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“ULTERIORI MINERALIPROF.SSA ROSA BUONAURO

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Università Telematica Pegaso Ulteriori minerali

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 SODIO, CLORO E POTASSIO --------------------------------------------------------------------------------------------- 3

2 FOSFORO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8

3 MAGNESIO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 10

4 OLIGOELEMENTI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11

4.1 FERRO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11 4.2 IODIO ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 13 4.3 ZINCO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14 4.4 RAME ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14 4.5 SELENIO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15 4.6 ALTRI MINERALI DI INTERESSE NUTRIZIONALE ----------------------------------------------------------------------------- 15

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16

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1 Sodio, cloro e potassio Si tratta di tre minerali indispensabili per la regolazione delle pressioni tra i liquidi intra ed

extracellulari.

Il potassio (K+) si trova soprattutto all’interno delle cellule (circa il 95%), di solito legato a

sostanze chimiche con carica elettrica negativa (proteine, fosfati, ecc.) e al glicogeno, che pertanto

si comportano come “accettori di K”.

Al contrario, il sodio (Na+), spesso legato al cloro a formare il sale cloruro di sodio (Na-Cl,

vale a dire il sale comunemente usato per salare gli alimenti) è uno ione prevalentemente esterno

alle cellule e pertanto ne sono ricchi soprattutto i liquidi extracellulari.

Questa differente distribuzione e concentrazione del potassio e del sodio, intra ed

extracellulare, è mantenuta attraverso un sofisticato meccanismo di trasporto attivo, definito

“pompa sodio-potassio ATP dipendente”, che trasferisce costantemente K all’interno e Na

all’esterno delle cellule, creando in tal modo una differenza di potenziale elettrico tra l’esterno e

l’interno della membrana di tutte le cellule, definito potenziale di membrana, che rappresenta il

principale meccanismo di regolazione dei processi vitali delle cellule stesse.

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Il rapporto quantitativo tra sodio e potassio, all’interno ed all’esterno delle membrane

cellulari, caratterizza la vita cellulare con un meccanismo di entrata delle sostanze necessarie alla

cellula e di uscita di quelle di rifiuto (metaboliti).

Inoltre questi tre elementi (sodio, potassio e cloro) sono necessari anche per un corretto

bilancio idrico, nonché per l’attività nervosa, per l’equilibrio acido-base e per il mantenimento della

pressione osmotica dei liquidi corporei.

Il cloro (CL-) è fondamentale nel meccanismo dell’equilibrio acido-base (scambio dei

cloruri nel sangue) e costituisce il principale componente del succo gastrico dove è presente come

acido cloridrico (HCl) indispensabile per i processi della digestione.

Sodio e cloro vengono assorbiti con la dieta ed eliminati attraverso le urine ed il sudore

(sono i due principali, se non esclusivi minerali presenti nel sudore) con meccanismi comuni.

L’apporto alimentare e le perdite dei due minerali avvengono in modo parallelo.

Il sodio si trova in natura in quasi tutti gli elementi, seppure in quantità piuttosto basse,

motivo per cui la principale fonte di questo minerale nell’alimentazione umana è rappresentato in

primo luogo dal sale dei prodotti conservati (alimenti in scatola, insaccati e salumi in genere,

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formaggi ecc.), oltre che dalla quota utilizzata nella preparazione e cottura dei vari cibi, ed infine da

quello che aggiungiamo personalmente agli alimenti a tavola.

Stati di carenza di sodio o di cloro sono assai rari, soprattutto nel mondo occidentale dove

l’assunzione di alimenti salati è normalmente elevata, tanto che l’apporto giornaliero di questi due

minerali è tendenzialmente eccessivo rispetto ai fabbisogni, con conseguenze anche piuttosto serie

per la salute. Infatti un consumo eccessivo di sale (cloruro di sodio) è spesso in rapporto con valori

elevati della pressione arteriosa (ipertensione), con fenomeni di ritenzione idrica e di perdita di

massa ossea per una maggiore eliminazione del calcio con le urine.

Normalmente, per la popolazione generale, si consiglia un apporto giornaliero di sale pari a

circa 0,6 – 3,5 g, comunque inferiore ai 6 g/die (pari a circa 2,4 g di sodio); mentre per la

popolazione sportiva, in relazione ad eventuali profuse sudorazioni, che possano determinare un

aumento delle perdite di questi due minerali, è ipotizzabile un fabbisogno giornaliero leggermente

superiore, ma sempre direttamente proporzionale all’entità effettiva delle perdite.

La perdita di NaCl è trascurabile se la sudorazione è pari a circa 1-2 l, ma già perdite

dell’ordine di 0,5 g/kg p.c. possono manifestarsi con la comparsa di debolezza, capogiro e crampi di

lieve entità; al contrario con perdite profuse di sudore in grado di determinare un deficit di NaCl

pari a 0,5-0,75 g/kg p.c. possono comparire nausea, ipotensione, collasso e crampi violenti.

Per quanto riguarda il sale da cucina va ricordato che 1 g di NaCl contiene circa 0,4 g di

sodio e 0,6 g di cloro e che il sodio dovrebbe essere assunto in rapporto 1:1 con il potassio, per non

modificare negativamente gli equilibri organici.

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Il potassio è un nutriente essenziale in quanto nessun altro elemento è in grado di sostituirsi

ad esso nello svolgimento dei suoi compiti specifici. Il contenuto totale di potassio nel corpo di un

uomo adulto (5% dei minerali dell’organismo) è pari a 110-140 g circa (1,6 – 2 g/kg p.c., pari a

circa lo o,3% del suo p.c.), è proporzionale alla massa corporea cellulare e quindi rappresenta un

indicatore anche della massa magra dell’organismo.

La maggior parte del potassio contenuto nell’organismo è localizzato a livello delle cellule

dei muscoli scheletrici (60%), mentre quantità nettamente inferiori si ritrovano nei tessuti di

rivestimento (13%), nei globuli rossi (12%), nel tessuto scheletrico (5%) e nelle cellule del cervello

(4%). In tal senso vale la pena ricordare come la valutazione della composizione corporea, in

particolare della massa magra (muscolare, metabolicamente attiva) possa essere realizzata proprio

attraverso la determinazione del contenuto corporeo totale di un isotopo naturale del potassio (il

potassio 40, K40

),normalmente presente nell’organismo umano in un rapporto ben definito rispetto

al contenuto corporeo totale del potassio non radioattivo, presente nelle cellule del nostro corpo. Si

utilizza una specifica apparecchiatura (gamma camera) in grado di captare le radiazioni

spontaneamente emesse dall’isotopo e totalmente innocue per il nostro organismo.

La quota di potassio presente invece al di fuori delle cellule, per quanto piccola, svolge

tuttavia un ruolo importante in molti processi fisiologici come la trasmissione degli impulsi nervosi,

la contrazione ed eccitazione muscolare, la regolazione della pressione arteriosa.

L’assorbimento del potassio alimentare avviene per il 90% a livello dell’intestino tenue ed è

ridotto dalla contemporanea assunzione di alcol, caffè o zucchero.

L’eliminazione avviene per il 90% con le urine e per il 10% con le feci; solo una minima

parte viene persa con la sudorazione (0,08-0,2 g ogni litro di sudore).

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In conseguenza della grande diffusione di potassio in tutti gli alimenti è estremamente rara

la possibilità che possano verificarsi sintomi da carenza di questo minerale. Tuttavia, perdite

eccessive si possono determinare in caso di vomito prolungato, condizioni croniche di diarrea,

abuso di lassativi, così come in caso di terapia con diuretici e in alcune condizioni patologiche,

come l’acidosi in corso di diabete.

Sintomi ascrivibili ad un’assenza di potassio sono rappresentati da uno stato generale di

debolezza muscolare, con astenia e paralisi, nausea, scarsa attenzione, apprensione, sonnolenza e

disturbi del comportamento, fino ad aritmie cardiache anche mortali in caso di ipopotassiemie

molto gravi.

La normale alimentazione è in grado di fornire circa 2-4 g/die di potassio, rispetto ad un

bisogno raccomandato di poco più di 3 g/die.

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2 Fosforo Il fosforo (P) è un minerale presente in tutti i tessuti dell’organismo umano in grande

quantità (macrominerale), pari a circa 12-14 g/kg p.c.: per l’85% nelle strutture scheletriche, in

associazione con il calcio, per il 10% nei muscoli e nel collagene, per l’1% nel cervello e la quota

restante è distribuita nel sangue e in altri tessuti.

Il fosforo è un componente essenziale dei fosfolipi: questi, presenti nelle membrane di tutte

le cellule, ma in particolar modo di quelle nervose (soprattutto nella guaina mielinica),

rappresentano circa il 5% della sostanza grigie e circa l’8% di quella bianca del tessuto nervoso.

Il fosforo svolge nel nostro organismo una funzione plastica, ma anche bioregolatrice e

metabolica.

Nel tessuto osseo e nei denti il fosforo è presente come componente strutturale

fondamentale, ma concorre anche in modo determinante al suo metabolismo e rimodellamento

(distruzione = attività osteoclastica, ricostruzione = attività osteoblastica. Il metabolismo del fosforo

è strettamente legato a quello del calcio: in caso di un elevato rapporto P/Ca l’assorbimento di

calcio aumenta e l’ormone calcitonina favorisce la deposizione di quest’ultimo nel tessuto osseo; il

processo avviene a livello ottimale in presenza di magnesio e di vitamine A e D. viceversa una

riduzione del fosforo nel sangue determina un aumento del calcio ematico, che in tal modo non si

può depositare nell’osso. Il fosforo serve principalmente all’immagazzinamento biochimico

dell’energia, attraverso la formazione di legami chimici ad alta energia nell’adenosintrifosfato

(ATP) in fosfocreatina (PC) e in tutte le altre molecole fosfagene (ADP, AMP, GTP, DPG) che

trasportano e conservano l’energia chimica in tutti i tessuti e gli organi del nostro corpo.

Inoltre il fosforo è importante nella regolazione del sistema tampone, nella formazione

(fosfolipidi di membrana, guaine mieliniche delle cellule nervose) e permeabilità delle membrane

cellulari, nella trasmissione intracellulare dei messaggeri ormonali (AMPciclico); svolge un ruolo

importante nella regolazione dell’attività di molti enzimi, fondamentale nel metabolismo dei

nutrienti energetici; attiva molte vitamine del gruppo B ed è parte integrante del codice genetico

(acidi nucleici e nucleotidi) e del nucleo cellulare (nucleo proteine).

Il fosforo è presente nella maggior parte degli alimenti sia di origine animale che vegetale,

in particolare negli alimenti ricchi di proteine come ad esempio tutti i tipi di carni, comprese quelle

ittiche (pesci), nel latte e nei formaggi, nel prosciutto e negli insaccati, ed anche nei legumi.

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Tuttavia il fosforo contenuto nei prodotti vegetali viene assorbito in quantità minore in

quanto legato all’acido fitico che ne riduce la biodisponibilità.

Quasi il 70% del fosforo introdotto con gli alimenti viene assorbito a livello intestinale

(circa il doppio della quantità di calcio assorbita) ed è influenzato positivamente dalla vitamina D e

da n giusto rapporto (1:1) con il calcio presente nella dieta.

Bevande alcoliche, diete troppo ricche di calcio e magnesio, così come il consumo eccessivo

di spinaci, crusca e rabarbaro, possono ridurre l’assorbimento di fosforo, al pari di una dieta carente

di vitamina D.

L’eliminazione del fosforo avviene principalmente attraverso le urine (quello presente

nell’organismo), in misura nelle feci (quello non assorbito a livello intestinale), mentre le perdite

con il sudore sono ancora meno significative.

I cambiamenti dell’alcalosi e dell’acidosi, l’emoconcentrazione e il danno cellulare indotti

dall’esercizio fisico influenzano la concentrazione del fosforo nel sangue, rispettivamente

riducendola (la prima) e aumentandola (le altre tre).

La carenza di fosforo, assai rara, vista la sua larga ed abbondante presenza negli alimenti,

può portare alla comparsa di sintomi quali debolezza astenia, malessere generalizzato, inappetenza,

fino all’anoressia, dolori alle articolazioni (artralgie) e perdita di tessuto osseo (demineralizzazioni)

con conseguente rachitismo, osteomalacia, osteoporosi, ipoparatiroidismo ecc.

Anche l’eccesso di fosforo attraverso la dieta è molto raro perché l’eliminazione urinaria

tende a mantenere equilibrato il rapporto di questo minerale con il calcio.

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3 Magnesio Il magnesio è contenuto per buona parte nell’osso (60% circa) e nei tessuti molli (39%), solo

una piccola parte (1%) è presente nei fluidi extracellulari.

Funzioni: È necessario per l’attivazione di numerosi processi enzimatici che interessano il

metabolismo intermedio e la sintesi di lipidi, di proteine e di nucleoproteine. Insieme al calcio e al

potassio, modula il potenziale di membrana dei nervi e dei muscoli (trasmissione dell’impulso

nervoso, contrazione muscolare). Il magnesio è inoltre essenziale per i processi di mineralizzazione

e di sviluppo dell’apparato scheletrico.

La concentrazione plasmatica del magnesio è di 1,5-2,8 mg/dl (1,3-2,1 mEq/l).

Fonti alimentari: Il magnesio viene fornito dai vegetali a foglia verde, dai cereali, dal latte,

dalle carni e dal cacao.

Deficienza: La concentrazione di magnesio nel plasma è regolata dal rene che è in grado,

quando necessario, di trattenerlo efficacemente mediante il riassorbimento tubulare. Pertanto i segni

di deficienza compaiono soltanto in condizioni patologiche che determinano un aumento delle

perdite per via renale e/o intestinale (diarree). L’ipomagnesiemia è spesso associata a ipocalcemia e

si manifesta con segni di ipereccitabilità muscolare, tetania e, a volte, convulsioni.

Quota giornaliera raccomandata: In mancanza di dati sufficienti per stabilire con sicurezza il

livello di assunzione raccomandato di magnesio, i LARN propongono un intervallo di sicurezza di

150-500 mg.

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4 Oligoelementi

4.1 Ferro

Il ferro (Fe) è il microelemento più abbondante dell’organismo, costituisce una parte della

molecola della emoglobina, della mioglobina (proteina muscolare), dei citocromi e di molti enzimi.

È veicolato attraverso il torrente circolatorio da una proteina (transferrina) e

immagazzinato (legato alla proteina ferritina) nel fegato, nella milza e nel midollo osseo.

Il metabolismo del ferro avviene in presenza di altre molecole quali la vitamina B12, il

calcio, il fosforo e l’acido folico. L’assunzione di ferro deve essere costante nell’arco della vita

soprattutto per la donna, ma è importante rimanere nei limiti della norma perché un eccesso può

risultare tossico.

L’apporto insufficiente o l’aumentato fabbisogno possono dare luogo ad una carenza di ferro

o anemia: queste condizioni possono verificarsi negli atleti e nei soggetti fortemente impegnati,

soprattutto se seguono una dieta strettamente vegetariana o sbilanciata, con scarso apporto di ferro.

Il ferro è presente sotto forma di ferro eme, biodisponibile, in tutte le carni, anche quelle

ittiche e nei prodotti animali in genere (le interiora in particolare), mentre il ferro presente nei

vegetali (verdure e legumi) e nelle uova è meno facilmente assorbibile (ferro non eme), e pertanto

anche meno biodisponibile. La presenza di acido ascorbico (vitamina C)e in generale di alimenti

acidificanti migliora l’assorbimento di ferro.

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Il fabbisogno di ferro per la popolazione è di 10 mg al giorno per i maschi e sale fino a 18

mg al giorno per le femmine in età fertile. Nell’atleta il fabbisogno di ferro è direttamente

proporzionale alle aumentate richieste (soprattutto negli sport aerobici e durante allenamenti

intensi) e alle maggiori perdite con il sudore e gli eventuali sanguinamenti gastroenterici

(maratoneti).

Tuttavia queste necessità sono state eccessivamente enfatizzate in passato con la cosiddetta

“anemia da sport”. In realtà numerosi studi sostengono che si tratta piuttosto di un necessario

fenomeno di adattamento dell’organismo quando sottoposto ad allenamenti intensi e prolungati,

come normalmente avviene nelle specialità di lunga distanza.molti soggetti affetti da anemia da

sport sono invece soggetti ben allenati che manifestano un quadro ematologico specifico definito

“pseudo anemia da emodiluizione”, che nulla ha a che vedere con una effettiva carenza di ferro e

tanto meno di anemia. L’allenamento infatti induce un aumento del volume totale del sangue, che

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interessa inizialmente e prevalentemente la parte liquida e solo successivamente la parte

corpuscolata (globuli rossi).

4.2 Iodio

Funzioni: Lo iodio è il componente essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei

tetraiodiotironina o tiroxina (T4) e triiodotironina (T3). Questi ormoni, secreti dalla tiroide sotto

l’influenza dell’ormone tireostimolante ipofisario (TSH), sono indispensabili per un regolare

accrescimento corporeo e per un normale sviluppo cerebrale. Essi regolano i processi energetici

endocellulari, accelerando le reazioni metaboliche ossidative, attivano e regolano la sintesi proteica

e del colesterolo e favoriscono la deposizione del Ca 2+ nella matrice dell’osso.

Un aumento della secrezione degli ormoni tiroidei, come si verifica nell’ipertiroidismo,

determina un aumento del metabolismo di base (MB).

Fonti alimentari: Le più importanti fonti di iodio sono costituite dai prodotti della pesca

(pesci di mare); la presenza di iodio in altri alimenti animali e vegetali dipende dal contenuto di

iodio del terreno dal quale passa nelle fonti alimentari attraverso il ciclo alimentare.

Deficienza: Lo iodio è distribuito in modo molto diverso nel terreno, a seconda delle regioni.

In molte regioni montuose, come le Alpi o le Ande, il suolo è molto povero di iodio, cosicché, di

conseguenza, ne sono molto povere le fonti alimentari sia vegetali che animali. In queste aree la

deficienza di iodio alimentare si manifesta con iperplasia tiroidea (“gozzo”), sintomi di

ipotiroidismo nell’adulto e disturbi della crescita corporea e dello sviluppo intellettivo nel bambino

(cretinismo endemico). Tutte queste manifestazioni, osservate in Svizzera e in certe valli alpine

italiane (buona parte del territorio nazionale è tuttora caratterizzato da crenza iodica), possono

essere facilmente prevenute dall’integrazione della dieta con adeguate quantità di iodio, per

esempio attraverso l’impiego regolare di sale (NaCl) arricchito di iodio o “iodato”. Tale pratica,

anche se meno diffusa di quanto auspicabile, ha consentito la quasi totale scomparsa del cretinismo

endemico.

Tossicità: L’eccessivo apporto di iodio (attenzione a preparati “dimagranti” contenenti iodio

e/o estratti tiroidei!) può essere responsabile dell’instaurarsi del gozzo tossico nodulare (morbo di

Plummer) e dell’ipertiroidismo.

Quota giornaliera raccomandata: La quota giornaliera raccomandata di iodio per l’adulto è

di 150 mg.

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4.3 Zinco

Lo zinco nell’organismo umano, pari a circa 2 g, si concentra in particolare nella

muscolatura striata (60%), nelle ossa (30%) e nella pelle (4-6%).

Funzioni: Oltre 200 enzimi presenti nei sistemi biologici dipendono per la loro attività dalla

presenza di zinco. È indispensabile per un normale svolgimento delle funzioni immunitarie e per la

moltiplicazione cellulare. Svolge anche un’azione antiossidante ed è necessario per la formazione di

ossa e muscoli.

Fonti alimentari: Lo zinco è contenuto in alimenti animali e vegetali; in questi ultimi la sua

“disponibilità” è fortemente ridotta dalla presenza di fitati, ossalati e fibra (insolubile).

Deficienza: La deficienza di zinco si manifesta con una malattia cutanea denominata

acrodermatite enteropatica e con una sindrome rilevata in giovani maschi del Medio Oriente la cui

alimentazione è povera di zinco caratterizzata da arresto della crescita, ipogonadismo, anoressia.

Quota giornaliera raccomandata: La quota giornaliera raccomandata di zinco è di 10 mg per

l’adulto.

4.4 Rame

Il contenuto totale di rame nell’organismo varia da 50 a 120 mg, di cui 40% nei muscoli,

15% nel fegato, 10% nel cervello, 10% nel sangue e il restante nel cuore e nei reni. Il rame viene

trasportato in circolo per la maggior parte legato alla ceruloplasmina (90-95%).

Funzioni: Costituente di enzimi e di metalloproteine (la più nota delle quali è la

ceruloplasmina), il rame è coinvolto nelle reazioni di ossidoriduzione, nel trasporto del ferro, nella

formazione del tessuto connettivo e della guaina mielinica del tessuto nervoso.

Fonti alimentari e deficienza: Il rame è contenuto nel fegato e nel rene, nei molluschi e in

alcuni frutti (avocado, noci, nocciole, uva secca). Una dieta equilibrata ne fornisce quantità

adeguate e la deficienza alimentare è rara; sono invece note malattie nelle quali si verifica

un’alterazione del metabolismo di questo minerale (morbo di Wilson).

Quota giornaliera raccomandata: La quota giornaliera raccomandata di rame è di 1,2 mg per

l’adulto.

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4.5 Selenio

Il selenio è chimicamente simile allo zolfo e lo sostituisce negli aminoacidi solforati. Fa

parte di sistemi enzimatici che svolgono funzione di protezione dalle ossidazioni (antiossidanti) in

stretta relazione con la vitamina E (tocoferolo).

Il selenio è un elemento essenziale per l’attività della glutatione perossidasi, importante

enzima che fa parte del sistema di difesa antiossidativo cellulare. Per la sua attività antiossidante è

stato ipotizzato che il selenio possa avere un ruolo protettivo nei confronti del processo di

invecchiamento e anche per le patologie neoplastiche. Tuttavia allo stato attuale mancano conferme

certe che supplementazioni alimentari di selenio siano effettivamente in grado di inibire la

carcinogenesi.

Il selenio entra nella catena alimentare a partire dal terreno, il cui contenuto ne determina la

concentrazione negli alimenti. In una regione della Cina è stata rilevata una miocardiopatia da

carenza di selenio (malattia di Keshan).

Quota giornaliera raccomandata: La quota giornaliera raccomandata di selenio è di 55 mg

per l’adulto.

4.6 Altri minerali di interesse nutrizionale

Altri minerali di interesse nutrizionale sono:

• il fluoro, che riduce la suscettibilità alla carie dentale;

• il manganese, che fa parte dei sistemi antiossidanti;

• il molibdeno, che entra nell’attività di enzimi coinvolti nelle reazioni di ossidoriduzione;

• il cromo, che ha un effetto di potenziamento dell’azione ipoglicemizzante dell’insulina.

Di questi elementi non è stata ancora stabilita la rispettiva quota giornaliera raccomandata.

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