ilcanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un...

28
Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 1 il Cantico Novembre-Dicembre 2017 online DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni. REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe. GRAFICA: Maurizio Magli. EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/c www.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000 Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167 ISSN 1974-2339 La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati. Tutti i diritti riservati. SOMMARIO IL NATALE “GIORNO DELLA LETIZIA” - p. Lorenzo Di Giuseppe ofm 2 IL PRESEPE DI GRECCIO 2 PAPA: DI FRONTE A DISCRIMINAZIONE E XENOFOBIA, CITTÀ SIANO CANTIERI DI PACE - Giada Aquilino 4 QUANTO È TRISTE IL DIBATTITO SUI MIGRANTI - Giulio Albanese 5 EUROPA. CAMBIARE LA NARRAZIONE SULLE MIGRAZIONI - Agenzia NEV 6 SPERARE LA PACE “MIGRANTI E RIFUGIATI: UOMINI E DONNE IN CERCADI PACE“ - Scuola di pace 7 ESSERE MADRI DI GESÙ - Graziella Baldo 8 LA NONVIOLENZA STILE DI UNA NUOVA POLITICA PER LA PACE - Recensione di Francesco Occhetta 9 GERUSALEMME TESORO DI TUTTI. NO A UNILATERALISMI - Giorgio Bernardelli 10 SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTI LA GRAZIA DEL LAVORO E IL SANTO OPERARE - Sintesi dei lavori a cura della Redazione 11 IL LAVORO OGGI - Augusto Magliocchetti 13 “LA GRAZIA DEL LAVORO E IL SANTO OPERARE” - p. Pietro Messa ofm 16 SALVATI NELLA SPERANZA - Don Stefano Culiersi 18 IL CANTICO 21 ALLA RISCOPERTA DI FRATE JACOPA- Alberta Daloiso 22 SEMINARE SPERANZA NELLA CITTÀ DEGLI UOMINI 23 CALENDARIO FRANCESCANO “LE VIE DELLA PACE” 23 ACQUA FONTE DI VITA - Rosario Lembo 24 PROTOCOLLO INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO ALL’ACQUA 27 SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28 SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 28

Upload: others

Post on 03-Jul-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 1

il CanticoNovembre-Dicembre 2017 online

DIRETTORE RESPONSABILE: Argia Passoni.

REDAZIONE: Argia Passoni, Graziella Baldo, Lucia Baldo, Giorgio Grillini, Maria Rosaria Restivo, Lorenzo Di Giuseppe.GRAFICA: Maurizio Magli.

EDITORE - DIREZIONE AMM.VA: Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa - 00167 Roma- Piazza Cardinal Ferrari, 1/cwww.coopfratejacopa.it – [email protected] – http://ilcantico.fratejacopa.net - Codice Fiscale e Partita Iva: 09588331000Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione: 19167ISSN 1974-2339

La collaborazione è gratuita. Manoscritti e foto non sono restituiti anche se non pubblicati.Tutti i diritti riservati.

SOMMARIOIL NATALE “GIORNO DELLA LETIZIA” - p. Lorenzo Di Giuseppe ofm 2IL PRESEPE DI GRECCIO 2PAPA: DI FRONTE A DISCRIMINAZIONE E XENOFOBIA, CITTÀ SIANO CANTIERI DI PACE -Giada Aquilino 4QUANTO È TRISTE IL DIBATTITO SUI MIGRANTI - Giulio Albanese 5EUROPA. CAMBIARE LA NARRAZIONE SULLE MIGRAZIONI - Agenzia NEV 6SPERARE LA PACE “MIGRANTI E RIFUGIATI: UOMINI E DONNE IN CERCA DI PACE“ - Scuola di pace 7ESSERE MADRI DI GESÙ - Graziella Baldo 8LA NONVIOLENZA STILE DI UNA NUOVA POLITICA PER LA PACE - Recensione di Francesco Occhetta 9GERUSALEMME TESORO DI TUTTI. NO A UNILATERALISMI - Giorgio Bernardelli 10SPECIALE CAPITOLO DELLE FONTILA GRAZIA DEL LAVORO E IL SANTO OPERARE - Sintesi dei lavori a cura della Redazione 11IL LAVORO OGGI - Augusto Magliocchetti 13“LA GRAZIA DEL LAVORO E IL SANTO OPERARE” - p. Pietro Messa ofm 16SALVATI NELLA SPERANZA - Don Stefano Culiersi 18IL CANTICO 21ALLA RISCOPERTA DI FRATE JACOPA - Alberta Daloiso 22SEMINARE SPERANZA NELLA CITTÀ DEGLI UOMINI 23CALENDARIO FRANCESCANO “LE VIE DELLA PACE” 23ACQUA FONTE DI VITA - Rosario Lembo 24PROTOCOLLO INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO ALL’ACQUA 27SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA 28SOSTEGNO A DISTANZA. CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL” COLOMBIA 28

Page 2: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Le opere di Dio sono apportatrici digioia, di letizia, di pace profonda.Quello che viene dal mondo generavuoto e tristezza; a volte anche unagioia fragorosa, superficiale che poi allafine si riduce in vuoto e amaro in bocca.La gioia che viene da Dio invece gene-ra in noi generosità, ottimismo, vitanuova.L’Incarnazione e la Nascita del Messiatra noi è la grande opera di Dio che noicelebriamo in questo tempo del Natale:il Figlio di Dio, per la potenza delloSpirito Santo, prende da Maria naturaumana e diventa un uomo come noi.Solo Dio poteva fare una meravigliacosì grande e noi possiamo esclamare:niente è impossibile a Dio!Fin dal primo momento dell’Incarnazionel’angelo invita Maria alla gioia:“Rallegrati Maria!” Gioisci Maria: cosegrandi il Signore ha fatto in Te, in Te è ini-ziato ad esistere il Figlio di Dio in unanatura umana. Il Padre ha deciso di dareinizio al grande mistero della Incarnazio-ne. La presenza di Gesù ancora piccolofeto in Maria fa gioire e sobbalzare digioia Giovanni Battista, anche lui ancoranell’utero di Elisabetta.E quando Gesù nasce a Betlemme ipastori, uomini rudi ed incolti, sono inca-ricati di accogliere e di far esplodere lagioia di tutta l’umanità. “Un angelo delSignore si presentò a loro e la gloria delSignore li avvolse di luce. Essi furonopresi da grande timore, ma l’angelo disseloro: Non temete, ecco io vi annunciouna grande gioia, che sarà di tutto ilpopolo: oggi nella città di Davide, è natoper voi un Salvatore, che è il MessiaSignore. Questo per voi il segno: trove-rete un bambino avvolto in fasce, adagia-to in una mangiatoia”. E subito i pastorisi dissero: Andiamo fino a Betlemme! Etrovarono il bambino con Maria eGiuseppe. Dopo averlo visto “i pastori sene tornarono, glorificando e lodando Dioper tutto quello che avevano udito evisto!”.La nascita di Gesù come un piccolobambino del tutto identico a noi ci fatoccare con mano l’amore del Signoreche viene per condividere la nostravita: non solo viene ad aiutarci e a per-

ISSN

1974-23

39

IL NATALE “GIORNO DELLA LETIZIA”p. Lorenzo Di Giuseppe

IL PRESEPE DI GRECCIO

È degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che ilSanto realizzò tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, ilgiorno del Natale del Signore.C’era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona famae di vita anche migliore… Il beato Francesco lo chiamò a sé e glidisse: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, prece-dimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino natoa Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo idisagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie aun neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sulfieno tra il bue e l’asinello.E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occa-sione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donnearrivano festanti, portando ceri e fiaccole per illuminare quellanotte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminòtutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco ed è raggiante diletizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introdu-cono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende lasemplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà.Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima,davanti al nuovo mistero… Il Santo è lì estatico di fronte al prese-pio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi ilsacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio…Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali e canta con vocesonora il santo Vangelo.. Poi parla al popolo e con parole dolcissi-me rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme… Visi manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno deipresenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che ilBambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli siavvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visio-ne prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, ilfanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevanodimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamentenella loro memoria… (FF cap. XXX).

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 2

Page 3: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

donarci ma viene per essere in pienezzal’Emmanuele, il Dio totalmente con noi, checammina con noi, che condivide la fatica del-l’esistenza, che è sempre accanto a noi e noi pos-siamo guardare al suo volto e riscoprire in lui leragioni della speranza. Come ai pastori diBetlemme anche a noi è presentato un bambinocome altri bambini, e l’incontro con lui ci riem-pie di gioia.Il Natale dall’inizio fu sempre un giorno di leti-zia. Il nostro padre S. Francesco ha portato unaccento nuovo alla gioia del Natale. Le FontiFrancescane ci dicono: Era imminente il giornodel S. Natale. Quell’anno cadeva di venerdì e ifrati discutevano insieme se rimaneva l’obbligodi non mangiare carne. Francesco prese la paro-la e disse a frate Morico: “Tu pecchi, fratello, achiamare venerdì il giorno in cui è nato per noiil Bambino. Voglio che in un giorno come que-sto anche i muri mangino carne, e se questo nonè possibile, almeno ne siano spalmati all’ester-no”. Voleva che in questo giorno i poveri e imedicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoie gli asini ricevessero una razione di cibo e difieno più abbondante del solito. Voleva ancheche per le vie si spargesse frumento e granaglieaffinché in un giorno di tanta solennità gliuccellini e particolarmente le sorelle allodole neavessero in quantità (cf FF 787 s.). E nel Nataledel 1223 decise di organizzare una ‘rappresenta-zione viva’ della nascita di Gesù, convinto che,potendo ‘vedere’ con i suoiocchi, avrebbe avuto mododi comprendere ancora più afondo questo mistero.Quando giunse il giornodella festa così viene descrit-ta: ”e giunge il giorno dellaletizia, il tempo dell’esultan-za” (FF 469). E la notte dellafesta: “Il santo di Dio è lìestatico di fronte alla man-giatoia, lo spirito vibrantepieno di devota compunzio-ne e pervaso di gaudio inef-fabile”.La festa del S. Natale riempi-va di gioia incontenibile ilpadre S. Francesco e “aldisopra di tutte le altre solen-nità celebrava con ineffabilepremura il Natale delBambino Gesù, e chiamavafesta delle feste il giorno incui Dio, fatto piccolo infante,aveva succhiato a un senoumano” (ibidem). A Greccio,nella notte del S. Natalel’immagine del BambinoGesù tenuta in braccio dal

diacono Francesco a qualche persona apparvecome se prendesse vita.L’esperienza di S. Francesco pose stabilmente lefondamenta di un legame perenne tra Natale egioia e letizia.La storia sarebbe andata avanti sempre uguale senon fosse intervenuto Dio a “fare una cosa impos-sibile”, addirittura a venire incontro a noi, abbas-sandosi, discendendo fino ad “assumere la carnedella nostra fragile umanità” per diventare nostrofratello. E questo nessun uomo poteva neppureimmaginarlo. Questo ha fatto la misericordia e lacreatività amorosa di Dio nell’evento del SantoNatale.La nascita di Gesù che celebriamo a Natale è pertutti noi la certezza che Dio ci ama ed ha cura dellanostra vita e vuole seminare in noi la sua speranzae la sua gioia.Come non rivolgerci in atteggiamento di lode edi rendimento di grazie al Signore? “Dio haaccolto, in Te (Gesù), anche noi, uomini e donnedel terzo millennio. Non ha guardato alle nostrecontraddizioni, alle nostre infedeltà, ai nostrisquilibri. Anzi ha mandato Te, suo Verbo, perguarircene. Ti accolga il mondo e nel cuore ditutta l’umanità nasca il rifiuto di ogni barriera dirazza, di ideologia, di intolleranza e sorga la spe-ranza di un vivere fraterno e veramente umano”(Giovanni Paolo II).Buon Natale!

��

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 3

ISSN

1974-23

39

Buon Natale!

Page 4: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Guardare alle migrazioni globali con uno “sguar-do carico di fiducia”, considerandole non unaminaccia bensì una “opportunità” per costruire undomani di pace, perché continueranno a “segnare ilnostro futuro”. Così il Papa nel Messaggio per laGiornata mondiale della Pace, reso noto in vistadella ricorrenza del prossimo 1° gennaio. Il titolo è“Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca dipace”, strettamente legato ad un altro Messaggiodi Francesco, quello per la Giornata mondiale delMigrante e del rifugiato 2018. A ricorrere infatti èla “strategia” che combina quattro azoni, “acco-gliere, proteggere, promuovere e integrare imigranti e i rifugiati”: in particolare, sottolinea,accogliere è “ampliare le possibilità di ingressolegale”, non respingendo profughi e migranti versoluoghi “dove li aspettano persecuzioni e violenze”.Il Pontefice ricorda gli oltre 250 milioni di migran-ti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo rifugiati.Cercano un luogo dove vivere in pace e molti di loro,aggiunge, sono disposti a “rischiare la vita” in viag-gi lunghi e pericolosi, a subire” fatiche e sofferenze”,ad affrontare “reticolati e muri innalzati per tenerlilontani dalla meta”. Lo sguardo del Papa, che richia-ma allo “spirito di misericordia”, nota che “accoglie-re l’altro richiede un impegno concreto, una cate-na di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilantee comprensiva, la gestione responsabile di nuovesituazioni complesse che, a volte, si aggiungono adaltri e numerosi problemi già esistenti, nonché dellerisorse che sono sempre limitate”.Esorta quindi i governanti alla “virtù della pru-denza”, stabilendo “misure pratiche” per l’inseri-mento di queste persone nelle proprie comunità“delle quali devono assicurarne i giusti diritti e losviluppo armonico”.Citando sia San Giovanni Paolo II sia BenedettoXVI; Francesco nota che dopo le tragedie del seco-

lo scorso, il XXI “non ha finora registrato una verasvolta”: conflitti armati e altre forme di violenza“organizzata” continuano a provocare spostamen-ti di popolazione all’interno dei confini nazionali eoltre. Ma si migra, aggiunge il Papa, anche perricongiungersi alla propria famiglia, per trovareopportunità di lavoro o di istruzione, per sfuggi-re al degrado ambientale: “chi non può godere diquesti diritti - sottolinea - non vive in pace”.La maggior parte di chi lascia il proprio Paese“migra seguendo un percorso regolare, mentrealcuni prendono altre strade”, soprattutto “a causadella disperazione”, quando “la patria non offreloro sicurezza né opportunità, e ogni via legalepare impraticabile, bloccata o troppo lenta”.Eppure in molti Paesi di destinazione, prosegue, siè “largamente” diffusa una retorica che “enfatizzai rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’ac-coglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così ladignità umana”. Quanti fomentano la paura neiconfronti dei migranti, “magari a fini politici”,anziché costruire la pace, seminano “violenza,discriminazione razziale e xenofobia”, che sonofonte di “grande preoccupazione” per tutti coloroche hanno a cuore la tutela di ogni essere umano.La “sapienza della fede”, ricorda Francesco, ciporta a notare che tutti facciamo parte di una solafamiglia umana, guidandoci anche nelle nostrecittà, in modo che – da “divise e polarizzate” qualisono ora per via di conflitti che riguardano propriola presenza di migranti e rifugiati – diventino“cantieri di pace”. Solo così si scoprirà che imigranti “non arrivano a mani vuote”: portanoun carico di “coraggio, capacità, energie e aspira-zioni”, oltre ai “tesori” delle loro culture. Così“arricchiscono” la vita delle nazioni che li accol-gono. E potremo scoprire al contempo “la creativi-tà, la tenacia e lo spirito di sacrificio” di persone,

famiglie e comunità che “aprono la porta eil cuore” a migranti e rifugiati, “anche dovele risorse non sono abbondanti”.Lo “sguardo contemplativo” saprà guidare,assicura il Papa, il discernimento deiresponsabili della cosa pubblica, così da“spingere” le politiche di accoglienza aconsiderare “le esigenze di tutti i membridell’unica famiglia umana e il bene di cia-scuno di essi”. Francesco è certo che chi èanimato da tale sguardo “sarà in grado diriconoscere i germogli di pace che già stan-no spuntando”, per poi farli crescere.A proposito del processo che lungo il 2018condurrà l’Onu alla definizione e all’appro-vazione di due patti globali – uno permigrazioni sicure, ordinate e regolari, l’al-

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 4

ISSN

1974-23

39

PAPA: DI FRONTE A DISCRIMINAZIONEE XENOFOBIA, CITTÀ SIANO CANTIERI DI PACE

Page 5: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

tro riguardo ai rifugiati – che costituiranno “unquadro di riferimento per proposte politiche emisure pratiche”, il Papa ricorda il contributo dellaSezione migranti e rifugiati del Dicastero per ilServizio dello sviluppo umano integrale, che hasuggerito 20 punti di azione, segno dell’interessee delle opere tangibili della Chiesa cattolica. Eauspica che tali accordi siano ispirati da “compas-sione, lungimiranza e coraggio, in modo da coglie-re ogni occasione per far avanzare la costruzionedella pace: solo così – afferma – il necessario rea-lismo della politica internazionale non divente-rà una resa al cinismo e alla globalizzazione del-

l’indifferenza”. Perché il dialogo e il coordina-mento costituiscono “una necessità e un dovere”proprio della comunità mondiale, tenendo anchepresente che Paesi meno ricchi possono accogliereun numero maggiore di rifugiati o accoglierlimeglio “se la cooperazione internazionale assicuraloro la disponibilità dei fondi necessari”.Il messaggio del Papa porta la data del 13 novem-bre, per molte comunità ecclesiali memoria diSanta Francesca Saverio Cabrini, patrona deimigranti, di cui ricorre quest’anno il centenariodella morte.

Giada Aquilino, Radio Vaticana

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 5

ISSN

1974-23

39

L’Italia è travolta da un’ondata di miseria, noneconomica ma soprattutto intellettuale, culturale,spirituale. Una parte del paese (per fortuna solouna parte) è immersa in un vortice di odi e dirancori. Nella logica dell’1-1=0 è lì a fare il con-ticino di quanto ci guadagniamo e quanto ci per-diamo dall’invasione dei migranti. Ed è prigionie-ra di scenari apocalittici posticci che lei stessa siè costruita. Siamo invasi dai migranti che ci tol-gono il lavoro e assorbono tutte le risorse eco-nomiche disponibili. Siamo l’unico paese adaccoglierli. Non c’èpiù spazio per gliitaliani. Sono tal-mente a loro agio inquesto incubo cheneppure i dati realiriescono a farglicambiare idea. Iconti della servasono tutti sbagliati.Non c’è nessunainvasione. I migran-ti che arrivanohanno compensatoa malapena il calodemografico degliitaliani negli ultimidue anni. E il saldonetto di quelli cherestano nel nostro paese è in calo. L’Italia permolti è terra di transito e i carri armati e i muridegli altri sono solo trovate propagandisticheperché chi arriva in Italia trova poi il modo perarrivare nel paese in cui veramente desiderastabilirsi. Intanto chi è qui da noi fa comodoeccome. Lavora, paga contributi, svolge man-sioni a basso costo ed altissima fatica che ser-vono a tenere bassi i prezzi e il costo della vitadegli italiani. Chi dice che dobbiamo fermarli edare il lavoro agli italiani disoccupati vive nelmondo delle favole e non capisce come funzio-nano le cose veramente. I potenziali lavoratorinon sono figurine sostituibili e scambiabili a pia-cimento. Non è che se domani si libera la man-sione X nel settore Y il disoccupato con compe-

tenze Z nel settore H può andare ad occuparla.Nessun italiano, anche disoccupato andrebbe afare il badante h24 con le notti vicino a malati dif-ficili, a fare il bracciante agricolo a ore nella pro-vincia di Foggia o Siracusa. C’è ancora qualcu-no che pensa che nel mondo globale c’è qual-cuno che il lavoro te lo dà a prescindere. Il lavo-ro si deve invece conquistare faticosamentemigliorando le proprie competenze, soft skills,curriculum. E l’ostacolo non è l’euro o lo stranie-ro ma la difficoltà generale dell’economia globa-

le (e i modi e lestrategie per crea-re più lavoro sonoanalizzati in tantipost di questoblog).Dunque i contidella serva dellatribù dell’1+1=0sono tutti sbaglia-ti. Ma anche sequalcuno di essifosse giusto per-derebbe di vista ilfatto che i contiveri della vita sonoaltri. Accoglienzae generosità sonola porta del suc-

cesso, dei doni e della ricchezza della nostravita. I muri e le barriere non fermano proprionessuno in una società globale come la nostra,murano solo noi stessi e la nostra capacità diessere generativi e felici. E mettono le catenealla nostra vita. Nella vita la vera legge è quelladella superadditività (1+1=3) che insegna chequando ci si apre all’altro, si impara la difficilearte della fiducia e della cooperazione si posso-no costruire assieme realtà solide e robuste chegenerano valore per tutti. E rendono innanzitut-to ricca e feconda la nostra vita. Molti di noi persiin questo tristissimo dibattito rischiano di smarri-re le leggi vere della vita che è generosissima ericca di doni solo per chi è di manica larga.

Dal Blog di Giulio Albanese

QUANTO È TRISTE IL DIBATTITO SUI MIGRANTI

Page 6: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

A livello europeo, quali sono i “diritti di comuni-cazione” dei rifugiati e migranti? Sono oggetti osoggetti del racconto mediatico? Come vengonorappresentati? Se lo sono chiesti organismi di chie-se europee impegnate sul fronte della comunica-zione e su quello dei migranti, giungendo allaseguente constatazione: in Europa la narrazionemediatica sul tema delle migrazioni può essereampiamente potenziata. Lo osserva il Rapporto“Cambiare la narrazione. Rappresentazione media-tica di rifugiati e migranti in Europa” che parla diun vero e proprio “disegno di invisibilità”.Lo studio, commissionato dalla Sezione europeadell’Assemblea mondiale per la comunicazione(World Association for Christian Communication –WACC) e dalla Commissione delle chiese per imigranti in Europa (CCME), e finanziato in largaparte dall’otto per mille valdese e metodista, mettein evidenza l’esiguo numero di articoli o reportageche parlano del rifugiato o migrante come personain prima istanza. Sui giornali, quotidiani online esu alcune agenzie stampa presenti su Twitter di 7paesi europei (Grecia, Italia, Spagna, Serbia,Regno Unito, Svezia e Norvegia) presi in esamedurante tre giorni, solo nel 21% dei casi si dà unvolto al migrante o rifugiato.Questa percentuale crolla di molto quando l’indivi-duo è di sesso femminile, ha rilevato la curatricedella ricerca, Francesca Pierigh, nel corso dellaconferenza stampa di presentazione del rapporto,aggiungendo che meno della metà di questo 21%ha riportato o virgolettato una dichiarazione della

stessa persona rifugiata o migrante. “Nulla si impa-ra relativamente ai loro bisogni, dolori, sogni, pro-getti”, ha detto Pierigh. Infatti, nella maggior partedei casi il migrante o rifugiato è definito soltanto inriferimento alla sua caratteristica della “mobilità”.Un trend nella narrazione mediatica che secondochi ha commissionato la ricerca può e deve esserecambiato. “Il racconto mediatico continua a esseredominato da sensazionalismo e spettacolarizzazio-ne. Un approccio che rifiutiamo – ha affermatoStephen Brown, giornalista e presidente dellaSezione europea della WACC –. Troppo spesso siparla di una ‘crisi dei rifugiati’ in Europa, quandoinvece siamo di fronte a una crisi della volontàpolitica e della mutua comprensione”.Da evitare, secondo gli estensori del Rapporto, unanarrazione “buonista”, che non aiuta la compren-sione del fenomeno. “Il ‘giornalista buonista’ – silegge nel Rapporto – rischia di mettere l’accentosul migrante come vittima”. Pertanto, è preferibileun atteggiamento empatico, che tuttavia metta l’ac-cento sulla descrizione imparziale dei fatti.Tra le iniziative cui il rapporto guarda con favorefigura quella italiana dell’Associazione “Carta diRoma”, che non solo ha elaborato una carta deon-tologica per i giornalisti che scrivono di migrazio-ni, ma costituisce anche un osservatorio su quantoviene pubblicato in tema sui media.Il rapporto si conclude con una serie di raccoman-dazioni indirizzate a tre tipologie di attori che – trale altre cose – vengono invitati ad interagire mag-giormente, nel tentativo di costruire rapporti difiducia, base necessaria per fare buona comunica-zione. Sono: professionisti dell’informazione eorgani di stampa; gruppi e organizzazioni di rifu-giati; organizzazioni della società civile che lavo-rano per e con i migranti e rifugiati.La metodologia adoperata è quella ampiamente spe-rimentata del Global Media Monitoring Projectdella WACC. “Siamo lieti di annunciare che un’ana-loga ricerca sarà quest’anno portata avanti, semprecon i fondi dell’otto per mille valdese e metodista,anche in Asia e Africa, altre due delle nostre 8 sezio-ni nel mondo”, ha rivelato all’Agenzia NEV lapastora luterana Karin Achtelstetter, segretaria gene-rale della WACCglobal con sede a Toronto inCanada.

Agenzia NEV (24 novembre 2017)

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 6

ISSN

1974-23

39

EUROPA. CAMBIARE LA NARRAZIONESULLE MIGRAZIONI

Fosse solo per il racconto mediatico, i rifugiati e migranti in quanto personesarebbero sostanzialmente “invisibili”. Presentato a Bruxelles il RapportoWACC-CCME “Cambiare la narrazione. Rappresentazione mediatica

di rifugiati e migranti in Europa”

Disegno di Francesco Piobbichi.

Page 7: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

ISSN

1974-23

39

SCUOLA DI PACE

SPERARE LA PACE“Migranti e rifugiati:

uomini e donne in cerca di pace”

Roma, 4-6 gennaio 2018Madre Chiara Domus

FRATERNITÀ FRANCESCANAE COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA

SCUOLA DI PACE

Giovedì 4/1/201814,00 Arrivi e sistemazione15,30 Introduzione ai lavori. Argia Passoni, FFFJ“Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca dipace” - Presentazione del Messaggio per la Gior-nata Mondiale della Pace 2018S.E. Mons. Mario Toso, Vescovo di Faenza-Modi-gliana18,30 Vespri e S. Messa20,00 Cena21,00 Serata Fraterna

Venerdì 5/1/20188,00 Lodi e S. Messa9,30 “L’accoglienza cantiere di pace”p. Domenico Domenici ofm, Fraternità R.I.P.A.Valmontone11,30 Presentazione Schede formazione. A curadella Commissione Nazionale Formazione FFFJ13,00 Pranzo16,00 “Beati gli operatori di pace perché sarannochiamati figli di Dio”Don Massimo Serretti, Docente di teologia dog-matica Pontificia Università del Laterano18,30 Vespri19,30 Cena21,00 In preghiera per la pace

Sabato 6/1/20188,00 Lodi e S. Messa9,30 Consiglio Nazionale FFFJ12,30 Pranzo e partenzaÈ predisposto un programma di visita a S. Pietroper coloro che non partecipano al Consiglio.

Sede del Convegno - Madre Chiara DomusVia Eugenio IV, 42 - Roma - Tel. 3282288455

SPERARE LA PACE“Migranti e rifugiati: Uomini e donne in cerca di pace”

Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o chesono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degradoambientale.… le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia.Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruireun futuro di pace.La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di unasola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usu-fruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale dellaChiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». Queste parole ci ripropongono l’im-magine della nuova Gerusalemme. Il libro del profeta Isaia e poi quello dell’Apocalisse la descrivo-no come una città con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che laammirano e la colmano di ricchezze. La pace è il sovrano che la guida e la giustizia il principio chegoverna la convivenza.Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossiauno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze[...] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia», in altreparole realizzando la promessa della pace.

Dal Messaggio di Papa Francesco per la 51ª GiornataMondiale della Pace

Page 8: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Nell’imminenza del Natale è particolarmente sugge-stivo meditare sull’invito rivolto dall’Esortazione“Evangelii Gaudium”a ciascun fedele (cfr. EG 285),affinché generi Cristo lasciandosi condurre dalloSpirito in un itinerario di fede. Come Maria, anchenoi possiamo diventare madri di Gesù.Si tratta di una maternità spirituale che ci rende“abitazione e dimora” dello Spirito del Signore e citrasforma se lo lasciamo crescere in noi fino aquando siamo in grado di generarlo al mondo e ditestimoniarlo.Dagli Scritti di S. Francesco si percepisce quantosia fondamentale, per progredire, l’accoglienzadello Spirito che cambia il senso della nostra vita,come accadde al Santo quando decise di servire ilpadrone e non il servo (cfr. FF 587).Da parte sua S. Bonaventura esprime questo rove-sciamento della scala dei valori osservando che lanostra affettività malata ha bisogno di essere sana-ta, cioè ribaltata attraverso un itinerario di fedeche ci consenta una vita nuova “accesa da santiaffetti”.S. Bonaventura, nella sua opera: “Le cinque festedi Gesù”, propone all’anima un cammino ritmatodall’annunciazione, dalla nascita di Gesù, dalnome “Salvatore”, dall’adorazione dei Magi, dallapresentazione al tempio. Ognuna di queste festerappresenta simbolicamente una tappa che scandi-sce il cammino di conversione dell’“anima pia”.Dopo aver meditato sulla necessità di un rinnova-mento della propria affettività e aver formulato ilproposito di una vita nuova, l’anima pia “viene

fecondata nellospirito mediantela grazia dalPadre dei lumi…E che significaquesto, se nonche … il Padredel cielo in uncerto modo rendegravida l’animacon il seme divi-no e la feconda?Dopo questa san-tissima concezio-ne… i desiderivariano nel cuoreper il proposito el’intento di benidiversi…”. S. Bonaventuraprosegue la suadescrizione osser-vando che dopotale concepimen-to l’anima pia

continua il suo itinerario, ossia la sua gravidanza,fuggendo la compagnia di coloro che sono legati aibeni della terra, mentre è attratta e infiammatadalla conversazione con gli “uomini spirituali”.Ascoltandoli e osservando il loro esempio si fasimile a loro nella virtù ed è spronata verso metesempre più elevate.Però l’anima pia sul suo cammino può incontrarel’ostacolo dei “consigli venefici dei perversi” che“infondono il terreno dell’empia tiepidezza” e vor-rebbero distoglierla da quello che fa, perché riten-gono che sia troppo arduo o intollerabile e cheoffuschi la ragione. Questi consigli ingannevoliimpediscono a molti la concezione spirituale o lauccidono facendo estinguere il Figlio di Dio con-cepito per opera dello Spirito Santo e già formatomediante buoni propositi. L’anima pia si deve anche difendere dai “diffiden-ti” che “sconsigliano quelle cose che superano lanorma della vita comune, distruggono i santi pro-positi dell’ispirazione divina…”. Essi sostengono“molto astutamente” che “certi esercizi asceticis’addicono” ai santi, mentre per gli altri sono solosimulazione ed ipocrisia.Come non ricordare l’Esortazione apostolica“Evangelii Gaudium” che esemplifica le tentazionidegli operatori pastorali di oggi?Il papa osserva che essi possono cadere nell’acci-dia, nel pessimismo, nel fatalismo, nella sfiducia epossono pensare che le cose non cambieranno maie perciò è inutile sforzarsi.In considerazione dei consigli venefici S.Bonaventura suggerisce di fuggirli attraverso lapenitenza e di affrettarsi a “giungere felicemente alparto spirituale”.Per il teologo francescano il Figlio di Dio, già spi-ritualmente concepito, nasce spiritualmente nellamente quando “dopo un valido consiglio, unadiscussione sufficiente sul da farsi e l’invocazio-ne del patrocinio divino, si mette in pratica ilsanto proposito; quando l’anima comincia a com-piere di fatto ciò che ha meditato a lungo, ma hasempre temuto di intraprendere, credendoseneincapace”. Fu così che S. Francesco, dopo essersitenuto lontano dai lebbrosi, perché gli sembravacosa troppo amara avvicinarli, riuscì a stare conloro provando “dolcezza d’anima e di corpo” (FF110).È questa l’opera santa che testimonia, lasciandolotrasparire, l’amore di Dio e illumina gli altri inesempio (cfr. FF 178). Essa è annuncio del Vangelo “non come chi impo-ne un nuovo obbligo, bensì come chi condivide unagioia, segnala un orizzonte bello, oltre un banchet-to desiderabile. La Chiesa non cresce per proseliti-smo ma per attrazione” (EG 14).

Graziella Baldo

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 8

ISSN

1974-23

39

ESSERE MADRI DI GESÙ

Page 9: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Per la dottrina sociale della Chiesa, l’antidoto allaguerra è la forza della non violenza. Lo precisa mons.Mario Toso in questo testo, che ha come punto di par-tenza il «Messaggio per la celebrazione della Giornatamondiale per la Pace del 1° gennaio 2017». È grazie apapa Francesco, infatti, che iltema della non violenza è statoriportato al centro del dibattitopubblico.Per l’A., la non violenza nonpuò essere ridotta alla resisten-za o alla difesa passiva: essapiuttosto “è azione riflessa econcreta, che punta all’effica-cia. Si fonda su un’analisi rigo-rosa della situazione e dei rap-porti di forza», «si oppone alladistruzione delle personeumane e si preoccupa di instau-rare, ripristinare, difendere iloro diritti fondamentali». Lanon violenza «è forza diversada quella dei violenti: è forzache contrasta il male e l’ingiu-stizia, rispetta la persona e l’av-versario».Il rovescio della medaglia è ilvolto sfigurato della violenza,che si presenta a livello perso-nale e sociale ed è spesso ali-mentata dai media, da un rap-porto non equilibrato con l’am-biente e con la scienza. Tuttaviala violenza non va confusa conla legittima difesa e con la coer-cizione esercitata a serviziodella giustizia. Queste eccezio-ni sono previste dalla dottrinasociale della Chiesa.Al centro del volume trovia-mo una delle tesi principali:«Bisognerebbe perseguire,senza indugio, la precondi-zione di un disarmo nuclearegenerale» che si basi su unprincipio di fiducia reciproca.La Chiesa deve ripartire daqui, da una proposta antica esempre nuova, nata con ilsogno del gesuita LuigiTaparelli d’Azeglio – uno deifondatori de La CiviltàCattolica –, i cui studi sulla

pace e sulla guerra furono punti di riferimento peri Papi fino a Giovanni XXIII, e anche per giuristie politici. Egli considerava immorale il fatto chegli Stati sovrani potessero ritenere legittimo entra-re in guerra qualora un’organizzazione internazio-

nale – che egli chiamava«etnarchia» – avesse impedi-to ogni ricorso alla violenzatra Stati.Alcuni capitoli si ispirano alpensiero di Paolo VI, per ilquale la non violenza è nutri-ta da una radice spirituale epuò essere realizzata solo dacoloro che scoprono la pacedel cuore. A questo riguardoL’A. fa riferimento anche aMadre Teresa, definita «lanuova Samaritana nonviolen-ta» del nostro tempo.La violenza va dunque svuo-tata dall’interno, nei suoi varilivelli – psicologico-persona-le, etico, culturale, economi-co e politico –, attraversol’impegno quotidiano deitestimoni non violenti, i quali,quando subiscono il male, loportano sulle loro spalle, imi-tando il Maestro. La Chiesacontinua a parlare in formaesplicita e radicale delVangelo della pace (cfr At10,36), e di fronte alla guerra,più che pacifista, è realista,perché i Pontefici nella storianon hanno mai smesso di pro-teggere i più deboli, di ristabi-lire la giustizia, di limitare idanni dei conflitti e dicostruire coscienze e comuni-tà di pace.La lunga esperienza dell’A.come segretario del PontificioConsiglio della Giustizia e dellaPace è all’origine di questovolume, che non contiene sol-tanto opinioni personali, maposizioni che hanno ispirato ilMagistero ufficiale.* Da “La Civiltà Cattolica”,Quaderno 4017 - 4 /11/2017

ISSN

1974-23

39

LA NONVIOLENZA STILEDI UNA NUOVA POLITICA PER LA PACE

Recensione di Francesco Occhetta*

MARIO TOSO

LA NONVIOLENZASTILE DI UNA NUOVA

POLITICA PER LA PACE

Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017

La corsa agli armamenti sta subendoun’accelerazione insospettata. Il qua-dro mondiale, per conseguenza, si fameno rassicurante. Papa Francesco,con il Messaggio per la GiornataMondiale della Pace 2017, lancia l’ap-pello di un impegno globale sulla viadella nonviolenza attiva e creativa. Edindica alla politica l’urgenza della suarifondazione a servizio del benecomune. Con occhi che vedono lenecessità dei più poveri. Con uncuore che sappia muoversi non solo acompassione. Urge mobilitarsi per tro-vare soluzioni efficaci in vista dellapace, rimuovendo con decisione lecause strutturali dei mali sociali.

Il libro “La nonviolenza stile di unanuova politica per la pace”, ISBN9788894104752, Pagg. 112, € 12,00,può essere richiesto a Soc. CooperativaSociale Frate Jacopa - tel. 3282288455- [email protected]

Page 10: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

L’identità di Gerusalemme è incompatibile conscelte unilaterali. Di fronte alle tensioni sempre piùforti sulla scia dell’annuncio del presidente Trumpsu Gerusalemme capitale di Israele, dalla «CittàSanta» il Patriarcato latino prende posizione. Lo facon una nota in cui esprime preoccupazione «per leviolenze che potrebbero scatenarsi e le imprevedi-bili conseguenze». Ma soprattutto riaffermando ilpericolo di ogni «rivendicazione esclusiva» su unacittà a cui tante persone «in tutto il mondo guarda-no come a una capitale spirituale». La nota del Patriarcato guidato dall’amministrato-re apostolico Pierbattista Pizzaballa, riprendel’appello lanciato da papa Francesco, aggiungen-do che lo status quo – il sistema di regole conse-gnate dalla storia che dovrebbero garantire gliequilibri tra le comunità religiose richiamate dalPontefice – «in realtà è già stato intaccato datempo». «Tenendo presente una situazione di evidente con-flitto e considerando le rapide trasformazioni dellaCittà Santa, pensiamo che ogni soluzione unilatera-le non possa essere considerata una soluzione – pro-segue il Patriarcato – Gerusalemme è un tesoro del-l’intera umanità. Ogni rivendicazione esclusiva – siaessa politica o religiosa – è contraria alla logica pro-pria della città. Ogni cittadino di Gerusalemme eogni persona che giunge ad essa in visita o pellegri-naggio dovrebbe essere messo nella condizione dipercepire e appropriarsi in qualche modo del mes-saggio di dialogo, coesistenza e rispetto che la Città

Santa richiama e che spesso noi feria-mo con il nostro comportamento». Non è questione solo di libertà diaccesso: c’è un’identità plurale da sal-vaguardare. «Gerusalemme è una cittàche deve accogliere, dove gli spazi sidevono aprire e non chiudere – spiegala nota – Da troppo tempo i suoi abi-tanti sono ostaggio di queste continuetensioni che ne snaturano il carattere». Quest’idea non è incompatibile con lelegittime aspirazioni politiche: «Non viè nulla che possa impedire aGerusalemme, nella sua unicità e unità,di diventare il simbolo nazionale deidue popoli che la rivendicano comeloro capitale – precisa il Patriarcato –Israeliani e palestinesi dovrebbero rag-giungere un accordo che corrisponda inqualche modo alle loro legittime aspi-

razioni e che rispetti i principi di giustizia. Decisioniunilaterali che cambino l’attuale configurazione dellacittà non porteranno beneficio, ma solo nuove tensio-ni e allontaneranno possibilità di pacificazione». Quando poi si fa riferimento alla salvaguardia deidiritti di ebrei, cristiani e musulmani c’è anche unaltro punto che per il Patriarcato va precisato: «Ilcarattere sacro di Gerusalemme non si limita soloai singoli siti o monumenti, come se questi potes-sero essere separati l’uno dall’altro o isolati dallerispettive comunità – sottolinea la Chiesa di ritolatino – ma coinvolge Gerusalemme nella sua inte-rezza, i suoi Luoghi Santi e le sue comunità, con iloro ospedali, scuole, attività di carattere culturalee sociale. Le due parti dovrebbero fare in modo diconservare l’attuale carattere universale della cittàe di adoperarsi perché essa resti il luogo nel qualeebrei, cristiani e musulmani continuino ad incon-trarsi lungo le vie della Città Vecchia, ciascuno conla propria mentalità e tradizioni, legate in modocosì unico le une alle altre». «La discussione su Gerusalemme non può essereridotta semplicemente a disputa territoriale esovranità politica – conclude la nota – precisamen-te perché Gerusalemme è un unicum, è patrimoniodel mondo intero, ha una vocazione universale cheparla a miliardi di persone nel mondo, credenti enon. Una soluzione realistica al problema diGerusalemme non può non includere tutti questielementi».

Giorgio Bernardelli (8-12-2017)

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 10

ISSN

1974-23

39

GERUSALEMME TESORO DI TUTTI.NO A UNILATERALISMI

Il Patriarcato latino sulla tensione dopo la dichiarazione di Trump: «Capitale spiritualeper molti nel mondo. Ogni rivendicazione esclusiva è contraria allo spirito della città”

Mons Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico Patriarcato latino diGerusalemme.

Page 11: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Il Capitolo delle Fonti ci ricorda la necessità di ritorna-re periodicamente alle fonti ispirazionali della nostravita. La fonte ci rimanda all’immagine di un’acquazampillante che ci è donata per ristorarci e superarecosì la fatica dell’andare, l’apatia, la rassegnazione,l’indifferenza a cui siamo sempre esposti; un’acquache ci fa uscire dall’aridità per restituirci alla possibilitàdi accogliere le risorse dello spirito che il Signore cidona per la nostra vita e la vita del mondo.Quale bisogno ci sia oggi di tutto questo è evidente atutti, in modo particolare sul versante del lavoro. Nonè un caso che la recente Settimana Sociale deiCattolici italiani abbia messo al centro il grande temadel lavoro e lo abbia sondato a partire dalla prospetti-va della Laborem Exercens, come chiave essenzialedella nuova questione sociale globale.Siamo in presenza di un deficit di lavoro con impo-nenti esclusioni dal lavoro. Siamo in un contestoglobale di accentuata mercificazione del lavoro,ridotto ad un fattore di produzione tra gli altri; met-tendo al primo posto il profitto e non l’uomo a cui illavoro è ordinato, si genera “un lavoro precario, unlavoro che schiavizza, un lavoro malsano, un lavoroindegno dell’uomo”, come denuncia il Papa: “unlavoro che uccide”.E tutto questo in un cambiamento epocale comequello che stiamo attraversando, con l’avvento diuna automazione sempre più avanzata che, senon governata, porterà a situazioni di ulteriori e piùforti criticità. Siamo di fronte ad una dimensionecostitutiva della persona, il lavoro, che non puòessere alienata, pena il depauperamento dellapersona stessa e di tutta la società perché la per-sona a quel punto non sarebbe piùin grado di provvedere allo sviluppodel suo essere personale e al man-dato di cura del mondo affidatole dalCreatore.In Assisi si ritrova palpitante la lumi-nosa esperienza evangelica di S.Francesco che arriva fino a noi oggi eche riguarda significativamente illavoro. Per S. Francesco, sapienteconoscitore della Sacra Scrittura, illavoro è dono, è grazia, non un casti-go. Francesco, mistico e frate, nondisdegna il lavoro, anzi per Francescoè via ordinaria di conversione il lavo-ro, in un farsi della persona ad imita-zione del corpo di Cristo. E Francescofa del lavoro un programma di vita nelsuo Testamento, tanto che il lavorostesso diventa “esempio”, predicazio-

ne, testimonianza della provvidente misericordia delSignore e della sua presenza con noi nel nostro ope-rare.Con questo Capitolo in Assisi la Fraternità FrateJacopa ha inteso riflettere sul senso del lavoro eritrovarne le coordinate profonde di umanizza-zione. Questo ci riguarda come francescaniinnanzitutto perché è l’eredità particolarmentelasciata nelle nostre mani. Una eredità aperta atutti, e dunque ci riguarda come comunità eccle-siale per custodire il lavoro come “grazia” e ciriguarda come cristiani e cittadini che non pos-sono trattenere il dono ricevuto, dono da far frut-tificare per seminare speranza nella città degliuomini attraverso un lavoro degno. Tutte le etàsono chiamate in causa perché nessuna età(neppure quella della pensione) può non pren-dersi cura del lavoro e dell’operare, tanto piùche non solo il lavoro remunerato è lavoro; ed éproprio la dimensione della gratuità che occorretenere alta in questa nostra società, sia all’inter-no dello stesso mondo del lavoro (CV e EG), siaattraverso il lavoro di cura per la propria fami-glia, per il bene comune, per accompagnare esostenere le fragilità nelle loro varie forme.Sempre ricordando che per S. Francesco ilsanto operare, proprio del lavorare “fedelmentee devotamente”, arriva ad abbracciare la piùampia missionarietà, come ci ricorda la Letteraai fedeli con l’invito a “portare Cristo nel propriocuore e nel proprio corpo per partorirlo con leopere sante che devono risplendere agli altri inesempio”.

Novembre-Dicembre

ISSN

1974-23

39

LA GRAZIA DEL LAVOROE IL SANTO OPERARE

Assisi, 10-12 novembre 2017

SSPPEECCIIAALLEE CCAAPPIITTOOLLOO DDEELLLLEE FFOONNTTII

Page 12: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Queste riflessioni, riprese dall’introduzione ai lavo-ri della presidente Argia Passoni, esprimono lemotivazioni del ritrovarsi a Capitolo in Assisi ditutta la Fraternità Francescana Frate Jacopa.Maturate nella veglia di preghiera in apertura delCapitolo e nella Celebrazione Eucaristica allaBasilica di S. Francesco, esse hanno offerto il qua-dro di riferimento dello svolgimento del Convegnoarticolato in tre momenti: il primo dedicato allaripresa dei temi proposti dalla Settimana Sociale(Cagliari, 26-29 ott. 2017) ad opera del Dott.Augusto Magliocchetti (Aci e Meic); il secondodedicato all’ascolto dell’eredità di S. Francescoriguardo al lavoro e all’operare a cura di P. PietroMessa ofm (docente di storia del francescanesimoPontificia Università Antonianum); il terzo momen-to affidato alla Dott.ssa Stefania Proietti, Sindacodi Assisi, per una testimonianza sul tema “Il lavoroche vogliamo: libero, creativo, partecipativo, soli-dale”.La prima relazione (di cui a seguire riportiamo unaprima parte), rifacendosi alle conclusioni dellaSettimana Sociale e alla Dottrina Sociale dellaChiesa, ha evidenziato l’urgenza di una rinnovatapresa di coscienza sul lavoro oggi e la necessità diuna conversione culturale perché, se vogliamocreare le condizioni per un lavoro degno, occorreaccrescere innanzitutto l’attenzione alla dimensio-ne soggettiva del lavoro, riqualificare l’impianto for-mativo, e come cristiani e cittadini attendere ad unesercizio di laicità più consapevole, capace di cre-scere nel discernimento comunitario in una vigilan-za evangelica e in una mobilitazione sociale per ilbene comune che ha come perno la salvaguardiadel lavoro.Nella seconda relazione P. Pietro Messa ha postoin evidenza le coordinate fondamentali della visio-ne del lavoro in S. Francesco. Per Francesco illavoro è dono e grazia, non un castigo connessoal peccato dell’uomo (per i monaci invece eraqualcosa da evitare per dedicare il tempo all’ “oziocontemplativo”). S. Francesco comanda il lavoroper allontanare l’ozio (in questo caso l’ozio “demo-niaco”, l’accidia) avvicinandosi in questo al mododi intendere il lavoro di S. Benedetto che già assu-me una visione positiva del lavoro rispetto almonachesimo precedente. Francesco fa del lavo-ro un comando ai suoi frati per dare l’esempiolavorando “fedelmente e devotamente”. Il punto disvolta per una spiritualità del lavoro P. Messa loha poi prospettato a partire dal vivere diFrancesco nel rendimento di grazie in conformitàall’operare di Cristo. Gesù rende grazie e spezzail pane e dona tutto se stesso. Il lavoro in

Francesco ha questa dimensione eucaristica:spezzare il pane nella gratuità, è condividere idoni nella gratuità (cf. sintesi del relatore in questoSpeciale). Si è profilata così una spiritualità dellavoro che può essere illuminante per recuperarequella dimensione soggettiva del lavoro piuttostoemarginata oggi; una spiritualità del lavoro cheporta fuori dalla mercificazione perché in ogni lavo-ro (remunerato o meno) c’é comunque la gratuitàper il bene di tutti gli uomini e la cura del mondo,che il Creatore ha affidato all’uomo, c’é la genero-sità di donare se stessi con competenza e amore.Ed in questa ottica il lavoro è via di perfeziona-mento di sé e di tutta la società.La terza e ultima riflessione è stata pensata nellaforma della testimonianza per comprendere comei due poli considerati (il lavoro nella situazione dioggi e le coordinate per una umanizzazione dellavoro) possono interagire in un vissuto. La testi-monianza, davvero esemplare ed intensa, è stataofferta dalla Dott.ssa Stefania Proietti alla lucedella sua straordinaria esperienza lavorativa e diimpegno sociale, civile, politico, rendendo ragionedel titolo delle Settimane Sociali: “Il lavoro chevogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”.La libertà, unita ad un forte senso di responsabili-tà, ha caratterizzato infatti fin dall’inizio degli studiil suo percorso. La creatività, espressa dando ilmeglio di sé nel campo di lavoro individuato, senzapaura di affacciarsi al nuovo (sia in ambito di ricer-ca, sia nella fondazione di una piccola società diingegneria orientata alla sostenibilità) ha raggiuntoimportanti traguardi con ottimi risvolti di valorizza-zione ambientale. Lavoro partecipativo poi nonsolo nella forma della società e della ricerca uni-versitaria, ma anche a livello di incontri internazio-nali sul clima, sentendo l’impegno per l’ambientecome parte integrante del suo essere cristiana conla conseguente collaborazione in Diocesi e nelgruppo Custodia del creato della Cei. Infine lavorosolidale, che estende la solidarietà al pianeta terrae alle persone che abitano le zone più colpite daicambiamenti climatici e dall’inquinamento attraver-so l’applicazione di metodologie per la sostenibili-tà ambientale che rendono possibile l’affranca-mento dall’inequità. Tutto questo ancora a montedell’impegno attuale per la sua città Assisi in qua-lità di sindaco (Per una trattazione più adeguatadella testimonianza, carica di motivi di speranzaanche per tanti giovani, si rimanda alla pubblica-zione dell’intervento nel prossimo numero delCantico).Il Capitolo, che ha visto anche la partecipazionealla Veglia di preghiera mariana alla Porziuncola euna breve visita alle Sorelle Clarisse di S. Coletta,si è concluso nel modo più bello con il rendimentodi grazie al Signore nella Celebrazione Eucaristica,presieduta dall’Assistente P. Lorenzo di Giuseppeofm, nel Santuario di Chiesa Nuova, il luogo doveS. Francesco ha maturato nella casa paterna lasua vocazione. L’avere insieme rinnovato lì lePromesse Battesimali secondo le linee della spiri-tualità del Santo di Assisi ha assunto la specificitàdi un mandato a mettere a frutto nelle nostrerispettive realtà “la grazia del lavoro ed il santooperare”.

A cura della Redazione

ISSN

1974-23

39

12

Page 13: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

1. LA SETTIMANA SOCIALE IN PILLOLEIl documento delle Settimane Sociali (InstrumentumLaboris di seguito IL) recupera i temi della tradizionedel cattolicesimo sociale e intende ispirarsi al magi-stero di Papa Francesco, da cui ha assunto il titolo,che riprende una frase dell’Esortazione ApostolicaEvangelii Gaudium : «Nel lavoro libero, creativo,partecipativo e solidale, l’essere umano esprime eaccresce la dignità della propria vita» (n. 192). Illavoro è presentato come «un’esperienza umana fon-damentale che coinvolge integralmente la persona ela comunità. Esso diceprima di tutto quanto amorec’è nel mondo: si lavora pervivere con dignità, per darvita a una famiglia e far cre-scere i figli, per contribuireallo sviluppo della propriacomunità. Il lavoro umano èun’esperienza dove coesi-stono realizzazione di sé efatica, contratto e dono,individualità e collettività,ferialità e festa. Esso richie-de passione, creatività, vitalità, energia, senso diresponsabilità, perché nelle imprese, nelle botteghe,negli studi professionali, negli uffici pubblici, la diffe-renza, alla fine, la fanno le persone» (n. 1).Il centro focale della riflessione che la Settimanaha voluto stimolare è il rapporto fra lavoro e digni-tà della persona. Si tratta di una relazione cosìstretta e necessaria che la mancanza di lavoro pro-duce alla lunga un’inevitabile ferita alla dignitàpersonale, mentre nel lavoro la persona esprime sestessa, affermando la sua più profonda identità ecostruendo legami vitali, necessari alla vita dell’in-dividuo e alla realizzazione del bene comune.Da questa rilevanza che per tutti ha il lavoro con-seguono alcune sfide che toccano da vicino l’attua-lità politica e sociale del Paese: fra di esse quelledel lavoro giovanile e della disoccupazione, dellasalubrità delle condizioni in cui si lavora e dellasostenibilità sociale e ambientale di esse. La domanda che caratterizza ed unisce l’interosforzo preparatorio è quella di come creare per tuttiun lavoro che sia rispettoso della dignità personalee contribuisca al bene comune: la risposta che siindividua è che la riflessione deve toccare due

livelli. Il primo è quello dell’impresa: «Il lavoro locrea l’impresa, nella misura in cui risponde inmodo adeguato al suo specifico dovere di solida-rietà. L’efficienza, rispettosa dei princìpi di soste-nibilità sociale e ambientale, oltre a costituire ilmotore di una azienda ben organizzata e a fruttaredunque profitto, diventa allo stesso tempo un crite-rio di giustizia sociale». L’altra via da mettere al centro dell’attenzione èquella dell’educazione: «Promuovere una culturad’impresa – afferma il testo preparatorio – signifi-

ca investire sulla capacitàdi essere protagonisti dellapropria vita. Per far ciò,crediamo sia necessariosostenere la “creatività” deigiovani: la virtù dell’inizia-tiva che sgorga dalla sog-gettività creativa della per-sona umana, ossia l’inclina-zione a cogliere ciò chealtri non riescono ancora avedere. In secondo luogo,educare alla “solidarietà”,

ossia al “senso della comunità”, in considerazionedel fatto che il lavoro è lavoro con gli altri e lavoroper gli altri. In terzo luogo, educare al “realismo”,cioè alla fatica e ai tempi lunghi necessari per vin-cere la sfida della creazione del lavoro attraversol’impresa».2. PREMESSAIl lavoro è un osservatorio privilegiato della condi-zione umana e anche un argomento centrale dellaDottrina Sociale della Chiesa (di seguito DSC) chesi è andata formando storicamente intorno alla“questione sociale”, provocata dall’industrializza-zione. Riflettere sul lavoro ci consente di dare unsenso all’operare umano e contemporaneamentealle sue connessioni con gli aspetti problematicidella società e della politica.E’ ormai certo, specie dopo il Vaticano II, che l’im-pegno sociale del laicato cristiano appartenga allasua vocazione come uomo e come credente. Inrisposta ad un’anomala enfatizzazione sui valoricredo sia necessario riscoprire il significato dellevirtù. Se chiediamo al credente una coerenza divita di fede dobbiamo anche sottolineare che tale

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 13

ISSN

1974-23

39

IL LAVORO OGGIDalla relazione del Dott. Augusto Magliocchetti*

SSPPEECCIIAALLEE CCAAPPIITTOOLLOO DDEELLLLEE FFOONNTTII

Page 14: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

afflato non può che condurlo ad una maggiore coe-renza nei confronti della responsabilità che egli hacome uomo, cittadino e soggetto politico.Nell’operare nel mondo il cristiano si troverà difronte a problemi sempre nuovi per i quali la suacoscienza richiederà una risposta. Ricordiamociche Cristo ci ha liberati dalla legge nel senso cheha affidato al criterio di discernimento individualee comunitario lo sforzo maggiore di lettura dellastoria e dei principi di carità ed amore che sono afondamento della fede del credente. Ma nell’af-frontare questi problemi il cristiano non è unamonade, perché si troverà accanto altri uomini cheegli deve comprendere (il Vangelo usa il termineamare) e con i quali deve essere pronto a dialogaree collaborare avendo sì coscienza dell’importanzadei valori, ma anche dell’assoluta necessità di ren-derli operativi nei contesti sociali in cui opera..Vedremo come il lavoro è uno degli ambiti dovemaggiore è l’esercizio diuna collaborazione.3. IL LAVORO È UN MEZZOO UN VALORE?Il lavoro, insieme agliaffetti ed ai tempi di socia-lizzazione, rappresenta unaparte importante della vitadi tutti e di ciascuno. Essooccupa il nostro tempo mainsieme assorbe energie efatiche ed è fonte di soddi-sfazioni, di delusione, difrustrazioni. Sia l’individuo sia la società attribui-scono al lavoro un valore culturale.La dottrina sociologica parla di significato dellavoro quando si riferisce al singolo e di culturadel lavoro quando il referente è la società.Proviamo ed esplicitare meglio cosa si intende conil termine cultura del lavoro. La concettualizzazio-ne di lavoro non può che cambiare in relazione altipo di società, alla sua struttura economica, allosviluppo tecnologico ed alla forma politica chequella determinata società si è data. Questi ele-menti influenzano il significato che ogni uomoattribuisce al lavoro nell’ambito della propria vitaseppure il significato del lavoro non sia così omo-geneo come la cultura del lavoro per via delladimensione soggettiva che lo caratterizza.Normalmente sono due le modalità con cui approc-ciamo la relazione dell’uomo con il lavoro.Si lavora per vivere, cioè per ottenere i mezzi chesono necessari alla vita umana. In questo sensolavorare è una attività spesso problematica perchéci costringe ad accettare forme di lavoro che nonriteniamo gratificanti, vuoi per le modalità con cuiquesto lavoro si esplicita, vuoi per il rapporto diesso rispetto all’entità della retribuzione. (in ingle-se compensation).Ma se il lavoro che non ci piace è percepito comemortificazione, ciò vuol dire che l’aspetto econo-

mico non esaurisce il valore del lavoro ma chedallo stesso ci aspettiamo anche un mezzo attra-verso il quale la nostra umanità si senta realizzata;e il sentirci utili alla società e agli altri contribuiscea dare senso alla nostra esistenza.Non appare illogico aspettarsi che una civiltà dellavoro possa tener conto di entrambi gli aspetti efar crescere insieme il benessere fisico e quellomotivazionale del lavoratore. Tenere insieme que-sti due aspetti è difficile e richiede una concezionedel lavoro che poggi sull’uomo piuttosto che sufattori meccanicistici siano essi meramente econo-mici piuttosto che ideologici o sociali. E quello chel’I.L. raccomanda al punto 2.6 dando al capitolo iltitolo: mai senza volti per ricordarci che “alla basedell’impegno ci debbono essere, come antidoto adogni ricetta tecnocratica, i volti delle donne e degliuomini che lavorano”. Ma con la stessa onestà,perché il nostro ragionare sia incarnato in una real-

tà storica, non dobbiamodimenticare i fattori esterniall’uomo stesso, le esigen-ze cioè della produzione,dello sviluppo della tecni-ca, delle attese del consu-matore/cliente, dei mecca-nismi di mercato.4. I CONTENUTI DEL LAVO-ROOgni lavoro si giudica inbase alla sua fecondità; senon è produttivo non rea-

lizza la sua finalità, ma è mero esercizio hobbisti-co. Si lavora perché qualcosa prenda forma e sicostituisca come un bene o un servizio pronto asoddisfare i bisogni dell’uomo.Dire lavoro significa dire attività imprenditoriale,che produce comunque ricchezza, da cui scaturiscelavoro. Al n. 2.8 dell’I.L ci viene ricordato che èbuon imprenditore, o artigiano, o professionista coluiche si prende cura della propria organizzazione; ilsuo compito non può esaurirsi nella creazione di“occasioni di lavoro” ma deve tradursi in reddito chepermetta a chi ne beneficia di utilizzarlo per unaricerca di qualità della vita. Giovanni Paolo II sotto-lineava il valore della moderna “economia d’impre-sa“ riconoscendole la natura etica e religiosa e inqua-drandola all’interno di un moderno sistema di regole(Centesimus Annus n. 42).La raffigurazione biblica del lavoro come faticafisica (il sudore della fronte) è poeticamente bella,ma incarna ancora il paradigma della trasformazio-ne della materia esterna. Oggi il lavoro manualediventa sempre più marginale e perfino in questoambito, dalla rivoluzione industriale in avanti, trale mani dell’uomo ed il prodotto del suo lavoro siè inserita la tecnologia delle macchine. Ma c’è per-fino un altro fattore che caratterizza l’oggi dell’ho-mo faber; quello cioè che si è passati da una socie-

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 14

ISSN

1974-23

39

Page 15: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

tà industriale ad una post industrialenella quale l’attività di servizio, orga-nizzazione, progettazione ed utilizzodi risorse immateriali ha preso ilsopravvento. Oggi l’utilità sociale dellavoro appartiene a soggetti che nellavisione ideologica marxista non pro-ducono alcun plus-valore.Gli obiettivi del lavoro tendono adespandersi e a concretizzarsi in servi-zi che rendono possibile la soddisfa-zione di bisogni anche elevati. Maproprio perché questi “proto-tipi” dilavoro non consentono di cogliere i suoi fruttimateriali ma richiedono una nuova coscienza, nonè più sufficiente espletare bene il proprio compito(efficacia) ma è richiesto ai lavoratori di maturarela partecipazione consapevole ai processi in cuisono coinvolti. Credo sia questo la corretta moda-lità di interpretare la raccomandazione di PapaFrancesco contenuta al n. 192 dell’EvangeliiGaudium “nel lavoro libero, creativo, partecipati-vo e solidale l’essere umano esprime ed accrescela dignità della propria vita”.Spetta al laico (nelle sue responsabilità di operato-re in un contesto storico) dare corpo e senso a que-sto richiamo. Prendiamo ad esempio il concetto dicreatività che non può essere letto come riferitoall’inventività che in questo senso sarebbe preclu-so alla maggior parte di chi lavora. Essere creativinel lavoro, cogliendo il senso profondo della para-bola dei talenti, significa dare valore alle doti per-sonali, alle attitudini, allo sforzo del cambiamento,dello studio e dell’applicazione. Per dirla con LuigiEnaudi “noi abbiamo la febbre del lavoro perchéper noi il lavoro non è solo fatica ma gioia e vita”.

5. IL LAVORO E LA DIMENSIONE POLITICALa costante evoluzione del lavoro nella societàcontemporanea accresce enormemente i rapporti diesso con la politica.Non è solo il dettato costituzionale a rendere inelu-dibile per la politica l’argomento lavoro ma la stes-sa necessità di contribuire a creare una società didimensione umana rende indispensabile che gliattori politici favoriscano la creazione delle condi-zioni per mezzo delle quali il cittadino, attraversoil lavoro, contribuisca alla crescita della civitas.Ogni politica del lavoro deve confrontarsi con dueesigenze diverse spesso in conflitto tra di loro.Da una parte si confronta la crescita della qualità dellavoro, che si concretizza da una parte in dimensio-ni normative (tutela giuridica e sociale, organizza-zione del lavoro, tempo del lavoro e tempo libero)ed economica, dall’altra in aspetti quantitativi (crea-zione dei posti di lavoro, minimizzazione delladisoccupazione, quadro economico labour frendly ). Ad esempio, assicurare un reddito di cittadinanzapuò apparentemente calmare la rivolta sociale, maposti di lavoro inutili non solo drenano risorse eco-nomiche rilevanti, ma producono un senso di fru-

strazione ed enfatizzano la percezione di inutilitàsociale (tralascio gli aspetti psicologici di unasocietà di rentier che è l’esatto contrario del detta-to costituzionale).Una politica del lavoro dovrebbe invece privilegia-re il miglioramento dell’habitat economico al finedi trovare gli spazi per posti di lavoro che rispon-dano alle reali esigenze della vita sociale, nei con-fronti della quale il soggetto che lavora apporta ric-chezza invece di sottrarla.In aggiunta, una politica del lavoro non può produr-re risultati confliggenti con una crescita della culturasociale. Nei paesi evoluti le organizzazioni sonochiamate a perseguire finalità non solo meramenteeconomiche, come il profitto e l’interesse in quantoquesti vanno armonizzati con variabili diverse, qualiil rispetto dell’ambiente, l’utilizzo delle risorse natu-rali, il rispetto delle generazioni future, i flussi migra-tori. A questo si aggiunga che i processi economicinon si limitano a generare solo prodotti fisici ma ten-dono ad incorporare, sempre di più, saperi, informa-zioni e servizi. Questo se da un lato arricchisce lafecondità del lavoro, aprendola alla dimensionemorale, sociale e politica, dall’altro richiede un piùelevato grado di comunicazione e di cooperazione.Il lavoro stesso è un linguaggio di comunicazionetra gli uomini. Se il lavoro impedisse la comunica-zione e fosse d’ostacolo al processo politico del-l’eguaglianza e della libertà, allora la società poli-tica ne soffrirebbe fino al punto di restare grave-mente compromessa. Nella misura in cui l’organiz-zazione del lavoro si va facendo sempre più com-plessa e richiede una cooperazione sempre piùvasta, il lavoro assume una sempre più grandeimportanza per il bene comune ed il pieno svilup-po della vita politica. Come si può pensare cheuomini che non sanno lavorare insieme possanovivere insieme nella città politica? Come si puòpensare che lavoratori privi del senso di servizionei confronti dei colleghi possano poi essere citta-dini attenti al bene comune?La dimensione dell’integrazione esclude un’identi-ficazione dell’uomo come lavoratore totalmenteastratta dall’uomo soggetto sociale, perché una vitaumana piena e fiorente presuppone uno sforzo diarmonizzazione del cittadino sia come lavoratore,che come consumatore e soggetto politico.

* (Aci e Meic)

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 15

ISSN

1974-23

39

Page 16: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

La vicenda di Francesco d’Assisi ha avutoi suoi passaggi nel passare del tempo e perquesto è importante una lettura diacronicache colga i vari periodi della sua vita. Ciòvale anche per il lavoro, tema che è statopiù volte al centro dell’attenzione deglistudi francescani1; proprio considerandole tematiche già affrontate da tali pubbli-cazioni nel presente contributo si focaliz-zerà l’attenzione sulla dinamica lavoro-ozio negli scritti dell’Assisiate mentre inun secondo momento l’attenzione saràposta sulla dimensione spirituale dell’ope-rare umano secondo frate Francesco.1. IL LAVORO TRA OPEROSITÀ E OZIONella prassi ma anche nel pensiero dellalatinità classica il lavoro era guardato condispregio: infatti erano gli schiavi chelavoravano mentre i cittadini romani si dedicavanoalla legislazione, all’espansione dei propri territorie abbellimento architettonico degli insediamenti.Non meraviglia che tale atteggiamento lo si ritroviin modo più o meno implicito anche dopo la fine diquella cultura come ad esempio in alcune comuni-tà monastiche. Sarà dall’Oriente cristiano chegiungerà in Occidente la sapienza monasticasecondo cui il maggior pericolo per il monaco èl’ozio e che uno degli antidoti è il lavoro; questopensiero lo si ritroverà nella regola di sanBenedetto che infatti è stata sintetizzata nel-l’espressione ora et labora.Nel tempo in cui visse Francesco d’Assisi davantial lavoro vi erano fondamentalmente due valuta-zioni, ossia una negativa che si appellava a cheesso è conseguenza del peccato e che i gigli delcampo e gli uccelli del cielo elogiati da Gesù nonlavorano; l’altra posizione invece aveva una visio-ne positiva di esso. Ma quest’ultima concezioneaveva due prospettive diverse: chi elogiava il lavo-ro quale necessità improrogabile per sostenersi echi invece lo valorizzava in quanto mezzo per vin-cere l’ozio. Se quest’ultima posizione di tipo asce-tico era tipica del mondo monastico, la prima eratipica di gruppi laicali quali ad esempio gliUmiliati.Negli scritti di Francesco d’Assisi il lavoro è consi-derato positivamente e quando ne parla nella Regola

che non ricevette la conferma papale, ossia non bol-lata, è citato sia il testo paolino secondo cui chi nonvuole lavorare neppure deve mangiare, sia l’espres-sione benedettina che i frati devono lavorare per vin-cere l’ozio2. Nella Regola confermata da Onorio III3il 29 novembre 1223 mediante la bolla Solet annue-re il testo di san Paolo è assente mentre rimane illavoro quale rimedio all’ozio4. Infine nel Testamentocomposto nel 1226 poco prima di morire afferma: «Eio lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; evoglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino diun lavoro quale si conviene all’onestà. E quelli chenon sanno, imparino, non per la cupidigia di riceve-re la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio etener lontano l’ozio»5. Quindi, dopo aver ricordatoche egli lavorava con le sue mani, afferma che vuoleche tutti i frati lavorino per vincere l’ozio, ossia perla motivazione monastico-ascetica diffusa dallaregola benedettina. Tale persistenza dalla Regola del 1220 alTestamento della motivazione ascetica diffusaanche dalla regola benedettina è in contrasto conla replica di Francesco a quanti gli chiedevano diadottare una delle regole già sperimentate riporta-ta, con fondamento storico,dalla Compilazione diAssisi: «Fratelli, fratelli miei, Dio mi ha chiamatoper la via dell’umiltà e mi ha mostrato la via dellasemplicità. Non voglio quindi che mi nominiatealtre regole, né quella di sant’Agostino, né quella

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 16

ISSN

1974-23

39

“LA GRAZIA DEL LAVOROE IL SANTO OPERARE”

p. Pietro Messa ofm*

SSPPEECCIIAALLEE CCAAPPIITTOOLLOO DDEELLLLEE FFOONNTTII

Page 17: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

di san Bernardo o di san Benedetto. Il Signore miha detto che questo egli voleva: che io fossi nelmondo un ‘‘novello pazzo’’: e il Signore nonvuole condurci per altra via che quella di questascienza!»6. Questa sarebbe una dei casi di con-traddizione che andrebbe ad assommarsi ad altripresenti sia negli scritti che nella vitadell’Assisiate; ma come ebbe a suggerire PaoloMartinelli tali aspetti potrebbero essere letti nellaprospettiva di quella opposizione polare descrittada Romano Guardini7 e tanto cara a papaFrancesco8.2. LAVORARE E OPERARE: DALLA GRATITUDINEALLA GRATUITÀFiglio di Pietro di Bernardone, ossia di un mer-cante, sapeva leggere, scrivere e far di conto:questa è il livello stratigrafico originario – equindi più radicato –della cultura diFrancesco d’Assisi. E tale aspetto, unasorta di mores patrum,traspare continuamen-te nei suoi scritti; infat-ti termini valutari ecommerciali – quali adesempio bene, sommobene, ricevere, donare,restituire, appropriarsi– sono ben presenti neisuoi scritti tanto dafarne l’ossatura del suopensiero ed esperienzaspirituale. E tale lin-guaggio mercantile è presente persi-no nelle sue preghiere e scritti cheesprimono il suo pensiero e spiritua-lità la quale non è facile ma sempli-ce. Così «il santo operare, che deverisplendere in esempio per glialtri»9 e quel lavorare «con fedel-tà e con devozione»10 può esseresemplificato prima di tutto comeun ricevere con gratitudine ognibene quale dono del Signore che èil sommo, l’unico bene. Infattisolo lui è buono e pertanto ogni bene perfettoproviene da lui; la persona che riceve tali doni èchiamato ad accoglierli con gratitudine rendendograzie certamente per ciò che riceve ma soprat-tutto per l’amore del donatore. Infatti i beni pas-sano mentre l’amore del donatore rimane.Successivamente la chiamata è a restituire talibeni nella lode a colui da cui provengono e nellagratuità misericordiosa verso i bisognosi: in que-sto modo avviene un passaggio dalla gratitudinealla gratuità dalle connotazioni eucaristiche.Così l’operare e il lavoro diventano memoria diGesù che prese il pane, rese grazie e lo spezzò.

Ma il beneficato può anche assumere un atteg-giamento diverso ossia appropriarsi di talidoni11 e ciò per frate Francesco d’Assisi è nul-l’altro che il peccato. Più prezioso è il dono rice-vuto – come i frutti della fede elencati nellaprima parte del racconto de La vera letizia12 –più grande è la tentazione di appropriarsene eesponenzialmente più grande è il peccato.Quindi non meraviglia che il maggior peccato èquello di illudersi di essere in possesso delloSpirito Santo, ossia di quel dono che Gesù stes-so indicò come il migliore e prioritario da chie-dere con insistenza al Padre (Lc 11,13).Quindi operare e lavorare per frate Francesco èparte integrante della sua esperienza cristianache è ben radicata nella storia. Ecco quindi chenei suoi scritti menziona gli attrezzi necessari allavoro che i frati possono avere facendo ecce-

zione alla povertà; il lavoro sporca lemani e per esso si riceve il sostenta-mento come gli altri poveri.* Docente di storia del francescanesimo,

Pontificia Università Antonianum

1 Cfr. G. BUFFON, Con le mie mani. La graziadel lavoro nella tradizione francescana, Assisi2009; La “grazia di lavorare”. Lavoro, vita con-sacrata, francescanesimo, a cura di P. Martinelli- M. Melone, Bologna 2015.2 FRANCESCO D’ASSISI, Regola non bollata, VII:FF 24-27.3 Cfr. Nuovi studi su Onorio III, a cura di C.Grasso, Roma 2017.

4 FRANCESCO D’ASSISI, Regola bol-lata, V: FF 88.5 FRANCESCO D’ASSISI, Testamento,20-21: FF 119.6 Compilazione d’Assisi, 18: FF1564.7 R. GUARDINI, L’opposizionepolare. Saggio per una filosofiadel concreto vivente, Brescia 1997.8 M. BORGHESI, Jorge MarioBergoglio. Una biografia intellet-tuale, Milano 2017.9 FRANCESCO D’ASSISI, Lettera aifedeli (prima redazione), I,10: FF178/2.10 FRANCESCO D’ASSISI, Regolabollata, V,1: FF 88.

11 Cfr. ad esempio FRANCESCO D’ASSISI, Ammonizioni, II,3:FF 147: «Mangia, infatti, dell’albero della scienza del benecolui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni cheil Signore dice e opera in lui».12 FRANCESCO D’ASSISI, Della vera letizia, 4-6: FF 278:«Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entra-ti nell’Ordine; scrivi: non è vera letizia. Così pure che [sonoentrati nell’Ordine] tutti i prelati d’oltralpe, arcivescovi evescovi, e anche il re di Francia e il re d’Inghilterra; scrivi:non è vera letizia. Ancora, [si annuncia] che i miei frati sonoandati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, einoltre che io ho ricevuto da Dio tanta grazia che risano gliinfermi e faccio molti miracoli; io ti dico: in tutte queste cosenon è vera letizia».

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 17

ISSN

1974-23

39

Page 18: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

«Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele»(Lc 24, 21)

Queste sono le parole rassegnate e sconsolanti deidiscepoli di Emmaus, con cui essi pongono la paro-la fine al loro discepolato. Il Maestro li ha delusi,perché quello che si aspettavano non si è verifica-to. Quella delusione riassume le delusioni deidiscepoli di tutti i tempi, per quelle aspettative cuiil Signore non sembra corrispondere. Ci consola però sapere che in ogni nostra delusio-ne il Signore ci “insegue”: ci raggiunge, ci affian-ca e con straordinaria pazienza scalda nuovamenteun cuore freddo, perché arda di rinnovata speranza.Dal racconto di Luca si ha l’impressione che i disce-poli non abbiano sbagliato a sperare nel Signore, piut-tosto che abbiano investito il loro Maestro di atteseimproprie. Vogliamo allora seguire il loro itinerario epurificare anche noi la nostrasperanza, perché nella spe-ranza si compie la nostra sal-vezza.“Salvati nella speranza” èuna espressione paolina1,che è diventata il titolo diuna enciclica di BenedettoXVI. In essa il papa si èimpegnato a cogliere lapotenza della speranza cri-stiana, come luogo presen-te di un futuro ancora invi-sibile, ma non per questoinaffidabile o inutile. Lanostra speranza è allora giàattiva e insieme bisognosadi un compimento nonancora pienamente visibile.Con l’aiuto di questo magi-stero e l’esempio dei disce-poli di Emmaus, cerchiamodi camminare anche noinella via della speranza.

1. Speranza, esperienza performativa e noninformativa2. I discepoli di Emmaus credevano possibile unriscatto e una liberazione per il loro popolo: «laliberazione di Israele» (Lc 24,21). Hanno seguitoper qualche tempo ascoltando, camminando, ecompromettendosi insieme con Gesù di Nazaret,perché era “profeta potente in parole ed in opere”(Lc 24,19). I segni compiuti, le voci che giravanosu di lui, il rapporto con le autorità lasciava presa-gire alle loro menti imbevute di profezie che da luipotevano aspettarsi quello che desideravano. Come può una speranza, e quindi qualcosa cheancora non esiste, suscitare questo cammino dietroad una persona? È proprio della fede il generareuna speranza capace di mettere in moto la vita3.Essi “credono” che Gesù sia il Messia, chiamato arisollevare le sorti di Israele, e per questo la lorofede diventa capace di produrre scelte, decisioni,ecc. In questo senso è una esperienza performativae non solo informativa. La speranza vera è sempre performativa. Propriol’attesa dell’evento che io mi aspetto diventa ilseme che fa germogliare tutta una serie di azioni, diposizioni... in una parola diremmo che come cala-mita attira la mia vita e la mette in moto versol’evento atteso.La speranza è potente, perché sposta tutta una esi-stenza, le dà direzione, senza ancora che gli eventisi siano prodotti. Il futuro, che non si è ancora pre-sentato, già però si annuncia, e getta la sua influen-

za sul presente, determi-nandolo, cambiandolo. I discepoli hanno speratonella liberazione di Israelead opera di un Messia vin-cente, e per questa speran-za hanno messo in campole loro esistenze e si sonocoinvolti.Non erano i soli. Ci raccon-tano gli evangelisti che leattese di tutto il gruppo deidiscepoli erano decisamen-te forti e avevano la perce-zione di un imminentetrionfo. Qualcuno forsecredeva di fare una “marciasu Gerusalemme” (Cf Mt20,20 ss.), perché venissericonosciuto a Gesù unqualche esercizio di pote-re...Quando gli eventi si sonopalesati e sono diventati

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 18

ISSN

1974-23

39

SALVATI NELLA SPERANZAMeditazione di Don Stefano Culiersi

Pubblichiamo la prima parte della Meditazionedi Don Stefano Culiersi, parroco di S. MariaAnnunziata di Fossolo e assistente FFFJ, cheha costituito l'avvio in Bologna del cammino diformazione 2017-2018 della FraternitàFrancescana Frate Jacopa dedicato al tema“Seminare speranza nella città degli uomini”.La seconda parte, che approfondisce i punti“vita eterna” e “città degli uomini”, sarà pub-blicata nel prossimo numero del Cantico.

Page 19: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

quelli drammatici della morte del maestro, essihanno visto che la “porta” verso cui si erano indiriz-zati era in realtà aperta su di un baratro. Non restavache tornare indietro, con il carico di delusioni e difacili recriminazioni circa la responsabilità di averecompromesso la vita per tanto tempo dietro una chi-mera. La delusione è così cocente che chi ancora ali-menta speranze di una sopravvivenza del maestro èconsiderato matto, visionario (Cf Lc 24,11).La speranza è performativa anche quando è inaffi-dabile, perché ha lanciato l’esistenza del credente atutta velocità verso un baratro. Ma quanto hannovissuto in maniera esaltante, finché è durato! Nonè forse l’atteggiamento di tanti, quello di conse-gnarsi a speranze inaffidabili che però creano untempo limitato di euforia, di frenesia, da cavalcarefinché dura con ancora piùdeterminazione perché si sache deve finire e sarà smenti-to?Cleopa e socio hanno vissutouna ebrezza di essere conGesù, bella finché è durata,fino all’acclamazione all’in-gresso in Gerusalemme, dovesembrava ormai fatta.Fede e Speranza mettono ingioco la dimensione del tempodel discepolo. La fede sembraconcentrarsi sul presente, su ciòche è credibile, meglio ancorasulla persona autorevole e affi-dabile che promette. La sua pre-senza è accolta adesso, mentrela sua promessa apre allora aduna speranza possibile, tracciaun itinerario che ha come fonda-mento lui solo, la sua capacità dimantenere la sua parola. Se la fede crede oggi a coluiche parla e la speranza anticipa l’evento futuro anco-ra invisibile, entrambe hanno bisogno della memo-ria, di uno sguardo al passato, al già compiuto persostenersi. Fanno così i profeti, come il Deutero Isaia, quandodeve giustificare la speranza del ritorno dallaschiavitù e la credibilità di un Dio che prometteuna cosa così incredibile, e lo fa invitando a ricor-dare il passato, la Creazione anzitutto e l’Esododall’Egitto. Chi ha già fatto questi prodigi, creandodal nulla e liberando dalla fossa, ancora può com-piere questa meraviglia insperata. È credibile chisi propone, perché l’ha già fatto; è accettabile lasua promessa perché ha già dimostrato di esserecapace di questo. 2. L’errore di Cleopa e socioI discepoli hanno visto per qualche tempo cose pro-digiose compiute da Gesù. Egli ha risuscitato morti,mondato lebbrosi, insegnato con autorità, dimo-strando che Dio era con lui… perché allora si èdimostrato inaffidabile e le loro attese sono crollate?

Essi condividevano le attese e le speranze di tanti,anche di autorevoli personaggi evangelici. Mi piacericordare, anche per la costruzione dell’opera luca-na, le prime figure cariche di speranza che incon-triamo: Simeone ed Anna. Essi sono anziani, prossi-mi alla fine e ancora privi di un compimento alleloro attese. L’evangelista formula la loro speranzacollegando insieme Gesù con Israele/Gerusalemme.– Simeone “aspettava il conforto (paraklesis) diIsraele” (Lc 2,25).– Anna annunciava Gesù a quanti “aspettavano laredenzione (lytrousin) di Gerusalemme” (Lc 2,38).A me pare evidente il desiderio di Luca di fareinclusione tra le speranze di questi due anziani equelle dei due discepoli, che sperano la “liberazio-ne (lytrousthai) di Israele”. Se poi le mettiamo in

relazione con altre espressionidel tutto simili negli Atti degliApostoli, vediamo un intentonarrativo in Luca molto sugge-stivo. Il grande campione dellasperanza diventa allora Paolo,che proprio “a causa della spe-ranza di Israele si trova in cate-ne” in Roma (Cf At 28,20).Questa speranza è legata allarisurrezione di Cristo, che èpromessa della risurrezione diIsraele stesso: per avere “colti-vato questa speranza egli sitrova in giudizio” (Cf At 23,6).Simeone ed Anna, Paolo… essipure hanno sperato e il Vangeloci insegna a vederli non comeillusi perdenti. Essi hanno spera-to come i discepoli di Emmausin Gesù di Nazaret, comeMessia, plenipotenziario di Dio.

Hanno la memoria degli eventi straordinari narratinel Vangelo e per questo la capacità di sperare nellaliberazione del popolo. Ma il Maestro è caduto vitti-ma della stessa oppressione che schiaccia Israele, sianel senso più immediato (il potere occupante diRoma, il peso religioso dei farisei) sia nel senso piùampio del termine (la ribellione, il male, la morte).Colui che doveva compiere la gloria del suo popolo,la luce delle genti, l’affrancamento di Gerusalemme,è caduto in maniera ingloriosa, oscura, umiliante. La correzione che Gesù fa della speranza dei suoidiscepoli sembra proprio ruotare attorno alMessianismo, a quell’idea eroica e vincente di coluiche deve liberare imprigionando gli schiavisti, darevita uccidendo i carnefici, glorificare umiliando i pre-potenti. I profeti (il passato), su cui i discepoli hannonutrito la loro fede (presente) e dato fondamento allaloro speranza (futuro), acquistano un significatonuovo nella esegesi di Gesù risorto. Non parlano piùdi messianismo trionfante, e mentre svelano che “perla gloria era necessaria la passione e morte delMessia” (Lc 24,26), denunciano come stolti e pigri dicuore chi si è perso dietro false illusioni (Lc 24,25).

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 19

ISSN

1974-23

39

Page 20: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Ancora dopo gli eventi pasquali, i discepoli continua-no a mostrare una certa impazienza per il regno diIsraele che deve costituirsi (Cf At 1,6), forse perchérisuona ancora nelle loro orecchie la promessa di sede-re in trono come un antico giudice di Israele (Lc22,30)! Continua a dirci Luca che l’errore dei disce-poli non è di avere “puntato sul cavallo sbagliato”,come se Gesù non fosse il vero e unico Messia di Dio,piuttosto che essi devono leggere negli eventi pasqua-li non un incidente di percorso risolto brillantementedal Cristo, ma l’evento fondante della loro speranza. Èil nucleo originario della loro fede, ormai, con la pro-fessione che il crocifisso è risorto, e Dio ha proclama-to Signore proprio quel Gesù che gli uomini hannorigettato (At 2,36).3. Speranza e tribolazioneLa connessione tra la speranza e la Pasqua rendequesta virtù parente stretta della tribolazione, omeglio strettamente connessa all’esperienza dellatribolazione.In un momento di tensione tra la comunità cristia-na e la sinagoga prima e la società romana poi, iltema della tribolazione diventa prezioso per la vitadei credenti e le speranze sono messe alla provadagli insuccessi e dalle ingiustizie, a cui una comu-nità perseguitata deve andare incontro. Così gliscritti del nuovo testamento conoscono e svelanouna correlazione tra la virtù della speranza e laprova.

Giustificati dunque per fede, noi siamo in pacecon Dio per mezzo del Signore nostro GesùCristo. Per mezzo di lui abbiamo anche,mediante la fede, l’accesso a questa grazianella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldinella speranza della gloria di Dio. E non solo:ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo

che la tribolazione produce pazienza, lapazienza una virtù provata e la virtù prova-ta la speranza. La speranza poi non delude,perché l’amore di Dio è stato riversato neinostri cuori per mezzo dello Spirito Santoche ci è stato dato4.Il credente ha fede in Gesù Cristo. Per que-sto riconoscimento di lui, della sua missio-ne, della sua correlazione al Padre, il cre-dente è allora reso giusto e trova accessoalla grazia di Dio. Il dono di Dio che la fedegli ha permesso (e non le opere della legge),è quella effusione dello Spirito di Dio chegli apre il cuore alla speranza.E quanto più i casi della vita gli procuranotribolazioni, tanto più queste gli alimentanola sua speranza, invece di sottrargliela. A differenza dei discepoli di Emmaus edella loro delusione, Paolo professa chenella tribolazione la speranza aumenta.Certo è dono di grazia, frutto dell’amore diDio che palpita nel cuore, ma rimane questolegame singolare tra la tribolazione e la spe-ranza.

Nella concatenazione di eventi, Rm 5 ci dice chela tribolazione porta con sé il premio della pazien-za, che è la capacità di resistere sotto i colpi (ypo-monè); Colui che sa resistere sotto i colpi è unoche è stato provato (dokimè), affidabile comequalcosa che ha resistito allo “stresstest”, allavalutazione sotto pressione. Chi ha resistito conpazienza alla tribolazione è capace di speranza,perché continua a guardare al futuro, mentreattorno a sé le condizioni gli direbbero invece dinon avere più prospettive. La speranza emergeproprio quando essa è stata messa in discussione,si qualifica in tutta la sua bellezza proprio perchépurificata dalle smentite, in analogia con la fedeche, al pari dell’oro, quando è provata al fuoco sipresenta in tutta la sua purezza e bellezza. La spe-ranza non delude se è poggiata sull’esperienzadell’amore di Dio, memoria di quanto ha fatto pernoi e conferma presente nello Spirito, che rendeattuale le cose.Io ravviso in questo itinerario una parentela strettacon la Pasqua di Cristo, con la tribolazione e laprova del Messia, con la sua fiducia nel Padre e lasperanza della vita, perché “non lascerà che il suoSanto veda la corruzione” (Cfr. Sal 15). La Pasquadi morte e di risurrezione, si compie anche nellavita del credente, il quale a sua volta è partecipedelle tribolazioni e delle prove alla stregua delMaestro5. La speranza del discepolo non è discampare le tribolazioni. La speranza è invece larisorsa delle tribolazioni. Quanto è diverso il nostro atteggiamento, più vici-no ai discepoli di Emmaus e alla loro fuga dalla tri-bolazione che non affine alla Pasqua di Cristo. Anche Pietro va in questa direzione

Se poi doveste soffrire per la giustizia, beativoi! Non sgomentatevi per paura di loro e non

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 20

ISSN

1974-23

39

Page 21: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, neivostri cuori, pronti sempre a rispondere achiunque vi domandi ragione della speranzache è in voi6.

La tribolazione per la fede non deve spaventare ildiscepolo. È forse una garanzia di essere nel solcodel maestro. Ma questa partecipazione alla suaPasqua è occasione per raccontare la speranza checi sostiene. Essa è quella non di scampare la prova,o di uscirne indenni, ma quella della risurrezionedei morti che è già del Signore Gesù. In particola-re Pietro proclama un esito positivo dalla tribola-zione nella evangelizzazione, in analogia con ilCristo. Come egli, per la passione e la morte, hapotuto annunciare il vangelo nella regione dellamorte dove le anime attendevano dai tempi di Noèdi ascoltare il Vangelo della risurrezione, cosìanche adesso ai discepoli viene data la possibilitàdi professare il cuore della loro speranza al mondo,proprio perché messa alla prova ed emersa in pienaluce dalla tribolazione7. Pietro consegna l’efficaciadi questo annuncio del Vangelo nella tribolazionealla mitezza e alla pace, ad una affabilità che la per-secuzione vorrebbe negare, e che invece deve stu-pire sulle labbra dei discepoli messi alla prova.Anche questa gentilezza è una immagine pasquale,perché è Cristo che soffrendo ci ha lasciato l’esem-pio della sua mitezza, perché appunto “ne seguia-mo le orme”8. ��

1 Rm 8,24.2 «La fede cristiana è anche per noi oggi una speranza che tra-sforma e sorregge la nostra vita? È essa per noi «performati-va» – un messaggio che plasma in modo nuovo la vita stessa,o è ormai soltanto «informazione» che, nel frattempo, abbia-mo accantonata e che ci sembra superata da informazioni piùrecenti?» (SS 10).3 «Speranza», di fatto, è una parola centrale della fede biblica– al punto che in diversi passi le parole «fede» e «speranza»sembrano interscambiabili. Così la Lettera agli Ebrei legastrettamente alla «pienezza della fede» (10,22) la «immutabi-

le professione della speranza» (10,23). Anche quando laPrima Lettera di Pietro esorta i cristiani ad essere semprepronti a dare una risposta circa il logos – il senso e la ragione– della loro speranza (cfr 3,15), «speranza» è l’equivalente di« fede » (SS 2).4 «Nell’undicesimo capitolo dellaLettera agli Ebrei (v.1) sitrova una sorta di definizione della fede che intreccia stretta-mente questa virtù con la speranza. Intorno alla parola centra-le di questa frase si è creata fin dalla Riforma una disputa tragli esegeti, nella quale sembra riaprirsi oggi la via per unainterpretazione comune. Per il momento lascio questa parolacentrale non tradotta. La frase dunque suona così: «La fede èhypostasis delle cose che si sperano; prova delle cose che nonsi vedono». Per i Padri e per i teologi del Medioevo era chia-ro che la parola greca hypostasis era da tradurre in latino conil termine substantia. La traduzione latina del testo, nata nellaChiesa antica, dice quindi: «Est autem fides sperandarum sub-stantia rerum, argumentum non apparentium» – la fede è la«sostanza» delle cose che si sperano; la prova delle cose chenon si vedono. […] La fede non è soltanto un personale pro-tendersi verso le cose che devono venire ma sono ancora total-mente assenti; essa ci dà qualcosa. Ci dà già ora qualcosa dellarealtà attesa, e questa realtà presente costituisce per noi una«prova» delle cose che ancora non si vedono. Essa attira den-tro il presente il futuro, così che quest’ultimo non è più il puro«non-ancora». Il fatto che questo futuro esista, cambia il pre-sente; il presente viene toccato dalla realtà futura, e così lecose future si riversano in quelle presenti e le presenti in quel-le future» (SS 7).5 Rm 5,1-5.6 Gv 15,20.7 1 Pt 3,14-15.8 «16Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con unaretta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parlamale di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sullavostra buona condotta in Cristo. 17Se questa infatti è la volon-tà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo ilmale, 18perché anche Cristo è morto una volta per sempre peri peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo amorte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. 19E nello spiritoandò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, 20cheun tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella suamagnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbri-cava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furonosalvate per mezzo dell’acqua» (1Pt 3,16-20).

ISSN

1974-23

39IL CANTICO

“Il Cantico” continua la sua storia a servizio delmessaggio francescano nella convinzione dipoter offrire così un servizio per la promozionedella dignità di ogni uomo e di tutti gli uomini.Per ricevere “Il Cantico” versa la quota di abbo-namento di € 25,00 sul ccp intestato a SocietàCooperativa Sociale Frate Jacopa - Roma IBANIT-37-N-07601-02400-000002618162. Riceverai

anche Il Cantico on line! Invia la tua email a [email protected] l’abbonamento sostenitore di € 40,00 darai la possibilità di diffondere “Il Cantico” e rice-verai in omaggio il volume “Abitare la terra. Abitare la città”, Ed. Coop. Sociale Frate Jacopa,Roma 2016.

Visita il sito del Canticohttp://ilcantico.fratejacopa.net e la relativa pagina Facebook Il Cantico.

Page 22: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

Presso i locali della Pro Loco di Santa Maria degliAngeli, si è tenuto il primo di una serie di incontri,organizzati dalla Fraternità francescana FrateJacopa, aventi come protagonista la figura di“Frate Jacopa”.Relatrice è stata la professoressa Amneris Marcuccila quale avrà anche il compito, di illustrarci, voltaper volta, la figura di questa donna che tanta parte haavuto nella vita del Serafico Padre.Il primo incontro ha avuto come tema “I volti di FrateJacopa”. Il perché di questa scelta è data dal fatto che,se siamo stati attenti osservatori nel venire ad Assisi,l’abbiamo trovata raffigurata sia nella Basilica diSanta Maria degli Angeli, sia nella Basilica inferiore esuperiore di San Francesco, raffigurata con voltiappunto e sembianze completamente differenti.Innanzi tutto la professoressa Marcucci ha illu-strato la figura di questa donna parlando delle suenobili origini, dell’incontro con Francesco pelle-grino a Roma , quando cercava dal Papa l’appro-vazione di quella “Regola” che avrebbe conferma-to cha la strada da Lui intrapresa era quella giusta. A Roma quindi i due si sono visti diverse volte eJacopa avrebbe ospitato il Poverello insieme aisuoi frati nella sua casa scoprendo in Francescoquella spiritualità che forse già andava cercando. Aveva stretto un legame tanto forte, che Francesco,sentendo ormai vicina “Sorella Morte”, desideròche questa donna da Lui fraternamente chiamata“Frate”, cioè fratello come gli altri frati, gli fosseaccanto e gli portasse un panno cinerino, la ceraper le candele e quei dolcetti che a Lui piacevanotanto: i mostaccioli.L’incontro a questo punto è diventato “itinerante”,i presenti, infatti, sono stati invitati all’interno dellaBasilica di Santa Maria degli Angeli dove hanno

ritrovato Jacopa raffigurata nelle pareti della cap-pella del Transito in due momenti diversi: nelmomento della morte del Santo, dove è in abitorosso e nel momento del “funerale” di Francescodove indossa un abito scuro. I Volti di questa donna li ritroviamo anche nellaBasilica inferiore di San Francesco , ed esattamentenella navata centrale, raffigurata con un abito quasimonastico e con un saio in mano, probabilmente ilpanno cinerino, ed è sempre lei in quella Superiore,in abito rosso, che accompagna Francesco ormaimorto nel suo ultimo viaggio verso Assisi (Il com-pianto di Chiara). La presenza di questa nobildonna romana la ritro-viamo in questi giorni, sempre a Santa Maria degliAngeli, al Palazzetto Mediceo del Capitano delPerdono presso la mostra organizzata da RaffaellaBartolucci: “Dal 1200 un simbolo che lascia ilsegno Un ricamo in Punto Assisi: Jacopa deiSettesoli” .Oltre a splendidi lavori fatti da esperte ricamatrici apunto Assisi, si può ammirare la copia del dossale discuola palermitana del 1200, conservato nel Museodel Tesoro della Basilica di S.Francesco, attribuitocome dono di Jacopa a Francesco in occasione delfunerale del Santo e finemente ricamato, che hacoperto il corpo del Santo dopo la morte “...una tra-dizione locale secondo la quale essi (si parla in real-tà di due dossali), donati da Beata Giacoma diSettisoglio, avrebbero servito a coprire il carro chetrasportò il corpo di San Francesco dalla Porziuncolaalla Chiesa di San Giorgio nel 1226”.(la Bartoluccicita al riguardo Rosaria Bonito Fanelli – Il tesorodella Basilica di San Francesco di Assisi. Casa Ed.Francescana Assisi)Quello che si nota nella figura di questa donna, e

che è stato sottolineato dallaprofessoressa, è il fatto cheJacopa sia stata l’unica donnache ha avuto il privilegio diessere accanto al SeraficoPadre negli ultimi istanti divita, tanto che sembra che lasua vicinanza abbia addiritturaper un po' alleviato le sofferen-ze di Francesco, ed è statal’unica donna per cui non c’èstata clausura e verso la qualeFrancesco si è affidato come cisi può affidare alle cure amore-voli di una mamma.Frate Jacopa è quella donnapremurosa e sollecita che ciappare, oggi più che mai, attua-le e che ci fa riflettere sullanostra condizione presi comesiamo dalle nostre paure, dalle

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 22

ISSN

1974-23

39

ALLA RISCOPERTA DI FRATE JACOPA

Page 23: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

preoccupazioni quotidiane, quando non ascoltiamopiù il nostro cuore e non siamo più in grado di vede-re il volto di chi ci passa accanto e ci chiede aiutoanche solo con lo sguardo. Dovremmo quindi fer-marci un momento e fare come ha fatto Frate Jacopa, metterci in ascolto, essere solleciti anche nelle pic-cole cose, ritornare a quel donare incondizionatofatto anche solo della nostra presenza o anche sem-plicemente fatto da una parola data a chi si trova inun momento particolare della propria vita.

Essere come Frate Jacopa possiamo, dovremmoriscoprire tutti quello spirito francescano fatto diamore verso gli altri, fatto di dono incondizionatodi sé, fatto di quella mano sempre tesa e sempresollecita, fatto di quei volti, come quello di Jacopa,che sanno accompagnarti amorevolmente qualun-que sia la strada dalla quale si proviene. Il secondo incontro si terrà nella Basilica di SanFrancesco in Assisi dove “Frate Jacopa “ riposa.

Alberta Daloiso

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 23

ISSN

1974-23

39

SEMINARE SPERANZANELLA CITTÀ DEGLI UOMINI

Il libro, a cura di Argia Passoni, raccoglie gli Atti del Convegno“Seminare speranza nella città degli uomini”, promosso dallaFraternità Francescana Frate Jacopa (Bellamonte 2017) e neinclude le premesse valoriali espresse dagli apporti “Orizzonti disperanza”. Autorevoli teologi ed esperti convergono in unapprofondimento articolato, che, dopo aver considerato il rap-porto ‘Chiesa e città’ e dimensioni teologiche della speranza,pone all’attenzione quattro ambiti cruciali per seminare speran-za oggi: il lavoro per una vita degna, l’etica civile per una convi-venza umana, la comunicazione, il superamento della culturadello scarto, a partire dai segni di speranza già presenti nellacomplessa realtà attuale. Seminare speranza nella città implicaporre in atto processi di rigenerazione sociale, di riorientamentodell’economia e della politica per un autentico servizio al benecomune. Un appello a conversione, in un ancoraggio alla con-templazione e al discernimento comunitario uniti alla mobilita-zione perseverante per passare dalla cultura dello scarto alla fra-ternità. “Il futuro è soprattutto nelle mani delle persone che rico-

noscono l’altro come un tu e se stesse come parte di un noi” (Papa Francesco).

Il volume, a cura di Argia Passoni, propone i contributi di Don Stefano Culiersi (Storia della teologia),Don Massimo Serretti (Teologia dogmatica), p. Lorenzo Di Giuseppe ofm (Teologia morale), MariaBosin (Sindaco di Predazzo), Marcella Morandini (Direttore Fondazione Dolomiti Unesco), MauroLeveghi (Segretario Gen. CCIAA di Trento e Bolzano), Piero Badaloni (Giornalista), Don Rodolfo

Pizzolli (Delegato PSL Diocesi di Trento), S.E. Mons. Mario Toso(Vescovo di Faenza Modigliana), Giustino Basso (Presidente UcsiTrento e Bolzano), Simone Morandini (Teologia della creazione eEcumenismo), Paolo Rizzi (Economia).

Il libro (pagg. 172, € 13) si può richiedere a [email protected] – tel. 06631980 - 3282288455.

CALENDARIO “LE VIE DELLA PACE”Nel Calendario 2018 sono proposte le ppaarroollee tteessttiimmoonniioodella spiritualità francescana, pensando che le vie della pacetracciate dal Poverello di Assisi possano aiutare ad affronta-re in spirito di letizia le sfide che il nostro tempo ci proponee a “trasformare queste sfide in occasioni di crescita e innuove opportunità” (Papa Francesco).

Il Calendario Francescano 2018 può essere richiesto [email protected] – tel. 06631980 - 3282288455.

AA.VV.

SSEEMMIINNAARREE SSPPEERRAANNZZAANNEELLLLAA CCIITTTTÀÀ DDEEGGLLII UUOOMMIINNII

Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa

Page 24: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

ACQUA FONTE DI VITARingrazio gli organizzatori di questo incontro.Vorrei esprimere il mio plauso per aver volutoaffrontare l’approfondimento della disponibilità eduso dell’acqua a partire da una visione dell’ Acquacome fonte di vita. Questa visione purtroppo non èquella prevalente presso la classe politica italiana,i cittadini, i giovani, buona parte dell’associazioni-smo anche ambientale.Nonostante la comunità internazionale abbia rico-nosciuto nel 2010 che l’acqua è un diritto umano,e sancito che il diritto all’acqua è universale,autonomo e specifico; nonostante 27 milioni dicittadini abbiano abrogato l’obbligo della messa agara del servizio idrico e affermato che l’acquanon è una merce e che sulla gestione dell’acquanon si può fare profitto garantito; nonostante gliStatuti di alcuni Comuni abbiano inserito il rico-noscimento dell’acqua come bene comune e dirit-to umano, il nostro paese non ha una legge quadroche riconosca il diritto umano all’acqua, garanti-sca l’accesso ad un minimo vitale gratuito per

tutti i cittadini e sancisca la priorità dell’usoumano sugli altri usi.La visione dominante non solo nel nostro Paese maa livello internazionale è quella che l’acqua non èun bene comune da salvaguardare, non è fonte divita ma al contrario:* l’acqua è una merce, una risorsa economica, unacomponente del Capitale naturale il cui valore puòessere quantificato, inserito nei bilanci nazionali,regionali e tutelato attraverso investimenti negliecosistemi con pagamento degli usi e dell’accesso;* l’acqua è un bene a valenza economica da affi-dare in gestione al mercato, gli usi da calmierareattraverso lo strumento del prezzo (chi consumapaga e chi inquina paga);* l’acqua, come la terra, i boschi, l’aria sono dagestire come servizi a rilevanza economica.L’Agenda 2030 ha derubricato (obiettivo 6) il dirit-to umano sancito da una risoluzione ONU in acces-

Novembre-Dicembre il Cantico n. 11-12/2017 24

ISSN

1974-23

39

ACQUA FONTE DI VITARelazione del Dott. Rosario Lembo, presidente Cicma

Pubblichiamo in forma di scheda la relazioneproposta dal Dott. Rosario Lembo, PresidenteCicma, al Convegno promosso dal Comune diMonte S. Pietro (Bologna) domenica 15 ottobre2017 sul tema “Acqua fonte di vita” –Disponibilità, uso responsabile e cambiamenticlimatici – che ha visto anche l’intervento dellaDott.ssa Claudia Castaldini di Legambiente, inun apporto sinergico dal punto di vista della tute-la ambientale sulle importanti questioni in gioco.L’incontro, aperto con i saluti del SindacoStefano Rizzoli, è stato introdotto dall’Assessoreall’Ambiente Monica Cinti, che ha sottolineatocome il Comune di Monte S. Pietro sia moltoattento ai beni ambientali e come il Convegno siafrutto di una sensibilità dell’Amministrazione, acui hanno collaborato varie associazioni, a parti-re dallo stimolo del maestro Paolo Salomone,con il supporto della Fraternità FrancescanaFrate Jacopa. L’Assessore alla Pace e alloSviluppo sostenibile Barbara Fabbri, completan-do la presentazione, ha ricordato che ilConvegno è stato introdotto dalla Mostra “Goccedi vita” (Cicma) allestita durante la settimanaantecedente, e particolarmente finalizzata acoinvolgere i ragazzi delle Scuole elementari emedie. I ragazzi che hanno visitato la Mostrahanno iniziato un interessante percorso di sensi-bilizzazione che li vedrà protagonisti di un con-corso, diventando così loro stessi presso la citta-dinanza messaggeri dell’importanza dell’acquafonte di vita.

Page 25: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

so economico attraverso un prezzo accessibile euna gestione economicamente efficiente garantitadal mercato. Lo Stato, i Sindaci, da tutori deldiritto umano all’acqua, diventano regolatori delmercato e delle società che gestiscono il servizio diaccesso all’acqua.LA VISIONE DELL’ITALIA RISPETTO ALL’ACCESSOALL’ACQUAIl primo rapporto sullo Stato del Capitale Naturale inItalia, redatto dal Ministro dell’Ambiente nel mag-gio del 2017 fotografa uno status che si riferisce alperiodo 2001-2010. L’Italia viene descritta come unpaese potenzialmente ricco d’acqua (il volumemedio delle piogge risulta superiore alla mediaeuropea), la cui disponibilità “teorica” non coincidecon quella “effettiva” a causa della natura irregolaredei deflussi e delle carenze infrastrutturali. Le crisiidriche che negli ultimi anni hanno colpito città eRegioni non sono citate nel Rapporto e non si parladi una crisi idrica tuttora permanente.A livello culturale la Strategia Nazionale OSSAgenda Italia 2030 associa– l’accesso all’acqua per uso umano al benessereindividuale della persona o della comunità, anzichéalla garanzia di accesso ad un minimo vitale comediritto umano universale legato alla dignità della vita;– l’accesso universale all’acqua e ai servizi igieni-ci all’allacciamento delle abitazioni alla rete idricae agli impianti di depurazione e con riferimentoall’accesso si propone solo quello ai più poveri evulnerabili, attraverso polis di welfare sociale,assistenziale, per garantire di pagare l'accesso alservizio idrico (Bonus idrico).ACQUA FONTE DI VITA E MAGISTERO DELLACHIESAPer trovare una visione dell’acqua come fonte divita, come diritto umano (precondizioni per l’ac-cesso a tutti gli altri diritti umani legati alla dignitàdella vita umana), non si può far riferimento, né aduna legge italiana, né ad una direttiva quadrodell’Europa, né ad una Agenda delle UN.Solo il Magistero, cioè l’enciclica Laudato Si’ dipapa Francesco ed alcuni suoi discorsi – comequello del 24 febbraio us – ricordano agli Stati ildovere di garantire il diritto umano all’acqua alivello di un minimo vitale legato alla dignità dellavita e sollecitano gli Stati all’adozione di strumen-ti giuridici e legislativi.Sono le chiese (Cattolica, Evangeliche,Protestanti) i difensori e promotori di unavisione dell’acqua come bene comune datutelare e salvaguardare per garantire ildiritto umano di accesso. Le principali criticità rispetto a disponibi-lità e uso dell’acqua sono descritte nel 2°capitolo dell’enciclica, un po’ meno nelRapporto sullo Status del CapitaleNaturale e nella Agenda italiana di svi-luppo sostenibile. Ne ricordiamo alcune:

* l’inquinamento, causato dalle discariche di sostan-ze che contribuiscono all’acidificazione del suolo edell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi,diserbanti e pesticidi tossici,* l’esaurimento delle risorse naturali, determinatoda uno sfruttamento del pianeta, senza risolvere ilproblema della povertà,* le criticità del ciclo naturale dell’acqua che ridu-cono la disponibilità di acqua pulita e di buonaqualità e gli equilibri naturali degli ecosistemi ter-restri e acquatici,* il diffondersi della crisi idrica perché la domandasupera l’offerta sostenibile e la disponibilità dellarisorsa è minacciata dagli effetti dei cambiamenticlimatici,* crisi idriche che colpiscono le grandi città, pereffetto dei cambiamenti climatici (San Paolo,California, ma anche Bologna, Roma…).LE CRITICITÀ LEGATE ALL’ACCESSO ALL’ACQUAQueste preoccupazioni sono confermate da alcuneproiezioni e trend statistici. Ancora oggi, nel 2017:> 748 milioni di persone non hanno accesso adacqua potabile.> 2,6 miliardi non utilizzano servizi igienici di base. > 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono. > il consumo mondiale di acqua è decuplicato di unsecolo.> negli ultimi 50 anni la disponibilità d’acqua èdiminuita 3/4 in Africa, 2/3 in Asia.Nel 2030 le proiezioni indicano:> il 30% popolazione mondiale vivrà in situazio-ne di crisi idrica,> 2,5 miliardi di persone si sposteranno verso icentri urbani,> l’11% degli abitanti del pianeta soffrirà la fame. Nel 2050 la domanda di acqua nel mondo saràaumentata dell’85%, quella del cibo del 130%,quella dell’energia del 135%. Nel 2075 oltre 7miliardi di persone, sui potenziali 9 miliardi, sitroveranno in situazioni di crisi idrica ed il 7%della popolazione dovrà far fronte ad una ridu-zione del 20% per effetto dei cambiamenti clima-tici.Entro il 2050 si raggiungeranno:> 200/250 milioni di rifugiati ambientali, per effet-to dei cambiamenti climatici> 50 milioni di profughi climatici in prevalenzaesuli dall’Africa.

Novembre-Dicembre

ISSN

1974-23

39

Page 26: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

L’ACCESSO ALL’ACQUA: LO STATUS• Acqua e città. Entro il 2050 2,5 miliardi di per-sone si sposteranno nei centri urbani. Ogni setti-mana, nel mondo, un milione di persone si spostaverso una città. Nel 2030 oltre il 40% della popo-lazione mondiale vivrà in area a stress idrico.• Acqua ed usi produttivi. La domanda di acquaper usi produttivi – che oggi supera quella per usoumano – aumenterà del 400% entro il 2050. Ladomanda crescerà soprattutto nei Paesi in via disviluppo per la crescita delle piccole e medieimprese (PMI), in funzione dei processi di delo-calizzazione e di modelli di cooperazione espor-tati.• Acqua, agricoltura e sicurezza alimentare. Iprelievi pari al 70% per uso agricolo non sonodestinati a diminuire. Le previsioni ci dicono cheentro il 2050 l’agricoltura dovrà produrre il 60% inpiù di cibo a livello globale; nei paesi in via di svi-luppo l’incremento sarà del 100%.• Acqua e popolazione mondiale. La nostraimpronta ecologica evidenzia che la domandaannuale di risorse utilizzate è al di sopra di quantola Terra riesca a rigenerare ogni anno. Usiamo,oggi, l’equivalente di 1,3 della Terra ogni anno.DISPONIBIITÀ E USO NEL CONTESTO ITALIANOAlcune criticità delle risorse idriche disponibili:(dati Rapporto ISTAT)• il 10% della popolazione non ritiene potabilel’acqua del rubinetto erogata. • il 9,4 % delle famiglie italiane lamenta una irre-golarità rispetto alla qualità del servizio nelle pro-prie abitazioni, Trend in crescita rispetto al 2014.Nelle Regioni del Sud Italia, la % sale al 37,5% inCalabria, 29,3% in Sicilia e 17,9% in Abruzzo. • Il 28,0% delle famiglie italiane non si fidano abere l’acqua di rubinetto. • il consumo di acqua minerale ha raggiunto, nel2015, i 208 litri a persona e il trend non accennaa diminuire. Siamo al terzo posto nel mondo perconsumi di acqua in bottiglia, dopo Usa eAustralia.• il consumo giornaliero di acqua si attesta sui 245lt/pers, per tutti gli usi.• ogni giorno l'Italia spreca risorse idriche suffi-cienti in un anno a 10,4 milioni di persone mentrela scarsità di acqua è una seria minaccia in 10Regioni.

CRITICITÀ FUTURE: COSA POSSONO FARE LE CITTÀ• Abitazioni e città. I circa 60-62 milioni di personeche abiteranno nei prossimi quindici anni in Italiaavranno una distribuzione per età differente dall'at-tuale, con un aumento degli anziani e degli immi-grati di prima e seconda generazione.• Acqua e fognature. L’urgenza è quella di diminui-re le perdite di acqua potabile nelle reti di distribu-zione (circa il 30% dell'acqua immessa nelle reti),migliorare lo stato delle fognature, insufficientianche in grandi città, e dei processi di depurazionedelle acque usate, che determinano inquinamentidelle falde sotterranee, dei fiumi e del mare e diffu-sione di malattie. I processi di depurazione delleacque usate urbane, stimate in 5 miliardi di metricubi all'anno, producono come residui dei fanghi dacui è possibile ottenere metano da usare come com-bustibile (esperienza CAP Milano).• Città e acquedotti. In media in Italia il 38,2% del-l'acqua viene persa. In alcune città come Latina,Frosinone, Campobasso, Vibo Valentia, TempioPausania e Iglesias si arriva a disperdere fino al 60%dell’acqua potabile.. Solo in otto capoluoghi italianisi registrano dispersioni inferiori al 15%: Pavia,Monza, Mantova, Udine, Pordenone, Macerata,Foggia e Lanusei e Milano è intorno al 10%.COME AFFRONTARE QUESTE SFIDELa sfida del come garantire l’accesso all’acqua edil rapporto fra uomo e ambiente va affrontata adiversi livelli1. I comportamenti umani e collettivi> livello culturale: consapevolezza che l’acqua èun bene comune e non una merce che si può con-sumare, sprecare, inquinare> livello degli usi responsabili; l’acqua è un dirittoe come tale garantito a tutti ma impone anchecomportamenti responsabili e quindi adozione incasa di strumenti per la riduzione dei consumi (ser-vizi igienici, docce...)2. Le politiche degli enti locali> livello di educazione ambientale dei cittadini> livello dei regolamenti e policy nelle cittàimprontate al risparmio idrico (Reti duali), riuti-lizzo acque reflue e di prima falda, uso dell’acquadi rubinetto nei locali pubblici, informazione suqualità acqua, norme nei regolamenti edilizi perridurre il consumo di acqua sanitaria negli edifici eper il riutilizzo delle acque meteoriche. (Esempi

CAP Città Metropolitana di Milano)> adozione di piani per l’adatta-mento ai cambiamenti climaticicon riferimento alla conservazionedel suolo, attivazione di riserveidriche> monitoraggio delle politiche digestione delle società del SII e inve-stimenti per riduzione perdite, sal-vaguardia e sostenibilità ambientaledella acqua, buone pratiche a tuteladel ciclo naturale dell’acqua.

26

ISSN

1974-23

39

Page 27: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

• A livello mondiale-internazionale> Sottrarre la governance dell’acqua al mercato, cioèal Consiglio Mondiale dell’acqua (composto dalleprincipali Multinazionali) e agli stakeholder attraversoil Forum Mondiale dell’acqua, riportando il governodell’acqua, come bene comune dell’umanità e dellaTerra, sotto il controllo di una Autorità Mondiale del-l’acqua autonomo rispetto alle Nazioni Unite;> Adottare a livello di comunità internazionalestrumenti giuridici, di diritto internazionale, vinco-lanti per gli Stati che definiscano:– le modalità procedurali e sostanziali con cui gliStati possono garantire il diritto umano all’acqua alivello di minimo vitale;– obblighi e vincoli per gli Stati a tutela e salva-guardia dell’acqua come bene comune;– strumenti di accesso alla giustiziabilità delle vio-lazioni.• A livello nazionale: ruolo degli Stati> livello politico: la concretizzazione del dirittoumano all’acqua, sancito dal 2010 da una risolu-zione ONU, a livello dei singoli Stati, passando dallivello declaratorio a legislazioni nazionali eTrattati internazionali, cioè strumenti giuridici vin-colanti, costituisce, come sollecitato da papaFrancesco, un obiettivo da perseguire;> livello culturale: riconoscere l’acqua come benecomune, fonte di vita, abbandonando l’approccioeconomicistico di considerarlo e gestirlo come unamerce, un capitale economico al pari di altre risor-se naturali messe a disposizione dalla natura;> livello gestionale e di governance: superare lagestione economica del servizio idrico finalizzata alprofitto, un governo del ciclo idrico affidato alla tec-nologia e alla pretesa di riuscire a sostituire il ciclonaturale con un ciclo artificiale e tecnologico del-l’acqua.LE PISTE DI AZIONE DEL CICMALa promozione di una cultura e di un modello digoverno dell’acqua come fonte di vita, cioè comediritto umano e bene comune, sganciato dall’ap-proccio esclusivamente economico che consideral’acqua una merce, un capitale economico.Questo approccio richiede un cambiamento cultu-rale, comportamentale ma soprattutto di politicheche parta dai territori e dai cittadini. È questa mobi-litazione che ha portato dopo 10 anni di lavoro deicomitati al riconoscimento del diritto umanoall’acqua da parte delle Nazioni Unite 2010 e alsuccesso referendario del 2011.Gli enti locali rappresentano la dimensione dellapubblica amministrazione più vicina ai cittadini e

le comunità territoriali i primi tutori dei beni comu-ni. I Sindaci assieme ai cittadini, coinvolgendo ededucando i giovani, devono ritornare ad essere igestori diretti di beni naturali comuni come l’ac-qua, l’ambiente, il suolo, affidati in custodia ed usoalla responsabilità delle comunità territoriali. Purtroppo l’orientamento del legislatore italiano edella Comunità europea è finalizzato a ridurre sem-pre di più la sovranità ed il governo dei beni comu-ni della natura sottraendoli agli Stati ed ammini-strazioni territoriali per trasferire a dimensionemondiale ai mercati e alla finanza speculativa lagestione e la tutela di questi beni assumendo comepunto di riferimento il profitto e l’efficienza eco-nomica.Come CICMA siamo quindi impegnati> a modificare, in coordinamento con l’ASVIS, lastrategia italiana dell’Agenda 2030 rispetto aldiritto umano all’acqua;> ad azioni di advocacy sul Parlamento per l’appro-vazione di una legge quadro che giace al Senato eche riconosce il diritto umano all’acqua e le modali-tà di accesso gratuito ad un minimo vitale per tutti; > ad identificare un primo nucleo di Stati disponi-bili a sostenere l’adozione di un Protocollo vinco-lante che definisca le modalità per garantire il dirit-to umano all’acqua, come tutelare l’acqua e il con-trasto alle violazioni; > a livello di città /territori, redigere una Carta del-l’acqua come diritto umano e bene comune, chedefinisca le buone pratiche ed impegni delle ammi-nistrazioni a difesa dell’acqua come diritto umanoe bene comune.Le premesse sui cui si fonda questa pista di lavorosono:– la Milan Food Policy Pact redatta in occasione diExpo 2015 che prevede impegni per il diritto al ciboe all’acqua, sottoscritta da 148 città comprese 18città italiane, fra cui la Città Metropolitana diBologna:– alcune Città hanno promosso la Carta, ad esem-pio la Carta di Bologna (8 giugno 2017) su OSDdell’Agenda che non contiene impegni a difesadell’acqua ma solo rispetto alla depurazione.Ci auguriamo che il Comune di Monte San Pietroe la Città di Bologna possano associarsi a questipercorsi per costruire a partire dai territori proces-si di rinnovamento culturale ed educativo dei citta-dini e soprattutto dei giovani. Grazie dunque per questo incontro e per il coinvol-gimento del mondo della scuola.

��

ISSN

1974-23

39

PROTOCOLLO INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO ALL’ACQUAPer ottenere l’adesione alla proposta del Protocollo di un gruppodi Stati e l’avvio di una fase negoziale presso il Consiglio dei DirittiUmani, è necessario una mobilitazione internazionale da parte dicittadini, ONG, Movimenti sociali, nei confronti dei rispettiviGoverni. Per questo è stata lanciata la Campagna internazionale“WaterHumanrighttreaty” (www.waterhumanrighttreaty.org). Tiinvitiamo ad aderire utilizzando il modulo Subscribe, sul sito dellaCampagna. Puoi approfondire i contenuti del Protocollo e della

Campagna attraverso i documenti reperibili sul sito www.contrattoacqua.it.

Page 28: ilCanticoilcantico.fratejacopa.net/wp-content/uploads/2017/12/...pace”, strettamente legato ad un altro Messaggio di Francesco, quello per la Giornata mondiale del Migrante e del

La Cooperativa Sociale Frate Jacopa è finalizzata a rendere concreta nel quotidiano la dottrina sociale della Chiesa secondo lo spirito di S. Francesco,attraverso attività sociali, educative, formative, ed in particolare attraverso progetti a favore degli ultimi. Vuole essere uno strumento operativo per pren-dersi cura del bene comune nella interazione con la società civile e con le istituzioni nei vari territori.L’auspicio dei soci fondatori è che la Cooperativa Frate Jacopa possa essere utile affinché il lievito della fraternità possa sempre meglio rendersi presente nellaChiesa e nella società, nella immutata fedeltà al carisma francescano, ricercando forme adeguate alla novità dei tempi per incontrare e servire i fratelli, facen-doci loro prossimi. E sostenendo nella concreta operatività quella cultura della pace e del bene a cui sono chiamati i seguaci di S. Francesco nel mondo.LE NOSTRE ATTIVITÀ* Scuola di Pace operante con particolare attenzione ai temi della Pace, della Custodia del Creato, del Bene Comune e della Comunicazione (approfondi-mento interdisciplinare alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa e della Spiritualità Francescana).* Pubblicazione Rivista Nazionale “Il Cantico”.* Testi di formazione, Atti di Convegni, Schede di sensibilizzazione.* Collaborazione di volontariato con Diocesi, con la Caritas e con il Servizio Accoglienza Vita. Collaborazione con il Tavolo per la Pace della Provincia diBologna.* Progetto formazione-lavoro per ragazzi diversamente abili e percorsi di autonomia in collaborazione con l’Associazione “Solidabile Onlus”.* Percorsi della Scuola di Pace sul territorio: Progetto “Stili di vita per un nuovo vivere insieme”.* Lavoro a tutela dei beni di creazione, con l’adesione alla Campagna Acqua Bene Comune, alla Campagna Caritas Internationalis “Una sola famiglia.Cibo per tutti” e alla Campagna Internazionale “Water human right treaty”.* Adesione al Forum Sad, alle Campagne, “L’Italia sono anch’io”, “Sulla fame non si specula”, “Uno di noi” e alla Campagna “Povertà zero” dellaCaritas Europea e Italiana.* Sostegno a distanza. Sostegno Iniziativa Struttura Sanitaria Club Noel per l’infanzia povera della Colombia.ANCHE TU PUOI SOSTENERE LE OPERE DI FRATERNITÀ DESTINANDO IL 5 PER MILLE ALLA SOC. COOPERATIVA SOCIALE FFRATE JACOPA. PER FARLO BASTA APPORRE NELLA TUADICHIARAZIONE DEI REDDITI IL NUMERO DI CODICE FISCALE DELLA COOPERATIVA SOCIALE FRATE JACOPA, CF 09588331000, NELL’APPOSITO RIQUADRO CON LA TUA FIRMA.Per inviare offerte usa il bonifico bancario sul c/c Banca Prossima Gruppo Intesa S. Paolo, P.le Gregorio VII, IBAN IT82 H033 5901 60010000 0011125intestato a Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, con la causale “Liberalità a favore della Cooperativa Sociale Frate Jacopa”. Verrà rilasciataricevuta per usufruire delle deduzioni fiscali previste dalla legge.

Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa - Via Tiburtina 994 - 00156 RomaTel. 06631980 - www.coopfratejacopa.it - [email protected] - www.fratejacopa.net - htpp://ilcantico.fratejacopa.net

Società Cooperativa Socialefrate Jacopa

Codice fiscale 09588331000

La Fondazione Infantile “Club Noel” è l’unico ospedale dedi-cato esclusivamente alla cura dei bambini poveri residenti intutto il Sud-Ovest della Colombia, nella città di Cali. QuestaFondazione è stata creata nel 1924 e da allora è stata sempreal servizio dei bambini poveri e ammalati che difficilmentepotrebbero raggiungere un’altra struttura sanitaria. Lo sposta-mento forzato dei contadini verso la città ha prodotto una cre-scita significativa del numero dei bambini malati da zero a dueanni e relativo aumento delle domande alla Clinica infantile.Considerando la vita e la salute come diritti fondamentali dei

bambini, la Fondazione Clinica Infantile ha la necessità dimigliorare ambienti, apparecchiature e personale per salvarela vita di molti bambini poveri. Per questo motivo è necessarioil sostegno finanziario di istituzioni e di privati al fine di poterapprontare interventi e soluzioni adeguate per questi bambinicolpiti da complesse patologie endemiche, degenerative,infettive, congenite, ecc., causate da: clima tropicale, cattivecondizioni alimentari e di vita, servizi inadeguati, fattori eredi-tari.La Cooperativa Sociale “Frate Jacopa” ha accolto questarichiesta di aiuto, di cui si è fatto portatore p. José AntonioMerino, che conosce di persona i responsabili dellaFondazione e l’impegno umanitario da questa profuso. Leofferte, grandi e piccole, che saranno fatte tramite la coopera-tiva, saranno inviate, come nostro contributo alla realizzazio-ne di progetti per l’acquisto di attrezzature diagnostiche e l’al-lestimento di una unità di cura intensiva per i bambini cherichiedono interventi chirurgici postoperatori complessi.Chi intende partecipare può inviare la propria offerta conbonifico bancario sul c/c intestato a Società CooperativaSociale Frate Jacopa presso Banca Prossima, precisandola causale “Liberalità a favore della Cooperativa SocialeFrate Jacopa per il Progetto Club Noel Colombia”: IBAN:IT82H0335901600100000011125. Sarà rilasciata ricevutaper usufruire delle agevolazioni fiscali previste.

SOSTEGNO A DISTANZA - CLINICA INFANTILE “CLUB NOEL”I bambini della Colombia attendono il nostro aiuto