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La Deontologia della professione: il fondamento antropologico ed etico Francesco Occhetta S.I.

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La Deontologia della

professione:

il fondamento

antropologico ed etico

Francesco Occhetta S.I.

Alcuni dati di contesto:

Ogni giorno

- in Rete vengono caricati 30 ore di video su youtube,

scambiati 204 milioni di e-mail,

- pubblicate 80.000 fotografie su facebook,

- mandati 90.000 tweets.

Cosa è cambiato nel giornalismo?

L’informazione fino ad una decina di anni fa si costruiva attraverso

sette tappe:

- reperire la notizia,

- poi verificarla,

- selezionarla,

- gerarchizzarla,

- interpretarla e contestualizzarla,

- commentarla e presentarla al pubblico.

In una parola essere la memoria storica degli eventi.

Una deontologia…

per un nuovo paradigma

Dalle 5 W WHO, WHAT, WHERE, WHEN, WHY…alle 5C:

Context

Conversation

Curation

Community

Collaboration

Il ritorno al dovere…

la deontologia (δέον + λόγος)

Il giornalismo americano non separa la deontologia

dall'etica il termine ethics li assorbe, la deontology è

legata alla filosofia.

Educare secondo una trilogia:

arco (princìpi dei codici)

arciere (i princìpi che fanno del giornalista una persona)

e direzione (intenzionalità morale, ciò che distingue una

azione corretta da un’azione buona)

Dalla giurisprudenza…

Corte di Cassazione, Sezione I civile,

sentenza n. 5.259/1984, in Il Foro italiano,

1984, vol. CVII, 2.712. La sentenza della Corte di Cassazione del 1984 rimane tuttora un punto di

riferimento che ci aiuta a rispondere sui limiti del diritto di cronaca:

«Il diritto di stampa (cioè la libertà di diffondere attraverso la stampa notizie e commenti) […] è legittimo quando concorrano le seguenti tre

condizioni: utilità sociale dell’informazione; verità (oggettiva o anche

soltanto putativa purché, in quest’ultimo caso, frutto di un serio e

diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti; forma “civile” della

esposizione dei fatti e della loro valutazione». La verità dei fatti, ha

aggiunto la Corte, «non è più tale se è “mezza verità” (o comunque, verità incompleta), [che] deve essere, pertanto, in tutto equiparata

alla notizia falsa». Anche la critica «non è civile», quando «eccede lo

scopo informativo» e «non è improntata a leale chiarezza».

Arciere: i 4 principi per diventare un

professionista

la responsabilità: la capacità del giornalista di saper

valutare gli effetti e le conseguenze della notizia nel

rispetto del bene comune;

la preparazione rigorosa che richiede di applicare a

regola d’arte tutte le tecniche della professione;

la credibilità che è forza di non essere falsificati

la coerenza: la capacità di far corrispondere ciò che si

crede e si vive con ciò che si dice; la capacità di

attaccare le idee e di rispettare la persona.

La direzione

È l’intenzionalità morale… il luogo della coscienza in cui

si decidono i conflitti di valore.

Deontologia si può dire in molti modi…

Qui ci vogliamo concentrare su quella che nasce dall’etica della responsabilità che Weber definiva «l’agire razionalmente orientato allo scopo».

Che è in tensione all’etica della convinzione (l’etica delle regole che si osservano per essere nel giusto).

scriveva il card. Martini:

«La gente, soprattutto la gente comune che legge, quando va bene, un

quotidiano (non un professionista come te che sfoglia più giornali e può

fare raffronti) o guarda soltanto la Tv, ripone una fiducia quasi illimitata in

quanto tu scrivi o dici dal teleschermo o fai vedere.

Consentimi un’impertinenza: hai presente davanti a te queste persone

quando scrivi? Oppure ti viene più naturale pensare al giudizio dei colleghi

che ti leggeranno? Ovvero accarezzi in anticipo l’apprezzamento (o temi

la critica) del politico, dell’amministratore, del personaggio influente nel

settore di cui ti occupi? O, ancora, paventi che qualcuno di quelli che

contano telefoneranno al direttore per protestare? Oppure pensi ad

omologarti alla linea del tuo giornale o della tua Tv e quindi alla ‘carriera’

che ti si potrà facilitare? Non sta scritto che si debba essere degli eroi, ma

uomini sì: a questo siamo chiamati».

La nuova

antropologia

della

comunicazione:

dal cammino

alla navigazione

Una comunicazione tra adulti

Si rischia di rimanere adolescenti, capricciosi,

ribelli, centrati su di sé, chiusi in un narcisismo

sociale che dimentica la vocazione di servire la

società attraverso la costruzione del bene

comune.

Si inventano bisogni, ci si placa la coscienza

riempendosi la vita di cose, invece di investire

tempo e disponibilità educativa.

L’impegno dell’Ucsi

Osservatorio di Mediaetica

Scuola di Fiuggi

Rivista: Desk

Il nuovo libro in uscita:

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