voltana on line n.30-2011
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Voltana On Line 30
2011
gue”, nascosti e quasi occultati, co-
me certe procure estorte ai parenti
con firma tremante sul letto di mor-
te. Di tutta la sterminata collezione
di prodigiosi rancori prodotta dal
berlusconismo, quello degli ex so-cialisti alla Sacconi è il distillato più
pericoloso, perché in buona fede. E
il contrabbando, dunque, è l’unico
strumento possibile per attuare la
vendetta, la guerra contro i mulini a
vento che gli ex sessantottini spre-
tati del garofano pensano di essere
chiamati a celebrare. Per gente co-
me loro – Sacconi, Brunetta, la Boni-
ver – una riforma così si sarebbe dovuta offrire al Paese con una
messa giuslavorista, un coro ege-
monico, una kultur kampf da cele-
brare nel punto massimo del con-
senso. Invece, a loro eterna vergo-
gna, quando erano al massimo del
consenso non hanno avuto il corag-
gio di sporcarsi le mani e di mette-
re in gioco i loro frivoli indici di
popolarità. Così, dove la vanità ha
Sacconi, vendetta socialista sui lavoratori di Luca Telese fallito, ecco il colpo di coda del ran-
core.
I ragazzi che si vantarono di esse-
re discepoli dei grandi giuslavoristi
socialisti progressisti, dei Giugni e
dei Brodolini, fanno a pezzi lo Statu-
to dei Lavoratori nel crepuscolo
della ritirata e della sconfitta, come
i gauleiter nazisti che provavano a
smontare le fabbriche del nord. C’é
un aneddoto che mi raccontò lo
stesso Sacconi – persona peraltro squisita, sul piano personale – quel-
lo per cui, nella stagione dei golpe
degli anni settanta lui e Brunetta
una notte di paura si erano precipi-
tosamente ritirati in una baita, te-
mendo di essere arrestati nel corso
di un colpo di stato. Ecco, quella
allucinazione iperdemocratica di
allora, si riverbera nell’ allucinazio-
ne iperpadronale di oggi, nel rega-
lino osceno alla Fiat, la legge ad
aziendam gentilmente concessa,
per evitare una condanna certa.
Come allora Brunetta e Sacconi
pensano di essere gli esecutori di
una vendetta contro l’egemonia
culturale degli odiati comunisti,
contro i lavoratori e i precari che li
hanno (giustamente) spernacchiati
ovunque, e che loro hanno
(giustamente) combattuto senza tregua, considerandoli al pari di
nemici di classe.
Il sacconismo, che è per definizio-
ne in buona fede perché è l’ ideolo-
gia del neocatecumeno, e del con-
vertito zelante che deve farsi per-
donare il suo passato, é molto peg-gio del berlusconismo cialtrone dei
ladri, degli avvocaticchi, e dei pa-
taccari di corte del cavaliere. È il
frutto più ideologico della destra
italiana. Ma proprio per questo è
quello che negli ultimi giorni del
Reich innescherà la rivolta sociale
dei nuovi indignados italiani, che
non ne vogliono sapere di farsi
mettere sul lastrico nel tempo fero-ce della crisi.
LUCA TELESE
dal sito www.lucatelese.it
E venne il giorno della riforma
clandestina, la riforma di contrab-
bando, la libera licenziabilitá so-
gnata ed invocata dai tanti Strana-
more del liberismo italiano come la
panacea di tutti i mali, finalmente
imposta con un piccolo e miserabile
golpe di ferragosto.
C’è qualcosa di grottesco e beffar-
do nel fatto che il ministro del Lavo-
ro Maurizio Sacconi abbia partorito
questo prodigio di controriforma
quasi in segreto, di soppiatto, con
un apparato di codicilli infilati ad
arte nella finanziaria “lacrime e san-
La manovra economica dei cittadini I sacrifici li devono fare i cittadini. I sacrifici li decidono i parlamentari.
I Parlamentari non fanno sacrifici. È
il teatro dell'assurdo. Forse abbiamo
perso il senso della realtà. I media
usano la tecnica della confusione e ci
becchiamo come i polli di Renzo pri-
ma che sia loro tirato il collo. Provia-
mo a ridefinire le regole. I sacrifici li devono fare tutti. I sacrifici li deci-
dono e votano i cittadini. I parlamen-
tari fanno i sacrifici. Così va meglio!
Dove andare a prendere i soldi?
Questa domanda è ridicola, perché
la risposta la sanno tutti: si vanno a
prendere dove ci sono! E allora ini-ziamo. Taglio delle spese militari e
rientro delle missioni di guerra in
Libia e in Afghanistan. Abolizione di
tutte le pensioni parlamentari in as-
senza di un periodo di contribuzione
pari a quello di tutti gli altri cittadini.
Abolizione immediata dei finanzia-
menti pubblici ai partiti iniziando dal
prossimo settembre. Abolizione dei
finanziamenti diretti e indiretti ai
giornali, con effetto retroattivo al
primo gennaio 2011. Contribuzione
del 60% dei capitali regolarizzati
con lo Scudo Fiscale. Statalizzazione di tutte le concessioni in mano ai
privati. Abolizione immediata di
tutte le province. Riduzione del
50% del numero dei parlamentari.
Abolizione delle doppie e triple
pensioni. Tetto massimo per ogni
pensione di 4.000 euro al mese.
Cancellazione delle Grandi Opere
Inutili (Tav Val di Susa 22 miliardi,
Ponte Messina 4, Gronda Genova 6, ecc.). Eliminazione delle Authority
e degli stipendi dei trombati dalla
politica lì collocati.
Chi vuole aggiunga i suoi suggeri-
menti per la manovra, può inviare
una e-mail ...
visita il sito www.beppegrillo.it/
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Dopo il desolante comizio di Um-
berto Bossi a Ponte di Legno, nel quale il senatur ci ha informati che
prima vengono i poveracci, quelli
che rubano bistecche nei “grandi
magazzeni” (sic), mostrando così di
essersi incamminato verso una nar-
rativa stralunata che credevamo
esclusiva del Grande Venditore di
Arcore, vediamo che ci aspetta, sia
in termini di eventuale correzione
della manovra che di contesto con-
giunturale più ampio del maleodo-
rante stagno italiano.
(…) Berlusconi ha parlato della
possibilità di emendare la mano-
vra, ovviamente a saldi invariati. Ma ha messo anche alcuni paletti,
conficcandoli su un terreno di sab-
bie mobili, dove la logica affonda
invariabilmente. Ad esempio, no
alla eliminazione del cosiddetto
“contributo di solidarietà” (già il
nome fa prudere le mani), per que-
ste motivazioni:
«È stato introdotto non perché dia
un grande introito, visto che secondo
i nostri calcoli darà un gettito di mol-
to meno di un miliardo di euro, ma
perché non fossero le classi più disa-
giate, attraverso magari minor servi-
zi da parte degli enti locali, a dover
pagare maggiormente il costo della
manovra: è stato quindi introdotto
per un fattore di giustizia, per equili-
brare i sacrifici. Credo che sia qual-
cosa che sia giusto avere in questa
manovra»
A ben vedere, questa è una con-
siderazione massimamente sini-
stra, quasi bertinottiana o ferre-
riana. Che tradotta, diviene: «sappiamo che il gettito è risibile,
quindi non serve allo scopo, ma lo
mettiamo lo stesso, per lenire l’ in-
vidia sociale e non certo per pagare
i servizi. In questo modo, potremo
massimizzare la distorsione all’ of-
ferta di lavoro qualificato, potenzie-
remo l’incentivo ad espatriare e,
dulcis in fundo, per massimo di
“giustizia sociale”, non toccheremo
gli autonomi, tranne quelli che de-
vono fatturare tutto per legge, non
certo il grosso, quello che dichiara
imponibili medi di 30.000 euro an-
nui». Vai Silvio, la Giustizia sia con
te ! Ma per ridurre l’arrabbiatura
dei contribuenti forzati e mostrare
tutta la collegiale coesione del no-
stro prestigioso esecutivo, Berlu-
sconi precisa, poi, che il contributo
era previsto per due anni, e non per
tre. Pensate che immagine di com-
pattezza riusciamo a fornire ai nostri
partner ed ai mercati, davanti ad un
Premier che, con questa precisazio-
ne, ci significa delle due l’una: o ha
un ministro dell’Economia furba-
stro, oppure lui è rintronato e non
controlla più alcunché del processo
esecutivo. Grande !
Il nostro Venditore in chief si è
poi detto contrario a manovre
sull’Iva. Qui occorre precisare: se si trattasse di aumentare le imposte
indirette (e magari eliminare le
pensioni di anzianità) non solo per
fare cassa ma per finanziare una
riduzione del costo del lavoro, sia
direttamente nelle tasche dei lavo-
ratori che attraverso riduzioni
dell’Irap a carico delle imprese, la
manovra avrebbe una sua razionali-
tà. Ma alzare l’Iva solo per fare cas-
sa sarebbe del tutto controprodu-
cente, in un Paese che ha peraltro
un’altissima evasione di questa im-
posta. E Berlusconi infatti segnala il
problema, ma con i suoi standard:
«Un punto in più di Iva cambiereb-
be molto le cose perché sarebbero
almeno 5 miliardi in più. l’Iva au-
mentata determina una contrazione
dei consumi magari non rilevante,
ma comunque ci sarebbe una contra-
zione certa dei consumi; inoltre vi
sarebbe una maggiore tendenza
all’evasione che purtroppo si raffor-
zerebbe con l’aumento dell’Iva»
Ottimo. Ma allora perché non agi-
re per recuperare l’evasione Iva? E
perché essere così sensibili all’ eva-
sione sulle imposte indirette e fre-
garsene su quelle dirette, con il di-
scorso sulla “giustizia sociale” solo
sui dipendenti a reddito medio-
alto? Mistero.
Nel frattempo, il Pil tedesco del
secondo trimestre cresce di solo
lo 0,1 per cento, contro attese per un più 0,4-0,5 , a conferma del ral-
lentamento vistoso in atto in Euro-
pa, e non solo. Il dato tedesco se-
gue la crescita zero francese dello
stesso periodo (con spesa dei con-
sumatori in calo dello 0,7 per cento
trimestrale), che mette a rischio il
target di crescita fissato dal gover-
no di Parigi, il 2 per cento. Per rag-
giungere il quale servirebbe una
crescita dello 0,7 per cento negli
ultimi due trimestri dell’anno, che
allo stato attuale non appare rag-
giungibile. Meno male che il Go-
verno italiano ha cifrato la manovra
correttiva con una crescita di Pil di
ben l’1 per cento nel 2011 e 1,3 per
cento nel 2012, mentre saremo for-
tunati se riusciremo a tenere la te-
sta ed il naso sopra lo 0,5 per cento,
vista la ovvia natura recessiva di
questa manovra, malgrado l’ enor-
me spinta alla crescita che verrà
dalla abolizione dei ponti non reli-
giosi.
Ultima considerazione sul Pil
italiano del secondo trimestre, a più 0,3 per cento congiunturale,
quindi migliore di quelli tedesco e
francese: prima che qualche casa-
linga disperata e qualche editoriali-
sta del Giornale vi vengano a dire
che andiamo meglio di tutti, sappia-
te che ci sono elevate probabilità
che quel dato sia figlio di un accu-
mulo involontario di scorte, che quindi dovranno essere riassorbite
con tagli alla produzione, che pe-
raltro sono già ampiamente visibili.
Attendiamo il dato definitivo.
Meno male che abbiamo il meta-
done della Bce, che compra a mani
basse, almeno per ora. Non chiede-
tevi che accadrà quando Trichet si
farà prendere dalle vertigini e ral-
lenterà o cesserà gli acquisti, però.
Addavenì, l’eurobond.
Dal sito http://phastidio.net
Andrà molto peggio, prima di andare meglio
Silvio, il Grande Manovratore Andrà molto peggio, prima di andare meglio
dal sito http://phastidio.net
info: [email protected]
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J èn i pasa
e i dè seinza mutiv j è tot precis.
U j è dal vólt ch’a m’avreb lasé
dri dal spal i pinsir catìv
e tnì d’asté ch’u s’fëga séra
par fé ciapér e’ vól a la mi anma.
L’è un pëz ormai ch’a m’in so ’dé
che stér a e’ mond sól par campé
u n’um basta piò.
Gli anni passano
e i giorni senza scopo sono tutti uguali.
Ci sono volte in cui vorrei lasciarmi
dietro le spalle i cattivi pensieri
ed aspettare che arrivi la sera
per far prendere il volo alla mia anima.
È un pezzo ormai che mi sono accorto
che stare al mondo solo per campare
non mi basta più.
U J E' DAL VOLTNTÉ CI SONO VOLTEUNTÉ
Immagine e poesia
di Paolo Gagliardi
Perché questo Governo
non mette le mani nelle
tasche degli italiani ?
Perché li ha già messi in
mutande !
Ma qualcuno sano di mente pen-
sa realmente che con 19 milioni di
pensionati e 4 milioni di dipen-
denti pubblici possiamo farcela? Per mantenerli vengono spalati ogni
anno nelle caldaie della locomotiva
Italia, sempre più lenta, in affanno,
con salite ormai proibitive, altri 100
miliardi di debito pubblico, come fossero carbone, che corrispondono
almeno a 5 miliardi di interessi an-
nui in più. Pagati dai sempre più
rari contribuenti, le aziende chiudo-
no e ci sono 4 milioni di disoccupati.
Il tasso sul nostro debito sale e gli
interessi non possono che aumenta-
re. Nel 2011, se va bene, paghere-
mo 100 miliardi di interessi. L'Ita-lia non ha alcuna possibilità di far-cela con questa zavorra.
Il numero di dipendenti pubblici è
pari alla popolazione dell'Irlanda e noi stiamo a fare il tricchetracche
sulle Province. Vanno chiuse tutte,
che altro c'è da discutere? Le pen-
sioni vanno riviste nel loro insieme. Non ha senso che ci siano doppie e
triple pensioni, una basta e avanza.
Le pensioni in essere vanno erogate
con il metodo contributivo, tanto
hai dato, tanto prendi (esattamente il contrario delle pen-
sioni dei Parlamentari) e comunque
le pensioni devono avere un tetto
non superabile, 3.000 euro mi sem-brano equi e di un minimo per chi non dispone di redditi sufficienti
per vivere. I manager che hanno
guadagnato milioni di euro nella
loro vita non hanno bisogno di una
pensione di 10/20.000 euro al mese,
lo stipendio annuo di un impiegato.
Non è possibile dividere l'Italia in
due sulle pensioni con la strategia
del "Chi ha dato, ha dato. Chi ha
avuto, ha avuto". È pericoloso. I
giovani, ma anche molti quaranten-
ni e cinquantenni, in pensione non ci andranno mai. Perché devono
pagare con tasse e contributi la
pensione a Mastella, a Amato o a un
Consigliere Regionale della Lom-
bardia o della Sicilia? Questo non
ha senso. La riforma delle pensioni
deve iniziare da chi in pensione c'è
già senza alzare continuamente l'a-
sticella dell'età pensionabile ac-
campando la scusa risibile dell'a-spettativa di vita. Non me frega un
cazzo delle statistiche. Dopo 35 an-
ni di contributi ho il diritto di ripo-
sarmi. Un operaio non andrà in pensione a 70 anni, sarà morto pri-
ma!
I giovani non hanno più nulla da
perdere, non il lavoro, non la pen-
sione, non i servizi sociali, non la
speranza di un futuro migliore. Nel-
la manovra economica non è stata
spesa una parola per loro. Attenti
alla loro rabbia. Quando le nuove
generazioni capiranno che oggi sono soprattutto loro a pagare la
crisi e che in futuro erediteranno il
debito pubblico, non sarà più pos-sibile alcuna mediazione. L'aria che
tira è sempre più brutta.
dal sito www.beppegrillo.it
www.beppegrillo.it
"Io non sono affatto d'accordo con
un nuovo innalzamento dell'età pen-
sionabile, sono 39 anni che lavoro,
sarei potuta andare in pensione con
35anni, ma la legge Dini/Prodi me
ne ha aggiunti altri 5, poi c'è la fine-
stra che si apre dopo 13 mesi e a-
desso sono stati aggiunti altri mesi a
partire dal prossimo anno, 2012, un
mese in più, dal 2013, due mesi in
più. Ora basta! Basta! Piuttosto pro-
pongo di portare le quote delle pen-
sioni a non più di 1.500 euro al me-
se; non oltre, un pensionato con
massimo 1.500 euro può vivere be-
ne, chi invece ora prende già di più,
significa che ha anche di più ed è
giusto che consumi quello che ha
messo da parte; invece di distribuir-
lo tra parenti ed eredi e lasciti, co-
minci a lasciare fin da subito.
Inoltre il problema si proporrà di
più in futuro perché se i giovani og-
gi a 30 anni ancora non hanno un
lavoro è ovvio che a 60/ 65 anni non avranno 40 anni di contributi !
Quindi bisogna andare noi in pen-
sione e far lavorare i giovani: Mi
sembra talmente ovvio..."
UNA SIGNORA MOLTO
...“ARRABBIATA”
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sociale.
I giovani si interrogano, i giovani
domandano, questi giovani, sottoli-
nea il presidente della Cei,
«cercano un punto di riferimento ne-
gli adulti, nelle Istituzioni, nella Chie-
sa, orientano la propria attenzione ai
valori», offrendo un esempio di co-
me si possano prendere sul serio le
domande più vere, quelle che più
contano per le nuove generazioni.
Anche nell’urgenza e nella neces-
sità dei tagli economici, è necessa-
rio che la politica offra maggiore
attenzione alla famiglia, che in que-
sta crisi, soprattutto in Italia, è stata
ed è «una valvola di sicurezza enor-
me e sarebbe miope e dannoso non
considerarla un ganglio vitale». A questo proposito il cardinale sottoli-
nea che non sarebbe utile per nes-
suno «perdere questo patrimonio,
questo punto fermo: se la famiglia, la
vita, la libertà educativa non sono al
centro della politica, la società non
va da nessuna parte».
Dai tagli, sempre da un punto di
vista etico, secondo il cardinal Ba-
gnasco, andrebbero salvaguardate
anche le missioni all’estero nella
porzione in cui «non riguardano tan-
to i bilanci, ma i diritti fondamentali
che in certe parti del mondo non so-
no rispettati».
Nel medesimo contesto «è neces-
sario rivedere gli stili di vita». Affer-
mazione che è un naturale riferi-
mento ai valori proposti dai giovani
a Madrid (anche in contrapposizio-
ne a quelli propagandati dalla con-
testazione laicista) e che l’ arcive-
scovo di Genova non lascia galleg-
giare nel vuoto, ma concretizza nei particolari riferiti alla realtà italiana,
quale risposta etica al difficile mo-
mento: «Tutti facciano la loro parte,
rinunciando a benefici eccessivi e
privilegi».
Di fronte alle deformazioni
dell’economia, dello «statalismo» e del «capitalismo selvaggio» si tratta
di «individuare correttivi da una sin-
tesi superiore, che insieme accresca
il senso dell’uomo. Abbiamo vissuto
al di sopra delle nostre possibilità,
laddove c’è ancora un livello troppo
alto, ci si ricomponga».
Il Cardinale Angelo Bagnasco sulla manovra: «Tutti paghino le tasse»
sollevati dalla crisi economica, con
un occhio alla Gmg e uno sguardo
attento all’Italia, ai suoi sbanda-
menti politici, al dovere morale di
partecipare, ognuno per la sua par-
te, al bene della società, comin-ciando col pagare le tasse.
In questo la Chiesa, i pastori, sen-
za porsi «dentro alle questioni tecni-
che», devono essere di «richiamo
spirituale ed etico», facendo
«appello alla coscienza di ciascuno»,
perché «sono impressionanti le
cifre sull’evasione in Italia» e pa-
gare le tasse «è un dovere di tutti»,
per contribuire alla vita pubblica e
La politica deve «ritrovare e colti-
vare» il rapporto con la gente, sui
problemi che contano, sui valori
autentici, a cominciare dalla centra-
lità della persona. La gente «sente di
essere abbandonata dal mondo poli-
tico», troppo attento a «interessi per-
sonali», ha bisogno di una nuova
iniezione di fiducia. I cattolici vo-gliono partecipare, «senza nostalgia
del passato vogliono esserci e ci sa-
ranno».
Da Madrid, intervistato dalla tra-
smissione di Raiuno Radioanch’io, il
cardinale Angelo Bagnasco intervie-
ne sui grandi interrogativi sociali
Vi avevano detto che l’Italia sarebbe uscita dalla crisi prima e meglio di
altri. Vi hanno dato “il malato d’Europa”, ed il commissariamento da
parte dell’Unione europea e della Bce;
Vi avevano promesso (nel 1994) due aliquote Irpef, al 23 ed al 33 per cen-
to. Non le avete avute;
Vi avevano promesso (pochi mesi addietro) tre aliquote Irpef, al 20, 30 e
40 per cento, finanziate con l’eliminazione parziale di alcune agevola-
zioni fiscali, per allargare le basi imponibili ed aumentare il gettito.
Avrete l’eliminazione delle agevolazioni fiscali ed assistenziali per
fare cassa, ma non le tre aliquote;
Vi avevano promesso quozienti familiari ed asili nido. Rischiate di avere
un taglio lineare del 20 per cento sulle detrazioni per carichi familiari
ed asili nido;
Vi avevano promesso liberalizzazioni, semplificazioni burocratiche e
spinta alla crescita della produttività. Rischiate di avere lo spostamen-
to sulle domeniche delle festività “non religiose”;
Vi avevano promesso l’”anarchia etica”. Vi hanno dato il sondino di Stato;
Vi avevano promesso liberalizzazioni e libero mercato incastonati
nell’articolo 41 della Costituzione. Avrete limiti agli sconti praticabili
sui libri;
Vi avevano promesso l’eliminazione degli ordini professionali. Avete avu-
to la controriforma dell’Ordine forense;
Vi avevano detto che il problema d’Italia era l’Unione europea. Oggi nei
giorni pari vi dicono che è fondamentale che “La Bce compri i nostri
titoli di stato“, in quelli dispari che la Bce e Draghi complottano per
commissariare il governo italiano;
Vi avevano detto che l’evasione fiscale era giustificata dall’eccessiva
pressione fiscale. Irridevano chi diceva che le “tasse sono bellissi-
me”, perché servono a pagare servizi pubblici. Oggi si sono inventati
il solve et repete e le campagne di pubblica gogna contro l’evasione
fiscale;
Dicevano che Prodi era un gabelliere, per essersi inventato l’Eurotassa.
Oggi parlano anch’essi di eurotassa e di “contributi di solidarietà”;
Vi avevano promesso il federalismo fiscale. Avrete maggiori tasse locali,
in aggiunta a quelle centrali.
IL PESCATORE DI PERLE dal sito http://phastidio.net
(Segue a pag. 5 )
articolo di Roberto I. Zanini tratto dal sito http://www.avvenire.it
IL DELIRIO
DELL’ECONOMIA
CENTRO SOCIALE
IL TONDO LUGO
23 SETTEMBRE 2011
Pagina 5 www.voltanaonline.it
Se con gli indigna-
dos deve esserci dialogo, questo è
possibile proprio partendo dal co-
mune «desiderio di giustizia socia-
le».
articolo di Roberto I. Zanini
tratto dal sito http://www.avvenire.it
N.B. Il quotidiano “Avvenire” ha scelto di
mettere il Copyright agli articoli pubblicati.
Il testo è stato qui riprodotto (senza fini di lucro) esclusivamente per finalità di docu-
mentazione e per dare un’informazione
veramente completa e fedele.
Non riprodurre ulteriormente, se non dopo
aver contattato l’editore e l’autore.
I nostri nonni hanno duramente
sofferto, ma in molti si sono rimasti
una casa. I nostri genitori hanno
lavorato sodo, combattuti tra gli
insegnamenti familiari, che invita-
vano al risparmio, e gli assillanti
appelli della pubblicità, che invita-
vano al consumo, ma quasi tutti so-
no riusciti a mettere qualche cosa
da parte. Inoltre uno stretto control-
lo delle nascite ha reso tutto più
facile. Meno bocche da sfamare:
più risorse per chi già c’è. Il massi-
mo del godimento, poi, poteva es-
sere facilmente raggiunto quando
...le bocche da sfamare non esiste-
vano affatto!
Ora i nostri figli o, più in genera-
le, i giovani, ci guardano e ci inter-
rogano. Che cosa gli possiamo di-
re? Quali insegnamenti e testimo-
nianze siamo in grado di dare? E
che cosa lasceremo loro in eredità?
Volendo le risposte potrebbero
essere mutuate da alcune riflessioni
di Dario Olivero (la Repubblica
19/08/2011): “Lo scenario è fin trop-
po evidente a tutti. Il mercato ha vin-
to su ogni cosa, la politica si è ridot-
ta a specchio della finanza. Non si
produce, si scommette. Non si pro-
getta, ci si indebita. Non si assume,
si affitta. Non si costruisce, si riman-
da. Non si spera, si consuma. Tutto
già detto, tutto già scritto. Tutto fini-
to. Il campo di battaglia è vuoto.
Nessun sol dell’avvenir risplende
all’orizzonte. Nessuno spettro si ag-
gira per l’Europa. O no?”
Ancora una volta la famiglia è la
valvola di sfogo, lo stabilizzatore
sociale dei tempi tormentati che
stiamo vivendo.
Ma fino a quando sarà possibile
ciò? Le famiglie avranno energie e
risorse infinite? Purtroppo, no!
Riflettiamo su alcune questioni di
attualità. Lasciare il lavoro a
settant’anni, significa: non dare oc-
cupazione ai giovani e, forse, anche
una riduzione qualitativa e quantita-
tiva dei prodotti o dei servizi offer-
ti. Come direbbero loro signori:
andremo verso “minor efficienza e
minor produttività” del sistema.
Non solo, ma in Italia occorre te-
ner presenti anche altri due feno-
meni o, potremmo chiamarli: due
stili di vita tipici, e cioè: l’arte di arran-
giarsi e uno Stato sociale non partico-
larmente brillante ed efficiente.
Fino ad oggi, un ciclo generazionale
durava venti, più spesso, trent’anni.
Guarda caso coincideva (quasi) con
la durata lavorativa. Una generazione
si prendeva, via via sempre di più,
cura dell’altra. Nonni giovani si prodi-
gavano (moltissimo) per i nipoti. Poi,
un giorno, i figli e (un poco) anche i
nipoti collaboravano ed accudivano i
genitori ed i nonni nelle loro necessità.
Oggi questo meccanismo si è già
parzialmente fermato. E il fenomeno
delle “badanti” lo rende manifesto.
Maggiore lavoro (precarietà, mobili-
tà, flessibilità, ecc.), maggiore stress
(procurato dai ritmi del lavoro e della
vita), minor reddito e maggiori impo-
ste sono tutti, di per se stessi, una gra-
ve minaccia per la famiglia.
Un ciclo generazionale, articolato su
di una normalità pari a quarant’anni,
rappresenta, in assenza di servizi o di
valide alternative, la fine della famiglia
tradizionale. Inoltre forme di conviven-
za, più o meno stravaganti e innaturali,
possono contribuire a non realizzare
immediatamente quanto sta per acca-
dere, distraendo tante persone in buon
fede o fornendo coperture ideologie e
filosofiche indegne.
Altra valvola di sfogo alla crescente
povertà: le ...riscoperte forme di redi-
stribuzione del reddito tra privati. Ne sono esempio: gli scambi di lavoro
prestati nella semi-clandestinità; le
economie occulte e parallele, frutto di
rapporti umani o di relazioni di buon
vicinato, con la cessione (gratuita o
quasi) di capi di abbigliamento, di ge-
neri alimentari, ecc. Poi, come sem-
pre, quando non c’è “la luce del sole”
l’illegalità può trovare un terreno ferti-
le. Le vicissitudini e le traversie per
ottenere un posto di lavoro, i lacci ed i
laccioli del mercato del lavoro, le
“raccomandazioni” per una progres-
sione sul posto di lavoro, queste sono
tutte cose arcinote.
Così come le tante forme di condizio-
namento, di estorsione e di ricatto, che
però sfuggono alle statistiche ufficiali.
Tant’è che si finisce con il rassegnarsi
ai furti ed alle rapine, nonostante i pro-
clami di quanti sono chiamati a gestire
la cosa pubblica.
LA FAMIGLIA ED IL PRIVATO di Mario Paganini (Segue da pag. 4 )
dal sito http://notizie.virgilio.it/gallery/politici-paperoni-
ricchi-berlusconi-bertolaso-redditi.html,zoom=412366.html
Pagina 6 www.voltanaonline.it
di Massimo Gramellini
stanza domanda. Negli ultimi
due/tre anni c’è stato un peggio-
ramento a causa del massiccio
trasferimento di reddito dal la-
voro alla rendita, dai salari al
profitto; il differenziale di reddi-to è cresciuto. La propensione
alla spesa delle famiglie è mag-
giore di quella delle aziende,
poiché le aziende hanno mag-
giore propensione al risparmio del-
le famiglie, pertanto la re-
distribuzione del reddito e della
ricchezza rende il problema della
scarsa domanda ancora peggiore
Karl Marx aveva ragione. Ad un
certo punto, il capitalismo può
auto-distruggersi. Non si può con-tinuare a trasferire reddito dal lavo-
ro al capitale senza causare ecces-
FORSE IL CAPITALISMO SI STA AUTODISTRUGGENDO
Le aziende non stanno facendo
nulla, non sono di aiuto, sono ner-
vose per l’accresciuto rischio. Di-
chiarano che stanno tagliando la
capacità in eccesso poiché non c’è
abbastanza domanda, ma questo
porta ad uno stallo. Se non si impie-
ga personale, non ci sarà abbastan-
za reddito, né fiducia da parte dei consumatori, e quindi non abba-
so di capacità produttiva e calo del-
la domanda aggregata. Questo è
ciò che è accaduto. Pensavamo che
i mercati funzionassero. No, non
stanno funzionando. Il singolo può
essere razionale. L’azienda, per sopravvivere e crescere può abbat-
tere sempre più il costo del lavoro,
ma i costi del lavoro sono il reddito
e quindi il consumo di qualcun al-
tro. È un processo auto-distruttivo
Considerazioni di NOURIEL ROUBINI
fonte Marx Was Right. Capitalism May
Be Destroying Itself
Nouriel Roubini insegna economia
presso la New York University, non è un
marxista; è stato uno dei primi a preve-
dere la crisi del 2008.
Generale contro la manovra di Ferragosto
La CGIL proclama per il 6 settembre lo Sciopero cendo per altro un “irrisorio bene-
ficio economico”. Per questo moti-
vo la CGIL ha deciso di lanciare
una petizione popolare a difesa
delle feste della Liberazione, del
Lavoro e della Repubblica. È possi-
bile firmare la petizione sul sito
della CGIL (www.cgil.it) o diretta-mente presso le diverse sedi delle
Camere del Lavoro dietro le parole
“alziamo insieme la nostra voce
perché l’identità ed il futuro
dell’Italia sono un bene indispo-
nibile ad ogni manipolazione”.
presenta un “nuovo gravissimo ta-
glio ai diritti dei lavoratori”. È pro-
prio sull'articolo 8 del decreto
('misure a sostegno dell' occupa-
zione') che la CGIL si sofferma nella
lettera inviata a CISL e UIL, il 22
agosto scorso. Alle due Confedera-
zioni la CGIL apre una serie di que-
stioni: “L’art. 18 della manovra non
è un attacco alla autonomia delle
parti?”, “Non è forse chiaro che
trasformare l’art. 18 in materia con-
trattabile di non meglio identificate
'rappresentanze sindacali operanti
in azienda', mina l’efficacia
dell’articolo stesso?”, “Non è forse
evidente che una norma che non si
basa sulla rappresentanza, e affida
poteri su tutte le materie fuori dai
contratti, è la proliferazione di qua-
lunque forma di sindacalismo ed un
attacco esplicito al sindacato confe-
derale?”.
Altra scelta contenuta nella mano-
vra e fortemente criticata dalla
CGIL è quella di spostare o accor-
pare alla domenica le festività civili
e laiche, per la CGIL significa
“colpire l'identità e la storia del
nostro Paese, indebolirne la memo-
ria”, rappresenta, prosegue “un
grave limite per il futuro”, produ-
Per la CGIL la manovra è
“depressiva” e “socialmente ini-
qua”, perché non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita, né
all'occupazione, mentre i redditi e i
consumi dei cittadini continuano a
ridursi.
Per la CGIL ad essere colpiti dal
provvedimento sono, ancora una
volta, i soggetti sociali più deboli:
lavoratori, pensionati, famiglie ;
mentre si continua ad evitare di in-
tervenire sull'evasione fiscale, sulle
rendite finanziarie e sulle grandi
ricchezze. Il decreto del 13 agosto
oltre ad essere “inefficace” per-ché, come spiega la CGIL, “non af-
fronta in maniera strutturale le cau-
se del deficit, né pone le basi per
ridurre realmente il debito”, possie-
de “caratteri antisindacali” in quanto “pretende di cancellare per
legge uno strumento di regolazione
generale dei diritti dei lavoratori
come il Contratto Nazionale di lavo-
ro”.
La manovra di Ferragosto preve-
de, infatti, che gli accordi aziendali
possano regolare le condizioni di
lavoro in deroga al CCNL e alle leg-
gi anche in materia di licenziamen-
to. Per la CGIL questa norma rap-
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La manovra finanziaria progettata
dal governo Berlusconi è iniqua,
sbagliata e ferocemente classista.
Non risolve nessuno dei problemi
del nostro Paese ed innescherà
un’altra spirale recessiva e depres-
siva anticipata da una contrazione
dei consumi e da un peggioramento
delle condizioni di vita delle classi
lavoratrici. Questa manovra si salda
alla cronica assenza di una politica
economica di rilancio produttivo,
all’ossessione alla “privatizzazione”
di quanto resta del patrimonio di
beni pubblici e comuni che è sola
garanzia contro il baratro della de-
flagrazione sociale di questo paese
e alla volontà reazionaria di compri-
mere oltre il sopportabili i livelli
retributivi trasferendo ulteriori quo-
te di produttività dal lavoro (sia esso
dipendente, autonomo, precario o
stabile) alla rendita e al capitale.
Durante le più o meno lunghe pau-
se balneari si cerca di modificare
drasticamente l’equilibrio di poteri
e garanzie su cui si regge la nostra
Costituzione e la Repubblica Italiana
come noi la conosciamo.
La brutalità e la cesura passa an-
che attraverso operazioni simboli-
che come la proposta di “spostare”
alla domenica le feste laiche e civili
che rappresentano guarda caso,
moniti e pilastri fondanti di questa
Nazione:
- Il 25 Aprile, data della Liberazione di questo Paese da una lunga e bru-
tale dittatura fascista.
- Il 1° Maggio festa dei lavoratori (dobbiamo rammentare l’articolo
della Costituzione che fa del lavoro
il valore fondante di questa Repub-
blica?)
- Il 2 Giugno, con cui si conchiude la lunga stagione di una compro-
messa monarchia e s’inaugura per
l’Italia una nuova stagione di spe-
ranza.
Quei giorni rappresentano ogni
anno l’occasione non per stanchi
riti, ma per sottoporre a verifica
l’attuazione di quanto rappresenta-
no: il rinnovare l’insegnamento e
l’analisi delle ragioni che portaro-
no alla soppressione delle libertà
civili e sociali in questo Paese per
più di vent’anni, l’effettiva applica-
zione del diritto al lavoro per tutti,
il funzionamento trasparente e
partecipato degli strumenti demo-
cratici della Repubblica.
La proposta delle forze politiche
che sono al Governo rappresenta
l’esatto contrario: un ulteriore scip-
po per i lavoratori, una caduta ulte-
riore della laicità dello Stato
(perché una misura del genere non
viene proposta anche per le festivi-
tà religiose? Nemmeno negli anni
’50 quando Paese era ben più con-
fessionale, la Democrazia Cristiana
avrebbe osato proporre una misura
come quella oggi in discussione).
Abbiamo vissuto un periodo di
festeggiamenti per il 150 esimo
dell’Unità d’Italia. Un tripudio di
discorsi e iniziative a volte anche
retoriche e una festa istituita ma
pagata anche questa dai lavoratori
perché la sua attuazione “non dove-
va provocare oneri aggiuntivi per
la finanza pubblica e per le impre-
se private”.
Non vogliamo che questa propo-
sta di sostanziale cancellazione del-
le festività laiche sia invece accom-
pagnata dal silenzio e chiediamo il
più alto pronunciamento di forze
politiche, associazioni e società ci-
vile.
La soppressione proposta va
semplicemente rigettata, senza
mediazioni.
Abbiamo avuto sentore che i pri-
mi pronunciamenti contrari a livello
locale si basano anche su questioni
di “opportunità” commerciale: una
soppressione delle festività interfe-
rirebbe con i flussi turistici legati
ad esse e per questo andrebbe riti-
rata.
Giusta la richiesta, insufficiente la
motivazione.
Va ritirata perché se si vuole ri-
costruire un’etica pubblica in que-
sto Paese, bisogna farlo ricomin-
ciando a dire che non tutto è in
vendita, non tutto può essere pie-
gato a logiche di mercato.
Con i valori non si può e non si
deve fare. Siano essi religiosi o lai-
ci.
Tiziano Bordoni
Capogruppo Federazione della Sinistra
Provincia di Ravenna
I VALORI NON SONO IN VENDITA, TANTO MENO IN SALDO ! di Tiziano Bordoni
1 - C'è un sistema per incassare le imposte sui capitali fuggiti all'este-
ro, in particolare nelle banche sviz-
zere. Sarebbe sufficiente mettere in
moto la diplomazia e concludere
degli accordi fiscali bilaterali, sulla
scia di quello concluso tra la Svizze-
ra e la Germania o in fase di conclu-
sione con la Gran Bretagna. Poi toc-cherà alla Francia. In buona sostan-
za si tratta di accordarsi sul cosid-
detto modello Rubik, per cui la Sviz-
zera farebbe da esattore dello Stato
italiano sui redditi da capitale italia-
no in Svizzera. Se volete saperne di
più, interpellate Claudio Generali,
presidente dell'ABT (Associazione
Bancaria Ticinese) ...
2 - (dal sito www.repubblica.it) E se una volta tanto a pagare fossero le emit-
tenti TV ? Ora che la manovra di
Tremonti chiede sacrifici ai pensio-
nati, agli insegnanti e alle piccole
imprese, viene in mente una strada
alternativa che il Governo può per-
correre: mettere all'asta le restanti
frequenze che ha ancora in mano e
incassare molti milioni di euro dalle emittenti che se le aggiudicheran-
no. Invece le frequenze stanno per
essere regalate alle TV senza il mi-
nimo corrispettivo in cambio ...
Opss. Scusate mi sono perso alcuni miliardi di euro...