una piazza...

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108 M olte sono le pratiche parte- cipative tra i vari settori della cultura che si sono inne- scate negli ultimi dieci anni, definendo un cambiamento nelle espressioni artistiche contemporanee. La compartecipazione e l’interdisciplinarità delle ar- ti donano strumenti sempre più profondi per avvici- nare lo sguardo alla società, all’interno dei suoi con- testi, dentro luoghi e spazi cercando di comunicare e rispettare le identità. Sempre di più l’arte contem- poranea si connette con i diversi rami del sapere e utilizzando linguaggi diversi si avvicina alla città. Elementi un tempo fondanti per la produzione di opere pubbliche come l’autoreferenzialità e la monu- mentalizzazione ora lasciano il posto a indagini cri- tiche sul territorio rivolte a una ridefinizione dello spazio attenta alla storia, alla collettività, ai conflitti creati tra ambiente naturale, spazio urbano e vita. Tevereterno guarda a tutto questo, si definisce pro- A cominciare dai mu- raglioni sabaudi, tra- sformati in schermo per apparizioni mitologiche. PIAZZA TEVERE A volte è necessario uno sguardo diverso, uno sguardo d’artista, un’artista che viene da lontano per scoprire la vocazione di un luogo, la sua profonda identità, il suo pos- sibile futuro. Kristin Jones, newyorkese, ha percorso molte volte il trac- ciato urbano del Tevere, ne ha esplorato le forme, i suoni, le luci, le relazioni con la città. Ha intuito che il fiume rap- presentava l’anima di Roma, la sua struttura, la sua storia, ma che da tempo il dialogo con la città si era interrotto. Lo sguardo di Kristin Jones ha ricercato un luogo dove il fiume potesse rivelarsi alla città, trasformandosi in un grande spazio pubblico, in una piazza Tevere in grado di sviluppare attraverso le forme dell’arte un nuovo rappor- to tra fiume e città. Il luogo si è rivelato all’improvviso nel tratto tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Un rettangolo perfetto, un impianto geometrico nella sinuosità del fiu- me. Uno spazio regolare quanto il Circo Massimo: una forma eccentrica e nello stesso tempo antica, un teatro naturale e insieme artificiale. Tutto è nato da quello sguardo e da quel riconoscimento. Il luogo era lì ad aspettare di essere disvelato come uno spazio per la città e l’arte pubblica. Rosario Pavia professore di urbanistica presso la facoltà di Architettura di Ascoli Una piazza di Gaia Cianfanelli curatrice di Tevereterno

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Page 1: Una piazza d’arte“multi-disciplinare”tevereterno.org/wp-content/uploads/2019/03/2006-Capitoli... · 2019. 3. 27. · esperienze per l’arte contemporanea. La sua storia, iniziata

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Molte sono lepratiche parte-cipative tra ivari settori della cultura che si sono inne-scate negli ultimi dieci anni, definendo un

cambiamento nelle espressioni artistiche contemporanee.La compartecipazione e l’interdisciplinarità delle ar-ti donano strumenti sempre più profondi per avvici-nare lo sguardo alla società, all’interno dei suoi con-testi, dentro luoghi e spazi cercando di comunicaree rispettare le identità. Sempre di più l’arte contem-poranea si connette con i diversi rami del sapere eutilizzando linguaggi diversi si avvicina alla città.Elementi un tempo fondanti per la produzione diopere pubbliche come l’autoreferenzialità e la monu-mentalizzazione ora lasciano il posto a indagini cri-tiche sul territorio rivolte a una ridefinizione dellospazio attenta alla storia, alla collettività, ai conflitticreati tra ambiente naturale, spazio urbano e vita.Tevereterno guarda a tutto questo, si definisce pro-

Acominciare dai mu-raglioni sabaudi, tra-sformati in schermo

per apparizioni mitologiche.PIAZZA TEVERE

A volte è necessario uno sguardo diverso, uno sguardo

d’artista, un’artista che viene da lontano per scoprire la

vocazione di un luogo, la sua profonda identità, il suo pos-

sibile futuro.

Kristin Jones, newyorkese, ha percorso molte volte il trac-

ciato urbano del Tevere, ne ha esplorato le forme, i suoni,

le luci, le relazioni con la città. Ha intuito che il fiume rap-

presentava l’anima di Roma, la sua struttura, la sua storia,

ma che da tempo il dialogo con la città si era interrotto.

Lo sguardo di Kristin Jones ha ricercato un luogo dove il

fiume potesse rivelarsi alla città, trasformandosi in un

grande spazio pubblico, in una piazza Tevere in grado di

sviluppareattraverso le forme dell’arte un nuovo rappor-

to tra fiume e città. Il luogo si è rivelato all’improvviso nel

tratto tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Un rettangolo

perfetto, un impianto geometrico nella sinuosità del fiu-

me. Uno spazio regolare quanto il Circo Massimo: una

forma eccentrica e nello stesso tempo antica, un teatro

naturale e insieme artificiale.

Tutto è nato da quello sguardo e da quel riconoscimento.

Il luogo era lì ad aspettare di essere disvelato come uno

spazio per la città e l’arte pubblica.

Rosario Paviaprofessore di urbanistica presso

la facoltà di Architettura di Ascoli

Una piazza d’arte“multi-disciplinare”di Gaia Cianfanelli

curatrice di Tevereterno

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getto multidisciplinare per celebrare, valorizzare eriqualificare una parte del fiume Tevere.Il carattere, la memoria, la cultura di Roma comeforse di ogni città è possibile scorgerla dalla sue for-me che a volte si nascondono nella quotidianità del-la città abitata.Tra i due ponti, Ponte Sisto e Ponte Mazzini, scorre l’u-nica parte rettilinea del fiume che coinvolge in sé unluogo naturale, uno spazio urbano, un sito storico alcentro di Roma.Tevereterno nasce come un pensiero creativo, un’ideaprogettuale, e diviene essa stessa opera di arte pubbli-ca nel legarsi al paesaggio che si fa centro culturale diesperienze per l’arte contemporanea.La sua storia, iniziata cinque anni fa, prende formadalla consapevolezza che l’arte sia un potente cataliz-zatore per il rinnovamento urbano. Il suo obiettivo è co-stituire una “piazza fluviale” per le arti denominatapiazza Tevere, che in attesa di una sua fisica formazio-ne sarà rappresentata concettualmente da un program-

ma di opere site specific da presentare in diversi momen-ti dell’anno. L’intento relazionale tra arte e città vieneattivato così dagli interventi artistici che partecipano asvelare le potenzialità del luogo e a riappropriarsi delfiume che scorre sotto la città. L’idea e la direzione artistica del progetto è di Kristin Jo-nes, artista americana che al di là dell’oceano ha proget-tato opere impostate con un forte senso del tempo e delluogo. Ogni suo lavoro, a partire dall’ispirazione inizia-le, evolve attraverso un processo di collaborazione, do-ve l’installazione finale è frutto di un’elaborazione tes-suta tra il contesto e la comunità di una specifica area.In questo caso, dopo aver collaborato con il gruppo delnuovo Piano Regolatore di Roma definendo lo spazio eimmaginando una sequenza iniziale di opere, ha costi-tuito un’associazione per dar vita alla sua visione. Co-me per Kristin Jones l’acqua, il fiume e la storia di Ro-ma rappresentano elementi fondanti delle sue opere elo spazio una platea potente dove esprimersi, così arti-sti locali e internazionali ne potranno essere ispirati.

Il Tevere?d’arte“multi-disciplinare”

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sulla

riva Un omaggio al biondo Tevere e alla Città Eterna. È questoche l’artista Kristin Jones ha voluto esprimere rievocando

il mito della Lupa arcaica sull’argine del Tevere nella notte delsolstizio estivo.La semplice pulitura, ad acqua nebulizzata, della crostapresente sul muraglione del fiume ha fatto emergere dodicifigure di lupe appartenenti all’iconografia storica. La tecnicadi esecuzione è stata dettata da criteri di reversibilità esemplicità di realizzazione: su un grande telo di plastica –ricordiamo che le dimensioni della lupa più piccola sono dicirca 8x12 metri – è stata disegnata la figura dell’animale conl’ausilio di un reticolo quadrettato. Lo stesso telo, adagiatosulla banchina del fiume, è stato tagliato secondo le linee deldisegno e su di esso è stata fatta aderire, con nastro adesivo,una rete in plastica a maglie sottili; tutta l’impalcatura è statatrasferita sulla parete dell’argine e fissata con alcune aste dilegno. Successivamente è stata eseguita la pulitura del muro,intorno alle sagome e negli intagli. Le lupe sono così emerse sul muraglione: di giorno, ognigiorno, in processione da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, esseraccontano ai passanti, silenziosamente, il mito di Roma edel vecchio fiume che scorre lentamente nel tempo; di notte,per una sola notte, le lupe hanno preso vita e il Tevere è statoil luogo privilegiato della rievocazione leggendaria dellanascita della città.Il tema della connotazione di uno spazio è affascinante.L’artista lo racconta attraverso la materia, la luce, il suono;fondamentalmente, attraverso la loro relazione. Di giorno èla prima, la materia, che parla con le sue lupe sul travertino

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z Le prime opereIl 21 giugno si è presentata la prima opera di Tevereter-no: Solstizio d’estate. Tre elementi hanno composto l’in-stallazione: il fuoco, il suono e le ombre. Piazza Tevere è stata disegnata da 2.758 fiaccole, tantisono gli anni mitologici trascorsi dalla nascita della città;un insieme vocale ha intonato un profondo suono armo-nico come per evocare la voce del fiume e una processio-ne di immagini storiche della Lupa è apparsa per resta-re ancora. Questi percorsi visivi ricordano tradizioni e leggende mil-lenarie. Il fuoco ne è un simbolo ricorrente e lo stesso luo-go è un forte legame con la storia: il Tempio di Vesta cu-stodiva il fuoco sacro e si trovava originariamente sulle ri-ve del fiume, su queste rive Rea Silvia venne visitata daMarte e dal loro incontro nacquero Romolo e Remo… La parte centrale di questa opera, Ombre sui muraglioni, èrappresentata dalla figura nutrice, emblema dell’originedella città e suo stesso simbolo .Le dodici lupe, ognuna alta 8 metri e lunga fino a 20, so-no state ottenute attraverso la pulizia del muraglione.Una creazione ambientale che in silenzio è nata dallosmog della città per raccontarsi.In un solo colpo d’occhio l’evoluzione iconografica dellefigure, dalla prima del V sec a.C alla dodicesima dell’iniziodel Seicento, caratterizzerà a lungo questo sito artistico.

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del muraglione, statiche, immobili;chi cammina sull’argine del fiumeapprezza il fuori scala, la relazionefra la dimensione dell’uomo e quelladella belva. Relazione che sorprendee che connota lo spazio cheappartiene alla città e,imprescindibilmente, all’uomo. La notte dell’evento la luce dellefiaccole ha dialogato con le lupe; lospazio generato dalla materia si ètrasformato in uno spazioattraversato dalla luce e dal suono,in un forte coinvolgimento emotivodel passante.La progettualità rivolta allo spaziopubblico fa rinascere il Tevere, portaquesto luogo a svolgere unafunzione sociale di incontro; l’artecontemporanea lo fa rivivereintrecciando l’innovazione con lesue radici autentiche, in una sintesidi frequenze acustiche e visive checreano l’opera artistica.

Eleonora Scettiarchitetto dell’U.O.I. Tecnica dellaSovraintendenza ai Beni Culturalidel Comune di Roma, responsabile perl’architettura moderna e contemporanea

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Le diverse immagini sono state estrapolate da repertidi epoche differenti utilizzando un linguaggio pittogra-fico essenziale e appaiono come ombre fermate neltempo che emerse dalla natura urbana saranno dallastessa riassorbite lentamente. Un’opera fragile mamaestosa e una riflessione sul tempo e sull’ambiente dacui dipende.Se questo primo lavoro fatto di natura e di passato ha ini-ziato a connotare lo spazio fluviale, la prossima operaOmbre dal Lupercale, che si presenterà alla città nella pri-mavera del 2006, vuole essere metafora di animazionedel luogo urbano.Sei lupe delle dodici sul fiume prenderanno vita grazie aun’animazione visiva di cui saranno schermo e le ombrein movimento saranno accompagnate da un’installazio-ne fatta di suoni e luci.La stessa Lupa Capitolina, fuori dalla grotta del Luper-cale, risveglierà l’immaginazione collettiva.I significati simbolici hanno avuto e hanno ancora princi-palmente la potenzialità di riqualificare un luogo, in unincontro tra memoria storica e cultura contemporanea. z

“Solstizio d’Estate” è un’opera di Kristin Jones, a cura diGaia Cianfanelli. Disegni delle lupe di Francesca Fini.Consulenza storica di Claudio Parise Presicce. Direzionemusicale di Roberto Laneri. Illuminazione di Daniel Brown.

a sinistraparticolaredell’installazione“Solstizio d’estate”di cui “Ombre suimuraglioni”(nella foto in basso)rimane l’operapermanente

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Dialogare con l’acqua:il progetto di “Tevereterno”

Maurizio Anastasi dirige l’Unità tecnica della SovraintendenzaaiBeni Culturali del Comune di Roma. In tale veste coordina leiniziative e gli interventi per la realizzazione del progettoTevereterno finalizzati alla creazione di un grande spazio urbanosulle sponde del fiume tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini deputatoaraccogliere le esperienze variegate e multiformi dell’artecontemporanea. Il programma, originariamente predispostodall’Associazione Tevereterno da una idea di Kristin Jones, vedela collaborazione di organismi dell’Amministrazione comunalequali il Dipartimento IV, il Dipartimento VI, l’Ufficio CittàStorica, il Municipio I, coinvolge anche aziendemunicipalizzate quali Acea e Ama, e prevede attività incoordinamento con l’Università degli Studi di Roma, il Ministerodelle Attività Culturali – Direzione per l’Arte e l’ArchitetturaContemporanea, la Regione Lazio e la Provincia di Roma.

Èattualmente in corso di redazione un protocollo di intesatra tutti i soggetti interessati finalizzato alla gestione di tuttele iniziative culturali connesse con la finalità del luogo.La sperimentazione artistica in tale spazio individuatoha già prodotto un evento di grande risonanza nel giornodel solstizio d’estate (21 giugno 2005) quando in collaborazionecon l’Unità tecnica della Sovraintendenzaai Beni Culturali l’artista Kristin Jones ha realizzato,graffite sui muraglioni delle sponde del fiume e illuminateda migliaia di fiaccole, effigi di lupe tratte dall’iconografia storicadella Lupa dei Musei Capitolini con tutte le varianti oggiconosciute e storicamente documentate.Un aggiornamento di tale evento con l’integrazionedi interessanti animazioni inaugurerà, nella prossimaprimavera, l’acquisizione del nuovo spazio urbano.

di Maurizio AnastasiIl cammino del fiume, da Ponte Sisto a Ponte Mazzi-ni, diventa percorso compositivo, un viaggio nelle for-me d’arte contemporanea

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Uno spazio per l’arte con-temporanea, un luogo diaccumulo delle esperien-ze culturali dell’oggi intutti i settori della produ-

zione artistica sta per divenire realtà aRoma. E non si tratta di un nuovo spa-zio confinato, contenitore di eventi,bensì di un grande luogo aperto depu-tato all’espressione di una rinnovataland art o meglio public art.Una iniziativa, quindi, di respiro inter-nazionale che mette la città al centro diuna offerta e di uno scambio culturalemai sperimentato prima.Una parte di tessuto storico diviene l’hu-mus su cui far convergere espressionid’arte che nel confronto con il sedimen-to della storia dialogano e acquisisconoulteriori valori aggiunti.Sul fiume Tevere, nel cuore dell’areacentrale di Roma, tra Ponte Sisto ePonte Mazzini, in un segmento linearedel corso d’acqua che proporzional-mente si rapporta a dimensioni costrut-tive dell’architettura classica, quali adesempio il Circo Massimo, sta per na-scere il luogo di culto dell’arte contem-poranea: non un sito occasionale peruna mostra o per eventi di valoreartisti-co, piuttosto uno spazio da riacquisirealla città attraverso innovative forme dilinguaggio del fare contemporaneo.Nata dall’amore dell’artista newyorkeseKristin Jones, che a partire dalla fine de-gli anni ottanta ha investito energie eprogetti su quest’area della città, l’ideadi uno spazio urbano sulle sponde delfiume, intriso di storia e intimamente le-gato a via Giulia, da un lato, e alla Lun-gara e a Trastevere, dall’altro, è lievitataassociando proseliti, fino a divenirepro-posta operativa all’interno dei cosiddet-ti ambiti strategici che caratterizzano ilnuovo Piano Regolatore di Roma.Oggi le sponde, isolate e astratte rispet-to alla città sovrastante, aspettano mu-te un soffio vitale che le animi. E a nul-la vale il frastuono che l’estate romanainduce per il breve volgere di una sta-gione: è la vitalità costante che si ricer-ca, è la riappropriazione alla città di unluogo carico di potenzialità inespresse,è di nuovo la riapertura di un dialogocon l’acqua così come in un passato nontroppo lontano. È qui che entra in gioco l’arte contem-poranea. È per questi motivi che Roma

individua una parte del suo tessuto storico per renderlo disponibile allasperimentazione artistica del mondo, offrendosi come scenario di univo-ca bellezza e di monumentale densità. È così che Roma rivitalizza unaparte fondamentale della sua area centrale rendendola aperta e viva instretto contatto con la struttura urbana limitrofa.Il Tevere è il filo conduttore di una serie di operazioni architettoniche vol-te al suo recupero. L’Ara Pacis si affaccia e scende sulle sponde con ter-razze e ascensori, il Colle Aventino e il suo lungotevere si trasformano perlegarsi, con progetti mirati, al fiume. L’arte contemporanea nelle sue mul-tiformi espressioni di pittura, scultura, suono, luce, visual e computer art,animerà le sponde di Ponte Sisto e di Ponte Mazzini per ritrovare l’usua-lità della città e non la straordinarietà dell’evento.La scommessa di una public art contemporanea è vinta. Nella Roma deigrandi simboli di epoca romana e di epoca barocca, in una città in cui il pro-dotto artistico esce da poco tempo dagli studi e dai laboratori degli artistiper invadere lo spazio urbano, un luogo di sperimentazione, di scambio edi confronto col mondo dell’arte vuole essere prima di tutto una parte vita-le dell’anima urbana che si nutre di cultura e di suggestione così come cul-tura e suggestione sono presenti in tutte le parti monumentali della città.L’arte contemporanea si sostituisce al monumento e diviene essa stessamonumento in grado di definire massimi livelli di qualità nella composi-zione dello spazio urbano.È questa una grande scommessa che impone attente valutazioni sul ruo-lo dell’espressione artistica contemporanea come motore di recupero eriqualificazione della città stessa: un nuovo rapporto tra architettura, pae-saggio e arte si definisce così, comprendendone non solo il valore intrin-seco ma soprattutto quello indotto sui tessuti dell’area centrale e dellenuove espansioni.L’opportunità di sperimentare il recupero delle periferie attraverso il lin-guaggio generatoredell’arte contemporanea merita, forse, una riflessione.Poi occorre fare. z

nella pagina accantoveduta aerea di “Piazza Tevere”: spazio fluviale tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini

in bassoil Circo Massimo

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Il programma di Kristin Jones hala giusta ambizione di avviare,con la sua installazione Tevereter-no, un processo di riappropriazio-ne di un tratto fluviale centrale

ma oggi pressoché obliterato. Di avviareinsomma il ripensamento di uno spazioverso quella che lei chiama “Piazza Teve-re”, con uno spostamento di senso e unaforza visionaria e simbolica che spessomancano agli architetti e agli urbanisti. L’invaso del fiume è qui caratterizzato dauna peculiarità topografica e geometricache Kristin ha sempre pervicacementesottolineato anche ai romani più disat-tenti: tra le due strade quasi parallele ecoeve di via della Lungara e via Giulia, lavasca fluviale disegnata dai lungoteveredella Farnesina e degli Ubaldi e dai dueponti Sisto e Mazzini è un rettangoloperfetto di circa 560 metri di lunghezzae largo circa 100 metri; in termini geo-metrici è l’unico tratto del fiume che sipresenta con caratteristiche di tale rego-larità morfologica rispetto alla sinuositàdel fiume. Il suo sguardo fornisce un prezioso con-tributo ai piani e ai progetti, nonostantela difficoltà a catturare l’attenzione degliapparati amministrativi e politici e la ten-denza a contenere questa capacità diguardare la città dentro i confini dell’ef-fimero e del contributo culturale estem-poraneo. E prezioso è stato infatti il suocontributo al programma di lavoro cheabbiamo avviato negli ultimi anni conl’Ufficio Città Storica del Comune di

Roma individuando una serie di iniziati-ve progettuali per la valorizzazione delfiume inquadrate nell’Ambito Strategi-co Tevere del nuovo Prg di Roma.Questi progetti hanno preso le mosseda una convinzione che ha una matricecomune a quella di Kristin: riscoprire erivitalizzare il ruolo centrale che, da unpunto di vista spaziale, d’uso e simboli-co, il fiume ha sempre avuto fin dallacomparsa degli insediamenti umani piùantichi, conservandosi ininterrotta-mente fino al periodo della prima indu-strializzazione della città quando il por-to di Ripa Grande era ancora il cuoredelle reti di comunicazione, in grado dicondizionare la localizzazione delle fab-briche sulle due sponde tra Testaccio eOstiense.Il degrado e la perdita di senso e di ruolosono infatti tutti del Novecento, insortinon solo in seguito alla emarginazionedell’alveo attuata con la costruzione deimuraglioni sabaudi, ma soprattutto inesito alle modificazioni profonde dei mo-di di vita e allo spostamento dei centri diinteresse che hanno progressivamentemarginalizzato le attività fluviali. L’Am-bito Strategico del Tevere prende appun-to le mosse dal bisogno di fare i conti conquella “distanza” della città dal suo fiu-me, trasformandola in una risorsa fertileattraverso un approccio che tende a coin-volgere nuovamente il Tevere nelle dina-miche di trasformazione urbana. In particolare, la trasversale del Gianico-lo interessa uno dei contesti ambientali

Velocitàelentezza,le tattiche fluviali“Tevereterno” e i progettiper la trasversale del Gianicolo

di Carlo Gasparriniarchitetto e docente di Urbanistica

dell’Università di Napoli “Federico II”

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meno pressati dalla tutela archeologica etuttavia tra i più dotati di valori simboli-ci in città. Il Gianicolo è accessibile in questo trat-to di fiume compreso tra Ponte Sisto ePonte Mazzini, soltanto lateralmente davia Garibaldi a sud e dalla passeggiatadel Gianicolo a nord, mentre, lungo l’in-tero sviluppo lineare parallelo al fiume,il lungotevere carrabile, la sequenza digrandi edifici speciali (Palazzo Torlonia,Palazzo Corsini, il carcere di ReginaCoeli) e di grandi spazi aperti recintaticome l’Orto Botanico e la villa Farnesi-na, definisce una barriera, di grandequalità ma pur sempre una barriera. Il recupero e il consolidamento della“trasversalità” viene perseguito, in unospecifico schema di assetto preliminare

e in un primo complesso di opere inte-ressate da un “progetto preliminare”, at-traverso alcune idee-progetto che confi-gurano specifici ambiti tematici. Temicentrali del progetto sono: il rafforza-mento dei tracciati trasversali Tevere-colle, la riqualificazione della “passeggia-ta del Gianicolo”, il ridisegno dei lungo-tevere e, appunto, la riconfigurazionedell’invaso fluviale. In particolare, gli in-terventi di quest’ultimo tipo sono ricon-ducibili a una pluralità di opere che pun-tano a recuperare una fruizione tridi-mensionale dell’invaso fluviale, renden-do praticabili gli spazi bassi a livello del-la banchina di magra, quelli pedonali del-la banchina di piena e il relativo marcia-piede, potenziando gli affacci sul fiumee utilizzando i muraglioni come pareti

disponibili ad usi molteplici. In partico-lare sono previsti:• la realizzazione di una lunga terrazzasul Tevere collocata a sbalzo sul mura-glione di destra, in corrispondenza dellavilla Farnesina con la quale definisce, co-me si è già detto, una continuità spazia-le e fruitiva da ricercare attraverso l’am-pliamento dell’area pedonale e il ridise-gno delle pavimentazioni.• la previsione di una sequenza di terraz-ze puntuali, sulla sponda opposta, lungole direttrici trasversali di connessione coltessuto di via Giulia;• la localizzazione di due ascensori su en-trambe le sponde, posizionati in luoghinodali come si è già detto;• la modificazione della banchina di ma-gra per accogliere nuove sedute che mi-gliorino la fruibilità pubblica della partebassa dell’invaso fluviale;• l’individuazione di due nuove fermatedella navigazione fluviale in corrispon-denza di Regina Coeli-Ponte Mazzini epiazza Trilussa-Ponte Sisto.Questi piccoli ma decisivi interventi con-sentono di immaginare usi molteplicidell’invaso fluviale: da quelli strettamen-te connessi al movimento (l’uso della viadell’acqua e delle percorribilità ciclope-donali alla scala urbana) a quelli più ele-mentari connessi allo stare (prendere ilsole, giocare sull’acqua ecc.) fino agli usipiù raffinati per eventi (mostre, installa-zioni artistiche periodiche, proiezioniecc.) capaci di valorizzare la peculiaritàspaziale di questo tratto e di determina-re condizioni d’uso culturale e spettaco-laredel fiume, in un dialogo visivo con gliaffacci superiori del Gianicolo. È in questo quadro che si inserisce ilrapporto stimolante avviato negli ultimianni con Kristin Jones e la sua affasci-nante e coinvolgente ipotesi di interpre-tazione artistica di questo spazio. A di-mostrazione della possibilità di sperarenuovamente in un fertile sodalizio traarchitettura e arte che, laddove si è rea-lizzato, ha sempre reso più bella e piùricca la città. z

Il progetto preliminare è stato coordinato da meeda Mario Manieri Elia assieme a un gruppodi giovani architetti (Paolo Pineschi, PatriziaPulcini e Francesco Mossa) per contodell’Ufficio Città Storica del Comune di Roma(direttore Gennaro Farina e responsabile diprocedimento Daniela Fuina).

Azzurro: L'invaso fluviale traPonte Sisto e PonteMazzini

Giallo:I lungotevereFarnesinae dei Tebaldi

Rosso:I tracciati trasversalidell'Orto Botanico con il sistema dei giardini e delle acque

Verde:Il crinale del Gianicoloall'altezza dell'OrtoBotanico

Tavola del progettopreliminare per la valorizzazione delle pendici dell’invaso fluviale