video - sio 2017 | 104° national congress · chiusura di perforazione settale con lembo...

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VIDEO Indice 1. POSIZIONAMENTO DI BYPASS SALIVARE NELLE STENOSI IPOFARINGO-ESOFAGEE: LA NOSTRA 2. TORS NEL TRATTAMENTO DI PAZIENTI CON METASTASI LATEROCERVICALI DA PRIMITIVO OCCULTO: NUOVI ORIENTAMENTI 3. EXERESI ENDOSCOPICA DI NEUROFIBROMA NASALE IN UN INFANTE DI 7 MESI 4. CHIRURGIA DELLA PROTESI AD ANCORAGGIO OSSEO PONTO SECONDO LA NUOVA TECNICA MIPS 5. FARINGOLARINGOESOFAGECTOMIA CON PULL-UP GASTRICO PER VIA LAPAROSCOPICA: LA NOSTRA ESPERIENZA. 6. RIPARAZIONE DI PERFORAZIONI SETTALI CON “SEPTAL BUTTONS” IN SILICONE 7. TRANSNASAL ENDOSCOPIC RESECTION OF CLIVAL ENDODERMIC CYST: FROM ANATOMY TO A CLINICAL CASE 8. SCELTE TERAPEUTICHE DIFFICILI IN PAZIENTE AFFETTA DA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 2 9. CISTI LARINGEA 10. DISSEZIONE DEL COLLO E RISPARMIO TISSUTALE 11. LARINGECTOMIA SOPRACRICOIDEA E LARINGECTOMIA SOPRAGLOTTICA CON BISTURI FERROMAGNETICO 12. MENIGOENCEFALOCELE MASTOIDEO 13. LINFANGIOMA DEL CORPO LINGUALE E DEL PAVIMENTO ORALE IN BAMBINA DI 6 MESI 14. IL TRATTAMENTO ENDOSCOPICO NEGLI STADI AVANZATI DELL’ADENOCARCINOMA DI TIPO INTESTINALE NASO-SINUSALE 15. CHIUSURA DI PERFORAZIONE SETTALE CON LEMBO MONOLATERALE DI HADAD-BASSAGASTEGUY 16. LA STAPEDOPLASTICA CON LASER. NOSTRA ESPERIENZA 17. RICOSTRUZIONE DEL BASICRANIO ANTERIORE DOPO RESEZIONE CRANIONASALE DI TUMORI MALIGNI RINOSINUSALI SOTTO GUIDA ENDOSCOPICA 18. NEURINOMA INTRACOCLEARE 19. TECNICA DEL MICROFLAP MUCOSO PER IL TRATTAMENTO DI UN POLIPO ANGIOMATOSO 20. CONDROSARCOMA LARINGEO: APPROCCIO CHIRURGICO COMBINATO “ENDOSCOPICO – OPEN” 21. CARCINOMA ADENOIDOCISTICO DEL SENO FRONTALE: RESEZIONE CRANIO-FACCIALE 22. SCHWANNOMA INTRACOCLEARE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO CHIRURGICO PER VIA TRANSCOCLEARE TRANSCANALARE 23. TEP PRIMARIA E SECONDARIA: LA NOSTRA ESPERIENZA – CASISTICA OPERATORIA E TECNICHE CHIRURGICHE 24. TRATTAMENTO DEI TRAUMI LARINGEI IN MICROLARINGOSCOPIA 25. TECNICHE DI RICOSTRUZIONE ENDOSCOPICA ENDONASALE DEL BASICRANIO ANTERIORE 26. APPROCCI ENDOSCOPICI AL BASICRANIO ANTERIORE: TRANCRIBRIFORME, TRANSPLANUM, TRANSCLIVALE, TRANSSELLARE

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Indice

1. POSIZIONAMENTO DI BYPASS SALIVARE NELLE STENOSI IPOFARINGO-ESOFAGEE: LA NOSTRA 2. TORS NEL TRATTAMENTO DI PAZIENTI CON METASTASI LATEROCERVICALI DA PRIMITIVO OCCULTO:

NUOVI ORIENTAMENTI 3. EXERESI ENDOSCOPICA DI NEUROFIBROMA NASALE IN UN INFANTE DI 7 MESI 4. CHIRURGIA DELLA PROTESI AD ANCORAGGIO OSSEO PONTO SECONDO LA NUOVA TECNICA MIPS 5. FARINGOLARINGOESOFAGECTOMIA CON PULL-UP GASTRICO PER VIA LAPAROSCOPICA: LA NOSTRA

ESPERIENZA. 6. RIPARAZIONE DI PERFORAZIONI SETTALI CON “SEPTAL BUTTONS” IN SILICONE 7. TRANSNASAL ENDOSCOPIC RESECTION OF CLIVAL ENDODERMIC CYST: FROM ANATOMY TO A CLINICAL

CASE 8. SCELTE TERAPEUTICHE DIFFICILI IN PAZIENTE AFFETTA DA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 2 9. CISTI LARINGEA 10. DISSEZIONE DEL COLLO E RISPARMIO TISSUTALE 11. LARINGECTOMIA SOPRACRICOIDEA E LARINGECTOMIA SOPRAGLOTTICA CON BISTURI

FERROMAGNETICO 12. MENIGOENCEFALOCELE MASTOIDEO 13. LINFANGIOMA DEL CORPO LINGUALE E DEL PAVIMENTO ORALE IN BAMBINA DI 6 MESI 14. IL TRATTAMENTO ENDOSCOPICO NEGLI STADI AVANZATI DELL’ADENOCARCINOMA DI TIPO

INTESTINALE NASO-SINUSALE 15. CHIUSURA DI PERFORAZIONE SETTALE CON LEMBO MONOLATERALE DI HADAD-BASSAGASTEGUY 16. LA STAPEDOPLASTICA CON LASER. NOSTRA ESPERIENZA 17. RICOSTRUZIONE DEL BASICRANIO ANTERIORE DOPO RESEZIONE CRANIONASALE DI TUMORI MALIGNI

RINOSINUSALI SOTTO GUIDA ENDOSCOPICA 18. NEURINOMA INTRACOCLEARE 19. TECNICA DEL MICROFLAP MUCOSO PER IL TRATTAMENTO DI UN POLIPO ANGIOMATOSO 20. CONDROSARCOMA LARINGEO: APPROCCIO CHIRURGICO COMBINATO “ENDOSCOPICO – OPEN” 21. CARCINOMA ADENOIDOCISTICO DEL SENO FRONTALE: RESEZIONE CRANIO-FACCIALE 22. SCHWANNOMA INTRACOCLEARE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO CHIRURGICO PER VIA TRANSCOCLEARE

TRANSCANALARE 23. TEP PRIMARIA E SECONDARIA: LA NOSTRA ESPERIENZA – CASISTICA OPERATORIA E TECNICHE

CHIRURGICHE 24. TRATTAMENTO DEI TRAUMI LARINGEI IN MICROLARINGOSCOPIA 25. TECNICHE DI RICOSTRUZIONE ENDOSCOPICA ENDONASALE DEL BASICRANIO ANTERIORE 26. APPROCCI ENDOSCOPICI AL BASICRANIO ANTERIORE: TRANCRIBRIFORME, TRANSPLANUM,

TRANSCLIVALE, TRANSSELLARE

27. CROMOENDOSCOPIA IN OTORINOLARINGOIATRIA. LA NOSTRA ESPERIENZA CON IL SISTEMA SPIES® 28. LEMBO MUSCOLO-MUCOSO DI BUCCINATORE: UNA VALIDA OPZIONE RICOSTRUTTIVA NEGLI

INTERVENTI PER NEOPLASIE DEL CAVO ORALE 29. SCHWANNOMA DELLA PORZIONE DISTALE DEL NERVO LARINGEO RICORRENTE ENUCLEATO PER VIA

TRANSORALE-TRANSFARINGEA CON AUSILIO DI LASER CO2 30. ANTROSTOMIA INFERIORE PER VIA ENDOSCOPICA: TECNICA ED INDICAZIONI 31. GESTIONE CHIRUGICA DEL PNEUMOENCEFALO IATROGENO DOPO CHIRURGIA ENDOSCOPICA DEI SENI

PARANASALI 32. I LEMBI PEDUNCOLATI ENDONASALI NELLA CHIRURGIA ENDOSCOPICA 33. FISTOLE RINO-LIQUORALI, SPONTANEE, IATROGENE, POST-TRAUMATICHE : TRATTAMENTO 34. FASCITE NECROTIZZANTE : GESTIONE E TERAPIA

1. POSIZIONAMENTO DI BYPASS SALIVARE NELLE STENOSI IPOFARINGO-ESOFAGEE: LA NOSTRA

NOME PRIMO AUTORE: FRANCESCA COGNOME PRIMO AUTORE: BOSCOLO NATA SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, DIPARTIMENTO TESTA COLLO, AZIENDA SANITARIA UNIVERSITARIA INTEGRATA DI TRIESTE NOME COAUTORE: ROBERTO COGNOME COAUTORE: BARUCA SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, DIPARTIMENTO TESTA COLLO, AZIENDA SANITARIA UNIVERSITARIA INTEGRATA DI TRIESTE NOME COAUTORE: GIANCARLO COGNOME COAUTORE: TIRELLI SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, DIPARTIMENTO TESTA COLLO, AZIENDA SANITARIA UNIVERSITARIA INTEGRATA DI TRIESTE Le stenosi ipofaringee e dell’esofago cervicale possono essere causate da neoplasie in stadio avanzato, da ingestione di caustici o seguire chirurgia e radioterapia per tumori maligni delle vie aeree e digestive superiori. Esse determinano disfagia severa con necessità di una nutrizione con sondino naso gastrico o con gastrostomia, con un impatto negativo sulla qualità di vita del paziente. Per ristabilire una nutrizione orale, la stenosi deve essere progressivamente dilatata utilizzando dilatatori di gomma di diametro crescente, ed è necessario inserire un tubo di bypass salivare tipo Montgomery® per mantenere il calibro ottenuto. Se, da un lato, la flessibilità del tubo di derivazione salivare lo rende tollerabile, dall’altro può rendere difficile il suo inserimento. Tale problema può presentarsi non solo durante il primo inserimento, ma anche durante le successive sostituzioni. Nella descrizione originale, il tubo di derivazione salivare era inserito in anestesia generale e con visualizzazione diretta dell’ipofaringe con un laringoscopio di Jackson o quello anestesiologico, utilizzando le forbici di Mc Gill e spingendolo nella posizione definitiva usando il dito indice. Altri autori hanno proposto di utilizzare come guida i dilatatori usati per dilatare la stenosi o di inserire il tubo di derivazione salivare su un dilatatore di Savary o su un broncoscopio, utilizzati per oltrepassare la stenosi e posizionare manualmente il tubo di derivazione salivare. Nella nostra esperienza la lubrificazione del tubo permette di superare la stenosi ma lo rende difficile da maneggiare. L’obiettivo di questo lavoro è presentare una possibile soluzione a questo problema. Il tubo di derivazione salivare viene suturato distalmente ad uno scambia-tubi (Cook Airway Exchange Catheter®), permettendo un suo più semplice inserimento attraverso un laringoscopio sia nel primo posizionamento che nelle successive sostituzioni. Durante la sutura bisogna fare attenzione a non tagliare il tubo di bypass salivare e cercare di assicurare i due presidi in modo che non si separino durante il posizionamento e in modo da permettere di sfilare facilmente lo scambia-tubi mantenendo il tubo di bypass salivare in sede. Lo scambia-tubi è normalmente presente in sala operatoria, la sua consistenza permette di superare la stenosi, e la punta arrotondata riduce il rischio di lesionare la mucosa ipofaringea ed esofagea. Nella nostra esperienza il metodo proposto si è dimostrato efficace in tre pazienti con stenosi causate da chirurgia e radioterapia. La procedura non comporta rischi per il paziente né un aumento dei tempi operatori o un incremento dei costi.

2. TORS NEL TRATTAMENTO DI PAZIENTI CON METASTASI LATEROCERVICALI DA PRIMITIVO OCCULTO: NUOVI ORIENTAMENTI

NOME PRIMO AUTORE: FILIPPO COGNOME PRIMO AUTORE: MONTEVECCHI SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI FORLI’ NOME COAUTORE: GIUSEPPE COGNOME COAUTORE: MECCARIELLO SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI FORLI’ NOME COAUTORE: GIOVANNI COGNOME COAUTORE: D’AGOSTINO SEDE: OSPEDALE MORGAGNI-PIERANTONI FORLI’ I pazienti con metastasi laterocervicali da primitivo occulto sono sempre stati complessi da gestire sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Nonostante l’utilizzo di endoscopi che permettono una visione delle superfici mucose sempre più accurata ed indagini radiologiche sempre più avanzate come la TC e la RM nei pazienti affetti da metastasi laterocervicali da T occulto è possibile una identificazione della sede primitiva solo nel 30% dei casi. L’avvento della PET ha aumentato la percentuale di diagnosi tra il 47 ed il 59% dei pazienti ma tale metodica ha una percentuale di falsi positivi che arriva sino al 39%. Recentemente è stato eseguito uno studio multicentrico dove è stato evidenziato come con l’utilizzo della tecnica robotica transorale si possano eseguire agevolmente delle ampie biopsie escissionali in sedi sospette per la presenza della malattia primaria. Con tale metodica è possibile arrivare ad un 80% di diagnosi del tumore primario. In questo video verrà illustrata la nostra esperienza sui primi casi trattati con questa metodica partendo dal percorso diagnostico iniziale; successivamente verrà mostrato come eseguire un corretto intervento robotico e quali sedi orofaringee trattare; per finire discuteremo i risultati preliminari.

3. EXERESI ENDOSCOPICA DI NEUROFIBROMA NASALE IN UN INFANTE DI 7 MESI

NOME PRIMO AUTORE: GEORGIOS COGNOME PRIMO AUTORE: GIOURGOS SEDE: ORL e microchirurgia della base cranica, Ospedale Papa Giovanni XXIIII, Bergamo NOME COAUTORE: GIOVANNI COGNOME COAUTORE: DANESI SEDE: ORL e microchirurgia della base cranica, Ospedale Papa Giov XXIIII, Bergamo Si presenta il caso di un infante inviata alla nostra attenzione all'età di 5 mesi per una massa nasale unilaterale dx; la massa in questione presentava una crescita condizionante tumefazione della narice dx e difficoltà respiratoria con occasionale epistassi. Dopo un analisi radiologica e bioptica è stata confermata la diagnosi di neurofibroma nasale. A causa dell'accrescimento e la deformazione conseguente della narice, si è deciso di procedere con un intervento in endoscopia nasale onde asportare la massa nasale e permettere la crescita tissutale normale. L'intervento è stato portato a buon fine all'età di 7 mesi; Non si sono verificate complicanze peri-operatorie, e il follow-up clinico-radiologico a 2 aa non evidenzia una recidiva del tumore. La crescita morfo-funzionale della piccola paziente procede regolarmente.

4. CHIRURGIA DELLA PROTESI AD ANCORAGGIO OSSEO PONTO SECONDO LA NUOVA TECNICA MIPS

NOME PRIMO AUTORE: DANIELE COGNOME PRIMO AUTORE: BERNARDESCHI SEDE: OSPEDALE PITIÉ-SALPÊTRIÈRE Nella chirurgia della protesi ad ancoraggio osseo, la tecnica chirurgica é evoluta nel corso degli ultimi anni. Dall'assottigliamento della cute si é passati a tecniche sempre piu' consevative che hanno permesso una riduzione delle complicanze cutanee ed accorciato i tempi chirurgici • Methods Presentare con il video la nuova tecnica MIPS (Minimally Invasive Ponto Surgery) per il posizionamento della protesi ad ancoraggio osseo PONTO • Content Diapositive di spiegazione della tecnica chirurgica, video di dimostrazione, risultati • Conclusion :La tecnica MIPS permette un'accorciamento notevole dei tempi chirurgici ed una riduzione significativa delle complicanze

5. FARINGOLARINGOESOFAGECTOMIA CON PULL-UP GASTRICO PER VIA LAPAROSCOPICA: LA NOSTRA ESPERIENZA.

NOME PRIMO AUTORE: ANGELO COGNOME PRIMO AUTORE: CAMAIONI SEDE: AZ OSPEDALIERA SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA NOME PRIMO COAUTORE: MATTEO COGNOME PRIMO COAUTORE: SIMONE SEDE: AZ. OSPEDALIERA SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA NOME SECONDO COAUTORE: EMANUELA COGNOME SECONDO COAUTORE: VESPERINI SEDE: AZ. OSPEDALIERA SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA NOME TERZO COAUTORE: DOMENICO COGNOME TERZO COAUTORE: TASSONE SEDE: AZ. OSPEDALIERA SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA NOME QUARTO COAUTORE: CLAUDIO COGNOME QUARTO COAUTORE : VITI SEDE: AZ. OSPEDALIERA SAN GIOVANNI ADDOLORATA ROMA Obiettivo: valutare la accessibilità della faringolaringoesofagectomia con pull-up laparoscopico nel trattamento della carcinoma ipofaringo-esofageo, considerando le differenze tra la tecnica classica per via laparotomia e i dati in letteratura. Materiali e Metodi: tra Ottobre 2002 e Aprile 2011 sono stati trattati 18 faringo-laringoesofagectomie con tecnica laparoscopica in pz affetti da carcinoma ipofaringoesofageo (tutti stadio IV, 3 pz T3, N2; 3 pz T4a, N0; 8 pz T4a, N1 and 4 pz T4, N2). La procedura chirurgica è stata eseguita in un unico tempo con due equipe differenti. Durante lo step demolito, la prima equipe ha confezionato una faringolaringoesofagectomia circolare associata a svuotamento bilaterale (radicale o selettivo) con tiroidectomia totale. Nello step chirurgico successivo l’altra equipe chirurgica ha eseguito una tubulizzazione gastrica con una dissezione transitare dell’esofago. In ultimo è stata applicata una tecnica personale per ripristinare la continuità base lingua-moncone gastrico. Risultati: nella nostra casistica, non si sono verificate casi di mortalità intraoperatoria, anche se abbiamo riscontrato una mortalità post-operatoria del 6,25%. Ci sono state due deiescenze dell’anastomosi in 3a e 9a giornata post-operatoria, che in un caso ha richiesto una revisione chirurgica (morbidità post-operatoria del 12,5%). L’alimentazione per os è stata ripresa dopo 14,3 ± 9,5 giorni. I pz sono stati dimessi dopo 18 ± 9,2 giorni. La OS a 5 anni di follow up è del 40%. Su 11 pz deceduti, 3 erano liberi da malattia. Conclusioni: la faringolaringoesofagectomia con pull-up gastrico, secondo la nostra esperienza va considerata una procedura sicura con una bassa mortalità e un ridotto tasso di complicanze peri-operatoria.

6. RIPARAZIONE DI PERFORAZIONI SETTALI CON “SEPTAL BUTTONS” IN SILICONE

NOME PRIMO AUTORE: LUCA COGNOME PRIMO AUTORE: BIANCONI SEDE: POLICLINICO UNIVERSITARIO DI VERONA NOME COAUTORE: GIANPAOLO COGNOME COAUTORE: PIGHI SEDE: POLICLINICO UNIVERSITARIO DI VERONA Introduzione: Le perforazioni settali si possono presentare clinicamente in maniera molto differente. Molto spesso perforazioni di ragguardevoli dimensioni possono essere silenti dal punto di vista sintomatologico. D’altra parte, quando la perforazione è localizzata anteriormente, difetti anche di piccole dimensioni possono essere corredati da una intensa sintomatologia che influisce sulla qualità di vita del paziente. Epistassi, crostosità nasali, ostruzione nasale, riniti ricorrenti sono i sintomi che più spesso vengono riferiti e che portano il medico a valutare la necessità di un intervento chirurgico di riparazione, quando il trattamento conservativo non è efficace. Molte sono le tecniche chirurgiche endoscopiche e non che sono state proposte, da riparazione con graft cartilaginei, lembi di mucosa settale, lembi di turbinato inferiore e molti altri. Obiettivi: In questo video vorremmo presentare la nostra esperienza nella riparazione di perforazioni di piccole e medie dimensioni, sintomatiche dal punto di vista clinico, utilizzando una protesi di silicone formata da due flange che si adattano al difetto settale occludendolo. Risultati: Abbiamo effettuato questa procedura su 4 paziente negli ultimi 2 anni. Tutti i pazienti hanno riscontrato una riduzione significativa della sintomatologia. In nessun caso è stata necessaria la rimozione della protesi e i pazienti rivalutati a distanza hanno segnalato un’ottima efficacia del trattamento. Conclusioni: Il posizionamento di “septal buttons” in silicone è una valida alternativa nel trattamento di perforazioni settali di piccole e medie dimensioni. L’intervento chirurgico ha una durata ridotta, può essere eseguito in anestesia locale, anche in regime ambulatoriale (a seconda della localizzazione della perforazione) e non è gravato da particolari complicanze.

7. TRANSNASAL ENDOSCOPIC RESECTION OF CLIVAL ENDODERMIC CYST: FROM ANATOMY TO A CLINICAL CASE

NOME PRIMO AUTORE: FEDERICO COGNOME PRIMO AUTORE: SIRECI SEDE: SEZIONE DI OTORINOLARINGOIATRIA, AOUP P. GIACCONE, PALERMO NOME COAUTORE: DEHGANI COGNOME COAUTORE: PUYA SEDE: SECTION OF OTORHINOLARYNGOLOGY, DEPARTMENT OF SURGERY AND BIOMEDICAL SCIENCE, UNIVERSITY OF PERUGIA, ITALY NOME COAUTORE: RICCARDO COGNOME COAUTORE: SPECIALE SEDE: SEZIONE DI OTORINOLARINGOIATRIA, AOUP P. GIACCONE, PALERMO NOME COAUTORE: RAFFAELE COGNOME COAUTORE: SORRENTINO SEDE: OTORINOLARYNGOLOGY SECTION, SS ANTONIO BIAGIO E CESARE ARRIGO HOSPITAL, ALESSANDRIA, ITALY NOME COAUTORE: MATTEO COGNOME COAUTORE: VITALI SEDE: NEUROSURGERY SECTION, SS ANTONIO BIAGIO E CESARE ARRIGO HOSPITAL, ALESSANDRIA, ITALY NOME COAUTORE: FRANK RIKKI COGNOME COAUTORE: CANEVARI SEDE: OTORINOLARYNGOLOGY SECTION, SS ANTONIO BIAGIO E CESARE ARRIGO HOSPITAL, ALESSANDRIA, ITALY L’approccio endoscopico transnasale alla regione clivare rimane tutt’ora una sfida per molti chirurghi. La problematica principale è rappresentata dalla gestione delle fistole liquorali. L’introduzione delle tecniche di ricostruzione multilayer e in particolar modo l’utilizzo dei lembi settali peduncolati ha radicalmente modificato i risultati post operatori. L’utilizzo sistematico dei lembi settali risulta però non giustificabile a causa dell’impatto sulla funzione naso sinusale. Un compromesso utilizzabile è la creazione del Rescu flap ovvero la confezione del peduncolo vascolare del lembo settale che viene completato solo se necessario. Presentiamo un caso di una paziente di 60 anni affetta da lesione del terzo medio del clivus asportato per via endonasale endoscopica. Il nostro caso dimostra come sia stato indispensabile nella fase preparatoria allestire un rescue flap peduncolato sull’ arteria sfenopalatina destra. La lesione clivare di aspetto cistico una volta incisa infatti ha portato alla fuoriuscita di liquor data la sua comunicazione con lo spazio subaracnoideo e pertanto è stata necessaria una ricostruzione multilayer della breccia (colla di fibrina, grasso, fascia lata e infine il lembo peduncolato predentemente scolpito). I controlli postoperatori hanno mostrato assenza di liquorrea e pertanto riteniamo, in considerazione della letteratura vigente, che scolpire il rescue flap possa permettere una migliore ricostruzione in caso di fistole ad alto flusso.

8. SCELTE TERAPEUTICHE DIFFICILI IN PAZIENTE AFFETTA DA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 2

NOME PRIMO AUTORE: LUCA COGNOME PRIMO AUTORE: GAZZINI SEDE: VERONA NOME COAUTORE: DANIELE COGNOME COAUTORE: MARCHIONI SEDE: VERONA La neurofibromatosi di tipo 2 è una malattia autosomica dominante caratterizzata dallo sviluppo di schwannomi e meningiomi multipli. Attualmente rimane una malattia gravata da elevata morbilità e ridotta aspettativa di vita. Le opzioni terapeutiche sono circoscritte alla chirurgia ed in casi selezionati alla radioterapia. Viene presentato un caso clinico di una paziente affetta da neurofibromatosi di tipo 2 sottoposta a multipli interventi di exeresi di schwannoma vestibolare bilateralmente e portatrice di impianto al tronco (ABI). Paziente in follow up presso il nostro centro, con riscontro all'ultima TAC encefalo di controllo di multiple lesioni, la maggiore delle quali estesa dal seno cavernoso di sinistra alla fossa cranica media e alla fossa cranica posteriore con aspetti compressivi sul tronco encefalico a carattere progressivo. Si opta per exeresi chirurgica per via infratemporale di tipo C e via transotica, con asportazione pressochè totale delle multiple lesioni. Al follow up buon recupero clinico della paziente, non più aspetti compressivi sul tronco encefalico alla TAC di controllo post operatoria.

9. CISTI LARINGEA NOME PRIMO AUTORE: GIULIA COGNOME PRIMO AUTORE: BURALI SEDE: USL SUD EST AREZZO NOME PRIMO COAUTORE: PIER GUIDO COGNOME PRIMO COAUTORE: CIABATTI NOME SECONDO COAUTORE: LUCA COGNOME SECONDO COAUTORE: CIAMPELLI NOME TERZO COAUTORE: MARTA COGNOME TERZO COAUTORE: PROPERZI NOME QUARTO COAUTORE: LUIGI COGNOME QUARTO COAUTORE: MELARA Una paziente, dell'età di 78 anni giunge alla nostra osservazione per disfonia persistente e lieve disfagia. Abbiamo eseguito fibrolaringoscopia nella quale si evidenziava neoformazione cistica a livelo della plica ariepiglottica sinistra, estesa al seno piriforme omolaterale; motilità laringea nella norma. La paziente ha eseguita studio con imaging TC collo con mezzo di contrasto che confermava la presenza di tale tumefazione cistica. La Signora è stata sottoposta ad exeresi della neoformazione mediante intervento di trans oral robotic surgery con robot da Vinci Si; l'intervento è durato i totale 20 minti e la paziente è stata dimessa in seconda giornata post-operatoria, alimentandosi regolarmente per os.

10. DISSEZIONE DEL COLLO E RISPARMIO TISSUTALE NOME PRIMO AUTORE: FRANCO COGNOME PRIMO AUTORE: PARMIGIANI SEDE: OSPEDALE DI VIMERCATE Scopo del lavoro è evidenziare come diverse tecniche di dissezione del collo influenzino la quantità dei danni nei tessuti limitrofi e di conseguenza i tempi sia di esecuzione che di guarigione ed il risparmio funzionale di tutte le strutture non coinvolte nella patologia. Vengono confrontate tecniche a freddo con bisturi e forbici, monopolare ad ago e dissezione ferromagnetica. Le immagini al microscopio operatorio enfatizzano le condizioni del campo chirurgico nei passaggi principali dello svuotamento latero cervicale: scollamento sotto platismatico, dissezione della fascia dallo SCM, trigono retro spinale, fossa sovraclaveare con risparmio dei rami inferiori del plesso, dissezione dell’asse vascolare. L’eloquenza delle immagini e le condizioni finali del campo operatorio corrispondono a risultati clinici di miglioramento dei tempi di esecuzione e di guarigione che si riflettono su risparmi in degenza giustificando ampiamente il costo dell’acquisizione delle nuove tecnologie. Nella nostra esperienza degli ultimi due anni la dissezione ferromagnetica è diventata la tecnica elettiva nella dissezione cervicale.

11. LARINGECTOMIA SOPRACRICOIDEA E LARINGECTOMIA SOPRAGLOTTICA CON BISTURI FERROMAGNETICO

NOME PRIMO AUTORE: ALBERTO COGNOME PRIMO AUTORE: ROCCO SEDE: A.O. SAN CAMILLO-FORLANINI - ROMA NOME COAUTORE: GIANLUCA COGNOME COAUTORE: BELLOCCHI SEDE: A.O. SAN CAMILLO-FORLANINI - ROMA Gli Autori espongono una tecnica personale nella esecuzione della laringectomia parziale sopracricoidea e sopraglottica con utilizzo del bisturi ferromagnetico, tecnologia utilizzata in altre specialità ma per la quale la chirurgia laringea rappresenta una innovazione. La tecnologia ferromagnetica, in anni recenti diffusasi soprattutto in neurochirurgia, cardiochirurgia e chirurgia generale, trova nella laringectomia parziale un ideale campo di impiego, grazie all'assenza di correnti elettriche nella sede di taglio ed alla assenza di carbonizzazione e di calore dannosi per le strutture endolaringee residue. Tutto ciò consente una notevole riduzione dell'edema laringeo post operatorio, una riduzione del rischio di sinechie e stenosi cicatriziali ed una ripresa funzionale in tempi rapidi oltre che una buona significatività istologica dei margini di resezione. Nel video presentato gli autori descrivono le diverse fasi di una laringectomia parziale sopracricoidea, di una laringectomia sopraglottica e degli svuotamenti selettivi laterocervicali effettuati con bisturi ferromagnetico. Il taglio emostatico e la facile individuazione delle fasce e dei piani anatomici rendono la tecnica rapida e conservativa. Il decorso post operatorio così come la ripresa funzionale della laringe dei casi presentati ed in tutti i casi trattati dagli autori, è più rapido ed esente dalle tipiche complicanze post operatorie (edema aritenoideo prolungato, sinechie cicatriziali substenosanti lo spazio respiratorio, anomalie della motilità delle strutture laringee residue) che tipicamente rallentano il decorso post operatorio dei pazienti trattati.

12. MENIGOENCEFALOCELE MASTOIDEO NOME PRIMO: DAVIDE COGNOME: MARIANO SEDE: POLICLINICO DI MODENA NOME COAUTORE:MARGHERITA COGNOME BETTINI: SEDE:POLICLINICO DI MODENA Meningoencephalocele, also called fungus cerebri, located in the temporal bone is a rare disease, reported in less than 1% of otologic operations; it may sometimes occur after surgical procedure on mastoid, chronic mastoiditis, bone fracture and spontaneous herniation too. This pathological entitiy,with regard to its extension and location, could be managed with different approaches, like neurosurgical, otosurgical and combined. We present a case of herniation of cerebral tissue in a patient previously treated with mastoidectomy for unspecified chronic mastoiditis almost 70 years before, approached by transmastoid route.

13. LINFANGIOMA DEL CORPO LINGUALE E DEL PAVIMENTO ORALE IN BAMBINA DI 6 MESI

NOME AUTORE: ISIDA COGNOME AUTORE: CENA SEDE: AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA POLICLINICO DI MODENA Noi presentiamo il caso di una bambina di 6 mesi che accede i pediatria per disfagia associato a etrusione parziale della lingua dal cavo orale. All’esame obiettivo la piccola paziente presenta protrusione della lingua dalla cavità orale. La RMN massiccio-facciale rilevava lesione di aspetto multiloculato, prevalentemente cistica che occupa il pavimento orale dislocando cranialmente la lingua. Posizionamento di SNG. Dopo 5 giorni la paziente viene sottoposta ad intervento chirurgico di tracheotomia di sicurezza ed exeresi per via trans-orale mediante glossotomia mediana. Successiva terapia corticosteroidea. Dopo 35 giorni la sintomatologia persiste e l’RMN massiccio-facciale conferma la presenza di residuo della lesione del pavimento orale per cui si decide di procedere con la revisione chirurgica della neoformazione con glossectomia mediana parziale a V. Nel post operatorio si è assistita una riduzione del volume linguale ed ad una progressiva alimentazione per os. Una volta ottenuto un buon esito funzionale si procede a rimozione della cannula tracheale e del SNG. Paziente NED al controllo dopo 5 mesi dall’ intervento.

14. IL TRATTAMENTO ENDOSCOPICO NEGLI STADI AVANZATI DELL’ADENOCARCINOMA DI TIPO INTESTINALE NASO-SINUSALE

NOME AUTORE: MARIA SILVIA COGNOME AUOTRE: LAZIO SEDE: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE NOME PRIMO COAUTORE: ANGELO COGNOME PRIMO COAUTORE: CANNAVICCI NOME SECONDO COAUTORE: IACOPO COGNOME SECONDO COAUTORE: DALLAN NOME TERZO COAUTORE: MASSIMO COGNOME TERZO COAUTORE: SARACENO SQUADRELLI NOME QUARTO COATURE: GIANDOMENICO COGNOME QUARTO COAUTORE: MAGGIORE L’adenocarcinoma di tipo intestinale (ITAC), tumore raro che rappresenta <4% di tutti i tumori del basicranio, localmente aggressivo con una limitata tendenza alle metastasi regionali e a distanza, deve il suo nome all’analogia istopatologica con l’adenocarcinoma intestinale. E’ correlato all’attività professionale nei lavoratori di cuoio e legno. La chirurgia seguita dalla radioterapia adiuvante rappresentano il gold standard Abbiamo documentato il caso in un uomo di 53 anni, lavoratore del legno, con una storia clinica di 6 mesi di ostruzione nasale unilaterale e anosmia, epistassi recidivanti, fotofobia e dolore oculare senza diplopia. Clinicamente si apprezzava una massa occludente totalmente la fossa nasale di destra a cui è stata effettuata una biopsia ambulatoriale orientativa per ITAC. Alla TC ed alla RMN con m.d.c. la malattia interessava etmoide anteriore e posteriore, era a contatto con la parete mediale dell’orbita e raggiungeva in alto la fessura olfattoria con segni radiologici dubbi di infiltrazione della lamina laterale della cribra, escludendo sconfinamento intracranico. La malattia è stata stadiata preoperatoriamente come cT4aN0M0. Il paziente è stato sottoposto ad una resezione endoscopica con craniectomia transnasale, che ha permesso un preciso controllo a livello della fessura olfattoria e della periorbita la cui mucosa era risultata positiva all’esame istologico intraoperatorio. E’ stata rimossa la lamina laterale della cribra, la dura ed il bulbo olfattorio omolaterale, risultati negativi per patologia e il difetto riparato con tecnica multilayer utilizzando materiale autologo (fascia lata). E’ stata quindi rimossa la lamina papiracea, la guaina della periorbita a contatto con la papiracea e un frammento di grasso periorbitale, risultati tutti negativi all’esame istologico intraoperatorio. Abbiamo quindi ottenuto radicalità chirurgica, preservando l’orbita e risparmiando l'approccio transcranico. La classificazione patologica è risultata essere pT4aN0M0. L’approccio endoscopico ha mostrato una bassa morbilità. Il paziente non ha avuto necessità di terapia intensiva ed è stato dimesso in VII giornata. Ha completato il trattamento con radioterapia adiuvante ed è seguito con un follow up clinicamente e radiologicamente indenne da malattia. La chirurgia endoscopica, se correttamente pianificata e su pazienti selezionati, può essere una valida alternativa all’approccio open nella gestione degli stadi avanzati degli ITAC.

15. CHIUSURA DI PERFORAZIONE SETTALE CON LEMBO MONOLATERALE DI HADAD-BASSAGASTEGUY

PRIMO AUTORE COGNOME: DALENA NOME: EGIDIO STRUTTURA: UOSD ORL OSPEDALE MONOPOLI (BARI) COAUTORE COGNOME: PETRONE NOME: PAOLO STRUTTURA: UOSD ORL OSPEDALE MONOPOLI (BARI) RAZIONALE: La perforazione del setto nasale non è solo una complicanza di origine iatrogena, ma è anche una delle complicanze più frequenti nei soggetti che fanno utilizzo abituale di cocaina. In questi pazienti il trattamento chirurgico della perforazione rappresenta una delle procedure più impegnative della rinochirurgia, sia per quanto riguarda la rispondenza del paziente ad interrompere lo sniffing della sostanza, che per quanto riguarda la chiusura del difetto. Le dimensioni più ampie delle perforazioni complicano il lavoro del chirurgo limitando l’utilizzo degli approcci tradizionali. Obiettivo dell’operatore è avere a disposizione abbondanti quantitativi di mucosa che coprano la zona di minus ed evitare stenosi cicatriziali. MATERIALI E METODI: In questo video presentiamo il caso di un paziente di 27 anni, ex consumatore abituale di cocaina, con perforazione settale superiore a 2 cm. Il paziente viene sottoposto a tecnica di chiusura della perforazione in chirurgia endoscopica mediante lembo monolaterale di Hadad-Bassagasteguy. Il lembo viene sollevato endoscopicamente, al di sopra del difetto, e ruotato sino a coprire la zona di minus. Il lembo viene successivamente protetto in entrambe le fossa nasali con una lamina in silicone, mantenuta in situ per tre settimane. RISULTATI: Il controllo ad un mese evidenzia la chiusura quasi completa del difetto, con permanenza di una piccola fessura di pochi millimetri. La formazione di croste nasali, di epistassi, e la qualità della respirazione nasale riferita dal paziente sono notevolmente migliorate rispetto alla valutazione preoperatoria. CONCLUSIONI: La tecnica chirurgica di Hadad-Bassagasteguy evidenzia che la chiusura di grandi difetti del setto nasale può essere eseguita mediante rotazione di lembi di mucosa peduncolati in chirurgia endoscopica. I lembi utilizzati fungono da impalcatura epiteliale per favorire l’attività rigenerativa e riparativa mucosale di seconda intenzione propria del tessuto nasale.

16. LA STAPEDOPLASTICA CON LASER. NOSTRA ESPERIENZA

NOME AUTORE: STEFANO COGNOME AUTORE: DALLARI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE "A. MURRI", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. 4 NOME PRIMO COAUTORE: ADRIANO COGNOME PRIMO COAUTORE: CASTRIOTTA SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE "A. MURRI", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. NOME SECONDO COAUTORE: DOMENICO COGNOME SECONDO COAUTORE: DURSO SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE "A. MURRI", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. 4 L'utilizzo del laser per effettuare la stapedoplastica inizia negli anni' 80 con l'argon laser utilizzato da Perkins e Mc Gee. Alla fine di quel decennio Lezinsky esegue le prime stapedotomie con il laser a CO2 mentre Causse e Gherini perfezionano la tecnica della rosetta con l'argon laser rifinita con il microdrill. Negli anni '90 si sperimentano e utilizzano il laser a erbio, a olmio e a tullio. Agli inizi del 2000 entra in campo il laser a diodi a bassa intensità e, successivamente, anche quello ad alta potenza "mid infrared", mentre la tecnologia laser CO2 si accoppia all'utilizzo del micromanipolatore e dei sistemi a scansione che consentono di eseguire una platinotomia calibrata con la tecnica "one shot". Gli Autori riferiscono la loro esperienza ripercorrendo la casistica dell'autore “senior” (SD) che

ato prevalentemente il laser, prima quello a CO2 e poi, dal 2010, stabilmente quello a diodi. Le macchine usate sono quelle commercializzate

Nel video vengono presentate una recente stapedoplastica "standard" con laser a diodi, una procedura eseguita con laser CO2, e alcuni casi particolari (otosclerosi obliterativa, procidenza del bordo inferiore della finestra ovale, ipertrofia ossea della parete postero-superiore del CUE) trattati con il laser a diodi. Nel 2010 gli Autori confrontarono 12+12 casi omogenei, operati con microtrapano e con laserCO2. I risultati si dimostrarono egualmente buoni e sovrapponibili. È in corso di ultimazione uno studio statistico multifattoriale sull'intera casistica. Nell'opinione degli Autori la tecnica attualmente "migliore" e da loro routinariamente adottata e' la stapedoplastica con laser a diodi, in quanto unisce l'atraumaticita' alla maneggevolezza d'uso. Sempre nell'opinione degli Autori la stapedoplastica con laser CO2, con la tecnica "one shot", che richiede una gestione più complessa della strumentazione, rimane competitiva nei casi di platina flottante e di frattura platinare.

17. RICOSTRUZIONE DEL BASICRANIO ANTERIORE DOPO RESEZIONE CRANIONASALE DI TUMORI MALIGNI RINOSINUSALI SOTTO GUIDA ENDOSCOPICA

NOME PRIMO AUTORE: ANGELO COGNOME PRIMO AUTORE: CANNAVICCI SEDE: S.O.D. OTORINOLARINGOIATRIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA CAREGGI, FIRENZE NOME COAUTORE: MARIA SILVIA COGNOME COAUTORE: LAZIO SEDE: S.O.D. OTORINOLARINGOIATRIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA CAREGGI, FIRENZE NOME COAUTORE: IACOPO COGNOME COAUTORE: DALLAN SEDE: OTORINOLARINGOIATRIA 1, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA PISANA, PISA NOME COAUTORE: GIANLUCA COGNOME COAUTORE: LEOPARDI SEDE: OTORINOLARINGOIATRIA, OSPEDALE S. GIUSEPPE, EMPOLI NOME COAUTORE: GIANDOMENICO COGNOME COAUTORE: MAGGIORE SEDE: S.O.D. OTORINOLARINGOIATRIA, AZIENDA OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA CAREGGI, FIRENZE L’exeresi per via endoscopica di tumori maligni rinosinusali estesi al basicranio anteriore comporta la formazione di una più o meno estesa comunicazione rinoliquorale. La ricostruzione del basicranio è quindi imprescindibile affinché si evitino rinoliquorrea ed infezioni intracraniche ed è importante per la protezione ed il mantenimento della funzione neurovascolare. In letteratura sono descritte numerose modalità per la ricostruzione endoscopica di un difetto del basicranio che si avvalgono di materiale biocompatibile, lembi locali o peduncolati. I più utilizzati oggi sono gli innesti di tessuto autologo, come la fascia lata ed il tratto ileotibiale, posizionati con tecnica multistrato. Questo video mostra tutte le fasi di ricostruzione del basicranio mediante due differenti tecniche in due pazienti sottoposti a resezione sotto guida endoscopica di neoplasie maligne rinosinusali con apertura ed asportazione di dura madre e conseguente fistola rinoliquorale. Il primo caso riguarda la ricostruzione in un maschio di 53 anni dopo resezione di adenocarcinoma etmoidale di tipo intestinale (ITAC), nel quale sì è adottata tecnica multistrato “classica” che consiste nel prelievo di fascia lata autologa e nel suo innesto in tre strati: uno strato interno alla dura madre, uno strato esterno alla dura madre ed intracranico ed infine uno strato extracranico. La fascia lata a contatto con l’ambiente delle cavità nasali va incontro a veloce riepitelizzazione ma nel periodo post-operatorio precoce da luogo a significativa formazione di crostosità. Per questo motivo sono importanti in questa fase i lavaggi nasali e l’instillazione di soluzioni oleose o ialuronate al fine di contrastare questa tendenza. Il secondo caso illustra le fasi demolitive ma soprattutto ricostruttive della resezione di un estesioneuroblastoma monolaterale in un paziente maschio di 13 anni nel quale la classica tecnica a tre strati è stata attuata utilizzando come innesto extracranico il lembo di mucopericondrio e mucoperiostio settale controlaterale. L’utilizzo di tale lembo, denominato Septal Flip Flap (SFF), è limitato da precisi criteri di esclusione: estensione bilaterale del tumore (ad entrambi i complessi etmoidali); infiltrazione neoplastica del setto nasale o del planum sfeno-etmoidale; tumore maligno ad istologia potenzialmente multifocale. I maggiori vantaggi del SFF risiedono nella conservazione dell’olfatto e nella netta riduzione delle crostosità intranasali nel periodo postoperatorio.

Le suddette tecniche multistrato sono considerate oncologicamente sicure ed efficaci, entrambi i pazienti sono attualmente liberi da malattia (rispettivamente a 10 ed a 20 mesi di follow-up) e non presentano rinoliquorrea.

18. NEURINOMA INTRACOCLEARE NOME PRIMO AUTORE: GIUSEPPE COGNOME PRIMO AUTORE: DE DONATO SEDE: OSPEDALE SAN GERARDO MONZA - UNIVERSITÀ DI MILANO BICOCCA NOME COAUTORE: MURAT COGNOME COAUTORE: ATAC SEDE: OSPEDALE SAN GERARDO MONZA - UNIVERSITÀ DI MILANO BICOCCA I neurinomi dell'acustico sono tumori benigni che generalmente originano nel condotto uditivo interno o nell'angolo ponto cerebellare. Raramente questi tumori possono originare dagli elementi neurali all'interno del vestibolo, della coclea o dei canali semicircolari e sono denominati neurinomi intralabirintici. I neurinomi intracocleari rappresentano una piccola percentuale di questi ultimi. La diagnosi è basata sulla RMN con mdc. La dimensione del tumore, la tendenza alla crescita dello stesso, il grado di ipoacusia, le vertigini debilitanti e l'età del paziente ne condizionano il trattamento che può variare dal follow-up con RMN alla radioterapia o alla chirurgia. In questo video presentiamo un caso di neurinoma intracocleare trattato chirurgicamente. La paziente, di 49 anni, lamentava da 19 anni ipoacusia sinistra progressiva associata ad acufene omolaterale. Successivamente negli anni si verificavano tre episodi di ipoacusia improvvisa sinistra e vertigine. La terapia con corticosteroidi e vasoattivi non portava ad alcun miglioramento uditivo. La RMN con mdc non mostrava patologie a carico dell'angolo ponto cerebellare. Gli esami audiometrici, effettuati periodicamente negli anni successivi, evidenziavano un progressivo peggioramento dell'ipoacusia sinistra fino ad arrivare, nel gennaio 2017, all'anacusia. Si assisteva, inoltre, anche ad un netto peggioramento della sintomatologia vertiginosa e degli acufeni. Una nuova RMN encefalo con mdc mostrava una neoformazione nel giro basale della coclea compatibile con l'ipotesi diagnostica di neurinoma intracocleare. L'anacusia, la sintomatologia vertiginosa e la giovane età della paziente nonché la possibilità di estensione del tumore al condotto uditivo interno facevano propendere per una soluzione chirurgica. In particolare veniva effettuata una via transotica parziale con asportazione completa del tumore.

19. TECNICA DEL MICROFLAP MUCOSO PER IL TRATTAMENTO DI UN POLIPO ANGIOMATOSO

NOME PRIMO AUTORE: DARIO COGNOME PRIMO AUTORE: FRADEANI SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI, CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA NOME COAUTORE: FILIPPO COGNOME COAUTORE: CARTA SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI, CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA NOME COAUTORE: FABRIZIO COGNOME COAUTORE: BANDINO SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI, CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA La tecnica del microflap mucoso è utilizzata in campo fonochirurgico per il trattamento delle patologie benigne ad origine dalla lamina propria superficiale (contenuto dello spazio di Reinke). La tecnica permette di preservare la mucosa della corda vocale riducendo i tempi di recupero fonatorio e possibili vergeture iatrogene. La tecnica del microflap mucoso, se frequentemente applicata alle degenerazioni polipoidi di vario grado o nel trattamento di cisti, pseudocisti e noduli sottomucosi, viene meno comunemente utilizzata nelle lesioni angiomatose, considerate non enucleabili. Gli autori mostrano l’applicazione della tecnica del microflap mucoso nel trattamento di un polipo angiomatoso di 8 millimetri, combinando l’uso del laser CO2 a strumentario freddo. Il work-up preoperatorio ha previsto in MLSD, l’utilizzo di ottica rigida 0° associata a videocamera IMAGE-1 S (Storz, Tuttlingen, Germany) che ha permesso la visione della lesione con differenti modalità in grado di esaltare il particolare pattern vascolare e i limiti della neoformazione. L’incisione della mucosa con laser CO2 (AcuPulse Lumenis®, superpulsed, 10 watt in continuo, AcuBlade 1,5 mm) è stata condotta sulla faccia vestibolare della corda vocale, lateralmente rispetto al margine, fino a consentirne il ribaltamento con esposizione completa della struttura angiomatosa nella lamina propria superficiale. I limiti di coagulazione del laser CO2 sono parsi evidenti ma non hanno richiesto l’impiego di monopolare o bipolare. La tecnica del microflap ha permesso di ristabilire un pressochè normale profilo cordale. Il controllo post-operatorio a 10 giorni dall’intervento ha mostrato un rapido recupero anatomo- funzionale. Sebbene apparentemente non indicata nelle lesioni angiomatose la tecnica del microflap può essere facilmente applicata ai polipi così da evitare l’esposizione del legamento e nello stesso tempo mantenere il contenuto dello spazio di Reinke.

20. CONDROSARCOMA LARINGEO: APPROCCIO CHIRURGICO COMBINATO “ENDOSCOPICO – OPEN”

NOME PRIMO AUTORE: DANIELA FRANCESCA COGNOME PRIMO AUTORE: NESTOLA SEDE: UNIVERSITÀ PIEMONTE ORIENTALE – AZ. OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA “MAGGIORE DELLA CARITÀ” – NOVARA NOME COAUTORE: FAUSTO COGNOME COAUTORE: TARANTO SEDE: UNIVERSITÀ PIEMONTE ORIENTALE – AZ. OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA “MAGGIORE DELLA CARITÀ” – NOVARA NOME COAUTORE: MARIO COGNOME COAUTORE: POLICARPO SEDE: UNIVERSITÀ PIEMONTE ORIENTALE – AZ. OSPEDALIERO-UNIVERSITARIA “MAGGIORE DELLA CARITÀ” – NOVARA In questo video presentiamo un caso di condrosarcoma laringeo in cui è stato realizzato un approccio chirurgico combinato, endoscopico ed open per consentire l’exeresi radicale della neoplasia e preservare la funzionalità laringea. La laringoscopia pre-operatoria mostra la neoformazione in sede cricoidea che riduce lo spazio respiratorio, ma non compromette la motilità cordale. Il ricorso ad un trattamento chirurgico combinato è stato determinato dall’estensione sia endo che extra-luminale della lesione, come risulta dall’imaging. Il paziente è stato tracheostomizzato in anestesia locale. In Microlaringoscopia diretta è stato eseguito il debulking endoscopico del tumore utilizzando il Laser CO2 a 4 Watt. Nel tempo cervicotomico, i muscoli prelaringei sono stati separati e scollati agevolmente dalla lesione. Una volta isolato dalle strutture anatomiche vicine, il condrosarcoma è stato asportato, preservando l’articolazione crico-aritenoidea sinistra ed il nervo laringeo ricorrente omolaterale. Per la ricostruzione è stata eseguita una plastica dei muscoli nastriformi prelaringei Questo approccio combinato ha consentito il controllo della malattia e la preservazione della funzionalità laringea. La cannula è stata rimossa già a partire dalla prima giornata post-operatoria ed il tracheostoma è stato chiuso in quinta giornata. La laringoscopia indiretta di controllo, a distanza di 3 mesi, mostra una motalità cordale normale ed uno spazio aereo conservato.

21. CARCINOMA ADENOIDOCISTICO DEL SENO FRONTALE: RESEZIONE CRANIO-FACCIALE

NOME PRIMO AUTORE: ELISA COGNOME PRIMO AUTORE: DAL CIN SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE NOME COAUTORE: ELIANA COGNOME COAUTORE: QUATELA SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE NOME COAUTORE: GIOVANNI COGNOME COAUTORE: SARTORI SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE NOME COAUTORE: GIANCARLO COGNOME COAUTORE: TIRELLI SEDE: CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE Prima dell’avvento della chirurgia endoscopica l’intervento di scelta per i tumori del basi cranio anteriore era la resezione cranio-facciale. Tale intervento è attualmente utilizzato in caso di tumori estesi o avanzati dei seni paranasali o malformazioni del basicranio anteriore, per cui è necessario l’approccio esterno. L’intervento consiste in un’incisione rinotomica laterale che può essere estesa a vermiglio labiale, palpebra e/o arcata sopraciliare. Si procede quindi alla resezione en-bloc del tumore associando o meno, a seconda dell’estensione al basicranio anteriore, una craniotomia. Lo svantaggio dell’approccio esterno, oltre al lato estetico, è l’alto tasso di complicanze (fino al 40%) oltre a una mortalità post-operatoria del 5%. Queste neoplasie tendono a diffondersi localmente per infiltrazione ossea ed a distanza attraverso l’infiltrazione perineurale e perivascolare, con un alto tasso di recidiva. Vi presentiamo il video di un intervento di resezione cranio facciale antero-laterale esteso bilateralmente al grasso peri-orbitario e al basi cranio anteriore per un carcinoma adenoidocistico del recesso frontale sinistro. Il carcinoma adenoidocistico è un tumore maligno delle ghiandole salivari minori estremamente raro, solitamente localizzato al seno mascellare o fossa nasale, coinvolge gli altri seni secondariamente. Nel caso del nostro paziente la neoplasia era localizzata a livello del recesso del seno frontale sinistro, sporgendo nel seno omolaterale ed infiltrando poi le ossa nasali proprie. La TC e la RMN non evidenziavano segni infiltrativi nelle strutture limitrofe alla lesione, quali le orbite, o le cellule etmoidali anteriori, nè tanto meno sulla lamina cribra. L’intervento chirurgico previsto era una resezione cranio facciale con incisione para-latero-nasale bilaterale estesa al sopracciglio, resezione di cute e sottocute in prossimità della glabella, resezione della lesione assieme alle ossa nasali e recesso del frontale bilateralmente. Tuttavia durante l’intervento gli estemporanei dei margini di resezione risultarono positivi, anche ai successivi allargamenti, fino a portare ad una biopsia a livello dei filuzzi olfattori bilateralmente, risultata anch’essa positiva. L’intervento è proseguito con una resezione del basi cranio anteriore e della dura e successiva plastica con fascia lata. La ricostruzione del difetto di tessuto è stata eseguita con lembo microvascolare Antero-Laterale di coscia chimerico.

22. SCHWANNOMA INTRACOCLEARE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO CHIRURGICO PER VIA TRANSCOCLEARE TRANSCANALARE

NOME PRIMO AUTORE: DANIELA COGNOME PRIMO AUTORE: LUCIDI SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA. NOME COAUTORE: GAETANO COGNOME COAUTORE: PALUDETTI SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA. NOME COAUTORE: BRUNO COGNOME COAUTORE: SERGI SEDE: ISTITUTO DI CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, ROMA. Un paziente di sesso maschile di 61 anni è giunto alla nostra osservazione per anacusia destra di recente insorgenza e vertigini oggettivo-rotatorie disabilitanti. Eseguiva pertanto una RM encefalo con gadolinio che mostrava una lesione con epicentro in corrispondenza della coclea di destra, che obliterava i giri cocleari inferiore e medio, il vestibolo e il fondo del condotto uditivo interno. Le caratteristiche del segnale deponevano per schwannoma. Il paziente è stato sottoposto ad asportazione della lesione per via transcocleare transcanalare di cui si propone in video. Vengono innanzitutto mostrate le immagini RM e TC effettuate prima della procedura chirurgica. L’approccio chirurgico inizia con la scheletrizzazione del condotto uditivo di destra, si solleva la membrana del timpano per accedere alla cassa timpanica. Si disarticola e si rimuove la staffa con esposizione del vestibolo che appare occupato da tessuto tumorale di colorito translucido. La fresatura della coclea viene effettuata in corrispondenza della bisettrice dell’angolo formato dal bordo inferiore della finestra ovale e dal labbro anteriore della finestra rotonda ad esporre il giro basale della coclea che appare occupato da tessuto patologico. Si estende la dissezione anteriormente sino a reperire l’apice della coclea che appare libero da malattia. Si espone il vestibolo fino a reperire il fondo del condotto uditivo interno che appare occupato nella sua porzione distale da minima quota di tessuto patologico che si rimuove nel rispetto dell’integrità anatomo-funzionale del nervo facciale. Si apprezza abbondante liquorrea che progressivamente si riduce permettendo l’allestimento di una plastica composta da lamina di dura sintetica, muscolo temporale stabilizzato da colla di fibrina. Si rinforza la membrana con frammento di fascia temporalis posizionato con tecnica underlay. Il paziente al risveglio non mostra deficit del nervo faciale, né oto-rinoliquorrea. Presenta vertigine oggettivo-rotatoria che si riduce progressivamente nei primi giorni post-operatori fino a scomparire. La RM post-operatoria effettuata un mese dopo l’intervento mostra la completa asportazione della malattia.

23. TEP PRIMARIA E SECONDARIA: LA NOSTRA ESPERIENZA – CASISTICA OPERATORIA E TECNICHE CHIRURGICHE

NOME PRIMO AUTORE: LUCA COGNOME PRIMO AUTORE: PIEROTELLO SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA, AOUI VERONA NOME COAUTORE: GIANPAOLO COGNOME COAUTORE: PIGHI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA, AOUI VERONA Il confezionamento di una fistola tracheoesofagea (TEP) e l’applicazione di una protesi fonatoria è considerato il trattamento standard per la riabilitazione fonatoria nei pazienti sottoposti a laringectomia totale. Tale procedura può essere primaria ovvero contestuale all’intervento di laringectomia totale o secondaria, in un secondo tempo rispetto all’intervento demolitivo. In letteratura la tecnica primaria è considerata più efficace per quanto riguarda la riabilitazione fonatoria, questo potrebbe essere spiegato dalla precocità della ripresa della comunicazione orale e dallo sviluppo di altre metodiche di linguaggio, nei pazienti sottoposti a TEP secondaria. L’obiettivo del nostro lavoro è mostrare la casistica della nostra clinica e le tecniche chirurgiche da noi utilizzate. Dal 2003 al 2016 presso la nostra clinica sono state eseguite 72 TEP di cui 16 primarie e 56 secondarie. Durante il follow-up si sono verificate complicanze in 26 pazienti, 16 hanno presentato incontinenza esterna, 8 hanno sviluppato granulazioni periprotesiche, 1 dislocazione della protesi e 1 paziente rottura della rotesi con ingestione. La percentuale delle complicanze è risultata simile nei due gruppi di pazienti con differenza statisticamente non significativa.

24. TRATTAMENTO DEI TRAUMI LARINGEI IN MICROLARINGOSCOPIA

NOME PRIMO AUTORE: FILIPPO COGNOME PRIMO AUTORE: CARTA SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI NOME COAUTORE: DARIO COGNOME COAUTORE: FRADEANI SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI NOME COAUTORE: DANIELA COGNOME COAUTORE: QUARTU SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI NOME COAUTORE: ROBERTO COGNOME COAUTORE: PUXEDDU SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI I traumi laringei sono infrequenti e comprendono quadri anatomo-clinici variabili. Possiamo distinguere la commozione laringea, con assenza di lesioni strutturali, la contusione laringea, caratterizzato da lesioni delle parti molli laringee, e/o prelaringee, la lussazione di una entrambe le aritenoidi, della tiroide dalla cricoide fino alla disinserzione laringo-tracheale (rara e spesso mortale) e le fratture laringee, che vanno da una semplice rima di frattura composta al cosiddetto fracasso laringeo. Nel Dicembre 2016 un paziente di 43 anni è stato trattato presso la Nostra struttura per disfonia, disfagia e dispnea conseguente ad un trauma chiuso (pugno) cervicale anteriore. L’esame endoscopico ha evidenziato una profonda soluzione di continuo della mucosa laringea in con completa esposizione del processo vocale di sinistra. La corda vocale destra risultava normo-mobile sebbene ecchimotica, mentre la motilità dell’aritenoida e della corda vocale sinistra risultavano fortemente compromesse. La TC del collo ha confermato l’importanza della lesione aritenoidea sinistra, classificata di grado 3 secondo lo schema di Shaefer. Il paziente è stato sottoposto in regime di urgenza ad una sutura della soluzione di continuo laringea con filo riassorbibile PDS 3/0, in anestesia generale per via endoscopica. Dopo la procedura, il paziente è rimasto 24 ore intubato nel Reparto di Terapia Intensiva sotto terapia antibiotica e cortisonica e, una volta rimosso il tubo oro-tracheale, è stato trasferito nel Nostro Reparto, dove è stato alimentato attraverso un sondino naso-gastrico per 7 giorni. Il controllo endoscopico settimane dopo l’intervento chirurgico ha mostrato una completa guarigione della soluzione di continuo della mucosa, associata ad una ripresa della motilità aritenoidea sinistra. La gestione in fase acuta dei traumi laringei è molto impegnativa per il potenziale pericolo di vita del paziente e per l’elevato rischio di conseguenze funzionali a lungo termine. Nel presente caso, nonostante l’importante esposizione della cartilagine aritenoidea, la sutura in microlaringoscopia laringea è risultata poco invasiva ed efficace, permettendo una completa guarigione della lesione laringea ed un buon recupero della motilità cordale.

25. TECNICHE DI RICOSTRUZIONE ENDOSCOPICA ENDONASALE DEL BASICRANIO ANTERIORE

NOME PRIMO AUTORE: ANDREA COGNOME PRIMO AUTORE: SACCHETTO SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: GABRIELE COGNOME COAUTORE: MOLTENI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: ANTONIO COGNOME COAUTORE: GULINO SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: ANGELO COGNOME COAUTORE: MUSUMECI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: DANIELE COGNOME COAUTORE: MARCHIONI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA Il trattamento multidisciplinare delle patologie di confine è in continua evoluzione. In considerazione dei molteplici corridoi che consentono un approccio endoscopico transnasale a patologie del basicranio anteriore, la collaborazione tra otorinolaringoiatri e neurochirurghi è in continua espansione. Sebbene la cavità nasale offra spesso un “rapido” approccio al basicranio, l’apertura di una comunicazione tra fossa nasale e SNC rende categoricamente necessaria la sua chiusura e riparazione. Tra le possibili tecniche ricostruttive si possono annoverare in letteratura l’utilizzo di innesti, lembi peduncolati e lembi liberi. Lo scopo di questo video è mostrare alcune delle possibilità ricostruttive endoscopiche del basicranio anteriore, ritenute delle valide opzioni nell’esperienza degli autori presso l’U.O.C. di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona.

26. APPROCCI ENDOSCOPICI AL BASICRANIO ANTERIORE: TRANCRIBRIFORME, TRANSPLANUM, TRANSCLIVALE, TRANSSELLARE

NOME PRIMO AUTORE: GABRIELE COGNOME PRIMO AUTORE: MOLTENI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: ANDREA COGNOME COAUTORE: SACCHETTO SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: ANTONIO COGNOME COAUTORE: GULINO SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: ANGELO COGNOME COAUTORE: MUSUMECI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA NOME COAUTORE: DANIELE COGNOME COAUTORE: MARCHIONI SEDE: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA DI VERONA La chirurgia endoscopica transnasale ha vissuto negli ultimi vent’anni un’evoluzione iperbolica grazie ai numerosi studi anatomici e al miglioramento dei sistemi ottici e dello strumentario. Gli approcci endoscopici transnasali al basicranio sono ormai da tempo codificati e classificati, ma rimangono procedure complesse che, seppur mininvasive, non sono scevre da complicanze anche gravi. La curva di apprendimento, inoltre, è lenta e i centri di riferimento per questa chirurgia sono tuttora pochi. Lo scopo di questo video è mostrare i principali corridoi transnasali per gli approcci endoscopici alle patologie del basicranio. Da un’esperienza di circa 90 procedure endoscopiche al basicranio anteriore negli ultimi 2 anni presso l’U.O.C. di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, verranno presentati 4 brevi video in sequenza che mostrano gli approcci transcribriforme, transplanum, transclivale e transsellare. Durante il video saranno discussi i principali passaggi chirurgici, i reperi anatomici, le eventuali difficoltà e criticità dell’approccio, le possibili complicanze e il loro eventuale trattamento.

27. CROMOENDOSCOPIA IN OTORINOLARINGOIATRIA. LA NOSTRA ESPERIENZA CON IL SISTEMA SPIES®

NOME PRIMO AUTORE: DOMENICO COGNOME PRIMO AUTORE: DURSO SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE \"A. MURRI\", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. 4 NOME COAUTORE: ADRIANO COGNOME COAUTORE: CASTRIOTTA SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE \"A. MURRI\", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. 4 NOME COAUTORE: STEFANO COGNOME COAUTORE: DALLARI SEDE: UOC OTORINOLARINGOIATRIA. OSPEDALE \"A. MURRI\", FERMO, ASUR MARCHE, AREA VASTA N. 4 La cromoendoscopia elettronica permette di illuminare i tessuti con luci filtrate in modo da enfatizzare specifici colori e poter così meglio esplorare la superficie mucosa e la sottostante architettura vascolare. Tutto ciò consente di evidenziare meglio e più precocemente le alterazioni morfologiche tipiche della trasformazione neoplastica. Nata e sviluppatasi in ambito gastroenterologico, questa tecnologia è sostanzialmente di due tipi: 1. sistemi “pre-processed” (NBI, Olympus), dove è la luce che viene filtrata e illumina il tessuto, ripreso da una telecamera HD “standard”. 2. Sistemi “post-processed” (Fujinon FICE, Pentax i-SCAN and Storz SPIES) dove è la telecamera HD che elimina alcune frequenze della luce bianca che illumina il tessuto, mentenendone/enfatizzandone/modificandone altre. Mentre la tecnologia NBI è stata già ampiamente utilizzata e validata in campo otorinolaringoiatrico, l’esperienza con i sistemi post-processed, già solida in ambito di endoscopia digestiva, è agli inizi in campo ORL. In questo video gli Autori presentano l’esperienza fino ad ora acquisita con il sistema SPIES, illustrando reperti benigni, premaligni e maligni nei vari subsettori della specialità. I vantaggi di questi sistemi, con più opzioni di visione, sembrano essere non soltanto quelli di una potenziale migliore diagnosi oncologica, ancora da dimostrare con studi comparativi e da aspettarsi soprattutto dalla modalità SPECTRA B, dove c’è un enhancement della microarchitettura vascolare ottenuta non con i due soli picchi, verde e blue (come l’NBI), ma con la soppressione (per l’85 %) del rosso. Già ora, infatti, un importante valore aggiunto è la maggiore illuminazione (con solo minima perdita della nitidezza dell’immagine) che la modalità CLARA fornisce e che sembra molto utile nella chirurgia di cavità piccole e buie come i seni paranasali e l’orecchio. In termini di profondità di campo, invece, la modalità CLARA+ CHROMA facilita la valutazione delle relazioni spaziali fra le differenti strutture presenti nel campo visivo, migliorandone la percezione di dimensioni e profondità, cosa molto utile quando si lavora in cavità come i seni paranasali. Altro elemento, che già in endoscopia digestiva si è dimostrato importante, con i sistemi a plurime opzioni di filtraggio, è la possibilità di personalizzare la modalità di visione, ovviando a eventuali problematiche oftalmiche dell’esaminatore.

28. LEMBO MUSCOLO-MUCOSO DI BUCCINATORE: UNA VALIDA OPZIONE RICOSTRUTTIVA NEGLI INTERVENTI PER NEOPLASIE DEL CAVO ORALE

NOME PRIMO AUTORE: VALENTINA COGNOME PRIMO AUTORE: LUPATO SEDE: SOC DI OTORINOLARINGOIATRIA. AZIENDA OSPEDALIERA “S. MARIA DEGLI ANGELI”, PORDENONE. NOME COAUTORE: GIUSEPPE COGNOME COAUTORE: GRANDO SEDE: SOC DI OTORINOLARINGOIATRIA. AZIENDA OSPEDALIERA “S. MARIA DEGLI ANGELI”, PORDENONE. NOME COAUTORE: SARA COGNOME COAUTORE: MAZZONE SEDE: SOC DI OTORINOLARINGOIATRIA. AZIENDA OSPEDALIERA “S. MARIA DEGLI ANGELI”, PORDENONE. NOME COAUTORE: VITTORIO COGNOME COAUTORE: GIACOMARRA SEDE: SOC DI OTORINOLARINGOIATRIA. AZIENDA OSPEDALIERA “S. MARIA DEGLI ANGELI”, PORDENONE. Il lembo muscolo mucoso di buccinatore è un lembo assiale, il cui apporto vascolare è garantito dalle arterie facciale, buccale e alveolare posterosuperiore (arteria mascellare interna). E' costituito da mucosa buccale, sottomucosa e muscolo buccinatore. Si tratta di un lembo modellabile e versatile, utile per la ricostruzione delle perdite di sostanza di medie dimensioni dei tessuti molli del cavo orale e dell'orofaringe. L'allestimento è dimensionalmente limitato superiormente dal Dotto di Stenone, anteriormente dalla commissura orale, posteriormente dal rafe pterigomandibolare e inferiormente dal vestibolo del cavo orale. Si distinguono tre principali tipologie di lembo a seconda delle esigenze ricostruttive: • Il lembo di buccinatore posteriore con peduncolo sull'arteria buccale e sul plesso venoso buccale. Può essere utilizzato per la ricostruzione di difetti dell'orofaringe, della porzione laterale del pavimento orale e del margine linguale. • Il lembo di buccinatore anteriore con peduncolo sui rami buccali inferiore e posteriore dell'arteria facciale: utilizzato per la ricostruzione delle perdite di tessuto della regione alveolare inferiore, del pavimento orale laterale e anteriore, della lingua e del labbro inferiore. • Il lembo di buccinatore superiore con peduncolo sulla arteria facciale e suoi rami buccali anteriori, ha flusso retrogrado e può essere utilizzato per la riparazione di difetti dei tessuti molli del palato duro e delle regioni alveolari superiori, comprese fistole oroantrali e oronasali. Secondo i dati disponibili in letteratura le dimensioni del lembo possono variare da 3X1,5 cm fino ad un massimo di 5X7cm. Nella nostra esperienza l'allestimento di un lembo di altezza massima di 3,5cm rappresenta un buon compromesso tra limiti ricostruttivi ed esiti del sito donatore. I vantaggi di questo lembo sono numerosi. Innanzitutto esso consente la sostituzione di mucosa con mucosa. Inoltre è un lembo che ben si adatta alle esigenze ricostruttive potendosi adeguatamente conformare a un piano tridimenensionale. Infine la morbidità a livello del sito donatore è estremamente bassa; nella maggior parte dei casi la sede del prelievo può essere riparata mediante chiusura diretta e, dal punto di vista estetico, raramente è apprezzabile il minus tessutale della guancia. Il rispetto dei criteri dimensionali di allestimento evita trisma e retrazione mucosa.

Nel video che vi presentiamo è stata eseguita una ricostruzione utilizzando un lembo bi-peduncolato di muscolo buccinatore per un carcinoma squamocellulare della mucosa mandibolare sinistra esteso al pavimento orale (T2N0).

29. SCHWANNOMA DELLA PORZIONE DISTALE DEL NERVO LARINGEO RICORRENTE ENUCLEATO PER VIA TRANSORALE-TRANSFARINGEA CON AUSILIO DI LASER CO2

NOME PRIMO AUTORE: ROBERTO COGNOME PRIMO AUTORE: PUXEDDU SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI – CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA NOME COAUTORE: CINZIA COGNOME COAUTORE: MARIANI SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI – CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA NOME COAUTORE: VALERIA COGNOME COAUTORE: MARROSU SEDE: UNIVERSITÀ DI CAGLIARI – CLINICA OTORINOLARINGOIATRICA NOME COAUTORE: NATALIA DIMITRIEVNA COGNOME COAUTORE: CHUCHUEVA SEDE: I.M. SECHENOV FIRST STATE MOSCOW MEDICAL UNIVERSITY NOME COAUTORE: IBRAGIM ISMAILOVICH COGNOME COAUTORE: NAZJMUDINOV SEDE: FEDERAL RESEARCH CLINICAL CENTER OF OTORHINOLARYNGOLOGY OF FEDERAL MEDICAL BIOLOGICAL AGENCY OF RUSSIA NOME COAUTORE: KAMILLA MAGOMEDOVNA COGNOME COAUTORE: MAGOMEDOVA SEDE: FEDERAL RESEARCH CLINICAL CENTER OF OTORHINOLARYNGOLOGY OF FEDERAL MEDICAL BIOLOGICAL AGENCY OF RUSSIA NOME COAUTORE: ISMAIL GASANOVICH COGNOME COAUTORE: GUSEINOV SEDE: FEDERAL RESEARCH CLINICAL CENTER OF OTORHINOLARYNGOLOGY OF FEDERAL MEDICAL BIOLOGICAL AGENCY OF RUSSIA Introduzione Gli Schwannomi (o Neurinomi) sono tumori benigni derivanti dalle cellule di Schwann. Sebbene il distretto cervico-cefalico rappresenti una sede preferenziale di sviluppo (25-45%), la localizzazione laringea è rara. A livello laringeo gli schwannomi si presentano come neoformazioni sottomucose generalmente accompagnate da disfagia, dispnea, disfonia o stridore in rapporto alla sede e dimensioni. L’exeresi chirurgica radicale rappresenta la terapia d’elezione. Attualmente non esistono linee guida sul trattamento chirurgico ottimale delle lesioni laringee, sebbene l’approccio esterno rappresenti ad oggi la tecnica più utilizzata soprattutto per le neoformazioni di grandi dimensioni. Gli approcci endoscopici, con eventuale ausilio di laser, sono stati descritti sporadicamente e in genere riservati ai neurinomi di piccole dimensioni della regione sopraglottica. Metodi Gli Autori descrivono le caratteristiche cliniche e l’approccio chirurgico transorale-transfaringeo con ausilio di laser CO2 di un voluminoso neurinoma della porzione periferica del nervo ricorrente

sinistro. La neoplasia è stata enucleata radicalmente en bloc per via endoscopica senza necessità della tracheotomia. Procedura La rimozione dello schwannoma del nervo ricorrente sinistro è avvenuta in anestesia generale (intubazione con tubo Mallinckrodt laser-safe 5.5) attraverso approccio transorale-transfaringeo con ausilio di laser CO2 (Lumenis, AcuPulse 40ST, 10W, SP, AB 2 mm), sotto visione microscopica (Zeiss OPMI Sensera/S7). Il tumore, localizzato in profondità a livello dello spazio paraglottico e nel seno piriforme sinistro, è stato enucleato en bloc mediante incisione della mucosa del seno piriforme e successivo scollamento dai tessuti circostanti. L’emostasi è stata condotta con modalità monopolare. Il paziente è stato mantenuto intubato in terapia intensiva per 12 ore a scopo preventivo nell’immediato post-operatorio. Non vi sono state complicanze e la paralisi della corda vocale sinistra, già presente alla diagnosi, non si è modificata durante il follow-up ma non ha richiesto interventi chirurgici correttivi. Conclusioni Sebbene challenging, l’approccio transorale–transfaringeo con laser CO2 offre la possibilità di controllare radicalmente anche neurinomi laringei profondi evitando di dover ricorrere ad approcci chirurgici trans-cervicali.

30. ANTROSTOMIA INFERIORE PER VIA ENDOSCOPICA: TECNICA ED INDICAZIONI

NOME PRIMO AUTORE: NICCOLO COGNOME PRIMO AUTORE: MEVIO SEDE: ASST NIGUARDA MILANO NOME COAUTORE: MELINA COGNOME COAUTORE: CASTIGLIONE SEDE: ASST NIGUARDA MILANO NOME COAUTORE: PAOLO COGNOME COAUTORE: TARCHINI SEDE: ASST NIGUARDA MILANO NOME COAUTORE: ALBERTO COGNOME COAUTORE: DRAGONETTI SEDE: ASST NIGUARDA MILANO La chirurgia endoscopica rinosinusale ha rivoluzionato il trattamento delle patologie dei seni paransali. Gli approcci esterni utilizzati in passato e gravati da una importante morbidità sono oggi riservati a casi selezionati. Lo sviluppo di endoscopi di strumenti chirurgici e di strumenti motorizzati angolati ha permesso di dominare la maggior parte delle patologie benigne del distretto sino a consentire oggi di approcciare endoscopicamente i tumori maligni sinonasali. Riguardo alla patologie benigne del seno mascellare oggi pressochè la totalità delle lesioni possono essere approcciate oggi endoscopicamente, ma in casi selezionati si deve ricorrere ad un approccio combinato per via fossa canina. In particolare appare più difficoltoso dominare patologie con localizzazione sulla parete anteriore o laterale del seno mascellare in ragione dello svantaggioso angolo di lavoro rispetto all’ostio naturale del seno. Negli ultimi dodici mesi in 5 pazienti abbiamo pertanto scelto di optare per una via combinata endoscopica, antrostomia media abbinata ad antrostomia inferiore, per la gestione di 4 corpi estranei in esito di cure odontoiatriche e di un dente incluso nel seno mascellare. In tutti i casi trattati non si sono verificate complicanze e si è verificata una completa chiusura dell’antrostomia inferiore nel postoperatorio. Nel video viene mostrata la tecnica chirurgica con particolare attenzione su come scolpire il lembo meatale inferiore a cerniera posteriore nel caso di 3 differenti pazienti. L’antrostomia inferiore endoscopica consente una migliore visualizzazione della parete anteriore ed inferiore del seno mascellare consentendo un accesso diretto al seno con una conseguente minor necessità di strumenti angolati. E’ una tecnica utilizzabile in combinata al classico approccio endoscopico per via di antrostomia media. Nella nostra esperienza si è dimostrata una tecnica caratterizzata da una minor morbidità rispetto all’approccio per via fossa canina. E’ inoltre una tecnica sicura e riproducibile, rimane tuttavia fondamentale allestire un adeguato lembo meatale inferiore a cerniera posteriore che possa essere riposizionato a chiudere la via chirurgica per evitare fistole postoperatorie.

31. GESTIONE CHIRUGICA DEL PNEUMOENCEFALO IATROGENO DOPO CHIRURGIA ENDOSCOPICA DEI SENI PARANASALI

NOME PRIMO AUTORE: GIOVANNI COGNOME PRIMO AUTORE: PADOAN SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: MARIO COGNOME COAUTORE: TURRI-ZANONI SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: PAOLO COGNOME COAUTORE: BATTAGLIA SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: PAOLO COGNOME COAUTORE: CASTELNUOVO SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: GIACOMO COGNOME COAUTORE: PIETROBON SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: ENRICO COGNOME COAUTORE: FAZIO SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI NOME COAUTORE: FEDERICO COGNOME COAUTORE: RUSSO SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO FONDAZIONE MACCHI, VARESE, ASST SETTE LAGHI La fistola rinoliquorale iatrogena è una nota e temuta complicanza della chirurgia endoscopica endonasale, che espone il paziente a importanti sequele meningitiche. Più raro ma comunque descritto in letteratura, è il pneumoencefalo iatrogeno che si correla a difetti ben più ampi del basicranio e che impone un trattamento chirurgico d’urgenza. Riportiamo il caso clinico di una donna di 41 anni, sottoposta a chirurgia endoscopica endonasale per rinosinusite cronica polipoide presso altra sede, giunta alla nostra osservazione in urgenza per comparsa di copiosa rinorrea limpida in seguito allo stamponamento post-operatorio. Alla valutazione endoscopica, presso la nostra Divisione, si riscontrava soluzione di continuo a livello delle fessure olfattorie bilateralmente, con perforazione della porzione craniale del setto nasale. Clinicamente la paziente si presentava soporosa e riferiva importante cefalea. La TC del massiccio facciale e dell’encefalo evidenziava quadro di pneumoencefalo frontale bilaterale e piccole bolle aeree in sede temporale, parasellare ed interemisferica. In considerazione del quadro clinico, la paziente veniva sottoposta in urgenza, previa iniezione intratecale di fluoresceina sodica al 5%, ad intervento chirurgico di etmoido-sfenoidotomia radicale con apertura dei seni frontali bilateralmente. Il difetto iatrogeno del basicranio si localizzava a livello di entrambe le fessure olfattorie con esposizione della dura che appariva lacerata. Si rendeva necessaria una ricostruzione del basicranio anteriore mediante posizionamento overlay di innesto di mucoperiostio prelevato dal setto, pavimento e meato inferiore della fossa nasale destra. Lo

stamponamento è avvenuto in 2° giornata post-operatoria e la paziente è stata sottoposta a medicazioni endoscopiche quotidiane in anestesia locale. Le TC encefalo post-operatorie mostravano un progressivo riassorbimento del pneumoencefalo fino a sua completa risoluzione. La dimissione clinica è avvenuta in 10° giornata post-operatoria e il controllo clinico-endoscopico e radiologico eseguito a 6 mesi ha evidenziato completa integrazione dell’innesto a livello del basicranio e soggettivo benessere della paziente. La chirurgia endoscopica endonasale è diventata negli ultimi anni il gold standard nel trattamento delle patologie flogistiche, malformative e neoformative naso-sinusali. La complessità anatomica del distretto impone un’approfondita conoscenza anatomica e un adeguato studio radiologico preoperatorio del paziente, al fine di scongiurare importanti complicanze intraoperatorie. Una gestione attenta e tempestiva delle complicanze post-operatorie rappresenta un cardine imprescindibile per poter affrontare in sicurezza questo tipo di approcci chirurgici.

32. I LEMBI PEDUNCOLATI ENDONASALI NELLA CHIRURGIA ENDOSCOPICA

NOME AUTORE: JACOPO COGNOME AUTORE. ZOCCHI SEDE: OSPEDALE DI CIRCOLO E FONDAZIONE MACCHI, VARESE NOME COAUTORE: GIACOMO COGNOME COAUTORE: PIETROBON NOME COAUTORE: FEDERICO COGNOME COAUTORE: LEONE NOME COAUTORE: ALESSIA COGNOME COAUTORE: LAMBERTONI NOME COAUTORE: MAURIZIO COGNOME COAUTORE: BIGNAMI NOME COAUTORE: PAOLO COGNOME COAUTORE: BATTAGLIA NOME COAUTORE: PAOLO COGNOME COAUTORE: CASTELNUOVO L’evoluzione dell’endoscopia endonasale ha visto, nel corso degli ultimi anni, lo sviluppo e il raffinamento della tecnica chirurgica nella gestione della patologia benigna e maligna. In quest’ambito, si è assistito all’ideazione di numerosi lembi peduncolati endonasali, utilizzati per lo più a scopo ricostruttivo, che hanno portato ad un miglioramento degli esiti funzionali postchirurgici e permesso un ampliamento delle indicazioni di questo tipo di approccio. Grazie alla maggiore resistenza e al miglior trofismo i lembi peduncolati si sono rivelati più affidabili rispetto agli innesti liberi in svariati ambiti: nella prevenzione delle stenosi cicatriziali in esiti di interventi per patologia infiammatoria e/o malformativa; nella plastica del basicranio in seguito a resezione di neoformazioni benigne e/o maligne o correzione di fistole rinoliquorali; in generale nella ricostruzione di difetti anatomici conseguenti a traumi o chirurgia demolitiva. Numerose sono le varianti esistenti: dal lembo con asse vascolare ben definito, a partire da quello maggiormente utilizzato, ovvero il lembo nasosettale di Hadad-Bassagasteguy, ai lembi con vascolarizzazione random, peduncolati principalmente, ma non esclusivamente, a regioni del setto nasale. L’utilizzo di questi lembi richiede necessariamente la conoscenza puntuale dell’anatomia vascolare del distretto endonasale e si fregia della possibilità di una continua evoluzione e innovazione in base al perfezionamento della tecnica chirurgica e all’ingegno dell’operatore. Ad oggi i lembi peduncolati endonasali rappresentano uno strumento imprescindibile nell’armamentario del chirurgo endoscopista.

33. FISTOLE RINO-LIQUORALI, SPONTANEE, IATROGENE, POST-TRAUMATICHE: TRATTAMENTO

NOME PRIMO AUTORE: FORNARO COGNOME PRIMO AUTORE: VINCENZO SEDE: OSPEDALE “A.PERRINO” BRINDISI NOME COAUTORE: ALBERTO COGNOME COAUTORE: TAGLIABUE SEDE: OSPEDALE “ A.PERRINO” BRINDISI Il video illustra il trattamento pressocchè totalmente chirurgico delle fistole spontanee, di origine iatrogena, post-traumatiche. In casi alcuni selezionati si può valutate la possibilità di mettere in atto un cauto “ see and wait “facendo ricorso ad un drenaggio spinale esterno o spino-peritoneale per considerare l’opportunità di poter ottenere un chiusura spontanea della fistola stessa. in questo video vengono illustrati diversi casi in merito alle diverse possibilità di trattamento medico-chirurgico.

34. FASCITE NECROTIZZANTE: GESTIONE E TERAPIA NOME PRIMO AUTORE: ALBERTO COGNOME PRIMO AUTORE: TAGLIABUE SEDE: OSPEDALE “ A.PERRINO” BRINDISI NOME COAUTORE: VINCENZO COGNOME COAUTORE: FORNARO SEDE: OSPEDALE “ A.PERRINO” BRINDISI Il video mostra alcuni casi di ascessi di natura odontogena e non con interessamento latero-cervicale e mediastinico in fase iniziale. Viene illustrata la terapia medica e la successiva terapia chirurgica con ampia cervicotomia . Viene discussa l’importanza della loro gestione medico-chirurgica pre e post-operatoria in pazienti nella maggior parte dei casi immunodepressi ed in condizioni socio-economiche compromesse.