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-UNESCO -Convenzione sulla Protezione e Promozione delle Diversità delle Espressioni Culturali Valentino Longo Indice 1

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Tesina su UNESCO più il caso della -Convenzione sulla Protezione e Promozione delle Diversità delle Espressioni Culturali.

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-UNESCO-Convenzione sulla Protezione e

Promozione delle Diversità delle Espressioni Culturali

Valentino Longo

Indice 1

– Indice

PARTE I – UNESCO 1 Storia 2 Lo Statuto

2.1 Il preambolo dello Statuto 2.2 Gli organi

2.2.1 La Conferenza Generale 2.2.1.1 Credentials Committee 2.2.1.2 Nominations Committee 2.2.1.3 Legal Committee 2.2.1.4 Headquartes Committee 2.2.1.5 General Committee

2.2.2 Il Consiglio Esecutivo 2.2.3 La Segreteria 2.2.4 I membri

2.3 Interpretazione 2.4 Le risoluzioni della Conferenza Generale 2.5 Gli incontri dell'UNESCO 2.6 I settori di lavoro

PARTE II - CASO 3 Caso

3.1 Introduzione 3.2 Obiettivi e principi guida 3.3 Misure 3.4 Cooperazione per lo sviluppo 3.5 Organi della Convenzione 3.6 Disposizioni finali

4 Biblio-sitografia

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1. Storia

L'UNESCO è uno degli organismi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). L'acronimo sta per Union Nation Education Science and Culture Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. È nata nel 1945, ma deriva da un percorso più ampio, che ha visto la nascita e la chiusura di altre organizzazioni rivolte ad una collaborazione internazionale per lo sviluppo dell'istruzione a livello globale e alla tutela dei minori. Il primo tentativo di cooperazione internazionale in merito, che ha dato il via alla nascita successiva dell'UNESCO, può essere fatta risalire alla prima guerra mondiale. Gli Stati, infatti, fecero un primo tentativo di accordo internazionale nell'ambito dell'istruzione, ma questo fallì miseramente. Fu grazie al grande sforzo del delegato belga Henri La Fontaine che nacque un primo Comitato della Società delle Nazioni sulla Cooperazione Intellettuale (CICI). Il primo incontro si ebbe in Francia nel 1922 ed era composto da 12 personaggi di altissima levatura intellettuale, tra cui si possono contare Marie Curie, Gilbert Murray e Albert Einstein. Fu qui che furono poste le prime importanti nozioni, in seguito riprese dall'UNESCO. L'Istituto Internazionale della Cooperazione Intellettuale iniziò il suo lavoro nel 1926 con l'aiuto del governo francese e supportati da una segreteria permanente. Per la prima volta un Comitato che si interessa di cultura, istruzione, educazione, scienza, ha una struttura propria che inizia a delinearsi e rendersi ufficiale e permanente. Altra nota importante è la nascita dell'International Bureau of Education (IBE) del 1925. L'attività di quest'ultimo continua tuttora, all'interno della segreteria dell'UNESCO. Da allora si susseguirono molte conferenze in merito, proprio sotto la spinta dell'Istituto Internazionale della Cooperazione Intellettuale. Con la Seconda Guerra Mondiale e la completa devastazione del sistema dell'istruzione, soprattutto per i paesi sotto l'occupazione nazista, gli Stati alleati decisero di riunirsi in una conferenza internazionale, la c.d. CAME (Conference of Allied Minister of Education) in cui parteciparono i rappresentanti di 8 governi in esilio e il Comitato di Liberazione Nazionale Francese, con l'obiettivo di orientare le politiche dell'istruzione nell'ottica della fine dello scontro armato. Era il 1942, e da allora si susseguirono altre conferenze che hanno visto un numero sempre maggiore di Stati partecipanti. Il passo finale si è avuto con la Conferenza Internazionale, tenutasi a Londra nel 1945, in cui fu istituito l'UNESCO. Alla sua costituzione nel 1945 parteciparono 47 Stati e fu firmata da 20 Stati nel novembre 1946. Secondo i firmatari la nuova organizzazione “deve proteggere la solidarietà intellettuale e morale dei minorenni” e “prevenire la formazione di una nuova guerra mondiale”. Sia la composizione politica mondiale del secondo dopo-guerra, sia la successiva guerra fredda, come anche la decolonizzazione e la dissoluzione dell'URSS, ha reso la componente degli Stati parte dell'UNESCO molto varia nel tempo. Basti pensare che alla dissoluzione (e quindi fuoriuscita dall'UNESCO) dell'URSS si sostituì nel 1992 la Federazione Russa con 12 nuove Repubbliche Sovietiche, e nei soli anni '60 vi aderirono ben 19 nuovi Stati africani. A causa di divergenze di opinioni politiche di vario tipo, inoltre, alcuni Stati decisero di ritirare la propria adesione all'UNESCO, in seguito riproposta, come il Sud-Africa (che restò assente dal 1957 al 1994), gli USA (1985 – 2003), Regno Unito (1986 – 1997) e Singapore (1986 – 2007).

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2. Lo Statuto

Lo Statuto dell'UNESCO è stato adottato nel 1945. Attraverso l'analisi dello Statuto è possibile rintracciare i principi che reggono l'organizzazione, la sua composizione burocratica e i ruoli degli organismi interni, come anche le regole dei rapporti con gli enti terzi (Stati, organizzazioni governative e ONG) e i rapporti con l'ONU. Le ultime pagine dello Statuto contano gli Stati membri e i membri associati al 30 ottobre 2007.

2.1 Il preambolo dello Statuto

I principi fondamentali che hanno portato alla nascita dell'UNESCO sono ricavabili dalle affermazioni contenute nel Preambolo dello Statuto. La prima affermazione del preambolo probabilmente racchiude in sintesi l'importanza della costituzione di un'organizzazione mirata alla salvaguardia dell'istruzione a livello globale.“[...] since wars begin in the minds of men, it is in the minds of men that the defences of peace must be constructed”.“[...] poiché le guerre hanno inizio nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”.La guerra che aveva preceduto la nascita dell'UNESCO era stata devastante per l'intero globo, e in maggior modo per quegli Stati che fino ad allora erano Stati i padroni indiscussi della politica mondiale. Stati Uniti e URSS emergono in maniera prepotente e la decolonizzazione ha dato un ulteriore forte colpo all'Europa permettendo la nascita di moltissimi nuovi Stati. Quindi nasce da una parte (Paesi occidentali) una forte volontà di impedire che si possa nuovamente verificare una guerra di tali proporzioni, dall'altra (Paesi socialisti e di nuova formazione) si vede la possibilità di poter influire in maniera forte nella politica internazionale.Negli altri punti vengono elencati i valori sui quali si dovrebbe fondare l'organizzazione e attraverso i quali è possibile evitare una nuova guerra, ma soprattutto un forte sviluppo globale, come l'abbattimento dell'ignoranza, che scaturisce inevitabilmente in odio razziale. Si esaltano i principi democratici della dignità, uguaglianza e reciproco rispetto. Inoltre si afferma che:“[...] a peace based exclusively upon the political and economic arrangements of governments would not be a peace which could secure the unanimous, lasting and sincere support of the peoples of the world”“una pace basata esclusivamente su accordi politici ed economici dei governi non può essere una pace che garantisca la globalità, la durevolezza e un effettivo supporto della popolazione mondiale”ma “[...] the peace must therefor be founded […] upon the intellectual and moral solidarity of mankind”“la pace deve quindi fondarsi sulla solidarietà morale ed intellettuale dell'umanità”.Vengono poi enfatizzati gli obiettivi che i membri si prefiggono, ossia uguali opportunità per tutti di essere istruiti e il libero scambio di idee e conoscenze.

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2.2 Gli organi

L'UNESCO è composto dalla Conferenza Generale, un Consiglio Esecutivo e una Segreteria.

2.2.1 La Conferenza Generale

La Conferenza Generale è composta da massimo 5 delegati per Stato Membro e segue una serie di importanti funzioni di politica e indirizzo dell'organizzazione, attraverso l'adozione di programmi di azione, i quali vengono trasmessi al Consiglio Esecutivo, eletto all'interno della Conferenza stessa. Si riunisce ogni 2 anni alla presenza di altri osservatori non membri attivi della Conferenza, come Stati non-membri, organizzazioni governative e non. Nelle votazioni ogni Stato membro ha un voto.All'interno della Conferenza Generale sono stati istituiti dei Comitati. Questi sono il: Credentials Committee; Nominations Commitee; Legal Committee; Headquarter Commettee; General Committee of the Conference.

2.2.1.a Credentials Committee

Il Comitato per le credenziali consta di 9 membri eletti dalla Conferenza Generale e il Presidente del Comitato viene eletto al suo interno. Questo Comitato ha il compito di analizzare e relazionare alla Conferenza generale le credenziali delle delegazioni degli Stati membri e degli associati, delle rappresentanze dell'ONU e delle agenzie specializzate, nonché degli osservatori inviati dagli Stati non-membri. Le credenziali non sono altro che le nomine dei delegati da parte dei massimi organi di Stato (Capo dello Stato, Capo del Governo, Ministro degli Affari Esteri). Per i Membri Associati le delegazioni devono essere nominate dalle autorità competenti (per “Membri Associati” v. par. “I membri”). Le credenziali devono essere fatte pervenire al Direttore Generale il quale le trasmette al Comitato che le valuta.

2.2.1.b Nominations Committee

Il Comitato per le nomine è composto da tutti i capi delegazione che partecipano alla Conferenza, il quale deve nominare un altro membro della sua delegazione che partecipa agli incontri e vota in sua vece. Il presidente del Comitato è eletto al suo interno. Dopo aver consultato il rapporto del Consiglio Esecutivo, deve proporre alla Conferenza Generale la lista di nomi eleggibili alla carica di Presidente e Vice-Presidente della Conferenza Generale. Inoltre deve proporre anche la composizione dei Comitati e delle Commissioni ed eventualmente indicare i possibili nomi dei rispettivi Presidenti e Vice-Presidenti (o comunque responsabili dei vari organi), che possono appartenere solo alle delegazioni degli Stati Membri.

2.2.1.c Legal Committee

Il Comitato legale è composto da 24 membri eletti dalla Conferenza Generale su proposta della Commissione per le nomine. I principali compiti del Comitato legale sono quelli di esaminare: le proposte di emendamento dello Statuto o delle regole presenti; gli articoli dell'Agenda (ordine del giorno) proposti dalla Conferenza Generale; i ricorsi dei redattori di disegni di delibere respinte dal direttore generale

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(secondo l'art.80 della sezione C dei “Basic texts”); questioni legali richieste dalla Conferenza Generale o qualsiasi altro suo organo. Un altro importante compito del Comitato legale è quello di decidere quale interpretazioni dello Statuto adottare.

2.2.1.d Headquartes Committee

L'Headquarters Committee è composto da 24 membri eletti per 4 anni dalla Conferenza Generale e la distribuzione geografica dei membri deve rispettare quella del Consiglio Esecutivo. Al suo interno viene creato un'Agenzia di cui fanno parte il Presidente, due Vice-Presidenti, un Rapporteur (penso sia un membro con funzioni di Segretario) e due membri che rappresentano i gruppi geografici. L'Headquarter Committee collabora con il Direttore Generale nel coordinare le politiche organizzative e può indicare quelle linee guida e raccomandazioni che reputa migliori. Inoltre deve riportare alla Conferenza Generale i programmi messi in atto e quelli futuri dell'Headquarter.

2.2.1.e General Committee

Il Comitato generale è composto dal Presidente e dal Vice-Presidente della Conferenza e dai Presidenti delle varie Commissioni e Comitati. I suoi compiti sono di fissare le date delle Conferenze, coordinare i lavori della Conferenza e delle sue Commissioni e analizzare le richieste di introduzione di nuovi punti all'ordine del giorno.

2.2.2 Il Consiglio Esecutivo

Il Consiglio Esecutivo è eletto nella Conferenza Generale e consta di 58 Stati membri eletti anche in funzione della diversità di culture e provenienza geografica. I compiti principali del Consiglio Esecutivo sono: preparare l'agenda per la Conferenza Generale; esaminare i programmi di lavoro dell'organizzazione e corrispondere un budget adeguato al raggiungimento degli obiettivi; è responsabile del raggiungimento degli obiettivi dell'Organizzazione.Per statuto il Consiglio Esecutivo si deve riunire almeno 2 volte l'anno e deve riportare alla Conferenza Generale i rapporti sulle attività dell'Organizzazione. Per adempiere ai suoi compiti può avvalersi delle relazioni consultive di altre organizzazioni internazionali e può richiedere il parere della Corte Internazionale di Giustizia per questioni legali. Al suo interno, il Consiglio Esecutivo ha una serie di Comitati e Commissioni che supportano il suo lavoro nei vari ambiti. I Comitati e le Commissioni permanenti sono la Commissione Amministrativa e Finanziaria, la Commissione Programma e Relazioni Esterne, un Comitato Speciale, il Comitato sulle assemblee e le raccomandazioni e il Comitato per le Organizzazioni Internazionali Non-Governative.

2.2.3 La Segreteria

Fanno parte della Segreteria dell'UNESCO il Direttore Generale e lo staff della segreteria. Il Direttore Generale è nominato dal Consiglio Esecutivo e approvato dalla Conferenza Generale e la sua durata in carica è di 4 anni. Il Direttore Generale rappresenta ufficialmente il capo amministrativo dell'Organizzazione. Partecipa a tutte le sedute della Conferenza Generale, del Consiglio Esecutivo e dei Comitati dell'Organizzazione formulando proposte e riportando i rapporti dei lavori

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dell'Organizzazione.

2.2.4 I membri

Oggi gli Stati membri dell'UNESCO sono 193 con l'aggiunta di 7 membri associati.I membri associati riguardano quei territori o gruppi di territori che non hanno responsabilità nella condotta delle loro relazioni internazionali e possono essere ammessi con votazione a maggioranza dei 2/3 dei votanti alla Conferenza Generale. I rapporti con l'Organizzazione delle Nazioni Unite sono molto stretti, anche in merito all'accettazione dei membri. Infatti gli Stati parte dell'ONU possono essere ammessi automaticamente all'UNESCO, e Stati espulsi dall'ONU vengono automaticamente espulsi dall'UNESCO. Gli Stati non parte dell'ONU, invece, possono essere ammessi all'UNESCO con raccomandazione del Consiglio Esecutivo (Executive Board) e approvazione dei 2/3 della Conferenza Generale. Ogni Stato Membro, inoltre, può designare un Delegato Permanente all'Organizzazione, il quale deve presentare le sue credenziali al Direttore Generale dell'Organizzazione.L'UNESCO chiede ad ogni Stato di rapportare le necessità interne su fattori inerenti l'istruzione e la cultura, magari istituendo delle Commissioni Nazionali nelle quali collaborano insieme al governo nazionale, anche altre organizzazioni sociali che si occupano dei temi dell'Organizzazione. Per perseguire gli obiettivi prefissati dall'UNESCO, quindi, ogni Stato parte si è fatto carico di istituire una Commissione in cui prendono parte, oltre agli enti governativi, anche i principali organi che si interessano di educazione, scienza e cultura. Gli obiettivi primari delle Commissioni Nazionali, riprendendo quindi, anche quelli dell'UNESCO, sono in primo luogo, quelli di garantire la pace e la sicurezza della popolazione attraverso anche lo scambio di conoscenze, l'apprendimento delle necessità della popolazione e quindi ridurre il divario culturale con le parti meno abbienti. Anche le Commissioni Nazionali possono avere una loro rappresentanza all'interno della Conferenza Generale e anche del Consiglio Esecutivo. Oggi tutti gli Stati membri hanno costituito una Commissione Nazionale per l'UNESCO. I governi degli Stati membri, inoltre, designano uno o più delegati ai rapporti tra lo Stato e l'UNESCO, e inoltre ogni Stato deve rendere all'Organizzazione i propri rapporti sulle leggi, regole e statistiche riguardanti i propri istituti e le proprie attività educazionali, scientifiche e culturali. Un altro strumento che gli Stati adottano per una maggiore collaborazione con gli organismi centrali dell'Organizzazione e in particolare con la Segreteria dell'UNESCO, è la Delegazione Permanente per l'UNESCO. Di norma questa Delegazione è presieduta da personaggi con status di diplomatico.Ultimamente l'UNESCO si sta orientando verso una politica di influenza degli organi di governo nazionali, sia a livello statale, sia locale, così da poter portare avanti più facilmente le politiche tipiche dell'Organizzazione e per poter avere una migliore monitorizzazione delle situazioni.

2.3 Interpretazione

In merito alla giurisprudenza internazionale e in special modo a eventuali contese tra gli Stati, l'art. XIV della parte A dello Statuto dell'UNESCO indica come metodo di dissoluzione delle controversie in merito a interpretazioni del testo, il ricorso obbligatorio alla Corte Internazionale di Giustizia o un tribunale arbitrale. Tali giudizi hanno un carattere vincolante per gli Stati che ne richiedono l'opinione.

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2.4 Le risoluzioni della Conferenza Generale

La Conferenza Generale decide quale metodo adottare per redigere e promulgare una risoluzione. Per prassi i più utilizzati sono le “dichiarazioni”, le “carte” o altri strumenti standard simili, e sono decisi di volta in volta sulla base di suggerimenti del Direttore Generale o del Consiglio Esecutivo o di altro organo interno. La Conferenza Generale può chiedere al Consiglio Esecutivo di sottoporgli un disegno di dichiarazione così da poterla analizzare tenendo comunque in considerazione le osservazioni del Consiglio Esecutivo. La dichiarazione, carta o altri strumenti sono adottati dalla Conferenza Generale attraverso una risoluzione e si cerca sempre di ottenere il più ampio consenso possibile. È, invece, compito del Direttore Generale, rendere tale strumento il più pubblico e consultabile possibile, redatto anche in altre lingue, o almeno le principali della Conferenza (Arabo, Russo, Spagnolo, Inglese, Francese, Cinese).

2.5 Gli incontri dell'UNESCO

L'UNESCO, al fine di una massima partecipazione ai programmi che emana e per cercare il più possibile di pubblicizzare i propri obiettivi, convoca tutta una serie di incontri. Esistono diverse tipologie di meeting, che si possono suddividere in due categorie, quelle di tipo rappresentativo, e quelle di tipo non-rappresentativo. Il primo riguarda quegli incontri in cui ogni ente parte (Stato, ONG, ente-governativo, ecc.) è rappresentato da un delegato che ha pieni poteri nell'incontro in questione. Differentemente gli incontri non rappresentativi vedono questa figura nei soli panni privati. I meeting rappresentativi si possono dividere in: 1) Internazional conferences of States; 2) Intergovernmental meetings other than internazional conferences of states, 3) Non-governmental conferences. Mentre i non-rappresentativi sono 5: 1) International congresses; 2) Advisory committees; 3) Expertal Committees; 4) Seminars, trainig and refresher courses; 5) Symposia.

2.6 I settori di lavoro

I programmi che l'UNESCO intende portare avanti sono molti, tutti basati sui principi di sviluppo delle conoscenze, cooperazione e pace, nonché la promozione dei diritti umani e delle genti. Le tematiche principali che persegue riguardano 5 materie di grande rilevanza: Educazione, Scienze Naturali, Scienze Umane e Sociali, Cultura, Comunicazione e Informazione. Il lavoro dell'UNESCO su questi temi mette in atto quelli che sono stati definiti dalla Comunità Internazionale come gli Obiettivi dello Sviluppo del Millennio. Al fianco di questi, che sono i principali programmi dell'Organizzazione, si aggiunge una serie di molti altri obiettivi c.d. “speciali” e riguardano: 1) il cambiamento climatico, 2) la cultura della pace, 3)il dialogo tra i popoli, 4) l'educazione sostenibile, 5) lo sviluppo, 6) la previdenza e la prevenzione, 7) l'uguaglianza di genere, 8) HIV e AIDS 9) ICT, 10) “Priorità Africa”, 11) Linguaggio e Multilinguismo, 12) Pesi meno Sviluppati, 13) Sistemi di ricerca nazionali, 14) Dopo-guerra e dopo-disastro, 15) “Risposte”, 16) Scienze dell'educazione, 17) Gioventù.La distinzione dei settori di lavoro, però, non va fatta solo sulle tematiche, ma anche sulle aree geografiche. Un elemento da sempre tenuto in considerazione dall'UNESCO è proprio la diversità socio-culturale delle diverse aree geografiche e ha sempre promosso forti collaborazioni tra le parti e voluto una presenza ai lavori di tutte le aree (basti pensare che il Consiglio Esecutivo è composto da rappresentanti di tutte le regioni del mondo). Principalmente la differenziazione che viene fatta all'interno dell'Organizzazione vede le seguenti regioni: Africa, Stati Arabi, Asia e Pacifico, Europa

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e Nord America, America Latina e Caraibi.

3. Caso

La Convenzione sulla Protezione e Promozione delle Diversità delle Espressioni Culturali

3.1 Introduzione

La Convenzione sulla protezione e la Promozione delle Diversità delle espressioni Culturali è stata approvata dall'UNESCO nella Conferenza di Parigi del 20 Ottobre 2005. Questa Convenzione fa parte di uno dei micro-obiettivi che l'UNESCO porta avanti, impostata all'unisono con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Nel settembre del 2000, infatti, i 191 Stati parte dell'ONU hanno firmato la Dichiarazione del Millennio, in cui sono contenuti 8 principali obiettivi:

1) sradicare la povertà estrema e la fame2) garantire l'educazione primaria universale3) promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne4) ridurre la mortalità infantile5) migliorare la salute materna6) combattere l'HIV/AIDS, la malaria e altre malattie7) garantire la sostenibilità ambientale8) sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo

La Convenzione sulla Protezione e la Promozione delle Diversità delle Espressioni Culturali, vuole inserirsi, in special modo nel primo punto, indicando le diversità culturali integrate nelle politiche nazionali e internazionali di sviluppo, come elemento necessario poiché caratteristica essenziale dell'umanità. Infatti l'eterogeneità della società è un elemento importante per la pace e la sicurezza a livello locale, ma anche oltre-confine. Per questo va promosso l'integrazione delle culture e il rispetto delle diversità. Le potenzialità di questa caratteristica sono elevate, in special modo nella possibilità di aumentare il numero di scelte possibili, come anche di costruire un benchmark ottimo che attinge dai pregi di tutti. Per rendere possibile ciò è necessario uno sviluppo della libera circolazione delle conoscenze e delle idee, le quali possano raggiungere tutte le popolazioni e realizzare una base di conoscenze fertile, da cui poter costruire uno sviluppo sostenibile globale. La Convenzione ha un suo predecessore, sempre all'interno dell'UNESCO: la Dichiarazione Universale dell'UNESCO sulla Diversità Culturale, adottata all'unanimità nel 2001. Al suo interno, oltre all'esaltazione della diversità culturale come patrimonio dell'umanità e base solida per uno sviluppo globale, espone un piano d'azione che gli Stati parte si impegnano a seguire. In questo piano d'azione si vogliono approfondire le tematiche della diversità culturale, tanto nazionali quanto internazionali e come poterle difendere. Anche le scuole devono essere parte attiva nell'insegnamento del valore positivo della diversità culturale.Altri elementi che emergono dalla Convenzione riguardano in particolar modo anche le

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diversità linguistiche, la salvaguardia della donna e delle minoranze, i diritti della proprietà intellettuale, come il divario tra paesi ricchi e poveri che tende sempre ad aumentare, soprattutto con l'evoluzione dei mezzi di formazione e informazione.

3.2 Obiettivi e principi guida

All'art.1 della Convenzione sono elencati 9 obiettivi:

1. proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali;2. creare le condizioni che permettano alle culture di svilupparsi ed interagire

liberamente in modo da arricchirsi reciprocamente;3. incoraggiare il dialogo tra le culture al fine di assicurare degli scambi culturali

più intensi ed equilibrati nel mondo, per favorire il rispetto interculturale ed una cultura della pace;

4. stimolare l'interculturalità al fine di sviluppare l'interazione culturale nello spirito di costruire ponti tra i popoli;

5. promuovere il rispetto della diversità delle espressioni culturali ed accrescere la presa di coscienza del suo valore a livello locale, nazionale ed internazionale;

6. riaffermare l'importanza del legame tra cultura e sviluppo per tutti i Paesi, in particolare per i Paesi in via di sviluppo, ed incoraggiare le azioni condotte sul piano nazionale ed internazionale affinché sia riconosciuto il vero valore di questo legame;

7. riconoscere la natura specifica delle attività, dei beni e dei servizi culturali, in quanto portatori d'identità, valori e significati;

8. riaffermare il diritto sovrano degli Stati di conservare, adottare ed attuare le politiche e le misure che essi giudicano appropriate per la protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali sul loro territorio

9. rafforzare la cooperazione e la solidarietà internazionali in un contesto di partenariato al fine, in particolare, di accrescere le capacità dei Paesi in via di sviluppo di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali.

Ogni Stato può decidere se e come adottare questi obiettivi e il modo in cui intende perseguirli. La volontà di agire verso lo sviluppo e la protezione delle diversità culturali, non è vincolante per gli Stati, come invece, lo sono i diritti umani. Obiettivamente per conseguire questi obiettivi lo Stato deve tenere in considerazione anche e soprattutto i diritti umani e le libertà fondamentali come quella d'espressione, d'informazione e di comunicazione. Nel momento in cui uno Stato volesse, però, attuare delle politiche interne volte al perseguimento degli obiettivi della Convenzione che risultassero in contrasto con i diritti citati nella Carta delle Nazioni Unite, questo violerebbe una norme fondamentale del diritto internazionale, con conseguente responsabilità internazionale. Capita spesso, inoltre, che parti della popolazione non vengano considerate nella politica interna, a volte per volontà degli enti governativi che intendono in questo modo emarginare (ed estinguere) le minoranze. Con la Convenzione si vogliono, invece, tutelare tutte le culture, anche le minoranze. Le culture più deboli, soprattutto quelle dei PVS devono essere in maggior modo sostenute tramite la cooperazione internazionale, così da permettere anche a loro di rafforzare i loro mezzi di espressione culturale e di esportarlo al resto del mondo. Importante a tal proposito è il duplice aspetto della cultura, quello della conoscenza e quello economico. Per entrambe la Convenzione attribuisce a tutti gli individui e tutti i popoli il diritto fondamentale di parteciparvi e di goderne. Quando gli Stati intendono applicare norme interne rivolte agli obiettivi della Convenzione devono tenere in considerazione tutte le culture e favorire il loro sviluppo.

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3.3 Misure

Gli Stati possono adottare diverse misure per proteggere e promuovere le diversità delle espressioni. Innanzitutto possono approvare delle norme in merito o comunque misure che mirano ad offrire delle opportunità per le attività di produzione culturale. Altre misure possono essere di carattere finanziario, appoggiando finanziariamente le “industrie culturali” nazionali pubbliche e private incoraggiando e tutelando gli artisti e i professionisti della cultura nel promuovere il libero scambio e la libera circolazione delle idee e delle conoscenze. Elemento importante della Convenzione è l'impegno da parte degli Stati di incoraggiare gli individui e i gruppi sociali a sviluppare le proprie espressioni culturali, avendo una maggiore attenzione ai bisogni particolari delle donne e delle minoranze. Una parte rilevante nella Convenzione riguarda la salvaguardia di quelle minoranze che sono esposte a rischio di estinzione, per le quali gli Stati possono adottare tutte le misure necessarie per proteggerne le espressioni culturali, qualora, ovviamente, non venissero a contrastare con le disposizioni della Convenzione stessa. Le Parti devono ogni quattro anni, tramite i rapporti nazionali per l'UNESCO, riportare le informazioni sulle misure e sui programmi adottati per raggiungere gli obiettivi della Convenzione. È Importante, inoltre, che gli Stati si facciano carico di istruire la popolazione sull'importanza della salvaguardia delle diversità di espressioni culturali, attraverso anche programmi scolastici adeguati e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, oltre che dando la possibilità di partecipare anche alla popolazione civile di partecipare a questi programmi.

3.4 Cooperazione per lo sviluppo

A livello internazionale, proprio per aumentare e sviluppare la libera circolazione delle idee e delle conoscenze è auspicabile rafforzare gli accordi con gli altri Stati, attraverso una sempre più intensa attività di cooperazione internazionale. Una buona collaborazione tra Stati può portare notevoli vantaggi ad entrambi, sia per lo scambio di culture e la collaborazione sotto il profilo di produzione e distribuzione delle attività culturali, sia per la scelta delle strategie da adottare. È importante anche integrare la diversità culturale nelle politiche di sviluppo, a tutti i livelli. Secondo la Convenzione, promuovere la cultura e le sue diversità crea le condizioni per uno sviluppo più ampio. Uno sviluppo, però, che deve pur essere sostenibile. Come base di partenza per tale operazione la Convenzione ha deciso di costituire un Fondo Internazionale per la Diversità Culturale, utilizzabile insieme ad altre forme di assistenza finanziaria o comunque di aiuti pubblici allo sviluppo. A partecipare al Fondo Internazionale per la Diversità Culturale sono gli Stati che contribuiscono con donazioni volontarie, l'UNESCO nell'allocazione di parte dei suoi fondi, altri enti attraverso contributi o donazioni, gli interessi maturati sulle risorse del Fondo, raccolte fondi ad hoc e ogni altro tipo di risorsa secondo le norme finanziarie dell'UNESCO. Da parte sua, l'Organizzazione si impegna a facilitare la raccolta, l'analisi e la diffusione di tutte le informazioni statistiche pervenutegli dai report nazionali e confrontando e promuovendo i metodi migliori.

3.5 Organi della Convenzione

Al suo interno, la Convenzione consta di due organi: la Conferenza delle Parti e il Comitato Intergovernativo. La Conferenza delle Parti è l'organo plenario e supremo della convenzione. Si riunisce ogni due anni, possibilmente in contemporanea alla

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Conferenza Generale dell'UNESCO. Tra i compiti c'è quello di eleggere il Comitato Intergovernativo, ricevere ed esaminare i rapporti degli Stati, approvare le linee guida operative e adottare ogni misura necessaria per promuovere gli obiettivi della Convenzione. Il Comitato Intergovernativo, invece, è composto da 18 Stati Parte della Convenzione eletti per 4 anni e si riunisce una volta l'anno. I suoi membri sono eletti cercando di mantenere il più possibile la ripartizione geografica e la rotazione. I suoi compiti sono di promuovere gli obiettivi della Convenzione, preparare (per sottoporre alla Conferenza delle Parti) le linee guida per l'attuazione delle disposizioni della Convenzione e analizzare e trasmettere alla Conferenza i rapporti nazionali pervenuti. Gli organi della Convenzione sono assistiti dal Segretariato dell'UNESCO.

3.6 Disposizioni finali

In caso di controversie tra le Parti, queste sono invitate a risolvere la controversia tramite l'istituto della negoziazione. Qualora non riuscissero a trovare un accordo possono ricorrere ai buoni uffici, o richiedere la mediazione di un terzo. In caso di non raggiungimento dell'accordo neanche in questo secondo caso, possono esaminare in buona fede la proposta di soluzione della Commissione di Conciliazione. Al momento della ratifica, accettazione, approvazione o adesione ogni Stato può dichiarare di non riconoscere la procedura di conciliazione prevista. Tale dichiarazione può essere ritirata in qualsiasi momento.L'entrata in vigore della Convenzione risale al 18 marzo 2007, cioè tre mesi dopo il raggiungimento della trentesima ratifica (art. 29, par. 1 della Convenzione).Vista la mancanza della non accettazione della ratifica all'interno della Convenzione, c'è la possibilità per gli Stati di richiederla. È stato il caso di alcuni Stati come l'Argentina, che richiede una riserva in merito all'art. 27 par. 2 della Convenzione, dichiarando che “La Repubblica Argentina considera che l'art. 27, paragrafo 2, della Convenzione non è applicabile nei confronti dei territori che sono soggetti di una disputa di sovranità riconosciuta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite tra due Stati Parte della convenzione”. Si può notare anche un altro tipo di riserva, quella interpretativa, formulata dall'Australia rispetto all'art.16 che cita “L'Australia dichiara di considerare che l'obbligo nell'art.16 sui paesi sviluppati di 'facilitare gli scambi culturali con i Paesi in via di sviluppo accordando, attraverso strutture istituzionali e giuridiche adeguate, un trattamento preferenziale agli artisti e ad altre figure professionali ed operatori culturali, nonché ai beni e servizi culturali provenienti dai Paesi in via di sviluppo' non è intesa in riguardo al contenuto o all'interpretazione della legislatura, dei regolamenti, delle norme o criteri interni collegati all'idoneità per visti o permessi per l'immigrazione, o l'esercizio della discrezionalità della legislatura, dei regolamenti o in merito a norme e criteri”.Ad oggi gli Stati firmatari della Convenzione sono 110 più la Comunità Europea. L'ultimo Stato a firmare la Convenzione è stata la Repubblica di Corea il 1 aprile 2010, mentre l'Italia ha ratificato la Convenzione, tramite ratifica in forma solenne attraverso la legge parlamentare n°19 del 19 febbraio 2007.

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4. Biblio-sitografia

Per la parte I - UNESCOSito dell'UNESCOhttp://www.unesco.org“Basic Texts” (UNESCO, 2008)

Per la parte II – CASOSito della Convenzionehttp://portal.unesco.org/en/ev.php-URL_ID=31038&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html“legge n°19 del 19/02/07” (Parlamento Italiano, 2007)

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