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AMBIENTE, RISORSE E SVILUPPO SOSTENIBILE Di Selenia Arigliano

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AMBIENTE, RISORSE E SVILUPPO SOSTENIBILE

Di Selenia Arigliano

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APRILE 1968

Un gruppo di trenta persone, con origine da dieci differenti paesi, si riunì sotto il coordinamento di Aurelio Peccei.

Il gruppo comprendeva scienziati, insegnanti, intellettuali e industriali che volevano discutere il tema della situazione presente e futura dell’umanità. Questo gruppo prese il nome di CLUB DI ROMA.

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NASCITA DELLA QUESTIONE AMBIENTALE

Ci sono 2 date significative che marcano passaggi rilevanti per concepire la questione ambientale.

- La prima può essere fatta coincidere con la pubblicazione nel 1972, del RAPPORTO DEL MIT (Massachussetts institute of technology) di Boston, dal titolo I LIMITI DELLO SVILUPPO, che identifica nella scarsità ed esauribilità di risorse il limite della ulteriore crescita ed espansione, non solo economica, del sistema.

Il lavoro di Meadows suscitò un enorme e generale interesse in tutto il mondo, dando vita ad un movimento culturale e di pensiero stigmatizzato come “ cultura del club di Roma” dal nome del committente della ricerca.

Questo lavoro era improntato ad un rigido determinismo scientifico, per loro il pianeta sarebbe collassato negli anni 2000, ma ebbe il merito di aver denunciato in tutto il mondo rischi e pericoli, e limiti, della crescita illimitata.

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-La seconda data può essere fatta coincidere con la pubblicazione di un altro rapporto, quello della commissione Brundtland, dal titolo IL FUTURO DI TUTTI NOI, avvenuta nel 1987. Il passaggio di pensiero consiste nella presa di coscienza dei nuovi limiti alla crescita, non più identificati come finitezza di risorse, ma bensì nella capacità della biosfera di assorbire gli effetti dell’attività umana; limiti, quindi fisici e biologici imposti dalle condizioni di stabilità dell’ecosistema planetario. Paradossalmente i nuovi limiti diventano sempre più consistenti proprio nel momento in cui il processo di epocale innovazione tecnologica scatenato dall’uomo sembra aver creato l’illusione di poter moltiplicare indefinitivamente le risorse, attraverso la loro sostituzione. Scienza e tecnologia appaiono nel momento della loro massima espansione, per la prima volta incapaci di prevenire l’irreversibile processo di degrado dell’ambiente.Occorre arrestare la crescita e promuovere uno sviluppo che prenderà l’aggettivo di SOSTENIBILE.

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IL RAPPORTO DEL MIT

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L’ESAURIBILITA’ DELLE RISORSE

Cominciava a diffondersi la sensazione che l’avvento dell’era tecnologica avrebbe inevitabilmente modificato i comportamenti individuali e collettivi delle società, ovvero che il dominio dello sviluppo economico e di quello tecnologico, insieme, comportasse il rischio della perdita di valori ambientali e ideali propri della società stessa. Al centro del dibattito era la questione dei limiti ambientali alla crescita e il ruolo potenzialmente esprimibile dell’innovazione tecnologica nella rimozione di tali limiti.

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Lo spettacolare progresso della ricerca scientifica aveva, all’epoca, consentito un’ondata di prosperità e sviluppo senza precedenti sul pianeta; questo aveva allungato l’età media della vita e consentito agi e benessere prima mai goduti.Tutto questo conviveva con effetti indesiderati come la spinta di tutti i paesi a farsi concorrenza per produrre e consumare al massimo le risorse anche a costo di stravolgere i cicli naturali della vita sulla terra;la coscienza di una ingenua sicurezza riposta nella tecnologia di risolvere qualsiasi problema; la distruzione di secolari equilibri ecologici; il deterioramento dell’ambiente; la crisi delle istituzioni, l’espansione incontrollata della città, e la ribellione della gioventù (moti del 68); il rifiuto del sistema di valori sociali da parte di un numero sempre maggiore di persone; l’inflazione e così via.

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La QUESTIONE AMBIETALE si poneva nei termini di un conflitto malthusiano tra crescita economica ed esaurimento delle risorse non rinnovabili; la crescita economica implica un uso sempre maggiore di tali risorse che ve gono consumate in decine di anni, mentre la loro riproducibilità avviene in milioni di anni, da cui il termine di RISORSE NON RINNOVABILI.

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FINITEZZA DELLE RISORSELa questione della finitezza delle risorse era rappresentata con una nota

metafora che era: le condizioni economiche dell’epoca sono paragonate a quelle che governano la vita di una navicella spaziale, in contrapposizione a quelle che vigevano nel far west all’epoca dei primi pionieri americani. Questi ultimi non si preoccupano dell’uso delle risorse, né dei danni prodotti dai rifiuti, in quanto sia le risorse che lo spazio erano considerati illimitati.

Al contrario dei pionieri, l’uomo sulla navicella spaziale sa che la sua esistenza dipende dalle possibilità di riciclare i materiali utilizzati e dall’uso moderato delle risorse disponibili;

Allo stato attuale, l’umanità è più prossima alle condizioni del pilota della navicella spaziale che non a quella del cow-boy delle sterminate frontiere del far west.

Per molti la frontiera esiste ancora, ma diventa immateriale, la nuova frontiera si chiama scienza e tecnologia, e ad essa è affidato il compito di spostare continuamente i limiti del possibile. Per altri le risorse non sono sufficienti a consentire ancora per un lungo periodo i tassi di utilizzo attuali e potenziali: occorre quindi affrontare il problema di un loro sfruttamento più razionale.

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IL RAPPORTO DEL MIT

L’eccessivo ottimismo nelle capacità dell’uomo di riuscire a trovare soluzioni efficaci al problema dell’esauribilità delle risorse non rinnovabili, da un lato, e la minaccia di un crollo del mercato mondiale per i limiti imposti alla crescita, dall’altro, costituiscono i due corni del problema tra i quali si dibatteva la questione ambientale: si trattava di accendere per mezzo di questo rapporto un grande dibattito sui dilemmi dell’umanità, e di catalizzare in energie innovatrici la diffusa sensazione che, coll’avvento dell’era tecnologica qualcosa di fondamentale deve essere cambiato nelle nostre istituzioni e nei nostri comportamenti. Emerge una più decisa presa di coscienza che urgono visioni e approcci radicalmente nuovi per affrontare la problematica intricata, sconcertante e senza precedenti che attanaglia l’intera società umana, senza grandi distinzioni per il grado di sviluppo o per l’orientamento politico dei suoi vari componenti.

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Con questi frasi il rapporto apre il grande dibattito sul futuro delle generazioni umane. In sintesi, esso si propone di definire i limiti che il sistema terra pone alle dimensioni dell’attività umana, ovvero i gradi di compatibilità tra quest’ultima e le dimensioni limitate del pianeta in termini di spazio e risorse attraverso l’identificazione e l’analisi dei fattori principali che determinano il comportamento e la dinamica di tale sistema. A questo scopo viene sviluppato un modello preliminare del mondo attraverso la costruzione di un apposito modello matematico elaborato ad hoc che descrive le linee di tendenza del sistema. Il modello elaborato da Forrester tendeva a dimostrare come in un mondo finito, la crescita esponenziale di qualunque sottosistema spinga inevitabilmente quest’ultimo a scontrarsi con i limiti dovuti alla disponibilità di risorse di base. In sostanza il problema posto era che la crescita di sottosistemi tecnologicamente stazionari di fronte ad un’offerta esauribile di risorse, non poteva che essere limitata.Per gli economisti la scarsità delle risorse è un problema di poco interesse.

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IL MODELLO MEADOWS- FORRESTER

Questo modello identifica cinque variabili sintetiche ritenute fondamentali per la rappresentazione del sistema e risultanti da un insieme combinato di oltre 150 variabili semplici. Di esse ne viene analizzato il trend passato, le linee di tendenza e le reciproche relazioni. Infine, esse vengono estrapolate al futuro.

Tali variabili sono:

- POPOLAZIONE- AGRICOLTURA (produzione di alimenti, fertilità della terra,

espansione, perdita della terra)- ECONOMIA ( prodotto industriale, prodotto dei servizi, posti di

lavoro) - RISORSE NATURALI NON RINNOVABILI

- INQUINAMENTO

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I TREND DEI FATTORI CRITICI

I collegamenti tra queste variabili sotto forma di una serie di circuiti di feedback positivi e negativi. Dalla figura si rileva come la popolazione, l’agricoltura e l’industria sono collegate da circuiti positivi, ovvero, un aumento di una di esse fa aumentare anche il livello delle altre due. L’industrializzazione è associata ad un calo del tasso di incremento della popolazione.

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L’aggiunta delle variabili risorse e inquinamento introduce all’interno del sistema alcuni regolatori fondamentali, che rallentano, e a volte capovolgono la crescita attraverso potenti circuiti di feedback negativi. Tutto il complesso delle relazione elementari e delle variabili semplici sono utilizzate dal modello world 3 per la costruzione della variabile sintetica risorse non rinnovabili.Tutti questi sono stati poi collegati nell’ambito di un programma al computer, appunto il world 3, allo scopo di proiettare le tendenze relative ai 70 anni passati, verso i 130 successivi.

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Una caratteristica rilevante delle cinque variabili principali scelte a rappresentare il sistema mondiale consiste nella legge di crescita: tutte e cinque le variabili scelte crescono esponenzialmente con il tempo. La scelta della legge esponenziale di crescita è la causa principale delle catastrofiche previsioni a cui perviene il rapporto; essa comporta un aumento rapido delle variabili fino a raggiungere i valori critici. L’introduzione di una legge esponenziale di crescita delle variabili, ha implicazioni rilevanti, poiché siamo abituati, a pensare linearmente e pensiamo che la crescita è un processo lineare.

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Il rapporto del MIT non solo ipotizza una legge di crescita esponenziale per i cinque fattori considerati, ma ipotizza anche che tra essi esiste un processo sinergico di retroazione positivo; come a dire un circolo vizioso secondo il quale la crescita della popolazione incrementa il processo di industrializzazione che, a sua volta, incrementa la crescita di popolazione; entrambi i processi, a loro volta, incrementano l’inquinamento e così via. Si ipotizza una catena di relazioni causa-effetto così come avviene nella spirale prezzi-salari. L’evoluzione del sistema è rappresentata da popolazione e da crescita produttiva

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LA POPOLAZIONE MONDIALE

• Le previsioni sono allarmanti: all’aumento già esponenziale della popolazione si aggiunge l’aumento del tasso di crescita con il risultato di una crescita iperesponenziale. Tanto più è numerosa la popolazione, tanto più nasceranno bambini ogni anno e, tanto più aumenterà la popolazione. Gli anelli positivi generano una crescita sfrenata, quelli negativi si oppongono, tendendo a contenere il sistema o a riportarlo in uno stato stabile.

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A livello mondiale l’aumento lungo l’anello di retroazione positivo (nascite) è diminuito soltanto di poco, mentre l’aumento lungo l’anello di retroazione negativo (decessi) va diminuendo sensibilmente. L’effetto si traduce in una crescita iperesponenziale. Il rapporto formula ipotesi pessimiste sulla possibilità di ridurre la crescita della popolazione prima dell’anno 2000, poiché la maggior parte dei futuri genitori è già nata. Esso prevede che nei successivi 30 anni ci saranno sulla terra ben 7 miliari di individui e che la popolazione mondiale dopo 60 anni sarà pari a 4 volte l’attuale. Un’interpretazione dell’andamento demografico mondiale ci viene dalla teoria della transizione demografica che sostiene che il processo di crescita è lento all’inizio di ogni fase di industrializzazione di un paese.

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AUMENTO DELLA POPOLAZIONE TRA IL 1971 E IL 1991

Con il miglioramento dei servizi e dell’alimentazione, si abbassano i tassi di mortalità e crescono quelli di fecondità e natalità, con il risultato di una rapida crescita della popolazione. Quando il livello culturale e il benessere sociale raggiungono le modalità proprie della civiltà industrializzata, allora anche i tassi di natalità regrediscono e la crescita demografica torna a rallentare. I motivi di questo comportamento sociale non sono del tutto spiegabili; sicuramente concorrono fenomeni quali la trasformazione del ruolo della donna e il desiderio di stabilità che inducono a sposare il principio pragmatico del meno si è prima ci si arriva, meglio si starà

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CRESCITA PRODUTTIVA MONDIALE

Si parte dall’osservazione che la crescita economica avviene a spese di una sempre maggiore divaricazione tra le condizioni dei paesi in via di sviluppo. Nei consensi internazionali si discute animatamente, su quale freccia sia dominante nell’anello di retroazione: se sia la povertà a creare la crescita demografica o quest’ultima a provocare la povertà. In effetti entrambe le frecce sono attive formando una trappola che mantiene povero il povero e continua a far crescere la popolazione

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RAPPORTO SULLO SVILUPPO

L’aumento della popolazione genera un aumento di produttività; l’aumento di produttività non si realizza in maniera diffusa nei vari paesi del pianeta. Vi sono due tragedie: la prima è una tragedia umana, un successo dell’agricoltura, un incremento della produzione alimentare, è stato assorbito non per dare più nutrimento a una popolazione affamata, ma per nutrire un maggior numero di persone. La seconda è una tragedia ambientale: l’incremento della produzione alimentare è stato ottenuto con pesanti costi per la terra, e questo rende più difficile ogni incremento futuro.

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Questo sviluppo genera intrinsecamente diseguaglianza e anche povertà: il ricco si fa sempre più ricco, mentre il povero fa figli. E’ molto probabile che continui il trend passato.Il rapporto stabilisce una crescita esponenziale dell’inquinamento e ipotizza l’esistenza di uno stretto legame con l’andamento della popolazione e della produzione.

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I LIMITI DELLE RISORSE

Gli attuali trend di sviluppo di popolazione e di industrializzazione entrano in rotta di collisione con i fattori materiali, le risorse, che costituiscono la base di ogni processo di crescita. La loro disponibilità limitata costituisce un limite superiore alla crescita della popolazione e all’espansione economica.

Tali risorse vengono sostanzialmente indicate in.- ALIMENTI (terra coltivabile)- MATERIE PRIME- COMBUSTIBILI FOSSILI- COMBUSTIBILI NUCLEARI

Per la produzione di alimenti, l’elemento essenziale è costituito dalla terra coltivabile.

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FABBISOGNO E DISPONIBILITA’ DI TERRA

Ogni individuo impegna una parte di superficie per la costruzione di abitazioni, infrastrutture di servizi, reti tecnologiche. Il punto di intersezione delle due curve viene definito punto di crisi. Se anche si raddoppiasse o quadruplicasse l’attività agricola, l’effetto risultante sarebbe solo quello di allontanare di qualche decina di anni il punto di crisi.

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Analoghe considerazioni valgono per le materie prime. Quello della disponibilità finita delle risorse non è l’unico problema affrontato dal rapporto;quest’ultimo è in grado di assorbire i prodotti di rifiuto dell’attività umana e anzi di riconvertirli in nuove risorse. L’aumento della popolazione e lo sviluppo dell' economia hanno come conseguenza un aumento dei consumi energetici, il 97% dei quali proviene dai combustibili fossili.Questi consumi eccessivi producono effetti negativi sensibili, quali, l’aumento del tasso di anidride carbonica o l’aumento di scorie radioattive.Il rapporto simula anche l’ipotesi di sostituzione dei combustibili tradizionali con energia nucleare; tuttavia, pure in questo caso, l’effetto finale non si discosta da quelli simulati senza l’introduzione del nucleare.

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IL MODELLO MEADOWS-FORRESTER

Estrapolati i trends dei cinque fattori principali scelti a rappresentare il modello del mondo, gli studiosi del MIT, elaborano il sistema di relazioni che legano questi fattori. Nessuno dei cinque fattori è infatti considerato indipendente da nessun altro; essi sono tutti collegati da una serie di mutue influenze a tal punto che non è possibile elaborare lo stato futuro di uno di essi senza contemporaneamente tener conto degli altri. L’approccio scelto dai Meadows è quello della dinamica dei sistemi:nell’analisi delle mutue influenze, ogni modificazione di livello finisce con l’esercitare un’influenza sull’elemento di partenza.

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SCENARI FUTURI

Scelti i fattori critici, il modello Meadows- Forrester fornisce la simulazioni desiderate sotto diverse ipotesi. Di seguito alcune tra la più rappresentative.

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IPOTESI DI NESSUN MUTAMENTO DEI FATTORI CRITICI E DELLE RELAZIONI TRA I FATTORI AGLI ULTIMI CENTO ANNI

Nel periodo che va dal 1900 al 2100, l’esaurimento delle risorse naturali non rinnovabili provoca una catastrofe nella curva crescente delle popolazione che subisce un rapido collasso

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IPOTESI DI DISPONIBILITA’ ILLIMITATA DI RISORSE NATURALI A SEGUITO DELL’INTRODUZIONE DELL’ENERGIA NUCLEARE

Viene fatta l’ipotesi di disponibilità illimitata di materie prime non rinnovabili per effetto di processi di sostituzione. L’esito finale non muta. Questa volta non è l’esaurimento delle risorse a provocare il crollo della crescita demografica, quanto invece l’aumento esponenziale del tasso di inquinamento.

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IPOTESI DI DISPONIBILITA’ ILLIMITATA DI RISORSE NATURALI, RADDOPPIO DELLA PRODUZIONE AGRICOLA E COMPLETO CONTROLLO DELLE NASCITE Questa ipotesi prevede il più largo ricorso

alla tecnologia in tutti i settori. La produzione di energia nucleare è intensificata al massimo, si recuperano i materiali utili contenuti nei rifiuti, e contemporaneamente si estraggono minerali dai giacimenti più inaccessibili. L’emissione da agenti inquinanti viene rigorosamente controllata, il rendimento della terra attinge a valori molto alti e si attua un severo controllo delle nascite. Ciò nonostante la fine dello sviluppo viene posticipata solo di uno o più decenni; il crollo sopravviene a seguito di tre crisi simultanee: le riserve di materie prime vengono esaurite da una popolazione che gode di una relativa prosperità, la produzione di alimenti precipita a causa dell’inaridimento della terra; l’inquinamento aumenta, diminuisce, aumenta di nuovo,provocando una riduzione della produzione

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IPOTESI DELLO STATO STAZIONARIOIn questo caso viene ipotizzata una strategia

basata su sette ipotesi:1.La popolazione viene mantenuta costante

uguagliando gli indici di natalità e mortalità

2.Il consumo di materie prime per unità di prodotto industriale viene ridotto a ¼ del valore attuale

3.Viene favorita la produzione di servizi rispetto a quella di beni materiali di consumo

4.Viene ridotto l’inquinamento di ¼ del valore del 1970

5. Viene data la precedenza alle tecniche di arricchimento e di conservazione dei suoli per diminuire il processo di loro erosione

6. Ogni sforzo produttivo viene indirizzato verso la produzione di alimenti per l’intera popolazione

7. Il capitale viene indirizzato verso la produzione di servizi e alimenti, verso le tecniche di riutilizzo delle materie prime già usate, verso il controllo dell’inquinamento.

L’ipotesi dello stato stazionario corrisponde dunque alla condizione in cui la popolazione e il capitale rimangono sostanzialmente costanti

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LE CONCLUSIONI DEL RAPPORTO

Sotto qualsiasi ipotesi le simulazioni indicano una inevitabile catastrofe naturale; il rapporto in realtà fornisce alcune indicazioni generali che potrebbero scongiurare il collasso planetario, ma esse appaiono di quasi impossibile attuazione e comunque pericolosi e forse disastrosi di per se stessi. Si tratterebbe di abbassare il tasso di natalità, ridurre il consumo di materie prime per unità di prodotto, produrre meno beni materiali e più servizi, ridurre il tasso di inquinamento, aumentare la produzione di alimenti impegnando così i capitali occorrenti. Alcuni di questi obiettivi sembravano, non perseguibili concretamente, se non a costo di cambiare il modello di sviluppo economico.

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CONCLUSIONI RISSUNTIVE

• Nell’ipotesi che l’attuale linea di crescita continui inalterata nei cinque settori fondamentali, l’umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali della crescita entro i prossimi cento anni.

• E’ possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una condizione di stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel futuro.

• Se l’umanità opterà per questa seconda alternativa, invece che per la prima, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa comincerà ad operare in tale direzione.

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I LIMITI DEL RAPPORTO

Molte furono la critiche fatte al modello Forrester-Meadows da parte di economisti e scienziati. Esso fu invece generalmente interpretato come una profezia del giudizio universale, anche se: la maggior parte della gente sembrava avere la sensazione che l’umanità fosse troppo abile per incappare in un ciclo qualsiasi di crescita rapida e rapidi crolli e che ci saremmo fermati o avremmo cambiato il nostro comportamento prima di raggiungere il punto critico.

Alcuni criticarono il sistema di relazioni che legano le variabili di base poiché avrebbero dovuto essere di tipo probabilistico anziché deterministico.

Alcune critiche riguardarono l’uso fatto del calcolatore e dei modelli catastrofici di Forrester.

Entrambi questi strumenti non possono che riproporre un futuro basato sulla estrapolazione del passato, ovvero una crescita imitativa per cui ciò che è avvenuto nel passato non può che continuare ad avvenire nel futuro. L’uso dei calcolatori consente di guadagnare in precisione, ma elimina gli aspetti irrazionali del comportamento.

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Se uno prende un’estrapolazione semplicistica e lineare e le fa fare parecchi giri nel calcolatore, ne riceverà sempre un’estrapolazione semplicistica e lineare di quel che sarà nel duemila il prodotto nazionale lordo delle principali potenze. I calcolatori possono giusto giusto aiutarvi a essere stupidi in modo costoso.Utilizzare il calcolatore e i modelli catastrofici del tipo stop alla crescita, significa avere una visione riduttiva e deterministica della storia e non contemplare possibilità di trasformazioni.La copertura sofisticata del calcolo su computer maschera il ritorno ad una concezione primitiva del futuro come immagine del passato.Gli economisti criticarono soprattutto la forma aggregata del modello e l’assenza di varibili sociali ed economiche.Gli economisti negli ultimi trenta anni si sono fatti in quattro per convincere che solo i modelli matematici permettono di raggiungere i fini più elevati della loro scienza; con l’avvento degli elaboratori l’uso di modelli econometrici è diventato procedura corrente.

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Da una parte pur considerando la crescita economica come l’obiettivo principale, essi non accettavano l’ipotesi della legge esponenziale della crescita, delle risorse, della produzione, dell’inquinamento: in realtà gli economisti si trovano per la prima volta a fronteggiare gli effetti impliciti nella loro stessa ideologia delle crescita illimitata e ne rifiutavano le conseguenze.Il mercato sarebbe prima o poi intervenuto a impedire la crisi provocata dal completo esaurimento delle risorse.Lo stesso rapido aumento del tasso di inquinamento, qualora esso avesse raggiunto i valori critici indicati dal rapporto, avrebbe innescato un processo atto a contenerlo.Osserva la Bresso che l’intensità delle critiche sia anche dovuta alle preoccupazioni per i fatti accaduti poco dopo la pubblicazione del rapporto.Il problema delle diverse interpretazioni sulla questione della sostituibilità delle risorse, costituiva l’elemento di contrapposizione tra economisti fautori dell’economia di mercato tradizionale e autori del rapporto convinti difensori della tesi della inevitabilità del collasso.La contrapposizione tra esauribilità e non delle risorse si poneva ad un livello troppo ideologico, senza che nessuna delle parti approfondisse concretamente l’aspetto del processo di sostituzione.

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Critiche differenti e più radicali riguardavano l’intero impianto e la stessa significatività di un modello che aveva la presunzione scientifica di simulare il comportamento futuro del pianeta. Simon, padre dell’intelligenza artificiale e premio nobel per l’economia, sottolinea la debolezza insita nella pretesa di prevedibilità che è alla base del rapporto. Il risultato secondo Simon, è che il rapporto ha <previsto troppo e troppo poco>:troppo perché la data del giudizio universale non è credibile e comunque non avrebbe alcuna importanza, perché non vogliamo sapere quando si verificherà la catastrofe finale, ma vogliamo sapere come evitarla.Troppo poco perché ha messo in evidenza un unico processo temporale possibile piuttosto che soffermarsi sui futuri alternativi.Il nocciolo del progetto non consiste nel prevedere ma nel creare scenari alternativi per il futuro e analizzare la plausibilità in funzione di errori nella teoria e nei dati.

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ALCUNI IMMAGINI PER CAPIRE L’ESAURIBILITA’ DELLE RISORSE

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LA CONFERENZA DI STOCCOLMA

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GLIA APPROCCI NORMATIVI

La conferenza dell’ONU sull’ambiente si svolge a Stoccolma nel 1972, in questa sede il suo segretario Maurice Strong, per primo lancia il termine di ecosviluppo, allora definito come una strategia di sviluppo fondata sull’utilizzo giudiziario delle risorse locali e del sapere pratico dei contadini, applicabile alle zone rurali del terzo mondo.

Il rapporto tra sviluppo e ambiente, tra uomo e natura, costituisce il tema centrale della conferenza dalla quale prende avvio la riflessione sullo SVILUPPO SOSTENIBILE, anche se quest’ultimo non è nella conferenza oggetto di definizione.

Uno dei risultati più rilevanti della conferenza è il documento delle ONG(organizzazioni non governative), elaborato sotto il coordinamento di Georgescu-Roegen con la collaborazione di due economisti, Boulding e Hermann Daly. Il documento, verso un’economia umana, tenta di individuare una nuova visione dello sviluppo e una nuova strada per la ricerca di un’alleanza tra economia e ambiente.

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La conferenza è incentrata su una condivisa crisi del modello economico dominante e proiettata verso il tentativo di individuare la coerenza di un modello di crescita rispetto ai criteri di salvaguardia e sviluppo dell’ambiente.Si avvia il processo di valutazione delle conseguenze ambientali dei modelli tradizionali di produzione e consumo, aprendo verso nuovi orizzonti interdisciplinari rispetto ai quali il termine sviluppo assume il più ampio significato di sviluppo totale (civile,sociale,culturale,spirituale) della società, non limitandosi alla sola sfera economistica.L’analisi sviluppata nel corso della conferenza è che l’evoluzione del pianeta si sta avvicinando ad un punto di crisi da cui dipende la sopravvivenza del genere umano; crisi le cui dimensioni vengono sottolineate dai tassi di espansione economica.

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Anche in questa circonferenza è centrale il problema della finitezza delle risorse nel dibattito sul nuovo modello economico. E’ presente la coscienza che il nostro sistema è un sistema finito e che nessun consumo di energia è gratuito. Questa convinzione esige una riflessione sul che fare? Il nuovo modello di sviluppo deve basarsi sull’uso parsimonioso delle risorse, l’applicazione delle nuove tecnologie deve essere finalizzata alla soddisfazione dei bisogni umani fondamentali (BASIC NEED), più che spandere i profitti, aumentare i consumi, produrre i rifiuti.Emergono nuovi concetti economici, etici, morali e scientifici che verranno sviluppati nel successivo ventennio.

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BASIC NEED

Con questo termine si fa riferimento a modelli alternativi di crescita elaborati localmente e basati sul soddisfacimento di bisogni umani fondamentali che oltre al benessere materiale comprendono la libertà, l’autodeterminazione, la sicurezza, la qualità ambientale e l’equilibrio ecologico.

La questione di un altro sviluppo viene posta da Ignacy Sachs che si ispira ad un’ecologia dei bisogni che contiene l’equilibrio ecologico.

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SELF - RELIANCE

Con questo termine si indica il carattere di autodeterminazione e auto-organizzazione del nuovo modello di sviluppo (contare sulle proprie forze). Il termine si rinvia all’autonomia e alla fiducia in se stessi.

Il principio del self- reliance comporta una strategia di sviluppo centrata sulla valorizzazione dei fattori locali ritenuto l’unico in grado di rivalorizzare le specificità dei luoghi in senso fisico.

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ECOSVILUPPO

E’ uno sviluppo che privilegia la dimensione dell’economia di comunità o di villaggio:

Il prefisso eco sta per ecologia, e affonda le radici in un particolare contesto sociale e naturale in cui tale sviluppo si colloca come alternativa della crescita economica , selvaggia e imitativa, di cui il prezzo in termini di sofferenza sociale e guasti economici è noto.

L’ecosviluppo rappresenta una nuova visione del mondo e contempla una diversa collocazione dell’uomo rispetto alla natura.

Questo concetto emerge da una doppia polemica: contro i partigiani della crescita selvaggia, che predicano una fuga in avanti nel mal sviluppo, assumendola come mezzo per correggerne tutti i mali; ma anche degli zegisti, fautori della crescita zero, vittime dell’assoluzione del criterio ecologico al punto da perdere la visione antropocentrica del mondo che è la visione di tutte le filosofie umaniste.

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L’altro sviluppo(another development), l’ecosviluppo, si basa su cinque elementi fondamentali:1. deve essere endogeno2. deve contare sulle proprie forze (self-reliance)3. deve prendere come punto di partenza i basic need4. deve promuovere i processi coevoluti tra società umana e natura5. deve restare aperto al cambiamento istituzionale

i neosviluppisti delineano alcuni concetti che entreranno a far parte più autorevolmente nel rapporto Brundtland del 1987. In particolare l’attenzione ricade sui bisogni primari delle popolazioni più povere, come punto di riferimento per ogni strategia di sviluppo; l’interdipendenza tra sviluppo e partecipazione democratica; il ruolo attribuito alle nuove tecnologie; il concetto di generazioni future.

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GENERAZIONI FUTURE

Il concetto viene introdotto nel rapporto Brundtland nella definizione di SVILUPPO SOSTENIBILE, anche se esso appartiene alla sagezza popolare:

Noi non abbiamo ereditato la terra dai nostri padriL’abbiamo avuta in prestito dai nostri figli

A cui la dovremo un giorno restituire

E’ un concetto che contempla il passaggio da una società tecnocratica ad una società ecologica.

Le generazioni future non sono ancora nate, ma noi abbiamo contratto un debito nei loro riguardi che consiste, nel riconsegnare loro un pianeta e un mondo in condizioni non peggiori delle attuali, così come diceva il sopracitato proverbio indiano.

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IMMAGINI DELLA CONFERENZA

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CON RIFERIMENTO ALLA CONFERNZA DI STOCCOLMA GIUGNO 2007

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SVILUPPO SOSTENIBILE

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STORIA DEL CONCETTO DI SVILUPPO SOSTENIBILE

Il concetto viene lanciato nella conferenza di Stoccolma del 1972, in cui viene stabilito il principio secondo il quale sviluppo e protezione ambientale non devono essere di reciproco ostacolo. Una sua più ampia elaborazione viene fatta dalla world commission environment and development con il rapporto Brundtland nel 1987 che lo definisce come detto precedentemente. Successivamente nella conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio De Janeiro nel giugno del 1992 viene indicato come uno dei comuni obiettivi da includere nei piani di azione per specifiche iniziative economiche, sociali ed ambientali in vista del XXI secolo.

I governi dovrebbero adottare una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Tale strategia dovrebbe essere predisposta utilizzando e armonizzando le politiche settoriali. L’obiettivo è quello di assicurare un sviluppo economico responsabile verso le società future proteggendo le risorse fondamentali e l’ambiente per un loro beneficio. Queste strategie dovrebbero prevedere la più ampia partecipazione possibile e la più compiuta valutazione della situazione e delle iniziative in corso.

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AGENDA 21

Impegna tutti i governi di tutti i paesi firmatari ad elaborare entro il 1996 “agende 21” a livello locale e ad elaborare indicatori di sostenibilità dello sviluppo. Il successo di questo concetto è dovuto oltre che all’autorità delle organizzazioni che lo hanno creato, alla sua capacità di creare suggestioni e di innescare nuove esplorazioni in tutti i campi disciplinari delle scienze sociali: dall’economia all’urbanistica, alla sociologia ecc., e alla sua carica di implicata critica nei confronti del modello di sviluppo dominante.

E’ difficile essere contrari a questo concetto che appare come qualcosa su cui tutti dovremmo pervenire. Pearce elenca 25 definizioni di sviluppo sostenibile desunte da testi e saggi diversi, che è la prova che non esiste un’unica definizione che includa tutti gli obiettivi da raggiungere, ma ne servono varie, perché si ricade in molti aspetti

Al concetto di sviluppo sostenibile fanno riferimento molti approcci economici che hanno in comune la ricerca di includere le variabili ambientali.

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CRESCITA SOSTENIBILEUn approccio soft è quello che tenta di apportare modifiche qualitative

attraverso l’ipotesi di riduzione dei consumi e delle sostanze inquinanti. Si ammette l’esistenza di limiti biofisici, e di volta in volta il sistema economico dovrebbe adattarsi perché non vengano oltrepassati i limiti. Il riconoscimento non esclude l’ulteriore crescita degli aggregati macroeconomici. Questo approccio può essere definito come quello della crescita sostenibile., poiché basato sulla sostituibilità fra i diversi tipi di risorsa e sull’innovazione tecnologica.

Le critiche sono incernierate su due aspetti:Il primo riguarda il ruolo del capitale come sostituto di risorse naturali.

Secondo Daly se si ammette che una certa quantità di risorse esauribili è essenziale per la riproduzione del capitale, la crescita economica incontra un nuovo limite nel fatto che la disponibilità del sostituto dipende da ciò che va sostituto.

Il secondo riguarda il ruolo delle nuove tecnologie che non sono necessariamente inquinanti e che non possono essere create semplicemente assumendo che esistono.

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LA SCUOLA DI LONDRA

La sostenibilità dello sviluppo, secondo l’approccio della scuola di Londra deve basarsi sui seguenti presupposti:

- Le risorse ambientali non sono sempre sostituibili da altre risorse (è il caso dell’ozono)

- Non sono sufficientemente note le condizioni di stabilità degli ecosistemi; domina la condizione di incertezza;

- Tutti i processi di estinzione sono irreversibili (una specie estinta non è più riproducibile)

- l’equità intra è intergenerazionaleQuesto approccio presuppone un drastico cambiamento dei modelli di

vita. La transizione verso un’economia sostenibile è infatti anche una modifica degli stili di vita e della cultura. La maggior difficoltà risiede nell’operatività, perché è difficile misurare alcune risorse come l’ozono.

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Aumentare o mantenere lo stesso livello di capitale naturale vuol dire aumentare la resilienza dell’ecosistema e quindi rafforzare lo sviluppo degli ecosistemi.In tal caso un sistema economico sarebbe sostenibile dall’ambiante su cui insiste, se l’insieme delle pressioni e degli stock che esso produce non mina in modo sostanziale la resilienza dell’ecosistema, non ne riduce cioè la capacità di fornire le prestazioni e di resistere alle future pressioni e shock.

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SOSTENIBILITA’ IN BIOECONOMIA

Un altro approccio è quello dell’analisi energetica.

I bioeconomisti partono da una visione del processo economico come circuito di materia ed energia e dall’analisi dei fenomeni economici basata sul contenuto energetico dei processi e non sul valore monetario, considerato storicamente determinato dalle caratteristiche dei mercati.

Le risorse naturali costituiscono un problema perché il loro stock è non solo finito, cioè illimitato, ma anche irreversibilmente esauribile.

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Il programma bioeconomista per lo sviluppo sostenibile si articola in sette punti:- fine della produzione di tutti i mezzi bellici- equità intragenerazionale (aiutare lo sviluppo dei paesi del terzo mondo)- controllo dello sviluppo demografico - bandire i lussi e i consumi inutili- riciclare gli oggetti ( liberazione della mania della moda)- ridurre drasticamente i consumi energetici almeno fino a quando l’uso diretto dell’energia solare non diventa un bene generale- rendere più durevoli i beni tramite una progettazione che consenta poi di riparali

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SOSTENIBILITA’ NELLO STATO STAZIONARIO

La posizione dello stato stazionario si colloca con riferimento al mantenimento del patrimonio di ricchezze naturali, per Daly lo sviluppo sostenibile è sviluppo senza crescita, ovvero un miglioramento qualitativo senza un avvento quantitativo tale da eccedere la resilienza degli ecosistemi, vale appunto a dire senza eccedere la capacità dell’ambiente di rigenerare inputs di materia prima e di assorbire outputs di rifiuti.

La sostenibilità consiste nel rispetto dei seguenti limiti:- Per una risorsa rinnovabile il tasso sostenibile di impiego non può

essere maggiore del tasso di rigenerazione - Per una risorsa non rinnovabile il tasso sostenibile di impiego non

può essere maggiore di quello al quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile, impiegata in modo sostenibile

- Per un agente inquinante il tasso sostenibile di emissione non può essere maggiore di quello al quale l’agente stesso può essere riciclato, assorbito o reso inoffensivo dall’ambiente.

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SOSTENIBILITA’ PER I MEADOWS

Gli stessi autori del rapporto MIT pubblicano nel 1992, dopo vent’anni il libro BEYOND THE LIMITS, le cui conclusioni sostengono che l’uso delle risorse e i livelli dell’inquinamento sono cresciuti oltre i limiti della sostenibilità, a dispetto dei miglioramenti delle tecnologie, della maggiore consapevolezza e delle più severe politiche ambientali.

Loro ammettono che le conclusioni a cui erano pervenuti nel 72 si sono dimostrate in parte infondate, ma che le preoccupazioni di fondo rispetto ai futuri dell’umanità permangono. I Meadows indicano in sei punti il PROGRAMMA DELLA SOSTENIBILITA’ DELLO SVILUPPO:

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1. Migliorare i segnali. Conoscere meglio e tenere sotto osservazione sia il benessere della situazione umana sia lo stato di sorgenti e pozzi, locali e planetari. Informare con prontezza e continuità i governi e il pubblico sulle condizioni dell’ambiente e su quelli economiche. Includere i costi ambientali effettivi nei prezzi economici; riformulare gli indicatori economici.

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2. Rendere più rapidi i tempi di risposta. Cercare con attenzione i segnali indicanti che l’ambiente è sotto sforzo. Decidere in anticipo che cosa fare se si presenta qualche problema e apprestare le disposizioni istituzionali e tecniche per agire con efficacia. Istruire alla flessibilità e alla creatività, al pensiero critico e alla capacità di riprogettare tanto i sistemi fisici tanto quelli sociali. In questo stadio potrebbe essere utile elaborare modelli per calcolatore; ma è ancora più utile imparare a pensare in termini sistemici.

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3.Minimizzare l’impiego di risorse non rinnovabili. Combustibili fossili, acque sotterranee e risorse minerarie dovrebbero essere usate solo con l’efficienza massima, riciclati sempre, quando possibile e consumati solo nel quadro di una deliberata transizione alla risorse rinnovabili.

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4. Prevenire l’erosione delle risorse non rinnovabili. Bisognerebbe tutelare e, fin dove possibile, restaurare ed esaltare la produttività dei suoli, delle acque di superficie, delle acque sotterranee alimentate e di tutti i sistemi viventi, inclusi pesci, selvaggina, foreste. Tutte queste risorse dovrebbero essere sfruttate solo al tasso che consente loro di riprodursi, e che andrebbe quindi studiato caso per caso. Energiche sanzioni economiche o sociali dovrebbero colpire lo sfruttamento eccessivo.

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5. Usare tutte le risorse con l’efficienza massima. Quanto maggiore il benessere che si può conseguire minimizzando i flussi materiali, tanto migliore potrà essere la qualità della vita, pur tenendosi al di sotto dei limiti. Forti incrementi di efficienza sono possibili dal punto di vista tecnico e convenienti dal punto di vista economico. Questo aspetto è essenziale, se si vuole sostenere la popolazione mondiale di oggi e quella di domani senza provocare un collasso.

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6. Rallentare e alla fine fermare la crescita della popolazione e del capitale fisico. I primi cinque punti di questo elenco possono essere perseguiti solo fino a certi limiti. Tanto più, allora, diventa essenziale questo punto. Esso implica cambiamenti istituzionali e di pensiero, e profonde innovazioni sociali. Occorre, per questo, definire livelli di popolazione e di prodotto industriale che siano desiderabili e sostenibili; occorre fissare obiettivi centrati sull’idea di sviluppo anziché di crescita. Si richiede, semplicemente, ma intensamente, una concezione dei fini dell’umana esistenza che non richieda un’espansione materiale continua.

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