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Test E’ un nuovo sistema di prove che abbiamo messo a punto, un test di tipo pratico perché non è possibile replicare in laboratorio la molteplicità delle situazioni di ripresa. I risultati possono apparire sorprendenti, ma vanno valutati in base al tipo di ripresa. La prova dell’autofocus Iniziamo questo mese un nuovo tipo di prova: vogliamo verificare nella pratica il funzionamento dei sistemi AF presenti sulle reflex. Testare un sistema autofocus non è così sempli- ce come può sembrare, e per diversi motivi. Per prima cosa il sistema au- tofocus non dipende solo dalla foto- camera, in quanto l’obiettivo riveste un’importanza strategica; tanto per avere un’idea della sua importanza basti pensare a come le prestazioni di un’ottica macro siano scadenti in ter- mini di velocità, ma senza pari come precisione di focheggiatura alle bre- vissime distanze. Allo stesso modo con un 500mm f/4 sarà addirittura impossibile mettere a fuoco a meno di qualche metro di distanza. Per la prova abbiamo quindi scelto una coppia di ottiche di tipo differen- te, entrambe Canon per abbinarle a due reflex della stessa marca, la Eos 7D e la Eos 500D. Cosa proviamo Chiariamo prima di tutto quello che vogliamo testare: ci poniamo nelle condizioni di un fotografo che voglia eseguire una ripresa autofocus in scatto continuo ad un’auto in rapido avvicinamento. Rispetto a tale auto non ci metteremo di fronte, ma in po- sizione leggermente angolata, come fotografando dal bordo pista; questa scelta è in parte per agevolare il si- stema di inseguimento AF continuo, in quanto l’avvicinamento frontale richiede una maggiore sensibilità ed una maggiore velocità del sistema AF, ma anche perché la posizione leggermente angolata evita al foto- grafo di …. essere investito! Inoltre è la situazione di ripresa in cui il fo- tografo comunemente si trova e che permette al fotografo di eseguire un minimo panning. Abbiamo poi scelto di far procedere la macchina ad una velocità abba- stanza uniforme lungo il tragitto (70 Km all’ora) per sfruttare l’eventuale sistema di tracking (calcolo del pun- to futuro) nel momento in cui questo non potesse essere disattivato.

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Test

E’ un nuovo sistema

di prove che abbiamo

messo a punto, un

test di tipo pratico

perché non è

possibile replicare

in laboratorio la

molteplicità delle

situazioni di ripresa.

I risultati possono

apparire sorprendenti,

ma vanno valutati in

base al tipo di ripresa.

La provadell’autofocus

Iniziamo questo mese un nuovo tipo di prova: vogliamo verificare nella pratica il funzionamento dei sistemi AF presenti sulle reflex. Testare un sistema autofocus non è così sempli-ce come può sembrare, e per diversi motivi. Per prima cosa il sistema au-tofocus non dipende solo dalla foto-camera, in quanto l’obiettivo riveste un’importanza strategica; tanto per avere un’idea della sua importanza basti pensare a come le prestazioni di un’ottica macro siano scadenti in ter-mini di velocità, ma senza pari come precisione di focheggiatura alle bre-vissime distanze. Allo stesso modo con un 500mm f/4 sarà addirittura impossibile mettere a fuoco a meno di qualche metro di distanza.Per la prova abbiamo quindi scelto una coppia di ottiche di tipo differen-te, entrambe Canon per abbinarle a due reflex della stessa marca, la Eos 7D e la Eos 500D.

Cosa proviamoChiariamo prima di tutto quello che

vogliamo testare: ci poniamo nelle condizioni di un fotografo che voglia eseguire una ripresa autofocus in scatto continuo ad un’auto in rapido avvicinamento. Rispetto a tale auto non ci metteremo di fronte, ma in po-sizione leggermente angolata, come fotografando dal bordo pista; questa scelta è in parte per agevolare il si-stema di inseguimento AF continuo, in quanto l’avvicinamento frontale richiede una maggiore sensibilità ed una maggiore velocità del sistema AF, ma anche perché la posizione leggermente angolata evita al foto-grafo di …. essere investito! Inoltre è la situazione di ripresa in cui il fo-tografo comunemente si trova e che permette al fotografo di eseguire un minimo panning. Abbiamo poi scelto di far procedere la macchina ad una velocità abba-stanza uniforme lungo il tragitto (70 Km all’ora) per sfruttare l’eventuale sistema di tracking (calcolo del pun-to futuro) nel momento in cui questo non potesse essere disattivato.

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Abbiamo infatti scelto di disattivare sulle reflex in prova ogni tipo di funzionalità, ovvero la riduzione del rumore, l’ottimizzazione dell’esposizione o l’enfasi della gamma dinamica, ogni tipo di correzione estetica dello scatto; abbiamo anche evitato le sensibilità eccessive che potes-sero in qualche modo rallentare la ripresa. Come formato di scatto abbiamo scelto il Jpeg, e non il Raw. Il motivo è presto detto: il fotografo sportivo nella maggior parte dei casi utilizza tranquillamente il Jpeg, almeno nei casi in cui scatta a raffica per non perdere il “momento decisivo”. Abbiamo adottato gli stessi criteri anche per le ottiche: dove possibile abbiamo infatti eliminato ogni “servizio” che l’obiettivo ci mette a disposizione. In particolare ab-biamo rinunciato alla stabilizzazione e alla limitazione del fuoco entro determinate distanze. Insomma abbiamo cercato di far fare a fotocamera e otti-ca quello che sanno fare meglio. Circa i tempi di scatto abbiamo scelto un minimo di 1/250s alla sensibilità di 400 Iso per scongiurare il pericolo di scambiare il micromosso per sfocato.Le prove sono state effettuate in diverse giornate, ma co-munque luminose, adeguando il bilanciamento del bianco alla situazione, ovvero alla presenza di sole pieno o di cielo velato. Come apertura di diaframma abbiamo scelto la massima disponibile per entrambe le ottiche in prova (f/5.6).

Le caratteristiche della Canon Eos 7DLa Eos 7D è una moderna reflex che si distingue dai mo-delli precedenti anche per il sistema AF nuovo di zecca, per il quale Canon ha sviluppato modalità di gestione innovative. La fotocamera ha un sensore CMOS da 18 Megapixel in formato Aps. Consente il salvataggio in Jpeg a varia com-pressione e in Raw a 14 bit, oltre ai filmati in H.264. Il merito va anche al doppio processore Digic4, fondamen-tale per raggiungere la cadenza di ripresa in raffica di ben 8 fotogrammi al secondo. Il modulo autofocus è basato su un sensore TTL-CT-SIR CMOS, dotato di 19 punti a croce, dei quali il punto cen-trale è particolarmente reattivo quando si usano obiettivi di apertura f/2.8 o più luminosi. Il range di lavoro dell’AF si situa tra -0.5 EV e 18 EV. La reflex offre inoltre varie modalità di focheggiatura, tra cui il funzionamento manuale, l’autofocus singolo, quello continuo ed il riconoscimento automatico della modalità più adatta al contesto di scatto. La scelta dei punti AF avviene in automatismo o in ma-nuale, e si può scegliere il punto singolo, lo spot, il modo espanso e le zone. L’AF predittivo (il calcolo del punto futuro) opera ad 8 metri dal fotografo.

Lo schema con cui abbiamo effettuato la prova: la Lamborghi-ni ci passa di fianco alla velocità costante di 70 Km/h, mentre noi scattiamo con le fotocamere alla massima cadenza di scat-to tenendo il soggetto al centro del mirino, con messa a fuoco continua. Il punto AF prescelto è quello centrale.

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I metodi per eseguire la messa a fuoco sono diversi. Nel passato si usavano quelli attivi, basati sul-l’emissione di onde di vario tipo, a mo’ di sonar, rilevandone il ritorno per calcolare la posizione del soggetto sulla base del tempo impiegato.Oggi si usano i metodi di rileva-zione del contrasto e del contra-sto di fase. Quello a rilevazione del contra-sto è utilizzato prevalentemente sulle compatte e sempre di più sulle reflex in modalità LiveView; si basa sull’analisi dell’immagine letta dal sensore principale della fotocamera ed il processore non deve fare altro che confrontare due immagini acquisite in punti e/o in aree ben definite, a diffe-renti piani di messa a fuoco, per poi scegliere quello che restitui-sce il migliore contrasto locale. Sarà il piano di messa a fuoco valido tanto per lo ‘sguardo’ del processore, quanto per quello del fotografo, dato che viene definito proprio a partire dall’immagine catturata. E’ in genere molto pre-ciso, ma piuttosto lento.Più rapido e più evoluto è invece il metodo di rilevazione del con-trasto di fase. Un sensore, posto alla stessa distanza dal piano fo-cale rispetto al sensore di cattura immagine, suddivide il punto AF da esaminare in due parti. Lo fa mediante due piccole lenti posi-zionate al di sotto dello specchio semitrasparente della reflex. Queste due lentine producono una coppia di immagini del sog-getto, tanto più puntiformi e defi-nite quanto maggiore è il grado di messa a fuoco. Queste immagini indicano anche alla macchina, tramite la forma e l’aspetto, la direzione della sfocatura, ovvero se sia necessario spostare le lenti dell’obiettivo verso un piano di fuoco più distante o più vicino al fotografo. La rapidità del sistema è eccel-lente, così come la precisione, soprattutto nel caso disponga anche di sensori di messa a fuoco a croce e non solo lineari; questi ultimi hanno infatti il difetto di essere meno precisi quando i det-tagli del soggetto sono paralleli a loro.

COME FUNzIONA L’AF

La meccanica del sistema AF-specchio è uno degli ultimi elementi mobili ri-masti nelle macchine digi-tali, e derivati dalle reflex analogiche. E’ di certo il cuore di una fotocamera reflex.

La lettura autofocus a rilevazione del contrasto di fase avviene attra-verso sezioni semitrasparenti dello specchio reflex che consentono ad una parte della luce di passare al sottostante sensore AF.

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Le due Eos affiancate mostrano la loro differente destinazione. La Eos 7D è improntata ad un impiego professionale e per questo il corpo macchina rivela una superiore robustezza. La Eos 500D è più piccola e leggera, pensata per un pubblico amatoriale.

I sensori AF delle due reflex in prova hanno una struttura differente: a si-nistra il sensore della Eos 500D, a destra quello della Eos 7D.

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Come tutte le professionali che si rispet-tino, la Eos 7D permette di impostare la messa a fuoco sul pulsante AF-ON presente sul dorso, dissociandola dal pulsante di scatto; è così possibile disporre di AF sin-golo e continuo al medesimo tempo. Infatti essendo l’AF impostato in continuo, basta premere e rilasciare il pulsante AF-ON per avere la messa a fuoco singola, mentre mantenendo la pressione si ha la messa a fuoco continua.I menu della fotocamera contengono poi in-numerevoli funzionalità di personalizzazio-ne del sistema AF, in particolare per quello che riguarda la velocità di tracking.

La Canon Eos 500DQuesta ormai nota reflex passa per un mo-dello amatoriale, dato il prezzo e la ridotta possibilità di personalizzazioni rispetto ai modelli superiori, ma come prestazioni non la si può considerare amatoriale. Si tratta di una 15 Megapixel in formato Aps. E’ quindi allineata alla precedente per quello che riguarda la resa delle focali impiegate in questo test. Come la Eos 7D permette di salvare nei for-mati Jpeg e Raw a 14 bit per canale, grazie al processore Digic 4; processore che ga-rantisce anche una cadenza di scatto di 3.5

Eos 500D con il 55-200mm: nella prima serie di scatti, quando la Lamborghini comincia a muoversi, il sistema AF,

per quanto preciso, fatica a riconoscere il puntino dell’auto come il soggetto da inseguire e dunque in alcuni fotogrammi risulta lievemente sfocato. Dopo pochi scatti però il soggetto viene riag-ganciato: questo avviene non appena il soggetto assume dimensioni sufficienti per i punti AF del sensore.Eos 500D con 55-200mm (su 26 scatti): 5 sfocati, 7 lievemente sfocati, 14 corretti.

Il 70-200mm f/2.8 L è la più classica tra le ottiche professionali Canon: coniuga eccellenti doti ottiche con una elevata versatilità di impiego, an-che se impiegata su reflex Aps-C. Con queste ultime la focale equivalente corrisponde a circa 100-300mm. Grazie anche alla stabilizzazione questo obiettivo è un “must” per il professionista.

Il 55-200mm f/4.5-5.6 è la tipica otti-ca zoom presente in tutti i corredi amatoriali che non vogliono rinunciare alle lunghe focali. Peso ed ingombri sono particolarmen-te contenuti.

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500D

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200m

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fps in ripresa continua. Il sistema AF utilizzato dalla Eos 500D è basato su un sensore CMOS a 9 punti, dei quali quello centrale par-ticolarmente reattivo con gli obiettivi di apertura f/2.8 o più luminosi. Come per la precedente, il modulo AF opera da -0.5 EV a 18 EV. La Eos 500D consente di eseguire la messa a fuoco manuale, l’AF singo-lo, continuo ed il riconoscimento au-tomatico della situazione di scatto. Più limitata la scelta delle zone di messa a fuoco: si può scegliere unicamente tra l’automatismo e la selezione manuale dei punti da im-piegare. L’AF predittivo opera a 10 metri di distanza. La reflex non dispone di pulsante AF-ON e pertanto l’attivazione del-l’AF dipende solo dalla pressione del pulsante di scatto. Circa le funzioni di personalizza-zione della messa a fuoco da menu rileviamo unicamente la possibilità di gestire o meno l’emissione della luce di aiuto in luce scarsa.

Il Canon EF 70-200mm f/2.8 L IS UsmIl 70-200mm è un obiettivo ben noto

agli affezionati di Canon: grande luminosità (f/2.8 costante), ottime doti di brillantezza ed incisività, una vignettatura veramente contenuta. Ancor più se lo usiamo su un sensore Aps che ne sfrutta solamente la por-zione centrale. I professionisti sportivi prediligono in genere focali maggiori, tuttavia questo obiettivo non manca mai nelle loro borse, eventualmente moltipli-cato con l’Extender 1.4x. Unico difetto, che gli fa preferire l’equivalente f/4, è il peso, di certo non indifferente e che ne complica un poco l’uso nelle situazioni di ripresa frenetiche. Si tratta di un 23 lenti in 19 gruppi, stabilizzato IS, con diaframma da f/2.8 a f/32. La distanza minima di messa a fuoco è pari a 1.3 metri, non pochissimo ma comunque ri-dotta quando lo impieghiamo come 300mm equivalente, magari moltipli-cato 1.4x su un corpo Aps. Il diaframma è a 8 lamelle. Tutti i movimenti dell’ottica sono ovvia-mente interni, sia la messa a fuoco sia lo zoom. L’ottica dispone della finestrella per il controllo della scala metrica di focheggiatura e permette di limitare la distanza su cui operare

la messa a fuoco: da 1.3 metri all’in-finito e da 2.5 metri in avanti.L’obiettivo permette di correggere la messa a fuoco anche durante l’azione del motore AF. Il peso è di 1.6 Kg, completo.

Il Canon EF 55-200mm f/4.5-5.6 II Usm.Questo obiettivo è onesto e poco co-stoso, di apertura variabile f/4.5-5.6. Nulla di trascendentale dunque, ma utile nel nostro caso per verificare le eventuali differenze di prestazioni tra i due modelli data la loro differente realizzazione. Insomma, ci occorreva un punto di riferimento su cui inne-stare la prova. Il 55-200mm è dotato, come il prece-dente, di motore ultrasonico, consen-te di raggiungere la focale di 200mm sul formato pieno, non solo su Aps-C, e durante la zoomata il corpo dell’ottica si allunga. Il diaframma permette regolazioni da f/4.5-5.6 a f/32 ed è dotato di 6 lamelle. La mi-nima distanza di messa a fuoco è pari a 1.4 metri. Da notare come il corpo dell’obiet-tivo sia privo della finestrella per la verifica della scala metrica, e manchi il delimitatore del range di messa a

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fuoco. Inoltre non si tratta di un’otti-ca stabilizzata. Di contro abbiamo tra le mani un peso complessivo di soli 300 gram-mi, assai interessante per la fotogra-fia di viaggio o in generale quando occorre un’attrezzatura leggera. Il 55-200mm è dunque un’ottica di base, ottima per affiancare il 18-55mm standard in un corredo amatoriale. Il maggiore pregio di quest’ottica è il rapidissimo motore Micro Usm, mentre il maggiore neo riguarda l’impossibilità di focheg-giare in manuale se non disattivando l’AF, e per di più senza disporre di una ghiera di messa a fuoco, dato che occorre ruotare in qualche modo l’estremità dell’ottica.

La provaPer la prova abbiamo messo in con-dizioni equivalenti le due ottiche e le due fotocamere: stessa posizione, stesse regolazioni (ove possibile), scatto continuo in Jpeg, bilanciamen-to del bianco prefissato, diaframma f/5.6. Interessante notare come questa chiusura del diaframma complichi non poco il confronto dei sistemi di messa a fuoco delle due fotocamere,

dato il guadagno di profondità di campo che consente rispetto all’aper-tura f/2.8, disponibile sull’obiettivo più professionale. Di contro il confronto in tele è stato possibile grazie all’uguale focale massima di 300mm sul formato Aps-C. Anche il numero di pixel dei sensori influisce sulla verifica dei risultati, ma l’elevatissima risoluzione di en-trambe le reflex consente di andare ad osservare particolari impossibili da cogliere con modelli di pixelaggio inferiore. In questa prova abbiamo fotografato l’auto lanciata a 70 Km/h valutando i fotogrammi secondo una scala a tre valori: a fuoco, sfocati, lievemente sfocati. Di questi tre giudizi è però solamente il secondo a dover essere valutato come un’inefficienza del sistema, dato che è bastato un rapi-do trattamento di post-produzione per far passare inosservata la lieve sfocatura.

L’esame dei risultatiPrima della prova avevamo alcuni dubbi sui risultati che avremmo po-tuto ottenere, ma è bastato un primo esame dei fotogrammi per farci ca-

pire che avremmo potuto effettuare alcune interessanti valutazioni. Prima di tutto la Eos 7D, nel nostro specifico impiego, ha mostrato che andando ad impostare la massima ve-locità di reattività al Tracking (Fast) potevamo ottenere una maggiore reattività in AF Continuo: in questo modo il sistema reagisce più rapida-mente alla variazione del contrasto di fase. La maggiore velocità rende l’AF più reattivo, mentre la regola-zione più lenta rende meno pronto l’adattamento, anche se con variazio-ni meno brusche. Il maggior numero di fotogrammi a fuoco lo abbiamo ottenuto impostando la massima ve-locità di Tracking. Un’altra considerazione è che l’uso dei punti AF Spot non consente di raggiungere le migliori prestazioni nello scatto a raffica: il meglio è impiegare i punti AF a grandezza naturale (Single) scegliendo quello centrale con la messa a fuoco con-tinua. Questa è stata l’impostazione che abbiamo scelto per entrambe le fotocamere; infatti già scegliere i punti appena decentrati vanifica alcuni scatti. Lo stesso dicasi quan-do si utilizzano i raggruppamenti di punti AF.

Il mantenimento del fuoco continuo su soggetti in rapido avvicinamento può essere notevolmente migliorato agendo sulle funzioni di personalizzazione dell’AF. Sono però soprattutto le reflex evolute a consentire questa persona-lizzazione.Eos 500D con 70-200mm (su 25 scatti): 8 sfocati, 3 lievemente sfocati, 14 corretti.

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con

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200m

m

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Una valutazione di carattere genera-le. In tutti i test effettuati abbiamo iniziato a scattare quando l’auto era ancora distante; nonostante la focale di 300mm l’auto occupava nel mirino un’area paragonabile quasi a quella del punto AF centrale ed era quindi quasi indistinguibile dallo sfondo. In questi scatti auto e sfondo all’infinito paiono a fuoco, mentre il primo pia-no è assolutamente sfocato. Quando la vettura inizia a muoversi il sistema AF, per quanto preciso, fatica a riconoscere immediatamente il puntino dell’auto come il soggetto da inseguire e dunque in alcuni fo-togrammi risulta lievemente sfocato. Questo finchè l’auto rimane così piccola da non essere rilevata dal sistema di messa a fuoco a contrasto di fase della reflex, ma abbastanza grande da farcela percepire come fuori fuoco. Sono pochi scatti, ma il nostro metodo di esame li ha ri-levati.

Queste condizioni di ripresa spiegano perché quasi tutti i test effettuati mo-strano il soggetto a fuoco in partenza, a cui segue una serie di fotogrammi sfocati, dopodiché il soggetto ritorna a fuoco. Interessante. Il comporta-mento è tutto sommato analogo con entrambe le reflex in prova. Altra considerazione: l’uso dell’ot-tica più performante in termini di nitidezza, ci ha permesso di mettere a fuoco prima il soggetto lontano, nei pressi del punto AF utilizzato. Nel nostro caso, avendo impiegato il punto AF centrale, non abbiamo rilevato particolari differenze tra i due obiettivi, dato che anche quel-lo più economico è ben definito al centro. Solo utilizzando un punto di rilevazione del fuoco decentrato si inizia a percepire una differenza tra gli obiettivi in prova.Le due fotocamere, assieme alle ottiche, rivelano inoltre un compor-tamento particolare: l’acquisizione

del fuoco è in genere operata ‘ad onde’. In altre parole l’aggancio di un soggetto avviene dopo alcuni fo-togrammi di ‘aggiustamento’ un arco di tempo necessario alla fotocamera per acquisire sufficienti informazio-ni per mettere a fuoco il soggetto. Questo nel caso di un soggetto in movimento costante, come quello della nostra prova. E’ il motivo per cui, una volta perso il punto di fuoco, alla reflex serve qualche istante per recuperarlo. Inutile dire che una fotocamera in grado di effettuare una raffica molto elevata, come la Eos 7D, perderà più fotogrammi rispetto ad una più lenta, come al Eos 500D. In tutti i casi, il sistema AF a rileva-zione del contrasto di fase ha bisogno di un ‘appiglio’ per poter funzionare al meglio e tale appiglio dipende dal contrasto della scena inquadrata. Da una serie di test, di cui pubbli-chiamo solo gli scatti più interessan-

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ti, emergono i seguenti numeri: Eos 7D con 55-200mm (su 58 scatti)5 sfocati (9%)10 lievemente sfocati (17%)43 corretti (74%)Eos 7D con 70-200mm (su 61 scatti): 10 sfocati (16%)14 lievemente sfocati (23%)37 corretti (61%)Eos 500D con 55-200mm (su 26 scatti):5 sfocati (19%)7 lievemente sfocati (27%)14 corretti (54%)Eos 500D con 70-200mm (su 25 scatti):8 sfocati (32%)3 lievemente sfocati (12%)14 corretti (56%)Cosa emerge da questo tipo di inda-gine? A prima vista direi che l’ac-coppiata vincente in questa prova

dell’autofocus è quella che vede la Eos 7D abbinata al 55-200mm! Da notare però come la Eos 500D abbinata a piacere ad una delle due ottiche, fornisca in fin dei conti ri-sultati analoghi a quelli della profes-sionale, che pure ha un prezzo molto superiore. Ma è possibile che una reflex come la Eos 7D insieme all’ottica pro-fessionale 70-200mm, per un costo complessivo di diverse migliaia di euro, fornisca prestazioni equivalenti a quelle di uno strumento amatoriale (la Eos 500D con il 55-200mm) che vale circa mille euro? Non è proprio così. In generale si nota come l’ottica più pesante sia più lenta nel riguadagnare la messa a fuoco nonostante il moto-re Usm ben dimensionato. In questo senso il 55-200mm è favorito: utiliz-za vetro e plastiche per nemmeno tre etti di peso! Fatto sta che con il pri-

mo otteniamo prestazioni costanti dal centro ai bordi, anche a tutta apertu-ra, mettendo a fuoco in continuo con quasi le medesime prestazioni anche sui punti AF decentrati, mentre con il secondo tutto questo non è possibile. Senza dimenticare che il 70-200mm è un’ottica stabilizzata. Circa le reflex occorre considerare la loro rapidità di raffica: la Eos 7D offre infatti 8 fotogrammi al secon-do, la Eos 500D solo 3. Questo vuole dire che in una raffica vi ritroverete comunque con un maggior numero di fotogrammi ben a fuoco, oltre alle maggiori possibilità di piegare il sistema AF alle vostre esigenze di ripresa. Se poi vogliamo prendere il dato assoluto, la coppia Eos 500D con il leggero 55-200mm lavora benissimo, se valutata nelle migliori condizioni operative, ovvero al centro.Esiste però anche un’altra chiave di

Anche con la Eos 7D ed il 70-200mm rileviamo alcune ondulazioni nel mantenimento della messa a fuoco. Da considerare che l’elevata risoluzione del sensore aumenta la percezione del fuori fuoco.Eos 7D con 70-200mm (su 61 scatti): 10 sfocati, 14 lievemente sfocati, 37 corretti.

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lettura, ovvero che uno strumento professionale offre il meglio solo se correttamente impostato, ovvero nelle mani di un fotografo esperto che sappia riconoscere qual’è l’im-postazione migliore della macchina nelle diverse situazioni.Ancora una valutazione: quando la risoluzione si fa estremamente ele-vata (Eos 7D con il 70-200mm) la percezione del fuori fuoco è certa-mente maggiore rispetto alle risolu-zioni inferiori, come è il caso di una Eos 500D con il 55-200mm. D’altra parte è proprio della percezione ciò di cui stiamo parlando, no?

Il giudizioQuello che emerge da questa pro-va pratica è che se l’impiego delle attrezzature è di tipo amatoriale va benissimo risparmiare, ma se volete prestazioni costanti dovete andare sul professionale. Infatti la Eos 500D con il 55-200mm farà miracoli nelle giornate più adat-te e nelle condizioni migliori, e non

Il test è stato effettuato con schede di memoria SanDiskSulla Canon Eos 7D abbiamo usato una CompactFlash Extreme Pro 600x UDMA da 16 GB e sulla Eos 500D una SDHC Extreme 200x ESP classe 10 da 16 GB.Le schede CompactFlash SanDisk Extreme Pro sono il top di gamma della produzione SanDisk. In abbinamento a macchine fotografiche con controller UDMA 6 di ultima generazione, queste schede dotate di Power Core permet-tono di raggiungere una velocità di scrittura, secondo misure interne SanDisk, fino a 90 MB/s (600x) e, grazie al lettore di CF di ultima generazione SanDisk Extreme Pro ExpressCard, permettono di ridurre notevolmente i tempi di trasferimento dati sul computer grazie ad una velocità di lettura massima pari a 90 MB/s.Le schede SDHC SanDisk Extreme 200x ESP classe 10 rappresentano il top di gam-ma della produzione SanDisk per quanto riguarda il formato SDHC. In abbinamento a macchine fotografiche di ultima generazione queste schede permettono di raggiungere la velocità di scrittura di 30 MB/s, quindi ge-stibili tranquillamente da un lettore SDHC di buona qualità su USB 2.

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La Lamborghini e la rivista Automobilismo

Per questa prova abbiamo chiesto la collaborazione della redazione della rivista Automobilismo che ci ha messo a disposizione una impres-sionante Lamborghini Murciélago LP 670-4 Super Veloce, SV per gli amici. Considerate che di questi esemplari ne esistono solo 350!Tuttavia per la prova avevamo indivi-duato come velocità più adatta i 70 Km/h: un vero spreco per una vettura del genere! Particolarmente adatto invece il colore, per il contrasto cro-matico con lo sfondo.Un grazie quindi agli amici di Automobilismo; chi fosse interessato può consultare la rivista anche sul sito www.automobilismo.it.

Il maggior numero di fotogrammi a fuoco li abbiamo ottenuti con la Eos 7D e lo zoom 55-200mm. Attenzione però, la massima apertura (f/5,6) di questo obiettivo lo avvantaggia ri-spetto al 70-200mm f/2.8, nell’ipotesi di scattare a tutta apertura con entrambi. Entra infatti in gioco la profondità di campo. Nella nostra prova abbiamo però scattato sempre a f/5,6, proprio per una questione di uniformità.Eos 7D con 55-200mm (su 58 scatti): 5 sfocati, 10 lievemente sfocati, 43 corretti.

sbaglierà un fotogramma, così come la Eos 7D equipaggiata con il mede-simo obiettivo.Ma non appena pretendete di ottene-re lo stesso risultato in luce scarsa, su uno dei punti AF laterali, emerge subito la differenza con la Eos 7 do-tata del 70-200mm; questa potrebbe richiedere qualche assestamento maggiore, ma state certi che la media dei risultati rimarrà costante. Detto questo, la Eos 500D mi ha impressionato per le potenzialità AF che ritenevamo prerogativa delle reflex di livello superiore, ed il 55-200mm si è dimostrato terribilmente maneggevole (non in manuale!). Il 70-200mm vanta doti ottiche di classe superiore e per di più è sta-bilizzato (peccato il peso), mentre la Eos 7D è la reflex che tutti vorrem-mo avere. Non resta che sfruttare queste di-verse prestazioni per soddisfare la nostra voglia di messa a fuoco!

Eugenio Tursi

Eos

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