viedelgusto febbraio marzo 2015 anteprima
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VINO ITALIANOUN PRODOTTO DI GRANDE APPEAL
...SULLA BOCCA DI TUTTI !
CONFIDENZE DA OSCAR: A TU PER TU CON ROBERT DE NIRO
FOTORACCONTO: DUBLINOACCOGLIENZA IRISH STYLE
FICHI SECCHI: VIRTÙ E SEGRETI
I RIBELLI DEL LUPPOLO
VINO ITALIANOUN PRODOTTO DI GRANDE APPEAL
...SULLA BOCCA DI TUTTI !
VINO ITALIANOUN PRODOTTO DI GRANDE APPEAL
...SULLA BOCCA DI TUTTI !
CONFIDENZE DA OSCAR: A TU PER TU CON ROBERT DE NIRO
FOTORACCONTO: DUBLINOACCOGLIENZA IRISH STYLE
FICHI SECCHI: VIRTÙ E SEGRETI
I RIBELLI DEL LUPPOLO
CONFIDENZE DA OSCAR: A TU PER TU CON ROBERT DE NIRO
FOTORACCONTO: DUBLINOACCOGLIENZA IRISH STYLE
FICHI SECCHI: VIRTÙ E SEGRETI
I RIBELLI DEL LUPPOLO
CIPRO: A TAVOLA CON AFRODITE
MILANO GOURMET: I LUOGHI DI CULTO GASTRONOMICO
SORPRESE OLTRECONFINE: ZURIGO E SAN GALLO
ST. BARTH, IL PARADISO CON L’ESPRIT FRANCESE
BRENTA, LA RIVIERA DELLE ECCELLENZE
CIPRO: A TAVOLA CON AFRODITE
MILANO GOURMET: I LUOGHI DI CULTO GASTRONOMICO
SORPRESE OLTRECONFINE: ZURIGO E SAN GALLO
ST. BARTH, IL PARADISO CON L’ESPRIT FRANCESE
BRENTA, LA RIVIERA DELLE ECCELLENZE
CIPRO: A TAVOLA CON AFRODITE
MILANO GOURMET: I LUOGHI DI CULTO GASTRONOMICO
SORPRESE OLTRECONFINE: ZURIGO E SAN GALLO
ST. BARTH, IL PARADISO CON L’ESPRIT FRANCESE
BRENTA, LA RIVIERA DELLE ECCELLENZE
itinerari del gusto
Febbraio-Marzo 2015 Euro 3,50 www.viedelgusto.it Febbraio-Marzo 2015 Euro 3,50 www.viedelgusto.it
(SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - REGIME LIBERO 70% DCB ROMA)
inserto da staccare e collezionare+
di Giancarlo roversi
Guardiamo avanti assieme
Da animale curioso, qual è sempre stato, l’uomo vuole scoprire ciò che lo circon-da, prima attorno a casa e poi volgendo lo sguardo sempre più lontano, a mano a mano che i mezzi di trasporto restringo-no le barriere dello spazio e del tempo.“Se vuoi essere migliore, caro amico vaga per il mondo”, scrive Goethe. Gli fa idealmente eco Anatole France quando confida che “si apprende senza dubbio qualcosa nei libri, ma si impara molto di più girando”. Parole condivisibili, perché il viaggio, ossia il tramite per conoscere le culture degli altri, è l’essenza stessa della vita da quando negli esseri umani è iniziato il cammino dell’evoluzione. Viaggiare é una fonte a getto continuo di stimoli intellettuali ed emotivi, inne-scati dalla conoscenza della creatività umana in tutte le sue testimonianze, fra cui quelle rappresentate dal patrimonio enogastronomico che ogni Paese tiene in serbo e che, al pari di quello delle opere d’arte, esprimono la cultura di un luogo più immediatamente percepibile e godibile. Anche in un momento di grandi ripen-samenti sui nostri stili di vita come quel-lo attuale bisogna non ritorcersi in se stessi bensì guardare avanti con fiducia, senza esitazioni, al di là di ogni congiun-tura, seppure delicata, della realtà che
ci circonda. Bisogna andare oltre le Colonne d’Erco-le, ossia continuare a muoversi nel mon-do per godere quanto di attraente, di di-verso, di buono gli altri hanno espresso e sanno esprimere. Viaggiare significa soprattutto conoscere gli altri e auto-educarsi al rispetto di abitudini e tradi-zioni dissimili dalle nostre. Se spostiamo l’ottica su uno degli obiettivi vocazionali della nostra rivista, significa anche co-gliere l’opportunità di assaporare nuovi cibi nelle loro sfumature più autentiche, acquisite e sedimentate attraverso il lun-go cammino dell’esperienza alimentare di popoli differenti. Un cammino in cui specialmente l’Italia gioca un ruolo di protagonista assoluta, sfoggiando uno scenario enogastronomico che forma un asset strategico di eccezionale portata, la carta vincente in grado di portare un so-lido contributo per il rilancio economico del nostro Paese. Si tratta di una chance di straordinaria polivalenza su cui dovranno operare fat-tivamente gli imprenditori del settore e le istituzioni, sia a livello locale sia nazio-nale, per attuare strategie mirate alla va-lorizzazione del nostro retroterra agroali-mentare e del turismo enogastronomico. Da parte sua Vie del gusto, anche gra-zie al restyling grafico che ha adottato
a partire dal numero scorso, si adoprerà per offrire ai propri lettori sempre nuovi stimoli di viaggio e quindi anche di ac-quisizione dei sapori tipici della nostra inimitabile Penisola. Non senza tralascia-re stimolanti zoomate sulle attrattive cul-turali, ambientali e cibarie di altri Paesi in modo da creare preziosi raffronti di espe-rienze e nel contempo dilatare il nostro bagaglio conoscitivo. Con il suo nuovo look e la nuova orche-strazione dei contenuti la rivista intende essere più suadente, più accattivante e più facilmente assimilabile, anche in virtù di una maggiore nitidezza grafica e dell’arricchimento delle informazioni pratiche, così necessarie per chi vuole programmare un viaggio o una vacanza in luoghi che lo incuriosiscono e non ha mai visitato. In tal senso Vie del Gusto nutre un’altra ambizione, quella di offrire un assist alla destagionalizzazione di tutto il comparto del turismo, una meta sempre persegui-ta ma che si è rivelata in gran parte una sorta di evanescente chimera. Ma non basta. Vie del gusto si propone come un magazine “aperto”, non cristal-lizzato, nel senso che in itinere si arricchi-rà di nuovi contenuti e nuove sorprese. Quindi un medium in costante evoluzio-ne per rispondere più attentamente alle tendenze di lettura e di informazione più avvertite dal pubblico ed essere in sinto-nia con le esigenze culturali del nostro tempo. Proprio per questo la rivista apre anche le porte al coinvolgimento dei lettori, sia affrontando temi di interesse comune che verranno proposti, sia accogliendo articoli o immagini di viaggio di partico-lare originalità.Una rivista, insomma, fatta apposta per guardare avanti assieme.
EDITORIALE
Ph. M
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Johann Wolfgang von Goethe nella campagna romana, 1787, di Wilhelm Tischbein. nel 1786 Goethe, a 37 anni, intraprende il suo primo viaggio in italia, durato quasi due anni
65 BRENTA, LA RIVIERA DELLE ECCELLENZE DI PATRIZIA NOVELLO
68 SARDEGNA NON SOLO MARE MA UNA MINIERA DI PRELIBATEZZE DI GIOVANNI BATTISTA FAEDDA
74 CONFIDENZE DA OSCAR: A TU PER TU CON DE NIRODI MARCO SPAGNOLI
76 WINE & ARCHITECTUREDI PAOLA CERANA
80 IL VALORE DI UN … FICO SECCODI ANNA MARIA FABBRI
85 L’ASTROMENUDI DANIELA NIPOTI
89 OLIO E RISO, UN MATRIMONIO PERFETTODI MARIA CARLA SQUEO
92 DIETA MEDITERRANEA: NON SOLOBUONA MA ANCHE SANA DI T.N.
95 PIZZA “4 FORMAGGI”? C’È MOLTO DI PIÙ… DI MATTEO DESIDERIO
IN COPERTINAVINO: UN PRODOTTO DI GRANDE APPEAL...SULLA BOCCA DI TUTTI !DI LUCA MARTINI
3 GUARDIAMO AVANTI ASSIEMEDI GIANCARLO ROVERSI
6 PAESAGGI GASTRONOMICI: IL FASCINO ROMANTICO DEI TRABOCCHIDI GIOVANNI BALLARINI
14 FOTORACCONTO: DUBLINO, L’ISOLA DI SMERALDODI PAOLO BARONE
21 ST. BARTH, IL PARADISO CON L’ESPRIT FRANCESE DI GABRIELLA BALDINI
24 “MILAN L’E’ UN GRAN MILAN”...ANCHE A TAVOLA !DI MARIANNA MASTROPIETRO
28 CIPRO: A TAVOLA CON AFRODITEDI GIANCARLO ROVERSI
34 LE SORPRESE DI OLTRECONFINE: ZURIGO E SAN GALLODI FEDERICA LIPPA
38 APPUNTAMENTI GUSTOSI
40 LA CUCINA DI MANHATTAN PARLA SICILIANOINTERVISTA A MELISSA MULLER DAKADI FRANCESCA MAISANO
44 I RIBELLI DEL LUPPOLODI MAURIZIO MAESTRELLI
47 BEER ATTRACTION: IL MONDO DELLA BIRRA ARTIGIANALE ALLA FIERA DI RIMINI
48 I PROTAGONISTI DEL MONDO DEL CIBO: PAOLO MARCHIDI ALESSANDRA PIUBELLO
50 VIRTÙ, CURIOSITÀ E RICETTE DELLA CLEMENTINA DI SIBARIDI LUIGI FERRARO
52 NOTIZIE GOLOSE
54 CON GINO FABBRI ITALIA CAMPIONE DEL MONDO DELLA PASTICCERIA
56 GUSTO IN SCENA CON “LA CUCINA DEL SENZA”
57 OROSCOPO CINESE: IL 2015 È L’ANNO DELLA CAPRADI SAMANTHA MARCELLI
58 TESORI MANTOVANI DEL GUSTODI CINZIA MONTAGNA
62 TARTUFO BIANCO: DIAMANTE LUCANODI MARIA LUISA PASQUALE
SOMMARIO Febbraio-Marzo 2015 www.viedelgusto.it
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DALLA TERRA AL BICCHIERE:UNA GRANDE STORIA ITALIANA
letenutedigenagricola.it
Da più di 160 anni Genagricola segue la vocazione della terra e rappresenta oggi una delle maggiori società agroalimentari italiane.
Un patrimonio di esperienza e ricerca che alimenta il gruppo vinicolo Le Tenute di Genagricola:
760 ettari vitati, 5 regioni italiane, 8 tenute, oltre 100 vini. Oggi la storia si rinnova.
GENAGRICOLA. DAL 1851 È LA TERRA CHE CI GUIDA.
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di Giovanni Ballarini
IL FASCINO ROMANTICODEI TRABOCCHI
Full immersion nelle tradizioni ittiche del basso adriatico
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Paesaggi gastronomici
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Il paesaggio della costa del basso Adriatico è costellato da strane costru-zioni, i trabocchi o trabucchi, che a pri-ma vista sembrerebbero ragni terrestri che si abbeverano, o artropodi marini usciti dal mare e aggrappati alla costa.Mostri degni di essere assaliti e distrutti da nuovi Don Chisciotte della Mancia, mentre i trabucchi producono ottimo pesce.L’imponente costruzione di legno è costituita da una piattaforma sporgen-te sul mare sostenuta e ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d’A-leppo, un materiale presente in zona, modellabile, resistente alla salsedine ed elastico. Sospesi a qualche metro dall’acqua, dalla piattaforma si allun-gano antenne che sostengono una o più reti o bilance da pesca, a maglie strette, dette trabocchetto, con due di-verse tipologie: una abruzzese e l’altra garganica.
Secondo alcuni il trabocco sarebbe un’invenzione importata dai Fenici, ma la più antica data di esistenza docu-mentata risale al XVIII secolo, quando i pescatori dell’Abruzzo dovettero idea-re una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle avverse condizioni del mare.I trabocchi, infatti, permettono di pe-scare senza doversi inoltrare per mare, anche se esistono tipologie con reti che sono lanciate fino a ottan-ta metri dalla costa.Sfruttando la morfologia rocciosa di alcune zone pescose della costa, furono costruiti nel punto più promi-nente di punte e promontori, lanciando le reti verso il largo con un monumen-tale sistema di bracci lignei.La tecnica di pesca è a vista e consiste nell’intercettare, con le grandi reti a tra-ma fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa.La rete a bilancia è calata in acqua grazie
Ci sono paesaggi il cui profilo sembra raccontare la storia degli uomini che li abitano. Come se le persone, con il proprio lavoro e la propria inventiva, diventassero un tutt’uno con la terra, con il mare e con i prodotti da essi ricavati.
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AspettAndo VinitAly
Un prodottodi grAnde AppeAl
...sulla bocca di tutti !
il consumo e l’apprezzamento all’estero del vino italiano...
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Ne beviamo meno, ne esportiamo di più e continua ad essere sulla bocca di tutti. Nonostante la contrazione dei consumi interni, il generale ral-lentamento dell’economia che sta interessando i principali mercati di consumo dei vini italiani e la previsio-ne di maggiori sforzi necessari per il raggiungimento degli obiettivi eco-nomici di lungo periodo, il vino ita-
di Luca Martini
Luca Martini, aretino, nel 2013 a Londra dopo una competizione appassionante, si è affermato come miglior sommelier del mondo. In attesa di Vinitaly, in programma alla Fiera di Verona dal 22 al 25 marzo, traccia per la nostra rivista un quadro essenziale ma preciso della diffusione e dell’apprezzamento del vino italiano a livello internazionale. Uno scenario incoraggiante non solo per il suo livello di eccellenza ma anche per il rapporto qualità-prezzo.
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fotoracconto
Birra, whiskey, salmone e buona musica: ecco l’accoglienza irish style
Fotoracconto di Paolo Barone
DUBLIno, colori, sapori, umori e profumi dell’isola di smeraldo
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Dall’aeroporto direttamente in cen-tro a Dublino, in appena trenta minu-ti. Tutta un’altra cosa! Svanisce come per incanto la sensazione oppri-mente subito avuta allo sbarco, per l’accoglienza riservata in questa sta-gione da un cielo coperto, grigio e
piovoso. Esplodono il colore e il calo-re di questa stupenda città, l’allegria festosa della sua gente, le seduzioni di sapori e di atmosfere ammiccanti che subito ti avvolgono.Dublino ha saputo conservare se stes-sa rinnovandosi. Quelli che erano aree e
Quando si parla d’Irlanda si pensa subito al suo passato: le tradizioni secolari, la cultura letteraria, la fama universitaria. Ma si pensa anche al suo presente: la musica degli U2, la Guinness, l’Irish coffee e tutto quell’universo di sapori che contribuiscono a sedimentare l’identità di una nazione anche attraverso il cibo e le ricette tramandate da generazione a generazione. Così, una città ricca di storia e di vitalità come Dublino può essere raccontata anche a partire dalla tavola.
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LUSSI TROPICALI
ST. BARTH, il paradisocon l’esprit francesedi Gabriella Baldini
Charme e gourmandise nell’isola più seducente dei Caraibi
Chi di noi non sogna di visitare, almeno una volta nella vita, un vero paradiso terrestre? Uno di quei luoghi reali eppure ameni, raggiungibili eppure impossibili, fatti di soffici lingue di sabbia, verginali lagune, albe celestiali e tramonti purpurei. Un luogo dove ogni dettaglio è una coccola per il corpo e un vizio per l’anima. Un luogo che pare fuoriuscire da un miraggio, eppure lo si può toccare, annusare, assaggiare …
Cristoforo Colombo nel 1493, pos-sedimento francese poi svedese e infine francese dal 1878, St. Barth venne lanciata come destinazione per il turismo d’elite dal miliardario americano David Rockefeller che nel 1957 acquistò un terreno per costruirvi una villa per le vacanze. St. Barth è un pezzetto di Francia, ma sarebbe meglio dire di Costa Azzurra, nei Caraibi: a ottomila chi-lometri da Parigi si ritrovano il lusso e lo charme inconfondibilmente fran-cesi. A St. Barth a fare la differenza tra un ristorante e l’altro sono più la location, l’ambientazione, l’arre-damento, la cura dei dettagli che la varietà dei piatti che, soprattut-to nei ristoranti haute de gamme, sono comunque intriganti e raffina-ti. Infatti, gli chef sono reclutati tra
Uno di questi paradisi terrestri è St. Barth, nelle Antille francesi. Un fazzoletto di terra di appena 24 chilometri quadrati unico al mon-do, perché è circondato da sedici spiagge di sabbia, bellissime, ma soprattutto è abitato e frequentato solo da persone facoltose prove-nienti in gran parte dagli Stati Uniti (un volo collega New York a St. Mar-tin in sole 4 ore).Ciò che colpisce di questi ospiti è la scarsa visibilità: sai che ci sono, i “paperoni”, ma ne vedi pochi in giro, solo quelli che scendono nel-la capitale Gustavia dalle loro ville circondate da parchi o dalle loro imbarcazioni, magari per un po’ di shopping o anche solo per una cena in uno degli oltre cinquanta ristoranti dell’isola. Scoperta da
Infatti, già celebrata capitale della moda e del design, Milan l’è un gran Milan quest’anno sarà protagonista in veste inedita di Expo 2015, come am-basciatrice cioè della sostenibilità am-bientale e alimentare per la tutela della vita del nostro pianeta.Il tema centrale di Expo Nutrire il piane-ta, Energia per la vita sarà infatti un’oc-casione per accendere i riflettori sulla poco nota città gastronomica, crocevia di culture nostrane e internazionali, da scoprire in un breve e gustoso itinerario.Partiamo dal centro storico, a due pas-si dall’imponente Duomo che svetta austero nell’omonima piazza, dove si nascondono le dolcezze della pastic-
ceria Marchesi. L’antico laboratorio ar-tigianale dall’atmosfera retrò – insegna liberty, soffitti a cassettoni, grandi spec-chi in ottone – ingolosisce l’avventore inebriandolo con i più dolci profumi già dalla strada.Come resistere alle torte fresche di giornata, ai pasticcini secchi, alle ge-latine di frutta e alle finissime pra-line di cioccolato che invitano dalle vetrine? Anche il bar poi merita una sosta: classica la colazione del mattino con brioches e cappuccino, sobrio l’a-peritivo della sera a base di snack salati e un buon bicchiere di prosecco. Pri-ma di andar via però non può mancare l’acquisto di un panettone originale, in
di Marianna Mastropietro
ASPETTANDO EXPO 2015
“MILAN L’è UN GRAN MILAN” ...anche a tavola!
I luoghi di culto gastronomico della città meneghina
I lunghi viali alberati velati di nebbia, i tram che serpeggiano attraverso il traffico d’auto e la Madonnina dorata che rassicurante svetta dalla guglia del Duomo sono solo alcune pittoresche immagini di quello che offre il mosaico della grande Milano. Una Milano ancora più attraente e gustosa quest’anno, per i suoi stessi cittadini e per i turisti di tutto il mondo.
vendita solo qui tutto l’anno.Non lontano dalla pasticceria Marchesi si trova una vera e propria istituzione della pausa pranzo: la panineria De Santis, luogo di culto per gli amanti dei panini che offre oltre duecento combi-nazioni a base della migliore selezione di salumi e formaggi. Pochi morsi buo-ni e leggeri, in perfetto stile milanese, raggiungono la perfezione se accompa-gnati da un buon bicchiere di vino.Dal centro storico ci spostiamo verso Porta Romana, dove lo chef Nicola Ca-vallaro è stato tra i protagonisti della rinascita di Cascina Cuccagna, luogo ameno nel cuore della città a lungo rimasto abbandonato. Dal recupe-ro del vecchio edificio rurale è nato il ristorante Un posto a Milano, un am-biente versatile e accogliente, oasi di relax e convivialità, che ha anticipato il tema di Expo 2015 creando un vero e proprio orto in città con annessi risto-rante e foresteria. Diverse le formule proposte dalla
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La panineria De Santis,
luogo di culto per gli amanti
dei panini offre oltre duecento combina-
zioni a base della migliore
selezione di salumi e
formaggi
A due passi dall’imponen-
te Duomo si nascondono le dolcezze della
pasticceria Marchesi. L’an-tico laboratorio
artigianale dall’atmosfera
retrò
Cipro di azzurro e nostalgia / Mediter-raneo, anima mia / Grecia e Venezia Catalana / Cipro di canzoni… / Cipro di vento, cuore mio / Arrivederci e non addio / Cipro di sabbia e di allegria / Cipro di emozioni.I primi versi di questa canzone di G. Serdharis, G. Calabrese e C. Philippou, presentata a Bologna nel 1994 allo “Zecchino d’Oro”, evocano l’essenza più viva di Cipro. Terza isola del Mediterraneo per gran-dezza, possiede davvero un grande cuore e accoglie il visitatore come uno di famiglia, tanto è il calore e il senso
di ospitalità dei suoi abitanti. Pochi luoghi possono fare risalire le proprie origini a 9000 anni fa. Fu però Afro-dite, sgorgata dai flutti spumosi del mare, nella favolosa baia di Petra tou Romiou, a fare entrare Cipro nel mito.Il grande scoglio che affiora dal mare è conosciuto come la “roccia di Venere” mentre i vicini “Bagni di Afrodite” e la “Fontana dell’Amore” testimoniano il profondo radicamento del culto della dea nell’isola dove, a Kouklia, si trova-no anche i resti di uno dei più famosi santuari a lei dedicati nell’antichità, meta di un flusso continuo di fedeli.
di Giancarlo Roversi
Il sensuale abbraccIo della perla del MedIterraneo
cIpro: a tavola con afrodite
sapori e profumi inebrianti dell’isola della dea dell’amore
Accanto ai ricordi e alle vestigia della storia quello che più stupisce sull’isola di Venere è la straordinaria gamma dei suoi paesaggi, sia costieri sia montani, tutti avvolti da un incanto di forme, colori e profumi che ti conquista passo per passo. E in più una organizzazione di accoglienza turistica di primo livello e un ventaglio prismatico di sapori di terra e di mare frutto di una sapiente tradizione dove regnano sovrane le leccornie del mezè che apre ogni pasto.
Anche oggi per chi visita Cipro è d’ob-bligo il pellegrinaggio alla baia di Afro-dite per assistere, almeno idealmente, al bagno che la dea dell’amore fa ogni giorno, poco dopo il sorgere del sole, e per godere il fascino irresistibile del-la costa rocciosa che degrada fino al mare fra uliveti secolari e prati riden-ti di fiori policromi, frastagliandosi in mille deliziose calette. E in questo scenario, autenticamente bucolico, qualcuno riesce veramente a captare lo spirito dell’avvenente divinità e ad affidarle i propri aneliti amorosi.Non è solo Afrodite il dono che il padre degli dei – dall’alto del Monte Olimpo che coi suoi 1952 metri domi-na l’isola – ha fatto a Cipro. Ci sono anche 340 giorni di sole all’anno, un sole splendente e stimolante che con-ferisce all’isola un luminoso sorriso durante la lunghissima estate e i miti mesi invernali che invitano ancora a bagnarsi nel mare, proprio quando si può sciare sulle montagne di Troodos,
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Kouklia, resti del Santuario di Afrodite
Anche oggi per chi visita Cipro è d’obbligo il pellegrinaggio alla baia di Afrodite per assistere, almeno idealmente, al
bagno che la dea dell’amore fa ogni giorno, poco dopo il sor-gere del sole, e per godere il fascino della costa rocciosa che degrada fino al mare frastagliandosi in mille deliziose calette
Nicosia
Melissa, come è vista la cucina italia-na a New York? C’è la chiara percezione che sia fatta di differenze regionali mentre in molti degli altri stati americani vale ancora l’idea che la cucina italiana sia solo una, e di solito quella italoamericana.Cosa è cambiato nell’ultimo tren-tennio?C’è più materia prima e di qualità.
Quando ero piccola andavo a fare la spesa da Di Palo’s (famoso negozio d’alimentari, tuttora a Little Italy, ndr) e, nel tempo ho visto arrivare sempre più ingredienti: la bottarga, i fagioli secchi, l’origano siciliano; totalmen-te diverso da quello messicano. In-somma, c’è di tutto, anche formaggi particolari come la Vastedda o il Pia-centinu. Ora aspetto con impazienza
di Francesca Maisano
TasTing sicily
la cucinadi ManhaTTanparla siciliano
intervista alla chef newyorkese Melissa Muller daka
Mappa Slow Food alla mano dedica un mese l’anno alla scoperta della Sicilia, in compagnia della fotografa Sara Remington. L’obiettivo? Scovare tesori gastronomici sconosciuti ai più, come la manna o le tume con caglio d’uva e di cavolo, ma anche le antiche ricette custodite dalle cuoche di paese o nei monasteri. Melissa Muller Daka, chef-giornalista newyorkese classe 1978, proprietaria di due ristoranti a Manhattan, Eolo e Pastai, è anche autrice del libro Tasting Sicily edito da Rizzoli USA in distribuzione nel 2016. è lei la nuova “ambasciatrice” della vera cucina made in Italy in America.
i salumi prodotti con il suino nero dei Nebrodi, che non sono pronti, dal punto di vista normativo, per essere esportati sul mercato americano.Hai citato tre dei quaranta Presidi siciliani tutelati da Slow Food. Qua-le pensi sia il ruolo di questa fonda-zione per la biodiversità?Ha ricreato una cucina siciliana, dan-do luce a ingredienti sconosciuti, mi-crolocali; spesso salvandoli dall’estinzione, contribuendo al senso di identità e all’alleanza tra chef e produttori.Lo chef siciliano che adori?Angelo Treno di Al Fogher, a Piazza Armerina. Da lui ho mangiato una quaglia eccezionale, riempita di ci-coria e profumata di liquirizia. Prima di cuocerne la carne, l’affumica su un legno di eucalipto e la serve con granita di fichi d’India. È una cuci-na piena di sorprese, di ricerca. Ad esempio, usa i borlotti al dente, al
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Sopra, backstage del viaggio in Sicilia per il libro Tasting Sicily Ph. Mariarita Caracappa. Sotto Pastai Artisan Pasta Bar Ph. Lou Manna (pastainyc.com)
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In alto e in basso a destra due particolari, lavagna e ingresso, del Bar Eolo Sicilian kitchen & wines Ph. Lou Manna (eolonewyork.com)
di Maria Luisa Pasquale
Il diamante della Lucania: IL tartufo bIanco
Gusto, piacere e mistero
Esistono alcuni frutti della Natura che, oltre ad essere beni buoni e preziosi, portano con sè leggendarie storie tramandate nei secoli che ne alimentano e aumentano la preziosità. Uno di questi è senza dubbio il tartufo, di cui il nostro Paese è grande produttore. Quando si parla di tartufo bianco si pensa subito a quello di Alba, di Acqualagna, della Romagna e dell’Appennino Bolognese. Invece c’è una sorpresa: l’inebriante fungo ipogeo alligna meravigliosamente anche sotto la terra del sud, in Lucania ad esempio. E non ha nulla da invidiare a quelli più blasonati del centro-nord, anzi...
DaLLa natura aL PIatto
Sarà il suo profumo intenso, sarà l’a-roma intrigante, saranno le leggen-de che lo avvolgono nel mistero: il tartufo è da sempre tra i prodotti più affascinanti della gastronomia. Apprezzato dai Romani e conosciuto dagli antichi Greci (secondo alcune fonti persino dai babilonesi) il tartufo è stato celebrato da poeti e scrittori, da Giovenale fino a Molière, che ne hanno esaltato le qualità alimenta-ri ma anche quelle afrodisiache. Se i Greci lo consideravano un alimento prelibato, nell’antica Roma se ne fa-ceva largo uso nei sontuosi convivi; non mancò sulle tavole dei potenti nel tardo Medioevo, mentre per i Si-gnori del Rinascimento era un segno di prestigio e di raffinatezza; persino Cardinali e membri della Corte Ponti-ficia ne sono stati sempre golosi. Il tubero, secondo un’antica leggen-da, conteneva il seme di Giove e ren-deva gli uomini più vigorosi mentre
Castelmezzano è un comune di 815 abitanti della provincia di Potenza in
Basilicata. Sorge a 830 m sul livello del mare nel cuore delle Dolomiti Lucane
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MD
LGLO
BAL.
NET
in due c’è più....GUSTO!
La Toscana è la regione italiana in cui, sin dalla prima metà degli anni ‘90, si è maggiormente concentrata la rea-lizzazione di cantine griffate da gran-di architetti italiani e stranieri (Mario Botta, Renzo Piano, Tobia Scarpa, tanto per citarne solo alcuni): edifi -ci di altissima qualità architettonica, cui sono associate tecnologie inno-vative di costruzione e produzione, nonché un rinnovato rapporto este-tico fra spazio di produzione e pro-dotto lavorato. Espressione di scelte
progettuali che favoriscono la bioar-chitettura, sperimentano modalità di integrazione innovative tra le nuove tecnologie nel campo dell’energia (riduzione dei consumi energetici, uso dei materiali locali, controllo tecnologico attraverso centrali in-formatizzate intelligenti), ma anche la riduzione dell’impatto visivo attra-verso sistemi di verde. Perfettamen-te integrate con il paesaggio, sono un qualifi cante e contemporaneo bi-glietto da visita non solo delle azien-
di Paola Cerana
WINE & ARCHITECTURE
CANTINE D’AutOreArchitettura ed enologia per una Toscana da guardare e assaporare
“Toscana. Wine Architecture”, un circuito unico in Italia di 25 cantine di design, contemporanee di grande attrattiva per le loro strutture firmate da grandi maestri dell’architettura e per la mission culturale che le anima. A selezionarle è Ci.Vin, una società di servizio dell’Associazione Nazionale Città del Vino, che ha ideato il progetto con la Regione Toscana, che lo sviluppa e lo finanzia in gran parte, e la Federazione alle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana che lo realizza.
de, ma di tutto il territorio circostan-te. Ad esse si affi ancano cantine che ospitano installazioni artistiche e che hanno sviluppato rapporti interes-santi con l’arte moderna, creando un sistema culturale e produttivo vitale e innovativo: tutte quante insieme, nel progetto Toscana.Wine Architec-ture, costituiscono un percorso d’au-tore e design contemporaneo unico in Italia, gioielli d’arte nel paesaggio toscano tanto quanto i grandi monu-menti del passato, che hanno fatto di questa regione una delle principali destinazioni turistiche italiane. A ren-derle, nel loro complesso, uniche è anche il fatto che le Cantine d’autore sono attualmente il più importante fenomeno di committenza privata alla grande architettura e la loro alta contrazione sul territorio toscano rappresenta una vera ricchezza per il patrimonio artistico-culturale della regione. All’attrazione di questi nuo-
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L’avveniristica Petra, la cantina del gruppo Terra Moretti a Suvereto, tra
le più famose cantine d’autore d’Italia progettata dall’architetto Mario Botta
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La Cantina Le Mortelle a Castiglione della Pescaia di Studio Ide è in gran parte interrata, nell’ottica di un impatto ambientale il più ridotto possibile è stata costruita usando materiali naturali, sfruttando la termoregolazione delle rocce presenti in profondità nel suolo
La Cantina Pieve Vecchia di Campagnatico è una costel-lazione di attività che ruotano intorno al processo della produzione vitivinicola. Cantina Pieve Vecchia di Cini Boeri ed Enrico Sartori
ll progetto della Cantina Icario a Montepulciano si estende su una superficie di 3.390 mq. Realizzato dallo Studio Valle Progettazione, l’intervento si configura come connubio tra funzionalità, innovazione, minimizzazione
dell’impatto ambientale e forte immagine architettonica
I fichi, infatti, erano considerati sacri dagli antichi greci che con essi ador-navano le statue degli dei, in quanto credevano fossero il primo alimen-to vegetale messo a disposizione dell’uomo sulla Terra. Il fico simboleggiava saggezza e aspirazione ad una vita migliore sia per i Greci sia per i Romani. Come buon auspicio, quest’albero appar-
di Anna Maria Fabbri Foto di Mario Giannini
ViVer sani con frutta e Verdura
iL VaLore di un … fico secco
Virtù, segreti e ricette del frutto simbolo di saggezza per eccellenza
La Natura offre un’infinità di frutti appetitosi che, ovviamente, obbediscono alle leggi delle stagioni e non sono sempre disponibili sulle nostre tavole. Tuttavia, con un po’ di fantasia e creatività, possiamo conservare e utilizzare molti di essi durante tutto l’anno. Uno di questi deliziosi frutti è il fico, emblema del nostro patrimonio culturale, oltre che gastronomico.
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Laviamo bene e stendiamo sopra il tavolo 8-10 foglie grandi di brocco-letti privati del gambo sopra le quali mettiamo il ripieno composto da: 4 fichi secchi tagliati a pezzetti, 80 gr. di formaggio tipo groviera, la mollica di due fette di pane di grano duro, 1 uovo intero, 8 foglie di menta tritura-te finemente. Mescoliamo bene gli ingredienti e dopo aver aggiunto sale e pepe, stendiamo il ripieno al centro delle foglie di broccoletti. Arrotolia-moli in modo da formare degli invol-tini e fermiamoli con 3 stecchini di le-gno. Facciamo cuocere gli involtini, in una padella d’acciaio, con 5 cucchiai di olio di oliva e uno spicchio d’aglio intero, per 20 minuti circa a fuoco len-to e col coperchio. Un gusto unico e particolare.
Involtini di broccoletti ripieni di groviera e fichi secchi
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