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DIPARTIMENTO di ECONOMIA - DIEC - Scuola di Scienze Sociali UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA Dottorato di Ricerca in Economia XXIX Ciclo RISULTANZE EMERSE DALLA TESI DI DOTTORATO L'EFFICIENZA DEGLI STRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLA CRISI D'IMPRESA ALTERNATIVI AL FALLIMENTO E LA PROSPETTIVA DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

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DIPARTIMENTO di ECONOMIA - DIEC - Scuola di Scienze Sociali

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA

Dottorato di Ricerca in Economia

XXIX Ciclo

RISULTANZE EMERSE DALLA TESI DI DOTTORATO

L'EFFICIENZA DEGLI STRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLA CRISI D'IMPRESA ALTERNATIVI AL

FALLIMENTO E LA PROSPETTIVA DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

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INTRODUZIONE: LA RILEVANZA DEL TEMA CRISI D'IMPRESA

La crisi d'impresa rappresenta un tema classico, affrontato sia in letteratura che nella prassi da differenti prospettive d'indagine.

Nell'ultimo decennio, tale argomento ha assunto notevole rilevanza anche per coloro che non lo affrontano dal punto di vistaaccademico o professionale per effetto della crisi economica e finanziaria che sta caratterizzando lo scenario economico globale, pereffetto degli evidenti impatti, soprattutto a livello sociale, dell'incremento delle imprese in crisi.

Proprio il mutato contesto di operatività delle aziende, ha indotto a considerare la crisi in modo sistematico, attraverso la ricercadi appropriati strumenti di prevenzione e monitoraggio, volti a prevenire tale stato attraverso la gestione, in particolare, delrischio della crisi.

Problema: contestualizzare la nozione di crisi d'impresa in ambiti d'indagine del tutto differenti seppur necessariamentetra loro interrelati: lo scenario macro e microeconomico di riferimento, la prospettiva giuridica e quella aziendalistica

Il business failure: terreno di ricerca fertile nell’ambito della corporate finance e l’approccio empirico alla previsione della crisie del fallimento ha di recente attratto un’attenzione maggiore da parte delle istituzioni finanziare ed accademiche e dagli espertidel settore.

Inoltre, non può essere trascurato il necessario adeguamento della legislazione nazionale alle mutate condizioni dioperatività delle imprese.

Oltre al mondo delle imprese in generale, ad auspicare un efficace riforma del diritto fallimentare, è il sistema bancarionazionale, duramente provato in questi anni dal meccanismo di default generalizzato dei complessi aziendali.

L’ABI, nell’audizione del 2 dicembre 2015 presso la Commissione Rordorf per la riforma della legge fallimentare, harichiamato alcune considerazioni contenute nella Raccomandazione UE n.135 del 12 aprile 2014 in tema di fallimento delleimprese e di insolvenza.

2

l’ABI ha richiamato il Considerando n.1 della

Raccomandazione:

“Obiettivo della presente raccomandazione è garantire alle

imprese sane in difficoltà finanziaria, ovunque siano

stabilite nell’Unione, l’accesso a un quadro nazionale in

materia di insolvenza che permetta loro di ristrutturarsi in

una fase precoce in modo da evitare l’insolvenza,

massimizzandone pertanto il valore totale per i

creditori[…]”.

L’ABI sottolinea inoltre alla

Commissione l’interesse per: “[…] il

concetto di ristrutturazione inteso

come modifica della struttura delle

attività/passività volta a consentire la

prosecuzione dell’attività del

debitore.”

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DOMANDE E OBIETTIVIIl progetto di ricerca si propone di rispondere essenzialmente ai seguenti quesiti:

3

1

• Le procedure di risoluzione della crisi d'impresa alternative al fallimento“funzionano”? Ossia riescono nell'intento di conservare la realtà aziendale, seppurmagari in forme differenti?

2

• Tra queste procedure, quali sono le più efficaci e perché? E' possibile individuare deifattori critici ai fini dell’esito delle stesse (anche a livello macro e micro rispetto alsettore e alla regione di appartenenza)?

3

• È possibile costruire uno o più metodi di valutazione "universale" che consentano,sia al sovra-sistema finanziario (Banche) sia proprio al sistema impresa, di porre inessere una scelta consapevole ed efficace tra le due seguenti alternative: risanamentoe fallimento o liquidazione dell’azienda? Qual è la natura delle informazioni dautilizzare in tal senso? E come tali informazioni devono essere utilizzate? Qual è ilpunto di vista interno delle Banche?

4• E' possibile, nel contesto attuale, individuare possibili aree di miglioramento? In che

ambiti?

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METODOLOGIA D’ INDAGINE

Valutazione complessiva

Valutazione delle dinamiche del

fenomeno a livello sistemico, di

settore e territoriale

Reperimento di informazioni

standardizzate, sia qualitative che

quantitative

Dati campionari AIDA

Individuazione delle fonti d'indagine

Somministrazione Questionario alle

Banche

Reperimento di informazioni qualitative "di prima mano"

Individuazione dei criteri di decisione

assunti dalle Banche

4

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I MODELLI PER LA PROBABILITÀ DI INSOLVENZA E LA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO

SINTESI E LETTERATURA DI RIFERIMENTO Il credit scoring offre un giudizio sulla salute di una determinata controparte, integrando informazioni legate a variabilichiave per il processo decisionale. L’interesse verso questo filone di ricerca è stato sempre molto vivo, data la criticità (el’attualità) del tema della crisi aziendale (Smith, 1930; Fitzpatrick, 1931, 1932). Il paper di Beaver (1966), che per primopropose l’utilizzo dei ratios finanziari come predittori del fallimento in un contesto univariato, costituisce loscheletro fondamentale della letteratura specifica, insieme ad un altro contributo fondamentale, quello di Altman (1968).Quest’ultimo ha creato il modello Z score utilizzando l’analisi discriminante in un contesto multivariato.

5

Il primo gruppo include le ricerchecondotte sulla scelta del migliorapproccio economico e statistico,che discrimini tra le imprese con altaprobabilità di fallire e quelle daconsiderare “sane”.

Metodologie statistico -econometriche:

Analisi discriminante (Beaver, 1966;Altman, 1968) logit e probit (Ohlson,1980; Zmijewski, 1984; Charitou etal., 2004)

Alberi di regressione e reti neuraliartificiali (Serrano, 1997; Pérez, 2006),Survival analysis (Lane et al., 1986;Shumway, 2001), tecniche di machinelearning (Lensberg et al., 2006; Zhouet al., 2006).

Nel secondo gruppo il focus dell’analisisi sposta sulla selezione dei ratiofinanziari ed economici determinantidella buona o cattiva sorte dell’impresa esulla scelta della combinazione ottimaledi questi predittori.

Metodologie di selezione del migliorset di predittori (Scott, 1981;Dimitras et al., 1996; Mossman,1998) capaci di garantire risultatirobusti e facilmente interpretabili(Peat, 2007).

Criteri di selezione delle variabili:popolarità, e del potere predittivo,(Beaver, 1966; Altman, 1968;Deakin, 1972).

Il terzo gruppo di modelli sifocalizza sulla valutazionedell’accuratezza del modello, intermini di abilità di classificazione epotere predittivo.

Strumenti per la valutazionedell’accuratezza

Alcuni studi si concentrano sulcalcolo dell’accuratezza diclassificazione (Dopuch et al.,1987; Koh, 1992; Nanda andPendharkar, 2003) attraversomisure standard, quali il Tasso diCorretta Classificazione edErrore del I tipo ed Errore del IItipo (Ohlson, 1980; Darayseh etal., 2003).

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LA FASE A DEL LAVORO DI RICERCA: LE AZIENDE ITALIANE SOTTOPOSTE A PROCEDURE DI RISOLUZIONE DELLA CRISI

ALTERNATIVE AL FALLIMENTO

1) I classici modelli di previsione dell’insolvenza sono “adattabili” ad altre situazioni patologiche? Descrizionedell’indagine:

➢ Selezione del campione: 940 aziende in procedura nel decennio 2005-2014 estratte dalla Banca Dati AIDA - BVD;➢ Il punto "di rottura" all'interno del campione è rappresentato dall'esito di tali procedure, ossia, 0) esito negativo

della procedura, con azienda fallita, liquidata o ancora in procedura, 1) esito positivo della procedura;➢ Selezione delle seguenti variabili quantitative: indici di bilancio, variabili semplici di bilancio (in logaritmi);➢ Selezione delle seguenti variabili qualitative: durata della procedura, cambiamento management e AdV;➢ Analisi discriminante: determinazione dello “Z-Score procedura”, calcolato utilizzando i ratio classici di Altman

ma determinando i nuovi coefficienti e le nuove soglie di cut-off in relazione alla classificazione per esito dellaprocedura;

➢ Analisi micro rispetto al Settore ed alla regione. Confronto sulla base della variabile di controllo ESITO;➢ Considerando come anno di “rottura” l’anno di ingresso in procedura si ipotizza che Z-Procedura ante sia

maggiore di Z-Procedura post. È vero? Qual è il significato dello Z in questo contesto?

2) I criteri utilizzati nel rating bancario (soglie equilibrio) sono efficaci in sample per individuare le azienderealmente risanate?

3) I modelli analizzati aiutano a prevedere l’esito delle procedure? Con quale affidabilità?

➢ I ratio (di bilancio e di Altman) riescono a prevedere l’esito? Qual è il loro contributo individuale e globale nella“costruzione” dell’esito?

➢ Logit, probit e complementary log log: confronto tra stime, precisione ed accuratezza di classificazione (TCC,AUC, ROC, Errore del I e II tipo).

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INDAGINE CIRCA L'INFLUENZA DEI DATI E DEGLI INDICI DI BILANCIO SULL' ESITO DELLA PROCEDURA

L'analisi per indici (Ratios), consiste nella costruzione di rapporti tra grandezze diverse dello Stato patrimoniale e del Conto economicoche permettono di valutare, in particolare:

la struttura del patrimonio dell'impresa, cioè la composizione delle fonti, degli impieghi e le correlazioni (indici di struttura);

la capacità dell'impresa di essere solvibile nel medio-lungo periodo (indici patrimoniali); la capacità dell'impresa di raggiungere emantenere un equilibrio finanziario nel tempo (indici finanziari);

l'attitudine dell'impresa a conseguire risultati economici positivi (indici di redditività).

7

AREA PREDITTORI POTERE PREDITTIVO

ASSOLUTO

POTERE PREDITTIVO

ANTE

POTERE PREDITTIVO

POST

REDDITIVITÀ

ROA SÍ SÍ NO

ROS SÍ SÍ NO

ROE NO NO NO

LogRicavi SÍ SÍ NO

LogEBITDA SÍ SÍ NO

LogUtilePerdita NO NO NO

LogUtileNetto SÍ SÍ NO

PATRIMONIALE -

FINANZIARIA

ININDIPFIN SÍ SÍ SÍ

INCOPIMMFIN NO NO NO

INCOPIMMPATR SÍ SÍ SÍ

ININDEBLUNGO SÍ SÍ NO

ININDEBBREVE SÍ SÍ SÍ

INCORR SÍ SÍ SÍ

INLIQU SÍ NO SÍ

ROTCINV SÍ SÍ NO

ROTCCL SÍ SÍ SÍ

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INDAGINE CIRCA L'INFLUENZA DELLA DURATA DELLA PROCEDURA SULL'ESITO DELLA STESSA

Var Dip: Esito\

Var. Indipendenti

Coefficiente Z P > |Z| 95% Intervallo di Confidenza

Costante 0.2987828

(0.0254873)

-3.06 0.002 -0.0005384 -0.0001184

Durata -0.0003284

(0.0001071)

11.72 0.000 0.2488287 0.34877

8

Log Likelihood= -4419.4072

LR ratio= 11.64

LR Prob= 0.0006

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STUDIO DELL’ANALISI DISCRIMINANTE E DEGLI

ESITI DELLE PROCEDURE IN SAMPLE UTILIZZANDO I

RATIO INDICATI DALLO Z SCORE DI ALTMAN

X1 = CCN / Totale delle Attività

X2 = Utile Non Distribuito / Totale Attività

X3 = EBIT / Totale Attività

X4 = Capitalizzazione / Totale delle Passività

X5 = Ricavi / Totale Attività

Z-procedura: valori di cut-off e priors dell'analisi discriminante multipla

9

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SELEZIONE DI VARIABILI QUALITATIVE Al fine di verificare nel campione di riferimento l'impatto dei cambiamenti nella governance dellasocietà sull'esito favorevole o meno della procedura sono stati indagati, ove disponibili, il cambiamentodel management e dell’organo di controllo o introduzione ex novo dello stesso prima o

successivamente all’ingresso in procedura.

10

Logit/Esito Variabile Coefficiente Z P > |Z| 95% Intervallo di Confidenza LogLikelihood LR ratio

Modello 1

Costante -0.2458796

(0.0237585)

-10.35 0.002 -0.0005384 -0.0001184

-6177.57826.84

(0.00)Amm. Dopo -0.8551408

(0.0545354)

-15.68 0.000 0.2488287 0.34877

Modello 2

Costante -1.132052

(0.028857)

-39.23 0.000 -1.188611 -1.075493

-5299.067220.22

(0.00)Amm. Prima 2.140594

(0.0509507)

42.01 0.000 2.040733 2.240456

Modello 3

Costante -0.7690249

(0.242921)

-31.66 0.000 -0.8166366 -0.7214132

-5723.312711.74

(0.00)ADV Prima 2.028722

(0.653333)

31.05 0.000 1.900671 2.156773

Modello 4

Costante -0.2896293

(0.024346)

-11.90 0.000 -0.3373465 -0.4520062

-6247.364412.63

(0.00)ADV Dopo -0.549553

(0.0497697)

-11.04 0.000 -0.6470997 -0.4520062

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IL RATING BANCARIO E L'EFFICACIA NEL PREVEDERE L'ESITO DELLA PROCEDURA

I modelli di determinazione del Rating di cui si avvale il sistema bancario sono principalmente tre:

il Rating andamentale interno, determinato sulla base di informazioni sull’esposizione, anche storica, vs la banca edil rating andamentale di sistema, rilevabile essenzialmente dalla Centrale Rischi;

il Rating quantitativo di bilancio;

il Rating qualitativo, calcolato tenendo conto di informazioni su management, macrosettore, localizzazione etc.

La descrizione dei livelli di Rating verificata nel campione è la seguente:

RatingBancaPositivoSim= Bilancio in Equilibrio, Andamentali interni e CR stabili

RatingBancaNegativoSim= Bilancio in Equilibrio, Andamentali interni e CR negativi

RatingBancaNegativo2= Bilancio non in Equilibrio, Andamentali interni e CR stabili

RatingBancaNegativo3= Bilancio non in Equilibrio, Andamentali interni e CR negativi

Tutte le variabili di rating sono state utilizzate come possibili predittori dell’esito della procedura e dell’effettivorisanamento post procedura per indagarne il possibile contributo nella corretta classificazione delle aziende “già malate”ed il reale potere nello spiegare l’esito ex post.

Le stime sono state ripetute sostituendo ai giudizi di Rating i corrispondenti valori laggati degli stessi, per tenere contodell’effetto ageing dei dati di bilancio e della stabilità a breve del Rating.

Le prime due variabili di rating, che catturano in particolare l’equilibrio o lo squilibrio finanziario (BILANCIO_EQ)in presenza di andamentali interni e di sistema positivi, risultano efficaci nella classificazione, sia ex Ante che exPost (ingresso in procedura), delle aziende in sample.

I livelli negativi del rating, definiti considerando un giudizio negativo su tutti i gruppi, non risultano significativi enon funzionano in sample, neanche discriminando per specifica procedura. La scarsa utilità dei giudizi di ratingnegativi risente, oltre che dallo stato patologico delle aziende, dalla grande incidenza della valutazione soggettiva degliIstituti di credito rispetto al giudizio sulla specifica azienda e la singola procedura.

Inoltre, i Ratio e i margini di bilancio, in una condizione di crisi sistemica potrebbero “non reagire” allo squilibrioeconomico e finanziario, a causa della bassa frequenza.

11

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ANALISI DELLE EVIDENZE EMPIRICHE E RISPOSTE ALLE DOMANDE DI RICERCA

12

PROCEDURA / ESITO 0 1 Totale

CONCORDATO

PREVENTIVO1078 285 1363

ACCORDO DI

RISTRUTTURAZIONE213 724 937

Logit/Esito Variabile Coefficiente Z P > |Z| 95% Intervallo di

Confidenza

LogLikelihood LR ratio

CONCORDATO

PREVENTIVO

Costante-0.3144322

(0.0226418)-13.89 0.000 -0.3588094 -0.270055

-6144.3655238.78

(0.00)

Concordatoprev-1.015941

(0.0703496)-14.44 0.000 -1.153824 -0. 8780587

ACCORDO

RISTRUTTURAZIONE

Costante-0.6253335

(0.0228659)-27.35 0.000 -0.6701498 -0.5805172

-5948.1957631.12

(0.00)

Accordodiristr1.848832

(0.0812336)22.76 0.000 1.689618 2.008047

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IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO: IL QUADRO NORMATIVO E REGOLAMENTARE DI RIFERIMENTO

LA NORMATIVA EUROPEA - I PRINCIPI CONTABILI DI RIFERIMENTO

In ottemperanza al Regolamento CE n. 1606/2002 emanato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio il 19 luglio 2002, dal 2005 iGruppi bancari quotati redigono il bilancio consolidato secondo i Principi contabili Internazionali (ora IFRS, già IAS), mentrel’adozione di tali principi di redazione del bilancio per i bilanci individuali delle Banche è stata lasciata alla decisione dei singoli Statimembri. Inoltre, il menzionato regolamento ha stabilito le regole di omologazione da parte dell’Unione Europea dei principi ContabiliIAS – IFRS emanati dallo IASB (International Accounting Standards Board).

LA NORMATIVA ITALIANA

Il Decreto Legislativo n. 38 del 28 febbraio 2005 ha introdotto in Italia l’applicazione dei Principi Contabili IAS – IFRS comeomologati dall’Unione Europea, con modalità differenti a seconda del tipo di Società e del bilancio, individuale o consolidato.

Inoltre, data la rilevanza sistemica del settore Bancario, il Decreto Legislativo n. 38 del 28 febbraio 2005, all’art. 9, assegna allaBanca d’Italia specifici poteri di disciplina per gli Enti soggetti a vigilanza da parte della Stessa. Tali poteri si sintetizzano inrelazione al contenuto obbligatorio degli schemi e dell’informativa di bilancio, in ottemperanza al disposto dei principi contabiliinternazionali.

LA NORMATIVA SPECIFICA DI BANCA D’ITALIA

Banca d’Italia ha emanato le proprie Istruzioni per la redazione del bilancio bancario e le stesse sono contenute nella Circolaren. 262 del 22 dicembre 2005. La citata Circolare contiene le specifiche disposizioni di redazione dei bilanci individuali e consolidatidelle Banche, sia in termini di Schemi di bilancio, sia in relazione alle modalità di redazione della Nota Integrativa e della Relazionesulla Gestione. Naturalmente tali istruzioni non contrastano con il disposto dei principi IAS – IFRS come omologati dalla UE.

La citata Circolare, aggiornata più volte a seguito della pubblicazione, ha imposto alle Banche schemi rigidi per la redazione delbilancio e della Nota Integrativa, specificando non solo le informazioni sia quantitative che qualitative richieste, ma anche il livello didettaglio che deve essere soddisfatto, sia in conformità alla disciplina dei Principi IAS – IFRS, sia in ragione della normativa specificadi vigilanza prudenziale imposta al sistema bancario per le evidenti ricadute a livello sistemico.

La Circolare di Banca d’Italia n.262/2005 è stata sottoposta nel tempo a quattro aggiornamenti: il primo, del 16 Novembre 2009, ilsecondo, del 21 Gennaio 2014, il terzo, del 22 dicembre 2014 ed infine il quarto del 15 Dicembre 2015, che si è reso necessario peradeguare l’informativa di bilancio in merito alla qualità del credito per adeguarla alle nuove disposizioni previste dall’AutoritàBancaria Europea, con l’introduzione delle categorie dei non performing loans e delle forborne exposures.

13

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CREDITI (LOANS & RECEIVABLES)CRITERI DI VALUTAZIONE

Il processo di gestione del credito da parte della banca di norma è articolato secondo lo schema logico - operativo chesegue:

Nel framework della vigilanza prudenziale imposta dai Sistemi di Basilea II e Basilea III, l'approccio utilizzato tende aseguire una logica di Expected Loss, ossia di perdita attesa.

Il nuovo principio IFRS 9, che andrà a sostituire l'attuale IAS 39, include un modello logico per la classificazione, ilcalcolo, l’impairment e la copertura contabile del rischio sulle attività finanziarie;

La novità fondamentale è rappresentata dal fatto che il medesimo IFRS 9 prevede che la logica di contabilizzazionebasata sull'incurred loss venga sostituita da una logica basata sull'expected loss (il differenziale che viene a crearsitra i flussi di cassa contrattualmente previsti e quelli attesi, attualizzati secondo il tasso di interesse effettivoall'origine);

Tale impostazione è differente in relazione ai crediti deteriorati, in relazione ai quali il tasso di attualizzazione,ossia il tasso di interesse effettivo all'origine, subisce un aggiustamento per tenere conto della specificità dellaposizione;

Il "nuovo" modello è volto a stabilizzare gli accantonamenti a fronte delle perdite attese , con un possibileriallineamento tra accantonamenti operati in bilancio e rispetto dei requisiti previsti a fini prudenziali dagliOrganismi competenti, ma tale modello, dal punto di vista concreto, può risultare non del tutto performante rispettoagli obiettivi prefissi;

Tra le prime criticità che possono emergere da tali considerazioni emerge la difficoltà della scelta circa quali modelli dicredit risk dovrebbero essere utilizzati, nonché circa la traduzione contabile dell'applicazione dei modelli diexpected loss.

14

La FASE 1 : Concessione del credito, con l'avvio dell'attività di istruttoria e l'assunzione

della delibera da parte della banca, previa valutazione del merito creditizio

La FASE 2, di Perfezionamento, che conduce all'ultimazione delle pratiche ed all'erogazione

del credito;

La FASE 3 di Gestione ordinaria con l'attività di revisione, monitoraggio, controllo degli

andamentali e chiusura dei rapporti a scadenza;

Un’ ULTIMA FASE volta alla Gestione delle anomalie, ovvero dei crediti deteriorati.

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CLASSIFICAZIONE ED ANALISI DEI CREDITI DETERIORATI (NPL – NON PERFORMING LOANS)

Banca d’Italia ha ridefinito la nozione di attività finanziarie deteriorate allo scopo di allinearla alle nozioni di “nonperforming exposures” e “forborne exposure” (definizione armonizzata di esposizioni deteriorate) introdotte dalle normetecniche di attuazione relative alle segnalazioni statistiche di vigilanza definite dall’Autorità Bancaria Europea (Europeanbanking authority - EBA) ed approvate dalla Commissione Europea.

La nuova classificazione dei crediti delineata dalla Banca d'Italia, è volta a garantire una valutazione più rigorosa dellaqualità degli attivi bancari , attuando un monitoraggio più rigido dei crediti ristrutturati ed oggetto di concessioni.

Nella sezione E della Nota integrativa inoltre sono riportate le informazioni di carattere qualitativo e quantitativoafferenti i rischi di credito, i rischi di mercato, i rischi di liquidità ed i rischi operativi, con l'indicazione delle politiche digestione e copertura poste in essere dalla banca.

Sono contenute in tale sezione anche le informazioni relative ai processi di cartolarizzazione.

Rilevanti sono le informazioni richieste dalla Circolare 262/2005 relativamente alla parte E della Nota integrativa nei paragrafi:

A.2 Classificazione delle esposizioni in base ai rating esterni ed interni;

A.3 Distribuzione delle esposizioni garantite per tipologia di garanzia;

B. Distribuzione e concentrazione delle esposizioni creditizie;

C. Operazioni di cartolarizzazione. 15

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IL COMPORTAMENTO E LE SCELTE POSTE IN ESSERE DAL SISTEMA BANCARIO ITALIANO NEL FINANZIAMENTO ALLE IMPRESE SOTTOPOSTE A PROCEDURE DI RISOLUZIONE DELLA CRISI

D'IMPRESA ALTERNATIVE AL FALLIMENTOIl Questionario somministrato alle unità campionarie prescelte è costituito da domande a risposta aperta che seguono unastruttura “ad imbuto”.

La sequenza si sposta, dunque da domande dapprima più generiche verso quesiti più specifici, al fine di consentire alsoggetto intervistato di focalizzare al meglio l’attenzione sul tema proposto ed agevola la raccolta di opinioni “nonmeditate”.

La somministrazione del questionario è avvenuta tramite modalità miste: sono state effettuate interviste dirette edinterviste telefoniche (o conference call) a Funzionari responsabili del settore restructuring degli enti creditizicoinvolti, con supporti di tipo cartaceo e Computer Assisted WEB Interviewing (CAWI).

Per garantire la tempestività e la comparabilità nell’analisi delle risultanze dell’indagine si è scelto di comprimere ilperiodo di somministrazione ad un solo semestre, nella fattispecie il II semestre del 2015.

Le unità selezionate per la formazione del campione appartengono alla categoria dei Gruppi Bancari residenti inItalia e sono, specificamente, le società a capo dei Gruppi stessi.

In termini assoluti, nella presente indagine, le Banche contattate ammontano a 9 (Capogruppo rispetto ai Gruppibancari di appartenenza) mentre i questionari effettivamente compilati e rilevanti ai fini dell’analisi delle risultanzesono 6.

Il campione al quale è stato somministrato il questionario rappresenta, rispetto alla variabile Crediti verso Clienti,il 61% della popolazione totale degli Istituti bancari Italiani, identificata rispetto al dato pubblicato da Bancad'Italia con riferimento ai bilanci chiusi al 31 dicembre 2014, con una percentuale di risposta complessiva pari al47% (su base totale della popolazione di riferimento).

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 1

1) Quando, all’interno della Banca, il credito verso una società viene considerato

“problematico” e quali sono le politiche di gestione dello stesso rispetto allelinee guida previste dalla Banca d’Italia?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 16) La Banca possiede un proprio sistema matematico econometrico per prevedere

lo stato di crisi delle società clienti basato sui dati storici di bilancio e sui datidel settore di appartenenza? Utilizza invece altri sistemi e/o si avvale di societàesterne?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 12) Quali sono le azioni immediate poste in essere dalla Banca nei confronti della

debitrice in caso di credito problematico?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 24) In caso di ipotesi di ristrutturazione ex art. 67 o 182 bis L.F. come si esplica e

che tempistica ha il processo decisionale della Banca?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 2

8) La lunghezza del processo decisionale ex art. 67 o 182 bis L. F. influiscesull’esito concorsuale della crisi?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 33) In caso di ipotesi di ristrutturazione del debito come si interfaccia la banca con

gli altri istituti creditori…?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 33) …e con l’advisor legale delle banche?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 47) Quali sono le ragioni che inducono a finanziare certi piani e non altri a

prescindere dalla condizione specifica del debitore? Quali sono gli indicatori dicongiuntura economica e finanziaria che pesano nell’analisi?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 47) Quali sono le ragioni che inducono a finanziare certi piani e non altri a

prescindere dalla condizione specifica del debitore? Quali sono gli indicatori dicongiuntura economica e finanziaria che pesano nell’analisi?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 59) Se la Banca aderisce ad un Gruppo Bancario le indicazioni fornite in precedenza

risultano valide ed uniformi sia per la Capogruppo che per le Banche aderenti o questeultime conservano una certa discrezionalità? In quest’ultimo caso in quali ambiti ed inche misura possono operare con criteri propri?

Unanimemente è stato rilevato come la gestione del gruppo (bancario o misto bancario edassicurativo) sia unitaria a livello di capogruppo con pieno coordinamento.

Le Direttive e le linee guida risultano essere valide per tutte le banche aderenti al Gruppo: icasi di disallineamento in merito alle procedure (seppur molto rari) vanno motivati econdivisi a livello di Capogruppo.

In particolare, in tema di classificazione dei crediti in termini di qualità degli stessi,eventuali differenze di classificazione devono necessariamente essere condivise e motivate,anche per necessario rispetto delle normative imposte dalla Banca d’Italia.

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 6

10) Quando la Banca “svaluta” il credito, muta il suo interesse nei confronti dellapossibilità di risanare l’impresa?

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 7 5) Qual è il comportamento della Banca in caso di presentazione di concordato

in bianco ex art 161 comma 6 L. F.? …

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QUESITI PROPOSTI: SEZIONE 7 5) ...La nomina del pre-commisario ha condizionato l’atteggiamento della

Banca? Se sì, in che modo?

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ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI (1/2)

La Legge Delega si propone di colmare l’attuale mancanza di una definizione giuridica del concetto di “crisi diimpresa” che, ad oggi, rappresenta il presupposto soggettivo per accedere alle procedure di risoluzione della crisialternative al fallimento, mutuandola dalla dottrina aziendalistica e definendola come “probabilità di futurainsolvenza”.

Già nel documento del 30 ottobre 2015, edito dal CNDCEC, denominato “Le Linee Guida sull’informativa evalutazione della crisi di impresa”, veniva sintetizzato efficacemente il rischio legato ad una definizione della crisiscollegata dalla dinamica aziendalista: “L’introduzione da parte del legislatore di definizioni non coordinate con larealtà imprenditoriale porterebbe ad una ancora più accentuata confusione e al rischio di valutazioni erronee da partedegli operatori, nonché potrebbe comportare disorientamento negli organi preposti al governo e controllo delle impresecollettive, con il rischio di non fare emergere effettivamente la crisi di impresa o di allargare le responsabilità senzabenefici per la collettività”..

Il CNDCEC nel suo documento inquadra la nozione di crisi come “incapacità corrente dell’azienda di generareflussi di cassa, presenti e prospettici, sufficienti a garantire l’adempimento delle obbligazioni già assunte e di quellepianificate”.

L’attenzione si deve quindi spostare sulla capacità di generare flussi di cassa del complesso aziendale realizzandoun efficace impairment test degli attivi sulla base di report prospettici, utilizzando consapevolmente i dati storicidi bilancio.

Le difficoltà insite nell’individuazione tempestiva dei segnali di crisi risultano da ogni punto di osservazione. Inparticolare, al punto di vista interno del vertice dell’impresa, ossia l’imprenditore, risulta evidente come lo stesso,soprattutto se non supportato da un adeguato sistema di governance in azienda, non riesca ad individuaretempestivamente i primi segnali di crisi e, di conseguenza, a tentare di comprendere ed arginare le cause che li hannoingenerati.

Inoltre è probabile che, anche se individuati, tali segnali vengano sottovalutati, soprattutto nelle conseguenze,insieme alla considerazione del timore che, comunicando le difficoltà alle controparti di riferimento, l’azienda venga,anziché supportata, ulteriormente danneggiata, sia in termini di accesso al credito sia di profilo reputazionale congli stakeholders, aggravando così lo stato di crisi e non ponendovi rimedio. A questo proposito va segnalata l’attenzioneposta dalla Legge Delega sulla confidenzialità che deve caratterizzare la procedura di allerta e di composizioneassistita della crisi.

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ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI (2/2)

Considerando, poi, l’informazione diffusa dall’azienda all’esterno del proprio perimetro è importante segnalarecome il bilancio, quando giunge nelle mani della banca è già datato. Inoltre, il bilancio potrebbe essere, anche inconsiderazione delle riflessioni esposte, falsato da politiche di bilancio che inficiano il valore dell’informazione inesso contenuta.

Non va inoltre sottovalutato come l’attuale struttura del bilancio di esercizio sia completamente carente sottoalmeno due punti di vista: in primo luogo è basata esclusivamente su dati storici, senza alcun obbligo diinformativa circa i dati prospettici, quanto meno relativi all’esercizio successivo. Inoltre, il fascicolo di bilancio, nellasua attuale composizione, trascura completamente l’aspetto finanziario della gestione, essendo il rendicontofinanziario del tutto inadatto a fornire informazioni circa la reale struttura finanziaria dell’azienda e, soprattutto, inrelazione all’andamento dei flussi finanziari attesi nel breve-medio periodo.

La legge delega, in particolare con la previsione dell’introduzione della Procedura di allerta, si proponeindubbiamente di favorire l’emersione anticipata della crisi con la finalità di garantire quanto più possibile laconservazione della realtà aziendale, anche attraverso l’obbligo di dotazione per le imprese di sistemi di budgeting ereporting ed il rafforzamento del sistema di controlli.

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ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI: POLICY IMPLICATIONS E SPUNTI FUTURI

La realtà empirica dimostra che la buona riuscita di un percorso di ristrutturazione dipende innanzitutto dalmomento in cui lo stesso viene posto in essere, ma anche che il protrarsi a lungo della definizione del processo dirisanamento implica frequentemente il cattivo esito della procedura.

Sull’eccessiva lunghezza del processo che spesso porta all’insuccesso del risanamento influisce anche l’eventualechiusura del “rubinetto bancario” con la sospensione dei fidi e le richieste di rientro.

La prima “medicina” per una società in crisi finanziaria non può che essere l’iniezione di liquidità, che deve essereeffettuata nella stragrande maggioranza dagli operatori finanziari in un quadro giuridico che dia loro certezza circala tutela della propria posizione, soprattutto in caso di esito funesto.

A tale proposito appare interessante il tema dei “finanziamenti ponte” posto all’attenzione della CommissioneRordorf dall’ABI nel corso dell’audizione del 2 dicembre 2015: “[…] si fa presente come appaia opportuno altresìintervenire sulle disposizioni in tema di finanziamenti-ponte, di cui all’art.182 quater, secondo comma, L.fall; talifinanziamenti potrebbero, infatti, rappresentare uno strumento utile per conciliare il fabbisogno finanziario dell'impresain stato di pre-crisi con l’esigenza della banca (interessata a sostenere l’impresa) di vedere tutelato il proprioinvestimento”.

L’ABI conclude la sua riflessione sul tema affrontando il delicato, ma fondamentale tema della prededuzione deifinanziamenti ponte: “ Il beneficio della prededuzione andrebbe preservato anche nel caso di mancata ammissione delconcordato o di mancata omologazione degli accordi di ristrutturazione, pur mantenendo le doverose garanzie ai finidella certa individuazione di tali finanziamenti …”.

In conclusione, la costruzione di un sistema di prevenzione della crisi fondata su un'ottica finanziariaprospettica, appare, allo stato dei fatti, la soluzione più idonea per garantire un maggior grado di solidità al sistemaimprenditoriale ed, in tal senso, il nuovo sistema di vigilanza adottato da Banca d'Italia in recepimento dei criteriproposti dall'EBA, la revisione dei Principi contabili internazionali di redazione del bilancio applicati dalsistema bancario e le opportunità di riforma della normativa fallimentare appaiono oggi come un'occasioneirrinunciabile.

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