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Parrocchia San Pietro Apostolo Favaro Veneto

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alla mia Parrocchia

nel Santo Natale 2018

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Ho voluto raccogliere in questo volumetto le veglie di Natale dal 2005 al 2017, tredici momenti di preghiera che hanno preceduto la solenne celebrazione della Messa di mezzanotte nella parrocchia di San Pietro.

La veglia che precede la Santa Messa di mezzanotte è l'ultimo atto

dell'avvento.

Non obbedisce a schemi prefissati e non so se si possa definire liturgia,

forse in senso letterale sì, visto che liturgia significa "azione per il popolo".

In effetti, dopo oltre 10 anni, riconosco che uno dei miei punti fermi nel

mettere a punto la veglia di Natale, è proprio pensare alle persone, che

entrano in chiesa, a poco a poco diventano più numerose, e offrire uno spazio

di riflessione-canto-preghiera che favorisca l'attesa e il raccoglimento.

Pensavo in questi giorni che questo servizio, almeno per me, è un modo di

vivere l'avvento: il tema, una volta fissato, diventa oggetto di riflessione e

ricerca, fino a concretizzarsi nel libretto che viene stampato e disposto sui

banchi prima della celebrazione.

Per questo è necessario che non sia una persona sola ad occuparsene ma è

bene che siano più di una, per poter accogliere sensibilità diverse e rispondere

il meglio possibile allo scopo.

Tra le persone che collaborano, la preferenza va a chi non svolge troppi

compiti in parrocchia, in modo che si senta partecipe e possa offrire capacità e

creatività.

Da ultimo la regia, trovare i lettori, vigilare sui tempi....

La veglia inizia poco dopo le 23 e termina necessariamente entro la

mezzanotte.

Le persone arrivano alla spicciolata, c’è un clima di raccoglimento ma

informale, non come durante la celebrazione della Messa.

A mezzanotte vengono deposti i Bambinelli nei presepi in chiesa e all’esterno

e, con il canto dell’Adeste Fideles, inizia la Santa Messa.

Ricordo molto bene come è nata la prima di queste veglie. Si avvicinava il Natale del 2005, l’anno precedente la veglia era stata

tratta dalla liturgia delle ore benedettina e mi era stata affidata la lettura di un brano su San Giuseppe. Aveva dei passaggi difficili... credo di averlo

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letto una ventina di volte, finché non l’ho indossato come un abito ben cucito e sono arrivata a leggerlo con tutta me stessa. Da poco entrata con la mia famiglia in quella parrocchia, era la prima veglia alla quale prendevo parte, proprio grazie a quella lettura.

In quell’ultimo scorcio di 2005 avevo in mente un pensiero, che a dir la verità non mi sono ancora tolta dalla testa: noi credenti siamo disinvolti a trasmetterci la fede reciprocamente, tra di noi, annunciare a chi sa già o dovrebbe sapere. Ma meno bravi a raggiungere l’altro, che non sa, non conosce la Buona Novella. Il Natale, la nascita di Gesù, l’inizio dei vangeli, è il momento perfetto per questo.

Dopo un breve iter, il tema viene approvato: l’annuncio. Quella prima veglia, preparata con il parroco e un’altra persona, è

piaciuta molto e questo mi ha stupito e incoraggiato. Così, anno dopo anno, sono seguite le altre, mentre il piccolo team che le preparava si consolida, con la storica presenza di Chiara e Nicoletta, qualche volta Samuela, successivamente si è aggiunta Roberta, dopo ancora Luigi e, occasionalmente, altri. Si comincia proponendo un argomento, approvato in Consiglio Pastorale, che poi viene sviluppato prendendo, a volte, pieghe inaspettate, grazie alle intuizioni e ai contributi delle diverse persone. È sempre un lavoro a più mani, mai di uno solo, cosicché ne viene garantita la condivisione e il respiro comunitario.

Adesso, sfogliando questa pagine, mi rendo conto di quanto le cose siano cambiate in questi 13 anni e quanti eventi del vissuto ecclesiale vi si riflettono, ma non solo. La visita pastorale, il crocifisso restaurato, il pellegrinaggio nei luoghi che don Andrea (che è stato parroco dal 1998 al 2018, ndr), ama definire “la Terra del Santo”, il cinquantenario della parrocchia, l’Anno della Fede, il Sinodo sulla Famiglia, il Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e il Giubileo della Misericordia. Le nostre comunità sono cambiate, stanno cambiando. Dopo la Visita pastorale del cardinal Scola la diocesi usciva solida e ben compaginata,

confermata nella fede dalla vista di papa Benedetto e da quella sua esortazione “Amata Chiesa che sei in Venezia, vai oltre!”. Quello stesso anno (2011), prima dell’estate, la diocesi perde il vescovo ausiliare e il patriarca, così fino al febbraio dell’anno successivo, quando arriva a Venezia il nuovo patriarca, Francesco Moraglia Successivamente viene avviata la forma pastorale delle Collaborazioni e tante energie vanno in questa direzione. Intanto, le dimissioni di papa Benedetto e il magistero profetico di papa Francesco imprimono alla Chiesa un dinamismo appassionante. Anche gli argomenti proposti in queste attese del Natale sembra abbiano seguito un percorso: dal primo annuncio della nascita di Gesù ai toni raccolti di intimità familiare, dagli sguardi di tenerezza rivolti al presepe fino a dire che Gesù è Speranza, anche nelle situazioni più tragiche, che Gesù è Giustizia e Pace anche nel nostro mondo di oggi, che in questi anni ha conosciuto guerre devastanti, terrorismo spietato, povertà, emarginazione, migrazioni epocali di popoli. In questo si intrecciano le testimonianze e il vissuto di persone e famiglie. Così quel primo annuncio è stato declinato, in questi anni, a seconda del momento, via via spostandosi alla vita concreta, alla prospettiva storica dell’intera umanità, come se il Natale volesse uscire dalla chiesa e raggiungere ciascuno e portare gioia nel dramma della sua vita. È proprio così: Gesù si è fatto uomo per essere Dio-con-noi, per condividere questa nostra fatica. Della sua umanità noi siamo toccati ogni giorno, nella vita ordinaria, nella quale Egli si è fatto Pane quotidiano, il suo sguardo d’amore ci raggiunge, là dove siamo, desideroso di liberarci da ogni male e di condurci a sé.

Risuoni anche oggi l’annuncio del Natale, come quella notte a Betlemme.

«Gloria a Dio nell’alto dei cieli

e pace in terra agli uomini che Egli ama!»

Rossella

Favaro, Epifania del Signore 2018

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Parrocchia San Pietro Apostolo Favaro Veneto

L’Annuncio, non servono le ali per essere angeli…

VEGLIA DI NATALE 2005

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L’Annuncio, non servono le ali per essere angeli…

“Angelo” è parola di origine greca che significa “messaggero, colui che porta un messaggio, una notizia”. Ricordo una scena simpatica successa con un gruppo di bambini e ragazzi: i primi erano arrivati nel pomeriggio per il catechismo e stavamo aspettando che arrivassero gli altri. A scuola era successo che, mentre tutti erano andati a casa all’ora di pranzo, uno si era fatto male a un braccio ed era stato ingessato. Solo 2 o 3 erano stati presenti alla scena e sapevano. Man mano che arrivavano i compagni, tutti, i primi testimoni, e quelli che avevano sentito da loro, facevano a gara per dare la notizia, lo “scoop” si direbbe oggi, a chi arrivava in stanza. Il fatto di avere una notizia da dare li rendeva elettrizzati con le “ali ai piedi” per essere i primi a dire ciò che era successo. Questo fa capire cosa significhi essere messaggeri, o come avrebbero detto i nostri antenati greci, angeli. Se abbiamo qualche notizia da dare, qualche scoop, se abbiamo qualcosa da dire, siamo angeli. Se non siamo angeli significa che non abbiamo notizie e non abbiamo niente da dire… Il tema di questa veglia è proprio quello dell’annuncio:

l’annuncio dell’angelo a Maria; l’annuncio di Giovanni Battista; l’annuncio degli angeli ai pastori; il nostro annuncio nel mondo di oggi.

Non servono le ali per essere angeli…

Natale 2005

Angelus Domini nunziavit Mariae l’annuncio dell’angelo a Maria

Era una tranquilla giornata di primavera, quando una voce… Canto Gregoriano: O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e con forza: vieni, insegnaci la via della saggezza. Dal Vangelo secondo Luca Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc 1, 26-38) Inno Akathisto (stanze 1.4) Il primo fra gli angeli fu inviato dal cielo a recare il saluto alla Madre di Dio e vedendoti assumere con la voce incorporea un corpo, o Signore, al solo saluto, restò attonito e rivolto a lei esclamava così:

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Gioisci, per te splenderà la gioia; Gioisci, per te cesserà la maledizione; Gioisci, redenzione del caduto Adamo; Gioisci, riscatto delle lacrime di Eva; Gioisci, altezza inaccessibile all'intelligenza dell'uomo; Gioisci, profondità insondabile alla mente degli angeli; Gioisci, sei divenuta il trono del Re; Gioisci, perché reggi Colui che tutto regge; Gioisci, stella che annunci il sole; Gioisci, grembo della divina incarnazione; Gioisci, per te si rinnova la creazione; Gioisci, per te si fa bambino il Creatore. Gioisci, o Sposa Semprevergine! La potenza dell'Altissimo coprì allora con la sua ombra la Vergine affinché concepisse; e il suo seno senza frutto si trasformò in campo fertile per coloro che vogliono cogliervi salvezza, cantando: Alleluia! Preghiera di Giovanni Paolo II Maria, umile serva dell’altissimo, il Figlio che hai generato Ti ha resa serva dell’umanità. La tua vita è stata un servizio umile e generoso: sei stata serva della Parola quando l’Angelo Ti annunciò il progetto divino della salvezza. Sei stata serva del Figlio, dandogli la vita e rimanendo aperta al suo mistero. Sei stata serva della Chiesa il giorno della Pentecoste e con la tua intercessione continui a generarla in ogni credente, anche in questi nostri tempi difficili e travagliati. A te, giovane figlia di Israele, che hai conosciuto il turbamento del cuore giovane dinanzi alla proposta dell’Eterno, guardino con fiducia i giovani del terzo millennio. Tutti insieme

Rendici capaci di accogliere l’invito del Figlio tuo a fare della vita un dono totale per la gloria di Dio. Facci comprendere che servire Dio appaga il cuore, e che solo nel servizio di Dio e del suo regno

Natale 2005

ci si realizza secondo il divino progetto e la vita diventa inno di gloria alla Santissima Trinità. Amen.

Canto: Cantico della Vergine p.29

Voce di uno che grida nel deserto il Battista prepara la venuta del Salvatore

Dal Vangelo secondo Marco Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». (Mc 1,1-8) La parola a un protagonista “Ti parlo io, il Battista. Ti confido che avevo un gran voglia di conoscere di persona mio cugino Gesù. Lo avevo ‘sentito’ una volta sola nel grembo di mia madre, ma ero talmente piccolo che non ho capito niente e non ne ricordo nulla. Poi… sono vissuto orientato verso di lui, ma senza averlo mai incontrato.

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La mia crescita, da giovanissimo, avvenuta tra una comunità pia e austera, che attendeva proprio lui, me lo ha fatto immaginare molto diverso. Certamente non mi sarei aspettato di vedere l’Agnello senza macchia in fila con i peccatori, a fare penitenza per i peccati dell’uomo. Mi sarei invece aspettato un volto duro e deciso, pronto a togliere con decisione e con forza il marcio dal cuore dell’uomo senza guardare troppo per il sottile. Mi sarei aspettato che venisse al mio posto a battezzare. Quando mi decisi a compiere con lui il rito penitenziale vidi e sentii ciò che in vita non avevo mai sperimentato: apparve una colomba, che sapevo benissimo essere simbolo dello Spirito di Dio, e avvertii una voce chiara, forte e dolce, che dichiarava dal cielo predilezione per lui come figlio dell’Altissimo. Quando fui incarcerato, riandai a riflettere su quanto vidi e udii. Era toccato a me precedere mio cugino Gesù nella sofferenza, che sarebbe approdata alla morte violenta. Al martirio mi preparai con negli occhi e nel cuore Gesù, che aveva scelto di condividere la sofferenza e la morte dell’uomo per cambiare il volto alla sofferenza e alla morte. Dei suoi quaranta giorni trascorsi nel deserto, alle prese col demonio, non seppi nulla. So però che anche in questo ha voluto essere vicino all’uomo. Naturalmente superò brillantemente la prova, nell’attesa di stroncare definitivamente il demonio col suo martirio, di cui il mio era solo il preannuncio. E’ proprio vero: con la venuta di Gesù ‘il tempo’ è stato perfettamente riempito, la possibilità di vivere liberi dal demonio, dal peccato e dalla morte è a portata di mano per tutti. Si tratta di fare nostra la sua esperienza umana. E’ quello che hanno iniziato a fare i discepoli da lui chiamati.” Canto: La strada appianata p.74

Gloria a Dio nell’alto dei cieli “è nato il Bambino!”

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;

Natale 2005

e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. (Gv 1, 14.18) Canto: E’ nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome. Dal Vangelo secondo Luca In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo

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avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. (Lc 2, 1-20) Preghiera Tu sei la parola eterna proferita da Dio per creare l’universo. Tu sei la parola d’amore che Dio ha lanciato nel freddo vuoto del nulla per far venire alla luce questo mondo che ora ammiriamo. Tu sei la Parola di tenerezza con cui Dio ha chiamato all’esistenza ogni cosa che si muove. Tu sei la Parola di gioia con cui Dio ha posto sull’uomo e sulla donna la traccia indelebile della sua immagine. E tu, Parola eterna,che esisteva da sempre, sei diventato un uomo come noi. In te, Gesù di Nazaret, nella carne di un uomo, noi possiamo ravvisare la bellezza di Dio. Come ogni uomo tu porti il colore della pelle di una razza, tu parli la lingua di un popolo e vivi secondo le sue tradizioni. Come ogni uomo conosci la gioia e il dolore, la salute e la malattia. Nulla ti è estraneo di quello che ci rende felici o tristi, entusiasti o depressi.

Natale 2005

Tutti insieme Nella nostra oscurità, nelle molte notti di questa terra, brilla la tua Luce. I nostri occhi smarriti trovano ormai una guida sicura. Nelle nostre vene scorre il tuo sangue perché tu trasmetti a noi la tua Vita, la Vita stessa di Dio. La nostra fragilità viene sostenuta dalla tua forza e dalla tua bontà. Tu fai di noi i Figli di Dio.

Adesso il silenzio è diventato speranza, il buio si è mutato in certezza. Dalle sue profondità, la terra dischiude al mondo la buona notizia, mostra al cielo ciò che le stelle indicano, annuncia il compimento della promessa. Canto: Il disegno p.60

Ditelo a tutti! il nostro annuncio oggi

Dal Vangelo secondo Matteo Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.[…] Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.[…] Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.[…]

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Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. (Mt 10,1.5-10.16.26-33) Preghiera Veni fratello, è per te questa festa. Hai camminato troppo a lungo nel silenzio, come uno che ha perduto ogni memoria, e non sa donde venga e dove vada. Sei andato incontro ai pericoli e ai rischi Nella tua solitudine indifesa.. Senza una parola di consolazione, senza una parola di fiducia, senza una parola fraterna. Vieni, abbiamo aperto il Libro, vieni, vogliamo ascoltare una parola di vita. D’ora in poi anche tu sai che in Cristo Gesù possiamo tutti entrare in un’alleanza eterna con Dio e con gli uomini. Tutti insieme

Vieni fratello, è per te questa festa, che ci fa nascere a un’esistenza nuova.

Natale 2005

Hai camminato troppo a lungo nel deserto, lasciando che la polvere si attacchi alla tua pelle e ai tuoi vestiti, al tuo cuore e ai tuoi occhi e renda secca e ardente la tua gola. Senza poter mai dissetarti, senza il minimo refrigerio. Vieni, qui c’è un’acqua viva che zampilla per sempre, l’acqua del battesimo. D’ora in poi anche tu sai che in Cristo Gesù possiamo tutti rinascere a un’esistenza nuova, da figli di Dio.

Canto: Missione p.86 Sono passati 2005 anni da quando è nato Gesù. La sua venuta nel mondo, che Dio si faceva uomo è stato annunciato dai profeti, dagli angeli, e poi è stato scritto dagli evangelisti. L’angelo Gabriele ha visitato Maria per portarle la notizia così inaspettata, per turbare la sua pace… il Battista, che ha incrociato la sua esistenza con quella di Gesù e poi i pastori, in quella notte stellata. E da qui è cominciato, da questo momento Luca, Marco, Matteo e Giovanni hanno potuto raccontare del figlio di Dio. La parola Evangelo proprio questo significa, buon annuncio, buona notizia. Adesso il compito di portare questo annuncio nel mondo è affidato a noi, angeli di oggi. Ma non servono le ali per essere angeli… una parola, una carezza, uno sguardo, un attimo del nostro tempo. Non più uno che grida nel deserto: l’annuncio, che questa notte risuona nel cuore di ciascuno, si espande in diverse lingue, in diverse forme, di bocca in bocca oltre i confini del nostro benessere, fino a toccare tutti gli uomini, fino a raggiungere chi vive, nascosto e umiliato, nella notte del mondo.

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Canto: Semina la pace Senti il cuore della tua città: batte nella notte intorno a te sembra una canzone muta che cerca un’alba di serenità.

Semina la pace e tu vedrai che la tua speranza rivivrà spine fra le mani piangerai ma un mondo nuovo nascerà.

Sì nascerà il mondo della pace, di guerra non si parlerà mai più. La pace è un dono che la vita ci darà, un sogno che si avvererà.

Semina la pace e tu vedrai che la tua speranza rivivrà spine fra le mani piangerai ma un mondo nuovo nascerà.

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Parrocchia San Pietro Apostolo Favaro Veneto

Nel cuore di ogni uomo

VEGLIA DI NATALE 2006

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Nel cuore di ogni uomo Prima di contemplare il volto di Gesù Bambino, prima di entrare in quella grotta, ci fermiamo un momento a considerare la grande umanità di questo evento. Per sentirci un po’ come Maria e Giuseppe, quella notte così faticosa, dopo quell’attesa così difficile, dopo tutte quelle spiegazioni… Scopriremo allora che noi, con la nostra vita di tutti i giorni, non siamo poi così diversi da loro, che i nostri problemi, ordinari e straordinari, possono ricondursi alla loro vita. Ci sentiremo noi stessi madre e padre di quel bambino, così pieni di stupore e di paura, increduli e preoccupati per il futuro. Troveremo conforto tra le pareti di quella grotta – poco importa se fosse una grotta o una capanna – ci sembrerà quasi di entrare nel nostro cuore. Nel nostro cuore di bambino o bambina, come nel cuore di ogni uomo e donna… Anche il tuo cuore è capace di attendere, di accogliere, di inquietarsi e interrogarsi. E di accettare un grande cambiamento nella vita, con stupore, con il coraggio della fede. Oggi il tuo cuore è quella grotta, scolpita nella roccia senza che mano d’uomo abbia aggiunto altro, nella nudità della notte, come nella quotidianità della tua vita. La pietra si fa carne, si fa corpo e anima, capace di contenere, di sentire, parte stessa del mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Aveva detto il profeta: “Toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne.” (Ez 11,19) Il tuo viaggio è terminato, stai per arrivare a Betlemme, stai per entrare nella speranza. Entrerai per vederlo, per incontrarlo e capirai come la tua vita è iscritta nella sua.

Natale 2006

Dal Vangelo secondo Luca

L’Annunciazione (Lc 1,26-38) Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. L'angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te». Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine». Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace». Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l'angelo la lasciò.

Maria…

Le parole dell’angelo sconvolgono la vita di Maria: è grazie a questo che ha inizio la salvezza dell’uomo, con l’incarnazione del figlio di Dio. In quel momento lei perde i suoi progetti di sposa e di madre e li mette incondizionatamente nelle mani di Dio. Lei non fa domande, mette la sua vita nelle mani di Dio, si fida di lui. Questo è l’inizio di una vita che si svolgerà tutta nel segno della fede. «La voce del messaggero era arrivata insieme a un colpo d’aria. Mi ero alzata per chiudere le imposte e appena in piedi sono stata

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coperta da un vento, da una polvere celeste, da chiudere gli occhi. In braccio a quel vento la voce e la figura di un uomo stavano davanti a me. Ero in piedi e l’ho visto contro luce davanti a una finestra. Ho abbassato gli occhi che avevo riaperto. Sono sposa promessa e non devo guardare in faccia gli uomini. Le sue prime parole sul mio spavento sono state: “Shalom Maria”, le stesse con cui Giuseppe si era rivolto a me nel giorno del fidanzamento. Sono rimasta muta. Era tutta l’accoglienza che gli serviva, mi ha annunciato il figlio. Destinato a grandi cose, a salvezze, ma ho badato poco alle promesse.»

…e Giuseppe

Quando Giuseppe scopre cha Maria è incinta, entrambi soffrono, finché l’angelo gli dirà in sogno «non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20) Anche Giuseppe accetta il mistero e si fida di Dio. «La notizia per me è stata come una tromba d’aria che scoperchiava il tetto. Affannato, con la testa fra le mani, chiedevo a Maria: “Cos’altro ha detto? Cos’altro? Sforzati di ricordare, Maria, è importante. Cos’altro voleva far sapere? Cosa racconterò agli anziani?” Volevo sapere per poter riferire all’assemblea, in cerca di una difesa di fronte al villaggio.» CANTO: GIOVANE DONNA (PAG. 53)

Natale 2006

Natale: la Parola prende corpo, il corpo si fa Parola.

San Francesco delinea un’immagine secondo la quale la Parola si è incarnata al modo di un bambino che nasce da donna ed è venuto in una mangiatoia accogliente perché calda del fiato delle sue creature. Noi siamo la mangiatoia dove la Parola si fa corpo e viene a giacere. La parola stessa di Dio con l’incarnazione prende corpo nel corpo stesso che essa ha creato dispiegandosi all’alba del mondo. È una Parola che vuole crescere, che ha bisogno di cure, di assiduità, di attenzione di amore, ma che rende uomini veri, ad immagine del Padre. Natale significa dunque celebrare questa venuta, e celebrare vuol dire dare corpo ad una parola che apre ad un senso. Tutti coloro che accolgono la buona novella di Gesù Cristo si fanno gestanti di una vita nuova che si offre loro e che dona senso a ogni gesto e parola umana. Potremmo dire che è solo allora che ogni gesto e parola diventano veramente umane, perché allo stesso tempo sono autenticamente divine. Infatti la vera natura umana è quelle di essere parola divina. Colui che crede e che accoglie Cristo (la sua Parola) nella mangiatoia del suo cuore, permettendo questa nascita in lui, rinasce egli stesso come figlio di Dio, e scopre la sua vera natura: quella di comunicarsi, di farsi parola, di divenire relazione, di essere fratello e sorella nell’unica figliolanza di Dio. Cristo stesso che è Parola prende corpo nel nostro corpo, affinché questo si faccia Parola, cioè manifesti l’amore del Padre per il figlio che ognuno di noi è, e per il fratello o sorella che riconosciamo nell’altro. L’uomo in Cristo si fa vero corpo (umano-divino) e vera parola: parola di relazione, di riconoscimento fraterno alla scoperta di un solo amore che si comunica con una sola Parola ma attraverso molti corpi chiamati all’unità. Lasciamo che nell’accoglienza della Parola letta, ascoltata, celebrata, condivisa e vissuta con fede, la nostra vita si faccia luogo visibile dell’incarnazione: questa si rinnova continuamente in ogni uomo e donna aperto alla voce del Cristo-bambino che vuol crescere in noi.

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Preghiera

Gesù, che sei stato bambino, donaci un’anima da bambino per poter essere semplici, contenti, fiduciosi e pieni di tenerezza e di affetto verso tutti gli uomini, nostri fratelli, e verso tutti gli esseri della tua creazione. Tutti insieme

Tu che sei Figlio di Dio e hai assunto e consacrato ogni cosa e ti sei fatto nostro fratello per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Una settimana faticosa

A Betlemme il nostro sguardo si posa su Maria e Giuseppe e il loro neonato primogenito. E’ stata una settimana faticosa: il tumulto della notte del parto, la visita inattesa e piena di stupore dei pastori, la fatica dell’avere un neonato che, pur essendo la presenza stessa di Dio, viene allattato e cambiato come tutti i neonati del mondo. Ecco Dio: inatteso, stupefacente, diverso, inquietante nella sua disarmante fragilità, donato. Natale ci parla dell’incarnazione di Dio, del fatto che, facendosi uomo, Dio riempie di santità ogni frammento di vita, dallo straccio per lavare i pavimenti, alla mano unta del meccanico, allo sforzo ripetitivo dell’operaio in fabbrica. Non esistono più luoghi e tempi sacri. Esiste un luogo e un tempo santo: la mia vita, quella che Dio sceglie di abitare. Per accorgerci di questa trasfigurazione abbiamo bisogno di silenzio e preghiera come fa Maria. CANTO: PREGHIERA A MARIA (PAG. 104)

Natale 2006

Spiritualità e concretezza: il primo figlio.

…Paolo vuole dire: “Qual è il culto spirituale di una coppia? Offrire i propri corpi come sacrificio gradito a Dio!” Tutti avremmo pensato: recitare il breviario insieme (pensato per i chierici, ma è possibile che non si riesca a proporre alle famiglie una forma di preghiera a misura di famiglia?), andare a Messa durante la settimana, recitare il rosario: tutte cose bellissime (se riuscite a farle). Se, invece, molto più probabilmente, siete sull’orlo dell’esaurimento nervoso a causa della nascita del vostro secondo pargolo, basta e avanza orientare a Dio la concretezza, la carnalità, la fatica del quotidiano. E’ la logica dell’incarnazione, che troppe volte sbiadiamo o dimentichiamo: Dio si è fatto uomo facendo diventare santo ogni luogo, ogni tempo. Siamo ancora troppo legati a una mentalità religiosa pre-incarnazione: riusciamo a incontrare Dio solo nei luoghi sacri, nei tempi sacri, nelle occasioni straordinarie. Ma Gesù, diventando uomo, rende santo il grembo della madre, la grotta di Betlemme, la bottega di Giuseppe, fa della quotidianità una solenne liturgia, dei gesti banali una preghiera del corpo … Ricordo la bellissima confessione di una mamma molto provata dalla nascita del secondogenito. Era poco prima di Natale e, giustamente, sentiva come un peso il fatto di non riuscire più a pregare, di essere molto stanca e snervata, di avere perso la vibrazione interiore che la teneva legata al Signore. Scherzando, le dissi che forse anche per Maria e Giuseppe quel primo Natale non era stato granché! Giuseppe, dopo una notte insonne, era uscito a cercare legna e un po’ di latte, mentre Maria, esausta, stringeva forte a sé il piccolo Gesù. Situazione poco mistica, non trovate? Perché ci ostiniamo a cercare Dio in luoghi speciali, nei tempi forti, dimenticando che egli abita come un tempio il mio appartamento, riempie come una sorgente il mio ufficio? Le chiese, i pellegrinaggi, la Messa domenicale, i ritiri diventano, allora, strumenti per riuscire a riconoscere la presenza del Maestro nella quotidianità.

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Se la fede cristiana non supera i ristretti ambiti del sacro, diventa una delle tante (onorevoli) esperienze religiose dell’umanità. La sua novità assoluta è proprio l’aver cancellato la distanza tra Dio e l’uomo, perché Dio, per amore, ha scelto di diventare un uomo: Gesù il Cristo. (Quindi essere uomini non è poi così negativo come a volte pensiamo…) Molte coppie provenienti da ambienti di impegno cattolici, con una forte esperienza interiore, restano spiazzati una volta diventati genitori: sentono la terra mancar loro sotto i piedi, non riescono (ovviamente) a riproporre il modello di vita spirituale vissuto in gioventù. Animo, fratelli travolti dall’esperienza della nascita di un primogenito! E’ nella logica dell’incarnazione che potete recuperare ogni tipo di crescita e scoprire una nuova dimensione interiore; occorre elaborare una teologia del cambio del pannolino, della notte insonne a cullare il piccolo con il mal di pancia, come hanno fatto Maria e Giuseppe! Inchiodati al passato, ci scordiamo che il Signore guarda sempre al futuro: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose!” (Ap 21,5). Apriamoci a una prospettiva straordinaria: offriamo i nostri corpi, la pesantezza e la stanchezza della nostra quotidianità, come offerta spirituale gradita a Dio! CANTO: IO TI OFFRO (PAG. 65)

A mani aperte

Ci alziamo in piedi e apriamo le nostre mani davanti a Dio. Le mani aperte sono il gesto che esprime l’attesa, l’invocazione. Apriamo le nostre mani davanti al Signore, in questa notte santa. Lettore: Sta a mani aperte chi è povero. Tutti: Le nostre mani vuote questa sera sono il segno del nostro

immenso bisogno di amore: abbiamo fame e sete di amare ed essere amati. Vogliamo chiedere al Padre che riempia

Natale 2006

le nostre mani vuote, sazi, almeno un poco, la nostra fame e sete di amore.

Lettore: Sta a mani aperte chi vuole offrire qualcosa. Tutti: Offriamo la ricchezza della nostra umanità. Dio ci ha fatti

unici, nessuno ha un volto... ed un cuore identico al nostro. Gli offriamo la nostra capacità di provare gioia e dolore, stupirci, soffrire, di sognare, sperare, credere, amare.

Lettore: Apre le sue mani chi si fa accogliente. Tutti: Come la madre, che tende le braccia e apre le sue mani

per accogliere il bambino che le corre incontro, possiamo oggi aprire le nostre mani per accogliere il Signore che ci viene incontro.

Ci sediamo… CANTO: TE, AL CENTRO DEL MIO CUORE (PAG. 135)

Testimonianza di una coppia

La nostra vita è fatta di tante attese: piccole e grandi speranze. Speriamo che non ci manchi la salute, che i nostri figli riescano in quello che fanno, che il lavoro vada bene. Ma che cosa c’è al centro di ogni nostra autentica attesa? Al centro di ogni vera attesa c’è un bisogno di amore. Tra tutte le attese che nascono dall’amore, ce n’è una di straordinaria, che cambia la vita: è l’attesa di una madre, di un padre, ai quali sta nascendo un figlio. «Agli occhi del mondo la nostra storia sembra segnata da disgrazie. Per noi è una storia bellissima dove l’Amore di Dio continua ad apparire splendente. Siamo sposati da 9 anni e possiamo dire di noi “una storia come tante altre”. Dopo 4 anni di matrimonio, dopo molte preghiere, finalmente

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possiamo annunciare a genitori, parenti ed amici: “aspettiamo un bambino!”. Splendido... Al quinto mese di gravidanza, però, ci aspetta un’amara sorpresa: ci comunicano che la nostra bambina ha diverse malformazioni, probabilmente incompatibili con la vita. La scienza si esprime con una sentenza senza speranza. La bambina verrà alla luce un sabato sera mentre tutta la nostra comunità pregava per la noi. La bambina, nata con un mese di anticipo, è subito battezzata. Appare forte, nonostante i gravi problemi, la sua voglia di vivere: lotta, soffre e dopo circa tre mesi viene dimessa dall'ospedale. In questo periodo la nostra fragile fede viene messa a dura prova. La sofferenza di un innocente non la comprendiamo. Continuiamo a chiederci: “perché?”. Siamo arrabbiati con Dio. Ma la vita della nostra bambina è un miracolo. Attraverso di essa, siamo ritornati a vedere la Luce. Dio si è servito di questa creatura per arrivare al nostro cuore, per mostrarci il senso della vita, facendoci comprendere che è Lui a condurre la storia. Oggi ha 5 anni, un handicap psicomotorio molto grave ed è una creatura bisognosa di tutto. In essa, però, il Signore ci ha donato di vedere la “Perla Preziosa” per la quale vale la pena di vendere tutto. Quella di nostra figlia è una storia segnata da grandi sofferenze ma anche di molto amore. La sua è una presenza di gioia, non solo per noi genitori e parenti, ma anche per i suoi compagni di scuola, maestri, fisioterapisti ecc. E’ una luce, una croce splendente, una presenza di Resurrezione, è una presenza che interroga! Durante una Veglia di Pasqua abbiamo sentito come Dio fa bene tutte le cose. Così, anche gli occhietti strabici, le mani e i piedi deformi, i denti non allineati, non ci impediscono di vedere in lei una creatura splendida fatta ad immagine di Dio. E’ stato l’inizio di un profondo rendimento di grazie a Dio per l’opera che sta facendo con la nostra famiglia. Ma Dio non si è fermato, ha fatto di più. Pian piano ci ha donato il desiderio di aprirci alla vita: dopo 3 anni è nata la nostra seconda bambina.»

Natale 2006

CANTO: SE HAI UN CUORE GRANDE (PAG. 120)

Attesa e accoglienza

“Aspetto che qualcuno mi venga a prendere e mi porti a casa.” Sono le parole di un bambino all’uscita di scuola, mentre la mamma è rimasta imbottigliata nel traffico? No, sono le parole di migliaia di bambini soli. Sparsi in migliaia di posti nel mondo. Non avevo mai pensato a un’attesa al contrario: anziché genitori che aspettano un bambino, un bambino cha aspetta i genitori. E’ un’attesa al contrario, l’attesa di un rimedio, di sanare qualcosa che, per qualche motivo, è andato storto. Figli già nati, senza fiocchi rosa o azzurri, che chiedono di essere accolti. Difficile mettersi nei loro panni, anche perché di solito ne hanno molto pochi. “C’erano altri bambini con i quali giocavo e persone che si occupavano di me ma non mi volevano bene. Una maestra mi trattava male ed avevo paura. Un giorno mi sono trovato tra le braccia di una donna, era strana, non l’avevo mai vista prima e con lei c’era un uomo che le stava vicino. Mi hanno portato via da quel posto. Da quel giorno in poi non ci sono più tornato.” E quella signora con suo marito, avranno davvero accolto quel bambino? Saranno stati madre e padre per lui? Sicuramente sì, quando era piccolo e tenero e aveva bisogno di dormire e mangiare e coprirsi. Ma di fronte alle provocazioni laceranti, alle sue ribellioni di adolescente, alle sue scelte, che non erano quelle che si aspettavano, ai suoi comportamenti eccessivi? L’accoglienza si misura nel tempo, nei cambiamenti, negli eventi che giorno per giorno ci fanno crescere. E ci cambiano. Non è cosa di un attimo, un lampo, un’infatuazione. Si evolve, matura nel tempo e insieme: i genitori verso il figlio, la classe verso il compagno, la comunità verso l’anziano, la città verso il disabile, il paese verso lo straniero. «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me.» (Lc 9,48) E’ necessario formare una spiritualità dell’accoglienza. Accogliere non significa ospitare, occasionalmente, per un tempo determinato e in una stanza a parte, significa portare dentro, come

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una madre, a partire da un certo momento, e per sempre. Proprio come dicono gli sposi nella celebrazione del matrimonio: “Io accolgo te”. Permettere all’altro di abbandonarsi a te, accettare il suo ieri, del quale fino ad oggi non hai fatto parte, disponibile verso il suo domani “con legami di bontà, con vincoli di amore… come chi solleva un bimbo alla sua guancia.” (Os 11,4) L’accoglimento è reciproco. Anche i figli arrivano nella nostra vita senza sapere niente di noi e scoprono, a poco a poco, il passato dei genitori. E ci chiediamo “Perché ci siamo incontrati?” Accogliere è offrire, i beni materiali e quelli spirituali, fare spazio dentro di sé per ospitare permanentemente la domanda dell’altro e, da essa farsi cambiare. Entrare nella sua storia perché diventi anche la tua. Ascoltare in lui la Parola di Dio.

Salmo 131

Lettore: Signore, non si inorgoglisce il mio cuore Tutti: e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Lettore: Io sono tranquillo e sereno Tutti: come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia. Lettore: Speri Israele nel Signore, Tutti: ora e sempre.

Natale 2006

Buon Natale, amico

“Buon Natale, amico mio: non avere paura. La speranza è stata disseminata in te. Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è già fiorito. E se ti guardi attorno, puoi vedere che anche nel cuore di tuo fratello, gelido come il tuo, è spuntato un ramoscello turgido di attese. E in tutto il mondo, sopra la coltre di ghiaccio, si sono rizzati arboscelli carichi di gemme. E’ una foresta di speranze che sfida i venti densi di tempeste, pur incurvandosi ancora, resiste sotto le bufere portatrici di morte. Non avere paura, amico mio. Il Natale ti porta un lieto annunzio: Dio è sceso su questo mondo disperato. E sai che nome ha preso? Emanuele, che vuol dire: Dio con noi. Coraggio, verrà un giorno in cui le nevi si scioglieranno, le bufere si placheranno, e una primavera senza tramonto regnerà nel tuo giardino, dove Dio, nel pomeriggio, verrà a passeggiare con te.” don Tonino Bello CANTO: A TE VORREI DIRE (PAG. 22)

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PARROCCHIA SAN PIETRO APOSTOLO FAVARO VENETO

GESÙ VIENE IN TUTTI I TEMPI, PER TUTTI I POPOLI,

PER TUTTE LE CREATURE

VEGLIA DI NATALE 2007

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GESÙ VIENE IN TUTTI I TEMPI, PER TUTTI I POPOLI,

PER TUTTE LE CREATURE Quest’anno in questa veglia abbiamo pensato di rivivere la venuta di Cristo che è universale, per tutti in molti sensi: Per tutti i popoli, le culture, le religioni, le etnie. Per tutte le classi sociali: ricchi, poveri, sapienti, ignoranti, giovani, vecchi… Per tutti i tempi: passato, presente, futuro. Per tutte le creature, per l’intero creato. Se c’è un Dio non può che essere così, questo e solo questo può essere il suo volto. Gesù, l’Emmanuele Dio con noi ha mostrato proprio questo volto e la fede di chi veramente l’ha capito ha questa libertà e questa disponibilità universale. Lo possiamo scoprire con gioia negli scritti più profondi degli antichi profeti, e in quelli degli evangelisti o degli apostoli o dei primi cristiani. E’ quello che faremo questa sera.

Natale 2007

Gesù è per tutti i popoli “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.” (Gv 10, 14-16) Così si esprimeva Gesù subito prima di dare la vita per tutti. Ma già gli antichi profeti avevano intuito questo volto di Dio. Il profeta Isaia che sentiremo tra poco ci parla dell’amore di Dio non solo per il suo popolo, Israele, ma perfino per i grandi nemici storici del popolo eletto: l’Egitto dove era vissuto in schiavitù e l’Assiria, distruttrice del tempio e dello stato di Israele nella deportazione.

Dal libro del profeta Isaia (19, 18-25) In quel giorno ci saranno cinque città nell'Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del sole. In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d'Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nel paese d'Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. Il Signore si rivelerà agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà. In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti: «Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, l'Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità».

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Un minuto di silenzio… Quale è il popolo, l’etnia che sentiamo più vicini o più lontani…?

Salmo 66 a cori alterni

Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.

CANTO: ALZATI E RISPLENDI (17)

Gesù è per tutte le classi sociali Leggeremo il testo del vangelo che riporta i nomi dei 12 apostoli. Perché? Perché la scelta di Gesù cade su persone appartenenti a tutte le classi sociali: i semplici e poveri pescatori assieme al ricco pubblicano Matteo. Il giovane e intelligente Giovanni assieme a Filippo-Natanaele così provinciale da disprezzare per partito previo

Natale 2007

chiunque venisse da Nazaret (“cosa può mai venire di buono da Nazaret…”). C’è spazio anche per chi appartiene a una setta di terroristi, gli zeloti e per chi è extracomunitario, “cananeo” si diceva allora… e c’è anche Tommaso il dubbioso. Questi sono i 12 capostipiti del nuovo popolo di Dio, delle nuove 12 tribù. Di questo popolo davvero possono far parte tutti.

Dal Vangelo secondo Matteo (10, 1-4) Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d`infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l`Iscariota, che poi lo tradì. Un minuto di silenzio… Ci sentiamo di una certa “casta” o ci sentiamo lontani da una o più “caste”…?

Cantico (Ger 21, 7- 14) a cori alterni

Poichè dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele». Ecco li riconduco dal paese del settentrione e li raduno all'estremità della terra; fra di essi sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente; ritorneranno qui in gran folla.

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Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi d'acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno; perchè io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito. Ascoltate la parola del Signore, popoli, annunziatela alle isole lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come fa un pastore con il gregge», perchè il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l'olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. Allora si allieterà la vergine della danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti e il mio popolo abbonderà dei miei beni. Parola del Signore.

CANTO: EVENU SHALOM (49)

Natale 2007

Gesù è per gli uomini e le donne di tutti i tempi Ci introduce a questo aspetto della venuta di Gesù una riflessione che si legge nella liturgia delle ore il giorno prima di Pasqua, mentre si contempla Gesù che muore e risorge. Sembra strano forse, ma non lo è. La vita, il destino, la missione di Gesù formano un tutt’uno. Davvero l’opera di Dio abbraccia non solo qualcuno, ma tutti, anche in senso temporale.

La discesa agli inferi del Signore Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio,

grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.

Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.

Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.

Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che

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erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.

Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce.

Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.

Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.

Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli». Da un'antica «Omelia sul Sabato santo». (Pg 43, 439. 451. 462-463)

Natale 2007

Un minuto di silenzio… Chi del passato della nostra vita o della storia sentiamo in qualche modo interferire in bene o in male…?

Salmo 90 a cori alterni

Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio. Tu fai ritornare l'uomo in polvere e dici: «Ritornate, figli dell'uomo». Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l'erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca. Perché siamo distrutti dalla tua ira, siamo atterriti dal tuo furore. Davanti a te poni le nostre colpe, i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.

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Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira, finiamo i nostri anni come un soffio. Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo. Chi conosce l'impeto della tua ira, tuo sdegno, con il timore a te dovuto? Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. Volgiti, Signore; fino a quando? Muoviti a pietà dei tuoi servi. Saziaci al mattino con la tua grazia: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per i giorni di afflizione, per gli anni in cui abbiamo visto la sventura. Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e la tua gloria ai loro figli. Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rafforza.

CANTO: SYMBOLUM 80 (134)

Natale 2007

Gesù è per tutto il creato Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Questo è il comando di Gesù. Ad ogni creatura… Certamente all’autore di tutto il creato sta a cuore la sorte di tutte le sue opere e di tutte le sue creature, come dice anche il testo dalla lettera ai Romani che ascoltiamo.

Dalla lettera di San Paolo ai Romani (8, 19-23) La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Un minuto di silenzio… Cosa possiamo fare io o la mia famiglia ora per il creato…?

Preghiera di un capo Sioux a cori alterni

O Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami. Vengo a Te,uno dei tuoi tanti figli. Sono piccolo e debole. Ho bisogno della Tua forza e della Tua saggezza.

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Lasciami camminare fra le cose belle e fa' che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro. Fa' che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato, e le mie orecchie siano acute nell’udire la Tua voce. Fammi saggio, così che io conosca le cose che Tu hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia. Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso. Fa che io sia sempre pronto a venire a Te, con mani pulite e occhi diritti, così che quando la vita svanisce, come luce al tramonto, il mio spirito possa venire a Te senza vergogna.

CANTO: LAUDATO SI SIGNORE MIO (77)

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NATALE 2008

La Visita pastorale del Card. Scola

L’ultima settimana d’Avvento del 2008 la parrocchia di San Pietro vive la “Sosta pastorale”, quel momento della Visita pastorale al quale si stava preparando da tempo. La Visita pastorale del card. Scola, solennemente indetta durante l’Assemblea Ecclesiale del 10 aprile 2005 e conclusa l’8 maggio 2011 con la visita di Papa Benedetto XVI a Venezia, ha toccato le parrocchie del vicariato di Favaro-Altino tra il novembre 2008 e il marzo 2009. L’incontro conclusivo con il patriarca, a livello vicariale, tenutosi a San Pietro nell’ottobre 2009, segue esattamente di due anni il primo, analogo incontro di preparazione, avvenuto a Tessera nell’ottobre 2007. Ultimo atto dell’intera visita sarà il pellegrinaggio in Terra Santa, nel novembre 2011, al quale il card. Scola prenderà parte, sebbene già arcivescovo di Milano.

«OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA» (Lc 19, 5)

«In fretta scese e lo accolse con gioia» (Lc 19, 6)

La comunità di San Pietro ha vissuto con intensità la Sosta pastorale, culminata nella celebrazione eucaristica dell’ultima domenica d’Avvento. Questo Natale ha un accento particolare, un tono istituzionale e, insieme, di profonda comunione. La veglia di Natale è stata dedicata al tema della sosta, come atto culminante del pellegrinaggio cristiano.

Natale 2008

Domenica 21 dicembre 2008, IV d’Avvento

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Parrocchia San Pietro Apostolo Favaro Veneto

PELLEGRINAGGIO, RICERCA... SOSTA

VEGLIA DI NATALE 2008

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PELLEGRINAGGIO, RICERCA... SOSTA E’ passato solo qualche giorno dalla visita del patriarca nella nostra parrocchia, visita che ha portato molto fermento e molte occasioni di riflessione, incontro e dialogo. In questa veglia vorremmo continuare a riflettere su un concetto che ci suona ormai familiare: “la sosta”. Quando si parla di sosta inevitabilmente si parla anche di cammino, di viaggio verso un luogo, una meta, un cambiamento, un avvenimento. Stasera ci accingiamo a percorrere un cammino fondamentale, quello che ci porterà alla nascita del Signore, Gesù . Per accompagnarci a vivere questo lieto evento abbiamo scelto di utilizzare come spunto per la riflessione un piccolo libro che nella sua semplicità racchiude il concetto di cammino e di ricerca. Provate ad immaginare un pellegrino di un tempo lontano, un uomo poverissimo di beni materiali ma ricchissimo della grazia Dio. Immaginate questo pellegrino errante per paesi e campagne russe, che vive di carità e ospitalità, il cui unico scopo è quello di imparare a pregare senza posa il Signore. I racconti di questo pellegrino russo narrano una serie di incontri e di riflessioni che, insieme ad altre letture e preghiere, ci accompagneranno a prepararci alla venuta del Signore. Il nostro sarà un cammino pieno di incontri ma soprattutto ricco di soste…..

CANTO: LA STRADA APPIANATA (74)

Parole nuove che incontreremo nel viaggio Filocalìa: è una raccolta di testi dei Padri della Chiesa sulla preghiera, risale al XVIII secolo. Starets: è una guida spirituale, di solito un monaco anziano che vive in solitudine e ascesi. Versta: corrisponde a 1,067 Km

Natale 2008

Racconti di un pellegrino russo

Pregate senza posa Per grazia di Dio io sono un uomo e cristiano, per azioni gran peccatore, per condizione un pellegrino senza terra, della specie più misera, sempre in giro da paese a paese. Per ricchezza ho sulle spalle un sacco con un po’ di pane secco, nel mio camiciotto la santa Bibbia, e basta. La ventiquattresima domenica dopo la Trinità sono entrato in chiesa per pregare mentre si recitava l’Ufficio; si leggeva l’Epistola dell’Apostolo ai Tessalonicesi, in quel passo dove è detto: "Pregate senza posa". Quella parola penetrò profondamente nel mio spirito, e mi chiesi come sarebbe stato possibile pregare senza posa dal momento che ognuno di noi deve occuparsi di tanti lavori per sostenere la propria vita. Ho cercato nella Bibbia e ho letto coi miei occhi proprio quel che avevo inteso: “Bisogna pregare senza posa, pregare con lo spirito in ogni occasione, pregare in ogni luogo alzando mani pure.” Avevo un bel riflettere, non sapevo proprio cosa decidere. "Che fare?", pensavo. Dove trovare qualcuno che mi possa spiegare quelle parole? Andrò nelle chiese dove predicano uomini di gran fama, e forse là troverò quel che cerco. E mi misi in cammino.

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Sostare in solitudine per riflettere

Dopo aver percorso una cinquantina di verste sulla strada principale, mi addentrai per i viottoli di campagna più solitari e più adatti alla lettura. Girovagai a lungo per i boschi; ogni tanto incontravo un piccolo villaggio. Spesso mi fermavo tutta la giornata nella foresta a leggere la Filocalia; vi attingevo insegnamenti stupendi e profondi. Il mio cuore era infiammato dal desiderio di unirsi a Dio con la preghiera interiore, che mi sforzavo di studiare e verificare nella Filocalia; nello stesso tempo ero afflitto di non aver trovato un ricovero dove potermi dedicare alla lettura in pace e senza interruzioni Feci così una lunghissima marcia. Alla fine giunsi in una zona così desolata che per tre giorni non riuscii a incontrare un villaggio. Avevo finito il pane e mi chiedevo con inquietudine come non morire di fame. Ma appena cominciai a pregare nel mio cuore, ogni preoccupazione sparì e mi affidai alla volontà di Dio; divenni così lieto e tranquillo. Avevo percorso un breve tratto della via che attraversava un’immensa foresta, quando vidi avvicinarsi tra gli alberi un contadino magro e pallido, di mezza età. Mi chiese come fossi arrivato fin là. Io a mia volta gli domandai che cosa facesse lui in un luogo così desolato; e scambiammo così qualche frase amichevole. Il contadino mi pregò di entrare nella sua capanna e mi spiegò che era guardaboschi e sorvegliava la foresta che doveva essere tutta tagliata. Mi offrì pane e sale, e la conversazione si fece serrata. – Io invidio la vita solitaria che conduci – gli dissi –, non è come la mia, sempre errante e a contatto con tutti. – Se vuoi – mi disse – puoi vivere benissimo qui; c’è poco lontano una vecchia capanna che era servita alla guardia forestale di prima. È un po’ malconcia, ma per l’estate uno può arrangiarsi alla meglio. Hai un passaporto. C’è pane abbastanza per due; me ne portano ogni settimana dal nostro villaggio, e il ruscello qui accanto non manca mai d’acqua. Quanto a me, fratello, sono dieci anni che non mangio altro che pane e non bevo altro che acqua. Solo in autunno, quando i lavori dei campi saranno finiti, verranno qui duecento uomini per il taglio della foresta; io non avrò più nulla da fare qui, e non sarà nemmeno a te di rimanere. A queste parole mi invase una gioia così grande che per poco non mi gettai ai suoi piedi. Non sapevo come ringraziare Dio della sua bontà verso di me. Tutto quello che desideravo e per cui mi affannavo l’avevo improvvisamente raggiunto.

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Preghiamo (a cori alterni)

Prendetevi il tempo per giocare: è il segreto dell’eterna giovinezza. Prendetevi il tempo per leggere: è la fonte del sapere.

Prendetevi il tempo per amare e per essere amati: è una grazia di Dio. Prendetevi il tempo per gli amici: sono la strada della felicità.

Prendetevi il tempo per lavorare: è il mezzo che avete per cambiare il mondo.

Prendetevi il tempo per ridere: è la musica dell’anima. Prendetevi il tempo per pensare: è la sorgente dell’azione.

Prendetevi il tempo per donare: la vita è troppo breve per essere egoisti.

Prendetevi il tempo per pregare: sarà la vostra forza sulla terra.

CANTO: TE AL CENTRO DEL MIO CUORE (135)

Sostare in attesa

Trascorsi i due mesi della piena estate in questa perfetta felicità. Passavo specialmente per i boschi e per i viottoli di campagna; quando arrivavo a un villaggio, domandavo un sacco di pane, un pugno di sale e riempivo d’acqua la mia borraccia, quindi ripartivo per altre cento verste. Certamente per causa dei peccati commessi dalla mia anima incallita, o per il progresso della mia vita spirituale, verso la fine dell’estate si fecero sentire le tentazioni. Ecco come avvenne. Una sera che ero sbucato sulla via principale, incontrai due uomini che avevano un berretto militare sul capo; mi chiesero del denaro. Uno dei due mi colpì sul capo con il suo bastone: io ruzzolai per terra svenuto. Non so se rimasi così molto tempo, ma quando tornai in me, vidi che ero nel bosco vicino alla strada; ero tutto strappato e il mio sacco era

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scomparso; non c’erano più che i capi delle due cordicelle con le quali lo tenevo. Rimesso in piedi, piansi amaramente non tanto per il dolore al capo, quanto piuttosto per i miei libri, la Bibbia e la mia Filocalia, che erano nel sacco rubato. Tutto il giorno, tutta la notte mi rammaricai e piansi. Infelice, ho perduto l’unico tesoro della mia vita, prima di essermene saziato fino in fondo. Sarebbe stato meglio morire che vivere così, senza nutrimento spirituale. Non li potrò mai comperare di nuovo. Per due giorni potei a malapena camminare tanto ero afflitto; il terzo giorno mi lasciai cadere stremato di forze presso un cespuglio e mi addormentai. Ecco che in sogno mi vedo nella cella del mio starets che mi consola e mi dice: – Sia questa per te una lezione di distacco dalle cose terrene per andare più liberamente verso il cielo. Questa prova ti è stata mandata affinché tu non cada nella voluttà spirituale. Dio vuole che il cristiano rinunci alla sua volontà e a ogni attaccamento ad essa, al fine di affidarsi completamente alla volontà divina. Tutto quello che egli fa è per il bene e la salvezza dell’uomo. Egli vuole che tutti siano salvi (1Tm 2,4). Fatti animo, e credi che con la tentazione il Signore procurerà anche la via d’uscita (1Cor 10,13). Quanto prima tu riceverai una consolazione più grande di tutto il tuo dolore. A queste parole mi svegliai, mi alzai, mi feci il segno della croce e partii e per tre giorni camminai serenamente. A un tratto incontro per la via una colonna di forzati, che venivano condotti con la scorta. Riconobbi tra loro i due che mi avevano derubato e mi gettai ai loro piedi e li supplicai di dirmi dove erano i miei libri. In un primo momento essi finsero di non riconoscermi, poi mi dissero che i miei libri erano nei carri, insieme con gli altri oggetti rubati che avevano dovuto consegnare. Come posso fare per riaverli?– Chiedili al capitano della scorta. Corsi dal capitano e gli spiegai la cosa in tutti i particolari. Il capitano andò a cercare i miei libri e me li rese dicendo: – Dove vuoi andare, ora? È notte ormai. Ti conviene restare con noi. Rimasi. Ero così felice di aver ritrovato i miei libri che non sapevo come ringraziare Dio.

Attesa vigilante Vigilare: cosa vuoi dire, per Cristo? Essere vigilanti. Non si tratta soltanto di credere, ma di stare in vedetta. Sapete che cosa vuoi dire aspettare un amico, aspettare che venga quando ritarda? Che cosa è stare in ansia per qualcosa che potrebbe accadere oppure no? Vigilare per Cristo è qualcosa di simile. Vigilare con Cristo è guardare

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avanti senza dimenticare il passato. È non dimenticare che egli ha sofferto per noi, è smarrirci in contemplazione attratti dalla grandezza

della redenzione. È rinnovare continuamente nel proprio essere la passione e l'agonia di Cristo, è rivestire con gioia quel manto di afflizione che Cristo volle prima indossare lui e poi lasciarsi indietro salendo al cielo. È distacco dal mondo sensibile e vita nell'invisibile, con questo movente: Cristo verrà, e verrà nel modo che ha detto. Desiderio affettuoso e riconoscente di questa seconda venuta di Cristo: questo è vigilare. J.H. NEWMAN, Diario spirituale e meditazioni

Sostare per mettersi in ascolto

In una limpida giornata d’estate vidi a qualche distanza dal sentiero un cimitero, o meglio doveva trattarsi di una comunità parrocchiale con la chiesa, le case dei servi del culto e il cimitero. Le campane suonavano per l’ufficio; mi affrettai verso la chiesa. La liturgia non si svolgeva molto in fretta; il prete, giovane ma pallido e secco, celebrava lentamente, con pietà e sentimento; alla fine della Messa pronunciò un’ottima predica sui mezzi per acquistare l’amore di Dio. Il prete mi invitò a mangiare con lui. Durante il pasto gli dissi: – Voi dite l’ufficio con grande pietà, padre mio, ma anche tanto adagio! – Sì – rispose lui – questo non va troppo a genio ai miei parrocchiani, e quelli brontolano, ma non c’è niente da fare; perché a me piace meditare e pesare ogni parola prima di cantarla; le parole, se manca questo sentimento interiore, non hanno più valore né per me, né per gli altri. Tutto consiste nella vita interiore e nella preghiera attenta! Ah – aggiunse – quanto poco ci si occupa dell’attività interiore! Non la si vuole, e allora non si ha cura dell’illuminazione spirituale interiore. Gli chiesi ancora: – Ma come si può fare per arrivarci? È una cosa molto difficile! – Affatto; per ricevere l’illuminazione spirituale e diventare un uomo interiore, si deve prendere un testo qualsiasi della Sacra Scrittura e concentrarvi il più a lungo possibile tutta l’attenzione. Con questo sistema si scopre la luce dell’intelligenza. Per pregare bisogna agire nello stesso modo; se vuoi che la tua preghiera sia dritta, pura ed efficace, devi scegliere una

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preghiera breve, e ripeterla a lungo e spesso: si prende gusto alla preghiera. L’insegnamento del prete mi piacque, perché era pratico e semplice e insieme profondo e saggio. Ringraziai Dio in spirito per avermi fatto conoscere un vero pastore della sua Chiesa.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42) Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore,

non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».

Preghiamo (a cori alterni)

Signore, tu non sei come gli idoli: hai bocca e parli. Non sei rimasto ritirato nel tuo angolo, muto, in silenzio, mai hai ‘attaccato bottone’. Attraverso quella Parola che è Gesù, tu esci sempre allo scoperto, ti apri a noi donandoci la tua Parola e ci racconti di te e di noi.

È abbondante la tua Parola per noi, eppure noi abbiamo le orecchie dure o sorde. Tu continui a parlarci e attraverso Gesù ti sei fatto uno di noi, ci parli, ci dici tutto. Gesù ci fa capire che la beatitudine vera è quella dell’ascolto.

Allora opera in noi un cambiamento: fa’ che non siamo più ‘isolati’, cioè chiusi nel nostro piccolo mondo;

fa’ che non siamo più ‘distratti’, cioè sempre verso un’altra direzione;

fa’ che non siamo più ‘impermeabili’, perché non entra niente in noi e la tua Parola rimane fuori;

Natale 2008

fa’ che non siamo più ‘frettolosi’, perché non diamo il tempo necessario a te;

fa’ che non siamo più ‘inospitali’, perché siamo già occupati... (Tutti)

Rendici persone di ascolto, perché il fuoco della Parola si accenda nel nostro cuore e divampi per tutti, come dono della tua presenza in noi.

CANTO: PREGHIERA A MARIA (104)

Sostare per offrire servizio

Un’altra volta, a primavera, giunsi in una borgata e mi fermai in casa di un prete. Era un uomo d’oro, che viveva da solo. Passai tre giorni con lui. Dopo avermi attentamente osservato per tutto quel tempo, alla fine mi disse: "Rimani con me, io ti darò un salario; ho bisogno di un uomo fidato. Avrai visto che si sta costruendo una nuova chiesa in pietra accanto a quella vecchia che è di legno. Non riesco a trovare una persona coscienziosa che mi sorvegli gli operai e che stia nella cappella a raccogliere le offerte per la costruzione; vedo che tu saresti capace e che questa vita sarebbe adatta per te; tu saresti da solo nella cappella a pregare Dio, c’è là uno sgabuzzino isolato nel quale puoi stabilirti a tuo agio. Rimani, te ne prego, almeno fino a che la chiesa sia costruita". Mi difesi per un bel po’, ma alla fine dovetti cedere alla preghiera insistente del sacerdote. Rimasi dunque tutta l’estate fino all’autunno e mi installai nella cappella. All’inizio fui lasciato tranquillo e mi potei esercitare nella preghiera, ma specialmente nei giorni di festa venivano molte persone, alcune per pregare, altre per sbadigliare, altre ancora per piluccare qualche soldo nella cassetta delle elemosine. E quando vedevano me intento a leggere la Bibbia o la Filocalia, alcuni visitatori intavolavano discorsi con me, altri mi chiedevano di leggere loro qualche brano.

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La vocazione al servizio Ecco alcune sottolineature delle riflessioni che Giovanni Paolo II affida ai giovani di oggi: Gesù, il Servo e il Signore, è anche colui che chiama. Chiama ad esser come Lui, perché solo nel servizio l'essere umano scopre la dignità propria ed altrui. Egli chiama a servire come Lui ha servito: quando le relazioni interpersonali sono ispirate al servizio reciproco, si crea un mondo nuovo, e in esso si sviluppa un'autentica cultura vocazionale. Con questo messaggio, vorrei quasi prestare la voce a Gesù, per proporre a tanti giovani l'ideale del servizio, e aiutarli a superare le tentazioni dell'individualismo e l'illusione di procurarsi in tal modo la felicità. Nonostante certe spinte contrarie, pur presenti nella mentalità odierna, c'è nel cuore di molti giovani una naturale disposizione ad aprirsi all'altro, specie al più bisognoso. Ciò li rende generosi, capaci di empatia, disposti a dimenticare se stessi per anteporre l'altro ai propri interessi. Servire, cari giovani, è vocazione del tutto naturale, perché l'essere umano è naturalmente servo, non essendo padrone della propria vita ed essendo, a sua volta, bisognoso di tanti servizi altrui. Servire è manifestazione di libertà dall'invadenza del proprio io e di responsabilità verso l'altro; e servire è possibile a tutti, attraverso gesti apparentemente piccoli, ma in realtà grandi, se animati da amore sincero. Il vero servo è umile, sa di essere "inutile" (cfr Lc 17, 10), non ricerca tornaconti egoistici, ma si spende per gli altri sperimentando nel dono di sé la gioia della gratuità. Vi auguro, cari giovani, di saper ascoltare la voce di Dio che vi chiama al servizio... Ho ricordato, a conclusione del Grande Giubileo, che questa è "l'ora di una nuova 'fantasia' della carità". Tocca a voi giovani, in modo particolare, far sì che la carità si esprima in tutta la sua ricchezza spirituale ed apostolica. Cari giovani, coltivate l'attrazione per i valori e per le scelte radicali che fanno dell'esistenza un servizio agli altri sulle orme di Gesù, l'Agnello di Dio. Non lasciatevi sedurre dai richiami del potere e dell'ambizione personale. Risuona anche oggi l'appello del Signore Gesù: "Se uno mi vuol servire mi segua" (Gv 12,26). Non abbiate paura di accoglierlo. Incontrerete sicuramente difficoltà e sacrifici, ma sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare. Sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno… Giovanni Paolo II, LV Giornata mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Natale 2008

Sostare per divenire missionari

Gli ostacoli alla preghiera possono venire da destra e da sinistra o, in altre parole, se il nemico non può distogliere l’anima preghiera con vani pensieri o immagini colpevoli, egli fa rivivere nella sua memoria ricordi edificanti o belle idee, onde strappar via la mente alla preghiera che egli non riesce a sopportare. Certi ricordi si imprimono così profondamente nella memoria che essi rimangono vivi senza che si debbano evocare, come per esempio quello della santa famiglia nella quale Dio mi ha permesso di trascorrere alcuni giorni. Una famiglia ortodossa. Stavo attraversando il governatorato di Toblosk e mi trovai un giorno in una piccola città. Non avevo più pane e così entrai in una casa per chiederne un poco. Il padrone di casa mi disse: – Capiti al momento buono. Mia moglie ha appena ritirato il pane dal forno, prendi questo pane caldo e prega Dio per noi. Lo ringraziai calorosamente e, mentre parlavo, infilavo il pane nel sacco; la padrona mi vide e disse: – Che povero sacco hai, tutto strappato e liso! Te ne darò un altro. E mi diede un bel sacco nuovo. Li ringraziai dal profondo del cuore e partii. Nell’uscir di città, chiesi un po’ di sale in un negozio e il negoziante me ne diede un sacchetto. Ne fui felice e ringraziai Dio di avermi fatto incontrare persone così buone. – Posso star tranquillo una settimana – mi dicevo – potrò dormire senza inquietudini. Anima mia, benedici il Signore! (Sal 103 e 104,1)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10, 30-37) Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise

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sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa»

Preghiamo (a cori alterni)

Signore, donaci la capacità di concedere attenzione profonda a tutti coloro che si presentano sulla nostra strada: siano essi scelti o no, attesi o inaspettati, simpatici o antipatici e quali che siano il luogo e il momento in cui li incontriamo.

Fa', o Signore, che anche noi sappiamo donarci agli altri come tu ci hai insegnato e che sappiamo servirli prima di noi stessi.

Fa', o Signore, che ci lasciamo attirare dal tuo sguardo d'amore che ci guarda dalla croce: solo così impareremo anche noi ad amare ogni fratello che incontreremo.

Il tuo Santo Spirito ci aiuti a capire che la casa da abitare è il cuore dei nostri fratelli. Apri i nostri cuori affinché ci amiamo a vicenda come tu ci hai insegnato e amato.

(Tutti) Rinnova in noi il tuo Spirito, facci liberi e una sola cosa.

CANTO: SAN FRANCESCO (116)

Sostiamo in contemplazione davanti alla Natività

Così ripresi ancora una volta la mia via solitaria, leggero come se una montagna mi fosse caduta dalle spalle. La preghiera mi consolava sempre di più; a volte il mio cuore traboccava di un amore infinito per Gesù Cristo, e da quella meravigliosa pienezza si spandevano in tutto il mio essere onde benefiche. L’immagine di Gesù Cristo era così impressa nella mia anima che, pensando agli avvenimenti del Vangelo, potevo dire di vederli proprio davanti ai miei occhi. Ero commosso e piangevo

Natale 2008

di gioia, e talvolta sentivo nel mio cuore una tale felicità che non la saprei descrivere. A volte restavo ben tre giorni lontano da ogni abitato umano e con estasi mi sentivo sulla terra solo, miserabile peccatore davanti a Dio misericordioso e amico degli uomini. Questa solitudine faceva la mia felicità e la dolcezza della preghiera era molto più sensibile che non il contatto con gli uomini. Infine arrivai ad Irkutsk. Dopo essermi inginocchiato davanti alle reliquie di sant’Innocente, mi chiesi dove potevo ormai andare. Non avevo voglia di rimanere a lungo nella città, perché era molto popolata. Camminavo per le vie e riflettevo tra me. A un tratto incontrai un mercante del paese che mi fermò e disse: – Sei un pellegrino? Perché non vieni a casa mia? Arrivammo nella sua magnifica casa. Mi domandò chi ero e gli raccontai del mio viaggio. A queste parole mi disse: – Dovresti andare fino all’antica Gerusalemme. Laggiù c’è una santità che non è pari a nessun’altra! – Vi andrei volentieri – gli risposi – ma non ho di che pagare la traversata, perché il denaro che ci vuole è molto. – Se vuoi, ti posso indicare un mezzo – disse il mercante –. L’anno scorso ho mandato laggiù un vecchio che era nostro amico. Caddi ai suoi piedi, ed egli soggiunse: – Stammi a sentire. Io ti darò una lettera per mio figlio che sta a Odessa e commercia con Costantinopoli; egli ha delle navi, ti farà imbarcare fino a Costantinopoli e di là le sue agenzie ti pagheranno il viaggio fino a Gerusalemme. Non è poi tanto caro. Ringraziai calorosamente, colmo di gioia, il benefattore e tanto più ringraziai Dio che manifestava il suo amore paterno per me, peccatore indurito, che non faceva alcun bene né a sé né agli altri e che mangiava inutilmente il pane altrui. Sono rimasto tre giorni con quel generoso mercante. Egli mi ha dato una lettera per suo figlio e ora sto andando a Odessa nella speranza di raggiungere la città santa di Gerusalemme. Ma non so se il Signore mi concederà di inginocchiarmi davanti al suo sepolcro di vita.

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In cammino verso la nascita di Gesù Fratelli, andiamo fino a Betlemme e percorriamo la strada che ci porterà a incontrare un «bambino avvolto in fasce nella mangiatoia». Nei lineamenti del bambino è possibile scorgere i tratti di quella speranza che dà un senso nuovo alla vita di tutta l'umanità. Una vita nuova da cui sgorga l'amore che si dona all'umanità. Il segno che può accompagnarci è quello della strada. Essa rappresenta il cammino, l'andare verso..., la fatica dell'uomo a incontrare il Cristo bambino. Per questo è importante fermarsi, fare sosta e mettersi in ascolto della parola di Dio per continuare il cammino. La Parola di Dio ci accompagnerà , lasciandoci scorgere che il Natale può essere nuovo se facciamo scelte coraggiose, profetiche e radicali nel solco della tradizione biblica, per divenire anche noi servi del Signore e collaboratori in grado di trasformare la nostra vita e quella di tanti nostri fratelli. Il viaggio è lungo. Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di pecora, impugnare il vincastro, e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri odorosi di sterco e profumati di menta. Per noi ci vuole molto di più che mezz'ora di strada. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare l'antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù. Dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste. don Tonino Bello

Natale 2008

Preghiamo

(Tutti) Dio della libertà,

che prepari le tue vie sovvertendo i nostri cammini, Dio di speranza nella desolazione

e di desolazione nella falsa speranza, donaci di lasciarci sovvertire da te

per vivere in fondo la santa inquietudine che apre il cuore e la vita all’avvento del tuo Figlio Gesù.

Maranà tha, vieni Signore Gesù!

(a cori alterni) Se Gesù è venuto per guarirmi

…è perché mi hai visto molto malato Se è venuto per salvarmi

…è perché mi sapeva in pericolo Se è venuto per liberarmi

…è perché conosceva tutte le mie catene Se è venuto per rialzarmi

…è perché mi vedeva steso a terra Se è venuto a camminare sulle mie strade

…è per farmi partecipare alla sua vita

(Tutti) Se oggi bussa alla mia porta…gli aprirò, non esiterò.

Verrà a sedersi alla mia tavola. La mia casa, diventerà la sua casa!

CANTO: QUALE GIOIA (183)

Mi porto a casa questo libretto…e provo a chiedermi: “Io, pellegrino, in quale di questi spazi mi sento chiamato a sostare?

e perché?”

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Dammi coraggio

Ti prego: non togliermi i pericoli,

ma aiutami ad affrontarli.

Non calmare le mie pene, ma aiutami a superarle.

Non darmi alleati nella lotta della vita... eccetto la forza che mi proviene da te.

Non donarmi salvezza nella paura,

ma pazienza per conquistare la mia libertà.

Concedimi di non essere un vigliacco usurpando la tua grazia nel successo;

ma non mi manchi la stretta della tua mano nel mio fallimento.

Quando mi fermo stanco sulla lunga strada

e la sete mi opprime sotto il solleone; quando mi punge la nostalgia di sera

e lo spettro della notte copre la mia vita, bramo la tua voce, o Dio,

sospiro la tua mano sulle spalle.

Fatico a camminare per il peso del cuore carico dei doni che non ti ho donati.

Mi rassicuri la tua mano nella notte,

la voglio riempire di carezze, tenerla stretta: i palpiti del tuo cuore

segnino i ritmi del mio pellegrinaggio.

Rabindranath Tagore

Parrocchia San Pietro Apostolo Favaro Veneto

ccccon gli occhi di un bambinoon gli occhi di un bambinoon gli occhi di un bambinoon gli occhi di un bambino

VVVVEGLIA DI EGLIA DI EGLIA DI EGLIA DI NNNNATALE ATALE ATALE ATALE 2009200920092009

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ccccon gli occhi don gli occhi don gli occhi don gli occhi diiii un bambinoun bambinoun bambinoun bambino Giuseppe, Maria, i pastori…. in quella notte di 2000 anni fa ebbero l’avventura di trovarsi al centro del mondo. Loro così semplici, così umili, come tanti di noi. I nostri bambini hanno cercato in questo tempo di avvento di immaginarseli, di entrare nella loro vita per capire meglio chi erano, cosa provavano, cosa pensavano, quali erano le loro gioie e le loro preoccupazioni… Questa sera vogliamo fare la stessa cosa entrando nella vita di alcuni persone che oggi vivono la paternità, la maternità, il lavoro accanto a dei fratelli piccoli e giovani. Ascolteremo a cercheremo di guardare a noi e a cosa significa anche per noi che oggi (non ieri, non tanti anni fa) oggi Dio viene nella mia, nella nostra vita, con l’innocenza, l’umiltà, la semplicità e lo splendore di un bambino, magari trattato male e perseguitato…

Canto: Un germoglio spunterà (142)

Natale 2009

in attesa di un figlio…

Mio Signore, siamo arrivati a questa Veglia di Natale 2009, io Romina, mio marito Luca e nostra figlia Giulia felicissimi.. a marzo dell'anno nuovo arriverà un nuovo angelo ad allietare la nostra famiglia. Livia, questo è il nome, già si fa sentire, scalpita, freme dalla voglia, e non stiamo nella pelle. Anche tu Maria, anche tu Giuseppe, siete stati genitori, di quel Figlio, unico , Immenso, venuto al mondo per darci amore gratuito; Voi , un punto di riferimento fondamentale per i genitori di ogni età ed anche per noi qui presenti all'Altare e per Giulia, la sorella maggiore, pronta d accogliere a braccia aperte e a cuore aperto la sua sorellina. Per me come padre la nascita di Livia mi porta alle emozioni e alla gioia che ho provato con la nascita di Giulia, sono cose indescrivibili, ti danno una gioia dentro.. io da uomo di fede non finirò mai di ringraziare nostro Dio per averci dato questo completamento fondamentale. Tu Giuseppe, persona umile, silenziosa, che hai svolto in maniera encomiabile il ruolo di futuro Padre e di Padre in condizioni ambientali non agevoli, non come i papà di adesso, che godono di ogni comodità e agiatezza, rappresenti un Maestro, un Modello dal valore incommensurabile. Ed è con gioia ed entusiasmo che, insieme a tutti voi, in questa Veglia di preghiera che, vogliamo condividere la nostra gioia; siamo sicuri che anche Livia, nel grembo della sua mamma, stia avvertendo questo bellissimo momento, unico, il Natale, il calore che questa ricorrenza sacra effonde in tutti noi.

Romina, Luca e Giulia S.

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Preghiera per i figli

I nostri figli non li abbiamo messi al mondo una volta per sempre dando loro la vita.

E’ ogni giorno che noi li facciamo vivere, donando loro un cuore. E’ ogni giorno che li amiamo insegnando loro ad amare,

mostrando loro il cammino della fede. E’ ogni giorno che noi li facciamo avanzare verso di Te. Signore, grazie per tutti i giorni in cui ci siamo riusciti.

Non è sempre facile essere genitori. Aiutaci a mostrare loro il cammino della vera vita:

il tuo cammino, Signore. E se un giorno tutti i nostri sforzi appariranno vani

e le nostre preghiere senza eco, llora, Signore, finché sorgerà un mattino

e noi avremo un soffio di vita, donaci di amarli e di sperare ancora.

…in attesa di mamma e papà

È Natale, e che sia bianco di neve o meno, il figlio di Maria e Giuseppe nasce. Nasce ed ad attenderlo ci sono i suoi genitori, che felici ed imbarazzati lo accolgono. Come non ricordare a questo proposito quando il nostro figlio o figlia entra prepotentemente nella vita dei suoi genitori, e questa situazione accade sia che sia il primogenito o il secondo o per i successivi. Ogni nascituro è unico, e la sua venuta è altrettanto unica, meravigliosamente pregnante. Se è esaltante la nascita, l’attesa può essere altrettanto bella come anche snervante. A volte, per i genitori che per avere un figlio hanno bisogno di più di 9 mesi per poterlo abbracciare e coccolare, l’attesa può diventare una tortura, esattamente quello che accade a quelle donne la cui gravidanza è difficile e lottano fino all’ultimo istante per permettere al loro figlio di vedere la luce.

Natale 2009

Il bambino che nasce in questa notte, rappresenta ogni bambino che nasce, capitato per caso, voluto, agognato, non desiderato, abbandonato, un bambino con un futuro, che se avrà al suo fianco dei genitori premurosi, avrà la possibilità di un futuro, altrimenti, il futuro sarà sempre più incerto a seconda della situazione. Ad ogni bambino, come per il figlio di Dio, è vitale una famiglia, a volte la famiglia arriva con l’adozione, e per altri esistono delle mezze misure. È in una notte come questa, che noi genitori fortunati con i nostri figli al fianco, dovremmo rivolgere un pensiero, un’azione concreta per questi bambini che non hanno al loro fianco una famiglia a supportarli, per fare in modo che anche a loro siano garantite cose che a noi sembrano banali come l’amore di una famiglia, 3 pasti al giorno, abiti per coprirsi e l’istruzione necessaria per dare loro la possibilità di scegliere una strada diversa da quella percorsa dai loro genitori. Dedichiamo quindi loro una preghiera e una nostra azione concreta a questi figli di tutti noi, di Dio e della sua incarnazione, Gesù, che fra poco accoglieremo.

Enrico, Monica, Michele Dung e Alessandro Panha R.

Amori diversi

C'erano due donne che non si erano mai conosciute

una non la ricordi l'altra la chiami mamma. La prima ti ha dato la vita

la seconda ti ha insegnato a viverla. La prima ti ha creato il bisogno d'amore

la seconda era lì per soddisfarlo. Una ti ha dato la nazionalità

l'altra il nome. Una il seme della crescita

l'altra uno scopo. Una ti ha creato emozioni

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l'altra ha calmato le tue paure. Una ha visto il tuo primo sorriso l'altra ha asciugato le tue lacrime.

Una ti ha lasciato, era tutto quello che poteva fare. L'altra pregava per un bambino e il Signore l'ha condotta a te.

E ora mi chiedi la perenne domanda: eredità o ambiente,

da chi sono plasmato? Da nessuno dei due.

Solo da due diversi amori.

Madre Teresa di Calcutta

Canto: Ecco il nostro Sì

Fra tutte le donne scelta in Nazareth, sul tuo volto risplende il coraggio di quando hai detto “Sì”. Insegna a questo cuore l’umiltà, il silenzio d’amore, la Speranza nel figlio tuo Gesù.

Ecco il nostro Sì, nuova luce che rischiara il giorno, è bellissimo regalare al mondo la Speranza. Ecco il nostro Sì, camminiamo insieme a te Maria, Madre di Gesù, madre dell’umanità.

Nella tua casa il verbo si rivelò nel segreto del cuore il respiro del figlio Emmanuel. In segna a queste mani la fedeltà, a costruire la pace, una casa comune insieme a te.

Ecco il nostro Sì… Donna dei nostri giorni sostienici, guida il nostro cammino con la forza di quando hai detto “Sì”. Insegnaci ad accogliere Gesù, noi saremo Dimora, la più bella poesia dell’anima.

Ecco il nostro Sì

Natale 2009

i pastori

I pastori sono personaggi importanti del Natale e del nostro presepe. E costituiscono una immagine familiare lungo tutto il Vangelo: i pastori del Natale, ma anche la parabola della pecorella smarrita, il confronto tra il pastore vero e il mercenario, Gesù come Buon Pastore, la Chiesa come piccolo gregge. Il pastore ci parla di cura, di responsabilità, di sollecitudine. E’ un’immagine che ci riporta in primo luogo ai sacerdoti, ai vescovi, al Papa, i nostri pastori appunto. Ma che si può applicare ben a ragione a tante persone che si prendono cura degli altri: i genitori con i figli, gli insegnanti con i loro alunni, i catechisti e gli educatori con i loro allievi. Lavoro da più di trent’anni con i bambini, i ragazzi, gli adolescenti. Ho cercato di prendermi cura di loro. All’inizio credevo molto nella scienza, nella competenza professionale, nelle tecniche. Piano, piano ho preso atto che non esistono bacchette magiche, né miracoli a buon mercato. O meglio che il vero miracolo è l’incontro tra persone, ascoltare l’altro con empatia. Non tanto cercare di convincere, condurre, cambiare, ma stare accanto, condividere, fare un pezzo di strada insieme. Appunto, come un pastore che cammina con il suo gregge, semplicemente. E poi aiutare a trovare una strada. Cioè un senso e un significato per il nostro cammino. Molti adolescenti, ci dicono gli esperti, peccano di eccessivo narcisismo. Pensano soprattutto a sé stessi; e se guardano negli occhi un altro, talora è solo per ritrovarci la loro immagine riflessa, come in uno specchio. Per andare oltre sé stessi bisogna innamorarsi di qualcosa: un ideale, un progetto, una persona. Così troviamo un senso e un significato alla nostra vita. E l’incontro vero con l’uomo, l’incontro con Cristo e la sua parola sono una miniera inesauribile di senso, di significato. Ma scavare, andare in profondità è difficile; si resta in superficie, e ci si lascia abbagliare da tante luci ed attrarre da tante voci. Una di queste false luci, una di queste voci suadenti può essere il consumismo sfrenato che caratterizza la nostra epoca, e che rischia di farci perdere anche lo spirito più vero del Natale. I pastori del presepe

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portano al piccolo Gesù prima di tutto sé stessi, e poi i loro semplici doni. Una bella testimonianza per i nostri ragazzi, abituati da sempre ad identificarsi più facilmente con il “bambinello” che riceve i doni e molto meno con i pastorelli che li portano! Ancora un altro messaggio possiamo cogliere dai pastori. Il rapporto tra il pastore e il suo gregge non è a senso unico: il pastore certo dà tanto al suo gregge, ma riceve anche molto in cambio. Cibo, vestito, sostegno, calore e compagnia nella notte. Mi sento di ringraziare profondamente tutti i bambini, i ragazzi e gli adolescenti che ho incontrato, perché mi hanno dato “un lasciapassare” per la loro vita e il loro cuore, mi hanno insegnato tante cose, mi hanno prestato i loro occhi per vedere il mondo e le loro emozioni per colorarlo. Come sempre, si riceve molto più di quello che si dà. Il dono rende più ricco anzitutto chi lo offre. Buon Natale a tutti i “pastori”, che cercano di guardare in alto verso una stella, che ascoltano le voci che vengono dal cielo o dal cuore, e che corrono pronti all’incontro con un bambino, in tutte le notti e in tutte le stalle di questo nostro mondo.

Gianfranco B., psicologo

La stella e il cuore

La stella non si è ingannata, quando ha chiamato chi era più lontano,

perché s’incamminasse verso il Dio a lui vicino. La stella non si è ingannata, indicando la via del deserto,

la più umile, la più dura. La stella non si è ingannata,

fermandosi sopra la casa di gente umile:

è nato là il grande futuro. Il tuo cuore non si è ingannato,

mettendosi in cammino

Natale 2009

in cerca dell’ignoto. Il tuo cuore non si è ingannato,

non cedendo alla vana impazienza.

Il tuo cuore non si è ingannato, inginocchiandosi

dinanzi al Bambino. Klaus Hemmerle. da Dio si è fatto bambino. Meditazioni sul Natale

un dono da portare oggi

Dopo 2000 anni la venuta di Gesù in terra trasmette messaggi molto attuali; il presepe è simbolo storico di un evento straordinario, Dio con noi attraverso la nascita del figlio. Sin dalla sua apparizione le genti semplici come i pastori accorrono alla capanna per vedere quello che gli è stato rivelato e colgono attraverso i segni la grandezza della divinità. Oggi i credenti sono come i pastori contemplano Dio e portano a lui altre genti, tutti ma in special modo i genitori perché trasmettono valori cristiani fondamentali per la crescita affettiva e sociale dei bambini e dei giovani portandoli alla consapevolezza del compito che tutti gli uomini dovrebbero perseguire: amare Dio e il prossimo, senza l'amore infatti tutti siamo vuoti e cadiamo nell'egoismo nell'individualismo e nell'edonismo. E i Re Magi? Come essi furono portatori di omaggio al nostro Signore, così gli insegnanti e i catechisti sono portatori di omaggio alle nuove generazioni di un nuovo tipo di dono: essi portano cultura, virtù e, in caso di bisogno, supporto morale.

Nicoletta T., insegnante

a Gesù Bambino

Vieni Signore, vieni, Maranà tha, Signore, vieni, Maranà tha, Signore, vieni, Maranà tha,

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Signore, vieni, Maranà tha. Ti preghiamo, Gesù, allontana ogni forma di notte che abita i nostri cuori lacerati, le nostre famiglie, le nostre città, l’universo intero.

Vieni Signore, vieni, Maranà tha… Fa’ che comprendiamo che la vera festa è nel cuore, in un cuore dove la felicità può scaturire solo da te, che sei l’Amore senza fine.

Vieni Signore, vieni, Maranà tha… Allora nessuno esiterà a vivere l’esperienza dell’Amore con tutti, persino con chi ha ritenuto finora nemico, e sarà la Pace, la Luce, la Gioia, il Giorno che non tramonta, per sempre.

Vieni Signore, vini, Maranà tha… Signore, vieni, Maranà tha, Signore, vieni, Maranà tha, Signore, vieni, Maranà tha.

davanti a una nuova vita

Signore, a Natale ti sei fatto piccolo piccolo, ti sei fatto bambino e sei nato nella povertà e nell’umiltà. Ti sei mostrato per primo ai pastori che ti hanno incontrato nella loro vita di ogni giorno e allo stesso modo sei venuto a cercare noi insegnandoci a vederti nella semplicità di ogni nostro giorno. Credo sia bello poter vedere il tempo del Natale non tanto come il tempo delle luci e dei regali quanto piuttosto come il momento in cui imparare ad accogliere Gesù che si fa presente nella storia e nella vita. E la nostra storia è fatta di ciò che si vive ogni giorno, del lavoro e degli impegni. Essi talvolta costituiscono un grosso limite ma possono diventare il luogo in cui cercarti ed incontrarti. Mi piacerebbe saperti vedere nel volto di ogni bambino che nasce e di ogni bambino che soffre. Ritengo che il mio lavoro sia una grossa

Natale 2009

opportunità che ho per mettermi a servizio degli altri, in ascolto di chi ha bisogno ed un modo per condividere gioie e sofferenze come ad esempio la commozione di una mamma e di un papà che per la prima volta vedono il loro bambino tanto atteso e desiderato, ma anche la paura nell’attesa del domani. Il farsi vicini ed accompagnare ogni giorno con disponibilità ed apertura all’ascolto penso siano fondamentali quanto le cure adeguate. Penso che il mio essere come i pastori a Natale voglia dire un po’ questo e ti chiedo di accompagnare, come la stella che ha guidato i pastori, chi come me ha il compito di seguire i bambini e le loro famiglie nel commovente momento dell’inizio della vita ma anche nel difficile momento della malattia, o, cosa ancor più difficile, nel momento in cui nonostante ogni sforzo essa viene meno.

Samuela S., pediatra

A Natale la Parola è un bambino che non sa parlare

L’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita. Il Dio che aveva plasmato Adamo con la polvere del suolo ora si fa Lui stesso polvere del nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di un piccolo vaso, luce custodita in un guscio di creta, ruvido di terra e fremente di luce.

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Dio si è fatto uomo, anzi bambino: e per capire di più penso al bambino che cerca il latte della madre e dico: il verbo si è fatto fame. Poi penso agli abbracci che Gesù ha riservato ai più piccoli e dico: il verbo si è fatto carezza; al suo pianto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro: il verbo si è fatto lacrime. Penso al velo di fango sugli occhi del cieco: il verbo si è fatto polvere e mano e saliva e occhi nuovi. Alla croce: il verbo si è fatto agnello, carne in cui grida il dolore. A Natale Dio viene come un bambino: un neonato non può far paura, si affida, vive solo se qualcuno lo ama e si prende cura di lui. Come ogni neonato, Gesù vivrà solo perché amato. Dio viene come mendicante d’amore. […] Quando Gesù nasce, anzi quando il Figlio di Dio è partorito da una donna, il movimento della storia per un istante si inceppa e poi prende a scorrere nel senso opposto: il forte si fa servo del debole, l’eterno cammina fra le età dell’uomo, l’infinito è contenuto nel frammento. A Natale ha fine l’eterno viaggio di Dio in cerca dell’uomo, e ha inizio per l’uomo la più grande avventura: diventare Verbo e figlio di Dio.

Se anche Cristo fosse nato mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano. (A. Silesius)

padre Ermes Ronchi Canto: Come Maria (36)

Mi porto a casa questo libretto…e provo a chiedermi:“Cosa provo davanti al presepio? Sono capace di mettere Gesù al centro della mia vita?”

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NATALE 2010

IILL CCRROOCCIIFFIISSSSOO RRIITTOORRNNAA NNEELLLLAA CCHHIIEESSAA DDII

SSAANN PPIIEETTRROO AAPPOOSSTTOOLLOO La notte di Natale la comunità di San Pietro Apostolo di Favaro ha vissuto un momento di grande intensità e bellezza. Dopo un restauro durato un anno e mezzo, infatti, ha potuto di nuovo contemplare l’antico crocifisso ritornato nella chiesa appena il giorno prima. Si tratta di un’opera in legno probabilmente del tardo 1400 – la sua origine è incerta sia dal punto di vista artistico che della storia –, donata al primo parroco di San Pietro, don Vincenzo Agnoletto, nel 1970. La chiesa, consacrata appena tre anni prima, era ancora disadorna e priva di icone o altre immagini che aiutassero i fedeli nella preghiera e nella contemplazione. Già da allora il parroco desiderava restaurare l’opera, avendone intuito il valore attraverso la grande forza espressiva. Il crocifisso, su una croce che non era “la sua” perché l’originaria era andata persa – forse non c’era nemmeno, forse era sostenuto da rami d’albero – è rimasto nella chiesa, sospeso sopra l’altare al centro dell’abside, fino al giugno 2009,

Natale 2010

quando è stato portato in laboratorio a Padova per una prima valutazione, alla quale sarebbe seguito un complesso e delicatissimo lavoro. Le fasi del restauro, che non si immaginava così lungo e laborioso, hanno rivelato progressivamente la grande bellezza e preziosità dell’opera ed anche alcuni particolari della sua storia. Per esempio che era stato ricoperto da nove strati di pittura (il primo, antichissimo, forse risale a 50 o 60 anni dal completamento del lavoro) che, sebbene abbiano sacrificato la brillantezza, ne hanno permesso la conservazione, il panno attorno ai fianchi coperto di foglia d’oro zecchino, i colori…, anche le tracce di bruciatura, forse dovuta alle candele accese per il culto. Tutto questo veniva documentato alla comunità, impaziente per il grande vuoto lasciato, attraverso periodici “reportage” fotografici del suo parroco, don Andrea Volpato. L’opera si rivela davvero preziosa e rara nel suo genere. Finché, la mattina del 23 dicembre, il crocifisso ritorna nella chiesa… è quasi irriconoscibile. La sua intensità espressiva è inquietante. Adesso, che si può accostare da vicino, tra le rughe del legno antico si vedono le costole scolpite, i particolari della bocca dischiusa, la corona di spine e i capelli più scuri, appoggiati lungo il collo e sulle scapole scarne, le gocce di sangue rosso e i riflessi dorati che conferiscono all’insieme davvero la regalità del martirio. E poi i piedi e le mani trafitti dai chiodi e consumati dal tocco devoto di tante persone, che nei secoli hanno pregato davanti a questo ritratto. Era proprio questa la sua destinazione: oggetto di culto per la devozione monastica e popolare. Il crocifisso è stato “svelato” alla comunità durante la veglia di preghiera che si celebra per tradizione prima della Santa Messa di mezzanotte. Ispirandosi a un’antica iconografia, si è voluto accostare l’immagine di Gesù appena nato con quella della sua passione, unendo così idealmente il Natale alla Pasqua. Le persone, entrando in chiesa verso le undici hanno visto la croce ergersi accanto all’altare, velata da un drappo bianco, mentre il piccolo Marco, un bimbo di cinque mesi in braccio alla sua mamma, incarnava la tenerezza del neonato. “Non temere, io sono con te” (Is 43,5): la veglia termina con questa parole, il velo viene scostato e l’intera assemblea adesso può contemplare il crocifisso nella sua piena bellezza. Un attimo prima della

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mezzanotte, la chiesa piena, nel silenzio e nella meraviglia, gli occhi di ciascuno tornano a posarsi su questo Cristo sofferente. Ai suoi piedi, in un ciuffo di paglia, viene deposto il Gesù Bambino, a svelare il mistero, il vero volto di Dio che si è fatto bambino per donare la sua vita. Nei locali della chiesa la vecchia croce scura, rimasta vuota, emana ancora una grande suggestione. La croce è stata infatti sostituita da una nuova, più adatta all’idea originaria dell’opera. Croci e crocifisso… una storia di secoli. L’anonimo artista del XV secolo è stato davvero ispirato. Le vicende che sono seguite alla sua opera, la devozione di tante persone, il dono alla chiesa, la tenace volontà del restauro… Davvero un Natale speciale, per comprendere che “Crocifisso” non è un oggetto da appendere ma Gesù stesso, che così ha finito i suoi giorni per condurci alla vita eterna.

Favaro Veneto, 28 Dicembre 2010

Parrocchia di San Pietro Apostolo Favaro Veneto

VEGLIA DI NATALE 2010 Via Nativitatis

un Dio che non fa paura ma che dona la Pace

alle debolezze e paure umane si contrappongono la grandezza, la potenza e l’infinito amore di Dio…

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84 Natale 2010

GGUUAARRDDAATTEE QQUUEELL BBAAMMBBIINNOO……

introduzione

LETTORE 1

Perché questa sera ci troviamo qui e non in chiesa come sempre? Che novità è questa? Il prete è diventato matto?

LETTORE 2

Ma no, non è così. Se ci pensi bene in fondo è proprio qui che noi dobbiamo vivere questa festa, il Natale. Poi andremo anche in chiesa. Ma ora stiamo qui perché Gesù è nato uomo tra gli uomini, come tutti. Non è mica nato nel tempio…!

LETTORE 3

E’ vero!

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Ma perché c’è quel bambino così piccolo in braccio? Volete fare il presepe vivente? Guarda che da altre parti lo fanno molto meglio…!

LETTORE 2

Si, lo so anch’io. E chissà, magari un giorno lo faremo anche qui… ma non ci interessava fare un presepe vivente con le pecore, gli uomini travestiti da pastori, da fabbri, da calzolai, da falegnami e le donne a cucire e rammentare… Ci interessava una sola cosa: guardate, guardate quel bambino…! Fissatelo bene…!

LETTORE 1

Sì, e allora?

LETTORE 2

Quello è il tuo Dio! L’onnipotente, l’Eterno, l’Infinito! Colui che da’ esistenza, energia e vita a tutto da sempre, dal big bang in poi…!

LETTORE 1

Ma ti da’ di volta il cervello? Quel bambino è il mio Dio? Lui sarebbe Dio?

LETTORE 2

Certo. Non proprio quel bambino, se non in un certo senso. Ma guardandolo così in carne ed ossa possiamo contemplare il volto che Dio ha voluto assumere per farsi vedere da noi: il volto di un bambinetto piccolo, dolce, indifeso, innocente, ingenuo… Magari noi a volte ce lo immaginiamo terribile, potente, enorme… E invece è proprio così che lo dobbiamo immaginare.

Natale 2010

E non basta: tra poco andremo in chiesa e li potremo contemplare il nostro crocifisso, quello che era appeso sopra l’altare, ve lo ricordate?

LETTORE 3

Certo, è da un bel po’ che manca dalla nostra chiesa. Era in restauro vero?

LETTORE 2

Si e proprio in questi giorni ci è stato ridato e potremo contemplarlo di nuovo in tutta la sua bellezza. E’ un’opera preziosa, sapete, del 1400. Ma anche questo non è importante. Anche nel Crocifisso noi contempliamo Dio. Egli, oltre che il volto di un bambino piccolo ha anche il volto del Crocifisso. Non vi pare bello questo accostare il Natale alla Pasqua?

LETTORE 3

Si, è vero. Anche nelle antiche icone del Natale il piccolo bambino Gesù è raffigurato in una culla che somiglia molto a un sepolcro, a voler significare che quel bambino è davvero Dio venuto a salvare il mondo con il dono della sua vita…. Fa un po’ freddo, ma forse vale la pena di provare questo nuovo modo di celebrare la notte di Natale!

LETTORE 2

Io credo che spesso gli uomini abbiamo paura di aprirsi a Dio, di lasciarlo entrare nella propria vita. Lo temono… Ma si può temere un bambino piccolo? Si può averne paura…? Allora accettiamo il messaggio della natività: non abbiamo paura di Dio, lasciamolo diventare nostro amico, nostro fratello, nostro compagno di strada. Lui ci aiuterà a vivere ogni vicenda della vita e a vincere ogni altra paura…

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CANTO: “TE, AL CENTRO DEL MIO CUORE”

Ho bisogno d’incontrarti nel mio cuore, di trovare te, di stare insieme a te; unico riferimento del mio andare,

unica ragione tu, unico sostegno tu. Al centro del mio cuore ci sei solo tu.

Anche il cielo gira intorno e non ha pace, ma c’è un punto fermo, è quella stella là:

la stella polare è fissa ed è la sola; la stella polare tu, la stella sicura tu. Al centro del mio cuore ci sei solo tu.

TUTTO RUOTA ATTORNO A TE, IN FUNZIONE DI TE E POI NON IMPORTA IL “COME”, IL “DOVE” E IL “SE”.

Che tu splenda sempre al centro del mio cuore, il significato allora sarai tu:

quello che farò sarà soltanto amore; unico sostegno tu, la stella polare tu. Al centro del mio cuore ci sei solo tu.

TUTTO RUOTA ATTORNO A TE…

Ho bisogno d’incontrarti nel mio cuore…

Natale 2010

LLAA PPAAUURRAA DDEELLLLAA PPOOVVEERRTTÀÀ EE LLAA FFIIDDUUCCIIAA NNEELLLLAA PPRROOVVVVIIDDEENNZZAA

prima sosta, accanto al presepe

NON PREOCCUPATEVI

Dal Vangelo secondo Matteo (6,19-34)

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

« A chi vive con l’ansia di non avere abbastanza… A chi mette al primo posto le cose materiali e teme

di non poterle avere… A chi si preoccupa di non riuscire a nutrire, vestire,

accudire a sufficienza i propri figli… A chi si ferma alla superficialità dell’avere… A chi per paura risponde con la violenza…

»

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Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena. MARIA, DONNA DEL PANE

Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni

Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei giorni dell'abbondanza con gratitudine e nelle lunghe sere delle ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza schiuma di pentole, Gesù può avere appreso quella frase del Deuteronomio (8,3), con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel deserto: "Non di sol pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio?". Ripéticela, quella frase, perché la dimentichiamo facilmente. Facci capire che il pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a

Natale 2010

renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca la pace dell'anima, anche i cibi più raffinati sono privi di sapore. Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muovi a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlemme, "il pane vivo disceso dal cielo" (Gv 6,51). Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno.

CANTO: “SEI IL MIO PASTORE”

Sei il mio pastore, nulla mi mancherà. Sei il mio pastore, nulla mi mancherà.

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NNEELLLLEE TTEEMMPPEESSTTEE DDEELLLLAA VVIITTAA,, IIOO SSOONNOO CCOONN TTEE!!

seconda sosta, sul sagrato

OGNI VITA UMANA HA LA SUA TEMPESTA

Tra poco leggeremo il Vangelo della "Tempesta Sedata": è la storia della vita umana, che è proprio come una traversata difficile, pericolosa, una navigazione nel tempo, durante la quale si può affondare e naufragare. Gesù sale sulla barca della nostra vita, per passare all'altra riva, cioè dalla riva del tempo, alla riva dell'eternità.. Egli percorre con noi l'insidioso tragitto. Ogni vita umana ha la sua tempesta di vento (tentazioni, dolore, morte dei propri cari, malattia, disagio economico, le scelte della vita, i cambiamenti, il futuro incombente…) e ci sembra di affondare, ci sembra che Dio dorma, che sia assente e non avvertiamo la sua presenza. Ma, se ci siamo imbarcati con Gesù, non dobbiamo aver paura: non abbiamo niente da temere. L’importante è proprio essere

« A chi non sa affrontare le responsabilità… A chi si scoraggia davanti alle difficoltà… A chi ha paura di cambiare… A chi si tira indietro di fronte ad una richiesta… A chi si nasconde dietro troppi impegni… A chi indugia di fronte alle sfide e al futuro: lo studio,

il lavoro, il matrimonio, la famiglia… A chi è in balìa delle tempeste della vita…

»

Natale 2010

imbarcati con Gesù anche se lui sembra dormire: se è presente siamo sicuri. Questo non vuol dire che avremo una esistenza tranquilla, al riparo da ogni sofferenza, da ogni prova; ma significa che siamo sicuri dell’aiuto del Signore e della vittoria finale. Nel momento della prova, cogliamo che solo Dio ci può salvare,

che solo Lui può impedire che la nostra barca affondi e solo lui può ordinare alla tempesta di sedarsi. Perciò nel proseguire la navigazione della nostra vita, non dobbiamo essere paurosi perché Cristo naviga con noi.

GESÙ PLACA IL MARE IN TEMPESTA

Dal Vangelo secondo Matteo (8,23-27)

Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

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PREGHIERA

SOLISTA: “Ma egli subito rivolse loro la parola e disse:

«Coraggio sono io, non temete! » Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò.

E sempre più dentro di loro si stupivano…” (Mc 6,50)

TUTTI:

Sì, Signore, sali accanto a me, fai cessare questo vento e trasformalo

in una brezza leggera. Non ho più paura, adesso

– né il legno, né la pietra mi fanno paura – adesso che il mio cuore ti appartiene.

Natale 2010

VEDO IN VOI LE SENTINELLE DEL MATTINO

Giovanni Paolo II, Tor Vergata, 19 agosto 2000, XV GMG

Cari giovani, questa sera vi consegnerò il Vangelo. E' il dono che il Papa vi lascia in questa veglia indimenticabile. La parola contenuta in esso è la parola di Gesù. Se l'ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per lui! In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è lui la bellezza che tanto vi attrae; è lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna. Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli. Con voi ci sono le vostre famiglie, ci sono le vostre comunità, ci sono i vostri sacerdoti ed educatori, ci sono tanti di voi che nel nascondimento non si stancano di amare Cristo e di credere in lui. Nella lotta contro il peccato non siete soli: tanti come voi lottano e con la grazia del Signore vincono! Cari amici, vedo in voi le "sentinelle del mattino" (cfr Is 21,11-12) in quest'alba del terzo millennio. […] Cari giovani del secolo che inizia, dicendo «sì» a Cristo, voi dite «sì» ad ogni vostro più nobile ideale. Io prego perché Egli regni nei vostri cuori e nell'umanità del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione.

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CANTO: “ECCO IL NOSTRO SI!”

Fra tutte le donne scelta in Nazareth, sul tuo volto risplende il coraggio di quando hai detto “Sì”.

In segna a questo cuore l’umiltà, il silenzio d’amore, la Speranza nel figlio tuo Gesù Ecco il nostro Sì, nuova luce che rischiara il giorno,

è bellissimo regalare al mondo la Speranza.

ECCO IL NOSTRO SÌ, CAMMINIAMO INSIEME A TE MARIA, MADRE DI GESÙ, MADRE DELL’UMANITÀ

Nella tua casa il verbo si rivelò nel segreto del cuore il respiro del figlio Emmanuel.

In segna a queste mani la fedeltà, a costruire la pace, una Casa Comune insieme a te.

ECCO IL NOSTRO SÌ…

Donna dei nostri giorni sostienici, guida il nostro cammino con la forza di quando hai detto “Sì”.

Insegnaci ad accogliere Gesù, noi saremo Dimora, la più bella poesia dell’anima.

ECCO IL NOSTRO SÌ…

Natale 2010

EECCCCOO IILL LLEEGGNNOO DDEELLLLAA CCRROOCCEE

terza sosta, in chiesa

IL "BUON LADRONE"

Dal vangelo secondo Luca (23,39-43)

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

« A chi ha paura della sofferenza… A chi non trova mai il tempo per andare a trovare i

propri cari ammalati… A chi non dedica uno sguardo o un sorriso ad un

anziano solo… A chi non coglie il volto di Dio in un uomo

morente… A chi non trova pace per la morte di una persona

cara… A chi non crede nella resurrezione…

»

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«OGGI CON ME SARAI NEL PARADISO»

Anna Maria Canopi, Le sette parole di Gesù in croce

Sull’alto monte del Calvario, quasi alberi nudi contro il cielo primaverile, si stagliano tre croci. Al centro, sulla croce più alta – come l’ha sempre rappresentata la tradizione artistica –, si impone all’attenzione una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Gesù è là, inchiodato alla croce tra due malfattori, provocato e deriso dai capi e dai soldati, abbandonato dai discepoli, guardato da lontano dalla folla che prima l’aveva seguito, ascoltato e osannato: ecco ora il più inconcepibile scandalo dell’impotenza. La fede ci fa intuire che in tale stato di umiliazione e di spogliazione totale, in punto di morte, è nascosto un grande mistero di grazia, una realtà bella e desiderabile. Fu questa la fede del «buon ladrone» che, solo, riconobbe nel suo compagno un vero re, che pativa ingiustamente misconoscimento e ingratitudine da parte di coloro che egli sempre ha chiamato fratelli. E per quella sua fede il “ladro” ebbe il desiderio di chiamarlo per nome, riconoscendolo “salvatore”, e gli rivolse la sua preghiera: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Ottenne così, per supplica, all’ultimo istante, il passaporto per entrare nel più bello di tutti i regni e ricevere in eredità una ricchezza incalcolabile. E non fu più né ladro né peccatore... ebbe, infatti, la grazia di sentirsi dire: «Oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Il ladrone entra con il Re nel regno della gloria! Così il Cristo esercita la sua regale autorità. Nell’umiltà del suo amore egli arriva all’estremo sacrificio per dare all’uomo la libertà, la salvezza, la vita nel suo regno glorioso. Fino all’ultimo istante di vita. Un inno della Liturgia delle Ore così ci fa cantare: «Egli non con stragi, con violenza e terrore ha soggiogato i regni: sollevato sull’alto della croce, tutto ha tratto a sé con forza d’amore».

Natale 2010

CANTO: “A TE VORREI DIRE”

Se il sole non illuminasse più questo pallido pianeta,

se il silenzio della morte ammutolisse il mio canto,

se il cuore della terra non riscaldasse più non dispererei,

perché troppo grande è in me la tua presenza, perché so, Dio, che tu sei Amore.

A TE CHE ASCOLTI VORREI DIRE: DIO È AMORE, AMORE. A TE CHE PIANGI VORREI DIRE: DIO È AMORE, AMORE. A TE CHE LOTTI VORREI DIRE: DIO È AMORE, AMORE.

Non ci sarà mai amore più grande di chi dà la vita per gli amici suoi.

E noi abbiamo creduto e conosciuto l’amore che Dio ha per tutti noi.

A TE CHE ASCOLTI VORREI DIRE…

Non ci sarà mai amore più grande…

AD OGNI UOMO VORREI DIRE: DIO È AMORE, AMORE. AD OGNI UOMO VORREI DIRE: DIO È AMORE, AMORE.

AD OGNI UOMO VORREI DIRE: DIO È AMORE, DIO È AMORE.

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«PACE A VOI!»

Dal Vangelo secondo Luca (24,36-49)

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo

« Gesù ci salva anche all’ultimo istante della vita.

Anche oggi, nella notte della nostra attesa. “…il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire,

ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.”

(Mt 20,28) Come oggi si è fatto bambino

per condividere la nostra condizione umana, così nella Pasqua ci restituisce alla vita eterna,

condividendo con noi la sua resurrezione.

»

Natale 2010

nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

CANTO: “NIENTE TI TURBI”

Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca.

Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta.

svelazione della croce

NON TEMERE, PERCHÉ IO SONO CON TE

Dal libro del profeta Isaia (43,1,5)

Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo salvatore. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo. Non temere, perché io sono con te».

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Natale 2011 IIll ppeelllleeggrriinnaaggggiioo iinn TTeerrrraa SSaannttaa Nel novembre 2011 una ventina di parrocchiani, insieme al parroco e altri 700 pellegrini diocesani, hanno partecipato al pellegrinaggio in Terra Santa voluto dal card. Scola a conclusione delle Visita pastorale, chiusa pochi mesi prima, l’8 maggio, con la presenza di papa Benedetto XVI. La veglia di Natale ha voluto offrire testimonianza di questo evento attraverso i racconti e le suggestioni di alcune persone che si sono recate nella “terra del Santo” e hanno visitato i luoghi della natività e della vita di Gesù. È stata una bella opportunità sia di ascoltare che di raccontare, quindi di condividere un viaggio tanto speciale e ancora vivo nella memoria. Anche don Danilo, che da quest’anno, per le feste, si unisce ai parrocchiani di San Pietro, ci offre la sua testimonianza su Betlemme.

IIll pprreesseeppee ““eerrbboossoo”” Già di per sé il colpo d’occhio è proprio bello, fresco e nuovo. Ma, con il passare di giorni, l’erba cresce, i germogli sbocciano… quell’idea di novità che abbiamo cercato di

trasmettere nella veglia si è concretizzata sotto gli occhi di tutti. Illuminato dal bel sole limpido del giorno di Natale, dell’Epifania e delle altre festività di questi giorni, la scena che di solito è statica, proprio da statuine, ha germogliato circondando di colore e di vita il Bambino datore della vita. Dal Creatore al Creato, un procedere gioioso, che è la vita del cristiano, attraverso fiori di speranza. E poi questo elemento del profumo, che anche Elsa mi faceva notare commossa. Il profumo dei fiori, dell’incenso, della mirra…»

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I bulbi di giacinto fioriscono durante il tempo di Natale

Parrocchia di San Pietro Apostolo - Favaro Veneto

Veglia di Natale 2011

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?

Is 43,19

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NNaassccee iinn uunnaa ggrr oott ttaa uunn bbaammbbiinnoo Al piccolo è stato dato nome “Gesù”

I genitori si erano recati nel luogo per il censimento

Betlemme, 25 Dicembre anno 0

Riferiscono alcuni pastori

del luogo che, durante la

notte, in una grotta è stato

dato alla luce un bambino.

La giovane madre e il suo

sposo sembra non abbiano

trovato ospitalità nelle

locande del centro a causa

delle condizioni della

ragazza. I due si erano

recati a Betlemme per

adempiere all’obbligo del

censimento. Senza

alloggio, hanno trovato

riparo in una grotta nelle

campagne circostanti,

probabilmente una stalla,

dove poi è nato il bambino.

La nascita del bambino ha

destato un grande stupore,

illuminata da una stella

cometa che sembrava

guidasse le persone in quel

luogo, ha richiamato molti

pastori che si sono recati

ad adorare il neonato.

Alcuni riferiscono di aver

sentito cantare gli angeli

in cielo “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”. Il bimbo

è stato deposto in una

mangiatoia, riscaldato dal

respiro di un bue e di un

asino che si trovavano là.

La mamma, Maria, è una

giovane di Nazaret, una

città della Galilea; il

marito, Giuseppe, doveva

raggiungere Betlemme in

quanto discendente della

stirpe davidica.

Al piccolo è stato dato

nome “Gesù”, cioè “la Salvezza di Dio“. Sembra

si tratti davvero del

Messia, atteso da molte

generazioni e annunciato

dai profeti.

Natale 2011

CANTO “TUTTA LA TERRA ATTENDE” PAG. 67

Questa è la notizia, non è una storia datata che ogni anno evochiamo quasi per sterile abitudine. È e continua ad essere la Buona Novella, l’Evangelo, l’annuncio della nascita del Salvatore, è la Novità di Gesù che viene, di Dio che manda il suo Figlio sulla terra. Non ci sono brutte notizie che tengano di fronte alla Novità di questa notte: Gesù viene, come nuovo germoglio, nella mia vita, nella tua e nella vita di ciascuno per ridare speranza e forza, stupore e gioia. Fecondità e cambiamento. Non è acqua passata ma freschezza dell’anima che si rinnova nella cristianità intera e, come acqua sorgiva, è capace di indurre a sempre nuova conversione. Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia,

non ve ne accorgete? (Is 43,19)

Come avviene nel creato, il Signore fa’ nuovi i suoi doni nel cuore di ogni credente, di ogni sua creatura. Non c'è niente che rimanga come era prima. Come Maria e Giuseppe – che si sono recati a Betlemme proprio per questo motivo – anche noi quest’anno abbiamo compilato lunghi questionari del censimento. Ma ci sono ancora tre piccole domande alle quali ci è chiesto di rispondere adesso:

1. Cosa significa nella mia vita questo Natale . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. Che novità porta con sé? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. Che cosa di nuovo porta in me? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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UN GERMOGLIO SPUNTERÀ DAL TRONCO DI IESSE, UN VIRGULTO GERMOGLIERÀ DALLE SUE RADICI.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze

e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri

e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,

con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi

e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello;

il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme

e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;

i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte,

perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.

Is 11,1-9

Natale 2011

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PREGHIERA primo coro:

Signore Gesù, tu che sei la novità perenne e feconda, nella vita di ciascuno di noi e del mondo, aiutaci ad essere: ragazzi e ragazze impegnati a scuola, in famiglia, in oratorio, giovani creativi ed esigenti, in ricerca sul proprio futuro, uomini e donne, radicali e fedeli, nelle scelte già fatte.

secondo coro:

Signore Gesù, donaci di essere aperti alla novità che tu vorrai portare nella nostra vita, forti, quando le paure e le difficoltà ci faranno vacillare, disponibili e desiderosi di rispondere “Sì”, come te, per essere nel mondo, creatori di opere nuove.

Tutti: Amen

NNeellllaa nnoovviittàà ddeell ccuuoorree

Solo nella novità del cuore, di un cuore puro e docile, possiamo

aprirci al cambiamento, alla vita buona, alla Buona Notizia, che è

Gesù stesso.

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Mt 18,1-5

Natale 2011

GGeessùù nnaassccee…… ccoossaa ssiiggnniiffiiccaa ppeerr ttee??

Un bambino si fida senza riflettere. Per incontrare Dio, ciò che

abbiamo di meglio è il nostro cuore di bambino che è

spontaneamente aperto, osa domandare con semplicità, vuole

essere amato.

Ho sempre aspettato il giorno di Natale perché ci troviamo a Venezia con i nonni, gli zii e i miei cugini; ceniamo insieme e poi arriva Babbo Natale con i doni per tutti. E’ un giorno di festa, allegria, pace, armonia… Quest’anno ho capito che tutto questo è un dono che viene da Gesù. Quest’anno in più ho aspettato il Natale attendendo la nascita di Gesù, un bambino come me, ma davvero speciale, che a febbraio, con la prima confessione, ho scoperto essere un amico davvero unico, che mi sta accanto, mi aiuta e soprattutto quando non mi comporto come dovrei non mi dice: ”Con te non gioco più!”, ma mi perdona e continua ad essere mio amico. L’ho aspettato anche chiedendo di aiutarmi in questo periodo che mi separa dalla prima comunione, perché io possa davvero prepararmi seriamente a questo incontro speciale con lui. Matteo Abbiamo parlato tra fratelli e insieme abbiamo chiesto a Gesù che ci aiuti a non litigare tra di noi e con gli amici; ad impegnarci sempre a scuola; di donare serenità a tutte le persone a cui vogliamo bene; di aiutare tutti i bambini del mondo. Giulia Questo Natale per me è diverso perchè partecipo all'Eucarestia ricevendo Gesù più concretamente, dato che a maggio ho fatto la Prima Comunione. Questo Natale mi porterà la volontà di partecipare meglio agli incontri di Acr e di catechismo e alle Sante Messe e la certezza che nel futuro Gesù mi aiuterà. Sara

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Gesù, nasci nuovamente per noi, e come ogni anno, è una gioia. Ci sono stati momenti difficili, e ce ne saranno ancora, ma dalla tua nascita riusciamo a trovare la forza e la speranza. Un nuovo germoglio spunterà dal tronco di Iesse, e ci aiuterà a tenerci in piedi, a proseguire nel cammino della nostra fede senza dubitare in Te. Sedendoci davanti al presepe possiamo vedere e capire come quel bambino che nasce in un’umile capanna sia riuscito a dare un grande insegnamento: ama il prossimo tuo come te stesso. Saranno anche le luci colorate, gli alberi addobbati, i regali e la neve, ma la vera gioia, il vero segreto del Natale, sta nel sorriso che Tu, Gesù bambino, ci regali. Aiutaci quindi, Gesù, a vivere anche questo Natale con la consapevolezza che tu sei accanto a noi, e che ci ami immensamente, donandoci la gioia e la forza in ogni giorno della nostra vita. Marta Aspettando questo Natale, come al solito pensavo solo alle vacanze, ai regali e a come mi sarei divertita con i miei amici. Ma giorni fa, ho letto la lettera che ci ha mandato Esperanza, una bambina che aiutiamo e che vive in Angola. Era contenta dei regali che aveva ricevuto dalle suore della sua scuola, uno zainetto, uno spazzolino da denti, un pettine, dei biscotti e anche una bacinella colorata, tutte cose che per me non sono regali, ma cose e basta. Ho capito che per passare un bel Natale, non serve ricevere regali costosi, ma cose utili e stare con persone che ci vogliono bene come la mia famiglia. Camilla Questo per me è un Natale nuovo: infatti quest'anno mi sono preparata durante il periodo di Avvento in modo diverso rispetto agli anni scorsi grazie agli incontri serali con il gruppo di giovanissimi. Quest'anno sento che per me è più importante poter festeggiare il Natale assieme alle persone care e non ricevere i regali, cosa che mi 'attirava' di più nei Natali passati. Il Natale, quest'anno, mi porterà la consapevolezza di sentire sempre più Gesù vicino a me, non solo durante le celebrazioni, ma in ogni momento della giornata. Elena

Natale 2011

CANTO “ACQUA SIAMO NOI” PAG. 6

PREGHIERA

primo coro: O Padre, Tu che con immensa fantasia e grande fiducia continuamente rinnovi le tue promesse agli uomini, sostieni con il tuo Spirito la ricerca dei segni di novità che a piene mani dispensi nei solchi della nostra vita quotidiana.

secondo coro: Padre fedele che hai mantenuto la promessa fatta ad Abramo e ai nostri padri fa che, resi sicuri dai segni del tuo amore, realizzati nel passato, possiamo, con fiducia, guardare al nostro futuro.

Tutti: Amen

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DDaaii nnoossttrrii iinnvviiaattii aa BBeettlleemmmmee……

Alcuni fratelli e sorelle che hanno partecipato al pellegrinaggio

diocesano e sono stati a Betlemme ci offrono la propria

testimonianza.

Sono tornata da poco più di un mese dal pellegrinaggio in Terra Santa e ancora ricordo con nostalgia i bei momenti trascorsi. Un’esperienza intensa, indimenticabile. Emozionante visitare e camminare in quei posti dove ogni pietra, ogni luogo parla di Gesù. Ho pregato e meditato assieme a tanti fratelli. Fra Luca era la nostra guida spirituale, una persona molto carismatica, ci dava spiegazioni dettagliate ovunque. Molto bella la partecipazione alla Santa Messa tutti i giorni. Lo considero un dono e una benedizione per la mia vita. Sicuramente è un percorso che consiglio a molti di fare almeno una volta nella vita. Fra le varie visite a luoghi perfettamente curati dai Frati Francescani della Custodia di Terra Santa, ricordo soprattutto Betlemme, dall’ebraico “Beit Lehem”. Fra Luca ci dice il significato: “casa del pane”, circondata dai noti “campi dei pastori”. Una volta giunti nei pressi del piazzale della Basilica, entriamo dalla piccola porta, che un tempo fu abbassata perché i turchi non entrassero a cavallo e perché si chinassero i pellegrini. Si sente il profumo d’incenso, varie lampade illuminano la chiesa greco-ortodossa, poi scendiamo una piccola scala che ci porta alla grotta. Sul pavimento della grotta una stella d’argento a quattordici punte, rappresenta il luogo della nascita di Gesù, c’é una scritta in latino: “Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo”. Qui l’emozione è grande, il cuore mi batte forte!!! Alla sera, nella basilica della Natività, abbiamo partecipato calorosamente alla Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo di Milano e nostro ex Patriarca di Venezia, Angelo Scola: la liturgia era curata nei minimi particolari. Ringrazio il Signore che mi ha permesso di vivere questa esperienza riempiendomi di gioia, serenità e pace. Laura

Natale 2011

5 Novembre, partenza con volo Venezia-Telaviv diretto. Destinazione Israele. Un pellegrinaggio diocesano che ha messo insieme ben 700 persone e che mi spaventava e mi affascinava allo stesso tempo. Partita insieme al gruppo di giovani con il quale ormai da qualche anno partecipo al pellegrinaggio a Lourdes, mi sono ritrovata nella Terra Santa. Una terra dove diverse religioni, sebbene con non poche difficoltà e ben visibili, cercano di convivere. Durante questa settimana accompagnati dalle nostre guide Bibliche abbiamo toccato con mano i luoghi più significativi per noi Cristiani: Il Monte Tabor, il Fiume Giordano, Nazaret, l’orto degli Ulivi, il Santo Sepolcro, sempre circondati dalla confusione di altri pellegrini di altre religioni, colore di pelle, lingua, e da moltissimi crocieristi mordi e fuggi. In mezzo a tutta questa ressa, confusione, distrazioni, colori, odori speziati che ci hanno accompagnato per tutta la settimana, è arrivato il giorno dove il nostro pellegrinaggio ha toccato la tappa Betlemme. Partiti dall’hotel con un po’ di ansia in più, coscienti che quel giorno avremmo dovuto passare IL MURO, e che quindi bisognava avere passaporto alla mano per i controlli che ci sarebbero stati fatti, arriviamo a quell’ammasso di cemento alto ben 8 mt e lungo più di 700 Km (quando sarà finito), che scherzosamente in pullman avevamo definito la 2° muraglia Cinese. Passati indenni a quella che sembrava una frontiera, siamo approdati nella terra palestinese. Subito dopo il muro ci siamo ritrovati immersi in dei villaggi quasi fantasma. Case e negozi per la maggior parte chiusi e poca gente per le strade. Arrivando dal caos di Gerusalemme, ci ha fatto un certo che, ma il pullman è scivolato silenzioso fino alla nostra destinazione: La Basilica della Natività. Lì, come al solito, abbiamo trovato fiumi di gente che si accalcavano davanti a quella piccola porticina che si oltrepassava chinandosi un pochino per entrare nella Basilica.

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Siamo stati subito immersi nell’atmosfera delle Chiese Greco-Ortodosse arricchite da ornamenti ed icone. Come per ogni luogo visitato, anche qui ci siamo messi pazientemente in coda per scendere i gradini che portavano alla grotta. Mano mano che si scendeva la scalinata, la voglia di toccare con mano dove è nato quel Bambino era sempre più forte. Arrivati nella grotta, la confusione intorno sparisce, e ti trovi faccia a faccia con il tuo Credo. Ci si rende conto che lì è veramente il luogo dove è nato Gesù, lì dove tutto ha avuto inizio, Proprio lì nel punto segnato da una stella d’argento, un Bambino per noi è nato!!!! E le lacrime iniziano a scendere silenziosamente…. Tornati alla sera in hotel con il cuore pieno di gioia, ci viene proposto di fare un’esperienza forte ed alternativa. Dormire in un campo profughi Palestinese, toccare con mano un loro ambulatorio medico, ascoltare testimonianze di un professore universitario e di un medico, ed alla mattina alle 4h00, insieme alla gente comune che vive lì,attraversare il check-point Israeliano,per arrivare a Gerusalemme giusto in tempo per cominciare la nostra giornata sulle orme di Gesù. L’esperienza è stata molto forte La situazione a Betlemme, come in tutta la Palestina occupata, è molto dura e pesante. In particolare le strutture sanitarie, sottoposte come tutta la città a regime di occupazione militare, non sempre riescono a reperire in tempo utile e con le adeguate garanzie i farmaci di cui i loro ammalati necessitano. Non è solo questione di mancanza di fondi: nella maggior parte dei casi il problema è che, anche se ordinati e pagati 'a distanza', i farmaci vengono fermati e lasciati scadere nei depositi israeliani. Questo è solo un esempio delle conseguenze drammatiche e visibile che ci sono state testimoniate,oltre che alle pressioni psicologiche e fisiche che sono portati a sostenere tutti i giorni. Noi con loro siamo stati in coda, fermi in piedi, per oltre 1h00 dentro a delle vere e proprie gabbie, per riuscire a passare il check-point Ogni mattina queste persone sono costrette a farlo per arrivare al lavoro.

Natale 2011

Questo Muro è il dramma della discordia che separa uomini che vivono sotto lo stesso cielo, ma che sono privati dal diritto di vivere liberi allo stesso modo. E allora dopo giorni intensi,che mettono alla prova sia lo spirito che il fisico, tornati a casa, si giunge al perché il pellegrinaggio in Terra Santa ha un senso: come i pastori si mossero per andare a vedere il bimbo che giaceva in una mangiatoia, allo stesso modo noi andiamo a vedere ciò che Dio ha preparato per noi scoprendo così che egli è concreta e viva presenza. Valentina

La visita a Betlemme ai luoghi della natività, fatta diventare pellegrinaggio dalla lettura e meditazione di specifici passi del Vangelo, ci consente alcune riflessioni su questa straordinaria famiglia protagonista di un evento che ha segnato la storia. Innanzitutto i luoghi dove è nato il Salvatore, sono grotte naturali come quelle di Nazareth, simili a quelle che ci sono da noi, tipiche di una regione montagnosa. Niente di ricco, di sfarzoso ma neanche niente che sappia di emarginazione Gli scavi archeologici, fatti dai frati minori della Custodia di Terrasanta, hanno dimostrato che quelle erano le case dell’epoca di Gesù che avevano una stanza posta all’ingresso della grotta e una più interna, adibita a stalla. Una stalla quindi perché era il luogo che garantiva un po’ di riservatezza alla nascita di Gesù. Sopra queste grotte, per i pellegrini, sono state edificate le belle chiese che possiamo ammirare oggi. I protagonisti: Maria, giovane donna, che si affida al disegno di Dio fin dall’annuncio dell’angelo; Giuseppe, più maturo, che conosce le regole della società in cui vive e le teme perché quelle regole dettano i confini della sua vita di tutti i giorni. Anche lui però comprende le spiegazioni dell’angelo e accetta la sua missione di padre del Dio Uomo. Maria e Giuseppe sono la rappresentazione della fede, in una forma totalmente coinvolgente ma non supina; il loro “Sì” viene dopo aver

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ragionevolmente manifestato i propri pensieri, i propri dubbi e dopo aver ricevuto risposte - non proprio terrene ma di fede - che li inducono ad abbandonarsi completamente alle mani di Dio. Questo credere totale, porta loro a svolgere un viaggio da Nazareth a Betlemme che è stato un po’ faticoso e lungo per noi con i mezzi attuali, figurarsi allora per una donna incinta. Si sono fiduciosamente aperti al mondo ricevendo visite di pastori e di re senza temere niente di male; infatti, dal pericolo della morte di Gesù saranno preservati dall’avvertimento degli angeli che li faranno fuggire in Egitto. In questa notte, siamo qui a fare memoria della nascita di Gesù. Per noi essere stati a Betlemme, nella grotta, aver visto sulla roccia la stella d’argento dove è stato deposto e l’altare della mangiatoia, rende questo Natale più speciale degli altri. Con gli occhi fisici abbiamo visto i luoghi, con gli occhi della fede vediamo Gesù, Maria e Giuseppe. Paolo E’ difficile... Esprimere a parole ciò che provato in quella settimana di visita riflessione e preghiera. Toccato terra, la prima sensazione è stata quella di pensare “sono proprio qui, dove Gesù è nato, vissuto e ha dato la vita per noi!”. Alla sera arrivati a Nazaret, abbiamo partecipato ad una fiaccolata nella chiesa dell’Annunciazione. All’interno davanti alla casa grotta della Vergine mi sono emozionata, pensando che proprio lì Maria riempita di Spirito Santo venne resa madre del Verbo Incarnato. Il giorno dopo usciti dalla città caotica ma allo stesso tempo affascinante, ho notato un paesaggio diverso, sembrava di essere all’interno di un presepio, con montagne non eccessivamente alte, case sparse qua e là. Sono tante le emozioni che mi hanno accompagnato in questi giorni di viaggio, come il momento di silenzio sul lago di Tiberiade, il percepire la sacralità del fiume Giordano dove Gesù ricevette il battesimo e quella nella chiesa della Natività a Betlemme. Mi porterò sempre nel cuore il ricordo della via Crucis, la salita al Calvario e del momento di preghiera dentro al Santo Sepolcro dove presentavo a Gesù tutte le persone che ho nel cuore. Tante sarebbero le cose da raccontare, ma concludo con le parole di Gesù Venite e Vedrete!!! Fiorella

Natale 2011

BBuuoonn NNaattaallee,, aammiiccoo mmiioo Buon Natale, amico mio: non avere paura. La speranza è stata seminata in te. Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è già fiorito. E se ti guardi attorno, puoi vedere che anche nel cuore del tuo fratello, è spuntato un ramoscello turgido di attese. E in tutto il mondo, sopra la coltre di ghiaccio, si sono rizzati arboscelli carichi di gemme. Non avere paura, amico mio. Il Natale ti porta un lieto annunzio: Dio è sceso su questo mondo disperato. E sai che nome ha preso? Emmanuele, che vuol dire: Dio con noi. Coraggio, verrà un giorno in cui le tue nevi si scioglieranno, le tue bufere si placheranno, e una primavera senza tramonto regnerà nel tuo giardino, dove Dio, nel pomeriggio, verrà a passeggiare con te. Gesù che nasce, è il segno di una speranza che, nonostante tutto, si è già impiantata sul cuore della terra… e nel tuo cuore. Don Tonino Bello

PREGHIERA A GESÙ BAMBINO

Nel buio e nel freddo della notte Abbiamo cercato una Chiesa, Signore Gesù, per celebrare la tua nascita. Ne abbiamo già tanti di Natali nella memoria e negli occhi eppure anche questa volta il nostro cuore è trepidante, colmo di emozione e di stupore. Sì, è vero, siamo tornati bambini e corriamo al presepio per cercarti nella capanna tra Maria e Giuseppe, il bue e l’asino.

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Anche se variano gli scenari, i paesaggi e i protagonisti, tu sei sempre lì: deposto nella mangiatoia, indifeso e bisognoso di tutto, come lo è un neonato. Il tuo sorriso scava nel profondo del nostro animo e ci fa avvertire l’eco d’una dolcezza dimenticata. Le tue braccia spalancate ci fanno sentire attesi e accolti nonostante i pesanti fardelli che ci trasciniamo dietro, nonostante il peso dei nostri peccati e di tante stupidaggini commesse. Tu non parli, non dici nulla, ma noi intendiamo, anche stanotte, l’annuncio degli angeli: Gloria a Dio nei cieli e pace in terra,

perché tutti gli uomini sono amati da Dio, da te, o Emmanuele!

CANTO “UN GERMOGLIO SPUNTERÀ” PAG. 67

Natale 2012

LL’’aannnnoo ddeellllaa FFeeddee ((22001122--22001133))

L’anno pastorale 2012-2013 sarà l’Anno della Fede, indetto da papa Benedetto XVI con la lettera apostolica “Porta Fidei”. Nel febbraio 2013 papa Ratzinger si dimetterà, con un gesto destinato a rimanere nella storia, e l’anno della Fede verrà concluso da papa Francesco.

AAppeerrttuurraa ddeellll’’aannnnoo ggiiuubbiillaarree

La notte di Natale 2012 si inizia solennemente la celebrazione dall’anno giubilare della parrocchia di San Pietro. La parrocchia, ufficialmente istituita il 1° settembre 1963, festeggia infatti il cinquantenario della sua nascita. Per una felice sovrapposizione, questo anniversario ricorre durante l’Anno della Fede. L’anno giubilare si concluderà il giorno dell’Epifania 2014.

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II pprreesseeppii

Il presepio ambientato sulla chiesa e l’altro, sul mare

Parrocchia San Pietro Apostolo . Favaro Veneto

Veglia di Natale 2012

Ma voi, chi dite che io sia ? Mt 16,15

Apertura dell’Anno Giubilare

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VViiaa NNaattiivviittaattiiss

GGeessùù nnaassccee nneellllaa ccaassaa ttrraa llee ccaassee Della nostra chiesa noi conosciamo tutto, le persone che l’hanno costruita sono ancora tra noi e ce lo possono raccontare. In questi 50 anni Cristo si è fatto carne, è vissuto tra noi e con noi… Ma ne siamo consapevoli, ce ne accorgiamo? Vogliamo percorrere insieme un breve tratto di strada che susciti un interrogativo nel nostro cuore: una Via Nativitatis, cioè “Via della Natività”. Via Nativitatis perché ci fa percorrere il cammino che porta alla nascita di Gesù ma anche alla nascita della nostra parrocchia. Allora si stava celebrando il Concilio Vaticano II, oggi celebriamo l’Anno della Fede: 50 anni compresi tra due momenti speciali della vita della chiesa. Via Nativitatis è una via di gioia, un breve percorso tra le nostre vie, tra i luoghi delle vita sociale, del lavoro, delle compere, delle chiacchiere, della scuola, degli incontri e delle faccende, verso la nostra chiesa, la casa tra le case, verso quel luogo che era solo un campo e adesso raccoglie e racconta la fede di tante persone, fratelli e sorelle che hanno vissuto, gioito, sofferto, famiglie che hanno cresciuto i loro figli, amici che adesso sono insieme al Signore. Persone che oggi, in questa casa, si riconoscono unite nel Signore o forse non più o non ancora, o magari lo chiamano con un altro nome… siamo qui tutti insieme. In questa notte di Natale, che celebriamo insieme per la 50° volta, uniti in un legame che comprende il tempo conosciuto e ci sospinge verso il futuro, possiamo ancora incontrare Gesù, un bambino che nasce tra noi, come questa sua casa è nata in mezzo alle nostre case. Consapevoli di essere parte di questo disegno, oggi vogliamo riconoscere Gesù qui, in questi luoghi, nel nostro presente, dove

Natale 2012

ha voluto essere Dio-con-noi: “il Verbo si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Via Nativitatis, perciò, che ci fa transitare dai luoghi della politica, dell’economia, dalle nostre vie e dagli spazi abituali della nostra quotidianità alla “casa tra le case” – questo significa parrocchia – cercando di scorgere il Cristo presente tra noi, di riconoscerlo come egli stesso ci chiede, fino a giungere a quell’edificio fatto non di pietra ma di carne, perché noi stessi, con le nostre vite, ne siamo pietra viva.

CCaannttoo ““SSyymmbboolluumm 8800”” ((ppaagg.. 6644))

Oltre la memoria del tempo che ho vissuto, oltre la speranza che serve al mio domani, oltre il desiderio di vivere il presente, anch'io, confesso, ho chiesto che cosa è verità.

E tu come un desiderio che non ha memorie, Padre buono, come una speranza che non ha confini, come un tempo eterno sei per me.

Io so quanto amore chiede questa lunga attesa del tuo giorno, Dio; luce in ogni cosa io non vedo ancora: ma la tua parola mi rischiarerà!

Quando le parole non bastano all'amore, quando il mio fratello domanda più del pane, quando l'illusione promette un mondo nuovo, anch'io rimango incerto nel mezzo del cammino.

E tu Figlio tanto amato, verità dell'uomo, mio Signore, come la promessa di un perdono eterno, libertà infinita sei per me.

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Io so quanto amore chiede questa lunga attesa del tuo giorno, Dio; luce in ogni cosa io non vedo ancora: ma la tua parola mi rischiarerà!

Chiedo alla mia mente coraggio di cercare, chiedo alle mie mani la forza di donare, chiedo al cuore incerto passione per la vita, e chiedo a te fratello di credere con me.

E tu, forza della vita, Spirito d'amore, dolce Iddio, grembo d'ogni cosa, tenerezza immensa, verità del mondo sei per me.

Io so quanto amore chiede questa lunga attesa del tuo giorno, Dio; luce in ogni cosa io non vedo ancora: ma la tua parola mi rischiarerà!

ddaavvaannttii aall mmuunniicciippiioo Riflettiamo sul nostro rapporto con la politica

Abbiamo scelto di iniziare questa veglia davanti al municipio, luogo simbolico che rappresenta tutta la cittadinanza, nel quale si esercita un servizio alla società. La politica dovrebbe avere a cuore il bene comune, il bene della città (della “polis”), ma questo obiettivo viene troppo spesso perso di vista… Ma fare politica in modo eticamente giusto, vivendola come una missione è possibile? Vi proponiamo, per riflettere, alcuni brani dai discorsi pubblici di Giorgio La Pira, importante esponente politico del ‘900, scomparso nel ‘77. Attualmente è in corso il processo di beatificazione.

Natale 2012

« Io non sono un "sindaco", come non sono stato un "deputato" o un "sottosegretario": non ho mai voluto essere né sindaco, né deputato, né sottosegretario, né ministro [...]. La mia vocazione è una sola, strutturale direi: pur con tutte le deficienze e le indegnità che si vuole, io sono, per la grazia del Signore, un testimone dell'Evangelo... “mi sarete testimoni” (eritis mihi testes). La mia vocazione, la sola, è tutta qui! (…) Ho un solo alleato: la giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta. Ciò significa: Lavoro per chi ne manca, Casa per chi ne è privo, Assistenza per chi ne necessita, Libertà spirituale e politica per tutti, Vocazione artistica e spirituale di questa città nel quadro universale della civiltà cristiana ed umana. Non mi servo dei comuni metodi di meccanica parlamentare e partitica: in questa città c'è posto per tutti gli uomini di buona volontà che hanno come obiettivo di azione i punti sopra indicati. Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico – cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di

fortezza, di giustizia e di carità. » E in questo ambiente, interessato, dove conta chi promette senza

mantenere, chi parla più forte, chi preferisce lo scontro

all’incontro … ” VOI CHI DITE CHE IO SIA ? ”

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CCaannttoo ““UUbbii ccaarriittaass”” ((ppaagg.. 44))

Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.

ddaavvaannttii aallllaa bbaannccaa Riflettiamo sul nostro rapporto con economia, lavoro…

Carità e amore; economia e finanza: sembrano parole difficili da usare nella stessa frase. Eppure è possibile coniugarle, soprattutto quando la crisi morde di più: ce lo dimostra una storia che viene da una realtà molto lontana da noi, di povertà endemica e di ingiustizia sociale. Ci insegna che spesso la fiducia nell'essere umano è ben riposta.

« "L'unica garanzia è la fiducia. Chi ha avuto un prestito sa che, se restituisce i soldi in tempo, potrà accedere ad altro credito. E' un sistema virtuoso che funziona praticamente sempre". Queste le parole di Muhammed Yunus, premio Nobel per la pace 2006. Verso la metà del 1974 il Bangladesh fu colpito da una violenta inondazione, a cui seguì una grave carestia che causò la morte di centinaia di migliaia di persone. Il paese è periodicamente devastato da calamità naturali e presenta una povertà strutturale in cui il 40% della popolazione non arriva a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri. Yunus si rese conto di quanto le teorie economiche che egli insegnava all'università fossero lontane dalla realtà. Decise, dunque, di uscire nelle strade per analizzare l’economia di un villaggio rurale. La conclusione che egli trasse fu che la

Natale 2012

povertà non fosse dovuta all'ignoranza o alla pigrizia delle persone, bensì alla mancanza di sostegno da parte delle strutture finanziare. Fu così che Yunus decise di mettere la scienza economica al servizio della lotta alla povertà, fondando la Grameen Bank e inventando il microcredito moderno. Il primo prestito, di soli 27 dollari, Yunus lo fece ad un gruppo di donne del villaggio di Jobra, fabbricatrici di mobili di bambù. Queste avevano un guadagno molto basso perché erano costrette a rivendere i propri prodotti a chi aveva prestato loro le materie prime. Non potevano ottenere prestiti perché le banche non erano interessate a progetti di così bassa entità e con così alti rischi. Inoltre, erano donne. Donne senza garanzie. Yunus ha dato loro fiducia. In seguito il progetto è stato esteso a molti villaggi del Bangladesh, favorendo l'emancipazione femminile: sono proprio le donne, infatti, i soggetti a cui Yunus concede maggiori prestiti. Dice: le donne gestiscono meglio i soldi. I figli e tutta la famiglia ne beneficiano. Sono più affidabili e restituiscono i prestiti anche più velocemente. Il tasso di solvibilità della Grameen Bank è infatti del 99% e il 97% dei clienti sono donne. Il sistema è adesso applicato in oltre 20 paesi in via di sviluppo. "Attraverso cultura e civiltà, Yunus ha dimostrato che anche i più poveri fra i poveri possono lavorare per portare avanti il proprio sviluppo", si legge nelle motivazioni, scritte dalla giuria del Premio Nobel. "La pace duratura non può essere ottenuta a meno che larghe fasce della popolazione non trovino mezzi per uscire dalla povertà". "Sono felicissimo, non posso credere che sia accaduto davvero. - è stato il commento a caldo di Yunus - Voi

sostenete il sogno di un mondo libero dalla povertà." »

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Chi dite che io sia? Cosa c'entro io con la vostra situazione

economica? C'è spazio per me? O mi avete messo da parte per

consentire al denaro di occuparlo interamente? Se io sono nella

tua vita il denaro diventa solo uno strumento, uno dei tanti; tu

stesso ti rendi strumento nelle mie mani, per realizzare la pace e la

giustizia nel mondo.

CCaannttoo ““SSaann FFrraanncceessccoo”” ((ppaagg.. 5577))

O Signore fa di me uno strumento fa' di me uno strumento della tua pace, dov'è odio che io porti l'amore dov'è offesa che io porti il perdono dov'è dubbio che io porti la fede dov'è discordia che io porti l'unione dov'è errore che io porti la verità a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande che sia goccia di rugiada per il mondo che sia voce di speranza che sia un buon mattino per il giorno di ogni uomo e con gli ultimi del mondo sia il mio passo lieto nella povertà, nella povertà. (2v)

O Signore fa di me il tuo canto fa" di me il tuo canto di pace, a chi è triste che io porti la gioia a chi è nel buio che io porti la luce. E donando che si ama la vita è servendo che si vive con gioia perdonando che si trova il perdono è morendo che si vive in eterno.

Natale 2012

gguuaarrddaannddoo llee ccaassee …… Riflettiamo sul territorio, sulle case, sulle relazioni con le persone

Davanti alla nostra chiesa di San Pietro Apostolo siamo invitati a riflettere, a volgere il nostro sguardo a ciò che ci circonda, al nostro territorio e a dire che la nostra parrocchia vuole essere “una casa tra le case”, vicina alla vita della gente, chiamata a testimoniare la gioia del Vangelo. Per essere una casa tra le case deve lasciarsi interrogare dal territorio che abita, dalle domande di tutti, in particolare da chi è in difficoltà, perché il volto del bisognoso è più che mai presente fra noi soprattutto nelle nuove povertà provocate dalla crisi economica, dalla perdita del lavoro, dalle insicurezze della condizione di immigrato … In quest’anno della fede, desideriamo fortemente che la nostra parrocchia diventi casa di tutti, sempre più una chiesa tra la gente le cui porte non si chiudano a nessuno. Vogliamo una comunità di persone sempre meno preoccupata delle cose e più appassionata agli incontri e ai volti. Desideriamo che essa sia capace di ascoltare e camminare sempre con la gente.

« E’ facile amare le persone lontane, molto facile pensare alla gente che muore in India. Ma prima dovete vedere se regna l’amore in casa vostra e in quella del vostro vicino e nella strada in cui abitate, nella città in cui vivete,

e solo dopo guardate fuori … » Madre Teresa di Calcutta, da “La gioia di amare”

• Invito al silenzio e alla riflessione

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E tra queste case, lungo queste strade in questa città o in qualsiasi

altro luogo Cristo ci chiede: “E voi, chi dite che io sia?”

• Ci voltiamo verso la porta

« E’ facile amare le persone lontane, molto facile pensare La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta

immettersi in un cammino che dura tutta la vita. » Benedetto XVI, dalla lettera apostolica “Porta Fidei”

• Entriamo in chiesa cantando:

CCaannttoo ““UUnn ssoolloo ccoorrppoo uunn ssooll ssppiirriittoo”” ((ppaagg.. 6688))

UN SOL CORPO, UN SOL SPIRITO UN SOLO SIGNORE UNA SOLA FEDE CI ACCOMUNERÀ UN SOL CORPO, UN SOL SPIRITO UN SOLO SIGNORE QUESTA E' LA SPERANZA CHE UNITI CI RENDERÀ.

Rendici umili o Dio, mansueti e pazienti. Facci amare di più chi vive accanto a noi. Conservaci nell'unità con vincoli di pace, avremo un solo Padre che vive in mezzo a noi. (Rit )

Rinnovaci con il tuo Spirito nel corpo e nella mente.

Natale 2012

Guidaci alla santità rafforza in noi la fede. Rivestici dell'uomo nuovo per essere più puri e forti nella verità la vita cambierem. (Rit )

Fa' scomparire da noi asprezza sdegno ed ira. Le nostre bocche Signor proclamino il tuo amor. Dacci il coraggio di aver per sempre in te fiducia e creature nuove insieme diverrem. (Rit.)

iinn cchhiieessaa In questi 50 anni Cristo si è fatto carne in questa chiesa ...

Siamo entrati nella nostra chiesa. Tra poco inizieremo la solenne Messa di Mezzanotte. Sarà la cinquantesima volta. Sentiremo ora dalla viva voce di alcuni cosa ha significato per loro la vita in parrocchia e cosa significa oggi.

TTeessttiimmoonniiaannzzee…… E tu, parrocchiano di San Pietro, chi dici che io sia? Chi sono io per

te?

E tu parrocchia di San Pietro… Chi sono io per te?

Tu consiglio pastorale: chi sono io per te?

Tu gruppo sposi: chi sono io per te?

Voi gruppi di ascolto, chi sono io per voi?

… Voi tutti: Cosa pensa la gente di me, Gesù Cristo?

E voi, chi dite che io sia? Chi sono io per voi?

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CCaannttoo ““PPrreennddeerreemmoo iill llaarrggoo”” ((ppaagg.. 7766))

Questo è il nostro tempo per osare, per andare, la Parola che ci chiama è quella Tua. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: “Getta al largo le tue reti insieme a Me”.

SALIREMO IN QUESTA BARCA ANCHE NOI IL TUO VENTO SOFFIA GIÀ SULLE VELE. PRENDEREMO IL LARGO DOVE VUOI TU NAVIGANDO INSIEME A TE, GESÙ.

Questo è il nostro tempo, questo è il mondo che ci dai: orizzonti nuovi, vie di umanità. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: “Se mi ami più di tutto, segui Me”. (Rit.) Navigando il mare della storia insieme a Te, la Tua barca in mezzo a forti venti va. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: “Se tu credi in me tu non affonderai” (Rit. 2 volte)

NAVIGANDO INSIEME A TE, GESÙ.

«« …….. mmaa vvooii,, cchhii ddiittee cchhee iioo ssiiaa ?? »» ((MMtt 1166,,1133--2200))

Più volte, nel percorso di questa veglia, abbiamo riproposto la domanda rivolta da Gesù ai suoi amici:

« …ma voi, chi dite che io sia ? »

Natale 2012

La risposta che attende non è certo una risposta esatta; sarebbe troppo facile rispondere che il Cristo è stato un anno fuori dall’ordinario, un grande profeta oppure un uomo che ha cambiato il mondo. Più difficile è rispondere se la domanda coinvolge coloro che lo seguono. Non si tratta di una domanda personale, ma di gruppo; ci chiede infatti VOI chi dite chi io sia? Dovremmo essere ispirati da Dio per rispondere perché è la voce del Padre che può svelare chi sia Gesù, noi non riusciamo a percepire fino in fondo la Sua identità. E’ la vita che è chiamata a rispondere, perché da questa identità chiarita dipenderà ogni altra scelta. «Tu sei per me il Figlio del Dio vivente» rispose Simone figlio di Giona e Gesù gli dice beato e in quel momento, per la prima volta, gli attribuisce il nome di Kefa, cioè roccia … pietra appunto. Adesso Pietro appartiene a Gesù. Non c’è traccia del nome Pietro prima di questo episodio nella cultura aramaica o ellenistica, a significare e sigillare la missione affidata a Pietro; essere pietra di fondazione della chiesa di Cristo. La beatitudine di Pietro nasce dall’ accoglienza semplice di quella domanda tanto essenziale. Chi accetta di non avere risposte personalizzate “è beato“ in Dio. Con questa apertura interiore abbiamo scelto questo brano del Vangelo di Matteo, conosciuto come “la confessione di Cesarea“, a rappresentare l’icona biblica a cui riferirsi nell’occasione dei 50 anni dalla nascita della nostra parrocchia; perché sull’esempio dell’apostolo Pietro, nostro Patrono, l’atteggiamento di ascolto profondo sia la nota dominante. Non serviranno tante parole a spiegarlo, basterà la vita a parlare. Questo è il nostro augurio. Chi segue Gesù diventa roccia perché fonda tutto su di Lui che è roccia.

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AAnnnnuunncciioo ddeellll’’aannnnoo ggiiuubbiillaarree Come abbiamo già sentito durante l’avvento e anche da prima, nella celebrazione di questa Santa Messa si apre il nostro “Anno giubilare”. Il cinquantenario della parrocchia, infatti, sarà per noi un “anno giubilare”, cioè un anno dedicato alla gioia di essere comunità viva nel Signore. Ringraziamo il Signore di questi 50 anni, in cui la comunità è nata e si è consolidata tra la gente, battezzando, salutando, sposando, rigenerandosi nei più giovani… attraverso diversi pastori e grazie alla passione di tanti fratelli e sorelle. Sarà per noi una celebrazione, non semplicemente un far memoria di fatti avvenuti tempo fa, ma un presentare tutti insieme al Signore le nostre storie di fede intessuta nella vita quotidiana. Sarà anche un’occasione per ricominciare, per rinnovare la nostra comunità in maniera profonda. Proprio in questa visione abbiamo vissuto pochi giorni fa una solenne celebrazione penitenziale, nel desiderio di mettere nelle mani del Signore le nostre debolezze del passato e iniziare in stato di grazia, chiedendo il suo aiuto perché la comunità si rinnovi nella fede, nella fraternità e nella carità.

Natale 2012

++ DDaall VVaannggeelloo sseeccoonnddoo MMaatttteeoo ((1166,, 1133--1199))

Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo,

domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che

sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono

Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o

qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite

che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo,

il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato

sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né

sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è

nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa

pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli

inferi non prevarranno su di essa. A te darò le

chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai

sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che

scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

CCaannttoo ““VVeenniittee ffeeddeellii”” ((ppaagg.. 6699))

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PPrreegghhiieerraa ppeerr ll’’aannnnoo ggiiuubbiillaarree

Signore, Dio di pace e tenerezza, questa tua comunità, che hai voluto formare

nel nome dell’apostolo Pietro, si affida a te con gratitudine e speranza.

Nelle tue mani è il nostro futuro, le energie, il coraggio, la passione, la bellezza. Il tuo cuore paterno custodisca chi non c’è più,

chi tanto ha donato di sé per edificare questa tua chiesa.

Perdona le debolezze di questa nostra famiglia e sostienila nelle prove, rendila salda nello spirito di accoglienza e di carità,

capace di riconoscere il tuo volto nelle persone che incontra, perché possa compiere così la sua vocazione.

Ti ringraziamo per i pastori che ci hai affidato, perché, attraverso la loro guida generosa e sapiente,

insieme abbiamo percorso la Via che il tuo Figlio ha tracciato per noi.

Benedici i tuoi germogli, cresciuti in questo terreno dove hai voluto che nascesse una nuova chiesa e qui ancora

ci donerai la grazia di incontrarti e di crescere nella tua amicizia.

Risplenda sempre la luce della Parola e del Pane affinché procediamo operosi nella fede e, come uno scrigno aperto sui doni ricevuti,

la trasmettiamo di generazione in generazione.

In questo nostro anno giubilare, Signore, soffia il tuo Spirito nei nostri cuori,

rivélati a noi affinché come Pietro possiamo risponderti: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio Vivente”.Per la gloria del tuo nome.

Amen

Natale 2013Natale 2013Natale 2013Natale 2013

VVVVVVVVeeeeeeeerrrrrrrrssssssssoooooooo iiiiiiiillllllll tttttttteeeeeeeerrrrrrrrmmmmmmmmiiiiiiiinnnnnnnneeeeeeee ddddddddeeeeeeeellllllllllllllll’’’’’’’’aaaaaaaannnnnnnnnnnnnnnnoooooooo ggggggggiiiiiiiiuuuuuuuubbbbbbbbiiiiiiiillllllllaaaaaaaarrrrrrrreeeeeeee La celebrazione dell’anno giubilare, per il cinquantenario della parrocchia, sta volgendo al termine, la chiusura solenne avverrà nella celebrazione dell’Epifania 2014. Una curiosità: la preghiera per l’anno giubilare, che ha accompagnato la comunità in questi mesi, è diversa rispetto alla versione iniziale, è stato aggiunto il versetto dedicato a Maria. Questo che sta per concludersi è l’anno delle dimissioni di Papa Benedetto e della “Evangelii Gaudium”. la prima Esortazione apostolica di Papa Francesco, pubblicata il 26 novembre 2013.

IIIIIIII pppppppprrrrrrrreeeeeeeesssssssseeeeeeeeppppppppiiiiiiii Il presepio richiama il tema della veglia: la stella cometa, a indicare la vera luce che ci ha guidato in questo nostro anno giubilare.

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Il presepio è ambientato nelle strade di Favaro, sullo sfondo il Municipio, a destra la chiesa; la Sacra Famiglia è nel gazebo sulla

piazza da poco intitolata a don Vincenzo, sotto una grande cometa.

Si nota, sull’altare, la barca in vetro, opera realizzata e donata dal maestro vetraio Fuga.

Parrocchia San Pietro Apostolo Parrocchia San Pietro Apostolo Parrocchia San Pietro Apostolo Parrocchia San Pietro Apostolo ---- Favaro VenetoFavaro VenetoFavaro VenetoFavaro Veneto

Veglia di Veglia di Veglia di Veglia di Natale 2013Natale 2013Natale 2013Natale 2013

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VViiaa NNaattiivviittaattiiss

LLaa sstteellllaa ccoommeettaa Cometa come stella che orienta alla vera Luce, che è Gesù. Una stella speciale, diversa dalle altre... che passa nel cielo, a volte ciclicamente, come il nostro cinquantenario, e noi abbiamo avuto il dono di assistere al suo passaggio. Ci indica la strada, ci porta al Bambino, origine e compimento della nostra fede. Oggi chiediamo l'umiltà di farci guidare dalla luce del Signore che viene, che passa nella nostra vita per rimanere. Grazie alla Sua luce, nella nostra città si è costituita e, in questi 50 anni, si è consolidata la nostra parrocchia. Il nostro cinquantenario è stato attraversato anche da fatti storici importanti, le dimissioni di Benedetto XVI, papa Francesco, la morte di Mandela... eventi catastrofici nel mondo, una guerra scampata... la situazione del nostro paese, i drammi degli immigrati, le storie personali di ciascuno. L’anno della Fede. Nella storia dei grandi eventi come nella vita di ciascuno, giorno dopo giorno. Un respiro cosmico, in questo cosmo brilla una stella. La stella cometa, che guida a Betlemme, passa nel firmamento come un evento che precede le nostre vite e ne supera il termine terreno. Ma anche riunisce attorno a sé tante persone diverse: bambini, uomini e donne, i pastori, i re magi... E i re magi stessi, provenienti da paesi differenti, ognuno con il proprio dono, la propria cultura e la propria personalità... La stella cometa ci riunisce tutti attorno a ciò che è veramente importante: la sua luce consente di andare oltre alle diversità proprie di culture differenti, perché siamo tutti figli di un unico Dio... Ci ricorda l'importanza dell'accettazione degli altri, di essere comunità vera. E dalla piazza, che è un punto di ritrovo anche a livello sociale di tante persone, noi adesso percorriamo un breve ma significativo cammino...

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CCaannttoo:: LLooddaattee ee bbeenneeddiittee iill SSiiggnnoorree

Lodate e benedite il Signore, ringraziare e servite con grande umiltà, lodate, lodate, benedite il Signore con grande umiltà, ringraziate e servite con grande umiltà.

ddddddddaaaaaaaallllllll ppppppppiiiiiiiiaaaaaaaazzzzzzzzzzzzzzzzaaaaaaaalllllllleeeeeeee ddddddddoooooooonnnnnnnn VVVVVVVViiiiiiiinnnnnnnncccccccceeeeeeeennnnnnnnzzzzzzzzoooooooo AAAAAAAA........

ppppppppeeeeeeeerrrrrrrr iiiiiiiinnnnnnnniiiiiiiizzzzzzzziiiiiiiiaaaaaaaarrrrrrrreeeeeeee uuuuuuuunnnnnnnn ccccccccaaaaaaaammmmmmmmmmmmmmmmiiiiiiiinnnnnnnnoooooooo

Gesù Bambino viene posto sotto il gazebo

Guardiamo il cielo, mentre qualcuno passa nella strada.

Nel passaggio del cinquantenario io c’ero, accanto a chi c’era

anche allora. Cosa significa nella mia vita? e nella vita della

comunità? Cosa mi dice per il mio futuro e il nostro futuro? Gli inizi della parrocchia di San Pietro La nostra Parrocchia è nata piano, piano, come un piccolo seme che si pianta ed ha bisogno delle cure di tutti per crescere. All’inizio, durante la settimana, le messe venivano celebrate alle 7.30 del mattino, in una specie di grande garage, sotto la abitazione della Rebecca Bortolaso, la storica ostetrica di Favaro. Era all’inizio di Via Altinia, a destra per chi viene dalla Piazza, dove ora c’è un negozio. Ero io che preparavo la saletta, con le tovaglie sull’altare, le candele, i fiori. Eravamo anche in trenta persone ad assistere, e qualche volta la gente doveva stare fuori dalla porta. Alla Domenica invece la Messa, alle 9 del mattino, veniva celebrata nella sala d’entrata dell’asilo comunale, dietro al Municipio. Mi ricordo la Messa di Natale del primo anno, a mezzanotte, con una grande nevicata che rischiava di bloccare tutte le strade, e don Vincenzo che faceva la spola con la sua piccola cinquecento per portare a casa le persone più in difficoltà. La neve sembrava

Natale 2013

una grande benedizione del cielo, un abbraccio, un augurio di buon inizio del Bambino Gesù per la nostra neonata Parrocchia.

ricordo di Stella Scattin, da “Gente di Favaro” La Stella cometa è luce Quanto bisogno di luce abbiamo, noi uomini del terzo millennio! Il buio del peccato, l’ombra della morte fanno paura e ci rendono schiavi, oggi come ieri; e anche se viviamo circondati dalla luce, i nostri occhi aspirano a contemplare la vera Luce, quella che rifulse in una mangiatoia di Betlemme, l’unica Luce in grado di condurre l’uomo alla comprensione del vero bene ed alla rivelazione del mistero dell’incarnazione di Dio. Quanto bisogno abbiamo di quella Luce! Solo se ci volgeremo al bagliore della stella, solo se saremo davvero in grado di discernere e di seguire il suo raggio luminoso, potremo raggiungere l’Amore!

CCaannttoo:: TTuu sseeii

Tu sei la prima stella del mattino, Tu sei la nostra grande nostalgia, Tu sei il cielo chiaro dopo la paura, dopo la paura d’esserci perduti e tornerà la vita in questo mare. (bis) Soffierà, soffierà, il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di te. Soffierà, soffierà, il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di te. (bis) Tu sei l’unico volto della pace, Tu sei speranza nelle nostre mani, Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali, sulle nostre ali soffierà la vita e gonfierà le vele per questo mare. (bis)

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aaaaaaaallllllllllllllll’’’’’’’’ iiiiiiiinnnnnnnnccccccccrrrrrrrroooooooocccccccciiiiiiiioooooooo

ppppppppeeeeeeeerrrrrrrr oooooooorrrrrrrriiiiiiiieeeeeeeennnnnnnnttttttttaaaaaaaarrrrrrrrcccccccciiiiiiii eeeeeeee cccccccceeeeeeeerrrrrrrrccccccccaaaaaaaarrrrrrrreeeeeeee lllllllluuuuuuuucccccccceeeeeeee

Gesù Bambino è accanto a chi legge

Dove vado? Che strada prendo? Come mi oriento?

Qual è la mia meta? Illuminati dalla Stella Cometa Anche noi, pur vivendo nella luce, abbiamo bisogno di una cometa che illumina il cammino che porta a Dio. Quante volte ci è capitato di trovarci in piena luce del giorno e di non vedere ciò che cerchiamo, quasi che i nostri occhi fossero incapaci di percepire quello che ci sta davanti. Il Padre, che comprende le nostre necessità, ci ridona una stella cometa, come è accaduto ai Magi, una luce che ci porta a Cristo. Cogliere la presenza di una stella nella nostra vita di fede è compito di ciascuno di noi, perché tutti siamo chiamati a leggere i segni che Dio pone nel nostro cammino. La stella poi, alcune volte può essere un fatto parecchio significativo, altre volte una vera e propria persona che, tenendo alta la luce di Cristo, ritorna a farci vedere e a vivere da cristiani. Anche noi possiamo essere luce per i nostri fratelli se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo che anima e vivifica. Ma la luce per eccellenza è la Parola di Dio, Gesù Verbo fatto carne, la stella capace di orientare, dare senso, dare gioia alla nostra esistenza.

Natale 2013

Preghiera La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?” In realtà chi sei tu per non esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosicché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

Nelson Mandela

CCaannttoo:: TTuuttttaa llaa tteerrrraa aatttteennddee

TUTTA LA TERRA ATTENDE IMPAZIENTE CHE SI RIVELINO I FIGLI DI DIO E SOFFRE ANCORA LE DOGLIE DEL PARTO: ASPETTA IL SUO MESSIA.

O stella che fai brillare la notte, splendi di luce per noi; Vieni, Signore, e illumina il misero sana la cecità. (Rit.)

Re delle genti sostieni la chiesa, pietra angolare sei tu. Vieni Signore e salva il tuo popolo, tutta l’umanità. (Rit.)

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nnnnnnnneeeeeeeellllllllllllllllaaaaaaaa ppppppppiiiiiiiiaaaaaaaazzzzzzzzzzzzzzzzaaaaaaaa

ppppppppeeeeeeeerrrrrrrr pppppppprrrrrrrroooooooocccccccceeeeeeeeddddddddeeeeeeeerrrrrrrreeeeeeee nnnnnnnneeeeeeeellllllllllllllllaaaaaaaa cccccccciiiiiiiittttttttttttttttàààààààà eeeeeeee nnnnnnnneeeeeeeellllllllllllllllaaaaaaaa ssssssssttttttttoooooooorrrrrrrriiiiiiiiaaaaaaaa

Gesù Bambino viene posto vicino alla fontana

Percorriamo strade nuove oppure le vie che già conosciamo con

uno sguardo diverso, con un cuore desideroso di incontri. Dio eterno migrante E se tu vuoi incontrare Dio devi uscire dalla tua casa. Metterti in viaggio. Migrare. Soltanto sulle strade del mondo lo puoi cercare - lo puoi incontrare... Ricorda Abramo. Già vecchio, uscì da Carran, movendo i passi verso una terra che non conosceva. Si mise in viaggio per andare verso se stesso. E visse da straniero, sotto le tende, fino all’ultimo dei suoi giorni. Ricorda Mosè. In fuga nel deserto, dopo aver ucciso un sorvegliante egiziano. Ma che ritornò sui suoi passi, per condurre un intero popolo verso la liberazione. Egli voleva vedere Dio, ma ebbe in dono solo l’esile traccia delle orme sulla sabbia, presto pulite dal soffio del vento. Ricorda Elia. Impaurito, si alzò e se n’andò per salvarsi. Camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?». Ricorda l’Arca. Un segno della presenza di Dio - posta nel tempio, all’interno di una tenda, ma sempre pronta per essere trasportata altrove. Ricorda l’esilio. Quando i figli d’Israele furono condotti sui fiumi di Babilonia. E Dio era già con loro. Di qualche passo un po’ più avanti nel loro triste cammino. Ricorda la mangiatoia. Dio è nato lontano da una casa. E già nei suoi primi giorni è costretto alla fuga, all’esilio in una terra straniera. Ricorda le volpi. Hanno le loro tane. E gli uccelli del cielo hanno i loro nidi. Ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Poiché Dio è il costante migrante.

Natale 2013

Ricorda il samaritano. Era in viaggio ed incontrò il viandante incappato nei briganti. Il figlio che vuole la sua parte - lascia la casa e va per il mondo. Il buon pastore in cerca della pecora smarrita… Ricorda le strade. Le polverose strade di Palestina. Percorse per tre anni dal Figlio dell’uomo. In riva al lago o sulla cima del monte, alla festa di nozze e sul bordo del pozzo di Giacobbe, nella Decapoli e verso Tiro e Sidone, alla Piscina di Betzaeda - a Gerusalemme, per la festa della pasqua. E poi ancora in cammino, verso il villaggio d’Emmaus, precedendoli nelle contrade di Galilea… E se tu vuoi incontrare Dio devi uscire dalla tua casa. Metterti in viaggio. Migrare. Soltanto sulle strade del mondo lo puoi cercare - lo puoi incontrare. Nel farti viandante con l’eterno Viandante.

Faustino Ferrari, Viandanti di sogni e d'infinito, Cantalupa, Effatà, 2013

La Stella cometa è guida Ognuno di noi è chiamato ad intraprendere un viaggio: è il percorso che conduce da una vita buia e senza senso alla vita pregna dell’amore e della speranza portati da Gesù. Per raggiungere la meta non serve un grande bagaglio, quello che conta è fidarsi del segno celeste che ci precede e sapere che all’arrivo saremo ricchi della misericordia di Dio. Il significato del nostro cammino sta nel cammino stesso: è dal cammino che possiamo imparare ad affidarci al Signore; è durante il cammino che dobbiamo dimostrare quanto la nostra fede sia più forte della stanchezza e della tentazione di arrenderci e di fermarci prima ancora di essere arrivati.

CCaannttoo:: SSeemmiinnaa llaa ppaaccee

Senti il cuore della tua città Batte nella notte intorno a te, sembra una canzone muta che cerca un’alba di serenità.

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Semina la pace e tu vedrai che la tua speranza rivivrà; spine tra le mani piangerai, ma un mondo nuovo nascerà.

Sì, nascerà, il mondo della pace; di guerra non si parlerà mai più. La pace è un dono che la vita ci darà, un sogno che, si avvererà.

Semina la pace …

ssssssssuuuuuuuullllllll ssssssssaaaaaaaaggggggggrrrrrrrraaaaaaaattttttttoooooooo

ppppppppeeeeeeeerrrrrrrr aaaaaaaannnnnnnnddddddddaaaaaaaarrrrrrrreeeeeeee iiiiiiiinnnnnnnnccccccccoooooooonnnnnnnnttttttttrrrrrrrroooooooo aaaaaaaallllllll SSSSSSSSiiiiiiiiggggggggnnnnnnnnoooooooorrrrrrrreeeeeeee GGGGGGGGeeeeeeeessssssssùùùùùùùù

Gesù Bambino è sulla porta

Oltrepassiamo la porta non solo per entrare, ma anche per uscire.

Per accogliere il Signore che nasce. Apertura al mondo “…il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse ma sulla creatività dell’amore. Servono certamente tecnica, fatica, il lavoro, la programmazione, l’organizzazione ma prima di tutto bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa bensì si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti.”

Dal vangelo di san Luca, 9, 1 - 6 Gesù, convocati i dodici, diede loro l’autorità su tutti i demòni e il potere di guarire le malattie. Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire i malati. E disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio: né bastone, né sacca, né pane, né denaro, non abbiate tunica di ricambio. Il qualunque casa entrerete, in quella rimanete e da quella ripartite. Quanto a quelli che non vi riceveranno, uscendo dalla loro città, scuotete la povere dai vostri piedi, in testimonianza contro di loro”. Ed essi, partiti, andavano di villaggio i villaggio, evangelizzando ed operando guarigioni dappertutto.

Natale 2013

Il piccolo mondo della Palestina si apriva davanti ai Dodici. Oggi è tutto il mondo che si apre davanti a noi, ai missionari, alla Chiesa chiamata ad evangelizzare tutti i popoli. Siamo chiamati a stare “sulla strade del mondo”, con l’atteggiamento che Gesù ha indicato ai Dodici. Papa Francesco dice ancora: “Non possiamo restare chiusi nella parrocchia, nelle nostre comunità, quando tante persone sono in attesa del Vangelo! Non è semplicemente aprire la porta per accogliere ma uscire per cercare e incontrare. Con coraggio pensiamo alla pastorale partendo dalla periferia, partendo da coloro che sono più lontani, da coloro che di solito non frequentano la parrocchia. Pensiamo ai poveri: loro siano gli invitati vip delle nostre pastorali.”

da un’omelia di papa Francesco durante la XXVIII GMG, Rio de Janeiro - 27 luglio 2013

Aprite le porte al Salvatore Vorrei che ognuno di noi avesse quattro chiavi. Una chiave per la porta che dà sul retro: il Signore viene, dove e come non lo sappiamo. Viene in coloro che non ardiscono accostarsi alla grande porta maestra. Una chiave per la porta che dà verso l’interno: il Signore ci è più intimo del più profondo dell’anima nostra. Da lì egli entra nella casa della nostra vita. Una chiave per la porta di comunicazione che è stata murata, ricoperta con l’intonaco, quella che dà su ciò che ci sta accanto: in coloro che ci sono più prossimi, che sono anche coloro che ci sono più estranei, il Signore bussa alla nostra porta. Una chiave per la porta principale, il portale: su quella soglia Gesù, con Maria e Giuseppe, furono respinti. Non esitiamo a lasciarlo decisamente entrare nella nostra vita, nel nostro mondo! Sapremo essere, oggi, la sua Betlemme?

da “Dio si è fatto Bambino”, Klaus Hemmerle, Città Nuova, 2001

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ddddddddeeeeeeeennnnnnnnttttttttrrrrrrrroooooooo llllllllaaaaaaaa cccccccchhhhhhhhiiiiiiiieeeeeeeessssssssaaaaaaaa

eeeeeeee lllllllluuuuuuuunnnnnnnnggggggggoooooooo lllllllleeeeeeee ssssssssttttttttrrrrrrrraaaaaaaaddddddddeeeeeeee ddddddddeeeeeeeellllllll mmmmmmmmoooooooonnnnnnnnddddddddoooooooo

“Ma voi, chi dite che io sia?”

Lungo il cinquantenario ci siamo sentiti rivolgere più volte questa

domanda, adesso è venuto il momento di dare delle risposte.

Entriamo in chiesa cantando:

CCaannttoo:: PPooppoollii ttuuttttii

Mio Dio, Signore, nulla è pari a Te. Ora e per sempre, voglio lodare il tuo grande amor per noi. Mia roccia Tu sei, pace e conforto mi dai, con tutto il cuore e le mie forze, sempre io ti adorerò. Popoli tutti acclamate al Signore, gloria e potenza cantiamo al Re, mari e monti si prostrino a Te, al tuo nome, o Signore. Canto di gioia per quello che fai, per sempre Signore con Te resterò, non c'è promessa non c'è fedeltà che in Te.

Testimonianza dal Nepal Due mesi fa assieme ad altri due amici abbiamo intrapreso un viaggio in una terra lontana e per molti versi a me sconosciuta .Il viaggio è stato lungo ma finalmente, lasciandoci alle spalle tutte le nostre certezze e comodità, ci siamo incamminati verso la giungla che porta alle pendici delle montagne più alte della terra. I primi giorni siamo stati subito messi alla prova. La quota si faceva sentire e il fiato era corto mentre gli sherpa nonostante il loro carico impossibile sulla schiena sembrano a loro agio. Sui

Natale 2013

nostri monti ci sono i sentieri segnati e numerati, ci domandavamo come fanno arrivati ad un bivio a sapere la strada giusta da prendere, per quanta buona memoria potessero avere era un labirinto difficile da interpretare, e sulla mappa non si riusciva a capire la direzione giusta da prendere, ci sono solo il percorso in mezzo a villaggi dai nomi impronunciabili, finché dopo un po’ abbiamo capito; i punti di riferimento principali erano la natura stessa che ci circondava; se si sente il fiume alla nostra sinistra, ci spiegavano a gesti gli sherpa, anche se non lo vedi la direzione che devi prendere è una soltanto e se dalle cime degli alberi ogni tanto alla tua destra spunta la montagna più alta tu la riconosci e sai che sei sulla strada buona e non puoi perderti mai. Nelle loro freddissime notti mi capitava di svegliarmi e ripensare alle cose che stavo vivendo e come avrei potuto raccontarle una volta arrivato a casa, una notte in particolare in cui non riuscivo a dormire girandomi nel mio sacco a pelo ho aperto gli occhi e dal vetro di una modestissima finestra si vedeva una stellata fantastica, di quelle che solo in montagna si possono vedere, poi pensando a quale nome avesse la stella più luminosa tra quelle che stavo vedendo mi è venuta in mente la stella cometa del Natale e di come a suo tempo fosse stata il punto di riferimento e la guida per arrivare al Salvatore. Ho chiuso gli occhi e ho pregato il Signore perché protegga la mia famiglia così lontana, poi il pensiero è andato alla fede e se veramente vivo come Gesù ci ha insegnato. Forse perché la montagna nella Bibbia è sempre citata ed è un simbolo ricorrente, ma mi è piaciuto paragonare i sentieri che stavo percorrendo in quei giorni con il sentiero della vita e all’unica stella che ci porta alla salvezza. È difficile per me spiegare cosa ho provato in quei giorni ma ringrazio sempre Dio per tutto quello che mi ha dato.

Marco Zambon

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Testimonianza La stella cometa é paradigma dell’ azione di CRISTO che riconosco anche nel mio ESODO personale Ho scorto la “mia cometa” 33 anni fa e ne sono stato abbagliato. E’ seguito poi un cammino più o meno oscurato, in cui la stella mi è diventata, dopo averla dolorosamente ritrovata, ripetutamente visibile e più luminosa. La prima volta, quando mi ha sorpreso la mia stessa voce che diceva a papà ciò che non riuscivo e per cui in quello stesso momento pregavo, testardamente e ossessivamente come nei pochi mesi della sua malattia. Intontito e sorpreso ho proseguito con gli occhi velati dalle lacrime. Papà si è congedato dopo qualche giorno, mentre pregavamo insieme. Più avanti, mi ha sostenuto in una disperazione quando pregando come allora, ho sentito nel cuore che “tutto è possibile a Dio”: mi sono ritrovato poi ferito ma “in piedi”. Ormai la luce c’è, debole e baluginante: esco da una religiosità infantile e in un esodo senza guida e metodo, tra occasioni varie e letture, ancora più per capire che con il cuore accolgo e vivo due tappe fondamentali:

• l’ Adorazione • il percorso degli Esercizi Spirituali Ignaziani (EVO)

L’Adorazione – da anni tra le 4 e le 5 di sabato mattina a Santa Maria Goretti, nel silenzio e solitudine ho scoperto la profondità di dialogo con Gesù nell’ intimità. Qui c’è Lui. Lui che aspetta e accoglie immobile nell’ ostensorio; è un guardarsi negli occhi, un sentirsi “parlare dentro” com’è il ragionare con sé stessi, invece è con Lui. Sono invitato ad “aprirmi”, ad accoglierlo, a riconoscere e consegnargli i miei pesi per liberarmene e Lui possa portarli con sé sulla croce: è venuto per questo. Parla nei moti d’ animo o aspetta che lo faccia io, guidandomi dove sa Lui dopo una preghiera che è insieme saluto, ringraziamento, affidamento, invocazione, intercessione. Si succedono i pensieri. Ascolto e accolgo ciò che Lui vuole dirmi. Il silenzio stesso diventa preghiera. In comunione con il Signore sento il cuore modellato da risposte improvvise ai nodi della mia vita e fede: è un nutrimento dello spirito che chiarisce quello che Lui chiede e mi porta al “sì”, consapevole di non essere solo. Il Magnificat apre il cuore al delinearsi del Disegno di Dio : io, tutti noi, siamo chiamati a farne parte. Diventa necessario condividerlo, dare testimonianza perché nessuno perda questo invito.

Natale 2013

Con gli EVO ho avvicinato la Parola nella preghiera quotidiana e la condivisione, maturandola nella vita e meditazione di ogni giorno. Ho compreso che “Per cogliere il mistero della persona di Gesù, bisogna andare al Gesù reale e non all’immagine che mi ero fatta .E anche che senza ascolto attento e una disponibilità alla fede la sua potenza e la sua Parola non agiscono.” : non è un Dio di comodo, un “Dio tappabuchi”. Ho riconosciuto la partecipazione di Gesù alla storia di ciascuno: rileggendo la mia storia personale ho scoperto cosa sono io per Lui, e come invece la mia risposta abbia spesso preferito me a Lui nel voltarGli le spalle. Vengo istruito poco a poco o con intuizioni inaspettate in un cammino che continua ancora. Comprendo il perché Gli siamo così preziosi e ho riconosciuto e assaporato l’ amore che manifesta al nostro bisogno di perdono. Accettarmi e volermi bene e’ stato quasi un rinascere: lo riconosco in me e in chi ora sento fratello; vedo la Persona e non le fragilità e gli errori che pure esistono ma sono altra cosa. Questa crescita matura improvvisa e mi apre agli altri. Non resto inerte,ho il desiderio di pormi alla sequela del Signore, rifarmi al Suo modo d’ agire e di pensare. San Paolo diceva:“non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Prego sia così anche per me. Intravedo la missione affidatami -come a ciascuno secondo la propria sensibilità e i talenti avuti - un compito che coinvolge tutti nella storia della Salvezza attendendo il nostro sì. Ho pronunciato questo sì. È subito arrivata la risposta dentro situazioni che non avrei immaginato e che mano a mano mi aprono a esperienze più grandi, dove quello che speriamo assume nuova identità e conferma “nel sentire del cuore” ciò che prima capivo a stento o chiedeva atti di fede. (l’ esodo prosegue e la luce della cometa aumenta lo splendore)

Oggi Adorazione e spirito degli Esercizi convergono come in Marta e Maria. Maria sostiene la fede adorando e l’ opera quotidiana di Marta porta al frutto. Riconosco ogni giorno come “momento dell’ infinito” cui tutti partecipiamo con le nostre relazioni e il nostro agire. Guardare a Cristo in ogni fatto, piccolo o grande: vivere la vita insieme a Lui, come ha fatto Lui. Cerco di proseguire così: lo sguardo della fede e la prudenza del discernimento nella preghiera. Sono consapevole della fragilità con cui oscuro talvolta il Signore, ma ho anche la Speranza che Lui è lì che aspetta per abbracciarci e dire “entra e facciamo festa perché eri lontano e sei tornato”. Così ora, anche in questa vigilia, aspetto Gesù.

Enrico Carnio

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Poesia Silenziosamente una stella gialla raggiunse il suo seggio elevato, la luna sciolse l’argenteo cappello che copriva il suo volto lustrale. Tutta la sera si accese dolcemente come un’astrale sala di festa. “Padre, io dissi al Cielo, sei puntale”.

Emily Dickinson Testimonianza dal Viet Nam Quest’anno per la nostra famiglia, il viaggio si è compiuto andando a prendere la nostra stella più piccina, Elia Tuan. E’ stato un viaggio complesso ed affascinate allo stesso tempo. Abbiamo rivisto una città che avevamo lasciato 11 anni prima, Hanoi, radicalmente cambiata, come sono cambiati gli stessi abitanti, nonostante ciò le abitudini e le usanze più radicate sono rimaste le stesse. Il viaggio verso una nostra completezza, la nostra famiglia come l’avevamo immaginata e nonostante questo completamente diversa da quanto avevamo fantasticato negli anni di attesa della nostra ultima stella. Tornare genitori di un bimbo abbastanza piccolo, dopo due ormai quasi autonomi è stato come tornare all’inizio della nostra avventura di famiglia. Il Vietnam come molti paesi dell’Asia offre molti spunti di riflessione: la povertà materiale ma non morale, la dignità delle persone nonostante case e strade fatiscenti, per non parlare degli ospedali, il sorriso che abbiamo suscitato in molte persone che abbiamo incontrato, la gentilezza asiatica, il ringraziarci per aver adottato dei loro pari e portarli in un mondo diverso, dare loro una famiglia anziché una vita in orfanatrofio e noi che ringraziamo loro, gente semplice che semplicemente ci ha accolto nelle loro strutture, come la casa del popolo e l’orfanatrofio, per farci dono di una stella che già brillava di vita propria. Il nostro viaggio si è rivelato a differenza degli altri, una scoperta di noi stessi, per ognuno di noi, genitori e figli, una famiglia nuova in un paese lontano dai rumori assordanti di giorno e di notte, dai colori vivaci degli abiti e della natura, dagli odori forti della città che vive in strada e che per strada porta a compimento quasi tutto, il mangiare, il lavoro, i mercati dove si vende di tutto, dove l’umidità e il caldo rendono gli odori più acri. Il viaggio, la nostra stella, noi: LA FAMIGLIA.

Enrico & Monica & Michele & Alessandro & Elia

Natale 2013

Preghiera Col lume celeste, Signore, previenici sempre e dovunque, affinché contempliamo con sguardo puro ed accogliamo con degno affetto il Mistero di cui Tu ci hai voluto partecipi. Per Cristo nostro Signore, Amen.

orazione dopo Comunione nella festa dell'Epifania Sulle strade delle sofferenze Giovani, perfino donne e bambini fuggono dai loro paesi in guerra e percorrono itinerari nei deserti, nelle foreste africane, vittime di trafficanti e di miliziani, attraverso mari senza far notizia: solo quando arrivano sulle coste italiane e alle frontiere dell’Europa ci si accorge di loro, non perché sono persone ma perché costituiscono problema per noi: sono loro o siamo noi il problema? La pressione migratoria mette in crisi le Nazioni opulente che spesso governano il fenomeno guardando solo alla propria sicurezza ed ergendosi a fortezza del proprio benessere. Come cristiani ed organizzazioni che trovano ispirazione nel Vangelo facciamo sentire con forza la nostra richiesta di attivare almeno corridoi umanitari sicuri, per evitare la continua strage di innocenti. Su queste strade dei deserti, in questi mari Dio cammina e naviga con loro: abbiamo fede in Dio che si fa carico di ogni suo figlio, siamo con Lui al fianco dei fuggitivi, di chi cerca speranza? In questo anno della Fede appena trascorso abbiamo imparato a credere all’amore di Dio per ogni uomo?

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““““““““MMMMMMMMaaaaaaaa vvvvvvvvooooooooiiiiiiii,,,,,,,, cccccccchhhhhhhhiiiiiiii ddddddddiiiiiiiitttttttteeeeeeee cccccccchhhhhhhheeeeeeee iiiiiiiioooooooo ssssssssiiiiiiiiaaaaaaaa????????”””””””” + Dal Vangelo secondo Matteo (16, 13-19) Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

PPrreegghhiieerraa ppeerr ll’’aannnnoo ggiiuubbiillaarree

Signore, Dio di pace e tenerezza, questa tua comunità, che hai voluto formare

nel nome dell’apostolo Pietro, si affida a te con gratitudine e speranza.

Nelle tue mani è il nostro futuro, le energie, il coraggio, la passione, la bellezza. Il tuo cuore paterno custodisca chi non c’è più,

chi tanto ha donato di sé per edificare questa tua chiesa.

Perdona le debolezze di questa nostra famiglia e sostienila nelle prove, rendila salda nello spirito di accoglienza e di carità,

capace di riconoscere il tuo volto nelle persone che incontra, perché possa compiere così la sua vocazione.

Ti ringraziamo per i pastori che ci hai affidato, perché, attraverso la loro guida generosa e sapiente,

insieme abbiamo percorso la Via che il tuo Figlio ha tracciato per noi.

Benedici i tuoi germogli, cresciuti in questo terreno dove hai voluto che nascesse una nuova chiesa e qui ancora

ci donerai la grazia di incontrarti e di crescere nella tua amicizia.

Risplenda sempre la luce della Parola e del Pane affinché procediamo operosi nella fede e, come uno scrigno aperto sui doni ricevuti,

la trasmettiamo di generazione in generazione.

In questo nostro anno giubilare, Signore, soffia il tuo Spirito nei nostri cuori,

rivélati a noi affinché come Pietro possiamo risponderti: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio Vivente”.

Maria, madre del cammino, ci accompagni nel domani, mostrandoti a noi Risorto.

Per la gloria del tuo nome. Amen

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NNNNNNNNaaaaaaaattttttttaaaaaaaalllllllleeeeeeee 22222222000000001111111144444444

IIIIl Sinodo l Sinodo l Sinodo l Sinodo straordinario straordinario straordinario straordinario sulla Famigliasulla Famigliasulla Famigliasulla Famiglia Dal 5 al 9 ottobre 2014 si celebra, in assemblea straordinaria, il Sinodo dei vescovi: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Questa prima assemblea sarà seguita, nell’ottobre 2015, dall’assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi: “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Questo sinodo, voluto da papa Francesco, intende portare all’attenzione la fragilità e la preziosità della Famiglia. Ma porta con sé una grande novità: intende essere evento sinodale a tutti gli effetti, raggiungendo in modo capillare il maggior numero di persone. Attraverso un questionario predisposto con congruo anticipo, la Santa Sede raccoglie ed elabora risposte provenienti da tutto il mondo. Anche lo svolgimento del Sinodo stesso sarà caratterizzato da un ascolto franco e aperto di opinioni non sempre convergenti.

ParroParroParroParrocchia San Pietro Apostolocchia San Pietro Apostolocchia San Pietro Apostolocchia San Pietro Apostolo Favaro VenetoFavaro VenetoFavaro VenetoFavaro Veneto

LLLLLLLLaaaaaaaa FFFFFFFFaaaaaaaammmmmmmmiiiiiiiigggggggglllllllliiiiiiiiaaaaaaaa ddddddddiiiiiiiinnnnnnnnaaaaaaaannnnnnnnzzzzzzzziiiiiiii aaaaaaaallllllll PPPPPPPPrrrrrrrreeeeeeeesssssssseeeeeeeeppppppppiiiiiiiioooooooo

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LLLLLLLLaaaaaaaa FFFFFFFFaaaaaaaammmmmmmmiiiiiiiigggggggglllllllliiiiiiiiaaaaaaaa ddddddddiiiiiiiinnnnnnnnaaaaaaaannnnnnnnzzzzzzzziiiiiiii aaaaaaaallllllll PPPPPPPPrrrrrrrreeeeeeeesssssssseeeeeeeeppppppppiiiiiiiioooooooo Eccoci di nuovo a vivere la notte di Natale! Ci fermiamo anche noi idealmente, ma anche concretamente, davanti a Presepe. Facciamolo ancora in questi giorni magari nelle nostre case come faremo adesso. Ci fermiamo per contemplare il vero volto di Dio: non quello che noi ci inventiamo o pensiamo ma quello che lui ha voluto mostrarci è che possiamo scoprire e riscoprire nelle testimonianze dei Vangeli. Ci fermiamo per mettergli davanti le nostre vite. Lui vuole essere Dio-con-noi. In questo anno segnato per la comunità cristiana anche dal sinodo sulla famiglia abbiamo pensato di dare in particolare voce alle famiglie. E perciò davanti alla famiglia di Gesù alcune nostre famiglie (papà, mamma e bambini) presteranno la loro voce a tutti noi proprio in quanto papà, mamma, bambini e famiglia. Ascoltiamo e uniamo interiormente la nostra voce alla loro.

Natale 2014

Il primo preIl primo preIl primo preIl primo presepio, a Greccio…sepio, a Greccio…sepio, a Greccio…sepio, a Greccio… La parola “presepio” deriva dal latino e significa “mangiatoia”, a volte la usiamo impropriamente, per dire “Natività”. Forse sappiamo già che il primo presepio della storia è stato realizzato grazie a un’intuizione del Santo di Assisi. Ecco com’è andata realmente.

rancesco meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere, soprattutto aveva impresse profondamente nel suo cuore l'umiltà

dell'Incarnazione e la carità della Passione. Il 29 Novembre del 1223 il frate di Assisi ebbe la gioia di

avere tra le mani la Regola scritta per i suoi frati bollata dal Pontefice Onorio III°. Desideroso di celebrare la nascita del Redentore, il poverello di Cristo, audace nella sua innata semplicità, durante l'udienza pontificia, umilmente chiese al Papa la licenza di poter rappresentare la Natività.

Tornando da Roma si fermò a Greccio, un piccolo paese vicino a Rieti dove il santo soggiornava spesso, amando la povertà e la semplicità dei suoi abitanti. Qui chiamo a sé un suo caro amico, Giovanni Velita, e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello".

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà.

Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.

F

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Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.

Si celebra l’Eucarestia, Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava "il Bambino di Betlemme", e quel nome "Betlemme" lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva "Bambino di Betlemme" o "Gesù", passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.

Due anni dopo, quasi cieco e gravemente provato nel corpo, presso la chiesetta di San Damiano, Francesco innalza al Creato le lodi nel “Cantico delle Creature”.

Da Fonti Francescane, 467.471

Opera in terracotta di L. Agnini - Greccio, Santuario Francescano del Presepio

Natale 2014

CCaannttoo:: LLooddaattee ee bbeenneeddiittee iill SSiiggnnoorree

Lodate e benedite il Signore, ringraziare e servite con grande umiltà, lodate, lodate, benedite il Signore con grande umiltà, ringraziate e servite con grande umiltà

Preghiera alla Santa FamigliaPreghiera alla Santa FamigliaPreghiera alla Santa FamigliaPreghiera alla Santa Famiglia per il Sinodo sulla Famigliaper il Sinodo sulla Famigliaper il Sinodo sulla Famigliaper il Sinodo sulla Famiglia

Gesù, Maria e Giuseppe,

in voi contempliamo lo splendore dell'amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,

rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,

autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,

mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione:

chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth,

il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza

del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,

ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

Angelus, 29 dicembre 2013

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Testimonianza di una Testimonianza di una Testimonianza di una Testimonianza di una famigliafamigliafamigliafamiglia

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La Chiesa e i suoi PaLa Chiesa e i suoi PaLa Chiesa e i suoi PaLa Chiesa e i suoi Pastori, famiglia dei credentistori, famiglia dei credentistori, famiglia dei credentistori, famiglia dei credenti Fare dell’intera umanità un’unica solidale famiglia O admirabile commercium!....” “O meraviglioso scambio! Il Creatore del genere umano ha preso un’anima e un corpo ed è nato da una Vergine; fatto uomo senza opera d’uomo, ci dona la sua divinità”.[…]

Questo accadde in Betlemme di Giuda. Tutto però aveva avuto inizio a Nazaret. […]

A Nazaret si è formata dunque la Famiglia, da cui è venuto al mondo il Figlio di Dio come Figlio dell’uomo. E a Nazaret Gesù è vissuto per trent’anni. Mistero della Santa Famiglia! I popoli del mondo insieme con la Chiesa guardano all’istituzione familiare, come al futuro delle Nazioni e della Comunità Ecclesiale. Essa è la culla naturale di ogni umana esistenza. Ogni uomo ha diritto di godere del calore di una famiglia, e la Chiesa è vicina con particolare affetto a quanti ne sono, purtroppo, privi. […]

La genealogia dell’uomo passa, quindi, attraverso il Natale, passa attraverso la famiglia. L’uomo nasce come figlio dell’uomo per diventare in Cristo “figlio di Dio”. Il Verbo Incarnato, come ci annuncia l’apostolo Giovanni, ci “ha dato il potere di diventare figli di Dio”(Gv 1, 12). E se siamo figli di Dio, siamo anche fratelli. Tutti. Quale grande responsabilità! L’annuncio gioioso del Natale, che quest’oggi risuona nel mondo, ripropone l’arcano progetto divino: fare dell’intera umanità un’unica solidale famiglia. Fratelli e sorelle qui presenti, uomini e donne di buona volontà d’ogni nazione e continente! Sia il Natale la festa dell’accoglienza e della solidarietà. Si aprano le braccia e il cuore ad accogliere l’altro, chiunque egli sia. Abbandoni le armi chi le brandisce minaccioso; provveda al fratello nel bisogno chi ha mezzi in abbondanza; si dilati in ogni angolo della terra lo spazio della fraternità, frantumando ostacoli e barriere etniche e culturali, politiche e religiose. Il Natale, questo giorno benedetto e familiare, diventi per ciascuno giorno di speranza e di pace. “O admirabile commercium: o meraviglioso scambio”!

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Questa, carissimi fratelli e sorelle, è la Buona Novella; questa la lieta notizia del Natale: la verità della salvezza dell’uomo in Cristo. A voi tutti che oggi mi ascoltate in ogni parte del mondo, io “annuncio una grande gioia”(Lc 2, 10)! Accogliete questa lieta notizia, divulgata nel silenzio della notte di Betlemme, e giunta fino a noi attraverso venti secoli di storia. Accogliamola insieme, e per tutti sarà veramente Natale!

San Giovanni Paolo II, Messaggio per il Santo Natale 1993 I pastori si trovano di fronte una piccola famiglia Possiamo ancora immedesimarci nei pastori di Betlemme che, appena ricevuto l’annuncio dall’angelo, accorsero in fretta alla grotta e trovarono “Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2,16). Fermiamoci anche noi a contemplare questa scena, e riflettiamo sul suo significato. I primi testimoni della nascita del Cristo, i pastori, si trovarono di fronte non solo il Bambino Gesù, ma una piccola famiglia: mamma, papà e figlio appena nato. Dio ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana è diventata icona di Dio! Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne è, in tutta la differenza esistente tra il Mistero di Dio e la sua creatura umana, un’espressione che riflette il Mistero insondabile del Dio amore. L’uomo e la donna, creati ad immagine di Dio, diventano nel matrimonio “un’unica carne” (Gen 2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana, in un certo senso, è icona della Trinità per l’amore interpersonale e per la fecondità dell’amore.

Benedetto XVI, 27 dicembre 2009 Nazaret significa “Colei che custodisce” Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana, che ha formato Lui stesso. L’ha formata in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero Romano. Non a Roma, che era la capitale dell’Impero, non in una grande città, ma in una periferia quasi invisibile, anzi, piuttosto malfamata. Lo ricordano anche i Vangeli, quasi come un modo di dire: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Forse, in molte parti del mondo, noi stessi parliamo ancora così, quando sentiamo il nome di qualche luogo periferico di una grande città. Ebbene, proprio da lì, da

Natale 2014

quella periferia del grande Impero, è iniziata la storia più santa e più buona, quella di Gesù tra gli uomini! E lì si trovava questa famiglia. […] Ciascuna famiglia cristiana – come fecero Maria e Giuseppe – può anzitutto accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare il mondo. Facciamo spazio nel nostro cuore e nelle nostre giornate al Signore. Così fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! Non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale. La famiglia di Nazaret ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia. E, come accadde in quei trent’anni a Nazaret, così può accadere anche per noi: far diventare normale l’amore e non l’odio, far diventare comune l’aiuto vicendevole, non l’indifferenza o l’inimicizia. Non è un caso, allora, che “Nazaret” significhi “Colei che custodisce”, come Maria, che – dice il Vangelo – «custodiva nel suo cuore tutte queste cose» (cfr Lc 2,19.51). Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per salvare il mondo. E questa è la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che viene, accogliere Gesù nella famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni… Gesù è lì. Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia. Che il Signore ci dia questa grazia in questi ultimi giorni prima del Natale.

Francesco, udienza di mercoledì 17 dicembre 2014

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CCaannttoo:: iill mmoonnddoo ssii ffaa ccaassaa

Ecco, (ecco)... Guarda... (guarda)… forse non te ne accorgi Vieni, (vieni)...Senti, (senti)... Tutto si riempie di novità! Così, (così) il mondo si fa casa, rinasce la gioia, fiorisce la pace...

IO SONO IL DIO DELLA PACE, IO SONO IL DIO TUO FRATELLO, IO E VENGO PERCHÈ IL MONDO SIA LA CASA DI OGNI UOMO (2v)

Bussa, (bussa)... Apri, (apri)... Vieni per stare in casa tua. Lascia, (lascia)... Tutto, (tutto)... La tua porta spalancata a lui. Così, (così)... Annunceremo la gioia che siamo fratelli... Che il mondo è “uno”.

NOI SIAMO GENTE DI PACE, NOI SIAMO GENTE CHE SOGNA, NOI DIVENTERÀ REALTÀ SE SOGNEREMO TUTTI INSIEME! (2v)

Anche, (anche)... Quando, (quando)... la sfiducia ti butta giù. Occhio, (occhio)... Forza, (forza)... Non ti chiudere sempre più. Se vuoi, (se vuoi) potremo costruire non tanti egoismi, ma un mondo più “uno”.

IO SONO IL DIO DELLA PACE, IO... NOI SIAMO GENTE DI PACE, NOI...

Natale 2014

La nostra casaLa nostra casaLa nostra casaLa nostra casa Signore, fa’ che noi siamo la nostra casa. Che non siano solo i muri a costruirla. Non sono gli architetti e i muratori, a darle vita. Non gli urbanisti ad aprirla al mondo e agli uomini. Fa' che ad abitarla e a darle vita siano i nostri sguardi e le nostre coscienze. Fa’ che in essa i nostri occhi mai temano di incontrarsi e che le nostre coscienze amino sempre la trasparenza. Fa che le nostre pupille siano il luogo più nostro della nostra casa, il luogo dove non ci stanchiamo mai di innamorarci e di riconoscerci, di crescere l'uno nella vita dell'altro. Che nella nostra casa faccia la sua tenda la Parola, il gusto di raccontarci i cammini percorsi. Che in essa le nostre parole sappiano farsi veramente carne e vita, racconto e progetto. Impedisci, Signore, che nella nostra casa abiti il silenzio, quello sordo della sfiducia e del conflitto, quello gelido dell'indifferenza. Fa’ che nessuna parola sia mai scontata, che nessuna ripetizione nasca dalla noia, che anche i balbettii siano amore ripetuto, stupore ritrovato. La nostra casa sia, Signore, la casa delle mani e dei gesti. Che le nostre dita conoscano la tenerezza. Che i nostri gesti sappiano sempre del senso e del significato. Che nulla sia perduto.

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Testimonianza di una famigliaTestimonianza di una famigliaTestimonianza di una famigliaTestimonianza di una famiglia

CCaannttoo:: DDoollccee sseennttiirree

Dolce è sentire come nel mio cuore ora umilmente sta nascendo amore. Dolce è capire che non son più solo ma che son parte di una immensa vita che generosa risplende intorno a me, Dono di Lui, del suo immenso amore. Ci ha dato il cielo e le chiare stelle, fratello sole e sorella luna, la madre terra con frutti, prati e fiori, il fuoco e il vento l’aria e l’acqua pura, fonte di vita per le sue creature. Dono di Lui, del suo immenso amore.

Natale 2014

Per le nostre famigliePer le nostre famigliePer le nostre famigliePer le nostre famiglie Padre dei Cieli, ci hai dato un modello di vita nella Sacra Famiglia di Nazareth.

Aiutaci, Padre d'amore, a fare della nostra famiglia un'altra Nazareth dove regnano l'amore, la pace e la gioia. Che possa essere profondamente contemplativa, intensamente eucaristica e vibrante di gioia.

Aiutaci a stare insieme nella gioia e nel dolore, grazie alla preghiera in famiglia. Insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia, soprattutto se vestito di sofferenza. Che il cuore eucaristico di Gesù renda i nostri cuori mansueti e umili come il Suo.

E aiutaci a svolgere con amore i nostri doveri familiari. Che possiamo amarci come Dio ama ciascuno di noi, sempre più ogni giorno, e perdonarci i nostri difetti come Tu perdoni i nostri peccati.

Aiutaci, Padre d'amore, a prendere ogni cosa Tu dia e a dare quello che tu prendi con un grande sorriso. Cuore immacolato di Maria, causa della nostra gioia, prega per noi.

San Giuseppe, prega per noi. Santi Angeli Custodi, state sempre con noi, guidateci e proteggeteci. Amen.

Madre Teresa di Calcutta

Riflessione di Riflessione di Riflessione di Riflessione di don Danilo Barlesedon Danilo Barlesedon Danilo Barlesedon Danilo Barlese delegato patriarcale per la pastorale familiare

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Preghiamo insiemePreghiamo insiemePreghiamo insiemePreghiamo insieme Bambini e ragazzi:

Ti preghiamo, Signore Gesù, per i nostri papà, perché siano come San Giuseppe uomini giusti e coraggiosi, sposi affettuosi e prudenti, bravi padri e veri maestri di vita. Tu che crescendo a Nazareth hai imparato da Giuseppe l’arte del falegname dona ai nostri papà di ricordarsi di Te, quando sono al lavoro, a faticare per noi e per la nostra famiglia

Papà:

Ti preghiamo, o Dio della vita, per i figli che hai voluto affidare alle nostre cure e al nostro amore. Concedici di essere per loro un segno della tua paternità, della tua forza e della tua misericordia. Aiutaci ad educarli al gusto del vero e del bene perché crescano in età, sapienza e grazia davanti a Te e a tutti gli uomini.

Bambini e ragazzi:

Ti preghiamo, Signore Gesù, per le nostre mamme che sono state il grembo in cui è sbocciata la nostra vita. Ti ringraziamo per tutto l’amore che ci hanno donato e che ogni giorno ci danno. Rendile come Maria, tua madre, delicate e pure, ricche di fede profonda e costanti nella preghiera, capaci di intuire ciò di cui abbiamo bisogno e di precederci con il loro amore.

Mamme:

Ti preghiamo, Padre buono, per i figli che ci hai donato. Guardando tuo Figlio Gesù che si è fatto bambino noi capiamo in modo più profondo

Natale 2014

il germe di vita divina che hai posto in ciascuno di loro e ti chiediamo di aiutarli a farlo crescere, perché possano conoscere la gioia di amarti e di vivere sotto il Tuo sguardo benigno. Benedici, Padre, i nostri figli, dona loro serenità e salute, difendili da ogni pericolo e attirali a Te.

Tutti insieme:

Noi ti lodiamo e ti benediciamo, o Padre, perché sei la sorgente di ogni autentico amore. Tu, che mediante il tuo Figlio Gesù Cristo, nato da Donna per opera dello Spirito Santo, hai benedetto e santificato la famiglia aiutaci a sentirti sempre presente nelle nostre case. Guarda con bontà, o Dio, tutte le famiglie della terra, soprattutto quelle che attraversano momenti di difficoltà o sono segnate dalla sofferenza. Fa’ che l’amore, consacrato dal vincolo del matrimonio, si mostri sempre più forte di ogni crisi e di ogni debolezza e concedi alla tua Chiesa di compiere la sua missione per la famiglia e con la famiglia in tutte le nazioni della terra.

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CCaannttoo:: PPrreennddeerreemmoo iill llaarrggoo

Questo è il nostro tempo, per osare, per andare, la Parola che ci chiama è quella tua. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: getta al largo le tue reti insieme a me". SALIREMO IN QUESTA BARCA ANCHE NOI, IL TUO VENTO SOFFIA GIÀ SULLE VELE. PRENDEREMO IL LARGO DOVE VUOI TU, NAVIGANDO INSIEME A TE GESÙ. Questo è il nostro tempo, questo è il mondo che ci dai, orizzonti nuovi, vie d'umanità. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: "Se mi ami più di tutto segui me". SALIREMO IN QUESTA BARCA ANCHE NOI… Navigando in mari della storia insieme a te, la tua barca in mezzo a forti venti va. Come un giorno a Pietro, anche oggi dici a noi: se tu credi che tu non affonderai". SALIREMO IN QUESTA BARCA ANCHE NOI… NAVIGANDO INSIEME A TE GESÙ.

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NNNNNNNNaaaaaaaattttttttaaaaaaaalllllllleeeeeeee 22222222000000001111111155555555

IlIlIlIl giubileo straordinario della Misericordiagiubileo straordinario della Misericordiagiubileo straordinario della Misericordiagiubileo straordinario della Misericordia (2015(2015(2015(2015----2016)2016)2016)2016)

Il Giubileo straordinario della Misericordia, che si apre con il viaggio di papa Francesco in Africa, regala alla Chiesa universale una nuova

freschezza, desiderando imprimerle e restituirle quello slancio di amore e umanità che è alla sua origine, suo stesso fondamento. Racchiuso tra due documenti straordinari, “Misericordiae Vultus, la bolla di indizione, e “Misericordia et misera”, lettera apostolica della conclusione, anche questo evento porta con sé grandi novità: la Porta Santa non è una sola, in tutto il mondo si aprono Porte Sante, nelle cattedrali di ogni città come nelle carceri, perché nessuno può essere escluso dalla Misericordia e dal perdono. Ma la cosa che più ci deve interrogare è che la prima porta Santa aperta dal pontefice non è stata in Vaticano ma in uno sconosciuto paese africano, dove l’evento è stato festeggiato con danze e canti, ai quali hanno partecipato gli stessi alti prelati locali. La veglia di Natale è dedicata al tema della porta. Ricordiamo il discorso del papa “Il nuovo umanesimo in Gesù Cristo” (10 novembre, Cattedrale di Santa Maria del Fiore), in occasione del 5° Convegno della Chiesa Italiana (Firenze, 9-13 novembre) che ha impresso nuova vitalità al nostro cammino ecclesiale.

Parrocchia San Pietro ApostoloParrocchia San Pietro ApostoloParrocchia San Pietro ApostoloParrocchia San Pietro Apostolo

GGGGGGGGeeeeeeeessssssssùùùùùùùù,,,,,,,, ppppppppoooooooorrrrrrrrttttttttaaaaaaaa ddddddddiiiiiiii SSSSSSSSaaaaaaaallllllllvvvvvvvveeeeeeeezzzzzzzzzzzzzzzzaaaaaaaa

VVVVVVVVeeeeeeeegggggggglllllllliiiiiiiiaaaaaaaa ddddddddiiiiiiii NNNNNNNNaaaaaaaattttttttaaaaaaaalllllllleeeeeeee 22222222000000001111111155555555

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CCaannttoo:: VViieennii SSiiggnnoorree

Vieni Signore, vieni, Maranathà, Signore vieni, Maranathà (3 volte)

GGGGGGGGeeeeeeeessssssssùùùùùùùù,,,,,,,, ppppppppoooooooorrrrrrrrttttttttaaaaaaaa ddddddddiiiiiiii SSSSSSSSaaaaaaaallllllllvvvvvvvveeeeeeeezzzzzzzzzzzzzzzzaaaaaaaa “Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».” (Gv 20,26) Iniziamo questa veglia di Natale cominciando dalla fine, cominciando da Gesù risorto che viene ”mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano” – l’evangelista lo ripete due volte! Ispirati dal Giubileo della Misericordia, vogliamo riflettere sull’immagine della porta. La porta intesa come separazione, come punto di passaggio da uno stato ad un altro. Un ostacolo ma anche un’apertura alla novità. Vogliamo riflettere sull’entrare e sull’uscire: entrare nella fede o uscirvi a causa di una crisi spirituale, entrare nel dolore o nella gioia… ma sempre cercati dall’amore del Padre, che oggi compie la sua promessa donandoci il Figlio Gesù. Così dice papa Francesco all’inizio del Giubileo: Questo Anno Straordinario è anch’esso dono di grazia. Entrare per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e ad ognuno va incontro personalmente. E’ Lui che ci cerca! E’ Lui che ci viene incontro! Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. […] Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza. Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma. Dall’omelia dell’8 dicembre 2015 Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

Natale 2015

Vieni GesùVieni GesùVieni GesùVieni Gesù Tutti assieme

Vieni, Gesù, nelle fasce, non con la forza, nell’umiltà, non nella grandezza;

nella mangiatoia, non sulle nubi del cielo; fra le braccia di tua madre, non sul trono della maestà;

sull’asina, non sui cherubini; verso di noi, non contro di noi; per salvare, non per giudicare;

per visitare nella pace, non per condannare con furore. Se vieni così, Gesù, invece di sfuggirti,

noi fuggiremo verso di te.

Siete disposti a trasformare l’odio in amore?Siete disposti a trasformare l’odio in amore?Siete disposti a trasformare l’odio in amore?Siete disposti a trasformare l’odio in amore? All’aeroporto di Kololo, a Kampala, di fronte a 150mila giovani ugandesi che lo avevano atteso per ore sotto un sole cocente, il Papa ha ascoltato le testimonianze di ragazzi rimasti orfani, rapiti dai guerriglieri, che hanno visto compagni torturati e uccisi. «Mentre li ascoltavo – gli ha detto poi a braccio – mi sono fatto una domanda: un’esperienza negativa può servire per qualcosa nella vita?... Sì, la vita è sempre un grande miracolo: si può trasformare una parete in orizzonte che mi apra il futuro. Se io trasformo il negativo in positivo sono un trionfatore, ma si può solo con la grazia di Gesù». Cristo è la porta. Francesco ha quindi rivolto una serie di domande ai giovani: «Siete disposti a trasformare nella vita tutte le cose negative in positive? Siete disposti a trasformare l’odio in amore? Siete disposti a trasformare la guerra in pace?». In questi giorni africani rivolgendosi in particolare ai giovani Francesco ha voluto aprire la porta della misericordia che è la strada della speranza e della pace: «Come diceva papa Giovanni, a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore. Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! È un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani di altre confessioni, agli uomini e donne di ogni religione, e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di

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tutta l’umanità. Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace» Articolo da “Avvenire”, 29 novembre 2015

CCaannttoo:: SSeemmiinnaa llaa ppaaccee

Senti il cuore della tua città: batte nella notte intorno a te sembra una canzone muta che cerca un'alba di serenità.

SEMINA LA PACE E TU VEDRAI CHE LA TUA SPERANZA RIVIVRÀ SPINE TRA LE MANI PIANGERAI MA UN MONDO NUOVO NASCERÀ.

Sì, nascerà il mondo della pace, di guerra non si parlerà mai più. La pace è un dono che la vita ci darà, un sogno che si avvererà.

SEMINA LA PACE…

Natale 2015

Dal Vangelo di Luca: La porta strettaDal Vangelo di Luca: La porta strettaDal Vangelo di Luca: La porta strettaDal Vangelo di Luca: La porta stretta In quel tempo Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete». Allora comincerete a dire: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Ma egli vi dichiarerà: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!». Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». (Lc 13,22-30)

[Pausa] Breve riflessione da leggere personalmente Il problema non è sul versante di Dio. Il problema è sul versante dell’uomo: «Sforzatevi di entrare». È una porta stretta. Sarà difficile oltrepassarla. Ma la fatica non piace a nessuno. Tuttavia la porta è quella e non ce ne sono altre. Sforzarci di entrare richiede la conversione. Essa deve essere continua, scremerà le cose che appesantiscono la vita, che non ci rendono snelli ed agili per entrare attraverso spazi angusti. Dobbiamo saper scegliere tra le possibilità che ci vengono offerte per essere in linea col Vangelo e saper rinunciare a ciò che ci allontana da Dio.

Testimonianza di un carceratoTestimonianza di un carceratoTestimonianza di un carceratoTestimonianza di un carcerato "Quando ho saputo per la prima volta che Francesco aveva paragonato le porte delle nostre celle alla Porta Santa, la sera stessa tornando in cella dopo il lavoro, proprio prima di entrare, ho avuto un tuffo al cuore e, di colpo, mi sono fermato», racconta Giuseppe, carcerato al Due Palazzi di Padova. Pensando ai carcerati Bergoglio ha ricordato che «il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia», per tante persone che, «pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso

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coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà». Parole che hanno colpito e commosso tanti detenuti: "Ho guardato la porta della mia cella, che già da troppi anni varcavo malvolentieri, mi sono allora chiesto se, adesso, meritavo di attraversarla. Ho guardato il soffitto impolverato del corridoio ed è stato in quel momento che ho realizzato quanto Francesco, nonostante tutto, nonostante i miei errori, il mio passato, le mie malefatte, il trascorso di tutti quelli che come me vivono dietro queste porte, avesse considerazione di noi". Giovanni, ergastolano, spiega: "Sentire il Santo Padre dire che ogni porta della cella di ognuno dei detenuti è Porta Santa mi ha molto colpito. E ho la speranza che lo Spirito Santo sia intorno a questa Porta Santa, così io so che anche se sono qui a scontare la mia pena, non c’è porta che non si apra: bussate e vi sarà aperto, ha detto Gesù".

Bambino Gesù, asciuga ogni lacrimaBambino Gesù, asciuga ogni lacrimaBambino Gesù, asciuga ogni lacrimaBambino Gesù, asciuga ogni lacrima Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!

Accarezza il malato e l’anziano! Spingi gli uomini a deporre le armi

e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli,

misericordioso Gesù, ad abbattere i muri

creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall’ignoranza e dall’indifferenza,

dalla discriminazione e dall’intolleranza. Sei tu,

Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi,

liberandoci dal peccato.

Natale 2015

Sei tu il vero e unico Salvatore, che l’umanità spesso cerca a tentoni.

Dio della pace, dono di pace

per l’intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.

Sii tu la nostra pace e la nostra gioia!

San Giovanni Paolo II

Entrare e uscire dalla fedeEntrare e uscire dalla fedeEntrare e uscire dalla fedeEntrare e uscire dalla fede Ho pensato alla mia fede, che tanto ha vacillato. La fede passa attraverso la fragilità della condizione umana. Quanto ho fatto, quanto sono stata nella Chiesa, in quella mia “esistenza ecclesiale” alla quale mi sono sentita chiamata e nella quale mi sono identificata con passione, è passato attraverso la mia debolezza e attraverso la mia forza. È passato attraverso il crogiolo della sofferenza. È la debolezza che rende forte l’esperienza di fede e di adesione al Signore. Tutto questo è dono di Lui. “Quando entro e quando esco”, il Signore veglia sempre su di me, custodisce le mie paure, la mia fragilità e ne ha compassione. Custodisce la mia lontananza e il mio ritorno. Egli veglia senza prendere sonno sulla mia debolezza e, amandomi, mi restituisce la forza di seguirlo. Entrare e uscire, dalla fede, dalla casa del Signore, dalla Chiesa, dalla preghiera… sono azioni che umanamente possiamo compiere per scelta o per fragilità… ma se alziamo gli occhi avremo la certezza che c’è sempre Chi sta alla nostra destra. (cfr salmo 120)

È NataleÈ NataleÈ NataleÈ Natale a cori alterni

È Natale ogni volta che sorridi a un fratello

e gli tendi la mano.

È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.

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È Natale ogni volta

che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.

È Natale ogni volta

che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.

È Natale ogni volta

che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.

È Natale ogni volta

che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

CCaannttoo:: NNiieennttee ttii ttuurrbbii

Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca. Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta.

Testimonianza dall’ospedale di BetlemmeTestimonianza dall’ospedale di BetlemmeTestimonianza dall’ospedale di BetlemmeTestimonianza dall’ospedale di Betlemme

Attraversare il Muro di separazione che divide Gerusalemme da Betlemme è un’esperienza che lascia il segno. Chilometri di barriera, alta fino a otto metri, che divide due mondi, due popoli, due culture che, fino a poco tempo fa, cercavano di convivere pur nelle loro differenze. A pochi decine di metri dal quel muro che taglia in due la città della Natività, si trova il Caritas Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico di tutta la Palestina. Un’oasi di speranza e di serenità che ha accettato la sfida e l’impegno di curare tutti i bambini, che siano israeliani o palestinesi, cristiani, ebrei. Per capire il valore e l’originalità di questo ospedale, ho

Natale 2015

incontrato suor Donatella Lessio, elisabettiana di Bassano del Grappa, presente a Betlemme dal 2004. "Essendo un ospedale pediatrico i nostri utenti sono bambini e ragazzi in età pediatrica. Accogliamo quindi bambini dalla nascita fino ai 14 anni e chi bussa alla nostra porta trova sempre, 24 ore su 24, una risposta. Nessuna delle famiglie che arriva al Caritas Baby Hospital vive l’esperienza fatta dalla famiglia di Nazareth che non ha trovato posto”. Ogni venerdì pomeriggio pregate lungo il muro. Qual è il senso della preghiera? Cosa chiedete al Signore? “Chiedete e vi sarà dato. Bussate e vi sarà aperto. È la granitica certezza di questa parola che ci porta al muro ogni venerdì, ormai da 6 anni! È la nostra Intifada pacifica con il Padreterno. Le nostre pietre, i grani del rosario; il nostro slogan l’Ave Maria che urliamo al Signore da tempo per stancarlo, per costringerlo a rendere concreto, reale, un nostro sogno custodito nel cassetto del nostro cuore: quello della pace in questa terra e con essa la demolizione del muro costruito nel territorio palestinese. Maria ormai è diventata la nostra paladina in questa nostra protesta al muro e sappiamo che lei non ci deluderà, come non ha deluso gli invitati presenti in quella cena, dove ha costretto il Figlio a fare qualcosa per rispondere ad un reale bisogno.

Viene per chi sta dietro la porta chiusaViene per chi sta dietro la porta chiusaViene per chi sta dietro la porta chiusaViene per chi sta dietro la porta chiusa "Ecco sto alla porta e busso..."

Egli non viene né per onorare il suo nome né per salvare la sua dignità:

viene per chi sta dietro la porta chiusa. E chi ci sta dietro la porta chiusa?

Io ci sto: in tanti ci stanno; ci sta il mondo. Il quale mi sembra ancor più sprangato

in questo Natale... Da secoli, non da decenni, Egli attende...

Ma anche se tardasse un po'..., aspettatelo: Egli verrà e lo vedrete tutti e ne godrà il vostro cuore

poiché Egli viene a portare la pace al suo popolo e a restituirgli la vita. Don Primo Mazzolari

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CCaannttoo:: LLooddaattee ee bbeenneeddiittee iill SSiiggnnoorree

Lodate e benedite il Signore, ringraziare e servite con grande umiltà, lodate, lodate, benedite il Signore con grande umiltà, ringraziate e servite con grande umiltà.

La porta dell’accoglienzaLa porta dell’accoglienzaLa porta dell’accoglienzaLa porta dell’accoglienza

Il Giubileo significa la grande porta della misericordia di Dio ma anche le piccole porte delle nostre chiese aperte per lasciare entrare il Signore - o tante volte uscire il Signore - prigioniero delle nostre strutture, del nostro egoismo e di tante cose. Il Signore non forza mai la porta: anche Lui chiede il permesso di entrare. Il Libro dell’Apocalisse dice: «Io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20). Ma immaginiamoci il Signore che bussa alla porta del nostro cuore! […] La gestione simbolica delle “porte” – delle soglie, dei passaggi, delle frontiere – è diventata cruciale. La porta deve custodire, certo, ma non respingere. La porta non dev’essere forzata, al contrario, si chiede permesso, perché l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella prepotenza dell’invasione. La porta si apre frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno che aspetta, e magari non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare. […] In verità, sappiamo bene che noi stessi siamo i custodi e i servi della Porta di Dio, e la porta di Dio come si chiama? Gesù! Egli ci illumina su tutte le porte della vita, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte. Egli stesso l’ha affermato: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Gesù è la porta che ci fa entrare e uscire. Perché l’ovile di Dio è un riparo, non è una prigione! La casa di Dio è un riparo, non è una prigione, e la porta si chiama Gesù! E se la porta è chiusa, diciamo: “Signore, apri la porta!”. Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire. Sono i ladri, quelli che cercano di evitare la porta: è curioso, i ladri cercano sempre di entrare da un’altra parte, dalla finestra, dal tetto ma

Natale 2015

evitano la porta, perché hanno intenzioni cattive, e si intrufolano nell’ovile per ingannare le pecore e approfittare di loro. Noi dobbiamo passare per la porta e ascoltare la voce di Gesù: se sentiamo il suo tono di voce, siamo sicuri, siamo salvi. Possiamo entrare senza timore e uscire senza pericolo. […] La Santa Famiglia di Nazareth sa bene che cosa significa una porta aperta o chiusa, per chi aspetta un figlio, per chi non ha riparo, per chi deve scampare al pericolo. Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa un piccolo grande segno della Porta della misericordia e dell'accoglienza di Dio. E’ proprio così che la Chiesa dovrà essere riconosciuta, in ogni angolo della terra. Dall’udienza generale del 18 novembre 2015

Preghiera Preghiera Preghiera Preghiera per il Giubileo della Misericordiaper il Giubileo della Misericordiaper il Giubileo della Misericordiaper il Giubileo della Misericordia a cori alterni

Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,

e ci hai detto che chi vede te vede Lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla

schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;

fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che

dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,

del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia:

fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria.

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Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza

per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore:

fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il

Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri

il lieto messaggio proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà

e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli

dei secoli. Amen

Dal Vangelo di Giovanni: Io sono la portaDal Vangelo di Giovanni: Io sono la portaDal Vangelo di Giovanni: Io sono la portaDal Vangelo di Giovanni: Io sono la porta «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. (Gv 10)

Natale 2015

CCaannttoo:: MMaannii

Vorrei che le parole mutassero in preghiera e rivederti o Padre che dipingevi il cielo Sapessi quante volte guardando questo mondo vorrei che tu tornassi a ritoccare il cuore. Vorrei che le mie mani avessero la forza per sostenere chi non può camminare Vorrei che questo cuore che esplode in sentimenti diventasse culla per chi non ha più madre...

MANI, PRENDI QUESTE MIE MANI, FANNE VITA, FANNE AMORE BRACCIA APERTE PER RICEVERE... CHI È SOLO CUORE, PRENDI QUESTO MIO CUORE, FA CHE SI SPALANCHI AL MONDO GERMOGLIANDO PER QUEGLI OCCHI CHE NON SANNO PIANGER PIÙ.

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Sei tu lo spazio che desidero da sempre, so che mi stringerai e mi terrai la mano. Fa che le mie strade si perdano nel buio ed io cammini dove cammineresti Tu. Tu soffio della vita prendi la mia giovinezza con le contraddizioni e le falsità Strumento fa che sia per annunciare il Regno a chi per queste vie Tu chiami Beati... Rit. Noi giovani di un mondo che cancella i sentimenti e inscatola le forze nell'asfalto di città Siamo stanchi di guardare siamo stanchi di gridare ci hai chiamati siamo Tuoi cammineremo insieme... Rit.

Vieni, Signore, Marantahà!Vieni, Signore, Marantahà!Vieni, Signore, Marantahà!Vieni, Signore, Marantahà!

a cori alterni Vieni, Signore, nella preghiera della Chiesa che ti chiama! Vieni, nel grido dell’oppresso che domanda giustizia! Vieni, nella fame del disgraziato che sta morendo! Vieni, nello sforzo dell’uomo verso la città felice! Vieni, nella decadenza del peccatore che vuole rivivere! Vieni, nella parola di chi proclama la buona notizia! Vieni, nella carità di coloro che si prendono cura dei propri fratelli! Vieni, nella lode delle anime consacrate! Vieni, nella verginità di Maria! Vieni, nel mistero della tua incarnazione! Vieni, nell’Eucaristia in cui annunciamo il tuo ritorno! Vieni, nel soffio del tuo Spirito santo!

Gesù nasce in un luogo apertoGesù nasce in un luogo apertoGesù nasce in un luogo apertoGesù nasce in un luogo aperto Si trovano là, Maria e Giuseppe, circondati dal silenzio di quelle terre, storditi da tanta bellezza. Dio aveva compiuto la sua promessa, proprio così, come Gabriele aveva annunciato quella mattina di marzo. Nasce così questo Bambino, accolto in quello spazio ospitale vicino a Betlemme, un piccolo paese dal nome che significa “Casa del Pane”.

Natale 2015

Ecco, viene al mondo il Salvatore. Si offre all’umanità senza porre ostacoli, rompendo il silenzio con un vagito di neonato. In uno spazio aperto verso le stelle, in quelle terre percorse dai pastori e dai loro greggi. Porta di salvezza, Gesù nasce in un luogo aperto, senza chiusure, dove chiunque lo può vedere e incontrare, dove l’umanità più umile lo può contemplare nello stupore del creato. Viene a portare la pace, a cambiare le sorti del mondo. Lui del quale l’evangelista dirà: “Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».”

Dal salmo 117 (118)Dal salmo 117 (118)Dal salmo 117 (118)Dal salmo 117 (118) a cori alterni

Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore.

È questa la porta del Signore:

per essa entrano i giusti.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d'angolo.

Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

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Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi

fino agli angoli dell'altare.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

Spalancate le porte a Cristo!Spalancate le porte a Cristo!Spalancate le porte a Cristo!Spalancate le porte a Cristo! Voi tutti che già avete la inestimabile ventura di credere, voi tutti che ancora cercate Dio, e pure voi tormentati dal dubbio: non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. San Giovanni Paolo II, omelia per l’inizio del pontificato, Domenica 22 ottobre 197

Parrocchia San Pietro Apostolo

VViieennii GGeessùù,, SSppeerraannzzaa cceerrttaa

VVeegglliiaa ddii NNaattaallee 22001166

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CCaannttoo:: TTuuttttaa llaa tteerrrraa aatttteennddee

TUTTA LA TERRA ATTENDE IMPAZIENTE CHE SI RIVELINO I FIGLI DI DIO E SOFFRE ANCORA LE DOGLIE DEL PARTO ASPETTA IL SUO MESSIA. Germoglio della radice di Jesse ti innalzi segno per noi; Vieni Signore a salvare il tuo popolo, dona la libertà. (2 volte)

Rit. Oh chiave della famiglia di Davide, ci apri il regno di Dio; Vieni Signore rischiara le tenebre, vinci l’oscurità. (2 volte)

Rit. O stella che fai brillare la notte, splendi di luce per noi; Vieni, Signore, e illumina il misero sana la cecità. (2 volte)

Rit. Re delle genti sostieni la chiesa, pietra angolare sei tu. Vieni Signore e salva il tuo popolo, tutta l’umanità. (2 volte)

Rit.

Natale 2016

VViieennii GGeessùù,, SSppeerraannzzaa cceerrttaa In questo ultimo anno abbiamo conosciuto tragedie inaudite, alcune provocate dall’uomo, la guerra, il terrorismo, la violenza... altre dalle forze della natura, il terremoto, l’uragano... Le cronache di ogni giorno parlano di morte, l’incertezza nel futuro sembra prevalere su qualsiasi previsione. Di fronte a questi eventi ci sentiamo impotenti, sopraffatti. Ma come credenti e cristiani sentiamo, adesso più che mai, il bisogno di portare a tutti la Speranza, che ha il nome di Gesù. Questo è il momento propizio per farsi missionari, annunciatori del Vangelo, della buona Notizia di Gesù che nasce, del Dio-con-noi che si fa uomo per condividere la nostra fragilità. In questa veglia abbiamo proposto tre scenari che rappresentano solo alcuni dei tanti fatti che affliggono l’umanità. Ma accanto a questi, che siano di portata globale, catastrofi naturali o drammi vissuti tra le mura domestiche, altrettante figure di uomini e donne capaci di riscattarsi, di rovesciare la situazione, di fare di un’esperienza negativa un punto di ripartenza, di essere esempio di vitalità inesausta, segno di riscatto. Persone che hanno un nome e un cognome, che potremmo essere noi stessi. Abbiamo pensato di partire dalla vita reale, dalla sua durezza –sempre affiancata da segni di speranza – per arrivare alla tenerezza di Gesù Bambino che viene a salvarci anche da queste orribili tragedie. È questa la promessa mantenuta, che ci dona la Speranza certa: è un nuovo Natale.

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LLaa ccoonnssaappeevvoolleezzzzaa ddeellllaa nnoossttrraa ffrraaggiilliittàà

La terra che trema, il buio che ti toglie la sicurezza di ogni riferimento, tutto contribuisce a confermare la nostra impotenza e ad evidenziare la nostra fragilità. Ma allo stesso tempo ci fa provare tanta solidarietà, ci fa sentire più uniti attraverso un forte sentimento di empatia. Ed è così che ritroviamo la nostra essenza di umanità. È come essere purificati, spogliati di sovrastrutture e sentirsi semplicemente uomini e donne. Gli abitanti dei paesi colpiti tragicamente e dolorosamente dal terremoto si sono ritrovati, in pochi secondi, senza niente, senza casa, senza affetti, senza quella terra che amavano e che li ha traditi. Questo potrebbe capitare ad ognuno di noi, di perdere tutto. Un motivo in più che ci deve far riflettere e apprezzare quello che abbiamo.

POESIA Siamo anche noi distrutti come quelle case

Sbriciolati nei nostri affetti Sogni recisi nell’attesa di un banchetto di festa

Squilli rimasti senza risposta Siamo briciole in questo mondo…

Visione di tetti bianchi, ma senza neve D’un tratto consapevoli d’essere fragili e leggeri

come bianche piume Destini volati via in un secondo

avvolti da un potente vento inesistente,

Natale 2016

da un’onda anomala senza mare Polvere bianca e, tra quella polvere, ci sono gli angeli

Desolazione Disperazione

Boato sconosciuto Buio inatteso

Si sono spente anche le stelle Paura

Poche grida Pochi attimi

Poi…la Speranza Niente e nessuno si distrugge

Tornerà a suonare quel campanile in festa anche con la potenza del ricordo

Il tuo nome non sarà solo Amatrice ma Amata!

Maria Rita Parroccini

AAlleessssiiaa:: iill pprriimmoo bbaatttteessiimmoo,, uunn mmeessee ddooppoo

Si chiama Alessia la bimba di 9 mesi che ha trasformato la cerimonia in onore delle vittime in un battesimo di rinascita per Amatrice. La notte del terremoto Alessia era assieme alla sua famiglia, proprio nel luogo dove si è registrato il maggior numero di vittime. «Siamo vivi per miracolo», ricorda la madre, Claudia che ad Amatrice vive e vuole restare. «E brava Alessiuccia. Ripartiamo da te», ha detto un amico di famiglia abbracciando al termine della cerimonia i genitori della bimba, visibilmente commossi. Anche se l'iniziativa, spiega il padre, era nata con un altro intento: «Volevamo battezzarla il prima possibile. La notte del terremoto, mentre la casa tremava e i muri crollavano, abbiamo pensato subito: "Alessia non è ancora battezzata"». Ma la speranza che è riuscita a dare il loro gesto ha reso entrambi felici. «Speriamo che questo riesca a confortare qualcuno, ma siamo una comunità sconvolta». La famigliola, che ha anche un altro bambino, continuerà a vivere ad Amatrice: «La notte del terremoto ci è crollato l'edificio addosso. Adesso in una casa non vogliamo entrare». Il vescovo ha concluso dicendo: «Alessia é il simbolo della nostra speranza. Preghiamo perché

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accada anche a noi quello che accade sempre: Dio promette ciò che poi mantiene». Il senso della comunità «Qui dopo trenta giorni non ci si ritrova per ricordare il dolore, ma per ritrovare il senso della fede e la fiducia vicendevole», ha aggiunto don Savino, l'anziano parroco di Amatrice, affinché, oltre al «mosaico delle cose materiali» venga dato un aiuto agli amatriciani a ricostruire «un tessuto umano e religioso, una comunità».

CCaannttoo:: NNiieennttee ttii ttuurrbbii

Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca. Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta.

Sant’Agostino

MMii cchhiiaammoo MMoohhaammeedd ee ssoonnoo uunn pprrooffuuggoo

«Mi chiamo Mohamed. Sono sbarcato un mese fa a Messina e ancor prima a Lampedusa ed in innumerevoli altri approdi. Sbarco ovunque scorgo un briciolo di speranza. Sballottato in un immenso mare di dolore patisco il freddo, la fame, la sete e vedo morire tanti compagni. Ma so che Tu, Signore, mi aspetti ad ogni approdo e mi accogli col sorriso tenero e gli occhi dolci di un volontario. E quando prendo dalle tue mani la bottiglia d’acqua e la coperta, il mio cuore finalmente si quieta. Finché ci sarà un uomo che sorride, mi dico, e non teme le mie mani nere, potrò sopportarne altri che mi insultano, mi respingono, mi ammassano come una cosa tra le cose. Finché ci sarà un uomo che vorrà camminare con me verso l’amore che unisce le creature di buona volontà a Betlemme, la mia dignità sarà salva. Per quel sorriso

Natale 2016

che celebra il tuo amore, Signore, per quel cammino condiviso, io questa notte sono pronto a dare la vita, se può servire a qualcuno che non sa ancora amare.»

PREGHIERA a cori alterni

Signore Gesù, tu hai detto: "Tutto quello che avete fatto

a uno di questi piccoli miei fratelli l'avete fatto a me".

Tu, Signore Gesù,

rinasci in ogni bambino, ti identifichi con quelli che hanno fame,

che sono malati, che sono nudi; che non hanno dove rifugiarsi,

con tutti quelli che sono affamati non solo di pane, di vestiti, di casa,

ma di amore.

Gesù rendici degni di servirti nei poveri

che vivono e muoiono nella povertà e nella fame.

Attraverso le nostre mani

dona loro il pane quotidiano. Per mezzo del nostro amore ricolmaci di gioia e di pace.

Santa Madre Teresa di Calcutta

IIll mmeeddiiccoo ddii LLaammppeedduussaa,, PPiieettrroo BBaarrttoolloo,, eerrooee ppeerr ccaassoo

Pietro Bartolo non è solo il medico di Lampedusa, ma la prima persona che la gente disperata, uscita dall’incubo, sopravvissuta vede. Un volto che non viene mai dimenticato, perché significa che ce l’hanno fatta, che il Padreterno li ha aiutati e che ha il

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volto, forse, del medico Bartolo. La memoria del siciliano più conosciuto al mondo è preziosa, è fatta di storie incredibili, tragedie orrende, “miracoli” e sventure senza pari. Ha sperimentato l’umanità degli ultimi, è stato il confessore e il salvatore dei moribondi. Dove lo trovate uno come lui, che ha messo la medicina al servizio dell’umanità, e la “sua” umanità al servizio della medicina? Nel naufragio del barcone in cui morirono 360 migranti, fra i soccorritori, sul molo, in mezzo ai morti già infilati nei sacchi neri di plastica, lui era presente. Non avrebbe potuto che contare le salme. Non c’era niente da fare. Ma gli capitò di sentire qualcosa... un flebile lamento, che proveniva da un sacco di plastica già chiuso e pronto per entrare in una cassa di legno. Allora si precipitò per verificare semmai quel lamento venisse da una persona ancora in vita. Aprì il sacco e vide che c’era una giovane donna con gli occhi aperti. Fu una corsa verso l’ambulatorio. Poi le cure e la salvezza. Gli occhi della ragazza non li ha mai dimenticati. E lei, a sua volta, non ha mai dimenticato quelli del suo salvatore. In occasione dell’anniversario della tragedia, recentemente, la giovane donna africana è tornata a Lampedusa per rivedere Bartolo, abbracciarlo, gli occhi di gioia e di lacrime. È madre di due bambini, ha una famiglia, vive e lavora felicemente in Svezia. Quando dicono al medico di Lampedusa che è un eroe del nostro tempo, lui sorride per timidezza e non solo. Io non faccio altro che il mio mestiere, come meglio posso. Nulla

di speciale, si schermisce. Fosse vero quello che Bartolo pensa, che la sua è la normalità, il mondo sarebbe diverso. E Lampedusa solo un luogo di vacanza d’inaudita bellezza. Purtroppo non è così.

Natale 2016

CCaannttoo:: SSeeii iill mmiioo ppaassttoorree

Sei il mio pastore, nulla mi mancherà. Sei il mio pastore, nulla mi mancherà. (3 volte)

DDoottttoorree,, ssoonnoo iinncciiaammppaattaa

-Come ha fatto a procurarsi questi segni?- chiese il medico del Pronto Soccorso. -Sono inciampata e sono caduta per le scale.- -Una bella botta...La prossima volta stia attenta. Lo sa che la maggioranza degli incidenti avvengono tra le mura domestiche?- -Lo so.- Voleva morire. La fine di ogni suo sogno. Una vita senza speranze. Ma il piccolo Davide aveva bisogno della sua mamma. Non poteva lasciarlo in balìa del padre. Sentì improvviso il desiderio di richiamare il medico e dire tutta la verità. -No, guardi, non sono caduta dalle scale. Mio marito mi ha riempito di botte.- Molti pensano che gli uomini che maltrattano e uccidono le donne siano malati, pazzi, ed è molto diffusa l'opinione che la maggior parte dei reati accada al sud, nelle zone più arretrate del Paese. Nell'opinione comune i protagonisti sono persone con scarse risorse culturali ed economiche, e molti sono convinti che gli "stranieri" maltrattino mogli e fidanzate più degli italiani. Di cose false, quando si parla di violenza di genere, se ne pensano e dicono tante... Ma basta confrontarsi con chi lavora da anni in questo campo per farsi un'idea molto diversa del fenomeno. Il dato che più colpisce è che si tratta di un problema culturale che non interessa solo l'Italia ma tutto il mondo, in maniera spaventosamente uniforme. Nel 75% dei casi gli autori sono italiani, nell'80% si tratta di uomini del tutto "normali", senza alcun disturbo mentale. La maggior parte dei reati avviene nelle regioni del nord Italia, dove la donna cerca più spesso di emanciparsi, e a comportarsi in modo violento sono uomini di tutte le classi sociali e i livelli culturali, dal medico all'infermiere,

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dall'idraulico all'avvocato. In Italia sono quasi 14.000 le donne che si rivolgono ogni anno alle 60 associazioni specializzate. Per aiutarle a uscire dall'isolamento è dunque importante avvicinarsi a loro con cautela e istruire in modo adeguato forze dell'ordine e operatori sociali. Realtà importanti come l'ospedale San Camillo - Forlanini di Roma, attraversato ogni giorno da migliaia di persone, organizzano corsi di formazione che insegnano a polizia, carabinieri e personale sanitario a intercettare i segni di violenza e a rapportarsi nel modo giusto con le donne maltrattate. All'interno della struttura è stato anche creato uno Sportello Donna, intelligentemente collocato all'interno della sala d'attesa del Pronto Sccorso, con una doppia entrata che permette alle donne di avvicinarsi o essere avvicinata dalle operatrici senza che il marito se ne accorga. Le donne che riescono a liberarsi dai maltrattamenti non hanno una marcia in più di quelle che non ce la fanno. Hanno solo deciso una volta per tutte di averne abbastanza. Ogni percorso è diverso, ma tutti conducono allo stesso traguardo: la libertà.

CCaannttoo:: VViieennii SSiiggnnoorree

Vieni Signore, vieni, Maranathà, Signore vieni, Maranathà (3 volte)

LLuucciiaa AAnnnniibbaallii,, ll’’aavvvvooccaatteessssaa ddeellll’’aacciiddoo

Il 16 aprile del 2013, Lucia Annibali, avvocata di Urbino che all’epoca aveva 35 anni e viveva a Pesaro, mentre rientrava a casa fu aggredita da un uomo incappucciato che le gettò addosso dell’acido solforico. L’acido colpì il viso, il collo e la mano destra di Lucia, che rischiò anche di perdere la vista. Ricoverata al centro grandi ustioni di Parma, dopo le prime cure, subirà diciotto interventi chirurgici di ricostruzione. L’aggressione era stata organizzata dal su ex fidanzato, anch’egli avvocato. “Io ci sono” è il titolo del libro dove Lucia racconta la sua storia e di come lei abbia trovato una eccezionale energia e il desiderio di testimoniare. Così dice, prima di un incontro con giovani universitari:

Natale 2016

«Io sarò su quel palco perché sono Lucia, l’avvocatessa dell’acido. Non posso non parlare di me, della mia faccia e dell’aggressione. Io ringrazio il mio volto ferito che oggi mi dà la forza e la possibilità di condividere con voi questi miei pensieri. Perché il mio volto ferito mi ha insegnato ad avere fiducia in me stessa, mi ha fatto fare quel salto verso la donna che desideravo diventare. Oggi io mi sento padrona di me stessa, della mia vita, dei miei pensieri, del mio sentire, del mio corpo. Oggi ho un progetto il mio viso è il mio progetto dal quale ripartire per far sì che la mia vita da ora in poi sia un vita felice, vissuta in sintonia con me stessa. Il mio viso oggi sono veramente io. Così la mia diversità non è affatto un limite per me,ma anzi è una grande opportunità di crescita e miglioramento. Per questo non mi sento in credito con la vita, ma anzi sono molto grata alla vita per avermi dato questa seconda meravigliosa possibilità.»

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POESIA Avanzi

maestosa, più che regina, e nei tuoi occhi

riflessa sta una forza

a te solo conosciuta.

E vai, macinando miglia ingoiando polvere

caricando pesi coltivando sogni.

E vai

con passo fermo, segnando tappe per capitoli nuovi di un libro antico.

E continui ad andare, instancabile venditrice

di speranza. Non importa se la pioggia

inzuppa le tue ossa, se il sole

brucia l’anima tua se la polvere

impasta il sudore.

Nei tuoi occhi gentili riflessa sta una meta

a te solo conosciuta.

E vai incontro alla notte.

Ad attenderti le stelle,

impazienti di danzare al ritmo dolce del tuo cuore.

Poi

prima che spunti il sole, riprendi il cammino anticipando l’alba generando aurore inventando futuro.

E l’Africa tutta vedendoti avanzare

all’orizzonte, maestosa,

più che regina, rinnova, la fede

nel Dio della Vita.

E vai carica

di sogni e popoli, riflessi

nei tuoi occhi dolci di Madre d’Africa

e ostinata custode dell’umanità.

Suor Elisa Kidané

Natale 2016

AA BBeettlleemmmmee,, CCaassaa ddii PPaannee

«Abìtuati, figlio, al deserto che mi ha trasformata in tua madre. Sei venuto da lì, dal vuoto dei cieli, figlio di una cometa che si è abbassata fino al mio gradino. Non è il censimento a spostarci, ma una via tracciata lassù in alto. Stanotte lo capisco, domani lo avrò dimenticato. Hai fatto bene a nascere di notte, lontano dagli uomini e dal giorno. Quello che verrà, domani e poi, sarà il contrario di ora, di stanotte. Stanotte è il tempo di abituarti al deserto che è tuo padre. Le voci dei pastori stanno cercando l’alba. Fuori c’è una città che si chiama Bet Lèhem, Casa di Pane. Tu sei nato qui, su una terra fornaia. Ti tocco e porto al naso il tuo profumo di pane della festa, quello che si porta al tempio e si offre. Sta sbiadendo la luce della stella, il giorno viene strisciando da oriente e scardina la notte. I pastori contano le pecore prima di spargerle sui pascoli. Iosef sta sulla porta. Ieshu, bambino mio, ti presento al mondo.» Da “In nome della Madre”, Erri De Luca

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CCaannttoo:: LLooddaattee ee bbeenneeddiittee iill SSiiggnnoorree

Lodate e benedite il Signore, ringraziare e servite con grande umiltà, lodate, lodate, benedite il Signore con grande umiltà, ringraziate e servite con grande umiltà. (3 volte)

LL’’AAnnnnoo lliittuurrggiiccoo èè sseemmpprree ““nnuuoovvoo””..

Finestre di speranza nella storia degli uomini. La spiritualità cristiana è “radicata” nell’anno liturgico: la pianta affonda le radici nel terreno da cui trae la sua vita: se la strappi, muore. L’anno liturgico rappresenta un filo di speranza nella nostra vita personale e nella storia dell’umanità. Nelle vicende che ci accompagnano ogni giorno e nei fatti del grande mondo, anche quelli che potrebbero sembrare disperati, addirittura sfuggiti dalle mani di Dio, ecco che noi celebriamo tutti gli eventi della vita di Gesù: sono “finestre di speranza”, che attestano la presenza di Dio nella storia dell’uomo. In questo modo egli opera anche quando non ce ne accorgiamo. D’altra parte il Figlio di Dio si è fatto uomo e quasi nessuno se ne è reso conto al punto che lo hanno messo in croce. È veramente misterioso questo fatto. Dobbiamo sempre avere speranza. Questo mondo è radicalmente salvato da Dio: Dio lo vuol salvare. L’umanità deve solo aprire il cuore. E noi come dobbiamo rispondere? Questo è il senso dell’anno liturgico. E noi che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo credere e poi imitare, cioè cercare di vivere i misteri di Cristo. Fermiamoci un momento sul Natale: Dio viene a salvare il mondo, non nella sua potenza, ma nella debolezza dell’amore. Dio non ha scelto la potenza, ma l’umiltà, perché fosse evidente una sola cosa: che lui ci ama. Ha scelto la debolezza dell’amore che è assolutamente disarmato e non cerca altro che donarsi. La vita di ciascuno: la Sua vita per la salvezza del mondo.

Natale 2016

Ecco, a Natale questo amore non solo ci raggiunge, ma diventa nostro. Viviamo l’anno liturgico credendo e cercando di tradurre nella vita il mistero che vediamo realizzato in Gesù. E così, di anno in anno, il Cristo prende sempre più possesso della nostra vita e questo incontro trasforma le azioni quotidiane, i rapporti, le relazioni personali, dalle più grandi a quelle più umili. Fino a che, ad un certo punto, la faccia è la mia ed è solo mia. Ma Cristo vive pienamente e totalmente in me. Vivo io, la gente vede me, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me! E quando io parlo è lui che parla, e quando io amo è lui che ama, e quando io faccio del bene è lui che fa del bene, e quando io soffro, e non posso far altro che soffrire, non riesco più neanche a pregare, è lui che soffre in me, è lui che rinnova in me la sua passione. La mia vita è la sua vita. Il mondo viene salvato proprio così, attraverso me, attraverso noi, che portiamo a compimento l’opera di Cristo, fino a che il tempo non sia concluso. Patriarca Marco, 11-12 gennaio 2003

MMiissssiioonnee uunniivveerrssaallee ddeeii ddiisscceeppoollii

Dal Vangelo secondo Matteo Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Mt 28, 16-20

Papa Francesco, 24 marzo 2013

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PREGHIERA a cori alterni

Signore Gesù, tu sei nato per noi, ti sei fatto bambino per noi, sei venuto per noi.

La tua venuta è per noi necessaria, o Salvatore nostro: è necessaria la tua presenza.

Vieni nella tua immensa bontà, abita in noi per la fede e illumina la nostra cecità.

Rimani con noi e difendi la nostra fragilità. Se tu sei con noi chi ci può ingannare?

Se tu sei con noi che cosa non potremo in te che ci dai forza?

Se tu sei per noi, chi sarà contro di noi? Tu sei venuto al mondo, Gesù,

per abitare in noi, con noi e per noi, per schierarti dalla nostra parte, per essere il nostro Salvatore.

Grazie, Signore Gesù. San Bernardo

LLaa nnuuoovvaa GGeerruussaalleemmmmee

Dal Libro dell’Apocalisse E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Ap 21, 1-5

NNaattaallee 22001177

SSuull SSaallmmoo 8855 ((8844)) La veglia di quest’anno prende il titolo dal versetto 11 di questo salmo “giustizia e pace si baceranno”. Per comprenderlo meglio riportiamo lo stralcio di una riflessione di San Giovanni Paolo II.

Il Salmo 84 è un canto gioioso e pieno di speranza nel futuro della salvezza. Esso riflette il momento esaltante del ritorno di Israele dall’esilio babilonese nella terra dei padri. [...]

Il Salmo può essere seguito nel suo svolgimento secondo due tappe fondamentali. La prima scandita dal tema del «ritorno» con diverse valenze.

Si celebra innanzitutto il ritorno fisico di Israele nella sua terra. Ma, accanto a questo «ritorno», che concretamente unifica i dispersi, c’è un altro «ritorno» più interiore e spirituale. In questo «ritorno» agisce efficacemente il Signore, rivelando il suo amore nel perdonare l’iniquità del suo popolo, nel cancellare tutti i suoi peccati, nel deporre tutto il suo sdegno e mettere fine alla sua ira (cfr Sal 84,3-4). Ma a questo «ritorno» di Dio che perdona deve corrispondere il «ritorno», cioè la conversione, dell’uomo che si pente. Infatti il Salmo dichiara che la pace e la salvezza vengono offerte a «chi ritorna a lui con tutto il cuore» (v. 9). Chi si mette decisamente sulla via della santità riceve i doni della gioia, della libertà e della pace.

Giungiamo, così, alla seconda parte del Salmo (cfr Sal 84,10-14), tanto cara alla tradizione cristiana. VVii ssii ddeessccrriivvee uunn mmoonnddoo nnuuoovvoo,, iinn ccuuii ll’’aammoorree ddii DDiioo ee llaa ssuuaa ffeeddeellttàà,, ccoommee ssee ffoosssseerroo ppeerrssoonnee,, ssii aabbbbrraacccciiaannoo;; ssiimmiillmmeennttee aanncchhee llaa ggiiuussttiizziiaa ee llaa ppaaccee ssii bbaacciiaannoo iinnccoonnttrraannddoossii.. LLaa vveerriittàà ggeerrmmoogglliiaa ccoommee iinn uunnaa rriinnnnoovvaattaa pprriimmaavveerraa ee llaa ggiiuussttiizziiaa,, cchhee ppeerr llaa BBiibbbbiiaa èè aanncchhee

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ssaallvveezzzzaa ee ssaannttiittàà,, ssii aaffffaacccciiaa ddaall cciieelloo ppeerr iinniizziiaarree iill ssuuoo ccaammmmiinnoo iinn mmeezzzzoo aallll’’uummaanniittàà.. TTuuttttee llee vviirrttùù,, pprriimmaa eessppuullssee ddaallllaa tteerrrraa aa ccaauussaa ddeell ppeeccccaattoo,, oorraa rriieennttrraannoo nneellllaa ssttoorriiaa ee,, iinnccrroocciiaannddoossii,, ddiisseeggnnaannoo llaa mmaappppaa ddii uunn mmoonnddoo ddii ppaaccee.. MMiisseerriiccoorrddiiaa,, vveerriittàà,, ggiiuussttiizziiaa ee ppaaccee ddiivveennttaannoo qquuaassii ii qquuaattttrroo ppuunnttii ccaarrddiinnaallii ddii qquueessttaa ggeeooggrraaffiiaa ddeelllloo ssppiirriittoo.. AAnncchhee IIssaaiiaa ccaannttaa:: ««SSttiillllaattee,, cciieellii,, ddaallll’’aallttoo ee llee nnuubbii ffaacccciiaannoo ppiioovveerree llaa ggiiuussttiizziiaa;; ssii aapprraa llaa tteerrrraa ee pprroodduuccaa llaa ssaallvveezzzzaa ee ggeerrmmooggllii iinnssiieemmee llaa ggiiuussttiizziiaa.. IIoo,, iill SSiiggnnoorree,, hhoo ccrreeaattoo ttuuttttoo qquueessttoo»» ((IIss 4455,,88))..

LLee ppaarroollee ddeell SSaallmmiissttaa, già nel secondo secolo con sant’Ireneo di Lione, ssoonnoo ssttaattee lleettttee ccoommee aannnnuunnzziioo ddeellllaa ««ggeenneerraazziioonnee ddii CCrriissttoo ddaallllaa VVeerrggiinnee»» (Adversus haereses,III, 5, 1). LLaa vveennuuttaa ddii CCrriissttoo èè,, iinnffaattttii,, llaa ssoorrggeennttee ddeellllaa mmiisseerriiccoorrddiiaa,, lloo ssbboocccciiaarree ddeellllaa vveerriittàà,, llaa ffiioorriittuurraa ddeellllaa ggiiuussttiizziiaa,, lloo sspplleennddoorree ddeellllaa ppaaccee.. Per questo il Salmo, soprattutto nella sua parte finale, è riletto in chiave natalizia dalla tradizione cristiana.

San Giovanni Paolo II (Discorsi, IV/l, Roma 1984, p. 11)

Parrocchia San Pietro Apostolo

GGiiuussttiizziiaa ee ppaaccee ssii bbaacceerraannnnoo

VVeegglliiaa ddii NNaattaallee 22001177

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GGiiuussttiizziiaa ee ppaaccee ssii bbaacceerraannnnoo “Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono”. Sono parole di San Giovanni Paolo II. In questa veglia di Natale vogliamo rinnovare la certezza che il Signore viene a portare la giustizia, che è la premessa della pace: Gesù viene nel mondo per portare giustizia e pace, ma non la giustizia degli uomini ma quella di Dio. Secondo il dovere di ogni credente: annunciare la “buona notizia”. Quindi accosteremo alle vicende umane, governate dalle leggi del mondo, la parola dei profeti e del Vangelo, per annunciare che il Figlio di Dio si fa uomo e viene a donarci, attraverso il perdono e la misericordia, la sua pace: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. » (GV 14,27)

DDaallllaa ggiiuussttiizziiaa ddii cciiaassccuunnoo nnaassccee llaa ppaaccee ppeerr ttuuttttii La giustizia cammina con la pace e sta con essa in relazione costante e dinamica. Giustizia e pace mirano al bene di ciascuno e di tutti, per questo esigono ordine e verità. Quando una è minacciata, entrambe vacillano; quando si offende la giustizia, si mette a repentaglio anche la pace. [...] Esiste una stretta relazione tra la giustizia di ciascuno e la pace di tutti. [...] Giustizia e pace non sono concetti astratti o ideali lontani; sono valori insiti, come patrimonio comune, nel cuore di ogni persona. Individui, famiglie, comunità, nazioni, tutti sono chiamati a vivere nella giustizia e ad operare la pace. Nessuno può dispensarsi da questa responsabilità. [...] La giustizia restaura, non distrugge; riconcilia, piuttosto che spingere alla vendetta. La sua ultima radice, a ben guardare, è situata nell’amore che ha la sua espressione più significativa nella misericordia. La giustizia pertanto, staccata dall’amore misericordioso, diventa fredda e lacerante. La giustizia è virtù dinamica e viva: difende e promuove l’inestimabile dignità della persona e si fa carico del bene comune, essendo custode delle relazioni tra le persone ed i popoli. L’uomo non vive da solo, ma fin dal primo momento della sua esistenza è in rapporto con gli altri, così che il bene suo, come individuo, e quello della società procedono di pari passo: tra i due aspetti sussiste un delicato equilibrio. [...]

Natale 2017

In forza della fede in Dio-amore e della partecipazione all’universale redenzione di Cristo, i cristiani sono chiamati a comportarsi secondo giustizia e a vivere in pace con tutti, perché «Gesù non ci ha dato semplicemente la pace. Ci ha dato la sua pace, accompagnata dalla sua giustizia. Poiché Egli è pace e giustizia, può divenire nostra pace e nostra giustizia». [...] Il cuore del messaggio evangelico è Cristo, pace e riconciliazione per tutti. Possa il suo volto illuminare il cammino dell’umanità. Diventino doni per tutti, senza distinzione alcuna, la sua giustizia e la sua pace!

«Allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza» (Is, 32, 15-17).

Dal Messaggio di Giovanni Paolo II, XXXI Giornata Mondiale per la Pace, 1 gennaio 1998

CCaannttoo:: SSyymmbboolluumm 8800

Oltre la memoria del tempo che ho vissuto, oltre la speranza che serve al mio domani, oltre il desiderio di vivere il presente, anch'io, confesso, ho chiesto che cosa è verità.

E tu come un desiderio che non ha memorie, Padre buono, come una speranza che non ha confini, come un tempo eterno sei per me.

IO SO QUANTO AMORE CHIEDE QUESTA LUNGA ATTESA DEL TUO GIORNO, DIO; LUCE IN OGNI COSA IO NON VEDO ANCORA: MA LA TUA PAROLA MI RISCHIARERÀ! Quando le parole non bastano all'amore, quando il mio fratello domanda più del pane,

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quando l'illusione promette un mondo nuovo, anch'io rimango incerto nel mezzo del cammino.

E tu Figlio tanto amato, verità dell'uomo, mio Signore, come la promessa di un perdono eterno, libertà infinita sei per me.

Rit. Chiedo alla mia mente coraggio di cercare, chiedo alle mie mani la forza di donare, chiedo al cuore incerto passione per la vita, e chiedo a te fratello di credere con me.

E tu, forza della vita, Spirito d'amore, dolce Iddio, grembo d'ogni cosa, tenerezza immensa, verità del mondo sei per me.

Rit.

nel mondo del lavoro

HHoo ddeennuunncciiaattoo llaa ccoorrrruuzziioonnee ppeerr eesssseerree lliibbeerroo Questa è una storia di padri. Di padri che pagano migliaia di euro di multe al figlio con la carta aziendale, e di padri preoccupati perché quel senso di civiltà inculcato nei figli può appassire nel paese dei furbi. Andrea Franzoso, è l’autore del libro “Il disobbediente”. Nel suo libro ripercorre la sua storia, quella di un funzionario dell’audit di Ferrovie Nord, che è stato punito con la perdita del lavoro per aver denunciato senza timore, e mettendoci la faccia,

Natale 2017

le spese illecite del suo capo, quel padre che viziava i figli con i soldi dell’azienda. Non ha passato momenti facili. Ricorda ancora la voce del padre, dura e autoritaria dall’altra parte del telefono, che lo chiama dopo aver letto il nome del figlio in prima pagina su tutti i giornali. Andrea ha disobbedito e ha deciso di aprire gli occhi. «Quando ha saputo che avevo denunciato io il presidente della mia azienda, mio papà si preoccupò: si sentiva responsabile per avermi dato un’educazione che sembrava condannarmi alla marginalità». Franzoso è colui che in italiano si traduce «l’uomo con il fischietto». Chi fischia denuncia il malaffare in aziende e amministrazioni, ma rischia, in questo Paese di rimanere da solo e senza un lavoro. È stato chiamato spione, emarginato, trasferito in ufficio fantasma e convinto a lasciare il lavoro. Prima di lavorare in Ferrovie Nord, è stato ufficiale dei carabinieri per otto anni. A un certo punto ha chiesto un’aspettativa, per trascorrere un periodo con i Trappisti di Tamié. «Fin da giovane ha coltivato una vita di fede e frequentato i monaci. Quei sei mesi li ha trascorsi nell’essenzialità. Sveglia alle quattro della mattina. Lavoro con le mucche e alla fromagerie. In seguito, quando cominciò a lavorare in Calabria, conobbe i certosini di Serra San Bruno, ed ebbe occasione di dialogare anche con il celebre monaco-biblista André Louf». Esperienze forti, che hanno lasciato un’impronta. «La spiritualità monastica insiste sull’importanza del “custodire la cella”, che non è solo quella fisica, ma soprattutto quella interiore. Dopo la vicenda della denuncia, e di quanto ne è seguito, mi hanno chiesto: “Ma cosa ci hai guadagnato?”. Ci ho guadagnato me stesso. Ho custodito la mia integrità, ossia ciò che la corruzione avrebbe distrutto. Perché la corruzione ti scinde, ti sdoppia, ti triplica, ti quadruplica... frantuma la nostra stessa essenza... ». In seguito la sua ricerca spirituale l’ha portato tra i Gesuiti. «È stato in formazione per quattro anni. La memoria torna a tanti incontri e letture che hanno fatto sì che sia quello che è oggi. Pensò alla famosa frase di sant’Ignazio di Loyola: “Prega come se tutto dipendesse da Dio, ma agisci come se tutto dipendesse da te”. Che invito alla responsabilità!».

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“Responsabilità”, una parola cristiana? «Spesso ci si lamenta: “Ah, c’è la corruzione! Ma tanto non cambia niente”. Oppure si aspetta che intervenga qualcun altro. Perfino dall’Alto: ci appelliamo al miracolo per situazioni che possiamo, dobbiamo risolvere noi. Ma se ci troviamo davanti a un’azione che è male, e abbiamo la capacità di fermarla, allora dobbiamo agire: questo è il vero potere. Potere è responsabilità. Perché se non ci opponiamo al male, diventiamo conniventi, e quel male diventa il nostro male».

Da un’intervista del 26 ottobre 2017

DDaall VVaannggeelloo sseeccoonnddoo MMaatttteeoo ((2200,, 11--1166)) Parabola dei lavoratori a giornata.

Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò». Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna». Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: «Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: «Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Natale 2017

CCaannttoo:: UUnn ggeerrmmoogglliioo ssppuunntteerràà

UN GERMOGLIO SPUNTERÀ DAL TRONCO DI IESSE SPUNTERÀ UN VIRGULTO GERMOGLIERÀ DALLE SUE RADICI

Su di lui si poserà lo spirito del Signore Spirito di sapienza e di intelligenza Spirito di consiglio e di fortezza Spirito di conoscenza e di timore del Signore

Rit. E si compiacerà del timore del Signore Non giudicherà secondo le apparenze Non deciderà per sentito dire Ma con giustizia guarderà gli oppressi. Rit.

nel Creato

GGiiuussttiizziiaa,, ppaaccee ee ssaallvvaagguuaarrddiiaa ddeell ccrreeaattoo L'evoluzione del concetto di pace ha subito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione cristiana, ha avuto il concetto di Dio. Nell'economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto di Jahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza. Poi, "quando venne la pienezza dei tempi", Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità di persone: Padre, Figlio e Spirito. Esse vivono così profondamente la convivialità delle differenze, esistono cioè così

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unicamente l'una per l'altra, che formano un solo Dio. Uno per uno per uno fa sempre uno. Un solo Dio in tre Persone: è la formula con cui noi cristiani esprimiamo il mistero principale della nostra fede. Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio. Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Tutto questo crea scandalo. Così come ha creato scandalo Gesù, quando ha proclamato di essere figlio di Dio. Al punto tale, che l'hanno ucciso. Finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo parlato di pace, nessuno ha contestato. Quando, sulla scorta della Parola di Dio, si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono scatenate le censure dei potenti. Si è detto che il profeta vuole prevaricare sul re. Così come durante il processo di Pilato, la folla ha accusato Gesù di voler prevaricare su Cesare. Si è asserito che collegare il discorso sulla pace, e quindi il discorso sulla guerra, con i discorsi sull'economia perversa che domina il mondo, sul profitto, sulla massimizzazione del profitto, sui debiti del Terzo Mondo, sulla crescente divaricazione tra Nord e Sud, sulla violazione pertinace dei diritti umani... significa fare la parte degli utili idioti. Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso accanto alla pace quale sua partner naturale, continua a destare, purtroppo, più sospetto di quanto non susciti scandalo quando viene collocata, sia pure come aggettivo, accanto alla guerra. Tant'è che si parla ancora di "guerra giusta". Questa sì che è convivenza contro natura! Nella festa di Pentecoste noi ripetiamo l'invocazione "Manda il tuo Spirito, Signore: tutto sarà ricreato, e rinnoverai la faccia della terra". La pelle di questa nostra terra, deturpata dagli inquinamenti, invecchiata dalle nostre manipolazioni, violentata dalle nostre ingordigie. Ebbene, questa pelle diventerà fresca come la pelle di un adolescente. E si realizzerà la splendida intuizione dì Isaia: "In noi sarà infuso uno Spirito dall'alto. Allora il deserto diventerà un giardino... e la giustizia regnerà nel giardino... e frutto della giustizia sarà la pace". (Is 32, 15-17). Il deserto, quindi, diventerà un giardino. Nel giardino crescerà l'albero della giustizia. Frutto di quest'albero sarà la pace!

don Tonino Bello, dal discorso all’Arena di Verona, 30 aprile 1989

Natale 2017

DDAALL LLIIBBRROO DDEELL PPRROOFFEETTAA IISSAAIIAA ((3322,, 1155--2200)) A cori alterni

Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza. E il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri, anche se la selva cadrà e la città sarà sprofondata. Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli E lascerete in libertà buoi ed asini.

CCaannttoo:: TTuuttttaa llaa tteerrrraa aatttteennddee

TUTTA LA TERRA ATTENDE IMPAZIENTE CHE SI RIVELINO I FIGLI DI DIO E SOFFRE ANCORA LE DOGLIE DEL PARTO ASPETTA IL SUO MESSIA.

Germoglio della radice di Jesse

« ...Queste situazioni provocano i gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza. [...] Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data. » Dall’enciclica “Laudato Sì” di papa Francesco

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ti innalzi segno per noi; Vieni Signore a salvare il tuo popolo, dona la libertà. (2 volte) Rit.

Oh chiave della famiglia di Davide, ci apri il regno di Dio; Vieni Signore rischiara le tenebre, vinci l’oscurità. (2 volte) Rit.

O stella che fai brillare la notte, splendi di luce per noi; Vieni, Signore, e illumina il misero sana la cecità. (2 volte) Rit.

Re delle genti sostieni la chiesa, pietra angolare sei tu. Vieni Signore e salva il tuo popolo, tutta l’umanità. (2 volte) Rit.

nei rapporti tra i Paesi

IIll vviiaaggggiioo ddeell ppaappaa iinn MMyyaannmmaarr ... Vorrei anche che la mia visita potesse abbracciare l’intera popolazione del Myanmar e offrire una parola di incoraggiamento a tutti coloro che stanno lavorando per costruire un ordine sociale giusto, riconciliato e inclusivo. Il Myanmar è stato benedetto con il dono di una straordinaria bellezza e di numerose risorse naturali, ma il suo tesoro più grande è certamente il suo popolo, che ha molto sofferto e tuttora soffre, a causa di conflitti interni e di ostilità che sono durate troppo a lungo e hanno creato profonde divisioni. Poiché la nazione è ora impegnata per ripristinare la pace, la guarigione di

Natale 2017

queste ferite si impone come una priorità politica e spirituale fondamentale. […] In effetti, l’arduo processo di costruzione della pace e della riconciliazione nazionale può avanzare solo attraverso l’impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani. La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura. […] Il futuro del Myanmar deve essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad un gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune. Nel grande lavoro della riconciliazione e dell’integrazione nazionale, le comunità religiose del Myanmar hanno un ruolo privilegiato da svolgere. Le differenze religiose non devono essere fonte di divisione e di diffidenza, ma piuttosto una forza per l’unità, per il perdono, per la tolleranza e la saggia costruzione del Paese. Le religioni possono svolgere un ruolo significativo nella guarigione delle ferite emotive, spirituali e psicologiche di quanti hanno sofferto negli anni di conflitto. Attingendo ai valori profondamente radicati, esse possono aiutare ad estirpare le cause del conflitto, costruire ponti di dialogo, ricercare la giustizia ed essere voce profetica per quanti soffrono. […] Quel futuro è ancora oggi nelle mani dei giovani della nazione. I giovani sono un dono da amare e incoraggiare, un investimento che produrrà una ricca rendita solo a fronte di reali opportunità di lavoro e di una buona istruzione. Questo è un requisito urgente di giustizia tra le generazioni. Il futuro del Myanmar, in un mondo in rapida evoluzione e interconnessione, dipenderà dalla formazione dei suoi giovani, non solo nei settori tecnici, ma soprattutto nei valori etici di onestà, integrità e solidarietà umana, che possono garantire il consolidamento della democrazia e della crescita dell’unità e della pace a tutti i livelli della società. La giustizia intergenerazionale richiede altresì che le generazioni future possano ereditare un ambiente naturale incontaminato dall’avidità e dalla razzia umana. È indispensabile che i nostri giovani non siano derubati della speranza e della possibilità di impiegare il loro idealismo e i loro talenti nella progettazione del futuro del loro Paese, anzi, dell’intera famiglia umana.

Dall’Incontro con le Autorità, con la Società civile e con il Corpo Diplomatico, 28 novembre 2017

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DDAALL LLIIBBRROO DDEELL PPRROOFFEETTAA IISSAAIIAA ((22,, 44--55)) Tutti insieme

Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro tra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra. Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.

SSeerrvviirree llaa PPaaccee Isaia annuncia un tempo in cui le armi saranno tramutate in strumenti di lavoro. Il profeta parla a nome di Dio, dunque la pace è possibile ma l’uomo deve volerla. Ci sarà pace se ci sarà riconciliazione, se ci si chiederà reciprocamente perdono, se l’odio si scioglierà in riconciliazione, se emergeranno rispetto, concordia, mansuetudine. Dedichiamo la nostra vita, la nostra preghiera incessante a convertire il “lupo“ della guerra, della fame, della disoccupazione, della non vita e soprattutto il “lupo“ che è in noi perché la pace, che è dono di Dio, si manifesti tra gli uomini. Serviamo la pace con tutto il cuore, un cuore disarmato che ha cancellato le parole nemico, rancore, mio per sostituirle con la parola “perdono”.

Ernesto Olivero

CCaannttoo:: SSeemmiinnaa llaa ppaaccee

Senti il cuore della tua città: batte nella notte intorno a te sembra una canzone muta che cerca un'alba di serenità.

SEMINA LA PACE E TU VEDRAI CHE LA TUA SPERANZA RIVIVRÀ SPINE TRA LE MANI PIANGERAI MA UN MONDO NUOVO NASCERÀ.

Natale 2017

Sì, nascerà il mondo della pace, di guerra non si parlerà mai più. La pace è un dono che la vita ci darà, un sogno che si avvererà. Rit.

BBRREEVVEE CCOOMMMMEENNTTOO SSUULL SSAALLMMOO 8855

da Giovanni Paolo II (Discorsi, IV/l, Roma 1984, p. 11).

SSaallmmoo 8855 ((8844)) A cori alterni

Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe.

Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato.

Hai posto fine a tutta la tua collera, ti sei distolto dalla tua ira ardente.

Ritorna a noi, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi.

Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira?

Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.

Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. Certo, il Signore donerà il suo bene

e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino. Gloria...

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Gesù è Pace e Giustizia

CCaannttoo:: AAvvee MMaarriiaa VVeerrbbuumm PPaanniiss

AVE MARIA , AVE. AVE MARIA , AVE.

Donna dell’attesa e madre di speranza Ora pro nobis. Donna del sorriso e madre del silenzio Ora pro nobis. Donna di frontiera e madre dell’ardore Ora pro nobis. Donna del riposo e madre del sentiero Ora pro nobis. Rit.

Donna del deserto e madre del respiro Ora pro nobis. Donna della sera e madre del ricordo Ora pro nobis. Donna del presente e madre del ritorno Ora pro nobis. Donna della terra e madre dell’amore Ora pro nobis. Rit.

Natale 2017

PPRREEGGHHIIEERRAA AA MMAARRIIAA DDII NNAAZZAARREETTHH Paesana di una colonia sempre sospetta, contadina anonima di una vallata dei Pirenei, spaventata devota della Lituania proibita, india massacrata di El Quichè, abitante di una favela a Rio de Janeiro, nera segregata nell’Apartheid, paria dell’India, gitana del mondo, operaia senza qualifica, madre nubile, monaca di clausura, bambina, fidanzata, madre, vedova, donna. Cantatrice della Grazia che è data ai piccoli perché solo i piccoli sanno accoglierla, profetessa della liberazione che solo i poveri conquistano, perché solo i poveri possono essere liberi: vogliamo credere come te, vogliamo pregare come te, vogliamo cantare il tuo stesso Magnificat. Insegnaci quel Gesù vero, carne del tuo ventre, razza del tuo verbo del tuo Dio, piuttosto che tuo, più del popolo che di casa, più del mondo che di Israele, più del Regno che della Chiesa. Quel Gesù che per il Regno del Padre, si allontanò dalle tue braccia di madre si consegnò alla moltitudine, solo e compassionevole, potente e servitore, amato e tradito, fedele davanti ai sogni del popolo, fedele contro gli interessi del tempi, fedele sotto le lance del pretori, fedele fino alle solitudini della morte. Insegnaci a portare questo Gesù vero per i muti sentieri del giorno per giorno, nella montagna esultante di acclamazioni, assieme alla cugina Elisabetta e di fronte ai popoli umiliati, che nonostante tutto lo aspettano. Amen

Dom Pedro Casaldáliga Plá

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IIll ddoonnoo ddeellllaa SSppeerraannzzaa Il dono particolare che il Signore ci ha fatto - essere speranza per gli uomini del nostro tempo – si radica in noi nella misura in cui ci svuotiamo di noi stessi e ci riempiamo della Presenza di Dio: il Padre che ci ama costantemente, il Figlio che ci comunica la sua Parola, lo Spirito Santo che ci sospinge verso strade e fatti nuovi. Aiuteremo l’uomo del nostro tempo a “tirar fuori“ la speranza assopita, se saremo abitati da Dio e, liberi da ogni spirito di giudizio, da ogni rancore, da ogni rivalità, impareremo a vivere secondo le beatitudini evangeliche: puri di cuore, miti, poveri, pacificati e pacificatori.

Ernesto Olivero

DDaall VVaannggeelloo sseeccoonnddoo MMaatttteeoo ((55,, 11--1122)) Le Beatitudini.

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Natale 2017

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Indice

INTRODUZIONE 3

VEGLIA DI NATALE 2005 9

L’Annuncio, non servono le ali per essere angeli… 10

Angelus Domini nunziavit Mariae ....................................................11

Canto Gregoriano: ......................................................................11

Dal Vangelo secondo Luca ..........................................................11

Inno Akathisto (stanze 1.4) .........................................................11

Preghiera di Giovanni Paolo II .................................................... 12

Voce di uno che grida nel deserto ....................................................13

Dal Vangelo secondo Marco .......................................................13

La parola a un protagonista ........................................................13

Gloria a Dio nell’alto dei cieli .......................................................... 14

Dal Vangelo secondo Luca ......................................................... 15

Preghiera ................................................................................... 16

Ditelo a tutti! ................................................................................... 17

Dal Vangelo secondo Matteo ...................................................... 17

Preghiera ................................................................................... 18

VEGLIA DI NATALE 2006 21

Nel cuore di ogni uomo 22

Dal Vangelo secondo Luca ............................................................. 23

Maria… .......................................................................................... 23

…e Giuseppe .................................................................................. 24

Natale: la Parola prende corpo, il corpo si fa Parola. ....................... 25

Preghiera ................................................................................... 26

Una settimana faticosa .................................................................. 26

Spiritualità e concretezza: il primo figlio. ........................................ 27

A mani aperte ............................................................................ 28

Testimonianza di una coppia .......................................................... 29

Attesa e accoglienza .......................................................................31

Salmo 131 .................................................................................. 32

Buon Natale, amico ........................................................................ 33

VEGLIA DI NATALE 2007 35

Gesù viene in tutti i Tempi, per tutti i Popoli, per tutte le Creature 36

Gesù è per tutti i popoli ................................................................... 37

Dal libro del profeta Isaia (19, 18-25) ........................................... 37

Salmo 66 ................................................................................... 38

Gesù è per tutte le classi sociali .................................................. 38

Dal Vangelo secondo Matteo (10, 1-4) ....................................... 39

Cantico (Ger 21, 7- 14) ................................................................ 39

Gesù è per gli uomini e le donne di tutti i tempi .............................. 41

La discesa agli inferi del Signore ................................................ 41

Salmo 90 ................................................................................... 43

Gesù è per tutto il creato ................................................................ 45

Dalla lettera di San Paolo ai Romani (8, 19-23) ........................... 45

Preghiera di un capo Sioux ........................................................ 45

NATALE 2008 48

La Visita pastorale del Card. Scola .................................................. 48

VEGLIA DI NATALE 2008 51

Pellegrinaggio, Ricerca... Sosta 52

Racconti di un pellegrino russo ....................................................... 53

Sostare in solitudine per riflettere .................................................. 54

Sostare in attesa ............................................................................ 55

Attesa vigilante ......................................................................... 56

Sostare per mettersi in ascolto ....................................................... 57

Dal Vangelo secondo Luca ......................................................... 58

Sostare per offrire servizio ............................................................. 59

La vocazione al servizio ............................................................. 60

Sostare per divenire missionari ...................................................... 61

Dal Vangelo secondo Luca ......................................................... 61

Sostiamo in contemplazione davanti alla Natività .......................... 62

In cammino verso la nascita di Gesù........................................... 64

VEGLIA DI NATALE 2009 67

con gli occhi di un bambino 68

in attesa di un figlio… ..................................................................... 69

Preghiera per i figli .................................................................... 70

…in attesa di mamma e papà ......................................................... 70

Amori diversi .............................................................................. 71

i pastori ........................................................................................... 73

La stella e il cuore ...................................................................... 74

un dono da portare oggi ................................................................. 75

a Gesù Bambino ........................................................................ 75

davanti a una nuova vita ................................................................. 76

A Natale la Parola è un bambino che non sa parlare ........................ 77

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232

NATALE 2010 80

Il crocifisso ritorna nella chiesa di San Pietro apostolo .................... 80

VEGLIA DI NATALE 2010 83

un Dio che non fa paura ma che dona la Pace 83

Guardate quel bambino… .............................................................. 85

La paura della povertà e la fiducia nella Provvidenza ...................... 89

Non preoccupatevi .................................................................... 89

Maria, donna del pane ............................................................... 90

Nelle tempeste della vita, Io sono con te! ....................................... 92

Ogni vita umana ha la sua tempesta .......................................... 92

Gesù placa il mare in tempesta .................................................. 93

Vedo in voi le sentinelle del mattino .......................................... 95

Ecco il legno della croce ................................................................. 97

Il "buon ladrone" ........................................................................ 97

«Oggi con me sarai nel paradiso» .............................................. 98

«Pace a voi!»............................................................................ 100

Non temere, perché io sono con te ........................................... 101

NATALE 2011 103

Il pellegrinaggio in Terra Santa ...................................................... 103

Il presepe “erboso” ........................................................................ 103

VEGLIA DI NATALE 2011 105

Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? 105

Nasce in una grotta un bambino .................................................... 106

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. ................................................................................ 108

Preghiera .................................................................................. 110

Nella novità del cuore.................................................................... 110

Gesù nasce… cosa significa per te? ................................................ 111

Preghiera .................................................................................. 113

Dai nostri inviati a Betlemme… ..................................................... 114

Buon Natale, amico mio ................................................................ 119

Preghiera a Gesù Bambino ....................................................... 119

NATALE 2012 121

L’anno della Fede (2012-2013) ....................................................... 121

Apertura dell’anno giubilare .......................................................... 121

I presepi ....................................................................................... 122

VEGLIA DI NATALE 2012 123

Gesù nasce nella casa tra le case 124

davanti al municipio ..................................................................... 126

davanti alla banca ........................................................................ 128

guardando le case … ..................................................................... 131

in chiesa ........................................................................................ 133

Testimonianze… ....................................................................... 133

« …. ma voi, chi dite che io sia ? » (Mt 16,13-20) ........................ 134

Annuncio dell’anno giubilare ....................................................136

+ Dal Vangelo secondo Matteo (16, 13-19) ................................ 137

Preghiera per l’anno giubilare ................................................... 138

NATALE 2013 139

Verso il termine dell’anno giubilare ...............................................139

I presepi ........................................................................................139

VEGLIA DI NATALE 2013 141

La stella cometa 143

dal piazzale don Vincenzo A. ........................................................ 144

Gli inizi della parrocchia di San Pietro ...................................... 144

La Stella cometa è luce ............................................................ 145

all’incrocio.................................................................................... 146

Illuminati dalla Stella Cometa .................................................. 146

Preghiera .................................................................................. 147

nella piazza .................................................................................. 148

Dio eterno migrante ................................................................ 148

La Stella cometa è guida.......................................................... 149

sul sagrato ................................................................................... 150

Apertura al mondo .................................................................. 150

Aprite le porte al Salvatore ....................................................... 151

dentro la chiesa ............................................................................ 152

Testimonianza dal Nepal ......................................................... 152

Testimonianza ......................................................................... 154

Poesia ..................................................................................... 156

Testimonianza dal Viet Nam .................................................... 156

Preghiera .................................................................................. 157

Sulle strade delle sofferenze ..................................................... 157

“Ma voi, chi dite che io sia?” ......................................................... 158

Preghiera per l’anno giubilare ............................................................. 159

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234

NATALE 2014 160

Il Sinodo straordinario sulla Famiglia ............................................ 160

VEGLIA DI NATALE 2014 161

La Famiglia dinanzi al Presepio 162

Il primo presepio, a Greccio… ........................................................163

Preghiera alla Santa Famiglia per il Sinodo sulla Famiglia ............. 165

Testimonianza di una famiglia ..................................................... 166

La Chiesa e i suoi Pastori, famiglia dei credenti ............................. 167

Fare dell’intera umanità un’unica solidale famiglia .................... 167

I pastori si trovano di fronte una piccola famiglia ..................... 168

Nazaret significa “Colei che custodisce” .................................. 168

La nostra casa ............................................................................... 171

Testimonianza di una famiglia ...................................................... 172

Per le nostre famiglie .................................................................... 173

Riflessione di don Danilo Barlese ................................................... 173

delegato patriarcale per la pastorale familiare ............................... 173

Preghiamo insieme ....................................................................... 174

NATALE 2015 178

Il giubileo straordinario della Misericordia (2015-2016) .................. 178

VEGLIA DI NATALE 2015 179

Gesù, porta di Salvezza 180

Vieni Gesù ................................................................................ 181

Siete disposti a trasformare l’odio in amore? ................................. 181

Dal Vangelo di Luca: La porta stretta ............................................ 183

Testimonianza di un carcerato ...................................................... 183

Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima........................................ 184

Entrare e uscire dalla fede ............................................................ 185

È Natale................................................................................... 185

Testimonianza dall’ospedale di Betlemme ................................... 186

Viene per chi sta dietro la porta chiusa .......................................... 187

La porta dell’accoglienza .............................................................. 188

Preghiera per il Giubileo della Misericordia .............................. 189

Dal Vangelo di Giovanni: Io sono la porta ..................................... 190

Vieni, Signore, Marantahà! ...................................................... 192

Gesù nasce in un luogo aperto ...................................................... 192

Dal salmo 117 (118) ...................................................................193

Spalancate le porte a Cristo!......................................................... 194

VEGLIA DI NATALE 2016 195

Vieni Gesù, Speranza certa 197

La consapevolezza della nostra fragilità ....................................... 198

Poesia ..................................................................................... 198

Alessia: il primo battesimo, un mese dopo ................................... 199

Mi chiamo Mohamed e sono un profugo ...................................... 200

Preghiera ................................................................................. 201

Il medico di Lampedusa, Pietro Bartolo, eroe per caso ................. 201

Dottore, sono inciampata ............................................................ 203

Lucia Annibali, l’avvocatessa dell’acido ........................................ 204

Poesia ..................................................................................... 206

A Betlemme, Casa di Pane ........................................................... 207

L’Anno liturgico è sempre “nuovo”. .............................................. 208

Missione universale dei discepoli .................................................. 209

Preghiera ................................................................................. 210

La nuova Gerusalemme ............................................................... 210

NATALE 2017 211

Sul Salmo 85 (84) ...................................................................... 211

VEGLIA DI NATALE 2017 213

Giustizia e pace si baceranno 214

Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti ..................... 214

nel mondo del lavoro.................................................................... 216

Ho denunciato la corruzione per essere libero .......................... 216

Dal Vangelo secondo Matteo (20, 1-16) ................................... 218

nel Creato .................................................................................... 219

Giustizia, pace e salvaguardia del creato .................................. 219

nei rapporti tra i Paesi .................................................................. 222

Il viaggio del papa in Myanmar ................................................ 222

Servire la Pace ......................................................................... 224

Salmo 85 (84) .......................................................................... 225

Gesù è Pace e Giustizia ................................................................. 226

Il dono della Speranza ............................................................. 228

Dal Vangelo secondo Matteo (5, 1-12) ..................................... 228