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L'inglese Graham White, vincitore della Coppa Gordon-Bennett (km. 100 in ore I, r 4"). ^ae IX. TORINO, 4 dicembre 1910. N. 49. LA STA M PA ' . ìàd . Automobilismo - C iella m o Alpinisti- HftosCatl» nuoto « Canottaggio - Yaahting Ippica - Atletica - Scherma Ginnastica - Cassia - Tiri - Podismo Qinoehi Sportivi - Varietà Esce ogni Domenica in 20 pagine illustrate. _j!i ' CTTf-^r SPORTIVA (Canta corrente colla posta). DIRETTORE: GOtSTAVO VERONA Anno ^BONAMHNTI^ ^ ^ | DfHE^IORE E AMMINISTRAZIONE I l*SH*ziO NI Cn Numero j ltalia ©ent. 10 j AnaTIte , 5 X T" 0 " 1 !" 0 - Via Davide Dertolotti, 3 - T o p i n o 3K trattative rivolgersi pressa Estero .. 15 i 3- thuhpoho n -as * l'Amministrazione del Giornale femmiMHMn,. „,„ „„.,.,„.„,„.. 1 1„, „„.„.„„„„ „„„„•„ s

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L'inglese G r a h a m Whi te , v inci tore della Coppa Gordon-Bennet t (km. 100 in ore I, r 4" ) .

^ a e IX. TORINO, 4 dicembre 1910. N. 49.

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12 Senatore Mosso presenzia uno legli ultimi

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ANGELO MOSSO educatore e fisiologo

Non spetta a noi parlare di Angelo Mosso scien-ziato di proteiforme attività, mente superna di in-vestigatore geniale e volgarizzatore benefico degli

assiomi fisiologici che gover-nano la delicata macchina umana. Altri, dettagliata-mente, scrissero e magnifi-carono l'opera complessa dell'illustre dottore che a sessantaquattro anni l'ine-sorabile Parca volle suo.

Ma è per noi doveroso ricordare l'Uomo che nel campo nostro pure grande-mente emerse, trattando pel primo il grande problema dell'educazione fisica.

Fisiologo, aveva stupito il mondo scientifico con la genialità delle sue intuizioni sulla composizione del san-gue, sulla temperatura del cervello, sui fenomeni della respirazione ; uomo pub-blico, quando gli esercizi sportivi non avevano ancora iniziato fra di noi la loro fioritura,, fece inarcare le ciglia ai ben pensanti del-l'educazione fisica combat-tendo la goffa noia della ginnastica tedesca, allora imperante, per sostituirvi la gaia sanità antica dei giuochi inglesi all'aria a-perta.

Sfidò, noncurante, i sorrisi e le censure dei colleghi e si fece volgarizzatore; sa-crificò ogni terminologia

emetica ed illustrò con semplicità e chiarezza accessibile a tutti, i delicati fenomeni fisiologici: la fatica e la paura.

Della sua numerosa produzione scientifico-let-teraria ci pare opportuno citare, perchè vengano riletti, alcuni dei suoi più poderosi studi in ma-teria di educazione fisica. Così: La paura (1881), Un'ascensione d'inverno al Munte Rosa (1885), La

fatica (1891), L'educazione fisica della donna (1892), L'educazione fisica della gioventù (1893), Fisiologia dell'uomo sulle alpi (1897), La riforma dell'edu-cazione (1898), Mens sana in corpore sano (1903), Vita moderna degli italiani (1906). Meno note per il loro carattere speciale, ma ugualmente impor-tanti, sono le pubblicazioni: La respirazione nelle gallerie e l'azione dell'ossido di carbonio, Labora-toire Scientifiqne International du Mont Rosa e gli Archives italiennes de Biologie, fondati dal Mosso nel 1883 e da lui diretti. '

Se il Mosso volle che i suoi studi di fisiologia divenissero accessibili anche al più profano dei lettori, d'altro lato egli non si chiuse nella sua specialità, ma amò estendere i suoi studi a campi affini e a campi anche non affini.

E' facile determinare la linea progressiva degli studi del Mosso ; essa è segnata chiaramente. Si approfondì dapprima nella sua scienza fisiologica, occupandosi particolarmente dei fenomeni della « paura », della « fatica », e compiendo una serie di esperienze sulla circolazione del sangue nel cervello e sulla temperatura del cervello. Per le esperienze necessarie a questi studi costruì spe-ciali apparecchi registratori, quali il pietismo grafo, per lo studio della circolazione del cervello, l'er-gografo, per la valutazione della fatica muscolare. Raffrontando i caratteri della fatica muscolare e della fatica nervosa, egli giunse a sorprendere le leggi che governano Ja fatica nervosa, mediante una serie di ricerche delicatissime. Tra le sue esperienze rimangono famose quelle fatte sul muratore Bentini, introducendo il bulbo d'un ter-mometro e altri strumenti registratori della cir-colazione tra una circonvoluzione e l'altra del cervello, attraverso larghe breccie della scatola cranica che erano state prodotte da traumi acci-dentali.

Con qùesti sottili metodi di indagine egli riuscì a scoprire i fenomeni più nascosti nelle profon-dità dei tessuti nervosi ; e per i risultati che ot-tenne da queste esperienze, su giudizio del fisio-logo e matematico tedesco Helmolz,gli fu attribuito il premio reale dell'Accademia dei Lincei. Poi il Mosso si volse allo studio della fisiologìa dell'uomo

sulle Alpi, cui s'era appassionato durante quel-l'escursione invernale sul Monte Rosa che è da lui mirabilmente descritta nel volumetto citato.

E da quell'anno 1885 è un succedersi di spedi-zioni, compiute prima con mezzi propri, poi con l'aiuto della Regina Margherita e del prof. Solvai di Bruxelles; l'ultima spedizione, importantissima, la compì nel 1903, insieme con parecchi dotti stra-nieri, e con gli italiani Galeotti, Agazzotti e Foà. E finalmente egli vide compiuta un'opera di cui s'era fatto iniziatore e propugnatore: l'Istituto fisiologico del colle d'Olen, che si intitola al suo nome, che fu da lui inaugurato alla presenza della Regina madre il 27 agosto 1907, Istituto unico al mondo, che sorge a 3000 metri d'altezza, alla cui fondazione concorsero il Governo italiano e parecchi Governi esteri, e a cui convengono studiosi di tutto il mondo per l'indagine sulle condizioni dell'uomo in alta montagna.

Il Mosso, che fu per molti anni presidente della Società Ginnastica di Torino, studiò ancora inten-samente l'educazione fisica, di cui fu propugna-tore attivissimo, sia con la sua opera di scrittore, sia con la sua opera in Senato.

Ma i suoi conati, le sue perorazioni verbali non furono così efficaci da smuovere i governanti d'Italia ad una saggia riforma dei sistemi edu-cativi delle nostre giovani masse.

Restino i suoi studi, i suoi libri a mònito sco-titore per chi dovrebbe occuparsi di legiferare qualche cosa di pratico e di decisivo, e dare i necessari mezzi a che l'educazione fisica venga elevata nel nostro paese al posto che le spetta.

Mentre il bilancio statale italiano concede una parte infinitesimale dei suoi milioni ad incre-mento di una educazione fisica per di più male intesa, la piccola Svizzera stanzia pressoché un quarto dei capitali formanti il budget 1911 a be-neficio dell'educazione fisica nazionale.

Ma son questi dei raffronti e delle considera-zioni che non giungono ai nostri governanti. I quali, ad onorare degnamente la memoria di An-gelo Mosso, primo e vero apostolo dell'educazione fisica, dovrebbero tradurre in pratica quei postu-lati che gli studi del grande fisiologo dimostra-rono necessari al bene della nostra gioventù.

reporter.

la preparazione del la gioventù al servizio militare Il compianto senatore Angelo Mosso fu attivo propa-

gandista dell'educazione fisica nazionale non solo con copiose ed istruttive pubblicazioni, ma pure con Vaiata parola. Crediamo interessante riprodurre un brano di una sua interpellanza ditetta al Ministro della Guerra dagli scranni del Senato cinque anni or sono, quale pre-parazione della gioventù al servizio militare.

« Vi è in I tal ia una schiera di patr iot t i che aspi-rano ad educare una gioventù più forte in servizio dell'esercito, delle Associazioni numerose che spen-dono per addestrare la gioventù alle marcie, innu-merevoli cittadini che cercano coli' azione e col-

Angelo Mosso, educatore e fisiologo.

l'esempio di mostrare la loro simpatia e il loro affetto per l'esercito, di diffondere, sostenere ed incoraggiare tu t t e le istituzioni che servono a mantenere vivo lo spirito militare del popolo italiano. Solo il Ministero della guerra assiste impassibile a questo moto di r innovamento e cammina per una via che conduce in una direzione opposta.

« In un bilancio che supera i 200.000.000, non si t rovano le poche centinaia di lire che occorrono per favorire e promuovere le istituzioni che hanno

er solo intento di dare dei buoni coscritti ai-esercito. « L'Italia è povera e manca l ' iniziativa privata

nell 'educazione e mancano i Mecenati che, come nell 'America, esercitano un'influenza profonda sul progresso della coltura e di ogni iniziativa civile.

« Una Società ginnastica senza mezzi propri e sussidi non può vivere. La Società ginnastica di Torino, perchè fu fondata prima dello Statuto, si sostiene meglio delle a l t re ; al sno direttore, il dottor Monti, assegnò uno stipendio di 1500 lire coll'al-loggio, poi ha un altro maestro con 800 lire e due maestre e cinque persone di servizio ; il Governo ci

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H U S T f t M E R i e

l'axUot. te. rxxiuire. La disputa del Premio Chavez a Parigi (m. 400). - La partenza.

dava un piccolo sussidio, ma ce lo tolse quando mandammo cento ginnasti al concorso nazionale di Firenze cogli zaini militari, i tamburi, la fanfara, pagando le spese del viaggio ai maestri ed agli in-servienti, ed a trenta operai poveri.

« Spende più la Società ginnastica di Torino che non spenda lo Stato per tu t ta . l ' I ta l ia coi suoi tre Ministeri dell'istruzione, della guerra e dell 'interno per incoraggiare con dei sussidi l'educazione fisica della gioventù.

« Nell'ultimo Congresso internazionale dei fisiologi, che si tenne nel mio laboratorio a Torino, vennero due giapponesi. Prima era già venuto un professore di fisiologia e dopo ne venne un altro ancora. Tut te e tre le volte mi sono fatto un dovere di condurli a visitare gli Ist i tuti scientifici e i Musei della mia città, e tut te tre le volte mi pregarono di far loro vedere il campo dei giuochi dell'Università. Quando rispondevo che non lo avevamo, mi domandavano di visitare almeno l'edificio e la palestra coperta per gli esercizi fisici degli studenti universitari. Rispon-dendo che anche questo non c'era in nessuna Univer-sità italiana, mi guardavano increduli e maravigliati.

« Quei loro occhi obliqui fa t t i a mandorla, e quel sorriso giallognolo con l'espressione della loro sor-presa, non li dimenticherò più!

« E la mia umiliazione diventò anche più grande quando, dopo alcuni mesi, ricevetti un album col campo dei giuochi e la palestra dell'Università di Tokio, che i miei colleghi del Giappone mi man-darono, come ricordo, forse, ma certo per mo-strarmi quanto l'Estremo Oriente sia più progredito dell'Italia nell'educazione fisica degli studenti uni-versitari.

« Il nostro è un paese povero che manca d'inizia-tiva per quanto riguarda l'educazione fisica ; i muni-cipi sono sicuri che il Governo non darà loro alcuna molestia, perchè il primo a non occuparsene è il ministro dell'istruzione.

e Guardate l'Università di Roma, la Sapienza, per

quanto riguarda l'educazione della gioventù, è tale quale ce l 'hanno lasciata i Papi. Vi son quattro Licei e quattro Ginnasi, ili Roma ; in nessuno di questi Isti-tuti esiste una palestra per la ginnastica.

« Il Ministro della guerra, interrogato se poteva concedere qualche sussidio ad incremento dell'edu-cazione fisica e del tiro a segno in modo partico-lare, rispose che toccava al ministro dell'istruzione di provvedere a questi bisogni.

« Trattandosi di contributi che servono a prepa-rare la gioventù al servizio delle armi, noi ci rivol-giamo al ministro della guerra, che ha la borsa meglio fornita, noi chiediamo che si mettano nei bilanci dei sussidi convenienti per tener in vita e rendere fiorenti le Società ginnastiche che in un paese povero come l 'Italta, trattandosi di at t rarre nella loro orbita la grande massa di operai indi-genti, non hanno mezzi per educarli al servizio militare.

« Tocca ai ministri di mettersi d'accordo nei loro Consigli e di provvedere, perchè-il tempo stringe. E' una politica savia (la sola che può salvarci da tristi sorprese) quella di adattare le istituzioni alle necessità dei tempi.

« Con la cooperazione, che è il metodo più effi-cace di far trionfare i piccoli mezzi, si possono ottenere dei grandi risultati . Stanzi il Governo un piccolo fondo, e può essere certo che ne raccoglierà un f rut to immediato, rendendo l'esercito più caro al popolo ».

Il triplo giro di Monza vinto da CATTRO.

Domenica scorsa, organizzato dalla Società Sportiva Velites, di Monza, si è svolto il Triplo Giro Podistico di Monza su un percorso di km. 14,500.

Il gruppo dei corridori si snodò subito velocemente sulla strada ancora striata dalla neve caduta abbon-dantemente ieri l 'altro, e si diresse al rondò del Via-lone reale. Cattro da una delle ultime posizioni, con un'andatura regolanssima, si portò snbito al comando seguito da Fontana, da Bertini e da Massone, i grandi favoriti della corsa. Subito essi dimostrarono di es-sere superiori a tu t to il lotto dei concorrenti, con-quistando un notevole vantaggio.

Solo Fontana, per un calcolo di tattica, non forzò subito l 'andatura e fu leggermente distaccato. Al controllo del primo giro posto in piazza Vittorio Ema-nuele passò primo Cattro, seguito da Massone e da Bertini ; a cento metri Pagani, Fontana e il tedesco Von Hermann, che precedevano di altri 100 metri Chiara, Rumi, dell 'Era; a 800 metri seguivano Comi, Belloni, Ventura, Bongini ed Ebolliti; a 400 Violini, Gazzola e Pasina.

Durante il secondo giro Cattro, con una studiata progressione di andatura, si liberò dei suoi due av-versari, avvantaggiando irresistibilmente. Egli passò al secondo controllo con 200 metri di vantaggio su Massone e Bertini, e con 250 su Fontana che prece : deva Rumi, Pagani, Von Hermann e Dell'Era, tu t t i separati da brevi distanze. Cattro, non più minacciato, continuò senza preoccupazione nella sua bella anda-tura.

Ecco l'ordine d 'arr ivo: 1. Giuseppe Cattro dell' Au-dace di Torino in 49'; 2. Antonio Fontana dello Sport Club Italia di Milano in 50; 3. Massone dell'Ardito Sport di Genova in 50' 30"; 4. Rumi di Monza; 5. Ber-tini di Gessate, che nell 'ultima parte del percorso ebbe dei dolori viscerali e fu raggiunto e sorpassato dal Rumi; 6. Pagani di Milano; 7. D. Von Hermann di Zurigo; 8. Dell 'Era; 9. Comi; 10. Ebolliti; 11. Bon-gini; 12 Belloni ; 13. Ventura; 14. Gazzola; 15. Pa-sina; 16. Hans Hoz; 17. Chiara; 18. Violini. La Coppa Challenge «Monza», dono dell'on. Nava, è assegnata al Club Audace di Torino al quale appartiene il primo arrivato.

Varrivo del Premio Chavez. Faillot giunge 1" innanzi a Poulenard 2°, iiltdtre 3° e Alexandre\_4", in min. 1 e 315.

Keyser durante un massaggio.

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( B R E V E T T I E N R I C O ) S o c i e t à , A n o n i m a A U T O M O R I L I I N D U S T R I A L I e per T U R I S M O

TORINO - Via. Monginevro - TORINO Rappres. esclusiti per il Piemonte: G. & C. Fratelli PICENA - Torino - Corso Principe Oddone, 17

fra gli incontri più attesi e più appassionanti J il primo perchè potrebbe risolversi in lina ri-vincita dei milanesi sulla Pro Vercelli, che due volte consecutive li vinse, ma soccombette al Genoa, sconfìtto domenica scorsa dal Milan Club; il secondo per le sue novità, per il nessun punto d'appoggio da cui staccare un pronostico, non essendosi mai i olubs Piemonte ed Internazionale finora incontrati.

E le loro son due squadre che, a parte le abilità individuali senza confronti superiore negli iiiter-nazionali, molto si assomigliano per sistema di giuoco, e specie poi per la vivacità d'attacco, sì che i piemontini si direbbero i discepoli dei nero-azzurri internazionali.

Potremo dire, nel numero prossimo, che i disce-poli han superato i maestri l Ce lo auguriamo come giusto premio dell'ardito debutto in prima categoria di questo P. 0. Piemonte che ha fatto tutto da sè, senza mezzi soverchi, alimentato solo dalla gran fiamma dell'entusiasmo di un manipolo di giovani che han dovuto lottare e debbono lot-tare ancor oggi, con la concorrenza, non sempre generosa, degli altri ricchi ed anziani clubs to-rinesi.

A Torino. Juventus P. C.-Piemonte F. C. fanno match pari, 1-1.

La prima squadra del F. O. Tarino.

Le altre squadre che han giuocato domenica non ci paiono della forza delie due più sopra citate.

Juventus, Torino, Piemonte, le tre équipes tori-nesi, non sono, per ora almeno, gran cosa. Sle-gate le casacche granata, disordinati i bianco-neri, deboli alla difesa i granata-celesti, potranno questi Clubs toccare qualche bel momento, ma organicamente, per ora, non dànno affidamento soverchio di poter sostenere l'impeto d'una squadra veramente forte ed omogenea, come ci sono ap-parse il Milan Club e l'Internazionale, ed oggi forse si mostrerà la Pro Vercelli. L'Andrea Boria pure è deboluccia, manca d'una vera tattica

(Fot. cav. Zoppis - Torino).

e le inversioni dei termini possono avverarsi. A chi il glorioso trofeo del Campionato 1

E a proposito di trofei, a quale fra i portieri delle grandi squadre spetterà il Trofeo, con ge-niale novità, posto in palio dalla Gazzetta dello Sport ?

Il concetto di premiare il portiere è ottimo, anche se non completamente logico, perchè noi vediamo oggi il De Simoni dell' U. 8. M., già goal-heeper della nostra squadra nazionale, gra-vato di cinque punti, pur avendo brillantemente sostenuto gli attacchi internazionali.

Lo stesso De Simoni, se fosse invece stato por-tiere dell'Internazionale, sarebbe stato alla pari

Le squadre : F. O.Juventus: Pennano; Frey-Mastrella; Kun-

dig-Ferraris-Egli ; ZufS-Besozzi-Maffiotti-Geisser-Valobra,

F. 0. Piemonte: Faroppa; Perazzi j.-Tagliabue • Berardo E.-Mattea-Boggio ; Spinoglio-Follis-Be-rardo F.-Gavinelli-Peruzzi s.

Arbitro il signor G. Radice del Milan Club Inizio del giuoco : ore 15,30 (palla alla Juventus).

1» goal, ore 15,55 (Piemonte : Berardo F.). Ripresa, ore 16,25. 2» goal, ore 16,56 (Juventus : I). Il match, annunciato per le ore 15, ebbe una

buona mezz'ora di ritardo per la semplice ragione che nè giuocatori, nè l'arbitro si diedero premura di essere puntuali. Il pubblico restò così trenta minuti a battere i piedi dal freddo e ad ammi-rare ogni altra cosa fuorché l'annunciata partita Il match ch'era preceduto fra la la squadra Boys e la 3a Juventus, rimasta vittoriosa con 4-3 era

con la maggioranza dei suoi colleghi penalizzati da un punto solo. Dunque? Ma se tutte le ini-ziative che si voglion premiare dovessero cadere perchè esattamente non ottengono lo scopo pre-fisso, inutile sarebbe iniziare, e l'apatia imperante ci lascierebbe sempre allo stesso punto...

Noi plaudiamo quindi al nuovo premio messo in gara dai colleghi di Milano, e ci auguriamo che esso sia di spettanza a chi, il più possibile, se ne sarà reso meritorio per virtù propria.

Ad oggi pertanto il cozzo fra Milan Club e Pro Vercelli, e quello Internazionale-Piemonte, due

Malvano, l'arbitro del match Torino F, C.-Andrea Doria. (Fot. cav. Zoppis - Torino).

L'inizio del Campionato Italiano Non tutte le previsioni colpirono nei segno.

Alcuni dei pronostici sull'esito delle prime di-spute fra le grandi squadre concorrenti al Cam-pionato italiano svaporarono sui terreni di giuoco sui quali avevano voluto incautamente aleggiare, quasi a mònito alle squadre profetizzate vincenti.

Cosi quella che s'era detta « incerta partita di Genova », si ridusse ad una superiorità netta dei rosso-neri milanesi.

La facile vittoria juventina si accontentò d'es-sere un match pari con l'antagonista Piemonte; la discussa superiorità dell' Internazionale sul-l'IT. S.M., troppo spesso tócca dalla disdetta, non è oggi più da discutersi, malgrado la lezione sull'inizio della stagione a Treviglio inflitta dagli unionisti 5-1 agli internazionali ; infine la magra figura riservata ali 'Andrea Doria, si ridusse ad una ono-revole sconfitta 1 a 2 del F. 0. Torino.

Che questi primi matches bastino a dare una esatta idea delle forze reali delle squadre che han debuttato, nessuno potrà sostenerlo.

Ma che tuttavia due squadre abbiano colpito per le regolari vittorie riportate, tutti coloro che ansiosamente seguono le fasi del nostro giuoco, troveranno cosa indiscutibile.

L'Internazionale ed il Milan Club, prima che la Pro Vercelli abbia potuto aver campo di portarsi in terzetto con esse, pare a noi che siano le due squadre migliori attualmente... sul mercato.

I campioni d'Italia, ai già ottimi elementi in-ternazionali di cui disponevano, hanno saputo aggiungere i Neudecker, Scheurer, Eberhard, gio-vani di innegabili risorse tattiche.

II Milan Club si è arricchito di due famosi belga : Van Hege e Tobias, accontentandosi di queste due sole importazioni che da sole valgono però più e meglio delle parecchie altre, d'infelice scelta, di qualche Club, le cui forze è risaputo consistono essenzialmente nella cassa-forte so-ciale...

offensiva, e non ha trovato quest'anno uomini nuovi, se si toglie il Lanata, che l'abbiano rin-forzata da com'era l'anno passato.

Il girone dei matches è però solo adesso iniziato

La prima squadra dell'Andrea Doria. A sinistra : l'ing. N.

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finito puntualmente alle 15, onde, volendo, si sarebbe potuto essere puntuali.

Fredda la giornata, discretamente buono il campo ; Radice, arbiter elegantiarum oltre che del giuoco, fischia l'adunata ed alle 15,30 il giuoco comincia.

La palla è ai bianco-reri che corrono all'assalto : Zuffi centra sul goal e Faroppa deve slanciarsi in tutta la sua altezza per arre-stare la palla che, deviata, passa sopra la porta. É' un corner, in-fruttuoso però. La palla ritorna al centro del campo, dove in un arruffìo poco mirabile, dato un match di Campionato, i giuocatori se la passano e ribattono disor-dinatamente.

Dopo un po' i primi a ritrovarsi sono i piemontini, i quali, ordina-tamente, ma fermi troppo nei loro passaggi, si portano sotto la rete di Pennano, che si difende da un primo pericoloso assalto. Da questo momento gli attacchi si alternano e mostrano le diverse caratteri-stiche delle due squadre.

Grli avanti della Juventus scap-pano, ma svolgono un giuoco frazionato, individuale, benché veloce.

I granata-celesti, più omogenei, più calmi, avanzano in linea e sovrabbondano di passaggi se non di decisione.

E' solo al 25° minuto che, dopo un persistente attacco, su di un preciso centro di Spinoglio, Be-rardo F. dalla sua posizione di centro infila il pallone nella rete della Juventus.

Minacciosi pel restante della partita i piemontini non colgono altri frutti, perchè la porta è abilmente difesa dai terzini bianco-neri. Ottimo il Mastrella, ma defi-ciente il Frey.

Nella ripresa è la Juventus in prevalenza all'offensiva. Si palesa la debolezza dei terzi granata-celesti, mal sicuri nel calcio e piut-tosto lenti di corsa. Faroppa in-vece difende la propria porta mi-rabilmente, salutato da "requenti scoppi di applausi. Fai ppa in certi arresti, in certe azioni decise, fu inarrivabile...; in un ennesimo assalto juventino, egli però cade insieme ad un giuocatore avver-sario sulla linea del goal, altri tre o quattro se ne accavallano; tutt i urlano, il pubblico grida, il referee fischia... Dov'è la palla ? Essa è rotolata, per merito di chi è un mistero, nella rete piemon-tina.

L'ultimo quarto d'ora, quello che segue a questo goal di pareggio, è giuocato furiosamente. Il match si fa animato, interessante, come, non lo fu per l'innanzi... Nel fer-vore di un assalto Frey fa cadere un avversario, e viene punito dal-l 'arbitro con l'espulsione dal campo.

Sono gli ultimi minuti di giuo-co... Con un corner concesso al Pie-monte ed arrestato appena giuo-cato, Radice fischia la fine.

Le due squadre sono alla pari 1-1. F. C. Torino vince Andrea Boria,

2-1. Le squadre : Torino F. 0. : Arbenz ; Morelli-

Capra; Demarchi-Bachmann j.-Ca-pello ; Debernardi-Fresia Rodgers-Marengo-Bachmann s.

Andrea Loria: Lanata; Calì-Suitzer; Ansaldo-Repetto-Galetti ; Santa Maria-Giordano-Boni-Bru-nello-Klusmann.

Inizio del giuoco, ore 15. 1° goal: ore 15,5 (Torino, Bach-

mann j). 2° goal: ore 15,35 (Loria, Klu-

smann). Ripresa ore 15,55. 3 goal: ore 16,20 (Torino, Ma-

renco). Arbitro l'ing. N. Malvano. Un numeroso pubblico è accorso

per assistere a questa interessante partita che, contrariamente all'a-spettativa, si è svolta con molta fiacchezza da parte di ambe le squadre. Nel Torino, causa ma-lattia, venne sostituito il capitano Bollinger col Morelli, e nell'An-drea Loria furono sostituiti cinque giuocatori, essendo tre sotto le armi e due ammalati.

Nel primo tempo, dopo cinque minuti, Bach-mann junior del Torino, dietro un ottimo pas-saggio di Cappello, segna il primo goal, applau-ditissimo ; dopo 20 minuti Klusmann della Loria riesce, con un buon centro, a segnare un goal.

La partita prosegue con indecisi attacchi e qualche tentata fuga sino al 35° minuto; a questo punto, causa un fallo di Capra, l'arbitro concesse

Il Campionato Italiano. — Le prime eliminatorie a Milano. Dall'alto in basso: 1. La squadra dell'U. S. M. — 2. De Simoni e Campetti, due fra i mi-

gliori portieri d'Italia. — 3. De-Simoni, l'eroe dell' U. 8. M., in una delle sue magnifiche parate. — 4. La 1" squadra del F. C. Internazionale, campione federale 1910, che ha bat-tuto domenica 27 l'U. S. M. (Fotografie di A. Foli - Milano).

un calcio di rigore, ottimamente tirato da Cali dell'Andrea Loria e mirabilmente parato dal portiere del Torino, Arbenz.

Alla ripresa, e precisamente dopo 25 minuti, grazie a un riuscito passaggio di Debernardi, Marenco segna un secondo goal per Torino. La vittoria è stata dunque per il F. 0. Torino, con 2 goals a 1.

A Milano. Il F. C. Internazionale

batte l'U. S. M., 5-1.

Un migliaio di persone, nono-stante il tempo coperto, ha assi-stito all'Arena al primo match per Milano del Campionato fe-derale di prima categoria, che metteva di fronte due squadre cittadine, il F. 0. Internazionale e l'Unione Sportiva Milanese. Le squadre si presentarono così for-mate :

F. 0. Internazionale: Campelli; Fronte-Streit; Zoller-Fossati-Mo-retti; Payer-Eberhardt-Engler-Neudecker-Scherrer.

U. 8. M. : De Simoni ; Boldorini-Varisco; Rosèo-Caimi-Alfieri ; Mor-belli - Sardi - Baiocchi - Verga - Car-rara.

La partita si svolse in modo interessante; nel primo quarto d'ora le squadre battagliarono a lungo, senza riuscire a segnare nessun punto; poi, a grado a grado, il F. 0. Internazionale andò acquistando la superiorità.

Malgrado la partita si dimo-strasse più aperta di quello che fu il match di domenica, i campioni del 1910 seppero applicare il si-stema adottato l'anno scorso dei passaggi continui, che li portò ad essere considerati come la squa-dra che possedeva la miglior tat-tica.

Dopo i dae primi goals del primo tempo, la vittoria del F. 0. Internazionale apparve certa ; esso aveva ormai dimostrato di I esser padrone della situazione.

Sulla fiùe del primo tempo, i nero e azzurri attaccarono for-tissimi, con i forwards ben ser-rati; disgraziatamente essi per-sero molte occasioni di segnare punti.

La ripresa segnò un risveglio delle energie degli unionisti, i l quali seppero per qualche tempo i tener libero il loro campo. Ma sul finire del match gli interna- 1

zionali, mentre gli avversari appa- I rivano esausti, ritornavano all'at-tacco e segnavano altri 3 goals.

A Genova. Milano Club vince Genoa Club, 3-0.

Le squadre: Genoa Club: Marchetti; Storace-

Murphy; Herzog-Ferrario-Bauer ; Piaggio - Hurni - Goswiller - Swi't-Marassi.

Milan Club: Barbieri; De Vecchi-Sala; Colombo-Moda-Rizzi; Bada-stro-Van Hege - Tobias-Cevenini-Bontadini.

Il primo match di campionato tra il Genoa Olub ed il Milan Club, si è chiuso con la vittoria di quest'ultimo con 3 goals a zero.

La partita fu Pxquanto fiacca, specialmente da parte del Genoa\ che è bene osservare non era in una delle sue migliori giornate, mentre il Milan ha giuocato brillante-mente conducendo ogni attacco velocemente e con precisione.

La prima riga del Genoa che nel match contro la Pro-Vercelli, aveva giuocato con discreto as-sieme, contro il Milan Olub in-vece condusse attacchi troppo iso-lati e troppo individuali, cosicché la difesa milanese facilmente po-teva sventarli.

Nel primo tempo, è il Milan che con velocissime discese mi-naccia sovente la porta genovese, liberata da Marchetti e Murph/,

Ma non va molto che Van He7 3 in una velocissima scappata rie,: ° a segnare il primo goal.

I genovesi sembrano ride sta si, ed infatti la rete di Barbiei. è messa in serio pericolo. Maxassi e Swift calciano diverse volte in goal, ma ogni sforzo è vano, perchè Barbieri, in ottima forma, para magnificamente.

L ' - a S - r A M P A S P O R T I V A \ - J * y 7A '5

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tatto che sono indispensabili in una squadra di prima categoria.

Però, dato che la loro tecnica di giuoco è buona, e che gli elementi della squadra, spe-cialmente i meno buoni, sono giovani, ma pro-mettono bene, non è improbabile che dopo parecchi matches d'allenamento con avversari di classe, essa possa fare buona figura nel massimo Campionato italiano.

(p. p.) .

Le corse al trotter milanese (Ippodromo di Turro).

Il maeht Genoa-Milan, Club sulla pelouse di S. Gottardo a Genova. Una fase di giuoco sotto la porta milanese. (Fot. A. Bottino).

Sono i milanesi ora che prendono il sopravvento o molto spesso la difesa genovese deve impegnarsi a fondo, per sventare ogoi attacco.

Siamo sul finire dei 45 minati ed è nuova-mente Van Hege che riesce, per la seconda volta con un fortissimo shot, a segnare il secondo goal.

Al segnale del riposo, il Milan è in netto van-taggio.

Alla ripresa, si spera che il Genoa si ridesti e giuochi in modo migliore, ma ogni speranza è vana.

E' Milan invece che continua velocemente a tenere l'offensiva, e si deve a Murphy e Marchetti, se la sconfitta non fu più disastrosa.

La partita prosegue monotona, la palla vola da un estremo all'altro, raramente Barbieri è impe-gnato, mentre proprio sul finire Tobias segna il 3° goal.

Non si può dire, contrariamente al risultato numerico, che la superiorità dei milanesi sia stata schiacciante non avendo il Genoa reso quanto dimostrò di poter fare, onde prima di pronun-ciarci a formulare considerazioni su questa squadra ci occorre vederla definitivamente completata ed affiatata.

Il terreno era pesante. Arbitrò Bertinotti della Pro Vercelli, il di cui

operato ha lasciato poco soddisfatti per lentezza e poca sicnrezza nelle decisioni.

Sacci. A Vercelli.

Pro Vercelli I batte Casale F. B. C., 2-0 in un match di allenamento.

Grande aspettativa, domenica scorsa, a Ver-celli, per vedere i giovani e baldanzosi casalaschi alle prese coi bianchi campioni.

Però, mentre Gasale scese in campo colla sua squadra completa: Gallina I.; Scrivano-Cavas-sonza I I ; Gallina II-Barbesino-Baggio; Berretta-Maggiani-Guasco-Caire-Varese; Vercelli si pre-sentava con una squadra ancora una volta modificata, e che neppare sembra essere la de-finitiva.

Allontanato Fresia, per punizione, ed indisposto Milano II, ecco come erano disposti gli undici bianchi: Innocenti; Binaschi-Valle; Bossola j.-Milano I-Leone; Raso - Ferraro - Rampini - Ara-Corna.

Lo scopo di questo spostamento di Ara dalia seconda alla prima riga, doveva essere quello di infondere a questa maggior vigorìa e snellezza, ma così non fu; e se pure il giuoco dei forwards fu sempre buono, la seconda fila non fu sempre all'altezza della situazione, dimodoché i backs dovettero impegnarsi a fondo in quei rari mo-menti in cui gli avversari riuscirono ad at-taccare.

I quali avversari non riuscirono mai, peraltro, ad impegnare seriamente Innocenti, mentre, al contrario, la porta di Gallina fu ben aspramente attaccata, e questi ebbe campo di mostrare tutto il suo virtuosismo e la sua ottima presa.

M»nca nei casalesi l'eccellenza individuale degli] I uomini e quell'affiatamento, quella calma sopra j

Dopo il premio di America, il Criterium d'Au-tunno, si è disputato domenica il Premio Reale. Ecco i risultati della giornata:

Premio Compensazione (handicap), L. 1000, di-stanza m. 1609, vincere due prove.

Corrono: Miss Good di scuderia Ponte Seveso-Charming Daisy e Rialto, di Montalti - Ariosto, di Minti - Giolitti, di Ossani-Gualandri - Duca, di Cavallazzi - Fato, di Guida - Laura, di Del-l'Oro - Epine Kuser, di Centanin - Manfredi, di Ossani.

Prima prova: 1. Giolitti in 2'32" e 4/5 - 2. Miss Good - 3. E pine Kuser.

Seconda Prova: 1. Giolitti in 2'36" - 2. Miss Good - 3. Manfredi.

Premio Verona, L. 1100, distanza m. 1609, vin-cere due prove.

Corrono: Miss Helyette, di Bersani-Garagnani -Biancofiore, di Brunati - Impero, del marchese Di Bagno - Otello H., di Pardi - Fiordaliso, di Ossani-Gualandri - Pia, di Gobetti - Liana G., del nob, Grasselli.

La riunione autunnale al trotter milanese (Ippodromo di Turro). In alto : Premio d'America. La partenza. — In basso: Argento, che trionfò nel Premio Reale, colla nuova

guida di Giannino Rossi, figlio del compianto cav. Rossi. (Fot. A. Foli - Milano).

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) I

Prima prova: 1. Pia, in 2'25" e 1/5 - 2. Fiordaliso - 3. Impero.

Seconda prova: 1. Pia, l'27" e 4/5 - 2. Impero - 3. Fiordaliso.

Premio Turro, L. 2000, distanza m. 1609, vincere due prove.

Corrono : Della Fiske e Concurrent, di Brunati - Irvin S., di Barbetta - Caruso, dei F.lli Giorgi - Ward, di Lamma - Man-fredi di Ossani - Mistrel Wilkes, di Arti-noli' - Busy, di Branctiini.

Prima prova: 1. Della Fiske, in 2'24" e 3/5 - 2. Busy - 3. Mistrel Wilkes.

Seconda prova: 1. Ward, in 2 20" e 3/5 -2. Busy 3. Caruso.

Terza prova : 1. Ward, in 2'21" - 2. Con-current - 3. Busy.

Premio Reale, L. 5000, date da S. M. il Re, per cavalli di 3 anni, nati ed allevati in Italia appartenenti a proprietari stabil-mente domiciliati nel Regno, distanza m. 2413, prova unica.

Corrono : Calycanthus, di Barbetta -Fagiolino, di Visentini - Argento, di Rossi - Sandrone, di Lady Hambletonian - Cairo, di Pirovana-Mazza- curati.

Arrivano: 1. Argento, in 3'47" e 4/5 -2. Calycanthus - 3. Cairo - 4. Sandrone.

Squalificato Fagiolino, giunto primo. Alle corse assisteva il Conte di Torino.

Che cosa si sente viaggiando in un'areonave?

Ecco l'impressione di Santos Dumont : « La mia prima impressione fu la sor-

presa che la mia areonave andasse diritta in alto e la sensazione del vento sulla faccia ».

Quando spira il vento, la navigazione potrebbe paragonarsi alla navigazione flu-viale d'un battello a vapore, e, qnando non vi è vento, alla navigazione su di un lago.

I venti agiscono sull'areonave come le correnti sui bastimenti, e l'areonauta procura, per quanto gli è possibile, di navigare negli strati tranquilli dell'atmosfera.

L'areonave è soggetta, come tutte le navi, al rullìo e al beccheggio, movimenti però non molto pronunciati per effetto della minore resistenza opposta dalle onde aeree.

La terra sembra fuggire dall'areonauta, al quale è anche dato di esperimentare la strana impres-sione del moto combinato orizzontale e verticale.

« Infatti non posso descrivere — esclama il Dumont — il piacere, la meraviglia e l'esaltazione di questo movimento libero, diagonale, su e giù, combinato con bruschi cambiamenti di direzione orizzontale, quando la nave aerea risponde ad un

Giuseppe Mossi, allievo della scuola d'aviazione, di Pordenone, ha avuto il brevetto di pilota-aviatore il 29 novembre. (Fot. Falerno - Pordenone).

tocco del timone ; gli uccelli provano questa sen-sazione quando, distendendo le loro grandi ali, volano in curve e spirali per il cielo ».

Le catastrofi dell'areonautica. Almerico da Schio così spiega la causa delle

catastrofi : Esse provengono :

а) dal trascurare le norme che la scienza e l'arte insegnano per qualunque costruzione, dove ci sieno forze da impiegare e resistenze da op-porre ;

б) dal non curarsi del conoscere ciò che fu fatto prima e da cui si impara ciò che si deve far poi;

c) dalla presunzione di poter risolvere prati-

camente problemi di fisica e di mecca-nica, senza conoscere nè la fisica, nè la meccanica ;

d) dall'opinione che l'areonautica deve essere conquistata tutta in una volta da un Galileo, o da un Edison che faccia una grande scoperta, e che noi siamo appunto quel Galileo o quell'Edison ;

e) da un obblio incredibile della prudenza più elementare in esperimenti che possono costare la vita.

A che servono 1 galloni sonda? I palloni-sonda sono dei piccoli pallon-

cini recanti un leggero apparecchio di registrazione per la pressione, temperatura ed umidità dell'aria, che si lasciano andar liberi a scopo di esplorare lo stato del l'atmosfera; essi, innalzandosi a delle al-tezze vertiginose, compiono automatica-mente delle registrazioni che all'uomo non sarebbe assolutamente possibile fare in tali condizioni.

Dopo che l'Italia aderì al lavoro inter-nazionale delle esplorazioni dell'alta atmo-sfera, tali operazioni scientifiche poterono iniziarsi in Roma con palloni liberi mon-tati, mercè il concorso del Genio militare in accordo coll'Ufficio di meteorologia, e le ascensioni libere meteorologiche fn-rono da allora in poi continuate nel primo giovedì di ogni mese.

II primo esperimento italiano si potè fare coi palloni sonda Assmann, più pra-tici dei precedenti palloni liberi.

Questi ultimi erano di carta o di stoffa leggera, con appendice aperta, e prima di tornare a terra vagavano lungamente in balìa del vento, discendendo talvolta in regioni lontanissime dalla stazione di lancio; infatti il pallone Oirrus, lanciato da Berlino, prese terra una volta nella Bosnia ed altra volta in Russia, rispetti-vamente, cioè, a più di 1000 km. dal punto di partenza.

I palloni chiusi di gomma (introdotti dal professore Assmann) presentano in-vece il vantaggio non trascurabile di com-piere una rapida ascesa attraverso agli

strati atmosferici, seguita da una ancor più ra-pida discesa.

figli automobilisti ed ai motociclisti Il Touring Club Italiano ci prega di far presente

ai possessori di automobili e motocicli che col 81 di-cembre scade il tempo utile per la rinnovazione delle vecchie licenze di circolazione e per l'applicazione alle macchine delle nuove targhe regolamentari a ri-lievo. Coloro quindi che col primo gennaio 1911 cir-coleranno con veicoli semoventi senza aver ottenuto il ricambio della targa o del l ibretto di licenza, in-correranno in una contravvenzione che a termine delle vigenti disposizioni si risolve con un'ammenda di L. 50.

La questione dei dirigibili in Italia è seriamente trattata sia dai militari che dai borghesi. Presentiamo oggi un gruppo di entusiati costruttori ed ammiratori. Da sinistra a destra - Prima fotografia: Oav. cap. Boetti, segretario della Commissione per le gare di Torino nel 1911 per palloni sferici e dirigibili. Accanto, alla sua

sinistra, il noto ing. Miller, direttore del Campo Scuola di aviazione di Lombardore, collaboratore dell'Osuelli nella costruzione del nuovo dirigibile.— Fot. centrale: L'ing. For-lanini innanzi al suo dirigibile, — Fot. a destra: Il cav. Borsalino, un ardito campione dei palloni sferici, ed oggi pure un ammiratore entusiasta dei dirigibili quale degno col-laboratore dell' Usuelli. ' (Fot. cav. Zoppis - Tonno e A. Foli - Milano).

=N0VITA INTERESSANTI R A P P R E S E N T A N Z f l =

IN T b R I N O . ^ . ^ f l P E l W r v i f l N l Z Z A 6 7

C o m a n d a t e I L D a t a l o <5o = 1 9 1 0

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1 cantieri della Società si trovano sul terreno della Società di aviazione. Intanto, però, inge-gneri e carpentieri non sono inoperosi, anzi fervei opus. A lato nord del campo, per conto del signor Guido Piacenza, si stanno costruendo tre areo-plani: nel laboratorio si ammirano due areoplani in montaggio, tipo KoeUin.

Qui a Torino, il nostro Faccioli sul suo biplano, l'unico veramente italiano in tutte le sue parti,

Michel Mahieu e de Manthé che hanno

continua i suoi magnifici esperimenti, provando e riprovando sul terreno della Piazza d'Armi, che l'Autorità militare gli ha concesso. Per mio conto, io credo che il biplano Faccioli sarà quello che darà i migliori risultati, sia per stabilità e sicurezza di volo, sia per resistenza.

Non si ode più parlare dell'apparecchio Marra-Altieri che a Centocelle doveva saggiare prossi-mamente l'aria. Si sono forse scoraggiati gli inventori ?

A Milano invece il biplano Santoni-Franchini ha fatto alcuni riuscitissimi voli, recando davanti alle due eliche laterali due ventole che procurano un Mterrissage in pochissimi metri.

Sempre in alto. Qaesto il motto che ogni aviatore dell'ora presente potrebbe incidere a fuoqo entro il fragile legno del suo scafo aereo, o dipingere per entro due ali d'aquila, quale divisa trecen-tesca in pieno evo moderno. Sempre in alto. Che cosa si debba sognare e provare lassù, solamente il cuore di chi sale potrebbe raccontarlo. Non la bocca: certe meravigliose sensazioni non si pos-sono raccontare così come la novelletta che ac-canto al fuoco di queste prime sere d'inverno qualche amico ci racconta tra un buffo di fumo ed una sorsata di moka. Ma il cuore è muto. Palpita, manca, secondo l'ebbrezza del salire e del dominare, dà vertigini di abisso odi felicità. Noi seguiamo il velivolo in alto, in alto; gli lanciamo dietro la scìa rumorosa del motore la nostra anima assetata di libertà; vorremmo che il nostro grido anche lo raggiungesse perchè il cuore dell'uomo palpitasse, più grande, più puro; le nostre pupille sono là fisse verso quella lineetta sottile, incro-ciata da un'altra linea, che diventa diafana a poco a poco, sfuma nell'azzurro, celasi dietro una nu-vola e scompare... Davanti alla immensità cava del cielo, noi siamo come, sgomenti. Se cadesse ? Se ad un tratto, le ali ripiegate dal terribile sforzo si chiudessero abbracciando ancora quel poco d'azzurro e poi uomo e velivolo in uno schianto precipitassero verso la terra buia e ma-trigna? Ah! no, no! Ingiusto, terribilmente in-giusto sarebbe questo sfacelo di speranze e di gloria. Solleviamolo col nostro desiderio, l'uomo che scala il cielo; accompagnamolo con la nostra speranza; siagli saldo il polso, calma la pupilla, grande il cuore; e taccia il vento; e la nube s'ab-bioscii all'estremo angolo dell'orizzonte... Ed egli ci ritorni, con negli occhi pieni di lagrime per la folle corsa, la visione indimenticabile della terra lontana, abbandonata alla sua greve stabilità e della morgana che ha visto disegnarsi fra uno strappo di nuvole lontane, infuocate dall'ultimo sole."..

Queste cose io pensava quando, nell'arida cro-naca sportiva che ci giunge da ultime regioni, in due righe lessi che l'aviatore Drexel a Fila-

Alessandro Mocafico, su monoplano Blériot, che ha preso di questi giorni alla scuola di Pordenone il brevetto di pilota.

(Fot. Falormo - Pordenone).

delfia con un Blériot aveva battuto il rècord del-l'altezza con tremilatrentotto metri. E' dalle pic-cole notizie che trapela la semplicità e la gran-dezza dell'atto umano. Pensate a tutte le vittime che quest'anno ha mietuto l'aviazione. Quante furono? quante saranno ancora? Forse quante nessun altro sport ha mietuto fra quella balda gioventù internazio-nale che dedica la miglior parte di aà alla celebrazione del culto sportivo. E nel pensare a questi veri martiri spontanei, un'idea mi germoglia dal cuore che vorrei tradotta in atto.

Poiché ogni religione santifica i suoi martiri, ed ogni nazione celebra i suoi eroi, io vorrei che un giorno dell'anno un tributo di parole, di fiori, di memoria, fosse recato ai mar-tiri di ogni sport. Di qualunque com-memorazione questa forse sarebbe la più pura e la meno interessata : e qualche oratore, di indubbia fede sportiva (o magnifica parola di Inno-cenzo Cappa !) potrebbe degnamente ricordare, celebrandole, le glorie più grandi dello sport universale. Che ne dite, amici lettori 1 Se io vi invitassi a rispondere, quali di voi rispon-de rebbe ro , affermando? Tutti, io credo.

Ma, per vivo contrasto, io sono andato a ricercare per quotidiani e riviste ciò che vanno compiendo gli aviatori italiani, i nostri giovani avia-tori. Ho fermato così i punti cardi-nali su quattro nomi: Cobianchi, Cirri, Faccioli, Mocafico.

Lavorano e studiano con fede, que-sti nostri uomini. Si sono appartati dai rumori mondani, hanno sacrifi-cati gli agi di una comoda vita per la bellezza rude e divina di volare e di trionfare. E le scuole italiane di aviazione : da Cameri a Salussola, da

Bovolenta a Centocelle, da Por-denone a Ta l i edo , ospitano tante energia future, quelle che porteranno per il cielo la gen-tilezza del nome italiano, come ora fa Cattaneo nelle lontane Americhe.

Per questa innata gentilezza Eros porta fiori alla reggia di Stupinigi ed al castello di Mon-calieri, e l'aviatore Ciro Cirri, apparendo trionfale sul limpido cielo di Novara, dopo aver dop-piata la cupola gaudenziana, compieva ardite evo luz ion i sulla città, acclamatissimo dalla popolazione che affollava le vie. Quindi dall'alto Cirro Cirri lan-ciava sulla città gran numero di foglietti multicolori con la scritta : Ciro Cirri saluta la gen-tile Novara.

E l'altro ieri soltanto a Lido d'Albaro, a Genova, il Cirri uscì dall'hangar col suo Blériot e spiccò un magnifico volo, compiendo diverse evoluzioni sul pubblico immenso restando in aria per moltissimo tempo.

E Mario Cobianchi, a Tre-viso, nell'areodromo di Santa Maria del Rovere, alla presenza di ben trentamila persone, su biplano Farman, compì tre riu-scitissimi voli sollevandosi fino all'altezza di trecento metri.

Dal campo di aviazione volòl sopra Treviso spingendosi fino a centro della città, suscitando un delirio! di applausi, quando, preso con sè il compagno Canno-niere, fece l'ultimo trionfale giro pel campo.

A Salussola invece si lavora ancora. Di-cono i cronisti sportivi che nelle cabine costrutte in mezzo all'ampia brughiera, in località isolata, vivono continuamente pa-recchi giovani studiosi dell'aviazione. Tra essi notiamo i torinesi ingegnere Giulio Cappa Bava e conte ing. Marco Sambny, della nuova Società 8. C. (Sambuy Cappa), la quale si propone di svolgere un ampio programma in favore dell'aviazione, co-

L J

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Da ùltimo, una recluta. A Pordenone l'allievo Mocafico ha ottenuto il brevetto di pilota dell'aria.

Il giovane genovese, infatti, dopo aver provato il motore con una splendida partenza, si innalzò a 10 metri, ed iniziò la prima prova. Egli volò splendidamente, e percorse i tre giri regolamen-tari nel tempo di 5,46. Nell'atterrare però è av-venuto un incidente.

Il Mocafico, volendo far conoscere la sua mae-stria, volle discendere quando l'apparecchio era ancora in movimento e fermarlo con le mani, ma

fene tentato il raid Parigi-Bruxelles.

toccando terra, sdrucciolò e cadde, e fu travolto sotto il timone di profondità, che rimase rotto.

Il Mocafico fortunatamente rimase incolume. Egli riparò il guasto legando il timone alla meglio, e ripartì compiendo le prove.

Questa è dunque la gloriosa cronaca che registra l'ultima settimana sportiva in fatto di aviazione. Giovani tutti, e tutti ardimentosi, questi italiani che tentano l'aria con fortuna mutevole.

Noi li seguiamo con intenso, vivissimo piacere. Oggi tentano i primi voli : che domani possano spaziare i liberi cieli per la gloria del nome d'Italia !

GIOVANNI CROCE.

Popolarizziamo l'aulazlone ?(1)

(a Raffaele Perrone)

Voi, egregio collega, avete risposto affermativamente a questa domanda; avete sca-gliato una freccia contro la

invadente bu-rocrazia... a via-t o r i a ; a v e t e inneggiato alla democratizza-zione d e l l ' a -viazione.

In vero, pe-rò, l ' a r t i c o l o « Diploma d'a-viatore » non mi ha convinto a l l e v o s t r e idee, al partito rosso : io ero e rimango con la a r i s t o c r a z i a , anche a costo d i essere so-spettato uno di quegli «eterni timidi che di-menticano troppo facilmente come ogni progresso umano abbia bisogno fatale di vittime ».

Non temo tale accusa ; e non so davvero chi possa temerla, giacché essa nessuno colpisce. Di grazia, che c'entra la paura, il timore in chi sta a tavolino, come io e voi, a scrivere di quel che altri fanno o dovrebbero fare nel campo dello sport ? E poi fate male a usare quella frase che, per voler esser troppo profonda, è tanto, ma tanto vuota : « il progresso ha bisogno fatale di vittime ».

Il progresso non ha altro bisogno imprescindibile che quello di farci progredire : siamo noi, con la nostra imprudenza e impazienza, che gli con-sacriamo delle vittime ; e queste vit-time saranno cento se procederemo con passo cauto, se non sicuro, ma saranno mille se ci abbandoneremo a stoltezze che non scusa neppure l'ansia della conquista nuova.

E dato anche (non ve lo concedo però) che l'aviazione abbia tale sete di sangue, è questa una buona ra-gione perchè noi dobbiamo prestarci a saziarla senza ritegno, senza mi-sura ? o non dobbiamo stringere i freni agli slanci imprudenti dei te-merari e dei novellini ; non dobbiamo aprir gli occhi per schivare quei segui rossi con cni la morte ha segnato la via che l'aviazione ha dinanzi a sè ?

No, non è larga e dritta questa via, come voi dite. E' stretta, è aspra, e per poter avanzare su di essa occor-rono scarpe grosse e cervello fino. Quelle si fabbricano nelle officine di Farman, di Blériot, di Voisin (e quanto ancora siano goffe e fragili purtroppo vediamo e sappiamo) ; que-sto lo si ha da natura, e lo si educa e lo si istruisce sui campi di prova. E giacché aviatore non si nasce, per diventarlo la scuola non è nè breve, nè facile. £3Alcuno potrebbe pensare che tutto si riduce alla manovra delle leve e del volante, proprio come su di una automobile : invece la cosa è ben di-versa. Non basta abilità meccanica, colpo d'occhio, fermezza di polso per

fare un aviatore : il volo richiede all'uomo un perfetto adattamento all'apparecchio, quasi la loro identificazione ; e questa richiede un allenamento che porta una modificazione nelle funzioni fisio-logiche del suo organismo.

Quando si potrà dire che l'aviatore è veramente tale ? Non vorrete mica sostenere che, quando si son fatte quelle tre modestissime prove e si è ottenuto il diploma, si ha la garanzia di saper

L'aviatore americano Drexel ha battuto il record del mondo dell' altezza con mono-plano Blériot. Egli il 23 corr. a Filadelfia è riuscito, dopo un volo di 2 ore. ad elevarsi a 9970 piedi, pari a 3038 metri e 97 era. Quest'altezza è stata controllata dai commissari sportivi e dagli speciali apparecchi registratori, e la notizia viene confermata ufficialmente dall'Area Club di Francia.

volare? Alcuni hanno ottenuto il brevetto in una settimana, ma credete proprio che costoro siano sufficientemente allenati al volo ?

Io sono con voi contro il diploma per quanto esso oggi vale : ma sono per il diploma contro voi per quello che esso dovrebbe valere. Certo nessun diploma salverà un aviatore se, a mille metri, gli si spezzerà il tirante del timone di pro-fondità ; in questo siamo tutti d'accordo. Ma se, per ottenere il brevetto, si richiedesse non un esperimento, per quanto arduo, che può essere

(1) Per quanto non completamente (V accordo col nostro ottimo collaboratore signor Ambrosini, riteniamo interessante in questo momento conoscere il parere di obi si interessa alla causa del-l'aviazione. (N. d. D.).

Orville Wright, giunto di questi giorni a Berlino chiamatovi dall'imperatore Guglielmo.

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Scivolando da Durio!... « Venga anche lei a scivolare ! » L'invito, cortese assai, che ci rivolgeva l'egregio Sig. Erberto Durio, non si doveva per nessuna

ragione rifiutare. Si trattava poi di inaugurare la può va pista del Scivolodromo, giovedì scorso, e quale lusinga per noi di poter trascorrere ore deliziose in compagnia di gentili signore e di belle signorine, e d'una schiera di gentiluomini della più alta aristocrazia.

Scivolammo...! cioè no; provammo a scivolare e benché nuovi affatto a questo mirabile Sport, pieno di emozioni, tuttavia in pochissime ore fummo padroni della situazione.

E quanto è capitato a noi, non è una rarità tu tt 'altro! Moltissime signore e signorine in un tempo metà del nostro si impratichirono dello skating così

bene, da sembrare veoohie conoscenze della pista! Infat t i , lo Scivolodromo Durio costituisce ormai uno dei migliori ritrovi della nostra elegante

società. Già fin dalla primavera scorsa, quando fu inaugurato per la prima volta, l'eletta cittadinanza torinese e la gioventù che ama il sano divertimento nelle ore libere, affluivano allo Scivolodromo, o sono indimenticabili i « jours fixé » riservati ai Soci della Società Pattinatori del Valentino, dove quanto di più eletto ed elegante del nostro mondo femminile e maschile, si dava convegno offrendo un attraentissimo insieme di signorilità e di bellezza.

, Noteremo alcune di queste eleganti e compitissime signore, assidue fxeguentatrici, colla tema però di incorrere in dimenticanze involontarie, di cui noi chiediamo anticipate scuse : marchesa Della Valle, Cavalchini contessa Faà di Bruno, contessa Rignon-Robilant, principessa Centurione, marchesa De Gregori, contessa Boyl Faà di Bruno, marchesa Del Carretto e signorina, marchesa di Moncrivello e signorina, contessa Perrone e signorine, contessa Ceriana Jacini, marchesa D'Ormea e signorina, contessa Conelli e signorina, contessa Ferrerò, contessa di S. Germano, marchesina Gauthier, contessa Vittorelli e signorine, signora e signorina Rossi, contessa Camporro, contessa Gregori ni , conte *sa Negrotto, Rossi Pelazza, Schiapparelli, Durio e signorine, marchesa di S. Marzano, baronessa Accusani di Retorto, Sciorelli-Ceresole, Bon Della Zoppa, baronessa De Boissard, marchesa Paolucci, Piccati e signorina, Grosso Maggi, Zecchini, Ochetti, Marchesi, Municchi, Zanotti, Bianco, Pugliese, Mariani. Vercellone e signorine, contessa di Miraftore, baronessa Malfatti, Parea-Ceriana, Ferraris-Arduin, Multun, Silvetti, Caroglio, contessine Calvi, Borgo, Di S. Albano, Di Castelvec-chio, Di Torazzo, Beria D'Argentina, contessa Corti-Lanza, donna Bice Alby di Montezemolo, con-tessa Lombardi-Grisi, Asìnari di Bernezzo, Scotti, Bagnolo, signorine Asinàri di S. Marzano, Nini Marti nolo, Lala Vitale di Castelnuovo, Vico, De Margherita, Girodi, Biglia, Capriolo, Schiapparelli, Bey, llighini, Gioia, Baby, Serra, Baer, Bosco, Melano e tante e tante altre. La grandiosa pista di skatinaggio.

La « Pagoda » dove le signore tengono circolof

E il sesso masohile?... All'altezza della sua fama, si capisce! Capitanato da S. A. K. il Conte di Torino e coi nomi di: marohese Moncrivello, conte Filippo Fossati, marchese Boyl, conte Moirano, marchese Del Carrette, conte Morra di Lavriano, marchese Federioi, conte Tornielli, il senatore Teofilo Rossi sindaco di Torino, marchese Paolo Di Chanaz, marchese di S. Marzano, conte Valfré di Bonzo, contAJAntonielli, ing. G. Maffei, Alberto Baredino, marchese Notar Bartolo, dottor Bruno, Oggero, conte Corazzo, conte Groppello. comm. Canonica, barone De Margherita, Vitale, Denina, conte Riccardi, marchese Farragiano, conte Cavalli, avv. Rodina, ing. Boidi, avv. Mongini, tenente marchese Honorati, barone ing. Accusani, Di Retorto e fratello, avv. Alby, tenente Franzini, Brezzi, avv. Cavaglini, De Fernex Charles, barone Andreis, marchese Spinola, principe Centurione Corsini, Scotti, Zani del Fra, Briga, occ

Già....' E meglio fermarsi, altrimenti dovremo andare avanti di pagina in pagina, e riempire to-talmente il nostro giornale di nomi, uno più ricercato dell'altro !

In questi pochi giorni, da che è riaperto, lo Scivolodromo sta riacquistando tutto il suo pub-blico eletto, e se qualcuna delle nostre distinte famiglie ancora si attarda ai monti o al mare, presto però noi torneremo a rivederle, ad ammirarle assidue freguentattici del simpatico ritrovo, veramente degno di ospitarle tanto più dopo le migliorie oggidì apportatevi. E migliorie notevoli infatti furono apportate dai Signori Durio al loro Scivolodromo; fu sostituita la pista che prima era stata affret-tatamente costrutta in asfalto, con una magnifica pista in mosaico minuto, assolutamente piana e levigata, che può soddisfare il più esigente skattinatore, evitando la polvere che produoeva il pavi-mento primitivo, e l'inevitabile insudiciarsi dei panni nei non rari capitomboli.

Inoltre fu costrutta una riuscitissima e vasta Pagoda in stile giapponese, adibita a « tea room ». convenientemente riscaldata, che può ricoverare le signore che accompagnano le signorine a skattinare,

Non solo la nobiltà freguenta questo locale simpatico, ma è con piacere che abbiamo notato come questo sport vada man mano incontrando le simpatie della borghesia, di quella cioè che ha tutta una preferenza speciale per gli sporta all'aria libera, per quegli sports che rinfrancano interamente il corpo e fanno gioire l'anima di vera allegrezza.

Non spenderemo parole per dire tut ta l'utilità, tu t ta la sanità che sprigiona questo sport nel-l'organismo di chi lo coltiva ogni giorno, anche per pochi minuti soltanto. Dall'esercizio dello skating, l'uomo e la donna si ritraggono con benefizio palese, costante per la salute, e a detta della Scienza non vi ha sport che meglio armonizzi e fruttifichi in prò della Educazione Fisica del corpo umano.

Quanto vi è di confortevole, insomma, lo si prova skattinando. e ben venuto è quindi il nuovo Scivolodromo dei Signori Durio.

Non va dubbio che vedremo di giorno in giorno compensati, ed è vera giustizia, dal nostro pubblico gli sforzi volonterosi di chi a dato a Torino, quasi per amore dello sport, un ritrovo così ideale e simpatico.

Jo.

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SJ o i a a r i i5 U M 1 l V £L

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compiuto per ardire, temerarietà o vera pazzia, ma una lunga serie di graduali prove che, più di quelle qualità, dimostrassero la pratica sicura che tutto vede e prevede, provassero quell'adatta-mento e allenamento fisiologico e psichico al volo, allora credo che le vittime dell'aviazione sareb-bero molto meno.

Così non sarebbe morto il povero Vivaldi-Pasqua, che, nell'entusiasmo del primo, prema-turo gran volo, partì senza benzina sufficiente, o a meno si inoltrò in un viaggio senza pensare alle forze che aveva con sè, e non seppe accor-gersi, come avrebbe saputo se fosse stato più profondo conoscitore di motori, della mancanza di benzina, e non si afferrò a tempo all'àncora di salvezza del volo piane. Così, forse, non sarebbe morto il tenente Saglietti, che volle tentare il volo plané e non sentì, appunto perchè gli man-cava l'allenamento fisiologico, la velocità con cui discendeva, e si trovò a pochi metii da terra, senza aver tempo di raddriz-zare l'apparecchio. E, credetelo, così non sarebbero morti tanti altri, che, quantunque avessero compiuto g ià belle prove e sembrassero ormai mae-stri, non s'erano adattati al nuovo ele-mento, non avevano, dirò così, fusi i loro sensi con gli organi dell'areo-plano.

Ma, lasciando la questione del di-ploma, della garanzia, cioè, di avere un perfetto aviatore, ch'io credo que-stione irresolvibile con termini ma-tematici e burocratici, quantunque, ri-peto, ritengo si debbano tali termini restringere, io voglio, con tutte le mie forze, combattere il principio di cui vi fate banditore: la volgarizzazione o democratizzazione dell'aviazione. In tanto ingrato sibilìo di zeta io vedo il massimo errore che possa sviare il progresso della conquista dell'aria. Che

jjlenry Farman sia con voi non avva-lora, con tutto rispetto « al celebre costruttore e non meno celebre avia-tore », le vostre ragioni. Non è, no « cercare malignamente la parte posi-tiva e prò domo sua»-, ma come si fa a non pensare che egli ha inventato e costruisce areoplani, e che se gli esami sono difficili e le lezioni si fanno pagare salate, saranno pochi gli aspi-ranti aviatori e meno ancora gli areo-plani vendati? E' un pensiero tanto naturale ! la sua assenza potrebbe anche significare ingenuità !

Se c'è uno che in questa questione non ha alcun diritto « di alzare la voce e di essere ascoltato » è appunto l'in-ventore-costrnttore monsieur Henry Farman. Lasciamo stare quindi il pa-rere dei grandi, e ragioniamo un poco.

Ancora l'aviazione è bambina; ha bisogno di fare molta strada, e la farà. Ma come la farà ? Studiando e provando; per ora l'aviazione non deve essere che studio ed esperimento. Ora, ditemi: dobbiamo volgarizzare lo stu-dio e la pratica ? O tutt'e due ?

Attorno al problema del volo stu-diano gli scienziati, perchè esso e en-trato nel campo della scienza, e solo essa potrà darcene la teorica risolu-zione. Volgarizzare lo studio sarebbe quindi ridicolo, per lo meno inutile. Volgarizzare la pratica ? Per me, meno ancora. Gli aviatori d'oggi dovrebbero essere (purtroppo non lo sono !) esclusivamente dedicati a controllare con la pratica le risultanze della teoria, a scoprirne gli errori, a porgere il mezzo di correggerli.

Così fecero i Wright, che per anni e anni stu-diarono e provarono, fecero, disfecero, rifecero e migliorarono: volarono per far conoscere agli increduli i risultati dei loro studi, e, quando il volo diventò speculazione, si ritirarono, rifiutando favolose offerte, ai loro studi, alle loro costru-zioni.

Basterebbero pochi di questi uomini pratici a lato e a disposizione di quelli che inventano e costruiscono, per fare ogni giorno un passo avanti: tutti gli altri, aviatori per lucro o per diletto, sono inutili al progresso, e meglio sarebbe non ci fossero perchè sono essi, come voi giustamente dite, i colpevoli e le vittime delle catastrofi, per voler troppo e in troppo poco tempo, per il mal-sano gusto del record.

A che dunque volgarizzare l'aviazione? No, essa ancora non può e non deve essere alla por-tata dei molti : sono gli aristocratici del pensiero,

gli studiosi e i geni, che ci daranno la formula; sono gli aristocratici dell'azione, quali Latham, White, Moran, che la controlleranno per le vie del cielo, sono queste due forze, ben selezionate ed emergenti, unite e cooperanti, che oggi deb-bono attendere al gran problema.

La massa attenda a gustare la nuova conquista quando gli eletti battistrada della civiltà che avanza l'avranno raggiunta; per ora lasciamo libera ad essi tale via, eliminiamo gl'ingombri, anche con la « burocrazia dalle maniche di lu-strino ».

Credetelo, egregio collega, saranno più distanti l'una dall'altra quelle sanguinanti, inutili pietre miliari che, voi dite, segnano la larga e diritta via dell'aviazione.

GiuseppcAinhrosiiii.

Il monoplano italiano completamente costruito dal comm. P. Giulio Ulivi, nelle officine del sig. Micheli Primo da Scopali (Foligno), munito di motore Anzani 35 SP.

(Fot. Pasquini - Foligno).

Alla conquista dell'aria Gli ultimi records.

Dai 25 metri raggiunti nel dicembre 1908 da Wilbur Wright a Le Mans, siamo giunti in poco meno di due anni a 3Ó38 metri. I 100 metri fu-rono superati per la prima volta da Wilbur Wright, mentre Paulham fu il primo a raggiun-gere i 200 metri. Quattrocento metri di altezza ottenne Latham mentre Paulham in un viaggio aereo superò i 600 metri : altezza che non venne omologata.

Latham, il 2 gennaio 1910, oltrepassava per primo i 1000 metri e d'allora il crescendo divenne meraviglioso.

Ecco i nomi degli aviatori che oltrepassarono i 2000 metri. Primo fu l'attuale recordman Drexel che raggiunse i 2013 metri. Lo seguì il Mars che con Wright raggiunse i 2100 metri, poi Legagneux (Blériot) 2110, J. De Lesseps (Blériot) 2170 metri, Geo Chavez (Blériot), che doveva trovare la morte

nella traversata delle Alpi, 2580 metri, Wyn-malen (Farman) 2800 metri, Johnstone (Wright), morto la scorsa settimana, 2960 metri, e infine Drexel (Blériot) 3038 metri.

» Due ufficiali hanno ottenuto un bellissimo suc-

cesso aviatorio. Sono l'officiale di marina De-lage e il tenente Maillols che hanno concorso al premio fondato per gli ufficiali che prima della fine dell'anno abbiano percorso in areoplano la più grande distanza tornando al punto di par-tenza senza alcuna fermata.

I due ufficiali hanno compiuto il percorso da Etampes a Blois e ritorno, ossia 205 chilo-metri, in ore 3.15, il che costituisce un record del volo con passeggero, senza fermata, attraverso la campagna.

* $ »

Una giovane aviatrice ha battuto ij record fem-minile della distanza.

A quanto telefonano al Matin da Mourmelon, la signorina Marvingt, con un monoplano, ha volato dome-nica verso mezzogiorno, coprendo la distanza di 42 chilometri in 55 minuti.

Il tempo era rigido e l'aviatrice dovette attendere fino dopo le ore 11 perchè l'olio del suo motore era com-pletamente gelato. Alla discesa ella dichiarò di avere trovato un freddo intensissimo e di avere subito molte scosse.

« * $

L'aviatore Laurent, all'Areodromo di Bue, presso Versailles, ha volato per 80 chilometri con la sua signora, in un'ora e un minato, battendo il record della velocità con passeggero, detenuto finora da Aubrun. Alla di-scesa i due coniugi erano intirizziti.

II monoplano Micheli. Togliamo dalla Gazzetta di Foligno : « Trovasi nella palestra ginnastica

ed è visibile a chiunque si munisca di • un biglietto d'ingresso da 50 cent, da devolversi a favore dei danneg-giati di Ischia e Casamicciola.

« Il monoplano misura m. 7,20 di lunghezza, 8,02 di larghezza e pesa kg. 225. Esso è di una leggerezza e semplicità meravigliosa e di una bel-lezza tale da sembrare una grande farfalla e più propriamente una libel-lula. L'ing. Ulivi, che l'ha costruito con tanta perfezione, spiega il mec-canismo e fa comprendere la natu-ralezza delle movenze e come non debba che sortire un esito felicissimo, quale noi di cuore auguriamo nel volo che avrà luogo tra qualche altro giorno nel nostro Campo di Marte ».

Orville Wright e l'aviazione in Germania.

E' giunto a Berlino Orville Wright. Il Lokal Anzeiger pubblica un'inter-vista col celebre aviatore, in cui egli smentisce assolutamente di essere ve-nuto qui per assumere l'incarico di istruttore militare per l'aviazione.

Unico scopo della sua venuta è di applicare alle macchine costrutte dalla società tedesca Wright le innovazioni

„ ed i perfezionamenti che egli e suo fratello hanno studiato in America.

«Le macchine tedesche, ha detto Wright, de-vono diventare non solo buone, ma le migliori macchine del mondo ».

Sull'avvenire riservato ali'areoplano, Orville disse che esso è infinito. Se i numerosi accidenti avvenuti hanno un po' impressionato il pubblico, 1 impressione cesserà quando si consideri l'avia-zione come uno sport e non un giuoco da circo equestre in cui ogni venuto cerca di superare i records esistenti. Battere simili records non è lo scopo degli aviatori che dovrebbero limitarsi a volare puramente e semplicemente.

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£a Vittoria deità " Tancia „ n e l " G r a n d P r i x d ' A m e r i c a „

Il corridore automobilista italiano più noto e più simpatizzante all'estero è stato sempre Vin-cenzo Lancia.

Dotato d'una audacia, che a taluni parve teme-rarietà, d'una sicurezza di guida ch'era un virtuo-sismo vero, specie trovandosi alle prese con una brusca svolta, con un improvviso ostacolo, il ru-bicondo torinese fu il gran numero di tutte le più importanti passate corse automobilistiche in-ternazionali, di quelle fantastiche competizioni dove un uomo su di una macchina da 150 IIP girerà attorno in un circuito per otto o dieci ore consecutive divorando chilometri a velocità pazze, terrificanti...

Oggi, al periodo dei Circuiti automobilistici è successa la serie dei Circuiti aerei. Ed oggi Lancia non corre più, semplicemente perchè non vi son più corse.

Da uomo pratico, egli ha cambiato genere di attività. La lunga pratica motoristica acquisita nella gran Casa Fiat lo rese edotto nei segreti della magica arte di costrurre egregiamente, e non solo pilotarle, delie veloci au-tomobili. E messa su una fabbrica quattro anni or sono, oggi egli l'ha por-tata, colla sagace colla-borazione del Fogolin, all'altezza delle più rino-mate Ditte italiane.

Molte son già le vit-torie mietute dalla vet-turetta Lancia, che mai temette di cimentarsi nei più disputati meetings au-tomobilistici.

Ma è in America che le macchine del nostro concittadino eccelsero in maggior grado.

Il gran criterio delle vettare leggiere, il Tie-demann Trophy, km. 305, giri 12 del circuito, dispu-tatosi il giorno 11 no-vembre, che s'è corso nel 1910 per la seconda volta, è stato per la seconda volta vinto da una vet-tura Lancia guidata da Knipper in 3 ore, 15 mi-nuti e 22 secondi.

Questa stupenda vit-toria, perchè una soia Lancia, quella che ha vinto, partecipava alla corsa, costituisce la più gradita e fiera nostra ri-vincita per la sfortuna della Fiat nel Grand Prix.

E' la seconda volta, adunque, che il nostro in-vincibile Lancia allinea una delle sue impareg-giabili vetture in una gran prova di velocità, e per la seconda volta egli vince il Gran Premio d'Ame-rica per le vetture leggiere.

Questa vittoria è tanto più gloriosa e signifi-cativa in quanto la vettura che ha vinto è, fornita di un motore di serie, di un motore perfettamente identico al modello commerciale.

Lancia, che, come si è detto altre volte, è un eccellente e appassionato costruttore che cura egli stesso meticolosamente le sue macchine, ha sa-puto in guisa eccellente superare tale difficoltà tecnica, e l'odierno successo lo dimostra.

Lancia può esserne orgoglioso; ciò che egli ha ottenuto in America per due volte di seguito è veramente meraviglioso.

A U T O M O B I L I S M O La psicologia dell'automobilismo.

Il dott. Nacke, uno fra i più apprezzati scien-ziati tedeschi, pubblica uno studio sulle condi-zioni d'animo dell' automobilista, basandosi su numerosissime inchieste.

Naturalmente il Nacke trascura affatto nel suo studio gli automobilisti dalle modeste aspirazioni per occuparsi di quelli soli che spingono le loro macchine alle sfrenate velocità che ormai non conoscono limiti.

Nei momenti di maggior velocità, l'animo del-l'automobilista è come avvolto in una nebbia che non gli permette la percezione esatta delle cose, in uno stato di semi-ebbrezza che lo spinge inces-santemente più innanzi e lo fa divorare lo spazio senza lasciargli il tempo di misurare le possibili conseguenze della sua pazza corsa.

Il corridore, il quale si slancia ad una velocità insensata, prova una sensazione piacevole, ma di natura morbosa: è una specie di ubbriachezza che a volta a volta eccita e calma i suoi nervi.

Sferzato il viso dall'aria, il corridore sente d'es-sere sprofondato in un sogno. Il sentimento della sua potenza si accresce a segno ch'egli non con-sidera per nulla ciò che si può trovare sul suo cammino.

Ma la ragione di questo stato d'animo, la causa psicologica o patologico di questo modo di vedere 1

Il dott. Nacke attribuisce questo momentaneo delirio all'irregolarità dell'afflusso del sangue al cervello, e sopratutto della linfa nelle circonvo-luzioni del labirinto dell'orecchio interno.

Per effetto della velocità si producono in que-st'organo delle oscillazioni che possono avere gra-vissime conseguenze: la circolazione del sangue non procede normalmente, e questo toglie al ehauffeur la perfetta percezione delle cose.

La vettura Lancia, guidata da Knipper, che ha vinto il Grand Prix d'Amtrica per le vetture leggere.

Tutto ciò è favorito dalle cause esterne, quali sarebbero l'anormale respirazione, la polvere e l'elevata temperatura portata dai pesanti indu-menti di cuoio.

Ancora: quando l'automobilista porta gli occhiali colorati, è costretto, per vedere, ad una forte ten-sione nervosa che aggrava la situazione, già com-promessa dall'eccitamento richiesto dalle manovre complicate e numerosissime della corsa sfrenata.

Il corridore si trova preoccupato a tal segno che le idee del suo cervello si susseguono rapi-dissime e confuse.

Questa ebbrezza, che presenta un'analogia con quelle prodotte dall'assenzio e dall'alcool, è gra-devole da principio, ma degenera assai facilmente in una vera esaltazione che distrugge ogni senti-mento di responsabilità e della conservazione.

La crisi della velocità produce nel corridore un senso di ubbriachezza che lo rende indifferente ad ogni pericolo.

Il dott. Nacke osserva che queste sensazioni provate dai corridori di professione durante le maggiori velocità possono essere sentite dagli in-dividui nervosi, anche nelle corse più moderate.

Le corse d'automobili. Il barone De Zuylen, presidente dell'A. 0. de

V ance, così spiega il grande sviluppo preso dal-l'industria automobilistica francese.

« E' permesso di discutere ad oltranza sulla utilità ed inutilità delle corse d'automobili su strada: quanto a me dico una cosa molto sem-plice : senza le corse che noi abbiamo organizzate, l'automobilismo non esisterebbe ancora.

« Occorreva l'attrattiva della corsa per interes-sare il pubblico, giudice sovrano in questo caso. Il pubblico si appassiona per una corsa... migliaia di ordinazioni giungono ai nostri costruttori. Se il pubblico si disinteressa di un concorso, gli stessi costruttori restano coi loro veicoli d'esperi-mento sulle braccia.. ciò che non è comodo per poco che si tratti di un poids lourd di 5 o 6 ton-nellate.

« Come fu che i nostri costruttori presero sì grande sopravvento sui loro concorrenti stranieri? In grazia alle corse. Sono le corse che hanno loro reso possibile la creazione di tipi di vetture così costosi che non si sarebbero mai potuti costrurre senza gli sportsmen, che non esitarono a pagare 50 e 60 mila lire dei meccanismi ibridi, che ave-vano ai loro occhi per principale merito, quello di apportare un po' di gloria al loro conduttore.

« .Sono dunque le corse che hanno fatto giun-gere in Francia l'automobile all' attuale suo grado di perfezione, e noi dobbiamo felicitarci delle gare sportive che hanno dato risultati indu-striali così considerevoli >.

QUANTO COSTA UN CAUALID DI FORZA? Dagli Annales de Iravaux

publics de Belgique, togliamo il seguente confronto fra i vari prezzi di costo del ca-vallo di forza.

Supponendo che un ope-raio, che guadagna L. 8,50 a l giorno, sviluppi u n o (•forzo di 7 kg. su una ma-novella di m.0,35 di raggio e che lavori otto ore gior-naliere in ragione di 30 giri al minuto, il prodotto co-sterà L. 4,26 per cavallo-ora.

Un bue attaccato ad un maneggio di 4 m. di raggio, e su cui esercita per 8 ore uno sforzo costante di 65 kg. alla velocità di 40 m. al minuto, farà il medesimo lavoro a L. 1,13, quando la giornata venga commutata a L. 3,50. •

Un cavallo robusto, che lavora nelle medesime con-dizioni, può sviluppare uno sforzo di 55 kg. alla velo-cità d i55m. al minuto; col prezzo della giornata a 4 franchi il costo del cavallo ora sarà di L. 0,97.

Una macchina a vapore di 6 cavalli, che lavori sol-tanto 150 giorni all' anno (come nel caso di nn mo-tore adoperato nell'agricol-tura), produrrà la stessa unità di lavoro al prezzo di L. 0,22.

Un motore a petrolio e ad essenza darebbe dei ri-sultati più favorevoli an-cora, oltre alla facilità di

impianto e di manutenzione, nei siti in cui la materia prima costa poco. In Francia però, a causa del dazio sul petrolio, il cavallo-ora viene a costare da L. 0 34 a L. 0,88.

Un molino a vento è ancora più economico, l 'unità di lavoro costando soltanto L. 0,11.

Non è detto se la donna, che è più leggiera del mo-lino a vento, cambiata in cavallo... donna, sia anche più economica.

Scuola per Meccanici e Conduttori d'Automobili in Torino

I Corsi della Scuola per Meccanici e Conduttori di Automobili di Torino, che lo scorso anno ha ottenuto il riconotcimento ufficiale daiMinisteri di Agricoltura, Industria e Commercio e dei Lavori Pubblici, ver-ranno ripresi ai primi di gennaio 1911.

Nel eorso verrà riservata buona parte &\VAviazione. L Inaugurazione avrà luogo il 7 gennaio 1911, alle

ore 20 3[4, nei locali dell'Istituzione, via Balbis, n. 1, Torino.

Ecco il p r o g r a r \ d'insegnamento: Corso teorico.

1. Terminologia. 2. Nozioni elementari di meccanica termica. 8. Nozioni di elettrotecnica. (Sorgenti di energia elet-

trica. Motori elettrici. Cenni sulle automobili elet-triche).

I ' y . e t t u r a - (Telaio, molle, assali, sospensione). 5. Meccanismo.

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(a. Contegno del meccanico: Montaggio e smon-taggio, osservazioni da farsi pr ima di mettersi in viaggio. — b. Il condurre, incident i : Il motore, la frizione, il cambio di velocità, il differenziale, il cardano, i freni, manutenzione).

Pannes. (Le pannes dovute all 'accensione, al la carburazione, ai pneumatici).

2. Lezioni pratiche di montaggio e smontaggio dei pneumatici.

3. Lezioni prat iche di guida sull 'automobile. 4. Topografia. (Let tura delle carte).

Corso complementare (facoltativo). 1. Conferenze sui diversi tipi di macchine. 2. Corso diurno di areonantica. 3. Igiene e soccorsi d 'urgenza.

Il Corso diurno di areonantica, al quale gli allievi della. Scuola possono, senza speciale iscrizione, inter-venire, si svolgerà col seguente p rogramma:

Par te teorica: 1. Cenni storici. - 2. Areostatica. (Co-struzione di areostati liberi, f renat i . Leggi relative, Dirigibili). - 3. Areodinamica. (Leggi, resistenze, areoplani, elicotteri, ortot teri , sistemi misti, eliche, propulsori in genere). - 4. Motori leggeri per l'areo-nantica.

Par te prat ica: 1. Lezioni pratiche di elementi co-strut t ivi . - 2. Esame dei diversi t ipi di areoplani e diversi sistemi di costruzione. - 3. Esperimenti di volo.

L'annata ciclistica Il campione mondiale è senza dubbio il francese

Emil Frioi, eampione di Francia e del mondo, due volte vincitore del « Grand Prix » di Parigi e che quest'anno è riuscito a vincere tutte le più grandi prove mondiali di velocità, i campionati di Francia, d'Europa e del Mondo ed il « Grand Prix » di Parigi.

_ Con tutte queste vittorie Friol può venire con-siderato come il degno successore del grande Zim-mermann, considerato sempre come il più bel-l'esempio di sprinter.

Degli altri francesi, Duprè non ha potuto que-st'anno ritrovare la sua bella forma che lo rese campione del mondo 1909, mentre tutti gli altri non hanno fatto nulla degno d'interesse. Walter Rutt, il famoso tedesco vincitore della corsa ci-clistica dei 6 giorni in New York, si è affermato quest'anno come uno dei più veloci corridori del mondo.

Ellegard figura sempre nei primi ranghi, ma comincia ad invecchiare.

L'americano Frank Kramer si è accontentato di vincere per l'ottava volta il Campionato Ame-

Mario Bruschera.

ricano, e non è venuto in Europa. Jackie Clarke, il piccolo australiano, migliora continuamente ed è facile prevedere che ben presto prenderà il posto del bravo Kramer. Degli italiani Messori si è rivelato, come sempre, ottimo corridore, in-telligente e veloce, e riuscì a battere più volte l'attuale campione Verri; da esso però non po-tremo mai ottenere molto di più, cosicché sembra destinato a rimanere fra le stelle mondiali di se-condo ordine.

Moretti, giovanissimo, è indubbiamente un cor-ridore di bell'avvenire, e potrà riuscire a grandi cose quando, unitamente all'esperienza, avrà ac-quistato più sicurezza di sè stesso, o più risolu-tezza e più energia.

Gardellin, come Messori, disputò un'infinità di corse, vincendo spesso e piazzandosi sempre bene. Nell'ultima riunione di Padova finì sempre a ruota di Ellegard e battendo nettamente in tre prove il campione del mondo 1909 Victor Duprè. Molto vi è da sperare da Gardeliin che, ancora giovane, potrà migliorare molto e figurare ai primi posti anche fra gli stranieri.

Francesco Verri è indubbiamente il più com-pleto sprinter italiano. Malgrado le poche prove di velocità fornite quest'anno, partecipò assieme a Portioli ad innumerevoli corse a coppie e non fu mai sconfitto in tali gare, trionfando sempre con facilità dei Lignon, Bruschera, Danesi, Ga-ietti, "iuniolo, ecc. ecc.

Eberardo Pavesi.

La sua ben meritata vittoria negli ultimi Cam-pionati Italiani, che riusciva ad assicurarsi per la quinta volta, è la prova più convincente del suo valore.

Carlo Caletti.

Zaffoli, Matiddi, Moretti. Alla campana Matiddi sforza tentando passare al comando senza riu-scirvi, mentre Moretti girando al largo, rimonta gli avversari.

A 250 metri parte a fondo e vince lontano. Tersa batteria. — 1. Portioli, in 2'5"2/5; 2. Mori,

a mezza mota; 3. Beni; 4. Fortuna. Beni, al secondo giro passa al comando obbli-

gando i competitori ad accelerare. Alla campana partono tutti a fondo, ma sul rettilineo opposto. Partioli avanza con alla ruota Mori, e passa al comando, vincendo, malgrado gli attacchi di que-st'ultimo.

Finale. — 1. Messori, in 2'37"; 2. Portioli (lon-tano); 3. Moretti.

Nei primi due giri i corridori procedono lenta-mente, tutti però accelerano alia campana, dove Messori è in testa.

_ Alla prima curva Portioli, girando al largo, riesce a prendere il primo posto, mentre Moretti non riesce a farsi strada.

A 250 metri Messori parte a fondo e in breve distanzia Portioli. • Vince con ottimo finish, mentre Moretti vista perduta la partita non si impegna affatto.

Dopo le corse di velocità lo stayer milanese Bordoni, allenato da Panino, con motocicletta 24 HP., munita di taglia-vento e di rullo di 40 cen-timetri, ha battuto il record italiano ora detenuto da Ponzio con 74 chilometri 324 metri.

Il Bordoni ha percorso 78 chilometri e 560 metri, battendo inoltre tutti i precedenti record!» italiani, tranne quello di 30 chilometri.

Ha percorso i 5 chilometri in 3'39" e nella mez-z'ora ha compiuto 40, 210 metri.

C O R R I S P O N D E N Z A

Catania. Doce. — Le fotografie non si prestano alla riproduzione.

Bosario. Fasciolo. — Grazie. La fotografia è troppo chiara, non adatta per cliché.

Cesena. Calzolari. — Spediamo saldo. Per Mi-lano già provvisti.

Milano. Fumagalli. — Grazie. Biella. Porrino. — Appena potremo. Torino. Avv. Martini. — Nel prossimo numero. Torino. Menaido. — Troppo scura. Non si può

ricavare il cliché. Alassio. E. T. — Niente. Le richieste sono

immense. Genova. Manfredi. — Nel prossimo numero. Lisbona. C. Simonetti. — Grazie. Vedi pag. 17,

Ogni tanto sempre accettabili. Vittorio. C. F. — Sempre ben accette se belle.

La targa interessa troppo poco. Bologna. Borghi. — Ci è mancato lo spazio.

Appena potremo.

Le Gorse al Motovelodromo di Roma Il rècord italiano dell'ora nuovamente battuto.

La giornata incantevole ed il programma ricco di gare interessanti hanno richiamato domenica al Motovelodromo un pubblico straordinario ed anche le alture che circondano il recinto della pista brulicavano di gente che si godeva così gratuitamente lo spettacolo bellissimo.

Ecco i risultati delle gare: Gran Premio Roma (velocità professionisti),

m. 1200. Prima batteria. — 1. Messori, in l'47" 1/5; 2. Ste-

fani, a l lunghezza; 3. Bruni; 4. Ciotti. Ciotti conduce fortissimo sino a 250 metri, dove

Messori, girando al largo, parte a fondo trascinan-dosi dietro Stefani e vince acclamatissimo. Beila lotta tra lo Stefani ed il Bruni, per il secondo posto.

Seconda batteria. — 1. Moretti, in l'47"; 2. Celli a 20 metri; 3. Zaffoli, 4. Matiddi.

Imprimi due giri sono fatti

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T O R I N O - O f i t i : Cor*» Dante , 3C-35. Olitine: Corso Dante , 30-35.

Via Cuneo, 17-20.

Page 20: Alpinisti- HftosCatl» j!i ' Ippica - Atletic - Scherma a SPORTIV CTTf …41302/datastream/... · 2017. 11. 6. · Grande deposit deo Motori i FABBRICA ITALIAN MOTOCICLETTA BORGE

LA STAMPA SPORTIVA

La Ditta CARLO ZUCCHI & C., esclusiva Rap-presentante per l'Italia della Grande Marca

rende noto che a seguito di nuove combinazioni colla Casa di Neuilly sur Seine (Parigi), cogli aumentati suoi capitali, trasporterei coi primi di Dicembre, Uffici e Direzione nella sua nuova e modernissima Fabbr ica di Chiari, e prega la sua Clientela di volerne prendere buona nota,

Lusingata dagli ordini importanti avuti per il passato, fiduciosa nell'avvenire, s'impegna di cor-rispondere sempre più con puntualità ed esattezza alla fiducia ed alla stima della sua apprezzata Clientela.

A Milano si conserverà l'Ufficio e vendita per la Città e Provincia.