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LA VALUTAZIONE DI SERVIZIO SOCIALE Modelli e strumentiGenova 25 novembre 2008
La valutazione professionale
dott.ssa Francesca Merlini Università Cattolica Sacro Cuore Brescia
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professione di assistente sociale sempre più investita
di responsabilità programmatorie, di coordinamento, di costruzione di reti
la funzione valutativa
va assumendo importanza cruciale
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cosa si intende per valutazione del lavoro sociale..
la valutazione rappresentauna funzione strategica di conoscenza e
apprendimento
E’ un processo nel quale si raccolgono dati e informazioni si analizzano si esprimono giudizi si identificano linee di cambiamento si mettono a punto strategie migliorative si documentano i risultati ottenuti
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Valutare significa garantire senso alle azioni intraprese
avviare processi di riflessione e consapevolezza
Se ricorriamo all’etimo della parola
dal latino valére: dare valore
In tal senso è una
costruzione di significato
…detto in altri termini
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l’assistente sociale valuta in più momenti della
propria attività professionale: valuta le domande al momento dell’accesso dei cittadini
al sistema dei servizi quando il Tribunale chiede di realizzare indagini
sociali in itinere, quando si ritrova a dover ripensare ai
progetti di intervento individualizzato gli esiti dei progetti di prevenzione e di sviluppo di
comunità i servizi che deve coordinare le politiche territoriali quando ha funzioni di
programmazione zonale ecc.
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che cosa si valuta nei servizi sociali
gli interventi sui casi
i servizi le politiche
per fornire migliori risposte alle
esigenze individuali
per offrire risposte efficienti ed efficaci
ai destinatari
per offrire al territorio le migliori risposte possibili ai
bisogni sociali
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Valutazioni sociali
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Valutazioni multidimensionali
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le esperienze condotte in questi anni ci hanno suggerito ..
fondamentale che l’assistente sociale adotti un’impostazione metodologica rigorosa, alla quale dedicare un’attenzione specifica quale che sia l’unità di analisi della valutazione
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1. principio di autovalutazione
ogni soggetto interessato dalla valutazione è responsabile e primo utilizzatore della propria valutazione
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2. principio dei diversi livelli di valutazione
il processo di valutazione
interessa tutti i livelli istituzionali
coinvolti nell’ erogazione di
un intervento
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3. principio di non autoreferenzialità
per quanto possibile la valutazione deve essere basata
su riscontri oggettivi e comunque esterni al soggetto
valutatore
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SCHEMA DELLA "TENSIONE DEL VALUTATORE"
Oggettività
Soggettività
( Alfoldi 1999)
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4. principio di confrontabilità
le valutazioni devono essere condotte sulla base di criteri di giudizio e metodi omogenei e permettere confronti nel corso
del tempo, anche fra più esperienze
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5. Principio di trasparenza
le valutazioni devono essere condotte sulla base di criteri di trasparenza ovvero attraverso attività chiare, esplicite e documentate per i diversi livelli e soggetti coinvolti (chi ha diritto
di sapere)
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
la valutazione deve essere guidata da un piano, o disegno della ricerca valutativa
“c’è bisogno di un percorso, di un progetto valutativo, che leghi il contesto in cui si situa ciò che viene valutato, i vari attori sociali che hanno a che fare con esso, gli scopi della valutazione….la valutazione non può essere un’industria standardizzata, ma è un artigianato che lavora sempre su misura, se vuole lavorare bene”
(Bezzi C. 2006)
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
1 Individuazione
della FINALITÀ della valutazione
A. Si intende valutare il fabbisogno dell’anziano Sig. X per definire il tipo di intervento più adatto a lui oggi (domiciliare, residenziale, ecc.)
B. Si intende valutare l’intervento di assistenza domiciliare anziani, per meglio allocare le risorse disponibili
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
2 Identificazione
dello SCOPO (la mission)
dell'evaluando
A. Il progetto sul Sig. X si propone di mantenerlo al suo domicilio il più a lungo possibile, favorendo il mantenimento dell’autosufficienza e garantendogli sicurezza, dignità e compagnia nella sua vita quotidiana.
B. Il Servizio di assistenza domiciliare garantisce interventi per favorire il più possibile la permanenza dell’anziano e della persona disabile nel proprio contesto familiare e sociale. Il Sad si fonda sui seguenti valori: il rispetto dell’unicità della persona, il favorire e sostenere le scelte di vita individuali.
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
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Identificazione delle DIMENSIONI da valutare
A. Si indagherà il fabbisogno dell’anziano Sig. X in relazione al suo grado di autosufficienza.
B. Si indagherà la dimensione organizzativa del servizio erogato, oppure la dimensione relazionale o infine quella specificamente professionale
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
4 Identificazione
dei CRITERI di valutazione
B. Si indagherà se il servizio garantisce la continuità assistenziale, la tempestività dell’intervento, l’integrazione con altri servizi, la flessibilità organizzativa, la capacità relazionale degli operatori, ecc.
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
5 Identificazione
degli INDICATORI
A. Grado di autosufficienza/n. di ore di assistenza domiciliare quotidiane ricevute.
B. N. di sostituzioni/n. di assenze per malattia.
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
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Identificazione degli STRUMENTI E DELLE FONTI informative
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
7 RILEVAZIONE
sul campo
A. Si decide chi rileva le informazioni richieste dalla scheda, come (modalità relazionali) e quando (all’accesso, alla visita domiciliare, ecc.).
B. Si decide come vengono somministrati i questionari di soddisfazione e con quali regole (anonimato, ecc.).
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
8 ANALISI DEI DATI e delle informazioni raccolte.
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
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VALUTAZIONE vera e propria
(espressione di un giudizio)
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
10 Individuazione delle STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
11 RESTITUZIONE DEI RISULTATI della valutazione agli stakeholders
(chi ha diritto di sapere e chi è utile che sappia)
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Rigore del metodo: disegno della valutazione
1. Individuazione della finalità della valutazione
2. Identificazione dello scopo (la mission) dell'evaluando
3. Identificazione delle dimensioni da valutare.
4. Identificazione dei criteri di valutazione
5. Identificazione degli indicatori
6. Identificazione degli Strumenti e delle Fonti informative
7. Rilevazione sul campo
8. Analisi dei dati e delle informazioni raccolte.
9. Valutazione vera e propria (espressione di un giudizio)
10. Individuazione delle strategie di miglioramento
11. Restituzione dei risultati della valutazione agli stakeholders (chi ha diritto di sapere e chi è utile che sappia).
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Gli strumenti della valutazione: l’esito di ricerche empiriche
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Il protocollo per le indagini sociali
Teresa Bertotti “Valutare nell’area dell’infanzia e dell’adolescenza” in De Ambrogio U., Bertotti T., Merlini F., L’assistente sociale e la valutazione, Carocci, 2007, Roma
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Elaborato un protocollo metodologico e uno specifico strumento volto a facilitare l’espressione del parere diagnostico
che ha permesso di scomporre le diverse tappe del processo valutativo rendendolo più visibile, trasparente, argomentabile e confrontabile
seguendo i principi metodologici della valutazione
migliorando la funzione professionale di valutatore
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le tappe della valutazione..
1. Definizione del campo:a) Chi chiedeb) Cosa chiede - l’oggetto della valutazione e le finalitàc) Le ipotesi che intendo verificare
2. Individuare:a) Le aree significative da indagare (le dimensioni, i
criteri e gli indicatori)b) Le fonti e gli strumenti
3. Raccogliere le informazioni dalla famiglia e le altre fonti4. Analisi dei risultati e valutazione vera e propria
(diagnosi sociale)5. Le strategie per il miglioramento e la prognosi6. La restituzione ai richiedenti e agli interessati
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Elementi di malessere - Fattori
di rischio
Indicatori
Elementi di benessere – fattori
protettivi
Indicatori
Contesto sociale
I l bambino
La relazione
genitori bambino
I genitori e la
famiglia allargata
La relazione con i
servizi e l’A.S
la griglia di analisi ..
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Questo impianto metodologico è stato proposto, discusso e sperimentato in numerose iniziative formative rivolte ad assistenti sociali
la metodologia della valutazione ha permesso di rivisitare e riscoprire i saperi maturati nell’ambito del lavoro con i bambini maltrattati e le loro famiglie, potenziandoli reciprocamente
le tappe del disegno di valutazione hanno permesso di
ricollocare le riflessioni sull’operatività degli assistenti sociali in un luogo concettuale nuovo, generando un diverso modo di guardare e affrontare alcuni passaggi critici
(avvio dell’indagine, la difficile relazione tra operatore e genitore , la restituzione degli esiti negativi.. che spesso producono situazioni di stallo, irrigidimenti e atteggiamenti burocratici)
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L’insieme di questi accorgimenti e di una metodologia che supporta la funzione valutativa in modo rigoroso e contemporaneamente flessibile ha permesso agli assistenti sociali che hanno utilizzato questo metodo di gestire con più serenità e trasparenza sia la relazione con i genitori sia quella con i bambini
In termini di risultati, tutti gli assistenti sociali che hanno utilizzato lo strumento proposto riportano che esso ha consentito di:
‘mettere ordine nei pensieri’, dando una struttura alla relazione con la famiglia
fornire una preziosa traccia di esplorazione utile per trovare il giusto equilibrio tra lo sguardo rivolto al bambino e lo sguardo volto al genitore
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La scheda di autovalutazione del lavoro degli assistenti sociali
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valutare l’intervento professionalefinalità
mettere a punto uno strumento di autovalutazione del lavoro degli assistenti sociali, utile per riflettere sulla propria attività e introdurre possibili cambiamenti migliorativi
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la scheda di autovalutazionescopi
La scheda si è pertanto proposta come strumento funzionale ad una autoriflessione dei singoli professionisti, per trarre informazioni e considerazioni utili, per intraprendere percorsi di cambiamento e miglioramento del proprio operato
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Gli interventi sono stati realizzati in percorsi hanno coinvolto circa 120 assistenti sociali di ambiti territoriali diversi
I percorsi si sono caratterizzati occasioni di progettazione partecipata di un metodo e di uno strumento di autovalutazione
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la scheda di autovalutazione
LA scheda si è pertanto proposta come strumento funzionale ad una autoriflessione dei singoli professionisti, i quali ne possono trarre informazioni e considerazioni utili per intraprendere dei percorsi di cambiamento e miglioramento del proprio operato a partire dalla propria discrezionalità di ruolo.
La scheda è suddivisa in 4 moduli. I moduli 1 2 e 3 sono relativi alle tre
dimensioni valutative individuate come cruciali nel lavoro dell’assistente sociale: il modulo 1 riguarda la dimensione relazionale, il modulo 2 la dimensione tecnico-metodologica, il modulo 3 quella organizzativa.
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la scheda di autovalutazione
Le schede di ogni modulo sono strutturate in 4 colonne:
la prima comprende l’articolazione di ciascuna dimensione secondo i criteri di qualità del lavoro dell’assistente sociale in quella dimensione,
la seconda gli indicatori, presentati sotto forma di domanda, funzionali a “misurare” ciascun criterio attraverso informazioni oggettive ed opinioni soggettive.
La terza e la quarta colonna invitano il compilatore ad identificare se, dopo la risposta alle relative domande, considera la propria concreta realizzazione del criterio in esame un punto di forza o un punto debole del proprio lavoro;
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la scheda di autovalutazione
Il modulo 4 è relativo alla valutazione sintetica del lavoro dell’assistente sociale.
Si chiede al compilatore dapprima di riassumere i punti critici e i punti di forza emersi in precedenza relativamente a ciascun criterio, poi di considerarli in relazione alla dimensione qualitativa esaminata, in modo di avere una visione sintetica utile per esprimere un giudizio sul proprio lavoro e individuare le possibile strategie di miglioramento
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ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Lo strumento ha il merito di consentire un percorso di autovalutazione vera e propria, ovvero di riflessione sulla propria pratica e di ripensamento in termini di individuazione di strategie di miglioramento (anche semplici ma possibili)
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ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Importante focalizzare la valutazione sul proprio lavoro, riconoscimento del proprio ruolo
Importante farlo costruendosi criteri, indicatori, elementi di analisi, impossessandosi della metodologia valutativa come competenza professionale
Rischio di autoreferenzialità (importante che il lavoro di autovalutazione sia condotto sentendo e considerando altre fonti ed affiancando le fonti soggettive a fonti oggettive)
Valore di apprendimento, di riconoscimento, di rendicontazione (dire agli altri chi sono e cosa faccio)
Vantaggi di acquisizione di consapevolezza, di visione strategica, di recupero di motivazioni mature e consapevoli
Veloce non solo nel risultato ma anche nel processo di costruzione del disegno, di analisi della propria esperienza, di confronto delle proprie esperienze con quelle degli altri, di cristallizzazione delle strategie possibili di cambiamento
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DIMENSIONI
Aspetti essenziali del lavoro\intervento che si intende valutare e che, considerate congiuntamente, ne caratterizzano l’azione
1. dimensione “tecnico-metodologica” che riguarda essenzialmente le competenze metodologiche e strumentali
2. dimensione “organizzativa” che riguarda le competenze di gestione del ruolo sul fronte delle dinamiche istituzionali e interne all’ente di appartenenza
3. dimensione “relazionale” che riguarda essenzialmente la gestione della relazione di aiuto
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CRITERI
I criteri sono stati costruiti sotto forma di “decalogo della qualità del lavoro dell’assistente sociale” deducendoli sia dai valori costitutivi della professione, fortemente radicati nei partecipanti, che dai punti di forza e dai punti critici emersi dai lavori di analisi dei casi professionali realizzati in precedenza
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CRITERI
A titolo esemplificativo presentiamo il “Decalogo” messo a punto da un gruppo di as rispetto alla dimensione professionale.
DIMENSIONE PROFESSIONALE: l’assistente sociale fa un lavoro di qualità se:
HA CONSAPEVOLEZZA DEL PROPRIO RUOLO HA UNA BUONA CONOSCENZA TEORICA E CAPACITA’ DI
AGGIORNAMENTO HA CONOSCENZA E PADRONANZA DEL “PROCESSO
METODOLOGICO” RIESCE A GESTIRE IL SUO TEMPO E A PRENDERE DISTANZA DAL
RUOLO, FUORI DAL LAVORO CONOSCE E SA AGIRE I PRINCIPI DELLA DEONTOLOGIA E
DELL’ETICA PROFSSIONALE HA AUTONOMIA E AUTOREVOLEZZA PROFESSIONALE HA CAPACITÀ DI SOSTEGNO NELLE AZIONI DI PROMOZIONE
SOCIALE E DI DARE VOCE AI DIRITTI DELLE PERSONE
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INDICATORI
Servono per misurare il grado di realizzazione dei criteri
Consistono in elementi descrittivi della realtà la cui presenza o assenza oppure maggiore o minore rilevanza, sono in grado di evidenziare se, e in che misura, un criterio sia positivamente rappresentato
Gli indicatori sono stati costruiti sotto forma di domande alle quali ciascun assistente sociale poteva rispondere attingendo alla propria esperienza professionale; per ciascun criterio sono state identificate una o più domande utili a descrivere il criterio prescelto