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Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità – Ufficio Tutela della Natura - 207 V° - PIANI DI GESTIONE 8. Progetto per la Redazione dei Piani di Gestione 8.1 Introduzione 8.2 Struttura del Piano di Gestione 8.3 Indicatori Proposti 8.4 Aree Territoriali Omogenee Indicate 8.6 Progettazione Condivisa del Piano di Gestione 8.7 Costi, Tempi, Organizzazione Operativa

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V° - PIANI DI GESTIONE 8. Progetto per la Redazione dei Piani di Gestione

8.1 Introduzione 8.2 Struttura del Piano di Gestione

8.3 Indicatori Proposti 8.4 Aree Territoriali Omogenee Indicate

8.6 Progettazione Condivisa del Piano di Gestione 8.7 Costi, Tempi, Organizzazione Operativa

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8. PROGETTO PER LA REDAZIONE DEI PIANI DI GESTIONE

8.1 INTRODUZIONE Lo scopo principale della direttiva, come si avuto modo di argomentare, è quello di assicurare un sufficiente stato di salute nel tempo per tutti gli habitat naturali e tutte le specie di flora e di fauna selvatiche considerate dalla direttiva ed in equilibrio sostenibile con tutte le relazioni antropiche esistenti e/o programmate, senza che le une sovrastino le altre e viceversa. Per lo scopo detto deve essere costruito l’insieme di regole, <misure>, che consentono non solo la realizzazione del ricercato equilibrio antropico ambientale ma anche la ricerca, lo studio e la proposta di una integrazione socio economica tra le aspettative della griglia demografica coinvolta e la consapevolezza del dover tutelare e conservare questo inestimabile patrimonio lucano che può ancora rappresentare il <futuro> per la Regione Basilicata.

Si ritiene utile precisare che l’insieme delle previsioni disciplinate dal DM del MATT 03.09.2002 per la graduazione e la redazione del Piano di Gestione del sito comunitario componente la rete Natura2000 rappresentano una serie necessaria di studi, rilevazioni, individuazione di obiettivi di gestione; ciò non esclude la necessità di approfondire gli stadi specialistici di osservazione e quindi di garantire una maggiore coerenza delle proposte di gestione in riferimento agli habitat considerati ed agli habitat di specie componenti. Inoltre, sarà opportuno rilevare e indicare le linee guida sul territorio inerenti l’evoluzione possibile dell’insieme del sito in un contesto di rete ecologica delle specie prioritarie, di quelle di interesse comunitario e dell’insieme del territorio considerato omogeneo e direttamente influente le caratteristiche naturali dei siti comunitari presenti.

Le linee guida del Decreto sopra riportato evidenziano alcuni caratteri innovativi della direttiva, quali:

• la valutazione di un sito comunitario non deve limitarsi alla qualità e quantità attuali ma estendere tale

valutazione alle potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità;

• lo scopo non è solo quello di gestire nel modo migliore un sito ma anche costituire una rete coerente dell’

insieme dei siti con sinergia tra conoscenze scientifiche, uso del territorio, capacità gestionali;

• rete nat2000 non intende sostituire la rete dei parchi naturali bensì integrarsi per garantire piena funzionalità;

• attualmente gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale convenzionali, alle diverse scale, non sempre

garantiscono l’integrazione degli obiettivi ambientali, quindi è necessario integrare l’insieme delle misure di

conservazione con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio.

La indicazione dei siti comunitari per i quali progettare uno specifico piano di gestione è stata eseguita dalla Regione con l’adozione di un proprio DPGR relativa alla indicazione di criteri oggettivi di valutazione esposti al cap. 3, in particolare, rilevando le seguenti condizioni oggettive applicabili che consigliano la redazione del Piano di Gestione, vale a dire:

1. tipo di sito comunitario (pSIC e ZPS)

• gli habitat e le specie presenti nel sito comunitario appartengono alla categoria prioritaria, si relazionano con altri di interesse comunitario, sono interdipendenti, la loro evoluzione e conservazione è relazionata con morfologie esterne al sito stesso;

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٭2. habitat e habitat di specie prioritari dipendenti da interrelazioni ecologiche esterne

• i siti di rete natura 2000 di Basilicata, sono: tipo F – zona di protezione speciale (ZPS) includente uno o più pSIC; tipo G – sito di interesse comunitario (pSIC) incluso in ZPS, le condizioni di cui al criterio oggettivo 9 sono amplificate per numero, per relazioni, per area vasta interessata;

٭ 3. molteplici intersezioni di appartenenza tipologica e relazioni ecologiche di habitat e/o specie di habitat

٭• il sito/i è distribuito/i in aree territoriali di competenza appartenente a vari livelli istituzionali: Comuni, Comunità

Montane, Provincie, e le misure di tipo amministrativo possono configgere sia in fase di redazione sia in fase di applicazione;

٭4. coinvolgimento di vari livelli istituzionali per la gestione del sito

• siti comunitari distribuiti su area vasta, interessati da geomorfologie equivalenti, tra loro interdipendenti, con tipologie ambientali in relazione per loro evoluzione naturale, tutti componenti un tipo di sito F e tipi di sito G;

٭5. possibile unificazione del P. di G. per più siti comunitari integrati in un sito di tipo F

• la redazione di un unico specifico piano di gestione per un sito di tipo F e G è una modalità di contenimento delle risorse necessarie da impiegare nel caso si adottino o singole misure di tutela e di conservazione per ogni singolo sito, o tanti specifici piani di gestione per quanti siti interessati;

٭6. contenimento della spesa relativa alla applicazione di cui al punto precedente

• le interrelazioni antropico ambientali rappresentano per i territori interessati un interesse strategico regionale per lo sviluppo e, contemporaneamente, un pericolo per la conservazione degli habitat e delle specie di siti comunitari ricadenti in quel territorio;

٭7. rilevante pressione antropica

• i livelli di tutela rilevati non sono sufficienti a rappresentare un prima garanzia di conservazione in buono stato degli habitat e delle specie dei siti interessati;

٭8. le misure rilevate non sono sufficienti a garantire un sufficiente stato di conservazione

• l’adozione delle misure di tutela e di conservazione di tipo regolamentare, amministrativo, contrattuale se non interconnesse con altri strumenti di connessione ecologico funzionale non possono assicurare una sufficiente tutela, conservazione e sviluppo naturale, degli habitat ed habitat di specie

٭9. fattori abiotici e biotici specifici dipendenti da corridoi ecologici e aree contigue non individuati

• tutti i componenti viventi e non appartengono ad un ecosistema, anche a scala interregionale, le cui componenti geologiche, podologiche, ideologiche, climatiche, prescindono dal mosaico territoriale dei siti comunitari individuati e dipendono, in generale, da <aree vaste> interelazionate .

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I siti interessati dalla applicazione dei criteri sopra riportati sono di seguito elencati. Per questi siti, comunque inseriti in aree territoriali omogenee, è ritenuto consigliabile eseguire uno specifico piano di gestione.

PROVINCIA DI POTENZA

P di G ZPS CODICE SIC CODICE

1 Monte Caldarosa IT9210240

2 Monte della Madonna di Viggiano IT9210205

3 Monte Volturino IT9210180

4 Serra di Calvello IT9210170

1 Appennino Lucano, Monte Volturino 9.736 Ha

IT9210270

5 Abetina di Laurenzana IT9210005

6 Lago Pertusillo IT9210143

7 Faggeta di Moliterno IT9210220

8 Monte Raparo IT9210195 2

Appennino Lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo

36.547 Ha IT9210271

9 Monte Sirino IT9210200

10 Monte La Spina – Monte Zaccana IT9210185

11 Lago Duglia,Casino Toscano,Piana S. Francesco IT9210075

12 Madonna del Pollino – l/ca Varcaturo IT9210145

13 Bosco della Farneta IT9210025

14 Bosco Vaccarizzo IT9210070

15 Bosco Magnano IT9210040

16 La Falconara IT9210120

17 Serra di Crispo, Grande Porta IT9210245

18 Timpa delle Murge IT9210250

3

Massiccio Monte Pollino – Monte Alpi 85.000 Ha

IT9210275

19 Monte Alpi – Malboschetto di Latronico IT9210165

20 Acqua Fredda di Maratea IT9210015

21 Isola S.Ianni e Costa Prospiciente IT9210160

22 Marina di Castrocucco IT9210155 4

Costa Tirrenica di Maratea //// Sito di recente istituzione

2.232

//// ?

23 Monte di Coccovello ?

PROVINCIA DI MATERA

P di G ZPS CODICE SIC CODICE

Valle del Basento Ferrandina Scalo IT9220255 24 Valle del Basento Ferrandina Scalo IT9220255 5

Valle Basento – 1.577 Ha IT9220260 25 Valle Basento IT9220260

Costa Ionica e Foci 1.880 Ha //// ? 26 Costa Ionica – Foce Bradano IT9220090

//// ? 27 Costa Ionica – Foce Basento IT9220085 //// //// ? 28 Costa Ionica – Foce Cavone IT9220095

6

//// ? 29 Costa Ionica – Foce Agri IT9220080

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8.2 STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE

L'art. 6 della direttiva Habitat evidenzia la peculiarità dei piani di gestione dei siti Natura 2000 nel considerare le caratteristiche ecologiche e socio-economiche di ciascun sito. I siti Natura 2000 comprendono una moltitudine di situazioni sia dal punto di vista ecologico, sia da quello socio - economico, sia per quanto riguarda le condizioni attuali di pianificazione territoriale. Gli Enti preposti all'implementazione del piano di gestione, secondo le caratteristiche dette, valuteranno in che misura applicare lo schema redazionale qui proposto, con particolare riferimento agli aspetti da favorire e al suo eventuale inserimento di pianificazioni territoriali vigenti.

L'obiettivo di Natura 2000 è di mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente, primariamente attraverso siti "dedicati", il patrimonio di risorse di biodiversità rappresentato dagli habitat e dalle specie d'interesse comunitario. Nella maggior parte dei casi, i singoli siti contengono solo una piccola parte di tali risorse, che si trovano distribuite su un vasto dominio territoriale (tanto nella rete Natura 2000 che nei territori esterni). Solo una minoranza di habitat e specie si ritrova su un dominio territoriale poco esteso (centinaia/migliaia di ettari), spesso frammentato, all'interno di uno o pochi siti. In ogni caso, la gestione di un sito, qualunque sia il suo contributo nella rete, deve rispondere a un unico obbligo di risultato: salvaguardare l'efficienza e la funzionalità ecologica degli habitat e/o specie alle quali il sito è "dedicato" contribuendo così a scala locale a realizzare le finalità generali della direttiva.

A tale scopo è necessario tradurre il concetto di stato di conservazione soddisfacente dell'habitat/specie (vedi art. 1e-i, direttiva Habitat) in parametri rilevabili a scala di sito inglobato nell’area territoriale omogenea indicata, che forniscano indicazioni circa le condizioni di conservazione della risorsa d'interesse (indicatori).

Mettere in relazione gli indicatori proposti con un ambito di variazione di "condizioni favorevoli", ovvero identificare soglie di criticità rispetto alle quali considerare accettabili le variazioni degli indicatori per la conservazione degli habitat/specie nel sito, rappresenta il passo successivo. Ciò al fine di utilizzare, nel corso dei cicli di gestione, il monitoraggio degli indicatori per verificare il successo della gestione stessa. Gli indicatori concernenti fattori ecologici devono essere individuati in base alle caratteristiche specifiche del sito inserito nell’area territoriale indicata. - La struttura di piano proposta dal DM del MATT 03.09.2002 si articola: 1) - Quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del sito descrizione fisica del sito – descrizione biologica del sito – descrizione socio–economica del sito – descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel sito – descrizione del paesaggio. 2) - Analisi e valutazioni delle esigenze ecologiche di habitat e specie. mettere a fuoco le esigenze ecologiche delle specie e delle biocenosi degli habitat di interesse comunitario - utilizzare gli indicatori per la valutazione dello stato di conservazione e di evoluzione delle specie e degli habitat per i quali il sito è stato individuato - valutare l'influenza sui suddetti indicatori da parte dei fattori biologici e socio-economici individuati nel quadro conoscitivo del sito. 3) - Obiettivi formulare gli obiettivi gestionali generali - formulare gli obiettivi di dettaglio - evidenziare eventuali obiettivi conflittuali definire le priorità d'intervento sulla base di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito. 4) - Strategia per la Gestione messa a punto delle strategie gestionali di massima e delle specifiche azioni da intraprendere - valutazione dei costi che

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1% 7%

1% 1% 3% 0%

20%

1%2%1%1%0%

9%0%8%4%

3%

34%

1% 0% 3% 0%

Aree urbanizzate Praterie Boschi di leccio

Gariga Macchia termofila Vegetazione psammofila

Querce mesofile e meso-termofile Castagneti Cespuglieti mesofili

Aree umide Boschi igrofili Corpi idrici

Agro-ecosistemi complessi Arboricoltura da legno Mosaici agroforestaliColture legnose permanenti Rimboschimenti Seminativi

Alneti non ripariali a ontano napoletano Boschi di abete bianco Boschi di faggio

Boschi di pino loricato

devono supportare le azioni previste - tempi necessari per la loro realizzazione - risultati monitorati periodicamente tramite specifici indicatori per valutare l'efficacia della gestione. Un approfondimento di quanto riportato è rinviato alla lettura ed allo studio del decreto indicato. In questa sede, l’attenzione è richiamata sulla circostanza che la progettazione del piano di gestione, programmata per l’applicazione del programma rete nat2000 di Basilicata, deve essere eseguita nel quadro territoriale indicato, pertanto, il quadro conoscitivo, le valutazioni propedeutiche, gli obiettivi, la strategia per la gestione, saranno studi riferiti all’intera area omogenea cui è associato il Piano di Gestione.

________ ________ ________ (Dal Primo Rapporto per la rete ecologica regionale)

Il territorio della regione Basilicata, poco più di 990.000 ettari, è caratterizzato da una importante presenza (34%) di seminativi agricoli e da una significativa componente di boschi mesofili e mesotermofili (20%). Caratterizzano inoltre il paesaggio regionale agroecosistemi complessi e mosaici di vegetazione che rappresentano un importante elemento di connessione tra aree ad elevata biodiversità (fig. 3.1

Figura 3.1 – rappresentazione quali-quantitativa delle tipologie di land cover esaminate

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8.3 INDICATORI PROPOSTI (Fonte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio)

Vengono di seguito suggeriti, e sinteticamente illustrati, i principali indicatori (o categorie di indicatori) che possono essere adottati, in varia combinazione, per descrivere lo stato e le prospettive di conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali nei siti della rete Natura 2000. Si rileva che gli indicatori selezionati devono, comunque, essere utilizzati valutandoli nel loro complesso, tenendo conto delle particolari esigenze informative di ciascuna situazione e della necessità di disporre di un sistema di facile applicazione, è opportuno fare riferimento a indicatori (o categorie di indicatori) che siano:

• di riconosciuta significatività ecologica, per i quali esista una relazione con fattori chiave che sostengono la possibilità di mantenimento a lungo termine della struttura e della funzionalità degli habitat, verificata sperimentalmente o suffragata dall’esperienza;

• sensibili ai fini di un monitoraggio precoce dei cambiamenti;

• vasta applicabilità a scala nazionale e regionale;

• rilevamento relativamente semplice ed economico. Ogni indicatore proposto dispone di una capacità informativa specifica, argomentata sinteticamente e relativa a

condizioni o caratteristiche ambientali del sito, o dell’ ambito circostante, ritenute tipiche e/o critiche per la conservazione degli habitat (e delle loro specie vegetali e/o animali tipiche) e delle specie e vegetali e animali (dei loro habitat) del sito. Il sistema selezionato tra gli indicatori proposti deve generare, nel suo complesso, un quadro conoscitivo integrato sullo status di conservazione della biodiversità nel sito (habitat, specie) e sui principali fattori di degrado, in modo tale da qualificare e quantificare, come priorità di conservazione specifica, gli obiettivi di conservazione del sito. E’ rispetto a queste priorità, infatti, che andranno selezionate le misure di conservazione e gli strumenti di gestione.

Il sistema di indicatori deve fare riferimento specifico alla diversa complessità e organizzazione del mosaico territoriale, agli assetti floristico, vegetazionale, forestale, faunistico e idrobiologico, oltre che ai fattori di disturbo e alterazione ambientale.

Il quadro informativo deve essere integrato da indicatori relativi al settore socioeconomico, che devono rispondere a una duplice valenza: quella diretta, di rilevazione e misura degli andamenti dei fenomeni socioeconomici, a livello della comunità locale del territorio in cui è ubicato il sito (tendenze demografiche, tassi di attività e disoccupazione, tassi di scolarità, flussi turistici), e quella indiretta, di segnalazione della presenza di fattori di pressione antropica sull'ambiente.

Gli indicatori socio - economici, adeguatamente compresi e interpretati, possono evidenziare le principali minacce alla conservazione degli habitat o delle specie legate a pressioni antropiche (ad esempio, urbanizzazione, turismo, interventi infrastrutturali). In tal caso, essi possono anche mettere in luce la necessità di ricorrere a strumenti pianificatori, di media e grande scala, per soddisfare gli obiettivi di conservazione del sito. Le pressioni eventualmente individuate, inoltre, possono essere rimosse o contenute promuovendo strategie di sviluppo territoriale ecologicamente compatibile, da intraprendere a vario livello (piani territoriali e/o di settore provinciali, regionali o interregionali).

A livello di singolo sito, le priorità di conservazione possono essere articolate in un insieme di condizioni favorevoli, cioè in obiettivi specifici verso cui la gestione del sito deve tendere nel corso dei suoi vari cicli. Potranno così essere verificati, sulla base di criteri di giudizio trasparenti e oggettivi, il raggiungimento di tali obiettivi e, dunque, la valutazione prestazionale della gestione del sito.

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Non è stata fornita una definizione formale dei valori standard per la verifica delle condizioni favorevoli dell’insieme d'indicatori proposti. Ciò comporterebbe una più approfondita conoscenza puntuale, almeno per tipologie di sito, delle dinamiche naturali che interessano gli indicatori, in modo da distinguere le eventuali variazioni "fisiologiche" (quali i fenomeni in successioni, i cicli e le tendenze naturali, ecc.) e le alterazioni imputabili a fattori di degrado. Vengono però indicati alcuni criteri di giudizio per cercare di definire uno scenario di condizioni favorevoli anche per variazioni che, altrimenti, rimarrebbero poco comprensibili e traducibili in termini operativi.

L’informazione di partenza può essere fornita dal riesame delle conoscenze riportate nel formulario Natura 2000, attraverso la selezione dei siti in cui sono presenti habitat in stato di conservazione ragionevolmente soddisfacente (cfr. Formulario Natura 2000, punto 3.1 grado di conservazione) che sono collocati in situazioni territoriali sottoposti a impatti e/o attività umane con influenza debole sulle caratteristiche del sito (Formulario Natura 2000, punto 6).

Essendo state valutate tramite il “miglior giudizio degli esperti”, si può ritenere che tali condizioni configurino un campione di riferimento per la definizione dei seguenti aspetti:

• quali siano i valori di riferimento degli indicatori, per ciascun habitat di direttiva, in condizioni di stato di conservazione soddisfacente;

• quale sia l’ordine di grandezza di una variazione naturale nello stato dell’indicatore e, dunque, quali possano essere gli standard di riferimento rispetto ai quali definire le soglie di criticità.

Dato che la valenza di rappresentatività dei singoli indicatori può variare molto, il concetto di soglia di criticità non deve essere applicato in modo indifferenziato al sistema d'indicatori scelto. Deve quindi essere selezionato un insieme d'indicatori, individuando quelli più sensibili a modificazioni derivanti dalle scelte gestionali (Corona e Marchetti, 1998), sulla scorta del pragmatico principio "si può gestire (accortamente) solo ciò che si può misurare” (you can only manage (wisely) what you can measure).

La formulazione delle soglie di criticità è più diretta per indicatori di natura quantitativa (ad esempio, indici di struttura spaziale del mosaico di habitat, indici di qualità strutturale, specie esotiche). Per essi, in assenza di evidenze scientifiche che indirizzino altrimenti, le soglie di criticità possono essere teoricamente definite sulla base di criteri prudenziali (ad esempio, dimensione minima di habitat e/o popolazioni, percentuale di specie aliene ammissibili nella composizione dell'habitat, tipologia e/o dimensioni minime e modalità di distribuzione spaziale dell'habitat disponibile, ecc.). In altri casi (vd., ad esempio, § 5), la verifica della presenza/assenza di condizioni (strutturali, funzionali) riconosciute come verosimilmente favorevoli per la conservazione dell'habitat è contestuale alla valutazione dell'indicatore.

Gli indicatori proposti sono esposti con sintetica formulazione in modo che i soggetti selezionati per la redazione tecnica del Piano di Gestione del sito possa essere svincolato da sequenze rigide e poter far riferimento alla verifica di opportunità di integrazione, modifica, riformulazioni, etc. INDICATORI 1) - Complessità e Organizzazione del Mosaico Territoriale quest’indicatore dovrà fornire informazioni circa le potenzialità dei singoli siti, o di raggruppamenti di siti, riguardo al mantenimento di alcuni processi ecologici (riproduzione, dispersione, migrazione delle specie) che sono alla base della conservazione degli habitat e delle specie tipiche del sito. tipo. E’ eseguibile con le successioni: elenco degli habitat

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presenti nel sito; estensione complessiva dell’habitat; dimensione della tessera più estesa dell’habitat; grado di aggregazione dell’habitat; rapporto perimetro/superficie dell’habitat; media delle distanze minime tra le tessere dell’habitat. 2) - Assetti Floristico e Vegetazionale, elenco delle specie vegetali; presenza di specie vegetali di elevato valore biogeografico e conservazionistico; presenza di specie alloctone vegetali; analisi fitosociologica. 3) – Assetto Forestale La scelta degli indicatori relativi all’assetto forestale è orientata al monitoraggio e alla verifica delle seguenti condizioni (Barbati et al., 2002): struttura dell’habitat forestale a scala di sito; sufficiente livello di diversità interna; processi di rigenerazione e stato di vitalità delle specie tipiche; sufficiente efficienza funzionale; funzionamento dei processi di decomposizione della sostanza organica; stato di qualità e uso dei pascoli. 4) - Struttura dell’Habitat Forestale A scala di sito, l’esistenza a lungo termine di un habitat forestale è legata alla possibilità di rinnovazione, affermazione e sviluppo delle sue specie forestali tipiche, all’interno della struttura organizzativa della: comunità vegetale; struttura verticale; distribuzione delle classi dimensionali e tessitura dell’habitat; grado di copertura delle chiome; funzionamento nei processi di rigenerazione e stato di vitalità delle specie tipiche; processi di rinnovazione naturale; alterazioni dello stato vegetativo; funzionamento dei processi di decomposizione della sostanza organica; presenza di alberi morti in piedi e necromassa; gradiente di decomposizione della lettiera; stato di qualità e uso dei pascoli; valore pastorale; rapporto tra carico reale e carico potenziale. 5) - Assetto Faunistico Relativamente allo status della zoocenosi, il monitoraggio dei siti della rete Natura2000 deve fare riferimento alla presenza di elementi di particolare pregio conservazionistico e/o biogeografico, di fattori di minaccia e di azioni gestionali e/o di conservazione. Due sono gli elementi di maggiore rilevanza, la complessità strutturale delle zoocenosi, relativa al contesto considerato, e la presenza di specie la cui rarità, vulnerabilità o stenotipia siano, di per sé, indice di un alto valore ambientale del sito considerato. Definire: composizione di zoocenosi guida; presenza di specie animali a elevato valore biogeografico; presenza di specie animali rare e/o minacciate; presenza di specie animali alloctone; importanza faunistica del sito nel panorama italiano; posizione del sito rispetto al sistema delle aree protette. 6) - Assetto Idrobiologico Gli aspetti relativi all’assetto idrobiologico trovano adeguata collocazione normativa nel D.L. 152/99 e smi, al quale si rimanda per la scelta degli indici di qualità (di acqua, sedimento e biota) relativi ad ambienti lentici, lotici, di transizione e costieri. Rimangono da definire gli indici di qualità per le “zone umide”, che nel menzionato strumento legislativo non sono state individuate secondo le linee di riferimento della ricerca nazionale e internazionale. 7) - Fattori di Disturbo e di Alterazione Ambientale Per la definizione dei criteri gestionali, la valutazione dei fattori di disturbo e di alterazione ambientale è fondamentale e può riguardare una molteplicità di aspetti. Di seguito vengono segnalati esemplificazione di fattori di disturbo e di alterazioni ambientali a largo spettro, gli aspetti relativi alla degradazione del suolo, agli incendi boschivi e

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all’inquinamento atmosferico; effetti della degradazione del suolo; effetti degli incendi boschivi e principi di difesa; effetti dell’inquinamento atmosferico su specie vegetali; 8) – Assetto Socio – economico Gli indicatori di carattere socioeconomico vanno evidenziati con riferimento ai comuni dell’area territoriale omogenea nel cui territorio ricade il sito/i siti comunitari istituiti; rapporto tra variazione percentuale annua della popolazione residente nei comuni rurali e variazione percentuale annua della popolazione residente nei comuni urbani; tasso di attività totale della popolazione in età lavorativa e tasso di disoccupazione giovanile; tasso di scolarità; presenze turistiche per abitante e unità di superficie. Questi sono un importante indicatore sia delle risorse di un territorio, sia delle sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di beni ambientali e culturali, sia dei potenziali impatti provocati da tale fruizione. La frequentazione turistica di un’area di elevato interesse naturalistico, infatti, può innescare processi di degrado a cascata per azioni dirette e per azioni indirette, come ad esempio la creazione di infrastrutture, che solo un’adeguata gestione può trasformare in risorse per uno sviluppo ecologicamente compatibile. Non sono disponibili riferimenti per individuare valori di soglia massima del parametro “presenze turistiche per unità di superficie e di tempo”, perché le caratteristiche geografiche del territorio, le condizioni ambientali in esso presenti e le modalità in cui si manifesta la presenza dei visitatori possono combinarsi in vario modo, dando risultati variabili. Per ciascuna situazione, con la relativa combinazione dei fattori elencati, però, possono eventualmente essere individuati casi più o meno vicini alla criticità o all’attenzione. Nelle aree di particolare valenza naturalistica, comunque, è raccomandabile il monitoraggio delle presenze turistiche, prevedendo anche il confronto tra situazioni ambientali analoghe, per evidenziare e quantificare la natura degli eventuali impatti. Per un approfondimento degli indicatori proposti si rinvia alla lettura e studio del <Manuale per la Gestione

dei Siti di Natura 2000> redatto dal MATTM.

In questa sede è ritenuto utile fare riferimento ad un set di attività collegabili con il punto 8 tale da suggerire anche ulteriori percorsi di definizione delle azioni gestionali sul territorio interessato dall’area territoriale omogenea che possa indicare elementi reali di applicazione dei principi di sostenibilità per:

• interventi di gestione degli habitat forestali;

• interventi di gestione dei sistemi agricoli e dei pascoli;

• interventi di ricomposizione della fauna selvatica autoctona anche mediante ripopolamenti finalizzati al riequilibrio delle <catene> alimentari;

• interventi di contenimento del prelievo venatorio e di prelievi per il riequilibrio di specie in sovrappopolamento;

• interventi di riprogrammazione dell’esercizio del turismo e attività sportive in natura;

• interventi per il riequilibrio della sostenibilità di opere infrastrutturali inefficienti e costose per la comunità, e per le grandi opere infrastrutturali fortemente impattanti e per le quali necessita un controllo e continuo monitoraggio;

• azioni per la sostenibilità dell’espansione urbanistica e la selezione delle <qualità> architettoniche degli interventi;

• interventi per la sostenibilità ed il rilancio sociale di borghi o strutture rurali;

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• interventi per la conservazione delle reti fluviali e dei corsi d’acqua in genere con controllo e continuo monitoraggio; azioni per la difesa delle sorgenti naturali;

• interventi per il superamento di <barriere> ecologiche (dighe, laghi artificiali, oasi naturali con specie importate, reti stradali, etc.);

• azioni di difesa dai disastri naturali (frane, mareggiate, allagamenti, smottamenti, alterazioni delle sponde fluviali e dei bacini, incendi, difesa delle coste, etc.);

• azioni per la sostenibilità del turismo estivo sulle coste.

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8.4 AREE TERROTIRIALI OMOGENEE INDICATE

In particolare, anche per i Piani di Gestione, le attività collegate quali: monitoraggio ed aggiornamento degli habitat naturali, delle specie di fauna e di flora, delle associazioni tra habitat di specie e specie elencate nell’allegato II della direttiva, in particolare quelli di origine e carattere sinantropico; le attività propedeutiche di rilevazione dell’insieme delle interrelazioni antropico – ambientali; l’utilizzo di strumenti di valutazione per l’utilizzo di indicatori opportuni; la progettazione del Piano e l’indicazione degli strumenti di gestione; richiedono una visione territoriale eco sistemica di area vasta, quindi delle aree territoriali omogenee adeguate per un riferimento di distribuzione degli habitat e delle specie, per quanto possibile, <in superamento delle condizioni di tessere isolate> se si sceglie una progettazione di “Piano” per singolo sito comunitario.

Pertanto, la scelta di redigere un piano di gestione per ogni area territoriale omogenea indicata è ritenuta utile e metodologicamente più adatta agli scopi prefissati. Le aree indicate sono cinque, tre nella provincia di Potenza e due nella provincia di Matera, per ognuna di esse è prevista la redazione di uno specifico piano di gestione.

Inoltre, la scelta di operare per aree territoriali omogenee, oltre ad indicare una continuità metodologica con il primo rapporto del “sistema ecologico - funzionale territoriale” della Regione, distribuito in questi giorni, contribuisce alla formazione del SNA (Sistema Naturalistico Ambientale) disciplinato all’art. 2, comma 1, lettera a, della legge regionale 23/1999 (Tutela Governo ed Uso del Territorio).

Le aree territoriali omogenee, nel nostro caso coincidono con il raggruppamento dei siti comunitari riportati nella introduzione e si estendono fino a ricomprendere confini <figurativi> validi per la interazione con habitat naturali e specie associate. Di seguito si riportano le aree individuate distribuite per Provincia, con l’indicazione del collegamento con i <sistemi di terra> classificati dal primo rapporto pubblicato per la costruzione della rete ecologica a scala regionale.

I Sistemi di Terra classificati sono elencati secondo: A1 – alta montagna, A2 – rilievi montani interni, A3 - rilievi montani interni morfologia ondulata, A4 – rilievi tirrenici, B1 – complesso vulcanico del vulture, C1 – colline sabbiose occidentali, C2 – colline sabbiose orientali, C3 – colline argillose, D1 – terrazzi marini, D2 – pianure alluvionali, D3 – pianura costiera. Per un approfondimento degli argomenti correlati si rinvia ad una lettura del rapporto.

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Per un approfondimento degli argomenti in riferimento predetto si rinvia alla lettura e studio del rapporto citato e disponibile presso il Dipartimento Ambiente – Ufficio Tutela della Natura della Regione Basilicata.

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Area Territoriale Omogenea 6 (Valle del Basento)

Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC e ZPS) IT9210260 (Valle Basento), IT9210255 (Valle Basento – Ferrandina Scalo). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Grassano, Garaguso, Calciano Ferrandina, Pomarico; alle Comunità Montane di: Medio Basento.

A.T.O. N/E 6

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Area Territoriale Omogenea 7 (Costa Tirrenica di Maratea)

Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC) IT9210015 (Acquafredda di Maratea), IT9210160 (Isola di S. Ianni e costa prospiciente), IT9210155 (Marina di Castrocucco). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Maratea; alla Comunità Montana del Lagonegrese.

A.T.O. S.O. 7

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Area Territoriale Omogenea 8 (Costa Ionica)

Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC) IT9220055 (Pantano di Policoro e costa ionica Foce Sinni), IT9220080 (Costa ionica Foce Agri), IT9220085 (Bernalda, Pisticci), IT9220095 (Costa Ionica – Foce Cavone)

A.T.O. S.E. 8

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IT9220090 (Costa ionica Foce Bradano). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Policoro, Rotondella, Scanzano Jonico, Bernalda, Pisticci. Area Territoriale Omogenea 12 (Appennino Lucano, Monte Volturino)

A.T.O. SO 12

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Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC) IT9210240 (Monte Caldarosa), IT9210205 (Monte della Madonna di Viggiano), IT9210180 (Monte Volturino), IT9210170 (Serra di Calvello), IT9210005 (Abetina di Laurenzana); la ZPS IT9210270 (Appennino Lucano, Monte Volturino). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Calvello, Laurenzana, Marsicnuovo, Marsicovetere, Viggiano; alle Comunità Montane di: Camastra – Alto Sauro, Val d’Agri. Tutta l’area indicata è parte del Parco Nazionale <Appannino Centrale Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese di recente istituzione. La redazione del Piano di Gestione è quanto mai opportuna poiché gli Organi di gestione del Parco ad oggi (maggio 2009) non sono insediati.

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Area Territoriale Omogenea 13 (Appennino Lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo)

Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC) IT9210143 (Lago Pertusillo), IT9210165 (Monte Alpi - Malboschetto di Latronico), IT9210195 (Monte Raparo), IT9210200 (Monte Sirino); la ZPS IT9210271 (Appennino Lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Grumento Nova,

A.T.O. SO 13

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Spinoso, Montemurro, San Martino d’Agri, Castelsaraceno, Latronico, Lauria, San Chirico Raparo, Lagonegro; alle Comunità Montane di: Lagonegrese, Medio d’Agri, Alto Agri. Tutta l’area indicata è parte del Parco Nazionale <Appannino Centrale Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese di recente istituzione. La redazione del Piano di Gestione è quanto mai opportuna poiché gli Organi di gestione del Parco ad oggi (maggio 2009) non sono insediati.

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Area Territoriale Omogenea 14 (Massiccio Monte Pollino – Monte Alpi)

Quest’area ingloba i siti comunitari (pSIC) IT9210025 (Bosco della Farneta), IT9210040 (Bosco Magnano), IT9210070 (Bosco Vaccarizzo), IT9210075 (Lago Duglia, Casino Toscano e Piana di S.Francesco), IT9210075 (La Falconara), IT9210145 (Madonna del Pollino loc.Vacuarro), IT9210185 (Monte La Spina, Monte Zaccana), IT9210245

A.T.O. S 14

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(Serra di Crispo, Grande Porta del Pollino e Pietra Castello), IT9210250 (Timpa delle Murge); la ZPS IT9210275 (Massiccio Monte Pollino – Monte Alpi). L’area è riferibile ai confini territoriali amministrativi dei Comuni di: Noepoli, San Costantino Albanese, San Martino d’Agri, Castelsaraceno, San Severino Lucano, Latronico, Castelluccio Inferiore, Viggianello, Episcopia, Carbone, Lauria, Castelluccio Superiore, Terranova di Pollino, Francavilla in Sinni; alle Comunità Montane di: Lagonegrese, Medio d’Agri, Alto Agri. Tutta l’area indicata è parte del Parco Nazionale del Pollino (area lucana). La redazione del Piano di Gestione è condizionata dalla disciplina del Decreto del MATTM 17/10/2007 (Criteri Minimi).

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8.5 PROGETTAZIONE CONDIVISA DEL PIANO DI GESTIONE Considerato che il Piano di Gestione inerente un’area territoriale omogenea inglobante territori interessati dall’insieme delle interrelazioni antropiche ed ambientali <costruite> negli anni dalle Comunità interessate sarà uno strumento generale di riferimento per il governo strategico del sistema economico e sociale nei vari settori coinvolgenti l’uso del suolo, ed in particolare, delle risorse naturali, è ritenuto utile ed opportuno indicare un <processo> propedeutico alle attività proprie della progettazione del Piano al fine di attualizzare una partecipazione degli attori interessati (amministrazioni locali, società civile, sistema delle pmi, realtà sindacali operanti in quel territorio, etc.) che possano avere l’opportunità di <valutare>, <suggerire>, <migliorare>, <integrare>, il sistema di regole gestionali che, seppur focalizzate alla conservazione degli ecosistemi di Natura 2000, saranno sicuramente influenti nell’indicare anche la <sostenibilità> delle scelte operative per lo sviluppo sociale ed economico nei vari settori d’intervento. Tale obiettivo è realizzabile mediante un sistema di consultazione ex ante, partecipazione in itinere, condivisione ex post. Consultazione

Gli incaricati per la redazione del Piano di Gestione, individuato gli attori interessati, organizzano <l’informazione> necessaria improntata a: caratterizzazioni generali dei siti comunitari e loro ruolo nell’insieme del territorio dato e nell’influenza esercitata per la vita dell’uomo mediante scale di conoscenze riscontrabili <in situ>; necessità, finalità, opportunità, del Piano di Gestione; confronto sulle ricerche propedeutiche alla progettazione del Piano (rilevazione propedeutiche insite nella <struttura del Piano>; strumenti di valutazione quali schede di rilevazione; cartografie, filmati e/o diapositive degli habitat naturali e delle specie di flora e di fauna selvatiche; attività antropiche esercitate nell’area omogenea; etc.). Partecipazione Le fasi di progettazione del Piano di Gestione possono essere partecipate, anche mediante <educazione informativa, volendo, formativa> nei modi ritenuti più concreti e utili dagli incaricati. Condivisione E’ il momento più delicato del rapporto tra <l’esperto> e le Comunità locali poiché coinvolge il principio dell’autoregolamentazione da parte delle Comunità locali alla ricerca di quell’equilibrio sostenibile possibile tra le attività umane e la conservazione delle risorse naturali. Quanto più coinvolgenti e positive saranno le fasi di consultazione e partecipazione, tanto più condiviso sarà l’insieme di regole che si scriveranno per l’applicazione del Piano di Gestione. In questa fase si dovrà anche informare circa i procedimenti amministrativi da adottare per rendere compiuto il <processo> riferendosi anche alle procedure indicate dal programma approvato dalla DGR 1925/07.

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8.6 COSTI, TEMPI, ORGANIZZAZIONE OPERATIVA

I costi necessari per la progettazione del Piano di Gestione sono riferiti a quanto stabilito con il programma allegato alla DGR 1925/07, in particolare alla espressione: Ads + (Ada1 + Ada2) + (100da1 x 10/100 + 50da2 x 10/100) + ( 5da1 x 10/100 + 5da2 x 10/100) + 5ds. Dove A vale 10€. In considerazione della istituzione delle Zone di Protezione Speciale di tipo F è ritenuto opportuno un incremento dei costi secondo le variabili delle tipologia ambientali di appartenenza. Poiché le tipologie ambientali di riferimento si equivalgono per le tre ZPS, il calcolo delle variabili considerate indicano un incremento unitario del costo complessivo derivato dalla espressione sopra riportata, vale a dire, 15% di incremento.

Tempi di Esecuzione del Piano di Gestione Per la redazione dei Piani di Gestione, i tempi necessari sono calcolabili in relazione a: struttura del Piano;

gruppo di indicatori proposto; superfici del <tipo> di sito indicato; habitat prioritari, complessità dell’area omogenea.

Organizzazione Operativa

L’organizzazione operativa, come per il monitoraggio e per le misure di tutela conservazione, anche per i piani di gestione, è definita in sede di coordinamento della cabina di regia. In questa sede sono state individuate per ogni area omogenea le professionalità opportune sufficienti che possono rappresentare i vari aspetti disciplinari in relazione delle azioni da eseguire.

Area Territoriale Omogenea 6

Costi di Progettazione Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha)

Valle Basento-Ferrandina Scalo 672 672 // Valle Basento-Grassano Scalo 779 545,30 233,70

Sup. Complessiva 1.451 1217,30 233,70 Costo totale Area in euro 50.460,00

Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

9 mesi dal contratto 3 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo

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Area Territoriale Omogenea 7

Costi di Progettazione Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha)

Acquafredda di Maratea 211 // 211 Isola S.Ianni e Costa prospiciente 292 58,40 233,60 Marina di Castrocucco 532 106,40 372,40 Monti Coccovello, Crive e Crivo 2.981,11 1.490,55 1.460,74

Sup. Complessiva 4.016,11 1.655,35 2.277,74 Costo totale Area in euro 130.660,00

Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

12 mesi dal contratto 4 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo – 1 Forestale – 1 architetto

Area Territoriale Omogenea 8 Costi di Progettazione

Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha) Costa Ionica Foce Sinni 857 128,55 642,75 Costa Ionica Foce Basento 499 99,8 399,2 Costa Ionica Foce Cavone 433 21,65 411,35 Costa Ionica Foce Bradano 467 116,75 350,23 Costa Ionica Foce Agri 659 197,7 461,3

Sup. Complessiva 2.914 564,45 2.264,83 Costo totale Area in euro 91.561,00

Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

12 mesi dal contratto 4 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo – 1 Forestale – 1 architetto

Area Territoriale Omogenea 12 Costi di Progettazione

Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha) Serra di Calvello 1.633 1.633 // Monte Volturino 1590 954 // Monte della Madonna di Viggiano 789 710,1 // Monte Caldarosa 589 530,1 58,9 Abetina di Laurenzana // // //

Sup. Complessiva 4.601 3.827,2 58,9 Costo totale Area in euro 171.088,00

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Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

12 mesi dal contratto 4 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo – 1 Forestale – 1 architetto

Area Territoriale Omogenea 13

Costi di Progettazione Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha)

SIC Monte Raparo 2.021 1.212,6 // SIC Monte Sirino 2.631 1.315,5 526,20 SIC Lago Pertusillo 1.966 // 1.572,80 ZPS Appennino Lucano, Val d’Agri, Monte Sirino, Monte Raparo

// // //

SIC Faggeta di Molitarno // // // Sup. Complessiva 6.618 2.528,10 2.099

Costo totale Area in euro 213.527,00

Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

14 mesi dal contratto 4 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo – 1 Forestale – 1 architetto – 1 agronomo

Area Territoriale Omogenea 14

Costi di Progettazione Sito Sup. Totale (ha) Sup Prioritaria (ha) Sup Non prioritaria (ha)

SIC Madonna del Pollino Loc. Vacuarro 947 899,65 47,35 SIC Monte Alpi-Malboschetto 1.561 780,50 780,50 SIC Monte La Spina-Monte Zaccana 1.041 624,0 312,30 SIC Bosco della Farneta 445 222,50 222,50 SIC Bosco Magnano SIC Lago Duglia SIC La Falconara SIC Serra di Crispo SIC Timpa delle Murge ZPS Massiccio Monte Pollino – Monte Alpi 589 530,1 58,9 SIC Bosco Vaccarizzo

Sup. Complessiva 8.365 6.504,15 1.756,95 Costo totale Area in euro 330.019,00

Tempi di Esecuzione e Organizzazione Operativa Responsabile del Piano Tempi di esecuzione Step di Verifica Gruppo di Lavoro

Istituzioni Scientifiche della Cabina di Regia

16 mesi dal contratto 4 con finale di certificazione

1 botanico – 1 zoologo – 1 geologo – 1 Forestale – 1 architetto – 1 agronomo