2 4 8 12 - saperecoop.coopalleanza3-0.it · è possibile, in questo senso, parlare di un prendersi...

42

Upload: buituyen

Post on 11-Sep-2018

221 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

PremessaPreNDersI CUraeNTrIamO IN UNa BOCCaBeCCHI, DeNTI e VeNTOseCON UNO sPaZZOLINO Tra I DeNTIBasTa UN POCO DI ZUCCHerODIVerTIsCHeDaDI CHe COsa è FaTTO UN sOrrIsO?sPremI INFOrmaZIONI DaL TUBeTTO sOrrIsI DIPINTINOTa

248

1216202428323640

Nelle pagine che seguono abbiamo cercato di immaginare alcune proposte da condividere a scuola, senza per questo dare indicazioni esageratamente prescrittive e troppo segnate da preoccupazioni didattiche. Piuttosto, abbiamo voluto indicare un percorso, fatto di suggerimenti ed esercizi che rispettano i contenuti tematici offerti e le intenzioni che li hanno motivati e orientati. ma quali sono questi contenuti, di cosa parla questo libretto? Parla di diverse possibilità di ragionare con i bambini su aspetti della quotidianità così familiari da rischiare di essere considerati semplici automatismi o fastidiose regole di comportamento o, ancora e paradossalmente, questioni che non ci riguardano.è alle cure del corpo che intendiamo riferirci, a tutte quelle attenzioni e azioni che riser-viamo – o dovremmo riservare – nel corso della vita alle funzioni vitali che il nostro corpo esplica, consentendoci autonomia, movimento, azioni, pensiero, modi di essere, riposo, ma anche e soprattutto l’incontro con gli altri. è possibile, in questo senso, parlare di un prendersi cura di sé e degli altri, di un volersi bene e voler bene. Due dimensioni strettamente intrecciate.Quello che siamo e che diventiamo è fatto un po’ di tutto questo: di attenzioni riservate al nostro interno e slanci di incontro o scontro con le cose, le persone, le situazioni previste e impreviste che ci troviamo a vivere.è il processo “obbligato” che aiuta la costruzione della nostra identità: dell’io che sono proprio e solo io, una sorta di biodiversità sociale che si intreccia con quella biologica.Questo movimento dentro e fuori di noi non avviene in solitudine ma all’interno di relazioni

con compagni di strada anche molto diversi, per età, genere, esperienza: coetanei e adulti che fanno da specchio e da supporto a questa costruzione, motivandola, rinforzandola, modellandola.molte delle scelte che compiamo, delle cure che riserviamo al nostro corpo, delle atten-zioni che rivolgiamo agli altri, poggiano proprio su questa dimensione a un tempo intima e sociale.è in questa cornice che possono essere lette le proposte di lavoro contenute nelle pagine seguenti: maggiore familiarizzazione con funzioni e attenzioni relative al nostro corpo, con specifico riferimento alla bocca che per prima ci ha rivelato il “sapore” del mondo, invitandoci e aiutandoci ad abitarlo. Una bocca che sa rendere duttili gli alimenti che ci nutrono, disegnare conoscenze e sentimenti e dar loro voce.Diventa nel tempo così familiare che finiamo per dimenticarcene. Le proposte da condivi-dere con i bambini a scuola sono un invito a “ritrovarla” e a riconoscerla.

3

PRENDERSI CURA

5

Qual è il significato della parola cura? Dal dizionario si ricava “interessamento sollecito e costante per qualcosa o qualcuno” e ancora “grande impegno e attenzione nel fare”. Quindi avere cura è un atteggiamento di interesse attivo, costante e accompagnato da impegno e attenzione. La cura è comuni-cazione fisica e verbale, e un bambino che “cura” è un bambino che entra in relazione, capace di occuparsi di sé, di conoscersi e rispettarsi, rispettare gli altri, saperli ascoltare e valorizzare. Ogni esperienza per un bambino costituisce un’occasione di apprendimento e contribuisce alla costruzione del suo benessere fisico ed emotivo, ma anche alla costru-zione della sua identità. Uno dei primi e fondamentali passaggi del prendersi cura è relativo alla pulizia e all’igiene personale. I bambini amano giocare con l’acqua, ma hanno resistenze nell’imparare a lavarsi. Comprendere l’utilità e l’importanza di lavarsi è molto importante, non solo per far piacere ai grandi, ma per sé. Il rispetto del proprio corpo deriva dall’abitudine all’igiene personale.

6

si propone ai bambini un’attività che li coinvolge sui concetti di cura, bisogni e desideri.Quali sono le cose di cui abbiamo bisogno?Per i bambini della scuola dell’infanzia si propone un’attività a coppie, in cui devono sce-gliere, da una scheda con disegni di oggetti per la pulizia e l’igiene personale, quelli più adatti per il compagno/a che gioca con lui/lei.Per i bambini della scuola primaria, è prevista un’attività che coinvolge le coppie, ma anche il gruppo classe. su fogli divisi in colonne disegnano o scrivono i propri “Bisogni” e “Desideri”. Le coppie si riuniscono poi a gruppi di quattro per confrontare e discutere dei risultati. Tutti insieme. Osservare la lista dei bisogni e concentrarsi su ciò di cui hanno davvero bisogno per vivere.ancora si può riflettere su come il bisogno sia comune a tutti e poi lo si può declinare su ogni singolo individuo nel desiderio. si collegano i bisogni al concetto di cura e prendersi cura di...

7

Il concetto di salute e di cura ben si presta per affrontare con i bambini il tema dei diritti, anche in relazione all’altro e all’ambiente circostante. Già nel preambolo della “Conven-zione Internazionale sui Diritti dell’infanzia”, approvata dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite, si riconosce che il bambino e la famiglia necessitano di una particolare protezione e di cure speciali. I 54 articoli di questo importante documento, ratificato da oltre 190 paesi nel mondo, possono essere letti insieme ai bambin, e tradotti in termini semplici e comprensibili anche dai più piccoli. Il diritto è qualcosa di immediato, che tutti noi possiamo sperimentare quotidianamente. Per introdurre l’argomento segnaliamo co-munque “I diritti dei bambini in parole semplici”, scaricabile dal sito dell’Unicef e “Isola degli smemorati” di Bianca Pitzorno.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

8ENTRIAMO IN UNA BOCCA

9

La parola bocca deriva dal latino bucca, che significava originariamente “guancia” e passò poi a indicare la bocca, soppiantando in questo significato il classico os. Per bocca inten-diamo non solo i denti, ma anche la lingua, le labbra e le guance, i muscoli masticatori e mimici e le strutture scheletriche. La bocca si può considerare come l’organo di ingestio-ne, sminuzzamento e predigestione del cibo e in questo senso assolve alla prima tappa del metabolismo fisiologico. ma è anche l’organo deputato all’apertura al mondo, attra-verso la nutrizione, la tattilità, l’incorporazione, la degustazione, il linguaggio. La bocca è poi indissolubilmente legata al gusto. Possiamo esplorare la bocca nelle sue funzioni principali, che vanno dalla suzione, fondamentale per lo sviluppo psicologico del bambino (contribuisce a creare i primi vincoli dell’attaccamento alla madre e successivamente i pri-mi contatti con il mondo circostante), alla masticazione (la funzione essenziale dei denti), all’articolazione della parola. La voce è il risultato del suono prodotto dalla vibrazione delle corde vocali, a cui si aggiungono le modificazioni che si verificano nella faringe, nella bocca e nel naso; tutti questi meccanismi, nel loro complesso, portano alla costituzione della parola articolata.

10

Con i bambini possiamo lavorare sulla bocca a 360°, considerandola il “centro” della co-municazione non verbale, e nello stesso tempo “luogo” della parola, degli affetti e della nutrizione. Possiamo riprendere le parti della bocca ed esaminarle separatamente facendo delle pic-cole attività di stimolo e osservazione. Per la lingua, per esempio, imitare il verso degli animali, per le guance gonfiare dei palloncini, per il linguaggio proviamo a pronunciare vocali e consonanti osservando dove la lingua si appoggia.Una semplice osservazione della propria bocca allo specchio o di quella di un compagno, permette di identificare i denti e la loro posizione. si può creare una scheda che riporti le arcate dentarie in modo che i bambini possano colorare i denti in base alla loro funzione.

11

a mensa o in occasione del consumo dei pasti, si può esaminare come la nostra bocca e il nostro apparato masticatorio si comportano in base alle diverse consistenze dei cibi.In ultimo, e non meno importante, la bocca è veicolo di gusto. Dolce, salato, amaro, acido sono esperienze che coinvolgono non solo l’aspetto scientifico, ma anche quello perso-nale di gusti e disgusti.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

12BECCHI DENTI E VENTOSE

13

Nel regno animale si trovano denti per tutti i gusti e per gustare un po’ di tutto. C’è chi, come il narvalo, ne ha solo due, uno dei quali cresce nei maschi fino a uscire dal cranio e prolungarsi in una zanna lunga anche 3 metri, e chi ne usa fino a ventimila. Negli squali i denti crescono e cadono frequentemente nell’arco della vita, sviluppandosi su più file: se ne cade uno nella prima ce n’è subito pronto un altro nella seconda.Questa incredibile varietà di dentature ci dice molto sulla natura e le abitudini alimentari di ciascuna specie. Le lamprede, pesci simili a serpenti marini, possiedono ad esempio una bocca circolare fitta di denti, che si attacca come una ventosa alle prede per succhiar-ne il sangue, dopo avere raschiato la carne con i denti e la lingua. L’uomo, che è onnivoro, ha denti per così dire tuttofare, adatti a un tipo di alimentazione mista: non ha i canini sviluppati dei carnivori, né i premolari e molari grandi ed efficienti dei ruminanti, e neppure gli incisivi prominenti dei roditori. C’è poi chi di denti non ne possiede neppure uno e per mangiare, costruire il nido e pulirsi le piume usa altro. ma su questo il nostro opuscolo non mette becco!

14

L’attività che possiamo proporre è un lavoro di gruppo che porti i bambini a classificare gli animali in base al loro nutrimento, per poi osservare analogie nelle dentature di chi si nutre dello stesso cibo. Le tecniche del cooperative learning ci offrono come sempre inte-ressanti spunti che vanno dall’autogestione da parte dei bambini del setting della classe, alla precisa suddivisione dei ruoli all’interno del gruppo. L’insegnante avrà predisposto schede sulle abitudini alimentari di diversi animali da distribuire ai bambini i quali, dopo una prima lettura individuale, condivideranno le informazioni con i membri del proprio gruppo. arrivato il momento di trarre conclusioni, grazie a quanto messo in comune, è possibile produrre una scheda sulle caratteristiche degli animali che si nutrono dello stes-so alimento. Cosa accomuna un agnello a un coniglio? Cosa significa essere erbivori? Qua-le vantaggio porta l’avere incisivi molto sviluppati? Infine l’insegnante offre un feedback in plenum dei compiti svolti da ciascun gruppo, per arrivare a scoprire tutti insieme le altre possibili classificazioni degli animali in funzione del cibo. Domande orali di comprensione (meglio sotto forma di indovinello) e/o estrazione di flashcards che rappresentano esseri viventi che gli alunni sono chiamati a classificare, possono rappresentare una revisione del lavoro.

15

Per continuare possiamo ricollegarci al capitolo precedente, alla struttura e morfologia dei denti dell’uomo, che è onnivoro. La scelta dei cibi con i quali soddisfare la necessità primaria dell’alimentarsi dovrebbe essere guidata da norme alimentari che tengono conto di principi nutritivi, numero e consistenza dei pasti. spesso e per fortuna, però, l’identifi-cazione di ciò che mettiamo nel piatto è condizionata anche da fattori culturali, abitudini e tradizioni famigliari, prescrizioni religiose, desiderio suggerito dall’innovazione e dalla comunicazione, senso di appartenenza a un gruppo, stili di vita…

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

16CON UNO SPAZZOLINO TRA I DENTI

17

Il titolo è quasi salgariano, evocativo di pirati che, muniti di affilati pugnali tenuti tra i denti, si lanciano all’arrembaggio di galeoni da depredare. Ci perdoneranno l’autore citato e gli amanti del genere letterario in questione ma, se non ci si arma di fantasia e voglia di giocare, il rischio in cui si incorre affrontando l’argomento in oggetto è di annoiarsi un po’. Il tema è quello ormai noto, eppure non ancora del tutto ben interiorizzato soprattutto dai più piccoli, delle tecniche di spazzolamento dei denti. Niente di troppo faticoso o impe-gnativo, intendiamoci. si tratta di pochi e semplici passaggi (dal rosa al bianco, curando gli spazi più nascosti, secondo una sequenza ordinata dopo aver diviso in aree la bocca), di azioni che però devono essere messe in atto quotidianamente in modo corretto e nel giusto ordine, fino a divenire una routine da ripetere automaticamente per garantire la prevenzione delle più comuni patologie orali.

18

Filastrocche e canzoncine hanno, soprattutto nella scuola dell’infanzia e nei primi anni del primo ciclo d’istruzione, una grande valenza didattica. Le musica ha la capacità di facilitare naturalmente la memorizzazione dei testi, e cantare insieme attiva processi d’i-dentificazione nel gruppo molto importanti anche per lo sviluppo dei fattori motivazionali dell’apprendimento. Le filastrocche possono essere inoltre rappresentate e le strofe mi-mate quando vengono recitate. ma il lavoro compiuto dalla scuola, per quanto fondamen-tale in un percorso di promozione alla salute, non sempre è sufficiente senza il supporto delle famiglie. è importante che i genitori affianchino i docenti e rafforzino il messaggio dato da questi ultimi con l’esempio a casa. ecco allora che si possono rappresentare le buone pratiche dello spazzolamento dei denti in tessere da rimettere nel giusto ordine. Una sorta di gioco del domino che i bambini possono portare a casa come promemoria e con cui giocare assieme ai genitori.

19

L’inventore del dentifricio è considerato scribonius Largus, un medico romano che, nel I sec. d.C., mise a punto un miscuglio dedicato all’igiene orale: aceto e sale, miele, piccole schegge di vetro come componenti abrasivi. ancor prima, nell’antica mesopotamia, ci si puliva i denti con un amalgama di corteccia, menta e allume (un sale minerale). Come si vede il volersi bene e le buone abitudini hanno origini remote. L’uomo da sempre ha cerca-to di prendersi cura di sé, anche provvedendo alla propria igiene personale. Traccia di tut-to questo è rinvenibile negli oggetti che sfidando il tempo sono arrivati fino a noi: pettini di osso, specchi di rame lucidato… Può essere interessante fare con i bambini un salto nel tempo alla scoperta di questi oggetti e di alcune bizzarre abitudini igieniche del passato.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

20BASTA UN POCO DI ZUCCHERO

21

Basta un po’ di zucchero per scatenare i batteri cariogeni che colonizzano le nostre boc-che, è nozione abbastanza comune. Tutti i bambini, prima o poi, vengono ammoniti sui rischi per i loro dentini derivati dal mangiare troppe caramelle e dolci. ma non tutti i dolci devono essere tolti dalla dieta e molti altri cibi, a volte poco apprezzati dai bambini, sa-rebbero invece consigliati per mantenere i denti sani. La prevenzione passa sia attraverso l’igiene orale eseguita con tecniche corrette (lo abbiamo visto nel capitolo precedente e lo riprenderemo in quelli successivi), che attraverso le scelte alimentari e tutti i compor-tamenti tenuti a tavola (tempi distesi, masticazione adeguata). Ci è sembrato quindi mol-to utile soffermare la nostra attenzione sull’importanza di un’alimentazione equilibrata, nell’ottica delle cure da riservare al nostro corpo.

22

Il rischio che si corre, quando si fa educazione alimentare con i bambini, è che le infor-mazioni vengano perfettamente recepite e poi restituite in caso di verifica ma, alla prova dei fatti, i comportamenti alimentari non cambino. I bambini sono a volte resistenti alla sperimentazione del nuovo in cucina e rifiutano a priori alcuni cibi che vengono loro pro-posti, senza neppure assaggiarli. se prima di assaggiare osservo, tocco, annuso e descrivo odori e colori, il mio cervello è più predisposto alla sperimentazione e conseguentemente alla degustazione. Il lavoro con i bambini sarà più efficace se essi potranno soddisfare i loro bisogni esplorativi e le loro potenzialità conoscitive anche attraverso esercitazioni in piccoli gruppi ed esperienze di manipolazione. ancor meglio se ai bambini viene fatta praticare la coltivazione di un orto o se li si coinvolge in una bella passeggiata tra i banchi di frutta e verdura del mercato.

23

anche la fiaba è un ottimo cavallo di Troia per aggirare le diffidenze dei piccoli. Le fiabe e i racconti che possono essere scelti sono molti, per citarne alcuni: I tre orsi, Hansel e Gretel, Zio Lupo, Prezzemolina, Zuppa di sasso, Uova di bruco, Alice nel paese delle meraviglie… ali-ce è una grande sperimentatrice, assaggia di tutto senza tanto pensarci su, ma vive delle avventure bellissime: olfattive, gustative, tattili e visive.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

24DIVERTISCHEDA

25

Proviamo a farci caso. alla fine di un discorso o anche soltanto in una dimensione, assai più ridotta, di un ragionamento, quante parole familiari abbiamo utilizzato, quante invece conosciute e fatte proprie per l’occasione, quante utilizzate per stupire… e così via. Ci possiamo anche chiedere quanto è arrivato, e come, ai nostri interlocutori, di quello che abbiamo detto. Che cosa è stato capito e da quanti? Quali le parole ricordate o almeno più facili da ricordare con qualche aiuto?se circoscriviamo con il nostro zoom di analisi uno specifico spaccato di uditorio, riuscire-mo probabilmente a renderci conto almeno un po’ (renderci conto, non necessariamente dimostrare e spiegare) degli effetti della nostra performance formativo-informativa.Perché non provare a fare un gioco che se non diverte alla follia almeno non rischia di annoiare troppo?

26

si proporrà ai bambini di lavorare su un elenco di parole. In questo ce ne saranno alcune che effettivamente saranno state da noi utilizzate, in uno o più incontri (sarà l’insegnante a dimensionare il gioco), altre che potrebbero collegarsi a queste per attinenza e altre invece assolutamente estranee.Il gioco richiede che ciascun bambino (non si esclude la possibilità di affidare questa consegna a gruppetti, ma occorre tener presente che le cose potrebbero essere più o meno complicate a seconda del tempo che si ha a disposizione) evidenzi sia le parole che “ricorda “ di aver ascoltato, sia quelle che mostrano qualche ragione di collegamento con queste. Ovviamente nel momento dello scambio dei risultati ciascun bambino (o rappre-sentante del gruppetto) esporrà le ragioni delle sue scelte.Il dibattito potrà preferire modalità di discussione differenti, a seconda delle variabili che si riterrà di tenere in considerazione. sono previste sorprese e una verifica della nostra efficacia comunicativa senza eccessive pretese potrebbe suggerire interessanti riflessioni sui contesti comunicativi di cui faccia-mo parte come attori che, a un tempo, parlano e ascoltano. almeno così dovrebbe essere.

27

Una direzione di lavoro interessante può spingersi ad analizzare i meccanismi della co-municazione, il grado di comprensibilità di una parola o di un enunciato, partendo da materiali ricavati dall’esperienza quotidiana dei bambini, scolastica e non.se non si ha troppa paura ci si può impegnare in un discorso: quello delle parole un po’ magiche che “dicono qualcosa di più di quello che appare a prima vista”. Parole della poesia e parole della pubblicità, parole piene e parole vuote, parole di scontro e parole di incontro…L’età dei bambini del gruppo classe sarà ovviamente una delle variabili determinanti per la scelta della direzione di approfondimento.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

28DI CHE COSA E FATTO UN SORRISO

29

Lasciarsi interrogare e interrogarsi sul sorriso. Il pretesto per inoltrarsi in questo percorso di riflessione ci è offerto da un ritratto piuttosto famoso, dipinto da un pittore del 1400, antonello da messina. se lasciamo da parte la fattura del dipinto – non siamo storici dell’arte – e ci manteniamo invece su quello che realmente vediamo, non sarà difficile for-mulare alcuni interrogativi cominciando a supporre, immaginare, inventare… Per esempio chiederci perché sorride, a chi si rivolge con il suo sorriso.Questo giro di domande con la sollecitazione a vedere e non solo guardare, a immaginare anziché pretendere che quel sorriso-sguardo dica tutto e sia da interpretare in modo uni-voco, è un ottimo strumento per mettere e mantenere in movimento il pensiero. serve in sostanza – e davvero non ci pare poco – a imparare a farsi delle domande senza aspettare che siano gli altri a farcele. Prendendo confidenza con il nostro modo di pensare si finisce per scoprire un sacco di cose. Per esempio che ci sono domande scontate e altre meno, che alcune aiutano a entrare nel dettaglio, altre a non perdere di vista l’insieme.e – come in questo caso – ci sono anche quelle che ci vengono suggerite da chi già se le è fatte (per esempio di cosa è fatto un sorriso) e ha trovato alcune risposte (per esempio che è fatto anche dai movimenti dei muscoli della bocca). si scopre così un’altra funzione di questa parte del nostro corpo e si impara che un sorriso può essere espressione di un sentimento, disegnata però da movimenti particolari di alcuni muscoli facciali.

30

Osservazione prolungata del quadro di antonello da messina, Ritratto di ignoto marinaio, sollecitata e guidata da alcune domande molto semplici relative al tipo di sorriso che si sta osservando e al/ai messaggio/i che ci invia. Non saranno certo da trascurare gli oc-chi che contribuiscono in modo sostanziale a “costruire un sorriso”. Insieme ai muscoli della bocca, certamente, che meriteranno di essere conosciuti in dettaglio. Per questo ai bambini verrà consegnata una mappa della bocca (la medesima che già è stata utilizzata per l’incontro Entriamo in una bocca) da colorare nella parte che si sta prendendo in con-siderazione.

31

Un’ottima pista di lavoro, perfettamente coerente con le suggestioni che il ritratto di an-tonello da messina ha suggerito, è quella relativa a una dimensione comunicativa che è parte integrante di quella rappresentata dalle parole. esiste un linguaggio non verbale che il corpo, nelle sue varie valenze sensoriali e rappresentative, modula con messaggi talvolta assai potenti. Proprio dal quotidiano si potrà partire per reperire un repertorio di mes-saggi esclusivamente non verbali o accompagnati alle parole: gesti, toni di voce, sguardi, movimenti del capo… sarà piacevole capire insieme come questo repertorio annotato potrà essere organizzato. Il nostro corpo non finisce di sorprenderci: è sufficiente prestare maggiore attenzione anche alle cose per noi più comuni e consuete.

32SPREMI INFORMAZIONI DAL TUBETTO

33

Con il termine “packaging” si intende l’aspetto grafico/estetico di una confezione. attra-verso il pack i beni comunicano. e ci inducono a comprarli. entrate nel supermercato con un lista della spesa precisa e ne uscite con un carrello colmo di prodotti. molti dei quali nemmeno vi serviranno. è il potere del packaging e del display commerciale (le strategie per esporre la merce sugli scaffali). Colore, formato e materiale sono le tre caratteristiche che fanno la differenza. scatole di cartone, barattoli di latta, avveniristiche confezioni in nuove leghe: sempre più spesso i contenitori vivono nuove vite oltre il prodotto, conti-nuando a comunicare il marchio. Il package deve comunicare sicurezza, praticità ed emo-zione. Il package promuove un prodotto perché comunica le sue caratteristiche, i suoi usi, i suoi benefici e la sua immagine. In uno scenario sempre più competitivo, nel quale decine o centinaia di prodotti reclamano attenzione da parte del consumatore, il packa-ging assume un’importanza e una valenza strategica determinante. Pur avendo la neces-sità di ricevere informazioni sul prodotto, il consumatore ha poco tempo per esaminare una confezione. Per questo il packaging assume una grande rilevanza. Nella moltitudine delle offerte odierne, infatti, un prodotto non esiste se non riesce a comunicare la propria identità e la propria originalità.

34

Possiamo attribuire le seguenti relazioni tra colori ed emozioni: il verde viene associato a calma e rilassatezza, il blu all’acqua e a sensazioni di comfort e pace, il rosso all’amore e a una percezione di dominanza, il nero al potere e, infine, il giallo e l’arancione alla felicità. Con i bambini possiamo fare un brain storming associando caratteristiche emozionali ai colori, poi andare a esplorare alcuni packaging di prodotti che si associano all’igiene den-tale (dentrifici, spazzolini, gomme da masticare) e vedere quali sono le caratteristiche, in termini cromatici, che accomunano i prodotti. e ancora: quali le indicazioni in etichetta rispetto a ciò che si utilizza? Quale lo slogan associato al prodotto? Quali i materiali che costituiscono il packaging? sono molteplici le piste di lavoro, che esplorano il prodotto e il suo alter ego comunicativo.

35

Lo studio del packaging, la pubblicità, l’etichetta, permettono di analizzare i prodotti di consumo da molteplici punti di vista. Grammaticale, per esempio: esiste infatti una vera e propria grammatica delle etichette. Lessicale, se guardiamo agli slogan, i proverbi, le figure retoriche. scientifico, se scegliamo di mettere in evidenza alcuni ingredienti del prodotto. L’aspetto emozionale, infine, che trasforma il prodotto da bisogno in desiderio.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

36SORRISI DIPINTI

37

Il titolo potrebbe ingannare facendo pensare a una sorta di presentazione tematica di tipo cronologico. molto più modestamente, invece, lo spunto di lavoro che proponiamo è di fare qualche incursione nel mondo della produzione artistica, per vedere se quello del viso che sorride, più o meno contestualizzato in un ambiente interno o naturale, sia un tema esplora-to dagli artisti. La risposta, la possiamo anticipare, sarà sì e si apriranno scenari artistici per illuminare personaggi, situazioni, contesti assai particolari dai significativi risvolti di natura socioantropologica. Perché questa finestra abbastanza inconsueta su alcuni “quadri”, anche di epoche non certo vicine alla contemporaneità? alcune ragioni tra le tante:• condividereconibambiniunosguardo,piùgiustosarebbedireunmododiosservare,

su espressioni e rappresentazioni artistiche che aiutano a capire che i soggetti che stia-mo affrontando (cura, corpo, attenzioni, viso, bocca) sono, prima di essere illustrazioni, elementi della storia umana, testimonianze di costanti che riconosciamo nella costru-zione e nell’evoluzione della storia dei gruppi umani di ieri e di oggi;• cogliereconattenzioneilsensodellarappresentazionedelviso,dellesuepartieviden-

ziate con forza, o al contrario, solo accennate, suggerite;• intravedereicollegamentipossibilitrasguardiesploratividellarealtàcheutilizzanovar-

chi anche diversi per incontrarla e decifrarla. si è parlato di una bocca in movimento, di muscoli che raccontano, dunque di fisicità, ma è bene non dimenticare che l’arte (più giusto sarebbe dire le arti) con i suoi linguaggi racconta cose simili. In alcuni casi anche sguardi e sorrisi che aspettano di essere intercettati.

38

saranno le immagini a farla da padrone e l’insegnante potrà costruire cornici informative e di senso, ma soprattutto sollecitare le interrogazioni su ciò che si vede e ciò che invece tende a essere trascurato, sull’abitudine a un modo di guardare frettoloso e sulla possibili-tà, invece, di scoprire quello che del racconto riesce a cogliere uno sguardo che sa restare per osservare.

39

Le direzioni di lavoro sono molte e il rischio più probabile è quello di perdersi.si potrà ampliare la galleria di immagini per abbandonare il sorriso della Gioconda e spin-gersi fino a rappresentazioni di volti che interpretano invece sentimenti molto lontani dal piacere di un incontro sognato, immaginato, sollecitato e prigionieri invece del “paradiso perduto”, in cui è dipinto il beffardo sghignazzo della derisione, della pena, in cui la fine è avvertita come inevitabile o raccontata attraverso lineamenti e smorfie scomposte del viso.altro possibile ampliamento del discorso è un lavoro sulle immagini della pubblicità: boc-che e visi in cui cambiano ritmi, significati, aspetti simbolici. I visi sembrano raccontare cose che non li riguardano, sono visi prestati… Buon proseguimento.

scarica le schede operative relative a questo percorso su: www.e-coop.it

Bambini e bambine ricevono quotidianamente una marea di stimoli culturali provenienti da molte direzioni (televisione, internet, pubblicità…) che troppo spesso si rivelano contraddittori, dispersivi e frammentari. Tocca alla scuola e alla famiglia, legate da una partnership educa-tiva fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti, svolgere un’attività di filtro e di interconnessione per tutte le esperienze cognitive ed emotive del bambi-no. Nel reciproco rispetto delle competenze e procedendo nel modo che è proprio di ciascuna, queste due istituzioni devono favorire nel bambino lo sviluppo della capacità di dare senso alla varietà delle esperienze e conoscenze. Ad affiancare questa pubblicazione, in cui si affronta il concetto del prendersi cura di sé e degli altri, c’è il Quaderno operativo, rivolto a bambini dai 5 anni in poi ma pensato per essere utilizzato insieme agli adulti, in un contesto educativo che può essere sia quello scolastico che quello famigliare. I temi sono i medesimi, ma trattati in un’ottica di maggiore operatività. Le schede e le attività proposte possono essere impiegate sia dai genitori che dai docenti per aiutare il bambino a imparare a volersi bene e voler bene.

Progettazione a cura di Luisella Michieli, Elisabetta Sarti, Piero SacchettoIdeazione e coordinamento Marisa Strozzi responsabile progetti educativi ed educazione al consumo consapevole Coop adriaticaIn collaborazione con IdenticoopGrafica Lizart Comunicazione Visiva Illustrazioni Ivana StoyanovaStampa MIG – Moderna Industrie Grafiche, Bologna, ottobre 2015