storia nascosta di gesù

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La storia nascosta di Gesù Sir Laurence Gardner on ho deciso di scrivere il libro [Bloodyline of the Holy Grail]. Il libro è stato un incidente, non un progetto, dovuto in virtù del fatto che nel corso degli ultimi dieci anni sono stato lo storico ed il genealogista supremo nominato da trentatré famiglie reali. E’ accaduto in quanto in quei primi periodi stavo documentando le evidenze sulla storia di quelle famiglie reali ed i loro nobili rampolli, e gli archivi cavallereschi di quelle nobili e sovrane famiglie. Quel che stavo facendo era mettere insieme i resoconti cronologici scritti di cose delle quali queste famiglie conoscevano la sostanza, ma non necessariamente i dettagli. E’ la ragione per la quale in Gran Bretagna ed in Europa spendo necessariamente molto meno tempo su questo aspetto biblico, in quanto c'è parecchio di ciò che discuteremo stasera che in Europa viene dato per scontato. Per la maggioranza di queste persone non era affatto un segreto, quando uscì il mio libro, che Gesù fosse sposato e che ebbe degli eredi, in quanto così era scritto in davvero molti archivi di famiglia, non necessariamente privati ma di pubblico dominio. I carteggi pubblicati di Maria, Regina degli scozzesi, ne parlano per esteso. Quelli di Giacomo II di Inghilterra, che non venne deposto sino al 1688, ne parlano esaurientemente. Nel mettere insieme i dettagli, generazione per generazione, di questa storia, noi stavamo effettivamente compilando qualcosa per i posteri che, nel momento in cui iniziai il lavoro, era rinchiusa in cassette ed armadi, ed io ero effettivamente in una posizione dove mi venivano presentate cose e dicevo, "Guarda, questo dice 'Aperto l'ultima volta nel 1732’!”. Quindi, certa documentazione molto, molto vecchia, non solo aperta l'ultima volta nel millesettecento e qualche cosa, ma in realtà scritta e documentata centinaia di anni prima. Il libro fu un incidente. Lungo un periodo di tempo, probabilmente guardando indietro oggi, dieci o dodici anni fa, iniziai questo lavoro con commissioni separate da famiglie separate, lavorando attorno a queste genealogie. Quel che accadde, fu che esse iniziarono a convergere. Divenne alquanto evidente, e richiese un lungo periodo poiché occorre far andare le genealogie all'indietro, metterle insieme all'indietro e costruirle all'indietro, ma quello che stava succedendo era che un triangolo, da un'estesa base superiore con numerose linee familiari, stava convergendo verso un punto. Improvvisamente compresi che cos'era questo punto, e dissi: "Uau, avete capito cosa abbiamo trovato qui?”; e loro dissero: “Ah, conosci il padre di tizio e caio?”; ed io dissi, "No, no, no; in realtà sto scoprendo che questo proviene dalla Dinastia di Giuda nel primo secolo"; e loro dissero: “Oh,sì, lo sappiamo bene; quello che volevamo facessi era per te..."; ed io dissi: "Be’, ci sono 1 N

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La verità sulla storia di Gesù Cristo e Maria Maddalena

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Page 1: Storia nascosta di Gesù

La storia nascosta di Gesù

Sir Laurence Gardner

on ho deciso di scrivere il libro [Bloodyline of the Holy Grail]. Il libro è stato un incidente, non un progetto, dovuto in virtù del fatto che nel corso degli ultimi dieci anni sono stato lo storico ed il genealogista supremo nominato da trentatré famiglie reali. E’ accaduto in quanto in quei primi periodi stavo documentando le evidenze sulla storia di quelle famiglie reali ed i loro nobili rampolli, e gli archivi cavallereschi di quelle nobili e sovrane famiglie.

Quel che stavo facendo era mettere insieme i resoconti cronologici scritti di cose delle quali queste famiglie conoscevano la sostanza, ma non necessariamente i dettagli. E’ la ragione per la quale in Gran Bretagna ed in Europa spendo necessariamente molto meno tempo su questo aspetto biblico, in quanto c'è parecchio di ciò che discuteremo stasera che in Europa viene dato per scontato. Per la maggioranza di queste persone non era affatto un segreto, quando uscì il mio libro, che Gesù fosse sposato e che ebbe degli eredi, in quanto così era scritto in davvero molti archivi di famiglia, non necessariamente privati ma di pubblico dominio. I carteggi pubblicati di Maria, Regina degli scozzesi, ne parlano per esteso. Quelli di Giacomo II di Inghilterra, che non venne deposto sino al 1688, ne parlano esaurientemente.Nel mettere insieme i dettagli, generazione per generazione, di questa storia, noi stavamo effettivamente compilando qualcosa per i posteri che, nel momento in cui iniziai il lavoro, era rinchiusa in cassette ed armadi, ed io ero effettivamente in una posizione dove mi venivano presentate cose e dicevo, "Guarda, questo dice 'Aperto l'ultima volta nel 1732’!”. Quindi, certa documentazione molto, molto vecchia, non solo aperta l'ultima volta nel millesettecento e qualche cosa, ma in realtà scritta e documentata centinaia di anni prima.Il libro fu un incidente. Lungo un periodo di tempo, probabilmente guardando indietro oggi, dieci o dodici anni fa, iniziai questo lavoro con commissioni separate da famiglie separate, lavorando attorno a queste genealogie. Quel che accadde, fu che esse iniziarono a convergere. Divenne alquanto evidente, e richiese un lungo periodo poiché occorre far andare le genealogie all'indietro, metterle insieme all'indietro e costruirle all'indietro, ma quello che stava succedendo era che un triangolo, da un'estesa base

superiore con numerose linee familiari, stava convergendo verso un punto. Improvvisamente compresi che cos'era questo punto, e dissi: "Uau, avete capito cosa abbiamo trovato qui?”; e loro dissero: “Ah, conosci il padre di tizio e caio?”; ed io dissi, "No, no, no; in realtà sto scoprendo che questo proviene dalla Dinastia di Giuda nel primo secolo"; e loro dissero: “Oh,sì, lo sappiamo bene; quello che volevamo facessi era per te..."; ed io dissi: "Be’, ci sono milioni di persone là fuori che non ne sanno nulla, quindi ribaltiamo questo triangolo e facciamone un libro!". Così ecco come venne fuori il libro.

All'apice di tutto questo, negli ultimi sei anni sono stato Gran Priore della Sacra Famiglia della Santa Colomba di Gran Bretagna, il reale seggio ecclesiastico della Chiesa Celtica1. Quindi, avevo anche accesso alle registrazioni della Chiesa Celtica, risalenti sino al 37 d.C.. A causa dei miei legami con le famiglie, con gli ordini cavallereschi, ebbi anche accesso a documenti templari, agli autentici documenti che i cavalieri templari portarono in Europa nel 1128 e con i quali si confrontarono con la classe dirigente della Chiesa, e con i quali la spaventò a morte, perché questi erano documenti che riguardavano la discendenza e la genealogia di Gesù.Quindi stiamo per intraprendere una venerabile ricerca. Qualcuno l'ha chiamata la ricerca definitiva. La Chiesa Cristiana l'ha condannata come un'eresia.Un'eresia viene descritta in tutti i dizionari come "un'opinione contraria al dogma ortodosso dei vescovi cristiani" , e quelle altre ricerche che comprendono molta della odierna ricerca scientifica e medica sono altrettanto eretiche. La parola "eresia" è, essenzialmente, niente di più che un'etichetta dispregiativa, un cartellino utilizzato dalla timorosa classe dirigente di una Chiesa che ha per lungo tempo cercato di mantenere il controllo sulla società tramite la paura dell'ignoto. Un'eresia pertanto può contraddistinguere quegli aspetti della filosofia, della ricerca, che spaziano nei reami dello sconosciuto, e che di volta in volta forniscono risposte e soluzioni che sono alquanto contrarie alla dottrina della Chiesa.Le ricerche sono per loro stessa natura intriganti; la storia e le ricerche storiche sono illuminanti; ma le scoperte non sono di alcuna utilità, a meno che non vi siano applicazioni odierne le quali, come la scienza e la medicina, possono spargere i semi di un futuro migliore.La storia è nulla più che esperienza registrata, generalmente quella dei vincitori. E’ luogo comune imparare dall'esperienza di ieri. E’ quella stessa esperienza che detiene le chiavi morali, culturali, politiche, sociali di

1 Celti: antica popolazione indoeuropea originaria della Francia orientale. Elemento di coesione era la religione, amministrata dai druidi (i sacerdoti celti), nella quale la principale divinità era Teutates

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domani, ed è in tale contesto che il Santo Graal sorregge quello che chiamiamo “il Codice Messianico". Questo è il codice di pratica sociale istituito da Gesù quando lavò i piedi dei suoi apostoli durante l'Ultima Cena. Concerne gli obblighi del dare e ricevere servizio; stabilisce che coloro in posizioni di autorità eletta e influenza dovrebbero sempre essere consapevoli dei loro doveri come rappresentanti della società, obbligati a servire la società, non a presumere autorità sulla società. E’ la chiave essenziale del governo democratico. Questo viene definito dettagliatamente come un governo del popolo, per il popolo. Senza l'attuazione del Santo Graal, facciamo solo esperienza dell'anche troppo familiare governo del popolo. Questo non è un governo democratico.

Ora, durante il nostro viaggio discuteremo di molti argomenti che sono ampiamente familiari, ma li osserveremo da una prospettiva differente da quella normalmente convenuta. A tal proposito sembrerà che stiamo spesso procedendo in terreni del tutto nuovi, ma in realtà si trattava soltanto del terreno già esistente prima che fosse ammantato e alterato da coloro con interessi costituiti differenti. Solo riarrotolando questo tappeto di occultamento finalizzato riusciremo nella nostra ricerca del Santo Graal.

Questa quindi inizierà nella Sacra Terra di Giudea al tempo di Gesù, ed ivi ci tratterremo per un po'. Viaggeremo poi attraverso le Ere Oscure, per spendere un po' di tempo nell'Europa medievale. Dopo seguiremo il mistero del Graal nella Bretagna di Re Artù e, infine, col tempo, negli Stati Uniti d'America dove i padri americani furono tra i più grandi esponenti del Codice del Graal. Eminenti americani come George Washington, John Adams, Benjamin Franklin, Charles Thompson, Thomas Jefferson furono altrettanto campioni del Santo Graal quanto lo furono Re Artù, Sir Lancillotto e Galahad.

Bloodline of the Holy Grail, il libro, è stato descritto come “il libro della stirpe messianica". E’ stato un intervistatore radiofonico a chiamarlo così; ed è una definizione appropriata dato il sottotitolo dell'opera, The Hidden Lineage of Jesus Revealed. Naturalmente questo indica che Gesù ebbe dei bambini e, come logica conclusione, che era sposato. Quindi era sposato? Gesù ebbe figli? Se è così, sappiamo cosa successe loro? Esistono dei discendenti in vita al giorno d'oggi? La risposta ad ognuna di queste domande è sì. Esamineremo dettagliatamente la famiglia emergente. Seguiremo la storia, la loro storia, secolo dopo secolo; la storia di una risoluta dinastia reale, i discendenti eredi di Gesù che lottarono contro tutte le difficoltà attraverso i secoli onde preservare sino ad oggi il Codice Reale Messianico.

La storia qui di seguito raccontata sarà quella di una cospirazione: corone usurpate, persecuzioni, assassini, e l'ingiustificato occultamento di informazioni nei riguardi delle popolazioni del mondo occidentale. E’ un resoconto di buon governo e cattivo governo; su come il sovrano potere patriarcale del popolo venne soppiantato dalla tirannia dogmatica e dal dominio dittatoriale sulle terre. Si tratta di un avvincente viaggio di scoperta, una visione di ere passate, ma con lo sguardo fermamente rivolto al futuro. Questa è la storia come un tempo fu scritta ma non fu mai raccontata.

Il Santo Graal

Cominciamo dalla più ovvia di tutte le domande. Cos'è il Santo Graal? Com'è collegato con i discendenti di Gesù? Il fatto che Gesù ebbe dei discendenti per qualcuno potrà essere una sorpresa, ma sino al tardo Medio Evo, solo poche centinaia di anni fa, era un fatto ampiamente conosciuto in Bretagna ed Europa.

Ai tempi medievali, la linea di discendenza messianica veniva definita dalla parola francese Sangréal. Essa derivava dalle due parole, Sang Réal, che significano "Sangue Reale". Era il Sangue Reale di Giuda, la stirpe regale di David che procedette attraverso Gesù ed i suoi eredi. Nella traduzione inglese, la definizione, Sangréal, divenne "San Gréal", come in “San” Francisco. Quando veniva scritta in modo più completo diveniva "Saint Grail”, "Saint", naturalmente, si riferiva a "Holy" (Santo, Sacro); e per un naturale processo linguistico divenne il nome più romanticamente familiare, “Ho1y Grail" (Santo Graal).

Dal Medio Evo ci furono numerosi ordini cavallereschi e militari particolarmente collegati al Reale Sangue Messianico in Bretagna ed in Europa. Essi includevano l'Ordine del Regno di Sion, l'Ordine del Santo sepolcro; ma il più prestigioso di tutti era il Sovrano Ordine del Sangréal - i Cavalieri del Santo Graal. Questo era un Ordine dinastico della Casata Reale di Scozia, quella degli Stewart.

In termini simbolici il Graal viene spesso descritto come un calice che contiene il sangue di Gesù: alternativamente, come una vite di uva. Il prodotto dell'uva è il vino, ed è il calice ed il vino della tradizione del Graal che si trovano proprio nel cuore della Comunione, della Messa, dell'Eucarestia; e questo sacramento, il Sacro Calice, contiene il vino che rappresenta il sangue perpetuo di Gesù. E’ alquanto evidente che anche mantenendo l'antica usanza della Comunione, la Chiesa Cristiana abbia convenientemente ignorato ed abbia scelto di non insegnare l'autentico significato e le origini di tale usanza. Poche persone arrivano anche solo a pensare di fare ricer che in merito al definitivo simbolismo del sacramento del calice e del vino, credendo che provenga semplicemente da qualche passo del vangelo relativo all'Ultima Cena. Be', è il significato del sangue perpetuo di Gesù. Come viene perpetuato il

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sangue di Gesù, o quello di chiunque altro? Viene perpetuato attraverso la famiglia e la discendenza.

Allora come fu che le autorità ecclesiastiche decisero di ignorare l'importanza della linea di sangue nel sacramento del Graal? Il sacramento fu mantenuto. Come fu che arrivarono a denunciare la tradizione ed il simbolismo del Graal come eretici?Il fatto è che ogni governo ed ogni chiesa insegnano la forma di storia o di dogma più pertinenti ai propri interessi di parte. A questo riguardo siamo tutti condizionati a ricevere una forma di insegnamento estremamente selettiva. Ci viene insegnato quel che si suppone noi si debba sapere, e ci viene raccontato quel che si suppone noi si debba credere. Ma per la maggior parte, impariamo storia politica e religiosa attraverso la propaganda nazionale o clericale, e questa spesso diventa un dogma assoluto, insegnamenti da non mettere in discussione per timore di ritorsioni.

Per quanto riguarda l'atteggiamento della Chiesa verso il calice ed il vino, è sfacciatamente evidente che il simbolismo originale dovette essere reinterpretato dai prelati in quanto esso denotava che Gesù ebbe dei discendenti e pertanto che doveva essersi unito con una donna.Ma non furono soltanto i sacramenti ed i consueti rituali a venire reinterpretati a causa di ciò: gli autentici vangeli stessi vennero contraffatti per accordarsi con l'establishment maschilista della Chiesa di Roma, più o meno come un moderno produttore audiovisivo aggiusterà e selezionerà i nastri per ottenere il risultato desiderato, il risultato degli interessi costituiti della casa di produzione.

La scelta dei vangeli

A tutti noi sono familiari i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma cosa ne è degli altri vangeli? Cosa ne è del Vangelo di Filippo, di Tommaso, di Maria e di Maria Maddalena? Cosa ne è di tutti i numerosi vangeli ed atti ed epistole che non furono approvati dai concili della Chiesa quando venne collazionato il Nuovo Testamento? Perché furono esclusi quando vennero fatte le scelte?

Vi erano in realtà due criteri principali per la selezione dei vangeli per il Nuovo Testamento. Questi furono fissati durante il Concilio di Cartagine nell'anno 397. Il primo criterio era che il Nuovo Testamento dovesse essere scritto nel nome degli stessi apostoli di Gesù. Marco non era un apostolo di Gesù, per quanto ne sappiamo, né lo era Luca. Erano colleghi di colui che sarebbe divenuto San Paolo. Tommaso, d'altra parte, era uno dei dodici originali, eppure il vangelo a suo nome venne escluso. Non solo, ma venne destinato e condannato affinché venisse distrutto insieme a numerosi altri vangeli e scritture.E così attraverso il mondo medievale, Tommaso e numerosi altri libri non approvati vennero seppelliti e

nascosti nel quinto secolo. Solo in tempi recenti parte di questi manoscritti sono stati riportati alla luce, la più grande scoperta tra questi avvenne presso Nag Hammadi in Egitto nel 1945, 1.500 anni dopo la sepoltura di questi documenti. Sebbene questi libri non fossero stati riscoperti sino a questo secolo, venivano apertamente adoperati dai primi cristiani. Alcuni di essi, compresi i vangeli menzionati, insieme al Vangelo della Verità, il Vangelo degli Egiziani ed altri, venivano effettivamente menzionati negli scritti deiprimi ecclesiastici. Clemente d'Alessandria, Irene di Lione, Origene di Alessandria – tutti costoro menzionano questi altri vangeli.Quindi, perché vennero scelti i vangeli di Marco e di Luca se questi non erano stati apostoli di Gesù? Perché Marco e Luca in effetti furono apostoli di Gesù, ed i primi padri della Chiesa lo sapevano. In quei giorni prima che il Nuovo Testamento venisse alterato, essi sapevano perfettamente che Gesù sopravvisse alla Crocifissione. In quei primi vangeli non c'era alcuna storia di Resurrezione; quella venne aggiunta in seguito.Perché non furono scelti altri vangeli apostolici? Perché vi era un secondo, molto più importante criterio, quello tramite cui, in verità, venne realmente fatta la scelta dei vangeli. E questo era un regolamento totalmente maschilista. Precludeva qualunque cosa fosse pertinente alla condizione delle donne nella Chiesa, o nella comunità, società. In realtà, le costituzioni apostoliche della Chiesa vennero compilate su questa base. Loro affermano, "Non permettiamo alle nostre donne di insegnare nella Chiesa, solo pregare ed ascoltare coloro che insegnano. Il nostro maestro, quando ci mandò i dodici, non mandò affatto una donna; poiché alla testa della donna è l'uomo, e non è ragionevole che il corpo debba controllare la testa?".

Questo era un cumulo di sciocchezze, ma fu proprio per questa ragione che dozzine di vangeli non furono selezionati, perché chiarivano decisamente come vi fossero parecchie donne attive nel dicastero di Gesù. Maria Maddalena, Marta, Elena-Salomé, Maria Giacobbe Cleophas, Giovanna. Queste non erano soltanto discepole del sacerdozio; vengono tramandate come sacerdotesse nel loro pieno diritto, che gestivano esemplari scuole religiose di tradizione nazarena.

Nelle epistole di San Paolo ai romani, egli fa specifica menzione delle proprie aiutanti donne: Febe, ad esempio, che egli chiamava una sorella della Chiesa: Giulia, Priscilla, che stese, la sua rete per la causa. Il Nuovo Testamento è pervaso di donne, ma la Chiesa le ha ignorate tutte. Quando furono compilati i precetti di disciplina ecclesiastica della Chiesa, essi affermavano, "Ad una donna non è permesso parlare in Chiesa, né rivendicare per sé stessa alcuna funzione maschile”. Ma che questa fosse una funzione maschile lo aveva deciso la Chiesa stessa.

La Chiesa era talmente spaventata dalle donne che istituì un precetto di celibato: un precetto per i suoi preti, un precetto che divenne una legge nel 1138; una legge che persiste tuttora. Be', questo precetto non è mai stato ciò che

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sembrava esteriormente, poiché quando lo si va a leggere, quando si studia la storia, si può vedere che non ci fu mai, mai attività sessuale come quella che disturbava la Chiesa. La specifica definizione che rese possibile questa regola era l'intimità sacerdotale con donne. Perché? Perché le donne divennero mogli ed amanti. La vera natura della maternità è la perpetuazione delle linee di discendenza. E’ questo che infastidiva la Chiesa: un soggetto tabù, maternità, linee di sangue. Questa immagine doveva essere separata dalla necessaria immagine di Gesù.

Ma non era come se la Bibbia avesse detto una cosa del genere. San Paolo aveva detto nelle sue episole a Timoteo che un vescovo dovrebbe essere sposato con una moglie ed avere dei bambini; che un uomo con una propria esperienza di gestione familiare è effettivamente molto meglio qualificato a prendersi cura della Chiesa. Anche se le autorità della Chiesa romana affermavano in particolare di attenersi agli insegnamenti di San Paolo, scelsero deliberatamente di trascurare questa esplicita direttiva per convenire ai propri fini, così che stessa condizione coniugale di Gesù dovesse essere strategicamente ignorata.

Ma il celibato della Chiesa, l’ immagine celibe di Gesù era completamente contraddetta in altri scritti dell'epoca. Era apertamente contraddetta nel pubblico dominio sino a quando, soltanto 450 anni fa nel 1547, l'anno in cui morì in Inghilterra Enrico VIII, la perpetuazione della verità venne proclamata un'eresia perseguibile.

Non è solo il Nuovo Testamento cristiano a soffrire di queste restrizioni sessuali. Un simile processo revisionista venne applicato al Vecchio Testamento di stampo giudeo. e questo lo rese convenientemente adatto ad essere aggiunto alla Bibbia cristiana. Ciò è reso particolarmente evidente da un paio di annotazioni sfuggite allo scrutinio dell'editore.

I vangeli di Giosuè e Samuele fanno entrambi riferimento al molto più antico Libro di Jasher. Dicono sia molto importante il Libro di Jasher. Dov'é? Non nella Bibbia. Come moltissimi altri libri, venne escluso di proposito. Ma esiste ancora? Sì. Il rotolo ebraico di Jasher. lungo tre metri esiste ancora. Per molto, molto tempo è stato storicamente importante. Era il gioiello della corte dell'Imperatore Carlo Magno, e la traduzione del Libro di Jasher fu proprio il motivo per cui venne fondata l'Università di Parigi, nell'anno 800. Questo avvenne circa un secolo prima che il Vecchio Testamento come lo conosciamo venisse effettivamente messo insieme.

Jasher eta il portabastone di Mosé. Le sue scritture rivestono un'enorme importanza. I resoconti riguardano la storia degli israeliti in Egitto, il loro esodo a Cana. Ma tali storie differiscono considerevolmente dal modo in cui conosciamo la storia oggi. Spiegano che non era Mosè il capo

spirituale delle tribù che attraversarono il Mar Rosso sino al Monte Sinai. Il leader spirituale era Miriam.

A quel tempo i giudei non avevano mai sentito parlare di Geova; essi adoravano la dea Asherah. Le loro guide spirituali erano in gran parte femminili. Secondo il Libro di Jasher, Miriam costituì un tale problema per Mosè, impegnato nel suo tentativo di creare un nuovo ambiente a dominanza maschile, che la fece imprigionare; e la nazione ebraica si sollevò con i suoi eserciti contro di lui, per assicurarsi il rilascio di Miriam. Questo nella Bibbia non c'é.

La Natività

Allora, andiamo dove inizia la stessa storia cristiana.Guardiamo agli stessi vangeli e, così facendo, vediamo cosa ci dicono effettivamente, contro quello che pensiamo ci dicano, poiché tutti noi abbiamo imparato a concordare con quello che sui vangeli ci viene raccontato nelle aule scolastiche e nelle chiese. Ma l'insegnamento è riferito sempre correttamente? E’ conforme alle scritture? In effetti è sorprendente quanto pensiamo di sapere, ma lo abbiamo imparato solo da pulpiti o da libri illustrati, non necessariamente studiando i testi. La stessa storia della natività fornisce un buon esempio. E’ largamente accettata. e le cartoline natalizie continuano a raccontarci che Gesù nacque in una stalla. I vangeli non lo dicono affatto. In nessun vangelo autorizzato è menzionata una stalla. La natività non è per nulla menzionata in Marco o Giovanni. e Matteo dice piuttosto esplicitamente che Gesù nacque in una casa. Quindi da dove salta fuori la stalla? In realtà, salta fuori da un’errata interpretazione del Vangelo di Luca il quale riporta che Gesù era disteso in una mangiatoia, non nato, ma disteso e, allora come oggi, una mangiatoia non è niente di più che un cassoncino per alimentare gli animali. Basta solo studiare la storia della società dell'epoca per riconoscere il fatto che era del tutto comune, per le mangiatoie, venire adoperate come culle, e venivano spesso portate in casa proprio a questo scopo.

Allora perché si è presunto che questa particolare mangiatoia si trovasse in una stalla? Perché la traduzione in inglese di Luca ci dice che non c’era posto nella locanda. Quindi dev'essere stata in una stalla! Ma le traduzioni di Luca precedenti quella inglese non parlano di alcuna locanda: il manoscritto di Luca non dice che non c’era posto nella locanda. Infatti, a quel tempo non c’ erano locande in oriente. Ve ne sono molto poche oggi: e se ci sono, sono illegali. La gente all'epoca alloggiava in case private. Era un’usanza comune. Si chiamava ospitalità familiare. Le case erano aperte ai viaggiatori.

Arrivati a questo punto, se davvero vogliamo essere precisi in merito, nella regione non c'erano nemmeno stalle. Infatti “stalla" (stable) è una parola totalmente inglese e definisce specificamente un luogo dove tenere i cavalli; cavalli di una determinata stalla. Ma chi se ne andava in giro a cavallo in Giudea? Buoi, cammelli; g1i occasionali ufficiali romani potrebbero avere avuto un cavallo, ma

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anche i muli ed i buoi, se tenuti al coperto, lo sarebbero stati sotto una specie di tettoia, non in una stalla.

Per quanto concerne la mitica locanda, il testo greco in realtà non dice che in essa non ci fosse posto. Nella migliore traduzione essa in effetti dice che non vi erano provviste nella stanza. Come menzionato in Matteo, Gesù nacque in una casa e, se tradotto correttamente, Luca rivela che Gesù giaceva in una mangiatoia, un cassoncino per alimentare gli animali, perché la stanza non era fornita di una culla.

Rimanendo sull'argomento della nascita di Gesù, penso bisognerebbe dare un'occhiata alla cronologia, poiché è altrettanto importante: perché i vangeli, i due vangeli che riguardano la natività, ci danno in realtà due date completamente differenti per l'evento.

Secondo Matteo, Gesù nacque durante il regno di Erode, Erode il Grande, che discusse l'evento con i Magi ed ordinò l'uccisione dei neonati. Be', Erode morì nel 4 AC, e sappiamo da Matteo che Gesù nacque prima di allora. E a causa di ciò, molte Bibbie comuni e concordi e molti libri di storia suggeriscono che la data di nascita di Gesù fosse il 5 AC, poiché è antecedente al 4 AC ed Erode era ancora regnante, quindi è una buona data.

Ma in Luca, viene fornita una data completamente diversa. Luca non ci parla del re Erode né di nulla del genere. Luca dice che Gesù vide la luce mentre Cyrenius era Governatore della Siria, lo stesso anno in cui l'Imperatore Augusto attuò il censo nazionale, per essere parte del quale Giuseppe e Maria si recarono aBetlemme.Qui vi sono punti rilevanti da menzionare, ed entrambi sono resristrati negli annali giudei del primo secolo (come The Antiquities of the Jews, Gli antichi costumi degli Ebrei). Cyrenius venne nominato Governatore della Siria nel 6 DC. Questo è proprio l'anno registrato del censo nazionale, reso operativo da Cyrenius ed ordinato dall'Imperatore Augusto. Come ci racconta Luca, fu il primo ed unico censimento mai registrato per la regione.

Così Gesù nacque prima del 4 AC e nell'anno 6 DC. E’ un errore? No, non necessariamente, perché nel modo in cui vennero originariamente descritte, stiamo in effetti guardando a due nascite piuttosto specifiche.Entrambi i vangeli sono corretti. Stiamo osservando la nascita fisica di Gesù, e stiamo osservando la sua nascita nella comunità. Queste al tempo erano definite come la prima e la seconda nascita, e si applicavano specificamente a persone di particolari gruppi e sicuramente agli eredi dinastici.

La seconda nascita per i ragazzi si attuava per mezzo di un rituale di rinascita. Era molto fisico: venivano avvolti in fasce per nascere nuovamente dal ventre

della loro madre. Era una cerimonia fisica. Le seconde nascite per i ragazzi avvenivano all'età di dodici anni.

Così sappiamo che Gesù aveva dodici anni nel 6 DC. Sfortunatamente, ì successivi trascrittori di Luca non capirono assolutamente il significato di ciò, e si sforzarono di collegare in qualche modo questo evento riguardante avvolgere in fasce ed essere nati allora, che portò a questo racconto senza senso concernente la stalla.

Così, se Gesù aveva dodici anni nell'anno 6 DC, ciò significa che era nato nel 7 AC, il che si attaglia perfettamente al resoconto di Matteo che diceva fosse nato verso la fine dei regno di Re Erode.

Ma adesso scopriamo quella che sembra un'altra anomalia, perché Luca dice in seguito nel vangelo che quando Gesù compì dodici anni, i suoi genitori, Maria e Giuseppe, per quel giorno lo portarono a Gerusalemme. Lasciarono poi la città con i loro amici, per tornare a casa a piedi, un viaggio di un giorno, quando si accorsero che Gesù non era con loro. Tornarono quindi a Gerusalemme per trovarlo al tempio, che discuteva degli affari di suo padre con i dottori. Be', che razza di genitori sono quelli che se ne vanno in giro nel deserto per un giorno intero, senza sapere che il loro figlio dodicenne non è con loro?

Il fatto è che l'intero punto del passaggio è stato frainteso. C'era una grande differenza tra un figlio dodicenne ed un figlio al suo dodicesimo anno. Quando un figlio, completando i suoi primi dodici anni - vale a dire, nel giorno del suo tredicesimo compleanno - veniva iniziato nella comunità alla cerimonia della seconda nascita, veniva considerato come se iniziasse il suo primo anno. Era l'originale fonte del moderno bar mitzvah. La sua iniziazione successiva, l'iniziazione dell'età virile nella comunità, avvenne al suo nono anno, quando era ventunenne - l'origine del privilegio dei ventuno anni. Seguirono vari gradi, e il suo successivo importante esame ebbe luogo al suo dodicesimo anno - alla fine del suo dodicesimo anno, all'età di ventiquattro anni, durante tale compleanno. Quando Gesù rimase nel tempio nel suo dodicesimo anno, in realtà era ventiquattrenne. Non sorprende che si aspettassero che forse non era a girovagare nel deserto con loro!Così la sua discussione con i dottori era in relazione col suo grado successivo. All'epoca avrebbe discusso di questo col suo padre spirituale, il padre della comunità; e in realtà, é ciò che fece. Era degli affari di suo padre che discuteva: gli affari di suo padre. Il padre di quest'epoca è registrato. Il padre spirituale della comunità a quel tempo era Simeone l'Esseno, e se riguardiamo alcuni versi in Luca, vediamo che fu proprio quest'uomo, il giusto e leale Simeone, che legittimò Gesù sotto la legge.Allora, possiamo credere ai vangeli? Be', come possiamo vedere, la risposta è si, possiamo effettivamente credere ai vangeli fino a un certo punto, ma ciò che non possiamo credere è il modo in cui sono stati complicati e distorti, ed insegnatici da persone che per prime non comprendono quello che hanno effettivamente detto.

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Le traduzioni “uccise”

Gli attuali vangeli in lingua inglese retrodatano in realtà alla Bibbia Autorizzata, compilata per il Re degli Stewart Giacomo I d'Inghilterra all'inizio del 17° secolo. Questa venne pubblicata e data alle stampe non più di 165 anni prima della Dichiarazione d'Indipendenza dell'America; solo pochi anni prima che i primi Padri Pellegrini facessero vela dall'Inghilterra.

I vangeli della prima Chiesa furono originariamente scritti in greco del secondo e terzo secolo. Insieme alla Bibbia nella sua interezza, furono tradotti in latino nel quarto secolo, ma fu allora più di un migliaio d’anni prima che avvenisse fatta alcuna traduzione in inglese.Comunque, allora la traduzione della bibbia era una faccenda rischiosa. Il riformatore del quattordicesimo secolo, Jhon Wycliff, venne denunciato come eretico per averla tradotta in inglese. I suoi libri furoni bruciati. All’inizio del 16mo secolo, William Tyndale venne strangolato come forma di esecuzione, in Belgio, e poi bruciato, giusto in caso non fosse morto, per aver tradotto la Bibbia in inglese. Un po’ più tardi, Miles Coverdale, un suo discepolo, fece un’altra traduzione; e per quell’epoca la stessa chiesa si era divisa in modo alquanto scrupoloso, così la versione di Coverdale venne accettata dalla chiesa protestante – ma agli occhi di Roma egli era ancora un eretico.Il problema era che finché i testi stampati rimanevano oscuri (e non si trattava di latino ordinario; questo era una spaventosa forma di latino della Chiesa), fintanto che solo i vescovi potevano comprenderli, loro potevano insegnare qualsiasi cosa sulla Terra che volevano. Se fosse stata tradotta nei linguaggi che altre persone potessero comprendere e magari leggerla da sé, ciò avrebbe costituito un problema perché la Chiesa sarebbe stata messa in discussione.

La prima traduzione accettabile della Bibbia in lingua inglese fu eseguita per il Re degli Scozzesi Giacomo VI (Stuart) e Giacomo I d'Inghilterra soltanto agli inizi del diciassettesimo secolo. Si trattava della Versione Ufficiale sulla quale si sarebbe basata la maggioranza delle bibbie in lingua inglese. Tuttavia nemmeno questa era una diretta traduzione da qualcosa di organico: venne tradotta principalmente dal Greco, in parte dal Latino e in qualche misura da altri che avevano fatto in precedenza altre traduzioni illegittime.

Nella loro interpretazione del Nuovo Testamento, i traduttori di Re Giacomo si sforzarono di accontentare sia i Protestanti2 sia i Cattolici. Questo era l'unico modo di produrre un testo accettabile da tutti. ma il loro tentativo di compiacere non riuscì completamente. I Cattolici pensavano che i traduttori

parteggiassero per i Protestanti e cercarono di far saltare Re Giacomo in Parlamento, mentre i Protestanti sostenevano che i traduttori erano in combutta con i Cattolici.

Comunque sia, la Bibbia sopravvisse ma i traduttori puntarono anche verso qualcosa denominata "correttezza politica". Al giorno d'oggi sappiamo di cosa si tratta; allora venne applicata. Si possono rilevare buoni esempi di ciò in molti casi, in particolare in uno nel quale la traduzione letterale faceva riferimento a un al gruppo di individui denominati "soldati celesti”. Ai traduttori non piaceva molto tale denominazione, cosicché ci tirarono una riga sopra e la sostituirono con “l’esercito celeste". Però qualcun altro si fece avanti dicendo: "No, non è ancora abbastanza soddisfacente; qui viene messa in evidenza una banda armata e questo non è politicamente corretto”; così ci tirarono una riga sopra ancora una volta e resuscitarono un antico vocabolo che nella lingua inglese non veniva più adoperato da secoli: la chiamarono “la moltitudine celeste". Nessuno ha la più pallida idea di che cosa sia una moltitudine celeste. In effetti è davvero sbalorditivo come molti termini antichi, oscuri ed obsoleti. che nessuno poteva comprendere, siano stati riportati in auge per garantire alla Bibbia di Re Giacomo la correttezza politica; nello stesso periodo William Shakespeare nelle sue opere stava facendo altrettanto.

Se consideriamo i testi di consultazione che esistevano prima di Giacomo e Shakespeare e quelli che sono esistiti subito dopo di essi, notiamo che il vocabolario della lingua inglese è cresciuto di più del cinquanta per cento, il tutto come risultato dell'acquisizione di termini inventati o riportati alla luce dagli scrittori dell'epoca. Il problema era che nessuno, esclusi i redattori dei dizionari, conosceva il significato della maggior parte di questi termini ma. in un modo o nell'altro, questi dovevano essere definiti e così, assai ambiguamente, "moltitudine celeste" diventò "una celeste quantità di gente"!

Di conseguenza, per quanto perfettamente poetica, la lingua della Bibbia Ufficiale Inglese risulta del tutto diversa da qualsiasi lingua parlata da chicchessia in Inghilterra o altrove. Essa non ha relazioni col Greco o il Latino da cui è stata tradotta e certamente non era la lingua parlata da Dio, come una volta mi è stato detto da alcuni preti. Tuttavia tutte le altre Bibbie in lingua Inglese sono derivate, nelle loro varie forme, da questa interpretazione canonica approvata. Nonostante tutti o suoi difetti, i nuovi termini e i suoi bei versetti essa rimane comunque, fra tutte le traduzioni in lingua Inglese, la più fedele ai manoscritti Greci originali. Tutte le altre versioni, quelle classiche, quelle Nuove, quelle Rivedute, quelle in Inglese Moderno sono state notevolmente contaminate e sono del tutto inadeguate per un serio studio da parte di chiunque, poiché ognuna di esse ha il suo specifico ordine del giorno.

Possiamo citare un caso limite di come quanto appena detto si applichi in pratica. Possiamo prendere in

2 il protestantesimo risale al 1529 e si è sviluppato in Germania con a capo Martin Lutero. In esso è rifiutata l’organizzazione gerarchica ecclesiale, il battesimo dei bambini e ogni culto che non si fondi sulla parola di Dio

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considerazione l'edizione della Bibbia attualmente pubblicata a Papua Nuova Guinea, nel Pacifico, dove vivono tribù che quotidianamente non hanno alcun contatto con altri animali che non siano i maiali; nell'edizione corrente della loro Bibbia ogni animale menzionato nel testo, anche se in origine era un bue, un leone, un asino, una pecora o quant’altro, ora è un maiale! Perfino Gesù, il tradizionale “Agnello di Dio”, in questa Bibbia diviene "il Maiale di Dio”.

Così, per facilitare la migliore affidabilità possibile dei Vangeli, dobbiamo risalire agli originali manoscritti Greci, nei quali vengono usate spesso parole e frasi di origine Ebraica ed Aramaica. Così facendo scopriamo che, proprio in relazione alla storia della Natività, una buona parte di contenuto pertinente è stata travisata, fraintesa, tradotta erroneamente o semplicemente soltanto smarrita nella narrazione: a volte questo fatto si è verificato perché i vocaboli originali non avevano un corrispettivo diretto in altre lingue.

Ci è stato insegnato che Giuseppe, il padre di Gesù, era un falegname.”Perché no? Nei Vangeli è scritto così." Peccato che i Vangeli originali non riferiscano altrettanto. Stando alla migliore traduzione in realtà viene detto che Giuseppe era Mastro Artigiano; il termine "falegname" era semplicemente ciò che il traduttore intendeva per artigiano. Chiunque sia associato alla moderna Massoneria riconoscerà il termine “Arte": non ha assolutamente nulla a che vedere con la falegnameria. Il testo semplicemente indicava che Giuseppe era un uomo colto, erudito e padrone della sua arte.

Altro esempio può essere il concetto della Nascita da Vergine. I nostri Vangeli in lingua Inglese ci dicono che Maria, la madre di Gesù, era vergine: continuano a dirci che era una vergine.Bene, esaminiamo la parola “vergine”. Noi comprendiamo questo termine; esso ci dice che questa donna non aveva alcuna esperienza di unione sessuale. Tuttavia inizialmente ciò venne tradotto non dal Greco, ma dal Latino, e fu facile, dato che in Latino ella veniva chiamata virgo; Maria era una virgo. Ma non aveva affatto lo stesso significato! Virgo in latino non significava altro che "giovane donna"; per intendere la stessa cosa che "vergine" significa per noi al giorno d'oggi, il Latino avrebbe usato virgo intacta, vale a dire “giovane donna illibata".

Andiamo ancora più indietro, oltre al testo latino,e vediamo perché loro la chiamavano virgo, cioè giovane donna; forse avevano interpretato correttamente qualcosa che noi in seguito abbiamo frainteso. Veniamo a sapere che il termine tradotto per significare virgo, giovane donna, era l’antico vocabolo Ebraico almah, che significava appunto giovane donna e non aveva alcuna connotazione

sessuale. Se Maria fosse stata effettivamente virgo intacta sotto il profilo fisico, il vocabolo Ebraico adoperato sarebbe stato bethula, e non almah.

Allora siamo stati completamente fuorviati dai Vangeli? No; siamo stati fuorviati dalle traduzioni in lingua Ináese dei Vangeli, nonché da un'istituzione ecclesiastica che ha fatto tutto ciò che era in suo potere per negare alle donne una qualsiasi normale condotta di vita nella storia del Vangelo. Le donne chiave del Nuovo Testamento sono sempre o vergini, o prostitute oppure talvolta vedove, mai fidanzate, mogli o madri di tutti i giorni e sicuramente mai e poi mai sacerdotesse o pie sorelle.Nondimeno i Vangeli ci ripetono più volte che Gesù discendeva da Re Davide attraverso suo padre Giuseppe; questo viene confermato da San Paolo nella sua Epistola ai Giudei.Però ci viene insegnato che il padre di Gesù era un umile falegname e che sua madre era vergine - nessuna delle due descrizioni può essere trovata in qualsiasi testo originale. Ne consegue che per ricavare dai Vangeli il meglio dobbiamo realmente leggerli nel modo in cui furono scritti e non come decidiamo di interpretarli secondo il linguaggio moderno. Non si sa con certezza quando i quattro Vangeli principali furono scritti esattamente. Quello che sappiamo, invece, è che essi vennero pubblicati inizialmente in varie fasi durante la seconda metà del primo secolo; al principio erano unanimi nel riferirci che Gesù era un Nazareno. Questo fatto era affermato perfino negli annali Romani e le cronache degli Ebrei del primo secolo e ali Atti degli Apostoli della Bibbia confermano che Giacomo, fratello di Gesù, e San Paolo erano capi della setta dei Nazareni.

La definizione di “Nazareno”3 riveste una grande importanza nella storia del Graal in quanto è stata travisata così spesso da suggerire che Gesù proveniva dalla città di Nazareth. Negli ultimi 400 anni i Vangeli in lingua Inglese hanno perpetuato l'errore traducendo erroneamente "Gesù di Nazareth" invece che "Gesù il Nazareno"; fra Nazareth e i Nazareni non esisteva alcun collegamento. In effetti l'insediamento di Nazareth fu istituito negli anni 60 d.C., qualcosa come trent'anni dopo la crocifissione; nessuno durante il primo periodo di vita di Gesù poteva provenire da Nazareth, non esisteva nemmeno!

I Nazareni erano una setta liberale Giudaica che si opponeva al rigido regime Ebraico dei Farisei e dei Sadducei; la lingua e la natura dei Nazareni erano profondamente influenzate dai filosofi dell'antica Grecia e la loro comunità sosteneva la teoria di uguali opportunità per uomini e donne. I documenti dell'epoca facevano riferimento non a Nazareth bensì alla società Nazarena. Esistevano sacerdoti e sacerdotesse con pari opportunità ma questo era così diverso da ciò che la patriarcale società Ebraica desiderava e che la seguente patriarcale Chiesa Romana avrebbe prescritto.

Bisogna ricordare che Gesù non era Cristiano: egli era Nazareno, cioè un Giudeo radicale occidentalizzato. Il

3 vedi approfondimento più avanti…

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movimento Cristiano fu fondato da altri sulla scia della sua missione e il termine “Cristiano” fu registrato e usato per la prima volta nel 44 d.C. ad Antiochia. in Siria.Nel mondo Arabo il vocabolo usato oggi, come allora, per definire Gesù ed i sui seguaci è Nazara; ciò viene confermato dal Corano dei Musulmani: Gesù è Nazara e i suoi seguaci sono Nazara. Tale parola significa "Custodi" o "Guardiani"; la definizione completa è Nazrie ha-Brit, cioè "Custodi Dell'Alleanza". In effetti la parte Brit di essa è la reale radice del nome nazionale di Bretagna: Brit-ain vuoi dire ”Terra dell'Alleanza".

Ai tempi di Gesù i Nazareni vivevano in Galilea e in quel mistico luogo che la Bibbia chiama "il Deserto". Il Deserto era in effetti una località ben precisa: si trattava essenzialmente del territorio attorno all'insediamento principale di Qumran, il quale si estendeva fino a Mird e ad altri luoghi: qui vennero fabbricati i Papiri del Mar Morto, scoperti poi a Qumran nel 1948.Qualche tempo dopo la Crocifissione. Pietro ed il suo amico Paolo si recarono ad Antiochia, quindi a Roma e diedero origine al movimento che poi divenne la Cristianità; però, secondo quanto riportato in altri annali, Gesù, suo fratello Giacomo e la maggioranza degli altri apostoli proseguirono l'attività del movimento Nazareno fino a farlo progredire in Europa; esso diventò la Chiesa Celtica. Nei registri della Chiesa Celtica è documentato che il movimento Nazareno si è formalmente costituito come Chiesa, col nome di Chiesa di Gesù, nel 37 d.C., quattro anni dopo la Crocifissione. La Chiesa Romana fu fondata 300 anni più tardi, dopo che i Cristiani di Paolo e Pietro erano stati perseguitati per tre secoli.Nel corso di molti secoli il movimento della Chiesa Celtica, improntato a quello Nazareno, fu perciò direttamente opposto alla Chiesa di Roma. La differenza era assai semplice: la fede Nazarena si basava sugli insegnamenti di Gesù stesso. I fondamenti della religione, i codici morali, i modelli di comportamento, le pratiche sociali, le leggi e il diritto si rifacevano al Vecchio Testamento, ma con la mente rivolta a un messaggio liberale di uguaglianza, questa era la religione di Gesù; la Cristianità Romana è "Ecclesialità". Non era il messaggio di Gesù che rivestiva importanza: questa Chiesa trasformò Gesù nella religione. In breve, la Chiesa Nazarena era la vera Chiesa sociale, mentre la Chiesa Romana era la Chiesa degli Imperatori e dei Papi, ovvero l'ibrido movimento Imperiale.

A di là di semplici fraintendimenti, traduzioni errate e interpretazioni scorrette, i Vangeli canonici risentono di numerose omissioni e manipolazioni intenzionali. Alcune voci sono state sostituite o eliminate, mentre altre sono state aggiunte per adattarsi agli interessi acquisiti della Chiesa; la maggior parte di queste revisioni ed omissioni furono eseguite nel quarto

secolo, quando i testi furono tradotti dai loro originali idiomi Greco e Semitico in Latino.Comunque anche in precedenza, verso il 195 d.C, milleottocento anni fa, il Vescovo Clemente di Alessandria eseguì la prima manipolazione nota dei testi dei Vangeli; egli eliminò una considerevole sezione del Vangelo di Marco la quale era stata scritta più di un secolo prima dell'epoca in questione, e giustificò il proprio operato in una lettera: "Perché anche se essi dovessero dire qualcosa di vero, chi ama la verità non dovrebbe…essere d'accordo con loro... perché non tutte le cose vere devono essere comunicate a tutti ali uomini". Interessante. Ciò che intendeva dire è che persino in una fase iniziale esisteva già una discrepanza fra ciò che gli autori del Vangelo avevano scritto e ciò che i vescovi volevano divulgare.

Ancora oggi questa sezione eliminata da San Clemente manca dal Vange1o di Marco; tuttavia quando si confronta Marco col Vangelo che conosciamo attualmente, scopriamo che anche senza quella sezione il Vangelo dei nostri tempi è di un bel po' più lungo dell'originale! Una di queste parti aggiuntive comprende l'intera sequenza della Resurrezione, la quale consta di dodici versetti completi alla fine di Marco, capitolo 16.

Attualmente si sa che qualsiasi cosa raccontata in merito ad avvenimenti posteriori alla Crocifissione fu aggiunta dai vescovi della Chiesa o dai loro scrivani in qualche periodo verso la fine del quarto secolo; sebbene ciò sia confermato negli archivi del Vaticano, per la maggior parte delle persone risulta assai difficile accedervi, ed anche se così fosse, il Greco antico è molto difficile da comprendere.Ma cosa era esattamente questa sezione di Marco che Clemente ritenne opportuno togliere? Era quella che trattava della resurrezione di Lazzaro. Nell'ambito del testo originale di Marco, comunque, Lazzaro veniva ritratto nella condizione di scomunicato: morte spirituale per decreto, non morte fisica. Il resoconto riportava anche che Lazzaro e Gesù si chiamavano l'uno con l'altro prima che la tomba venisse aperta e ciò frustrava il desiderio dei vescovi di descrivere la resurrezione di Lazzaro come un miracolo spirituale e non come una semplice revoca della scomunica. Ancora più importante, questo preparava la scena per la storia della Crocifissione di Gesù stesso, la cui seguente resurrezione dalla morte spirituale fu determinata dalla stessa regola dei tre giorni che era stata applicata a Lazzaro.Gesù fu elevato (liberato o resuscitato) dalla morte per decreto nel terzo giorno come stabilito dalla legge. Nel caso di Lazzaro, tuttavia, Gesù infranse le regole risuscitando il suo amico dopo il periodo di tre giorni di malattia simbolica; a quel punto, agli occhi degli anziani legislatori la morte civile sarebbe divenuta assoluta e Lazzaro avrebbe dovuto essere avvolto in una tela di sacco e sepolto vivo. Il suo crimine era quello di avere capeggiato una violenta insurrezione popolare il cui scopo era la salvaguardia della fornitura pubblica di acqua che era stata deviata tramite un nuovo acquedotto romano a Gerusalemme. Però Gesù celebrò questo affrancamento senza avere alcuna autorizzazione sacerdotale per farlo;

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successe che Erode Antipa di Galilea costrinse gli Alti Sacerdoti di Gerusalemme a sospendere il giudizio a favore di Gesù, e questo venne considerato un miracolo senza precedenti!Ma nella sezione rimossa di Marco c'era dell'altro, poiché nel riferire la storia di Lazzaro il suo resoconto metteva in chiaro il fatto che Gesù e Maria Maddalena erano in effetti marito e moglie. La vicenda di Lazzaro riportata in Giovanni contiene una sequenza alquanto bizzarra che vede Marta arrivare dalla casa di Lazzaro per salutare Gesù, mentre sua sorella, Maria Maddalena. resta all'interno sino a quando viene chiamata da quest'ultimo. Il resoconto originale di Marco però, diversamente da quanto appena citato, diceva che in effetti Maria Maddalena uscì dalla casa con Marta e venne quindi punita dai discepoli e rispedita all’interno ad aspettare le istruzioni di Gesù: questa era una procedura specifica della legge Giudaica per cui a una moglie in lutto rituale non era consentito allontanarsi da casa senza l’autorizzazione del marito.A conferma del fatto che Gesù e Maria Maddalena erano marito e moglie esiste una notevole quantità di informazioni al di fuori della Bibbia; ma, nei Vangeli dei nostri giorni, esiste qualcosa di pertinente, qualcosa che gli editori hanno trascurato e che ci racconta la storia? Bene, esistono alcuni dati specifici ed alcuni dati secondari.

Nei Vangeli troviamo sette liste delle donne che sembravano seguire costantemente gli spostamenti di Gesù e queste comprendono sua madre; in sei di questeListe, però, il nome che precede persino quello di sua madre, è Maria Maddalena. Quando si studiano altre liste del periodo le quali si riferiscono ad una qualsiasiforma di società gerarchica, ci si accorge che la "first lady" (prima donna) era sempre il primo nome elencato; tale termine viene usato oggi negli USA. La first lady era sempre la più anziana; veniva nominata sempre per prima, e in qualità di Regina Messianica, che lei sicuramente era, Maria Maddalena sarebbe stata citata per prima. Ma nei Vangeli viene descritto il matrimonio? Sì. Molti hanno avanzato l'ipotesi che il matrimonio di Cana fosse quello fra Gesù e Maria Maddalena; non si trattava della celebrazione del matrimonio in quanto tale, sebbene quest'ultimo venga descritto dettagliatamente nei Vangeli. Il matrimonio è l'alquanto separata unzione presso Betania. In Luca troviamo una prima unzione di Gesù da parte di Maria due anni e mezzo prima della seconda; non viene in mente a molti che si tratta di storie diverse, ma esse si svolgono a distanza di due anni e mezzo.

I lettori del primo secolo avrebbero avuto una totale familiarità col rito in due parti del sacro matrimonio di un erede dinastico. Gesù, come sappiamo, era un "Messia", il che significa molto semplicemente un "Unto" (consacrato); in effetti tutti i sacerdoti anziani consacrati e i re Davidici erano Messia. Gesù non era l'unico. Sebbene non fosse un sacerdote ordinato, egli

acquisì il diritto allo status di Messia per via della discendenza da Re Davide e della casata reale; tuttavia ciò non si verificò fino a quando non fu effettivamente unto fisicamente da Maria Maddalena, nella sua veste di alta sacerdotessa, poco prima della Crocifissione.Il termine “Messia" deriva dal verbo Ebraico "ungere", che a sua volta è derivato dal vocabolo Egiziano messeh, "il coccodrillo sacro"; era con il grasso del messeh che le mogli-sorelle dei Faraoni ungevano i propri mariti durante il matrimonio e tale usanza Egiziana derivò dai cerimoniali reali dell'antica Mesopotamia.

Nel Cantico di Salomone sentiamo ancora parlare dell'unzione nuziale del re. Viene detto che l'olio usato era il fragrante unguento di nardo indiano, un costoso olio di radice proveniente dall'Himalaya, e apprendiamo che questo rituale dell'unzione veniva celebrato sempre mentre il marito/re sedeva a tavola. Nel Nuovo Testamento l'unzione di Gesù da parte di Maria Maddalena fu certamente eseguita mentre egli sedeva a tavola e proprio con l'unguento nuziale di nardo indiano. Dopo di ciò Maria asciugò i piedi di lui con i propri capelli, ed alla prima occasione del matrimonio in due parti pianse; tutte queste pratiche significano l'unzione coniugale di un crede dinastico.Altre unzioni di Messia, che si trattasse di incoronazioni o ammissioni agli uffici sacerdotali superiori, venivano sempre eseguite da uomini, dal Grande Zadok o dal Gran Sacerdote; l'olio usato era quello di oliva, mescolato a cannella ed altre spezie, ma mai e poi mai nardo indiano. Il nardo indiano era l'esplicita prerogativa della moglie Messianica che doveva essere una Maria, sorella del sacro ordine; la madre di Gesù era una Maria e così anche sua moglie sarebbe stata una Maria, se non come nome di battesimo almeno come titolo. Alcuni ordini conventuali rispettano tuttora la tradizione di aggiungere il titolo di "Maria" ai nomi di battesimo delle proprie monache. Sorella Maria Teresa, Sorella Maria Luisa e così via. I matrimoni Messianici erano sempre celebrati in due fasi. La prima fase, l'unzione in Luca, rappresentava l'impegno legale verso lo stato coniugale; la seconda fase, l'unzione in Matteo, Marco e Giovanni, rappresentava la stipula effettiva del contratto e, nel caso di Maria e Gesù, la seconda unzione presso Betania, aveva un esplicito significato. Qui inizia. la storia del Graal poiché, come spiegato nei testi di legge Ebraica di quel tempo e da Flavius Josephus in The Antiquities of the Jews, la seconda parte di questo rito nuziale non veniva mai celebrata fino a quando la moglie non fosse stata gravida da almeno tre mesi.

Agli eredi dinastici come Gesù veniva esplicitamente richiesto di perpetuare la propria discendenza. Il matrimonio era essenziale, ma la legge doveva preservarli da donne che si erano dimostrate sterili o che avevano abortito e tale protezione era garantita dalla regola dei tre mesi di gravidanza. Gli aborti non si verificavano spesso dopo tale periodo e, una volta che esso era trascorso, si considerava sufficientemente sicuro il completamento del contratto coniugale. Quando la moglie Messianica in questa fase celebrava l'unzione del marito, secondo le usanze, si diceva che lo facesse per la sepoltura di lui; questo viene confermato dai Vangeli. Da quel giorno in poi

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la moglie, per il resto della sua vita coniugale, avrebbe portato appesa al collo una boccetta contenente nardo indiano; 1 'avrebbe usata ancora una volta il giorno della sepoltura di lui.Proprio a tal fine Maria Maddalena si sarebbe recata alla tomba, così come fece il Sabato dopo la Crocifissione. I Vangeli riferiscono che, in seguito alla seconda unzione di Betania, Gesù disse: "Dovunque nel mondo intero questo Vangelo sarà predicato, verrà anche detto di ciò che lei ha fatto, in sua commemorazione".Nella sua famosa interpretazione dell'evento, l'artista del Rinascimento Beato Angelico dipinse appunto Gesù che poneva una corona sul capo di Maria Maddalena. Ma, nonostante il fatto che Beato Angelico fosse un istruito frate Domenicano del 15mo

secolo, le autorità della Chiesa Cattolica hanno forse reso onore a Maria Maddalena e parlato con questo atto come una sua commemorazione? No, non lo hanno fatto. Hanno completamente ignorato le direttive dello stesso Gesù e accusato pubblicamente Maria di essere una prostituta.Ad ogni modo Maria Maddalena è sempre stata considerata una santa dalla Chiesa esoterica e dai Cavalieri Templari. Ancora oggi molti la venerano in quanto tale ma, se pensiamo alla tradizione del Graal, la parte interessante relativa a questa santità è che Maria viene elencata come la santa patrona dei vignaioli, custode del vino, Custode del Sacro Graal, custode della sacra linea di discendenza.Nei Vangeli ci sono molte cose che noi presumiamo che non ci siano perché non veniamo mai incoraggiati a guardare aldilà di un livello superficiale. A questo proposito negli anni recenti siamo stati enormemente aiutati dai Rotoli del Mar Morto e dalla straordinaria ricerca della teologa australiana D.ssa Barbara Thiering.

I Rotoli del Mar Morto hanno inaugurato tutta una nuova consapevolezza del gergo e in questo campo abbiamo dei chiarimenti del tutto innovativi. Essi annotano le funzioni comunitarie del Messia di Israele e ci raccontano del consiglio dei dodici apostoli delegati che erano nominati in permanenza per presiedere a specifiche questioni rituali e di governo; questo porta ad una maggiore comprensione del ruolo degli apostoli stessi. Ora sappiamo non solo come si chiamavano, l'abbiamo sempre saputo, ma siamo in grado di capire chi erano, quali erano le loro famiglie, le loro mansioni e le loro disposizioni.Dallo studio dei Vangeli ora comprendiamo che contengono un'allegoria, cioè l'uso di termini che oggi non riusciamo a capire. Adesso sappiamo che i sacerdoti battesimali venivano chiamati "pescanti”, che coloro che li aiutavano accompagnando i battesimandi erano chiamati "pescatori" e che i battesimandi stessi erano denominati "pesci". Gli apostoli Giovanni e Giacomo erano entrambi "pescanti" consacrati mentre i fratelli Pietro e Andrea erano "pescatori" laici e Gesù promise loro la

consacrazione all'interno del ministero a venire, dicendo "farò di voi dei pescanti di uomini".Ora sappiamo che all'epoca dei Vangeli esisteva un gergo particolare, gergo che sarebbe stato capito con facilità da chiunque leggesse i Vangeli nel corso dei primo secolo e immediatamente dopo; tali termini gergali sono stati persi in una interpretazione più tarda. Oggi, ad esempio, chiamiamo i nostri produttori teatrali "angeli" e i più importanti rappresentanti del mondo dello spettacolo "stelle", ma un lettore proveniente da una lontana cultura distante duemila anni come interpreterebbe la frase "l'angelo andò a parlare alle stelle?" I Vangeli sono zeppi di termini gergali di questo tipo. Il “povero", "il lebbroso", "1a moltitudine", "il cieco", nessuno di questi vocaboli significava quello che presumiamo significhi oggi. Definizioni come "'nuvole", "pecore", "pesci", "pani"' e una molteplicità di altre erano tutte riferite a persone, proprio come accade con "stelle".Quando, nel primo secolo, i Vangeli furono scritti vennero divulgati in un contesto sotto il controllo di Roma; il loro contenuto doveva essere mascherato per proteggerlo dalla sorveglianza e dalle indagini dei Romani. Le informazioni avevano spesso un carattere politico che veniva velato, trasmesso in codice; dove comparivano parti importanti queste erano spesso preannunciate dalle parole "Questo è per coloro che hanno orecchie per intendere", destinate a quelli che capivano il codice. Non erano diverse dai messaggi in codice scambiati, nel corso della storia, fra i membri di tutti i gruppi oppressi; la documentazione scambiata tra il 1930 e il 1940 dagli ultimi Ebrei in Germania era in codice.Tramite la nostra conoscenza di questa crittologia della scrittura siamo ora in grado di stabilire date e luoghi con grande accuratezza e possiamo estrapolare molti dei significati occulti presenti nei Vangeli, al punto che i miracoli stessi appaiono in un contesto del tutto nuovo. Così facendo non si critica in alcun modo il fatto che un uomo come Gesù e, nella fattispecie, proprio Gesù, fosse un individuo davvero speciale dotato di enormi poteri fuori dell'ordinario, tuttavia i Vangeli hanno fissato determinate vicende che da allora sono state descritte come "miracoli". Tali eventi non furono messi per iscritto perché erano realmente miracolosi e soprannaturali, bensì, perché nell'arena politica di allora si trattava effettivamente di azioni senza precedenti che avevano infranto la legge con successo.

Disponiamo di ulteriori dati e siamo a conoscenza del perché i Vangeli sono spesso in contraddizione fra loro. Ad esempio Marco dice che Gesù fu crocifisso nell' ora terza, laddove Giovanni dice che ciò accadde nell'ora sesta. Questo tutto sommato può non sembrare così importante ma, come vedremo in seguito, tale scarto di tempo di tre ore risultò cruciale per gli eventi che seguirono.Esaminiamo la vicenda dell'acqua e del vino a Cana4, seguendola secondo quanto la Bibbia effettivamente ci racconta in merito e che risulta diverso da quello che pensiamo di conoscere; quello che è stato un avvenimento naturale ora è ammantato di caratteristiche soprannaturali. Dei quattro Vangeli solo quello di Giovanni descrive le

4 antica città della Galilea (oggi Kafr Kana) dove si ricorda che Gesù trasformò l’acqua in vino durante un banchetto di nozze

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nozze di Cana. Se per la Chiesa si trattava di un miracolo così importante, perché negli altri tre Vangeli non ne viene fatta menzione? Non viene detto (come invece succede spesso dai pulpiti): "Essi finirono il vino". No, non viene detto così. Viene detto: "Quando essi volevano del vino, la madre di Gesù disse, Essi non hanno vino”.Il Vangelo ci dice che la persona incaricata era il conduttore della festa, il che connota in modo specifico che non si trattava di un rito nuziale in quanto tale, bensì di una festa pre-matrimoniale di fidanzamento. Il vino disponibile nelle feste di fidanzamento veniva concesso solo ai sacerdoti ed agli Ebrei celibi e non agli uomini sposati, ai novizi né a chiunque altro fosse considerato non santificato; a costoro veniva concessa solo dell'acqua, un rituale di purificazione, come affermato in Giovanni.Quando arrivò il momento di questo rituale Maria, evidentemente non contenta di tale discriminazione, indirizzando l'attenzione di Gesù verso gli ospiti non santificati disse: "Essi non hanno vino". Gesù, non essendo ancora stato consacrato allo status di Messia, rispose: "La mia ora non è ancora giunta". Al che Maria forzò la situazione e Gesù allora violò la tradizione lasciando perdere completamente l'acqua: vino per tutti! Il conduttore della festa non fece commenti di alcun genere in merito a qualche miracolo; semplicemente espresse il suo stupore per il fatto che il vino fosse comparso in quella fase dei festeggiamenti.Spesso è stata avanzata l'ipotesi che le nozze di Cana fossero la cerimonia nuziale di Gesù stesso, poiché egli e sua madre manifestarono un diritto al comando che non sarebbe stato associato a ospiti qualunque. Comunque sia, questa festa può essere fatta risalire all’estate del 30 d.C., nel mese corrispondente a giugno. I primi matrimoni venivano sempre celebrati nel mese della Redenzione (settembre) e le feste di fidanzamento tre mesi prima. In questo caso troviamo che la prima unzione coniugale di Gesù da parte di Maria Maddalena si svolse durante la Redenzione del 30 d.C., cioé tre mesi dopo la cerimonia di Cana, la quale sembra essere stata la loro festa di fidanzamento.I Vangeli raccontano una vicenda che, sebbene non sia sempre concorde da Vangelo a Vangelo, tuttavia è effettivamente riscontrabile nella Bibbia. In svariati documenti dell’epoca si possono reperire i resoconti delle attività di Gesù fino al momento della Crocifissione. Negli annali ufficiali della Roma Imperiale vengono menzionati il processo da parte di Pilato e la Crocifissione, tramite questo diario cronologico dei governatori Romani possiamo determinare con precisione che la Crocifissione ebbe luogo durante la Pasqua ebraica del mese di marzo del 33 d.C.. La seconda unzione coniugale di Betania

avvenne una settimana prima e sappiamo che a quel punto Maria Maddalena per legge avrebbe dovuto essere incinta di tre mesi, il che significa che avrebbe dovuto partorire nel settembre del 33 d.C.; ritorneremo sull’argomento.Se i Vangeli vengono interpretati alla lettera, Gesù appare come un capo dinastico liberatore, che si sforza di unire la popolazione di quell'epoca per contrastare l'oppressione dell'Impero Romano; la Giudea di quel tempo era come la Francia occupata dalla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Le autorità erano controllate dalle forze militari di occupazione e i movimenti di resistenza erano alquanto comuni.Gesù era atteso, aspettato, e alla fine della vicenda era diventato un Messia consacrato. Nelle Antiquities of Jews primo secolo, Gesù viene definito "un saggio", "un maestro” e “il Re"; non vi è alcun accenno a connotati divini.Mentre i Rotoli del Mar Morto identificano il Messia di Israele con il Supremo Comandante Militare di Israele, non è certo una novità che gli apostoli disponessero di armi; sin dal momento del reclutamento, Gesù si accertava che tutti loro avessero una spada. Al termine di tutta la vicenda. Pietro sfoderò la spada contro Malchus e Gesù disse: "Non vengo a portare la pace, ma una spada”. Molti degli Ebrei di alto rango di Gerusalemme erano ben felici di detenere posizioni di potere appoggiati da un regime militare straniero. A parte questo, gli stessi gruppi Ebraici erano settari e non volevano condividere il proprio Dio Geova con nessun altro, in particolare con gli impuri Gentili5.

Secondo i Farisei e i Sadducei6, gli Ebrei erano il popolo scelto da Dio: Egli apparteneva loro, loro appartenevano a Lui. Ma esistevano anche altri Ebrei, tipo i Nazareni e gli Esseni7, che erano influenzati da una concezione più liberale e occidentaleggiante. Secondo questo aspetto la missione di Gesù fallì; la spaccatura era insanabile. I Gentili, nella moderna accezione corrente, sono semplicemente le popolazioni Arabe non-Ebree, e la spaccatura è lì ancora oggi.La condanna di Gesù fu emessa dal Governatore Romano Ponzio Pilato, ma in effetti Gesù era già stato condannato e scomunicato in precedenza dal Consiglio del Sinedrio. Fu deciso di trovare una punizione, per cui Gesù sarebbe stato giudicato dal Governatore Romano, il quale stava già giudicando altri prigionieri colpevoli di essere insorti contro di lui.Come viene anche oggi confermato dal Giudice Supremo e dal Procuratore Generale di Israele, per il Consiglio del Sinedrio era assolutamente illecito stare svegli di notte o assolvere alle proprie funzioni durante la Pasqua, così la scelta dei tempi fu perfetta; ebbero l'ideale opportunità e motivazione per dire: "Ci dispiace, ma non possiamo occuparcene noi. Devi farlo tu che sei il Governatore Romano".Per quanto concerne la morte di Gesù sulla Croce, risulta perfettamente chiaro che si trattò di una morte spirituale,

5 appartenente alle genti non giudaiche, i pagani (pagus = villaggio), in opposizione col popolo ebraico, il popolo di Dio6 nome forse derivante da Sadoc,, capo dei sacerdoti di Gerusalemme durente il regnodi Salomone (X secolo a.C.); antico popolo religioso ebraico, espressione dell’aristocrazia sacerdotale. Ai tempi di Gesù si opponevano ai farisei per una interpretazione arcaizzante della Legge: escludendo tutte le dottrine non attestate nella Bibbia, negavano la resurrezione dei morti, l’esistenza degli angeli e la tradizione orale7 costituivano la setta religiosa più importante, un ordine religioso di impostazione ascetica

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non fisica, come determinato dalla regola dei tre giorni che chiunque nel primo secolo avrebbe compreso leggendo questo. In termini legali e civili, Gesù era già morto quando venne sistemato sulla Croce; era stato denunciato, frustato, preparato alla morte per decreto: al giorno d'oggi la chiamiamo "scomunica". Gesù sarebbe stato nominalmente malato per tre giorni per poi essere raggiunto dalla morte assoluta il quarto giorno. Quel giorno sarebbe stato sepolto vivo, ma nei primi tre giorni avrebbe potuto essere resuscitato. In effetti egli predisse che lo avrebbe fatto.Le resurrezioni (a parte il fatto che Gesù una volta infranse la regola e questo fu un miracolo!) potevano essere praticate solo dal Sommo Sacerdote o dal Padre della Comunità. Il Sommo Sacerdote di quel tempo era Giuseppe Caifa. proprio colui il quale condannò Gesù e, di conseguenza, la resurrezione dovette essere operata dal Padre patriarcale. Esistono dei resoconti Evangelici del discorso fatto da Gesù al Padre mentre era sulla Croce, che culminava con la frase “Padre, rimetto il mio spirito nelle tue mani"; dagli elenchi dell'epoca apprendiamo che il Padre in carica era l'apostolo dei Magi Simone Zelota.

Ci hanno insegnato che la morte fisica di Gesù fu dimostrata dal sangue e dall'acqua che sgorgarono quando egli fu trafitto dalla lancia, ma questo passo è stato tradotto molto male. Il vocabolo originale non si traduce con “trafitto", bensì con "punto" oppure con “graffiato", ed esso a sua volta fu tradotto erroneamente col verbo latino "aprire" e col termine inglese "trafitto".Quelli non erano tempi primitivi. Esistevano medici e persino, in qualche forma, ospedali; possiamo notare che, proprio come ai nostri giorni, il test di azione riflessa si eseguiva graffiando, colpendo o pungendo la pelle con uno strumento tagliente.Possiedo una lettera di un chirurgo del British Medical Council nella quale si dice: “Sotto il profilo medico la fuoriuscita di acqua è inspiegabile; il flusso di sangue derivante da una ferita provocata con un'arma da taglio è indice di vita, e non di morte: sarebbe necessaria una estesa ferita aperta perché del sangue sgocciolasse da un cadavere, dal momento che in tal caso non sussiste azione vascolare".Andiamo oltre, a vedere ciò che realmente riferiscono i Vangeli. Giuseppe di Arimatea tirò giù dalla Croce il corpo di Gesù. In effetti il vocabolo che fu tradotto col termine inglese “corpo" era la parola Greca soma, che significa “corpo vivo"; la parola diversa per denotare un "corpo morto" oppure un "cadavere" sarebbe stata ptoma.Gesù a quanto pare sopravvisse, come viene esplicitamente sostenuto in altri testi ed anche dal Corano8.Durante quel Venerdì pomeriggio, quando Gesù si trovava sulla Croce, si verificò un spostamento temporale di tre ore in avanti. Allora il tempo veniva misurato con meridiane e da sacerdoti che marcavano

le ore tramite una sequenza di momenti di preghiera quantificati; in pratica c'erano ore diurne ed ore notturne. Oggi abbiamo un giorno di ventiquattrore. In Giovanni Gesù disse: "Non ci sono forse dodici ore in un giorno?” Sì, c'erano dodici ore in un giorno e dodici ore in una notte, e il giorno iniziava al sorgere del sole. Di tanto in tanto il momento di inizio del giorno variava, così come quello della notte. In marzo l'inizio del giorno sarebbe caduto intorno alle sei, secondo il nostro sistema.Sappiamo che Giuseppe di Arimatea negoziò con Ponzio Pilato in modo che Gesù fosse rimosso dalla Croce dopo alcune ore di sospensione. I Vangeli in questo caso non concordano sulla successione degli eventi: alcuni usano il momento prima del cambio del tempo, altri il momento dopo il cambio. Però scomparvero tre ore diurne per essere sostituite con tre ore notturne, e tre ore di luce furono sostituite da tre ore di buio, nei Vangeli viene detto che sulla terra calò per tre ore l’oscurità mentre oggi, in un attimo, molto semplicemente aggiungeremmo tre ore notturne al giorno.Tuttavia queste tre ore furono la chiave di volta di ogni singolo avvenimento che segui, in quanto i lunaristi Ebraici operavano il loro cambiamento durante il giorno. Invece i solaristi, di cui i Magi e g1i Esseni erano fazioni, non operavano il loro cambiamento prima di mezzanotte, il che spiega come, secondo il Vangelo che si rifà al calcolo del tempo Ebraico, Gesù fu crocifisso all’ora terza mentre nell’altro con ora solare egli fu crocifisso all'ora sesta.Quella sera gli Ebrei iniziavano il loro Sabato alle nove del vecchio sistema, mentre Esseni e Magi disponevano di altre tre ore prima di iniziare il proprio. Furono quelle tre ore che consentirono loro di darsi da fare con, su e per Gesù per un lasso di tempo nel quale a nessuno era consentito di intraprendere un qualsiasi lavoro fisico.Così giungiamo a quello che probabilmente rappresenta uno degli eventi della Bibbia maggiormente fraintesi e da esso procederemo a raccontare, oltre il periodo Biblico attraverso la storia, cosa successe in merito alla nascita del figlio di Gesù e Maria avvenuta nel 33 d.C. Uno degli avvenimenti più fraintesi nella Bibbia è quello dell’Ascensione e discutendone prenderemo in considerazione le nascite dei tre figli di Gesù e dei loro discendenti.

Dalla cronologia del Vangelo apprendiamo che l'unzione di Gesù da parte di Maria per il secondo matrimonio di Betania avvenne la settimana prima della Crocifissione e sappiamo che a quell'epoca Maria era incinta di tre mesi, di conseguenza avrebbe dovuto partorire nel settembre seguente.Allora cosa ci raccontano i Vangeli in merito agli avvenimenti del mese di settembre del 33 d.C.? In effetti i Vangeli non ci dicono alcunché, tuttavia la storia viene ripresa negli Atti degli Apostoli che descrivono, per il mese in questione, l'evento che siamo venuti a conoscere con il nome di "Ascensione".Una cosa che ali Atti non fanno, comunque,è chiamare l'evento "Ascensione". Tale nome venne affibbiato al rituale quando, tre secoli più tardi, furono codificate le dottrine della Chiesa Romana. Quello che il testo recita in

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effetti è: "E dopo che egli ebbe detto queste cose ... fu portato su, e una nuvola lo accolse fuori dalla loro vista". Prosegue raccontando che "un uomo vestito di bianco" disse ai discepoli: "Perché ve ne state lì fissando il cielo? Questo stesso Gesù...tornerà nello stesso modo in cui lo avete visto andarsene". Poi, un po' più avanti negli Atti, si dice che "il cielo" deve ospitare Gesù fino al "tempo della restituzione".Dato che questo era proprio il mese nel quale era atteso il figlio di Maria Maddalena, esiste forse qualche connessione fra il parto di Maria e la cosiddetta Ascensione? Sicuramente, e la connessione c'è in virtù del tempo della restituzione.Non esistevano soltanto regole che sovrintendevano alla celebrazione del matrimonio di un erede Messianico, ma ve ne erano anche per il matrimonio in sé stesso. Le regole del matrimonio dinastico erano del tutto diverse da quelle del diritto familiare Ebraico e i genitori Messianici alla nascita di un figlio venivano formalmente separati. Anche prima di ta1e evento, l'intimità fra un marito ed una moglie dinastici era permessa solo nel mese di dicembre, cosicché le nascite degli eredi si sarebbero verificate sempre nel mese di settembre, il mese della Redenzione, il più sacro del calendario Ebraico.In realtà i genitori di Gesù (Giuseppe e Maria) avevano essi stessi infranto proprio tale regola e questo era il motivo per cui gli Ebrei erano divisi nel considerare se, in effetti, Gesù fosse o meno il loro vero Messia.Quando un bambino dinastico veniva concepito nel periodo sbagliato dell'anno in genere la madre, per la nascita, era sottoposta a custodia monastica, onde evitarepubblico imbarazzo. Tale provvedimento veniva definito essere "rinchiusi in privato" e Matteo afferma molto chiaramente che, quando la gravidanza di Maria fu scoperta, "Suo marito Giuseppe, essendo un uomo giusto e non desiderando che lei diventasse un (cattivo) esempio per la collettività, si preoccupò di rinchiuderla in privato".In questo caso l'arcangelo Simeone, il quale essendo a quel tempo il sacerdote angelico in carica si fregiava del titolo di "Gabriele", per la nascita in questione concesse una speciale dispensa. Sia i Rotoli del Mar Morto sia il Libro di Enoch (che venne escluso dal Vecchio Testamento) denotano che gli "arcangeli" (o primi ambasciatori) erano i sacerdoti di grado Superiore presso Qumran e che essi si fregiavano dei titoli tradizionali di "Michele", "Gabriele", “Raffaele", “Sariele" etc. Ad ogni modo, nel caso dì Gesù e Maria Maddalena, le regole del matrimonio erano state rispettate alla lettera e il loro primo figgo era stato correttamente concepito nel dicembre del 32 d.C., per poi nascere nel 33 d.C.Dal momento della nascita dinastica i genitori venivano formalmente separati, per sei anni se il figlio era un maschio e per tre anni se si trattava di una femmina, il loro matrimonio sarebbe ricominciato solo al momento designato della restituzione. Nel frattempo la madre e il bambino

sarebbero entrati nell'equivalente di un nostro convento e il padre invece nel "Regno dei Cieli". Il Regno dei Cieli in realtà era il Monastero Maggiore Esseno di Mird, nei pressi del Mar Morto, e la cerimonia di ammissione veniva tenuta dai sacerdoti angelici con la supervisione del Capo dei Pellegrini nominato.Nel libro dell'Esodo, nel Vecchio Testamento, i pellegrini Israeliti venivano condotti in Terra Santa da una "nuvola” e in accordo con questo continuativo linguaggio figurato dell'Esodo, il Capo religioso dei Pellegrini veniva designato col titolo di "Nuvola".

Così se ora leggiamo i versetti degli Atti nel senso che intendevano significare, vediamo che Gesù fu portato da una Nuvola (il Capo dei Pellegrini) nel Regno dei Cieli (il Monastero Maggiore) e che l'uomo vestito di bianco (un sacerdote angelico) disse che Gesù sarebbe ritornato al tempo della restituzione (quando il suo matrimonio Terreno fosse stato ristabilito).

Se poi esaminiamo l'Epistola di San Paolo agli Ebrei scopriamo che egli spiega l'episodio della cosiddetta Ascensione perfino più particolareggiatamente, in quanto Paolo racconta di come Gesù fu ammesso all'ordine del Regno dei Cieli pur non avendo effettivamente alcun diritto a tale ufficio sacro. Egli spiega che Gesù (tramite il padre Giuseppe) era discendente della stirpe Davidica di Giuda, stirpe che deteneva il diritto regale ma non quello al sacerdozio, in quanto quest'ultimo era prerogativa esclusiva della stirpe di Aaron e Levi.Tuttavia, racconta Paolo, fu concessa una dispensa speciale e dice che "essendo stato cambiato il sacerdozio, c'è la necessità di cambiare anche la legge". Come risultato di questo espresso "cambiamento della legge" viene spiegato che Gesù fu autorizzato ad entrare nel Regno dei Cieli in qualità di membro dell'Ordine sacerdotale di Melchisedek.Così, nel settembre del 33 d.C., nacque il primo figlio di Gesù a Maria Maddalena e Gesù entrò come dovuto nel Regno dei Cieli. Non viene specificato che questo neonato fosse maschio (come invece succede per le due nascite successive) e, dato che Gesù ritornò tre anni più tardi, deduciamo che Maria deve aver partorito una bambina.Seguendo la cronologia degli Atti vediamo che nel settembre del 37 d.C. nacque un secondo figlio, quindi un altro ancora nel 44 d.C. Il periodo fra queste due nascite e la seconda restituzione nel 43 d.C. durò "sei anni", il che indica che il figlio del 37 d.C. era un maschio: tale fatto viene espresso anche dall'uso di fraseologie enigmatiche, dello stesso tipo di quelle adoperate per ìl figlio del 44 d.C., sicché sappiamo che anche questo terzo figlio era un maschio.In accordo con i codici deg1i scribi trascritti nei Rotoli del Mar Morto, qualsiasi messaggio enigmatico all'interno del Nuovo Testamento viene preceduto da qualche altra annotazione, che spiega che il messaggio in questione è destinato a “coloro che hanno orecchie per intendere". Una volta che questi codici e allegorie vengono capiti, non variano più; ogni volta che vengono usati hanno sempre il medesimo significato e vengono usati ogni volta che tale significato è necessario.Per fare un esempio, i Vangeli spiegano che Gesù fu chiamato "il Verbo di Dio" : "E il Verbo si fece carne e dimorò fra noi...pieno di grazia e verità". Giovanni si

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dilunga a spiegare l'importanza di questa definizione e successive annotazioni rilevano particolari quali "il Verbo di Dio si trovava presso il lago" e "il Verbo di Dio era in Samaria".I messaggi contenenti informazioni circa la fertilità e la nuova vita sono stabiliti nella Parabola del Seminatore il cui seme "portava frutto e cresceva", così, quando si diceva che "il Verbo di Dio cresceva", "coloro con orecchie per intendere" avrebbero riconosciuto in un attimo che "Gesù cresceva", vale a dire che aveva avuto un figlio; negli Atti esistono due annotazioni di questo tipo, e ricorrono precisamente come segnale nel 37 e nel 44 d.C.Probabilmente il libro più travisato del Nuovo Testamento è il Libro della Rivelazione di San Giovanni il Divino, cioè travisato dalla Chiesa e non dal libro in sé stesso. Questo libro è piuttosto diverso da qualunque altro della Bìbbia; è pieno di terrificanti sfumature sovrannaturali e il suo semplice linguaggio figurato è stato selvaggiamentestravolto dalla Chiesa con lo scopo di presentare il testo come una qualche forma di presentimento o profezia ammonitrice! Tuttavia il libro non si chiama “1a Profezia" o “l’Ammonimento", bensì “la Rivelazione".Allora cosa rivela il libro? Cronologicamente la sua storia segue agli Atti degli Apostoli e il Libro della Rivelazione è, in effetti, ìl seguito delle vicende di Gesù, Maria Maddalena e dei loro figli, con particolare riferimento al maggiore di essi, Gesù Justus, del quale descrive la vita, il matrimonio e la nascita del figlio. Questo libro assai frainteso del Nuovo Testamento non è né un presentimento né un ammonimento, così come la timorosa Chiesa vorrebbe farci credere; è precisamente ciò che sostiene di essere: una rivelazione.Come visto in precedenza, i sacerdoti consacrati dell'epoca venivano chiamati "pescanti”, i loro aiutanti “i pescatori" e i battezzandi "pesci". Gesù divenne un pescante consacrato quando entrò nel Regno dei Cieli, ma fino ad allora (come spiegato da San Paolo) non detenne alcuna carica sacerdotale.Nel corso del rituale di consacrazione i sacerdoti Leviti officianti del Santuario avrebbero somministrato ai candidati cinque pani e due pesci, ma la legge era assai rigida in merito al fatto che i candidati dovevano essere Ebrei circoncisi; ai Gentili e ai Samaritani non circoncisi non era in alcun modo permesso di beneficiare di un simile privilegio.In effetti era proprio questo particolare rituale quello che Gesù aveva trasgredito quando "sfamò i cinquemila", in quanto egli si permise il diritto di dare accesso al proprio nuovo liberale ministero offrendo pani e pesci a una folla di persone non santificate. A parte il fatto che alla fine divenne un pescante, ci si riferiva a Gesù come al "Cristo", definizione Greca che significava "il Re". Dicendo "Gesù Cristo" in effetti è come se dicessimo "Re Gesù” e il suo retaggio reale era quello della Casa

Reale di Giuda (la Casa di Davide), come menzionato in molti casi nei Vangeli e nelle Epistole di San Paolo.Perciò a partire dal 33 d.C. Gesù risultò avere il doppio status di "Cristo Sacerdote" o, come viene citato più comunemente, di "Re Pescatore”.Questa definizione, come vedremo, sarebbe diventata una carica dinastica ed ereditaria degli eredi di Gesù e i successivi "Re Pescatori" sarebbero stati di capitale importanza nella storia della discendenza del Graal.Prima della nascita del suo secondo figlio maschio, nel 44 d.C., Maria Maddalena fu esiliata dalla Giudea in seguito ad una rivolta politica nella quale ella era stata implicata. Insieme a Filippo, Lazzaro e ad alcuni seguaci si mise in viaggio (in seguito ad un accordo con il Re Erode-Agrippa II) per andare a stabilirsi in un insediamento di quest'ultimo vicino a Lione, in Gallia (che sarebbe poi diventata la Francia).

Sin dai tempi più antichi, attraverso il Medio Evo e fino al Rinascimento, la fuga di Maria venne raffigurata in codici miniati così come in grandi opere d'arte.La sua vita e il suo lavoro in Francia, specialmente in Provenza e in Linguadoca, fecero la loro apparizione non solo nelle opere della storia Europea ma anche nella liturgia della Chiesa Romana, fino a quando il Vaticano non nascose tutta la faccenda.

Il Libro della Rivelazione parla dell'esilio di Maria Maddalena e dice che a quel tempo era incinta; racconta inoltre di come in seguito le autorità Romane perseguitarono Maria, suo figlio e gli eredi di quest'ultimo: "Ed ella era incinta, e soffriva per le doglie del parto ... Intanto apparve un altro segno nel cielo: un gran dragone, dal colore del fuoco, con sette teste ... e sette corone ... si pose davanti alla donna ... per divorare suo figlio appena fosse nato ... Ella diede alla luce un figlio maschio ... e la Donna fuggì nel deserto ... Sicché il dragone si indignò contro la Donna e andò a far guerra a quelli che restano della progenie di lei ... che ... si mantengono fedeli al vangelo di Gesù Cristo".Si disse che era in Gallia che Maria aveva portato il Sangréal (il Sangue Reale, il Santo Graal); e fu in Gallia che la famosa linea di discendenza diretta degli eredi di Gesù e Maria, i Re Pescatori, prosperò per 300 anni.L'eterno motto dei Re Pescatori era "In Forza", ispirato al nome dei loro antenato Boaz (il bisnonno di Re Davide), il cui nome significava similmente "In forza". Quando fu tradotto in latino divenne “In Fortis", che venne successivamente modificato in "Anfortas", che è il nome del Re Pescatore nel romanzo del Graal.Possiamo ora ritornare al simbolismo tradizionale del Graal secondo cui esso è un calice contenente il sangue di Gesù.Possiamo anche prendere in considerazione disegni risalenti a ben prima dell'Alto Medioevo, cioè intorno al 3.500 a.C. e, così facendo, scopriamo che un calice o una coppa sono il più antico simbolo dell'elemento femminile. La sua rappresentazíone era quella del Sacro Recipiente, il vas uterus, l'utero.Così, fuggendo in Francia, Maria Maddalena portava il Sangréal nel Sacro Calice del suo grembo, proprio come

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spiega il Libro della Rivelazione, il nome del suo secondo figlio maschio era Giuseppe.L'equivalente simbolo tradizionale dell'elemento maschile era una lama o un corno, abitualmente rappresentati da una spada o un unicorno. Nel Canto di Salomone e nei Salmi di Davide, nell'Antico Testamento, il fecondo unicorno è associato alla linea dei re di Giuda e fu questo il vero motivo per cui i Catari di Provenza adoperavano tale animale mistico per simboleggiare la discendenza del Graal.Maria Maddalena morì in Provenza nel 63 d.C. Proprio in quell'anno Giuseppe di Arimatea costruì la famosa cappella di Glastonbury, in Inghilterra, in memoria della Regina Messianica; questa fu la prima chiesa Cristiana "di superficie" del mondo e l'anno successivo il figlio di Maria, Gesù Justus, la consacrò alla madre. Gesù il Giovane infatti si era in precedenza recato in Inghilterra col fratello Giuseppe, quando aveva dodici anni, nel 49 d.C., e fu questo evento ad ispirare Jerusalem, la famosa canzone di William Blake: "E quei piedi in tempi antichi, camminarono sul verde delle montagne d'Inghilterra".Ma chi era Giuseppe d'Arimatea, l'uomo che assunse il controllo totale della gestione della Crocifissione? E perché la madre di Gesù, sua moglie e il resto della famiglia accettarono l'intervento di Giuseppe senza battere ciglio?Intorno al 900 la Chiesa di Roma decise di annunciare che Giuseppe d'Arimatea era lo zio di Maria, madre di Gesù; da allora tutti i ritratti di Giuseppe alla crocifissione lo hanno raffigurato in età piuttosto avanzata, laddove la Madre Maria stessa aveva all'incirca cinquant'anni. Prima della dichiarazione Romana, comunque, i dati storici su Giuseppe riferivano di un uomo molto più giovane. Secondo g1i archivi reali era morto il 27 luglio del 82 d.C., all'età di 80 anni, e quindi al momento della Crocifissione avrebbe dovuto avere 32 anni.Di fatto Giuseppe d'Arimatea non era altri che il fratello di Gesù, Giacomo, e il suo titolo non aveva nulla a che vedere con una località; Arimatea non è mai esistita. Non sorprende quindi che Giuseppe abbia negoziato con Pilato di sistemare Gesù nella propria tomba di famiglia.Il titolo ereditario "Arimatea" fu una corruzione Inglese del termine di stile Greco-Ebraico ha-Rama-Theo, che significa "di Altezza Divina" o, come diremmo oggi, "Altezza Reale". Poiché Gesù era l'erede Messianico maggiore - il Cristo, Khristos o Re - allora suo fratello più giovane era il Principe della Corona, l'Altezza Reale, Rama-Theo. Nella scala gerarchica Nazarena il Principe della Corona deteneva sempre il titolo patriarcale di "Giuseppe", proprio come Gesù era titolare di un "Davide" e sua moglie una "Maria".All'inizio del quinto secolo i Re Pescatori discendenti da Gesù e Maria si unirono tramite matrimonio ai Franchi Sicambriani e da essi derivò una dinastia regnante completamente nuova. Costoro erano i noti Re Merovingi che fondarono la monarchìa Francese e

che introdussero il famoso fleur-de-lys (il fiordaliso, l'antico simbolo Ebraico della circoncisione) come emblema reale della Francia.Dalla successione Merovingia un altro troncone della famiglia inaugurò un regno Ebraico del tutto indipendente nella Francia del sud: il Regno di Septìmania, che noi conosciamo col nome dì Linguadoca.

1 primi principi di Tolosa, Aquitania e Provenza erano tutti discendenti della linea Messianica del Sacro Graal. Septimania fu insignita della Casa Reale di Davide nel 768 ed il Principe Bernardo di Septimania in seguito sposò una figlia dell'Imperatore Carlornagno.

Anche dai Re Pescatori derivò un'altra importante linea di successione parallela in Gallia. Laddove i Re Merovingi continuarono l'eredità del patrimonio maschile di Gesù, quest'altra linea perpetuò l'eredità matriarcale di Maria Maddalena in una linea femminile. Queste erano le Regine dinastiche di Avallon, in Borgogna, la Casa del Acqs, che significa "delle acque", stilema assegnato a Maria Maddalena nei primi giorni diviaggio per mare diretta in Provenza.Coloro che hanno dimestichezza col ciclo di Artù e con la tradizione Graal avranno ormai riconosciuto il significato ultimo di questa famiglia Messianica dei Re Pescatori, delle Regine di Avallon e della Casa del Acqs (che nella saga Arturiana viene trasformato in " du Lac").I discendenti diretti di Gesù rappresentavano un'enorme minaccia per la Chiesa Apostolica Romana in quanto erano i capi dinastici della vera Chiesa Nazarena; in realtà la Chiesa Romana non avrebbe dovuto esistere affatto, poiché non era niente di più che un movimento “ibrido”' composto di svariate dottrine pagane attaccate ad una base fondamentalmente Ebraica.Gesù nacque nell'anno 7 a.C. e la sua data di nascita era l'equivalente del primo marzo, mentre il genetliaco regale ufficiale, per attenersi al regolamento dinastico, cadeva il 15 settembre. Tuttavia l'Imperatore Costantino, quando nel quarto secolo fondò la Chiesa Romana Apostolica, ignorò entrambe queste date e integrò il 25 dicembre come nuovo giorno per la celebrazione della nascita di Cristo, per farlo coincidere con la Festa del Sole pagana.In seguito, durante il Sinodo di Whitby del 664, i vescovi si appropriarono della festa Celtica di Easter (Eostre, in italiano si tratta della Pasqua), che era la Dea della Primavera e della Fertilità, e vi conferirono un significato Cristiano completamente nuovo, così facendo cambiarono la data della festa Celtica per troncarne il tradizionale collegamento con la Pasqua Ebraica.I1 Cristianesimo, così come lo conosciamo, si è evoluto come una “religione composita” in un modo del tutto diverso da qualsiasi altra. Se Gesù era il suo catalizzatore vivente, allora il Cristianesimo dovrebbe giustamente basarsi sugli insegnamenti di Gesù stesso, ovvero i codici morali e sociali di un ministero tollerante e di larghe vedute, orientato verso il benessere della popolazione.Tuttavia il Cristianesimo ortodosso non si basa sugli insegnamenti di Gesù: si basa invece su quelli della Chiesa Romana, che sono completamente diversi. Alla base di ciò esiste tutta una serie di motivi, il più importante dei quali è che Gesù venne deliberatamente scavalcato a vantaggio degli insegnamenti alternativi di Pietro e Paolo,

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insegnamenti che vennero assolutamente sconfessati dalla Chiesa Nazarena di Gesù e da suo fratello Giacomo.I Papi e i cardinali avrebbero potuto regnare sovrani soltanto con la rimozione di Gesù come figura di primo piano; Costantino, nell'istituzionalizzare formalmente il Cristianesimo come religione di stato di Roma, dichiarò che "egli soltanto" era il vero "Messia Salvatore", non Gesù! Così ai Vescovi di Roma (i Papi) venne assegnata una discendenza apostolica da San Pietro, non una legittima discendenza Desposinica da Gesù e dai suoi fratelli, come nella tradizione della Chiesa Nazarena.L'unico modo che la Chiesa Apostolica Romana aveva a disposizione per tenere sotto controllo agli eredi di Maria Maddalena era quello di screditare Maria stessa e negare il suo rapporto coniugale con Gesù. Ma che ne fu del fratello di Gesù, Giacomo?Anch’egli ebbe degli credi, così come gli altri fratelli Simone, Joses e Giuda. La Chiesa non poteva evitare i Vangeli che sostengono che Gesù era il "primogenito" della Benedetta Madre Maria e così anche la maternità di quest'ultima dovette essere negata.Ne risultò che la Chiesa raffigurò la Madre Maria come una vergine e Maria Maddalena come una prostituta, descrizioni di cui non vi è alcun cenno in qualsiasi Vangelo originale; quindi, giusto per rafforzare la posizione della Madre Maria nella sfera del soprannaturale, si disse che anche la madre di lei. Anna, le avesse dato i natali tramite una “Immacolata Concezione"!Col passare del tempo, queste dottrine inventate avrebbero sortito effetti diffusi. Nei primi tempi, però, ci volle ben altro perché tali idee si affermassero, in quanto le donne originarie della missione Nazarena potevano contare su un notevole seguito nella Chiesa Celtica, donne come Maria Maddalena, Marta. Maria Gìacobbe-Cleophas e Elena-Salome, le quali avevano diretto scuole e missioni sociali in tutta l'area Mediterranea. Queste donne erano state tutte discepole di Gesù e amiche intime di sua madre Maria, che avevano accompagnato alla Crocifissione, come confermato nei Vangeli.

L'unica via d'uscita per la Chiesa era quella di negare il ruolo delle donne nel loro insieme; negare loro non solo il diritto ai ruoli ecclesiastici, ma anche il diritto a qualsiasi status nella società. Per cui la Chiesa dichiarò che le donne erano tutte eretiche e streghe!In questo i vescovi furono aiutati dalle parole di Pietro e Paolo e, sulla base dei loro insegnamenti, la Chiesa Apostolica Romana fu in grado di assumere un carattere rigidamente sessista. Nell'Epistola a Timoteo Paolo scrisse: "Non tollero che una donna insegni né usurpi qualche autorità all'uomo, che resti invece in silenziosa nel Vangelo di Filippo, Pietro viene citato mentre dice che "Le donne non meritano di vivere". I vescovi citavano anche le parole della

Genesi, laddove Dio parlò ad Eva a proposito di Adamo dicendo “Egali comanderà su di te".Il Padre della Chiesa Tertulliano riassunse l'attitudine Romana nel suo insieme scrivendo, a proposito delle discepole di Maria Maddalena che stavano spuntando: "Queste donne eretiche! Come osano! Sono così sfacciate da insegnare, discutere, battezzare... Non è concesso a una donna di parlare in chiesa né reclamare ... una qualsiasi condivisione delle funzioni proprie dei maschi, men che meno nell'ufficio sacerdotale". Poi, per completare l'opera, fece la sua comparsa il documento più incredibile della Chiesa Romana, cioè L'Ordine Apostolico. Esso fu redatto nella forma di un'immaginaria conversazione fra gli apostoli dopo l'Ultima Cena. Contrariamente a quanto sostenuto nei Vangeli, qui si supponeva che Maria Maddalena fosse stata presente alla Cena e si concordava sul fatto che il motivo per cui Gesù non aveva passato a Maria del vino era perché l'aveva vista ridere!Sulla base di questo straordinario, falso documento, i vescovi stabilirono che, anche se Maria poteva essere stata compagna di Gesù, alle donne non poteva essere concesso alcuno spazio all'interno della Chiesa, in quanto esse non erano serie! Nella Chiesa questa attitudine sessista è persistita sino ad oggi. Perché? Perché Maria Maddalena doveva essere screditata e rimossa, così che i suoi eredi potessero essere ignorati. Ma le cose stanno cambiando e, almeno nella Chiesa Anglicana, le donne stanno cominciando ad essere riammesse al rango sacerdotale.Malgrado l'insaziabile movimento sessista, al di fuori delle istituzioni della Chiesa Romana gli eredi Messianici conservarono le loro posizioni sociali; essi fecero progredire la propria Chiesa Nazarena e Celtica e fondarono regni Desposinici in Europa e Gran Bretagna. Essi rappresentavano una costante minaccia per la Chiesa Apostolica Romana e per i governi e monarchi da essa sostenuti, e furono loro la reale ragione dell'attuazione della brutale Inquisizione, in quanto essi rispettavano un codice morale e sociale che era contrario al requisiti della Chiesa Romana.Ciò fu particolarmente evidente durante il periodo della Cavalleria, la quale contemplava il rispetto delle donne, come testimoniato dai Cavalieri Templari il cui giuramento costituzionale comportava la venerazione della "Madre del Graal", la Regina Maria Maddalena.Prima del Medio Evo, le storie individuali di questa famiglia erano storicamente ben conosciute ma, quando la Chiesa inaugurò il suo regno di persecuzioni fanatiche (la grande Inquisizione) l'intera eredità Nazarena e Desposinica fu costretta alla clandestinità.Ma perché questa insorgenza vendicativa dell'Inquisizione? Perché i Cavalieri Templari non solo erano ritornati dalla Terra Santa con documenti che pregiudicavano gli insegnamenti della Chiesa, ma avevano anche fondato le loro proprie chiese Cistercensi in opposizione a Roma. Queste non erano soltanto chiese qualsiasi, erano i più grandi monumenti religiosi che avessero mai abbellito i cieli del mondo occidentale: le cattedrali Notre Dame di Francia.Nonostante la loro immagine odierna, queste imponenti cattedrali Gotiche non avevano assolutamente niente a che fare con la Chiesa Cattolica; esse furono fondate e

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costruite dai Cavalieri Templari ed erano dedicate a Maria Maddalena, Notre Dame, Nostra Signora, che essi denominarono "il Graal del mondo".Questo, ovviamente, sconfessava ogni dogma che la Chiesa Romana aveva stabilito ed i vescovi si vendicarono ridedicando numerose altre chiese a Maria, la madre di Gesù. Però, così facendo, emisero un rigido decreto secondo il quale tutti i dipinti artistici della Madre Maria, la Madonna, dovessero da quel momento in poi ritrarla con vesti "solo di colore blu e bianco", in modo da non conferirle alcun diritto alle cariche ecclesiastiche del sacerdozio esclusivamente maschile.Maria Maddalena, d'altro canto, veniva ritratta (dai più grandi artisti del mondo) vestita con il mantello rosso dello status cardinalizio o con la tonaca nera di Alta Sacerdotessa Nazarena, e non c'era nulla che la Chiesa potesse fare in proposito; l'unica opzione dei vescovi era quella di proclamare tale pratica eretica e peccaminosa, in quanto avendo in precedenza deciso di ignorare Maria Maddalena e i suoi eredi, ella era al di fuori della loro giurisdizione.Fu a quel tempo che la tradizione dei Graal venne essa stessa accusata di eresia dal Vaticano. Gli scritti di Merlino del sesto secolo furono espressamente messi al bando dal Concilio Ecumenico e l'originaria Chiesa Nazarena di Gesù divenne un "ruscello sotterraneo", appoggiata da sostenitori prestigiosi del calibro di Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli.In quei giorni, la Chiesa sorvegliò e controllò la maggior parte della letteratura di pubblico dominio e così, onde evitare una censura diretta, la tradizione del Graal diventò allegorica ed il suo messaggio fu trasmesso tramite filigrane segrete, scritti esoterici, Tarocchi ed opere d'arte simboliche.Ma perché la tradizione del Graal e eli scritti di Merlino ponevano tanti problemi alla Chiesa Cattolica? Perché nel contesto dei loro scritti avventurosi, essi raccontavano la storia della discendenza del sangue del Graal, linea di sangue che è stata spodestata dalle proprie posizioni dinastiche dai Papi e dai Vescovi di Roma, i quali avevano deciso di dominare incontrastati tramite una "successione apostolica" inventata.Si diceva che questa successione apostolica fosse stata tramandata dal primo vescovo, San Pietro (e, naturalmente, questa è tuttora la versione accreditata). Tuttavia basta studiare le Costituzioni Apostoliche proprie della Chiesa per scoprire che ciò è semplicemente falso: Pietro non è mai stato Vescovo di Roma, né vescovo di qualsiasi altra località!

Le Costituzioni del Vaticano riferiscono che il primo Vescovo dì Roma fu il Principe Linus di Bretagna, figlio di Caractacus il Pendragono; fu nominato al soglio pontificio da San Paolo nel 58 d.C., mentre Pietro era ancora in vita.A partire dal dodicesimo secolo i potenti Cavalieri Templari e le loro cattedrali, poiché rendevano di pubblico dominio l'eredità di Gesù e Maria Maddalena, cominciarono a rappresentare un'enorme

minaccia per la Chiesa esclusivamente maschile. I cardinali erano consapevoli del fatto che la loro intera istituzione avrebbe fatto un capitombolo se i discendenti Messianici avessero avuto il sopravvento: dovevano essere schiacciati! E così fu messa in moto la brutale Inquisizione, atroce persecuzione di tutti coloro che dissentivano dalla norma dei vescovi.Tutto iniziò nel 1208, quando Papa Innocenzo III inviò 30.000 soldati nelle regioni meridionali della Linguadoca Francese; quest'area era la terra dei Catari ("i Puri") che si diceva fossero i custodi di un grande e sacro tesoro, un misterioso segreto che avrebbe potuto rovesciare il Cristianesimo ortodosso. La cosiddetta Crociata Albigese del Papa durò 36 anni, periodo durante il quale decine di migliaia di innocenti furono massacrati, ma il tesoro non fu mai trovato.Papa Gregorio IX fu colui il quale, nel 1231, nel corso di questo massacro, diede la principale spinta propulsiva all'Inquisizione (detta anche "Sant'Uffizio) che fu indirizzata contro chiunque sostenesse 'l’eresia del Graal"; all'indomani del 1252 vennero formalmente autorizzate la tortura e la condanna al rogo delle vittime."Eresia" era una formidabile accusa da lanciare contro i prigionieri, in quanto solo la Chiesa poteva definirla. Le vittime venivano torturate fino a quando non confessavano e, dopo averlo fatto, venivano messe a morte: se non confessavano, allora la tortura continuava fino a quando non morivano comunque. Una nota forma di tortura consisteva nel cospargere poco a poco la vittima di grasso (iniziando dai piedi) e quindi arrostirla viva a pezzi, arto dopo arto, su di un falò.Queste selvagge persecuzioni e punizioni si protrassero per più di 400 anni e furono estese anche contro dissidenti Ebrei, Musulmani e Protestanti. L'Inquisizione tuttavia formalmente non si è ancora conclusa; nel 1965 è stata ribattezzata 1a “Sacra Congregazione" e teoricamente i suoi poteri sono tuttora in funzione.Il movimento Nazareno, per nulla intimorito dall'Inquisizione, proseguì per la sua strada e la storia della discendenza fu tramandata in letteratura quale il Grande Santo Graal e Alta Storia del Santo Graal; questi scritti furono in gran parte promossi dalle corti del Graal di Francia (le corti di Champagne, Anjou ed altre) e inoltre dai Cavalieri Templari e dal Desposyni; a quel punto la Saga Arturiana divenne un popolare veicolo per la tradizione del Graal.Alla luce di quanto detto, i Templari divennero un obiettivo specifico dell'Inquisizione e, nel 1307, gli sgherri di Papa Clemente V e del Re di Francia Filippo IV furono spediti contro di loro; gli eserciti papali scorrazzarono per l'Europa in cerca dei tesori e dei documenti dei Templari ma, come per l'eredità dei Catari, non venne trovato alcunché. Ad ogni modo, molti Cavalieri furono torturati e uccisi durante il processo ed i loro compagni fuggirono in paesi al di fuori del controllo papale.Il tesoro Templare però non era andato perduto e, mentre gli emissari Vaticani cercavano, esso ed i documenti furono nascosti nei sotterranei della Tesoreria del Capitolo di Parigi, sotto la protezione dei Grandi Cavalieri Templari di Sant'Antonio, "i Principi Custodi del Segreto Reale", i

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quali una notte caricarono il tesoro su 18 galee della flotta Templare alla fonda a La Rochelle.Sul far del giorno la flotta era salpata alla volta della Scozia, e all'arrivo fu accolta da Re Roberto il Bruce, il quale, insieme all'intera nazione Scozzese, era stato scomunicato dal Papa per aver sfidato il Re Cattolico Edoardo d'Inghilterra. I Templari ed il loro tesoro rimasero in Scozia e i Cavalieri nel 1314 combatterono insieme a Bruce presso Bannockburn per riconquistare l'indipendenza della Scozia dall'Inglilterra dei Plantageneti.Successivamente alla Battaglia di Bannockburn, nel 1317 Bruce e i Templari di Sant'Antonio fondarono il nuovo Ordine dei Fratelli Maggiori della Rosea Croce,da allora i Re degli Scozzesi divennero Gran Maestri ereditari ed ogni successivo Re Stewart si fregiò del titolo onorifico da Gran Priore di "Principe di Saint Germain".Allora perché Re Artù, condottiero Celtico del sesto secolo, era così importante per i Cavalieri Templari e le corti del Graal in Europa? Molto semplicemente perché Artù era stato l'unico ad avere una "duplice" eredità nella linea Messianica.Diversamente da quanto supposto da molti, Re Artù non fu affatto un personaggio mitico. Tutt'altro. Ma venne invece cercato nei luoghi sbagliati: i ricercatori, ingannati dalle località fantasiose dei romanzi, hanno invano indagato nelle cronache della Gran Bretagana, del Galles e della parte occidentale dell'Inghilterra, mentre le informazioni su Artù vanno trovate negli annali Scozzesi e Irlandesi. Egli fu indubbiamente "il Re Supremo dell'Isola Celitica" e comandante in capo delle milizie Britanniche del tardo sesto secolo.Artù nacque nel 559 e morì in battaglia nel 603. Sua madre era Ygerna del Acqs, figlia della Regina Viviana di Avallon, discendente di Gesù e Maria Maddalena. Suo padre era Re Aedàn di Dalriada (le Highlands Occidentali della Scozia, ora chiamate Argill), il quale era il Pendragon (“Primo Drago" o "Re dei Re") Britannico, discendente del fratello di Gesù, Giacomo; per questo motivo le storie di Artù e Giuseppe di Arimatea nella tradizione del Graal sono così strettamente intrecciate. Infatti i registri dell'incoronazione del Re di Scozia Kenneth MacAlpin (discendente di Aedàn il Pendragon) fanno specifico riferimento alla sua discendenza dalle Regine dinastiche di Avallon. L'eredità paterna del Re Aedàn derivava dall'antichissima Casa di Camulot (Corte bReale inglese di Colchester) direttamente dal primo Pendragon, Re Cymbeline (il quale è molto familiare agli studiosi di Shakespeare).A quel tempo i discendenti Messianici avevano fondato regni Desposinici nel Galles e nelle regioni Britanniche di Strathclyde e Cambria. Il Re degli Scozzesi Aedàn, padre di Artú, fu il primo monarca Britannico ad essere investito di carica sacerdotale quando, nel 574, fu incoronato e consacrato dalla Santa Colomba della Chiesa Celtica. Questo, ovviamente, fece infuriare i vescovi della Chiesa

Romana in quanto essi reclamavano il diritto esclusivo di investire re che si supponeva avrebbero dovuto essere incoronati dal Papa!

Come effetto diretto di questa incoronazione, Sant'Agostino nel 597 fu infine inviato da Roma a smantellare la Chiesa Celtica; tre anni più tardi egli si autoproclamò Arcivescovo di Canterbury, tuttavia la sua missione nel suo complesso fallì e la tradizione Nazarenaproseguì in Scozia, Irlanda e Galles e nella fascia settentrionale dell'Inghilterra.Un fatto importante che bisogna ricordare è che i dinasti del Graal non erano mai governatori territoriali di terre; così come Gesù stesso, essi venivano nominati "Custodi" del popolo. I Merovingi di Gallia, ad esempio, erano Re dei Franchi, mai Re di Francia; Re Aedàn, Roberto il Bruce ed i loro successori Stewart erano Re degli Scozzesi, mai Re di Scozia.Fu questa implicita concezione 'sociale' che la Chiesa Cattolica trovò così difficile da sovvertire, in quanto i vescovi preferivano mantenere il dominio su “re territoriali”, mentre il sovrano e maestro principale del popolo si supponeva dovesse essere il Papa. La Chiesa poteva regnare sovrana solo mantenendo il definitivo controllo spirituale degli individui e così, allorquando un erede del Graal fosse venuto alla ribalta, avrebbe dovuto fare i conti con la collera della macchina papale.Nel 751 i vescovi fecero in modo di deporre la dinastia Merovingia in Gallia e inaugurarono una nuova tradizione secondo la quale i re della successione Carolingia (quella di Carlomagno) avrebbero dovuto essere approvati ed incoronati dal Papa. Tuttavia la Chiesa non sarebbe mai riuscita a far cadere le linee Desposiniche in Scozia, anche se, a partire dal sesto secolo, il vecchio regno Celtico d'Inghilterra era stato smantellato dagli Anglo-Sassoni Germanici.Anche durante il Medioevo, molto tempo dopo la conquista dell'Inghilterra da parte dei Normanni, la Chiesa Nazarena e il culto da tempo predominante di Maria Maddalena spiccavano in Europa. I diritti all'uguaglianza delle donne furono preservati attraverso la struttura Celtica, e questo per il sacerdozio esclusivamente maschile del Cristianesimo ortodosso costituì un enorme problema.Il principio sottinteso dei monarchi del Graal era sempre quello del Servizio, secondo il codice messianico stabilito da Gesù quando, durante l'Ultima Cena, lavò i piedi dei suoi apostoli; così i veri dinasti del Graal erano re e custodi dei loro regni, ma mai sovrani assoluti.Questo aspetto chiave del codice del Graal fu tramandato nel cuore del folklore e delle filastrocche. Un vescovo o un cardinale coraggiosi non hanno mai cavalcato in aiuto di un individuo oppresso o di una damigella in pericolo, poiché questo è sempre stato l'ambito sociale dei principi del Graal e dei loro cavalieri designati.Il codice del Graal riconosce l'avanzamento di grado per meriti e prevede una strutturazione della comunità ma, soprattutto, è pienamente democratico. Se appreso, nella sua dimensione fisica o spirituale, il Graal appartiene ai capi così come ai seguaci; appartiene inoltre al territorio e all'ambiente, ritenendo necessario che tutto dovrebbe essere "una cosa sola" in un Servizio unificato e comune.

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Nel corso dei secoli parlamenti e governi, nel confrontarsi con il codice sociale Messianico, hanno avuto tanti problemi quanto la Chiesa. Presidenti e primi ministri vengono 'eletti' dal popolo e si suppone che lo rappresentino. Ma lo fanno? In effetti no. Essi sono sempre affiliati a qualche partito politico ed acquisiscono le loro posizioni tramite i voti del partito di maggioranza. Tuttavia non rutti si prendono la briga di votare e in alcuni casi esistono più di due partiti da votare. Di conseguenza in qualsiasi momento, più della metà del popolo di una nazione può non essere rappresentato dal partito politico al potere. A tale proposito anche se formalmente è stato applicato un 'voto di maggioranza', il principio democratico viene meno; quello che ne deriva non è "governo da parte del popolo, per il popolo", bensì "govemo del (cioè sul) popolo". Gesù nel primo secolo affrontò una situazione molto simile.

A quel tempo Gerusalemme e la Giudea erano sotto l'occupazione Romana, con Re Erode e il Governatore Ponzio Pilato entrambi nominati da Roma. Ma chi rappresentava il popolo? Il popolo non era costituito da Romani, bensì da Ebrei della Terra Santa, Farisei, Sadduccei, Esseni e simili; oltre a questi vi era una grande quantità di Samaritani e Gentili (le razze Arabe non-Ebraiche). Chi rappresentava costoro? La risposta è "nessuno", fino a quando Gesù istituì a tal fine la propria missione.Questo rappresentò l'inizio del codice di servizio principesco non-affiliato del Graal,codice tramandato dai dinasti Messianici nel loro costante ruolo di "padri comuni" del popolo. Il codice del Graal si basa sui principi di libertà, fraternità ed uguaglianza, e fu particolarmente manifesto durante le rivoluzioni Americana e Francese, entrambe le quali scardinarono il potere di una dispotica aristocrazia. Ma da cosa fu sostituito? Fu sostituito da partiti politici e governi in gran parte non rappresentativi.Dal Medioevo in poi in Europa e Gran Bretagna ci fu una serie di ordini cavallereschi e militari specificamente collegati al Sangue Messianico Reale. Fra questi vi erano l'Ordine del Regno di Sion e l'Ordine del Santo Sepolcro; tuttavia il più prestigioso di tutti era il Sovrano Ordine del Sangréal, i Cavalieri del Sacro Graal. Questo era un ordine dinastico della Casa Reale di Scozia degli Stewart, la casa reale che nel 14mo secolo introdusse l'unicorno dei Catari come emblema sovrano della Scozia. Poco tempo dopo essi inaugurarono il prestigioso Ordine dell'Unicorno, il cui motto del Graal era "Tutti come Uno".Così come Re Artù, anche i re di casa Stewart disponevano di una duplice eredità Desposinica sia da Gesù sia dal fratello Giacomo. In effetti dal 1370 in poi essi rappresentarono la casa maggiore della linea Messianica e furono la dinastia Europea che regnò più a lungo in quanto detennero la corona per 31 anni fino a quando, nel 1688, furono deposti dalla Chiesa Anglicana; questo accadde poiché, in conformità al codice del Graal. essi reclamavano

affinità con Dio e la nazione davanti al Parlamento, alla Chiesa e all'aristocrazia.Oggi il maggiore discendente legittimo di questa linea è Sua Altezza Reale Principe Michael Stewart, Conte di Albany (il cui libro “The Forgotten Monarch of ScotIand” è stato pubblicato nel 1988 dalla Element Books).

Ora passiamo ad un quesito che mi è stato posto di frequente da quando Bloodline of the Holy Grail è stato pubblicato; tale quesito è il seguente: perché tutte queste informazioni vengono alla luce in questo particolare momento?Il fatto è che tali informazioni non sono mai state occultate da coloro a cui esse si riferiscono, mentre sono state nascoste da persone esterne avide di potere, le quali hanno pensato bene di perseguire i propri scopi personali piuttosto che servire le comunità che si suppone dovrebbero rappresentare.Oggi, comunque, ci troviamo in una nuova era di ricerca, in quanto molte persone diventano sempre più critiche nei confronti dei dogmi stabiliti che prevalgono. Viviamo in un’ epoca di comunicazioni via satellite, viaggi oltre la barriera del suono, computer e Internet, cosicché il mondo risulta effettivamente più piccolo di un tempo. In un ambiente di questo tipo le notizie viaggiano molto velocemente ed è molto più difficile nascondere la verità.Inoltre vengono messe in discussione proprio la struttura della Chiesa 'dominata dai maschi' e le istituzioni di governo, mentre viene generalmente percepito che le vecchie dottrine di controllo spirituale e di gestione del territorio non stanno funzionando. Un numero sempre crescente di individui sta cercando le radici semplici ed originali della propria fede ed il senso del proprio ruolo nella società; costoro cercano forme di amministrazione più efficaci per contrastare la deriva fin troppo evidente verso un declino sociale e morale; sono, in effetti, alla ricerca del Sacro Graal.

Tale ricerca di una nuova illuminazione viene considerevolmente rafforzata dalla prossimità del nuovo millennio ed esiste un sentimento diffuso per cui questo evento dovrebbe anche comportare, un nuovo Rinascimento , un'era di rinascita in cui i precetti del codice del Graal siano riconosciuti e messi in pratica, i precetti di libertà, fraternità ed uguaglianza.La tradizione del Graal spiega in modo forte e chiaro che la ferita del Re Pescatore potrà essere guarita se la terra desolata tornerà ad essere fertile. Così, dato che mi è stato concesso, nel corso degli anni, un accesso privilegiato agli archivi dei Cavalieri Templari, della Chiesa Celtica e delle sovrane case Messianiche d'Europa, per me è giunto il momento di fare la mia modesta parte per cercare di sanare l'antica ferita del Re Pescatore. Il risultato è stato il mio libro, Bloodline of the Holy Grail.

Sir Laurence Gardner(Riadattamento Vito Bonanno)

Note sul relatore: Sir Laurence Gardner, è un genealogista cavalleresco e sovrano internazionalmente riconosciuto.

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Detiene la carica di Gran Priore della Sacra Famiglia della Santa Colomba della Chiesa Celtica, e si distingue come il Chevalier Labhràn de Saint Germain. Sir Laurence è anche Addetto Presidenziale presso il Consiglio Europeo dei Principi, un corpo consultivo costituzionale fondato nel 1946. E’ formalmente assegnato alla Guardia della Nobile Famiglia della Casa Reale degli Stewart, fondata a St Germain-en-Laye nel 1692, ed è Storiografo Reale Giacobita.

Approfondimenti

Gesù il Nazareno

Osserviamo come molti autori non sono d’accordo col fatto che Nazareth sia stata identificata come la casa di Gesù:

«Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato così: Gesù Nazareno Cristo...«Nazara» è la «Verità». Perciò «Nazareno» è «Quello della verità»...» (Vangelo di Filippo, capoverso 47 - testo gnostico del II secolo dopo Cristo);

«Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti Nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazareth, etimologia davvero poco credibile e che probabilmente ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dall'essenato cominciava ad essere dimenticata» (Elia Benamozegh [Italia, 1823/1900, filosofo ebreo membro del collegio rabbinico di Livorno], Gli Esseni e la Cabbala, 1979);

«La stessa tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazoreo, originariamente unito al nome di Gesù e che rimase il nome dei cristiani nella

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letteratura rabbinica e nei paesi d'oriente. Nazoreo è certamente un nome di setta, senza rapporto con la città di Nazareth...» (Alfred Loisy [Francia, 1857/1940, sacerdote cattolico, professore universitario di Storia del Cristianesimo successivamente rimosso dall'incarico], La Naissance du Christianisme);

«La piccola città che porta questo nome [Nazareth], dove ingenui pellegrini possono visitare l'officina di Giuseppe, fu identificata come la città di Cristo solamente nel medio evo...» (Charles Guignebert [Francia, 1867/1939, professore universitario di Storia del Cristianesimo], Manuel d'Histoire Ancienne du Christianisme);

«In realtà, per quel che riguarda Nazareth, gli storici non hanno potuto trovar traccia di una città di quel nome sino al IV secolo d.C.; secondo le fonti ebraiche, bisogna scendere addirittura sino al secolo IX. Nei vangeli non troviamo mai l'espressione Gesù di Nazareth ma soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta scritto anche Nazoreno o Nazareno... ora, nessuno di questi appellativi, per quanto si sia cercato di forzarne l'etimologia, può farsi risalire ad un nome come Nazareth... è da questi termini che è derivato il nome della città di Nazareth, e non viceversa» (Ambrogio Donini [professore universitario], Breve Storia delle religioni, 1959)

«El-Nasirah è un villaggio della Galilea, posto a circa quattrocento metri di altezza, nel quale la tradizione cristiana riconosce l'antica Nazareth, patria di Gesù. Secondo vari studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio Natzrath o Notzereth - non è mai esistita e l'appellativo Nazareno che accompagna il nome di Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese di origine...» (M. Craveri, [autore di numerosi volumi sulla vita di Cristo e di una antologia di scritti apocrifi] La Vita di Gesù, 1974);

«Le forme Nazoraios, Nazarenos, Nazaraeus, Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l'origine della parola ed erano ben consapevoli che non era derivata da Nazareth...» (E.B.Szekely [studioso ungherese, che ha frequentato studi di teologia presso il Vaticano], The Essene Origins of Christianity, USA, 1980);

«...Gesù non era di Nazareth. Un'infinità di prove stanno ad indicare che Nazareth non esisteva ai tempi biblici. E' improbabile che la città sia sorta prima del III secolo. Gesù di Nazareth, come molti studiosi della Bibbia sarebbero oggi pronti a confermare, è una cattiva traduzione dell'originale greco Gesù il Nazareno...» (Baigent, Leigh, Lincoln [autori di alcuni libri sulla tradizione

del santo Graal e sui manoscritti del Mar Morto], L'Eredità Messianica, Tropea, Milano, 1996).

«É stato Matteo per primo a generare l'equivoco secondo cui l'espressione 'Gesù il Nazoreo' dovesse avere qualche relazione con Nazareth, citando la profezia "sarà chiamato Nazareno (Nazoraios)" che, a conclusione del suo racconto sulla natività, egli associa col passo "ritirandosi in Galilea e andando a vivere in una città chiamata Nazareth". Questa non può essere la derivazione del termine, poiché anche in greco le ortografie di Nazareth e nazoreo differiscono sostanzialmente» (R.H.Eisenman, professor at the California University, James the Brother of Jesus, Penguin Books, 1997).

«Io penso veramente che i cristiani non possano affermare che l'espressione 'Gesù Nazareno' significhi 'Gesù cittadino di Nazareth', nello stesso modo in cui l'espressione 'Leonardo da Vinci' significa 'Leonardo cittadino di Vinci'. La forma ebraica per Nazareth è NZRT, che è tarda ed è stata indicata come Nazrat o Nazeret, invece la forma greca 'Iesous o Nazoraios', mi pare, deriva dall'aramaico Nazorai... la radice NZR (senza T) capita nella traduzione aramaica di Isaia 26:2, nella quale la parola 'emunim' (=fede) deriva dalla radice 'emeth' (=verità), in questo modo risulta chiaro perché nel Vangelo di Filippo si poté dire che 'Nazareno' significa 'della verità'...» (Prof. Daniel E. Gershenson - Dipartimento di Studi Classici, Università di Tel-Aviv, in un messaggio del 05/12/1998 indirizzato a David Donnini).

In effetti, visitando Nazareth, colpisce il fatto che non esista assolutamente qualcosa che possa essere considerata una testimonianza originale del paese in cui sarebbe cresciuto Gesù. Tutto è posteriore e, a differenza di tanti siti archeologici in Israele, in cui c'è almeno una costruzione, un muro, uno scavo, che abbia riportato alla luce testimonianze dei tempi che furono, qui la presenza di Gesù e della sua famiglia è raccontata solo dai nomi degli alberghi, dei ristoranti, delle chiese, e dalle parole della narrazione evangelica. Non un solo mattone o un sasso che parlino del villaggio di duemila anni fa. I pellegrini che vengono frequentano Chiese moderne, tutt'al più qualche rudere bizantino che può risalire all'inizio del quinto secolo. Eppure Israele è una miniera inesauribile di testimonianze che ci raccontano della storia dell'uomo in tutte le sue fasi, dalla preistoria, attraverso l'età antica, quella classica, quella medievale, quella degli ultimi secoli, fino a quella moderna.Ma dov'è finito il paesetto di Giuseppe e Maria? Possibile che il tempo abbia potuto cancellare ogni minimo segno di una seppur così autorevole presenza? Eppure i resti esistono di altre città in cui Gesù è passato e ha compiuto alcune delle sue opere: Cafarnao, Korazim, Bet Zayda, a nord, sul lago di Tiberiade; Samaria, nel centro del paese; Gerusalemme, Betlemme e Gerico, in Giudea, solo per fare alcuni esempi.

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Quello che è più sorprendente non è solo la completa assenza di una "Nazareth di Gesù" ma, accanto a ciò, la sua completa assenza nelle testimonianze scritte degli storici. Con questo intendo riferirmi al fatto che nessuno storico del tempo ha mai nominato il villaggio e, al di fuori del racconto evangelico, esso compare solo negli scritti cristiani risalenti ad alcuni secoli dopo.Le due grandi fonti storiche che testimoniano della Palestina dei tempi di Gesù sono gli scritti di Giuseppe Flavio e di Filone Alessandrino. Specialmente il primo, nelle sue grandi opere "La Guerra Giudaica" e "Antichità Giudaiche", ha minuziosamente descritto tutto il paese nominando ogni più piccolo centro abitato. Ma di Nazareth non ha fatto cenno alcuno, sebbene a pochi passi dal villaggio sorgessero altri centri, come Sefforis e Iotapata, di cui lo storico ha parlato e di cui oggi si possono ammirare i resti. Insomma, la Nazareth dei tempi di Gesù è assolutamente latitante sia nel senso delle testimonianze archeologiche che di quelle letterarie. In pratica non c'è.I fatti sono due: o Nazareth era solo un minuscolo borgo di due o tre case che meritava il totale oblio da parte di Giuseppe Flavio (ma così non appare nella descrizione evangelica), oppure Nazareth, al tempo di Gesù, non esisteva proprio e sarebbe stata creata successivamente, con lo sviluppo della dottrina cristiana. I Vangeli ci dicono che a Nazareth c'era del popolo e delle abitazioni, delle botteghe artigiane, come quella del carpentiere Giuseppe, c'era almeno una sinagoga; non poteva trattarsi di una semplice fattoria sperduta nella aperta campagna.

Per la verità gli stessi Vangeli, quando parlano della città di Gesù, preferiscono usare espressioni differite come "la sua patria" e ne citano il nome in pochissime occasioni: il Vangelo di Marco (il più antico fra i quattro vangeli canonici, che è stato sicuramente usato come fonte per gli autori degli altri testi) la nomina una sola volta, all'apertura, con le parole: «...In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni...» (Mc I, 9), dopo di ché il nome della città è completamente dimenticato; anche il Vangelo di Giovanni nomina la città in un'unica occasione, sempre all'inizio. La collocazione e la frequenza del termine Nazareth all'interno dei testi evangelici lascia il ragionevole sospetto che possa trattarsi di interpolazioni successive.Invece, assai più spesso, i vangeli parlano di Gesù il Nazareno, e usano per questo l'espressione greca Iesous o Nazoraios (in lingua semitica Jeshu ha Nozri). A dir la verità l'aggettivo Nazoreo, come abbiamo appreso dalle precedenti citazioni, non può significare Nazaretano, ovverosia abitante di Nazareth, e non ci sembra affatto un caso che esista un antico testo evangelico, che la chiesa definisce apocrifo, cioè non accettabile ai fini della fede, che fu composto in lingua semitica da una setta giudeo-

cristiana, contemporanea di Gesù, il cui nome è, appunto, Vangelo dei Nazorei (o Nazareni).

Possiamo avere il piacere di consultare questo testo? Purtroppo no. Lo conosciamo solamente attraverso le citazioni denigratorie effettuate da alcuni Padri della Chiesa, che lo criticano aspramente e, forse, sono direttamente responsabili della sua scomparsa. Dalle parole di Epifanio e di Teodoreto sappiamo solamente che i Nazareni possedevano il «Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico... come fu originariamente scritto», che essi rifiutano gli insegnamenti di San Paolo, che «sono Giudei che onorano il Cristo come uomo giusto...».

Credere che i Nazareni fossero gli abitanti di Nazareth è esattamente come credere che i Domenicani siano gli abitanti di una città chiamata Domenica! Infatti i Nazareni erano i componenti di una setta religiosa il cui nome originale è Nozrim, con un possibile riferimento all'espressione ebraica NZR, indicante uno stato di purezza e di santità, che ritroviamo nell'antico testamento a proposito del voto di nazireato (i nazirei sono coloro che lasciano i capelli intonsi e accettano alcuni voti di purezza). Penso proprio che, se avessimo potuto consultare il Vangelo dei Nazareni, non avremmo mai trovato alcun cenno ad una eventuale città chiamata Nazareth.Del resto lo stesso autore del vangelo di Matteo, per giustificare il fatto che la famiglia, al ritorno dall'esilio egiziano, avesse scelto Nazareth come residenza, compì una gaffe grossolana dichiarando «...perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «sarà chiamato Nazoreo»». Non esiste infatti alcuna profezia biblica che, con riferimento a Gesù, sostiene che egli sarà chiamato Nazoreo, mentre ne esistono altre, per esempio a proposito di Sansone, in cui si dice che sarà Nazireo, ovverosia che sarà consacrato ai voti del Nazireato ebraico... non certo che abiterà a Nazareth!

Il Messia delle profezie

Quanto abbiamo esposto finora ci offre buone ragioni per credere che Nazareth non fosse la città di Gesù, ma non prova definitivamente che lo fosse Gamla. Su quest'ultimo aspetto abbiamo fornito solo alcuni stimolanti indizi, nient'altro.

Per avere una convinzione circostanziata dovremmo cercare un'altra serie di fattori convergenti, e li troveremo attraverso considerazioni che, purtroppo, non potranno essere brevissime.Proviamo a rileggere il brano di Luca, quello che parla di un precipizio, e vediamo che in esso l'evangelista ci racconta che...

«... Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione

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e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore». Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: - Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi - ... »

Il brano che Gesù avrebbe letto nella sinagoga si riferisce ad una profezia biblica sulla venuta del Messia atteso dagli ebrei, il quale avrebbe dovuto liberare Israele dalla dominazione straniera e ricostruire il Regno di Yahweh. Gesù conclude il suo intervento dichiarando pubblicamente di essere proprio il Messia predestinato e scatenando, con ciò, l'ira dei presenti.Uno dei problemi fondamentali, che sono alla base della dottrina cristiana, consiste nella equivocazione, intenzionale o casuale, del significato esatto dell'attesa messianica, dell'annuncio dell'avvento del regno e del ruolo complessivo che il Messia deve svolgere. I cristiani intendono queste cose in un modo che ha totalmente alienato i significati attribuiti originariamente dagli ebrei e che, comunque, sono gli unici ed autentici significati che, ai tempi di Gesù, erano intesi da tutti, sia da quelli che li condividevano come da quelli che li contestavano.

Facciamo un esempio: diciamo di trovarci di fronte alla stessa equivocazione di chi credesse che l'annuncio del primo pensiero marxista non avesse niente a che fare con l'idea di rivoluzione armata del proletariato, né con questioni di natura politica ed economica, ma solo con questioni di natura morale inerenti alla coscienza interiore dell'individuo. Non possiamo negare che sarebbe una bella visione, ma sarebbe comunque estremamente falsa.Nella concezione teocratica che caratterizza il pensiero ebraico il Messia è uomo di Dio, ma è anche uomo di potere e di guerra: è, come era stato Davide, colui che compie in nome di Dio una missione santa, restituendo ad Israele un regno libero, cacciando i pagani e ristabilendo il culto nel paese. Gli ebrei non si scandalizzano affatto se il Messia combatte i suoi nemici e li uccide: è Yahweh che lo vuole e il Messia è la sua mano.Forse, alla luce di queste considerazioni possiamo cominciare a capire il vero senso storico di alcuni episodi conclusivi della narrazione evangelica: A - Gesù compie un ingresso "messianico" in Gerusalemme, mentre tutti lo salutano come il "figlio di Davide" (=dinastia regale), il "re che viene", e adempiendo una profezia di Zaccaria sulla venuta del Messia liberatore. B - Poco dopo Gesù viene festeggiato nel corso di un banchetto ufficiale, al quale intervengono molte persone, e qui viene eseguita nei suoi confronti una cerimonia di unzione (l'unzione è il rito di investitura del re di Israele; Messia significa proprio "UNTO") che produce la collera di molti presenti (esattamente

come nella sinagoga della sua città e, come allora, viene decisa la sua morte). C - Un paio di giorni dopo Gesù invita i suoi seguaci a procurarsi armi e a radunarsi sul monte degli Ulivi in piena notte... D - ... in questa occasione giungono repentinamente i romani (il testo latino dice "coohors et tribunus", facendoci capire che non si trattava di qualche decina di persone, ma di una intera corte romana costituita da ben 600 soldati!!!) E - Si ha un tentativo di resistenza armata ma Gesù viene catturato e portato via. F - I vangeli sinottici descrivono un processo per motivi religiosi che si sarebbe svolto in casa del sommo sacerdote, mentre il quarto vangelo nega l'esistenza di tale processo e di una condanna a morte per bestemmia, in realtà tutti i vangeli sono d'accordo sul fatto che Gesù sia stato consegnato ai romani perché lo processassero e lo giustiziassero. G - I capi d'accusa sono chiaramente espressi nel vangelo di Luca: «...«Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re»...» (Lc XXIII, 2) H - Gesù viene condannato per atti di ribellione contro il potere di Roma imperiale e sbeffeggiato dai soldati romani per l'evidente fallimento della sua impresa messianica, infatti essi, dopo averlo addobbato come un re fantoccio, con tanto di mantello, di scettro e di corona, lo percuotono al grido canzonatorio di «Salve, re dei Giudei!». I - Egli è condotto al luogo della esecuzione e crocifisso come un ribelle, in mezzo a due "latrones", con una insegna sulla croce: «QUESTO E' IL RE DEI GIUDEI».Chi, nella Palestina dei tempi di Gesù, si era distinto per le sue ambizioni messianiche e per avere condotto una lotta sfrenata contro la politica fiscale dei romani, considerando il pagamento del tributo a Cesare come un autentico affronto a Yahweh stesso?Era stato il famoso Giuda, detto "il Galileo". Egli era morto per la lotta santa contro i dominatori pagani, nel 7 d.C., e tutti i suoi figli avevano preso in eredità la sua battaglia ed erano morti per questo: Giacomo, Simone, fino all'ultimo, Menahem, l'unico che, durante la sanguinosa ribellione degli anni 66-70, riuscì, anche se solo per un breve periodo, a coronare il sogno messianico del padre: indossare in Gerusalemme la veste regale dopo essersi proclamato Messia di Israele. La stessa ambizione per cui Gesù era stato processato, condannato e giustiziato dai romani.I seguaci di Giuda e dei suoi figli erano definiti "i Galilei", proprio come i membri della setta di Gesù («...«In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo»...» Lc XXII, 59; «.... Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!»...» Mc XXVI, 69).Normalmente il significato esatto di questo termine non viene chiarito, ma il termine galileo era diventato per i romani un sinonimo dei combattenti yahwisti, dei guerriglieri messianisti, i quali venivano chiamati in tre modi: o sicarii (dal pugnale che usavano per gli attentati: sica), o latrones, proprio come i due uomini giustiziati insieme a Gesù (si faccia attenzione al fatto che la tradizione ce li presenta come due generici malviventi,

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menre essi erano due combattenti Yahwisti), o galilaei (probabilmente per il fatto che le prime azioni dei ribelli avevano avuto come teatro la zona di Sefforis, in Galilea). Al punto che Giuda e i suoi erano definiti galilei sebbene non fossero affatto della Galilea ma (si provi ad indovinare) erano del Golan, ed abitavano a... Gamla!!!Poiché Gamla, e questo è chiaramente testimoniato negli scritti di Giuseppe Flavio, ma anche dalle ricerche archeologiche degli israeliani, era la città da cui era partita la scintilla del più intransigente attivismo Yahwista, che aveva tentato di trasformare l'attesa messianica e l'annuncio del regno in un fatto compiuto.Per comprendere a fondo la situazione di Israele al tempo di Gesù e della dominazione romana, bisogna assolutamente dire che, accanto alle sette che si facevano interpreti radicali dell'attesa messianica, c'era un'altra componente della società ebraica che, al contrario, osteggiava al massimo questi ideali, individuando in essi (non a torto dobbiamo dire) un grave pericolo per la nazione in quanto i romani avrebbero potuto spazientirsi e agire di forza per la soppressione definitiva di ogni velleità rivoluzionaria ebraica. «...«Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera» (Gv XI, 48-50) disse, a proposito di Gesù, il sommo sacerdote di Gerusalemme.Uno dei più accaniti rappresentanti di questa opposizione al messianismo radicale dei ribelli yahwisti fu un certo Shaul (San Paolo) che, dopo avere tentato inutilmente di reprimere la spinta rivoluzionaria attraverso arresti, condanne e confische, trovò più opportuno creare una alternativa ideologica al messianismo tradizionale: un messianismo revisionato, reso imbelle, spoliticizzato, rivisitato alla luce di certe concezioni della salvezza comuni nel mediterraneo ed anche in oriente. Fu così che Shaul si dichiarò seguace di Cristo, non per diffonderne gli ideali di riscossa etnico-religiosa della nazione ebraica, ma per trasformarli in una speranza di salvezza totalmente diversa: una salvezza spirituale che non aveva più niente a che fare con l'attesa messianica degli ebrei. Fu San Paolo a gettare le prime basi teologiche del moderno cristianesimo, e lo fece snaturando completamente i contenuti del cristianesimo giudaico (si tenga presente che la parola "cristianesimo" utilizza la radice greca Christos [cristo=unto] al posto della radice ebraica Mashiah [messia=unto] e che, pertanto, in senso strettamente etimologico "cristianesimo" significa "messianismo").La figura di Gesù Cristo elaborata da San Paolo, alla quale sono stati attribuiti aspetti del tutto fantastici (la nascita verginale, la resurrezione...), non poteva certo

conservare un legame stretto con quell'interprete radicale dell'ideale yahwista, che probabilmente veniva da Gamla o che comunque aveva a che fare con Gamla, poiché aveva assunto il ruolo che era stato in precedenza di Giuda di Gamla (detto il Galileo), che aveva annunciato a tutti di essere venuto a compimento delle profezie messianiche, che era entrato in Gerusalemme come il liberatore e si era fatto ungere Re di Israele, suscitando spesso l'ira degli ebrei moderati e guadagnandosi una condanna alla crocifissione.Il Gesù di San Paolo, sia per il ruolo rinnovato e spoliticizzato che gli era stato attribuito, sia per non suscitare la reazione dei romani (nella cui capitale e nel cui dominio tale dottrina veniva insegnata), non doveva più avere connotati messianici, bensì doveva acquistare una identità del tutto asettica da questo punto di vista ed essere nato in un luogo tranquillo, che addirittura potesse mascherare, in un colpo solo ben tre infamie: quella di essere Nazoreo, di essere un Galilaeus, e di venire dalla città il cui solo nome era tutto un programma rivoluzionario: Gamla Gamla, la città dei guerriglieri "galilaei" e degli aspiranti Messia. Gli insediamenti umani, a Gamla, risalgono alla prima età del bronzo. Per quanto riguarda gli ebrei sembra che essi abbiano cominciato ad occuparla non prima del ritorno dall'esilio babilonese, nel sesto secolo a.C. Lo stesso Giuseppe Flavio ci dice che, all'epoca di Erode, viveva in questa città il celebre Giuda detto il galileo: «C'era un certo Giuda, un gaulonita, di una città il cui nome era Gamala...» (Giuseppe Flavio, Antiquitates Judaicae, XVIII, I). A quel tempo la città doveva essere ricca perché gli scavi archeologici hanno svelato alcuni interessanti aspetti della sua vita economica. La coltivazione delle olive e la produzione di olio era una industria molto importante a Gamla, e la sua esportazione aveva fatto la fortuna della città . Ancora oggi è possibile visitare il grande frantoio al centro del quale si trova la base circolare, in pietra, sulla quale girava la pressa rotante. Il paesaggio intorno doveva essere costellato di uliveti, mentre oggi non se ne vede uno. All'interno dell'area urbana è stata trovata gioielleria, anelli d'oro, oggetti in vetro, osso e avorio, profumi, monete d'argento .La città era strettamente giudaica, lo provano la totale assenza di decorazioni che non siano semplicemente geometriche (la religione ebraica vieta la rappresentazione della figura umana), nonché la presenza di una bellissima sinagoga e di numerose miqweh simili a quelle che si possono trovare a Qumran e a Masada .Ma c'è qualcosa di più, che è molto significativo. Nel corso degli scavi sono state scoperte sei monete, tutte uguali, che non sono mai state trovate in nessun altro luogo. Gli archeologi concordano nel ritenere che queste monete siano state coniate a Gamla, e che riflettano strettamente una realtà locale. Le monete contengono le seguenti scritte: "per la salvezza..." su un lato, "(di) Gerusalemme la Santa" sull'altro lato . Ciò acquista un significato particolare se consideriamo che la città era la patria della setta dei guerriglieri "galilei". Sebbene da qui a Gerusalemme ci fosse una distanza di quasi 200 chilometri, Gamla mostra di essere fortemente coinvolta nella lotta patriottico-

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religiosa.Anche le notizie offerteci da Giuseppe Flavio ci dimostrano che questa città era una roccaforte della osservanza religiosa e che, proprio per questo motivo, alcuni fra i suoi abitanti erano intransigenti oppositori della dominazione romana e seguaci degli ideali messianici di stampo esseno-zelota. Anzi, un'ala del movimento messianico ebbe origine proprio in questo luogo; fu fondata da Giuda detto il galileo, ed era fortemente impegnata su temi di cui abbiamo già parlato, per esempio l'obiezione fiscale. I componenti della famiglia di Giuda rivendicavano un autentico diritto dinastico al trono di Israele, considerandosi "figli di Davide", al punto che Menahem, figlio del famoso Giuda, riuscì addirittura a indossare la veste del messia in Gerusalemme e a farsi re dei Giudei, sebbene per un tempo limitato. Oltre sessanta anni dopo la distruzione del tempio, ovverosia intorno al 135 d.C., un altro discendente di Giuda il galileo si propose ancora come "figlio di Davide" e avanzò pretese messianiche, si tratta di un certo Simon bar Kokhba (Simone figlio della stella) che accese una seconda rivolta antiromana, destinata anche questa al fallimento.Ora noi non possiamo fare a meno di notare una curiosa serie di corrispondenze che sembrano mettere in relazione la famiglia di Giuda il galileo con quella di Gesù: 1 - anche Gesù, come Giuda, è stato accusato per questioni relative all'obiezione fiscale («Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re» Lc XXIII, 2); 2 - anche il movimento di Gesù era conosciuto col nome "i galilei" («...In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo...» Lc XXII, 59; «....Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!»...» Mc XXVI, 69); 3 - anche Gesù vantava il diritto al trono di Israele, al punto da essere definito "figlio di Davide" per numerose volte nella narrazione evangelica; 4 - tutta la sua famiglia, anche molto dopo la sua morte, continuava a vantare un diritto dinastico («...Quando lo stesso Domiziano ordinò di sopprimere i discendenti di Davide, un'antica tradizione riferisce che alcuni eretici denunciarono anche quelli di Giuda (che era fratello carnale del salvatore) come appartenenti alla stirpe di Davide e alla parentela del Cristo stesso. Egesippo riporta queste notizie, dicendo testualmente: «Della famiglia del Signore rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide»...»).Questo passo di Eusebio mostra in modo fin troppo chiaro due cose: che Gesù aveva dei fratelli carnali, e che costoro e i loro discendenti, dopo la morte di Gesù, continuarono a perseguire la medesima causa dinastica, per la quale furono perseguitati dai romani;

5 - anche Gesù è stato giustiziato dai romani per attività messianica («...Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei...» Mc XV, 25); 6 - la città di Gesù, secondo la descrizione lucana, deve trovarsi nelle strette vicinanze di un precipizio, caratteristica questa che manca del tutto a Nazareth mentre calza a perfezione su Gamla (non ci sono altre città sul precipizio in Palestina, se si esclude la rocca di Masada).Entrando a Gamla, nel punto in cui il sentiero attraversa la breccia nelle possenti mura di pietra , le prime cose che si possono osservare, in basso a sinistra, sono i resti ben conservati della sinagoga . Essa presenta perimetralmente tre file di panche in pietra, fatte a gradinata, circondate da un suolo pavimentato. C'è poi un'area interna circondata da colonne a sezione circolare, ad esclusione di quelle d'angolo che hanno una curiosa sezione a cuore. Qui si svolgevano le assemblee per la lettura dei testi sacri. Ripensando al famoso brano di Luca, in questo luogo il racconto funziona perfettamente: a poca distanza dalla sinagoga il sentiero porta direttamente alla sommità del monte che precipita nella scarpata rocciosa. Da qui Gesù avrebbe potuto realmente essere gettato di sotto.Oltre alle coincidenze che abbiamo enumerato ce n'è un'altra che, però, richiede una spiegazione più elaborata. Si tratta del fatto che alcuni dei fratelli di Gesù avevano lo stesso nome dei figli di Giuda il galileo: Giacomo e Simone («...Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?...» Mt XIII, 55-56). L'analisi mostra rapidamente il fatto che alcuni di questi fratelli nominati nel passo evangelico appena citato (che Eusebio definisce carnali e di cui parlano anche altre fonti extratestamentarie) entravano a far parte della cerchia dei dodici apostoli. Una ulteriore coincidenza sarebbe quella che alcuni fratelli-apostoli di Gesù, Giacomo e Simone, sarebbero stati arrestati per attività sovversive esattamente nello stesso periodo e nelle stesse circostanze in cui due figli di Giuda il galileo, Giacomo e Simone appunto, furono arrestati per le stesse ragioni. Ma volendo potremmo trovare altri indizi favorevoli a questa ipotesi. Dalla vetta del monte di Gamla, per esempio, si può osservare facilmente il lago di Tiberiade, 250 metri più in basso, sullo sfondo del panorama di una valle che punta direttamente verso le rive del lago. Ci sono alcuni sentieri che scendono sulle fiancate di questa valle, i quali consentono ad un eventuale cittadino di Gamla di coprire la distanza che lo separa dal lago in circa due o tre ore di cammino; una realtà molto diversa rispetto a quella di Nazareth, coi suoi 36 chilometri di distanza e 600 metri di dislivello. Ecco come potrebbe spiegarsi il fatto che molti lo seguissero quando egli andava a predicare sul lago. Ed ecco come si spiega che egli, traversando il lago, approdasse a Genezaret che, per chi abita a Gamla, si trova esattamente sulla sponda di fronte. Ed ecco perché si dice che egli, dopo avere predicato sul lago tornasse "sul monte", il quale però, nella descrizione evangelica, non sembra essere semplicemente una montagna, ma una città, anzi la sua città, dal momento che su questo monte c'erano case, gente, e persino i suoi parenti. C'è un'insistenza sospetta con cui si parla ripetutamente del monte, fino alla

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famosa frase in cui Gesù dice: «...non può restare nascosta una città collocata sopra un monte...» (Mt V, 14) facendo venire in mente, per un'altra volta, Gamla.Su questo fatto mi è stato segnalato un particolare molto importante che, fino a poco tempo fa, mi era completamente sfuggito: mi è arrivato un messaggio dal dr. Pietro Le Mura, della Stanford University (California - USA), in cui si fa notare che il Vangelo di Tomaso (uno scritto gnostico, considerato apocrifo dalla Chiesa e fatto scomparire fin dai primi secoli, finché il caso non ha voluto farlo tornare alla luce in questo secolo a Nag Hammadi, in Egitto) ai versi 31 e 32 recita quanto segue: «...Gesù disse, "Nessun profeta è benvenuto nel proprio circondario; i dottori non curano i loro conoscenti... una città costruita su un'alta collina e fortificata non può essere presa, né nascosta...» Parole di questo genere sono presenti già nei Vangeli di Matteo e Marco; è il famoso brano «...nemo profeta in patriam...», che tutti conoscono, nel quale si parla della città di residenza di Gesù. Ora, è estremamente significativo il fatto che, in associazione a quel brano, il Vangelo di Tomaso aggiunga la frase relativa alla «città costruita su un'alta collina e fortificata». Anche nei Vangeli canonici è presente una frase simile: «...non può restare nascosta una città collocata sopra un monte...» ma, molto sapientemente, sono state operate due modifiche dagli autori del testo canonico: 1 - questa frase è stata allontanata dal brano che parla della città di Gesù, affinché non ci sia alcun riferimento; 2 - è stato tolto l'aggettivo "fortificata", dal momento che parlare di una città fortificata e costruita su un'alta collina avrebbe costituito un richiamo fin troppo esplicito alla famosa Gamla che era stata espugnata da Vespasiano durante la tremenda guerra degli anni 66/70.Aggiunge il dr. Le Mura, dalla California: «...Interessante, no? La mia ipotesi e' che [il Vangelo di Tommaso] stia appunto parlando di Gamla...». Noi concordiamo perfettamente con lui!La disfatta di Gamla è raccontata dettagliatamente nella "Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio.

Maria Maddalena

Maria Maddalena morì nel 63 d.C, all'età di 60 anni, in quella che oggi è St.Baume, nella Francia meridionale. Maria non era semplicemente un nome ma un titolo di distinzione, essendo una variazione di Miriam (il nome della sorella di Mosè e Aronne). Le Miriam (Marie) partecipano a un ministero formale all'interno di ordini spirituali. Mentre i "Mosè" guidavano gli uomini nelle cerimonie liturgiche, le "Miriam" facevano altrettanto con le donne. Maria Maddalena viene dapprima descritta nel Nuovo Testamento come una donna "dalla quale erano usciti sette demoni" (Luca 8:2) e più avanti lo stesso Vangelo dice che era una peccatrice. Ma, oltre a ciò, viene ritratta in tutti i Vangeli come una leale

compagna preferita da Gesù. Prima del matrimonio, le marie erano soggette all'autorità del capo degli Scribi, che al tempo di Maddalena, era Giuda Sicariota. Il capo degli Scribi era anche il demone sacerdote "Numero 7", e i sette "Sacerdoti Demoni" costituivano un gruppo formale di opposizione ai sacerdoti che rappresentavano le "sette luci della Menorah". Questi sacerdoti avevano il compito di sorvegliare le donne nubili della Comunità. Dopo il matrimonio Maddalena non fu più sottoposta a tale sorveglianza. Quindi "i sette demoni uscirono da lei" e le fu consentito di avere rapporti sessuali secondo le regole spiegate prima. Il suo non era un matrimonio qualunque e Maria fu soggetta a lunghi periodi di separazione dal marito: periodi durante il quale non veniva considerata una moglie, ma una "sorella" (in senso religioso). Nella società le sorelle avevano lo stesso rango loro assegnato nella comunità ed erano considerate vedove (donne menomate), un gradino sotto quello di "almah". Così un almah (vergine) si sposava e saliva al rango di madre, ma durante i periodi di separazione coniugale veniva retrocessa a un rango inferiore a quello originario di donna nubile. Il padre di Maddalena era il capo dei sacerdoti (subordinato al sommo sacerdote) Siro il "Giairo". Il sacerdote Giairo officiava nella grande sinagoga marmorea a Cafarnao e la sua carica era ereditaria, riservata esclusivamente ai discendenti di Giair (Numeri 32:41). Nel Nuovo Testamento Maddalena viene menzionata per la prima volta quando i Vangeli raccontano la storia della sua resurrezione come figlia di Giairo nel 17 d.C.. Essere "resuscitata" (simbolicamente dalle tenebre eterne) si riferiva alla promozione ad un rango più elevato all'interno della "Via". Per Maddalena si trattava di una iniziazione spirituale: se le prime "resurrezioni" per i ragazzi avvenivano all'età di 12 anni per le ragazze avveniva a 14. Maria Maddalena sposò dunque Gesù all'età di 27 anni (nel 30 d.C), rimase incinta nel dicembre del 32 d.C e l'anno seguente diede alla luce Tamar (la figlia). Nel 37 d.C diede al luce Gesù il Giovane e nel 44 d.C, quando aveva 41 anni, nacque il suo secondogenito Giuseppe. A quel tempo Maddalena era a Marsiglia, in Francia. Il suo esilio venne raccontato da Giovanni, nella "Rivelazione" (12:1-17), in cui descrive Maria e suo figlio e narra della sua persecuzione, della sua fuga e della caccia al resto del suo seme (i suoi discendenti) condotta senza tregua dai Romani. Oltre a Maria Maddalena, fra gli emigrati in Gallia nel 44 d.C, c'erano Marta e la sua serva Marcella. C'erano anche l'apostolo Filippo, Maria Iacopa (moglie di Cleofa) e Maria Salomè (Elena). Il luogo dove sbarcarono in Provenza era Ratis, divenuto poi noto come Les Saintes Maries de la Mer. Tra le fonti scritte sulla vita di Maria Maddalena in Francia troviamo "La vita di Maria Maddalena", di Raban Maar (776-856), arcivescovo di Magonza (Mainz) e abate di Fuld. Una copia del manoscritto fu scoperta all'Università di Oxford all'inizio del 1400 e ispirò a William di Waynflete l'idea di fondare il Magdalen College nel 1448. Il culto più attivo della Maddalena s'insediò infine a Rennes-le-Chateau, nella regione della Linguadoca. Ma anche altrove, in Francia, sorsero molti santuari dedicati a S.te Marie de Madelaine, fra cui il luogo della sepoltura a Saint Maximin-la-Sainte Baume, dove i monaci dell'ordine

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di san Cassiano vegliarono sul suo sepolcro e tomba in alabastro dall'inizio del 400. Un'altra importante sede del culto della Maddalena fu Gellone, dove l'Accademia di Studi Giudaici fiorì durante il IX° secolo. La chiesa a Rennes-le-Chateau fu consacrata a Maddalena nel 1059 e nel 1096, l'anno della Prima Crociata, ebbe inizio la costruzione della grande Basilica di santa Maria Maddalena a Vézelay. Fu qui che nel 1146 l'abate cistercense Bernardo di Chiaravallle predicò la Seconda Crociata al re Luigi VII°, alla regina Eleonora, ai loro cavalieri e ad una congregazione di 100.000 persone. Nel redigere la Costituzione dell'Ordine dei Cavalieri Templari nel 1128, san Bernardo menzionò specificatamente il dovere di "obbedienza a Betania, il castello di Maria e Marta". E' quindi molto probabile che le grandi cattedrali di "Notre Dame" in Europa, tutte sorte per volere dei Cistercensi e dei Templari, fossero in realtà dedicate a Maria Maddalena.

Gesù non raggiungerà mai Maria Maddalena in Francia ma continuerà a spostarsi in Medio Oriente fino alla sua morte per diffondere e instaurare un nuovo ordine. Su Giuseppe, il figlio di Cristo nato in Francia, non si hanno sufficienti testi letterari e cronache storico-religiose del tempo per poter affermare che da lui la dinastia proseguirà attraverso Aminadab e successivamente nei Merovingi, collegamento suggestivo ma chiaramente il più ovvio. Come consuetudine medievale, gli avvenimenti storici nel tempo venivano plasmati nelle leggende, in tradizioni locali, in testi letterari, quelli che diffonderanno il ciclo del Graal, forma simbolica e allusiva per tramandare la presenza di Cristo nella storia.

STORIA DELLA PALESTINADAL 63 a.C. AL 73 d.C.

L'epoca di Erode il Grande (37 a.C. - 4 a.C.) Il primo ingresso di truppe romane in Gerusalemme avvenne nel 63 a.C. sotto il comando di Pompeo, e quando costui fece ritorno a Roma portò con sé numerosi prigionieri che formarono la prima comunità giudaica di Roma. In questo periodo i romani posero come amministratore della Giudea un certo Antipatro (47 a.C.) e, quando Giulio Cesare assunse pieni poteri, Antipatro ricevette il titolo di viceré. Antipatro non era giudeo, ma idumeo, non molto ben visto dalla popolazione di Gerusalemme; egli aveva tre figli: fasael, eletto stratega di Gerusalemme, Giuseppe, prefetto di Masada, ed Erode, stratega di Galilea. Quest'ultimo in particolare era molto ambizioso ed irruento, non si risparmiava nessuna azione che potesse contribuire a renderlo simpatico ai romani e a favorire la sua carriera politica.

Nel frattempo, la convinzione che i tempi del riscatto di Israele dalle dominazioni straniere fossero vicini si era diffusa in tutta la Palestina, ed aveva preso piede soprattutto presso le classi povere, vittime di due tiranni: i romani e l'aristocrazia ebraica. Infatti né la casta sacerdotale, né i proprietari di terre, avevano alcun interesse a ricostruire l'antico regno di Davide, ma piuttosto a salvaguardare i loro interessi e a collaborare con gli stranieri che avevano preso il potere nella regione.Persino alcuni gruppi residenti nel nord, soprattutto nel Golan, presero a cuore la causa messianico-davidica. Se ne fece rappresentante un certo Ezechia, il quale rivendicava per la sua famiglia una discendenza regale: il grande re Davide, secondo lui, sarebbe stato suo antenato. Dunque, non soltanto Ezechia sosteneva l'ideale messianico, ma, con ogni probabilità, sosteneva il diritto suo, o di qualche suo discendente, di aspirare al ruolo di Messia di Israele.Ezechia era di Gamala, o Gamla, una città situata in cima ad una rupe, nei pressi della riva orientale del lago di Kinnereth, nel Golan, la regione ai confini della Siria. Erode fu ben lieto di guidare una spedizione contro questo capo della resistenza antiromana:"... (Erode), che era energico di natura, trovò subito campo per la sua azione. Catturò infatti Ezechia, un capobrigante che con una grossa banda infestava la regione sul confine della Siria, e lo uccise con molti dei suoi. L'impresa fu accolta col più grande favore dagli abitanti della Siria; nelle città e nei villaggi si inneggiava a Erode come al salvatore della pace e dei beni, e questi divenne noto anche a Sesto Cesare, che era parente del grande Cesare e governava la Siria... " (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, I - 10,5).In questo passo la tendenziosità di Giuseppe appare evidente: secondo lui la cattura di Ezechia sarebbe stata accolta da tutti con grande giubilo, ed Erode salutato come un liberatore; ma noi comprendiamo che tale atteggiamento poteva essere condiviso soprattutto da quegli ebrei a cui conveniva un compromesso coi romani, piuttosto che una lotta frontale. La verità è che a Gerusalemme fu contestato il gesto di Erode, ed alcuni volevano addirittura che fosse processato, per avere giustiziato sommariamente Ezechia.Questa eliminazione violenta di Ezechia, da parte Erode, fu il punto di partenza per un odio feroce fra la stirpe degli erodiani e i discendenti di Ezechia stesso. Per più di un secolo le due famiglie furono rivali: la prima composta da regnanti effettivi, senza un diritto dinastico riconosciuto, la seconda da aspiranti al trono di Israele, che vantavano un diritto di sovranità in quanto sedicenti "figli di Davide".Allorché Antipatro fu assassinato, Erode fu eletto dai romani tetrarca dì Galilea, nel 42 a.C.; ma soltanto nel 37 a.C., dopo alterne fortune e lotte feroci coi componenti

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della dinastia asmonea, Erode riuscì a farsi eleggere re su tutta la Palestina. Il suo fu un lungo regno, durato ben trentatré anni, fino cioè alla sua morte avvenuta per malattia nel 4 a.C.Una delle caratteristiche principali del regno di Erode il Grande [vedi figura] fu l'ossessione che costui nutriva nei confronti della dinastia Asmonea, ovverosia dei discendenti dei famosi Maccabei che nel secondo secolo a. C. avevano guidato una rivolta contro i sovrani stranieri Seleucidi. Erode temeva continuamente complotti nei suoi confronti, vedeva minacce ovunque e il risultato di ciò fu la ferocia inaudita con cui fece perseguitare ed eliminare ogni persona sospetta. Fu un regnante dispotico e crudele. Non esiste nelle fonti storiche la benché minima traccia della cosiddetta "strage degli innocenti", ovverosia dei bambini betlemiti, ed essa sembra proprio avere un carattere del tutto leggendario; anzi sembra essere stata concepita sul modello della persecuzione del dio Indù Krishna.

Il monarca ebbe numerose mogli, come ci narra Giuseppe:"...Il re aveva infatti nove mogli, e figli da sette di loro: Antipatro da Doris, Erode da Mariamme, la figlia del sommo sacerdote, Antipa e Archelao da Maltace la Samaritana, e da questa la figlia Olimpiade che fu moglie di suo nipote Giuseppe da Cleopatra di Gerusalemme Erode e Filippo, da Pallade Fasael. Di figlie ne ebbe anche altre: Rossane e Salomè, la prima da Fedra, la seconda da Elpis. Due delle mogli non avevano avuto figli, una sua cugina e una sua nipote. Oltre a queste poi le due sorelle di Alessandro e Aristobulo, nate da Mariamme..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, I - 28,4).Gran parte della ferocia di Erode fu riversata sulla sua stessa famiglia, infatti nel 29 a.C. fece uccidere la moglie Mariamme, nipote di Ircano lI, sospettando che essa complottasse contro di lui e, nel 7 a.C., fece uccidere anche i figli che aveva avuto da lei: Alessandro e Aristobulo.Erode fece compiere molte opere per lo splendore del suo regno; fece iniziare i lavori per la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, ma non certo per fervore religioso; fece costruire l'imponente fortezza di Masada, non lontano dalla riva sud-occidentale del Mar Morto; fece costruire nel nord, sulla costa, la città di Cesarea, vicino all'attuale Haifa, che svolse il ruolo di porto di collegamento fra Roma e la Palestina e che, in seguito, fu la residenza ufficiale dei procuratori romani. Erode il Grande morì confermando la sua fama dispotica e sanguinaria, facendo uccidere, fra gli altri anche Antipatro, il figlio che aveva avuto dalla moglie Doris:"...So che i Giudei faranno festa per la mia morte, ma io ho il modo di farli piangere per altri motivi e ottenere un grandissimo lutto, se voi vorrete eseguire le mie disposizioni. Quando io morirò. fate immediatamente circondare dai soldati e uccidere quelli che stanno rinchiusi (nell'ippodromo), sì che

tutta la Giudea e ogni famiglia. anche non volendo, abbiano a piangere per la mia morte..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, I - 33,6).

Fra Erode e Pilato (4 a.C. - 26 d.C.)

Morto Erode, i discendenti si contendevano la successione del regno: Antipatro era stato ucciso e il testamento era stato modificato, chi avrebbe ereditato il regno? In questo clima di dispute familiari Cesare Augusto prese una strategica decisione: divise la Palestina in quattro tetrarchie e le affidò ad alcuni componenti della famiglia ero-diana. Le regioni Idumea, Giudea, Samaria, furono affidate a Erode Archelao; le regioni Galilea e Perea furono affidate a Erode Antipa; le regioni Golan, Auranitide, Traconitide, furono affidate a Erode Filippo, infatti quest'ultima parte è chiamata spesso "tetrarchia di Filippo"; la quarta regione divenne un possedimento di Salomè. Naturalmente la decisione di Augusto, prima ancora che dal desiderio di contentare tutti gli erodiani, fu motivata dal celebre detto: divide et impera.Com'era prevedibile la fine del lungo regno di Erode il Grande fu occasione di ribellioni, molti speravano che questa circostanza potesse servire ad accendere la scintilla della "guerra santa" per la liberazione di Israele."...Nella Perea Simone, uno degli schiavi del re, facendo affidamento sulla bellezza delle sue forme e sulla prestanza fisica. Si cinse del diadema e. andando in giro alla testa dei briganti che aveva raccolto. appiccò il fuoco alla reggia di Gerico e a molti altri ricchi palazzi, procurandosi con gli incendi facili occasioni di saccheggio. E in breve avrebbe dato alle fiamme ogni abitazione di un certo valore, se non fosse andato ad affrontarlo Grato... il capo della fanteria regia... Simone stesso, mentre cercava scampo attraverso un ripido burrone, fu intercettato da Grato che con un colpo di fianco gli staccò la testa..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 4)."...Anche nel contado si verificarono vari disordini, e l'occasione spinse parecchi a tentare d'impadronirsi del potere. Nell'Idumea duemila veterani di Erode, raccoltisi in armi, erano in lotta con l'esercito regio. e contro di loro guerreggiava Achiab, il cugino del defunto re, appoggiandosi alle piazzeforti ed evitando una battaglia in campo aperto. A Sepphoris. nella Galilea, Giuda, figlio del capobrigante Ezechia, che un tempo aveva infestato quel paese ed era stato catturato dal re Erode, avendo raccolto una banda non piccola fece irruzione negli arsenali regi e, rifomiti di armi i suoi, attaccava gli altri che aspiravano al potere..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 4).Incontriamo qui un personaggio di grande importanza, il figlio di quell'Ezechia di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente: Giuda, da molti conosciuto come "il Galileo", nominato anche nel Nuovo Testamento. In realtà Giuda il Galileo non era affatto galileo di nascita, era golanita, era nato a Gamala, sulla riva orientale del lago di Kinnereth. Qualcuno lo definisce Giuda di Gamala. Noi sappiamo bene che il termine "galileo" era usato comunemente per indicare la setta dei messianisti-davidici che, appartenenti alla stirpe di Ezechia, provenivano dal nord. In realtà la

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loro vera provenienza era il Golan, ma erano diventati famosi per le loro azioni a Sefforis, in Galilea, e questo aveva valso loro l'appellativo di galilei. Il termine galilei fu spesso usato per indicare anche i primi cristiani, nel primo secolo.Nessuna però delle rivolte che avvennero alla morte di Erode riuscì a modificare la situazione della Palestina, probabilmente per il fatto che il consenso e la partecipazione del popolo erano limitati.Dei tre figli di Erode il Grande, che furono posti a capo delle tetrarchie, il primo a perdere il potere fu Archelao, verso il 6 d.C. perché fu deposto dai romani ed esiliato a Vienne, nella Gallia. Questa volta Augusto decise di non affidare la tetrarchia ad un altro componente della famiglia erodiana, bensì fece di questa regione una provincia romana governata da un praefectus, che solitamente noi chiamiamo "procuratore". Il primo praefectus inviato da Roma fu Coponio e, in seguito, dal 26 al 36 d.C.,fu Ponzio Pilato.Questo fatto apparve molto pesante ai giudei, che si videro governati direttamente da un pagano e, ad aggravare la situazione, si aggiunse anche la decisione imperiale di eseguire un censimento della popolazione, finalizzato naturalmente alla riscossione delle tasse.È in questa circostanza cbe il Vangelo di Luca colloca la nascita di Cristo (siamo nel 6-7 d.C.), creando un insanabile contrasto con la data fornita dal Vangelo di Matteo, che fa nascere Gesù più di dieci anni prima, quando era ancora vivo Erode il Grande.La supervisione del censimento venne affidata al governatore della Siria Publio Sulpicio Quirino, diretto superiore del praefectus romano. Anche questa circostanza offri occasione per grosse ribellioni: i messianistì videro nel praefectus romano una usurpazione sacrilega, da parte di un pagano, di una sovranità che spettava solo a Jahvè, e tentarono una sommossa disperata per impedire questo fatto:"...Essendo stato ridotto a provincia il territorio di Archelao, vi fu mandato come procuratore Coponio, un membro dell'ordine equestre dei romani, investito da Cesare anche del potere di condannare a morte. Sotto di lui un galileo di nome Giuda spinse gli abitanti alla ribellione. colmandoli di ingiurie se avessero continuato a pagare il tributo ai romani e ad avere, oltre Dio, padroni mortali. Questi era un dottore che fondò una sua setta particolare, e non aveva nulla in comune con gli altri..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 8)."...Un certo Giuda il Galileo si precipitò nella sedizione. Egli sosteneva che quel censimento si portava dietro addirittura una servitù totale. e chiamava il popolo a rivendicare la propria libertà. Giuda il Galileo fu il fondatore della quarta setta filosofica. I suoi seguaci s'accordano in generale con la dottrina dei farisei, ma hanno un invincibile amore della libertà, perché giudicano che Dio è il solo capo e l'unico padrone. I più straordinari generi di morte, i supplizi dei loro parenti e amici li lasciano indifferenti, pur di non dover chiamare nessun uomo

col titolo di padrone..." (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 18, 4-5).Il figlio di Ezechia, Giuda, che aveva già guidato una sommossa all'indomani della morte di Erode il Grande, fu nuovamente al centro dell'attenzione, come capo della rivolta del censimento. Naturalmente l'insurrezione si concluse con un insuccesso, lo stesso Giuda fu ucciso, centinaia di rivoltosi furono catturati e crocifissi.A cinquantaquattro anni di distanza il padre e il figlio condivisero la stessa sorte, per la stessa causa.Giuseppe Flavio afferma che: "...Giuda il Galileo era un dottore, che fondò una sua setta particolare, la cosiddetta 'quarta setta filosofica', che non aveva nulla in comune con le altre...". E molto importante per noi focalizzare bene questa setta, comprenderne i motivi aspiratori e stabilire quali relazioni potesse avere con le altre componenti della società ebraica. Afferma a questo proposito lo studioso G. Jossa:"...La predicazione di Giuda il Galileo contiene due elementi fondamentali: l'affermazione intransigente della signoria di Jahvè e della libertà di Israele e l'annuncio imminente del regno di Dio e della liberazione da Roma. Dal primo punto di vista. Giuda è un dottore. un ~rabbì", che ripropone con assoluta radicalità l'ideale etico teocratico di Israele. Al centro della sua predicazione è il richiamo della signoria di Jahvè sul popolo e l'affermazione della sua inconciliabilità con la dominazione romana. Questo presuppone una radicalizzazione dell'idea della libertà di Israele che comporta il rifiuto della signoria imperiale e del pagamento del tributo. Dal secondo punto di vista, Giuda è un profeta un 'nabi', che riprende con assoluta urgenza l'attesa messianica nazionale di Israele. Al centro della sua predicazione è l'annuncio della venuta dal regno di Dio e la richiesta di collaborazione del popolo alla sua realizzazione. Questo significa un invito alla liberazione di Israele dal dominio di Roma che comporta la ripresa del messianismo davidico e la necessità della lotta armata..." (Giorgio Jossa, Gesù e i movimenti di liberazione della Palestina, Paideia, 1980).Possiamo enucleare questi punti nel pensiero della setta di Giuda: 1) un vero israelita non può riconoscere altro sovrano che Yahweh; 2) il riconoscimento di un sovrano straniero, per di più pagano, è un atto sacrilego;3) il pagamento del tributo ai romani costituisce un atto esplicito di sottomissione ai pagani, pertanto è una offesa alla sovranità di Yahweh;4) un vero israelita deve adoperarsi al prezzo della sua stessa vita per contribuire alla restaurazione del regno messianico-davidico, il cosiddetto Regno di Yahweh.Dunque egli tentò di organizzare delle vere e proprie obiezioni fiscali di massa. E vero, come sostiene Giuseppe Flavio, che la sua setta non aveva a che fare con le altre? Oggi la maggioranza degli studiosi sostiene che a Giuda debba farsi risalire la setta degli zeloti e dei sicari, interpretandola come un ben preciso movimento, distinto dagli altri, in particolare dagli esseni.Personalmente sono portato a credere che Giuseppe abbia voluto staccare il movimento di Giuda da quello esseno per

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trasmettere di questi ultimi l'immagine di asceti mistici e non violenti, avulsi dal contesto politico e da ogni inclinazione alla lotta armata contro i romani. E una immagine incompleta e scorretta del movimento esseno. Con questo non mi sento di affermare che il movimento esseno e quello di Giuda fossero la stessa cosa, ma che vi fossero profonde relazioni si, lo credo senz'altro. Può darsi, per esempio, che il movimento di Giuda si sia ispirato ai contenuti ideologici e religiosi del pensiero esseno, che si sia affiancato ad esso, che, a sua volta, ne abbia influenzato gli sviluppi (si veda la parte dedicata alla storia del movimento esseno ).Certo è che, se sussistono alcune difficoltà ad identificare l'immagine del movimento di Giuda con l'immagine degli esseni offerta da Giuseppe Flavio e da Filone Alessandrino, queste difficoltà scompaiono se consideriamo l'immagine degli esseni che scaturisce dal Rotolo della Guerra, trovato nelle grotte di Khirbet Qumran, sulle rive del Mar Morto.A questo punto possiamo ancora ammettere che si tratti di due movimenti diversi, ma i loro contenuti sono molto simili. Altre interessanti corrispondenze le possiamo individuare tra il movimento di Giuda la comunitò che si era sviluppata intorno al Cristo che Pilato fece crocifiggere; mi riferisco alla comunità giudeo-cristiana, quella dei seguaci diretti di Cristo, non al cristianesimo extragiudaico, sviluppatosi in ambienti romani ed ellenistici dai seguaci di San Paolo.Afferma ancora G. Jossa, sebbene egli stesso sia fortemente contrario ad individuare relazioni fra il cristianesimo primitivo e la setta di Giuda:"...vari elementi... sembrano avvicinare le due figure di Giuda di Gamala e Gesù dì Nazareth. Anzitutto l'origine Galilaica e laica, intesa non come elemento puramente geografico e sociologico, ma come espressione di una religiosità diversa da quella dell'ambiente sacerdotale di Gerusalemme dal quale provengono gli Zeloti. Giuda e Gesù, prima sicari e cristiani poi. sono stati chiamati entrambi 'Galilei'; fatto che rende talvolta difficile l'identificazione sicura del gruppo religioso indicato nelle fonti con questo nome..." (Giorgio Jossa, Gesù e i movimenti di liberazione della Palestina, Paideia, 1980).Al procuratore Coponio succedettero, nel governo della provincia giudea, i procuratori Marco Ambibulo (9 d.C.), Annio Rufo (12 d.C.) durante l'incarico del quale mori l'imperatore Augusto che fu sostituito da Tiberio (14 d.C.), poi Valerio Grato (15 d.C.) e Ponzio Pilato (26 d.C.).Fino all'inizio dell'incarico di Ponzio Pilato, non ci sono testimonianze di altre rivolte così importanti come quella scoppiata in occasione della morte di Erode, e quella del censimento.

L'epoca di Ponzio Pilato (26 d.C. - 36 d.C.) Nel 26 d.C. Ponzio Pilato venne nominato dall'imperatore Tiberiopraefectus Idaeae. La sua residenza ufficiale era a Cesarea Marittima, una cittadina sulle rive settentrionali della Palestina, che

fungeva da porto per le comunicazioni con Roma e da capitale amministrativa della regione governata dal praefectus. In questo periodo si verificarono alcuni disordini nei quali Pilato mostrò la durezza della sua politica. In un primo momento egli tentò di introdurre in Gerusalemme delle immagini dell'imperatore, gli ebrei, che non tollerano rappresentazioni della figura umana, tanto meno dell'imperatore proposto come oggetto di culto, furono sul punto di compiere una massiccia sommossa e Pilato preferì ritirare le immagini piuttosto che iniziare il suo incarico governativo con un bagno di sangue. In realtà la sua disponibilità nei confronti degli ebrei durò poco e..."...tempo dopo Pilato provocò un altro tumulto impiegando il tesoro sacro, che si chiamava korbonas, per un acquedotto che faceva arrivare l'acqua da una distanza di quattrocento stadi. La folla ribolliva di sdegno, e una volta che Pilato si trovava a Gerusalemme ne circondò il tribunale con grandi schiamazzi. Quello, che già sapeva della loro intenzione di tumultuare, aveva sparpagliato tra la folla i soldati, armati e vestiti in abiti civili, con l'ordine di non usare le spade, ma di picchiare con bastoni i dimostranti, e a un certo punto diede il segnale. I Giudei furono percossi, e molti morirono per i colpi ricevuti. Molti calpestati da loro stessi nel fuggi fuggi. Terrorizzata dalla sorte delle vittime la folla ammutolì..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, II, 9).Un'altra pesante azione di Pilato fu effettuata nei confronti dei samaritani, infatti, per sedare una sommossa sul nascere ne fece massacrare un gran numero. L'azione gli varrà la fine del suo incarico, perché i samaritani sporsero querela presso il legato di Siria, Vitellio, che inviò Pilato a Roma, per rispondere presso Tiberio del suo operato. In realtà quando Pilato giunse a Roma Tiberio era già morto, ma Pilato non fece mai più ritorno in Palestina (Giuseppe Flavio Ant. Giu., 18, 4).L'epoca di Ponzio Pilato è l'epoca in cui si ambienta il racconto evangelico, Giuseppe Flavio non fa menzione di Cristo nella sua "Guerra Giudaica", mentre nelle "Antichità Giudaiche" possiamo leggere quel passo, diventato ormai famosissimo, che è stato addirittura definito testimonium flavianum:"...In quel medesimo tempo viveva Gesù, che era un uomo saggio, seppure lo si deve considerare semplicemente come un uomo, tanto ammirabili erano le sue opere. Egli ammaestrava coloro che desideravano essere istruiti nella verità, e fu seguito non solo da molti giudei ma anche da tanti gentili: egli era il Cristo. Poiché alcuni capi della nostra nazione l'avevano accusato davanti a Pilato, costui lo fece crocifiggere. Coloro che lo avevano amato durante la vita non lo abbandonarono dopo la morte. Egli apparve loro vivo e risuscitato il terzo giorno, come i santi profeti avevano preannunciato, dicendo che avrebbe fatto molti altri miracoli. Da lui hanno tratto il nome i cristiani, che noi vediamo ancora oggi..." (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, 18 - 3,3).Molto tempo fa, quando intorno alle origini storiche del cristianesimo regnava il più assoluto acriticismo, questo passo era considerato come un elemento probante della storicità del racconto evangelico, ma oggi l'opinione degli accademici, anche cattolici, è fortemente cambiata. Riflettendo sul fatto che Giuseppe Flavio aveva tradito il

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suo paese, verso il finire della guerra degli anni 66-70, aveva rinnegato ogni principio della causa messianica ed era passato dalla parte dei romani ingraziandosi le simpatie dello stesso Vespasiano, da cui aveva ottenuto un incarico a Roma per scrivere la storia degli ebrei e il titolo di Flavius affiancato al suo nome, dobbiamo senz'altro convenire che quelle parole non potevano assolutamente uscire dalla sua penna. In particolare: "...seppure lo si deve considerare semplicemente come un uomo ... egli era il Cristo ... apparve loro vivo e risuscitato il terzo giorno, come i santi profeti avevano preannunciato..." sono affermazioni che costituiscono una autentica professione di fede cristiana e che non potevano essere avanzate a Roma, da un pupillo dell'imperatore, pochi anni dopo che Nerone aveva fatto crocifiggere e ardere vivi i cristiani nelle vie dell'urbe. Esse sono talmente aderenti al catechismo cattolico che si denunciano da sole come interpolazioni di marca cristiana, universalmente riconosciute come tali dai critici delle opere di Giuseppe Flavio. In pratica iltestimonium flavianum non solo non depone a favore della storicità dei Vangeli, ma fa capire quanto si sia spinta in avanti la mano dei cristiani nel piegare le verità della storia e nel manomettere i documenti che dovrebbero dare testimonianza delle vicende di quel periodo. In effetti non esistono manoscritti delle opere di Giuseppe Flavio, se non quelli pazientemente ricopiati (o riscritti?) dagli amanuensi della Chiesa, che datano ai secoli X, XI e XII. Chi ci dice, a questo punto, che non siano stati "opportunamente ritoccati" tutti i documenti storici del tempo (che in realtà si contano sulle dita di una mano sola e costituiscono complessivamente poche righe) in cui si parla di Cristo? Speriamo che almeno questo passo degli Annales di Tacito possa essere considerato autentico e non interpolato:"...Per tagliar corto alle pubbliche voci, Nerone accusò di essere colpevoli, e sottopose a raffinatissime pene, coloro che il popolo chiamava Cristiani e che erano odiati per i loro crimini. Quel nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente sopita, questa malefica superstizione proruppe di nuovo non solo in Giudea, luogo d'origine di quel flagello, ma anche in Roma dove tutto ciò che è vergognoso e abominevole viene a confluire e attecchisce. Per primi furono arrestati coloro che facevano aperta confessione di tale credenza. Poi, su denuncia di questi, ne fu arrestata una gran moltitudine non tanto perché accusati di aver provocato l'incendio, ma perché erano pieni d'odio contro il genere umano..." (Tacito, Annales XV, 44).

30 anni di disordini messianici (36 d.C. - 66 d.C.) Nell'anno successivo al termine dell'incarico di Pilato, cioè nel 37 d.C., Tiberio Cesare fu assassinato e la carica imperiale fu assunta da Gaio, tristemente

noto come Caligola. Costui era intimo amico di Erode Agrippa, il quale si era recato a Roma, ed era figlio di quell'Aristobulo che Erode il Grande aveva fatto uccidere nel 7 a.C. Pare che fra i due intercorresse qualcosa di più che un'amicizia, cioè una relazione omosessuale; si dice inoltre che Gaio fosse pazzo o per lo meno stravagante. Purtroppo gli apologeti cristiani hanno cercato di screditare al massimo gli imperatori pagani, insistendo su certe loro caratteristiche, senz'altro non pregevoli, e finendo con l'offrire di essi una immagine estrema: tutti squilibrati, omosessuali, corrotti, affetti da gravi turbe psico-affettive, ecc... A questa tendenza appartengono anche certa letteratura e cinematografia moderne, infarcite di tardo romanticismo e di luoghi comuni, che hanno prodotto i vari Quo Vadis, Ben Hur, La Tunica, Barabba, ecc. Esse hanno contribuito a fornire, a livello popolare, una visione storica di quel periodo completamente distorta e non veritiera.Caligola affidò ad Erode Agrippa il governo della tetrarchia che dopo la morte di Erode Filippo nel 34 era passata sotto il diretto controllo del praefectus romano. Mi riferisco alla regione situata sulla riva orientale del lago Kinnereth. Dunque Agrippa, nel 38, lasciò Roma per insediarsi nel suo dominio. Durante il viaggio fece tappa ad Alessandria d'Egitto e qui si svolse un curioso episodio, che agli effetti del nostro studio merita attenzione. Ce lo racconta Filone Alessandrino, in una sua opera finalizzata a criticare il governatore romano Flacco, accusato di essersi comportato scorrettamente nei confronti di Agrippa (Philonis Alexandrini, In Flaccum, VI). Secondo lui i greci alessandrini, ostili alla comunità giudaica locale, avrebbero inscenato nello stadio una rappresentazione beffarda. Avrebbero trascinato uno sprovveduto trovato per la strada, lo avrebbero acconciato con una corona di rami intrecciati, lo avrebbero avvolto in un mantello improvvisato, gli avrebbero messo in mano, a guisa di scettro, una canna. Insomma, ne avrebbero fatto un re fantoccio e lo avrebbero sistemato in posizione sopraelevata mentre alcuni giovani ai suoi lati, tenendo dei bastoni come lance, avrebbero rappresentato le guardie. Allora la gente gli si sarebbe avvicinata e lo avrebbe canzonato fingendo di ossequiarlo, di supplicarlo, invocando: "Oh Signore!" e usando per questo il termine che in siriaco (la lingua di Agrippa) era usato per rivolgersi al re. Si confronti adesso l'episodio con questo celebre passo del Vangelo:"...Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono addosso tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: - Salve, re dei Giudei! -, sputandogi addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo..."Cos'era successo nello stadio di Alessandria? Flacco aveva consentito, o addirittura favorito, che alcuni canzonassero gli ebrei sfruttando l'immagine di quel sedicente re dei giudei che pochissimi anni prima aveva lanciato una sfida al potere imperiale, ma era stato catturato, sbeffeggiato e crocifisso. Il ricordo di questo evento era fresco e tutti coloro che avevano in antipatia i giudei trovavano che

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questi si fossero coperti di ridicolo per aver creduto in una possibile liberazione della Palestina da parte di un gruppuscolo di fanatici yahwisti. Come possiamo capire l'episodio è molto importante, perché dà una collocazione politica precisa alla crocifissione del Messia di Israele, ed arricchisce il quadro degli scritti non cristiani contenenti riferimenti a Cristo. Non a caso questo episodio è volutamente trascurato. Si preferisce ignorarlo per evitare le sue compromettenti implicazioni e conseguenze.C'è una seconda importante questione, relativa al breve periodo in cui fu imperatore Caligola, che dobbiamo prendere in considerazione. Si tratta di un grave episodio con cui Gaio ha rischiato di provocare una vera e propria guerra:"...Gaio Cesare fu così intemperante verso la fortuna. da voler essere considerato e chiamato dio, da privare la patria del fior fiore della sua nobiltà e da estendere la sua empietà anche fino alla Giudea. Infatti inviò Petronio con un esercito a Gerusalemme per collocarvi le sue statue nel tempio. dandogli ordine, se i giudei non le avessero volute introdurre, di uccidere chi avesse opposto resistenza e di ridurre in schiavitù tutto il resto della popolazione. Ma Dio vegliava contro tali ordini. Petronio con tre legioni e con molte milizie ausiliarie della Siria, mosse da Antiochia contro la Giudea, mentre fra i giudei alcuni non credevano alle voci di una guerra e altri, che ci credevano, non vedevano una via di salvezza; ma ben presto il terrore si diffuse fra tutti perché l'esercito era già arrivato a Tolemaide ... [Petronio] sciolse l'assemblea che lo colmava di benedizioni e, ritirato l'esercito da Tolemaide, ritornò ad Antiochia. Di lì subito informò Cesare circa la sua spedizione in Giudea e le supplichevoli richieste della nazione, concludendo che, se non voleva perdere oltre agli uomini anche il paese, conveniva non violare la loro legge e lasciar cadere l'ordine dato. A questa lettera Gaio rispose in toni tutt'altro che pacati. minacciando di morte Petronio per la lentezza con cui eseguiva le sue disposizioni. Ma a coloro che portavano questo suo messaggio capitò di restare per tre mesi bloccati in mare dalle tempeste, mentre altri messaggeri con la notizia della morte di Gaio non ebbero disturbi durante la loro navigazione. Perciò Petronio ricevette questo secondo messaggio ventisette giorni prima dell'altro contenente le minacce..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 10).L'episodio è importante perché alcuni studiosi sostengono che di esso esista un preciso riferimento nel Vangelo, in quel passo che viene chiamato solitamente Piccola apocalisse di Marco (Mc XIII). In esso leggiamo:"...Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti".Colui che ha scritto queste parole si è richiamato ad un passo del Vecchio Testamento in cui si descrive un altro "abominio della desolazione": la profanazione del tempio che fu effettuata allorché in

esso fu sistemato un altare a Giove Olimpo. Furono queste le cose che, nel secondo secolo avanti Cristo avevano scatenato la rivolta dei maccabei. Dunque la minaccia di profanazione da parte di Caligola sarebbe l'abominio di cui parla il Vangelo? Vedremo in seguito che questo non è vero. L'abominio è riferito a tutt'altra circostanza alquanto più tarda: e cioè all'ingresso delle truppe di Tito nel tempio, alla profanazione del sncta sanctorum, al saccheggio del tesoro sacro, che fu portato trionfalmente a Roma come bottino di guerra. Tutte queste cose sono avvenute nel 70 d.C. Perché, dunque, molti collegano l'episodio della Piccola apocalisse di Marco alla questione delle statue di Caligola? Per la semplice ragione che molti cristiani vogliono credere, contro molte evidenze, che il Vangelo di Marco sia stato composto negli anni 50-60, pertanto l'unico eventuale riferimento storico del passo in questione può essere fornito solo dalla minaccia di Gaio Caligola, che comunque non è mai stata messa in atto. In seguito riprenderemo il problema e vedremo che le parole di Marco mostrano un preciso riferimento alla distruzione del tempio avvenuta nel 70, dandoci la sicurezza che non può essere stato scritto prima di quella data.Caligola fu ucciso nel 39 e gli successe Claudio. Costui estese il dominio di Erode Agrippa a tutta la Palestina, compresa la parte in cui, dal tempo di Ponzio Pilato, il posto di praefectus era rimasto vacante. Il regno di Agrippa non durò a lungo, poiché costui morì nel 44. Allora Claudio riesumò la carica del praefectus residente a Cesarea e incaricò per questo Cuspio Fado (44-46). Il fatto più importante che dobbiamo segnalare in questo momento è l'episodio di rivolta messianica di cui fu protagonista un personaggio che non viene mai chiamato per nome, ma soltanto col soprannome di guerra: Taddeo, o Teuda (il prof. R. Eisenman, della California State University, ha argomentato a lungo sull'identità di questo personaggio e sul suo enigmatico nome, che compare in diverse scritture come Addai, Thaddeo, Theudas, Yehuda, Ioudas Zelotes [James the brother of Jesus, Penguin Book]). Costui era un combattente messianista, citato anche negli Atti degli Apostoli insieme a Giuda il Galileo. Di costui hanno parlato sia Giuseppe Flavio che Eusebio di Cesarea:"... Ancora negli Atti, Luca accenna a Gamaliele, che durante l'interrogatorio degli apostoli disse che al tempo di cui parliamo si ribellò un certo Teuda, che si vantava di essere qualcuno, e fu ucciso. mentre tutti quelli che gli avevano prestato fede furono dispersi. Ma consideriamo ora anche ciò che Giuseppe scrive di lui. Nell'opera sopracitata riferisce testualmente quanto segue: - Mentre Fado era procuratore della Giudea, un impostore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere con sé i propri averi e a seguirlo fino al fiume Giordano: diceva infatti d'essere un profeta e che a un suo cenno il fiume si sarebbe aperto, offrendo loro facile passaggio. Molti ne ingannò a questo modo. Ma Fado non permise che traessero vantaggio da tale follia e inviò uno squadrone di cavalieri, che piombò su di loro all'improvviso: molti furono uccisi e molti presi vivi; fu fatto prigioniero anche Teuda, cui fu tagliata la testa e portata a Gerusalemme - ..." (Eusebio di Cesarea, Historia Ecclesiatica II, 12).

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L'incarico di Cuspio Fado fu breve e gli succedette Tiberio Alessandro (46-48), nipote del ben noto Filone Alessandrino. Anche durante questo breve incarico sì verificarono dei disordini, i quali portarono alla cattura di due figli di Giuda il Galileo: si chiamavano Giacomo e Simone, e furono entrambi crocifissi. Abbiamo così la prova che i componenti di questa famiglia avevano letteralmente assunto l'incarico di servire fino alla morte l'ideale messianico, come una eredità che si tramandava ormai da un secolo, sin dai tempi del nonno Ezechia, quello che era stato ucciso da Erode il Grande.Anche l'incarico di Tiberio Alessandro fu breve e fu seguito da quello di Ventidio Cumano (48-52), sotto il quale si verificarono numerosi episodi di cui leggiamo alcune testimonianze:"...Dopo la morte di Erode, che aveva regnato su Calcide, Claudio sul trono dello zio mise Agrippa figlio di Agrippa; nel governo del resto della provincia ad Alessandro successe Cumano, sotto il quale ricominciarono i disordini e si verificò una nuova strage di giudei. Essendosi la folla raccolta a Gerusalemme per la festa degli Azzimi, ed essendosi schierata la coorte romana sopra al portico del tempio - giacché usavano vigilare in armi in occasione delle feste, per evitare che la folla, raccolta insieme, desse inizio a qualche sommossa - uno dei soldati, sollevatasi la veste e inchinatosi con mossa indecente, mostrò ai giudei il suo deretano accompagnando il gesto con acconcio rumore. La cosa fece imbestialire la folla che con grandi schiamazzi esigeva da Cumano la punizione del soldato, mentre i giovani con la testa più calda e gli elementi per loro natura più ribelli del popolo si gettarono allo sbaraglio e, afferrate delle pietre, le scagliavano contro i soldati. Cumano, temendo di essere assalito dal popolo intero, fece affluire dei rinforzi. Quando questi arrivarono sotto i portici, i giudei furono presi da un panico irresistibile e, volte le spalle, cercavano di fuggire dal tempio verso la città. Ma la stretta della folla che si accalcava nei pressi delle uscite fu tale, che più di trentamila persone morirono calpestandosi e schiacciandosi fra loro, e la festa si risolse in un lutto per tutta la nazione, con lamenti in ogni casa..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 12).A Cumano seguì Felice (52-60), durante il cui incarico fu ucciso Claudio e sostituito dall'imperatore Nerone. La situazione palestinese andava progressivamente degenerando ed evolvendo verso quella che nel 66 sarebbe diventata una vera guerra. L'azione dei messianisti raggiunse limiti parossistici. Nei seguenti passi abbiamo un tipico esempio di come Giuseppe abbia tentato di screditare i partigani di Israele, spinto dal desiderio di scusare gli ebrei di fronte ai romani per una scelleratezza che non doveva essere imputata a tutto il popolo, ma soltanto ai cosiddetti briganti:"...Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che

commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città. Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondendo sotto le vesti dei piccoli pugnali, e con questi colpivano i loro avversari; poi. quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano il loro orrore e lo facevano così bene da essere creduti e perciò non era possibile scoprirli. Il primo ad essere assassinato da loro fu il sommo sacerdote Gionata e, dopo di lui, ogni giorno numerose furono le vittime, ma il terrore era più grande delle uccisioni perché ciascuno, come in guerra, si sentiva ogni momento in pericolo di vita. Si studiavano da lontano le mosse degli avversari e non ci si fidava nemmeno degli amici che si avvicinavano, ma pur fra tanti sospetti e cautele la gente continuava a morire, tanta era la sveltezza degli assassini e la loro abilità nel non farsi scoprire. Oltre a questi si formò un'altra banda di delinquenti: le loro mani erano meno lorde di sangue ma le loro intenzioni non erano meno empie. sì che il danno da essi inferto al benessere della città non restò inferiore a quello arrecato dai sicari. Individui falsi e bugiardi, fingendo di essere ispirati da Dio e macchinando disordini e rivoluzioni. spingevano il popolo al fanatismo religioso e lo conducevano nel deserto promettendo che ivi Dio avrebbe mostrato loro segni premonitori della liberazione. Contro costoro Felice, considerandoli come istigatori alla ribellione. mandò truppe a cavallo e a piedi e ne fece gran strage ...i ciarlatani e i briganti, riunitisi insieme, istigavano molti a ribellarsi e li incitavano alla libertà, minacciando di morte chi si sottometteva al dominio dei romani e promettevano che avrebbero fatto fuori con la violenza chi volontariamente si piegava alla schiavitù. Distribuitisi in squadre per il paese. saccheggiavano le case dei signori, che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi, sì che tutta la Giudea fu piena delle loro gesta efferate..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 13).Un episodio in particolare merita rilievo:"...Ma guai ancor maggiori attirò sui giudei il falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatosi la fama di profeta. raccolse una turba di circa trentamila individui che si erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l'aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l'egiziano riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese..." (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 13).Questo egiziano, che anche gli Atti degli apostoli nominano (At XXI, 38), tentò un gesto che era esattamente la replica di quello che fu tentato dal sedicente Messia di Israele catturato da Pilato almeno vent'anni prima. L'episodio ci illumina sulla dinamica di queste rivolte messianiche: il monte degli ulivi era il luogo di raccolta degli insorti ed era la base per l'attacco ai presidi romani. Ci rendiamo conto di quanto siano stati numerosi i tentativi di questo genere, e di quanti Cristi siano apparsi in

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Palestina nel primo secolo, alimentati dall'attesa angosciosa di un liberatore che ricostruisse il "Regno di Dio".A Felice succedette Festo (60-62) e a questi Albino (62-64), durante il cui incarico fu giustiziato a Gerusalemme Giacomo il Giusto, o Giacomo il Minore, fratello di Cristo. L'ultimo dei procuratori fu Floro (dal 64), sotto il quale la situazione palestinese degenerò completamente ed ebbe inizio la sanguinosa guerra giudaica che si concluse con la disfatta totale degli ebrei.Nel trentennio che abbiamo esaminato c'è stata una progressiva escalation di episodi violenti che ha visto sostanzialmente tre parti in gioco: il potere romano, sempre in difficoltà nel gestire questo difficile dominio imperiale; la componente ebraica contraria allo scontro frontale con i romani, dai più reazionari come gli erodiani e i sadducei, ai più moderati, come i farisei e gli uomini del tipo di Giuseppe; infine la componente ebraica favorevole allo scontro frontale con i romani: le masse rurali più sfruttate, gli zeloti, i messianisti in generale, fra cui non sono da escludere gli esseni.

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