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Sete di Sete di Parola Parola XVIII Settimana del Tempo Ordinario DAL 31 LUGLIO AL 6 AGOSTO 2016 "Tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede"

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Page 1: a cura di  · Web viewSono brani molto diversi tra di loro, ma che forniscono al discepolo regole di vita per la quotidianità. La domanda iniziale è proposta a Gesù da un indistinto

Sete diSete di ParolaParola

XVIII Settimana del Tempo Ordinario

DAL 31 LUGLIO AL 6 AGOSTO 2016

"Tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò

che egli possiede"

VANGELO DEL GIORNO

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COMMENTOPREGHIERAIMPEGNO

Domenica, 31 Luglio 2016Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote

Liturgia della ParolaQo 1,2; 2,21-23; Sal 94; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

…È MEDITATAGesù è chiamato a fare da mediatore nella distribuzione di una eredità tra fratelli. Sapendo che la sua missione non è quella di arbitrare le liti tra parenti per questioni economiche, non si lascia intrappolare da tali questioni e aggiusta il tiro portando gli astanti su un altro piano, e sottolinea come

la vita dell’uomo non è avvalorata dalla quantità di beni che riesce ad accumulare, ma la vera ricchezza è possedere Dio.Come spesso accade nel Vangelo (e nella vita), Gesù non risponde alle domande che gli vengono offerte. Non lo fa per scortesia o per mal'educazione, ovvio. Il suo

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intento è diverso: vuole mettere in discussione la domanda stessa, vuole farci fare un passo indietro, stimolarci a guardare la realtà da un altro punto di vista. Il Suo. Nella sezione del Vangelo che iniziamo a leggere in questa domenica, Luca ci propone una serie di testi che hanno come filo conduttore il tema dell'attenzione, della vigilanza. Sono brani molto diversi tra di loro, ma che forniscono al discepolo regole di vita per la quotidianità.La domanda iniziale è proposta a Gesù da un indistinto uomo della folla e riguarda una questione di eredità. Non si dice nulla riguardo l'argomentazione precisa del fatto, ma solo il rifiuto del Rabbì ad entrare nello specifico della risposta. Gesù vuole fare un passo indietro: smascherare i due fratelli dall'illusione di cui sono vittime. Il Rabbì, come sempre, vuole andare all'essenziale, alla radice del problema. I due fratelli litigano per il "desiderio smodato" di possedere, per la fiducia che hanno riposto nell'illusione della ricchezza, perché sono convinti che nei beni troveranno la propria sicurezza.A questa istruzione già molto chiara, Gesù aggiunge la parabola dell'uomo ricco e stolto. Quest'uomo pensa dimettersi al sicuro, di abbracciare la serenità, accumulando i suoi beni. Fa i conti

con le sue ricchezze e i suoi progetti, dimenticandosi di Dio. Ma quello che prepara di chi sarà? Cosa potrà portare con sé? La parabola di Gesù mira a smascherare le nostre scelte e le nostre logiche di potere. Quali tesori stiamo accumulando? Quelli davanti a Dio o quelli davanti agli uomini? Quale logica stiamo vivendo? Quella del Regno o quella del mondo? Quella della condivisione o quella dell'accumulo?-----------------------------------------------------------

Con questa parabola sulla precarietà Gesù non disprezza i beni della terra, quasi volesse disamorarci della vita e delle sue semplici gioie. Intende rispondere a una domanda di felicità. Vuoi vita piena? Non cercarla al mercato delle cose. Sposta il tuo de-siderio. Gli unici beni da ac-cumulare sulla terra per essere felici sono relazioni buone con le persone, relazioni libere e liberanti, una sempre maggiore profondità. Il segreto della vita buona sta nel crescere verso più amore, più consapevolezza e più libertà. Padre Ermes Ronchi

…È PREGATA

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O Dio, principio e fine di tutte le cose, che in Cristo tuo Figlio ci hai chiamati a possedere il regno, fa’ che operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall’egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te. Amen.

…MI IMPEGNAUn particolare colpisce: non c'è nessuno attorno a quest'uomo. Nessun nome, nessun volto, nessuno nella casa, nessuno nel cuore. Ricco e al centro di un deserto! La ricchezza crea un deserto di relazioni autentiche, le cose soffocano gli affetti veri. Un uomo solo e non felice, perché la felicità dipende da due cose: non può mai essere solitaria e ha a che fare con il dono. Solitario, il cuore si ammala; isolato, muore. Stolto, dice Gesù, non perché cattivo, ma perché poco intelligente. Ha investito sul prodotto sbagliato, sul denaro e non sull'amore.

Lunedì, 1 Agosto 2016Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e sacerdote - Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica. Vescovo di Sant’Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu

maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze. Compose scritti ascetici di vasta risonanza. Apostolo del culto all’Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale.

Liturgia della ParolaGer 28,1-17; Sal 118; Mt 14,13-21

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». 

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E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.  Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.…È MEDITATAI discepoli, uomini pratici, suggeriscono: «Congeda la folla perché vadano a comprarsi da mangiare». Se non li congeda Lui, loro non se ne andranno. Ma Gesù non li manda via, non ha mai mandato via nessuno.Anzi dice ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». Mi intenerisce questo Gesù che non vuole allontanare da sé nessuno, che li vuole tutti intorno anche a mangiare. È una immagine femminile di Dio, un Dio che nutre e alimenta ogni vita. Quante volte nel Vangelo lo si vede intento a condividere il pasto con altri, e contento di questo, da Cana all'ultima cena fino a Emmaus.Così tanto amava mangiare con gli altri, tenerli vicini a sé, che ha fatto di questo mangiare insieme il simbolo di tutta la sua vita: «quando me ne andrò e non potrò più riunirvi e darvi il pane, spezzarlo e condividerlo insieme, voi potrete unirvi e mangiare me».Ci sono molti miracoli in questo racconto. Il primo è quello della folla che, scesa ormai la notte in quel luogo deserto, non se ne va e resta lì con Gesù, presa da qualcosa che lui solo ha e nessun altro sa

dare. Il secondo sono i cinque pani e i due pesci che qualcuno mette nelle mani di Cristo, fidandosi, senza calcolare, senza trattenere qualcosa per sé. È poco ma è tutto, è poco ma è tutta la sua cena, è solo una goccia nel mare ma è quella goccia che può dare senso a tutta la sua vita (Madre Teresa).Il terzo miracolo: quel poco pane, quei pochi pesci bastano per tutti, bastano perché condivisi. Secondo una misteriosa regola divina, quello che spartisci con gli altri si accresce: quando il pane da mio diventa nostro, anziché diminuire si moltiplica. Il miracolo è che Dio ferma la fame del mondo attraverso le nostre mani quando imparano a donare. Noi abbiamo la terra, tutta la terra da sfamare, ed è possibile, a patto che diventi possibile la condivisione.E infine: «Raccolsero gli avanzi in dodici ceste», una per ogni tribù di Israele, una per ogni mese dell'anno. Tutti mangiano e ne rimane per tutti e per sempre. E hanno valore anche le briciole, il poco che sei e che hai.Niente è troppo piccolo per non servire alla comunione. Niente è troppo piccolo di ciò che fai con

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tutto il cuore, perché ogni gesto 'totale', senza mezze misure, per quanto minimo, ci avvicina all'assoluto di Dio. Che diritto hanno i cinquemila di avere pane e pesce? L'unico loro diritto è la fame, l'unico titolo per ricevere è la povertà.Davanti a Dio io non ho nessun merito da vantare se non la mia povertà e la mia fame: la mia debolezza, diceva Paolo. E lui, il Dio che ama nutrire, verrà a dare pane a chi ha fame e ad accendere fame di cose grandi in chi è sazio di solo pane.---------------------------------------------L’atteggiamento di Gesù è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, quella pietà di Gesù verso tutti noi: Gesù sente i nostri problemi, sente la nostra

debolezza, sente i nostri bisogni. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza!... Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale questo, perché questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. Poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione - è chiaro il riferimento all’Eucaristia -, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono... e i pani e i pesci non finiscono! Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione. Papa Francesco

…È PREGATATante volte ti ho chiesto Signore: Perché non fai niente per quelli che muoiono di fame? Perché non fai niente per quelli che sono malati? Perché non fai niente per quelli che non conoscono l'amore? Perché non fai niente per quelli che subiscono le ingiustizie? Perché non fai niente per quelli che sono vittime della guerra? Perché non fai niente per quelli che non ti conoscono? Io non capivo, Signore. Allora tu mi hai risposto: Io ho fatto tanto; Io ho fatto tutto quello che potevo fare: Io ho creato te! Ora capisco, Signore. Io posso sfamare chi ha fame. Io posso visitare i malati. Io posso amare chi non è amato. Io posso combattere le ingiustizie. Io posso creare la pace. Io posso far conoscere te. Ora ti ascolto, Signore. Ogni volta che incontro il dolore tu mi chiedi: Perché non fai niente? Aiutami, Signore, ad essere le tue mani.

…MI IMPEGNA

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Un giorno ci nutrirà solo il pane che abbiamo dato da mangiare;ci disseterà solo l'acqua che abbiamo dato da bere;ci vestirà solo il vestito che abbiamo donato;ci rallegrerà solo il pellegrino che abbiamo ospitato.Ci consolerà solo la parola che abbiamo detto per confortare;ci guarderà solo l'ammalato che abbiamo assistito;ci visiterà solo il prigioniero che abbiamo visitato.

Martedì, 2 Agosto 2016Liturgia della Parola

Ger 30,1-2.12-15.18-22; Sal 101; Mt 14,22-36LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATA[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

…È MEDITATADopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù invita i discepoli a salire sulla barca e a precederlo all'altra riva, mentre lui avrebbe

congedato la folla. Alla fine, dopo che tutti (folla e discepoli) si sono allontanati, Gesù, da solo, sale sul monte a pregare. E una scena che si

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trova spesso nei Vangeli (evidentemente aveva impressionato non poco i discepoli e la prima comunità cristiana). Mentre la barca stava traversando il lago si scatena una tempesta. L'Evangelista sembra suggerire che senza Gesù è facile l'alzarsi dei venti e delle tempeste. In ogni caso, la notte, ogni notte, è sempre piena di paura. Ma viene l'alba. E mentre sorge il sole Gesù si avvicina ai discepoli, camminando sulle acque. La paura confonde le idee e lo sguardo dei discepoli; pensano sia un fantasma. Gesù si rivolge direttamente a loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!" E subito esaudisce la preghiera di Pietro: "Vieni!" gli dice. Forse Pietro riconosce la voce del primo incontro sulla riva dello stesso lago e subito ancora una volta lascia la barca e le reti e va verso Gesù. E anche lui cammina sulle acque. La

risposta fiduciosa e immediata alla chiamata del Signore fa compiere sempre miracoli. Arrivano però i dubbi e Pietro affonda. Sale di nuovo la preghiera e Gesù prende per mano il povero Pietro. Quel che conta è non staccarsi dal Signore e seguire sempre la sua voce.-------------------------------------------Quando la nostra barca è scossa dai venti, quando abbiamo l'impressione di imbarcare acqua e di affondare, il Signore ci raggiunge, proprio lì, nel cuore della notte. Il dolore e la paura ci possono impedire di riconoscerlo e di scambiarlo, addirittura, per un fantasma. Eppure egli è lì, presente, cavalca le nostre paure, galleggia su tutto ciò che sembra annientarci

…È PREGATAAttento alla voce del Padre e illuminato dal messaggio di Cristo, invoco te, Spirito di Sapienza, perché continui a parlarmi, a stupirmi e a rinnovarmi con nuovi incontri d'amore. E di fronte al dubbio e alla paura, sorreggi i vacillanti miei passi ripetendo, instancabile, le parole di Gesù: "Coraggio, non temere. Sono io!".

…MI IMPEGNAPietro ci rappresenta tutti: quando distogliamo lo sguardo da Gesù e vogliamo camminare per vie che non sono quelle tracciate da Lui, vacilliamo e rischiamo di perderci. Come gli apostoli, anche noi - per

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non farci sopraffare dalle onde della paura e della morte - dobbiamo imparare ad affrontare le difficoltà con fervida fede e filiale abbandono in Dio, sicuri che Lui ci renderà forti per superare ogni ostacolo

Mercoledì, 3 Agosto 2016Liturgia della Parola

Ger 31,1-7; Sal Ger 31,10-13; Mt 15,21-28LA PAROLA DEL SIGNOREIn quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».  Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

…È MEDITATALa straniera delle briciole, uno dei personaggi più simpatici del Vangelo, mette in scena lo strumento più potente per cambiare la vita: non idee e nozioni, ma l'incontro. Se noi cambiamo poco, nel corso dell'esistenza, è perché non sappiamo più incontrare o in-contriamo male, senza accogliere il dono che l'altro ci porta.Gesù era uomo di incontri, in ogni incontro realizzava una reciproca fecondazione, accendeva il cuore dell'altro e lui stesso e ne usciva trasformato, come qui. Una donna di un altro paese e di un'altra religione, in un certo senso, «con-

verte» Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare da Israele, gli apre il cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d'Israele, di Tiro e Sidone, o di Gaza: la fame è uguale, il dolore è lo stesso, identico l'amore delle madri. No, dice a Gesù, tu non sei venuto per quelli di Israele, tu sei Pastore di tutto il dolore del mondo.Anche i discepoli partecipano: Rispondile, così ci lascia in pace. Ma la posizione di Gesù è molto netta e brusca: io sono stato mandato solo per quelli della mia nazione, per la mia gente. La donna però non molla: aiutami! Gesù

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replica con una parola ancora più ruvida: Non si toglie il pane ai figli per gettarlo ai cani. I pagani, dai giudei, erano chiamati «cani». E qui arriva la risposta geniale della madre: è vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni. È la svolta del racconto. Questa immagine illumina Gesù. Nel regno di Dio, non ci sono figli e no, uomini e cani. Ma solo fame e figli da saziare, anche quelli che pregano un altro Dio.Donna, grande è la tua fede! Lei che non va al tempio, che prega un altro Dio, per Gesù è donna di grande fede. La sua grande fede sta nel credere che nel cuore di Dio non ci sono figli e cani, che Lui prova dolore per il dolore di ogni bambino, che la sofferenza di un

figlio conta più della sua religione. Non ha la fede dei teologi, ma quella delle madri che soffrono. Conosce Dio dal di dentro, lo sente all'unisono con il suo cuore di madre, lo sente pulsare nel profondo delle sue piaghe. E sa che Dio è felice quando vede una madre, qualsiasi madre, abbracciata felice alla carne della sua carne, finalmente guarita.Avvenga per te come desideri. La tua fede è come un grembo che partorisce il miracolo: avvenga come tu desideri. Matura, in questo racconto, un sogno di mondo da far nostro: la terra come un'unica grande casa, una tavola ricca di pane, e intorno tanti figli. Una casa dove nessuno è disprezzato, nes-suno ha più fame.

…È PREGATAPietà di me, Signore, figlio di Davide! Signore, aiutami!».

…MI IMPEGNACosa cerchiamo realmente nel nostro cammino di fede? Rincorriamo i miracoli di Dio, i suoi prodigi, i segni inequivocabili della sua potenza? Ci teniamo buono "quello lassù" perché non si sa mai? Oppure cerchiamo Dio nell'eroica fedeltà al quotidiano, nell'obbedienza serena alla sua volontà? "Pietà di me, Signore, figlio di Davide...Signore, aiutami!". In qualunque necessità, con la fiducia perseverante della donna cananea ripeterò a Gesù questa invocazione, implorando la liberazione e la salvezza mia e degli altri.La nostra fede è talmente limpida da ..sorprendere Gesù? Qualche volta ha potuto dirmi con gioia: "Grande è la tua fede!"?

Giovedì, 4 Agosto 2016

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San Giovanni Maria Vianney, sacerdote - Dardilly, Francia, 8 maggio 1786 - Ars-sur-Formans, Francia, 4 agosto 1859Giovanni Maria Vianney nacque l'8 maggio 1786 a Dardilly, Lione, in Francia. Di famiglia contadina e privo della prima formazione, riuscì, nell'agosto 1815, ad essere ordinato sacerdote. Per farlo sacerdote, ci volle tutta la tenacia dell'abbé Charles Balley, parroco di Ecully, presso Lione: lo avviò al seminario, lo riaccolse quando venne sospeso dagli studi. Giovanni Maria Vianney, appena prete, tornò a Ecully come vicario dell'abbé Balley. Alla morte di Balley, fu mandato ad Ars-en-Dombes, un borgo con meno di trecento abitanti. Giovanni Maria Vianney, noto come il curato d'Ars, si dedicò all'evangelizzazione, attraverso l'esempio della sua bontà e carità. Ma fu sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del suo compito. Trascorreva le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859. Papa Pio XI lo proclamerà santo nel 1925. Verrà indicato modello e patrono del clero parrocchiale. 

Liturgia della ParolaGer 31,31-34; Sal 50; Mt 16,13-23

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».  E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.  Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».…È MEDITATANel cuore del ministero di Gesù si pone questo dialogo fondamentale tra il Maestro e i suoi discepoli. Lo hanno seguito, anni prima, affascinati dalla sua presenza e

dalla sua predicazione. Ora Gesù chiede ai Dodici di osare, di schierarsi, di capire, di andare oltre. Pietro coglie l'essenziale, ci crede, vede che Gesù non è solamente un

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grande Rabbì, né un Profeta, ma il Messia, il nuovo re Davide inviato per salvare Israele. Gesù è un Messia inatteso, un Dio inquietante e diverso, non muscoloso, né politico, ma piegato sull'umanità che ama e redime con la compassione. E, riconoscendo che Gesù di Nazareth è il Messia, Simone il pescatore di Cafarnao scopre, per la prima volta, di essere Pietro. Gesù lo scruta nel profondo, così come Simone lo ha riconosciuto Messia, Simone viene riconosciuto come Pietro. È accaduto anche a me e, credo, anche a molti di voi lettori: da quando il Signore ha bussato alla porta del mio cuore, e ho creduto, riconoscendolo mio Maestro e Signore, negli anni ho scoperto dentro di me doni e capacità che non conoscevo, che non sapevo di avere, e ho visto in me una persona che non intuivo, e che pure il

Maestro già conosceva e amava. Riconosci Gesù come tuo Signore, affidagli la tua vita, frequentalo, amalo, scopri il suo volto, ed egli ti manifesterà chi sei nel profondo, svelerà te a te stesso.-------------------------------------------La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare. Il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio. San Giovanni Maria Vianney

…È PREGATATi amo, mio Dio, e il mio desiderio é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita. Ti amo, o Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandoti, piuttosto che vivere un solo istante senza amarti. Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo è di amarti eternamente. Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo, soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente. Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo, voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro. Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me, e mi tieni quaggiù crocifisso con te. Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti e sapendo che ti amo. San Giovanni Maria Vianney

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…MI IMPEGNAUn'ora di pazienza vale più di molti giorni di digiuno. I santi, non tutti hanno cominciato bene, ma tutti hanno finito bene. Un buon cristiano, un avaro del cielo, tiene in poco conto i beni terreni: egli pensa soltanto a render bella la propria anima, ad accumulare ciò che lo renderà felice in eterno, ciò che dura in eterno. Andate pure di continente in continente, di regno in regno, di ricchezza in ricchezza, di piacere in piacere: non troverete la felicità che cercate. La terra e quanto contiene non possono appagare un'anima immortale più di quanto un pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo. San Giovanni Maria Vianney

Venerdì, 5 Agosto 2016Liturgia della Parola

Na 2,1.3;3,1-3.6-7; Sal Dt 32; Mt 16,24-28LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.  Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?  Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.  In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno».

…È MEDITATAParola potente, parola inquietante, parola incompresa è quella che illumina la nostra giornata. Gesù chiede ai suoi discepoli di prendere la croce e di seguirlo, di salire con lui sul Golgota, di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di amare fino a morire, se necessario. Parola incompresa perché troppo spesso

crediamo che Dio manda le croci e le sofferenze, quando Gesù, invece, ci svela che Dio non ama la sofferenza e che, se avesse potuto, avrebbe volentieri evitato la croce. Distinguiamo bene la nostra croce, allora: la croce, spesso, ce la infliggono gli altri o noi stessi e i nostri ragionamenti contorti.

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Conosco persone, gli altri, non voi, che ogni mattina piallano e carteggiano la propria croce. No, Gesù non vuole un popolo di doloranti, ma di discepoli disposti ad amare anche a costo di soffrire. Animo, amici crocifissi ad un letto di dolore: la vostra pena è assunta da Dio e, misteriosamente, salva il mondo. Animo, discepoli del Signore, siamo pronti a portare con leggerezza le inevitabili difficoltà della vita, avendo cura di evitare, invece, le difficoltà evitabili. Vale la pena di credere, di osare tutto, di esagerare, dice il Signore, vale la pena di perdere tutto per incontrare l'Assoluto. È il proclama presuntuoso di un fanatico religioso o la sfida alle nostre piccole

certezze da parte di Dio?-------------------------------------------Il Vangelo sta sopra tutto e tutti; richiede tagli con il proprio orgoglio e le proprie convinzioni; ed impegna ad un nuovo cammino. È la croce che Gesù chiede a chi vuol seguirlo; ma non è una pratica di sacrificio. L'adesione al Vangelo - che comporta anche una dura lotta contro il male - è l'unico modo per non perdere la propria vita, per non dissiparla in cose futili che né contano né rendono felici. A che serve avere tutto se perdiamo la nostra anima?

…È PREGATAO Croce di Cristo, simbolo dell'amore divino e dell'ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell'egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell'obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria. O Croce di Cristo, insegnaci che l'alba del sole è più forte dell'oscurità della notte. O Croce di Cristo, insegnaci che l'apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell'amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire. Amen! Papa Francesco

…MI IMPEGNA Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosi che trovano nella misericordia l'espressione massima della giustizia e della fede.

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O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell'osservanza filiale dei comandamenti.O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno!O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso.O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale.O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi.O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo.O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto. Papa Francesco

Sabato, 6 Agosto 2016TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Liturgia della ParolaDn 7,9-10.13-14; Sal 96; Lc 9,28b-36

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

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…È MEDITATAGesù sale sul Tabor e i tre discepoli gli vanno dietro. Non lo capiscono fino in fondo, ma si fidano. Non riescono ancora a capire il mistero di quel Rabbì che parla apertamente della sua passione e morte, ma seguono il suo cammino.In silenzio. Testa bassa. Uno dietro all'altro. Si sale. Il fiatone batte il ritmo della confusione.E poi accade. Un fruscio. Una bagliore. Gesù è trasfigurato davanti ai loro occhi. Mosè ed Elia conversano con Lui e i discepoli fanno l'esperienza della gloria e della bellezza di Gesù. Pietro è talmente fuori di sé che propone un soggiorno residenziale. Povero Pietro, ancora non sa che il maestro lo porterà su un cammino lungo e faticoso, che dovrà fare i conti con la povertà che lo abita e masticare la rabbia della sua piccolezza. Quella luce stupenda non basterà a dissipare le tenebre e le ombre delle sue paure. Pietro tradirà, dirà di non conoscere Gesù, piangerà lacrime amare, ma troverà dentro di sé il coraggio di lasciarsi amare, di rialzarsi, di ripartire.No, la luce del Tabor, non è spenta. E' rimasta lì, stupenda e nascosta, nel cuore del focoso Pietro.Ai discepoli confusi è concesso un anticipo della gloria: ecco chi è il messia che seguono, ecco qual è la destinazione della Sua - e loro - avventura.Croce e gloria sono i due lati del

mistero di Gesù, sono il vertice della Sua rivelazione. La Trasfigurazione svela che l'una sta dentro l'altra e anticipa quale sarà l'esito del cammino di Gesù.Ai discepoli di allora e di oggi è indicata una via: ascoltatelo.La voce del Padre non chiede gesti eroici o sacrifici inauditi, non annuncia catastrofi per gli infedeli e paradisi scintillanti per pochi eletti.Il Padre dice ai discepoli di ascoltare il Figlio, questo è il suo desiderio, questo è il principio della nostra trasfigurazione: "Ascoltatelo!"Coraggio, cari amici, oggi la liturgia ci richiama al primato dell'ascolto e alla possibilità di vivere una nuova trasfigurazione nella nostra vita. Mettiamo nelle Sue mani le nostre fatiche e le ombre che ci inquietano, consegniamo a Lui tutte le preoccupazioni e le ansie che appesantiscono il cuore. Saliamo al Tabor, con Lui. La luce della sua bellezza non ci lascerà mai soli.------------------------------------------Dio è bellissimo. Farne esperienza è quanto di più straordinario possa accadere nella vita di un uomo. Dio è bellissimo: ne fanno esperienza i tre che salgono sulla verde collina di Galilea. Il nostro mondo ha bisogno urgente di

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bellezza: ne hanno bisogno le nostre grigie e anonime periferie. Ne ha bisogno la nostra anima, nutrita di bellezza. Bellezza che non è una questione estetica ma di armonia assoluta: ciò che è sommamente bello è

anche sommamente buono, vero e giusto. La verità del vangelo ci stupisce e ci affascina e ci spinge ad immaginare un mondo diverso, nuovo, dove Dio è l'orizzonte di riferimento. È bellissimo, Dio.

…È PREGATAO Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Amen.

…MI IMPEGNAPregare trasforma. Pregare ti cambia dentro, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami... Preghi e ti trasformi in Colui che preghi; entri in intimità con Dio, che ha un cuore di luce, e ne sei illuminato a tua volta. La preghiera è mettersi in viaggio: destinazione Tabor, un battesimo di luce e di silenzio; destinazione futuro, lampada ai tuoi passi è la Parola e il cuore di Dio. È bello essere uomini, dentro una umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere. Perché tutto ha senso, un senso positivo, senso per sempre.

Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie.Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,

Tu sei onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.Tu sei uno e trino, Signore Dio degli dèi,

Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, Signore Dio vivo e vero.Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,

Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,Tu sei bellezza, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.

Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza,Tu sei giustizia e temperanza,

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Tu sei tutto, ricchezza nostra a sufficienza.Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.

Tu sei protettore, Tu sei custode e difensore,Tu sei fortezza, Tu sei rifugio.

Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede,Tu sei la nostra carità, Tu sei tutta la nostra dolcezza,

Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore,Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.