bigoressia. quando lo sport dà dipendenza
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La pratica sportiva può renderedipendenti. La bigoressia è una
forma disfunzionale del culto di sé,
in una società sempre più esigente
e perfezionista
Bigoressia:quando
lo sport dàdipendenza
DAN VÉLÉA
Da una ventina d’anni articoli scien-
tifici e divulgativi si concentranosul tema delle dipendenze non le-
gate al consumo di sostanze. Negli an-
ni Novanta l’idea faceva sorridere molti,
ma in seguito ha trovato conferma nella
ricerca internazionale (Holden, 2001;
Vellur e Véléa, 2002). Oggi si parla re-
golarmente di dipendenza dal gioco, da
Internet e anche dallo sport, di cui mi
sono occupato in diversi lavori.
La bigoressia, la dipendenza dall’e-sercizio fisico, viene definita dallo psi-
chiatra William Glasser “dipendenza
positiva” per distinguerla dalle “di-
pendenze negative” come l’alcolismoe le tossicodipendenze (Glasser, 1976).
Un’attività fisica come il jogging diven-
ta una vera e propria dipendenza quan-
do è praticata al di là dei limiti posti
normalmente dallo sforzo, dalla noia e
dalla stanchezza.
L’OSSESSIONE
DI ESSERE BELLI
Attualmente il concetto è confer-
mato sia dalla ricerca scientifica,
sia dalla testimonianza di sportivi
che si riconoscono in questa descrizio-
ne. L’aspetto compulsivo della pratica
atletica è rinforzato da vari fattori. La li-
berazione di endorfina procura una sen-
sazione di benessere, un’euforia spesso
descritta dai maratoneti. Come in tuttele dipendenze, si attiva il sistema cere-
brale della ricompensa dopaminergica.
Anche l’autostima è rafforzata, quando
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b e n e s s e r elo sportivo prende coscienza delle sue
prestazioni e della sua capacità di resi-
stenza. Inoltre, è gratificato dalle mo-
dificazioni fisiche prodotte dall’eserci-
zio. La dismorfofobia, paura ossessiva
di essere brutto, è un disturbo comu-
ne, per esempio, fra chi pratica il body-building.
Nella dipendenza all’ultimo stadio
l’esercizio diventa compulsivo. Il sog-
getto perde totalmente il controllo della
pratica fisica, che dilaga senza freno.
Come in tutte le forme di dipendenza,
sopravviene una focalizzazione esclusi-
va: tutta la vita ruota intorno alla sod-
disfazione del bisogno di esercizio fisi-
co, ormai incontrollabile, e qualunquelimite imposto da problemi di salute,
ma soprattutto dalla vita familiare e so-
ciale, è vissuto come una frustrazione
intollerabile. Tutte le dipendenze com-
portano un cambiamento radicale nella
vita quotidiana. Nel caso della bigores-
sia, il soggetto cambia alimentazione,
rispettando rigorosamente una dieta sa-
lutista, adotta un abbigliamento confor-
me alle esigenze della pratica atletica,abbandona qualunque attività del tem-
po libero che non sia legata alla sua di-
sciplina, frequentando esclusivamente
riunioni sportive. Le conseguenze nella
vita sociale sono pervasive, sia nei rap-
porti di coppia (il partner, ammesso che
esista, quasi sempre condivide la stes-
sa passione), sia nell’attività lavorativa,
che non di rado è trascurata o addirittu-
ra abbandonata a favore di un impegnoesclusivo nella pratica sportiva.
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Alcuni autori parlano di “complesso
di Adone” per definire questa
preoccupazione ossessiva
per l’aspetto fisico
La bigoressia si inquadra nel conte-
sto dell’ipernarcisismo che sopravvalu-
ta l’immagine corporea e il “culto della
performance” (Ehrenberg, 1991). Oggi
si sta cominciando a capire l’importan-
za che i disturbi dismorfofobici hanno
nei pazienti che presentano una dipen-denza dall’esercizio fisico, in particola-
re il jogging o il body-building. Alcuni
autori parlano di “complesso di Adone”
per definire questa preoccupazione os-
sessiva per l’aspetto fisico. La volontà
di trasformare il proprio corpo median-
te l’esercizio mette spesso l’individuo
di fronte ai limiti delle sue attitudini
psicomotorie, mentre cerca senza sosta
di raggiungere la perfezione, l’armonia.Attraverso questa messa in scena estre-
ma della performance (prestazione, in
inglese, ma anche rappresentazione
teatrale), l’individuo cerca disperata-
mente di valorizzarsi agli occhi propri e
altrui, colmando così il suo deficit nar-
cisistico.
Soffrite di bigoressia?
Esistono varie scale per diagnosticare la dipendenza
dall’esercizio fisico. Dan Véléa propone un adatta-
mento semplificato di un classico test dell’alcoli-
smo, consistente in quattro domande:
Hai mai avvertito il bisogno di ridurre la pratica
sportiva?
I tuoi familiari e conoscenti ti hanno fatto notare
che ti eserciti troppo?
Hai mai avuto l’impressione di esercitarti troppo?
Hai mai sentito il bisogno di fare esercizio fisico
fin dal mattino per sentirti bene?
Da due risposte positive in su è da temere uno stato
di dipendenza.
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Lo sport permette di sfuggire
temporaneamente al burn-out,
all’esaurimento, alle tensioni quotidiane,
scaricando frustrazioni ricorrenti
Riferimenti bibliografici
CARRIER C. (2000), «Modèle de l’investisse-ment sportif de haut niveau et risque delien addictif au mouvement», Annales demédecine interne , 151 (A) , 60-64.
EHRENBERG A. (1991), Le Culte de la perfor- mance , Calmann-Lévy, Paris.
GLASSER W. (1976), Positive addiction , Har-per & Row, New York, 1985.
HOLDEN C. (2001), «“Behavioral” addictions. Dothey exist?», Science , 294 (5544) , 980-982.
VALLEUR M., VÉLÉA D. (2002), «Les addic-tions sans drogue(s)», Toxibase , 6 , 1-13.
VÉLÉA D. (1998), «La toxicomanie au Web», Synapse , 144 , 21-28.
Dan Véléa è psichiatra specializzato indipendenze. Ha pubblicato Toxicomanieet conduites addictives (Heure de France,2005).
Per chi ne è dipendente, l’attività
atletica agisce come uno stupefacente:
rimedio alla sofferenza fisica o menta-
le. Lo sport praticato quotidianamen-
te in maniera ripetitiva impedisce “il
pensiero doloroso”, anestetizzando co-
me l’eroina. Chi fa body-building, peresempio, ricerca sensazioni precise e
valorizza il dolore conseguente alla ripe-
tuta contrazione muscolare anaerobica.
Quando esaurisce le forze, il soggetto in
preda alla dipendenza soffre una vera e
propria fobia della passività, che spes-
so lo induce a ricorrere a stimolanti ed
eccitanti, al doping e talora alle droghe.
SENSIBILIZZAREL’OPINIONE PUBBLICA
Il bigoressico spesso considera lo sport
un modo di gestire lo stress. La di-
pendenza è infatti una forma di adat-
tamento a condizioni difficili, a solleci-
tazioni intollerabili, di fronte alle quali
alcuni ricorrono a sostanze psicoatti-
ve (alcol, droghe), altri a forme di di-pendenza comportamentale “meno vi-
stose”, dal gioco al sesso, dal lavoro
a Internet (Véléa, 1998), alla pratica
sportiva. Tutte queste dipendenze so-
no il risultato di stimolazioni molteplici
e conflittuali. Lo sport, in particolare,
permette di sfuggire temporaneamente
al burn-out, all’esaurimento, alle ten-
sioni quotidiane, scaricando frustrazio-
ni ricorrenti.
In sostanza, di fronte allo stress si re-
agisce in maniera più o meno adattiva,
ricorrendo all’uso di sostanze o all’ado-
zione di certi comportamenti. Da questo
punto di vista, l’esercizio fisico presenta
una logica in tutto simile a quella di al-
tre forme di dipendenza. Tuttavia, il suo
carattere “positivo”, rinforzato dall’in-
coraggiamento sociale e familiare, im-
pone una sensibilizzazione dell’opinio-ne pubblica, in particolare dei soggetti
a rischio: frequentatori di palestre, pra-
ticanti occasionali del jogging, bambini
spinti dai genitori alla pratica sportiva.
© SCIENCES HUMAINES. TITOLO
ORIGINALE: «BIGOREXIE, QUAND LE SPORT
REND ACCRO», 272 , 2015, 44-45.
TRADUZIONE DI GABRIELE NOFERI.
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