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INDICE
p. 2 EDITORIALE - la redazione Notizie dal Dago
p. 3 Il Pon Di Cinese – II C AFM p. 5 Olimpiadi della salute – V A SS
p. 6 Capitano, c’è un uomo in cielo… ed altre amenità – Teatro (In)stabile
Recensioni p. 7 Sex education – II B AFM
p. 9 La musica ai tempi del covid – I A AFM
Narrativa p. 10 In rosso – I A AFM
p. 12 I gemelli – III A RIM
Interviste e opinioni p. 13 Lo strano caso del nemico invisi-
bile, ma tangibile – I B SSC p. 15 Camus e il coronavirus – V A AFM
p. 16 Didattica a distanza: il punto di vi-sta degli studenti – II B AFM
p. 18 Le vie del benessere – II C SAS e II B SAS
p. 20 Intervista all’animatore digitale (prof. Luca Pacini) – IV B SIA
p. 22 Il contributo volontario e le manutenzioni scolastiche - IV A SIA
Viviprato p. 24 Recò, un festival “green” a Prato
– IV A SIA
Spazio alle lingue p. 25 Il laboratorio su don Chisciotte -
III B AFM e III A SS p. 28 Meine Alltag in Zeite des Corona-
virus – III A RIM p. 29 Review: “The Tempest” – III A RIM
L’angolo poetico p. 30 Sonia - IV B SSC
p. 31 Un filo di voce – I A AFM p. 32 Osservazione estemporanea - IV B
SSC
EDITORIALE a cura della redazione
Un calcio al COVID. La copertina
di questo numero di Dagonews è forse l’emblema di tutto ciò
che noi, studenti e docenti, vor-remmo da tempo fare. La ste-
sura di questo numero, infatti, è stata effettuata in due momenti
distinti, il primo – pieno di incer-
tezza e paura – il secondo, ca-rico di fiducia e di speranza. Alle
soglie di giugno, infatti, il nu-mero dei casi di positività al
nuovo coronavirus, nella nostra provincia, stanno abbassandosi
inesorabilmente. Questo ci porta ad essere ottimisti per il
nostro rientro a scuola, seppur con i criteri del distanziamento
sociale che ci verranno – al-meno inizialmente – imposti.
Non vediamo l’ora di riabbrac-ciare il nostro grande DAGO
(passate le vacanze, ovvia-
mente!). Il periodo che abbiamo vissuto è
stato davvero singolare, così come questo numero, che ci
parla non solo di didattica a di-stanza, per fortuna, ma soprat-
tutto di letteratura, musica e ci-nema. Queste arti, infatti, sono
state preziose amiche che ci hanno fatto restare a galla nel
periodo di quarantena, ma so-prattutto sono state fedeli com-
pagne di viaggio che hanno preso a calci tutte le nostre
paure e i nostri malumori. Forza
ragazzi, insieme (ma – per il momento – a distanza) ce la fa-
remo!
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Notizie dal Dago IL PON DI CINESE di Sabrina Riggi – II C AFM
“Quante lingue parla?” e “Conosce l’inglese? A quale livello?” sono due delle do-
mande più frequenti quando si pensa a un colloquio di lavoro. Infatti l‛inglese è la lingua più parlata del mondo… No, in realtà non lo è più. La lingua più parlata
in questo momento nel mondo è il cinese. Molti sgraneranno gli occhi: una lingua così difficile che ha un alfabeto (che propriamente non è neanche un alfabeto)
personale… come fa ad essere la lingua più parlata al mondo? Se siete scettici, allora parliamo di numeri: secondo alcune stime del 2018, le persone madrelin-
gua cinesi arrivano a toccare gli 850 milioni, mentre i madrelingua inglesi sono “solo” 415 milioni, cioè meno della metà. Questo senza considerare che negli
ultimi anni la Cina stia acquisendo una forte identità economica, diventando quasi la prima potenza mondiale. In Italia ospitiamo comunità cinesi molto im-
portanti, distese principalmente su Roma, Milano e, per l’appunto, Prato, che delle tre è la più significante. In particolar modo, l‛istituto Dagomari ospita un
gran numero di ragazzi di etnia cinese, fatto che ci fa molto onore, dal momento che la maggior parte di questi, che scelgono principalmente l’indirizzo informa-
tico SIA, sono molto in gamba! A questo proposito, quest’anno scolastico
2019/2020 ha riservato agli studenti e agli insegnanti del Dagomari un progetto PON di trenta ore per imparare le basi della lingua e della cultura cinese. La
professoressa Marisa Pedrana ha tenuto il corso: lei insegna italiano agli stranieri all‛interno del nostro istituto e insegna cinese alle seconde del liceo linguistico
Livi, che ha inserito lo studio del cinese nella sua didattica da un paio d’anni. Ai partecipanti del corso sono stati illustrati gli argomenti base della lingua, quali i
saluti, le presentazioni, piccoli dialoghi di vita quotidiana, l’orario, le nazionalità e la famiglia, grazie all’aiuto di fotocopie fornite dalla prof e a modalità di studio
interattive (come giochi e dialoghi di coppia) da lei preparate. Inoltre, è stato spiegato ai partecipanti quali sono le feste tradizionali del mondo cinese: la prof
Pedrana ha saputo esporci in modo interessante e fedele gli usi e i costumi di questo popolo, poiché lei stessa ha vissuto e studiato in Cina per un periodo
della sua vita. Al termine del corso, ci è stato consegnato l’attestato di parteci-pazione, anche se avremmo desiderato riceverlo dopo! Ne siamo stati talmente
entusiasti da chiedere alla professoressa se il prossimo anno ci sarà la possibilità
di riattivare il corso per continuare il percorso didattico iniziato quest‛anno. Chissà se accadrà! Per il momento, possiamo studiare tramite le app disponibili
oppure cercare di non dimenticare le cose imparate finora, ma sarebbe una bel-lissima iniziativa, anche da inserire all’interno del programma scolastico rego-
lare.
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OLIMPIADI DELLA SALUTE di I FEMAN – V A SS
Ciao a tutti, siamo I FEMAN. Ci siamo dati questo nome prendendo le iniziali dei
nostri nomi.
Siamo la squadra del Dagomari che ha seguito la Prof.ssa Viola Tossi in una
nuova esperienza in questo contesto di DAD. La nostra squadra è composta da EL-Mehdi EchChaqrouny, Elena Lo Brutto, Martina Ceccherini, Nohaila Najaa,
Federica Fogliani, Martina Moccia, Asia Lascari e Morgana Monteroppi (tutti alunni della 5 A dei Servizi Sociali). Abbiamo deciso di rappresentare il Dago-
mari alle Olimpiadi Della Salute. Queste Olimpiadi sono state un vero e proprio contest on line che si è svolto il 7 Maggio. Abbiamo dovuto rispondere a 40
domande in un’ora su argomenti legati a una dispensa che trattava di Nutri-zione e Alimentazione.
Abbiamo dovuto studiare in modo approfondito questo materiale ed il giorno della gara solo uno di noi doveva collegarsi con il proprio pc; gli altri hanno
dovuto fare da supporto collaborando per cercare di rispondere più veloce-mente possibile e in modo corretto mantenendo quindi un collegamento co-
stante in video conferenza.
Hanno partecipato molte scuole della Toscana. Siamo arrivati ventunesimi e ci
siamo divertiti molto, è stata un’esperienza interessante. Le domande erano molto difficili e molto approfondite dal punto di vista scientifico. Un consiglio per
il futuro: Partecipate … che è una bella esperienza!
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Recensioni SEX EDUCATION di Sara Marinaccio – II B AFM
Sex education è una serie televisiva britannica di genere adolescenziale e
commedia drammatica, ideata da Laurie Nunn; è stata introdotta su Netflix Italia nel 2019 ed è composta da due stagioni.
La storia narra di un comune adolescente, Otis, figlio di una scrittrice e terapista
sessuale Jean Milburn. La sua vita è influenzata dal lavoro della madre, la quale lo ha cresciuto impartendogli, suo malgrado, consigli e osservazioni intime di
ogni tipo. Otis frequenta l’Istituto Moordale e un giorno si ritrova a parlare con Adam, un suo compagno di scuola nonché figlio del preside, che ha problemi
eiaculatori; egli, grazie alle conoscenze apprese dalla madre per osmosi, gli dà un consiglio grazie al quale il problema di Adam si risolve. Nei giorni seguenti
Otis continua a dare consigli ai suoi coetanei, fino a quando la voce gira e giunge all’orecchio di Maeve, una "cattiva ragazza" che, dopo aver notato le sue capacità,
apre con lui un’agenzia di consulenza sessuale e di coppia, della quale lei gestisce il lato organizzativo e finanziario; nasce così il «terapista sessuale» degli studenti
della Moordale.
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Sex Education o Peer Education?
A scuola si tiene il progetto Peer Education. Tale progetto consiste nel formare e dare delle conoscenze a livello di educazione sessuale a dei ragazzi della scuola
(peer educators), i quali poi andranno nelle varie classi a trattare l’argomento. Le lezioni di Peer Education all’interno delle varie classi consistono nel
trasmettere le proprie conoscenze attraverso dei giochi o delle domande. Questo
progetto è molto importante e funzionale, in quanto è svolto da ragazzi e non da adulti, ciò facilita la lezione e la rende più piacevole, poiché gli studenti, essendo
a contatto con dei coetanei, si sentono liberi di esprimersi e fare domande sull’argomento senza vergogna o senza la paura di poter essere giudicati.
Possiamo quindi dire che i “peer educators” prendono il posto del personaggio della serie televisiva Otis, in quanto entrambi trasmettono le proprie conoscenze
agli altri coetanei.
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LA MUSICA AI TEMPI DEL COVID – 19 di Alessia Cannata – I A AFM
Il coronavirus ha fermato molte cose ma di certo non la musica!
Gli italiani in questo si sono fatti subito riconoscere facendo flashmob dai balconi, cantando e ballando per alleggerire e rallegrare questa orribile situazione. Ma
non è tutto, gli stessi cantanti hanno trovato un modo per non scontentare i fan
dopo l'annullamento di molti concerti. Partiamo dai rapper che hanno aderito alla challenge "COVID-19 FREESTYLE".
Essa consisteva nel trattare il tema coronavirus come oggetto di sfida e nello scriverne il pezzo migliore. Tra i rapper che hanno partecipato se ne possono
ricordare alcuni: Lazza, Shade, Emis Killa (che ha fatto ben 3 parti), Nayt, Salmo, Mostro, Tedua, Madame, Izi, Beba e Gemitaiz. Ovviamente l'elenco non è
completo, quasi tutta la scena rap italiana ha partecipato. Ci sono poi canzoni che grazie al loro testo e ai loro video hanno davvero toccato
i cuori delle persone, come la bellissima Grazie di Carl Brave. Un'altra canzone è stata quella di Elisa ft. Tommaso Paradiso, Andrà tutto bene.
Ariana Grande e Justin Biber hanno inciso una canzone intitolata Stuck with U i cui proventi saranno destinati alle famiglie di coloro che sono direttamente
impegnati nella lotta contro il coronavirus. C'è stato poi Ghali che ha raccontato ciò che Milano in particolare e tutti noi stiamo affrontando in questo periodo: il
video si può trovare sulla sua pagina Instagram sottotitolato in tre lingue diverse.
Sempre parlando di Ghali, è da apprezzare l'idea di avvicinarsi in qualche modo, nonostante tutto, al suo pubblico: il rapper milanese ha chiesto ai suoi fan di
cantare in live su Instagram una piccola strofa della canzone Good Times, ha poi assemblato i video ricevuti durante la quarantena per trasformare i fan in
protagonisti di una sua clip. In tv ci sono stati vari programmi che hanno mostrato musicisti che cantavano
e suonavano da casa. In particolare ha trovato risalto il video in cui 57 artisti cantavano, insieme ma ovviamente a distanza, la bellissima Ma il cielo è sempre
più blu; il video è il risultato del montaggio di 57 esibizioni domestiche. Dua Lipa, la sua band e i suoi ballerini hanno registrato una performance dalle loro case
sulle note di Don't start now.
Questo breve resoconto serve a ricordare che nella vita abbiamo
la grandissima fortuna di poter
affrontare le situazioni anche più difficili grazie alla musica, quella
cara amica che nei momenti più difficili ci sarà sempre per noi. In
questo momento anche noi studenti del Dago abbiamo fatto
qualcosa per sentirci più vicini, ovvero una piccola playlist su Spotify alla quale ognuno può aggiungere una
canzone per sé importante o che semplicemente lo faccia star bene. Su Spotify la trovate come "Dagomari”.
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Narrativa IN ROSSO di Alessia Cannata – I A AFM
Il sogno di cui vorrei parlare risale a qualche anno fa. Ho sempre fatto sogni
molto particolari ma questo mi lasciò davvero senza parole. Stavo camminando in un giardino pieno di innumerevoli e bellissime rose d'un
rosso vivido simile al sangue; ero sola e quel giardino era talmente bello che a tratti metteva inquietudine. In fondo al giardino c'era una signora alta, bella e
piena di sé. Indossava un cappello ampio, un vestito rosso come le rose, una pelle chiara come il latte ma con delle gote ben rosate che si riuscivano
comunque a intravedere nonostante fossero in parte coperte dall'enorme cappello. Il suo viso era truccato con cura e non aveva niente fuori posto,
sembrava fosse fatto di cera, ma i suoi occhi erano vuoti e gelidi come il ghiaccio. Mi chiamò e con un accento francese e mi chiese cosa ci facessi nel suo egregio
giardino. Intimorita risposi che passavo di lì per caso e che non sapevo che fosse il suo giardino. Lei mi guardò da capo a piedi e mi disse che avevo
qualcosa che la convinceva ma che leggeva nei miei occhi un mare di insicurezza, ed era vero. Allora la signora mi propose una cosa: mi disse che
potevo andare quando volevo nel suo giardino, ma che sarei dovuta ritornare
solo e soltanto con un abito che non avrei mai indossato in altre situazioni, qualcosa di azzardato che mi facesse sentire una vera vincente; solo se avesse
letto la sicurezza nei miei occhi, aggiunse, mi avrebbe concesso di stare lì e godere di quel giardino quando volevo.
Lasciai il suo giardino e pensavo alle parole della sofisticata signora che in me avevano lasciato ben impresso qualcosa. Camminavo e quelle rose non
facevano altro che ritornare nella mia mente: non so perché, ma ero spinta dal fare ciò che lei mi aveva detto. Andai in un negozio e mi saltò subito all'occhio
un costume rosso, sgargiante, che mi ricordò subito le famose rose. Non ci pensai due secondi di più e lo presi. Una volta tornata a casa lo indossai, e
prima di andare misi un rossetto rosso. Quando mi soffermai allo specchio mi guardai con attenzione: vedevo una persona diversa, “una vincente” come
aveva detto la signora. Per uscire mi coprii ovviamente e quando arrivai in quel giardino la signora ci
rimase male vedendomi vestita normalmente, senza niente di troppo
particolare se non il mio rossetto. Dopo le spiegai del costume e volle vederlo. Mi riempì di complimenti e mi chiese se fossi truccata, io le risposi di no e che
avevo solo un filo di rossetto. La donna non rimase troppo stupita e mi disse che chi era bello non aveva bisogno di un vestito particolare o di un trucco
speciale ma della sicurezza nel portarli, quindi si portò la mano verso il viso stropicciandosi un occhio e la sua bellezza svanì.
Rimasi senza parole e mi stavo chiedendo se avessi parlando davvero con una persona reale o meno. Sconvolta scappai via di corsa dal giardino ma ormai
vedevo rose ovunque, che fossi diventata come lei? Ero rimasta in quel giardino per sempre? Non lo so, ma quel rosso sangue aveva ormai invaso ogni mio
pensiero. La cosa che mi sorprese di più fu che, una volta sveglia, dovetti fare
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i compiti di italiano: la traccia per casa era per l'appunto "la bellezza".
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I GEMELLI di Alessio Delle Rose – III A RIM
«Brian, dicci tutta la verità: perché hai ucciso la tua famiglia?», chiese il poli-ziotto a Brian, che rispose: «Non ho problemi a spiegarlo, ma voglio che sappiate
che non sono pazzo e che ciò che sto per raccontare non è altro che la verità. Ero felice con la mia famiglia - mia moglie Sarah e mia figlia Elizabeth. Vive-
vamo da dodici anni in una piccola casa ma, quando mia moglie rimase incinta per la seconda volta, decidemmo di trasferirci in un’abitazione più grande vicino
al centro di Manhattan. Quando venni a sapere che sarei diventato padre di due gemelli fui l'uomo più felice del mondo.
I gemelli nacquero il 17 novembre ed io, mia figlia e mia moglie cominciammo ad amarli fin dall'inizio. Due giorni dopo la loro nascita trovai un nuovo lavoro
all'università di Manhattan: tutto sembrava perfetto. Tuttavia, la notte del 17
dicembre sentii strani rumori, come di passi umani, provenire dalla camera da letto di Elizabeth. Aprii la porta della sua camera e trovai i gemelli in piedi intorno
al letto di mia figlia: quando mi videro, voltarono verso di me le loro piccole teste e mi rivolsero un sorriso inquietante. Chiusi gli occhi per tre secondi, ma
quando li riaprii i gemelli erano scomparsi. Mi precipitai allora nella loro camera da letto e li trovai a dormire tranquillamente nelle loro culle, come due piccoli
angeli; pensai che fosse stata tutta un’illusione. La notte del 17 gennaio stavo dormendo vicino a mia moglie ma, quando cercai
di abbracciarla, mi accorsi che lei non c'era. Quando mi alzai dal letto per pren-dere un bicchiere d'acqua vidi una strana ombra nel soggiorno: pensai che fosse
mia moglie, ma mi resi presto conto che l'ombra aveva in mano un coltello. Istintivamente ne presi uno anche io dal cassetto in cucina e quando fui di nuovo
vicino all'ombra la colpii alla testa. Mi resi conto così che si trattava di mia moglie e che non aveva nulla nelle sue mani: l’avevo uccisa.
Corsi a seppellire il corpo in giardino e tornai al mio letto
con una grande confusione in testa. Il giorno dopo dissi a mia figlia che sua madre era dovuta andare fuori città per
lavoro e che si sarebbe trattenuta lontano da casa a lungo: mi credette. Cominciai a sospettare che la causa di tutto
fossero i gemelli, che ci fosse qualcosa di malvagio in loro. La notte del 17 febbraio andai nella loro camera da letto e
chiesi loro il motivo di tutto quello che stava succedendo... non mi risposero, ma ero sicuro che fossero loro l’origine
di tutto il male. Misi allora le mani intorno ai loro teneri colli e li uccisi. Mia figlia mi sorprese sul fatto e cominciò a
correre, ma riuscii a prenderla dalla sua maglietta; comin-ciò a gridare, ma la uccisi con una ferocia mai provata
prima. Eppure… non sono questo tipo di uomo, dovete credermi!
I veri colpevoli sono i gemelli!»
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Interviste e opinioni LO STRANO CASO DEL NEMICO INVISIBILE, MA TANGIBILE Di un alunno – I B SSC Ars Studentium
Covid-19. Solo in apparenza una semplice sigla, che, però, come un sicario in-corporeo, sta colpendo tutta quanta l’umanità, senza distinzione di nazionalità,
età o classe sociale. Tutti sono, siamo, possibili bersagli, in ogni parte del mondo. Per questo motivo, gli stati, con i loro rappresentanti, sono dovuti correre al
riparo, adottando misure straordinarie per ridurre al minimo ogni tipo di contatto
sociale, arrivando persino, in un secondo momento, a vietare del tutto gli incontri. Ciò è stato fatto al fine di isolare le persone nelle loro case, in quanto l’isolamento
sociale costituisce l’unico modo per evitare i contagi e permettere, così, ai servizi medici nazionali di garantire ai casi più gravi le giuste cure. Difatti, ciò non sa-
rebbe possibile se i numeri superassero di gran lunga i posti disponibili negli ospedali, come successo nel nord Italia, dove la sanità ha rischiato e rischia il
collasso. Questo dato dimostra l’inadeguatezza di tutta classe politica, che si è resa conto
della gravità della pandemia in ritardo e che non si dimostra ancora capace di gestire l’emergenza con provvedimenti appropriati.
La situazione è critica, ce ne rendiamo conto tutti, ma è proprio in questi mo-menti che bisogna dimostrare di avere coraggio, buon senso e mettere la salute
di tutti al primo posto, rinunciando ai pregiudizi e al giustizialismo dei giorni nostri, mentre ci sono categorie di persone che sono trascurate da gran parte
della società civile solo perché hanno commesso degli errori e, a causa di ciò,
ritenuti un problema indegno di essere trattato. Da più di un mese a questa parte si sentono soltanto notizie strazianti sulle cause
del virus, sui suoi effetti, sulle vittime e su coloro che sono impegnati in prima linea per combatterlo e per salvare vite umane. Storie emozionanti, che raccon-
tano il senso di umanità che sopravvive anche nelle situazioni più nere, cam-biando il mondo forse per sempre. Ma di chi non si parla mai nei telegiornali e
nelle notizie, al di fuori dei fatti inerenti alle rivolte e ai disordini? Dei detenuti, ecco di chi! Un gruppo di persone dimenticate molte, troppe volte dalla società
e dalla politica. Tanti uomini e donne, che, già privati della libertà e, a volte, anche della propria umanità, vivono già normalmente una situazione squallida e
deprimente, aggravata ulteriormente oggi dall’emergenza in corso. Sprofondati nell’abisso una volta sospesi i colloqui, gli unici incontri con i propri cari, e, al
contempo, interrotti gli incontri con i docenti e i volontari che operano all’interno delle strutture penitenziarie, che, con le loro attività, aiutano a spezzare la mo-
notonia quotidiana e a favorire il percorso trattamentale intrapreso, che porta
ad un miglioramento e ad una maturazione del proprio essere. In questa etero-genea popolazione detenuta è bene ricordare che sono presenti anche persone
anziane e già malate, che, in caso di contagio, correrebbero sicuramente il rischio tangibile di morire. Purtroppo quasi nessuno si preoccupa di noi, solo pochi,
come ad esempio il papa, che è stato l’unico a spendere qualche parola sui de-tenuti, ma tale parola, purtroppo, è rimasta del tutto inascoltata.
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All’interno delle carceri, infatti, si sta vivando una situazione surreale, resa tale
dalle infinite restrizioni, vecchie e nuove, e dall’ozio, in cui siamo abbandonati. Tutto il tempo inutilizzato viene quindi contaminato solo dall’ansia, dalla paura e
dall’angoscia: se il nemico invisibile dovesse entrare, sarebbe molto difficile sal-
varsi qui dentro. Ciò lo sanno tutti quanti; è forse giusto aspettare che avvenga una situazione del genere prima di cercare di “mettere mano” e tentare di porvi
rimedio? Ad oggi, in molti istituti si stanno registrando contagi e decessi da covid-19:
tuttavia, la priorità del governo rimane sempre la sicurezza e la repressione verso chi ha sbagliato e non la tutela della salute di tutti, compresi coloro che
sono già detenuti. Dove sono finiti i diritti fondamentali di tutti i cittadini sanciti dalla nostra Costituzione?
Il virus è una dura prova che forse ci ha mandato il cielo per farci prendere coscienza della vita e di ciò che essa significhi veramente, come stare con e per
le altre persone in armonia e pace, non certo per il gretto materialismo che si è diffuso per millenni. Auguriamoci che il nemico invisibile svanisca presto e che
non faccia più danni, speriamo che questa esperienza dolorosa ci faccia rinascere come persone migliori e che possa insegnare a tutti quanti cosa significhi dav-
vero essere solidali.
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CAMUS E IL CORONAVIRUS di Silvana Cambi – V A AFM
Telegiornali, pubblicità insistenti, social di ogni genere e radio, consentono sem-
pre più una diffusione ampia di notizie verosimili, false oppure certificate. Il co-ronavirus è arrivato, silenzioso, portando via con sé moltissime persone. Tutto
si ferma: una città, una regione, lo stato, l’economia, le persone.
Quest’ultime talvolta appaiono irresponsabili perché spinte da un egoismo pla-
tonico. “Essi si credevano liberi, e nessuno sarà mai libero fino a tanto che ci
saranno i flagelli” diceva Camus nel suo romanzo. Ho letto molti articoli che par-lano di assembramenti, di persone che escono senza motivi di rilevante impor-
tanza, senza tener conto del male che portano a chi non ha colpe. Essi risultano mediocri e privi di consapevolezza. Gli uomini percepiscono i pericoli sola- mente
quando sono realmente vicino a loro, altrimenti si credono irrimediabilmente in-vincibili. La vita cambia, tutto si riversa in una monotonia asfissiante, e dilagano
in spazi chiusi le emozioni. C’è chi dopo quasi due settimane rischia un esauri-
mento nervoso e chi al contrario riesce a sopportare a muso duro l’esser co-
stretto a stare in casa. Si riscoprono alcuni valori e si impara ad apprezzare molto di più la vita, ciò che ci circonda e soprattutto i rapporti interpersonali.
Non sappiamo quanto durerà, come finirà, quanti morti ci saranno. Resta tutto
in sospeso come quando aspettiamo l’uscita della nuova stagione di una serie
tv. C’è una continua lotta per portare la spazzatura, il cane fuori o fare la spesa
come fossero gli unici frammenti di libertà che ci sono rimasti. Il tutto ha co-munque un ché di ironico. Non durerà per sempre e questo lo sappiamo bene,
ma purtroppo ogni minuto diventa un’ora. Dobbiamo imparare a vivere con noi
stessi. Mi chiedo se sia questo il modo per poi riuscir a creare una società mi-
gliore. Adesso, la sera ,ci sono più tv accese, più cellulari o più musica per tam-ponare la solitudine. C’è chi vive da solo, chi sta in famiglia ma ha tappezzato i
muri d’odio, chi ride in compagnia o chi si dispera. C’è chi ha perso un proprio
caro o chi passa giorni in isolamento in bilico tra vita e morte. La natura respira,
noi un po’ meno. Abbiamo imparato tutte le regole a memoria e la noia prende
il sopravvento, non ci resta che lavarci le mani, insomma. Sembra svanire anche
un’idea di futuro e combattiamo contro qualcosa che non ha un volto, non è
tangibile.
Tutto questo rimarrà nella storia come “la grande guerra contro l’invisibile” e
proprio noi saremo a raccontarla tramandando ai nostri figli una nuova nozione di libertà. Ne sentiremo la sua essenza anche solo compiendo azioni ordinarie e
forse potremmo dirci di essere davvero felici per pochi attimi, alla prima boccata di vita nei polmoni. Abbiamo visto paesi divisi da odio e paesi che odiavano
aiutarne altri. Abbiamo provato a sentirci meno divisi can-
tando dalle finestre come fosse festa. Abbiamo visto chi è davvero disposto a dare la vita pur
di salvarne un’altra ,ma soprattutto qualcuno
ha capito che adesso, etnie, religioni, prove-nienze o pensieri non possono divederci di
fronte alla morte che può essere sconfitta solo restando uniti e pensando ognuno al prossimo.
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DIDATTICA A DISTANZA: IL PUNTO DI VISTA DEGLI STUDENTI di Sara Marinaccio – II B AFM
Il giorno 5 marzo 2020 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la Ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina hanno annunciato la sospensione in tutta Italia
delle attività didattiche, sia negli istituti scolastici che nelle università, al fine di contenere il contagio da Covid-19. A causa dei cambiamenti che la pandemia di
coronavirus ha generato nel mondo della scuola, ultimamente si sente molto parlare di Didattica a Distanza (o, abbreviato, DaD).
La DaD è una metodologia didattica già da tempo utilizzata in moltissimi corsi online, ma che adesso ha momentaneamente sostituito del tutto il tradizionale
insegnamento in aula. Mediante l’uso di mezzi tecnologici quali PC, tablet e smartphone, gli insegnanti possono portare avanti il percorso didattico con le-
zioni in diretta, registrazioni, compiti e verifiche online. Il nostro istituto è stato molto efficiente e si è attivato subito in questo senso: il personale scolastico ha
mostrato molta disponibilità e sono anche stati messi a disposizione alcuni com-
puter per gli studenti che ne avessero bisogno. In questa nuova forma di didat-tica, però, gli studenti stanno riscontrando sia dei vantaggi che degli svantaggi.
Fra i vantaggi troviamo sicuramente la risoluzione ad ogni problema legato allo
spostamento: lo studente infatti, non dovendosi spostare dalla propria abitazione per recarsi a scuola, evita le famose corse e la fila per prendere il bus, rispar-
miando tempo. Inoltre, ci sono studenti che trovano più comodo e veloce fare gli esercizi al computer piuttosto che svolgerli a mano. Infine, gli studenti sono
più tranquilli, poiché hanno la possibilità di organizzare il proprio lavoro in base al tempo disponibile.
Se da una parte i vantaggi sono notevoli, è da considerare che ci sono anche
altrettanti svantaggi, la maggior parte dei quali non dipendenti da noi studenti: in primo luogo, la lezione attraverso la DaD riduce l’interazione tra docente e
studenti, soprattutto se le webcam o i microfoni non sono attivi, poiché in tal
modo si riduce il contatto umano e la comunicazione diretta. Inoltre, la concen-trazione e la comprensione degli argomenti spiegati possono talvolta risultare
compromessi. Si deve poi tenere conto anche dei problemi riguardanti la rete wifi: ci sono zone in cui la connessione è scarsa, e ciò incide sulla possibilità di
assistere alle lezioni. In aggiunta a tutto questo, si possono riscontrare problemi riguardanti i server dei programmi utilizzati, che possono sovraccaricarsi.
Nonostante tutto, però, la Didattica a Distanza è da considerarsi un valore ag-giunto, uno strumento speciale e nuovo, che andrà a migliorare col tempo. È
un’opportunità per rimanere in contatto con i professori ed i compagni, per por-tare avanti il programma didattico attraverso nuovi metodi di studio e apprendi-
mento, utile soprattutto a tenere la mente impegnata in questo lungo periodo. La scuola ha trasmesso, e trasmette tutt’ora, entusiasmo, voglia di fare e cono-
scere a tutti gli studenti, i quali hanno preso questa attività con senso di respon-sabilità ed impegno.
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LE VIE DEL BENESSERE di Serena Pazzaglia – II C SAS e Ivan Sghinolfi – II B SAS
Tutto ciò che ci circonda ha una straordinaria importanza.
Talvolta non ce ne rendiamo conto, ma la nostra vita è un dono, un’opportunità, in quanto tale dobbiamo proteggerla.
Dovremmo avere cura l’uno dell’altro, proteggere tutto ciò che ci riguarda. Dovremmo fare ciò per una semplice motivazione: ogni essere animato e inani-mato presente su questa Terra fa parte di noi. Ogni nostra azione ha un impatto
sull’ambiente. Qualsiasi attività ha delle ripercussioni sulla nostra stessa vita. Siamo noi gli artefici del nostro destino. Dobbiamo dunque comprendere come
vogliamo che sia il nostro futuro. Per questo attualmente c’è molta più attenzione nei confronti delle tematiche
ambientali, soprattutto da parte delle nuove generazioni. Numerose sono le per-sone che con il loro coraggio e la loro dedizione hanno iniziato a combattere per
migliorare le condizioni del nostro pianeta.
La forza dell’’essere umano sta nell’’unione, nel confronto e nel dialogo ma anche
singolarmente ognuno di noi può fare la differenza. Questa differenza può esi-
stere grazie all’ impegno quotidiano e individuale. Attraverso piccoli gesti, anche apparentemente privi di significato, possiamo creare qualcosa di immensamente
benevolo.
Il bene si rigenera, ciò che di positivo realizziamo, un giorno tornerà.
Possiamo essere in grado di attuare un cambiamento tramite l’intenzione, l’at-
tenzione, il rispetto e la cura nei confronti dell’’ambiente circostante. Questo non è un sogno, questo non è un presupposto irrealizzabile, questa è una possibile
realtà. Fino a quando considereremo ciò che è diverso come qualcosa di estraneo e di
lontano, non riusciremo ad avere un forte impatto positivo. Spesso tendiamo a considerare il diverso come qualcosa di complicato e non ci
preoccupiamo quindi di conoscere, di conseguenza distogliamo la nostra atten-zione da esso. Se solo guardassimo con occhi differenti ciò che ci circonda, smet-
teremmo di creare muri invalicabili e cominceremmo a condividere. Se ci rendessimo conto dell’esistenza di realtà diverse dalla nostra, potremmo
ampliare i nostri orizzonti. Spesso si ha la concezione per la quale se non si parla di un problema, questo
non esiste, al contrario dovremmo discutere affinché il problema venga elimi-nato.
Se pensassimo all’evoluzione che la nostra Terra ha avuto fino ad oggi, po-
tremmo essere consapevoli di quanto ancora essa possa cambiare. Siamo gli unici responsabili del nostro futuro.
Ogni monumento, ogni opera d’arte presente sul nostro pianeta è stato creato
dall’uomo, e così come l’essere umano ha il potere di dare luce alla bellezza,
all’arte, esso ha la forza di dare vita a eventi disastrosi. Dovremmo cogliere ogni momento della nostra vita e coltivarlo nel migliore dei modi, affinché esso possa crescere e portare dei frutti.
L’obiettivo comune a tutti noi, dovrebbe essere quello di imparare ad amare. La cura è il miglior antidoto contro il male.
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(articolo scritto prima di COVID 19)
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INTERVISTA ALL’ANIMATORE DIGITALE (PROF. LUCA PACINI) di Xhoel Tuka – IV B SIA
Chi è l’Animatore Digitale?
L’Animatore Digitale (sigla AD) è un docente che affianca il Dirigente scolastico nella progettazione, realizzazione e diffusione dei progetti di innovazione digi-
tale. Il ruolo di AD non può mai essere ricoperto da un esperto esterno alla scuola,
deve invece essere esclusivamente una persona interna alla scuola, quindi un insegnante.
Quali sono i suoi compiti? L’animatore digitale ha diversi compiti: stimola la formazione interna alla scuola
attraverso l’organizzazione di corsi on line o in presenza, coinvolge la comunità scolastica stimolando il protagonismo degli studenti nell’organizzazione di pro-
getti, workshop e altre attività. Possono essere previsti anche momenti formativi aperti alle famiglie e ad altri attori del territorio, per la realizzazione di una cul-
tura digitale condivisa.
Come si svolge il lavoro dell’AD? L'AD lavora assieme a un gruppo di docenti che fanno parte Team per l'innova-
zione digitale. Il team ha il compito di supportare e rafforzare l'attività dell'Ani-matore digitale, il quale può a sua volta coordinarsi con gli altri animatori delle
scuole del territorio e con esperti esterni al fine contribuire alla realizzazione degli obiettivi previsti.
Qual è la Sua esperienza? Nel mio caso, posso senza dubbio affermare che anche grazie alla Dirigente sco-
lastica, che è sempre al mio fianco e che ha appoggiato ogni mia iniziativa, es-sere l’animatore del Dagomari, pur con le difficoltà che ogni lavoro comporta, è
davvero stimolante e mi ha consentito di crescere professionalmente.
In quale modo l’Animatore digitale ha collaborato nell'attivazione della didattica a distanza?
Come Animatore digitale, nel momento della sospensione dell’attività didattica ho avuto da subito le idee piuttosto chiare su come si poteva impostare il lavoro
e il rapporto con gli alunni. Anche perché presagivo un periodo di interruzione piuttosto lungo, per me nella didattica a distanza non poteva essere sufficiente
il registro elettronico ma si sarebbero dovuti utilizzare degli strumenti che ci consentissero un contatto, anche se a distanza ma sincrono, con i ragazzi te-
nendo presente un caposaldo, ovvero, l’uniformità degli strumenti, non tanto o
non solo per le esigenze legate al corpo docente quanto agli studenti.
Quali sono questi strumenti? Mi riferisco a G Suite for Edu di Google che, fortunatamente, avevamo già atti-
vato lo scorso anno e per la quale vi era stata una (seppur) minima formazione da parte dei docenti che però ha comunque aiutato in questo momento di emer-
genza. Devo dire che la maggior parte degli insegnanti ha risposto in maniera
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ottima, alcuni mi hanno detto di essersi meravigliati della facilità d’uso delle
applicazioni, altri di se stessi. Dopo alcuni primi momenti di informazione e scambio di buone pratiche, cui hanno partecipato quasi tutti gli insegnanti, le
cose sono andate via via migliorando e i problemi che si presentano si affrontano
e si risolvono insieme. Devo dire che Google ha risposto in qualche modo a certe nostre aspettative.
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IL CONTRIBUTO VOLONTARIO E LE MANUTENZIONI SCOLASTICHE di Darla Dervishi - IV A SIA
Il contributo volontario che le scuole chiedono alle famiglie deve essere presentato in modo chiaro e deve essere ben distinto rispetto alle tasse
obbligatorie relative al percorso di istruzione. A specificarlo è il Miur, attraverso la circolare a.s. 2019/20 sulle iscrizioni.
La richiesta del versamento di contributi volontari è prevista dal decreto – legge 44/01.
Lo scenario attuale di crisi economica e di restrizione della spesa pubblica vede le istituzioni scolastiche statali costrette a fronteggiare una progressiva
situazione di scarsità di risorse disponibili, risorse che invece in passato hanno contribuito in modo significativo a incrementare il bilancio della scuola. Il
versamento da parte delle famiglie del suddetto contributo non è stabilito da norma di legge, pertanto non è obbligatorio ma è atto volontario da parte delle
famiglie stesse. Il contributo è formato da un’unica quota, costituita dall’importo annualmente
deliberato dal Consiglio di Istituto, comprensiva dell’importo per l’acquisto del
libretto personale dell’alunno, della quota per la sottoscrizione della polizza assicurativa contro gli infortuni e per la responsabilità civile verso terzi; esso
include inoltre la quota per la fotoriproduzione di materiale vario, il contributo per la manutenzione e per il rinnovo ordinario dei materiali e dei sussidi, in
particolare LIM e PC, compresi quelli presenti nei laboratori didattici. La quota del contributo volontario potrà essere aggiornata, ogni anno scolastico, previa
delibera da parte del Consiglio di Istituto. I contributi volontari sono detraibili, come precisato nell’art. 4 della Guida nor-
mativa per l'amministrazione locale; le famiglie che lo desiderano possono quindi decidere liberamente di contribuire con importi più elevati. Le risorse raccolte con i contributi volontari delle famiglie saranno indirizzate anche a interventi di ampliamento dell’Offerta Formativa.
Spesso noi ragazzi ci lamentiamo delle problematiche della scuola, come le
infiltrazioni dagli infissi dalle quali a volte si formano addirittura delle
pozzanghere. Il Dirigente ha promesso interventi non ancora attuati. A chi dobbiamo rivolgerci?
Responsabile per i luoghi di lavoro è il dirigente scolastico. Competente per la manutenzione è la Provincia ma gli interventi vanno sollecitati dal dirigente.
La realizzazione, la fornitura, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici spetta ai Comuni per le scuole di grado inferiore, alle Province per gli
istituti e per le scuole di istruzione secondaria superiore. Province e comuni "provvedono altresì alle spese varie di ufficio e per l'arredamento e a quelle per
le utenze elettriche e telefoniche, per la provvista dell'acqua e del gas, per il riscaldamento ed ai relativi impianti".
Inoltre, "Per l'allestimento e l'impianto di materiale didattico e scientifico che implichi il rispetto delle norme sulla sicurezza e sull'adeguamento degli impianti,
l'ente locale competente è tenuto a dare alle scuole parere obbligatorio preventivo sull'adeguatezza dei locali ovvero ad assumere formale impegno ad
adeguare tali locali contestualmente all'impianto delle attrezzature".
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Infine, l'ultimo comma (della Guida normativa per l'amministrazione locale
2015) prevede che: "Gli enti territoriali competenti possono delegare alle singole istituzioni scolastiche, su loro richiesta, funzioni relative alla manutenzione ordi-
naria degli edifici destinati ad uso scolastico. A tal fine gli enti territoriali assicu-
rano le risorse finanziarie necessarie per l'esercizio delle funzioni delegate". Spesso noi ragazzi diamo la colpa dei problemi legati alla struttura scolastica alla
scuola stessa, scordando che la scuola non ha nessun “potere”, se non quello di sollecitare le autorità a intervenire. Non per questo, tuttavia, dobbiamo arren-
derci e non denunciare più i problemi che ci circondano, solo portare pazienza (e ve lo dice una che ha passato tutto l’anno a muoversi per tutto l’istituto per
trovare un’aula libera per far lezione poiché la sua era inagibile).
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Viviprato RECÒ, UN FESTIVAL “GREEN” A PRATO di Darla Dervishi – IV A SIA
Il Festival dell’Economia Circolare riunisce le eccellenze e la progettualità di tre distretti toscani: il tessile di Prato, il cartario di Lucca e il conciario di Santa Croce
sull’Arno. Quest’anno il festival ha trattato i punti deboli dell’economia ma anche dei singoli
cittadini, attraverso il #Recò Livestream, uno spin-off in chiave digitale in cui è
stato avviato un dialogo sulla riduzione degli sprechi, sul riutilizzo e sul riciclo, ma anche su nuove modalità di business e di consumo attraverso una serie di
"appuntamenti digitali" nei quali studiosi e massimi esperti nel settore dell’eco-nomia circolare si sono messi a confronto.
Durante questi “appuntamenti” gli studiosi hanno riferito in sintesi questo pen-siero: a causa del virus è iniziata una grande crisi, ma è anche arrivata l'occa-
sione per un epocale e atteso cambiamento in termini di sostenibilità. Gli incontri sono stati trasmessi sulla pagina del Festival e della Città di Prato.
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Spazio alle lingue IL LABORATORIO SU DON CHISCIOTTE di Giada Anselmo, Giulio Castellani, Samuele Cherubini, Lorenzo Hu, Amarda Lila, Andrea Quero, Leonardo Simeone, Lorenzo Vannini - III B AFM
Martina Poli, Nadia Parigi, Martina Attardo, Francesco Pisano, Gaia Rago, Irene Grillo, Francesca Casciaro, Erika Rinaldi, Caterina Martinelli – III A SS
In quest’anno scolastico abbiamo avuto l’opportunità di partecipare
ad un progetto di laboratorio tea-trale in lingua spagnola, dal titolo
“Compañeros de viaje”. Il progetto si è incentrato sul tema dell’Amici-
zia, osservata attraverso le avven-ture di due incredibili personaggi
letterari spagnoli e universali: Don
Quijote e Sancho Panza. Il labora-torio si è svolto il 15 novembre
2019 ed è stato rivolto alle nostre classi, la 3BAFM e la 3ASS.
Quando le docenti ce l’hanno pro-posto, qualcuno di noi era titu-
bante, perché non capiva bene in cosa consistesse. Poi abbiamo ac-
cettato. Alay, l’attrice professioni-sta che l’ha condotto, ci ha subito
catturato e trascinato in un entu-siasmante mondo di improvvisa-
zione, mimo e scoperta dell’espressione corporea, prima
di allora a noi totalmente scono-
sciuto. Siamo rimasti quasi tutti entusiasti dell’esperienza… Volete
sapere cosa ne pensiamo? Ecco al-cune nostre considerazioni:
“È stata un’esperienza bella e di-
vertente, in particolar modo quando abbiamo imitato le battute
di Don Quijote e Sancho Panza, in cui ci siamo immedesimati nel
corso di tutto il laboratorio”
Hace algunos meses tuvimos la oportunidad de participar en un
proyecto de laboratorio de teatro en lengua española, titulado
“Compañeros de viaje”. El proyecto se centró en el tema de
la Amistad, analizado a través de las aventuras de dos grandes
personajes de la literatura
española y universal: Don Quijote de La Mancha y Sancho Panza. El
laboratorio se realizó el día 15 de noviembre de 2019 y participamos
los alumnos de 3BAFM y 3ASS. Al principio, cuando nos lo
propusieron, algunos no estábamos seguros de querer
involucrarnos, porque desconocíamos en qué consistiría
en concreto. Luego aceptamos. Alay, la actriz profesional que
condujo el proyecto, nos arrastró a un mundo entusiasmante de
improvisación, lenguaje mímico y
de expresión corporal. Un mundo hasta aquel momento totalmente
desconocido. Casi todos nos hemos quedado estusiastas de la
experiencia. ¿Queréis saber qué opinamos del laboratorio? A
continuación algunos comentarios nuestros:
“Fue una experiencia bonita y
divertida, especialmente cuando imitamos las palabras de Don
Quijote y Sancho Panza, en los que nos identificamos durante
todo el laboratorio”.
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“Mi è piaciuto il modo in cui l’at-
trice recitava la parte di Don Qui-jote”
“E' stato divertente soprattutto nella parte in cui dovevamo inter-
pretare i personaggi. E poi mi è piaciuto anche perché eravamo
tutti in relazione fra noi, coinvolti allo stesso modo e senza barriere”
“Un laboratorio molto interes-
sante, perché ti fa mettere in gioco”
“È stata un’attività molto diver-
tente e profonda. L’attrice era par-ticolarmente brava ad immedesi-
marsi nella parte e credo che sia
arrivato a tutti il messaggio sul tema affrontato, con una rifles-
sione molto dettagliata e pro-fonda, soprattutto nella parte fi-
nale del laboratorio”
“Non mi è piaciuto per niente, per-ché la maniera di mettere in scena
l’opera è, a mio parere, infantile”
“Molto interessante, perché mi ha aiutato a comprendere qualcosa in
più sul teatro”
In conclusione, ciò che ci siamo
portati a casa, chi più, chi meno, è una profonda riflessione su quanto
l’Amicizia sia bella ma spesso an-che difficile e drammatica. In ogni
caso, rimane un valore di cui tutti gli esseri umani hanno bisogno.
“Me ha gustado la manera de
desempeñar el papel de Don Quijote por parte de la actriz”
“Fue divertido, sobre todo cuando interpretamos a los personajes de
la obra. Además, me gustó mucho porque todos estábamos en
contacto, igual de involucrados y sin barrera alguna”
“Taller muy interesante, porque
te pone a prueba”
Fue una actividad muy divertida y
profunda. La actriz era muy hábil en caracterizarse en su parte y
creo que a todos nos llegó el
mensaje sobre el tema de la Amistad, gracias a una reflexión
muy detallada y profunda, especialmente en la parte final del
laboratorio”
“No me ha gustado nada, porque la manera de ponerlo en escena
para mí es infantil”
“Muy interesante porque me ha ayudado a comprender algo más
del teatro”
En conclusión, lo que casi todos
nos llevamos del laboratorio es una profunda reflexión sobre lo
bonito, pero también lo complicado y dramático que puede
ser la Amistad. De todas formas, siempre será un valor
indispensable para todo ser humano.
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MEINE ALLTAG IN ZEITE DES CORONAVIRUS di Alessio Delle Rose – III A RIM
Das Coronavirus ist ein großes Problem für Italien aber wir müssen uns anpas-sen. Ich stehe um 7.45 Uhr auf, weil um 9.00 Uhr die Videolektionen ich beginne.
Um 13.30 die Videolektionen enden und danach esse ich zu Mittag. Von 14.10 bis 15.30 Uhr lerne ich und dann treibe ich Sport (natürlich zu Hause!) bis 17.00
Uhr. Dann spiele ich ein bisschen Videogames mit meinen Freunden, mit denen ich aus der Ferne sprechen kann; oder ich lese ein Buch. Um 19.00 Uhr esse ich
zu Abend und dann sehe ich einen Film und ich gehe ins Bett um 24/1 Uhr.
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a.s. 2019/2020, numero 2 29
REVIEW: “THE TEMPEST” di Alessandro Gesmundo – III A RIM
On Thursday February 6th at 8:45 pm, I was with my class at the Metastasio theatre in Prato to watch a reinterpretation of Shakespeare’s “The Tempest”.
One of the main characters of the story is a magician called Prospero. He was exiled from his dukedom of Milan by his brother Antonio. Briefly, without spoil-
ers, the plot tells about Prospero’s plan to return in possession of his dukedom. During his adventure he’s supported by his faithful helper, an air spirit named
Ariel. So much for Shakespeare’s masterpiece. The play, however, as a reinter-pretation, was more focused on the love relationship between Ferdinando (prince
of Naples) and Miranda (Prospero’s daughter). In my opinion the actors were really good because they played the role of the
characters in the story realistically. The directing was highly organized, because although the scenes all had the same background, through strong lights and
right sounds, they managed to represent different settings. The costumes were really appropriate, because they were perfectly suited to the actors and to the
story. The public was so involved and captured by the play that the atmosphere
was extremely silent. For these reasons, I would absolutely recommend going to see this play for those
who have the chance.
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a.s. 2019/2020, numero 2 30
L’angolo poetico SONIA Di un Alunno della IV B SSC – Ars Studentium
La corazza d’acciaio,
lo sguardo da dura. È come un mortaio,
all’apparenza fa paura.
Una bomba innescata, pronta a scoppiare,
sembra sempre assai stufata, ma sa farsi pure amare.
Deve fare il pugno duro,
l’ordine deve mantenere.
È così, questo è sicuro, è il suo mestiere.
Però bisognerebbe capire, invece di stare a giudicare,
che senza lei può finire questo nostro studiare.
Quello che vuol far vedere
non è la sua vera natura, perché dentro quel brigadiere
si nasconde la paura.
Paura di non riuscire, paura di non aver fatto tanto,
paura di fallire,
paura che crolli questo impianto.
Non si risparmia per niente, sacrificando il personale,
eppur non è in un bell’ambiente e nemmeno in posizione apicale.
Resisti. Abbi pazienza.
Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Tu sei una speranza
per poter riavvolgere questa matassa.
Dedicata all’insegnante che fa tanto per i suoi alunni, anche se non lo fa capire.
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a.s. 2019/2020, numero 2 31
UN FILO DI VOCE di Alessia Cannata – I A AFM
Sola, con un filo di voce spero in qualcosa di non troppo precoce.
Bambina con una speranza, la voce ancor non si spezza,
ma trema di paura. Troppo diversa per essere
reputata abbastanza, resto qui sola nella mia stanza.
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a.s. 2019/2020, numero 2 32
OSSERVAZIONE ESTEMPORANEA di un alunno della IV B SSC - Ars Studentium
Arriva lento, con quell’aria un po’ spaesata. E’ normale, si trova in una nuova dimensione.
Nessuno, prima di provare, l’avrebbe immaginata, ma poi può essere un’occasione.
Una nuova conquista,
un nuovo modo di pensare, ci si sente uno stagista,
anche se qui tutto è reale.
L’impatto è stato duro, di sicuro. Non sa come rapportarsi,
ma il suo mestiere è entrare nell’oscuro, quindi saprà di certo regolarsi.
Ha l’aria di chi sa di sapere, ma si vede che sta esaminando,
vuole capire cosa c’è in quel bicchiere. Intanto, tra una sigaretta e l’altra, sta ragionando.
Qui l’hanno mandato,
con questi adulti un po’ bambini, e lui ha accettato,
vuole scoprire nuovi confini.
Il pregiudizio può a volte sovrastare, quando non c’è la conoscenza.
L’intelligente non sta lì a giudicare, non si ferma all’apparenza.
Non lo sto analizzando, la mia è un’interpretazione
di come uno psicologo, lavorando, accresce la sua immaginazione.
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