the umbrella revolution

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Page 2: The Umbrella Revolution

2 0 1 5

S T O R I E

E D I T I N G

Martino Galliolo ( founder), co-editors Arturo Di Corinto e Federico Guerrini

In questo numero le storie di Piotr Czerski, J.M Ledgard, Adolfo Arranz,

Rocky McCorkle, Pat Kinsella.

Hanno collaborato: Chiara Zaratin e Sergio Caruso,

l’illutrazione in alto è di Elisa Ferro

(Tutti gli autori di Expost)

*

Expost magazine by freelance, numero zero, dicembre 2014, è distribuito con licenza Creative

commons 3.0. Per motivi di diritti questa licenza non è applicabile alle immagini.

Page 3: The Umbrella Revolution

I N D E X

5

I L M A N I F E S T OD E I M I L L E N N I A L SIl manifesto della generzione digitale

dei Millennials.

di Piotr Czerski

21 L A R I V O L U Z I O N ED E G L I O M B R E L L I

Il diario illustrato del primo mese

di Occupy Central a Hong Kong.

di Adolfo Arranz

50

U N G I O R N O N E L F U T U R O

La graphic novel su una giornata

nel futuro prossimo.

di Pat Kinsella

Page 4: The Umbrella Revolution

11

C O S T R U I S C ID R O N I C A R G O

E D I V E N T A R I C C OLa storia del primo itineratio per

droni cargo in Africa

di J.M Ledgard

49

S U N N Y D A Y“You and Me on a Sunny Day”

il silent film di Rocky McCorkle

20 F U T U R A 4 2La missione spaziale dell’astronauta

Samantha Cristoforetti

I N D E X

Page 5: The Umbrella Revolution

di Pioter Czeski

IL MANIFESTO DEI MILLENNIALS

Page 6: The Umbrella Revolution

N oi siamo cresciuti con Internet e su Internet. È

questo a renderci diversi, è questa la differenza

fondamentale, per quanto sorprendente, dal

punto di vista di chi ha qualche anno in più: noi

non “navighiamo” e per noi internet non è un “luogo” o uno

“spazio virtuale”. Internet per noi non è qualcosa di esterno alla

realtà, ma ne è una parte. Uno strato invisibile ma sempre

presente, e strettamente intrecciato, all’ambiente fisico. Noi non

usiamo internet, viviamo su internet e ci muoviamo con lei. Siamo

la generazione digitale.

Se dovessimo narrare il nostro romanzo di formazione a voi,

la generazione analogica, potremmo dire che ogni esperienza che

ci ha formato ha naturalmente qualche aspetto legato a internet.

In rete abbiamo incontrato amici e ci siamo fatti dei nemici,

abbiamo scopiazzato per gli esami, abbiamo organizzato feste e

gruppi di studio, ci siamo innamorati e lasciati. Il web non è una

tecnologia che abbiamo dovuto imparare a conoscere e di cui ci

siamo dovuti impadronire. Il web è un processo che c’è e si

trasforma costantemente sotto i nostri occhi, con noi e attraverso

di noi. Le tecnologie appaiono per poi dissolversi, ai margini, i siti

nascono, prosperano e muoiono, ma il web continua. Perché il

web siamo noi, che comunichiamo nella maniera che ci è

naturale, con un’intensità e un’efficienza senza precedenti nella

storia dell’umanità.

CRESCIUTI CON IL WEB , noi pensiamo in modo differente.

Per noi la capacità di trovare informazioni è elementare quanto lo

è per voi quella di trovare una stazione ferroviaria o un ufficio

postale in una città sconosciuta. Quando vogliamo sapere

qualcosa – i primi sintomi della varicella, i motivi

SIAMO CRESCIUTI SU INTERNET E CI MUOVIAMO CON LEI. SIAMO LA GENERAZIONE

DIGITALE

by Piotr Czerski

Read on mobile online

Lettura in 8’

Page 7: The Umbrella Revolution

dell’affondamento dell’Estonia, o perché la bolletta dell’acqua è

troppo cara – prendiamo le misure con la certezza di chi guida

un’auto con navigatore satellitare. Sappiamo che troveremo

l’informazione che cerchiamo su molte fonti, sappiamo come

arrivarci, sappiamo come valutare la loro attendibilità. Abbiamo

imparato ad accettare che troveremo molte risposte anziché una

sola, e da queste possiamo dedurre la versione più probabile

scartando quelle che ci sembrano meno credibili. Selezioniamo,

filtriamo, ricordiamo e siamo disposti ad abbandonare le

informazioni che abbiamo in favore di altre aggiornate e migliori,

se ne troviamo.

Per noi il web è una sorta di memoria esterna condivisa.

Non siamo costretti a ricordare dettagli superflui: date, calcoli,

formule, nomi di strade, definizioni particolareggiate. Ci basta

avere un riassunto, l’essenziale, per elaborare le informazioni e

riferirle ad altri. Se ci servono i dettagli, possiamo recuperarli nel

giro di pochi secondi. In modo simile, non dobbiamo essere

esperti di tutto, perché sappiamo dove trovare persone di cui ci

fidiamo, specializzate in quello che non conosciamo. Persone che

metteranno a disposizione il loro sapere non per profitto, ma per

la convinzione condivisa che l’informazione esiste come flusso,

che vuole essere libera e che tutti ricaviamo un beneficio dal suo

scambio ogni giorno studiando, lavorando, risolvendo problemi,

coltivando degli interessi. Sappiamo competere e ci piace farlo,

ma la nostra competitività, il nostro desiderio di distinguerci, si

basa sulla conoscenza e sulla capacità di interpretare ed elaborare

le informazioni, non sul loro monopolio.

PARTECIPARE ALLA VITA CULTURALE per noi e‘ una cosa

normale. La cultura globale è alla base della nostra identità e

Page 8: The Umbrella Revolution

serve a definirci più delle tradizioni, delle narrazioni storiche,

dello status sociale, delle genea logie e perfino della lingua che

usiamo. Dall’oceano degli eventi culturali peschiamo quelli che ci

piacciono di più, interagiamo con loro, li recensiamo, salviamo le

nostre recensioni su siti creati per questo e che ci danno

suggerimenti su altri dischi, film e giochi che potrebbero piacerci.

Alcuni film, telefilm e video li guardiamo insieme a colleghi e

amici di tutto il mondo, e il piacere che ne ricaviamo è condiviso

soltanto con un gruppo ristretto di persone che forse non

incontreremo mai di persona. Per questo sentiamo che la cultura

sta diventando allo stesso tempo globale e individuale. Per questo

vogliamo che si lasci di libero accesso. Questo non significa

pretendere che tutti i prodotti culturali siano disponibili gratis.

Anche se noi, quando creiamo qualcosa, di solito ci limitiamo a

metterla in circolazione. Anche se le tecnologie di qualità audio e

video una volta riservate ai professionisti sono sempre più

accessibili a tutti, sappiamo che la creatività richiede sforzi e

investimenti.

Siamo disposti a pagare, ma i prezzi imposti dai distributori

ci sembrano esorbitanti. Perché dovremmo pagare per la

distribuzione di informazioni che si possono copiare facilmente e

in modo perfetto, senza perdere nulla della qualità originale? Se

stiamo comprando solo le informazioni, vogliamo che il prezzo sia

onesto. Siamo disposti a pagare di più, ma in quel caso ci

aspettiamo un valore aggiunto: una confezione interessante, un

gadget, una qualità più alta, la possibilità di riprodurla

immediatamente, senza dover aspettare che il file si scarichi sul

nostro computer. Siamo capaci di mostrare gratitudine all’artista

e anzi vogliamo ricompensarlo (da quando il denaro non è più

Page 9: The Umbrella Revolution

fatto di banconote e si è trasformato in una serie di numeri sul

monitor, i pagamenti sono diventati una sorta di scambio

simbolico che dovrebbe far contente entrambe le parti), ma gli

obiettivi di vendite delle multinazionali non c’interessano. Non è

colpa nostra se la loro industria ha perso senso nella sua forma

tradizionale, e se invece di accettare la sfida e cercare di

raggiungerci con qualcosa di nuovo, hanno deciso di difendere le

loro idee anche se sono invecchiate.

C’è un’altra cosa importante: non vogliamo pagare per avere

i nostri ricordi. I film che ci ricordano l’infanzia, la musica che ci

ha accompagnato dieci anni fa e cose simili, nella memoria della

rete sono semplici ricordi. Ricordarli, scambiarli e svilupparli per

noi è naturale quanto per voi ripensare a Casablanca. In rete

troviamo i film che guardavamo da bambini e che facciamo vedere

ai nostri figli, proprio come voi ci avete raccontato le favole di

Cappuccetto Rosso e di Ric cioli d’oro. Riuscite a immaginare che

qualcuno possa dirvi che raccontandole avete infranto la legge?

No. Neanche noi.

SIAMO ABITUATI A PAGARE LE BOLLETTE automaticamente,

se il nostro conto in banca ce lo permette, sappiamo che per

aprire un conto o cambiare l’operatore del cellulare basta

compilare un modulo online e firmare un accordo consegnato da

un corriere, e che perfino un viaggio dall’altra parte dell’Europa

per una breve visita a una città straniera si può organizzare in due

ore.Siamo utenti dello stato, e per noi la sua interfaccia arcaica è

sempre più insopportabile. Non capiamo perché la dichiarazione

dei redditi richieda tanti moduli: solo nel primo ci sono più di

cento domande. Non capiamo perché sia obbligatorio comunicare

ufficialmente ogni volta che cambiamo indirizzo, come se i

Read in english

Page 10: The Umbrella Revolution

municipi non potessero comunicare tra loro senza il nostro

intervento, e come se non fosse già abbastanza assurdo l’obbligo

di avere un indirizzo permanente. In noi non c’è traccia della

deferenza passiva nei confronti dello stato che è ovvia per i nostri

genitori, convinti che le questioni amministrative fossero della

massima importanza, e che considerano l’interazione con lo stato

qualcosa da celebrare. Non proviamo quel rispetto, che è radicato

nella distanza tra il cittadino e le vette maestose in cui risiedono

le classi dirigenti, a malapena visibili fra le nuvole.

La nostra idea della struttura sociale è diversa: la società è

una rete, non una gerarchia. Siamo abituati alla possibilità di

avviare un dialogo con chiunque, che sia un professore o una pop

star, e non ci serve nessuna qualifica particolare legata al nostro

status sociale. Il successo dell’interazione dipende solo dal fatto

che il contenuto del nostro messaggio può essere considerato, da

chi lo riceve, importante e degno di risposta. E se grazie alla

collaborazione, al dibattito costante, alla difesa dei nostri punti di

vista dalle critiche, siamo persuasi che le nostre opinioni possano

essere semplicemente migliori, perché non dovremmo aspettarci

un dialogo serio con il governo? Non proviamo un rispetto quasi

religioso per le istituzioni democratiche nella loro forma attuale,

non crediamo che siano un veicolo di verità assolute e

indiscutibili, come fanno quelli che considerano le istituzioni

democratiche un monumento a se stesse, e anche a se stessi. A

noi non servono monumenti. Ci serve un sistema che sia

all’altezza delle nostre aspettative, fatto di trasparenza e

competenza. E abbiamo imparato che il cambiamento è possibile:

che ogni sistema inadeguato può essere, e di fatto è, sostituito da

uno nuovo, più efficiente, più adatto ai nostri bisogni, più ricco di

opportunità.

Quello a cui diamo più valore è la libertà: di parola, di

accesso alle informazioni e alla cultura. Sentiamo che è la libertà

a rendere il web quello che è, e che è nostro dovere proteggerla.

Lo dobbiamo alle generazioni future.

DA LEGGERE:

Come la generazione digitale cambierà l’economia

P I O T R C Z E R S K I

Scrittore, antropologo, poeta e fotografo polacco, del 1981.

Page 11: The Umbrella Revolution

Costruisci droni cargo e diventa ricco

Page 12: The Umbrella Revolution

by

J.M. Ledgard

I l mio obiettivo è quello di contribuire alla creazione

del primo itinerario di carico con droni commercia-

li del mondo in Africa, entro il 2016, che sarà lungo

circa 80 chilometri e collegherà diverse città e vil-

laggi. I primi droni cargo porteranno piccoli carichi, con sacche di

sangue, per mantenere vivi i bambini che altrimenti morirebbero.

Si trasformeranno però in grandi e pesanti “imbarcazioni”, fino

a quando non saranno in grado di sollevare venti o più chili su

distanze di centinaia di chilometri. Lo scopo del primo percorso,

sarà quello di salvare delle vite umane, mostrare il valore di droni

cargo in Africa – e per raccogliere fondi, per costruire altri per-

corsi. Questo percorso per me è una versione spettrale della fer-

rovia Liverpool–Manchester. Sono uno scrittore, ma sono anche il

direttore dell’Africa future initiative dell’Istituto Federale Svizzero

di Tecnologia (Epfl), e negli ultimi dieci anni ho viaggiato in Africa

come corrispondente estero per The Economist.

Read story on mobile

online

Lettura in 12’

Page 13: The Umbrella Revolution

1 I L F U T U R O S A R A ’ R A D I C A L E

Il primo punto da sottolineare è che, an-

che se deridiamo il cambiamento, il futu-

ro sarà radicale. In Africa, da un lato c’è la

rapida crescita della popolazione umana e lo sterminio delle altre

specie animali. Dall’altro, l’introduzione di tecnologie avanzate ca-

paci di determinare sia lo spazio che il tempo. Il telefono cellulare

è una tale tecnologia, perché ha contribuito di più per gli sforzi

contro la povertà di qualsiasi intervento di sviluppo. Per sottolin-

eare, l’adozione di tecnologie avanzate è stata 42 volte maggiore

di quanto ci si aspettava che fosse. Così, quando penso a quello

che i droni cargo potranno essere, e dovrebbero essere, penso al

telefono cellulare Nokia 1100. Oltre 50 milioni di Nokia 1100 sono

stati venduti in Africa. E’ intelligente, robusto ed economico.

Il portatile era conosciuto come il kalashnikov della comunica-

zione ma se la mitragliatrice ha lacerato il tessuto della società,

il telefono portatile ha creato delle nuove possibilità. Tengo una

foto del Nokia 1100 appuntato sulla mia scrivania come prova del

paradosso che sta alla base dei droni cargo – il paradosso delle

tecnologie avanzate, che credo arriverà ad essere la definizione

dell’inizio del 21° secolo: Una comunità avrà accesso a un robot

volante, anche anche se non potrà avere accesso all’acqua pota-

bile.. Quello che è tecnicamente scalabile verrà scalato, e ciò che

non è scalabile dovrà essere combattuto, casa per casa. Un altro

modo per dire, che sarà un intervento di tecnologia massiccia-

mente scalabile che migliorerà la vita in Africa.

Page 14: The Umbrella Revolution

2 UN DRONE CARGO E’ UN ASINO

Per molte persone, la parola drone è

una brutta parola. E l’avversione per

i droni è comprensibile. Si tratta di

una nuova tecnologia, che è usata principalmente per uccidere

o semplicemente che per fare “capolino”. Tuttavia, questo iniz-

iale sentimento negativo muterà con i casi d’utilizzo positivo dei

droni. Prima del 2020, i droni assumeranno le funzioni di ricer-

catori in mare. I droni controlleranno le colture e gli animali.

E saranno in grado anche di sollevare le cose.

Una sera cercavamo di spiegare a un anziano samburu il

concetto di un robot programmato per volare in aria e caricato

con tutto quello che volevamo. Il samburu si stava sforzando di

capire il termine robot. Una creatura meccanica, mi aveva detto,

non una bestia, non un cammello. Era un po’ lento a comprende-

re. Poi, finalmente, si appoggiò allo schienale e si mise a ridere.

“Ora capisco! Mi state consigliando di fare volare il mio asino in

cielo!”. Aveva detto il samburo, che aveva molti asini e al quale

piaceva caricarli con acqua e legna da ardere. Il mio collega Si-

mon e io, avevamo capito subito che aveva ragione: Volevamo

davvero portare il suo asino n cielo. Le qualità di un asino sono

molto simili a quello che è necessario per un drone cargo, ha un

passo sicuro, affidabile, è intelligente, ed è in grado di affrontare

il tragitto sia la polvere che con il caldo. A buon mercato, e senza

lamentarsi. La scelta del nome asino, per i droni, è intenzionale.

Un asino non è un Pegaso, associato solo con la velocità.

Non bombarda, non controlla. Vola, tra qui e la, portando cose

costantemente.

Page 15: The Umbrella Revolution

3 I L C I E L O C O S ’ È ? Come specie

abbiamo appena cominciato a pensare a quello

che sta sopra le nostre teste. E c’è un sacco

di spazio lassù. Ci sono interi continenti in

aria, da attraversare con il giusto tipo di droni. Il cielo sopra il

Sudan è accatastato di “Sudan virtuali”. Come sarà il percorso di

un drone–asino? Il modo più semplice per immaginarlo è quello

di prendere la Torre Eiffel e disegnare una linea dall’altezza della

cima. Gli asini voleranno più o meno a all’altezza della Torre Eiffel,

in quello che io chiamo il cielo basso. Gli “asini” saranno in grado

di volare in un corridoio aereo largo circa 200 metri e all’altez-

za di 150 metri. Le rotte più frequentate potranno assomigliare a

una cabinovia ad alta velocità, senza cavi o strutture di sostegno.

Ogni piccola città avrà la propria stazione di servizio, ad energia

pulita, per i droni–asino. Il traffico a terra invece, sarà per lo più

a piedi e in bicicletta. Le stazioni per gli “asini”, saranno come il

distributore di benzina del futuro prossimo. Si integreranno ai

servizi postali, e gli “asini” diventeranno corrieri. Le officine di

riparazione, nelle stazioni, si mescoleranno alla stampa 3D e ad

altre tecnologie avanzate.

Le stazioni forniranno opportunità di business per le

start-up africane e per gli architetti. In contrasto con le stazioni

di servizio in cemento, costruite intorno l’Africa nel periodo co-

loniale, le stazioni per gli droni-asino potrebbero spingere le co-

munità lontano dagli insediamenti, disposti in fila lungo le strade,

verso qualcosa di più sicuro e più tranquillo. Dal momento che

gli “asini” alla fine funzioneranno a batterie, le matrici di energia

rinnovabile necessarie per la ricarica pulita erogheranno potere

elettrico anche alle case e le imprese circostanti.

Page 16: The Umbrella Revolution

4 I L T E M P O È O R A

Il prossimo decennio sarà tra i più decisivi nella

storia dell’Africa. Al ritmo attuale la popolazione

africana sarà di 2,7 miliardi entro il 2050, contro

i 228 milioni del 1950. Per avere la possibilità di prosperità, le

economie africane hanno bisogno di trasformare rapidamente la

crescita in posti di lavoro e produzione. Il problema è che sono in

crescita, ma non in trasformazione.

Nelle economie importanti come la Nigeria, il Kenya e

Senegal la produzione è dominata dalle piccole imprese. I paesi

più poveri sembrano essere sulla via della deindustrializzazione.

Le nuove fabbriche, come in Etiopia, non possono competere con

i prodotti finiti dall’Asia, e arrivati a basso costo sui mercati afri-

cani. Le nuove città che abiteranno gli africani devono ancora es-

sere costruite. Al contrario, l’Africa è ricca. In essa si celano tesori

di cibo, acqua e sali minerali. Hanno più diversità genica di altre

specie, rispetto a qualsiasi altro luogo del pianeta. È il continente

madre. ll 2060 sarà anche l’anno del piano del progetto Icarus per

lanciare il primo veicolo spaziale interstellare – probabilmente

da un launchpad in Africa. Se rivediamo i droni-asino secondo le

ambizioni di Icarus, sembrano essere modesti. Le narrazioni con-

venzionali sullo sviluppo, scritte come una litania, e sul fatto che

non hanno molto senso di urgenza, saranno aggirate dagli eventi

e dalle innovazioni.

Page 17: The Umbrella Revolution

5 U N F U T U R O S E N Z A S T R A D E

Un ulteriore motivo per andare nel cielo basso

è la certezza che non ci sarà abbastanza den-

aro per costruire le strade in Africa. La rete

stradale africana è scarsa. E un futuro concepibile per l’Africa è

un’economia di condivisione, in cui le merci sono utilizzabili più

volte, e in diversi modi. Al fine di condividere però, è necessario

spostare la gente, le merci e exabyte di dati. L’Africa al momento

fa un lavoro terribile con tutti e tre. Il problema della connettività

digitale sarà risolto, perché è conveniente e coincide gli interessi

delle grandi aziende di tecnologia. Lo spostamento delle persone,

e delle cose fisiche, richiederebbe invece una massiccia ristruttu-

razione delle strade. Il continente ha 2% dei veicoli a motore del

mondo, ma conta il 16% delle vittime per incidenti stradali del pi-

aneta. Uno studio ha mostrato che il 74% dei ricoveri ospedalieri

per incidenti stradali in Uganda, nel 2011, erano di bambini sotto i

13 anni, e la maggior parte di loro era stato investito da un veicolo

a motore.

6 L A K I L L E R A P P E ’ L A R I P E T I Z I O N E Ho

individuato 80 chilometri di percorsi in Tanza-

nia, Uganda e Ruanda. Gli altri paesi poten-

ziali per primi itinerari per droni cargo sono

l’Angola, Zambia, Etiopia, Kenya, Namibia e Sud Africa. I percorsi

possono essere collegati insieme per estenderne la portata. A

titolo di esempio, è possibile istituire un percorso in Ruanda di un

Page 18: The Umbrella Revolution

drone-asino dalla città di Gitarama, che passa sopra la foresta di

Nyungwe al Lago Kivu, e poi giù per la città congolese di Buka-

vu. In un paese compatto e collinare come il Ruanda, si possono

disegnare rapidamente percorsi attraverso il cielo basso che si

intersecano per la maggior parte con gli interessi per migliorare

la salute della popolazione e i risultati economici del Paese.

L’Africa future initiative dell’Istituto Federale Svizzero di

Tecnologia (Epfl) realizzerà il primo percorso attivo e funzion-

ante per droni–asino. Un fondo associato con sede in Africa e in

Svizzera sosterrà la ricerca a livello mondiale su robotica, ingeg-

neria, logistica, e codice di programmazione, in materia di droni

cargo, “asini”. Servirà anche a spingere per la creazione di una

“Agenzia internazionale per il cielo basso”, che fisserà norme glo-

bali per l’utilizzo di “asini” e altri droni civili. Prevedo tre fasi della

tecnologia. Nella fase 1, a partire dal 2016, i droni serviranno per

gli ospedali e per le emergenze umanitarie – a cominciare da una

migliore distribuzione per le cliniche da parte delle banche del

sangue. Altri early adopters useranno droni–asino per trasportare

piccoli carichi utili agli uffici governativi, alle miniere, impianti

petroliferi e di gas, e altre strutture civili.

Nella fase 2, i poli industriali, come l’industria di parti di

ricambio nel sud-est della Nigeria, saranno collegati alla città dal-

le “asino route” – così come la ferrovia di Liverpool e Manchester,

aveva collegato la prima città dell’era industriale con l’Atlantico.

Queste rotte serviranno alle nuove soluzioni richieste dalla shar-

ing economy, come ad esempio per il noleggio ed assistenza delle

macchine, piuttosto che l’acquisto a titolo definitivo. La Fase 1 e 2

sarebbero già abbastanza per fare degli “asini” un utile collabora-

tore, ma la vera ragione di questa tecnologia è la Fase 3. Quando

Page 19: The Umbrella Revolution

gli asini potranno collegare le aziende con i clienti di tutta l’Africa.

Gli “asini” potranno aiutare le piccole imprese a crescere attra-

verso l’e-commerce. Ovunque si dispone di squattrinati giovani

collegati a Internet in modo ubiquo, e l’era dell’e-commerce sta

definitivamente avvenendo. E questo è ancora più vero in Africa,

dove, per vari motivi, la strada principale di vendita al dettaglio

non potrà mai essere costruita altrimenti, e dove le vendite attuali

di elettronica, elettrodomestici e molti altri beni importati sono

dominati da supermercati con scorte limitate e che applicano

margini elevati. Gli “asini” possono ampliare la gamma di prodotti

al di fuori delle grandi città, con l’e-commerce. Nel giro di un

decennio, le stazioni per droni-asino avranno dei negozi dove i

clienti personale parlare attraverso negozi su tavolette e le merci

sono imbarcate a dorso di mulo da un magazzino distante pochi

minuti. Tutto questo sarà possibile perché l’asino è una “killer

application”. Non, chiaramente, perché volerà nel cielo basso.

La killer application è la ripetizione. Un asino può fare

molti viaggi in un giorno e per tutta la notte. Gli asini voleranno

nelle 12 ore di buio, nello “iena-time”, dove non molti camion si

avventurano. I droni cargo troveranno un’applicazione anche nei

paesi ricchi, con le popolazioni disperse come la Norvegia e l’Ara-

bia Saudita. L’opportunità più grande però è in Africa, dove molte

persone hanno intenzione di salvare un sacco di vite e fare un

sacco di soldi portando per primi i droni-asino in cielo.

J . M L E D G A R D

E’ il direttore della “Africa future initiative” alla Scuola Politecnica Federale della Lusanna, in Svizzera. Scrittore e giornalista, e corrispondente di lungo corso dall’Africa per The Economist. Il suo romanzo Submergence è stato nominato New York Times Book of 2013.

Read in english

Page 20: The Umbrella Revolution

La missione spaziale che ha portato in orbita l’astronauta dell’Esa

Samantha Cristoforetti, domenica 23 novembre alle 22:01 (21:01

Gmt). Il diario di bordo di @AstroSamantha è divetato una Guida

galattica per terrestri nello Spazio.

FUTURA 42

Lettura in 16’ READ STORY

Page 21: The Umbrella Revolution
Page 22: The Umbrella Revolution

hoNg kong 28 settemBre 2014

Erano circa le tre del pomeriggio. un paio

d’ore prima che venisseRO sparatI i gas lacrimogenI sulla folla, scatenando

quello che sarebbe stato conosciuto in tutto il

mondo come il Movimento degli ombrelli.

Diario illustrato del movimento degli ombrelli

by adolfo Arranz

nella hall dell’Admiralty center I manifestanti si erano radunati per decidere se oltrepassare l’autostrada che li separa dal Complesso del governo centrale, a Tamar, dall’altra parte della strada

Page 23: The Umbrella Revolution

Quel pomeriggio tra la folla e la polizia c‘era

calma, a differenza di quello che sarebbe

successo poche ore dopo...

Page 24: The Umbrella Revolution

Le persone aveVano appena occupato l‘autostrada e si aiutavano a vicenda a oltrepassare le barriERE. Erano circa le 17. Poche ore dopo è stato sparato il primo gas lacrimogeno

Page 25: The Umbrella Revolution
Page 26: The Umbrella Revolution

Nelle ore successive del 28 settembre, il movimento di occupy si

E’ esteso agli altri distretti di Hong Kong. La mattina del 29 settembre

è stata occupata l’areA

commerciale vicina a Causeway

Bay, dove è iniziato un sit-in

di protesta

28 settembre 2014

Page 27: The Umbrella Revolution

Gli studenti riuniti in Causeway Bay. la mattina dopo il lancio

dei gas lacrimogeni.

hong kong, 29 settembre 2014

Page 28: The Umbrella Revolution

„un disegno fatto qualche giorno più tardi, quando cominciavano ad essere piantate le PRIME tende„

29 settembre 2104

Page 29: The Umbrella Revolution

Durante la prima settimana del

movimento degli ombrelli, i cittadini hanno impugnato i

megafoni per Dire come la pensavano

La folla occupava lo spazio tra Admiralty Centre e Tamar, di fronte al ponte pedonale.

la quinta nottata, un giovedi’. la Gente si e’ riunita in attesa delle dichiarazioni

del capo del governo locale CY Leung che doveva rispondere alle richieste di Dimissioni

degli studenti

2 ottobre 2014

Page 30: The Umbrella Revolution

Barricate! A Mong Kok, Nathan Road,

All’angolo con Shantung Street

12 ottobre, 2014.

Page 31: The Umbrella Revolution
Page 32: The Umbrella Revolution

Sulle barricate di Tamar un uomo anziano ha iniziato

ad urlare contro i poliziotti

degli insulti “anti-pechino”.

L’agente si e’ semplicemente girato

dall’altra parte per ignorare le urla

dell’anziano.

Una cosa un po’ bizzara...

Page 33: The Umbrella Revolution

All’inizio gli studenti

ad admiralty place, stavano seduti

per terra o dove potevano, per finire

i loro compiti...

Page 34: The Umbrella Revolution

poi Dei volontari ad Admiralty hanno aiutato gli studenti a costruire dei banchi...

Page 35: The Umbrella Revolution

ed ecco... L’aula studioAdmiralty, 18 ottobre, 2014

Page 36: The Umbrella Revolution

Area studenti admiralty, 19 ottobre 2014

Page 37: The Umbrella Revolution

Un po’ di riposo...

Page 38: The Umbrella Revolution

La barricata est, admiralty, 19 ottobre 2014

Page 39: The Umbrella Revolution

un video diffuso poco prima

dell‘inizio delle barricate

mostra un manifestante che viene

presumibilmente picchiato da

agenti in borghese ->

Gli ideogrammi signifcano “upright”Il termine usato in quei giorni dal capo della polizia

per descrivere la forza dispiegata

Page 40: The Umbrella Revolution

Carica Batteriecharging station, Admiralty.

11 ottobre 2014

Tenere gli smartphone carichi e’ una faccenda seria per i manifestanti, che Hanno organizzato dei turni e un registro. A ciscuno viene dato un biglietto per ritirare il dispositivo mobile

carico

Page 41: The Umbrella Revolution

stazione di rifornimento tra Tamar Street e Harcourt Road,

Admiralty, 10 ottobre 2014.

normalmente e‘ il lato di una strada trafficata, che e‘ rimasta senza traffico

motorizzato in un perimetro di alcune centinaia di metri.

Page 42: The Umbrella Revolution

11 ottobre 2014

Messaggi con il gesso: “l’Autostarda e’ chiusa al traffico Attorno Tamar”

Page 43: The Umbrella Revolution
Page 44: The Umbrella Revolution

Origami

Un ragazzo insegna alla gente come creare degli ombrelli con gli origami fuori dal

palazzo del governo

11 ottobre 2014

Page 45: The Umbrella Revolution

RITRATTI

FREE!

L’illustratrice Tiffany cheetah disegna ritratti

gratis per i passanti...

...E Dei giovani attivisti

dipingono cartelli

all’entrata di MTR

Admiralty

12 ottobre 2014

Page 46: The Umbrella Revolution

Nelle barricate a Lung Wui Road. Le tende tra il complesso del legislative council e la citic tower.

25 ottobre 2014

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Adolfo Arranz Illustratore e disegnatore spagnolo,

di base a Hong Kong. Il suo diario illustrato del Movimento degli ombrelli è stato pubblicato

originariamente in inglese su South China Morning Post.

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you AND me On A

sunny day - silent film -

by rocky mcCorkle

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