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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE, GIURIDICHE E STUDI INTERNAZIONALI Anno accademico 2017/2018 UN MARE, UNA SPIAGGIA, UN PARCO PER TUTTI GENERAL COURSE – DIRITTI UMANI ED INCLUSIONE Studenti: Cristina Longhin Matricola 1079869 Maria Luisa Benazzato Matricola 1186935 Vanessa Johnson Matricola 1150797

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE, GIURIDICHE E STUDI INTERNAZIONALI

Anno accademico 2017/2018

UN MARE, UNA SPIAGGIA, UN PARCO PER TUTTI

GENERAL COURSE – DIRITTI UMANI ED INCLUSIONE

Studenti:

Cristina Longhin Matricola 1079869

Maria Luisa Benazzato Matricola 1186935

Vanessa Johnson Matricola 1150797

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

1

Il lavoro di ricerca che andiamo ad esporre, trae origine per Cristina dall’esperienza

lavorativa nel Settore Sociale presso l’Az. Sanitaria ULSS 3 Serenissima, insieme al

percorso di studi universitari in Scienze Pedagogiche con il Corso di Didattica Inclusiva

della prof.ssa Zanon; il percorso di studi di Maria Luisa fisioterapista e Disability-

Manager, iscritta al percorso comune PDS0-2001 e di Vanessa con il percorso di studi in

Design Grafico: Identità Visiva del Sistema-Prodotto, Corso tra POLIMI e l’UNISINOS,

studentessa Brasiliana; ma pensiamo anche che la scelta sia dovuta dalla nostra sensibilità

nel considerare valori che riteniamo fondamentali per la vita e per quella degli altri.

Nell'ottica di questa premessa la preferenza dell’argomento è ricaduta sulle tematiche

dell’Universal Design e vivendo e frequentando zone turistiche di mare Chioggia e

Brasile abbiamo pensato che poteva essere interessante condividere confronti sulle

tematiche Universal Design e progetti eseguiti ed destinati al turismo in Italia e in Brasile.

Gli argomenti trattati nell’analisi riguardano:

Primo capitolo eseguito da Cristina Longhin si definiscono alcuni concetti di inclusione

sociale; si presentano alcuni aspetti che possano favorirla, risposte ai bisogni di normalità,

nozioni di accessibilità per l’Universal Design. Sappiamo che la maggior parte delle

spiagge e parchi giochi risultano luoghi mal accessibili, di conseguenza alcune persone

possono avere delle difficoltà poiché non riescono ad accedere ai posti ed alle

attrezzature, con conseguenza che, anziani, bambini con problemi motori possono sentirsi

isolati ed esclusi; questo porta a una limitazione della loro partecipazione ad attività

ludiche fondamentali per il proprio benessere personale e sociale. Negli ultimi anni, il

problema è stato preso in considerazione da esperti, progettisti e amministrazioni locali e

in molte città marine Venete e come vedremo, a Sottomarina di Chioggia sono state

realizzate spiagge e parchi giochi inclusivi, privi di barriere architettoniche e fruibili da

parte di tutti le persone.

Secondo capitolo eseguito da Maria Luisa Benazzato Il secondo capitolo è più pratico.

Sono stati ricercati i criteri minimi per rendere piacevole e confortevole la navigazione in

barca a vela anche a persone con disabilità. Sono state evidenziate delle tecniche per il

trasferimento in barca di una persona con disabilità motoria e suggeriti degli

accorgimenti, attraverso la scelta di mezzi ed attrezzature, al fine di rendere accessibile

la barca a tutti. Sono stati presi in considerazione alcuni progetti e in particolare

l'esperienza che sta facendo il velista Marco Rossato.

Terzo capitolo eseguito da Vanessa Johnson si richiamano alcuni articoli di giornali su

“Cosa è stato fatto?” in relazione al progetto per eccellenza turistica nella nostra Regione

ed i confronti con le spiagge Brasiliane. Per Vanessa è stato possibile prendere dalla realtà

brasiliana, alcuni esempi vincenti, riguardando il Prodotto Balneazione o Sistema-

Prodotto Balneazione, dal quale gli utenti vengono pensati, sono progetti di punta a punta,

per capire quali sono i reali bisogni ed opportunità di miglioramento per una fruibilità più

ampia. Sarà messo a confronto con quello che è stato sviluppato in Brasile in termine di

inclusione nelle spiagge tropicali, diritto al paesaggio, linguaggio comunicativo e cono

visivo.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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PRIMO CAPITOLO

CRISTINA LONGHIN

Il mio interesse, si è rivolto ad un Progetto Regionale, orientato a mantenere l’inclusione

nella comunità, con la DGRV n° 2014 del 06/12/2016 e DGRV n° 257 del 07/03/2017 si

sono date le basi al - Progetto di eccellenza turistica “Sviluppo del turismo Sociale”.

Iniziativa di compartecipazione regionale finalizzata all’adeguamento di un ambito

turistico atto a favorirne l’inclusione e l’accessibilità, Legge 27 dicembre 2006, n° 296

art 1 comma 1228 e legge regionale 14/06/2013 n° 11 e n° 43 -, nel quale alcune Aziende

Sanitarie del territorio Veneto (compresa l’Azienda ALSS 3 Veneziana dove lavoro),

Comuni ed Associazioni di categoria Turistica hanno partecipato, con l’obiettivo di

promuovere l’accessibilità e la fruibilità di aree naturali come spiagge e parchi nel

Veneto, per una l’inclusione di una fascia più ampia possibile di cittadini, comprese le

persone in situazioni di svantaggio, deficit motori o sensoriali temporanei o permanenti.

La prospettiva inclusiva: L’inclusione sociale

Il concetto di inclusione sociale si basa sul riconoscimento di un diritto della persona.

Alcuni dei principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti persone parlano del

rispetto per la dignità intrinseca (art 3 principi generali), dell’autonomia individuale,

compresa la libertà di compiere le proprie scelte, e dell’indipendenza delle persone con

disabilità per una la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società;

Tale diritti costituiscono il mezzo principale per permettere alla persone di contrastare

quella che è l’esclusione, sociale. La prospettiva inclusiva determina come le strategie e

le azioni da mettere in atto nei confronti della persona con disabilità debbano essere

finalizzate a rimuovere ogni forma di esclusione sociale che la persona con disabilità può

incontrare nella sua vita. Quando si parla di inclusione sociale bisogna tenere conto di

diversi aspetti:

•inclusione fisica: la persona con disabilità frequenta gli stessi ambienti fisici che vengono

utilizzati dalle altre persone;

•inclusione relazionale: la persona con disabilità instaura delle relazioni all'interno dei

contesti in cui si trova;

•inclusione temporale: la persona con disabilità vive il normale ciclo di vita seguendo le

varie fasi di sviluppo;

•inclusione civica: la persona con disabilità detiene diritti e doveri;

•inclusione dei servizi: la persona con disabilità utilizza i servizi a disposizione per tutti i

cittadini.

Esiste un rapporto diretto fra come le persone vengono immaginate e i comportamenti

che vengono messi in atto con le persone con disabilità. Tendenzialmente le persone

costruiscono la propria identità sull'immagine che gli altri hanno di loro, per le persone

con disabilità, questa logica assume una particolare importanza data la condizione di

fragilità in cui si trovano. “La rappresentazione sociale costruita sull'immagine della

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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persona apre ad una visione antropologica che consente infatti di andare oltre “il cosa ha”

una persona con disabilità per comprendere “chi è” e come “funziona” rispetto al contesto

e come il contesto “funziona rispetto ad essa” (Lepri, 2011, p75). Se si vuole considerare

in una logica inclusiva, la persona, è necessario rispondere ad alcune necessità che

vengono definite come bisogni di normalità.

La Normativa Internazionale

La normativa Internazionale, avente per oggetto le problematiche di pari opportunità per

le persone con svantaggi, è molto complessa possiamo però partire richiamando la

“Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” 1947 con riferimento all’affermazione

dell’autonomia di ogni persona in ambito sociale e famigliare, culturale e sanitario,

l’ONU nel 1971 ha approvato la “Dichiarazione dei diritti dei disabili” e nel 1975 la

“Dichiarazione dei diritti dei disabili motori e sensoriali”. Vengono così compiuti i primi

passi per far emergere il tema della disabilità e portato all’attenzione dei vari Stati e dei

loro legislatori. Con la risoluzione dell’ONU n° 37752 del 1982 “Programma di azione

mondiale riguardante le persone disabili” si arriva a stabilire che le persone “con

disabilità” sono titolari del diritto delle pari opportunità e quindi del diritto di poter fruire

dell’ambiente fisico e delle strutture senza barriere nei vari campi della salute,

dell’istruzione, del lavoro e del tempo libero. Con l’Assemblea Generale delle Nazioni

Unite nel 1993 verranno approvate le “Regole standard sulle pari opportunità dei

disabili”. Si tratta di 22 norme finalizzate all’esercizio dei diritti ed in particolare la regola

n° 5 contiene un programma di azione per rendere accessibile l’ambiente fisico

(abitazioni, edifici, trasporti, strade, spazi aperti…) tramite la definizione di norme

tecnico-giuridiche sull’accessibilità, la sensibilizzazione e l’informazione tecnica dei

progettisti responsabili di opere pubbliche e private. Di grande importanza è infine la

Risoluzione n° 48796 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la quale stabilisce il

diritto alle pari opportunità sull’Accessibilità Urbana in cui si ribadisce il concetto che

siano le città stesse mettendo in campo le risorse necessarie, per dare le stesse opportunità

di benessere e di partecipazione alla vita sociale a tutte le persone. Di fondamentale

importanza è la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13

dicembre 2006 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove all’art 9 1. (…) si

mette in evidenza misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di

uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla

comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad

altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle

rurali. L’identificazione e l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità 2. Gli Stati

Parti inoltre adottano misure adeguate per: b) garantire che gli organismi privati, che

forniscono strutture e servizi aperti forniti al pubblico, tengano conto di tutti gli aspetti

dell’accessibilità per le persone con disabilità.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Normativa Regionale

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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International Classification of Functioning and Disability's (ICF)

La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute,

conosciuta più comunemente come ICF, è una classificazione della salute e dei domini

correlati alla salute.

L’ICF si definisce un modello “bio-psico-sociale” ovvero deriva dall’integrazione Il

funzionamento di un individuo in un dominio specifico è un’interazione o una relazione

complessa fra condizione di salute e i fattori contestuali;

Tra queste entità c’è un’interazione dinamica: gli interventi a livello di entità potrebbero

modificare una o più delle altre entità; La Classificazione prende quindi in considerazione

non solo gli aspetti medici specifici legati alla presenza di una condizione di salute, ma

anche gli aspetti sociali conseguenti alla condizione di salute. Utilizza uno sguardo

globale tra FATTORI BIOLOGICI (strutture corp.) FATTORI PSICOLOGICI (storia

pers.) FATTORI SOCIALI (contesto) Interagiscono fra loro definendo differenti gradi di

disabilità o abilità a seconda delle variabili contestuali e spazio-temporali

La società ha perciò il compito di garantire le modifiche dell’ambiente necessarie per la

partecipazione delle persone con disabilità.

Molto spesso si ritiene erroneamente che l’ICF riguardi soltanto le persone con disabilità;

in realtà esso riguarda tutti. Questa Classificazione definisce la disabilità come: “La

conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un

individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive

l’individuo”.

L’ICF è diviso in due parti: la prima parte si occupa del funzionamento e disabilità e

comprende a sua volta le funzioni e strutture corporee e attività e partecipazione. La

seconda parte si occupa invece dei fattori contestuali ovvero fattori personali e ambientali.

L’attenzione non è più posta sulla disabilità, ma sull’ambiente che può presentarsi come

una barriera e perciò rappresenta l’handicap, oppure come un facilitatore che favorisce la

partecipazione ed elimina le limitazioni della persona.

Il coinvolgimento delle persone in una ‘’situazione di vita’’ o ‘’esperienza vissuta’’ nel

contesto reale della loro esistenza. Non sono una mera risposta esecutiva ma il prodotto

dell’adattamento creativo dell’individuo alle richieste e alle aspettative della società e

della cultura in cui è immerso.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Lo sviluppo è funzione dell’apprendimento culturale «Vygotskij» L’apprendimento

avviene nell’interazione con gli altri (COMUNITA’) Le conoscenza è CO-COSTRUITA

nello scambio continuo con la comunità di apprendimento (coloro che condividono i

medesimi problemi conoscitivi)

Il concetto di partecipazione

La partecipazione sociale è necessaria per il benessere e la salute delle persone con

disabilità. L’ICF definisce la partecipazione come “Il coinvolgimento in una situazione

di vita”, mentre le restrizioni alla partecipazione sono viste come “Problemi che un

individuo può sperimentare nel coinvolgimento in situazioni di vita”. Inoltre, sottolinea

l’importanza dell’ambiente nell’influenzare in maniera diversa le persone ma soprattutto

i bambini in base all’età e allo stadio evolutivo, quindi una mancanza di accessibilità può

causare una restrizione di partecipazione in vari domini.

Negli ultimi anni, la ricerca ha dimostrato che lo stato di disabilità ha un impatto minore

sulla partecipazione di una persona in un’occupazione, ma sarebbe l’ambiente con le sue

caratteristiche ad avere maggior influenza. Si evince che, non è la diagnosi di una persona

a influire sulla partecipazione, ma sono le barriere ambientali a impedirla. È quindi

importante focalizzarsi sulla risoluzione delle problematiche riguardanti l’ambiente.

Molto spesso la partecipazione all’ambiente viene limitata o impedita da alcune barriere

fisiche e sociali, che le persone incontrano. Le persone con disabilità percepiscono che

un ambiente meno accessibile non permette la partecipazione al gioco e al socializzare

insieme agli altri. Pertanto, la progettazione di spiagge e parchi giochi, dovrebbe essere

basata e orientata sulla partecipazione, per dare modo a tutti di interagire con gli altri.

Strettamente legati al concetto di partecipazione, sono quelli di accessibilità e inclusione.

L’ICF, pone l'accento sull’importanza dell’ambiente, in quanto una mancanza di

accessibilità può causare una restrizione di partecipazione in vari domini.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Universal Design

Il termine Universal Design è stato coniato dall’architetto Ron Mace, il quale fu Direttore

del Center for Universal Design nell’università del North Carolina.

Per Universal Design s’intende: “La progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da

tutti, con un’estensione più ampia possibile e senza bisogno di adeguamenti o di soluzioni

speciali. Lo scopo è semplificare la vita a chiunque realizzando ambienti, mezzi di

comunicazione e prodotti maggiormente utilizzabili da un più ampio numero di persone,

riducendo al minimo o azzerando i costi aggiuntivi. Questo modo di pensare la

progettazione ha come target di riferimento tutte le persone senza distinzione di età, sesso

e abilità”.

I sette principi dell’Universal Design

Quest’approccio si basa su sette principi universali che servono a valutare i progetti

esistenti, guidare i processi di progettazione e educare designers e consumatori sulle

caratteristiche di prodotti e ambienti in modo che possano essere meglio utilizzabili.

L’Universal Design considera l'ampio spettro delle capacità umane. Ha lo scopo di

superare gli standard minimi per soddisfare le esigenze del maggior numero di persone.

Quando si progetta applicando i principi dell’Universal Design, l’obiettivo è fare in modo

che le persone possano divertirsi e si sentano incluse indipendentemente dalle loro abilità

o disabilità, si sentano accolti e possano trarre benefici fisici, cognitivi, emozionali e

sociali dall’ambiente.

I sette principi dell’Universal Design sono:

Equità: tutto utilizzabile da chiunque

Flessibilità: adattabile a diverse abilità

Semplicità: intuitivo e di facile comprensione

Percettibilità: Trasmette le effettive informazioni sensoriali

Tolleranza all’errore: minimizza i rischi o le azioni non volute

Contenimento dello sforzo fisico: utilizzare tutto con minima fatica

Misure e spazi sufficienti: rende lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso

Una spiaggia, un parco giochi ben progettati sono zone che supportano una serie di sfide

mentali e fisiche, promuovono l'interazione e la comunicazione, e offrono alle persone

opportunità di crescita e di socializzazione.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Spiagge e Parchi giochi inclusivi

Applicazione dei sette principi dell’Universal Design alle spiagge e parchi giochi

1) Uso equo: Possono tutte le persone utilizzare lo stesso percorso per arrivare alle

attrezzature del parco-spiaggia?

Il Centro Nazionale della Salute, Attività fisica e Disabilità definisce l’Universal Design

come “Progettazione inclusiva in cui famiglie e amici entrano e utilizzano le risorse

insieme”. Un membro non dovrebbe essere escluso dal gruppo per le sue abilità o per

l’utilizzo di dispositivi di assistenza. Quindi, in base al primo principio, tutti hanno la

stessa opportunità di partecipare.

Linee guida:

• fornire a tutti gli stessi mezzi di utilizzo: identico ogni qualvolta possibile, equivalente

quando non lo è;

• evitare segregazione o stigmatizzazione di qualsiasi utente;

• mettere a disposizione di tutti, le disposizioni per la privacy e la sicurezza;

• rendere il design attraente.

2) Uso flessibile: L'attrezzatura è abbastanza flessibile da poter essere utilizzata in diverso

modo secondo ciò che è meglio per ogni individuo?

Il principio dell’uso flessibile prende in considerazione il fatto che non tutti utilizzano o

vogliono utilizzare l’attrezzatura allo stesso modo e quindi bisogna chiedersi come il

design del parco-spiaggia può prendere in considerazione le diverse preferenze che

potrebbero avere gli individui. Per esempio, per quanto riguarda le strutture, la presenza

di una rampa adiacente a dei gradini dà la possibilità al singolo utente di scegliere il mezzo

di accesso che preferisce, oppure rampe con corrimano da entrambi i lati permettono l’uso

da parte di persone destrorse e mancine. I progettisti dovrebbero quindi, prendere in

considerazione il più ampio spettro di utenti e le loro diverse esigenze.

Linee guida:

• dare possibilità di scelta;

• favorire l'accesso e l'uso delle attrezzature sia a destrimani sia mancini;

• facilitare l'accuratezza dell'utente (nchpad.org).

3) Uso semplice e intuitivo Tutte le persone capiscono come utilizzare le attrezzature?

Linee guida:

• eliminare le complessità;

• disporre di informazioni coerenti;

• essere coerenti con le aspettative degli utenti.

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4) Percettibilità delle informazioni: Gli utenti comprendono le informazioni riguardanti

le raccomandazioni di sicurezza per le attrezzature?

Il principio della percettibilità delle informazioni ritiene che le persone imparano in vari

modi. Alcune persone apprendono per input visivo, altri per input uditivo o esperienziale.

Linee guida:

• utilizzare diverse modalità (pittorica, verbale, tattile) per la presentazione di

informazioni essenziali;

• fornire un adeguato contrasto tra informazioni e sfondo;

• massimizzare la leggibilità delle informazioni essenziali;

• garantire la compatibilità con una vasta gamma di attrezzature utilizzate da tutte le

persone.

5) Tolleranza all’errore: E’ possibile per le persone fare un errore quando si utilizzano

le apparecchiature senza farsi male?

Il principio di tolleranza all'errore pone l’accento sulla necessità di ridurre al minimo i

rischi e fornire avvisi per la sicurezza.

Linee guida:

• disporre gli elementi in modo tale da ridurre al minimo i rischi e gli errori;

• fornire avvertimenti.

6) Basso sforzo fisico: Può un individuo che utilizza una sedia a rotelle può muoversi in

tutto lo spazio senza esercitare eccessivo sforzo fisico?

Il principio di basso sforzo fisico sottolinea il concetto per cui gli individui dovrebbero

utilizzare l'ambiente con poco sforzo o fatica. Spesso l’attrezzatura dei parchi e spiagge

richiede uno sforzo fisico maggiore rispetto alle capacità. Tuttavia, la superficie utilizzata

per arrivare alle attrezzature non dovrebbe richiedere sforzo eccessivo.

Linee guida:

• consentire all'utente di mantenere una posizione del corpo neutra;

• utilizzare forze operative ragionevoli;

• ridurre al minimo le azioni ripetitive;

• ridurre al minimo lo sforzo fisico sostenuto.

7) Dimensioni e spazi per l’utilizzo: C'è abbastanza spazio per avvicinarsi e utilizzare le

varie strutture? Il design rispetta una varietà di singole forme del corpo, dimensioni e

capacità?

Linee guida:

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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• rendere raggiungibili e confortevoli tutti gli elementi per gli utenti che sono seduti o in

piedi;

• fornire variazioni e dimensioni di presa;

• fornire spazi adeguati per l’uso di dispositivi di assistenza o per assistenza personale.

Secondo i principi della progettazione universale, è possibile creare spiagge e parchi in

che integrano i bisogni e le abilità di tutti. Spiagge e parchi che abbracciano i principi

dell’Universal Design non deve per forza essere “alta tecnologia”, ma richiede

innovazione, e capire le soluzioni migliori per chi le utilizza.

La spiaggia e il parco giochi con le sue attrezzature, sono la migliore palestra in cui i

bambini ma anche anziani possono sviluppare e mettere in pratica le abilità motorie,

cognitive e sociali. In ogni situazione, un bambino, una persona anziana ha bisogno di

avere la possibilità di scegliere, esplorare, creare, e di rispondere ai cambiamenti.

Definizione di parco giochi inclusivo

C’è la necessità di costruire spazi di gioco inclusivi che creano l’opportunità per tutti i

bambini di giocare e di sviluppare le loro abilità, senza cancellare le differenze ma

solamente di accettarle attraverso attrezzature adatte per tutti. In un parco giochi

inclusivo, (che include), tutti i bambini dovrebbero avere le stesse possibilità di gioco e

di movimento, scopo di un parco giochi inclusivo è agevolare i bambini, fornire soluzioni

che permettano a tutti di scivolare, dondolare, oscillare… Non creare ostacoli, ma

rimuoverli. Solitamente in un parco sono presenti diversi giochi; nei parchi di piccole

dimensioni, pochi; nei parchi grandi, tanti. Se si installa un solo gioco parzialmente

accessibile in un parco dove sono presenti 10 giochi, non possiamo chiamarlo parco

inclusivo! dietro l’acquisto di un gioco c’è tanto impegno da parte di tante persone e che

l’intenzione è sicuramente quella di far felici i bambini ma “parco inclusivo”, ha un

preciso significato, un parco inclusivo è un luogo dove tutti i bambini: con disabilità

motorie o sensoriali lievi o gravi possono giocare insieme ad altri bambini. Un luogo dove

sono inseriti giochi il più possibile fruibili da parte di tutti i bambini.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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La convenzione ONU sui diritti dell’infanzia sancisce il diritto al gioco per tutti i bambini.

La maggior parte dei parchi giochi e delle strutture dedicate ai bambini sembra da sempre

non tenerne conto. Ma qualcosa sta cambiando. In diversi paesi d’Italia sono nati o stanno

per essere costruiti parchi giochi inclusivi in cui possono giocare tutti i bambini ad

esclusione di nessuno.

L’UNICEF (2013) dà la seguente definizione di parchi giochi inclusivi: “I parchi giochi

inclusivi rispondono ai principi della progettazione universale, che devono essere presi in

considerazione tanto quanto la vasta gamma di capacità fisiche e psicologiche umane, in

modo tale da garantire un utilizzo equo di tutte le persone. Oltre a garantire l’accessibilità

fisica e a rispondere alle diverse esigenze, i parchi giochi inclusivi sono progettati per

favorire l’inclusione sociale, fornendo spazi e attività che creano opportunità

d’interazione tra bambini di diverse abilità e le loro famiglie”.

Quindi, il parco giochi inclusivo è uno spazio aperto a tutti che può essere utilizzato da

persone con diverse abilità, senza adattamenti particolari e progettazioni speciali. “La

differenza tra un gioco inclusivo parte quindi dalla progettazione, studiata per consentire

ai bambini di divertirsi assieme, senza barriere e senza divisioni” (legnolandia.com).

Spesso il design dei parchi giochi non risponde alle reali necessità dei bambini in crescita

e pochi parchi sono accessibili e utilizzabili da bambini con disabilità fisiche. L’ambiente

del parco costituisce quindi una barriera alla partecipazione dei bambini al gioco e spesso

li rende dipendenti da qualcun altro.

Solitamente le aree di gioco sono progettate solo per bambini normodotati o solo per

bambini con disabilità o addirittura vengono inserite delle attrezzature che potrebbero

essere utilizzate anche da bambini con disabilità, senza considerare però per esempio il

tipo di pavimentazione o l’altezza dei giochi.

È fondamentale dare maggiore attenzione alla creazione di aree di gioco adattate che

promuovono la partecipazione e l’inclusione, poiché è importante che tutti i bambini

abbiano l’opportunità di fare esperienze significative per la propria crescita.

Per fare questo, nella fase di progettazione è importante tenere in considerazione che non

esiste un solo tipo di disabilità, ma esistono disabilità motorie, cognitive, sensoriali e che

queste possono essere più o meno gravi. Tale considerazione consente ai bambini con

disabilità di accedere a spazi di gioco assieme a tutti, aiuta loro e le relative famiglie a

costruire relazioni e promuovere l'inclusione sociale.

Ovviamente non esistono soluzioni ideali per tutti, dal momento che le problematiche

sono varie e diverse e alcuni utenti avranno sempre difficoltà di utilizzo delle attrezzature

del parco. Il progettista non troverà mai la soluzione perfetta per tutti, ma deve comunque

cercare di rispondere alle esigenze della maggior parte delle persone, abbandonando

l’idea di soluzioni standard (beniculturali.it) come l’ambiente possa essere utilizzato o

modificato per consentire la performance.

In Italia fra le leggi più recenti che parlano di spazi pubblici, vi è il Decreto del Presidente

della Repubblica, 24 luglio 1996 n. 503 che abolisce il DPR 384 e adegua gli standard

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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dell'edilizia pubblica a quelli della privata. Il decreto regola le norme per l'eliminazione

delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. Viene ampliato il

concetto di barriere architettoniche e sono considerate tali anche la mancanza di

accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi

e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per persone con disabilità visive.

Per quanto riguarda la Regione Veneto, è stata emanata la legge regionale Regione

Veneto del 12 luglio 2007, n. 16 “Disposizioni generali in materia di eliminazione delle

barriere architettoniche”. La Regione del Veneto promuove iniziative e interventi atti a

garantire la fruibilità degli edifici pubblici, privati e degli spazi aperti al pubblico, quale

condizione essenziale per favorire la vita di relazione e la partecipazione alle attività

sociali e produttive da parte delle persone con disabilità.

Nel 2003 il comune di Jesolo (VE) ha deciso di rivoluzionare il proprio concetto di parchi

giochi. È stato elaborato uno strumento ovvero le Linee Guida del Comune Di Jesolo

“Stessi Giochi Stessi Sorrisi”, utili ai progettisti poiché forniscono delle indicazioni da

seguire nel momento della scelta degli elementi del parco. Queste linee guida hanno come

obiettivo la realizzazione di spazi di gioco, dove il bambino possa divertirsi ed esser

incluso insieme con gli altri senza discriminazioni. Sono state realizzate per soddisfare le

esigenze di bambini che utilizzano sedie a rotelle o che utilizzano ausili per la mobilità,

ma non prendono in considerazione le altre disabilità. Per ottenere risultati positivi, è bene

considerare tali norme non come “vincolo”, ma come un’opportunità finalizzata per

creare un ambiente confortevole che rappresenta un beneficio per tutti (beniculturali.it).

Persona: funzioni e strutture corporee

In base all’ICF, della persona si considerano le funzioni corporee, che sono le funzioni

fisiologiche della persona (incluse le funzioni psicologiche), e le strutture corporee

ovvero le parti anatomiche del corpo. Le menomazioni costituiscono problemi di tali

funzioni e strutture del corpo e la loro presenza implica necessariamente una causa.

L’ICF definisce le limitazioni dell’attività come: “Difficoltà che un individuo può

incontrare nello svolgere delle attività”. Le restrizioni alla partecipazione sono “Problemi

che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita”. Durante

l’infanzia e adolescenza, entrambe possono prendere il nome di ritardi nella comparsa

delle abilità nello svolgere attività e di partecipazione. Della persona vanno anche

considerati anche l’età, le co-morbilità, la personalità, basi socioculturali, valori,

abitudini, ruoli, interessi, attitudini, capacità di affrontare le problematiche e le

esperienze, il significato del gioco in altre culture.

Innanzitutto, per quanto riguarda la persona intesa come funzioni e strutture corporee,

esistono persone con disabilità motorie, sensoriali, cognitive o legate alla sfera emotiva.

Molto spesso gli svantaggi sono una combinazione di disabilità motoria, cognitiva ed

emotiva ed è importantissimo considerare che ogni disabilità ha caratteristiche e livello

di gravità differenti.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Fra le barriere fisiche si possono distinguere: difficoltà a strutture e funzioni correlate al

movimento ovvero legate a funzioni di articolazioni, forza e tono muscolare e del

movimento volontario e involontario. Si possono riscontrare quindi difficoltà nelle abilità

motorie che sono più frequenti nei parchi giochi, come per esempio la capacità di

mantenere o cambiare una posizione, trasportare o maneggiare oggetti, tirare, afferrare,

camminare e spostarsi, coordinare, sedersi, piegarsi. Tali problematiche possono

presentarsi in persone con assenza o ridotta mobilità per esempio in casi di emiplegia,

tetraplegia, menomazioni del pattern dell’andatura o ritardo nello sviluppo motorio.

Fra le disabilità sensoriali vi sono quelle legate alla vista, all’udito e sistema vestibolare,

al sistema propriocettivo, al tatto e anche le funzioni legate al dolore. Una menomazione

a una di queste, può compromettere le esperienze sensoriali che per esempio guardare,

ascoltare, toccare, odorare. Esempi di tali disabilità possono essere persone con disabilità

visive e con difficoltà nel mantenere l’equilibrio. Queste sono molto importanti, in quanto

il parco giochi dovrebbe fornire una grande variabilità di esperienze sensoriali, essendo

strutturato anche in un ambiente naturale.

Per quanto riguarda le difficoltà cognitive, vi sono disabilità che riguardano le funzioni

mentali come per esempio l’orientamento, dell’attenzione, della memoria, del pensiero,

cognitive di base, dell’esperienza del sé e del tempo e del linguaggio. Tali problematiche

potrebbero comportare un deficit nelle abilità di processo tra cui: l’applicazione delle

conoscenze come dirigere e focalizzare l’attenzione, risolvere problemi, prendere

decisioni, intraprendere diversi compiti, l’automonitoraggio e tutto ciò che è legato ai

processi di comunicazione. Queste potrebbero manifestarsi per esempio nel caso di

ritardo mentale/intellettivo o nei disturbi delle funzioni percettive.

Ambiente: fattori ambientali

Il secondo elemento è l’ambiente. I fattori ambientali costituiscono “Gli atteggiamenti,

l’ambiente fisico e sociale in cui le persone vivono e conducono la loro esistenza”. I fattori

ambientali hanno un impatto su tutte le componenti del funzionamento e della disabilità

e possono avere un impatto diverso sullo stesso individuo. È importante considerare quale

fattore ambientale può costituire una barriera sia per la sua presenza sia per la sua assenza

e quale invece costituisce una facilitazione.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Le barriere che la maggior parte delle persone con disabilità incontra in un parco -

spiaggia, sono la pavimentazione (costituita di erba o sabbia) e le caratteristiche di

accesso al parco e alle attrezzature come per esempio: percorsi che non permettono la

manovra di ausili per la mobilità, la mancanza di rampe di accesso alle strutture di gioco

o di diversi punti di accesso alla spiaggia o al parco.

I bambini ai parchi spiaggia richiedono l’assistenza dei genitori per utilizzare le

attrezzature e che è impossibile utilizzare la sedia a rotelle a causa della superficie di

sabbia sassolini ed erba. Questo limita l’abilità dei bambini all’accesso rendono

difficoltoso la mobilità di sedie e passeggini. I bambini con problemi di vista e con ritardo

dello sviluppo, i quali hanno difficoltà a riconoscere le scale e le caratteristiche di

attrezzature di legno e a capire come utilizzare elementi come per esempio giochi

funzionali, scivoli e corde. Fra le altre barriere, vi è la mancanza di aree per ripararsi dai

dai raggi del sole o di panchine per riposarsi oppure l’assenza di una mappa tattile o

riferimenti visivi utili a persone con disabilità visive come cecità e ipo-visione. Queste

barriere fisiche non danno la possibilità alle persone di integrarsi e si trasformano in

barriere sociali. Le strutture di gioco a volte non possono essere utilizzate in modo

flessibile poiché vi sono situazioni in cui la rampa esiste, ma non ci sono opportunità di

gioco sopra la rampa.

Altre barriere possono essere costituite dalle scarse conoscenze

di coloro che progettano i parchi giochi riguardo l’accessibilità,

le diverse disabilità e relativi bisogni e le normative presenti a

livello nazionale e regionale.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Nell’ICF nella sezione dell’attività e partecipazione, nel capitolo riguardante le aree di

vita principali, si parla di vita sociale, civile e di comunità e fra questi vi è la voce

riguardante l’attività ricreativa o qualsiasi forma di gioco legata al tempo libero. Fra i

fattori ambientali sono menzionati i prodotti e tecnologia generali e adattati utilizzati per

il gioco ovvero altalene e scivoli, le attrezzature modificate per le aree di gioco e, in

un'altra sezione, i servizi per la pianificazione dello spazio aperto. Questi includono i

servizi e programmi finalizzati a pianificare, creare e conservare lo spazio urbano

ricreativo, gli spazi aperti pubblici e commerciali. Fra i sistemi e le politiche e regolamenti

e norme per la pianificazione degli spazi aperti sono riportate le politiche di pianificazione

ambientale che regolano la pianificazione, progettazione, costruzione e mantenimento di

spazi aperti.

In un parco giochi nelle spiagge, l’occupazione principale è costituita dal gioco. Molti

bambini con disabilità non possono correre o saltare o possono aver difficoltà a utilizzare

alcune attrezzature, a comunicare o relazionarsi con gli altri. Per questo motivo questi

bambini non vanno esclusi dal parco giochi ma, al contrario, vanno trovate delle soluzioni

che diano la possibilità al bambino di partecipare al gioco stesso.

L’obiettivo della progettazione di un parco giochi inclusivo è quello di rispondere alle

esigenze di tutti e permettere la partecipazione, intesa come poter fare e poter stare con

gli altri, di tutti, anche dei bambini che vivono una disabilità.

Per promuovere l’inclusione è necessario proporre giochi adatti a tutti, motivanti,

semplici ma che garantiscano diversi livelli di difficoltà, sfida ed esperienze multi-

sensoriali. “L’ambiente dovrebbe essere così concepito come uno spazio poli-sensoriale,

nel senso che deve essere corredato da valori sensoriali differenti in modo che ciascuno

possa sintonizzarsi secondo le proprie caratteristiche di ricezione individuale” (Cirlini et

al, cu., 2007).

I bambini hanno bisogno di scegliere, esplorare, creare, e di rispondere ai cambiamenti.

Per questo andrebbero inseriti elementi che favoriscono la creatività come per esempio

“materiali sciolti”, questi sono materiali mobili che possono essere facilmente spostati dai

bambini per il gioco. Possono essere materiali naturali come pietre, acqua, sabbia,

ramoscelli, foglie, tessuti, corde, containers, spugne, carri, slitte, contenitori, ecc. Sono

importanti poiché incoraggiano la manipolazione, il gioco simbolico, offrono opportunità

creative e sono materiali che possono essere usati in modi differenti secondo le età.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Elementi naturali come per esempio sabbia e acqua rappresentano il “gioco espressivo”

dei bambini, poiché con questi materiali scavano, raccolgono, riempiono, svuotano,

travasano, trasportano, costruiscono, modificano, demoliscono. La sabbia, l’acqua sono

elementi che contribuiscono allo sviluppo del gioco immaginativo. La sabbia ha la

caratteristica di essere malleabile e si può imprimere una forma. I bambini devono

sperimentare e capire che la sabbia non mantiene la forma che uno vorrebbe darle, se si

costruisce un castello troppo in alto non regge; se si scava una galleria troppo grande,

questa crolla. La spiaggia è un cantiere dove i bambini lavorano, da soli o in gruppo.

L’acqua è un elemento di gioco e divertimento, un elemento che offre la possibilità di

vivere sensazioni piacevoli per conoscere ed esplorare. L’acqua è affettività ed emozione,

è ricordo ed è un elemento che ci appartiene da sempre. Esercita nelle persone un forte

richiamo diventando un mezzo di sviluppo delle sue capacità cognitive accrescendo la

consapevolezza del proprio corpo. Le caratteristiche di questo elemento naturale, come il

riflesso e la trasparenza, consentono alle persone di sperimentare attraverso varie parti

del corpo e vari oggetti sensazioni particolari.

Nel scegliere le attrezzature per spostarsi, è importante preferire strutture che mettono il

corpo in movimento e in sicurezza, poiché il movimento è visto come strumento di

conoscenza di sé e del mondo. Considerando che possibili utenti del parco potrebbero

essere bambini con problematiche di controllo del tronco o della testa, o nei trasferimenti

e spostamenti, è necessario prevedere elementi di sostegno come poggiatesta, sedute

larghe, parapetti, zone-antiribaltamento, maniglioni e facilitare e rendere sicuro l’accesso

e i trasferimenti. In alcune attrezzature per esempio giochi multifunzione e scivoli bisogna

prevedere l’accesso ai giochi anche alle persone che accompagnano.

Per le disabilità di tipo sensoriale i bisogni sono di sviluppare gli altri sensi per vicariare

quello deficitario, avere riferimenti podo-tattili e visivi e delimitare le attività con

contrasti di colore. I bambini con disabilità visive e anche con autismo, hanno bisogno di

riferimenti nell’ambiente per potersi muovere o spostare, per questo motivo è importante

utilizzare forti spunti colorati su parti chiave delle strutture oppure nelle zone con cambio

di livello come sui gradini. Inoltre è utile inserire manopole ad alto contrasto di luminanza

(per esempio di color giallo chiaro) e utilizzare colori primari (in contrasto fra loro).

Sarebbero da evitare superfici lucide e riflettenti a livello del suolo poiché potrebbero

confondere le persone.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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I pannelli per il riconoscimento tattile o il braille utile a persone che hanno disabilità

visiva, utili per il riconoscimento e l’orientamento possono avere forme strane e colorate

per divertire tutti i bambini e devono avere una segnaletica con chiare e semplici

immagini per dare indicazioni riguardo le attrezzature e la sicurezza, poiché molti

bambini autistici utilizzano sistemi di comunicazione aumentativa alternativa. Nelle

mappe si dovrebbero utilizzare simboli scuri evidenziati su uno sfondo chiaro, inoltre per

evitare il disorientamento, cartelli e segni devono rispettare un sistema uniforme.

Per garantire l’accesso alle attrezzature, bisogna tenere in considerazione che le

attrezzature devono essere raggiunte da una sedia a rotelle e da diverse altezze, inoltre si

dovrebbe avere almeno due o più punti di accesso o di uscita per ogni attrezzatura fissa e

dovrebbero essere presenti almeno una rampa o un pendio con un corrimano, oltre alle

scale. Per dare sicurezza a bambini con equilibrio o controllo muscolare limitato e quindi

per favorire l’equilibrio, i trasferimenti e la prevenzione delle cadute, vanno inseriti dei

maniglioni su rampe, vie d’accesso e alcune attrezzature da gioco.

I materiali delle attrezzature devono essere resistenti, facili da pulire e anallergici. Sono

da preferire materiali come l’acciaio per gli elementi strutturali (attenzione che gli scivoli

non siano in acciaio, per evitare il riscaldamento con l’esposizione al sole); gomma e

plastica PVC per le superfici evitando gli spigoli vivi. Questi materiali sono morbidi ed

elastici per assorbire gli urti ma il principale svantaggio di queste superfici è il costo della

manodopera e dei materiali. È consigliato l’uso di contrasti di colore per esempio giallo,

arancione e verde chiaro. È importante considerale le dimensioni delle attrezzature, dal

momento che devono consentire l’accesso e la manovra di ausili per la mobilità e la

presenza di un accompagnatore. La pavimentazione dev’essere a prova di conformità, in

relazione all’altezza di libera caduta dell’attrezzatura e dovrebbe essere realizzata con del

materiale anti-trauma.

All’interno del parco spiaggia è importante garantire delle zone d’ombra, soprattutto per

gli anziani e i bambini che sono sensibili alla sovraesposizione ai raggi del sole. I lettini

al sole dovrebbero essere alla stessa altezza della sedia a rotelle. (Misure lettino aperto:

L. 182 - l. 73 - H. 53,5 cm) in alluminio a gambe alte per agevolarne l’uso da parte di

anziani e persone con difficoltà motorie. Le gambe alte agevolano il passaggio da e verso

la sedia a lettino.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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La pavimentazione nei pressi di tavoli e sedie dev’essere liscia e compatta per consentire

la mobilità con passeggini o ausili per la mobilità.

Per garantire accessibilità in tutta l’area, i percorsi pedonali nel verde devono mettere in

comunicazione le varie zone del parco e della spiaggia e prevedere accessi dalle strade

limitrofe, inoltre devono avere una larghezza minima di 2 metri, essere opportunamente

illuminati e la pavimentazione dev’essere uniforme, senza disconnessioni per permettere

l’accesso anche agli ausili per la mobilità. La presenza di variazioni di livello del suolo,

come per esempio collinette o conche nel terreno, o la presenza di percorsi su pendio o

su gradinate, fornisce al parco una dimensione e una percezione diversa e ne consente

l’utilizzo per finalità differenti.

Infine, nei pressi del parco e delle spiagge ci dev’essere un parcheggio visibile e bisogna

considerare la presenza di parcheggi riservati alle persone con disabilità.

Progetti inclusivi Veneti come nuova idea di spazio

La Regione Veneto, all’interno delle Linee Guida per la progettazione nelle nuove aree

pubbliche, pone attenzione al fatto che fino a poco tempo fa lo spazio pubblico veniva

considerato come un contenitore di attrezzature per agevolare la fruizione pubblica. Ora

l’approccio è cambiato, l’obiettivo è stato quello di creare dei posti che costituiscano uno

spazio fondato sulla qualità degli spazi e delle scelte progettuali. Dal concetto di quantità,

al concetto di qualità.

L’idea dello spazio come:

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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• auto-generativo, dove ogni persona possa fare nuove scoperte e incontri e possa

diventare costruttore di nuove teorie;

• spiagge e parchi che consentono alle persone di fare esperienze significative, incuriosire,

stupire;

• luoghi polifunzionali in cui le strutture per facilitare il gioco e il movimento si alternano

agli spazi non strutturati orientati a stimolare la scoperta e lo spirito di avventura, luoghi

per nascondersi e garantire l’intimità, ma anche spazi per la socializzazione;

• posti in cui avvengono le interazioni sociali che permettono alle persone di scegliere se

e quando stare da soli o con gli altri, per rilassarsi, giocare, sperimentare e divertirsi;

• accessibili a tutti;

• sostenibili e adeguatamente mantenuti.

I progetti inclusivi veneti sono stati ispirati da una visione culturale ambiziosa, hanno

avuto come obiettivo il benessere di ogni persona, secondo una visione a 360 gradi e sono

stati capaci di creare in queste zone una vera inclusione sociale. Li vediamo ora nel

dettaglio:

Una spiaggia fruibile da tutti, senza barriere, perché la disabilità non sia un limite per

nessuno. E’ il servizio inaugurato dal Comune di Chioggia (VE) per un “Mare senza

barriere” nel tratto di spiaggia dei bagni Vianello, attivo fino ad giugno -ottobre2017,

dalle ore 9.00 alle ore 12.00. Sono state installate passerelle che portano al mare, spazi

ombreggiati per l’accoglienza, il ristoro e la permanenza, dove socializzare per

un’effettiva inclusione sociale.

«Per Chioggia è un ulteriore traguardo raggiunto per migliorare la fruibilità della spiaggia

- spiega il sindaco - per permettere alle persone che presentano disabilità o hanno

difficoltà motorie di potersi muovere agevolmente sulla spiaggia e raggiungere il mare

dove fare il bagno per quello che è un diritto fondamentale all’uguaglianza per quanto

sancito dalla Costituzione. L’inclusione sociale misura il grado di civiltà di una

comunità».

L’iniziativa è degli assessorati alle Politiche sociali, al Turismo e alla Manutenzione per

un servizio curato dalla Cooperativa di Servizi, il supporto della Protezione civile di

Chioggia. E’ stata installata una passerella che dal marciapiede consente di poter accedere

in acqua con l’utilizzo delle sedie job a disposizione dell’utenza.

“Si concretizza l’idea di una spiaggia a disposizione di tutti – conclude il sindaco – che

vuol dire eliminare le barriere di ogni genere per una effettiva inclusione sociale dei

cittadini. Un esempio positivo per tutti con un percorso e servizio di assistenza».

Con questo progetto, la Città di Chioggia fa il bilancio di una estate “inclusiva” sulla

spiaggia di Sottomarina: Sono più di un centinaio i ragazzi con disabilità che questa estate,

per la prima volta a Chioggia, hanno potuto sperimentare, sulla propria pelle, le

opportunità di una spiaggia inclusiva. E questo grazie al progetto dell’Assessorato al

Turismo della Regione Veneto sul turismo sociale inclusivo che ha scommesso nel mare,

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quindi anche nelle spiagge venete, come quella di Sottomarina, come luogo di

socializzazione per tutti.

“Oggi, giovedì 14 settembre, si è tenuto l’evento conclusivo delle iniziative organizzate

proprio nella spiaggia di Sottomarina, precisamente nei Bagni Vianello, nell’ambito del

progetto regionale sul turismo inclusivo. Oltre all’Assessore regionale al Turismo

Federico Caner e al Direttore Generale della Ulss 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben, erano

presenti ASCOT (Associazione Commercio Operatori del Turismo di Chioggia con cui

la Ulss 3 ha instaurato una importante collaborazione grazie al suo presidente Giorgio

Bellemo che da questa estate ha messo anche a disposizione un edificio per un

ambulatorio infermieristico in spiaggia), le associazioni e cooperative sociali del territorio

(Anffas, Prometeo, Emmanuel, Titoli Minori, Uildm per la lotta contro la distrofia

muscolare) più i 110 ragazzi con disabilità che hanno partecipato a tutte le iniziative

organizzate in spiaggia e in mare.”

L’iniziativa, all’interno di un progetto regionale complessivo di 650mila euro, è stata

organizzata con la collaborazione del Comune, di ASCOT e dei Bagni Vianello. “Sono

circa 39 milioni, in Europa – ha esordito l’Assessore regionale al Turismo Federico Caner

– le persone che soffrono di una qualche disabilità e che hanno diritto di vivere una

vacanza nella totale sicurezza. E’ con questo obiettivo che la Regione Veneto ha deciso

di promuovere il progetto del turismo inclusivo anche nelle spiagge venete, tra cui quella

di Sottomarina, dove i turisti oggi qui trovano la giusta innovazione. Una innovazione

che è stata resa possibile anche grazie alla rete creata in Veneto con le Ulss, i Comuni, i

privati e le associazioni”.

“Questi nostri ragazzi – ha spiegato il Dg Ulss 3 Giuseppe Dal Ben – hanno avuto la

possibilità di vivere una esperienza straordinaria. Li ho visti una volta: chi si faceva

coccolare in spiaggia da Sketch, un simpaticissimo cane meticcio di due anni, chi

sceglieva di fare un giro in canoa o salpava per un viaggio in mare o in laguna. Erano tutti

felici, si raccontavano tra loro l’esperienza e volevano anche condividerla con chi

avevano vicino, persino con me”.

“E’ un progetto davvero innovativo per Chioggia – ha aggiunto il presidente dell’ASCOT

Giorgio Bellemo – che ha riscosso successo ed entusiasmo nel nostro territorio tanto che

puntiamo a volerlo riproporre il prossimo anno insieme alla Ulss. Un servizio in più, reso

possibile dalla rete di collaborazione che si è instaurata tra gli enti e le associazioni locali,

che si è rivelato importante per le famiglie e i loro ragazzi, che confermo essere tutti

entusiasti e già desiderosi di una nuova estate”.

La maggior parte delle iniziative (tranne la gita in mare) sono state organizzate presso i

Bagni Vianello, l’unica spiaggia attualmente “certificata” dalla Regione come inclusiva

nel Distretto di Chioggia. Questa spiaggia, infatti, è attrezzata per accogliere al meglio gli

ospiti: dotata di percorsi accessibili, anche di alcune pedane per sostare sotto l’ombrellone

e di giostrine per i bambini. La persona con disabilità qui può usufruire di carrozzine che

camminano sulla spiaggia e gli consentono, qualora ne abbia desiderio, anche di bagnarsi

entrando in mare. La Ulss 3 ha messo a disposizione di questa spiaggia anche un tablet

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con il linguaggio italiano dei segni. E un operatore sociosanitario, che era presente tutte

le mattine dal lunedì al venerdì.

Nel dettaglio le iniziative svolte:

- Kajak per tutti. L’attività si è organizzata presso i “Bagni Vianello”. Coinvolti il

personale dei centri diurni o associazioni del territorio, istruttori qualificati canoa (A.S.D.

Altamarea Sea Kayak), personale della Ulss 3 (PS, Dirigenza Medica, Oss). A tutte le

persone si è data la possibilità di salire sulla canoa grazie al supporto di istruttori

qualificati.

- Pet Therapy. L’attività si è svolta presso i “Bagni Vianello”. Coinvolti il personale dei

centri diurni o associazioni del territorio, istruttori Pet Therapy, personale della Ulss 3

(PS, Dirigenza Medica, Oss). La presenza di un animale suscita empatia e diventa motivo

di interazione e dialogo. L’approccio prevede la coppia animale/conduttore: l’animale,

guidato dal suo conduttore, Cristina Cavallarin, genera uno stimolo di coinvolgimento.

- Saliamo a bordo. L’attività si è svolta con la barca attrezzata Kapitan Memmo Coinvolti

il personale dei centri diurni o associazioni del territorio, personale della Ulss 3 (PS,

Dirigenza Medica, Oss). Le persone, circa una quindicina per viaggio, salivano a bordo

della barca per vivere una esperienza in mare o in laguna.

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Stesso obiettivo per le spiagge del polesine con progetti simili; la costruzione di una rete

integrata tra tutte le risorse esistenti nell’area turistica finalizzata alla massima

accoglienza ed inclusione e far diventare le spiagge del litorale “Veneto Inclusive”, un

punto d’attrazione per il turismo internazionale.

“Il progetto, finanziato con 650mila euro, è stato pensato per rendere accessibili e fruibili

da tutti gli stabilimenti balneari con particolare attenzione alle persone con disabilità,

motorie e/o sensoriali, attraverso spiagge e percorsi attrezzati, segnaletica per non vedenti

e molto altro - spiega Paparella - Per fare questo è stato necessario formare gli operatori

creando una cultura di inclusione sociale e creare un team dell’accoglienza composto da

personale specializzato”.

In questo progetto, per quanto riguarda il tratto balneare polesano, sono state interessati i

comuni di Rosolina e Porto Tolle, con tutti i 18 stabilimenti presenti su questo tratto di

costa. “Da sottolineare il valore sociale e di civiltà di questa iniziativa - afferma il direttore

generale - è una dimostrazione di come l’impresa sociale sia parte integrante dell’attuale

scenario economico e si può porre sul mercato a pieno titolo. Sono 650 milioni nel mondo

le persone con problemi di limitazione che hanno le possibilità e la voglia di viaggiare -

conclude Compostella - Con questo progetto crediamo sia possibile attrarre alcuni di

questi nel nostro Delta”. Domani, a Rosolina, l’inaugurazione dell’apertura delle prime

spiagge.

Turismo sociale: spiagge inclusive di Regione e Ulss4 promosse dagli stranieri

Nove comuni coinvolti con altrettanti tratti di spiaggia, un team di lavoro composto da

Regione e tre aziende sanitarie di cui la Ulss4 capofila, la collaborazione con i gestori di

spiagge. Oltre 627 mila euro investiti per rendere il litorale veneto inclusivo più lungo

d’Italia con risultati che confermano la validità del progetto sociale, presentato mercoledì

a Bibione. Il 90% dei turisti stranieri si sono dichiarati particolarmente d’accordo con i

servizi offerti e il 100% dei turisti auspica che il progetto venga ampliato ad altre spiagge.

Questi i risultati rilevati e descritti alla presenza dell’assessore regionale al Turismo,

Federico Caner, dei sindaci delle località balneari venete, dei vertici delle aziende

sanitarie Ulss3 “Serenissima”, Ulss4 “Veneto Orientale” e Ulss5 “Polesana”.

Focus sui “Nuovi Turismi”

“Adeguare, rinnovare e differenziare l’offerta di viaggi e vacanze nel Veneto è uno degli

obiettivi strategici della Regione – ha spiegato l’assessore Caner “Molto si sta facendo

per dare forma e sostanza a quelli che vengono definiti “nuovi turismi” e che sono di fatto

l’articolazione e la focalizzazione di esperienze e modelli di vacanza conosciuti, ma che

ora assumono una loro precisa connotazione”. “Questo progetto di turismo sociale –

continua Caner - ha impegnato l’ente pubblico e il mondo produttivo uniti in una costante

sfida per adeguare le strutture ricettive e il territorio, al fine di favorire un “incoming”

rispettoso della sostenibilità ambientale e della accessibilità per tutti. E’ dunque un

motivo d’orgoglio constatare che alle performance positive delle nostre spiagge questa

estate si sia abbinata un’azione di accoglienza inclusiva che accresce la qualità del sistema

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ricettivo e testimonia la sensibilità e la civiltà di un territorio, della sua comunità e dei

suoi operatori”.

Nell’analisi dello stato di fatto, confermate le attività comuni pianificate ed erogate in

tutte le 9 spiagge target del progetto: la formazione del personale (operatori di spiaggia,

ristoratori, albergatori, gestori di chioschi) per l’accoglienza delle persone con diverse

disabilità, la videochiamata in lingua dei segni, l’attivazione di servizi

d’accompagnamento e di assistenza, l’attivazione di servizi di consulenza

sull’accessibilità, le tecnologie a supporto dell’assistenza, la promozione all’estero e in

fiere del turismo.

Abbattere le barriere, espandere l’Accoglienza

Ciascun aderente al progetto durante l’estate ha inoltre attivato iniziative e attività di vario

genere che hanno spaziato dalle uscite in barca a vela e in canoa ad aree giochi adattate,

dai pedalò adattati ai pulmini per il trasporto in spiaggia delle persone disabili,

l’attivazione di un info point, l’avvio del progetto ancorché sperimentale “Apollo4” per

il trasporto di un defibrillatore con drone, e molto altro. “ll passaggio che siamo chiamati

a compiere in questa fase storica è quello di progredire da un orientamento verso

l’accessibilità alle spiagge, centrato principalmente sull’abbattimento delle barriere

architettoniche, a un orientamento verso l’accoglienza delle persone legato alla

dimensione relazionale (accesso all’informazione, ai servizi di aiuto personale), che rende

le nostre spiagge più ospitali sicure e piacevoli – ha dichiarato il direttore generale

dell’Ulss4, Carlo Bramezza - . In questo progetto le aziende socio-sanitarie hanno portato

il loro know how derivante da importanti e consolidate esperienze di assistenza sanitaria

ai turisti, come ad esempio “Vacanze in salute” dell’Ulss4, nonché da esperienze e

progetti realizzati nel campo dell’inclusione. Il turismo accessibile e accogliente

rappresenta un obiettivo di civiltà e rappresenta una indubbia attrattiva per il turismo della

nostra regione nel mondo”.

Indagine sui Turisti

A confermare l’efficacia del progetto “Turismo sociale e inclusivo nelle spiagge venete”

è un’indagine effettuata dal 10 luglio al 25 agosto su un campione di 1.073 turisti, italiani

e stranieri, frequentanti le 9 spiagge su cui è stato svolto il progetto. Oltre un 1 turista su

5, recatosi per la prima volta in una delle località di progetto, ha infatti indicato i servizi

che favoriscono l’accessibilità come motivo principale nella scelta della località di

vacanza. Pur nella sua natura sperimentale, il progetto ha raggiunto in poco tempo una

buona visibilità: oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di conoscerlo e altrettanti

hanno riferito di aver visto il logo del progetto su gadget e magliette degli operatori, su

totem e volantini, internet e social network. Molto positivi anche i dati sulla fruizione dei

servizi, dato che 7 turisti su 10 hanno dichiarato di averli utilizzati, a ulteriore conferma

di come l’accessibilità rappresenti un rilevante fattore di attrazione delle spiagge. Tra gli

utilizzatori delle spiagge inclusive, 1 persona su 3 abbia fatto ricorso all’intervento del

personale socio-sanitario per l’accoglienza, movimentazione e accompagnamento della

persona con problemi di disabilità. Nel complesso il grado di soddisfazione è stato

elevato dato che 7 turisti su 10 risultano particolarmente soddisfatti per buona parte dei

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servizi considerati. Anche in ragione di questi aspetti, l’esperienza di vacanza è risultata

molto positiva: 8 turisti su 10 si sono dichiarati, infatti, particolarmente soddisfatti, con

punte che sfiorano il 90% nei turisti stranieri. Importante la propensione al passaparola

manifestata dai rispondenti, e soprattutto favorevoli, quasi il 100%, a ripetere ed estendere

il progetto anche ad altre spiagge. Non sono mancate infine le segnalazioni sui possibili

margini di miglioramento dell’offerta, come la necessità di promuovere interventi per

migliorare l’accessibilità delle strutture ricettive e ristorative, dei mezzi di trasporto e dei

percorsi pedonali e ciclabili.

Comunicato stampa N° 927 del 26/05/2010 (AVN) – Venezia, 27 maggio 2010

“Non solo un'esigenza di inclusione, una dimostrazione di civiltà, ma anche

un'opportunità di crescita economica che il Veneto non deve lasciarsi scappare. Questo -

ha spiegato l'assessore regionale al Turismo Marino Finozzi intervenendo al Lido di

Venezia al Congresso europeo della società di Medicina fisica e riabilitazione - è il

turismo accessibile e inclusivo per il Veneto.”

"I dati del 2009 – ha detto Finozzi – confermano il primato nazionale del Veneto in campo

turistico. Poco meno di 14 milioni di arrivi per un totale di oltre 60 milioni di presenze

turistiche: 1 turista su 5 che sceglie l'Italia si ferma in Veneto ed è l'unica regione italiana,

e tra le prime in Europa, ad avere strutturato un'offerta ricettiva estremamente variegata

(mare, montagna, lago, terme, città d'arte)".

"Da tempo - prosegue l'assessore regionale al Turismo - puntiamo sulla diversificazione

della nostra offerta. Uno dei punti del mio programma è proprio il turismo accessibile e

inclusivo. Lavorerò affinché i servizi e le strutture del Veneto siano sempre più in grado

di permettere a tutte le persone, indistintamente dalle proprie caratteristiche, la fruizione

della vacanza e del tempo libero. Un servizio accessibile allargherà la clientela delle

nostre strutture, e porterà i nostri ospiti ad una fidelizzazione ancora maggiore".

Per "persone con esigenze speciali" si intendono non solo le persone su carrozzina ma

anche quelle a mobilità ridotta (claudicanti che utilizzano bastone, focomelici,

amputati…) persone limitazioni di tipo sensoriale, anziani, persone con esigenze

dietetiche (celiaci, diabetici…) o con problemi di allergie, disabili temporanei, donne in

stato di gravidanza, bambini che non hanno ancora imparato a camminare….ossia

persone che nella pratica del viaggiare necessitano di particolari attenzioni o comodità.

Si tratta di un bacino di utenza che viene stimato in oltre 130 milioni di persone solo in

Europa. Il potenziale di crescita è quindi enorme, soprattutto se si considera che i modelli

di comportamento delle persone con esigenze speciali sono simili a quelli degli altri

turisti; si viaggia in compagnia della famiglia, di amici, di accompagnatore, con in alto

livello di fidelizzazione e con un effetto moltiplicatore a beneficio dell'intero sistema.

Tra le prime iniziative in programma in questo senso l'assessore Finozzi ha annunciato la

sperimentazione delle politiche europee in tema di turismo inclusivo nel Veneto, così

come concordato con il commissario europeo al turismo Antonio Tajani nei giorni scorsi

e il lancio di una manifestazione fieristica che metta a confronto gli operatori del settore

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Progetto “turismo sociale e inclusivo nelle spiagge venete”. Caner: “il nostro sarà il più lungo litorale accessibile, sicuro, inclusivo e accogliente

d’Italia” avn) Venezia, 8 febbraio 2017

“Il Veneto, prima regione turistica d’Italia e sesta in Europa, dispone di tante ricchezze

che attraggono vacanzieri e visitatori da ogni parte del mondo: obiettivo della Regione è

far sì che questi beni culturali, artistici, paesaggisti e ambientali del nostro territorio siano

fruibili a tutti, nella consapevolezza che tendere alla cosiddetta inclusività significa

lavorare a un miglioramento complessivo del nostro prodotto turistico. L’obiettivo è

rendere quello veneto il più lungo litorale accessibile, sicuro e inclusivo d’Italia”.

Così l’assessore regionale al turismo, Federico Caner, ha illustrato stamane a palazzo

Balbi a Venezia, insieme alla collega alle politiche sociali Manuela Lanzarin, il progetto

“Turismo sociale e inclusivo nelle spiagge venete”, approvato dalla Giunta veneta lo

scorso dicembre, la cui finalità è quella di sviluppare e favorire l’offerta di viaggio,

vacanza e soggiorno delle persone con disabilità fisiche, motorie e/o sensoriali nelle

località balneari venete.

L’iniziativa (che dispone di un budget di 650 mila euro complessivi) è stata attuata in

collaborazione con le Aziende Ulss dei territori costieri: la n. 4 “Veneto Orientale”,

capofila del progetto in considerazione della sua vocazione turistica ed esperienza in

ambito di medicina turistica internazionale, rappresentata dal direttore generale dell’Ulss

n. 4, Carlo Bramezza; la n. 5 “Polesana”, presente il direttore generale Antonio

Compostella; la n. 3 “Serenissima”, rappresentata da Danilo Corrà su delega del direttore

generale Giuseppe dal Ben.

I comuni coinvolti sono quelli di San Michele al Tagliamento (Bibione), Caorle, Eraclea,

Jesolo, Cavallino-Treporti, Venezia (Lido), Chioggia, Rosolina e Porto Tolle, che,

insieme, nel 2016 hanno registrato attorno ai 25 milioni di presenze turistiche.

“In questi ultimi anni – ha spiegato il direttore Bramezza – le aziende socio sanitarie del

litorale hanno operato per trasformare il concetto di ‘vacanze sicure’ in ‘vacanze in

salute’, puntando non esclusivamente all’assistenza medica ma sviluppando l’azione

anche in termini di produzione del benessere, dai consigli per la salute a una maggior

attenzione ai bisogni delle persone diversamente abili. L’esperienza della ‘Spiaggia di

Nemo’ che abbiamo già sperimentato con successo a Jesolo è un esempio concreto

dell’opportunità di dedicare maggior attenzione ai temi del sociale, per rispondere alle

esigenze di una potenziale clientela delle nostre spiagge tutt’altro che trascurabile,

facendo sistema per rendere i litorali non solo facilmente accessibili ma anche più

accoglienti”.

Si punta, attraverso questa azione, a rispondere alle esigenze di chi ha problemi di

mobilità ridotta o altre forme di disabilità, ma anche di creare le condizioni per una

maggior funzionalità delle spiagge per gli anziani e le famiglie con bambini. L’Unione

Europea calcola che l’11% della popolazione, ben 37 milioni di cittadini (di cui quasi 4

milioni italiani), sia costituita da persone affette da disabilità permanente, che in molti

casi dispongono di tempo libero e propensione al viaggio, con un potere d’acquisto

analogo a quello di altre fasce di popolazione.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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È prevista la realizzazione di una rete integrata tra le strutture turistiche e ricettive, i

servizi socio sanitari, le amministrazioni comunali e il privato sociale, allo scopo di

promuovere un turismo capace di coniugare sviluppo economico e nuovi modelli sociali

e in grado di attrarre, anche in ambito internazionale, un pubblico più vasto.

Una convinta adesione all’iniziativa è venuta anche dalle categorie del settore turistico.

“La sinergia tra Regione, operatori e amministrazioni del litorale – ha sottolineato Marco

Michielli, presidente di Confturismo Veneto – vara con questo progetto la sua prima vera

iniziativa unitaria. È un sogno che si avvera”.

“Un ulteriore intervento – ha concluso Caner – che va ad aggiungersi agli altri che come

Regione abbiamo attuato e sostenuto nella promozione del turismo responsabile,

sostenibile e accessibile, come, ad esempio, ‘Gondolas4All’. Ma migliorare

l’accessibilità, potenziare i servizi, consentire una fruizione completa dei luoghi di svago

e di vacanza non è solo un gesto di grande civiltà, non è solo la risposta a una domanda

turistica, è anche un approccio operativo per qualificare complessivamente la nostra

offerta”.

Villaggio Sociale

L’Assessore Lanzarin in visita a villaggio Marzotto di Jesolo, “Modello di turismo

accessibile e inclusivo”. Un vero villaggio sociale, dove anziani, persone con disabilità,

famiglie numerose o gruppi possono sentirsi a casa propria e godere del piacere e dei

servizi di un centro vacanze”. Così l’assessore alle politiche sociali della Regione Veneto

ha definito il villaggio Marzotto di Jesolo, nel corso del sopralluogo svolto ieri alla

struttura del litorale Jesolano gestito dall’omonima Fondazione. “L’investimento

realizzato dalla Fondazione nello storica colonia marina creata dall’illuminata famiglia

imprenditoriale di Valdagno rappresenta un modello di turismo accessibile – ha

sottolineato l’assessore, intrattenendosi con l’amministratore delegato della Fondazione

Roberto Volpe e con alcuni degli ospiti – che contribuisce a fare del Veneto una delle

regioni meglio attrezzate per garantire il diritto alla vacanza anche a chi non è più

autosufficiente”.

Il Villaggio Marzotto, che con le sue case alloggio, piscine, impianti sportivi e ricreativi

dotati di ogni comfort si sviluppa senza barriere architettoniche per 120 mila metri

quadrati nella pineta orientale di Jesolo, accoglie ogni anno tra i propri ospiti più di 600

disabili e oltre 3 mila anziani con la formula dei soggiorni climatici per la terza età. La

struttura recettiva è attrezzata per accogliere nuclei familiari e gruppi organizzati, ma

anche congressi, meeting ed eventi sportivi, culturali e sociali.

E’ partito a novembre a Venezia, organizzato dall’Istituto Europeo del Design e dalla

Regione del Veneto, un master dedicato al design di manufatti, percorsi, arredi per tutti,

che possano cioè essere fruiti anche da persone che soffrono di qualche disabilità:

motoria, sensoriale, permanente o temporanea.

L’iniziativa, dal titolo “Universal Design – La qualità dell’Accoglienza”, è stata

presentata stamani nella sede dell’IED dall’assessore regionale Marino Finozzi, dallo

School Manager dell’Istituto Igor Zanti, da Roberto Vitali presidente di Village4all e da

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Anna Breda dell’Ufficio regionale di Bruxelles. Il progetto formativo si inserisce nel

progetto di eccellenza che vede il Veneto regione pilota a livello europeo per quanto

riguarda il turismo per tutti e parte dalla considerazione che al mondo c’è un miliardo di

persone con disabilità, 80 milioni in Europa, esclusi gli anziani ultrasessantacinquenni, ai

quali si risponde quasi sempre nel mero rispetto formale della legge, quando c’è, e non

partendo dalle esigenze e dai bisogni della persona.

“Tradotto in termini turistici – ha ricordato Finozzi – un sistema di accoglienza per tutti

è di qualità per tutti, è bello, non ghettizza ma è inclusivo, aumenta l’appeal e il fatturato

del territorio dove insiste e le eventuali spese si ammortizzano in un anno. Turismo per

tutti è dunque una risposta etica che ha anche un grande valore economico”, specie per

una regione come il Veneto che registra ogni anno oltre 60 milioni di presenze, delle quali

il 65 per cento generate da ospiti stranieri”.

Ho fatto riferimento agli articoli (sopra descritti), perché ho voluto far conoscere le

attività che si sono svolte nel nostro territorio; come alcune soluzioni sono state utili per

eliminare le barriere, rendere possibile l’accesso e la fruibilità di spiagge e parchi. Sono

state date delle indicazioni per la progettazione e analizzato i progetti fatti nelle spiagge

nel 2017, spero che il seguente elaborato abbia fatto emergere delle nuove idee ed

evidenziato come sia indispensabile un clima di accoglienza e responsabilità nei confronti

di tutte le persone e delle loro vite. E’ necessario che la società sia in grado di rispondere

ai bisogni "di normalità", ricordando che ogni storia umana ha una sua dignità che va

rispettata nonostante le condizioni in cui si trova: “Ogni vita è significativa e il sentimento

della sua importanza, immensa per chi la sta vivendo, o almeno quello della sua unicità

va colto in ogni momento della parabola della vita” (Yourcenar, 1974).

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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BIBLIOGRAFIA:

Organizzazione Mondiale della Sanità, “ICF”, Trento, Edizioni Erikson, 2004.

Organizzazione Mondiale della Sanità, “Classificazione Internazionale del

Funzionamento, della Disabilità e della Salute-Versione per bambini e adolescenti

Linee guida per gli enti di gestione dei parchi nazionali italiani – Ministero

dell’Ambiente e della tutela del territorio

DPR. 24 luglio 1996, n. 503, in materia di “Regolamento recante norme per

l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”.

L. 28 agosto 1997, n. 285, in materia di “Disposizioni per la promozione di diritti

e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”

L.R. Regione Veneto 12 luglio 2007, n. 16, in materia di “Disposizioni generali

in materia di eliminazione delle barriere architettoniche”

Piaget, “La formazione del simbolo nel bambino”, 1945

SITOGRAFIA:

Gli amici per il mare

UNICEF http://www.unicef.org

Superabile, http:/www.superabile.it/web/it

Ministero per i beni e le attività culturali, Linee guida per il superamento delle

barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale.

https://www.beniculturali.it

NCHPAD, Applying the Principles of Universal Design to the Playground.

http://www.nchpad.org

Città di Jesolo, Linee guida stessi giochi stessi sorrisi, 2003

http://www.youblisher.com

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SECONDO CAPITOLO

MARIA LUISA BENAZZATO

In questa parte ho cercato attraverso la traduzione dall’inglese di un manuale pratico

statunitense, di fornire esempi concreti di come si possa rendere fruibile la barca a vela,

alle persone con disabilità, in particolare motoria. Da alcuni anni l’interesse per la vela

sta cambiando il suo target. Molte persone si stanno dedicando con grandissimo impegno

alla realizzazione di progetti che mirano a rendere la navigazione a vela un esperienza

ricreativa e sportiva accessibile a tutti. Ho citato l’esempio di tre velisti, in particolare

quello di Marco Rossato.

Cenni delle normative

Moltissime persone soffrono a causa di una condizione di salute che, in un ambiente

sfavorevole, diventa disabilità. Usare un linguaggio comune, cercare di affrontare i

problemi di salute e della disabilità in maniera multidisciplinare e far emergere quanto la

disabiltà possa essere un evento transitorio o definitivo nella vita di ognuno di noi è

quanto è stato messo in evidenza con l'introduzione dell' ICF (International Classification

of Functioning, Disability and Health).

Si è arrivati negli ultimi decenni ad un concetto di salute come benessere e qualità di vita

dell'individuo. Allo stesso tempo sono diventati fondamentali per capire la qualità di vita

di un individuo sia il grado di partecipazione sociale che quello di fruizione dell'ambiente.

Numerose associazioni si impegnano per sviluppare un'immagine positiva della persona

con disabilità e far sparire le barriere ambientali, comprendendo quelle culturali, sociali,

legislative etc.. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera la

classificazione del funzionamento in relazione al contesto. L'ICF non è una

classificazione delle persone ma delle caratteristiche della salute delle persone all'interno

del contesto delle loro situazioni di vita individuali e degli impatti ambientali.

La salute di un individuo condiziona il suo contesto di vita per quanto riguarda il lavoro,

le relazioni, le sue aspettative, i suoi sogni e le sue abitudini. Il contesto condiziona la

salute delle persone attraverso le leggi, gli atteggiamenti, le barriere, l'inquinamento

dell'ambiente.

L'ICF promuove un concetto di funzionamento positivo non più legato all'"abilità

residua". Esso indica gli aspetti positivi dell'interazione tra un individuo, con una

condizione di salute, e i fattori contestuali di quell'individuo, che possono essere

ambientali o personali. Il concetto di disabilità indica gli aspetti negativi dell'interazione

tra l'individuo e il suo ambiente. Tali aspetti negativi comprendono sicuramente le

menomazioni fisiche a livello di funzione e/o struttura corporea, ma anche e soprattutto

le limitazioni che la persona incontra nel corso della vita a causa della cattiva interazione

fra la sua condizione fisica e un ambiente svantaggiato, che in qualche maniera ostacola

la persona.

I fattori contestuali concernono tutte le caratteristiche, gli aspetti e gli attributi di oggetti,

strutture ed organizzazioni, disposizione dei servizi e agenzie presenti nell'ambiente fisico

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e sociale, nel quale le persone conducono la propria vita.

All'interno dei fattori contestuali, i fattori ambientali rappresentano i fattori estrinseci alla

persona e includono elementi dell'ambiente naturale, ambienti costruiti dall'uomo, gli

atteggiamenti, i costumi, le regole, le istituzioni e gli altri individui. Questi ultimi sono

organizzati in modo tale da indicare due livelli, quello individuale e quello sociale. Il

primo livello fa riferimento alle caratteristiche fisiche e materiali dell'ambiente in cui vive

l'individuo, il secondo include tutte le strutture, servizi e organizzazioni, nonchè regole,

atteggiamenti e ideologie, che possono avere un impatto sull'individuo. I fattori

ambientali possono rappresentare, per delle persone con particolari condizioni di salute,

dei facilitatori, favorendo la performance, o delle barriere e quindi avere un effetto

limitante. I termini facilitatore e barriera fanno infatti riferimento a tutti quei fattori, come

ambienti fisici accessibili, ausili, tecnologie nonchè atteggiamenti delle persone, servizi,

sistemi e politiche, la cui assenza o presenza può modificare la performance di una

persona, riducendone la condizione di disabilità o al contrario limitandone il

funzionamento creando disabilità.

L'ICF introduce il concetto innovativo della classificazione dello stato di salute della

persona dando importanza a come vive e a come possa raggiungere una vita soddisfacente

sul piano sociale e produttivo.

Un'adeguata strutturazione e utilizzo dell'ambiente costruito possono notevolmente

contribuire a ottenere una soddisfacente autonomia e un innalzamento della qualità di vita

percepita. L'autonomia, infatti, rappresenta per la persona con disabilità la possibilità di

esprimere al massimo le proprie capacità.

Un progetto attento al funzionamento di una persona non è solo rispettoso delle persone

che hanno difficoltà, ma si dimostra un progetto più attento all'uomo in generale e, in

definitiva, un progetto più agevole per tutti.

Infatti le soluzioni che assicurano alle persone con problemi di funzionamento la piena

fruibilità risultano essere agevoli e positive per tutti.

L'uomo per sua natura (cioè per la sua particolare determinazione ontologica) ha la

capacità di pensare e di agire, ma non è né il pensiero né l'azione. Pensiero ed azioni sono

qualità che possono manifestarsi solo a determinate condizioni: le condizioni di esercizio

delle facoltà intellettuali sono connesse con le condizioni ontologiche (l'essere uomo e

non topo) e con altre condizioni d'esercizio (l'essere sviluppato, l'essere sveglio, l'essere

sano)

Nella descrizione della persona umana non è mai possibile prescindere dal rispetto del

corpo poichè non esiste persona umana che non abbia un corpo. La dignità umana non

può quindi prescindere dalla corporeità dell'uomo.

Se ci affidiamo alla nozione ontologica di persona il criterio di riconoscimento passa

attraverso la continuità corporea dell'uomo: il corpo umano è strutturalmente umano e

come tale si distingue da ogni altro corpo vivente. Se, invece, usiamo il termine persona

come sinonimo di coscienza il criterio di riconoscimento passa attraverso l'analisi della

soglia di coscienza che un uomo può avere.

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L'altro si manifesta sempre attraverso la corporeità. Non c'è rispetto dell'altro che non sia

anche rispetto della sua concreta corporeità. Il corpo è parte dell'irripetibile soggettività

di ogni uomo. Il nome proprio indica il chi è della persona umana.

Le qualità presuppongono l'esistenza di qualcuno, ma non la fondano. Le qualità come

l'intelligenza, l'autocoscienza, l'autonomia si manifestano se ci sono certe condizioni d'

esercizio come un certo sviluppo o una certa condizione di salute.

Proprio perchè gli uomini, in virtù della loro dignità, godono del medesimo rispetto, sono

giustificati trattamenti diversi che siano rispettosi delle loro differenze.

Prendersi cura delle persone con disabilità è dunque conseguenza del loro essere uomini

e il rispetto nei loro confronti non è dovuto alla condizione di disabilità, ma al loro essere

esseri umani.

Se ogni esistenza è condizionata, la disabilità rappresenta una delle possibilità della nostra

condizione di uomini.

La cura non può non può essere nè improvvisata né affidata alla sola solidarietà di alcuni

uomini volenterosi ma si pone come questione di giustizia e interpella la società.

Non esiste una contrapposizione tra il bene individuale e il bene comune se si considera

la società non come una cosa ma una relazione.

La società serve all'uomo non solo per vivere, ma per vivere bene. Una società giusta

deve garantire non solo strumenti materiali ma anche impegnarsi a rimuovere gli ostacoli

che impediscono o limitano un'effettiva partecipazione sociale.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità non stabilisce

dei nuovi diritti per le persone con disabilità, ma li rilegge e riafferma. I principi della

convenzione riguardano infatti l'essere umano e cioè il rispetto per la dignità intrinseca,

l'autonomia individuale, la non discriminazione, la parità tra uomo e donna.

L'Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha lo scopo di far

evolvere e migliorare l'informazione sulla disabilità nel nostro Paese.

Art. 2 (per esteso) Definizioni. Ai fini della presente Convenzione: per "comunicazione"

si intendono le lingue, la visualizzazione di testi, il Braille, la comunicazione tattile, la

stampa a grandi caratteri, i supporti multimediali accessibili nonchè i sistemi, gli

strumenti ed i formati di comunicazione migliorativa ed alternativa scritta, sonora,

semplificata, con ausilio di lettori umani, comprese le tecnologie dell'informazione e della

comunicazione accessibili;

per "linguaggio" si intendono le lingue parlate e la lingua dei segni, come pure

altre forme di espressione non verbale;

per "discriminazione fondata sulla disabilità" si intende qualsivoglia distinzione,

esclusione o restrizione sulla base della disabilità che abbia lo scopo o l'effetto di

pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento e l'esercizio, su base

d'uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali in

campo politico, economico, civile o in qualsiasi altro campo. Essa include ogni

forma di discriminazione, compreso il rifiuto di accomodamento ragionevole;

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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per "accomodamento ragionevole" si intendono le modifiche e gli adattamenti

necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo,

adattati ove ve ne sia necessità, in casi particolari, per garantire alle persone con

disabilità il godimento e l'esercizio, su base di uguaglinza con gli altri, di tutti i

diritti umani e delle libertà fondamentali;

per "progettazione universale" si intende la progettazione di prodotti, strutture e

servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il

bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate. La "progettazione

universale" non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone

con disabilità ove siano necessari.

Art.30 Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport

5 (d) garantire che i minori con disabilità possano partecipare, su base di uguaglianza con

gli altri minori, alle attività ludiche, ricreative, agli svaghi ed allo sport, incluse le attività

previste dal sistema scolastico-

5 (e) garantire che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi forniti da coloro

che sono impegnati nell'organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e

sportive.

Art.31 Le Nazioni hanno il dovere di raccogliere informazioni e dati sulla condizione

delle persone con disabilità ma spesso le modalità di raccolta sono incomunicabili.

L'osservatorio ha poi approvato un piano d'azione (PDA). La politica e la scienza

giuridica non possono eliminare le condizioni delle diseguaglianze, ma possono creare

strumenti operativi alternativi.

Art.10 Gli Stati affermano che il diritto alla vita e connaturato alla persona umana e

adottano tutte le misure necessarie per garantire tale diritto. Non si può essere discriminati

in quanto persone con disabilità

Art 26 Gli Stati hanno bisogno di attivare e rafforzare servizi di riabilitazione, da attivarsi

il più precocemente possibile, sempre secondo una valutazione multidisciplinare.

SOLUZIONI INCLUSIVE: Design for all e Universal design

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali. Tutti hanno diritto di partecipare in

maniera uguale alla vita sociale, senza alcun tipo di barriere architettoniche, ma anche

psicologiche. Per progettare bisogna dunque pensare a delle soluzioni inclusive, senza

escludere a priori alcune persone. Un problema esiste se qualcuno se lo pone come tale.

Il problema delle barriere architettoniche emerge solo quando è presente un deficit. Prima

le barriere architettoniche non venivano considerate un problema. Questo implica che

bisogna percepire il problema, concettualizzarlo e trovare delle soluzioni.

Per progettare in modo inclusivo è necessario prioritariamente pensare ai bisogni delle

persone con pluridisabilità per avere un ambiente flessibile che può essere utile a tutti.

Fondamentale è poi superare due tipi di approcci che sono settoriali. Il primo porta a

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progettare per lo standard perseguendo la semplificazione e l'idealizzazione. Il secondo

porta a progettare per la disabiltà creando una progettazione categorizzata ed

eccessivamete schematizzata.

Si deve progettare in maniera più estesa, valorizzando le differenze e rispettando i limiti.

Il mondo reale è fatto di tanti individui con caratteristiche diverse.

Poichè la disabilità corrisponde al rapporto negativo tra la persona e l'ambiente non è la

persona a doversi adattare all'ambiente/oggetto ma è l'ambiente/oggetto a doversi adattare

alla persona.

Il mondo sta cambiando in maniera velocissima e ovunque si parla in modo sempre più

consapevole di diversità, di pluralismo e di villaggio globale. L'identità di ognuno non

potrà rimanere quella di una volta e diventerà multietnica.

DESIGN FOR ALL (DFA)

Il DFA è la progettazione che considera le esigenze di tutti gli individui fruitori di

ambienti, oggetti, sistemi e servizi. Concettualmente il progetto include tutti (persone con

disabilità, normodotati, anziani, bambini, donne in gravidanza). Leggendo la storia degli

ospiti con disabilità più anziani di alcune strutture residenziali si scopre che più di qualche

volta nel passato alcuni di loro venivano nascosti, segregati poichè in famiglia spesso

rappresentavano una vergogna. Indubbiamente le cose sono cambiate moltissimo rispetto

ad allora. Rimangono da risolvere gli aspetti culturali, sociologici ed economici. E' facile

comprendere che solo una società sensibile a livello economico verso tutte le persone si

può chiamare realmente civile.

Attualmente gli oggetti e i sistemi per le persone con disabilità sono connotati come

"Ausili Sanitari" e spesso poco piacevoli a livello estetico.

Per fortuna alcuni designer si sono dedicati allo studio di alcuni progetti/oggetti e ci sono

stati diversi risultati che hanno unito design e funzionalità. Uno di questi progetti riguarda

ad esempio la mostra che è stata inaugurata nel 2008 presso la sede torinese di Pinifarina

dove ambienti e prodotti sono stati resi fruibili alla più ampia pluralità di soggetti diversi

fra loro per capacità percettive, motorie e cognitive.

Nel DFA si ipotizza a priori la possibilità che la disabilità prima o poi possa esserci

nell'arco della vita di ognuno se non altro quella dovuta alla scarsa funzionalità durante

l'invecchiamento.

Le categorie che si avvantaggiano maggiormente del DFA sono quelle delle persone in

sovrappeso, con mobilità limitata, con deficit visivi, con una statura distante dalla "media"

anche solo per il fatto di essere dei bambini.

Questo modo progettuale di pensare si è ovviamente maturato nelle varie epoche partendo

dalla formulazione dei Diritti dell'Uomo all'epoca della Rivoluzione Francese e con un

incremento dello sviluppo con l'avvento dell'Industrial Design Nordamericano, molto

vicino al concetto attuale di DFA.

Negli anni della Seconda Guerra Mondiale lo sviluppo dell'ergonomia oscurò

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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temporaneamente la ricerca del DFA che negli anni '70 venne ripresa ed integrata

all'interno di un sentire rispettoso dell'ecosistema, quando si inizia a capire il valore

dell'ecologia e della sostenibilità.

Victor Papanek, collaboratore dell'Unesco, che si impegnò in progetti per la disabilità e

la povertà dei Paesi economicamente arretrati, si avvicinò molto al pensiero del DFA.

Il DFA è il design per la diversità umana, l'inclusione sociale e l'uguaglianza. Applica

pensieri e concezioni olistiche per concentrarsi primariamente sui processi e metodi, in

quanto il loro corretto uso porta ad una coerente e concreta applicazione del pensiero

inclusivo.

Nel 1993 a Dublino sorse lo European Institute for Design and Disability ("EIDD"). Molti

Paesi europei entrarono a far parte di questa organizzazione. Nel 1994 l'Italia vi si inserì

con la fondazione dell'Istituto Design for All Italia con sede a Milano presso

l'Associazione per il Disegno Industriale.

L'architetto Ronald L. Mace della North Carolina State University, in sedia a rotelle a

causa della poliomielite, alla fine degli anni '80 coniò il termine Universal Design (UD)

in riferimento ad una progettazione di prodotti ed ambienti utilizzabili da tutti.

DFA e UD sono molto simili concettualmente e per definizione tanto da poter essere

considerati dei sinonimi. Nell'UD forse veniva preso in considerazione maggiormente

l'aspetto estetico.

PRINCIPI DELLA PROGETTAZIONE UNIVERSALE

Equità d'uso: design e progettazione devono essere utili per le persone con disabilità.

Flessibilità di uso: design e progettazione devono soddisfare una larga cerchia di

preferenze ed abilità individuali.

Uso semplice ed intuitivo: l'uso del progetto deve essere facile da capire,

indipendentemente dall'esperienza dell'utente, dalla sua conoscenza, abilità, linguaggio,

o capacità di concentrazione.

Informazione percepibile: design e progettazione devono riuscire a comunicare le

necessarie informazioni all'utente in maniera efficace, indipendentemente dalle

condizioni ambientali o dalle abilità sensoriali dell'utente.

Tolleranza agli errori: la progettazione deve minimizzare i pericoli e le conseguenze

indesiderate di azioni accidentali.

Sforzo fisico minimo: il prodotto deve essere utilizzabile con efficienza e facilità con il

minimo di fatica.

Dimensioni e spazio del prodotto: essi devono favorire un suo utilizzo da parte di qualsiasi

utente, indipendentemente dalla capacità di movimento, dalla postura e dimensione del

corpo.

Il parole povere la persona umana deve poter essere libera di muoversi, di sviluppare le

proprie attitudini e di contribuire con il proprio impegno civile e sociale alla vita della

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collettività in cui risiede.

LA VELA

La vela è uno sport di libertà, di plurisensorialità, di aggregazione. Intraprendere un

percorso di apprendimento o pratica di uno sport e in particolare la vela permette di calarsi

in un'altra dimensione e di staccare la spina magari da situazioni personali difficili.

E' auspicabile che anche chi ha una qualsiasi forma di disabilità possa godere di tutto

questo.

C'è un enorme gamma di disabilità e anche lo stesso tipo di disabilità colpisce le persone

in modo diverso.

Quasi tutte le forme di disabilità sono possibili sfide per la vela: disabilità che limitano il

movimento, disabilità dello sviluppo, difficoltà visive, difficoltà di udito, disabilità

cognitive.

Bisogna tenere ben in considerazione alcuni aspetti legati alle varie forme di disabilità.

Ad esempio in certe situazioni ci può essere debolezza muscolare e spasticità che porta il

velista a stancarsi facilmente. Può esserci difficoltà di equilibrio dovuta a problemi di

coordinazione, mancanza di sensibilità e mancanza di controllo della vescica o

dell'intestino.

Altri possono avere problemi di sensibilità che non gli permettono di avvertire il dolore e

perciò un eventuale trauma può passare inosservato.

Chi ha problemi di mobilità presenta un maggior rischio di ipotermia in condizioni più

fredde e di ipertermia in condizioni di caldo umido.

Segnali sonori e dei bastoni possono venire in aiuto a chi ha problemi di vista in caso di

difficoltà nel capire la direzione e la distanza alle boe ed altre barche sull'acqua.

Sempre per loro, nel caso ci sia una difficoltà nel capire la direzione da cui proviene il

vento e la sua velocità, possono essere utili dei segnali sensoriali. Inoltre è utile

comunicare in modo coerente e frequente dando dei feedback.

Per le persone con disabilità uditiva, è utile creare un codice ben definito e condiviso con

dei segnali visivi molto chiari, utilizzare delle etichette sull'attrezzatura e dei segnali

visivi.

I movimenti della barca e il fatto di non capire dove si sta andando possono impaurire chi

ha disabilità cognitive. In questo caso è utile essere concisi quando si comunica, dare

rinforzi positivi e incoraggiamenti.

Ci si deve ricordare che le persone che vivono con le disabilità succitate possono usare

un ausilio per la mobilità, per la vista, per l'udito, come una sedia a rotelle, un

deambulatore o un bastone.

Alcuni possono venire accompagnati da un membro della famiglia o da un assistente.

Le persone con disabilità possono essere in grado di camminare da sole ma avere qualche

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difficoltà nel fare le scale o superare degli ostacoli.

Lo stare seduti o in piedi per lunghi periodi di tempo può essere un problema per alcuni.

Bisogna chiedere alle persone con disabilità se hanno delle preoccupazioni e dei bisogni

particolari, essere sensibili a quei bisogni, monitorare le attività a cui stanno partecipando

per essere sicuri che siano in una situazione confortevole e che si stiano godendo la loro

esperienza di vela.

D'altra parte il fatto di avere una disabilità non significa automaticamente aver bisogno

di assistenza.

Se si pensa che una persona con disabilità abbia bisogno di aiuto, per prima cosa bisogna

chiedere se lo desidera. Se lo accetta, bisogna chiedere come vuole essere aiutata e

ascoltare attentamente cosa dice.

Non dare mai per scontato di conoscere il modo migliore di aiutare una specifica persona.

Se loro non sanno come facilitare alcuni aspetti di un'attività, si possono suggerire delle

possibili soluzioni.

Le persone con disabilità dovrebbero essere incoraggiate a prendere un ruolo attivo e di

supporto nelle operazioni del programma e a fare tutto quello che è nelle loro possibilità.

Questo accresce la loro indipendenza e dà loro un'opportunità di essere una risorsa per il

programma.

La formazione e il supporto all'acquisizione di nuove abilità dovrebbero essere offerti a

tutte le persone con disabilità come ad un altro qualsiasi velista.

E' importante dare ai partecipanti con disabilità dei compiti raggiungibili e incoraggiarli

a progredire verso un qualsiasi livello in cui si sentano bene.

E' importante far riferimento sempre alle abilità piuttosto che alle disabilità. Il focus

dovrebbe essere nel realizzare, riconoscere e coltivare le abilità.

Alcune persone con disabilità potrebbero avere delle difficoltà di comunicazione.

E' importante stabilire come comunica il sì e il no una persona che non ha accesso al

verbale. La comunicazione può diventare più facile quando le domande richiedono una

risposta sì o no. Se la persona non riesce a dare una risposta di questo tipo, si chiede alla

persona che ha portato il partecipante al circolo velico quanto il partecipante capisca e

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qual'è il modo migliore per comunicare con lui. L'assistente personale, il membro della

famiglia o l'amico dovrebbe essere in grado di mostrare quali sono i segni significativi o

le maniere di comunicazione utili e identificabili.

Bisogna essere pazienti quando una persona ha problemi con la comunicazione verbale.

Se non si è in grado di capire cosa sta cercando di dirci, bisogna chiedere di ripetere

lentamente che cosa ha detto. Non bisogna imbarazzarsi nel dire che non si capisce. Se si

ha una domanda, si chiede e basta. Bisogna inoltre parlare in un tono chiaro e conciso,

rimanendo sintetici. E' necessario dare il tempo di rispondere e non interrompere la frase.

Quando si parla ad una persona che utilizza una sedia a rotelle, bisogna parlarle

direttamente, di fronte, a livello degli occhi e accertarsi che vi senta. Nel caso in cui una

persona non vi senta bene e riesca a leggere il vostro labiale, bisogna fare attenzione su

come preferisca comunicare. E' opportuno chiedere inoltre se desidera un interprete per

il linguaggio internazionale dei segni.

Nel caso in cui una persona con disabilità visiva abbia un cane guida, è meglio chiederle

come interagire con il cane che è comunque il suo assistente.

L' approccio che si ha con un'altra persona può influire sul tipo di comunicazione. Non è

facile comprendere quale sia la distanza dello spazio personale di un'altra persona e se

questa presenta dei disturbi comportamentali vi può percepire come degli intrusi nel caso

in cui vi avviciniate troppo.

Il toccare una persona può essere visto in modo positivo se ritenuto un segno di

protezione, sostegno e cura o in modo negativo se ritenuto un segno di superiorità e di

dominio.

Nel caso di una persona utilizza una sedia a rotelle bisogna chiedere se vuole venire

sollevata. Non è una cosa scontata.

La sedia è da considerare come un prolungamento del loro spazio personale e va trattata

con rispetto e la relativa cura.

Mentre si va a vela, una persona con disabilità intellettiva può aver paura e reagire in

modo inaspettato. Questa persona d'altra parte può manifestare di non avere alcun

concetto di sicurezza personale o degli altri e pertanto è necessario un intenso

monitoraggio iniziale.

La cosa più importante per tutti, con o senza disabilità, è quella di godere dell'esperienza

di condividere e di imparare.

TRASFERIMENTI

Le persone con disabilità fisiche possono o no avere bisogno di assistenza durante il

trasferimento dalla loro sedia a rotelle o grucce, dalla banchina alla barca. I trasferimenti

possono essere fatti in una varietà di modi. In ogni esempio la barca deve essere sicura

alla banchina.

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Foto esemplificative per il trasferimento dalla banchina alla barca:

Foto esemplificativa di utilizzo gruetta :

Nel caso in cui la persona non abbia bisogno di molta assistenza, l'unica accortezza risulta

essere quella di sistemare bene la sedia.

Può essere utile contattare un centro di riabilitazione locale per chiedere ad un

fisioterapista di formare lo staff/volontari sul modo corretto di sollevamento.

In alcuni casi si inserisce una tavola di legno o un grosso cuscino attraverso la barca in

modo tale che il velista possa spostarsi scivolandoci sopra: con velcro da poter togliere

facilmente, nel caso si debba assicurare il velista alla sedia, dandogli confort e stabilità.

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Per evitare dei traumi si possono usare dei cinturini per le gambe nel caso di paralisi o di

debolezza muscolare. Ogni velista sarà in grado di di dare un feedback su quello che va

meglio per lui.

Per migliorare la stabilità dovuta a debolezza dei muscoli addominali o pelvici si possono

fissare adeguate maniglie alla barca.

Per chi ha poca stabilità del tronco possono essere utili sedie con cinture attorno alla

schiena, ai fianchi o al petto.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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In alcuni casi si può inserire un sedia da giardino, un telaio di una vecchia sedia a rotelle,

un sedile da barca o di una golf cart.

Possono essere disegnati e costruiti altri tipi di sedili per chi ha una disabilità più grave

inserendo materiali speciali che si adattano alla forma del corpo del velista.

Aspetto importante da tener in considerazione è quello di valutare quale tipo di superficie

sia migliore per una maggiore stabilità: ad alcuni può essere d'aiuto poter scivolare su una

superficie ad altri invece bisognerebbe aumentarne l'attrito incollando ad esempio dei

pezzi di tappetino antiscivolo da bagno.

Nel caso in cui il velista non sia in grado di usare le mani per eseguire le manovre esistono

dei sistemi come l'autopilota (autohelm) o il joystick (che può consentire con un piccolo

movimento delle mani il controllo del timone e l'arrotolamento del fiocco e della randa)-

Servo meccanismo HAED per derive Hansa-, in casi di quadruplegia si può usare il

sistema a comando con joystick a soffio.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Marco Rossato

Ho letto del suo progetto per caso in un

social qualche settimana fa. Gli ho

parlato al telefono mentre era in

navigazione. Mi ha raccontato in modo

entusiasmante cosa sta realizzando e

quanto lavoro stia facendo il suo team di

velisti a terra affiancato occasionalmente

anche in in mare in momenti più critici.

Da lui a catena ho contattato altri suoi

amici che si sono egualmente resi disponibili a darmi informazioni per la ricerca.

TRI_Sail4All, progetto promosso da i Timonieri Sbandati A.S.D. è un viaggio attorno

all'Italia a bordo di un trimarano Dragon 800 Swing Wing, con protagonista Marco

Rossato, nato nel 1974, velista con 20 di esperienza, istruttore di vela dal 2015, con una

paraplegia agli arti inferiori dovuta ad un incidente motociclistico.

Fondatore e presidente del Sailability Onlus dal 2005 al 2017 con sede presso la Lega

Navale di Desenzano del Garda, insegna a tutte le persone con qualsiasi tipo di disabilità.

Dal 2018 presidente della classe paralimpica HANSA 303.

Con Andrea Stella e l'omonima associazione porta avanti progetti di valore sociale molto

importanti.

Co-fondatore e vice-presidente dei Timonieri Sbandati ASD, associazione che include il

progetto TRI_Sail 4All, Scuola vela d'altura accessibile e soprattutto inclusiva.

Lo scopo di questo progetto è sensibilizzare le aree portuali e cantieristiche e dare nuove

opportunità a tutte quelle persone con difficoltà motorie più o meno gravi. Il progetto TRI

dimostra che, se attrezzati ed esperti, tutti possono vivere il mare allo stesso modo.

Il progetto è stato presentato a Padova, nella sala della Fornace Carotta, il 19 febbraio

2018.

Un viaggio in solitaria, con il suo fidato cane Muttley, in barca a vela da Nord a Sud con

tre obiettivi fondamentali: rilevare e verificare l'accessibilità dei porti italiani, diffondere

i principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, lottare per una

patente nautica uguale per tutti dove non ci siano restrizioni e limiti: questo è il focus del

progetto TRIsail4All che avrà come protagonista Marco Rossato, velista con disabilità

motoria, istruttore, con una ventennale esperienza in campo agonistico.

Il viaggio che ha preso il via il il 22 aprile 2018 dall'Arsenale di Venezia toccherà 63 tappe

e in questa fase terminerà ad ottobre 2018. A terra c'è un camper attrezzato

opportunamente, per supportare Marco e dare la massima visibilità all'evento.

Un progetto che si svilupperà in tre anni. Dopo il primo lungo percorso via mare (la prima

circumnavigazione in solitaria da parte di una persona con paraplegia) ci saranno altri

tratti, nei mesi più freddi, via terra in camper. Queste tappe permetteranno a Marco ed al

suo team di incontrare tutte quele sezioni della Lega Navale Italiana che non hanno una

sede nautica.

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Un mare, una spiaggia, un parco per tutti

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Raggiungerà le scuole elementari, medie e superiori, i centri di riabilitazione, le Istituzioni

e i Circoli velici, praticamente gran parte delle realtà presenti sul territorio che non si

affacciano sull'acqua.

Il viaggio attuale è nato per sensibilizzare anche le autorità portuali affinchè possano

rendere sempre più accessibili i porti rendendoli fruibili per tutti. Vengono raccolte

informazioni sull'accessibilità e i servizi del porto ospitante, che serviranno a compilare

un'apposita mappa, consultabile gratuitamente, per permettere a tutti di vedere il luogo

più vicino alla propria abitazione e/o barca e, con l'aggiunta di dati sulle imbarcazioni e

servizi locali a favore delle persone con disabilità, di fornire informazioni per sviluppare

il turismo estivo.

Altro punto fondamentale del progetto è quello di sensibilizzare, soprattutto gli alunni

delle scuole, sul tema dell'inquinamento del mare, specialmente sulla plastica sommersa.

Andrea Brigatti

Andrea Brigatti mi ha parlato della sua barca, del suo progetto e della sua esperienza in

un video collegamento una decina di giorni fa. E' stato molto disponibile e ricco di dettagli

interessanti sulla progettazione della barca.

Andrea Brigatti ha viaggiato molto fin da quando era piccolo, anche a vela. Nel 2003 un

grave incidente lo ha costretto in sedia a rotelle. E' tornato a viaggiare e a praticare gli

sport che amava nonostante le difficoltà/barriere.

E' riuscito anche a tornare a praticare la vela in modo attivo attraverso il progetto Cadamà,

con lo scopo di consentire alle persone con paraplegia ed a tutte le persone con disabilità

motorie più in generale di fare altrettanto.

Cadamà è una barca attrezzata e accessibile: Ketch di 22 metri del 1971 disegnato da

Laurent Giles con base invenale a Le Grazie (SP) ed estiva nel nord della Sardegna,

rammodernato e riadattato progressivamente per ospitare fino a cinque persone con

ridotta mobilità.

Gli accorgimenti tecnici adottati permettono a tutti di condurre direttamente

l'imbarcazione. Le persone con disabilità motoria possono partecipare alle manovre, sia

tramite speciali gusci mobili, sia restando sulla sedia a rotelle.

Il progetto Cadamà è un'iniziativa dell'associazione i Timonieri Sbandati, il cui obiettivo

e avvicinare le persone con disabilità al mondo della vela in tutti i suoi aspetti.

Giorgio D'Orazi

Giorgio D'Orazi è il fondatore dal 1989 dell'associazione Mareaperto. Giorgio, velista di

lungo corso, nel 1975 è rimasto vittima di un incidente in moto che gli ha provocato un

amputazione e lo ha fatto stare per un anno e mezzo tra la vita e la morte. Ha poi ripreso

in mano la sua vita e ha creato, assieme ad un ricco staff , programmi di integrazione per

molte persone, con disabilità fisiche, mentali e psichiche attraverso la navigazione.

Secondo Giorgio "la capacità terapeutica della vela è di portare alla luce caratteristiche e

disagi scomodi del proprio io, facendo affiorare il confronto con le proprie paure e i propri

limiti, in uno spazio che contiene e facilita e che fa sentire uguali, tutti sulla stessa barca!"

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Parallelamente alla succitata analogia, la barca può essere intesa come mezzo di

transizione che consente all'uomo di abbandonare la terra conosciuta e di dirigersi verso

l'immensità del mare sconosciuto.

Questo viaggio, attraverso la conoscenza dell'arte marinara e l'apertura verso gli altri che

condividono lo stesso spazio, porta alla persona che lo intraprende un profondo

arricchimento.

Ho chiamato uomini speciali i velisti coinvolti in progetti rilevanti ma in realtà alla fine

di questa tesina mi rendo conto che speciale ed inclusivo non hanno significato. Ciò che

conta è la relazione.

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BIBLIOGRAFIA

● Leonardi M. Salute, disabilità, ICF e politiche sociosanitarie.

● Pessina A. "Venire al mondo" Riflessione filosofica sull'uomo come figlio e

come persona.

● Risultati del Progetto Nazionale CCM "Funzionamento e disabilità negli Stati

Vegetativi e negli Stati di Minima Coscienza".

● Diritti Umani e giustizia nella condizione di Disabilità. Centro Ateneo di

Bioetica Prof. Elena Colombati.

● Disabilità visiva, barriere sensoriali, accessibilità e inclusione Dott.ssa Consuelo

Battistelli Università Cattolica del Sacro Cuore Milano 24 gennaio 2014.

● Organizzazione Mondiale della Sanità, “Classificazione Internazionale del

Funzionamento, della Disabilità e della Salute-Versione per bambini e

adolescenti.

SITOLOGIA

● www.mareaperto.org + Art. da: Il Romanista Lunedì 5 febbraio 2018)

● www.cadama.it ● www.laprimapagina.it/2018/06/09/mare-senza-barriere-il-velista-paraplegico-

marcorossato-e-approdato-a-crotone-e-rimarra-fino-al-10-giugno-ospite-della-lega-

navale/

● http://www.patente.it/normativa/decreto-legislativo-03-11-2017-n-229-

revisione-codice-della-nautica-da-diporto?idc=3683

● http://www.ussailing.org

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CAPITOLO TERZO

VANESSA JOHNSON

Il caso del Brasile

Per conoscere la cultura balneare dei due paesi bisogna fare un preambolo confrontando

la costiera marina italiana che occupa la classifica 15° con la costiera oceanica brasiliana

che occupa la 16° in estensione mondiale e presentare un panorama della geografia con i

numeri pertinenti in modo di estrarre un possibile campione di ciò che intendiamo per

inclusione in termini di balneazione nelle insenature tropicale, in che senso differisce nel

tratto della Riviera Veneta e cosa può servire come apprendimento congiunto.

La superficie del Brasile è di 8.514.877 km ², l'Oceano Atlantico bagna 17 stati che

corrisponde a 2,886% del territorio. Tre capitale sono insulare (ad esempio Florianopolis),

8 litoranee, 6 interne; però 9 stati non sono bagnati dal mare.

La popolazione brasiliana ha 23,92% di persone con disabilità, ossia 45 milione. La LBI

Legge Brasiliana Inclusiva 13.146/15 non garantisce accessibilità nelle 2095 spiagge di

tutti questi stati, dunque bisogna ubbidire NBR, norme tecniche, per promuovere

l'adattamento, perciò soltanto 13 spiagge sono a norma di legge finora. L'isola di

Florianopolis riceve una media di ottocentomila turisti all'anno e non è pronta ancora,

d'accordo con l'articolo di Luiz F. Figueiredo e Rafael Simon Sibirino: Un'analisi delle

condizioni di accessibilità nelle spiagge di Florianopolis – SC, tratto della Rivista

Scientifica di Design Projética, di ottobre 2015.

La superficie dell'Italia è di 301.340 km, 15 regioni sono bagnate dai mari Adriatico,

Tirreno, Ligure, Ionio e Mediterraneo che corrisponde a 25,849% del territorio e nessun

centro abitato è lontano più di 294 km dal mare, favorendo la voglia di andare al mare.

Tre capitale delle regione bagnate dal mare sono insulare (Veneto = Venezia ad esempio),

6 litoranee e 6 interne; 5 regioni non sono bagnate dal mare. La Riviera Veneta possiede

150 km di costa.

Lo stato del Rio Grande do Sul molto si assomiglia in dimensione con l'Italia, ha una

superficie di 281.748 km e 623 km di costa che rappresentano l'8,5% della costiera

brasiliana, ha le quattro stagione definite, invece gli altri stati sono sotto-tropicale.

Aspetti fisici e climatici mostrano la differenza, la somiglianza e alcune particolarità fra

contesti cosiddetti tropicali e mediterranei: in entrambi accade gran afflusso di turisti

internazionali nel periodo estivo: 17 stati brasiliani sono bagnati dalle insenature

dell'oceano contro 15 regioni italiane bagnate dal mare, l'offerta di lungomare è in

estensione continentale in Brasile lungo 7.491 km ed eseguendo i golfi peninsulari in

Italia lungo 7.600 km. Nella costiera brasiliana tira forte il vento e la dinamica della marea

dell'oceano sommata ai fenomeni 'La Nina ed El Nino' possono spostare la sabbia,

formando nuove dune, non si possono fissare strutture stabile fino alla riva, per questo

motivo i progetti hanno carattere itineranti. Le spiagge sono libere invece, è vietato fare

balneari privati perché la costiera è sovranità nazionale, esistono in alcune spiagge servizi

gratuiti o a pagamento. Il senza obbligo di pagamento sarebbe dal comune o sponsorizzato

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come della Federazione della Industria tramite SESC, offrendo attrezzature e personale

per monitoraggio dei bagni assistiti nelle spiagge. SESC offre persino biblioteca nel

lungomare con libri in Braille per persone con disabilità visive non vedente.

In Brasile non è ruolo della chiesa cattolica contribuire con onlus per favorire ai fedeli,

abbiamo problematiche sociale più acute, la ghettizzazione per la persona con disabilità

non è possibile, come successo in Italia l'anno scorso con donazione di parte del noleggio

della metà della spiaggia di Madonnina nel Lazio tramite Work of Love e Fondazione

Serono.

Progetti in Brasile

Con l’avvenimento delle Para-olimpiade 2016, da aeroporti fino a gestori comunali si

sono preparati per il turismo inclusivo. Però alcune iniziative vincente erano già stabilite

da anni negli stati di nordest e centro di Brasile. Il più conosciuto fa parte della

FECOMERCIO Federazione della Industria e Commercio che tramite sua entità SESC

Servizio Sociale per il Commercio, offre personale allenato e ausili per il pubblico, per

fruizione estiva. www.sesc.com.br

1. Bus anfibio - Rio de Janeiro - diritto al paesaggio

2. Spiaggia per Tutti: trasformando vite (2007) – Rio de Janeiro

http://www.praiaparatodos.com.br

3. Progetto Janga – jangada accessibile - Maceio, Alagoas - diritto al paesaggio,

adattato ai bisogni di nuovi utenti, inclusivo

4. Turismo Accessibile – Recife Senza Barriere

5. Programma Spiaggia Accessibile – Sao Paulo

6. Programma Estate – Rio Grande do Sul

7. Carrozzino Volante, che ti aiuta a fare affidamento sulle tue stesse ali - turismo

accessibile e altre conversazioni http://cadeiravoadora.com.br

8. Iniziativa personale di Laura Martins di Belo Horizonte, Minas Gerais, con lo

scopo di fornire informazione utile.

9. Un cittadino con bisogni speciali può fare sub, può fare stand-up paddle.

Paragone tra Identità Visiva dei progetti -

Amici per Il Mare 2013 – evoca lo strumento di lavoro del marinaio, che traccia un

paragone fra la ruota della sedia a rotelle, un po lirico, nonostante vuol dire che si può

navigare in altre condizione di mobilità.

Spiaggia per Tutti – propone fruizione piacevole, tra raggi di sole ed onde.

Janga – propone accessibilità, sopra la vocale – 'a' – simbolizzando con una riga che la

sottolinea che è possibile davvero stare su una barca di questo tipo.

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Turismo Accessibile – Recife Senza Barriere – Spiaggia Senza Barriere – fluido solo

colori in movimento, sembra il “ballo del frevo”, libertà grafica

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Paragone tra Identita Visiva dei progetti:

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Amici per Il Mare 2013– evoca listrumento di lavoro del marinaio, che traccia un

paragone fra la ruota del carrozino, un po lirico, ma vuol dire che si puo navigare in altre

condizione di mobilita

Spiaggia per Tutti – propone fruizone piacevole, tra raggi di sole ed onde

Janga – propone accessibilita, lusuario sopra la vocale – a – simbolizando con una riga

sotto che è possibile davvero stare su una barca di questo tipo

Turismo Accessibile – Recife Senza Barriere – Spiaggia Senza Barriere – fluido solo

colori in movimento, sembra il balo del frevo, liberta grafica.

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E dopo tutto quanto detto sopra….

Propositi delle vacanze:

prendere fiato.

guardare il mondo da un’altra prospettiva

riempire la mente di pensieri positivi

giocare in spiaggia e nei parchi

e ovviamente… fare tanti bagni e navigare!

Buone vacanze