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SETTEMBRE 2013 L’INFORMATORE della Parrocchia S. Maria Assunta - Velate N.12 VELATE FLASH NEWS

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L’INFORMATORE della Parrocchia S. Maria Assunta - Velate

N.12

VELATE FLASH N E WS

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VELATE FLASH NEWS

2 “IL CAMPO E’ IL MONDO .

SU CORAGGIO: E’ ORA DI RICOMINCIARE !!!

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Editoriale - pag 2-3

Oratorio - pag 4 - 13

Caritas - pag 14 - 15

Bacheca - pag 16-17

US Velate - pag 18

Velate W - pag 19

Scuola del’infanzia - pag 20 - 21

San Camillo de Lellis - pag 22 - 23

Riflessioni - pag 24 - 33

Fondo di Solidarietà - pag 34 - 35

Concilio - pag 36 - 38

Dialetto - pag 39

Calendario Pastorale - pag 40

In Questo Numero

Uno pensa che ricominciando l’anno pastorale nuovo, voglia dire per esempio che si parte con la prima inserita. Invece vai a leggere quello che il nostro Arcivescovo ha preannunciato per il prossimo anno e ti trovi in una marea di sensazioni. Che cosa vuol dire che “il campo è il mondo”? Che cosa vuol dire che “il mondo è il campo”? E’ affascinante pensare che siamo chiamati, come cristiani, a vivere questa bellissima esperienza della nostra fede in mezzo a un campo che è il mondo. NOI SIAMO CITTADINI NEL MONDO Già Gesù ci ricordava che noi dobbiamo vivere dentro questo mondo, dentro questo tempo con la consapevolezza che ne facciamo parte. Guardandoci intorno ci accorgiamo che, anche molte persone che dicono di essere cristiani all’acqua di rosa, oppure di essere cristiani ma non praticanti, queste persone vivono il mondo in cui sono. Non possiamo tirarci fuori dai problemi che abbiamo! Basterebbe pensare solamente ad un

tema attualissimo di questi tempi: la guerra! Tutti noi ci sentiamo responsabili; soprattutto noi credenti che pensiamo, a volte, di non centrare nulla, ma ci rendiamo conto di essere protagonisti nel bene e nel male del mondo che Dio ci ha dato da valorizzare come suoi collaboratori. In una testimonianza della chiesa primitiva -la Didakè- ci è raccontato come già all’inizio della esperienza cristiana bisognava sottolineare l’importanza che la vita del cristiano è dentro nel mondo. Il campo in cui viviamo è proprio questo: il mondo! Noi siamo troppo abituati a vivere dentro le nostre strutture: la chiesa, le sacrestie, l’oratorio, la nostra scuola dell’infanzia. Fuori da questi ambienti ci sta il mondo in cui, oltre a noi, vivono tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Il compianto Cardinal Martini, più volte, ci ha indicato al strada dicendoci di spostare i paletti delle nostre tende; di uscire dalle nostre sacristie; di entrare con grande coraggio nel mondo in cui

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abitano tutti gli uomini creati da Dio e salvati da Gesù Cristo con il suo sacrificio della croce. Ecco, allora il titolo di questo articolo: su, coraggio, ricominciamo. Siamo nel mondo e dobbiamo starci sempre perché questo è il nostro mondo. Impariamo a viverlo con coraggio, senza subirlo, ma standoci dentro con tutte le sue contraddizioni, i suoi problemi, le sue fatiche, le sue chiusure, le sue difficoltà. Questo è il mondo in cui viviamo!!! NOI, PERO’, NON SIAMO DI QUESTO MONDO. La nostra vocazione cristiana ci permette di affermare che la nostra vita vera non è quaggiù, ma è “nascosta con Cristo in Dio”. Anche san Giovanni nel suo Vangelo e nelle lettere ci ricorda che noi non apparteniamo a questo mondo. Abbiamo ricevuto lo Spirito di Gesù risorto, per questo noi siamo “di un altro mondo”. Lo stesso Gesù, davanti a Pilato, afferma che il suo Regno è un Regno di un altro mondo. Per questo non possiamo adagiarci nella mentalità di questo mondo. Sappiamo bene quanto è difficile non aderire alle lusinghe del mondo in cui siamo immersi; la nostra testimonianza vera è quella di far vedere che si può vivere da cittadini vivendo da cristiani. Il cammino della nostra vita ci fa dire che è possibile tradurre nella vita quotidiana la fede che professiamo. Allora è nostro compito quest’anno far

fermentare la pasta di questo mondo ricordandoci che siamo il lievito con cui trasformare la vita di ogni giorno in cammino di santità. La stessa icona che l’Arcivescovo usa per gli oratori - quella del campo in cui viene seminato il buon grano, ma che riscontra anche la crescita della zizzania - deve diventare per noi una provocazione: a noi spetta il compito di seminare “bene”. E’ solo Dio che, al termine della vita, dividerà il grando buono dalla zizzania. Non diventiamo talebani o estremisti nella fede! A noi spetta solo la bellezza di seminare e pregare che il buon grano cresca sempre di più. Durante quest’anno pastorale molte iniziative ci aiuteranno ad entrare nel mondo senza essere del mondo perché, solo così, potremo dire la nostra senza paura. Questa è la discriminante della nostra fede: siamo invitati a crescere con una fede robusta che dialoghi con tutti senza perdere la propria identità. Allora ricominciamo: buttiamoci nella mischia senza pretendere di avere in tasca, solo noi, la verità; ma dialogando con tutti senza perdere la nostra identità.

piazza S.M.Assunta, 6 20865, Velate Milanese

www.parrocchiavelate.org [email protected]

Tel 039 670759 Cell 347 8557771

PARROCCHIA S.MARIA ASSUNTA

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4 ANNO ORATORIANO 2013 - 2014:

A TUTTO CAMPO

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“A TUTTO CAMPO” è lo slogan dell’anno oratoriano 2013-2014, è un ventaglio infinito di possibilità per costruire, per e con i ragazzi, percorsi, attività, esperienze che possano aiutarli a crescere e ha portare frutto nel mondo mettendo in gioco tutte le loro capacità, le loro passioni, la loro creatività… L’incontro con Gesù è la vera “chiave” che apre a una vita piena e felice, a una vita buona che esce allo scoperto in tutta la sua bellezza e che può continuamente crescere e portare frutto. I ragazzi dei nostri oratori possono essere dei testimoni del Vangelo e degli annunciatori che percorrono le strade del mondo, del loro mondo, con una forza, una luce e una coerenza che non hanno eguali. In particolar modo quest’anno si chiede loro di essere dei discepoli di Gesù risorto “A TUTTO CAMPO”, con la certezza che nelle loro classi, nelle loro case, con i genitori, i fratelli e gli amici, agli allenamenti come nel tempo libero, la loro presenza può essere un segno luminoso dell’amore di Dio. Il brano evangelico pensato per questo slogan è quello di Matteo (Mt 13,1-2.24

-30.36-43) “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno”: la spiegazione che Gesù dà alla parabola del buon grano ci responsabilizza tutti perché ci immette in una prospettiva nuova, dove al centro non c’è l’oratorio o le strutture ecclesiali ma una comunità che si sparge, quasi si scioglie come il sale, nel mondo intero e che ha la sua casa non in un ambiente preciso, ma in tutti gli ambienti. Come pensare l’animazione in oratorio per il prossimo anno? Quali spunti raccogliere dal tema A TUTTO CAMPO? Proviamo a meditare e a rendere concreto questo pensiero di S. Giovanni Bosco: “GLI EDUCATORI AMINO CIO’ CHE PIACE AI GIOVANI, E I GIOVANI AMERANNO CIO’ CHE PIACE AGLI EDUCATORI.”

Maria

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20-22 SETTEMBRE 2013: IL PROGRAMMA DELLA FESTA. EVENTI PER TUTTI.

FESTA DELL’ORATORIO: “A TUTTO CAMPO”

Come dare inizio all’anno oratoriano partendo dal logo dell’anno pastorale “A TUTTO CAMPO” se non spalancando i cancelli e uscendo dai nostri ambienti in occasione della festa di apertura? Così ci è venuta l’idea di celebrare la S.Messa sulla piazza Scaccabarozzi, luogo di ritrovo per tante persone del nostro paese e spazio utilizzato anche in occasione di manifestazioni civili. Per i ragazzi sarà l’occasione di imparare che si è cristiani ovunque e che non dobbiamo vergognarci di manifestarlo agli altri. Ci diamo perciò appuntamento domenica 22 settembre.in piazza (tempo permettendo) alle ore 10.45. Alla Celebrazione Eucaristica seguirà il “PICNIC NEL CAMPO”, nel parco della villa, aperto a tutte la famiglie: ognuno si organizzi per portare il necessario per il pranzo. Il pomeriggio ci traferiremo poi in oratorio. A partire dalle 14.30 ragazzi ed adulti potranno divertirsi con giochi insieme e stand a sorpresa o sfide entusiasmanti. Ogni festa che si rispetti ha però bisogno di una seria preparazione e noi cominceremo dal venerdì 20 quando, organizzati dall’Us Velate, i ragazzi nati negli anni compresi tra il 2000 e il 2004 si affronteranno in tornei di calcio e pallavolo. Per poter partecipare è necessario iscriversi e lo si potrà fare la sera stessa alle ore 19.00 prima dell’inizio delle gare, previsto per le 19.30. (fine della manifestazione entro le 22.00) In occasione della festa di quest’anno abbiamo anche pensato di sostituire i vecchi calciobalilla del bar (notoriamente dotati di omini decapitati) con uno di nuova generazione che ha il pregio di avere dei ricambi originali. A partire dalle ore 15.00 di sabato 21 settembre chiunque potrà essere protagonista di appassionate sfide di “CALCIO BALILLA UMANO” per aspirare alla finalissima in programma alle ore 20.00 della domenica sera. Come fare per aderire all’evento? Semplice. Basta iscriversi con un

sms (SAMI 3394008000 o RIPA 3483661659) entro giovedì 19 settembre indicando nome, cognome ed età. Ci si può iscrivere come singoli (caso gli organizzatori provvederanno all’inserimento in una squadra a loro scelta) oppure come squadra già di 5 giocatori. Non ci sono limiti o controindicazioni alla partecipazione del gioco, se non quelli dettati dall’utilizzo della struttura stessa. Le squadre possono essere miste. A discrezione degli organizzatori potranno essere organizzati gironi diversificati. In alternativa solo domenica 15 settembre è possibile lasciare la propria iscrizione al bar dell’oratorio. Nella serata di sabato 21 settembre, gli adolescenti e i 18-19enni, si prepareranno a vivere con intensità non solo la festa del giorno dopo ma l’intero anno oratoriano, recandosi al “Bosco del Chignolo” dove, grazie al buio e all’assoluta mancanza di rumori, sarà più facile per loro vivere un’intensa ESPERIENZA DI SILENZIO, RIFLESSIONE E PREGHIERA. Sempre nella stessa serata ci sarà un’edizione speciale, aperta a tutti (ragazzi, famiglie ) della “4 PASS AL FOSCH (nord walking brianzolo)” con partenza alle ore 20.30 dall’oratorio, alla scoperta dei luoghi del nostro paese. Lungo il percorso ci sarà il punto di ristoro, ma i partecipanti potranno prepararsi all’evento consumando, a prezzi modici, l’HAPPY HOUR dell’ODB dalle 19.00 alle 19.30.Ricordiamo che per la camminata notturna è necessario munirsi di pila. Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le età, basta solo lasciarsi coinvolgere nelle proposte che abbiamo annunciato. Inoltre, nelle tre serate sarà attivo il servizio di TAVOLA CALDA curato dagli ormai rinomati e ricercati “CHEF dell’ODB”. Un ultimo invito ai ragazzi delle medie: SABATO MATTINA dalle 10.00 alle 12.00 ci troviamo in oratorio per allestirlo e abbellirlo per la festa.

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6 RACCONTI DI UN ESTATE - DALLE PAROLE DEI PROTAGONISTI DI OGNI ESPERIENZA

L’ESTATE E I SUOI FRUTTI

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Non è facile raccontare il “raccolto” dei nostri ragazzi in questi mesi estivi, con tutte le proposte che hanno vissuto. Lasciamo parlare alcune foto e qualche commento fatto da loro. Riflessioni da parte nostra: anche quest’anno sono stati ben 350 i ragazzi che hanno “ABITATO IL NOSTRO ORATORIO” durante le dieci settimane di apertura. Ancora una volta ci rendiamo conto dell’importanza di un luogo aperto e accogliente per tutti. Potrebbe sembrare un luogo comune o un ritornello che torna spesso, ma non possiamo negare che il nostro oratorio estivo diventa, anno dopo anno, uno spazio dove si incontrano bambini provenienti da vari paesi (Nord Africa, Sud America, Est Europa, Balcani); dove le differenze religiose non sono di ostacolo ma occasioni di incontro; dove le difficoltà economiche delle famiglie non sono un impedimento ma un’opportunità per esercitare la condivisione e dove chiunque voglia mettere a disposizione un po’ di tempo, può trovare un’occasione di servizio ai ragazzi. Con il corpo abbiamo giocato, pregato e ci siamo messi in relazione con gli altri. Sul valore del dono del nostro corpo abbiamo

riflettuto con l’aiuto di Alessio Tavecchio che ha saputo coinvolgere i nostri adolescenti raccontando la sua esperienza di rinascita dopo l’incidente che l’ha paralizzato. Con gli amici del Centro Polivalente che hanno trascorso una giornata con noi abbiamo imparato a giocare tenendo conto anche delle loro difficoltà fisiche, nel rispetto dei ritmi di ognuno. Questo è stato possibile grazie all’impegno di un gruppo di adolescenti davvero in gamba che, sottraendo tempo ed energie ai compiti delle vacanze, ogni giorno si ripresentava sul campo pronto a “resistere” all’assalto dei ragazzi e al clima rovente. Il loro servizio ha riscosso l’elogio degli adulti che passando dall’oratorio osservavano il loro modo di stare con i più piccoli e dei genitori che hanno constato come i loro figli frequentassero con entusiasmo l’oratorio. A loro che hanno quasi piantato la tenda in oratorio, ai responsabili e ai tanti volontari va il nostro GRAZIE. Senza dimenticarci di ringraziare anche i genitori che hanno avuto fiducia in noi.

CHAMPORCHER 20-27 LUGLIO SETTIMANA MEDIE

Quest’anno è stato molto bello e ci siamo divertiti tantissimo. Le gite erano un po’ stancanti ma ne valeva la pena perché i

paesaggi erano bellissimi, con tantissimi fiori colorati. La compagnia era ottima e gli animatori erano molto bravi a organizzare i giochi e a metterli in pratica.

SANTA CATERINA - ADOLESCENTI: UN’ESPERIENZA FANTASTICA

Anche quest’anno abbiamo avuto l’occasione di fare una vacanza con l’Azione Cattolica. Finalmente siamo riusciti a ritrovare gli altri adolescenti che, come noi, hanno partecipato a quest’esperienza l’anno passato. Quest’anno il tema riguardava la Chiesa, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche comunitario.

Gli educatori di questa vacanza ci hanno trasmesso la loro voglia di vivere attraverso le “3 regole di vita”: SERVIZIO-PREGHIERA-CONDIVISIONE.Tutto questo è servito a farci crescere interiormente e ad aprirci di più alle altre persone. Speriamo di riuscire a trasmettere agli altri questa gioia ricevuta.

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SETTIMANA ELEMENTARI Sveglia al suono di musica, dolci colazioni, zaino in spalla e allegria a portata di mano … Forza ragazzi partiamo!! Anche quest’anno abbiamo partecipato alla vacanza in montagna presso il paese di Champorcher (Valle D’Aosta) in compagnia dei nostri amici di Usmate. Le giornate non sono mai state monotone, ogni volta avevamo qualcosa da fare grazie all’inesauribile carisma delle animatrici e animatori che ci hanno accompagnato. Ogni anno la vacanza in montagna è all’insegna della sorpresa. Per la prima volta ci si sente responsabili di se stessi e soprattutto dei ragazzi attorno. Chi mai avrebbe pensato di pulire i bagni e le camere divertendosi? La vacanza insieme è un modo per conoscersi e scoprire le diversità che arricchiscono il mondo e che rendono più intrigante un’amicizia. Le giornate trascorrevano troppo velocemente illuminate dai raggi del sole nascente all’orizzonte.

Al mattino come piccoli scoiattoli ci arrampicavamo lungo i ripidi sentieri di montagna ricompensati infine dalla magnificenza del panorama e della freschezza delle acque di torrente che abbiamo affrontato coraggiosamente. La sera stanchi si ritornava a casa pronti a ballare e a giocare di nuovo. Non erano giochi qualunque ma momenti di allegria in cui si dava spazio a ogni bambino anche il più piccolo e il più timido. Ognuno di noi penso si sia sentito importante. Come esperienza personale mi è piaciuto molto vedere i bambini cercarmi nel momento del bisogno o durante le camminate. È stato un modo per tornare di nuovo bambina divertendomi a giocare e cantare con loro o durante i pigiama party ascoltare le piccole confidenze delle mie dolci compagne di camera … TRANQUILLE NON RIVELERO’ A NESSUNO I VOSTRI SEGRETI

SANTA CATERINA - PRE ADOLESCENTI: UN’ESPERIENZA EMOZIONANTE

I ragazzi: Santa Cate è stata un’esperienza di 5 giorni in cui abbiamo provato queste emozioni: FELICITÀ-GIOIA-AMICIZIA-AMORE VERSO IL SIGNORE. Il tema della settimana era il re Davide: dalla sua infanzia fino alla morte. In montagna ci hanno insegnato a collaborare con compagni di altri paesi. Infine il COE (Centro

Orientamento Educativo) è venutao alla casa “La Benedicta” (dove eravamo ospitati): ci hanno insegnato a cantare in africano e poi abbiamo fatto uno spettacolo teatrale sul tema del re Davide. Per tutti noi è stata un’esperienza più che positiva e pensiamo di ritornarci il prossimo anno.

SANTA CATERINA - PRE ADOLESCENTI: UN’ESPERIENZA EMOZIONANTE

Le ragazze: Ripensando al campo scuola di Santa Caterina, l nostro cuore si riempie di gioia. E’ stata un’esperienza davvero fantastica vissuta da protagonisti perché gli animatori ci hanno coinvolto nelle iniziative proposte, ma anche in piccoli gesti di servizio della vita quotidiana. La giornata che ci è piaciuta di più è stata quella in cui abbiamo accolto gli amici del COE (Centro Orientamento Educativo) che ci hanno fatto divertire con allegre canzoni e danze delle loro tradizioni.

Non dimenticheremo mai l’ultima serata, in cui abbiamo cantato, ballato e gli animatori ci hanno organizzato giochi molto divertenti. Ogni giorno scrivevamo una preghiera sul nostro salterio e il personaggio della settimana era Re Davide. La frase della Bibbia che ci è rimasta impressa è stata: “ Non guardare al suo aspetto, né alla sua alta statura; l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore.” Speriamo di rivivere questa esperienza anche l’anno prossimo!

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8 RACCONTI DI UN ESTATE - LE IMMAGINI DEI PROTAGONISTI

L’ESTATE E I SUOI FRUTTI

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RACCONTI DI UN ESTATE - DALLE PAROLE DEI PROTAGONISTI DI OGNI ESPERIENZA

L’ESTATE E I SUOI FRUTTI (CONTINUA)

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VILLA GRUGNANA Nella tre giorni del 15-16-17 giugno, a Villa Grugana, casa del PIME nei pressi di Merate, la FOM (Fondazione Oratori Milanesi), con l'aiuto di alcuni educatori del PIME, ha ospitato un gruppo di adolescenti per far "preparare", anzi "ottimizzare", le risorse di ogni parrocchia che avrebbe aderito. Un gruppetto costituito da 3 impavidi animatori è stato scelto per vivere questa piccola Full-Immersion nel verde Meratese. Appena arrivati abbiamo fatto un mini-gioco per sfruttare al meglio i SENSI, tema della 3giorni. Questo tema è stato scelto dagli educatori perchè non dobbiamo sottovalutare i nostri sensi e capacità: la bravura di questi “ANIMATORI per ANIMATORI”, è stato inserire il tema in ogni gioco e in ogni intervento. Questa vacanza l'hanno vissuta non solo i tre "inviati", ma anche gli animatori che sono rimasti a casa perchè il compito che gli educatori ci hanno lasciato era quello di educare (come loro hanno fatto in quel poco tempo), una volta arrivati a casa, ad ascoltare, guardare, toccare, annusare, assaporare

l'atmosfera di ilarità e seria sobrietà del NOSTRO ORATORIO. Non è facile imparare a conoscere le persone, specialmente in soli tre giorni. Ma là, a Villa Grugana (nelle campagne di Merate), dopo questo breve ma interminabile lasso di tempo sembra che tu conosca gli altri come conosci gli amici d'infanzia. Tutto questo (e dico “tutto” perché sembra poco ma, c'è da fidarsi, non lo è) grazie allo spirito che gli educatori riescono a immortalare dentro te. Immortalare dà l'idea di qualcosa che duri nel tempo. Infatti è così, è questo il fine a cui si mira. Ora non si può dire cosa e come si è vissuto o cosa è riuscito a condizionarci così tanto, ma si può far vedere l'esito nella quotidianità durante il corso dell'intero anno, non solo durante l'oratorio. E quando in futuro ripenserò a quei tre giorni a Villa Grugana, non potrò fare altro che ricordare che io, come tanti altri ragazzi, là non abbiamo vissuto una bella esperienza, ma un pezzo della nostra vita.

CARENNO—CASA DEL FANCIULLO All'oscuro di quello che avremmo dovuto affrontare, abbiamo accettato la proposta di passare alcuni giorni presso la Casa del Fanciullo, dove ci aspettavano ragazzi dai 6 ai 15 anni pieni di energia, di vitalità e di voglia di divertirsi nonostante i problemi familiari. Inizialmente credevamo che fosse piuttosto semplice, quasi come se avessimo dovuto organizzare dei giochi come per i bambini che frequentano l'oratorio qui a Velate, ma poi ci siamo resi conto che sarebbe stato molto più impegnativo: non si trattava di tenerli occupati un'oretta o due, ma di seguirli costantemente durante tutto l'arco della giornata. Nonostante fossimo i nuovi arrivati, siamo stati accolti a braccia aperte

non solo dagli adulti responsabili, ma dai ragazzi stessi che sono subito stati pronti a vederci come figure di riferimento. La cosa che ci ha colpito di più è stato però "il cerchio" dove tutti, grandi e piccoli, ci riunivamo prima della colazione per chiedere al Signore di guidarci durante la giornata e dopo cena per ringraziarlo dei bei momenti passati insieme attraverso delle canzoni. Vorremmo citare uno ad uno i ragazzi per quello che ognuno di loro ci ha dato, perché dopo una settimana così, sempre a contatto con loro, con i loro sorrisi, i loro litigi, facendo camminate e cantando insieme, Carenno occuperà sempre una piccola parte del nostro cuore. P.S: ci prenotiamo per l'anno prossimo!

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EVERY BODY 2013 Quest’anno l’oratorio feriale ci ha tenuti impegnati per ben 10 settimane, due delle quali in contemporanea con la vacanza a Champocher. Anche questa volta, con non poca fatica siamo riusciti a coinvolgere i r a g a z z i c o n g i o c h i o r g a n i z z a t i quotidianamente. Durante il nostro percorso sono sopraggiunte difficoltà, quali la mancanza di spirito di partecipazione e la scarsa voglia di partecipare ai giochi, entrambe parzialmente

giustificate dalle temperature elevate raggiunte durante l’estate. Nonostante tutto l’oratorio estivo rimane un’occasione per noi adolescenti di dimostrare quanto valiamo all’interno della comunità, ma soprattutto resta per noi un modo di metterci in gioco ogni volta che se ne presenta l’opportunità. Anche se questa esperienza ha occupato la maggior parte delle nostre vacanze, siamo contenti di come abbiamo affrontato questo impegno e siamo pronti a ripeterlo il prossimo anno.

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SANTA CATERINA - 14ENNI: CRESCIAMO NELLA CHIESA

Secondo me questa vacanza è stata in parte divertente per tutti noi ragazzi e in parte è servita per alcuni chiarimenti in ambito religioso. Durante la settimana trascorsa a Santa Cate abbiamo avuto vari spunti di riflessione per

pensare alla nostra vita come cristiani. Abbiamo inoltre imparato come si è evoluta la Chiesa nel corso dei secoli, facendo il confronto tra prima e dopo il Concilio Vaticano II. Ci siamo anche divertiti facendo giochi, tornei laboratori e una gita. È stata quindi un’esperienza divertente e allo stesso tempo istruttiva.

TRE GIORNI CHIERICHETTI: IV TURNO RAGAZZE

Cos’è la tre giorni chierichetti? La tre giorni chierichetti è una vacanza organizzata tutti gli anni dal MO.CHI. (movimento chierichetti) per permettere a tutti i chierichetti di stare insieme per tre giorni imparando a conoscere Gesù e il Vangelo. Perché ho deciso di fare l’animatrice alla tre giorni chierichetti?

Volevo provare l’emozione di stare in una grande famiglia in cui tutti eravamo uniti dall’amicizia con Gesù e volevo che le chierichette passassero 3 giorni di comunione con il Signore divertendosi e imparando attraverso i giochi che noi cerimoniere preparavamo tutte le sere per loro. Cosa mi è piaciuto di più della tre giorni chierichetti? Vivere tutti insieme come una grande famiglia e condividere con gli altri la felicità che provo quando servo Messa.

BOLOGNA—ADO IN AZIONE La proposta di “vacanza” che la Comunità Pastorale ha rivolto a noi adolescenti quest’anno si è concentrata sulla diversità. Eravamo 30 adolescenti organizzati in 5 gruppi e per 4 giorni abbiamo prestato servizio in comunità che accolgono persone con problemi mentali, fisici o legati all’abuso di alcool. I nostri compiti erano aiutare queste persone nelle faccende quotidiane, far loro compagnia giocando e condividendo la giornata. Ci siamo messi nella condizione di ascoltare sentendo i racconti delle loro vite. Nelle serate l’incontro con gli operatori ci ha dato modo di conoscere meglio queste realtà,

anche grazie a testimonianze dirette. È stata un’esperienza fantastica e molto significativa, che ci ha aperto un po’ di più gli occhi. A conclusione anche il divertimento: due giorni di mare e spiaggia a Ravenna ci hanno ancora di più unito come gruppo. con il Signore divertendosi e imparando attraverso i giochi che noi cerimoniere preparavamo tutte le sere per loro. Cosa mi è piaciuto di più della tre giorni chierichetti? Vivere tutti insieme come una grande famiglia e condividere con gli altri la felicità che provo quando servo Messa.

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FIACCOLATA 2013 - SULLE TRACCE DI SAN CAMILLO:

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“Sono dei termini un po’ forti ma l’esperienza vissuta lo merita davvero. Siamo partiti da un bellissimo santuario incastrato nella roccia, suggestivo ed affascinante, ve lo consigliamo , il Santuario della Madonna della Corona sorge sul Monte Baldo in provincia di Verona, poi abbiamo proseguito verso il capoluogo seguendo il fiume Adige e passando davanti all’anfiteatro dove si sarebbe tenuto il concerto di “Marco Mengoni”, per arrivare poi all’Istituto Camilliano dove presta servizio un nostro “paesano” Padre Aldo. Siamo stati accolti nella sua “ casa “ dove ci ha spiegato ancora meglio l’opera di San Camillo. Abbiamo conosciuto delle nuove “ leve “ di San Camillo, tre studenti provenienti dal mondo: Giappone, Haiti, Filippine, venuti in Italia per completare gli studi per poi ritornare in patria a continuare l’opera del Santo fondatore aiutando i malati. Abbiamo scambiato qualche parola, gli abbiamo lasciato la nostra maglietta ed alla fine hanno voluto correre con noi un tratto della fiaccolata. Cosa non fa questa “luce”! In seguito con i nostri permessi siamo transitati davanti all’ARENA di Verona ed abbiamo creato

scompiglio ed ammirazione tra i turisti. La marcia è poi proseguita in direzione lago di Garda. La tempistica lo permetteva e pure la temperatura quindi a Rivoltella abbiamo fatto un piccolo, ma gradito bagno fuori programma, nel lago di Garda. Il bel clima, la sana compagnia di viaggio, il percorso di 200 km da “spalmare” in due tappe nella pianura padana, lasciava tutti motivati e sereni. Così abbiamo raggiunto, al calar del sole, l’oratorio di Lonato del Garda. Qui terminava la prima tappa. Pochi erano stanchi, ma tutti molto affamati. La nostra cucina “sportiva“ non si è smentita e, fornendo il meglio di sé, ha accontentato tutti. Ritrovate le forze, la serata si è rianimata tanto che l’orario del “silenzio” non è stato proprio da veri sportivi. Il risveglio non è stato traumatico e dopo un' abbondante colazione siamo ripartiti “a tutta” verso casa, tuffandoci nella

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seconda giornata di corsa. In questa manifestazione abbiamo riconfermato l’uso della bicicletta preparata con apposita porta fiaccola che ci ha permesso di aumentare la media. Quest' azione è servita a galvanizzare i nostri partecipanti che non si sono mai risparmiati anche sui pedali. Come consuetudine è stato redatto uno stupendo diario di bordo presente in ogni macchina, dove oltre alle cartine degli atlanti stradali per indicare la strada, c’erano anche quelle di google con tanto di foto a colori delle vie, delle piazze o incroci critici da attraversare durante la fiaccolata e spazio per eventuali commenti; infine è stata creata la maglietta, l’uniforme della fiaccolata, il simbolo di appartenenza, quest’anno di colore BLU NOTTE Quest’anno la nostra “ luce “ è stata accesa dal Santuario Madonna della Corona - VR L’edizione 2013 della fiaccolata è nata con l’intento di sensibilizzare giovani e meno giovani sull’operato di S. Camillo de Lellis dato che quest’anno ricadono i 400 anni della sua morte. A lui verrà dedicato l’intero anno, durante il quale saranno presentate varie iniziative. L’ordine dei Camilliani si distingue da altri per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa e per l’abito caratterizzato dalla croce rossa. L’idea di fondo è quella di riscoprire, l’opportunità quotidiana di rivivere la passione misericordiosa di questo singolare santo

iniziatore di un nuovo modo di intendere l’assistenza al malato, attraverso il completo coinvolgimento, con le mani e con il cuore come ci ricorda il logo.

La fiaccolata non si smentisce mai di essere un momento di crescita di gioia di amicizia e di conoscenza tra coetanei che rimane anche negli anni futuri e sicuramente con dei nuovi amici e molte storie vissute da raccontare. Anche quest’anno i giudizi su questa esperienza sono solo sprecati: perché sono tutti stra-positivi - perché c’era un bel gruppo di atletiche ragazze - perché facendola si diventa anche un po’ più grandi - perché abbiamo visto paesaggi affascinanti - perché abbiamo fatto il bagno nel lago - perché abbiamo coinvolto persone nuove - perché è un qualcosa di particolare e serve per caricarsi così da incominciare nel migliore dei modi un nuovo anno comunitario - perché magari l’anno prossimo … sarà ancora una gran momento.

La fiaccolata è … tanta roba, più una, la tua presenza.

E’ un’esperienza che va provata e condivisa con amici - nemici, ragazze e ragazzi, nuovi e vecchi, tutti insieme per crescere e continuare a costruire il nostro “punto di raccolta”: l’oratorio.

GRAZIE A TUTTI

per aver reso possibile quest’esperienza e…soprattutto non perdiamoci di vista

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UN IMPEGNO IMPORTANTE CHE RICHIEDE LA COLLABORAZIONE DI TUTTI

CARITAS: L’ATTIVITÀ DEL DOPOSCUOLA

Fra le iniziative della Caritas della nostra parrocchia è attivo da molti anni il doposcuola per i ragazzi delle scuola medie al quale, negli ultimi tre anni, si è affiancato anche quello per le elementari. Per molti ragazzi l’impegno scolastico è gravoso, soprattutto se a casa non sono affiancati da adulti che hanno il tempo e le competenze per poterli seguire. Ci sono materie nelle medie (soprattutto grammatica, lingue straniere e la matematica) che per certi ragazzi si rivelano davvero difficili per cui necessitano di un supporto continuo. Ed è nella esperienza di molti il fatto che un percorso scolastico insoddisfacente diventi spesso il precedente di una vita esposta ai rischi di fragilità. Per questo, in un periodo di crisi come quello attuale, il doposcuola si propone di aiutare i ragazzi e le famiglie in difficoltà dal punto di vista scolastico. Per quanto riguarda la scuola media, l’intervento di sostegno può riguardare solo una materia, oppure tutto l’ambito scolastico a seconda delle esigenze. Spesso il problema scolastico di alcuni studenti è soprattutto motivazionale. In questo caso l’impegno dei volontari è quello di aiutare il ragazzino a ritrovare la motivazione persa o dare coraggio per affrontare un’interrogazione o una verifica particolarmente impegnative. Il doposcuola delle medie si svolge in oratorio, dove i volontari affiancano i ragazzi per alcune ore alla settimana nello svolgimento dei compiti e nello studio. In alcuni casi è la stessa scuola media che suggerisce ai genitori la possibilità di mandare i propri figli al doposcuola, in altri casi vale il passaparola di chi ha già frequentato il doposcuola o conosce i

volontari. Il doposcuola per i bambini della scuola elementare è articolato su due giorni alla settimana, dopo la scuola e si svolge presso il centro civico di via Cottolengo. La maggior parte dei bambini ha origini straniere e nelle loro

famiglie si parla la lingua di origine (soprattutto l’arabo e l’albanese). Il primo problema da affrontare quindi è quello linguistico: l’italiano è una lingua da imparare, e prima lo imparano e più facile diventa per loro il percorso scolastico. Per questo i volontari affiancano i bambini nell’esecuzione dei compiti, ma anche il parlare con loro, farli leggere ad alta voce o ripetere le lezioni sono attività molto importanti. La collaborazione con le maestre della scuola elementare è proficua e permette di agire con efficacia, accogliendo anzitutto i bambini che hanno più difficoltà o che sono appena arrivati da altre nazioni. Sono molti i ragazzi che in questi anni sono stati aiutati tramite il doposcuola. Nell'anno scolastico 2012/13 abbiamo avuto 10 bambini della scuola elementare seguiti da 5 volontari a rotazione e 10

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studenti delle scuole medie con 5 volontari. In questi ultimi anni si sta notando un forte aumento della domanda di aiuto. Non sono pochi i bambini, sia delle elementari che delle medie, che rivelano la necessità di un sostegno nel loro percorso scolastico. A volte nell’aula del doposcuola si affaccia anche qualche genitore, che domanda un sostegno per imparare l’italiano. L’attività del doposcuola ha una evidente rilevanza sociale, nella logica di sostenere i bambini e i ragazzi in una crescita che permetta loro di diventare adulti responsabili pienamente inseriti con le loro famiglie nella comunità civile. Per questo allora il doposcuola sta anche a pieno titolo tra le attività qualificanti della azione caritativa della nostra parrocchia e tutta la nostra comunità deve sentirlo come una cosa sua. I volontari impegnati sono molti ma altri ne servirebbero perché i bimbi sono fortemente motivati nell’imparare e se ci fosse un volontario per ogni bambino il lavoro risulterebbe sicuramente più proficuo. Per seguire come volontari i ragazzi delle medie serve un po’ di tempo disponibile e un minimo di competenza (anche se ci si aiuta e non è certo necessario conoscere tutte le materie). Per quanto riguarda invece la scuola

elementare, basta mettere a disposizione un po’ del proprio tempo, perché tutti abbiamo di sicuro la competenza necessaria. In ogni caso quel che occorre anzitutto sono tanta pazienza e il desiderio di conoscere i ragazzi e le ragazze, per instaurare con loro un dialogo che spesso va al di là dei compiti e delle lezioni e diventa rapporto di amicizia con loro e le loro famiglie. A conclusione di tutto diventa spontaneo e obbligato un appello a tutte le persone che ci conoscono perché diano la loro disponibilità, anche per poche ore a settimana, a potenziare come volontari l’attività del nostro doposcuola. Ogni disponibilità è preziosa. Per avere altre informazioni sul doposcuola o per aderire come volontari potete contattare: Chiara 333 3674897 per le medie Attilia 039 673592 per le elementari

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PENSIERI E PAROLE – INIZIA IL TERZO ANNO ACCADEMICO

IL BELLO DELLA VITA: ESSERE E SAPERE

Nella Veneranda nostra Parrocchia di Velate Milanese è ormai al suo terzo anno di attività il Gruppo “Il bello della vita: Essere e Sapere”. Tale Gruppo si è avviato con l’idea di a n i m a r e c u l t u r a l m e n t e , spiritualmente e… fisiologicamente (in una parola: umanamente) tutti quelli e quelle che per i più vari motivi avessero un’ora e mezza libera nel primo pomeriggio di ogni lunedì e giovedì fra settembre e maggio. Così, l’invito era ed è per c a s a l i n g h i e c a s a l i n g h e , professionisti/e, studenti/esse universitari/e e liceali maggiorenni, pensionati/e, liberi pensatori e pensatrici libere, pubblici impiegati e dipendenti privati part time, maestri/e e professori/esse, in una parola per tutti quelli che lo volessero (e, dunque, lo potessero). Il 16 settembre, alle ore 14.30, il Corpo Docente ha il piacere di presentare il programma del III anno accademico. Sono confermati i corsi di lingua inglese e di naturopatia e di letteratura italiana (con una didascalica lettura del Purgatorio di Dante) e di arte e di dietologia. Quest’anno interverrà l a bellissima novità dell’animazione teatrale. Ma come già nel 2011 e nel

2012, la prima lezione non potrebbe che essere della materia a lungo giudicata princeps artium, apice di ogni conoscenza scientifica e umanistica: la teologia. Il 26 settembre alle ore 14.30 si riprenderà così nella Sala San Luigi dell’Oratorio di Velate il filo che è stato momentaneamente sospeso dopo l’ultima dissertazione teologica di maggio (sul significato della preghiera) e si riprenderà il percorso attorno alla fede, cominciato addirittura prima che il Papa proclamasse l’Anno della Fede. Nei due anni precedenti, le riflessioni teologiche si sono concentrate: sulla situazione della fede rispetto

agli attacchi prepotentemente portati contro la stessa dalla filosofia moderna;

su cosa serva la fede e su come essa trovi il suo ideale luogo di collocazione nella questione (centrale ed ineludibile per tutti) del senso della vita e del mondo;

sulla figura storica di Gesù Cristo, quale segno e testimone maggiore della fede, cercando di capire

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scientificamente suffragabili ci consentano oggi di delinearne la

Il 16 settembre - ore 14.30: in Oratorio la presentazione;

poi via alle lezioni!

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figura di Figlio di Dio e l’opera di annunziatore del Regno di Dio;

su come capire se la fede dica cose vere;

su quali atti qualifichino il fedele in quanto tale, con una particolare appendice sulla preghiera.

Con il nuovo anno, le prime dissertazioni (già fissate, oltre al 26/09, anche il 31/10, il 21/11 e il 12/12 pp. vv.) cercheranno di definire il contenuto della fede, ossia che cosa crede il fedele. Il metodo applicato sarà come sempre quello di trovare ogni conferma ai nostri ragionamenti nella Bibbia (quale unica forma di scientificità della teologia) e nella Tradizione. Si analizzerà il Credo. In seguito, si darà uno sguardo approfondito alla soteriologia, ossia a cosa significhi che la fede salva. Ma di questo avremo modo di parlare più avanti. Per il momento,

l’invito non può che essere a presenziare alla presentazione dei corsi, il 16/09, e all’evento speciale previsto per il 19 successivo con p. Aldo MAGNI M. I. che introdurrà alla figura di San Camillo De Lellis, di cui ricorrerà il prossimo 14/07/2014 il 400.mo anno dalla morte. Poi, dal 26/09, sotto con le riflessioni teologiche e tutte le altre materie. Sempre alle ore 14.30, sempre nell’aula San Luigi in Oratorio. Al primo incontro del 16/09, verranno date tutte le indicazioni sulle iscrizioni ai Corsi. L’invito, che è già stato accolto da molti e da molte, rimane valido per Tutti e Tutte, per Ciascuno e Ciascuna

Avv. Bruno Bassani

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STAGIONE 2013 - 2014: L’US VELATE RIPARTE

ISCRIZIONI E PROSSIMI APPUNTAMENTI

I prossimi appuntamenti 14 settembre: ore 9.00, pulizia campi e spogliatoi; a seguire pranzo 20 settembre: Festoratorio, serata per i ragazzi/e dalla IV elementare

alla III media (segue mail con programma dettagliato) 30 settembre: ore 21.00, salone. Assemblea Annuale dei soci

Apertura sede: sabato 14 settembre sabato 21 settembre sabato 28 settembre

sabato 5 ottobre sabato 12 ottobre

dalle 14.30 alle 17.00

PER ISCRIVERSI Quota d’iscrizione

Tagliandino compilato Fototessera formato elettronico

(pdf o .jpg) Copia documento d’identità dell’atleta (fronte e retro) da

spedire all’indirizzo [email protected]

Per il certificato medico

attenersi alle indicazioni che verranno fornite al momento

dell’iscrizione

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PROPOSTE PER TUTTI I GUSTI: ANNULLATE ALTRI IMPEGNI. NON POTETE MANCARE!

VELATE VIVA: APPUNTAMENTI

Sabato 12 ottobre: grande castagnata in compagnia a Castello Brianza

Ritrovo: ore 13.30 - davanti all’oratorio, puntuali – trasferimento con mezzi propri. In conclusione, ne approfitteremo per un saluto a don Giuseppe Riva

Domenica 13 ottobre: “castagne da magnare” A partire dalle 15.30 in oratorio davanti alla grotta, a seguire

“brindisi dell’amicizia” per accompagnare le caldarroste con del buon vino e sana compagnia.

Sabato 30 novembre: Cena degustazione vini. Verra’ organizzata una cena con relativo “wine testing” per le adesioni e i dettagli sul tema della serata verranno comunicati in seguito. come al solito il fine sara’ benefico ed il menu’ appetitoso. Sabato 07 dicembre: Mercatini di Natale Ritrovo ore 9.15 davanti all’oratorio trasferimento con mezzi propri. Visita ai mercatini natalizi a Trento e visita all’innovativo Museo di Renzo Piano. il programma piu’ dettagliato verra’ comunicato prossimamente.

Non lasciarti sfuggire questa dose di “ cultura comunitaria “!

Prendi nota e vieni!!

INSIEME E’ BELLO E … CI SI CONOSCE MEGLIO!

PER INFO:

Nando 335.745.44.52 Roby 338.450.74.99 Alex 347.540.11.11

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LE ISCRIZIONI PER L’ANNO NUOVO E UN SACCO DI NOVITÀ

ASILO NIDO “BELLI E MONELLI”

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FESTA DELLA RICONOSCENZA 2013

È PIU’ BELLO INSIEME

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LA GIOVINEZZA DI S. CAMILLO DE LELLIS: FONDATORE DELL’ORDINE DEI CHIERICI REGOLARI DEI MINISTRI DEGLI INFERMI

UN SOGNO PARTICOLARE

Camillo de Lellis nasce il 25 maggio del 1550, “Anno Santo e primo del Pontificato di Giulio Terzo r e g n a n d o ne l l 'una e t

nell'altra Sicilia l'Imperador Carlo Quinto. Suo padre si chiamò Giovanni de Lellis del medesimo luogo, e sua madre Camilla Compellio di Laureto, Terra similmente d'Abruzzo, ambedue persone d'honeste facoltà e delle prime famiglie delle dette lor Terre”. IL SOGNO Mentre ancora lo porta in grembo, non molti giorni prima, ch'egli nascesse, sua madre una notte si insognò di haver partorito un figliuolo con una croce in petto, e che molti altri fanciulli pur con la croce in petto lo seguivano, ond'ella non penetrando i secreti d'Iddio, pensò che dette croci dovessero significar qualche gran male in casa sua, e che quel figliuolo che portava nel ventre dovesse riuscire un gran capo de ladri, e de banditi. I l s u o r a p p o r t o c o n i genitori, per diversi motivi, è stato vissuto sempre all’insegna dell’ambivalenza. La mamma, donna di fede ma incapace di controllare la sua vivacità, lo segna

nel cuore mettendogli amore, attenzione e rispetto per l’altro. Legge la vivacità e la voglia di libertà del figlio come un’attuazione del ‘sogno’ premonitore, a suo pensare, di una vita da ‘sventurato’ e da ‘pregiudicato’. Vive in questa ansia, che la porta precocemente alla morte. Il padre lo avvia al gioco delle carte e dei dadi, che lo porteranno a bruciare tutti i guadagni della vita militare, e ad una vita fatta di libertà, senza regole. Gli dona, però, la nobiltà d’animo che lo salva dalla bestemmia e dal torpiloquio, mostrandosi schivo a tutto ch'è basso, volgare e procace. Li perse entrambi da giovane: la mamma a 13 anni, il padre a 18. LA FANCIULLEZZA Fin quando il fanciullo razzolò dentro l'uscio della casa, riuscì a Camilla di tenerlo guardato e custodito, tanto più avvertendo che l'indole di quel frugolo si scopriva, da un giorno all'altro, né facile né docile … Camillo cominciò a guadagnare d'impeto il nuovo mondo, più grande e attraente di quello

domestico, al qua le s i sottraeva via via quanto più spesso e a lungo gli riusciva …

Mamma Elisabetta, che era anziana, lenta e alla fine impedita dall'infermità, non solo non poteva più rincorrerlo, ma nem-meno trattenerlo. Vivacissimo e alto

Giovedì 19 settembre - ore 14.30 presso l’ORATORIO di Velate

San Camillo: storia, spiritualità e nuova scuola di carità’

Relatore: p. Aldo Magni, Camilliano

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molto più che l'età non comportasse, il fanciullo era smanioso di libertà e di giochi. Vive così, appunto, il dolore della morte dei suoi genitori. La perdita dei due genitori, lo segnano, lasciando in lui una sensibilità che lo porta ad avere un animo sensibile e solidale con chi è nel bisognoso. Fa esperienza di cosa significhi rimanere solo e senza riferimenti formativi. La vita gli appare libera davanti a se, ma non è pronto per viverla con saggezza e con quella prudenza che la presenza dei genitori ti possono aiutare ad avere. La sofferenza è soprattutto interiore, esistenziale. Lo tempra nel carattere e lo rende forte di fronte alla vita, ma lo lascia ‘ruvido’, ‘chiuso’ e ‘di poche parole’ nelle relazioni con gli altri. Un carattere difficile ma pieno di ‘passione’ per le cose in cui crede. IL GIOCO Camillo, già disamorato della casa, da quel tempo la perdette di vista. Il gioco divenne l'occupazione più impegnativa delle sue lunghe giornate di ozio al bivacco delle soldatesche, delle quali ascoltava le volgarità e apprendeva il disamore alla fatica, al lavoro, alla famiglia. Il padre, per quanto attento a custodirlo, poco ci riusciva, anche perché da quando gli mancò Camilla si credette e sentì un uomo finito. A superare il peso opprimente della solitudine, s'abbandonò di più al gioco, rovinando eco-nomicamente sé e il figlio.

La dipendenza dal gioco, gli fa capire, sulla sua pelle, quanto sia

difficile ‘domare’ un vizio che ti accorgi ti sta d i s t r u g g e n d o umanamente ed esistenzialmente. L’incapacità di liberarsi da una dipendenza che ti i m p e d i s c e d i

‘volare alto’ nella tua vita! Il gioco delle carte e dei dadi lo hanno sempre accompagnato, fintanto che queste energie non sono state ‘utilizzate’ per ben altre finalità. La forza, la tenacia, il pensare ed il vivere solo per il gioco vengono ‘redente’ e rivolte verso l’unico obiettivo del servizio ai malati, lo rende immune da ogni altro desiderio o pensiero che non sia il mondo dell’ospedale. Una vita ricca di movimento, di libertà ma anche di sofferenza e di dolore interiore ed anche fisico. Una piaga al piede e la vita militare lo ‘maturano’ nel cammino della vita. Certo la realtà della vita lo sta ‘forgiando’ e ‘preparando’ all’uomo nuovo che diverrà dopo la conversione

Padre Aldo MAGNI M. I.

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UN POMERIGGIO DI INIZIO ESTATE, ... SULLE TRACCE DEL BEATO PAPA GIOVANNI !”

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E’ il 27 giugno 2013: un gruppo di 41 irriducibili dell’M3E della Comunità della Madonna del Carmine di Carnate, Ronco, Usmate e Velate, non rassegnati alla depressione di certi pomeriggi monotoni passati quasi sempre in solitudine, si sono messi in moto. Tutte donne, ad eccezione di quattro uomini e una simpatica nipotina a far da mascotte. Un cielo grigio con minaccia di pioggia: ombrellino portatile al seguito, ma fiduciosi e speranzosi in Papa Giovanni di non doverlo usare: così sarà, fatte salve alcune gocce alla ripresa del pullman per il ritorno. Un bel pullman con l’autista, guarda caso, donna anch’essa , e via verso la Bergamasca, diretti a Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bg), sulle tracce del Beato Papa Giovanni XXIII, nel 50* anniversario della morte (1963-2013) e ( l’avremmo saputo solo dopo pochi giorni) nell’anno della sua canonizzazione: da Beato a Santo!

- - - Il ragazzo, il seminarista molto devoto della Madonna del Bosco, nato in una famiglia di umili origini contadine, lo studente del seminario minore di Bergamo, vincitore di una borsa di studio che gli consentì di completare brillantemente gli studi presso quello che in seguito sarebbe diventato il Pontificio Seminario Romano Maggiore, il sacerdote che a soli 24 anni fu nominato segretario del Vescovo di Bergamo, il Docente di Storia della Chiesa nel Seminario di Bergamo, il tenente cappellano della Prima Guerra Mondiale. E ancora…: Monsignore in Vaticano, presidente della Propaganda Fidei, il vescovo diplomatico Visitatore Apostolico in Bulgaria, il Delegato Apostolico in Turchia e in Grecia, il Vicario Apostolico di Istambul... Gli anni difficili del Nazismo,

della persecuzione degli Ebrei ed eccolo impegnatissimo su questo fronte, salvando decine di migliaia di Ebrei, mettendo in moto tutte le sue doti di intelligenza e sagacia, ma soprattutto intessendo preziose relazioni con politici e personaggi delle Istituzioni che, in circostanze delicatissime, ebbero la capacità di rischiare anche in proprio, pur di rispondere positivamente agli inviti a collaborare di Mons. Roncalli. E poi fu l’ora del Nunzio Apostolico a Parigi, ai tempi della Repubblica di Vichy e, successivamente del Cardinale Patriarca di Venezia, finché, nel 1958, a sorpresa sua e del mondo, divenne il 261° Papa della storia, col nome di Giovanni XXIII. E un vento rinnovatore entrò nella Santa Chiesa: il Vicario di Cristo si avvicinò familiarmente al popolo con un’infinità di eventi da Lui voluti tra lo sgomento e l’entusiasmo di tutti. Un vento fresco di bontà e di serenità carezzevole e coinvolgente, ma supportato da generoso impegno e stimolante dedizione alla missionarietà. Indimenticabili, tra i suoi primi passi da Papa: la visita ai bambini malati dell’ospedale del Bambin Gesù e, subito dopo, quella ai carcerati di Regina Coeli: semplici gesti natalizi pieni di forza apostolica e pastorale! E venne il Concilio Ecumenico Vaticano II: quale coraggio per un Papa quasi ottantenne! Eppure, con lo spirito del “Discorso della luna” (11 ottobre 1962), semplice e poetico, fatto a braccio rivolto alla folla della Piazza San Pietro: “...si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo!”. Papa Giovanni XXIII riuscì a toccare i cuori di tutti e a far toccare vertici dottrinari , teologici e pastorali, capaci di colpire e smuovere il non credente, come di galvanizzare, motivare

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e ... inviare ad annunciare il Vangelo tutti i credenti. Risentiamo ancora, lasciando ad ognuno la propria intima riflessione personale, un altro passaggio di quel discorso: «Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.» ! Un Papa che parlava con la bonarietà di un parroco, con la profondità di un grande teologo, con la capacità di mediazione del grande uomo politico: pensiamo alla crisi dei missili di Cuba e al suo discorso alla Radio Vaticana del 25 ottobre 1962 rivolto “ A tutti gli uomini di buona volontà” e, nella fattispecie, ai protagonisti di quella crisi il presidente U.S.A. John Kennedy e il capo dell’Unione Sovietica Nikita Kruscev. Il suo appello a far tutto il possibile per salvaguardare la pace fu ascoltato: le navi russe con le testate nucleari per i missili di Cuba fecero ritorno alle loro basi e Kennedy revocò il blocco navale su Cuba: tre uomini avevano in mano le sorti dell’umanità: tra essi prevalse quello disarmato, il Papa. La Pace, bene troppo prezioso per lasciarlo in posizione precaria ed esposta a tutte le possibili intemperie. Per questo, nel mese di aprile del 1963, papa Giovanni consolidò le sue parole, ampliando e sviluppando il discorso “a tutti gli uomini di buona volontà” con la pubblicazione dell’Enciclica “PACEM IN TERRIS”: la pace è un bene prezioso per tutta l’umanità nel suo vivere sociale e civile, ma per realizzarsi deve poggiarsi sul riconoscimento del valore dell’uomo come “ persona” unica ed irripetibile: «Ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura:

diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili » (punto 5) e che vengono prima di qualsiasi sistema politico. Papa Giovanni XXIII morì la sera del 3 Giugno 1963: un pontificato durato neppure cinque anni, ma tanto intenso ed importante da poter dire che ha cambiato la storia della Chiesa Cattolica e non solo. Poter dire e riconoscere che così è, tanto che il 3 settembre dell’anno 2000, papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato BEATO e, probabilmente, come già ricordato, nel mese di dicembre di questo 2013, verrà dichiarato SANTO da Papa Francesco che di LUI non fa mistero di dichiararsi ammiratore, emulo e devoto.

- - - Ritorniamo al pullman che, non potendo usufruire del Ponte di Paderno, arranca sulle salite di Imbersago per raggiungere Brivio, Villa d’Adda, Calusco, Carvico e Sotto il Monte, paese natale di Papa Roncalli, ragion per cui oggi si chiama “ Sotto il Monte Giovanni XXIII”. Veniamo accolti alla Casa del Pellegrino: una mostra fotografica, un filmato, una libreria, la borsa del Pellegrino, cartoline con l’annullo filatelico del 3 giugno 2013, 50* Anniversario della morte. I magnifici 41 sono ora diventati 43, essendosi aggiunti, dopo essere arrivati con mezzi propri, due coniugi meratesi, corsisti del “M3E: IL BELLO, DELLA VITA ESSERE E SAPERE” , il progetto di Università della TERZA ETA’ che a fine settembre riprenderà i Corsi per il suo Terzo Anno Accademico. Il gruppo è ormai catturato: l’ accoglienza squisita e le immagini del Papa Buono hanno regalato tanta serenità: voglia di domande, fiumi di ricordi... emozioni rivissute. Tutti, eccezion fatta per la piccola mascotte, hanno conosciuto il grande Papa da vivo e ne avvertono dentro di sé il carisma, la santità e la generosità nell’impetrar grazie spirituali e materiali. La visita alla Ca’ Maitino, dove il futuro

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papa, soleva venire a passare le sue ferie estive: una bella casa restaurata e trasformata da Mons. Loris Francesco Capovilla, già suo segretario personale, in Museo con tante stanze ricche di ricordi e cimeli appartenuti a Papa Giovanni, tra cui anche il letto su cui esalò l’ultimo respiro, l’altare della cappella privata, paramenti e vasi sacri e tanti...tantissimi doni di devoti per Grazie Ricevute. Il gruppo non ebbe modo di incontrarsi con l’ormai 94enne Mons. Loris Capovilla, già Arcivescovo di Loreto, ma la Suora dell’accoglienza supplì con efficacia e forte partecipazione, creando nel gruppo il giusto clima di raccoglimento per la miglior preparazione alla Santa Messa che di lì a poco avrebbe seguito nella Chiesa Parrocchiale. Al termine, con negli orecchi la voce pacata del bravo sacerdote celebrante che all’omelia aveva richiamato tutti sull’importanza dei fatti e non delle parole: «Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli », con nel cuore mille propositi, siamo scesi nella cripta, dove ci attendeva una vera sorpresa: un’oscurità intensa ed improvvisa che accese più di un interrogativo sui visi appena leggibili nel buio. Smarrimento e perplessità... poi, a poco a poco austerità e raccoglimento

aiutati dalla d e b o l e l u c e proveniente da un vano laterale r i s e r v a t o all’accensione di ceri votivi e ... f i n a l m e n t e , raccoglimento e p r e g h i e r a scaturiti dalla messa a fuoco di uno stretto e nitido raggio di luce proiettato

su un bellissimo crocifisso coronato sospeso nell’aria, quasi un’apparizione in mezzo alla sala, che poi avremmo scoperto essere il Crocifisso, davanti al quale il Papa soleva pregare nel suo privato colloquio con Gesù, in particolar modo dal letto della sofferenza. Ora a dominare erano il silenzio...l’ emozione ... lo sgomento... la condivisione... la partecipazione ... e una gran voglia di inginocchiarci anche noi, sentendoci particolarmente vicini a Papa Giovanni e spinti a fare altrettanto! Ci saremmo fermati volentieri, ma il programma ci chiamava alla visita alla Casa Natale, contigua al Seminario del PIME. Anche qui ... l’esaltazione della semplicità: piccolo museo di attrezzi agricoli, scale in pietra consumata, ambienti della vita quotidiana, dove pareva che il tempo si fosse fermato, caratteristici per la semplicità degli arredi e per le tante offerte votive e i tantissimi cuori e targhe con la scritta “G.R.” , vale a dire “GRA ZIA RICEVUTA” . Usciti, mentre il gruppo si dirigeva ormai al pullman per il ritorno, commentammo: “Se fosse morto ai giorni nostri , quanto sarebbe stato azzeccato e unanime il grido divenuto oggi di moda: “ SANTO SUBITO!” E ci siamo: entro l’anno 2013, il Beato Papa Giovanni sarà proclamato SANTO! E sarà in ottima compagnia: Papa Giovanni Paolo II. Chi ha detto che la Chiesa Cattolica è in declino?! NELLA CRIPTA DI SOTTO IL MONTE E buio. Gli occhi stentano ad adattarsi. Poi, pian piano, ecco apparire delle sagome che si frappongono fra te e il tenue lume dei ceri votivi. Sono le ombre delle persone del nostro gruppo che il buio ha zittito, lasciandoli sgomenti ed interrogativi. Da qualche parte c’è però una luce bianca intensa e ferma, come quella di un lampadario brillante, ma che non crea aloni attorno, sembra brillare di luce riflessa

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ricevuta da altrove. E sì! Guardi con più attenzione e vedi il fascio luminoso di un raggio di luce che, partendo dal pavimento, attraversa diagonalmente il locale ed investe quello che pensavi fosse un lampadario e che invece s c o p r i e s s e r e u n b ianchiss imo Cris to appeso ad una croce scura, che scorgi solo p e r c h é l à , d o v e solitamente c’è l’usuale cartello dell’INRI, c’è quella che diresti una corona di gloria illuminata con la stessa intensità del Crocifisso. Ora noti qualcosa di più: al centro dell’ampia sala un rettangolo di panche disposte a mo’ di balaustra, delimita uno spazio che fa da cornice tutt’attorno a quel Cristo luminoso, che davvero riconosci come il riferimento di tutta la Cripta. Inginocchiati su di esse , davanti a piccole tabelle, alcuni fedeli in preghiera leggono una invocazione al Beato Papa Giovanni. Ora è tutto chiaro. Alcune scritte lette alla fioca luce dei ceri votivi scacciano le originarie perplessità e titubanze. Ti trovi in un’oasi di preghiera, in una situazione rara di intimità con Dio ,in una di quelle esperienze uniche che si provano in vita e che non ti lasciano più. Inginocchiato in quell’atmosfera raccolta sei solo tu e quel Crocifisso: più lo osservi, più s’accende, più rivivi le emozioni vissute da Papa Giovanni nei suoi colloqui notturni, nelle sue preghiere intense e accorate nei momenti salienti del suo pontificato e, soprattutto, nei suoi ultimi sospiri sul letto di morte. Chi ha vissuto l’ esperienza della preghiera personale nella chiesina di San Damiano presso Assisi o nella Grotta di S.Michele Arcangelo in Puglia, o in un qualsiasi eremo,o, semplicemente, di un momento

di raccoglimento in una Chiesa deserta, fosse essa di città o dispersa sul crinale di una montagna, può c o g l i e r e e r i v i v e r e l’emozione esclusiva di s i m i l i m o m e n t i esperienziali, tali da riempirti il cuore riarso e da infonderti nell’animo un senso di benessere e novella grinta per il cammino della vita. Questo e non solo questo ci h a f a t t o r i v i v e r e l’esperienza della cripta di Sotto il Monte Giovanni

XXIII. Ne è valsa la pena! A Giovanna che, turbata, chiedeva il perché di quel buio quasi totale, mi è stato facile risponderle che questo è lo stile del Cristianesimo: esso si evolve nel tempo e nello spirito secondo la logica del cammino, più precisamene, del passaggio fra opposti . Tutto parte e riparte da zero, anzi, da sotto zero, dal contrario negativo, per addivenire all’opposto positivo: dalla stalla di Betlemme, dall’umile laboratorio artigianale di Nazareth alla vita pubblica dei Maestro e Taumaturgo, dalle tenebre del Venerdì Santo al trionfo luminoso della Risurrezione, dal sì di una ragazza del p o p o l o d i n o m e M a r i a a l l a riappacificazione di Dio con l’ uomo, … proprio come il granello di senape che diventa un grande albero, proprio sulla linea del seme che se non muore e marcisce, non produce frutto… Ecco, Giovanna mi ascoltava in silenzio… ad un tratto, rassicurata, si inginocchiò nel buio, davanti al Crocifisso di Papa Giovanni: il buio sparì e la luce fu! PER IL M3E. IL BELLO DELLA VITA ESSERE E SAPERE

Gianni Magni

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LE PIÙ SIGNIFICATIVE PAROLE PRONUNCIATE DA PAPA BERGOGLIO DURANTE LA GMG IN BRASILE

GMG 2013: LE “PAROLE” DI FRANCESCO

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23 luglio Oggi sono voluto venire qui per chiedere a Maria nostra Madre il buon esito della GMG Dio cammina accanto a voi, in n e s s u n m o m e n t o v i abbandona! La Madonna aiuti anche noi a donare la gioia di Cristo a tutti. Maria è il nostro modello. Chiediamo alla Madonna che aiuti anche noi a donare la gioia di Cristo ai nostri familiari, ai nostri compagni, ai nostri amici, a tutti. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Dio riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore! Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Dio ci accompagna. Come diceva Benedetto XVI: “Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è amore, non c'è futuro“ Una madre si dimentica dei suoi figli? Lei non si dimentica mai dei suoi figli Vi chiedo un favore: pregate per me, ne ho tanto bisogno. Che Dio vi benedica e la Madonna di Aparecida vi protegga. 24 luglio Non perdiamo mai la speranza! Non spegnamola mai nel nostro cuore! (…) il piu forte è Dio, e Dio è la nostra speranza! Tutti abbiamo bisogno di abbracciare quelli che sono nel bisogno come ha fatto San Francesco Voi non siete mai soli, la chiesa è solidale con voi Dove gli uomini dicono di no, Dio dice si

Il male esiste, ma non è lui il piú forte. 25 luglio: Che lo sport sia sempre uno strumento di scambio e di crescita; mai di violenza e odio. La vita Cristiana non si limita al pregare, ma richiede un impegno continuo e coraggioso che nasce dalla preghiera.

Giovani, reagite a corruzione e ingiustizie. 26 luglio: La fede è più forte del freddo. Non c’è croce piccola o grande nella nostra vita che il Signore non condivide con noi. Ogni Venerdì ci permette di ricordare quanto Gesù ha sofferto per noi: fa Signore che non dimentichiamo mai quanto ci ami.

Cari ragazzi possiate imparare a pregare ogni giorno: questo è il modo di conoscere Gesù e farlo entrare nella propria vita. 27 luglio: Giovani, puntate in alto. Non

siate cristiani part-time. Essere discepolo missionario significa sapere riconoscere che siamo il campo della fede di Dio! A partire dal campo della fede ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere. Tu come sei? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria? Tre domande ai giovani: che cosa avete lasciato nella Croce voi? E che cosa ha lasciato la Croce di Gesù in ciascuno di voi? E, infine, che cosa insegna alla nostra

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vita questa Croce? Gesù con la sua Croce percorre le nostre strade per prendere su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde. I vescovi sono I pastori del popolo di Dio. Seguiamoli con fiducia e coraggio. Cari ragazzi possiate imparare a pregare ogni giorno: questo è il modo di conoscere Gesù e farlo entrare nella propria vita. Per favore, non state al balcone a guardare

la vita. Gesù non stava al balcone, si è messo nella vita. Dobbiamo imparare dall’audacia di Abramo! Non possiamo stare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! Evangelizzare è servire chinandoci a lavare i piedi dei nostri fratelli. Oggi che cosa ci dice il Signore? Tre parole: Andate, senza paura, per servire. Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell'egoismo, dell'intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi!

28 Luglio Nella Chiesa meno clericalismo e più tenerezza. Qui a Rio avete fatto tanto chiasso, però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo,

da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Lasciamo che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, per avere i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Contro la cultura del provvisorio abbiate il coraggio di essere felici, uscite e lottate per i valori Cari giovani, voi non sarete il futuro se non siete già ora il presente, finché non lo vivete già da adesso da protagonisti. Cari giovani, siate “veri atleti di Cristo”! Giocate nella sua squadra! Andate, senza paura, per servire! Infine, cari giovani, abbiamo un appuntamento nella prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2016, a Cracovia, in Polonia.

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LA TESTIMONIANZA DELLE 4 SUORE TRAPPISTE CHE VIVONO NEL VILLAGGIO DI ‘AZEIR

IL SANGUE RIEMPIE LE NOSTRE STRADE, I NOSTRI OCCHI, IL NOSTRO CUORE

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«Vediamo la gente intorno a noi e pensiamo: “Domani hanno deciso di bombardarci”». Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…». «Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte»… «ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare… Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono: “Chi li potrà vedere? meditano iniquità, attuano le loro trame. Un baratro è l’uomo, e il suo cuore un abisso”. Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l’accordo del salmo e della lode, esaltate e invocate il suo nome. Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre. “Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile”». Guardiamo la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti: «Hanno deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la

loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati “interni”

alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per “sentirsi insieme”… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché “è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato? La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza? Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi , parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del

Le sorelle Trappiste

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1 grande Obama? E se non fosse lui,

sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui “il grande”, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare. Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi. C’è qualcosa che non va, ed è qualcosa di grave… perché la conseguenza è la vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore. Ma ormai, a cosa servono ancora le

parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo…Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue. Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze. A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…

Tratto da “Incroci News Settimanale (online) della Diocesi Ambrosiana”

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A UN ANNO DALLA MORTE DI CARLO MARIA MARTINI

UNA EREDITÀ CHE CI DOMANDA IL CONTO

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È già passato un anno dalla morte del cardinale Martini. Mi sembra ieri quando è arrivata la notizia. C’era da aspettarselo, ma quando le attese si avverano non c’è niente che ne attutisce l’impatto. Eravamo in cammino, gli ultimi scampoli di cammino prima di metter via le pedule in cantina, lungo il Cammino Celeste, quella bella via friulana che porta al santuario della Madonna di Lussari, un luogo caro in cui si incontrano la fede e la preghiera della gente del Friuli, della Slovenia e dell’Austria. L’abbiamo interrotto, in quel sabato piovoso, per tornare a rendere un saluto estremo ad una persona che prima ho stimato e dopo ho anche amato: una guida e un maestro. L’ho così rivisto alla messa in duomo della domenica mattina, il feretro del grande vescovo ancora scoperto deposto per terra davanti all’altare, e l’ho ritrovato poi al funerale, in mezzo alla marea di gente semplice accalcata come me sulla piazza, in un silenzio emozionante da fare impallidire tante delle nostre celebrazioni. Succedeva un anno fa, e intanto non è passata settimana che non scappassi dentro al duomo, sfidando le maniere un po’ rozze di quei ragazzi vestiti da soldato che all’ingresso ogni volta

buttano un’occhiata distratta dentro la mia borsa. Alle otto e mezza di mattino all’altare del Crocifisso c’è sempre qualcuno. E ai suoi piedi, sulla tomba di Martini brilla sempre la luce calda di tante candele. In quest’anno sono successe tante cose. Un papa si è dimesso e abbiamo un papa nuovo, e che papa. Chissà che cosa avrebbe detto Martini. La nostra diocesi ha ricordato l’anniversario con partecipazione sincera. Una grande liturgia eucaristica pontificale nella sera di sabato 31 agosto è stato l’evento più evidente, il punto visivo della sintesi, nella cattedrale del vescovo, della comunione di tutti i fedeli ambrosiani. Ma tutte le comunità della diocesi erano state sollecitate a dare risalto all’anniversario, e tante sicuramente l’hanno fatto con convinzione. Il vicario generale della nostra diocesi, monsignor Delpini aveva scritto parole preziose: “C’è stato il tempo dell’ammirazione. Durante il lungo ministero episcopale del cardinale Carlo Maria Martini sulla cattedra di Ambrogio, il suo stile e il suo insegnamento, la sua personalità e le sue

visioni sul presente e sul futuro della Chiesa e della società, hanno suscitato l’ammirazione di molti e la sua fama ha raggiunto i confini del mondo. Molti hanno percepito di essere ascoltati, hanno intuito nel suo magistero una risposta alle proprie domande, h a n n o t r o v a t o incoraggiamento per affrontare la loro situazione e per

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assumere responsabilità nelle sue parole e nei suoi gesti di prossimità e di lungimiranza. È venuto poi il tempo della commozione. Gli anni della sua malattia e della sua pazienza, del suo confrontarsi con le cose ultime e con il limite, del suo continuare a pensare, ascoltare, scrivere, interrogarsi hanno tradotto l’ammirazione in una più intensa partecipazione affettiva, in una commozione struggente che ha avuto la sua espressione clamorosa e toccante in occasione della celebrazione di funerali. Adesso è il tempo della comunione. Nel primo anniversario della morte siamo invitati a vivere un momento di profonda comunione ecclesiale celebrando i santi misteri…. così che ci si possa sentire parte di una Chiesa grata e attenta ai doni che ha ricevuto dal magistero e dalla testimonianza del Card. Martini. La comunione, che i santi misteri rendono effettiva con tutti i santi e con tutti i nostri cari defunti, è la grazia che rende fecondo l’essenziale: così la relazione affettuosa ed effettiva con il card. C.M. Martini può consentire a tutti noi di penetrare con libertà, intelligenza, spirito critico e docilità spirituale l’eredità che ci ha lasciato perché ci consenta di continuare la missione in quel campo che è il mondo intero e verso il quale ci spinge una profonda simpatia e una indeclinabile responsabilità”. La questione è proprio questa della eredità e della continuazione della missione. Perché si può ricordare ma intanto chiamarsi fuori. È quello che facciamo più spesso, quando certi testimoni diventano scomodi alla nostra pigrizia. Ora per dono dello Spirito c’è papa Francesco a scuotere le coscienze. Laddove indica la missione nell’attenzione alle periferie, quelle fisiche e quelle esistenziali. O quando

ricorda che i pastori devono portarsi addosso l’odore delle pecore. E noi invece tentati spesso di starcene protetti, rintanati tra chi sentiamo simili a noi, consumati dal ripetersi monotono di certi gesti che sanno di muffa. La grande lezione personale che Martini mi ha insegnato è quella dell’ascolto e della attenzione. Perché tutti hanno qualcosa da insegnarmi, e soprattutto perché nessuno ha le domande sbagliate, nemmeno quelle a cui noi oggi non sappiamo dare ancora una risposta convincente. E allora a volte, per pigrizia, quando la domanda è imbarazzante, come dice una bella canzone di Van de Sfroos, per non dare la risposta portiamo via anche la domanda. E così buttiamo via anche la persona che ce la sta rivolgendo. Invece, ricorda Martini, occorre cercare, cercare sempre, con coraggio, sfidando anche il pensare comune, come i veri profeti. Cercare l’umano che è in ogni persona, il sigillo del divino su di lei, e astenersi dal giudicare ad ogni costo. E soprattutto mettersi in cammino, per andare a cercare la vita laddove è più compromessa, e non aspettare che qualcuno, ormai disperato, venga a suonarci il campanello di casa.

Giuseppe Sala

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N e l l o s c o r s o n u m e r o dell’Informatore p a r r o c c h i a l e veniva lanciata la proposta di una raccolta mensile ( terza domenica del mese) per contribuire al Fondodisolidarietà di Usmate Velate. Come già in altre occasioni si rimarca l’importanza dell’iniziativa che, forse per la prima volta,vede coinvolte le due parrocchie e l’amministrazione comunale del nostro paese. Vogliamo prima di tutto ringraziare quanti hanno risposto all’invito, p e r c h é h a n n o c o n t r i b u i t o economicamente,ma soprattutto perché con il loro gesto hanno mostrato di condividere l’attenzione e la cura verso le persone della nostra comunità che si trovano ad affrontare un problema così grande come la perdita del lavoro. Nella terza domenica di luglio sono stati raccolti € 1.100 Nella terza domenica di agosto sono stati raccolti € 770 Ciò, ancora una volta,conferma che la comunità di Velate si mostra sempre sensibile ai problemi che sorgono sul nostro territorio.

S i c u r a m e n t e abbiamo fatto tanto p e r i n o s t r i concittadini in difficoltà, ma non

siamo riusciti a risolvere il problema grande del posto di lavoro. Tuttavia qualcuno, tra le persone aiutate, ci ha telefonato per dirci che ha trovato un nuovo lavoro e per esternarci riconoscenza per quanto è stato fatto. Per questo in futuro si farà particolare attenzione a chi avesse un progetto lavorativo e volesse un aiuto per realizzarlo, sotto forma di microcredito od altro. Ci rendiamo conto che l’aiuto immediato per il pagamento delle bollette o dell’affitto, pur nella sua importanza, non è risolutivo e vanno incoraggiate tutte le iniziative indirizzate al lavoro. Sicuramente poi ci fa piacere sapere di tutte le agenzie del territorio, giornali ed altro, che pubblicizzano il Fondisolidarietà, perché le persone che frequentano le due parrocchie non rappresentano la totalità della popolazione del nostro comune ed è molto importante che intorno a questo problema si sviluppi la maggior risonanza possibile.

COMUNE DI USMATE VELATE & PARROCCHIA S. MARGHERITA (USMATE) & PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA (VELATE)

1000 X 5: IL FONDO DI SOLIDARIETÀ

Il nostro sogno è coinvolgere 1.000 persone della nostra comunità , che una volta al mese (terza domenica del mese)

offrano un contributo di 5€ per alimentare il Fondodisolidarietà.

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Da ultimo, ma non meno importante, ci sembra che siamo riusciti a seguire nel nostro piccolo le indicazioni del Cardinale Tettamanzi che chiedeva di favorire tutte le iniziative volte a promuovere la cultura della solidarietà e l’attenzione alla persona, nelle diverse forme. Nel suo annuncio iniziale, era stato lo stesso cardinale Tettamanzi ad auspicare che nell’iniziativa del Fondo fosse centrale l’aspetto educativo, con una riflessione generale sulle ricadute locali della crisi in grado di dar vita a una «nuova primavera sociale», ispirata a uno stile di sobrietà e fatta di «gesti concreti di solidarietà». Il gruppo di studio che approfondisce la Dottrina Sociale della Chiesa, continua anche quest’anno ed è sempre a disposizione di quanti vogliano saperne di più su questo percorso. Inoltre ci saranno

sicuramente degli incontri su argomenti specifici ed iniziative concrete. La partecipazione e l’affluenza degli anni scorsi ci incoraggia a proseguire in questo percorso di crescita per tutti noi. Per chi volesse saperne di più, mi può contattare al 338 3025665

Per il Fondodisolidarietà Mirella

Alcune informazioni utili Per saperne di più puoi contattare il cell. 339 7388525

Indirizzo mail [email protected]

Per contribuire si può versare sul c/c

CREDITO ARTIGIANO intestato a: PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA - FONDO SOLIDARIETA’

IBAN: IT 17 Y 05126 33950 000000001036 causale: Fondo solidarietà Usmate Velate

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DON STEFANO CI GUIDA NEL CONCILIO VATICANO: 7A PUNTATA

IL CONCILIO VATICANO II..STORIA DI UN’AVVENTURA

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Con l’inizio del pontificato di Paolo VI, il Concilio aveva avvertito l’urgenza di guardare alla Chiesa, di comprenderla nel profondo per poi spalancarne le porte al mondo intero ed annunciare a tutti l’amore di Dio. Aiutati dai propri periti e sostenuti dalla preghiera di tanti fedeli, i vescovi avevano maturato la certezza che prima di tutto la Chiesa è popolo di Dio chiamato a prendere parte alla storia della salvezza e a lasciarsi illuminare dalla luce di Cristo. Questo popolo si riconosceva chiamato alla santità ed avvertiva il bisogno di essere accompagnato da pastori che fossero secondo il cuore di Dio. Se questa rinnovata coscienza ecclesiale avrebbe aperto la strada ad un rinnovato cattolicesimo in cui ristabilire la perduta unità tra cristiani e dialogare con gli uomini contemporanei, molteplici erano le vie che i padri conciliari dovevano ancora esplorare ed altrettante le questioni aperte che attendevano il loro discernimento Problemi aperti e primi frutti di tanto lavoro In quegli ultimi mesi del 1963 ci si interrogava sulle funzioni e sui poteri affidati ai vescovi, invocando la riforma della Curia romana insieme ad una chiarificazione dello statuto giuridico delle conferenze episcopali. Al di là della grande assemblea conciliare, si iniziava ad immaginare i modi per assicurare al papa il confronto e la diretta collaborazione con una rappresentanza del collegio

episcopale: erano questi i primi passi per la creazione del Sinodo dei vescovi, che Paolo VI avrebbe ufficializzato nel settembre 1965 con il Motu Proprio Apostolica sollicitudo. Tavoli di lavoro erano aperti su ecumenismo, rapporto con l’ebraismo e libertà religiosa. Erano questioni complesse, sulle quali pesava tanto l’eredità della tradizione, quanto le sfide del futuro. Parlare di libertà religiosa costringeva i padri ad allargare il dibattito sulla libertà di coscienza del singolo, la prima di quelle novità moderne e liberali verso le quali gli interventi di Gregorio XVI e Pio IX erano stati molto critici. Sulla questione ebraica non mancavano resistenze: non si potevano infatti ignorare le implicazioni politiche di simili discussioni sulla vita del giovane Stato di Israele. Mentre il popolo statunitense ancora piangeva e si interrogava sulla morte di J.F. Kennedy – il presidente assassinato a Dallas il 22 novembre – i padri conciliari

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si preparavano a radunarsi per la terza volta in forma solenne. La conclusione di quel periodo di lavoro fu fissata per mercoledì 4 dicembre, ancora una volta in curiosa concomitanza con un passaggio della politica italiana, che proprio quel giorno vedeva il g i u r a m e n t o d i A l d o M o r o , personalmente legato a papa Montini fin dai tempi dell’università e dell’impegno in FUCI e per la prima volta alla guida del governo. Nel dicembre 1962, alla fine del primo periodo di lavori, Giovanni XXIII aveva potuto riconoscere l’alto livello del d i b a t t i t o , s e n z a p e r ò v e d e r e l’approvazione di uno degli schemi discussi. Paolo VI ebbe invece modo di accogliere i primi due documenti del Vaticano II: il decreto Inter mirifica – sui mezzi di comunicazione sociale – e Sacrosanctum concilium, la costituzione sulla liturgia. «Paolo, vescovo della Chiesa cattolica», preferì smarcarsi dalla prassi che attribuiva al solo pontefice la promulgazione delle decisioni conciliari e che si limitava alla breve menzione «sacro approbante Concilio». Egli scelse invece di esprimere il proprio consenso in modo diverso: tutte e singole le cose che erano piaciute ai padri del Concilio «Noi, con la potestà apostolica conferitaci da Cristo, insieme con i venerabili padri, nello Spirito le approviamo». Nel proporre la riforma della liturgia, Sacrosanctum concilium ne esplicitava i principi teologici, fondandola sulla Parola di Dio, ed ecclesiologici, affidandola alla responsabilità delle Chiese locali, anche per quanto riguardava l’uso delle diverse lingue. Era necessario riscoprire la liturgia come fons e culmen della Chiesa, «il culmine verso cui tende l’azione della

Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia». In questa prospettiva, tutto il popolo di Dio era chiamato ad una «partecipazione piena e attiva». Pellegrini per tornare alle origini Con l’approvazione della prima costituzione, il Concilio offriva alla Chiesa i suoi primi frutti, ma di certo non risolveva l’interrogativo circa la durata di quella grande assemblea ed il metodo di lavoro che ne avrebbe guidato le fasi successive. Alcuni invocavano nuove modifiche al regolamento sugli interventi in aula; altri temevano di vedere impedito un dibattito libero ed autentico tra i padri; altri ancora chiedevano un rinnovo dei componenti delle commissioni che preparavano gli schemi dei documenti e recepivano correzioni ed osservazioni. Di fronte a questi non pochi segni di inquietudine, Paolo VI decise di annunciare la propria intenzione di recarsi pellegrino a Gerusalemme all’inizio del nuovo anno. Per proseguire nell’avventura del Concilio, egli riteneva necessario un umile ritorno alle origini della Chiesa nel Vangelo. Pur cosciente delle resistenze e tensioni che attraversavano il mondo arabo nei confronti di quello ebraico, il successore di Pietro desiderava che la sua visita fosse guidata da un’ispirazione tutta spirituale. Neppure mancava un anelito e c u m e n i c o , c h e f u c o r o n a t o dall’incontro con Atenagora, il patriarca di Costantinopoli. Quello che si svolse da 4 gennaio all’Epifania del 1964 fu il primo dei nove viaggi che Montini intraprese per il mondo e che sempre volle carichi di un particolare significato simbolico. Dopo Gerusalemme, altre località

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sarebbero state meta del sapiente pellegrinaggio del papa: l’India dei più poveri, la sede delle Nazioni Unite a New York, la preghiera per la pace a Fátima, la Turchia custode della memoria delle comunità paoline e giovannee, la Colombia dei campesinos e della vitale Conferenza episcopale latinoamericana, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra, l’Uganda dei martiri, l’Asia e l’Oceania. Paolo VI avrebbe voluto anche recarsi in Spagna e in Polonia, ma nel primo caso il suo desiderio fu impedito da Franco che pose il veto, non volendo rinunciare al diritto di presentazione per la nomina dei vescovi spagnoli, mentre nel secondo il regime comunista si rivelò un ostacolo insormontabile. La Chiesa… la sua Chiesa Il Concilio si sarebbe nuovamente radunato solo a metà settembre, ma il cuore e la mente del papa rimanevano protesi a quell’appuntamento. Già a gennaio, nacque il Consiglio per l’attuazione della riforma liturgica, capace di offrire un punto di riferimento per le conferenze episcopali già impegnate nella traduzione dei libri liturgici dal latino alle diverse lingue nazionali. Nel mese di maggio fu istituito il Segretariato per i non credenti, un segno di più dell’attenzione che la Chiesa doveva avere nell’ascoltare e nel dialogare con tutti. Più di ogni altra cosa, Paolo VI desiderava che il Concilio continuasse a fissare lo sguardo sulla Chiesa per comprenderne il mistero che la tiene unita a Cristo Gesù, che ne fa la sua Chiesa. Da questo desiderio nacque l’enciclica Ecclesiam suam. Elaborata già nei primi giorni di luglio, il papa volle che questa importante lettera portasse la data del 6 agosto, giorno di festa nel

ricordo della Trasfigurazione del Signore. In quelle pagine, la Chiesa è descritta come «madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza». È incoraggiata ad «approfondire la coscienza di se stessa», ma anche invitata ad entrare in relazione con il mondo avvertendo tutta «la sbalorditiva novità del tempo moderno». Per adempiere al proprio mandato, la Chiesa deve percorrere «le vie della storia» sapendo di non poter offrire la felicità terrena, ma luce e grazia necessarie alla sua ricerca, una ricerca che mai può dimenticare il «trascendente destino» degli uomini. Nel suggerire la necessità di un continuo dialogo con ogni uomo, il papa vedeva i propri interlocutori raccolti in tre cerchi concentrici: «tutto ciò ch’è umano»– atei compresi – i credenti delle religioni non cristiane, gli altri cristiani. Con tutti desiderava un ragionare «di verità, di giustizia, di libertà, di progresso, di concordia, di pace, di civiltà». Questo l’orizzonte che Paolo VI mostrava al concilio Vaticano II che il 14 settembre 1964 sarebbe tornato a radunarsi attorno al pane spezzato nella grande concelebrazione eucaristica. Questo l’orizzonte mostrato alla Chiesa di Gesù Cristo, Chiesa cattolica perché inviata al mondo intero. (continua)

don Stefano Perego

Prosegue

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SETTEMBRE 2013

UNA RUBRICA PER EVITARE CHE SI PERDA LA MEMORIA

GH’ERA UNA VOLTA...POESIA IN DIALETTO

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UL MULITA Mulitaa.. Mulitaa.. Donn… ghè chè ul mulita. Ogni quindàss dè danànz al lavandéé al piazzava ul sò cariten, l’éra cumè un brau ufelé che al savéva ul sò mestè Intant che i donn lavavan i pagn ciciaravan e zabetavan cà l’hera un piasè Rosa la taseva e l’ha scultava ma sà saveva mai cumè la pensava. La Maria la sa senteva dumà lee Pina la parlava sott-vus cumè se gà mancàss ul fiaa Renza la cantava sempar Intànt ul mulita al meteva la zenta söl rudon e l’inviava la möla che al faseva girà cunt’ ul pedal par mulà, ul curtèll dal lard da Teresa i forbis da Marisa ul fulcèn da Luis G’hera Giulia che la marmutava sempar par pö tirà un quaj cinch franch söl prezi I bagàj curevan lè, par vedè cumè al faseva e lu al g’hà cantava “ sunt’ ul dutur dal taj che rimett a nöf i forbìs e i curtej Sunt’ un mulita da buna creanza Sunt’ ul maéstar da-la Brianza” Pö finì da mulà al distacava la zenta al sulevava la möla e a mò da cariöla al s’hà inviava, finalment in discesa in vers’ Bernà mulitaa... mulitaa…

L’ARROTINO Arrotinoo... Arrotinoo… Donne c’è l’arrotino Ogni quindici giorni davanti al lavatoio piazzava il suo carrettino, era come un bravo specialista che sapeva fare bene il suo mestiere. Mentre le donne lavavano i panni Chiaccheravano e spettegolavano che era un piacere Rosa taceva e ascoltava ma non si sapeva mai come la pensava la Maria, una voce che sovrastava le altre Pina parlava sottovoce Come se gli mancasse il fiato, Renza che cantava sempre. Intanto l’arrotino collegava con la cinghia l’unica ruota del carretto alla mola che poi faceva girare con un pedale per molare, il coltello del lardo di Teresa o le forbici di Marisa, il roncolino di Luigi. Giulia invece aveva sempre da ridire per poi tirare qualche cinque lire sul prezzo I ragazzini intanto si avvicinavano per vedere come faceva e lui gli cantava,” sono il dottore del taglio che rimette a nuovo forbici e coltelli sono un’arrotino di buona creanza sono il maestro della brianza.” Poi finito di molare staccava la cinghia

sollevava la mola e a mò di cariola Si avviava ,finalmente in discesa verso Bernate arrotinoo… arrotinoo...

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SETTEMBRE 2013 08 SETTEMBRE - II DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI ore 11,00: BATTESIMO ore 15,30: MATRIMONIO ore 20,45: recita della Corona Angelica e preghiera a San Michele 09 settembre - lunedì ore 08,30: santa Messa solenne ore 21,00: in aula San Luigi incontro degli adulti per organizzare la festa

dell’oratorio 12 settembre - giovedì ore 21,00: Santa Messa per la vita a Velate. Partecipa tutta la Comunità Pastorale 14 settembre - sabato Nella notte le nostre ragazze di terza media parteciperanno alla notte del passaggio con l’Azione Cattolica Oggi e domani si svolge la due giorni per gli educatori della pastorale giovanile della Comunità Pastorale A Seveso e Baruccana ci saranno incontri della Diocesi per gli animatori degli oratori. 15 SETTEMBRE - III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI ore 16,00: BATTESIMI 22 SETTEMBRE - IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI FESTA DELL’ORATORIO E DOMENICA PER IL SEMINARIO ore 16,00: BATTESIMI 23 settembre - lunedì ore 21,00: incontro in aula San Luigi per tutti i catechisti 28 settembre - sabato Incontro con tutti gli adolescenti in casa parrocchiale 29 SETTEMBRE - V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI ore 21,00: recita del santo rosario al Dosso

OTTOBRE 2013 04 ottobre - primo venerdì del mese; festa di San Francesco d’Assisi ore 15,00: Santa Messa e adorazione per il papa Francesco 08 ottobre - martedì ore 20,45: recita della Corona Angelica e santa Messa 12 ottobre - sabato ore 11,00: MATRIMONIO al Dosso 13 OTTOBRE - VII DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI ore 11,00: celebrazione del 20° anniversario di Messa di Monsignor Alessandro

Perego

IL CALENDARIO LITURGICO

SETTEMBRE E OTTOBRE 2013