zona 508 numero di novembre

36
Libertà 3 Novembre 2010 AnnoVII - Numero Z o n a 5 0 8 B i m e s t r a l e D a g l i i s t i t u t i d i p e n a B r e s c i a n i - A u t o r i z z a z i o n e d e l T r i b u n a l e d i B r e s c i a n . 2 5 / 2 0 0 7 d e l 2 1 g i u g n o 2 0 0 7 Zona 508 il bimestrale Dagli Istituti di pena Bresciani il bimestrale gli Istituti di pena Bresciani Da S pe c i a l e :

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Page 1: Zona 508 Numero Di Novembre

Libertà

3

Novembre 2010

Anno VII - Numero

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S pecial e:

Page 2: Zona 508 Numero Di Novembre

2

Pag.3

L‟editoriale

Pag. 4

Iniziative

Pag. 9

Recensione

Pag. 11

Speciale Libertà

Pag.25

Liberi pensieri Pag.31

Ricetta

Pag. 32

Oroscopo

Pag 33

Consiglio

Zona 508Autorizzazione del Tribunale di

Brescia

Direttore responsabile :

Editore :Act

Redazione e amministrazione :

Tipografia :

Redazione Verziano e Canton Mombello :

Redazione Act :

n. 25/2007 del 21 Giugno 2007

Marco Toresini

( Associazione Carcere e Territorio )Via Spalto S. Marco, 19 – Brescia

c/o ActVia Spalto S. Marco, 19 – Brescia

Grafiche Cola s.r.l. Via Rosmini, 12/b

23900 Lecco

Letizia, Giuseppe, Mauro, Danilo, E-

di, Giovanni, Alfredo,Gianluigi, Ales-

sandro, Federico, Maurizio, Erman-

no,Madel, Armand Andrea, Jovy, Eli-

sa, Clemente, Antonio, lassaad, Hi-

cham, Said, Redouane, Michele, Vin-

cenzo, Kelolli, Giorgio, Roberto, Ber-

nold.

Michela, Matteo, Ro-

berta, Paola, Stefania,

Carmelo, Marta B., Da-

niele, Marta S., Fabiana,

Marco, Ramon, Brunel-

la, Laura, Andrea, Mo-

nica, Alessandra.

Sommario

Page 3: Zona 508 Numero Di Novembre

3

L’editoriale

Pag. 4

Iniziative

Pag. 9

Recensione

S iamo un po‟ strani noi di Zona 508. Sia-

mo degli inguaribili sognatori se dedichiamo lo

speciale di questo numero alla Libertà. Si, avete

letto bene: Libertà (nel senso più nobile del ter-

mine, quello scritto con la lettara maiuscola).

Pronunciata in una cella del Carcere di Canton

Mombello o di Verziano, quella parola sembra

spegnersi negli spazi angusti, fra le cuccette a

castello, sembra infrangersi contro le porte blin-

date, sembra intrappolarsi fra le sbarre.

Eppure parlare di Libertà è stata una esigenza

espressa proprio dalla redazione che quotidiana-

mente convive in quelle celle. E‟ stato un parla-

re senza remore, un confrontarsi senza reticen-

ze, senza sfuggire, nascondere o esorcizzare i

propri sbagli le proprie vite calpestate da scelte

dissennate.

E‟ stato uno scrivere schietto e – è il caso di

dirlo - quasi liberatorio. Si, perché, leggendo

questi scritti (spero che anche a voi faranno la

medesima sensazione) sembra quasi che a pesa-

re sulla Libertà non sia tanto la condizione del

presente, quella di detenuto, quanto quella pas-

sata fatta di tante devianze, di tante scelte che

hanno allontanato famiglie e affetti.

Così la condizione di detenuto, di cui nessuno

nasconde la pesantezza, è spesso vissuta come

la condizione del transito, il momento nel quale

coltivare il riscatto, prepararsi ad essere un uo-

mo e una donna nuovi.

“Ora vi dirò una cosa che pro-

babilmente vi sorprenderà: io

ho trovato la mia libertà in car-

cere” scrive Letizia nelle pagi-

ne che seguono mettendo in

questa frase tutta la determina-

zione che l‟ha portata (ne ab-

biamo parlato nello scorso nu-

mero) a festeggiare la laurea

maturata, come il diploma,

all‟interno del carcere. La vera

prigionia – sintetizzo il pensie-

ro di Letizia – era quella condi-

zione che l‟ha portata in cella giovanissima e in

quella cella, pur tra mille difficoltà, lei si è ri-

trovata, ha iniziato a costruire la sua libertà, la

sua capacità di autodeterminarsi, di sentirsi più

viva che un tempo. Una libertà interiore che

diventerà piena quando la libertà sarà anche fi-

sica.

Una libertà finalmente matura, spiegano i nostri

redattori in questo speciale. Perché matura non

era la libertà vissuta cercando cose inutili, pre-

varicando diritti altrui, cercando nella schiavitù

della dipendenza nuovi mondi e nuove frontie-

re. Non era matura la libertà che ha portato mol-

ti a perdere affetti, figli, famiglie, genitori. Ha il

sapore della libertà vera ora poter scrivere di

dipendenze vinte, di affetti ritrovati, di capacità

di discernere tra valori reali e mondi effimeri, di

vite difficili alle quali ora poter guardare con la

soddisfazione di aver lottato tanto, ma alla fine

di aver vinto una scommessa, quella più diffici-

le: quella per la vita.

Quando anni fa mi sono accostato a questa e-

sperienza al fianco di Zona 508, l‟ho fatto con

la consapevolezza che avrei ricevuto più di

quanto potevo dare. Leggere le pagine che se-

guono non fa altro che consolidare questa mia

convinzione. Non fa altro che ricordarmi che le

cose spesso non sono mai come appaiono. Se

fosse così non avremmo mai potuto parlare di

Libertà proprio la dove il cielo è a quadretti.

Marco Toresini

Quando la libertà finalmente matura

Page 4: Zona 508 Numero Di Novembre

4

Iniziative

G iovedì 7 ottobre 2010, si è tenuta pres-

so la Casa di Reclusione di Verziano,

un'interessante conferenza sulla voglia di sentir-

si “detenute e detenuti di Verziano”.

A questa giornata di studio, sono intervenuti tra

i relatori oltre alla Direttrice della CR Dott.ssa

Francesca Paola Lucrezi, moltissimi perso-

naggi di spicco tra cui Mario Fappani (Garante

detenuti del Comune di Brescia), Andrea Ar-

cai (Assessore Istruzione e Cultura del Comune

di Brescia) e diversi dirigenti scolastici ed e-

ducatori delle varie realtà scolastiche, di tutti i

livelli, presenti sul territorio bresciano e colla-

boranti con il carcere.

Comune per tutti è stata la tesi secondo cui la

prigionia non deve essere vista né impartita co-

me una punizione esclusiva della persona, sfo-

ciante in una lesione dei suoi diritti personali e

di dignità, ma deve essere un periodo di tempo

in cui il soggetto abbia la possibilità di riflettere

sul “peccato” commesso, e quindi, di potersi

redimere.

Già, ma con quali mezzi? Ecco quindi che

entra in scena la SCUOLA, quale ben si presta

come mezzo per educare alla legalità (intesa

come stile di vita e comportamento sociale)

prevenendo al contempo la ricaduta all'erro-

re, promuovere una maturazione personale e

mentale dell'individuo carcerato, ed infine, ma

non meno importante, fornire le competenze

necessarie allo svolgimento di un'attività lavo-

rativa per la vita nel “dopo-pena”.

Questo luogo d'istruzione, spesso tanto bistrat-

tato e scarsamente considerato da chi lo fre-

quenta tutti i giorni, per una persona che ne vie-

ne privata viene rivalutato e compreso in quella

che è la sua enorme potenza educative e ric-

chezza di risorse.

Attualmente, alla CR Verziano, sono attivi corsi

di studio per la licenza media, alfabetizzazione

(soprattutto per stranieri), Maturità superiore

(Istituti “Tartaglia” per geometri e “Fortuny”

per i corsi moda e arredamento), e Universitaria

(Università Cattolica di Brescia).

Le modalità ed i tempi di svolgimento delle le-

zioni sono in tutto e per tutto uguali a chi fre-

quenta esternamente, ed è grazie alla buona vo-

lontà degli studenti, alla collaborazione degli

enti scolastici e dei docenti incaricati, e di chi

fornisce i permessi necessari, se questa preziosa

macchina di “reinserimento educativo-sociale”

continua a muoversi egregiamente.

Inoltre, fiore all'occhiello della CR bresciana, è

anche l'istituzione di classi miste maschi/

femmine, che costituiscono un' importante non-

ché unica via di contatto e socializzazione dei

detenuti con l'altro sesso.

Ma come viene vissuto tutto ciò da uno stu-

dente-detenuto?

Ecco che in conclusione della mattinata, i parte-

cipanti al convegno hanno avuto quindi il privi-

legio di poter ascoltare la testimonianza diretta

di Andrea-

Il primo, è diplomato geometra e attualmente

iscritto all'Università; La seconda, è tutt'ora pro-

tagonista di una molteplice ma lodevolissima

carriera scolastica, la quale comprende gli studi

di ragioneria, geometra ed economia e finanza.

Entrambi, nella loro comprensibile emozione di

parlare di fronte a tanta gente, hanno espresso

un'opinione che non andrebbe mai dimenticata:

la scuola è vita, e rappresenta un'ancora di sal-

vezza durante la detenzione, perché la cultura è

il miglior riscatto attraverso cui una persona

possa tornare ad essere definita e considerata

tale.

Emanuela Zanardini

Detenuti e detenute di Verziano

Page 5: Zona 508 Numero Di Novembre

5

E…state insieme

M ercoledì 30 giugno noi volontari del pro-

getto “Non calpestiamo i sogni” abbiamo

avuto la possibilità di entrare a Canton Mombello

per un‟ora e mezza di “FESTA”. Sì, può sembrare

strano parlare di festa in carcere eppure così è stato.

Abbiamo intitolato questa ora di gioia “E…state

insieme” proponendo un momento di trucco creati-

vo, palloncini e giochi ai genitori detenuti con i loro

bambini e con le rispettive mogli o compa-

gne.Quando sono entrata nella sala dei colloqui,

dove si è poi svolta la festa, sono rimasta piacevol-

mente sorpresa dalla stanza accanto ad essa. Una

stanzetta a misura di bambino ricca di giochi e ben

allestita. I bambini erano davvero tanti e questo è

stata per noi volontari una bellissima sorpresa. Per-

sonalmente non ho avuto la possibilità di guardarmi

attorno perché mi sono ritrovata seduta per un‟ora e

mezza a truccare almeno 20 bambini di fila ma pro-

prio questo mi ha permesso di percepire quello che

loro sentivano e quello che volava nell‟aria. Non ho

percepito solo con gli occhi ma anche con le orec-

chie. Ho visto i bambini davvero contenti, all‟inizio

un po‟ spaesati ma poco dopo ambientati. Ho visto i

loro sguardi mentre li truccavo che cercavano quello

del loro papà e quando lo incontravano, sul loro viso

scoppiava un enorme sorriso. Ho visto le mani dei

papà, continuamente impegnate ad accarezzare la

testa dei loro piccoli. Ho sentito le voci dei papà

piene d‟amore e ricche di complimenti per i loro

bimbi, ho finalmente sentito tra le mura del carcere

un po‟ di serenità. Nonostante tante tribolazioni fi-

nalmente il progetto “Non calpestiamo i sogni” è

giunto a toccare quel puntino che ci eravamo prefis-

sati ma questo non significa che ci fermeremo qui,

ANZI!Siamo pronti per un altro momento di festa

perché siamo convinti che “i bambini sono la parte

migliore dell‟umanità” e proprio per questo motivo

meritano momenti con i loro papà, con la loro fami-

glia, degni della loro importanza.

Laura

D omenica 19

settembre e lunedì 20,

si è tenuta sotto le

splendide arcate della

Loggia, la manifesta-

zione (promossa da

ACT e dal Garante dei

detenuti di Brescia)

“Cella in piazza”.

Avevo dato la mia

disponibilità per il turno della domenica pomerig-

gio. Così alle 13 circa sono partita da casa.

Arrivata in piazza Loggia, il vento soffiava forte e

c‟era veramente poca gente per strada.

Mi sono avvicinata alla grande cupola ed un raggio

di sole illuminava e “riscaldava” la piccola cella

ricostruita per l‟occasione.

La prima cosa che ho fatto è stata guardare la cella

dall‟esterno. Poi, la curiosità mi ha spinta ad entrare.

Una stanza, ridotta all‟essenziale, per sei persone.

Uomini o donne che non si conoscono e che, un

giorno, si ritrovano a dover condividere tutto… o

buona parte di esso. 22 ore insieme.

Penso non sia sempre facile.

Allora, mi sono posta tante domande, ho riflettuto

rispetto a quello che, ipoteticamente, mi veniva alla

mente. Non ho potuto/saputo darmi tutte le risposte,

certo è che mi è servito (come tutta l‟attività che ho

potuto sperimentare come volontaria di ACT) per

vedere il “mondo” sotto altre sfaccettature. Ho tro-

vato così una motivazione nuova, aggiuntiva rispet-

to a quella che già avevo, per continuare il mio per-

corso in ACT.

Sensibilizzare la gente, i giovani soprattutto, sulle

problematiche carcerarie ritengo sia un importante

ed auspicabile attività sia per chi si fa promotore di

tali ideali, sia per chi ne è il ricevente.

Questo è quello che fa ACT ed è quello che si è cer-

cato di fare con l‟attività del 19-20 settembre!

Redazione

Page 6: Zona 508 Numero Di Novembre

6

A volte le sorelle minori riscattano con vigore

la loro condizione d‟inferiorità rispetto a quelle

maggiori, avvantaggiate dall‟esperienza acquisita e

dalla determinazione di mettersi in mostra. E‟ que-

sto il caso della biblioteca di Verziano che, con e-

normi sforzi, sta ritrovando linfa vitale e finalmente

inizia a funzionare a pieno regime.

Naturalmente siamo solo agli albori rispetto alla ben

più collaudata, capiente e popolosa sorellona cittadi-

na ma, dall‟apertura agli utenti, il flusso si è stabiliz-

zato a quattro persone giornaliere, il massimo con-

sentito dal regolamento interno, che rappresenta un

4.6 % della popolazione carceraria e con una cospi-

cua lista di attesa. Il prestito bibliotecario è stato di

94 volumi in poco più di 2 mesi (dal 11/05/2010 al

17/07/2010).

Questo è il risultato ottenuto senza l‟appoggio del

prestito intrabibliotecario, entrato in servizio proprio

in questi giorni (19/07/2010) e che già conta decine

di prenotazioni, senza l‟utilizzo dell‟Opac, senza

l‟emeroteca e senza fornire tutti quegli altri servizi

che la sorellona maggiore, in virtù della sua lunga,

operosa ed onorata carriera, offre ai suoi utenti (albo

avvocati, fotocopiatrice, servizio domandine e mo-

dulistica varia, etc, etc..).

In funzione dei dati acquisiti si potrebbe dichiarare

che il gap inizialmente esistente sta per essere col-

mato, anzi frantumato e che, vista l‟attuale limitata

offerta di servizi, la piccola sorellina da brutto ana-

troccolo senza nessuna compagnia sta diventando

un magnifico cigno con tanti ammiratori.

Chiaramente la piccola sorellina deve essere ancora

coccolata e accompagnata per mano e occorrerà tan-

to buon senso e sensibilità da parte dei vari respon-

sabili, i quali dovranno realizzare e promulgare nor-

mative chiare e precise, promuovere nuove iniziati-

ve con la biblioteca fautrice ed organizzatrice, al

fine di permettere il decollo definitivo di una realtà

punto d‟incontro di interesse collettivo.

Del resto le grandi sfide sono sempre destinate ad

incontrare difficoltà durante la loro realizzazione

ma, con la volontà dimostrata dall‟Amministrazione

penitenziaria, dai volontari esterni e dal responsabile

si può superare ogni ostacolo. (Quando i giochi si

fanno seri, i seri cominciano a giocare).

E‟ importante sottolineare che anche in una realtà

afflittiva come il carcere, dove regna l‟indifferenza

e il pregiudizio verso tutto ciò che può essere creati-

vo e il comportamento di pochi può destabilizzare

l‟ordine vigente precostituito, occorre essere sempre

ottimisti e saper infondere/trasmettere un poco di

senso civico, di educazione e di rispetto verso le

persone e le cose altrui.

La sorellina minore si sta preparando anche ad af-

frontare le sfide future e, benché i risultati fin qui

ottenuti siano soddisfacenti, essi non sono certo un

traguardo ma solo una solida partenza. Novità e mi-

gliorie sono al vaglio e verranno sicuramente svilup-

pate e proposte agli utenti.

Brava sorellina minore, a volte le favole e le meta-

fore hanno dei riscontri reali.

Enrico, il bibliotecario.

Le biblioteche sorelle e l ’ Araba Fenice

RINGRAZIAMENTO ALLE RAGAZZE DI

CHORRILLOS (PERU’)

Care amiche del Perù, vi ringraziamo della vostra prezio-

sa testimonianza che ci avete inviato.

I vostri murales sono davvero bellissimi ed esprimono

con sentimento e realtà tutto il mondo femminile.

La nostra amica Roberta ci ha

raccontato della sua visita e ci

ha parlato tanto di voi.

Continuate a lottare per la vo-

stra vita, non mollate mai.

Aspettiamo presto altre vostre

notizie e nell‟attesa vi inviamo

il nostro grande abbraccio con

tutto il nostro affetto.

LETI-

ZIA

AGRADECIMIENTO

Queridas amigas del Perù vos agradecemos para vuestra

preciosa testimoniancia que nos agas inviado.

Los vuestros murales son muy preciosos y hablan con

sentimiento y realidad del mundo de la mujer.

Nuestra amiga Roberta nos he con-

tado de su visita y nos he ablado

mucho de vosotros.

Continuais a luchar por vuestra vi-

da, no cedeis nunca.

Esperemos pronto mas noticias de

vosotros, en espera vos enviamos un

grande abrazo con todo nuestro cari-

no.

LETIZIA

Page 7: Zona 508 Numero Di Novembre

7

Parliamo di...

Q uesto mio scritto non vuole essere una verità

assoluta, bensì un‟analisi personale derivata

dalle mie conoscenze storico-sociali, un qualcosa

che faccia riflettere.

Mai come in questi periodi il bullismo dai media

viene trattato, discusso e demonizzato come uno dei

tanti problemi della società moderna.

A mio parere ci si trova di fronte ad una realtà radi-

cata nel genere umano fin dagli albori della propria

storia.

Tutto ciò nasce dal fatto che non è assolutamente

vera l‟uguaglianza tra gli uomini, bensì ognuno di

noi è un essere unico mentalmente e fisicamente.

Da questa condizione si sviluppano tanti modi di

agire dell‟uomo, non di meno la voglia di prevalere

e primeggiare rispetto ai suoi simili, voglia che tro-

viamo nella quotidianità, nel lavoro, negli sport e in

una delle forme più vigliacche: il bullismo.

Parlo di vigliaccheria perché questi individui rivol-

gono sempre le proprie angherie verso per-

sone deboli che non sanno difendersi e si guardano

bene dal confrontarsi con gente che possa tenergli

testa.

Probabilmente la situazione è aggravata dalla mo-

derna educazione data ai propri figli.

L‟eccessivo protezionismo dei genitori, coltiva una

generazione di bamboccioni troppo deboli per mo-

strare carattere quando serve.

Comunque non voglio che tutto ciò sia

un‟attenuante all‟ignoranza di certa gente.

Infine vi chiedo: non è forse vero che i grandi uomi-

ni della storia sono diventati immortali grazie alle

loro gesta eroiche, alla loro capacità di mettere al

servizio degli indifesi la propria forza e il proprio

intelletto?

Per questo credo che l‟essere grandi uomini corra

parallelamente alla capacità di sapere aiutare i più

deboli.

Vincenzo

Bullismo

P urtroppo ne-

gli ultimi

anni è cresciuto

molto l‟uso di alco-

ol tra i giovani...E i giovanissimi.

Si calcola che nel mondo circa il 4% delle morti sia

dovuto all‟eccesso di alcool e in Italia pare che sia-

no almeno 20.000 l‟anno.

Il numero dei giovani è in forte aumento.

Il consumo di alcool porta allo sviluppo di varie

malattie. Più si beve e più c‟è il rischio di ammalar-

si.

In particolare l‟assunzione di alcool in giovane età

può portare a danni irreversibili.

Ricordo sin da bambina il detto secondo il quale gli

alcolici bloccano la crescita. Beh, sicuramente non

solo un detto.

L‟alcool è un agente cancerogeno, quindi comporta

rischi di tumori. Gli organi più colpiti sono:

l‟esofago, il fegato, la cavità orale e ancora la larin-

ge, il colon e per la donna il tumore della mammel-

la.

I tumori indotti dall‟alcool sono più numerosi nei

maschi, ma la situazione cambierà, visto che anche

le donne, soprattutto le più giovani, hanno iniziato a

bere.

Anche il cervello subisce dei danni. Vi sono degli

effetti funzionali che comportano dapprima un sen-

so di benessere e poi una graduale perdita di con-

trollo della propria personalità e delle attività moto-

rie.

A parer mio la migliore prevenzione sta

nell‟educare i ragazzi in famiglia, ma soprattutto

nelle scuole, a capire cosa significa e cosa comporta

l‟eccessiva assunzione di alcool.

Oltre ai danni per la salute occorre tener conto an-

che dei danni sociali. Quali prospettive hanno questi

ragazzi? Quali sogni hanno? Dove finiscono la gio-

ia, l‟entusiasmo, la spensieratezza che dovrebbero

caratterizzarli? E il rendimento scolastico?

Ciò che dovrebbe costituire la base per la formazio-

ne dell‟individuo, viene alterato dall‟alcool e proiet-

tato in una realtà distorta.

Non dimentichiamo che per l‟alcool come per il ta-

bacco si instaura la dipendenza e quindi diventa

sempre più difficile smettere. La dipendenza è re-

sponsabile di gravi danni cerebrali che spesso sfo-

ciano in comportamenti nocivi per la famiglia e per

la società.

Ricordiamoci che il cervello dei soggetti molto gio-

vani è ancora in fase di sviluppo. Allora che fare?

Serve un forte impegno da parte di tutti; dobbiamo

educare, seguire, accompagnare ed aiutare i nostri

ragazzi e far loro capire che la vita è troppo bella

per essere annegata in un bicchiere, o meglio, in una

bottiglia.

LETIZIA

Page 8: Zona 508 Numero Di Novembre

8

L ‟argomento di oggi verte sulle possibilità di

contagio riguardo l‟aids in quanto spesso

ritenuto un tabù e soprattutto vi è molta disinforma-

zione al riguardo,

Premesso che il contagio avviene solo ed esclusiva-

mente con rapporti sessuali non protetti e per scam-

bio di siringhe o per via di sangue contenuto nelle

sacche che purtroppo a volte negli ospedali, ove si

effettuano trasfusioni può avvenire che per via di

controlli poco efficaci o di vero e proprio errore u-

mano il plasma può risultare infetto e contaminato

da virus hiv o hcv . Ritornando al nostro caso stret-

tamente riguardante il circuito carcerario spesso e

volentieri avvengono casi di

discriminazione nei confron-

ti dei sieropositivi dovuti

alla diffusa ignoranza rispet-

to al modo in cui appunto

avviene il contagio o piutto-

sto al metodo trasmissibilità

del virus.

Sareb-

be op-

portuno che nelle strutture penitenziarie sia il perso-

nale medico a informare l‟utenza di come avviene il

contagio tramite pamplet o riunioni con i detenuti

stessi o al momento dell‟ingresso spiegare grosso

modo l‟aids soprattutto agli stranieri.

Giorgio

Contagio da AIDS

D a qualche settimana gli amanti degli anima-

li e non solo, sono sul piede di guerra per la

revisione della legge 86/609: stiamo parlando della

possibilità di usare cani e gatti randagi

nella vivisezione. Questa barbara diret-

tiva è stata recentemente approvata dal

parlamento europeo. Molti italiani, indi-

gnati, sono scesi in piazza.

Se n‟è parlato, a mio parere, troppo po-

co, specialmente nei telegiornali. Credo

che l‟obiettivo di abolire la sperimenta-

zione sugli animali dovrebbe essere ai primi posti in

una società civile. La scienza sta facendo grandi

passi avanti nella ricerca di metodi alternativi.

Detto questo, la proposta di utilizzare cani e gatti e

quindi di conseguenza fare anche una discriminazio-

ne tra gli animali ha del film dell‟orrore. Visto che i

farmaci si devono comunque sperimentare sugli es-

seri umani, facendo una provocazione, sarebbe co-

me dire: sperimentiamo i nuovi

farmaci sulla povera gente.

In conclusione la revisione delle

legge 86/609 è un ritorno al pas-

sato.

Federico

Vivisezione

Page 9: Zona 508 Numero Di Novembre

9

H o letto con molto piacere e molto interes-

se il libro della scrittrice Ornella Vorpsi

«Il paese dove non si muore mai».

Sono rimasto colpito dalla sua capacità nel racconta-

re storie e dalla sua bravura a collegarle, tesserle

insieme in modo che il lettore possa cogliere bene il

filo del discorso e l‟ambiente in cui si svolgono.

Condivido quasi interamente il suo discorso anche

se nutro qualche perplessità sul fatto che si ha

l‟impressione che la mentalità descritta sia esistita e

continui ad esistere solo in quel paese, l‟Albania,

mentre invece, ben si sa, è stata diffusa un po‟ in

tutto il mondo; uno stadio comune alla civiltà uma-

na.

La storia personale della scrittrice e quella del suo

paese non sono state un‟eccezione e purtroppo temo

che ci siano stati anche degli avvenimenti peggiori

di quelli raccontati, dovuti al regime comunista e

alla chiusura subita dalla popolazione albanese a

ogni contatto con le altre civiltà democratiche.

Tuttavia il libro di Ornella Vorpsi servirà per capire

la soffocante situazione in cui per tanto tempo è sta-

to relegato il popolo albanese e quindi lo sfogo,

l‟eccitazione e l‟inesperienza con cui ha goduto dei

suoi primi momenti di libertà.

Due parole sulla scrittrice: Ornella Vorpsi è nata a

Tirana nel 1968; ha studiato belle arti in Albania e

nel 1991 si è iscritta all‟Accademia di Brera.

Questo è il suo primo libro, definito l‟autobiografia

dell‟Albania, ed è dedicato alla parola “umiltà” che

il lessico albanese non conosce.

La storia è una specie di autobiografia della cono-

scenza di una bambina che diventa, senza accorgersi

del monotono succedersi dei giorni, tredicenne per

trovarsi ad affrontare o meglio subire tutto un coa-

cervo di pregiudizi e condizionamenti negativi che

le violano anche la più semplice ed ingenua aspetta-

tiva nei confronti della vita: a ventidue anni si trove-

rà ad allontanarsi dal suo paese per realizzare la sua

passione di leggere, di crescere, di godere nella sua

creatività.

Bello e sentito il ritratto della madre che «non fa

niente per nascondere la sua tristezza»; del padre

invece pochi accenni perché scomparso in galera per

non precisi motivi politici. In ogni caso padre e ma-

dre del popolo è il partito che si propone per ogni

dove e ad ogni stagione.

Notevoli i ritratti di donne suicide. Berta dai capelli

sottili, l‟obbediente; Dorina che non poteva essere

scelta in moglie per problemi di salute, ma a lui va

bene per farci l‟amore; Bukuria e Ganimede, mam-

ma e figlia da appendere allo stesso filo della cor-

rente elettrica. E non è certo tutto: in un paese dove

vige il detto «vivo ti odio, morto ti piango» la com-

petizione è al massimo. Così madre e figlia sono

portate a passare il mare per attingere alle sponde

del paradiso terrestre ma.. “anche in questa terra

l‟erba è verde e la gente cammina usando i piedi

come noi” e l‟animo non è libero «dall‟afosità

dell‟esistere».

La capacità di colpire con le parole e il cuore delle

cose ammalia in questa scrittrice alla sua opera pri-

ma e in attesa di altri suoi scritti se ne consiglia la

lettura non solo per comprendere un‟altra cultura e

il dramma di tutta una popolazione ma per godere di

una lingua giovane, spontanea e fresca come i ger-

mogli…che in questa primavera tardano a portare

fiori.

Kelolli Qani

La recensione...

“Il paese dove non si muore mai”

Page 10: Zona 508 Numero Di Novembre

10

“ Cuori violenti”, scritto

dallo psichiatra torine-

se Paolo Crepet, descrive il

suo cammino attraverso le

comunità e carceri minorili

d‟Italia. L‟obiettivo che si

pone l‟autore, non è quello

di confermare una teoria né di trarre una morale, ma porsi

semplicemente come un diario di viaggio, attraverso cui

conoscere, e permetterci di comprendere, cosa si cela

dietro a scelte di vita “devianti”.

I cinque capitoli del libro, contengono le interviste fatte

da Crepet agli operatori delle suddette strutture, ma anche

e soprattutto ai giovani ragazzi/e sottoposti a misura de-

tentiva, narrandoci la loro storia di “delinquenza”, ma

anche i loro sogni e quindi il loro lato più umano.

Storie diverse, che cambiano volto a seconda del luogo

d‟origine, dalla propria cultura, dal gruppo

d‟appartenenza (…), ma che hanno tutte una base comu-

ne: l‟innocenza di un‟infanzia rubata, la solitudine nei

loro cuori, e la speranza, purtroppo mista (talvolta) a scet-

ticismo, di poter avere un futuro migliore.

La vita è un bivio: ci si può incamminare lungo la strada

sbagliata così come in quella giusta… Già, ma possiamo

sceglierla noi, o siamo predestinati? E cosa è davvero

“giusto” e cosa è “sbagliato”?

Ogni persona, ogni essere umano, nel profondo del pro-

prio animo lo sa.

E “Cuori violenti” ci aiuta a riportare in superficie questo

sapere.

Emanuela

Cuori violenti.

Viaggio nella criminalità giovanile.

v orrei far sapere a tutti quelli che prende-

ranno in mano la mia storia per leggerla,

come se la passa mamma Anita.

Sono una donna di 29 anni e ho sette

figli. Sono una donna modesta, con una grande gioia

e felicità dentro di me. Sono orgogliosa e molto for-

tunata di essere

madre. Ognuno dei

miei figli ha dentro

il mio cuore una

stanzina (come la

chiamo io) ma nes-

suna di queste è

diversa dall‟altra.

Nonostante la mia

vita mi offra degli

ostacoli e brutte

cose, loro per me

sono una fonte di

energia pura, co-

raggio e speranza.

Se li immagino,

dal più piccolo al

più grande, qui intorno a me, mi sembra di vivere

nella favola di Biancaneve e i sette nani. Con cuore

di mamma vorrei prenderli tutti e abbracciarli, per

non lasciarli mai.

I miei ricordi ritornano in continuazione alle mie

gravidanze, ai primi passi di ognuno di loro, alla

prima parola pronunciata…Al solo pensiero, il cuo-

re gioisce di felicità. Il mio viso sorride mentre dai

miei occhi scende qualche lacrima, che io provo a

nascondere.

Lacrime, perché mentre scrivo, non sono vicina a

loro.

Ogni cosa che faccio mi fa pensare ai miei figli.

Anita

Page 11: Zona 508 Numero Di Novembre

11

La libertà Giorgio Gaber

(1972)

Vorrei essere libero, libero come un uomo.

Vorrei essere libero come un uomo. Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,

sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale, incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,

la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia

e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia, che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare

e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà. La libertà non è star sopra un albero,

non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero,

libertà è partecipazione. La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,

la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo. Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza

e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza, con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo

e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà. La libertà non è star sopra un albero,

non è neanche un gesto o un’invenzione, la libertà non è uno spazio libero,

libertà è partecipazione. La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone,

la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.

Page 12: Zona 508 Numero Di Novembre

12

I l desiderio è una forma di

sentimento quasi utopica, a

volte si avvera, altre no.

Devi sempre sperarci. Io desi-

dero tante cose, a volte cose

inutili,ma sono pur sempre de-

sideri che mi fanno sperare in

qualcosa. Oggi come oggi desi-

dero solo la libertà, sia quella

interiore, sia quella che ci spet-

ta per natura…Desidero tanto

abbracciare i miei familiari e

desidero non ricommettere più

errori per non creare situazioni

di sofferenza ad altri.

Ma questo, forse, è uno dei tanti desideri e bisogni

di chi si trova qua dentro…

Non ho bisogno di chissà cosa, credo di essere for-

tunata anche se sono nella disgrazia.

Ho una famiglia che mi è stata e mi è vicina in ogni

momento, e , solo per questo, posso dire che non mi

manca niente, se non la libertà e

l‟autonomia totale.

Ci sono bisogni di cui possiamo

fare a meno, come quello di com-

prare oggetti che mai useremmo,

solo per la voglia di spendere soldi

ed incrementare il consumismo.

I bisogni, quelli veri e indispensa-

bili, sono altri, come il nutrirsi,

l‟essere amati, il provare sensazio-

ni nuove, belle, forse anche peri-

colose… Sì, perché certe volte,

solo se fai certi errori, capisci dav-

vero che potevi farne a meno. Ed

allora, cresci, cominci a non senti-

re più il bisogno di determinate inutili cose, capisci

che forse ,se tu ti fossi messa in un angolo a deside-

rare un futuro migliore, a quest‟ora non saresti qui

ad attendere che qualcun altro ti restituisca la libertà

che prima avevi e che ora tanto desideri.

Una libertà di cui hai davvero bisogno.

GIULIA

Desiderio e bisogno

H o così tante cose da dire

che fatico a dar loro un ordi-

ne…a tracciare parole e pensieri

descrivendo ciò che dentro di me vive come una

costante consapevolezza…per alcuni potrà sembrare

un‟assurdità…eppure vi confesso che ho una mera-

vigliosa paura di uscire in libertà.

Sì, perché il mio passato di tossicodipendente mi

porta alla tentazione…ecco perché descrivo la mia

paura come una cosa meravigliosa, perché ha il sa-

pore della responsabilità.

Desidero quella libertà che fa star bene, libero da

pregiudizi, fatta di autostima e coraggio, perché la

mia vita da libero continui ad avere un senso digni-

toso per essere vissuta con la gioia e con

l‟entusiasmo di sognare e realizzare i sogni.

Non voglio più ignorare la vita lasciandola scivolare

via…Oggi ho raggiunto una consapevolezza deter-

minante: giorno dopo giorno, sono cambiato…il

mio vuole essere un cambiamento in meglio per ap-

prezzare e saper dare il valore che si merita la mia

libertà.

Anche in questo momento nonostante io sia detenu-

to, sono comunque libero dalla dipendenza e sto

bene…sono però consapevole che il giorno in cui

varcherò l‟ultimo cancello e sarò fuori dalla galera,

dovrò assumermi quella giusta e dovuta responsabi-

lità verso me stesso.

Sapete, ho capito una cosa molto importante: è nor-

male e giusto che mi senta preoccupato, ma non

posso assillarmi troppo con questa angoscia, devo

fare ciò che la vita mi pone senza farmi troppo con-

dizionare dalla preoccupazione. Non è facile ma

nemmeno troppo complicato ritrovare il senso di

libertà che è parete di ognuno di noi…il cambia-

mento è parte della vita stessa, bisogna solo accet-

tarlo…nel mio caso il cambiamento è avvenuto in

meglio perché sono libero dalla dipendenza e ne

sono entusiasta.

Aver ritrovato la serenità interiore è stato determi-

nante per apprezzare quella libertà che si trova den-

tro me, ora è tutto più chiaro e mi sento fortunato

perché ho capito qual è la libertà.

GIUSEPPE il saggio

Page 13: Zona 508 Numero Di Novembre

13

P arlare di libertà in carcere suona in modo

strano.

Se mi fermo a rifletterci non posso fare a meno di

pensare alla prigionia, alla reclusione... Da detenuta

sicuramente un passaggio scontato, ma sarei superfi-

ciale nel dare un‟immagine di tale rapporto così ri-

duttiva. Innanzitutto esistono varie forme di prigio-

nia.

Libertà d‟espressione, di pensiero, libertà di culto,

libertà di effettuare le proprie scelte e via dicendo,

fino ad arrivare alla libertà fisica.

Di contro abbiamo la prigionia che scaturisce dalle

proprie paure, dalle proprie ansie, dal lavoro, dalle

guerre, prigionia da se stessi...ed anche qui ci sareb-

be un lungo elenco da stilare, fino ad arrivare alla

prigionia fisica.

Però libertà e prigionia possono anche convivere.

In che modo?

Ora vi dirò una cosa che probabilmente vi sorpren-

derà: “ io ho trovato la mia libertà in carcere...”

Senz‟altro un‟affermazione forte, ma, vi assicuro,

reale. Quando ero “libera” ovvero non ristretta in un

carcere, ero molto più prigioniera. Purtroppo le mie

scelte di vita quand‟ero molto giovane, rivelatesi

evidentemente sbagliate, mi portarono a vivere in

una sorta di prigionia in cui, piano piano, perdetti

ogni mia libertà, tutte quelle libertà a cui facevo ri-

ferimento prima.

Non entrerò nei dettagli della mia vita personale, ma

ciò che vorrei sottolineare è che la detenzione mi ha

tolto ovviamente la libertà fisica, per effetto della

condanna subita, ma, il ritrovarmi sola con me stes-

sa in questa “sosta” forzata, mi ha permesso di ri-

flettere, di capire, di studiare, di lavorare, portando-

mi a riacquistare gradualmente tutte quelle libertà

che avevo perso...

Ecco cosa significa per me aver ritrovato la libertà

in carcere: sentirmi finalmente una persona libera,

certamente ristretta fisicamente, ma sicuramente

libera dentro. E poi quante persone libere, fuori di

qui, posseggono sbarre interiori? E ancora, quante

persone vivono prigioniere nelle loro case, nelle

loro famiglie, nelle malattie? Si potrebbero scrivere

pagine intere, libri interi sull‟argomento.

La libertà è il dono, il valore più grande della nostra

vita, ma anch‟essa va dosata ed accompagnata con

altri valori, come il rispetto, l‟educazione ecc.... La

libertà di ogni persona finisce nel punto in cui inizia

la libertà altrui. Questo è il vero insegnamento che

tutti, indistintamente, dovrebbero mettere in pratica.

Forse così, tutti sarebbero e si sentirebbero più libe-

ri.

LETIZIA

Quella che definiscono “l‟ora d‟aria”, in realtà, qui

dentro ha un altro nome: “passeggio”.

Una specie di spazio delimitato da quattro mura do-

ve si effettuano passeggiate senza meta…

Io personalmente lo chiamo “tugurio”. Certo, si re-

spira tutt‟altra aria rispetto a quella della sezione, si

prende il sole, ci si svaga un po‟ giocando a pallavo-

lo… Il tutto dura all‟incirca quattro ore al giorno. Io

ci vado solo in estate per prendere un po‟ di sole.

Se dovessi descrivere “l‟aria” di un altro carcere

dove sono stata, direi che di aria vera e propria ce

n‟era ben poca poiché dietro le mura c‟era una di-

scarica ! Giulia

Page 14: Zona 508 Numero Di Novembre

14

U na pratica molto diffusa

tra le civiltà antiche, i tatuaggi erano considerate

opere di alto livello artistico, il cui repertorio icono-

grafico si è conservato fino ai nostri giorni.

Nel corso dei secoli la BODY ART , come altre for-

me di decorazione del corpo, è stata associata agli

aspetti sensuali, erotici ed emotivi della spiche.

All‟interno di ogni cultura, i tatuaggi svolgevano

una funzione precisa nei riti di passaggio tradiziona-

li, ma potevano anche essere un simbolo della rega-

lità e del rango sociale, della devozione spirituale e

religiosa, del coraggio e del valore dei militari; tal-

volta diventavano strumenti di seduzione, di dichia-

razioni d‟amore o anche amuleti e talismani protetti-

vi. Inoltre erano usati per punire i malfattori e mar-

chiavano inesorabilmente gli schiavi e i criminali.

I tatuaggi possono riprodurre sia immagini stilizzate

che disegni complessi e molti hanno una forte va-

lenza simbolica. I motivi astratti erano molti diffusi,

per esempio, presso l‟antico popolo dei Chimù,

stanziato in Perù e tra varie etnie del Borneo mentre

gli Haida, una tribù dell‟America settentrionale sta-

bilitasi nelle regioni costiere nord – occidentali, pre-

ferivano creature mitologiche e fantastiche. Gli ani-

mali, ed in generale tutti gli abitanti del mondo na-

turale sono un soggetto molto amato. Nella tradizio-

ne di numerose culture i tatuaggi sono legati al mon-

do della magia, ai totem e al desiderio di identificar-

si con lo spirito di una creatura particolare.

Emblemi del Rango. Prima dell‟arrivo della

tecnologia, vale a dire prima del 1891, anno in cui

fu inventata la macchinetta elettrica per tatuare, tutti

i disegni erano eseguiti a mano. L‟uso degli stru-

menti manuali richiedeva molto tempo e di solito

notevoli costi: più si avevano tatuaggi e più si dimo-

strava di essere ricchi.

Tra le culture dove la Body Art era più radicata,

come i Maori della Nuova Zelanda, i motivi rac-

chiudevano spesso la genealogia di un individuo:

poiché rivelavano la linea di discendenza materna e

paterna. Inoltre, dal momento che il ta‟moko era una

pratica portata avanti per tutto il corso della vita,

mostrava anche la posizione politica, militare e so-

ciale della persona. Tra il popolo Iban del Borneo, il

valore di un guerriero dipendeva dal numero di teste

che riusciva a mozzare, documentato con precisione

dai tatuaggi che portava sulle mani.

Mentre nell‟Occidente moderno la decisione di farsi

un tatuaggio spettava al singolo e la scelta del dise-

gno era una questione di gusto personale, i tatuaggi

che rivelavano il rango di un individuo richiedevano

quasi sempre il consenso dell‟organo decisionale

della comunità. Si tratta infatti di autentiche insegne

d‟onore, concesse dai propri pari come segno di ap-

provazione e riconoscenza per il proprio operato.

Richiami Sessuali. I tatuaggi hanno sempre

avuto una certa carica erotica. Per buona parte del

XX secolo furono considerati disegni “piccanti” ed

ancora oggi molte persone pensano che gli individui

tatuati siano poco raccomandabili o di facili costu-

mi.

Nella tradizione di molte culture invece la Body Art

serviva, per esempio, per segnalare che una donna

aveva raggiunto la maturità sessuale ed era alla ri-

cerca di un marito. I membri della comunità che

portavano tatuaggi erano riconosciuti come adulti e

quindi come individui portatori di necessità e desi-

deri specifici.

Se l‟idea di potere è veramente l‟afrodisiaco più

efficace, i disegni che rivelavano il rango di un indi-

viduo potevano renderlo più attraente per il sesso

opposto. Secondo alcuni antropologi, il fatto di por-

tare molti tatuaggi sul corpo senza aver contratto

malattie era un indicatore di salute e di un sistema

immunitario molto efficiente e dimostrava quindi la

presenza di un ottimo patrimonio genetico, elemento

di grande valore per la propria discendenza.

Nel contesto moderno, uomini e donne scelgono

disegni diversi che mettono in risalto i loro attributi

migliori. Gli uomini preferiscono i tatuaggi che ac-

centuano i muscoli e attirano l‟attenzione sulla parte

superiore del corpo, in particolare sulle spalle e sulle

braccia, inoltre tendono ad optare per motivi chiara-

mente maschili o considerati “da duri”, quali anima-

li feroci o simboli di forza e virilità. Inoltre i tatuag-

gi maschili tendenzialmente sono molto più grandi

di quelli femminili.

Le donne di solito scelgono disegni più delicati: far-

falle, fiori, ecc… e spesso decidono di farli nelle

zone erogene: fondoschiena, seno, inguine, fianchi.

Strumenti Punitivi. Nel corso della storia i

tatuaggi sono stati usati per punire coloro che si

macchiavano di delitti. Nell‟antica Roma servivano

per identificare gli schiavi, i prigionieri ed i malfat-

tori. In Giappone i criminali venivano tatuati sulla

fronte con una scritta che rivelava il reato commes-

so.

La libertà

di tatuarsi

Page 15: Zona 508 Numero Di Novembre

15

Ancora oggi nelle carceri di tutto il mondo esiste

una vera e propria cultura del tatuaggio, basata su

una precisa simbologia elaborata dai detenuti.

LE TECNICHE DELLA BODY ART

La decisione di farsi un tatuaggio così come la scel-

ta del disegno da realizzare, non va presa con legge-

rezza. Raccogliete tutte le informazioni necessarie

per essere sicuri di non sbagliare.

Gli inchiostri. Gli inchiostri moderni usati

per tatuare derivano da sali o ossidi di metalli inerti.

Gli inchiostri a basa di carbonio sono per tradizione

i più diffusi e, tra questi, i più apprezzati sono quelli

prodotti con la fuliggine ottenuta dalla combustione

di grassi animali. Oggi nella maggior parte degli

studi si impiegano inchiostri pronti che prevedono

come solvente acqua, alcool, glicerina o distillato di

amamelide.

Esecuzione del tatuaggio:

PREPARAZIONE: prima di andare a farvi tatuare

mangiate e bevete in abbondanza per non rischiare

di disidratarvi. Evitate di presentarvi ubriachi. Certo

fare un tatuaggio è doloroso, ma non al punto di

doversi ubriacare o assumere sedativi per sopportar-

lo. Considerate la sofferenza come parte integrante

del vostro personale rito di passaggio.

Prima il tatuatore si dedica alla preparazione della

pelle: bisogna radere la zona interessata e disinfetta-

re con cura per evitare infezioni. A questo punto

viene stampato uno stencil (riproduzione del dise-

gno) sul corpo. Questa è la vostra ultima possibilità

di ripensarci!!!

CONTORNI: la prima fase del tatuaggio vero e

proprio consiste nel tracciare il contorno. Il tatua-

tore si cosparge i guanti di vaselina per fare in modo

che la mano scivoli sulla pelle velocemente e con-

senta così di fare linee precise e sicure. In questa

fase, inchiostro e sangue vengono eliminati con faz-

zoletti di carta.

Per realizzare il contorno gli aghi devono essere

legati in modo particolare: per le linee più sottili ne

basta uno solo ma, per tatuaggi grandi e con linee, si

possono avere aghi di tre, cinque o sette punte che

devono essere attentamente legate fra loro.

OMBREGGIATURE: una volta fatto il contorno,

si pulisce la pelle. Per creare sfumature si ricorre ad

una tinta grigia costituita da 20 o 30 parti di acqua

per ogni parte di inchiostro.

CURA DEL TATUAGGIO: il tatuaggio è una fe-

rita aperta. Consigli per le prime settimane:

lavate con acqua fredda o tiepida e sapone anti-

batterico delicato

fate attenzione a non fregare contro vestiti o

cinture

la pelle è destinata a squamarsi ma se si crea

una crosta non toglietela, rischiate di rovi-

nare il tatuaggio

non esponetelo alla luce solare: i raggi UV irri-

tano la ferita

in caso di arrossamento o gonfiore applicate

impacchi di ghiaccio

se sospettate infezioni consultate immediata-

mente un medico

CANCELLAZIONE: per cancellare un tatuaggio si

può ricorrere al laser. Ultimamente è stata trovata la

frequenza più adatta a questo tipo di operazione che

non lascia bruciature. Si vede un tatuaggio senza

colore, si potrebbe dire cicatrizzato. Gli antichi usa-

vano impasti di calce, grasso e carbonato di sodio e

in un secondo momento impasti di pepe, ruta e mie-

le.

N.b: nelle carceri

Nelle strutture penitenziarie il tatuaggio è proibito.

Ciò non dipende dal fatto di “colorare” la propria

pelle ma da questioni di igiene. Nella pratica del

tatuaggio, se non si opera in condizioni ottimali dal

punto di vista igienico il rischio è di prendere

l‟epatite C (cronica). Diversamente da quanto si può

pensare, lo stesso rischio non è così alto per l‟HIV

perché il virus muore dopo 30 secondi di contatto

con l‟aria. Nonostante questo, tatuarsi la pelle è una

pratica diffusa tra i detenuti.

Se nelle carceri fosse autorizzato l‟acquisto di mate-

riale sterilizzato le cose andrebbero molto meglio

per tutti: si eviterebbero sotterfugi, infezioni e soldi

per far togliere gli scarabocchi fatti.

Un tatuatore può studiare anni e anni le varie tecni-

che ma solo dopo un decennio di pratica può defi-

nirsi tale. Bisogna avere attrezzature perfette per

esaudire al 100% la richiesta delle persone. Se si

hanno attrezzature precarie si sa che ci si può aspet-

tare la perfezione…perché non pensare di sperimen-

tare questa pratica nelle carceri? Quale posto è più

adatto per potersi concentrare sullo studio e in se-

guito sulla pratica? Questa richiesta potrebbe essere

presa in considerazione, nel III millennio, anche in

Italia? E‟ una pratica già sperimentata in alcuni Pae-

si Europei e in America…in Italia, il tatuaggio fatto

dai detenuti in carcere è considerato come un segno

negativo e di pessimismo mentre fuori dalle mura è

una vera e propria moda perché?

Sarebbe interessante provare, ovviamente seguendo

tutte le norme igieniche e sanitarie del caso. Sarebbe

gratificante per tutti.

Vincenzo

Page 16: Zona 508 Numero Di Novembre

16

R iuscite a sentirla? La percepite? È

qua, che gira intorno a noi, che sfio-

ra le tue membra, che si appoggia sui tuoi pen-

sieri stanchi facendosi largo tra la polvere. La

vedi lottare ogni giorno per spezzare le catene

dell’avidità, dell’arroganza, dell’indifferenza,

dell’intolleranza. La vedi ogni giorno infangar-

si tra i vicoli ciechi dei tuoi vizi.

A volte mi chiedo se in realtà, la libertà non sia

solo una condizione illusoria alla quale ci si ag-

grappa per svincolarci dalla condizione attuale,

come se un futuro migliore ci aspettasse, o co-

me se nei ricordi c‟era qualcosa in più che ora.

Le tue lacrime sono una mera confessione del

suo ingresso nella scena. Consumiamo i nostri

anni a sbarazzarcene per poi cercarla tra le

pieghe svogliate di un vecchio ricordo, che

sempre è più chiara e limpida l’immagine, qua-

si come se avessimo perso ancora un pezzo per

la strada, quasi come se un altro “io” un gior-

no era più felice. Niente di speciale, ma solo

dannatamente più felice.

Ricordo di avere sbagliato tante volte e di non

essermi sentito così libero come avrei pensato

di ottenere. Ricordo di averla confusa spesso

con della polvere. L‟essermi spinto verso situa-

zioni al limite soltanto per sentire l‟ ebbrezza

della morte per poi rincasare disfatto e strafatto,

senza tra l‟altro essermi sentito un briciolo più

libero di prima.

Vorrei poterla afferrare e farla mia. Vorrei po-

terle dire quanto lontano la sento delle volte,

quanto mi sento ingabbiato e sconfitto, inca-

strato tra le mie scatole cinesi, un labirinto di

cattive situazioni dentro il quale mi perdo sem-

plicemente per cercarla. Forse è soltanto che

sbaglio strada, o forse sto soltanto imparando

qualcosa a cui lei preme.

Il mio

libero arbitrio condiziona la libertà; il potere

che ho di scegliere e di agire mi preclude dall‟

averla, perché quando hai mille strade è molto

facile perdersi dietro illusioni. Credi di sapere

cosa vuoi, cosa ti può far sentire libero, ma poi

ti accorgi che era solo un vaneggiare, che in re-

altà andavi incontro alle tue illusioni, perdendo-

ti nell‟avidità dell‟oggi, e poi per forza che il

domani è sempre un po‟ più triste. In realtà non

hai fatto altro che stringerti i tuoi guai attorno al

collo.

Ora che ho i polsi e le gambe avvolte nel filo

spinato, mentre le punte mi si conficcano nella

carne e il dolore cresce ogni mia pulsazione,

ora che sono sconfitto e rassegnato posso an-

che gustare il suo odore. Posso anche avvertir-

ne il retrogusto amaro sulle labbra tagliate dal

ghiaccio, del suo sapore mischiato al sangue,

per il solo fatto che respiro, respiro ancora.

È quando si perde tutto che si è liberi di fare

qualsiasi cosa. È una strana sensazione il non

aver più niente da perdere, l‟essere sconfitti.

Chi l‟ha provata sa che è una lezione dura, ma

la sconfitta è la base per ricominciare. Il gusto

di poter di nuovo scegliere nella più assoluta

libertà. Il possedere oggetti, beni immobili e

ricchezze non è niente in confronto alla speran-

za, niente in confronto all‟ attesa. Puoi sentirla

vicina anche su un letto di ospedale o su una

squallida branda in carcere e delle volte mi sono

sentito più libero là dentro, dove tutto viene de-

ciso dagli altri, che non fuori, dove il volere si

accavalla al potere, dove ciò che dovrei si ag-

groviglia a ciò che vorrei fare e non sempre ne

esco vincitore quando ottengo ciò che voglio.

Libertà

condizionata

Page 17: Zona 508 Numero Di Novembre

17

Fatemi schiavo, rendetemi un automa! La mia

mente non sopporta questa moltitudine di scel-

te. Voglio un Dio in cui credere, un dittatore al

quale sottomettermi, un padrone che mi faccia

lavorare, un padre che mi dica cosa fare!

Così forse potrò vederla, che quando la strada

è a senso unico, è facile capire da che parte

andare. Basta con tutte queste responsabilità!

Qualcuno mi dica dov’è andata! Qualcuno mi

dica dov’è questa dannata libertà!

La gente crede di essere tanto libera solo perché

non c‟è nessuna dittatura, nessuno che li co-

stringe a lavorare, a non uscire di casa, a rien-

trare ad un certo orario, ma tanta gente, in real-

tà, ha delle gabbie mentali a sei mandate. Nes-

suno entra e nessuno esce.

Non sarò certo io a dare una definizione, ma so

per certo che niente è più vincolante della liber-

tà. Occorre aprire la mente, occorre sforzo, oc-

corre osservare, occorre capire.

Occorre valorizzare ciò che si dà per scontato,

occorre autostima, autodeterminazione, autono-

mia e soprattutto tanta responsabilità. Altri-

menti meglio delegare. Tanto più si delega

quanto più vengono ristrette le nostre autono-

mie decisionali e quindi la nostra libertà di agi-

re. Comodo. Le strade si restringono, così è più

facile percorrere quella giusta e sentirci liberi

con il poco che possiamo fare. Comodo forse,

ma sicuramente molto meno appagante della

libera scelta incondizionata.

Ora la vedo, è lì che mi aspetta! L’ho vista

camminare lungo strade senza fine, preceden-

domi come un’ombra che si allunga

sull’asfalto. L’ho sentita scandire il ritmo dei

miei passi, mentre le mie gambe stanche si al-

lungavano, lasciando il passo ad una corsa.

Forse è soltanto che ora so cosa voglio. La mia

mente non vaga più nel caos, la schiavitù men-

tale ha sfondato le barriere della consuetudine

e la fantasia racchiusa è esplosa fuori, mentre

Lei stava ad osservare la scena divertita.

Non esiste un mondo completamente libero.

Tutti noi siamo vincolati dalla società e da go-

verni più o meno autoritari. È un compromesso

per non cadere in azioni che compromettano la

libertà degli altri.

Esiste però un individuo libero, responsabile del

proprio tempo, che in fondo è l‟unica cosa che

ci appartiene.

Emancipandoci dalla schiavitù mentale potremo

finalmente essere liberi.

Liberi di pensare, di scrivere, di sorridere; liberi

di parlare, di scherzare, di amare; liberi di a-

scoltare, liberi di inventare e liberi di sognare.

Tutto quello che nessuno ci potrà mai togliere.

Michele B.

Sarebbe bello poter credere

Di esistere per un vero motivo

Pensare di lasciare un segno indelebile

Degno d‟esser vivo

Ma il criminale non sente alcun dovere

Se non verso se stesso

E non rimpiange nulla,

anzi affronta sicuro e spavaldo ogni processo

Si chiude a riccio dentro un imbuto

Non conosce presente,

passato degno d‟esser vissuto

Sfuggente ,infido, sfrontato, infingardo

Del resto nessuno gli può negar

L‟illusorio traguardo

Ormai vecchio, spento, sfinito

E alla meta finale ormai giunto

Nessuno riserverà una lacrima

degna d‟un pianto

E se qualcuno ha in serbo un ricor-

do

Anche sbiadito

Non piangerà di certo

La fine di un vero bandito!

Giorgio

Page 18: Zona 508 Numero Di Novembre

18

P er libertà si intende genericamente la condizio-

ne per cui un individuo può decidere di agire senza

costrizioni, usando la volontà di accingersi

all‟azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e

degli strumenti che ritiene utile a metterla in atto.

Riguardo all‟ambito in cui si opera la libera scelta si

parla di libertà morale, giuridica, economica, politi-

ca, di pensiero, religione, ecc…”

Questa è tra le definizioni che più comunemente

possono essere individuate su un dizionario se si

cerca il significato della parola “libertà”.

Dal mio punto di vista, in questo momento, la liber-

tà è un termine che ha una valenza se rapportato alla

mia fuori dal carcere ma ne assume una differente se

relazionato all‟esperienza che sto vivendo. Partendo

dalla condizione attuale sembra ovvio e scontato che

sono “libertà” tante delle piccole azioni quotidiane

che sono quasi meccaniche ma che, viste da qui,

possono rappresentare un obiettivo da conquistare.

Uscire per andare al lavoro, preparare il caffè per la

colazione, avere a disposizione un bagno dove po-

tersi trattenere, prendere l‟auto e fare un giro senza

meta, fuori da qui di banali abitudini quotidiane

nell‟insieme di coercizioni che la giornata offre,

come ad esempio gli orari: quelli deputati al lavoro,

al pranzo, agli obblighi familiari. Si apprezza quello

che si ha nel momento in cui si perde, è una massi-

ma che potrebbe sembrare banale ma riflettere su

quei gesti che al momento sembrano proibitivi, con-

sente di valutarli e apprezzarli in una diversa pro-

spettiva. Per ampliare il discorso e tornare al senso

letterario della parola “libertà”, posso dire con co-

gnizione che la libertà è responsabilità.

E‟ libertà scegliere responsabilmente di avere com-

portamenti che non arrechino una limitazione della

libertà a sé stessi o agli altri, privandoli di un bene

materiale, della possibilità di esprimere, per esem-

pio, le proprie idee,di professare la propria religio-

ne, di vivere senza subire atteggiamenti coercitivi.

Libertà, in questo senso, va di pari passo con la tol-

leranza: quella che consente di accogliere nel pro-

prio Paese un cittadino straniero lasciandolo libero

di professare la propria religione; o quella di un ge-

nitore consente al figlio di essere libero di intrapren-

dere l‟attività che gli è più congeniale, di amare la

persona che ritiene essere la più adatta a condividere

con lui sentimenti ed esperienze.

La libertà è anche poter passeggiare senza timore di

essere aggredito, rapinato, malmenato,…magari

perché si indossa un aggetto di valore o perché si è

una giovane donna che indossa una minigonna e

cammina senza accompagnatore o perché si omo-

sessuale.

E‟ un terreno vasto e minato, intorno al quale si po-

trebbe procedere per ore. Passando su un piano poli-

tico internazionale, per esempio, si può considerare

riprovevole il fatto che alcune nazioni non vivono

pienamente la propria libertà, che siano sfruttate e

colonizzate da Paesi che celano, dietro la motivazio-

ne di liberarle da dittature, povertà e arretratezza, il

desiderio di sfruttare le risorse di quei Paesi negan-

do loro il diritto di esprimere quanto la loro storia e

le loro tradizioni gli hanno donato come bagaglio

socioculturale. Mi viene in mente una strofa di Ga-

ber che dice : “la libertà è partecipazione”. Parteci-

pare alla storia, agli eventi, dire la propria opinione

ed esprimere il proprio pensiero anche quando può

sembrare scontato.

Antimo.

Il significato della libertà

LIBERTA’

Il mio sogno non è

Nel contare le stagioni

E neppure

Nell‟albero di Natale

Ma essere

E rimanere liberi

So che non c‟è magia

È questa la realtà

Sembrano indispensabili

Questi nostri desideri,

Ma una cosa certa:

„La nostra libertà ci spetta

Federico P.

Page 19: Zona 508 Numero Di Novembre

19

c ome si fa a dirsi liberi, infatti, se nel mondo

si muore di fame, di sete, si può morire per la man-

canza di cure mediche o in grandi scontri a fuoco

dove si lotta appunto per la libertà o per la propria

terra o fede o combattendo per il proprio destino;

come si fa a viveri liberi quando c‟è razzismo e di-

scriminazione ed ancora si dà la schiavitù, anche se

dicono che no esiste più;

come puoi dirti libero se non riesci ad andare dove

vuoi, fare il lavoro che ti piace, scegliere la fede che

meglio ti sorregge a costruire il tuo futuro, trovare il

tuo destino.

Nei secoli dei secoli la libertà stata sempre conqui-

stata col sangue:

pure ai giorni nostri circola la parola libertà, piccola

parola con un grande significato.

Libero ti puoi sentire però con piccole cose: andare

in moto, aprire le braccia, sentire il vento, l‟aria che

ti viene incontro… come profumo di libertà; oppure

quando ti butti col paracadute e vedi dall‟alto il

mondo libero e bello nella sua multiforme varietà e

ti senti libero, ti perdi nei sogni e nelle tue fantasie;

questo però dura poco, perché ti vedi avvicinare

sempre più alla terra ed il mondo, che ti si precipita

contro, non è così libero come sembrava ed alla for-

za di gravità che ti sta risucchiando devi contrappor-

re la sottile,fragile stoffa del paracadute, che ti sor-

regga: così la libertà inventa se stessa in quei sospe-

si momenti in cui godi di concederti un breve mo-

mento per sottrarti alla forza di gravità contraria,

quasi governandola al tuo piacere.

Libertà noi la conosciamo come liberazione …

Lila

LA MIA LIBERTA'

D a quando mia figlia è in carcere la mia vita a poco a poco è cambiata e, senza che me ne sia accorta, ho perso un po' della mia libertà. Non sono libera di vederla e sentirla quando lo desi-dero e, come una solerte ragioniera, ho imparato a tenere i conti: 6 ore di colloquio al mese e 10 minuti di telefonata una volta alla settimana. Non sono libera di darle ciò che vorrei o di cui a-vrebbe bisogno e, come una diligente scolaretta, imparo a memoria i lunghi elenchi, diversi da carce-re a carcere, di oggetti, cibi, abbigliamento e bian-cheria “consentiti” e “non consentiti”, da inserire in 4 pacchi mensili per un totale di 20 kg. Il tutto conse-gnato in buste o in borse di plastica o di carta: an-che questo varia da carcere a carcere.

Non sono libera di abbracciarla come vorrei e, sotto sguardi estranei, a volte indagatori altre benevoli, le parlo e l'ascolto tenendola al massimo per mano. Gli abbracci sono riservati all'inizio ed al termine del colloquio. Non sono libera di organizzare le mie giornate: qual-cuno decide quali giorni e quali ore della settimana sono impegnata a raggiungerla o ad attendere la sua telefonata. Anche in questo caso ogni carcere è un mondo a sé: ognuno ha i propri giorni ed orari e se sono fortunata, per rispettarli, non devo prendere ferie o permessi dal lavoro. Ma di questi limiti alla mia libertà non me ne rendo nemmeno conto perché, da quando mia figlia è in carcere, il mio pensiero è rinchiuso dentro la sua cella.

Marina

Con il cuore dietro le sbarre...

L’uomo è nato per essere libero: si dà come persona libera…

ma in effetti si trova sempre limitato, costretto dalle circostanze

...e non è per niente libero!!

Page 20: Zona 508 Numero Di Novembre

20

come potete vedere non mi sono dato alla

latitanza, ma sono qui per dirvi come va la mia av-

ventura da “libero”.

“Libero”..si fa per dire…diciamo che “semilibero” è

il vocabolo che si avvicina di più a questa finta li-

bertà; d‟altronde, come vi avevo anticipato, sono

uscito con una misura alternativa, che chiamano

“affidamento particolare”.

Chissà che ci vedono di particolare in questo affida-

mento? Forse perché è l‟unico affidamento che dan-

no agli inaffidabili..boh!!

A proposito, a voi come butta la vita da liberi? In

queste vacanze estive avete cuccato?

D‟altra parte l‟estate è il periodo delle conquiste, gli

ormoni vanno a mille e, con il caldo, le belle donni-

ne aspettano solo di essere sedotte, e, a noi uomini,

non rimane altro che sacrificarci per salvaguardare

l‟estinzione dell‟umanità.

Ah belli!!! Datevi da fare, che finita l‟estate gran

parte delle donne chiude i battenti e vi beccate un

bel due di picche; è un po‟ come i saldi estivi: biso-

gna prenderli al volo!

Per quanto riguarda me, vi posso dire che, in fondo,

non me la passo tanto male; potrebbe andare meglio,

ma, per adesso, mi accontento.

Ah, ragà..non sto parlando delle conquiste esti-

ve..tanto lo sapete già che, ormai, ho trovato la mia

dolce metà, quindi faccio il bravo..almeno ci provo J

…specie quando andiamo al lago e vedo tutto quel

“ben di Dio”!

Sarò, pure, fuori da quell‟hotel, ma non pensiate che

qui sia una passeggiata: anche qui non mancano cer-

ti “giramenti” che non vi dico; d‟altronde il mondo

non è perfetto. L‟unica fregatura è che siamo ancora

lontani anni luce dalla vita ed io ho tanta voglia di

ritornare a vivere e, per cominciare a farlo, sembra

proprio che i tempi siano un po‟ lunghi.

Diciamo che sono uscito da una gabbia per entrare

in una campana di vetro, dove vedi la vita a due pas-

si da te, ma non puoi viverla; dicono che ogni cosa

verrà a suo tempo e, con questa scusa, non posso far

venire la mia ragazza a trovarmi in comunità.

Chissà quanto terrà ancora la mia pazienza..voi pen-

sate che arriverò sino alla fine della mia pena?

Quanti scommettono a favore e quanti contro?

Io non scommetterei su di me: so bene come sono

fatto…

Per adesso il mio primo obiettivo è quello di riuscire

a passare il mio compleanno ancora fuori, visto che

gli ultimi otto li ho passati nell‟hotel; poi, per il re-

sto, si vedrà giorno dopo giorno, e chi vivrà vedrà, e

voi lo scoprirete solo continuando a leggere i miei

articoli.

Dai ragà, mò vi lascio, così la smetto di stressarvi la

vita con le mie menate, anche perché credo che con

questo caldo, ci sia di meglio fare che leggere i miei

articoli…magari spalmare un po‟ di crema abbron-

zante sulle spalle di qualche bella donna..e non solo

sulle spalle…yabadabaduuuuuuuuuuuu!! J

Il vecchio marpione

Jovy

Nella Nostalgia

Ricordo il tuo sguardo

Ogni qual volta che mi assopisco

Rivedo la tua immagine

Riflessa nelle ombre fitte dell‟oscurità

Ma sei giubilo o tormento

Sei agonia o sfinimento

Prendi ciò che vuoi di me

Riallacciami come la corda

Al boma di una vela

Che attraversa Oceani infiniti

E salpa là dove finisce l‟orizzonte

Che incrocia traiettorie infinite

Vieni, portami oltre ogni confine

E varca la soglia dei pensieri

Di un uomo che si copre

Con la coltre della solitudine

E riempimi della fiamma

Del tuo amore. Qani

Page 21: Zona 508 Numero Di Novembre

21

I n ogni parte della terra esiste la religione,

espressione di ideologie e culture diverse.

Io sono italiano e la mia religione è cattolica cristia-

na, credo nel Padre, nel Figlio e nello

Spirito Santo: la Santissima Trinità.

Supponiamo che io fossi nato in una famiglia di e-

brei, la mia religione sarebbe l‟Ebraismo;

se fossi nato in una famiglia della Tahilandia, sarei

Buddista oppure, se fossi nato in una famiglia araba,

sarei Musulmano.

In queste religioni (e in tantissime altre che non sto

a elencarvi) la costante è l‟idea di una entità supe-

riore all‟uomo, e questa credo sia una necessità per

tutte le culture della terra, cioè il bisogno

di non sentirsi soli e abbandonati a se stessi.

Per esperienza personale io posso dire che nei mo-

menti difficili, quando il disagio della mia realtà

mi ha portato anche alla disperazione, ho comincia-

to a leggere la Bibbia. Mi ero isolato nel mio dolore

per il rimorso e la vergogna che vivevo. Non avevo

il coraggio di parlarne con nessuno e, con questo

semplice libro che poi tanto semplice non è, con il

tempo sto imparando quanto è importante credere.

Io con il Buon Gesù ho un rapporto molto semplice,

una buona amicizia, grazie alla quale posso ritrovare

un certa serenità e quella sicurezza in me stesso che

non avevo più da tanto tempo. Credo fermamente

che la religione, in quanto compagna di vita, sia me-

ritevole di rispetto e che questo valga per ogni reli-

gione. In ognuna di loro c‟è un comandamento che

fa intendere di amare il proprio prossimo come se

stessi; sono convinto che in questi anni la religione

mi abbia aiutato tanto e di essere migliorato un po-

co.

Credo che sia bello ricevere, ma penso sia più bello

donare agli altri.

Questo è ciò che nel mio piccolo posso affermare,

poi chissà, si dice che le vie del Signore siano infini-

te...

PACE E BENE A TUTTI VOI

Giuseppe (il saggio)

Libertà di religione

La libertà è un bene dell ’ individuo

costantemente leso dalla vita orga-

nizzata in prevaricazioni quotidiane

dei ruoli economici istituzionali etc

con cui si esercita un potere arbitrario

ipocritamente detto funzionale al bene

comune.

Antonio

Uscire, entrare nel primo bar a

bere quattro Campari, arrivare

a casa a prendere la moto per

correre al mare prima, prima di

subito, dove lasciarmi per lo stress ac-

cumulato in anni di zoo!

Vincenzo

Page 22: Zona 508 Numero Di Novembre

22

L a libertà è davvero una cosa incredi-

bile, non è facile attribuirgli il valore che meri-

ta, ne prendi consapevolezza solo quando ne

vieni privato.

Libertà è un caffé al bar, due chiacchiere con gli

amici, una pizza in compagnia, stare con i tuoi

affetti più cari.

È una cosa meravigliosa e purtroppo spesso ci

dimentichiamo che per lei, sia in passato ma

anche ai giorni nostri, nel mondo c‟è gente che

sacrifica la propria vita per poter dare un futuro

libero alle generazioni che verranno.

Per me, che sto passando una parte della mia

vita dietro una

grata di ferro,

rinchiuso in una

cella, la libertà

è tornare a vivere in una quotidiana normalità,

tornare all‟abbraccio delle mie figlie senza

l‟occhio vigile di un agente in una sala colloqui,

un respiro profondo fatto all‟aria aperta in una

mattina autunnale.

La libertà è tutto questo e molto altro; per me è

l‟apertura della porta carceraria alla fine della

mia pena, camminando verso una nuova vita

senza voltarmi indietro!!! Mauro

Cos’è la libertà?

Che cosa di noi resterà

Quando avranno dimesso

noi stessi

E non penseremo ai pen-

sieri

Che abbiamo avuto perché

Il tempo non lo permetterà

La sola felicità sarà

Per sempre la libertà

FEDERICO P.

Prigionieri

del

tempo

FIDATI

Lasciati guardare,

lasciati andare,

lasciati cullare,

lasciati guidare,

lasciati aiutare,

non sei unico,

né venuto per distinguerti,

ma sei solo.

Redazione

Page 23: Zona 508 Numero Di Novembre

23

S ono fortemente convinto che nella vita di

qualche essere umano ci siano dei mo-

menti dove determinate persone debbano affrontare

situazioni che in quegli istanti sembrano avere una

sola e unica via d‟uscita.

Secondo me la soluzione del problema pareva essere

una scorciatoia che però mi si mostrò come un sen-

tiero tortuoso e pieno di ostacoli che al primo impat-

to mi fece comodo, poi mi spinse sempre più in bas-

so.

Il vero problema è che una volta presa questa strada

chiunque di noi ha difficoltà a tornare indietro, si

viene trascinati sempre più sino al punto che questo

tipo di vita diviene un inquieta normalità.

Dopo tante notti ormai senza sonno ho avuto la pos-

sibilità e il tempo per riflettere e mi sono reso conto

che non bisogna mai, ripeto mai, lasciarsi andare,

gettando così la spugna, anzi bisogna farsi forza e

reagire soprattutto

per le persone che

hanno sempre cre-

duto in noi e ci han-

no dato anche tanto

amore.

A questo punto dobbiamo ricominciare a prendere

fiducia negli altri e soprattutto in noi stessi.

Quindi concludo dicendo che la gente che purtroppo

ha preso come me la strada sbagliata ha compreso

che oltre al male c‟è sempre in ogni luogo il bene e

che possa seguirlo e liberarsi da ogni pensiero sba-

gliato per poter così tornare ad una vita serena e li-

bera.

Con queste mie ultime frasi spero che il mio pensie-

ro vada a colpirvi nei vostri cuori.

Buona fortuna a tutti!

Luigi

La libertà

Carcere

Ti trascini lento, senza fretta né speranza

Il tuo incedere è ormai abituato a non più di una stanza

Il corridoio opaco e ombroso

Raccoglie i passi di chi procede a ritroso

Tradito e disilluso e nell‟orgoglio ferito e vinto

Non si può certo dire che procedi a piè sospinto

Vago, disilluso e perso

Non capisci se vai dritto o di traverso

Inutile cercare comprensione in pensieri altrui

In coloro che vivono in questi spazi bui

Vana illusoria ossessione

Poter trovare rimedio nella ragione

La parola è priva di significato in questo strazio

E perde senso anche l‟estrema ratio

Qui dove tutto tace ed è intriso da sospetto

Anche un sospiro nella notte è un difetto!

Giorgio

Rimango con me

Come al solito rimani solo

E vivi a stento

Melanconico nel pensiero privo di argomen-

to

Come un raggio di sole

Disturbato dal vento

Come il dolore di un lupo

Che pare un lamento

Come il sorriso di un clown

Nella notte oscura

Come lo sguardo di un bimbo

Curioso ed assente

Come gli uccelli che emigrano

Per poi ritornare

Nello stesso momento

Come un‟ombra svanita

Che filtra nel tormento.

Qani

Page 24: Zona 508 Numero Di Novembre

24

Liberi pensieri

La libertà è una parola che ha un

valore molto importante soprattutto

in questo luogo.

Ogni giorno attendiamo che venga

pronunciata per essere liberi.

C‟è anche la libertà del pensiero.

Noi immaginiamo altre cose per u-

scire dalla realtà o per tirar su il mo-

rale.

Redouane

La libertà, un desiderio di

poter tornare a divertirsi,

di poter fare scelte miglio-

ri, di tornare a vivere una

vita più bella.

Redazione

Il buio,la luce fievole che entrava dal piccolo

Foro del blindo, il pensiero libero e all’improvviso

Lei,questa persona che appoggiata alla seconda bran-

da

Con un braccio,un fragile corpicino di una persona

Anziana che con fatica cercava di indossare zoccoli

O sandali in cuoio .

Indossava una vestaglia in cotone grezzo bianco con

I bordi delle maniche riavvolte,una cuffia di un rosso

Non vivace con una pallina all’estremità .

Lui che mi dava le spalle,la mia calma e serenità

Nell’osservare chiamiamola visione o ciò che sia ,

la pace della cella,il mio sguardo sempre rivolto verso

questa presenza che mi si voltò verso me.

Il mio cuore, la mia anima in attesa che questa visione

Si rivelasse a me e mi parlasse, ma la mia attesa fu

Vanificata e all’improvviso svanì senza voltarsi ma la

Pace nel mio animo continuò e mi ricoricai in branda

Come se nulla fosse successo.

La presenza mi ha dato da pensare a chi o ha che co-

sa

Significasse… il perchè solo io l’avessi vista .

Il ricordo di essa mi porto ad un solo pensiero,

che la presenza fosse venuta in silenzio e pace nella

mia cella.

In silenzio, quasi si vergognasse di farsi vedere,

Tutto questo, per me, fu serenità, pace, amore e ri-

spetto.

ERMANNO

SEGNI

Conosco la follia

Spazi aperti nella mente

Ove a volte si vorrebbe fuggir via

Ogni eccesso mi son sempre consentito

Finendo prigioniero in un incubo indefinito

O tutto o niente, sembra facile

Non porsi limiti con la mente

Da un estremo all’altro

Senza mai riflettere né pensare

Finché finisce il gas

E non riesci più ad andare

Prima o poi ti fermi

E pensi intensamente

Non sono i rimorsi a confrontarsi continua-

mente

Ma l’assenza di un futuro certo

Perché ogni sbaglio commesso

È un conto ancora aperto

Demagogia, luoghi comuni, frasi scontate

Si finisce col vedere

Solo oltre le inferriate,

sei maledettamente perso e stanco

e continui a cedere al nemico il fianco

che si palesi in polvere, liquido o fumo bianco

sporco

che ti porta a rinnegare ogni ragione

se non riconosci il torto.

Giorgio

Oltre gli spazi

SOLITUDINE

Organizzo la mia solitudine

di fronte alla risacca del mare.

Lentamente scivola la sabbia

risvegliando i miei sensi,

e provo ineluttabile scoperta

nel rinnovare questo vecchio involucro

provato da mille battaglie,

perchè gli errori

sono sempre più forti delle nostre ragioni.

E mentre le scimmie di Chandigarh

piangono per il tramonto del sole,

i salmoni alzano le soglie del dolore

andando a sfidare la morte

per il loro tropismo che donerà vita nuova!

Giorgio

Page 25: Zona 508 Numero Di Novembre

25

Liberi pensieri

Lettere di Anita

C ari Lettori,

quando vedo tutti i miei figli vicino a me,

mi sembra di toccare il cielo con un dito. Loro mi

danno tanta gioia e amore. Li ho cresciuti tutti quan-

ti con immenso amore e affetto. Quando sono con

loro mi sembra che siano i miei fratellini e gioco

con loro a quello che loro desiderano.

Ciò che voglio dire è che li amo più di ogni cosa al

mondo!

Se loro non fossero nella mia vita, forse io oggi non

sarei tanto modesta e gioiosa come sono.

Mi sono sempre sacrificata per loro, per poterli ren-

dere felici e contenti, perché quando loro stanno

bene, il mio cuore gioisce per loro.

Sin da ragazzina avevo sempre espresso il desiderio

di avere tanti figli una volta sposata.

Sarò sempre disponibile per i miei figli, per dar loro

tutto ciò che mi è possibile, per amarli come Dio ci

ha insegnato.

A volte però, il destino e gli errori che commettia-

mo, ci portano a prendere delle strade sbagliate.

Sto troppo male senza i miei figli accanto a me, sen-

za poterli abbracciare e tenerli stretti stretti a me.

Mi sembra che il cuore mi stia scoppiando al pensie-

ro dei miei sette angioletti!

Redazione

Scusa!

Il tuo sorriso è dirompente

abbatte qualsiasi muro da cui venga rinchiuso.

E' magnetico, avvicina

qualsiasi distanza ci separi.

Il tuo sorriso è speciale

mette colore alle mie giornate grigie

trasformando queste stanze strette, vecchie e chiuse

in spazi verdi dagli infiniti orizzonti

illuminati da un cielo azzurro come il mare

dove riaffiorano i miei positivi pensieri

e prendono vita i progetti più veri.

Dal tuo sorriso tutto questo dipende.

Ti chiedo scusa per le innumerevoli volte

che ho fatto sì che tu lo perdessi! Mauro

Page 26: Zona 508 Numero Di Novembre

26

L a morte si mostra in diverse forme, può

essere fisica o psicologica.

Io le ho viste entrambe… Ho vissuto con una com-

pagna di cella depressa alla quale era stato tolto tut-

to: figli, casa, affetti…Sola, completamente abban-

donata da tutto e tutti…Mi fece una promessa : non

appena uscita voleva morire…Io non le credetti e

finchè rimase con me feci di tutto per sollevarle il

morale e farle capire l‟importanza della vita e di

tutti i suoi valori.

Insieme a me rideva, a volte scherzava, io ero il suo

unico appiglio finchè è rimasta in galera.

Una volta uscita la trovarono morta per overdose

sotto un ponte. Il suo nome era Susi.

Ho visto persone morire mentalmente per il troppo

dolore, la troppa sofferenza, impazzite per amore e

dispiacere, per indifferenza…Qui dentro non si può

stare bene. Mio nonno è morto nell‟ottobre 2007,

prima di morire ha chiesto di me, “Giulia” è stata la

sua ultima parola prima di accasciarsi tra le braccia

della nonna. Non sono andata al suo funerale, ma

una parte di lui è rimasta dentro di me.

Ho una madre che sta morendo dentro per colpa

mia, per ogni sofferenza che le ho dato.

Ho tanti rimorsi, ma questo è il più grande.

Sappi,dolce mamma che sto morendo anch‟io nel

saperti e nel vederti così.

La morte fa parte della vita, ma è la cosa più brutta

che esista al mondo.

GIULIA

Riflessioni di

Giulia sulla

morte..

Il mio sublime

Perduta e poi ritrovata

Oltre la brughiera

Risplende avida questa mia passione

Sublime.

Tu che disseti questa gola ferita

Ove non servono occhi per guardarti

Mani per sentirti

Notti per sognarti

Profumo per conoscerti

Come del resto

Il mio cuore per amarti

Tu mi appartieni

Io ti appartengo

Come acqua al mare

Come nubi al cielo

Come raggi al sole

Come il cuore all‟amore

Come i versi al poeta

Come fiamme al fuoco

Come l‟aria al vento

Come il gelo al freddo

Nei tuoi occhi vedo solo il riflesso

Il sottile piacere del desiderio

Unica ragione mia di vita.

Qani

Page 27: Zona 508 Numero Di Novembre

27

... faceva caldo.

Ad undici anni ho deciso di andare via da casa, via,

lontano perché vivevo nel dolore.

Non appena finiva la scuola c‟era solamente lavoro

in casa: i miei non conoscevano le vacanze, la fami-

glia era numerosa e tutti i miei fratelli lavoravano.

Io venni mandato in città per imparare un mestiere:

il meccanico.

Ogni mattina dovevo alzarmi presto e fare 14 chilo-

metri con una bicicletta regalatami da una persona

che mi ha voluto aiutare….altrimenti mi aspettavano

l‟andata e il ritorno da fare a piedi, ogni giorno.

Il padrone dell‟officina mi offriva solo il pranzo:

non pagava con soldi, neppure le spese per tener

puliti i vestiti. Solo qualche cliente mi allungava di

sotterfugio una mancia ma accadeva di rado e quasi

per caso.

L‟importante era che imparassi il lavoro, così avrei

sostenuto la famiglia. Quindi mi alzavo presto, per-

correvo 28 chilometri al giorno e lavoravo 10 ore al

giorno, solo casa e lavoro. Ero molto stanco di quel-

la vita, oberato da tutte le costrizioni.

Un sabato, finito il lavoro, nel tornare a casa mi so-

no attardato lungo il fiume, là dove forma con una

cascata un piccolo bacino d‟acqua limpida: avevo

proprio bisogno di un bagno, rilassarmi al fresco

della leggera corrente profumata di menta e salvia

selvatica….lasciarmi scorrere addosso il flusso lieve

dell‟acqua pulita.

Già mi ero liberato dallo stato d‟ansia, dalle preoc-

cupazioni, quando si fermò un signore per lavarsi la

macchina, tutta piena di polvere e sabbia: lo aiutai

per avere un po‟ di compagnia e lui mi raccontò che

in questo paese c‟è solo agricoltura, nessuna indu-

stria solo qualche piccolo artigiano.

A scuola potevano andare solo i figli di famiglie per

bene; i figli della povera gente richiedevano grandi

e troppi sacrifici sia per studiare che per trovare poi

un lavoro. Prima di poter aiutare in famiglia, in qua-

lunque modo fosse retribuito il lavoro, bisognava

trovare appoggi, in pratica pagare qualcuno che ti

presentasse, quasi garantisse la serietà, l‟impegno, la

fedeltà tua sul lavoro…

Scendeva la sera, era ora di tornare a casa, scorato,

inerme…dopo qualche giorno è accaduto come in

un sogno: prendo dalla cassa di famiglia 300 der-

ham, inforco la bicicletta, senza difficoltà arrivo alla

stazione del pullman. Così partii per una città lonta-

na, via da casa, al bordo del mare vasto ed imper-

scrutabile, verso un agglomerato di persone che vi-

vevano la loro vita felice, indaffarata, spalla a spalla

con tanti altri.…ma presto i soldi finirono ed un

nuovo impiego non era così facile da trovare. La

fame mi spinse a lavorare con delle bestie per otte-

nere un pezzo di pane, la cena.

Ma non era un‟opzione possibile: di quelle giornate

mi è rimasto il ricordo della vista del mare al matti-

no col suo profumo che se ne va per l‟aria, le navi

che passano, le barche ed il divertimento notturno

sulla spiaggia; ricordo del viaggio di andata tutte le

fermate della corriera, le stazioni piene di tanta gen-

te e le bancarelle tutte variamente colorate…

I miei non avevano la minima idea di dove mi tro-

vassi, erano privi di telefono in casa e non potevo

comunicare con loro: dovevo arrangiarmi.

Una notte tarda e greve di freddo, la polizia mi trovò

sotto un cartone che mi faceva da riparo, ero senza

documenti e senza soldi e per di più chiaramente

affamato.

Mi hanno riportato in caserma, dato da mangiare,

dormire poi sul bancone; il giorno dopo mi spediro-

no a casa ordinando all‟autista di farmi scendere

solo alla fermata di casa!

Ero un po‟ triste per le cose che andavo perdendo,

ma avevo anche un po‟ di nostalgia dei miei che

quando mi rividero scendere dalla corriera, ancora

stravolto dal viaggio, accorsero per abbracciarmi

felici per avermi ritrovato e forse ancora impauriti

per avermi quasi perso del tutto.

Reduane

Era l’estate in Marocco....

Page 28: Zona 508 Numero Di Novembre

28

C iao Veri, avevo voglia di scriverti e quindi

eccomi qua.

Ho saputo che hai chiamato a casa e volevo rassicu-

rarti…queste son cose che ho già passato quando

ero molto più giovane e quindi ce la farò anche que-

sta volta. Mi hanno dato tre mesi in più per

l‟evasione: pensavo di uscire a marzo,invece la de-

tenzione domiciliare è stata revocata e sembra che

dovrò stare qui almeno fino a giugno 2011,che detto

così sembra un sacco di tempo, ed infatti lo é.

Comunque sia conosco un po‟ di gente qua dentro e

ci son persone valide con le quali parlare e passare il

tempo. Le giornate iniziano a passare un po‟ più in

fretta, anche se mi mancano parecchie cose. Mi

manca la musica, le serate in giro, i tuffi nel lago di

notte, i tuoi sorrisi… e la lista è lunga…

Sto prendendo un tono un po‟ troppo malinconico,

da vecchio ergastolano,

ma la galera condiziona un po‟, anche se fuori fa

sorridere. A volte a casa,

prima che succedesse tutto, rileggevo la vecchie

lettere che scrivevo dal carcere e mi veniva da ride-

re. Fuori è così diverso, sono così scontati i rap-

porti sociali che le lettere sembrano avere quasi un

tono di auto compatimento.

Adesso che sono stato proiettato di nuovo in questa

realtà, mi rendo conto di quanto siano fondamentali

i rapporti con le persone che ami e quanto ne soffri

quando ti vengono negati.

Ho dei bellissimi ricordi della nostra amicizia. Ho

passato un‟estate bellissima. Son contento di aver

conosciuto delle belle persone, che troverò sicura-

mente quando sarà finita questa storia.

Non ci conosciamo da molto, c‟è sempre stata una

grande empatia fra di

noi. Io ti voglio bene

e sono contento di avertelo fatto capire in tutti i mo-

di quando potevo. Quando uscirò saranno cambiate

molte cose…le cose

cambiano continuamente, cambiano gli orizzonti, i

punti di vista, le angolature e troverò una realtà dif-

ferente. I momenti più brutti della carcerazione sono

quando si entra e quando si esce, perché in

quell‟occasione bisogna fare i conti con il mondo

cambiato. E in mezzo a questi continui cambiamenti

l‟amicizia rimane l‟unica costante su cui si può con-

tare.

Sono contento del rapporto di amicizia che abbiamo

e di non essere andati troppo oltre, perché di sicuro

adesso non avrebbe funzionato qualcosa di diverso.

Con F. sono in crisi; lei non mi vuole mollare, ma io

so che non può funzionare e toccherà a me prendere

l‟iniziativa per non darle la responsabilità.

Ho sempre questo nodo alla gola, costante, che mi

accompagna durante le mie giornate, ma lo supero

con un velo di cinismo che mi caratterizza.

Un‟alzata di spalle,

un sorriso beffardo,

una risata grassa.

Una boccata di sigaretta

E il nodo si mischia al fumo amaro,

per un attimo sembra andare tutto bene

E così vado avanti

Attimo dopo attimo.

Ti voglio bene,Veri,

con sincera amicizia.

Michele B.

Lettera ad una amica...

L a libertà di passeggiare con la propria fidanzata, liberi di scegliere quan-

do e dove mangiare, liberi di viaggiare e fare progetti per il proprio futu-

ro, liberi di sorridere anche dei propri guai, liberi di condividere un tramonto

con la persona del cuore.

In poche parole vivere con dignità.

Omar

Page 29: Zona 508 Numero Di Novembre

29

L ‟amore non conosce limiti perché chi

ama capisce al di la di ogni schema e dentro me

è ancora vivo il suo ricordo, di una storia vissu-

ta con importanza. Stavamo insieme, il nostro

rapporto era costruttivo, condividevamo sia i mo-

menti di gioia ed anche di dolore, ci piacevano le

stesse cose, avevamo gli stessi gusti... ma l‟amore

comporta scelte fondamentali basate sul benessere

dell‟altra: lei che mi coccolava con dolcezza estre-

ma, lei che mi curava, lei unica e splendida avvolta

nel suo fascino, il suo sorriso che accendeva emo-

zioni magiche.

Ho dovuto lasciarla, ho dovuto allontanarmi da lei

per una serie di circostanze, per evitare un male più

doloroso del lasciarsi. Ho dovuto andarmene e lei

con gli occhi carichi di tristezza con le lacrime che

le scorrevano veloci che bagnavano le mie spalle in

un abbraccio carico di sentimenti. Ho dovuto la-

sciarla per l‟ultima volta perché non volevo farle del

male e per questo ho preso una decisione difficile e

triste mentre dentro di me mi ripetevo “lo faccio

per lei” perché non merita di soffrire e mentre la

mia mano la salutava avevo un timido sorriso. Lei

sola nel suo dolore non sentiva più speranza, si sen-

tiva persa, lei non capiva perché il dolore era più

forte della ragione: sicuramente col tempo capirà

che l‟ho fatto per lei.

Ancora sento il suo profumo che invade il mio cor-

po. Mi resta solo di augurarle tutto il bene del

mondo sperando che mi perdoni il male che le ho

fatto.

assaad

L a libertà per me è solamente vedere al di là della mia immaginazione, vedere che succede dopo quel

muro.

La libertà non è quella cosa che si sente ma che si vede sul proprio viso. Gio

H o sempre pensato che la libertà fosse un corredo che ogni persona ha diritto di possedere mentre oggi

sono convinto che la si debba costruire ponendosi degli obiettivi e quindi dei doveri ai quali far riferimento.

Giovanni

Page 30: Zona 508 Numero Di Novembre

30

TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA:

E’ un organo istituzionale collegiale a composizione mista, il più im-

portante nell'ambito dell'esecuzione penale. Ha competenza distret-

tuale ed è posto in corrispondenza dei luoghi dove ha sede la Corte

d'Appello (in Italia sono 26). Il Tribunale di Sorveglianza di Brescia

ha sede fisica nel Tribunale di Brescia ma, dal momento che il terri-

torio è vasto, dispone di uffici di sorveglianza. Il Tribunale di Sorve-

glianza quindi si occupa della seconda fase del procedimento, ossia

dell'esecuzione della pena di soggetti già condannati con sentenza

definitiva. E' composto da due magistrati togati e due non togati,

detti esperti, scelti in virtù delle loro particolari competenze tecniche

in psicologia, psichiatria, criminologia, medicina legale, pedagogia. Il

Presidente del Tribunale di Sorveglianza è un giudice togato con u-

na certa anzianità di servizio, nominato dal Consiglio Superiore della

Magistratura, per le particolari competenze. In caso di parità di voti

espressi in seno al collegio, il voto del Presidente vale doppio.

LEGGE GOZZINI (L 663/1986)

La Legge Gozzini è nata nel 1986, su iniziativa del Senatore

cattolico della sinistra indipendente, Mario Gozzini, ma alla

sua stesura contribuirono in molti; la legge era quindi il ri-

sultato dell'incontro di culture diverse ed aveva otteuto l'ap-

poggio unanime delle forze politiche. Scopo principale della

suddetta legge è rieducare anche attraverso un percorso

esterno al muro di cinta e, proprio a questo fine, si proget-

tano altri modi di scontare la pena, che non escludano il

condannato dal contesto sociale. Le maggiori innovazione

apportate dalle legge sono: la concessione di 45 giorni

all'anno di permessi premio; la semilibertà; la detenzione

domiciliare; l'affidamento in prova al servizio sociale. Per-

mette quindi al condannato di rientrare gradualmente nella

società, aiutato e controllato da una rete di operatori.

...della maestra Beatri-

ce.

Page 31: Zona 508 Numero Di Novembre

31

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

2KG DI PATATE SBUCCIATE E COTTE

1KG DI FARINA 00

2 ETTI DI PANCETTA AFFETTATA E COPPATA

100 GRAMMI DI BURRO DA SOFFRIGGERE CON LA

PANCETTA

100GRAMMI DI PROSCIUTTO COTTO AL NATURALE

4 SOTTILETE O FORMAGGIO A PIACERE

1 MOZZARELLA HA FETTE

1 PIZZICO DI PEPE NERO O ROSA

100GRAMMI DI PARMIGGIANO GRATTUGGIATO

4 FOGLIOLINE DI SALVIA

IMPASTARE IL COMPOSTO, RENDERLO OMOGENEO, ARROTOLARLO CON GLI IN-

GREDIENTI E IL TUTTO BOLLIRLO PER ALMENO 45 MINUTI

TAGLIARE L‟IMPASTO A FETTE E STENDERE IL SOFFRITTO DI PANCETTA SULLE

FETTE E SPOLVERARE IL TUTTO CON PARMIGIANO E UN PIZZICO DI PEPE NERO E

ROSA. SI FA PRESENTE CHE L‟AGGIUNTA DI ALTRI FORMAGGI SERVE, A PIACERE

AD ARRICHIRE IL GUSTO DELLA RICETTA.

Ermanno.

Ingredienti:

2 litri di brodo bollente

500gr di riso ben pulito

Fatelo cuocere per 15 /18 minuti a fuoco ardito.

A giusta cottura aggiungete un 60gr di buon formag-

gio,60gr di burro fresco,60gr di tartufi bianchi ben lava-

ti,60gr di tartufi neri,(o altri funghi)

Un po‟ di noce moscata,spezie,sale,aggiungete un po‟ di brodo,al bisogno

Lasciando che resti un po‟ molle. Servire in zuppiera .

A chi piace un po‟ più duro metterlo in uno stampo e riversarlo in piatto.

Il tutto consigliato con un buon Barbera o un Grignolino.

Ultras Granata

Page 32: Zona 508 Numero Di Novembre

32

A fronte di un forte mal di testa non troverete

tempo per fare altro che scornarvi contro ad un

muro. Potrebbe essere il rimedio per non senti-

re più alcun disturbo.

Se non fosse per qualche tur-

bativa tipo 4 pareti… questo

sarebbe un buon mese per sca-

tenarvi in un recinto di muc-

che!!!

: E’ passato il compleanno e

„Crono‟ inizia a voler voglia

di novità. Arrivano le occasio-

ni per frequentare ambienti

diversi. L‟amore vi insegue ed

acchiappa.

: Ci sarà caos nelle faccende

di soldi, forse spendete troppo

senza accorgervi e vi lamenta-

te: curate bene i conti.

Nel fare sport non supponete

troppo del vostro allenamento

e delle vostre capacità, correte

rischi non indifferenti a non

starete al passo con le „ gaz-

zelle da depredare.‟

Poiché nessun astro vi proteg-

ge dalla golosità…state attenti

a non essere ingordi perché la

linea potrebbe rovinarsi per

circa nove mesi e per altri …a

vita!!!

Sempre più spesso fate il bilancio

della situazione,datevi una rego-

lata perché non siete precisi!

Scorpione:

Marte vi rende insofferenti

nell‟obbedire e troppo esigenti

nel dare ordini, affilate l‟artiglio.

: Cominciate a prendere in

considerazione i sogni accan-

tonati; ricordate che chi non

risica non rosica.

: Vi siete fumati l’erba invece

che brucarla? Poco male: è

un‟ottima terapia d‟urto per

tutto l‟anno; chiedete al vostro

vicino se ne vuole un po‟!

: Il buon umore non manca;

per caso siete vicini di casa al

capricorno? La cautela è ne-

cessaria per non crearvi danni

allo sport, nei lavori domestici

e nella manutenzione casalin-

ga.

: questo è un mese che vi dovrebbe far

riflettere sui molti errori fatti ma che si

possono „recuperare‟. Attenti alle diete

perché state dimagrendo troppo. Il nuo-

vo Look vi rende più giovani di quanto

non siate. Con il partner a breve avrete

degli ostacoli devastanti che vi siete

cercati voi da soli. Occhi aperti da otto-

bre a dicembre perché la sorpresa è Bel-

la, grossa grossa e non troppo simpatica.

Avvicinatevi al capricorno che vi farà

stare bene!

Page 33: Zona 508 Numero Di Novembre

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Mi dai un consiglio? Ovvero, scambio di idee e consigli semplici, veloci ed economici per mantenere una

buona forma fisica, mentale e relazionale…

A cura di Marina

PERCHE’ E’ MEGLIO CONSUMARE I FRUTTI DI STAGIONE

Grazie alle nuove tecniche di coltivazione ed alle importazioni ci siamo ormai abituati a trovare molti tipi

di frutta e verdura in tutti i periodi dell‟anno. Per conservarli però, spesso vengono usate sostanze che noi

ingeriamo senza sapere né quali sono, né quali danni possono provocare al nostro organismo. Inoltre, il

trasporto da luoghi lontani origina un grande spreco di risorse e inquinamento. Ma limitiamoci a pensare

a due aspetti pratici: il sapore ed il costo dei prodotti fuori stagione non è certo quello di quelli coltivati e

raccolti nel periodo e nel luogo giusto! Vediamo allora quali sono i tipi di frutta e di verdura che negli

ultimi due mesi dell‟anno possiamo considerare “frutti di stagione” e scopriamo le proprietà di alcuni di

loro. Scegliendoli spederemo meno, mangeremo con più gusto e, soprattutto, ci aiuteranno a prevenire

alcuni malanni!

NOVEMBRE

arance, cachi, kiwi, melagrane, mele, noci, pere, pompelmi

barbabietole, bietole, broccoli, carciofi, cardi, cavolfiori, cavoli, cavolini di Bruxelles, cime di rapa, fi-

nocchi, indivia belga, porri, rapa, scalogno, sedano bianco, zucca

DICEMBRE

ananas, arance, mandarini, melagrane, mele, pere

bietole a costa, bietoline, broccoli, carciofi, cardi, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavolo cappuccio,

cicoria, finocchi, indivia, patate dolci, porri, radicchio di Treviso, rape, scalogno, scarola, sedano bian-

co, spinaci

Ananas: il suo succo è un ottimo digestivo ed ha proprietà disintossicanti e diuretiche.

Arancia: ricca di vitamine e di sali minerali, è consigliata per chi soffre di disturbi dello stomaco e

dell‟intestino. Favorisce il processo digestivo, tonifica l‟apparato nervoso e, per l‟alto contenuto vitamini-

co e di fosforo, è raccomandabile a chi soffre di osteoporosi. Inoltre, essendo ricca di vitamina C, sostan-

za antiossidante molto utile al sistema immunitario, è di aiuto nella cura di influenze, raffreddori, gotta e

reumatismi. Ma attenzione: nel consumare questo frutto bisogna tener presente che la vitamina C si perde

in fretta se la frutta è lasciata all‟aria affettata o spremuta!

Mandarino: ha le stesse virtù dell‟arancia ma, essendo ricco di bromo, ha anche proprietà sedative ed è

utile contro l‟insonnia.

Mela: regolarizza le funzioni del fegato e dell’intestino, disinfetta il cavo orale e contribuisce al tranquil-

lo riposo notturno. Poiché stimola anche le funzioni renali, se ne consiglia l‟uso ha chi ha problemi di

artrite, reumatismi, calcoli renali. Tonifica i bronchi e ha azione drenante sulle vie respiratorie. Giova a

chi ha problemi cardiaci ed a chi soffre di ipertensione. Insomma, come dice il detto: “Una mela al gior-

no, leva il medico di torno…”.

Le verdure a foglia verde in generale sono ricche di sostanze che combattono i radicali liberi (che causa-

no ill precoce invecchiamento delle cellule) e contrastano le malattie degenerative dell‟occhio. Spinaci,

cavoli, broccoli, infatti, sono ricchi di luteina, una sostanza che, secondo degli studi, ha un’azione preser-

vatrice per gli occhi. Per assumere la suf-

ficiente quantità di luteina basta consuma-

re 1 porzione di spinaci al giorno (circa 50

grammi).

Hai anche tu un rimedio, una ricetta, un libro, un lavo-retto da consigliare? Mettiti in contatto con i compo-nenti della redazione delle carceri di Brescia e/o Ver-ziano oppure scrivi alla Redazione di ACT

Page 34: Zona 508 Numero Di Novembre

34

… QUALCUNO DI QUESTI INDIRIZZI POTREBBE ESSERTI UTILE!

Via Cipro, 325124 BRESCIA

Via V.Emanuele II, 28 - Roncadelle (BS) - Tel 0302584463

Via dei Mille, 47 - 25122 - Brescia - Tel. 030 2942429

Via A. Callegari, 11 – Brescia – Tel. 0302807576

Via San Faustino 33/b - 25122 BresciaTel. 030/3751480 oppure 030/3753004

lunedì, mercoledì e venerdì 10.00/13.00martedì, giovedì e venerdì 16.00/18.00sabato 9.00/12.00

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INOLTRE fai sempre riferimento a :

Ufficio di collocamento

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Orari al pubblico:

http://www.unicam.it/archivio/avvisi/bando_fixo/cv%20formato%20europeo.doc

CENTRO FORMAZIONE AVANZATA - BRESCIA

http://www.comune.brescia.it/Istituzionale/AreeESettori/AreaServiziAlCittadinoEInnovazione/GiovaniSportEdInnovazione/PoliticheGiovaniliEAttivitaRicreative/Informagiovani/bollet

tino.htm

Un Giorno però...

Page 35: Zona 508 Numero Di Novembre

35

L' Associazione Carcere e Territorio di Brescia è orientata alla promozione, sostegno e gestione di attività che sensibilizzino l' opinione pubblica

riguardo alle tematiche della giustizia penale, della vita interna al carcere e del suo rapporto con il

territorio.

Promuove e coordina intese interistituzionali e collaborazioni, sui problemi carcerar i, tra l'amministrazione penitenziaria, la magistratura, le amministrazioni, le forze politiche, le organizzazioni del privato sociale e del volontariato.

Promuove e realizza le iniziative che favoriscano,

all'interno del carcere: l' assistenza socio-sanitaria, l'organizzazione di attività sportive, ricreative, formative, scolastiche, culturali e lavorative, l' organizzazione di percorsi di formazione professionale e di progetti sperimentali per l'

ins e rime nto la v ora tiv o de i de te nuti , i l reinserimento sociale del detenuto al termine della pena.

Visita il sito per saperne di piùwww.act-bs.com

Hai mai sentito parlare di Act?www.act-bs.com

“ aro amico ti scrivo...”C

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la Redazione

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redazioni di Zona 508

per l a co l l aborazione

La Di ret t r ice de l Carcere

La Pol izia peni t enziaria

G l i educatori e educat rici

e t u t t i quel l i che hanno co l laborato

a l la st esura del g iornale

SI R INGRAZIANO:

febbraio 201031

Page 36: Zona 508 Numero Di Novembre

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LASCIATI TENTARE DAL

OLONTARIATOVsguardi colorati

Centro Servizi Volontariato BRESCIAVia Emilio Salgari, 43/B

25125 Brescia tel. [email protected]

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