tecnologie dell’informazione per le imprese e il...
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Tecnologie dell’informazione per le imprese e il territorio
Innovazione in Emilia-Romagna
2010
Tecnologie dell’informazione
per le imprese e il territorio
Innovazione in Emilia-Romagna
Una regione sistema
centrata sull’impresa e sull’innovazione
Prefazioni a cura di:
Regione Emilia-Romagna
Microsoft
7
Giancarlo Muzzarelli
Assessore Attività produttive, piano energetico e sviluppo
sostenibile, economia verde, edilizia,
autorizzazione unica integrata
Regione Emilia-Romagna
Alfredo Peri
Assessore Programmazione territoriale, urbanistica, reti di
infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti
Regione Emilia-Romagna
Questo esame della struttura produttiva regionale svolta dalla visuale
dell‟adozione delle nuove tecnologie che possono contribuire
all‟evoluzione dei sistemi di produzione, dei modelli organizzativi e dei
comportamenti delle imprese è di significativa utilità anche per
l‟elaborazione delle future linee strategiche della Regione.
Bisogna dire che le imprese regionali, anche con il supporto delle
politiche regionali e l‟azione concertata delle organizzazioni
imprenditoriali e del lavoro, e delle altre istituzioni, hanno preso
crescente convinzione della necessità di mettere l‟innovazione al primo
posto tra le azioni necessarie non solo per lo sviluppo e il successo, ma
spesso anche per la stessa sopravvivenza e per la difesa dei livelli di
attività e redditività già raggiunti.
Naturalmente le imprese si sono impegnate in questa attività di
innovazione sui prodotti e di rinnovamento delle strutture organizzative
nei limiti delle competenze a loro disposizione e delle risorse che
l‟ambiente esterno è riuscito a fornire. Per questo motivo è
8
particolarmente importante capire quali sono le eventuali carenze, le
parti deboli o mancanti di questi percorsi, anche per meglio indirizzare
le politiche regionali, soprattutto in uno scenario di risorse pubbliche
limitate come quello che si prefigura per i prossimi anni.
Purtroppo, la nostra economia, come quella di tutto il continente
europeo e del Nord America è stata duramente colpita da una crisi
internazionale di portata eccezionale, che, a parte le situazioni di crisi
dei sistemi finanziari, dal punto di vista produttivo ha colpito proprio
quei paesi e quelle regioni maggiormente proiettati a competere sul
mercato globale.
Non a caso, a fronte di paesi come Cina, India e Brasile che continuano
a crescere, l‟Europa e il Nordamerica sono ancora in difficoltà.
Non è stata, e non è, una crisi passeggera: è durata sette trimestri, dal
secondo trimestre del 2008 sino al quarto 2009. Tecnicamente, la
recessione è finita all‟inizio del 2010, ma la ripresa è incerta e debole.
In questo difficile contesto nazionale, e nell‟assenza di reali politiche di
sviluppo, l‟Emilia-Romagna secondo le stime redatte a novembre da
Unioncamere regionale e Prometeia, e riportate nel rapporto curato
congiuntamente da Unioncamere regionale e Regione Emilia-Romagna,
dovrebbe chiudere il 2010 con un aumento reale del Pil dell‟1,5%.
La convinzione è che la stessa caratteristica che ci ha reso
particolarmente esposti a questo shock esogeno, sia quella che ci stia
dando più opportunità di ripresa, grazie alla crescita del commercio
internazionale e quindi del nostro export (che è cresciuto, nei primi 6
mesi del 2010, dell‟11,7%). Nel prossimo biennio quasi la metà delle
imprese prevede di aumentare la propria propensione all‟export e
nessuna segnala di volerla ridurre. Purtroppo, non pare che vi siano
9
prospettive per una ripresa del mercato interno, a parte alcuni segmenti.
Uno di questi, quello legato all‟innovazione in campo energetico a
livello domestico, di singole unità produttive e di centrali a basso
impatto ambientale e paesaggistico appare essere tra i più interessanti e
su cui le imprese regionali si sono già fortemente posizionate.
Grazie soprattutto all‟export, quindi, stiamo vedendo un po‟ di ripresa:
la preoccupazione per la situazione occupazionale resta tuttavia alta,
anche se l‟Emilia-Romagna presenta ancora dati occupazionali migliori
sia alla media nazionale che a quella della ripartizione nord-orientale.
Ma l‟intenzione è quella di recuperare il più possibile l‟occupazione
perduta e soprattutto di creare spazi significativi per coloro che si
affacciano sul mercato del lavoro, in particolare per tutti i giovani che si
sono impegnati a raggiungere livelli di competenza avanzati, sempre più
necessari per le prospettive del sistema economico regionale e per i quali
bisogna creare adeguate prospettive di crescita professionale. Per questo
le politiche per promuovere l‟innovazione a tutti i livelli è essenziale per
creare spazi per nuove figure che possano accrescere il dinamismo, il
potenziale creativo, la capacità di innovazione delle imprese.
In questo scenario la comprensione del contributo che un utilizzo pieno
e aggiornato delle ICT può dare non solo e non tanto per uscire dalla
crisi, ma per rientrare a pieno titolo nei nuovi trend di sviluppo che si
vanno affermando, è un fattore su cui puntare in maniera decisa. A
tutt‟oggi infatti (come testimoniato da questa indagine ma anche da
quella annuale ISTAT “Tecnologie dell‟informazione e della
comunicazione nelle imprese” piuttosto che quella specifica rivolta alle
imprese femminili della nostra regione, svolta nel 2010 nell‟ambito del
Piano Telematico dell‟Emilia-Romagna) le ICT sono viste
10
prioritariamente come uno strumento di comunicazione, con il
primeggiare della e-mail su ogni altra modalità di scambio, in particolare
rispetto a sistemi di lavoro collaborativo e a distanza che caratterizzano
invece le economie più dinamiche. In sostanza nelle imprese a tutt‟oggi
le ICT hanno significato una automatizzazione dei sistemi in essere, ma
non un cambiamento della organizzazione e del posizionamento della
impresa nel suo ambito di attività. E‟un salto difficile da fare, anche per
la Pubblica Amministrazione è un percorso in essere, e necessita di
grande attenzione sia verso la dimensione infrastrutturale che verso
l‟area delle competenze, non a caso è uno dei pilastri su cui continuano a
insistere le politiche quadro della Unione Europea : abbiamo imparato,
dai Piani Telematici precedenti, che il Digital Divide non è l‟unico
ostacolo, e che una volta portata la rete, questa va alimentata di
contenuti, ricchi e nuovi, con servizi rivolti alla filiera di produzione
piuttosto che ai clienti finali, perché possa essere fattore competitivo. E
che Questi contenuti necessitano di competenze costantemente
aggiornate, per poter essere prodotte ma anche usate e messe a valore.
Per questo il tema delle competenze, del contrasto al knowledge divide
resta un tema di punta della nuova programmazione in ambito ICT della
Regione (PiTER 2011-2013), per i cittadini come per le imprese. Un
ambito in cui, in stretta collaborazione con le Associazioni e le Imprese
che hanno nell‟ICT il loro business, svilupperemo tutte quelle azioni che
concorrono a rendere l‟ICT più attraente in tutte le potenzialità.
Il tessuto regionale nel suo insieme ha una adeguata propensione a
compiere questi sforzi. Ci vogliono gli interventi e le politiche giuste a
supporto.
11
Nonostante l‟emergenza determinata da questa crisi, la prospettiva che
riteniamo fondata è quella di insistere nella direttrice indicata dalla
stessa Unione Europea, in particolare nell‟ambito degli obiettivi di
“Europa 2020”, cioè quello di una economia competitiva e sostenibile
basata sulla conoscenza e sull‟innovazione. Nonostante le difficoltà e i
ritardi del sistema paese l‟Emilia-Romagna intende continuare a
qualificarsi come regione europea d‟avanguardia, come le viene
riconosciuto dalle stesse istituzioni europee.
12
Pietro Scott Jovane
Amministratore Delegato
Microsoft Italia
Il momento storico che stiamo attraversando rappresenta una sfida per le
imprese e per le economie locali che in Italia come in molte altre aree
hanno subito un rallentamento. Molti analisti prevedono una moderata
ripresa ma sbaglierebbe chi dovesse ritenere che ciò che si è verificato
negli ultimi mesi rappresenti un fenomeno passeggero. Il cambiamento
che si è verificato sullo scenario economico globale richiede un cambio
di prospettiva.
Per garantire la crescita occorre incrementare la produttività e la
capacità di innovazione. L‟esperienza di altri Paesi, in Europa e nel
mondo, ci offre una «lezione» da cui è possibile imparare per reagire al
cambiamento e riprendere il cammino nella direzione dello sviluppo:
investire in innovazione genera produttività e quindi ricchezza, per
l‟impresa e per il Paese. Microsoft® investe in modo costante e
sistematico per spingere sempre più avanti la frontiera dell‟Information
Technology per l‟innovazione, in modo che i benefici della tecnologia
possano essere accessibili a un numero sempre più ampio di
organizzazioni di ogni dimensione. In Italia, storicamente, gli
investimenti in IT hanno spesso avuto un carattere conservativo e molte
imprese e organizzazioni considerano tali investimenti un centro di
costo: le analisi esposte nelle pagine che seguono lo mostrano con
chiarezza.
Microsoft offre alle aziende di ogni dimensione tecnologie che
indirizzano il tema dell‟efficienza e del contenimento dei costi ma
13
l‟innovazione ha anche un ruolo di primo piano nella generazione di
valore, ed è questo il ruolo con cui ci proponiamo alle imprese italiane,
mettendoci al loro fianco affinché il loro potenziale si possa realizzare,
anche attraverso la tecnologia.
Crediamo in particolare che negli anni a venire la crescita economica
possa essere trainata in maniera decisa dall‟adozione delle tecnologie
legate ai servizi offerti online (cloud computing). Da nostre recenti
elaborazioni sono emersi alcuni dati importanti che illustrano come la
cloud economy possa rappresentare quella svolta legata all‟innovazione
che da troppo tempo stiamo aspettando. Risulta, per esempio, che le
attività riconducibili al cloud computing in tutto il mondo
aggiungeranno in ricavi almeno 800 miliardi di dollari nelle economie
locali entro il 2013. In particolare, nella UE, l‟adozione del cloud
computing potrà creare nei prossimi anni più di 100.000 nuove aziende
di piccole e medie dimensioni e più di 1 milione di nuovi posti di lavoro
in tutti i settori che utilizzano l‟IT, oltre a un incremento del prodotto
interno lordo pari allo 0.3%. Inoltre, si assisterà a un incremento
dell‟occupazione legata all‟ecosistema dello sviluppo di applicazioni e
soluzioni cloud e a nuove necessità di formazione specifica.
Le tecnologie dell‟informazione e la loro applicazione
all‟organizzazione delle imprese e dei servizi pubblici possono offrire
grandi opportunità all‟Italia. Recuperare il ritardo che affligge il nostro
sistema produttivo è una sfida possibile e, in un‟ottica di sistema, anche
una responsabilità sociale ed economica per tutti gli attori coinvolti,
dalle imprese alle Università, dalle associazioni di categoria agli enti
territoriali. Perché il cambiamento può essere un‟opportunità da
cogliere, tutti insieme.
14
Indice
Capitolo I
La struttura economica dell’Emilia-Romagna e la situazione
congiunturale a seguito della crisi economica internazionale .... 16
Capitolo II
Le politiche industriali regionali ................................................. 33
Capitolo III
Gli investimenti in innovazione tecnologica presso le PMI
dell’Emilia-Romagna .................................................................... 50
Introduzione ................................................................................. 50
I risultati della survey ................................................................... 53
Capitolo IV
Scenari a supporto dell’innovazione delle imprese ................. 96
Produttività individuale e organizzazione del lavoro ................... 98
Comunicazione digitale ............................................................. 103
Amministrazione digitale ............................................................ 109
Progettazione digitale ................................................................ 112
Marketing e vendite digitali ........................................................ 117
Capitolo V
Impatto della situazione economica sul territorio, ruolo
dell’ICT e politiche regionali: il caso Emilia-Romagna .......... 125
15
CNA Emilia-Romagna ............................................................... 126
Unioncamere Emilia-Romagna ................................................. 132
Confindustria Emilia-Romagna .................................................. 147
Microsoft .................................................................................... 153
Capitolo I
16
La struttura economica dell’Emilia-
Romagna e la situazione congiunturale
a seguito della crisi economica
internazionale
Andrea Margelli – Ervet
Silvano Bertini – Regione Emilia-Romagna
L‟Emilia-Romagna è una regione con una forte caratterizzazione
manifatturiera. Nonostante l‟aumento dell‟occupazione nei settori
terziari, è l‟attività manifatturiera, in particolare attraverso la propria
capacità di esportazione a trainare il sistema economico, anche in gran
parte della sua componente nei servizi.
La struttura produttiva industriale è caratterizzata da una presenza
articolata di forme imprenditoriali: un numero ancora vasto di
microimprese anche in forma artigianale, un numero molto inferiore ma
crescente e soprattutto con un crescente impatto occupazionale, di
piccole e medie imprese in genere altamente dinamiche, circa 300
imprese oltre la soglia delle PMI (cioè oltre i 250 addetti; sono presenti
anche imprese manifatturiere di tipo cooperativo, anche se la maggior
parte delle cooperative si concentrano nel settore agricolo, delle
costruzioni, del commercio e degli altri servizi.
La molteplicità delle forme imprenditoriali, oltre che la numerosità delle
imprese, è un elemento che garantisce una elevata elasticità al sistema
produttivo, in grado di valorizzare a seconda dell‟evoluzione degli
scenari economici, quelle con le migliori potenzialità; favorisce inoltre
Capitolo I
17
una elevata concorrenzialità interna con la continua specializzazione
delle imprese già affermate e l‟emergere continuo di nuovi protagonisti
in nuove nicchie di mercato.
La struttura produttiva si è auto-organizzata intorno ad alcuni grandi
filoni tematici che rappresentano i clusters della regione:
l‟agroalimentare, l‟edilizia e le costruzioni, la meccanica e la
motoristica, il biomedicale, il sistema moda. Questi clusters si articolano
in orizzontale e verticale con numerosi comparti settoriali collegati tra
loro da legami tecnologici o di mercato. Tutto ciò genera un sistema
estremamente complesso di circolazione di conoscenze e competenze,
una sorta di fertilizzazione incrociata che favorisce la realizzazione di
nuove soluzioni e innovazioni tecnologiche. Negli ultimi anni, di queste
reti fanno sempre più parte anche settori terziari tradizionali e avanzati,
dalla logistica e distribuzione, fino ai servizi specialistici avanzati e
all‟informatica. Tutto questo rende il sistema industriale dell‟Emilia-
Romagna un terreno fertile per la generazione di percorsi innovativi.
Questo rende il sistema fortemente proiettato sul mercato estero
nonostante la prevalenza di imprese medio-piccole, con una propensione
all‟export molto elevata. Caratteristica che consente di cogliere
rapidamente le opportunità che si presentano sui vari mercati, anche se,
nei casi di crisi congiunturale mondiale generalizzata, come quella del
2008-2010, rende il sistema molto esposto.
Capitolo I
18
Emilia-Romagna Italia
1995 2009 1995 2009
Popolazione residente 3.896 4.363 56.844 60.263
Prodotto interno lordo 94.810 106.436 1.084.022 1.207.875
Consumi finali interni 67.360 82.777* 855.635 1.022.697*
Spesa per consumi finali
delle famiglie 52.339 64.191 644.282 743.934
Investimenti fissi lordi 18.494 24.226* 202.413 274.850*
Esportazioni 21.773 36.477 196.860 291.733
Tabella 1 - Quadro macroeconomico - Milioni di euro - Valori concatenati -
anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati ISTAT, conti
economici regionali, 2010. * dati al 2007
Con una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti, pari a circa il 7,2 % di
quella italiana, l‟Emilia-Romagna rappresenta l‟8,8% del Pil e l‟8,1%
della domanda interna. Contribuiscono a sostenere il livello del Pil sia
gli elevati livelli dell‟occupazione che contribuiscono a mantenere
elevati i consumi finali delle famiglie (che incidono per l‟8,6% del totale
nazionale), sia un sistema produttivo competitivo caratterizzato da una
quota consistente di esportazioni e d‟investimenti (pari rispettivamente
12,8% e all‟8,8%).
Capitolo I
19
Emilia-Romagna Italia
Tasso disoccupazione 4,8 7,8
Tasso occupazione 15-64 anni 68,5 57,5
Tasso di disoccupazione di lunga durata 1,3 3,5
Tasso di attività 72,6 63,0
Tabella 2 - Mercato del lavoro (2009) - Fonte: elaborazione dati ISTAT, conti
economici regionali, 2010. * dati al 2007
In relazione ai fattori che contribuiscono a mantenere elevata la
domanda interna gioca un elemento fondamentale il mercato del lavoro
che si caratterizza per elevati tassi di occupazione, tra i più alti in Italia,
e per un‟elevata partecipazione della popolazione. La disoccupazione
risulta molto contenuta così come quella di lunga durata, intesa come
quota di persone in cerca di occupazione da oltre 12 mesi sul totale delle
persone in cerca di occupazione.
Anche i dati pro-capite confermano un buon livello del Pil per abitante
che nel 2009 si attesta ad un valore superiore per oltre il 20% alla media
italiana. In riferimento all‟andamento invece, nel 2009, a seguito della
crisi economica internazionale, si registra in Emilia-Romagna una
maggior contrazione del livello del Pil pro-capite rispetto alla media
nazionale. Tale aspetto è connesso sia ad una peggiore dinamica del Pil
reale sia da un forte aumento della popolazione. In relazione al primo
punto si osserva un eccezionale andamento negativo: nel 2009 il Pil in
termini reali è calato del -5,8 in Emilia-Romagna e del -5 in Italia. Tale
Capitolo I
20
differenza scaturisce da una maggiore elasticità dell‟andamento del Pil
reale della regione, che risulta più sensibile alla dinamica della domanda
estera del settore manifatturiero ed all‟andamento dei consumi dei beni
intermedi nella quale è specializzata (macchinari etc…).
Fig. 1 PIL pro-capite – valori Euro corrente - Fonte: elaborazioni Regione
Emilia-Romagna su dati ISTAT
Avendo la crisi colpito drasticamente il settore industriale, anche le altre
regioni italiane più fortemente caratterizzate dalla presenza
dell‟industria manifatturiera sono risultate le più penalizzate; in
Lombardia e Piemonte il Pil si è ridotto rispettivamente del 6,3 e del 6,2
per cento, mentre nel Veneto si è registrato un calo analogo a quello
dell‟Emilia-Romagna. Anche durante la precedente crisi economica,
2001-2003, la nostra regione registrò un andamento peggiore di quello
nazionale per poi risultare più performante nel momento in cui
l‟economia nazionale e soprattutto internazionale entrò in un ciclo
Pil pro-capite- valori Euro corrente
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Emilia Romagna Italia
Capitolo I
21
economico espansivo. Ci aspettiamo così, ed anche le previsioni1
concordano su questo, che il ritorno ad un incremento del Pil reale
previsto dal 2010 e negli anni successivi, seppure a ritmi ancora lenti,
vedano un sorpasso della nostra regione rispetto alla media nazionale.
Fig. 2 Tassi annuali di crescita – PIL reale – valori concatenati 2000 - Fonte:
elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati ISTAT
Il secondo aspetto che ha influenzato negativamente la dinamica del Pil
espresso in termini pro-capite è connesso all‟aumento della popolazione,
soprattutto inattiva. Negli anni passati il miglioramento del mercato del
lavoro nella regione, sostenuto da un‟elevata offerta di lavoro, ha
accentuato il fenomeno dell‟immigrazione per compensare la carenza di
manodopera nel tessuto produttivo. Al fenomeno dell‟immigrazione,
1 Si veda a tal proposito Ervet, Economia regionale: congiuntura e previsioni,
Settembre 2010 in www.ervet.it
Tassi annuali di crescita-Pil reale- valori concatenati 2000
-8,0
-6,0
-4,0
-2,0
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Emilia Romagna Italia
Capitolo I
22
sopratutto straniera, è seguito l‟aumento delle nascite come conseguenza
diretta dei ricongiungimenti familiari e della maggior fertilità della
popolazione straniera. Come si nota dall‟andamento della popolazione,
l‟Emilia-Romagna ha così incrementato la popolazione in misura
davvero rilevante. Tra il 1995 ed il 2009 la popolazione residente nella
regione è aumentata di 466 mila unità, segnando un +12% sul totale il
doppio rispetto alla media italiana che è stata pari al 6%. Anche negli
ultimi tre anni la popolazione è continuata a crescere a ritmi
costantemente superiori. Aumenta in particolar modo la popolazione
nelle fasce inferiore ai 15 anni, grazie alla ripresa delle nascite specie da
stranieri, ma anche quella over 65 anni a causa dell‟invecchiamento
della popolazione locale. Tale aspetto non ha solamente influito
sull‟andamento degli indicatori pro-capite, incrementando la parte di
popolazione inattiva, ma ha anche determinato un mutamento strutturale
demografico che ha ed avrà riflessi nella struttura economica della
regione, specie in un miglior bilanciamento demografico e nel minor
invecchiamento della popolazione.
Capitolo I
23
Fig. 3 Tassi annuali di crescita della popolazione - Fonte: elaborazioni
Regione Emilia-Romagna su dati ISTAT
Come visto sopra, le buoni condizioni del mercato del lavoro regionale e
l‟aumento della domanda di lavoro degli ultimi anni sono il frutto di una
struttura produttiva caratterizzata da imprese manifatturiere molte
competitive e con un‟alta propensione all‟export.
Il settore industriale, del quale la manifattura contribuisce per circa
l‟80%, continua anche nel 2009 ad avere un peso rilevante sulla
produzione del valore aggiunto regionale, pari ad oltre il 30% del totale
contro una media italiana del 25%. Anche in Emilia-Romagna si registra
la crescita del settore terziario, un processo comune a tutti i paesi
industrializzati che stanno via via riducendo il peso della manifattura a
favore di servizi, in taluni casi anche ad alto valore aggiunto (IT, servizi
alle imprese etc.), ma in misura minore rispetto alla media nazionale.
Tassi annuali di crescita della popolazione
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
1,2
1,4
1,6
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
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Capitolo I
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Valore aggiunto e PIL per settore di attività economica nel 2008 (1)
(milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2000 e valori percentuali)
SETTORI E VOCI
Valori Assoluti (2)
Quota% (2)
Var. % sull’anno precedente
2005 2006 2007 2008 (3)
Agricoltura, silvicoltura e pesca
3,088,2 3,0 -5,5 -2,4 -0.2 6,2
Industria 34,374,7 33,5 1,0 5,5 2,7 -3,2
Industria in senso stretto
… … -0,3 5,8 3,1 …
Costruzioni … … 6,9 4,3 1,3 …
Servizi 65,101,0 63,4 1,6 3,0 2,1 0,8
Commercio, riparazioni, alberghi, trasporti e comunicazioni.
… … 2,1 2,3 2,5 …
Intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari e imprenditoriali
… … 1,6 4,1 1,4 …
Altre attività di servizi
… … 1,0 2,0 2,8 …
Totale valore aggiunto
102,615,2 100,0 1,2 3,7 2,3 -0,4
PIL 114,355,4 - 1,1 3,5 2,1 -0,7
PIL pro capite
(4) (5)
26,551,7 124,4 -0,2 2,6 1,0 -2,0
(1) Valore aggiunto a prezzi base, valori concatenati riferiti al 2000. - (2) L’utilizzo degli indici a catena comporta la perdita di additività delle componenti concatenate espresse in termini monetari. Infatti la somma dei valori concatenati delle componenti di un aggregato non è uguale al valore concatenato dell’aggregato stesso. – (3) Per il 2008 sono disponibili soltanto le stime preliminari aggregate a livello di settore agricolo, industriale e dei servizi. – (4) PIL ai prezzo di mercato per abitante, in euro. – (5) La quota del PIL pro capite è calcolata ponendo la media dell’Italia pari a 100.
Tabella 3 - Valore aggiunto - Fonte: elaborazioni Regione Emilia-Romagna su
dati ISTAT
Capitolo I
25
Fig. 4 Peso del settore Industria sul totale - Fonte: elaborazioni Regione
Emilia-Romagna su dati ISTAT
L‟export ha iniziato a crescere dal 1997, da quando cioè si è attivato il
processo di globalizzazione spinto dalla crescita del commercio
internazionale. L‟elevata vocazione manifatturiera della regione è infatti
connessa ad un sistema produttivo caratterizzato da PMI orientate
all‟export, con una propensione che arriva a volte a superare il 70% del
fatturato, fortemente interconnesse con gli altri paesi industriali europei
(come Germania e Francia), con la quale spesso vengono instaurate reti
produttive più lunghe. Così in questi ultimi anni, il valore aggiunto
dell‟industria è cresciuto a tassi superiori rispetto alla media nazionale.
La forza del settore manifatturiero è caratterizzata dalla presenza di PMI
specializzate che precedentemente erano localizzate in singoli distretti,
ma che in questi anni hanno ampliato le loro relazioni produttive
Peso del settore Industria sul totale
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Emilia Romagna Italia
Capitolo I
26
costruendo reti lunghe verso l‟estero sia in filiali commerciali, sia in
decentramenti produttivi o seguendo una crescita esterna finalizzata al
superamento delle relazioni distrettuali. Se negli anni passati la
competitività delle imprese era garantita da una rete di sub-fornitori
caratterizzata da un‟alta flessibilità organizzativa, un‟elevata
specializzazione di prodotto rese possibili anche da buone relazioni
sindacali, nell‟ultimo decennio, il crescere della concorrenza con gli altri
paesi emergenti in settori tradizionali (tessile, moda, ceramica), ha
incentrato la sfida delle leve competitive nell‟innovazione e
nell‟internazionalizzazione. Così le imprese della regione hanno
investito sempre di più in brevetti, in innovazione di processo e di
prodotto, spostando la propria produzione verso prodotti sempre più
differenziati o ad alto valore aggiunto.
Fig. 5 Valore delle esportazioni in % del PIL - Fonte: elaborazioni Regione
Emilia-Romagna su dati ISTAT
Valore delle esportazioni in % del PIl
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Emilia Romagna Italia
Capitolo I
27
Il profilo settoriale dell‟industria manifatturiera regionale si è così
spostato su alcuni settori ad elevata specializzazione regionale, come
quello delle macchine e dei metalli ed in quello alimentare grazie alla
presenza di alcuni grandi gruppi europei. Questi tre settori producono il
67% del valore aggiunto regionale. Tutti gli altri settori mostrano
nell‟ultimo decennio un andamento in contrazione, soprattutto i settori
più tradizionali che sono anche quelli più esposti alla concorrenza
internazionale.
2000 2007
% sul totale 2007
Var. % 2000-2007
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
3.430 4.265 15,4 24,4
Industrie tessili e dell’abbigliamento 1.938 1.688 6,1 -12,9
Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari
537 337 1,2 -37,2
Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria
1.083 1.060 3,8 -2,1
Cokerie, raffinerie, chimiche, farmaceutiche
1.451 1.300 4,7 -10,4
Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi
2.814 2.557 9,2 -9,1
Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo
3.808 4.382 15,8 15,1
Fabbricazione di macchine e apparecchi
meccanici, elettrici e ottici; mezzi di trasporto
8.882 10.020 36,1 12,8
Industria del legno, della gomma, della plastica e altre manifatturiere
2.188 2.157 7,8 -1,4
Tabella 4 - Emilia-Romagna, valore aggiunto per settori Milioni di euro -
Valori concatenati - anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati
ISTAT, conti economici regionali, 2010
In realtà l‟andamento delle esportazioni evidenzia come quasi tutti i
prodotti di specializzazione produttiva regionale, tradizionali e non,
abbiano registrato una crescita del valore delle esportazioni dal 2000 al
Capitolo I
28
2009. Vi è quindi, anche all‟interno di settori che risultano in difficoltà,
sia per la contrazione del valore aggiunto sia per la contrazione del
numero degli occupati, un certo numero d‟imprese che si sono collocate
in segmenti di mercato tali da resistere e superare la concorrenza
internazionale. Il settore tessile e dell‟abbigliamento, per esempio, che
negli ultimi anni ha visto ridurre il numero delle imprese, del valore
aggiunto e degli occupati, è risultato in forte crescita sul fronte
dell‟export, superando la variazione % media regionale. Si è quindi di
fronte ad un duplice fenomeno: da un lato i settori di specializzazione a
medio-alto contenuto tecnologico, si rafforzano e crescono in termini di
valore della produzione; dall‟altro i settori più tradizionali si stanno
riorganizzando, attraverso un processo di selezione delle imprese che
vede rafforzarsi quelle inserite in nicchie di mercato ad alto valore
aggiunto fortemente orientate all‟export mentre quelle che non riescono
a ristrutturarsi escono lentamente dal mercato.
Capitolo I
29
2000 2009 Var. % 2000 -
% sul totale
Prodotti alimentari 1.818.871.160 2.858.105.744 57,14 7,84
Bevande 254.680.497 302.051.351 18,60 0,83
Tabacco 58.688 12.738 -78,30 0,00
Prodotti tessili 283.602.350 345.190.049 21,72 0,95
Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia)
2.226.386.856 3.037.742.862 36,44 8,33
Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili
573.688.999 729.333.339 27,13 2,00
Legno e prodotti in legno e sughero
149.532.688 141.777.698 -5,19 0,39
Carta e prodotti di carta 239.257.102 276.475.670 15,56 0,76
Prodotti della stampa e della riproduzione di supporti registrati
1.628.670 2.251.645 38,25 0,01
Coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
19.803.432 46.066.921 132,62 0,13
Prodotti chimici 1.708.474.645 1.995.483.782 16,80 5,47
Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici
154.408.356 657.393.064 325,75 1,80
Articoli in gomma e materie plastiche
794.963.757 946.293.851 19,04 2,59
Altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
3.543.054.908 3.116.418.618 -12,04 8,54
Prodotti della metallurgia 743.383.976 1.391.647.082 87,20 3,82
CH25 – Prodotti in metallo, esclusi macchinari e
1.081.328.421 1.379.803.710 27,60 3,78
Computer e prodotti di elettronica e ottica
796.005.294 773.962.346 -2,77 2,12
Apparecchiature elettriche e apparecchiature uso domestico
1.532.002.063 1.764.399.129 15,17 4,84
Macchinari e apparecchiature NCA
9.080.340.542 18,76 29,56
Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
2.411.391.565 2.963.654.114 22,90 8,12
Altri mezzi di trasporto 570.457.372 619.498.375 8,60 2,31
Mobili 502.853.206 503.512.170 0,13 1,38
Prodotti delle altre industrie manifatturiere
658.250.006 844.282.373 28,26 2,31
Totale esportazioni regionali 29.954.562.308 21,81 100,00
Tabella 5 - Emilia-Romagna, esportazioni per settore, valori in Euro - Fonte:
elaborazione dati ISTAT coeweb
Capitolo I
30
Se l‟industria manifatturiera risulta in continua evoluzione dimostrando
una dinamicità ed adattamento alle condizioni di mercato, il settore dei
servizi continua a crescere ma senza quei fattori di competitività che
invece sono presenti nell‟industria.
2000 2007
% sul totale 2007
Var. % 2000-2007
Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per la casa
12.022 11.811 18,4 -1,8
Alberghi e ristoranti 4265 3.682 5,7 -13,7
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 6.004 6.801 10,5 13,3
Intermediazione monetaria e finanziaria 4.224 5.510 8,6 30,5
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali
19.172 20.562 32,0 7,3
Pubblica amministrazione e difesa, assicurazione sociale obbligatoria
3.391 3.713 5,8 9,5
Istruzione 3.019 3.390 5,3 12,3
Sanità e altri servizi sociali 4297 5.496 8,5 27,9
Altri servici pubblici, sociali e personali 2.885 2.458 3,8 -14,8
Servizi domestici presso famiglie e convivenze
703 1.057 1,6 50,3
Tabella 6 - Emilia-Romagna, valore aggiunto per settori Milioni di euro -
Valori concatenati - anno di riferimento 2000 - Fonte: elaborazione dati
ISTAT, conti economici regionali, 2010
Ad eccezione dei settori degli “altri servizi pubblici” e quelli del
commercio e del turismo, tutti gli altri settori risultano in crescita. Nello
specifico il settore dei servizi avanzati in senso ampio si conferma come
il settore dei servizi più importante, seguito dalla logistica e trasporti. Si
tratta quindi di settori fortemente connessi con l‟industria che
dimostrano così una forte interconnessione.
Capitolo I
31
Fig. 6 Produttività, valori correnti - Fonte: elaborazioni Regione Emilia-
Romagna su dati ISTAT
Risulta invece differente la competitività tra i due settori. Mentre la
produttività nel settore industriale è stata crescente per tutto il decennio
fino all‟anno precedente la crisi, quella del settore dei servizi ha
mantenuto un andamento decrescente che si è accentuato dal 2001 in
avanti. L‟aumento dell‟occupazione nel periodo 2000-2007 è stato pari
ad oltre il 15% più del doppio rispetto all‟incremento del valore
aggiunto che è risultato di appena oltre il 7%. In particolari i settori dei
servizi dove si è riscontrato maggiormente questo fenomeno sono stati il
settore del commercio, del turismo ed i settori dei servizi alla persona e
sociali.
Valore delle esportazioni in % del PIl
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Emilia Romagna Italia
Capitolo I
32
2000 2007
% sul totale 2007
Var. % 2000-2007
Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per la casa
297,4 305,5 22,3 2,7
Alberghi e ristoranti 95,9 118,9 8,7 24,0
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 98,7 93,9 6,9 -4,9
Intermediazione monetaria e finanziaria 49,6 54,6 4,0 10,1
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali
190,4 269,0 19,6 41,3
Pubblica amministrazione e difesa, assicurazione sociale obbligatoria
80,2 77,6 5,7 -3,2
Istruzione 89,0 100,4 7,3 11,7
Sanità e altri servizi sociali 122,0 137,1 10,0 12,4
Altri servici pubblici, sociali e personali 89,8 98,7 7,2 9,9
Servizi domestici presso famiglie e convivenze
76,2 113,8 8,3 49,3
Tabella 7- Emilia-Romagna, occupati totali settore dei servizi - Fonte:
elaborazione dati ISTAT, conti economici regionali, 2010
Capitolo II
33
Le politiche industriali regionali
Silvano Bertini
Assessorato alle attività produttive Regione Emilia-Romagna
Le politiche industriali della Regione Emilia-Romagna, in particolare da
quando, con i “decreti Bassanini” e poi con le modifiche del Titolo V
della Costituzione, si è avuto un sostanzialmente decentramento
regionale nella gestione delle politiche di sviluppo (come già indicato
anche dalle modalità di programmazione dei Fondi Strutturali Europei
sin dall‟inizio degli anni 90), hanno puntato a rendere il sistema
produttivo in grado di affrontare con successo le sfide competitive in un
nuovo contesto, i cui riferimenti sostanziali si possono riassumere in:
entrata nell‟euro, moneta comune ai paesi forti dell‟Unione Europea
e, a sua volta, moneta forte sul mercato internazionale dei cambi;
integrazione europea, cioè partecipazione ad un mercato, sempre più
basato su regole comuni, e impegno al rispetto del patto di stabilità,
con forti implicazioni restrittive sui margini di manovra della finanza
pubblica;
globalizzazione della concorrenza, con l‟ingresso nello scenario
competitivo in particolare di grandi paesi come Cina, India, resto del
Sud Est asiatico, Brasile, nonché dei paesi dell‟Europa Centro-
Orientale e dei paesi del bacino del Mediterraneo.
A fronte di questo scenario, a cui hanno fatto nel tempo da contorno
diverse crisi (spesso legate a crisi finanziarie locali con ricaduta globale,
Capitolo II
34
fino all‟ultima del 2008-2009), e un continuo declino della domanda
interna italiana, non c‟era altra strada che puntare a migliorare la
competitività internazionale delle imprese attraverso il loro
rafforzamento in termini di innovazione, cioè elevando il loro livello di
ricerca, sviluppo tecnologico e sviluppo organizzativo.
La grande sfida era ed è tuttora quella di accompagnare un sistema
incentrato su piccole e medie imprese e un numero limitato di grandi
imprese (in buona parte in forma cooperativa) fino alla condizione di
reggere all‟urto della concorrenza, preservare e accrescere occupazione
e reddito, mantenere uno sviluppo ancora piuttosto equilibrato a livello
territoriale. Non sono da trascurare i vantaggi più tipici delle PMI per
affrontare questa sfida: la specializzazione tecnica, la flessibilità
organizzativa e decisionale, la presenza in reti e reticoli di relazioni e in
clusters altamente competitivi. Ma contemporaneamente bisogna
considerare i limiti e i punti di debolezza: la dimensione delle risorse,
l‟abitudine a lavorare per il breve periodo, il basso livello manageriale e
di competenze innovative, specie in campo informatico.
Considerando il decennio passato, al netto dell‟ultima crisi
internazionale, si può dire che la sfida è stata affrontata con relativo
successo su più aspetti: forte crescita della propensione all‟export,
contenuto livello di decentramento di capacità produttiva, significativa
crescita dell‟impegno in innovazione e in ricerca, situazione di quasi
piena occupazione. Più contenuta è stata invece la crescita del PIL,
segno che comunque, vi è stata una pressione concorrenziale sulla
remunerazione dei fattori produttivi o che la crescente intensità
innovativa non sia stata adeguatamente riconosciuta dal mercato, forse
per lo scarso potere contrattuale delle imprese.
Capitolo II
35
La crisi esplosa nel settembre 2008/2009 ha colto l‟Emilia-Romagna in
una fase di forte slancio e l‟ha colpita duramente, proprio per la sua
crescente dipendenza dalla domanda mondiale, più che italiana ed
europea. L‟impatto è stato particolarmente significativo in termini di
caduta dei livelli di attività produttiva e di aumento dei lavoratori in
mobilità. Tuttavia, pur considerando le situazioni socialmente delicate
che si sono generate, vi è motivo di ritenere che il sistema regionale sia
in grado di recuperare una buona quota dei livelli perduti proprio grazie
alle risorse dell‟innovazione, sia per quanto riguarda le esportazioni, già
in significativa ripresa, sia per quanto riguarda l‟intercettazione di nuove
nicchie di crescita anche sul mercato interno, come quelle legate al
risparmio energetico e alla sostenibilità.
Le grandi direttrici delle politiche regionali dell’ultimo
decennio
Le politiche industriali regionali sono state attuate principalmente
attraverso i seguenti programmi:
il Programma Regionale Triennale per le Attività Produttive, che ha
avuto una prima attuazione 1999-2002 ed una successiva 2003-2005,
poi prorogata fino alla elaborazione di un nuovo Programma, ancora
non avvenuta;
i programmi attuativi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
(FESR), in particolare il DocUP Obiettivo 2 2000-2006, rivolto in
quella fase solo alle aree più in difficoltà della regione, vale a dire
l‟area montana appenninica e l‟area tra Ravenna e Ferrara,
Capitolo II
36
impegnate nella riconversione dalla chimica, e poi il Programma
Operativo Regionale Obiettivo Competitività e Occupazione 2007-
2013, tuttora attivo e valido per l‟intero regionale.
Questi interventi rivolti specificamente alle politiche industriali si sono
realizzati anche in relazione con altri interventi regionali, in particolare
quelli relativi alla formazione professionale, alle politiche territoriali, al
sistema regionale dei trasporti, alle politiche energetiche e, infine, al
Piano Telematico Regionale per quanto riguarda le politiche per lo
sviluppo della società dell‟informazione, in particolare nella sfera della
Pubblica Amministrazione.
Le politiche industriali si sono rivolte principalmente ai seguenti ambiti:
1. Sostegno agli investimenti per l‟innovazione di processo e di
gestione, in particolare mobilitando risorse creditizie a medio-lungo
termine utilizzabili a condizioni agevolate dalle imprese e con
l‟utilizzo della garanzia dei fondi regionali.
2. Rafforzamento del sistema regionale della garanzia al credito, con
particolare riguardo ai processi di innovazione,
internazionalizzazione e avvio di impresa, attraverso la
capitalizzazione dei consorzi fidi regionali.
3. Sostegno alla ricerca e sviluppo delle imprese e al trasferimento
tecnologico per l‟innovazione da parte delle Università e dei centri di
ricerca; tra il primo e secondo programma Triennale, e poi con il
POR FESR 2007-2013, vi è stato un salto di qualità con
l‟approvazione di una nuova legge regionale per la ricerca
industriale, l‟innovazione e il trasferimento tecnologico, la Legge
Regionale n.7/2002, che ha consentito di elaborare un programma
Capitolo II
37
specifico, il PRRIITT, finalizzato a sostenere un sistema innovativo
regionale incentrato sul dialogo e la collaborazione tra imprese e
centri di ricerca.
4. Sostegno all‟evoluzione organizzativa e all‟adozione della
certificazione di qualità; nel primo Programma Triennale è stato
realizzato un Piano Qualità Regionale, che è poi proseguito con
azioni specifiche anche nei programmi successivi, rivolgendosi
sempre più all‟innovazione organizzativa complessiva delle imprese
e allo sviluppo in rete.
5. Sostegno ad iniziative per favorire la nascita di nuove imprese, in
particolare di alta tecnologia e lo sviluppo del lavoro autonomo
professionale.
6. Sostegno ai processi di internazionalizzazione, sia attraverso un
programma promozionale realizzato in accordo con le associazioni
imprenditoriali e le camere di commercio, sia con i servizi dello
Sportello per l‟Internazionalizzazione per accedere ai servizi
finanziari e assicurativi del Ministero dello Sviluppo Economico, sia
sostenendo progetti di internazionalizzazione congiunti da parte di
più imprese, in associazione di filiera o in consorzi.
7. Semplificazione amministrativa attraverso il completamento della
rete degli Sportelli Unici per le Attività Produttive su tutti i comuni
della Regione e loro progressivo potenziamento, aggiornamento e
messa in rete.
8. Realizzazione su specifici territori di aree industriali attrezzate,
incubatori e altre infrastrutture e servizi per lo sviluppo e
l‟innovazione dei sistemi produttivi locali.
Capitolo II
38
Gli orientamenti recenti
Con la crisi si è determinata una situazione di emergenza produttiva e
occupazionale, che ha indotto la Regione, da un lato, con l‟istituzione di
un “Tavolo per la crisi” a seguire diverse situazioni critiche dal punto di
vista occupazionale, a promuovere e concordare soluzioni di
salvaguardia occupazionale, anche con il ricorso agli ammortizzatori
sociali, dall‟altro ad orientare temporaneamente le risorse disponibili
verso strumenti di sostegno alla disponibilità di liquidità da parte delle
imprese. Con l‟utilizzo di misure comunque già previste nel Programma
Triennale per le Attività Produttive, è stato quindi costituito un fondo di
garanzia di circa 50 milioni di Euro, finalizzato a sostenere l‟accesso al
credito non solo per investimenti, ma anche per affrontare crisi di
liquidità da parte delle PMI. Questo evidentemente ha comportato la
destinazione di una annualità dei fondi regionali di sviluppo, ancora
trasferiti dal Ministero, a questo obiettivo. Dopodiché, con la manovra di
luglio, è stato decretato l‟azzeramento di questa voce di trasferimento
alle regioni dal 2011, il che significa un forte taglio delle risorse per lo
sviluppo regionale nei prossimi anni.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali, il punto di riferimento è
rimasto praticamente soltanto il POR FESR 2007-2013, che
all‟emergere della crisi era già stato approvato, con buona parte delle
risorse già impegnate o programmate per procedure in corso.
Gli interventi previsti nel POR hanno caratteristiche strutturali, quindi
sono essenziali per favorire la ripresa e il rilancio competitivo delle
imprese regionali, in particolare con la fine della situazione di crisi che
stiamo ancora attraversando. Nonostante la situazione di crisi, la
struttura del Programma Operativo è stata ritenuta adeguata ed in grado
Capitolo II
39
di rispondere alle esigenze di rilancio del sistema produttivo, con
aggiustamenti molto limitati, di ordine prevalentemente tecnico.
La struttura del POR è su 4 assi. Il primo riguarda il rafforzamento del
sistema regionale della ricerca e del trasferimento tecnologico. Il
secondo riguarda il sostegno all‟innovazione e lo sviluppo di strumenti
finanziari per accelerare lo sviluppo delle imprese che realizzano
progetti innovativi o delle nuove imprese ad alto potenziale di crescita.
Il terzo asse riguarda lo sviluppo sostenibile e quindi l‟adozione di
tecnologie per il risparmio o l‟innovazione energetica, accompagnata
anche da investimenti infrastrutturali nelle aree produttive
ecologicamente attrezzate. Il quarto asse ha la finalità di promuovere il
turismo attraverso la riqualificazione storico-culturale dei centri urbani o
la riqualificazione di ambienti naturali per il loro sfruttamento turistico
sostenibile.
Dal nostro punto di vista, sono in particolare i primi due assi che
interessano rispetto alla finalità della ricerca qui presentata.
La Rete Regionale dell’Alta Tecnologia e i Distretti
Tecnologici
L‟azione già avviata con il PRRIITT, aveva un duplice obiettivo. Da un
lato, quello di far emergere le imprese maggiormente impegnate nella
ricerca e nell‟innovazione tecnologica nell‟ambito dei nostri sistemi
produttivi, di spingerle ad aumentare il proprio impegno nell‟attività di
ricerca in termini di risorse umane e di avviare contratti di
collaborazione con i centri di ricerca delle Università, degli enti di
ricerca. In sintesi, l‟intervento della Regione ha puntato a determinare
Capitolo II
40
una trasformazione nella natura dei nostri sistemi produttivi, i famosi
distretti, promuovendo una loro evoluzione da poli di aggregazione
produttiva a poli di aggregazione di conoscenze e competenze, da
distretti produttivi a distretti tecnologici. In effetti, oltre alle maggiori e
più note imprese leader della regione, già da tempo impegnate
nell‟innovazione con il supporto delle proprie strutture di ricerca e
sviluppo, dagli interventi regionali è emerso un vasto numero si imprese
medie e piccole altamente dinamiche e organizzate per gestire un
approccio al mercato basato sulla continua evoluzione dei prodotti.
Dall‟altro lato, la Regione ha perseguito anche l‟obiettivo di organizzare
l‟attività di ricerca di rilevanza industriale, utile al trasferimento
tecnologico, al fine di renderla accessibile alle imprese e di creare
contesti in cui i gruppi di ricerca siano in grado di elaborare non
tecnologie abilitanti e nuove soluzioni per i settori produttivi. In questo
senso, obiettivo già dichiarato nella Legge Regionale 7/02 è quello di
creare una rete di strutture di ricerca industriale e trasferimento
tecnologico per il sistema produttivo regionale.
Le risorse destinate a questi due obiettivi sono state particolarmente
rilevanti, considerate le disponibilità della Regione Emilia-Romagna:
circa 250 milioni negli ultimi 6 anni.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, sono poco meno di 800 le
imprese che hanno usufruito di finanziamenti alla ricerca, per la maggior
parte piccole e medie imprese. In base ai vincoli apposti dalla Regione
nei bandi stessi, a conclusione degli ultimi progetti finanziati nel 2009,
quasi 1200 giovani neolaureati in materie tecnico-scientifiche saranno
alla fine stati assunti dalle imprese per svolgere attività di ricerca e
sviluppo. Inoltre, saranno stati conclusi circa 800 contratti di
Capitolo II
41
collaborazione tra le imprese e le Università o gli enti di ricerca,
attraverso i rispettivi centri di ricerca.
Per rafforzare questo orientamento alla tecnologia dei distretti, la
Regione ha finalizzato l‟intervento cofinanziato dal Ministero dello
Sviluppo Economico per i distretti produttivi, allo sviluppo dell‟attività
di ricerca applicata e a rafforzarne le dinamiche innovative. Il bando,
intitolato proprio “Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici” ha
puntato a sostenere progetti di ricerca realizzati prioritariamente dalle
aziende leader dei vari distretti, per sviluppare nuove tecnologie
abilitanti rilevanti per un loro avanzamento tecnologico, effettuando poi
una attività di diffusione e condivisione dei risultati a livello
precompetitivo. Sono stati selezionati 35 progetti, realizzati da 105
imprese, distribuiti su 14 distretti produttivi strategici per la regione:
Alimentare;
Sistema moda;
Ceramica e tecnologie per la ceramica;
Tecnologie per i nuovi materiali per le costruzioni;
Farmaceutica/Biotecnologie;
Biomedicale e protesica;
Nuovi materiali per la meccanica;
Meccanica per il packaging;
Automazione/controlli/meccatronica;
Meccanica agricola;
Motoristica e componentistica auto;
Nautica;
Tecnologie per le reti e i servizi energetici;
ICT/multimedia.
Capitolo II
42
Anche questi progetti prevedono oltre 100 assunzioni di giovani
provenienti da facoltà scientifiche e un 10% del budget destinato ad
attività di diffusione dei risultati al resto delle imprese del distretto
attraverso seminari, formazione, materiali divulgativi e strumenti
informatici. Inoltre prevedono almeno il 20% del budget in spese per
contratti con strutture di ricerca universitarie e non, prioritariamente con
quelle della Rete Regionale dell‟Alta Tecnologia.
A proposito della Rete Regionale dell‟Alta Tecnologia, con il POR
FESR, essa è stata rifinanziata e riorganizzata attraverso il programma
dei tecnopoli. Attraverso una procedura negoziale, sono stati approvati
programmi di ricerca e di acquisizione di attrezzature scientifiche per
oltre 160 milioni di Euro e progetti di realizzazione o ristrutturazione
edifici da destinare ai tecnopoli per altri 80 milioni di Euro circa.
I tecnopoli saranno quindi le sedi fisiche dove a regime verranno ospitati
i laboratori di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, con le
annesse strutture di servizio e spazi per nuove imprese. I laboratori sono
strutture di ricerca orientate al trasferimento tecnologico dotate di
autonomia scientifica e gestionale, configurati in prevalenza come
consorzi o come centri interdipartimentali di ricerca all‟interno delle
Università. Dal punto di vista tematico, i laboratori sono aggregati in sei
piattaforme regionali: la meccanica avanzata e i materiali,
l‟agroalimentare, l‟edilizia e le costruzioni, l‟energia e l‟ambiente, l‟ICT
e il design, le scienze della vita.
Sono 35 i laboratori che sono stati finanziati attraverso il programma dei
tecnopoli, distribuiti su più sedi e indicando, complessivamente 132
ambiti di ricerca e almeno 520 risultati in termini di prototipi, modelli,
procedure, metodologie. Ad essi si aggiungono ulteriori 10 strutture, in
Capitolo II
43
parte altri laboratori, in parte centri per l‟innovazione, portando così a 45
i soggetti attualmente partecipi alla Rete.
Tale numero potrebbe innalzarsi, anche senza il finanziamento regionale
attraverso la procedura di accreditamento regionale, rivolta ad attestare
le condizioni organizzative e procedurali minime, dei laboratori e dei
centri per relazionarsi efficacemente con le imprese e con il mercato in
generale. L‟accreditamento è infatti aperto a tutte le strutture pubbliche e
private che realizzano attività di ricerca applicata per le imprese in
condizioni di autonomia e con condizioni minime di struttura. Esso è
invece obbligatorio per tutti i laboratori finanziati col programma
tecnopoli ed è condizione necessaria per entrare a far parte della Rete
attraverso le sue piattaforme.
L‟attività di coordinamento dell‟ASTER attraverso le piattaforme mira a
coordinare gli ambiti di ricerca tra i laboratori, a promuovere
collaborazioni, ad organizzare l‟attività promozionale delle piattaforme,
a catalogare le competenze e le risorse dei laboratori, a monitorare la
loro attività verso le imprese.
Capitolo II
44
I principali risultati con le politiche regionali per la ricerca e
l’innovazione:
Dal lato delle imprese
777 Progetti di ricerca e sviluppo delle imprese, in particolare PMI
35 Progetti di ricerca delle imprese leader dei distretti produttivi
(appena approvati grazie al primo finanziamento per i distretti
produttivi)
1300 Giovani laureati in materie tecnico scientifiche assunti da
queste imprese per svolgere attività di ricerca e sviluppo
850 Contratti di collaborazione delle imprese con centri di ricerca
delle Università degli enti di ricerca, di altri organismi di
ricerca
190 Brevetti già depositati generati dai progetti finanziati
12 Laboratori di ricerca delle imprese avviati o rifinalizzati
19 Start ups sostenute nel loro avvio.
8 Nuove imprese che hanno visto un intervento di venture capital
attraverso il Fondo Ingenium, promosso dalla Regione
Capitolo II
45
Dal lato dell’offerta di ricerca
35 Laboratori di ricerca industriale realizzati dalle
Università e dagli enti e altri organismi di ricerca,
organizzati in 6 piattaforme tematiche (meccanica
avanzata e materiali, scienze della vita e biotecnologie,
edilizia e costruzioni, agroalimentare, energia e
ambiente, ICT e design) che costituiscono la Rete
Regionale per l‟Alta Tecnologia
10 Centri per l‟innovazione impegnati a supportare in
particolare le imprese minori nell‟innovazione
Circa 600 Giovani ricercatori impegnati full time nei programmi di
ricerca dei laboratori
Circa 1100 Professori e ricercatori confermati impegnati a tempo
parziale nell‟attività dei laboratori
Circa 700 Risultati in termini di prototipi, modelli, studi,
caratterizzazioni, procedure e altro realizzati dai
laboratori, già censiti nel primo periodo di attività
10 Spin offs accademici generati dai laboratori
20 Brevetti depositati dai laboratori.
In sostanza, per quanto riguarda il tema della ricerca e del trasferimento
tecnologico per l‟innovazione, la Regione ha sviluppato una azione di
sistema, volta a creare reti tra gruppi di ricerca su specifici ambiti
tecnologici e imprese nell‟ambito dei diversi distretti produttivi.
Capitolo II
46
Il supporto all’innovazione nelle imprese
Come ricordato sopra, oltre a sostenere l‟innovazione tecnologica, la
Regione ha puntato anche a favorire lo sviluppo e la qualificazione delle
imprese. Nei primi anni con il primo Programma Triennale, il Piano
Qualità Regionale aveva realizzato interventi per favorire la
certificazione ISO, l‟adozione di sistemi di qualità Vision 2000, lo
sviluppo della qualità in reti di imprese.
Recentemente, con il POR FESR, è stato realizzato un intervento rivolto
alla qualificazione organizzativa delle PMI e in particolare le spese per il
reclutamento di un manager temporaneo all‟interno dell‟impresa e spese
per l‟acquisto di hardware e software per lo sviluppo di sistemi
informatici e di telecomunicazioni avanzati, aspetto spesso carente,
soprattutto nelle piccole e medie imprese. In questo ambito sono stati
oltre 730 i progetti presentati, oltre 500 quelli finanziati.
Ancora di recente, ed in vista della situazione di crisi e di accentuata
debolezza finanziaria delle imprese, la Regione ha deciso di promuovere
lo sviluppo di reti di impresa, attraverso l‟adozione del contratto di rete,
come proposto a livello statale. Tali reti potevano riguarda in modo
particolare le fasi pre e post produttive, in particolare, la progettazione e
la logistica. Il bando richiedeva addirittura 5 imprese come numero
minimo di partecipanti a tali reti, ma nonostante questo sono stati
presentati ben 251 progetti, quasi tutti finanziati.
In questo campo sono rimasti poi attivi interventi rivolti a specifiche
categorie economiche sulla base di leggi dedicate, come l‟artigianato e
le imprese cooperative, e strumenti trasversali per facilitare l‟operatività
delle imprese nel sistema, in particolare i consorzi fidi per la garanzia
creditizia e l‟accesso al credito per gli investimenti delle PMI, estesi al
Capitolo II
47
credito a breve per la liquidità con la situazione di crisi, come abbiamo
ricordato sopra.
Infine, sono stati realizzati interventi rivolti all‟innovazione di tipo
sostenibile e in particolare all‟innovazione in campo energetico e
soprattutto sono in corso di avviamento programmi di interventi
infrastrutturali per il completamente di 29 aree produttive
ecologicamente attrezzate, distribuite su tutta la Regione.
Le imprese del futuro
Un elemento importante da valorizzare per la nostra regione è il sistema
di supporto alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese, in particolare
quelle a contenuto tecnologico. In realtà, tra strumenti e facilities, nella
regione vi sono tutte le condizioni per accompagnare al mercato e allo
sviluppo dell‟attività produttiva le nuove imprese nei settori più
complessi. Tra questi si possono ricordare i seguenti punti:
1. Il sostegno allo sviluppo delle idee di impresa fino alla redazione di
un progetto di impresa, che viene realizzato attraverso il progetto
SPINNER, che attraverso una rete presente in tutte le sedi
universitarie intercetta e assiste giovani nello sviluppo delle idee e
per la loro trasformazione in business plan. Questo progetto ha avuto
un vasto impatto, sostenendo molte centinaia di giovani ed altrettanti
progetti di impresa o di trasferimento tecnologico dei risultati alle
imprese. Una azione coerente e sinergica con questo progetto è
quella del progetto We Tech Off, che assiste la formazione
embrionale dell‟impresa e la fase di pre-incubazione.
2. L‟ospitalità delle imprese in fase di seed e start up. Tutte le
Università e gli enti di ricerca hanno strutture più o meno adeguate
Capitolo II
48
per ospirare gli spin offs, a volte con incubatori specificamente
dedicati, a volte nell‟ambito degli istituti e dei dipartimenti. Sono
stati inoltre realizzati ulteriori 9 incubatori per ospitare nuove
imprese (4 nella provincia di Ferrara).
3. Sportelli Unici per le Attività Produttive. Sono ormai presenti su
tutto il territorio regionale offrendo un accesso più agevole agli
adempimenti burocratici necessari per la nascita e l‟avvio delle
attività delle imprese.
4. Incentivi all‟avvio di nuove imprese. La Regione emana
periodicamente bandi per sostenere l‟avvio di nuove imprese,
offrendo contributi alle spese iniziali di costituzione, insediamento,
primo investimento, sulla base di un business plan. Sono stati
recentemente emanati bandi a sostegno di nuove imprese di alta
tecnologia, con 31 progetti approvati e a sostegno di nuove imprese
cooperative, anche da parte di disoccupati a seguito di crisi aziendali;
35 sono le imprese complessivamente finanziate.
5. Capitale di rischio. In Emilia-Romagna è stata realizzata una delle
poche esperienze di successo di realizzazione di fondi di venture
capital a capitale pubblico, il Fondo Ingenium. Ciò è avvenuto una
prima volta con il DocUP Obiettivo 2 2000-2006, con la possibilità
di intervenire esclusivamente nelle aree limitate di tale intervento, e
in particolare nelle province di Ferrara e Ravenna. Sono state
finanziate 7 imprese di alta tecnologia, in fase di start up e con buone
prospettive di una crescita rapida. Visto il successo e
l‟apprezzamento anche a livello europeo, è in corso di avvio la
replica di questa esperienza con i fondi POR FESR 2007-2013. Il
nuovo fondo Ingenium, prende avvio nel 2011.
Capitolo II
49
Accanto a questi strumenti della Regione, bisogna ricordare che sul
territorio sono state avviate ulteriori iniziative, grosso modo in questi
ambiti, da parte delle Province o persino a livello comunale, che
arricchiscono un‟offerta già articolata e integrata di strumenti e servizi a
sostegno della nuova impresa.
Nonostante lo shock della crisi, l‟Emilia-Romagna intende quindi
continuare a favorire il dinamismo imprenditoriale e il cambiamento nel
sistema produttivo, processi essenziali per recuperare il terreno perduto
e per riavviare una nuova fase di crescita.
Capitolo III
50
Gli investimenti in innovazione
tecnologica presso le PMI
dell’Emilia-Romagna
NetConsulting
Introduzione
Negli ultimi tre anni, il sistema economico globale ha vissuto un periodo
estremamente sfidante con importanti ricadute sulle imprese dei Paesi
più avanzati, in particolar modo sulle realtà di piccole e medie
dimensioni attive nel comparto industriale.
In Italia, l‟impatto della crisi è stato particolarmente significativo nelle
Regioni con una maggior presenza di PMI nel sistema produttivo ed
imprenditoriale, come per esempio l‟Emilia-Romagna.
Tuttavia, sono soprattutto le realtà meno propense ad innovare ad essere
state maggiormente impattate dalle difficili condizioni congiunturali
mentre le aziende ed i distretti che hanno saputo fare dell‟innovazione
una leva competitiva, anche attraverso l‟uso di strumenti ICT, hanno
reagito in modo più efficace alla situazione di crisi, in molti casi
beneficiando di politiche regionali di supporto al cambiamento e agli
investimenti in tecnologia.
Su questo aspetto concordano molte analisi e ricerche condotte, nella
maggioranza dei casi, a livello nazionale.
Per questo motivo, Microsoft e NetConsulting – in collaborazione con
Regione Emilia-Romagna, Unioncamere e le associazioni regionali di
CNA e Confindustria - hanno ritenuto opportuno approfondire queste
tematiche ad un livello regionale svolgendo un‟indagine presso un panel
Capitolo III
51
di piccole e medie dimensioni localizzate in Emilia-Romagna (con un
numero di dipendenti inferiore a 250 e comunque polarizzate nella
fascia dimensionale inferiore a 20 addetti).
La scelta dell‟Emilia-Romagna è stata supportata dalla presenza
significativa, in questa area, di realtà manifatturiere che si riflette in un
tessuto imprenditoriale estremamente solido caratterizzato da un PIL per
abitante e da un tasso di occupazione particolarmente elevati, molto
spesso superiori alla media nazionale (Fig.7) .
Fig. 7 La relazione tra il peso dell’Industria manifatturiera ed il PIL per
abitante e l’occupazione - Fonte: elaborazione Regione Emilia-Romagna
su ISTAT, Conti Economici Territoriali
L‟indagine si è svolta nel mese di Ottobre attraverso una serie di
interviste indirizzate a interlocutori business o IT di 403 aziende
dell‟Emilia-Romagna attive in molteplici comparti del settore Industria.
UmbPie
FVG
Tos
EmR
EmR
Ven
Lom
Pie
FVG
Tos
Ven
Capitolo III
52
I principali temi trattati sono i seguenti:
l‟impatto della crisi sulle PMI e i tempi per la ripresa;
le principali contromisure adottate;
gli investimenti aziendali: andamento, aree e ostacoli;
il ruolo delle politiche aziendali sul territorio;
l‟informatica a supporto delle aziende (dotazioni, spesa IT etc.);
il ruolo degli skill e delle competenze.
Di seguito vengono presentati e commentati i principali risultati
dell‟indagine.
Capitolo III
53
I risultati della survey
Dati generali
Come già anticipato, il panel d‟indagine è composto da 403 aziende.
Si tratta, nella maggioranza dei casi – poco meno del 60% - di realtà di
piccole dimensioni con organici pari, al massimo, a 49 dipendenti. Tali
realtà, comunque, sono concentrate in prevalenza nella classe
dimensionale inferiore, ovvero con staff compresi tra i 10 e i 19
dipendenti.
Da un punto di vista dei comparti di attività, il campione di aziende
partecipanti all‟indagine ha una composizione estremamente variegata.
Tuttavia, le risposte mostrano una maggiore polarizzazione sul settore
Metallurgia/ Siderurgia (27,3% dei casi) e Metalmeccanico (16%)
mentre gli altri comparti interessano percentuali significativamente
inferiori di aziende. Tra questi spiccano l‟Industria automobilistica
(5,7%), tessile e abbigliamento (4,5%) e ceramica (2,3%) il cui peso è
determinato in modo significativo dalla presenza sul territorio regionale
di importanti distretti (Fig. 8).
Capitolo III
54
Fig. 8 Composizione percentuale del panel per dimensione e settore
industriale di attività - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna,
Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
La dimensione del panel in termini di risorse mediamente impiegate
trova un riscontro puntuale nel livello dei ricavi generati dalle aziende
partecipanti all‟indagine che, infatti, appare, nella maggioranza dei casi,
piuttosto contenuto.
In dettaglio, le risposte mostrano come nel 2009 il 60% delle aziende
abbia sviluppato un fatturato inferiore a 5 milioni di Euro con una
prevalenza di casi di ricavi inferiori a 2,5 milioni di Euro.
Il restante 40% si colloca in classi di fatturato al di sopra della soglia di
7,5 milioni di Euro. Di queste aziende la maggioranza ha dichiarato
ricavi compresi tra 10 e 25 milioni di Euro.
Le previsioni al 2010 conducono a risultati sostanzialmente analoghi
confermando di fatto le dinamiche precedentemente tratteggiate.
da 10 a 19 dipendenti
36,5%
da 20 a 49 dipendenti
23,3%
da 50-99 dipendenti
23,8%
da 100 a 249 dipendenti
16,4%
Alimentare3,2%
Tessile/abbigliamento
4,5% Chimico farmaceutica
1,7%
Metallurgia/ siderurgia
27,3%
Automotive5,7%
Elettronica, strumenti di precisione
4,0%
Metalmeccanica
16,0%
Ceramica2,3%
Altro35,3%
Dimensioni Settore
Capitolo III
55
Tuttavia, vale la pena segnalare che, entro la fine del 2010, il peso delle
aziende che si collocano nella classe di fatturato più bassa, ovvero
inferiore a 500.000, dovrebbe diminuire a favore delle fasce di reddito
superiori con un conseguente incremento di aziende che registreranno
una crescita dei propri ricavi (Fig. 9).
Fig. 9 Composizione percentuale del panel per classe di fatturato, 2009-2010E - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010
(NetConsulting/Microsoft)
Nella maggioranza dei casi (63,4%) la partecipazione delle aziende
all‟indagine ha visto un ruolo attivo dei Responsabili Sistemi
Informativi. Nel restante 36,6% delle aziende, soprattutto nelle realtà di
minori dimensioni, le figure coinvolte nell‟indagine appartengono al
Top Management, e sono rappresentate in primis dal titolare (21,8%),
seguito dal Direttore Amministrativo (14,4%) e, in un numero
nettamente inferiore di casi, dal Direttore Generale (0,4%).
2009 2010
20,0% 14,3%
13,3% 21,4%
13,3% 14,3%
13,3%14,3%
6,7%7,1%
20,0%21,4%
13,3% 7,1%
Sopra 25 mln€
Da 10 mln a 25 mln€
Da 7.5 mln a 10 mln€
Da 2.5 mln a 5 mln€
Da 1 mln a 2.5 mln€
Da 500.000 a 1mln€
Fino a 500.000€
Capitolo III
56
Il risultato dipende in gran parte dal fatto che le aziende di minori
dimensioni dispongono meno frequentemente di divisioni IT strutturate
e, quindi, di responsabili IT dedicati. Di conseguenza, in queste realtà il
Top Management – e in particolare il titolare - ha responsabilità molto
estese che coprono anche la gestione degli investimenti IT e, più in
generale, delle tematiche relative a innovazione e Ricerca & Sviluppo
(Fig. 10).
Fig. 10 Composizione percentuale del panel per ruolo dell’interlocutore -
Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Titolare21,8%
Direttore Generale
0,4%
Direttore Amministrativo
14,4%Responsabile
Sistemi
Informativi63,4%
Capitolo III
57
Gli effetti della crisi economica
La crisi economica che ha colpito tra il 2008 ed il 2009 l‟intero sistema
imprenditoriale nazionale ha impattato anche le realtà industriali
dell‟Emilia-Romagna.
In maggior dettaglio:
per il 68,2% dei partecipanti all‟indagine l‟impatto della crisi
economica si è attestato su livelli medio alti pur non mettendo mai a
rischio l‟esistenza delle aziende (30,3%) ma determinandone, al
massimo, il ridimensionamento del giro d‟affari (38%, Fig. 11);
per il 24,6% del panel, al contrario, le attività aziendali non sono
state in alcun modo influenzate negativamente dalla difficile
situazione congiunturale (22,6%) e, addirittura, in alcuni casi (2%),
la crisi economica ha rappresentato uno stimolo significativo
all‟avvio di strategie che hanno consentito alle aziende di migliorare
il proprio posizionamento sul mercato (internazionalizzazione,
innovazione di prodotto/ processo, politiche commerciali etc.);
per una quota marginale di aziende (7,2%), l‟impatto della crisi
economica è stato così negativo da mettere in serio predicato la
sopravvivenza delle aziende stesse.
Le situazioni di maggiore sofferenza sono state riscontrate, in
particolare, tra le aziende più piccole (fino a 19 dipendenti) che sono
tradizionalmente più deboli da un punto di vista finanziario e che,
quindi, sono più vulnerabili in caso di condizioni di mercato difficili.
Capitolo III
58
Le realtà di medio – piccole dimensioni (con un numero di dipendenti
compreso tra 20 e 49), pur avendo risentito significativamente della
crisi, appaiono, invece, più dinamiche e hanno cercato di sfruttare, più
delle altre imprese, la difficile situazione congiunturale per mettere in
atto strategie di crescita.
Le aziende di medio - grandi e grandi dimensioni (oltre i 50 dipendenti)
hanno dichiarato con frequenza superiore alla media complessiva di non
aver risentito in modo significativo della crisi economica mantenendo di
fatto il proprio posizionamento. Tali realtà dispongono, generalmente, di
riserve finanziarie e, più in generale, di backlog di attività e progetti che
ne garantiscono la sopravvivenza anche in situazioni di contrazione dei
consumi.
Capitolo III
59
Dati in %, risposta singola
Fig. 11 L’impatto della crisi sulle attività aziendali, analisi dimensionale -
Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
La percezione mediamente positiva dell‟intensità e gravità dell‟impatto
della crisi sulle attività aziendali appare coerente con le previsioni
espresse dal panel circa la ripresa economica.
Per il 63,8% dei partecipanti all‟indagine, infatti, la ripresa economica è
già in corso (45,4%) o si manifesterà entro la fine dell‟anno in corso o,
al massimo, nei primi mesi del 2011 (18,5%).
La ripresa economica si colloca decisamente più avanti nel tempo, a
partire dal 2012, per una quota nettamente inferiore di aziende, pari al
7,1%. Tuttavia, un non trascurabile 11,3% del campione non intravede
ancora alcun segnale di ripresa.
10-19 dipendenti
20-49 dipendenti
50-99 dipendenti
100-249 dipendenti
Totale
10,9%3,2% 7,3% 4,5% 7,2%
32,7%
25,5%33,3%
27,3%30,3%
37,4%
45,7%35,4%
31,8%
38,0%
18,4%20,2% 22,9%
34,8%
22,6%
0,7% 5,3% 1,0% 1,5% 2,0%Per l'azienda la crisi è stata un'opportunità per migliorare il
posizionamento sul mercato
Poco. L'azienda ha mantenuto il posizionamento sul mercato
Abbastanza, ma l'azienda ha mantenuto o ridotto di poco il proprio giro d'affari
Molto, ma senza mettere a rischio l'esistenza dell'azienda
Ha messo a rischio la sopravvivenza dell'azienda
Capitolo III
60
In allineamento alle risposte presentate precedentemente, sono le
imprese di dimensioni superiori, con oltre 50 dipendenti, a essere più
fiduciose mentre le aziende più piccole scontano situazioni economico-
finanziarie generalmente più sfidanti e prevedono tempi di ripresa più
lunghi (Fig. 12).
Dati in %, risposta singola
Fig. 12 I tempi per la ripresa economica, analisi dimensionale - Fonte:
indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Per rispondere alla situazione di crisi congiunturale, la maggioranza
delle aziende che ha partecipato all‟indagine (76,2%) ha ritenuto
necessario avviare specifiche contromisure.
Le risposte fornite in tal senso mostrano una decisa polarizzazione delle
azioni intraprese su strategie di razionalizzazione dei costi.
10-19 dipendenti
20-49 dipendenti
50-99 dipendenti
100-249 dipendenti
Totale
39,7%48,9% 49,5% 50,8% 45,8%
17,8%
20,7% 17,9%18,5%
18,5%
19,2%
17,4% 15,8% 16,9%17,5%
6,8%
5,4%3,2% 1,5% 4,8%
2,7%
2,2%1,1% 3,1% 2,3%13,7%
7,6% 12,6% 9,2% 11,3% Al momento non si intravede nessun segnale di ripresa
Dopo il 2012
Nel 2012
Seconda parte 2011
Fine 2010/inizio 2011
E' già in corso
Capitolo III
61
In particolare, le razionalizzazioni hanno interessato:
le attività di gestione e produzione (48,9%);
le politiche di riduzione degli organici (40,4%).
Tuttavia, è interessante notare come percentuali non trascurabili di
aziende abbiano indicato anche iniziative volte ad incrementare
l‟efficacia delle attività puntando, in particolare:
sul miglioramento della relazione con i clienti, elemento ritenuto
critico dal 13,4% del panel per poter incrementare le vendite in
periodi di contrazione dei consumi;
sulla ridefinizione dell‟offerta, citata da un ulteriore 13,4% di
aziende, per rendere più appealing la proposizione commerciale sotto
molteplici punti di vista (per esempio ampliamento o al contrario
ridimensionamento dell‟offerta);
sugli investimenti in R&S e innovazione (12,4%) diretti sia sui
processi interni che sull‟offerta.
Tra le altre azioni che sono state indicate, vale la pena segnalare anche
le attività di revisione dei processi aziendali in una logica di maggiore
efficacia (7,8%) e la focalizzazione sul core business (6,2%). L‟impegno
per un maggiore e migliore uso di strumenti IT a supporto del business è
stato, invece, dichiarato, da una percentuale contenuta (2,6%) di aziende
(Fig. 13).
Capitolo III
62
Dati in %, risposte multiple
Fig. 13 Principali azioni business per rispondere alla crisi - Fonte: indagine
sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Le strategie di controllo e razionalizzazione dei costi occupano le prime
posizioni delle priorità business di tutte le aziende, a prescindere dalle
loro dimensioni.
Tuttavia, a seconda della classe dimensionale di appartenenza, le
risposte mostrano alcune peculiarità specifiche:
le piccole realtà (10-19 dipendenti) sono più concentrate rispetto alla
media complessiva su attività volte ad aumentare l‟efficienza
economica dell‟azienda e su politiche di ridefinizione dell‟offerta;
le aziende di medio-piccole dimensioni (20-49 addetti) sembrano
essere realtà molto flessibili. Hanno, infatti, citato con frequenza
Miglioramento della capacità decisionale (cruscotti)
Creazione di reti d'impresa
Internazionalizzazione commerciale
Miglioramento del Time to market
Acquisizioni & Fusioni
Maggiore e migliore utilizzo dell'IT a supporto del business
Gestione rischi finanziari
Focalizzazione sul core business
Miglioramento efficacia dei processi
Incremento investimenti in R&S e innovazione
Miglioramento della relazione con i clienti
Ridefinizione offerta
Riduzione personale
Razionalizzazione dei costi (di gestione e produzione)
0,7%
1,0%
1,3%
1,6%
2,0%
2,6%
2,9%
6,2%
7,8%
12,4%
13,4%
13,4%
40,4%
48,9%
Capitolo III
63
superiore alla media iniziative volte all‟incremento dell‟efficacia
aziendale con riferimento soprattutto all‟avvio di investimenti in
Ricerca & Sviluppo e innovazione, nonché di politiche di gestione
delle relazioni con i clienti. Inoltre, tali aziende mostrano un
impegno lievemente superiore alla media ad utilizzare in modo
efficace strumenti informatici e appaiono lievemente più propense
all‟internazionalizzazione delle attività;
le aziende di medio-alte dimensioni (50-99 dipendenti) mostrano la
maggior dinamicità in relazione a pressoché tutte le possibili azioni e
contromisure da mettere in atto per ridurre gli effetti della crisi e
questo si riflette nell‟avvio di piani industriali mediamente più
articolati che toccano molteplici aree di intervento;
le realtà di maggiori dimensioni si distinguono per un maggior
“attendismo” dovuto, in gran parte alla loro maggiore rigidità. Il
28,8% di tali aziende (contro il 23,8% del totale campione) ha,
infatti, dichiarato di non aver messo in atto alcuna contromisura. E le
azioni che sono state avviate hanno caratteristiche piuttosto
tradizionali e appaiono polarizzate su politiche di riduzione del
personale nel tentativo di rendersi più flessibili e di reagire più
velocemente ai cambiamenti. Le iniziative volte ad aumentare
l‟efficacia aziendale sono state citate da percentuali nettamente
inferiori di aziende. Tuttavia, va segnalato un maggior ricorso all‟uso
dell‟IT e una maggior vocazione all‟internazionalizzazione.
Capitolo III
64
Gli investimenti aziendali: andamento, aree e ostacoli
Le previsioni circa la ripresa economica delle attività aziendale trovano
conferma nell‟andamento atteso degli investimenti entro la fine del
2010:
per l‟84,4% dei partecipanti all‟indagine, gli investimenti aziendali si
manterranno stabili (65%) o cresceranno con tassi di incremento
compresi tra l‟1% e il 9% (15,9%) o addirittura superiori al 10%
(3,5%);
la quota di aziende per le quali gli investimenti subiranno un calo
entro il 2010, più o meno intenso, risulta pari al 14,6% con una
prevalenza di imprese che prevede tassi di decrescita tutto sommato
contenuti, inferiori al 10% (Fig. 14).
Coerentemente con i risultati fino ad ora presentati, sono le aziende più
grandi – forti di situazioni finanziarie più solide – ad aver indicato le
dinamiche più positive.
Al diminuire delle dimensioni aziendali, invece, cresce il numero di
aziende che prevedono trend di investimento negativi.
Capitolo III
65
Dati in %, risposta singola
Fig. 14 Andamento previsto degli investimenti aziendali (2009-2010), analisi
dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010
(NetConsulting/Microsoft)
Sebbene tutte le aree di destinazione degli investimenti siano ritenute
mediamente poco prioritarie, lo sforzo finanziario delle aziende appare
diretto in particolare, sia ad oggi che in prospettiva, verso iniziative
volte a migliorare la qualità della produzione aziendale, a partire dalla
fase di formulazione per arrivare alla fase di sviluppo dell‟offerta.
Sono, quindi, oggetto frequente di investimento:
le attività di ricerca e sviluppo, volte a rivedere ed innovare la
proposizione commerciale delle aziende;
e le linee di produzione, per modernizzare i processi produttivi e,
allo stesso tempo, incrementarne il livello di efficienza (Fig. 15).
10-19 dipendenti
20-49 dipendenti
50-99 dipendenti
100-249 dipendenti
Totale
4,1% 1,1% 3,1% 2,5%5,4% 7,4%
4,2% 4,5% 5,5%
9,5% 8,5%4,2% 1,5%
6,7%
63,9% 68,1%
62,5%66,7%
65,0%
13,6% 10,6%22,9% 18,2%
15,9%
1,4% 4,3% 3,1%7,6% 3,5%
2,0% 1,5% 1,0%Non risponde
Nel 2010 è prevista un aumento degli investimenti rispetto al 2009 superiore al 10%
Nel 2010 è prevista un aumento degli investimenti rispetto al 2009 tra l'1 e il 9%
Nel 2010 gli investimenti rispetto al 2009 sono previsti stabili
Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 tra l'1 e il 9%
Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 tra il 10 e il 20%
Nel 2010 è prevista una riduzione complessiva degli investimenti rispetto al 2009 superiore al 20%
Capitolo III
66
Gli investimenti su altre aree, tra cui anche le iniziative relative all‟uso
di strumenti ICT, appaiono tutto sommato meno intensi. Evidentemente,
in tali ambiti, gli investimenti sono prevalentemente incrementali
rispetto al passato e sono, quindi, caratterizzati da entità economiche più
limitate.
L‟analisi dimensionale delle risposte mostra una maggiore intensità
degli investimenti presso le aziende più grandi, soprattutto quelle con
più di 100 dipendenti, che – vista la loro complessità - presentano
significative esigenze di investire e rinnovarsi e che hanno una capacità
di spesa generalmente più rilevante di quella delle altre realtà.
Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)
Fig. 15 Aree principali di investimento, 2009-2010 - Fonte: indagine sulle PMI
dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
1,1
1,3
1,4
1,5
1,5
1,6
1,6
1,8
2,2
1,2
1,4
1,5
1,7
1,7
1,7
1,7
2,2
2,6
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0
Nuovi immobili
Mezzi di trasporto
Investimenti produttivi all'estero
ICT
Formazione
Tutela ambientale
Investimenti commerciali all'estero
Ricerca & Sviluppo
Linee di produzione
2010
2009
Capitolo III
67
Nel corso del 2010, il principale ostacolo all‟avvio di investimenti, in
qualsiasi ambito, è rappresentato dalla difficile situazione di mercato e,
quindi, dalla contrazione della domanda.
Questo fattore è stato citato dal 48,6% delle aziende del panel e appare
particolarmente sentito presso le aziende di minori dimensioni che sono
solitamente afflitte da situazioni finanziariamente più deboli (Fig. 16).
Un altro elemento di freno agli investimenti citato piuttosto
frequentemente dai partecipanti all‟indagine è costituito dalle
problematiche connesse alla stretta creditizia, quindi dalle difficoltà a
reperire le risorse finanziare, segnalate dal 22,1% dei partecipanti
all‟indagine e, in particolare, dalle realtà più piccole.
Tra gli altri fattori di freno che sono stati segnalati con minore
frequenza, particolarmente rilevanti appaiono le difficoltà
amministrative e burocratiche (citate dal 9,4% del panel) che sono
connesse alle procedure da avviare per ottenere, per esempio, incentivi o
finanziamenti.
Tale elemento è stato citato con frequenza superiore alla media dalle
aziende di grandi dimensioni che scontano una significativa lontananza
dal territorio e che hanno in genere molteplici interlocutori di
riferimento. Al contrario, le realtà di medie dimensioni hanno canali di
comunicazione meno articolati e quindi hanno minori difficoltà di
comunicazione con Enti e autorità preposte a elaborare pratiche e a
rilasciare informazioni.
Capitolo III
68
Dati in %, risposte multiple
Fig. 16 Principali fattori di ostacolo agli investimenti, 2010 Fonte: indagine
sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Il problema dell‟accesso al credito appare, quindi, molto sentito, in
particolare, dalle realtà più piccole.
Le criticità connesse a questo aspetto sono molteplici ed hanno tutte
sostanzialmente lo stesso peso (Fig. 17).
Le risposte mostrano, infatti, un diffuso malcontento delle aziende del
panel nei confronti delle politiche di accesso al credito avviate dagli
istituti di credito sotto tutti i principali punti di vista, ovvero – in ordine
decrescente di intensità:
le soglie di accesso al credito sono ritenute troppo basse;
i tassi di interesse sono generalmente troppo elevati;
Nessuna difficoltà particolare
Difficoltà a reperire risorse umane
Investimenti elevati effettuati l'anno precedente
Difficoltà amministrative e burocratiche. Difficoltà a reperire informazioni necessarie
Difficoltà a reperire risorse finanziarie
Insufficiente livello della domanda attesa
15,1%
0,5%
5,5%
9,4%
22,1%
48,6%
Capitolo III
69
le condizioni sulle garanzie sono molto spesso troppo restrittive;
la documentazione e le procedure per ottenere i crediti sono troppo
complesse.
Coerentemente con quanto evidenziato precedentemente sono le aziende
più piccole a mostrare la maggiore insoddisfazione.
Scala da 1 (bassa criticità) a 5 (elevata criticità)
Fig. 17 Principali criticità legate all’accesso al credito - Fonte: indagine sulle
PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Il ruolo delle politiche aziendali
Un ulteriore elemento molto importante a supporto della crescita
aziendale è rappresentato dalle politiche business volte a migliorare le
relazioni tra azienda e territorio con conseguenze positive sulla capacità
La documentazione e le procedure per beneficiare dei crediti sono troppo complesse
Le condizioni sulle garanzie sono troppo restrittive
Le banche non concedono credito sopra una certa soglia
I tassi di interesse sono troppo elevati
2,5
2,6
2,7
2,7
Capitolo III
70
di risposta delle organizzazioni aziendali alle difficili condizioni
economico-finanziarie.
Due sono le principali tipologie di politiche aziendali in tal senso:
da un lato, iniziative per aumentare la sostenibilità dell‟azienda da un
punto di vista dell‟impatto ambientale anche attraverso un utilizzo
più attento ed efficiente delle risorse;
dall‟altro, creazione di reti ed aggregazioni di impresa, in una logica
di evoluzione del concetto tradizionale di distretto industriale,
sostenute anche dal Governo e volte a sostenere la competitività e
l‟innovazione del sistema imprenditoriale con ricadute positive sugli
aspetti economici delle attività aziendali.
Nonostante l‟indiscutibile importanza di queste tematiche, le risposte
mostrano un atteggiamento tutto sommato tiepido nei confronti di
entrambe le tipologie di politiche e iniziative che, infatti, in molti casi,
sono ritenute espressione della moda del momento (la sostenibilità
ambientale, soprattutto) e, in molti altri, sono influenzate negativamente
da una generale sfiducia nei confronti delle istituzioni (reti e
aggregazioni di impresa).
Al di là dei risultati puntuali, comunque, il panel sembra riconoscere
l‟utilità di politiche di sostenibilità soprattutto in relazione
all‟opportunità di migliorare l‟immagine aziendale sul mercato. Infatti,
in un contesto come l‟attuale in cui la sensibilità verso le tematiche
green sta aumentando, l‟avvio di politiche volte a ridurre l‟impatto
ambientale delle attività contribuisce a migliorare il posizionamento sul
Capitolo III
71
mercato delle aziende e rappresenta, quindi, un possibile stimolo
all‟incremento delle vendite e del giro d‟affari.
Le politiche green sono inoltre ritenute fondamentali da un punto di
vista economico a sostegno della riduzione dei costi aziendali. Un
utilizzo più consapevole e responsabile di risorse e materiali consente,
infatti, di limitarne gli sprechi e, quindi, i costi associati. Gli ambiti in
cui si concentrano i possibili risparmi sono molteplici e riguardano – per
esempio – gli impianti di produzione, le attività di packaging e di
formulazione dell‟offerta, nonché l‟approvvigionamento di materie
prime.
Ciò è vero soprattutto per le grandi realtà, in particolare quelle con oltre
100 dipendenti, che sono caratterizzate da attività con un impatto
ambientale significativo e che, quindi, traggono maggior beneficio
dall‟avvio di politiche green.
Al contrario, le aziende di minori dimensioni svolgono nella
maggioranza dei casi attività con minori ricadute ambientali e, quindi,
mostrano un atteggiamento generalmente meno attento verso queste
tematiche (Fig. 18).
Capitolo III
72
Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)
Fig. 18 Benefici delle politiche per la sostenibilità ambientale - Fonte:
indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Relativamente alla creazione di reti e aggregazioni di impresa, promossa
in modo significativo dalle istituzioni politiche nazionali, le risposte
mostrano un interesse decisamente ancora embrionale che, come già
anticipato, è in gran parte influenzato dalla mancanza di fiducia
nell‟operato del Governo e degli Enti della Pubblica Aministrazione.
Anche in questo caso, la percezione di queste iniziative appare
lievemente superiore se si considerano le risposte fornite dalle realtà più
grandi tradizionalmente più familiari con i concetti di partnership e
accordo.
Riduzione costi IT
Revisione prodotti/packaging
Razionalizzazione approvvigionamento materie prime
Razionalizzazione impianti di produzione
Riduzione complessiva dei costi aziendali
Miglioramento immagine dell'azienda sul mercato/marketing
1,9
2,1
2,2
2,4
2,5
2,6
Capitolo III
73
La validità di questi strumenti di aggregazione come sostegno alle
piccole e medie imprese appare particolarmente evidente in relazione
all‟opportunità di:
raggiungere economie di scala, che consentono molteplici risparmi
economici grazie all'incremento della dimensione della capacità
produttiva;
collaborare con altre aziende a livello sia commerciale (anche in
un‟ottica di internazionalizzazione) che di sviluppo del business.
Altri benefici legati alla realizzazione di raggruppamenti di imprese
sono legati all‟aumento del potere contrattuale delle aziende che si
riflette sia in condizioni più vantaggiose per l‟approvvigionamento di
materie prime e materiali grezzi sia nel miglioramento delle garanzie per
poter accedere a crediti bancari (Fig. 19).
Scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante)
Fig. 19 Benefici delle politiche di aggregazione di aziende sul territorio -
Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
A livello strategico, per delineare linee congiunte di sviluppo del business, anche preliminarmente ad iniziative di M6A
Per ridurre i costi di approvvigionamento di materie prime e raw material
Per aumentare la capacità di contrattazione con gli istituti bancari
Per raggiungere maggiori economie di scala
Per strutturare iniziative commerciali congiunte anche in logica di internazionalizzazione
2,1
2,1
2,2
2,2
2,2
Capitolo III
74
Il sentimento di generale sfiducia manifestato dalle aziende del panel
relativamente alle iniziative promosse dal Governo di aggregazione tra
imprese trova conferma anche nel giudizio poco lusinghiero che i
partecipanti all‟indagine hanno dato al ruolo degli Enti della Pubblica
Amministrazione sul territorio (Regioni, Comuni, associazioni di
categoria etc.) e di altri soggetti, con caratteristiche contigue alle
istituzioni pubbliche (Università, altre associazioni etc.), nel supportare
l‟innovazione all‟interno delle imprese.
Il sostegno esercitato da tali soggetti appare mediamente insufficiente
soprattutto per quanto riguarda le Università e gli Enti pubblici.
Scala da 1 (basso supporto) a 5 (supporto elevato)
Fig. 20 Il supporto all’innovazione degli Enti sul territorio - Fonte: indagine
sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Università
Enti della Pubblica amministrazione
Associazioni di categoria
1,4
1,9
2,1
Capitolo III
75
Il ruolo delle Associazioni di categoria risulta, invece, più apprezzato,
sebbene si attesti su valori comunque molto contenuti, grazie anche al
fatto che il mandato di tali istituzioni è rappresentato proprio dalla
promozione delle attività delle aziende attive nei settori di loro
pertinenza (Fig. 20). L‟analisi delle risposte per dimensione aziendale
non conduce a risultati significativamente diversi ad eccezione di una
sensibilità più spiccata delle grandi realtà nel valutare positivamente il
ruolo dei soggetti considerati.
I risultati mostrano, quindi, l‟esistenza di un gap rilevante tra le esigenze
delle aziende utenti e il sostegno che Enti ed istituzioni riescono ad
offrire, e mette quindi in evidenza una serie di opportunità per i fornitori
IT relativamente all‟avvio di politiche territoriali che riescano a
soddisfare il bisogno delle imprese di adottare strumenti informatici a
supporto delle attività e in allineamento alle strategie business.
L’informatica a supporto delle aziende in un momento
di crisi
Il ruolo dell‟informatica a supporto dello svolgimento delle attività
aziendali è percepito come importante dalle aziende partecipanti
all‟indagine e, soprattutto, dalle realtà più grandi che vantano
generalmente un ricorso più strutturato e significativo a strumenti ICT.
Più in dettaglio, le aree su cui l‟importanza delle dotazioni informatiche
appare più rilevante riguardano sia le relazioni dell‟azienda con gli attori
esterni sia la gestione interna delle attività, anche in ottemperanza a
specifiche normative:
Capitolo III
76
per quanto riguarda il primo aspetto, si segnala l‟adozione di
applicativi per la gestione della relazione con i clienti nonché di
strumenti per la gestione della collaborazione con partner
commerciali e fornitori;
relativamente alla gestione interna delle attività, le aree su cui l‟uso
dell‟informatica appare maggiormente rilevante sono rappresentate:
o dalla gestione amministrativa e finanziaria,
o dalla gestione della produzione (in particolare nelle grandi
aziende manifatturiere con linee di produzione complesse),
o dalla gestione documentale (su cui gli investimenti sono guidati
anche da aspetti di compliance),
o dalla gestione degli acquisti (a supporto anche del monitoraggio
dell‟efficienza aziendale, Fig. 20).
Meno significativo è, invece, il supporto dell‟IT nei seguenti ambiti:
gestione risorse umane: rappresenta un‟area tradizionalmente
esternalizzata le cui le scelte tecnologiche sono generalmente
l‟espressione di outsourcer o fornitori di servizi e, pertanto, vedono
raramente un ruolo attivo da parte delle aziende. Inoltre, in
quest‟ambito prevalgono le attività di gestione amministrativa,
focalizzata su paghe e stipendi, in cui il contributo dell‟innovazione
IT è contenuto a sfavore di iniziative relative allo Human Capital
Management per le quali, invece, l‟uso di strumenti IT innovativi è
molto più sviluppato;
sviluppo prodotto: le attività di formulazione e revisione dell‟offerta
condotte dalle aziende del campione sono ancora prevalentemente di
Capitolo III
77
stampo tradizionale; i pacchetti applicativi a supporto della gestione
del ciclo di vita dei prodotti e, in particolare, delle fasi di ideazione e
progettazione, sono tradizionalmente usate solo da grandi realtà
industriali non presenti, se non in minima parte, nel panel
d‟indagine;
supporto alle decisioni strategiche: prevalgono ancora i casi di
aziende in cui le decisioni strategiche vengono prese senza l‟aiuto di
nessuno strumento IT. Fanno eccezione le aziende di maggiori
dimensioni, all‟interno delle quali l‟adozione di applicativi di
Business Intelligence supporta da un punto di vista tecnologico i
processi decisionali, e più in generale le realtà in cui il Top
Management percepisce il valore dell‟IT per la crescita aziendale.
Scala da 1 (basso supporto) a 5 (supporto elevato)
Fig. 21 Principali aree business supportate dagli strumenti IT - Fonte:
indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Gestione risorse umane
Sviluppo prodotto
Supporto alle decisioni strategiche
Gestione collaborazione con partner commerciali e fornitori
Gestione acquisti
Gestione relazione con i clienti
Gestione produzione
Gestione documentale
Gestione amministrazione e finanza
Comunicazione (Mail)
2,9
3,0
3,1
3,3
3,3
3,4
3,4
3,4
3,5
3,9
Capitolo III
78
Lo scambio di informazioni e documentazione tra le aziende e i loro
ecosistemi/ reti business appare molto articolato e vede l‟utilizzo
contemporaneo di un‟ampia gamma di strumenti, sia elettronici che
tradizionali.
L‟analisi degli strumenti elettronici mostra che:
l‟e-mail rappresenta il canale di comunicazione più sviluppato –
anche in assoluto - che, grazie anche al suo utilizzo da parte della
quasi totalità dei dipendenti aziendali, meglio si presta a veicolare
documenti di varia natura, quali, in ordine decrescente di frequenza,
ordini (89,8%), fatture (75,4%), informazioni commerciali (71%),
informazioni tecniche (65,8%), informazioni destrutturate (57,1%),
normative/ legali (48,1%) e altra documentazione legata alle attività
aziendali (come per esempio, pianificazione attività produttiva,
logistica, informazioni per i dipendenti etc.);
l‟uso del sistema gestionale è polarizzato sulla gestione dei
documenti di pianificazione delle attività produttive e logistiche
(rispettivamente 55,1% e 52,9%) nonché di ordini e fatture (37% e
38,5%) e consente, quindi, l‟alimentazione automatica di applicativi
per la formulazione dei budget e per la rendicontazione finanziaria
delle attività aziendali;
il portale interno presenta tuttora un potenziale di crescita inespresso.
Il suo uso è estremamente limitato e per il momento è indirizzato
unicamente a veicolare informazioni più o meno destrutturate e,
comunque, rivolte ai dipendenti;
l‟adozione di sistemi di chat e di videoconferenza è stata segnalata
da un numero assolutamente trascurabile di partecipanti all‟indagine.
Capitolo III
79
Tra i canali di tipo tradizionale va segnalato il ruolo tuttora significativo
del fax che continua a supportare lo scambio non solo di ordini e fatture
ma anche di documenti informativi di varia natura, da quelli più
destrutturati a quelli relativi a normative, aspetti commerciali etc.
L‟uso del telefono, invece, appare più limitato anche se ancora piuttosto
presente per l‟invio o ricezione di ordini e per lo scambio di
informazioni destrutturate (Fig. 22).
Dati in %, risposte multiple
Fig. 22 Uso di canali elettronici e tradizionali per lo scambio di documenti
aziendali - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre
2010 (NetConsulting/Microsoft)
Al crescere delle dimensioni aziendali, le risposte mostrano:
da un lato, un incremento nella frequenza dello scambio e
condivisione dei documenti aziendali;
0,0%10,0%20,0%30,0%40,0%50,0%60,0%70,0%80,0%90,0%
Ordini
Fatture
Informazioni tecniche
Pianificazione attività
produttive
Pianificazione logistica
Informazioni varie
/destrutturate
Informazioni normative/ legali
Informazioni commerciali
Politiche di acquisto
Informazioni per i dipendenti
Email Portale interno
Sistema gestionale Chat/ Videoconferenza
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%Ordini
Fatture
Informazioni tecniche
Pianificazione attività
produttive
Pianificazione logistica
Informazioni varie
/destrutturate
Informazioni normative/ legali
Informazioni commerciali
Politiche di acquisto
Informazioni per i dipendenti
Fax Telefoni
Canali elettronici Canali tradizionali
Capitolo III
80
dall‟altro, una maggiore incidenza dei canali elettronici a sfavore di
fax e telefono; oltre all‟e-mail, infatti, le aziende di grandi
dimensioni (con più di 100 addetti) utilizzano con frequenza
superiore alla media complessiva i sistemi gestionali, per lo scambio
di ordini e fatture, e anche i portali interni, soprattutto per la
condivisione della situazione degli ordini da parte delle risorse che
operano in mobilità.
La dotazione IT
Infrastrutture
Da un punto di vista infrastrutturale, le aziende del panel presentano un
livello di informatizzazione tipico delle realtà industriali e tanto
maggiore al crescere delle dimensioni aziendali (Fig. 23), ovvero:
il numero di PC desktop è mediamente inferiore all‟organico
aziendale in quanto nelle imprese industriali sono molti gli addetti
(operai, tecnici etc.) che per mansioni svolte non richiedono l‟uso di
personal computer (il numero medio di PC desktop nel panel è pari a
26, nel caso di aziende con oltre 100 dipendenti sale a 82);
l‟uso di PC laptop riguarda, in generale, un insieme selezionato di
risorse, generalmente quadri o, comunque, impiegati di alto livello
(nel panel il numero medio di PC portatili è pari a 8 e sale a circa 31
nel caso delle realtà di maggiori dimensioni);
analogamente, gli smartphone vengono tradizionalmente assegnati al
Top Management per supportarne le attività in mobilità e questo
spiega il numero medio nettamente inferiore rispetto alle altre
Capitolo III
81
tipologie di macchine e dispositivi (circa 5 è il numero medio per
azienda del panel, il numero sale a poco meno di 20 nel caso di
imprese di grandi dimensioni);
il numero di server dipartimentali è mediamente pari a 3 e sale a 10
nel caso di organizzazioni estese.
Dati in unità, valori medi
Fig. 23 Dotazioni infrastrutturali del panel, analisi dimensionale - Fonte:
indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Applicazioni
La dotazione applicativa delle imprese appartenenti al panel appare
polarizzata sui sistemi gestionali/ ERP e di produttività individuale
(office automation e posta elettronica) che peraltro, nel 2010, sono stati
frequentemente oggetto di piccoli progetti di manutenzione correttiva ed
evolutiva e che continueranno ad esserlo anche nel 2011, sebbene con
un‟intensità in calo.
PC desktop PC portatili Smartphone Server
5,71,5 0,5 0,9
13,8
3,5 1,8 1,7
30,7
7,02,8 3,6
82,3
30,5
19,7
10,0
26,0
8,04,5 3,2
10-19 dipendenti
20-49 dipendenti
50-99 dipendenti
100-249 dipendenti
Totale
Capitolo III
82
Nel corso del 2010, poco meno dell‟86% delle aziende del panel ha
dichiarato di aver avviato interventi sulle proprie applicazioni.
L‟analisi delle risposte relative alle iniziative di manutenzione/ revisione
applicativa mostra che:
la maggioranza delle aziende ha avviato progetti in area gestionale/
ERP di varia natura, come per esempio upgrade di soluzioni già in
uso, implementazione di nuove piattaforme applicative, installazione
di nuovi moduli, diverse modalità di fruizione etc. Sono in
particolare le aziende di grandi dimensioni ad aver citato con
maggiore frequenza interventi di evoluzione sul proprio parco
installato. Tali realtà hanno in genere basi applicative installate
stratificate nel tempo che, quindi, richiedono più frequentemente
attività di revisione, razionalizzazione ed integrazione;
seguono i progetti sui pacchetti di produttività individuale e posta
elettronica, particolarmente frequenti tra le realtà di minori
dimensioni che, infatti, basano su questi prodotti software la gestione
di gran parte delle loro attività aziendali. Sono, infatti, molte le
piccole organizzazioni business che usano i fogli di calcolo o editor
di testo per informatizzare la contabilità, la gestione commerciale, le
attività di pianificazione etc.;
molto meno frequenti, e comunque concentrati prevalentemente nelle
aziende a maggiore complessità, sono gli interventi avviati
nell‟ambito delle soluzioni di CRM e dei siti Internet, Intranet ed
Extranet. L‟uso di applicativi in area CRM e la presenza su Internet
sono, infatti, molto più sviluppati proprio tra le realtà che hanno
esteso le loro filiere e che si relazionano generalmente con un
Capitolo III
83
numero elevato di attori – sia interni (dipendenti) che esterni (clienti,
fornitori, partner etc.) – e che, pertanto, traggono beneficio
dall‟adozione di soluzioni IT a supporto.
Dati in %, risposte multiple
Fig.24 Principali aree applicative interessate da progetti - Fonte: indagine
sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Gli interventi e progetti diretti sulla dotazione applicativa delle aziende
possono riguardare anche la modalità di fruizione, da parte delle aziende
stesse, delle soluzioni software in uso.
A questo proposito, ad affiancare una modalità di gestione dei sistemi
informativi di tipo tradizionale, si sta affacciando sul mercato una
diversa modalità di fruizione delle soluzioni attraverso un servizio a
fronte del pagamento di un canone fisso.
Supporto alle vendite e all'azione commerciale (CRM Vendite, CRM Marketing per campagne marketing, soluzioni
analitiche, profilazione clienti, CRM customer care per contact center)
Sito aziendale, Intranet/ Enterprise portal, Extranet/ Portale aperto a business partner e fornitori
Produttività individuale (office automation) e Posta elettronica
Gestionale ERP
1,0%
1,0%
14,4%
65,8%
Capitolo III
84
Ciò significa che le aziende possono non essere più proprietarie né delle
componenti infrastrutturali né delle soluzioni software, a cui infatti è
possibile accedere attraverso un browser e un collegamento al Data
Center in cui risiedono.
Il concetto legato a un utilizzo delle soluzioni informatiche a servizio
rappresenta una valida alternativa alla realizzazione di sistemi
informativi integrati all‟interno dell‟azienda in quanto consente anche a
realtà non strutturate, o con risorse limitate, di accedere a strumenti di
gestione evoluti. Gli impatti tecnologici ed economici dei progetti
applicativi risultano così limitati. L‟azienda, infatti, può utilizzare le
applicazioni in modo quasi immediato, con una minima dotazione
tecnologica (è sufficiente un PC con interfaccia e accesso al Web) e con
il supporto del fornitore per tutto quello che riguarda manutenzione,
upgrade e sicurezza.
Nonostante ciò, le risposte del panel sull‟argomento mostrano un
atteggiamento tuttora tiepido nei confronti della possibilità di utilizzare i
prodotti software come un servizio a fronte del pagamento di un canone
(Fig. 25):
l‟8,5% delle aziende del panel ritiene che l‟utilizzo di soluzioni
informatiche in modalità di servizio sia una valida alternativa; di
queste realtà la maggioranza comunque non ne prevede l‟adozione
nei prossimi due anni (6%) mentre una quota minoritaria di aziende
(2,5%) ha dichiarato di fare già uso di soluzioni che vengono pagate
per mezzo di un canone mensile;
Capitolo III
85
il 32,5% dei partecipanti all‟indagine ha dichiarato di non aver fatto
alcuna valutazione a riguardo;
il restante 59% delle aziende non sembra credere al potenziale dei
servizi per varie ragioni per varie ragioni; nella maggioranza dei casi
questa visione è una conseguenza del timore di non poter governare
direttamente le infrastrutture ICT. Peraltro queste valutazioni spesso
non tengono conto:
o dei costi legati all‟acquisto e gestione dell‟infrastruttura;
o dei livelli di sicurezza che difficilmente aziende di queste
dimensioni possono garantire rispetto a quelli di un hosting
partner;
o della possibilità di usufruire di soluzioni sempre allo stato
dell‟arte.
Dati in %, risposta singola
Fig. 25 Adozione e percezione del modello di software a servizio, analisi
dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010
(NetConsulting/Microsoft)
SI. Già utilizzo il Software come se fosse un servizio
pagando un canone mensile
per il suo utilizzo 2,5%
SI ma non credo che questa
modalità sarà adottata nei
prossimi 2 anni 6,0%
Non saprei. Non sono ancora state fatte valutazioni in
tal senso 32,5%
Non credo che la nostra azienda si indirizzerà verso
questo tipo di soluzioni 45,3%
Credo che non sia un'opportunità
7,3%
Conosco ancora poco/ non
conosco per nulla l'offerta di software "a
servizio" 6,5%
Capitolo III
86
Da un punto di vista dimensionale, sono le aziende di maggiori
dimensioni, con oltre 50 dipendenti – e soprattutto quelle con più di 100
risorse – a mostrare la maggiore propensione verso il paradigma del
Cloud Computing, sia come effettiva adozione sia come percezione e
valutazione del modello, per due ragioni principali:
fattori culturali: le realtà più grandi hanno in genere un
atteggiamento meno diffidente nei confronti dell‟esternalizzazione
delle proprie dotazioni IT;
fattori di mercato: i player IT hanno evoluto nel tempo il target delle
loro offerte SaaS, composto in prima battuta esclusivamente da
aziende di piccole e medie imprese, estendendolo anche ad imprese
di maggiori dimensioni e formulando offerte particolarmente
attraenti relative a processi verticali e di nicchia.
In modo del tutto coerente sono le aziende più piccole ad aver segnalato
il maggior scetticismo e il minor livello di conoscenza sul tema.
Secondo i partecipanti all‟indagine, il modello “della nuvola” si presta
ad essere adottato, in particolare, nell‟ambito delle suite di CRM ed
ERP, dei prodotti di collaboration e di gestione documentale; mentre
appare, invece, meno adatto nel caso di pacchetti di produttività
individuale e posta elettronica (Fig. 26):
i prodotti di CRM costituiscono il primo ambito di applicazione,
peraltro di successo, del concetto di software on demand e
continuano a rappresentare un‟area di innovazione preferenziale in
tal senso;
Capitolo III
87
i prodotti ERP in modalità a servizio sono, invece, evoluti nel tempo
da veicolo per indirizzare le piccole e medie aziende a base per le
strategie commerciali in aree di nicchia/ processi verticali delle
grandi realtà. Altri applicativi, come per esempio la Business
Intelligence, sono caratterizzati da maggiori difficoltà
nell‟applicazione del modello a servizio vista la tradizionale
diffidenza verso la gestione esterna di dati aziendali ritenuti sensibili;
l‟uso di applicazioni per la collaboration e di gestione documentale
riguarda generalmente aziende propense ad aprirsi all‟esterno e ad
esternalizzare le proprie attività, che quindi rappresentano un target
che guarda ai servizi con interesse;
l‟offerta di applicazioni hosted di produttività individuale sconta la
scarsa consuetudine degli utenti finali ad usare questi prodotti in
modalità as-a-service e si sta, quindi, arricchendo da servizi di
personalizzazione e di consulenza.
Le divisioni IT
La maggioranza del campione (61,2%) ha dichiarato che le attività di
implementazione e gestione IT vengono svolte prevalentemente da
risorse interne, in modo esclusivo (38,1%) o in collaborazione con
consulenti esterni (23,1%).
Il ricorso a risorse esterne riguarda il restante 38,8% di aziende,
comunque nella maggioranza dei casi attraverso la creazione di team di
lavoro misti.
Capitolo III
88
Scala da 1 (poco adatto) a 5 (molto adatto)
Fig. 26 Possibile adozione del SaaS nelle diverse aree applicative - Fonte:
indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
Da un punto di vista dimensionale si osserva che:
le aziende di minori dimensioni mostrano una maggior propensione
ad utilizzare risorse interne, in alcuni casi supportate da consulenti
esterni. In queste realtà è frequente che le problematiche IT,
generalmente, di scarsa rilevanza, vengano gestite da dipendenti
interni che hanno un ruolo IT formalizzato o che hanno una
maggiore familiarità con gli aspetti tecnologici dell‟azienda ;
le organizzazioni con organici compresi tra i 20 e i 99 dipendenti
appaiono maggiormente orientate verso il ricorso a risorse esterne,
esclusivo attraverso software house esterne (situazione frequente
nella fascia dimensionale più bassa) o con il controllo di dipendenti
Produttività individuale
Collaborazione
Gestione documentale
Gestione relazione con i clienti (CRM)
Gestionale/ ERP
1,9
1,9
2,0
2,0
2,0
2,2
Capitolo III
89
interni (nella la fascia superiore dove le aziende hanno generalmente
divisioni IT strutturate);
le realtà più grandi, grazie ad una maggior formalizzazione delle
mansioni IT al loro interno, prediligono il ricorso a team di lavoro
misti dove le risorse interne si occupano della gestione e governance
dei progetti e le risorse esterne svolgono, invece, le attività operative
(Fig. 27)
Dati in %, risposta singola
Fig. 27 Le modalità di implementazione e gestione delle soluzioni IT, analisi
dimensionale - Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre
2010 (NetConsulting/Microsoft)
Nonostante il ricorso alle risorse interne appaia piuttosto significativo,
soprattutto da parte delle aziende di maggiori dimensioni, le risposte del
panel mostrano un numero medio di dipendenti in area sistemi
informativi estremamente limitato, pari a 2,9 persone:
10-19 addetti 20-49 addetti 50-99 addetti 100-249 addetti
Totale
40,8% 37,4% 37,9% 33,3%
45,8%
27,2%24,2% 28,4%
24,2%
18,5%
19,0%20,9%
22,1% 36,4%
17,5%
12,9% 17,6% 11,6% 6,1% 4,8%Vengono gestite completamente da una software house esterna
Vengono gestite da gruppi misti con dipendenti e da consulenti esterni con prevalenza di risorse interne
Vengono gestite da gruppi misti con dipendenti e da consulenti esterni con prevalenza di risorse esterne
Vengono seguite completamente da risorse interne all'azienda
Capitolo III
90
le divisioni IT delle aziende, con un organico compreso tra 10 e 49
addetti, impiegano mediamente 2,4 persone;
le funzioni Sistemi Informativi delle aziende con 50 dipendenti e
oltre impiegano, invece, mediamente 3,7 persone.
Il risultato può essere interpretato alla luce di una serie di chiavi di
lettura.
In prima battuta, le aziende del panel non sembrano essere caratterizzate
da situazioni IT estremamente complesse e non sembrano essere
particolarmente impegnate in iniziative di innovazione tecnologica.
Ciò è dimostrato dal valore della spesa IT sostenuta dalle realtà aziendali
che, infatti, per oltre la metà del panel (53,3%), nel 2009 è risultata
abbastanza contenuta, inferiore ai 5.000 Euro all‟anno sebbene, entro la
fine del 2010, dovrebbe crescere lievemente (Fig. 28).
Pertanto, nella maggioranza dei casi, le problematiche IT possono
essere, nella maggioranza dei casi, adeguatamente risolte da un numero
ristretto di risorse, eventualmente con il supporto di consulenti o società
esterne.
Tuttavia, è necessario sottolineare che al crescere delle dimensioni
aziendali aumenta la complessità delle attività IT e ciò risulta evidente
nel livello di spesa informatica che, infatti, per le imprese di maggiori
dimensioni, con più di 100 dipendenti, appare mediamente più elevato.
Tra il 32% ed il 36% circa di tali aziende ha dichiarato, rispettivamente,
per il 2009 ed il 2010 spese IT superiori a 100.000 Euro e poco più del
9,1% di queste realtà ha dichiarato per l‟anno in corso investimenti
superiori a 1 milione di Euro.
Capitolo III
91
Dati in %, risposta singola
Fig. 28 Andamento della spesa IT, 2009-2010E - Fonte: indagine sulle PMI
dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Secondariamente, le responsabilità in ambito informatico travalicano
molto spesso i confini delle strutture IT. È, quindi, possibile che al di là
dell‟esistenza o meno di divisioni IT, che possono essere più o meno
strutturate, le responsabilità in ambito IT risiedano in figure aziendali
che non operano in aree tecnologiche (per esempio, ufficio tecnico).
Ne è una prova il fatto che, soprattutto da un punto di vista economico,
le scelte relative agli investimenti IT vengono prese nella maggioranza
dei casi da membri del Top Management, in primis il titolare (86,1%) e
il responsabile amministrativo (10,4%), e in seconda battuta altri
responsabili business (6,9%) e responsabile marketing, e solo nel 6,2%
dei casi dal responsabile EDP/ CIO (Fig. 29):
2009 2010E
33,3% 30,2%
20,0%15,6%
7,8%11,5%
24,4%22,9%
5,6%9,4%
6,7% 8,3%2,2%
2,1%
Sopra 1mln€
Da 500.000 a 1mln€
Da 100.000 a 500.00 €
Da 50.000 a 100.000€
Da 10.000 a 50.000€
Da 5.000 a 10.000€
Da 2.500 a 5.000€
Da 1 a 2.500€
Capitolo III
92
il titolare ha responsabilità estese a molteplici ambiti aziendali,
inclusi quelli tecnologici soprattutto nelle realtà più piccole dove
maggiore è l‟accentramento decisionale sulla proprietà;
il ruolo del CFO, invece, è particolarmente rilevante tra le aziende
più grandi dove le attività di contabilità economico-finanziaria sono
in genere affidate a aree amministrative in staff al Top Management;
i responsabili business hanno un peso prevalente in organizzazioni
con più di 20 addetti dove l‟uso di strumenti IT è più sviluppato e
supporta direttamente le attività aziendali per cui i referenti delle
varie funzioni hanno un ruolo attivo nel promuovere o meno
l‟adozione di pacchetti applicativi all‟interno dell‟azienda;
il peso del responsabile Sistemi Informativi appare più rilevante
nelle aziende con oltre 100 dipendenti dove più frequente è la
presenza di divisioni IT.
Dati in %, risposte multiple
Fig. 28 Processo decisionale degli investimenti IT - Fonte: indagine sulle PMI
dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Responsabile EDP - CIO
Responsabili business
Responsabile amministrativo
Titolare
6,2%
6,9%
10,4%
86,1%
Capitolo III
93
Le competenze professionali
La formazione rappresenta un elemento estremamente importante ai fini
della crescita professionale.
Nonostante ciò, la partecipazione a corsi di formazione, tra le risorse del
panel, appare poco significativa. Le risposte fornite mostrano, infatti, per
il 2010 una percentuale estremamente rilevante, ed in crescita rispetto
all‟anno scorso, pari al 41,7%, di risorse che non hanno seguito alcun
corso di preparazione.
Il quadro risulta ancor più sconfortante se si considera che per la
maggioranza dei rispondenti che hanno dichiarato di aver partecipato a
corsi di formazione, l‟aggiornamento ed il miglioramento delle proprie
competenze costituisce generalmente, sia ad oggi che in prospettiva, un
fenomeno sporadico o, comunque, mirato a specifiche attività e non
investe il complesso delle competenze professionali (Fig. 30).
I corsi di formazione sono appannaggio pressoché esclusivo delle realtà
aziendali di maggiori dimensioni che:
da un lato, hanno organici più articolati e con maggiori esigenze di
qualificazione e riqualificazione professionale delle risorse, anche in
relazione alla possibilità di riconvertirle verso altri mansioni;
dall‟altro, hanno una maggior tradizione nel campo della gestione
delle risorse umane da un punto di vista dei percorsi professionali di
crescita e dello sviluppo delle competenze.
Capitolo III
94
Dati in %, risposta singola
Fig. 30 Attività di qualificazione e formazione delle risorse, 2009-2010 -
Fonte: indagine sulle PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/
Microsoft)
I partecipanti all‟indagine valutano mediamente bene le competenze
professionali complessive delle risorse attive in azienda.
A prescindere dalle dimensioni aziendali, particolarmente ben percepite
sono le competenze manageriali mentre le competenze informatiche
presentano i maggiori margini di miglioramento, nella maggioranza dei
casi, comunque, ben supportate dalla preparazione professionale dei
fornitori esterni di servizi IT (Fig. 31).
2009 2010E
2,2% 2,7%
27,5% 29,5%
30,8% 26,1%
39,5% 41,7%Nessuna formazione
Scarsa intensità (qualche caso sporadico)Intensità media (corsi formazione mirati)
Intensità elevata (aggiornamento continuo)
Capitolo III
95
Scala da 1 (scarse competenze) a 5 (elevate competenze)
Fig. 291 Valutazione delle competenze professionali - Fonte: indagine sulle
PMI dell’Emilia-Romagna, Ottobre 2010 (NetConsulting/Microsoft)
Competenze informatiche interne all'azienda
Competenze dei fornitori di servizi informatici
Competenze manageriali interne all'azienda (capacità
di vision e competenze strategiche)
3,3
3,7
3,9
Capitolo IV
96
Scenari a supporto dell’innovazione delle
imprese
NetConsulting
In questa sezione del Rapporto si intende descrivere, in modo semplice e
diretto, il supporto che la tecnologia e l‟innovazione offrono
all‟imprenditore e ai suoi collaboratori nello svolgimento dell‟attività di
impresa.
L‟obiettivo è quello di presentare i benefici derivanti dall‟utilizzo
dell‟IT anche presso realtà di medio piccole dimensioni, se questo viene
calato nella realtà aziendale nel modo e nei tempi corretti,
evidenziandone i ritorni in termini di incremento della produttività,
riduzione degli sprechi e degli errori, riduzione dei tempi di esecuzione,
miglioramento della qualità delle attività.
Si tratta quindi di risultati concreti, sia per gli obiettivi di business, sia in
termini di soddisfazione e motivazione del personale, sia, infine, di
efficacia delle attività e delle relazioni con i clienti.
L‟intento è di fare emergere il valore, concreto, misurabile, che l‟IT può
portare a tutte le aziende, di ogni dimensione.
Con l‟obiettivo di essere funzionale al business, l‟IT deve infatti essere
considerato un investimento da valorizzare e ottimizzare, calandolo nelle
specificità di ogni azienda, non un costo da contenere.
Al fine di fare emergere il valore della tecnologia e dell‟innovazione per
le imprese, di seguito vengono illustrati alcuni ambiti di applicazione
dell‟IT:
Capitolo IV
97
la produttività individuale e l‟organizzazione del lavoro;
la comunicazione;
l‟amministrazione;
la progettazione del lavoro in team;
il marketing e le vendite.
Alcuni esempi semplici ed intuitivi - seppure non esaustivi di tutti gli
ambiti di applicazione delle soluzioni analizzate – permetteranno di
evidenziare i reali vantaggi per l‟organizzazione, il personale, i clienti.
Questa sezione del rapporto si conclude con la descrizione di una
modalità di utilizzo delle soluzioni IT che può rappresentare una reale
opportunità per le PMI in quanto abbatte i costi iniziali
dell‟investimento e quelli in infrastruttura, permettendone la pressoché
immediata fruizione in una modalità che si può definire di servizio al
consumo, superando quindi anche il problema delle licenze e del loro
aggiornamento. In figura 32 vengono schematizzate le tematiche trattate.
Fig. 302 Le tematiche trattate - Fonte: NetConsulting
Capitolo IV
98
Produttività individuale e organizzazione del lavoro
Le imprese sono composte, principalmente, dalle persone che ci
lavorano.
Oltre ad esse, per operare un‟impresa utilizza e trasforma beni e servizi e
impiega risorse finanziarie. Ma un‟azienda non può perseguire i propri
obiettivi di business se non attraverso il suo patrimonio più prezioso: il
proprio personale.
Obiettivo dell‟impresa è quindi quello di incrementare la produttività dei
propri dipendenti per aumentare il suo stesso valore e la soddisfazione
dei clienti, ponendo attenzione alla centralità e alla motivazione delle
risorse umane.
Persone motivate e contente del proprio lavoro esprimeranno al meglio
la propria professionalità nelle relazioni con gli altri colleghi, nei
rapporti con i fornitori, nei contatti con i clienti e con gli altri attori con
cui si interfacciano (consulenti dell‟azienda, pubblica amministrazione,
banca).
Per incrementare la soddisfazione e la produttività dei propri dipendenti,
occorre adottare gli strumenti corretti, riducendo al massimo le attività
dispersive e manuali e la possibilità di errore e permettendo alle proprie
risorse di concentrarsi sulle attività a maggiore valore per l‟azienda.
L‟utilizzo di specifici strumenti IT consente l‟incremento della
produttività dei dipendenti e dell‟efficacia delle attività svolte in
modalità digitale, permettendo inoltre di velocizzare le attività di
condivisione delle informazioni, delle comunicazioni, dei documenti e
di svolgere le attività di aggiornamento in modo tempestivo.
Si analizza ora nel dettaglio come l‟Information Technology può
supportare le persone nello svolgimento delle proprie attività.
Capitolo IV
99
Il contributo dell’IT all’incremento della produttività
individuale
I principali software di produttività individuale permettono di utilizzare
strumenti di gestione delle attività quotidiane in modo semplice e
intuitivo, e sono sempre più arricchiti da funzionalità che aiutano nel
gestire la mole – in continua crescita - di informazioni e comunicazioni,
nonchè di archiviare o recuperare tramite strumenti dinamici i
documenti e i dati che servono.
Tra le principali attività gestibili tramite una soluzione di produttività
individuale, si evidenziano:
Creare e aggiornare documenti, reportistica e materiale commerciale,
quale, per esempio una brochure di marketing o, ancora, un catalogo
o una presentazione dell‟azienda, in modo agevole e veloce. Il
documento può essere condiviso da un team di lavoro che può
operare contemporaneamente sul contenuto ottimizzando i tempi di
realizzazione. Il documento può quindi essere diffuso tramite diversi
canali: stampa, posta elettronica, web.
Creare e gestire reportistica a supporto delle previsioni e dei
consuntivi di vendita, ordini, produzione, attraverso l‟utilizzo di fogli
di calcolo che permettono di realizzare grafici e tabelle.
Creare e aggiornare database di clienti e prospect.
Utilizzare la posta elettronica e il calendario per condividere
informazioni all‟interno e all‟esterno dell‟azienda, gestire la propria
rubrica e i contatti, programmare l‟agenda in modo condiviso con i
colleghi, organizzare e gestire riunioni.
Capitolo IV
100
Ma le nuove funzionalità messe a disposizione dagli strumenti di
produttività individuale permettono anche di organizzare e gestire la
enorme e crescente mole di dati e informazioni che proprio i nuovi
canali di comunicazione – e-mail, newsletter, istant messaging, forum e
blog – hanno contributo a creare e di reperire velocemente il documento
ricercato tramite il titolo o una frase in esso contenuta.
Esiste, inoltre, anche la possibilità di accedere alle informazioni in
mobilità attraverso i diversi device a disposizione e di mantenere i dati
sincronizzati.
Anche organizzare una riunione diventa un‟attività semplice: è possibile
confrontare le singole agende e convocare o spostare
una riunione, suggerire orari e date alternative.
Se per esempio un responsabile commerciale si trova fuori
dal suo ufficio ed ha la necessità di accedere agli ultimi
report delle campagne marketing e ai dati degli ordini per
ciascuna linea di prodotto, può collegarsi dal suo PC mobile
in modalità protetta al server aziendale e accedere ai
documenti, inviare un messaggio o un’e-mail al
responsabile marketing o collegarsi con lui tramite webcam
per alcuni chiarimenti, e condividere il documento per
commentarlo insieme.
Capitolo IV
101
E‟ possibile inoltre gestire una riunione anche con persone collegate in
chat o via webcam, condividendo una presentazione oppure un
documento e effettuando contemporaneamente interventi sullo stesso
documento.
Il responsabile commerciale si trova ora all’estero, ma
intende comunque effettuare la riunione settimanale con i
suoi capo area che si tiene ogni venerdì ed è schedulata nel
calendario di tutti gli agenti mensilmente.
La riunione prevede la condivisione dei documenti con gli
ordinativi per macro regioni e prevede anche la
presentazione di un nuovo prodotto che verrà lanciato sul
mercato nel corso della settimana successiva ai responsabili
commerciali da parte del responsabile marketing.
La riunione quindi avviene con alcuni partecipanti collegati
da remoto tramite il sistema di videocomunicazione e
sfruttando le webcam dei PC mobili, permette di visionare e
commentare insieme la presentazione del prodotto e di
condividere i budget, aggiornabili anche in tempo reale sulla
base del lancio del prodotto sul mercato.
Capitolo IV
102
I benefici attesi
Numerosi sono i benefici sull‟attività lavorativa e sulla soddisfazione e
motivazione delle risorse portati dall‟introduzione di tecnologie e
strumenti IT.
Le tecnologie infatti possono:
Ridurre le attività più operative e a basso valore aggiunto;
Contenere il rischio di errore nell‟esecuzione delle attività;
Ridurre i tempi di realizzazione di documenti, reportistica;
Migliorare la qualità degli output prodotti;
Incrementare la gestibilità, condivisione e aggiornamento delle
informazioni e documenti aziendale;
Migliorare la gestione delle attività in base alla priorità/strategicità,
Garantire la sicurezza e la protezione di informazioni sensibili e
critiche per il business anche in mobilità e in casi di accesso ai
sistemi aziendali dall‟esterno.
Per amplificare i benefici attesi, potrebbe essere utile effettuare l‟analisi
della distribuzione dei carichi di lavoro, dell‟eventuale presenza di colli
di bottiglia nelle attività o di inefficienze e delle competenze, con
l‟obiettivo di garantire maggiore fluidità nei processi e nelle attività
lavorative dei singoli dipendenti.
Le soluzioni tecnologiche, infatti, migliorano e semplificano le attività
quotidiane, riducendo e ottimizzando i tempi dei processi solo se
utilizzate in modo adeguato e a fronte di eventuali revisioni
organizzative.
Capitolo IV
103
Comunicazione digitale
L‟importanza della comunicazione all‟interno di un‟azienda e tra
l‟azienda e i suoi partner, fornitori e clienti, è un aspetto ormai evidente
a tutti.
Inoltre, quello che si evince sempre di più è che con l‟aumentare delle
informazioni a disposizione, anche le esigenze di comunicazione e di
condivisione aumentano.
Le imprese infatti sono organizzazioni sempre più complesse, che per
operare in modo efficiente ed efficace agiscono sulla specializzazione
del lavoro e sulla definizione di ruoli e mansioni ben precisi. Questa
organizzazione del lavoro ovviamente incrementa l‟esigenza di
confronto e condivisione tra ruoli, processi, persone, incrementando
notevolmente il flusso delle informazioni.
Se tutto ciò fosse gestito senza l‟utilizzo della posta elettronica,
significherebbe faldoni interi di documenti che passano da una sede
all‟altra e da un ufficio all‟altro, documenti persi o abbandonati in
qualche stanza, altri duplicati, aggiornamenti non tracciati,
autorizzazioni non concesse e diversi errori umani nei vari processi.
Inoltre bisognerebbe mettere in conto la necessità di archiviare
qualunque documento per il tempo minimo necessario, sia esso
prescritto dalla normativa vigente oppure derivante dalla sua rilevanza
per il business, ciò significherebbe altri costi in magazzini, addetti,
trasporto, smaltimento.
Anche l‟era della posta elettronica, però, non ha risolto tutti i problemi:
se non viene correttamente archiviata può andare persa con i propri
allegati, generalmente vi è un abuso di attachment, destinatari e persone
Capitolo IV
104
in conoscenza, versioni successive di documenti e risposte che possono
compromettere la reale efficacia dello strumento, allungare i tempi delle
attività e il rischio di errori.
Tutto questo può generare un incremento dell‟inefficienza e dello sforzo
necessario per mettere ordine tra i flussi documentali, con conseguenze
negative anche sulla produttività e sulla motivazione delle persone, oltre
che sulla capacità collaborativa e partecipativa di ciascuno agli obiettivi
di business dell‟azienda.
Il contributo dell’IT al miglioramento della
collaborazione e comunicazione aziendale
L‟IT può essere di notevole aiuto nel supportare la collaborazione
aziendale, soprattutto se permette alle persone di uno specifico team di
lavoro di condividere un unico ambiente in cui gestire le risorse, quali i
documenti prodotti dal team e le relative versioni, lo stato di
avanzamento del progetto, il budget iniziale e progressivo, gli output.
Un ambiente condiviso permette al team di lavorare in modo efficiente
ed efficace senza perdere tempo tra diverse applicazioni, o per
organizzare riunioni di allineamento, e offre la possibilità al project
leader di avere sottomano la situazione del progetto e i suoi costi.
Tutto ciò è possibile per esempio tramite l‟adozione di una Intranet in
cui ritagliare spazi dedicati ai singoli progetti aziendali.
Più in generale una Intranet è un vero e proprio sito web accessibile solo
ai dipendenti e alle persone autorizzate che permette di trasferire e
gestire una serie di processi in modo digitale. Una Intranet può
permettere di:
Capitolo IV
105
visualizzare tutti i documenti e i processi che li hanno generati
accedere all‟ambiente e alle informazioni in esso contenute anche da
remoto e tramite diversi dispositivi (PC, cellulare, tablet,
smartphone)
creare “bacheche virtuali” quali quella per il dipendente, con la
possibilità di visualizzare e archiviare le comunicazioni e i cedolini,
predisporre e inviare note spese, richiedere autorizzazioni per
trasferte e acquisti
realizzare un sistema di job posting interno per agevolare la
rotazione delle mansioni
rilasciare e partecipare a sessioni di formazione/informazione (sui
prodotti, sulle competenze, sulle metodologie) tramite diverse
modalità di e-learning
mettere a disposizione programmi e contenuti attraverso un‟unica e
semplice interfaccia
permettere la riusabilità di format e contenuti per accorciare i tempi
di delivery dei prodotti e dei servizi
agevolare la libera circolazione di idee e progetti in tutta l‟azienda
tramite la realizzazione di discussioni e forum tematici.
Capitolo IV
106
Un altro valido strumento per sostenere e incentivare la cooperazione tra
i dipendenti è relativo all‟adozione di piattaforme IT di collaborazione
integrata.
Spesso la comunicazione tra colleghi avviene in modalità multicanale,
tramite diversi devices, può quindi succedere di trascurare alcuni
messaggi molto importanti perché l‟attenzione era concentrata su altre
attività.
La Intranet per esempio può essere un valido strumento per
mantenere sempre aggiornata la rete di vendita sulle novità
del catalogo di prodotti e servizi e, al contempo, ricevere
informazioni in tempo reale relativi agli ordini e alla
situazione dei budget di vendita.
Un agente può, collegandosi da remoto, accedere all’area
specifica della Intranet in cui trovare gli aggiornamenti del
catalogo, il materiale a supporto (brochure, depliant) e le
presentazioni commerciali.
Può, a sua volta, aggiornare il proprio stato relativo agli
ordini, al budget raggiunto (e quindi alla componente
variabile del suo stipendio), inviare le note spese, visionare
messaggi relativi alla forza di vendita.
Il capoarea e il responsabile commerciale possono accedere
alla situazione dei budget e delle vendite sempre aggiornate
con report sintetici e di immediata lettura grazie al supporto
di tramite tabelle e grafici.
Capitolo IV
107
L‟utilizzo di strumenti di comunicazione integrata permettono di
superare la divisione tra canali di ricezione – e-mail, istant messaging,
telefono cellulare o fisso, conferenze audio/video/web, VoIP –
eliminando le barriere tra le diverse piattaforme e rendendo più facile ed
efficace il raggiungimento delle persone.
I benefici attesi
I benefici raggiungibili attraverso l‟introduzione di strumenti evoluti e
integrati di comunicazione e collaborazione sono numerosi, per
esempio:
Riduzione dei tempi di progetto;
Riduzione dell‟utilizzo di carta;
Con una piattaforma di comunicazione integrata è possibile
identificare e rintracciare ciascun utente in modo univoco,
quest’ultimo può manifestare la propria disponibilità ad
essere contattato oppure evidenziare il suo stato di
occupato.
Inoltre, può indicare il canale preferito per essere contattato
rispetto all’attività che sta svolgendo o al luogo in cui si trova.
Per chi chiama, è possibile utilizzare un canale che poi viene
indirizzato su un altro: per esempio è possibile lasciare un
messaggio vocale che viene notificato all’utente con un’e-
mail.
Capitolo IV
108
Incremento dell‟efficacia della comunicazione tra colleghi;
Riduzione degli errori e della duplicazione delle risorse;
Incremento della produttività e dei risultati;
Riduzione dei costi legati a trasferte, spostamenti, riunioni;
Maggiore possibilità di riutilizzo di risorse e semilavorati;
Miglioramento del clima aziendale e del team e incremento della
soddisfazione.
Capitolo IV
109
Amministrazione digitale
Per un‟impresa avere sempre la visione corretta e aggiornata di come sta
procedendo il proprio business nel corso dell‟anno, del valore del
portafoglio ordini, del fatturato e dello scostamento rispetto ai budget
iniziale, è un aspetto cruciale per la crescita e lo sviluppo.
Anche questa attività tuttavia, può essere gestita in diverse modalità. Vi
sono aziende in cui l‟ufficio contabilità e amministrazione gestisce
manualmente tutti i documenti in entrata e in uscita - bolle, ordini,
fatture - ed effettua controlli incrociati con elevato rischio di errore,
nonché l‟archiviazione fisica di tutta la documentazione. Altre aziende,
la maggior parte, prevedono accanto a procedure di tipo tradizionale
l‟utilizzo di più applicativi, di diversa natura ed “età”, difficilmente
integrati, con relativa duplicazione di password, necessità di trasferire
dati da un sistema all‟altro in modo manuale o tramite interfacce più o
meno facili da usare.
Le attività amministrative e contabili sono cruciali per un‟impresa, la
mancata ottimizzazione ed integrazione dei processi che le sottendono,
potrebbe portare a diverse criticità, quali:
maggiore rischio di errori umani, difficilmente tracciabili
maggiore movimentazione di documentazione cartacea, che porta
con se‟ la necessità di un numero superiore di risorse umane addette
alla protocollazione, gestione e archiviazione dei documenti
tempi più lunghi richiesti da ogni attività e dai controlli necessari per
verificarne la congruità.
Capitolo IV
110
Senza dimenticare che i dati contabili e amministrativi e il loro
confronto con i budget devono confluire in prospetti sintetici e analitici a
supporto delle decisioni del top management, che richiederebbero tempi
ridotti per avere le informazioni necessarie da immettere nel ciclo
produttivo.
Il contributo dell’IT all’amministrazione
Sul mercato sono disponibili diversi strumenti IT che possono
supportare i processi sottesi all‟area amministrazione e contabilità.
Le soluzioni più integrate, permettono di gestire tutte le fasi
dell‟amministrazione, dal ciclo attivo e passivo fino al controllo di
gestione e alla parte finanziaria e si spingono anche oltre, gestendo
l‟amministrazione e gestione del personale, e integrandosi con tutti i
processi relativi alla creazione dell‟ordine fino alle soluzioni di business
intelligence.
Se ci si limita all‟analisi del nucleo dell‟amministrazione e della
contabilità, è già evidente il vantaggio di disporre un unico applicativo
che permetta di visionare lo stato degli ordini, quello delle fatture
evidenziando quelle scadute e le relative note di credito o addebito, le
registrazioni degli incassi e dei pagamenti, senza dovere uscire dal
sistema e utilizzare diversi software.
Anche la possibilità di avere a disposizione una reportistica sempre
aggiornata e di semplice lettura non è un aspetto da trascurare. Inoltre, la
possibilità di gestire le fatture e le altre documentazioni contabili in
modalità elettronica fino all‟archiviazione e conservazione è un notevole
risparmio di tempo e denaro.
Capitolo IV
111
I benefici attesi
I benefici ottenibili dall‟introduzione di una soluzione di
amministrazione digitale sono evidenti, sotto diversi aspetti:
Risparmio di tempi e risorse economiche
Riduzione degli errori e delle perdite di dati
Maggiore sicurezza dovuta alla possibilità di accedere ad un unico
ambiente per ogni operazione amministrativa, contabile, finanziaria
Omogeneizzazione del flusso dei dati, delle informazioni e dei
documenti
Situazione contabile e finanziaria sempre aggiornata
Reportistica e prospetti di sintesi personalizzabili
Condivisione delle informazioni tra aree funzionali e responsabili
Riduzione del processo decisionale del management aziendale
Una soluzione IT per l’amministrazione digitale
può consentire ai responsabili di diverse funzioni (acquisti,
produzione, logistica per esempio) di customizzare la
reportistica sulla base delle proprie esigenze. Inoltre, è
sempre possibile accedere agli applicativi e ai report in
mobilità, quindi anche fuori ufficio ed in trasferta.
Le funzionalità di employee portal potrebbero poi essere utili
per attivare presso la Intranet aziendale un’area rivolta al
personale con le comunicazioni tra amministrazione e
dipendenti come: chiusure aziendali e piano ferie, note
spese, cedolini, variazioni contrattuali, scadenze fiscali.
Capitolo IV
112
Progettazione digitale
Una fase cruciale per tutte le aziende, di servizi e industriali, è quella
della progettazione e ideazione. Di un prodotto, un prototipo, un nuovo
servizio o un packaging.
La progettazione e l‟ideazione sono fasi strategiche per le imprese
perché da esse prende vita tutto il ciclo di vita del prodotto e del servizio
che culmina con la messa in produzione o lo sviluppo e quindi con
l‟immissione sul mercato finale.
Quindi è evidente come sia importante gestire al meglio la
progettazione, poiché da essa dipende il successo dell‟azienda e dei suoi
prodotti e servizi.
L‟attività di progettazione è caratterizzata da processi complessi che
richiedono l‟intervento di diverse risorse (umane, economiche, materiali
e immateriali, come i brevetti), conoscenze e competenze, tecnologie.
Il successo di un prodotto e la sua corretta immissione sul mercato, la
sua capacità di generare margine, dipendono quindi fortemente anche
dall‟ottimizzazione e dall‟efficienza della fase di progettazione.
Il processo di ideazione quindi permette, se ben strutturato e reso fluido
da una buona organizzazione, di:
Ottenere efficienza ed efficacia;
innovare il parco prodotto/servizio dell‟azienda;
ridurre il time to market e i tempi del ciclo di vita della
progettazione/prototipazione/produzione/commercializzazione;
ottimizzare la collaborazione tra le diverse figure professionali
coinvolte e gestire le risorse;
mantenere una visione aggiornata sul budget e sullo stato di
avanzamento dell‟attività.
Capitolo IV
113
Esigenze simili posso essere ritrovate presso le società di servizi e
consulenza e gli studi professionali che si rivolgono al business, in cui è
da un lato impossibile scindere la fase di progettazione dalla fase di
delivery dell‟attività e dove la principale componente dell‟offerta è
rappresentata dalle proprie risorse umane.
Queste aziende, lavorando per progetti, basano il proprio successo sulla
concertazione delle attività svolte per il cliente da parte dei propri
professionisti.
Il contributo dell’IT alla progettazione
Sicuramente l‟IT può supportare adeguatamente l‟attività di
progettazione di aziende di piccole, medie e grandi dimensioni, in
particolare migliorando l‟efficacia e l‟efficienza del processo, ovvero
migliorando la qualità, permettendo di ridurre i tempi di progetto e
controllando i costi.
Da questo punto di vista, uno strumento particolarmente utile e flessibile
è offerto dalle soluzioni di Project Management, ovvero applicazioni che
permettono alle aziende di gestire un‟attività di progettazione e sviluppo
prodotti e il relativo team consentendo di:
Individuare le singole attività che compongono un progetto,
gestendone tempi e risorse, evidenziando le fasi critiche e lo stato di
avanzamento progressivo
Valutare i progetti a rischio o con performance inferiori alla media,
anche grazie a report sintetici e grafici che evidenziano gli indicatori
più importanti (es percentuale di stato di avanzamento)
Capitolo IV
114
Ottenere una visione complessiva dei progetti in corso, identificando
la performance complessiva del portafoglio
Analizzare eventuali risultati alternativi in base a diverse scelte
strategiche e il loro impatto sull‟andamento dei progetti all‟interno di
modelli di simulazione e forecasting
Gestire i carichi di lavoro sulle singole commesse e in modo
complessivo, ottimizzando le attività
Aggiornare i costi di progetto analizzando eventuali scostamenti
rispetto ai budget ed individuando le attività critiche
Queste soluzioni permettono di gestire al meglio le fasi di progettazione
se sono implementate in condizioni di processi ben delineati e integrati e
se possono essere integrate a soluzioni collaborative e di comunicazione
digitali.
Per gestire al meglio i progetti e per agevolare il lavoro dei team è infatti
opportuno potere condividere agevolmente le informazioni e i
documenti, comunicare in modo chiaro e potere rispondere in modo
tempestivo a eventuali cambiamenti.
Questo è ancora più vero in una situazione come quella attuale in cui i
team di lavoro sono sempre più distribuiti geograficamente e spesso si
trovano a dovere cooperare da diversi Paesi.
Questa tendenza a formare team su base internazionale rende ancora più
necessario condividere informazioni e documenti in un ambiente
dedicato e sicuro, anche tenendo conto della importanza strategica di
queste attività e della necessità di proteggere prototipi, marchi, brevetti.
Gestire un team diffuso richiede quindi una maggiore attenzione alle
attività di Project Management e una loro integrazione a soluzioni di
collaboration e di gestione documentale.
Capitolo IV
115
Una soluzione di Project Management, inoltre, permette alle singole
risorse di potere programmare in modo ottimale la propria attività
quotidiana e la propria partecipazione al progetto.
I benefici attesi
Quali sono, in sintesi, i benefici di uno strumento di pianificazione dei
progetti e della ideazione di un prodotto?
Sicuramente sono riconducibili ad una maggiore visibilità sullo stato di
un progetto con una reale riduzione dei tempi dovuta alla possibilità di
contenere le riunioni di stato di avanzamento, gli scambi di e-mail tra
membri del team per capire cosa si sta facendo, gli errori di
assegnazione o di realizzazione delle attività, e permettendo al contempo
Una risorsa del team può visualizzare sulla propria pagina
personale i task e le attività da svolgere settimanalmente in
relazione ad ogni progetto su cui si trova allocata. Inoltre,
ha la visione d’insieme delle attività da svolgere su tutti i
progetti e può inserire, rispetto a quanto definito dal Project
Manager, il reale stato di avanzamento dell’attività,
visualizzando eventuali fasi critiche e gli scostamenti.
Un Project Manager dispone di una vista relativa allo stato
di avanzamento per singolo progetto con il dettaglio per
risorsa allocata. Le stesse viste sono disponibili con
riferimento ai costi complessivi e per singole risorse
allocate.
Capitolo IV
116
una maggiore efficienza dell‟intero processo e un maggiore
coordinamento dell‟attività del team.
Questo consente, a livello aziendale, di godere di benefici in termini di:
Riduzione del tempo di realizzazione di un progetto e del ciclo di
vita di progettazione di un prodotto,
Riusabilità delle esperienze e dei team per progetti/prodotti simili,
Monitoraggio e visibilità costanti sull‟andamento dei progetti e sui
costi di sviluppo dell‟azienda.
Capitolo IV
117
Marketing e vendite digitali
Per qualsiasi tipologia di azienda, mantenere e ampliare la propria base
di clienti è un fattore fondamentale per il successo e per la
sopravvivenza sul mercato. Peraltro, è un‟attività sempre più complessa
in una situazione congiunturale globale difficile come quella attuale e
con l‟incremento del livello competitivo tra le aziende che ormai ha
valicato i confini nazionali.
E‟ quindi sempre più importante quindi conoscere i propri clienti e il
loro comportamento di acquisto e monitorare il mercato potenziale,
registrando anche il livelli di gradimenti dei propri prodotti e servizi sul
mercato.
In generale, quindi, si può osservare che aree quali quella commerciale e
il marketing necessitano di avere una visione aggiornata e completa sui
clienti e sul mercato, per rispondere prontamente alle evoluzioni della
domanda e per non vedersi scalzare da concorrenti più pronti e flessibili.
Le esigenze sono molteplici. In particolare l‟area vendite ha necessità di
gestire al meglio la selezione e il contatto del cliente in base anche alla
profilazione effettuata dal marketing e di gestire sia la fase di vendita
vera e propria, con le varie formulazioni commerciali, sia quella post
vendita e di assistenza.
Il marketing ha necessità di monitorare l‟efficacia delle campagne
realizzate e l‟‟impatto sull‟andamento delle vendite, rilevare il
gradimento nel tempo di un prodotto, effettuare comunicazioni per
lanciare nuovi prodotti, gestire diversi canali di contatto e di
comunicazione, individuare le modalità più efficaci di promozione,
mantenere aggiornato il database clienti ed effettuare analisi e
segmentazioni sempre più precise dei propri clienti.
Capitolo IV
118
Non bisogna dimenticare inoltre che il web è sempre più utilizzato dai
clienti e dai potenziali acquirenti per chiedere e ricevere informazioni
sui prodotti, effettuare confronti, scambiare opinioni sull‟azienda.
Diventa quindi fondamentale per il marketing monitorare il web per
capire cosa si dice dell‟azienda e dei suoi prodotti attraverso l‟analisi di
blog, forum, social network, siti di comparazione, per rimanere
aggiornato sulle tendenze di mercato e sulle mosse della concorrenza,
per raccogliere informazioni volte a migliorare i prodotti e i servizi ai
clienti o per migliorare la propria immagine e trasmetterla al mercato.
Infatti, nell‟era del web 2.0 ogni azienda, grande o piccola, deve
imparare a misurarsi e a conversare con i propri clienti in situazioni
molto meno informali come, per esempio, un blog, ma più efficaci dal
punto di vista della comunicazione e del passaparola.
Tutte queste attività sono importanti e necessarie e diventano di
complessa soluzione all‟aumentare di determinate caratteristiche:
I clienti dell‟azienda sono molto differenziati tra loro
La gamma di prodotti è ampia e profonda
La domanda è molto variabile, perché ciclica o stagionale
Molteplici sono i canali di interazione con i clienti
Diversificati sono i mercati geografici di presenza dei clienti e dei
centri distributivi
Capitolo IV
119
Il contributo dell’IT alle attività di marketing e vendite
Come analizzato sopra, un‟azienda, anche la più piccola e con uno o
pochi prodotti, necessita di disporre di diverse informazioni sempre
aggiornate sul mercato, i clienti, gli ordini, il web per rispondere
prontamente alle evoluzioni della domanda e per non trovarsi scalzata da
altri concorrenti.
Oltre alla numerosità e ampiezza delle informazioni necessarie, queste
devono essere adeguatamente gestite per non generare criticità nei
processi di vendita e di gestione del cliente e non causare il suo
abbandono.
Quindi, le informazioni devono essere sempre aggiornate e affidabili,
facilmente accessibili e gestibili secondo le diverse esigenze. I dati
devono essere di elevata e costante qualità, in modo da potere essere
confrontati anche nel tempo, eventualmente tramite il calcolo di
specifici indicatori.
Affinché sia possibile gestire tutta questa serie di esigenze e la mole di
informazioni e dati, le aziende possono contare sul prezioso contributo
di soluzioni specifiche, definite di Customer Relationship Management
che permettono di profilare e segmentare i clienti costruendo un
database completo e aggiornato in relazione all‟anagrafica, ai prodotti
acquistati, al comportamento di acquisto e di contatto.
Una soluzione di CRM permette all‟ufficio vendite e marketing di
instaurare una corretta relazione con il proprio cliente e di mantenerla
nel tempo, attraverso adeguate strategie di retention, riducendo il rischio
di abbandono.
Capitolo IV
120
Le soluzioni di CRM inoltre permettono di integrare i diversi canali di
raccolta delle informazioni e di contatto con il cliente e di monitorare le
campagne di comunicazione e le rilevazioni di customer satisfaction.
Le soluzioni di CRM sono generalmente accessibili anche in mobilità.
Questo può essere un punto di forza per esempio per mantenere
aggiornata la forza vendita sull‟ultima campagna di customer
satisfaction effettuata.
Soluzioni di CRM che permettono di analizzare comportanti e profili dei
clienti, di sviluppare e monitorare campagne marketing sui diversi
media, di organizzare campagne di customer satisfaction, offrono poi la
possibilità di accedere a report analitici o sintetici in modo flessibile e
sempre aggiornato.
Accanto a soluzioni di CRM, l‟IT permette anche di sfruttare le
opportunità di business e di marketing offerte dal web, attraverso
strumenti di monitoraggio e utilizzo della rete per comunicare con la
propria community di clienti e prospect.
In questo caso, gli strumenti possono permettere di effettuare analisi di
customer satisfaction on line, di gestire newsletter graficamente
accattivanti, di raccogliere ordini o rilasciare preventivi on line e di
utilizzare il web 2.0 per raggiungere i clienti.
Questi strumenti garantiscono all‟azienda una maggiore efficacia e
immediatezza delle azioni sui clienti, con una forte riduzione dei tempi
di implementazione rispetto alle stesse iniziative di tipo “tradizionale”.
Occorre però tenere ben presente che questo tipo di attività on line è
fatta prevalentemente dalle risorse umane e richiede creatività, capacità
di attrarre attenzione, generare conversazioni e interazioni con i
potenziali clienti.
Capitolo IV
121
I benefici attesi
Una soluzione di CRM deve innanzitutto adattarsi alle esigenze
dell‟azienda, molteplici infatti possono essere le criticità e le
problematiche da gestire e sulle quali un strumento di questo tipo può
agire. E‟ quindi quanto mai opportuno che l‟imprenditore e l‟azienda si
interroghi prima della scelta sul perché intende ricorrere a questa
soluzione e su quali sono le esigenze che intende soddisfare.
Detto questo, in generale una soluzione di CRM può supportare
l‟azienda nel:
Gestire il rapporto con i clienti: permettendo di inserire tutte le
informazioni relative al cliente in un unico repository e tracciando la
history dei contatti e del tipo di necessità o richiesta e lo stato della
stessa, i canali utilizzati, i prodotti/servizi acquistati e il livello di
customer satisfaction;
Risolvere i problemi e le criticità nel minore tempo possibile e tenere
traccia delle richieste più frequenti dei clienti per evidenziare
eventuali modifiche da apportare all‟offerta
Monitorare l‟efficacia e l‟efficienza delle campagne e organizzare le
periodiche analisi di customer satisfaction
Gestire in modo integrato, semplice, sicuro e aggiornato una enorme
mole di informazioni, garantendo ad esse il massimo livello di
sicurezza e di privacy e l‟accesso anche in mobilità.
Capitolo IV
122
Servizi on line (cloud computing)
Per attivare e sfruttare le potenzialità degli strumenti che l‟IT mette a
disposizione le aziende oggi hanno una possibilità in più, ovvero quella
di non acquistare piattaforme hardware e software sulle quali fare girare
i propri applicativi, ma di usufruirne attraverso Internet (“la nuvola”),
adottando il cosiddetto Cloud Computing.
Cloud Computing significa infatti utilizzare applicazioni che vengono
gestite esternamente all‟azienda, la quale non deve affrontare ingenti
spese in acquisto e aggiornamento tecnologico di hardware e software,
da operatori in grado di garantire a ciascun cliente il massimo livello di
protezione dei propri dati e di sicurezza, sgravando l‟azienda da queste
incombenze.
Vi sono già diverse applicazioni accessibili in questa modalità: la posta
elettronica, la gestione archiviazione condivisione dei documenti, le
soluzioni di CRM. Il vantaggio immediato per gli utenti è che il
Infatti, per accedere alle applicazioni in cloud è sufficiente
disporre di una connessione ad Internet e, tramite un
sistema di autenticazione sicura, accedere alla soluzione
desiderata che non risiede dunque sui Server dell’azienda
ma è gestita e mantenuta presso i Datacenter del fornitore
che si occuperà di tutti gli aspetti relativi all’esercizio,
all’aggiornamento e alla sicurezza dell’applicazione.
Capitolo IV
123
personale aziendale può accedere alle informazioni, da qualsiasi
postazione connessa ad Internet, e in totale mobilità.
Il risultato per l‟azienda è la possibilità di adottare finalmente alla
tecnologia abbassando di molto i costi – siano essi quelli di acquisto che
di manutenzione e aggiornamento - e la fase di implementazione e roll-
out di un applicativo, riducendo i tempi di progetto.
Tutto ciò ovviamente significa, anche per un‟azienda di piccole e medie
dimensioni avere la possibilità di accedere a tutte le applicazioni fino a
qui descritte, contendo i costi in investimenti, mantenendo una struttura
flessibile e concentrata sul business, attivando nuove modalità di
collegamento con i clienti.
Un‟altra opportunità che le piccole e medie imprese possono cogliere,
attraverso il cloud, è quella di iniziare davvero a ragionare il logica di
Per esempio, per una rete di imprese che decide di gestire
congiuntamente gli acquisti di materie prime, potrebbe
essere possibile utilizzare via Internet
un’applicazione/portale dedicato in cui vedere lo stato dei
singoli ordini, la consegna della merce, lo stato delle fatture
delle aziende consorziate, la situazione di magazzino dei
fornitori, eventuali sconti e promozioni offerte, il database
dei fornitori, lo stato di bandi di gara in corso, il tutto senza
portarsi in casa le infrastrutture necessarie e
semplicemente pagando il fornitore per l’utilizzo.
Capitolo IV
124
reti di imprese o di filiera, condividendo con le altre aziende partner
soluzioni che permettano di collaborare, scambiare informazioni,
comunicare, integrare i processi mantenendo la propria autonomia e
individualità.
Capitolo V
125
Impatto della situazione economica sul
territorio, ruolo dell’ICT e politiche
regionali: il caso Emilia-Romagna
Interventi e opinioni dei protagonisti
A cura di:
CNA Emilia-Romagna
Confindustria Emilia-Romagna
Unioncamere Emilia-Romagna
Microsoft
Capitolo V
126
CNA Emilia-Romagna
Fabio Giovannini
Vice Presidente CNA e Presidente CNA Innovazione
L‟attenzione di CNA nei confronti dell‟introduzione dell‟innovazione
nella piccola e media impresa è chiaramente espressa attraverso
l‟esistenza stessa di CNA Innovazione, la struttura interamente dedicata,
voluta e realizzata dall‟Associazione regionale. Si tratta di un
investimento importante che sosteniamo dal 2005 e che offre alle
imprese risposte concrete, tagliate su misura e vicine alle loro esigenze;
CNA Innovazione, oltre ad un centro regionale, opera infatti attraverso
una rete di nodi dislocati su tutti i territori provinciali.
Preferiamo parlare di innovazione, quindi, attraverso le numerose
esperienze sul campo di questi anni; siamo abituati a raccontare i casi
concreti frutto del lavoro con le imprese. Questi casi raccontano molto
spesso quello che le grandi teorie faticano a mettere a fuoco, in
particolare in relazione alle imprese di piccole dimensioni. Se pensiamo
nello specifico ad una delle sfaccettature più rilevanti dell‟innovazione,
quella dell‟ICT, l‟esperienza maturata insieme alle aziende ne dimostra
certamente la criticità. Per le PMI, caratterizzate da logiche di tipo
artigianale in cui il driver è concentrato prevalentemente nella figura
dell‟imprenditore, dal punto di vista della dotazione di ICT si rilevano:
uno scarso presidio organizzativo del tema; una delega a figure esterne
all‟azienda delle competenze, delle dotazioni strumentali e delle attività
di base; il possesso di funzionalità di riferimento legate agli obblighi
amministrativi, normativi, fiscali; il crescente interesse nei confronti del
Capitolo V
127
versante web, come vetrina virtuale sulla quale non è più possibile non
essere presenti. In questo panorama di evidente criticità, CNA ritiene
che la tematica dell‟ICT, proprio in virtù del ruolo fondamentale che
ricopre, meriti di essere inquadrata all‟interno di un discorso più ampio e
completo di innovazione organizzativa e manageriale. L‟introduzione
della più evoluta tecnologia all‟interno di un‟impresa impreparata a
riceverla e ad integrarla all‟interno della sua struttura organizzativa
rischia spesso di generare più danni che vantaggi. È provato infatti che
un‟innovazione mal gestita e non declinata con coerenza all‟interno
della strategia complessiva dell‟azienda – dalle fasi di progettazione e
ricerca e sviluppo, alla produzione, fino alla vendita – può nuocere
piuttosto che favorire il miglioramento. Per questo crediamo che sia
fondamentale prestare la massima attenzione alla crescita delle
competenze gestionali degli imprenditori e per questo abbiamo lavorato
a lungo per scalzare l‟idea di fondo che si possa considerare innovazione
solo quella tecnologica. Oggi è finalmente più chiara la consapevolezza
della necessità di collegare l‟innovazione tecnologica con le scelte
strategiche, di mercato e di carattere organizzativo. Per questa ragione
da anni supportiamo le imprese nel collocare l‟innovazione all‟interno
della strategia e della gestione delle loro aziende attraverso interventi
giusti, tarati sulle loro caratteristiche e sulle loro esigenze, dimostrando
l‟efficacia e l‟impatto che queste azioni hanno sui risultati aziendali.
Lavoriamo molto, infatti, sfruttando la forza dell‟esempio, dei casi di
studio, delle testimonianze. Conosciamo il potere dell‟emulazione e
sappiamo quanto la dimostrazione dei risultati ottenibili attraverso un
determinato intervento possa influire sulle decisioni con effetti
altrimenti inimmaginabili. Come associazione possiamo dire di
Capitolo V
128
conoscere i nostri imprenditori al punto di avere l‟umiltà di ammettere
che il rapporto che hanno con noi, come con qualsiasi esperto esterno,
non è minimamente paragonabile alla fiducia che ripongono nei
confronti dei loro colleghi, imprenditori come loro. Pertanto, facendo
leva sui casi di successo raccontati anche dalla voce stessa dei loro
protagonisti, valorizzando cioè le avanguardie, stimoliamo chi necessita
di fare passi avanti nell‟intraprendere percorsi di miglioramento su
determinate dimensioni aziendali e lo guidiamo. Costruiamo percorsi di
consulenza personalizzati, che, pur attingendo alle metodologie ed agli
approcci più evoluti riconosciuti a livello internazionale, sono pensati e
tarati sulle caratteristiche delle piccole imprese. „Think small first‟ dice
lo Small Business Act, il “faro” che da qualche anno la Commissione
Europea porta all‟attenzione di tutti i Paesi dell‟Unione per ricordare i
principi su cui si deve fondare una politica economica efficace e capace
di dare risposte ad un tessuto imprenditoriale composto per il 99,8% da
piccole imprese.
Per accompagnare le imprese nei percorsi di miglioramento, da più di un
decennio investiamo così nel sistema che consente di raccogliere,
secondo un processo di analisi scientificamente validato - messo a punto
in collaborazione con le maggiori università italiane - esempi positivi di
pratiche gestionali adottate dalle imprese per ottenere risultati di alto
livello. Il lavoro, iniziato alla fine degli anni ‟90, ha portato allo
sviluppo un impianto completo che parte dalla sensibilizzazione, passa
attraverso la “diagnosi” ed approda alla “cura” delle imprese attraverso
5 step fondamentali. Il primo: un‟attività propedeutica di creazione della
cultura dell‟innovazione, imprescindibile in particolare quando il cliente
finale è la piccola impresa, realizzata attraverso l‟organizzazione di
Capitolo V
129
iniziative divulgative capaci di creare il terreno necessario ad innescare
processi di investimento in innovazione ed azioni specifiche di
trasferimento tecnologico. Un esempio di successo è rappresentato da I
Cocktail della Ricerca, incontri orientati ad avvicinare aziende e
ricercatori. Il secondo step: l‟analisi delle aziende attraverso il
benchmarking2, metodologia riconosciuta a livello internazionale che
consente lo studio delle imprese, l‟identificazione dei punti di forza e di
debolezza ed il confronto con le aziende best-in-class. Il terzo passaggio:
la descrizione delle buone prassi alla base delle performance aziendali,
la loro valorizzazione nell‟ambito del Repertorio delle Imprese
Eccellenti, la loro scomposizione in elementi applicabili ed adottabili da
altre imprese e la loro diffusione. Il quarto: la stesura di piani di
miglioramento personalizzati per le singole imprese, progettati sulle loro
specificità ed orientati ad intervenire sulle criticità rilevate in fase
diagnostica. Infine, il quinto step: l‟accompagnamento durante la
realizzazione dei percorsi di miglioramento attraverso l‟inserimento di
temporary manager in azienda.
In questo quadro, che non rappresenta un modello con un inizio ed una
fine, ma un percorso circolare orientato al miglioramento continuo, mi
preme riportare l‟attenzione su uno dei primi passaggi enunciati: il
rapporto tra piccola impresa e ricerca. Considero infatti questo uno dei
nodi cruciali, una delle leve su cui, in particolare in questo momento di
2 Il Benchmarking offre alle imprese la possibilità di confrontarsi con altre al fine di trarne
degli insegnamenti. Si basa su un meccanismo comprovato che individua e determina,
obiettivamente, la priorità delle aree che, all‟interno dell‟azienda, necessitano di miglioramenti. Rappresenta anche un ottimo strumento per misurare i progressi fatti nel
tempo. In Europa viene definito come: “Un processo continuo e sistematico per il
confronto delle performance di aziende, funzioni o processi rispetto alle migliori su scala mondiale, mirando non soltanto al raggiungimento di questi livelli di prestazioni, ma al
loro superamento.” (DG Enterprise, Commissione Europea)
Capitolo V
130
difficoltà, noi, come tutte le associazioni e i soggetti intermediari,
abbiamo il dovere di intervenire. Credo sia fondamentale quindi creare
innanzitutto le occasioni in cui queste due anime possano confrontarsi in
modo equilibrato, per superare con i fatti sia l‟idea di una ricerca
autoreferenziale e chiusa nella sua torre d‟avorio e
contemporaneamente, sia l‟idea di una ricerca troppo schiacciata sul
mercato, solo finalizzata a generare profitti, senza visione di lungo
termine.
Cna Innovazione per questo organizza da più di 5 anni iniziative in cui
l‟imprenditore ha la possibilità di confrontarsi direttamente e in un
rapporto paritetico con il ricercatore. Partendo innanzitutto da “I
Cocktail della Ricerca”3, a cui viene successivamente dato seguito
attraverso la messa in campo di azioni più mirate: incontri tra piccoli
gruppi di imprese con singoli gruppi di ricerca; visite ai laboratori; visite
alle imprese; incontri one-to-one per incrociare fabbisogni tecnologici
specifici con filoni precisi di studi e competenze.
Aggiungo infine che, data la rilevanza della tematica dell‟innovazione,
CNA si confronta da sempre con le maggiori esperienze a livello
internazionale, proprio nell‟ottica dello scambio e dell‟adattamento al
contesto locale delle best practice. Cito in particolare alcuni network
europei e progetti transnazionali a cui stiamo partecipando: C-Plus
3 I Cocktail della Ricerca” sono iniziative finalizzate a far incontrare e dialogare, in
un‟atmosfera rilassata e informale, rappresentanti del mondo industriale e di quello
accademico sulle modalità e le opportunità di collaborazione tra sistema della ricerca pubblico e impresa. Sono stati realizzati diversi appuntamenti in luoghi diversi della
regione, su differenti temi legati all'innovazione. La partecipazione si è attestata sui 100
partecipanti di media ad ogni incontro, per un totale di oltre 1.000 partecipanti. Maggiori informazioni sugli eventi organizzati sono presenti sul sito www.cnainnovazione.net.
Capitolo V
131
(Implementing world-class clusters in Central Europe), I3SME
(Introducing Innovation Inside SMEs), ACCESS (Accelerating regional
competitiveness and sector based excellence through innovation
management tools and techniques), ESBN (European Benchmarking
Network).
Capitolo V
132
Unioncamere Emilia-Romagna
Come affronta il sistema camerale il tema dell’innovazione?
Il sistema delle Camere di commercio è tradizionalmente attivo nel
favorire l‟innovazione delle imprese. Un simile impegno, consolidatosi
nel tempo, è connaturato al ruolo istituzionale proprio di pubblica
amministrazione che svolge funzioni di interesse generale per il sistema
delle imprese, curandone lo sviluppo nell‟ambito delle economie locali.
Esso è stato ulteriormente rafforzato dal decreto legislativo 23/2010 di
riforma dell‟ordinamento camerale, che prevede esplicitamente tra le
funzioni delle Camere di commercio anche la promozione
dell'innovazione e del trasferimento tecnologico per le imprese. In
coerenza a tale compito, e con la consapevolezza che su questo tema si
gioca gran parte del futuro del nostro tessuto imprenditoriale, i recenti
indirizzi strategici pluriennali delle Camere di Commercio, che coprono
il quinquennio del mandato degli organi di direzione, individuano tutte
le macro-aree su cui focalizzare l‟attenzione per la promozione
dell‟innovazione. In particolare, fra le linee d‟azioni comuni alla
maggior parte delle Camere di commercio vi è il supporto
all‟innovazione e al trasferimento tecnologico alle piccole e medie
imprese, il miglioramento del raccordo tra Università/centri di
ricerca/laboratori e sistema economico locale, anche in sinergia con altri
enti e soggetti istituzionali, lo sviluppo di iniziative che aumentino la
cultura dell'innovazione, l‟incentivazione all‟aggregazione delle imprese
al fine di ridurre i costi e aumentare le capacità competitive sui mercati
internazionali. Un altro importante punto di riferimento è rappresentato
Capitolo V
133
dal documento di Unioncamere Emilia-Romagna “Strategie camerali per
l‟innovazione” del luglio 2007 (www.uc-rer.camcom.gov.it/portali-
tematici/Strategie camerali per linnovazione.pdf/view) , che delinea 17
possibili ambiti d‟intervento camerale, i quali fanno riferimento agli
orientamenti comunitari in tema di supporto all‟innovazione delle
imprese, alle esperienze accumulate dal sistema camerale e alle esigenze
del nostro contesto territoriale.
A completare il quadro strategico su cui si muove il sistema camerale,
va ricordato l‟Accordo quadro triennale del 2009 tra Regione ed
Unioncamere Emilia-Romagna per una nuova fase di sviluppo e per la
competitività dell‟economia regionale, che individua tra le nove linee
prioritarie di lavoro comune una dedicata alle politiche comunitarie,
sviluppo sostenibile, innovazione e ricerca. In sintesi, tale linea d‟azione
prevede di valorizzare l‟attività del consorzio SIMPLER aderente alla
rete comunitaria Enterprise Europe Network, che vede il coinvolgimento
di Unioncamere Emilia-Romagna, Aster e l‟azienda speciale
Eurosportello della Camera di commercio di Ravenna , al fine di
favorire un più efficace utilizzo da parte delle imprese delle opportunità
e delle risorse comunitarie e di attivare azioni congiunte sui versanti
della ricerca industriale e del trasferimento tecnologico per le imprese.
Inoltre, sempre in collaborazione con Aster si prevedono iniziative per la
diffusione dei servizi forniti dalla rete regionale della ricerca industriale
e del trasferimento tecnologico dell‟Emilia-Romagna e la realizzazione
di un monitoraggio sistematico delle opportunità offerte dai programmi
di ricerca e alta formazione, la valorizzazione dell‟attività del sistema
camerale svolta in campo brevettuale e nell‟Osservatorio regionale sui
fabbisogni di innovazione delle imprese.
Capitolo V
134
Da un punto di vista operativo, in base ai dati dell‟Osservatorio
camerale, il sistema camerale regionale nel 2009 deteneva sette
partecipazioni in istituti di assistenza e diffusione dell‟innovazione
tecnologica e le risorse investite a vario titolo nell‟ambito in
considerazione (incentivi alle imprese, partecipazioni, etc.)
ammontavano a 4.913.946 Euro.
Con riguardo ai servizi offerti, occorre menzionare in primo luogo
l‟attività degli uffici brevetti e marchi, che oltre a ricevere le domande di
brevetto nazionale per le invenzioni, i modelli di utilità, i disegni e
modelli, e le domande di registrazione per i marchi nazionali ed
internazionali, offrono informazioni e assistenza in materia di invenzioni
e marchi d‟impresa, ricerche di anteriorità e sullo stato dell‟arte in un
determinato campo, monitoraggio dei depositi, oltre a dare impulso
attraverso convegni, seminari e incontri di formazione alla cultura
brevettale e alla diffusione dei brevetti come strumento di protezione e
diffusione del know how tecnologico a tutela degli investimenti di
ricerca.
I brevetti e gli altri strumenti di protezione della proprietà intellettuale
non sono soltanto un fondamentale strumento della tutela dei risultati
della ricerca: essi costituiscono uno dei migliori sistemi per avere
accesso in modo rapido e puntuale agli ultimi ritrovati della tecnica Per
le imprese, poi, l'utilizzazione dell'informazione brevettuale è utilissima
anche ai fini del marketing: individuando, infatti, uno o più depositanti
di una certa tipologia di brevetti è possibile contattare tali soggetti per
proporre loro un bene od un servizio che integri o migliori l'oggetto del
loro brevetto. E‟ anche per tale ragione che l‟Ufficio brevetti della
Camera di commercio di Bologna ha aderito alla rete Europea PatLib. Il
Capitolo V
135
Centro di Consultazione Brevettuale PATLIB di Bologna fa parte di una
rete di 140 biblioteche brevettuali presenti in tutta Europa.
I PATLIB sono biblioteche brevettuali, con personale qualificato e con
banche dati su cd rom messe a disposizione dall'Ufficio Europeo dei
Brevetti (European Patent Office - EPO) e dall'UIBM e con altre banche
dati commerciali. I PatLib sono collegati in rete con gli altri PatLib dei
28 stati membri dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. La rete PatLib si
avvale inoltre dei Centri PIP - Patent Information Point, di cui fanno
parte gli uffici brevetti delle Camere di commercio di Ferrara, Modena,
Parma , Ravenna, Reggio Emilia. Essi sono infatti stati progettati quali
punti di accesso ai centri PatLib, con una dotazione strumentale minore
rispetto a questi ultimi, ma con una diffusione capillare sul territorio. La
presenza dei PIP, in costante collegamento con i centri PatLib, permette
di incrementare il numero di soggetti economici che beneficeranno del
servizio e di estendere il raggio di azione dei centri PatLib. I centri PIP
sono inoltre in grado di fornire informazioni relative ai marchi nazionali,
comunitari e internazionali. Il personale dei centri PIP segue lo stesso
percorso formativo del personale dei PatLib per quanto riguarda l'uso di
esp@cenet, l'uso della classificazione internazionale e la teoria sulla
proprietà industriale.
Capitolo V
136
Tabella 8 - Attività di deposito Marchi e Brevetti - Fonte: elaborazione su
Osservatorio camerale 2010
Altri ambiti collegati all‟innovazione in cui le Camere, a seconda delle
esperienze maturate localmente, sono attive, riguardano l‟assistenza in
materia di Qualità e Certificazione, l‟affiancamento alle imprese nei loro
processi di R&S e nel loro finanziamento, offerti da varie aziende
speciali camerali (in Emilia-Romagna va ricordato al riguardo in
particolare l‟operato dell‟azienda speciale C.I.S.E. che focalizza la
propria missione sull‟innovazione, il trasferimento tecnologico
Innovazione, la responsabilità sociale, l‟ambiente e le tecnologie
dell‟Informazione e Comunicazione).
Domande di deposito
Bo
log
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Ce
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ini
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Invenzioni 832 15 8 321 102 11 48 122 60 1.519
Modelli di utilità
100 7 13 19 13 3 16 23 17 211
Marchi 1664 465 303 869 123 436 569 392 5.141
Marchi internazionali
161 48 2 187 31 7 4 81 14 535
Disegni e modelli
70 2 10 12 1 3 12 5 115
Modelli ornamentali
0 0 0 0 0 0 5 0 5
Istanze varie 210 18 4 356 21 3 115 38 28 793
Annotazioni 136 48 6 83 20 5 19 57 15 389
Trascrizioni 115 22 12 79 14 7 28 32 20 329
Traduzione brevetti UE
272 21 0 99 16 1 2 9 420
Servizi dei PATLIB-PIP
272 118 0 0 0 0 142 9 0 541
Seminari organizzati in tema di proprietà industriale
1 1 0 0 0 0 1 1 3 7
Capitolo V
137
L‟azione svolta si è intensificata negli ultimi anni, anche a seguito dello
sviluppo della rete degli sportelli tecnologici delle Camere di
commercio, coordinata da Unioncamere Emilia-Romagna, che si
prefigge di rafforzare il ruolo delle Camere di commercio nel sostenere i
processi d‟innovazione delle imprese del territorio, attraverso interventi
di informazione, seminari di orientamento (che nel corso del 2009 hanno
registrato la partecipazione di 660 persone), focus group con le imprese
e indagini sull‟innovazione in rapporto alle dinamiche economiche dei
territori.
Nell‟ambito delle iniziative che coinvolgono gli sportelli tecnologici
delle Camere di commercio, si inquadra l‟aggiornamento e
l‟implementazione dell‟Osservatorio sui fabbisogni tecnologici e sulla
domanda di innovazione delle imprese (http://www.uc-
rer.camcom.gov.it/portali-tematici/sportelli-tecnologici-delle-camere-di-
commercio-dellemilia-romagna). L‟Osservatorio offre un contributo
concreto, su scala regionale, per dare indicazioni importanti agli attori
economico sociali e istituzionali che sono chiamati a favorire i processi
d‟l‟innovazione, quali strumenti necessari al progresso economico ed al
miglioramento della qualità della vita. Recentemente, a questo riguardo
è stata realizzata l'indagine sui fabbisogni tecnologici e sulla domanda di
innovazione delle imprese, implementata attraverso un ampliamento
dell‟ambito di indagine e della numerosità del campione di imprese
coinvolte. La nuova impostazione metodologica ha permesso di
raccogliere indicazioni sulla domanda e sulle esigenze prioritarie valide
sia per l‟aggregato regionale che per i territori provinciali di riferimento
ottenendo così una significatività statistica più rilevante anche in ambito
provinciale. I dati raccolti, provenienti da circa 1.500 questionari, hanno
Capitolo V
138
consentito l‟elaborazione di analisi a livello regionale e provinciale volte
ad evidenziare lo stato delle dinamiche tecnologiche in atto nelle PMI
locali e verificare il ruolo che la tecnologia e la ricerca hanno o possono
avere per lo sviluppo competitivo del territorio. È stato inoltre elaborato
un report che analizza a livello regionale i dati delle prime 3 indagini
condotte nell‟ambito dell‟Osservatorio Innovazione; è da rilevare che
l‟Osservatorio è predisposto per l‟accesso on line libero e gratuito ai dati
raccolti, che possono essere quindi elaborati da chiunque.
Quale è in particolare il contributo camerale sull’innovazione collegata
allo sviluppo delle Tecnologie dell’informazione e comunicazione
(ICT)?
Il sistema camerale, nell‟ambito delle Pubbliche Amministrazioni, ha
saputo cogliere più di altri le potenzialità insite nelle Tecnologie
dell‟informazione e comunicazione, giocando un ruolo da protagonista
nel contribuire alla semplificazione amministrativa soprattutto grazie
alla qualità dei servizi offerti per via telematica. Tale impostazione,
attraverso l‟uso più avanzato dell‟ICT, punta ad instaurare un effettivo
dialogo telematico tra la Pubblica Amministrazione, le imprese e gli
intermediari professionali, alleggerendo i tempi delle procedure,
consentendo risparmi di tempo e denaro alle imprese, contribuendo a
innescare processi di aggiornamento tecnologico nel settore privato,
sollecitato ad utilizzare nuove e più efficienti modalità di interazione col
settore pubblico. Si tratta a ben vedere di incidere su fattori riconosciuti
di competitività e attrattività del territorio.
Per tale motivo, il già citato Accordo quadro triennale tra Regione ed
Unioncamere Emilia-Romagna per una nuova fase di sviluppo e per la
Capitolo V
139
competitività dell‟economia regionale del 2009, prevede una specifica
attività in comune che riguarda il tema della Semplificazione
amministrativa e e-government. In sintesi, in base a tale protocollo le
parti si impegnano a:
a) stimolare la ricerca e lo sviluppo di iniziative congiunte sui temi
della governance dei sistemi a rete e sulle tecnologie a supporto
dell‟e-government, prendendo a riferimento gli indirizzi del Piano
telematico regionale;
b) promuovere la semplificazione delle procedure amministrative
attraverso la dematerializzazione degli adempimenti, con l‟utilizzo
dei sistemi telematici, della firma digitale, della posta elettronica
certificata, della comunicazione unica prevista dalla legge 40/2007;
c) garantire la piena utilizzabilità nei confronti delle procedure
informatiche della comunicazione unica;
d) implementare l‟utilizzo delle modalità telematiche per i procedimenti
che presentano come oggetto l‟esercizio di attività produttive e di
presentazione di servizi e che vanno presentate allo sportello unico
per le attività produttive.
Gli obiettivi dell‟accordo quadro trovano una loro conferma negli
indirizzi strategici pluriennali delle Camere di Commercio dell‟Emilia-
Romagna, che peraltro mostrano particolare favore per il processo di
dematerializzazione della documentazione prodotta nell‟ambito della
loro attività in quanto consente di offrire migliori servizi alle imprese,
inducendo al tempo stesso significative riduzioni della spesa. I processi
di gestione cartacea dei documenti, infatti, sono caratterizzati da
eccessiva onerosità, difficoltà di condivisione e archiviazione, mancanza
Capitolo V
140
di trasparenza, tempi di ricerca elevati, facilità di errori, smarrimenti,
perdite ed altre tipologie d‟inefficienze.
Al riguardo, dovendo indicare alcuni degli indirizzi ricorrenti nella
programmazione pluriennale, la diffusione degli strumenti telematici che
favoriscono tale dialogo (Business key, CNS, Smart card, e posta
certificata) così come l‟ulteriore implementazione della gestione
telematica delle comunicazioni ed interrogazioni del Registro Imprese e
delle altre banche dati camerali costituiscono linee d‟azione strategica
condivise, così come la valorizzazione e il miglioramento della qualità
dei dati contenuti negli archivi e nei registri informatici delle Camera di
commercio, per renderli sempre più adeguati a fornire alle imprese
elementi informativi fondamentali nelle decisioni aziendali. Sentita è
anche l‟esigenza di promuovere l‟azione di semplificazione
amministrativa attraverso la diffusione della pratica telematica in
raccordo con altre Pubbliche amministrazioni, anche tenendo conto
dell‟avvio della comunicazione unica (su cui si tornerà in prosieguo),
che prevede l‟adempimento degli obblighi riguardanti l‟Agenzia delle
entrate, l‟Inail, l‟Inps e le Camere di commercio rivolgendosi ad un solo
canale telematico: il Registro delle imprese.
Gli obiettivi sopra accennati trovano puntuale applicazione nell‟attività
delle Camere di commercio.
In primo luogo, in questi anni un grande impegno è stato profuso per
promuovere l‟utilizzo della firma digitale che, consentendo di
autenticare un documento informatico con la stessa efficacia giuridica
della firma autografa su carta, ha impresso una grande spinta al processo
di informatizzazione. L‟introduzione della firma digitale ha portato
indubbi vantaggi anche sul piano della riduzione dei tempi di evasione
Capitolo V
141
delle pratiche, con impatto molto positivo sia sulla soddisfazione
dell‟utenza che sulla riduzione dei carichi interni di lavoro.
L‟utilizzo della firma digitale risulta complementare ad una serie di altri
servizi e strumenti innovativi, attivati da ognuna delle nove Camere di
commercio operanti nel territorio dell‟Emilia-Romagna. Ci si riferisce a
Smart Card, CNS, Business Key, Telemaco Pay e alle carte
cronotachigrafiche. La Smart Card, sostituita a partire dal 2005 dalla
Carta Nazionale dei servizi (CNS), è una carta a microprocessore che
contiene oltre al certificato di “firma”, anche un certificato di
autenticazione che consente l‟identificazione del titolare in rete presso
qualsiasi Pubblica Amministrazione, assicurando l‟autenticità delle
informazioni. La Smart Card è funzionale alla presentazione all‟ufficio
del Registro imprese delle pratiche in via telematica, alla richiesta on-
line di rilascio di certificati e visure, estrazioni di bilanci e copie degli
atti depositati ed inoltre, in virtù di un sistema di archiviazione ottica su
scala nazionale, consente di recuperare copie di atti e bilanci depositati
in tutte le Camere di commercio sul territorio italiano, evitando la
continua produzione del cartaceo.
La Carta Nazionale dei Servizi (CNS), che ha progressivamente
sostituito la Smart Card, consente di accedere ai servizi erogati per via
telematica dalla Pubblica Amministrazione su tutto il territorio
nazionale. Si presenta, quindi, come uno strumento fondamentale per
rendere immediatamente fruibili i servizi già in rete e per accelerarne la
diffusione.
La Business Key può essere considerata lo strumento più innovativo
distribuito dalle Camere di commercio, sul versante dell‟accessibilità dei
servizi offerti per soddisfare in ogni momento e in ogni luogo le
Capitolo V
142
esigenze degli utenti (imprese e professionisti). Essa consente non solo
di firmare digitalmente i documenti, ma anche di usufruire di altri
servizi strettamente riservati al possessore, quali per esempio
l‟archiviazione dei documenti ufficiali dell‟impresa, l‟accesso al
Registro delle imprese e ai documenti aggiornati della propria impresa
(visure, statuto, bilanci, cariche), o la custodia delle password.
Il grafico n. 1 evidenzia un trend positivo nella distribuzione di Smart
Card, CNS e Business Key per impresa attiva. Il tasso di copertura, in
costante crescita per singola Camera, ha fatto registrare a livello
regionale un incremento di più di sette punti in percentuale tra il 2008 e
il 2009.
L‟applicazione della firma digitale ai servizi camerali, come si è già
sottolineato, ha determinato un significativo cambiamento nella
modalità di presentazione delle pratiche. Il Registro imprese è stato il
primo servizio camerale a sperimentare un elevato grado di
telematizzazione, ma la tendenza si sta progressivamente estendendo. Se
infatti si prende a riferimento a livello aggregato l‟incidenza delle
pratiche telematiche rispetto al totale delle pratiche relativamente a
Registro Imprese, Albo Artigiani, Marchi e Brevetti e Registro Protesti,
il livello di telematizzazione delle pratiche del sistema camerale
regionale preso nel suo complesso si è attestato nel 2009 al 77 %.
Capitolo V
143
Bologna Ferrara Forlì
Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna
Reggio Emilia
Rimini Unione Sistema
Camerale
2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008
% 75,32 65,8 27,96 25,35 55,19 49,59 52,13 23,51 52,135 23,51 49,63 41,19 64,64 53,81 37,17 33,13 67,89 50,15 54,71 47,78
Smart Card -CNS Business Key
80,73 71,91 11,49 10,64 26,290 23,85 42,20 19,22 22,05 20,53 17,18 14,70 29,49 24,90 23,01 20.94 28,10 26,10 280,11 251,20
Imprese attive
107,18 109,22 41,12 42,001 47,63 48,10 80,93 81,77 51,47 47,40 36,62 35,70 45,633 46,28 61,91 63,24 41,39 52,04 511,951 525,787
Tabella 9 - Andamento temporale del rapporto Smart Card, CNS e Business
Key su imprese attive - Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su
dati Infocamere
Tale tendenza è destinata a consolidarsi ulteriormente, con l‟entrata a
regime, dal 1° aprile 2010, della Comunicazione Unica per la nascita
d‟impresa. A partire da questa data le comunicazioni di avvio
dell‟impresa sono obbligatoriamente presentate unicamente per via
telematica o su supporto informatico all‟ufficio del Registro delle
imprese utilizzando il software ComUnica. L‟obbligo è esteso anche alle
imprese individuali. Con la normativa sulla Comunicazione unica, per la
prima volta l‟ente camerale viene individuato dal legislatore come il
referente unitario per le imprese che riceve attraverso la posta elettronica
certificata le informazioni in prima battuta, le elabora e le manda agli
0,00%
20,00%40,00%
60,00%80,00%
2009
2008
Capitolo V
144
altri tre soggetti per poi completare il circuito telematico degli
adempimenti inviando ai richiedenti il codice fiscale, la partita IVA e le
iscrizioni al Registro imprese, all‟INPS e all‟INAIL.
In prospettiva, sempre per quanto riguarda la semplificazione
amministrativa e i processi di “dematerializzazione” , l‟obiettivo è di
portare tutta la modulistica prodotta dalle Camere di commercio sul web
per la compilazione on line agevole e accessibile. In questa direzione va
il Progetto Modulistica on line a cura di Unioncamere Emilia-Romagna.
Vanno inoltre ricordati altri strumenti sviluppati dal sistema camerale
grazie alle tecnologie dell‟informazione e comunicazione che possono
contribuire a migliorare il contesto operativo delle imprese. E‟ questo il
caso, per esempio, delle applicazione per la cosiddetta business
intelligence.
Oggi è più che mai essenziale raccogliere informazioni per trarre
valutazioni e stime riguardo al contesto aziendale proprio e del mercato
a cui ci si riferisce e per supportare adeguatamente le decisioni del
management. Le organizzazioni utilizzano le informazioni raccolte
attraverso una strategia di business intelligence per incrementare il loro
vantaggio competitivo. Al riguardo, il sistema camerale può offrire alle
imprese un servizio di assoluta eccellenza, quale Telemaco Pay
(https://telemaco.infocamere.it/). Si tratta di un servizio on line delle
Camere di commercio che consente la circolazione delle informazioni
mediante l‟accesso, tramite internet, al patrimonio informativo del
Registro Imprese italiano e di quello Europeo (EBR - European
Business Register) e ottenere le informazioni online sulle imprese
italiane ed europee, sui loro soci ed amministratori.
Capitolo V
145
Tramite tale servizio, è possibile per esempio sapere se un soggetto ha i
poteri per rappresentare la sua impresa, o se è il proprietario di
un‟azienda, o se cliente ha procedure concorsuali aperte; si può
conoscere attraverso i dati di bilancio se un concorrente fattura più della
propria impresa oppure come finanzia la sua attivitrà, o se il potenziale
fornitore o cliente è stato protestato
Telemaco Pay non solo consente di focalizzare la ricerca su un'impresa
in modo puntuale, ma anche di creare elenchi di imprese ritagliati su
specifiche esigenze. Permette inoltre di accedere alle domande di
deposito di marchi e brevetti ed altre rilevanti informazioni. Tale
servizio completa il ciclo della gestione delle pratiche amministrative,
poiché è possibile assolvere alla funzione di pagamento in via telematica
dei servizi richiesti.
Un altro strumento degno di rilievo è la carta crono tachigrafia. Essa
corrisponde ad un dispositivo che permette di utilizzare il tachigrafo
nelle diverse funzioni. Lo strumento viene rilasciato dalle Camere di
commercio a partire dal 2005. Dal 2006 è diventato obbligatorio
installare il tachigrafo digitale su tutti gli automezzi che hanno
determinati requisiti elencati nel Regolamento CE 561/2006. La carta
cronotachigrafica è una smart card che interagisce con il tachigrafo
digitale per la memorizzazione delle informazioni sui tempi di guida e
riposo; la sua introduzione nasce dall‟esigenza comune di disporre di
strumenti più sicuri e più affidabili per i conducenti di automezzi pesanti
e per le aziende di trasporto, al fine di migliorare le condizioni di lavoro
degli autotrasportatori e conseguentemente la sicurezza stradale.
Infine, anche sul piano delle azioni di sensibilizzazione delle imprese sui
temi dell‟ICT il sistema regionale è presente. Oltre alle iniziative della
Capitolo V
146
già ricordata Azienda speciale C.I.S.E. della Camera di commercio di
Forlì-Cesena, che fornisce supporto e orientamento alle imprese
nell‟ambito in questione, va ricordata la partecipazione delle Camere di
commercio, coordinate dall‟Unione regionale, al progetto Opta,
promosso da Aster, e mirato a diffondere fra le piccole e medie imprese,
attraverso tre diverse azioni – un‟indagine, un ciclo di incontri e un
concorso - la conoscenza delle attuali opportunità offerte dalle
tecnologie dell‟informazione e della comunicazione e il loro efficace
utilizzo. Dopo il settore agroindustriale e quello della moda, il target
individuato per la terza edizione (2010) è stato quello dell‟imprenditoria
femminile.
Capitolo V
147
Confindustria Emilia-Romagna
Anna Maria Artoni
Presidente Confindustria Emilia-Romagna
Gli scenari economici nei quali si intrecciano le dinamiche produttive e
competitive delle imprese si sono radicalmente modificati nel tempo,
soprattutto in seguito all‟allargamento delle frontiere dell‟economia
globale che genera, a sua volta, equilibri nuovi: si tratta di fenomeni ad
intensità crescente, sostanzialmente inarrestabili che rischiano di mettere
definitivamente in discussione il rapporto tra i tradizionali paesi avanzati
e quelli in via di sviluppo; tra quelli produttori di manifattura a qualità
elevata, quelli meramente consumatori e quelli detentori delle materie
prime.
La recente crisi globale ha avuto una portata mai sperimentata, che ha
colpito profondamente le principali filiere regionali a partire dalle PMI,
con il risultato che la nostra struttura industriale non sarà più come
prima. Allo stesso tempo la nuova struttura della domanda porterà a
nuovi mercati e creerà spazi per nuovi prodotti e servizi, che
premieranno chi avrà capacità di innovare, differenziarsi e creare valore,
ancora più che in passato.
Il posizionamento della nostra Regione è dunque sottoposto a costante
tensione ed erosione dai fenomeni globali sopra richiamati e richiede un
continuo aggiustamento verso l‟alto per il suo mantenimento e
rafforzamento. È chiaro che la crisi che stiamo attraversando comporta
la necessità prioritaria di andare a cercare la domanda laddove vi sono
Capitolo V
148
segnali di ripresa. Si tratta di una sfida fondamentale anche se molto
complessa per un sistema di PMI come il nostro.
L‟Emilia-Romagna produttiva ha mostrato capacità di reazione e di
adattamento a questi scenari in continua evoluzione, attraverso processi
di riorganizzazione e cambiamento strutturale. Il sistema industriale si
sta progressivamente riposizionando nella logica di un forte
orientamento alla ricerca, all‟innovazione, allo sviluppo tecnologico,
all‟internazionalizzazione, alla crescita del terziario produttivo, come
leve fondamentali per lo sviluppo di un‟economia proiettata verso una
dimensione globale dei mercati. In questi anni, crescenti investimenti in
ricerca e innovazione, in prodotti a maggior valore aggiunto, in
maggiore capacità produttiva, in migliore organizzazione delle imprese
(interna ed esterna) hanno consentito un miglioramento progressivo
delle posizioni che l‟industria della regione attualmente occupa nella
scala del valore.
L‟innovazione nasce sempre da un‟iniziativa propulsiva dell‟impresa; si
sviluppa più intensamente quanto più nell‟impresa si rendono disponibili
risorse economiche ed intellettuali che concorrono alla creazione di
nuove opportunità.
L‟innovazione è un fenomeno trasversale, orizzontale: la capacità del
sistema economico di sviluppare innovazione deriva da un insieme di
condizioni tali per cui il sistema nel suo insieme riesce a produrre in
modo continuativo e strutturale conoscenza che genera valore.
Liberalizzazione del mercato, crescita delle competenze, dinamismo ed
articolazione del mercato del lavoro, disponibilità di adeguate
Capitolo V
149
infrastrutture sono condizioni necessarie per sviluppare i processi di
innovazione.
Lo sviluppo di una politica industriale complessiva deve dunque poter
coniugare da un lato interventi finalizzati a liberare risorse nelle imprese
con azioni sul sistema economico e, dall‟altro, interventi specifici
indirizzati al sostegno della ricerca e dell‟innovazione, creando
infrastrutture, organizzando opportunità e sviluppando relazioni tra i
protagonisti dell‟innovazione.
Il nostro sistema industriale ha saputo reagire alla crescente
competitività internazionale con una significativa riorganizzazione nei
processi produttivi. Il tessuto industriale dell‟Emilia-Romagna,
incentrato in gran parte su in sistema di piccole e medie imprese e su
esperienze distrettuali, si è evoluto negli ultimi anni verso forme di
organizzazione basate sulle reti e le filiere produttive, con
un‟articolazione territoriale diffusa e ricca di casi d‟eccellenza,
consapevole che di fronte alla globalizzazione non si rimane a lungo
competitivi operando da soli o con sistemi verticali e rigidi di
subfornitura. Si tratta di forme di aggregazione che favoriscono lo
sviluppo, la cooperazione a monte e a valle dei processi produttivi, le
attività di ricerca e innovazione, l‟internazionalizzazione e la crescita
dell‟export.
Si prefigura quindi una manifattura evoluta, un‟”industria futura” ove il
tasso di innovazione e conoscenza in tutte le fasi aziendali (dal progetto
al prodotto) aumenta significativamente e diventa componente decisiva:
evolve il modello organizzativo tipico del sistema produttivo (da reti
verticali di sub-fornitura a filiere produttive; da distretti territorialmente
definiti a meta-distretti; da sistemi diffusi di piccole imprese a fenomeni
Capitolo V
150
di aggregazione e accorpamento) come contributo a questo ingente
lavoro di riposizionamento competitivo. In tale contesto, un ruolo
determinante è dettato dalle risorse umane, che rappresentano il motore
principale dello sviluppo e della capacità di innovazione e
differenziazione delle imprese. Occorre puntare sulla loro
valorizzazione, attraverso la formazione e la qualificazione, attraverso
una maggiore integrazione tra università e imprese per definire i bisogni
del sistema produttivo e attraverso un‟accresciuta mobilità di persone fra
mondo della ricerca e mondo produttivo. Attraverso la mobilità delle
persone si può sostenere il flusso di conoscenza che è alla base dello
sviluppo e della competitività dei sistemi economici.
L‟analisi economica mostra ormai con grande evidenza come proprio la
dimensione territoriale regionale sia sempre più determinante per
spiegare le dinamiche della crescita economica. La stessa Unione
Europea ha individuato nelle regioni (nella logica “europea” di area
vasta) il livello territoriale a cui realizzare le proprie principali politiche
sviluppo.
Le politiche industriali regionali, per quanto riguarda l‟Emilia-Romagna,
sono state in questi anni capaci di accompagnare in modo positivo il
sistema produttivo, favorendo la crescita competitiva delle imprese e
consentendo ad un gran numero di PMI di investire, di innovare, di
stabilire collaborazioni con il sistema della ricerca e di avviare processi
di internazionalizzazione.
Le Regioni sono chiamate a sostenere le attività di ricerca industriale
delle imprese, specie le PMI, i processi di innovazione e lo sviluppo di
reti per il trasferimento tecnologico e di raccordo con il sistema
territoriale della Ricerca pubblica (università, centri di ricerca, ecc…).
Capitolo V
151
Ciò dovrebbe tuttavia avvenire nel quadro di un sistema-Paese in grado
di offrire un contesto favorevole, condizioni generali incentivanti e
capacità di destinare risorse importanti ai grandi progetti strategici per
l‟industria italiana. Su questi punti sarebbe necessario individuare un
equilibrio tra i livelli di Governo in grado di apportare effettivo valore
aggiunto al sistema industriale.
Si tratta dunque di agire sulla governance delle politiche per
l‟innovazione, garantendo coerenza fra le politiche ai vari livelli
(regionale, nazionale, europeo), considerando l‟innovazione come una
componente strategica centrale nelle scelte di politica industriale.
In tale contesto, un utilizzo più efficiente di ICT, specie nella logica
della gestione integrata delle risorse aziendali, potrebbe rappresentare un
fattore decisivo per l‟innovazione e la crescita della produttività, in
particolare della cd. produttività totale dei fattori, ovvero quella che
emerge dall‟organizzazione e dalla combinazione efficiente dei fattori
produttivi. L‟ICT ha rappresentato l‟elemento chiave per la crescita
della produttività in molti paesi ed in molti settori dell‟economia (es. nel
settore dei servizi: logistica, attività finanziarie, distribuzione, ecc.). La
nostra regione si colloca su livelli di produttività mediamente più elevati
della media italiana benché ancora distante, in termini di trend di
crescita, dalle aree più dinamiche a livello internazionale.
L‟importanza dell‟ICT nelle dinamiche di innovazione delle imprese
assume particolare rilevanza in rapporto al tema dell‟innovazione
organizzativa: sia interna all‟impresa, sia interaziendale in termini di
rapporto tra imprese lungo la filiera (o la rete).
Capitolo V
152
Quest‟ultimo punto è particolarmente importante, soprattutto rispetto al
ruolo che l‟ICT può avere, per esempio, nello sviluppo e nell‟evoluzione
dell‟industria manifatturiera in una logica di filiera: l‟organizzazione per
filiere comporta la necessità di gestire in modo integrato i flussi di
informazioni e di processo produttivo: l‟ICT rappresenta l‟infrastruttura
tecnologica su cui si sostiene l‟attività e lo sviluppo della filiera. L‟ICT
è in grado di favorire i processi di integrazione e di gestione efficiente
della filiera a monte e a valle, connettendo committenti – subfornitori –
mercato e consentendo un corretto flusso di informazioni in entrambe le
direzioni. In questa logica di “gestione diffusa” dell‟informazione ogni
componente della filiera deve essere in grado di interagire con gli altri in
modo efficiente (per ridurre i costi e concentrare le attività su ciò che è
realmente in grado di generare valore per il cliente e il mercato) ed
efficace (per rispondere con rapidità agli stimoli del mercato).
Capitolo V
153
Microsoft
Paolo Valcher
Direttore Innovazione e sviluppo territoriale
Microsoft Italia
La fase di turbolenza che le economie mondiali hanno attraversato ha
manifestato una portata significativa per durata e conseguenze. La crisi
rappresenta tuttavia un‟occasione per mobilitare e ricalibrare le risorse
esistenti in vista della creazione di nuovo sviluppo a livello locale, uno
sviluppo che può rappresentare un contributo importante per la riduzione
delle disparità sociali, l‟aumento degli investimenti e la crescita delle
imprese.
Da sempre Microsoft è impegnata nel supportare le aziende nel loro
processo di innovazione tecnologica attraverso l‟offerta di strumenti IT
in grado di aumentarne la competitività e favorirne la crescita.
Promuoviamo la diffusione di una cultura aperta all‟innovazione. Si
tratta di una proposta diretta a dimostrare concretamente a imprenditori
e manager come la tecnologia garantisca una reale possibilità di ridurre i
costi migliorando la capacità operativa delle aziende e rendendo
possibili risultati positivi già a breve termine.
In questo contesto, il ruolo di Microsoft non può ridursi a quello di
semplice provider di prodotti tecnologici ma è piuttosto quello di un
consulente in grado di fornire, con la collaborazione dei propri partner
sul territorio, soluzioni IT a diretto supporto dell‟innovazione e della
crescita delle attività aziendali, con una particolare focalizzazione sulle
piccole e medie imprese che costituiscono la maggioranza del tessuto
Capitolo V
154
imprenditoriale italiano e che rappresentano, pertanto, un elemento
fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Molte di queste realtà sono caratterizzate da un ritardo che sta
penalizzando la competitività del nostro sistema produttivo. Riteniamo
che l‟Information Technology possa contribuire fortemente a colmare il
divario che separa l‟economia del nostro Paese da quella di altri partner
europei; soprattutto se utilizzata per la revisione e l‟automatizzazione
dei processi aziendali e per un miglioramento della qualità e delle
competenze delle risorse umane e manageriali.
La tecnologia gioca un ruolo determinante in questa riqualificazione. È
ormai dimostrato che le imprese e i sistemi Paese che investono
maggiormente in ICT ottengono risultati migliori in termini di
performance, di produttività e di crescita.
In questo quadro, Microsoft mette al servizio delle imprese il proprio
contributo di soluzioni, conoscenza ed esperienza, sia direttamente sia
attraverso l‟ecosistema dei partner, assumendo un ruolo di consulenza e
creando un contesto in grado di promuovere la diffusione
dell‟innovazione.
Questo approccio si è tradotto in tre principali ambiti di azione:
da un lato, la continua innovazione della propria offerta tecnologica
– attraverso sia l‟introduzione di nuovi prodotti e soluzioni, o
l‟aggiornamento degli strumenti esistenti, sia mediante l‟adozione di
nuovi modelli architetturali;
Capitolo V
155
dall‟altro, l‟avvio di iniziative specifiche sul territorio volte a fornire
alle PMI soluzioni, servizi, risorse e informazione anche con il
supporto di un‟ampia gamma di attori locali (partner, istituzioni
pubbliche, associazioni di categoria, organi di formazione etc.);
infine, il supporto alla Pubblica Amministrazione Locale affinché
possa adottare le nuove soluzioni tecnologiche per offrire ai cittadini
e alle proprie imprese del territorio i servizi necessari, per essere più
veloci, più aggiornati e più competitivi sul mercato.
Entrambe le strategie trovano una sintesi appropriata, da un punto di
vista organizzativo, nella costituzione di divisioni di Microsoft Italia
dedicate espressamente alla Piccola e Media Impresa e alla Pubblica
Amministrazione. Da un punto di vista locale, invece, si traducono nella
promozione di iniziative vicine alle esigenze del territorio in
collaborazione con le istituzioni e con altri attori in grado di contribuire
a creare un‟intesa ampia che possa coniugare le esigenze e le interazioni
tra pubblico e privato. Da un punto di vista di mercato, infine, queste
strategie si traducono nell‟iniziativa Destinazione Impres@, avviata da
Microsoft nel dicembre del 2008, allo scopo di guidare le piccole e
medie imprese nei processi di adozione delle tecnologie a supporto della
crescita del business.
La divisione di Microsoft Italia dedicata alle Piccole e Medie Imprese ha
l‟obiettivo di fornire soluzioni alle PMI attraverso un ramificato
ecosistema di partner, ai quali offriamo tecnologia, risorse e formazione
con l‟obiettivo di garantire ai clienti la massima qualità nei servizi
Capitolo V
156
erogati e nelle soluzioni fornite. I partner hanno un ruolo rilevante anche
nel rapporto con la Pubblica Amministrazione locale e la sanità:
abbiamo instaurato con diverse realtà di questi settori un dialogo diretto
e proficuo, nell‟intento di sviluppare sinergie a livello locale tra i diversi
soggetti coinvolti - enti, software house, partner, amministrazioni e
istituzioni pubbliche – contribuendo a creare le premesse per un
rinnovato sviluppo economico basato sull‟innovazione. In Emilia-
Romagna, in particolare, sono più di 1300 le aziende IT che partecipano
alla comunità dei partner Microsoft.
L‟iniziativa Destinazione Impres@ prevede diverse attività volte a
promuovere prodotti e modelli architetturali innovativi e ad erogare
servizi rivolti alla piccola e media impresa. Il supporto di Destinazione
Impres@ riguarda al momento alcune aree principali quali la
promozione dell’imprenditorialità, il supporto alle start up,
l‟accesso al credito, tramite il programma Microsoft Financing, la
formazione sull‟utilizzo ottimale del software, attività di informazione
e aggiornamento, iniziative di ricerca e innovazione, attraverso il
Microsoft Innovation Center di Torino.
Il nostro approccio verso l‟innovazione tecnologica trova i suoi
principali punti di forza nella profonda conoscenza delle piccole e medie
imprese e del territorio su cui tali aziende operano, una conoscenza resa
possibile sia dall‟incontro con le realtà produttive attraverso concreti
progetti IT sia grazie alla collaborazione con enti e istituzioni locali.
L‟azione di promozione dell‟innovazione che svolgiamo si rivolge
naturalmente anche verso la Pubblica Amministrazione e in particolare
Capitolo V
157
verso quella locale: per enti e amministrazioni poter sperimentare nuovi
sistemi per ridurre i costi, guardando alla riorganizzazione dei servizi e
all‟attuazione di politiche di efficienza e trasparenza amministrativa, è
un‟opportunità di rilancio. Sostieniamo attivamente lo sviluppo
dell‟innovazione nel Paese, condividendo gli obiettivi dei piani nazionali
e regionali e mettendo a disposizione della Pubblica Amministrazione le
proprie conoscenze e competenze, oltre a risorse e specialisti ICT,
partner e consulenti di eGovernment. In particolare Microsoft Italia ha
condiviso esperienze e competenze maturate con successo a livello
nazionale e internazionale in diversi ambiti, quali i servizi al cittadino e
alle imprese, per rendere disponibile un accesso rapido e funzionale alle
informazioni e ai servizi delle Amministrazioni, attraverso processi più
semplici, iniziative di partecipazione attiva (e-Democracy): per aiutare
le Amministrazioni a ricevere le esigenze dei cittadini al fine di rendere
un miglior servizio pubblico, progetti per la realizzazione di servizi
evoluti e semplificati per consentire lo scambio delle informazioni e la
dematerializzazione.
L’IT come driver di efficienza, innovazione e riduzione
dei costi
In questo solco si colloca la presente pubblicazione che desidera
evidenziare l‟importanza dell‟integrazione dell‟IT nei processi aziendali
partendo da un‟analisi dell‟esistente e della percezione da parte delle
piccole e medie aziende della regione. Desidera inoltre fornire degli
ambiti chiari e di facile comprensione in cui gli strumenti IT possono
Capitolo V
158
migliorare le attività delle aziende. Sono stati individuati alcuni scenari
aziendali, in particolare:
produttività individuale e organizzazione del lavoro;
collaborazione e comunicazione;
amministrazione e contabilità;
progettazione;
marketing e vendite.
Siamo convinti che uno dei migliori investimenti che un‟impresa possa
fare oggi riguarda le tecnologie dell‟informazione: possono aiutare a
ridurre i costi, ad aumentare la produttività delle persone e ad abilitare la
crescita delle aziende. L‟IT è, infatti, uno dei moltiplicatori in grado di
rilanciare l‟economia: informatizzare significa anche razionalizzare,
nell‟ottica di aumentare la competitività. Mai come oggi le tecnologie
dell‟informazione e della comunicazione sono protagoniste del valore di
business delle organizzazioni. Secondo Gartner, entro il 2012 l‟IT sarà
annoverata tra i primi tre fattori di successo delle migliori aziende,
mentre le barriere generate dall‟IT potranno invece rivelarsi tra i
maggiori motivi di perdita di performance. La tecnologia consente di
ridurre costi e sprechi, contribuendo a un minore utilizzo della carta, alla
riduzione dei consumi, all‟ottimizzazione delle infrastrutture
informatiche e al miglioramento dei risultati delle imprese.
Capitolo V
159
Il cloud computing: un’opportunità per le imprese
e il territorio
Le tecnologie informatiche hanno conosciuto diverse “epoche” che
hanno caratterizzato le modalità di erogazione delle soluzioni e anche il
costo delle tecnologie. Negli anni settanta si conoscevano le tecnologie
mainframe, ancora utilizzate oggi dalle grandi organizzazioni finanziarie
e dagli enti pubblici centrali. Gli anni ottanta hanno invece introdotto sul
mercato i Personal computer e le applicazioni client/server, mentre
Internet e le applicazioni Web hanno dominato la seconda metà degli
anni novanta e l‟inizio del nuovo millennio. Ciascuna di queste diverse
fasi tecnologiche ha rappresentato un ampliamento delle opportunità a
disposizione di un numero crescente di utilizzatori a cui corrispondeva
una riduzione dei costi per l‟accesso alle soluzioni. Oggi si annuncia una
nuova rivoluzione, un nuovo cambio di paradigma, che va sotto il nome
di cloud computing. Cloud computing significa semplicemente gestire le
proprie applicazioni e attività esternamente (online), invece che in sede
attraverso una propria infrastruttura.
Anni fa, Internet era spesso rappresentata nei diagrammi come una
nuvola (cloud): una sorta di gigantesco etere nel cielo. È una buona
metafora: attualmente i dati e i programmi non devono necessariamente
risiedere su un server presso la sede di un‟organizzazione; possono
infatti essere “ospitati” (o memorizzati) su Internet o, come si suol dire,
“in the cloud”. I vantaggi non sono pochi. Per prima cosa, tali servizi
online sono erogati da operatori esperti che gestiscono tutta l‟architettura
informatica e consentono anche di beneficiare di servizi IT normalmente
progettati e riservati solo alle grandi organizzazioni. Esistono già
Capitolo V
160
versioni online delle più diffuse applicazioni, quali la posta elettronica, i
sistemi per la gestione e condivisione dei documenti, l‟archiviazione, i
portali e le soluzioni per la gestione delle relazioni con i clienti (CRM) e
con i cittadini. Questo approccio permette di ridurre i costi, soprattutto
quelli iniziali, ma anche quelli di supporto e manutenzione, perché
l‟azienda o l‟ente pubblico che sceglie una soluzione di tipo cloud
dispone sempre delle versioni più aggiornate del software, senza
bisogno di supporto IT per l‟aggiornamento.
Grazie alla scalabilità dei servizi cloud e della virtualizzazione è
possibile gestire dati sensibili in completa sicurezza e riservatezza senza
doversi dotare di costose dotazioni hardware: il tutto è gestito dal
Provider che offre il servizio. Il personale interno può lavorare su
documenti e applicazioni da qualsiasi postazione connessa a Internet, in
ufficio, in viaggio oppure anche da casa.
È un trend che si sta imponendo, perché permette di tradurre in costi
operativi correnti ingenti somme precedentemente allocate in conto
capitale, sfruttando la scalabilità e l‟accessibilità delle nuove tecnologie
erogate come servizio. Non è un‟opportunità che si annuncia per
domani: il cloud computing è disponibile oggi per aziende e
organizzazioni di ogni dimensione. Si tratta di un passo ulteriore verso
la democratizzazione della tecnologia, in quanto rende disponibili – a
basso costo – strumenti e tecnologie in precedenza appannaggio
esclusivo delle grandi imprese: a tutto vantaggio delle PMI, ma anche
degli enti locali, delle associazioni di categoria, delle istituzioni
educative, come le scuole e le Università. Si tratta di quella rete di attori
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produttivi a cui questa pubblicazione è rivolta, e dalla cui collaborazione
sinergica e sistemica può nascere uno sviluppo concreto sul nostro
territorio, non senza il contributo di Microsoft.
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Hanno collaborato
CNA Emilia-Romagna
Fabio Giovannini
Vice Presidente – Presidente CNA Innovazione
Confindustria Emilia-Romagna
Anna Maria Artoni
Presidente
ERVET S.p.A.
Emilia-Romagna Valorizzazione Territorio
Andrea Margelli
Microsoft
Pietro Scott Jovane
Amministratore Delegato
Paolo Valcher
Direttore Innovazione e Sviluppo Territoriale
NetConsulting
Giancarlo Capitani
Amministratore Delegato
Vittorio Arighi
Direzione Progetti Strategici
Regione Emilia-Romagna
Giancarlo Muzzarelli
Assessore Attività produttive, piano energetico e sviluppo sostenibile,
economia verde, edilizia, autorizzazione unica integrata
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Alfredo Peri
Assessore Programmazione territoriale, urbanistica, reti di
infrastrutture materiali e immateriali, mobilità, logistica e trasporti
Silvano Bertini
Direzione Generale Attività Produttive
Sandra Lotti
Responsabile Piano Telematico
Unioncamere Emilia-Romagna