vescovo news 15

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giornalino della IIE

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VESCOVO Settimanale di lnformazione a cura della cl. II E - Scuola Media Statale di Crosara

26 febbraio

Martedì

2013

n. 15

Vaticano, due francobolli per restaurare il Colon-nato di Campagnolo Greta, Chemello Niccolò e Maroso Giada

CITTÀ DEL VATICANO - Il restauro del Colon-nato di San Pietro è cominciato nel 2009 e do-vrebbe finire l'anno prossimo, ma bisogna tro-vare sponsor che lo sostengano. Nell'Oltrete-vere si sono fatti venire un'idea: un'emissione speciale, due francobolli da 10 euro ciascuno e un certificato personalizzato con il proprio nome. Tutto questo per finanziare i lavori di recupero del capolavoro di Bernini. Un franco-bollo riproduce lo stemma di Alessandro VII, l'altro raffigura lo stemma di Benedetto XVI. La costruzione della piazza ovale conta 284 co-lonne, 94 pilastri, 140 statue, 6 stemmi papali, 1200 metri di balaustre e 3400 metri quadrati di cassettoni. Il progetto comprende anche le due fontane gemelle, l'obelisco egizio e i lam-pioni. Il braccio sinistro della piazza è stato re-staurato con gli sponsor, ma i soldi scarseg-giano, e così tutte le amministrazioni dovranno suggerire soluzioni e proposte. Con questi francobolli si potrebbero incassare quasi tre milioni. I due prodotti filatelici sono già in ven-dita in due versioni: il foglietto gommato con i due francobolli oppure quello con la scritta <<Officium Philatelicum et Nomismaticum>>. Sono destinati a fedeli, appassionati di arte e collezionisti. Il valore dei francobolli, ora di € 20, potrebbe crescere nel tempo.

La sfida dell'uomo che fermò il deserto di Bozic Agustina, Crestani Davide e Soster Beatrice

L’uomo che ha fermato il deserto è un contadi-no del Burkina Faso che, grazie al suo exploit, continua a suscitare invidia e ammirazione presso i più illustri agronomi del pianeta. Combatte per salvare le colture di miglio e di sorgo. Siamo nel Sahel , il più grande e più vorace deserto del mondo, il Sahara. Il conta-dino è ricorso a una ricetta antica o forse prei-storica: lo “Zai”, che in lingua mossi vuol dire “fossa”, ed è una pratica agricola usata a quel-le latitudini dalla notte dei tempi. Lo “Zai” deve avere inizio a primavera, che nel Burkina Faso coincide con la stagione secca, e consiste nello scavare buche profonde 30 centimetri e larghe circa 20. Una volta che l’area in questione è stata lavo-rata con una quantità adeguata di fosse, que-ste saranno prima riempite di sterco di capra misto a cenere e foglie secche, poi seminate. Dopo la semina è importante che la gente del villaggio aspetti la pioggia. All’inizio della sua avventura, Yacouba, era considerato un pazzo dalla sua gente. Poi, con il passare degli anni e con l’aggravarsi della siccità, la popolazione cominciò a fuggire an-dando a ingrossare quelle legioni di miserabili che ancora affollano i campi profughi o gli slum delle città africane. Yacouba continuava a mettere in pratica lo “Zai” per riesumare poco per volta i segreti or-mai dimenticati dei suoi avi. Le gemme di sorgo cominciarono a spuntare sempre più forti e numerose. Grazie alla sua tenacia, vaste porzioni di deserto sono oggi terre fertili che forniscono ricchezze. È anche capitato che, chi se ne era andato lontano, è tornato in quelle terre riportate alla vita.

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Le carezze dell’elefantino per risvegliare la madre uccisa di Massignani Marco, Poli Giorgia e Scomazzon Alice

PECHINO – Lo hanno trovato che accarezza-va la madre. Disperato, le toccava la fronte con grazia leggera perché si risvegliasse, per-ché si rialzasse, perché tornasse da lui. Non voleva capire che la sua mamma era morta, uccisa da un veleno che per qualche miracolo ha risparmiato il cucciolo di soli tre mesi. Ele-fanti pigmei, tutti abbattuti da una misteriosa sostanza che non ha dato loro scampo e che deve ancora essere identificata. Dicono che gli elefanti hanno il senso della famiglia, e si aiu-tano l’un l’altro. Il cucciolo non voleva saperne di abbandonare la madre. A rendere più dram-matica la scoperta, secondo il capo Sen Na-than, i dieci animali ritrovati appartenevano tutti allo stesso gruppo familiare. “Avevano un’età compresa tra i 4 e i 20 anni”. Un danno terribile se consideriamo che gli ele-fanti pigmei sono una specie molto rara: ne rimangono soltanto circa 1.500 nelle foreste pluviali dell’isola del Sud – Est asiatico, il Bor-neo. La popolazione sembrerebbe stabile. Ma averne trovati morti così tanti (7 femmine e 3 maschi) in così poco tempo suscita allarme. Anche perché non è affatto chiaro se dietro ci sia la mano dell’uomo. Le carcasse degli e-semplari trovati negli ultimi giorni, non mostra-vano ferite d’arma da fuoco e le zanne, classi-co bottino dei bracconieri, erano intatte. Un primo esame dei corpi ha fatto pensare all’avvelenamento. Ma se davvero questi ma-gnifici animali sono stati uccisi di proposito da qualcuno, bisognerà sapere da chi. Intanto , però, l’elefantino, ormai orfano, non potrà che crescere in cattività: la sua giungla non lo ha protetto abbastanza.

Il videogioco che insegna a suonare la chitarra

"Piacere, Mozart!" È un volumetto che pone tante domande sulla vita privata e non, del prodigioso Mozart. Perché Mozart è tanto fa-moso? Perchè Amadeus, al di là dell'ovvia fa-ma musicale, resta ancora oggi l'oscuro og-getto di misteri? La risposta è sintetica: " Per-chè è riuscito ad avere successo in stili e ge-neri differenti e insieme a creare uno stile pro-prio per la sua immensa produttività, per esse-re stato un bambino prodigio." Tutto vero, ma non soddisfa. La risposta esatta sarebbe l'in-sieme di tutte quante le domande del volumet-to" Piacere, Mozart!" Tutte le altre domande indagano sulla sua vita pubblica e privata, sul suo aspetto fisico, sul suo carattere e sui suoi vari rapporti: difficili con la famiglia e l'autorità, birichini con le donne, disastrosi con il denaro. Tra le domande più curiose c'è quella su cosa faceva Mozart da bambino. Wolfy amava tirar di scherma, era dotato per il disegno e le lin-gue straniere. Era abile nel giocare a carte ed era esperto ballerino. Meno lieti, furono i rap-porti con il suo successore, von Colloredo. Fu anche difficile l'amicizia con Antonio Salieri, ed è sorprendente il capitolo" Mozart e le donne": le prime esperienze di innamoramento con la cuginetta Maria Anna, i legami amorosi con le sorelle Weber, prima innamorato di Aloisia, poi di Costanze, che egli sposò. La portò all'alta-re, la amò, ma non le fu fedele. Innumerevoli pare le sue relazioni: allieve, cantanti, baro-nesse... La moglie però scriveva:" Era così amabile che non era possibile restare arrab-biati con lui. Gli si doveva di nuovo voler be-ne".

di Bertuzzi Giannantonio, Cortese Filippo e Tallerico Giacomo

Mozart: il genio delle note

di Bonato Lisa, Cecchin Nicola e Girardi Martina

Può un videogioco insegnare a suonare la chi-tarra? La risposta che dà Ubisoft è positiva: in questo campo Rocksmith è il musicgame più recente. Una partita di Guitar Hero è stata in-serita in un film diretto da Sofia Cappola e questo fatto gli ha fatto una pubblicità incredi-bile. Al di là del successo riscosso, il difetto principale del videogioco consiste nella man-

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Una notizia shock! di Massignani Marco

canza dell’elemento centrale all’esperienza promessa: l’atto di suonare davvero lo stru-mento, di destreggiarsi fra le corde per ottene-re un suono. Numerosi musicisti professionisti confermano la qualità del videogioco, come fatto da Livio Magnini. “Per quanto non vada confuso con un metodo di insegnamento, Ro-cksmith ha una curva di apprendimento sor-prendentemente efficace, in grado di stimolare i progressi del novizio senza annoiare lo stru-mentista più esperto. È nella visualizzazione e nella verifica delle tecniche che il gioco dà il meglio”. Non che Rocksmith voglia sostituire il conservatorio; è una fra le applicazioni più si-gnificative del settore, una vera potenzialità ben più ampia di qualche lezione di chitarra.

Un semplice gesto

Venerdì 15 Febbraio, appena arrivato a casa da scuola, la televisione era accesa sul canale del TG. Mi sedetti un attimo per sentire di che cosa parlavano. Alle otto del mattino, in una piccola città dei Monti Urali, in Russia, era ca-duta una pioggia di meteoriti. Nelle interviste trasmesse, la gente raccontava di aver visto e filmato un meteorite che, prima di arrivare ad impattarsi sulla Terra, si disintegrò in tanti e piccoli sassolini che però andavano veloci co-me proiettili. Essi hanno causato molti danni alle case e alle fabbriche. Si vedevano , infatti, tutte le finestre delle abitazioni e i finestrini del-le auto distrutti in mille pezzetti. Le vittime feri-te erano circa mille tra cui un centinaio di bam-bini. Gli scienziati hanno detto che proprio la sera di quel giorno, alle ore 20:45 circa, un meteorite della grandezza di un campo da cal-cio avrebbe attraversato l' atmosfera, senza toccare la terra, per fortuna. Per me questa notizia è stata molto interes-sante, ma anche tragica perchè ci sono stati molti feriti e anche perchè molte persone non avevano più una casa dove abitare.

È un semplice gesto. Quando lo ricevi è molto emozionante. Di che cosa sto parlando? Sem-plice! Di un abbraccio! Un abbraccio è qualco-sa di magico che si dà per vari motivi. Serve per consolare, per esprimere l’affetto che si prova o anche per salutare qualcuno. Qualcu-no può pensare che sia banale perché fatto con semplici gesti quotidiani, invece sono e-normi bugie perché un abbraccio è un momen-to irripetibile e indimenticabile. Ricordo ancora la prima volta che una persona (non della fa-miglia) mi diede un abbraccio. Mi percosse all’inizio una scossa che poi, lentamente, si

di Girardi Martina

trasformò in un dolce calore. Qualche volta penso a quella persona e provo ad abbracciar-ne un’altra, ma mi accorgo che non provo le stesse sensazioni. Non me lo so spiegare, fat-to sta, che ogni volta che riabbraccio quella persona, quei bellissimi sentimenti mi riaffiora-no nel cuore. Ora vado alla conclusione: un abbraccio è unico e ogni persona lo sa dare in modo diverso. Che aspettate ora ad abbrac-ciarvi?

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ghe rare e molte conchiglie. Tra questi pesci possiedo: il cavalluccio marino, l'aragosta, il pesce pagliaccio, lo squalo... Voi direte: come uno squalo!? Beh! Cosa devo farci io! Tanto i pesci sono sempre fermi. Ora vi svelo tutto. In realtà questi pesci sono stampati nel bollitore. Anche perchè se metto dei pesci veri in un bol-litore, si cuocerebbero! Inoltre lo squalo non ci sta neanche in un bollitore! Ma fa lo stesso ef-fetto dell'acquario. Io ho molti pesci da ammi-rare. Anche da disegnare quando ne ho voglia! Beh! Se volete un acquario che non abbia bi-sogno di molte attenzioni, comprate un bollito-re trasparente. Ovviamente con dei pesci stampati sopra. L'effetto è grandioso, perchè nel bollitore ci va l'acqua e con dei pesci stam-pati... sembra un vero acquario! Adoro il mio "bollitore-acquario"!!!

di Beatrice Soster

Voi non ci crederete, ma io possiedo tutte le specie marine dentro un semplice bollitore. Ebbene sì! Proprio tutte. Ho anche molte al-

Noi = Storia

di Cortese Filippo Ne parlano tutti i Tg. I giornali ne sono colmi. Il Papa ha abdicato. Questa è la notizia del mo-mento. Una cosa davvero triste. Lo è per tutti, anche per me. Io sono certo che non avrei ca-pito questo momento fino in fondo, se prima non avessi visto il Papa. Invece l'ho capito, perchè il Papa, l'ho visto di persona nel grande raduno di Mestre. A quei tempi era una perso-na viva e vegeta. Non mostrava alcun segno di peggioramento, nè fisico nè morale. Sem-brava tutto a posto. Invece mi sbagliavo. Papa Ratzinger, successore di San Pietro e a sua volta di Cristo, ora non ricopre più il ruolo di papa. Ha abdicato. Questo è stato uno scos-sone. Uno dei Tg (forse il Tg1) ha mostrato i papi, che in passato, si erano tolti l'incarico di papa, cioè avevano abdicato. Tra i tanti hanno mostrato Celestino V, quello più famoso. E tut-ti i papi che mostravano io li avevo studiati in storia (tranne, ovviamente, quelli più recenti). E quindi, ragionando, se Papa Benedetto XVI ha abdicato, un giorno sarà nei libri di storia per quel suo gesto tanto inaspettato. E ci sarà scritto: " Papa Benedetto XVI, allora, decise di abdicare, stanco (2000)". E quel 2000 siamo noi. Tutti noi. Tutti quelli che stanno vivendo questo momento di incredulità. Tutti. Noi = 2000. Noi = Storia.

Un bollitore come acqua-rio!

Un giorno sulla neve

L’altro giorno le mie sorelle ed io eravamo an-noiati, allora la mamma ci propose di uscire sulla neve; infatti, in quel momento, nevicava e pioveva. Ci siamo attrezzati e siamo usciti. Abbiamo usato le palette per giocare. Siamo saliti su alcune colline per preparare la pista per scendere. È stato stupendo. La discesa era lunga più o meno 50 metri e faceva paura perché aveva tante onde. Ora ve la spiego: aveva un rettilineo lungo, poi una curva e un altro pezzo di rettilineo. Era bellissimo affrontarla. Siamo andati avanti per un’ora. Quando siamo tornati a casa, eravamo tutti bagnati fradici, ma molto contenti per il giorno di divertimento passato insieme sulla neve. Peccato però che ora sia sparita e non potrò godermi più una giornata così. Mi mancherai, neve, non vedo l’ora che torni da noi.

di Crestani Davide