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Tacco, Non datecela a bere

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MMorto il re, viva il re.Diamo per assodate le analisi sui numeri e gliequilibri tra partiti che riempiranno le pagine deiquotidiani per tutto il mese di giugno: a Lecce laCdl ha vinto, la sinistra di Antonio Rotundo non èriuscita a discostarsi troppo dal risultato incassatocinque anni fa da Alberto Maritati. In provincia lasinistra si è aggiudicato Comuni-simbolo comeOtranto, un testimonial internazionale non solo peril Salento ma per l’Italia, ed ha sancito il pesodegli uomini di Pellegrino: due assessori e un con-sigliere provinciale sono sindaci.Morto il re, viva il re.E’ Adriana Poli la grande vincitrice di queste ammi-nistrative 2007. E questo per diversi motivi, nonultimi i numeri. Perrone ha vinto al primo turno mail suo 56 per cento impallidisce di fronte al plebi-scitario 70 per cento e passa della Poli. Che perassicurargli la vittoria ha promesso di fargli da zia– farà la vicesindaca – . Su questo dato dovrebbe-ro fermarsi a riflettere prima di tutto chi dei parti-ti, all’interno degli stessi partiti, dichiara la fine.Perché i partiti sono fatti da uomini e donne in cuigli elettori si rivedono, in cui credono. Questo pro-cesso di identificazione imprescindibile è statoperfettamente attuato da Adriana Poli: “L’altraanima di An? Quale altra anima? An è quellascesa in campo con i colori di An”. Vale a dire: An

sono io. Espressione che non rimanda solo allelotte intestine tra le “due anime” di An, ma ad unacoincidenza di partito-elettorato-eletto-modello digoverno. Uno sforzo identitario che dovrebbe com-piere anche la sinistra leccese, per radicarsi di piùnei quartieri, tra le persone, per opporre-proporreuna chiara e altrettanto valida alternativa alladestra.Re sole Adriana ha vinto, ed An è il primo partitodel capoluogo, crescendo rispetto alle passateamministrative mentre indietreggia Forza Italia,partito del neo sindaco, con sicure ripercussionisulla sua effettiva autonomia decisionale, sullasua autorevolezza se non autorità, quando sarànecessaria. Solo 7 seggi, gli stessi dell’Ulivo che èall’opposizione, sono pochini rispetto ai nove di Ane i tre della lista civica di Mantovano.An? An sono io. Successo personale, bagno di folla, braccio diferro all’interno del partito con le altre “anime”,posizioni ferme. Ha vinto con il carisma di donnadi partito, di camerata che festeggia quest’anno isuoi primi 40 anni in politica. Non ha vintoPerrone, che non ha l’appeal della ex sindaca, néla lucidità politica, né le spalle forti in un partitoin calo, nato con la fine della prima repubblicaper essere un non-partito. Passata la buriana elet-torale i leccesi si sentiranno orfani e sulla città

barocca si spegnerà quel faro che a livello nazio-nale ed europeo Re sole Adriana aveva saputoaccendere. Anche con i suoi picchi così nostalgica-mente (ma è un eufemismo) fascisti, come quandoera rimbalzata sulle pagine dei quotidiani naziona-li per voler istituire una commissione per l’analisie la selezione dei libri scolastici, giudicati troppodi sinistra.Altro che Castro, di cui, con ironia, dichiarava divoler fare la sindaca. Non pensa affatto ad unbuen retiro e punta in alto, a Bari, alle prossimeregionali. Amatissima dai leccesi, moderati che hanno elimi-nato dal consiglio comunale la destra e la sinistraradicali (proponiamo qui un minuto di raccogli-mento per De Cristofaro…).“Lu Paulu” riuscirà mai a diventare familiare, per isuoi concittadini, quanto un’intercalare, quanto“l’Adriana”? Questa è forse l’eredità più pesantecon cui Paolo Perrone dovrà fare i conti. Che a fardi conto, lui, bocconiano, è bravo. Ma in quanto ascaldare i cuori, vuoi mettere un Sole?

L’Editoriale L’Editoriale//

//

di Maria Luisa Mastrogiovanni

sommario

IDEE DAL TACCO04 GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE05 TERZOGRADO GIANFRANCO MANFREDI

di Marco LaggettaLINK

06 BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de DonatisLO STRANIERO di Guido PicchiPUBBLICALO SUL TACCO

07 LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo SchiavanoL’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad lynxL’ARIA CHE TIRA di Luisa Ruggio

43 QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, SE NE PARLA46 CONTROCANTO ospita Vincenzo Maruccio:

Delusi, disillusi e, in qualche caso, rassegnati

VEDIAMOCI CHIARO08 INCHIESTA //CHIARE, FRESCHE, DURE ACQUE

di Cesare Mazzotta16 REPORTAGE //È IENTU TE CINEMA di F. Serravezza44 DIRITTO DI REPLICA//Case aperte, non manicomi

CULTURA&PERSONE19 CULTURA// ALLA BUA di F. Serravezza 20 CULTURA// DAL PUNTO DI VISTA DI ILARIA

21 CULTURA// CARO DIARIO, ALL’EPOCA DEL FASCISMOdi M. Sarcinella

23 L’INTERVENTO// AFORISMA

24 CULTURA&SOCIETÀ// DI VENERE E DI MARTE di L. Leuzzi

26 SOCIETÀ// SESSO OSTRICHE E CHAMPAGNE.QUANDO ANCHE ANTOÒ HA CALDOdi L. Leuzzi

PAESE CHE VAI29 LECCE E DINTORNI// TUTTI I CAMALEONTI

DELLA POLITICA LECCESE di Volta&Gabbana

31 CASARANO E DINTORNI// CAMPIONI D’ITALIA. STORIA DA HOLLYWOOD di E. Schiavano

34 GALATINA E DINTORNI// SANTU PAULU MEUDE GALATINA di M. Tomacelli

38 MAGLIE E DINTORNI// TRIBUNALE. IL COMUNECHIAMA IN CAUSA IL MINISTERO di M. G. Sergi

40 GALATONE // IL CROCEFISSO È RISORTO di L. Leuzzi

42 SPECCHIA// PRONTONOBILISSIMO. CHIAMATELO MEDIATECA di V. De Luca

il mensile del salentoAnno IV - n. 37 - Giugno 2007

Iscritta al numero 845 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE:Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi, Marco Laggetta,

Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Paolo Vincenti, Giuseppe Finguerra, Flavia Serravezza, Vittoria De Luca, Cesare Mazzotta, Margherita Tomacelli, M. Giovanna Sergi

FOTO:Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia

COPERTINA:Foto di Roberto Rocca

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238

E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 3939801141

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705

STAMPA:Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)

ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri

c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò ComunicazioneP.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - [email protected]

IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° LUGLIO 2007

re sole adriana illuminaperrone. con lei vince il concetto di partito-identità

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“Ehi Nichi, lascia perdere lebattaglie d’avanguardia. Lagente comune non ti capirà”.Questo il consiglio che unalleato preoccupato ha rivoltoal presidente della RegionePuglia dopo la sua pubblicaconfessione sul desiderio diadottare un bambino. In Italia,si sa, certe cose bisogna tener-le nascoste, vivere liberamentela propria vita privata, svento-lando però pubbliche virtùaccettabili da tutti. La diversitàè un lusso che pochissimi pos-sono esibire. Ciò nonostante, inuna regione in cui la stragrandemaggioranza dei cittadini siprofessa cattolica (più o menopraticante), è stato eletto ilprimo “governatore” dichiarata-mente omosessuale che si èimposto, per di più, sul classicobravo ragazzo timorato di Dio.Ma torniamo alle battaglie d’a-vanguardia: la legge italiana ètra le più arretrate in Europasul fronte del riconoscimentodei diritti civili. Ai gay sono rico-nosciuti sic et simpliciter i dirit-ti costituzionali di uguaglianzae non discriminazione (formale)risalenti al 1948. Ogni qualvol-ta si è avviata la discussioneper adeguare i diritti individualialla sensibilità contemporanea,si sono scatenate le guerre di

religione: per aborto e divorziofu necessario vincere il referen-dum; il consumo di cannabis èda decenni sanzionato senzaalcuna ragione scientifica; piùdi recente eutanasia e ricercasulle staminali vietate.La Chiesa fa la sua guerra, contutta la potenza di fuoco di cuidispone; ma è incontestabile loscollamento sostanziale tra lavita vera del popolo dei fedeli eun clero che continua a consi-derare come peccatore chi pra-tica la masturbazione e siperde in disquisizioni dottrinalisull’abolizione del limbo.Consentire ai gay di adottarebambini? Oggi è impossibile,bisognerebbe prima cambiarela società. In questo NichiVendola, il visionario, il diverso,“l’alieno”, può fare da apripi-sta. L’augurio del Golem è chesi rinunci all’ipocrisia dellatutela dei minori e che si mettamano subito all’assurda leggesull’adozione: costosa, lunga,dolorosa. Con il risultato para-dossale: più che dare subito unbambino ad una coppia, anchegay, disposta ad amarlo, con ilrischio che non siano genitorimodello (ma quale genitore,anche se benedetto da Dio, loè?), si preferisce lasciarlo negliorfanotrofi.

Come ogni anno, tornala bella stagione ed innoi torna la voglia dellaspiaggia. Ma ci scon-triamo, ogni anno, pun-tualmente, con la scar-sa preparazione dei lidialla stagione turistica,nonostante gli ammini-stratori comincino aparlare, sin dall’iniziodella primavera, dinuovi provvedimenti daadottare per adeguarele marine ai flussi divisitatori che a breve leprenderanno di mira.E’ accaduto anche que-st’anno. Mi sono recatain spiaggia con le mie

amiche ed ho assistito al solito spettacolo: oggettidi plastica di ogni tipo, alcuni anche di provenienzaaraba, scaricati in mare dalle barche di passaggio,bottiglie di acqua e di birra, e rifiuti vari. Abbiamodeciso, così, di darci da fare per le nostre coste edanche per noi, e ci siamo messe a raccogliere quelmateriale. Ci siamo attrezzate con sacchi di plasticaper la raccolta differenziata e guanti e ci siamomesse all’opera. La cosa curiosa è che lì c’erano dei

turisti di Varese che mi hanno chiesto se facessiparte del servizio di pulizia della spiaggia. Ho sorri-so ed ho spiegato che sono un medico, che tengoall’ambiente e sento il dovere di dare il buon esem-pio. E devo dire con soddisfazione di essere riuscitanel mio intento visto che quei turisti hanno raccoltol’invito e fatto altrettanto.Ma il nostro impegno è servito sia alla spiaggia chea noi; non c’è niente di meglio, di quest’attività,infatti, per mantenersi in forma: camminare sullasabbia e sul bagnasciuga fa bene alla circolazione;

il flusso delle onde sullegambe ha l’effetto di un mas-saggio; si prende il sole; sisocializza e si può ascoltarela musica in cuffia, come fac-cio io, oppure rilassarsi con ilrumore del mare. Ed è tutto acosto zero. Il mio invito èdunque questo: agli ammini-stratori chiedo di pensare,una volta tanto prima dell’ar-rivo dei turisti, alle nostrebelle spiagge; a tutti i cittadi-ni, chiedo di prendersi curadell’ambiente e, approfittan-do dell’occasione, anche dise stessi.

//

GOLEM

Opinioni dal Tacco

Nichi Vendola in versione alieno.

La copertina del Tacco d’Italia n°11, di febbraio 2005

LETTERE AL DIRETTORE stessa spiaggia, iniziativa nuova

foto protesta In data 24 maggio sono iniziati i lavoridragaggio del porto di Leuca a curadella società mista Porto di Leuca Spa(51% Igeco e 49% Comune di Castri-gnano del Capo).Dalle operazioni di pompaggio della sab-bia putrida ne consegue lo sversamentoin mare aperto e nel sottosuolo di acqualurida con conseguente inquinamento.

Le autorità e gli organismi competentidovrebbero verificare che cosa sta suc-cedendo.

Attilio CaputoCaroli Hotels

Leda Schirinzi,consigliera comunaleCasarano

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commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

Affetto da “conservatite cronica” faccio una faticaimmane a liberarmi anche del più piccolo frammentodi carta, e in questi giorni per causa di forza maggio-re ho dovuto buttare via tante parti del mio passato:il quaderno dove segnavo i record fatti sui giochi delCommodore 64 (ridatemi ‘Rainbow Islands’ e ‘BubbleBobble’!!!!!), tanti spartiti, gli involucri delle musi-cassette (embè? che c’è da guardare? se uno èmalato è malato sul serio), tanti storici Venerdì e rita-gli di Repubblica, biglietti, riviste, “feticci” vari... èdura, ma come dice il chitarrista portoghese “Se tilasci tutto alle spalle, troverai qualcosa”...

c h r o m a n t @ 19:8-20.5.07commento a “Cosa buttare, cosa tenere”, dal blog

“Play list” di Flavia Serravezza

Non mi interessa la liberalizzazione della canapacome “droga” ma di sicuro è da utilizzare in medici-na come già accade in molti paesi evoluti. Stranocome in Italia non ci sia interesse a valorizzare lacanapa quale prodotto agricolo dai molteplici utilizzied inoltre da tenere in considerazione in quantopianta che valorizza tecniche di coltivazione a bassoinput. Potrebbe essere una buona alternativa altabacco.

eugenio @ 13:45-3.5.07 commento alla news “Le colture alternative

al tabacco”

Sono davvero soddisfatto per questa notizia sia comeugentino che come salentino. Finalmente oltre aglielogi verbali dei tantissimi turisti che ogni anno inva-dono Ugento, un riconoscimento ufficiale. Un “bravo”a tutti quelli che hanno permesso ciò. Ugento lo meri-tava. Le coste, le pinete, il borgo, l’arte, il mare e lagente di Ugento lo meritavano. Finalmente è arrivato.

Claudio @ 23:34-18.5.07Commento alla news “Litorale di Ugento protetto”

Come leccese, mi vergogno di questo sondaggio. Unconto sono i cori dello stadio, un conto l’azione politica.

Marco @ 13:28-18.5.07 Commento a “Sondaggio telefonico contro Bari”, spazio“Mario De Cristofaro” in rubrica “Amministrative 2007”

A me sembra un provvedimento quanto meno ridico-lo. Le famiglie dovrebbero poter vigilare sui figli senzabisogno di alcun test. Così si insinuerà il dubbio inogni risvolto della vita. Nessun genitore si fiderà piùdi suo figlio se non dopo averne appurato la lealtàtramite test di farmacia.

anomimo @ 19:21-21.5.07commento a “Kit antidroga gratuiti: dalla Lombardiaun’altra lezione di civiltà naturale” dal blog “Tamburo

battente” di Cosimo Fracasso

//Opinioni dal Tacco

Dal romanzo al fumetto.Quali sono i limiti dell’artedisegnata?

“Il principale limite è l’e-steriorizzazione del racconto.In un romanzo si possono rac-contare pensieri, sensazioni,odori, si possono esplorareconcetti… in fumetto e incinema tutto va mostrato edesibito. Detto questo, in ogniforma espressiva, i limiti devo-no diventare dei punti diforza. Il compito di un autoreè questo”.

Dopo “MagicoVento” c’èancora qualcosa da racconta-re sull’epopea del west?

“Il west non lo si finiscemai di raccontare. C’è sempreun punto di vista nuovo perreinterpretare anche soltantoquanto già narrato”.

Perché il fumetto italianonon approda quasi mai in tv?

“Perché in tv ormai nonapproda più niente. La tv italia-na da almeno quindici anni èun ambiente chiuso che siautoalimenta, esempio perfettodi produzione/riciclaggio rifiutisenza soluzione di continuità”.

Lei è una delle miglioripenne del fumetto italiano,ma come se la cava con lamatita?

“Da ragazzo disegnavo eme la cavavo anche benino.Ma mio padre era pittore eparagonando il mio tratto alsuo, mi è stato facile capireche non avrei mai raggiuntolivelli di eccellenza, dunque holasciato perdere”.

Quanto è difficile per losceneggiatore trasmettere aldisegnatore il personaggioche ha in mente?

“La vera difficoltà riguardai personaggi femminili. Io nonsopporto le donnine allaManara. Il mondo non è fattodi pin up e tra l’altro le pin upnon sono le donne più interes-santi neppure sotto il profilo

strettamente sessuale. Ma è difficilissimo trovare deidisegnatori capaci di disegnare delle donne vere”.

Quanto c’è in “Magico Vento” dell’esperienza di“Dylan Dog”? Penso soprattutto alle coppie Dylan-Groucho e Ned-Poe.

“C’è un riferimento solo per differenza. Non volevoche Poe fosse una spalla comica. Un riferimento piùconsonante può esserci nel ritmo narrativo. Per quantoMagico Vento sia un western, ha un ritmo nervoso escattante e cambi di scena quasi continui, più vicino aDylan Dog che a Tex”.

Uccidono la creatività le grandi soddisfazioni ole grandi delusioni?

“Io penso che le delusioni siano la vera molladella creatività. Nella creatività artistica di troppa sod-disfazione si muore, in genere si diventa presuntuosi, ela presunzione è l’anticamera dell’idiozia”.

Spesso nei fumetti il personaggio che ispira piùsimpatia non è il duro, il vincente, bensì il più fragileed il più sfigato. Nella vita prova più simpatia per ivincitori o per gli sconfitti?

“Sono e sarò sempre con gli sconfitti combattenti,cioè con i vincitori di domani e con quelli che sannoguadagnarsi difficili vittorie anche giorno per giorno”.

INDOVINA CHI E’?

La soluzione a pag. 46 il tacco d’Italia 5 Giugno 2007

terzo grado

gia

nfra

nco

man

fred

idi Marco Laggetta

Dopo una fortunata esperienza come cantautore,Gianfranco Manfredi inizia a lavorare per il cinema comesceneggiatore ed a pubblicare romanzi con Feltrinelli econ altri editori. Dopo un’esperienza con una piccola casaeditrice (Editoriale Dardo), per la quale aveva creato unfumetto che si chiamava Gordon Link, Sergio Bonelli lochiama per fargli scrivere alcune storie di Dylan Dog e diNick Raider. Successivamente parte il progetto del fumet-to Magico Vento, che incrocia i temi del western e dell’-horror.

E’ stato l’ospite di punta della Salento Fiera del Fumetto(Maglie, 1, 2 e 3 giugno 2007).

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il tacco d’Italia 6 Giugno 2007

family day.l’italia riparta da tre

Opinioni dal Tacco//

di Mario De Donatis

Ho vissuto l’appuntamento del Family Day dalaico, da cittadino che crede nella Costituzioneitaliana, consapevole di tutto quello che la stessa– attraverso l’attività legislativa del Parlamento –è riuscita ad esprimere in termini di democrazia,di pluralismo, di partecipazione della società civi-le ai processi decisionali, di tutela dei diritti dellapersona, di promozione sociale, di libertà.E, sempre da cittadino, guardo alla Costituzionepensando a quanto, ancora, possa incidere perrealizzare uno Stato di giustizia.Oggi, di fronte al più basso indice di natalità che,nel contesto occidentale, il nostro Paese esprime,sulla base delle analisi quali-quantitative checonfermano, ancora, una forte mortificazionedella donna nel mondo del lavoro e l’innalzamen-to della età – sia per le donne che per gli uomini– nelle unioni matrimoniali, ritengo che l’iniziativa“Family Day” sia stata un forte richiamo alla real-tà delle cose, al valore condiviso della “famiglia”,nei termini espressi dall’art. 29 della nostraCostituzione repubblicana. Molti ambienti hannopreso coscienza che le “politiche per la famiglia”non vanno confuse con quelle sociali. Che sonocentrali anch’esse e per le quali è necessaria unarivisitazione di non poco conto, per renderle fun-zionali ai processi produttivi del Paese, interessatidalla globalizzazione, e dall’innalzamento dellaetà media della vita.I francesi, da tempo, hanno corrisposto all’impe-rativo “La Francia riparte da tre”, a cui anchel’Italia dovrebbe ispirarsi.Dove quel “tre” è riferito al numero dei figli, cheogni coppia dovrebbe poter esprimere.I cugini d’oltralpe, sulla cui laicità non si possono

nutrire dubbi, hanno posto in essere, da lungotempo, politiche per la famiglia che hanno pro-dotto risultati indiscutibili.Che cosa fare per il nostro Paese? C’è un sistemafiscale che mortifica le famiglie monoreddito equelle numerose. C’è la volontà politica per supe-rare una tale ingiustizia, attraverso una rimodula-zione delle aliquote e facendo fronte al minorgettito?C’è una legislazione che pone a carico delleimprese rilevanti oneri derivanti dalle “aspettativeper maternità”, che sviluppa, negli ambienti dilavoro, comportamenti discriminatori nei confrontidella donna. Ne vogliamo prendere atto e riserva-re le necessarie risorse per sostenere tali costisociali?I primi anni di vita di una persona, i futuri cittadi-ni del domani, sono importantissimi per la forma-zione del carattere e per lo sviluppo delle sensibi-lità individuali. Siamo coscienti di questo?Quanto siamo disposti ad investire sul futuro,organizzando un sistema che – tra maggioretempo da riservare ai genitori, migliori e più arti-colati servizi per l’infanzia e specifiche professio-nalità da impegnare in tali servizi - sia in grado diassicurare migliori processi educativi per favorirelo sviluppo integrale della persona?C’è un “problema casa” che è, soprattutto, ungrave fardello per le nuove generazioni. Quali lepolitiche per superare una questione sociale cheincide, grandemente, sul futuro del Paese?E per il lavoro – nel prendere atto del contestointernazionale che impone flessibilità di ordinetemporale e professionale – quali politiche, qualistrumenti sono allo studio per assicurare margini

di stabilità lavorativa e retributiva, perché il circo-lo virtuoso della vita possa riprendere il suo natu-rale corso?Il “Family Day” ha voluto richiamare l’attenzionesu tali problematiche e sulle politiche conse-guenti, per sostenere, come ho detto, quella“famiglia”, cui fa riferimento l’art. 29 dellaCostituzione, convinti che le stesse statistiche,che raffigurano l’espandersi di altre tipologie di“unioni”, debbano essere valutate, anche, qualemanifestazione di un forte disagio sociale, diuna patologia complessa che impone interventiurgenti e di lungo periodo, nella direzione innan-zi delineata.E’ di ogni evidenza che una politica per la “fami-glia”, peraltro il primo ed autentico ammortizza-tore sociale, non potrà che generare beneficieffetti sull’intera Comunità nazionale, anche perquelle donne e per quegli uomini che, pur nonvolendo costituire una “famiglia canonica”, sonouniti dal vincolo, anche giuridico, rivolto all’edu-cazione ed al sostentamento della propria prole.Il Family Day ha fatto bene al Paese perché hafavorito una visione più complessiva degli sce-nari sociali ed in tale contesto sarà anchenecessario procedere ad una sistematica rivisi-tazione dei diritti individuali, ad assicurare ade-guato sostegno alle aggregazioni solidaristicheed alla approvazione, in via prioritaria, di unprogramma per lo sviluppo di quella “famiglia”che, proiettata alla procreazione, assume, neiconfronti dello Stato, impegni di ordine giuridicoed, anche per questo, svolge un ruolo insostitui-bile per la coesione della stessa Comunitànazionale.

Tutto sta per esplodere, la primavera elettrizza l’aria e le persone, l’estate èalle porte.Il letargo invernale ci ha caricati come molle, ora pronte a scattare alla minimaoccasione. Sentirsi vivi, in questi giorni, è normale, agire un obbligo, come ognicosa sulla terra, possiamo solo “fare”. Verrebbe voglia di riportare queste sensazioni nell’ambito socio-politico e trasformare la noia della con-tinuità di interessi che rende inutile l’alternarsi destra-sinistra. Allora perché non approfittare di quest’onda energetica e dare il via al cambiamento?Sensibilità e sogno possono solo portare verso un luogo dove tutto è diverso perché visto dai nostriocchi senza i filtri sociali che sempre più ci opprimono. Costruire una nuova speranza è possibile, bastacrederci. Credere è la base dell’evoluzione umana. Il passaggio dalle religioni alla politica è stato dilui-to in un mare di condizionamenti volti a mantenere il livello d’ignoranza che consente lo sfruttamento,e non ha come obbiettivo la nostra consapevolezza. Ribellarsi, in questo contesto, è un obbligo.Protestare è diventato inutile. La manipolazione dell’informazione che quotidianamente ci propinano hacome solo scopo quello di aumentare la distanza tra chi possiede e chi produce, lasciandoci credere dinon aver altre possibilità se non quella di continuare. Se non fosse così? (p.s. Perrone avrà vinto le elezioni o no? Conta qualcosa? Davvero pensate che Rotundo sia diverso? Lapolitica è assoggettata all’economia, e questo implica continuità, l’alternanza che vogliono propinarcialtro non è che un mascherare il progetto economico di sfruttamento delle persone e dei luoghi)

LO STRAN

IERO

di Guido Picchi

continuarenon è un obbligo

BOLLETTINO

DEI NAVIGAN

TI

PUBBLICALO SUL TACCOInviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi)a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano;oppure a [email protected]

Amo di te, quella grazia innata che t’illumina gliocchi, quell’assoluta, eterna,semplicità che ti è propria, amo di te, la forza dellatua essenza, che rende schiava la mia follia,amo, tutto l’irrazionale che c’è nella tua normalità,perchè in essa, hai costruito un movimento astrattoche vive nel mio cuore e si nutre di sottili emozio-ni, amo di te, quell’irrefrenabile pulsione estempo-ranea d’emozioni, che solo i tuoi sorrisi mi sannodare, amo, quel dono che hai di non farti intrappo-lare nella banalità della massificazione, amo, ladelicatezza della tua anima chelibera il mio inconscio, e rende vive queste parole,più di tutto, amo quel senso di libertà che donialla mia esistenza, ancor di più... amo te.

Amo di tedi Omar Sarcinella

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Quando cantava “Vorreiincontrarti tra cent’anni,tu pensa al mondo tracent’anni…”, Ron la sape-va lunga. Tutti i volti dellapolitica che durante la campagna elettorale(nostro malgrado) ci hanno sorriso istericamente dalle gigantografie e i francobolli(questi ultimi per i più sfigati), hanno dimostra-to la stessa cosa: lavorano per alzare progres-sivamente l’età pensionabile.La domanda non è “ma quando cavolo possoandare in pensione?”, la domanda non è nep-pure “mi spetterà una pensione?”, la domandasemmai è la seguente: quando ci vanno “loro”in pensione?Questa è la domanda che nessun intervistatoreintelligente porrà mai durante uno dei solitiincontri sobri per sfornare il pezzullo senzafronzoli né frecciatine, non sia mai. D’altrondesiamo tutti figli di Orwell. Pare anche che ognu-no di noi abbia la possibilità di entrare in poli-tica, alla bisogna. E’ un po’ come dare la pisto-la a tutti. Uhm… (n.d.r.)Meglio non fare troppo rumore con le meningi.Sarebbe tra l’altro rumore aggiunto a quegliestenuanti tour elettorali che hanno riportatoin auge gli scantinati dei poveri cristi visitati(“Le telecamere sono accese?”) dai riscossoridel voto. Revival oziosi, si sa, comunque sem-pre meglio che guardare “Porta a Porta”. Delresto ormai sono convinta che i periodi di cam-pagna elettorale siano una specie di lobotomiainconscia per tutti quelli che pongono delledomande infinite senza perciò permettere auno straccio di risposta immediata e concisa divenire fuori.

Non c’è da rallegrarsi per questo cinismobieco. A essere cinici non si vince nemmenoun pupazzo in miniatura di Andy Kaufman.

Comunque ormai è quasi estate, con buonapace di tutti i mangia-rospi di questa penisolasalentina.

il tacco d’Italia 7 Giugno 2007

Opinioni dal Tacco//RETROSCENA. Attingendo dalle graduatorie ancora valide di concorsi banditi nel 2004, il Comune di Lecceha assunto a metà mese di maggio due funzionari amministrativo-contabili inquadrati con categoria D.Niente avrebbe mosso l’opposizione a tuonare contro la maggioranza se non fosse che tra gli assunti com-paiono nomi di parenti ed amici degli amministratori in carica. Un problema del genere era già stato solle-vato nei mesi scorsi, quando vennero occupati, sempre in base a quelle graduatorie, sei istruttori ammini-strativi ed altri quattro istruttori tecnici, in aggiunta alle 27 figure professionali già assunte nei mesi pre-cedenti. Stavolta il nome tirato in ballo è quello di Giuseppe Filippi Filippi che, a quanto ha denunciatoCarlo Benincasa, capogruppo Ds, ha fatto parte del comitato elettorale di Paolo Perrone. Il quale si difende,disconoscendo parentele o qualsivoglia tipo di affinità con il prescelto, classificatosi al numero otto dellagraduatoria, mentre “se avessi voluto raccomandarlo – interviene Perrone – sarebbe arrivato primo”. Allafaccia della modestia!

di Enzo Schiavano

Casarano. Sul tema delle tasse comunali ilcentro-sinistra ha vissuto il periodo peggio-re da quando è al governo della città. Perrisolvere i problemi di bilancio, approvato il18 maggio scorso, la giunta municipale èstata costretta ad introdurre l’addizionalecomunale Irpef, una tassa locale nata nel1998, applicata dalla stragrande maggio-ranza dei Comuni italiani, che il nostroComune non aveva ancora adottato, dichia-randosi per questo giustamente fiero.Gabriele Caputo, assessore al Bilancio, hadifeso la scelta dell’esecutivo e in piùoccasioni ha spiegato le ragioni che lohanno portato a prendere una decisioneche comporta sacrifici per i cittadini. “C’èl’esigenza di razionalizzare le spese, unita

a quella di programmare scelte di lungorespiro” ha detto l’assessore, ed haaggiunto che “l’amministrazione comuna-le è aperta al confronto sulle scelte daoperare per il prossimo biennio”. Nellungo dibattito che ha accompagnato lastesura del bilancio di previsione strana-mente non è emersa un’importante novitàintrodotta dalla Finanziaria 2007: l’impo-sta di scopo. Nemmeno le forze di opposi-zione, che sono sempre molto sensibili allenovità di natura finanziaria, hanno sollevatola questione.Che cos’è l’imposta di scopo? E’ un prelie-vo sui redditi (come l’addizionale) che iComuni possono istituire per un obiettivopreciso, quale può essere un’opera pubbli-

ca. Per esem-pio: il Comunedi Casaranoprogetta unnuovo mercato coperto e per questo obiet-tivo istituisce un’addizionale dello 0,1% suiredditi dei cittadini; il prelievo complessivoservirà esclusivamente a realizzare l’opera.E’ uno strumento chiaro, trasparente edonesto perché, a differenza dell’addizionaleIrpef, i cittadini sanno esattamente, e inanticipo, come verranno impiegati i lorosoldi. E’ chiaro, però, che se il Comunedovesse decidere di utilizzare l’imposta discopo dovrà necessariamente ridurre l’addi-zionale comunale per non aumentare lapressione fiscale.

anche casarano cede all’irpef.dimenticando l’imposta di scopo

di Luisa Ruggio

campagnaelettorale con

lobotomia

l’aria che tira

L’ERBA CATTIVA

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chiare, fresche,dure acque

LA SPRECANO,LA PAGANO SALATA, MA DI QUELLA PUBBLICADISTRIBUITADALL’ACQUEDOTTO PUGLIESE, NE BEVONOPOCA, PERCHÉ NE COMPRANO MOLTA.E’ IL RAPPORTO DEI SALENTINI CON L’ACQUAPOTABILE, CHE È SOTTOCONTROLLO SOLO “FINO AL CANCELLO” DI CASA. COSÌ NON SAPREMO MAIQUALE ACQUA CI DANNOVERAMENTE DA BERE

il tacco d’Italia 8 Giugno 2007

di Cesare Mazzotta

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LInchiesta// //Non datecela a bere//Il mercato dell’oro blu

qualità/prezzo: un “rapporto” conflittuale

Veniamo ai nostri giorni, al Salento dellaprovincia di Lecce, che la classifica annualesull’Ecosistema urbano di Legambiente, rela-tiva al 2005, ha relegato al 90esimo posto,per l’eccessiva presenza di nitrati (NO3) nel-l’acqua potabile che sgorga dai nostri rubi-netti; e al 94esimo posto per consumo mediopro capite di acqua per usi domestici, con354 litri per abitante al giorno. E dire cheadesso va un po’ meglio. Nel 2003 la stessainchiesta di Legambiente aveva accertato unconsumo medio di 416 litri e nel 2004 di382 litri a testa. Uno spreco che per unafamiglia media salentina, di tre persone,ammonta a oltre un metro cubo al giorno, piùdi mille litri; mentre ad Ascoli Piceno, Brindisie Foggia, la stessa ipotetica famiglia consu-ma poco più di 300 litri al giorno. Qualcosaevidentemente non gira oppure una parte siperde per strada. L’ente che distribuisce nellenostre case l’acqua da bere, per cucinare eper la cura e l’igiene della persona èl’Acquedotto Pugliese. L’Aqp, uno dei piùimportanti e antichi d’Europa, nato agli inizidel secolo scorso, che fa pagare l’acqua a noipugliesi circa 300 euro l’anno, per una fami-glia di tre persone. In assoluto la tariffa piùalta in Italia, stando alle rilevazioni fatte nel2006 da “Cittadinanza Attiva”, l’associazionedei consumatori che ha monitorato il Servizioidrico integrato in tutti i capoluoghi di provin-cia italiani. Per l’esattezza l’Aqp richiedemediamente alla famiglia-utente 299 eurol’anno; comprensivi di canone idrico, canonedi depurazione e canone di fognatura. Inalcune città della Lombardia, nel Molise enella Valle d’Aosta lo stesso servizio costacirca la metà. Nelle regioni dove i gestorisono diversi, la beffa è ancora più bruciantee le differenze si fanno sentire; come inToscana, dove fra Arezzo e Massa, intercorreuna differenza di 256 euro l’anno; o inPiemonte, dove fra Asti e Cuneo, la differenza

di tariffa è di 171 euro. A questo punto, giu-sto per confortarci, viene da chiedersi: maalmeno noi pugliesi beviamo un’acqua diottima qualità? E qui cominciano i distinguo,visto che il gestore, l’Aqp, in base alle norme,deve garantire che al contatore o al punto diconsegna, arrivi un’acqua definita “potabile”.E fin qui, in base alla normativa vigente, tuttoè in regola. L’Aqp, in effetti, consegna allaporta o al cancello dell’utente un’acqua cheviene controllata giornalmente da più sogget-ti (Asl, Arpa e lo stesso Aqp), che ne certifica-no la potabilità. Quanto poi alla gradevolez-za, al gusto, alla durezza (presenza di calcioe magnesio) e ai trattamenti che l’acqua hadovuto subire per correggere e riportare nellanorma alcuni parametri considerati eccessi-vi, la risposta arriva dai dati sui consumi diacqua minerale delle nostre famiglie. Ognianno in provincia di Lecce si consumanocirca 150 milioni di litri di acqua minerale;più o meno 185 litri per ogni abitante. A fron-te di una media nazionale di 179 litri, tra lepiù alte nel mondo e la più alta in Europa,dove mediamente si consumano 70 litri atesta, soprattutto negli alberghi e nei risto-ranti. Tre i motivi fondamentali individuati daMineracqua, l’associazione di categoria deiproduttori e distributori dei 279 marchi sulmercato: la fidelizzazione del cliente, chepercepisce l’imbottigliamento come sicurez-za; l’igiene garantita e i possibili effetti salu-tari sull’organismo.

l’acquedotto pugliese consegna l’acqua davanti alla porta di casa. e poi?

Ma andiamo con ordine e cerchiamo dicapire perché, nel Salento si consumanofiumi di acqua minerale in bottiglia.Nonostante i costi da sopportare e i disagidel trasporto dallo scaffale, al carrello e inascensore. Una moda o una necessità? Mi siaconsentita una piccola riflessione, senza

malizia: se il 97 per cento delle famiglie fauso più o meno regolare del prezioso oro bluimbottigliato, sicuramente siamo di fronte aun comportamento di massa, che giustifical’apparente paradosso. Ma c’è dell’altro.Intanto, vale ricordare che l’Aqp, una voltaconsegnata l’acqua potabile al cancello del-l’abitazione, si chiama fuori e non risponde ditutto ciò che può accadere a valle del conta-tore. Vale a dire nelle tubazioni, nei serbatoie negli utilizzatori (scaldabagni, sanitari,cucine etc.) delle unità immobiliari. Infatti lamanutenzione, lo stato di conservazione e diesercizio e l’utilizzo che si fa dei vari appa-recchi, rimane responsabilità esclusiva delproprietario o di chi ci abita. Così accade chetutte le loppe (aggregati in sospensione), legelatine e la flora batterica che si sviluppanei serbatoi che raramente i privati provvedo-no a pulire, entrino in circolo e si presentinoal rubinetto del lavandino, in minutissimiframmenti difficilmente individuabili dallacasalinga. Tutto questo mentre sul territorio icontrolli previsti dalle norme scandisconouna serie di adempimenti e di controlli daparte di Arpa, Asl, Noe dei carabinieri e uffi-cio Igiene del Comune; tutti enti preposti allasalvaguardia della salute e della pubblicaigiene. Ma, controlli delle Autorità a parte, chiha mai ricevuto un opuscolo, un avviso o unragguaglio sulla opportunità e necessità diprocedere periodicamente alla pulizia accu-rata dei contenitori di acqua potabile chesono sul terrazzo o sul retro della nostracasa? Serbatoi da 500 – 1000 litri di acquache può rimanere inutilizzata, ferma in uncontenitore di Pvc al sole per molto tempo (acausa di un viaggio, un ricovero, un trasferi-mento, una vacanza). L’acqua contienedisciolti una serie di elementi, come i batte-ri, il calcio e altri sali. In determinate condi-zioni la flora batterica che si sviluppa dàluogo a gelatine, ad aggregati di funghi e bio-film, a loppe di sospensione delle polveri e aiprecipitati di sali. Tutti composti che sedi-mentano sul fondo e sulle pareti (che si rive-

PER QUALITÀ, È RELEGATA AL 90ESIMO POSTO NELLA CLASSIFICA DI LEGAMBIENTE A CAUSA DELL’ELEVATA PRESENZA DI NITRATI;AL 94ESIMO POSTO PER LO SPRECO:354 LITRI PER ABITANTE AL GIORNO

il tacco d’Italia 9 Giugno 2007

“L’acqua è vita”. Nonostante la sua ovvietà, questa espressione dovrebbe farci riflettere.Oggi, l’acqua che beviamo è di “vitale” importanza e non solo perché continua a scarseg-giare. La Storia è segnata da popoli che hanno combattuto cruente battaglie per conqui-stare un braccio di fiume o uno specchio d’acqua. Le città sorgevano sulle rive di uncorso d’acqua; e nelle “chiare, fresche, dolci acque” di Firenze, il poeta ha inteso magni-ficare anche le qualità naturali del primordiale elemento. Qualità che oggi sono affidatealle analisi dei laboratori. Una curiosità storica, che conferma l’enorme interesse dell’uo-mo verso l’acqua potabile, ci viene offerta dai romani. Un popolo che sul piano dell’inge-gneria idraulica ha dimostrato di saperci fare e che non disponeva di criteri analitici pervalutare la salubrità di un’acqua. Quindi la qualità veniva stimata indirettamente, attra-verso una serie di considerazioni. Una di queste era lo stato generale di salute delle popo-lazioni che vivevano in prossimità delle sorgenti. E, se si trattava di una nuova sorgente,l’acqua non veniva utilizzata subito. Alcuni campioni venivano prelevati e conservati incontenitori di bronzo, quindi esaminati successivamente, in modo da rilevarne alcunecaratteristiche; come il cambiamento nel tempo dei parametri organolettici, il grado dicorrosività e la presenza di materiale in sospensione.

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stono di un film di colore marrone-verdescuro) e di cui solo una parte va a finire nelbicchiere. Se però il serbatoio non vienequasi mai ispezionato, pulito e trattato conidonei prodotti (Amuchina e altri battericidi abase di “diossido di cloro”) è facile immagi-nare quali rischi si corrano. I residenti neicondomini dovrebbero essere più garantitidall’amministratore, il quale, conoscendo ilsuo mestiere e le sue responsabilità, saanche che periodicamente deve far pulire ilserbatoio condominiale. Si può allora capirecome mai il 97 per cento delle famigliesalentine fa uso regolare di acqua minerale,addossandosi un costo non indifferente di160 – 200 euro l’anno. Evidentemente l’ac-qua che sgorga dal rubinetto non incontra ilgusto o non ispira fiducia, perchè l’Aqp, perrenderla potabile, la consegna dopo averlacorretta con trattamenti a base di cloro.Come dire: “Noi dell’Aqp siamo in regola;abbiamo fornito un’acqua rispondente allenorme del decreto legge n. 31 del 2 febbraio2001; se poi l’utente ne fa un uso improprioe rischioso, sono fatti suoi”. Un ragionamentoche mette al riparo l’Aqp, ma che sta in piedifino a un certo punto. La salute della gentedovrebbe stare a cuore alle istituzioni, alme-no a quelle sanitarie e comunali. Allora per-ché non è stato usato lo stesso criterio con lafornitura dell’energia elettrica? Perché difronte alle numerose folgorazioni domesti-che, ai fulmini che entravano nelle abitazioni,nel 1990 si è deciso di procedere all’adegua-mento agli standard di sicurezza degliimpianti elettrici delle abitazioni private?Forse perché tanto non emerge subito e concertezza che l’acqua, lentamente, può fareammalare un organismo? Invece proprio lascelta dell’acqua che beviamo, i suoi conte-nuti in sali e in metalli disciolti e le sue carat-teristiche fisico-chimiche sono molto impor-tanti e dovremmo imparare a conoscerle.Quanto meno capiremmo che ci sono acquesalubri e acque meno indicate, sia fra quelledistribuite dal rubinetto, sia fra le acqueminerali in bottiglia.

Mentre la tariffa che paghiamo all’Aqp inprovincia di Lecce, tra le più alted’Italia, è uguale in tutta la regione, la

stessa “equità” non avviene invece per la qua-lità dell’acqua distribuita. L’Aqp fa figli e figlia-stri, pur consegnando ai suoi utenti un’acquapotabile. Con i suoi quasi 16mila chilometri dicondutture, l’Aqp fornisce l’acqua a poco piùdi quattro milioni di abitanti. L’area delSalento è interessata dalle condotte e dai ser-batoi collegati agli acquedotti del Pertusillo edel Sele, che vengono alimentati dall’acquapotabile estratta dai 96 pozzi in esercizionella nostra provincia, 53 nel territorio dellaAsl di Lecce e 43 nell’a-rea sud, della Asl diMaglie. “Pozzi che inte-grano l’acqua del Per-tusillo nell’impianto diGuagnano – fannosapere i responsabilidel Sian, il servizio diigiene degli alimenti edella nutrizione dellaAsl di Lecce –. Noi con-trolliamo i 12 serbatoidel territorio e le fonta-ne dei 40 Comuni e fra-zioni di competenzadella Asl Lecce 1”.L’acqua potabile delSalento quindi vieneestratta dai pozzi arte-siani nella falda profonda e, quando occorre,viene miscelata a quella della rete idrica delPertusillo e del Sele, soprattutto per corregge-re la presenza in eccesso di alcuni parametri,come i cloruri, da noi particolarmente abbon-danti. Tanto che in qualche occasione hannosuperato i limiti normativi. “Quando si verifica-no questi casi – spiega il funzionario del Sian– l’Aqp chiede di apportare il ‘correttivogestionale’ (cioè cloro, ndr). Oggi c’è una mag-giore attenzione verso i cloruri e i nitrati, perevitare l’eccessivo sfruttamento della falda equindi la sua salinificazione”.

Il cloro entra nel corpo attraverso l’inge-stione di acqua e cibo contaminati e nonrimane nel corpo, a causa della sua grandereattività. Gli effetti del cloro sulla saluteumana dipendono dalla quantità presente edalla durata e frequenza di esposizione. Nelcaso dell’acqua si può essere esposti per lun-ghissimo tempo. Gli effetti dipendono dallasalute dell’individuo e dalle condizioniambientali. La respirazione di piccole quanti-tà di cloro, in brevi periodi di tempo, ha effet-ti negativi sull’apparato respiratorio. Gli effet-ti vanno da tosse e dolori toracici a ritenzione

di acqua nei polmoni. Se il contenuto di clo-ruri è superiore ai 200 mg/l, si possono avereeffetti sull’attività dell’intestino, del fegato edella cistifellea. Questi effetti non tendono adaccadere ai livelli di cloro normalmente trova-ti nell’acqua. Paradossalmente però, la clora-zione, ossia l’aggiunta di cloro nell’acqua,spiegano i tecnici dell’Aqp, è il mezzo piùsemplice ed efficace per eliminare i contami-nanti microbiologici (i batteri) e si effettuacon l’ipoclorito di sodio diluito, che allo statoliquido è di colore giallo paglierino (tipo vare-china – ndr), di odore acre e soffocante.Misurazioni del cloro residuo si effettuano

nelle scuole, nelle men-se e alle fontanine pub-bliche, per verificareche all’utente arrivi lagiusta quantità di cloro.

Ecco perché, dice-vamo, figli e figliastri. Iparametri fisico-chimicidell’acqua potabilesono pubblicati sul sitointernet di Aqp(www.aqp.it), abitatoper abitato. Chiunquepuò constatare chementre l’acqua distri-buita nelle province diBari, Foggia, Taranto eBrindisi proviene dainvasi superficiali e

viene immessa in rete dopo opportuni tratta-menti (flocculazione, filtraggio etc.), l’acquadestinata alla provincia di Lecce viene emun-ta dai 96 pozzi e quindi si tratta di acqua cheha attraversato strati di terreni di diversacomposizione, ora arricchendosi in sali, oralasciando sedimentare particelle in sospen-sione. Così noi salentini, siamo serviti beneper quanto riguarda l’indice di torbidità, per-ché dai rubinetti sgorga un’acqua sostanzial-mente “limpida”, a differenza delle altre pro-vince che, per quanto sia stata “chiarificata”,utilizzano un’acqua non proprio cristallina.Ma dobbiamo fare i conti, sul piano dellasalute, con gli altri parametri, come il ph(acqua acida o basica), il residuo fisso (ilcontenuto di sali minerali e metalli), la durez-za (la presenza di calcio e magnesio) e laquantità di cloruri e di nitrati disciolti. E quile cose non si mettono bene per il Salentoleccese, dove in questi giorni si discute se siaopportuno costruire una nuova discarica aCorigliano d’Otranto, dal momento che nelraggio di pochi chilometri, sono in esercizioben trenta pozzi di emungimento di acquapotabile.

il tacco d’Italia 10 Giugno 2007

I PUGLIESI PAGANO PER L’ACQUA POTABILE

LA TARIFFA PIÙ ALTA D’ITALIA.NONOSTANTE

LA PAGHINO CARA, PREFERISCONO BEREQUELLA IN BOTTIGLIA: 185 LITRI L’ANNO PER ABITANTE,

CONTRO UNA MEDIANAZIONALE DI 179.

CHE È GIÀ LA PIÙ ALTAD’EUROPA

E TRA LE PIÙ ALTE AL MONDO

i figli e figliastri dell’aqp

L’AQP FA FIGLI E FIGLIASTRI: LA TARIFFA È UNICA IN TUTTA LA PUGLIA ED È LA PIÙ ALTAD’ITALIA, MA NEL SALENTO

SI BEVE IN GRAN PARTE ACQUAPROVENIENTE DAI 96 POZZI DI FALDA PROFONDA, A VOLTEMISCELATA CON QUELLA

DEL FIUME SELE E DEL PERTUSILLO.

CONSEGUENZA: PIÙ NITRATI, PIÙ CLORO, PIÙ DURA.

MENO BUONA

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il tacco d’Italia 11 Giugno 2007

che cosa esce dal rubinettodella cucina

Le analisi effettuate dall’Aqp ci consegnanoun’acqua decisamente basica, con un phche spazia mediamente da 7,5 a 7,7. Nelle

altre province pugliesi il valore del ph (la con-centrazione di ione idrogeno) sale a 7,8 – 7,9a Brindisi e Foggia e raggiunge la cifra di 7,9 –8,0 a Taranto e Bari. Da noi, solo dai rubinettidi Roca e di Torre dell’Orso viene fuori un’acquaappena acidula, dal ph di 6,9. (ph uguale a 7vuol dire acqua neutra; meno di 7 tende adessere acida; più di 7 alcalina).

Il residuo fisso dell’acqua distribuita daAqp nel Leccese, ovvero la quantità di sali pre-senti dopo un’essiccazione a 180 gradi, è il piùalto in assoluto. Varia mediamente da 400 a650 milligrammi per litro. Vuol dire che l’acquache beviamo è ricca di sali minerali disciolti.

Nelle altre province, il residuo fisso è piùbasso. A Brindisi è di 230 – 250 mg/l; a Bari230 – 300 mg/l; a Taranto 255 – 265 mg/l e aFoggia 380 – 400 mg/l. (A Roma, 390 – aFirenze, 332).

Un altro parametro importante è la durez-za dell’acqua, espressa in Italia in gradi fran-cesi, vale a dire, come quantità di carbonatodi calcio contenuto nell’acqua. Anche per que-sto aspetto, l’Aqp distribuisce ai salentini l’ac-qua più dura della regione, che esprime dai26 ai 30 gradi francesi. Che può fare la gioiadi chi digerisce male, perché aiuta la digestio-ne, ma che non può essere gradita a chi soffredi calcolosi ai reni. Acqua dura, inoltre, vuoldire più spreco di detersivo nelle lavatrici, piùcalcare nelle condotte e via dicendo. A Bari ladurezza si attesta attorno ai 18 – 20 gradi; aBrindisi solo 15 – 16 gradi; a Taranto i gradisono 18 – 20, mentre a Foggia sono 22 – 23

(A Roma, 10 – a Firenze, 19).Tornando su un terreno squisitamente salu-

tistico, l’acqua erogata dalla rete acquedottisti-ca in provincia di Lecce, rivela un’importantecriticità: la presenza eccessiva di cloruri, dovu-ti alla composizione dei suoli, agli scarichiindustriali e ai liquami che l’acqua incontra nelraggiungere la falda. Almeno un quarto deipozzi presenti sulla fascia costiera occidentaledel Salento denuncia una evidente intrusionedi acqua salina nella falda profonda e quindipresenza di cloro. Pur rispettando i limiti nor-mativi (il decreto legislativo 31 del 2001 preve-de una concentrazione massima di cloruri di250 mg/l), il contenuto medio è vistosamentealto. Non è difficile trovare nel Salento, acquadel rubinetto che contiene fino a 120 – 150 –200 mg/l di cloruri. Basta spostarsi nella vicinaBrindisi per trovare l’acqua del rubinetto con12 – 14 mg/l di cloro. A Bari la media si atte-sta attorno a 12 – 18 mg/l; a Taranto dai rubi-netti esce acqua a 14 – 16 mg/l e a Foggia icloruri salgono a 29 – 35 mg/ (A Roma, 6,5 – aFirenze, 64,2).

Infine, il “valore di parametro” più vergo-gnoso per la provincia di Lecce; quello che haconsentito a Legambiente di relegarci al90esimo posto nella classifica della qualitàdell’acqua di rete: i nitrati (NO3), che sonoun’indice di inquinamento delle falde.Mediamente nell’acqua che viene estratta inmassima parte dai nostri pozzi, sono presenti21 mg/l di nitrati. E sempre per un confrontocon le altre province (alle stesse tariffe!), tro-viamo che a Bari i nitrati raggiungono 1 – 3mg/l; a Taranto, 2 – 4 mg/l; a Brindisi, 2 – 3mg/l; a Foggia, 7 – 12 mg/l (A Roma, 3,8 - a

Firenze, 7,3). Vale ricordare che il limite massi-mo fissato dal decreto 31 del 2001 è di 50mg/l, ma per l’infanzia viene raccomandataun’acqua dove il contenuto di nitrati non supe-ri i 10 – 15 mg/l. Quindi molte mamme salen-tine dovrebbero preparare le “pappine” conun’acqua meno “nitrata”, per evitare la “ciano-si”, una patologia che interessa la riduzionedella capacità di carico dell’ossigeno nel san-gue, particolarmente pericolosa per bambini dietà inferiore ai sei mesi. L’invito, stando al con-tenuto di nitrati, è rivolto alle famiglie diCarmiano (42 mg/l), Torre Specchia (40),Magliano (35,8), Galugnano (28), Lizzanello(27,8), Pisignano (27,3), Palmariggi e Soleto(27), Specchia Gallone, Giurdignano e Sana-rica, (26) e… via dicendo.

Nello “Studio di verifica dello stato qualita-tivo della falda”, condotto nel 1999 dall’ufficioAmbiente della Provincia di Lecce, si sostieneche nel Salento “il rischio idrico risulta elevato,per la concomitanza di alcuni fattori negativi,come: la captazione e l’utilizzo dell’acqua difalda ad uso potabile; il numero indefinito dipozzi ad uso privato e il loro selvaggio emungi-mento (si stima che i pozzi siano non meno di90 – 120mila – ndr); gli scarichi di reflui diogni provenienza in falda profonda; gli scarichiabusivi, soprattutto d’estate; gli insufficienticontrolli degli scarichi e l’inefficienza di alcuniimpianti di depurazione”. E, oltre: “... più criticoappare lo stato di qualità dell’acqua di falda,per quanto concerne la presenza di nitrati, chein alcune aree è risultata superiore alla concen-trazione massima ammissibile di 50 mg/l”.Allora, che fare? Si beve tutti acqua in bottiglia,a 20 centesimi il litro?

LOPPE, GELATINE, FUNGHI, FLORA BATTERICA CRESCONONEI TUBI DI CASA, QUELLI CHE VANNO DAL CONTATORE AL RUBINETTO. MA IL CITTADINO NON È INFORMATO CHE I CONTROLLI E LE “PULIZIE DI STAGIONE”SONO NECESSARIE E A SUO CARICO. L’ACQUA DI RUBINETTONON HA UN BUON SAPOREE LE VENDITE IN BOTTIGLIAS’IMPENNANO

foto Roberto Rocca

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Domenica 8 luglio alle ore 21.00in Piazza Falconieri a Monteroni di Lecce

SOGNI D’ELEGANZA: GRAN GALA’ DELLA MODA.Conduce: Marco LiorniE’ con vivo entusiasmo e rinnovata sod-disfazione che anche quest’anno l’asso-ciazione Il Faro, con il patrocinio dellaRegione Puglia, della Provincia diLecce, della Città di Monteroni di Leccee della Camera di Commercio di Lecce,in collaborazione con La Gazzetta delMezzogiorno, propone la IV edizione de“Sogni d’Eleganza: Gran Gala della

Moda” nonché il IV concorso per gio-vani stilisti “Il Faro – Città diMonteroni: Marcello Centonze ”.La manifestazione nasce nel 2004 conl’intento di promuovere le sartorie loca-li, attanagliate dalla crisi del TAC, invo-gliando i giovani stilisti ad investire ecredere nel settore per coltivare così lapassione per la moda sartoriale.

Altre informazioni su: www.associazioneilfaro.org

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IL RESIDUO FISSO E LA DUREZZADELL’ACQUA DISTRIBUITA DA AQPNEL SALENTO SONO I PIÙ ALTI

IN ASSOLUTO IN PUGLIA. LO STESSO VALE PER CLORURI

E NITRATI, INDICE DELL’INQUINAMENTO

DELLE FALDE

In tabella sono riportate le caratteristiche delle principali

acqua commercializzate nel Salento e aiuta nella scelta

più appropriata, in base alle proprie condizioni di salute

Se Atene piange, Sparta non ride. Se l’ac-qua del rubinetto, bevuta così come sgorga, fastorcere la bocca, il risultato non cambia piùdi tanto se si consuma l’acqua in bottiglia,acquistata al supermercato. “Sicuramentel’acqua che noi forniamo è potabile – fannosapere dall’Aqp – e basta tenerla una notte ariposare in una bottiglia che già l’indomanil’odore del cloro non si sente più”. Ma “à laguerre comme a la guerre” e il mercato fini-sce col dettare le regole. Così impazza il busi-ness dell’acqua minerale in fardelli da sei bot-tiglie (contenuto massimo ammissibile 2 litri),proposti dalla miriade di volantini con le“offerte”, distribuiti a pacchi nelle cassettedei condomini. Ma come regolarsi con il con-sumo dell’oro blu in bottiglia? Ci facciamoguidare dal prezzo, dall’etichetta o dalla con-fezione, in pvc, in pet, in vetro o in cartonepressato? Ci affidiamo alle promesse strillatedalla pubblicità o alle decantate proprietà tau-maturgiche “sperimentate” dalla cognata?Intanto c’è da dire che alcuni limiti dei para-metri imposti dal decreto legislativo 31/2001per l’acqua del rubinetto, sono più rigorosi erestrittivi della norma che regola invece leacque minerali, vale a dire il decreto legge 25gennaio 1992 n. 105. Per cui l’acqua distribui-ta dall’Aqp, gradevolezza a parte, è sicuramen-te potabile e controllata. Cosa devono avere didiverso le acque minerali naturali? Per leggedevono essere imbottigliate così come sgor-gano dalla sorgente e devono presentarecaratteristiche chimico-fisiche, organoletti-che, geologiche e proprietà, tali da esserericonosciute dal Ministero favorevoli alla salu-te. E’ vietato qualsiasi trattamento chimico.L’unico ammesso è l’aggiunta di anidride car-bonica, che rende l’acqua frizzante, perchéagisce da blando anestetico sulle papillegustative. Se non contiene germi pericolosiper la salute, l’acqua minerale può fregiarsidella dicitura “microbiologicamente pura”.

Le acque minerali naturali si distinguonoper il loro contenuto di “residuo fisso” (ciòche rimane in sali minerali dopo l’ evaporazio-ne di un litro d’acqua a 180 gradi). Così si tro-vano in commercio :– acque “minimamente mineralizzate”,

quando il tenore dei sali minerali è inferio-re a 50 mg/l;

– “oligominerali” o “leggermente mineraliz-zate” quando il tenore di sali è superiore a500 mg/l;

– “mediamente mineralizzate” quando ilcontenuto in sali è compreso fra 500 e1500 mg/l;

– “ricche di sali minerali”, quando la con-centrazione di sali è superiore a 1500mg/l.

le acque mineraliin bottiglia : pvc,vetro, pet e brik

Fiuggi

Uliveto

S. Anna

Levissim

aSan Benedetto

Ferrarelle

Vitasnella

Vera

Fontenoce

Frasassi

Monte Cimone

Eureka

Paravita

Gaudianello

Lilia

Sveva

Leggera

Elisa

Amata

Cutolo Rionero

Acidità - ph

7,20

6,20

7,70

7,80

7,68

6,00

7,40

7,96

7,60

7,40

7,80

7,50

7,63

5,79

6,19

6,28

7,30

7,00

6,05

Residuo fisso

123,00

860,00

39,00

75,50

250,00

1.245,00

382,00

164,00

117,00

339,00

122,00

390,00

639,00

1.125,00

388,00

1.478,00

380,00

299,00

472,00

505,00

Calcio - mg/l

18,27

160,00

11,00

19,50

46,00

377,00

86,00

36,30

18,40

99,50

324,00

64,20

106,00

152,00

34,20

235,00

37,00

96,50

104,00

50,00

Sodio - m

g/l

7,05

87,00

1,00

1,80

6,80

48,00

3,00

2,00

8,50

20,00

2,48

35,30

70,20

129,00

42,50

3,00

10,60

19,00

72,40

Magnesio - mg/l

5,99

32,80

1,70

30,00

20,00

26,00

12,70

4,90

4,30

6,67

31,60

38,70

52,00

11,00

39,50

3,10

44,00

13,10

Cloro - m

g/l

8,20

75,00

0,30

2,80

20,00

2,00

2,60

8,00

19,40

3,30

66,30

120,00

38,00

25,00

18,00

35,00

34,00

Potassio - mg/l

7,30

8,10

1,70

1,10

48,00

1,00

0,60

1,50

2,00

0,70

3,50

1,80

48,00

43,90

28,00

15,00

2,10

29,00

Fluoro - mg/l

tracce

1,00

0,20

< 0,1

1,00

0,60

0,10

0,10

0,25

0,10

0,30

0,90

tracce

Nitrati - m

g/l

2,00

6,50

1,60

6,80

5,00

3,00

3,90

3,90

6,00

2,00

24,80

25,70

3,00

6,20

6,40

3,00

6,60

26,40

Bicarbonato

103,00

550,00

27,00

56,80

293,00

1.433,00

301,00

1.499,00

85,40

2,99

116,00

299,00

446,00

940,00

274,00

1.343,00

268,00

277,00

492,00

298,00

foto Roberto Rocca

TACCO N. 37 (1):Mastro nuovo 10/12/08 17:04 Pagina 13

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“Altissime, purissime… ricchissime”. Slogan dietro ai quali si nasconde una guerraspietata per imporre il proprio marchio a prezzi più remunerativi. Di fatto c’è ben poco;c’è soltanto il tentativo dei più grossi gruppi alimentari (San Pellegrino, Nestlè Water,San Benedetto, Congedi, Ferrarelle, Spumador, Norda, Sant’Anna, Gaudianello…) dicreare la suggestiva immagine della purezza dei loro prodotti; o come dice GiuseppeAltamore, un giornalista che quattro anni fa ha condotto una grossa inchiesta sul mer-cato dell’oro blu, “di darcela da bere..”. Le acque minerali non sono tutte uguali e sidifferenziano in base al contenuto di sali disciolti, che possono favorire determinatefunzioni dell’organismo umano; composto per il 60 per cento in peso di acqua e cheha bisogno di un consumo medio giornaliero di 2 – 2,5 litri di acqua, di cui circa 500grammi - 1 litro è fornito dagli alimenti che mangiamo.

Con l’acqua l’organismo assume anche importanti elementi, come il calcio, ilsodio, il ferro, lo zolfo, il bicarbonato, il fluoro e altri.

E in base agli elementi preponderanti, l’acqua può essere:– contenente bicarbonato (HCO3), superiore a 600 mg/l (azione anti-infiammato-

ria, facilita i processi digestivi, indicata nello sport);– solfata, tenore di solfato (SO) superiore a 200mg/l (stimola le vie bilari e contri-

buisce ai processi digestivi);

– calcica, tenore di calcio (Ca) superiore a 150 mg/l (indi-cata nella prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensio-ne, favorisce la crescita);

– magnesiaca, tenore di magnesio (Mg) superiore a50 mg/l (utile per il sistema nervoso, muscolaree antistress);

– ferruginosa, contenuto in ferro (Fe) superiore a 1mg/l (indicata nelle anemie da carenza di ferro);

– acidula, tenore di anidride carbonica superiore a250 mg/l (facilita la digestione);

– sodica, tenore di sodio (Na) superiore a 200 mg/l(indicata negli stati di carenza specifica e nello sport);

– a basso contenuto di sodio, tenore di sodio inferiore a20 mg/l (indicata nelle diete povere di sodio; iperten-sioni etc.);

– fluorata, tenore di fluoro (F) superiore a 1 mg/l (utileper rinforzare la struttura dei denti e prevenire lacarie).

In provincia di Lecce, le unicheacque minerali autorizzate al commer-cio sono: Eureka, con sede della fontea Corigliano d’Otranto; Paravita, consede a Parabita, fonte della Coltura eSorgente Canali in territorio diCarmiano (non ancora in commercio).Tutte acque estratte dalle fonti alimen-tate dalle falde profonde. Quelle faldeche oggi sono messe in crisi dall’usodissennato del territorio. Il resto deifardelli che i salentini portano a casaarrivano in tavola attraverso la media-zione di quattro - cinque grossistilocali o dalle grandi catene alimentari.

le mineralisalentinedoc

Inchieste in Italia se ne fanno poche enoi giornalisti abbiamo disabituato i let-tori al confronto di idee. Il Tacco, che ènato con l’obiettivo di fare inchiesta,considerandola un imprescindibile con-tributo alla democrazia, ricorda pertan-to ai propri lettori che il diritto di retti-fica e di replica è sempre garantito, cosìcome la pluralità delle opinioni. E’ suffi-ciente una semplice richiesta scrittacon l’indicazione del contenuto dellarettifica o una lettera con richiesta dipubblicazione, in cui esprimere le pro-prie idee su quanto pubblicato.

diritto di replica

PER CHI SOFFRE DI CALCOLI RENALIBere acqua oligominerale o minima-

mente mineralizzata, utile per favorire ladiuresi per la sua scarsità di sali minera-li, per eliminare le scorie e prevenire laformazione di calcoli. Recentemente èstato dimostrato che anche un’acquaminerale “dura”, cioè ricca di calcio, puòaiutare a prevenire la formazione di cal-coli renali.

PER CHI HA LA PRESSIONE ALTAOltre alla dieta povera di sodio,

da seguire su consiglio medico, è indi-cata un’acqua oligominerale che favori-sce diuresi ed eliminazione del sodio in

eccesso, responsabile dell’aumentodella pressione e dell’affaticamentocardiaco.

PER CHI HA DIFFICOLTÀ A DIGERIRE In questo caso è utile un’acqua

minerale di tipo bicarbonato-solfato.Questi due sali minerali, il bicarbonatoe il solfato, aiutano infatti la digestionepoiché stimolano fegato e pancreas efavoriscono l’azione degli enzimi digesti-vi, abbassando l’acidità dell’intestino.

PER CHI È A RISCHIO DI OSTEOPOROSI

In generale in tutti i casi di caren-za o bisogno di calcio (gravidanza,

allattamento, nei neonati, nei bambini,negli anziani) è corretto assumereacqua mineralizzata ricca di calcio. E’importante che il calcio contenuto nel-l’acqua sia biodisponibile, cioè che nonvenga eliminato, ma assorbito dall’or-ganismo; questo è caratteristico solo dialcune acque minerali, che riportanosull’etichetta la scritta “Calcio biodi-sponibile”.

PER CHI VUOLE DIMAGRIRESi consiglia di impostare con un

medico una dieta appropriata, infattil’acqua di per sé non fa dimagrire,ma può essere un ottimo aiuto. Inquesto caso può essere appropriata

un’acqua oligominerale, cioè un’ac-qua “leggera”, che favorisca la diure-si, l’eliminazione delle scorie con l’u-rina e quindi la disintossicazione del-l’organismo.

PER CHI FA SPORTGli oligoelementi dell’acqua mine-

rale apportano nutrienti privi di caloriee reintegrano i liquidi e i sali persi conil sudore. La quantità di acqua variacon lo sport praticato, la sua durata ele condizioni climatiche: si va da 1 litroe mezzo a 3 litri al giorno. Tra i mineraliimportanti per l’atleta spiccano il cal-cio, il ferro, il magnesio e il potassio, ilsodio e il cloro.

CURIAMOCI CON L’ACQUAI consiglI di SERGIO LUPO, medico specialista dell’Istituto di Medicina dello Sport del Coni

la scelta più appropriata dell’acqua minerale

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G

il tacco d’Italia 16 Giugno 2007

Gallipoli è una città ricca di e-venti. Nonsolo dell’appiccicoso scirocco o della fred-da tramontana tipici della Città bella, ma

di una freschissima brezza di cinema. Quellache per ben 16 giorni ha travolto la storica“padella”, trasformatasi per l’occasione in unset cinematografico.Con tanto di “caddhipu-lini veraci” in veste diattori. Mestieri, dedizio-ne, sguardi puntati sulledonne, sulle case, sullestrade: il centro storicodi Gallipoli, cuore pul-sante di tante “cittàinvisibili”, si è racconta-to a gruppi di filmakersprovenienti da tuttal’Italia, che hanno par-tecipato al festival-laboratorio “Ientu tecinema”, nato da un’i-dea dell’associazione culturale Lampade eCarboni, in collaborazione con Cinema TeatriRiuniti di Gallipoli, “Idrusa – Progetti per lacomunicazione” e “Approdo Salento”.

Ci voleva una ventata di cinema perapprofondire i mille volti di una città tantovecchia quanto viva. Un gioiello racchiusonelle antiche mura gallipoline, dove risplendo-no antichi palazzi e case malconcie ma nonper questo meno degne di attenzione. Negli

obiettivi delle teleca-mere sono entrati“personaggi storici”ed artigiani purtroppoin via d’estinzione, ladevozione delledonne, gli anzianisegnati dal tempo edalla vita, e bambinivivaci (e tremendi)cresciuti tra gli scoglidel mare. Ma anchepaesaggi unici comequelli offerti dallaspiaggia della Puritào dall’isola di

Sant’Andrea. E se i registi vengono da tuttal’Italia per filmare questa realtà, vuol dire chevale veramente la pena conoscerla ed entrarcidentro.

Reportage// //Nuovi filmakers//Gallipoli

è ientutecinemaCUSTODI DI ANTICHI MESTIERI.I VOLTI NUOVI DEL GRANDESCHERMO SONO I VECCHIARTIGIANI GALLIPOLINI

di Flavia Serravezza

Il salone del barbiere.Gli obiettivi di registi di tutta Italia hanno ripreso le botteghe del centro gallipolino

Il laboratorio incentrato sui “modi e i luo-ghi dell’abitare” la città vecchia di Gallipoli, si èarticolato in due momenti: la produzione deidocumenti audiovisivi da parte dei giovani regi-sti e lo svolgimento del seminario “Filmare ilreale” condotto da Paolo Pisanelli. Con l’obietti-vo di sottolineare l’importanza dell’audiovisivocome strumento non solo creativo ma di cono-scenza e consapevolezza del territorio.

Come ci ha spiegato Chiara IdrusaScrimieri, leader del progetto, nei 16 giorni diriprese, il laboratorio ha raffinato di giorno ingiorno lo sguardo sul vivere gallipolino e le sueinfinite storie.

Parallelamente ai filmakers, ha lavoratoanche una delegazione di Ipotesicinema, il labo-ratorio sperimentale dell’audiovisivo diretto daErmanno Olmi e coordinato da Mario Brenta,che ha prodotto documenti audiovisivi suglistessi temi. Il risultato è un affresco per temidella “Gallipoli vecchia”, che sarà giudicato epremiato da un gruppo di registi-professionistidel cinema e dell’audiovisivo di cui fanno parteEnza Negroni (presidente di giuria), AlessandroPiva (regista di “Mio cognato” e “Lacapagira”),Michele Fasano, Pippo Mezzapesa, Vito Calmieri,Michele D’Attanasio, Alessandro Gagliardo,Ippolito Chiarello.

Il vero e proprio Festival “Ientu te Cinema”,partirà l’8 giugno. I filmakers potranno parteci-pare ad un seminario di Fotografia digitale tenu-to da Michele D’Attanasio, direttore della foto-grafia. Seguiranno proiezioni e anteprime, allapresenza degli autori dei corti con premiazione.I giurati offriranno anche un incontro didatticoaperto al pubblico con proiezioni e testimonian-ze della propria filmografia. Alla manifestazioneparteciperà anche Edoardo Winspeare.

A chiudere il Festival sarà l’attesa proiezio-ne di un’anteprima di un film-documento sullacittà e i bambini di Gallipoli, dal titolo provviso-rio “Gallipoli, città dei bambini”, realizzato daChiara Idrusa Scrimieri.

GALLIPOLI VECCHIA, CINEMA NUOVO

LU STAGNINU, LU SARTU, LU NASSARU,

LU “RRE TI PASTICCIOTTI”, LA PROPRIETARIA DI MINIMARKET.

GLI OBIETTIVI DI GIOVANI REGISTI PROVENIENTI DA TUTTA

ITALIA HANNO RIPRESOPER 16 GIORNI I VOLTI E LE STORIE

DEI “CADDHIPULINI VERACI”.CHE SI SONO SENTITI A LOROAGIO NELLE VESTI DI ATTORI

Grandi sorrisie disponibilità.Gli abitantidel centro storicohanno accoltodi buon gradole telecamerenelle loro casee nelle strette viedella Gallipolivecchia

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Sguardi rapiti alle finestre, anziane intente a lavorare all’uncinetto o a cantare sulle porte dicasa, donne in cucina e uomini cotti al sole di lavoro e dedizione. Ecco alcuni dei soggetti che sisono raccontati alle telecamere di “Ientu te cinema”.

DETTO DAI “CADDHIPULINI VERACI”

Lu stagninu, 86 anni, è l’ “attore” più ricercato diGallipoli. Ad attirare registi e fotografi è la sua officinanascosta nelle mura che circondano la famosa “spiaggiadella Purità”. Lo si trova tra “quatarotti” (pentoloni) e altriutensili di rame, immerso nel suo lavoro di artigiano-arti-sta fin dal sorgere del sole. In uno stanzino di pochi metriquadrati con vista sul mare, lo stagnino tempera e stem-pera il rame, rimette a nuovo vecchie pentole e “cuppini”che gli vengono commissionati. È l’ultimo portatore sanodi un mestiere che purtroppo scomparirà con lui.“Vengono e mi riprendono, mi fanno le foto e io mi mettopure in posa – ride anche con lo sguardo – mi propongo-no di fare film ma io spero solo che guardando le imma-gini i giovani possano riscoprire un giorno la bellezza el’importanza del mio mestiere”.

Lu nassaru. Anche intrecciare le “nasse” che i pescatoriusano per catturare i pesci è un mestiere in via d’estin-zione. E i registi di Ientu te cinema, infatti, sono rimastiimpigliati nella bellezza e nel fascino di queste campane,che ormai vengono confezionate per lo più per i turisti (ipescatori se le fanno da soli). Il laboratorio “te lu nassa-ru”, pero’, resta un’altra testimonianza importante delletradizioni degli “isolani” di Gallipoli.

Cucina e mini market. Teresa Maggio e famiglia. Alla fac-cia dei grandi ipermercati, nel cuore della città vecchia,l’alimentari di Teresa Maggio in via Micetti è una vera isti-tuzione. Insieme con le ricette di nonna Cosima (mammadi Teresa), che si è dilettata a spiegare ai giovani filmakersgli ingredienti della cucina tradizionale gallipolina.

Lu “rre ti pasticiotti”. Ad entrare negli obiettivi dei giova-ni registi, è stata anche la storica pasticceria Porta Terra,famosa per il tradizionale quanto invidiato dolce salenti-no, il pasticciotto. “L’iniziativa della giovane Chiara IdrusaScrimieri – spiega il titolare – è lodevole, perché, oltre araccontare, mostra e consente di tramandare alle nuovegenerazioni le sacre tradizioni di noi isolani gallipolini”.

Lu sartu. In via Monacelle, nel cuore della “padella”, sitrova il laboratorio di sartoria di Luigi Buccarella. “I registivengono qui a riprendere il mio lavoro e io ne sono fiero,anche perché so di essere uno dei pochi a farlo. Ho eredi-tato l’arte da mio padre. Di lavoro ne ho moltissimo ogni

giorno, ma ai giovani non interessa. Infatti non ho discepo-li. Nemmeno i miei figli vogliono continuare il mestiere.

Allora ben vengano foto e telecamere: la nostra è un’arteche sta per scomparire ma che va conservata e fatta

conoscere. Per capire Gallipoli e la sua storia tutti noi arti-giani siamo indispensabili”.

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Nil tacco d’Italia 19 Giugno 2007

Nel Salento sono una specie di istituzio-ne. Gli Alla Bua, tradotto dal griko“altra cura”, in questa terra ci sono

nati e cresciuti. Dalle sue strade hannorubato quelle storie cotte al sole che porta-no in giro nelle piazze italiane e all’estero. Amemoria e tradizioni donano nuovo vigoreproteggendole dall’oblio come custodia delpiù prezioso degli strumenti musicali. Qui liconoscono tutti anche se non sono semprein tv. Perché – come nella più autentica tra-dizione della pizzica – la loro musica parte esi fa in mezzo alla gente. Così è stato perStella Lucente (1999), Alla Bua (2002) eLimamo (2004), i loro primi tre album.Quando li si vede suonare, il ritmo avvolgetutti in un unico grande ballo. Di qui l’invitoche in Balla cu me, la voce di Gigi Toma, lea-der e fondatore del gruppo nei primi anni’90, ripete attraverso una “pizzica stranapinsata de tramuntana”. Che è solo uno deitredici nuovissimi brani contenuti nel quar-to lavoro degli Alla Bua, Saratambula. Al

centro del disco c’è il gioco. E a saratambu-la (che consisteva nel saltare a mo’ di caval-lina sulle schiene piegate dei partecipanti in

fila) ci giocavano i ragazzi di unavolta, sul tradizionale basolato salen-tino, di notte. Così come bastavanocinque sassolini per giocare aPaddhi. Non mancano nell’album itradizionali testi in griko dell’intensaKalinitta e di Aremu rondineddamu,interpretati dal chitarrista diSternatìa Dario Marti. Storie di cam-pagna, di lavoro e fatica si leggononella pizzica di Senza Camisa, NuTuzzare e Taccaru e nel mini-valzer diTristu Furese. Intriganti melodie libe-ratorie e in ogni caso festose ritma-no invece i testi rinnovati delle tradi-zionali Ninella e Cesarina. Mentredalle strade arse dal sole sono staterubate le voci dei venditori di fruttae dell’arrotino che introduconoPurginu, un frizzante brano-fotogra-

fia dell’atmosfera delle fiere del Salento.Che conclude un disco tutto da leggereattraverso.

Cultura// // //Gruppi musicali Alla Bua

di Flavia Serravezza

c’è chi giocaa “saratambula”

IL DIETRO LE QUINTEDELLO STORICO GRUPPOSALENTINO. UNA SERATA DI PROVECON UN UNICO SPETTATORE. IL TACCO

“È IL GIOCO IL FILO CONDUTTORE DEL NOSTROQUARTO LAVORO – DICE GIGI, L’AUTORE DEI TESTI – CHE PARLA SOPRATTUTTO DEI MODIDI DIVERTIRSI DEI VECCHI RAGAZZI DELLA NOSTRA TERRA”

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Il segreto per cogliere il vero significato del libro“Cambi di prospettive. Racconti per osservare lecose da altri punti di vista” (Il Filo, Roma, 2007) è

leggerlo almeno due volte. E’ la stessa autrice a consi-gliarlo. Ilaria Ferramosca, classe 1971, di Maglie. Diprofessione consulente nella gestione delle risorseumane e formatrice in Programmazione neuro-linguisti-ca. Convinta che il mondo va guardato non da ununico ma da tanti punti di vista, perché è questo cheaiuta a vivere in maniera completa e ad assaporare leemozioni fino in fondo. Almeno due volte, dice Ilaria,perché l’ultima storia è collegata alla prima; “si finiscedi leggere – spiega – e poi si ricomincia daccapo; que-sto consente di cogliere sfumature che alla prima let-tura possono sfuggire. Così si cambia prospettiva, per-ché si conoscono dettagli che prima si ignoravano”.Il lavoro di Ilaria, una raccolta di racconti brevi, èdenso di atmosfere noir sempre pervase di una sottileironia; il filo conduttore tra le storie narrate è l’improv-viso mutamento della realtà: i racconti si concludonosempre con colpi di scena che rivelano come il comu-ne buon senso spesso impedisca una comprensioneobiettiva di fatti e persone.Un ruolo fondamentale nel libro lo gioca il fumetto,che l’autrice definisce una vera e propria arte. “Tra lepagine – annuncia nella premessa – troverete delleillustrazioni realizzate in bianco e nero da un fumetti-sta, in uno stile propriamente fumettistico. Il fumetto –spiega – è un’arte completa che unisce immagini escrittura”. Ma, ancora una volta, Ilaria propone uncambio di prospettiva: non l’illustrazione a serviziodella letteratura, ma questa che si avvicina a quellaper dare sintesi grafica al contenuto del testo.Appuntamenti con Ilaria: 22 giugno 2007 ore 19: libreria Apuliae, via Battisti1, Lecce;24 giugno 2007 ore 19,30: libreria Kube, via S.Sebastiano, 8, Gallipoli.

UN LIBRO CHE VUOLE GUARDARELE COSE DA PROSPETTIVE DIVERSE. CON L’AIUTO DEL FUMETTO DI MALERBA

dal punto di vistadi ilaria

Nel tuo libro inviti a guardare le cose da altripunti di vista. Qual è il tuo? C’è stato uncambio di prospettiva nella tua vita?“Tutti tendiamo a guardare le cose da ununico punto di vista, il nostro personale,determinato dal nostro vissuto; anche io neavevo uno solo. Poi, in seguito ai corsi di spe-cializzazione che ho fatto per il mio lavoro,soprattutto quelli in Programmazione neuro-linguistica, ho capito che non esiste un unicopunto di vista ed ho imparato ad assumere piùposizioni percettive contemporaneamente. Perquesto motivo mi è venuto semplice crearequesto tipo di racconti che prevedono, nelfinale, la possibilità di cambiare prospettiva”.In che modo il tuo libro approfondisce la rela-zione, che tu dici molto stretta, tra arte nar-rativa e arte grafica? “Dando spazio anche alle illustrazioni, siaall’interno sia sulla copertina. Queste sonorealizzate da Fabrizio Malerba, un fumettista,in uno stile che è prettamente fumettistico.E, mentre solitamente è il fumetto che siavvicina alla letteratura creando dei romanzi,oppure ispirandosi a romanzi esistenti, inquesto caso ho voluto, tramite l’apporto del-l’arte grafica, fare in modo che fosse la nar-rativa ad avvicinarsi al fumetto”.Perché bisognerebbe leggere il tuo libro?“Chi non vuole cambiare prospettiva, può nonfarlo. Però potrebbe essere utile a tutti acqui-stare questo libro per imparare a modificareil proprio punto di vista e capire che non esi-ste soltanto un modo di percepire le cose;più abbiamo la possibilità di ampliare lenostre prospettive, più ci è semplice trovarenuove soluzioni, comunicare meglio con glialtri, vivere la vita in maniera diversa; averemaggiori possibilità aiuta a vivere in manierapiù piena”.

TRE DOMANDE TRE

Cultura// // //Libri Cambi di prospettive

TUTTE LE OPEREStella Lucente (1999) autoprodottoAlla Bua (2002) – EtnosphereLimamo (2004) – Sony EtnosphereSaratambula (2007) autoprodotto

IL GRUPPOda sinistra: Cristian Calò (fisarmonica), Irene Toma (oboe e voce), Gigi Toma (tamburello e voce), Primo Fiore Maggiulli (tamburello e voce),Dario Marti (chitarra), Pierpaolo Sicuro (flauti e ciaramella)

UNA STRANA SERATA IN FAMIGLIAAppuntamento alle 19.30 in contrada Manfio, sulla via

Casarano-Ruffano. È qui che si rifugiano gli Alla Bua per gliallenamenti di pizzica. Ad attendermi in un rustico isolatocon vista sull’entroterra salentino, c’è papà Gigi Toma che nelfrattempo si diletta con qualche lavoretto di campagna ed“esercita” la voce sgridando i cani che corrono nella terrarossa. Pierpaolo (flauti e ciaramella) e la bella e mediteran-nea Irene (voce e oboe), che mi hanno guidato fin quassù,scendono dalla moto e corrono in casa a prepararsi.Nell’aria, quell’inconfondibile sapore di Salento accompa-gnato dalle dolci note di chitarra che vengono dalla casa.Dario ha già acceso l’amplificatore. Una volta dentro,Pierpaolo prende in mano il suo flauto traverso e mi spiegache è il chitarrista Dario a cantare le canzoni in griko degliAlla Bua. “È anche l’unico che potrebbe farlo” ci tiene a pre-cisare Gigi. La cosa meravigliosa è che Dario parla spesso ingriko con i suoi genitori e con alcuni amici. “A Sternatìa è unacosa normalissima” mi dice. Ed è per questo che sono affi-date alla sua voce le intense parole del tradizionale branoKalinitta (quella di “larilollalirollaleru”, per capirci). Che è ildecimo dei tredici “ciciri” che compongono il nuovo discoautoprodotto degli Alla Bua, Saratambula. “È il gioco il filoconduttore del nostro quarto lavoro – mi dice Gigi, l’autoredei testi – che parla soprattutto dei modi di divertirsi dei vec-chi ragazzi della nostra terra”. Il cd si apre con uno sciogli-lingua in dialetto, accompagnato dal vibrante suono di unaspecie di zampogna (acquistata in Cina, dove il gruppo si èesibito qualche mese fa) interrotto dal rumore di una trozzu-la. “Intra tridici piatticeddhri ce su tridici cicireddrhi, ciciruuno, ciciru doi…” e così via. I ceci sono tredici esattamentecome le canzoni che stanno nel nuovissimo piatto-disco.

Gigi, insieme a Dario, sono un po’ la memoria storica ela guida del gruppo. Gli altri quattro musicisti hanno un’etàche oscilla tra i 25 e 26 anni. E forse sta proprio qui la lorovera forza. Ed ecco che arrivano anche Cristian e Fiore, pron-ti con i rispettivi fisarmonica e tamburello. Tra battute eschiamazzi per le solite sigarette che mancano a qualcuno,inizia l’allenamento. Strano, sono tutti seduti o semi-appog-giati ad un tavolo e tengono d’occhio me che li osservo daldivano. La scena è quella di una cena tra amici in campagna.In tavola la musica vibrante e intensa, sotto la luce di unatimida lampadina nuda. Note, parole, spartiti e testi un po’ovunque. Non tutti hanno ancora memorizzato i nuovi pezzi.“Non guardare i giocatori agli allenamenti, pensa alla parti-ta” risponde Dario al maestro Pierpaolo, il regista della squa-dra, che lo rimprovera per qualche imprecisione durante laprova di Ninella. Si prosegue con Paddhi, un brano strumen-tale dedicato al popolare gioco dei cinque sassolini, basatosul meccanismo del “lancia e prendi”. Qui il tamburello diFiore, giovanissimo percussionista e insegnante di tamburel-lo, batte velocissimo e accelera il ritmo saltellante del pezzo.C’è uno strano gioco di sguardi durante l’esecuzione dellecanzoni, di cui io inspiegabilmente entro a far parte. Eccol’empatia che si crea durante i concerti degli Alla Bua. Il con-tatto, il convolgimento, quello di cui Gigi parla in Balla cu mementre il flauto crescente sottolinea l’insistente invito. Poi èil turno di Purginu, un pezzo sulle fiere nostrane che partecon i richiami unici dei venditori di frutta e del “mulaforbici”,egregiamente interpretati da Fiore e Pierpaolo. Il problema èche Gigi è piegato in due dalle risate ed è difficile andareavanti. Improvvisamente poi tutti si concentrano. Largo aSaratambula, il brano che dà il titolo al disco. Dolce e incan-tevole la voce di Irene dai lunghissimi capelli mossi che rac-chiudono un viso mediterraneo, domina parole dure, scritteda papà Gigi, sull’ “aut aut” cui ci mette di fronte la vita.L’energia del gruppo si scatena poi nella pizzica pura diSenza Camisa e Nu tuzzare. La fisarmonica di Cristian sem-bra infuocarsi. La cosa strana è che mi accorgo improvvisa-mente di essere entrata nel loro cerchio senza essermimossa. Sono loro ad avermi cercata e coinvolta. Sono le 22.Lascio il mio pezzo di carta e mi godo la musica da dentro,restando al centro della loro rete. È questo l’effetto che faquesta famiglia di pizzicati. Sono loro la cura, i portatori sanidi un’autentica salentinità.

il tacco d’Italia 20 Giugno 2007

Ilaria Ferramosca

La copertinadel libro di Ilaria

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il tacco d’Italia 21 Giugno 2007

Siamo abituati ad un’immagine, per cosìdire, stereotipata e ufficiale del ventennio fasci-sta, un’immagine fatta di discorsi altisonanti afolle sterminate riunite in piazza, campagne bel-liche in cui si vedono soldati italiani ridotti allostremo avanzare nei paesaggi lunari dei desertiafricani o delle steppe russe. Sappiamo quale ful’esito del folle progetto di un’Italia nuova volutoda Mussolini, le condizioni in cui maturò, i motiviche ne decretarono il più disastroso degli epilo-ghi. Quello che non sappiamo, o che solo alcunisanno, grazie alle vive memorie di chi visse sullapropria pelle le dolorose ferite di quel periodo,riguarda tutti quegli aspetti del vivere quotidia-no, quella storia in cui tutti siamo protagonisti,che purtroppo non trovano spazio nelle ricostru-zioni storiche abitualmente veicolate dai media.

A questa lacuna cerca di porre rimedio, riuscen-dovi in pieno, sia pur limitatamente all’ambitodella vita scolastica, l’ultimo libro di LuigiMarrella, “I diari della gioventù italianissima”, unlibro che si pone come ideale prosecuzione diun altro importante contributo dello stesso auto-re alla storia del fascismo, ovvero “I quaderni delDuce” edito nel 1995 da Barbieri (presso lostesso editore escono anche questi “Diari”).

Con questo studio Marrella si immerge nelvissuto quotidiano degli scolari di epoca fasci-sta, evidenziando l’influenza dell’ideologia delregime sulle giovani generazioni, influenza chetra i vari mezzi con cui doveva esercitarsi, trova-va proprio nei diari scolastici uno strumento nonsecondario. Il diario infatti, non era semplice-mente un supporto cartaceo su cui annotare lelezioni svolte, in esso trovavano spazio frasi diMussolini, proverbi, brevi biografie, episodi stori-ci, massime, motivazioni di medaglie al valore,ma anche testi più lunghi e più strutturati conte-nenti “i temi legati all’attualità politica e ad unsuo uso militante”, oltre a quei valori come lapotenza della patria, l’onore, il rispetto fondatosulla forza delle armi, l’orgoglio imperiale su cuisi fondava la fede nel fascismo e nel duce. Nonsi trattava quindi di un diario personale su cuiannotare i propri pensieri e le proprie emozioni;qui privato e pubblico tendono a coincidere, lepagine sono infatti intercalate dagli interventidegli insegnanti, al cui giudizio i pensieri deglialunni andavano sottoposti. Ecco allora profilarsiil problema “dell’autenticità di quelle riflessioni,della spontaneità del dire e del pensare, diquanto è veramente sentito e di quanto è invecerecitato in quel ‘fascistese’ tanto diffuso nellepagine del diario”.

Nel caso del diario di Elvira, giovane studen-tessa di Maglie, i modi di dire, i riti e le parole

d’ordine del regime sono presenti in modo diret-to: “Oggi, tutta la nostra riconoscenza e tutta lanostra fede è dedicata al Duce, che ha resal’Italia, la prima tra le nazioni civili di tutto ilmondo”, “Che festa, che allegria per tutti i bam-bini! non parlano altro che di Befana […]. Oggiso bene che la buona Befana è la mamma. […]Felice chi possiede la mamma! Ma non tutte lemamme possono preparare questa festa ai lorofiglioli. A ciò pensa il Governo Fascista che haistituito in tutti i posti la ricca Befana Fascistaper allietare i bimbi poveri, tutti quelli che laloro mamma non può preparare la solita calza”.Ma il permanere inconscio in Elvira dei concettipropri della propaganda del regime è rilevabileanche, in maniera indiretta e involontaria, insituazioni impreviste e si esprime, come fa nota-re Marrella “attraverso una ‘segnatura’ linguisti-ca, una sorta di imprinting verbale”. Un esempioin tal senso è dato da quanto la scolara annotail 5 dicembre: “Il 21 di questo mese, entra l’in-verno. Le campagne sono nude del loro bel verdee gli alberi privi di foglie. Nelle campagne si stapreparando il terreno per la semina del grano dacui si ricava la farina con cui si fa il pane, gioiadel focolare e ricchezza della mensa”. Ora, sap-piamo bene quanto il regime avesse insistito perrendere i contadini responsabili del loro ruoloeconomico e sociale nella vita dello Stato, nel-l’ottica di un potenziamento delle risorse autoc-tone, “come risposta autarchica ai Paesi sanzio-nisti della Società delle Nazioni”; da qui quell’e-saltazione della ruralità, dell’uomo che lavora laterra, che fa indossare allo stesso Mussolini, veroe proprio mago nei suoi innumerevoli travesti-menti, i panni dell’agrario, discendente lui stessoda nonni contadini. Anche se non tutti i pensieriespressi da Elvira sono inquadrabili nei terminidell’ideologia fascista, ci troviamo pur sempre di

Cultura// // //Ricerca storica “I diari della gioventù italianissima”

di Marco Sarcinella

caro diario,all’epoca

del fascismoLA PATRIA, L’ONORE,

LA FORZA DELLE ARMI,L’ORGOGLIO IMPERIALE,

L’EROISMO. LUIGI MARRELLA

HA RACCOLTO E STUDIATOI DIARI DELLA “GIOVENTÙ

ITALIANISSIMA”

1937. All’epoca del fascismo, i diarinascono per durare ed hanno l’impianto di un libretto con foto, frasi di Mussolini, episodi storici

1940. Credere, obbedire,combattere. Nei diari scolasticiconfluivano i messaggidell’idologia fascista

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fronte ad una bambina, con tutti i desideri, le sen-sazioni e le contraddizioni tipiche di un’età di cre-scita e di formazione (Elvira ha dieci anni); l’imma-gine di una scuola irreggimentata, tutta tesa ainculcare nelle giovani menti valori e idee di unregime che cercava di imporre la sua egemonia dalbasso, attraverso una vera e propria opera di cate-chizzazione, si staglia nitida a seguito della letturadi questi “Diari”. Il modello di educazione e diistruzione portato avanti dal governo fascista dove-va condurre gradualmente ad una sorta di pensie-ro unico, in cui la soggettività degli studenti finivacon il risolversi nella oggettività dello Stato e dellaStoria: solo su questa base, d’altronde, il fascismoe con lui tutti gli altri totalitarismi potevanocostruire quel consenso quasi totale senza il qualenon sarebbero sopravvissuti.

Tuttavia, anche se il diario scolastico andavaconfigurandosi come uno strumento di propagan-da, con un preciso destinatario e un uso regola-mentato da precise normative, in molti casi cono-sce situazioni di anarchia applicativa, da cui sievince come le istanze soggettive degli alunni non

fossero completamente soffocate dall’armamenta-rio ideologico fascista; significative in tal sensoalcune frasi del diario di Romeo, allievo dell’istitu-to magistrale “Pimentel Fonseca” di Napoli: lenotazioni manoscritte con cui lo studente provvedead integrare le sezioni “Regolamento internodell’Istituto”, “Doveri degli alunni”, “Ricordi per igenitori”, hanno poco a che fare con la scuola e ilsuo impianto fascista. Leggiamo, ad esempio: “Gliallievi si presenteranno all’Istituto vestiti con ognisemplicità e modestia, essendo vietato, in speciealle alunne, acconciature e ornamenti troppo visto-si” [“eccezion fatta per quelle alunne che possanoeventualmente e ovviamente dimostrare di posse-dere cosce e zizze nervose, turgide e rassodate”].

In conclusione, non si può non evidenziarel’importante contributo che Marrella con il suo stu-dio dà alla storia del fascismo, importante soprat-tutto perché consente di avere un approccio diprima mano con alcune delle pagine più proble-matiche della nostra storia, su cui molto si è detto,ma su cui anche, e questi “Diari” ne sono la prova,molto resta ancora da dire.

“SI INSEGNI LA LETTURA CRITICA”Alla luce dei risultati del suo studio, ha

ancora senso la distinzione tra fonti “mag-giori” e fonti “minori”?

“Assolutamente no, almeno fintanto chesi segue, come io ho cercato di fare, unmetodo induttivo che dal particolare cercadi arrivare al generale”.

Compito dei diari era quello di inculca-re nelle giovani menti i valori del regimefascista. Secondo lei, questo obiettivo fueffettivamente raggiunto?

“Fu raggiunto solo in parte. Il diario sco-lastico pur avendo un preciso destinatarioed un uso regolato da precise disposizioninormative, conosce in realtà dei momenti dianarchia applicativa. Sulle sue pagine è faci-le, infatti, imbattersi in molteplici interventiestemporanei che poco hanno a che farecon la retorica fascista e che ci mostranocome la soggettività degli studenti emerges-

se spesso da quell’armamentario ideologicocon cui si cercava di soffocarla”.

La scuola oggi è in grado di educarerealmente ad un libero pensiero?

“Si sforza di farlo; bisognerebbe insi-stere maggiormente su questo punto e abi-tuare i giovani a leggere in maniera criticala realtà”.

Quale stato d’animo l’ha accompagnatanella lettura e nello studio dei diari?

“Ogni pagina, ogni passaggio ha rap-presentato per me un’emozione particola-re; spesso, però, ho provato un certo fasti-dio di fronte alla retorica fascista. Per meè stato, comunque, un arricchimentoautentico”.

Perché si dovrebbero spendere 30 europer acquistare il suo libro?

“Per comprendere qualcosa in più delfascismo, con un approccio di prima mano”.

Luigi Marrella

PER IL SUO LAVOROLUIGI MARRELLA HA POTUTO DISPORRE DI 41 DIARI: DUE PREFASCISTI,TRE FASCISTI DEGLI ANNI VENTI, 25 DEGLI ANNI TRENTA,UNDICI DEGLI ANNIQUARANTA; NELLA SECONDA PARTEDEL LIBRO, NE PROPONEALCUNI, DUE DEI QUALIAPPARTENEVANO A STUDENTI SALENTINI

La copertina del librodi Luigi Marrella

www.iltaccoditalia.netil quotidiano on line del salento

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L’intervento// // //Lavoro e formazione Aforisma

ritornare, ma come.quando il sistema fa fuggire i cervelli

il tacco d’Italia 23 Giugno 2007

Sul nostro quotidiano on line www.iltaccoditalia.net (sezione “Lettere e Lettori”, http://www.iltac-coditalia.info/sito/index-a.asp?id=2259) la lettera di un giovane ingegnere salentino che lavo-ra all’estero, ricoprendo ruoli di responsabilità e prestigio, svolgendo un lavoro gratificante e

altamente redditizio in una delle più grandi compagnie mondiali di trasporti aerei, ha generato unsusseguirsi di interventi. Polemiche, proposte, idee sulla voglia di ritorno, arginata dalla scarsa offer-ta, da parte dell’intero “sistema Salento”, di reali occasioni di lavoro qualificato, che rispecchi aspet-tative, formazione, competenze acquisite dai cervelli già in fuga. Abbiamo chiesto ad ElisabettaSalvati, presidente di Aforisma, unica business school del sud Italia e “ritornata” d’eccellenza, dichiarirci alcuni aspetti connessi allo sviluppo del territorio e alla formazione di figure professionaliqualificate. Su problemi e proposte connesse al “ritorno” torneremo più avanti.

Ritornare a lavorare nel Salento, dopostudio e lavoro al Nord: significa acconten-tarsi, trovare occasioni reali di lavoro qualifi-cato, o rimboccarsi le maniche e tentarel’autoimpiego?

“Il territorio è purtroppo lento a compren-dere la necessità vitale che ha il sistema pro-duttivo e istituzionale di innovarsi ed è di con-seguenza poco pronto ad assorbire le profes-sionalità elevate formate nei master.Nonostante da tutte le parti non si faccia cheparlare di competitività basata sulla cono-scenza (ricordiamo il tormentone “l’Europadeve diventare la società più competitivaentro il 2010, investendo in conoscenza”), delruolo cruciale della qualità delle persone(generatrici e depositarie delle conoscenze equindi elemento essenziale del “capitaleimmateriale”), gli indirizzi, le politiche, le pro-poste e gli interventi che ne seguono sonorivolti verso altre leve, quali ad esempio:

- l’innovazione tecnologica (per aumentarela produttività),

- il rafforzamento della “competizione glo-bale” quale condizione/stimolo per perseguirepiù elevati livelli di efficienza,

- il sostegno di dimensioni sempre più ele-vate delle imprese (tramite acquisizioni, fusioni,accordi) per ottenere “economie” di vario tipo(di scopo, di integrazione, di investimenti inricerca, di razionalizzazione produttiva, com-merciale e finanziaria).

Da un lato si è dunque consapevoli (oabbiamo solo imparato a memoria il tormento-ne) della centralità della qualità delle persone(intesa in senso lato come valori, conoscenze,professionalità, attitudini, comportamenti), mapoi si usano altre leve e si agisce su altri fatto-ri e le persone, con tutto il loro patrimonio diconoscenze sono costrette ad emigrare o hannodifficoltà a ritornare dopo aver lavorato fuori.

Questo è un aspetto delicato in relazionealle questioni legate allo sviluppo di questo ter-ritorio.

E’ impressionante in questi anni il numerodi manager con cui Aforisma è venuta in contat-to che sono di origine salentina e che sono statie sono felici di collaborare con la Scuola indocenze, progettazioni e analisi, perché, final-mente orgogliosi di poter offrire un piccolo con-tributo alla loro terra. In comune, tutte questepersone, hanno la convinzione, forte, che la loroprofessionalità (richiesta a ruba in altri conte-sti) non sia in alcun modo spendibile volendotornare “a casa”.

Ho idea che abbiano ragione. Io stessa per“ritornare” ho avuto unicamente lo sbocco del-l’auto imprenditorialità”.

Quali sono quindi le prospettive di inseri-mento lavorativo per i profili “alti”?

“La rete di partneship aziendali costruite in12 anni di lavoro della Scuola è enorme (circa1000 le aziende con cui collaboriamo per laprogettazione dei master, le docenze dei mana-ger, l’elaborazione e lo studio di casi concreti elo stage) ma la maggioranza di queste è localiz-zata nel centro - nord d’Italia. Qualcuna all’e-

stero, pochissime in regione. Alla base di questastrategia di network vi è la necessità dellaScuola di attivare un dialogo fattivo con leaziende, per decodificare le necessità concretedi competenze e conoscenze richieste alle risor-se umane da inserire nei contesti organizzativie da tradurre in progettazione formativa; anco-ra, è fondamentale che il periodo di stage deiragazzi sia fonte di apprendimento e si configu-ri veramente come un learning on the job. Leaziende che offrono questa opportunità di dia-logo e collaborazione si muovono sul mercatoforti di una buona cultura d’impresa e con unmanagement consapevole: una tipologia d’im-presa che è difficile rintracciare da noi. Comeeffetto di questa impostazione la maggioranzadegli stage che vengono attivati alla fine deimaster riguardano progetti di inserimento nelNord del Paese, molti dei quali si traducono inofferte di lavoro. Chi non rimane a lavorare nelleaziende in cui ha effettuato lo stage ricevesegnalazioni di offerte di lavoro da parte dellaScuola, quindi ancora una volta per il centronord”.

Che cosa fa Aforisma per promuovere l’in-serimento al Sud?

“E’ necessario promuovere cultura d’impre-sa nella nostra classe imprenditoriale ed èquello che la Scuola tenta di fare, proponendoseminari e corsi rivolti a professionisti e impren-ditori. I casi di studio elaborati dagli allievimaster di quest’anno sono cinque e tre di que-sti riguardano aziende del territorio locale. Cirendiamo conto, tuttavia, che per agire sullacultura sono necessari anni e l’obiettivo è anco-ra lontano ed è per questo che tra gli obiettiviformativi dei master vi è, forte, quello di pro-muovere nei ragazzi cultura imprenditoriale.

Abbiamo i primi risultati di questa sceltaformativa, perché alcuni dei nostri ex allievi,dopo un periodo di lavoro fuori dal territoriosono tornati per sviluppare una loro idea d’im-presa”.

TANTI I MANAGER DI ORIGINE SALENTINA CHE IN DIECI ANNI HANNO INSEGNATO AI MASTER AFORISMA.TORNARE? NON TROVEREBBERO LAVORI ALL’ALTEZZA DELLE LORO COMPETENZE

Elisabetta Salvati, presidente Aforisma

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Costume&società// // //Ricordi Il sì delle very important persons

di Laura Leuzzi

Casarano, anni ‘50.Un matrimonio di altri tempisi snoda, in corteo,in una “antica” piazza Diaz.Dietro la sposa, in quarta fila,il senatore De Matteiscon la moglie (archivio fotografico negozio“Leucci Liena Sposi”)

diveneree dimarte

Giugno profuma di fiori d’arancio.Perché, se maggio è il mese comune-mente dedicato a Maria, quello che latradizione sconsiglia di scegliere perfissare le proprie nozze, giugno èbaciato dalla dea Giunone, protettri-ce dell’amore e delle nozze. Sposarsinel mese di giugno vuol dire affidaread una buona stella la propria vitaconiugale.Attorno al matrimonio ruotano riti ecredenze di ogni tipo; non va celebra-to di venerdì né di martedì (“di Veneree di Marte non si sposa e non siparte”), né dopo il tramonto; non vafissato nel giorno del compleanno diuno dei due sposi, tranne nel caso in

cui questi siano nati nello stesso gior-no, perché allora è garantito che saràfelice. La sposa deve indossare qualco-sa di vecchio, qualcosa di nuovo, qual-cosa di blu, qualcosa che le sia statorelegato dalla madre e poi chissà checos’altro. Non deve vedere il maritonelle 24 ore precedenti le nozze e luinon deve vedere il suo abito da sposa.Per una serie di ragioni, il fatidico “sì”non si scorda mai. Così, abbiamo chie-sto alle vips salentine qual è il primoricordo che viene loro alla mentequando pensano al giorno del propriomatrimonio. Tutte hanno rispostosenza esitare. E ce ne hanno racconta-te di tutti i colori.

il tacco d’Italia 24 Giugno 2007

IL MATRIMONIO NON SI SCORDA MAI. LE VIPS SALENTINE RACCONTANO IL LORO “GRANDE GIORNO”

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Angelamaria Spagnolo, segretaria Ds Comune di Lecce29 dicembre 1997 - “Ricordo la grande felicità delmomento ma mista ad una profonda tristezza. Pochigiorni prima delle nozze era venuta a mancare la madredi mio marito, ma abbiamo deciso di celebrare ugual-mente il matrimonio perché era un suo desiderio”.

Elisabetta Salvati, presidente scuola di formazionemanageriale “Aforisma”22 aprile 2006 - “Tanto divertimento e la musica jazz.Quando i musicisti hanno iniziato a suonare, si èaperto l’open bar ed è iniziata la vera festa. Non hoavvertito alcuna tensione o stato d’ansia; quando siarriva al grande passo da più grandi la scelta si fa inmaniera più matura”.

Francesca Mariano, assessora Comune diLecce - 25 maggio 2006 - “Ero molto felicema anche consapevole di ciò che stavo facen-do. Il mio matrimonio è stato molto particola-re. E’ finito con mio marito che suonava la bat-teria ed io che lo accompagnavo con il kazoonell’esecuzione di brani brasiliani. Non è statoun matrimonio di quelli come li vuole la tradi-zione; abbiamo dormito insieme fino al giornoprima ed abbiamo organizzato tutto insieme.L’unica usanza che ho voluto rispettare è statamantenere il segreto sul mio abito da sposa.Quello no, non si può vedere prima”.

Roberta Mazzotta, amministratrice Roma Multiservizi6 dicembre 2003 - “Non dimenticherò mai la grandecommozione che ho provato quando mia madre è salitasull’altare, durante la cerimonia, ed ha letto una poesiache aveva scritto per me. E’ stato certamente il momen-to più toccante della giornata”.

Valeria Lupo, Ufficio marketing Bpp27 maggio 1989 - “Mi viene spesso in mente lo sguardoche ci siamo scambiati io e mio marito, quando sonoentrata in chiesa. E’ stato una sguardo difficile dadescrivere, un misto di tante sensazioni insieme. Ma èstato soprattutto frutto di tenerezza”.

Marina D’Arpe, avvocata8 luglio 2006 - “Si può davvero dire che il mio matrimo-nio è stato la quiete dopo la tempesta. Proprio in quelgiorno, infatti, una nuvola nera coprì Lecce. Non solo:dalle ore 11 alle 16.30 venne giù il diluvio universale.La cerimonia era fissata per le ore 19.30 ed io nonriuscivo a vivere la situazione con serenità. Ricordo l’an-sia nel vedere quel nuvolone; l’acquazzone lavò via ognientusiasmo. Per fortuna, la pioggia cessò e venne fuoriuna bellissima serata. Così arrivai in chiesa che avevogià sfogato ogni ansia e mi meravigliai della mia calma,io che di solito sono molto emotiva. Poi ricordo il miovestito; mi piaceva molto perché vi erano incastonatioltre 300mila swarovski ed emanava una luce davveroparticolare”.

Serenella Molendini, consigliera di Parità Provinciadi Lecce21 settembre 1972 - “E’ passato ormai tanto tempoda quel giorno; abbiamo già festeggiato le Nozze d’ar-gento, ma ricordo benissimo un particolare: eravamomolto giovani, quando ci siamo sposati; avevamo solo19 anni, e a quei tempi, si diventava maggiorenni a21. Quindi, per sbrigare tutte le pratiche abbiamodovuto chiedere l’autorizzazione delle famiglie. Lostesso è stato per il viaggio di nozze, alle isoleBaleari; ci hanno dovuto dare il consenso i genitori”.

Iaia Giangrande, segretaria di direzione Scarlino3 giugno 2006 - “Mi vengono ancora i brividi quandopenso al momento dell’entrata in chiesa. Ricordo checamminavo lentamente perché volevo che durasse ilpiù possibile. E’ stato un momento bellissimo. Di quelgiorno ricordo anche l’estrema serenità. Nei giorni pre-cedenti ero stata molto emozionata, mentre poi è pas-sato tutto. Ci pensavo e mi meravigliavo di me stessa”.

Raffaella Lecciso, responsabile marketingCanale 8 18 febbraio 1991 - “Terminato il pranzo, io nonvolevo rientrare in casa con mio marito mavolevo ritornare dalla mia famiglia. Avevo solo18 anni e mi sembrava strano dover rimanereda sola con lui. Avrei voluto portare in viaggiodi nozze con me almeno mia sorella gemella”.

Viola Margiotta, responsabile marketingazienda Ecomet29 maggio 2004 - “Quando sono entrata inchiesa ed ho visto il mio futuro marito che miaspettava vicino all’altare, ho provato un’emo-zione bellissima. La ricordo ancora. In quelmomento hai la consapevolezza che un sogno sista realizzando; è qualcosa che pensi che a tenon accadrà mai e invece poi accade eccome”.

Debora Gravili, ginecologa “Vito Fazzi” diLecce e presidente Ail Lecce27 luglio 1989 - “Al momento dello scambiodegli anelli, abbiamo invertito le mani e cisiamo ritrovati con la fede nella mano destra,non sapendo più come fare per correggere l’er-rore. Ma non è tutto, perché al ricevimento, ilservizio catering a cui ci eravamo rivolti si èdimenticato di portarci la torta. Dopo aver vintola causa, durata dieci anni, abbiamo organizzatouna nuova festa con una torta enorme”.

Emanuela Mariano Mariano, direttrice editoriale“L’ATV”1 luglio 1999 - “Al momento dell’apertura dellatorta, mi sono ritrovata da sola senza sapere dovefosse finito mio marito. Il locale era molto grandeed io non sapevo dove cercarlo. E’ un ricordo chemi procura ansia ancora oggi, quando ci penso”.

Alessandra della Tommasa, pubbliche relazione egrandi eventi azienda “Feola supporti medici”30 ottobre 1999 - “Subito dopo la cerimonia, miomarito, tutto preso dall’euforia com’era, si avviò congli amici verso il buffet dell’aperitivo, senza rendersiconto di avermi dimenticata in chiesa. Io stavo lì dasola ad aspettarlo ed ho dovuto farlo chiamare per-ché tornasse indietro a prendermi”.

Gabriella Cretì, direttrice sanitaria ospedale“Francesco Ferrari” Casarano27 settembre 1986 - “Mi dovevo sposare alle 16.30;alle 16.15 scoppiò un nubifragio. Io ed il mio futuromarito cercammo di ritardare l’arrivo in chiesa, nellasperanza che smettesse di piovere, ma non ci funiente da fare. Il risultato fu: cinque macchine inpanne a causa degli allagamenti delle strade; unabacinella in chiesa per raccogliere l’acqua che filtra-va dal soffitto; io che inaugurai un ombrellino biancoche mi era stato regalato e non avevo ancora maiusato. Al termine della scalinata della chiesa, però,una vecchietta che sembrava piombata lì dall’800 cidisse che avremmo avuto una vita fortunata”.

Teresa Bellanova, deputata Ds21 marzo 1990“Non ricordo un solo episodioin particolare legato al miomatrimonio. Come si puòricondurre una giornata cosìimportante ad un solo fram-mento? Ricordo tanta emozio-ne e, soprattutto, la grandegioia negli occhi dei miei geni-tori”.

Silvia Ricciardelli, attrice,Cantieri teatrali Koreja26 aprile 1986 - “Mi sono spo-sata nello stesso giorno e allastessa ora del disastro diChernobyl; questo non potreidimenticarlo. E senza preavviso,quindi non ero propriamenteattrezzata per l’evento. Così miamadre mi diede un suo tailleurbianco-panna e ritrovò un miovecchio paio di scarpe che sipotessero abbinare, che risaliva-no, però, a quando ero ragazza.Ma proprio mentre mi recavo inComune, una scarpa si ruppe eallora dovetti passare, già vestitacom’ero, da un negozio di scar-pe a comprarne un paio nuovo”.

Loredana Capone, vicepresidente Provincia di Lecce25 aprile 1990 - “Pur di stare da soli, io e mio marito siamo andati nella nostra casa,dove però non avevamo vestiti. Per non uscire, l’indomani, di nuovo vestiti da sposi,abbiamo dovuto telefonare a casa per farceli portare”.

Adriana De Luca, commercialista6 giugno 2005 - “Ho vissuto male il distacco dal miopaese. Io sono di Matino e, dopo il matrimonio, misono trasferita ad Alezio. Anche se non è lontano, hovissuto male questo cambiamento e il giorno delmatrimonio ci pensavo molto”.

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Si avvicina l’estate, la stagione del sesso. Ma èvero che il calore del clima risveglia i bollenti spiritio è sono un luogo comune?

“Non è tanto il clima a risvegliare la sessualità,anzi il caldo in certi casi potrebbe inibirla … specienelle donne. ”Antoò fa caldo”… per cui se parliamodi clima è appunto la “climatizzazione” anzi meglio ladeumidificazione ambientale che migliorerebbe l’atti-vità sessuale qui nel “Tacco d’Italia”. Dalla Primaverain poi si risvegliano gli amori, perché si allungano legiornate e la corteccia cerebrale viene maggiormentestimolata dalla luce solare. Esiste poi una piccolaconnessione nervosa tra sistema ottico, ipotalamo ecorteccia (fascio di FREY, certamente molto più svi-luppato negli animali rispetto al genere umano) che,grazie al prolungarsi della luce, riattiva e stimola icentri ipotalamici deputati alla sessualità e alla ripro-duzione.

L’immaginazione poi, al pari della stimolazionevisiva, ha un suo ruolo predominante. Scoprirsi emostrare le proprie forme e vederne le altrui, se gra-devoli ed accattivanti provocano, una cascata neu-roendocrina che stimola il sistema nervoso parasim-

patico; vengono attivati i recettori presenti nel tessu-to spongioso dei corpi cavernosi del glande e del cli-toride che sono notoriamente le “zone erogene” pereccellenza sia nell’uomo sia nella donna. L’uomogeneralmente viene stimolato ed attratto dalle formesinuose, dalle anche, dal seno femminile, specie sesono parzialmente scoperte e lasciano solo intrave-dere. Ciò che provoca invece particolarmente ledonne sono i glutei, per cui i maschietti, se voglionoessere attraenti e stimolare l’immaginazione femmini-le, devono stranamente lavorare molto proprio sulloro fondoschiena”.

Nell’immaginario comune, supportato da datistatistici, nei mesi estivi è più facile che coniugi efidanzati si tradiscano. Quali possono essere lecause?

“Tutto ciò che abbiamo detto prima porta aricercare la soddisfazione dello stimolo ricevuto dal-l’esterno, per cui in soggetti particolarmente predi-sposti dal punto di vista genetico e poco condizionatidal “super io” o dagli stereotipi culturali il tradimentoe il rinnovamento delle sensazioni erotiche porta

SeSSo oStriche e champagne.quando anche antoò ha caldo

di Margherita Tomacelli

il tacco d’Italia 26 Giugno 2007

Società// //Quella lunga estate calda//Tendenze

LUOGHI COMUNI E VERITÀSCIENTIFICHE SU CIÒ CHE IN ESTATE SOLLEVA GLI ANIMI E I SENSI. LAMBERTO COPPOLA, SESSUOLOGO E FISIOPATOLOGO DELLA RIPRODUZIONE, DIRETTORE DEL CENTRO MEDICO TECNOMED DI NARDÒ, CON IRONIA E PROFESSIONALITÀ SCIOGLIEDUBBI E INFRANGE CERTEZZESUL SESSO ESTIVO. PER PREPARARCI ALL’ESTATECHE INCOMBE

Lamberto Coppola

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esso stesso all’innesco di quei meccanismi neu-rormonali necessari a stimolare la propria sessua-lità. In questi soggetti poi la carica endogena for-nita dal tradimento può addirittura migliorare ilrapporto di coppia, rafforzandone il legame.Ripeto però che è stato identificato un gene parti-colare che codifica la predisposizione di un indivi-duo a tradire rispetto ad un altro e che moltoincide l’ambiente in cui si vive, la religione e l’e-ducazione.

Ecco perché molti uomini per tradire preferi-scono evadere dal proprio ambiente volandoverso paesi lontani. Lo stesso dicasi per le signoreche durante le ferie praticano cure estetiche incentri benessere di note città termali dove istrut-tori, massaggiatori ed i personal trainer, partico-larmente accorti alle loro esigenze, fanno sì cheesse non si annoino lontane dai mariti rimasti incittà a lavorare”.

Alcuni cibi possono essere un’alternativa alviagra?

“Certo, la banana! Vi meravigliate vero? Essaè un potente afrodisiaco, questa volta non soloper l’immaginazione evocata dalla sua forma par-ticolare, ma soprattutto per l’alcaloide che essacontiene! Si tratta della “Bufotenina” presenteoltre che nella buccia della banana, anche incerti “Funghi Magici” e nella pelle dei rospi, tantocari alle streghe che un tempo si diceva prepa-rassero filtri amorosi particolari. Il metodo piùpiacevole per sfruttare questa sostanza afrodisia-ca con effetto simile ainuovi farmaci che aiu-tano a mantenerel’erezione, tecni-

camente definititiinibitori della

fosfodiesterasi 5, èil seguente:

“Disponete su di unpiatto da forno le banane

mature e incidete la bucciaper lungo. Riempite i tagli di

zucchero e fate cuocereal forno per ventiminuti a fuocomoderato. Sfornatee sbucciate lebanane. Raschiatela parte interna

della pelle ricca appunto dell’afrodisiaco, i ritaglie filamenti ricavati verranno mescolati con il sugodi cottura e versati sulle banane. Può essere ser-vito con crema calda e possibilmente pepe diGiamaica”. Questa ricetta, proposta da DianaWarburton, ha il nome di “Potere Nero” … quantomai appropriato, non è vero”?

Ci sono dei profumi che stimolano il deside-rio sessuale?

“Nella bella stagione fioriscono piante ilcui odore inebria l’aria e stimola gli amori.Alcuni di questi profumi si accentuano la notteper cui il nostro ipotalamo che, come giàabbiamo detto ha avuto influssi positivi per ilprolungarsi della luce solare, continua ad esse-re stimolato intensamente anche al calar delsole. Chi di noi non è attratto dal profumo not-turno delle zagare (i fiori d’arancio propiziatoriappunto dei matrimoni), dei gelsomini, dei gia-cinti… I fiori di ippocastano poi hanno unodore penetrante e stimolante per entrambi isessi, perché contengono una combinazione disostanze chimiche presenti anche nelle secre-zioni seminali del maschio. Il marchese deSade accenna agli effetti afrodisiaci dell’aromadei fiori di ippocastano confezionati in sacchet-ti odorosi ed immersi nell’acqua del bagno.Un’altra possibilità è visitare Parigi in questoperiodo, vale a dire nella tarda primavera,quando gli ippocastani sono in piena fioritura.

Stimoli olfattivi sono dati poi dai corpi, mag-

giormente scoperti, che grazieall’innalzamento della tempera-tura aumentano la vasodilatazio-ne periferica e trasudano i feror-moni, vale a dire quelle sostanzevolatili emanate dal corpo e per-cepite come “segnale chimico dicomunicazione sociale tra individuidella stessa specie”. Questi fenome-ni sono noti negli insetti e anche inmolti vertebrati, nel caso dell’uomo la percezionedi questi segnali supera la sfera sensorialecosciente raggiungendo a quanto pare il subcon-scio e la memoria genetica”.

Quale consiglio darebbe a chi vuole vivereintensamente un’estate di sesso con la propriacompagna o compagno?

“Quando una coppia è stabile sicuramente ilconsiglio è quello di vivere una sessualità che sianello stesso tempo “creativa e ricreativa”, vale adire non abitudinaria rinnovandosi ogni giorno edinventandosi sempre qualcosa di nuovo per diver-tirsi e ricrearsi con il sesso.

Ai singles che sono invece a caccia di nuoveesperienze o di “quell’amore che ti cambia…” vor-rei ricordare quanto ha scritto Oscar Wilde: “Gliuomini vorrebbero essere sempre il primo amoredi una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Ledonne hanno un istinto più sottile per le cose: aloro piace essere l’ultimo amore di un uomo”.Buona estate a tutti.

il tacco d’Italia 27 Giugno 2007

È STATO IDENTIFICATO UN GENEPARTICOLARE CHE CODIFICA LA PREDISPOSIZIONE DI UN INDIVIDUO A TRADIRERISPETTO AD UN ALTRO, MA MOLTO INCIDE L’AMBIENTEIN CUI SI VIVE, LA RELIGIONE E L’EDUCAZIONE

Ostriche echampagne. E’vero che alcunicibi sono afro-disiaci?

“Afrodite(Venere), nata

dalla spuma del mare, era adorata dai greciantichi come la dea dell’amore, senza alcunadifferenza tra quello carnale e quello ideale,per cui ella ha dato il proprio nome comeaggettivo a quei cibi e/o alle droghe che sti-molerebbero l’attività sessuale. L’afrodisiacopuò accendere il desiderio, accrescere le ener-gie o migliorare l’atto d’amore in sé agendo inuno o più dei seguenti modi: – può avere un effetto specifico sulle zone

erogene;– può eccitare o agire da irritante focalizzando

l’attenzione sull’area genitale;– può stimolare la mente per suggestione o un

simbolismo sessuale;– può rilassare il corpo allentando le inibizioni;– può risultare salutare e nutriente, essendo

ricco di vitamine e minerali;– può prolungare la durata dell’atto d’amore.

Insomma gli afrodisiaci sono in grado diesaltare, raddolcire o ispirare lo stato d’animo

e spesso creando la giusta atmosfera nelluogo di seduzione. Ostriche e champagne sidiceva poc’anzi? Bene la ostriche per esem-pio, non solo provengono dal mare comeVenere, ma somigliano in modo suggestivo aigenitali femminili, sono un alimento moltosano e ricco di fosforo, zinco e rame, beneficoper il corpo ed il cervello, per questo greci eromani ne erano ghiotti e le ritenevano estre-mamente afrodisiache. Lo champagne oltre aesaltare il sapore delle ostriche, essendo spu-meggiante ricorda appunto la spuma del mareda cui è nata Venere e facilita la digestione. Ladebole gradazione alcolica aiuta gli amanti arilassarsi ed annulla le inibizioni, le sue bolli-cine stimolano la fantasia. L’azione afrodisiacaviene esaltata quando viene bevuto nelle clas-siche coppe francesi. Infatti forsenon tutti sanno che esse sonostate inventate da Madame dePompadour che le aveva commis-sionate ad un famoso artigianovetraio sullo stampo del suo mera-viglioso seno. Bisogna infine ricorda-re che l’eccesso di champagne hainvece effetto contrario e depressi-vo, per cui sono consigliabili solodosi moderate”.

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I partiti prêt a porter, come vestiti usa e gettada cambiare in modo così disinvolto da far arrossi-re anche il principe Salina. Presentate ormai leliste, si può infatti facilmente verificare come sialungo l’elenco dei candidati alle prossime elezioniamministrative di Lecce che, per un motivo o per unaltro, a volte nobile altre volte meno, quest’anno sipresentano con un partito diverso da quello che liha visti protagonisti negli anni passati. E se qualcu-no si è solo riassestato su posizioni più congrueall’interno dello stesso schieramento, altri invecehanno sperimentato partiti di ogni coalizione. Comeha fatto, tanto per fermarci ai casi più noti, StefanoCiardo, che nel 98 era con i Ds, nel 2002 si pre-sentò con Forza Italia e prese 877 voti, ora ha cam-biato di nuovo e si presenta con l’Udc. C’è AntonioCapone che nel 98 era con Fi, nel 2002 presentòuna sua lista, “Più forza per Lecce” con la qualeprese 516 voti; nel 2005, da segretario cittadinodell’Udeur, appoggiò la candidatura alla presidenzadella Regione di Nichi Vendola; ora, dopo aver permesi puntato a fare il candidato sindaco del TerzoPolo, è tornato nella lista di Fi. In senso inverso ilpercorso di Antonio Marciante: già sindaco diNovoli per il centrodestra, nel 2002 si candidò conFi e prese 1.072 voti divenendo anche assessore diAdriana Poli Bortone; ora si candida nella lista “Unabuona azione per Lecce” promossa da AntonioRotundo. Maurizio De Meis nel ’95 sostenne il cen-trosinistra, nel ’98 col Patto per il centro sostennela Poli Bortone, era con Fi nel 2002, poi con AzzurroPopolare alle Provinciali del 2004, ora si presentacon An. C’è anche Antonio De Rinaldis, già assesso-re ai Servizi Sociali col sindaco Stefano Salvemini,che nel 98 col Ppi prese 207 voti, nel 2002 con“Più Forza per Lecce” a sostegno della Poli Bortoneprese 113 voti, (ma c’era anche un suo omonimocon Fi che prese 273 voti); ora si ricandida con lalista Corvaglia a sostegno di Rotundo. SilverioBosco fino al ’98 si era presentato con lo Sdi, poinel 2002 si presentò con Fi ed ora ha cambiatoancora e si presenta con An. Carlo Madaro è statocandidato presidente del centrodestra alle provin-ciali del ’99, poi nel 2002 si è candidato a Leccecon la lista “Insieme per Maritati”, nel 2004 alleprovinciali e nel 2005 alle regionali con “Italia deivalori”, stesso partito con il quale si presenta oraalle comunali. Giovanni Castoro con Fi nel 2002presidente di quartiere Rudiae-Ferrovia, ha capeg-giato il centrosinistra nel 2006 per la presidenzadello stesso quartiere, ora si candida consiglierecomunale con l’Udeur. Pasquale Aralla ex presiden-te del quartiere Leuca con i Ds, ora candidato pre-sidente del quartiere Centro-Mazzini con Fi. MarioGiugno nel 2002 era con l’Udc e prese 109 voti,ora si presenta con la lista di Rotundo “Una buonaazione per Lecce”. Paolo De Lorenzo era nella giun-ta di Stefano Salvemini ed ora si presenta nellalista “Centro Moderato” di Wojtek Pankiewicz, insie-

me a Luciano Greco che nel 2002 era in lista conFi e con Goffredo Tana, anch’egli approdato nellalista “Centro moderato” da Fi con la quale si candi-dò nel 2002. C’è poi Maurizio Scardia che nel2002 era stato eletto con la lista “Per Lecce e leMarine”, nel corso della legislatura è passato primacon Fi e poi con la Dc per le Autonomie: ora si can-dida con la “Dc – Italia di Mezzo” di WojtekPankiewicz. Antonio Verardi, invece, nel 2002 era inlista con Fi mentre ora si candida con iSocialpopolari di Mario De Cristofaro.

Ci sono coloro poi che, pur cambiando partito,sono rimasti però fedeli allo schieramento d’origine.Fra questi notiamo, per esempio e partendo dalcentrodestra, Francesco Cazzella che nel ’98 eranella lista Ccd-Cdl; nel 2002 era passato a ForzaItalia con tutto il Cdl di Fitto, questa volta invece sipresenta con An. Alfredo Pagliaro nel 2002 eracandidato con l’Udc che lo elesse con 503 voti; nel2004 si presentò alle Provinciali con l’Udc, ora sicandida con la Dc per le autonomie a sostegno diPerrone. Saverio Congedo, Luigi Coclite, GiuseppeRipa, Corrado De Rinaldis e Pierpaolo Signore,tutti presenti nella lista di An nel 2002, ora si can-didano con la civica “La Città”, come LucioInguscio, che nel 2002 era candidato con l’Udc.Vittorio Solero si candidò nel ’98 con An, poi nel2002 con la lista di Capone “Più forza per Lecce”,ora si ripresenta con An. Lino (Carmelino)Melissano, ora tornato in Forza Italia, era con lalista “Più Forza per Lecce” di Capone nel 2002 enel 2004 era con la lista Baldassarre alleProvinciali; Umberto Mele, che ora si presenta conla lista “La città”, nel ’98 prese 114 voti con Fi;Sergio Bursomanno era nelle liste di Fi nel ’98, nel2002 era nella lista “Più Forza per Lecce” ed ora èapprodato nella lista “Lecce città del mondo” diPaolo Perrone. Stessa lista in cui si ritrovanoFiorino Greco, eletto nel 2002 con la lista “PerLecce e le Marine” e che, nel corso della legislatu-ra, è passato prima con Fi, poi con la Dc, eFrancesco De Matteis che nel ’95, nel ’98 e nel2002 era con Fi, poi, dopo un breve passaggionella Dc, è ora nella lista Perrone. Con la stessalista è anche Tommaso Vadacca, che nel 98 eracon An. Fernando Calò nelle scorse elezioni si can-didò con una civica, “Impegno e solidarietà” alla 3^circoscrizione, risultando il consigliere di quartierepiù suffragato con 551 voti, ora si presenta per ilConsiglio comunale con Forza Italia. Altro caso èquello di Gabriele Arena, assessore all’Urbanistica

per la Dc nelle amministrazioni fine anni ’80 inizioanni ’90, che nel 98 si candidò con l’Udr, l’Unitàdei repubblicani, a sostegno della Poli: ora si candi-da con la “Dc-Italia di mezzo” che sostiene WojtekPankiewicz.

Lo stesso fenomeno di riposizionamento all’in-terno della coalizione si registra anche nel centrosi-nistra dove, per esempio, Sergio Paladini, ex Ds, siè presentato con lo Sdi alle provinciali del 2004 esi ripresenta con lo stesso partito quest’anno.Manuel Buccarella si presenta col Pdci dopo esser-si candidato con i Verdi nel 2002. GiampieroCorvaglia invece era con i Verdi alle Europee del2005, poi un breve passaggio con la Margherita edora presenta una sua lista civica in appoggio aRotundo. Nella lista Corvaglia c’è Gaetano DiDonfrancesco, che nel ’98 e nel 2002 era con iVerdi e nel 2004, alle Provinciali, era con lo Sdi. Nel2002 Roberto Cirillo era con la Margherita, ora sipresenta con la lista di Rotundo “Una buona azioneper Lecce”, come Maurizio Gianfreda che nel 2002era con i Riformisti di Corradino Marzo. Nella stessalista di Rotundo è anche Adriana Turchi che invece,nel ’98 e nel 2002 era in lista con lo Sdi.

Ci sono poi quelli che, restando fedeliall’“idea”, si riposizionano all’interno della stessaarea dello stesso schieramento, fenomeno alquantovasto a causa delle scissioni ed al conseguenteproliferare di partiti. Un paio di esempi per capire. Asinistra Claudio Maci, già consigliere comunale diRifondazione Comunista fino al ’97, si presentò nel2002 ancora con Rifondazione ed ora è col Pdci.Stesso fenomeno nella destra con, sempre a mo’d’esempio, Egidio Personè che nel 2002 era capo-lista del Movimento Sociale, nel 2004 alleProvinciali era con la Fiamma Tricolore, ora si posi-ziona con An; Luigi Romolo Protopapa e CalogeroMazzara erano anch’essi con il Ms nel 2002 edora li ritroviamo con la Fiamma Tricolore, StefanoSpedito invece dall’Ms nel 2002 si è ora spostatocon Alternativa per Lecce di Alessandra Mussolini,dove c’è pure Luigi Ianne che nel 2002 era con An.

Vista la situazione una domanda sorge sponta-nea: non è che ormai nello stemma di Lecce alposto della lupa ci starebbe meglio il gattopardo o,peggio, il camaleonte?

21 maggio 2007

Paese che vai Lecce e dintorni// //commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

il tacco d’Italia 29 Giugno 2007

A GIOCHI FATTI, PUBBLICHIAMOUN INTERVENTOCHE HA SOLLEVATO NUMEROSICOMMENTI E POLEMICHE,PUBBLICATO SUL NOSTROQUOTIDIANO ON LINE

tutti i camaleontidella politica lecceSe

HANNO ATTRAVERSATOTUTTO L’ARCO COSTITUZIONALE E RITORNO. E RIESCONO ANCORA AD ESSERE SULLA CRESTADELL’ONDA. I CASI PIÙ ECLATANTI DI POLITICI VOLTAGABBANA

di Volta&Gabbana

(I commenti a questo approfondimentosu http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=2346)

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Tutto cominciò con un manifesto pubblicitario.Un grande cartellone, in formato 6x3, simile aquelli utilizzati nelle campagne elettorali. Il

soggetto era inconsueto: un pallone schiuso dalquale sembrava fuoriuscire un gruppo di ragazzi, igiocatori della squadra locale di pallamano, unitiin cerchio, nel rituale atteggiamento di darsi lacarica prima di una gara. Gli atleti, però, eranofotografati in mutande, praticamente nudi. Nonindossavano la maglia ufficiale, non portavano ipantaloncini di gioco e, per giunta, il pallone eraspaccato.

Era superfluo leggere lo slogan del manifesto(“Effettivo Bsogno”). Il messaggio era chiaro: airagazzi del “Centro Sportivo Handball Casarano”(così si chiamava la società) mancavano le risorseper disputare il campionato di serie B, che aveva-no conquistato contro ogni pronostico. Gli sponsordi allora, dopo aver dato un’occhiata alle squadrepartecipanti al nuovo campionato, si erano spa-ventati: troppo costose le trasferte in Basilicata, inCalabria e in Campania. La rinuncia era scontata.Che fare? Rassegnarsi ad un altro campionato diserie C oppure trovare qualcuno per finanziare ilsalto in una categoria di prestigio?

Era il 15 ottobre 2004. Di quel manifestose ne ordinò solo una copia e fu affissa su unodei tabelloni vicino al centro commerciale di viaVanoni. Ma bastò. Perché la “provocazione” eratalmente carina che Quotidiano ne fece un ser-vizio che fu ripreso dalle televisioni locali edagli altri giornali, finché il caso della “squadra

in mutande” arrivò all’attenzione della personagiusta. Ivan De Masi, vice presidente del GruppoItalgest, si appassionò alla vicenda e ne parlòcon il fratello Paride De Masi, patron della hol-ding salentina, che si fece convincere a fare uninvestimento che, in quel momento poteva sem-brare un azzardo, ma che si è rivelato un ottimo

strumento di immagine.E’ una storia poco italiana, di quelle che tanti

film hollywoodiani hanno raccontato: il sogno chesi realizza quando tutto sembra girare storto, conl’attore principale che, con ostinazione, cerca ilsuccesso. In quel genere di film c’è molta fanta-sia; qui invece è tutto vero.

il tacco d’Italia 31 Giugno 2007

Paese che vai Casarano e dintorni// //

campioni d’italia. Storia da hollywood

di Enzo SchiavanoPh: Carmen Panico

15 ottobre 2004. La società “Centro Sportivo Handball Casarano” si mette in mutande su un manifesto e chiedeaiuto per disputare il campionato di serie B

DA “CENTRO SPORTIVOHANDBALL CASARANO” AD “HANDBALL ITALGESTSALENTO D’AMARE”: DALLE MUTANDEALLA GIACCA E CRAVATTA

SOLO TRE STAGIONI FA COMPARIVANO IN MUTANDE IN UN MANIFESTOCHE URLAVA UN “EFFETTIVO BSOGNO”. OGGI, GIUSEPPE CASTO

È IL RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE, MENTRE MAURIZIO MONTE E MARCO MASTROLEO SI OCCUPANO DEL SETTORE LOGISTICO

E LA LORO SQUADRA, LA HANDBALL ITALGEST SALENTO D’AMARE, SI È AGGIUDICATA LO SCUDETTO NELLA MASSIMA SERIE

Campioni d’Italia.L’esultanza di Ivane Paride De Masialla vittoria dello scudetto

PULIZIE E SERVIZI

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Solo che i protagonisti della storia nonsono i Tarafino, i Fovio, i Lisicic e gli altri gioca-tori che hanno conquistato il primo scudettodella storia della città. Sono quelli che oggistanno dietro le quinte, idealmente seduti die-tro una scrivania, e senza quasi rendersi contosono passati dalle mutande alla giacca e cra-vatta.

Giuseppe Casto, Marco Mastroleo eMaurizio Monte sono tra gli interpreti di quellaprovocazione e della storia del “CS CasaranoPallamano”. Hanno scoperto l’handball grazie aGiuseppe Pede, il loro professore di educazionefisica alle scuole medie, che ha di fatto intro-dotto questo bellissimo sport in città. Hannopartecipato a diversi campionati studenteschi egiovanili finché, dopo una pausa di qualcheanno, hanno riscoperto la voglia di tornare sulparquet. E così Casto e Monte ricoprono il ruolo

di terzini, mentre Mastroleo è uno dei portieridel “Centro Sportivo Casarano”, una sorta diincubatore degli sport minori a Casarano, tracui la pallamano.

La squadra si comporta molto bene e inpoco tempo approda nel campionato di serie Cche riesce a vincere a sorpresa. Il passaggionelle mani della Italgest, che immediatamenteannuncia programmi ambiziosi, comporta il rin-novamento totale della squadra. I nostri treprotagonisti decidono di abbandonare il par-quet e diventano dirigenti della società. Oggiindossano l’elegante abito scuro d’ordinanza:Casto è il responsabile del settore giovanile,mentre Monte e Mastroleo si occupano del set-tore logistico. In tre stagioni, grazie a campa-

gne acquisti sontuose, la società di Ivan DeMasi approda nel massimo campionato.

La Italgest ingaggia il meglio che c’è sulmercato, a cominciare da Vito Fovio, il portieredella Nazionale, e Alessandro Tarafino, il piùgrande giocatore di tutti i tempi (una specie dimonumento della pallamano italiana, tipoGiuseppe Meazza o Gianni Rivera per il calcio).Poi una schiera di stranieri che farebbero la dif-ferenza in ogni squadra. Un ruolo importante loha avuto anche il direttore sportivo, GiuseppeIsernia, che non figurava tra quelli fotografati inboxer, ma era il coordinatore del “CentroSportivo”. E non bisogna dimenticare il campio-ne d’Italia Valerio De Nuzzo, giovane promessadella pallamano salentina, che era in mutandecome gli altri. Non ha indossato il vestito dadirigente, ma ha continuato a giocare, anche sequest’anno non ha avuto molto spazio.

Giuseppe Casto.Oggi responsabile del settoregiovanile della squadra

Maurizio Monte.Da terzino a responsabiledel settore logistico

Ex portiere.Marco Mastroleo (a sinistra), qui con GiuseppeIsernia, direttore sportivo, è oggi responsabile del set-tore logistico

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Una notte San Paolo apostolo giunse, navi-gando, al promontorio di Santa Maria di Leuca eda lì a Galatina. Qui fu accolto da un religioso e ilsanto, per ricompensarlo, ottenne da Dio il poteredi risanare quanti fossero stati morsi da animalivelenosi, facendoli bere all’acqua di un pozzo.Così, tutti coloro che, morsi dalla taranta o daaltri animali velenosi, si recarono al pozzo (che ilsindaco Biagio Chiarenti fece chiudere, per motiviigienici, nel 1959), chiedendo a San Paolo la gua-rigione, da allora in poi, la ottennero.

Oggi il pozzo miracoloso è chiuso, ma l’affre-sco che raffigura San Paolo, che appartiene allastessa epoca della cappella (il 1700 circa), e cheuna volta era molto rovinato, è stato restaurato (acura di Maria Prato). Gli attributi iconografici diSan Paolo ci sono tutti, il libro, la spada; dovreb-be esserci il serpente ma non si vede perché l’in-tervento di recupero non ha potuto ripristinaretutti i colori.

la leggenda

Paese che vai Galatina e dintorni// //

Il fenomeno del tarantismo èuno dei più controversi e, nellostesso tempo, affascinanti, che ilSalento conosca. C’è chi gli dànatura sociale-antropologica. Chi,invece, ci crede fermamente. ComeBenito Derniolo, edicolante diGalatina. Lui un’esperienza direttadi tarantismo l’ha avuta e la ricor-da come se fosse ieri, eppure sonogià passati almeno 40 anni.

Con i suoi fratelli erano appe-na più che ventenni. Anche lasorella Lucetta aveva pressappocola stessa età. In quegli anni si tro-vavano a Latina (Lucetta è poirimasta lì). In una giornata comele altre, tutti insieme stavanopranzando in giardino. “Quando,all’improvviso, Lucetta si mette agridare in un modo che non avevo mai sentito.Piangeva forte – ricorda Benito – e noi non riusciva-mo a calmarla. Ci raccontava di aver sentito qualco-sa tra i capelli e poi una puntura. Ci accorgemmo didue piccoli fori che le erano apparsi sul dito e chela facevano agitare per terra dal dolore. Quando

guardai con più attenzione, vidi unragno, una tarantola grossa e nerache ebbi subito l’istinto di schiac-ciare con il piede. Raccolsi il vele-no giallo che ne uscì e l’animaleormai morto in una scatolina e,intanto, accompagnammo Lucettain ospedale. Nel tragitto in mac-china – continua - lei non riuscivaa stare ferma per il dolore e conti-nuava a gridare. Vedevo il suo visocambiare colore e diventare viola,azzurro, giallo e bianchissimo. Imedici le somministrarono duedosi di calmante che, dopo qual-che ora, le diedero pace, anche seil dito e l’intera mano rimaserogonfi per qualche giorno. In ospe-dale diedi ai medici la tarantolaed il veleno, affinché lo esaminas-

sero. Questi confermarono che si trattava di unatarantola velenosa. Non riesco a capire come possa-no dire che la tradizione delle tarantolate aGalatina non esiste; esiste eccome; io ho assistitoin prima persona a che cosa succede quando ilragno ti morde. Non posso dimenticarlo”.

Santu paulu meude galatina

La notte tra il 28 e il 29 giugno non è una notte come le altre a Galatina. La tradizionenarra infatti che in quella notte dall’intero Salento si recavano in città le “tarantate”,ovvero le donne morse dalla tarantola o da altri animali velenosi, per chiedere a San

Paolo, nella cappella a lui dedicata, la grazia della guarigione.

il tacco d’Italia 34 Giugno 2007

Benito Derniolo

TRA STORIA E LEGGENDA, IL RACCONTO DI CHI HA ASSISTITO AL MORSO DELLA TARANTOLA

di Margherita Tomacelli

E’ sorto nel 2005 nel cuore di Galatina (conces-so in comodato dal Comune), proprio alle spalledella cappella di San Paolo, il Centro sul tarantismo,dove sono raccolte fotografie, documenti, racconti evarie pubblicazioni sul fenomeno delle “tarantolate”.Il centro è gestito dall’associazione “Centro studi sultarantismo e costumi salentini”, presidentessa MariaTeresa Merico, che si è costruita nel 2001. Obiettivodell’associazione è far diventare il centro, che oggi simantiene tramite sponsor, contributi degli associatie, di tanto in tanto, anche di Comune e Provincia,una casa museo del tarantismo.

Il centro si regge sul volontariato ed è aperto alpubblico nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì,dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 20.

Maria Teresa Mercio ci ha fatto da guida nellavisita al Centro.

“I galatinesi si sono sempre vergognati del feno-meno del tarantismo. Eppure è un mito che affondale sue radici in tempi assai remoti, dalla MagnaGrecia dei miti dionisiaci (documentati da scrittoricome Esiodo) al Medioevo. Un tempo riguardava l’in-tera Puglia, poi è rimasto un fenomeno di nicchiatipicamente salentino ed è diventato prettamentefemminile. L’enigma è questo: il tarantismo è davverodeterminato dal morso di un ragno o è un problemapsico-sociale? E, ancora, perché riguarda solo ledonne? Ernesto De Martino, autore di uno dei saggipiù famosi sull’argomento, “La terra del rimorso”(Milano, 1961), ha sostenuto che il morso dellatarantola altro non era che un espediente socio-cul-turale per dare alla donna la possibilità, almeno inquei giorni, si stare al centro dell’attenzione e che, indefinitiva, il tarantismo come malattia causata dalmorso della tarantola non esiste. Quale sia la veritànon si può stabilire, ma per l’8 giugno la nostra asso-ciazione ha organizzato il convegno dove il temaverrà trattato in un’ottica storico-antropologica e psi-chiatrica”.

da dioniSoalla taranta

Maria Teresa Merico, presidente dell’associazioneculturale “Centro sul tarantismo” di Galatina

Un momento collettivo.La “tarantata”, nei giornidi San Paolo eraal centro dell’attenzione(foto conservata nel centrostudi sul tarantismodi Galatina)

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Il culto di San Paolo nelSalento è legato alla piccolachiesa galatinese dedicata alSant’Apostolo, aggregata altardo-settecentesco PalazzoTondi-Vignola. All’interno della cappella,nell’unico altare in pietraleccese di gusto rococò, vi èil dipinto di San Paolo (oliosu tela cm 240 x 142) delpittore ruffanese Saverio Lillo(Ruffano 1734 – ivi 1796).La tela è una delle ultimeopere del pittore, in basso adestra reca la firma “FRANC.XAV. LILLO P. 1795”.La composizione è dominatadalla figura di San Paoloavvolta da ampi panneggi,che si staglia sullo sfondoraffigurante un tratto dicosta dove campeggia a sini-stra, sull’alta linea d’orizzon-te, una vela. Il luminoso esevero volto del santo, deli-neato una nera barba e foltacapigliatura, è diretto versolo spettatore. La mano sinistraregge il manto e sul braccio èappoggiata una lunga spada,mentre la destra indica un angeloche regge un grosso libro aperto,sulle cui pagine ci sono dei riferi-menti alle lettere scritte dall’apo-stolo ad Efesini, Romani eCorinzi. Sulla sinistra in primo piano, duepersonaggi rivelano una forte ten-

sione devozionale: un uomomalato (il tarantato), mollementeadagiato e sorretto da unadonna, è in attesa di ricevere lagrazia dal santo guaritore daimorsi d’animali velenosi. Dietro,una figura angelica inginocchiatatiene fra le mani un secchiellocon l’aspersorio per la benedizio-ne del tarantolato. La presenzanel dipinto di questi personaggi,

sottolinea la devozione al“folgorato di Tarso”.Nel dipinto compaiono ele-menti che alludono all’episo-dio dell’apostolo sull’isola diMalta: in alto a sinistra, sullalinea d’orizzonte, si scorgeuna barca a vela, mentre laserpe strisciante è a destrain prossimità dei piedi delsanto. Anche un altro dipinto mura-le raffigurante San Paolo(tempera cm 191 x 71,5),situato nella nicchia dellaseconda vera del pozzo mira-coloso (nel cortile del palaz-zo), è riconducibile agli stile-mi del Lillo. È presumibil-mente coevo alla tela (1795)posta nella cappella.La figura di San Paolo si pre-senta in una composizioneclassica: in piedi, con lamano sinistra regge un libroe una spada, mentre alza ladestra al cielo in segno dipredicazione.

Del dipinto si conserva solo laparte superiore, e purtroppo, ilrecente restauro ha totalmentealterato la qualità pittorica e i trat-ti fisionomici del santo: quell’ariadolce e malinconica del volto chetraspariva dai frammenti è svanitatra grossolane ridipinture.

* studente Accademia diBelle Arti Lecce - Pittura

U SANTU PAULUAhi Santu Paulu meu de le tarante pizzichi le caruse, pizzichi le caruse, a mezzu l’anche.E santu Paulu meu te le tarante pizzichi le caruse, pizzichi le caruse tutte quante.Santu Paulu meu de Galatina famme ‘na grazia a mia, famme ‘na grazia a mia ca’ sun la prima.Santu Paulu meu de Galatinafammela ‘ccuntenta, fammela ‘ccuntentasta’ signurina.Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni pizzichi li carusi, pizzichi li carusi li pantaluni.Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni pizzichi li carusi, pizzichi li carusi a li cujuni.E Santu Paulu meu de Galatina lassatila ballare, lassatila ballare sta signorina.Ahi Santu Paulu meu de Galatina...facitece ‘na grazia, facitece ‘na grazia ‘sta mattina...

di Stefano Tanisi*

due volte San paolo. Firmato da lillo

Tempera su muro.San Paolo raffigurato sulla parete del pozzo miracoloso

San Paolo olio su tela.Il dipinto conservato nella cappelladedicata al santo

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Sette sezioni distaccate del Tribunale diLecce, dislocate in altrettanti Comuni dellaprovincia, sembrano davvero troppe, soprat-

tutto in relazione al numero degli abitanti, circa850mila in tutto, e allo stato, tutto sommatobuono, della viabilità provinciale. E’ stata così sol-levata nella provincia salentina una polemica daparte della magistratura che ha chiesto più volteal Consiglio superiore di Roma una riduzione delnumero delle sezioni distaccate, tramite un loroaccorpamento o la realizzazione, come contropar-tita, di una seconda sede di Tribunale ordinariometropolitano. Un Tribunale nuovo ed autonomo,dunque, in sostituzione delle tante, troppe, sedidistaccate. Un Tribunale che, per venire incontroalle esigenze del territorio, dovrebbe sorgere nelbasso Salento. Ancora prima che il Consiglio sipronunci, la gara tra Comuni si è aperta: tutte leattuali sedi delle sezioni distaccate vogliono ospi-tare il nuovo, eventuale, Tribunale autonomo. Lacorsa è tra Galatina, Nardò, Gallipoli, Casarano,Tricase, Campi Salentina. E Maglie.

Ma qui la questione si complica. Perché nonsi tratta solo di avere le carte in regola per esseresede del nuovo Tribunale, ovvero aver individuatouna struttura abbastanza spaziosa da soddisfare

le nuove necessità, o di trovarsi in una posizionestrategica per essere facilmente raggiungibile daiComuni da servire. Il Comune di Maglie, infatti,una sede che potesse essere adatta ai nuovibisogni l’aveva pure individuata, ed era l’edificiodell’ex Enel, spazioso a sufficienza, comodamenteraggiungibile e in vendita. E allora ha chiesto piùvolte, da un anno a questa parte, il parere sul-l’acquisto da parte del Ministero di Grazia e giu-stizia, perché spetta a Comune e Ministero insie-me farsi carico della spesa.

Dal Ministero, però, non sono arrivate rispo-ste. E neppure da Alberto Maritati, sottosegretarioalla Giustizia, sollecitato dal Comune in proposi-to. Anche noi abbiamo cercato di metterci in con-tatto con Maritati per chiedergli quali sono gliorientamenti del governo; per bocca di PinoSbarro, il suo segretario particolare, questi haescluso che possa sorgere in provincia di Lecceun secondo Tribunale autonomo.

Nell’attesa delle risposte, e dunque nell’atte-sa di sapere che ne sarà dell’attuale sede distac-cata del Tribunale, il Comune ha limitato all’es-senziale gli interventi di messa a norma sul vec-chio immobile. Che, però, così non può andareavanti.

Paese che vai Maglie e dintorni// //

DA ROMA SI ATTENDONO RISPOSTE SULL’ACQUISTO DELL’IMMOBILE PER IL NUOVO TRIBUNALE. E INTANTO CI SI CHIEDE CHE NE SARÀ DEL VECCHIO

“CI POTREMMO ARRANGIARE”“La struttura ex Enel sarebbe perfetta per ospi-

tare gli uffici del Tribunale autonomo; lo confermòanche la Commissione centrale del Ministero diGrazia e giustizia. Ma l’iter per l’acquisizione dell’im-mobile è bloccato per problemi di natura economi-ca. Se la procedura per l’acquisto non dovesseandare avanti, ci si potrebbe arrangiare nell’attualesede, ma bisognerebbe trovare un locale esternolibero dove allocare gli uffici del Giudice di pace, cheoggi occupano tutto il secondo piano, e spostare gliarchivi del piano terra nel seminterrato o in altraparte. Non sarebbe il massimo della comodità peròio penso che Maglie sia buona aspirante per ilTribunale metropolitano, per la nascita del qualeprevedo che passeranno ancora molti anni. Non vor-rei che per problemi legati all’acquisizione del palaz-zo dell’Enel, perdessimo anche la sezione distaccata,che oggi funziona come un orologio”.

“non ci Sarà unSecondo tribunale”

di Maria Giovanna Sergi

Alberto Maritati, sottosegretario alla Giustizia

Gennaro Di Maio,presidenteCameraforenseMaglie

CHE NE SARÀ DELLA SEDE ATTUALE“In fase di dismissione degli immobili, l’Enel ha venduto tutti gli

edifici in blocco per 130 milioni di euro alla Dalmazia Trieste, unasocietà che poi li commercializzerà. La valutazione dell’immobileche interessa a noi, si aggira intorno ai tre milioni di euro, che, nel-l’eventuale acquisto saranno a carico di Comune e Ministero. Perquesta ragione abbiamo chiesto un intervento del Ministero nellaspesa, ma non ci ha mai risposto. Di immobili che abbiano quellecaratteristiche quanto a dimensione e a posizione rispetto a Magliee alla provincia, non ce sono molte. Noi abbiano sollecitato ilMinistero e abbiamo anche cercato di interessare Alberto Maritati,sottosegretario di Stato alla Giustizia. In attesa di risposte, abbiamolimitato all’essenziale gli interventi previsti sull’attuale sede dalProgramma delle Opere pubbliche di Maglie per il triennio 2007/09(impegno di spesa complessivo sull’immobile 800mila euro). Maora abbiamo bisogno di sapere quali sono gli orientamenti delMinistero, anche perché per un Comune piccolo come il nostro tremilioni di euro sono più di un terzo del bilancio di un anno e, se daRoma non dovessero mettere a disposizione delle somme, dovrem-mo individuare la strategia giusta per procurarcele”.

Antonio Fitto,sindaco diMaglie

SETTE COMUNI SALENTINI FANNO A GARA PERCHÉ IL SECONDO TRIBUNALEAUTONOMO DELLA PROVINCIA SORGA NEL PROPRIO TERRITORIO. MAGLIE HA INDIVIDUATO LA STRUTTURADOVE OSPITARLO ED HA CHIESTO, UN ANNO FA, IL PARERE DEL MINISTERO.QUESTO NON HA ANCORA RISPOSTO

tribunale.il comunechiama in cauSail miniStero

“Istituire un nuovo Tribunale metropolitano non è possi-bile perché gli impegni del governo vanno nella direzio-ne opposta, ovvero ridurre le sedi distaccate. Ma sitratta solo di accorpamento e non di creazione di unTribunale autonomo metropolitano; la sede che nascerà,infatti, sarà sempre una sede distaccata”.

Spaziosa, facilmente raggiungibile e in vendita.Il comune di Maglie ha individuatonell’ex sede dell’Enel la strutturadove ospitare il tribunale autonomo

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il tacco d’Italia 40 Maggio 2007

Paese che vai Nardò e dintorni// // Galatone//

il croceFiSSo è riSortoIN OCCASIONE DEI FESTEGGIAMENTI DEI PRIMI DI MAGGIO GALATONERISCOPRE UNA TELA E UN’ICONAAFFRESCATA RAFFIGURANTI IL CROCEFISSO

di Laura Leuzzi

Anche quest’anno, come ogni anno, il Crocefisso hafatto il miracolo di non far piovere sulla processioneche si è snodata in suo onore, il 2 maggio, per le stra-

de di Galatone. E i devoti hanno potuto prendere partealla cerimonia in un numero ancora più alto degli anniprecedenti (questa è infatti durata circa quattro ore ed haattraversato ben sei chilometri di strade cittadine).

Ma il miracolo vero, quest’anno, è stato un altro: perla prima volta il Crocefisso ha mostrato ai galatonesi il suovero volto, così come doveva apparire raffigurato nell’iconaquattrocentesca realizzata con la tecnica dell’affresco, ori-ginariamente all’esterno di una vecchia stalla alla periferiadella città, ed in seguito conservata nel santuario dedicatoal Crocefisso. Di quell’icona i cittadini di Galatone nonavevano mai visto il volto, che era andato distrutto duranteun crollo dell’edificio nel Seicento. Un restauro realizzatonei laboratori del museo provinciale “Castromediano” diLecce (a titolo gratuito per il Comune) ha ridato un volto alculto più sentito in città, non eguagliato neppure da quelloper San Sebastiano, che della città è il patrono.Ma l’icona quattrocentesca non è stato l’unico benerestaurato e restituito alla cittadinanza in occasione dellafesta del Crocefisso; è stata interessata da restauro, infatti,anche la tela risalente al XVII secolo, collocata al centrodel soffitto a lacunari dello stesso santuario. In questocaso, il restauro è stato realizzato dalla ditta Leopizzi diParabita che si sta occupando del recupero dell’intero edi-ficio (finanziato, nel complesso, dalla Provincia per100mila euro).

icona e tela. memoria di miracoliIl motivo per il quale Galatone è così strettamen-

te legata all’icona del Crocefisso va ricondotto ad unevento miracoloso che si consumò proprio davanti aquell’icona nel 1621 e che rafforzò più di quanto nonlo fosse già l’attaccamento della comunità alla figuradi Cristo.

Leggenda vuole che fossero le ore 23 del 2 luglio1621 e davanti all’immagine del Crocefisso affrescatasulla facciata della stalla si trovassero, riunite in pre-ghiera, circa dieci persone. All’improvviso la mano sini-stra del Cristo scostò la tendina che copriva l’immagi-ne, gli occhi lampeggiarono e anche le braccia si mos-sero e poi si fermarono dietro la schiena. In memoriadi questo evento miracoloso, nel 1623 venne costruitauna chiesa, che crollò, 20 anni dopo, per un cedimen-to della volta. Nel crollo, l’affresco andò distrutto, ma,così si dice, si verificò un nuovo fatto miracoloso: lalampada che era vicino all’icona non si spense. Ilsacerdote Giuseppe Ecclesia raccolse tutti i frammentie ricompose l’icona che però rimase di difficile letturasoprattutto nella parte del volto. Ecclesia non buttòvia i frammenti avanzati ma li incluse nella malta chereggeva il resto dell’affresco; i restauratori li hannotrovati e posizionati al loro posto restituendo alCrocefisso le sue sembianze originarie. Quelle che igalatonesi non avevano mai visto.

La tela che si trova al centro dei lacunari del sof-fitto del santuario è strettamente legata all’icona per-

ché ha per soggetto il miracolo del 1621. Risale alXVII secolo ed è opera di Pietro Picca, pittore diGalatina. Prima del restauro, appariva arida e allenta-ta, con evidenti crettature e numerose toppe applica-te, in particolare nella zona centrale, con adesivi ditipo sintetico. La superficie dipinta presentava ridipin-ture, tracce di umidità, alterazioni biologiche, solleva-menti e cadute delle scaglie di colore di varie dimen-sioni. Gli interventi di restauro hanno pulito la tela sulretro (con bisturi) e sul fronte (con solventi), stuccatole lacune, reintegrato i colori e passato una verniceprotettiva opaca.

Il Comitato che organizza la festa delCrocefisso si costituisce ogni anno con un pre-sidente nominato direttamente da donGiuseppe Casciaro, rettore del santuario. “Ifesteggiamenti per noi iniziano al termine diquelli per San Sebastiano, il 20 gennaio.Quest’anno il comitato è stato costituito dacirca 40 persone; abbiamo potuto contare sulcontributo economico di circa 200 aziende. Lafesta è costata intorno ai 100mila euro (lumi-narie, bande, gruppi musicali, fuochi, pubblici-tà). I visitatori vengono da tutti i paesi limitro-fi, soprattutto da Nardò; qualcuno mantieneancora la tradizione di venire a piedi scalzi. Ilprimo richiamo alla festa è il 3 aprile, con gli‘aprilandi’: un tempo i devoti si inginocchiava-no per terra e salivano la scalinata del santua-rio in ginocchio; il giorno della processione,invece, si apre l’asta per chi deve portare inprocessione la statua del Crocefisso”.

quattro meSi di preparativi

Pasquale De Monte, presidente Comitatoorganizzatore della festa del Crocefisso

Prima del restauro: l’icona appariva di difficilelettura, soprattutto nel volto del Cristo

Dopo il restauro: il Crocefisso ha ritrovatole sue sembianze

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“a cortodi idee”

Diomede Branca,organizzatore del Festival

Paese che vai Tricase e dintorni// // Specchia//

al centrodel mondo

Nell’intento direndere il Comunedi Specchia uncentro culturalevivo ed aperto almondo, l’ammini-strazione comunale(deliberazione digiunta n. 147 del15 settembre2006), si è propo-sta nella rosa deicandidati per esse-re scelta dal Cictquale sede per l’in-stallazione dellamediateca. A segui-to di alcuni sopral-luoghi effettuati sul territorio delComune, Giulio Giordano, segretariogenerale del Cict-Unesco, ha comuni-cato che il comitato esecutivo delConsiglio, nella riunione svoltasi aParigi il 21 ottobre, ha accettato lacandidatura del Comune di Specchiaindividuando quale sede idonea perla realizzazione di una mediatecamultifunzionale per l’area euro-medi-terranea la porzione di immobile diCastello Risolo, detto“Protonobilissimo”, di proprietà comu-nale. Il Comune ha approvato il pro-getto del Cict per la realizzazione delcontenitore culturale (deliberazione digiunta n. 158 del 10 ottobre 2006) econcesso al Consiglio l’immobile incomodato d’uso per 20 anni.

Per l’elaborazione di uno studiodi fattibilità (finanziato dalla RegionePuglia per un importo pari a 100milaeuro), necessario alla realizzazione

del progetto, ilComune si avvarràdella collaborazio-ne dell’Icm (Istitutodi Cultura mediter-ranea) dellaProvincia di Leccee del Citc-Unesco.Una volta realizza-to lo studio, i part-ners del protocollosi uniranno in ununico soggetto alquale verrà attri-buita una connota-zione giuridica spe-cifica, il quale por-terà avanti ilprogetto.

da parigi, “educazioneper tutti”

Il Cict-Unesco (Consiglio interna-zionale del cinema, della televisionee della comunicazione audiovisiva)ha sede a Parigi ed è stato creato nel1958, su impulso dell’Unesco(Organizzazione delle Nazioni Uniteper l’educazione, la scienza e la cul-tura). Il Consiglio raggruppa più di 40organizzazioni internazionali, regiona-li e nazionali di 90 Paesi del mondoed è all’origine di diversi progettiinternazionali in collaborazione con isettori della comunicazione e dellacultura dell’Unesco. Tra questi, quellodi dotare l’Unesco di piattaformasatellitare che diffonda i principi fon-damentali della sua attività nelmondo, attraverso programmi cultu-rali, scientifici ed educativi, inqua-drandosi nell’azione che porta ilnome di “Educazione per tutti”.

DA DIMORA DI ANTICHI SIGNORI A CONTENITORE CULTURALE. IL CASTELLO PROTONOBILISSIMO DI SPECCHIA OSPITERÀ PRESTO UNA MEDIATECA MULTIFUNZIONALE PER L’AREA EURO-MEDITERRANEA

ASpecchia per guardare il Mediterraneo. La cultura combina passato e futuro. E questacombinazione si realizza, nel piccolo borgo salentino, nell’antica dimora quattrocentescadel Castello Protonobilissimo. Da poche settimana sede della biblioteca comunale. E, a

breve, più ampio contenitore culturale. Lo scorso 27 aprile, infatti, il Comune ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il

Consiglio internazionale del cinema, della televisione e della comunicazione audiovisiva pres-so l’Unesco (Cict-Unesco), l’assessorato alla Cultura, Mediterraneo e Pace della RegionePuglia, e l’Istituto di culture mediterranee della Provincia di Lecce (Icm), per la realizzazione,proprio nell’ex castello Risolo, di una mediateca multifunzionale per l’area euro-mediterra-nea. Un progetto destinato a dotare l’Unesco di una piattaforma satellitare che trasmetta peraree regionali distinte programmi educativi, culturali, scientifici.

Si svolgerà a Specchia nei giorni dal 9al 12 agosto la prima edizione dellarassegna di cortometraggi “A corto diidee”. Organizzato dal Forum deiGiovani di Specchia, in collaborazionecon la SaiettaFilm, il festival è rivolto agiovani tra i 14 e i 30 anni. I filmatidovranno essere inviati entro e il 15luglio 2007. Il bando e i documenti dacompilare per l’iscrizione sono disponi-bili su internet presso il sitowww.forumgiovanispecchia.it, oppurepossono essere richiesti all’[email protected] eai numeri telefonici 333-8856323(Attilio) 320-7167058 (Diomede).

il tacco d’Italia 42 Giugno 2007

protonobiliSSimo.chiamatelo mediateca

di Vittoria De Luca

Antonio Liasindaco di Specchia

I lavori di restauro delCastello Protonobilissimo(risalente al ‘400) sono ini-ziati nel gennaio 2006 su unprogetto degli architettiSalvatore Baglivo e AntonellaLifonso e degli ingegneriFernando Ungaro e Piero LaTegola.L’intervento (finanziato per600mila euro nell’ambitodell’accordo di programmaquadro “Beni ed AttivitàCulturali” Pis 14/BC12) èstato eseguito dalle impreseMarullo Costruzioni diCalimera, De Giorgi Giovannidi Vernole e Edilgamma diLecce (direzione dei lavori,Salvatore Baglivo, PieroChiriatti ed ArmandoPagliara Sanapo).Distribuita su tre piani lastruttura è destinata adaccogliere al piano terra labiblioteca comunale (funzio-nante da alcune settimane)e, ai piani superiori, lamediateca del CentroInternazionale diCooperazione Culturaledell’Unesco.L’intervento di restauro e direcupero funzionale ha inte-ressato ogni parte dell’edifi-cio: sono stati effettuatiinterventi di consolidamentostrutturale, ripavimentazio-ne, risanamento dall’umidi-tà, intonacatura delle pareti;sono stati realizzati i serviziigienici nei diversi piani e gliimpianti idrico-fognante,elettrico, telefonico e di con-dizionamento.

DAI RISOLO ALL’UNESCO

Il castello prima

Il castello dopo

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il tacco d’Italia 43 Giugno 2007

Parco di Ugento: la Regione ha detto sìC’è chi, come gli ambientalisti, continua a denunciare una delle piùgrandi speculazioni edilizie della Puglia proprio sul territorio inseri-to, lo scorso 17 maggio, tra i parchi naturali regionali. Il parco“Litorale di Ugento” è nato con il “sì” ufficiale della Regione che hachiuso i giochi sulla perimetrazione concordata da Comune eProvincia. Quella cioè che esclude da vincolo ambientale oltre dieciettari di oasi, proprio quelli sui quali nascerà la Orex, una strutturaturistico-ricettiva per turisti a cinque stelle. La Regione aveva deci-so negli scorsi mesi di accettare la perimetrazione proposta pur di

non lasciarsi sfuggire il battesimo del settimo parco salentino. “Credo che la Regione abbiaadempiuto ai propri impegni - ha dichiarato Michele Losappio, assessore regionale all’Ambiente -;si inizia ad affrontare, adesso, il problema della gestione dell’area”.

Acquolina da pasticciottoChe lo si chiami pasticciotto o bocconotto, non se ne puòfare a meno. E’ la stessa Adriana Poli Bortone a dichiararlocon orgoglio quando dice che “i turisti che vengono aLecce non vanno via senza averlo assaggiato”. E così il fra-grante dolce salentino ripieno di crema entra di dirittonella prima Guida ai Comuni “De.Co”, intitolata “Viaggiodell’Italia a denominazione comunale”, scritta e curata daRiccardo Lagorio e presentata a Milano nelle scorse setti-mane. Lecce si conquista il titolo di capitale delleDenominazioni comunali, per essere stato il primo Comune in Italia ad aver adottato lo specialemarchio di qualità per il suo dolce da colazione tipico. Nella guida il turista può imparare come

si prepara e può seguire l’itinerario del gusto, ovvero sapere inquali pasticcerie e ristoranti leccesi cercarlo.

Barba: “Via le donne e gli stranieri”Per poter rimanere seduto sulla poltrona che occupa da un anno,Vincenzo Barba, sindaco di Gallipoli, ha dovuto cedere alle richie-ste dei “dissidenti”, che una giunta composta in buona parte danon-gallipolini proprio non la potevano sopportare. E così, il consi-glio ha approvato il bilancio 2007, ma l’imprenditore del petrolioha dovuto operare il rimpasto. Quindi, via Alessandra Pizzi, PaolaPellegrino, Luigi Giannì e pure (ma lui è gallipolino) Bartolo

Ravenna. Dentro, al loro posto, Luigi Errico, Alberto Cataldi, Fabrizio Ferilli, Fabrizio Martello,Emanuele Liaci. E con un colpo di spugna, assieme agli “stranieri”, sono scomparse dalla stanzadel potere anche le quote rose. La ragione l’ha spiegata con una battuta poco felice, il consiglie-re di maggioranza Rosario Solidoro: “Lo abbiamo fatto perché il sindaco non si distragga”.

//Un mese in una pagina

// queStione di lookAhi ahi, che mal di pancia.Un’indigestione da rimanerne secchi.Quella che nel mese di maggio hannofatto diversi Comuni salentini, dovendomandar giù, turandosi il naso, numeriche sono andati di traverso. Sotto icolpi dei rispettivi bilanci, pesanticome un cenone di Capodanno, hannorischiato di dare forfait le giunte diGallipoli, Galatina, Tricase, Maglie. Poi,con qualche travaso di bile, la digestio-ne ha fatto il suo corso, gli animi sisono placati ed è finito tutto a taral-lucci e vino.

IPSE DIXIT SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA“Non vorrei morire senza aver vissuto l’e-sperienza di essere genitore”.Nichi Vendola, presidente della RegionePuglia “La Gazzetta del Mezzogiorno”, p.9,16 maggio 2007

“Sono certa di aver tolto tutto alla mia fami-glia che invece mi ha dato tutto in termini diaffetto e vicinanza sopportando le mieassenze anche nei momenti importanti”.Adriana Poli Bortone, ex sindaca di Lecce“Corriere del Mezzogiorno”, p. 5, 5 maggio2007

“Mia moglie non mi ha mai votato perchésono sempre stato candidato in un collegioche cominciava a Castromediano e mai aLecce città”.Antonio Rotundo, candidato sindaco diLecce per l’Unione“Corriere del Mezzogiorno”, p.7, 16 maggio2007

“Le dimissioni? Siamo tutti di passaggio, ingiunta e in ogni altro posto”.Alberto Tedesco, assessore regionale allaSanità“Nuovo Quotidiano di Puglia”, p.5, 11 mag-gio 2007

“Il Gallipoli può fare a meno di me, masarebbe bello che qualcuno mi affiancasse”.Vincenzo Barba, sindaco di Gallipoli“Gazzetta del Mezzogiorno”, p.8, 17 maggio2007

Profumato e buonissimo.Del pasticciotto chi viene in Salentonon può fare a meno

Albergo con vista parco.Il parco di Ugento è nato.Presto nascerà anchela struttura turistica Orex

Vincenzo Barba

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caSe aperte,non manicomiI manicomi non esistono più. Le case belle, lussuose, confortevoli sono tutto il

giorno aperte.Sono finestre aperte sul mondo.Chiaramente il distinguo tra le comunità accredi-

tate e quelle non accreditate è d’obbligo. E guai se nonlo fosse.

Gli “imprenditori” accreditati hanno dovuto faresalti mortali per adeguarsi agli standard strutturali edorganizzativi richiesti dalla normativa vigente. Quelladella Regione Puglia è all’avanguardia e nulla ha dainvidiare a quella delle Regioni avanzatissime del NordItalia.

I dipendenti delle strutture del Consorzio CTRsono tutti regolarmente assunti e tutti qualificati,superano quasi sempre il numero dei pazienti. Le strut-ture devono tuttavia far fronte con anticipo ai ritardinei pagamenti da parte della Regione Puglia, ritardiche superano anche un anno. Per noi l’ospitalità è unabandiera.

Ma prendiamo ad esempio il Consorzio CTR: lecomunità Ria.sop di Acquarica del Capo, Sol Levante diTaurisano, San Giovanni Castello Pio e Strep NuoviPercorsi di Casarano e Cento Pietre Unite di Patù.Appartengono a società diverse e nulla hanno a chevedere con le case protette e di riposo per gli anzianimenzionate nell’articolo “Il business della pazzia”.

Le dimissioni non sono quasi nulle, come afferma-to dai dirigenti del Csm intervistati, ma sono oltre dieciin ogni singola struttura, nel solo 2006, e molte dellequali per fine progetto, ossia i pazienti sono rientrati infamiglia, e quindi sono tornati ad una vita autonoma.

La comunità assicura una vita dignitosa, piena,normale, dove l’età media dei pazienti non supera i40 anni.

In ogni comunità si lavora di gran lena e duramen-te per sensibilizzare al meglio il territorio che ospita lastruttura, al fine di far “accettare” il malato mentale, esuperare le barriere dello stigma.

Alcune aziende hanno accolto con favore l’ingres-so di alcuni pazienti psichiatrici, come “lavoratori” nelloro mondo. Molti utenti partecipano alle iniziativesociali (manifestazioni ludiche, culturali, religiose,sportive) del territorio, giocano a calcetto con la forzedell’ordine, con gli amministratori comunali, con lecategorie di professionisti.

Queste cose dovrebbero saperle bene anche alcu-ni dirigenti dei CSM e loro collaboratori, con le dovutedifferenze.

Altra storia è quella delle “case per la vita” e“case alloggio”. Anche in questo caso alcune comuni-tà già esistenti sono state dei veri e propri precursoriin materia. Sono nate per evitare “la degenza prolun-gata” degli utenti nelle strutture riabilitative. Sonostate auspicate e acclamate dalle ASL, poi di fattoosteggiate.

Basta con questo attacco alla nuova termino-logia.

La rivoluzione culturale in ogni settore si fa a par-tire dalle parole. Lo sciancato si chiama, e meno male,“portatore di handicap”. Il “pazzo” è un uomo con unamalattia da curare.

C’è niente di strano?Se qualcuno nota qualcosa di strano si faccia

avanti e dica pure, come è stato detto.Ma poi vada oltre. Ci suggerisca come chiamare le

“strutture riabilitative”, come chiamare il “nuovo uten-te”, come chiamare anche i professionisti che ci lavo-rano, e che gratuitamente vengono offesi.

E giacchè, poi, ci suggerisca anche dove inviare glistessi utenti psichiatrici, e a spese di chi.

Alessandro Schirinzi, legale del consorzio CTR

il tacco d’Italia 44 Giugno 2007

Diritto di replica// // //Reazioni Il business della pazzia

Come sempre, quando trattiamo temi che investono le responsabilità incrociate delloStato e dei privati, registriamo due reazioni opposte rivolte al nostro lavoro: l’indi-gnazione e l’ammirazione. Niente di nuovo. Riguardo all’inchiesta “Il business della

pazzia” ci piace ricordare che ha la stessa impostazione di tante altre che abbiamo pub-blicato, spaziando dai temi ambientali, a quelli sociali. La stessa ad esempio di “Bambinifuori”, pubblicata sul Tacco dello scorso novembre (n. 31). L’obiettivo anche in quel caso,in cui si trattava della chiusura degli orfanotrofi, era indagare e capire quanto alle buoneintenzioni delle leggi seguano prassi altrettanto buone per i cittadini. Le inchieste sonosempre basate su più fonti documentali incrociate con più fonti testimoniali e il caratte-re investigativo e la complessità degli argomenti può portare a delle imprecisioni, fattasalva sempre la buona fede del giornalista e del giornale, il cui obiettivo è, e rimane, offri-re un servizio ai cittadini-lettori, quello dell’informazione, garantito dalla Costituzione ita-liana. Allo stesso modo è garantito il diritto di rettifica e il giornale, lo ricordiamo, è aper-to alla pluralità delle voci. Anche nel caso dell’inchiesta “Il business dei pazzi”, come intutte le altre, le rettifiche non hanno intaccato la sostanziale veridicità dei fatti esposti.Qui pubblichiamo di seguito due richieste di rettifica: l’una del Consorzio CTR, l’altra dellafondazione Filograna. Infine una lettera di un’operatrice psichiatrica: lettera firmata chesolleva un altro problema, oltre ai tanti del settore analizzati da Flavia Serravezza nell’in-chiesta “Il business della pazzia”, pubblicata sul Tacco n.35. Il precariato degli operatoridel servizio pubblico del Csm (Centro salute mentale). Come sempre il dibattito è aperto.

M.L.M.

Maggio 2007.Il numero 36 del Tacco d’Italia,dove è stata pubblicatal’inchiesta di Flavia Serravezza

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La fondazione Filograna è un entemorale legalmente riconosciuto edinquadrato tra gli enti “no profit”. LaFondazione per suo atto costitutivo ospi-ta all’interno del proprio complesso sol-tanto anziani in solitudine o bisognosi diassistenza e di solidarietà sociale, manon pazienti psichiatrici. Da qualcheanno la Fondazione è in parte (e per unnumero limitato di ospiti) accreditatapresso la Regione Puglia, come “casaprotetta” per anziani. Nessun ospite pro-viene o è mai provenuto da “strutturepsichiatriche”, nessun ospite è portato-re di malattie mentali propriamentedette o tali da richiedere il ricovero instrutture medico-psichiatriche per curementali o di attuazione di programmiriabilitativi. Lo scopo del fondatore,cavalier Antonio Filigrana, è offrire unastruttura accogliente a chi, nella terzaetà, resta spesso abbandonato o in soli-tudine e come tale ha sempre operato daoltre 20 anni all’insegna della trasparen-za, ospitalità, solidarietà.

La Fondazione è e resta una autono-ma e privata struttura per anziani ospitidella terza età, senza mai assumere lecaratteristiche di “centro di cura perpazienti psichiatrici” né di “satellite” dialcuno.

Cosimo Finiguerra,legale di Antonio Filograna,

fondatore e presidente pro-temporedella Fondazione

LA FONDAZIONEFILOGRANA NON OSPITAMALATI MENTALI

CSM DI LECCE: PORTE APERTE PER I MALATIMA POCHE GARANZIE PER CHI VI LAVORA

Lavoro in psichiatria dal 2000. Prima di ognialtra cosa vorrei farvi i miei complimenti per comeavete impostato e condotto l’inchiesta: è davveromolto molto raro che si parli di questi temi conchiarezza e per come realmente sono. Bravi!

La situazione salentina è complessa ed anco-ra più complesso sembra risultare il cambiamentoproprio per i tanti interessi che ci sono in gioco enon soltanto.

Lavoro nel Centro Diurno del CSM di Lecce dal2000. Mi occupo di riabilitazione psichiatricaall’interno dei laboratori creativi presenti. Il Centroha infatti al suo interno otto laboratori e unabiblioteca, quattro operatrici (con formazionediversa tra loro), una coordinatrice (dirigente psi-cologa del CSM) e circa 20 utenti in carico. Dicocirca perché al contrario di quasi tutte le strutturepsichiatriche, il nostro Centro ha un grande turn-over di utenza: ha anzi impostato la missione delsuo agire proprio sulla distruzione del luogo comu-ne che di malattia mentale non si guarisce.Pensando fermamente che a trattenere le personenell’inabilità e quindi nella malattia troppo spessoè ancora oggi proprio quella psichiatria che mira alcontenimento della crisi, all’assistenzialismo sullatotalità dei bisogni, all’equilibrio indotto chimica-mente. E’ infatti esperienza consolidata la nostra,nel poter affermare che è possibile mettere in pra-tica con gli strumenti esistenti (magari messi incondizioni ottimali di funzionamento, secondo lalegge) una psichiatria virtuosa, capace di riattivarela volontà degli individui che hanno fatto esperien-za di un qualche, anche grave, disturbo psichico.Nel nostro Centro le porte sono aperte, in entratacome in uscita. Dopo l’esperienza riabilitativa moltisono gli inserimenti di pazienti in progetti di forma-zione al lavoro. Certo molti di più potrebbero esse-re se esistessero della valide politiche sociali(migliori di quelle esistenti soprattutto per qualità)anche dentro le Istituzioni pubbliche territoriali(Comune, Provincia, ecc.) con le quali fare rete.

E questo è il primo dato.L’aspetto su cui voglio però mettere maggior-

mente l’accento è un altro. La riabilitazione fattanei Centri Diurni è, come avete scritto anche voi,pubblica. Gli operatori che, come me, se ne occu-pano però hanno un contratto fuori legge (si trattadi un co.co.co. rinnovato per troppe volte e ormaineanche più praticabile, secondo le nuove norme)che ogni anno mette in discussione la loro funzio-ne. Quindi se da un lato è fondamentale l’interven-to che affianchiamo ai percorsi terapeutici delleequipe del CSM, allo stesso tempo la nostra posi-zione non conosce né stabilità né riconoscimento.

Le politiche regionali in ambito sanitario siindirizzano verso la riduzione del precariato e con-temporaneamente verso l’assolvimento di tutti iservizi quanto più possibile all’interno delle struttu-re (per abbattere i costi di appalto a strutture pri-vate che costano molto di più perchè devono assi-curare anche i costi di gestione della strutturastessa, problema che non si pone rendendo i servi-zi pubblici).

Le stesse politiche regionali, attraverso lalegge 26 dello scorso anno, indirizzano le energie egli investimenti (in materia psichiatrica) verso ilpotenziamento dei servizi territoriali rispetto aquelli ospedalieri. E questo è naturale per ciò cheriguarda questo genere di patologia, come delresto si evince chiaramente in più di un passaggiodella vostra inchiesta.

In questa fase ci chiediamo seriamente in chemodo sarà possibile uscire da questa instabilità,giacché nessuna tra le formule di contratto esi-stenti in ambito sanitario è sovrapponibile o appli-cabile a figure come la nostra (e per formazione eper tipo di attività e di orari), dunque sarà difficileuscire dal precariato che caratterizza la nostraposizione senza attivare una nuova formulazionecontrattualistica ad hoc (in questo sarebbe belloportare la Puglia a farsi pioniera!) e soprattuttosarà difficile, cosa in cui invece crediamo ferma-mente, rimanere a lavorare nel servizio pubblicocon un rapporto diretto.

Lettera firmata

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il tacco d’Italia 46 Giugno 2007

Controcanto//

SSperavamo qualcosa di meglio. Speravamoche queste elezioni amministrative ci por-tassero idee e programmi chiari tali da

capire bene le differenze tra uomini e modellidi governo. Speravamo in un ceto politicofinalmente meno litigioso, astioso e velenoso.Speravamo che i candidati, le facce e i sorrisia 32 denti stampati sui muri, almeno questavolta, fossero di meno. Speravamo che lespese “pazze” e la marea insopportabile divolantini, manifesti e “santini” elettorali trovas-sero un freno ora che la questione dei costidella politica è diventata scottante.

Lo abbiamo sperato ogni giorno salvo poi,la mattina dopo, svegliarci con un incubo peg-giore di prima guardandosi attorno, ascoltan-do fiumi di slogan e vedendo spot, con qual-che piccola eccezione, sempre più uguali l’unoall’altro. A Lecce città capoluogo ma anchenegli altri grossi centri salentini come Nardò eGalatone e perfino nei paesi più piccoli.

Delusi, disillusi e in qualche caso rasse-gnati. Anche noi giornalisti, operatori dell’infor-mazione, professionisti della comunicazione.Noi che ci aspettavamo – anno 2007,Seconda Reppublica ormai avviata, 62 anni divita democratica e chi più ne ha più ne metta– di avvicinarci, almeno di un passo, ai “con-cittadini” di Francia, di Germania e del mondoanglosassone e che invece ci ritroviamo congli antichi vizi italici amplificati nelMezzogiorno ancora troppo restio a cambiaremodi e metodi.

Un’altra occasione sprecata. A Lecce comenel resto del Salento chiamato ad eleggeresindaci e consigli comunali: programmi e pro-getti che, nella maggior parte dei casi, sonosembrati fotocopie. Tutti a promettere piùlavoro e più sviluppo per le imprese, tutti ad

annunciare periferie più vivibili e marine piùpresentabili, tutti a promettere una stagioneturistica 365 giorni all’anno. Salvo poi non direcome, con quali risorse e per quale fascia dipopolazione. Tutti pronti a parlare all’infinitotranne che rispondere, a noi giornalisti, allapiù semplice delle domande: “Scusi, ma in checosa il suo programma è diverso dagli altri?”.

Meglio, invece, attaccare l’avversario sulpiano personale, metterne in dubbio la credi-bilità, aggredirlo, insultarlo e, perfino, portarloin tribunale. Meglio firmare volantini al velenoanziché discutere con i cittadini. Meglio ali-mentare sospetti o chiamare i carabinieri cheentrare nel merito dei problemi da risolvere oconfrontarsi civilmente che basterebbe guar-dare cinque minuti in tv le ultime presidenzialifrancesi per capire come si fa.

Meglio fare così salvo poi accorgersi che ilcittadino non ne può più e che vorrebbe sempli-cemente sapere che cosa ne sarà, nella suacittà, del traffico, del verde, della zona industria-le, del commercio e della qualità dei servizisociali. Che lo vorrebbe sapere senza bisogno dicomprarsi una bussola per orientarsi nella giun-gla delle centinaia di aspiranti ad una poltrona:900 candidati al consiglio comunale di Lecce,sette candidati sindaco in una cittadina sotto i20mila abitanti come Galatone. Troppi aspirantia questa o a quella carica che fanno venire l’or-ticaria, alimentano la confusione e fanno venireil sospetto che si firmi l’adesione ad una listapiù per un tornaconto personale che per passio-ne della politica.

E non è qualunquismo. E’ la fotografiadella realtà. Troppe migliaia di euro investiteper farsi eleggere senza un meccanismo dicontrollo delle spese che negli altri Paesi èormai una regola. Troppo materiale cartaceo

sui marciapiedi, troppe conferenze stampaconvocate soltanto per conquistarsi la tantodesiderata visibilità. Troppe strette di manocon la gente senza guardarsi negli occhi.Troppi pasticcini, crocchette di patate e flutedi prosecco alle inaugurazioni dei comitatielettorali. Troppo poco per fidarsi ancora dellanobile arte della politica.

*Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”

“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”

ind

ovi

na

ch

i è

di Vincenzo Maruccio*

deluSi, diSilluSi e,in qualche caSo, raSSegnatil’enneSima occaSione Sprecata per la politica Salentina. tra SpeSe pazze, maniFeSti e “Santini” con SorriSi a 32 denti

CHI HA FIRMATO CONTROCANTO

Vincenzo MagistàDirettore “TgNorba”

Rosanna MetrangoloCaporedattore“Nuovo Quotidiano di Puglia”

Marco Renna“Studio 100 Lecce”

Mimmo PavoneDirettore responsabile“Il Paese nuovo”

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