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1 UNA SITUAZIONE IMBARAZZANTE Commedia comico brillante in due atti di Corrado Sancilio Personaggi e interpreti in ordine di apparizione Maria (la moglie) Luigi (il nonno) Nicola (il marito) Gianni Brambilla (il vicino di casa) dott. Pacecotta (Direttore del cimitero) la segretaria del dott. Pacecotta

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UNA SITUAZIONE IMBARAZZANTE

Commedia comico brillante in due atti di

Corrado Sancilio Personaggi e interpreti in ordine di apparizione Maria (la moglie) Luigi (il nonno) Nicola (il marito) Gianni Brambilla (il vicino di casa) dott. Pacecotta (Direttore del cimitero) la segretaria del dott. Pacecotta

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A T T O 1° La scena si svolge nella cucina del protagonista di nome Nicola di origine pugliese. Sua

moglie, Maria è, invece, lodigiana. Maria è una casalinga che ama molto cucinare le pietanze della

regione d’origine del marito – la Puglia. In casa assieme ai due coniugi, vive Luigi, un vecchietto

arzillo, padre di Maria, vedovo da una ventina d’anni. L’arredo è quello tipico di una cucina

modesta. Sullo stesso pianerottolo abita il signor Brambilla, un giovane single, spesso in rispettoso

conflitto con Nicola per questioni condominiali. Le diatribe tra i due coinquilini, sono frequenti, ma

mai esagerate. Si apre il sipario. Maria è, come al solito, dedita a preparare qualcosa di buono in

cucina. Il piatto del giorno è pasta fresca fatta in casa (orecchiette), con le cime di rape, tipico

piatto pugliese. Il vecchio Luigi è seduto, con il suo inseparabile bastone, nei pressi del tavolo della

cucina che sorseggia un bicchiere di vino.

Maria (Più indaffarata che mai nei preparativi per il pranzo, occupa la scena in

continuo movimento. Quindi con tono pacato si rivolge all’anziano padre) Ma quando la smetterai di bere fuori dai pasti. Cerca di vivere questi anni che ti rimangono senza rovinarti la salute. Con tutti gli acciacchi che hai dovresti essere più prudente. L’alcol ti fa male, e questo lo sai benissimo.

Luigi (Alterna le battute parlando in italiano e in dialetto)

Meglio un bel bicchiere di latte d’uva che le cime di rape. Il vino è salute. Cara la me fioela. La cima di rapa ti distrugge lo stomaco. Senti che puzza (e giù una smorfia di disgusto).

Maria (Visibilmente seccata)

Ma taci. Non dire stupidate. La verdura aiuta. Soprattutto per chi, come te, soffre di stitichezza. Non dimenticarti che sei avanti con gli anni ……..

Luigi (Interrompe la Maria con tono deciso)

.......Perché. Mi hai forse visto qualche volta in bagno sotto sforzo? Al

massimo avrò lanciato qualche grido, ma giusto per essere in regola con l'età.

Maria Papà, non dimenticarti che sei avanti con gli anni …….. Luigi (Interrompe)

…... e senza mai avere una malattia. (Pausa di riflessione. Quindi...)

Anzi una l’ho avuta. Il sesso. Quel che adesso me manca. Ma Tonino el Barbera mi ha detto che ora esiste una cura per ….. raddrizzare la situazione.

(Abbassando lo sguardo) Ti sei rintanato senza riguardo. Che figura di ……………..

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Maria (Lo interrompe per evitare che completi la frase)

Ma smettila. Non dire le tue solite scemate. Il sesso. Alla tua età. Ma ti sei guadato allo specchio? Ma non vedi che ti manca persino il respiro.

Luigi (Di rincalzo con tono seccato) Ma non la forza. L'altra sera, giù da

Tonino el barbera, la Rosina mi guardava con certi occhi da mangiarla viva. E che poppe! (A questo punto imitando una nota pubblicità) Io ho detto: sta buona lì, te lo do io il................

Maria (Lo interrompe per evitare che completi la frase)

……no papà. Per favore smettila. Ma cosa vuoi dare tu. Bel soggetto sei andato a tirare in ballo. Tonino el Barbera. A quello più che le analisi del sangue dovrebbero fargli l’analisi del vino. E’ sempre ubriaco. Quante cretinate dici. Ma ti rendi conto almeno di quello che dici? Ma lo sai che alla tua età sono altri i pensieri che devi avere. E lui pensa al sesso. Al cesso devi pensare, altro che al sesso.

Luigi (Piuttosto seccato)

Ma che cesso e cesso. Alla mia età si può anche fare a meno. Maria Ma va là. Pensa piuttosto a come risolvere certi problemi di eredità

che sono rimasti ancora in sospeso dalla morte della mamma.

Luigi C'è tempo. Per certi problemi c’è tempo. Voglio pensarci bene, prima

di prendere una decisione. Per ora sono altri i miei problemi. Maria E cioè?

Luigi Come fare per affrontare la disfatta di Caporetto. (A questo punto

abbassa lo sguardo) Una ritirata. Una tragica ritirata.

Maria (Sempre indaffarata nelle sue faccende di cucina)

Continua pure a dire stupidate papà. Guarda che c’è poco da pensarci. Non hai tante soluzioni tra cui scegliere. O ti liberi subito di quella proprietà o per me sarà un peso se tu dovessi …….

Luigi (Interrompe più che mai stizzito)

…... sta tranquilla. Non è arrivata ancora l’ora per me. Se me manca il sesso, non me manca l’appetito. Pulenta e usei. (Breve pausa e..) Però

è meglio lasciar stare gli uccelli. Maria (Di rincalzo)

Sicuro. Su questo hai ragione. E che appetito! Avere una certa età e mangiare come un ventenne….. Non so se mi spiego. Meglio farti fare un abito dal sarto che ……..

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Luigi (Comincia a innervosirsi)

…... che andare al supermercato a fare la spesa con i soldi della mé pensiòn. L’è vera?

Maria (Risponde con pazienza)

Guarda papà che i soldi della tua pensione li sto utilizzando per comprare quel piccolo pezzo di terra al cimitero. Altro che utilizzarli per andare a fare la spesa. Qui si tratta del tuo futuro……

Luigi Del mé futuro al camposanto, vorresti dire. Che canunàda!

Maria Data la tua età bisogna pure pensare a quello. Quel terreno è

un’occasione da non perdere. Luigi (Di rincalzo)

A proposit. El me futuro lo voglio accanto alla me Mariuccia. Almeno me se porti rispetto da mort.

Maria (Con serafica calma)

Perché? Vuoi forse dire che non ti portiamo rispetto? Vuoi forse negare che ti curiamo, ti laviamo, ti aiutiamo a metterti a letto? Vuoi forse negare le tante volte che Nicola viene chiamato da Giuanin per venirti a prendere dal bar per via di qualche bicchierino di troppo? Vuoi forse negare che contribuiamo al tuo mantenimento? Vuoi forse negare tutto questo?

Luigi (Che continua con le provocazioni)

Ma io non ho mai chiesto l’aiuto del tò òm. (Con sarcasmo) Quel trullo.

Maria (La prende come un’offesa)

Papà!!! Che Nicola sia nato in un trullo, questo non ti autorizza ad offenderlo. Lui è diverso. Del resto Alberobello, dove Nicola è nato, è una cittadina famosa proprio per i trulli. Vacci piano con le offese. Lo sai che Nicola ci rimane male quando parli così. Va bene che per l’età che hai ti si può perdonare tutto, ma non per questo devi esagerare.

Luigi (Sempre in vena di provocazioni)

Ma l’è sèmper un terun. E questo non puoi negarlo.

Maria E allora? E con questo cosa vorresti dire. E’ un tesoro di marito.

Sempre premuroso, presente con i figli, onesto, attento alle spese. Non ci fa mancare mai niente. Mai una parola di troppo. Rispettato sul lavoro. Tu piuttosto. Sempre pronto a punzecchiarlo, a fargli pesare la tua presenza. Uè nònu. Datti una regolata. Quando è troppo, è troppo.

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Luigi (Di rincalzo)

Ah! Adesso sono io che devo darmi una regolata. Ma lasciami in pace e pensa a far bene le orecchiette, condite con quelle puzzolenti cime di rape per il tuo bel terun. Io preferisco la mia polenta innaffiata con l’osso buco. Un buon bicchiere di barbera, e via a letto. (A questo punto entra Nicola con una lettera in mano che la lascia cadere sul

tavolo vicino al nonno. L’anziano Luigi non si lascia sfuggire occasione per

lanciare battute al genero).

Tel chi el figlio di Federico II° re della Murgia.

Nicola (Non lascia cadere nel vuoto la provocazione del nonno)

Altro che re della Murgia. Ti devi sciacquare la bocca quando parli di Federico II°. Un grande re. Figlio di quel Federico I° detto il Barbarossa, che poi guarda caso è il fondatore della tua bella città di Lodi. Come vedi, nonostante così diversi io e te siamo uniti dalla storia.

Luigi (Di rincalzo)

Che disgrazia. Non mi piace. Sono tutte fantasie. Sono maldicenze, vaccate che voi terun avete messo in giro per conquistare il nord. Ma noi resisteremo.

(Quindi con disgusto) Uniti dalla storia. Che vaccata questa storia!

Nicola Ma smettila. Altro che maldicenze o vaccate. Abbiamo il Castel del

Monte a testimoniare l’amore del grande re per la Puglia. Pensa nonu che lo chiamavano "Filius Apuliae", "Figlio di Puglia". E sai perchè? Perché gli piaceva tanto soggiornare da noi in Puglia. Su quelle stupende alture della Murgia, nei pressi di Santa Maria del Monte. Belle zone per la caccia. Cosa che lui amava tanto.

Maria (Sempre indaffarata)

Ma non stargli dietro. Una parola tira l’altra e di questo passo si rischia di finire come al solito in una interminabile discussione.

Luigi (Dispiaciuto per queste precisazioni)

Però veniva a spassarsela da noi in Lombardia. E gli piaceva il barbera. Guarda caso proprio quel che pias a mi. Altro che la caccia. So io a caccia di chi andava il tuo "figlio de puta" o come voi alter lo chiamate.

Nicola “Filius Apuliae”. Figlio di Puglia. Non offendiamo nonu. Devi lavarti i

denti prima di pronunciare il nome del nostro imperatore. Ah già. Ma tu non hai più i denti.

Luigi Ma sono di bocca buona se è per questo. Una bocca che profuma de

barbera. (E giù un'alitata in direzione di Nicola)

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Nicola (Senti, senti.) Sembri una botte di mosto. Lascia stare il vino. Alla tua

veneranda età ci vorrebbe una buona tazza di latte caldo, con qualche lingua di gatto, così da mantenerti leggero ed essere pronto per alzarti ancora una volta all’indomani mattina. Che bella vita eh nonno. (Segue un allusivo invito) Aggrappati finché hai forza.

Luigi Uè trullo. E’ il vin brulè che mi dà forza. Non ho bisogno di latte caldo

col biscottino io. Solo il latte d’uva fa miracoli. L’àlter dì g’ho fài le analisi. Vuoi sapere cosa mi ha detto el dutùr. Tutto bene Gigi. Eccellente. Dal risultato delle analisi risultano tracce di sangue nelle tue vene. Questa è la me forza. Il vino.

Maria (Rivolta al nonno) Non pensare sempre al vino papà. Sta buono. Guarda che il medico con quella battuta voleva dirti di non esagerare col vino.

(Quindi rivolta al marito).

Cos’è quella lettera che hai portato?

Nicola Era nella cassetta della posta. Viene dalla direzione del camposanto. Anzi (Osservando la busta) è del direttore in persona.

Maria (Tra l’incredulità e la sorpresa ) Il Direttore del camposanto? Il dottor

Pacecotta? E cosa vuole da noi.

Luigi (Interviene per dire la sua con ironia sul cognome del Direttore del

camposanto) Pacecotta! Che cognome del cacchio! Maria Sta buono papà. Non interrompere in continuazione. Nicola Non so. Aprila tu e vedi cosa vuole. Una lettera simile l’ho vista anche

nella cassetta della posta del nostro vicino.

(Il nonno nel frattempo non visto mentre i due parlano, legge la lettera).

Maria (Visibilmente preoccupata vuole togliersi dei dubbi) Hai provveduto a

pagare la bolletta della lampada votiva?

Nicola Sì.

Maria E le Sante Messe di “Requiem aeternam dona eis, Domine” della

cappella del cimitero, sono state tutte pagate a don Gigi?

Luigi (Interrompe nuovamente) Bella altra roba quel lì. Don Gigi! (Con tono

ironico e imitando una famosa battuta pubblicitaria) E’ qui Gigi? E la cremeria?

Maria Per favore papà. Sta buono e zitto per qualche minuto.

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Nicola Certo che sono state pagate.

Maria E la lapide? E’ sempre ben pulita?

Nicola Diamine. Ci mancherebbe altro. Tra me e te si va al cimitero due volte

la settimana. Più pulite di come sono.

Maria Ma allora cosa vuole il direttore da noi?

Luigi (Che nel frattempo aveva letto la lettera, rivolto a Maria)

Ci manda a dire che la data della riesumasiòn della salma della mé cara Mariuccia fissata per il 25 di questo mese, è rinviata a data da destinarsi. Inoltre l’è in arrivo el diretùr del camposanto, dott. Pacecotta – che razza de cugnùm – per cumunicasiòn.

Nicola E tu come lo sai?

Luigi Ho letto la lettera tarluc. Invece di tante chiacchiere, fate le cose con

più intelligenza come le faccio io. Mangiaorecchiette con le cime di rape! Voi parlate, mi legi.

Nicola Eccolo qui mister sesso lento. Adesso ci vuole dare a intendere che sa

leggere. L’intelligente che non sa nemmeno cos’è un cellulare.

Luigi Su chél ghe sali ti per andare alla Cagnola. Gho frequentà fino alla

quarta elementare, ma so leggere e capisi anca ben chél che legi. Peguré (pecoraio).

Maria Allora. Si ricomincia. Ancora con queste stupide e interminabili

discussioni? Piuttosto cosa vorrà mai da noi il Direttore del cimitero?

Nicola Vedrai che ci chiederà dei soldi per riesumare la salma. Maria Non si sta in pace neanche da morti. E per giunta per una sepoltura

avvenuta poco più di 20 anni orsono. Luigi Fosse per me, meglio lasciar le cose come sono. Dem pure per

avvocati. La me Mariuccia da lì sotto non si muove. E' morta. Non si può muovere.

Nicola (Annusando l’aria)

Sbaglio o stai cucinando le cime di rape?

Maria No. Non ti sbagli. Se le vuoi mangiare le orecchiette con le cime di

rape come piacciono a te, bisogna fare qualche sacrificio. Non ti pare? Se mai apri la porta d’entrata, così almeno si fa circolare un po' d'aria.

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Nicola Io il sacrificio lo faccio volentieri, ma vedrai che non mancheranno le

proteste del nostro vicino per l’odore delle cime di rape che finirà tra le scale. (E apre la porta d’entrata).

Però sono già passati più di 20 anni dalla morte della povera Mariuccia. Come passa il tempo.

Luigi Che santa donna che era la me Mariuccia. Ad ogni assalto alla

baionetta, si difendeva come facevo io a Caporetto.

Nicola E cioè?

Luigi Cedeva!

Maria Ma taci. Non dire scemate. Ha avuto tanta pazienza con te. E’ stata

sempre dietro ai tuoi capricci. E poi ci ha tanto aiutati a tirar su le nostre bambine. Ti ricordi Nicola? Che cuoca eccezionale che era. Che pranzi a Natale, a Pasqua e nelle grandi occasioni. Proprio una santa donna.

Luigi Sarà stata pure santa, ma aveva un paio di gambe da…….

Nicola Lascia stare le gambe che alla tua età c’è da riflettere solamente se la

preferisci di mogano o di noce.

Luigi (Mimando in modo ben visibile il gesto delle corna).

Tu pensa al legno che io penso al segno. Tiè. Orecchietta. Sono ancora un giovanotto tuttofare e posso ancora saltare qualche fosso. Se voglio. (Breve pausa. Quindi) Ma non voglio!

Nicola Non puoi vorresti dire.

Luigi (Cambiando argomento).

Uè terun. L’alter dì sono andato al cimitero e ho notato cume al solit che i fiori erano già appassiti. E’ da un po’ di tempo che non durano a lungo. L’avete notato anche voi?

Nicola Io ho notato che i fiori della tomba a fianco sono invece sempre

freschi. E così finiamo sempre col farci una magra figura.

Maria Ma non è la tomba del padre del nostro vicino?

Luigi E già. Non so a voi, ma a me un qualche sospetto mi viene ogni tanto.

Nicola Ma nonno non dirmi che il nostro vicino quando va al cimitero cambia i

fiori di una tomba con l’altra.

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Maria Ma no. Cerchiamo di non dire sciocchezze. Sui morti poi. A me pare

che si stia esagerando.

Luigi (Mostra perplessità). E ma, a mi, chel sciur lì me pias no. L’é tròp sufistegòn (sofisticato). Si dà tante arie da sciur. Mì cume mì (per conto mio), l’é un gal capunà.

Nicola Ma no, ma no. Non esageriamo. Nessuno deve pensare a queste

cose. Probabilmente dobbiamo fare più attenzione ai fiori e cambiarli più spesso.

(E’ a questo punto che entra in scena il signor Brambilla, milanese doc

visibilmente seccato. Ben vestito. Elegante. Austero nel portamento).

Brambilla Permesso? Buongiorno a tutti. Scusate, ma avrei da fare una

rimostranza.

Luigi (Di rincalzo) Ma cume parla ben el sciur Brambilla. Lui vuol fare una

rimostranza. (Quindi si rivolge a Nicola) Uè pane e cipolla, ti che sé il più intelligente chi denter, cus’è la rimostranza.

Nicola E' una specie di protesta che uno può fare verbalmente o per iscritto.

Maria Evidentemente il sig. Brambilla ha da dire la sua, immagino sull'odore

delle cime di rape. Luigi Chi? Chel sciur lì? Entra in cà mia per fare una … rimostranza? Che

stronzata. Maria Sta calmo papà. Ascoltiamo il sig. Brambilla cos’ha da dire. Cerca di

portare rispetto alle persone. (Quindi si rivolge al sig. Brambilla) Lo scusi. Bisogna comprendere. Dica pure

Brambilla Comprendo signora Maria. Non c’è problema. Conosco bene nonno

Luigi. E conosco bene anche le sue …. provocazioni. Ora io capisco che voi del sud amate molto la verdura, i tuberi, i legumi, ma quando è troppo è troppo. Sulle scale ormai si fa fatica persino a respirare tanto è il tanfo originato dalla cottura (pronunciata con un certo disprezzo) delle vostre cime di rape. Un tanfo che adesso, come al solito, entra anche in casa mia.

Luigi (Con ironia)

Eh già. El signurél (signorino) preferisce il risotto con lo zafferano, o è più buono il minestrone? E magari la cotoletta alla milanese.

Brambilla Certo. Perchè cos'ha da dire su un bel risottino giallo, una bella

cotoletta come si deve con un po' di polenta taragna. Roba da leccarsi i baffi.

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Luigi Uè ti. Ma te se guardi mai allo spég (specchio)? A furia di mangiare

zafferano té sé diventà giallo itterizio.

Brambilla Ma è solo l'effetto della crema abbronzante. E' un giallognolo dal

fascino latino che dura nel tempo.

Luigi (Tipica espressione di chi vuol prendere in giro)

Solo il fascino latino l'è dur a ti.

Brambilla (Di rincalzo e con tono seccato) Uè sciur Luigi. Andiamoci piano con le

battute. So essere pungente anch’io….. se voglio. Ma la sua veneranda età mi induce a portarle rispetto.

Luigi Rispetto. Bella parola . Eppure el signurél è entrato in cà mia senza

bussare. Rispetto eh! Che stronzata. Maria (Capisce che la situazione può esagerare e allora interviene).

Adesso basta. Per favore. Smettiamola prima di finire nelle offese. (Nell’intento di calmare i toni che diventavano sempre più accesi).

Su, su. Si accomodi sig. Brambilla. Si fermi qui da noi a chiacchierare un po’. Cerchiamo di ragionare senza arrabbiarci.

Brambilla Scusate se mi agito, ma è che non se ne può più. Più che di odore qui

si dovrebbe parlare di puzza. Eppure basta spostare i fornelli vicino alla finestra. In tal modo tutti gli odori volano via e il problema è bello che è risolto.

Nicola (Che non lascia sfuggire occasione per punzecchiare il suo vicino)

E perché non spostiamo la cucina in camera da letto, e magari la camera la mettiamo al posto del soggiorno e il soggiorno lo mettiamo al posto della cucina. Poi se mai allarghiamo l’ingresso, allunghiamo le scale,e accorciamo i balconi.

Luigi (Preoccupato)

Uè terun. Il nonno da chi se spusta no! Le ciar?

Brambilla Ma per fare questi lavori occorrono i disegni di un geometra, il

permesso dell’amministratore, la licenza edilizia del comune. Sono lungaggini burocratiche. Seccature a non finire.

Luigi Uè giuinòt (giovanotto). Ma lei ha mai mangiato un piat di cime di rape

cun i fasoil?

Nicola Buoni quelli. Hanno effetti diuretici.

Luigi Ma anche di aerosol. E poi ti si aprono i polmoni. E come essere in

pineta al mattino presto e sentire l’udur della resina. Provi. Che delìsia.

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Maria (Capisce che si sta esagerando nel prendere in giro il sig. Brambilla)

Ma smettetela. Piuttosto signor Brambilla, sappiamo che anche lei ha ricevuto la lettera dal Direttore del cimitero. Il dott. Pacecotta.

Brambilla Sì. Eccola qui. (E la tira fuori dalla tasca della giacca) Perché? L’avete

ricevuta anche voi? Mi manda a dire che la riesumazione della salma di mio padre, che poi è sepolto a fianco della signora del sciur Luigi è rinviata a nuova data e preannuncia una sua visita per chiarimenti. Del resto sono passati tantissimi anni. Mamma mia. Come passa il tempo. (Quindi rivolto al nonno scandendo le parole) Passa il tempo, vero signor Luigi?

Luigi (Facendo le corna) Tel chi un alter!

Brambilla E solo una battuta che vuole essere di augurio sciur Luigi.

Maria E sì. Sono passati tantissimi anni da quel triste giorno. Eh papà? Ti

ricordi quanta gente al funerale della mamma? C’era tutto il paese.

Luigi (Con tono commosso) Già. Già. Era tanto ben voluta la me Mariuccia.

Nicola E’ stato vero dispiacere la sua morte. Pace all’anima sua.

Maria E che bella predica. Ti ricordi papà? Allora c’era don Vincenzo.

L'omelia toccò l’animo di tutti. Fu una bella predica. Chi piangeva a destra, chi a sinistra.

Luigi (Interrompe)

Se è per questo piangevano anche quelli che stavano al centro.

Maria Ma papà. E' solo un nodo di dire. Tutto il paese accompagnò la salma

al cimitero. Tutti eleganti vestiti di nero ……

Luigi (Interrompe ancora)

Gente, se pe no fare un qualche discorso un po' più allegro. Oramai so passati tanti anni.

Brambilla Ha ragione il nonno. Cerchiamo di fare discorsi più allegri. Io per

esempio. Ho pensato di sistemare le ossa del mio povero papà in un’urna di “ceramica vecchia lodi”, per poi depositarla definitivamente in cappella. Poi faccio una piccola lapide con su scritto: “Come visse, così morì”.

Luigi Che intelligenza! Ne ha di fantasia el sciur Brambilla. Mi viene voglia di

andare a trovare i miei amici all’osteria e cantare con loro le canzoni della mia gioventù. Chi denter se respira un’aria grama.

(E si alza per andare all’osteria. Ma Maria si avvicina e lo fa accomodare di

nuovo sulla sua sedia).

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Maria Sta lì seduto papà, e lascia stare l’osteria. Pensa che hai già una certa

età e che non sei più un giovanotto.

Luigi (Offeso nel suo orgoglio) Uè sciura. Recordes che sono tuo padre. Se

voglio andare in osteria, mì vo. Se voglio bere un bicer di latte d’uva, mì lo bevi. Se voglio vedere le poppe della Rosina, mi le vedi.

Nicola Bella questa. Quando si tratta di poppe siamo sempre in pista eh.

Bravo nonno. Però solo vedere e non toccare. Quelle ti fanno male. L’età è quella che è……..

Luigi (Offeso nel suo orgoglio) …….Uè pasta e ceci. Per mi la vita comincia ora. (Quindi girandosi e indirizzando il bastone con fare minaccioso verso i

due uomini) Pregate per la me salute gente. Perché mi, per 90 anni ancora, ho deciso di rimanè inciudad chi a dar fastidi a voi tutti.

Nicola Cos’è una minaccia?

Luigi No! E’ un dispetto che te fo. Leccacul del Barbarossa.

Brambilla Una cosa è certa. Ne ha di energia da vendere el sciur Luigi.

Maria Ma sono reazioni tipiche dell’età.

Nicola E’ l’età delle stupidera che nel caso suo (rivolto a Luigi) s’è allungata.

Luigi Tas terun. Che errore è stato sbaragliare la Linea Gustav. L'Italia

doveva restare divisa in due e ti dovevi rimanere a fare il castellano col pennuto in mano.

Maria Smettila papà di dire stupidate. E tu Nicola smettila di stuzzicarlo. Non

gli dia retta signor Gianni. Tornando al nostro problema ha poi capito perché il direttore del cimitero vuole parlarci?

Brambilla Francamente non riesco a pensare ad una qualche ragione

particolare. Le spese dovute le ho sempre pagate regolarmente.

Nicola Anche noi.

Brambilla A meno che …….. Adesso che ci penso.

Nicola A cosa?

Brambilla Le tombe dei nostri cari sono vicine, vero?

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Luigi Se è per questo anche i fiori sono vicini. E mi capisi no cume mai i fiori

de la me Mariuccia sono semper stecchiti, e quelli de to pader so semper freschi? Eh sciur Brambilla. El me spiega questo fenomeno della natura morta?

Maria Ma taci papà. Non dire altre scemate.

Brambilla No. No. No. Un momento. (con atteggiamento tipico di chi si sente

risentito) E invece, signora Maria, queste non sono scemate. Probabilmente il signor Luigi vuole togliersi qualche dubbio. Cosa state insinuando sciur Luigi. Non volete dire mica che io…….

Nicola (Che teme il degenerare della discussione).

………….Lascia perdere sciur Gianni. Le cose dette dal nonu so come i chicchirichì d’un gal capunad.

Luigi Recordes ti, castellano de re Artù. Questo gal capunad ha fatto due

guerre. Nella prima gho sbattù fora gli austriaci oltre il Piave. Nella secùnda gho cacciato i tedeschi oltre Montelungo. E ti? Cosa facevi ti? Bevevi il latte dalla tettarella di gomma. Sciur cima de rapa.

Nicola (Fra ironia e accondiscendenza)

Si va bene nonno. Ecco che si ricomincia con il Piave, la linea Gustav, la battaglia di Montelungo.

Brambilla (Interrompe e dice la sua) E magari anche la battaglia di Crimea al

comando del generale Alfonso Lamarmora. Luigi (Con cipiglio di chi si sente preso in giro)

Quella lì l’ha fatta el me pader che ha conosciuto Cavour, mentre ti cunusci solo el caveau della to banca. Risutin a la milanes.

Maria Non cominciare papà. Si sta ragionando per capire cosa c’è dietro

questa strana lettera recapitata a noi e la sciur Gianni. Tutto il resto non c’entra.

Luigi Non ho cominciato io. Mi sto in pace e ascolto perché la cosa mi

riguarda. Si sta parlando della me Mariuccia e allora anch’io voglio dire la mia.

Brambilla Veramente qui si sta scherzando con la mia onorabilità. Senza offesa

nonno. Lei mi sta forse dando del ladro di fiori. Ed io cosa dovrei fare? Devo star zitto?

Maria Su,su. Calmiamoci tutti e riflettiamo assieme sul da farsi. Allora sciur

Brambilla, stava dicendo?

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Brambilla (Che teme il degenerare della discussione).

Sia chiaro. E' la sua età che mi porta al buon senso. Comunque. Ho perso il filo del discorso. Cosa stavo dicendo?

Nicola Stava dicendo che le tombe dei nostri genitori sono vicine e allora……

Brambilla Ah sì. Giusto. Dunque dicevo essendo le tombe dei nostri cari così

vicine tra loro, può darsi che il direttore del cimitero voglia farci una proposta di recupero cumulativo del terreno. Sì insomma voglia farci un’offerta per rientrare in possesso del pezzo di terra.

Luigi (Reagisce con stizza) Nossignore. Io non sono d’accordo. Privare la me

donna dell’unica residenza eterna, me par no una bella roba. Quel pezzo di terra santa l’ha comprato lei con i suoi risparmi. Adesso l’ha lasciato a me. Ed mì disi de no.

Nicola (Cerca di calmare il nonno) Giusto. Questa volta il nonno ha ragione.

Sono d’accordo con lui. Come si fa a pensare di privarci di un fazzoletto di terra al cimitero in una situazione come la nostra.

Brambilla Perché che situazione è la vostra?

Nicola Abbiamo un anziano di una certa età in casa a cui bisogna pur sempre

garantire un futuro eterno sereno e tranquillo. Non so se mi spiego.

Luigi (Interrompe) Uè cozza pelosa. Guarda che il giorno del giudizio per me

non è ancora arrivato. Grazie per le belle parole, ma al me futuro ghe pensi da per mi.

Maria Certo papà. Hai ragione. Hai davanti a te un avvenire radioso con

tante soddisfazioni e tanti traguardi ancora da raggiungere.

Luigi Ma va adrè all’Ada! Adés ti ci metti anca tì.

Brambilla Oh, Oh. Il sciur Luigi conosce anche la storia romana. Hai detto la

stessa frase che pronunciò Giulio Cesare quando lo assassinarono. "Tu quoque Brute, fili mi". "Anche tu Bruto, figlio mio". E bravo il nonno. Lo pensavo più ignorante. Mi scusi.

(Si affretta a correggere la battuta). Nel senso buono del termine. Ovviamente.

Luigi Uè ti intelligente. Mi gho no studià. Ma quan bev so semper lucido.

Brambilla Certo. E chi dice il contrario. Comunque a me ha detto che passerà

domani per parlarmi di persona. Maria Chi? Il dottor Pacecotta in persona?

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Brambilla Sì. Proprio lui. Mi ha detto che vuole parlarmi de visu. A quattr’occhi. Nicola Deve essere qualcosa di importante per scomodarsi il direttore del

cimitero in persona.

Brambilla Cosa vuole. Gli affari sono affari. Evidentemente quel pezzo di terra fa

gola a qualcuno. Certo che se ci facesse una buona offerta, io mi prenderò una pausa di riflessione. Voglio con calma esaminare i pro e i contro prima di prendere una decisione finale.

Maria (Che nel frattempo stava rileggendo la lettera )

Qui dice che passerà da noi alle ore 9.30. (Quindi rivolgendosi a Gianni) A che ora passerà da lei, scusi.

Brambilla (Riprende a leggere la lettera )

Che strano anche da me verrà alle 9.30. Ma come può fare due incontri alla stessa ora. Ci sarà un errore. E meglio che telefoni e mi accerti dell’orario. (Uscendo di scena )

Scusate vado di là, faccio una telefonata e torno.

Nicola Ma chiami pure dal nostro telefono.

Brambilla Vi ringrazio, ma preferisco telefonare dal mio apparecchio.

Luigi (Rivolgendosi a Gianni)

Bene, bravo. Ognidun deve usare el propri teléfono.

Brambilla (Seccato per la battuta del nonno, mentre si avvia all’uscita)

Stia pure tranquillo che non sono il tipo che approfitta. Mi sono già beccato del ladro di fiori e adesso non vorrei prendermi dello sfruttatore. (Esce di scena)

Luigi (Rivolgendosi a Maria)

E ti. Non invitarlo più a utilizzare el noster apparecchio. Ancà mì contribuisco a pagare le spese telefoniche con la me pensiòn. Dunca anda e ognun a ca sua.

Nicola Ma smettila. Fa no il taccagno. Cosa vuoi che sia una telefonata

urbana. Che figura Maria. Borbottare per una telefonata. Manco se costasse chissà quale cifra. Sempre attaccato al denaro.

Luigi Ti pensi al to danè che al me ghe pensi da per mi. Alla me mort devo

comprarmi una bella bara di ciliegio. Voglio un funerale coi cavalli de rasa. Tutti devono ricordarsi delle mie imprese sul fronte……

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Nicola (Interrompe )

E magari anche quelle fatte dietro il fronte. Eh nonu? Vogliamo parlare anca di quelle? Quelle con la Mariannina, con la Gigina, con la Luigina, con la Teresina. Devo andare avanti?

Maria (Intuisce che si apre una nuova polemica e allora cerca di stroncarla sul

nascere )

Lasciamo perdere le avventure amorose del nonno. A volte si dicono tante fesserie che riesce difficile crederci. E poi. Chi non ha avventure da raccontare.

Nicola (Non ci sta e reagisce)

Mi dispiace, ma io ti sono stato sempre fedele. Anche da giovane. Non so se mi spiego nonu.

Luigi (Con orgoglio)

Perchè non hai conosciuto la guerra. Cosa sai tu delle battaglie, dei sacrifisi, delle privasiòn. Sul fronte si combatteva, dietro il fronte si consolava. Quand mì ero un om caliente, tu cantavi “quando calienta el sol”. Rasa di poppante. Recordes na roba. Sono stato semper fedele alla me Mariuccia...... quand ho potuto.

Nicola (Con la voglia di precisare)

Bel concetto di fedeltà hai nonu. Povera Mariuccia.

Luigi (Con stizza)

Lascia stare in pace la me Mariuccia. Era a conoscenza delle mie battaglie. Lo facevo per beneficenza.

Nicola Come sarebbe a dire per beneficienza.

Luigi (Con tono stizzito di chi si vede contrariato)

Per beneficienza,sì. Facevo compagnia alle donne che avevano i mariti al fronte. E loro ne beneficiavano. Era un modo cume un alter per essere solidali. Sì, insomma. Le consolavo e ..........

Nicola (Affonda il dito nella piaga)

Uè nonu. Hai dei concetti confusi su valori come la solidarietà, la beneficienza, la fedeltà. Per te tutto è relativo. Diciamo la verità. Che da giovane le giornate al fronte te le passavi allegramente.

Luigi (Sempre con tono seccato)

Uè bruschetta affumicata. Mentre tu mangiavi le orecchiette, io sentivo fischiare le pallottole alle orecchie. Quando tu avevi i calzoni corti, io ero a difendere i confini della patria. E con le gambe nel fango, con la pancia vuota e la baionetta spuntata, strisciavo per preparare el tuo futuro.

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Maria (Cerca di interrompere la diatriba tra i due)

Non è meglio concentrarci su questa faccenda? Sul da farsi? Su ciò che potrebbe dirci il direttore del cimitero? Su cosa possiamo dire noi? E invece qui si continua a rimbeccarci l’un l’altro.

Nicola (Non molla)

Cosa c’entra tutto questo con quello che ti ho detto …... E poi a quanto pare di spuntato avevi solo la baionetta. Sbaglio o …….

Luigi (A questo punto si alza in piedi e con voce concitata)

Mangiapane a tradimento. L’8 settembre mentre tutti scappeven mì sono rimasto fedele alla Patria e gho aiutat tante donne a ritrovare i propri mariti. Tutte done disperate che sapeven no dùe sbattere ......... che so io, la testa …….

Maria (Capisce che la situazione può degenerare, interrompere la discussione tra i

due)

Ma smettetela di rimbrottarvi a vicenda. Ognuno ha la sua storia da raccontare. Per tutti arriva il giorno del giudizio e allora ciascuno di noi dovrà rendere conto a Dio di quello che ha fatto in vita, della sua coscienza.....…

Nicola (Di rincalzo) ……. e delle vedove consolate. Vera nonu?

Luigi (Interrompe)

Mì capisi no na roba. Ma perché desiderate tanto l’arrivo di questo giorno del giudizio. Mi quand arriva gho de dì: Uè giudizio rumpi no i ballot. Stammi alla larga che mì ne ho fatte di battaglie. Sono un uomo di mondo, e gho affruntad i sacrifisi semper a testa alta. Questo dirò al giudizio. E voialter che avrete mai da dire. (Rivolto a Nicola)

Ti per esempi. Cusa l’è da dire al giudizio. Che mangi cime di rape con le orecchiette? Che te pias la pasta con i ceci? Che tutt'al più hai dato una spolverata alla macchina. Cusa l’è da racuntar tì.

Maria (Con tono persuasivo)

Ma nonno. Ognuno di noi dovrà rendere conto a Dio di quello che ha fatto in terra. E ognuno ha fatto sicuramente qualcosa di buono che il buon Dio non ignorerà. E questo è importante. Ora calmati e ragioniamo d'altro.

Nicola (Di rincalzo)

Cosa si può pretendere da uno come lui. E’ lì seduto a scaldare la sedia dalla mattina alla sera. Al più va in osteria a farsi un bicchier di vino.............

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Luigi (Interrompe)

.......... e a vedere le poppe della Rosina. Nicola Ecco vedi? E lì che provoca in continuazione. Esce, va dove vuole lui,

poi torna a casa e finisce col far arrabbiare tutti. Ecco la giornata tipo del nostro amato nonu.

Luigi (Visibilmente risentito)

E già. Sono da rottamare. Uno fa tanti sacrifici nella vita e poi questi tarluc ti ringraziano in questo modo. Se solo potessi turnà indré per farti vedere la vita che ho fatto! Ma tanto. Cosa interessa a tì de la mé vita. (Con disprezzo)Testina. (Cambia tono e diventa più aggressivo nei confronti di Nicola. Agitando il

bastone) Uè testa di calamaro con le patate. Se ti do fastidi devi avere il coraggio di dirmelo in faccia. Recordes. Quel rùtàm chi, intant che tì te pisevi il let, ha fatto due guerre; ha affrontato due eserciti, austriaci e tedeschi; s’è guadagnà due medàie; ha servito una sola bandiera. Ancora oggi il sottoscritto è impegnato a consolare una decina di vedove di guerra……..

Nicola (Interrompe)

Ecco questo forse è da chiarire più di ogni altro aspetto. Del resto il viagra alla tua età fa miracoli.

Luigi (Più che mai seccato per le provocazioni)

El viagra? Cusa l’è il viagra. Uè tarluc. Figlio del Regno delle due Sicilie. Il sottoscritto ha sempre preso la mira prima di sparare. E ho colpito sempre con precisione e senza l’aiuto di nessuno.

Maria (Interviene e getta acqua sul fuoco. Si rivolge prima la marito e poi al nonno)

Nicola per favore. Finiamola. Di questo passo si finisce col dire cose che nessuno vuol dire. (Quindi al nonno) Papà, nessuno qui vuole offenderti, né tanto meno dai fastidio. Devi solo capire che tu hai un modo di fare che talvolta va oltre le righe e allora quando esageri è facile perdere la pazienza. Se solo…….

Luigi (Interrompe)

.......Se solo quel lì (rivolto agitando il bastone in direzione di Nicola)…….

avesse più rispetto di un anziano, forse el mé modo di fare sares più educato. Un combattente! Un eroe di guerra! Un.....

Nicola (Interviene per chiarire)

.....Un consolatore di vedove di guerra! Guarda nonu. Io non ho la pazienza della Maria. Per me sei uno che non riconosce i sacrifici che anche noi facciamo. Però voglio dare retta alla mia Maria e la finisco qui. Se si continua di questo passo non sappiamo dove andremo a finire. E allora è meglio pensare a………

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Brambilla (A questo punto entra improvvisamente in scena)

Ho telefonato e……

Luigi (Interrompe. Rivolto a Gianni)

Uè gorgonzola. L’educasion la cunusi? Prima di entrare in casa d’altri se bussa e si chiede permesso. Se pe no entrà in cà d’altri cume se niente fosse.

Brambilla (Con fare di chi viene giustamente ripreso)

Veramente non volevo essere maleducato. Ho visto la porta aperta e vista la confidenza che abbiamo tra noi, ho pensato di poter entrare senza bussare. Lo faccio spesso. Ma se le cose sono cambiate, mi adeguo. Esco e busso prima di entrare.

Maria (Cerca di calmare gli animi)

Ma no signor Gianni. Entri. Entri pure. Si accomodi.

Nicola (In aiuto della moglie)

Non ci faccia caso. Oggi Il nonno è più nervoso del solito.

Luigi E già. Ades so nervus più del solit. (Rivolto a Nicola) Roba dé mat. Me

ven voglia di andare a trovare Rosina. Almeno lì ci sono le poppe.

Nicola E daie co ste poppe. E' proprio na fissazione.

Brambilla (Smorza i toni e riprende il suo intervento)

Beh comunque poppe o non poppe, ho telefonato al direttore del camposanto. Mi ha risposto la sua segretaria e mi ha confermato l’ora dell’incontro. Anzi mi ha detto che passerà in tarda mattinata e proporrà di fare un unico incontro tutti insieme, perché il problema è il medesimo. Quindi stessa ora sia per me che per voi.

Nicola Come sarebbe a dire che il problema è il medesimo.

Maria Francamente faccio fatica a capirci anch’io. (Mostrando perplessità) Che

vuol dire che il problema è medesimo?

Brambilla Mi spiace, ma non so rispondervi. Eppure ha detto così. Il problema è

medesimo.

Luigi (Interrompe)

Gnurant. Siete una massa di ignoranti. Il problema è il medesimo. Cioè è lo stesso problema. Ghe un quicos che accomuna la tomba della me Mariuccia, a quella de so pader. L’è ciar?

Nicola Uè nonu. Fin qui ci siamo arrivati anche noi. Fa no l’intelligente di

turno.

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Maria Sarà mica la pulizia della lapide? Soprattutto d’inverno non andiamo

spesso al cimitero e allora magari vorrebbe una lapide più in ordine.

Brambilla Non penso che sia questione di pulizia della lapide. Qui si tratta di un

problema comune e la pulizia non può essere un problema comune fino a scomodare un direttore. Io poi ogni sabato sono lì che pulisco persino il marciapiede.

Luigi (Dice la sua)

E ades cosa vuol dire el sciuret. Che noi non teniamo pulita la tomba della me Mariuccia? Uè pavesini! La tomba della me Mariuccia è semper pulita e bella lucida. L’è tànt lucidata che ti puoi specchiare sopra.

Maria Non penso che il signor Brambilla alludesse a questo.

Luigi (Continua)

Sarà mica la question del marmo.

Nicola E adesso cosa c’entra il marmo.

Luigi Il marmo, il marmo. Voglio ricordarvi che el direttùr qualche anno fa ci

propose di cambiare la copertura di marmo per farla uguale alla tomba del vicino. Cioè alla tomba de so pader. E mi gho dì de no. Mai e poi mai el marmo della me Mariuccia deve essere li stes al marmo de so pader.

Brambilla E perché? Cos’ha il marmo della tomba di mio padre che non va.

Luigi (Di rincalzo)

Quello della me Mariuccia è bello, nero con venadùre grigie.

Brambilla E quello di mio padre è un bel rosa porrino. E allora? Cos’è che non

va.

Luigi (Con tono ironico)

Rosa porrino. Ma che rasa de marmo è questo rosa porrino. Ma lo sapeva so pader prima de salutà (accompagna la battuta con un visibile

gesto indicante la dipartita) che gli sarebbe toccato un marmo pieno di

porri?

Brambilla Ma cosa dice. Ma che porri e porri. E' un marmo caldo e nello stesso

tempo molto colorato. Il marmo rosa porrino l’ho scelto io. Per me è un bel marmo che rende meno triste la tomba. Il tutto ben intonato con il portafiori in bronzo vivo. Un bel combinato. Cos’ha da dire scusi.

Nicola Perché uno che sta per morire pensa al tipo o al calore del marmo?

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Maria Nicola. Per favore. Non ti ci mettere anche tu adesso. Non basta il

nonno?

Brambilla Francamente non capisco cosa ci sia di strano in tutto questo. Il

marmo rosa porrino l’ho scelto io. Per me è un bel marmo che rende meno triste la tomba. Il tutto ben intonato con il portafiori in bronzo vivo. Un bel combinato. Cos’ha da dire scusi.

Luigi Rosa porrino. Roba da donne. Lì ci voleva un bel nero striato di……

Maria (Interrompe)

Ma papà lasciamo stare adesso la questione del colore del marmo. Ognuno è libero di mettere il marmo che vuole. Per me non è questione di marmi o di vasi di fiori o di lampade votive. Per me deve essere qualcosa di più serio. Non si scomoda un direttore del cimitero per il colore del marmo o per la pulizia della lapide, o che so io. Sotto deve esserci qualcos’altro.

Brambilla Sono d’accordo con lei signora Maria. Ci stiamo perdendo dietro a

futili motivi. Marmi, fiori, portafiori, pulizia. No, no. Il discorso non torna. Qui gatta ci cova.

Nicola Sentite. Non è meglio aspettare il direttore e sentiamo dalla sua viva

voce di che si tratta? Tanto a furia di discutere tra noi qui si rischia di litigare per questioni inesistenti. E’ meglio aspettare. Questa è la mia opinione.

Luigi So mì di che si tratta.

Brambilla Ah sì. Bene allora ce lo dica. Almeno si finisce questa pantomima.

Maria Papà. Lascia stare. Non penso che tu abbia le idee chiare su una

vicenda poco chiara. Ha ragione Nicola. Aspettiamo il direttore e poi ragioniamo su fatti concreti.

Nicola Ma no Maria. Lascialo dire. Tanto una più, una meno. Cosa cambia.

Ne ha dette tante di castronerie nella vita. Avanti nonno, sentiamo anche questa.

Luigi Le gastronomie le avrai dette tu. Mì gho semper dì le cose cume sono.

Recordes tarlùc. Fu grazie alle mie opinioni che il generale Diaz riorganizzò le truppe sul Piave fino alla vittoria finale.

Brambilla Guarda, guarda. Il nonno ha fatto la storia e nessuno ne parla.

Nessuna traccia nemmeno sui libri di storia. Abbiamo in casa un eroe e nessuno ha mai detto niente.

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Nicola Lasciamo perder che è meglio. Nonno, lasciamo da parte il generale

Diaz, il Piave e Caporetto. Se hai una qualche idea, avanti. Siamo qui che ti ascoltiamo. Se no chiudi la bocca che è meglio per tutti.

Luigi Dei morti.

Brambilla Mi scusi, ma non capisco.

Maria (Avvicinandosi a Luigi) Cosa vuoi dire - dei morti -.

Luigi So no. Ma. Mì me senti un quicos denter el stùmegh. Un quicos me

disi che se trata dei nostri morti.

Brambilla Beh. Scusi, ma lei è troppo vago. Stiamo parlando di cimitero e allora

non può che trattarsi di morti. Non mi sembra una buona intuizione la sua.

Luigi Epùr mì senti che si tratta dei nostri morti. Non si sta in pace gnànca

da mort. Ma mì cedi no. La me Mariuccia se tùca no.

Nicola Che intelligenza. Stiamo parlando di tombe e di morti e lui cosa ti

viene a dire? Che il problema riguarda i morti. Ma perché al cimitero ci sono anche i vivi? E’ ovvio che si tratta di morti.

Luigi (Piuttosto seccato per questa osservazione)

Ti ghe semper un quicos de dì. Vera? Mai che ti vada a genio quello che te disi mi. Uè pane e pomodoro recordes. Che ti sei semper un siful de menta (un tonto). Vùn schitòn (un cacasotto). Se te adré a capì de vùn che ne ha viste tante in vita sua.

Nicola Tante di che? Di donne o di danni?

Maria Per piacere. Non ricominciamo. Sarà di morti o di vivi. Sarà quel che

sarà, ma adesso aspettiamo il suo arrivo e tutto si chiarirà. Domani mattina sentiremo direttamente dal direttore di che si tratta. Alla fine magari sarà una sciocchezza.

Brambilla Mi trovo d’accordo con lei signora Maria. Bene. Allora io torno in casa.

Ci vediamo domani mattina. Il primo a cui suona il dottor Pacecotta, chiama l’altro. Bene. Io vado. Allora a domani.

(Ed esce di scena)

Luigi (Con una certa insofferenza)

Ditemi pure quello che volete, ma mi quel lì ce l’ho sù el stumegh. Non lo digerisco (E manda giù un bicchiere di vino).

Nicola El bicèr de vin però lo digerisci. Quello non ti rimane sullo stomaco.

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Maria (Con benevolo rimprovero)

Smettila di bere papà. Ma cosa ti ha fatto di male il sig. Gianni. E’ così educato. Anzi spesso ci aiuta a risolvere quei piccoli problemi di casa.

Luigi (Con tono di disprezzo)

Per mi l’è un papamòla. Con quella parlantina da fiulin de cesa. Ghe scumetaresi che manca de balot. Le no un om.

Maria (Con fare di chi si trova a difendere qualcuno)

Ma cosa stai dicendo. Solo perché è una persona a modo, sempre disponibile, educato. Per te questo significa essere un pappamolla? Ma fammi il piacere. E non dire queste cose in sua presenza. Lo offenderesti nell’animo.

Nicola Ogni tanto ne dici una. Vero nonu.

Luigi (Di rincalzo)

E non è finita. Mi sentirete domani mattina con quel alter lì. Quel Pancrudo.

Maria (Lo riprende)

Pacecotta, papà. Dottor Pacecotta. Cerca di non offenderlo con le tue battute provocatorie. Ti raccomando. Evitiamo altri figuracce.

Nicola Ma tanto. Una più, una meno. Oramai. Da uno come lui c’è da

aspettarsi di tutto.

Luigi (Scandendo e sottolineando la battuta )

Uè ragù de braciole. Recordes na roba. Devi tutto a noi del nord. A Re Vittorio Emanuele, a Cavour, a Garibaldi se hai conosciuto la civiltà industriale.

Nicola Si, va bene. Adesso va a tirare in ballo anche il Risorgimento. Va a

durmi che è tardi. Domani ci aspetta una giornata campale. Di quelle che piacciono a ti nonu.

Maria (Mentre si avvicina a Luigi)

Ha ragione Nicola, papà. E’ meglio andare a letto. Domani dobbiamo avere tutti la mente lucida per capire bene cos’ha da dirci (lo aiuta ad

alzarsi dalla sedia per accompagnarlo a letto) il direttore del cimitero. Luigi (Si alza dalla sedia aiutato da Maria tra lamenti per i dolori diffusi che prova

nei movimenti)

Ahia. Calma. Calma. Non strattonarmi. Ahia la s’cèna (schiena). Ahia le gambe. Piano. Non spingere. Che dulùr. Che dulùr. Vuoi mica la me mort. Ti raccomando Maria. Non voglio il marmo rosa porrino. Mi sa di uregina. (Toccandosi l'orecchio).

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(E così che i due procedono tra rimbrotti e battute che continuano man mano

che si i due si avvicinano all’uscita di scena. Nicola rimane in scena) Nicola (Rimasto solo in scena, si versa del vino in un bicchiere. Sorseggia e….)

Finalmente un po’ di pace. Domani si vedrà. Sentiremo cos’ha da dirci di tanto importante il dottor Pacecotta. (comincia a porsi una serie di

domande. Dei dubbi lo assalgono) Perché mai vuole parlarci di persona? Mah. Sarà sicuramente qualcosa di serio. Che qualcuno abbia trafugato la salma della povera Mariuccia? E che c’entra la tomba del padre del sciur Brambilla. No, no. Non può essere. Che abbiano sbagliato i conti del valore del terreno? Eh, ma se ne accorgono dopo tanti anni? Dopo vent’anni? E se vogliono gli arretrati? No. Non può essere. E se fosse qualcosa di ben più grave? Che abbiano scambiato i morti. Questo vuol dire che sotto il marmo del padre del Brambilla c’è Mariuccia e sotto il marmo della Mariuccia c’è il padre del Brambilla. No, no. Sarebbe un dramma. Non può essere. Non so cosa pensare. (Mentre così parla, tra un sorso e l’altro, tra una domanda e l’altra, tra

dubbi e perplessità, si chiude il sipario)

Fine Primo Atto

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AT T O 2° La scena è sempre la stessa. Sono presenti il nonno che, seduto al suo tradizionale posto,

appoggiato al bastone, continua a brontolare per qualche ingiustizia subita, mentre si consola con

un bicchiere di vino riempito grazie a un fiaschetto collocato sotto la sedia. Nicola legge

tranquillamente un giornale senza star dietro alle battute provocatorie di nonno Luigi. Maria,

invece, da una parte cerca di tener testa al nonno, invitandolo più volte a tacere, dall’altra, presa

da una visibile tensione, si aggira indaffarata per la stanza. All’improvviso qualcuno suona alla

porta. E’ il dottor Pacecotta che puntuale si presenta all’appuntamento.

Maria (Alquanto tesa)

Oh mio Dio. Qualcuno suona alla porta. Nicola, per favore vai tu ad aprire. Non sarà mica il dottor Pacecotta? Oh mio Dio. Nicola aspetta un attimo. (Si guarda intorno e....) Oh mio Dio, che disordine. Papà metti via quel fiaschetto di vino. Non è bello vedere un anziano con sotto la sedia un fiasco si vino.

Luigi (Afferra il fiaschetto) Il mio latte d'uva non si tocca. E' la me vitamina.

Maria (Di rincalzo)

Ma non dire sciocchezze. Come fai a confondere il vino con le vitamine. Oh povera me.

Nicola (Interviene Nicola a cercare di mettere calma)

Sta calma Maria. Non ti pare di esagerare? E’ tutto in ordine. Cosa vuoi sistemare ancora.

Maria (Sempre tesa)

Sono calma. Sono calma. Adesso puoi andare ad aprire.

(Si sente nuovamente suonare il campanello) Luigi (Deve dire la sua)

Senti che fretta ha il posteggiatore dei morti. Vai ad aprire trullo.

Nicola (Mentre si avvia per andare ad aprire)

Nonno. Sta buono. Non cominciare a provocare. Non ho voglia di litigare.

Maria (Visibilmente agitata)

Papà per favore. Non cominciare a dire stupidaggini. E soprattutto non offendere. Ricordati che siamo di fronte a un dottore. E’ il direttore del cimitero. Un dirigente.

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Luigi (Continua)

E già perché lui dirige il traffico nel camposanto. Ci sono morti che vanno a destra, quelli che vanno a sinistra. Poi quelli che salgono e quelli che scendono. Un traffico della miseria. (Breve pausa) Stronzate.

(Si sente nuovamente il campanello suonare)

Nicola (A voce alta da fuori scena) Eccomi. Arrivo. Un attimo di pazienza sono

in bagno.

Luigi (Di rincalzo)

Che delicatezza. E che fantasia che ha il tuo trullo. Tra tante idee a disposizione, le andà a prendere il bagno.

Maria (Manifesta una palpabile tensione)

Lascia perdere. E’ un modo di dire. Non dare importanza a queste cose. Piuttosto. Ti raccomando papà. Cerca di evitare di rivolgerti al dott. Pacecotta in tono confidenziale ed evita soprattutto battute offensive.

Luigi (Cerca di rassicurare Maria)

Sta tranquilla. So essere anche garbato (piccola pausa) …… quando voglio. Però sia ciar! Quel Pancotto lì non mi piace.

Maria (Lo interrompe)

Non cominciare a sbagliare il cognome. Si chiama Pacecotta. E’ il dott. Pacecotta e non Pancotto. Ti raccomando. Metti sempre il titolo di “dottore” davanti al cognome. Dott. Pacecotta. Ricordati. Dott. Pacecotta.

Luigi (Riprende stizzito)

Mi go dit alla me manera. Se ghe de mal! Beh comunque quel duttur lì non deve toccare la me Mariuccia. Se no gli faccio un ………. mazzo insì (si aiuta con la mimica per chiarire il suo pensiero).

Nicola (Da fuori scena a voce alta)

Buon giorno dott. Pacecotta. Si accomodi. Mi scusi, ma ero in bagno.

Luigi (Di rincalzo) E insiste. Manco se avesse na diarrea.

Maria (Piuttosto nervosa nei gesti e nel parlare)

Non insistere con le stupidate. Adesso finiscila. Non essere scorbutico. Sii garbato. Accogliamo con educazione un signore che non conosciamo. Un dirigente…..

Luigi (Di rincalzo) …….del traffico dei morti.

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(A questo punto entrano in scena il dott. Pacecotta accompagnato da Nicola) Nicola (Fa gli onori di casa)

Prego si accomodi dottore. Le presento mia moglie. Maria Siliquini.

Pacecotta (Un personaggio dal portamento austero, vestito elegantemente. Indossa un

impermeabile. Saluta Maria con il classico baciamano)

Lieto di conoscerla signora Siliquini.

Maria (Tra l’agitato e l’imbarazzo) Maria. Mi chiami pure Maria dottore.

Pacecotta Come desidera. Lieto di fare la sua conoscenza signora Maria.

Nicola Si accomodi dottore.

Maria (Tanto tesa quanto emotiva)

Nicola aiuta il dott. Pacecotta a togliersi l’impermeabile.

Nicola Certamente. (lo aiuta a togliersi l’impermeabile) Prego dottore lasci pure

a me.

Maria (Sempre visibilmente agitata per via dell’autorevolezza che il Pacecotta

emana) Nicola porta di là l’impermeabile. Appendilo nel nostro guardaroba. Con cura. Fai le cose con cura.

Pacecotta Grazie sig. Nicola. Molto gentile.

(Nicola esce momentaneamente di scena con l’impermeabile, mentre il nonno

nel suo angolo, ancora non notato dal Pacecotta gesticola visibilmente,

mostrando insofferenza verso l’ospite ) Maria (Sempre con fare agitato e con l’intento di allontanare il Pacecotta dal

nonno) Dottore, lasci che lo accompagni di là in soggiorno. Staremo più comodi e potremo parlare con più tranquillità. Mi segua. Le faccio strada.

(Mentre Maria cerca di far strada per accompagnarlo in soggiorno, il dott.

Pacecotta interviene e…… )

Pacecotta Guardi che per me va bene anche la cucina. Ritengo la cucina un

ambiente ideale per meglio aprire la mente ai problemi che assillano ognuno di noi.

(A questo punto rientra Nicola in scena che ignaro della conversazione

avvenuta)

Nicola Maria accompagna il dottor Pacecotta in soggiorno. Non sta bene

lasciare il nostro illustre ospite in cucina.

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Maria (Sempre con fare agitato e con l’intento di allontanare il Pacecotta dal

nonno) Ci ho già provato, ma il dottore preferisce stare in cucina.

Pacecotta (Di rincalzo)

Siete veramente gentili, ma come ho già avuto modo di dire a sua moglie, preferisco il calore della cucina. La cucina per me è l’ambiente più bello di tutta la casa. E’ l’ideale per le chiacchierate. Mi creda. Io sto bene qui. Va bene così. Grazie.

Nicola Come vuole dottore. Bene allora accomodiamoci pure. (Tra l’imbarazzo

e il tentativo di rompere il ghiaccio) Certo che deve essere molto impegnativo il suo lavoro. Sistemare i defunti, organizzare le sante messe, gli orari delle litanie, le chiusure festive, i turni del personale, il recupero delle salme, il restauro delle cappelle, le nuove destinazioni dei terreni……. Ne ha di lavoro. Vero dottore?

Luigi (Non visto, con tono seccato, interrompe)

Alt. Fermi tutti. El me terreno se tucca no. Fem no scherzi. La Mariuccia sta bene lì dov’è.

Maria (Visibilmente preoccupata per l’interruzione della conversazione avviata da

Nicola) Sta buono papà. Nessuno ha parlato di terreni. Nessuno vuole fare scherzi.

Nicola (Imbarazzato per la battuta del nonno)

Ah! Mi scusi dottore. Le presento nonno Luigi. Mio suocero. Longevo di natura, ma vicino a…….

Luigi (Con il bicchiere di vino tra le mani)

…… a compiere la mia veneranda età di ultra ottantenne. Tiè. (E giù

un gestaccio rivolto a Nicola).

Pacecotta (Sempre con fare educato si avvicina al nonno)

Vispo il connetto eh. Molto lieto signor Luigi. E a quale Luigi ci riferiamo? A San Luigi dei francesi, a San Luigi di Gonzaga, o meglio a San Luigi Borgomanero o al più classico San Luigi Orione.

Luigi (Sempre con il suo inseparabile bicchiere di vino tra le mani)

La peppa! Ma duttur. Che fa, mi prende per il …..

Maria (Interrompe bruscamente Luigi che si avviava a concludere volgarmente la

battuta) …..Papà. Buono. Non cominciare con certe battute fuori luogo.

Pacecotta (Con tono scherzoso)

Ma no signora Maria. Nessun problema. Simpatico il nonno. Alla sua età tanto gli è permesso perché tanto gli è dovuto. Sa che mi hanno

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parlato molto di lei in ufficio? Ne è venuto fuori un quadro simpatico, tanto che mi son chiesto: “come mai non l’ho conosciuto? Vuoi vedere che nonno Luigi si è sistemato nel mio camposanto senza avvisarmi?” (E giù un accenno di risata forzatamente accompagnata da Maria e Nicola). Bella questa. Vero signor Luigi. Simpatica battuta. Allunga la vita.

Luigi (Con il bicchiere di vino tra le mani)

Che stronzata. Tutti ad aspettare la mia dipartita. Deve ancora arrivare il giorno del mio giudizio. E sa perché?

Pacecotta (Curioso di conoscere la risposta ) No. Perché?

Luigi (Viene fuori con una delle sue)

Perché io ce l’ho duro….. il cuore naturalmente. Il camposanto può aspettare.

Pacecotta (Ci tiene a precisare)

Certo il cuore. Non ho pensato ad altro che al cuore. E del resto a cos’altro potevo alludere. Avere ottant'anni e godere di questo stato di salute......

Luigi (Tra una bevuta e l’altra interrompe) Lei vuole forse alludere a ………

Nicola (Interviene con drastica decisione per porre fine all’imbarazzante colloquio

che potrebbe degenerare) ……Va bene così nonno. (Rivolgendosi a

Pacecotta) Lo lasci perdere dottore. Sa com’è. Un po’ l’età, un po’ la ragione che se ne va, un po’……..

Luigi (Interrompe)

…… un po’ ghe semper un qualcuno che me vuol fregà, e alura…..

Maria (Intuendo verso quale esagerazione può spingersi Luigi, interrompe

bruscamente e…..) E allora niente. E il cervello che è duro come una pietra. Vera nonu. E’

proprio un testardo.

Pacecotta Capisco. Non c’è nessun problema. Scusatemi, ma non vedo il sig.

Brambilla. Visto che siete dirimpettai ho fatto dire alla mia segretaria di disporre per una riunione congiunta. Tanto il problema è comune.

Nicola Giusto. Ci scusi. Lo chiamo subito. (Ed esce di scena)

Pacecotta (In attesa dell’arrivo di Nicola e del sig. Brambilla)

Spiritoso nonno Luigi. Che bella grinta. E’ il vino che le dà la carica. Vero nonno?

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Luigi (Con tono di chi intuisce qualcosa)

Sarà pure il vino come dice lei. Ma io ho l’età giusta per non essere fregato.

Maria (Preoccupata per come potrebbe prendere la piega la chiacchierata)

Lo scusi dottore. Ha sempre una fissa in testa. Pensa sempre che ci sia qualcuno che voglia derubarlo. Ha un carattere un po’ particolare, ma è di una nobiltà d’animo e di una generosità…….

Luigi (Chiarisce)

…… mi regali no un bel niente. Sarò pure generoso, ma il terreno è della mia Mariuccia. El terren se tuca no! Le ciar?

Pacecotta (Non intuendo il significato)

Non capisco la battuta. Comunque sono qui per chiarire un problema e non per proporre affari. (Quindi direttamente al nonno alzando il tono

della voce per farsi meglio capire da Luigi) Sig. Luigi. Non vendo e non compro terreni. Non sono un immobiliarista.

Luigi (Interviene a modo suo) Anch’io non gioco a biliardo.

Pacecotta (Un po’ a disagio)

Guardi che ha capito male. Non ho parlato di biliardo, ma di immobili. E' tutta un'altra faccenda.

Maria (Visibilmente preoccupata per la piega che sta prendendo il colloquio) Lo scusi dottore. (Quindi rivolgendosi a Luigi) Papà il dottor Pacecotta

vuol dire che è qui per altri problemi e non per comprare il terreno. (E

si rivolge al dott. Pacecotta) Lo scusi dottore, ma lui è convinto che lei è qui a proporre la vendita del terreno ove riposano i nostri cari. Intendo dire mia madre, la signora Mariuccia e il padre del signor Brambilla. Riposano l’uno accanto all’altra. Entrambe le tombe occupano un pezzo di terra in comune.

Pacecotta (Felice di fare chiarezza)

Ahhh. Adesso capisco. Ma no. Stia pure tranquillo sig. Luigi. Non è questione di terreno. Il problema è di ben altra natura……

(E a questo punto che rientrano in scena Nicola e Brambilla)

Nicola Eccoci dottore. (Rivolgendosi a Pacecotta) Le presento il sig. Gianni

Brambilla, nostro vicino di casa. Brambilla (Saluta il dott. Pacecotta)

Lieto di fare la sua conoscenza dottore. Ho sempre letto i suoi comunicati e finalmente ho l'onore di conoscerla di persona.

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Pacecotta (Ricambia i saluti)

Il piacere è tutto mio. Mi spiace aver preso io l'iniziativa di proporre una riunione congiunta, ma date le circostanze e sapendo del vostro buon rapporto di vicinato, mi sono permesso di accomunarvi in un unico incontro.

Nicola Ha fatto bene dottore. Del resto oltre ad essere vicini di casa, siamo

anche vicini di ..... tomba (accompagna la battuta con un cenno di risata

subito spento da Luigi che..) Luigi (Mostra insofferenza verso la battuta)

Che disgrazia. Te sentì dottore? Lui è un nostro vicino di tomba. Ma si può avere certe idee. Parla come un sarcologio. Meno male che ci sono io chi denter.

Pacecotta (Con l’intenzione di chiarire)

Vuol dire forse un necrologio. Ma no guardi. La capisco. Ma stia tranquillo che tutto si chiarirà. Sono qui per questo.

Nicola (Ironizzando) Meno male. Hai sentito nonno? Tutto si chiarirà. Adesso

che ti sei tranquillizzato, ascolta senza interrompere. Maria (Maria dice la sua)

Va bene così papà. Ora forse è meglio che ascoltiamo con attenzione ciò che il dottor Pacecotta ha da dirci. Va bene? Sta buono e ascolta anche tu.

Pacecotta (Non sa da dove cominciare)

Dunque. Vediamo un po’. Sono un po’ a disagio più che altro perché mi vien difficile trovare il punto d’avvio. Non so da dove cominciare. Francamente, credetemi, è la prima volta che mi capita di trovarmi in difficoltà nel trovare le giuste parole per ciò che sto per dire.

Brambilla (Cerca di aiutare Pacecotta)

Guardi dottore che a volte sono sufficienti poche e semplici parole per esprimere un pensiero. Mi scusi, non voglio insegnarle nulla, ma se vuole cominciare dal terreno su cui posano le tombe dei nostri cari, io ho un amico perito che si metterebbe a sua e a nostra disposizione…..

Pacecotta (Interrompe educatamente)

…….. no,no. Guardate che vorrei una volta per tutte sgomberare il campo da questione che afferiscono il terreno e il suo valore. Non sono qui per questo, ma per ben altra questione.

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Maria (Con una sorta di apprensione)

Ma è successo qualcosa? E’ forse per la discussione che ho avuto con quel signore l’altro giorno davanti al suo ufficio…… Mi creda dottore. Me ne sono vergognata anch’io. Ma quando ci vuole, ci vuole.

Pacecotta (Rivolgendosi a Maria)

No. No. Non è per questo. La discussione, è vero, è degenerata un po’. Ma poi ho visto che avete fatto chiarezza e il problema si è risolto senza richiedere il mio interveto.

Brambilla E allora mi scusi, ma cos’altro c’è.

Pacecotta (Cerca di trovare le parole giuste per toccare, senza sbagliare, il delicato

argomento)

Dovete sapere che talvolta determinate contingenze fanno maturare elementi convergenti al punto da richiedere accordi congiunti, che si rivelano necessari per superare ostacoli strutturali il più delle volte indipendenti dalla volontà razionale di ciascuno di noi. Non so se mi sono spiegato.

Luigi (Interviene in modo lapidario)

Auguri! Go no capid na mazza! Può parlare in italiano per piacere? Mi go no studià …… (scandisce la parola) arti funerarie.

Pacecotta (Seccato perché ripreso)

Prego scusi. Guardi nonno che la mia è una laurea in Psicologia con specializzazione in “Monadi Funerarie” e non "Arti funerarie". Sono due funzioni completamente diverse.

Luigi (Interviene perplesso)

Che raba l’è? Mai sentito parlare di “monache funerarie”.

Pacecotta (Riprende il discorso per chiarire)

Veramente non ho parlato di “monache funerarie”, ma di “Monadi Funerarie”. Non è la stessa cosa. Mio caro nonno Luigi. Le “Monadi funerarie” altro non sono che idee astratte da applicare a situazioni concrete. E nel nostro caso si applicano a situazioni dolorose come può essere un funerale.

Luigi (Di rincalzo)

Lei parla cume un liber stampad….. ma mi continuo a non capì na mazza.

Nicola In parole povere? Pacecotta (Con tono dispiaciuto per non essere compreso)

Mi dispiace non riuscire a farmi capire. Cercherò di sforzarmi ancora di più.

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Luigi (Interviene con le sue micidiali battute)

E’ meglio. Facciamo attenzione a non strombazzare dallo sforzo.

Maria (Prende in mano la situazione)

………Papà. Ma cosa ti passa per quella mente. Lo scusi dottore ma……il dottore è qui per vedere assieme a tutti noi un problema. Se non stiamo attenti a quello che dice, rischiamo di non capirci niente. Quindi cerca di stare in silenzio e seguiamo con attenzione ciò che ha da dire.

Pacecotta (Con tono rassicurante)

Lasci perdere signora Maria. Ormai sto già familiarizzando con il carattere del signor Luigi. Che poi in fin dei conti il nonno ha un carattere simpaticissimo.

Brambilla Mi perdoni dott. Pacecotta. In effetti se Le riuscisse di essere più

chiaro, ci aiuterebbe a meglio comprendere il suo concetto e a metterci in condizione di dare un nostro eventuale contributo.

Nicola (Rivolto a Luigi)

Forse è meglio che te fai un bel bicchiere di vino. Magari ti aiuta a stare un po’ in silenzio. Quel tanto per cominciare a capirci qualcosa.

Brambilla (Dice la sua)

Credo di interpretare il pensiero dei mie cari coinquilini e in effetti la sua premessa ci lascia un po’ spiazzati. E’ come trovarsi in un campo di calcio e scoprire che non ci sono i calciatori.

Luigi (Con ironia)

Questo sì che significa parlar chiaro. Mi me dumandi. Ma cusa c’entra il campo di calcio senza calciatori col nostro discorso. Uè ragazzi o parlemes ciar o mi vo giù al bar a tuccà le poppe della Rosina. Chi denter tra le “monache funerarie” e i calciatori senza campo non si capisi più un….. Boccaccia mia statte zitta. Cusa c’entra la me Mariuccia con queste depravazioni, mi propri non so.

Maria (Con stizza)

Ma papà. Ma ti sembra questo il modo di parlare al dottore? Il dottor Pacecotta, per il lavoro che svolge, talvolta è costretto a usare un linguaggio un po’ …. Come dire, un po’burocratico ….. Vero dottore?

Pacecotta (Si inserisce nell’intervento della Maria) ……. Ma non è giusto. Ha

ragione nonno Luigi. Devo essere più chiaro. Vediamo un po’ come dire una cosa difficile in modo facile.

Brambilla Mi scusi dottore. Cominciano dal terreno. Si tratta di una transazione?

Di una perizia? Di una compravendita? Di una appropriazione?

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Pacecotta (Interviene)

Niente di tutto questo. Certo che per i discorsi che andremo a fare magari a nonno Luigi possono fare impressione. (Rivolgendosi al nonno)

Sa com’è. Dovremo parlare di esumazioni, di morti, di ricollocazioni funerarie. E non vorrei suscitare la sua sensibilità. Non so se mi sono spiegato.

Luigi (Senza scomporsi)

S’è proprio spiegato bene. Ma io da chi me movi no. La me Mariuccia se tuca no. (Civettando l’italiano del dottore) Non so se mi sono spiegato, sciur dottur Panciacotta. Pace all’anima sua.

Maria (Interviene per precisare) Pacecotta. Papà il dottore si chiama

Pacecotta….

Pacecotta (Smorza la precisazione) Lasci perdere signora Maria. Sono solo

dettagli.

Luigi (Di rincalzo)

Ecco bravo. Il duttur le propri una persona intelligente. Pacecotta (Riprende il discorso)

Lasciamo perdere signor Luigi. Allora veniamo al dunque. Da dove vogliamo cominciare?

Luigi (Interrompe)

Dall’inizio. Da quand l’è cominciat il casino. Perché di casino si tratta. Vera duttur?

Brambilla (Interviene nella discussione)

Nonno sarebbe meglio ascoltare prima cos’ha da dirci il dottor Pacecotta e poi se mai esprimiamo i nostri giudizi.

Luigi (Interrompe)

Tel chi un alter liber stampat. Nicola Prego dottore. Riprenda pure da dove ha lasciato.

Pacecotta (Visibilmente imbarazzato per quello che sta per dire)

Dunque. Allora. E’ una storia vecchia e per capire bene i contorni della vicenda dobbiamo risalire a un bel po’ di tempo indietro. Precisamente ai funerali della povera signora Mariuccia.

Luigi (Visibilmente commosso)

Bella predica. Quanta gente. Tutti che piangevano. Piangevano i comunisti. Piangevano i fascisti.....

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Nicola (Interrompe il nonno)

Ma nonu. Ma cosa cavolo vai a tirare in ballo adesso. Cosa c'entrano i comunisti e i fascisti che piangono al funerale della Mariuccia.

Luigi (Accenna a una risposta)

Come cosa c'entra. Piangevano sia quelli seduti a sinistra, che quelli seduti a destra.......

Brambilla (Con il solito intervento comprensivo)

Mi scusi sig. Luigi, ma qui non c'entra per niente la politica. Se poi la vogliamo buttare in politica allora c'è anche il terzo polo. Piangevano, infatti, anche quelli che stavano al centro della navata centrale. Ma è meglio riderci sopra.

Pacecotta Giusto. Del resto la chiesa era piena. Una cerimonia commovente. Lei

si ricorda vero nonno? O non si ricorda più dei funerali della Mariuccia. Luigi (Di rincalzo) Grazie a Dio non mi sono ancora rinc……

Maria (Interrompe facendosi un segno della croce)

Papà. Per favore non essere volgare.

Pacecotta (Visibilmente in imbarazzo)

Dunque, dicevo. Ci sono cose nella vita da sembrare chiare, limpide come l’acqua di un ruscello di montagna. E invece col tempo si scopre, dopo anni e anni, che qualcosa ha reso torbida quell’acqua.

Luigi A proposit di acqua. Me vien voglia de bev un bel bicerocc de vin. L’è

culurat. Ma l’è semper acqua. (Sta per prendere il fiaschetto collocato

sotto la sedia, quando interviene la Maria ad impedirglielo)

Maria Papà. Lascia stare il vino. (E rimette via il fiaschetto)

Brambilla (Con l’aria di chi ha intuito qualcosa)

Lei vuol forse dirci qualcosa con la metafora dell’acqua?

Pacecotta Beh. A dire il vero, sì. Ascoltate. Nella vita capita spesso di trovarsi

nelle condizioni di descrivere situazioni che appaiono decisamente complicate a dirsi e a far capire. Ma per fortuna ci sono i filosofi. Bello, ad esempio, quanto ci dice Parmenide: “l’essere è, il non essere non è”. Non so se mi sono spiegato.

Luigi Cume l’acqua limpida di montagna. Mi go capì na mazza!

Nicola Nonno. Il dottore vuol dire che “l’essere è, e il non essere non è”. E’

chiaro adesso?

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Luigi (Con ironia mista a una presa in giro)

Chiarissimo. Ci volevi te per dire stronzate.

Maria Ma Papà. Ti avevo pregato di non esagerare.

Luigi (Di rincalzo) Eh, ma quando ci vuole, ci vuole.

Brambilla (Interviene nella discussione)

E invece il dottor Pacecotta ha ragione. Se c’è qualcosa che si affida all’apparenza, allora questo qualcosa in realtà non è. Questo qualcosa, quindi, è diverso dalla realtà. Ovvero dall’essere ciò che dovrebbe essere.

Pacecotta (Un po’ più sollevato per l’intervento del sig. Brambilla)

Proprio così. Vedo che comprendete. Questo mi facilita il compito. Luigi (Ancora in modo deciso)

Chi denter sem diventad tutti filosofi. Tutti a dire stronzate. Mi go no capì na roba. Cosa c’entra tutto questo con la me Mariuccia e (rivolto a

Brambilla) con so pader.

Nicola Mi scusi dottore, ma qui ha ragione il nonno. Cosa c’entra tutto questo

con le tombe dei nostri cari?

Luigi Aspetta e vedrai. Tutta sta filosofia mi puzza. Qui c’è sotto qualcosa.

Le vera duttur?

Maria Ma papà. Ma perché vedi sempre marcio dappertutto. Abbi un po’ più

di fiducia nelle persone.

Brambilla (Rivolgendosi al dott. Pacecotta)

Forse che dobbiamo pensare a qualche situazione imbarazzante?

Pacecotta (Comincia a chiarire la situazione)

Più che di qualcosa di imbarazzante, io parlerei di imperdonabile errore. Ma sapete com’è. Vent’anni fa non esisteva la tecnologia di oggi. Allora i morti si seppellivano là dove c’erano i posti liberi…..

(Viene improvvisamente interrotto da Luigi)

Luigi Già perché oggi si seppelliscono dove ci sono i posti occupati. Magari

abbracciati uno all’altro, oppure uno sull’altro tanto per guadagnare spazio….. Uè duttur. Non avete messo mica la me Mariuccia abbracciata a so pader per recuperare spazio?

Brambilla (Interviene con serietà)

Sig. Luigi. Per favore non diciamo sciocchezze. Si possono dire barzellette, ma non si può fare ironia sui morti.

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Nicola (Lo interrompe)

Sta buono nonno. Lascia parlare il dottore. Se lo interrompi continuamente, non si capisce niente.

Pacecotta La ringrazio sig. Nicola. Dunque dicevo. Una volta, stiamo parlando di

una ventina d’anni fa, i morti venivano sistemati provvisoriamente dove c’era posto in attesa di una definitiva sistemazione. E adesso veniamo al dunque. Da ricerche da me condotte sul settore dove si trovano le spoglie dei vostri cari estinti, ho scoperto qualcosa di spiacevole. Ovviamente prima di prendere una certa decisione ho fatto continue verifiche. Ma giungevo sempre alla solita conclusione.

Luigi E sarebbe? Pacecotta (Riprende)

Che, con molta probabilità, anzi con certezza, posso affermare che il posto assegnato a entrambe le salme come provvisorio è diventato definitivo. Ora essendo le due salme vicine, chi doveva informarvi, ha dimenticato di questo dettaglio. In questi casi era facile cadere in un grosso equivoco.

Nicola Mi scusi. Ma nel nostro caso qual è l’equivoco?

Pacecotta (Riprende con evidente imbarazzo. Pacecotta si asciuga più volte la fronte

con un fazzoletto perché la verità si avvicina).

Che il posto provvisorio di uno è diventato in realtà il posto definitivo dell’altro. (E’ evidente l’imbarazzo che traspare dalle parole rese pesanti dal

tono e dalle ripetute interruzioni) Insomma è successo che uno ha preso il posto dell’altra senza che nessuno si sia preoccupato di informare i famigliari. E se l’altra ha preso il posto dell’altro, allora si ha che l’uno viene scambiato per l’altra, senza che gli altri sanno né dell’uno, né dell’altra.

Luigi Chiaro come l’acqua del ruscello di montagna.

Maria Sta buono papà.

Nicola (Rivolgendosi al sig. Brambilla quasi per chiedere aiuto nel capire ciò che è

stato appena detto) Io forse comincio a capire qualcosa, ma non ne sono ancora sicuro. E lei sig. Brambilla?

Brambilla (Che a questo punto ha capito tutto)

Adesso capisco Parmenide. Lei dottore vorrebbe forse dirci che la foto, posta sulla lapide di mio padre non è il caro estinto che si trova nella tomba, e che la tomba posta a fianco non è l’essere che traspare dalla foto della lapide della vicina estinta.

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Luigi (Che ancora non ha inteso. Ironizza)

Oh! Finalmente. Questo sì che significa parlar chiaro. Io non ho ancora capito una mazza. Le propri un bel casin. E alura mi me bevi un bel bicerocc de succo d’uva.

Pacecotta (Che sembra più sollevato)

Sì insomma. Vedo che la situazione si va chiarendo. In sintesi è successo questo. Sotto la lapide della cara signora Mariuccia, rivolgendosi a questo punto verso il sig. Brambilla) c’è la salma di suo padre. Mentre sotto la lapide di suo padre (rivolto in direzione del sig.

Luigi) c’è la salma della cara signora Mariuccia. Ecco. (Quasi liberato

da un imbarazzante peso) Ora tutto è chiaro.

(A questo punto Luigi che stava bevendo il suo bicchiere di vino, si alza

improvvisamente in piedi e, spruzzando il vino dappertutto, con fare

minaccioso agita il bastone in direzione del dott. Pacecotta)

Luigi Cus’eeee. Cusa ste dre a dit. Mi devi pensà che da vent’anni vo a

pregà sulla tomba di so pader? Per vent’anni go no mai dit una giaculatoria per la me Mariuccia…….

Brambilla (Interrompe)

Guardi che se è per questo anch’io da vent’anni sto pregando sulla tomba sbagliata. Anch’io le mie giaculatorie le ho sempre dedicate alla signora Mariuccia piuttosto che a mio padre.

Maria Oh Gesù d’amore acceso! Ma cosa mi state dicendo. Povera mamma mia. Cosicché tutte le mie attenzioni sono andate a (rivolgendosi a

Brambilla) suo padre?

(Il dott. Pacecotta ascolta chiuso in un imbarazzante silenzio, visibilmente a

disagio per la verità venuta a galla)

Pacecotta (Ora più sereno per la verità trasmessa)

Purtroppo è un classico scambio di salma. Può succedere. Raramente, ma può succedere. Penso dovuta alla disattenzione che allora hanno avuto gli addetti alla sepoltura. Hanno sistemato il cartellino della signora Mariuccia sulla bara del sig. Brambilla e quello del sig. Brambilla sulla bara della signora Mariuccia. Un Pasticcio. Non ho un’altra spiegazione da dare. Mi dispiace per quanto accaduto.

Nicola (Rivolto al dott. Pacecotta)

E’ un bel rebelott. Ma siete sicuro. Come ve ne siete accorti.

Pacecotta (Continua il suo racconto)

Dal registro funerario. Dopo vent’anni di solito si prende in considerazione la possibilità di procedere alla riesumazione per restituire il terreno…….

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Luigi (Con un tono agitato)

El terreno se tucca no. Io non cedo di un millimetro. Voglio prima andare al camposanto per parlare con la me Mariuccia. Non voglio più parlà con so pader. Sa già tante cose che non doveva sapere. Ma oramai la frittata è fatta.

Pacecotta (Cerca di tranquillizzarlo)

Non sono qui per parlare del terreno nonno. Stia tranquillo. Capisco che non è questo il momento. Adesso pensiamo a come riparare all’errore commesso tanti anni fa.

Brambilla (Chiede a tutti un po' di silenzio per meglio seguire il racconto)

Scusate. Cerchiamo di non sovrapporci con le nostre voci. Stava riferendo su come avvenuto l’increscioso equivoco.

Pacecotta (Riprende il racconto)

Dunque dicevo. Ho cambiato l’arredo dell’ufficio. E’ stata questa un’occasione per rimettere ordine alle tante carte giacenti nei vari armadi o cassetti di vecchie scrivanie. Vecchi documenti dei miei predecessori che ho preferito rimettere in ordine. Mi sono imbattuto in diversi cartellini numerati corrispondenti alle tombe assegnate. Ho proceduto al controllo di tutto il materiale rinvenuto cartellini compresi. Ma un paio di cartellini di assegnazione tombali non corrispondevano al numero delle inumazioni assegnate. La conferma l’ho avuto consultando il registro funerario. Al cartellino di prenotazione della tomba n°8, assegnata appunto alla signora Mariuccia corrisponde, sul registro, l’assegnazione definitiva della tomba n° 9. Mentre al cartellino di prenotazione della tomba n°9 assegnata al sig. Brambilla, corrisponde sul registro l’assegnazione definitiva della tomba n°8. Le due tombe sono affiancate. Ho approfondito. Dalle carte ho avuto conferma del pasticcio. Mi sono arreso. C’è stato proprio uno scambio di salma. Potevo lasciar perdere, ma non me la sono sentita. E allora ho preferito informarvi.

Luigi Che disgrazia. La me dona sepolta sotto una lapide rosa porrino. E mi

che sei andà a cunfessà sulla lapide sbagliata. Go di a un om quello che de solit dicevi a la me donna. Chissà cosa avranno pensato lassù in Paradiso. Avranno detto quel lì l’ha cambià natura.

Maria Ma papà cosa vai a pensare. Che c’entra adesso la natura. E cosa

vuoi che abbia importanza il colore del marmo. Rosa porrino o nero striato a questo punto sono solo dettagli. Piuttosto ora cosa si fa.

Brambilla (Con tono preoccupato)

Guardi dottore che non è affatto bello quello che è successo. Lei non può liquidare in due parole un gravissimo errore. D’accordo lei non ne è responsabile. Altri hanno fatto pasticci. Ma ora non possiamo accettare così senza colpo ferire una verità che per una ventina d’anni è stata una menzogna. Sotto lapidi diverse giacciono salme diverse.

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Nicola (Rivolto al dott. Pacecotta)

Lei che è del ramo, cosa ci suggerisce di fare.

Pacecotta Non so cosa dirvi. Sono sinceramente mortificato per quanto

accaduto. Qualcuno al mio posto avrebbe dovuto controllare meglio i lavori della sepoltura. A questo punto due sono le soluzioni. O riesumiamo le salme per rimetterle ciascuna al proprio posto, o lasciamo le cose come sono e…..

Brambilla (Interrompe)

Mi scusi dottore, ma ci sarebbe una terza soluzione. Nicola E sarebbe?

Maria Sentiamo.

Luigi (Interviene con voce concitata)

Anca mi go una soluzion. Mettiamo i maschi al posto dei maschi e le femmine al posto delle femmine.

(Quindi con un'espressione preoccupata da un'eventuale risposta......) Uè duttur. Non mi dia un alter dispiacere. Non mi venga a dire che alla me Mariuccia le hanno messo i pantaloni di so pader e a so pader la gonna della me Mariuccia. L'era una bella gonna. Nera con lo spacco e una spilla d'oro.

Maria Papà lascia stare la gonna con lo spacco, la spilla d’oro. Il problema è

un altro. Stai un po' in silenzio.

Brambilla (Piuttosto seccato da quanto accaduto, rivolgendosi a Luigi)

Io avrei un’idea migliore. Non sarebbe meglio per tutti scambiare le lapidi senza toccare le salme?

Luigi (Lo interrompe bruscamente)

Eh no. Parlemes ciar. Se pe no fa pastissi. Non vi può essere la lapide rosa porrino e la tomba con marmo striato. Le un casin della miseria. La me donna non accetterebbe. Mariuccia le semper Mariuccia. Io la voglio al so posto, con la so roba, le sue scarpe, il suo velo e il suo vestito nero.

Maria Sta buono papà. Non è questo il momento per arrabbiarsi per questi

dettagli.

Nicola Beh. Tutto sommato quella di Gianni è una buona idea.

Pacecotta Sono d’accordo. Tutto sommato rappresenta un problema in meno.

Anche se…..

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Brambilla (Intuisce che c’è ancora qualcos’altro)

Vedo che lei comunque rimane perplesso. O c’è qualcos’altro che dobbiamo sapere?

Pacecotta Beh sì. A dire il vero ci sarebbe un altro piccolo problema. Ma questo

è di facile soluzione. Nicola Sarebbe a dire?

Luigi (Con tono deciso)

Uè duttur. Parlemes ciar. Mi vo la me Mariuccia sana e salva al suo posto. Con la lapide o senza la lapide; con la gonna o con i pantaloni; sola o in compagnia, ma mi la voglio lì dove l’ho lasciata. E niente scherzi.

Pacecotta Naturalmente. Maria E allora mi scusi dottore, ma dov’è il problema.

Pacecotta Che dopo tanti anni le faccende, là sotto terra, a nostra insaputa possono essersi complicate. (Con evidente imbarazzo) Come devo dire. Le ossa dell’uno possono essere finite nello spazio delle ossa dell’altra.

Luigi (Con tono seccato per come la vicenda si va complicando)

Ghe mancarisa pure questo. Adesso el sciur duttur me vien a dire che i due possono essere abbracciati. La me spusa abbracciata con sciur Brambilla. No! Non può essere. Ciò che non ha mai fatto da viva, non può averlo fatto da morta. La me Mariuccia m’ha semper di: “Non ti tradirò mai. Manco da morta”.

Brambilla (Rivolto a nonno Luigi)

Guardi che in questo caso non possiamo parlare di tradimenti. Diciamo che sono situazioni che si complicano al di là della nostra volontà.

Nicola Ma lei dottore, è sicuro di quello che dice?

Pacecotta Non sono certo al cento per cento, ma la probabilità che qualcosa del

genere possa capitare, data la vicinanza delle due salme, è molto alta. Me lo hanno detto i miei collaboratori.

Maria Oh Gesù d’amore acceso. Ma perché è successo proprio a noi.

Pacecotta Purtroppo sono cose che possono succedere. Credetemi. Sono

veramente dispiaciuto.

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Brambilla (Va in aiuto di Pacecotta)

Del resto si sprigionano certi gas da far succedere piccoli ma significativi movimenti alle salme.

Luigi (Dice la sua)

La me Mariuccia quand lè andata, faceva fatica a camminare.

Maria Smettila papà. Non essere ridicolo con le tue battute.

(Improvvisamente qualcuno suona alla porta) Chi sarà mai a quest’ora. (Rivolta al marito) Aspetti qualcuno tu?

Nicola Chi, io? Nossignore. Chi vuoi che venga a trovarmi a quest’ora. Vado ad aprire. (Esce di scena e va ad aprire la porta)

Luigi (Interviene) Sarà mica Mario. Quel grassun rumpiball.

Maria Papà cerca di moderare i termini. Siamo davanti a persone educate.

(Entra in scena Nicola e….) Nicola E’ una signorina. (Rivolgendosi al dott. Pacecotta) Dice di essere la sua

segretaria. Ha bisogno urgente di parlare con lei.

Maria E falla entrare.

(Entra una signorina. E’ la segretaria personale del dott. Pacecotta.

Visibilmente imbarazzata per quello che ha da riferire al suo Dirigente)

Segretaria Chiedo scusa per il disturbo, ma ho urgente bisogno di conferire con il

dott. Pacecotta.

Pacecotta Oh mia cara. Cosa c’è di cos’ urgente da dirmi. E’ successo qualcosa

al cimitero? Non dirmi che si è incendiata un’altra tomba!

Segretaria Mi scusi dottore, ma è qualcosa da conferire in privato. No, no.

Nessun incendio. Se permette…… (si capisce chiaramente che vuole

conferire in privato)

Pacecotta (Con disagio, ma costretto dalla segretaria, si scusa con i presenti e si

avvicina alla sua segretaria)

Voi permettete.

(I due si appartano in un angolo della scena dove confabulano con gesti delle

mani palesemente preoccupanti. Intanto…)

Luigi (Dice la sua)

Se te a drè a cunfessà i peccati mortali che ha fatto al cimitero.

Maria Papà non ricominciare a dire stupidaggini.

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(La veloce conversazione termina tra i due appartati e…)

Pacecotta (Rivolta alla sua segretaria)

Lei è sicura di quello che mi ha detto?(Quindi si rivolge ai presenti)

Signori. Mi spiace, ma c’è un altro problema.

Nicola Che altro c’è che non sappiamo ancora.

Brambilla (Piuttosto perplesso) Non ci dica che riguarda ancora le nostre due

salme.

Pacecotta (In evidente imbarazzo per quello che si appresta a dire)

Signorina lei può andare. (La segretaria salute ed esce di scena) Ho avuto testè notizia che le due salme, per un mero errore, sono state cremate. Mi dispiace, ma è successo proprio questo.

Luigi (Non intuisce il significato)

Questa sì che una bella notizia. Finalmente una bella roba. E che crema avete spalmato sopra la me Mariuccia?

Maria (Alquanto agitata) Oh mio Dio. E adesso dove andiamo a posare un

fiore?

Brambilla (palesemente seccato)

Certo è che questa è una storia che non finisce mai. Prima lo scambio di posto, poi l’abbraccio dei corpi e adesso la loro cremazione. Mi scusi dottore, non è per apparire maleducato, ma qui c’è qualcuno che non sa fare il proprio mestiere. O sbaglio? Se sbaglio me lo dica senza inibizioni.

Pacecotta (Non sa cosa dire)

Avete ragione e credetemi sono frastornato da questa vicenda che ho ereditato e che si è complicata ogni giorno di più. Cercate di comprendermi il mio stato d’animo……

Luigi (Chiede delucidazioni)

Pian u mument. Ragiunem. Se non c’entra la crema allora cusa l’è la cremazion.

Nicola (cerca di spiegarlo in parole povere)

E’ come la fornace. Tu metti dentro e tutto brucia. Te capì?

Pacecotta (Non si dà pace) Mi dispiace. Non ho parole.

Brambilla (Interviene)

Lei non ha parole, ma noi non abbiamo più il ricordo della memoria dei nostri defunti. Le pare poco?

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Luigi (Vuole avvicinarsi alla verità)

Se ver dì che non abbiamo più il ricordo dei defunti. Vorrei capire bene anch’io. Ho diritto di sapere cosa volete dire.

Pacecotta (Spiega a parole sue)

Vedi nonno a volte succede che ciò che non è, non sarà mai qualcosa che è. E’ come dire che il non essere lo puoi pensare, ma non lo puoi più dire. Ed è proprio questo che è successo alle nostre due care salme. Erano salme e ora non lo sono più. Si potevano pensare ed ora non si possono pensare più…..

Luigi (Interrompe bruscamente)

Ma che stronzate sta a dì questo filosofo. Insomma. La me Mariuccia, sparsa di crema, la trovo al suo posto o non la trovo?

Maria (Interviene con tono dispiaciuto)

Papà. La mamma è andata in spirito in cielo. Cremata vuol dire consumata con il fuoco. E’ come evaporata. Volata via

Luigi (A questo punto comincia a capire la situazione e agitando minacciosamente

il bastone in direzione del dott. Pacecotta)

Cus’è? Sto filosofo mi ha fatto sparire la me Mariuccia. (La situazione comincia a complicarsi. Il più esposto a eventuali reazioni

violente è proprio il dott. Pacecotta che intuito il pericolo comincia a trovare

riparo dietro prima a Nicola per poi passare ad altri. Il nonno impreca

parole miste a minacce e insegue sulla scena il Pacecotta. Tutti sono investiti

dalla reazione del nonno che grida e impreca, agita il bastone e rincorre per

colpire. Tutti accorrono per calmare il vecchietto. E’ LASCIATA AGLI ATTORI

LIBERA INTERPRETAZIONE DEI MOMENTI FINALI CHE SONO OVVIAMENTE

CONCITATI)

Su questa bagarre si chiude il sipario. FINE