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FABIO MOLLICONE

Tutto quello che resta

PREFAZIONE DI ENRICO FEROCI

EDIZIONI COFINE

Roma, 2015

ISBN 978-88-98370-28-3

Foto di Fabio Mollicone

Editore Cofine srl, via Roberto Lepetit 213/1 - 00155 Romatel-fax 06.2286204 - e-mail [email protected]

www.poetidelparco.it/EDITORIA.htm

Edizione in e-booknovembre 2015

Disponibile anche in formato cartaceo

L’AUTORE

FABIO MOLLICONE è nato e vive a Roma. Laureato presso l’Università diRoma Tor Vergata, è responsabile dell’ufficio per i Rapporti con gli Studentidisabili e DSA di “Sapienza Università di Roma”.

INDICE

PREFAZIONE

INTRODUZIONE

L’ASSOCIAZIONE ALZHEIMER ROMA ONLUS

LA CARITAS ROMA ONLUS

Mio padre e l’Alzheimer

Il Dolore

Quello che resta

Il vero benessere

Il passato

Beethoven

Queste foglie

Franchino

La donna con le scarpe enormi

Tristi colori su Roma d’estate

Maledetti tre volte

Forse mi è sfuggito qualcosa di te

I fuochi dell’Arte

RINGRAZIAMENTI

PREFAZIONE

“Tutto quello che resta” è un volume che si legge tutto d’un fiato,senza pause, con la voglia di passare alla poesia successiva per rin-correre immagini e sensazioni in qualche modo quotidiane ancheper chi non ha vissuto l’esperienza dell’autore ma dove può trovareuna intensità emotiva che rende questi scritti certamente originali.Per questo una sola lettura non basta, ci si deve tornare sopra perscoprire angoli esperienziali, scorci di vita, geografie emozionali chel’autore colloca in un momento storico e in un luogo, la Roma dioggi, che diviene anch’esso protagonista.

Il libro racconta del dolore, del lutto, dell’amore di un figlio per ilgenitore, della malattia che inesorabilmente ruba tasselli di vita maanche di rapporti non avuti tra un passato e un “non ancora” e segnaun’inquietudine a volte intrisa di rassegnazione e di rabbia.

L’Alzheimer con la sua progressione inesorabile, più o meno lentama continua, nello spogliare l’altro, il coniuge, il genitore, l’amico:toglie tutto ciò che era, che è stato, che ha voluto, che ha costruito…lasciandogli una intimità impenetrabile. L’Alzheimer che con una“azione a specchio” obbliga chi condivide spazi e affetti a scrutarsia fondo, nei silenzi di una relazione che diventano sempre più lunghi,nelle parole che non ci sono più, nei comportamenti bizzarri e incom-prensibili, …e in questo viaggio spesso ti senti solo, sei solo.

Per una coincidenza questo volume esce a ridosso del Giubileodella Misericordia che con l’apertura delle Porte Sante ci ricorda chel’amore di Dio è per ognuno di noi, sempre, senza esclusioni. Il pas-saggio nella Porta Santa, oltre che un cammino fisico, è un percorsodi una fede non necessariamente “conclusa” ma anche di ricerca, diimpegno a capire, di volontà a cambiare. Il malato di Alzheimer, edin genere ogni malato, può essere la porta santa di una nostra con-versione: leggere le azioni che quotidianamente facciamo con un

malato è declinare le opere di misericordia che quest’anno sono alcentro dell’anno giubilare. Dar da bere e mangiare, vestire e ospi-tare, visitare nella malattia ma anche nella prigione di un corpoapparentemente impenetrabile nei sentimenti, e infine, nel doloredel seppellire un morto che ci fa fare i conti con un vuoto che liberae che ci interroga.

Nelle poesie abbiamo letto tutto ciò ma anche l’amore per una cittàche si scopre, soprattutto con i ritmi e gli angoli visivi di persone fra-gili, degradata e irresponsabile, ricca di bellezza ma, si spera, nondecadente. In tutto il libro si respira soprattutto una voglia di ripar-tire interiormente e nelle relazioni, con nuovi paradigmi, con nuoviriferimenti che arricchiscono il passato e aprono prospettive di soli-darietà e di amore.

Mons. Enrico Feroci*

* direttore della Caritas di Roma

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INTRODUZIONE

“Tutto quello che resta” è il titolo di questi testi realizzati tradicembre 2012 e agosto 2013. Un periodo della mia vita dove hoaffrontato la parte finale della malattia di mio padre, il lutto e le sueconseguenze.

“Tutto quello che resta” perché sono riflessioni che emergono dopoun dolore e una ferita così forte e particolare che fanno però emer-gere un nuovo orizzonte della vita. Un dolore che ti costringe a ricon-siderare alcuni valori, alcuni atteggiamenti. O perlomeno ne rafforzaalcuni e ne sfuma altri.

La morte, il dolore per la perdita di una persona così cara e unicati fa scoprire una realtà che forse mai prima hai sperimentato e ticostringe a fare i conti con una serie di sentimenti diversi.

Probabilmente sei solo in questa esperienza perché nessuno la puòcondividere così profondamente.

Questa solitudine ti permette però di perfezionare il senso dellatua vita.

Si fortifica l’idea di cosa sia autentico e vero e che ti tiene anco-rato a essa e di ciò che invece è superfluo e che magari fino a ieriappariva indispensabile. (“L’Eterno è il mio Pastore, nulla mi manca”- Salmo di David)

E così la Lettura, la Musica, l’Arte e la Natura diventano un verodono da assaporare. Così l’Amicizia risplende di luce vera, e com-prendi che gli amici veri si conquistano con la fatica, con la gratuità.

Se qualcosa resta è perché altro svanisce. E così ti trovi “oltre”. Quel periodo poi ha coinciso con un decadimento della vita sociale

e politica del nostro Paese e della nostra città, drammaticamentesentito da tutti noi e che oggi appare in tutta la sua drammaticità.E forse alcuni versi esprimono meglio di tante parole tutta la fru-strazione e la rabbia per la situazione di così grave e profonda crisimorale della città. Siamo costretti così ad andare “oltre”, a chiuderegli occhi e sognare un paese ed una città diversa.

Ho percepito ancora con più forza il degrado dei nostri quartieri diRoma passeggiando con mio padre. Il malato, la persona debole conhandicap avrebbe necessità in primis di un ambiente umano, acco-

gliente, vivibile. Oggi a Roma tutto ciò è impossibile. Alcuni anzianivagano per la città con gli occhi lucidi, il passo incerto, smarriti, cer-cando altro. I loro sguardi mi hanno sempre colpito. Sguardi di malin-conia e di ricordi.

Dalle persone deboli, dalle loro esigenze, si può tentare una rina-scita della città a misura d’uomo.

Non è semplice scrivere di sentimenti, di emozioni, di dolore.Comunque non è semplice “scrivere” e ancora di più comunicarequalcosa. Nel mio caso la difficoltà è maggiore perché c’è la rivela-zione di qualcosa di molto intimo. Ci sono voluti mesi e mesi, temposottratto ai vari impegni, alla famiglia, ma soprattutto alla pigrizia!

Avevo però fatto una promessa prima a me stesso e poi alla Asso-ciazione Alzheimer Roma, alla quale facemmo pervenire in occasionedella morte di mio padre un buon contributo grazie alla generositàdi molti che invece di fiori mandarono soldi sul c/c dell’Associazione.

Nel frattempo la crisi ha colpito duramente anche il non profit enel particolare alcuni servizi che l’Associazione rendeva soprattuttoalle famiglie di malati di Alzheimer.

Sì perché questa è una malattia difficile soprattutto per le fami-glie. Per chi è intorno al malato, il più delle volte il coniuge, in altricasi, ma più difficilmente i figli. Una malattia che cambia la realtà.Modifica la quotidianità anche nelle piccole cose. Molte mogli, maritie figli sono costretti a “ritirarsi” dal mondo esterno. Per pudore, perimbarazzo. Con il malato di Alzheimer non sai come comportarti.Quella persona intelligente, simpatica, colta, educata di qualchemese fa… ora è sempre più fuori di testa. Non ricorda più il nomedelle cose, non riconosce più le persone. Non sa più chi è. Nondistingue il giorno dalla notte.

In Italia ci sono almeno un milione di malati di Alzheimer. Ed ilfenomeno è in forte crescita. Il nostro è un Paese che invecchia comenessun altro. Le istituzioni purtroppo sono molto indietro e le fami-glie il più delle volte devono cavarsela da sole.

Perciò proviamo almeno a non tenere sotto silenzio questa malattia,aiutiamo le famiglie a non provare vergogna, a non nascondersi.Essere vicini ai pazienti e soprattutto alle famiglie è quello che leassociazioni di volontariato realizzano.

Questa piccola iniziativa desidera contribuire a questo scopo. F. M.

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L’ASSOCIAZIONE ALZHEIMER ROMA ONLUS

L’Associazione Alzheimer Roma Onlus (www.alzheimerroma.it) dal1998 sostiene le famiglie dei malati di Alzheimer che si trovano adaffrontare problemi non solo di tipo medico, ma anche psicologico,burocratico e fiscale.

Il sostegno offerto alle famiglie inizia dalla capacità di ascoltarle.È questo l’obiettivo dell’Associzione: dare un aiuto concreto al

miglioramento della qualità della vita di pazienti e familiari.Un obiettivo che viene realizzato con il lavoro dei volontari e con

l’aiuto delle Istituzioni sanitarie e accademiche.Quando qualcuno si ammala di Alzheimer, la prima difficoltà che

incontrano i familiari è trovare chi dia loro ascolto. Un problema chel’Associazione vuole cancellare definitivamente.

La sede di via Monte Santo 54 a Roma (tel. 0637500354) è apertaa tutti coloro che ne hanno bisogno: per un parere, una consulenzao anche solo per ritirare materiale informativo.

Per le donazioni c/c/p 99945008 - IBAN: IT 49 C 02008 05021000400497190; causale: Progetto “Tutto quello che resta”.

***

LA CARITAS ROMA ONLUS

Donazione mediante c/c postale n. 001021945793 intestato aFondazione “Caritas Roma Onlus” via Casilina Vecchia 19 - 00182Roma; causale: Progetto “Tutto quello che resta”.

Donazione mediante bonifico: Banco Posta IBAN IT 50 F 0760103200 001021945793; causale: Progetto “Tutto quello che resta”.

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Mio padre e l’Alzheimer

ALZAIMER,lo conosci così,lo chiami in questo modo

finchénon ti entra come un ladro in casa,

senza far rumore

allora comprendi questo ladro tedesco

ALOIS ALZHEIMER,

bizzarro destino il suo nome,una malattia, essere ricordati per questo

e così …

inizia a rapirti

la VITA

lentamente, progressivamente...

inesorabilmente

ti ruba memoria,parola,

scrivere,

pensare, il cervello ti mangia

voracemente

depreda i sentimenti,

i ricordi gli amori

ti ruba il dolce e l’amaro

il caldo e il freddo

la vita implacabile sfuma...

– Sembri distratto pa’, quali pensieri?

Parti per il tuo solitario viaggiolontano da tutto

– Che cosa stai facendo adesso pa’?

Ti penso quando sono lontano da te...

Smarrito nel tuo mondoVaghi cercando...Ombre, perdute immagini

ti spaventano quei mostri volanti...insetti dispettosi

ti meravigli lievemente distratto, mite

a volte irraggiungibile assenzachiuso dentro un labirinto senza fine tenerezza di padre nudo esiliato

– Mi vedi? Dove vaga il tuo sguardo?Cosa, chi cercano i tuoi occhi?Sei felice, distratto, spaventato?

Ora ridi, ora vai, vieni.Adesso ci sei, dopo sei lontanotroppo lontano... assente

Dov’è l’uomo che eri?

Dove sarà mai?

Non preoccuparti... una cosa

non ti ha rubato

quel ladro, il sorriso,

il sorriso del Buono, del Giusto

dell’Onesto, del Mite.

È più bello di prima

come un sole,

dietro la nebbia

mai scomparirà.

Dicembre 2011

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Il Dolore

Il dolorearriva improvviso.E non sei preparatoa un viaggio estremoed ecco il vuotoflash in bianco e nero, muti dolorosissimi ricordiin solitudinesolo tua è questa assenzaimmerso in lacerazioni profonde e sconosciute.

Così all’improvviso lo stomacosi contrae e scompareil volto si deforma scivolail piantoil vuoto ti avvolgeti assalesvanisce il tuo stomacoil nulla in un abisso devastantecome un maiale appeso e squartatoa cui strappanoviscere, organi, tessuti.Mio padre non c’è piùuna storia, frammento di vita,la mia vita. Ora solo il niente resta. (Gennaio 2012)

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Quello che resta

oltre il preconcettol’omologato,l’ideologicol’allineatooltre il nemicoil possessooltre l’impulso postmodernooltre la sovrastima delle proprie ideela svalutazione delle opinioni diverseoltre la crosta dell’apparenzail nero egoismooltre la presenzaoltre queste emozioni che seguono lo stesso ritmo collettivooltre il tempo delle aspirazionioltre il rammaricooltre il se, il ma oltre il correre il controquello che resta (a metà dei cento anni) è l’assenzaemozioni disordinate individualii colori del mondole parole perdutel’odore del timoil disincanto, l’ebbrezza dello stop di questo respiroè la lettura solitariala reciprocitàlo spirito del dono

la fragranza di questa pasta frolladel pane e del vinoè la rinunciail passato non tornail futuro non è presentequello che resta è questo presente.

Febbraio 2012

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Il vero benessere

Stanchi, siamo stanchidi vivere la competizionela selezionel’incremento del PILla differenza dello Spread

poi sbatti contro l’indicibilelo tsunami del misteroQuale progresso?Vulnerabile carcassa il profittoputrefazione di carne in disfacimentotutto si annulla di fronte a questo legnomolti ti guardanobraccia che sorreggonolacrime scorrono sulle loro spalle.Comunità sincera, vero incontro con l’altroAltro che “società liquida” e l’essenziale non si comprasvanisce la frenesiané uffici, né banche, aeroporti,centri commercialiebbrezza elettronica.Questi occhi, questi sacri abbracci, questo affettoil vero benessere. (Marzo 2012)

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Il passato

quante voltequante volte

ti fermi immobile ed il sangue nella testa

fisso su quel puntomantide pronta all’attacco

ri-vivereri-afferareri-vedereri-avvolgere

restituiscimi quello che mi appartieneil passato

re-cordis (ripassare dal cuore)

ma no non desidero appropriarminé prenderela nostra instancabile bulimiaanche il passato vorremmo fagocitare

eppure

è scandaloun quadro senza colorisenza contorni e cornice

sfugge, si deforma si deterioranon è memoria quella si crea, si costruisce, la formi argilla nelle tue manicalce da impastare per erigere cattedrali di pace

il ricordo non è memoria

il ricordo sfuggeè sabbia bagnatapolvere desiderio inaccessibile

quelle guance tonde piene rossesul mio viso, mio figlio dolcezza infinita tra le mie braccianon tornerànon è più nientequel respiro a tremila metrighiaccio in boccaquel gioco nel fangoquel sorriso malinconicoil passatoquello che resta.

1 aprile 2012

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Beethoven

Il violoncello penetra la terradentro il cuore fa malesi comprime e dilatadiaframma di vita

la mente si confonde squarcia questo suono il buio intornocome notte di bombardamentidi abissi marinidi gelo del Rutorpercepisci il profondo, l’estremo

all’improvviso, come morso di crotaloun sussulto ed è orchestraemerge sfarzoso il suonodivenire musicalecontinua energiapiù forte del vento dell’isola di Barrowspinge forte e allora risalgo piuma leggeraingorgo di bellezzescorre l’esistenzaleggera beatitudinee si svela il Divinorestano queste note.

Marzo 2012

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Queste foglie

Inondano strade, fossi, campitripudio di colorimeraviglie d’autunnoè finevecchiaiadeperimentocrepuscolol’omegaeppurecromatismi infinitifuochi pirotecnicicoriandoli si adagiano lievi su terra feconda,umida, le manile accarezzano e vitale energia pervade l’odoredi pioggiapioverà linfa vitale assorbonogocce dell’universoun sussulto di amore nel respiro l’essenza, la vitariconciliarsi con la terraqueste fogliequello che restaè immenso.

Ottobre 2012

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Franchino

Gli anni di franchinosono come i suoi libriLa sua paccottiglia, i suoi quadriAnni abbandonati tra i rifiuti o nelle vecchie cantineCondannati a un destino tristePagine ingiallite, strappatePiove nella stanza di franchino al laurentinoPiove ma aspetta un po’ di soleTra un manualedi architettura e un topolinodel 64. Tra gramsci e quel33 del best of sinatraStorie di malinconia e coraggiosi rincorrono sul marciapiedeCome la vita di franchinoscorre nei suoi occhiQuanto vale questa vita,questo sospiro, questo respiro intenso della lettura?Quanto vale questa storia,questo romanzo,questi occhi?Un euro, due o dieciNo, questo non si vende! Uno sguardo curiosonelle pagine stanche nelle righe sfumate

Sopra il viaggio seduto sulla cassa di kiwiQuesto no... devo leggerlo ancora!Leggere! Quello che resta...

Gennaio 2013

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La donna con le scarpe enormi

Da quale tombino della storia è uscita La donna con le scarpe enormi?La mattina quando è tardi esce esile, curva Il freddo un po’ si è ritratto Gocce minuscole scorronosul vetro della citroenLana su lana piccoli gli occhiscrutano i banchiUn’arancia un broccoletto costano menoPiccolo scrigno il rionecon dentro la sopravvivenza Tutta la vita intorno a dieci strade Le immagini scorrono:guerra, vita e morte,bombe e studenti.Ora si ferma sulla panchina, come sul ramo il pettirosso A riposare i pensieri, una lettera nel fazzoletto e quella nube sulla chiesa Appesa una lacrima ecco scende, lenta e silenteAttende di morire sul selciato,davanti al cristo

Gennaio 2013

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Tristi colori su Roma d’estate

Su l’erba gialla dei giardinivolteggiano neri free press abbandonaticorvi metropolitani la fiera è in rossole vele al verdele consulenze in orotristi i colori sulla Città. Roma penetra la malinconia sfuocano i contorni del centocinque da montemario scende torbida cenere, prima neve grigia e sporca poi fuoco rosso e violentotumulti di colori spenti e nemiciarroganti quelli dei pullman sottraggono spazio, vista, ariainquietante il nero catrame riempie la voragine sui muri vernice scolorita di parole sempre più vuote tediose sfumature di cravattegiovanotti vendono grigi monolocalima è quell’erba gialla che spenge i colorigiardini polverosi, sbiaditi un pallone bianco sale una testa grigia si pieganessun colore in questa città

restano i sorrisi e gli occhi luminosi dei galeotti di regina coelipuliscono il gianicoloche bel colore.

Agosto 2012

(PS la mafia capitale è riuscita a sbiadire anche questo colore! Non arren-diamoci... riprendiamo in mano i pennelli... anche il vento ha i suoi colo-ri)

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Maledetti tre volte

Di chi la responsabilità?Case travolte dalla fanghiglia Chi?Chi ha ammalorato il sapereChi ha creato questa immensamaleodorante discaricaQuesto ingorgo interminabile Dove l’eternità di queste mura svanisce dallo specchietto retrovisoreChi ha reso velenosa questa esistenza spolpata saccheggiatadistruttaannientataquesta terra

Hanno chiuso gli occhimentre sotterravano la merda tossica Una caligine asfissiante si è posata giorno dopo giorno, quasi impercettibileha oscurato il nostro cieloInghiottito il nostro destinoAnni di allegra finanza di massa evasa E triste miseriadi speculazioni, palazzi e raccomandazioni.Tasche piene e promesse gradassePrivilegi e soprusiChiuso per cessata speranza!(è vero la speranza è l’ultima a morire...

ma muore anche lei)E quando alle sei e trentala sveglia non si attiva ti spari alla tempiaChi ha spezzato l’arcointorbidito l’acquaprosciugato il torrenteHanno danzato e godutoil vitello grasso scannatoMa nessun fratello ha fatto ritornoSodoma e gomorraHanno ucciso il futuroInquinato l’ariaSdradicato l’olmoInaridito la terraHanno rimpolpato i loro contiPiazzato i generiEsentati gli amiciCollocate le puttane

Uno sgradevole sapore irrompe e non passaResta questo amaro sentimento. MaledettiMaledettiMaledetti

Febbraio 2013

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Forse mi è sfuggito qualcosa di te

Solo ora scopro che sono parte di te

Solo ora scopro un amore incondizionato

Nelle ore di giornate torrideMano nella mano

Soli, senza paesaggi, senza sentieri, senza coloriNel percorso vergognoso di questa città

I tuoi occhi piccoli le mani tremantiE la nostra solita giostra,

[un altro giro mentre il sole scompare

Non ci sono musiche, fiori, puzzle da costruireMa tu mi fai sorridere

È il tuo mondo e lo percorriamo insiemeI tuoi colleghi col pennacchioTutti in alta uniforme

L’avvocato con i cani che fanno interminabili pisciateLe farfalle giganti e i bambini

[dagli occhi grandissimi e dispettosi

Mi hai preso per manoDesideravi che non guardassi le sofferenze ed il degrado Che non soffrissi e così ti sei inventato un modo fantastico Ed io sorridevo

Forse mi è sfuggito qualcosa di te.

Gennaio 2013

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I fuochi dell’Arte

La bellezza si nascondeCome il ragno nelle pieghe della corteccia

Quel giorno il fuoco divampò improvviso Il calore avanzava, spingeva ed ingoiava

L’opera si inchinò genuflessa umiliata e sfregiata

Come quel volto dall’acido e quellegambe nelle lamiere aggrovigliate

Un corpo infermo, mutilato che combatte Così quelle tracce sulla tela si deformano

Una bellezza nella disarmonia

Un lampo nella quiete

Una recondita bellezza

Gennaio 2013

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare alcune care persone, senza lequali questo libro non sarebbe giunto a conclusione.

Vincenzo Luciani, che mi ha seguito con premura erigore. Lo ringrazio di cuore per la generosità e lastraordinaria competenza messa a disposizione.

Mario Ajello, con cui ho condiviso negli ultimi annimolte delle riflessioni sui temi del sociale, del lavoroe della città. La sua intelligenza ed esperienza sonorisultati indispensabili anche per questo progetto.

Mons. Enrico Feroci, che forte della sua quotidianaesperienza di carità ha “trovato” il tempo per le mera-vigliose parole della prefazione.

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