2a giornata dell'economia - 2004 - camera di commercio udine · presenti a partire dalla...
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Introduzione
Servizi e tessile: la fotografia di Prato oggi è molto diversa da quella di qualche anno fa. Seguendo le tendenze del mercato anche la nostra città si è inserita in quel percorso di modernizzazione che altre realtà produttive hanno dovuto seguire. Ma la nostra vocazione manifatturiera resta la principale caratteristica di questa realtà economica.
La crisi che Prato, come altre realtà fortemente vocate all’export, sta attraversando è sotto gli occhi di tutti. I numeri che presentiamo all’interno di questo dossier non possono che riflettere la situazione attuale, andando ad analizzare i singoli aspetti della vita economica cittadina e dandoci forse una chiave di lettura dei fenomeni in corso che può esserci di aiuto per guardare avanti.
Una congiuntura sfavorevole, ma anche una struttura del distretto che non risponde più alle attuali esigenze del mercato sono le motivazioni che si trovano alla radice di questo momento di difficoltà. Anche se la ripresa ci è annunciata dagli economisti come ormai prossima, i problemi strutturali ce li porteremo dietro, se non risolti.
Il tessile ha abituato i pratesi ai suoi alti e bassi, a momenti di prosperità alternati a momenti di crisi e il tessuto sociale cittadino si è adeguato a questa altalena. Ma questa volta stiamo attraversando un momento diverso e per questo oggi è necessario parlare di ristrutturazione. Purtroppo si tratta di fenomeni che avvengono lentamente, che richiedono innanzitutto la presa di coscienza da parte del sistema imprenditoriale del mutamento della situazione, per poi seguire la strada del rinnovamento. Fortunatamente in alcune aziende pratesi questo procedimento è già iniziato. Sul territorio ci sono imprese che hanno fatturati interessanti, che riescono a mantenere la propria posizione sul mercato; sono proprio queste esperienze quelle che ci danno un segnale forte di positività. Innovazione, ricerca, ma anche una nuova attenzione verso il mercato dell’abbigliamento sono le linee principali che sta seguendo questa nuova corrente. E’ arrivato il momento di fare delle scelte: chi vuole restare sul mercato deve necessariamente portare il seme del cambiamento nella propria azienda. In un momento come questo non deve sorprendere neppure la contrazione del Pil pro capite, che ci fa perdere qualche posizione nella classifica della ricchezza nazionale. Questo ha sicuramente dei riflessi negativi anche su altri comparti presenti sul territorio, che risentono di questo momento di ristrettezze. Ma se la città saprà giocare bene le sue carte, Prato saprà recuperare in fretta il terreno perso, grazie a quel fiuto e a quelle doti imprenditoriali che hanno reso il nostro distretto un modello economico di rilievo a livello europeo.
Il Presidente
(Luca Marco Rinfreschi)
Il quadro disegnato dal rapporto
LO SCENARIO INTERNAZIONALE
L’analisi sulla situazione economica della provincia presentata in questo rapporto
conferma l’insieme di impressioni e umori che chi vive e lavora a Prato, prima ancora della
statistica ufficiale, ha maturato da tempo: il 2003 verrà quasi certamente archiviato senza
troppi rimpianti. L’onda lunga della frenata internazionale ha acuito i segnali di disagio già
presenti a partire dalla seconda metà del 2001 e il sentiero di crescita sul quale si
posiziona non solo il nostro Paese ma anche il resto dell’Europa appare alquanto
rallentato. Tra le possibili cause di questa persistente fase di stagnazione ve ne sono
sicuramente alcune riconducibili a ragioni di carattere strutturale (relativa fragilità del
tessuto produttivo, elevata specializzazione in settori tradizionali e a basso contenuto
tecnologico, vischiosità nei canali distributivi e di approvvigionamento). Altre, non meno
pesanti, sono viceversa legate all’ormai ineluttabile affermarsi di un contesto competitivo
sempre più integrato e globale, in continua evoluzione, all’interno del quale si definiscono
rapporti di forza sempre nuovi e che, per sua natura, rende sempre più difficile,
soprattutto per chi si trova in una posizione di relativa debolezza, agganciarsi stabilmente
al treno della ripresa.
In effetti, le politiche economiche attuate da quelle che oggi possono essere
considerate le due principali locomotive del mondo, Stati Uniti e Cina, sembrano al
momento penalizzare – sebbene con risvolti e implicazioni del tutto diverse – le attuali
prospettive di sviluppo del Vecchio Continente. Alla nota aggressività della Cina, articolata
lungo le direttrici di un mix che associa vantaggi competitivi dal lato dei costi a pratiche
talvolta scorrette di limitazione alle importazioni, dumping e legislazione decisamente
blanda in tema di tutela dei marchi e di lotta alle contraffazioni, si aggiungono le politiche
espansive poste in essere dall’amministrazione statunitense le quali incoraggiano sì la
crescita interna - in termini di consumi, investimenti ed esportazioni - ma comportano
anche tutta una serie di riflessi di natura valutaria che alterano profondamente gli equilibri
soprattutto sul versante delle ragioni di scambio.
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Il quadro disegnato dal rapporto
Non dovrebbe sorprendere, quindi, rilevare che le ultime stime sul PIL diffuse in
questi giorni dal Fondo Monetario Internazionale1 indichino come risultato di consuntivo
2003 una crescita tendenziale in termini reali del +9,3% in Cina, del +3,1% negli USA e di
appena lo 0,4% in Eurolandia. L’ultimo dato riferito al quarto trimestre 2003, inoltre,
allarga ulteriormente la forbice segnalando un +4,3% per gli Stati Uniti a fronte di un
+0,6% in Europa con Italia e Germania al palo (+0,1% in Italia e addirittura crescita zero
in Germania), la Francia allineata alla media (+0,6%), Regno Unito e Spagna decisamente
meglio (rispettivamente +2,8% e +2,7%).
PRODOTTO INTERNO LORDO – Consuntivo 2002/2003 e previsioni 2004/05 (Variazioni tendenziali annue)
2002 2003 IV° 03 2004 2005
USA 2,2 3,1 4,3 4,6 3,9AREA EURO 0,9 0,4 0,6 1,7 2,3Germania 0,2 -0,1 0,0 1,6 1,9Francia 1,2 0,2 0,6 1,8 2,4Italia 0,4 0,3 0,1 1,2 2,0Spagna 2,0 2,4 2,7 2,8 3,3Regno Unito 1,7 2,3 2,8 3,5 2,5EUROPA CENTRO ORIENTALE 4,4 4,5 … 4,5 4,4Russia 4,7 7,3 … 6,0 5,3Giappone -0,3 2,7 3,6 3,4 1,9Canada 3,3 1,7 1,6 2,6 3,1PVS ASIATICI 6,4 7,8 … 7,4 7,0Cina 8,0 9,1 … 8,5 8,0India 4,7 7,4 … 6,8 6,0
Sul versante delle previsioni appare ormai chiaro che il differenziale di crescita
stimato tra l’economia americana e quella europea si alimenta soprattutto dei benefici
derivanti, per gli Stati Uniti, dal nuovo slancio che caratterizza tutte le componenti della
domanda interna. Trainata principalmente (ma non solo) dagli investimenti privati, la
domanda USA si assesta su tassi di variazione tendenziale tripli rispetto alla media UE nel
2003 e addirittura quadrupli in termini di attese per il 2004.
Elaborazioni su dati FMI (2004)
1 Cfr. IMF - “World Economic Outlook”, Statistical Appendix, pagg. 188 e segg. - Washington, 21 aprile 2004
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Il quadro disegnato dal rapporto
DOMANDA INTERNA – Consuntivo 2003 e previsioni 2004 (Variazioni tendenziali annue)
2003 2004 2003 2004 2003 2004 2003 2004
USA 3,1 3,8 3,7 1,3 4,0 7,2 3,3 4,4AREA EURO 1,0 1,3 1,9 1,5 -1,2 2,7 1,0 1,0Germania -0,1 0,6 0,8 0,3 -2,9 3,8 0,2 1,5Francia 1,6 1,6 2,4 2,3 -0,8 2,4 1,0 2,2Italia 1,3 1,4 2,2 1,7 -2,1 1,3 1,2 1,5Spagna 3,0 3,1 4,6 3,1 3,0 3,6 3,3 3,4Regno Unito 2,9 4,0 2,1 2,3 2,6 4,5 2,7 3,6Giappone 1,1 1,9 1,2 1,4 3,3 5,4 2,0 2,7Canada 3,3 3,4 3,0 2,0 4,9 7,1 4,2 3,5
Totaledomanda interna
Spesa
PVS Asiatici 0,2 3,0 2,4 2,7 1,1 4,7 -0,1 3,3
privataSpesa
pubblicaInvestimenti
fissi lordi
Elaborazioni su dati FMI (2004)
Se, dunque, gli impulsi generati dalla politica economica americana (che gli analisti2
sono concordi nel definire di portata senza precedenti storici) sono stati accompagnati da
una risposta vivace dal lato dei consumi e degli investimenti, in Europa le aspettative di
crescita sembrano sostanzialmente ancorate alle prospettive offerte dalla componente
esogena della domanda, ovvero alle esportazioni. Stando così le cose, è allora evidente
che per l’Europa la partita si giocherà principalmente sul tavolo della combinazione di
effetti che l’attuale apprezzamento dell’Euro produrrà nel breve e medio termine.
L’espansione statunitense (unitamente a quella del Sud Est Asiatico trainata dalla Cina)
hanno indotto una dinamica del commercio internazionale che attualmente viene stimata
nell’ordine degli 8 punti percentuali: quanto influirà l’apprezzamento del cambio sui
benefici che potrebbero derivare da una simile crescita della domanda mondiale? La forza
dell’Euro sarà in grado di arginare i pericoli originati dalle tensioni sui mercati delle materie
prime che quella stessa crescita della domanda mondiale ha provocato? Prevarranno
ottimismo e fiducia oppure le imprese, soprattutto quelle esportatrici, manterranno
strategie di investimento estremamente caute almeno sino a quando il cambio non si sarà
stabilizzato?
2 Cfr. “Congiuntura ref.” – Ricerche per l’Economia e la Finanza srl (Anno XI – numero 1 – Milano, 31 gennaio 2004)
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Il quadro disegnato dal rapporto
Questi sono solo alcuni dei nodi che occorrerà sciogliere prima di esprimere una
valutazione definitiva sulle concrete prospettive di crescita dell’Europa in generale e del
nostro Paese in particolare nel prossimo futuro. Altri, non meno importanti, riguardano
principalmente i termini della durata della ripresa americana il cui deficit corrente potrebbe
alla lunga vanificare i tentativi della Federal Reserve di tenere sotto controllo tassi di
interesse e inflazione.
Per quanto riguarda l’Italia, occorre infine osservare che se è vero, in generale, che i
differenziali di crescita rispetto agli altri paesi dell’area Euro si mantengono tutto sommato
modesti, alcune specificità “paese” – dal lato della composizione della domanda aggregata
– vanno comunque sottolineate3. Condizioni monetarie particolarmente accomodanti (con
tassi di interesse a breve addirittura negativi in termini reali) hanno infatti sollecitato la
spesa dei consumatori e, nonstante il clima di fiducia depresso, la spesa delle famiglie ha
registrato ritmi di crescita positivi e sostenuti dall’impennata del credito al consumo.
Preoccupa viceversa la componente legata agli investimenti (costruzioni a parte) che
continua a mantenersi su profili assai modesti e per la quale le condizioni attuali non
appaiono ancora sufficienti per innescarne una ripresa prima della fine del 2004.
LA SITUAZIONE A PRATO
Immersa nelle acque dello scenario descritto nella pagine precedenti, l’economia
pratese non è riuscita a trovare appigli solidi e il vento della crisi ha soffiato con
persistenza per tutto il 2003 rinforzando gli effetti di una perturbazione le cui prime nubi
avevano cominciato ad addensarsi addirittura diciotto mesi prima. Una frenata così lunga
rende molto arduo il tentativo di isolare le componenti di matrice congiunturale dalle cause
(ma anche dalle conseguenze) che invece affondano le loro radici in ragioni (ed effetti) di
natura strutturale. Vi sono tuttavia almeno due buoni motivi per ritenere che l’insieme di
difficoltà riscontrate a livello nazionale e internazionale abbiano avuto su Prato
ripercussioni se possibile ancor più pesanti che altrove.
Anzitutto l’andamento in generale pessimo dell’industria tessile: dal punto di vista
degli ordini, infatti, è vero che l’indice nazionale calcolato dall’Istat non ha eguagliato, in
termini di variazioni tendenziali annue, il picco negativo raggiunto a metà 2002 ma si è 3 Cfr. “Congiuntura ref.” – cit., pag. 3
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Il quadro disegnato dal rapporto
comunque mantenuto su valori (preceduti dal segno “meno”) quasi sempre superiori alle
due cifre percentuali, fronteggiando una situazione assai sfavorevole sui mercati esteri
nella prima parte del 2003 ed una altrettanto problematica verso l’interno nella seconda.
INDUSTRIA TESSILE ITALIANA – Andamento ordini Italia/Estero (Variazioni tendenziali annue)
Elaborazioni su dati ISTAT (2004)
-30,0
-20,0
-10,0
0,0
10,0
20,0
30,0
gen-
01
mar
-01
mag
-01
lug-
01
set-
01
nov-
01
gen-
02
mar
-02
mag
-02
lug-
02
set-
02
nov-
02
gen-
03
mar
-03
mag
-03
lug-
03
set-
03
nov-
03
gen-
04
Italia Estero
Considerazioni simili possono poi essere condotte sul versante del fatturato la cui
progressiva diminuzione tendenziale di medio termine è indicativa (tra le altre cose) del
tentativo, da parte delle imprese, di limitare i danni di una congiuntura avversa praticando
(soprattutto nei confronti dei mercati esteri) politiche al ribasso dei prezzi medi.
INDUSTRIA TESSILE ITALIANA – Andamento fatturato Italia/Estero (Indici destagionalizzati – base 2000 = 100)
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
110,0
120,0
130,0
140,0
gen-
00
mar
-00
mag
-00
lug-
00
set-
00
nov-
00
gen-
01
mar
-01
mag
-01
lug-
01
set-
01
nov-
01
gen-
02
mar
-02
mag
-02
lug-
02
set-
02
nov-
02
gen-
03
mar
-03
mag
-03
lug-
03
set-
03
nov-
03
gen-
04
(bas
e 20
00 =
100
)
Italia EsteroElaborazioni su dati ISTAT (2004)
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Il quadro disegnato dal rapporto
L’altra ragione che induce a guardare alla situazione pratese con una preoccupazione
tutta particolare è di carattere più strutturale e riguarda l’elevatissimo grado di apertura
della nostra economia verso l’estero. In generale, a fronte di un rapporto medio tra export
e valore aggiunto che si assesta attorno al 23% a livello nazionale (27,3% in Toscana), a
Prato lo stesso indicatore risulta essere pari al 48,5%. Nel comparto industriale, poi, il
rapporto in esame supera abbondantemente la soglia del 120% (92,6% in Toscana,
81,6% come dato medio nazionale) il ché significa, come è noto, che una quota oscillante
tra il 60 e il 65 percento del fatturato complessivo dell’industria pratese viene realizzata sui
mercati esteri. Ovviamente, un alto grado di apertura al commercio internazionale non è di
per sé necessariamente un male ma - in egual misura - è evidente che ciò espone
fortemente gli equilibri interni alle sempre più frequenti oscillazioni della domanda estera
soprattutto in presenza di un altrettanto elevato grado di specializzazione settoriale delle
esportazioni. A ciò si aggiunga che un buon 55% del totale delle esportazioni pratesi è
destinato al mercato comunitario – ovvero al mercato in questi ultimi tempi più debole – e
verso il quale, come sappiamo, non è più possibile agire sulla leva dei cambi.
A problemi di portata generale se ne sommano dunque altri più specifici della realtà
pratese ed è stata quindi l’azione congiunta di un’intera batteria di fattori sfavorevoli che
ha contribuito in maniera determinante a disegnare i tratti assai deludenti dell’attuale
situazione economica della provincia.
Sul versante congiunturale occorre registrare per il secondo anno consecutivo saldi
ampiamente negativi in termini di produzione, fatturato e commercio estero (-9,1% la
contrazione delle esportazioni nel 2003) e il lieve miglioramento dei dati tendenziali relativi
INDICATORI CONGIUNTURA REGIONALE STANDARDIZZATA (Media annua 2002/03 e consuntivo IV° trim. 2003)
2002 2003 IV°03 2002 2003 IV°03 2002 2003 IV°03
Prato -9,7 -8,2 -6,2 -8,3 -8,1 -5,8 77,7 74,1 72,3Toscana -1,7 -3,4 -2,5 -1,4 -3,3 -3,1 77,7 77,8 77,4
(1) Variazioni percentuali rispetto al 4° trimestre 2002.
Produzione(1) Fatturato(1) Utilizzo impianti(2)
(2) In percentuale sulla capacità massima.Osservatorio Regionale Unioncamere Toscana – Ist. “G. Tagliacarne”
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Il quadro disegnato dal rapporto
al quarto trimestre appare ancora insufficiente per coltivare fondate speranze in una
imminente inversione del ciclo. L’utilizzo degli impianti è prossimo ai minimi storici e anche
gli indicatori del lavoro (variabile che notoriamente reagisce con ritardo alle oscillazioni di
mercato) cominciano a mostrare segnali di cedimento: l’impennata nel numero di ore
autorizzate di Cassa Integrazione riscontrabile nella prima parte dell’anno, infatti, è stata
seguita da un netto peggioramento del saldo tra avviamenti e cessazioni nei rapporti di
lavoro nel secondo semestre.
Anche se, ripetiamo, è molto difficile identificare una relazione precisa di causa-
effetto tra le molteplici componenti che, interagendo tra di loro, finiscono con l’influenzarsi
a vicenda, occorre comunque osservare che, al di là degli aspetti legati alla congiuntura, è
l’analisi di alcune tendenze di medio/lungo periodo quella che, al momento, dovrebbe
destare le maggiori preoccupazioni. In primo luogo è necessario prendere atto della forte
selezione che difficoltà prolungate e crescenti stanno effettuando sulla struttura
imprenditoriale. A livello “macro”, tassi di crescita negativi in modo ormai pressoché
costante nel numero di imprese manifatturiere - soprattutto a scapito della aziende di
minori dimensioni - comportano quasi certamente un generale irrobustimento, almeno dal
punto di vista organizzativo, del tessuto produttivo (oggi poco meno di un quarto delle
imprese che durante l’anno si iscrivono alla Camera di Commercio di Prato è una società di
capitale) ma anche il rischio che il progressivo assottigliarsi della “base” finisca col
determinare il lento esaurimento di quell’insieme di capacità, conoscenze e spirito di
iniziativa che ha sempre costituito una delle principali risorse del Distretto. Spostando poi
la lente sugli aspetti “micro”, è molto probabile che la continua fuoriuscita dal mercato di
soggetti da sempre votati a fare una determinata cosa, e abituati a gestire
autonomamente le proprie fortune (e disgrazie) scegliendo con un sufficiente grado di
libertà le strategie e le soluzioni ritenute più opportune, finirà alla lunga col porre seri
problemi di riqualificazione non solo professionale ma anche (e forse soprattutto) in
termini culturali e di reinserimento sociale.
Tornando ad aspetti più strettamente economici, un’altra fonte di apprensione è
dettata dall’andamento di lungo periodo delle esportazioni, soprattutto per quel che
riguarda la componente legata al settore tessile. Come sappiamo, il commercio
internazionale di prodotti tessili è caratterizzato da un elevato grado di concentrazione: i
primi dieci paesi importatori (tra cui figura anche l’Italia) rappresentano da soli oltre il
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Il quadro disegnato dal rapporto
63% della domanda mondiale con gli Stati Uniti in testa (12,3%), Cina e Hong Kong al
secondo e terzo posto e, a seguire, il mercato comunitario. In “coda” Messico (4,0%),
Giappone (3,3%) e Canada (2,8%). Il nostro Paese detiene una una quota di mercato pari
a circa all’8,4% (12 miliardi di dollari il controvalore complessivo di export nel 2002) ed è il
terzo fornitore mondiale di filati e tessuti guadagnando una posizione rispetto al 1995. La
variazione assoluta riscontrata nel ranking internazionale, tuttavia, non deve trarre in
inganno: in realtà, infatti, l’Italia rafforza la propria posizione soprattutto nei confronti di
mercati che potremmo (impropriamente) definire “intermedi” (Romania, Turchia, Tunisia,
Polonia, India, Pakistan, Cina, PVS Asiatici, ecc.) ma perde, in termini relativi, verso buona
parte dei mercati che (altrettanto impropriamente) potremmo definire “finali” o,
comunque, principali (Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Giappone, Canada).
Ovviamente, un simile risultato può essere in parte spiegato in virtù dei mutamenti che
stanno caratterizzando la “geografia” del commercio internazionale con il crescente peso
assunto dalle triangolazioni e dalle esportazioni di fase. Resta il fatto, però, che se
analizziamo l’andamento recente della quota di export imputabile all’industria tessile
pratese sul totale nazionale è possibile cogliere i segnali di un progressivo declino (16,5%
nel 1997, 13,8% nel 2003), declino che si manifesta con particolare intensità proprio nei
confronti di quei mercati verso i quali peggiore è stata in complesso la performance
italiana degli ultimi anni4. Detto in altre parole, Prato sembra (in media) accusare più di
altre realtà produttive del nostro Paese gli effetti di una concorrenza internazionale che si
fa sempre più agguerrita soprattutto in quei settori caratterizzati da una elevata elasticità
della domanda (rispetto al prezzo) e legati a modelli di specializzazione produttiva di tipo
tradizionale.
L’ultimo dato che merita una certa attenzione e che, se vogliamo, è il risultato
qualitativamente più “tangibile” delle considerazioni svolte sin qui, riguarda l’andamento
tendenziale del PIL pro-capite. I saldi - in termini di performance economica - largamente
deludenti del recentissimo passato hanno contribuito ad allargare (a scapito di Prato) la
forbice tra i tassi cumulati di crescita del reddito riscontrati nella nostra provincia e quelli
4 A titolo di esempio, verso gli Stati Uniti la quota di mercato italiana (prodotti tessili) scende dal 6,3% (1995) al 4,2% (2002) mentre la quota sul totale delle esportazioni destinate a quel paese imputabile all’industria tessile pratese passa dal 13,3% (1997) al 7,8% (2003). Considerazioni simili possono essere svolte nei confronti della Germania (Export Prato/Export Italia dal 22,4% al 18,7%) di Hong Kong (dal 25,6% al 14,4%) e del Regno Unito (dal 16,7% al 12,9%).
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Il quadro disegnato dal rapporto
riferiti alle medie nazionali e regionali. Ma se guardiamo l’intera serie storica, è possibile
osservare come il confronto con gli aggregati relativi tanto alla Toscana quanto alla media
del resto del Paese sia ampiamente sfavorevole a Prato già a partire dalla seconda metà
degli anni novanta. Scendendo dalla nona alla venticinquesima posizione, a fine 2002
(ultimo dato disponibile) Prato è molto più lontana dal vertice della graduatoria nazionale
del PIL pro-capite rispetto al 1995 ma, al di là delle classifiche, è proprio il dato relativo
alla crescita cumulata degli ultimi anni (un modesto +19,6% contro una media nazionale
vicina al 34%) quello che desta le maggiori preoccupazioni. Sicuramente, sul risultato
complessivo incide in modo determinante un tasso medio di crescita della popolazione tra i
più alti d’Italia ma è comunque vero che, con ogni probabilità, Prato sta scontando – oltre
alle avversità di carattere congiunturale – i limiti di una produttività media del lavoro e,
quindi, di una effettiva capacità di generare ricchezza che, al momento, fatica a tenere il
passo di altre realtà produttive del nostro Paese.
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I dati
Le slides della presentazione
Fig. 1
Demografia delle imprese
Imprese attive al 31.12.2003 per settore e forma giuridica
Con 11,2 imprese attive ogni 100 abitanti, Prato si conferma ai primissimi posti della graduatoria nazionale riferita al tasso di imprenditorialità. La crescita complessiva registrata nel corso del 2003 è più modesta rispetto a quelle riscontrate nei due anni precedenti, rispettivamente +1,3% nel 2002 e + 2,3% nel 2001.
ATTIVE Var. % ATTIVE Var. % ATTIVE Var. % ATTIVE Var. % ATTIVE Var. %
Agricoltura e pesca 26 4,0 87 1,2 518 3,4 11 -15,4 642 2,7
Ind. Estrattive, manifatt., energia 1.913 0,0 2.129 -4,3 4.326 -3,3 23 21,1 8.391 -2,8Tessili 1.280 -1,6 1.199 -6,8 1.753 -10,7 3 0,0 4.235 -7,0
Confezioni 216 3,3 205 -1,9 1.569 5,2 1 -- 1.991 4,2
Costruzioni 396 6,5 647 0,9 2.755 4,6 72 -8,9 3.870 3,8
Commercio 893 4,6 1.624 -0,4 3.793 -0,1 48 -5,9 6.358 0,4Dettaglio 198 2,6 670 -0,7 1.705 1,5 12 0,0 2.585 1,0
Grossisti e intermediari 625 5,0 663 -0,3 1.838 -2,0 36 -5,3 3.162 -0,3
Alberghi e ristoranti 103 27,2 332 5,7 217 1,4 22 15,8 674 7,3
Servizi 1.754 7,7 2.049 3,4 2.394 0,8 407 0,7 6.604 3,4Trasporti 100 8,7 104 7,2 625 -1,3 49 -3,9 878 0,6
Credito e assicurazioni 102 1,0 102 1,0 377 -3,6 5 0,0 586 -2,0Attività informatiche 165 1,9 218 -2,7 142 11,8 6 0,0 531 2,3
Imprese non classificate 22 15,8 9 -18,2 15 36,4 11 10,0 57 11,8
TOTALE 5.107 4,4 6.877 -0,2 14.018 0,1 594 -0,2 26.596 0,8
TOTALESOCIETA' DI
CAPITALESOCIETA' DI
PERSONEDITTE
INDIVIDUALI ALTRE FORME
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 2
Demografia delle imprese
Iscrizioni delle società di capitale - % sul totale iscrizioni (1998-2003)
Proseguono anche nel 2003 le tendenze di fondo degli ultimi anni:
10,0
12,0
14,0
16,0
18,0
20,0
22,0
24,0
1998 1999 2000 2001 2002 2003
PRATO TOSCANA ITALIAElaborazioni su dati INFOCAMERE
Flessione o crescita modesta dei comparti tradizionali (manifatturiero e commercio)
Rafforzamento della struttura produttiva con tassi relativi di iscrizione delle società di capitale superiori alle medie nazionali e regionali
Fig. 3
Imprenditori
Detentori carica per fascia di età e settore di attività (31.12.2003)
Dei quasi 49.000 detentori carica presso le imprese, 14.000 sono titolari di ditta individuale, 17.650 gli ultra cinquantenni e 12.550 le donne.
V.A. % V.A. % V.A. % V.A. %
AGRICOLTURA E PESCA 58 7,1 224 27,3 366 44,6 172 21,0 820MANIFATTURIERO 1.313 9,5 6.685 48,2 5.339 38,5 546 3,9 13.883
Tessili 505 6,6 3.236 42,3 3.524 46,1 382 5,0 7.647Confezioni 478 19,4 1.540 62,6 414 16,8 30 1,2 2.462
COSTRUZIONI 579 10,9 3.076 57,8 1.530 28,8 133 2,5 5.318COMMERCIO 893 9,2 4.940 51,0 3.500 36,1 356 3,7 9.689
Grossisti e intermediari 441 9,2 2.441 50,9 1.766 36,8 149 3,1 4.797Dettaglio 358 9,5 1.928 51,3 1.295 34,5 175 4,7 3.756
ALBERGHI E RISTORANTI 195 14,7 728 54,8 369 27,8 37 2,8 1.329SERVIZI 1.119 8,8 6.347 49,8 4.574 35,9 695 5,5 12.735
Trasporti, magazzinaggio e comunicaz. 106 8,2 679 52,3 475 36,6 39 3,0 1.299Intermediaz. monetaria e finanziaria 94 9,9 479 50,4 328 34,5 49 5,2 950
Attiv.immob., noleggio,informat., ricerca 729 8,6 4.166 49,2 3.044 36,0 522 6,2 8.461Altri servizi pubblici, sociali e personali 158 9,9 781 49,0 584 36,7 70 4,4 1.593
Imprese non classificate 7 6,5 59 55,1 39 36,4 2 1,9 107
TOTALE 4.164 9,5 22.059 50,3 15.717 35,8 1.941 4,4 43.881
TOTALE29 anni 49 anni 69 anni e oltrefino a da 30 a da 50 a 70 anni
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 4
Imprenditori
Composizione % dei detentori carica per fascia di età – Settore manifatturiero (2003)
In generale la composizione per fascia di età dei detentori carica è perfettamente allineata ai valori medi nazionali e regionali.
Nel manifatturiero, tuttavia, a Prato è più alta l’incidenza dei giovani e, sebbene con uno scarto molto modesto, delle persone con 50 anni o più.
9,5
8,1
8,2
48,2
50,1
51,2
42,4
41,8
40,6
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0
PRATO
TOSCANA
ITALIA
fino a 29 anni da 30 a 49 anni oltre 50 anniElaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 5
Imprenditori
Composizione % dei detentori carica per sesso – Totale attività (2003)
Anche l’incidenza femminile sul totale ricalca abbastanza fedelmente i valori medi regionali e nazionali anche se la Toscana, nella graduatoria relativa alla quota di partecipazione delle donne al mondo imprenditoriale, si colloca leggermente sopra la media ed è preceduta da regioni quali la Valle d’Aosta, la Liguria, la Basilicata, l’Abruzzo e il Molise, tutte sopra al 30%.
28,6
28,9
27,4
71,4
71,1
72,6
0% 20% 40% 60% 80% 100%
PRATO
TOSCANA
ITALIA
Femmine MaschiElaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 6
Imprese femminili
Imprese femminili attive per tipologia di presenza (31.12.2003)
Sul totale delle imprese attive a Prato a fine 2003, oltre 5.200 sono ad esclusiva conduzione femminile (19,7% del totale) con punte che si avvicinano al 35% nelle confezioni e nel commercio al dettaglio. Nelle società “miste”, viceversa, si registra una presenza femminile “forte” o “maggioritaria” in circa il 5% dei casi.
Agricoltura e pesca 145 22,6 10 1,6 0 0,0 155 24,1Ind. Estrattattive, manifatt., energia 1.816 21,6 172 2,0 20 0,2 2.008 23,9
Tessili 847 20,0 115 2,7 14 0,3 976 23,0Confezioni 680 34,2 25 1,3 4 0,2 709 35,6
Costruzioni 135 3,5 45 1,2 2 0,1 182 4,7Commercio 1.450 22,8 80 1,3 18 0,3 1.548 24,3
Dettaglio 876 33,9 35 1,4 8 0,3 919 35,6Grossisti e intermediari 538 17,0 43 1,4 9 0,3 590 18,7Alberghi e ristoranti 170 25,2 29 4,3 4 0,6 203 30,1
Servizi 1.518 23,0 205 3,1 31 0,5 1.754 26,6Trasporti 84 9,6 8 0,9 1 0,1 93 10,6
Credito e assicurazioni 120 20,5 13 2,2 1 0,2 134 22,9Attività informatiche 135 25,4 13 2,4 2 0,4 150 28,2
Imprese non classificate 10 17,5 1 1,8 1 1,8 12 21,1
TOTALE 5.244 19,7 542 2,0 76 0,3 5.862 22,0
ESCLUSIVA MAGGIORITARIAFORTE TOTALE
V.A.% su totale V.A.
% su totaleV.A.
% su totale V.A.
% su totale
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 7
Imprese femminili
Tassi di crescita delle imprese a conduzione femminile per settore (2003)
Anche nel caso delle imprese a conduzione esclusiva o prevalente femminile il saldo tra iscrizioni e cessazioni riscontrato nel 2003 penalizza i settori tradizionali.
Positivo invece il risultato nelle diverse attività legate all’agricoltura (settore nel quale circa un terzo delle nuove iscrizioni è riconducibile alle donne) e nei servizi dove la medesima quota (iscrizioni al femminile / totale delle iscrizioni) è stata superiore al 25%.
3,7
-9,2
3,1
1,5
3,4
0,2
1,9
2,4
0,5
Agricoltura e pesca
Tessili
Confezioni
Altre manifatturiere
Costruzioni
Commercio
Alberghi e ristoranti
Servizi
Totale
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 8
Imprenditori extracomunitari
Imprenditori extracomunitari per nazionalità – Composizione % (2003)
Degli oltre 3.000 detentori carica nelle imprese di origine extracomunitaria presenti a Prato a fine 2003, poco meno di 2.000 sono cinesi.
Come è noto, piuttosto importante è anche la presenza di albanesi (193), marocchini (70) e, a seguire, rumeni, pakistani e nigeriani.
Pakistani1,2%
Cinesi66,3%
Nigeriani1,5%
Marocchini2,3%Altri
20,2%
Albanesi6,5%
Rumeni2,0%
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 9
Imprenditori extracomunitari
Detentori carica extracomunitari per nazionalità – Var.% annua (2002-2003)
L’afflusso di cittadini cinesi sembra aver perso parte dello slancio riscontrabile nel recente passato cedendo il passo soprattutto ad albanesi e pakistani che negli ultimi due anni hanno più che raddoppiato la loro presenza in città.
38,850,0
38,0
10,5
61,6 60,0
8,712,3
42,935,5
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
Cinesi Rumeni Albanesi Pakistani Marocchini
2003 2002
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 10
Imprenditori extracomunitari
Imprese gestite da cittadini extracomunitari – Var. % annue per settore (2001-03)
I dati relativi ai flussi recenti di immigrazione trovano un loro immediato riscontro nell’andamento relativo alla struttura imprenditoriale che registra tassi di crescita decisamente più marcati nei settori “culturalmente” più vicini alle nuove etnie (costruzioni per gli albanesi, commercio e servizi per pakistani, rumeni e marocchini.
12,5
41,9
22,9 23,1
7,3
35,2
17,1 19,5
7,1
34,5
17,614,4
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
MANIFATTURIERO COSTRUZIONI COMMERCIO EALBERGHI
SERVIZI
2001 2002 2003
Elaborazioni su dati INFOCAMERE
Fig. 11
Lavoro e occupazione
Tassi di occupazione per fascia di età e sesso (2003)
Dal punto di vista strutturale, il mondo del lavoro pratese, mantiene i consueti connotati di stabilità: più alti rispetto alle medie nazionali e regionali il tasso di occupazione complessiva e i tassi relativi alle cosiddette fasce deboli, giovani (44,7%) e donne (41,1%).
Elaborazioni su dati ISTAT
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
15-24 54,7 34,6 44,7 36,1 27,7 32,0 29,1 20,6 24,925-29 85,6 73,3 79,2 75,8 62,2 69,0 71,9 53,2 62,630-64 85,6 53,8 69,6 80,1 54,1 67,0 78,4 46,1 62,215-64 80,7 53,0 66,7 73,3 51,3 62,3 69,3 42,7 56,0
Occupati/Popol. attiva 81,2 53,2 67,2 73,7 51,6 62,7 69,7 42,9 56,4Occupati/Popol. resid. 67,3 41,1 53,7 58,9 37,5 47,7 57,8 32,8 44,8
Prato Toscana Italia
Fig. 12
Lavoro e occupazione
Tasso di disoccupazione (1995-2003)
Rispetto al 2002, l’Istat registra una diminuzione del tasso di disoccupazione che scende dal 5,5% al 4,7%.
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
15-24 7,9 19,2 12,6 12,5 18,2 15 24,2 30,9 27,125-29 5,6 12,4 8,7 8,2 14,1 10,9 17,2 22,7 19,630-64 1,6 6,5 3,5 1,5 5,5 3,2 4,1 8 5,615-64 2,5 8 4,8 2,8 7,4 4,8 6,9 11,7 8,8
Totale 2,4 8,1 4,7 2,8 7,3 4,7 6,8 11,6 8,7
Prato Toscana Italia
4,0
5,06,0
7,08,0
9,0
10,011,0
12,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
PRATO TOSCANA ITALIA
Elaborazioni su dati ISTAT
Elaborazioni su dati ISTAT
L’analisi tecnica dell’andamento del tasso di disoccupazione, ad ogni modo, evidenzia quanto sia difficile ovviare ai problemi di significatività a livello provinciale dell’indagine trimestrale sulle forze lavoro.
Fig. 13
Lavoro e occupazione
Industria – Numero medio mensile di operai in C.I.G. ordinaria (2001-2003)
Al di là dei risultati dell’indagine sulle forza lavoro, il momento assai critico attraversato dall’industria pratese è riflesso nel massiccio ricorso alla cassa integrazione che ha subito una brusca impennata soprattutto nella prima parte dell’anno. Nel corso del 2003 sono state autorizzate complessivamente 743.528 ore, con un incremento di oltre il 64% rispetto al 2002.
0100200300400500600700800900
1.0001.1001.2001.3001.4001.5001.600
genn
aio
mar
zo
mag
gio
lugl
io
sette
mbr
e
nove
mbr
e
genn
aio
mar
zo
mag
gio
lugl
io
sette
mbr
e
nove
mbr
e
genn
aio
mar
zo
mag
gio
lugl
io
sette
mbr
e
nove
mbr
e
2001 2002 2003
Elaborazioni su dati INPS
Fig. 14
Lavoro e occupazione
Avviamenti e cessazioni nei rapporti di lavoro (saldo mensile 2002-2003)
Il permanere di una situazione difficile ha finito col tradursi in un netto peggioramento del saldo tra avviamenti e cessazioni dei rapporti di lavoro. Nel corso dell’anno sono stati registrati complessivamente 25.643 avviamenti contro 28.051 cessazioni per un saldo negativo pari alle 2.408 unità.
Elaborazioni su dati Amministrazione Provinciale di Prato – Centro per l’impiego
-1.400
-1.200
-1.000
-800
-600
-400
-200
0
200
400
600
gen-
02
feb-
02
mar
-02
apr-
02
mag
-02
giu-
02
lug-
02
ago-
02
set-
02
ott-
02
nov-
02
dic-
02
gen-
03
feb-
03
mar
-03
apr-
03
mag
-03
giu-
03
lug-
03
ago-
03
set-
03
ott-
03
nov-
03
dic-
03
Sald
o Av
viam
enti
- Ces
sazi
oni
Industria Terziario
Fig. 15
Credito e risparmio
Depositi bancari per settore – Consistenza e var.% (2003)
Operazioni di raccolta in sensibile crescita nel corso del 2003 e la consistenza dei depositi presso le banche è aumentata di oltre 8 punti percentuali, dato che assume un significato particolare se confrontato con il più modesto 3% del 2002
Circa due terzi del totale è la quota sul totale dei depositi imputabile alle famiglie, con tassi di crescita cumulati strutturalmente superiori alle medie regionali e nazionali a partire dalla seconda metà dell’anno 2000
Crescita cumulata dei depositi delle famiglie consumatrici
80,0
90,0
100,0
110,0
120,0
130,0
140,0
giu-9
8
set-9
8dic
-98
mar-9
9giu
-99
set-9
9dic
-99
mar-0
0giu
-00
set-0
0dic
-00
mar-0
1giu
-01
set-0
1dic
-01
mar-0
2giu
-02
set-0
2dic
-02
mar-0
3giu
-03
set-0
3dic
-03
base
giu
. 19
98=
100
PRATO TOSCANA ITALIA
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
mln Euro Var. %
Amministrazioni pubbliche 66,3 36,2Società finanziarie e assicurative 33,7 94,9
Società non finanziarie e imprese indiv.li 902,2 3,8Famiglie consumatrici 1.904,5 8,9
Altro 100,5 13,4
TOTALE 3.007,2 8,5
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
Fig. 16
Credito e risparmio
Impieghi bancari per settore – Consistenza e Var.% (2003)
Dal punto di vista degli impieghi, la crescita riscontrata appare equilibrata sia in relazione alle operazioni di raccolta sia dal punto di vista settoriale anche se si riduce, in termini relativi, il peso dei rapporti tra le banche e il settore industriale.
mln Euro Var. %
TOTALE 5.810,6 9,0
Amministrazioni pubbliche 57,7 -3,4Società finanziarie e assicurative 35,9 -60,5Finanziarie di partecipazione 85,9 13,5Società non fin. e imprese individuali 4.431,0 10,5 di cui: agricoltura 49,4 29,6 industria in senso stretto 2.017,3 0,4 costruzioni 453,5 16,1 servizi 1.910,9 21,7Famiglie consumatrici 1.200,1 9,7
TOSCANA 70.069,5 9,0ITALIA 1.112.507,5 6,2
mln EuroVar. %
2003/02% su tot. Impieghi
PRATO 173 22,7 3,0TOSCANA 2.302 14,1 3,3ITALIA 50.573 10,6 4,5
Sofferenze bancarie
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
Il basso profilo del ciclo economico si riflette nell’andamento delle sofferenze la cui quota sul totale impieghi passa dal 2,6% del 2002 all’attuale 3% assottigliando ulteriormente i differenziali positivi tra Prato e i corrispondenti aggregati regionali e nazionali.
Fig. 17
Credito e risparmio
Finanziamenti bancari oltre il breve termine per destinazione (2003)
Il dato sui finanziamenti a medio e lungo termine segnala un positivo incremento della consistenza dei prestiti per attività di investimento in macchinari (in ripresa da giugno dopo tre trimestri consecutivi di flessione) e l’andamento sempre sostenuto del credito al consumo.
Rimane molto alta la quota relativa dei finanziamenti destinati alla costruzione o all’acquisto di immobili.
% Var. %su tot. 2003/02
Investimenti in costruzioni 556,6 18,4 10,4 - abitazioni 206,2 37,0 7,1 - fabbricati non residenziali 325,6 58,5 12,2 - opere del Genio Civile 24,8 4,5 16,3Investimenti in macch., attrezz. e mezzi di trasporto 532,2 17,6 37,7Acquisto di immobili 1.076,4 35,7 6,9 - abitazioni di famiglie consumatrici 769,2 71,5 26,7 - abitazioni altri soggetti 87,8 8,2 -39,6 - altri 219,4 20,4 -13,8Acquisto di beni durevoli da parte di famiglie consumatrici 106,3 3,5 28,0Investimenti finanziari 101,1 3,4 19,1Altre destinazioni 645,3 21,4 13,8
TOTALE 3.017,9 100,0 14,6
Mln. €
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
Fig. 18
Credito e risparmio
Prestiti bancari per settore economico (2003)
L’analisi della composizione degli impieghi per settore di attività economica mette in luce l’importanza relativa del lavoro delle banche con il comparto tessile che, tuttavia, è l’unico per il quale occorre registrare una flessione (in termini di consistenza) rispetto al 2002.
% Var. %su tot. 2003/02
Agricoltura e silvicoltura 49,4 1,1 29,6Manifatturiero 2.017,3 45,5 0,4- Prodotti tessili, calzature, abbigliamento 1.607,0 79,7 -5,4- Macchine agricole e industriali 79,7 3,9 16,4- Altre manifatturiere 330,6 16,4 36,1
Edilizia e opere pubbliche 453,5 10,2 16,1Commercio 561,3 12,7 7,2Alberghi e pubblici esercizi 88,9 2,0 30,2Trasporti e comunicazioni 58,0 1,3 19,3Altri servizi destinabili alla vendita 1.202,7 27,1 29,4
TOTALE 4.431,0 100,0 10,5
Mln. €
Elaborazioni su dati Banca d’Italia – Segnalazioni di vigilanza
Fig. 19
Commercio estero
Provincia di Prato – Esportazioni per settore e destinazione (2003)
La persistente debolezza dei mercati esteri si è tradotta in un altro anno nero per le esportazioni pratesi: l’industria tessile cede un ulteriore 12% che si aggiunge al –15,8% registrato a consuntivo nel 2002.
€.000 Var% €.000 Var% €.000 Var% €.000 Var% €.000 Var%
Unione europea 977.655 -14,4 105.365 -11,1 180.753 2,8 47.807 61,6 1.311.580 -10,5di cui
Francia 170.756 -13,3 12.053 12,7 22.109 -2,6 8.890 62,2 213.808 -9,3Paesi Bassi 53.754 -8,7 4.955 18,5 4.588 -4,8 3.287 70,3 66.585 -4,6
Germania 338.049 -18,6 37.526 -9,5 83.558 -1,2 12.571 34,1 471.704 -14,4Regno Unito 87.282 -14,0 18.052 -16,7 17.535 14,9 4.209 73,5 127.079 -9,8
Spagna 153.247 3,1 8.685 -26,3 29.853 14,2 6.400 137,2 198.184 4,7Altri U.E. 174.567 -21,0 24.093 -16,2 23.110 3,3 12.449 62,2 234.219 -16,3
Europa centro orientale 314.778 -4,1 16.555 21,1 42.252 26,8 390 357,1 373.974 -0,4Altri paesi europei 69.935 -8,1 8.173 1,3 21.750 17,6 227 96,5 100.086 -2,6Africa settentrionale 38.323 -7,3 5.337 -42,7 9.380 62,6 47 214,3 53.087 -5,9Altri paesi africani 4.870 -20,8 2.497 -27,3 7.041 16,8 73 167,5 14.481 -7,4America settentrionale 77.507 -20,7 31.697 5,7 20.385 -41,8 964 130,9 130.553 -20,0America centro meridionale 36.807 -15,4 1.622 -27,6 7.387 -22,6 45 -69,0 45.860 -17,3Medio oriente 11.846 -27,5 1.372 -25,4 10.373 59,5 5 -96,2 23.595 -4,9Asia centrale 27.832 0,6 133 13,0 7.875 28,4 0 -100,0 35.840 5,6Asia orientale 218.408 -8,8 19.610 -12,8 26.425 -28,1 51 -34,2 264.493 -11,5Australia, Oceania e altri 12.399 -4,5 741 27,2 8.797 7,6 286 -25,5 22.223 0,5
TOTALE 1.790.359 -11,9 193.101 -8,2 342.417 0,2 49.895 61,0 2.375.771 -9,1
TOTALEINDUSTRIE
TESSILIABBIGLIAMENTO
E ACCESSORIALTRE
MANIFATTURIERE ALTRO
Elaborazioni su dati ISTAT
Fig. 20
Commercio estero
Variazione tendenziale annua delle esportazioni - Prezzi costanti (1997-2004)
Dal punto di vista congiunturale, i dati relativi alla serie storica delle variazioni tendenziali delle esportazioni, evidenziano un sensibile “accorciamento” del ciclo e il prevalere di una situazione di incertezza tanto sul mercato europeo quanto nei confronti del resto del mondo. -40,0
-30,0
-20,0
-10,0
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
1997
-01
1997
-04
1997
-07
1997
-10
1998
-01
1998
-04
1998
-07
1998
-10
1999
-01
1999
-04
1999
-07
1999
-10
2000
-01
2000
-04
2000
-07
2000
-10
2001
-01
2001
-04
2001
-07
2001
-10
2002
-01
2002
-04
2002
-07
2002
-10
2003
-01
2003
-04
2003
-07
2003
-10
2004
-01
Mondo UE
Elaborazioni su dati ISTAT
Fig. 21
Commercio Estero
Principali importatori di prodotti tessili (2002)
Il commercio internazionale di prodotti tessili è caratterizzato da un elevato grado di concentrazione: i primi dieci paesi importatori, infatti, rappresentano da soli oltre il 63% della domanda mondiale per un controvalore complessivo che supera gli 87 miliardi di dollari.
USA12,3%
China9,5%
United Kingdom4,7%France
4,5%
Germany6,4%
Hong Kong8,8%
Others36,8%
Italy4,4%
Canada2,8% Japan
3,3%Mexico4,0%
Spain2,6%
Elaborazioni su dati U.N. - ComTrade
Fig. 22
Commercio Estero
Posizione dell’Italia in qualità di fornitore dei principali importatori di prodotti tessili
Nel 2002 l’Italia ha esportato prodotti tessili per un controvalore complessivo superiore ai 12 miliardi di dollari.
Con una quota di mercato pari a circa l’8,4%, il nostro Paese guadagna una posizione rispetto al 1995 e si colloca al terzo posto tra i fornitori mondiali di tessuti e filati preceduto dalla Cina e da Hong Kong e seguito dalla Corea del Sud e dalla Germania
Diff.95-02
USA 8° -3China 7° +1Hong Kong 5° +2Germany 1° 0United Kingdom 2° 0France 1° 0Mexico 7° -4Japan 5° -2Canada 6° -3Spain 1° 0
Rank
Elaborazioni su dati U.N. - ComTrade
Fig. 23
Commercio Estero
Quote di prodotti tessili provenienti dall’Italia sul totale delle importazioni
In termini di quote, rispetto al 1995, l’Italia rafforza la propria posizione sul mercato cinese, su Hong Kong e verso la Spagna ma altrove si trova a fronteggiare l’agguerrita concorrenza dei produttori asiatici (cinesi, indiani, pakistani, coreani, indonesiani) e, soprattutto in Europa, di produttori nordafricani (tunisini, marocchini), turchi ed est-europei.
6,3
1,2
2,3
19,4
11,5
19,2
1,8
10,3
3,4
18,4
4,2
1,8
4,0
17,3
10,3
19,6
1,4
5,7
2,6
21,3
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0
USA
China
Hong Kong
Germany
United Kingdom
France
Mexico
Japan
Canada
Spain
1995 2002
Elaborazioni su dati U.N. - ComTrade
Fig. 24
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Stati Uniti
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 25
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Cina
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 26
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Hong Kong
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 27
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Germania
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 28
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Regno Unito
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 29
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Francia
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 30
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Spagna
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 31
Commercio Estero
Quota di export industria tessile pratese sul totale nazionale
Giappone
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Elaborazioni su dati ISTAT
TOTALE EXPORT PRATESE
TOTALE EXPORT NAZIONALEX 100
Fig. 32
Produzione e reddito
PIL 2002 per settore
I dati ufficiali sul valore aggiunto riflettono il prolungato rallentamento del ciclo economico.
Con la sola eccezione di agricoltura e costruzioni, risultati negativi sono riscontrabili in tutti settori e pongono Prato in una situazione assai peggiore di quella riscontrabile come dato medio regionale e nazionale.
mln. € Var. % mln. € Var. % mln. € Var. %
Agricoltura 17,0 5,0 1.506,6 8,2 30.796,9 -0,2
Industria 2.147,6 -2,9 22.911,7 1,2 321.200,0 1,4Manifatturiero 1.845,5 -5,3 19.529,0 1,9 263.127,0 0,8
Costruzioni 302,1 14,5 3.382,7 -2,6 58.073,0 4,4
Servizi 3.224,6 -1,4 55.135,4 3,0 824.806,0 4,0Commercio, Turismo e Trasporti 1.069,8 -1,8 19.946,7 2,5 281.418,8 2,8Credito, Assic.ni e Ser. alle Imp. 1.398,9 -1,4 20.333,5 3,8 312.612,4 5,2
Altri Servizi 755,7 -0,8 14.855,1 2,7 230.774,8 3,7
Totale 5.389,2 -2,0 79.553,7 2,6 1.176.803,0 3,2
PRATO TOSCANA ITALIA
Elaborazioni su dati ISTAT e Ist. G. Tagliacarne
Fig. 33
Produzione e reddito
Contributo % del settore manifatturiero alla formazione del PIL (1995-2002)
Il peso relativo del settore manifatturiero, in termini di contributo alla formazione del PIL, resta considerevole (35,6% nel 2002) ed è quindi logico attendersi che le dinamiche interne al comparto siano la determinante principale dei risultati a livello complessivo di sistema.
20,0
22,0
24,0
26,0
28,0
30,0
32,0
34,0
36,0
38,0
40,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
PRATO TOSCANA ITALIA
Elaborazioni su dati ISTAT e Ist. G. Tagliacarne
Fig. 34
Produzione e reddito
Settore industria – Composizione delle società di capitale per classi di fatturato (2002)
Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, ci sono alcune ragioni per ritenere che una parte delle difficoltà che opprimono il sistema industriale pratese non siano esclusivamente di ordine congiunturale.
La composizione percentuale delle società di capitale per classi di fatturato, ad esempio, sembra riflettere un’organizzazione del processo produttivo ancora molto frammentata e fortemente incentrata su strutture di piccole dimensioni.
Fino a 5 mln. €83,0%
da 5 a 50 mln €16,6%
oltre 50 mln €0,4%
Elaborazioni su dati Unioncamere – Osservatorio delle società di capitale
Fig. 35
Produzione e reddito
Settore Industria - PIL per Unità di lavoro (1995-2002)
Ai benefici in termini di flessibilità dal lato della produzione, tipici dei modelli di piccola e micro impresa, si contrappone spesso un certa rigidità sul versante dei costi.
Le diverse fonti analizzate concordano nel riflettere un andamento della produttività del lavoro che a Prato si mantiene (nonostante il parziale recupero degli ultimi tre, quattro anni) strutturalmente inferiore ai corrispondenti aggregati regionale e nazionale. Elaborazioni su dati ISTAT, Ist. G. Tagliacarne e Prometeia
30,0
32,0
34,0
36,0
38,0
40,0
42,0
44,0
46,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
(Mig
liaia
di E
uro)
PRATO TOSCANA ITALIA
Fig. 36
Produzione e reddito
Rendimenti del capitale investito (R.O.I.) per settore (1997-2002)
Le difficoltà riscontrate sui mercati e la persistenza di problemi di natura strutturale e organizzativa finiscono con l’incidere negativamente sui margini delle imprese: nel manifatturiero, dal 1997 al 2002, il rapporto tra utile operativo e capitale investito è diminuito di quasi il 40%.
1997 1998 1999 2000 2001 2002
TOTALE 5,5 5,2 4,9 5,3 4,2 3,7
Agricoltura e pesca -2,7 -1,8 1,4 2,6 1,3 -0,1Manifatturiero 7,1 6,4 5,6 6,2 5,5 4,3
Costruzioni 2,6 3,6 3,3 4,4 3,8 4,2Commercio 4,3 3,7 4,4 5,8 6,0 5,1
Alberghi e ristoranti 1,3 3,7 2,5 4,3 3,9 2,3Trasporti e comunicazioni 1,3 0,7 3,8 3,1 -21,5 -14,3
Servizi alle imprese 2,8 3,3 3,6 3,1 3,6 4,1Altri servizi 1,6 2,6 2,2 1,8 2,7 1,2
ANNO
Elaborazioni su dati Unioncamere – Osservatorio delle società di capitale
Fig. 37
Produzione e reddito
PIL pro-capite nel 2002
Con 22.240 Euro di reddito pro capite, Prato (rispetto al 2001) scende dal primo al secondo posto nella graduatoria riferita alla Toscana e perde ben 16 posizioni nella graduatoria nazionale rispetto al 1995.
Al di là delle classifiche, comunque, è il dato relativo alla crescita cumulata del PIL quello che desta le maggiori preoccupazioni: il modesto +19,6% colloca la città laniera ben al di sotto della media regionale e nazionale
PIL pro-capite Differenza(Euro) 1995/02
Firenze 25.390,2 5 6 38,0Prato 22.239,4 25 -16 19,6Siena 21.827,1 29 18 42,8Lucca 20.646,0 42 6 35,3
Pisa 20.534,4 44 -7 27,1Livorno 20.488,8 46 -1 31,7Arezzo 20.302,2 48 1 33,9Pistoia 19.876,3 52 2 36,8
Grosseto 18.958,8 60 6 49,6Massa Carrara 17.735,0 64 7 45,9
Toscana 21.716,5 8 1 35,4
Nord-Ovest 24.004,2 1 0 30,2Nord-Est 23.716,9 2 0 32,0
Centro 21.631,3 3 0 34,5Mezzogiorno 13.372,0 4 0 38,2
ITALIA 19.676,7 -- -- 33,8
Var. % 2002/1995
Posizione 2002
Elaborazioni su dati Ist. G. Tagliacarne
Fig. 38
Produzione e reddito
Tasso di variazione cumulata del PIL pro-capite (base 1995=100)
La flessione riscontrata nel 2002 allarga sensibilmente la forbice tra Prato e il resto del Paese in termini di crescita cumulata del PIL pro-capite ma l’andamento della serie è strutturalmente più bassa già a partire dalla seconda metà degli anni novanta.
100,0
105,0
110,0
115,0
120,0
125,0
130,0
135,0
140,0
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
PRATO TOSCANA ITALIAElaborazioni su dati Ist. G. Tagliacarne
Fig. 39
Produzione e reddito
Variazioni % nel PIL pro-capite (2002-1995)
La crescita media cumulata del PIL nel periodo 1995-2002 a livello nazionale è stata pari al 33,8%.
Come si legge nel rapporto Unioncamere-Tagliacarne presentato a fine 2003, fra le realtà locali che segnano il passo vi rientrano in particolare molte delle province della cosiddetta “distrettualità tradizionale”, ovvero legate a modelli di specializzazione produttiva di tipo tradizionale, ad alta elasticità della domanda ed esposte fortemente alla concorrenza dei Paesi di Nuova Industrializzazione (NIC’s).
19,6Prato
19,7Como 17
26,4Vicenza
22,2Pordenone
Lecco
24,8Biella
PIL ProcapiteVar% (1995-2002)
42,1 a 61,1 (16)38,8 a 42,1 (14)35,3 a 38,8 (15)32,7 a 35,3 (11)31,3 a 32,7 (17)26,7 a 31,3 (15)16,4 a 26,7 (15)
Elaborazioni su dati Ist. G. Tagliacarne