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Capitolo 7 Telescopi Consideriamo il pi` u semplice tipo di telescopio: un obiettivo (lente o specchio) di dia- metro D e lunghezza focale F . Definiamo rapporto di apertura f/ la quantit` a F/D. Il telescopio Galileo di Asia- go, dopo le recenti modifiche (sostituzione dello specchio secondario,met`a del 2011) ha D = 120 cm e lunghezza focale equivalente F = 1200 cm, quindi il suo rapporto di apertura ` e f/10. Mentre il telescopio Copernico di Cima Ekar ha D = 182 cm e F = 1638 cm, quindi ` e un f/9. (Attenzione, non stiamo considerando qui le lunghezze focali dei singoli specchi primari ma quella totale). Figura 7.1: Consideriamo una sorgente in cielo di dimensione angolare α. Sia y la sua dimensione 101

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Capitolo 7

Telescopi

Consideriamo il piu semplice tipo di telescopio: un obiettivo (lente o specchio) di dia-metro D e lunghezza focale F .

Definiamo rapporto di apertura f/ la quantita F/D. Il telescopio Galileo di Asia-go, dopo le recenti modifiche (sostituzione dello specchio secondario,meta del 2011)ha D = 120 cm e lunghezza focale equivalente F = 1200 cm, quindi il suo rapportodi apertura e f/10. Mentre il telescopio Copernico di Cima Ekar ha D = 182 cm eF = 1638 cm, quindi e un f/9. (Attenzione, non stiamo considerando qui le lunghezzefocali dei singoli specchi primari ma quella totale).

Figura 7.1:

Consideriamo una sorgente in cielo di dimensione angolare α. Sia y la sua dimensione

101

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102 CAPITOLO 7. TELESCOPI

lineare sul piano focale del telescopio. Come si vede dalla Fig. 7.1 :

h

F= tanα ∼= α⇒ h = Fα⇒ α

h=

1F

con α in radianti. Definiamo scala del telescopio la quantita S = θh , dove θ =

α · 206265 e la dimensione angolare della sorgente in secondi d’arco. Per cui:

S =θ

h=

206265F

(7.1)

La lunghezza focale si esprime in mm e la scala in unita di arcsec/mm.Quindi, nota la dimensione angolare di una sorgente e la focale del telescopio, e facil-mente calcolabile la dimensione lineare dell’immagine che si forma sul piano focale.Consideriamo come esempio la Luna piena che ha un diametro angolare di circa 30’. Iltelescopio di Asiago ha una scala di circa 17′′/mm, e quindi la Luna ha un diametrodi circa 106 mm sul piano focale. Il telescopio di Cima Ekar ha una scala di circa12.6′′/mm e quindi la Luna ha un diametro lineare di circa 143 mm.Un telescopio con obiettivo piu grande raccoglie una maggior quantita di luce, questain particolare cresce con l’area della lente o dello specchio, quindi con il quadrato delraggio o del diametro. Quindi il 182 cm raccoglie 2.22 volte la luce raccolta dal 120 cm.D’altra parte, il 182 cm ha una lunghezza focale superiore al 120 cm, e questo implicache ogni mm2 sul piano focale dei due telescopi corrisponde ad un’area di cielo minorenel caso del 182 cm (12.6×12.6 arcsec2) rispetto al 120 cm (17×17 arcsec2), e quindiminore quantia di luce raccolta. In particolare, dal rapporto (elevato al quadrato) frale due lunghezze focali si ottiene un fattore circa 1.8 a favore del 120 cm, e quindiin definitiva il telescopio di Cima Ekar e appena 1.2 volte piu luminoso del telescopioGalileo.Questi calcoli non sono in realta corretti perche non tengono conto della presenza inentrambi i telescopi dello specchio secondario, che causa ostruzione. In particolare, ilsecondario del 182 cm ha un diametro di 58 cm, mentre il secondario del 120 cm ha undiametro di 52 cm. Per cui il rapporto fra la quantita di luce raccolta dallo specchioprimario del 182 cm e quella raccolta dal 120 cm, vale (1822 − 582)/(1202 − 522)=2.54.In definitiva, il 180 cm e pi‘u luminoso del 120 cm di un fattore circa 1.4.Se accoppiamo due sistemi ottici, ad esempio due lenti, di cui una sara l’obiettivo el’altra l’oculare, in modo tale che i loro piani focali coincidano, possiamo calcolare l’in-grandimento prodotto da questo telescopio (Fig. 7.2):

tanα =h

F1tanβ =

h

F2

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7.1. IL TELESCOPIO RIFLETTORE 103

Figura 7.2:

I =tanβ

tanα=

h

F2· F1

h=F1

F2

cioe il numero di ingradimenti si calcola dal rapporto fra la lunghezza focale del obiettivoe la lunghezza focale dell’oculare. Ad esempio un telescopio con F1 = 4 m a cui vieneaccoppiato un oculare che ha F2 = 20 mm, produce 200 ingrandimenti.

7.1 Il telescopio riflettore

Consideriamo l’equazione della conica generica, cosı come scritta usualmente in astro-nomia:

(1 + b)z2 − 2Rz + r2 = 0 (7.2)

dove z e r sono le variabili delle coordinate cilindriche (r cosϑ,r sinϑ,z), e R e il raggiodi curvatura della conica.

Al variare di b, cambia il tipo di conica:

b > 0 ellissoide prolatob = 0 sfera

−1 < b < 0 ellissoide oblatob = −1 paraboloideb < −1 iperboloide

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104 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Esplicitiamo z in funzione di r:

z =R−

√R2 − (1 + b)r2

1 + b=

R

1 + b

[1 −

√1 − r2

R2(1 + b)

](Delle due soluzioni consideriamo quella con il − perche z < R.)

Cosideriamo il termine sotto radice quadrata: poiche rR � 1 si puo espandere in serie

di Taylor. Se chiamiamo u = − r2

R2 (1 + b), possiamo scrivere:

√1 + u ∼= 1 +

12u− 1

8u2 +

116u3 + ...

Da cui:

√1 − r2

R2(1 + b) ∼= 1 − 1

2r2

R2(1 + b) − 1

8r4

R4(1 + b)2 − 1

16r6

R6(1 + b)3 − ...

Sostituendo nell’espressione di z si ha:

z =R

1 + b

[1 − 1 +

12r2

R2(1 + b) +

18r4

R4(1 + b)2 +

116

r6

R6(1 + b)3 + ...

]

z =12r2

R+

18r4

R3(1 + b) +

116

r6

R5(1 + b)2 + ...

Consideriamo ora una conica qualunque (Fig.7.3): la normale alla superficie varia pun-to per punto. La si puo determinare derivando z rispetto a r:

dz

dr= −1

2R

1 + b

−1+bR2 2r√

1 − r2

R2 (1 + b)=

rR√

1 − r2

R2 (1 + b)=

=rR

1 − 1+bR z

=r

R− (1 + b)z= tanϑ

La lunghezza focale sara f = z + z0 e come si vede dalla figura tan2ϑ = rz0

, da cui:

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7.1. IL TELESCOPIO RIFLETTORE 105

Figura 7.3:

tan2ϑ =sin2ϑcos2ϑ

=2sinϑcosϑ

cos2ϑ− sin2ϑ=

2sinϑcosϑcos2ϑ(1 − tan2ϑ)

=2tanϑ

1 − tan2ϑ=

r

z0

z0 =r(1 − tan2ϑ)

2tanϑSostituendo il valore di tanϑ, si ottiene:

z0 =r(1 − r2

(R−(1+b)z)2

)2 r

R−(1+b)z

=r

2

[R− (1 + b)z

r− r

R− (1 + b)z

]Calcoliamo ora l’espressione per la lunghezza focale:

f = z +R− (1 + b)z

2− r2

2[R− (1 + b)z]=R

2+

(1 − b)z2

− r2

2[R− (1 + b)z]

E sostituendo l’espressione di z in serie di Taylor:

f =R

2− (1 + b)

r2

4R− (1 + b)(3 + b)

r4

16R3− ... (7.3)

Quando b = −1, cioe quando la conica e un paraboloide, si ottiene f = R2 .

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106 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Riprendiamo adesso le espressioni dei termini di aberrazione visti nel capitolo prece-dente e scriviamo la funzione di aberrazione (con l’assunzione x0 = 0:

Φ = −14B(ξ21 + η2

1)2 − Cy0η

21 − 1

2Dy2

0(ξ21 + η2

1) + Ey30η1 + Fy0η1(ξ21 + η2

1)

Φ = −14Bρ4 − Cy2

0ρ2cosϑ− 1

2Dy2

0ρ2 + Ey3

0ρcosϑ+ Fy0ρ3cosϑ

Sul piano delle immagini, l’aberrazione lungo gli assi cartesiani XY, vale:

∆x = − ∂Φ∂ξ1

= Bξ1(ξ21 + η21) +Dy2

0ξ1 − 2Fy0ξ1η1

∆x = Bρ3sinϑ+Dy20ρsinϑ− 2Fy0ρ

2sinϑcosϑ

∆y = − ∂Φ∂η1

= Bη1(ξ21 + η21) + 2Cy2

0η1 +Dy20η1 − Ey3

0 − Fy0(ξ21 + η21) − 2Fy0η

21

∆y = Bρ3cosϑ+ (2C +D)y20ρcosϑ− Ey3

0 − Fy0ρ2(2cos2ϑ+ 1)

Delle 5 aberrazioni, consideriamo le 3 che fanno perdere di stigmatismo al sistema:sferica, coma e astigmatismo.Chiamiamo y il raggio dello specchio primario del telescopio, mentre ϕ sia la dimen-sione angolare della sorgente osservata. Sappiamo che l’aberrazione sferica trasformauna sorgente puntiforme in un disco di diametro 2By3, la coma invece in una figuraappuntita di dimensione complessiva 3Fy2ϕ, e infine l’astigmatismo in una figura al-lungata di dimensioni 2Cyϕ2. I coefficienti di aberrazione B,C, F sono stati calcolatida Schwarzschild per un telescopio con due specchi:

B =1 + b18f3

1

[b2 +

(f + f1

f − f1

)2]

(f − f1)3(f1 − d)8f3f4

1

C =f1(f − d)

2f2(f1 − d)−

[b2 +

(f + f1

f − f1

)2]

(f − f1)3d2

8f3f21 (f1 − d)

F =1

4f2+

[b2 +

(f + f1

f − f1

)2]

(f − f1)3d8f3f3

1

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7.2. TELESCOPIO NEWTON 107

In queste formule, f, f1, f2 sono la focale equivalente 1f = 1

f1+ 1

f2− d

f1f2, la focale dello

specchio primario, la focale dello specchio secondario. d e la distanza fra primario esecondario. b1, b2 sono i coefficienti delle coniche dei due specchi.

Vediamo adesso in sequenza i principali tipi di telescopi.

7.2 Telescopio Newton

Si tratta di un telescopio composto essenzialmente da un unico specchio. Infatti ilsecondario e uno specchio piano che ha l’unica funzione di deviare i raggi di luce indirezione ortogonale a quella di arrivo (Fig. 7.4).

Figura 7.4:

In questo caso assumiamo f ≡ f1 e f2 = 0.I coefficienti di aberrazione diventano:

B =1 + b18f3

C =12f

F =1

4f2

Per poter eliminare l’aberrazione sferica, bisogna che B = 0. Questo significa cheb1 = −1, cioe lo specchio deve essere parabolico.

Nel caso di specchio sferico: b1 = 0. Ipotizziamo D = 120 cm e f = 600 cm. L’aberra-zione sferica e data da:

ΦB = By3 =1

8f3

(D

2

)3

=164

(120600

)3

· 206265 ∼= 26′′

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108 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Le aberrazioni di coma e astigmatismo sono date da:

ΦF = 31

4f2y2ϕ =

34

(D

2f

)2

ϕ

ΦC = 212fyϕ2 =

D

2fϕ2

Supponiamo che ϕ = 10′, otteniamo:

ΦF =34

(60600

)2

(10 · 60) = 4.5′′

ΦC =60600

(10 · 60)2 = 0.17′′

Applicando la scala del telescopio: S = 2062656000

∼= 34.4′′/mm, i valori angolari di aber-razione diventano:

ΦB∼= 760µ ΦF

∼= 130µ ΦC∼= 5µ

Se immaginiamo di porre sul piano focale del telescopio un sensore digitale (CCD) aven-te pixel di dimensioni tra 13 e 15 µ, e possibile calcolare l’estensione delle aberrazioninell’immagine.

7.3 Telescopio Cassegrain

Come si nota dai calcoli precedenti, uno specchio parabolico e privo di aberrazionesferica, ma ha una forte aberrazione di coma. Per ridurre questa bisogna intervenireinserendo uno specchio secondario e allungando la focale del telescopio.

Prendiamo quindi in considerazione un sistema ottico formato da due specchi.Imporre la condizione che l’aberrazione sferica del sistema sia nulla, significa imporreche:

ΦB = 0 ⇒ B = 0 ⇒ b1 = −1 b2 = −(f + f1

f − f1

)2

Quindi il primario deve essere ancora parabolico.

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7.3. TELESCOPIO CASSEGRAIN 109

Poiche f+f1 > |f−f1|, si trova facilmente che b2 < −1, cioe che lo specchio secondariodeve essere un iperbolico.D’altra parte con queste soluzioni, il coefficiente dell’aberrazione di coma vale F = 1

4f2

come prima. Stavolta pero f e la focale equivalente del telescopio.

Per ridurre la coma la lunghezza focale deve aumentare. Partiamo allora dall’espres-sione della focale equivalente del sistema ottico:

1f

=1f1

+1f2

− d

f1f2

f > f1 ⇒ 1f<

1f1

⇒ 1f2

− d

f1f2< 0

• Primo caso: f2 < 0 (secondario convesso)

− 1|f2|

+d

f1|f2|< 0 ⇒ d < f1

Figura 7.5:

• Secondo caso: f2 > 0 (secondario concavo)

1f2

− d

f1f2< 0 ⇒ d > f1

Nel primo caso il telescopio e in configurazione Cassegrain (Guillaume Cassegrain,Francia, 1672), nel secondo si ha invece una specie di telescopio Gregoriano (JamesGregory, Scozia, 1663), anche se in realta il Gregoriano utilizza un secondario concavodi superficie ellissoidale.La configurazione Cassegrain consente quindi di ottenere telescopi con lunghezze focalilunghe mantenendo il telescopio di dimensioni relativamente compatte. Si noti che il

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110 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Figura 7.6:

piano delle immagini e localizzato dietro lo specchio primario.

Riprendiamo il caso del telescopio di Asiago (che e un Cassegrain), con lunghezza focaleequivalente F = 1200 cm e con distanza d = 372 cm fra primario e secondario.Calcoliamo l’aberrazione di coma e di astigmatismo a 10′ di distanza dal centro delcampo (dove l’asse ottico principale incontra il piano delle immagini).

ΦF =34

(60

1200

)2

(10 · 60) ∼= 1.125′′

C =600 · (1200 − 372)

2 · 12002(600 − 372)= 7.56 10−4 cm−1

ΦC = 2 · 7.56 10−4 · 60(

10 · 60206265

)2

· 206265 ∼= 0.16′′

Usando la scala del telescopio, che ora vale S = 20626512000

∼= 17′′/mm. Una dimensioneangolare in 10′ si traduce sul piano focale in 66µ di coma e 9.4µ di astigmatismo, cioecirca 5 px e < 1 px assumendo di utilizzare un CCD con pixel da 13µ. In questo caso,l’astigmatismo e trascurabile e la coma e al di sotto delle condizioni tipiche di seeingdell’osservatorio, quindi entro 10′ di raggio non si osserva.Si noti infine che il valore della costante della superficie conica del secondario e:

b2 = −(

1200 + 6001200 − 600

)2

= −9

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7.4. TELESCOPIO RITCHEY-CHRETIEN 111

7.4 Telescopio Ritchey-Chretien

E possibile eliminare aberrazione sferica e coma allo stesso tempo?

B(b1, b2) = 0 F (b2) = 0

B = 0 ⇒ 1 + b18f3

1

−K(f − f1)3(f1 − d)

8f3f41

= 0

F = 0 ⇒ 14f2

+K(f − f1)3d

8f3f31

= 0

dove K = b2 +(

f+f1

f−f1

)2.

Dalla seconda equazione ricaviamo che:

K = − 2ff31

(f − f1)3d= b2 +

(f + f1

f − f1

)2

da cui:

b2 = − 2ff31

(f − f1)3d−(f + f1

f − f1

)2

Sostituendo il valore di b2 nell’espressione del coefficiente B, si ottiene:

1 + b18f3

1

+2ff3

1

(f − f1)3d(f − f1)3(f1 − d)

8f3f41

= 0

da cui si ricava l’espressione per il termine b1:

b1 = −1 − 2f1 − d

d

(f1

f

)2

Se f1 > d, cioe se primario e secondario si trovano a distanza minore della focale delprimario, cosı come avviene nel Cassegrain, si ottiene che b < −1, cioe il primario deveessere iperbolico.

D’altra parte se consideriamo l’espressione di b2:

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112 CAPITOLO 7. TELESCOPI

b2 = − 2ff31

(f − f1)3d−(f + f1

f − f1

)2

vediamo che il primo termine e sicuramente negativo, il secondo e minore di 1 e quindianche b2 < −1, cioe anche il secondario e iperbolico.Il telescopio che unisce primario iperbolico a secondario iperbolico fu ideato da GeorgeWillis Ritchey e Henri Chretien (Fig. 7.7).

Figura 7.7:

Ipotizziamo che il telescopio di Asiago sia un Ritchey-Chretien e calcoliamo le costantidelle coniche relative ai due specchi:

b1 = −1 − 2600 − 372

372

(6001200

)2

= −1.30

b2 = − 2 · 1200 · 6003

372(1200 − 600)3−(

1200 + 6001200 − 600

)2

= −15.45

Si faccia attenzione al fatto che al fuoco primario questo telescopio non e esente daaberrazione sferica (B 6= 0)!

Calcoliamo adesso il valore dell’astigmatismo.

C =f1(f − d)

2f2(f1 − d)−

[b2 +

(f + f1

f − f1

)2]

(f − f1)3d2

8f3f21 (f1 − d)

C =f1(f − d)

2f2(f1 − d)+

2ff31

(f − f1)3d(f − f1)3d2

8f3f21 (f1 − d)

=

=f1(f − d)

2f2(f1 − d)+

f1d

4f2(f1 − d)=

2f1f − 2f1d+ f1d

4f2(f1 − d)=

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7.5. TELESCOPIO SCHMIDT 113

=f1(2f − d)4f2(f1 − d)

Sostituendo i soliti valori si ottiene:

C =600(2 · 1200 − 372)4 · 12002(600 − 372)

∼= 9.27 10−4 cm−1

E infine:

ΦC = 2 · 9.27 10−4 · 60(

10 · 60206265

)2

· 206265 ∼= 0.19′′

Ancora una volta l’astigmatismo ha valori analoghi a quelli trovati per il Newton e peril Cassegrain.

7.5 Telescopio Schmidt

Il telescopio ideato da Bernhard Schmidt nel 1930 e costituito da un unico specchio diforma sferica.E diaframmato per cercare di ridurre l’aberrazione sferica da cui e affetto.

Figura 7.8:

Rispetto ai casi precedenti in cui pupilla di entrata e di uscita coincidevano con lospecchio primario, qui la pupilla di entrata e il diaframma (f1 → ∞) mentre la focale

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114 CAPITOLO 7. TELESCOPI

del telescopio coincide con quella dello specchio sferico (f ≡ f2) (Fig. 7.8). Quindi leequazioni di Schwarzschild diventano:

B =1 + b18f3

1

b2 +

(ff1

+ 1ff1

− 1

)2 f3

1

(ff1

− 1)3f1

(1 − d

f1

)8f3f4

1

limf1→∞

B = −[b2 + 1]−18f3

=1 + b28f3

= B0

F =1

4f2+

b2 +

(ff1

+ 1ff1

− 1

)2 f3

1

(ff1

− 1)3d

8f3f31

limf1→∞

F =1

4f2+ [b2 + 1]

−d8f3

= F0 − dB0

avendo indicato F0 = 14f2 .

C =f1(f − d)

2f2f1

(1 − d

f1

) −

b2 +

(ff1

+ 1ff1

− 1

)2 f3

1

(ff1

− 1)3d2

8f3f31

(1 − d

f1

)lim

f1→∞C =

f − d

2f2− [b2 + 1]

−d2

8f3=

12f

− d

2f2+ d2 1 + b2

8f3= C0 − 2dF0 + d2B0

avendo indicato C0 = 12f .

Quindi riassumendo abbiamo:

B = B0

F = F0 − dB0

C = C0 − 2dF0 + d2B0

Nel caso di uno specchio parabolico, B0 = 0 e quindi F = F0, cioe l’aberrazione dicoma non dipende dalla distanza della pupilla di entrata.In uno specchio sferico B0 6= 0, ma possiamo cercare il valore di d che annulli sia F cheC.

Intanto in uno specchio sferico b2 = 0 e quindi B = 18f3 .

Annullando l’aberrazione di coma si ha:

F =1

4f2− d

18f3

= 0 ⇒ d = 2f

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7.5. TELESCOPIO SCHMIDT 115

e considerando che f = R2 , si ottiene d = R, con R raggio di curvatura dello specchio.

Quindi per annullare la coma, bisogna porre il diframma in coincidenza con il centro dicurvatura dello specchio, ad una distanza dallo specchio pari al doppio della distanzafocale.

Sostituiamo adesso questo valore di d, nell’espressione di C:

C =12f

− 2f2f2

+1

8f3(2f)2 =

12f

− 1f

+12f

= 0

Quindi la condizione d = 2f annulla sia la coma che l’astigmatismo.Ma resta il problema dell’aberrazione sferica. E chiaro che piu il diaframma e chiuso eminore e la sferica perche si vanno a utilizzare raggi sempre piu parassiali, d’altra parteminore e la quantita di luce che entra, e si finisce per non sfruttare la superficie dellospecchio come collettore di luce. Serve quindi una soluzione ottica per correggere l’a-berrazione sferica: una lente correttrice che sia in grado di trasformare uno specchiosferico in parabolico!

... Per produrre uno specchio parabolico da uno specchio sferico, il bordo esterno diquest’ultimo deve essere appiattito, cioe deve essere impresso ad esso un raggio di cur-vatura piu grande...(B. Schmidt)

Consideriamo l’equazione del profilo di una superficie sferica di raggio R. Sia D ildiametro dello specchio e P (x, y) un punto sulla superficie (Fig. 7.9):

(R− x)2 + y2 = R2

Esplicitando x e mettendosi nell’ipotesi che yR < 1, si ha:

R2 + x2 − 2Rx+ y2 = R2

x = R−√R2 − y2 = R−R

√1 −

( yR

)2 ∼=y2

2R+

y4

8R3+ ...

(Si usa la soluzione con il - perche x < R)

Il termine y2

2R rappresenta il profilo parabolico, mentre il termine y4

8R3 e l’eccesso di con-vergenza dello specchio sferico rispetto al parabolico. Per cui, trascurando termini diordine superiore, possiamo dire che la quantita ∆ = y4

8R3 e di fatto il cammino ottico daaggiungere ai raggi paralleli all’asse ottico principale che incidono sullo specchio sferico

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116 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Figura 7.9:

a distanza y dall’asse per ottenere l’equivalente parabolico.

E possibile compensare questo cammino ottico con una lastra correttrice a riflessioneoppure con una a rifrazione. Nel secondo caso si dimostra che la lastra correttrice de-ve avere una curvatura quattro volte maggiore, rispetto a quella a riflessione, e il suoprofilo piu semplice sara dato da (Fig. 7.12):

T (y) = T (0) + 4y4

8R3

Questa equazione assume che l’indice di rifrazione del vetro sia n = 1.5.

... In generale, al fine di ottenere per rifrazione la stessa deviazione data dalla rifles-sione, bisogna dare un’inclinazione 4 volte piu grande...(B. Schmidt)

Nel caso della riflessione, l’angolo di deviazione e dato da:

δrifl = π − (i+ r) = π − 2r

Invece in caso di rifrazione:

δrifr = π − (i− r)

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7.5. TELESCOPIO SCHMIDT 117

Figura 7.10:

Applicando la legge di Snell nell’approssimazione di angoli piccoli, ir∼= n′

n , e assumendoi raggi luminosi passano da aria a vetro, n = 1, n′ ∼= 1.5 si ha:

i ∼=32r

δrifr = π − (32r − r) = π − 1

2r

Da cui si deduce che per avere δrifr = δrifl e necessario che l’angolo di rifrazione sia 4volte maggiore.

Inoltre, consideriamo due diottri sferici concentrici con raggi di curvatura diversi, e unraggio di luce parallelo all’asse ottico e distante h da esso. L’angolo di incidenza (comesi vede in Fig. 7.11) varia al variare del raggio di curvatura del diottro, in particolarei ∼= h

R e quindi decresce quando R cresce.

Di conseguenza, la curvatura del profilo della lastra correttrice deve essere quattro vol-te maggiore di quella di un profilo riflettente per ottenere la stessa deviazione in ognipunto.

Nel caso piu generale, il profilo della lastra sara :

T (y) = T (0) +y4

8R3

(2

n− 1

)= T (0) + β

y4

4(n− 1)

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118 CAPITOLO 7. TELESCOPI

Figura 7.11:

dove T(0) e lo spessore della lastra al centro.

Figura 7.12:

Si dimostra che i coefficienti di aberrazione in presenza di lastra correttrice diventano:

B =1 + b

8f3− β

F =1

4f2− dβ

C =12f

− d2β

Deriviamo la condizione che annulla l’aberrazione sferica, la coma e l’astigmatismo.Abbiamo cosı 3 equazioni nelle 3 incognite (b, d, β).

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7.5. TELESCOPIO SCHMIDT 119

C = 0 ⇒ β =1

2fd2

F = 0 ⇒ 14f2

− d1

2fd2= 0 ⇒ d = 2f

da cui si ricava che β = 18f3 e b = 0.

Il sistema e quindi privo delle aberrazioni che gli fanno perdere di stigmatismo. Setrascuriamo la distorsione, resta solo la curvatura di campo, il cui coefficiente vale|D| = 1

2f .

Una lastra correttrice del tipo descritto finora soffre di aberrazione cromatica.

... La situazione e alquanto diversa per le aberrazioni cromatiche della lastra correttrice.Per renderle piccole quanto piu e possibile, la lastra correttrice deve essere modellata inmodo tale che la parte centrale agisca come una lente convergente e che le parti esterneabbiano un effetto divergente... (B. Schmidt).

Figura 7.13:

La lastra correttrice con questa nuova forma (Fig. 7.13) avra equazione:

T (y) = T (0) +y4 −Ay2

32(n− 1)f3

dove A e il termine che minimizza l’aberrazione cromatica e contiene il raggio di cur-vatura e un fattore di forma della lastra.

Se applichiamo il primo tipo di lastra otteniamo che i raggi parassiali la attraversanopraticamente indisturbati, mentre i raggi marginali divergono dopo aver attraversato

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120 CAPITOLO 7. TELESCOPI

la lastra in modo tale da produrre una convergenza piu lunga e far coincidere il lorofuoco con quello dei raggi parassiali (Fig. 7.14).

Figura 7.14:

Invece, utilizzando la seconda lastra correttrice vengono deviati sia i parassiali che imarginali, con il risultato che i parassiali anticipano la convergenza, mentre i marginalila ritardano e la posizione del fuoco e intermedia fra quella dei raggi parassiali e quelladei raggi marginali (in assenza di lastra correttrice) (Fig.7.15).

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7.5. TELESCOPIO SCHMIDT 121

Figura 7.15:

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122 CAPITOLO 7. TELESCOPI