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. Sì piìhHhcano tre fiumeried un*Àime^diçfSs,­ ' ogni mese­ 11 prezzo da pagarsi in rate seme* ­sitali anticipate1 e d i paoli quindici ali* anno ûeglt Stati Pohttficjt e di paoli venti allVatero franco ai confini. Si ricevono le nssoctazìoni

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dhll'ettHore ALESSANDRO NATAXI in.Roma, e ' ' fuori'di Ruma cittì oòmapdutlenti clelgiornale. 7;

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lettere;Itliti e gruppl^Iì spedìrsi àRfrut^ RÏZ10NE DKL­FAKFUIXA IN I&OftlA. nonn'r t­

cevono se non fianchi ili spèsa. IL sob Âanaçi* riceveai anehe non­ affrancato: .l'è bollétte Jeati «flic} di DiHgehza tengono luogo (li riceYuiV. nei 'gruppetti (jel.danaro si» segnalo aicanio­

die^my«i'ìrnoiiie ài chi a^ediaCe;

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vanfutia^ uno de1 tredici di Barletta* A.j.

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GIORIVIALE LETTERARIO SCIENTIFICO ARTI 'ì.

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Tutto ciò che ha ..relazione coWartc della parola e coi diversi modi d'influire sulle idee e sugli affetti degli umninu è leg aloidi sua natura con oggetti gravissimi*

, 0 1 .cma, So Ciiiuriio iêij.

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& C VOX E I N F A N T I L I SCUOI.E N O T T U R N I :

SCUOIE FESTXVE

( FBAMMENTO D l g T U D U M O R A L I )

. . . . . . sono come tre raggi­ai una mecitìstma ero

frfura ; Ire mezzi non di eg.ual potenza ^na pur co­spiranti ad uno scopo finale comune —.l'educazio­ne del popolo t il riaUainenlo della società. 12d a ine [inré che dalla organica e buona disposizione di essi, f'al modo onde vengono acloprati penda in gran par ie il loro effetto. Far primario ciò che cfeb­be rimaner secondario ; ali" accessorio dar valore di principale gii ò uno sconvolgere le semplici e ve­re disposizioni di natura, glie come alterare le iun­zioni della sociale economia.

Vedeste mai, o let to. i , . le scuole infantili? E non vi parlarono esse all ' animo ia paroladel la speran­za e del perfezionamento sociale? Non pensaste in quei recinti il rinverginamento degli ynimi , un nuovo vivajo di cittadini, una futura generuzioue di altre tèmpre? QaelP ordine libero e vario, quel ­lo svolgimento di pensiero e di conoscenze sponta­neo graduato ei'Ueaee , quell ' istruzione fecondata sempre da moralità , quel positivo irradiato e Catto più vivo dalla poesia e 'daU'aìfsUó,. quelle cure sa­pienti — quella edùeafcione insomma ebe tende a far sorgere uomini invece di macebiue, uomini de­isti e prevident i , conscii d i s e e amanti e premuro­si d' altrui, non dotti come altri oppose ma veggen­ti e innamorali d d bejie, e ricchi di volontà forte «a raggiungerlo, furono per me sempre, augurio, di più liuti tempi, preparazione o caparra dei miglio­fi destini d i e attendono l ' I ta l ia è l 'umani tà .

Si alle scuole itifaivlili'ò serbata iti gran pòrte la g'ìo'ria del sociale rinnovamento: esso souo'potenza l'ifoVniatricò è vivificante ­— potenza universale che comprende tutte le classi e le unifica nel sentimen­to del retto e del bello — potenza fruttuosa che fa germinare nel cuore ogni fior di virtù — potenza efficacemente operativa, che assume la tutela delie vergini vite ne1 più teneri, anni e J» oontinna quo­t idianamente, si che il soffio della corruzione non giunga n sfiorarle , Uno ­ al tempo in che un'arte^ una professione, una scuola novellamente le accol­ga e ne renda direi cjuas», impossibile il pervert i­mento, Chi fece inai altret tanto ; (piai' altra isti­tuzione intese mai».coij tal sapiente pensiero alla furmazìone del cuore e alto svolgere in esso pri ­mitivamente i germi del vero cristiano e del citta­dino ? E non parlo dell1 effetto morale che sulla vita istessa dei'getiitori viziosi ­rifluisce­ por ope­ra degli educa l i ; sono inapprezzabili vantaggi no­ti e ammirati da chiunque si compiacque.seguirne la storia esemplare, e i quali purdq.bbono meritare un gran peso.

Le,scuole notturne sono altra cosa; ottima cosa inveru ; ma senza che abbiano uè P «fficacia edu­catrice ne la completa lar^liez/.a di proposito e di

elfeUi che dist ingue­le scuole infantili,­ Che men­t re­ques te sbarbicano dal suolo della inoralilà le male erbe non appena vi germogliano ad infestarlo, ó, a meglio dire , ne impediscono lo spuntare ; quel­le non giùngono c h e a mondare di alcuni ra*mi l'al­bero che già cominciò a crescescervi rigoglioso: che vai .queli to dire — le une.premuniscono contro il male , le altre si studiano diminuirlo. E pongbiam pure che l ' influenza delle, scuole notturne si escr­eiti negli anni più teneri : tale influenza di pò­

e e alio ore serali potrà mai contrabilanciare quella, c h ì s a di qual fatta, che. per 1! intero giorno si ag­graverà siili' animo giovanile ? Onde la parte di esse nella educazione popolare "noi abbiamo sem­pre pensato doversi r iguardare come secondaria.e ajulatricc. Che se le abbiami' vedute in questi ul­timi tempi di molto allargate in alcuni luoghi, ciò fu specialmcntç .là ove il beneficia delle scuole in­fantili era conteso» SÌ procurò compensar ■cou quelle la man­canza di' ques t e ; si ebbero come il più facile succedaneo. 51a ora che le scuole per l'infànzia vengono ovunque per Italia ad ajulare e prometter bene della crescente generazione, di­minuirà vieppiù I* importanza delle scuole nottur­ne , o, a parlare più eset lamente, verrà essa r idot­ta al suo giusto limite ; saranno quasi rifugio a Coloro d i e ..noti vollero o non p'oteron profittare di quelle , serviranno a coadiuvare delle ruedeii­me il buon effetto, a continuarne la rinnovatrice influenza.

Altra utilissima istituzione fu quella che in va­rj luoghi ebbe vita delle scuole festive. Tolto che la loro applicazione si yoirubbe da alcuni più pro pria delle c a m p a g n e , anch 'esse possono riguar­darsi come­ ausiliarie delle scuole infantili , come conlinuatrici dell ' apera loro. Talché ne pajon.o allo stesso livello d' importanza secondaria che le not turne. Poicbò siamo egualmente ad una parzia­le influenza, ad un interrotto vantaggio che. è le cento miglia lontano dalla intera e continuata for­za educatrice delle Scuole infantili. 1 ­beni mora­li delle medesime p e r ò p o n n o esser multi , come di quelle che non tralasciando occuparsi anche di qua che insegnamento d'arti e dell 'àgrarùi in ispe­cie , contengono forse in se più elementi di educa­zione che le scuole notturne. Dico di educazione; essendoché "il valore di queste sia maggiore dal lato istruttivo che daH'oducaUvo, E poi assai va­lore acquista per noi un1 educazione la quale da­ta nei tempi e nei giorni più pericolosi dell ' an­no sostituisce 1' iusegii.tiuento alla scioperutagginc, e pone germi di Jniuu frumento in terreno ove non sarebbe caduto che loglio.

Dopo il quale brevissimo cenno ne scmba do­versi stabilire a guisa d' inelut tabi le corollario che fra tutti i modi di educazione popolare le scuole infantili debbono tenere il primo posto, e cito sa­ranno non dico frustranei ma troppo parziali di cerio tutli î vantaggi che anziché da esse si pre­tenderà ottener da altre scuole. 11 quale giudizio

non si voglia dire severo, né dalle nostre parole piaccia ad alcuno arguire che noi non facciamo niun conto degl ' istituti educativi ali* infuori delle scuole infantili. Ntì ; noi li animiamo e ' proporzio­natamente apprezziamo tutti: li, desideriamo bensì ridotti alla loro giusta dimensione morale affine possano opo­rare nella sfera d ' impor tanza che real­mente posseggono e tornar davverogiovevoli . Quin­di vorremmo che tante, città e tante anime buone le quali presso noi s' interessano con sèmpre più alacre animo alla diffusione delle scuole notturne vogessero invece la di loro attività maggiore all ' impianto delle infantili. Le quali un giorno, ma­no mano che la crescente generazione ne senti1­i'à gli effetti rinnovatori , verranno a rendere nier no importanti le scuole notturne," se è vero clic il tutto vai meglio 4 ' una part'e, Se è vero che t'.ua educazione radicale primitiva e larga premunisce ­l'anima umana contro la curi u/,ioue e rende, per­ciò supe'rfluì Ì spesso tardi i­ime lj. — K noi rac­comandiamo' agi ' ­ i ta l iot i un mezzo sì poderoso e fecondo che reputo la providenzn ci abbia mosso a disposizione proprio >ev: vinnovavei. Oli ! inve­ce delle piccole ed ing oripsc e fraterne* guerre nelle quali l'intrigo e la prostituzione possmiu 'ado­prar armi alla candida virtù vietale , diamo ope? ra a questa educazione del popolo clic è supremo bisogno nostro e nella quale sta il vero secreta d'ella nostra salute. A che svaporarci tanto in fé­? ste in canti ed in p r a n z i ? Vi paressa tuttavia sì buona e generosa la società e gli uomini contem­poranei nostri da dovcrvene per intero fidare e sperarne redenzione? l o tremo alla'risposta­. On­de ci avremmo a studiare d i e di anno in anno ai vecchi si •sostituissero nuovi elementi , e che ver­gini vite e feconde­venissero successivamenlc ooy cupando il posto delle putr ide che e' infetìano. Cosi ci r is toreremo vcramenlc ; e quando n una moltitudine cieca incurante e vile vedremo sosti­tuito un popolo, allora potremo dire di esser torna­li uomini, potremo vantarci italiani.

: . . ­ ' ■ G. POMPILI .

LETTKUÀ b *

Mio Caro.Amico Auci­ma '23 Giugno 1847.

Una gravo sciagura che (oste colpiva gran tratto della nostra provincia' ha dato campo6

■il nobile esempio di quei sentimenti che tanto onorano il nostro secolo e il nostro

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paese. Nei giorni 45, 1G e 17 corrente rab­­ì>ujatosi questo ciclo scaricò a varie ripreso sì forte (empesta di acque e di grandine sulle campatilo già ricche di messi , che

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MUEeranua fa iï 'guasto ■ e il dun nò sofTcr to­no. A tatit'a .rtthii) ppeparalric^ dì spaventosa rnùed» si pon.ò e si volle apportare sulle­ero riparo. E jeri ' Isauro , 21 Giugno , si Ijìggeva nei luoghi più frequeufati della ao­s tra città iì soatiimtu .­ijudiri/zo­ che vorrai ­iMèriro "ool Fanfulla j aihne s'abbiano la dovuta lode quei buoni che tanto bene pro­mossero, come anche percha si produca nella società ini nutfvo esempio degno d'inula­zroiic, in allei siiìuli inì'òrtunii.

Quello però che ini credo in debito OÌ­njtrvare iu(tà!e. allo siccome umanissimo gli è il soggelto di tanta beneficenza. Dìfaltt la classe degli agricoltori la quale, alla guisa­che quella dei nobili pel potere, distingue­vasi e si.distingue sciaguratantente tuttora p i r . r avvilimento e il disprezzo­di lor con­dizione, viene in tal modo ad avvicinarsi ai proprii non so se più fortunali fralelLi, par­lecipando dei beni o mali comuni della so­cietà onde son parle utilissima. M questo ci au0u;iamo sia­un primo'passo al quale tenga dietro fa completa educaziane di questa classe che. 'ne ha eguale diritto e. lo reclama in nomo dell Evangelo e della conquiilatrice civiltà. Io ne godo come tu pur ne godmi con tutti i miglioii. ' Conservami nella tua amicizia e credimi

sompra il tuo • ­ CARLO ItlNAl.DlM.

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AL 1E>Of OX.O D E L I A CITTA* £ SZILXA * B R O V I N Ç t A D I ANCONA v

Costituita la società umana dal senfito bi­sogno di reciproco soccorso, tanto più Ella pròspero , quanto più di questo intese, e sod­disfece ì doveri. Ed in qual secolo meglio che nel corrente decimo nono , è mai passata in pratica , ed in pratica universale una cotanta Verità, che insieme a tante altre fondamentali del vivere civile, furono trovate e discusse dai sapienti d' ogni secolo , veri benefattori del genere umano?

A tacere dei continuati esempi, onde s' ò­ntìra la nostra Italia, ci torna dolcissimo ri­cordarne uno non meno degli altri solenne:non ha guari gemea parte di Toscana, per le rovi­ne del terremoto , genica Roma pei traripn­menti del Tevere ; quello parziali sventure furono sentite da quanti vivono nello diverse parli di tutta intiera V Italia, e sentite come proprie e individuali sventure. Quindi da ogni provincia, da ogni città, da ogni minima terra d' Italia piovevano in Toscana, pioveva­no in Soma larghissimi soccorsi : se ne vide­ro le somme liei pubblici fogli, per esse anco i pochi restii ebbero a convincersi, e che gP in­dividuaii , benché lievi benefici, porli concor­dcineuté da ciascOuo, ottengono il bene non c'ié di molti , ma di .tutti: e comi«ciarono a provare, la dolce consolazione della botietìccnza.

Un1 esempio di più, assai altri può parto­rirne .nell'avvenire ; e un'­altro esempio ap­punto di* generoso soccorso a voi oggi si do­manda a prò d' una condizione d uomini, che più direttamente utile alla famiglia umana , ti' è tuttavia' quasi crudelmente trasandata. I poveri agricoltori, dalle fatiche di cui non v tei io ad essi eh' Una magra sussistenza , ed ai loro consoci, ed a tutti la sussistenza non solo, ma i troppi beati ozi cittadini, vedono so­vente, già presso a raccoglierlo', torsi di sotto le mani) per gragnuola rovinosa, il dolce fruì­

#to delle loro fatiche. Pur troppo è questo av­venuto di questi giorni a molli lavoratori del la"provincia d1 Ancona, il.cho­tanto più ò do­loroso , ohe ingeneralo è abbondaiuu di quei prodotti i quali sono per essi tm'pa'rabiluiuute ques Panno perduti

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Ab mettiamo ciascuno.ìl nostro soverchio ad aiimentare il­povero senza colpa; non s\a­spetli che la mano incallita a guadagnarsi il vitto, si distenda a demandarcelo: quanta nuova corruzione si comincerebbe da questo fra noi, quando ci studiamo appunto di cessa­ra quella che ci abbiamo trovata: quanti cam­pi noii ne sarebbero abbandonali? vi rimanga­gono i poveretti nutritivi da noi ed ineoinin­cinó ad impararemu'h1 essi, che la virtù del nostro secolo non è una milanlcria tli parole , ma una verità espressa da continui falli con­solatori; ed anche essi gli abitanti delle campa­gne si faranno (più buoni: importantissimo guadagno alle .crescente e trionfiiiuc. civiltà. Non altro p,er recarvi al loro soccorso; usare una paróla di più sarebbe fere ingiuria affa vostra mente al vostro cuore.

yjnnibale SìmoneUi, Pietro Toriglioni ,• G. Barnaba Vichi, Ferdinando Cresci, Carlo Nem­brini Gonzaga, Pacifico SMatini^ Filippo Raf­faele Mai ini.

Ancona 21 Giugno 1347. r

­ ­ ­ ­ ­ Godo che anche in Gubbio cresca il mimerò dei miglior;, e ne godo di cuore , perchè o­

gni nuova, che riguardi al fino do1 nostri desidcrìi è ■ per me una fortune. Fate che la moralità sìa V ar­

ma conlro i vostri nemici , la pul>licilà il vostro mez­

zo. La prima rriide impotente Pinvida Ttibbia dei tii­

sii che vorrebbero areusarvi» vi afTeziora 9 a poco a poco fa scendi'r o n voi gì' indifTercnli che slavano incerti t i i la bontà del fino ed i mezzi ; la seconda

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nobilita l* animo , Jo evvezzà alia guerra aporia del­

l'uòmo leale per guidarlo poi al!a gue.rra nobile del­

Puomo civile , la sola 1' unica guerra dell* oidtìione, combattuta colle sole armi della parola franca, ina nò oltraggiosa né vile.

Won credere però che in fatto di progresso noi sia­

mo mollo indietro ; ti dico an«i che Irà noi, special­

niente qui in Pesaro, progresso e1 ò , e vero progres­

so , perchè fondalo sulla moralilù, sulla stima reci­

proca della gioventù ; sulla pubblicità e la franchez­

za di manifestare le proprie opinioni, sulla opportu­

nità in una parola — virtù che ò principio o fine che compendia in so tutte le altre virtù civili. E seb­

bene si studiì poco) i giovaiii però leggonq mollo, e l'artigiano stesso comincia a pigliar pfaccrc eringra­

çia di onore quelli che pensano e scrivono per lui. Pur troppo il popolo, nel quale sono i sensi di tut­

to le civili virtù, perchè non ò quasi mai guasto dai yizii dello altre classi della socìelà , vizii che spesso rendono l'uomo egoista ipocrita o vile fu tra­. acuralo colpevolmente da noi per il passato. Par­

lategli di patria, e il suo cuore batterà forte ; ma di chi è la colpa se egli rimila la patria alle mura della propria città, so misura l'utilità, il bene dello slato dal proprio tornaconto ? Ora vedi . noi avremo un ducenlo giovani che stanno uniti con noi , che ci ubbidiscono come figliuoli , ai quali ogni settimana si legge un brano di storia d*1 Italia apposUamcnte scrina per adattarla all' intelligenza di tutti , met­

tendo in rilievo qiitffalli, che più fanno al caso no­

stro per desiare il scntimcnlo d' onore e di naziona­

liti, la virtù dell'abnegazione della propria votoiUA, l'amor del lavoro, lo spirilo di associazione ce. sen­

timenti o virtù spento quasi affatto nei nostri popo­

li. K.pur troppo per nostra vergogna la colpa non'fu lulla d* .altri ; ma fu anehe nostra , certo dei no­

stri padri che alimentarono, favorirono, imitarono i maledetti odii di parte e di mnnieipio ­ colpa che ­reso impotenti gli sforzi di molte generazioni, .e co­

stò a noi lagrime e sanguo­influito ­ ­ ­ ­ ­ ­

L. G.

GKOGRAFI^O STATISTICO ED ECONOMICO DKf.LA-MI.l'UCA UI ANCJ.' .A

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Urùttm'a {Caitruuufuru/ttt's) S­uarda la riva tie­^Ifu dui iUt'Uur^; UoV'aJ e (ti M da auiro^li/* *td ha

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' non iiiuobiii fabbrìcsti entro Vmapiezz* di cire.i un miglio con pressoché ó'ooo abitanti. Prese no­

me da Urbano V i l i che ne Tebbe rifatta , dan­

dole il Vescovado con S. Angelo in Vado. Urba­

nia , dianzi detU Castel durante , vantasi patri» di quel sommo architetto, che fu Bramante Laz­

zari. Chiunque la visilu troverà sempre degno dì Dsservazione il sussistente Palazzo de' Duchi di Urbino j non che un deJia'oso partfo e 1* amena villa del colle sovrastante , caro diporto di quei Signori* Castel Durante era uctjii antichi . tempi capoluogo del territorio detto nei nostri annali « nel linguaggio politico contemporaneo Massa l'ra­

barin', a motivo dei selvosi colli, che danno gros­

se travi da ecstrimoue, al di qua del Metauro ; mentre al di là i luoghi montani formavano il pae­' , se del Mouto.fcllro colle terre di S. Agata.

vS\ Angelo in Paefo ( Tiferà ani Metaurense j . Alle rive del Metauro ella giaco ancorapcr opera ili NicolòIV che la ripose in piedi con tal nome men, tre essa era stala abbattutadalle burlìare orde dei

­Goti e guasta aftatto da'longobardi. li' conòalte­

drale della vicina Urbania'; in& vanta sopra quella un lustro c'tsyetUthile di antiche memorie, Oaik­

lapidi scritte che ne rimangono si desume èsser« appartenuta alla tribù Stellatiua. L'antichità della sede episcopale in S. Angelo o Ti fer no metau­

rense è indicata da un Lycifer Tifernh metau­

ris ne* decreti ù?ÌUrÌo Papa. Clemente XIV, che nacqiiô in Santarcangel­o di .Kiniiai, fu suo concit­

tadino. . ­

Gubbio {Inginium, Iguviunt:, Eugubiu/n)* Levasi sul ripiano di collina a.pie del Calria, doye i mouti anziché alifAdriaUco accennano inchinarsi a po­

nente verso le correnti tiberine ; si che dessa é V ultima città montana della Marca di Ancona , fra questa e 1' Umbria, ha sua popolazione non oltrepassa 7000 abitanti. É bagnata dal Chiascio influente nel Topino tributario del Tevere. Le forti sue mura palesano l'aniichìtà e le vicende famose di essa. Sorge il Duomo di s. Ubaldo sur un pog­

gìo rilevato., ha buon numero dì chiese, di conventi e monasteri adorni di bei lavori di arte, special­

mente dì pittura. Nel palazzo comunale, rispettabile edilizio delParchitettura del medio evo, sì conserva quel preziosissimo monumento delle tavole eugu­

bine, scritte neiranttcbissimo linguaggio umbro. E agli Umbri se ne attribuisce facilmente la fon­

dazione. Tanto che e per l'antichità deH'origme e per la forte posizione, di quanti fatti memorandi non e stata essa testimone e ne* tempi anteriori à Borna, e sotto il dominio di questa, o dal suo de­

cadimento all' età agitatïssima e animosa dei Co­

muni ! Ne fu tiranna gran tempo la famiglia Ga­

brieili, quella che diede a Dante un amico nell'au­

tore dell* Avventuroso Ciciliana e un feroce av­

versario in qnel Caute Podestà dì Firenze ond'e­

gli fu bandito dalla diletta patria. Un altro illu­

streEugubiao conoscono i lettori della divina Co­

rned in quei versi del Purgatorio : se''tu, Ocleri­

sit — V o n o r (VAgobbio, e Vonor di qaeW arte — Che alluminare è chiamata in Parisi.

Sanleo (Monsjeretri^ MonsU*onis)% Ciltà erta e montana , e per esservi una rocca munitissima j famosa, non teme ostili insulti. Divide con Peniiabilli la residenza del Vescovo ferctrano. Vuoisi essere slata anticamente un frequentato Delubro d i ' p i o ­

ve Fcrelrio , da cui prese nome quella montuosa contrada.

Macerata feltrict {Pitinutn Pisaureuse). Vi è ragione da crederla.nata cogli avanzi della distrut­

ta città del Pitìno Pisaurcnse, da'cui abitanti ven­

ne in parte popolata : essendo quelli ben pochi rimasti salvi­dalie feroci incursiani de' Goti e­ dei longobardi. Giaceva la città distrutta a ponente di Alacerata, dove sì mostra la Pieve di S. Cassiano in Pitino. .

S, Agatat grossa terra del Montcfeltro che pur dovette aver vita dallo sfasciamento di popolosi vichi e di borghi murati al tempo de­ 'ronuui, eo­

HMT^­^^^.Et, wuatìs^jji h*aawtfi^^MHï -^T^^^g;^^

me ne additano ì ruderi che Vu varj l«i;gl»J del Mbntel'eltro^si scoprono. La stessa o'rîgitie pn'ò'a­

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Ver avuta " PênmbiUi ordinaria dimòra de'Vescnvi deï/îUun­

lefcitro. Siffatli luoghi offrirono a'Goti un l'orlo e opportuno ­luogo di ritirata e dì ­buda quando ven­

nero per csstìre disfatt; e slèrmiïiati da'greci bi­

Zìiùtini■cougùinti a'nòstri. In "Procopio può di leg­

nieri trarsbue lo indicazioni locali per ben illustrare cotesto campo di battaglia, dove i grecidi Costau­

Qual trUlo spettacolo presenta in questo mn mento In Fraiioia abbandonata■«! furore ddle spe

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culnzioni cjimmoroialj Î La feudalità del blasone è caduta sotto i colpì della fleure temprata nelT oUantìtutive ; ma in sua vece è sorla U feudalilà dell' oro piò inesorabile e più egoista di quella. I grandi tdVari dello staloNum si trattano più nelle .aule 'feudali , ma nelle borse commerciali : tutti vogliono spendere , arricchire. ? aver dV milioni in un, giorno , u nel delirio delle passioni matc­

tinopoti eousum;iront> un gran fatto si deplorabile ! fiali i gr.ujdi sentimenti tacciano , V energia dell' per le sorti Uàiicbe; dacché i\ regno de'Goli, Cut­ ««imo sì spegno e la. virtù si corr.ompp. L'esempio tosi nazionale, stava per toruarcH a novella vita la delia Francia serva di lezione all'Italia: procuria­

prostrata penisola,'. * . . ^ Alla parte 0<zcÀdcuUi\c à'\ 'Jerjitalagha le rovino

di.sotterrala città, dissepoltc nel 173,4, trassero g!) eruditi a credere che ivi fosse stata U città cono­

sciulà presso i classici scrittori sotto ìl uomu di Pi­

tino Mergenie. Intorno il ­MonlefeUro nel secolo decorso scris­

se belle lettere­il cclobrc incìsi" , pubblicate la prima v'ollq iu Roma nel iS/ji dall' Ab..Cicconi.

C. KUDVÌÌH

4

L'ALBA — oramai comincia a esser noto a M

tutti — é un giornale venuta testé a consolare Firenze e Italia} un giornale armato di volon­

(à e di scienza) un giornale^ dal quale la pa­■ F B

tria aspetta molto e il quale per la patria farà molto. Noi nel raccomandarlo ai nostri amici ne abbiamo tolto i due brevi articoli che seguono e neW inviargli un saluto di umile confratèllo ci uniamo ad esso in ispirilo,'

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Leggi e costumi , eco i principali oggetti della scienza polìtica; ecco quanto debbono bramare gli onesti ed i generosi.

Senza virtù non v* è libertà : poiché cosa è mai la libertà se non If estrinsecazione , V attuazione della virtù ? A un popolo virtuoso gli òrdihi liberi presto o tardi non possono giammai mancare ; ma un popolo corrotto è costretto a trabalzar sempre dalla tirannide alla licenza , e dalla licenza alla ti­

rannide. Badiamo di non confóndere la virtù col quietismo , coli'indifferenza , e peggio colla viltà e coli' ipocrisia. Noi abbiamo bisogno di virtù 0­

perosa , di virtù maschile , della virtù insomma degli antichi Sanniti. Costumi incorrotti , vita in­

temerata , abnegazione di ogni interesse persona­

le , operosità nel bene e coraggio ; coraggio dì re­

sistere alle seduzioni e alle persecuzioni , corag­

gio di sacrificare i nostri vantaggi , le nostre affe­

zioni , la nostra vita quando il bisogno della pa tria e il bene comune lo richiede. Noi tutti parlia­

mo di riforme , , bramiamo riforme , e le riforme aono'ormai un bisogno univerâalmente sentito j.ma pochi di noi ban forse seriamente meditato come le riforme­politiche debbono andare di pari­passo1

colle riforme de'costumì, ­colle riforme individua­

li. Conosciamo molli Catoni che giunti al potere son divenuti Verri e Siila; e perchè ciò ? percha il liberalismo era ad essi o maschera di ambizione o ira di schiavo , o mezzo di far. fortuna ; non già jutima persuasione., non sentimento leale e disiù­

leressato , non religione .di virtù. Supponete ima repubblica di uomini corrotti ,; voi avrete 1' infer­

r

no de' vivi , finché non sorga un uomo d i ' abbia una spada per percuoterla o una borsa per com­

prarla , e farle scontare negli orrori della tiran­

nide gli orrori delU licenza. Coloro i quali hanno aspiralo a tirannide bau sempre fomentato la cor­

ruzione e'ia mollezza deloro concittadini • fu que­

sta la vantata sapienza de' Visconti e dei Medici : ma per legge providenziale la corruzione ù funesta a* popoli .ed­ai principi , a coloro che hau.no usur­

pato la libertà e a coloro che non bau saputo di­

foiuVuda. ­ —» ■­—

ino alla nostra patria i van't.iggì mcleriali » "perchè l'uomo non è puro spirito; nm procuriamo òou più oìMorc i vantaggi morali ,­perchè P uruno non è pura­materia; e facciamo sempre che questi pre­

valgano su quelli. L'oro solo non costituisce 1Â fe­

licità di una nazione; fra la ricchez­za e la virtù la scelta non è dubbia a' generosi : contentiamoci d'i esser poveri come gli Spartani e gli antichi Ilo­

mani , invece che­ricchi cornei Sibariti ed i Per­

siani : l1 aratro di Cincinnaui vai meglio della co­

rona di Dario, la miseria di Dante è certo da pre­

ferirsi alla opulenza dell'Aretino. Lo «pinto mercantile soffia nelle vene di tulio

il corpo sociale la corruzione e l'eu'òisni­o, ngghiac­

eia quanto v* ù di nobile e grande , distrugge il sentimento nazionale , misura col braccio le ope­

re d'arte , e pesa nelle bilancie ì prodotti dell'in» gQgno : per lui i popoli non sono che una cifra, la condona un calcolo : la sua letteratura è com­

posta dei libri a partita doppia e delle cambiali , il suo campo di battaglia la borsa * la éun strategica P agiotag­gio , le sue vittorie l'assorbimento della fortuna dei popoli ;*ii suo onore iî denaro, la sui vita il denaro , la sua gloria il denaro.

Contro questi mali gravissimi è necessario pre­

munire la pubblica opinione , perc/iò, i popolinoli si abituino a r iguardare la ricchezza come la mas­

sima delle felicità.

fama fra i primi , che fu poi Cardinale. Gli diede facoltà di prcntlero î voli liberi da' cittadini , per conoscere, se essi veramente valevano passare sot­

to il domini 1 della s. Sede ; d'i annullare gli atti dell'Alberoni , quando li trovasse contrai') alla sua reità intenzione; di fare anche ordinnmcnli per cui sì potesse conseguire il due , che quel popolo li­

bero felice e contento vigesse. Kuriquez cpmparve sulla vetta dpi Titano î uomo buono an.daVa ad uo­

mini buoni. Tra breve tutto veduto,scrutato,discus so e il retto e dabbene* Enriques ne fece relazione al Papa. Clemente , il quale già sì approssimava al termine della sua lunga vita , ebbe ancor tèm­

po di ordinare che finsero cassi gli atti dcll/Albe­

rmiì , e Sanmanno allo stato primiero risorgesse. Alla pietosa deliberazione si pianse in Samnarino dalla tenerezza', s' innalzarono voti e voci di gra­

titudine verso il possente Dio, che non Invano mi­

se pel cuore degli uomini il desiderio .della indi­

pend'eriza, e verso \) suo Vicario clic così benigna­

mente av­eva risguard.at.o un popolo innocente. — Ai 5 di Febbrajo del 1740 fu la repubblica ncgl1

antichi suoi­ordini ricostituita. L'anniversario cpm­

memorativo di cosi fausto inorno visi celebra tuttavia, 'con'solenne pompa , altre.!'usato festevole , ebbe,

ungo pel" corrente anno. ■• ,

A* 6 di Febbraio , come se Dio Ppvesso voluto chamare a se sub Un dopo un1 opera tanto beUfc , 'mori Clemente Xlf. . Z.

/'"'

&& ffia©\s5iï&î<a& ©a 'a;­ sa^laa­a®­> . ^

CONFERMATA E PROTETTA

DA PAPA CLEMENTE XIL

Il Pontefice che là sta seduto sul trono* è Gle* mente XII , e quei supplìcbevoli uomini che ve.g> gonsi inginocchiati dinanzi al Papa1 sono Sanmaïi­

nesi venuti a implorare giustizia da Lui che n' era r

salito in fama. Essi rappresentavano , essere bu­

giarda la relazione che diede da s. Marino alla Se­

greteria di Slato *d Card. Legato Giulio Alburoni.; non essere proceduta la dedizione della repubbli­

ca alla s. Se'de dalla libera voJonlà del popolo;" ini parte dalle lusinghe , parte dalle mluaccie , insom­

ma dalla prepotenza e dalle violenze del card. Le­

gato . Pertlò essi veutìero supplicando alla s. Se­

de , mentre protettori antichi dell'umile e devola repubblica'., che di presente il card. Albefonì stu­

diavasi di atterrare, furono i romani pontefici; pro­

tegga dunque Clemente , aju'i , sollevi Sanniarino nel suo gran bisogno, esso che­il può , anzi da cui solo ed unicamente la consolazione e l».restaur;izii».

PROGRAMMA DI FIVEMSO +

BELT.A R. ACCADEMIA DELLE SCIENCE " -

IN TOHiNO * h

à

. / / influenza' della educazione e dell'istruzio­

ne popolare sulla condizione delle nazioni^ è ar­

gornehto che occupò molti fra coloro che medita­

rono sulle scienze morali e politiche. Per prointwverne lo studio l'Accademia propo­

ne il seguente­quesito, Quale sia da un secolo in poi V inflnen­

« z a , d e i r ^dvicaxìonc e tlcll^ìstruzionc popola^ « re* sulla condiziono politica, morale ed eco­

n noinica, delle nazioni cr is t iane . « Quale po#sa essere questa ìnflucnz.a in

(( avvenire.

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ne sua dipendeva , e volevano riconoscere­ 'Non voler essLftò ioorpellare , nò ingannare; mandasse ­ils. Padre a Sanmarino­chi co!» dritta mente''le «ose esplorasse e le riferisse:; vedrebbe Cleineute allora rinnocenza e la ragione da ima parte,)! tor­

to e d'oppressione, dall' altra ; ibè dtrbit.tre i ­mise­

ri Sanniarinesi che il pontefice non fosse per ritor­

narli in quella fc'inlà e lib ria 9 eh' era il più vi­

tal cibo eh' essi avessero, 0 per cui maiileucre la Sede di Roma si era sempre inoltrata gelosa. — Il papa di natura­ prudente 0 per Y esporienza del mondo, inebino.'îsi alle loro pr^ghienf. Deputò per informarsi della verità dei fatti esposti , ed ac'ccr­ I tarsi dolte volontà dei Smimarinest Mons. Hun'co ■ 'nrlquvz, jj'uveru^toro di Macer.ata , p.ir vîrlà e

Quali variazioni o.modifìcazioui s t ­pos­

sano in t rodurre nelle,discipline e nei .me­

lodi che governano 1? educazione e­l ' is tru­

zione popolare per ol tencraé più efficacie più util i m u l l a i u c n t i . Non sfaggi allJ accademia che ¥ argomento

può parere troppo vasto anche limitato al seco­

lo ultimo scorso, a quel tempo cioè a cui le condì­

ùoni della pubblica educazione sono più imporr tanti a studiarci sia.pel motto.che'si è operaity ta­

tatoi e discusso) sia, perchè essendoci quei tempi pia immediatamente vicini ciascuno pup trçtrne e pia sicuro presagio di quanto si pòssa aspettare in avvenire e più utile insegnamento di quanto ­si deliba operare di presente.

'Per circoscrivere in meno vasti confini V ar­

(/omento proposto alle meditazioni degli studiosi, lJ Accademia crede dovere avvertire che adenwi­

s

u.

■ehbet'Q­oile condizioni dd programma anche co­

loro che, contentandosi di gettare un rapido'sguar­

do siflVitlfïucnza delFistruzione e dell'educazia­

ne popolare presso tutte le naziaiii­ cristiane in generale facessero argomento di più particola­

reggiate considerazioni questa influenzaj presto, alcuna od uìcune di esse.

Chi volesse prendere a simlgci'c in tal modo il tenvt proposto, dovrehhe itUtaoia aorertire ed ' aevompaq nave­ questo studio speciale coi con [ronfi e colh ■iii­tuzioui che possono renderlo univers snlmente utile.

^

Nel que tifo si è poi p articolar mente notula l ' injl tonzu tini la educazione e dell ' iflnnione ■}­.);)­}b>re fi!!*; conilìzw'ii tnlUiche , noraìi ci

1 «K »

L

Ûëononilclxe dàle nazioni cristìdne (iffmc di ac­cenndrc come nei lavori che saranno Mandati al comnrsò si debba studiare la loto inflilènzaj sia sulle condizioni dól pubblico reggimento, sia sulle ubiiuìliiù morali dei cittadini^ sia sidld loro abìr lUà a produrre ed à diffondere Cra il massimo numerò di pèrsone Mio ciò ehv conferisce a so­sientéïftento ed d conforto, .dèlia vita,

Valle eue ultime partì del quello si ratm­. sera cóme lJ Accademici abbia inteso non sola­ìnmte a promuovere uno studio storico e shh UstieO) nut prùicipahnente & farne dedurre con* ciùsiòni dì. bui possano giocarsi h dottrine mo~ ràli è Ci viti

Essa crede dovere avvertire^ che se (meste due parti non potranno trattarsi; sta a ricorrere a qualche'generalità più filoso/Ica ed astratta; sif­^ fatte generalità dovranno purè connçttersi con lo studio 'accurato e diligente dei fatti j cïlè le conclU+imi che si dedurranno in ordine alle va­

72' o francese , manoscritti e senzd nome delt mi* t o t ' e < : , " "

\Fssì porteranno unJepigrafe, ed. avranno it­* nita una polizia sigillala con dentro il nome e V indirizzo deW aulorç j e di .fuori, la­ stessa epigrafe posta sulto scritto. Se da questo non sarà vinto il premioj la polizza non apriras'çi e sard bruciala. •* \

Sono, esclusi dal concorso ì soli Accademici residenti. . •

Il giudizio sarà pronunziato net primo tri­mestre ctó* 18­49»"

r

I pieghi dorranno essere diretti per la posta od altrmentij ma sigilldtì e franch i di portOj alla fteule Acidemia d»Ìle­ Scienze di To­rino* Quando non vengono per la posta do­vrwndo èssere Consegnati alV uffizio deW Acca­demia meclesùna j dotiie al portatore se ne darà la ricevìUai • .

■ # ■ . ;

ho da amichi­li , # io non ho da voi, chts con voie istattza. mei profferìslè * accettato quei coijipenso s' che agli autori è sovtìnle lecito anzi onorevole ricevere ; jna che talvolta é

1 ' i

buono allre.si rilìulare. fi ciò desidero che si sappia , non per riscuotere in cambio ringniziamenti nò lodi , ;ma perch'è 1' alTet­lo eh ' ionulro alla l'a tria di .quel Cittadi­no esemplare, apparisca così schietto e de­voto com' è ueir animo mio. Vi saluto cor­diìilinenle. ' ; . . N* Tommaseo

î , *

riaziom possibili ad introdursi a nelp discipli­ne' o nel metodi educativi^ dovranno essere per ijudnlo si possa attuabili nella pratica*

Finalmente V Accademìaj crede superfluo di esortare ».' concorrenti a mostrarsi anìm­tli dd quella, rmderaziihte ed imparzialità che sono ne­cess'ariè a teucre fu piena libertà ed indipenden­za di giudìzio che debbono risplendere in ogni discorso ' scientifico> e senza cui riescono­ sempre meno utilìj e qualche volta perniciosa le trutta^­'zion­i di co&e'Morali e­ civili.

. // premio sarà dì una medaglia tV oi*o di lire 600. , '

1 lavori dovranno essere presùntati entro tut­to {■ anno 1848 in lingua italianaj o latina 3

Torino 1° Gennajo 184T

CORRISPONDKISZA *> * A

tn edificazione dei httori e di cèrti letterati ne piace riprodurre dalVappendice delV AMCIIf­

■ VIO STORICO ITALIANO la segueyite letkf­a. '.­■■'■

Caro Yieusseux •

Desidero eliti i Còrsi sappiano che delle cure da me poste nello spazio di più anni "per raccomì le notizie e i doeutueuti oppor­tuni a collocare in sempre migliore luce la vita e. gì' inleudimenti di Pasquale dc'Pao­

AI BENEVOLI ISSOClATÌ Si ricorda et .que pochi che

non soddisjecefo ancora il prez­zo del x. semestre 1847 a volerlo far versare o rimettere quanto­prima per Diligenza al solito in­dirizzo$ ripetendo P obbligo che i pagamenti 'sieno fatti a seme­stre anticipato. E in pari tempo rinnovasi premura ai pochissimi rimasti arretrati nelt adempi­mento del loro dovere pel 1846 perchè si affrettino a compierlo con sollecitudine.

JJ Editore. * Nel parlare quanto prima dell'Archivio n>rico ron­

deremo conto jyigche di questo importante Wuitìe legatalo all'Italia dal TomiDweo.

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NELLI LIBRERÌA DI ALESSANDRO NATALI, VIA DELLE CONVERTITE N i l , 19 e »9.i * t

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DEL BUONO, Vokiiiie uuit'o .. . . , . . . . . . . ­ . ' . . . ^ . INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFI A,'Volumi quattro DILGLI ERRORI FILOSOFICI, DI ANTONIO ROSMINI SERBATI, Volumi tre . JOEL BELLOj Vòluine moico . . > \ > . . . ­ . . . ' * . . . .

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