terza edizione ferrovie di menticate · 2019. 11. 28. · successivo, nel novembre del 1875,...

58
COMUNE DI FARA SABINA (RI) MICHELE ANTONILLI MARIO PIETRANGELI MAURIZIO MORETTI www.pietrangeli.net TERZA EDIZIONE FERROVIE DI MENTICATE Marzo 2010 www.ferroviedimenticate.it

Upload: others

Post on 16-Oct-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • COMUNE DI FARA SABINA (RI)

    MICHELE ANTONILLI MARIO PIETRANGELI MAURIZIO MORETTI

    www.pietrangeli.net

    TERZA EDIZIONE FERROVIE DI MENTICATE Marzo 2010

    www.ferroviedimenticate.it

    http://www.ferroviedimenticate.it/

  • 2

  • LE LINEE SABINE, DELLA VALLE DEL TEVERE E LA CENTRALE ENEL

    DI FARFA

    COMUNE DI FARA SABINA (RI)

    EDIZIONE 2010

    www.pietrangeli.net

    TERZA EDIZIONE FERROVIE DI MENTICATE

    Marzo 2010

    www.ferroviedimenticate.it

    3

    http://www.pietrangeli.net/http://www.ferroviedimenticate.it/

  • 4

  • SALUTO DEL SINDACO

    Il nostro territorio, proiettato verso future trasformazioni, oggi più che mai ha bisogno di

    ricostruire la sua identità e di recuperare il significato profondo della sua storia a partire da una

    riscoperta e da una rilettura del suo patrimonio culturale, dei suoi simboli, dei suoi luoghi. La

    stazione ferroviaria è uno di questi luoghi; essa è un elemento urbano che da sempre ha

    influenzato lo sviluppo e la vita dell’area in cui è situata. Entrata, insieme al treno,

    nell’immaginario collettivo come simbolo della modernità e del progresso, oggi deve essere

    considerata quale elemento essenziale di un paesaggio urbano che si modifica, quale luogo

    principale di una città che vuole accogliere ed includere. Certo che la stazione ferroviaria non può

    darci la sensazione e l’emozione che suscita un’abbazia o un sito archeologico ma certamente essa

    è diventata parte integrante del nostro vissuto storico e quotidiano. Per questo acquistano un

    significato importante per la comunità di Fara iniziative che vogliono far conoscere il suo

    patrimonio ferroviario, aiutare a conservarne la memoria storica e nello stesso tempo

    sensibilizzare l’idea di mobilità sostenibile. Concludendo, ringrazio il Colonnello Mario

    Pietrangeli, l’Ingegnere Michele Antonilli e Maurizio Moretti per aver redatto tale validissima

    Opera che ritengo opportuno ed utile far distribuire in tutte le Scuole, nei Musei locali e nelle

    Biblioteche.

    Il Sindaco del Comune Di Fara Sabina (RI)

    Vincenzo MAZZEO

    PRESENTAZIONE DEGLI AUTORI Scopo di questo studio è quello di promuovere attività, (come i futuri Musei della Ferrovia a Passo

    Corese RI e della Centrale ENEL a Farfa- RI); di “invogliare” patrocini di eventi e manifestazioni

    (come le mostre fotografiche ferroviarie per la manifestazione nazionale “Ferrovie Dimenticate”, sito

    della manifestazione: www.ferroviedimenticate.it) che possano diffondere nell’opinione pubblica e,

    in particolare, nelle giovani generazioni e negli studenti la conoscenza della cultura ferroviaria e

    della cultura energetica ecosostenibile (come l’energia idroelettrica prodotta ancora dalla Centrale

    ENEL di Farfa;); di sostenere e incrementare/potenziare l’esercizio delle ferrovie lente, secondarie e

    turistiche tuttora attive, che possono diventare importanti vettori della ‘mobilità dolce’ nel nostro

    Paese; di favorire e incentivare il recupero delle ferrovie dismesse/dimenticate (valutando la

    possibilità di riattivazione del servizio o, in alternativa e nelle attese di una eventuale riattivazione, la

    loro immediata trasformazione in greenways fruibili con mezzi ecologici); di preservare e valorizzare

    il materiale rotabile ferroviario storico, gli impianti fissi, i manufatti e le opere d’arte connessi

    all’infrastruttura ferroviaria storica come non eludibile testimonianza di archeologia industriale.

    MICHELE ANTONILLI MARIO PIETRANGELI MAURIZIO MORETTI

    www.pietrangeli.net

    5

  • DEDICA

    Questo libro è dedicato a tutto il Personale FS scomparso della Stazione e

    Sottostazione FS di Fara Sabina – Passo Corese e della Centrale ENEL ed è

    dedicato alla memoria di mio padre Giorgio detto “Pace Bene”, Tecnico FS della

    Stazione di Fara Sabina.

    Mario Pietrangeli

    www.pietrangeli.net

    “Quando perdi un amico non ti disperare, disperati quando l’avrai dimenticato, perchè solo allora

    l’avrai perso per sempre” (anonimo)

    6

  • 7

  • INDICE

    Pagina

    - Linea Roma-Settebagni (RM) – Monterotondo - Passo Corese di Fara Sabina (RI)

    Poggio Mirteto (RI) -Orte (VT)................................................................................................................. 9

    - La centrale ENEL di Farfa....................................................................................................................... 16

    - La ferrovia Roma – Civitacastellana – Viterbo ....................................................................................... 18

    - La ferrovia Roma Palombara Sabina Tivoli ............................................................................................ 25

    - Linea Terni – Rieti................................................................................................................................... 31

    - La ferrovia Orte – Civitavecchia (VT) .................................................................................................... 33

    - Potenziamento della viabilità ferroviaria sulla linea Attigliano – Viterbo al km 3+726 ........................ 36

    - Intorno a Roma ........................................................................................................................................ 40

    - La Direttissima Roma Firenze ................................................................................................................. 43

    - Bibliografia.............................................................................................................................................. 46

    - Note Storiche Turistiche.......................................................................................................................... 48

    - Note Tecniche Ferroviarie – Dizionario................................................................................................... 56

    8

  • LINEA ROMA- SETTEBAGNI (RM) – MONTEROTONDO -PASSOCORESE di

    FARA SABINA (RI) – POGGIO MIRTETO (RI) – ORTE (VT)

    (fonte principale: Edoardo Mori “In Treno da Roma a Firenze” ed. 1986, altre fonti Maurizio

    Panconesi “Le Ferrovie di Pio IX” Editore Calosci – Cortona; Roberto Lorenzetti “Un Treno

    per Roma, 150 anni di una ferrovia mai nata” e rielaborazione Mario Pietrangeli)

    Prima di passare nel vivo della descrizione della Storia e Tecnica delle linee Sabine si ritiene opportuno

    dare una descrizione sintetica dei principali aspetti di tali “ferrate” per permettere al lettore un facile

    esame delle pagine seguenti. Nel 1945 lo Stato Pontificio iniziò a pensare ad una propria rete

    ferroviaria. Solo nel 1946 il nuovo Papa Pio IX diede un impulso notevole alla progettazione di una rete

    che collegasse i vari territori dello Stato Pontificio. Da Roma i binari arrivarono a Corese solo nel 1965.

    Nel 1967 il Generale Garibaldi dopo la sfortunata campagna di Mentana per Roma Capitale utilizzò da

    Corese un treno per allontanarsi dal centro Italia. Tali schede comprendono anche una rapida

    descrizione dei tanti progetti mai realizzati della ferrovia Roma – Riet e la descrizione della Centrale

    ENEL di Farfa costruita, anche per alimentare la Ferrovia Rieti – Roma ( mai realizzata).

    Scopo di questa scheda è quello di illustrare la Storia della costruzione delle linee principali nell’Italia

    centrale e in particolare della linea da Roma a Firenze.

    Nel panorama di progetti ferroviari nel 1845 dalle autorità dello Stato Ponteficio veniva data la priorità ad

    una linea trasversale transappenica che avrebbe collegato i mari Adriatico e Tirreno, mettendo in

    comunicazione Ancona e Bologna con Firenze, e questa città con Pisa e Livorno. Inoltre si stava

    studiando anche un collegamento da Ancona a Roma e da Roma a Firenze.

    Tale politica doveva mutare indirizzo nel 1846

    con il successivo Pontefice Pio IX ( Giovanni

    Maria dei Conti Mastai Ferretti). Il 14 luglio

    1846, a pochi giorni dall’elezione, Pio IX

    nominò una “Commissione consultiva per le

    strade ferrate.

    Contrariamente quindi alle opinioni generali

    che richiedevano un collegamento diretto di

    Firenze con Roma, gli Stati della Chiesa

    faranno della dorsale – Ceprano, Roma, Orte,

    Foligno, Ancona, Bologna, Ferrara – un punto

    fermo della loro politica ferroviaria tanto da

    chiamarlo la via “Pio Centrale”.

    Infatti nel maggio del 1856 (dopo più di venti

    anni dalla costituzione della prima strada

    ferrata in Italia) il governo dello Stato

    Pontificio decide di affidare alla Società

    9

  • Casavaldès la concessione di costruzione della Roma-Ancona. La suddetta società nel medesimo 1856 si

    trasformerà in “Société Générale des Chemins de fer Romains”. Una linea, quella da Roma

    ad Ancona, per Orte, Terni e Foligno, che, nonostante tutte le migliori intenzioni, avrebbe avuto una

    gestazione lenta e difficile, passando attraverso una trafila di speculazioni, di convenzioni, di “fusioni”.

    Ed era fatale che dovesse venire sorpresa dagli eventi politici del Risorgimento. Nel 1860, infatti, gli Stati

    della Chiesa si trovarono ad essere circondati da ogni parte del Regno d’Italia. Quando i Binari

    cominciarono a muoversi nella voluta direzione, partendo da Roma Termini ove gli impianti ferroviari

    erano sistemati alla meglio, in attesa della grande stazione, e dopo aver abbandonato del tutto l’idea di

    ubicazione a Porta Angelica, si dovettero affrontare problemi difficili di ordine politico più che tecnico. In

    data 5 agosto 1869 un Ordine di Servizio della Società costruttrice ci illustra in merito a delle vicende

    confinarie. Partendo da Roma per dirigersi su Ancona, la linea percorreva circa 37 chilometri in territorio

    pontificio, per poi uscire a Passo Corese su quello italiano, ove continuava per altri 29 chilometri, fino

    alla località Colle Rosetta, in cui rientrava nello Stato Pontificio, che percorreva di nuovo per altri 20

    chilometri, rientrava poi nel Regno d’Italia per riuscirne definitivamente al Fosso delle Caldare, distante

    25 chilometri da Terni. La ferrovia, pertanto serpeggiava tra lo Stato Pontificio e quello italiano, e fu

    necessario stilare una speciale convenzione fra i due stati, sia per condurre a termine la linea, come per

    servirla, come per regolare ad esempio reciprocamente il passaggio di truppe da un territorio all’altro. In

    tali condizioni, i binari raggiunsero Corese, l’attuale Fara Sabina, il 1° aprile 1865 e Foligno il 4 gennaio

    1866. Così il 29 aprile del 1866 Roma è unita con una rete ferroviaria ad Ancona.

    Nel frattempo l’architetto Salvatore Bianchi progettava la stazione a “Termini”. Nell’esaminare il

    progetto si racconta che Pio IX, colpito dalla grandiosità del medesimo esclamasse “…architetto! Voi

    avete fatto una stazione non per la Capitale dello Stato Pontificio ma per la Capitale del Regno d’Italia”.

    Il 12 dicembre 1866 viene saldato il tratto Foligno-Perugia-Ponte S. Giovanni. Il primo treno può ormai

    collegare direttamente Roma con Firenze attraverso Terni, Foligno, Perugina, Cortona ed Arezzo.

    Il collegamento ferroviario fra le due capitali era finalmente da considerarsi un fatto compiuto.

    Mancavano quattro anni all’unità d’Italia, unità che il nuovo mezzo di locomozione aveva anticipato

    collegando ferroviariamente fra loro le due Capitali.

    Con il completamento della linea Roma-Firenze, via

    Foligno, si era compiuto il 12 dicembre del 1866 un

    grande passo nel collegare il nord con il centro-sud

    della Penisola.

    L’anno seguente Roma si troverà collegata al

    capoluogo toscano con un secondo collegamento via

    Civitavecchia-Pisa, la cosiddetta “maremmana

    occidentale”. E la saldatura avverrà stavolta il 27

    giugno 1867. Mancavano tre anni all’unità dell’Italia.

    Il percorso totale tra Firenze e Roma via Pisa-

    Civitavecchia risultò di 431 chilometri contro il 372

    della Firenze-Arezzo-Cortona-Perugia-Terni-Roma.

    Siamo arrivati al 1870. Tutto si svolse con grande

    lealtà, scrive il De Cesare, da parte dei dirigenti della

    10

  • “Società Ferroviaria Romana”, tra i quali c’erano pure molti stranieri. A loro, alla loro avvedutezza, si

    dovette se il servizio ferroviario riuscì a procedere con la richiesta regolarità, malgrado che il

    collegamento via Foligno fosse stato fatto saltare il ponte sull’Aniene. Ben più gravi e profonde ferite

    sarebbero state apportate piu’ tardi al collegamento ferroviario tra Firenze e Roma nel corso degli eventi

    bellici del secondo conflitto mondiale.

    Si può intanto constatare nel quadro nazionale e internazionale che nell’anno precedente a quello in cui

    avvenne il primo collegamento ferroviario tra Firenze e Roma, e precisamente il 29 aprile del 1865, era

    stato celebrato con particolare solennità il compimento della grande arteria longitudinale che da Susa,

    attraverso Torino, Alessandria, Voghera, Piacenza, Bologna e Ancona, finiva a Brindisi, nel “tacco” dello

    Stivale, dopo un percorso di 1150 chilometri. Su tale percorso sei anni più tardi, nel 1871, con l’apertura

    del traforo del Cenisio (la galleria del Frejus) la “Valigia delle Indie” potè finalmente venire istradata

    attraverso l’Italia, sul percorso Lontra-Calais-Parigi-Modane-Frejus-Torino-Bologna-Brindisi-Bombay.

    Nel 1864, la Porrettana, ardita ferrovia di montagna, aveva allacciato Firenze a Bologna. Vecchie e nuove

    arterie di dimostreranno funzionali e provvidenziali allorché, dopo la Breccia di Porta Pia del 1870,

    l’apparato burocratico dell’intera Nazione comincerà a trasferirsi sulle rive del Tevere. L’aumento del

    traffico venne ad imporre in conseguenza la necessità di saldare, quanto prima possibile, i diaframmi fra

    Orvieto e Orte e fra Chiusi e la località intermedia di Terontola, fra le due stazioni di “Cortona” e

    “Tuoro”

    I diaframmi di cui sopra separavano le tratte portate a termine su di un nuovo itinerario Firenze-Arezzo-

    Chiusi-Roma. La Orte-Orvieto di 42 chilometri, veniva compiuta il 10 marzo del 1874 e la sua

    realizzazione finì per rivestire particolare importanza anche perché completava la Roma-Firenze, via

    Siena, riuscendo così a stabilire il terzo collegamento, in ordine di tempo, tra le due città. L’anno

    successivo, nel novembre del 1875, staccandosi da Chiusi, dopo un percorso di 29 chilometri, i binari

    raggiungevano una frazione del Comune di Cortona “Terontola.” Così mentre Orte, posta al Bivio per

    Ancona, veniva ad acquistare una primaria importanza di nodo ferroviario, la nuova stazione di

    “Terontola” si trovava a costituire la cerniera della grande dorsale italiana, che era definitivamente

    realizzata alla fine del 1875. La nuova linea si trovò, e si trova tuttora, a seguire le sponde dell’Arno tra

    Firenze e Pontassieve ed Arezzo, a circoscrivere ad est la Val di Chiana tra Arezzo e Terontola, a

    bordeggiare il lago Trasimeno tra Terontola e Chiusi, ad accompagnarsi con il Paglia tra Chiusi ed

    Orvieto ed a giocare a rimpiattino col Tevere da Orvieto a Roma. Cosicché essa ripete in buona parte le

    tortuosità ambigue dell’andamento del terreno. Di qui le famose “anse” di Pontassieve, di Arezzo, di

    Ficulle e di Fara Sabina. Queste anse hanno rappresentato e rappresentano ancora un ostacolo sempre

    maggiore all’effettuazione di un fluido esercizio man mano che la velocità su rotaia aumentava, a seguito

    dell’avanzata tecnologia dei mezzi di trazione e del materiale rotabile. A questo itinerario, nato, come

    abbiamo visto, dalla fusione di singoli tratti, tante cure si sarebbero prestate in un secolo di vita. Nei primi

    anni del ‘900 tra il 1920 ed il 1930 si provvide al suo completo raddoppio e nell’ottobre del 1935 si

    completava l’elettrificazione. Con il raddoppio e l’elettrificazione le “Ferrovie Italiane dello Stato” che

    dal 1905 ne avevano assunto la gestione, fecero anche notevoli sforzi finanziari per rettificare i tratti

    possibili (anse di Incisa, ad esempio) ed aumentare i raggi delle curve. I suddetti lavori portarono a 314

    chilometri la distanza fra le due città (per la storia della costruzione della Linea Ferroviaria

    “Direttissima” Roma Firenze si rimanda alla pagina 25).

    11

  • Garibaldi, i Giorni Di Mentana, la Stazione Di Passo Corese Di Fara Sabina (RI) (3

    novembre 1867) e i Fratelli Cairoli.

    La Battaglia di Mentana, combattuta a pochi chilometri da Monterotondo, vide schierati i Garibaldini,

    ridotti dalle diserzioni dagli iniziali 12.000 a 5.000 uomini e circa 14.000 franco – pontifici dei Generali

    Duplessis e Kanzler. Le sorti dell’impari scontro furono ulteriormente decise dall’adozione, da parte delle

    truppe francesi dei nuovi fucili Chassepots a retrocarica, da 12 colpi al minuto (fabbricati a Brescia nello

    stabilimento della Soc. Glisenti), dotati quindi di una maggiore rapidità di tiro e ricarica e di una portata

    di tipo doppia rispetto ai vecchi lenti fucili ad avancarica in dotazione ai Garibaldini i quali, nel loro

    attacco, non possono effettuare alcun tiro utile, mentre le loro prime file venivano falcidiate dagli

    avversari. Visto l’inutile massacro, Garibaldi ordinò alle proprie truppe di ritirare. Le perdite dei

    Garibaldini ammontarono a 1000 tra caduti e feriti e 1400 prigionieri – circa la metà di tutti gli effettivi –

    contro le poche decine dei franco – pontifici

    Dopo lo scontro di Mentana tra Garibaldini da una parte e Pontifici e Francesi alleati dall’altra, a seguito

    della sconfitta dei primi, questi effettuarono una ritirata. Per tale ripiegamento i garibaldini si servirono

    proprio di quella ferrovia fatta costruire pochi anni prima dal loro “nemico”, il Pontefice Pio IX. Dopo

    una lunga marcia a piedi da Mentana a Passo Corese il 4 novembre del 1867 gli uomini di Garibaldi

    salirono su treni merci a Passo Corese e attesero l’arrivo del loro Generale. Garibaldi salì sul suo vagone

    dopo aver risposto al saluto dei suoi uomini. Alle 8 del mattino il treno partì ma giunto alla Stazione di

    Fligine, poco prima di Firenze, alcuni militari dell’Esercito Piemontese salirono sul suo vagone per

    “scortarlo” fino a Varignano, località dalla quale il Generale fu lasciato libero di fare ritorno alla sua

    amata Caprera. La sconfitta di Mentana fu per l’Esercito di Garibaldi una sconfitta inattesa. Le difficili

    condizioni fisiche e soprattutto psicologiche dei reduci durante quel lungo viaggio di ritorno dalla

    sconfitta, furono efficacemente descritte da un testimone (dalla raccolta di testimonianze di Luigi Musini:

    “Memorie e Cronache dal 1858 al 1890”) nelle sue memorie postume: “ A Passo Corese Fummo stivati in

    vagoni merci e bestiame. Io e Pertit Bon ci trovammo in uno di questi ultimi in numero di 40 e più,

    sicché non v’era nemmeno lo spazio per sedere e dovevamo per turno restare in piedi. Il vagone era poi

    12

  • aperto ai lati e soffrimmo un grande freddo, massimo quando, traversando l’ Appennino (nel tratto

    Foligno – Fabriano N.d.R.), cominciò a percuoterci la faccia una neve gelata ed un vento freddissimo.

    Per la via di Falconara si giunse alle 3 pomeridiane……..”. Legate a Passo corese e a Garibaldi sono le

    figure dei Fratelli Cairoli. I Fratelli Cairoli, il 20 ottobre 1867, partirono da Terni e giunsero a Passo

    Corese, dove si imbarcarono sul Tevere, cercando di sfuggire alla sorveglianza papalina. Sbarcarono nei

    pressi dell'Acqua Acetosa e nascosero le armi in un canneto vicino. Passarono la notte del 22 all'interno

    della Vigna Glori. La sorpresa, per non precisati motivi fallì. La mattina furono attaccati dai soldati del

    Papa al comando del Capitano Mayer. I garibaldini si difesero all'arma bianca ma furono abbattuti da

    scariche di fucileria. I Fratelli Cairoli furono ambedue colpiti ed Enrico finito a colpi di baionetta. Fu

    ferito anche il Capitano Mayer e allora i papalini si ritirarono. Nella Villa rimasero pochi garibaldini, fra

    cui Giovanni. Tutti gli altri si ritirarono verso Monterotondo, per congiungersi con gli altri commilitoni.

    Il giorno dopo ritornarono i pontifici e fecero prigionieri i feriti. Dopo due mesi Giovanni Cairoli fu

    messo in libertà. Morirà due anni dopo per ferita. L'insurrezione popolare che causò la morte di vari

    gendarmi avvenne a Piazza del Popolo il 22 ottobre. Zuffe si verificarono nel centro della Città mentre la

    Caserma Serristori saltò in aria causando la morte di 40 zuavi. L'insurrezione fallì in quanto un delatore

    consentì ai papalini di sequestrare una parte delle armi tenute nascoste nella Villa Mattei. Furono celebrati

    i processi e furono comminate pene rigorose, fino alla pena di morte per i popolani Giuseppe Monti e

    Gaetano Tognetti (Caserma Serristori) che furono giustiziati il 24 novembre 1868 in Piazza de' Cerchi.

    Altri condannati morirono in carcere prima del 20 settembre 1870.

    Storia Delle Ipotesi Di Costruzione Della Linea Ferroviaria Roma e Rieti.

    Scopo di questa scheda è quello di illustrare la Storia di alcuni progetti mai realizzati per la costruzione

    della Linea tra la Capitale e RIETI. Come noto, di nuovo si parla di progetti per questa linea, si sta

    insomma scrivendo un altro capitolo di questa

    lunga vicenda, iniziata nel 1846 quando PIO IX

    cominciò a pensare ad una rete ferroviaria nello

    Stato Pontificio e fu ideata la prima ipotesi di

    collegamento tra Ascoli – Rieti e Roma. Di

    seguito esamineremo la vicenda relativa al solo

    progetto dell’Ingegnere Trivellini in quanto in

    sé somma tutte le problematiche burocratiche -

    politiche – clientelari – economiche che poi

    ritroviamo anche in altre iniziative sempre

    relative alla costruzione della linea (esempio:

    Progetto Calandrelli del 1871, Progetto Fratelli

    Morgan del 1883, il Progetto Ing. Ugolini 1900, quello dell’Ing. Talenti del 1913 e l’idea dell’Ing. Ravioli

    che seguiva il percorso e l’andamento della Strada Salaria).

    L’esigenza di una congiunzione ferroviaria tra Rieti e Roma dominava il dibattito ferroviario reatino e

    questo soprattutto dopo l’unificazione nazionale quando, l’obiettivo di ogni città fu quello di collegarsi

    ferroviariamente con Roma destinata a diventare la Capitale. Peraltro Rieti non doveva costruire una

    13

  • ferrovia fino a Roma, ma per raggiungere la capitale era sufficiente un tronco ferroviario fino a passo

    Corese, da dove si sarebbero utilizzati i binari della Roma – Ancona. Ma la Rieti – Corese non avrebbe

    risposto soltanto agli interessi della Sabina e nel suo complesso era chiamata a risolvere quello annoso

    problema di un collegamento funzionale tra i due mari per motivi economici e strategici – militari. Furono

    proprio due sostenitori di una ferrovia tra il Tirreno e l’Adriatico a sottolineare fin dal 1871 l’importanza

    di questa linea. Il primo di essi fu il Colonnello Alessandro Calandrelli che nel suo studio per una ferrovia

    San Benedetto – Ascoli –Roma, vide il tronco Rieti – Corese come l’unico possibile per completare il

    collegamento con la capitale la quale non doveva rimanere “…il centro politico della nazione”, ma anche

    quello “…della attività materiale e morale della popolazione delle arti, dell’industria e del

    commercio….” (Fonte: A. Calandrelli: “La Salaria una ferrovia per le valli del velino e del tirreno,

    Roma 1871”). Gli fece eco nello stesso anno l’ Ing. Camillo Ravioli che pose maggiormente l’accento

    sulla rilevanza militare di questa linea.

    È però al reatino Felice Palmegiani che si devono i primi reali tentativi di costruire la linea. Il Palmegiani

    era il promotore di questa iniziativa mentre gli studi e il progetto furono redatti dall’Ing. Luigi Trivellini il

    cui lavoro venne approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 8 marzo 1879. Il Palmegiani aveva

    promosso anche un Comitato in appoggio alla linea alla cui presidenza fu chiamato il generale Filippo

    Cerreti, uno dei personaggi più autorevoli della questione ferroviaria dell’800. Il comitato tenne due

    fondamentali riunioni nel marzo 1880 nelle quali vennero stabilite le linee programmatiche generali, e si

    deliberò di promuovere la costituzione di un consorzio tra i territori alla ferrovia che doveva

    coinvolgere tutti Comuni della Sabina compreso il Comune di Rieti. Il comitato non aveva fatto i conti

    con la Società Umbra per le Tranviarie a vapore presieduta dal conte D’Albavilla che nel frattempo

    aveva proposto un linea Tamviaria da Rieti a Roma. Infatti, l’errore più grande che commise il comitato

    di Palmegiani fu quello di dare per scontato l’appoggio alla propria causa del Comune di Rieti il quale

    invece, una volta che il conte D’Albavilla ottenne la concessione, vide la proposta della tranvia come il

    mezzo più semplice ed economico per ottenere il tanto auspicato collegamento ferroviario per Roma. Tale

    scelta provocò una situazione di stallo che portò all’abbandono di tutte e due i citati progetti. Nel 1902 si

    riparlò di questo collegamento grazie al progetto noto come “Salaria” (da Ascoli – Antrodoco – Rieti –

    Corese) che era stato ipotizzato dal Generale Cerreti, dal Colonnello Calandrelli e dagli Ingegneri Ravioli,

    Massimi e Segni. Il dibattito sulla Rieti – Roma si riaprì durante il Fascismo. Risultano agli atti

    dell’Archivio di Stato due lettere in merito alla linea dell’Ing. Marcucci a Mussolini e al Ministro Ciano,

    lettere che auspicavano la costruzione della linea. Ma la storia di questa ferrovia non ha ancora avuto fine

    ed oggi è entrata a far parte della cronaca politica della Sabina. Di nuovo si è tornati a parlare della

    costruzione di questa ferrovia. Ancora una volta i motivi della richiesta sono diversi, ed oggi alla Rieti –

    Passo Corese si affida il compito di facilitare il flusso pendolaristico tra Rieti e la Capitale che supera le

    n. 2.000 unità giornaliere, così come in essa si intravede la possibilità di alleggerire la pressione

    demografica di Roma che è ormai divenuta insostenibile. In questo ultimo caso la Rieti – Passo Corese si

    troverebbe a svolgere il ruolo di linea passante in grado di collegare velocemente la capitale con gli

    insediamenti satellite che in brevissimo tempo si andrebbero a sviluppare lungo di essa. Del vecchio

    dibattito sulla linea restano solo le polemiche sul tracciato. Invece ciò che è necessario è che ogni

    tentativo per realizzarla sia saldamente legato a coscienti ed approfondite riflessioni critiche in grado di

    evitare ogni tipo di squilibrio territoriale incontrollabile che potrebbe con essa verificarsi (il 19 dicembre

    14

  • 2003 il CIPE, vista la legge 21 dicembre 2001, n. 443 - Legge obiettivo – ha previsto uno stanziamento

    per la possibile costruzione della Rieti – Passo Corese). Parlando di Rieti è opportuno un doveroso e

    breve omaggio alla Storia della Funivia del Monte Terminillo, che potete leggere di seguito.

    Il 22 gennaio 1933 fu un giorno importante per il monte Terminillo a pochi chilometri da Rieti, infatti,

    Benito Mussolini, Capo del Governo, si rivolse a Orlando Rossi per effettuare una gita con la propria

    famiglia partendo da Lisciano. Il duce rimase talmente incantato dalla bellezza del Terminillo che decise

    di promuovere la costruzione della strada di fare di quei luoghi un centro turistico di alto livello. Il

    Terminillo divenne così parte del progetto fascista di creare con Ostia e con il Terminillo (la “montagna

    di Roma”), i due estremi delle vacanze romane, mare e montagna, uniti da un’unica strada illuminata. La

    strada principale fu costruita in tempi rapidissimi e il 23 dicembre dello stesso anno arrivò fino a Pian de

    Rosce, mentre poco più tardi raggiunse Pian de’ Valli e Campoforogna. Nel 938 fu inaugurata la

    Funivia del Terminillo e nel 1940 fu costruito il Tempio Votivo degli Alpini.

    Fu questo l’inizio del turismo di massa e dello sviluppo edilizio del Terminillo con le prime strutture

    ricettive ed i primi impianti di risalita.

    15

  • CENTRALE ENEL DI FARFA

    (MICHELE ANTONILLI)

    La storia della Centrale Idroelettrica Farfa 1, dove 1 vuol dire che viene utilizzato il 1° salto del fiume

    Farfa, affluente del Tevere, mentre il 2° salto viene utilizzato dalla centrale idroelettrica Farfa 2, situata

    presso la stazione ferroviaria di Poggio Mirteto, ha inizio esattamente il 25 febbraio 1899 quando l’ Ing.

    Edoardo Ugolini presentò domanda alla Prefettura di Perugia per derivare 1,20 m3/sec di acqua demaniale

    del fiume Farfa, dalle fornaci di Santa Maria a Valle Basetti con un salto di 86,50 m.

    Nel 1901 la Società Romana di Elettricità, acquistò la concessione Ugolini, inoltre entrò in possesso

    delle sorgenti di Capore (nel territorio di Frasso Sabino), di proprietà del Principe Borghese.

    Il progetto originario subì numerose modifiche per opera degli Ing. Ulisse Del Buono e Angelo Filonardi,

    per poter ottenere un maggiore salto idraulico e, quindi, una maggiore potenza elettrica disponibile,

    aumentando la lunghezza del canale derivatore (quasi interamente scavato in galleria) fino all’altezza di

    Torre Baccelli nel territorio di Fara in Sabina, per cui solo nell’agosto 1911 ebbero inizio i lavori sotto la

    direzione dell’Ing. Enrico Anagni.

    Negli anni che vanno dal 1912 al 1914 i lavori procedettero con una certa difficoltà, fu costruito circa il

    44% del canale derivatore, di cui oltre 4 km metri in galleria, mentre con opportune modifiche progettuali

    il tracciato del canale fu ridotto a 10,5 km.

    Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale vi furono gravi difficoltà: negli anni dal 1915 al 1917 la

    costruzione proseguì molto lentamente.

    Sotto la direzione dell’Ing. Giordano i lavori ripresero alacremente verso la fine del 1918, nonostante le

    difficoltà tecniche e finanziarie causate sia dall’inflazione galoppante, sia dalle agitazioni politiche e

    sindacali dell’Italia del primo dopoguerra.

    Nel febbraio 1923 l’impianto idroelettrico entrò in funzione con una condotta forzata realizzata dalla ditta

    Bosco di Terni che alimentava un gruppo turbina Francis– alternatore Westinghouse, già acquistato nel

    1915, da 5000 kW.

    Poco dopo venne posta in opera una seconda condotta forzata realizzata dalla ditta Savigliano di Torino

    e un altro gruppo turbina Francis – alternatore Westinghouse da 5000 kW così da elevare la potenzialità

    dell’impianto a 10.000 kW.

    Infine, nel 1933, con la realizzazione del bacino di compensazione giornaliera nei pressi di Torre

    Baccelli, vennero attivati una terza condotta forzata e un gruppo turbina Francis– alternatore

    Tecnomasio, di caratteristiche identiche ai precedenti con funzione di riserva. Le turbine idrauliche di tipo

    Francis furono costruite dalla ditta Riva.

    Una linea elettrica a 60.000 Volt (poi raddoppiata e ora esercita a 20.000 V), lunga circa 3 Km, collegava

    (e collega) la Centrale alla sottostazione elettrica di Colonnetta “La Memoria” situata nel comune di

    Montopoli di Sabina, ove, unitamente agli elettrodotti in Alta Tensione provenienti da Terni, l’energia

    elettrica prodotta in Farfa 1, provvedeva ad alimentare le utenze romane.

    Le acque del Farfa, restituite al suo corso naturale dalle opere di scarico della Centrale, sono state

    ulteriormente utilizzate tramite un canale di derivazione dalla centrale idroelettrica Farfa 2, situata non

    lontano dalla stazione ferroviaria di Poggio Mirteto ed inaugurata nel 1936.

    16

  • Nel 1944, in piena 2a Guerra Mondiale, la Centrale venne minata e fatta esplodere dalle truppe tedesche

    in ritirata.

    Appena possibile, la Società Romana di Elettricità si attivò per la ricostruzione della Centrale e dal 1°

    maggio 1947 al 30 settembre 1948 ebbero luogo i lavori per ripristinare l’impianto alla sua piena

    potenzialità.

    Nel 1963, con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la Centrale passò in gestione all’ ENEL che ne

    è il suo attuale proprietario.

    Dal 1985 l’impianto è stato automatizzato e viene comandato dal Posto di Telecontrollo di Montorio al

    Vomano (Teramo).

    Attualmente la Centrale è gestita da Enel Green Power, società del Gruppo Enel che opera nel settore

    delle fonti rinnovabili di energia con un importante parco di impianti eolici, solari, geotermici,

    idroelettrici e a biomasse.

    È la principale società di energia “verde” in Italia e uno dei più autorevoli punti di riferimento

    internazionali del settore.

    17

  • LA FERROVIA ROMA – CIVITACASTELLANA – VITERBO

    (fonte principale: Vittorio Formigari e Pietro Muscolino “Le Tramvie del Lazio” Editore Calosci –

    Cortona ed .2004 e altre fonti: Consorzio Trasporti Lazio Azienda Consortile Trasporti laziali

    “Ferrovia Roma – Civitacastellana – Viterbo” Sintesi dello Studio di Fattibilità”; sito culturale

    enciclopedico www.wikipedia.org e rielaborazione Mario Pietrangeli)

    Per permettere al lettore di apprendere le principali indicazioni Storiche – Tecniche della linea, come

    nella parte precedente, si è pensato di far precedere la Scheda dettagliata della ferrovia in argomento da

    una descrizione sintetica della ferrata in oggetto. Le origini della ferrovia Roma-Civita Castellana-

    Viterbo risalgono al 1905 quando venne aperta all’esercizio una tranvia che collegava, fiancheggiando

    la via Flaminia, Roma a Civita Castellana; qualche anno dopo la linea, a scartamento metrico e trazione

    elettrica monofase 6.000V 25 Hz, veniva prolungata fino a Viterbo. Le sue caratteristiche erano:

    scartamento 1m.; trazione elettrica alternata monofase 25 Hz 6500V, ridotta a 650V nel tratto cittadino;

    piazza della Libertà – ponte Milvio (Km. 5013) sul quale fu effettuato dal 10 ottobre 1906 fino al 10

    ottobre 1928 un servizio urbano. La lunghezza totale del percorso era di Km. 97,9; le pendenze massime

    raggiungevano il 72 per 1000; le curve avevano raggi minimi di m. 20; le stazioni intermedie erano 27

    con 18 raccordi merci. Il materiale rotabile era a 2 o a 4 assi di costruzione Man Siemens Tabanelli

    Westinghouse. Questa linea fu soppressa il 30 aprile 1932 e sostituita dalla ferrovia a scartamento

    ordinario e trazione elettrica con corrente di 3000V, con penetrazione sotterranea, da piazzale Flaminio

    fino alla stazione dell’Acqua Acetosa, gestita fino al 1976 dalla Società Romana Ferrovie del Nord, per

    poi passare al Consorzio ACOTRAL (COTRAL). La tranvia venne quindi sostituita dalla ferrovia

    elettrica Roma-Civita Castellana-Viterbo inaugurata il 28 ottobre 1932 e caratterizzata da una parte

    propriamente urbana, dalla stazione terminale di Roma P.le Flaminio alla stazione di Prima Porta, e da

    una parte extraurbana dalla stazione di Prima Porta a quella terminale di Viterbo. Il progetto prevedeva

    l’ubicazione della stazione terminale in galleria nei pressi di P.le Flaminio, che rappresentava e

    rappresenta ancora oggi un centro di vitale importanza per le comunicazioni interne della città di Roma.

    Il tracciato di penetrazione fu realizzato fra notevoli difficoltà costruttive tra cui le più rilevanti furono

    costituite dall’attraversamento del fiume Tevere e dallo scavo di oltre 2 Km di galleria fra le stazioni di

    P.le Flaminio e Acqua Acetosa. La linea ferroviaria, a singolo binario a scartamento ordinario e su sede

    propria, era ed è ancora basata su un sistema di trazione elettrica 3000V corrente continua.

    Negli anni ’20, si poteva osservare/notare lungo la Strada Statale Flaminia da Roma a Civita Castellana

    la presenza, di un binario a scartamento ridotto, percorso da convogli formati talvolta da piccole motrici

    a due assi trainanti rimorchietti, talvolta da grosse motrici a carrelli. Si trattava della ferrotramvia Roma-

    Civitacastellana-Viterbo, una delle più singolari tra le vecchie tramvie del Lazio, che assicurò per

    ventisei anni, (quale antenata dell’attuale ferrovia Roma-Viterbo, oggi gestita dalla COTRAL), i

    collegamenti tra Roma e la provincia di Viterbo.

    Linea di modeste pretese, ebbe anche vita breve essendo stata inaugurata nel 1906, quasi in

    concomitanza con le tramvie dei Castelli, ed essendo poi stata sostituita nel 1932 dall’attuale ferrovia.

    18

    http://www.wikipedia.org/

  • Nonostante ciò, si può dire che svolse un ruolo essenziale nello sviluppo della regione a nord di Roma,

    traversando un comprensorio di circa 100.000 ettari di prodotti agricoli e industriali e servendo una

    popolazione di oltre 140.000 abitanti. Non solo, ma anche l’edilizia della zona nord di Roma deve molto

    alla tramvia Roma-Civitacastellana; vaste zone dei quartieri a Nord della Capitale (Trionfale e Della

    Vittoria) furono infatti edificate tra gli anni ’10 e ’20 utilizzando la tramvia che, con i suoi numerosi

    raccordi, si prestava al trasporto dei materiali da costruzione da varie cave situate nei dintorni. Parte del

    percorso della tramvia, nelle vicinanze di Roma, seguiva l’andamento di una antica linea ferroviaria a

    scartamento normale, la Ferrovia delle Cave. Linee di questo tipo (Ferrovia delle Cave), costruite per

    determinati fini e restate in attività per periodi relativamente brevi, sono state abbastanza diffuse nel

    passato. La realizzazione della tramvia Roma-Civitacastellana fu opera dell’ing. ETTORE ANGELELLI,

    con il finanziamento della banca belga Ryckaert: all’inizio del secolo i banchieri belgi trovavano molto

    conveniente la costruzione di tramvie e ferrovie economiche in tutta Europa. In estrema sintesi, si

    riportano di seguito le varie denominazioni delle Società che gestirono negli anni tale linea. Dopo il

    citato finanziamento della banca belga venne fondata la società Ryckaert, Renders & Co., alla quale la

    costruzione della linea fu concessa il 4 luglio 1904; nello stesso anno, il 28 settembre, alla primitiva

    società subentrò una seconda compagnia belga, la Società Anonima della Tramvia Roma-

    Civitacastellana, con sede a Bruxelles. La concessione venne resa definitiva con regio decreto il 5

    febbraio 1905 e si previde un costo di costruzione di circa quattro milioni di lire. I lavori iniziarono nel

    viale Tor di Quinto. Nel 1908, La relativa concessione fu accordata ancora alla stessa Società, che per

    l’occasione divenne Società Anonima della Tramvia e Ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo, il 9

    luglio 1908 (R.D. del 29 agosto); nella concessione il prolungamento della linea era classificato ferrovia

    e ciò valse da allora a differenziare i due tipi di esercizio. Un ulteriore cambiamento nella ragione

    sociale della Società si ebbe nel 1910, quando la stessa divenne Società Anonima delle Tramvie e

    Ferrovie Elettriche Roma-Civitacastellana-Viterbo. Nel 1913 la società, modificò la propria ragione

    sociale in Società Anonima per le Tramvie e Ferrovie Roma Nord (Bruxelles, 10 maggio 1913) e come

    tale rimase fino al 1921 quando, acquistata da capitale italiano, venne ad assumere la denominazione

    definitiva di Società Romana per le Ferrovie del Nord (SRFN; Roma, 27 luglio 1921). La linea era

    gestita dal COTRAL fino al 2003, ora dalla Soc. METRO.

    Ora riprendiamo il discorso relativo alla costruzione. il 27 aprile 1905, in meno di un anno fu pronto

    l’armamento ferroviario della costruendo linea ferrata da Roma a Civitacastellana, il 31 marzo 1906 si

    effettuò una corsa di prova con una locomotiva a vapore; il 23 settembre dello stesso anno fu collaudata la

    trazione elettrica, mentre il 10 ottobre fu aperto all’esercizio il tratto Roma (piazza della Libertà) –

    piazzale di ponte Milvio. L’intera linea fu aperta al traffico pubblico il 27 dicembre 1906 e primo

    direttore di esercizio fu il già citato ing. ANGELELLI. Si sentì subito l’esigenza di un suo prolungamento

    a Viterbo ed un certo ing. JONIAUX redasse un progetto di ferrovia in prosecuzione della tramvia. il 15

    maggio 1911 il servizio urbano per ponte Milvio fu inaugurato ufficialmente, con alcune corse prolungate

    a Tor di Quinto. Per quanto riguarda il prolungamento per Viterbo, la nuova linea fu aperta fino a

    Fabbrica di Roma il 9 ottobre 1912, fino a Vignanello il 16 dello stesso anno e fino a Soriano sul Cimino

    il 19 marzo 1913; l’apertura della tratta Soriano-Viterbo rese poi possibile una solenne inaugurazione del

    servizio Roma-Viterbo il 9 ottobre 1913. La linea cominciò però ben presto, già all’inizio degli anni ’20,

    a mostrarsi non più all’altezza delle esigenze delle popolazioni interessate: quattro ore da Roma a

    19

  • Viterbo, e spesso erano anche di più per le manovre che i treni generalmente misti dovevano eseguire

    nelle stazioni, apparivano eccessive, mentre il percorso tortuoso e la scarsa capienza del materiale rotabile

    rendevano il viaggio disagevole. Si cominciò quindi a pensare ad una nuova linea ferroviaria, sulla quale

    effettuare un servizio extraurbano comodo e rapido (per quei tempi). Il servizio urbano piazza della

    Libertà - ponte Milvio venne soppresso nel 1928, mentre quello extraurbano continuò durante i lavori

    per la linea a scartamento normale fino al 30 aprile 1932, data dopo la quale fu provvisoriamente

    sostituito da una autolinea fino all’apertura all’esercizio della nuova ferrovia elettrica Roma-Viterbo via

    Civitacastellana che, sempre esercitata dalla SRFN, venne aperta al pubblico il 28 ottobre 1932. Dalla

    stazione capolinea in Roma, stabilita in piazza della Libertà con un edificio in stile floreale scomparso da

    gran tempo, seguendo il lungotevere Michelangelo, la linea passa in piazza Cinque Giornate e segue il

    viale delle Milizie, tenendosi sul lato sinistro fino all’imbocco con l’attuale via Barletta, punto nel quale

    devia a destra imboccando il viale Angelico. Proprio in viale Angelico si trova, (prima del deposito

    Vittoria delle tramvie municipali), lo scalo merci della tramvia. Lungo il viale Angelico e

    successivamente lungo la sponda destra del Tevere, su un percorso in quest’ultimo tratto a livello molto

    più basso dell’attuale strada, il tram raggiunge il piazzale di ponte Milvio, dove effettua una fermata.

    Traversato il piazzale, la linea imbocca viale di Tor di Quinto, raggiungendo la stazione di Tor di Quinto

    posta dove successivamente sarà costruita una sottostazione elettrica municipale, con deposito ed officina;

    qui ha termine un servizio urbano in partenza da piazza della Libertà. Seguendo ancora la linea si incontra

    la stazione detta Ippodromo, dopo di che il binario si immette, in località Due Ponti, sulla via Flaminia

    che seguirà costantemente fino a Civitacastellana. Dopo Due Ponti seguendo le continue variazioni

    planimetriche ed altimetriche della via Flaminia, si incontrano poi le stazioni di Scorfano (l’odierna

    Sacrofano), Riano, Castelnuovo di Porto, Morlupo, Magliano Romano, Rignano Flaminio, S. Oreste,

    Stabia, Faleria e Ponzano cave. Successivamente, si giunge a Civitacastellana.

    Dopo la stazione di Civita Castellana , il binario prosegue quindi entro Civitacastellana e per le vie

    Andosilla e Nazionale giunge al ponte Clementino, superato il quale si arriva, con un breve tratto in

    trincea, alla stazione di Catalano, con annessi deposito e officine. Seguono le stazioni di Faleri, Fabrica

    di Roma, Corchiano, Vignanello, Valleranno, Soriano sul Cimino, Vitorchiano e Bagnaia: in questo tratto

    la linea si presenta decisamente migliore della parte tranviaria fino a Civitacastellana, essendo tutta in

    sede propria e praticamente sul tracciato oggi seguito dalla ferrovia a scartamento normale Roma-

    Civitacastellana-Viterbo. Dopo Bagnaia la linea torna in sede stradale e, superata la stazione di La

    Quercia, giunge a Viterbo; qui la stazione è posta nell’area oggi occupata dalla stazione del COTRAL

    (ora Società METRO), ex SRFN, ed un binario di raccordo collega la ferrovia con l’interno del piazzale

    della adiacente stazione FS di Viterbo Porta Fiorentina. Le tabelle che seguono riportano le progressive

    chilometriche di tramvia e ferrovia e l’elenco dei raccordi ferroviari.

    20

  • FERROVIA ROMA-CIVITACASTELLANA-VITERBO, PROGRESSIVE CHILOMETRICHE

    (fonte: Vittorio Formigari e Pietro Muscolino “Le Tramvie del Lazio” Editore Calosci – Cortona )

    progr. km località progr. km località

    tramvia Roma - C. Castellana ferrovia C. Castellana -Viterbo

    - Roma, p. Libertà 53,38 Civitacastellana

    4,34 p.le di p.te Milvio 54,71 Catalano

    5,29 Tor di Quinto 59,27 Faleri

    6,98 Ippodromo 64,22 Fabrica di R.

    8,87 Grottarossa 69,16 Corchiano

    11,12 Castel Giubileo 75,98 Vignanello

    13,13 Prima Porta 76,71 Valleranno

    19,58 Scorfano 85,93 Soriano sul C.

    25,53 Riano 90,74 Vitorchiano

    28,73 Castelnuovo di P. 93,87 Bagnaia

    30,50 Morlupo 95,78 La Quercia

    31,96 Magliano R. 97,88 Viterbo

    39,47 Rignano F.

    41,77 S.Oreste

    44,91 Stabia

    46,67 Faleria

    49,74 Ponzano C.

    53,38 Civitacastellana

    54,71 Catalano

    TRAMVIA ROMA-CIVITACASTELLANA, RACCORDI NEL 1914

    (fonte: Vittorio Formigari e Pietro Muscolino “Le Tramvie del Lazio” Editore Calosci – Cortona)

    stabilimento progr. km lungh. m località

    impresa Filippucci 1,480 200 Roma, p. d’Armi

    “ 3,200 180 Roma, v.le Angelico

    soc. Agricola Romana 4,400 150 Roma, Farnesina

    “ 7,830 145 Grottarossa

    “ 10,350 65 Valle del Vescovo

    “ 11.181 150 Due Case

    impr. Onori-Bettazzi 11,590 108 La Valchetta (1)

    soc. Agricola Romana 12,370 110 “

    soc. Cave del Lazio 49,024 1090 La Pietrara (2)

    (1) Castel Giubileo.

    (2) Raccordo elettrificato.

    21

  • Armamento, Linea di Contatto, Alimentazione. (fonte: Vittorio Formigari e Pietro

    Muscolino “Le Tramvie del Lazio”)

    Sia la tramvia Roma-Civitacastellana che la ferrovia Civitacastellana-Viterbo furono costruite secondo i

    criteri validi all’inizio del secolo per le ferrovie economiche a scartamento ridotto, adottando lo

    scartamento di 1000 mm usuale per le linee tramviarie.

    La linea venne armata, a cura delle Officine Nazionali di Savona, con rotaie Vignoles da 21 kg/m per i

    tratti in sede propria e con rotaie Phoenix da 35 kg/m per quelli in sede promiscua.

    Sulla tramvia si avevano pendenze notevoli, in media del 50-60%o con una massima del 72%o per

    l’accesso al ponte sul Treia, mentre per le curve fu stabilito un raggio minimo di 20 metri. La ferrovia si

    presentava invece migliore, in primo luogo essendo per lo più in sede propria ed inoltre avendo pendenza

    massima del 32%o e curve con raggio minimo di 100 metri, il tutto ottenuto però con una notevole mole

    di opere d’arte, tra cui sette tunnel e sei viadotti, opere d’altronde tutte riutilizzate dalla successiva

    ferrovia a scartamento normale. La linea fu elettrificata sin dall’inizio a corrente alternata monofase a 25

    Hz e 6000 V alla linea di contatto dalla stazione di Tor di Quinto in poi; il tratto urbano da piazza della

    Libertà a Tor di Quinto fu invece alimentato a 550 V per motivi di sicurezza. La linea aerea era a

    sospensione trasversale da Roma a Civitacastellana con filo a sezione circolare da 60 mmq per la parte

    urbana e da 50 mmq. Mentre fino a Civitacastellana furono utilizzati quasi esclusivamente pali in legno,

    oltre Civitacastellana la catenaria era sospesa su caratteristici pali a traliccio, molti dei quali, riutilizzati

    dalla linea a scartamento normale, sono ancor oggi visibili. Fino a Civitacastellana la linea era alimentata

    da un’unica sottostazione posta a Tor di Quinto, in corrispondenza cioè del passaggio dalla bassa tensione

    (tratta urbana) all’alta tensione. Qui un originale dispositivo avrebbe dovuto assicurare la commutazione

    automatica dell’equipaggiamento elettrico delle motrici, almeno di quelle abilitate alla marcia in entrambe

    le tratte a mezzo di un commutatore posto sull’imperiale delle stesse ed azionato da un’asta sporgente da

    un palo; il dispositivo in realtà era ben poco automatico, dato che necessitava della presenza di un agente

    per tenere abbassato il pantografo delle motrici durante il passaggio. La linea aerea era poi dotata di un

    filo pilota che, partendo dall’estremità della linea a Civitacastellana riportava la tensione ivi presente ad

    un apparecchio di misura posto a Tor di Quinto; ma, come raccontavano i vecchi macchinisti, il filo pilota

    era anche usato per alimentare la linea di contatto in caso di interruzioni. Una seconda sottostazione fu in

    seguito aggiunta in viale Angelico, collegandola con cavo sotterraneo a 6500V da Tor di Quinto. Le

    sottostazioni furono costruite dalla società Gadda, Lenner e C. di Milano. Per quanto riguarda la parte

    ferroviaria, sulla stessa si aveva una sola sottostazione a Fabrica di Roma. Agli incroci con le linee

    tranviarie urbane il sezionamento era realizzato in modo da mantenere la continuità per la linea di

    contatto della SRFN, sezionando quella tranviaria. Di conseguenza, sotto il sezionamento, i tram urbani

    erano alimentati a 550 V in corrente alternata e si racconta che, se si fermavano, non potevano più

    ripartire pur restando con le luci accese.

    22

  • Materiale Rotabile. (fonte: Vittorio Formigari e Pietro Muscolino)

    La scarsa documentazione disponibile sulla ferrotramvia non permette purtroppo di sapere molto sul

    materiale rotabile, che doveva essere estremamente interessante dal punto di vista elettrotecnico-storico.

    Per i servizi di manovra e per il traino di buona parte dei treni merci furono utilizzate cinque locomotive a

    vapore, delle quali ci sono giunte notizie solo di tre: la Maria Antonietta a due assi e le Roma e Jeanne a

    tre assi; una di queste macchine fu utilizzata nel 1924 in un infelice esperimento di trazione ad aria

    compressa sistema Zarlatti. Si ebbero poi cinque locomotori elettrici a carrelli di costruzione

    Westinghouse, numerati in due serie (1,2 e 3-5), con equipaggiamento ad alta e bassa tensione. Per il

    servizio viaggiatori, oltre ai locomotori per il traino dei treni, si adottarono largamente automotrici. Una

    prima serie di otto piccole motrici a due assi di costruzione Westinghouse, numerate 11-18, era dotata di

    equipaggiamento ad alta e bassa tensione; equipaggiamento analogo ebbero otto elettromotrici a carrelli,

    quattro di costruzione Siemens con cassa M.A.N. (21-24) e quattro di costruzione Westinghouse (25-

    28)*. Si avevano infine quattro piccole motrici a due assi di tipo tranviario (41-44), con solo

    equipaggiamento a bassa tensione che quindi non potevano superare la stazione di Tor di Quinto, adibite

    al servizio urbano a Roma. La notizia della suddivisione del gruppo fra i due diversi costruttori origina da

    ricordi di vecchi macchinisti, oggi ovviamente scomparsi, ed appare in realtà poco probabile. Il materiale

    motore ad alta e bassa tensione era equipaggiato con un trasformatore, sembra in aria per i locomotori e in

    olio per le elettromotrici, per l’avviamento e la regolazione della velocità a gradini di tensione con

    comando indiretto a mezzo di contattori elettromagnetici per i rotabili a quattro assi e diretto per quelli a

    due assi; le motrici a sola bassa tensione avevano probabilmente un avviamento reostatico con comando

    diretto. Circa il materiale rimorchiato**, la situazione è ancora più incerta, salvo il fatto che tutti i rotabili

    furono a due assi. Si ebbero certamente alcune vetture aperte con cassa giardiniera, sembra in numero di

    otto (51-58), mentre altre rimorchiate avevano cassa analoga a quella delle motrici gr. 11; risulta che tutte

    queste rimorchiate fossero di costruzione Tabanelli. Con l’apertura della tratta ferroviaria

    Civitacastellana-Viterbo vennero poi immesse in servizio alcune carrozze ad accesso centrale, che si

    ipotizza fossero numerate nel gr. 41, numerati pare 31-34, che, come risulta dalla documentazione

    fotografica, erano comunque utilizzati per lo più in servizio extraurbano. Anche il colore dei rotabili è

    fonte di dubbi. Sempre da ricordi di macchinisti ed appassionati, risulterebbe che i rotabili, in origine

    verde bottiglia, siano passati nei primi anni ’20 al bianco e giallo; ciò contrasta però con alcune immagini

    che abbiamo dell’inaugurazione del servizio ferroviario in Viterbo (1913) che mostra la motrice a quattro

    assi 21 non solo completamente in un colore chiaro, ma apparentemente nuova o quasi. °* Il materiale

    non motore delle linee su ferro è sempre genericamente denotato con materiale rimorchiato, mentre per il

    singolo rotabile esistono i due termini rimorchio e rimorchiata; benché praticamente dello stesso

    significato, nelle presenti note utilizzeremo di preferenza il primo per i veicoli destinati ad un impiego

    tipicamente tranviario, riservando il secondo ai veicoli ferroviari. Anche per i freni la ferrotramvia fu

    originale, adottando un freno continuo ad aria compressa di tipo differenziale, nel quale l’aria agiva su

    una o sull’altra faccia degli stantuffi nei cilindri dei freni a seconda che si dovesse frenare o sfrenare.

    23

  • FERROTRAMVIA ROMA-CIVITACASTELLANA-VITERBO,

    MATERIALE ROTABILE

    (fonte: Vittorio Formigari e Pietro Muscolino “Le Tramvie del Lazio” Editore Calosci – Cortona )

    .2004

    num.

    Es.

    costruttore assi alim. motori* comando trasform.

    materiale motore

    1-5 Westinghouse 4 AT/BT 4x40 Indiretto in aria

    11-18 “ 2 “ 2x40 diretto in olio

    21-24 Siemens/MAN 4 “ 4x35 Indiretto “

    25-28 Westinghouse 4 “ 4x40 Indiretto “

    41-44 Siemens/MAN 2 BT 2x35 Diretto -

    materiale rimorchiato

    ? Tabanelli (1) 2 - - - -

    31-34 MAN (2) 2 - - - -

    51-58 Tabanelli (3) 2 - - - -

    59-62? Tabanelli (4) 2 - - - -

    Note

    * Numero e potenza in HP.

    (1) Gruppo di otto (?) rimorchiate con cassa simile a quella delle motrici 11-18.

    (2) Cassa simile a quella delle motrici 41-44.

    (3) Cassa tipo giardiniera.

    (4) Cassa a vestibolo centrale.

    I rotabili, specie le motrici, furono sottoposti a numerose modifiche durante la vita della linea: si vedano

    ad esempio le prese di corrente di alcuni rotabili che appaiono all’inizio di tipo Siemens, ma in seguito si

    alternano ad usuali pantografi. Alla chiusura dell’esercizio tutto il materiale fu accumulato presso

    l’officina di Catalano e in seguito demolito; si salvarono tre elettromotrici a carrelli, sembra le 25-27, che

    passarono alla tramvia Mondovì-S. Michele, facendo servizio su questa linea fino alla sua chiusura

    avvenuta nel 1953.

    24

  • LA FERROVIA ROMA PALOMBARA SABINA TIVOLI

    (Fonte: sito culturale enciclopedico- www.wikipedia.org - l’Enciclopedia Libera e altra fonte:-

    Pierluigi Brandi “I Binari intorno a Roma” articolo di Ferrovia e Trasporti e rielaborazione Mario

    Pietrangeli)

    Per permettere al lettore di apprendere le principali indicazioni Storiche – Tecniche della linea si è

    pensato, come sopra, di far precedere la Scheda completa della ferrovia in titolo da una descrizione

    sintetica della Stazione di Palombara e della linea in argomento.

    La stazione ferroviaria di Marcellina-Palombara (fino a dicembre 2006 era denominata "Palombara

    Marcellina") fa parte della ferrovia regionale FR2, linea che collega Roma a Tivoli. Il tratto è lungo

    circa 40 chilometri ed attraversa la zona Est di Roma. Fino alla stazione di Lunghezza è a doppio

    binario, poi prosegue fino a Pescara con binario singolo. All'interno del comune di Roma la FR2 svolge

    il ruolo di ferrovia metropolitana (11 chilometri) e dal febbraio 2007 il servizio è stato potenziato con

    l'apertura di nuove stazioni.

    L'intera linea ferroviaria Roma-Sulmona-Pescara è lunga 240 chilometri, il punto più alto tocca i 900

    metri sul livello del mare nella galleria tra Carrito di Ortona dei Marsi e Cocullo.

    La ferrovia venne aperta nel 1888 innestandosi sulla preesistente tratta della Roma-Pescara che passava

    per L'Aquila e Terni di 100 km più lunga; fu l'unica via ferrata a mettere in comunicazione l'entroterra

    abruzzese con la costa e il resto della rete.

    La tratta Roma-Sulmona fu sede, nel 1927, dell'attivazione sperimentale della trazione trifase a 10.000

    Volt e frequenza industriale di 45 Hz; la linea fu scelta perché caratterizzata da forti pendenze, della

    lunghezza di 172 Km e con 20 km di gallerie. Il 28 ottobre 1928 fu elettrificata la tratta da Roma

    Prenestina a Tivoli e il 23 marzo 1929 il tratto fino a Sulmona.

    La Ferrovia venne aperta nel 1888 innestandosi sulla preesistente tratta della Roma-Pescara che passava

    per L'Aquila e Terni di 100 km più lunga; fu l'unica via ferrata a mettere in comunicazione l'entroterra

    abruzzese con la costa e il resto della rete. La tratta Roma-Sulmona fu sede, nel 1927, dell'attivazione

    sperimentale della trazione trifase a 10.000 Volt e frequenza industriale di 45 Hz; la linea fu scelta perché

    caratterizzata da forti pendenze, della lunghezza di 172 Km e con 20 km di gallerie. Il 28 ottobre 1928 fu

    elettrificata la tratta da Roma Prenestina a Tivoli e il 23 marzo 1929 il tratto fino a Sulmona. Si tratta di

    una delle linee transappenniniche più suggestive della rete, viste le zone che attraversa, talvolta lontane da

    centri abitati e circondate da una natura selvaggia. La presenza della ferrovia ha permesso lo sviluppo

    lungo il suo percorso di diverse frazioni (Bagni di Tivoli, Villa Adriana, Chieti Scalo) e della città di

    Guidonia. Si tratta di una linea dal forte traffico pendolare, soprattutto tra Roma e Avezzano, penalizzato

    a causa di eccessivi tempi di percorrenza (2 ore per percorrere i 104 km tra la capitale e il capoluogo

    marsicano) e dalla presenza del binario unico che spesso causa forti ritardi. Tra Roma e Tivoli la linea è

    denominata FR2, con la presenza di numerosi treni che servono l'area metropolitana ad est della capitale.

    Presso la stazione di Avezzano la linea si unisce alla linea Sora-Roccasecca, mentre a Sulmona si unisce

    con le linee per Terni e Carpinone. La Stazione di Pescara Porta Nuova funge da bivio tra la linea per

    Roma e quella per Bari; le due linee condividono il restante tratto fino alla stazione di Pescara Centrale.

    25

    http://www.wikipedia.org/

  • Attualmente la linea è a doppio binario tra Roma e Lunghezza; è in progetto il raddoppio da Lunghezza a

    Guidonia. Venne aperta nel 1888 innestandosi sulla preesistente tratta della Roma-Pescara che passava

    per L'Aquila e Terni di 100 km più lunga; fu l'unica via ferrata a mettere in comunicazione l'entroterra

    abruzzese con la costa e il resto della rete. La tratta Roma-Sulmona fu sede, nel 1927, dell'attivazione

    sperimentale della trazione trifase a 10.000 Volt e frequenza industriale di 45 Hz; la linea fu scelta perché

    caratterizzata da forti pendenze, della lunghezza di 172 Km e con 20 km di gallerie. Il 28 ottobre 1928 fu

    elettrificata la tratta da Roma Prenestina a Tivoli e il 23 marzo 1929 il tratto fino a Sulmona. La linea: si

    tratta di una delle linee transappenniniche più acclivi e più suggestive della rete, viste le zone che

    attraversa, talvolta lontane da centri abitati e circondate da una natura selvaggia. La presenza della

    ferrovia ha permesso lo sviluppo lungo il suo percorso di diverse frazioni (Bagni di Tivoli, Villa Adriana,

    Chieti Scalo) e della città di Guidonia. Si tratta di una linea dal forte traffico pendolare, soprattutto tra

    Roma e Avezzano, penalizzato a causa di eccessivi tempi di percorrenza (2 ore per percorrere i 104 km

    tra la capitale e il capoluogo marsicano) e dalla presenza del binario unico che spesso causa forti ritardi.

    Tra Roma e Tivoli la linea è denominata FR2, con la presenza di numerosi treni che servono l'area

    metropolitana ad est della capitale. Presso la stazione di Avezzano la linea si unisce alla linea Sora-

    Roccasecca, mentre a Sulmona si unisce con le linee per Terni e Carpinone. La stazione di Pescara Porta

    Nuova funge da bivio tra la linea per Roma e quella per Bari; le due linee condividono il restante tratto

    fino alla stazione di Pescara Centrale. Attualmente la linea è a doppio binario tra Roma e Lunghezza; è in

    progetto il raddoppio da Lunghezza a Guidonia. Tra Roma e Pescara ci sono 11 treni (6 da Roma per

    Pescara e 5 nel senso opposto), più numerose relazioni locali tra Avezzano e Roma, Avezzano e Sulmona,

    e tra Sulmona e Pescara. I treni sono classificati tutti come regionali, due dei quali sostituiscono dal 2002

    le due coppie di treni Inter City Amiternus e Gianicolo. Presso le stazioni di Tagliacozzo, Avezzano,

    Celano-Ovindoli, Sulmona e Chieti fermano tutti i treni passeggeri in transito. Il tempo di percorrenza tra

    Pescara e Roma varia dalle 3 ore e 38 minuti alle 4 ore e 45 minuti, a seconda delle fermate effettuate dal

    treno. È in via di approvazione il progetto preliminare per ridurre a meno di due ore e 50 minuti i tempi di

    percorrenza della tratta Roma-Pescara. È in progetto anche il raddoppio del tratto Pescara Porta Nuova-

    Chieti che serve l'area metropolitana della città costiera e la zona industriale di Chieti. È in progetto anche

    la fermata di Pescara Aeroporto in prossimità dell'Aeroporto d'Abruzzo. Nel 2009 dovrebbe essere

    completato anche il raddoppio tra Lunghezza e Guidonia per 11 km. È stato approvato nella seduta del

    CIPE del 28.06.2007 l'Allegato delle opere infrastrutturali al DPEF (DPEF 2008-2012), in cui il

    raddoppio della ferrovia Roma-Pescara è inserito tra le opere da avviare entro il 2012.

    Funivia Di Palombara Sabina: Nel 2007 è ricorso il 40° anniversario dell’apertura della Funivia di

    Monte Gennaro. I lavori di posa in opera affidati alla ditta Graffer Seggiovie di Trento iniziarono nel

    1963 con l’inaugurazione nel 1967. La “cestovia” o “telecabina”, così il nome tecnico, collega la via

    Maremmana all’altezza di Palombara Sabina con la vetta del Monte Gennaro a circa 1300 m. s.l.m. ed ha

    anche due sorelle gemelle installate presso il passo Dello Stelvio e nel ghiacciaio Presena nel passo del

    Gran Paradiso ancora attive e funzionanti, ma ovviamente aggiornate con linee e cabine adatte a tempi

    nostri. Successivamente in quota venne costruito anche un albergo di 3 piani di ottima fattura con svariate

    camere per il pernottamento, una piscina situata al piano terra, un ristorante o baita situata affianco alla

    stazione di arrivo.

    L’affluenza era notevole e migliaia di romani si recavano durante l’anno in vetta al Gennaro per godere di

    26

  • questo paradiso naturale ed ovviamente dell’aria pura che il clima della vetta offre.

    Purtroppo gli eventi negativi hanno portato al fallimento della società proprietari dell’albergo e subito

    dopo alla chiusura dell’impianto della funivia che come per l’albergo nel tempo è stata devastata dai

    vandali. Il panorama che ci appare in quota appena arrivati è spettacolare: si vede a 360 gradi ovunque, si

    vedono il Velino, il Gran Sasso, il Terminillo,poi si passa alla pianura Romana con la cupola di San

    Pietro, al Soratte, ai castelli Romani e a tutti i paesi della zona . Dalla punta si vede benissimo anche il

    mare è addirittura nelle giornate limpide si vedono benissimo anche le anse del Tevere, le 3 isole di Ponza

    più vicine ed il Circeo. Tutto sembrò risorgere nel 1994, quando la società Monte Gennaro Srl, acquisiva

    tramite un’asta giudiziaria, per un importo di 272.500.000 Lire l’impianto della funivia con le aree

    intorno ai piloni di sostegno e quello che rimaneva dell’albergo. Tranne qualche disboscamento e la

    rimozione di qualche cabina pericolante il tutto rimase fermo, con il degrado che avanzava ed i sogni di

    molti commercianti ed abitanti di Palombara Sabina svanire nel nulla. Immaginate un paradiso a 35 Km

    dalla capitale. Con il bacino di utenza a disposizione la zona sarebbe stata invasa da migliaia di potenziali

    clienti a cui offrire i prodotti e servizi locali. La rivalutazione economica del territorio e delle abitazioni

    nonché i locali commerciali avrebbero avuto sicuramente un incremento di valutazione . Nuovi posti di

    lavoro da impegnare nei servizi che il complesso poteva offrire: trecking, escursioni a cavallo e mountain

    bike, parapendio, deltaplano, nuoto, pernottamento con finestra sullo splendido panorama che offre

    Monte Gennaro. Si poteva realizzare in tal modo un quadrilatero perfetto: la funivia, le terme di

    Cretone, il Castello Savelli, il Parco dei Monti Lucretili; una somma di meraviglie perfetta che ad oggi

    rimane un sogno amaro..

    Tranviaria Tivoli Roma: Fu inaugurata il 1° luglio 1879 con trazione a vapore. Partiva dal quartiere San Lorenzo a cui dal centro si arrivava, allora, con servizio di tram a cavalli con capolinea a

    Termini il quale poi, nel 1904, fu sostituito da quello elettrico. Le sue caratteristiche erano: scartamento

    ordinario di mm. 1445; la distanza tra il capolinea di Roma, oggi piazza dei Caduti del luglio 1943, era

    di Km. 28,5, con pendenze massime di 55 per 1000; raggi di curva minimi di m. 40; 8 stazioni intermedie

    e fra queste 16 raccordi merci Fu costruita e gestita dalla Società Tramvie e Ferrovie Economiche

    (T.F.E.) di origine belga fino al 1928 quando passò alla S.T.E.F.E.R.. Il servizio viaggiatori fu soppresso

    il 1° luglio 1931 e sostituito da un’autolinea gestita dall’ATAG che partiva da Termini. Il servizio merci

    continuò fino al 30 giugno 1934, dopodichè la linea venne definitivamente eliminata. Il servizio urbano

    Stazione Termini – San Lorenzo fu assunto dall’ATAG il 20 ottobre 1927 con 10 motrici numerate 81-99

    e costituì la linea 53. Le locomotive erano di costruzione SIM Carels Krauss Henschel; carrozze e carri

    di costruzione Grondana (Milano), Tabanelli (Roma).

    Per trovare traccia di un primo progetto di collegamento ferroviario tra Roma e Tivoli occorre risalire al

    20 ottobre 1871, quando l'onorevole RANZI presentò al municipio di Tivoli un opuscolo per sollecitare la

    costruzione di una linea Roma-Pescara via Tivoli. Cinque anni dopo, nel 1876, la Société Generale pour

    les Chemins de Fer Economiques con sede a Bruxelles chiese, tramite domanda presentata da certi signori

    TORIOLI e MASETTI-BUSSI, la concessione per una ferrovia economica tra Roma e Tivoli; dopo una

    ulteriore domanda del 28 ottobre ed un progetto di massima della linea, la questione fu discussa in

    consiglio comunale il 26 dicembre. La costruzione della linea fu approvata, concedendo la concessione di

    esercizio per un periodo di 70 anni; per la linea fu erogato un sussidio di 1500 lire annue per dieci anni. E'

    27

  • interessante notare che in questa fase la trazione era prevista a cavalli. Fu quindi costituita una società, la

    Società Anonima delle Tramvie e Ferrovie Economiche di Roma, Milano e Bologna, STFE o TFE come

    successivamente si chiamò, con capitale belga e sede a Roma, in via Volturno 35: la famosa belga che per

    i successivi 50 anni sarebbe divenuta l'incubo per i romani che dovevano giornalmente trasferirsi da

    Roma a Tivoli e viceversa. La convenzione per il tram fu definitivamente approvata dal sindaco di Tivoli,

    TOMEI, il 21 giugno 1877 e i lavori iniziarono subito con 150 operai, mentre si stabiliva di adottare la

    trazione a vapore. Il binario fu costruito in Tivoli e sulla via Tiburtina e raggiunse Roma sedici mesi

    dopo.

    Sul ponte sull'Aniene (ponte Mammolo) e alla stazione di Bagni (Acque Albule):

    La TFE potè effettuare una prima corsa di

    prova sull'intera linea il 9 giugno 1879,

    mentre l'inaugurazione della linea, con la

    dovuta solennità, si ebbe il 1° luglio

    accompagnata dai consueti festeggiamenti.

    Il treno inaugurale, di sei vetture, partì dalla

    stazione Termini in Roma e, percorrendo il

    tratto ferroviario Roma-Orte, giunse a Roma

    Portonaccio [oggi Roma Tiburtina] e,

    tramite un raccordo già costruito, fu instradato sulla linea della tramvia. Qui il treno fu sdoppiato, forse in

    tema che le potenti macchine non potessero trascinare sei vagoni sulla salita di Tivoli, e giunse a ponte

    Lucano in circa due ore. La penetrazione del tram in Roma doveva, all'origine, raggiungere la piazza del

    Gesù ma, per l'opposizione delle autorità capitoline (non del tutto a torto), la stazione terminale dovette

    essere fissata al di fuori delle mura aureliane, immediatamente oltre l'arco di santa Bibiana, dove oggi c'è

    un giardino [piazza dei Caduti del 19 luglio 1943]; il binario fu però prolungato verso il centro della città,

    passando sotto un arco ricavato nelle mura, fino ad un capolinea posto all'altezza della dogana di allora, in

    via Marsala. Su questo tratto urbano fu subito istituito un servizio tranviario a cavalli locale (1° novembre

    1879). Oltre a costruire il tram, la TFE rilevò lo stabilimento termale delle Acque Albule, ristrutturandolo

    e collegandolo alla linea tramite raccordi: questo stabilimento costituì sempre una buona sorgente di

    traffico viaggiatori e merci per la Roma-Tivoli. Primo direttore di esercizio della linea fu l'ing.

    ANDERLONI, al quale seguirono gli ingegneri DUCCI, già direttore dei lavori, MORONI e GREA. A

    partire dal 1896 la direzione di esercizio fu assunta direttamente dai belgi con l'ing. G. F.

    VANDEPERRE, che avrebbe tenuto la carica fino al 1930, ossia quasi fino alla chiusura della linea. Dopo

    un periodo iniziale, la composizione dei convogli fu fissata in dieci o dodici carrozze a due assi; a Bagni

    venivano però sganciate di norma due o tre vetture e i treni erano inoltre sdoppiati all'inizio della salita

    per Tivoli, in corrispondenza di una specie di stazione di testa, detta di regresso (regresso di villa

    Adriana), posta dopo lo scambio di villa Adriana. In questo regresso il treno proveniente da Roma entrava

    immettendosi dal binario a valle; successivamente la locomotiva veniva cambiata di posizione e il treno

    riprendeva la marcia verso Tivoli impegnando il binario a monte; come era facile prevedere, il regresso

    sarebbe diventato ben presto un punto debole dalla linea, causa di ritardi e di incidenti. La linea era stata

    28

    http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/nomi.htm%23anderlonihttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/nomi.htm%23vandeperrehttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/nomi.htm%23vandeperre

  • creata, come molte altre analoghe linee dell'epoca, anche in previsione di un forte traffico merci ed i

    effetti fu subito raccordata a cave di travertino e a stabilimenti industriali su tutta la sua lunghezza, mentre

    fu anche dotata di un consistente parco di carri merci. Nel 1895 si hanno quattro coppie giornaliere di

    treni tra Roma e Tivoli e nei giorni festivi si ha una coppia in più sul tratto Roma-Bagni. Ma l'esercizio

    della tramvia non doveva essere dei più tranquilli se, ad esempio, nel 1880 il prefetto di Roma vieta la

    circolazione dei convogli nelle ore notturne ...in seguito alle frequenti disgrazie che avvengono in quella

    linea.... Un grave incidente si ebbe, in effetti, nel 1881 per un carro carico di travertino che, sganciatosi da

    un treno, percorse un buon tratto della Tiburtina, scontrandosi con un tram a cavalli. Giungiamo così alla

    fine del secolo, quando dopo 18 anni di esercizio la tramvia comicia a dare segni di vetustà: il

    VANDEPERRE cerca in tutti modi di convincere la belga almeno ad eliminare il regresso di villa

    Adriana, ma invano: gli azionisti belgi non vogliono sentir parlare di spese per la Roma-Tivoli. La

    tramvia è interessata, nel 1899, alla costruzione del secondo impianto idroelettrico di Tivoli, la centrale

    dell'Acquoria, il materiale della quale è fornito dalla Ganz di Budapest e trasportato sul posto a mezzo di

    carri delle ferrovie ungheresi instradati sui binari della tramvia e portati sul luogo attraverso un lungo

    raccordo costruito allo scopo Non solo, ma la Roma-Tivoli contribuisce pure alla edificazione del

    quartiere Parioli in Roma, con l'installazione di un binario provvisorio lungo il viale della Regina. Nel

    1904 la TFE elettrifica, a corrente continua a 550 V, il tratto urbano dal Verano a via Marsala: il servizio

    locale è quindi svolto da motrici a due assi che all'occorrenza rimorchiano le carrozze della tramvia a

    vapore. Nel 1906 si avvia l'esercizio della rete dei Castelli romani e ancora il VANDEPERRE si batte,

    invano, per l'elettrificazione della linea, che resta all'incirca quella del 1879; il servizio offerto diviene

    talmente scadente che la stampa inizia ad occuparsi in termini tutt'altro che lusinghieri della Roma-Tivoli.

    Nonostante richieste ed ingiunzioni da parte dell'autorità, la belga rimane sorda ad ogni istanza di

    miglioramento; solo nel 1909 propone una variante che all'inizio sembra eliminare il famoso regresso ma

    che, come ben presto si vede, si limita a spostare il binario da ponte Lucano fino a villa Adriana, con la

    costruzione di una nuova stazione. Durante la prima guerra mondiale il traffico sulla linea si fa più

    intenso e la linea serve anche al trasporto dei feriti che giungono a Roma Portonaccio e sono trasportati

    direttamente, senza trasbordo, al forte Tiburtino per l'occorrenza raccordato alla tramvia. Nel 1920 si ha

    un movimento di 138.271 treni. km con 1.064.843 viaggiatori e 524.069 t di merci trasportati; il parco

    comprende 10 locomotive, 40 carrozze viaggiatori e 129 carri merci, con ben 174 agenti di ruolo e 18

    avventizi. Ulteriori progetti, mai realizzati, per la Roma-Tivoli sono l'elettrificazione della linea e una

    penetrazione in galleria a Tivoli che eliminerebbe il regresso di villa Adriana; viceversa, gli anni '20

    passano senza notevoli avvenimenti per la linea, con la sola caratterizzazione di un servizio sempre più

    scadente e insufficiente. Nel 1927 il governatorato di Roma rileva il servizio urbano della Roma-Tivoli

    sul tratto Verano-dogana che, esercitato dall'ATAG, assume il numero 53. Ma anche il comune di Tivoli

    si muove e il 13 agosto 1928 è deliberata, questa volta dietro richiesta della belga che vede finalmente

    avvicinarsi la resa dei conti, l'elettrificazione della linea: ma è troppo tardi, le autorità capitoline hanno

    già deciso la soppressione del servizio tranviario e la sua sostituzione con una linea di autobus. Dopo una

    serie di colloqui, potremmo dire di chiacchiere, assolutamente inutili, troncata da una decisione dell'allora

    ministro delle comunicazioni CIANO, il governatorato riscatta ufficialmente la linea compensando la

    belga con 850.000 lire e passa l'esercizio alla STFER dal 28 dicembre 1928. Il VANDEPERRE resta

    ancora alla direzione di esercizio fino al suo ritiro nel dicembre 1930, dopo 35 anni passati con la Roma-

    29

    http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/societa.htm%23stfer

  • Tivoli. C'è ancora chi pensa ad un ammodernamento della linea: è del 1930 un progetto CALZOLARI per

    il mantenimento del servizio su rotaia; ma anche questa proposta, come altre, cade nel vuoto e nel 1930 la

    STFER affianca alla tramvia alcune corse di autobus. La completa soppressione del servizio viaggiatori

    sulla Roma-Tivoli si ha dal 30 giugno 1931: la linea è servita completamente da autobus, che non sono

    però più della STFER, perchè nel frattempo la concessione è passata all'ATAG. Resta ancora il servizio

    merci, che deve esse mantenuto fino allo scadere dei contratti per il traffico con gli stabilimenti

    raccordati; il 31 agosto 1932 la linea è limitata ai raccordi per lo stabilimento della Chimica Aniene e per

    il forte Tiburtino. Le relative concessioni scadono il 30 giugno 1934 e dal 1° luglio successivo la linea è

    ufficialmente disabilitata a qualsiasi traffico; rotabili e binari sono rapidamente demoliti.

    30

    http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/nomi.htm%23calzolarihttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//digilander.libero.it/micbas832/tramroma/varie/societa.htm%23atag

  • LINEA TERNI - RIETI

    (Fonte: Adriano Cioci “Ferrovie in Umbria” Editore Kronion libri di Bastia Umbra e altra fonte:

    sito culturale enciclopedico- www.wikipedia.org e rielaborazione Mario Pietrangeli)

    Per permettere di apprendere le principali nozioni Storiche – Tecniche della linea si è pensato, come

    negli altri paragrafi, di far precedere la Scheda dettagliata della ferrovia Terni – Rieti da una

    descrizione sintetica. La linea ferroviaria Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona venne inaugurata il 28 ottobre

    del 1883. Era stata costruita dalla Società per le strade ferrate meridionali dopo che questa aveva già

    collegato tra il 1873 ed il 1875 la città di Pescara con L'Aquila realizzando il congiungimento con la

    propria dorsale costiera Adriatica.

    Il tutto venne rese possibile dalla Legge Baccarini del 1879 che fu la promotrice di molte delle più

    importanti realizzazioni ferroviarie e stradali dell'intero territorio italiano. La linea da Terni a Sulmona

    attraversa una delle zone montane piu' belle dell'Appennino con caratteristiche di linea di montagna e

    quindi con ricchezza di opere d'arte, gallerie e viadotti. Attraversa ben tre regioni, l'Umbria, il Lazio e

    l'Abruzzo, collegando città ricche di storia. Dal 15 giugno 2008, la gestione della linea fino a L'Aquila è

    stata assunta dalla FCU- Ferrovia Centrale Umbra. Il tracciato è a semplice binario con pendenza

    massima del 35 per mille (nelle tratte Antrodoco-Rocca di Corno e Sassa Tornimparte-Sella di Corno. La

    velocità massima (rango B) è 105 km/h, e la minima 55 km/h. Il raggio di curvatura minimo è di 250 m.

    La lunghezza della linea è di 163,600 km (dei quali, in Umbria, km 20,7; nel Lazio km 63,3 e in Abruzzo

    km 79,6). I Viadotti, sono n° 35; di cui il più lungo sul Fosso Grande di Valenza a 16 arcate tra le

    stazioni di Stroncone e Marmore. Le Gallerie, n° 31. Le più lunghe sono: S. Venanzio tra i km 80,075 e

    81,093 di 1.018 m; Corfinio tra i km 81,744 e 83,109 di 1.335; S. Angelo tra i km 216,739 e 217,895 di

    1.156 m; Alveano tra i km 218,610 e 219,690 di 1.080 m.. I passaggi a Livello sono 138. l’esercizio è a

    trazione diesel con treni di materiale ordinario e automotrici. Il Controllo circolazione dei treni: è: a

    Dirigenza Unica, (sino alla fine degli anni 80, divisa in due tratti con sede DU a Terni per la Terni-

    Antrodoco e a L'Aquila per la Antrodoco-Sulmona. Tutte le stazioni eccetto Terni e Sulmona sono state

    trasformate in posti periferici (PP) dotati di un Apparato centrale elettrico semplificato, impresenziate e

    telecomandate dal Dirigente Centrale Operativo.

    La ferrovia Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona. (Fonte: Adriano Cioci “Ferrovie in Umbria” Editore Kronion libri di Bastia Umbra). Linea di incomparabile bellezza per il variegato paesaggio che attraversa, una delle poche salvate dalla incosciente politica dei rami secchi, interessa l’Umbria solo in

    maniera marginale. Infatti dei 163,6 km, 79,6 spettano all’Abruzzo, 63,3 al Lazio e solo 20,7 all’Umbria.

    La ferrata nacque come linea Terni-Pescara (ancor oggi la progressiva chilometrica inizia dalla località

    abruzzese ed ha termine nelle Città d’Acciaio). Intorno al 1860 l’idea di una relazione “Centrale Italiana”

    trovò numerosi sostenitori ed il tracciato dove posare la linea era pressoché indicato dalla fisionomia di

    quella sezione di Appennino. Si risaliva dal mare il corso del fiume Aterno sino all’Aquila e attraverso le

    gole di Antrodoco si apriva alla Valle del Velino. Al di là dell’iter burocratico lungo e difficile, delle

    incertezze sotto l’aspetto politico, delle diatribe nel settore tecnico che alimentavano poi la formazione di

    diverse fazioni, la costruzione della ferrovia ebbe inizio nel tratto Pescara-Popoli nel 1871, tra Popoli e

    31

    http://www.wikipedia.org/http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/28_ottobrehttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/1883http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Societ%25C3%25A0_Italiana_per_le_strade_ferrate_meridionalihttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/1873http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/1875http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Pescarahttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/L%2527Aquilahttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/w/index.php%3Ftitle%3DLegge_Baccarini%26action%3Dedit%26redlink%3D1http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/1879http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Italiahttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Ternihttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Sulmonahttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Appenninohttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Umbriahttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Laziohttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Abruzzohttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/FCUhttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/wiki/Antrodocohttp://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/w/index.php%3Ftitle%3DRocca_di_Corno%26action%3Dedit%26redlink%3D1http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN9250i9WReMf0YrKWWCte7egnV8%3D&Link=http%3A//it.wikipedia.org/w/index.php%3Ftitle%3DSassa_Tornimparte%26action%3Dedit%26redlink%3D1http://wpop19.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=78YYffRr2Xy2p5nIP3NzIeqA%2BlOKVPlWlyMSTGDhboyyWjqlN925