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' & C VOX E INFANTILI SCUOI.E NOTTURNI: SCUOIE FESTXVE ( FBAMMENTO DlgTUDU MORALI) . ..... sono come tre raggiai una mecitìstma ero frfura ; Ire mezzi non di eg.ual potenza ^na pur co spiranti ad uno scopo finale comune —.l'educazio ne del popolo t il riaUainenlo della società. 12d a ine [inré che dalla organica e buona disposizione di essi, f'al modo onde vengono acloprati penda in gran parie il loro effetto. Far primario ciò che cfeb be rimaner secondario ; ali" accessorio dar valore di principale gii ò uno sconvolgere le semplici e ve re disposizioni di natura, glie come alterare le iun zioni della sociale economia. Vedeste mai, o letto.i,.le scuole infantili? E non vi parlarono esse all' animo ia paroladella speran za e del perfezionamento sociale? Non pensaste in quei recinti il rinverginamento degli ynimi , un nuovo vivajo di cittadini, una futura generuzioue di altre tèmpre? QaelP ordine libero e vario, quel lo svolgimento di pensiero e di conoscenze sponta neo graduato ei'Ueaee , quell'istruzione fecondata sempre da moralità , quel positivo irradiato e Catto più vivo dalla poesia e 'daU'aìfsUó,. quelle cure sa pienti quella edùeafcione insomma ebe tende a far sorgere uomini invece di macebiue, uomini de isti e previdenti, conscii dise e amanti e premuro si d' altrui, non dotti come altri oppose ma veggen ti e innamorali dd bejie, e ricchi di volontà forte «a raggiungerlo, furono per me sempre, augurio, di più liuti tempi, preparazione o caparra dei miglio fi destini die attendono l'Italia è l'umanità. Si alle scuole itifaivlili'ò serbata iti gran pòrte la g'ìo'ria del sociale rinnovamento: esso souo'potenza l'ifoVniatricò è vivificante potenza universale che comprende tutte le classi e le unifica nel sentimen to del retto e del bello potenza fruttuosa che fa germinare nel cuore ogni fior di virtù potenza efficacemente operativa, che assume la tutela delie vergini vite ne 1 più teneri, anni e oontinna quo tidianamente, si che il soffio della corruzione non giunga n sfiorarle , Uno al tempo in che un'arte^ una professione, una scuola novellamente le accol ga e ne renda direi cjuas», impossibile il perverti mento, Chi fece inai altrettanto ; (piai' altra isti tuzione intese mai».coij tal sapiente pensiero alla furmazìone del cuore e alto svolgere in esso pri mitivamente i germi del vero cristiano e del citta dino ? E non parlo dell 1 effetto morale che sulla vita istessa dei'getiitori viziosi rifluisce por ope ra degli educali; sono inapprezzabili vantaggi no ti e ammirati da chiunque si compiacque.seguirne la storia esemplare, e i quali purdq.bbono meritare un gran peso. Le,scuole notturne sono altra cosa; ottima cosa inveru ; ma senza che abbiano P «fficacia edu catrice ne la completa lar^liez/.a di proposito e di elfeUi che distinguele scuole infantili, Che men trequeste sbarbicano dal suolo della inoralilà le male erbe non appena vi germogliano ad infestarlo, ó, a meglio dire, ne impediscono lo spuntare ; quel le non giùngono chea mondare di alcuni ra*mi l'al bero che già cominciò a crescescervi rigoglioso: che vai.quelito dire le une.premuniscono contro il male , le altre si studiano diminuirlo. E pongbiam pure che l'influenza delle, scuole notturne si escr eiti negli anni più teneri : tale influenza di e e alio ore serali potrà mai contrabilanciare quella, chìsa di qual fatta, che. per 1! intero giorno si ag graverà siili' animo giovanile ? Onde la parte di esse nella educazione popolare "noi abbiamo sem pre pensato doversi riguardare come secondaria.e ajulatricc. Che se le abbiami' vedute in questi ul timi tempi di molto allargate in alcuni luoghi, ciò fu specialmcntç .là ove il beneficia delle scuole in fantili era conteso» procurò compensar ■cou quelle la mancanza di' queste; si ebbero come il più facile succedaneo. 51a ora che le scuole per l'infànzia vengono ovunque per Italia ad ajulare e prometter bene della crescente generazione, di minuirà vieppiù I* importanza delle scuole nottur ne, o, a parlare più esetlamente, verrà essa ridot ta al suo giusto limite ; saranno quasi rifugio a Coloro die ..noti vollero o non p'oteron profittare di quelle , serviranno a coadiuvare delle ruedeii me il buon effetto, a continuarne la rinnovatrice influenza. Altra utilissima istituzione fu quella che in va rj luoghi ebbe vita delle scuole festive. Tolto che la loro applicazione si yoirubbe da alcuni più pro pria delle campagne, anch'esse possono riguar darsi come ausiliarie delle scuole infantili , come conlinuatrici dell' apera loro. Talché ne pajon.o allo stesso livello d' importanza secondaria che le notturne. Poicbò siamo egualmente ad una parzia le influenza, ad un interrotto vantaggio che. è le cento miglia lontano dalla intera e continuata for za educatrice delle Scuole infantili. 1 beni mora li delle medesime peròponno esser multi , come di quelle che non tralasciando occuparsi anche di qua che insegnamento d'arti e dell'àgrarùi in ispe cie , contengono forse in se più elementi di educa zione che le scuole notturne. Dico di educazione; essendoché "il valore di queste sia maggiore dal lato istruttivo che daH'oducaUvo, E poi assai va lore acquista per noi un 1 educazione la quale da ta nei tempi e nei giorni più pericolosi dell' an no sostituisce 1' iusegii.tiuento alla scioperutagginc, e pone germi di Jniuu frumento in terreno ove non sarebbe caduto che loglio. Dopo il quale brevissimo cenno ne scmba do versi stabilire a guisa d'ineluttabile corollario che fra tutti i modi di educazione popolare le scuole infantili debbono tenere il primo posto, e cito sa ranno non dico frustranei ma troppo parziali di cerio tutli î vantaggi che anziché da esse si pre tenderà ottener da altre scuole. 11 quale giudizio non si voglia dire severo, dalle nostre parole piaccia ad alcuno arguire che noi non facciamo niun conto degl' istituti educativi ali* infuori delle scuole infantili. Ntì ; noi li animiamo e ' proporzio natamente apprezziamo tutti: li, desideriamo bensì ridotti alla loro giusta dimensione morale affine possano oporare nella sfera d'importanza che real mente posseggono e tornar davverogiovevoli. Quin di vorremmo che tante, città e tante anime buone le quali presso noi s' interessano con sèmpre più alacre animo alla diffusione delle scuole notturne vogessero invece la di loro attività maggiore all' impianto delle infantili. Le quali un giorno, ma no mano che la crescente generazione ne senti 1 i'à gli effetti rinnovatori, verranno a rendere nier no importanti le scuole notturne," se è vero clic il tutto vai meglio 4' una part'e, Se è vero che t'.ua educazione radicale primitiva e larga premunisce l'anima umana contro la curi u/,ioue e rende, per ciò supe'rfluì Ì spesso tardi iime lj. K noi rac comandiamo' agi'italioti un mezzo poderoso e fecondo che reputo la providenzn ci abbia mosso a disposizione proprio >ev: vinnovavei. Oli ! inve ce delle piccole ed ing oripsc e fraterne* guerre nelle quali l'intrigo e la prostituzione possmiu 'ado prar armi alla candida virtù vietale , diamo ope? ra a questa educazione del popolo clic è supremo bisogno nostro e nella quale sta il vero secreta d'ella nostra salute. A che svaporarci tanto in fé? ste in canti ed in pranzi? Vi paressa tuttavia buona e generosa la società e gli uomini contem poranei nostri da dovcrvene per intero fidare e sperarne redenzione? lo tremo alla'risposta. On de ci avremmo a studiare die di anno in anno ai vecchi si •sostituissero nuovi elementi, e che ver gini vite e fecondevenissero successivamenlc ooy cupando il posto delle putride che e' infetìano. Cosi ci ristoreremo vcramenlc ; e quando n una moltitudine cieca incurante e vile vedremo sosti tuito un popolo, allora potremo dire di esser torna li uomini, potremo vantarci italiani. : . . ' G. POMPILI. LETTKUÀ b* Mio Caro.Amico Aucima '23 Giugno 1847. Una gravo sciagura che (oste colpiva gran tratto della nostra provincia' ha dato campo 6 ■il nobile esempio di quei sentimenti che tanto onorano il nostro secolo e il nostro E u paese. Nei giorni 45, 1G e 17 corrente rab ì>ujatosi questo ciclo scaricò a varie ripreso forte (empesta di acque e di grandine sulle campatilo già ricche di messi , che ^

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& C VOX E I N F A N T I L I SCUOI.E N O T T U R N I :

SCUOIE FESTXVE

( FBAMMENTO D l g T U D U M O R A L I )

. . . . . . sono come tre raggi­ai una mecitìstma ero

frfura ; Ire mezzi non di eg.ual potenza ^na pur co­spiranti ad uno scopo finale comune —.l'educazio­ne del popolo t il riaUainenlo della società. 12d a ine [inré che dalla organica e buona disposizione di essi, f'al modo onde vengono acloprati penda in gran par ie il loro effetto. Far primario ciò che cfeb­be rimaner secondario ; ali" accessorio dar valore di principale gii ò uno sconvolgere le semplici e ve­re disposizioni di natura, glie come alterare le iun­zioni della sociale economia.

Vedeste mai, o let to. i , . le scuole infantili? E non vi parlarono esse all ' animo ia paroladel la speran­za e del perfezionamento sociale? Non pensaste in quei recinti il rinverginamento degli ynimi , un nuovo vivajo di cittadini, una futura generuzioue di altre tèmpre? QaelP ordine libero e vario, quel ­lo svolgimento di pensiero e di conoscenze sponta­neo graduato ei'Ueaee , quell ' istruzione fecondata sempre da moralità , quel positivo irradiato e Catto più vivo dalla poesia e 'daU'aìfsUó,. quelle cure sa­pienti — quella edùeafcione insomma ebe tende a far sorgere uomini invece di macebiue, uomini de­isti e prevident i , conscii d i s e e amanti e premuro­si d' altrui, non dotti come altri oppose ma veggen­ti e innamorali d d bejie, e ricchi di volontà forte «a raggiungerlo, furono per me sempre, augurio, di più liuti tempi, preparazione o caparra dei miglio­fi destini d i e attendono l ' I ta l ia è l 'umani tà .

Si alle scuole itifaivlili'ò serbata iti gran pòrte la g'ìo'ria del sociale rinnovamento: esso souo'potenza l'ifoVniatricò è vivificante ­— potenza universale che comprende tutte le classi e le unifica nel sentimen­to del retto e del bello — potenza fruttuosa che fa germinare nel cuore ogni fior di virtù — potenza efficacemente operativa, che assume la tutela delie vergini vite ne1 più teneri, anni e J» oontinna quo­t idianamente, si che il soffio della corruzione non giunga n sfiorarle , Uno ­ al tempo in che un'arte^ una professione, una scuola novellamente le accol­ga e ne renda direi cjuas», impossibile il pervert i­mento, Chi fece inai altret tanto ; (piai' altra isti­tuzione intese mai».coij tal sapiente pensiero alla furmazìone del cuore e alto svolgere in esso pri ­mitivamente i germi del vero cristiano e del citta­dino ? E non parlo dell1 effetto morale che sulla vita istessa dei'getiitori viziosi ­rifluisce­ por ope­ra degli educa l i ; sono inapprezzabili vantaggi no­ti e ammirati da chiunque si compiacque.seguirne la storia esemplare, e i quali purdq.bbono meritare un gran peso.

Le,scuole notturne sono altra cosa; ottima cosa inveru ; ma senza che abbiano uè P «fficacia edu­catrice ne la completa lar^liez/.a di proposito e di

elfeUi che dist ingue­le scuole infantili,­ Che men­t re­ques te sbarbicano dal suolo della inoralilà le male erbe non appena vi germogliano ad infestarlo, ó, a meglio dire , ne impediscono lo spuntare ; quel­le non giùngono c h e a mondare di alcuni ra*mi l'al­bero che già cominciò a crescescervi rigoglioso: che vai .queli to dire — le une.premuniscono contro il male , le altre si studiano diminuirlo. E pongbiam pure che l ' influenza delle, scuole notturne si escr­eiti negli anni più teneri : tale influenza di pò­

e e alio ore serali potrà mai contrabilanciare quella, c h ì s a di qual fatta, che. per 1! intero giorno si ag­graverà siili' animo giovanile ? Onde la parte di esse nella educazione popolare "noi abbiamo sem­pre pensato doversi r iguardare come secondaria.e ajulatricc. Che se le abbiami' vedute in questi ul­timi tempi di molto allargate in alcuni luoghi, ciò fu specialmcntç .là ove il beneficia delle scuole in­fantili era conteso» SÌ procurò compensar ■cou quelle la man­canza di' ques t e ; si ebbero come il più facile succedaneo. 51a ora che le scuole per l'infànzia vengono ovunque per Italia ad ajulare e prometter bene della crescente generazione, di­minuirà vieppiù I* importanza delle scuole nottur­ne , o, a parlare più eset lamente, verrà essa r idot­ta al suo giusto limite ; saranno quasi rifugio a Coloro d i e ..noti vollero o non p'oteron profittare di quelle , serviranno a coadiuvare delle ruedeii­me il buon effetto, a continuarne la rinnovatrice influenza.

Altra utilissima istituzione fu quella che in va­rj luoghi ebbe vita delle scuole festive. Tolto che la loro applicazione si yoirubbe da alcuni più pro pria delle c a m p a g n e , anch 'esse possono riguar­darsi come­ ausiliarie delle scuole infantili , come conlinuatrici dell ' apera loro. Talché ne pajon.o allo stesso livello d' importanza secondaria che le not turne. Poicbò siamo egualmente ad una parzia­le influenza, ad un interrotto vantaggio che. è le cento miglia lontano dalla intera e continuata for­za educatrice delle Scuole infantili. 1 ­beni mora­li delle medesime p e r ò p o n n o esser multi , come di quelle che non tralasciando occuparsi anche di qua che insegnamento d'arti e dell 'àgrarùi in ispe­cie , contengono forse in se più elementi di educa­zione che le scuole notturne. Dico di educazione; essendoché "il valore di queste sia maggiore dal lato istruttivo che daH'oducaUvo, E poi assai va­lore acquista per noi un1 educazione la quale da­ta nei tempi e nei giorni più pericolosi dell ' an­no sostituisce 1' iusegii.tiuento alla scioperutagginc, e pone germi di Jniuu frumento in terreno ove non sarebbe caduto che loglio.

Dopo il quale brevissimo cenno ne scmba do­versi stabilire a guisa d' inelut tabi le corollario che fra tutti i modi di educazione popolare le scuole infantili debbono tenere il primo posto, e cito sa­ranno non dico frustranei ma troppo parziali di cerio tutli î vantaggi che anziché da esse si pre­tenderà ottener da altre scuole. 11 quale giudizio

non si voglia dire severo, né dalle nostre parole piaccia ad alcuno arguire che noi non facciamo niun conto degl ' istituti educativi ali* infuori delle scuole infantili. Ntì ; noi li animiamo e ' proporzio­natamente apprezziamo tutti: li, desideriamo bensì ridotti alla loro giusta dimensione morale affine possano opo­rare nella sfera d ' impor tanza che real­mente posseggono e tornar davverogiovevoli . Quin­di vorremmo che tante, città e tante anime buone le quali presso noi s' interessano con sèmpre più alacre animo alla diffusione delle scuole notturne vogessero invece la di loro attività maggiore all ' impianto delle infantili. Le quali un giorno, ma­no mano che la crescente generazione ne senti1­i'à gli effetti rinnovatori , verranno a rendere nier no importanti le scuole notturne," se è vero clic il tutto vai meglio 4 ' una part'e, Se è vero che t'.ua educazione radicale primitiva e larga premunisce ­l'anima umana contro la curi u/,ioue e rende, per­ciò supe'rfluì Ì spesso tardi i­ime lj. — K noi rac­comandiamo' agi ' ­ i ta l iot i un mezzo sì poderoso e fecondo che reputo la providenzn ci abbia mosso a disposizione proprio >ev: vinnovavei. Oli ! inve­ce delle piccole ed ing oripsc e fraterne* guerre nelle quali l'intrigo e la prostituzione possmiu 'ado­prar armi alla candida virtù vietale , diamo ope? ra a questa educazione del popolo clic è supremo bisogno nostro e nella quale sta il vero secreta d'ella nostra salute. A che svaporarci tanto in fé­? ste in canti ed in p r a n z i ? Vi paressa tuttavia sì buona e generosa la società e gli uomini contem­poranei nostri da dovcrvene per intero fidare e sperarne redenzione? l o tremo alla'risposta­. On­de ci avremmo a studiare d i e di anno in anno ai vecchi si •sostituissero nuovi elementi , e che ver­gini vite e feconde­venissero successivamenlc ooy cupando il posto delle putr ide che e' infetìano. Cosi ci r is toreremo vcramenlc ; e quando n una moltitudine cieca incurante e vile vedremo sosti­tuito un popolo, allora potremo dire di esser torna­li uomini, potremo vantarci italiani.

: . . ­ ' ■ G. POMPILI .

LETTKUÀ b *

Mio Caro.Amico Auci­ma '23 Giugno 1847.

Una gravo sciagura che (oste colpiva gran tratto della nostra provincia' ha dato campo6

■il nobile esempio di quei sentimenti che tanto onorano il nostro secolo e il nostro

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paese. Nei giorni 45, 1G e 17 corrente rab­­ì>ujatosi questo ciclo scaricò a varie ripreso sì forte (empesta di acque e di grandine sulle campatilo già ricche di messi , che

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MUEeranua fa iï 'guasto ■ e il dun nò sofTcr to­no. A tatit'a .rtthii) ppeparalric^ dì spaventosa rnùed» si pon.ò e si volle apportare sulle­ero riparo. E jeri ' Isauro , 21 Giugno , si Ijìggeva nei luoghi più frequeufati della ao­s tra città iì soatiimtu .­ijudiri/zo­ che vorrai ­iMèriro "ool Fanfulla j aihne s'abbiano la dovuta lode quei buoni che tanto bene pro­mossero, come anche percha si produca nella società ini nutfvo esempio degno d'inula­zroiic, in allei siiìuli inì'òrtunii.

Quello però che ini credo in debito OÌ­njtrvare iu(tà!e. allo siccome umanissimo gli è il soggelto di tanta beneficenza. Dìfaltt la classe degli agricoltori la quale, alla guisa­che quella dei nobili pel potere, distingue­vasi e si.distingue sciaguratantente tuttora p i r . r avvilimento e il disprezzo­di lor con­dizione, viene in tal modo ad avvicinarsi ai proprii non so se più fortunali fralelLi, par­lecipando dei beni o mali comuni della so­cietà onde son parle utilissima. M questo ci au0u;iamo sia­un primo'passo al quale tenga dietro fa completa educaziane di questa classe che. 'ne ha eguale diritto e. lo reclama in nomo dell Evangelo e della conquiilatrice civiltà. Io ne godo come tu pur ne godmi con tutti i miglioii. ' Conservami nella tua amicizia e credimi

sompra il tuo • ­ CARLO ItlNAl.DlM.

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AL 1E>Of OX.O D E L I A CITTA* £ SZILXA * B R O V I N Ç t A D I ANCONA v

Costituita la società umana dal senfito bi­sogno di reciproco soccorso, tanto più Ella pròspero , quanto più di questo intese, e sod­disfece ì doveri. Ed in qual secolo meglio che nel corrente decimo nono , è mai passata in pratica , ed in pratica universale una cotanta Verità, che insieme a tante altre fondamentali del vivere civile, furono trovate e discusse dai sapienti d' ogni secolo , veri benefattori del genere umano?

A tacere dei continuati esempi, onde s' ò­ntìra la nostra Italia, ci torna dolcissimo ri­cordarne uno non meno degli altri solenne:non ha guari gemea parte di Toscana, per le rovi­ne del terremoto , genica Roma pei traripn­menti del Tevere ; quello parziali sventure furono sentite da quanti vivono nello diverse parli di tutta intiera V Italia, e sentite come proprie e individuali sventure. Quindi da ogni provincia, da ogni città, da ogni minima terra d' Italia piovevano in Toscana, pioveva­no in Soma larghissimi soccorsi : se ne vide­ro le somme liei pubblici fogli, per esse anco i pochi restii ebbero a convincersi, e che gP in­dividuaii , benché lievi benefici, porli concor­dcineuté da ciascOuo, ottengono il bene non c'ié di molti , ma di .tutti: e comi«ciarono a provare, la dolce consolazione della botietìccnza.

Un1 esempio di più, assai altri può parto­rirne .nell'avvenire ; e un'­altro esempio ap­punto di* generoso soccorso a voi oggi si do­manda a prò d' una condizione d uomini, che più direttamente utile alla famiglia umana , ti' è tuttavia' quasi crudelmente trasandata. I poveri agricoltori, dalle fatiche di cui non v tei io ad essi eh' Una magra sussistenza , ed ai loro consoci, ed a tutti la sussistenza non solo, ma i troppi beati ozi cittadini, vedono so­vente, già presso a raccoglierlo', torsi di sotto le mani) per gragnuola rovinosa, il dolce fruì­

#to delle loro fatiche. Pur troppo è questo av­venuto di questi giorni a molli lavoratori del la"provincia d1 Ancona, il.cho­tanto più ò do­loroso , ohe ingeneralo è abbondaiuu di quei prodotti i quali sono per essi tm'pa'rabiluiuute ques Panno perduti

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Ab mettiamo ciascuno.ìl nostro soverchio ad aiimentare il­povero senza colpa; non s\a­spetli che la mano incallita a guadagnarsi il vitto, si distenda a demandarcelo: quanta nuova corruzione si comincerebbe da questo fra noi, quando ci studiamo appunto di cessa­ra quella che ci abbiamo trovata: quanti cam­pi noii ne sarebbero abbandonali? vi rimanga­gono i poveretti nutritivi da noi ed ineoinin­cinó ad impararemu'h1 essi, che la virtù del nostro secolo non è una milanlcria tli parole , ma una verità espressa da continui falli con­solatori; ed anche essi gli abitanti delle campa­gne si faranno (più buoni: importantissimo guadagno alle .crescente e trionfiiiuc. civiltà. Non altro p,er recarvi al loro soccorso; usare una paróla di più sarebbe fere ingiuria affa vostra mente al vostro cuore.

yjnnibale SìmoneUi, Pietro Toriglioni ,• G. Barnaba Vichi, Ferdinando Cresci, Carlo Nem­brini Gonzaga, Pacifico SMatini^ Filippo Raf­faele Mai ini.

Ancona 21 Giugno 1347. r

­ ­ ­ ­ ­ Godo che anche in Gubbio cresca il mimerò dei miglior;, e ne godo di cuore , perchè o­

gni nuova, che riguardi al fino do1 nostri desidcrìi è ■ per me una fortune. Fate che la moralità sìa V ar­

ma conlro i vostri nemici , la pul>licilà il vostro mez­

zo. La prima rriide impotente Pinvida Ttibbia dei tii­

sii che vorrebbero areusarvi» vi afTeziora 9 a poco a poco fa scendi'r o n voi gì' indifTercnli che slavano incerti t i i la bontà del fino ed i mezzi ; la seconda

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nobilita l* animo , Jo evvezzà alia guerra aporia del­

l'uòmo leale per guidarlo poi al!a gue.rra nobile del­

Puomo civile , la sola 1' unica guerra dell* oidtìione, combattuta colle sole armi della parola franca, ina nò oltraggiosa né vile.

Won credere però che in fatto di progresso noi sia­

mo mollo indietro ; ti dico an«i che Irà noi, special­

niente qui in Pesaro, progresso e1 ò , e vero progres­

so , perchè fondalo sulla moralilù, sulla stima reci­

proca della gioventù ; sulla pubblicità e la franchez­

za di manifestare le proprie opinioni, sulla opportu­

nità in una parola — virtù che ò principio o fine che compendia in so tutte le altre virtù civili. E seb­

bene si studiì poco) i giovaiii però leggonq mollo, e l'artigiano stesso comincia a pigliar pfaccrc eringra­

çia di onore quelli che pensano e scrivono per lui. Pur troppo il popolo, nel quale sono i sensi di tut­

to le civili virtù, perchè non ò quasi mai guasto dai yizii dello altre classi della socìelà , vizii che spesso rendono l'uomo egoista ipocrita o vile fu tra­. acuralo colpevolmente da noi per il passato. Par­

lategli di patria, e il suo cuore batterà forte ; ma di chi è la colpa se egli rimila la patria alle mura della propria città, so misura l'utilità, il bene dello slato dal proprio tornaconto ? Ora vedi . noi avremo un ducenlo giovani che stanno uniti con noi , che ci ubbidiscono come figliuoli , ai quali ogni settimana si legge un brano di storia d*1 Italia apposUamcnte scrina per adattarla all' intelligenza di tutti , met­

tendo in rilievo qiitffalli, che più fanno al caso no­

stro per desiare il scntimcnlo d' onore e di naziona­

liti, la virtù dell'abnegazione della propria votoiUA, l'amor del lavoro, lo spirilo di associazione ce. sen­

timenti o virtù spento quasi affatto nei nostri popo­

li. K.pur troppo per nostra vergogna la colpa non'fu lulla d* .altri ; ma fu anehe nostra , certo dei no­

stri padri che alimentarono, favorirono, imitarono i maledetti odii di parte e di mnnieipio ­ colpa che ­reso impotenti gli sforzi di molte generazioni, .e co­

stò a noi lagrime e sanguo­influito ­ ­ ­ ­ ­ ­

L. G.

GKOGRAFI^O STATISTICO ED ECONOMICO DKf.LA-MI.l'UCA UI ANCJ.' .A

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X I Ï T . GOROGUAFIA

Urùttm'a {Caitruuufuru/ttt's) S­uarda la riva tie­^Ifu dui iUt'Uur^; UoV'aJ e (ti M da auiro^li/* *td ha

+

' non iiiuobiii fabbrìcsti entro Vmapiezz* di cire.i un miglio con pressoché ó'ooo abitanti. Prese no­

me da Urbano V i l i che ne Tebbe rifatta , dan­

dole il Vescovado con S. Angelo in Vado. Urba­

nia , dianzi detU Castel durante , vantasi patri» di quel sommo architetto, che fu Bramante Laz­

zari. Chiunque la visilu troverà sempre degno dì Dsservazione il sussistente Palazzo de' Duchi di Urbino j non che un deJia'oso partfo e 1* amena villa del colle sovrastante , caro diporto di quei Signori* Castel Durante era uctjii antichi . tempi capoluogo del territorio detto nei nostri annali « nel linguaggio politico contemporaneo Massa l'ra­

barin', a motivo dei selvosi colli, che danno gros­

se travi da ecstrimoue, al di qua del Metauro ; mentre al di là i luoghi montani formavano il pae­' , se del Mouto.fcllro colle terre di S. Agata.

vS\ Angelo in Paefo ( Tiferà ani Metaurense j . Alle rive del Metauro ella giaco ancorapcr opera ili NicolòIV che la ripose in piedi con tal nome men, tre essa era stala abbattutadalle burlìare orde dei

­Goti e guasta aftatto da'longobardi. li' conòalte­

drale della vicina Urbania'; in& vanta sopra quella un lustro c'tsyetUthile di antiche memorie, Oaik­

lapidi scritte che ne rimangono si desume èsser« appartenuta alla tribù Stellatiua. L'antichità della sede episcopale in S. Angelo o Ti fer no metau­

rense è indicata da un Lycifer Tifernh metau­

ris ne* decreti ù?ÌUrÌo Papa. Clemente XIV, che nacqiiô in Santarcangel­o di .Kiniiai, fu suo concit­

tadino. . ­

Gubbio {Inginium, Iguviunt:, Eugubiu/n)* Levasi sul ripiano di collina a.pie del Calria, doye i mouti anziché alifAdriaUco accennano inchinarsi a po­

nente verso le correnti tiberine ; si che dessa é V ultima città montana della Marca di Ancona , fra questa e 1' Umbria, ha sua popolazione non oltrepassa 7000 abitanti. É bagnata dal Chiascio influente nel Topino tributario del Tevere. Le forti sue mura palesano l'aniichìtà e le vicende famose di essa. Sorge il Duomo di s. Ubaldo sur un pog­

gìo rilevato., ha buon numero dì chiese, di conventi e monasteri adorni di bei lavori di arte, special­

mente dì pittura. Nel palazzo comunale, rispettabile edilizio delParchitettura del medio evo, sì conserva quel preziosissimo monumento delle tavole eugu­

bine, scritte neiranttcbissimo linguaggio umbro. E agli Umbri se ne attribuisce facilmente la fon­

dazione. Tanto che e per l'antichità deH'origme e per la forte posizione, di quanti fatti memorandi non e stata essa testimone e ne* tempi anteriori à Borna, e sotto il dominio di questa, o dal suo de­

cadimento all' età agitatïssima e animosa dei Co­

muni ! Ne fu tiranna gran tempo la famiglia Ga­

brieili, quella che diede a Dante un amico nell'au­

tore dell* Avventuroso Ciciliana e un feroce av­

versario in qnel Caute Podestà dì Firenze ond'e­

gli fu bandito dalla diletta patria. Un altro illu­

streEugubiao conoscono i lettori della divina Co­

rned in quei versi del Purgatorio : se''tu, Ocleri­

sit — V o n o r (VAgobbio, e Vonor di qaeW arte — Che alluminare è chiamata in Parisi.

Sanleo (Monsjeretri^ MonsU*onis)% Ciltà erta e montana , e per esservi una rocca munitissima j famosa, non teme ostili insulti. Divide con Peniiabilli la residenza del Vescovo ferctrano. Vuoisi essere slata anticamente un frequentato Delubro d i ' p i o ­

ve Fcrelrio , da cui prese nome quella montuosa contrada.

Macerata feltrict {Pitinutn Pisaureuse). Vi è ragione da crederla.nata cogli avanzi della distrut­

ta città del Pitìno Pisaurcnse, da'cui abitanti ven­

ne in parte popolata : essendo quelli ben pochi rimasti salvi­dalie feroci incursiani de' Goti e­ dei longobardi. Giaceva la città distrutta a ponente di Alacerata, dove sì mostra la Pieve di S. Cassiano in Pitino. .

S, Agatat grossa terra del Montcfeltro che pur dovette aver vita dallo sfasciamento di popolosi vichi e di borghi murati al tempo de­ 'ronuui, eo­

Page 3: ,< 4 ji» J f*.*V · spiranti ad uno scopo finale comune —.l'educazio ne del popolo t il riaUainenlo della società. 12d a ine [inré che dalla organica e buona disposizione di

HMT^­^^^.Et, wuatìs^jji h*aawtfi^^MHï -^T^^^g;^^

me ne additano ì ruderi che Vu varj l«i;gl»J del Mbntel'eltro^si scoprono. La stessa o'rîgitie pn'ò'a­

, » ■ . . , ' ^ * •

Ver avuta " PênmbiUi ordinaria dimòra de'Vescnvi deï/îUun­

lefcitro. Siffatli luoghi offrirono a'Goti un l'orlo e opportuno ­luogo di ritirata e dì ­buda quando ven­

nero per csstìre disfatt; e slèrmiïiati da'greci bi­

Zìiùtini■cougùinti a'nòstri. In "Procopio può di leg­

nieri trarsbue lo indicazioni locali per ben illustrare cotesto campo di battaglia, dove i grecidi Costau­

Qual trUlo spettacolo presenta in questo mn mento In Fraiioia abbandonata■«! furore ddle spe

4 i

culnzioni cjimmoroialj Î La feudalità del blasone è caduta sotto i colpì della fleure temprata nelT oUantìtutive ; ma in sua vece è sorla U feudalilà dell' oro piò inesorabile e più egoista di quella. I grandi tdVari dello staloNum si trattano più nelle .aule 'feudali , ma nelle borse commerciali : tutti vogliono spendere , arricchire. ? aver dV milioni in un, giorno , u nel delirio delle passioni matc­

tinopoti eousum;iront> un gran fatto si deplorabile ! fiali i gr.ujdi sentimenti tacciano , V energia dell' per le sorti Uàiicbe; dacché i\ regno de'Goli, Cut­ ««imo sì spegno e la. virtù si corr.ompp. L'esempio tosi nazionale, stava per toruarcH a novella vita la delia Francia serva di lezione all'Italia: procuria­

prostrata penisola,'. * . . ^ Alla parte 0<zcÀdcuUi\c à'\ 'Jerjitalagha le rovino

di.sotterrala città, dissepoltc nel 173,4, trassero g!) eruditi a credere che ivi fosse stata U città cono­

sciulà presso i classici scrittori sotto ìl uomu di Pi­

tino Mergenie. Intorno il ­MonlefeUro nel secolo decorso scris­

se belle lettere­il cclobrc incìsi" , pubblicate la prima v'ollq iu Roma nel iS/ji dall' Ab..Cicconi.

C. KUDVÌÌH

4

L'ALBA — oramai comincia a esser noto a M

tutti — é un giornale venuta testé a consolare Firenze e Italia} un giornale armato di volon­

(à e di scienza) un giornale^ dal quale la pa­■ F B

tria aspetta molto e il quale per la patria farà molto. Noi nel raccomandarlo ai nostri amici ne abbiamo tolto i due brevi articoli che seguono e neW inviargli un saluto di umile confratèllo ci uniamo ad esso in ispirilo,'

. FMFLL.

Leggi e costumi , eco i principali oggetti della scienza polìtica; ecco quanto debbono bramare gli onesti ed i generosi.

Senza virtù non v* è libertà : poiché cosa è mai la libertà se non If estrinsecazione , V attuazione della virtù ? A un popolo virtuoso gli òrdihi liberi presto o tardi non possono giammai mancare ; ma un popolo corrotto è costretto a trabalzar sempre dalla tirannide alla licenza , e dalla licenza alla ti­

rannide. Badiamo di non confóndere la virtù col quietismo , coli'indifferenza , e peggio colla viltà e coli' ipocrisia. Noi abbiamo bisogno di virtù 0­

perosa , di virtù maschile , della virtù insomma degli antichi Sanniti. Costumi incorrotti , vita in­

temerata , abnegazione di ogni interesse persona­

le , operosità nel bene e coraggio ; coraggio dì re­

sistere alle seduzioni e alle persecuzioni , corag­

gio di sacrificare i nostri vantaggi , le nostre affe­

zioni , la nostra vita quando il bisogno della pa tria e il bene comune lo richiede. Noi tutti parlia­

mo di riforme , , bramiamo riforme , e le riforme aono'ormai un bisogno univerâalmente sentito j.ma pochi di noi ban forse seriamente meditato come le riforme­politiche debbono andare di pari­passo1

colle riforme de'costumì, ­colle riforme individua­

li. Conosciamo molli Catoni che giunti al potere son divenuti Verri e Siila; e perchè ciò ? percha il liberalismo era ad essi o maschera di ambizione o ira di schiavo , o mezzo di far. fortuna ; non già jutima persuasione., non sentimento leale e disiù­

leressato , non religione .di virtù. Supponete ima repubblica di uomini corrotti ,; voi avrete 1' infer­

r

no de' vivi , finché non sorga un uomo d i ' abbia una spada per percuoterla o una borsa per com­

prarla , e farle scontare negli orrori della tiran­

nide gli orrori delU licenza. Coloro i quali hanno aspiralo a tirannide bau sempre fomentato la cor­

ruzione e'ia mollezza deloro concittadini • fu que­

sta la vantata sapienza de' Visconti e dei Medici : ma per legge providenziale la corruzione ù funesta a* popoli .ed­ai principi , a coloro che hau.no usur­

pato la libertà e a coloro che non bau saputo di­

foiuVuda. ­ —» ■­—

ino alla nostra patria i van't.iggì mcleriali » "perchè l'uomo non è puro spirito; nm procuriamo òou più oìMorc i vantaggi morali ,­perchè P uruno non è pura­materia; e facciamo sempre che questi pre­

valgano su quelli. L'oro solo non costituisce 1Â fe­

licità di una nazione; fra la ricchez­za e la virtù la scelta non è dubbia a' generosi : contentiamoci d'i esser poveri come gli Spartani e gli antichi Ilo­

mani , invece che­ricchi cornei Sibariti ed i Per­

siani : l1 aratro di Cincinnaui vai meglio della co­

rona di Dario, la miseria di Dante è certo da pre­

ferirsi alla opulenza dell'Aretino. Lo «pinto mercantile soffia nelle vene di tulio

il corpo sociale la corruzione e l'eu'òisni­o, ngghiac­

eia quanto v* ù di nobile e grande , distrugge il sentimento nazionale , misura col braccio le ope­

re d'arte , e pesa nelle bilancie ì prodotti dell'in» gQgno : per lui i popoli non sono che una cifra, la condona un calcolo : la sua letteratura è com­

posta dei libri a partita doppia e delle cambiali , il suo campo di battaglia la borsa * la éun strategica P agiotag­gio , le sue vittorie l'assorbimento della fortuna dei popoli ;*ii suo onore iî denaro, la sui vita il denaro , la sua gloria il denaro.

Contro questi mali gravissimi è necessario pre­

munire la pubblica opinione , perc/iò, i popolinoli si abituino a r iguardare la ricchezza come la mas­

sima delle felicità.

fama fra i primi , che fu poi Cardinale. Gli diede facoltà di prcntlero î voli liberi da' cittadini , per conoscere, se essi veramente valevano passare sot­

to il domini 1 della s. Sede ; d'i annullare gli atti dell'Alberoni , quando li trovasse contrai') alla sua reità intenzione; di fare anche ordinnmcnli per cui sì potesse conseguire il due , che quel popolo li­

bero felice e contento vigesse. Kuriquez cpmparve sulla vetta dpi Titano î uomo buono an.daVa ad uo­

mini buoni. Tra breve tutto veduto,scrutato,discus so e il retto e dabbene* Enriques ne fece relazione al Papa. Clemente , il quale già sì approssimava al termine della sua lunga vita , ebbe ancor tèm­

po di ordinare che finsero cassi gli atti dcll/Albe­

rmiì , e Sanmanno allo stato primiero risorgesse. Alla pietosa deliberazione si pianse in Samnarino dalla tenerezza', s' innalzarono voti e voci di gra­

titudine verso il possente Dio, che non Invano mi­

se pel cuore degli uomini il desiderio .della indi­

pend'eriza, e verso \) suo Vicario clic così benigna­

mente av­eva risguard.at.o un popolo innocente. — Ai 5 di Febbrajo del 1740 fu la repubblica ncgl1

antichi suoi­ordini ricostituita. L'anniversario cpm­

memorativo di cosi fausto inorno visi celebra tuttavia, 'con'solenne pompa , altre.!'usato festevole , ebbe,

ungo pel" corrente anno. ■• ,

A* 6 di Febbraio , come se Dio Ppvesso voluto chamare a se sub Un dopo un1 opera tanto beUfc , 'mori Clemente Xlf. . Z.

/'"'

&& ffia©\s5iï&î<a& ©a 'a;­ sa^laa­a®­> . ^

CONFERMATA E PROTETTA

DA PAPA CLEMENTE XIL

Il Pontefice che là sta seduto sul trono* è Gle* mente XII , e quei supplìcbevoli uomini che ve.g> gonsi inginocchiati dinanzi al Papa1 sono Sanmaïi­

nesi venuti a implorare giustizia da Lui che n' era r

salito in fama. Essi rappresentavano , essere bu­

giarda la relazione che diede da s. Marino alla Se­

greteria di Slato *d Card. Legato Giulio Alburoni.; non essere proceduta la dedizione della repubbli­

ca alla s. Se'de dalla libera voJonlà del popolo;" ini parte dalle lusinghe , parte dalle mluaccie , insom­

ma dalla prepotenza e dalle violenze del card. Le­

gato . Pertlò essi veutìero supplicando alla s. Se­

de , mentre protettori antichi dell'umile e devola repubblica'., che di presente il card. Albefonì stu­

diavasi di atterrare, furono i romani pontefici; pro­

tegga dunque Clemente , aju'i , sollevi Sanniarino nel suo gran bisogno, esso che­il può , anzi da cui solo ed unicamente la consolazione e l».restaur;izii».

PROGRAMMA DI FIVEMSO +

BELT.A R. ACCADEMIA DELLE SCIENCE " -

IN TOHiNO * h

à

. / / influenza' della educazione e dell'istruzio­

ne popolare sulla condizione delle nazioni^ è ar­

gornehto che occupò molti fra coloro che medita­

rono sulle scienze morali e politiche. Per prointwverne lo studio l'Accademia propo­

ne il seguente­quesito, Quale sia da un secolo in poi V inflnen­

« z a , d e i r ^dvicaxìonc e tlcll^ìstruzionc popola^ « re* sulla condiziono politica, morale ed eco­

n noinica, delle nazioni cr is t iane . « Quale po#sa essere questa ìnflucnz.a in

(( avvenire.

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ne sua dipendeva , e volevano riconoscere­ 'Non voler essLftò ioorpellare , nò ingannare; mandasse ­ils. Padre a Sanmarino­chi co!» dritta mente''le «ose esplorasse e le riferisse:; vedrebbe Cleineute allora rinnocenza e la ragione da ima parte,)! tor­

to e d'oppressione, dall' altra ; ibè dtrbit.tre i ­mise­

ri Sanniarinesi che il pontefice non fosse per ritor­

narli in quella fc'inlà e lib ria 9 eh' era il più vi­

tal cibo eh' essi avessero, 0 per cui maiileucre la Sede di Roma si era sempre inoltrata gelosa. — Il papa di natura­ prudente 0 per Y esporienza del mondo, inebino.'îsi alle loro pr^ghienf. Deputò per informarsi della verità dei fatti esposti , ed ac'ccr­ I tarsi dolte volontà dei Smimarinest Mons. Hun'co ■ 'nrlquvz, jj'uveru^toro di Macer.ata , p.ir vîrlà e

Quali variazioni o.modifìcazioui s t ­pos­

sano in t rodurre nelle,discipline e nei .me­

lodi che governano 1? educazione e­l ' is tru­

zione popolare per ol tencraé più efficacie più util i m u l l a i u c n t i . Non sfaggi allJ accademia che ¥ argomento

può parere troppo vasto anche limitato al seco­

lo ultimo scorso, a quel tempo cioè a cui le condì­

ùoni della pubblica educazione sono più imporr tanti a studiarci sia.pel motto.che'si è operaity ta­

tatoi e discusso) sia, perchè essendoci quei tempi pia immediatamente vicini ciascuno pup trçtrne e pia sicuro presagio di quanto si pòssa aspettare in avvenire e più utile insegnamento di quanto ­si deliba operare di presente.

'Per circoscrivere in meno vasti confini V ar­

(/omento proposto alle meditazioni degli studiosi, lJ Accademia crede dovere avvertire che adenwi­

s

u.

■ehbet'Q­oile condizioni dd programma anche co­

loro che, contentandosi di gettare un rapido'sguar­

do siflVitlfïucnza delFistruzione e dell'educazia­

ne popolare presso tutte le naziaiii­ cristiane in generale facessero argomento di più particola­

reggiate considerazioni questa influenzaj presto, alcuna od uìcune di esse.

Chi volesse prendere a simlgci'c in tal modo il tenvt proposto, dovrehhe itUtaoia aorertire ed ' aevompaq nave­ questo studio speciale coi con [ronfi e colh ■iii­tuzioui che possono renderlo univers snlmente utile.

^

Nel que tifo si è poi p articolar mente notula l ' injl tonzu tini la educazione e dell ' iflnnione ■}­.);)­}b>re fi!!*; conilìzw'ii tnlUiche , noraìi ci

1 «K »

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L

Ûëononilclxe dàle nazioni cristìdne (iffmc di ac­cenndrc come nei lavori che saranno Mandati al comnrsò si debba studiare la loto inflilènzaj sia sulle condizioni dól pubblico reggimento, sia sulle ubiiuìliiù morali dei cittadini^ sia sidld loro abìr lUà a produrre ed à diffondere Cra il massimo numerò di pèrsone Mio ciò ehv conferisce a so­sientéïftento ed d conforto, .dèlia vita,

Valle eue ultime partì del quello si ratm­. sera cóme lJ Accademici abbia inteso non sola­ìnmte a promuovere uno studio storico e shh UstieO) nut prùicipahnente & farne dedurre con* ciùsiòni dì. bui possano giocarsi h dottrine mo~ ràli è Ci viti

Essa crede dovere avvertire^ che se (meste due parti non potranno trattarsi; sta a ricorrere a qualche'generalità più filoso/Ica ed astratta; sif­^ fatte generalità dovranno purè connçttersi con lo studio 'accurato e diligente dei fatti j cïlè le conclU+imi che si dedurranno in ordine alle va­

72' o francese , manoscritti e senzd nome delt mi* t o t ' e < : , " "

\Fssì porteranno unJepigrafe, ed. avranno it­* nita una polizia sigillala con dentro il nome e V indirizzo deW aulorç j e di .fuori, la­ stessa epigrafe posta sulto scritto. Se da questo non sarà vinto il premioj la polizza non apriras'çi e sard bruciala. •* \

Sono, esclusi dal concorso ì soli Accademici residenti. . •

Il giudizio sarà pronunziato net primo tri­mestre ctó* 18­49»"

r

I pieghi dorranno essere diretti per la posta od altrmentij ma sigilldtì e franch i di portOj alla fteule Acidemia d»Ìle­ Scienze di To­rino* Quando non vengono per la posta do­vrwndo èssere Consegnati alV uffizio deW Acca­demia meclesùna j dotiie al portatore se ne darà la ricevìUai • .

■ # ■ . ;

ho da amichi­li , # io non ho da voi, chts con voie istattza. mei profferìslè * accettato quei coijipenso s' che agli autori è sovtìnle lecito anzi onorevole ricevere ; jna che talvolta é

1 ' i

buono allre.si rilìulare. fi ciò desidero che si sappia , non per riscuotere in cambio ringniziamenti nò lodi , ;ma perch'è 1' alTet­lo eh ' ionulro alla l'a tria di .quel Cittadi­no esemplare, apparisca così schietto e de­voto com' è ueir animo mio. Vi saluto cor­diìilinenle. ' ; . . N* Tommaseo

î , *

riaziom possibili ad introdursi a nelp discipli­ne' o nel metodi educativi^ dovranno essere per ijudnlo si possa attuabili nella pratica*

Finalmente V Accademìaj crede superfluo di esortare ».' concorrenti a mostrarsi anìm­tli dd quella, rmderaziihte ed imparzialità che sono ne­cess'ariè a teucre fu piena libertà ed indipenden­za di giudìzio che debbono risplendere in ogni discorso ' scientifico> e senza cui riescono­ sempre meno utilìj e qualche volta perniciosa le trutta^­'zion­i di co&e'Morali e­ civili.

. // premio sarà dì una medaglia tV oi*o di lire 600. , '

1 lavori dovranno essere presùntati entro tut­to {■ anno 1848 in lingua italianaj o latina 3

Torino 1° Gennajo 184T

CORRISPONDKISZA *> * A

tn edificazione dei httori e di cèrti letterati ne piace riprodurre dalVappendice delV AMCIIf­

■ VIO STORICO ITALIANO la segueyite letkf­a. '.­■■'■

Caro Yieusseux •

Desidero eliti i Còrsi sappiano che delle cure da me poste nello spazio di più anni "per raccomì le notizie e i doeutueuti oppor­tuni a collocare in sempre migliore luce la vita e. gì' inleudimenti di Pasquale dc'Pao­

AI BENEVOLI ISSOClATÌ Si ricorda et .que pochi che

non soddisjecefo ancora il prez­zo del x. semestre 1847 a volerlo far versare o rimettere quanto­prima per Diligenza al solito in­dirizzo$ ripetendo P obbligo che i pagamenti 'sieno fatti a seme­stre anticipato. E in pari tempo rinnovasi premura ai pochissimi rimasti arretrati nelt adempi­mento del loro dovere pel 1846 perchè si affrettino a compierlo con sollecitudine.

JJ Editore. * Nel parlare quanto prima dell'Archivio n>rico ron­

deremo conto jyigche di questo importante Wuitìe legatalo all'Italia dal TomiDweo.

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NELLI LIBRERÌA DI ALESSANDRO NATALI, VIA DELLE CONVERTITE N i l , 19 e »9.i * t

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DEL BUONO, Vokiiiie uuit'o .. . . , . . . . . . . ­ . ' . . . ^ . INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA FILOSOFI A,'Volumi quattro DILGLI ERRORI FILOSOFICI, DI ANTONIO ROSMINI SERBATI, Volumi tre . JOEL BELLOj Vòluine moico . . > \ > . . . ­ . . . ' * . . . .

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