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La Newsletter settimanale del 2 aprile 2015TRANSCRIPT
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 2 aprile 2015
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Buone festività pasquali !
Con il presente numero la Newsletter dell'ADL fa una breve pausa.
Riprenderemo le trasmissioni giovedì 16 aprile 2014. A tutte e a tutti i più fervidi auguri per le festività pasquali.
La red dell'ADL
IPSE DIXIT
Che cosa sono gli Stati? - «Rimossa la giustizia, che cosa sono gli
Stati se non grandi organizzazioni di briganti? Perché anche le
organizzazioni dei briganti che cosa sono se non piccoli Stati? Un
gruppo d'individui retto dal comando di un capo è pur sempre
vincolato da un patto sociale e il bottino si spartisce secondo la legge
convenuta. Se l’organizzazione malvagia cresce con l'aggiungersi di
uomini distruttivi tanto che possiede territori, stabilisce residenze,
occupa città, sottomette popoli, essa assume più visibilmente il nome
di Stato, ormai accordatogli nella realtà dei fatti non da una diminuita
cupidità, ma da un'accresciuta impunità. Lo disse con eleganza e in
modo, insieme, veridico ad Alessandro Magno un pirata fatto
prigioniero. Il re chiese all'uomo che cosa gli era saltato in mente
d'infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: "La stessa che a te
d’infestare il mondo intero; ma io sono considerato ‘pirata’ perché lo
faccio con un piccolo naviglio, tu ‘imperator’ perché lo fai con una
gran flotta"». – Agostino d’Ippona
Io, lo Stato - «Stato? Che cos’è mai? Chiamasi Stato il più gelido di
tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa
menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”». –
Friedrich Nietzsche
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso
della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si
sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
Tra l'osanna e il crucifige
di Andrea Ermano
Finora gli italiani non hanno negato il proprio consenso al Premier Renzi,
desiderando credere ai suoi annunci di Rottamazione e di Ripresa. Né
sembrano volergliene per essere lui giunto al potere predicando molto la
lealtà e praticando non poco la slealtà.
In forza del Patto del Nazareno egli ha fatto serenamente cadere il
precedente governo. Poi ha portato avanti una Controriforma istituzionale
lungamente presentata come non modificabile in quanto pattuita con
Berlusconi. E i patti, si sa, vanno rispettati. Ora però il Patto del Nazareno
non c'è più. Ma la Controriforma non ferma né frena. Anzi, essa accelera
alquanto, a colpi di promesse e minacce.
Volo di Alessandro (XII secolo)
Venezia, Basilica di San Marco
Promesse di molte ottime candidature sono state profferte ai dissenzienti del
PD in cambio del loro avallo parlamentare all'Italicum. Su coloro che non
osserveranno la "disciplina di partito" pende invece minaccioso il bando dalle
liste.
Sul piano tecnico-giuridico la Controriforma elettorale e costituzionale del
Premier Renzi viene giudicata capace di produrre lo sgangheramento di ogni
residuo equilibrio istituzionale nel nostro disgraziato Paese. È questo il
prezzo che la Repubblica sembra destinata dover pagare affinché il Premier
Renzi possa assumere un dominio pieno e incontrollato sul sistema politico
italiano.
Dall'istante dell'entrata in vigore della Controriforma Italicum, i docili
parlamentari Pd dovranno lasciarsi condurre a "chiudere" anche sulla
Controriforma del Senato. E grazie a questa riconfigurazione del
bicameralismo il Premier Renzi non avrà in mano soltanto la maggioranza
assoluta dei seggi della Camera, cioè il potere legislativo (effetto Italicum),
ma anche una centuria senatoriale di complemento, potenzialmente decisiva
nell'elezione del Capo dello Stato.
Per la conquista del Quirinale è, infatti, previsto un quorum pari al 60% dei
voti, quorum che, come avvertiva Luciano Belli Paci sull'ADL del 5 marzo
scorso, "non si calcola solo sulla Camera, dove la lista vincitrice ha già il
55%, bensì sul collegio dei grandi elettori che comprende anche il Senato".
E qui si capisce il senso finale della Controriforma di un Senato che poteva
essere lasciato com'era, oppure cancellato e basta, oppure eletto su base
proporzionale. Invece no, il Premier Renzi vuole che il Senato rottamato
assuma una composizione iper-maggioritaria, grazie all’elezione di secondo
grado da parte dei Consigli Regionali dove le coalizioni vincenti, già super-
rappresentate, riceveranno un ulteriore rafforzamento premiale. Ma perché?!
Perché in tal modo è proprio dal Senato che il Premier Renzi, già dominus
della Camera, potrà raggranellare il 5% mancante e raggiungere così il
quorum del 60% che vale il Colle (oltre che, di conseguenza, la Consulta, il
CSM eccetera). Dopo di che non si vede che cosa potrebbe impedire al
Premier Renzi di promuovere successive revisioni costituzionali a piacere.
Farebbe lui questo?! No che non lo farebbe, certo che no. Possiamo
reputarlo un annunciatore magniloquente, inconcludente e tosco. Ma mai e
poi mai il Premier Renzi sarà un pericolo per la democrazia.
Sarà.
Però, l'avvocato socialista Felice Besostri, al quale dobbiamo per altro
l'abrogazione del Porcellum, non si stanca di ricordare agli immemori che "la
legge è universale e astratta". Universale e astratta. Inversamente, se non è né
universale né astratta, non è legge. Ma che cos’è allora uno Stato senza
legge? “Un gruppo d’individui retto dal comando di un capo”, sentenzia
Agostino, intendendo con ciò “una grande organizzazione di briganti”.
Questa Controriforma elettorale-costituzionale – plasmata sul profilo
concretissimo di un particolare uomo politico – potrebbe rivelarsi esiziale per
la Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Molti costituzionalisti, e
non dei peggiori, la pensano così.
L’avvocato socialista
Felice Besostri
Controprova: ammettiamo pure che il Premier Renzi possegga la miglior
buona fede del mondo unita alla più solida lealtà democratica mai registrata
dagli albori dell’Universo ai giorni nostri. Nondimeno, il Premier Renzi è un
essere umano e come tale egli non può in alcun modo “garantire” il retto uso
di un dispositivo elettorale-costituzionale intrinsecamente arbitrario.
In ambito politico una delle forme più virulente dell'arbitrarietà coincide
con la “decisione” (paradossale e assurda) di risolvere il potere costituente
nel potere costituito.
Una figura emblematica di questa arbitrarietà si trova nello Zarathustra al
passo “Del nuovo idolo”.
«Chiamasi Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Gelido anche quando
mente; e questa menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il
popolo”». Gelida menzogna strisciante fuor di bocca tra l'osanna e il
crucifige.
SPIGOLATURE
Un uomo solo ai comandi
di Renzo Balmelli
OPZIONE. Freud, che non era uno sprovveduto, sosteneva che non
sapremo mai cosa passa realmente nella mente di una persona. Mentre
nelle Alpi francesi i soccorritori portavano a valle i gialli sacchi di
plastica con i miseri frammenti di 150 vite spezzate da un feroce
destino, noi a tutto pensavamo, all'ipotesi del guasto tecnico, al
terrorismo, fuorché a quell'opzione che ci obbligava a inoltrarci nel
cielo buio di Andreas Lubitz, ad avanzare a tentoni nei meandri
insondabili di una psiche devastata, ma paradossalmente lucida
nell'attuare i suoi insani propositi. Ciò che resta di quel suicidio-
omicidio, di quel terribile olocausto degli innocenti, è il senso
d'impotenza che sgretola le nostre certezze. E' l'incubo di quel volo
della morte con un uomo solo ai comandi, solo con la sua raggelante
follia, barricato nel cockpit con la maledetta porta sbarrata dietro la
quale egli mai avrebbe dovuto esserci se solo fosse stato fermato in
tempo.
METAFORE. "Adesso anche la Germania presuntuosa ha il suo
Schettinen". Scritto proprio così, magari credendo di essere spiritosi.
Pare impossibile che qualcuno, davanti al dramma, possa immaginare
simili, oscene metafore e addirittura rincari la dose sostenendo, senza
vergogna, "che come il pilota che si è schiantato sulle Alpi, Matteo
Renzi sta schiantando l'Italia". Invece è successo. Una firmata dal
direttore di un' importante testata di destra, l'altra da un comico
prestato alla politica. E fra tanto squallore c'è pure chi li difende. Si
rimane esterrefatti nel misurare di che pasta è fatta l'immensa,
irresponsabile disinvoltura di chi non indietreggia davanti a nulla per
vellicare i sentimenti più riposti e si spinge fino al punto di trasformare
la tragedia in uno spettacolo che scende sempre più in basso, oltrepassa
la soglia del cinismo e tocca il fondo che più fondo non si può. Per
dirla con Hannah Arendt, anche in queste assurde "trovate" si
configura la banalità del male.
SCONFITTA. Dopo le elezioni amministrative svoltesi in Francia,
sorge il problema di come declinare la controprestazione della sinistra,
cercando di capire se si tratta di un passaggio a vuoto fisiologico o di
un presagio foriero di future débacles. Qualunque sia l'analisi della
sconfitta, essa dovrà fornire risposte immediate se Hollande vorrà
conservare la speranza di restare all'Eliseo proponendosi come l'arbitro
rassicurante nelle zuffe tra il centro-destra, sempre più destra e sempre
meno centro, di Sarkozy e gli estremisti della Le Pen, rimasti a secco
di mandati, ma non fermi al palo. Alle presidenziali mancano ancora
due anni, un lasso di tempo che dovrebbe consentire alla cultura della "
gauche" di recuperare il consenso sui temi scottanti che vanno dalla
sicurezza all'identità nazionale e segnalano in modo netto il cambio di
sensibilità e il mutamento del quadro politico nella Nazione, patria dei
lumi.
GRAMIGNA. A dispetto degli insegnamenti della storia, anche nel
terzo millennio non si finisce mai di fare i conti col revisionismo di
stampo fascista. Rispetto a quello mussoliniano o al nazismo di Hitler,
cambiano le sigle, ma non il rifermento alle ideologie che il secolo
scorso sono state all'origine di lutti e sofferenze indicibili. Grazie a
varie recensioni è stato portato a conoscenza del pubblico il volume
"Altri duci. I fascismi europei tra le due guerre" di Marco Fraquelli,
Mursia Editore, dal quale risulta quanto fosse vasta la proliferazione in
Europa dei cosiddetti movimenti minori, ma tutti incarnazione della
matrice originale, esaltata e violenta. L'autore ne ha recensiti una
trentina in tutte le nazioni del continente. Ai giorni nostri, quanto la
gramigna sia ancora in grado di attecchire lo si evince dalla deriva
dell'estrema destra che un po' ovunque continua a fare proseliti.
RITARDO. Con il conto alla rovescia arrivato al rush finale, al
Padiglione Italia dell'EXPO di Milano i conti non tornano. Mentre tutti
gli altri sono ormai a tetto , proprio nello spazio della nazione
organizzatrice dell'Esposizione universale il ritardo accumulato è tale
da fare temere il peggio. A meno di un miracolo, merce piuttosto rara
di questi tempi, forte è il timore che il Padiglione non sia pronto per il
giorno dell'inaugurazione. Il danno d'immagine, da imputare alla
corruzione, agli appalti manipolati, alle lotte di potere interne e ai
contrasti tra i partiti, sarebbe enorme e per somma sventura potrebbe
passare alla storia quale prova dell'italica incapacità di rispettare gli
impegni. Per salvare l'onore qui ci vuole davvero l'intervento divino,
che comunque, scrive il Corriere della Sera, "non abbiamo meritato".
Confidiamo nello stellone.
POLEMICHE. Sugli oriundi in maglia azzurra, che spesso hanno
salvato il risultato come è accaduto col recente pareggio in Bulgaria,
sono stati scritti interi capitoli d storia calcistica. Qualcosa più o meno
simile, ma in senso opposto, sta accadendo in Svizzera dove il pomo
della discordia è costituito non tanto dai figli dei connazionali
espatriati, bensì dai giocatori di origine straniera, naturalizzati e con
tanto di passaporto rossocrociato, che non essendo svizzeri doc non
sarebbero in sintonia col comune sentire dei tifosi. Tuttavia
sull'autenticità della campagna a sfondo patriottico i pareri sono divisi
già per il fatto stesso che colui che l'ha innescata è sì un difensore
elvetico, però da varie stagioni in forza alla Juventus di Torino e che si
è fatto un nome in Italia. Ma il mondo del calcio è bello proprio per
questo, perché è volubile anche con le sue iperboliche polemiche di
lana caprina.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Appalti. Un decalogo per la legalità
Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil presentano le loro proposte per
liberare gli appalti da sprechi, mafie e corruzione. "Dieci priorità e
trenta proposte concrete per un futuro migliore e per rendere il Paese
più moderno e funzionale."
Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil lanciano il decalogo "Legalità e qualità
nelle opere pubbliche" indirizzato al Premier e ministro ad Interim delle
Infrastrutture Matteo Renzi. L'obiettivo è quello di sollecitare il Governo
affinché siano prese tutte le misure necessarie affinché i cantieri delle opere
pubbliche in Italia siano liberati dalla corruzione e dalle mafie, per rendere
possibile la realizzazione di infrastrutture davvero utili per tutti, fondate su
innovazione, qualità, trasparenza, sviluppo, occupazione, tutela del lavoro,
dell'ambiente e del territorio.
“L'Italia ha bisogno di nuovi investimenti nelle infrastrutture per rendere il
Paese più moderno, con città più vivibili e sostenibili. Occorre garantire
strutture di comunicazione funzionali, impianti idrici e di depurazione
efficienti, solo per fare alcuni esempi, indispensabili per far ripartire davvero
l'economia. I ritardi che caratterizzano il Paese, troppo spesso frutto di
corruzione e opacità, possono essere recuperati solo attraverso scelte radicali,
che passano innanzitutto per l'individuazione di opere realmente utili e
coerenti con questa visione” – hanno dichiarato il presidente di Legambiente
Vittorio Cogliati Dezza, Luigi Ciotti, presidente di Libera, Susanna Camusso,
Segretario Generale della Cgil, Annamaria Furlan, Segretario Generale della
Cisl e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale della Uil - “ma per questo
serve una nuova programmazione, un confronto pubblico trasparente e delle
serie e indipendenti analisi di costi e benefici”.
Per sradicare la corruzione che pervade il settore dei lavori pubblici su cui,
dal Mose all'Expo, è intervenuta a più riprese la magistratura, occorre
cambiare in modo radicale il sistema che governa appalti e lavori. Già nel
1996 il Rapporto Cassese aveva fatto suonare allarmi che non sono stati
ascoltati: a quasi venti anni da quel documento ancora troppo poco è
cambiato. “Su 33 grandi opere oggetto di indagine nel triennio 2007-2010, il
costo sostenuto dalle casse pubbliche era passato da 574 milioni di euro
dell'assegnazione iniziale a 834 milioni di euro: si tratta di un onere
aggiuntivo per i cittadini pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione. È
necessario stabilire regole chiare e responsabilità - hanno concluso Cogliati
Dezza, Ciotti e Camusso, Furlan e Barbagallo - ma è altrettanto
indispensabile innovare il settore delle costruzioni in Italia, per elevare
finalmente la qualità della progettazione attraverso i concorsi, riducendo gli
impatti e contribuendo alla lotta ai disastri ambientali con serie valutazioni
preliminari, garantendo un trasparente confronto con i territori e la più ampia
informazione dei cittadini, tutelando i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Ecco, di seguito, dalle regole ai controlli, le dieci priorità indicate da
Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil.
1. Rendere più efficace il quadro normativo: recepire le Direttive comunitarie in tema
di appalti e procedere a una rapida riscrizione del nuovo codice degli appalti; snellire
il codice dei contratti pubblici per evitare il ricorso all’urgenza o all’azione in deroga
delle norme; ridurre il numero dei centri decisionali; riformare l’istituto
dell’arbitrato;
2. Assegnare appalti di lavori, servizi e concessioni pubbliche solo tramite gare
standardizzate: abolire la trattativa privata e ridurre le strutture parastatali e quelle
con struttura privatistica; standardizzare e semplificare contratti del medesimo
genere, prevedendo l'indicazione in fase di gara del contratto applicato per profilo
merceologico prevalente e l'utilizzo del documento di gara unico europeo; attivare
concorsi per tutte le opere pubbliche;
3. Rafforzare i corpi tecnici dello Stato per eliminare il ricorso a professionisti
esterni in progettazione e direzione lavori; abolire l’anomalo istituto del general
contractor per evitare che la direzione lavori sia in carico alla stessa stazione
appaltante; organizzare corpi stato separati e autonomi da influenze politiche;
prevedere subappalti controllati, divieto di attribuzione del sub appalto ad imprese
che hanno partecipato alla gara;
4. Affidare lavori solo sulla base di progettazioni esecutive: permettere
l’affidamento per le concessioni di lavori e di project financing solo sulla base di
progettazioni definitive; condizionare l’esecuzione della gara alla sussistenza di
finanziamenti sufficienti a coprire l’intera durata della prestazione;
5. Implementare e migliorare il sistema delle white list: premiare nelle gara le
imprese che non siano coinvolte in vicende di corruzione e di mafia; rendere
obbligatorio, per le categorie di lavori sensibili, l'iscrizione alle white list, preferire le
imprese con buoni e certificati risultati nelle loro precedenti attività contrattuali e
controllare la certificazione fiscale e contributiva;
6. Attuare il miglior controllo istituzionale: ampliare i poteri di intervento,
vigilanza e sanzione dell'Autorità nazionale anticorruzione per tutte le opere
pubbliche; definire indicatori certi e quantificabili sia di processo che di risultato, in
modo da poter tempestivamente misurare l’efficienza della prestazione dei contraenti
privati;
7. Rendere efficace il controllo tecnico per ogni appalto: scegliere collaudatori
indipendenti sulla base di criteri definiti dall'Autorità nazionale anticorruzione e solo
alla fine dei lavori; fornire incentivi economici per quei funzionari che conseguono
buoni risultati ed inchieste interne volte ad accertare le cause di procedure con esiti
scadenti;
8. Garantire completa trasparenza e incoraggiare il controllo civico: adottare il
Freedom Of Information Act anche in Italia, per rendere massimamente trasparente
qualunque opera pubblica nazionale e locale; introdurre il Debat Public per tutte le
opere pubbliche nazionali, con garanzie su informazioni e risposte ai cittadini, sui
tempi del confronto e delle decisioni.
9. Proteggere l’ambiente: attraverso la Valutazione di impatto ambientale sul
progetto preliminare, con verifiche nelle fasi successive e introduzione di Linee guida
per le mitigazioni e compensazioni ambientali; utilizzare materiali provenienti dal
recupero nei capitolati di appalto, per ridurre il prelievo da cava, attraverso il
recepimento delle Direttive europee e fissando standard minimi obbligatori;
10. Tutelare i lavoratori, contrastando la pratica del massimo ribasso; reintrodurre
il rispetto della clausola sociale vincolante nei campi di appalto; escludere dalle
procedure di appalto le imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali verso i
lavoratori, assicurando la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali di
lavoro; rendere obbligatorio il pagamento diretto del subappaltante da parte della
stazione appaltante e in caso di inadempienza dell'impresa appaltatrice, il pagamento
diretto dei lavoratori da parte della stazione appaltante.
Economia
L’Europa e la Banca dell’Asia
Un passo avanti verso una nuova
governance monetaria internazionale
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
L’adesione dell’Italia, della Germania, della Francia e della Gran Bretagna al
processo di creazione della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB)
promossa dalla Cina è indubbiamente un fatto molto rilevante nello
scacchiere geopolitico. E’ il messaggio che l’Europea e il nostro Paese non
intendono restare fuori dai processi importanti dello sviluppo economico
globale. Non partecipare, semplicemente per seguire il sentiero stretto e
isolato indicato da Washington, ci avrebbe pesantemente penalizzato sui
mercati cinesi e asiatici in veloce crescita.
Sarebbe però errato limitare la valutazione soltanto alle grandi opportunità
economiche. Insieme alla Banca di Sviluppo dei Paesi del Brics appena
varata, l’AIIB è un altro tassello importante nel percorso per ridefinire
l’intero sistema monetario internazionale.
In tutti i recenti summit del G20, da ultimo quello di Brisbane, si è ripetuta
la stessa scena: i Brics con gli altri cosiddetti Paesi emergenti chiedevano una
riforma della governance economica globale e un loro peso maggiore nelle
vecchie istituzioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca
Mondiale mentre gli Stati Uniti apertamente bloccavano ogni cambiamento
significativo.
Adesso invece i passi verso una ridefinizione dell’intero sistema
economico, monetario, finanziario e commerciale mondiale possono e
debbono essere fatti alla luce del sole.
Dopo oltre settanta anni dalla sua creazione, il sistema di Bretton Woods
ha terminato il suo ciclo storico ed è arrivato il momento per creare un nuovo
modello multipolare, più giusto. Solo una pericolosa miopia politica può
cercare di ritardare simili profondi cambiamenti, generando inevitabilmente
gravi tensioni e conflitti difficilmente gestibili.
In questo processo noi riteniamo centrale e fondamentale il ruolo dei Paesi
europei e dell’Unione europea. Occorre essere consapevoli delle strategie
necessarie per realizzare la Grande Riforma in modo da diventarne
protagonisti e non attori secondari, magari in cerca soltanto di qualche
business appetibile. Ci sembra doveroso sottolineare che senza l’Unione
europea e senza un euro stabile qualsiasi tentativo di riforma rischia di
deragliare o di diventare una semplice questione regionale. Si tratta, invece,
di una sfida che richiede una vera maturazione del ruolo politico dell’Ue.
La Cina ha riserve in valuta e in oro per 4.000 miliardi di dollari. E’ una
capacità monetaria notevole ma insufficiente a portare gli Usa sul sentiero del
cambiamento necessario. Un’Europa politicamente determinata potrebbe
farlo. Anche la decisione inglese di partecipare all’AIIB ha una grande
valenza in quanto Londra prende una posizione completamente autonoma da
Washington. Ciò sta creando riverberi importanti anche in Australia, in
Giappone e nella Corea del Sud. Fatto non irrilevante, considerando che
questi Paesi finora si sono tenuti in linea con gli Usa.
Circa 30 Paesi, soprattutto dell’Asia, parteciperanno alla creazione della
banca, che parte con un capitale di 50 miliardi di dollari. La Russia ha già
espresso il suo interesse anche se per il momento resta l’attore più attivo nella
realizzazione dell’altra banca di sviluppo, quella del Brics. In questo contesto
l’Unione Eurasiatica ha recentemente annunciato di voler creare una sua
unione monetaria per poter giocare un ruolo importante negli scenari di
sviluppo dell’intero continente euro-asiatico e fronteggiare gli attacchi
speculativi condotti dopo la manipolazione del prezzi del petrolio..
Non meno importante è il fatto che l’AIIB intende essere la banca che
vuole sostenere e guidare gli investimenti di lungo termine nella
realizzazione delle grandi infrastrutture di cui in Asia c’è un grande
fabbisogno. In tal senso sarà un partner delle banche di sviluppo multilaterali
esistenti e quindi anche di quelle del Long Term Investors Club, cui partecipa
anche la nostra Cassa Depositi e Prestiti.
Si pone di fatto come il fulcro di una nuova industrializzazione e
modernizzazione tecnologica nelle zone dell’Asia e del Pacifico dove vive la
maggioranza della popolazione mondiale.
E’ quindi un modello alternativo alla fallimentare finanziarizzazione
dell’economia globale e alle varie “ideologie post industriali”. Il che può
significare una svolta epocale.
I primi grandi progetti che intende promuovere sono legati alle Nuove Vie
della Seta, quello che i cinesi chiamano “One road, one belt”, cioè la grande
strada di collegamento con il resto del continente fino all’Europa creando
un’ampia cintura di sviluppo economico, urbano e sociale lungo il suo
percorso. Negli ultimi mesi ci sono stati anche intensi contatti e
collaborazioni per collegare la nuova via della seta con il corridoio euro-
asiatico “Razvitie” di sviluppo infrastrutturale che collegherà il Pacifico con
l’Europa occidentale attraversando e sviluppando i vastissimi territori
siberiani.
Ne abbiamo già scritto e siamo sempre più convinti che, per la
realizzazione di questi grandi progetti, sia fondamentale e insostituibile la
capacità industriale, tecnologica e professionale dell’Ue.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
PROVE DI PULIZIA Il testo licenziato ieri dal Senato contiene numerose novità, che
riassumiamo qui di seguito per i nostri lettori.
di Armando Marchio
Falso in bilancio - Il reato di falso in bilancio che era stato sostanzialmente
depenalizzato dal governo Berlusconi, sarà sempre perseguibile d’ufficio, ma
con diverse soglie di punibilità: 3-8 anni per le società quotate, 1-5 anni per le
non quotate, ma senza alcuna soglia percentuale di non punibilità. Proprio
questo era stato lo scoglio che aveva bloccato la norma a Palazzo Chigi
nell’ultimo Consiglio dei ministri del 2014. In quell’occasione era spuntata a
sorpresa – lo stesso Renzi rivendicò la paternità della norma – un ‘articolo 19
bis nel testo del decreto fiscale – che venne subito ribattezzata ‘salva
Berlusconi’ perché gli avrebbe consentito di rimettere in discussione la
condanna per frode fiscale che lo ha escluso dalla possibilità di ricandidarsi
per 6 anni.
Il testo del Senato si presta però a non poche obiezioni perché contiene
pericolosi margini di ambiguità sulla punibilità del falso in bilancio come ha
efficacemente spiegato Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di oggi.
Mafie - Più dure le pene per associazione mafiosa. Capi e aderenti ai gruppi
della criminalità organizzata, rischieranno in base all’articolo 4, quasi
trent’anni di carcere. Con le nuove norme si punisce con il carcere da 10 a 15
anni chiunque fa parte di un clan (attualmente è da 7 a 12 anni) e con la
reclusione da 12 a 18 anni i boss (ora è da 9 a 14 anni). Se l’associazione è di
tipo armato per gli affiliati la pena sale a 12-20 anni (ora è da 9 a 15 anni) e
per i capi-mafia a 15-26 anni (ora è 12-24 anni).
Patteggiamento - Si potrà ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei
processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma soltanto nel caso
in cui il ‘bottino’ sia stata integralmente restituito.
Inoltre in base all’articolo 3, quello che stabilisce la riparazione pecuniaria,
per i reati contro la PA, in caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà
versare allo Stato una somma pari alla “mazzetta” ricevuta.
ANAC - L’articolo 6 del ddl prevede l’obbligo per il Pm quando esercita si
occupa di reati contro la PA, di informare l’Autorità nazionale
Anticorruzione. L’Autorità potrà intervenire anche sui contratti di appalto
secretati o che richiedono particolari misure di sicurezza. Nelle controversie
sull’affidamento di lavori pubblici e sul divieto di rinnovo tacito di contratti
di lavori pubblici, il giudice amministrativo informa l’Authority su ‘ogni
notizia emersa’ in contrasto ‘con le regole della trasparenza’.
Peculato - Aumentano le sanzioni per il peculato, che passa a un massimo di
10 anni e 6 mesi (a fronte dei precedenti 10 anni), e dell’induzione indebita,
che sale dal binomio 3-8 anni a 6 anni di minimo e 10 anni e 6 mesi di
massimo. Inoltre, così come suggerito dal testo originario presentato da
Pietro Grasso, ci sarà il ‘taglio’ da un terzo alla metà della pena per chi avrà
collaborato per evitare che il reato fosse portato a conseguenze ulteriori, per
le prove e per l’individuazione degli altri responsabili o anche per il sequestro
delle somme o altre utilità trasferite. Non passa purtroppo invece la novità
degli ‘agenti provocatori’, uno strumento utilizzato in altri Paesi come gli
Stati Uniti.
Corruzione - Per la corruzione propria (atti contrari ai doveri d’ufficio) la
pena massima da 8 anni arriva a 10 anni (e la minima sale da 4 a 6). Per la
corruzione per l’esercizio della funzione (corruzione impropria), il pubblico
ufficiale rischia la reclusione da uno a 6 anni e non più a 5 anni. Per restituire
organicità a tutto il sistema dei reati contro la pubblica amministrazione sono
stati anche approvati aumenti di pena per la corruzione in atti giudiziari che
passa da una “forchetta” 4-10 anni a una di 6-12 anni di carcere.
Vai al sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Egemonia, individui e masse
Si discute molto di alcune analogie fra Bettino Craxi e Matteo Renzi
rispetto all’esigenza di “decidere”…
di Danilo Di Matteo Si discute molto di alcune analogie fra Bettino Craxi e Matteo Renzi rispetto
all’esigenza di “decidere”. Proporrei però di soffermarci per un istante su un
altro punto: la guida del governo da parte del leader socialista coincideva, in
Occidente, con gli anni del “riflusso” rispetto all’egemonia culturale della
sinistra nel decennio precedente. Analogamente, l’attuale inquilino di Palazzo
Chigi guida l’esecutivo e consegue notevoli risultati elettorali grazie anche al
consenso dei “moderati”.
In realtà Craxi e l’esperienza del “socialismo mediterraneo” provavano a
reinterpretare alcune categorie di base della politica, quali ad esempio il
merito e le stesse esigenze del mercato, inscrivendole nel quadro della
sinistra. Per non dire delle elaborazioni sul socialismo umanitario e non
marxista (la figura di Giuseppe Garibaldi divenne forse l’icona di quel
tentativo).
Anche Renzi prova a dire che certi principi (in primis, per l’appunto, il
merito) sono “di sinistra”, ma non va oltre l’enunciazione, condizionato
probabilmente pure dall’atmosfera post-ideologica che lo avvolge.
Il leader del garofano, poi, aveva dalla sua la crescita dell’influenza dei ceti
medi e del terziario. L’ex sindaco di Firenze, invece, come nota l’editoriale
del numero di marzo di mondoperaio, al momento non riesce a far leva su
una vera e propria “coalizione sociale”.
Craxi diede una spallata non solo all’egemonia di una certa sinistra, ma
forse all’idea stessa di egemonia: all’egemonia dell’egemonia, sarei tentato di
dire. A Renzi, a dispetto del consenso di cui gode, tale operazione sembra
riuscire di meno. Paradossalmente, pur nella società dell’individualizzazione,
se provassimo oggi a chiedere a un liceale, ad esempio, se “l’assemblea” sia
“di destra” o “di sinistra”, con ogni probabilità egli indicherebbe la seconda
risposta.
Ѐ vero: oggi la sinistra, nella società, è assai più debole di qualche
decennio fa. Ciononostante credo che il segretario del Pd sbaglierebbe
se pensasse di eludere il confronto culturale a sinistra.
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/
Quello straordinario 1944
Presentazione
dei QCR 3-4 2014
Quello straordinario 1944
Dalla Resistenza alla Repubblica.
Nel 70° della Liberazione di Firenze
A cura di Mirco Bianchi
Venerdì 10 Aprile 2015, ore 17
Sala della Biblioteca dell'Istituto Istituto
Storico della Resistenza in Toscana
Via Carducci 5/37 Firenze
http://www.circolorosselli.it/20150410_QCR.pdf
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Giorgio Benvenuto nuovo
Presidente della Nenni
Giorgio Benvenuto è il nuovo Presidente della Fondazione Nenni. L’ex
Segretario Generale della UIL, oggi Presidente della Fondazione
Buozzi, succede allo storico Giuseppe Tamburrano che ha guidato la
Fondazione Nenni per trent’anni.
La Fondazione Nenni nasce nel 1985, per iniziativa di Giuseppe
Tamburrano che in quel periodo ricopriva l’incarico di Responsabile
culturale del Partito Socialista. Martedì 31 marzo, durante l’ultimo
CDA di Fondazione da lui presieduto, Tamburrano ha ricordato l’atto
di nascita con grande emozione:
“Un giorno mi chiamò Martelli e mi chiese di rinunciare al mio
incarico di responsabile culturale, dopo molto tempo in cui ricoprivo
quel ruolo, e mi disse che avevo diritto ad avere in cambio un incarico
di prestigio. Senza nessuna esitazione gli risposi che volevo il
contributo per fare una Fondazione culturale. Martelli ebbe un sussulto
e mi guardò incredulo e si precipitò ad accettare la mia richiesta. Così
nacque la Fondazione Nenni con un contributo del Partito di cento
milioni di lire con il sostegno di Giuliana Nenni, Giuliano Vassalli,
Claudio Martelli e il Prof. Giannini. Presidente fui nominato io.
Abbiamo sempre lavorato nell’ambito dei principi del socialismo ma in
totale autonomia dal Partito”. La prima iniziativa della Fondazione, ha
ricordato Tamburrano, “fu un’iniziativa con il CRS diretto da Ingrao.
Oltre ad Ingrao c’erano Napolitano ed altri dirigenti del PCI ed
esponenti del Partito socialista”.
La sala di via Ripetta era stracolma. Il tema era l’Unità della sinistra.
Il giorno dopo Craxi mi fece chiamare da Acquaviva per dirmi di non
prendere iniziative azzardate”. L’autonomia della Fondazione dava
fastidio al vertice del Partito come ha ricordato Giuliana Nenni in
un’intervista a Biagi nel 1993 (“La disfatta”, Rizzoli), sottolineando
come Craxi non voleva più Tamburrano come Presidente della
Fondazione Nenni: “Craxi non amava i suoi contestatori, e
Tamburrano è stato un coerente oppositore e una persona
intellettualmente onesta”.
Sono stati trent’anni d’intenso lavoro. La Fondazione Nenni è
diventata un’importante realtà culturale italiana con il suo patrimonio
bibliografico, gli archivi storici, come ha sottolineato il commosso
intervento del Presidente emerito della Corte Costituzionale Mauro
Ferri. Benvenuto, eletto all’unanimità, ha mostrato, a conclusione dei
lavori del CDA, molto entusiasmo e la volontà di dedicarsi con
impegno e dedizione alla Fondazione Nenni.
L’impegno di Tamburrano non si esaurisce ma continuerà come
Socio Fondatore, membro del CDA e Direttore del Blog della
Fondazione Nenni. Il suo continuerà ad essere un impegno importante,
sempre dalla stessa parte: “dalla parte della cultura e della difesa dei
valori del socialismo”.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
PIEMONTE, LA LEGGE
SUL SERVIZIO CIVILE
Ferrari: "Un atto importante, risultato di un confronto
e di un dialogo costante con tutte le forze politiche"
Nella seduta del 31 marzo 2015, il Consiglio regionale ha approvato
all'unanimità dei votanti la legge "Norme per la realizzazione del
servizio civile nella Regione Piemonte".
L'Assessore regionale alle Politiche Sociali, alla Famiglia e alla
Casa, Augusto Ferrari, manifestando la propria soddisfazione per
l'approvazione del provvedimento, ha affermato:
"Questa legge rappresenta un atto importante e nasce dalla necessità
di regolamentare in modo organico la materia e di sostenere il sistema
regionale del servizio civile quale specifica risorsa e valore aggiunto
della comunità regionale. Occorre, pur nell'ambito di una visione
unitaria del servizio civile, determinare priorità d'intervento tra settori
e all'interno degli stessi. Il provvedimento è stato il risultato di un
lavoro condiviso con tutte le forze politiche di maggioranza e di
opposizione, sia durante la discussione in Commissione, sia in aula".
"I destinatari diretti di questa proposta normativa - ha continuato
l'Assessore - sono i giovani che intendono svolgere il servizio civile e
gli enti accreditati all'albo regionale del servizio civile ai quali
vengono indirizzate norme per la loro attività progettuale; i destinatari
indiretti sono il mondo dell'istruzione e quello del lavoro per il
riconoscimento dei crediti formativi e per la certificazione delle
competenze acquisite dai ragazzi".
"Il provvedimento - ha proseguito Ferrari - intende perseguire gli
obiettivi indicati (promuovere il senso di appartenenza dei giovani alla
comunità regionale, nazionale ed europea, valorizzare forme di
cittadinanza attiva dei giovani per il perseguimento e la promozione di
una cultura della pace, promuovere collaborazioni con Università ed
Istituti di Istruzione superiore per favorire il riconoscimento di crediti
formativi ai partecipanti al servizio civile, incentivare forme di
collaborazione con associazioni imprenditoriali e di categoria del
mondo del lavoro, con associazioni di rappresentanza delle
cooperative e con altri enti senza scopo di lucro per favorire percorsi
di orientamento al lavoro dei giovani che hanno svolto il servizio
civile), prevedendo progetti di servizio civile da finanziarsi con
autonomi stanziamenti di bilancio, con risorse regionali in aggiunta a
quelle statali per sostenere i progetti di servizio civile nazionale,
attuando iniziative di valorizzazione e sostegno del sistema regionale
di servizio civile, definendo interventi formativi per i formatori, per gli
operatori locali di progetto e per le altre figure professionali del
servizio civile, prevedendo azioni informative, di studio e
promozionali".
"L'impegno economico - ha concluso l'Assessore - è costituito in
massima pare da risorse statali, mentre la destinazione delle risorse
regionali, stimate in 200.000 euro per ciascun anno del biennio 2014-
2015, sarà oggetto di valutazione in sede di approvazione del bilancio
annuale: potranno incrementare il servizio civile nazionale o essere
destinate ai progetti regionali, a seconda delle diverse esigenze ".
Da Italialaica riceviamo e volentieri pubblichiamo http://www.italialaica.it/news/editoriali/53726
DELL’8 x 1000 E
DELLA SUA RADICE
Si avvicina la scadenza della dichiarazione dei redditi e non fa male
orientare un po’ l’attenzione sul perverso meccanismo dell’8 per
1000, che crea un’insopportabile situazione di favore (insieme ad
una infinità di altre) alla chiesa cattolica. Come funziona la
faccenda?
di Aldo Zanca
Ogni anno lo Stato crea un pozzo mettendo insieme l’8 per 1000 di
tutte le contribuzioni fiscali relative all’Irpef, dopo di che distribuisce
l’intera somma così ottenuta in proporzione al numero di scelte
espresse dai contribuenti a favore delle confessioni religiose ammesse
alla ripartizione (la chiesa cattolica in forza del concordato, le altre
confessioni in forza delle intese, che altro non sono, in effetti, che
concordati sanciti con apposita legge).
Il trucco sta nel fatto che si distribuisce l’intero pozzo assegnando a
ciascuna confessione non la somma che deriverebbe dalla somma degli
8 per 1000 solo di quei contribuenti che hanno apposto la propria firma
a favore di questa o di quella confessione, ma tutto il pozzo. Si tenga
conto, peraltro, che gli 8 per 1000 dei vari contribuenti possono avere
una consistenza anche assai diversa.
Così, mentre alla chiesa cattolica spetterebbe una certa somma
derivante dalle firme espresse da un 35-40% dei contribuenti e un’altra
piccola percentuale verrebbe distribuita alle altre confessioni, lasciando
non assegnata la più grande fetta (più o meno il 60% dell’intero
gettito), nei fatti la chiesa cattolica percepisce intorno al 90%
dell’intero gettito, perché la sua percentuale risulta di gran lunga più
elevata rispetto a quella delle altre piccole confessioni. Per rendere più
chiaro questo meccanismo, facciamo il paragone con le elezioni. I
seggi da assegnare sono un certo numero, che vengono tutti assegnati.
Ogni partito se li accaparra in ragione della percentuale di voti ottenuti,
indipendentemente dal fatto che, così come avviene, una larga
percentuale di cittadini si astiene dal voto.
Il meccanismo del 5 per 1000, al contrario, non prevede la
costituzione di un pozzo uguale al 5% dell’intero gettito dell’Irpef, e
dunque distribuisce solamente le somme che si formano dalla
sottoscrizione dei contribuenti.
Nel caso dell’8 per 1000 non si capisce perché le somme che
derivano dalle firme non apposte da un enorme numero di contribuenti
(abbiamo detto circa il 60%) non rimangano, come sarebbe logico,
all’erario, che potrebbe spenderle per altri fini, specialmente
nell’attuale momento di vacche magre. Anzi, si capisce perfettamente,
perché questo perverso meccanismo è stato studiato proprio con
l’intento di favorire sfacciatamente la chiesa cattolica.
La radice di questo favoritismo dello Stato verso la chiesa cattolica
non è da riferire al concordato in quanto tale, ma al famigerato articolo
7. È del tutto ragionevole che lo Stato laico ricerchi accordi con le
confessioni religiose a tutela delle loro ragionevoli peculiarità e che
quindi stipuli con esse concordati e intese, o come altrimenti li si
voglia chiamare, ed è altrettanto ragionevole che le protezioni siano
stabilite in ragione del numero dei fedeli. Ciò che non è tollerabile è
che lo Stato non abbia una postura di equilibrata equidistanza nei
confronti di tutte le confessioni, come avviene per il cattolicesimo che
gode della superprotezione costituzionale che lo pone in una posizione
vertiginosamente più elevata delle altre confessioni.
La battaglia laica deve quindi concentrarsi non sul concordato, che,
se non fosse “costituzionalizzato” e fosse invece tradotto in una legge
ordinaria (come lo sono le intese), potrebbe essere emendato con
facilità, anche unilateralmente, ma appunto sull’articolo 7. Si tratta di
una revisione costituzionale, di un’impresa politicamente difficilissima
ma, nel caso, tecnicamente semplicissima. Basterebbe abrogare sic et
simpliciter l’articolo 7 e cassare dal secondo comma dell’articolo 8
l’espressione «diverse dalla cattolica», soddisfacendo così il dettato del
primo comma dello stesso articolo, che vuole che «Tutte le
confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».
Finora il cattolicesimo è più libero, o disegualmente libero, rispetto alle
altre e non perché sia la più grande minoranza.
L’articolo 7 è una vera e propria cessione unilaterale di sovranità
dello Stato italiano a favore del Vaticano, un atto gratuito che è un atto
di sottomissione. La questione romana era già chiusa con i Patti
lateranensi, che Mussolini non inserì nello Statuto albertino. Che ci
guadagna l’Italia? Il Vaticano accampa un numero incredibile di
privilegi resi intoccabili sul territorio italiano. Che cosa acquista l’Italia
sul territorio del Vaticano? Non c’è la più pallida ombra di
bilateralismo. Lo capirebbe anche un bambino che lo Stato italiano, di
fronte al Vaticano, nel proprio ordine non è né indipendente né
sovrana.
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo
Monopolio televisivo
della chiesa cattolica
Incontro tra Critica liberale e il presidente della Commissione di
Vigilanza Rai, Roberto Fico, sul monopolio della chiesa cattolica nei
programmi televisivi
Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, si è
incontrato con i rappresentanti di Critica liberale e della Società
Pannunzio per la libertà d’informazione, giovedì 26 marzo presso la
sede della Commissione, per discutere i risultati della ricerca condotta
da Critica liberale sulla presenza nelle televisioni pubbliche e private
delle confessioni religiose. Il rapporto di Critica liberale, giunto ormai
al quinto anno, dimostra come nei telegiornali, nelle fiction, nei
programmi informativi, nei documentari e nelle trasmissioni religiose
la presenza della chiesa cattolica cresca sempre più e abbia ormai
raggiunto pressoché il monopolio assoluto, ledendo gravemente il
doveroso pluralismo in tema di religione. Particolarmente insultante,
poi, risulta l’assenza praticamente totale della religione islamica, in
aperto contrasto con la necessaria politica di integrazione. Critica
liberale ha anche motivato al Presidente della Commissione di
Vigilanza televisiva la richiesta di dimissioni del Garante delle
comunicazioni che in un suo documento ha giustificato questa “politica
monopolistica” delle televisione pubblica venendo meno ai suoi
compiti istituzionali.
Il presidente Fico ha mostrato grande interesse per la documentazione
raccolta e per le denunce di Critica liberale e della Società Pannunzio,
e ha promesso di informarne la Commissione per i provvedimenti del
caso.
Vai al sito di Critica liberale
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
La poesia salvata dai bambini
di Giorgio Morale
vivalascuola dedica una puntata a una straordinaria esperienza di
insegnamento della poesia a bambini della scuola elementare:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/03/23/vivalascuola-192/
«Il silenzio mi passava tra le vene / sembra infinito il silenzio». Sono le
parole di un poeta. Ma ha nove anni e forse nemmeno frequenta più la
scuola. Si chiama Marius, è un bambino rom. Ha imparato a comporre
versi nella sua scuola, quando ha incontrato una maestra venuta per
condurre un seminario di poesia. Di cosa si tratta? Risponde Alice, otto
anni, italiana: «tranquillità / silenzio / concentrazione / un po’ di pazzia
/ piacere di ascoltare / il nostro amico silenzio».
Questa maestra si chiama Chandra Livia Candiani. Scrive una poesia
tra le più significative oggi in Italia e da otto anni conduce seminari di
poesia in diverse scuole elementari a tempo pieno milanesi. Le classi
interessate erano dapprima le quarte e le quinte; poi solo le quinte, in
seguito ai tagli all’istruzione.
Leggere le poesie di questi bambini è un’esperienza straordinaria.
All’inizio si stenta a crederci, eppure nulla di ciò che hanno scritto è
stato corretto né modificato. A loro sono stati affidati due strumenti
prima di ogni cosa: libertà e fiducia. “Una diversa modalità di
apprendere e fare scuola” la definisce una maestra, che “ha saputo
tirare fuori il meglio dei ragazzi”.
Completano la puntata il commento di Lucio Ficara
sull'imbarbarimento della classe politica italiana e le notizie della
settimana scolastica.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori
(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
Il 110° del Coopi di Zurigo
Bindella ospite d’onore
Insieme a Felice Besostri, Anita Thanei e Vreni Hubmann.
Il 18 marzo scorso il Cooperativo ha compiuto cento dieci anni di attività, e
lo ha fatto, senza pompa e clamore, in una normale giornata di lavoro.
Sono così archiviate le fosche profezie che dieci anni fa popolarono le
cronache dei giornali circa il destino dello storico locale, di cui qualcuno
asserì che, dopo lo sfratto dalla vecchia sede, non avrebbe superato la fine del
2006.
Invece il Coopi ha continuato a vivere. Alla St. Jakobstrasse, dove ebbe la
possibilità di rilevare la sede del "Santa Lucia di Stauffacher", messa a
disposizione dalla società "Bindella".
La società "Bindella", vero colosso della gastronomia zurighese, ha
contribuito in modo decisivo al salvataggio di un'istituzione simbolo del
lavoro italiano e dei suoi ideali di libertà e progresso.
Daniel Müller, Rudi Bindella e Anita Thanei
alla festa per il 110° del Coopi
Perciò il Dr. Rudi Bindella è stato ospite d'onore al primo degli incontri che il
Coopi ha promosso in occasione il 110° giubileo. Altre iniziative sono in
programma.
Come ospiti d'onore di questo primo appuntamento sono stati altresì
invitati l'Avv. Felice Besostri di Milano, l'Avv. Anita Thanei di Zurigo e la
Prof. Vreni Hubmann di Zurigo.
Ai quattro ospiti d'onore il presidente della Società Cooperativa Italiana
Zurigo, Andrea Ermano, ha espresso profonda gratitudine per il soccorso
prestato in tempi difficili, ma anche viva soddisfazione per il buon esito delle
"operazioni di salvataggio di un'idea che non muore".
Vreni Hubmann, Besostri, Simonitto, Bindella, Anita Thanei
ed Ermano al 110° del Coopi (foto di Daniel Müller) – Sullo
sfondo “Der Fremdenfeind” di Mario Comensoli (1969-‘70)
Vreni Hubmann ha voluto brindare al leggendario Sandro Pertini e "a tutti
coloro i quali, in Svizzera come in Italia, si sono battuti e si battono per la
Giustizia e la Libertà".
Durante l'allegra serata conviviale il Dr. Rudi Bindella ha sottolineato che
il Coopi "meritava senz'altro una mano" essendo per gli italiani di Zurigo "un
po' come L'Erba di casa mia cantata da Massimo Ranieri".
Felice Besostri ha rivendicato la propria lunga appartenenza "non solo eno-
gastronomica" al Coopi, "luogo di grandi amicizie cosmopolite" e di un
socialismo democratico inteso "come nostalgia del futuro".
A conclusione della serata Anita Thanei ha voluto sottolineare "la gioia di
poter continuare a pranzare al Coopi, ottimamente, circondata dai capolavori
di Mario Comensoli".
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.