sussidio per il tempo di quaresima · la quaresima ha la sua giustificazione nella pasqua. È un...

21
1 Parrocchia di San Giovanni Battista – Oderzo SUSSIDIO PER IL TEMPO DI QUARESIMA Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

Upload: phamthuan

Post on 17-Feb-2019

223 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

1

Parrocchia di San Giovanni Battista – Oderzo

SUSSIDIO PER IL TEMPO DI QUARESIMA

Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

2Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

TEMPO DI QUARESIMA Introduzione nella celebrazione del mistero pasquale di Cristo La Quaresima ha la sua giustificazione nella Pasqua. È un tempo, di quaranta giorni, che la Chiesa ci invita a vivere come un grande ritiro spirituale in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. In antico questo tempo era caratterizzato dalla preparazione finale dei catecumeni che durante la veglia pasquale avrebbero ricevuto il battesimo. Più tardi, verso il IV secolo, si è caratterizzato come periodo di penitenza e rinnovamento di tutta la Chiesa, con l’introduzione del digiuno e dell’astinenza. Ancor oggi, il digiuno è richiesto il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo; l’astinenza tutti i venerdì di Quaresima. La riforma conciliare, oltre al carattere penitenziale della Quaresima, ha ridato importanza al suo orientamento pasquale-battesimale, invitando i fedeli a nutrirsi abbondantemente della parola di Dio e a pregare con più assiduità. Si può riassumere così il significato della Quaresima cristiana: la Quaresima ci introduce nella celebrazione del mistero pasquale di Cristo. Tale mistero ha un duplice significato: • È per Cristo il suo passaggio trionfale dalla morte alla vita. Il mistero totale della passione, della morte, della risurrezione, dell’ascensione e del dono dello Spirito. È il passaggio (= pasqua), il grande evento della storia. Atto vitale, dinamico, del Dio potente, che ci salva dalla morte per mezzo della morte del Figlio suo e ci introduce nella vita attraverso la nuova vita di Cristo. È per noi la partecipazione alla morte, alla risurrezione, all’ascensione, all’accoglienza dello Spirito di Cristo e del Padre. Si tratta del fatto che anche noi «passiamo», ci uniamo al passaggio pasquale di Cristo. Ogni anno più profondamente. Origine e significato La Quaresima è tutta polarizzata verso la solennità pasquale, che ha avuto fin dall'inizio un'importanza unica nella vita della Chiesa. È il nucleo a partire dal quale si è successivamente organizzato tutto l'anno liturgico. All'origine essa abbraccia il «sacro triduo che si estende dal Venerdì santo (morte di Cristo) fino alla domenica di Risurrezione, passando attraverso il Sabato (riposo di Cristo nel sepolcro)». Ben presto il triduo conglobò anche il Giovedì, giorno commemorativo della Cena. Tutto culminava nella grande notte, che faceva da cerniera tra la celebrazione della morte e quella della risurrezione. A tale notte veniva riservato il battesimo, il sacramento che ci innesta in Cristo. Ed è per questo che il battesimo ha segnato della sua impronta la Pasqua. Ma non si poteva giungere a questo gioioso traguardo senza una intensa preparazione. Passando attraverso graduali amplificazioni, si giunge ben presto (fine del IV secolo) a contare quaranta giorni di serio impegno ascetico. Al tempo dei Padri, i quaranta giorni erano contati dalla prima domenica di Quaresima. In seguito però (secoli VI-VII) la preoccupazione di esattezza numerica (quaranta giorni di effettivo digiuno escluse le domeniche) portò all'uso di dar inizio al digiuno quaresimale fin dal mercoledì precedente. Quel giorno caratterizzato dal rito dell’imposizione delle ceneri, prima riservato ai penitenti pubblici e poi esteso a tutti, acquistò un'importanza notevole nella pietà popolare. E così neppure la recente riforma ha creduto opportuno tornare all'uso primitivo. Con quel rito tutti ci riconosciamo peccatori e penitenti. Il sacro numero di «quaranta» Nel determinare la durata di quaranta giorni ebbe certamente peso grande la tipologia biblica: si pensi ai quaranta giorni trascorsi da Mosè sul Sinai, ai quarant'anni trascorsi dagli Ebrei nel deserto, ai quaranta giorni che Cristo trascorse nel deserto (Mc 1,12) prima di iniziare il suo ministero pubblico. Questo sacro numero appare così come uno schema fisso che caratterizza la preparazione dell'uomo a un incontro con il divino. Tutto questo mette in luce una esigenza perenne: la prova del tempo è necessaria per una vera e profonda conversione. Nelle vie di Dio non si bruciano normalmente le tappe e non si improvvisano le conquiste. Tale durata misura la distanza della nostra natura decaduta da Dio e ritma il lungo cammino di ritorno, sulle orme di Cristo, incontro alla croce. Con l'immagine del cammino si indica qui un impegno progressivo di penitenza e di rinnovamento che coinvolge l'intera Chiesa. Non è un cammino solitario, ma l'inserimento in una carovana di penitenti. La liturgia ci guida presentando in modo vigoroso le verità centrali dell'economia salvifica. L'obiettivo è preciso e concreto: raggiungere Cristo nel suo mistero di morte e risurrezione, mediante un sincero sforzo di conversione. Per dirlo con una formula liturgica: «purificarsi dalla corruzione dell'uomo vecchio per diventare capaci di santa novità».

3Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

E la riscoperta di tutto questo ci dà una precisa indicazione, espressa da un antico detto: «Diventa quello che sei». Per quale strada? Ce lo dicono in concreto gli impegni quaresimali.

Il segno della croce Sullo scenario quaresimale domina in primo piano la croce di Cristo, agnello di Dio immolato per noi. La sua immagine si erge in fondo al cammino quaresimale, come un giorno attendeva Cristo al termine della sua «via crucis». Bisogna guardarlo da vicino il Crocifisso: è il Figlio di Dio che si «annienta» per obbedire al Padre e per salvarci. È lui che porta nelle fibre della sua umanità il peso di ogni peccato, l'agonia di ogni dolore: ne è coinvolto e quasi travolto. Ma è lì la sorgente di ogni salvezza. La passione che salva è una sola: quella di Gesù. La croce che salva è una sola: quella che porta Cristo. Eppure ognuno è chiamato a «compiere ciò che manca a questa sua passione» (Col 1,24) piantando la croce nel cuore della nostra vita. San Paolo concretizzava questo impegno nel «muoio ogni giorno» (1 Cor 15,31). In questo l'essenziale non è la sofferenza fisica: è piuttosto lo strazio interiore che ci «spezza il cuore»; ci libera dall'uomo vecchio che segue i dettami della carne, e ci fa rinascere a una vita nuova, quella dei «figli di Dio». La carovana dei penitenti Nello scenario quaresimale c'era poi nel passato lo stuolo dei penitenti pubblici, coperti di saio e con il capo cosparso di cenere, che percorrendo le strade o attendendo alle porte delle chiese conferivano un tono di umile penitenza a tutto il paesaggio quaresimale. Oggi le ceneri le riceviamo tutti: quindi siamo tutti penitenti. Sì, perché sulla croce Gesù ce l'abbiamo messo tutti. Questo faceva dire al p. Condren: «L'uomo è uomo perché è un animale ragionevole, ma è cristiano perché è penitente». Questa «metanoia» che Gesù predica all'inizio della sua missione pubblica (cf Mc 1,15) è un intimo e totale cambiamento interiore, un rinnovamento di tutto l'uomo, del suo sentire, del suo giudicare, del suo vivere (Cf Paolo VI, Cost. Apost. Paenitemini, 17 gennaio 1966, n. 5). Questo ci vuole pronti ad operare ogni taglio che si imponga, a capovolgere ogni falsa situazione. E ciò è impossibile senza sofferenza. Essa rende le anime profonde. È la grande educatrice. Infelice l'uomo che non ha mai sofferto: non sarà mai altro che un bambino. Essa inscrive la croce nel tessuto della mia vita: e allora le mie radici, nelle profondità donde scaturiscono le energie, si uniscono al Crocifisso. I catecumeni in cammino verso il battesimo Il terzo elemento caratteristico del paesaggio quaresimale erano i catecumeni: l'organizzazione della loro catechesi e dei loro scrutini nell'antichità ha segnato della sua impronta non solo le celebrazioni, ma anche lo spirito della Quaresima. Oggi gli adulti catecumeni sono rari nelle nostre comunità. Ma ci siamo noi tutti, battezzati da bambini, che abbiamo bisogno di riscoprire il grande dono, di coglierne gli impegni per attuarli con coerenza, di prendere coscienza della «situazione di salvezza» in cui siamo stati immessi. Tutto questo emerge specialmente nella IV e V settimana. Il battesimo si presenta: - come rinascita dall'acqua e dallo Spirito; - come illuminazione per il dono della fede; - come trasformazione radicale, con il carattere; - come innesto nella morte e risurrezione di Cristo; - come incorporazione nell'organismo vivente della Chiesa.

Digiuno, preghiera e opere di carità C'è una triade classica e sempre attuale che dice in quale direzione camminare: • Digiuno. Con questo termine i Padri antichi designavano ogni tipo di impegno ascetico. I testi liturgici ne sottolineano alcuni caratteri essenziali: - ogni gesto di rinunzia deve radicarsi in un atteggiamento interiore, la «penitenza», e insieme tradursi in gesti concreti, per coinvolgere tutto l'uomo, anima e corpo; - è inutile digiunare dai cibi se l'anima non digiuna dai peccati; - per essere gradita a Dio, ogni ascesi deve essere autentica: e lo è se si accompagna a un contatto con Dio per mezzo della preghiera, e col prossimo per mezzo della carità fraterna. Dunque la triade (digiuno-preghiera-carità) è inscindibile. • Preghiera. Essa deve ritmare tutto il nostro tempo, ma deve farsi più intensa e fervorosa in questo tempo favorevole. Deve essere un grido del cuore più che un clamore delle labbra. La liturgia insiste che essa sia: - fervida, perché nutrita,d'amore; - umile, perché sale da un cuore spezzato dal pentimento, che implora perdono; - pressante e fiduciosa come quella della Cananea che non si stanca di implorare;

4Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

- nutrita soprattutto di parola divina, assimilata nella preghiera. Tra i modelli proposti c'è quello di Daniele che col cuore spezzato e lo spirito umiliato implora per il popolo in esilio, e quello del pubblicano che non osa alzare lo sguardo al Signore, e pure attende fiducioso e disponibile il dono gratuito della misericordia. • Carità fraterna. Al riguardo l'idea dominante è di estrema semplicità: quanto è sottratto al corpo e alle comodità con la rinuncia, è donato ai fratelli per un movimento di carità. Per sant'Agostino «le due ali con cui la preghiera si innalza verso Dio sono il perdono delle offese e l’aiuto offerto al bisognoso». Questa società dominata dal benessere rischia di fiaccarci tutti: bisogna reagire ricuperando la capacità di rinuncia e di sacrificio che è la nota dominante nella vita di tutti i santi. Là dove invece il tenore di vita è disagiato, i fedeli potranno offrire la loro sofferenza al Signore in intima unione con i dolori di Cristo. Sarà invece un impegno di tutti promuovere con ogni mezzo una migliore giustizia sociale. Se questi sono gli impegni, non si dovrà mai dimenticare che nulla possiamo senza la grazia di Dio, e che con lui invece possiamo tutto. Con lui al fianco intraprendiamo il cammino quaresimale, gli occhi fissi sulla croce che si erge in fondo alla strada. Senza mai dimenticare che sono i nostri peccati e le nostre infedeltà che hanno eretto quella croce. In quel dramma siamo personalmente implicati. Se lo riviviamo con lui, diventa sorgente di salvezza: ci accostiamo, anelanti e tremanti, a quel cuore squarciato, e attingiamo con gioia alle sorgenti del Salvatore. Sintesi teologica delle domeniche Anticamente, la Quaresima era il periodo durante il quale, attraverso la penitenza e la prova, i catecumeni si preparavano a ricevere il battesimo nella notte di Pasqua. Entrando nel tempo quaresimale, la liturgia ci invita a rinnovare e ravvivare nel nostro cuore le disposizioni con cui, durante la veglia pasquale, pronunceremo di nuovo le promesse del nostro battesimo. • 1ª Domenica – Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato È lo Spirito, dice Luca, che prende l'iniziativa e conduce Gesù nel deserto. Gesù è provato-tentato dal diavolo ma sceglie di obbedire a Dio, a lui solo dà prova di amore unico ed indiviso. E il diavolo si ripromette di tornare al tempo stabilito. Uniti a Gesù, entriamo con la Chiesa nella grande prova della Quaresima, decisi a scegliere anche noi di fare la volontà del Padre, in ogni circostanza. • 2ª Domenica – Gesù, per la sua fedeltà all'alleanza, cambia d'aspetto ed è riconosciuto dal Padre Figlio Dio, attraverso i profeti, aveva promesso una nuova alleanza, un'alleanza spirituale e definitiva. Con Gesù il tempo è compiuto. Egli è lo strumento della nuova alleanza. La trasfigurazione è la certezza definitiva che in lui è l'amore totale del Padre. Contemplando il volto di Gesù trasfigurato, troviamo in lui la forza per passare attraverso le sofferenze e le difficoltà della vita; fino a quando potremo vederlo nella gloria del Padre, compimento definitivo dell'alleanza e delle promesse. • 3ª Domenica – Gesù invitando a conversione, inaugura il culto spirituale nuovo «in spirito e verità» Dio chiama Mosè, gli affida il suo sogno che un popolo lo serva e lo celebri aderendo alla sua volontà. Tutto ciò trova compimento in Gesù, l'uomo nuovo, il Figlio che compie l'antico sacerdozio e ne perfeziona il culto. Così anche noi nati alla vita di figli di Dio, in virtù dell'acqua viva del battesimo e della grazia di Cristo, possiamo purificare il culto filiale in spirito e verità, e offrirlo al Padre in unione al culto spirituale e perfetto di Cristo. • 4ª Domenica – Gesù, luce del mondo, compie l'esodo non dandoci una nuova terra, ma riabilitandoci alla casa del Padre delle misericordie La celebrazione della Pasqua antica chiude con il passato e dà luce, con la cessazione della manna, al cammino della nuova creazione. Essa, solo in Cristo e nel suo farsi peccato per riconciliare e giustificare i peccatori, diventa annuncio dell'amore traboccante del Padre suo. Così anche noi illuminati dalla fede ricevuta nel Battesimo, ci sforziamo di vivere da figli della luce e di vincere le tenebre del male che sono in noi e nel mondo, operando la verità in Cristo Gesù-luce del mondo. • 5ª Domenica – Gesù, vita del mondo, attraverso il profeta, ci offre la possibilità unica di celebrare le lodi di Dio non condannando ma facendosi giustizia per noi Per farci dono della vita nuova, Cristo ci invita a fare verità dentro di noi, ad essere umili perché solo così potremo incontrare «misera et misericordia» ed aver così parte della salvezza definitiva. Configurati e

5Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

risorti con Gesù dalla morte del peccato, per opera dello Spirito vivificante infuso in noi nel battesimo, alimentiamo e perfezioniamo con i sacramenti la nostra unione a Gesù-vita; e con lui andiamo verso il Padre, animati dal soffio dello Spirito. • Domenica delle Palme – Gesù obbediente in tutto al Padre attraverso l'umiliazione della croce realizza il destino divino dell'uomo Il racconto della Passione di Luca mette in luce soprattutto l'amore e la misericordia di Dio che trovano nelle sofferenze della croce di Cristo la loro espressione massima. Per questo tutta la nostra vita diventa un sacrificio spirituale da presentare al Padre, in unione al sacrificio di Gesù sofferente e povero, affinché per lui, con lui e in lui, il Padre sia in ogni cosa lodato e glorificato. Celebrare l'eucaristia nel tempo quaresimale significa: • ripercorrere, insieme con Cristo, l'itinerario della prova che appartiene alla Chiesa e ad ogni uomo; • assumere più decisamente l'obbedienza filiale al Padre, e il dono di sé ai fratelli, che costituiscono il

sacrificio spirituale. Così, rinnovando gli impegni del nostro battesimo nella notte pasquale, potremo «fare il passaggio» alla vita nuova di Gesù-Signore risuscitato, per la gloria del Padre, nell'unità dello Spirito. Quaresima: tempo di scelte decisive La grazia della Quaresima consiste, dunque, nel camminare con Cristo verso la pienezza dell’amore nella donazione di noi stessi al Padre. Frutti della penitenza saranno la conversione del cuore nel digiuno, nella preghiera e nella carità. Nel percorso a tappe, la Parola con la sua ricca simbologia ci farà da maestra: deserto e tentazione, monte e luce della trasfigurazione, conversione e pazienza di Dio, la difficile decisione del ritorno, l’empasse drammatico e la risoluzione nell’amore… La liturgia delle domeniche di Quaresima dell’anno «C» può essere messa a fuoco a partire dall’orazione colletta della 3ª domenica di Quaresima: «Dio misericordioso, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna». Se le prime domeniche sono per così dire «comuni a tutte le Quaresime» nel senso che toccano i temi comuni della tentazione di Gesù nel deserto e della Trasfigurazione, le domeniche successive formano il corpo centrale della Quaresima e danno ad ogni «anno» un colore proprio. Ricordare gli elementi propri del Mercoledì delle Ceneri: il digiuno, la preghiera e l’elemosina quando ormai è da due settimane e mezza che si sta portando avanti la preparazione pasquale è un invito ad una sosta. È verifica. Ci siamo effettivamente messi in cammino? Il tempo passa così in fretta, il carnevale purtroppo non si interrompe più con l’inizio della Quaresima, può succedere a questo punto che non abbiamo ancora fissato gli obiettivi personali che devono portarci a vivere quella conversione che è richiesta dalla Pasqua. La 3ª domenica quindi è un campanello a cui tutti dobbiamo un ascolto personale. Un ascolto che dovrà diventare linfa vitale delle celebrazioni. Chiediamoci con sincerità che tipo di digiuno, che tipo di preghiera, che tipo di elemosina stiamo facendo per rivitalizzare e rinnovare la nostra vita cristiana? Il corpo centrale della Quaresima, formato dalle domeniche terza quarta e quinta, ha come caratteristica, nell’anno C, l’invito alla conversione e l’annuncio della misericordia di Dio. I vangeli di queste tre domeniche («Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo», «Facciamo festa perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita», «Nemmeno io ti condanno; va’ e non peccare più») ci invitano a guardare dentro di noi, per avvertire nello stesso tempo la pace e il bisogno di sperimentare questa caratteristica e potente misericordia divina. Essere cristiani implica tre cose: la pace, che deriva dall’essere amati e perdonati da Dio ogni volta che noi andiamo da lui bisognosi; e la necessità di cambiare, di metterci sulla strada di Dio in modo autentico; partecipare del cuore misericordioso di Dio, non come hanno fatto il fratello maggiore del figliol prodigo o gli accusatori dell’adultera. Questi atteggiamenti dovranno segnare il programma della Quaresima. Il digiuno, la preghiera e l’elemosina dovranno avere la caratteristica e lo stile che Gesù ha avuto nelle parole e nei gesti. È vivere e realizzare quanto poi imploreremo nella colletta della 4ª domenica: «affrettarci con fede viva e generoso impegno a celebrare l’ormai vicina festa di Pasqua». Quaresima: tempo di prova In questo quadro così realistico e necessario anche per l'uomo d'oggi, si rilevava all'inizio, la Quaresima porta un suo contributo specifico già segnalato ma che trova ostilità sempre maggiori, forse perché la spiritualità ha imboccato più che un sentiero in salita uno in discesa. Sulle labbra di quasi tutti possiamo rintracciare almeno qualcuno di questi modi di dire: «Questo fatto è per me una dura prova», «Dio mi ha

6Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

messo alla prova», «Non riesco ad accettare questa prova», «È stato difficile, ma ho superato quella prova, con l'aiuto di Dio», «Dopo quella prova mi sento cambiato»... Vi sono avvenimenti, situazioni, stati d'animo che ci saggiano, ci misurano, ci valutano. Sono delle «prove». E sentiamo che dobbiamo accettarle superarle valorizzarle sotto lo sguardo di Dio. La nostra vita spesso ne esce purificata, rafforzata, pronta a compiti nuovi. La Quaresima è tempo di prova. Vi entriamo al seguito di Mosè, di Elia e di Gesù. Essi sono stati messi alla prova. Mosè ha atteso con quaranta giorni di fede, di fiducia, di pazienza, di preghiera la consegna della Legge da trasmettere al popolo eletto (Es 24,12-18). Elia sfiduciato e avvilito, ha camminato lungo quaranta giorni nel deserto verso il monte ove il Signore gli appare per affidargli una nuova missione (1 Re 19,3-8). Gesù nei quaranta giorni in cui si prepara ad iniziare la predicazione del Regno di Dio, è «tentato» sugli scopi e sui mezzi della sua missione; egli fa scelte precise, sulla Parola di Dio. Le prove non si programmano sul calendario. Vengono inattese. Ci sorprendono quando meno siamo preparati e disposti. Come la Quaresima può essere per ciascuno di noi un tempo di prova? Siamo noi che, nella Chiesa e con la Chiesa, ci facciamo «provare» dalla Parola di Dio. Leggiamo o ascoltiamo la Bibbia e applichiamo questa parola alla nostra vita. Nel confronto ci rendiamo conto di quale divario vi sia fra ciò che Dio vuole da noi e il nostro modo di vivere. Questa sincera constatazione genera dispiacere in noi, costretti a valutarci con verità. Possiamo rifuggire questa prova, e ritrovare la tranquilla soddisfazione di noi stessi. Ma possiamo anche accettarla e cominciare lo sforzo di rinnovarci. E allora ci assumiamo qualche impegno concreto, per migliorare la nostra vita. Ma anche ciò diventa prova: ben presto scopriamo la nostra incostanza e abbiamo modo di misurare la nostra debolezza morale. La coscienza dolorosa della nostra insufficienza ha, nell'esperienza cristiana, il suo sbocco nell'umile confidente preghiera a Dio. Ma con il senso della nostra impotenza affiora anche l'orgoglioso sentimento di autosufficienza. È la «prova» più decisiva: pretendiamo di essere noi i costruttori della nostra esistenza piena, o attendiamo salvezza da Dio? La Quaresima, presa sul serio nelle attività che la Chiesa ci propone, diventa tempo di prova. Pensiamo di essere noi a metterci in questa situazione; in realtà è Dio stesso che ci mette alla prova con la sua parola che giudica e con la sua grazia che salva. Non è piacevole scoprirsi cattivi e incapaci ma non è risolutivo far finta di non vedere e chiuderci nell'egoismo. Ogni prova, accettata, ci ferisce ma anche ci purifica. La prova della Quaresima, accolta con seria responsabilità, ci umilia ma ci apre alla gioia pasquale.

7Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

1ª DOMENICA DI QUARESIMA

SEGNO NELL'EUCARISTIA • Pochi cristiani avranno partecipato alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri. Per la maggior parte

oggi inizia la Quaresima. Il Vangelo presenta l’esperienza del deserto, invita ciascuno a prendere una decisione seria nei riguardi di Dio e di Gesù Cristo.

• È necessario che il fedele entrando in chiesa percepisca la novità: un pannello con il tema e/o il cammino quaresimale che andrà completandosi fino alla Pasqua; il luogo della Parola messo in risalto (fosse possibile, anche un luogo diverso dal solito) con una equilibrata illuminazione e decoroso, serio ornamento; l’assenza di fiori ma solo arbusti o rami secchi, dei sassi e della sabbia; musica e canti appropriati per il tempo nuovo che inizia.

• Processione d’inizio con la Croce e il Vangelo: segni del Battesimo. In esso per la prima volta siamo stati segnati e abbiamo aperto il libro della Parola di salvezza.

• I fedeli siano invitati ad alzare gli occhi alla Croce in silenzio e a prepararsi ad aprire il libro della Parola per partecipare della beatitudine promessa da Cristo.

• L’evangelista Luca che viene letto in quest’anno liturgico, più che gli altri evangelisti, ci presenta Gesù come colui che fa da guida per il nostro cammino spirituale (esodo!) verso la Pasqua finale.

• Di domenica in domenica, si guarderà a Cristo cercando di scoprire che questo esodo è un cammino di conversione: 1ª …nel deserto: tentato, Gesù professa il suo abbandono confidente nel Padre. L’avvenire di

Gesù è nella fedeltà al Padre. 2ª …sulla montagna: trasfigurato, Gesù fa conoscere ai suoi il suo vero volto. L’avvenire

dell’uomo è contemplare il volto del Figlio di Dio. 3ª …di fronte al male: interrogato, Gesù chiama a conversione. L’avvenire del discepolo è nella

sua conversione. 4ª …con i pubblicani: incompreso, Gesù rivela il cuore paziente e misericordioso di Dio.

L’avvenire del peccatore che si converte è nel perdono. 5ª …al tempio: inviato a pronunciarsi e a condannare, Gesù fa grazia. L’avvenire del peccatore

condannato è che egli viva… in modo nuovo. • «Fu condotto nel deserto»: consegnare ad ognuno un sacchettino di sabbia segno del deserto

quaresimale con un messaggio (esempio: una delle risposte che Gesù dà al diavolo); ognuno può ricevere un messaggio diverso da vivere (se possibile abbia sempre un riferimento biblico).

• Processione con il libro della Parola, vincitrice delle prove del deserto; porre il libro tra sassi e sabbia. Ambone decorato con sabbia e sassi.

• Dopo l'omelia, fare le rinunce battesimali (Gesù, rinunciamo a Satana). Per i catecumeni o i bambini che vengono battezzati a Pasqua ci potrebbe essere l'unzione prebattesimale e l'esorcismo.

• Due cartelloni affiancati: nero o scuro (le richieste del diavolo) e colore vivo (con le risposte di Gesù). VIVERE L’EUCARISTIA • «Vicina è la tua parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore» (1ª lettura): valorizzare l'angolo della Parola

in famiglia. In questa settimana dedicare particolare attenzione all'ascolto della Parola e alla preghiera.

• Segnati con il segno della Croce nel nostro Battesimo, recuperiamo questo segno lungo le nostre giornate come momento di grazia e di preghiera, occasione per riscoprire e vivere il Battesimo che ci ha fatti cristiani e seguaci di Gesù.

• Avviati ad ascoltare e a conoscere la Parola di Gesù nel nostro Battesimo, prendiamo l’impegno di soffermarci su di essa qualche minuto ogni giorno.

• Scegliere un gesto penitenziale, una rinuncia. • Rivedere il nostro modo di essere «religiosi» (Gesù rifiuta la religiosità che gli propone il diavolo,

Vangelo). • La Quaresima è un tempo forte per mettere ordine nei nostri affari spirituali. Nasce qui l’invito-dovere

dell’elemosina-condivisione con le situazioni bisognose di un intervento, quello della preghiera-attenzione viva a Dio, e della conversione-riscoperta della necessità di un ritorno a Dio. Egli non è un esattore, non usa parole contabili: non è un padrone che monetizza il lavoro dei suoi dipendenti.

8Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

SEGNO NELL'EUCARISTIA • Nel cammino verso Pasqua in questa 2ª domenica di Quaresima incontriamo nella scena della

Trasfigurazione di Gesù: sul volto d’un uomo la gloria di Dio, la luce anticipata del Risuscitato. Anche sul nostro volto si riflette questa gloria, anche noi possiamo essere «cittadini del cielo» (2ª lettura) se ascoltiamo il Figlio (Vangelo).

• Tutto deve favorire l’ascolto delle parole di Gesù. Pertanto, l’inizio deve manifestare raccoglimento. È preferibile una musica di sottofondo di un canto.

• Si può giocare anche sul chiaro-scuro scuro della chiesa: all’inizio della celebrazione può essere in penombra; durante il Vangelo, si fa una pausa dopo le parole «e la sua veste divenne candida e sfolgorante» e si illumina tutta la chiesa a festa.

• Dopo il Vangelo si prolunghi la meditazione. Anche l’omelia abbia uno stile appropriato attraverso brevi pensieri e pause di silenzio.

• Dopo l’omelia che ha immerso anche in noi lo spirito di contemplazione del Cristo trasfigurato, si può leggere la 2ª lettura, magari nella sua versione breve.

• Processione con un'icona del volto di Cristo o della Trasfigurazione da collocare in modo visibile ed illuminata con dei ceri, si può anche incersarla dopo il Vangelo. Accanto si utilizzi qualcuno dei segni indicati sotto.

• Il bastone della salita con la scritta: «Salì sul monte a pregare». • Rito dell'«Iscrizione del nome» o «Elezione» per coloro che verranno battezzati a Pasqua: «Questi è il

Figlio mio, l'eletto». • Una veste (quella battesimale o sponsale): «La sua veste divenne candida e sfolgorante». • Delle foto di volti gioiosi, illuminati, trasfigurati. Se si ha un pannello con il cammino quaresimale

saranno inseriti in esso. Il loro sguardo sia proiettato sull’avvenire… • La 2ª lettura potrebbe ispirare l’atto penitenziale. • La nostra trasfigurazione comincia dal sacramento dell’Eucaristia. In contrasto con la liturgia

meditativa della parola, si può optare per canti vivaci ed animati dal Santo in poi. • Una ripresa della contemplazione può essere fatta con uno spazio di silenzio dopo la comunione. Può

essere introdotto ad esempio dall’invito a metterci «cuore a cuore» con Cristo. Si può concludere con una preghiera incisiva.

• Dio non esita a legarsi all'uomo con i segni del suo linguaggio (Gn 15,9) se trova nell'uomo fede in Lui (Gn 15,6). Una particolare attenzione sia posta sulla parola «Alleanza» (vedi 1ª lettura) facendola precedere o seguire, dove possibile, da una breve monizione esplicativa che richiami l'attenzione sul mistero da essa annunciato. Si può fare una catechesi apposita sul «senso della comunità» come prerequisito essenziale per la stipula di un patto, di una Alleanza.

VIVERE L’EUCARISTIA • Essere trasfigurati per non restare sfigurati. In questa Quaresima siamo chiamati a prendere coscienza

di essere tutti in una situazione senza sbocchi, di esserci richiusi «sulle cose della terra» (Gn 3,19). Oltre la conversione e la penitenza dobbiamo intuire la personalità nuova che Dio sta costruendo in noi e per noi. Oltre il tempo vedere l'eternità, oltre il volto sfigurato dell'innocente crocifisso intuire lo splendore dell'uomo nuovo. Oltre la vecchiaia impotente di Abramo la benedizione che sarà per tutti i popoli… Oltre il nostro «ventre» vedere quale futuro di pienezza sia non essere nemici della croce di Cristo.

• Il primo passo da fare nella sequela di colui che si è trasfigurato sul monte e sarà sfigurato nella morte su un'altura fuori Gerusalemme: credere nel progetto di Dio. Crediamoci: con Dio c'è un futuro di gloria.

• «È bello per noi stare qui»: ritroviamo il gusto della preghiera silenziosa. Si può prevedere un silenzio prolungato dopo la comunione, suggerire una visita al Santissimo e un tempo di adorazione.

• Contempliamo il volto di Cristo in famiglia: ponendo un’icona illuminata da un cero durante la preghiera; soffermandoci insieme in preghiera…

• In famiglia: gli sposi ripensino agli impegni (cioè alleanza, si riveda la preghiera per la consegna dell’anello, ad esempio) stipulati nel matrimonio e alla fedeltà sull’esempio di Abramo, il padre dei credenti (1ª lettura). Egli è stato fedele nonostante gli ostacoli e le difficoltà per cui è diventato padre di un popolo immenso. Si ricordi che è sempre Dio a prendere l’iniziativa dell’alleanza, non si è mai soli. Lui opera.

• Impegniamoci a diffondere in ogni ambiente, soprattutto quello educativo, scolastico o universitario, la Gloria, la Luce, la Vita che scaturiscono dall'Io del Figlio che si annienta per amore (kénosis).

9Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

• «Parlavano della sua dipartita»: cerchiamo l'altro volto del Cristo, quello sofferente, facendo una visita con l'animo di poter dire: «È bello per noi stare qui». Ma anche alimentati dalla certezza interiore che su ogni volto risplenderà la gloria di Dio.

• I gesti di carità che la comunità vive e soprattutto le proposte di impegni continuativi (come quello nei gruppi di volontariato) acquistano pienezza di significato cristiano ed ecclesiale se c'è questa passione per l'uomo che Dio chiama alla gloria, se l'intervento di aiuto è vissuto non in termini di beneficenza ma di alleanza tra persone in prospettiva di una liberazione.

• Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo»: verifichiamo come trattiamo il nostro corpo, come lo rispettiamo, se siamo troppo esigenti con lui, se troppo accondiscendenti, se troppo… (cf 2ª lettura).

• Esaminiamo la traduzione concreta, quotidiana dell’invito del Padre «Ascoltatelo» nella nostra vita riprendendo in mano il Vangelo, leggendone dei versetti, meditandolo, cercando come praticarne l’insegnamento…

3ª DOMENICA DI QUARESIMA SEGNO NELL'EUCARISTIA • Dopo le due prime domeniche comuni ai tre anni del ciclo liturgico, ecco che il ciclo di Luca si

diversifica: oggi siamo chiamati a conversione, domenica prossima ad accogliere il peccatore, e nell’ultima a lasciarci prendere dalla meraviglia perché il perdono più che riparare la colpa ci fa nuovi.

• Guardiamo Gesù: riconosciamo il male, chiamiamolo con il suo nome. Ma Gesù, interrogato, chiama tutti a conversione.

• In questa domenica, dopo aver avuto la testimonianza della presenza di Dio, siamo chiamati a confrontarci con il silenzio di Dio negli avvenimenti del mondo. La fede ci indica il cammino di conversione: salire verso la Pasqua sapendo che Dio è infinitamente paziente.

• Si confonde facilmente tra colpevolezza e chiamata a conversione. La colpevolezza cerca i colpevoli: io e non gli altri. La conversione ci apre, personalmente e come comunità, alla tenerezza di Dio: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Tutto ciò potrebbe diventare come il filo conduttore della celebrazione: dal ripiegamento sul peccato all’accoglienza della grazia di Dio; dal ricercare i fatti all’apertura della relazione con gli altri e con Dio; dalla paura del castigo alla percezione che Dio è paziente e misericordioso con l’uomo; da una preghiera che tenta di piegare Dio a proprio servizio, a una preghiera che riscopra il suo

volto di tenerezza e di pietà. • In un pannello si possono mettere alcune immagini di recenti disastri naturali o massacri con la

domanda di Gesù: «Che ve ne pare?». Sopra la scritta: «Convertitevi!». • Evidenziare l'atto penitenziale, magari spostandolo dopo l'omelia. • Due suggestioni pratiche:

per aprire in maniera originale la liturgia della parola dove Mosè intravede un roveto infuocato (1ª lettura): dopo la preghiera colletta un membro dell’assemblea va ad accendere numerosi lumini predisposti riuniti davanti al luogo della Parola quasi fosse come un «roveto ardente». Poi, lentamente, dei bambini portando anche loro un lumino acceso, avanzano e formano attorno ai lumini e alla Parola un arco di fuoco luminoso. Solo allora si muove il lettore per proclamare la Parola;

Gesù nel Vangelo ci parla del fico sterile che il contadino vanga e concima nella speranza che porti frutto. Non è questo un invito alla rassegnazione! Dio ci chiama a batterci contro l’ingiustizia (1ª lettura), contro i massacri volontari e accidentali (Vangelo). Si potrà allora realizzare un pannello con una silhouette d’albero spoglio e morto. Ad esso, dopo l’omelia, ad esempio, un gruppo di ragazzi e giovani applicheranno foglie e fiori.

• L’ordine di Dio a Mosè: «Togliti i sandali dai piedi…», sia invito a ripensare il comportamento che teniamo nelle chiese. Siamo veramente convinti di essere in presenza di Dio? Tutto il nostro essere vive di questa presenza? Non è forse richiesta una convinta conversione della mente e del cuore? Entrando nella chiesa sappiamo compiere un gesto di amore e di saluto al «Padrone di casa» presente nel Tabernacolo? L’acqua lustrale alla porta della chiesa è rinnovata, tenuta pulita, in modo dignitoso? Ce ne serviamo per segnarci, per fare memoria del nostro Battesimo, per manifestare il nostro essere cristiani…?

10Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

• Recuperiamo qualche segno che ci ricordi la conversione del cuore: il segno di croce, l’altare, il libro della Parola… Ci sarà più facile capire che non c’è un deserto della lontananza da Dio. Recuperando un segno, un gesto, poniamo le basi per far bruciare dal fuoco tutto ciò che non ci rende intimi a Dio e aperti ai fratelli.

• Preghiera eucaristica della Riconciliazione. VIVERE L'EUCARISTIA • Il roveto ardente può essere un incendio da spegnere in fretta, una calamità naturale, ma anche

l'erosione lenta di un costume di solidarietà e buon vicinato, l'indifferenza crescente verso le gioie e i dolori del prossimo… Tutto ciò può diventare l'occasione per scoprire la vicinanza di Dio...

• Confrontarsi (in famiglia, in parrocchia, con un gruppo di amici...) su cosa può significare l'apertura della propria casa e sui modi per praticarla in forme possibili, proponibili e «feriali», come scelta per contrastare la diffusione dell'isolamento e dell'indifferenza, come opportunità educativa.

• Dissetiamoci alla roccia che è Cristo (2ª lettura) e avviciniamoci al fuoco della salvezza (1ª lettura) per nutrirci alla mensa del suo amore e portare frutti di conversione (Vangelo).

• Iniziamo a prepararci a celebrare la riconciliazione alla fine della Quaresima. Dio ha pazienza con noi e ci chiede di uscire dall'aridità spirituale che non produce alcun frutto di vita nuova.

• Conversione è rottura ad una mentalità orientata al peccato e ai suoi disvalori; è accoglienza del Regno ed impegno fattivo perché si realizzi, conforme alla preghiera che spesso recitiamo: «Venga il tuo Regno»; è rifiuto di ogni comportamento dissociativo tra fede e vita.

• Siamo il fico da cui il Signore aspetta i frutti; bisogna «zappare» attorno e gettare il «concime»: come vivere in concreto tutto questo nella settimana?

• Scegliamo un piccolo segno (segno della croce, libro della Parola, acqua benedetta) che diventi per noi, in famiglia, il «roveto ardente» della nostra fede, manifestazione della nostra fede e del nostro abbandono nella presenza del Signore tra di noi.

4ª DOMENICA DI QUARESIMA SEGNO NELL'EUCARISTIA • Dopo l’appello alla conversione (3ª domenica), oggi siamo chiamati a fare esperienza di misericordia e

di perdono: il nostro Dio e Padre non è un Dio di rancore, è un Dio il cui cuore è generosissimo di tenerezza e che non si blocca di fronte alla nostra infedeltà.

• Questa domenica è la domenica «laetare»: la gioia del popolo che passa il Giordano ed entra nella terra promessa (1ª lettura); il salmo è invito di gioia ed esultanza per la bontà del Signore; «bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita!» (Vangelo).

• Qualche fiore può non solo rallegrare il cuore ma anche ricordarci che siamo in cammino verso la Pasqua.

• Unico segno: la veste bianca, ricollegandosi alla trasfigurazione (2ª domenica di Quaresima) e al battesimo (Veglia pasquale).

• Oppure: 1° momento: «sperperò le sue sostanze» i beni dilapidati: il tempo, l'amore, la salute… sparsi

per terra attorno all'ambone; 2° momento: «rientrò in se stesso» ricordo della parola, dell'amore del Padre: la Bibbia viene

aperta; 3° momento: «andrò da mio Padre» la decisione di partire, il cammino, il rientro in casa: un

paio di sandali o un bastone; 4° momento: «mettetegli l'anello»: consegna dell'anello; 5° momento «facciamo festa»: presentazione del pane e del vino.

• Atto penitenziale: invece di farlo in apertura potrebbe essere spostato a dopo l’omelia. In un clima di grande raccoglimento e di silenzio un animatore presenta le domande seguite da un Kyrie cantato: Padre, noi abbiamo peccato contro il cielo e contro di te: donaci il tuo perdono… Padre, noi non siamo degni di essere tuoi figli: rivestici del tuo abito di festa… Padre, ce ne siamo andati dalla tua casa e abbiamo sperperato la tua eredità: rivelaci il tuo volto di

tenerezza…

11

Si può omettere la preghiera dei fedeli. • Preghiera eucaristica della riconciliazione I. • Il gesto della pace oggi deve essere significativo, potrebbe anche essere spostato a chiusura della

Parola di Dio: ci si dona la pace riconoscendoci figli dello stesso Padre e dunque fratelli… Manifestiamoci l’un l’altro la tenerezza che ha Dio per noi suoi figli… Diventiamo maestri di riconciliazione e di fraternità…

VIVERE L'EUCARISTIA • Al momento dell'«Ecco l'Agnello di Dio» sentiamoci i figli fuggiti per i quali il Padre ha preparato il

banchetto. • Ripercorrere durante la settimana, giorno per giorno, i vari momenti della parabola, rileggendoli: la

fuga, lo sperpero, il rientro in se stesso e la decisione di ritornare, l'incontro con il Padre e la confessione dei peccati, festa che prepara il Padre, il fratello che rifiuta il fratello… per fermarci a contemplare il Padre misericordioso.

• In famiglia realizziamo manifestazioni di comprensione per l’altro, di attenzione, di amore… Come Dio li manifesta verso di noi.

• Scopriamo in famiglia i momenti di gioia, e lodiamo il Signore anche facendoci aiutare dal salmo responsoriale.

• Prepariamo il nostro incontro con il Padre nel sacramento del Perdono. Perché la festa sia vera impegniamoci a rinnovare la celebrazione del sacramento attraverso la «confessio laudis», la «confessio vitae» e la «confessio fidei».

5ª DOMENICA DI QUARESIMA

SEGNO NELL'EUCARISTIA • L’accoglienza esprima gesti di affabilità e di certezza perché Dio accoglie con gioia i suoi figli.

1. Un segno in più tempi: processione iniziale con l'icona di Cristo; sotto l'ambone uno scranno o sedia adorna, su cui è deposta l'icona di Cristo; lettura del Vangelo: il Signore chiamato in causa, pronuncia il suo giudizio; al termine della lettura del Vangelo viene posta la scritta ben visibile: «Va’… e non peccare più».

2. Atto penitenziale: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra». Dopo ogni invocazione, mentre si canta il «Signore, pietà» viene messa una pietra davanti all'icona.

• Se la comunità celebrante fosse preparata si potrebbe in questa domenica privilegiare il momento penitenziale mettendosi in ginocchio, per esempio…, e non muovendosi fino alla fine della liturgia della Parola, l’omelia sarà brevissima! Queste le frasi da evidenziare nelle proposte penitenziali: «Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (1ª lettura); «Al fine di guadagnare Cristo ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come

spazzatura» (2ª lettura); «Va' e d'ora in poi non peccare più» (Vangelo).

• Anche oggi si potrebbe fare l’atto penitenziale dopo l’omelia in un clima di grande raccoglimento e di silenzio. Oppure si reciti il «confesso» dando particolare risalto alle parole «per mia colpa, per mia colpa, per mia massima colpa» battendosi seriamente il petto.

Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

12Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

• Preghiera eucaristica per la riconciliazione II. • Dopo la comunione si potrebbe riprendere il salmo responsoriale in un clima di silenzio, di pace e

grande accoglienza del messaggio di gioia e di fiducia in Dio. Servirà anche per mettere in evidenza uno dei cammini proposti: «Guardate a lui…». Guardare a Cristo il quale, al Tempio, invitato a pronunciare la condanna a morte, ridona la vita.

VIVERE L'EUCARISTIA • Siamo «tutti» peccatori: nessuno può scagliare la pietra o condannare un altro. Tutti siamo debitori,

verso Dio e verso i fratelli. Chiediamoci scusa vicendevolmente. • Dio ha scritto i nostri peccati, Dio anche li cancella per la sua bontà: viviamo respirando a pieni

polmoni quest'aria di grande bontà, viviamo facendo sempre l'Eucaristia, cioè dicendo grazie. • Manifestiamo in famiglia, nelle piccole situazioni quotidiane il perdono e la bontà usata da Gesù.

Prendiamo coscienza che non possiamo non scusare gli altri avendo noi, sempre, di che farci perdonare.

• Trascriviamoci i versetti del salmo responsoriale e prendiamone un versetto al giorno come guida, come giaculatoria per stare uniti a Gesù, per lodare con lui il Padre, per vivere nella gioia e nella riconoscenza, per fare di ogni giorno e di ogni momento una «eucaristia»…

• Proponiamoci di celebrare nei prossimi giorni il Sacramento del Perdono per sentire rivolte a noi le parole di Gesù: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Vangelo).

• Lasciamo il passato (1ª lettura), protesi verso il futuro (2ª lettura), celebriamo già ora le lodi del Signore (1ª lettura), la sua misericordia (Vangelo, 2ª lettura).

• Il cammino quaresimale dei singoli credenti e delle comunità, ormai quasi al termine, può essere utilmente misurato col criterio del «volto»: dignità che ognuno riscopre attraverso i segni della salvezza, pulizia interiore che si manifesta nella disponibilità verso gli altri, libertà dalle cose che rende disponibili al dono di sé, superamento di schematismi e pregiudizi per tessere relazioni comunitarie e impegnarsi nel sociale...

DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

SEGNO NELL’EUCARISTIA • Primo momento: Gesù entra nella sua città: Benedizione dell'ulivo-palme e processione. • Secondo momento: Gesù entra nella sua città e annuncia che sta per farle dono della sua vita:

accanto all'ambone, durante la lettura della Passione ci sia il Crocifisso. • Terzo momento: Gesù dà compimento alla sua parola e dà il suo corpo: la comunione. • L’entrata a Gerusalemme manifesta che Dio si rivela come un Messia povero e pacifico. Lo sappiamo

accogliere come Vita della nostra vita? • Il contrasto tra le due parti della liturgia (Processione delle palme – Lettura della Passione) non deve

essere svilito. Anzi, proprio perché in questa occasione c’è maggior partecipazione di fedeli occasionali, è necessario offrire loro una celebrazione globale del mistero della nostra fede: passione e risurrezione. Concretamente:

• Non si lasci la processione delle palme per nessun pretesto. Neppure a Gerusalemme ci fu un ordine perfetto e neppure gli Osanna furono segno di una fede pura. Facciamo invece in modo di ridare significato di fede e autenticità al gesto. Sia funzionale e simbolica.

• Anche le limitazioni di tempo vanno superate. Meglio limare l’omelia e/o la preghiera dei fedeli ma fare la processione e la lettura per esteso della Passione dell’evangelista Luca.

• Se proprio non si potesse fare la processione ci sia almeno un’entrata solenne, un rito semplificato alla porta della Chiesa. Almeno una apertura ben preparata capace di donare l’originalità al momento e la forza necessaria a questo giorno eccezionale. Ciò che non ci deve comunque essere una Messa come tutte le altre Messe!

• Là dove c’è abitudine di portare i rami d’ulivo presso le tombe si abbia l’accortezza di esplicitarne i motivi di fede e comunione con chi già vive nella gloria di Cristo.

13Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

• Si insita per una partecipazione numerosa alle celebrazioni della Settimana Santa e di vivere in unione con Gesù nostro Signore i giorni successivi. Si offra un foglietto con gli orari ed eventualmente delle preghiere per ogni giorno.

• La proclamazione della Passione sia fatta con calma e con interiore partecipazione. Si potrebbe: 1) al v. 22,23: proporre un canto sul perdono; 2) al v. 22,34: proporre delle preghiere senza il canto, ma con uno spazio di silenzio (• Per tutti i cristiani perseguitati, per tutti gli uomini che hanno il coraggio di manifestare la loro fede e di annunciare il Vangelo a prezzo della loro vita… [silenzio] Noi ti preghiamo, Dio nostro Padre. • Per tutti quelli che scherniscono l’uomo e lo sfigurano, per i torturatori e i centri di potere, per gli innocenti traditi… [silenzio] Noi ti preghiamo, Dio nostro Padre); 3) al v. 22,53: una musica meditativa; 4) al v. 22,71: un canto; 5) al v. 23,25: delle intenzioni di preghiera come sopra (• Per gli uomini e le donne che hanno delle responsabilità nella società civile… • Per coloro che esercitano delle responsabilità nella giustizia… • Per gli uomini e le donne che vivono l’esperienza della malattia o della depressione… • Per coloro che conoscono l’esperienza della fame o della disoccupazione…); 6) al v. 23,46: un lungo silenzio, poi una musica meditativa; 7) al v. 23,56: un canto. Dopo il canto si passa subito all’offertorio. Se invece si deve mantenere l’omelia (brevissima!), si sopprimerà il canto.

• Oggi va messa in risalto la Croce attorniata da rami d’ulivo e illuminata a festa, la si intronizzi solennemente alla fine della processione e se si ritiene si può invitare i fedeli a fare un gesto di omaggio portando dei rami d’ulivo. Anche la Chiesa sia opportunamente decorata e illuminata come per le grandi feste senza però anticipare la Pasqua.

• Gesù servo insegna con la vita l'atteggiamento del servizio. Una delle condizioni è non temere di spogliarsi di dignità, ruoli, «diritti acquisiti». Il percorso della Passione ci dice che non dobbiamo attenderci garanzie, protezioni, riparo da rischi e pericoli: seguire Gesù è imparare da lui a dare la vita.

VIVERE L’EUCARISTIA • Ci sentiamo come sulla soglia di un grande avvenimento e già lo pregustiamo in tutta la vastità dei

sentimenti: gioia, dolore, riconoscenza, stupore… • Viviamo questi giorni dicendo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione,

nell'attesa del tua venuta». • Ascoltiamo tutto e riviviamolo alla luce di questa parola di Gesù: «Imparate da me che sono mite ed

umile di cuore» (Mt 11,29). • Portando nelle nostre case l’ulivo benedetto, rinnoviamo il nostro amore al Cristo e troviamo un

momento per una preghiera insieme. • Portiamo il ramo di ulivo benedetto a una persona sola (anziana, inferma…) o in un luogo di

sofferenza, accompagniamolo da parole e gesti che nel rispetto delle persone, trasmettano amicizia e diano un senso di fiducia e di speranza.

• Sono giorni intensi spiritualmente, facciamo crescere in noi e attorno a noi grandi tempi di silenzio e di ascolto di Dio e dei fratelli.

14

TRIDUO SANTO: PERDERSI PER RITROVARSI

Cuore della Settimana Santa è il Triduo pasquale. Dal Giovedì Santo alla Veglia Pasquale la liturgia presenta alla nostra contemplazione la Passione del Signore, la sua Morte e la sua Risurrezione. È il Mistero Pasquale della nostra salvezza. È questo il cuore della nostra fede. La Chiesa proponendoci ogni anno la riattualizzazione e la «memoria» degli eventi pasquali ci fa entrare con profonda esultanza e maggior consapevolezza nella Pasqua del Signore. In un mondo segnato dalla cultura dell’effimero e della morte è più urgente che mai fare esperienza viva e profonda del trionfo di Cristo nella sua Risurrezione: della vita sulla morte, della grazia sul peccato, di una festa di gioia nella comunione con il Signore che ha l’impronta dell’eternità. Ogni cristiano ha l’opportunità di vivere questo momento privilegiato della sua fede, in cui si prepara ad accogliere e celebrare Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi. La liturgia, in questi giorni ci accompagna e ci invita attraverso le celebrazioni, dense e profonde, a vivere con consapevolezza ed interiorizzazione la nostra fede che ruota su Cristo morto e risorto. Come dice Paolo: se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede. Il dono della fede, della speranza e della carità non è qualcosa di statico, ma qualcosa che ci viene dato in germe. A noi viene chiesto di farlo crescere e maturare fino alla pienezza. Come cristiani abbiamo il compito e il dovere di annunziare al mondo la novità di Cristo morto e risorto, ma saremo testimoni credibili solo nella misura in cui avremo fatto esperienza di tale realtà nella nostra vita. Questa è la vera Pasqua in cui è ucciso il vero Agnello La liturgia del Triduo Santo è aperta da una Eucaristia e si conclude con la Risurrezione. La celebrazione eucaristica «nella Cena del Signore» si colloca all’inizio del Triduo pasquale, profeticamente lo riassume ed offre la lettura globale delle tre tappe che lo caratterizzano: la morte, la sepoltura e la Risurrezione del Signore.

Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

15Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

Giovedì Santo: Cristo si dona nel pane e nel vino, segno del suo corpo e del suo sangue La mattina del Giovedì Santo, in ogni diocesi viene celebrata la «Messa crismale», dove i presbiteri concelebrano con il Vescovo. Questa riunione prende nome dagli «Olii santi» che durante la celebrazione vengono benedetti per essere usati nell’amministrare i Sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine, degli Infermi e per ungere le pareti delle Chiese e degli altari nei riti di dedicazione. Nel pomeriggio la Messa vespertina «in Coena Domini», la cena del Signore, conclude la Quaresima e apre le celebrazioni di questi giorni Santi che fanno memoria della passione-morte-risurrezione del Signore. L’Eucaristia del Giovedì Santo anticipa il sacrificio di Gesù che si compie sulla croce. La pagina evangelica ci fa meditare e contemplare l’amore di Dio per noi, la donazione completa e totale per la nostra salvezza che giunge fino al dono della stessa vita. Da allora, mangiare il pane e bere il vino in una comunità di credenti ci dice subito di lui, della sua vita offerta, della sua carne mangiata nella morte, del suo sangue versato per sigillare la nuova ed eterna alleanza, del suo fianco che sarà trafitto, della sua vita tradita e data. Come la Cena di quell’ultima sera aiutò i discepoli a comprendere cosa sarebbe avvenuto al Maestro, ora siamo noi gli invitati a partecipare alla stessa sorte del Maestro e Signore. Questa celebrazione ci deve accompagnare nel nostro cammino verso l’alba della Risurrezione. Il gesto di Gesù narrato nel Vangelo vuol comunicare il significato profondo dell’Ultima Cena: Gesù vuole farci condividere il suo amore senza confini, il suo aver amato gli uomini sino alla fine. La lavanda dei piedi esprime l’epifania sconvolgente di Dio che lava i piedi agli uomini: si fa servo e dona la sua vita. L’acqua rimanda a quel sangue che sarà versato e che laverà ogni macchia od ombra di peccato. La liturgia termina con la reposizione del pane, custodito ed adorato fino a tarda notte. La Chiesa invita i suoi figli a sostare sul Mistero in profonda e trasformante adorazione. Siamo invitati a fare memoria della preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi e a contemplare in quel pane il sacrificio della croce e la sottomissione obbedienziale di Cristo alla volontà del Padre. Venerdì Santo: Dalla Croce è scaturita la gioia della salvezza Nell’ora in cui al tempio si uccidono gli agnelli per la Pasqua, Dio soffre e muore. Il Giusto per gli ingiusti, il Servo sofferente che ha preso su di sé i peccati e l’iniquità di ogni uomo. L’Innocente oggi muore per amore, per donare la salvezza perduta a causa del peccato di Adamo. La comunità cristiana è chiamata in questo giorno a condividere il mistero della morte del Maestro. In questo giorno siamo invitati all’astinenza e al digiuno per essere aiutati a concentrarci sull’evento e sulle motivazioni che l’hanno generato. Giorno Santo, in cui le parole vengono meno e lasciano spazio al silenzio che adora il nostro Redentore crocifisso per noi! Fissando i nostri sguardi sull’Uomo dei dolori, la Parola di Dio ci giuda a comprendere qualcosa dell’interiorità del Maestro e a intravedere l’intensità del suo amore per il Padre e per l’umanità intera. Oggi Gesù muore in croce. Morte che non ha l’ultima parola su di lui, ma che ci apre alla prospettiva pasquale celebrata nella veglia del sabato, dove verrà fatta memoria del «passaggio» dalla morte alla vita del Cristo immolato e risorto per noi. Giorno in cui il mistero della morte appare ai nostri occhi per essere accolto e meditato. In noi crea spontaneamente molti interrogativi e chiede di essere illuminato dal Mistero stesso della morte del Cristo, così da creare una vera comunione tra il Signore Gesù, che ha condiviso la nostra stessa fine, e ciascuno di noi. Capiremo che morire nell’Amore è sempre un risorgere. Oggi siamo chiamati ad adorare la croce, che rifulge di luce in questo Venerdì Santo. In questo giorno, come da antichissima tradizione, non viene celebrata l’Eucaristia: si distribuisce solo la comunione durante la memoria della Passione del Signore.

Sabato Santo: Il Re dorme...

Con tutto il suo sguardo di luce il dolce Spirito veglia il corpo in attesa dell’ora in cui il suo fuoco consumatore innalzerà il Crocifisso alla destra del Padre. La Chiesa oggi non celebra l’Eucaristia e neppure distribuisce la comunione eucaristica, fatta eccezione per il Viatico. Il Triduo sacro nel ricordo odierno mette in luce il compimento dell’evento della morte e l’attesa della Risurrezione.

16Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

Un mistero di silenzio avvolge questo giorno mentre Cristo è adagiato nel sepolcro e nella sua discesa agli inferi contempliamo la sua incipiente salita alla destra del Padre. Oggi siamo invitati a rivivere il passaggio dalla morte alla Risurrezione ponendo davanti al nostro sguardo la sepoltura di Gesù, di lui che «fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1 Cor 15,3-4). Sostiamo davanti alla tomba di Gesù, con la consapevolezza che è anche il luogo del morire del nostro uomo vecchio, per essere pronti ad essere rivestiti dell’uomo nuovo della Risurrezione. Giorno carico di attesa espressa in un silenzio che lo avvolge: silenzio che crea mestizia, ma che è sottilmente pervaso dalla speranza gioiosa che presto esploderà nell’alleluia pasquale. Silenzio accompagnato da una certa sobrietà manifestata da un digiuno che, se possibile, è bene protrarre: quando lo Sposo viene tolto, allora è tempo che gli invitati alle nozze digiunino. Un digiuno fisico che porta ad alimentarci con più abbondanza alla Parola di Dio che rischiara questo giorno, illuminandolo di speranza e riempiendo di preghiera l’attesa della Risurrezione. Vicino a noi vi è la presenza silenziosa di Maria che attende con tutta la Chiesa l’alba del giorno nuovo, che mai avrà fine.

Veglia pasquale

È Risorto come aveva predetto. Alleluia!

La comunità che si ritrova per la celebrazione notturna della Risurrezione del Signore, è una comunità che si colloca in una condizione di attesa e che vive l’attesa. L’oscurità che la circonda esprime nello stesso tempo la solitudine per l’assenza del Maestro e l’invocazione al Padre perché si riveli fedele a Colui che per amore ha donato la sua vita. Il morire di Gesù diventa ora contemplazione del Risorto, l’assenza diventa ora presenza gloriosa. Presenza sfolgorante di luce, che dona la luce vera a tutta l’umanità. Sono quattro i momenti in cui si svolge questa celebrazione: • il Lucernario con l’accensione del fuoco, del cero e l’annuncio della Risurrezione; • la proclamazione della Parola; • la liturgia battesimale e • la liturgia eucaristica con la partecipazione al mistero del Corpo e del Sangue del Signore risorto. La Notte nuziale della Chiesa in cui lo Sposo torna per restare con lei sino alla fine del mondo, è il centro propulsore di tutto l’anno liturgico. Questa celebrazione, nonostante ogni anno che venga ripetuta, è sempre nuova e ne usciamo trasformati per essere, con Cristo, creature risorte. Domenica di Pasqua e di Risurrezione: È risuscitato secondo le scritture Il giorno di Pasqua è ancora parte del grande Triduo e lo conclude con i secondi vespri, ma è anche l'inizio del Tempo di Pasqua, il tempo nuovo della salvezza, della gioia, il tempo degli incontri con il Risorto e dell'attesa della discesa dello Spirito Santo. È doveroso dunque offrire qui un accenno che poi troverà la giusta ampiezza successivamente. Cristo è risorto! È l’annuncio che la Chiesa ed ogni credente fanno risuonare nel mondo intero per comunicare la gioia e la novità del mistero che celebra la vittoria sulla morte. Cristo ha vinto la morte e ha ridonato a noi la vita, una vita che fiorisce nel giardino del sepolcro e fiorirà in eterno per tutti i secoli. Fare Pasqua significa essere liberati da ogni schiavitù per entrare nella comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito. Una comunione che non avrà mai fine. Cristo glorioso, mostra anche a noi le sue piaghe e ci indica il cammino della fede. Una fede che per tutti è adesione a lui, presente e vivo nella storia, che ci porta ad aderire al progetto del Padre su ciascuno e sull’umanità intera. Fede che, sul modello pasquale, significa consegna piena e totale di se stessi al Padre per venire risuscitati in Cristo al di là di ogni passaggio oscuro e di ogni morte. Il sepolcro vuoto, la cui pietra è stata ribaltata, è per noi il segno di quell’evento che ha cambiato la storia e continua a cambiare il cuore di ogni uomo. Quelle bende lasciate come orma di un passaggio, sono il segno di una umanità salvata e chiamata a vita nuova, una umanità che ritroverà la vita in eterno. La Parola di Dio guida sicura per celebrare l’incontro Si apre davanti a noi, ancora una volta, il condividere l’esperienza del Signore Gesù che ha patito, è stato crocifisso, è morto per la nostra salvezza ed è risorto. In questi giorni, che scandiscono le tappe del mistero della redenzione, la nostra unica preoccupazione sia quella di conoscere sempre più il nostro Maestro e Signore, incontrare lui e fare esperienza di lui: esperienza che si incida nella nostra esistenza e la trasformi. Il Triduo pasquale, che ha il suo inizio con la Messa della sera del Giovedì Santo ed ha il suo centro nella Veglia pasquale, termina con i secondi vespri della domenica di Pasqua. Cerchiamo di vivere questo tempo che ci separa dalla Veglia pasquale e dalla domenica di Risurrezione, con consapevolezza ed impegno, in clima di raccoglimento, di silenzio e di sofferenza caratteristico di queste celebrazioni manifestando il tutto attraverso un'attesa colma di speranza.

17Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

Lo strumento per realizzare questo mirabile cammino è ancora una volta la Parola di Dio che ci viene offerta nelle celebrazioni. È così abbondante da rimanere impossibilitati ad assimilarla totalmente. Ma per questo ci viene il soccorso la ripetitività annuale. Centellinando negli anni la ricchezza di Parola che ci è offerta, ad ogni tappa ci troveremo pronti a viverla e a tradurla nella pratica quotidiana senza il bisogno di delegarla a tempi migliori.

GIOVEDÌ SANTO «In Coena Domini» SEGNO NELL’EUCARISTIA • Il Giovedì Santo è molto di più che una semplice memoria anniversaria della Cena, molto di più che la

festa istitutiva del sacramento dell'ordine, molto di più che un semplice omaggio dalla presenza reale.… È il giorno dell’entrata di Gesù nella sua Pasqua, del suo Passaggio da questa vita alla vita nuova prefigurata nella trasfigurazione. Non è il caso di «mimare» l’ultima cena di Gesù, ma di vivere intensamente con lui il suo cammino di donazione totale al Padre e a ciascuno di noi.

• Organizzare un'accoglienza calorosa e un ambiente-chesa a festa, tenendo presente che la festa piena è nella celebrazione della Veglia e della Pasqua. «Questo giorno lo celebrerete come festa del Signore» (1ª lettura).

• Nella processione iniziale portare gli oli consacrati al mattino in cattedrale e porli in un posto ben visibile, accanto alla croce (sono il frutto dell'albero della croce), incensarli.

• Grembiule e acqua in un posto particolare per la lavanda dei piedi; suggeriamo due modalità per attualizzare il rito:

1. «Vi ho dato l'esempio …»: la lavanda dei piedi tradizionale; 2. «Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri»: gruppo di persone diverse che si lavano i piedi gli

uni gli altri: il parroco ad un parrocchiano, una mamma al figlio, un animatore ad un ragazzo, un industriale all'operaio … e viceversa.

Per un gruppo di ragazzi si potrebbe anche preparare una grossa bacinella con delle brocche d’acqua e asciugamani e far accedere ad essi due ragazzi per volta a lavarsi scambievolmente le mani.

• Si farà attenzione di porre accanto ai simboli della Quaresima (pannello del cammino quaresimale, l’icona di Cristo e l’evangeliario) e della festa delle Palme, in luogo ben visibile vicino all’altare, i segni del giorno: un cestino con dei pani o un unico pane, e un altro con dei grappoli d’uva (o un fisco di vino).

• Preparazione della mensa e presentazione dei doni (2ª lettura) (vedi a parte, come esempio, una proposta specifica).

• Questo giorno è memoriale, ricordo o meglio commemorazione del dono d’amore di Cristo. • È la «Pasqua della carità» e del servizio (Vangelo). • È il giorno dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. • Rendiamo possibile accostarsi a Gesù Eucaristia sotto le due specie a tutti i fedeli. • Processione all'altare della reposizione e adorazione con partecipazione dei fedeli. L'adorazione si

conclude con la mezzanotte. Il Venerdì è tutto incentrato sulla Croce che con la mezzanotte deve essere esposta in un luogo appropriato per l'adorazione…

• «Prese il pane, lo spezzò, lo diede loro…»: raccolta del frutto della penitenza quaresimale. • Dopo la reposizione (si tengano presenti le indicazioni date dalla Congregazione per il Culto: «Il

Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di ‘sepolcro’: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare ‘la sepoltura del Signore’, ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il Venerdì nella passione del Signore» - da: Paschalis sollemnitatis, n. 55 -), si incoraggi l’adorazione comunitaria e personale prolungata almeno fino a mezzanotte in obbedienza a Gesù: «Vegliate con me!».

VIVERE L’EUCARISTIA • Riflettiamo se in famiglia e nei vari ambienti in cui ci troviamo

siamo capaci di lavarci i piedi gli uni gli altri? se spezziamo il pane, condividiamo i beni che abbiamo?

• Come segno destiniamo il frutto della penitenza quaresimale a chi è nel bisogno.

18Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

• Anche in famiglia fermiamoci per qualche istante in adorazione e preghiera: un passo biblico, una preghiera e un po' di silenzio. Siano questi gli strumenti per una rinnovata carità tra le mura familiari.

PROCESSIONE DI OFFERTORIO Questa sera, la processione delle offerte assume un aspetto solenne. La si organizzerà secondo la sensibilità di ogni comunità. Se il gruppo liturgico ha optato per la Settimana Santa con segni, è all’inizio che occorre portare il pane e il vino e deporli a fianco delle palme della domenica di Passione. Senza voler aggiungere chiacchiere ad una Eucaristia che deve essere particolarmente raccolta e fervente, ecco tuttavia una proposta di meditazione che potrebbe accompagnare, con un fondo musicale, la processione delle offerte. • Tovaglia (una coppia di giovani sposi con i bambini) Veniamo, Padre, ad apparecchiare la tavola per la Pasqua. Questa tovaglia tessuta di mille incroci, è la nostra comunità tessuta da mille relazioni. Questa tovaglia non sarà degna di ornare la tavola del tuo Figlio se non quando lasciamo il tuo Spirito fare il lavoro, fornire l’energia della lunga e paziente tessitura. Noi apparecchiamo la tavola, o Padre buono. Sia aperta a tutti. Attraverso di essa si riveli il volto del tuo Figlio.

Abbiamo portato questa pezza a metà strada tra biancheria e sudario, ma è già tutto bianco come un mattino di Pasqua. Apparecchiando la tavola, ti diciamo la nostra speranza. • Candele (tre o sette portate da ragazzi di diversa età) È nella notte che abbiamo bisogno di luce. Abbiamo portato, Padre, queste luci per vedere un po’ di più. Sulla tavola della festa, faranno rosseggiare il volto del tuo Figlio interamente donato ai suoi fratelli e a te, nostro Dio.

Noi abbiamo portato queste luci perché lo Spirito tocchi il nostro cuore e ci faccia bruciare all’amore di Cristo quando lo riconosceremo alla frazione del pane. • Fiori (se sono sciolti, un gruppetto di ragazze di diversa età orneranno l’altare…) Abbiamo portato, Padre, questi fiori modesti, segni forieri della primavera che viene. Sono fragili come le nostre vite, dipendono interamente dall’acqua e dal suolo, come noi, che tu hai tratto dall’argilla.

Abbiamo portato questi fiori per dirti le nostre paure e le nostre fragilità, ma anche l’entusiasmo della vita, i nostri desideri di compimento, di pienezza, di realizzazione. Insegnaci a morire, a cadere in terra, per vivere con te l’avventura del chicco sepolto. Perché senza questo passaggio, non c’è vita. • Pane (una madre di famiglia) Per la tua Pasqua occorre un pane senza lievito. Abbiamo portato, Padre santo, questo pane senza lievito per ripetere il gesto che tuo Figlio Gesù ci ha chiesto di fare. Esso è puro da ogni lievito, quel lievito dei farisei, quel lievito di odio e di disprezzo, di esclusione e di dimissioni. Esso è immagine di ciò che vorremmo diventare, o Dio nostro Padre, comunicando al Corpo del tuo Cristo: un popolo sempre più radicato nel Vangelo, uomini e donne sempre più purificati, diventando buon pane per i nostri fratelli e sorelle. • Vino (un contadino) Abbiamo portato, onnipotente nostro Dio, questo compagno delle nostre feste umane che riscalda il cuore e rallegra. Versato fra poco nel calice, verrà a irrigare le nostre vene dello Spirito del Cristo, dell’entusiasmo dei discepoli, della gioia degli amici di Dio.

Abbiamo portato questo vino per dirti che a volte incombe su di noi la tristezza che le nostre feste non sono altro che delle caricature di feste. Donaci la gioia di celebrare insieme, nei grandi momenti della nostra vita, al tuo Cristo per sempre vivente. Quando alziamo il calice della salvezza, fa’ che la nostra gioia sia perfetta.

19Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

VENERDÌ SANTO Passione del Signore

SEGNO NELLA CELEBRAZIONE

• Per i padri della Chiesa oggi è «la Pasqua di crocifissione». • In tutto l’anno liturgico, la celebrazione del Venerdì Santo è una di quelle azioni liturgiche che

«parlano» da sole. È doveroso mettere bene in evidenza il rito, i simboli e i gesti del momento celebrativo senza troppe aggiunte: la cruda realtà della sofferenza di Cristo parla da sola. Quindi: una bella Croce, messa in mezzo all’aula, illuminata insieme alla Parola, perché la Parola di Dio è

Parola della Croce; un gesto simbolico unico: l’acclamazione alla Croce o venerazione. È certamente preferibile

inginocchiarsi singolarmente davanti alla Croce, un’acclamazione cantata o recitata e lo stare in ginocchio di tutta la comunità riunita durante il rito aiuta molto di più di un affastellamento di azioni e di parole;

la vera catechesi oggi è l’esperienza sorgiva della Croce che deve diffondersi per tutta la celebrazione. Una vera e propria omelia sembra inutile e dispersiva della celebrazione senza per altro arricchirla. I testi biblici, le preghiere e le introduzioni liturgiche sono sufficienti.

• In questo giorno si fissi l’attenzione sulla Croce. L’adorazione della Croce inizia da dopo la mezzanotte del Giovedì Santo. Entrando in Chiesa la si deve vedere da ogni lato.

• L’altare deve essere spoglio. Solo un grande cero accanto alla Croce. • Non ci devono essere fiori in tutta la chiesa. Solo nella notte di Pasqua essi attornieranno la Croce e

proclameranno che dalla morte risorge la vita! • Oggi è giorno di silenzio e di preghiera accanto a Cristo che muore in Croce. Il silenzio è purificazione,

rientro in sé; è spazio all’ascolto di Dio; è segno della presenza di Dio. Anche l’azione liturgica inizia in silenzio: non ci può essere altro gesto possibile davanti all’azione di Dio che verrà vissuta in questo giorno: silenzio e adorazione.

• Guardiamo a Cristo (1ª lettura) e imprimiamo in noi l’amore del Padre. • Per la lettura della Passione (Vangelo) si potrà farla dialogata a più voci ma senza troppi interventi,

meglio invitare i fedeli ad agire come i pellegrini di Emmaus: ascoltare Dio nella Scrittura, approfondire il senso della morte-risurrezione di Cristo.

• In alternativa alla forma tradizionale, quattro lettori (A-B-C-D): 18,1-14 (pausa) A; 18,15-18 B; 18,19-24 C; 18,25-27 B (pausa); 18,28–19,16 i quattro lettori si dividono in: narratore, Cristo, Pilato e folla, si possono proiettare alcune scene della Passione; 19,17-24 D; 19,25-27 A (pausa); 19,28-30 B (pausa, tutti si inginocchiamo); 19,31-34 C; 19,35-37 D; 19.38-42 C.

• Il Salmo 30, soprattutto se si dà precedenza alla Passione, potrebbe essere proclamato alla fine della Passione stessa.

• Per la preghiera universale del Venerdì Santo è unica. Si invitino le diverse categorie di persone della parrocchia a proclamarla. Se si vuole concretizzare il volto umano di questa preghiera, coloro che vi interverranno si metteranno attorno alla croce quasi a formare progressivamente un sorta di ronda che simboleggi la Chiesa che prega sulla Croce: ai piedi della Croce, il popolo dei battezzati fa memoria del mondo intero.

• Al Padre nostro, se la proposta è agibile, il sacerdote e un gruppo di persone si posizionano attorno alla Croce e alzano le mani in gesto di preghiera e si danno la mano e così l’assemblea: si esprimerà la speranza che Dio venga incontro all’uomo e gli dia vita.

VIVERE L’EUCARISTIA

• Vivere oggi la Passione con Cristo, rimanendo in silenzio, in preghiera, in adorazione e in servizio attento ai fratelli.

• Facciamo con particolare attenzione il segno della Croce. • Dedichiamo un po' di tempo alla contemplazione e all’adorazione della Croce. • Digiuno: «Quando lo sposo sarà tolto digiuneranno». Prendiamo l’impegno sul serio. • Partecipiamo ad un momento di preghiera silenziosa o alla via Crucis.

20Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA SEGNO NELL’EUCARISTIA • I grandi segni da valorizzare nella notte sono:

il fuoco ricorda l’uomo infreddolito e in cerca di un luogo per scaldarsi, rammenta coloro che nella notte cercano un luogo di speranza; il cero pasquale e il canto dell'Exultet. Attraverso questi segni la risurrezione del Signore ci apre gli occhi e riscalda i cuori;

l’ascolto della Parola invita a prestare attenzione al carattere storico degli avvenimenti della Pasqua; il canto dell'Alleluia è segno della gioia pasquale, dell'«Evviva a Cristo Risorto». È la luce delle Scritture che ci attualizza il mistero di questa notte e ce ne spiega il significato;

il fonte battesimale e la benedizione dell'acqua dove tutti siamo stati immersi nella morte di Cristo e risorti a vita nuova in lui. È dono e memoria di salvezza. È il grembo santo della Chiesa che prende in custodia i suoi figli e li rende partecipi della vita di Cristo e della sua risurrezione;

la tavola eucaristica costituita da quanti credono e desiderano far memoria della morte e della risurrezione del loro Signore. Invitati all’attualizzazione del mistero della nostra salvezza, come battezzati siamo inviati a nutrirci di Cristo e a testimoniare il Risorto.

• A riguardo dell'acqua benedetta si può prevedere che ogni famiglia la porti a casa per iniziare insieme il cammino pasquale.

• Per un’unità con le celebrazioni della settimana santa la Croce del Signore sia illuminata a festa, circondata da fiori: è il vero segno che dà ragione della gioia pasquale.

• Nel cammino fin qui proposto siamo giunti alla rivelazione finale del volto glorioso di Cristo verso il quale eravamo orientati e che ora ci viene incontro e ci infonde gioia.

• Nell’ambiente ecclesiale, possono essere conservati il pannello quaresimale, l’icona, il lezionario, i rami d’ulivo, il pane e i grappoli d’uva, e soprattutto la Croce. Prima della celebrazione si provveda a mettere accanto ad ognuno una lampada o un cero che saranno accesi al fuoco nuovo man mano che i singole cose saranno ricordate nel corso della liturgia della Parola.

• Si può anche prevedere che accanto a questi oggetti-simbolo venga realizzata una decorazione, oppure prevedere un bouquet di fiori da mettere quando viene detta l’orazione dopo le letture dell’Antico Testamento. Letture e segno: Gn 1,1–2,2 simbolo i rami d’ulivo; Es 14,15–15,1 simbolo il pane e l’uva; Ez 37,1-14 (lettura non prevista dal lezionario) simbolo la croce; Gv 1,1-7 (lettura non prevista) simbolo il fuoco pasquale. Al canto del Gloria si metterà il cero e i fiori davanti al pannello del cammino quaresimale in segno di ringraziamento per la raggiunta meta.

• Se non ci sono battesimi, dopo la benedizione dell’acqua secondo le indicazioni del Messale, si potrebbe prevedere di preparare i fedeli alla rinnovazione solenne delle promesse battesimali facendo memoria del proprio battesimo realizzando un «cammino dei battezzati» che avanzano verso la vasca dell’acqua, bagnano la mano e si segnano…

• Dopo i tre grandi momenti celebrativi della notte, la preparazione delle offerte sia pacata, silenziosa per respirare e interiorizzare…

VIVERE L'EUCARISTIA • Facciamo memoria del nostro battesimo con le rinunce e la professione di fede anche personalmente o

in famiglia per ricordarci i nostri impegni e che siamo chiamati a partecipare della gioia del Risorto. • Con l'acqua benedetta nella notte benediciamo la nostra casa e ci segniamo all’inizio dei nostri pasti. • Anche in casa, la croce sia oggetto di attenzione, deponiamo vicino ad essa un cero e un fiore. • Stiamo nella gioia e, se possiamo, rechiamo la gioia di Gesù anche ai fratelli soli o nella sofferenza.

21Sussidio per il Tempo di Quaresima e Triduo

PASQUA DI RISURREZIONE SEGNO NELL’EUCARISTIA • È al mattino di Pasqua che la risurrezione è conosciuta e diffusa: Maria Maddalena corre da Pietro e

con l’altro discepolo corrono alla tomba… Questa mattina è doveroso manifestare la gioia e creare per i battezzati tiepidi e che non credono alla Risurrezione ma oggi sono presenti, una festa da vivere con segni, canti, gesti, una comunità che comunica, che «dice» la Risurrezione di Cristo oggi.

• I neofiti partecipino alla Messa con la veste bianca. • Il cero pasquale sia acceso, opportunamente ornato con fiori. • Il battistero (o la vasca dell’acqua) sia illuminato e ornato con fiori: è il luogo dove nascono i figli di

Dio. • L’altare sia ornato con i manufatti migliori e con fiori e luci. • Processione con la croce (senza crocifisso) e il Lezionario; alla fine croce e Lezionario vengono posti

accanto (Vangelo: Gesù apparendo spiega le Scritture; le Scritture danno il senso della croce) e circondati di fiori.

• Si faccia l’incensazione dell’altare, della Parola, del cero, della croce, del fonte battesimale. • Come atto penitenziale si fa il rito dell'aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia pasquale: oggi e

le prossime domeniche non si benedice l’acqua, ma si ringrazia. Infatti, si deve usare l’acqua benedetta nella Veglia! Prestare quindi attenzione e soprattutto leggersi prima le formule per preparare gli interventi di adattamento al testo. In alternativa, si può invitare ciascuno a passare accanto alla vasca e segnarsi, in questo caso potrebbe essere fatto anche alla professione di fede.

• Si presti attenzione e cura all’omelia. Si parli con il cuore e non in forma apologetica. Quali sono le tracce della presenza del Risorto nella nostra vita? La Chiesa. È essa fermento di risurrezione?

• Professione di fede: si può riprendere la professione di fede battesimale della Veglia, oppure il «Credo degli Apostoli» con un ritornello cantato fra le varie parti.

• Pane azzimo: «celebriamo la festa… con azzimi di sincerità e di verità». • Processione delle offerte: non si potrebbe leggere, su un fondo musicale, il testo dei pellegrini di

Emmaus (Lc 24,13-35)? • Nella preghiera eucaristica al momento delle intercessioni particolari si ricordano i neofiti. • Segno della pace: Gesù apparendo dona la Pace. • Sarebbe bello poter invitare tutti a salutarsi così: «Cristo è risorto, alleluia, è veramente risuscitato,

alleluia!». • Si dia la possibilità di poter prendere dell'acqua benedetta nella Veglia per portarla a casa per la

benedizione degli ambienti della famiglia e della mensa. VIVERE L’EUCARISTIA • Fermiamoci davanti a Cristo risorto per contemplare la sua risurrezione, chiedendoci se abbiamo

dentro di noi il desiderio vivo di testimoniare l'annuncio della Pasqua. • Il battesimo e pane azzimo ricevuti divengono vita nuova: «Togliete via il lievito vecchio, per essere

pasta nuova, poiché siete azzimi». Chiediamo perdono ad una persona che abbiamo offeso, recando l'augurio pasquale della pace, della fraternità riconciliata; cerchiamo di far attenzione nell'essere un segno continuo di gioia che il Risorto ci ha donato.

• La partecipazione alla Pasqua dà la vera direzione alla nostra vita: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo».

• Con Pietro e gli apostoli anche noi dobbiamo essere «testimoni di Gesù» e, soprattutto, della sua risurrezione.

• In famiglia facciamo la nostra professione di fede nel Risorto. • Con l'acqua benedetta benediciamo la casa e la mensa prima di prende il cibo. • Lungo tutta la settimana facciamo il segno della croce con l'acqua benedetta. • Rompendo l'uovo di pasqua, ricordiamone il simbolo: dall'uovo rotto viene fuori la nuova vita. • Viviamo la gioia pasquale anche con la distensione e lo stare insieme in famiglia senza dimenticare chi

è anziano, solo o ammalato…