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V. La cultura per i sociologi: la scuola francese
FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA-UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019
Premessa La sociologia si afferma a cavallo tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento distinguendosi in due grandi scuole:1. «oggettivista» in quanto assume la società come un fattore esterno all’individuo (scuola francese)2. l’altro filone è «soggettivista» perché esamina le «conseguenze sociali» dell’azione dotata di senso di un individuo che si relaziona a uno o più persone (scuola tedesca)
NB. Questa distinzione risente delle culture da cui provengono: la cultura francese è attenta alle interdipendenze tra gli uomini (e proprio per questo è alla ricerca dell’autonomia individuale: v. rivoluzione francese); la cultura tedesca pone al centro dell’attenzione la capacità di riflessione dell’uomo, il suo protendersi verso il mondo (influenza del romanticismo ed esaltazione delle particolarità)
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Émile Durkheim (1858-1917)
La sociologia studia fatti sociali, ossia costrizioni esterne alla volontà dei singoli individui
Rivista Année Sociologique (Durkheim, Mauss, Hubert, Herz..)
La sociologia si serve anche del metodo antropologico per rilevare dati utili alla costruzione di modelli di teoria sociale = individuazione leggi sociali (positivismo)
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La Solidarietà sociale
• Con questo concetto la scuola francese intende il modo in cui la società si tiene insieme attraverso la cooperazione: ne La divisione del lavoro sociale (1893) Durkheim distingue tra la solidarietà meccanica delle società meno differenziate e la solidarietà organica della società industriale moderna
• Nelle società più semplici tutti fanno le stesse esperienze e così giungono ad interpretare il mondo nello stesso modo; valori, credenze e norme sono poche ma sono condivise da tutti; chi devia dal comportamento definito paga severamente (punizione ha funzione di rafforzare l’appartenenza alla medesima comunità)
• Il culto dell’individualità (es. oggi creatività, autorealizzazione) come oggetto sacro della società moderna
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Le forme elementari della vita religiosa (1912)
• Analisi delle religioni totemiche delle tribù australiane e degli indiani d’America• Lo studio delle religioni primitive, “semplici”
rende possibile comprendere anche quelle moderne e “complesse”: Durkheim va alla ricerca delle basi sociali della religione• Totemismo: i credenti riconoscono in un
oggetto, in genere animale o pianta, l’antenato comune che ha dato origine al clan
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• Tratto comune di tutte le religioni non è la divinità, bensì la separazione (fisica, sociale e simbolica) tra SACRO e PROFANO
(es. Altare-Chiesa-Luogo di culto vs mercato-piazza)
• I luoghi, gli oggetti, le istituzioni sacre sono interdette, isolate dalla vita ordinaria: le cose profane sono quelle protette ed isolate dai divieti; le cose sacre, invece, sono quelle a cui si riferiscono queste interdizioni e che devono restare a distanza dalle prime. • Le credenze religiose sono rappresentazioni che esprimono la natura
delle cose sacre e i rapporti che esse hanno tra loro e con le cose profane
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• Il sacro è tutto ciò che incute timore reverenziale e profondo rispetto. Possiede qualità straordinarie, soprannaturali e spesso pericolose; generalmente ci si accosta a esso solo attraverso un certo rituale. Il rito interrompe l’attività della vita quotidiana (es. si smette di cacciare e si va a pregare..)•Þ Il profano è tutto ciò che si crede faccia parte del mondo comune e
non di quello soprannaturale e che in quanto tale abbia il potere di indebolire, di rendere impuro, di corrompere (es. peccato originale e battesimo che lava dal peccato..)
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L’effervescenza collettiva: il senso dei rituali
Più persone riunite insieme sviluppano una EFFERVESCENZA COLLETTIVA (energia+passione) = proiettano all’esterno credenze alle quali attribuiscono una forza superiore (è la forza della società, afferma Durkheim)
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La spiegazione di Durkheim
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Di qui si sviluppa la credenza in un ente superiore che ci indica cosa fare
La venerazione di un totem non è altro che l’esteriorizzazione simbolica di ciò che è immanente, radicato nella società nella quale viviamo
NB. Altri studiosi spiegano in maniera differente tanto la religione quanto la formazione delle credenze in generale
Noi sentiamo che i nostri modi di pensare, agire, sentire non sonofrutto della nostra libera scelta = percepiamo le pressioni sociali, ma non ne siamo fino in fondo consapevoli
Durkheim e le rappresentazioni collettive
• Forme del pensiero cognitivo, credenze religiose, miti, norme, valori non sono semplicemente comunicabili e condivise tra i membri della stessa società, ma una volta istituite si pongono come oggettive, esterne al soggetto: esiste una coscienza collettiva superiore alle coscienze individuali
• Socializzazione come processo verticale attraverso il quale l’individuo diventa membro della società (impara a pensare, sentire, agire) = modi di pensare/agire/sentire sono esterni al soggetto (es. figlio) che li apprende dall’ambiente in cui si trova (es. famiglia) = provare timore, vergogna, esaltazione per un dato comportamento non dipende dal comportamento in sè, ma da come esso è definito dalla società e dal fatto che noi abbiamo INTERIORIZZATO questa forma di classificazione della realtà
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La cultura per Durkheim• Il sociologo francese non parla quasi mai di cultura, ma
al tempo stesso fonda la sua prospettiva su concetti quali anomia, forme di classificazione, morale = cultura come bussola che orienta l’agire sociale
• Infatti Durkheim critica l’utilitarismo: gli attori non agiscono sulla base di interessi oggettivi perché questi ultimi sono culturalmente definiti. Detto diversamente il contratto tra gli individui presuppone una fiducia nell’altro (rispetto del contratto) = solidarietà precontrattuale
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Formazione della società e dimensione simbolica collettiva
• Dalla interazione degli individui emergono definizioni della realtà che prendono forma per combinazione ed eccedono la definizione dei singoli• Così la società è qualcosa di più e di diverso dalla somma delle parti, dalla
somma degli individui• Rappresentazioni simboliche si formano al di sopra degli individui, sono
strutture che vengono poi interiorizzate dal singolo = costrizione sociale su individuo e dimensione inconscia• L’associazione umana produce un sentire comune che è una sintesi collettiva
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Funzione di norme e valori, schemi di classificazione
Regolano la vita individuale e associata: non è necessario che siano veriConsentono la sopravvivenza della societàL’ordine sociale è dunque cognitivo e moraleQuesti elementi appartengono alla cultura, sono frutto dell’azione degli individui, però questi ultimi non riescono a plasmarli a piacimento una volta che sono stati istituiti (es. noi non possiamo come singoli cambiare a piacimento la grammatica o il lessico della nostra lingua)I concetti e le credenze operano all’interno di contesti sociali da cui dipendono; le norme e le categorie mentali in generale necessitano del sostegno dei rituali per diffondersi e mantenersi (sviluppo della sociologia della conoscenza: v. dopo)
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Sintesi
• Azione sociale guidata da norme e valori che sono generate dalle interazioni rituali• Dimensione simbolica è centrale nella società = interazioni fondate su
rituali che rendono possibile la costruzione della società• Durkheim non vuole evidenziare la variabilità delle culture (aspetto su cui si
soffermano molti antropologi), bensì individuare tratti universali della società: es. religione svolge la funzione di organizzare la società e venerarla = coesione sociale• Anti-psicologismo: la cultura è concepita come un fatto collettivo
indipendente dagli stati psicologici individuali
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Pensiero e organizzazione sociale• La classificazione ed interpretazione della realtà deriva dall’esperienza• Tuttavia, in analogia con Lévi Strauss (influenzato da Durkheim), Durkheim va alla
ricerca della struttura profonda del pensiero• Secondo Durkheim il pensiero umano è uno: in primo luogo nel senso che gli
aborigeni australiani pensano secondo gli stessi principi e le stesse regole dei moderni. In secondo luogo nel senso che la conoscenza scientifica deve essere vista come obbediente agli stessi principi della conoscenza ordinaria. In terzo luogo nel senso che il pensiero religioso, il pensiero filosofico e il pensiero scientifico dovrebbero essere considerati come ispirati agli stessi principi e obbedienti alle stesse procedure. • Anche la scienza si fonda su una fede nell’oggettività (vs concezione evoluzionista
della religione di autori come Spencer o Comte), se non abbiamo questa fede (e fiducia) non prestiamo attenzione ai riscontri empirici (non li cerchiamo nemmeno)
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