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Quaderni del Gruppo di Ur IX CONSIDERAZIONI SULL'INIZIAZIONE I ediz. : Equinozio di Primavera 2005; II ediz. Novembre 2007 Ogni quaderno del Gruppo di Ur raccoglie, in forma organica e sintetica, quanto emerso nell'omonimo forum, in relazione ad un determinato argomento. In esso si trovano, perciò, sia citazioni degli autori studiati, sia commenti. I quaderni si devono considerare in continuo aggiornamento, dal momento che l'emergere di nuovo materiale sull' argomento trattato può rendere opportuna una nuova edizione.

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Quaderni del Gruppo di Ur

IX

CONSIDERAZIONI SULL'INIZIAZIONEI ediz. : Equinozio di Primavera 2005; II ediz. Novembre 2007

Ogni quaderno del Gruppo di Ur raccoglie, in forma organica e sintetica, quanto emersonell'omonimo forum, in relazione ad un determinato argomento. In esso si trovano, perciò, siacitazioni degli autori studiati, sia commenti. I quaderni si devono considerare in continuoaggiornamento, dal momento che l'emergere di nuovo materiale sull' argomento trattato puòrendere opportuna una nuova edizione.

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Come nei precedenti quaderni, alcune osservazioni pertinenti, fatte in messaggi privati, sonostate riportate sotto il nome collettivo di "Turba Philosophorum". Nella II edizione è statoaggiunto il capitolo "Controiniziazione, Deviazione Iniziatica, Misticismo" ed altri interventi. Loscritto è diviso in più sezioni:I) Confrontando Evola e Guenon:1a) Sui Limiti della Regolarità Iniziatica;1b) Evola-Guenon: Un confronto sull'Iniziazione (Prospetto Sinottico);1c) Evola: Il Fondo Personale e le Prime Esperienze.II) L'Iniziazione secondo il M° Giuliano KremmerzIII) L'Iniziazione Politeista:3a) Evola: L'equivoco del 'nuovo paganesimo';3b) Esiste oggi una iniziazione politeista? 3c) Manifesto Politeista.IV) L'Iniziazione Massonica:4a) Vivificazione dei segni e delle prese;4b) Qualificazioni Iniziatiche e Massoneria;4c) Massoneria Operativa e Speculativa;4d) A. Reghini: La morale ed il lavoro massonico.V) L'Ermetismo può identificarsi con l'Alchimia?VI) Iniziazione Cristiana e Antroposofia6a) E' mai esistito un esoterismo cattolico?6b)Esistono Prove Scritturali dell'Esistenza dell'Esoterismo Cristiano?:6b1) Exoterismo ed Esoterismo; 6b2) "Cani e Porci"; 6b3) La "Porta Stretta" e la "Cruna dell'Ago";6b4) Il "Deposito";6b5) Il Battesimo "Uno e Trino";6b6) La Resurrezione.6c) L'Antroposofia:6c1) Evola e Steiner; 6c2)Teosofia e Teosofismo;6c3)Atteggiamenti "old age" e "new age". VII) L'Iniziazione "Orientale": l'Arabismo7a) M. Scaligero: L'Arabismo e l'Equivoco Esoterico; 7b) L. Caetani: La funzione dell'Islam nell'evoluzione della civiltàVIII) Controiniziazione, Deviazione Iniziatica, MisticismoIX) L'Iniziazione: Una Sintesi

I

Confrontando Evola e GuenonNel III vol. di Introduzione alla Magia, si può trovare la monografia "Sui Limiti della RegolaritàIniziatica", firmata "Ea". In essa viene preso in esame lo schema teorico, relativo all'iniziazione,formulato da Renè Guenon e si prendono le distanze in più punti da tale schema. Si deve tenerpresente che tale saggio non è mai comparso nella rivista Ur/Krur e perciò deve ritenersiespressione del solo Evola e non del Gruppo di Ur nel suo complesso. Evola, peraltro, hadedicato al problema dell'iniziazione svariati altri saggi; diversi riferimenti ad essi si potrannotrovare nel seguito. Per il momento, ci limitiamo a riportare una delle frasi conclusive del suosaggio "Renè Guenon e il Tradizionalismo Integrale" (in Ricognizioni, Roma 1974): "Il problemaper i più resta aperto e forse deve essere riformulato in termini diversi da quelli indicati dal

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Guénon". E' proprio ciò che pensiamo. Anzi, visto l'indirizzo "teosofico-contemplativo" e non"magico" seguito da Guenon, abbiamo motivo di credere che il confronto evoliano con lui siastato inopportuno e finanche fuorviante per gli studiosi venuti dopo, viste le diverse premessedei due autori e visto che, in campo magico, esistevano schemi iniziatici assai più lineari econsistenti, come quelli di Giuliano Kremmerz.

1a) SUI LIMITI DELLA «REGOLARITÀ» INIZIATICA

Fra i pochi scrittori. che in Occidente, non per erudizione, ma per un sapere effettivo su baseiniziatica, han dato un contributo di orientamento e di chiarificazione nel dominio delle scienzeesoteriche e della spiritualità tradizionale, René Guénon ha un posto di rilievo. In genere,consigliamo lo studio delle opere del Guénon a quei nostri lettori che non le conoscessero,perché sono uniche nel loro genere e nel loro valore, mentre esse possono fare da controparteintegrativa a molto di ciò che noi stessi abbiamo esposto - almeno, per quel che riguardal'essenziale. Invece, quanto ad alcuni punti particolari, s'impongono da parte nostra delleriserve, perché spesso l'orientamento dd Guénon risente di una linea di pensiero diversa daquella che sta a base delle nostre formulazioni. e, inoltre, perché, mentre l'indirizzo del Guénonè essenzialmente teorico, il nostro è invece essenzialmente pratico. Sarà utile, pertanto,considerare brevemente come stanno le cose a tale riguardo, onde chi ci segue possa stabilireil modo con cui egli può utilizzare adeguatamente quanto espone il Guénon, ai finidell'integrazione anzidetta.Per quel che riguarda le divergenza in fatto di dottrina, noi qui le accenneremosemplicemente, senza fermarvici. Noi dissentiamo dal Guénon circa i rapporti esistenti frainiziazione regale e iniziazione sacerdotale, circa il suo schema relativo ai Piccoli e ai GrandiMisteri, infine circa la restrizione del, termine «magia» ad un suo significato inferiore epeggiorativo. I tre punti, del resto, sono in una certa misura collegati insieme. Ma ciò che oravogliamo trattare è il problema, in genere, dell'iniziazione (I).

(I) Ci riferiamo essenzialmente al libro Aperçus sur l'initiation (Paris, 1945), che, per comoditàdel lettore, citeremo nella traduzione italiana uscita col titolo Considerazioni sulla via iniziatica(ed. Bocca, Milano, 1949).

La veduta del Guénon è, in sintesi, la seguente. L'iniziazione consiste in un superamento dellacondizione umana e in una realizzazione degli stati superiori dell'essere; cosa impossibile coisoli mezzi dell'individuo (p. 31). Ciò poteva ancora accadere nelle origini, presso ad un tipoumano assai diverso da quello attuale; oggi sarebbe invece necessario un intervento esterno ecioè la trasmissione di una «influenza spirituale» nell'iniziando (47, 57). Questa trasmissione sieffettua ritualmente col collegarsi ad una organizzazione iniziatica regolare. Tale è lacondizione-base, non soddisfacendo la quale, per il Guénon, non vi è iniziazione effettiva, masolo una vana parodia di essa (la «pseudo-iniziazione») (46). La «regolarità» di unaorganizzazione consiste nel suo essere a sua volta collegata, direttamente o tramite altri centri,con un centro supremo ed unico; consiste inoltre nel suo rimandare ad una catena ininterrotta ditrasmissione che si continua nel tempo attraverso rappresentanti reali, mentre retrocede finoalla «tradizione primordiale» (92). Affinché la trasmissione delle influenze spirituali checondizionano lo sviluppo iniziatico sia reale basta che i riti richiesti siano eseguiti esattamenteda chi sia regolarmente designato a tale funzione; che, poi questi comprenda o no i riti, creda ono nella loro efficacia, ciò non ha influenza (152). Anche in questi casi la catena non è interrottaed una organizzazione iniziatica non cessa di esser «regolare» e capace di conferirel'iniziazione: anche quando essa non comprenda che «iniziati virtuali », perché privi di un verosapere (83). Come è noto, vedute analoghe ha la Chiesa nei riguardi dell'ordinazionesacerdotale e dell'efficacia dei riti regolarmente eseguiti. Quanto all'iniziando, per ottenere latrasmissione delle «influenze spirituali» si richiede che egli sia a ciò qualificato. Una talequalificazione riguarda sia il piano fisico, nel senso di assenza di certi difetti corporei da

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considerarsi come segni di corrispondenti disposizioni negative interne, sia una certapreparazione mentale («speculativa»), sia la presenza di, una precisa aspirazione - o, come noidiremmo, vocazione. Più in genere, uno stato di disarmonia e di squilibrio rende squalificati aricevere l'iniziazione (149,150, 359). Con la trasmissione delle «influenze spirituali» si diviene un«iniziato virtuale»; si produce un mutamento interno che - come la stessa appartenenzaall'organizzazione a cui ci si è collegati - sarà indelebile, sussisterà una volta per tutte; tuttavial'iniziazione effettiva ha bisogno di un lavoro attivo, «operativo», di attualizzazione (259) che sideve fare da sé e che nessun Maestro può compiere in sua vece (dato che esistono vari gradi diiniziazione, ciò viene inteso verosimilmente per ogni grado) (49, 274). I rappresentanti di unaorganizzazione iniziatica possono solo indirizzare, controllare ed appoggiare questo sviluppo eprevenire possibili deviazioni. Il collegamento con stati superiori dell'essere, stabilito con latrasmissione delle influenze spirituali, non ha sempre bisogno di esser cosciente per esser reale(151). In particolare, il Guénon distingue nettamente fra misticismo e iniziazione, perché ilmistico non è «attivo» nelle sue esperienze, di solito non ha anzi nemmeno i mezzi perinterpretarle adeguatamente - ma soprattutto perché egli.è un isolato e la condizione-base perl'iniziazione, ossia il collegamento con un «centro» e con una «catena », non è soddisfatta(41-46 sgg.). In secondo luogo, il Guénon nega ogni possibilità di un collegamento - come eglilo chiama - «ideale» con una tradizione, cioè ogni collegamento che non si effettui per la viarituale anzidetta e per contatto con rappresentanti viventi, esistenti, presenti e autorizzati diquella tradizione. Una iniziazione «spontanea», infine, viene parimenti esclusa, perché quasiequivarrebbe ad un nascere senza l'ausilio di chi a ciò fornisca la possibilità, allo svilupparsi diuna pianta senza che prima vi sia un seme, il quale a sua volta rimanda ad altre piante natel'una dall'altra (48).Questo, in breve, è lo schema guénoniano della «regolarità iniziatica». Vediamo che si devepensare in proposito. Contro lo schema in sé, non vi sarebbe un gran che da obiettare; solo cheesso, con riferimento alla situazione esistente di fatto per la grandissima maggioranza di coloroai quali si indirizzano gli stessi scritti del Guénon, appare come un semplice schema astratto. Sipuò assentire a questo schema; ma quando, dopo di ciò, si chiedesse come poter venire al fattoper ricevere l'iniziazione, dal Guénon non si riceverebbero troppi lumi, al contrario. Egli, ineffetti, dichiara di voler solo chiarire il concetto della vera iniziazione; quanto ad occuparsi delproblema pratico, cioè a dire dove ci si debba rivolgere e a dare, insomma, indirizzi concreti, ciò- egli afferma (21) - è cosa che non lo riguarda in alcun modo e che non può menomamenterientrare nei suoi còmpiti. Così, pel singolo, mentre dal Guénon sente parlare tutto il tempo di«organizzazioni iniziatiche» come se ne esistessero a iosa e ad ogni angolo di via, egli, nelpunto in cui voglia far sul serio e non aver semplici chiarimenti dottrinali, si trova quasi di frontead una via chiusa, qualora lo schema della «regolarità iniziatica» dovesse esser davveroassoluto ed esclusivo. Noi pensiamo, naturalmente, all'uomo occidentale. In Oriente - dai paesiislamici al Giappone - possono ancora esistere alcuni centri che conservano sufficientemente lecaratteristiche indicate dal Guénon. Ma non vi si può fare troppo assegnamento, anche qualorauno si risolvesse a trasportarsi sul luogo pur di ricevere una iniziazione regolare e autentica.Bisognerebbe infatti, a tanto, aver la ventura di entrare in rapporto con centri di una purità, percosì dire, assolutamente supertradizionale, perché, in caso diverso, si tratta di iniziazioni lagiurisdizione delle quali (come lo stesso Guénon lo riconosce) è l'àmbito di una data religionepositiva, che non è la nostra. E qui non si tratterebbe di «convertirsi» o meno; è un co~plesso difattori fisici e sottili, razziali, atavici, di forme specifiche di culto e di divinità, fino a giungere alfattore rappresentato dalla mentalità e dalla stessa lingua, che entra in linea di conto. Sitratterebbe di trapiantarsi in un ambiente psichico e spirituale diverso. Cosa che non è certo peri più, né si lascia realizzare con un semplice viaggio.Se invece ci si rivolgesse alla tradizione venuta a predominare in Occidente, non se ne farebbenulla, perché il cristianesimo è una tradizione mutila della sua parte superiore, esoterica einiziatica. All'interno del cristianesimo tradizionale - il che vale quanto dire del cattolicesimo -non vi è una gerarchia iniziatica; qui le prospettive si limitano a sviluppi mistici per iniziativaindividuale, su base carismatica. Solo sporadicamente qualche mistico è passato oltre, in viaaffatto individuale si è elevato fino al piano metafisico. Da qualche sparso accenno dei primisecoli della nostra era o di quelli che si è creduto di rilevare nell'esicasmo (Chiesa.

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greco-ortodossa) a cui sono andati a caccia alcuni guénoniani, qui si può e si deve prescindere.Se dopo aver riconosciuto tutto ciò si cerca ancora, quel che si ode dal Guénon non è moltoconsolante. Egli riconosce, infatti, che sole ad esistere ai nostri giorni nel mondo occidentalesono delle organizzazioni iniziatiche finite in uno stato di degenerescenza, delle «vestigiaincomprese da quelli stessi che le hanno in custodia» (315-21). Non solo: quel che egliaggiunge in fatto di precisazioni è tale da lasciar. ancor piu perplessi e da render, d'altra parte,visibili i pericoli che derivano dall'assumere incondizionatamente lo schema astratto della«regolarità iniziatica».Qui non possiamo non esprimere il nostro dissenso preciso circa due punti. L'uno è che ancheattraverso organizzazioni degradate si potrebbe ottenere qualcosa di simile ad una verainiziazione. La continuità delle «influenze spirituali», secondo noi, è invece illusoria quando nonesistano piu rappresentanti degni e consapevoli in una data catena e la trasmissione sia quasidivenuta meccanica.Esiste di fatto la possibilità che le influenze veramente spirituali in tali casi si «ritirino», per cuiciò che resta e che si trasmette è solo qualcosa di degradato, un semplice «psichismo» apertoperfino a forze oscure, per cui l'aggregazione alla corrispondente organizzazione, per chi aspiridavvero verso l'alto, diviene spesso piu un pericolo che non un aiuto. Il Guénon sembra nonpensarla così, crede che se la continuità esterioristicamente rituale si è mantenuta si possasempre ottenere ciò che egli chiama l'«iniziazione virtuale».Piu grave è il nostro dissenso quando il Guénon dice che il risultato delle investigazioni da luifatte in un'epoca già lontana è «la conclusione formale e indubitabile» che, «a parte il caso dellasopravvivenza possibile di qualche «gruppo di ermetismo cristiano del Medioevo, fra tutte le«organizzazioni a pretese iniziatiche attualmente esistenti «in Occidente non ve ne sono chedue le quali, per quanto «decadute... possono rivendicare un'origine tradizionale autentica e unatrasmissione iniziatica reale: il Compagnonaggio e la Massoneria. Tutto il resto non è chefantasticheria «o ciarlatanismo quand'anche non serva a dissimulare qualcosa di peggio» (60,cfr. 139). Ora, qui non faremo entrare considerazioni particolari dicendo che segnisufficientemente certi vi sono circa persone che, in Occidente, sono o sono state inpossesso di conoscenze iniziatiche effettive senza esser aggregate né alCompagnonaggio, né alla Massoneria. Lasciando dunque da parte ciò, diremo che, quanto alCompagnonaggio, si tratta di una organizzazione iniziatica residua d'origine corporativa diportata assai ristretta e di cui, fuor della Francia, si ignora perfino il nome. Per pronunciarsi nelriguardo, non possediamo dati sufficienti, né crediamo che la cosa valga la pena. Ma, quantoalla Massoneria, le cose stanno diversamente. Il Guénon può aver avuto in vista qualche nucleosuperstite dell'antica Massoneria «operativa» privo di rapporto con ciò che la Massoneriamoderna concretamente è. Quanto a quest'ultima, essa almeno per quattro quinti non haassolutamente nulla di iniziatico, è un sistema fantasioso di gradi costruito sulla base di uninorganico sincretismo, tanto da rappresentare un caso tipico di quel che il Guénon chiamapseudo-iniziazione. Di là da questo artificioso edificio, ciò che può trovarsi con carattere«non-umano» nella Massoneria moderna ha, se mai, un carattere piu che sospetto; molte coserendono legittima la supposizione che, nel riguardo, si tratta proprio di uno dei casi diorganizzazioni dalle quali l'elemento veramente spirituale si è ritirato e nelle quali il «psichismo»rimasto ha servito da strumento a forze tenebrose. Chi si attiene al principio di giudicare daifrutti, nel riconoscere la precisa «direzione d'efficacia» della Massoneria nel mondo moderno, lasua costante azione rivoluzionaria, la sua idelogia, la sua lotta contro ogni forma positiva diautorità dall'alto e via dicendo, non può nutrir ,dubbi circa la natura di questo fondo occulto dellaorganizzazione in parola, là dove essa non si riduce ad una pura e semplice scimmiottaturadell'iniziazione e della gerarchia iniziatica. Il Guénon nori si sente disposto ad aderire ad unainterpretazione del genere (259). Ma non è che, per questo, le cose cambino: La responsabilitàche egli che pur non intende «condurre o togliere aderenti ad una qualche organizzazione» (21)- indirettamente si prende con tali considerazioni, è tutta sua e noi non possiamo condividerlanemmeno in minima parte (II).

(II) E' anche discutibile che la Massoneria sia «una forma iniziatica puramente occidentale»(61): bisognerebbe ignorare tutta la parte che nel suo rituale e nelle sue «leggende» ha

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l'elemento ebraico.

Così, dovendo chiudere il bilancio, il problema pratico nei quadri della pura «regolaritàiniziatica» si presenta, per l'uomo occidentale, piuttosto male. Bisogna vedere quali altre vedute,legittime e fondate, possono entrare in linea di conto per porlo in una luce migliore.Il merito, da riconoscere, della concezione del Guénon è il risalto dato alla difficoltà dellarealizzazione iniziatica nelle condizioni attuali e il porre un limite di contro a certe vedute circa1'«iniziazione individuale» e 1'«autoiniziazione », da alcuni (per es. dallo Steiner) dataaddirittura come la sola che l'uomo occidentale dovrebbe perseguire. Ma non bisogna caderedall'un eccesso nell'altro. È verissimo che, causa il processo di involuzione cui l'umanità hasoggiaciuto, certe possibilità di realizzazione diretta, presenti nelle origini, se non del tuttoperdute, sono almeno divenute estremamente rare. Ma non si deve cadere in un equivalentedella concezione cristiana, secondo la quale l'uomo, irrimediabilmente tarato dal peccatooriginale, nulla potrebbe da sé nel campo propriamente sovrannaturale - come equivalentedella «grazia» e dei « sacramenti» qui apparendo l'intervento imprescindibile di chi puòtrasmettere ritualmente le «influenze spirituali», base, pel Guénon, di tutto.Un'altra considerazione importante da fare è la seguente. Lo stesso Guénon ha messo in luce,in altro libro, che uno degli aspetti dell'accennata involuzione è una solidificazione, da intendersisia come quella onde la realtà oggi si presenta nelle forme rigide di una materialità disanimata,sia - aggiungeremmo noi - come quella che determina una chiusura interna dell'individuoumano. Ora, deve ritenersi che in tali condizioni il potere e quindi l'ausilio proprio alle «influenzesottili» nel campo dei riti non solo iniziatici, ma anche religiosi, sia ,quanto mai ridotto e, in daticasi, addirittura nullo. In effetti, bisognerebbe domandarsi, alla fine, che natura abbiano queste«influenze spirituali», e se chi, in qualità di «iniziato virtuale», le possiede, con ciò sia protetto difronte ad ogni specie di errori dottrinali e di deviazioni. In verità, conosciamo fin troppi casi dipersone - e non solo di Occidentali - che sono a posto quanto a «regolarità iniziatica» in sensoguénoniano (in prima linea massoni), ma che mostrano una tale incomprensione e confusionecirca tutto ciò che è veramente esoterico e spirituale, da farle apparire molto al disotto dipersone che non abbiano avuto quel dono ma abbiano un giusto intuito e la mentesufficientemente aperta. Anche qui non si può non far entrare in linea di conto il criterio: «Ligiudicherò dai frutti» e, dunque, non ci si debbono fare illusioni circa quel che, allo stato attuale,le «influenze» in parola da sole possono dare.Ciò posto, come connsiderazione generale e decisiva bisogna terier presente questo: l'uomovenuto a nascere nell'epoca attuale è un uomo che ha accettato ciò che i teosofistichiamerebbero un karma collettivo: è l'uomo associatosi ad una «razza», che «ha voluto fare dasé», sciogliendosi perfino dai vincoli che servivano solo per sorreggerla e guidarla. In chemisura quest'uomo che «ha voluto fare da sé» e che è stato lasciato fare sia andato incontrosolo alla propria rovina, è noto ad ognuno che sappia intendere il volto della civiltà moderna. Mail fatto resta: oggi in Occidente ci si, toova in un ambiente, da cui le forze spirhuali si sono ritiratee nel quale il singolo su di esse non può fare troppo assegnamento qualora, per un feliceconcorso di circostanze, egli non sappia aprirsi, in una certa misura, la via da sé. In ciò non vi ènulla da cambiare. Trovandosi dunque in una situazione che già di per sé stessa costituisce unaanomalia, praticamente anche nel campo dell'iniziazione, più che le vie regolari, bisognaconsiderare quelle che esse stesse hanno un carattere di eccezione.E che ve ne siano, in una certa misura lo stesso Guénon lo ammette. I centri spirituali - egli dice(98) - sia pure con modalità estremamente difficili a definire, possono intervenire di là dalleforme della trasmissione regolare, «sia in favore di individui particolarmente qualificati ma che sitrovino isolati in un ambiente ove l'oscuramento sia arrivato ad un punto tale che non vi sussistaquasi piu nulla di tradizionale e che l'iniziazione non possa esservi ottenuta, sia in vista di unoscopo piu generale, ed anche piu eccezionale, come quello consistente nel riannodare unacatena iniziatica rotta accidentalmente». Esistono dunque possibilità non normali di «contatto» diretto. Ma il ,Guénon aggiunge: «Èessenziale ritenere che, anche se avviene che un individuo apparentemente isolato pervenga ad una iniziazione reale, questainiziazione non potrà mai essere spontanea che in apparenza, perché di fatto implicherà sempre

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il collegamento, per un mezzo qualsiasi, ad una catena effettivamente esistente» (ibid.). Ora,proprio a tale riguardo bisogna intendersi, e vedere da che parte venga l'iniziativa chedetermina il contatto. Noi diciamo contatto perché l'essenziale non è un collegamento «lungol'orizzontale», cioè con una data organizzazione continuatasi storicamente, bensì ilcollegamento «sulla verticale», cioè, come partecipazione interiore ai princìpi e agli statisuperindividuali, di cui ogni particolare organizzazione di uomini non è che una manifestazionesensibile epperò, in un certo modo, solo una esteriorizzazione contingente (III).

(III) Del resto, a proposito dei Rosacroce il Guénon parla della collettività di coloro che sonopervenuti ad un determinato.. stadio, superiore a quello della comune umanità, che hannoconseguito lo stesso grado iniziatico (315). Per cui, di rigore, non si dovrebbe parlare non solodi «società» ma nemmeno di «organizzazioni». In altra occasione il Guénon ha ricordato che legerarchie iniziatiche altro non sono che quelle dei gradi dell'essere. Tutto ciò può dunque esserinteso in senso spirituale e metafisico, e non personalizzato e organizzatorio.

Così nei casi in quistione si può sempre chiedere: È davvero l'intervento di un centro che hadeterminato l'iniziazione o, al contrario, è l'iniziativa attiva del singolo portatosi avanti sino ad uncerto punto che ha provocato quell'intervento?A tale riguardo si può parlare di una qualificazione che non rientra del tutto in quelle indicate dalGuénon, una qualificazione attiva creata da una speciale disciplina: da una specialepreparazione individuale, che rende atti non solo ad essere «eletti», ma, in certi casi, appuntoad imporre l'elezione e l'iniziazione. Il simbolo di Giacobbe che lotta contro l'angelo fino adimporre che esso lo benedica, come tanti altri, fino a quello di Parsifal (in Wol£ram vonEschenbach) che si apre la via al Graal «con le armi alla mano», cosa «fino ad allora maiudita», corrispondono a tale possibilità. Nei libri del Guénon, purtroppo, non si trova nulla circaquel che può essere una disciplina attiva di preparazione, la quale, in certi casi, può condurreperfino senza soluzione di continuità alla stessa illuminazione (IV): allo stesso modo che ilGuénon nulla indica, come discipline concrete, quanto all'opera di attualizzazione chedell'«iniziato virtuale» fa un iniziato vero e, alla fine, un adepto.

(IV) Tale è tipicamente il caso nell'ascesi del buddhismo delle origini. Il buddhismo ha anche untermine tecnico a designare appunto «coloro che si sono svegliati da sé»

Come si è detto, il dominio del Guénon è quello della semplice dottrina, laddove a noiinteressa essenzialmente quello della pratica. Ma anche in quel dominio il Guénon, in altraoccasione, ha scritto qualcosa che può creare disorientamento. Egli riferisce uninsegnamento islàmico, secondo il quale «chi si presenta ad una certa "porta" senza esservipervenuto per via normale e legittima vede questa porta chiudersi dinanzi a lui ed egli ècostretto a tornare indietro, «ma non come un semplice profano - cosa ormai impossibile - bensìcome sâhar (stregone o mago in senso inferiore) ». Contro di ciò bisogna avanzare preciseriserve, dicendo anzitutto che se chi è giunto a quella «porta» per via non normale ha unaintenzione retta e pura, questa intenzione sarà certamente riconosciuta da chi di dovere e laporta si aprirà, secondo il principio: «Bussate e vi sarà aperto». E qualora la porta non dovesseaprirsi, ciò - sempre nel caso accennato - vorrà solo dire che l'iniziando è posto dinanzi allaprova di aprirla lui usando violenza, secondo il principio che la soglia dei Cieli soffre violenza;perché, in via generale, è esattissimo quel che dice Éliphas Levi, ossia che la conoscenzainiziatica non la si dona, essa la si prende, ciò essendo, del resto, l'essenza di quella qualitàattiva che, entro certi limiti, lo stesso Guénon riconosce (V). Volere o non volere, un certo tratto«prometeico» ben inteso apparterrà sempre al tipo piu alto dell'iniziato.Il Guénon ha ragione a non prender sul serio l'«iniziazione in astrale» (139) se ha in vista quelche in proposito, divagando, se ne pensa in certi ambienti «occultistici». Ma anche qui nonbisogna mettere nello stesso sacco ciò di cui vedute del genere possono essere solo unadistorsione (VI). A parte il fatto che, in qualsiasi caso, l'iniziazione vera si compie in unacondizione che non è quella della coscienza desta ordinaria, è possibile elevarsi attivamente a

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stati, in cui i contatti essenziali per lo sviluppo superindividuale sono propiziati. Nello stessoesoterismo islàmico si parla della possibilità di conseguire lo shath, stato interiore speciale chefra l'altro rende eventualmente atti a collegarsi col Khidr, essere enigmatico in cui risiede ilprincipio di una iniziazione diretta, cioè senza l'intermediario di una tariqa (organizzazione) e diuna sìlsila (catena) (VII). Benché concepita come eccezionale, questa possibilità è ammessa.L'essenziale, qui, è la nyyah, cioè l'intenzione giusta, da non intendersi in senso astratto esoggettivo, ma altresì come direzione magica d'efficacia.

(V) E' su questa base che, in uno dei suoi aspetti, va inteso il principo della «incomunicabilità ».La vera conoscenza metafisica è sempre un «atto» e ciò che ha qualità di «atto» non può venireda altro; secondo l'espressione greca si può raggiungerlo solo "kath'autò" (da sè stesso).(VI) Si può anche ricordare la parte rilevantissima che fra le popolazioni selvagge hal'iniziazione ricevuta in sogno; su ciò cfr. p. es. M. ELIADE, Lo sciamanismo e le tecnichedell'estasi, trad. it., Roma 1953.(VII) Su ciò si cfr. uno scritto di ABDUL HADI (Études traditionnelles, agosto 1946, p. 318). Egliparla di due catene, di cui una sola è storica e tale che l'iniziazione è impartita da un maestro(sheikh) vivente, autorizzato, possedente la chiave del mistero: è l'et-talimurrijâl, poggiante suuomini, distinta dall'et-talimur-rab-bani, nel quale non si tratta di un maestro vivente come uomo,ma di un maestro «assente», sconosciuto o perfino «morto» da molti secoli. A questa secondavia si riconnette la nozione del Khidr (Seyidna El-Khidr), attraverso cui si può riceverel'iniziazione per via diretta. Tale veduta ha particolare risalto nell'Ismaelismo. Fra i Rosacroce lafigura misteriosa di «Elia l'artista» era in un certo modo l'equivalente del Khidr.

Veniamo ad ancora un punto. Come si è visto, il Guénon esclude il collegamento «ideale» conuna tradizione, perché «ci si può collegare solo con ciò che ha una esistenza attuale» (53-54),intendendo dire una catena di cui esistano ancora rappresentanti viventi in una filiazioneregolare. Senza di che l'inizi azione sarebbe impossibile e inesistente. Anche qui vi è unacuriosa confusione fra l'elemento essenziale e quello contingente e organizzatorio. Chesignifica, insomma, «esistenza attuale»? Ogni esoterista sa bene che quando un principiometansico cessa di avere una manifestazione sensibile in dato ambiente o periodo, non è cheper questo esso sia meno «attuale» ed esistente: su un altro piano (cosa che, del resto, ilGuénon più o meno riconosce - cfr. p. 319). Ora. se per collegamento «ideale» s'intende unasemplice aspirazione mentale, si può esser d'accordo col Guénon; altrimenti stanno però lecose nei riguardi delle possibilità " di una evocazione effettiva e diretta sulla base del principiomagico delle corrispondenze analogiche e sintoniche.Insomma, lo stesso Guénon ammette - e fors'anche piu del dovuto - che le «influenze spirituali»hanno anche le loro leggi (224). Ciò non equivale, in fondo, ad ammettere, in via di principio, lapossibilità di un'azione determinante su di esse? Il che può esser concepito perfino in sedecollettiva, potendosi creare una catena psichica e disporla così che serva come un corpo che, inbase a «sintonia» e, appunto, a corrispondenza «simpatica», attiri una influenza spirituale neitermini di una «discesa» da un piano, ove le condizioni di tempo e di spazio non hanno unvalore assoluto. La cosa può riuscire o non riuscire. Ma non è da escludersi, né da confondersicol semplice, inconsistente «collegamento ideale».Infine il Guénon nega che una iniziazione possa realizzarsi in base a quanto è già avvenuto inprecedenti esistenze (203). Ora, siccome noi ammettiamo così poco quanto il Guénon la teoriareincarnazionistica, se è a questa che ci si riferisce, siamo d'accordo. Ma non è che con ciò restiesclusa quella che si potrebbe chiamare una speciale eredità trascendentale in dati individui,tale da conferire ad essi una particolare «dignità» quanto alla possibilità di conseguire per viadiretta il risveglio iniziatico. Nel buddhismo ciò viene riconosciuto esplicitamente. L'imagine delGuénon di una pianta o di un essere vivente che non. nasce, quando non sia posto un seme(che sarebbe l'«inizio» determinato dall'iniziazione rituale dall'esterno) non è valida che entrocerti limiti. Assolutizzandola, si andrebbe a con tradire la veduta metansica fondamentale dellanon-dualità e, insomma, a riportare uniformisticamente tutti gli esseri ad un minimo comundenominatore. Vi è chi può già portar in sé il «seme» del risveglio.Con ciò abbiamo indicato gli elementi essenziali da far valere di fronte allo schema unilaterale

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della «regolarità iniziatica». Noi in un certo modo squalificheremmo noi stessi se a questoschema non riconoscessimo il dovuto valore. Ma non bisogna esagerare e perdere di vista lecondizioni speciali, diciamo pure anomale, in cui si trovano in Occidente anche coloro chehanno la , migliore intenzione e qualincazione. Chi non sarebbe lieto se, si trovasseroorganizzazioni iniziatiche come il Guénon le concepisce, anche se non negli aspetti secondo cuiesse fanno pensare quasi ad un sistema burocratico di «legalità» formale? Chi non lecercherebbe, chiedendo semplicemente di esser giudicato e «provato»? Ma non è così e chilegge il Guénon si trova un po' nella situazione di chi oda dire che cosa bella sia il possedereuna certa affascinante ragazza ma, nel punto di chiedere dove essa sia, essendosi eccitato,abbia per risposta il silenzio ovvero un: «Non è affar nostro». Perché, quanto alle indicazionidate in via indiretta dal Guénon circa quel che sussisterebbe in Occidente in fatto diorganizzazioni iniziatiche regolari, si è già detto quali precise riserve si impongano.Vi è poi una quistione che, a dir vero, avremmo dovuto porre proprio al principio, dicendo chel'idéa stessa dell'iniziazione rituale, quale il Guénon l'espone, ci sembra cosa assai indebolita.Troppo poco è, infatti, una trasmissione di mal individuate «influenze spirituali », della quale ci sipuò perfino non accorgere, che rende uno un semplice «iniziato virtuale» il quale, in concreto,come dicemmo, è esposto ad ogni errore e ad ogni deviazione proprio come l'ultimo «profano».Per quel che sappiamo, e per quel che si può desumere da tradizioni precise, comprese quelledei Misteri antichi, l'iniziazione reale è invece assimilabile ad una specie di operazionechirurgica, avente per controparte una esperienza vissuta particolarmente intensa, lasciante -come è detto in un testo - «una traccia eterna di frattura» .Incontrare chi sia capace di dare una iniziazione in questi termini, non è cosa facile, nédipendente dalla sola qualificazione (per la ragione già detta, debbonsi porre varie restrizioni,oggi, in Occidente, al principio: «Quando il discepolo è pronto, anche il Maestro è pronto»). Nelcaso, si tratta essenzialmente di elementi, per così dire, «distaccati» (nel senso militare), chenella vita si possono incontrare e non incontrare.Non ci si deve illudere di trovare una «scuola» vera e propria con tutto quanto occorre per unosviluppo regolare, con un sistema sufficiente di «sicurezze» e di controlli. Le «scuole» che inOccidente presumono di esser tali, e tanto più, per quanto più lo presumono, con «iniziati» cheper poco non mettono questa loro qualifica sul loro biglietto da visita o nell'elenco telefonico,sono volgari mistificazioni, e uno dei meriti del Gtiénon è di aver esercitato, nei riguardi di moltedi esse, una giusta critica distruttrice.Quanto poi a coloro che, assunto il karma della civiltà in cui hanno voluto nascere essendo bencerti della loro vocazione, vogliono portarsi avanti da sé cercando di giungere a dei contattidiretti sulla «verticale» cioè come contatti metafisici, al luogo del collegamento «orizzontale»con orgamzzazioni apparse nella storia che forniscano loro un sostegno -, costoro imboccanonaturalmente una via pericolosa, cosa che qui teniamo a sottolineare esplicitamente: è comel'avventurarsi in un paese selvaggio, senza avere «credenziali» né una carta geografica esatta.Ma, in fondo, se nel mondo profano si considera naturale che una persona ben nata metta ingiuoco la propria vita quando lo scopo ne vale la pena, non vi è ragione di pensarladiversamente nei riguardi di chi, date le circostanze, non abbia altra scelta per quanto concernela conquista dell'iniziazione e rimozione del vincolo umano. Allah akbar! - si può dire con gliArabi, cioè: Dio è grande - mentre fu già di Platone il detto: «Ogni cosa grande è pericolosa».Janus: Se si analizza quanto scritto dal Guènon - in particolare in Considerazioni sulla ViaIniziatica e Iniziazione e Realizzazione Spirituale - si può ben notare come le differenze che"Ea" evidenzia siano già accennate, nel senso di casi straordinari. Il tradizionalista francese havoluto inquadrare la questione, come fa sempre nei suoi scritti e per tutti gli argomenti, in unsenso rigoroso e generale, in maniera ortodossa e fedele alla Dottrina. "Ea", ad un livellooperativo e diverso, esprime la necessità di come i casi eccezzionali, nel Kali-yuga, simanifestano come unica realtà, per ovvi motivi; da ciò, la complementarietà tra Dottrina eMetodo.Abraxa: Credo far cosa utile agli studiosi della tradizione, presentando loro questo prospettosinottico, relativo ad alcuni aspetti dell'iniziazione, che mette a confronto le rispettive posizioni diRenè Guenon e di Julius Evola. Per un approfondimento, rimandiamo alla lettura integrale deitesti citati.

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1b) J.Evola - R. Guenon

Un Confronto sull'Iniziazione

OPERE CITATE ABBREVIAZIONI USATE

Guenon_Considerazioni sulla Via Iniziatica,Milano 1949

CVI

Guenon_Iniziazione e RealizzazioneSpirituale, Torino 1967

IRS

Guenon_Errore dello Spiritismo, Milano 1974 ES

Guenon_Oriente e Occidente, Torino, 1965 OO

Ea_ Sui Limiti della Regolarità Iniziatica (inIntrod. Alla Magia III, Roma1971)

LRI

Evola_ Il Problema Spirituale (in Cavalcare laTigre), Milano 1973

PS

Evola_Renè Guenon e la ScolasticaGuenoniana (ne Il Ghibellino gennaio 1963, ora anche nel Quaderno di Testi Evoliani n°19Roma 2001)

SG

Evola_Sul Concetto di Iniziazione (in L'Arco ela Clava, Milano 1971)

CI

Evola_L'iniziazione nel Mondo Moderno (inTestimonianze su Evola II ed. Roma 1985)

IMM

Evola_Correnti Iniziatiche e Alta Magia (inMaschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo, Roma 1971)

CIAM

Guenon Evola

1.1 Definizione e Aspetti Principali

L'iniziazione consiste essenzialmentenella trasmissione di una certa influenza spirituale e questa trasmissione puòessere operata solo mediante un rito, quello appunto con cui si effettua ilricollegamento ad un'organizzazione avente lo scopo precipuo di conservare etrasmettere l'influenza di cui si parla. (IRS p. 51)

Nell'iniziazione è di fondamentaleimportanza un collegamento ad unaOrganizzazione Tradizionale , che non

Presa nella sua accezione rigorosa e legittima l'iniziazione corrisponderebbe, nell'uomo, ad un reale cambiamento ontologicoe esistenziale di stato, all'apertura di fatto della dimensione dellatrascendenza...E noi possiamo dichiarare categoricamente che aquesto riguardo i casi possibili siriducono a tre soltanto. Il primocaso è che il diverso potere lo sipossegga già per natura. È il casoeccezionale di quella che fu

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può, beninteso , dispensare in alcunmodo dal lavoro interiore che ognuno deve compiere da se stesso, ma che èrichiesto come condizione preliminareperché questo lavoro stesso possaeffettivamente dare i suoi frutti. Bisogna capire fin da ora che coloro che sono stati costituiti depositari dellaConoscenza Iniziatica, non possono comunicarla in maniera più o menoparagonabile a quella di un professore che nell'insegnamento profano comunicaai suoi allievi formule attinte dai libri,formule che essi dovranno soltanto immagazzinare nella loro memoria; sitratta qui di una cosa che, nella sua essenza stessa, è propriamenteincomunicabile, poiché sono Statidell'Essere da realizzare interiormente. Si possono insegnare invero soltanto certimetodi preparatori per ottenere questiStati; a tale riguardo, dal di fuori, non puòessere fornito che un aiuto, un appoggioper facilitare grandemente il lavoro dacompiersi, ed anche un controllo per allontanare gli ostacoli ed i pericoli chepossono presentarsi. Nella iniziazione occorre sviluppare lavirtualità che essa costituisce; ma altresìè anche necessario, in primo luogo, chequesta virtualità preesista.E' dunque in un modo diverso che deve essere intesa la trasmissione iniziaticapropriamente detta, e non sapremmo meglio caratterizzarla che dicendolaessenzialmente la trasmissione di un'influenza spirituale. Le fasi dell'iniziazione riproducono quelle del processo cosmogonico; una taleanalogia , basantesi direttamente su quella del 'microcosmo' e del'macrocosmo', permette meglio di ogni altra considerazione di chiarire laquestione . Infatti si può dire che leattitudini o possibilità incluse nella naturaindividuale non sono in un primomomento in sé stesse che una materiaprima, vale a dire una pura potenzialità, incui non v'è niente di sviluppato o didifferenziato; è quindi lo stato caotico etenebroso, che il simbolismo iniziatico fa corrispondere precisamente al mondoprofano, e nel quale si trova l'essere non ancora pervenuto alla 'seconda nascita.Perché questo Caos possa cominciare a

chiamata lla «dignità naturale »enon derivante dalla semplicenascita umana; è paragonabile aciò che nel dominio religioso èl'elezione...Gli altri due casi riguardano una «dignitàacquisita». In primo luogo si puòconsiderare la possibilitàdell'apparire del potere inquestione, con una conseguente, brusca rottura esistenziale eontologica di livello, in casi di profonde crisi, di traumi spirituali,di azioni disperate. In cui èpossibile che l'individuo, se non vain rovina, sia portato a partecipare a quella forza, anche senza che selo sia posto consapevolmente come scopo. La situazioneeffettiva deve però essere chiaritadicendo che in casi del genere erastata già accumulata una energiache le circostanze accennatehanno fatto d'un tratto manifestare, con l'effetto di uncambiamento di stato: per cui, quelle circostanze appaiono comeuna causa occasionale ma non determinante, necessaria ma nonsufficiente. Del pari l'ultima goccia non farebbe traboccare il vaso oveesso non fosse già colmo, e lospaccare una diga non farebbeprorompere l'acqua se non premesse già dietro di essa. Ilterzo e ultimo caso riguarda l'innesto del potere in parolanell'individuo in. virtù dell'azionedell'esponente di unaorganizzazione iniziatica preesistente, che a tanto sia qualificato. È l'equivalente di quelche nel campo religioso èl'ordinazione sacerdotale, la quale in teoria imprimerebbenell'individuo un character indelebilis che lo qualifica perl'esecuzione efficace dei riti....Renè Guenon...consideraquasi esclusivamente questo terzo caso. Per conto nostro, riteniamoinvece che ai nostri giorni esso praticamente sia pressoché daescludere per via dell'inesistenzaquasi completa delle

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prendere forma ed a organizzarsi, ènecessario che gli sia comunicata unavibrazione iniziale dalle potenze spirituali che la Genesi ebraica designa come gliElohim; questa vibrazione è il Fiat Luxche illumina il Caos, e che è il punto dipartenza necessario per tutti gli sviluppiulteriori. Dal punto di vista iniziatico, questa illuminazione è rappresentataprecisamente dalla trasmissione dell'influenza spirituale di cui si è detto piùsopra. In virtù di questa influenza le possibilitàspirituali dell'essere non sono più lasemplice potenzialità che erano prima;esse sono diventate una 'virtualità' prontaa svilupparsi in atto nei diversi stadi dellarealizzazione iniziatica. L'iniziazione, quindi, implica 3 condizioni che si presentano in modo successivo, eche si potrebbero far corrispondere rispettivamente ai 3 termini di'potenzialità' , di 'virtualità' e di 'attualità' :1) la potenzialità è la qualificazionecostituita da certe possibilità inerenti allanatura propria dell'individuo, e che sonola materia prima su cui il lavoro iniziaticodovrà effettuarsi; 2) la virtualità è latrasmissione, per il tramite di uncollegamento ad un'organizzazionetradizionale regolare, di un'influenza spirituale che dia all'essere lailluminazione , che gli permetterà diordinare e di sviluppare quelle possibilitàche porta con sé; 3) l'attualità è il lavorointeriore per cui, con l'aiuto di 'cooperanti' o di 'appoggi' esteriori, se è il caso ,esoprattutto nei primi stadi , questosviluppo sarà realizzato gradualmente,facendo passare l'essere, di gradino ingradino, attraverso i differenti gradi dellagerarchia iniziatica, per condurlo allo scopo finale della 'Liberazione' o dell'Identità Suprema' . Lo scopo essenziale e finale dell'iniziazione oltrepassa il dominiodell'individualità e le sue possibilitàparticolari. Da un tale semplice rilievo, esenza nemmeno andare al fondo delle cose, si può dunque immediatamenteconcludere che sia necessaria lapresenza di un elemento non umano, e tale è proprio infatti il caratteredell'influenza spirituale la cui trasmissione

organizzazioni accennate.(PSpp.210-213)

Può servire a chiarire il concetto diiniziazione l'opposizione fra«superuomo» e «iniziato» qualitipi. Il superuomo si è presentatocome il potenziamento estremo eproblematico della specie «uomo». Invece, in via di principio,l'iniziato non appartiene piu a questa specie. Se si ha in vistal'alta iniziazione, si può dire che il« superuomo » appartiene ad unpiano prometeico (l'uomo resta tale ma cerca,prevaricatoriamente, di far propria una dignità e un potere superiori),mentre l'iniziato in senso proprio appartiene ad un piano olimpico.(ha connaturata una diversa, legittima dignità). (CI pp. 94-95)Gruppi effettivamente seri ed attivi nel campo dell'iniziazione è benraro trovarne o indicarne in Occidente. Ci sono tuttavia dellevene sparse qua e là, le cui originisono difficilmente rintracciabili: lerappresentano senza dubbio leorganizzazioni di Giuliano Kremmerz, che pare avessero unadimensione iniziatica; ma non si sa bene quale sia il primo anello dellacatena. (IMM p.337) La scuola del Kremmerz - laMyriam - si era costituita infatticome una vera e propria unitàmagica, organizzata da riti,contrassegnata da simboli, da gradi di iniziazione e da cerimoniali. È da escludere chetutto ciò sia stato creato ex novodal Kremmerz: si tratta piuttostodell'affiorare di una vena di unapreesistente tradizione la, cui origine non è facile individuare.(CIAM p.201)

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costituisce l'iniziazione propriamente detta. ....E' facile capire come 'la parte' dell'individuo che conferisce l'iniziazionead un altro individuo (profano) sia invero una parte di trasmettitore, nel senso piùesatto della parola; questi infatti nonagisce in quanto individuo, ma in quanto appoggio di una influenza nonappartenente all'ordine individuale; èunicamente un anello della "catena " il cuipunto di partenza è al di fuori e al di làdell'umanità. In tal modo, egli non puòagire in nome proprio, ma in nomedell'organizzazione cui è collegato e dacui detiene i suoi poteri, o, ancora piùesattamente, in nome del Principio chequesta organizzazione rappresenta visibilmente. Ciò spiega d'altronde come1'efficacia del Rito compiuto da un individuo è indipendente dal valore stessodi quest'individuo in quanto tale; se l'individuo non possiede il grado diconoscenza necessario per comprendere il senso profondo del Rito e la ragioneessenziale dei suoi diversi elementi, questo rito non per tal motivo avrà menoil suo pieno effetto se, essendo regolarmente investito della funzione di'trasmettitore' , egli lo adempiràosservando tutte le regole prescritte, econ una intenzione che sia sufficientemente determinata dallacoscienza del suo collegamento all'Organizzazione Tradizionale. Di contro, la conoscenza anche completa del Rito, se è stata ottenuta al di fuoridelle condizioni regolari, è interamentesprovvista di ogni valore effettivo; e cosìdiremo, per prendere un esempiosemplice (poiché il Rito si riduceessenzialmente nella pronuncia di unaparola o di una formula), che, nella Tradizione Indù, se il Mantra non èappreso dalla bocca di un Guru autorizzato, è senza alcun effetto, poichénon è 'vivificato' dalla presenzadell'influenza spirituale di cui èunicamente destinato ad essere il veicolo.La consacrazione dei Templi, delle immagini, degli oggetti rituali, ha lo scopoessenziale di farne il ricettacolo effettivo delle influenze spirituali senza la cuipresenza i Riti , ai quali debbono servire,sarebbero sprovvisti di efficacia.

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Le ''formule ritmate, corrispondenti esattamente ai Mantra Indù, sono formulela cui ripetizione ha lo scopo di produrreun'armonizzazione dei diversi elementi dell'essere, e di determinare vibrazionisuscettibili, con la loro ripercussione attraverso la serie degli stati in gerarchiainfinita, di aprire una comunicazione con gli Stati Superiori, che è d'altronde, ingenerale, la ragione d'essere essenzialee primordiale di tutti i riti".(CVI passim)

1.2 Oriente e Occidente

Per quanto roguarda l'Oriente, dobbiamoconvenire che i danni causati dalla modernizzazione sono andaticonsiderevolmente aumentando, almeno dal punto di vista esteriore; nelle regioniche più a lungo vi avevano resistito, ilcambiamento sembra ormai effettuarsi a ritmo accelerato; l'India stessa ne è unesempio caratteristico. Tuttavia nulla di tutto ciò ha ancora raggiunto il cuore dellaTradizione: dal nostro punto di vista,questa è la sola cosa che importi esarebbe senza dubbio errato attribuireun'importanza eccessiva ad apparenze che possono essere solanto transitorie;ad ogni modo, è sufficiente che il punto divista tradizionale, con tutto ciò che essocomporta, sia integralmente preservato in Oriente in qualche luogo inaccessibileall'agitazione della nostra epoca. (OO p.250)

Se organizzazioni del genere in Occidente ebbero già sempre uncarattere più o meno sotterraneo acausa della natura della religione venuta a predominarvi e delle sueiniziative repressive e persecutorie, nei tempi ultimi esse sono quasi del tutto scomparseper quel cbe riguarda altre aree,soprattutto l'Oriente, esse si sono rese sempre più rare einaccessibili, quando anche le forze di cui erano le portatrici nonsi siano da esse ritirate, parallelamente al processo generale di degenerescenza e dimodernizzazione che ormai ha investito anche quelle aree. Dimassima, oggi lo stesso Orienteai più non è in grado di fornire chedei sottoprodotti, in un «regime diresidui», cosa evidente solo che siesamini la statura spirituale degliAsiatici che si sono messi ad esportare e a divulgare fra noi la«sapienza orientale». (PS 213)

1.3 Le iniziazioni tribali

I selvaggi, i quali secondo noi non sono dei "primitivi", ma dei degenerati,possono aver conservato certi riti senzacomprenderli, e questo fin da tempi assai remoti; la tradizione di cui si è perduto ilsignificato, ha in essi lasciato il posto allaconsuetudine o alla "superstizione" nelsenso etimologico della parola. (ES p. 158)

La teoria che l'essere presentastati multipli, dei quali quelloumano è soltanto uno particolare,è dunque la premessa delconcetto di iniziazione. Vannoperò considerati stati dell'esserenon soltanto superiori ma ancheinferiori a quello che definisce lacomune e normale personalitàumana. Casi è concepibile unaduplice possibilità di apertura diquesta personalità, verso l'alto everso il basso; in corrispondenza,un trascendimento «ascendente»

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(conforme al senso etimologicorigoroso del termine transcendere= «andar al di là innalzandosi») vaben distinto da un trascendimento« discendente». Per questo pocosopra abbiamo parlatospecificamente di «altainiziazione» ... Nelle iniziazionitribali dei primitivi ed anche nelleloro iniziazioni delle cosidette«classi di età» ci si trova in generesulla direzione discendente. Ilsingolo si apre alla forzamistico-vitale del proprio ceppo, siintegra in essa, ne fa la vita dellapropria vita. Ovvero l'integrazionepuò riguardare le potenzeprofonde che agisconoformativamente nell'organismo-nei vari periodi dell'esistenza. Ciòche pel singolo può risultarne, lenuove facoltà che egli così puòacquisire comportano però quasisempre qualcosa dicollettivizzante, di subpersonale.Su questo caso qui non abbiamoda fermarci ulteriormente. Esso cisi presenta in forme tipiche, adesempio, nel totemismo e inalcune varietà dei culti primitivi deimorti. (CI pp. 95-96)

1.4 Piccoli e Grandi misteri

I Grandi Misteri concernono propriamentela realizzazione degli stati sovrumani. (CVI p. 326) I G.M. sono in relazionediretta coll'iniziazione sacerdotale. (id.,327) I Grandi Misteri comportanoessenzialmentela conoscenza di ciò cheè oltre la natura. La conoscenzametafisica pura appartiene dunquepropriamente ai I Grandi Misteri (id., 328) I Piccoli Misteri comprendono tuttoquanto si rifensce allo sviluppo dellepossibilità dello stato umano consideratonella sua integralità. (CVI p. 325) I PiccoliMisteri sono in relazione diretta coll'iniziazione reale. I Piccoli Mistericomportano essenzialmente la conoscenza della natura. (id., 327) Laconoscenza delle scienze tradizionali appartiene propriamente ai PiccoliMisteri (id., 328)

E' a questa tecnica concernente il maneggio delle influenze spirituali che si

Un cenno merita una differenziazione che si presentaanche nell'area delle civiltàsuperiori. Essa riguarda la dualitàdi iniziazione ai Piccoli Misteri che genericamente si possonochiamare demetrico-ctoni, e di iniziazione ai Grandi Misteri che sipossono chiamare uranici o olimpici. Talvolta i Piccoli Misterisono stati presentati come una fase preliminare, i Grandi Misteri come il compimento. Tuttavia altrevolte i Piccoli e i Grandi Misteriinsieme a molte altre forme di iniziazione diversamentedenominate che si possono far corrispondere rispettivamente agliuni e agli altri non hanno presentato questo carattere di fasisuccessive, sono stati distinti e perfino contrapposti gli uni aglialtri. In effetti, essi possono anche

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riferiscono propriamente espressioni come quelle di ''arte sacerdotale'' ed ''artereale'' designanti le applicazioni rispettivedelle iniziazioni corrispondenti (vedi piùoltre); d'altra parte, si tratta qui di ScienzaSacra e Tradizionale, ma che, puressendo sicuramente di un ordine del tutto diverso dalla scienza profana, non èperciò meno ''positiva'', anzi lo èrealmente molto di più se si prendequesta parola nel suo significato vero,che invece è abusivamente svisato dagli''scientisti'' moderni. (CVI)

riportare ad orientamenti, vocazioni e significati differenti.Semplificando, si può dire che losfondo dei Piccoli Misteri ha uncarattere «cosmico» e, in un certosenso, panteistico. Il loro limite èla fysis nel senso più vasto eoriginario del termine, ossia lanatura, Mater Natura, Mater Magna, il mondo manifestato. IGrandi Misteri stanno invece sottoil segno della trascendenza, di ciòche non è «vita» nemmeno insenso cosmico, ma super-vita,essere. Si potrebbe dunque parlare di un rinascere nella Vita per gli uni, di un rinascerenell'Essere per gli altri, come fine delle corrispondenti iniziazioni.Però il concetto di iniziazioneacquista la pienezza delle suevalenze superiori essenzialmente con riferimento alla secondadirezione. A parte, come unavarietà dei Piccoli Misteri sono daconsiderarsi le iniziazioni che miravano a stabilire o a rinnovare un contatto con particolari potenzedella natura. Diverse iniziazioni facenti da controparte, nel mondotradizionale, ai mestieri rientrano in tale tipo. (CI p. 96)

2. Religione e Iniziazione

Possiamo dividere le organizzazionitradizionali in exoteriche ed esoteriche ; per exoteriche intenderemmo leorganizzazioni che in una certa forma diciviltà sono aperte a tutti indistintamente;sono invece esoteriche quelle riservate ad una élite, o, in altri termini, dove sonosoltanto ammessi coloro che posseggonouna particolare qualificazione. Queste ultime sono propriamente leorganizzazioni iniziatiche. (CVI)

Molta gente sembra dubitare dellanecessità, per chi aspira all'iniziazione, diriallacciarsi come prima cosa ad una una forma tradizionale exoterica e diosservarne tutte le prescrizioni;...ma è invece inammissibile che chi hadelle pretese all'esoterismo possaignorare l'exoterismo, anche solo nei suoi aspetti pratici, in quanto il "più" devenecessariamente contenere il "meno".

Dopo di ciò, conviene distinguere,per prima cosa, il mondo della religione da quello dell'iniziazione.Qui non si può evitare una certaschematizzazione. Infatti esistonoreligioni nelle quali è presente unainiziazione, e dal punto di vistadella storia delle religioni è un fattoche alcune religioni si sonosviluppate da un dominio che in origine aveva avuto un carattereiniziatico attraverso un processo di volgarizzazione, di appiattimento edi esteriorizzazione degliinsegnamenti e delle pratiche originarie. A tale riguardo unesempio caratteristico è costituitodal buddhismo: esiste un vero iatofra ciò che si può chiamare la pura«dottrina del risveglio» e lacorrispondente prassi del buddhismo delle origini, e il

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(IRS p.77) buddhismo come religionesuccessivamente diffusosi. Però sipuò ammettere che in un sistematradizionale completo religione e iniziazione sono due gradigerarchicamente ordinati, il rapporto fra i quali è quello che nelcampo dottrinale è espresso daitermini exoterismo e esoterismo,semplice fede e gnosi, devozione e realizzazione spirituale, piano dei dogmi e dei miti e piano dellametafisica. L'attuale storia delle religioni dà un risalto scarso onullo a questa articolazione essenziale, e il modo di concepirela religione venuto a predominare in Occidente, modo del qualeanche molti studiosi indipendenti subiscono senza accorgersene lasuggestione, dimostra che la «religione» può effettivamenterappresentare una categoria a sè,ben determinata, definita perfino da una opposizione rispetto a tuttociò che è iniziatico e metafisico.Questa concezione deriva in granparte dalle credenze di ceppo semitico, ossia dall'ebraismo, dalcristianesimo e dall'islamismo, caratterizzate, nelle loro formepositive, dal teismo, dal creazionismo e dal concettodell'uomo come generato periatum (ossia: fatto sorgere dalladivinità come un essere staccato).L'islamismo conosce bensi una tradizione esoterica e iniziatica nelquadro della Sh'ya e come sufismo; l'ebraismo ha unatradizione corrispondente, nellaKabbala; ma queste correnti sono in un certo modo disgiuntedall'ortodossia, mentre nel cattolicesimo manca del tutto un loro equivalente, al postodell'esoterismo e dell'esperienza iniziatica avendosi una semplicemistica mentre, in particolare, nel cattolicesimo, come rileveremo piuoltre, s'incontra il curiosofenomeno di strutture che come forma sono di tipo iniziatico, cheperò sono applicate ad un pianonon iniziatico. Possiamo fissare

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sinteticamente il carattere specifico dell'orizzonte propriamente religioso rispetto aquello iniziatico dicendo che il primo ha per centro la concezionedella divinità come persona (=teismo) ed è definito da unadistanza essenziale, ontologica, fra questo Dio-persona e l'uomo, in secondo luogo, di conseguenza,da una trascendenza tale da ammettere soltanto rapporti didipendenza, di devozione, al massimo di trasporto e di estasimistica, restando fermo il limitecorrispondente alla relazione Io umano -Tu divino. L'iniziazione hainvece come premessa larimuovibilità di questo limite e ilcosidetto principio della «identitàsuprema» la cui controparte è unaconcezione superpersonale del Principio Primo. Di là dal Dio comepersona vi è l'Incondizionato comeuna realtà superiore sia all'essereche al non-essere e ad ogni imagine specificamente religiosa(vi è chi ha parlato di un «Superdio»). Come si sa, ad esempio nellametafisica indù e nel buddhismodelle origini il Dio personale, gli dèie i regni celesti sono statiriconosciuti, ma ad essi è statodato un grado minore di realtà,sono stati considerati comeappartenenti essi stessi al condizionato. L'assoluto sta di làda essi. Nel neoplatonismo, di cui sono attestate le relazioni colmondo dei Misteri.ellenistici, s'incontrano concezioni analoghe.Questo secondo punto mostra quanto sia arbitrario parlarepromiscuamente di «religione»dovunque si tratti di rapporti dell'uomo con un mondo piu cheumano. (CI pp.97-98) E' da respingere ciò che il Guénonscrisse in un infelice articolo sulla«Necessità di un exoterismotradizionale», offrendo pericolosiincentivi e alibi ad un conformismocodino e piccolo-borghese. (SG)

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2.1 Mistica e Iniziazione

L'iniziazione appartiene all'individuo;l'iniziativa di una 'realizzazione' che siperseguirà metodicamente, sotto uncontrollo rigido ed incessante, e chedovrà condurre a superare le possibilità stesse dell'individuo come tale. E'indispensabile aggiungere che questainiziativa non basta, poiché è evidenteche l'individuo non può superare séstesso solo con i suoi mezzi propri, ma,ed è ciò che ci interessa, è questainiziativa a costituire obbligatoriamente ilpunto di partenza di ogni 'realizzazione' per l'iniziato. Ogni realizzazione iniziaticaè dunque essenzialmente e puramente'interiore', contrariamente a quella 'uscita da sé' che costituisce 'l'estasi' nel sensoesatto ed etimologico della parola. E inquesto consiste non certo la sola differenza, ma almeno una delle grandidifferenze esistenti tra gli stati mistici,interamente appartenenti al dominio religioso, e gli stati iniziatici. (CVI)

Quel che si è detto fin qui fa capireanche che fra mistica e iniziazione deve essere tracciata unafrontiera. Questo punto ègeneralmente trascurato, la confusione fra i due domini ècorrente, per cui sarà beneaggiungere qualche breveconsiderazione. A dire il vero, se ci si tiene all'etimologia il misticismoriporta al mondo iniziatico perché il«miste» (da cui «misticismo») eral'adepto degli antichi Misteri. Maanche qui ci si trova di fronte ad un caso tipico della corrosionedelle parole. Nella sua accezione ormai corrente il termine«misticismo» può esserelegittimamente usato soltanto per designare un fenomeno avente una fisionomia sua propria e daconsiderarsi come il limite estremo del solo mondo della religione.Anzitutto si tratta dell'orientamentofondamentale. Per usare i terminigià riferiti, il misticismo sta nelsegno dell'estasi, l'iniziazione nelsegno dell'enstasi; movimentoestroverso nell'un caso, movimento introverso nell'altro.Conformemente alla struttura dello spirito religioso, la posizione delmistico rispetto alla trascendenzaè essenzialmente «eccentrica» (=discentrata). Da qui, un prevalentecarattere di passività nel caso delmisticismo, di attività nel casodell'iniziazione. Un simbolismoassai ricorrente nella mistica, specie occidentale, quello dellenozze spirituali nelle quali l'anima umana ha la parte feminile di unasposa, sarebbe assurdo sul piano iniziatico. Sotto un altro aspetto, lapassività del mistico è quellainerente alla predominanzadell'elemento affettivo, emozionale e sub-intellettuale, ed essa siriflette nel carattere prevalente delle esperienze mistiche le qualisopraffanno e travolgono il principio cosciente dell'Io, più chevenire da questo controllate e dominate. Cosi quasi sempre ilmistico non ha un senso preciso

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della via percorsa né è in grado dicogliere e indicare il contenuto reale e oggettivo delle proprieesperienze. Il momento soggettivo qui prevale in aspetti pur sempreumani, l'anima avendo ilsopravvento sullo spirito (è quelche rende quasi insopportabile lalettura dei testi con le monotone, effusioni emozionali dellagrandissima parte dei mistici cristiani - si può scorrere, adesempio, l'antologia intitolata «IMistici» a cura di E. Zolla). Cosipuò legittimamente parlarsi, persimboli, della via mistica come diuna via essenzialmente umida, di contro a quella secca iniziatica.Non è da negarsi che alcuni misticiabbiano raggiunto talvolta altezzemetafisiche, però senza una veratrasparenza e, si può dire, per deibalenamenti e dei rapimenti, pel sollevarsi momentaneo di unacortina che sùbito dopo è ricaduta.Inoltre il mistico in quanto tale è unviandante solitario. Egli si avventura nel dominio delsovrasensibile senza avere deiveri principi per orizzontarsi e senza disporre di una veraprotezione. Abbandonato il suolo della tradizione positiva e dogmatica, egli va da sé. Nonesistono catene di mistici, cioè dimaestri che si trasmettono latradizione mistica in modo ininterrotto; con unacorrispondente, adeguata dottrinae pratica. In effetti, il misticismo si presenta prevalentemente comeun fenomeno sporadico e irregolare. Esso fiorisce soprattutto in quelle tradizioni che hanno uncarattere incompleto, cioè nellequali quel che è semplice religionee exoterismo non ha la sua integrazione e il suo coronamentoin una iniziazione e in un esoterismo. Essenzialmente, dicontro al carattere precipuo dell'esperienza propriamente mistica si deve mettere inevidenza il carattere cosciente, noetico e intellettuale, di chiarezza

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sovrarazionale, attribuito alla vera esperienza iniziatica. (CI pp.102-104)Domanda: Quindi non esiste la catena, quindi attualmente sarebbe difficile fare questotrasbordo...Evola: Veramente, a voler essere onesti, se legge Meister Eckart spesso si incontra: "Il mio maestromi ha detto...", eccetera. Ciòpresuppone che riceveva da qualcuno quelle dottrine. (IMM p.350)

3.1 Iniziazione Virtuale ed Effettiva

La distinzione fra l'iniziazione effettiva el'iniziazione virtuale è tanto importante daindurci a precisarla meglio; a tal riguardo,faremo rilevare in primo luogo che, tra lecondizioni dell'iniziazione enunciate inprecedenza, il collegamento ad unaorganizzazione tradizionale regolare(collegamento che naturalmente presuppone la qualificazione) èsufficiente per l'iniziazione virtuale, mentre, il lavoro interiore che neconsegue concerne proprio l'iniziazione effettiva; insomma, questa è a tutti i suoigradi lo sviluppo '' in atto'' delle possibilitàcui l'iniziazione virtuale dà accesso.Questa iniziazione virtuale è dunquel'iniziazione intesa nel significato piùstretto del termine, vale a dire come una ''entrata '' o un '' principio''; il che, beneinteso, non significa minimamente che essa possa essere considerata comequalche cosa di sufficiente a se stessa, ma soltanto come il punto di partenzanecessario per tutto il resto; quando si èentrati in una via, bisogna altresì sforzarsidi seguirla, ed anzi, se è possibile, diseguirla fino in fondo. Si può riassumeretutto in poche parole: entrare nella via èl'iniziazione virtuale; seguire la via èl'iniziazione effettiva; disgraziatamente, di fatto, molti restano sulla soglia, nonsempre per colpa della loro incapacità nelprocedere oltre, ma anche, nellecondizioni attuali del mondo occidentalesoprattutto, a causa delladegenerescenza di certe organizzazioni che, divenute troppo '' speculative '',come abbiamo spiegato precedentemente (...), non possono pertal motivo aiutarli in alcun modo nel

Vi è poi una quistione che, a dirvero, avremmo dovuto porre proprio al principio, dicendo chel'idéa stessa dell'iniziazione rituale,quale il Guénon l'espone, cisembra cosa assai indebolita. Troppo poco è, infatti, unatrasmissione di mal individuate«influenze spirituali », della qualeci si può perfino non accorgere,che rende uno un semplice«iniziato virtuale» il quale, inconcreto, come dicemmo, èesposto ad ogni errore e ad ognideviazione proprio come l'ultimo«profano». Per quel chesappiamo, e per quel che si puòdesumere da tradizioni precise,comprese quelle dei Misteriantichi, l'iniziazione reale è inveceassimilabile ad una specie dioperazione chirurgica, avente per controparte una esperienzavissuta particolarmente intensa, lasciante - come è detto in untesto - «una traccia eterna difrattura» .(LRI p.174)Qui non possiamo non esprimere il nostro dissenso preciso circa duepunti. L'uno è che ancheattraverso organizzazioni.degradate si potrebbe ottenerequalcosa di simile ad una vera iniziazione. La continuità delle«influenze spirituali », secondonoi, è invece illusoria quando nonesistano più rappresentanti degnie consapevoli in una . data catena e la trasmissione sia quasidivenuta meccanica.

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lavoro '' operativo'', fosse pure nei suoistadi più elementari, e nulla forniscono diciò che almeno possa permettere ad essidi avere il semplice sospettodell'esistenza di una qualsiasi ''realizzazione''. Epperò, anche in questeorganizzazioni, si parla è vero ad ogniistante di '' lavoro '' iniziatico, o almeno diqualche cosa che si considera tale; ma ci si può porre allora legittimamente laquestione: in qual senso e in qual misuraciò corrisponde ancora a qualche realtà? Per rispondere ad una tale questione,ricorderemo che l' iniziazione èessenzialmente una trasmissione, edaggiungeremo che un tal fatto puòintendersi in due modi differenti:da unaparte, trasmissione di una influenzaspirituale,e, d'altra parte, trasmissione diun insegnamento tradizionale. E' la trasmissione dell'influenza spirituale chedev'essere soprattutto considerata, non soltanto perché deve logicamenteprecedere ogni insegnamento ( il che ètroppo evidente quando si comprende lanecessità del collegamento tradizionale),ma anche e principalmente perchéproprio questa trasmissione costituisce essenzialmente l'iniziazione in sensostretto, sicché, se non dovesse trattarsiche di iniziazione virtuale, tutto sipotrebbe insomma limitare a ciò, senzanemmeno porsi la questione diaggiungervi ulteriormente un insegnamento qualsiasi. In effetti, l'insegnamento iniziatico nonpuò essere altro che un aiuto esterioreapportato al lavoro interiore di realizzazione, alfine di appoggiarlo eguidarlo per quanto possibile; donde in fondo la sua unica ragion d'essere, ed èsolo in ciò che può consistere il latoesteriore e collettivo di un vero ''lavoro''iniziatico, se si intende realmente quest'ultimo nel suo significato legittimo enormale. (CVI passim)

Esiste di fatto 'la possibilità che leinfluenze veramente' spirituali intali casi si «ritirino», per cui ciò cheresta e che si trasmette è soloqualcosa di degradato, unsemplice «psichismo» apertoperfino a forze oscure, per cuil'aggregazione alla corrispondenteorganizzazione, per chi aspiri davvero verso l'alto, divienespesso piu un pericolo che non un aiuto. Il Guénon sembra nonpensarla così, crede che se lacontinuità esterioristicamenterituale si è mantenuta si possasempre ottenere ciò che eglichiama 1'«iniziazione virtuale ».(LRI p.165)Un'altra considerazione importante da fare è la seguente. Lo stessoGuénon ha messo in luce, in altrolibro, che uno degli aspettidell'accennata involuzione è unasolidificazione, da intendersi siacome quella onde la realtà oggi sipresenta nelle forme rigide di unamaterialità disanimata, sia -aggiungeremmo noi - come quellache determina una chiusura interna dell'individuo umano. Ora, deve ritenersi che in tali condizioniil potere e quindi l'ausilio proprioalle «influenze sottili» nel campodei riti non solo iniziatici, ma anchereligiosi, sia ,quanto mai ridotto e, in dati casi, addirittura nullo. In effetti, bisognerebbe domandarsi, alla fine, che natura abbianoqueste «influenze spirituali», e sechi, in qualità di «iniziato virtuale»,le possiede, con ciò sia protetto difronte ad ogni specie di errori dottrinali e di deviazioni. In verità,conosciamo fin troppi casi di persone - e non solo di Occidentali - che sono a posto quanto a«regolarità iniziatica» in sensoguénoniano (in prima lineamassoni), ma che mostrano una tale incomprensione e confusionecirca tutto ciò che è veramenteesoterico e spirituale, da farleapparire molto al disotto di persone che non abbiano avuto quel dono ma abbiano un giusto

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intuito e la mente sufficientemente aperta. Anche qui non si può nonfar entrare in linea di conto il criterio: «Li giudicherò dai frutti» e,dunque, non ci si debbono fareillusioni circa quel che, allo statoattuale, le «influenze» in parola dasole possono dare. (LRI pp. 167-168)

3.2 Ascesi e Iniziazione

...Vi sono certi ignoranti i quali siimmaginano che ci 'si inizi' da sé, il ché èin qualche modo una contraddizione deitermini; dimenticando, seppur l'hanno maisaputo, che la parola initium significa'entrata' o 'principio' ; essi confondono il fatto stesso dell'iniziazione, intesa nelsenso strettamente etimologico, col lavoro da compiersi ulteriormente affinchéquesta iniziazione, da virtuale nel primomomento, divenga più o menocompletamente effettiva. L'iniziazione,compresa in tal modo, è ciò che tutte letradizioni si accordano nel designare come 'seconda nascita'; come un esserepotrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato?... non siamo più inun'Epoca Primordiale, quando tutti gliuomini possedevano normalmente e spontaneamente uno stato spirituale cheoggi può dipendere solo da un alto gradodi iniziazione...stato spirituale e sviluppospirituale che si compiva in essi tantonaturalmente quanto lo sviluppo corporeo. (CVI)

A dir il vero, vi sarebbe pertanto, in questo stesso dominio religioso cuiappartiene il misticismo, qualche cosa che, per certi riguardi, potrebbe prestarsimeglio ad un avvicinamento o piuttosto ad un'apparenza d'avvicinamento; è ciòche si designa col termine di "ascetica",poichè v'è in essa almeno un metodo"attivo", invece dell'assenza di metodo e della passività che caratterizzano ilmisticismo e su cui ritorneremo piùinnanzi; ma è evidente che questesimilitudini sono puramente esteriori e,d'altra parte questa ascetica non ha forse che scopi troppo visibilmente limitati perpoter essere vantaggiosamente utilizzata in tal modo (CVI pp.26-27)La parola ascesi definisce propriamente uno sforzo metodico per raggiungere un

Il merito, da riconoscere, della concezione del Guénon è il risaltodato alla difficoltà dellarealizzazione iniziatica nellecondizioni attuali e il porre un limite di contro a certe vedute circal'«iniziazione individuale» el'«autoiniziazione », da alcuni (peres. dallo Steiner) data addiritturacome la sola che l'uomooccidentale dovrebbe perseguire. Ma non bisogna cadere dall'uneccesso nell'altro. È verissimoche, causa il processo di involuzione cui l'umanità hasoggiaciuto, certe possibilità direalizzazione diretta, presenti nelle origini, se non del tutto perdute,sono almeno divenute estremamente rare. Ma non si deve cadere in un equivalentedella concezione cristiana, secondo la quale l'uomo,irrimediabilmente tarato dal peccato originale, nulla potrebbe da sé nel campo propriamentesovrannaturale - come equivalentedella «grazia» e dei « sacramenti»qui apparendo l'interventoimprescindibile di chi puòtrasmettere ritualmente le«influenze spirituali », base, pelGuénon, di tutto. (LRI p.167)Inoltre qui andrebbero esaminate le relazioni fra ascesi e iniziazione.Nei casi ora accennati questa relazione è reale, semprechél'ascesi non sia considerata nellesue forme mortificatorie, penitenziali e gravate da elementiaccessori morali e religiosi. L'ascesi può venire concepitacome un'azione intrapresa dall'individuo coi propri mezzi, la quale può provocare la «discesa»

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certo. scopo che, nel caso in questione, èdi ordine spirituale (IRS.p. 163) Iltermine ascesi, come lo intendiamo noiqui, è quello che, nelle lingue occidentali,ha maggiore affinità col sanscrito Tapas.Il senso primitivo di Tapas è quello di"calore "; nel caso in questione si trattaevidentemente del fuoco interiore che deve distruggere tutto ciò che nell'essereè d'ostacolo ad una realizzazionespirituale. (id., 167) In fondo ognivera ascesi è essenzialmente un "sacrificio" che, in tutte le tradizioni esotto qualsiasi forma si presenti,costituisce l'atto rituale per eccellenza,quello nel quale si riassumono in qualchemodo tutte le altre forme. Quello chenell'ascesi viene gradualmente sacrificato, in questo modo, è l'insiemedelle contingenze di cui l'essere deve giungere a sbarazzarsi, trattandosi dialtrettanti ostacoli che gli impediscono di innalzarsi ad uno stato superiore. (id.,168)Il termine ascetico ha assunto un significato più ristretto che non ascesi, inquanto viene applicato quasiesclusivamente al dominio religioso (IRS p. 163).Quando si parla di ascetismo, quello che normalmente doveva ,essere soltanto unmezzo a carattere preparatorio troppo spesso viene preso come un vero eproprio fine; non crediamo affatto di esagerare dicendo che per molti spiritireligiosi l'ascetismo non ha minimamente per scopo la realizzazione effettiva di statispirituali, ma ha come unico fine la speranza in una salvezza che siconcreterà solo nelll'altra vita. (IRS p.165)

e l'innesto in lui di una forzadall'alto (in questo caso si ha uncollegamento che può dirsi«verticale» o diretto, a differenzadel collegamento «orizzontale»mediato da una catena iniziatica)con l'incontro integrante della forza che dal basso va verso l'altocon quella non individuale e non umana dall'alto verso il basso (sulpiano religioso, si parlerebbe dell'innesto della «grazia» - maqui, fra l'altro, vi è la differenzaessenziale dovuta al carattere determinante dell'azione«ascetica», in quanto essa creanell'uomo una qualità come quelladel magnete che attira un metallo - qui, l'influenza trascendente:questo senso si potrebbe dare, fra l'altro, al detto che la porta deiCieli può subire violenza). Con tale incontro è aperta la via allosviluppo iniziatico, è realizzata lapremessa pel mutamento di statoper via autonoma. (CI p. 105)Il giudizio originario del Guénonsul buddhismo attestava unastupefacente incomprensione; giàsoppresso nell'edizione inglese diOrient et Occident, il Guénon inseguito lo ha mutato solo in parte,perché ha fatto delle concessionisolo ad un buddhismo«brahmanizzato», il che equivale adire ad un buddhismo privato diciò che esso, nelle origini, ebbe dispecifico e di più valido. Questoelemento specifico riguardò unavia di realizzazione in un certo modo autonoma, la situazione incui l'azione dell'individuo qualificato che si svolge versol'incondizionato, perfino con la violenza (lo stesso cristianesimoconosce la violenza di cui la portadei Cieli è suscettibile a subire, e ildetto «voi siete dèi») è lacontroparte imprescindibile delladiscesa di una forza dall'alto senza «burocrazie iniziatiche».(SG)A tale riguardo si può parlare diuna qualificazione che non rientradel tutto in quelle indicate dal

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Guénon, una qualificazione attivacreata da una speciale disciplina: da una speciale preparazioneindividuale, che rende atti non solo ad essere «eletti», ma, in certicasi, appunto ad imporre l'elezione e l'iniziazione. Il simbolo diGiacobbe che lotta contro l'angelo fino ad imporre che esso lobenedica, come tanti altri, fino aquello di Parsifal (in Wol£ram vonEschenbach) che si apre la via alGraal «con le armi alla mano»,cosa «fino ad allora mai udita»,corrispondono a tale possibilità.Nei libri del Guénon, purtroppo,non si trova nulla circa quel chepuò essere una disciplina attiva dipreparazione, la quale, in certi casi, può condurre perfino senzasoluzione di continuità alla stessailluminazione (1): allo stesso modo che il Guénon nulla indica, comediscipline concrete, quantoall'opera di attualizzazione chedell'« iniziato virtuale» fa uniniziato vero e, alla fine, un adepto. (1) Tale è tipicamente il casonell'ascesi del buddhismo delleorigini. Il buddhismo ha anche un termine tecnico a designare appunto «coloro che si sonosvegliati da sé» (LRI p.170)Come si è detto; il dominio delGuénon è quello della semplicedottrina, laddove a noi interessa essenzialmente quello dellapratica. Ma anche in quel dominio il Guénon, in altra occasione, hascritto qualcosa che può crearedisorientamento. Egli riferisce uninsegnamento islàmico, secondo ilquale «chi si presenta ad unacerta "porta" senza esservi pervenuto per via normale elegittima vede questa portachiudersi dinanzi a lui ed egli ècostretto a tornare indietro,«manon come un semplice profano -cosa ormai impossibile - bensìcome sàhar (stregone o mago insenso inferiore)». Contro di ciòbisogna avanzare precise riserve, dicendo anzitutto che se chi ègiunto a quella « porta» per via

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non normale ha una intenzione retta e pura, questa intenzionesarà certamente riconosciuta dachi di dovere e la porta si aprirà,secondo il principio: «Bussate e visarà aperto ». E qualora la portanon dovesse aprirsi, ciò - semprenel caso accennato - vorrà solodire che l'iniziando è posto dinanzialla prova di aprirla lui usando violenza, secondo il principio chela soglia dei Cieli soffre violenza;perché, in via generale, èesattissimo quel che dice ÉliphasLevi, ossia che la conoscenzainiziatica non la si dona, essa la si prende, ciò essendo, del resto,l'essenza di quella qualità attivache, entro certi limiti, lo stessoGuénon riconosce. Volere o nonvolere, un certo tratto«prometeico» ben intesoapparterrà sempre al tipo piu altodell'iniziato.(LRI p.170).

4.Qualificazioni e Prove Iniziatiche

Le prove iniziatiche costituiscono uninsegnamento dato sotto forma simbolica e destinato ad essere meditatoulteriormente, e contengono in sé unsignificato che appartiene ad ognuno diapprofondire secondo la misura delle proprie capacità. Per maggior precisazione, diremo che le prove sono riti preliminari o preparatoriall'iniziazione propriamente detta; esse ne costituiscono il preambolo necessario,sicché l'iniziazione stessa è come la loroconclusione o il loro scopo immediato. E' da rilevare che esse rivestono spesso laforma di ' viaggi simbolici'; non facciamo che notare questo punto di sfuggita,poiché non possiamo pensare adilungarci qui sul simbolismo del viaggioin generale, e diremo soltanto che, sotto questo aspetto, esse si presentano comeuna ''ricerca'' (o meglio una ''questua'' come si diceva nel linguaggio del medioevo) conducente l'essere dalle ''tenebre'' del mondo profano alla luce iniziatica; maanche questa forma, che si comprende intal modo da sè stessa, non è in qualchemaniera che accessoria, per quanto

Però anche per l'iniziazione«regolare» col suo collegamento«orizzontale» esistono dellecondizioni, in relazione alla qualificazione richiestanell'iniziando. Questa qualificazione non ha nulla da vedere con qualità di carattereprofano; cosi può accadere che uneminente esponente della cultura, uno scienziato o un filosofo moderno siano meno qualificatiper l'iniziazione di una persona quasi analfabeta, mentre per quelche riguarda le qualità moraliabbiamo già spiegato in che sensoesse possono entrare in quistionee avere un valore sul piano iniziatico. In genere, laqualificazione per l'iniziazione riguarda una speciale situazioneesistenziale e si riferisce ad una tendenza virtualeall'autotrascendimento, ad una apertura attiva di là dall'umano.Quando essa manca, l'individuo non è suscettibile di iniziazione

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possa essere appropriata a ciò di cui sitratta. In fondo, le prove sonoessenzialmente 'dei riti di purificazione' , ed è in un tal fatto che si trova la veraspiegazione di questa parola stessa di''prove'', che ha qui un significato nettamente alchemico, e non quellovolgare che ha dato luogo agli equivocisegnalati precedentemente. Si può comprendere ora perché, quandole prove rivestono la forma di ''viaggi''successivi, questi siano messi rispettivamente in rapporto con i differentielementi della natura; e ci resta soltantoda indicare in quale senso, dal punto divista iniziatico, il termine stesso di''purificazione'' debba essere inteso. Si tratta di ricondurre l'essere ad uno statodi semplicità indifferenziata,paragonabile, come abbiamo detto inprecedenza, a quello della materia prima (intesa naturalmente qui in sensorelativo), alfine che sia atto a ricevere lavibrazione del Fiat Lux iniziatico; ènecessario che l'influenza spirituale, la cui trasmissione gli darà questa prima''illuminazione'', non incontri in lui alcun ostacolo dovuto a ''preformazioni''disarmoniche provenienti dal mondo profano; e perciò deve essere ridotto inprimo luogo a questo stato di materia prima, il che, se si vuole riflettere unpoco, mostra abbastanza chiaramente come il processo iniziatico sia laconquista della Luce divina che è l'unicaessenza di ogni spiritualità.La ''seconda nascita'', intesa come corrispondente alla prima iniziazione, èpropriamente, come abbiamo detto, ciòche può chiamarsi una rigenerazionepsichica; ed è infatti nell'ordine psichico,vale a dire nell'ordine in cui si situano lemodalità sottili dell'essere umano, chedebbono effettuarsi le prime fasi dello sviluppo iniziatico; ma queste ultime noncostituiscono uno scopo in sè stesse enon sono ancora che preparatorie inrapporto alla realizzazione dellepossibilità di un ordine più elevato,vogliamo dire dell'ordine spirituale nelvero senso di questa parola. II punto delprocesso iniziatico cui abbiamo alluso èdunque quello che segnerà il passaggiodall'ordine psichico all'ordine spirituale.(CVI passim)

perché o l'azione iniziatica nonavrebbe effetto, o sarebbepericolosa e distruttiva. Non avrebbe effetto nel casodell'«iniziazione virtuale », ossiaquando viene semplicementetrasmessa una influenza spirituale come un germe che l'individuodeve sviluppare da sé(assumendo subito una parteattiva realizzatrice autonoma - il che corrisponde ad uno sviluppopiù o meno articolato finoall'adeptato). Essa agirebbe in modo distruttivo nei casi di unainiziazione diretta e massiccia da parte di un maestro. Se il potere,che viene attribuito ad alcunepersonalità, specie in Oriente, diprovocare direttamente l'apertura iniziatica della coscienza con l'unao l'altra tecnica, incontrasse unarigidità nella struttura dell'Io delneofita, l'effetto sarebbe un trauma, una distruzione dell'unitàdella persona. Da qui il senso di varie prove preliminari iniziatiche,talvolta descritte in terminispettacolari; esse sono sempre volte a saggiare la capacità diautotrascendimento portando il singolo perfino sulle frontiere dellamorte e della pazzia. L'affinità frainiziazione e morte è stata sempresottolineata. Classiche sono le espressioni che a tale riguardo sitrovano in Plutarco e in Porfirio. In essenza, la qualificazioneiniziatica è quella richiesta perpoter affrontare attivamente e«trionfalmente» già da vivi unaesperienza corrispondente a quella della morte. Spesso comerequisito per l'iniziazione viene indicata anche una certaunificazione e armonizzazionedell'essere. Viene spiegato che quando esistono squilibri escissioni nell'individuo, essi risultano potenziati al contatto conforze trascendenti e invecedell'integrazione dell'essere l'effetto può essere la suadisgregazione e la rovina. Di passata, ciò mette in chiaro

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l'errore delle interpretazioni di quella psicanalisi che ha«valorizzato» alcuni procedimentiiniziatici nei termini di equivalenti della terapia psicanalitica: sipretende che, in forme«prescientifiche», le iniziazioniavrebbero mirato a mettere in sesto una individualità scissa, unIo alle prese con l'inconscio, con la libido e via dicendo. Invece ognialta iniziazione richiede come punto di partenza e come«qualificazione» l'uomo sano,unificato e perfettamente cosciente. L'unica eccezione ècostituita dai casi in cui certe malattie offrono alcune possibiiitàvirtuali di autotrascendimento, e hanno carattere di malattie soloperché queste possibilità nonagiscono come tali. Allora le tecniche iniziatiche le utilizzanodando loro la giusta direzione e integrandole nel processocomplessivo. Ciò risulta attestatonello stesso caso delle iniziazionisciamaniche. Ci si può riferireanche, in parte, a quelle chenell'antichità furono chiamate le«malattie sacre» e qui, comenuovo còmpito, si presenterebbe ilmettere a punto le cose anche neiriguardi di quelle interpretazionipsichiatriche «positive» che,specie nel periodo precedente,hanno preteso di gettar luce scientifica su molti fatti delleantiche iniziazioni, della mistica e anche della demonologia dandoluogo a gravissimidisconoscimenti. (CI pp. 105-107)

5.1Iniziazione in "astrale"e preesistenza

Non si opponga a ciò che abbiamo dettoil fatto che i "poteri" spontanei potrebbero essere il prodotto di qualche iniziazionericevuta "in astrale", se anche non addirittura in "esistenze anteriori";dev'essere evidente che, quando parliamo d'iniziazione, intendiamo parlareunicamente di case serie e non difantasmagorie di gusto equivoco. (CVI p. 203 n.3)

Il Guénon ha ragione a nonprender sul serio l'«iniziazione inastrale» se ha in vista quel che inproposito, divagando, se ne pensa in certi ambienti «occultistici». Maanche qui non bisogna mettere nello stesso sacco ciò di cuivedute del genere possono essere solo una distorsione. A parte il fatto che, in qualsiasi caso,l'iniziazione vera si compie in una condizione che non è quella della

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coscienza desta ordinaria, èpossibile elevarsi attivamente a stati, in cui i contatti essenziali perlo sviluppo superindividuale sono propiziati. Nello stesso esoterismoislàmico si parla della possibilità diconseguire lo shath, stato interiore speciale che fra l'altro rendeeventualmente atti a collegarsi col Khidr, essere enigmatico in cuirisiede il principio di una iniziazione diretta, cioè senzal'intertnediario di una tariqa (organizzazione) e di una silsila(catena). Benché concepita comeeccezionale, questa possibilità èammessa. L'essenziale, qui, è lanyyah, cioè l'intenzione giusta, danon intendersi in senso astratto e soggettivo, ma altresì comedirezione magica d'efficacia.(LRI p. 171) Infine il Guénon nega cheuna iniziazione possa realizzarsi inbase a quanto è già avvenuto inprecedenti esistenze. Ora,siccome noi ammettiamo cosìpoco quanto il Guénon la teoriareincarnazionistica, se è a questache ci si riferisce, siamod'accordo. Ma non è che con ciòresti esclusa quella che sipotrebbe chiamare una specialeeredità trascendentale in datiindividui, tale da conferire ad essiuna particolare «dignità» quantoalla possibilità di conseguire pervia diretta il risveglio iniziatico. Nelbuddhismo ciò viene riconosciutoesplicitamente. L'imagine delGuénon di una pianta o di unessere vivente che non nasce,quando non sia posto un seme (che sarebbe 1'« inizio»determinato dall 'iniziazione ritualedall' esterno) non è valida cheentro certi limiti. Assolutizzandola,si andrebbe a contradire la veduta metafisica fondamentale dellanon-dualità e,insomma, a riportareuniformisticamente tutti gli esseriad un minimo comun denominatore. Vi è chi può giàportar in sé il « seme» delrisveglio.(LRI p.173)

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5.2 Forme extra normali di contatto

Si possono così intravvedere certepossibilità d'azione dei centri spirituali,anche al di fuori dei mezzi che si possonoconsiderare norma1i, e soprattutto quando le circostanze sono di per sestesse anormali, vogliamo dire incondizioni tali da non più permettere l'usodi vie più dirette e di una regolarità piùapparente. Anche senza parlare di unintervento immediato del centro supremo, che è possibile sempre e dovunque, unqualsiasi centro spirituale può agire al difuori della sua zona d'influenza normale, sia in favore d'individui particolarmente«qualificati», ma che si trovino isolati inun ambiente ove l'oscuramento siaarrivato ad un punto tale che non visussista quasi più nulla di tradiziouale eche l'iniziazione non possa esserviottenuta, sia in vista di uno scopo piùgenerale, ed anche più eccezionale,come quello consistente nel riannodare una «catena» iniziatiea rottaaccidentalmente. Una talee azione, producendosi particolarmente in unperiodo o in una civiltà dove la spiritualitàè quasi completamente perduta, e dove,per conseguenza, le cose dell'ordineiniziatico sono più nascoste di quanto nonlo siano in alcun altro caso, nonbisognerà meravigliarsi se le suemodalità siano estremamente difficili adefinire, tanto più che le condizioniordinarie di luogo e qualche voltaanche.di tempo vi divengono per così direinesistenti. Non v'insisteremo dunque ulteriormente: ma è essenziale ritenereche, anche se, avviene che un individuo apparentemente isolato pervenga ad unainiziazione reale, questa iniziazioue nonpotrà mai essere spontanea che inapparenza, poichè di fatto implicheràsempre il collegamento, per un mezzoqualsiasi, ad un centro effettivamenteesistente (6); al di fuori di un talecollegamento, non può essere in alcunmodo questione di iniziazione.(6) Certi misteriosi incidenti della vita di Jacob Boehme, ad esempio, nonpossono spiegarsi realmente che in tal modo.(CVI pp. 98-99)

E che ve ne siano, in una certa misura lo stesso Guénon loammette. I centri spirituali - egli dice - sia pure con modalitàestremamente difficili a definire, possono ,intervenire di là dalleforme della trasmissione regolare,«sia in favore di individuiparticolarmente qualificati ma chesi trovino isolati in un ambienteove l'òscuramento sia arrivato adun punto tale che non vi sussistaquasi piu nulla di tradizionale e che l'iniziazione non possa esserviottenuta, sia in vista di uno scopo piu generale, ed anche piueccezionale, come quello consistente nel riannodare una catena iniziatica rottaaccidentalmente ». Esistonodunque possibilità non normali di«contatto» diretto. Ma il Guénonaggiunge: «È essenziale ritenereche, anche se avviene che unindividuo apparentemente isolatopervenga ad una iniziazione reale, questa iniziazione non potrà maiessere spontanea che in apparenza, perché di fattoimplicherà sempre il collegamento,per un mezzo qualsiasi, , ad unacatena effettivamente esistente».Ora, proprio a tale riguardobisogna intendersi, e vedere dache parte venga l'iniziat.iva che determina il contatto. Noi diciamocontatto perché l'essenziale non èun collegamento «lungol'Orizzontale », cioè con una dataorganizzazione continuatasistoricamente, bensì ilcollegamento «sulla verticale»,cioè, come partecipazioneinteriore ai principi e agli statisuperindividuali, di cui ogniparticolare organizzazione di uomini non è che unamanifestazione sensibile epperò,in un certo modo, solo unaesteriorizzazione contingente (l).Così nei casi in quistione si puòsempre chiedere: È davvero

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l'intervento di un centro che hadeterminato l'iniziazione o, al contrario, è l'iniziativa attiva delsingolo portatosi avanti sino ad un certo punto che ha provocatoquell'intervento? (l) Del resto, a proposito dei Rosacroce il Guénon parla dellacollettività di coloro che sonopervenuti ad un determinato..stadio, superiore a quello dellacomune umanità, che hannoconseguito lo stesso gradoiniziatico. Per cui, di rigore, non si dovrebbe parlare non solo di«società» ma nemmeno di«organizzazioni ».In altra occasione il Guénon haricordato che le gerarchieiniziatiche altro non sono che quelle dei gradi dell'essere. Tuttociò può dunque esser inteso insenso spirituale e metafisico, enon personalizzato e organizzatorio. (LRI p.169)

5.3 Collegamento reale e ideale

Il collegamento di cui si tratta dev'esserereale ed effettivo e un cosiddetto collegamento "ideale", come alcuni sisono compiaciuti a volte di considerarlo nella nostra epoca, è interamente vano edi nessun effetto. (CVI p. 53)Coloro che a partire dal XIV secolo furono chiamati i Rosa-Croce in Occidente, eche ricevettero diverse denominazioni in altri tempi e in altri luoghi, (poiché il nomeha qui soltanto un valore puramentesimbolico e deve esso stesso essere adattato alle circostanze), non formaronomai una associazione qualsiasi; essi sono la collettività degli esseri pervenuti ad unostesso stato superiore a quellodell'umanità ordinaria, ad uno stessogrado di iniziazione effettiva, di cui abbiamo indicato uno degli aspettiessenziali, e posseggono così gli stessicaratteri interiori, il che è sufficiente perriconorscersi fra loro senza aver bisognodi alcun segno esteriore. Per tale motivo, non hanno altro luogo di riunione che '' ilTempio dello Spirito Santo, che èdovunque '', sicché le sue descrizionidate talvolta non possono essere inteseche simbolicamente; ed è anche per unmotivo simile che restano

Veniamo ad ancora un punto. Come si è visto, il Guénon escludeil collegamento «ideale» con unatradizione, perché «ci si puòcollegare solo con ciò che ha unaesistenza attuale», intendendodire una catena di cui esistanoancora rappresentanti viventi in una fi1iazione regolare. Senza diche l'iniziazione sarebbeimpossibile e inesistente. Anche qui vi è una curiosa confusione fral'elemento essenziale e quello contingente e organizzatorio. Chesignifica, insomma, «esistenzaattuale»? Ogni esoterista sa beneche quando un principio metansicocessa di avere una manifestazione sensibile in dato ambiente operiodo, non è che per questoesso sia meno «attuale» edesistente: su un altro piano (cosa che, del resto, il Guénon piu omeno riconosce). Ora, se per collegamento «ideale» s'intendeuna semplice aspirazione mentale, si può esser d'accordo colGuénon; altrimenti stanno però lecose nei riguardi delle possibilità

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necessariamente sconosciuti dai profanifra cui vivono, esteriormente simili a loro,sebbene in realtà interamente differentida questi ultimi; infatti i loro soli segnidistintivi sono puramente interiori e non possono essere percepiti che da quelliche hanno raggiunto lo stesso sviluppo spirituale; in tal modo, la loro influenza,più legata ad una ''azione di presenza''che ad un'attività esteriore qualsiasi, siesercita per vie totalmenteincomprensibili agli uomini comuni.Quello che esso rappresenta è ciò chepuò chiamarsi la perfezione dello statoumano, poiché il simbolo stesso dellaRosa-Croce figura, per i due elementi da cui semplicemente è composto, lareintegrazione dell'essere al centro di questo stato e la piena espansione dellesue possibilità individuali a partire daquesto centro; esso designa dunque molto esattamente la restaurazione dello'' stato primordiale '', o, ed è lo stesso, ilcompimento dell'iniziazione in senso stretto.Dopo la distruzione dell'Ordine dei Templari, gli iniziati all'esoterismocristiano si riorganizzarono, d'accordo con gli iniziati dell'esoterismo islamico permantenere, nella misura del possibile, illegame apparentemente rotto da questa distruzione; ma una tale riorganizzazionedovette farsi in modo più nascosto, inqualche maniera invisibile, e senzaprendere appoggio in una istituzioneesteriormente conosciuta, che , come tale avrebbe potuto essere distrutta ancorauna volta. I veri Rosa-Croce furono propriamente gli ispiratori di questariorganizzazione, o se si vuole, furono ipossessori del grado iniziatico di cui abbiamo parlato, consideratispecialmente in quanto rappresentarono questa parte che si continuò fino almomento in cui, in seguito ad altri avvenimenti storici, il legame tradizionaleconsiderato fu definitivamente rotto per ilmondo Occidentale, il che si produsse durante il XVII secolo. E' detto che i VeriRosa-Croce si ritirarono in Oriente, vale a dire, da quel momento, non vi fu più inOccidente alcuna iniziazione atta a farraggiungere effettivamente questo grado; in conseguenza l'azione che vi si eraesercitata fino ad allora, per il

di una evocazione effettiva e diretta sulla base del principio magico delle corrispondenzeanalogiche e sintoniche. Insomma, lo stesso Guénon ammette efors'anche più del dovuto - che le«influenze spirituali» hanno anchele loro leggi. Ciò non equivale, infondo, ad ammettere, in via di principio, la possibilità di un'azionedeterminante su di esse? Il chepuò esser concepito pernno insede collettiva, potendosi creareuna catena psichica e disporlacosì che serva come un corpoche, in base a «sintonia» e,appunto, a corrispondenza«simpatica», attiri una influenzaspirituale nei termini di una«discesa» da un piano, ove lecondizioni di tempo e di spazionon hanno un valore assoluto. Lacosa può riuscire o non riuscire.Ma non è da escludersi, né daconfondersi col semplice, inconsistente «collegamentoideale». (LRI p.172)

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mantenimento dell'insegnamentotradizionale corrispondente, cessò dimanifestarsi almeno in modi regolare e normale. (CVI cap. 38°)I Riti hanno sempre lo scopo di mettere l'essere umano in rapporto, direttamenteod indirettamente, con qualche cosa che supera la sua individualità e cheappartiene ad altri stati di esistenza. Nonè necessario in tutti i casi che laComunicazione così stabilita siacosciente per essere reale, poiché siopera abitualmente mediante certemodalità sottili dell'individuo, modalità incui la maggioranza degli uomini èattualmente incapace di trasferire il centro della propria coscienza. Ad ogni modo, sia l'effetto apparente o no, sia immediato o differito, il Rito portasempre in se stesso la sua efficacia, a condizione beninteso, che sia compiuto inconformità alle regole tradizionali che neassicurano la validità, e al di fuori dellequali , non sarebbe più che una formavuota ed un vano simulacro. QuestaEfficacia non ha niente di ''meraviglioso'',né di ''magico'', come talora pensano edicono alcuni con una palese intenzionedi denigrazione e di negazione, poichérisulta semplicemente dalle leggi nettamente definite secondo cui agisconole Influenze Spirituali, leggi di cui la Tecnica Rituale non è insomma chel'applicazione e la messa in opera (N.d.T. : un po'' come accade nella Tecnicadell'Ipnosi Medica ove la semplice lettura del manuale da parte del Medico,ritmando e modulando opportunamente la voce, induce lo stato di coscienzaparticolare denominato 'stato ipnotico'). E' dunque un errore grave usare, come abbiamo spesso visto fare da unoscrittore massonico francese, apparentemente molto soddisfatto diquesta " trovata" piuttosto disgraziata, 1'espressione di "giocare al rituale"parlando dell'adempimento dei ritiiniziatici da parte di individui che neignorano il senso e che non cercanonemmeno di penetrarlo; una tale espressione non può convenire che nelcaso di profani i quali simulassero i riti,non avendo qualità per adempierlivalidamente; ma, in un'organizzazioneiniziatica regolare, per quanto degenerata

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possa essere in riguardo alla qualità deisuoi membri attuali, il rituale non èqualche cosa con cui si giochi; è e restasempre una cosa seria e realmenteefficace, seppure all'insaputa di coloroche vi partecipano.Un altro punto di importanza capitale è ilseguente: l'iniziazione, a qualsiasi grado,rappresenta per l'essere che l'ha ricevuta,un'acquisizione permanente, uno stato che, virtualmente od effettivamente, egliha raggiunto una volta per sempre, e che ormai nulla può togliergli.Il Legame stabilito dal carattere iniziatico non dipende affatto da contingenze qualipossono essere quelle di una dimissione o di una esclusione, che sonosemplicemente d'ordine ''amministrativo'', come già detto, e non toccano che lerelazioni esteriori; se nell'ordine profano tutto si riduce a queste relazioni, per cuiun'associazione non può dare altro aisuoi membri, queste stesse relazioni esteriori non sono invece nell'ordineiniziatico che un mezzo del tutto accessorio e non necessario,relativamente alle realtà interiori chesoltanto interessano in verità.Per prendere, come applicazione di quanto abbiamo detto in ultimo, l'esempiopiù semplice , in riguardo alleorganizzazioni iniziatiche, è del tuttoinesatto parlare di un ''ex-Massone'', come si fa comunemente; un Massonedimissionario od anche escluso non fa piùparte di una Loggia né di unaObbedienza, ma non per tal motivo èmeno Massone; lo voglia o no, nullacambia. Prova ne sia che , se in seguitoviene reintegrato non lo si inizia nuovamente, e non lo si fa ripassare per igradi già ricevuti. Così l'espressioneinglese di unattached Mason è la solache si addica correttamente a casi simili....In un tal fatto risiede la confusione, veramente strana per chi abbia pretesepiù o meno confessate di servire da'guida' ad altri in un dominio dove sonoprecisamente i riti ad avere una parteessenziale e della più grande importanza,essendo ' veicoli' indispensabili delleinfluenze spirituali senza le quali non puòessere questione del minimo contattoeffettivo con realtà di ordine superiore,ma solamente d'aspirazioni vaghe ed

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inconsistenti, d' ''idealismo'' nebuloso e dispeculazioni nel vuoto.Il Rito comporta in sé stesso sempre,relativamente alla sua essenza, unelemento 'non umano'. Colui che adempie un rito, se ha raggiunto un certo grado di conoscenzaeffettiva, può e deve anche averecoscienza che vi è qualche cosa che losupera, che non dipende in alcun modo dalla sua iniziativa individuale. (CVIpassim.)

6. Conoscenza Iniziatica eSegreto iniziatico

Ogni organizzazione iniziatica è altresì"inafferrabile" dal punto di vista del suo segreto, quest'ultimo essendo tale pernatura e non per convenzione, e non potendo per conseguenza in alcun casoessere penetrato dai profani,..., poiché ilvero segreto iniziatico non è altro chel'incomunicabile, e l'iniziazione sola puòdare accesso alla sua conoscenza. Valuteremo ora , parlando dei diversi generi di segreti di ordine più o menoesteriore che possono esistere in certeorganizzazioni iniziatiche, del segretoriferito ai nomi dei costituenti taliorganizzazioni. A prima vista puòsembrare che sia da classificare fra lesemplici misure precauzionali destinate agarantirsi contro i pericoli che possonoprovenire da un nemico qualsiasi. Inrealtà in questo segreto coesistonoragioni ben più profonde. Questo segreto,come vedremo, in realtà riveste uncarattere veramente simbolico.L'interesse moderno di voler insistere suquesto punto è accresciuto dal fatto chela curiosità dei nomi è una dellemanifestazioni più ordinariedell'individualismo moderno, e che,quando pretende di applicarsi alle cose del dominio iniziatico, testimonia di ungrave disconoscimento della realtà diquest'ordine e di una deprecabile tendenza a volerle ridurre al livello dellecontingenze profane. Il cosiddetto 'storicismo' dei nostri contemporanei è insoddisfatto se nonattribuisce nomi propri ad ogni cosa, vale a dire se non li attribuisce ad individualitàumane determinate, secondo laconcezione più ristretta possibile, quellache ha corso nella vita profana e nontiene conto che della sola modalità

Nell'esoterismo non si tratta di conoscenze che siano statemonopolizzate e tenute segrete in modo artificiale bensi di verità cherisultano evidenti solamente a un livello della coscienza diverso daquello dell'uomo comune, del profano e anche del semplicecredente. (CI p. 108)Nel mondo moderno fuor dallo«spiritualismo» di tipo teosofista,antroposofico, neo-mistico e simili,la tendenza verso ilsovrannaturale ha agito in alcunecorrenti aventi un carattere che sipuò chiamare iniziatico e magico.Anche in questo campo non sonomancate deviazioni, speciequando vi si è associatol'atteggiamento «occultistico »,ossia il gusto del parlare oscuro,del pronunciarsi ex cathedra e extripode con un ostentato tono dimistero e d'autorità, dicendo lecose a metà tanto da dare adintendere che si «sa», mentrenella gran parte dei casi non si sanulla e si mira solo a crearsi,dinanzi agli ingenui, l'aureola di«Maestri» possessori di chi saquali tremendi arcani. Se si deveammettere che certi insegnamenti,è bene non spiattellarli dinanzi achi non ha la capacità dicomprenderli ma solo quella ditravisarli, questo necessario esano riserbo (peraltro già adottatoda analoghe scuole dei tempipassati) è lungi dall'avere a chefare con lo stile «occultistico» oraaccennato, di cui purtroppo nonsono esenti, ad esempio, alcuni

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corporea. Tuttavia, il fatto che l'origine delle organizzazioni iniziatiche non puòmai essere riferita a tali individualitàdovrebbe già far riflettere a tal riguardo;e, quando si tratta delle organizzazioni dell'ordine più profondo, i loro stessimembri non possono essere identificati, non perché si dissimulino, il che, perquante precauzioni si possano prendere, non può essere sempre efficace, maperché, a stretto rigor di termini, non sono''personaggi'' nel senso che vorrebbero glistorici; chiunque credesse dunque dipoterli nominare sarebbe inevitabilmentee proprio per tal motivo in errore. Quando l'essere passa ai ''grandi misteri'', vale a dire alla realizzazione di statisopra-individuali, passa per tale motivo oltre il nome e la forma, poiché, comeinsegna la dottrina indù, questi ultimi(nama-rupa) sono le espressioni rispettive dell'essenza e della sostanzadell'individualità. Un tal essere in veronon ha dunque più nome, trattandosi diuna limitazione di cui egli si è ora liberato;occorrendo, egli potrà prendere un nomequalsiasi per manifestarsi nel dominio individuale, ma questo nome non lotoccherà in alcun modo e gli sarà''accidentale'' al pari di un semplice abito che si può lasciare o cambiare a volontà.Questa è la spiegazione di quantodicevamo in precedenza: allorché si trattadi organizzazioni di quest'ordine, i loromembri non hanno nome, e d'altronde neppure esse stesse ne hanno; in talicondizioni, da che cosa può ancoraessere suscitata la curiosità profana? Seanche le capita di scoprire dei nomi,questi ultimi non avranno che un valore del tutto convenzionale. (CVI passim)

ambienti di ermetisti francesi. Èbene rispondere alla obiezione,che il «segreto» è necessario datala pericolosità di alcuniinsegnamenti riguardanti lapratica. Ebbene, vi è da dire che intali casi esiste quasi sempre una«autoprotezione», nel senso chechi non ha una certaqualificazione, con tali praticherealizzerà un bel niente, mentrechi la ha e viene ben indirizzato sitrova già in grado di affrontare.eventuali pericoli.(CIAM pp.187-188)

Janus: Ringrazio Abraxa per la tabella in questione, che ritengo molto utile per ribadire come,da un confronto, diretto, emerga un'essenziale complementarietà di visione. Naturalmente sievidenziano ancor di più le differenze prodotte, come già spiegato in precedenza, da unadiversa ottica, che è di Dottrina per il Guènon e di Metodo per Evola (1).

(1) Un metodo che deriva da una dottrina non la contraddice ad ogni piè sospinto. Se lo fa èperchè deriva da un'opposta dottrina. Ma per decidere, in via definitiva, se tra la posizione diEvola e quella di Guenon vi sia complementarità, come sostiene Janus, ovvero opposizione,lasciamo la parola ad Evola stesso [n.d.u]

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1c) Evola

Il Fondo Personale e le Prime Esperienze

(dalla sua Autobiografia "Il Cammino del Cinabro")

Per fornire una guida attraverso i miei scritti il meglio è, pertanto, dire succintamente della lorogenesi, delle loro premesse e delle intenzioni avute stendendoli. Se dei cenni autobiografici nonpotranno essere evitati, essi saranno però ridotti al minimo indispensabile e serviranno piu chealtro a spiegare quel che nei miei libri ha un carattere non rilevante... Ciò premesso, quanto aequazione personale due disposizioni sembrano caratterizzare la mia natura. La prima è stataun impulso alla trascendenza, impulso manifestatosi fin dalla primissima gioventù. Comeconseguenza da tempo mi è stato proprio un certo distacco dall'umano. Vi è chi ha ritenutoprocedere, tale posizione, da un residuale ricordo prenatale. È anche il sentimento che io hoavuto. Solo dopo che ebbi lasciato dietro di me il piano delle esperienze estetiche e filosofichel'impulso ora accennato si manifestò nella sua forma autentica. Ma già prima era accaduto chequalcuno, che in cose del genere aveva una competenza specifica, fosse sorpreso nel rilevarein me, sia pure in germe, in relazione a ciò, l'orientamento che generalmente deriva non dateorie, ma dal mutamento di stato causato da certe operazioni a cui in prosieguo avrò spesso daaccennare. Cosi potrei parlare di una linea preesistente, o celata eredità, che ner corso dellamia esistenza è stata ravvivata da varie influenze. Da ciò deriva la sostanziale autonomia delmio sviluppo. È probabile che ad un dato momento due personalità labbiano esercitato su di meuna insensibile ma reale azione risvegliatrice. Ma già il fatto che io ne abbia avuto il sospettosolo a distanza di anni, dimostra che non si trattò di un innesto estrinseco. Il naturale distaccodall'umano nei riguardi di molto di ciò che, specie nel campo affettivo, viene solitamenteconsiderato come normale, si manifestò in me in età giovanissima, direi anzi soprattutto in essa.Come aspetto negativo, dovunque questa disposizione si è manifestata ibridamente,impegnando la mia semplice individualità, essa ha ingenerato una certa insensibilità efreddezza d'animo. Però nel campo che più importa è stata essa a rendermi possibile ilriconoscimento diretto di valori non condizionati, esulanti del tutto dal modo di vedere e disentire dei miei contemporanei. La seconda disposizione la si potrebbe chiamare - ad usare untermine indù - da kshatriya. La parola in India ha designato un tipo umano incline all'azione eall'affermàzione, «guerriero» in senso lato, opposto a quello religioso-sacerdotale ocontemplativo del brahmana. Anche questo è stato un mio orientamento, benché solo a poco apoco esso si precisò nel modo giusto. Esso potrebbe derivare da una seconda, nascostaeredità, o oscuro ricordo. In un primo periodo della mia vita questa disposizione si manifestò inuna forma grezza, portando ad una non equilibrata affermazione dell'Io, con la contropartespeculativa della dottrina della potenza e dell'autarchia da me formulata. Ma essa è stata anchela base esistenziale che, malgrado il loro anacronismo, mi ha fatto sentire come assolutamenteevidenti valori e realtà di un diverso mondo, del mondo di una civiltà gerarchica, aristocratica efeudale. È stata anche la base esistenziale per la mia critica immanente all'idealismotrascendentale e pel suo superamento in una teoria dell'Individuo Assoluto. Infine, comedisposizione generale mentale, debbo ad essa l'impulso a posizioni nette, senza compromessi,una specie di intrepidezza intellettuale esprimentesi, a parte le estrinsecazioni polemiche, incoerenza e rigore logico. Come è evidente, vi era una certa antitesi fra le due predisposizioni.Mentre l'impulso alla trascendenza ingenerava un senso di estraneità per la realtà e - ingioventù - quasi il desiderio di una liberazione o evasione non esente da sfaldamenti mistici, ladisposizione da kshatriya mi portava all'azione, all'affermazione libera centrata sull'Io. Può darsiche il contemperare le due tendenze sia stato il compito esistenziale fondamentale di tutta lamia vita. Assolverlo, ed evitare, anche, un tracollo, mi è stato possibile nel punto in cui giunsi adassumere l'essenza dell'uno e dell'altro impulso su di un piano superiore. Nel campo delle idee,la loro sintesi sta alla base della formulazione precipua da me data, nell'ultimo periododella mia attività, al «tradizionalismo », in opposto a quella, piu intellettualistica eorientaleggiante, della corrente facente capo a René Guénon.

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II

L'Iniziazione secondo il M° Giuliano Kremmerz

Abraxa: L'iniziazione è, per la sua complessità, uno di quei concetti sui quali si sonomaggiormente "arrovellate" e si arrovellano le menti di molti studiosi contemporanei dellatradizione. Questo concetto va studiato in sé stesso e, successivamente, in relazione ad altritermini, indicanti anch'essi un ascenso spirituale, cioè ad es. termini come ascesi e misticismo.Cominciamo dal concetto di iniziazione considerato in sé stesso. Nell'ambito dell'Italica Schola,esso fu formulato con grande chiarezza dal maestro Giuliano Kremmerz. Egli dice:"L'INIZIAZIONE nella pratica è il complesso di tutte le operazioni che un maestro perfetto puòfare su un discepolo per concedergli, conferire, confermare e sviluppare le virtù ascose nel suoorganismo di uomo volgare (La Scienza dei Magi 1° v. pp. 140-141). "L'iniziazione era l'atto dipenetrare nel tempio ricevendo da un sacerdote provetto il 'seme che deve fruttificare'- perciòanche nel linguaggio moderno si dice INIZIATO chi è entrato nella conoscenza dei misteri, eadepto chi è riuscito a realizzare" (1° v. p. 249).L'iniziazione può essere classificata in base a vari criteri. Ad es., in base al modo di attuarla, sidistingue l'iniziazione diretta dall'iniziazione per conferimento e dall'iniziazione per riti (l° v. p.249):- "L'INIZIAZIONE DIRETTA è la comunione che un Maestro fa di sé stesso direttamente a undiscepolo o Beniamino - ed in questo caso è una vera dedizione del maestro al discepolo.Questa avviene nel solo caso di un mandato extraumano, diversamente nessun maestro sidona".- "L'INIZIAZIONE PER CONFERIMENTO è quella delle Società costituite visibilmente: gerarchiadi gradi, quindi, e potere di iniziazione conferito da un Maestro a seggi di praticanti". Conl'espressione "seggi di praticanti" hanno da intendersi quindi ad es. società come il GrandeOriente Egiziano. - L'INIZIAZIONE PER RITI fu quella prescelta dal Kremmerz (si vedano il 'rito di Novembre' e il'rito di Marzo') per fondare in Italia una scuola di magia (la Miriam). Come dice l'espressione,essa consiste nell'assegnare ai neofiti dei riti da attuare. Su questa iniziazione Kremmerz siesprime così: "II Maestro che la dà, dev'essere in grado di sentire il suo discepolo che è entratonella zona di purificazione, dovunque si trovi, e mettersi in determinati momenti in rapporto conesso o assegnare ad esso un suo sostituto nella zona extra-umana"; e aggiunge: "E' una'iniziazione virtuale', perché per se stessa non vale che a spingere il presunto neofito atraversare la corrente astrale umana e tentare di afferrare la mano o la parola del maestro cheaspetta i vincitori della lotta col serpente, fuori la corrente della terra. Di là comincia la verainiziazione ai misteri della natura intelligente". Ovviamente anche l'iniziazione diretta e quellaper conferimento comportano dei riti iniziatici, più o meno semplici o complessi a seconda deicasi. L'iniziazione per riti si distingue dalle prime due, perchè in tal caso il rito viene eseguitointegralmente dall'iniziando, senza il concorso del maestro, che si limita a fornire il rito.Considerando invece, come criterio di classificazione, il metodo usato per trasformare l'iniziatoin adepto, si distingue l'iniziazione isiaca da quella osiridea (3° v. p. 231):- INIZIAZIONE ISIACA (ad es. quella della confraternita di Miriam) "così detta da Iside o dallaLuna: consiste nel mettere il proprio interiore in istato recipiendario, in modo da ricevere leimpressioni delle forze esteriori. Questo è il metodo più lungo ma più facile. Con questo si

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diventa Maestro Isiaco". - INIZIAZIONE OSIRIDEA (ad es. quella del Grande Oriente Egiziano) - "così detta da Osiride,ossia dal Sole, generatore per eccellenza, datore a tutto l'universo di forza attiva. L'iniziazioneosiridea o solare è quella che mette il praticante nella possibilità di esteriorizzare la sua forza.Questa iniziazione è più rapida, ma è difficilissima. Chi arriva diventa Maestro Osirideo".

Janus: Ringrazio Abraxa, per averci riportato le preziose precisazioni del maestro Kremmerz,che testimoniano, quanto sia poliedrico l'argomento trattato, che va, quindi, sentito, visto edesplicitato nella sua unità organica. Turba Philosophorum: Come altri esempi di "Iniziazione per Conferimento", possono citarsiquelli delle logge massoniche aventi finalità iniziatiche e quello di ordini cavallereschi aventianaloghe finalità. Se un maestro guida una società iniziatica piuttosto vasta, spesso conferiscead iniziati di livello intermedio la facoltà di iniziare i neofiti in sua vece. Un iniziato intermedio alquale sia stato dato il potere di iniziare può esser detto, in latino, "promagister" (upaguru insanscrito). E' da evidenziarsi come Guenon, che come è noto vantava una iniziazione islamica,non abbia mai ricevuto, dal suo maestro, la facoltà di trasmettere e pertanto, nonostante le suepretese di infallibilità, egli non può essere considerato neppure un upaguru.

III

L'Iniziazione Politeista

Si ricorderà come Evola, pur pubblicando, in Introduzione alla Magia, il saggio di Ekatlos "LaGrande orma: la scena e le quinte", manifestasse qualche perplessità per quell'orientamento,che pur sembrava voler far rinascere, in qualche modo, la Tradizione Romana. Se non eracompletamento d'accordo neppure con l'atteggiamento di Ekatlos, si può ben capire perchè, amaggior ragione, prese ufficialmente le distanze da quel tipo di neo-paganesimo, che si stavaimponendo a quel'epoca, soprattutto in Germania. Lo fece nel n.2/1936 della rivista"Bibliografia fascista", in un saggio intitolato L'equivoco del 'nuovo paganesimo'. Tale scrittonon è solo di interesse storico, ma ha anche una certa attualità, visto che una rinascita delpaganesimo può constatarsi in tutta Europa, ma che, oggi come allora, buona parte di esso nonè condivisibile, non possedendo delle effettive basi metafisiche. L'atteggiamento religioso,pagano o cristiano che sia, si limita a propiziarsi il Dio Personale (Giove, Geova) e la sua corte: poco conta che i membri di questa corte li si chiami dei o angeli. L'esoterismo europeo ha fattouso sia delle divinità greco-romane (e di quelle di altri pantheon pre-cristiani), sia delle gerarchieangeliche cristiane, ma lo ha fatto a scopo evocatorio, coniscitivo e dominativo, mai per adorarli(si veda quanto abbiamo già detto sull'argomento dell'Evocazione Dinamica, in alcuni messaggidel forum). Inutile dire che, oltre alla via evocatoria, l'esoterismo europeo conosce anche altrevie.

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3a) Julius Evola

L'equivoco del 'nuovo paganesimo'

Recentemente a Vienna, in occasione di una intervista, un giornalista, cui era noto come noi giàmolti anni fa in Italia avemmo a difendere un "Imperialismo Pagano", ci disse che ormai lanostra ora, in un altro paese almeno, poteva dirsi venuta. Egli alludeva naturalmente allaGermania, alle correnti più o meno affiancate al nazismo, intese a creare un nuovo spiritoreligioso germanico e non-cristiano. Noi rispondemmo che il tempo, piuttosto, ci sembra venuto,in cui ci troviamo quasi costretti a dichiararci, se non cristiani, almeno cattolici.In realtà, quello del "nuovo paganesimo" d'oltralpe è un grosso equivoco, chiarire il quale nonpuò non offrire dell'interesse, sia per la cosa in sè, che, in una certa misura, appunto per unfatto personale di chi scrive. Noi infatti avemmo ad indicare il valore che la ripresa di alcunenostre grandi tradizioni precristane potrebbe avere per una ricostruzione in senso eroico,imperiale ed integralmente "romano" della nostra civiltà occidentale: ed oggi siamo ben lungi dalpensare diversamente che nel 1928, quando fra una certa sensazione uscí un nostro librorecante appunto il titolo Imperialismo Pagano. Senonché fra le idee da noi riprese, e ciò cheviene oggi affermato in Germania come "nuovo paganesimo", esiste non solo una differenza,ma anche un'antitesi. Per cui - notiamolo di passata, e non senza riferimento alle dicerie diqualche interessato - se è vero che certe nostre opere trovano ora in Germania una risonanzamaggiore che in Italia, altrettanto vero è però che una tale risonanza si riferisce assenzialmentead ambienti dell'antica Germania conservatrice e per nulla alle nuove correnti pagane, con lequali insomma non abbiamo nessun rapporto, e con lo stesso fronte semi-ufficiale di AlfredRosenberg.Il Rosenberg tanto interesse dimostrava per noi quando credeva, per sentito dire e perl'equivoco, appunto, del termine generico "pagano", che fossimo sulla sua stessa linea,altrettanta frigidità sembra dimostrare ora che è venuto propriamente a conoscenza dei nostriveri punti di vista. I quali, se possono avere un'azione in Germania, è quella di mostrare ladeformazione che molte idee, suscettibili di un significato superiore, hanno subíto in unaadattazione avente per mira scopi puramente empirici e tendenziosamente politici.Ma vediamo ora in che consiste propriamente ed oggettivamente l'equivoco del neopaganesimonordico e proponiamoci di esaminare la quistione nel modo più impersonale: chiediamo venia acoloro che forse perferirebbero vederci usare le parole d'ordine oggi, a tale riguardo, più d'usofra noi, ma ormai più o meno note a tutti.Il primo punto da fissare è che la scelta del termine "pagano" per designare in genere visioni delmondo e tradizioni estranee ai quadri del cristianesimo è tutt'altro che felice, onde noi stessi cirammarichiamo di aver precedentemente usato questa espressione. Paganus, infatti, è untermine essenzialmente dispregiativo se non ingiurioso, adoperato ad uso polemico dalla primaapologetica cristiana. Senonché non solo come termine, cioè come parola, bensí anche comecontenuto e come concetto esiste un "paganesimo", che è una escogitazione polemica e chetrova ben poco riscontro nel mondo pre-cristiano e non-cristiano quale veramente fu,prescindendo da periodi di palese decadenza. Per affermare e glorificare la nuova fede, unacerta apologetica cristiana procedette ad una deformazione e ad una svalutazione spessosistematica di quasi tutte le dottrine e le tradizioni precedenti, alle quali poi si fece corrisponderela designazione complessiva e dispregiativa di "paganesimo".Orbene, noi ci troviamo di fronte più o meno al seguente paradosso: un tale "paganesimo" maiesistito, generato polemicamente dell'apologetica cristiana militante, minaccia proprio oggi diesistere per la prima volta, appunto per opera dei neopagani e degli anticristiani della nuovaGermania.Quali sono i tratti principali della visione pagana della vita, così come detta apologetica l'hasupposta e l'ha diffusa? Anzitutto: naturalismo. La visione pagana della vita avrebbe ignoratoogni trascendenza. Essa sarebbe rimasta in una promiscuità fra spirito e natura. Il suo limite,sarebbe stato una mistica delle forze naturali (é la vecchia storia della "Selva" opposta al

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"Tempio") e una divinificazione superstiziosa delle energie delle razze, allevate da altrettantiidoli. Da cui, in primo luogo, un particolarismo e un politeismo condizionato dalla terra e dalsangue. In secondo luogo, l'assenza del concetto di personalità e di libertà, uno stato diinnocenza, che è semplicamente quello proprio agli esseri di natura, a coloro che ancora non sisono destati a nessuna aspirazione veramente sovranaturale. Di contro al determinismo e alnaturalismo "pagano" sorge per la prima volta col cristianesimo un mondo della libertàsovramondana, cioè della grazia e della personalità; un ideale "cattolico", vale a dire,etimologicamente, universale; un sano dualismo, che permette la subordinazione della naturaad un ordine superiore, ad una legge dall'alto.Questi sono i tratti principali, schematici, della concezione più corrente del paganesimo. Tuttoquel che essa presenta di inesatto e di unilaterale, vi è appena bisogno di farlo rilevare achiunque abbia, in fatto di storia delle civiltà e delle religioni, una conoscenza diretta anchesoltanto elementare: e del resto già nei quadri della prima patristica - in un Origene, in unClemente Alessandrino, in un Giustino, ecc. - assai spesso si dette prova di una comprensioneassai maggiore dei principi e dei simboli della precendente civiltà. Qui non possiamo mettere inrisalto che qualche punto.Anzitutto, ciò che caratterizzò il mondo non-cristiano in tutte le sue forme superiori, non fu unadivinificazione superstiziosa della natura, bensì una comprensione simbolica di essa, per viadella quale ogni fenomeno ed ogni azione apparì come la manifestazione sensibile di un mondosovrasensible: la concezione "pagana" dell'uomo e del mondo abbe essenzialmente caratteresimbolico-sacrale. In secondo luogo, il modo "pagano" di vita non fu per nulla una naturalisticalicenza: nelle forme originarie e di alta tensione dell'antica Roma, dell'antica Ellade, delleantiche civiltà indogermaniche, d'Oriente, ecc., non vi fu aspetto della vita, sia individuale checollettiva, che non fosse accompagnata, sorretta e animata da un rito corrispondente, cioè dauna azione e da una intenzione spirituale concepite come oggettivamente efficaci. In terzoluogo, il mondo "pagano" conobbe già un sano dualismo: esso si ritrova non solo in grandiconcezioni speculative - limitiamoci a nominare un Platone e un Çankara - ma altresì in visionireligiose generali, come quella antigonistica a tutti nota degli Indoeuropei dell'antico Iran, comel'opposizione ellenica fra le "due nature", come quella fra mondo degli Asen e mondoelementare degli antichi Nordici, o quella fra "via solare" e "degli Dei" e "via della terra", fra "vita"e "liberazione della vita" degli antichi indú, e via dicendo, in connessione a ciò, l'aspirazione aduna libertà sovrannaturale, cioè ad un compimento metafisico della personalità, fu comune atutte le grandi civiltà precristiane, le quali conobbero tutte una "iniziazione" e celebrarono i loro"misteri".L'innocenza naturalistica pagana è una tale favola, che essa non si ritrova nemmeno fra iselvaggi: quella forma che, per alcuni, sarebbe il suo limite, cioè l'ideale classico, non sta al diqua, ma al di là del dualismo fra spirito e corpo essendo l'ideale di uno spirito resosi cosìdominante, da plasmare interamente il corpo e l'anima a sua imagine, in perfettacorrispondenza di contenente e contenuto.In quarto luogo, un'aspirazione universalistica è da constatarsi dovunque, nel mondo "pagano",nel ciclo ascendente di una razza superiore, si manifestò una vocazione all'impero: e una talevocazione spesso fu anche metafisicamente potenziata e apparve come una naturaleconseguenza dell'estensione dell'antica concezione sacrale dello Stato e come la forma propriain cui tende a manifestarsi una presenza vittoriosa del sovra-mondo nel mondo. A tale riguardopotremmo ricordare l'antica concezione iranica dell'impero quale "corpo" del "Dio di Luce", latradizione indo-aria del "Signore Universale" o "çakravarti", e così via, fino a giungere alla teoria"solare" del tardo impero romano, il quale ebbe un contenuto rituale e sacrale nel cultoimperiale, che si pose non come la negazione, bensí come la culminazione gerarchiaunificatrice di un pantheon, cioè di una serie di culti condizionati della terra e dal sangue. E permoltiplicare rettificazioni del genere, senza un'ombra di tendenziosità vi sarebbe solol'imbarazzo della scelta.Colui che si rendesse ben conto di tutto ciò, e riconoscesse che è una pessima tattica difenderela propria tradizione discreditando quella degli altri, avrebbe facile modo di vedere la via persuperare ogni unilateralezza dettata da spirito di parte, per dare ad ognuno il suo, per separareil positivo dal negativo, e dal contingente nelle varie forme storiche, ma soprattutto per venire ad

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una visione più completa, ad un punto di vista veramente universale, tale che ad esso possadavvero applicarsi l'assioma "cattolico" quod ubique, quod ab omnibus et quod semper. Sipotrebbe cioè enucleare un corpo di principi, da dirsi "tradizionali" in senso eminente, perchéessi apparirebbero, in fondo, anteriori e superiori - metafisicamente - a qualsiasi particolare diqueste tradizioni o religioni. È su questo piano, e senza la minima animosità, con la fermezza,invece, che proviene dalla giusta visione, che si potrebbe poi anche procedere ad una revisionedei valori, sia nel senso di limitare o gerarchicamente subordinare la validità di alcuneconcezioni particolari, specificatamente ebraiche, del cristianesimo, sia nel senso di riportarealla loro giusta luce molti aspetti dimenticati di grandi tradizioni di un passato più remoto,anteriore al cristianesimo, per saggiare quali fra di essi, senza anacronismi, potrebberoeventualmente ancora oggi venir chiamati a vita e agire in modo creativo, non contro la Chiesae il Cristianesimo, ma, se mai, di là dall'una e dall'altro, in una determinata èlite. Orbene,assolutamenta nulla di simile è da ritrovarsi nel neo-paganesimo germanico. Anzitutto, comedicevamo, e quasi cadendo in una trappola appositamente preparata, i neopagani finiscono colprofessare e difendre dottrine riducentesi più o meno al paganesimo fittizio, naturalistico, privodi luce, privo di trascendenza, vincolato dal sangue, pervaso da un misticismo sospetto, creatopolemicamente proprio dalla dialettica dei loro avversari. Ma, come se ciò non bastasse, siripete quell'opera partigiana di tacitamento degli aspetti superiori, di risalto degli aspetticontingenti o deteriori del cristianesimo e del cattolicesimo, che già era stata esercitata sul"paganesimo" vero, e, infine, si mette mano a sinistre concezioni di tipo prettamente moderno,illuministico e razionalistico, che già erano scese in campo contro la Chiesa e il cristanesimosotto il segno - miracolo dei miracoli - del liberalismo, della socialdemocrazia e dellamassoneria.Infatti, null'altro che questo può ravvisarsi, quando il nuovo paganesimo si dà all'esaltazionedell'immanenza, della "vita" e della "natura" creando una nuova superstiziosa religione che è nelpiù stridente contrasto con ogni superiore ideale "olimpico" delle antiche civiltà d'Oriente ed'Occidente e andando ad accusare in ogni dualismo ascetico un prodotto di degenerescenzaantiariana inoculalto dalla razza levantina; quando nega ogni verità superiore alla razza e allamistica della razza e non esita a mettere ogni concezione sovrannaturale del conoscere edell'agire, e così anche il "sovrannaturalismo" cristiano e l'intera dottrina cattolica dei sacramentie del miracolo, a carico delle superstizioni dell'"oscuro Medioevo" e della tattica di dominio deipreti per esaltare invece le "conquiste" proprie al cosiddetto libero esame e alle scienze profanemoderne; quando riesuma le vecchie storielle anticattoliche circa l'inquisizione e la donazionecostantiniana e si scandalizza di fronte a quella pretesa di infallibilità, che, in civiltà normali,sempre veniva tranquillamente riconosciuta a tutti coloro che fossero veramente pervenuti allaconoscenza metafisica; quando, verosimilmente sotto l'inconscia angoscia per orizzonti troppovasti, nell'universalismo non sa vedere che una creatura del despotismo ebraico-romano letaleper le nazionalità o un prodotto del caos etnico di un clima di decadenza, invece che unasuperiore unità gerarchia e una esigenza spirituale; quando, associando un fanatismo per lanazione di sapore alquanto giacobino col sospetto romanticismo dell'"eroismo tragico" edell'"amore per il destino" esso da un lato ridesta a vita la mistica dell'orda primordiale, dall'altrofomenta una rivolta del potere temporale contro ogni autorità spirituale, fino al tentativo di ridurrela seconda ad una mera promanazione del primo.Tutto ciò è sul serio "paganesimo" nel senso negativo desiderato dall'antica apologeticamilitante, ma, in più, è confusione, regressione, perdita di ogni vero orientamento, soggiacenzaa suggestioni irrazionali e, infine, dilettantismo, fanatismo e incultura. Qualcuno, in Italia, hatrovato una espressione assai felice nel dire che, mentre il nazismo accusa il cattolicesimo di fardella politica, la verità vera è che esso spesso fa della religione. Ciò è, in larga misura, vero. Ilnuovo paganesimo è il prodotto di una trasposizione della politica nella religione, per cui perfinola religione si fa politica, laddove, nei tempi antichi si faceva religione. Esso, lungi dalrappresentare, come pretenderebbe, un ritorno alle origini, ci si presenta essenzialmente comeuna deformazione delle origini e come la risultante di elementi derivati esclusivamente delladisgregazione anti-tradizionalistica moderne e, più propriamente, da questi tre elementi: dalpathos della "nazione" divinificata più o meno giacobinamente, dell'immanentismo naturisticomoderno e infine di una attrezzatura di tipo razionalistico e scientista, la quale si ritrova, poi,

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nello stesso paradossale connubio con il misticismo, in ciò che è propriamente tecnica"razzista".Certo, noi non vogliamo contestare che presso a tali elementi si agitino, nel fermento dell'ultimacultura tedesca, anche esigenze di diverso valore e per questo ci siamo astenuti dal riferimentoa particolari autori: ma si deve in ogni modo constatare che il tono generale è dato dal"paganesimo" ora accennato e che è soprattutto in funzione di esso che si stanno formando, inGermania, nuovi miti, e che si esasperano gravi conflitti spirituali. Ma se cosi stanno le cose,dovendo uscire dalla neutralità di fronte ad un conflitto fra un nuovo paganesimo ed ilcristianesimo, è evidente che ad onta di ogni buona volontà sarebbe impossibile schierarsi dallaparte del primo, specie poi se, più che non di cristianesimo in genere, si tratti di Cattolicesimo edi Chiesa cattolica. Se non altro, il Cattolicesimo può assolvere ad una funzione di sbarramentoportatore di una dottrina della trascendenza, finché esso sussisterà, impedirà che la misticadell'immanenza e le invasioni prevaricatrici dal basso si portino oltre un certo segno. Inoltre, sipuò essere simpatizzanti finché si vuole con una teoria del superuomo, negli aspetti in cui essapuò riflettere i valori più virili dei periodi di alta tensione delle nostre più antiche civiltà;purtuttavia la stessa etica cristiana della rinuncia, del sacrificio e dell'umiltà viene ad avere unafunzione ben precisa - la funzione di un necessario contrappeso - quando ogni dottrinadell'eroismo, dell'affermazione, della potenza e della virilità resti su di un piano affatto secolare,umanistico e materialistico come oggi quasi senza eccezione si vede accadere.Questa rivista non è precisamente dedicata a menti non adulte, da non disturbare con punti divista diversi da quelli della mentalità corrente e conformista. Perciò si può dire che secondo laprospettive di chi scrive il Cattolicesimo non si presenta come l'unico ed esclusivo portatore deivalori sopra accennati, e nemmeno come la dottrina nella quale un punto di vista integralmente"tradizionalista" può trovare una espressione completa ed inattenuata di tipo schiettamentemetafisico.Ma è evidente che di fronte a tendenze, per le quali, alle fine, il Cattolicesimo rappresenta giàun "troppo" e per questo esse cercano di "superarlo", per fare, col ritmo di avanzata delgambero, in confusioni, deviazioni e soggiacenza alla forze meno intellettuali e menocontrollabili del mondo attuale, è evidente che di fronte a tali tendenze è inutile riferirsi a tali piùvasti orizzonti e far sì che, per un capovolgimento distruttivo, un punto di vista che potrebbeesser di "supertradizione" vada comunque a confortare e fomentare punti di vista, che sonosemplicemente di antitradizione.

3b) Ekatlos

Esiste oggi una iniziazione politeista?

Sui limiti di un certo paganesimo, rinato unicamente per ribellione al cristianesimo exoterico espesso identificantesi, quasi per ripicca, proprio col ridicolo clichè del paganesimo, creato dagliapologeti cristiani, ebbe già ad esprimersi Evola nel saggio "L'equivoco del nuovo paganesimo".E' chiaro che tale paganesimo è meramente exoterico e perciò non riveste per noi più interessedi quanto ne abbia l'exoterismo cristiano. Tuttavia come ha evidenziato Sandro Consolato nelsaggio Aeternitas Romae(1) "Julius Evola, anziano e malato, poteva sorprendere il sufi persianoSeyyed Hossein Nasr, recatosi a visitarlo(2), dicendogli di credere ancora alla speciale dignitàspirituale degli Italiani quali eredi di Roma". Questa eredità spirituale si è fatta valere, nel corsodei tempi, in due maniere. La prima all'interno dello stesso cristianesimo, tramite confraternite,come quelle rosacrociane, che hanno sintetizzato l'esoterismo pitagorico-romano con quelloproprio al cristianesimo delle origini. La seconda in forma ancora più occulta, perpetuando gliantichi riti italici. Della prima maniera altri hanno già accennato. Riguardo alla seconda, essa hadato vita, in epoca recente, ad una ripresa anche pubblica di quella ritualità (non senza qualchereazione da parte cattolica). Tra i vari esempi che si potrebbero portare, alleghiamo di seguito ilManifesto Politeista(3) dei politeisti vicentini. Esso presenta il "neo" di parlare genericamente di

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cristianesimo, mentre le sue critiche possono valere essenzialmente per l'exoterismo cristiano,la cui prevaricazione è stigmatizzata da coloro che si definiscono - non discuto qui se a ragioneo a torto - esoteristi cristiani non meno che dai politeisti. In fondo, tutto il compito attualedell'Occidente consiste nel ricondurre l'exoterismo al suo giusto e subordinato ruolo. Fattoquesto, la stessa reazione materialista, che l'exoterismo dogmatico ha suscitato e suscita, èdestinata a scemare. Esattamente come, in Tibet, il Buddhismo Vajrayana coesiste con ilprecedente esoterismo Bon, in Occidente possono benissimo coesistere esoterismo cristiano epoliteista, poichè ciascun uomo ha diritto a seguire la via che ritiene migliore per lui. Neifenomeni sociali, nei quali R.Guenon ha voluto vedere una decadenza della tradizioneoccidentale, noi vediamo invece una dissoluzione dell'exoterismo religioso, indispensabileaffinchè si ristabiliscano i giusti rapporti tra esoterismo ed exoterismo. Di conseguenzaconsideriamo miopi e con una mentalità da servi ("cani bisognosi di un padrone") coloro chevorrebbero sostituire l'invasivo exoterismo cristiano con altre forme altrettanto invasive diexoterismo, come ad es. quello islamico. L'elite europea ha ben altri obiettivi.

(1)La Cittadella, aprile-giugno 2001. "La Cittadella", come è noto, è la rivista del MovimentoTradizionale Romano (M.T.R.)(2) Forse illudendosi di convincere Evola ad additare ai suoi seguaci l'Islamismo, come viapossibile per loro.(3) Pubblicato sul numero di aprile 1986 del bollettino 'Pagus'

3c) Manifesto Politeista

'Facciamo prigioniero in nome di Cristo ogni pensiero' Gregorio di Nazianzo

'Il cane che annusa il vento non crede nel vento, cerca semplicemente di captarlo, e di coglierequel che va dicendo'. Molti aspetti della repressione sociale e culturale sono indiretti: la libertà non è perseguitatamanifestatamente, ma piuttosto viene limitata dall'uniformità e povertà del progetto vitale:lavorare e produrre, consumare e accumulare oggetti, arricchirsi per godere oggetti piùnumerosi, più grandi e più lussuosi. Altrettanto si potrebbe dire per le restrizioni di altre libertà, da quella sessuale a quella deltempo libero: ambedue sono pause pianificate nei tempi produttivi. L'altra grande istituzione repressiva, il cristianesimo, invece si occupa di questi spazi in modopiù diretto e consapevole. La regolamentazione è aperta, diretta, minuziosa. La costrizione nonè fisica ma mentale e, alla lunga, insistendo solo sulla responsabilizzazione psichica, ilcristianesimo ci porta in tanti vicoli ciechi sbarrati da muri: soggettivismo, prova certa, lo statusdell' 'oggetto di fede', delirio, illusione, fede; il problema del dubbio e tutti i tormenti dellacolpevolizzazione. Basterebbe solo che ci liberassimo da questo bagaglio per camminare dirittie leggeri nel vento. Per converso, il cristianesimo non è riuscito a cancellare la vera religiosità, lasciando così unvuoto spirituale che può, oggi, essere solo riempito dal politeismo. E' attraverso il politeismo che si attua il ri-appropriarsi della propria vita. Il politeismo non è un 'ritorno al passato'. Non consiste nel richiamarsi ad un passato contro unaltro passato. Non si manifesta nel desiderio di ritornare al 'paradiso perduto', tematica diorigine giudeo-cristiana, d'altronde è uno spettacolo grottesco vedere denunciati 'idoli pagani' dacristiani adoratori del proprio abito nero; è comico vedere rifiutato il nostro passato politeista dachi non cessa di vantarsi della continuità giudeo-cristiana e di ricordarci come esempio Abramo,Giacobbe, Isacco ed altri beduini proto-storici, d'altronde la stessa chiesa non rifiutò come vuotefantasie gli antichi Dei, ma conferì loro una effettiva esistenza, affermando per altro che quelledivinità erano semplicemente esseri diabolici. Al momento della cristianizzazione, furono, i'grandi Dei' che mobilitarono la maggiore ostilità dei predicatori cristiani. I 'piccoli Dei',considerati come meno pericolosi, furono più facilmente 'amnistiati'; battezzati in modo più o

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meno ingegnoso, essi divennero dei santi locali (esempio la Madonna nera). Non si tratta di rifarsi al politeismo come un fatto cronologico, ma riferirsi ad una funzionemitologica, per ricercare quello che attraverso il tempo, supera il tempo e ci possa parlare ancheoggi. Il politeismo non è una regressione, ma al contrario la scelta di liberarci ad un avvenire piùautentico, più armonioso; gli Dei ci parlano altro che le avventure di Giuseppe. Non c'è bisogno di credere in Juppiter o in Odino (che tuttavia non è più ridicolo che credere inJahvè) per essere politeisti, il politeismo oggi giorno non consiste nell'innalzare altari a Apollo oa resuscitare il culto di Odino. Il politeismo ci serve per cercare una determinata concezionedella divinità e del sacro, una certa interpretazione del mondo, il politeismo pone tra l'uomo el'universo, una relazione fondamentalmente religiosa, una spiritualità molto più intensa, piùgrave, più forte di quella che il giudeo-cristianesimo reclama, lontano da desacralizzare ilmondo, lo sacralizza nel vero senso. Per il politeismo il sacro non è opposto al profano, ma loingloba per donargli un senso. NON C'E' BISOGNO DI UNA CHIESA PER FARE DAMEDIATRICE TRA L'UOMO E GLI DEI. Il politeismo è l'esempio più grandioso di una religiositàassolutamente adogmatica, che non contraddice nessuna esperienza naturale pur penetrando ecomprendendo tutta l'esistenza. Non è stato proprio il dogma che ha fatto 'ammalare' le nostreanime? Non è stato il dogma a far ammalare l'anima del mondo di questa civiltà, tagliandola dafatti della vita, dalle cose così come esse sono? Il politeismo sacralizza, e per questo esaltaquesto mondo, là dove il cristianesimo santifica, e per questo si ritira da questo mondo. Possiamo definire il politeismo come una concezione eminentemente aristocratica della personaumana, un etica fondata sull'onore (sull'onore piuttosto che sul 'peccato'), una attitudine eroicadifronte alle sconfitte dell'esistenza, l'esaltazione e la sacralizzazione del mondo, della bellezza,del corpo, della forza e della salute. Il cristianesimo si basa sulla distinzione dell'essere creato (il mondo) e dell'essere increato(dio),il mondo non è il corpo di Dio, non è eterno è radicalmente diverso dall'assoluto. Alle basi delPoliteismo si trova l'idea che il mondo è anima e che l'anima del mondo è divina. Il mondorappresenta lo sviluppo degli Dei nello spazio e nel tempo. La sostanza e l'essenza degli Dei èla stessa di quella del mondo. Per il Politeismo gli Dei non sono esseri dissociati dal mondo, ilpoliteismo non è una teologia della natura, ma una teologia del mondo. Il Politeismo haconcepito le cose di questo mondo col più potente senso di realtà che sia mai esistito, e tuttavia,anzi certamente per questo motivo, riconobbe in essere le linee meravigliose del divino. Il divinoè il fondo di ogni essere e accadere. Nessuna immagine di vita è priva di elemento divino. Il politeismo è il frutto di una visione del mondo, del riconoscimento e dell'adesione ad unarealtà che il cristianesimo ha ridotto a livello di fantasia, invenzione poetica, realtà demoniacaetc., il concetto fondamentale è quello di una creazione organica, di un tutto visto comeorganismo vivente e, in più, popolato da esseri che, a vari livelli, hanno il compito di regolarne losviluppo. Ogni manifestazione naturale ha il suo sovrintendente, spirito 'elementare', elfo,angelo di zona. Lo stesso globo terrestre 'vive', avvolto da energia che si raccoglieparticolarmente in alcuni puti dove, a seconda delle epoche, sono sorti monumenti megalitici etempli. Alla domanda dove cessi l'umano e cominci il divino non può venir data risposta alcuna,perché la certezza nell'esperienza è radicata nel fatto che l'uno viene concepito dall'altro edentrambi coincidono. La divinità non agisce da un al di là nella vita interiore dell'uomo,sull'anima; è una col mondo e si fa incontro all'uomo nelle cose del mondo, quando egli è pervia prende parte alla sua via prende parte alla sua vita movimentata. Non è rientrando in sestesso che egli ne fa esperienza, ma uscendo da se stesso, affermando ed agendo. Una delle devastazioni più tragiche operate dal cristianesimo è la distruzione della nostra vitapsichica. Il cristianesimo si nutre, come Crono, degli Dei che divorava. Via via che ilcristianesimo si diffondeva la nostra vita veniva privata di ogni riferimento superiore (gli Dei) e diconseguenza ogni manifestazione superiore veniva fatta apparire, adesso, comemanifestazione patologica. Gli Dei potevano tornare, ma attraverso la porta di serviziodell'aberrazione mentale. La più significativa di tutte questi ricorrenti aberrazioni è il concetto di'inconscio'. Un tempo, nel periodo classico, c'era un mondo infero profondo, che ospitava inostri sogni e il lato notturno della nostra anima. Ma il cristianesimo devastò l'Ade e lo trasformòin inferno, cosicché tutti i fenomeni del mondo infero divennero peccaminosi e malati.

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Parrebbe quasi che, nella nostra vita e nella società, le trasformazioni riflettano le contese degliDei che, se rimossi e dimenticati, diventano una maledizione quotidiana. C'è nei racconti degliDei, una comprensione delle nostre crisi culturali maggiore di quanto ce n'è in tutte le teoriesocio-politiche messe insieme. Il tecnologismo contemporaneo si sviluppa in armonia conPrometeo. Prometeo ruba il fuoco e finisce legato alla roccia, artigliato dal potere a cui si erasostituito. La diffusione epidemica della depressione segue il modello della storia di Crono.Crono divorava i propri figli, consumava ciò che egli stesso produceva, senza mai consentirealla propria creatività una vita autonoma. L'onnipresenza di esplosioni di violenza è opera diPan, la cui onnipresenza gli ha valso un nome che significa 'tutto'. Pan e Ares la violenza e laguerra. La natura di Pan catapultarsi giù dalla montagna violando qualunque cosa si trovi sulsuo cammino. Diventare consapevoli del Pantheon divino che sfila nei nostri pensieri, al di là del nostrocontrollo e perfino contro la nostra volontà. Vuol dire ritrovare un contatto con le dimensioni piùprofonde del pensiero e delle idee, riconoscere il Politeismo che non possediamo ma che ineffetti ci possiede. 'Il Politeismo è la via alla verità, e pertanto è la verità stessa'. Il ritorno agli Dei è più simile a un ri-volgersi, un rivolgersi a/in quel cerchio i cui orizzonti siaprono all'infinito, e il cui centro, essendo ovunque, è molteplice. Sarà un nuovo circolo, non piùvizioso bensì alleviante e liberante.

SALUTIAMO LA LIBERAZIONE RELIGIOSA,

SALUTIAMO IL RITORNO DEGLI DEI

IV

Considerazioni sull'Iniziazione Massonica

4a) Vivificazione dei segni e delle prese

Leo Young: Cari amici del Gruppo di UR, prima di tutto vorrei prentarmi a voi come fratello eamico dell'Arte reale, il mio nome è Leo Young e sono uno studioso, un 'L..M.', ma soprattuttoun praticante di esoterismo che per molti anni si e interessato allle prestigiose publicazioni delGruppo UR, avendo avuto la fortuna di avere un padre che, nella sua libreria, aveva sia tesorodi conoscenza, che però non ho mai potuto veramente approfondire con altri perchè vivo da 10anni all'estero, dove solo recentemente e stato pubblicato con grande successo il primo volumed'Introduzione alla Magia. Mi sembra che ora abbiano pubblicato anche il secondo, ma non inInghilterra stranamente solo negli Stati Uniti...ed è proprio a proposito di questo secondovolume che vorrei farvi qualche domanda. Perchè il ritardo nella distribuzione della publicazioneinglese del secondo volume sembra essere dovuta alla presenza dei fatidici esercizi di vonSebottendorff, che sono descritti in dettaglio nella monografia di Arvo,Vivificazione di "segni" e"prese" (in Introduzione alla Magia Volume lI, pp118-128, Edizioni Mediterranee). di Arvo,pseudonimo dietro cui si celava il Barone Colonna di Cesarò(1), un intervento che venneinserito per la prima volta solamente nella riedizione degli anni 50 dei tre volumi della rivistaUr/Krur ....Perchè ci domandiamo tanto mistero intorno a questo soggetto? Perchè esso noncompare nell'edizione originale del 1928? Quel che so è che si deve al gran burattinaio della

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Thule, G. Rudolf von Sebbottendorf, la prima publicazione europea della pratica operativadell'antica massoneria turca nel 1924 (Die Praxis Der Alten Turkishen Freimaurerei) e voi chene pensate?

(1) Come in altri casi (ad es. i saggi firmati Leo ed Abraxa), fu in realtà Evola a dare formaletteraria al saggio, servendosi di indicazioni e pubblicazioni, ottenute da Giovanni AntonioColonna di Cesarò, per il tramite di antroposofi tedeschi [n.d.u].

EA: Per comprendere il saggio di Arvo, è necessario fare alcune considerazioni preliminari sullamassoneria. Trascurando, almeno per il momento, le associazioni massoniche prevalentementeetico-politiche e soffermandoci unicamente sulla massoneria iniziatica, diremo che essa haassunto in Occidente due forme principali. La prima, in ordine storico, è la massoneriaoperativa, un insieme di organizzazioni di mestiere costituito perciò prevalentemente daoperatori del settore edilizio-architettonico, anche se non mancavano "massoni accettati"provenienti da altri ambienti. La seconda è rappresentata dalle emanazioni massoniche delcosiddetto "Ordine Egizio", come l'organizzazione del barone Tschoudy e quella di Cagliostro,che furono un tentativo di ricondurre in direzione iniziatica la cosiddetta massoneria speculativa,cioè quella prevalentemente etico-politica. Si tratta, come è noto, di quello stesso Ordine Egizio,che circa un secolo dopo emanò la confraternita (non massonica) di Miriam. Il Gruppo di Ur eraideologicamente più vicino a questo secondo tipo di massoneria iniziatica, come è facile capiretenendo presente, oltre alla presenza di kremmerziani, l'interesse ad es. di Arturo Reghini perCagliostro o le connessioni dell'Ordine Egizio con gli ambienti Rosacrociani, sicuramenteinteressanti per gli antroposofi.La "Vivificazione dei segni e delle prese" ha invece a che fare con il primo tipo di massoneriainiziatica, quella di mestiere. Essa era prevalentemente organizzata in sette gradi, che possonoessere rispettivamente chiamati: 1) Apprendista esterno, 2) Apprendista interno, 3) Compagnod'Arte, 4) Maestro del Marchio, 5) Maestro Muratore, 6) Maestro dell'Arco, 7) Ex Maestro. Duegradi erano "esterni al tempio": il primo e il settimo. L'apprendista esterno doveva compierel'importantissima preparazione necessaria per la sua iniziazione effettiva e l'ammissione altempio come apprendista interno. L'Ex Maestro, avendo percorso tutto l'iter iniziatico, nonaveva più bisogno delle pratiche nel tempio, anche se ovviamente in esso era più chebenvenuto e i suoi insegnamenti ritenuti una autentica benedizione. Gli altri cinque gradi erano"interni al tempio": tre erano fondamentali, cioè implicavano forti cambiamenti di prospettivarispetto ai gradi precedenti (si tratta dei tre gradi rimasti nella massoneria inglese: Apprendistainterno, Compagno d'arte, Maestro muratore); gli altri due (Maestro del Marchio e Maestrodell'Arco) erano di perfezionamento rispetto al grado a loro precedente . In ciascuno dei cinquegradi interni si studiava una delle cinque prese (o segni) di cui parla Sebottendorf. Essecostituivano un modo per attivare l'energia interna, e venivano coadiuvati da logodìnami(mantra), da marce (per far circolare la medesima energia), da toccamenti e strette di mano,per lavorare energeticamente con altri iniziati in coppia o in gruppo (catena di unione). Soltantonel grado di Maestro dell'Arco, avendo studiato tutte e cinque le prese, era possibile combinarletra loro per la realizzazione finale. Sebottendorf ed altri, ad es. Krebs, avevano probabilmentetrovato manoscritti relativi al grado di Maestro dell'Arco, ma non manoscritti relativi ai gradiprecedenti ed avevano cercato di supplirvi come potevano (vedi le giaculatorie in Sebottendorf egli esercizi respiratori in Krebs). Arvo rilevò giustamente che tali escogitazioni possonofunzionare solo in casi di specialissime disposizioni interiori, ma non possono certo sostituirel'intero iter tradizionale. E perciò l'iniziato "medio" ben difficilmente può trarre qualcosa dipositivo dalle pratiche di Sebottendorff, se è a conoscenza solo di esse.Leo Young: Caro Ea, riguardo alla tua risposta molto interessante sul saggio di Arvo noto chehai delle informazioni diverse da quelle proposte da Arvo, che parla solamente di tre fasiracchiuse apparantemente in un sistema operativo di tre gradi, legati a quella cheSebottendorff chiama "l'Opera spirituale", la "Scienza della Chiave", praticata da quegli iniziatiorientali che definiscono sé stessi come "Figli della Chiave" e adoperano un sistema alchemicodi trasformazione mediante l'uso Kabalistico del Corano, che si svilupperà nel verde, coloresacro del l'Islam.

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EA: Non vi è corrispondenza tra le tre fasi e i gradi massonici, dal momento che, come ho giàaccennato, le tre fasi sono applicabili solo da chi conosca tutte e cinque le "prese". Sono questea corrispondere ai gradi "interni al tempio". Dice ad es. Sebottendorf: in relazione alla presamediana: "Questa presa non è più conosciuta dalla massoneria attuale, veniva attuata un po' aldi sotto della presa del petto;" La presa mediana era appunto appresa e studiata nel grado diMaestro del Marchio, immediatamente successivo a quello di CompagnoLeo Young: Sistema alchemico ma anche piu' ermetico quello dei tre gradi del Rito Egizio diGiuseppe Balsamo il Gran copto; per quanto riguarda invece il barone Tschoudy, il nostro caroChevalier de Lussy, non dobbiamo sopravvalutarlo nel suo sapere iniziatico, che senza dubbioaveva, perchè il suo catechismo ermetico e il suo sapere vengono (come sappiamo anche darecenti studi in proposito) dalla Societa dei Filosofi Incogniti (des Philosophes inconnus) e daF.M. Santinelli (alias Crassellame) per essere più precisi e dalla sua Ode alchemica "LuxObnubilata", pubblicata a Venezia presso Alessandro Zatta nel 1666.EA: Al di là della sua realizzazione personale, che però non abbiamo elementi pervalutare, Tschoudy fu indubbiamente il tramite di un autentico insegnamento esoterico. SuiFilosofi Incogniti puoi vedere, oltre al saggio "Brevi Note sul Cosmopolita" di Arturo Reghini,anche alcuni messaggi del nostro forum.Leo Young: Ma hai per caso preso, caro Ea, le tue informazioni sui turchi, che sembrano piùdettagliate, su una copia del libro publicato dalla C.E. Il Delfino di Torino nel 1980? Il libro sichiamava "La pratica operativa dell'antica massoneria Turca". EA: Sono uscite due traduzioni italiane del testo di Sebottendorff. Quella di Torino, da tericordata, è accompagnata da una breve introduzione. Di utile (per chi non lo ha letto) unacitazione tratta dal Domenicano Bianco di Meyrink (citato più brevemente da Arvo), in cui talescrittore accenna al medesimo tipo di pratiche descritte da Sebottendorff. Consiglio, potendo, dileggere il Domenicano Bianco per intero. Un'altra traduzione è stata fatta dalle Edizioni Arktos.Nell'introduzione ad essa, senza nulla togliere all'esistenza della Massoneria Turca, il curatore,studioso dell'Islam, dimostra l'assoluta improbabilità di una effettiva derivazione "coranica" dellepratiche esposte da Sebottendorff. In realtà, come già accennato e come Krebs, Meyrink edaltri dimostrano, esse erano praticate dall'antica massoneria operativa europea, dalla qualeanche quella turca deriva.

4b) Qualificazioni Iniziatiche e Massoneria

di Frater Petrus

La classificazione tradizionale degli esseri umani si basa sulla prevalenza dell'una o dell'altra trale principali funzioni psicofisiche: la funzione motoria, quella emotiva e quella intellettuale.Ciascuno dei tre tipi umani, quando decide di evolversi spiritualmente, tende a seguire una viabasata soprattutto sulla funzione in lui prevalente. Perciò, le vie che la Tradizione consiglia aisuddetti tipi sono rispettivamente: la via dell'azione, la via della devozione e la via dellaconoscenza. Viene poi considerata una quarta via, che sintetizza le altre tre ed è detta via delre: quest'ultimo, secondo la Tradizione, dovrebbe possedere in forma essenziale ed equilibratale qualità di tutte le caste (artigiani, guerrieri, sacerdoti) da lui governate. Il termine castasignificava, in origine ed essenzialmente, "natura interiore" ed è con questo significato originarioche useremo tale parola nel presente documento. La determinazione delle caste per viaereditaria (detta impropriamente "regime delle caste") è invece un metodo accessorio, che gliesponenti della Tradizione adottarono nelle epoche e nei luoghi, nei quali ritennero che il fattoreereditario e l'ambiente familiare dell'infanzia fossero i migliori indizi della suddetta naturainteriore. Non avrebbe ovviamente senso applicare tale metodo nella civiltà occidentalemoderna, dove è abituale vedere figli che desiderano e fanno attività completamente diverse daquelle dei padri. Per le quattro vie, esiste sia un ordine di derivazione (via del re, via dellaconoscenza, via della devozione, via dell'azione) sia un ordine di eccellenza (via dellaconoscenza, via del re, via della devozione, via dell'azione). In altri termini, tutte le vie derivano

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da quella del re, perchè non sono altro che specializzazioni di tale via. L'ordine di eccellenzadelle quattro vie pone invece per prima la via della conoscenza. Ciò è facilmente intuibile se sipensa che il sacerdote, al quale tale via compete, può dedicare tutta la sua vita alla spiritualità,mentre il re deve occuparsi anche di cose più terrene. Perciò la via del re contienesinteticamente anche la via della conoscenza, ma non con la stessa estensione con la qualepuò essere praticata da un sacerdote. Un individuo può ricevere, oltre all'iniziazionecorrispondente alla propria natura, anche le iniziazioni corrispondenti alle vie inferiori nellascala di eccellenza, ma non può accedere normalmente a quelle superiori. Ciò ha una perfettacorrispondenza anche con ciò che accade nella vita profana. Ad es. un grande fisico puògeneralmente, con un po' di pratica, svolgere il lavoro di un elettricista o di un idraulico, ma nonè affatto detto che un elettricista o un idraulico possano, con analogo periodo di studio,comprendere operativamente ad es. la teoria della relatività. In ambito cristiano, i sacerdoti noncostituirono mai una casta indipendente, ma i suoi membri provenirono per lungo tempo dallefamiglie nobili, di solito guerriere. Perciò i sacerdoti cristiani adottarono la via della devozionepropria della casta guerriera, anzichè la via della conoscenza. Quando una tradizione èsoggetta a decadenza, le ultime vie iniziatiche a permanere sono quelle relative alla viadell'azione, giacchè a tale via possono aspirare un maggior numero di persone. Tra le iniziazioniattinenti alla via dell'azione si situa anche l'iniziazione massonica. Fatte queste premesse assolutamente generali, possiamo analizzare le qualificazioni iniziatichespecifiche della Massoneria. Per farlo cominceremo con l'esaminare alcuni dei documenti piùantichi, relativi alla Massoneria stessa. Si tratta della Carta di Bologna, del Poema Regius e delManoscritto Cooke. La Carta di Bologna, che raccoglie gli Statuti e i Regolamenti della Societàdei maestri del muro e del legno del Comune di Bologna, reca la data 8-Agosto-1248 . E', inassoluto, il più antico documento massonico che si conosca. E' conservata nell'Archivio di Statodi Bologna assieme ai successivi Statuti della medesima società (che hanno permesso diricostruire talune parti danneggiate della "Carta") e ad una Matricola (un piè di lista) datata1272. Il più antico documento massonico anglosassone attualmente conosciuto è, invece, il"Poema Regius", così chiamato perché faceva parte della Royal Library di Inghilterra, donata alBritish Museum da Giorgio II nel 1757. È detto anche "Manoscritto di Halliwell", perché nel 1840James 0. Halliwell lo pubblicò per la prima volta. La copia della Royal Library è stata scritta nel1390, ma la tesi più accreditata sostiene, sulla base dell'analisi scritturale, che la stesura deldocumento originario sia da collocarsi tra il 1250 e il 1300. La datazione del Manoscritto Cookeè anch'essa controversa; gli studiosi la collocano comunque tra il 1400 e il 1440. Si presentacome un codice deontologico preceduto, come nel Poema Regius, da un racconto sulle originimitiche della Massoneria, che occupa circa metà dell'intero documento. Confrontiamo, conl'ausilio di una tabella sinottica, i passi dei tre documenti, che indicano le qualificazioninecessarie per accedere alla Massoneria.

Qualificazione Carta di Bologna Poema Regius Manoscritto Cooke

Età [IV]... Aggiungiamo cheil figlio di un maestro della Società non debbané possa esserepartecipe delle elezioni«ad brevia» se non haalmeno quattordici anni. E suo padre non sia obbligato ad immetterlonella Società prima diquesta età e il figliostesso non sia accettato nella società prima deltempo stabilito. E chenessuno prenda un

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Apprendista che abbia meno di dodici anni,sotto pena di un'ammenda di venti soldi e della nullità delcontratto.[VII]... E se un maestro ha un figlio o più figli checonoscono il mestiere, oche sia stato per due anni ad apprendere il mestiere, allora sia suopadre ad immetterlo nella Società di diritto esenza alcuna cerimoniadì entrata, col pagareegli stesso [quantodovuto] alla Societànella forma sopraddetta, sotto pena diun'ammenda di venti soldi. E una volta pagata l'ammenda nondimeno sia tenuto afare entrare il figlio nellaSocietà...[XXXIII] "Del fatto che i maestri siano tenuti a fare accogliere idiscepoli (apprendisti) nella Società entro dueanni"Noi stabiliamo ed ordiniamo che ciascun maestro sia tenuto a fare accogliere comediscepolo il suo (apprendista) nellaSocietà dopo che questisia rimasto con lui per due anni e a garantire per questo discepolouna e buona e sufficiente sicurezza (per la) sua entrata nellaSocietà. E che coloroche contraverranno siano puniti con ventisoldi Bolognesi per ogni contravvenzione e in ogni caso se nonrecepiscono questa (garanzia di idoneità).

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Apprendistato minimo

[XXX] "Del fatto che nessuno possa assumere un'apprendista permeno di 4 anni"Noi stabiliamo ed ordiniamo che nessuno della Società debba inalcun modo o mezzo assumere un'apprendista (discepolo) per meno diquattro anni.

Articolo terzo Il maestro, per educare alla sua arte e metterla a profitto, deve prendere unapprendista soltanto se èsicuro di poterlo tenerecon lui sette anni. Un periodo più breve, cosaevidente se ci si pensa,non sarà utile né per lui néper il committente.

Articolo terzo. Nessun maestroprenderà unapprendista per un periodo inferiore a setteanni almeno, questoperché con un periodominore, l'apprendista,non sarebbe all'altezza della sua Arte, diconseguenza non potrebbe servire in modo leale il suo signore e considerarel'Arte come un massone dovrebbe.

Libertà [XXXII] "Del fatto che nessuno possa assumere chi non siadella città o del contadodi Bologna o chi sia servo (al servizio) diqualcuno"Noi stabiliamo ed ordiniamo che nessuno della Società possatenere né debba averecome apprendista qualcuno che sia un servo o sia di un altroterritorio (distretto). E chi contravverrà siapunito con cento soldi Bolognesi per ogni infrazione. E prescriviamo che sequalche socio sposeràuna serva (non libera), paghi a titolo diammenda dieci libre e che sia escluso (espulso) dalla Società.E ciò sia irrevocabile.

Articolo quarto Il maestro deve prestare attenzione a non assumere un servo della gleba come apprendista,né assumerne uno peravarizia, giacché il signoreche possiede il servo della gleba può venire arichiederlo in ogni momento. Se un servo della gleba fosse preso inuna loggia, creerebbe molti problemi e sarebbecausa di danni per uno o tutti, giacché i muratori diuna regione si tengonouniti. Se un servo dellagleba fa parte dell'arte,aspettatevi di avere delle noie; per la pace, e in tutta onestà, prendete unapprendista di nobile stato. Negli antichi trattati, holetto che l'apprendista deve essere di nascita nobile e si è visto di figli dinobili praticare la geometria.

Articolo quarto. Nessun maestro,qualunque possaessere il vantaggio,assumerà apprendistanato da sangue servile,giacché il signore, a cuil'apprendista èasservito, lo toglierebbealla nostra Arte epotrebbe chiamarlo a séfuori dalla Loggia o dalluogo del suo lavoro; isuoi compagnirischierebbero allora diaccorrere in suo aiuto,di provocare un altercoa cui potrebbe seguireun’uccisione. Questo èvietato. Senzaconsiderare che la suaArte ebbe inizio con ifigli dei grandi signori,nati liberi, com’èraccontato sopra.

Nascita legittima e salute corporea

Articolo quinto L'apprendista deve essere di nascita legittima. Il maestro non deve, innessun caso, prendere un apprendista malformato; questo significa che èindispensabile che le sue membra siano integre. Per

Articolo sesto. Nessun maestro, per avarizia o cupidigiaprenderà perl'insegnamento apprendista che sia deforme, o che presenti qualche difetto che gliimpedisca di lavorare

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l'arte sarebbe unavergogna assumere uno storpio, uno zoppo, un invalido o un uomo disangue impuro, questo sarebbe pregiudizievole all'arte. Ciascuno di voisaprà così che l'arteaccetta chi è forte; unostorpio non ha forza, ci sirenderà rapidamenteconto di questo."

come dovrebbe.

Religiosità;amore per ilmaestro, icompagni, etc.

"Altri punti adottati in questa assemblea daigrandi signori e dai maestri." Primo punto. Chi vuole abbracciare quest'arte, ovunque sia, nei campi o nei boschi,deve amare Dio la santa Chiesa e il maestro presso cui vive; e amerà anche isuoi compagni, perchécosì lo prescrive l'arte.

"Altri consigli. Questi consigli vengono dai diversi signori e maestri di differentiprovince e assemblee di Massoneria." Primo punto. Bisogna sapere che chi desidera abbracciare lo stato dell'Arte inquestione deve per prima cosa amare Dio, la santa Chiesa e tutti isanti, il suo maestro, i suoi compagni e tutti i suoi fratelli.

Le qualificazioni richieste erano ritenute valide tanto per l'aspetto exoterico, quanto per quelloesoterico dell'arte muratoria. Occorrerà però distinguere ciò che deve essere ritenutodefinitivamente valido per tale arte, da ciò che invece dipende dal tempo e dal luogo nel qualeoperarono gli antichi massoni.

Come risulta dalla Carta di Bologna, nessun maestro può assumere un apprendista, sequesti non ha almeno dodici anni , perchè, solo a questa età, si può ritenere che egli abbiale caratteristiche psico-fisiche e intellettuali necessarie. L'entrata effettiva nella SocietàMassonica richiede invece che siano già trascorsi due anni di apprendistato. Tale entratarichiede una cerimonia di iniziazione, tranne che per coloro che sono figli di un maestro,ai quali è sufficiente il rito di iniziazione paterno. Questo perchè si ritiene che il figlio di unmaestro sia, tramite il padre, in collegamento materiale e sottile con la confraternita, sindalla sua nascita e perciò a lui si trasmetta più facilmente e direttamente l'influssoiniziatico. Questo collegamento si realizza, ma solo parzialmente, anche per i figli diapprendisti e compagni; questi ultimi costituiscono dei veicoli dell'influenza iniziaticaancora imperfetti e perciò ad essi è interdetta la trasmissione dell'iniziazione.

1.

Per quanto riguarda l'istruire un apprendista solo se si prevede che egli possa rimanereun buon numero di anni con il proprio maestro, è evidente l'inutilità di iniziare una personadisposta ad accettare una assunzione momentanea, ma che abbia a breve altri propositi.E' altresì inutile l'iniziazione di un postulante di passaggio, che non si abbia possibilità diseguire successivamente, a meno che non si possa affidarlo, nel luogo dove ha stabiledimora, ad un altro maestro di conosciute qualità. Ma, anche in tal caso, sarà da valutarsise non è meglio che egli venga iniziato direttamente in quella sede.

2.

Riguardo al fatto che l'apprendista non debba essere un servo è importantissima la frasedel Poema Regius "giacché il signore che possiede il servo della gleba può venire a

3.

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richiederlo in ogni momento". Servo, in senso ampio, è dunque chiunque svolga un lavoro,che può richieder la sua presenza in qualunque momento, non permettendogli odisturbando l'attività di loggia. Da questo punto di vista, è iniziabile un modesto operaio,che terminate le sue ore di lavoro è libero da impegni; non lo è invece un manager, chedebba essere sempre pronto a fiondarsi alla sua azienda alla bisogna.Si obietterà cheesistono anche persone iper-impegnate, che sono tali, non perchè sono schiave deldenaro, della notorietà o del potere, ma perchè svolgono un servizio sociale: medici,agenti di polizia, missionari, etc. A parte dover discernere, anche in questi casi, quantodell'impegno è effettivamente servizio sociale, e quanto invece è dovuto a più o menoconsapevoli forme di arrivismo, occorre notare che, per tali persone, la Tradizione hasempre previsto forme di iniziazione specifiche. Ai suoi tempi, Renè Guenon ebbe a direche le uniche forme iniziatiche autentiche rimaste in Occidente erano la Massoneria e ilCompagnonaggio. Oggi questa frase ha perso, in gran parte, la sua validità, sia perchènel frattempo sono riaffiorati filoni esoterici occidentali, che Guenon non ebbe modo dicontattare, sia perchè svariati maestri orientali sono venuti a risiedere stabilmente inEuropa. L'iter iniziatico, in Massoneria, si basa sia sui riti individuali, sia su quelli collettivi.La forza della catena iniziatica si fa sentire particolarmente nei rituali d'iniziazione ai varigradi, ma anche in quei punti morti dello sviluppo iniziatico, nei quali un individuo solopotrebbe desistere. L'iniziazione massonica non è trasmessa da un maestro che operaisolatamente, ma una loggia è tale solo se sono presenti in essa almeno tre maestri. A talproposito la leggenda di Hiram non lascia dubbi: nonostante che re Salomone e re Hiramdi Tiro conoscessero la "'Parola Sacra", morto Hiram Abif, cioè il terzo maestro, essi nonfurono più in grado di trasmetterla e la parola andò "perduta". Viene però ritrovataogniqualvolta Hiram risorga, attraverso il rituale di iniziazione di un Fratello a MaestroMassone. Questa leggenda fornisce due importanti informazioni. Da un lato, indica che,salvo qualificazioni del tutto eccezionali, per l'iniziazione di un apprendista o di uncompagno sono normalmente necessari in loggia tre maestri. D'altro lato, indica inveceche il terzo maestro non è necessario per l'iniziazione di un compagno a maestro. Ilcompagno ha già infatti percorso un certo tratto del cammino iniziatico e perciò comincia adipendere di meno dal sostegno fornitogli dalla catena iniziatica. Ritornando al concetto diservo, aggiungeremo che, anticamente, erano annoverati tra i servi anche i galeotti,essendo essi privi di libertà. La Carta di Bologna aggiunge che anche la moglie di unmaestro non può essere una serva. Ciò viene affermato non solo per motivi di ordinesociale, ma anche perchè, come vedremo, nella Massoneria le mogli dei maestri,analogamente ai figli, facevano parte di diritto della loggia.L'importanza di una nascita legittima, indicata dal Poema Regius, è un chiaro residuo delperiodo in cui, come abbiamo già detto, le caste erano determinate per via ereditaria e siriteneva che nascite avvenute fuori dei normali schemi sociali contribuissero a creareconfusione tra le caste stesse. La richiesta dell'assenza di malformazioni corporee e dialtre invalidità non è da imputarsi alle sole necessità del lavoro muratorio esteriore, maanche alla non meno importante necessità di poter usare, senza rischi, le energie sottilidell'organismo. Per fare un parallelo, diremo che alcune iniziazioni tantriche, che utilizzanole medesime energie, richiedono, tra gli altri preliminari, che l'allievo sia in grado dieseguire giornalmente un certo numero di prostrazioni complete, dalla posizione in piedi aquella prona (talvolta addirittura cento). Non si tratta di un esercizio devozionale, ma di unesercizio psicofisico, che, oltre che con i muscoli, va eseguito con la volontà: essocomincia a stimolare proprio quelle energie sottili, che dovranno essere successivamenteaffinate. Naturalmente il guru è normalmente disposto ad aspettare che l'aspirante, se giànon le possiede, raggiunga le capacità fisiche richieste, tramite un opportuno allenamento.

4.

Per quanto riguarda l'atteggiamento religioso richiesto che, nelle epoche in cui sono statiscritti i documenti esaminati, si identificava con l'accettazione del teismocristiano-cattolico, esso venne modificato dalle costituzioni di James Anderson, inprospettiva di una diffusione della massoneria fuori dagli ambienti cristiano-cattolici. NelleCostituzioni dei Liberi Muratori del 1723, si legge infatti: " 1. Concernente Dio e lareligione: Un muratore è tenuto per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se

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intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Masebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere dellareligione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa piùconveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono,lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e sinceri o uomini dionore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possonodistinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliaresincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti." Il termine"ateo stupido" ha suscitato un gran numero di discussioni, relative al suo significato. Da unpunto di vista iniziatico, tale termine è, invece, facilmente intellegibile. Sono infatti sempreesistiti sia atei materialisti, sia atei spiritualisti. Per quanto riguarda i primi, non credendoessi nella sopravvivenza personale dopo la morte, non avrebbe alcun senso iniziarli. Sipuò, al più, indirizzarli verso ideali di fraternità e di socialità, affinchè vivano almeno inarmonia con la società. Per lo stesso motivo, non possono essere iniziati neppure coloroche aderiscono a forme di materialismo camuffato. Ci riferiamo ad es. a quella particolareforma di panteismo, che si può chiamare "panteismo nichilistico". Tale dottrina affermache tutto è Dio, ma che il destino degli esseri dopo la morte è semplicemente diriassorbirsi nella divinità, senza alcuna possibiltà di sopravvivenza personale. E' evidenteche il panteismo nichilistico non è altro che un materialismo, che chiama "Dio", anzichè"materia", il principio unico e annichilente. Anche in questo caso, l'iniziazione è inutilepoichè non viene ammessa la sopravvivenza personale. Ovviamente tale interdetto nonvale per altre dottrine panteistiche, che ammettono la sopravvivenza personale. Per ateispiritualisti si deve invece intendere coloro che, pur credendo nella sopravvivenzapersonale e nella possibilità di evoluzione spirituale, non fanno di un dio personale opanteistico il centro della propria visione del mondo. Sono tali ad es. i seguaci dellafilosofia Samkhya e i Buddhisti. E' logico che non vi sia alcuna difficoltà ad accettaresiffatti atei spiritualisti in Massoneria . L'amore per il proprio maestro, infine, è unaqualificazione richiesta praticamente da qualsiasi tipo di iniziazione ma, quando questaavviene nell'ambito di una confraternita, esso deve essere necessariamente esteso aiconfratelli della propria loggia e delle altre logge.

In nessuno dei manoscritti esaminati viene indicata, come qualificazione indispensabile perl'iniziazione, l'esecizio effettivo delle attività di muratore. Anzi, nel piè di lista del 1272, cheaccompagna la Carta di Bologna risultano 371 Maestri, dei quali oltre una ventina svolgono altreattività; tra essi vi sono ad es. anche 2 notai, 2 frati e 6 nobili. Già a quell'epoca, perciò, era inuso la prassi dell'Accettazione, in virtù della quale si ammetteva e si ammette all'iniziazionemassonica anche individui non esercitanti l'Arte Muratoria. La validità di tale prassi discendedirettamente dai principi generali sulle qualificazioni iniziatiche, che abbiamo indicatonell'introduzione e in particolare dal fatto che una iniziazione della via dell'azione (che è la piùbassa nella scala di eccellenza) è praticabile non solo da chi è normalmente qualificato per talevia (artigiani, operai e commercianti), ma anche dai membri delle caste superiori, cheposseggano le qualità specifiche indicate e che siano disposti ad adattarsi alle caratteristichesimbolico-operative di tale iniziazione. Nei manoscritti citati non viene neppure indicata comequalificazione indispensabile l'appartenenza dell'iniziando al sesso maschile. Al contrario nelPoema Regius si trovano frasi nelle quali viene fatto esplicito riferimento sia a fratelli sia asorelle delle confraternite massoniche. Le riportiamo di seguito:"Il nome di questo grande maestro era Euclide e la sua fama si diffuse ovunque. Ordinò chequello che era più dotato doveva istruire quello che lo era meno per migliorarlo in questa onestaarte; così dovevano istruirsi l'un l'altro e dovevano amarsi tutti come fratelli e sorelle.""Articolo decimo: Nell'arte, un maestro non ne deve escluderne mai un altro, essi devono vivereinsieme come fratelli e sorelle, perché la nostra arte è esigente." "Nono punto: Se l'attendente [steward] della nostra grande sala e te vi trovate insieme incamera, servitevi l'un l'altro, con gioia. I nobili compagni, saranno a turno tutti attendenti,settimana dopo settimana; saranno tutti sorveglianti e dovranno aiutarsi gli uni con gli altri conamore come conviene a fratelli e sorelle."

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Del resto, nella storia si trovano altre tracce, che attestano l'ammissione delle donne, con paritàdi diritti e doveri, nelle Gilde degli Artigiani. In Francia il "Livre des Métiers" di Etienne Boileau(1268) prevedeva l’accesso delle donne nelle Corporazioni artigiane, e la loro elevazione algrado di Maestro, anche in mestieri tradizionalmente maschili. Gli Statuti della Gilda deiCarpentieri di Norwich (1375) sono indirizzati " ai Fratelli ed alle Sorelle ". La catena tradizionaledelle ammissioni femminili continua fino all'albeggiare della Massoneria Speculativa. Lo Statutodella Loggia di York (1693) riporta che: " Colui o Colei che deve esser fatto Massone pone lemani sul Libro [la Bibbia] ed allora le istruzioni vengono date". L’accettazione di membri anchefemminili si può quindi considerare d’uso comune nella cosìddetta Massoneria Operativa oMassoneria Antica. Non partecipando direttamente ai lavori muratori, le donne venivano atrovarsi sullo stesso piano dei membri "accettati" di sesso maschile. Curiosamente, sembra che,solo con il sorgere della Massoneria Speculativa, venne interdetta alle donne l'iniziazionemassonica (salvo eccezioni che in questa sede non tratteremo). Il problema dell'iniziazionefemminile ha suscitato e suscita, sempre più, molte controversie. In realtà le diatribe sonoinutili. L'unica possibilità di dirimere il problema è un'analisi dei riti massonici (particolarmentedei primi tre gradi) che metta in evidenza quali aspetti sottili dell'uomo essi mettano in gioco.Tale analisi potrà portare, con ogni probabilità, ad uno dei seguenti possibili risultati:

I riti non sono legati alla struttura sottile specifica del l'uomo. In tal caso "nihil obstat" a cheessi vengano usati, così come sono, per iniziare anche le donne.

1.

I riti sono legati alla struttura sottile specifica dell'uomo per il quale sono stati concepiti, manon così strettamente da non poter essere adattati alla struttura sottile della donna. Alloraella potrà essere iniziata a dei riti adattati.

2.

I riti sono così strettamente dipendenti dalla struttura sottile dell'uomo, da non essereadattabili a quella della donna. In tal caso, ispirandosi ai soli simboli massonici (ma nonalla rituaria maschile), occorre elaborare una rituaria "toto genere" diversa, che siconfaccia alla struttura sottile femminile. La donna potrà allora essere iniziata a talespecifica rituaria.

3.

***Janus: Ho letto con attenzione ed interesse il saggio di Frater Petrus e permettetemi alcuneconsiderazioni. Considero davvero ben esplicitata la differenza delle tre vie d'iniziazione,dell'azione, della devozione e della conoscenza, che, come fece Guènon, sono state accostateai tre 'varna' dei produttori, dei guerrieri e dei sacerdoti. Vi è scritto, giustamente, di una quartavia, del Rex e qui non comprendo e non condivido il perchè la si debba sottovalutare rispettoalla via della conoscenza. Il Rex, inteso primordialmente, ma anche ermeticamente, è anchePontifex, cioè l'ativarna, colui che è al di là delle caste, incorporandole in sè. Se analizziamo ladottrina ermetico-alchemica, l'Ars Regia, al rosso rugine si associa l'elemento Marte nonpurificato (che platonicamente si può assimilare all'aretè della passione) proprio dei guerrieri; albianco si associa la conoscenza dei bramhana, cioè la ritrovata edenicità, ma al rossopurificato, all'oro puro, a Saturno raggiunto tramite Marte che lotta e vince in Giove, corrispondeil Rex, l'invictus, simile al Sole, come si diceva di Mithra e di Horus. Non dimentichiamoci cheproprio Evola, dopo l'esperienza di Ur, ha sviluppato tali argomenti in uno dei suoi testi piùilluminanti, La Tradizione Ermetica. Inoltre, interessanti ho trovato le dissertazioni sulla Massoneria, ma ho qualche dubbio sullecritiche a Guènon. Credo che le parole di Guènon siano superate in peggio e certamente non inmeglio, nel senso che la Massoneria è ormai da considerarsi un'organizzazione al servizio diArimanne a tutti gli effetti, senza pie illusioni e che quelli che vengono definiti nuove sorgentiesoteriche o maestri venuti dall'Oriente non siano altro che ennesime dimostrazioni di come laspiiritualità alla rovescia dell'ultima yuga sia ormai imperante (ovviamente sono considerazionipersonali). Sono sempre più convinto che Evola aveva visto giusto nell'indicare la via eroicacome l'unica svolta possibile nel Kali-yuga, una via tanto solitaria quanto solitaria (sic!), senzasostegni di alcun tipo!Turba Philosophorum: Ma perchè un esponente di una via così "solitaria" partecipa ad unforum? Se cerca "compagni di via" cade in contraddizione. Se invece vuol suggerire agli altri di

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andarsene "ognuno per i fatti propri", perchè parla di Tradizione? E' invece un fautoredell'individualismo più totale! Ha tutta l'aria di uno specchietto per le allodole il fatto di difendereGuenon a spada tratta, per poi concludere in maniera completamente opposta.Il Vicario di Satana: Vorrei soffermarmi su quei passi de "Il Camino del Cinabro", ove Evolaparla delle sue "qualificazioni" iniziatiche ed accenna a due misteriose personalità, che forseagirono iniziaticamente su di lui. Il punto che io ritengo più interessante, per gli studiosi, è quando egli dice: "Infine, comedisposizione generale mentale, debbo ad essa l'impulso a posizioni nette, senza compromessi,una specie di intrepidezza intellettuale esprimentesi, a parte le estrinsecazioni polemiche, incoerenza e rigore logico". Tener conto di quanto questo impulso a posizioni nette influenzi, inEvola, l'esposizione del suo pensiero è di capitale importanza per chi lo studia. Evola una voltaebbe a dire che esistevano sia evoliani e sia "evolomani". Tutti i suoi seguaci naturalmentepensavano di essere evoliani e, altrettanto ovviamente, ritenevano che evolomane fossequalche tizio a loro antipatico. Invece esiste un criterio oggettivo per distinguere gli evolianidagli evolomani . Evola era ben consapevole, quando assumeva posizioni nette, che le stavaassumendo ed era altrettanto consapevole del contesto (e perciò dei limiti) in cui le assumeva.Evoliano può dirsi colui che, studiando Evola, quando trova in lui assunzioni nette le associaindissolubilmente al loro contesto. Per gli evolomani invece quelle assunzioni diventanoaffermazioni apodittiche e veri e propri slogan. Un esempio? Ne prendo uno dalla mia borsa deiveleni. In Cavalcare la Tigre, Evola afferma. "Ciò che bisogna negare nel modo più reciso è latrasposizione in questo campo [iniziatico] della veduta individualistica e democratica delself-made man, cioè l'idea che ognuno che lo voglia possa divenire un iniziato, e possa anzidivenirlo da sé, con le sue sole forze, ricorrendo ad esercizi e pratiche di vario genere. Questa èuna illusione, la verità essendo che con le sole forze dell'individuo umano non si saprebbeandare di là dall'individuo umano, che qualsiasi risultato positivo in tale campo è condizionatodalla presenza e dall'azione di un potere reale d'ordine diverso, non individuale". L'evolianoautentico allora (come già fece il Buddha) si dedicherà proprio ad esercizi e pratiche di variogenere, lasciando impregiudicato se e quando otterrà una qualche forma di realizzazione: nonpresumendo egli, ma neppure negando di possedere quell'indispensabile "quid"sovraindividuale. L'evolomane invece non praticherà un bel niente. Prenderà le sue"incazzature" e/o depressioni per quel che Evola (sempre in Cavalcare la Tigre) definisce"brusca rottura esistenziale e ontologica di livello" e se ne andrà in giro profferendo frasiperentorie su quella "merda di mondo che lo circonda" e affermando di praticare una non meglioprecisata "via eroica".

EA: Ho letto con grande piacere le note di Frater Petrus sulle caste, che completano quantodiceva, qualche tempo fa, in un suo saggio di metapolitica(1), in relazione alla primordiale"casta unica". Condivido il suo schema, che, nel succedersi dei cicli, si riferisce ad unadistribuzione delle caste immediatamente successiva alla "casta unica". E' da notare che, in unepoca così primordiale, la "conoscenza" fa tutt'uno con l'atto magico: è ciò che Evola tentò didescrivere, anche in termini filosofici, nel suo "idealismo magico". In una tale epoca, i Brahmanio Sacerdoti sono tali nel significato originario del termine: essi sono coloro che dominano ilBrahman (la Possibilità Universale) mediante il potere del rito. In questa situazione, di solito ilregno è dominato da due "capi". Il primo, che è il Rex propriamente detto, è il capo supremo edè il brahmano con il più alto potere magico. Egli è cioè il più eccellente nella via dellaconoscenza, che segue come tutti gli altri brahmani. E' il Rex-Pontifex Maximus. L'altro capo,più esteriore rispetto al primo, è invece quel brahmano che ha il compito di governare le altrecaste (guerrieri e artigiani), stando a diretto contatto con i più alti esponenti di queste. Rispetto atali caste, egli è un Dux (cioè un Duce, uno Shogun). Per la sua particolare funzione diintermediario tra la casta brahmana e le altre, gli compete l'iniziazione alla "quarta via", che altronon è che la pratica armonica e "in essenza" di tutte e tre le "vie". L'espressione "in essenza"significa che esse vengono praticate in modo certamente adeguato alla funzione ricoperta, maovviamente non con quella medesima estensione applicativa, che è possibile a chi sispecializza in una sola via. Ma è risaputo che la degenerazione incombe. Così può verificarsi che la casta brahmana passi

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da un atteggiamento magico nei confronti del Brahman ad un atteggiamento contemplativo insenso deteriore, cioè di un mero "guardare" al sovrasensibile, che allora assume, per isacerdoti, i connotati di una "realtà autonoma", che non si può più dominare, ma solo"propiziare", ottenendo "grazie". Se ciò si verifica, automaticamente il Rex decade nellacondizione di mero Rex Sacrorum, termine qui da intendersi nel senso di semplice capo disacerdoti contemplativi, cioè praticanti una forma speciale di via della devozione. Se, in una talesituazione, il Dux ha invece avuto la fortuna di conservare intatta la sua via iniziatica, si ritrovaad essere l'unico detentore, sia pure in forma essenziale, anche della via della conoscenza.Viene dunque ad essere il personaggio spiritualmente più elevato del regno e compete a luiallora "de iure" il pontificato massimo. Il Dux-Pontifex Maximus è ciò che, con altro termine, puòdirsi Imperator e che io, in un precedente scritto e con altra terminologia, indicai come quel"re-mago" che domina (in una tale epoca di mezzo) sia i sacerdoti, sia i guerrieri. Ma i guaisembrano non finire mai. Così può capitare che l'Imperator scada al livello di un semplice capodi guerrieri e di folle, e non sia più, neanche lui, in grado di seguire la via della conoscenza. Lasua quarta via si riduce allora alle sole vie della devozione e dell'azione. In tale situazione, ilcapo dei sacerdoti, il rex sacrorum che normalmente è più esperto dell'Imperator nel campodella devozione, avanza pretese sul pontificato massimo e talora (come accadde al vescovo diRoma) lo ottiene. Naturalmente, con queste poche parole, non ho potuto far altro che schematizzare all'estremociò che avviene in tempi assai lunghi e con le più svariate sfumature, a seconda degliinnumerevoli possibili casi.

(1) Frater Petrus: Europa Unita - Elite e Triarticolazione Sociale

Frater Petrus: Ringrazio Ea per aver completato quanto io avevo molto schematicamenteaccennato, riguardo alle vie iniziatiche. Esiste una corrispondenza simbolica tra le varie caste (ele loro vie) e i cinque elementi della tradizione. All'indifferenziazione dell'etere corrisponde laprimordiale "casta unica". All'aria, di poco più differenziata, corrisponde la quarta via di colui cheEa ha definito, con vari termini, Dux, Imperator, Re Mago. Occorre tener presente che tale viacompete non ad una persona singola, ma ad un entourage patrizio, in grado di garantire unsuccessore al Dux. Al fuoco corrisponde la via della conoscenza della casta brahmana.All'acqua corrisponde la via devozionale della casta guerriera, manifestantesi sia comedevozione ad un Dio, sia come devozione al Dux. In taluni casi (come quelo dell'Imperatorromano) le due devozioni potevano anche coincidere. Alla terra infine corrisponde la viadell'azione della casta degli artigiani e dei mercanti. Come è noto esistono varie sequenze deicinque elementi. Quella appena usata è la sequenza di "derivazione" di un elemento dall'altro.Esiste poi una sequenza detta "per sottigliezza", identica alla precedente salvo per il fatto che ilfuoco segue l'etere e precede l'aria, la quale, come è noto, dà luogo a un elemento più sottile dilei (il fuoco) e ad uno più grossolano (l'acqua). La sequenza di derivazione degli elementi,corrisponde a quella che ho chiamato scala di derivazione delle vie iniziatiche. Invece lasequenza per sottigliezza corrisponde alla scala di eccellenza delle vie, nella quale la via dellaconoscenza magica dei brahmani precede la via meno differenziata del Dux. Così che, come haindicato Ea, nell'epoca immediatamente successiva a quella della casta unica, il capo deibrahmani era il vero capo supremo o Pontifex. Titolo che il Dux potè rivendicare solo dopo ildecadere della casta brahmana stessa e che, a sua volta, il Rex Sacrorum (qui in Occidente ilpapa cattolico) potè rivendicare solo in seguito alla decadenza del Dux. E' importante rilevareche la decadenza di una certa casta non implica la totale scomparsa della corrispondente viainiziatica. Infatti essa può conservarsi in gruppi molto ristretti, costretti a divenire più o meno"occulti", dovendo vivere nell'incomprensione dell'ambiente che li circonda. Nel caso estremo,cioè di totale scomparsa della forma comune di trasmissione iniziatica, vale sempre il dettobuddhista: "Quando è scomparso l'ultimo degli Uditori, compaiono i Buddha Solitari". Teniamoora presenti le "qualità" tradizionalmente attribuite agli elementi: l'aria è umida e calda; il fuoco èsecco e caldo; l'acqua è umida e fredda; la terra è secca e fredda. Queste qualità si ritrovanoovviamente nelle "vie", tenendo presente che "calda" è una via che si serve della conoscenzamagica e perciò "fredda" una via che non se ne serve; "umida" è invece una via che si serve di

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pratiche devozionali e perciò "secca" è una via che non se ne serve. Ne consegue che la via delDux è umida per la presenza di una componente devozionale, ma anche calda per la presenzadi una componente della via della conoscenza, che prevale (in condizioni normali) sullacomponente della via dell'azione. La via del brahmano è secca e calda per la sola presenzadella via della conoscenza. La via del guerriero è umida perchè è basata sulla via devozionale efredda perchè non è praticata la via della conoscenza. Infine la via dell'azione degli artigiani edei mercanti è secca perchè manca di devozione e fredda perchè manca della conoscenzamagica. Quando nella quarta via del Dux si perde l'aspetto "conoscenza", rimangono lacomponente devozionale (umida e fredda) e la componente dell'azione (secca e fredda), cosìche il Dux decaduto viene ad essere una sintesi di guerriero e artigiano, onde la predilezione dicerti re per gli Ordini Cavallereschi, ma anche per la Massoneria. Abbiamo detto altrove chel'attuale mescolanza delle caste, se si è abbastanza furbi da evitare avvenimenti apocalittici,può essere semplicemente la preliminare "brutta copia" di una nuova casta unica. In similimomenti, assurge a particolare importanza proprio la quarta via del Dux, integralmentesopravvissuta in qualche gruppo occulto, ovvero rievocata tramite una rigorosa ascesi spirituale.Infatti, per la sua essenzialità rispetto alle altre vie più specializzate, essa risulta essere la viapiù simile a quella praticabile dai membri di una casta unica, che, come tali, posseggonovocazioni poco specializzate. Non è un caso che G. I. Gurdjieff abbia trasmesso proprio unaforma della quarta via. La sua, però, non è l'unica forma possibile di tale via e forse, visto cheproviene da ambienti orientali, non è una forma molto adatta agli occidentali. E' probabile che siriveli a loro più adatta una sintesi dell'immenso patrimonio iniziatico, preservato dall'ItalicaSchola.Ho letto le obiezioni fattemi da Janus. Per quel che concerne la "quarta via" ho risposto sopra,spero esaurientemente. Riguardo alla Massoneria, viste le sue affermazioni non molto gentili,non ritengo di dovergli dare risposta: che non siano solo "rose e fiori" è risaputo, ma esistonoanche studiosi seri e bisognerebbe evitare certe espressioni che li coinvolgono: c'è bisognoanche del loro contributo. Analogamente non posso condividere quanto egli dice (nonbisognerebbe mai generalizzare) sugli orientali arrivati in Occidente: come sempre ci sonopersone più valide ed altre meno valide. Altrove egli ripropone lo slogan "Guenon=Dottrina eEvola=Metodo". Questo slogan è stato definitivamente confutato (nel Quaderno relativo allaPolemica sul Vedanta) dagli interventi di "Tarquinio Prisco" e della "Turba Philosophorum", cosìche non è necessario occuparsene oltre.

4c) Massoneria Operativa e Speculativa

Ea: Il saggio "Iniziazione al Grado di Apprendista" di P.M. Schepis fornisce una prima idea diquella Massoneria Operativa, strutturata originariamente in sette gradi, della quale io stesso misono brevemente occupato e alla quale si riferisce la monografia "Vivificazione deiSegni e dellePrese".Afrodite Urania: In effetti, è solo, leggendo "Iniziazione al Grado di Apprendista", che sonoriuscita a intuire effettivamente cosa intendevi, quando dicevi che era solo nel grado di Maestrodell'Arco Reale, che era possibile combinare segni e prese (come insegna Sebottendorff)acquisiti singolarmente nei gradi precedenti. Mi è anche più chiara la differenza che facevi traapprendista "esterno" ed "interno". Non è un caso che quest'ultimo, in lingua inglese, sia infattichiamato "Entered Apprentice" (letteralmente: apprendista entrato). Se, nella massoneriaspeculativa, il grado di apprendista esterno si è perso è probabilmente perchè è venuta menola fondamentale fase di preparazione, messa in evidenza dall'autore del saggio. Trovo che egliabbia anche sviluppato, almeno in relazione al grado di apprendista, quel tipo di ricerche sulleparole sacre, che si trovano ad es. nell'opera di Reghini "Le Parole Sacre e di Passo". Misembra poi finalmente chiaro come nella massoneria operativa potessero esservi delle donne,senza che esistessero per esse riti specifici di iniziazione.Pietro Negri: Un'altra cosa che quel saggio rende evidente è la differenza tra iniziazioneeffettiva o attuale e iniziazione virtuale. La prima richiede il concorso dell'iniziando e della

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catena iniziatica, al fine di ottenere un primo livello di realizzazione. La seconda, pur essendosempre presente un inevitabile influsso della catena iniziatica, (e quando mai, nel contatto tradue esseri, non vi è un influsso reciproco?) è principalmente costituita da una istruzione rituale,che l'iniziando deve mettere in atto. Come altri hanno giustamente notato, l'iniziazione indicatasia da Kremmerz, sia da Steiner è di tipo virtuale. L'iniziazione "effettiva" ha un carattere più"lunare", essendo maggiormente determinante l'influsso della catena; l'iniziazione virtuale è più"solare", ma è ovviamente più difficile e rimane virtuale, fino a quando l'iniziando non assurge alnecessario grado di solarità.

Pietro Negri: Come dimostra il saggio di Massimo Scaligero la "Croce degli eteri", ilcamuffamento steganografico ha costituito nei secoli passati un mezzo abbastanza sicuro pertrasmettere insegnamenti esoterici. Chi, infatti, non possiede la chiave interpretativa e non èmesso sull'avviso tenderà a ritenere il manto steganografico (che è volutamente anch'esso dicontenuto tradizionale, ma più esteriore) il vero contenuto. Per quanto riguarda la Massoneria,un esempio tipico di camuffamento steganografico è quello morale. In questo forum, gli scritti diEa, P.M. Schepis ed altri hanno messo in evidenza come, in origine, nella Massoneriaoperativa, l'insegnamento iniziatico era oggetto di trasmissione diretta ed immediata. Venneperò un tempo nel quale molti aristocratici, non trovando più, con sufficiente facilità, iniziazionicavalleresche a loro idonee, cominciarono a richiedere sempre più frequentemente di entrare inMassoneria. Lo stesso comportamento si verificò da parte di esponenti dell'alta borghesia. Nonera facile dir di no ai suddetti richiedenti, perchè si trattava di persone che avevano notevolepeso politico e spesso erano proprio loro a fornire lavoro alle confraternite muratorie, così chenei loro confronti la "tegolatura" era solo un pro-forma. Il numero di massoni "accettati", e nonpraticanti il mestiere, si fece allora preponderante rispetto ai massoni "antichi" (passaggio dallaMassoneria operativa a quella speculativa, che spesso ha riguardato sé stessa, visto il grannumero di aristocratici, come un ordine cavalleresco). Divenne importante difenderel'insegnamento iniziatico nei confronti di coloro che non erano pronti a riceverlo e che nellostesso tempo, per le ragioni già viste, era impossibile non ammettere in loggia. Diventò prassiabituale, particolarmente nell'iniziazione ai primi gradi, camuffare l'insegnamento esoterico connorme etiche. Il vero insegnamento era impartito solo a chi, percorrendo i vari gradi, avessedimostrato reale attitudine per la realizzazione iniziatica. Per meglio gestire e giustificare il"centellinamento" dell'insegnamento, spesso nacquero gerarchie caratterizzate da un grannumero di gradi. Che le norme etiche siano solo un camuffamento è dimostrato dal seguentesaggio di Arturo Reghini, pubblicato nel 1925 su "Era Nuova", organo ufficiale della GrandeLoggia d’Italia.

4d) Arturo Reghini

La morale ed il lavoro massonico

L'articolo I degli «Statuti Generali della Franca Massoneria in Italia. Seconda edizione. Dallastamperia del G.O. d'Italia, 5812 (1812)» dice: «L'Istituzione della Reale Franca Massoneria èuno dei più antichi monumenti dell'umana sapienza, e appartiene alla classe degli OrdiniCavallereschi. Essa ha per fine il perfezionamento degli uomini col mezzo dei Membri che lacompongono». E gli Statuti de1 1820, da questi derivati (Statuti Generali della Massoneria Scozzese. Edizionela più accurata e completa di quante sin oggi ne apparvero in Cosmopoli. All'Or. di Napoli 1820),dicono la stessa cosa. Infatti l'art. 1 dice: «L'Ordine dei Liberi Muratori appartiene alla classedegli Ordini Cavallereschi e ha per fine il perfezionamento degli uomini». E l'art. 14: «Se il finedella Istituzione è il perfezionamento dell'uomo è indispensabile che il Libero Muratore pratichila vera morale che suppone la cognizione e l'esercizio dei doveri e diritti dell'uomo...». E l'art.15: «Estendendosi lo scopo dell'Istituzione al perfezionamento di tutta la specie umana, il LiberoMuratore impiega tutti i mezzi di fortuna e d'ingegno per giungervi».

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Questi Statuti del 1820 sono stati tradotti in spagnolo dal F. Tadeo C. Carvallo di Caracas,perché giudicati (insieme a quelli di Milano del 1806 e 1812) i meno incompleti e più autentici, estampati dal Cassard nella sua autorevole opera (CASSARD ANDRES - Manual de laMasoneria ò sea el Tejàdor de los Ritos Antiguo escoces, frances y de Adoption - Nueva Y ork1871, 6a ediz.; pagg. 119 e 122-181).Ristampati nel 1863 per cura di Domenico Angherà, Venerabile della Madre Loggia La Sebeziaall'Or.'. di Napoli, sono stati poi ripetutamente stampati con delle modificazioni in Italia.Nell'edizione del 1923 (Statuti Generali dell'Ordine dei Liberi Murateri del Rito Scozzese Ant. ed.Acc. per l'Italia, Dipendenze e Colonie) il primo articolo così dice: «L'Ordine dei Liberi Muratoridel Rito Scozzese Antico ed Accettato appartiene alla classe degli Ordini Cavallereschi. Esso sipropone il perfezionamento degli uomini ed il bene della patria e dell'umanità». L'articolo 425 dei nostri Statuti Generali dice: «unico scopo dei Liberi Muratori è ilperfezionamento dell'uomo», e per questo è necessario come prescrive l'art. 343 che l'iniziandopossegga «attività ed ingegno per penetrare, svolgere e conoscere da sè medesimo le altescienze che l'arcano istituto massonico offre all'esame dei suoi seguaci».In una nota a pag. 16 del numero di ottobre-dicembre della Rassegna Massonica dicevamo aquesto proposito:«Ma questo perfezionamento non va inteso in senso morale, come si crede generalmente,specialmente nei paesi anglosassoni, ma in senso iniziatico, scientifico, ermetico. Le altescienze, che noi consideriamo, hanno a che fare con la morale quanto l'algebra o l'astronomia.Chi non vuole o non può comprendere questo è destinato a divenire ed a restare un uomobuono, tre volte buono, ma non un iniziato».Poiché il nostro pensiero, forse per colpa nostra, è stato da qualche fratello inglese frainteso,torniamo di proposito sull'importante argomento per meglio chiarirlo. E ricordiamo anzitutto chesin dalle Costituzioni dell'Anderson, da tutte le Massonerie regolari seguite, è detto che perentrare a far parte della Massoneria bisogna essere un uomo libero e di buoni costumi, ossia unuomo morale nel senso etimologico della parola (Mos in latino, come Ethos in greco, non è altroche il costume). Questo dimostra che il profano prescelto, essendo già morale, non ha bisognodi divenirlo in Massoneria e che perciò il perfezionamento da raggiungere lavorando alla pietragrezza per trasformarla in pietra cubica si riferisce ad un campo diverso, superiore, e non aquello morale. È perciò un errore il credere che tutta l'arte reale consista nel perfezionare lamorale profana, ossia nel diventare un profano perfezionato. Inoltre osserviamo che la morale,appunto perché sostanzialmente non è altro che un complesso di regole di condotta sociale enon fa che contemplare i rapporti degli uomini fra di loro, è evidentemente estranea allaoperazione che il massone deve, secondo gli statuti, compiere da sé-medesimo, da solo, perpenetrare, svolgere e conoscere le alte scienze che l'arcano istituto massonico offre all'esamedei suoi seguaci.Naturalmente estranea non significa antitetica. Come per apprendere la chimica non occorreessere né buono, né cattivo, né morale, né immorale; così accade per l'arte della costruzione.Sarebbe infatti un ingenuo chi credesse di imparare la chimica alla scuola, semplicementeportandosi bene e non molestando i compagni; tale credenza lo porterebbe a restare, perquanto riguarda la conoscenza della chimica, un ignorante. La stessa considerazione vale,evidentemente, per ogni scienza ed in particolare per la scienza suprema, per la sapienzametafisica, la quale dovendo attingere l'universalità deve necessariamente sottrarsi allelimitazioni di tutte le contingenze. È proprio del misticismo il cercare di raggiungere la «graziailluminante» per mezzo della fede, del sentimento, della devozione e della morale. La scienza,quella iniziatica come tutte le altre, non si basa, invece, che sull'esperienza. San Tommaso,come Dante, partono dalla ragione per arrivare alla fede, e non viceversa (la quale fede non èaffatto una credenza filosofica o religiosa, ma «sustanzia di cose sperate»). Perciò sono vittimadi una grave illusione coloro i quali credono che per ottenere il perfezionamento iniziatico basti osia necessario basarsi sopra i buoni sentimenti e la buona condotta.Quando poi si volesse sostenere che la morale è anche essa una scienza, si andrebbe incontroa serii guai, perché carattere fondamentale della scienza è l'essere vera e l'essere la stessa intutti i tempi ed in tutti i paesi. I teoremi di matematica, le leggi di fisica e le reazioni chimiche chesono vere oggi, lo erano ieri e lo saranno domani; lo sono a Roma, come a Pechino, ed a

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Washington. Per la morale è giusto l'opposto, essa varia da luogo a luogo, da tempo a tempo; èun'osservazione che ogni viaggiatore, da Erodoto a Marco Polo, ha fatto. Le manca dunquequel carattere di verità universale, che è il fondamento di ogni scienza e di quella reale inspecie; ed anche per questa ragione non è la morale pagana, o la cristiana, o la buddista,l'antica o la moderna, che può bastare od essere indispensabile per raggiungere quelperfezionamento dell'uomo di cui parlano gli Statuti e le antiche tradizioni muratorie.Storicamente, poi, questo perfezionamento è il medesimo che era oggetto, e che era raggiunto,nei misteri iniziatici eleusini, in cui, come è noto, la catarsi o purificazione non aveva alcuncarattere morale, ma semplicemente tecnico, rituale. Insomma come nei trattati di CalcoloIntegrale non si trova mai menzionato né il Vangelo, né il Corano, e nessuno se ne meraviglia ose ne duole; così nella «grande opera della edificazione spirituale» non entra e non può entrarenessun concetto o credenza filosofica o religiosa.Essa si compie mediante le virtù (intese nel senso originario della parola) dell'anima umana edel Grande Architetto dell'Universo.Con questo, lo ripetiamo a scanso di equivoci e di allarmi, non si predica l'immoralità, ma simette moralità ed immoralità al loro vero livello, eminentemente sociale, che non arriva né allascienza né alla metafisica.Quanto alla esistenza di una morale universalmente vera, essa non può essere basata chesopra i caratteri universali della vita e dell'uomo, e quindi per costituirla e per conoscerla occorreavere raggiunto la piena ed assoluta conoscenza della vita e della natura umana. Essa èdunque un frutto del perfezionamento dell'uomo, e non il punto di partenza; ed essa si identificaallora, non con le credenze e le usanze contingenti e transitorie degli uomini, ma con la naturadella vita, ossia con la natura del Grande Architetto dell'Universo, e con la conoscenza delle altescienze che l'arcano Istituto massonico offre ai suoi seguaci. Ed il nome stesso di «Morale» nonle si addice più, etimologicamente parlando.Questa nostra attitudine è perfettamente ortodossa e tradizionale. Secondo Gesù, per entrarenel regno dei cieli è necessario nascere di nuovo e tornare come un piccolo bambino, il qualenella sua innocenza ignora che cosa sia il bene ed il male, e non ha ancora appreso a seguirela morale dell'ambiente in cui nasce; e per rapire il «Regno dei cieli» ci vuole la violenza, e nonla moralità, dice Gesù. In simil modo, secondo i misteri pre-cristiani e post-cristiani, e secondoquelli massonici in particolare, il profano muore alla vita profana, rinasce di nuovo, impara acamminare indifferentemente sul bianco e sul nero del pavimento di Loggia, ed impara aconoscere la stella fiammeggiante grazie al libero ed intelligente uso dei suoi cinque sensi,come insegna il catechismo del secondo grado.Anche la resurrezione iniziatica del terzo grado non ha nulla di moralistico. Essa mostra soloche all'esperienza ed all'insegnamento dei cinque sensi ordinari del compagno, occorreaggiungere qualche cosa di trascendente per divenire maestro, e precisamente quegli stessimezzi di cui dispone chi ha lasciato o superato la vita umana e la vita individuale. Simileconcezione, che si. basa sopra la indistruttibilità dello spirito, è perfettamente ortodossamassonicamente parlando, ed è la stessa che conobbe e seguì il Fr. Albert Pike. È evidente chela transumanazione non può essere ottenuta seguitando a restare quanto più è possibile umani,come è evidente che non è aumentando il numero e perfezionando la robustezza delle suezampe che il verme dantesco può trasformarsi nell' «angelica farfalla, che vola alla giustiziasenza schermi».

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V

L'ermetismo può identificarsi con l'alchimia?

Abraxa: Come è noto, furono le riviste Ur e Krur a riportare in anteprima quei saggi evoliani,che poi costituirono la base del testo "La Tradizione Ermetica". Si veda a tal proposito l'edizioneTilopa di Introduzione alla Magia. Che ne è dell'ermetismo oggi? In un'opera di divulgazionesull'alchimia intitolata “L’Alchimia questa sconosciuta” si legge: "Ebbene l'Alchimia prende avviodalla dissociazione dallo scopo utilitaristico dei fenomeni fisicochimici ( in Egitto la ricerca. dellafabbricazione dell'oro. comune era vecchia di. almeno 12 secoli!) dell'interesse metafisico chese ne leva in via simbolica (in Egitto i principali simboli, alchimici erano conosciuti da secoli!). Neè riprova il fatto che negli scritti alchimici è evidente il disinteresse per i fenomeni in concreto edi laboratorio, senza con ciò escludere che possa essersi iterata - more antiquo - una operositàgestuale, piuttosto che rituale, sulle sostanze e/o in ordine a operazioni specifiche, fondatasull'accezione magica del "ex operae operato", come dire: tanto faccio fuori di me e tanto perciòrealizzo dentro di me. Ma nei procedimenti nulla è di scientifico e neppure di coerente con lapratica artigiana, né con la sperimentazione di una qualche utilità. La Chimica e la Metallurgiadell'Alchimia hanno da essere correttamente considerate ed intese non alla lettera, se pur puòdarsi che sin da gli inizi siano anche state intese e fraintese, visto che nel IV secolo il filosofoCristianos avvertiva che la pratica altro non era se non un pretesto per l'esercizio dello spirito, enel VII secolo Stefano fermamente ammoniva a mettere da parte "la teoria materiale", poiché "lachimica leggendaria" è una cosa, ma "l'opera mentale segreta" un'altra, ed esortava: "nonpreoccupatevi dei fornelli materiali, di storte di vetro, di alambicchi, di flaconi e sublimati... ".Così distinguere fra un'Alchimia interna spirituale ed. una esterna o materiale è del tuttogratuito, poiché storicamente non esistono due specie siffatte; al più si. possono riscontrarenell'autentica operatività alchimistica, di ordine egizio, due stili di approccio e di conduzione: unopurista, di stretta osservanza, secondo il quale la Grande Opera di trasmutazione del "piombo"in "oro", nei suoi ingredienti, è assunta e mantenuta in tutto il processo, ed uno temperato, pernon dire minus quam, che pur nella consapevolezza del simbolismo si appoggia ad actum o adacta ad una certa gestualità di sostegno, in via simpatetica. Oggi, piuttosto che di Alchimia siparla di Ermetismo alchimico, per il fatto che ad un certo simbolismo strettamente chimico,fattosi desueto, come desueti diventano certi modi di dire - che in fondo sono modi di pensare -si è sostituito un simbolismo adeguato ai tempi, come d'altronde in tutta la storia dell'Alchimia,comunque rimanendo identica la tematica, la problematica, e cioè di sopravvivere in primis allamorte individuale ossia dell’IO" e "in secundis" di "unificare", grazie alla presa di coscienza dellaprofonda identità transpersonale dell'operatore (espressione moderna dell'"artifex") con ilPrincipio dei Principii, in lui medesimo... visto come "deus absconditus" - il dio nascosto".Abbiamo trascritto questo testo perchè, paroloni a parte, è tipico del modo di pensare di coloroche assimilano "sic et simpliciter" l'alchimia con l'ermetismo. Evola era invece ben consapevoledella differenza tra questi due termini. In un'intervista a G. de Turris "L'Iniziazione nel mondomoderno", riportata in appendice a "Testimonianze su Evola" si legge: "D: Mi fa piacere che lei pronunci alchìmia e non alchimìa.Evola: Dipende dunque da che cosa si mira: se uno fa dell'alchìmia o alchimìa; per fare l'oro,vale un detto noto, che dice che "per fare l'oro bisogna avere l'oro", e in qualche caso non èescluso perfino il fenomeno materiale, ma ciò presuppone una raggiunta dimensionetrascendente l'individuo. In quanto quindi l'alchìmia intesa in quel senso, i maestri alchemici...cene sono ermetici semmai, il che è un po' diverso". Naturalmente il nostro divulgatore rimprovererebbe ad Evola di dire alchemici anzichè alchimici.Dice infatti in un altro passo dell'opera citata : "Errore grossolano, comunque, l'aggettivoalchemi-co/a in luogo di alchimico/a, forma che sola deriva da Alchimia". E si dimentica così di ciò che egli stesso dice solo qualche riga prima: "D'altronde kimiya può anche collegarsi all'egizio ... chem (da "kmt" - nero) Gli egizi infattichiamavano la Valle del Nilo Kemi (la Nera) per il colore scuro dato dal limo del fiume, ... , tanto

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che si dicevano Remru Kemi, ossia uomini della (terra) nera... Allora la parola Alchimia (stanteAl come articolo determinativo) ben potrebbe significare la dottrina e pratica che viene dalla(terra) nera, cioè dall'Egitto". Vista la probabile derivazione di Alchimia da Kemi, perchè stupirsi che alchimico abbia comelegittima variante alchemico? Lo stesso autore deve infatti riconoscere: "in greco esisteva purela forma chemia". Ma lasciamo da parte questi discorsi linguistici e chiediamoci perchè Evolafaceva giustamente differenza tra maestri alchemici e maestri ermetici. Egli stesso siconsiderava studioso ermetico e "La Tradizione Ermetica" si intitola perciò la sua principaleopera sull'argomento. Correttamente non la intitolò "La Tradizione Alchimica", perchè in essanon si parlava, in senso stretto, di alchimia. La differenza tra alchimia e ermetismo è, per certiversi, analoga a quella tra massoneria operativa e massoneria speculativa. La massoneriaoperativa era legata all'esercizio del mestiere corrispondente, quella speculativa non lo è.Analogamente l'alchimia (checchè ne pensi il nostro divulgatore) era legata all'esercizio delmestiere di alchimista, mentre l'ermetismo non lo è. Tanto nella massoneria speculativa chenell'ermetismo i riferimenti al mestiere corrispondente sono limitati e affiancati da altri simboli didifferente provenienza, col fine iniziale di renderli adatti a persone che non esercitano ilmestiere. Inutile dire che l'allontanamento dal mestiere e perciò da una base simbolica concretae ben definita, costituisce un pericolo, perchè nelle mani di persone non all'altezza o dicontroiniziati è facile che il simbolismo divenga, col tempo, arbitrario, lussureggiante efuorviante. Quante stupidaggini si dicono al giorno d'oggi sull'alchimia, affermando di esserestudiosi di ermetismo? Occhi di Ifà: In effetti l'autore che citi, in un altro passo di quel libro, dice: "Se la metafora èquella traslazione retorica che manda da una immagine ad una idea (mentre l'allegoria è unametafora prolungata) il simbolo manda da una immagine a più idee, epperciò l'una e l'altro sonodi uso generale e consolidato nell'immaginario ermetico alchimico, che ricorre a simbologienumeriche (del 3, del 4, del 7, del 9, del 12 etc.) al simbolismo geometrico (del triangolo, delquadrato, del cerchio), al più svariato bestiario (drago, aquila, leone, corvo, colomba etc.) - nonmeno che ad anagrammi, ad acrostici - ove si assumono soltanto le iniziali delle parole di unafrase, a formare la parola -come pure a crittografie (tipi di rebus) e, dopo il Rinascimento, ami-temi (temi mitici) della mitologia pagana nella esposizione di Operazioni e Fasi dell'Opera,fermo il vocabolario chimico o metallurgico quale asse portante nel discorso sull'Alchimia quale"scienza che insegna a trasformare i metalli di una specie in metalli di un'altra specie"(Paracelso)". Inutile dire che l'alchimia propriamente detta non ha affatto bisogno di un similelussureggiante (per usare un tuo termine) e confusionario simbolismo, bastandole i simbolipropriamente alchimici. Esattamente come alla massoneria operativa bastavano e bastano isimboli architettonico-muratori. Le forme "speculative" delle arti e scienze tradizionali (el'ermetismo è una forma "speculativa" dell'alchimia) sono sempre pericolose, perchè ilproliferare sincretico dei simboli permette a ciarlatani e controiniziati... di dire ciò che vogliono,o, come oggi avviene di frequente, di scrivere un mucchio di libri, senza diresostanzialmente...niente. A differenza di Evola che, come rilevi giustamente, ebbe l'onestà diintitolare Tradizione Ermetica e non Tradizione Alchimica la sua opera, l'autore citato pretendedi parlarci de "L'Alchimia questa sconosciuta", non rendendosi conto che la sua puòconsiderarsi al più una interpretazione dell'ermetismo. Sarebbe, più o meno, come se qualcunoscrivesse un libro sulla massoneria speculativa e ingannasse poi i suoi lettori, intitolando l'opera"La massoneria operativa".

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VI) Iniziazione Cristiana e Antroposofia

6a) E' mai esistito un esoterismo cattolico?

di Occhi di Ifà

Talvolta, anche in relazione a membri del gruppo di Ur, si sente parlare di esoteristi cattolici (o dicattolici esoterici). Ad es. vengono definiti tali Guido de Giorgio (Havismat) e Nicola Moscardelli(Sirio o Sirius). E si dice anche che antroposofi come Girolamo Comi (Gic) e Corallo Reginelli(Taurulus) siano poi diventati esoteristi cattolici. Ma è mai esistito un esoterismo cattolico (o cattolicesimo esoterico)? Per poter rispondereaffermativamente, occorre rispondere alle seguenti domande:1) E' mai esistito un esoterismo cristiano ? (c'è chi dice di no, perfino tra i cristiani)2) In caso affermativo, è mai esistito un esoterismo cattolico, che possa distinguersi daaltre forme di esoterismo cristiano?Rispondere affermativamente alla prima domanda significa dimostrare che vi sono stati dei"maestri perfetti", come li chiama Kremmerz, che abbiano trasmesso un'iniziazione, aventecome simbolo centrale la figura di Cristo. Cercheremo di rispondere in futuro a tale domanda,occorrendo molto più che lo spazio di un messaggio.Per il momento, assumeremo, con beneficio di inventario, che tale esoterismo sia esistito eforse esista. Questa nostra assunzione provvisoria ci permette di parlare anche di esoterismocattolico? Il cattolicesimo si distingue ad es. dalla chiesa ortodossa, principalmente perchè:a) afferma che lo Spirito Santo "procede dal Padre e dal Figlio" (e non dal solo Padre);b) afferma l'esistenza del Purgatorio;c) proclama il dogma dell'Immacolata Concezione;d) proclama l'infallibilità pontificia.Si potrà affermare che esiste un esoterismo cattolico, soltanto se si riuscirà a dimostrare chetutte o alcune di tali caratteristiche peculiari del cattolicesimo siano state assunte quali simbolifondamentali di una qualche via iniziatica. In caso contrario, si dovrà ammettere (se si rispondeaffermativamente alla domanda n° 1) che esistono più exoterismi cristiani, ma un unicoesoterismo cristiano. In tale eventualità, il termine esoterista cattolico non avrà alcun significato,dovendosi più correttamente parlare di un esoterista cristiano che agisce in ambiente cattolico:ad es. in relazione a Comi e Reginelli non si potrà dire che essi sono passati all'esoterismocattolico, ma (se si considera l'antroposofia una manifestazione dell'esoterismo cristiano) sipotrà dire soltanto che essi, dopo aver agito in ambito antroposofico, sono passati ad agire in unambiente cattolico.

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6b)Esistono Prove Scritturali dell'Esistenza dell'EsoterismoCristiano?

6b1) Exoterismo ed Esoterismo

Occhi di Ifà: E' cosa arcinota agli studiosi delle religioni che esse, normalmente, hannopresentato e presentano un aspetto exoterico, che si rivolge a tutti gli aderenti ed un aspettoesoterico, più elevato, rivolto solo a chi è in grado di comprenderlo e praticarlo. Occorre dunquechiedersi, visto che è un quesito posto sia da cristiani, sia da non cristiani, se il Cristianesimooffre a riguardo le stesse possibilità delle altre religioni o se, per sua intrinseca anomalia, nonpresenti l'aspetto esoterico, ma solo l'exoterico.Cominciamo col portare la nostra attenzione sui seguenti brani tratti dai Vangeli e degli Atti degliApostoli:

Vangelo di Marco, IV, 10-12 e 33-34 [10]Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disseloro: [11]«A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto vieneesposto in parabole, [12]perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».

[33]Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello chepotevano intendere. [34]Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli,spiegava ogni cosa.

Vangelo di Matteo, XIII, 34-36[34]Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non inparabole, [35]perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca inparabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. [36]Poi Gesù lasciò la follaed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola dellazizzania nel campo».

Vangelo di Luca, VIII, 9-10[9] I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. [10]Ed egli disse: «A voi è datoconoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedanoe udendo non intendano.

Vangelo di Giovanni, XVI, 12-15.[12] Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; [13] quando peròsarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo,ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. [14] Egli mi glorificheràperché prenderà del mio e ve lo annuncerà. [15] Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; perquesto ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà.

Atti degli Apostoli, I, 3-5.[3]Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro perquaranta giorni e parlando del regno di Dio. [4]Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro dinon allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre«quella, disse, che voi avete udito da me: [5]Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece

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sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».

In questi brani viene innanzitutto differenziato l'insegnamento dato a "quelli di fuori" (gliexoterici) consistente unicamente nell'esposizione letterale delle parabole e l'insegnamento dato"in privato" o "in casa" ai soli apostoli e discepoli. Di questo insegnamento privato i Vangeliriportano solo le spiegazioni allegoriche e morali. Ma è tradizione da tutti riconosciuta (ChiesaCattolica inclusa) che esistesse un quarto livello di significato detto anagogico (= "traente inalto"), che, come indicano le stesse scritture, sarebbe stato alla portata degli stessi apostoli solodopo la "discesa" in loro dello Spirito Santo.

A riguardo, riproduciamo testualmente quanto dice il catechismo della Chiesa Cattolica(riportato nel sito http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s1c2a3_it.htm) :I sensi della Scrittura

115 Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il sensoletterale e quello spirituale, suddiviso quest'ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. Lapiena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta lasua ricchezza.

116 Il senso letterale. È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraversol'esegesi che segue le regole della retta interpretazione. « Omnes [Sacrae Sripturae] sensusfundentur super unum, scilicet litteralem – Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quelloletterale ». 138

117 Il senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, maanche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni.

1. Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimentise riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno dellavittoria di Cristo, e quindi del Battesimo. 139

2. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente.Sono stati scritti « per ammonimento nostro » (1 Cor 10,11). 140

3. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significatoeterno, che ci conduce (in greco: anà-ago) verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra èsegno della Gerusalemme celeste. 141

118 Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi:

« La lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere,il senso morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere ». 142

(138) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 1, a. 10, ad 1: Ed. Leon. 4, 25.

(139) Cf 1 Cor 10,2.

(140) Cf Eb 3,1–4,11.

(141) Cf Ap 21,1–22,5.

(142) Agostino di Dacia, Rotulus pugillaris, I: ed. A. Walz: Angelicum 6 (1929) 256.

Turba Philosophorum: Inevitabilmente, quando viene fondata una nuova religione, si tende adenfatizzare la differenza tra gli aderenti consolidati ("quelli che stanno dentro") e coloro chesemplicemente vengono fatto oggetto della nuova propaganda e che sono solo possibili nuovi

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aderenti ("quelli di fuori"). In questo caso la differenza tra "interni" ed "esterni" non indicaaffatto una differenza di livello spirituale, ma solo l'essere dentro o meno alla nuovareligione. L'ammissione dello stesso Vaticano che esista un significato anagogico, indicainequivocabilmente che non si tratta dell'esoterismo propriamente detto (mai riconosciuto econsiderato eretico dal Vaticano) ma di semplice misticismo.

6b2) "Cani e Porci"

Occhi di Ifà: Vi sono diversi altri passi dei Vangeli, nei quali le parole di Cristo alludono inmodo assai chiaro, all'insegnamento esoterico presente nella Chiesa di allora. Uno di questi, alquale altrimenti sarebbe difficile dare significato, è il seguente:

Vangelo di Matteo, VII, 6.[6]Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non lecalpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

Questo versetto si riferisce chiaramente ai destinatari dell'insegnamento, che, se è esoterico,cioè se, come dice la parola, è riservato a coloro che "sono dentro" alla cerchia iniziatica, nonpuò che essere dato selettivamente. Il cane è, tradizionalmente, un simbolo ambivalente. Da unlato, essendo carnivoro e dotato di forte istintualità, è associato alla concupiscenza egoica, chenon si cura degli altri: in particolare non disdegnando le carogne è associato con il regno delleombre e con gli inferi. Dall'altro, per questa sua familiarità con l'invisibile, è assunto comesimbolo di entità psicopompe, in grado di condurre e proteggere l'anima umana durante ilviaggio nel mondo "al di là". Nel versetto evangelico il simbolo è assunto nella prima accezionenegativa e viene perciò chiaramente indicato che la concupiscenza egoica costituisce una "nonqualificazione" per l'iniziazione. Questa frase evangelica fa definitiva giustizia di chi ritiene chel'insegnamento di Cristo non andasse mai al di là dell'ambito morale. Se così fosse non visarebbe motivo di escludere i concupiscenti, i quali anzi potrebbero trovar giovamento da uninsegnamento morale. Ciò è confermato dal seguente versetto evangelico:

Vangelo di Marco, VII, 26-29.[26]Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di originesiro-fenicia. [27]Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il panedei figli e gettarlo ai cagnolini». [28]Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto latavola mangiano delle briciole dei figli». [29]Allora le disse: «Per questa tua parola và, ildemonio è uscito da tua figlia».

In esso si afferma che l'insegnamento esoterico (il pane) è per gli iniziati (i figli), ma che leapplicazioni etiche (le briciole) di tale insegnamento possono essere dati anche ai non iniziati (icani).Anche il maiale è, per la tradizione, un simbolo ambivalente: per il suo aspetto floridorappresenta la fertilità e la ricchezza (la scrofa è simbolicamente associata alla Grande Madre);per il suo modo di mangiare e per la sua abitudine a rotolarsi nel fango è invece simbolo divoracitá, ingordigia, lussuria. Nei Vangeli è questo secondo significato a prevalere. Possiamoricordare a tal proposito l'episodio degli indemoniati di Gadara:

Vangelo di Matteo VIII, 28-32[28]Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, glivennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.[29]Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venutoqui prima del tempo a tormentarci?».

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[30]A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; [31]e i demònipresero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». [32]Egli disse loro:«Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta lamandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.

Qui dunque i porci appaiono come un involucro materiale gradito ai demoni. Sul significato delleperle ci illumina un altro passo evangelico:

Vangelo di Matteo 13, 45-46[45]Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; [46]trovata unaperla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Le perle preziose sono simbolo degli stati sovraindividuali, che sono tutti contenuti e sintetizzatinell'ultimo "il Regno dei Cieli". Non gettar perle ai porci significa dunque non offrire gliinsegnamenti relativi agli stati sovraindividuali a chi è ancora avido solo di cose materiali. I porci,infatti, credono che le perle siano qualcosa da mangiare, e vedendosi delusi, le calpestano coiloro piedi, e poi si rivoltano contro chi le ha gettate loro. Dare, senza discernimento,insegnamenti agli individui incapaci di apprezzarne il valore ha il solo effetto che essi lisminuiscano al livello della loro stessa insipienza ("le calpestino"), deformando le più elevateverità in idolatria, superstizione e fanatismo, che viene rivolto non di rado proprio contro chi hacomunicato loro quegli insegnamenti ("si voltino per sbranarvi"). Tale stato di avidità, peraltro, non è una condizione necessariamente definitiva, come indica laparabola del "figliuol prodigo":

Vangelo di Luca XV, 14-2014Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò atrovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione,che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube chemangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quantisalariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò eandrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19non sono piùdegno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminòverso suo padre.

E' dunque grazie a quell'esperienza, cioè essere guardiano dei maiali, e perciò fare i conti conciò che i maiali simboleggiano, che il figliol prodigo prenderà la decisione di ritornare alla "casadel padre".

Turba Philosophorum: Quel che dici dimostra soltanto che veniva fatta differenza tra i noncristiani e i cristiani e, in questo secondo ambito, tra semplici fedeli e mistici. Tu stesso,trattando dei simboli del cane e del porco, hai indicato alcuni loro diversi significati. Come mai,se si fosse trattato di reale esoterismo, è sempre stato scelto dai cristiani il significatopeggiorativo e moraleggiante?

6b3) La "Porta Stretta" e la "Cruna dell'Ago"

Occhi di Ifà: Continuando ad esaminare i passi evangelici, nei quali è palese il riferimentoall'esoterismo, ci imbattiamo in un simbolo inequivocabile: quello della "Porta Stretta":

Vangelo di Matteo, VII, 13-14.[13]Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce allaperdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; [14]quanto stretta invece è la porta eangusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

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Vangelo di Luca, XIII, 23-3023Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: 24«Sforzatevi dientrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussarealla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnatonelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da mevoi tutti operatori d'iniquità! 28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo,Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29Verranno da oriente eda occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Edecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

La porta è dichiarata stretta, perché tutti coloro, che hanno un io ancora gonfio delle suepresunzioni, non vi passano. La via poi è angusta perchè irta di difficoltà e di tentazionispirituali.Dante, nella Divina Commedia, fa uso della medesima simbologia. In Inf., V, 19-20 Minosse ammonisce Dante con la seguente frase: "guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!"E nel Purgatorio si legge:"Noi salavam per entro ‘l sasso rotto,e d’ogne lato ne stringea lo stremo…" (Purgatorio IV, 33)

…ma quinci e quindi l’alta pietra rade (Purgatorio XII, 108).

Simbolo equivalente a quello della Porta Stretta è il simbolo della "Cruna dell'Ago":

Vangelo di Matteo, XIX, 23-26[23]Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regnodei cieli. [24]Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un riccoentri nel regno dei cieli». [25]A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi sipotrà dunque salvare?». [26]E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo èimpossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Vangelo di Luca XVIII, 24-27[24]Quando Gesù lo vide, disse: «Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrarenel regno di Dio. [25]E' più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per unricco entrare nel regno di Dio!». [26]Quelli che ascoltavano dissero: «Allora chi potrà esseresalvato?». [27]Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

Il "ricco", come si è già detto non è che l'ego gonfio delle sue presunzioni, che spiritualmentesono solo di impaccio. Questi versetti chiariscono che, se nell'uomo vi fosse solo ciò che èumano e individuale, qualsiasi realizzazione spirituale sarebbe semplicemente impensabile. Manell'uomo vi è una "scintilla divina", come la chiamerebbe Eckhart, alla quale tutto è possibile. E'infatti al "Dio in Noi" (Emmanuel) che Cristo sta facendo riferimento. L'Emmanuel, di cui Cristo èperfetta umana manifestazione (Vero Dio e Vero Uomo) è perciò il bifronte guardiano dellaJanua.

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Cristo Bifronte

Turba Philosophorum: Il parallelo con Dante è fuorviante, giacchè egli è tra coloro - e sonomolti - che hanno cercato di tener viva la fiamma dell'esoterismo pagano anche durante i secolibui del cristianesimo. Ovviamente, spesso, per riuscirci senza danno per la propria incolumità,hanno dovuto servirsi dei simboli stessi del cristianesimo, donando loro dei significati che per lachiesa mai ebbero. Infatti, il senso della "porta stretta" e della "cruna dell'ago" è tranquillamentespiegato da qualunque sacerdote cristiano, senza minimamente ricorrere all'esoterismo eneppure al misticismo, ma in riferimento alla comune religiosità. Lo stesso simbolo del CristoBifronte, segnalato da Charbonneau-Lassay, non è preso di peso dal simbolismo di Giano?

6b4) Il "Deposito"

Occhi di Ifà: Soprattutto nelle Epistole di S. Paolo a Timoteo, vi sono diversi riferimenti ad undono spirituale che viene conferito dagli "anziani", per imposizione delle mani, una voltaaccertate, anche in modo extranormale ("per indicazione di profeti") certe qualificazioni. Essocostituisce un "deposito", che va poi trasmesso ad altri con prudenza, pena l'impuritàdell'incauto iniziatore. Tutti termini indicatori di ciò che, con altre parole, viene comunementedefinita "tradizione iniziatica".

I Timoteo, IV, 14.Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti,con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.

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I Timoteo, V,22Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Conservatipuro!

I Timoteo, VI, 12.Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei statochiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

I Timoteo VI, 20-21.[20] O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddettascienza, [21]professando la quale taluni hanno deviato dalla fede. La grazia sia con voi!

II Tlmoteo, I, 13, 14.[13]Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono inCristo Gesù. [14]Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.

II Timoteo, II, 1-2.[1]Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù [2]e le cose chehai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano ingrado di ammaestrare a loro volta anche altri.

Turba Philosophorum: Ancora una volta si deve rilevare che termini come “Anziani” o“Deposito” possono benissimo spiegarsi in senso religioso-exoterico, come fa la chiesacomunemente.

6b5) Il Battesimo "Uno e Trino"

Occhi di Ifà: In origine, il battesimo di Cristo, a differenza di quello di Giovanni Battista, non erasolo un battesimo "in acqua", ma anche un battesimo "in Spirito Santo" e "in fuoco":

Mt. 3, 10-12Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero, dunque, che non fa buon frutto si tagliae si getta nel fuoco. Io vi battezzo in acqua per la penitenza, ma colui che viene dopo di me èpiù potente di me; ed io non sono degno neanche di portargli i sandali. Egli vi battezzerà inSpirito Santo e fuoco: nella sua mano tiene il ventilabro e purgherà la sua aia, e raccoglierà ilsuo grano nel granaio; brucerà, invece, la pula con un fuoco inestinguibile” .

Non si tratta tuttavia di tre battesimi, come a volta si sente dire, ma di tre aspetti di un unicobattesimo, come indica categoricamente S. Paolo:

Ef. 4: 5-6[5]un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. [6]Un solo Dio Padredi tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed èpresente in tutti.

Si tratta di un passo importantissimo, oltre che per l'affermazione sul battesimo anche per laconcezione di una divinità che agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti, concezione bendiversa da quella del "Dio personale", poi venuta a prevalere nel cristianesimo exoterico.Anche dopo il periodo apostolico, nei primi quattro secoli della chiesa, l'unico rito di iniziazionecristiana consisteva in tre atti successivi: l'immersione, l'imposizione delle mani, e lapartecipazione all'eucaristia. Un eco del "triplice battesimo" si ha ancora oggi ad es. nella chiesa ortodossa, secondo la qualebattesimo, cresima e comunione devono essere amministrati contemporaneamente, con l'unica

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sostituzione dell'imposizione delle mani con l'unzione. Nella chiesa ortodossa, il battesimo èvalido solo per triplice immersione. La chiesa romana, dopo il sec. XIII, ha sostituito il battesimoper "immersione" con quello per "aspersione" e, dopo il Concilio di Trento (1543-1563), haposticipato l'amministrazione della Cresima al momento in cui il bambino raggiunge l'età dellaragione e può dare una conferma personale della fede.Uno dei motivi per cui il battesimo veniva effettuato per immersione è che andare sott'acquasimboleggia andare nella tomba, immedesimandosi nella morte di Cristo e realizzando lapropria "morte" alla vita precedente di peccato e ignoranza. Uscire dall'acqua corrispondevaperciò ad una "seconda nascita", prefigurazione di una futura completa resurrezione:

Rom. 6:3-5"O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella suamorte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perchécome Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamocamminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una mortesimile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione".

Tale tipo di battesimo faceva parte di quelle tecniche iniziatiche, che si servono di una sorta di«anticipazione della morte» tramite l'uso misurato dell'asfissia. Esso dunque andava fatto nonalla nascita, ma alla "nuova nascita", cioè quando, volontariamente si era deciso di seguireCristo "in novità di vita". In origine perciò non si iniziavano bambini, uso che si diffuse dopo il VIsec.

L'imposizione delle mani era lo stesso rito che S.Pietro attuò sui samaritani per conferire loro loSpirito Santo (At 8, 14-117) e il gesto compiuto da S.Paolo ad Efeso quando «impose le mani»sui discepoli di Giovanni Battista (già perciò battezzati in acqua) donando loro lo Spirito Santo;infatti quelli dopo l'imposizione «si misero allora a parlare in lingue e a profetizzare» (At 19, 1-7).

L'importanza di battezzare, oltre che in acqua, anche nello spirito è chiaramente indicata daGesù e ricollegata alla seconda nascita:

Giovanni 3:1-8"C'era fra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù di notte,e gli disse. - Rabbi, sappiamo che sei un Maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segniche tu fai, se Dio non è con lui - Gli rispose Gesù: "in verità, in verità ti dico, se uno non rinascedall'alto, non può vedere il regno di Dio ". Gli disse Nicodemo: "Come può un uomo nascerequando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?"- Gli ripose Gesù: "In verità, in verità ti dico se uno non nasce da acqua e da spirito, non puòentrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo spirito èspirito".

Come si può notare qui Gesù parla di due soli battesimi quello con l'acqua e quello con lospirito. Ciò si deve al fatto, che il battesimo con lo spirito ha, a sua volta, due aspetti: ilbattesimo con l'aria e quello con il fuoco:

Il battesimo con l'aria è il gesto che il Cristo risorto compì sui discepoli la sera di Pasqua: «Idiscepoli gioirono a vedere il Signore... Egli soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo!»(Giovanni 20,20-22).Il battesimo con il fuoco avvenne, invece, nel giorno di Pentecoste:Atti degli Apostoli 2:1-4[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.[2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempìtutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e siposarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono aparlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.

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Come si può notare, i tre aspetti del battesimo originario si ricollegano al simbolismo delle trelettere madri dell'antico alfabeto caldeo (poi ereditato dagli ebrei): mem legata all' acqua, nontanto nel senso di "elemento", bensì di tendenza discendente (tamas o nigredo); aleph legataall'aria, nel senso di tendenza espansiva (rajas o rubedo); shin legata al fuoco nel senso ditendenza ascendente (sattva, albedo). Come è intuibile dallo stesso attributo di "madri", questelettere sono quelle più direttamente connesse alla "seconda nascita", ed anche quelle chepresiedono alle tre fasi dell'opus realizzativo.

Turba Philosophorum: Affermare che Dio è in ogni luogo, e perciò anche in noi, èaffermazione che fanno anche i teologi personalisti e il comune catechismo - non discuto qui seciò sia coerente o meno - e non è perciò indice di una concezione esoterica della Divinità. Che battesimo, cresima e comunione inizialmente costituissero un unico sacramento nondepone per la loro esotericità. Anche il fatto che venissero conferiti unicamente agli adulti indicasoltanto che si riteneva importante una scelta volontaria nell’aderire ad essi. Le tre lettere madricaldee, esattamente come i tre guna che giustamente dici loro corrispondono, presiedono aqualunque processo che avvenga in Natura (Prakriti - la Grande Madre) e non solo alla rinascitainiziatica, la quale peraltro non può prescindere dal Corpo Solare (Purusha), che non è soggettoai tre guna.

6b6) La Resurrezione

Occhi di Ifà: Come è noto Ermete è "Tre volte grandissimo" (Trismegisto) quando, grazie al"grano d'oro" originariamente in suo possesso (Corpo solare), ha trasmutato in oro il Mercurio(Corpo mercuriale), l'Argento (Corpo lunare) e il Piombo (Corpo Fisico). Lo stato di perfezionecorrisponde dunque alla trasmutazione finale del corpo fisico che, vincendo definitivamente lamorte, "risorge". Questo concetto di resurrezione è presente già nell'Antico Testamento. Giobbeesprime la sua fede nella risurrezione della forma corporea, tramite queste parole: "Ora, quant’èa me, io so che il mio Redentore vive, e che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere; equantunque, dopo la mia pelle, questo corpo sia roso, pur vedrò con la mia carne Iddio; il qualeio vedrò, gli occhi miei lo vedranno, e non un altro…" (Giob. 19:25-27).La speranza di Isaia fu identica: "Risorgeranno i morti e si sveglieranno quelli che sono neisepolcri" (Is. 26:19).Daniele, da parte sua, afferma: "Allora risorgeranno quelli che sono nella polvere della terra:questi alla vita eterna, questi altri invece alla vergogna e alla confusione eterna" (Dan 12:2).Ed Ezechiele: "Ecco, io aprirò i vostri sepolcri e vi trarrò fuori dai vostri sepolcri" (Ez 37:12).Quando avverrà tale resurrezione? Su questo punto, exoterici ed esoterici, generalmente,affermano cose ben diverse. Gli exoterici ritengono che si tratti di qualcosa che avverrà in unaipotetica "fine del tempo". Si tratta di una concezione assolutamente contraddittoria, perchèequivale ad affermare la scomparsa del mutamento e quindi di ogni forma di volontà (divinainclusa) che si manifesta proprio attraverso il mutamento. Gli esoteristi sanno invece che, se siva indietro nel tempo, non si trova alcun inizio del divenire e che, se si va avanti, non è possibiletrovare alcuna fine. Possono perire pianeti, stelle e galassie, interi mondi fisici e iperfisici, mamai il divenire nel suo complesso. Quando, in un testo sacro, si afferma, usando il verbo alpassato, che una certa cosa "è avvenuta in illo tempore" (ad es. la 'creazione') si intendesempre che quel qualcosa si realizza nel tempo inteso quale eternità e che perciò si verifica inogni istante. Quando invece si afferma, usando il verbo al futuro, che una certa cosa "avverrà inillo tempore", si intende sempre che essa si verifica nel tempo necessario alla realizzazioneinteriore, che è diversissimo per ciascuno. La realizzazione spirituale non pone fine al tempo eal mutamento, impedisce solo di essere trascinati, più o meno passivamente, dall'eterno flussodel divenire. Dunque divenire e realizzazione non sono due cose diverse, ma due modi diversidi vivere la medesima cosa. Il momento della resurrezione è dunque quello (diverso per ciascunrealizzato) nel quale si passa dall'uno all'altro modo di esistenza. La differenza tra la concezioneexoterica e quella esoterica venne messa in evidenza proprio da Cristo. Nel racconto della

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morte di Lazzaro, Gesù disse: "Tuo fratello resusciterà". L’immediata risposta di Marta, sorelladi Lazzaro, mostra che quella speranza, exotericamente intesa, fosse a lei nota: "Gli risposeMarta: So che risusciterà nell'ultimo giorno" (Giov. 11:23,24). Cristo invece dimostrò, come ènoto, che quella possibilità era reale proprio in quel momento. Naturalmente il corpo risorto diLazzaro non poteva essere incorruttibile, perchè la resurrezione era stata operata per miracoloaltrui (di Cristo), mentre l'autentico corpo di resurrezione, traendo energia unicamente dalproprio spirito, esige esser prodotto dall'adepto, operando su se stesso. Cosa che Cristodimostrò con la sua resurrezione.Vi è qualche indizio su come sia il "corpo di resurrezione"? Nel vangelo di San Marco, 12:18,27c'è il seguente passo:"I Sadducei, che dicono non esserci Resurrezione, vennero presso Gesù e gli chiesero: -Maestro, ecco quanto Mosè ci ha prescritto se qualcuno muore lasciando una moglie senzaaver avuto figli; il fratello di costui ne sposerà la vedova e darà una discendenza a suo fratello.Ora, c'erano sette fratelli, il primo si sposò e morì senza lasciare discendenti; il secondo presein moglie la vedova e mori anch'esso senza figli; così fu per il terzo ed i successivi; infattinessuno lasciò dei discendenti. Alla fine morì anche la donna. Alla Resurrezione, a quale deifratelli andrà la donna, dato che tutti e sette l'hanno avuta per moglie? - Gesù rispose: - Nonsiete forse nell'errore perché non comprendete né le scritture, né la potenza di Dio? Infatti, allaResurrezione dei morti, gli uomini non prenderanno moglie, né le donne marito, ma sarannocome angeli nei cieli. Per ciò che riguarda la Resurrezione dei morti, non avete letto nel libro diMosè a proposito del roveto come Dio gli parlò dicendo: - Io sono il Dio di Abramo, il Dio diIsacco e di Giacobbe? Non è un Dio dei morti, ma dei viventi, voi siete in grande errore." Il paragone è quindi con un corpo angelico, che di solito è descritto come invisibile all'occhioumano e tuttavia in grado, all'occorrenza, di rendersi visibile. Che si tratti di un corpo spirituale èconfermato da S.Paolo: "...così pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile,e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile, e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscitapotente; è seminato corpo naturale, e risuscita corpo spirituale" (1 Cor. 15:42-44).E' proprio la capacità di rendersi visibile al comune occhio umano che differenzia il vero corpo diresurrezione (corrispondente alla trasmutazione del "piombo") dallo stadio immediatamenteprecedente di realizzazione (trasmutazione dall'argento) che, non investendo ancora il corpofisico, permette di apparire agli altri, solo quando essi sono in stati analoghi al sogno. Questa apparizione visibile è spesso accompagnata dal fenomeno della "prosopopesi", cioèdalla capacità di mutare più o meno sensibilmente le proprie sembianze, così da non esserericonosciuti. In Giovanni 20:14-17 si narra dell'apparizione di Gesù a Marta di Magdala e si dicefra l'altro:

[14] Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. [15]Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse il custode delgiardino, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò». ..."

In Giovanni 21:4-6 si narra un fenomeno analogo: "[4] Quando già era mattina, Gesù sipresentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. [5] Allora Gesù disse loro:«Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». [6] Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal latodestro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per ilgran numero di pesci.

Il corpo spirituale può "entrare" anche in luoghi chiusi: " La sera di quello stesso giorno, che erail primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli pertimore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» " (Giovanni20:9)

Il corpo di resurrezione può rendersi indistinguibile, anche al tatto, da un comune corpo fisico:[26] Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesùvenne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» [27] Poi disse aTommaso: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non

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essere incredulo, ma credente». [28] Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» [29] Gesùgli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hannocreduto!» ((Giovanni 20: 26-29).

I riferimenti evangelici all'esoterismo, non ancora esaminati, sono veramente numerosi ed unesame approfondito richiederebbe troppo tempo. Per ora mi sono limitato, pertanto,all'essenziale.

Turba Philosophorum: Condivido in gran parte quello che dici sull’ermetismo e sul divenire.Tuttavia, citare l’Antico Testamento non risolve il problema, perché semmai apre quello dellacosiddetta tradizione ebraica e delle sue origini e di quanto quella cristiana ne sia erede.Riguardo alla resurrezione di Cristo, i cristiani non la spiegano certo con l’esoterismo, ma con lasua asserita divinità, tanto che neppure i suoi primi discepoli seppero ripetere l’impresa. Anchela cosiddetta resurrezione dei corpi “alla fine dei tempi” non viene spiegata esotericamente, masemplicemente con la volontà di Dio. Apprezzo i tuoi sinceri tentativi di donare al cristianesimoun esoterismo, ma a che pro? Le gerarchie cristiane -salvo rarissime eccezioni- aborrono datutto ciò che ricorda loro il paganesimo ed espressione di questo è per loro l’esoterismo. Onde,prima di te, non poterono non fallire nell’impresa: i Templari, i Fedeli d’Amore, i Rosacroce,Eliphas Levi, i Martinisti, Leadbeater e la Besant, Rudolph Steiner e tanti altri. Noi e la chiesaconcordiamo in una cosa: nell’affermare che l’esoterismo è pagano e che perciò ilcristianesimo non lo ha mai posseduto.

***

6c) L'Antroposofia

6c1) Evola e Steiner

Massimo: Premetto che ho grande stima per l'imponente opera complessiva di J.Evola; tuttaviacon qualche riserva. Una di esse riguarda il poco convincente apprezzamento evoliano, permetà negativo, dell'altrettanto imponente opera di R. Steiner. Il prof. Renato del Ponte, checerto nessuno potrà mai accusare di parzialità nei confronti del suo maestro Evola, scrivenell'opera "Evola e il Magico Gruppo di Ur" (ediz. SeaR 1994 p. 58 nota 45): " La posizione diEvola nei confronti di Steiner e dei suoi discepoli da una parte e del suo pensiero dall'altrasembra presentare qualche contraddizione, dal momento che, pur pronunciandosi in manieranetta contro l'antroposofia (ad esempio in Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo:ma in modo da non soddisfare R. Guénon - cfr. "Le Voile d'Isis", 1932, p. 658), ha dimostratotalvolta una certa simpatia per l'autore dell'Iniziazione, sì che due fotografie di R. Steinerfigurano in Sintesi di dottrina della razza (1941), intervallate dalle foto dei due duchi d'Aosta, fraquelle di chi appare dotato di 'elemento solare' in una 'direzione ascetica' e tale da 'far presagiredelle forme d'illuminazione e un potere di penetrazione spirituale'. D'altronde, nelle riedizioni diIntroduzione alla Magia del 1955-56 e 1971 Evola non soppresse la maggior parte dei contributidei collaboratori steineriani". Cerchiamo di capire, documenti alla mano, i motivi reali di una tale contraddizione. Scrive Evolain "Imperialismo Pagano" (Roma, 1928, p. 41) in relazione alla figura del 'Dominatore': "Eccodunque che siamo portati ad un piano più sottile, ove l'azione e il dominio si esercitanomediante idee. Idee - si badi - non come nozioni astratte, ma invece come idee-forza, come miti(nel senso sorelliano), cioè come principi volti a destare energie, movimenti e correnti socialiattraverso le varie suggestioni morali, emozionali, di credenza, di tradizione, ecc. che esse sonocapaci di esercitare sulle masse. Ma qui debbono restare fermi due punti base; in primo luogo, ilDominatore deve restare signore delle varie idee o miti, non deve, credendovi, subirne eglistesso la suggestione, divenendo un ossesso, uno schiavo degli spiriti che ha evocato; nondeve riconoscere ad esse un qualunque valore assoluto - ma deve invece assumerle

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freddamente come mezzi, come strumenti fascinatori con cui, presso ad una precisa scienzadella psicologia delle folle, eserciterà quelle influenze che vuole, destando e dirigendo le forzecieche delle collettività associate. Il secondo punto si connette al primo, e consiste nelcomprendere il lato assolutamente positivo di questa nostra attitudine, che va di là sia dallaideologia della forza pura, sia dall'idealismo dei 'valori', degli. 'immortali principi', ecc.. Che laforza puramente materiale non basti a sè stessa, che essa sarà sempre strumento di idee -questo è semplicemente un fatto da constatare. Senonchè, da un punto di vista positivo, all'ideanon si può nè si deve dare altro valore fuor di quello che le risulta appunto da questo fattoconstatato, cioè valore di principio suggestivo, misurato dale sue conseguenze pratiche. L'idea -in altre parole - ha valore in quanto agisce e finchè agisce: non perchè è 'buona', 'giusta', 'vera',ecc.; tutto ciò non è che nebbia rispetto alla sua realtà di idea-forza. Controllare i 'potenzialisuggestivi' di cui sono caricate le varie idee, dosarli, combinarli, usarli, scaricarli o sospenderli,questa è un'arte superiore, invisibile e terribile di dominio che, resa cosciente, comunica, comesi dirà, con la magia".Lasciamo per ora impregiudicato il reale valore metafisco-magico, nonchè etico di questo brano.In questo momento siamo interessati invece a scoprire se Evola fece concretamente uso diqualche "idea-forza", cioè adoperò qualche idea a prescindere, come lui dice, dal fatto che essasia "buona", "giusta" o "vera". Sicuramente lo fece almeno in una occasione, perchè lo ammetteesplicitamente lui stesso. Premettiamo che, nel numero 6-7 (Giugno-Luglio 1925) della rivistaIgnis, Evola rivolse la prima critica all'opera steineriana nel saggio intitolato "Che cosa vuolel'antroposofia di R. Steiner". Non molto tempo dopo, in una lettera del 1926 indirizzata all'amicoe poeta Arturo Onofri, così Evola spiega il suo atteggiamento: "Quando più che altro ero presodalla elaborazione filosofica di ciò che voglio, ho esaminato le dottrine dello Steiner concuriosità e niente affatto con acrimonia, prova ne sia l'intervento alle vostre riunioni e le citazioninei miei libri. E' soltanto in questi ultimi tempi in cui, in circostanze non troppo ordinarie, sonovenuto a constatare di fatto che cosa sia veramente iniziazione e sapienza iniziatica, che l'operadello Steiner mi si è svelata nel suo senso ultimo e nella sua radicale decadenza, e quasi undovere - quando ne riconoscessi - ho allora sentito nel reagire, nel colpire e nello smascherare.Mi si dice ora, che le mie critiche sono parziali: lo so, e non me ne importa. Chi si sente sullabreccia, chi è giunto a percepire quali forze spirituali siano oggi in lotta senza quartiere affinchél'Occidente prenda una direzione o un'altra opposta, non ha né il diritto, né il tempo di essereimparziale. Noi dobbiamo assolutamente finirla con il cristianesimo, epperò il tentativosteineriano di infiltrarlo subdolamente nella compagine tradizionale dell'esoterismo vacombattuto senza pietà e con tutti i mezzi - anche se il pericolo che oggi presenta è più chetrascurabile. Per converso, tutto ciò che volge verso il polo opposto, deve essere esaltatotrascurando tutto il negativo da cui, per varie contingenze, sia intriso".L'uso della critica a Steiner come idea-forza, che se ne infischia dell'imparzialità, perchè vuolesbarazzarsi per sempre del cristianesimo è dunque ammessa, senza possibilità di equivoci,dallo stesso Evola. Ma le sorprese non finiscono qui. Ci sarebbe stato da aspettarsi, dopo ilsaggio critico pubblicato su Ignis (1925) e dopo le motivazioni addotte agli amici steinerianicome Onofri (1926), che Evola prendesse definitivamente le distanze dal movimentoantroposofico. Ma come tutti sanno non fu così. Infatti alla rivista Ur (1927-28) collaborò unaforte componente steineriana, che divenne decisamente preponderante dopo la lite di Evola conReghini e Parise, cioè nella rivista Krur (1929). A quersto punto è opportuno prendere inconsiderazione due documenti presenti nell' Archivio di Stato a Roma. Il primo di essi è datatoRoma 23 marzo 1929 e proviene dall'ufficio provinciale di investigazione politica di Napoli. Essoriferisce in merito al diverbio tra Evola e Reghini, aggiungendo le seguenti notizie, riguardantil'argomento di cui ci stiamo occupando: "L'impressione generale era che l'Evola non aveva agito per conto proprio, ma che da pochesettimane andava svolgendo opera di fiancheggiamento di un servizio politico per un certocentro di difesa della Compagnia di Gesù. Oltre che un servizio informativo privato del Reghini,faceva supporre ciò il carattere che va assumendo la rivista "Krur" verso il cristianesimo,carattere favorevole, in contrasto con le precedenti affermazioni anti-cristiane dello Evola, conuna tendenza sui generis verso la Società Antroposofica, di origine austriaca, fondata da RudolfSteiner a Dornac. Nuovo redattore del "Krur" è ora il dottore in medicina Giovanni Colazza

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(abitante al Corso d'Italia) che firma col pseudonimo di Breuno [sic]. Lo Steiner, morto qualcheanno fa, ha lasciato vuoto il posto di Gran Maestro a Dornac. Una delle accuse lanciate controquest'associazione Massonica-Cristiana-neoplatonica è, che essa sia un aspetto profano dellaCompagnia di Gesù. II Colazza è il capo dell'antroposofia in Roma, e pare che l'Evola pensi diimpadronirsi della Società in Italia. [...] In merito dell'Evola suppongo che agisca per mireinconfessabili, e che queste, gli siano suggerite da quegli elementi stessi che hanno sollecitato ilsuo avvicinamento alla Società Antroposofica. E a tale riguardo ricordo che codestaassociazione in tempo non sospetto fu sospettata da [omissis] di connivenza con la Compagniadi Gesù".E' facile, nonostante lo strafalcione, riconoscere in "Breuno" il "Breno" della rivista Krur. Il 27maggio 1929, come si sa, il Concordato tra Stato e Chiesa coronò l'avvicinamento, già datempo in corso, tra fascismo e chiesa cattolica. Evola comprese che il suo Imperialismo Pagano(variante di quello di Reghini e uscito appena l'anno prima) era divenuta un' idea-forza in nettocontrasto con gli avvenimenti storici e perciò non più tale da potersi affermare facilmente. Da quiil suo moderarsi nei confronti delle associazioni cristiane e il suo tentativo di assumere unaposizione di rilievo nel movimento antroposofico romano, per poi giungere eventualmente asuccedere a Colazza. L'ipotesi iniziale di una combutta con La Compagnia di Gesù, vennesmentita da successive indagini della polizia politica, che portarono ad identificare la verasocietà, con amicizie in ambito antroposofico, a cui Evola era interessato. Ciò è chiaramenteespresso dal 2° documento, un appunto della Divisione Polizia Politica datato 3 marzo 1930. Inesso si dice: "E' da notarsi l'atteggiamento assunto dal foglio letterario "La Torre" diretto dal barone JulesEvola, occultista e filosofo (ex appartenente alla redazione del Mondo e tuttora in ottimi rapporticon numerosi antifascisti). L'Evola ha iniziato dalle sue riviste, prima "Krur" ed ora "La Torre"una specie di propaganda per l'imperialismo tedesco. Questo fatto è avvenuto dopo un viaggiofatto dall'Evola in Austria e in Germania, viaggio che egli dichiara di aver compiuto di nascostoattraversando il confine senza passaporto e nel quale egli avrebbe avuto modo di incontraremolte persone della setta politica religiosa "Illuminati", setta imperialista e nel cui Consiglio dei 7erano compresi il Kronprinz e la signora Krupp. Ora questa setta, che ha legami politici edintellettuali con la setta svizzera degli Steineriani (di cui l'Evola è rappresentante per l'Italia)cercava di avere in Italia un agente generale disposto a lavorare con articoli di propaganda econ l'opera di propaganda e con "opera informativa" (spionaggio intellettuale e in parte politico)a favore dell'imperialismo tedesco per difendere il quale gli "Illuminati" hanno creato inGermania "Gli elmetti d'acciaio". L'Evola attraverso gli Steineriani sarebbe entrato in rapportocon gli "Elmetti" e forse in pari tempo con il Consiglio dei 7 e degli "Illuminati" e dal suoatteggiamento si può vedere che gli "Illuminati" hanno trovato il loro agente e il loro giornale inItalia."Come si può notare, Evola, pur non essendo ovviamente riuscito (come avrebbero potuto gliantroposofi dimenticarsi delle sue critiche a Steiner?) a soppiantare una personalità eccezionalecome Colazza, aveva tuttavia potuto presentarsi in Austria e Germania con le credenziali dirappresentante del movimento antroposofico italiano.Da parte nostra se abbiamo stima di quella parte dell'opera evoliana, che deriva da effettivorigore logico, vale invece per noi come inesistente, tutto ciò che, come la critica a Steiner,essendo palesemente mera idea-forza, venne adoperata da Evola con troppa spregiudicatezza,per potergli noi annettere un qualche effettivo valore metafisico. Faremo un unico esempio, inriferimento al problema dell'iniziazione. Ciò che Steiner definisce "autoiniziazione" equivale a ciòche nello schema kremmerziano dell'iniziazione viene chiamato "iniziazione mediante riti" (siveda quanto dice Abraxa). Cioè si tratta di una iniziazione virtuale, da attualizzarsi medianteopportune pratiche fornite da Steiner stesso. Evola gioca sull'equivoco del termineautoiniziazione, senza neanche preoccuparsi (cosa insignificante, secondo lui, pur di affermarela sua idea-forza) del reale significato di quel termine. Ciò non gli impedì, a partire dall'edizione1955-56 di Introduzione alla Magia, di inserire nel vol. III una monografia, intitolata Liberazionedelle Facoltà, dove riporta una traduzione dal tedesco di uno scritto, in un primo tempo risevato,di R. Steiner (senza minimamente citarlo), aggiungendo un commento fatto, in una conferenzadel 1940, da Colazza (senza citare neppure lui).

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Cogliamo l'occasione per esprimere tutto il nostro apprezzamento a quegli studiosi evoliani,presenti in questo forum, a cominciare dal moderatore, che parlano di Steiner, considerandoloper ciò che effettivamente ha detto ed "ex novo", mettendo da parte etichettature vecchie eprobabilmente senza reale fondamento.

EA: Concordo con Massimo nel giudicare inopportuno pubblicare anonimo il saggio"Liberazione delle Facoltà". Sarebbe stato preferibile inserirlo, ma firmandolo con lopseudonimo di Leo, così come era stato fatto per le altre trascrizioni degli insegnamenti orali diColazza e citando almeno in nota che erano insegnamenti steineriani.Ma perchè Evola riteneva così importanti gli insegnamenti contenuti in quel saggio? Scopodell'iniziazione non è tanto quello, come a volte sbrigativamente e impropriamente viene detto,di "innestare" nell'individuo un quid sovraindividuale prima inesistente, perchè ciò equivarrebbepiù o meno a identificare l'iniziazione con una forma sui generis di "possessione" provocata. Lavera finalità dell'iniziazione è invece la rimozione di quei vincoli che impediscono larealizzazione iniziatica e, contemporaneamente o successivamente, la realizzazione stessa.Correttamente Massimo ha indicato come sia Kremmerz, sia Steiner abbiano scelto di utilizzareprevalentemente "l'iniziazione mediane riti". Come ha già accennato Abraxa in un precedentemessaggio, questo termine non deve indurre in errore. Non si tratta, come in Massoneria, di ritieffettuati dal maestro sul neofita. Nella terminologia kremmerziana indica, invece, unainiziazione virtuale, consistente nell'assegnare (in modo del tutto informale) al neofita dei riti,cioè delle pratiche che, se correttamente effettuate, renderanno l'iniziazione effettiva. Se esaminiamo i due riti iniziatici dati da Kremmerz, notiamo che nel rito di NovembreKremmerz prescrive: "Nei ventotto giorni della luna, pregare col cuore la volontà intelligente delmondo che vi faccia degno di entrare nello studio delle leggi secrete dello spirito umano e guidaa voi stesso sia la vostra intelligenza, che da voi si allontanino tutte le creature spiritualiimperfette, tutte le ottenebranti e quelle che influiscono sui vostri sensi". Per il rito di Marzo egliinvece dice: "Invocare la Forza che fa ritornare il sole in Ariete e che ridona la vita alle creaturemorte alla luce e che il genio di luce, disperso nel cammino dell'inferno della materia, riappaia".Si può notare come nel rito autunnale, sfruttando le analogiche forze cosmiche didegenerescenza in atto, viene posto l'accento sul "solve", sullo scioglimento dei vincoli da tuttociò che è ottenebrante. Qui, come era prassi in svariate tradizioni antiche, ma anche nelcattolicesimo medievale, gli ostacoli vengono personificati in "creature" (in "demoni"), al fine dioggettivarli e di prendere più facilmente le distanze da essi. Nel rito di Marzo, sfruttando le forzecosmiche primaverili, che pongono in atto una nuova situazione, si pone l'accento sul "coagula",sulla fissazione della presenza del "genio di luce" (si confronti questo termine con quanto giàscritto in altro messaggio sull'unione del "Sole Padre" con il "Sole Figlio"). Il saggio Liberazione delle Facoltà, descrive i famosi "cinque esercizi" steineriani (ma diprobabile eredità rosacrociana) che mirano, con differente tecnica, più interiore che cerimoniale,allo stesso scopo del rito di Novembre kremmerziano. Come è noto i cinque esercizi sono: laconcentrazione, per la liberazione del pensiero; l'azione pura, per la liberazione della volontà;l'equanimità, per la liberazione del sentimento; la positività, per la liberazione del giudizio e laspregiudicatezza, per la liberazione della memoria. Per i dettagli rimandiamo al saggio citato,come anche ai vari riferimenti, esistenti nei libri di Steiner e di Scaligero.Dal nostro punto di vista operativo, il "nodo" più interessante della critica evoliana a Steinerriguarda il valore da darsi alla chiaroveggenza. In futuro, senza preconcetti fideistici neiconfronti di un qualunque autore, andranno esaminati ad es. punti come questi:1) Cosa è mai la chiaroveggenza?2) Ne esiste un unico tipo o più tipi?3) Ha a che fare o no con l'iniziazione?4) Se no, perchè?5) Se sì a che serve? che estensione è opportuno darle rispetto alle altre pratiche?6) Esiste una falsa veggenza?7) Se sì, come evitarla? etc.

Frater Petrus(1): R. Guenon aveva alcune riserve nei confronti di Steiner e così pure J. Evola.

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Ciò fece sì che entrambi non approfondissero l'opera steineriana. Le riserve derivavano dal fattoche, almeno esteriormente, sembrava che Steiner avesse enucleato il movimento antroposoficodal Teosofismo. Tuttavia, lo stesso Guenon riconobbe ( ne "Il Teosofismo cap. XXII) che lacerchia più interna degli antroposofi aveva più somiglianze rituali con la Massoneria (della qualelo stesso Guenon fece parte) che con il Teosofismo. Evola, da parte sua, dovette riconoscere(in "Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo" cap. V) che Steiner considerava lenorme morali come mezzo a fine e perciò non cadeva sotto l'accusa di moralismo, come erainvece il caso dei teosofisti. Rimanevano le accuse, soprattutto evoliane, di aver fatto di Gesù,anzichè un iniziato, magari di alto livello, l'incarnazione del Logos Solare e di aver datoeccessivo peso a certe visioni chiaroveggenti, avute da Steiner stesso. Per quanto riguarda laprima accusa, bisogna osservare (a prescindere dal fatto che Steiner affermasse che fosseroesistiti due Gesù) che il movimento antroposofico è un aspetto del Cristianesimo, cioè di unambito in cui Gesù è, per tradizione, identificato con il Logos e che allora, analogamente,bisognerebbe ad es. rimproverare ai visnuiti di credere nelle periodiche incarnazioni di Visnù.Per quanto riguarda le visioni, occorre dire innanzitutto che Steiner non chiedeva ai discepoli di aver fede in esse, ma le esponeva per stimolarli a sviluppare le proprie facoltà e ad andare avedere, con i propri occhi spirituali, come stavano le cose. Detto questo, da parte di chi non haavuto le stesse visioni, è ragionevole nei confronti di Steiner, un atteggiamento analogo a quelloche Guenon aveva per E. Swedenborg. Cioè si possono contestare non le visioni in sè stesse,ma semmai che esse corrispondessero effettivamente al livello di realtà che veniva loroattribuito e non si riferissero invece ad un piano più basso, ad es. che si trattasse, in diversicasi, di visioni semplicemente simboliche. (1) Brano tratto da Frater Petrus: "Europa Unita- Elite e Triarticolazione Sociale". [N.d.U.]

Sadescan(1): Perchè Evola critica Steiner? Secondo Evola, Steiner aveva il torto di metteretroppo in evidenza i risultati delle sue veggenze personali. Veggenze che, secondo laconcezione magica dell'universo, non hanno necessariamente il valore di una realtà oggettiva euniversale, dipendendo, in buona parte, proprio dall'atto magico e dalla portata del suo effetto,cioè dal metodo seguito. Dice infatti Evola nel saggio "Cosa vuole l'Antroposofia di R. Steiner"(n° 6-7 1925 della rivista Ignis): "...Steiner dà dei metodi, seguendo i quali, ognuno può anchelui riuscire a vedere quel che l'altro vede. Con il che la quistione è semplicemente spostata:poichè una tale visione non è immediata e universale ma per giungere ad essa occorre un certoprocesso, non vi sono argomenti dimostrativi per affermare che quanto ad essa corrisponde nonsia creato da questo processo stesso." Si può essere d'accordo con Evola, ma bisogna tenerconto dell'ambiente nel quale Steiner ebbe ad operare: un ambiente cristiano (e perciòpotenzialmente rosacrociano) influenzato dalle suggestioni del teosofismo anglo-indiano, ilquale faceva proseliti proprio ostentando l'uso della veggenza. Steiner, facendo altrettanto,impedì che molte persone seguissero una strada orientaleggiante che presentava due difetti:non c'erano, almeno allora, maestri orientali qualificati in Europa e i metodi orientali spesso nonsi confacevano all'uomo occidentale moderno. Ma che Steiner avesse una visione magicadell'esistenza, dietro a quella apparente teosofico-contemplativa, lo dimostrano certi episodidella sua attività, come il (sia pur fallito) tentativo magico (del quale riferisce Scaligero in "DalloYoga alla Rosacroce"), al quale partecipò lo stesso Colazza, di dare diverso decorso a queglieventi, che poi storicamente "precipitarono" nella I Guerra Mondiale. Anche Kremmerz si trovòad operare in un ambiente nel quale spiritismo e teosofismo facevano proseliti. Mentre Evola eReghini assunsero un atteggiamento intransigente e di aperta critica nei confronti di taliambienti, Kremmerz, analogamente a Steiner, preferiva entrare in maniera più sottile in essi(non senza usare la sua tipica bonaria ironia) per poi volgerli verso una più alta verità. Infatti, sel'atteggiamento di Evola e Reghini è atto a creare manipoli di fedelissimi (che, in qualche caso,però scadono nel fideismo: ci sono evoliani ed evolomani, diceva lo stesso Evola) allontana avolte, per il tono intransigente, anche persone potenzialmente qualificate e crea (come avvenne)discordie interne a volte insanabili. (1) Brano tratto dal quaderno "Reincarnazione, Rinascita, Trasmigrazione, Palingenesi". Loriproduciamo per la stretta attinenza con l'argomento trattato. [N.d.U.]

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6c2)Teosofia e Teosofismo

Frater Petrus(1): A chi non è troppo addentro in queste cose, ritengo utile dare qualcheinformazione sulla differenza, sottolineata da Guenon ed Evola , tra Teosofia e Teosofismo. PerTeosofia si intende una corrente dell'esoterismo cristiano che annovera tra i più notirappresentanti Jacob Bhoeme, J.G. Gichtel, Franz von Baader, Karl von Eckartshausen, LouisClaude de St. Martin, etc. Il termine Teosofismo venne adoperato per la prima volta dal filosofoidealista Schelling (estimatore di Bhoeme e di Baader), per indicare dei pedestri imitatori dellacorrente teosofica. Venne poi ripreso da Renè Guenon, con analogo significato, nei confrontidell'organizzazione fondata da H.P.Blavatsky. Non si trattò peraltro di una forzatura, perchè iltermine scelto dai teosofisti inglesi per indicare la propria organizzazione fu proprioTheosophism (e non Theosophy). E' soprattutto per colpa dei traduttori (francesi, italiani etc.) sei termini Theosophy, Teosophy, Teosofia e simili divennero (forse ad arte) prevalenti. IlTeosofismo ha avuto il merito di additare le tradizioni iniziatiche dell'Oriente, ai tempi in cuierano, qui da noi, poco conosciute. Tuttavia la rielaborazione che ne ha fatto, sulla base di ideepersonali dei suoi fondatori, è di scarsa utilità, soprattutto al giorno d'oggi, tenuto conto anchedel fatto che diversi maestri orientali dimorano ormai stabilmente in Occidente. Curiosamente,sono proprio i libri teosofisti sulla tradizione cristiana quelli meglio scritti, forse perchè C. W.Leadbeater, uno degli esponenti di maggior spicco del movimento teosofista, era vescovo dellaChiesa Cattolica Liberale di Sidney.

(1) Brano tratto da Frater Petrus: "Europa Unita- Elite e Triarticolazione Sociale". [N.d.U.]

Ida La Regina: Tra le soluzioni, proposte come alternative alla rigidità della Chiesa Cattolica edell'exoterismo cristiano in genere, si possono citare la Chiesa Cattolica Liberale (derivata dallaChiesa Vetero-Cattolica) e la Comunità Cristiana:1) Vetero-Cattolici (o Vecchi Cattolici o Cattolici Antichi) vennero detti coloro che respinsero ildogma dell'infallibilità del papa, proclamato dal primo concilio Vaticano nel 1869, ma da essiritenuto in contrasto con le Sacre Scritture e con la vecchia tradizione della Chiesa. Il primovescovo della Chiesa Vetero-Cattolica fu Joseph Hubert Reinkens (1821-1896). Nel 1915, in Inghilterra, alcuni Vetero-Cattolici fondarono una nuova comunità, la ChiesaCattolica Liberale, il cui primo vescovo fu J. I. Wedgwood, ordinato sacerdote nella ChiesaVetero-Cattolica ed appartenente anche al Movimento Teosofico. La differenza fra la ChiesaCattolica Liberale e tutte le altre chiese cattoliche e protestanti si trova nel fatto che al cultoantico dei sette sacramenti è associata la più piena libertà intellettuale e il rispetto per lacoscienza individuale.Un'importante opera di questa chiesa è la monumentale "Scienza dei Sacramenti", scritta da C.W. Leadbeater. Essa analizza minuziosamente il rito della messa cristiana e ne scompone glielementi occulti ed esoterici, rivendicando al sacramento la realtà dell'azione magico-mistericarispetto a quanti vorrebbero limitarne la funzionalità al piano strettamente simbolico."La Santa Eucaristia – scrive l'autore nella prefazione – è stata finora considerata come unmezzo di grazia per l'individuo e lo è indubbiamente. Ma io desidero, con tutta reverenza,mostrare che è anche molto di più. Essa è un mezzo per aiutare l'evoluzione del mondo con lafrequente emanazione di onde di forza spirituale e ci offre un'occasione impareggiabile perdivenire, come dice San Paolo, collaboratori di Dio e rendergli un vero e degno servizio, agendocome canali del Suo meraviglioso potere".2) Nel 1921, alcuni giovani teologi, insieme ad alcuni studenti che s'interessavano di questionireligiose e avevano conosciuto l'antroposofia, domandarono a Steiner se li potesse aiutare arinnovare la vita devozionale e rituale del cristianesimo. Egli rispose loro affermativamente,ponendo però bene in rilievo che il suo compito non era quello di fondare una nuova religione,ma di sviluppare i metodi dell'indagine spirituale. Negli anni 1921 e 1922 tenne tre grandi cicli diconferenze su teologia teorica e pratica nei quali dimostrò grandissima competenza.

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Successivamente, fu anche in grado di dare il rituale dei nuovi sacramenti cristiani chepermisero, nel 1922, l'instaurazione di un nuovo culto. Così, grazie all'appoggio e ai consigli diRudolf Steiner, i futuri sacerdoti poterono fondare la Comunita Cristiana. Il dott. FriedrichRittelmeyer (1872-1938), noto teologo evangelico, ne assunse per primo la guida. La ComunitàCristiana offre un rituale centrato sull’ "Atto di Consacrazione dell’Uomo", che ricorda nelleforme la messa cattolica, ma il cui contenuto è antroposofico, e su altri sei sacramenti(battesimo, confermazione, matrimonio, consultazione sacramentale (che ricorda laconfessione) unzione e ordinazione. La Comunità Cristiana, similmente alla Chiesa CattolicaLiberale, rifiuta una dottrina con limiti dogmatici e aspira ad una sintesi tra fede e conoscenza,religione e esperienza del mondo sensibile e sovrasensibile. La comunità cristiana ha unordinamento gerarchico: la direzione è affidata a sei guide, alle quali è preposta una arciguida.Nelle singole comunità i "pastori" sono affiancati da una cerchia di aiutanti. La Comunità Cristiana si è sviluppata notevolmente nel corso degli anni, soprattutto inGermania. La sede centrale è a Stoccarda dove c'è anche il seminario. L'attività ed i compitidella Comunità Cristiana si sono sempre svolti separatamente da quelli della SocietàAntroposofica, la quale non è un movimento religioso e l'appartenenza alla quale non comportaalcun culto.

Occhi di Ifà: A proposito di Teosofismo, è da segnalarsi, a chi ancora non lo conosce, unimportante saggio di Piero Fenili, intitolato "Rendiamo giustizia a Helena Blavatsky" e pubblicatoin Politica Romana n° 2 del 1995. Egli ne rivaluta la figura, denigrata a suo tempo da R.Guenon, con una serie di argomenti che, rimandando per i dettagli alla lettura integrale delsaggio stesso, ci limitiamo ad elencare:1) H. Blavatsky esternò sempre avversione per ogni forma di passivo spiritismo medianico.2) Promosse in Occidente la conoscenza dell'antica sapienza arya, custodita in India e in Tibet,come gli è stato riconosciuto da studiosi del Buddhismo di livello mondiale, ad es. EdwardConze.3) Contrariamente alle insinuazioni di R. Guenon che ritiene "La voce del silenzio" un testosemi-inventato per adattarlo alle tesi teosofiste, vi sono dichiarazioni ufficiali del Dalai Lama edel Panchem Lama che indicano l'esatto contrario e l'accuratezza della traduzione dellaBlavatsky.4) N. Richard Nafarre, in "Helena P. Blavatsky, ou le Réponse du Sphinx" (Parigi 1991), hadimostrato, contro il parere di Guenon, e sulla scorta di precisi riferimenti dottrinali, che laconcezione del karman esposta dalla Blavatsky è conforme alla dottrina induista ortodossa.5) La stessa Society for Psychical Research, che il 31-12-1885 aveva bollato H. Blavatsky qualerea di impostura [ a causa di un intrigo in cui venne "incastrata" da due coniugi, venuti incontrasto con la Società Teosofica] dopo un accurato riesame del caso, ha scagionatocompletamente la Blavatsky dalle accuse che le aveva ingiustamente mosse.6) H. Blavatsky prese parte, nelle file di Garibaldi, alla battaglia di Mentana (3 Novembre 1867),riportando numerose ferite sia d'arma da fuoco, sia d'arma bianca. Fu come Garibaldi, membrodella Massoneria di "Rito egiziano".7) H. Blavatsky fu anche membro della autentica Fratellanza di Luxor, mentre Guenon, come luistesso ammette in lettere del 17 Agosto 1934 e del 11 Maggio 1936, appartenne al fasulloordine, chiamato Hermetic Brotherhood of Luxor ((H. B. of L.), una sorta di tranello, attribuito dataluni ai Gesuiti, per instillare nei membri dottrine anti-reincarnazioniste, fatte passare come"ermetiche".8) H. Blavatsky soggiornò alcuni mesi, a partire dall'Aprile del 1885, a Torre del Greco, con ogniprobabilità per frequentare il capo di quel Grande Oriente non massonico, stimato dallo stessoEvola, e cioè Giustiniano Lebano.

Ea: In effetti, la denigrazione di H. Blavatsky da parte di Guenon aveva fatto presa anche inItalia. Ad es. A. Reghini recensendo sulla rivista Ignis (Aprile-Maggio 1925) i "Saggisull'idealismo magico" di J.Evola dice: " Per finire faremo alcune osservazioni relative alla forma.E per esempio vorremmo ben sapere...quale mai trattato di esoterismo indiano adoperi, comeegli afferma, il termine Devakan, che è invece un ibrido sanscrito-mongolico partorito dalla

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Blavatsky". Seguendo la tesi guenoniana degli "aggiustamenti" linguistici che avrebbe fatto H.Blavatsky, Reghini sembra credere che Devakan o Devachan (forma quest'ultima molto piùfrequente), che in teosofia indica lo stato di coscienza tra due incarnazioni, sia un terminecomposto dal sanscrito "deva" (divinità) e da una presunta parola tibetana o mongola "chan",significante mondo, luogo o residenza: avrebbe dunque il significato complessivo di "residenzadivina" o "mondo divino". A quell'epoca, per mancanza di riscontri, era difficile sbugiardareGuenon, ma oggi che gli studi orientalistici sono più avanzati, Devachan è correttamenteconsiderata una traslitterazione della parola tibetana bde-ba-can (pronunciata de-wa-chen ),composta da bde-ba 'felicità' + can 'possedente', e che perciò letteralmente significa "aventenatura di felicità". Essa è il modo in cui i buddhisti tibetani hanno reso il sanscrito "sukhâvatî" ,"la terra felice", termine che, ad un livello più exoterico, designa il paradiso occidentale delBuddha Amitâbha. Non è dunque affatto un ibrido linguistico, nè tanto meno è termine partoritoda H. Blavatsky.E' da notare che la critica un po' astiosa del libro di Evola da parte di Reghini seguiva di pocouna lettera del 21 Aprile 1925 a lui inviata da Guenon, dove questo signore si permetteva(fidando ovviamente sulla discrezione di Reghini) di criticare a priori (lui stesso dice di non averliletti!) la versione evoliana del Tao Te Ching e il suo lavoro sul Tantra (L'Uomo come Potenza).Chi non si fece mai ingannare dalle parole di Guenon, nonostante l'amicizia, fu invece AmedeoArmentano.Come è noto, Guénon entrò a far parte, segretamente, dell'Islam nel 1912, lo stesso anno chesi sposò con rito cattolico! Si trasferì al Cairo soltanto nel Marzo del 1930, qualche anno dopo lamorte della prima moglie. Nel frattempo si diede da fare, intrufolandosi in ambienti religiosi eoccultistici europei di vario genere. Perchè mai? Non lo soddisfaceva la sua iniziazioneislamica? o ... spiava? Fatto sta che, nel 1924, iniziò a far pressioni su Reghini e su Armentano,perchè gli iniziati occidentali si palesassero, costituendo una élite e si mettessero quindi inrapporto con l'Oriente. In ben tre lettere (1-9-1924, 10-11-1924, 12-12-1924) Reghini chiese adArmentano come comportarsi di fronte a questa richiesta. Ricevette risposta dal Brasile, dove sitrovava Armentano, solo nel Febbraio 1925 ed in seguito ad essa proseguì i contatti conGuenon, ma con molta più prudenza e lasciando cadere quella proposta. Infatti, perchè maiGuenon, che aveva sempre sottolineato che l'élite non deve avere assolutamente un carattereorganizzativo, chiedeva ora che si organizzasse addirittura palesemente? e per conto di chi lochiedeva? Qualcuno ha soprannominato Guenon "il Cartesio dell'esoterismo": mai soprannomefu più azzeccato! perchè, proprio come Cartesio, alla sua epoca, non riuscì mai a contattare iRosaCroce, così Guenon fu tenuto a debita distanza da quell'élite europea, che non aveva certobisogno di aspettare Guenon per costituirsi, nè per continuare i rapporti (mai interrotti!) conl'Oriente.

6c3) Atteggiamenti "old age" e "new age"

Pietro Negri: Renè Guenon , nel saggio "Alcune considerazioni sulla dottrina dei cicli cosmici" ,afferma (1): " .. la base principale di questi [cicli], nell'ordine cosmico, è il periodo astronomicodella precessione degli equinozi, la cui durata è di 25.920 anni, per cui lo spostamento dei puntiequinoziali è di un grado ogni 72 anni". Recensendo un'opera di Gaston Georgel, aggiunge (2):".. la durata di 25.765 anni si deve probabilmente a qualche calcolo ipotetico di astronomimoderni, la durata reale indicata tradizionalmente essendo di 25.920 anni". Dunque eglidissentiva quando vedeva, in relazione ai cicli cosmici, calcoli di qualche scienziato moderno,che si discostavano da quelli che (secondo lui) erano gli unici validi, perchè tradizionali. MaIpparco (I° sec. a.C.), che stimava quel periodo di 28.800 anni, certo non era uno scienziatomoderno. Come sappiamo, nel campo che vien comunemente detto esoterico, oltre alla visione magica danoi professata, esiste anche una visione teosofico-contemplativa. Essa contiene errori di duetipi, a seconda che si parta da un atteggiamento "old age", oppure da un atteggiamento "newage".

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Un teosofo-contemplativo "old age", come Guenon, ritiene che tutto ciò che proviene dallascienza tradizionale antica debba per forza esser stato e continuare ad essere più esatto di ciòche è frutto della scienza attuale. Dopo gli eventi catastrofici degli ultimi giorni(3), diventaevidente quanto Guenon si sbagliasse. Infatti la durata dei cicli è legata al fenomeno dellaprecessione equinoziale, a sua volta legato all'inclinazione dell'asse terrestre. Tale inclinazione,in un mondo magico e perciò mutevole come il nostro, varia nel tempo, in concomitanza difenomeni planetari di una certa entità, come il terremoto-maremoto appena verificatosi sullecoste dell'Asia. Variando l'inclinazione, varia anche (di poco o di tanto non importa) il computodei cicli cosmici, che perciò non è affatto costante, come pretendeva "l'eternalista" Guenon. Diconseguenza, quando ci si riferisce ad epoche antiche, i dati più attendibili sono probabilmentequelli antichi e lo scienziato moderno dovrebbe ben guardarsi dalla tentazione di "retrodatare" lavalidità dei suoi calcoli, basati su dati contemporanei, perchè in passato gli stessi dati potevanoavere valori ben diversi. Ma quando ci si riferisce all'epoca a noi conteporanea, i dati daconsiderarsi per i calcoli scientifici sono proprio quelli attuali e quelli antichi diventanoinattendibili. Se il teosofo "old age" rimane ingabbiato nel passato, il teosofo "new age" corre a farsiintrappolare nel futuro, illudendosi di conoscerlo sulla base di qualche presunta veggenza, chevuol descrivergli come sarà questo futuro. In un mondo magico, nessuna previsione puòrivendicare valore di esattezza. Al più, soprattutto in riferimento al futuro più immediato,possono ravvisarsi "tendenze", che sta pur sempre all'uomo sposare, oppure rigettare. Ingenerale, per ovvio effetto magico, una comunità che si aspetta calamità le attira. Chedire, allora, dei libri apocalittici? e della venuta dell'AntiCristo, poi sconfitto dal ritorno delMessia, credenza che accomuna cristiani e islamici? Si tratta di profezie? No! è bene dirlo unavolta per tutte: quei libri sono, invece, un tentativo magico di "ipotecare il futuro". Le due religioniin questione sanno benissimo che anche per loro, come per tutte le cose di questo mondo,verrà il tempo della fine. Come rendere probabile un loro ritorno? tramite la propalazione dicredenze, che affermino che vi sarà sì una fine, ma che sarà poi seguita dalla vittoria definitivadella religione in questione, la quale quindi ammonisce seguaci e non seguaci a trovarsi dallaparte giusta, al momento della resa dei conti. La speranza è che, per paura di tali presunteprevisioni, molti non aderiscano alle eventuali nuove dottrine e che ciò permetta alle religionisuddette di ritornare.

(1) In R. Guenon, "Forme Tradizionali e Cicli Cosmici", Roma 1974; p. 18(2) op. cit. p. 24(3) Il riferimento è al disastro dello "Tsunami" del 26 Dicembre 2004. [N.d.U.]

EA: Naturalmente ciò non esclude che l'Apocalisse giovannea potesse essere, nelle intenzionidell'autore, soprattutto un testo sapienziale, descrivente, in forma drammatica, un particolareiter iniziatico, collocato non nel futuro, bensì "in illo tempore", nel "tempo sacro" occorrente allarealizzazione iniziatica. L'interpretazione profetica può essere accessoria e avente quelcarattere di "legatura delle sorti" (sortilegio) così ben evidenziato da Pietro Negri.Turba Philosophorum: Per il cattolicesimo non mi pare siano queste le condizioni: la materianon si distrugge ma muta in qualcosa di celestiale, di "più che materico". I fedeli invece nonperiscono del tutto neanche durante i tre anni di regno dell'anticristo, ma si riducono ad un"pusillus grex".EA: Ammettiamo pure, per un momento, questa personale interpretazione del testo apocalittico:tanto la presunta riduzione ad un "pusillus grex" (piccolo gregge), tanto l'altrettanto presuntatrasformazione della materia non sono argomenti atti a rafforzare la fede dei seguaci?Turba Philosophorum: Per quanto mi riguarda la profezia è una visione più lucida della realtàstessa, sempre che sia qualcosa di verace, ovviamente. Ciò a cui fa riferimento Pietro non èquindi considerabile come "profezia" bensì come "profezia autoavverante"EA: Non bariamo! Una visione più lucida della realtà non si rivolge necessariamente al futuro,caratteristica che è peculiare della profezia. Per giunta le profezie apocalittiche, quando vennerocreate, si rivolgevano ad un futuro lontano e indeterminato e perciò assai poco "lucido"! Quelche sta dicendo Pietro è che moltissime sedicenti profezie non sono affatto "letture delle sorti",

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bensì "legature delle sorti", cioè tentativi magici di ipotecare il futuro, mediante la propalazionepreventiva di credenze. Turba Philosophorum: La profezia verace taglia la dimensione temporale perchè il tempo, indeterminate condizioni, non esiste. La difficoltà sta solo nella "comunicazione", nella forma"tradizionale".EA: Rispetto questo approccio 'contemplativo', ma in magia non ci facciamo raccontare il futuroda nessuno. In un mondo magico, il presente e il futuro si costruiscono e ci si assume tutta laresponsabilità di ciò che si fa e delle sue conseguenze(1).

(1) Riguardo alle 'profezie' che si possono trovare nei testi del teosofismo anglo-indiano, comepure nei testi di R. Steiner, si può notare che, da un punto di vista magico, esse hanno ilvantaggio, rispetto a quelle di tipo apocalittico, di assumere, in genere, un atteggiamentopositivo riguardo al futuro. Esse possono essere, eventualmente, accolte in più maniere:a) come visioni simboliche;b) come visioni di "tendenze", che sta pur sempre all'uomo e agli altri esseri attuare o meno;c) come "sortilegi" di buon auspicio, nel caso si auspichi quel medesimo futuro. In nessun caso, se si segue una via magica, si potranno accogliere come fatti che debbanoaccadere ineluttabilmente, qualunque sia il comportamento degli esseri senzienti. [N.d.U.]

VII) L'Iniziazione "Orientale": l'Arabismo

Alba: Il seguente saggio di Massimo Scaligero, che fa parte dell'opera "Lotta di classe e Karma"(Perseo, Roma 1970), mette in evidenza tutti i danni palesi e occulti che il cosiddettoaristotelismo arabo ha prodotto nel mondo occidentale, da quando venne conosciuto in Europasino a tempi molto recenti, nei quali ha influenzato un certo tradizionalismo. Danni resi maggioridall'avere gli intellettuali europei, nel corso dei secoli, sottaciuto e sottovalutato l'influenza diquesta corrente filosofica, che ha così potuto agire più occultamente.

7a) MASSIMO SCALIGERO

L'Arabismo e l'Equivoco Esoterico

La difficoltà ad afferrare il moderno pensiero razionale come attività pura, indipendente da nomee forma, l'impossibilità di concepire il conoscere come corrente di vita, l'identificarsi del pensierocon il guscio sensibile delle cose come con la propria forma dialettica, la chiusura dell'anima alSovrasensibile, allato alle presunzioni esoteriche o iniziatiche circa il Sovrasensibile pensato dilà dal pensiero, sono eventi la cui interrelazione rimanda all'influenza esercitata nel Medioevodal pensiero arabo sul pensiero europeo: in particolare alla penetrazione in Occidente dellaMetafisica di Avicenna e di Averroè.Al pensiero mediante cui si sarebbe dovuto esprimere in Occidente il principio dell'

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Autocoscienza, l'Aristotelismo alterato dai filosofi arabi precostituì un limite, che né laScolastica, né in seguito Bacone, né Cartesio, né Kant, né Hegel riuscirono più a superare. A untale precedente occorre risalire, se si vuole spiegarsi il venir meno della missione della Filosofia.L'impossibilità dell'uomo conoscente di avvertire il Logos nel pensiero, o di congiungere lacoscienza pensante con l'Io, ebbe come analogo la perdita del Logos nella sfera religiosa, ondeoggi è generalmente possibile un Cristianesimo etico o politico, senza Cristo. Dal deiettopensiero è stato posto alla Conoscenza un limite, che il Materialismo ha avuto ragione diassumere come fondamento e lo Spiritualismo ha creduto superare mediante vie antiche,impulsi del passato, fuori della corrente in atto del conoscere. Ambedue hanno manifestatol'incapacità di accogliere l'Io nel nascente processo della coscienza, l'iniziale presenza delloSpirito nella consapevolezza individuale.Nei tempi moderni, l'arenamento della missione dell'Idealismo, epperò la possibilità che da essofiliasse il Materialismo, e, in sede spiritualistica, la nascita di un Esoterismo occidentale capacedi usare e tuttavia ignorare le nuove forze della Conoscenza, mediante impulsi della Tradizione,o della Gnosi cristiana, o della Teosofia anglo-indiana, incapaci di ravvisare l'inizio del realeEsoterismo nella connessione della coscienza conoscente con il proprio Principio interiore: sonofenomeni che si possono far risalire a ciò che penetrò nell'anima occidentale mediantel'insegnamento di Avicenna e di Averroè riguardo al principio dell'Io, secondo un'alterazionedella dottrina dell'anima di Aristotele. La dialettica di Aristotele fu usata come forma di uncontenuto appartenente all'anima islamica. Un'antica visione del Divino fece sua la logica diAristotele: la quale, come primo strumento di una nuova consapevolezza del mondo, avrebbedovuto recare nell'attività razionale la virtù del Logos, quale forza radicale dell' Autocoscienza.Questo moto subì la sua paralisi in Europa, ad opera dell'Arabismo, che negava all'intellettoindividuale capacità sovrasensibile.L'Aristotelismo penetrò arabizzato in Occidente. Ma non fu tanto l'Aristotelismo alterato, quantociò di cui esso fu veicolo: l'elemento psichico avverso al Logos, sotto forma di unsostanzialismo metafisico, misticamente fascinoso, che, per altra via, costituì la forzadell'impulso simboleggiato, nella leggenda del Graal, da «Chastelmarveille», il centro «occulto»il cui còmpito nel Medio Evo fu avversare l'azione del Graal: come tuttora la avversa. Due sonole forme in cui ancora l'impulso arabo-siculo di Chastelmarveille tenta di ostacolare il Graal,mediante nuovi testi ed esegeti: la «arimanica», che tenta di far apparire il Graal un Mistero noncristiano, e la «luciferica» che, pur apparendo cristiana, edifica un contenutomistico-sentimentale della sua simbologia, eludendo la via dell'Io, o del «pensiero Logos», che èil senso ultimo della vicenda di Parsifal. Si tratta di due forme dell'identico contenuto metafisico,affermante un mondo celeste o «sidereo» di là dalla coscienza che lo concepisce, secondo unaseparazione dal metafisico, possibile come riflesso di un sostanziale vincolo al mondo fisico.Questo vincolo è simboleggiato dalla figura dell'avversario del Graal, Klingsor, originariamentecavaliere della Sacra Coppa, espulso dalla Rocca di Titurel, per aver tentato di conseguire ilvalore metafisico del sesso mediante un fatto fisico: impresa anti-graalica, non dissimile a quelladi una presunta conquista del Graal nello stato sognante di un artificioso raptus mistico. In amboi casi si verifica l'affermazione della coscienza esoterica come coscienza di ciò che è altro dasé: l'elusione del Logos immediato all'essere della coscienza, l'inganno da cui origina ogni lottacontro lo Spirito, e ormai ogni esaltazione della Materia.Il dualismo averroistico, la separazione tra Spirito e Vita, si continuò con potenza razionale inBacone, si ripeté in forma critica in Kant, indi, dopo il tentativo riunificatore di Hegel, dette luogoalla serie traumatica delle scissioni dello Hegelismo, sino all'attuale conciliabilità diMaterialismo e Spiritualismo: conciliabilità che si può vedere come un analogo della dupliceforma dell'impulso avverso al Graal, ossia della filiazione dallo stesso ceppo arabico, orasecondo un'opposizione semplicemente formale, dovuta alla non coscienza del comunefondamento. Quando lo Spiritualismo contempla il mondo contemporaneo, lo rifiuta, perchémanca della consapevolezza dei mezzi interiori con cui lo contempla: respingendo l'attualeconoscere, del quale pertanto fruisce, si appella alla Tradizione, al passato.Analogamente, quando il Materialismo fonda la sua visione del mondo sul dato dei sensi,ignorando il senso delle forze connessive del pensiero, attua in forma nuova gli impulsi di unatavico Misticismo: rivolgendo alle conclusioni della Scienza la fede un tempo richiesta dalla

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Rivelazione, resuscita il passato. Né Spiritualismo, né Materialismo sono capaci di avvertirel'elemento di perennità evocato e ogni volta alienato nel pensiero che opera nel mondo fisico.Ad ambedue manca.la consapevolezza del momento sovrasensibile con cui assumonocognitivamente il sensibile: lo cercano oltre il pensiero con cui lo pensano, oltre l'Io che losperimenta. Cercando enti metafisici o fisici di là dal conoscere, si aprono inconsciamente allacorrente istintiva. Non avvertono che questo conoscere pone a sé un limite, che esso solo puòtogliere. Ma il toglierlo non è operazione filosofica, o dialettica: è sperimentare il conoscere,piuttosto che come opus dialecticum, come fluire dello Spirito indipendente dal pensiero, epperòafferrabile entro il pensiero.Attraverso le controversie speculative cui dette luogo, l'Arabismo penetrò in Occidente comesottile impulso a separare l'elemento spirituale dal conoscere rivolto al mondo fisico, onde alconoscere divenne impossibile trovare in sé il proprio Principio: lo vide in un di là da sé, epperòdi là dalla vita. Un simile impulso pregiudicò in Occidente la comprensione della funzionedell'Autocoscienza e la nascita della filosofia dell'Io. In talune espressioni dell'etica e delpresunto Esoterismo, si è persino giunti a vedere nell'Io l'ostacolo allo Spirito, il principio dellaprevaricazione. Il germe del pensiero d'Avicenna penetrò nell'anima occidentale come idea dellatrascendenza dell'Io reale e della precarietà dell'Io quotidiano, che sedusse molti, ma falsòpreventivamente l'esperienza della Scienza, iniziando una sottile alterazione del processodell'Autocoscienza: che non si seppe vedere in rapporto con la nuova posizione del reale, ondefu inevitabile la caduta nel realismo sensibile. Non è stato più possibile comprendere che latrascendenza dell'Io può essere posta unicamente dall'Io immanente, affiorando in esso comepotere di disporre di sé e d'intuire la propria identità trascendente: soltanto in esso è lapossibilità di una decisione di ricongiungimento con l'Io Superiore, o con il Logos.Mediante l'Arabismo fu immesso nell'anima occidentale un impulso di trascendimento dell'Io,prima che questo Io ci fosse e realizzasse la propria immanenza: fu invero la prematuracaptazione imaginativa di una dimensione superiore dell'Io, senza realizzazione umana, oindividuale, dell'Io: senza relazione con il processo reale dell'Io nella coscienza di veglia, allavigilia dell'epoca in cui questo sarebbe stato possibile, essendo l'epoca della scienza e dellarazionalità. L'Io, che l'uomo cominciava appena a sperimentare come autocoscienza, venneseparato da sé stesso. La concezione araba, eco tardiva di una remota conoscenzasovrasensibile, abbagliò taluni ambienti della cultura d'Occidente.La concezione di un Io superiore vivente in tutti gli uomini e animante in ciascuno un Ioindividuale, in sé effimero, in quanto dotato di vita soltanto tra nascita e morte, ridestòillecitamente esauriti impulsi spirituali, giovandosi della forma aristotelica originariamente sortaper ben altro contenuto: essa era la forma del pensiero preludente l'esperienza dell'Io nellacoscienza umana, come principio individuale. L'Io come principio, nella concezione arabica, nonè realizzabile se non di là dall'umano: onde, il giorno in cui affiorerà nell'umano, verràmisconosciuto: l'attuale civiltà, infatti, spiritualisticamente e materialisticamente, ignora l'Io.L'io effimero, secondo Avicenna, è un raggio del Divino, che dopo la morte si riassorbe nelDivino. Ma proprio mediante questo Io, a torto considerato effimero, si andava preparando lanascita dello Spirito in Occidente.La seducente concezione arabica, rispondente a una remota relazione dell'uomo con ilSovrasensibile, ostacola il fluire dello Spirito nella Vita, diviene deviante nell'epoca in cuil'originario Sovrasensibile affiora nell'umano come Io, ossia nell' epoca dell'anima cosciente, inquanto elimina il senso della funzione reale dell'Io quotidiano: che è congiungere la vitaquotidiana con lo Spirito. Elimina la possibilità di comprendere che l'effimero non nasce da un Ioeffimero, ma dal fatto che l'uomo non afferra se stesso come Io: non afferra l'elemento viventenel concetto, in cui si esprime il potere di sintesi dell'Io. Rimesso lo Spirito a un sognato IoSuperiore, il concetto, in sé pregno di vita, viene assunto privo di vita, astratto. L'uomo rinunciaall'operazione chiave della sua missione sulla Terra: riconoscersi Soggetto, responsabile dellasua Storia. Questo Soggetto, anche quando lo ravvisa, rimane per lui un'entità astratta:psicologica, o sociologica, o idealistica.L'Io che si crede contingente, non ha coscienza della propria realtà, non è sufficiente a sé,epperò aderisce ad altro, traendo il senso di sé da altro: né avverte che tale senso è sempre luia fornirlo. La categoria di effimero, o di contingente, o di materiale, è sempre lui a produrla ed è

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lui a non sapere di sé, e lui a negare la propria immanenza, con le forze dell'immanenza. Laconcezione arabica, inserendosi nel pensiero europeo, prepara l'eliminazione della possibilitàche l'Occidente comprenda, quando sarà il momento, il senso della nascita dell'Io: i Materialistine negano l'esistenza, gli Spiritualisti si affannano a cercarlo oltre la persona quotidiana, comese il Soggetto delle loro azioni fosse altrove che in loro. L'influsso arabico, riconosciuto nella suaambiguità spirituale soltanto da rari pensatori, ha agito occultamente nell'anima occidentale,contaminando la Religione e la Gnosi, la Filosofia e la Scienza, sino ad affiorare possente nelmondo attuale come impulso unitario della cultura.Al pensiero di Avicenna penetrato nell'anima occidentale, è riconducibile la concezionematerialistica del mondo che, oggi, non potendo più scorgere un Io superiore, si trova ad averea che fare soltanto con un Io contingente, ma, come tale, reale, onde è portata a contrapporread esso, ossia all'Individuo, la Società, come nuova trascendenza: parimenti è riconducibile unareligiosità incapace di trovare la connessione del nascente Individualismo con il Divino: eparimenti un Esoterismo che, mediante le strutture tradizionali della trascendenza, fa leva su unIo ignaro del potere della propria immanenza, ossia su un Io incapace di ritrovare in sé e non inTradizioni il Logos.Tra le forme del ripullulare di impulsi morti dello Spirito, riattizzati dalle forze avverse allapresenza attuale dello Spirito nella vicenda terrestre, va indicato il sedicente EsoterismoCristiano, rifacentesi alla Kabbala, all'Esichasmo, al Martinismo e a residui gnostici: il cuicòmpito è distogliere l'attuale ricercatore dal contenuto vivente del Cristianesimo, ossiadall'esperienza consapevole del Logos, quale è richiesta dalla struttura attuale del suoconoscere. Il fine è far ignorare lo Spirito dove direttamente si esprime nella coscienza, comemoto interiore del conoscere, onde divenga impossibile riferire l'attività della coscienza razionalealla sua scaturigine, ossia al potere del Logos. Priva di tale riferimento, l'attività razionale vienedi continuo alterata e tradotta in una produzione demonica, il contenuto della presente civiltà. Inverità, il Materialismo si alimenta delle forze che il malaticcio Spiritualismo riesce a corrompere, assumendo come spirituali le soggettive sensazioni delle mistiche emotive e delloYoga, ignorando la vera attività libera dal corpo e perciò capace di dominare il corpo, di lasciaragire in purezza le potenze del corpo: questa attività è il pensiero nel momento che precede ilsuo riflettersi, il momento intemporale del Logos.L'insolubilità dei problemi del presente tempo si può far risalire all'influenza che l'Arabismoesercitò in Occidente, preparando un'inconscia opposizione dell'Io alla percezione di sé, perl'epoca della sua nascita cosciente. E' venuta meno la possibilità che l'Io, come individualitànascente, volta a indagare il mondo con forze trascendenti divenute interiori, in quanto divenutepensiero indagante, attraverso personalità come Galileo, Newton, Keplero, Giordano Brunoecc., riconoscesse in tali forze il Logos operante nell'intelletto e nella volontà: riconoscesse cioèla propria identità con sé, ossia con la scaturigine della sua forza: che non poteva essere più ilLogos misticamente sentito, fuori della coscienza, bensì a suo fondamento. Parimenti è venutameno la possibilità che l'effimerità dell'Io quotidiano si spiegasse non con la sua irrealtà, ma conl'insufficiente coscienza di sé dell'Io reale, onde il còmpito dell'uomo non dovrebbe esserel'estinguere l'Io contingente, ma rafforzarlo in rapporto alla vita dell'anima, così che rispetto alpensare, al sentire e al volere, esso sia realmente l'Io, non lo strumento dipendente. L'Io inverodiviene contingente solo in quanto lega l'affermazione di sé ai valori sensibili.Dal germe dell' Arabismo derivano a ugual titolo il Materialismo e lo Gnosticismo moderno:deriva la difficoltà del Cristianesimo ad avvertire il potere di ogni reale mutamento della Natura edella Storia come potere del Logos, immanente e tuttavia sconosciuto all'uomo: d'onde, in parte,il problematicismo di attuali esoteristi riguardo alla figura del Cristo e la loro vana ricerca dellaForza reintegratrice, ossia del Logos, nelle dottrine che precedono l'avvento del Logos.Dal germe dell' Arabismo deriva parimenti il male tipico dell'umanità attuale: l'Ateismo nelle suediverse forme, religiose, filosofiche, psicologiche, sociologiche. Deriva altresì il fatto chel'individuo è divenuto un ente astratto, componente di una Società ritenuta, invece, concreta.Come per Avicenna l'Io non era individualmente valido, così è stato per Marx. Come perAvicenna era reale, di contro alla contingenza dell'individuo, l"ente cosmico originario, così perMarx è reale di contro all'individuo la Società che lo contiene.La cultura che oggi si chiude all'Io, in realtà rifiuta la verità dell'Autocoscienza, epperò il sorgere

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della libertà come evento individuale: rifiuta perciò la Democrazia: rifiuta l'avvertire nel pensierol'attività chiave della libertà e nella libertà l'affiorare dello Spirito e nello Spirito l'essere che solopuò usare la libertà. In tale rifiuto è visibile il continuarsi dell'azione iniziatasi con l'Arabismomedioevale. L'attuale dialettica del pensiero riflesso è la logica senza Logos, ossial'Aristotelismo utilizzato in ogni forma del sapere, in funzione di un Io attuato solo comerelazione mistica con la percezione sensoria. L'Arabismo è l'antico Misticismo rivolto oggi aldato dei sensi e al verdetto della Scienza: il nuovo «oppio dei popoli» in realtà è l'antica fede untempo rivolta alla Rivelazione, oggi rivolta ai risultati della Scienza della Materia che si ritiene ilfondamento, ma il fondamento che non si riesce a scorgere, venendo presupposto allo Spiritoche lo pone: la più strana contraddizione del pensiero, nell'epoca del pensiero cosciente.La contraddizione è spiegabile: la dialettica assume il ruolo totale della conoscenza, nell'epocain cui il pensiero, salvo l'aspetto del reale riducibile a peso e misura, non può più decidere dellaverità, in quanto divenuto identico al suo moto riflesso. Alla difficoltà del pensiero a risalire dalriflesso alla propria luce, risponde la difficoltà a comprendere che nelle forze nuove dellacoscienza, producenti la scienza e la tecnologia, si affaccia la realtà di un Io, la cui apparenteeffimerità deriva dal suo annientarsi nell'oggetto esteriore, fisico o metafisico, secondo uninconscio misticismo della privazione di sé e l'attribuzione del valore a ciò che è di là dallacoscienza, eppur rappresentato dalla coscienza, onde esso arabicamente ignora la relazioneche esso stesso fa sorgere, il reale, fisico o metafisico, a cui si rimette, come ad altro.L'alienazione dell'Io è il non avvertire sé stesso, epperò il suo mancare di reale coscienza di sé.Certi drammatici attacchi alla civiltà cadrebbero, se si scorgesse questa semplice verità. L'Ionon può avvertire se stesso mediante il pensiero riflesso, ossia mediante l'inanimata imagine disé.Non potendo afferrare sé stesso, non penetra nel proprio essere spirituale, perciò non penetranella propria realtà né in quella della Terra. Il vedere la Terra come entità meramente fisica èper l'uomo moderno la conseguenza del suo essere vincolato mediante il pensiero riflesso allapropria entità fisica, i.e. all'incapacità dell'Io di afferrare la propria basalità.La scienza e la tecnologia sono espressione delle nuove forze della coscienza al livello delpensiero riflesso. Non è la produzione scientifico-tecnologica il fine di tali forze, bensìl'esperimentazione di sé, la conoscenza. Il pensiero scientifico è legittimamente normativo perl'aspetto misurabile della realtà, ossia per il mondo sensibile, ma non è normativo per la totalerealtà. La normazione del reale il pensiero può conseguirla, attuando sé stesso là dove per orasi aliena, ossia assumendo coscienza della negazione di sé: ma deve sperimentare come ideaobiettiva tale alienazione, per poterla superare: oggi il Materialismo è l'alienazioneinconsciamente subita e codificata; lo Spiritualismo, o la Tradizione, è l'alienazioneinconsciamente subita e proiettata in rappresentazioni spirituali donanti l'illusione del suosuperamento: superamento che non è possibile come ulteriore forma dell'alienazione.Nell'indagine scientifica il pensiero dovrebbe ravvisare non ciò che ha il còmpito di condurre aconquiste fisiche, ma anzitutto l'attività in cui esso si aliena e perciò potrebbe compiere un'operadi reintegrazione, o di conversione obiettiva, realizzando consapevolmente un assunto delloSpirito, un tempo dato mistericamente in simboli e operazioni rituali: potrebbe cogliereobiettivamente forze più profonde di sé, sino alla percezione dell'Io. Esso dovrebbe utilizzare ilpotere della propria obiettivazione nel sensibile, per attingere alla proprià scaturigine, o all'Io:trarre da sé l'elemento di correlazione con il vivente o con l'estrasensibile nel mondo. E' questal'operazione-chiave mancata come nucleo di vita alla cultura del presente tempo, per via dellapersistente impronta «arabica». Se, come riflesso, il pensiero prevale e diviene totale interpretedell'essere, la sua forza è bensì attinta all'Io ma sfugge all'Io, smarrisce il rapporto con la propriascaturigine: non può non vedere la realtà identica con il suo aspetto fisico misurabile, non puònon negare il Sovrasensibile. In tal senso la dottrina più coerente è il Materialismo, mentre loSpiritualismo, gnostico o teosofico, sedicente cristiano o esoterico o pagano, vive nell'equivocodi vocazioni, dottrine e tecniche interiori volte al Sovrasensibile, ma incapaci di sollevare l'animadal livello sensibile, in quanto ignare del còmpito esoterico chiave: il passaggio dal pensieroriflesso al pensiero vivente.La funzione del pensiero riflesso in verità è esaurita, il pensiero riflesso non ha più nulla da dareall'uomo: ogni problema del tempo, in quanto impostato dal pensiero riflesso, è destinato a

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rimanere problema, tema dialettico, pretesto di polemica politica. Il pensiero riflesso ha avutouna funzione necessaria sino all' epoca del Razionalismo e della Filosofia Critica: con Hegeldoveva iniziarsi il passaggio dal riflesso alla sorgente del pensiero. Il tentativo di Hegel è fallito.Tuttavia la crisi attuale del «razionale» non è il segno della necessità di un Irrazionale, bensì diun Sovrarazionale. Mentre solo una parte dell'umanità è virtualmente matura per l'esperienzasovrarazionale, tutti i problemi presenti dell'uomo la esigono. Ma il razionale riflesso, mai comein questo periodo, è stato capace di fingere i superamenti della razionalità.E' l'estensione indefinita, sociologica, religiosa, gnostica, esoterica, del pensiero riflesso. La suasostanza è una, ma le sue espressioni sono molte e formalmente inconciliabili tra loro, incapacidi incontro, perché prive di relazione viva.Raramente gli incontri e gli aggruppamenti tra gli uomini derivano dalla relazione delle libereindividualità: essi sono suscitati da necessità istintive, che il pensiero riflesso codifica. Questiaggruppamenti non possono intendersi tra loro, perché il pensiero riflesso non ha capacità diidentità spirituale. L'incontro degli Spiriti è reso impossibile dal persistere del pensiero che nonesprime la reale natura dell'uomo, né perciò il livello della sua basale coscienza. Le forze chedànno modo all'uomo di produrre la scienza e la tecnologia, sorgono da una zona dellacoscienza che egli ignora. Sarebbe importante per lui scoprire che esse gli affiorano - come si èaccennato - non tanto per fornirgli il sapere scientifico, quanto per dargli modo di conoscere illoro originario movimento. Il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena è in tal senso attuale: l'uomoragiona e conclude come uomo, ma in lui l'angelo conosce. In realtà l'uomo respingequotidianamente ciò che lui stesso quotidianamente sollecita di più elevato in sé, l'elementopragmatico dello Spirito.Non è il Materialismo l'errore, ma lo Spiritualismo che ignora le forze con cui l'uomoconosce la Materia. Né la scienza né la tecnologia, ma il vincolarsi dell'intelletto ai loro prodottie alla visione quantica del mondo, oggi corrompe la cultura, sollecitando quotidianamentel'elemento deteriore dell'anima. Nel generale processo della conoscenza, l'essere realedell'uomo, l'essere che conosce, viene ignorato: in tale ignoranza si può ravvisare l'effetto di ciòche fu la soggiacenza dell'anima occidentale al mistico contenuto dell'Aristotelismo arabico. LaScienza e la Tecnologia non valgono tanto per quello che producono, quanto per il lorosollecitare forze originarie della mente umana rivolta al sensibile, ai fini del superamento dellimite sensibile; ma l'occulta impronta arabica impedisce l'avvertire tali forze e il ricongiungersimediante esse con il Principio cosciente: che è il Principio stesso della Scienza. L'improntaostacolante potrebbe essere riconosciuta solo dal pensiero autonomo capace di coscienza delproprio movimento epperò di indipendenza dalla psiche. Quest'impronta non potrebbe agireattraverso l'Io: essa perdura nella psiche, grazie all'equivoco Spiritualismo, allo Gnosticismo,all'Esoterismo presumente afferrare il Logos nel formulario tradizionalista di tipo arabico,secondo un sincretismo di nomenclature d'Oriente e d'Occidente, nell'epoca in cui l'impresadell'Autocoscienza è ritrovare il Logos, non fuori, ma in sé. Solo al distorto Spiritualismo si deveil fatto che l'attuale coscienza razionale rifiuta di riconoscere nel proprio moto cognitivo le forzedel proprio essere sovrasensibile, che le consentono l'esperienza sensibile. Queste forze dicoscienza sono forze di un Io reale, non effimero, ma l'uomo rifiuta di essere l'Io: o lo nega, o loignora, o arabicamente lo cerca dove non è.E' incredibile come sia difficile far scorgere nell'incontro del pensiero con la realtà sensibile enella correlativa esperienza l'estrinsecazione delle forze più elevate della coscienza:indubbiamente nella forma meno spirituale. Ma nella coscienza di tali forze lo Spirito può essereritrovato. La correlazione con il sensibile esige dall'Io un potere di autonomia, che l'Io non puòattingere se non dal profondo di sé: dalla individuale Forza-Logos. E' l'esperienza del mondo moderno: sul piano fisico, l'Io, privo di direzioni a lui trascendenti, stabilisce una correlazioneche fa capo esclusivamente a lui, non si appella a memorie, a tradizioni, a dottrine preesistenti,ma solo al nudo e obiettivo rapporto con l'entità fisica. In questa correlazione l'Io attua l'internopotere di autonomia che lo affranca da antichi vincoli dell'anima: comincia a esprimere il suoessere autentico, ma nella forma più bassa, quella sensibile, perché soltanto questa gli dà mododi realizzare nell'isolamento soggettivo la propria «monade», ossia l'immanenza del Logos. Mal'autonomia cosi nascente riguarda l'Io, non la psiche interessata soltanto con i suoi istinti allacorrelazione sensibile: questa in sé è giusta solamente se viene sempre di nuovo ritrovata

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dall'Io, o dallo Spirito, mediante cui ha inizio. L'anima affettivo-istintiva dovrebbe vivere lacorrelazione con il sensibile secondo l'Io, ossia secondo il Sovrasensibile che la rende possibile.Il Sovrasensibile è il basale livello dell'ordine gerarchico del creato, come dell'Io e della psiche.La psiche perde tale livello, se bramosamente o misticamente si impossessa essa dellacorrelazione, escludendo l'Io.Se la mediazione del pensiero riflesso, necessaria all'Io e positiva solo in funzione dell'Io, vieneafferrata dall'anima razionale-istintiva, l'esperienza della Scienza, da strumento di una nascitadell'Io diviene veicolo dell'antica anima istintiva, che si serve delle forze nuove della coscienzaper esprimere se stessa. Il Soggetto del processo, l'Io, viene ignorato: la sua correlazione con ilsensibile viene dominata dall'anima razionale-istintiva, che si giova delle forze dell'Io,escludendolo come Soggetto. La nascente autonomia dell'Io si esprime sul piano dellacorrelazione sensibile, come libertà non consapevole del momento del suo sorgere:erroneamente essa crede riconoscersi nella sua espressione fisica. Sul piano fisico la libertànon ha senso, il suo senso potendo essere solo la scelta noetica che esprime il suo originariomovimento. Per deficienza di consapevolezza dell'originario movimento, il nascente potere discelta viene afferrato dagli istinti. Penserà poi Freud a rendere psicologicamente legittimal'appropriazione indebita. Praticamente viene smarrita la coscienza dell' autonomia con cuil'Io ha iniziato il processo della Scienza. L'iniziale visione scientifica sensibile, ove fosse statacongiunta con il suo Soggetto interiore, avrebbe portato il potere di penetrazione del sensibile ariconoscersi come sovrasensibile, o come elemento interiore del mondo, rispondente alla realtàdel Soggetto umano. E' venuta meno la possibilità che l'elemento cosciente dell'Io si riconoscesse all'interno del pensiero, affrancandolo dalla riflessità, movendo nella suainiziale luce. Senza un tale riconoscimento, l'Io non può essere libero.Le verità di fondo, l'uomo conoscente oggi può incontrarle soltanto superando la barriera deldiscorsivismo, eretta dall'intelligenza dominante. Tale discorsivismo è il pensiero che si è privatodella propria vita, divenendo riflesso, per dar modo all'Io di incontrare l'esclusivo aspettosensibile del mondo: solo questo poteva stimolare l'estrinsecazione dell'elemento più profondodell'Io nel terrestre: il suo affrancarsi dall' antica matrice spirituale, il suo operareesclusivamente fondato su sé traente da sé il Logos.Il senso ultimo dell' esperienza razionale è la nascita dell'Io Superiore come evento dellacoscienza: la missione della dialettica, la cui struttura spirituale si affaccia per la prima volta inOccidente con il pensiero di Platone, sfugge all'uomo da Hegel in poi, sì da rendere possibileoggi, tra l'altro, l'equivoco della esistenza di una «dialettica cinese», in realtà mai esistita - se sideve attribuire al termine dialettica il senso datogli da Platone e dalla filosofia classica - etuttavia affermante una sua priorità teoretica, per bocca di Mao-tse Tung, quando sono note leirregolari origini dell'esperienza filosofica cinese agli inizi di questo Secolo.Il pensiero riflesso, che dovrebbe essere il veicolo iniziale della penetrazione dello Spirito nella«obiettività» della Materia, può divenite il veicolo dell'imprigionamento dello Spirito nella Materia,ossia una irrealtà resa realtà dallo Spirito. Questo imprigionamento è però un'impossibilità;Mancando del veicolo della conoscenza liberatrice, lo Spirito è portato a spezzare la suaprigionia-maya mediante catastrofì-maya. Le attuali catastrofi sono il segno della Conoscenzarespinta dall'uomo: sono la conseguenza delle strutture della cultura e della civiltà,contraddicenti il Principio a cui attingono, l'Ordine spirituale. Quest'Ordine non può nonriaffermarsi: se s'intravvede il suo processo, di là dalle interpretazioni dovute alle filiazionimoderne della metafisica di Avicenna e di Averroè, si constata che esso esige come veicolo lacoscienza autonoma: non l'ottusità delle teorie o dei provvedimenti esteriori, bensì l'elementooriginario dell'anima, che un tempo veniva trovato nelle mistiche, o nelle metafìsiche, oggi èinvece ritrovabile nel pensiero sollecitato dall'esperienza sensibile-razionale, ma rischia diessere identificato con l'oggettività fisica, per insufficiente coscienza della funzione del pensieroriflesso. Da una risoluzione interiore dell'uomo dipende il ristabilimento del circuito della Luce,epperò il fluire di forze morali nella Terra: che le attende come un suolo arso attende l'acquache gli restituisca la vita.Solo il pensiero vivente può unire gli uomini di là dalle loro diversità: le Nazioni, le categorie, leassociazioni, le correnti politiche, debbono mantenere le loro distinzioni, ma intendersi di là daqueste, secondo incontri metadialettici, prima che secondo unifìcazione formale dei linguaggi.

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La confusione delle lingue riguarda l'espressione del pensiero riflesso: il pensiero vivente èesperienza identica per ogni uomo, al di sopra dell'ordinaria razionalità. Non v'è stato nostrolibro che non sia stato scritto in funzione della indicazione di tale Via del Pensiero. Questa può restituire all'uomo l'arte del meditare, che è l'arte di accordarel'Umano con il fondamento superumano, che non è certo l'umano potenziato, bensì ciò di cuil'umano è manifestazione, se la manifestazione non viene grossolanamente assunta comerealtà in sé. Il Sovrasensibile può divenire esperienza interiore, ritornare ordine umano,mediante l'autoconoscenza pragmatica dell'individuo: pragmatica in quanto rispondente allarealtà della sua struttura, piuttosto che a dottrine espressive della incapacità di percepire talestruttura. Una nuova conoscenza dell'uomo deve nascere, ma da qualcosa di più che unapprendimento di dottrine: dalla coscienza delle forze interiori a cui l'Io dà forma mediantel'esperienza razionale-tecnologica. Il senso ultimo di tale esperienza è l'esperienza delle forzeche la rendono possibile.Oggi è difficile identificare la direttrice impersonale, o l'intenzione di fondo di quel seducenteintellettualismo mistico-metafisico, che previene, nei confronti del cercatore, la possibilità di unapercezione diretta del contenuto dei simboli sacri e dei miti, con il fornirgli la loro interpretazionegià fatta, mediante un sistema di signifìcazioni in cui il Trascendente appare compiutamenteintuito. Venendo presupposta dagli espositori la loro conoscenza sottile dei simboli e dei miti,sarebbe stato indubbiamente più utile che essi avessero fornito all'uomo di questo tempo ilmetodo di tale conoscenza, acciocché egli con i suoi mezzi interiori penetrasse il senso delSacro. Per l'indagatore attuale è decisivo sperimentare il Sovrasensibile nelle attivitàcognitive in cui immediatamente si manifesta: egli dovrebbe, con i propri mezzi interiori,poter percepire l'ètere vivente di un fiore, o di un cristallo, o la corrente di vita di un concettotrasparente, o la forza che si esprime nel lampo o nella bufera. Si tratta di un tipo di esperienza,per la quale l'uomo attuale sarebbe pronto, ove facesse un logico uso delle forze che invecelascia degenerare nella coscienza riflessa: non si tratta di «auto-Iniziazione», bensì dellaConoscenza che libera dagli impedimenti del malaticcio Misticismo come dell'inerteMaterialismo: ma è parimenti la preparazione individuale richiesta dall'Iniziazione.Le forze che occorrono oggi all'uomo per fronteggiare il Meccanicismo assoluto, sono quellestesse che generano il Meccanicismo. La loro conversione dà modo di percepire il vivente nellanatura e nella storia, il tramare delle forze cosmiche nella vicenda quotidiana, le entità supereed infere che si esprimono nel pensare, nel sentire e nel volere: rispetto alle quali è liberosoltanto colui che sa come contemplarle in sé. Accade invece che l'apprendista esoterico vengafacilmente persuaso a cercare lo Spirito oltre lo Spirito che è in lui - e ciò, malgrado la doviziadelle dottrine, è un allontanarsi dallo Spirito - a considerare visionarismo la percezione sottiledegli èteri degli elementi, a non considerare «regolare» la dottrina della Reincarnazione, e acatalogare sotto l'etichetta di «teosofismo» ogni insegnamento che non rientri nel quadro dellaTradizione riesumata. In effetto, il meditare secondo i canoni della Tradizione può afferrare diquesta soltanto ciò che è esaurito, se non conosce l'arte della conversione del pensiero riflesso:che è arte attuale, riguardante il pensiero del presente tempo e non quello tradizionale. Ove nonsuperi il limite del pensiero riflesso, ciò che tale meditare ritiene rianimare del «tradizionale», èsoltanto un sentimento che non esce dalla corporeità, attingendo a potenze conclusenell'inconscio fisico: tuttavia può chiamare ciò esoterico o iniziatico o gnostico. Non vi puòessere uscita dal limite della psiche individuale, senza risoluzione del pensiero riflesso: che èoperazione del pensiero autocosciente: operazione del pensiero nel pensiero, ma nonoperazione filosofica, bensì atto pragmatico che va dallo spirituale al fisico, momentosperimentale della conoscenza, coronamento di una connessione con le forze che, inveroestranee a ciò che di esse esegeticamente viene detto, operano come perennità dellaTradizione.Il male umano non è veramente là dove appare Materialismo, ma là dove sorge comealterazione del conoscere, propiziata dal presunto Esoterismo, ricco di kabbale e di omologie didottrine, ma gelido perché anemico di pensiero: che è dire di forze morali. Il male sorge là dovesi rinnova in forma moderna l'avversione al Logos, di cui fu inoculatore nell'anima occidentalel'Aristotelismo derealizzato. La visione dell'assoluto sensibile di Marx, Feuerbach, Lenin,Trotzkji, ecc. non è una causa, bensì una conseguenza. Questa causa non va ricercata in una

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dottrina sociale o politica, o in un sistema dialettico, ma in qualcosa che è prima e tuttorapersiste: in un culto metafisico-mistico, mirante a voluttà meditative ed estatiche, piuttosto che aconoscenze liberatrici: va ricercata in discipline del sentimento e dell'intelletto, che sviluppanoun tipo psichico di forza, a condizione che non sorga l'autore, l'Io, ossia l'essere indipendentenon soltanto dalla psiche, ma anche dalle facoltà interiori: a condizione che non sorga colui cheusa le facoltà in quanto è lo Spirito.Le facoltà interiori divengono le forze dell'ego. L'essere inferiore dell'uomo diviene asceta,maestro di saggezza, geloso del suo sapere, soddisfatto della sua coscienza esoterica epersino dei suoi impulsi di fraternità.La consunzione della civiltà rimanda a un culto delle forze estraniate al centro da cuiscaturiscono: inconsciamente usate in opposizione alla loro scaturigine. L'attuale ipnosi gnostica è identica a quella che l'anima occidentale subì ad opera dell' Aristotelismo arabico,della Metafisica senza Io, della Logica senza Logos. Quello che allora per via filosofica fuinserito nell'intelletto umano, perché non ritrovasse in sé lo Spirito, quello che successivamenteè stato confermato come presupposto condizionante ogni conoscere, l'in sé kantiano, rispondein sede spiritualistica all'in sé del corpus rituale e delle discipline degli attuali metafisici, il cuicòmpito è prospettare un'esperienza trascorsa dello Spirito articolata in tutte le sue analogie e isuoi nessi, da cui il Soggetto umano sia dipendente: l'indipendenza venendo trasferita all'entemetafisico, ritenuto reale fuori dello Spirito che lo metafisicizza. Dall'àmbito dello Spirito vieneescluso l'Io, il Soggetto che lo realizza. E' l'operazione che ha come corrispettivo sul pianorazionalistico una scienza della natura da cui viene escluso l'uomo. Questa esclusione siperpetra nel dominio dell'anima, come continuazione di impulsi a cui sin dal Medio Evo si devela deviazione del pensiero. Gli impulsi oggi continuano nella forma della Scienza agnostica,come della Gnosi criticamente restaurata eppur priva di pensiero: sotto forma di un rifiutodella civiltà, in nome di un irreale mondo antico, e in funzione della rinuncia a riconoscere ilreale dietro la parvenza della quantità. In effetto, là dove appare assolutamente negato, loSpirito dovrebbe essere ritrovato.

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Abraxa: Il saggio che ora presentiamo, pubblicato per la prima volta nella rivista "Scientia"(Zanichelli, Bologna, 1912) è dell'illustre orientalista Leone Caetani, autore della monumentaleopera in dieci volumi "Annali dell'Islam", dedicata ai primi quaranta anni dell'egira. Sull'Islam egliscrisse anche la "Chronographia Islamica" e l' "Onomastico Arabicum". Importante membro delGrande Oriente Egiziano, al contrario della zia Ersilia Caetani Lovatelli (l'Ekatlos del Gruppo diUr), non credette nella possibilità di indirizzare il fascismo verso una concreta ripresadell'aspetto magico della Tradizione Romana Prisca e preferì trasferirsi in Canada. Il seguente saggio, prescindendo da quel poco che si riferisce specificamente a fatti dell'epocadell'autore, è di una attualità sorprendente. Si tratta di una chiarissima descrizione della nascitae dello sviluppo dell'Islam, come anche della sua irriducibile opposizione all'Occidente, cheesclude ogni intimo accordo. Egli indicò anche l'unica via percorribile: "Il più alto compito civilenostro sarà di dimostrare all'Oriente la possibilità che la sua cultura fiorisca al lato della nostra inpiena libertà e sicurezza...Soltanto in questo modo la crisi, quando mai verrà, potrà svolgersiper vie pacifiche e legali, per il maggior bene collettivo di tutto il genere umano." Purtroppo non è stato favorito, come egli indicava il crescere parallelo e indipendente delle dueculture. Gli Occidentali hanno continuato a perseguire troppi interessi economici nell'orienteislamico e gli islamici, da parte loro, hanno cercato nuovamente di invadere l'Europa. Come?Prima creando da noi delle loro comunità; poi cercando di allettare alcuni intellettuali come R.Guenon, che gli facessero propaganda e nello stesso tempo minassero, creando sfiducia, nonsolo il materialismo, ma anche le basi spirituali dell'Occidente. Infine, attualmente, medianteminacce armate. La soluzione? Quella di Caetani, che al giorno d'oggi significa:1) diventare il più possibile autarchici nei confronti del petrolio islamico e non impicciarsi dellebeghe interne dei popoli islamici;2) non accettare emigrati di religione islamica, i quali, per loro diversa struttura interiore, nonsmettono di odiare gli europei anche quando questi danno loro lavoro;

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3) favorire l'emigrazione degli intellettuali europei filo-islamici nei paesi islamici; è coerente cheessi si comportino come fece, anche se forse in ritardo, R. Guenon: perchè se ne stanno qui alamentarsi del mondo occidentale, quando se ne possono andare felici e contenti nel mondoislamico? In particolare, a Claudio Mutti che, ne "La funzione dell'Islam e l'Occidente" (Parma 1981),sostiene l'esistenza di un hadith che prevederebbe l'islamizzazione di Roma, rispondiamo chenon esiste alcun hadith del genere, anche se è certo facile inventarsene all'occorrenza e, che,anche se esistesse, sinceramente ce ne "faremmo un baffo".

7b) Leone Caetani

La funzione dell'Islam nell'evoluzione della civiltà

I rapporti politici, economici e religiosi tra l'Europa e l'Asia, tra Oriente ed Occidente,costituiscono la tela, sulla quale si disegna e si svolge la drammatica trama della storia delmondo civile. Le guerre tra la Grecia antica e l'impero persiano, le conquiste di Alessandro, l'etàd'oro dell'Ellenismo mondiale, il dominio romano su tutto il bacino mediterraneo e sull'AsiaAnteriore, la nascita del Cristianesimo, il repentino catastrofico apparire dell'Islamismo, leCrociate, la caduta di Costantinopoli e l'invasione turca in Europa sono alcune delle pietre miliari a tutti conosciute nel millenare progresso dell'umanità verso i suoi lontani destini in mezzo alperpetuo contrasto tra le due civiltà dell'Asia e dell'Europa.Ma la febbre d'indagine accurata e profonda sulle vere cause di tutti i fenomeni, sia naturali cheumani, sospinge lo studioso moderno a non restar contento di conoscere le sole forme esterne,teatrali, abbaglianti della storia. Nei re, nei conquistatori, nei profeti, nei moti migratori di popoli,di idee e di religioni, e nelle intense passioni per cui battaglie furono vinte e perdute, imperi eciviltà sorsero e caddero noi vediamo sovrattutto i sintomi esterni, materiali, di intricate e oscureleggi sociologiche che, nei millenni ancora non contati della loro esistenza, hanno regolata tuttal'evoluzione spirituale e materiale degli uomini.Oggi che le nazioni europee dominano tanta parte del mondo orientale, oggi che per la divisionedegli ultimi resti di trapassati imperi in Africa e in Asia, sì vive si sono accese le passioniimperialiste e le cupidigie di domini territoriali: oggi più che mai ha valore e urgenza il conoscereche cosa sia l'Oriente, qual significato abbiano le civiltà asiatiche e quali leggi ne abbianodeterminato la genesi: l'ignoranza di queste leggi potrebbe essere causa di errori e diumiliazioni, da scontarsi presto o tardi con perdita di tesori e con orribile spargimento di sangue.Quanto sia necessario questo studio, quanto sia doverosa una sicura intelligenza del mondoorientale ci è parso dimostrato a sufficienza dalle prove quotidiane dell'ignoranza generale,rivelata non solo dalle ingenue improvvisazioni di giornalisti, ma persino da persone che hannoa lungo vissuto in Oriente senza tuttavia riuscire a penetrare nel fondo della coscienza orientale.Nell'estate scorsa, ad. esempio, nella "Nineteenth Century" abbiamo letto due bellissimi articoli,l'uno dello storico E. Bevan (agosto 1911) e l'altro di Sir Bampfylde Fuller (novembre 1911) giàgovernatore d'una provincia indiana, ambedue intitolati East and West, ossia Oriente edOccidente. Il primo ha voluto sostenere che tra orientali ed occidentali non esiste veraincompatibilità, e perciò non è impossibile una fusione intelettuale e religiosa. Il secondo,avendo avuto una conoscenza più pratica e diretta del mondo asiatico, ha insistito sulledifferenze morali tra orientali e occidentali, e sul concetto profondamente diverso che gli uni e glialtri hanno della vita. Ambedue gli scrittori hanno però ignorato, o meglio trascurato, ilcoefficiente religioso, che costituisce invero l'elemento fondamentale di divario ed'incompatibilità tra europei cristiani ed asiatici di varie fedi, ma soprattutto musulmani.La corretta interpretazione dei fenomeni religiosi ci sembra l'argomento principalissimo di studioin questa ricerca; va considerato anzi come la chiave di volta di ogni giudizio sinteticosull'Oriente, e quindi come l'imprescindibile concetto ispiratore e direttore di ogni iniziativa, opolitica o educativa, tra popoli non europei.Si tratta in altre parole di rispondere a vari quesiti singolarmente delicati a definire e difficili a

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considerare con spirito veramente sereno ed imparziale. Dobbiamo cioè domandarci: gliorientali possono adottare la nostra civiltà, le nostre istituzioni e le nostre concezioni religiose,giuridiche e sociali? Le religioni che essi professano, e le tradizioni che gelosamenteconservano, sono un impedimento al loro sviluppo ed alla loro elevazione morale e materiale?Dobbiamo quindi scalzare la loro civiltà e sostituirla con la nostra? L'azione morale della civiltàeuropea sugli orientali in quanto è un bene, e in quanto invece è per essi un danno ed unpericolo? E' nostro dovere di trasformarli in uomini come noi, di europeizzarli, o non convienepiuttosto di lasciarli invece quali sono e tentare la loro elevazione morale, eccitando le vigorienaturali senza distruggere quell'«orientalismo» che è prodotto di millenare adattamento alleesigenze ineluttabili della natura e della vita?Sono problemi pratici, immediati, che la continua espansione della moderna civiltà ha imposto atutte le nazioni europee aventi sudditi orientali; ma che in nessun luogo e in nessun tempohanno ancor trovato soddisfacente soluzione: tutti i governi hanno preferito andare innanziempiricamente, alla cieca, senza concetti precisi, e senza un obbiettivo chiaro, distinto e voluto.Solo gl'Inglesi in Egitto e in India - in parte anche gli Olandesi nei loro possedimenti oceanici -per felice intuito d'ingenita sapienza politica ed amministrativa, hanno compreso quale dovrebbeessere la soluzione pratica dei quesiti, ma senza approfondire l'indagine e senza elevare lapratica stessa a sistema teorico. Pochi mesi or sono tali argomenti sarebbero sembrati, a molti,questioni puramente accademiche per noi Italiani: ma gli eventi sono precipitati e l'Italia, con ildecreto di annessione della Tripolitania e Cirenaica, ha assunto oggi alcune gravissimeresponsabilità civili, di cui è dovere rendersi conto. Fra non molto il Parlamento sarà chiamato astudiar leggi per l'ordinamento delle due nuove provincie africane ed a risolvere problemioltremodo intricati, difficili e per di più costosissimi di uomini e di danaro, se l'azione legislativanon sarà ispirata ad una sicura conoscenza del mondo orientale e ad un sereno apprezzamentodei bisogni morali dei nostri nuovi sudditi o meglio concittadini musulmani.Questo fatto nuovo, di capitale importanza politica, è ragione sufficiente perchè oggi si ponga esi discuta brevemente, in linea sintetica, la diagnosi del fenomeno orientale e in particolar mododi quello musulmano, il quale per ragioni, che ora chiariremo, porge anche speciali facilitazionialla nostra intelligenza e si lascia da noi più agevolmente intendere ed analizzare. Anzipossiamo dire che l'Islamismo è l'evento più tipico, più caratteristico nei rapporti tra Oriente eOccidente. La sua nascita e la sua ragion d'essere nell'evoluzione storica del mondo orientale,studiate con imparziale e serena attenzione, rivelano meglio che ogni altro argomentod'indagine la segreta ragione di tanti diversi ed in apparenza distinti fenomeni della storiapassata e degli eventi contemporanei, gettano luce su tutto il mondo orientale e possonoriuscire di speciale utilità per noi Italiani nell'imminenza immediata, direi quasi imperiosa di unanuova opera legislativa. Ma anche se questo non fosse, non è pur nostro dovere il rammentare e trarne insegnamento dai continui e secolari contatti che l'Italia ha avuto con l'Orientemusulmano? L'Italia moderna, uscita dalle lotte epiche del Risorgimento, è ormai quasiimmemore del fatto che già sul finire del VII secolo le celeri navi dei Califfi depredavano le costedella Sicilia e tornavano in Africa con i calici d'oro, i reliquiari ed i preziosi candelabri dellechiese saccheggiate; mentre nella stiva, fra i negri rematori del naviglio saraceno, piangevanosconsolate donne e fanciulle, vedove le une, orfane le altre, condannate a mai più rivedere ipatrii lidi e le ubertose zolle delle pendici etnee. Da quel giorno, o in commercio o in armi, per quasi tredici secoli, l'Italia ebbe, con variavicenda, rapporti mai interrotti con i fedeli dell'Islam come padroni, o servi, o rivali. La Sicilia nonfu per secoli una provincia musulmana? I corsari africani , non sono stati il flagello delle costetirrene e ionie sin quasi ai tempi nostri? Tutta la vita politica e commerciale delle repubblichemarittime d'Italia si svolse in continua gara, ora pacifica e commerciale, ora militare e nemica,con gli stati musulmani lungo le coste del Mediterraneo. La teologia di San Tommaso d'Aquino,la medicina della Scuola salernitana, i rudimenti delle scienze fisiche nelle prime Universitàitaliane, e perfino le visioni dantesche del mondo soprannaturale sono inspirate imbevute discienza e di filosofia antica, raccolta, trasmessa e plasmata dai teologi arabi di Cordova edi Baghdad, un tempo maestri alla barbara Europa.Più tardi la fervida vita commerciale e politica delle nostre repubbliche annodò rapporti dicontinuo, immediato, contatto con il mondo musulmano. E negli ultimi anni il crescente scambio

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di prodotti con l'Oriente, i moti nazionali in Turchia, le complicazioni marocchine, i possedimenticoloniali, le nostre ambizioni africane e le recentissime, dolorose, illusioni sui sentimenti dellepopolazioni tripolitane verso di noi, ci ricordano, o almeno dovrebbero, a ogni pie' sospinto,ricordarci, che al di là del mare già nostro, esistono una civiltà e una fede sempre a noiirreducibilmente nemiche, barriera insormontabile di pregiudizi di razza, di odii religiosi e disecolari tradizioni.Oggi l'Italia con l'occupazione di Tripoli e della Cirenaica è venuta di nuovo in immediato,diretto, contatto con il cerbero islamico, e le stragi crudeli dei nostri fratelli fra le palme di SciaraSciat nella giornata del 23 ottobre 1911 sono state per gli Italiani una dolorosa sorpresa, maforse anche un utile insegnamento. L'lnghilterra, la Francia, la Russia nel costituire i loroimmensi imperi fra popolazioni musulmane hanno acquistato una lunga e penosa esperienza,tutta istoriata di stragi di incendi e di tetre tragedie, Nonostante sforzi generosi, largapreparazione intellettuale e materiale, e sacrifici incalcolabili di vite e di danaro attraverso lunghiperiodi di tempo, hanno tutte trovato nella civiltà e nei popoli islamici una irreducibile resistenza,forze sociali di tenace ribellione che niun mezzo civile poteva non già rompere, ma nemmenopiegare.Per tutte le nazioni europee ed oggi anche in particolar modo per l'Italia ha importanza, anzi èperciò un vero dovere, che non soltanto il solitario studio degli orientalisti e islamisti, ma ilpubblico e l'anima popolare acquistino contezza dell'origine, della natura e delle ragioni delsingolare fenomeno, che con bagliore sinistro d'incendi e di armi mise in forse, circa mille etrecento anni or sono la stessa esistenza del Cristianesimo e della civiltà europea, e che tieneancora strettamente avvinta la coscienza di 260 milioni di uomini, tutti concordi in un unico evivo sentimento, l'avversione al Cristianesimo ed alla civiltà europea, Ma non bastaspiegare "come" avvenisse la nascita dell'Islam; per noi europei, dominatori o collaboratori dipopoli musulmani soggetti, ha più diretto valore ed urgenza il conoscere "perchè" questa fedetrionfasse così strepitosamente nel VII secolo, "perchè" ricacciasse vittoriosamente la nostrafede e la nostra civiltà dall'Asia e dall'Africa, e "perchè" oggi ancora, indomata ed invincibile,perseveri nella implacabile ostilità verso di noi, e con questa bandiera estenda sempre più i suoiconfini in tutte le parti del mondo. Un fatto di proporzioni tanto grandiose, che serba pur dopouno svolgimento lungo e svariato una vita ancora intensa e tenace, deve avere ragioni assaicomplesse e remote: deve avere le sue radici vitali nella parte più profonda della coscienzaorientale ed esprimere i sentimenti essenziali di quella psiche etnica. Fa d'uopo dunque che ilproblema venga scrutato a fondo dalla nostra analisi, perchè solo una corretta interpretazione diesso potrebbe giovare, in un avvenire non lontano, a diminuire le resistenze più temibili e adiniziare, tra buoni auspici, un armonico modus vivendi tra Italiani e musulmani in Tripolitania.Per deficienza di documenti e per pregiudizio di fede e di razza, errato e parziale fusempre il nostro giudizio sulla fede venuta d'Arabia e sulla rivoluzione da essa suscitatanello svolgimento della civiltà orientale, Soltanto oggi, che la cultura critica moderna valentamente disgregando e spegnendo antichi, vieti pregiudizi di fede e di razza, noi riusciamo adintravedere, tra le nebbie d'un passato ormai remoto, le grandi linee e le principali ragioni di quelpauroso dramma musulmano, per cui i veloci guerrieri d'Arabia, in poche decine d'anni,percorsero una volta, trionfanti, da un capo all'altro, quasi tutto il mondo conosciuto. Quellostesso piccone demolitore dell'analisi scientifica, imparziale sì ma spietato, che si è appuntatocontro tutti i nostri istituti sociali, morali e religiosi, penosamente eretti per imperioso bisognodalle generazioni che ci hanno preceduto, intacca oggi anche i venerandi istituti dell'Islam, nemuta il significato e ne rivela le intime forze generatrici. La moderna analisi del fenomenoislamico ne trasforma tutto l'intimo significato, quale era sembrato agli studiosi del XIX secolo,ne allarga la base e ne rintraccia le intricate origini morali e materiali in tutta la storia anticadell'Asia e dei suoi rapporti con l'Europa. La nascita della nuova fede non appare più nella vestesemplicista in cui la videro i nostri padri; non è più la vecchia storia di un profeta impostore, cheaccende improvvisamente nei suoi accoliti una fiamma religiosa e li lancia alla conquista delmondo abhagliandoli con l'illusione di convertire l'umanità al nuovo verbo, e di riscattare sèstessi e gli uomini tutti dal peccato o dall'errore, accecandoli con promesse elettrizzanti diparadisiache voluttà sensuali. Non è più vero che le schiere musulmane, animate da unafiammante fede religiosa, illuse di essere l'istrumento della volontà di Dio, trionfassero per la

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forza irresistibile di tale sentimento sui loro nemici infiacchiti ed inseniliti da una civiltà millenaree corrotta. Queste sono fiabe, sono visioni di altri tempi. La verità è ben diversa: menodrammatica forse, ma assai più vasta, complessa; più gigantesca e sovrattutto meno personale:non l'opera cosciente di un uomo e di un pugno di temerari guerrieri, ma l'integrazione d'unamondiale rivoluzione sociale, iniziata secoli e secoli prima di Maometto, evoluzione che oggiancora è lontana dal compimento della sua grandiosa parabola.Maometto, il Corano, l'Islam, furono gli incidenti determinanti, e la veste occasionale d'unodei più intricati, maravigliosi e singolari eventi della storia umana, una nuova variazione deltema fondamentale della storia del mondo: l'incessante agire e reagire di Oriente edOccidente, il perpetuo scambio di idee e di uomini e di cose, di religioni e di arti, di spedizionimilitari e di conquiste morali tra l'Asia e l'Europa, tra i due massimi centri della umana civiltà.Maometto, l'inconscio creatore dell'Islam mondiale, non volle, non credè fondare una nuovareligione: egli chiese un ritorno, o forse meglio, l'epurazione di una relgione secondo lui giàesistente, e invocò soltanto l'abbandono di divinità minori per concentrare il culto sopra lamaggiore, la sola vera divinità, a tutta Arabia già nota, perchè forse la più antica di tutte: Allah.Ma la riforma non aveva nella sua mente alcun carattere universale; il Profeta non divisò mai laconquista politica del mondo, nè la conquista morale del genere umano; non si prefissenemmeno la conversione di tutta Arabia, ma si preoccupò unicamente di sé e dei suoi, ossia deipropri paesani e consanguinei, delle persone a lui meglio note e più vicine. Degli altri non sidiede pensiero: si direbbe che ne ignorò perfino l'esistenza. Quando Maometto morì nel 632,sola una parte della penisola nativa obbediva al suo cenno; e la unione di tribù da lui creatanelle due città di Mecca e di Medina era assai più un principato politico e militare, che non uncomunità religiosa. Gli Arabi erano per natura irreligiosi e non desideravano una nuova fede; mariconobbero in Maometto un uomo di genio a cui conveniva sottostare. Maometto morì senzalasciare istruzioni, senza curarsi né dell'avvenire del suo stato, nè di quello delle suedottrine: non provvide nemmeno a conservare il testo esatto delle sue rivelazioni.Quasi esclusivamente politico e militare fu lo svolgimento della comunità musulmana nei primitempi che seguirono la morte del suo fondatore, svolgimento che ricorda in molte sue fasil'espansione territoriale e militare di Roma. La comunità creata da Maometto, dacchè eradiventata la più potente in Arabia, e dacchè sorse in mezzo ad una popolazione di naturapugnace, rapace ed irrequieta, fu fatalmente trascinata alla conquista della penisola durante ilgoverno del primo Califfo. Terninata la conquista, l'improvvisa unione politica e militare di tuttal'Arabia, l'unità nazionale di tutto un popolo dotato delle più irrequiete energie di vita furonoragioni altrettanto fatali ed inevitabili, per le quali il popolo arabo, già assillato da crudeli bisogni,bramoso di fuggire da una patria inaridita, povera ed ingrata si precipitasse a depredare lericchezze di Persia e di Roma.E così venne, non prevista, non ideata da alcuno, ma per naturale collegamento di cause adeffetti, la conquista dell'Asia e dell'Africa. Ma in ciò si sarebbe avuto finora soltanto la fortuitaripetizione d'una fra le tante vicende politiche, che avevano rimestato e funestato l'Asia daitempi di Hammurabi a quelli di Zenobia e dei re Sassanidi: un altro impero, più o meno longevo,e nulla più. Senonché quel misterioso complesso di leggi, o accidentali o necessarie epredeterminate, regolatrici della vita di tutti gli esseri sul nostro pianeta, volle che l'erompere deiguerrieri d'Arabia coincidesse con una profonda crisi morale delle nazioni asiatiche e semitichesottoposte contemporaneamente al dominio della razza ariana, affermatasi con le istituzionipolitiche di Roma e con il Cristianesimo ellenizzato di Bisanzio. Tutto l'Oriente era allora insorda, implacabile rivolta contro la dominazione bizantina ed agognava una liberazione non solopolitica, ma anche morale e religiosa.Questa corrente di sentimenti e di idee separatiste non era di recente data, non era creata daldominio romano-cristiano-bizantino, ma si può dire esistesse da tempo immemorabile, sebbenein forma latente ed inconsapevole. Era la manifestazione di quell'antichissimo, indistruggibile,contrasto morale, quell'istintivo conflitto spirituale che ha sempre reso impossibile ogni unionedurevole di sentimenti fra i popoli dell'Asia e quelli dell'Europa. La scissione è sempre esistita,ed è di antichissima data, sebbene talvolta non fosse acuta e palese. Le vicende storiche laposero per la prima volta in evidenza ai tempi delle guerre tra i Greci ed i Persiani nel V secoloavanti l'èra volgare, l'accesero vieppiù con le conquiste di Alessandro Magno nel IV secolo e

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con il dominio dei Seleucidi, i quali tentarono la vana impresa di fondere l'Oriente conl'Occidente. Si venne poi gradualmente maturando durante l'apogeo e la decadenza delpredominio ellenistico in Asia Anteriore: perciò non rimase circoscritta al solo mondo semitico,ma si estese a tutto l'Oriente. Fu la forza morale propulsatrice che portò alla caduta deiSeleucidi in Asia; fu il sentimento più vivo che animasse il grande Mitridate nelle sue guerrespietate contro Roma: al suo odio per l'Occidente devesi l'eccidio tremendo dei 150.000 inermiitaliani nelle città dell'Asia Minore l'anno 88 avanti l'èra volgare. Lo stesso odio antieuropeoassisté i Parti a combattere la potenza di Roma, e in India fece sorgere le dinastie nazionalicontro i successori di Alessandro e prese forma religiosa nel Buddismo; il quale, pur subendo leinfluenze artistiche della Grecia, espulse l'Ellenismo dalle valli dell'Indo e del Gange. Crescendodi forza e di intensità il movimento anti-ellenistico cooperò al continuo regresso della cultura edell'influenza europea in Asia Centrale, nel III secolo dopo l'èra volgare innalzò al potere ladinastia nazionale persiana dei Sassanidi, ed abbatté la potestà degli Arsacidi, perchè imbevutianche essi di ellenismo. La stessa irresistibile corrente reazionaria di orientalismo cooperòinfine alla restaurazione della religione nazionale dell'Iran, il Mazdeismo. Per effetto dellacresciuta intensità dell'avversione antieuropea, Roma non poté mai imitare l'esempio diAlessandro Magno, e nemmeno estendere durevolmente i suoi confini al di là dell'Eufrate, dovele popolazioni, già accese di sentimenti contrari all'Occidente, rimasero sempre piùtenacemente avverse alla cultura ellenistica. La propaganda nestoriana che portò il verbo cristiano sino nel cuore dell'Asia e della Cinarappresenta anch'essa un'aspirazione religiosa e un desiderio di elevazione spirituale,indipendente e persino ostile a Bisanzio e a Roma, ma il simbolo nestoriano ebbe vita effimera,perchè non sufficientemente orientale e scomparve come una nube innanzi alla tormentaislamica. Tale ardente e millenario nazionalismo orientale fu dunque moto generale non ispiratoo diretto da alcuno, ma di genesi contemporanea inconscia in tutta quella parte d'Asia, dove leinfluenze europee si erano fatte sentire. Certi fenomeni nella storia per i loro caratteri dicontemporaneità e di somiglianza nelle più diverse parti della terra, rivelano l'esistenza di leggigenerali della psicologia umana, a cui tutti obbediamo ciecamente, e di cui avemmo sinora soloun vago barlume. La reazione anti-europea dell'Asia è uno di questi fenomeni, uno dei pochiche ci è dato più facilmente di studiare e comprendere. Il corso però di questo vitale contrastotra le due parti del mondo civile fu complicato dalla comparsa del Cristianesimo, che costituì unadelle maggiori innovazioni e rivoluzioni della storia umana. Occorre fermarci un momento adesaminare il fenomeno. Quando circa sette secoli prima dell'Islam sorse la grande religioneasiatica, destinata al dominio del mondo, il Cristianesimo di Gesù e di Paolo, le condizionimorali delle società civili erano diventate del tutto eccezionali, e mature per un rivolgimentomorale; il quale però si svolse in tal modo da generare un'inestricabile confusione delletendenze sociali fra loro in contrasto. La religione dei popoli occidentali al principio dell'eracristiana non aveva seguìto il grande progresso morale, intellettuale e politico di tutto il mondoellenico e latino; il quale, tormentato nell'intima psiche da questo interno squilibrio, anelava adelevare il contenuto e la manifestazione esterna del suo sentimento religioso. Sovrattutto Romae l'Italia avevano in quell'età vivo bisogno di fervore religioso e di pietà mistica, sentimenti chepiù non trovavano di che appagarsi negli antichi culti patrii, e nella religione ufficiale dello Statoromano con il suo ritualismo positivo, secco ed interessato, religione troppo strettamente legataalle piccole vicende della vita politica priva di ogni calore di sentimenti. L'Occidente, rispettoall'Oriente, si trovava quindi in condizioni di manifesta inferiorità religiosa; i padroni del mondoper virtù dei loro ordinamenti militari e politici, e per virtù di alte qualità morali, erano persingolare intrinseca contradizione, in istato d'inferiorità religiosa rispetto ai sudditi orientali, ossiaprecisamente a quelli che i marziali cittadini di Roma più disprezzavano. Gli occidentali,obbedendo ad una fondamentale legge sociologica sentirono irresistibile il bisogno di elevare ilcontenuto delle loro credenze religiose al livello della progredita civiltà. Al bisogno vivissimocorrispose l'Oriente con esuberante larghezza, onde tutte le fedi asiatiche accorsero allaconquista di Roma. Data la superiorità morale, l'intensità del sentimento che le animava, ilcarattere commovente e drammatico delle varie tradizioni orientali, il trionfo delle fedi asiatichefu grande e rapido. La rivoluzione morale e religiosa, che poi ebbe nome Cristianesimo, erainevitabile: fu evento fatale. A soddisfare il profondo bisogno morale, a colmare la lacuna dello

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spirito tra le popolazioni occidentali, gareggiarono tra loro tutte le religioni del'Asia, fiammanti dizelo spirituale, piene di passione intensa: l'Occidente fu inondato, sommerso dall'Orientereligioso, il quale conquistò l'Europa per la vivacità e profondita di sentimenti che l'Occidenteancora ignorava, ed in cui si tuffò con frenesia. Fu un momento nella storia di Roma, in cuisembrò che si fosse avverata la unione di tutti i popoli civili d'Asia occidentale e d'Europa in unafusione, o poltiglia, o amalgama che si voglia dire, di religioni e di credenze. Roma divenne unavera Babele religiosa: non v'era culto esotico e bizzarro che non trovasse accoliti pronti ad ognistranezza e ad ogni sacrificio. Sul trono imperiale salirono uomini di tutte le razze e innumero grande pure orientali, i quali protessero e favorirono quegli stessi culti orientaliche il vecchio Senato di Roma repubblicana aveva un tempo vietati e banditi infliggendopersino la pena di morte. La fusione religiosa fu soltanto apparente, e l'apparenza anche dibreve durata, sebbene i culti orientali, e tra questi principalmente il Mitraismo persiano, sidiffondessero mercè le guarnigioni militari dalle rive del Danubio alle pianure soleggiatedell'Andalusia ed alle inospiti contrade della Mauritania. Dalla fusione delle varie fedi orientalitra di loro e dalla loro congiunzione intima con l'anima occidentale, ai cui bisognifacilmente si adattarono, nacque il Cristianesimo così detto cattolico, ibrido e singolaremiscuglio di credenze e riti primitivi con altissime idealità religiose, e con sublimi insegnamentimorali. Questa fede, ottenuta da Costantino la sanzione ufficiale, divenuta sovrana inOccidente, e assunta veste e fisionomia spiccatamente europea, tornò trionfatrice in Orientedove volle dominare nel campo spirituale, quanto l'autorità imperiale già vi dominava nel campopolitico, economico ed amministrativo.L'Oriente perciò si vide invaso ed oppresso con le sue stesse armi: sebbene il Cristianesimonella veste e nel contenuto, con cui dall'Occidente ritornò in Oriente, imbevuto di logica, difilosofia, di sentimento e di diritto occidentale, non fosse più quella fede, di cui la psicheorientale aveva bisogno, pure l'Oriente lo dovette subire. Ma non appena il Cristianesimodivenne anche la religione ufficiale dell'impero - istituto essenzialmente occidentale per origine,essenza e tradizioni - ricominciò, tra Oriente ed Occidente, sebbene velato ed inavverlito,l'intimo screzio morale e spirituale, che nulla poteva mai sanare, perchè fondato su incancellabilidifferenze di razza, di costumi, e di tradizioni.Anche altre circostanze accidentali vennero ad acuire questo sentimento primordiale, istintivo,che, pur variando d'intensità, ha sempre mantenuta netta ed insanabile la scissione morale fra ilmondo asiatico e quello europeo. La mano pesante di Roma, implacabile verso ogni velleitàpolitica entro i propri confini, aveva lasciato in Oriente, sovrattutto tra le razze semitichedell'Asia Anteriore un profondo lievito di odio contro l'Occidente, impersonato nell'autoritàimperiale di Roma. Ogni rivolta interna, ogni guerra civile fu causa di nuove, cocenti miserie eaggiunse sempre maggiore intensità all'insanabile dissidio fra dominatori e soggetti.Tanta perenne avversione del mondo semitico contro Roma ariana - che traluce ad es. dai LibriSibillini, dalla letteratura apocalittica e da mille altri documenti del tempo - aveva fatto, nel primoperiodo di lotte, il giuoco della propaganda orientale e cristiana, perchè l'odio contro Roma fuconfuso con l'odio al paganesimo ellenico e romano. Ma più tardi, quando il cristianesimosottentrò al culto ufficiale di Roma repubblicana ed imperiale, la Chiesa ortodossa, difesa dagliimperatori, vide convergere contro di sé quella stessa animosità che fu già sua preziosaausiliaria nelle dure prove dei sanguinosi primordi.Sorsero allora numerose, aspre, pugnaci, le dottrine dissidenti, sovrattutto in Africa: dottrine chela Chiesa, suggestionata dall'unità politica dell'Impero romano a voler l'unità di fede nel genereumano, combattè senza requie con la sua rigida, esosa ed avida gerarchia, chiamandole errori,scismi ed eresie. L'uniformità non esiste nella natura e meno ancora nel mondo dei fenomenimorali e sociali. Le così dette eresie erano in realtà, nella loro intima essenza, incoscienti,istintivi moti sociali, ciechi sforzi della psiche orientale per emanciparsi dal giogo religioso esacerdotale della Chiesa ufficiale, per ricuperare, nel distaccarsi e distinguersi da questa, la suaantica libertà di fede e le caratteristiche locali sì care al al sentimento primitivo, sempreindividualista. L'Occidente impersonato dalla Chiesa mirò a fare della religione una cosa unicauniversale, un istituto che nella sua materiale costituzione rappresentasse l'unità monoteisticada essa professata, e introducesse nel mondo il dominio quasi diretto di Dio sul modelloburocratico dell'impero romano. In questo modo il conflitto millenario tra Oriente ed Occidente

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assunse nei primi secoli dell'era cristiana caratteri esclusivamente religiosi, i quali offuscaronol'intelligenza dei contemporanei e nascosero la vera natura della lotta. Nelle così dette eresiedei Siri, dei Copti, degli Armeni, degli Aramei sottomessi alla Persia, dei Nestoriani e dialtri gruppi minori, non era tanto una convinzione profonda in una verità diversa daquella ortodossa, quanto una necessità psicologica, incosciente, irresistibile a pensare ecredere diversamente dagli ortoodossi e in modo più asiatico. Messa in questi termini lalotta divenne sterile, insanabile e senza concepibile via d'uscita. Seguirono quattro secoli, dal IIIal VII di intenso strazio morale, per cui le popolazioni dell'Asia, esasperate, nauseate, avvilite,caddero in uno stato di acuta irrequietezza morale, ossia in quello stato psicologico più propizioa fecondare i semi delle grandi rivoluzioni.Dopo il trionfo del Cristianesimo, al dominio diretto di Roma seguì quello di Bisanzio che fu peròl'erede politico di Roma imperiale e mantenne, con ordinamenti romani, l'egemonia della razza edella coltura ariana-europea in Asia: Bisanzio fondendo in sé le civiltà di Roma e di Grecia,continuò, con pertinacia che arrivava sino alla crudelà delle persecuzioni, il lavorio dieuropeizzare le nazioni asiatiche, tra le quali in prima linea tutte le nazionalità semitiche, i Siri,gli Aramei e gli Arabi che popolavano l'Asia Anteriore, nonchè le altre nazionalità più eterogeneedell'Egitto e dell'Africa settentrionale.L'Oriente, talvolta anche inconsapevolmente, ha sempre veduto un pericolo per la suaindividualità spirituale nell'influenza diretta della civiltà occidentale, sia ellenistica, siaromano-bizantina, sia europeo-moderna con le sue tendenze commerciali, pratiche, dominatricie razionaliste. La nostra civiltà dissolve come un acido la compagine morale degli Asiatici, haazione precipuamente livellatrice ed uguagliatrice, e tendenze laiche e razionaliste, i carattericioè che l'Oriente appunto più aborre e teme, perchè un infallibile istinto intuitivo gli faintravedere in essi la propria morte morale. Quindi, per spontaneo moto di conservazione,l'Oriente pur assorbendo inconsapevolmente dalla cultura ellenica ed occidentale non pochielementi utili al suo sviluppo, e confacenti allo spirito, alle aspirazioni e alle tradizioni dell'Asia,non volle, non potè mai sottostare al dominio occidentale, sovrattutto quando questo preteseessere anche morale e religioso.Patria e razza sono concetti estranei alla mente orientale: nella quale invece predominain tal misura il senso religioso, che in Oriente la religione racchiude tutta intera la vitasociale, politica, giuridica, letteraria ed artistica delle popolazioni. La psiche occidentale èinvece ingenitamente sospinta a differenziare entro il campo religioso quello che può esistere edurare senza essere necessariante religioso. V'è cioè la tendenza a laicizzare: quella tendenzache ha portato alla creazione del diritto razionalista romano ed è la forza procreatrice dellospirito scientifico, positivista delle razze occidentali. Una Chiesa come quella di Roma congrandiosa gerarchia, con pretese al dominio mondiale e politico, non è, in realtà, che unalaicizzazione, in forma cooperativa ed organica, di quanto per l'orientale deve rimanere nelcampo del puro sentimento e conservare caratteri puramente individualistici. Il dissidio quindi èdi sua essenza perenne, senza rimedio e senza possibilità di conciliazione, Ciò spiega comedurante i lugubri secoli del Basso Impero l'opposizione dei Semiti, degli Asiatici e degli Africanial governo di Bisanzio si svolgesse soprattutto nel campo religioso, e rivolto contro ilCristianesimo ortodosso, quale era uscito dalla mente e dai sentimenti di generazioni di teologifilosofeggianti, imbevuti di ellenismo decadente. Le inestricabili difficoltà e sottigliezzedogmatiche e teologiche, di cui si compiaceva lo spirito ellenistico, sempre essenzialmenterazionalista, ed in cui si erano smarrite le menti direttive del pensiero cristiano, avevanoperturbato la coscienza religiosa orientale, per sua natura semplicista, più primitiva, ma piùintensamente passionale e perciò spesso anche cieca ed illogica.In Siria, in Palestina ed in Egitto si svolse dunque dal III al VII secolo quella triste, monotona,serie di sterili lotte religiose tra sudditi orientali ed impero occidentale, che fu un perpetuo edinutile strazio; conflitto sterile in cui l'Oriente privo di ogni unità morale e di ogni chiara coscienzadei suoi veri bisogni spirituali, privo altresì di ogni mezzo per raggiungere almeno la sua libertàmorale, non potè mai liberarsi dal giogo opprimente della gerarchia chiesastica di Bisanzio.Dall'altra parte non potè e non volle mutare natura, animo e sentimenti, nè sottostare allevelleità di perfetta uniformità religiosa che Chiesa ed Imperatori ebbero la folle illusione di volerimporre ai sudditi asiatici ed africani. Le caratteristiche psicologiche di una popolazione sono

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difficili a mutare quanto il colore della pelle e dei capelli e la conformazione del cranio. Quinditutte le misure prese dagli Imperatori riuscirono vane: fallirono nel tentativo così caparbiamenteripetuto di spegnere le aspirazioni separatiste in materia religiosa tra i sudditi orientali; nè fupossibile plasmare con decreti imperiali e sentenze di concili ecumenici la psiche degli orientalientro le forme ortodosse volute dal sommo sacerdozio cristiano ed ufficiale. Per lunghi anni, esecoli ancor più lunghi e penosi, si venne accumulando in Oriente una forza immensa diconcentrata esasperazione anti-bizantina ed anti-occidentale, la quale, sebbene ancoraincapace di prendere forma ed unità d'indirizzo, non per questo cessò di creare alfine unascissione morale assai pericolosa per la quiete sociale e per l'unità politica dello stato bizantino.Dal contrasto sempre più aspro di tali e tante forze sociali, s'era prodotto, nel VII secolo, unosquilibrio interno della società civile, analogo a quello avveratosi al principio dell'èra cristiana. Ilmondo romano-bizantino cadde in pieno sfacelo e tutti ne erano consapevoli. L'Oriente si sentìtravolto nella ruina generale di Stato e di Chiesa, ed ebbe la coscienza di una intrinsecainferiorità morale, che lo condannava a perire anche prima dell'Occidente. Gli occorreva quindiun simbolo, una cosa indefinibile a parole, magari un'illusione che gli permettesse di salvarsidall'incubo, e di ritenersi del tutto libero, separato, distinto - e nel distinguersi l'umanosentimento pone sempre il senso di superiorità - dal mondo e dalla coscienza occidentale.Nel periodo che corre dal IV al VII secolo dell'èra volgare, ossia alla vigilia dell'eromperedell'Islamismo, la parte dell'Oriente più vicina al mare Mediterraneo era quella in cui il contrastopsicologico fra le due civiltà aveva assunto caratteri più acuti, riducendo l'Asia Anteriore in uncerto modo al campo di battaglia fra le due tendenze. Questa parte perciò del continenteasiatico era diventata più di ogni altra matura e pronta per un grande rivolgimento spirituale epolitico: in essa lo stato d'animo delle popolazioni era ridotto a materia infiammabile, pronta adaccendersi non appena avesse trovato quella data scintilla necessaria alla sua ormai anelatacombustione, a quella intima reazione, cioè, a cui inconsapevolmente, ma intensamentetendeva per la propria salvezza. Della sua intensa aspettazione fu l'impeto espansionista sìbrutalmente violento delle conquiste musulmane. Sul campo travagliato dalla psiche asiatica,fecondata da indicibili sofferenze e da irreducibili rancori, inconsciamente anti-occidentali edanti-ariani, venne alfine a cadere il seme rozzo sì, ma schietto e semplicista della dottrinapredicata dal Profeta d'Arabia.Al moto evolutivo del sentimento asiatico venne, del tutto fortuitamente, a dare unità e direzionel'appello del Predicatore meccano. Non fu già che egli annunziasse alcunchè di nuovo, perchèle sue idee religiose erano un imperfetto rimpasto di concetti giudaici e cristiani, rinvigoriti, per lapsiche orientale, da un ritorno alle più genuine caratteristiche delle antichissime fedi dell'Asia.Maometto ebbe, senza saperlo, il solo merito di sfrondare, semplificare ed irrobustire una fedeche, nella dogmatica cristiana, per le tendenze razionalistiche e filosofiche dell'Occidente, erasiperduta in una nebbia di sottigliezze teologiche e di sofismi astrusi, spogli di realtà materiale e dicalore religioso, mentre l'anima asiatica, e soprattutto quella semitica aspirava a comunicaredirettamente con Dio, libera da ciarpami ed imposizioni occidentali, e indipendente da monopolie tirannie sacerdotali. L'Islam diede novella vita e vigore a tutto l'individualismo religiosodell'Oriente ribelle all'asservimento chiesastico di Bisanzio e di Roma, ancor più rigido e duro diquello civile e militare dell'impero.Ovunque la fede religiosa è veramente sentita, la tendenza a voler entrare in comunione direttacon Dio senza frapposizione d'intermediari è irresistibile. La Chiesa cristiana nel divenire fedeufficiale dell'impero si trasformò in un grande congegno amministrativo; usando un bruttissimotermine moderno, potremmo dire che si burocratizzò, come l'amministrazione dell'esercito e delfisco, vale a dire assunse quei caratteri che all'orientale sono in religione più odiosi; l'abolizionedi ogni forma di sacerdozio fu uno dei meriti maggiori dell'Islam, e una delle ragioni della suastraordinaria fortuna. L'Oriente non cercava una nuova fede; non ne aveva bisogno. Ancheil Cristianesimo era stato poco più di un nome nuovo con cui si era riverniciatal'antichissima, indistruggibile eredità pagana. Il bisogno vero era di riacquistare la libertà religiosa, e di distaccarsi da Bisanzio, dal suo clero eda tutto l'Occidente. Ambedue queste liberazioni furono largamente fornite dall'Islam, il qualesebbene modificasse alcune parvenze, alcuni riti, alcune forme esteriori di culto, e desse adogni cosa un nome nuovo, significò sovrattutto emancipazione completa assoluta

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dall'Occidente, e lasciò intatta l'essenza stessa delle credenze e delle superstizioni, che sonol'anima della coscienza orientale nel suo tendere confuso vlerso il bene morale e materialequale essa lo intende. Ne seguì perciò una prima imprevista trasformazione del movimentoislamico: la dottrina novella voluta dal suo ideatore per il bene della sola regione nativa e deisuoi consanguinei, per effetto delle conquiste nella penisola e fuori, divenne nella prima fase ilsimbolo morale dell'unità politica, morale e nazionale, e della superiorità degli Arabi sulle altrenazioni della terra. Ma poi, con singolare celerità, seguì la seconda e assai più importantetrasformazione, quella cioè che doveva dare all'Islam i caratteri di funzione storica di mondialeimportanza nell'evoluzione dell'umanità. Gli Arabi infatti foggiarono il novello impero sul conceltofallace che essi sarebbero rimasti sempre i soli padroni e i soli musulmani: tutto il resto delmondo doveva rimanere perpetuamente nella condizione di soggetti e infedeli, la cui solaragione di vivere sarebbe stata di porgere ai vincitori e padroni un continuo e copioso cespite diricchezza. All'infuori degli Arabi nessuno era musulmano, perché in principio arabi e musulmanierano sinonimi: i musulmani, secondo i Califfi, dovevano vivere interamente a spese del mondonon-musulmano. Gli uni dovevano godere di tutti i vantaggi e di tutto il potere; gli altri dovevanosobbarcarsi a tutti gli oneri ed a tutti i gravami. A tale sistema sociale i primi Califfi credetteroaver dato permanente assetto.Mai si ebbe in un popolo più ingenua e più fallace illusione. Gli Arabi, pur tanto geniali, arditiguerrieri ed intelligenti, erano uomini incolti, rapaci, sensuali e violenti; poco o nulla sapevano osi curavano dell'Islam, dei quali erano paladini solo in quanto esso era un moto nazionalista edun'arma di governo. Gelosi della propria egemonia politica e dei vantaggi materiali che da essaderivavano, accecati inoltre da uno smodato orgoglio nazionale, ignorarono del tutto l'evoluzionemorale dei sudditi, indegni delle cure e del pensiero della razza dominante. Di tanto disprezzo edi tanta indifferenza, i vinti approfittarono per prendersi la più trionfante delle rivincite suidominatori, scegliendo una via così inaspettata, che gli Arabi, sebbene vivamente contrariati,non seppero opporre alcuna seria resistenza e si lasciarono quasi vilmente sopraffare esommergere. In realtà non ne compresero affatto la portata e il significato, e furono perdutiquasi prima che essi sapessero il loro dominio in pericolo. Avvenne cioè quello che nessuno siaspettava. Se i cristiani Orientali, Siri, Aramei, Copti e Africani, avevano lottato tenacemente persecoli contro i Bizantini, la Chiesa romana ed ortodossa e il Mazdeismo dualista dei re Persiani,apparentemente perché volevano rimanere fedeli ad un profondo convincimento religioso, eralogico arguire che le stesse popolazioni avrebbero resistito con pari tenacia e costanza anchealla nuova fede venuta d'Arabia, per di più ispirata a sensi ostilissimi verso le concezionifondamentali del Cristianesimo (Trinità, Incarnazione Figliolanza di Dio, ecc.). Invece avvennetutto il contrario; la resistenza infrangibile rispetto agli occidentali Bizantini ed agli Arianisassanidi, si liquefece senza contrasti dinanzi alla fede islamica; le popolazioni soggiogate daiCaliffi di Medina e di Damasco, abbagliate dagli stupendi trionfi delle milizie arabe,inconsciamente sedotte dallo spirito islamico combattente nel nome dell'Oriente contro tuttol'Occidente, si appropriarono la religione, la lingua ed i costumi dei loro padroni. Più accorti diquesti, intuirono nell'Islam un mezzo per equipararsi ai dominatori e godere dei medesimi lorovantaggi. Sentirono confusamente, nel nuovo ordinamento sociale venuto dal deserto arabico,l'epressione di un sentimento politico e religioso più schiettamente orientale e conforme in tuttoal loro spirito. Infine ebbero, quasi istintivamente, la coscienza che l'Islam, per il suo carattere diguerra senza tregua all'Occidente cristiano, significava riscossa contro i dogmi incomprensibili,contro la tirannia della gerarchia chiesastica, contro l'oppressione di ordini monastici parassitari,contro tutto ciò che all'Oriente sembrava odioso nell'imperio ellenistico-ariano.Con l'Islam l'Oriente tornava ad essere Oriente vero, libero ed indipendente dalla tiranniadell'Occidente; nell'Islam trovò il suo riscatto e la sua salvezza. Così, quasi a dispetto degliArabi stessi, l'Islam diveniva l'istrumento con cui l'Oriente, ossia i popoli dell'Asia e dell'Africasottomessi dai primi Califfi, ritrovarono la morale e la emancipazione dal giogo d'una civiltà e diuna religione, in cui stavano a disagio; onde, divenuti nuovamente e completamente orientali,tornavano ora a sentirsi gli eguali, anzi vittoriosamente superiori, al millenare nemico l'arianooccidentale.La comunanza di razza, di sentimenti, di tradizioni e la affinità di lingua favorirono latrasformazione dell'Oriente in senso islamico in modo così intenso e rapido che gli Arabi stessi

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non ebbero nemmeno il tempo di intenderne la natura ed i pericoli. I sudditi, in meno di unsecolo, si fusero con i loro padroni, e dopo un mezzo secolo divennero essi i padroninell'impero arabo. I Semiti cristiani trovarono nella dottrina pur primitiva, imperfetta e persino insè illogica e contradditoria, ma dogmaticamente semplice e chiara dell'Islam, una fede piùconsona alla loro psiche religiosa e nonostante i contrasti, sovrattutto fiscali e politici che furonoopposti dal governo musulmano, essi si diedero in braccio alla nuova fede, abbandonandospontaneamente, con un senso quasi di sollievo, le perturbanti, annebbianti sottigliezze delladogmatica cristiana.Con queste parole non intendiamo già di formulare un giudizio comparatlvo, ma constatiamounicamente un fatto. Ogni giudizio sul valore relativo delle religioni umane èintrinsecamente errato oltre ad essere odioso ed ingiusto. Ogni popolo pone nella propriareligione tutta l'anima sua, e se la foggia come meglio gli conviene e gli piace. I Cristianid'Oriente si diedero in braccio all'Islam, perchè questo meglio intendevano, che non ilCristianesimo, perchè l'Islam era più orientale e meglio rispondeva alle esigenze della lorocoscienza. La conversione fu un moto libero, naturale, superiore ad ogni volontà individuale ead ogni meditato calcolo; vero istintivo moto sociale, per cui assunse sin dai primi tempicarattere quasi precipitoso, raggiunse proporzioni impreviste e produsse incalcolabiliconseguenze. Siccome l'Islam sorse condannando gli Ebrei di miscredenza, e negando i dogmifondamentali cristiani, la divinità di Gesù, la Trinità e via discorrendo, la stessa ragion d'esseredella nuova fede fu appunto combattere l'Occidente e la sua religione. A tutte le fedi asiatichepreesistenti mancava esplicitamente tale caratteristica di diretto e polemico contrasto che erainvece elemento essenziale dell'Islam. Questo perciò fu causa che tra Oriente ed Occidente siaprisse ora un abisso morale, prima non mai esistito, fissando cioè tra questo e quello inperpetuo, anche nelle parvenze esteriori, quel contrasto e quell'incompatibilità essenziale cheprima era solo confusamente avvertita, e che forse non sarà mai più possibile di cancellare.Per la popolazione travagliata dell'Asia Anteriore intensamente religiosa la nuova dottrina nonservì già per carpire in maggior copia le ricchezze della terra e le gioie della vita, ma fu accoltaperchè sembrò porgere allo spirito, alla grande tendenza anti-ariana, anti-europea, quello sfogodiretto, quell'unità d'indirizzo che prima faceva difetto ed a cui l'Asia inconsciamente anelava.Gli Asiatici divennero sinceramente, ardentemente musulmani, assai più che non gliArabi stessi, rimasti nell'animo pagani e gaudenti, e i milioni di nuovi proseliti trasportarononell'Islam tutto ciò che all'Oriente è più caro; in odio al vecchio nemico, infusero nella nuovafede quello stesso fanatismo che avevano assorbito dalle dottrine dell'antica fede, fanatismosoprattutto anti-cristiano ed anti-europeo, che purtroppo ha distinto la storia dell'Islam nelle suelunghe e sì spesso sanguinose vicende. In altre parole l'Islam, non per volontà del suo Profeta,e contro la volontà e gl'interessi dei suoi primi seguaci, per modi e per ragioni da tuttiimpreveduti ed ignorati, divenne l'espressione tangibile, l'istrumento potentissimo della granderivolta o reazione anti-europea nella coscienza asiatica; la quale pose nell'Islam quanto le erapiù proprio e più caro, e quanto perciò doveva più nettamente scinderla dall'Occidente.Per effetto di tal graduale evoluzione l'Islam fu nel passato e sarà sempre per l'avvenirel'inevitabile avversario della civiltà occidentale; tale fu la prima ragione d'essere, di tale spirito fuprofondamente imbevuto dai popoli asiatici, e tale sarà il suo destino, la sua naturale missioneper un avvenire incalcolabilmente lungo e lontano. Nel civile mondo europeo Cattolicesimo eProtestantesimo, un dì sì fieri nemici hanno potuto alfine ai nostri giorni posare le armi, onde ipopoli occidentali dedicano ad altre più nobili battaglie le immense energie di cui dispongono.Nella nostra civiltà, sì essenzialmente nazionalista e così disposta a laicizzare ogni cosa, lareligione ha cessato nell'ora presente d'essere la preoccupazione principale degliuomini; molti vivono ed operano anche senza darsi pensiero delle religioni. In Orientequesto è inconcepibile, è impossibile, perché la religione per gli orientali abbraccia ecompendia tutta la loro vita, perché nel vivo senso di fedeltà alla fede professata la societàmusulmana sente istintivamente il suo solo sicuro sostegno morale, la maggiore forza dicoesione e di solidarietà sociale. La sola fede possibile per molte e molte future generazioni deipopoli dell'Asia e dell'Africa è quella islamica, la quale consolida e consacra, quasi in formaperpetua, il grande divivorzio tra le due più celebri famiglie umane. L'Islam per le ragioni dellasua genesi e per le funzioni storiche della sua lunga evoluzione è destinato dunque a rimanere,

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finché avrà vita, la barriera per lungo tempo infrangibile, lo scudo di difesa che l'Oriente opporràsempre all'avanzare aggressivo della nostra cultura.Se esso perciò in origine servì a riscattare politicamente e religiosamente una parte oppressadel genere umano, assunse in breve, e con il correre dei secoli sempre più, le funzioni diconservazione e di difesa della psiche orientale contro il suo dissolvimento, contro la sua mortemorale in grembo alla civiltà europea.Come l'uomo, per legge naturale, ha vivo il senso e il bisogno della propria conservazione,come ugualmente potenti ed efficaci sono in ogni specie animale le forze che tendono aconservare le caratteristiche distintive in armonia con tutto ciò che circonda gli esseri viventi,così pure, per virtù inconscia, tutte le varie specie umane hanno insito in loro il bisogno dimantenere anche nel campo morale e spirituale ciò che le distingue dalle altre.La storia insegna che razze, nel senso voluto anticamente, non esistono, perchè nessuna stirpeumana è rimasta pura da connubi con altre famiglie. Tutti i popoli sono l'ultimo risultato d'unnumero incalcolabile d'incroci e di mescolanze, ripetute senza interruzione nella millenarianostra evoluzione, D'altra parte il clima, la configurazione geografica, le consuetudini, letradizioni, le necessità della lotta per la vita che paiono radicate nel suolo delle varie terreabitate e sono sempre diverse in ognuna, si impongono a chi vi dimora e, qualunque essa sia,la razza immigrante cade sotto la naturale disciplina locale: nessuno si può sottrarre ad essa, ecome l'acqua leviga e pulisce anche il duro granito, così pur le misteriose innumerevoli forzenaturali, fisse nei luoghi, tendono a riprodurre sempre un tipo solo, che noi chiamiamo razza,ma che è sovrattutto la risultanza di un processo di adattamento fisiologico all'azione di tutte leforze locali.Questo stato fisiologico si fonde, con l'evoluzione della civiltà, in un insieme indissolubile contutte le manifestazioni morali dell'uomo, lingua, costumi, arte, religione e via discorrendo. Via viache la cultura progredisce, aumentati e ripetuti contatti con altre varietà del genere umano, levarie stirpi locali divengono sempre più gelose di rimanere distinte dalle altre e più che maitendono a conservare le divergenze etniche, quali ragioni essenziali di vita. E' la natura chevuole conservare il risultato prezioso di millenari adattamenti.L'Europa moderna ne è una prova lampante; la avanzata civiltà, pur mettendo fine a tanteguerre, ha demolito le utopie unitarie del Medioevo il quale mirava a una sola fede e ad un soloimperio, ha acuito in tutte le nazioni la coscienza delle loro diversità, ed ha dato vita alle correntinazionaliste, infiammando le passioni e gli ideali dell'irredentismo, del pangermanismo, delpanslavismo e delle altre nazionalità europee: le complicazioni interne dell'ImperoAustro-ungarico e quelle internazionali dei Balcani e dell'Asia Minore sono sì note, che nonhanno bisogno di lunghi commenti.Tali energie di conservazione, che noi avvertiamo persino nel nostro paese, non solo nelnascente partito nazionalista, ma sovrattutto nelle gelosie e recriminazioni regionali e locali,sono quelle correnti naturali di sentimento insieme con cui le tendenze ataviche diconservazione della specie lottano istintivamente contro l'internazionalismo o il cosmopolitismodella nostra civiltà bancaria, proletaria, industriale e scientifica.Il progresso della cultura affina ed accentua il senso della propria individualità, distintada quella degli altri. Tale senso più fine, proprio dell'individuo, diviene fenomeno sociale con ladiffusione dell'istruzione, e coopera a quel processo evolutivo generale di sempre maggioredifferenziazione di attività e di divisione del lavoro, sia intellettuale che materiale, che è leggeuniversale del cosmos. La quale va riconosciuta nello sviluppo delle industrie, deicommerci e delle varie attività umane individuali e sociali, e traluce sorprendente neimeravigliosi congegni anatomici con cui gli organismi viventi si sono adattati alla infinitavarietà delle condizioni della vita.Nell'Europa del XX secolo, continente moderno per eccellenza, le passioni particolariste - per ladecrescente fede religiosa, per la diminuita tendenza chiesiastica dello spirito e per la nascita dialtri grandi interessi sociali ed economici - hanno assunto un carattere principalmente politico edeconomico e, in generale, pacifico. Nei tempi più remoti e d'inferiore cultura, il moto presesempre forme o veste religiosa e caratteri violenti ed aggressivi. In Asia, quando vivevaMaometto, la ragione politica era sconosciuta: dominava soltanto la ragione religiosa. Unareligione, il Cristianesimo, era l'arma di penetrazione occidentale, era il coefficiente sfibrante

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dell'orientalismo: solo un'altra religione poteva combatterlo. E questa religione poté esseresoltanto l'Islam; il quale alla sua origine orientale pura aggiungeva lo splendore abbagliante,affascinante, del più grande trionfo militare e politico che la storia dell'Asia mai ricordasse.Nella multipla e torbida coscienza delle masse ignoranti, acefale, brute dell'umanità, nel corso digenerazioni e di secoli si viene, a lunghi periodi, formando una specie di costante equilibriosentimentale, la cui esistenza è dapprima solo confusamente, inconsapevolmente avvertita.Privo di un modo di esprimersi, o di una forma per sprigionarsi, lo squilibrio tra i fatti ed isentimenti, tra realtà e aspirazioni, rimane a lungo ignorato o mal compreso: continua causa didisagio senza appparente rimedio. Viene poi o un uomo, o una classe, o una nazione, che,senza avvertirlo, dopo mille e mille mosse fallite di ignoti predecessori, coglie nel segno, trova laformula sospirata: allora scatta la scintilla fatale e seguono i cataclismi. Per l'improvvisa rotturadell'equilibrio, le forze potenzialmente raccolte, ma inerti, si tramutano in energie agenti, che siliberano, non di rado, con violenza catastrofica. Così Paolo diede espressione ed impulso alCristianesimo universale, così Lutero alla Riforma, così la piccola borghesia francese del XVIIIsecolo abbagliò l'Europa con la grande Rivoluzione, così l'Italia del XX secolo ha voluto laconquista della Tripolitania, e così anche undici secoli prima gli Arabi uniti da Maomettoriscattarono l'Oriente dal dominio europeo.Ponendo il fenomeno islamico nella luce speciale di necessario istrumento di differenziazione, diconservazione e difesa dell'Oriente contro l'Occidente, sorge spontanea la domanda: talefunzione è permanente? V'è modo o ragione di prevedere che la cultura europea possatrasformare ed elevare l'Oriente? O dobbiamo noi in perpetuo avere dinanzi la muraglia dibronzo di una fede e di una civiltà irriducibile e per sempre inadattabile alla nostra? Purrinunziando ad ogni tentativo di leggere nell'avvenire, è obbligo nostro rispondere che gliindizi presenti sono ben contrari alla sognata fusione. Anzi, se fallì del tutto quello che potésembrare possibile ai Seleucidi, quando il mondo era tutto pagano con molti tratti comuni orascomparsi e quando da ambo le parti si tentò una tal fusione, oggi essa è più che mai difficile,perche, il processo evolutivo della storia ha creato una sempre maggiore differenziazionemorale tra Oriente e Occidente. Così è avvenuto che da una parte abbiamo 260 milioni diuomini devoti ad una fede primitiva sorta in opposizione voluta all'Occidente e dall'altraabbiamo la civiltà europea che ha compiuto vertiginoso progresso, appunto in senso laico erazionalista, ossia in quello più contrario all'animo orientale. Ogni intimo accordo è dunque perora impossibile, e dai fatti osservati sembra che tale debba rimanere anche in avvenire.Oggi in Oriente si matura una crisi non dissimile molto da quella che preparò il trionfo dell'Islam,e certo più acuta e più vasta di quella che già nel passato a noi più vicino, per reazioni a grandimovimenti ostili del mondo Cristiano e dell'Europa in generale, produsse, nel secolo XII, XVI eXIX, un risveglio ed esaltamento della coscienza orientale, specialmente islamica. I popoliasiatici, umiliati dalla potenza irresistibile degli Stati Europei, continuamente offesi dalle nostreenergie dominatrici e prepotenze, dalla sprezzante indifferenza con cui trattiamo la loro culturamorale e religiosa, invidiosi della sterminata ricchezza che noi collettivamente possediamo,vanno accumulando un fondo immenso di odio, un'insaziabile brama di rivincita, che è graveminaccia di future bufere politiche. E i sintomi abbondano: ci sono offerti dal nazionalismo deiGiovani Turchi, degli Egiziani, dei Persiani e dagli Arabi; dal panislamismo o insieme ditendenze unitarie che mirano cioè a fare di tutti i 260 milioni di musulmani un'unità politica comesono un'unità religiosa; e, finalmente, dall'attività incredibilmente solerte e spesso beneficae civilizzatrice, ma sempre intollerante e fanatica, delle innumerevoli confraternite oordini religiosi musulmani. Il moto anti-europeo s'è esteso anche oltre i confini dell'Islamismo,in India tra gli Indù, e persino tra i Giapponesi ed i Cinesi. Tutti i moti insurrezionali nel CelesteImpero da quello dei Boxers, in cui si distinsero i soldati musulmani di Tung-fu-hsiang nel 1900,fino all'odierno repubblicano che ha rovesciato la dinastisa mancese, sono di origine e disentimento anti-europeo ed effetti diretti della nostra azione invadente.Nel perpetuo flusso e riflusso tra l'Europa e l'Asia, oggi l'Europa per la sua cultura, i suoi capitali,la sua influenza politica e morale, dovuta agli immensi mezzi anche militari di cui dispone,s'interna da per tutto in Asia, vi introduce i suoi sistemi amministrativi ed educativi, le sue idee,le sue merci, i suoi allettamenti corruttori, il suo industrialismo egoistico ed avido di lucri, le suemalattie ed i suoi vizi: ogni giorno offende e conculca i sentimenti delle popolazioni, che vedono

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tutte le loro più care caratteristiche intaccate dall'acido dissolvente della nostra cultura esentono per istintiva intuizione il pericolo di essere ridotte in umana poltiglia, tutta uniforme,producente ricchezza per i più potenti al di là dei mari.Ferrovie, alberghi, linee di navigazione, telefoni, telegrafi, scuole, strade, sistemi scientifici ditrasformazione agricola, uniformità di ordinamenti militari e marini, stabilimenti industriali,accordi internazionali d'igiene sociale e soprattutto l'arma irresistibile del capitale e delbenessere economico minacciano di cancellare ogni caratteristica, ogni distinzione nazionale edi porre sempre ed ovunque in disparte gli elementi religiosi. Persino la brutta anti-esteticafoggia di vestire europea tende a diventare universale.La nostra civiltà in Oriente con il suo indirizzo positivista, razionale, dominato sovrattutto dapreoccupazioni economiche, ignorando di proposito tutte le questioni religiose, produce unprofondo dissenso morale con gravissime conseguenze sociali. Il crociato medievale venne inOriente per abbattere con la sua spada la fede di Maometto e ottenere il trionfo della fedeCristiana. L'odierno crociato, sia commesso viaggiatore, sia speculatore di miniere, diconcessioni, di forniture militari o di aree fabbricabili, non si cura dell'Islam; lo ignoraquasi altrettanto quanto trascura la propria fede.Al contatto di questo nuovo indirizzo materialista, gli orientali, sempre essenzialmente religiosi,rimangono perturbati sin nel fondo dell'animo loro; si guardano bene dal rendersi cristiani,perché è troppo ingenita e profonda la loro ripugnanza per il Cristianesimo europeo quale èstato ridotto dalle condizioni morali del XX e rimangono più attaccati che mai alla propria fedetradizionale. Ma se alcuni, ben pochi ancora, si adattano ad europeizzarsi, allora si svolge inessi un fenomeno, socialmente fatale in Oriente, divengono o atei o areligiosi. La nostra culturapoco o nulla crea di socialmente utile nella psiche orientale, sembra anzi renderla vuota dicontenuto morale: distrugge le ultime illusioni consolanti della fede avita e sembra sospingerlaverso l'anarchia; ha effetti analoghi a quelli che l'alcool, il tabacco e gli abusi venerei hanno sugliorganismi troppo giovani e ardenti. Ma un Oriente senza religione sarebbe come un Occidentesenza legge: sarebbe morto. Oggi istintivamente, intuendo il pericolo di annientamento morale,l'Oriente cerca una via di salvezza: ma cieco, perplesso, diviso, povero ed ignorante, brancolanel buio ed accumula errori su errori.Nel XIl secolo l'Occidente opprimeva l'Oriente con una religione: la Chiesa ortodossagerarchicamente costituita. Allora l'Oriente cercò salvezza in un'altra religione e la trovò,facendone una fede appunto con pochi dogmi, senza sacerdoti, senza gerarchie e senza ordinimonastici. All'Oriente sì religioso di sentimento, fu facile allora di emanciparsi, e cullarsinell'illusione di una superiorità assoluta, il possesso cioè della verità suprema per la grazia diuna speciale rivelazione.Oggi le condizioni della lotta sono essenzialmente diverse: non è più lotta di religioni ma diinteressi economici e di principi sociali, vuoti di religione intesa nel modo antico: l'Oriente l'ha sìbene compreso, che i moti nazionali delle popolazioni asiatiche, subendo istintivamente ilsuggerimento della difesa dalla natura dell'arma nemica, hanno mire sovrattutto politiche edeconomiche. Noi abbiamo generato nell'animo loro il sentimento - giusto, in fondo - che lanostra superiorità proviene dalla nostra ricchezza, dallo sviluppo dei commerci e dalla bontàdegli ordinamenti politici, e dei principi democratici. Negli animi loro è sorta la convinzione cheparlamenti e corpi elettorali siano la panacea di tutti i mali, la fonte di tutti i beni: in quelle vaneparole "libertà" e "costituzione" l'Oriente progressista ha riposto tutte le sue confuse, torbideaspirazioni. Da ciò provengono i boicottaggi in Cina, in India ed in Turchia, ed i cosi detti moticostituzionali nelle nazioni asiatiche. Vogliono vincerci con le nostre stesse armi! Vana illusione!Nei boicottaggi data la strapotenza economica delle razze europee, i perdenti finiscono semprecon l'essere gli orientali, i quali comperano la stessa merce a maggior prezzo da qualche altrointermediario. Nel campo politico la loro inferiorità risulta anche maggiore e più palese. Le aridee sterili logomachie delle assemblee nazionali sono per l'Oriente soltanto focolari di odi, ragionidi guerre civili e di eccidi. Il parlamento turco e il Maglìs persiano ce ne porgono la provalampante. Come è possibile legiferare con consessi elettivi in regime parlamentare a cuiprendono parte con eguali diritti musulmani e cristiani, là dove una "rivelazione divina" ha fissatole basi del diritto tutte ad esclusivo vantaggio dei musulrmani? In Oriente, date le condizioni

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morali delle popolazioni, la ragione religiosa deve predominare su tutte: oggi quanto mille etrecento anni or sono. La funzione storica delle religioni asiatiche, tra le quali è in prima lineal'Islam, vive oggi in quella stessa intensa vitalità con la quale, sebbene dilaniato da discordiepolitiche, il mondo musulmano respinse vittoriosamente la grande minaccia delle Crociate nel XIe nel XII secolo.In Occidente le antiche religioni tradizionali hanno perduto assai più che non si creda il lorodominio sugli animi; ma in Oriente l'Islam non solo mantiene ma estende ancora il suo imperio,ed accumula in segreto riserve temibili di passione anti-europea, che un giorno, a tempi maturi,dovranno venire alla luce, prendere forma e diventare forse anche azione collettiva di resistenzae di conservazione. Non spetta a noi il sempre vano sogno umano di indagare e predireanche vagamente come e quando, negli anni lontani, ritroveranno nell'Islam, o in qualchesuo germoglio novello, quell'unità di sentimenti e quella vigoria morale che è lor necessariaper non perire nella nostra civiltà; per rimanere buoni orientali e non diventare cattivi europei. Il movimento panislamico per quanto sinora debole, incerto, senza capi, e senza scopi chiari, haper lo storico ed il sociologo il pregio di essere il primo sintomo unitario della tendenza difensivadella società orientale, la prima estrinsecazione moderna della grande legge di conservazione,per cui nacque l'Islàm mondiale undici secoli or sono.Per generare la crisi islamica del VII secolo occorsero circa mille anni di predominio ellenistico,e tale lentezza fu dovuta al maggior torpore dell'umanità poco evoluta, e in parte ancorabarbarica. Il movimento panislamico moderno conta pochi decenni di vita, ma per quanto glieventi e le trasformazioni succedano oggi con rapidità affannosa, arrischiata sarebbe ogniprevisione circa il tempo che gli occorrerà per maturare e se avverrà mai che si trasformi inmoto collettivo di azione. Quando si riconosca la giustezza delle precedenti considerazioni e ilnaturale diritto del mondo orientale a conservare le sue caratteristiche tradizionali ed aprogredire nei limiti e nei modi più consoni ai suoi sentimenti: allora apparirà chiaro ed evidentequanto sia difficile e delicato il còmpito delle nazioni europee che hanno interessi diretti nelmondo orientale, e che per alte ragioni umanitarie vogliono elevare le popolazioni a lorosoggette. Un sistema educativo laico mirante ad europeizzare gli orientali, come, peresempio, gli Americani hanno tentato nelle isole Filippine, è sicuramente destinato a fallire eda produrre un'anarchia morale con danno precipuo per le nazioni soggette. O sviluppare la loro cultura aiutando e fortificando le tradizioni, le tendenze e le forze educativelocali, e quindi favorire in tutti i modi anche la loro evoluzione religiosa; oppure lasciarli nelletenebre intellettuali in cui si trovano, perchè la loro rigenerazione avvenga per le ingenite forzedi ogni singolo popolo e senza artificiale accelerazione. In Oriente bisognerebbe bandiretanto le missioni cristiane che avessero scopo diretto di conversione, quanto le scuolelaiche che ignorano e conculcano le fedi nazionali. Gli Asiatici debbono diventare buoniorientali e non imitatori scimmieschi di una cultura che non possono assimilare.Tra le forze morali e passionali che combattono in Oriente la cultura europea, l'Islam per la suainterna vigoria e il suo spirito pugnace si erge come gigante: perchè sarebbe pazzia ogni idea diabbatterlo, poiché esso è il prodotto della più intima necessità morale di centinaia di milioni dicoscienze umane, e poiché la sua funzione storica e sociale avrà ancora lunghissima vita, sibandisca ogni concetto, o aperto o velato, di ostilità: si tenti almeno l'altra via, la sola razionale escientifica.Si favorisca, si fortifichi il suo sviluppo, si dia libero gioco alle numerosi correnti evolutrici cheesso nasconde in seno, e che dovranno agire in senso conforme ai veri interessi delle nazioniislamiche. Il più alto compito civile nostro sarà di dimostrare all'Oriente la possibilità chela sua cultura fiorisca al lato della nostra in piena libertà e sicurezza, non scevra da partenostra di sinceri sensi di simpatia. Soltanto in questo modo la crisi, quando mai verrà potràsvolgersi per vie pacifiche e legali, per il maggior bene collettivo di tutto il genere umano.Noi europei non possiamo, non dobbiamo, volere la distruzione dell'Oriente:esso, per lepiù sacre ragioni di umana giustizia, ha diritto ad una vita propria, ad un proprio sviluppo lungole tracce già segnate da una tradizione ancor più antica della nostra. Ciò è anche conforme alleleggi biologiche e fisiologiche della vita, leggi così alte e complesse, che per noi si perdono nellenebbie del mistero, onde sarebbe vano ed imprudente di non volerci conformare ad esse.Siccome esistono e sono più forti di noi, se le ignoreremo esse agiranno lo stesso, e a nostro

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grande smacco e danno: cooperiamo quindi con esse, perché la loro azione non può essereche per il bene, a beneficio del continuo illimitato progresso del genere umano.Saremo lieti allora di salutare nelle popolazioni d'Oriente non più uomini condannati dalladecrepitezza, ma sospinti ad una rissurrezione propria ed originale, manifestazione di forza e dielevazione morale. In quel giorno auguriamoci che l'Italia, messa dalla natura sulla sogliadell'Oriente, e legata ad esso da sì antiche e gloriose tradizioni, abbia saputo prendere ilposto che le compete e le spetta come forza feconda di pace, di ricchezza, di cultura e diciviltà.

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LEONE CAETANI, ORIENTALISTA E SIONISTAdi Claudio Mutti

Il principe Leone Caetani di Sermoneta (1869-1935) proveniva dalla medesima famiglia chediede alla Chiesa Bonifacio VIII. Sulla scia paterna (Onorato Caetani fu sindaco di Roma edeputato al parlamento), Leone Caetani occupò un seggio parlamentare dal 1909 al 1913. Figlio non immemore del Risorgimento ne sentì fortemente le istanze laiche ed anticlericali: cosìil Gabrieli (La storiografia arabo-islamica in Italia, Napoli 1975, p. 50) in un volumetto dedicatoappunto alla memoria di Leone Caetani). A redigere per l¹Enciclopedia Italiana la voce Caetani,Leone fu invece Giorgio Levi della Vida, che ne lodò la copia dell'erudizione, l'acuta critica dellefonti, la novità e genialità della costruzione storica. Levi della Vida era legato a Caetani da unacomune formazione culturale, caratterizzata, dice il Gabrieli, dalla tendenza prevalente alla finedel secolo XIX, imbevuto di positivismo e di ottimistica fiducia nel progresso umano (op. cit., p.50). Come il Levi, infatti, anche il Caetani fu un figlio dell'età positivistica (p. 56), sicché allacanonica storia sacra delle origini dell'Islam, espressa dalla storiografia musulmana, egli opposeun atteggiamento radicalmente scettico e razionalistico (ibidem). Risultato di ciò fu che ilCaetani, in singolare coincidenza di vedute col gesuita P. Lammens, fu un negatoredell'autenticità della sira, cioè della biografia tradizionale del Profeta. Esplicito in tal sensol¹encomio del Levi: Nega l¹autenticità della maggior parte della tradizione sulla prima parte dellavita di Maometto e svaluta l'efficacia dell¹elemento religioso nelle conquiste arabe, nelle qualiravvisa un movimento spontaneo di migrazione (Enciclopedia Italiana, s. v. Caetani, Leone). IlCaetani fu dunque un vero e proprio pioniere della storiografia di impronta materialista, poichédietro gli asseriti motivi spirituali tende sempre a vederne degli altri d'ordine materiale (Babrieli,op. cit., p.58). Come ciò possa conciliarsi con il grado di grande iniziato attribuitogli daqualcuno, ci piacerebbe proprio saperlo. In realtà hanno perfettamente ragione, a rivendicarlocome uno dei loro, Levi della Vida e Gabrieli, poiché il Caetani, per usare ancora una volta leparole del Gabrieli, fu un democratico dalla inconcussa fede liberale e parlamentare (op. cit., p.61, n. 9). In più, fu un antesignano del filosionismo nostrano. Un manifesto formato 98x70 delComitato della pro-Israele (che non reca la data, ma dovrebbe risalire al periodo 1918-1920)annuncia una conferenza a favore dell'invasione sionista della Palestina, da tenersi al TeatroNazionale di Roma, con la partecipazione del rabbino Dante Lattes. Nella parte inferiore delmanifesto si leggono i nomi dei promotori dell'iniziativa. Tra questi, spicca il nome di LeoneCaetani.

Abraxa: Già il titolo la dice lunga sul contenuto del brano del sig. Mutti. Ci ricordasgradevolmente certi politicanti, che, non essendo in grado di affrontare avversari che lisovrastano sul piano delle argomentazioni, cercano di denigrarli con parole-slogan, comefascista, comunista, sionista, antisemita ed altre amenità di questo genere. Infatti, Mutti, anzichè rispondere alle limpide argomentazioni di Caetani del saggio da noiproposto, pensa di denigrarlo, appioppandogli delle etichette e ricorrendo ad evidenti bugie(anche se non così grosse come la sua bufala dell'hadith sull'islamizzazione di Roma). Bugia èinfatti quella di Gabrieli (e di Mutti che lo cita), che Caetani "dietro gli asseriti motivi spirituali

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tende sempre a vederne degli altri d'ordine materiale". Chiunque abbia letto il saggio da noiproposto vede anzi come egli asserisca, soprattutto per i secoli passati, l'esclusiva eonnipervadente importanza del fattore religioso nel mondo islamico, che egli chiedeesplicitamente all'Occidente di non distruggere. Certo Caetani non era uno di quegli allocchidisposti a credere alle favolette di Guenon circa un Oriente tutto spirituale e un Occidente fattodi imbecilli. Quando ai fattori religiosi se ne sovrapponevano altri di carattere emotivo o praticoegli lo riconosceva senza infingimenti. Ciò gli valse la giusta ammirazione anche degli studiosipositivisti. Che molte delle notizie su Maometto siano tardive e probabilmente inventate non ècerto Caetani l'unico a sostenerlo.Riguardo al fatto che Caetani politicamente non fosse fascista, ciò esotericamente non è certoun demerito. Dimostra invece, ancora una volta, la sua lungimiranza: sin dalle prime avvisagliesi accorse che il fascismo (in parte per mancanza di uomini adeguati e soprattutto permancanza di mezzi) era solo una parodia della Romanità. Non basta certo camminare impettiti,per ripetere le gesta dei Cesari e degli Scipioni. Non è un caso che lo stesso Evola non aderisseal partito fascista.A Mutti, poi, piacciono proprio le bufale. Cita addirittura un manifesto senza data, che potrebbeaver fatto chiunque, anche ... i suoi amici. Aggiungiamo che, se realmente Caetani haappoggiato il ritorno degli Ebrei in patria, ha il nostro plauso. Secondo Mutti, era forse meglioobbligarli a rimanere in Occidente e magari spedirli nei lager? Ma ci stavamo dimenticando cheMutti è filo-islamico e certo lui vorrebbe tutto il vicino oriente in mano islamica per...dar maggiorfastidio all'Europa! e magari coronare il suo sogno (di novello Massinissa) di riportare a Roma ilpuzzo...dei dromedari.Sia chiaro che il nostro atteggiamento nei confronti degli Ebrei è identico a quello che abbiamoper gli Islamici. Rispetto reciproco, nell'ambito di Culture Parallele, che evitino imbastardimentipericolosi per tutti.

VIII) Controiniziazione, Deviazione Iniziatica, Misticismo

Voda: Carissime/i amiche/i, sperando che sia di vostro interesse e in riferimento al tema"Controiniziazione" vi segnalo un articolo del noto saggista ed esoterista Roberto Negrini: "Laleggenda della controiniziazione”.Sipex: Interessante il saggio di Negrini, nel quale esistono molti spunti per future discussioni.Vorrei fare subito una prima osservazione. Anche in questo forum siamo stati spesso critici neiconfronti di Guénon ed è perciò ovvio che quando parliamo di Controiniziazione non laintendiamo col suo grezzo spirito di parte. Tuttavia è altrettanto inesatto pensare che tutto siriduca a costruita "leggenda". La Controiniziazione esiste nel senso letterale della parola:essa è tutto ciò che impedisce l'accesso all'Iniziazione. Da questo punto di vista rigoroso,qualche ben nota religione, che da secoli non riconosce più l'esoterismo e che cerca di farlopassare per eresia, è un evidente ostacolo all'Iniziazione ed è perciò ... controiniziatica!Atmabodha: Non mi pare basti il non riconoscere l'esoterismo per diventare una forza dellacontroiniziazione. Controiniziazione è specialmente il porre consapevolmente e volontariamentela pratica iniziatica al servizio dell'ego. Questa purtroppo è realtà e non spirito di parte. È notoanche che il maggior artifizio di Satana è quello di far credere che non esiste… Quanto alleorganizzazioni controiniziatiche si distinguono da quelle autenticamente iniziatiche dal lorocombattere più o meno apertamente l'autorità spirituale e di Governo, cioè Chiesa e Monarchiacome mette ben in risalto Evola nell'ultimo capitolo de "Il Mistero del Graal". Nel testo di Negrini

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mi pare si faccia confusione tra le une e le altre.Tullio Quasimodo: Il non riconoscere l'esoterismo, cercare di screditarlo e perseguitarlo (e nonsolo coi roghi!) basta e avanza; cos'altro mai si dovrebbe fare, per impedire l'iniziazione a chinon ce l'ha? Concordo con Sipex nella necessità di definizioni rigorose, che non permettano nèinterpretazioni "bizantine", nè del tipo "Cicero pro domo sua". Quella da te indicata non è"controiniziazione", perchè non impedisce l'iniziazione, ma semmai si propone di deviarla -quando essa è già in atto - ad altri fini. Potendo essa operarsi solo su chi già è iniziato, essadeve perciò chiamarsi "deviazione Iniziatica". E il tipo di deviazione da te indicato non è certol'unico. Anche l'interpretare, ad es. l'iniziazione alla stessa guisa del misticismo è unaforma di deviazione iniziatica, perchè distoglie dal vero obiettivo e confonde differentipiani. Premetto che non sono evoliano ed anzi talvolta , in questo Forum, ho dovuto -dopo averstudiato la sua opera- metter in luce taluni limiti (chi non ne ha?) del suo pensiero. Tuttavia, seEvola dicesse veramente quello che gli metti in bocca, sarebbe in contraddizione con sè stesso,visto che, da sempre, fu apertamente critico nei confronti della Chiesa. Nel capitolo da te citato,egli dice invece: "L'iniziato, se è veramente tale, può porsi di là dalle forme storiche contingenti di unaparticolare tradizione, può accusarne - ove a ciò riceva il mandato - le limitazioni e porsi al disopra della loro autorità, egli può respingere il dogma, perchè ha qualcosa di più, la conoscenzatrascendente, e in ben altra sede sa dell'inviolabilità di questa conoscenza; infine puòrivendicare per sé la dignità di un esser libero, perché egli si è disciolto dai vincoli della naturainferiore, umana: a tale stregua i 'liberi' sono anche i 'pari' e la loro comunità può essereconcepita cone una 'confraternità. Ebbene, basta materializzare, laicizzare e democratizzarequesti aspetti del diritto iniziatico e renderli in termini individualistici, per avere subito iprincipi-base delle ideologie sovversive e rivoluzionarie moderne".Dunque Evola non nega a sé stesso, e a quelli come lui, il diritto di criticare Chiesa e Stato, lonega solo a chi lo fa ponendosi da un punto di vista meramente materialistico. Naturalmente ilmaterialista potrebbe obiettare che ha il diritto di pensarla come crede, ma non - aggiungiamonoi - di perseguitare a sua volta chi non la pensa come lui. Detto questo, devesi notare, invece,che la Chiesa non condanna solo il materialismo, ma anche qualunque - nessuna esclusa -forma di Iniziazione, dovendo secondo lei esser bastevoli i suoi sacramenti e la preghieradevozionale. Essa è dunque da sempre, caparbiamente, controiniziatica!Atmabodha: "Impedire" l'iniziazione a chi vi è chiamato secondo me non rientra nelle possibilitàdi nessuno, tanto meno della Chiesa che, essendo una struttura exoterica che pone uno iatoincolmabile tra l'essere umano e Dio, non può comprendere le reali possibilità dell'uomo. Cosadiversa è il combattere il falso esoterismo e la controiniziazione cosa che ha sempre fatto ancheEvola. D'accordo sull'esistenza di deviazioni personali sulla strada iniziatica ma quando ladeviazione non è inconsapevole ma cosciente e volontaria e finisce col trascendere il problemapersonale andando ad agire sulla società in senso negativo inducendo il prossimo ad unaspiritualità confusa ed egoistica, allora mi pare legittimo definire tutto ciò controiniziazione. Unmuoversi per scelta verso le tenebre anzichè verso la luce. Evola ha ammorbidito parecchio, nelcorso degli anni, la sua posizione negativa verso la Chiesa. Egli scrive anche: "Il lume della mera ragione umana subentra alla 'illuminazione’ e da luogo alle distruzioni del'libero esame’ e della critica profana. Il sovrannaturale è messo al bando o confuso con lanatura. La libertà, l'eguaglianza e la parità divengono quelle prevaricatoriamente rivendicate dalsingolo 'conscio della sua dignità', non conscio però della sua schiavitù di fronte a se stesso, perergersi contro ogni forma di autorità e costituirsi illusoriamente come estrema ragione a sestesso....".Indubbiamente la Chiesa non riesce a far distinzione tra organismi iniziatici o controiniziatici,specie la Chiesa moderna preoccupata solo del 'sociale’. Ma è anche soltanto su questo pianosociale che combatte le organizzazioni che l'avversano. Ora, a questo livello, secondo me nonpuò parlarsi di controiniziazione: per farlo occorrerebbe almeno comprendere in che consistel'iniziazione. Ovviamente non basta leggere i libri di un Evola, di un Guénon o di un Kremmerzper comprendere automaticamente di cosa parlano. Occorre anche una predisposizioneinteriore. Privi di questa dimensione spirituale i rappresentanti dell'exoterismo combattono

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contro i mulini a vento.Tullio Quasimodo: Bruciare al rogo chi dovrebbe iniziarti o rinchiuderlo in carcere ocostringerlo in un qualunque modo alla non operatività non impedisce la tua iniziazione? Ebruciare te? Gli esseri umani non sono fatti ... solo di "vento"! e perciò le persecuzioni materiali,sociali e psicologiche costituiscono, eccome, un impedimento! Il brano di Evola da te trascrittonon è affatto un ammorbidimento nei confronti della chiesa, ma proprio, come nel brano da mecitato in precedenza, una critica al materialismo profano.

Tutte le altre son solo belle parole. Ma i fatti ... Ti ho letto sovente in altri forum, come:http://groups.google.com/group/free.it.religioni.osho-rajneesh/dove scrivi ad es:"A me pare che osservare il complesso pensieri-emozioni non li faccia affatto scomparire.Inoltre, sempre secondo me, osservare pensieri ed emozioni è necessario ma non sufficiente.Bisognerebbe intervenire sui pensieri, abbandonare quelli impuri (cioè che creano unadipendenza), eliminandoli o sostituendoli con altri più edificanti. Comunque la "notte oscuradell'anima" di San Juan de la Cruz era tutt'altra cosa. Un'esperienza mistica forte. L'Opera alnero degli Alchimisti. Ciao, Atmabodha".

Non stai scientemente cercando di confondere il misticismo di S. Giovanni della Croce conl'Opera al nero degli alchimisti?Sipex: Al di là di ogni polemica, penso sia utile spendere qualche parola su questo argomento.Cioè se esistono o meno - e quali eventualmente siano- le relazioni tra ermetismo alchimico edalchimia da una parte e mistica carmelitana e misticismo in genere dall'altra.Per quanto riguarda l'alchimia in senso stretto, cioè implicante anche una pratica dilaboratorio esterno, ben difficilmente essa potè e può avere rapporti con il misticismo, basato ingenere essenzialmente su un qualche tipo di religiosità interiore. Non si può escludere chequalche monaco, dedito alla preparazione di elixiri (interni ed esterni), abbia simulato, perevitare fastidi, un misticismo esteriore. Ma anche ad ammettere un tal caso, non si tratterebbedi un vero mistico, ma di un alchimista occultatosi ... nella tana del leone.Il paragone più interessante è perciò di certo quello con l'ermetismo alchimico. L'analisi è resapiù difficile dal fatto che gli esoteristi hanno tentato per secoli di proporre al cristianesimo uncompletamento in ambito esoterico, pur essendo sempre ricambiati non solo con rifiuti - di chitemeva di doversi sottomettere a più alta e legittima autorità - ma anche con persecuzioni. Gliautori dei suddetti tentativi, per facilitare una conciliazione, non calcarono troppo la mano sulledifferenze tra esoterismo e misticismo e qui, a mio parere, fecero ingenuamente il gioco delleautorità cristiane. Queste, infatti, approfittando dello scarso discernimento tra i due termini, neapprofittarono per condannare sistematicamente l'esoterismo come un misticismo eretico.Bisogna riconoscere che Renè Guénon fu forse il primo a distinguere nettamente - ritengo più diEvola - i due termini. Naturalmente su Guénon pesa il dubbio che lo abbia fatto per favorire ilcosìddetto esoterismo islamico (ma il Sufismo è realmente islamico?). Qualche suo seguace, ades. Titus Burckardt, gioca sulle parole: la Mistica sarebbe esoterica, il Misticismo no, distinzionecontroproducente e che rialimenta la confusione, perchè da secoli i due termini sono sinonimi. Evola, dal canto suo, considera la via mistica , come una possibilità della cosìddetta "ViaUmida" e, a mio parere, non soffermandosi sufficientemente su di essa, perchè non conforme alsuo temperamento, finisce con l'essere impreciso. Sussiste infatti, nella sua trattazione, unaconfusione tra "via devozionale esoterica" e "via devozionale mistica". La "via devozionaleesoterica" (bhakti marga) rientra, come dice il secondo attributo, nell'esoterismo ed è impartitatemporaneamente ad allievi che, per loro intima natura, non possono essere subito avviati aduna via basata sulla pura conoscenza (jnana marga). Sarà il maestro a decidere quando èopportuno per l'allievo cambiar strada, ma in ogni caso la strumentalità (il carattere di mezzo afine) della bhakti è noto fin dall'inizio e non richiede affatto - si veda l'uso delle devata nelbuddhismo - la fede in un dio creatore o trascendente. La via devozionale mistica invece ècaratteristica di quelle forme religiose che hanno il dio creatore come estrema istanza. Esistecosì un misticismo cristiano (da non confondersi con il Rosacrocianesimo), un misticismoislamico (da non confondersi con il Sufismo) ed un misticismo ebraico (da non confondersi con il

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Kabbalismo). La via mistica non nasce dall'esoterismo, ma dall'impulso di taluni fedeli diandare al di là della comune vita religiosa. I mezzi a loro disposizione sono peraltro quellistessi della comune vita religiosa - preghiere ed altre forme di devozionalità - che vengonoperciò semplicemente esasperati, talvolta in modo masochistico, rispetto all'uso comune.Naturalmente può esistere quello che si potrebbe chiamare un "maestrato mistico", cioè unmistico già praticante può far da maestro - nel suo campo - ad un proficiente. Ed è a questoscopo che sono sorti ad es. gli scritti di S. Giovanni della Croce, che attirano molti per il lorocarattere di "manuali", così che taluni - contribuendo così alla confusione - hanno preteso diparagonarli agli Yoga Sutras di Patanjali, accostamento che, per quanto abbiamo detto, siriduce in realtà al fatto esteriore di essere entrambi dei "manuali" sui generis. La confusione sideve anche all'uso, da parte di S.Giovanni della Croce di alcuni termini ad es. "notte oscura",che può far concludere affrettatamente che si tratti ad es. dell'opera al nero degli alchimisti, oaddirittura degli stati di "non manifestazione" di certe dottrine. Noi riteniamo invece che, acausa degli orizzonti e dei mezzi limitati dei mistici, la fenomenologia descritta daS.Giovanni della Croce possa al più considerarsi equivalente a quella descritta daMassimo nel saggio "Appunti sul Distacco" (Introduzione alla Magia, vol. III ), conl'aggravante che, giunto al punto in cui "si verifica nella vita fisio-psichica di lui unarresto della direzione naturale di ogni suo processo vitale", una deviazione del mistico -in mancanza di indicazioni di livello esoterico - è assai probabile. La vita non lunga di S.Giovanni della Croce (1542-1591) e la sua morte per malattia potrebbe costituirne unaconferma. Forti dell'esperienza passata, è importante che gli odierni esoteristi non facciano più"proposte di completamento" alle religioni monoteiste. Le si abbandoni invece a loro stesse - lacatena non gli sia più misurata, come direbbe Evola - così che si trovino concretamente di fronteall'alternativa di ravvedersi o ... sparire!Occhi di Ifà: Anch'io fui attratto, in un primo tempo, dai "dettagli manualistici" di S. Giovannidella Croce e da certe sue espressioni, che sembrano riecheggiare contenuti dell'esoterismo.Ad es., nella Salita del Monte Carmelo (Lib. I, cap.13, par.11) si legge:"E quando tu giunga ad avere il tutto,tu devi possederlo senza voler niente, poichè se tu vuoi possedere qualche cosa nel tutto,non hai il tuo solo tesoro in Dio."Dunque, anche qui, come nell’esoterismo magico, sembrerebbe essere indicato non un perdersiestatico nel tutto (alla maniera vedantina), ma piuttosto il "possesso" di esso, nel senso chetutte le possibilità di esistenza in esso contenute sono attuabili dall'asceta, che puòvolontariamente assumerle, senza però attaccarsi ad alcuna di esse. Sarebbe bello che il Dio dicui parlano questi versetti fosse la Divinità (Gottheit) di Eckhart, nel quale ogni ente ha le sueradici. Esse sono chiamate da Eckhart talvolta il "piccolo punto", talvolta la "favilluzza". Terminiche equivalgono all'Emmanuel (= Dio in noi) dell'Antico Testamento. Ma è più probabile che-dato il suo orientamento mistico in senso stretto- S.Giovanni della Croce stia parlandosemplicemente del Dio personale (Gott in Eckhart).Infatti, approfondendo, ci si accorge che egli non esce mai dai limiti del misticismo. A talriguardo, ritengo piuttosto significativo riportare alcuni passi del capitolo IV della Notte Oscura,che reca il sottotitolo "Ove si parla di altre imperfezioni in cui abitualmente cadono i principiantirelativamente alla lussuria, terzo vizio capitale":"... Qui tratto del vizio della lussuria, ma mio unico intento non è quello di parlare dei peccatirelativi a questo vizio capitale, nei quali cadono le persone spirituali, bensi di occuparmi delleimperfezioni da purificare nella notte oscura. Ora, sono molte le imperfezioni dei principianti suquesto punto: si potrebbero chiamare lussuria spirituale, non perché lo siano in realtà, maperché derivano da cose spirituali. Molte volte, infatti, accade che durante gli stessi esercizi dipietà insorgano, anche se non si vogliono, moti di sensualità e atti disordinati. A volte ciò siverifica persino quando lo spirito è immerso in una profonda orazione o si sta celebrando ilsacramento della penitenza o dell'eucaristia. Queste sensazioni, come ho detto, non dipendonoda noi; derivano da una delle tre cause seguenti.La prima è il piacere che spesso la natura prova nelle cose spirituali. ...Accade così che l'anima,pur essendo tutta immersa con lo spirito in una profonda orazione alla presenza di Dio, nei

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sensi provi passivamente agitazioni, fermenti e atti sensuali, non senza grande ripugnanza daparte sua. Ciò accade spesso durante la comunione: poiché l'anima prova gioia e soddisfazionea compiere quest'atto d'amore, perché il Signore le concede questo dono proprio a questoscopo, anche la sensualità vuole la sua parte, come ho detto, però a modo suo. ...La seconda causa, da cui provengono a volte queste agitazioni, è il demonio. Costui cercad'importunare e turbare l'anima che è in preghiera o vi si prepara; suscita nella natura questimovimenti disordinati e reca all'anima, che vi presta attenzione, un grande danno. Difatti nonsolo per la paura che le insinua la rende svogliata nell'orazione, che è quanto egli vuole,dovendo l'anima lottare contro simili suggestioni, ma spinge alcune persone ad abbandonarecompletamente la preghiera. Tali anime credono che simili agitazioni si verifichino propriodurante la preghiera e non in altri momenti. Ciò è vero, perché il demonio le suscita più in questimomenti che in altri, proprio perché abbandonino questo pio esercizio. ...Ci sono, poi, delle anime dal temperamento così sensibile e delicato che, appena provanoqualche gusto di devozione o di preghiera, si vedono pure immediatamente invase dallo spiritodi lussuria. La sensualità le stordisce e le inebria a tal punto che sono come sommerse nelleattrazioni e nei piaceri di questo vizio. Entrambe queste sensazioni perduranocontemporaneamente e in modo passivo; a volte si constata anche che si sono verificati deigesti grossolani e sconsiderati. Questo perché, come ho detto, hanno un temperamentosensibile e delicato; quindi alla minima emozione si agitano gli umori e il sangue, e provocanotali sconvolgimenti". L'approccio di un esoterista, anche del tipo "casto", sarebbe ben diverso. Egli sa che le"erezioni spontanee" - di esse sta parlando, con cincorlocuzioni, S. Giovanni della Croce - siverificano nei momenti in cui le energie corporee sono pienamente reintegrate e lo spirito èsereno. Nell'uomo comune si verificano ad es. nel dormiveglia mattutino, dopo il riposo notturno(le cosìddette "erezioni mattutine"). Nel mistico anche durante preghiere e devozioni.Nell'esoterista si verificano quando analoga pienezza energetica ed analoga serenità dellospirito sono indotte dalla concentrazione o dalla meditazione. Sapendolo, egli non è affattopreoccupato, nè suppone sé stesso invaso dal demonio, ma fa circolare l'energia in sovrappiù,per riparare eventuali piccoli malanni o per rafforzare il suo corpo eterico (lunare). Ad es., se èun taoista, metterà in moto la cosìddetta "ruota della legge" o "ruota ad acqua", immaginandoche l'energia salga, dall'organo genitale, lungo il dorso fino alla sommità del cranio e poi scendafrontalmente, lungo il volto e il torace, completando il circolo nel basso ventre. Continuerà così,finchè l'erezione finisce.Voda: Vista la diatriba, che vi fu a suo tempo, tra Taurulus ed Evola su padre pio, segnalo ilseguente articolo che riconferma i dubbi sul "sant'uomo": Sergio Luzzatto - 24 ottobre 2007Corriere della SeraIL LIBRO DELLO STORICO SERGIO LUZZATTO APRE NUOVI DUBBI SUL FRATE DIPIETRALCINAPadre Pio, il giallo delle stigmate. Un farmacista: «Nel 1919 fece acquistare dell'acido fenico,sostanza adatta per procurarsi piaghe alle mani»”Sipex: Corallo Reginelli (Taurulus), dapprima antroposofo, passò poi sulle posizioni"cattolico-vedantine" di Guido de Giorgio (Havismat) e ne condivise la valutazione di Padre Pio. Riguardo alla visita che De Giorgio fece, nel dopoguerra, a S. Giovanni Rotondo, si puòconsultare il suo breve diario di viaggio "Ciò che mormora il vento del Gargano", Milano 1999.Voda: Il 17/07/2007 ho già riferito su questa Mail List, in una mia risposta a Vandermok, diquesta mia esperienza che ormai si può definire "storica":... Taurulus (membro in età giovanile del Gruppo di Ur, che diceva di aver ottenuto dal prete diSan Giovanni Rotondo una intecessione per la figlia affetta da diffetto visivo e che perciò eradiventato "devoto al sant'uomo") mi riferi' negli anni '80 di aver cercato una volta di convincereEvola ad andare a chiedere "la grazia" da padre pio. Ricevette dal Barone uno sprezzantediniego, del tipo "Ma non ci penso nemmeno! Piuttosto la morte ...". Andai in visita a Taurulis a Merano, dov'egli abitava, accompagnato e presentato da unCarissimo Fratello sia Libero Muratore che membro dell'Ordine Osirideo Egizio (che nonnominerò per riservatezza).In tale occasione ebbi a discutere per un pò con il buon "Lanciafiamme" (altro nome che si era

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dato il buon Reginelli, pseudonimo con cui scrisse anche due libri, intitolati "Lanciafiamme" e"Lanciafiamme con amore") sulla questione Evola-Padre Pio, ed il buon vecchio (buono ecortese ma anche irascibile e caustico se punto nel vivo), che a distanza di tanti anni era ancoraconvinto della stupidità manifestata da l Barone nella sua cocciutagine anticristiana nell'averrifiutato la "visita salvifica".Sipex: Vi sono state varie edizioni delle sue opere. Nell'ultima edizione (1986) de "Illanciafiamme. Discorsi sull'esoterismo" e de "Il Lanciafiamme con amore", lo pseudonimo èAlone C. R. In una prima edizione, compariva anche il nominativo dell'autore. Ad esso fariferimento Asilas nella Nota Introduttiva a "LaTradizione Romana" di Guido de Giorgio:"In un chiaro mattino di primavera dell'anno 1970 ... cieravamorecati in Campidoglio ... giungemmo poco dopo in una vicina libreria ove scegliemmo sugliscaffali un libro edito di recente. In esso vi era il nominativo di una persona ... Nei giornisuccessivi entrammo in contatto con tale persona, un anziano signore che in più giovane etàaveva fatto parte del famoso ed esoterico Gruppo di Ur e che, per motivi suoi insindacabili,desidera conservare l'incognito. Egli era in procinto di lasciare definitivamente la capitale e, trale poche cose di cui non si era ancora disfatto, vi era un voluminosodattiloscritto di Guido de Giorgio sulla Tradizione Romana, che senza esitazione ci offerse".Tra gli amici romani di Reginelli vi era Paolo Virio, che lo cita frequentemente nelle sue lettere(vedi: P.Virio, "Corrispondenza Iniziatica", ediz. Sophia, Roma). Ad es., in una lettera datata"Roma, 17 Aprile 1951, Virio scrive: "Ogni tanto vedo Reginelli, il Taurulus di Ur, che dopo 15anni di Antroposofia presso Colazza, si èfinalmente svincolato e da circa 3 anni si è messo a seguire le conoscenze tradizionali". Conquest'ultimo termine Virio si riferisce ovviamente ad un orientamento affine al suo o a quello diDe Giorgio.Voda: Quando lo incontrai, Reginelli era un uomo anziano e con forti sintomi di "indigestione dimetalli" (per usare un termine Massonico). Dentro al suo appartamento non aveva porte,nemmeno nel bagno, poichè era convinto di aver compiuto un percorso alchemico interiore percui anche le sue feci, secondo lui, odoravano di violette). D'altra parte, quando scrisse con ilGruppo di Ur era un giovane inesperto, che iniziava un viaggio iniziatico che evidentementeavrebbe avuto una fine piuttosto precoce nelll'incontro con l'Eggregore monoteista, anche se honotato nell'opacato cristallo i riflessi dell'antica passione esoterica.A proposito di padre pio, a dire di Reginelli disse di essergli devoto perchè avrebbe salvato suafiglia dalla cecità (anche se non si può dire che dopo l'incontro col "santo" sia diventataun'aquila, i problemi di vista restarono). Il mio non è un tentativo diffamatorio ma solo unacronaca di un incontro (fra l'altro, tutto sommato, il personaggio mi è sembrato anche simpaticoed a modo suo altruista (nel dispensare ad altri il suo Illuminato Verbo). Comunque, percompletare quanto sta emergendo in questi tempi su "padre pio", segnalo un altro interessantearticolo di Corsera pubblicato, in data odierna, sui dubbi di Giovanni XXIII e sulle sue scoperte aproposito del "sant'uomo": «Padre Pio, un immenso inganno» Giovanni XXIII annotava: «I suoirapporti scorretti con le fedeli fanno un disastro di anime» di Aldo Cazzullo, 25 ottobre 2007, Corsera”.Sipex: Come indicano i due articoli segnalati da Voda, ha fatto notevole scalpore -tanto daessere l'argomento dello Speciale TG1 dello scorso 28 Ottobre alle 23:35- il libro "Padre Pio.Miracoli e politica nell'Italia del Novecento". L'autore, Sergio Luzzatto, è un giovane studiosio ditradizione ebraica, professore ordinario di Storia moderna nella Università di Torino. Èconsiderato uno dei maggiori esponenti in Italia di quella corrente di indagine che -con termineanglosassone- viene chiamata "body history", perchè riconosce nei corpi umani una fonteprivilegiata di storia. Riguardo ad essa, qualcuno ha parlato di "Nuova tendenza, vecchiatentazione", giacchè, seguendola, grave è il rischio di ridurre l'ideologia alla fisiologia, e i malidella storia alle malattie delle persone. A ciò si aggiunge, che Luzzatto, punzecchiato daicattolici, ha pensato bene di aggiungere al suo articolo "Padre Pio, quando la storia si ribella ailuoghi comuni", del 30 Ottobre 2007 sul Corriere della Sera (1), il sottotitolo «Il mio libro controintolleranza, agiografia e antisemitismo», confermando così i dubbi cattolici, che si tratti più dellibro di un ebreo, che di uno studioso.

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A noi esoteristi il libro di Luzzatto è sostanzialmente inutile. Dal momento che, per un giudiziodefinitivo su Padre Pio, si rivelò illuminante il suo scritto "Breve trattato sulla notte oscura", cheElemire Zolla riportò sul n°1-1970 della rivista Conoscenza Religiosa, indicando nella sua notafinale che "L'autografo è custodito nell'archivio Pagnossin di Padova" (2).Si tratta di un trattatello (una sorta di sommario scritto per quel discepolo) che si occupa dellaNotte Oscura, secondo i ben noti insegnamenti di S.Giovanni della Croce. In esso, Padre Pio sirivela un mistico, con tutte le conseguenze ed i limiti di un tale atteggiamento. Ad es.,similmente a S.Giovanni della Croce, Padre Pio scrive: "L'anima spirituale, prima di entrare in questa purga, è facile che negli stessi esercizi didivozione senta sollevarsi nella carne movimenti non tanto puri, e quali non sono in poteredell'anima di poterli allontanare, nonostante che la poverina provi di tutto questo una granderipugnanza e pena e si sforzi positivamente di allontanarli e di evitarli. Questo accade allospirituale anche allorchè sia in una orazione di grande raccoglimento. Ora questi movimenti chein tali santi momenti lo spirituale esperimenta possono provenire dal demonio, il quale cercatutte le maniere per allontanarlo dall'orazione o, se ciò non è possibile, almeno farlo andareall'orazione non tanto spedito. Lo fa ancora al fine di disturbarlo, di inquietarlo e di spaventarlo.Inoltre può ciò avvenire anche dalla natura molto debole, da soverchio timore che lo spiritualeviene a concepire di queste sensazioni impure. Infine può ciò avvenire da una natura alquantodebole impressionabile per gusto e piacere in queste cose".Proprio come S.Giovanni della Croce, Padre Pio dunque si preoccupa delle erezioni spontanee,che possono verificarsi durante l'orazione. Non ha dubbi che la causa sia il demonio, non losfiora neanche l'idea che si tratti di una semplice manifestazione di accresciuta energia. Ignora -come sapevano già gli antichi taoisti e come la scienza moderna ha confermato - che similierezioni si verificano già nella quiete del feto, prima della nascita, e che perciò non hanno a chefare con la lussuria. Inutile aggiungere che sono le preoccupazioni sessuofobiche -piuttosto cheil demonio- a disturbare le orazioni dei mistici di questo tipo (3).Ma torniamo a Luzzatto. Seguendo le tendenze della "body history", egli non può far altro cheinsinuare il dubbio che Padre Pio si procurasse le stimmate con sostanze chimiche, ma a ciò iseguaci del frate possono facilmente ribattere che -quando sorse il sospetto- la chiesa, sipremurò di proibirgliene l'uso, anche per motivi comuni, e tuttavia le stimmate continuarono.È invece noto da tempo, a chi non si limita a considerare il "physical body", che le stimmatehanno, in genere, origine psicosomatica, tanto che i mistici le condividono con taluni sempliciisterici. Nel caso di Padre Pio, la psicosomaticità è poi evidente: per il principio di causa-effettole stimmate sparirono alla sua morte. Scomparsa infatti la causa (la psiche), cessò anchel'effetto (le stimmate): ben difficilmente sarebbero scomparse, senza traccia, se dovute asostanze chimiche. Altrettanto difficilmente sarebbero scomparse se si fosse trattato di unmiracolo; perchè Dio avrebbe mai dovuto occultarne la prova?Che si sia trattato di un fenomeno psicosomatico lo sa anche la chiesa che, pur essendo PadrePio proclamato santo da Giovanni Paolo II, non ha mai riconosciuto ufficialmente le suestimmate, tanto meno poi come fenomeno miracoloso.

(1)http://www.corriere.it/spettacoli/07_ottobre_30/PADRe_pio_luzzatto_storia_luoghi_comuni.shtml(2) Si tratta di Giuseppe Pagnossin, ex industriale padovano e ben noto seguace di Padre Pio.(3) Si veda, in questo stesso quaderno, il precedente intervento di Occhi di Ifà. Tullio Quasimodo: Nell'articolo, segnalato da Voda e scritto da Aldo Cazzullo si legge tral'altro:"... E, come documenta Luzzatto, quando «La Settimana Incom illustrata» sparò in prima paginail titolo «Padre Pio predisse il papato a Roncalli », compreso il dettaglio di un telegramma diringraziamento che il nuovo Pontefice avrebbe inviato al cappuccino, Giovanni XXIII ordina alproprio segretario di precisare all'arcivescovo di Manfredonia che era "tutto inventato": «Io nonebbi mai alcun rapporto con lui, né mai lo vidi, o gli scrissi, né maimi passò per la mente diinviargli benedizioni; né alcuno mi richiese direttamente o indirettamente di ciò, né prima, nédopo il Conclave, né mai»"

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Questa invenzione di predizioni mai avvenute o di consensi mai dati, da parte di personaggifamosi, continua ancor oggi. Ad es., il 28-05-2007, nel forum di Politicaonline, uno che sidefinisce "pastore di capre" ha scritto:"...padre Pio, probabilmente uno dei pochi personaggi espressi dalla chiesa cattolica negli ultimidecenni in grado di detenere poteri reali (non a caso lo scetticissimo Evola sembrava dar creditoal suo dono dell'ubiquità)".A parte che è veramente difficile immaginarsi una persona scetticissima nei confronti diqualcuno, che contemporaneamente gli riconosce addirittura l'ubiquità, il suddetto "pastore" siguarda bene dal precisare in quale scritto o circostanza Evola possa mai aver fatto una simileaffermazione.Paolo Longhi: Ricordo nitidamente di aver letto un articolo nel quale Julius Evola faceva unrapido, fugace cenno su Padre Pio, attribuendogli non il dono dell'ubiquità - dono che, tra l'altro,mi pare non esista per nessun essere umano ma che sia essenzialmente un attributo relativodella Divinità stessa - ma il potere della bilocazione. Sono passati sicuramente più di trent'annida quando lessi quell'articolo. Pubblicato forse sulla rivista di Gaspare Cannizzo 'Vie dellaTradizionè? Onestamente non saprei ma ricordo che l'affermazione mi sorprese un pochino,sapendo che Evola non era di certo benevolo nei confronti del Cattolicesimo. Non vorrei giurare, ma mi pare che il Filosofo romano abbia citato anche altrove il Carismaticofrancescano. Secondo me - ma è un'idea mia che mi venne tanto tempo fa e che va pertantopresa con beneficio d'inventario - se Evola fece una simile affermazione è perchè ebbeprobabilmente nel suo letto di infermo, che era anche un letto di dolore, una visita in bilocazioneda parte del frate del Gargano.EA: Il saggio "I Centri iniziatici e la storia" comparve nella rivista "Vie della Tradizione" nel 1971e fu incluso da Evola nella seconda edizione della raccolta "L'Arco e la clava" (Vanni Scheiwiller- All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano, 1971).Per comprendere il senso di quella frase occorre tener presente il suo contesto. Evola dicetestualmente:"Ad esempio, con riferimento dalle cosìddette ricerche metapsichiche moderne, eseguite sottoseveri controlli, è stata accertata la realtà dei 'fenomeni parafisici', ossia la possibilità cheoggetti vengano spostati, mossi o sollevati a distanza, senza che a ciò si possa dare unaspiegazione normale. Solo, che data la materia con la quale ha quasi esclusivamente ha da farela ricerca metapsichica, si tratta di processi spontanei sporadici, non riproducibili a volontà,spesso medianici. Purtuttavia, è attestato il fatto che un agente psichico può provocarefenomeni che, come il sollevamento di un oggetto pesante, implica una forza indubbiamentesuperiore a quella necessaria per provocare, ad esempio, una lesione cerebrale con un esitomortale. Anche il fenomeno della bilocazione, ossia della proiezione della propria imagine in unposto lontano, è stato accertato (del resto sembra che ciò avvenisse anche con Padre Pio daPetralcina)".Una frase come "sembra che ciò avvenisse" non è affatto una testimonianza diretta del fatto,ma un semplice riportare ciò che si è sentito e - tenute presenti le amicizie di Evola con DeGiorgio, Reginelli ed altri del medesimo indirizzo - non è difficile capire da chi. Vedi, caro Paolo,come sia importante ricordare e riportare i documenti come sono, altrimenti una semplice fraseprobabilistica sulla bilocazione rischia di diventare - in bocca a poco informati o ... ad interessati- addirittura una affermazione di ubiquità !!!Frater Petrus: Voda ci ha narrato l'amore di Reginelli per l' "open space", o meglio per unacasa senza porte, visto che, per una pretesa alchimia, egli avvertiva tutti gli odori -compresiquelli del bagno- come fossero di violetta. Come accennava Voda, i suoi visitatori sentivanoinvece gli odori per quelli che erano, così che tutta l'alchimia si riduceva in pratica ad unaautosuggestione olfattiva. Anni fa, feci amicizia con una signorina di Salerno, che come personalità rassomigliava per certiversi a Reginelli: si occupava di magia ed era una devota di Padre Pio. Più volte fui oggetto iostesso delle sue allucinazioni olfattive: asseriva di avvertire odore di violetta promanare dallamia persona. Veniva prontamente a trarmi d'impaccio suo fratello, un simpatico studioso dellafamosa scuola medica salernitana, il quale - dopo avermi annusato - sentenziava che odoravosi, ma del comune sudore estivo.

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Penso che anche a Padre Pio sarebbe convenuto qualche "salvataggio" del genere, anzichèfavorire (se fu lui a favorirle) inutili e pericolose allucinazioni. Si pretende si trattasse di uncodice con il quale comunicava, in presenza e a distanza, indicazioni ai suoi seguaci: nonsarebbero state più comprensibili parole interiori?Il vecchio concetto di osmogenesi (emanazione di profumi), quale carisma posseduto da alcuniSanti o da alcuni luoghi sacri, è del tutto superato. Oggi si sa che sia le distorsioni degli odori(parosmie e cacosmie) sia le allucinazioni olfattive vere e proprie (phantosmie) hanno duecause principali: malesseri e suggestioni sia autoindotte che eteroindotte. Tra le malattiescatenanti vi sono: tabe dorsale, diabete grave, gravidanza, influenza, intossicazione dapiombo, infezioni virali, traumi cranici, conseguenze di interventi chirurgici, uso di droghe,malattie psichiatriche, epilessie allucinatorie (che spesso non implicano convulsioni), emicrania,sifilide, tumori del cervello, sinusiti croniche, corpi estranei nasali, tonsilliti caseose, bronchiti,alcune affezioni gastriche ed epatiche.Per quanto riguarda le suggestioni, basterà ricordare come le suggestioni olfattive sianofacilmente indotte dagli ipnotisti e che il provare ad immaginare un profumo non presente, ades. di un'arancia, faccia parte della cosìddetta "scala di immaginazione creativa", un comunetest di auto ed etero-suggestionabilità (BARBER T. X., Ipnosi: un approccio scientifico, Ubaldini,Roma, 1972).Afrodisia: Ad es. il calendario 2000 di Padre Pio, Edizioni Piemme, con rosario fosforescente inomaggio, riportava la seguente lista. Il livello delle indicazioni è inferiore perfino a quello dellapeggior astrologia da rotocalco:Aceto=piena vittoria sui nemiciAcido fenico= Sofferenze fisiche e morali;Aglio= Seguire la strada temporaneamente presa, senza rimorso alcuno;Anice= Speranza;Basilico= Tenersi sempre in contatto spirituale con Padre Pio;Biancospino= compiacimento per il nostro comportamento da parte di Padre Pio;Caffè= Non agitarsi, non stare in ansia inutilmente;Canfora= Avviso alla guarigione fisica;Catrame= Seguire una corretta line di condotta spirituale e di vita, correggendo le storture;Cera= Essere profondamente innamorata della Fede;Cioccolato= Sostenersi dai problemi quotidiani;Confetti= Conferma all'impegno con Dio;Dolci= Benedizione di Padre Pio;Erbe amare= Giungeranno notizie di morte, si cerca il conforto del Padre spirituale;Farina o pane fresco= Segno del sopraggiungere della provvidenza;Fiori vari= Rassegnazione, sottomissione alla Fede;Fragola= Benefici per l'intercessione chiesta;Garofani= Ricevere piccole grazie spirituali, condurre una vita più sincera e fedele;Gelsomini= Matrimonio spirituale;Gerani= Riguardarsi dai strapazzi fisici;Giglio= Invito alla purezza;Gomma bruciata= Sono rimessi i tuoi peccati;Incenso= Invito a pregare, pregare con più fede;Latte bollito= Presto subirete un intervento chirurgico;Lavanda= Tranquillità e armonia in famiglia;Menta= Devozione alla Madonna;Olivo= Invito a pacificarsi con il prossimo;Papaveri= Non fare chiacchiere e pettegolezze inutili;Pino= Pregare per le persone a noi care;Rosa= Presenza ravvicinata di Padre Pio, dono di grazie;Salvia= Sospettare inutilmente ed infondatamente;Sangue= Fare sempre la volontà di Dio;Stalla= Pregare San Michele, visitare il Santuario a Lui dedicato;Tabacco= L'anima di Padre Pio é vicino alla nostra, presto ci convertiremo;

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Tintura di iodio= Confessarsi dei propri peccati;Torta-Dolci= Benedizione di Padre Pio;Tuberose= La presenza di Padre Pio ci é vicina, segno di buon augurio;Vaniglia= Intercessione di Padre Pio per un intervento chirurgico, prossimo matrimonio;Viola= Grazia che presto viene concessa;Vino= Felicità, abbondanza, letizia;Zolfo= Presenza di satana, peccato mortale.Zucchero bruciato= presenza diabolicaFrater Petrus: Un altro vanto dei seguaci di Padre Pio erano le sue presunte capacità di"intercessione" e di preveggenza. Anche a riguardo, ho avuto possibilità di conoscere talunepersone direttamente interessate.Ad es., negli anni '70, conobbi Luciana Marchetti (autrice meglio nota come "Luciana Virio",moglie di "Paolo Virio"), la quale nel libro "Paolo M.Virio, esempio di vita" (p.144) dice: "Ènecessario ora che parli di Padre Pio, perchè per un misterioso concatenamento nei finidell'Ordine della Provvidenza noi (io e Virio) siamo in certo qual modo legati al Padre". Recatasi in pellegrinaggio da P.Pio nel Luglio del 1953 e ritornata a Roma, ebbe una visionenella quale il frate, riferendosi al marito le diceva (p.156): "Soffre, soffre molto, lo aiuterò adessere ancora più forte, ma deve compiere la Volontà di Dio, deve sottostare al suo Volere, nonposso fare nulla!". Un anno dopo, si verificarano i seguenti fatti (pp. 162 e seg.) : "il giorno 27 Luglio del 1954, ilmale colse la sua veste terrena ... Nel mio disperato dolore per la gravità del male, mando untelegramma ad Ida (mia amica) che si trova da Padre Pio ... si reca con il telegramma in manoda Padre Pio. ... è ricevuta dal Padre, è ascoltata. ... A me viene telegrafato: Padre Pio ottenutograzia, speri! ... Virio, la mattina del 13 settembre inizia a migliorare. ... Trascorre un mese diconvalescenza ... Sembra stia veramente meglio e che sia completamente guarito. ... Finchè nelfrattempo si giunge all'alba fatale del 13 aprile ... Tre volte invoca il mio nome! ... poi il suosguardo rimane immobile, fisso: ha perso la coscienza ... i medici non sanno cosa dire ... E Ida,venuta anche lei, mi dice ciò che veramente Padre Pio aveva detto allora: altri sei mesi. E i seimesi, alle sette del mattino del 13 aprile, erano scaduti! ... Erano circa le due quando Virioriacquista la conoscenza ... Padre Pio aveva concesso sei mesi per prepararmi: compiuti questi,per quale misterioso Volere, gli sono stati concessi altri 14 anni di vita sulla terra?".Quando parlammo di persona di questi fatti, non osai insinuare che la faccenda dei sei mesipoteva essere semplicemente ... una invenzione a posteriori della sua amica. Neppuresottolineai che -nonostante i suoi pretesi poteri- P. Pio si era sbagliato di ben 14 anni! Ma lericordai - suo marito era stato anche uno studioso di Dante - i seguenti versi dal sapore"magico" di Purg. XVI: 67 e ss:"Voi che vivete ogne cagion recateper suso al cielo, pur come se tuttomovesse seco di necessitate.Se così fosse in voi fora distruttolibero arbitrio, e non fora giustiziaper ben letizia, e per mal aver lutto.Lo cielo i vostri moventi inizia;non dico tutti, ma posto ch' i' 'l dica,lume v'è dato a bene e a malizia,e libero voler; che, se faticanelle prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica".

Comprese il mio punto di vista.

Anni dopo, mi trovai, per ragioni di lavoro, a Fuscaldo Marina, sul Tirreno in provincia diCosenza. Là, conobbi un'anziana signora, che chiamerò nel seguito con il suo nome dibattesimo: Rosalia. Subito dopo la II Guerra, Rosalia aveva insegnato nelle scuole elementari di S.Maria del Cedro,

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un comune più a Nord di Fuscaldo, non distante da Scalea e dalla Torre Talao, dove come ènoto si riunirono, per diverso tempo, personaggi come Armentano e Reghini. All'epoca, S.Mariaera chiamata ancora con il suo vecchio nome, apparentemente buffo e in realtà squisitamentelatino: si chiamava Cipollina (cioè Cis-pollina=località al di qua del Pollino). A Cipollina, Rosaliaconobbe un giovane che intendeva fidanzarsi con lei. Nello stesso periodo, ritornò alla caricaanche un suo ex fidanzato. Rosalia, incerta sul da farsi, ricorse a P.Pio, del quale era devota.Recò con sè le fotagrafie dei due fidanzati e glele mostrò. P. Pio rispose che il primo fidanzatoera un poco di buono e, passando alla fotografia del secondo, affermò "e questo è peggio delprimo". Rosalia decise di lasciarli entrambi. Sul primo dei due forse il frate ci aveva alla lontanaazzeccato, trattandosi di un tipo che si rivelò piuttosto lunatico. Ma il secondo, sposatosi conun'altra donna, si era invece rivelato un onesto impiegato e un marito e padre affettuoso (dicinque figli). E su ciò Rosalia non aveva dubbi, perchè in quei piccoli paesi, soprattutto untempo, nulla si sarebbe potuto nascondere. Con che diritto, mi chiesi tra me, P. Pio aveva espresso quei giudizi?

IX) L'Iniziazione: Una Sintesi

di EA

Per concludere, da parte mia, voglio aggiungere una breve sintesi di quanto emerso. L'iniziazione non è che un caso particolare dell'influenza che due o più esseri, che siano inrelazione, hanno gli uni sugli altri. In realtà, poichè Tutto è Uno, ogni ente è in relazione contutti gli altri, perfino quando non sia consapevole di tale relazione e perciò vi è sempre unaqualche influenza reciproca. Perchè essa possa considerarsi "iniziatica", deve esseresoddisfatto almeno un requisito: "L'influenza è iniziatica se agisce a favore della realizzazionedel'individuo sul quale è esercitata". Cosa abbia da intendersi per 'realizzazione', lo abbiamo giàspiegato nel Quaderno dedicato alla Porta Ermetica di Roma: è il triplice atto trasmutatorio,eseguendo il quale Ermete è detto "Tre volte grandissimo" (Trismegisto). Talvolta si afferma cheun secondo requisito è la 'consapevolezza' della trasmissione dell'influenza stessa, tanto daparte del Maestro, tanto da parte del Recipiendario. Ma non è sempre così. A volte, agli inizi, ilrecipiendario è ignaro dell'influenza. Ciò si verifica soprattutto nel caso di familiari del Maestro,nei confronti dei quali egli, avendo un contatto molto più frequente che nel caso di estranei,talvolta preferisce agire gradualmente ed insensibilmente, così da aggirare più facilmente leresistenze egoiche. Non è un caso che, nella Massoneria Operativa, come testimoniano leCarte Associative più antiche, figli e mogli dei maestri entravano in Loggia, senza particolariformalità, non per nepotismo, ma per l'influenza costante che il Maestro aveva su di loro. A volteil Maestro stesso può avere un influenza involontaria su coloro con i quali entra in contatto. Eglisi comporta, senza particolare intento, in un modo che può esser detto, per l'appunto,"magistrale" ed il suo esempio (a tacere del suo pensiero magico) può influenzare anche colorosui quali non intendeva esercitare volontariamente una influenza. Ma cosa è mai questainfluenza? e come si esercita? Occorre tener presente che l'umano "miscuglio", che Ermetedeve sapientemente trasformare in immortale "composto", è costituito dai quattro 'corpi'ermetici: solare, mercuriale, lunare e saturnio. Il Corpo Solare (il Purusha del Samkhya, l'Enadedi Proclo, l'Intelletto Attivo di Aristotele) è in "relazione esterna" con il resto dell'universo. Uso il

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termine "relazione esterna" per indicare che il "Corpo Solare non è in 'relazione inclusiva' o di'appartenenza' con la Natura o con altri Corpi Solari, ma gode, rispetto ad essi, di un'autonomiache non giunge all'estraneità, essendovi una relazione conoscitiva, che però non altera, se nonin apparenza, il Corpo Solare medesimo. Gli altri tre 'corpi' ermetici appartengono invece alla'Natura' e perciò sono soggetti ad influenze più marcate, che li alterano in bene e in male. Inparticolare, l'individualità, intesa in senso ristretto e inferiore, corrisponde soprattutto al CorpoMercuriale, che, nel'uomo comune, è quello soggetto alla trasmigrazione (si veda il Quadernodedicato a tale argomento). E' soprattutto sul corpo mercuriale, ma talvolta anche sul lunare esul saturnio, che si esercita l'influenza di un Maestro. L'influenza che può trasmettersi tra dueindividui qualsiasi va da un minimo, dovuto al comportamento esemplare e alla parolaesplicativa, ad un massimo, corrispondente all'influenza ipnotica di un individuo su di un altro.L'influenza iniziatica non può mai essere ipnotica; al contrario tra le qualificazioni iniziatiche sirichiede che il recipiendario sappia resistere all'ipnosi, altrimenti pratiche come laconcentrazione e la meditazione (e ancor più l'Ars Dormiendi e l'Ars Moriendi) sonosemplicemente impossibili, giacchè devierebbero in forme medianiche passive. Tuttavia, si devedistinguere l'iniziazione solare (o osiridea) da quella lunare (o isiaca). La prima, riservata agliindividui meno bisognosi di aiuto, si basa sull'esempio (il Maestro si limita a praticare assieme aidiscepoli o assegna loro un rito da eseguirsi) e sulla parola esplicativa. La seconda, riservata achi è più bisognevole di aiuto, implica invece una più profonda e diretta modellizzazione deicorpi sottili del recipiendario da parte del Maestro, al fine di eliminare gli impedimenti allarealizzazione. L'iniziazione solare, in mancanza di un Maestro (Guru, Magister), può essereimpartita anche da un 'supplente' (Upaguru, Promagister(1)), che disponga del rito datrasmettere e sappia darne spiegazione: l'iniziato solare ha infatti abbastanza forza in proprio,da poter fare a meno dell'influsso di un Maestro propriamente detto. L'iniziazione lunare, alcontrario, non può prescindere dall'azione di un Maestro effettivo, essendo l'iniziato lunare, agliinizi, troppo debole per procedere con le sole proprie gambe. Ciò rende le confraternite isiachepiù soggette a decadenza, nel caso vengano a mancare maestri effettivi e l'azione dei maestripassati non si eserciti in modo extranormale (cioè anche mancando la loro presenza fisica).Rientrano, ovviamente, nell'iniziazione solare quei casi limite, nei quali basta al recipiendario lasola conoscenza indiretta dell'insegnamento di un Maestro, appresa anche dalla semplicelettura di un testo sacro, per indurlo a dedicarsi all'ascesi spirituale.

(1) Il termine latino "promagister" equivale all'italiano "assistente del maestro". Ad es., all'epocadell'Impero Romano, l'Imperatore ricopriva anche la carica di Pontifex Maximus o MagisterPontificum. Quando, come avveniva, egli era altrove impegnato, un Promagister Pontificum losuppliva alla guida del Collegium Pontificum.[N.d.U.]