storia della poesia persiana
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Storia della Poesia PersianaTRANSCRIPT
Dott. Prof. ITALO PIZZI
della Rearia Universit" di Torino
STORIA
POESIA PERSIANA
La Perse est la grande route du
genre humain.
Michelet.
VOLUME SECONDO
TORINO
UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE
33, Via Carlo Alberto, 33
1894
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Diritti di traduzione
e
di riproduzione riservati.
STORIA DELLA POESL\ PERSIANA
CAPITOLO QUINTO
LA POESIA EPICA
SOMMARIO." "
1. Or"ginedei vaceonto epico." 1, :2.Tempi diversi di cui soiiti
come un riflesso l'epicae la liricapersiana."3. Soggettodell'epopea." -i,5,
0, 7. Dottrina del dualismo e sua origine." 8, 9. La gran lottacosmica tra il
bene e il male come intesa dai sacerdoti e come intesa dal popolo." 10, 11. I
Devi 0 demoni rappresentano antiche popolazioni." 12. Concetto primitivodeiDevi applicatopoi ad antiche popolazioni." 13. Tratti particolaridei Devi
secondo l'epopea."li. I Devi non pi"considerati come esseri appartenential
genere umano. "15. I Turani. " 16. Originedella inimicizia fra Irani e
Turani. "17. Re Fr"d"n e le discordie de' suoi tre figli." 18. Afr"sy"bre
dei Turani,ilmaggiornemico degliIrani. " 19. Fondamento storico della ini-micizia
fra Irani e Turani." 20, 21. In che modo glieroi dell'antica e primi-tiva
mitologiapartecipanoalla guerra tra Irani e Turani.
2. Svolgi"itenludel racconto epico." 22, 23, 2-4. Il racconto epicoordinato come
storia ed elevato ad avere un alto significatomorale. "25. I re P"shd"d.
"
26. I re Kay. "27. Il primo e il secondo eroe nell'epopea."
28. Rusteni
figliodi Z"l. " 29, 30. La famigliadi Rustem e la sua provenienzadal re
Gemsh"d."
31. Qualit" straordinarie di Rustem come eroe. "32. Rustem
non ricordato nell'Avesta." 33, 3-i,35, 36, 37. Se gli.Achemenidi siano
ricordati nell'epopea;opinionidiverse in proposito." 38. Come al racconto
epicotradizionale sia stata accoppiatala storia." 39, 40. Prime raccolte di
tradizioni epichesotto il nome di Libro dei Re. "4J. I Borgomastriraccoglitori
di tradizioni epiche." 42. La li\idizione epicapersiana" una vera epopea
nazionale.
3. I cicli epici." 43. L'ampiezzadella tradizione epicapersianasuppone che siano
entrati a formarla, da principio,divei'sicicli. " 44. Tre cicli principali."
45, 46, 47, 48, 49. Ciclo dei Devi e deglieroi del Segest"n." 50, 51, 52. Ciclo
della guerra coi Turani." 53, 54, 55. Ciclo di Gusht"spe d'Isfendy"r."
56, 57, 58, 59. Racconti particolariche per natura non appartengono ai tre
cicli." 00, 61. Riordinamento dei cicli,e prevalenzadi quellodella guerra
coi Turani. " 62. Rustem fatto partecipareper ragiondi convenienza alla
guerra coi Turani." 63. Assestamento definitivodella tradizione epica.
4. Firdiisi." 64. Perch" a questo punto soltanto s'incomincia a parlardi Firdusi.
"
65. Tentativi,tra il nono e il decimo secolo,di far ricomporreil Libro dei Re. "
66. Mahm"d di Gliasna." 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75. Vita di Fir-dusi.
"76. Il Libro dei Re non molto curato dai dotti in Persia.
" 77. Il Libro
1 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. TI.
^ CAPITOLO QUINTO
dei Re saputoa memoria dal popolo;i rapsodidi Firdusi. " 78, 70, 80, 81,
82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 00, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99,
100, 101, 102, 103. Sunto del Libro dei Re (perla parteepica)." 104, 105,
106, 107, 108, 100, HO. Fedelt" di Firdusi alle sue fonti." 111. Come si
debba giudicarl'operadi Firdusi. " 112, 113, 114. Pregie difettidel Libro
dei Re. " 115. Gli eroi come rappresentatida Firdusi. " 116. Alto intento
morale che ha il Libro dei Re, e come vi mirasse Firdusi. " 117, 118. Idee
morali e religiosedi Firdusi. " 110. Principaliedizionie traduzioni del Libro
dei Re.
5. I poeticic""ci." 120. I poeticiclicihanno verseggiatotradizioniepichelasciateindietro da Firdusi. " 121. Appartengonocon Firdusi allo stesso movimento
epico." 122. 11 ciclo deglieroi del Segest"ntrattato a preferenzada questiciclici." 123, 124, 125. Asadi ilgiovanee il suo Libro di Ghersh"sp." 126,
127. IlLibro di Sani,d'ignotoautore. " 128, 120. Il racconto di Kuk ilmonta-naro,
d'ignotoautore. " 130. Il Libro di Gih"n-ghir,d'ignotoautore. " 131. Il
Libro di Fer"murz,d'ignotoautore. " 132. Il Libro di B"n"-gashasp,d'ignotoautore. " 133, 134, 135. Il Libro di Berz", d'ignotoautore. " 136. Il Libro
di Behmen, d'ignotoautore. " 137, 138. Decadimento dellapoesiaepicaabban-donata
al volgo." 130. Poemi e raccolte di racconti,fattiper ilpopolo;Ab"Tallir di Tars"s, e la sua indigestaraccolta. " 140, 141. Mukht"ri e il suo
Libro di Shehriy"r." 142, 143,144, 145. Ilpoema di R"m"n e Visa attribuito
a Fakhri; da altriattribuitoa Nizami Ar"zi. " 146,147, 148, 140, 150. Rac-conti
tradizionalidei Parsi trattatiin forma epica.
1. Origine del racconto epico.
1. Tutto quel movimento poeticoche nei cai)itoliantecedenti abb"am
cercato di studiare nelle sue originie nel suo svolgersisuccessivo," pro-prio
dell'Iran moderno dopoch" esso, passatii furori e gliscompiglidelia
conquistadegliAralii,raggentil"la proprialinguae diede principioa una
poesianovella. Perch",sebbene qualchetraccia dubbiosa dell'anticapoesia
possa ancora vedersi qua e l" nella moderna, e nella moderna si abbiano
molte opere, in particolaredel tempo dei Sassanidi,rifatte,pure quella
poesialaudatoria,amorosa, poi mistica,poiscettica,dal tempo dei T"hiridi
a quellodei successori di Tamerlano, " tutta di fattura moderna, indub-biamente.
I modi poi e la natura e gliatteggiamentidell'antica poesiadella qualel'Avesla ci ha conservato alcuni franmienti,sono tanto divei's"
da quellidi questa poesiapi"recente, da non potersinemmeno compren-dere
n" indovinare come mai una stessa gente, anche tenendo conto di
tanti mutamenti e scompigli,abbia potuto iniziare e svolgeredue generidi poesiacosi diversi.
2. Ma, se la lirica tutta in genere, quale " e quale abbiam studiata,
appartieneall'Iran moderno, all'anticoinvece,non nella forma, ma nella
sostanza, nella natura, nello spiritoche tutta la anima e la feconda,appar-tiene
la poesiaepica.Perch" tanto il Libro dei Re, con lo splendoredel
suo canto, quanto i pochi e umili poeticicliciche ne hanno calcale le
LA POESIA KPICA 3
orme e hanno raccontato ci" che Firdusi non ha vohito o potuto raccon-tare,
possono considerarsin" pi"n" meno che come l'ultima e pi"solenne
manifestazione dell'ingegnoiranico,immagine ancora efficace di quella
vita attiva e forte,allorquandonessuna dottrina della morte e del nulla
era ancor giuntaad annebbiar la mente e intorpidireil cuore. E farebbe
meravigliaveramente, se di cotesto non avessimo le prove storiche sic-come
vedremo, iltrovare questa grande canzone di eroi rifattabellamente
in una linguanuova, con freschezza d'immaginazione e impeto di affetti
giovanili,a tanti secoli di distanza dai tempi da cui essa ha prese le
mosse e ai qualiveramente dovrebbe appartenere. Essa, come abbiam
gi" detto in principiodi questo libro,rende immagine di uno di queimassi che i geologichiamano erratici,e che,solitariin una vasta pianura,
attestano ancora la lontana altezza da cui sono discesi. La poesia che
abbiam studiata nei capitoliche precedono,bench" in origineprocedesseda quel nobile sentimento che " l'amore,riusciva alla fine in tanti sve-nevoli
omei e piagnisteida divenir fortemente stucchevole e noiosa, e
poi,per le infiltratedottrine mistiche,diventava la poesiadella morte, per
la quale ogni umana energiavien meno e ogni nobile intento non ha
valoi'e.Ma questa,questa " poesiadi vita,e perch"procededall'amor di
patriae ne celebra glieroi che la difesero un giornoe le procacciarono
gloria," poesiache insegnaad operare, che vivifica e fortifical'animo e
il cuore, n" liaccascia nella considerazione del nulla. Eppure,anch'essa,
pi" tardi,degener";perch",come le venne meno la materia e l'ispira-zione,di epica si fece romanzesca e di romanzesca divenne mistica alla
sua volta non appena i suoi eroi cessarono d'essere glieroi dell'amore e
del valore,per diventar vani e fatui simboli d'allegoria.3. 11soggettoprincipaleintorno a cui si aggiratutto quanto illungoe
magnificoracconto dell'epopeapersiana," una lotta secolare degliIrani
contro i Devi o Demoni, per i qualisi deve intendere una gente primitivache fu da loro soggiogata,e contro i Turani, gente barbarica e feroce,stanziata nella partesettentrionale dell'Asia,al di l" dell'Osso. Sebbene
per"questa lotta,sotto un certo aspetto,possa e debba considerarsi sto-rica,
come vedremo, essa tuttavia,e per le cose che si narrano, e per il
significatoche essa ha assunto agliocchi degl'lrani," troppo collegatacon
l'anticaloro religione,quellache va sotto il nome di Zoroastro,per non
doverne tener parolaqui e prima di ogni altra cosa.
4. JNell'antica religioneiranica,pertanto, predomina e signoreggial'ideadi un contrasto eterno tra il bene e il male, tra luce e tenebre,tra
verit" e menzogna, tra vita e morte; e il bene " personificatoin un Dio
benefico,creatore del mondo, che abita nella luce,e dicesi Ahura Mazd"
nell'Avesta,laddove il male " raffiguratoin un genio maligno che abita
nelle tenebre,detto nell'Avesta Anra Mainyu, ambedue pi"noti fra noi
coi nomi persianidi Ormuzd e Ahrimane. Ora,fra questidue spiritipri-mordiali,non dipendentifra loro e increati,dal principiodel mondo in
4 CAriTOLO OLINTO
poidura un contrasto senza tregua,il qualenon cesser" se non alla fine
delle cose tutte,con la vittoria del dio benefico e la sconfitta,anzi Tan-
nientamento dello spiritodel male. Questa fede nella finale vittoria del
bene si " quellache informa di s" tutta quanta quest'anticareligione,intanto che il dogma che vede nel creato cotesta gran lotta del bene e del
male, costituisce una vera dottrina dualistica.
5. Si badi tuttavia che non si vuol dii'econ ci" che anche a principiocos" fossero le cose. Perch" la dottrina del dualismo fu un portato di assai
pi" tarda et",mentre la primitivareligioneiranica non doveva essere che
un semplicee ingenuo naturalismo. E per"l'Haugosservava giustamenteche lo storico bizantino Agatiadoveva essere nel vero allorquandoaffer-mava
che prima di Zoroastro i Persiani onoravano Giove e Saturno e tutti
glialtri Dei venerati dai Greci, quantunque con nomi diversi. Perch"
veramente, dopo che fu introdotta la religionedi Zoroastro e in essa pure
si svolse la dottrina dualistica,questa dottrina trasform" da capo a fondo
le credenze tutte degliIrani. Ma, del naturalismo primitivodegliIrani,facciano fede,oltre ci" che dice Erodoto della religionedei Persiani antichi,tutta semplicee senza apparato di culto esteriore,quellestesse divinit"
che furono adorate e onorate di sacrifiziassai tempo prima di Zoroastro,divinit" propriedi religionenaturalistica,come, ad esempio,Mithra che
" ilsole,e Athars che " il fuoco,e Armaiti che " la terra, e Vayu che " il
vento. Mollo meno poi ildualismo risale a quei tempi nei quali Irani e
Indiani,sotto il nome comune di Arii,vissero insieme. Perch" egli" vero
che gliantichi Arii abborrivano le tenebre e amavano e veneravano la
luce,e nei fenomeni della natura vedevano un contrasto tra le deit"
benefiche e le maligne,e finalmente si rallegravanoquando la vittoria era
di quellee queste andavano in fuga.Ma questo contrasto non era ancor
tale che fosse diventato vero e propriosistema religioso,con dignit"evalore di dogma, confermato in un libro sacro come l'Avesta. Sembra
adunque che l'originedi questa dottrina singolarenon si debba cercar
tanto lontano, ma piuttostonelle condizioni della gente stessa, stanziata
nell'Iran,e nelle sue disposizionimorali.6. Chi pertanto,solo per un poco, considera la particolarepostura
della regioneiranica,trova che a settentrione sono montagne eternamente
coperte di neve e lande sterilie deserte,donde spiranoi venti ghiacciatiche in pochi momenti distruggonole speranze dei poveriagricoltori.Anche dal settentrione vennero, cominciando dai tempi pi" antichi,orde
affamate di ladroni che rapivangliarmenti e mietevano le messi giuntea
maturit";e quando tacevano i venti boreali e posavano i barbari,dai
deserti ardenti del mezzogiorno si levavano turbini infuocati di sabbia che
facevano inaridir le campagne. E questidaimi non poterono essei'c risguar-dati dagliIrani che come opera di esseri malefici,tanto pi" che presso
di essi era in onore grandissimol'agricoltura.Ora, tutto ci" che recava
danno a questa arte nobile e santa, era considerato come opera imme-
LA POESIA EPICA
diata di potenze malefiche. La notte stessa clie veniva a interromperei
pacificilavori dei campi,dlcevasi e credevasi procreatada Ahrimane; e
nella notte urlavano sciacalli e ruggivanofiere,e i lupiassaltavano il
gregge, e il ladro entrava nelle case. 1 Devi, o d"moni, appunto col favor
delle tenebre uscivano dalle chiostre d'inferno per intrecciar le ridde loro
nei luoghiabbandonati ; e coi Devi si aggiravanoqua e l" i fantasmi not-turni.
Ma, al primo apparirdell'aurora le immagini spaventoseandavano
in fuga,e i lavori dei campi ricominciavano. Anche " frequentenella
regioneiranica che luoghifertilie ricchi d'acquescorrenti confinino col
deserto pi" squallido;e appunto nel deserto sta il regno deglispiriti
maligniche mandano la tempesta e sollevano i nembi rotanti di sabbia
per far perirle carovane. Luoghi espostial sole,con aure tiepidee pri-maverili,
confinano con valli e burroni e montagne, copertedi ghiacci
eterni,dove tutto " squalloree morte. Per" l'inverno,nell'Avesta," detto
esser stato creato dai d"moni, dei quali si dice altres" che, al veder pro-sperare
l'agricoltura,essi sirattristano,e fuggonoquando veggono maturar
le spighe.7. Ma, oltre le condizioni specialidel paese, altra potenteragione di
questa dottrina dualistica si pu" rinvenire in un errore profondoche
offusc" la mente della genteiranica. Diciamo che dinanzi al contrasto del
bene e del male nel mondo, la mente degliIrani si " come arrestata,e
non avendo saputo elevarsi fino a quellaidea filosofica,per la quale tanto
ilbene quanto il male non sono sempre tali per s" stessi,specialmentenell'ordine fisico,ma relativamente e soltanto per chi ne sente giovamento
0 danno, neg" d'un tratto l'armonia che si manifesta nel creato, e appa-gandosi
di contemplarsoltanto l'apparentescompigliodel mondo, v'in-
travvide e trov" una incessante e affannosa lotta tra ci" che " buono e ci"
che " reo. Per" l'universo intero parve non essere altro che un campo di
battaglia,nel qunles'incontrano due avversari formidabili con tutte le
loro schiere,Ahura Mazd" da un lato,coi suoi santi immortali, coi Geni
tuttibenefici,Anra Mainyu dall'altro co' suoi Devi tenebrosi,con le sue
Pairike,esseri femminili che trascinano gliuomini a perdizionecon la
loro bellezza,con tutti glialtri spiritiavversari dell'uomo. Ma l'uno e
l'altroavversario,e gi"si diceva a principio,sono increati,quantunque il
secondo sia destinato ad esser vinto dal primo alla fine dei secoli;e l'uno
e l'altro crea, ilprimo il bene, il secondo il male; ilprimo,per natura
buona ch'egliha, e di propriomoto; ilsecondo,soltanto per contrapporrealla creazione buona del primo la creazione sua malvagia,come quandoalla luce contrapposele tenebre,alla vita contrapposela morte. Nel qual
punto Anra Mainyu si diversificaassai dal Satana della Bibbia,ilquale fu
angelo buono un tempo e cadde per superbia,e non " increato,ma fu
creato da Dio con glialtriangeh.Anra Mainyu poi,sebbene abbia facolt"
creativa," stimato ignorantee cieco,laddove Satana alcune volte " stato
considerato come tale che ama e cerca ilsapere e lo vuole. Per" la storia
e CAPITOLO QUINTO
dell'albero della conoscenza del bene e del male, qualegi"trovasi nella
tradizione mosaica, ha significatogrande per ci" che ora diciamo; e un
inno a Satana, inteso nel senso a cui ora accennannuo, fu possibileai
giorninostri. Per un vieto pregiudizioda Medio Evo, l'ignoranzasembr"
preferibileal sapere, e il sapere si disse venir da Satana,laddove,pressogliIrani,esso procedesoltanto da Almra Mazd", dal creatore d'ognicosabuona.
8. Intanto,al gran contrasto fra ilbene e il male " pur necessario che
gliuomini prendano parte;e s'intende che essi sono i seguacio di Ahura
Mazd" 0 di Aura Mainyu secondo che fanno il bene o il male. Vi sono
per"in terra glieroi del bene come vi sono i fautori del male, e questie
quellipartecipanoalla grande battaglia,in modo per" diverso assai,secondo che questa battagliati'a Ahura Mazd" e Aura Mainyu fu pensatae rappresentatadai sacerdoti nei loro libri sacri e dal popolo nelle sue
canzoni epiche.Ora, i sacerdoti ridussero ben prestoe facilmente ad aver
forma di sistema filosoficoe religioso,strettamente logicoe conseguente,
questa dottrina del dualismo;e perch"gliuomini hanno per sacro dovere
di combattere il male e di far prosperare ilbene, cos" i sacerdoti coman-dano
e impongono che alla gran battagliapartecipinogliuomini lutticon
le opere pie,con le offerte,con le preghiere.Queste sono le armi che gliuomini devono usare per combattere,e trovasi che appunto uno dei libri
dell'Avesta " ilVend"d"d, il qual nome, nella sua forma originalezendica
vida"va detta,cio" creato contro i Devi o demoni, indica gi"che quella
era la difesa pi"potente che l'uomo aveva ricevuta quaggi"per combat-tere
il comune nemico. Allo stesso modo, i re e glieroi dei temj)imitici
ed epicisono introdotti nell'Avesta a combattere contro il male con oflerte
e preghiere,come si legge del re Haoshyanha che ai piedidel monte
Hara pregava di poter distruggerei geni del male; di Sraosha, genio
benefico,che vanta per armi le preghierepi" sante che si possano reci-tare
da bocca celeste o terrena. Lo stesso profetaZarathustra o Zoroastro,
interrogatoun giorno da Aura Mainyu qualifossero le armi sue, risposeche le armi sue migliorierano i moitai, nei qualisi prepara e spreme la
bevanda sacrificale,le tazze nelle quali essa " versata, la piantahaomache ne d" il succo, e le parolepronunciateda Ahura Mazd". Cos" le armi
dei sacerdoti e dei loro campioni sono spiritualie simboliche, come,
secondo loro,di ordine spiritualee morale " tutta questagran lottacosmica.
9. Ma ilpopolo,che certamente non pot"bene intendere che mai signi-ficasse
questo contrasto spiritualee simbolico,pi"volentieri se lo innna-
gin"vivo e visibile in terra,al qualepartecipanonon gi"devoti pregantie sacrificanti,ma veri eroi con armi vere da offesa e da difesa. Come poistim" che le nevi e i ghiacci,le arsure e i venti infuocali del deserto,fossero opera d" spiritimaligni,cosi nelle frequentiscorrerie che i barbari
dell'Asia settentrionale facevano nella sua terra con l'impetoe l'avidit"
delle gentiselvagge,altro non pot"vedere o trovare che l'oj"eradel nemico
LA POESIA EPICA
d'ognibene e immagin" die coi barbari Anra Mainyu stesso fosse collegato.Anra Mainyu, adunque, " il protettoredei barbari del settentrione e del
loro re superboe tracotante,e intanto,sotto la protezionedi Ahura Mazd",
si mantiene tutto il popolo iranico col suo re. Anzi,il re degliIrani,in
quanto " primo campione del bene," visibile vicario in terra di Ahura
Mazd" stesso,laddove immagine terrena di Anra Mainyu " ilre stesso dei
barbari. Cosi la lotta vera di stirpinemiche, il contrasto, insomma, tra
Irani e Devi e Turani, riceve dalla religionecolore religiosoe morale,
intanto che il popolo, non intendendo i simboli sacerdotali,arma i
gagliardisuoi campioni di lancia e spada,di clava,d'arco e di faretra.
Dopo ci",non tarder" molto a farsi udire la prima e rozza canzone epica
che narrer" le battagliedi Rustem e deglialtri eroi dell'Iran contro le
schiere dei Turani e dei Devi.
10. Ora, che sotto il nome di Devi si debba intendere un'antica popo-lazione
che dovette ritirarsidinanzi agl'lrani," cosa di cui, per le molte
prove che vi sono, non si pu" pi" dubitare,e il Justi,al principiodella
sua Storia della Persia antica,la pone come certa e sicura. Intanto,glistudi
e le ricerche pi" recenti hanno fatto conoscere con certezza che primaassai che avesse principiola potenza meda e persiana,prima assai che
sorgessero sul Tigrie sull'Eufrate i grandiimperisemitici,una partegran-dissima
d'Asia doveva essere abitata da gentiassai pi"antiche,diverse di
linguae di stirpe,ma gi"potentie famose nelle arti e nei commerci. Le
quali,da tempi immemorabili, avevano dato principioall'industria del
lavorar metalli,onde s'erano rese celebri per tutto il mondo antico,ini-ziandovi
un commercio che si estese dall'Asia all'Europa,fino a penetrare,
percorrendol'Italiae passando le Alpi,nella regionegermanica.Ma quellaindustria tutta speciale,esercitata in mezzo ai monti abbandonati, nelle
caverne laddove erano le miniere del ferro;e quellareligionedi quelleantichissime genti,tutta misteriosa e consacrata alle deit" infernali e sot-terranee,
perch"sotterra appunto stava ildio potentee invisibile che loro
mandava le nascoste ricchezze dei metalli,mentre le gentiariane,di fresco
venute fra loro,abborrivano le divinit" sotterranee a adoravano quelledella luce; e quelleformole magiche adoperate nei riti in una linguabarbarica e sconosciuta;tutte queste cose fecero si che queipopoliarianiche trovarono nelle nuove terre coleste popolazioniantiche,le credessero
altrettante famigliedi esseri misteriosi,semidei o demoni, ammirati per
l'abilit"loro nelle arti,temuti per le arti magicheda loro possedutee per
l'arcano commercio con le divinit" di sotterra. Avvenne per" che, con
diversi nomi, in tutte quante le antiche tradizioni di popoliindo-europeisi trova memoria di esseri misteriosi che abitano sotterra, lavorano i
metalli e usano la magia. Sono Guhy"ki o Yakshi in hidia,ministri di
Kuvera che " ildio delle ricchezze,qualiabitano in selve lontane e abban-donate
e fabbi'icano armi terribili di guerra di cui si vantavano poi glieroi ariani del li"m"yanae del Mah"bh"rata. Sono Telchini in Rodi, in
8 CAPITOLO QUINTO
Cipro, in Creta,abilissimi lavoratori di metalli,reputatiincantatori e
maghi,perch",si diceva,sapevano trasformarsi in mille guisee potevanofar tornare il sereno o far cader la pioggiae la grandinequando loro
talentava. Sono Dattili,che Strabone dice maghi e lavoratori del ferro,
abitatori del monte Ida, e Cabiri in Lenno, in Imbro e in Samotracia,ministri di Vulcano in lavorar metalli,e abili incantatori. Sono Koboldi e
Nani nei paesigermanici e scandinavi,e l'Edda ne ha conservati i loro
nomi, quasiimpossibilia pronunciare.I Nani abitano sotterra, lavorano
i metalli,posseggono ricchezze infinite,sono maghi e involano i fan-ciulli,
come si leggein una celebre ballata del Goethe. Sono Brisinghinelle leggende scandinave, e i Brisinghiappunto fabbricavano il ricco
monile della dea Freya.11. Come ora agevolmente si pu" intendere,fanno parte di questa
classe di esseri misteriosi anche i Devi dell'epopeairanica.Anch'essi,comei loro confratelli ora enumerati,sono abilissimi nel lavorar metalli e ogni
opera fme e artificiosa.Fabbricavano,al dir di Firdusi,i palazzidel re
Gemsh"d e quellodel re K"vus sul monte Alburz;al re Tahmi"ras inse-gnavano
l'arte mirabile della scrittura e sapevano volar pel cielo recando
sulle spalleiltrono di Gemsh"d; potevano di notte incatenare e acciecare
ilre K"vus con tutto l'esercito nei campi del M"zender"n, e trasformarsi
in mille guise,come fece ilre dei Devi del M"zender"n che combattendo
con Rustem si converti in pietra,e il devo Akv"n che soleva trasformarsi
in asino selvatico. Abitavano alcuni ilVarena,sotto ilqualnome lo Spiegelintende quellamoni uosa e inospitaleregioneche " allependicidel Dem"-
vend, a settentrione della Persia. Altri abitavano il M"zender"n, che "
quell'ampiotratto di paese che si stende a mezzogiorno del Mar Caspio.E quile prove sono anche pi"chiare. Perch" Firdusi ci descrive illoro re
come tale che aveva i denti da cinghiale,lungoil collo,alta e sottile la
persona. Anche in certe tombe preistorichescoperte da poco tempo nei
villaggid" Faznean e di Aby"neh nel M"zender"n, al dire del giornaleinglesel'Orientale (delmaggio 1874.),si trovarono lunghe ossa che ilgior-nale
dice gigantesche,essendo il solo stinco lungo ben cinque spanne, e
teschi con denti di strana lunghezzae sclieletriinteri di statura enorme.
Per quanto ilracconto di Firdusi e la notizia del giornaleinglesepossanoessere esagerati,non si potr"negare che essi fra loro vanno perfettamented'accordo,risultandone per noi questa verit",cio" che nel M"zender"n
abitavano un giornoantichissime genti,diverse dalle iraniche nella stirpe,nella linguae nella civilt",se civilt"si pu" dire.
12. Ora, quando gliIrani,venuti da que'luoghinei qualivissero alcun
tempo con gl'Indiani,discesero ad abitare nel vasto paese che da loro ebbe
il nome di Iran,portarono anche con s" certe loro idee religiosechedovettero essere, e gi" l'abbiam detto,di un primitivoed elementare
naturalismo. Tra le qualiera la credenza nei D('vi.Ma i Devi erano esseri
soprannaturali,spiritiimmortali,dotati di sovrumano potere,buoni e
LA POESIA EPICA 0
beiie("cisecondo gl'Indiani,maligni e malefici,forse per qualche scisma
religioso,secondo gl'Irani.E i Devi degliIrani abitano l'inferno con Anra
Mainyu che liha procreatie ne " pur sempre loro duce e signore,e dal-l'inferno
escono talvolta sul monte Arez"ra che ne " la porta,e su quelle
vette deserte intrecciano la ridda. Si credeva poi che,talvolta,l'ariatutta
all'intorno ne fosse ingombra e piena, e Diogene Laerzio notava essere
cotesta una specialesuperstizionedei Persiani. Leggesinell'Avesta che
quando vi " un campo fruttifero,i Devi sbuffano;quando esso germoglia,i Devi tossiscono;quando il frumento mette ilfusto,i Devi piangono;
quando esso ha spighegrosse, i Devi fuggono;e i Devi sono del tutto
sterminati in quelluogo abitato laddove si trovano molte spighe;tornano
allora all'inferno correndo come metallo fuso. Queste parole,come fanno
conoscere la natura tutta demoniaca di questiDevi,danno anche a dive-dere
che ilprimo concetto che gl'Iraniebbero di essi,fu quellodi spiriti
maligni,di esseri sovrumani, e non altro. Ma poi,quando pi" tardi si
scontrarono in quellepopolazioniantiche che di sopra si diceva,abilis-sime
nelle arti e credute in possesso della magia e degl'incanti,diverse
di stirpee di lingua,per un facile e agevolmente intelligibileerrore cre-dettero
di vedere in esse le schiere dei temuti e maligniDevi della loro
fede e della loro immaginazione. Per tal via la figuramitologicadiscen-deva
e si personificavain terra e rendevasi visibile e sensibile. Perci" si
leggenell'Avesta che prima di Zoroastro i Devi,rivestendo diverse forme,
percorrevano la terra spargendoil male sui loro passie distruggendole
opere del bene,e che poi,alla sua venuta, furono ricacciatisotterra,onde
nessuno fu pi"veduto d'allora in poi da occhio mortale. Gi" di sopra si
" detto come due re dell'epopea,Tahm"ras e Gemshid, li tenessero come
schiavi,assoggettatilicon la forza al loro impero,e lifacessero servire in
fabbricar palazzie utensili e ne ricevessero anche utiliinsegnamenti.N"ci" si potrebbeo intendere o adeguatamentespiegarese non col supporre
che i Devi di Tahm"ras e di Gemshid erano veramente gl'ingegnosiarte-fici
delle antiche popolazionisoggiogate,che poile gentiatterritee ammi-rate
chiamarono col nome di Devi.
13. L'Avesta ci ha conservati i nomi di alcuni Devi; ma perch"l'Avesta " libro sacerdotale,cosi questinomi indicano certe qualit"mal-vagie
e certi vizi,e mostrano che quei Drvi sono mere astrazioni di colpe0 di malanni. Tali sono i nomi dei Devi Ak"-mananh e A"shma, ilprimodei qualisignificaanimo malvagio,laddove ilsecondo denota l'ira(ilnomedel diavolo Asmodeo " venuto di qui);e Apaosha " ilDevo della siccit",
e Banga quellodell'ubbriachezza. Al contrario,la fantasia popolarepi"assai si compiacquedi quei Devi che non sono come quelliora rammen-tati,
cio" simboli e astrazioni di sacerdoti,ma piuttostoson taliche infe-stano
direttamente gliuomini, li invitano a battaglia,e giocando di
destrezza e di valentia,o soccombono nella lotta o restano vincitori.Si
leggenel Libro dei Re che il Devo Xero uccise in singoiarbattagliailgio-
10 CAPITOLO QUINTO
vane e valoroso Siy"mek, che il Devo Bianco e ilDevo Akv"n, questo in
forma d'asino selvatico,furono atterrati e uccisi da Rustem a colpidi
clava. Nei nomi stessidi Devo Bianco e di Devo Nero trovasi l'improntadell'ingegnoe della fantasia popolareche si compiacedi tali contrapposti.E pare che talvolta questa fantasia sisia compiaciutadi rimpicciolirquestiDevi,tanto da farliquasiegualiai Folletti e ai Koboldi .dei nostri volghi,con le loro apparizionigrotteschee le loro burle strane e nuove. Serva ad
esempio di cotesto il Devo Akv"n che pi" volte si f"'giuoco di Rustem
tanto che ilsapienteFirdusi,nel raccontarne l'avventura,scoteva incredulo
ilcapo quasiglidispiacessela beffa fatta al suo eroe prediletto.Ci" non
toglieper"che qualchevolta i Devi rappresentinoun alto principiomo-rale.
Perch",quando alcuno ha commesso qualchecolpagrave o s'" mac-chiato
del sangue di qualcheinnocente che gridavendetta,suole il colpe-volescusarsi dicendo che un Devo, nell'atto della colpa,gliha offuscata
la mente e tolto ilsenno, come la dea Ate, al dir di Omero. E trovasi nel
Libro dei Re che, come Salm e Tur per ambizione di regno ebbero ucciso
il loro innocente fratelloErag',idue colpevolitentarono di scusarsi presso
il padredicendo che la mente era loro stata guasta da un Devo. Al qual
punto giova notare che la natura demoniaca, che " la primitivae pi"antica,torna a manifestarsi nel concetto che gl'Iraniebbero dei Devi,anche
dopo tanti mutamenti e trasformazioni.
14. Del resto, " facile comprendere come gl'Irani,appunto perch"
applicaronoil nome dei Devi alle gentiprimitiveche trovarono nei paesiche vennero ad occupare, dovessero escludere interamente queste gentidal consorzio umano. E per" tanto l'Avesta quanto il Libro dei Re, come
descrivono la vita dei primi uomini in terra sotto il governo del primo
uomo e primo re che fu Gaya-meretan o Gay"mers, dicono quegliuomini
aver formata una sola e pacificafamiglia,nel cui seno non era alcun nemico,
come dice in particolareil Libro dei Re, eccetto Ahrimane, cio" Aura
Mainyu. Ma Ahrimane e i suoi Devi non appartenevano a quellafamiglia,
perch"non erano esseri umani e per" n'eran fuori. D'altra parte essi
erano gliautori d'ognimale quaggi",e per" contro di essi tutta quanta
la famigliaumana trovavasi collegata;ma perch"il bene e il male si
fanno sentire a tuttigliesseri viventi,ragionevolie irragionevoli,e im-porta
a tutti egualmenteevitar questo per conseguirquello,cosi le prime
battagliecontro Ahrimane e i Devi furono combattute dai primiuomini
in compagnia delle fiere del campo. E si racconta nel Libro dei Re che
come fu ucciso ilgiovanee prode Siy"mek dal Devo Nero,appunto perch"Siy"mek fu ilprimo uomo che morisse e perch"nella sua sorte iviventi tutti
d'allora intravvidero la sorte che liaspettava,essendo pure la morte crea-tura
di Ahrimane, un esercito di uomini,di tigri,di leopardi,di leoni,di lupie di fieriaugellimosse contro il tristoDevo e giidiede terribilebattaglia.
15. Cili altri nemici degliIrani sono i Turani,col qual nome vanno
designatetutte quellegentidell'altaAsia,al di l" dell'Osso,che conduce-
LA POESIA EPir.A il
vano vita nomade e facevano scorrerie frequentinel mezzogiorno.Anclie
questidal racconto epicosono collocati nella fosca schiera di Aura Mainyu
0 Ahrimane, non per" come sue creature o come esseri soprannaturali,siccome " accaduto dei Devi, ma sempre come uomini veramente, addetti
a lui tuttavia in forza di quel concetto, per il quale,in molti racconti
epici,i nemici sono considerati come devoti alle potest"infernali e pro-tetti
da queste.iMa la guerra contro i Turani appariscealquantopi"tardi
nell'epopeapersiana,anzi l'epopeafa intendere che essa fu precedutada
quelladei Devi,dicendo appunto Firdusi che al tempo di re Gay"mers
gliuomini non avevano in terra alcun nemico, eccetto Ahrimane e iDevi.
E veramente, in un certo senso storico,cosi anche doveva essere. Perch"
i Devi che secondo l'epopeasi aggiravanofra gliuomini in forma umana,
e poifurono ridotti ad abitare inaccessibili regioni,rappresentano,come
abbiam detto,le antiche gentiindigenetrovate sul luogo dagliIrani,i
qualidovettero o soggiogarleper le prime o scacciare o tollerare che
vivessero con loro in istato di faticosa servit", l Turani, al contrario,
furon conosciuti come nemici assai tempo dopo e solo allorquandogli
Irani,usciti dai loro confmi o assalitidal di fuori,si scontrarono per la
prima volta in altre genti,gi"costituitein un regno potente,che essi ris-
guardaronocon alto sentimento di rivalit" e d'inimicizia. V'ha adunque
ragione per credere che gliIrani avessero prima da combattere le genti
indigeneche l'epopeadesignacol nome di Devi, e che poi avessero da
respingeregliassalti delle gentibarbariche che dal settentrione discen-devano
a far preda. L'una e l'altra guerra appaiono,nei racconti epici,non solo accoppiate,ma anche bellamente intrecciate,anzi fuse insieme,
in modo da formare un tutto ben composto e ordinato. Per giungereal
qualpunto, g"'Irani e iloro cantori non dovettero trovare difficolt"grandi,
perch",dato che i Turani erano nemici e per"partigianidel male, come
tali non potevano appartenereche alla schiera di Ahrimane e de' suoi
Devi. Per" la guerra dei Devi e dei Turani era pur sempre quellaguerramedesima, cio" il tentativo del male di sopraffareilbene; e il contrasto
tra loro,raccolti insieme sotto la bandiera di Ahrimane, e tra gliIrani,tornava pur sempre ad essere l'immagine terrena, viva e sensibile,della
gran battagliache la religioneinsegnava combattersi fin dal principiodel mondo per tutto quanto ilcreato. Pure, nell'economia e nella dispo-sizione
del racconto epico,la guerra coi-Turani sopraffecela guerra coi
Devi tanto, che,nel Libro dei Re, essa occupa quasidue terzi della nar-razione,
laddove quellacoi Devi " raccontata a frammenti qua e l" e
spesso " interrotta per ripigliarsipoi e interrompersiun'altra volta. Della
qual cosa non si pu" forse assegnare altra ragionese non che il senti-mento
nazionale,tenuto vivo nella difesa della patriaterra contro i bar-bari,
dovette essere pi" potenteed efficace perch"attirasse a s", disto-gliendoli
da altri argomenti,l'animo e la mente degliIrani e dei loro
primi cantori.
i9 CAPITOLO QUINTO
16. Anche bisognava soddisfare a quellache il Vico chiama boria
nazionale. Perch" gliIrani,al paridi tanti altripopolidell'antichit",con-sideravano
s" stessi come la prima gente che fosse stata creata, e le altre
gentitutte stimavano come tanti rami o propagginivenute dal loro ceppo.
E per"Gay"mers che fu il loro primo re, fu anche il primo uomo, e i
re che glisuccessero fino a tutto ilregno di Gemsh"d e partedel regno
di Fr"d"n, governarono tutta quanta la terra. Anche i Turani adunque,bench" nemici, con tuttiglialtripopolidel mondo, dovevano considerarsi
come venuti un giornodalla sacra terra dell'Iran;e la presenteinimicizia
con gl'lranidoveva intendersi come sopraggiuntapi"tardi e per cagioniche non si potevano prevedere,per cagioniinterne,come per discordie
nate all'improvvisonel seno di una gran famiglia.Appunto le discordie
per ambizion di regno, nate fra i tre figlidel re Fr"d"n, posero ilprin-cipiodella nuova guerra. Che poi,al contrario,i due popoli,bench" nemici,
si considerassero sempre come fratelliin origine,ci" appare da moltis-simi
puntidel Libro dei Re, nei qualii re Turani si vantano di discendere
dal re Fr"d"n.
17. Re Fr"d"n adunque, divenuto signoredi tutta la terra, quando
per l'et" grave fu stanco di regnare, pens" di spartireil regno fra i suoi
tre figli,e al primogenitoche era Salm, conferi la signoriad'Occidente,
cio" d'Egitto,d'Africa e del paese di Rum, al secondo,che era Tur,conferi
la signoriadel Turan che da lui appunto s'ebbe il nome, cio" tutta l'Asia
settentrionale con la Cina e l'estremo Oriente;ma al figliominore che era
Erag',il qualevinceva i due fratellimaggioriin prudenza e bont",eglivolle dare la signoriadell'Iran e dell'India,col privilegiodi portarcorona
e di sedere in trono. A queste disposizionidel padre i fratellimaggiori,
per sentimento d'invidia,vollero fare le loro rimostranze,e perch"Erag',
troppo fidando nella giustizia,s'era recato presso di loro per acquetarlie
pacificarli,essi lo uccisero e ne mandarono, chiusa in un cofano,la testa
al vecchio padre.Il quale,all'orribilevista,diede in piantie lamenti e
giur"di vendicarsi,restandoglipur sempre lontana speranza in una gio-vinettadel gineceoreale,della quale era stato sposo ilgiovaneErag'.La
giovanedonna, venuto iltempo del partorire,diede alla luce una bambina,
la quale,come fu giunta a tempo di nozze, fu data dal vecchio re in isposa
al prode e valoroso Pesheng, che discendeva dal re Gemshid. Frutto di
questo secondo matrimonio fu Min"cihr;e Min"cihr,come fu adulto,perincitamento di Fr"d"n port"la guerra a Salm e a Tur e li uccise. Avuta
la sua vendetta,Fr"d"n mor" dopo un regno di cinquecent'annilasciando
"a corona al nipote.Ma la guerra coi Turani che discendevano dall'ucciso
Tur, quale pareva dover cessare colla morte dei due uccisori di Erag',ricominci" pi" tardi con maggior vigore e accanimento, perch" " re
Turani,essendo della famigliadi Tur, credevansi non solo di aver l'obbligo
di vendicar la morte del loro progenitore,ma di dover riconquistarequeltrono dell'Iran che re Fr"d"n,calpestandoognileggedi giustizia,aveva
LA POESIA EPICA 13
assegnato al figliominore. Da quel tempo, il pi" animoso e potente di
questire si vedr" violar pi" volte i confini e discendere armata mano
neir Iran e non quietarmai finch",dopo mille battagliee mille assalti,
re Khusrev non lo tara prigionieroe non lo uccider" in pena delle sue colpe.Cos" la guerra fra Irani e Turani,originatasecondo l'epopea,da sparso
sangue, dar" materia alla maggiorpartedei canti di essa, ampliandosiin
modo da far metter quasi da partel'altra e pi"antica contesa coi Devi.
18. Questo gran re del Turan che " l'avversario dei re Irani," detto
Afr"sy"bnel Libro dei Re, e ilsuo nome, che nell'Avesta suona Franrasyan,deriva da una radice verbale che significaspaventareed " bene appro-priato,
perch"l'epopearacconta molte colpee molti misfatti di Afr"sy"b
e lo mostra in legacon le potenze infernali.Per" incessanti sono i suoi
sforzi e ripetutii suoi assalti per insignorirsidi quellaterra iranica che
eglicrede sua, e nel sogno della mente inferma non dubita di ricorrere
a ogni mala arte, pur di toccare l'intento suo. N" dubita di uccidere il
fratello suo Ighr"rassolo perch"aveva risparmiatiin vita alcuni prigio-nieriIrani che gliavevano chiesto grazia;e uccide di propriamano il
re degliIrani,Nevdher, fatto prigioniero;e fornisce di esercito ilgiovaneSohr"b perch"invada l'Iran;e fa decapitareilgiovanee innocente prin-cipe
Siy"vish,figliodel re degliIrani,K"vus, che s'era rifugiatoalla sua
corte,anzi era suo genero. Con questo,eglisembra riconoscere la propriainferiorit",rispettoai re dell'Iran,perch"si riscuote e solleva la testa solo
allorquandonell'Iran o manca il legittimosignore,o questi" stato scon-fitto
in qualchealtro luogoo " dato ai vizi e al viver molle,come ilLibro
dei Re racconta di Nevdher che passava i giorninell'ozio e nei piaceri.Ma quando g"'Irani sono forti e scendono compatti in campo, guidatidal loro re o da qualche loro ardito capitano,Afr"sy"bvolentieri si
ritrae a dietro e domanda la pace e ritorna nel suo regno per aspettarequalcheoccasione migliore.L' A vesta poi ci dice anche che questo re
riottoso non aveva la maest" reale che era una certa aureola luminosa
che ricingevail capo dei re come il nimbo ai nostri Santi;e per" eglisi bagnava tre volte nel lago Vourukasha, laddove quel lume divino si
era nascosto, per uscirne investito di esso, ma senza frutto,perch" la
misteriosa aureola fuggivasempre lontana da lui. Egli ", pertanto, la
immagine terrena di Aura Mainyu,superbo e stolto come lui,mentre tutti
i re Irani,da Gay"mers fino a Gusht"sp,sono l'immagine,visibileagliocchidei mortali,del creatore Ahura Mazd". I re Irani combattono con armi leali
e confidano nell'aiutodel cielo,laddove Afr"sy"badopera la frode e ricorre
alla colpa e confida nelle arti del male che sono gliincanti e la magia.19. A questo punto " ovvia e necessaria una considerazione di non
lieve momento, e questa si " che, sebbene soltanto nei racconti epicisi
trovi memoria di questa lotta degliIrani contro i Devi e i Turani,pureabbiam ragionedi credere che essa possa avere e abbia veramente fonda-mento
storico. E quanto ai Devi,basti ci" che di sopra abbiam detto per
li CAriTOLO OLINTO
veder chiaramente come gliIrani dovessero conquistarla terra nella qualesi stanziarono, sulle primitivegentiindigene.Quanto ai Turani, tutta
quanta la storia iranica,col suo libro sacro e con la sua leggenda e con
ci" che ne hanno fatto sapere, anche per brevi cenni,i Greci,fa noto
un antico e profondoodio tra gliIrani e le gentibarbariche del setten-trione
dell'Asia.A quest'odiodava alimento la diversit" della vita,nomade
per i barbari, agricolaper gliIrani;e notisi intanto che non v'" libro
sacro di antiche religioniche tanto raccomandi la coltivazione dei campi
quanto l'Avesta. Ora questibarbari del settentrione,gi"pi"volte l'abbiam
detto,scendevano troppospesso nei campi degliIrani a prendervibestiami
e biade,onde nascevano qua e l" frequentiassalti e scaramuccie improv-vise.Gli Irani chiamavano Saci, e questo nome ci fu conservato dalle
Iscrizioni del Re Dario d'Istaspee dagliscrittori greci,i nomadi del
settentrione,e il nome che significacani, indica gi" il dispregioin cui
questierano tenuti da quelli,e qualeodio vi si doveva aggiungere.Che
se l'epopearacconta la lunga guerra degliIrani contro i Turani,la storia
dal canto suo fa conoscere le spedizionidei re persianicontro i barbari
del settentrione,come quelladi Ciro contro i Massageti,nella qualeegli
perdettela vha. E nel Medio P]vo,dal nono secolo in poi,altro non si
vide che discendere nell'Iran dalle lande deserte che sono al di l" del-l'Osso,
orde infinite di barbari che vi fondarono principati,e a quel
tempo e prima e poi e ai nostri giorni ancora Iran e Turan stanno a
rappresentareuna inimicizia che non cesser" mai, un odio implacatodi
stirpeche fu e sar" sempre cagionedi fatti di sangue come se l'antica
discordia dei figlidel re Fr"d"n, compiuto ilfratricidio,abbia separate
per sempre le due gentivicine.
20. Eppure a questeguerre di stirpi,alle qualinon possiam negare
che sottostia un fondamento storico,presero parte alcuni eroi che tro-
vansi ricordati non solo, e ci" s'intende,nel Libro dei Re e nell'Avesta,
ma ancora nei Vedi indiani,ai qualicertamente non doveva esser giuntanotizia alcuna sia della lotta tra Irani e Turani,sia delle discordie dei
figlidel re Fr"d"n. E trovasi che questieroi erano, a quel tempo remoto,
meri concetti mitici,come appunto Fr"d"n che,per ilnome di Thra"taona
ch'egliha nell'Avesta,si ricongiungeal Trita e al Trait"na dei Vedi. E
Trita " uccisore,secondo i Vedi, di un serpe a tre teste, e tale " anche
ilThra"taona dell'Avesta,intanto che il Libro dei Re narra come Fr"d"n
abbattesse un mostruoso tiranno che recava due serpentiattorcigliatialle
spalle.Tutto cotesto " mitologia,e ilmeravigliosomito ricongiungequesto
eroe singolareaglialtriDei ed eroi uccisori di mostri.Apolloed Ercole in
Grecia,Sifrido e Sigurdh in Germania e Scandinavia. Ricordasi anche, nel
Libro dei Re, l'antico Gemshid, uno dei primi re della stirpeumana, il
quale altro non " che il Yima-khsha"ta dell'Avesta,il primo re, e questoYima dell'Avesta corrispondeal Vama degliIndiani che fu il primo uomo
che morisse,e per" ebbe l'onore di esser chiamato a regnare sui morti.
d6 CAPITOLO QUINTO
2. Svolgimento del racconto epico.
22. Se la guerra degl'Iranicoi Devi e coi Turani non " che l'imma-gine
terrena e sensibile del gran contrasto tra Ahura Mazd" e Aura Mainyu,come tale assume agliocchi dei credenti un'importanzatutta particolare,appartenendo per natura e per significatoal gran dramma del mondo,
rappresentandoil cammino quaggi" del genere umano. Con tale disposi-zionedel racconto epico a rappresentare e incarnare un'alta idea,f"loso-
t"ca e religiosa,s'intende come in esso tutto debba avere un significato,
ogniparticolareavere la sua parte ben determinata,cooperarviogni cosa
e cospirarviad un solo fine. Perci" nulla vi si trova da togliere,nulla vi
" da aggiungere,e il fine ultimo a cui sono rivoltitanti fattidi principiedi eroi,tanti moti dei loro animi robusti,tante fatiche da loro sostenute,
tante vittorieriportate," altissimo,santificatodalla religionee confermato
dalla speculazionefilosofica,cio" la vittoria che un giorno ilbene avr"
sul male. Non v'ha alcun dubbio che menti alte ed elette abbiano presie-dutoa coordinare ad un cosi alto significatoilmagnificoe vai'io racconto
creato dalla fantasia popolare;ci" che non vediamo nelle epopee di popolimeno colti e pi"vicini allabarbarie,laddove,al dire del Grimm, la poesianon conosce ancora la grande importanza ch'essa ha, u" sa perch"acca-dano
i fatti che va narrando,ma conosce soltanto come accadono; essa
non ha nulla da dichiarare;le cagionidei fattinon sono espostecon chia-rezza,
ma intanto i pi" lievi cenni che vi si fanno, colpisconopi" forte-mente.
Di tal genere sono appunto i canti dell'Edda e in generaletutti
queicanti che si ricongiungonoal gran ciclo degliDei e deglieroi del-l'Olimpo
nordico. Ma, nell'epopeairanica,ben diversa " la cosa; perch"da ci" che s'" detto,gi"si deve intendere come tutto il racconto vi debba
esser narrato quale una storia vera che comincia col primo re e primo
uomo, e come, esaurito ilciclo deglieroi,senza difficolt"possa e debba
passare ai tempidi Alessandro Magno, degliArsacidi e dei Sassanidi;ci"
che per altre epopee, diversamente disposte,sarebbe stato impossibile.23. Al quale effetto contribu" ancora la troppo definita e recisa sepa-razione
dell'umano dal divino in questaepopea, in modo al tutto contrario
delle altre,come l'indiana sopra tutte,nelle quali e Dei e uomini si tro-vano
spesse volte ad operare insieme,occupatiin una impresa che forte-mente
richiede ogni loro cura e ogni loro pensiero.Per tal separazione,focilea conseguirecon una religionecome l'iranicache credeva in un Dio
creatore, ente metafisico e astratto,lontano assai dagliavvenimenti ter-reni,
l'epopeaassunse anche un carattere tutto umano, e per"pot"esser
narrata semplicemente come storia vera e genuina. Firdusi poi che era
maomettano e adoratore dell'unico Iddio che non ha figlie non ha eguali
come si leggenel Corano, riconfermando con le sue (credenze particolariquelcarattere astratto della Divinit" di tanto separatadall'uomo,contribu"
LA POESIA EPICA 17
anche pi"a dare al suo poema un colore tutto storico e umano. La qualcosa per",e questodiciamo qui accidentalmente,contribuisce non poco
a renderne a noi pi" graditae facile la lettura;perch"ilmonoteismo di
Firdusi,simile in grandissimapartealle nostre dottrine religiosepi"comuni, " assai pi" facile a comprendere delle intricate mitologiedelle
epopee indiane e scandinave, che i lettorinostri non tanto facilmente
possono rendersi famigliari.Anche alla mitologiaclassica difficilmente
potremmo noi avvezzarci,se essa da lungotempo non fosse entrata come
a far parte della nostra vita intellettuale,per mezzo della letteratura e
dell'arte.
24. Perch" adunque illungoe magnificoracconto epicodegl'Iranifunarrato da loro come storia,come tale dovette anche ricevere una bene
ordinata e meditata disposizioneinterna;laonde ogni re e ogni eroe vi
trov" ilsuo luogo acconcio,e le case regnantivi furon collocate per suc-cessioni,
e di tutto si volle cercare e trovare il perch".Ora,la prima casa
che regn",secondo l'epopea,fu quelladei P"shd"d, ricordata nell'Avesta
col nome corrispondentedi Paradh"ta. "Ne fu capo il re ll"sheng,ma
prima di lui aveva vissuto e regnato(e non era della casa dei P"shd"d)su tutta la famigliaumana, ancor poco numerosa, ilprimo uomo e primore Gay"mers, detto Gaya-meretandall'Avesta,che abitava sulle montagnee poco si mostrava aglialtriuomini,onde la sua presenza incuteva rispettoe venerazione. Ma H"sheng, veramente, fu il primo dei P"shd"d allor-quando,
come si diceva a principio,questire signoreggiavanotutta la
terra e non avevano nemici tranne i Devi e Anra Mainyu.Gli altrifurono
Tahm"ras, Gemsh"d, Fr"d"n, Min"cihr, Nevdher, Zav e Ghersh"sp,chetrovansi tutti ricordati nell'Avesta coi nomi di Haoshyanha e Takhma-
urupa, Yima-khsha"la,Thra"taona, Manuscithra,Naotara,Uzava e Kere-
c"cpa.Fra Gemshid e Fr"d"n trovasi come innestato il regno di Dah"k
(chealtrivuol pronunciareDhahh"k o Zoh"q all'arabica,con manifesto
errore),principestraniero,di sangue arabo,che,come ebbe ucciso ilpadresuo Mird"s,usurp" il trono dell'Iran e regn"mille anni, finch" Fr"d"n,
legittimodiscendente di Gemshid, lo prese e incaten" nel monte Dem"-
vend. Anche l'Avesta conosce questa meravigliosaimpresa di Fr"d"n o
Thra"taona,ma per Dah"k, che vi " detto Dah"ka o Azhi-dah"ka,intende
non gi"un re delittuoso e usurpatore,bens" un orribileserpenteche aveva
tre capi,tre bocche,sei occhi,stato gi"procreatoda Anra Mainyu.25. Le opere dei re P"shd"d segnano il cammino degliIrani alla
civilt",perch"gl'lrani,come gi"fecero i Greci di Prometeo, attribuirono
a ciascuno di loro l'invenzione delle prime arti.Si leggepertanto nel Libro
dei Re che H"shengtrov" l'uso del ferro,guid"il corso delle acque perinaffiarei campi,inizi"l'agricolturagettandoper il primo le sementi nel
suolo,onde allora per la prima volta gliuomini si nutrirono di j)ane,e
trov" ilfuoco,fino allora ignotoall'uman genere, e ilmodo di trarne uti-lit"
nei bisognidella vita. Perch",salendo egliun giornocon alcuni pochi
2 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
18 CAPITOLO QUINTO
alla montagna, glivenne fatto di vedere un orrido serpe che gliveniva
incontro. Afferrata una pietra,H"sheng lo colp",non lo uccise per"; ma
la pietrascagliataurt" contro una rupe della montagna e ne trasse vive
scintille.H"sheng accese una gran vampa sul monte e celebr" con una
festa la scopertadel fuoco. Ma ilfigliodi lui,Tahm"ras, trov" la maniera
di filarla lana e di tesserne vest";addomestic" cavalli e buoi e ridusse ad
abitar con gliuomini i cani e i cervi ; diede battagliaai Devi e livinse,e
da quelliche glisi sottom"sero,impar" l'arte mirabile della scrittura.
Gemsh"d,che glisuccesse, fabbric" per ilprimo coltellie spade,trov" l'uso
dei profumi,fece elevar dai Devi che sapevano di geometria
,palazzio
terme, divise gU uomini in quattro classi,di sacerdoti,di guerrieri,di
agricoltorie di operai,e istitu"la festa del primo giorno dell'anno. Gli
altri re di questa casa o s" resero grandie celebri per guerrescheimprese,
come Fr"di"n e Min"cihr,o, come Nevdher, Zav e Ghersh"sp,ebbero regno
breve con pocheopere degne di memoria. Nevdher, anzi,fu neghittosoe
imbelle ed ebbe misera fine per mano di Afr"sy"b.
26. L'altra casa reale,detta de' Kay, fu d'indole assai diversa da quelladei P"shd"d. Furono principiguerrierie di propositiforti,che si valsero
dell'operae del valore deglieroi a loro devoti e volsero l'animo ad imprese
pi" vaste. " questo il tempo della gran guerra coi Turani incominciata
gi"al tempo d" Fr"d"n e di Min"cihr,rinnovatasi ora con odio e accani-mento
maggiore per vendicar la morte di Siy"vishfigliodel re K"vus,
stato ucciso a tradimento da Afr"sy"b,spento ilqualee salito Khusrev al
cielo,essa si r"pigl"er"al tempo del re Gusht"spper motivi di religione,
quando Argi"sp,re dei Turani, si ricuser" di convertirsi alla nuova leggebandita da Zerdusht o Zoroastro. Questa famigliadicesi dei re Kay; e
questo nome, nella sua forma originariadi kavan e kava nell'Avesta,
significare. Succedette a quelladei P"shd"d quando, alla morte di Zav che
fu l'ultimo dei P"shd"d, si trov" che nessuno dei principiirani era inve-stito
d" quellamaest" reale che rende chi l'ha,atto al regno. " questamaest" una aureola luminosa intorno al capo del re, come abbiam notato
nel paragrafoprecedente.Morto il re Zav, essa era trasvolata ad ornare
la fronte di Qob"d che abitava solitario sul monte Alburz,e per"Rustem
valoroso,avutone comando dai principiradunati a consiglio,dovette recarsi,
tia infinitipericoli,all'Alburz per condurne il nuovo re e porlo a sedere
ili trono. Qob"d, pertanto,fu ilprimo de' Kay, e glialtri furono K"vus,
Arish,Pish"n,Armin, Siy"vish,Khusrev, Lohr"sp e Gusht"sp,dei quali
tuttil'Avesta fa ricordo coi nomi d"Kav"ta, Kava Ut;an,Arshano Erekhsha,
Picananh, Aip"vanhu,Qy"varshan, lluyravanh,Aurvat-acpa,Y"st"cpa.
Cinque soli,tuttav"a,eb")eroil regno, e furono Qob"d, K"vus, Khusrev,
Lolir"spe Gusht"sp.27. L'et" dei re Kay essendo eroica e guerrierae data alle impresegrandi,
s" avvera anche per i re e per glieroi che leappartengono,quellostesso che
si avvera per i re e glieroi d" altre epopee. Perch" accade in queste che il
LA POESIA El'lCA 19
re 0 ilcapitanociie guidauna impresa,risplendein tutta l'azione pi"persenno che per valore e ne fa prova nelle adunanze dei principie deglieroi.E perch"a lui solo " affidala tutta la cura dell'impresache va guidandoa buon porto col senno e col consiglio,cosi eglilascia l'esecuzione dei
suoi disegnia qualcheeroe che di grado gli" secondo, ma che di gran
lunga l'avanza nel coraggioe nel valore. Perci",essendo queste antiche
tradizioni epiche,almeno a principio,affidate alla memoria del popolo,siccome ilpopolonon arriva a comprendere qualee quanto sia ilmerito
di colui che guidae governa tutta quanta una impresa,e al contrario si
compiaceassai pi" dei fattinei qualirisplendeilvalore,egli,nel raccon-tare
per mezzo de' suoi cantori i fatti di questo eroe secondario,ne va
adornando la simpaticafigura,lo fa bello di animo e di corpo, forte,magnanimo e generoso, e poco si cura dell'eroe principale.Il quale,intanto,sembra come perdersie smarrire,trovandosi che,per esempio,
Agamennone perded'assai nel paragone con Achille,anzi,senza di Achille,non pu" toccar la vittoria,e che Rama, nel Pu"m"yana indiano,non vince
senza di Hanumant, e che Yudhishthira,nel Mah"bh"rata,non pu" vincere
e spegnere il suo mortai nemico Duryodhana senza l'aiuto di Argiuna.Ancora; il senno e la maest" di Carlo Magno, nella epopea francese,
perdonoassai di fronte al valore di Orlando, e, nei Nibelunghi,il re Gun-
thero vale assai poco dinanzi ad Hagen di Tronega,malvagio,empio, ma
forte,valoroso e grande e per"assai pi" caro al popolo che per ilprimoarchitett"quelracconto epico.
28. Anche tutto cotesto si osserva nella epopea iranica,anzi propria-mentein quellapartedi essa che tocca questa seconda famigliadi re.
Perch" dei tre primi che ebbero regno, Qob"d non ebbe molte imprese,eK"vus fu superbo e vanitoso,e Khusrev,sapientee d'indole dolce e di
sentimenti nobili,attese pi"volentieri alle opere tranquilledella pace, e
nella terribile guerra coi Turani,per vendicar la morte del padre suo
Siy"vish,rimase nella reggiae lasci" ai suoi capitanila cura di combattere,riserbandosi soltanto di comparire in campo all'ultimo istante,appena sia
giuntoilmomento di punireAfr"sy"b.Ma intanto,quelloa cui si ricorre
nei momenti di pericolosupremo, che combatte per tutti e rende vitto-riose
le armi degliIrani quando gi"di tutto si dispera," ilprode e valo-roso
e magnanimo Rustem, figliodi Z"I,discendente da Gemsh"d e signoredel Segest"n.Dinanzi alla splendidafiguradi questo grande eroe si offu-scano
e si perdono le persone dei re Kay che,nel momento della distretta,ricorrono a lui che volenteroso si sobbarca a mille fatiche. Perch" egli,non solo riconduce re Qob"d nell'Iran dall'Alburz affrontando mille peri-coli,
ma ancora rende la vista e la libert" al re K"vus accecato con l'eser-cito
nel M"zender"n, e lo libera dalla prigionenella quale il re del-
l'H"m"ver"n l'aveva gettatocon la sposa e con aUri principiirani,e lo riconduce nell'Iran quando il vanitoso re, che aveva voluto volar pelcielo,cadde vergognosamente dall'altoin luoghideserti e inospitali.Rustem
20 CAPITOLO QUINTO
educava Siy"vishe poil'assistevanella guerra contro Afr"sy"b,e invadeva
il Turan, mettendone la terra a ferro e a fuoco, allorquandoAfr"sy"bebbe ucciso ilsuo regalealunno. Al tempo di Khusrev, egliliberava gl'Iraniassediati dai Tui'ani sul monte l"am"ven, sfidava il Devo Akv"n e lo vin-ceva
e liberava il giovaneB"zhen che Afr"sy"baveva rinchiuso e incate-nato
in un orrido speco, chiudendone l'aperturacon una gran pietrache,
per forza d'incanto,non si poteva smuovere. Rustem " l'ei'oei)redilettodella gente iranica,e ilpopolosuo fedele non ancora s'" dimenticato n"
si dimenticher" di lui.Perch" anche oggi,sulle frontiere del Turan, al
momento di qualcheassalto improvviso,mille voci intonano i canti che
Firdusi ha consacrati a questo gran guerriero,tenuti vivi tra ilvolgoda
certi rapsodio cantori girovaghi.Ai cantori si aggiungono anche gl'im-provvisatoriche ne raccontano a modo loro le im|)rese,accomodandole
al gustodel volgo,come ci " attestato dal Dehousset che, viaggiandoin
Persia,ne incontr" uno presso ilvillaggiodi Kend, attorniato da una gran
folla che pendeva attenta dal suo labbro.
29. Iiustem e la sua famigliasono originaridi quellavasta e mon-tuosa
provinciache forma la partepi"orientale dell'b'an,tra la Drangiana
e l'Aracosia degliantichi,bagnatadairEtimandro,l'IIa"tumantdeH'Avesta
0 H"rmend di Firdusi,e che ebbe fino dai primisecoli dell'Era volgareil
nome di Sacastene,gi" ricordato da Isidoro di Carace,corrispondentea
quellodi Segest"no S"st"n dei moderni. Trovasi pertantoche questo paese,abitato gi" da gentibellicose e gagliarde,e nei racconti epicie nelle
memorie della storia " sempre stato ricordato come il paese pi" fedele e
devoto ai re dell'Iran,degno perci"di aver dati i natali a Paistem che ne
fu il pi" valido sostegno.Perch" racconta il Libro dei Re che Gemshid,
quando fuggivadinanzi a Dah"k che gliaveva tolto ilregno, cerc" rifugionel Segest"n,laddove fu accolto ad onore da quel re che glidiede anche
una sua figliain isposa.Quellipoi che ai nostri giornihanno visitatoquelle
contrade,raccontano d'avere udito i nobili vantar la loro discendenza pure
da Gemshid. Leggesiancora in Erodoto, in Arriano e in Quinto Curzio,che
gliAriaspi,genteappunto dell'Iran orientale,ebbero dal re Ciro ilnome
onorifico di benefattori perch"lo soccorsero di vettovagliein un deserto,
quand'eragi"vicino a morir di fame con tutti i suoi. Anche Dario Codo-
manno, come fu sconf"tto da Alessandro e fugg"col satrapoDesso che poilo trad",cerc" di ripai"arenella parte pi" orientale dell'Iran,siccome in
paese fedele e sicuro. E finalmente,nel 650 dell'Era volgare,fuggendodinanzi agliArabi invasori,tent" di salvarsi in quelleprovinciel'infelice
re che fu l'ultimo dei Sassanidi,Yezdeghird,che poi fu ucciso nella citt"
di l\lervda un mugnaio..30. A questo paese adunque che aveva dato tante prove di fedelt" ai
suoi re, appartieneRustem con la sua famiglia,e questa famiglia,come
ora s'" detto,discendeva da Gemshid. Perch",come ebbe Gemshid spo-sata
la bella Per"-cihreh figliadel re del paese, da questo matrimonio
LA i'of:si.\ EPir.A 21
nacque Tur (da non confondersi con l'altroTur,figliodel re P^ivd"n),eda Tur nacque Sh"dasp,e da Sh"daspnacque Tevurg.Discendenti di Tevurgfurono Shem, Asrit e Ghersh"sp(da non confondersi con l'altroGhersh"sp,che fu rultimo dei re P"slid"d),e da (ihersh"spnacque Ner"m"n o "S"rem,
che fu padredi Sani, detto per antonomasia il cavaliere. Figliodi S"m fu
Z"l,ilquale,toltasiin isposadopo mille contrasti la bella R"d"beh figliadi Mihr"b re del Kabul,ebbe da lei un figlioche fu poil'onore e l'orgogliodella sua terra natale. Questo figliovaloroso e illustre era Rusteni; e
Rustem, nato negliultimi anni del re Min"cihr e vissuto per tutto ilregno
di Nevdher, di Zav, di Ghersh"sp,di Qob"d, che regn" cento anni, di
K"vus che' govern"per centocinquant'anni,di Kusrev che per sessant'anni
fu re, di Lohr"sp che per centoventi anni, e di Gusht"spche per sessanta
tenne il trono, ebbe lavila di quattrocentonovant'anni, tenendo conto
soltanto del tempo degliultimi cinquere. Incomincia questa vita lunga e
gloriosaal tempo di Min"cihr,cio" al cominciare della vera et" eroica,
perch"a queltempo s'inizi" la gran guerra coi Turani, e finiscenel tempoin cui l'antico ardore guerrierova scemando e gi"si avvicina l'et"storica
e civile.Perci" pu" ben dirsia ragioneche Rustem " uno di queglieroi,che,secondo ilVico,stanno a rappresentar da s" soli tutta una et" feconda di
fatti niei'avigliosie grandi,trovandosi veramente che tutta quanta l'et"
eroica degliIraui " come acconciamente riassunta in lui e nelle opere di lui,
31. Meravigliosie infinitisono i racconti che gl'Iranihanno conser-vato
intorno a Rustem. Prima ancora ch'eglinascesse, ilmisterioso augello
S"murgh che abitava sul monte Alburz ai confini della terra,aveva pre-detto
a Z"l che da R"d"beh glidoveva nascere un figliofortissimo,dinanzi al qualeglieroi tuttidella terra dovevano tremare, e i leoni baciar
la polvere,e le nubi non passarglisul capo. Il parto di R"d"beh fu labo-riosissimo,
e ilS"murgh giov"dei consiglisuoi l'infeliceZ"l che gi"dispe-ravadella salvezza della sposa. Come il fanciullo fu nato, lieto e festante
venne a vederlo l'avo suo, S"m padi'edi Z"l,e venne anche a vederlo il
padre della madre sua, Mihr"b, e la novella ne vol" fino alla corte del re
Min"cihr. Dieci nutrici non bastavano a saziare l'animoso e gagliardoinfante
per ilquale ancora, come fu slattato,riusciva scarso il cibo che basta per
cinqueadulti. Prima sua impresa,nella qualedie prova inaspettatadi gran
coraggioe ardire,si fu quelladi uccidere un elefante furioso che,atter-rando
e rovinando,era entrato negliorti della casa paterna.Cresciuto poineglianni, come ilsuo valore fu conosciuto,divenne ilsostegno e la gloria
degliIrani;e gi" innanzi abbiam notato molte delle sue pi" glorioseimprese,compiute a' servigide' suoi re e del suo paese. Nella guerra dei
Turani,tuttavia,eglinon " ilcapitano;riserbasi per"di accorrere soltanto
in aiuto degliIrani nel momento d" pericoloestremo e di rovina prossima.Portava in guerra una tunica ch'eglisi era composta con la spogliad'unatigreda lui uccisa sulle montagne, d" tal natura,che non poteva n" bru-ciare,
n" sommergersi nell'acqua,n" ricevere offesa da armi nemiche.
22 CAPITOLO QUINTO
Somigliavanole suefreccie ad aste alte e poderose;e una di esse con la
quale egliaveva trafittoil giovaneEshkeb"s in una sua spedizionecontroi Turani,come fu portata da questinel loro campo col cadavere dell'uc-ciso,
licolp"tutti di terrore e di meraviglia.Al solo rimirarla,essi com-presero
che quellanon poteva essere stata scagliatache da Rustem, venuto
all'improvvisoal soccorso degliIrani. Fra i qualie in guerra e in pace e
sempre egliaveva il maggior posto dopo il re, e il titolo d'onore ch'egli
recava, era il maggiore fra tuttiglialtridall'impero.Questo titolo" quelloche nel Libro dei Re " detto giMii-pe"devdne che si potrebbe rendere
in italiano per principeo eroe prepostoalla guardiadelle frontiere del
regno, come un marchese dei tempi feudali.
32. Pure, di questo grande eroe non trovasi alcun ricordo nell'Avesta,che rammenta tuttavia tuttii re e quasi tutti glieroi che hanno preso
parte alla gran guerra coi Turani. Cotesto fece meravigliareanche altri
non poco, di tal forma, che dello strano fatto si vollei'o conoscere le
ragioni.E si pens" all'indole dell'Avesta che,essendo libro religioso,pernatura rifuggedall'eroico;ma, se questa " la ragione,non si vede perch"mai vi si Incordino tanti altri re ed eroi,con le loro impreseguerresche,anzi alcuni stessi eroi della famigliadi Rustem, come Kerec"cpa,del qualel'Avesta conosce tante e strepitoseopere di valore,quante non ne racconta
lo stesso Libro dei Re. Anche si pens" ad un certo astio che l'Avesta,o i
suoi autori,dovevano avere per la famigliadi Rustem, perch"vi si leggeche Kerec"cpa ebbe commercio con una Pairika,una malefica fata,crea-tura
di Aura Mainyu,e perch"si racconta nel Libro dei Re che la madre
di Rustem, la bella R"d"beh, era figliadi Mihr"b,e Mihr"b era idolatra,
anzi discendeva dall'empioDah"k, ilquale,alla sua volta,era creatura di
Anra Mainyu. Con questo,il Kabul, laddove Mihr"b aveva signoria,non
era paese iranico,e il prender di l" la sua sposa, come fece Z"I,doveva
offendere non poco ilsentimento nazionale e religiosodegliIrani.Laonde
lo stesso re Min"cihr,come seppe dell'amore dei due giovani,ne concep"una grandeira,e perch"egliconcedesse l'assenso alle bramate nozze, fu
necessario che ilcielo,con segnimanifesti,mostrasse di non esservi con-trario.
Perci" una famigliache tanto aveva deviato dalle norme impostedalla fede ai credenti,non poteva che essere risguardatacon orrore dai
sacerdoti compositoridell'Avesta,rigidiosservatori di quellenorme, lad-dove
ilpopologuard"soltanto alleopere di valore del suo pi"grandeeroe,e nel suo Libro dei Re, che " suo e non dei sacerdoti,gliassegn"il pi"
magnificoposto.Queste ragionitutte sembrano essere di non lieve momento,
ma non sono che congetturee nulla pi",non confortate da nessuna prova,
e per" non tolgonotuttii dubbi. Altri re od eroi prevaricatoried empi
annovera ilracconto epico,come appunto Gemshid che volle farsiadorare
come un dio e per"fu punitoda Dio col toglierglila maest" reale,e come
K"vus che fu superbo e vanitoso;eppure anche questisono ricordati nel-
TAvesta con le loro colpe,u" si vedrebbe perch"mai,appunto per lecolpe
2-4 CAPITOLO OLINTO
34. Nacquero intanto,intorno a questoargomento, due opinioni,una
delle qualicrede veramente che nessuna traccia della storia degliAclie-
menidi si trovi nel Libro dei Re, e per",assegnando all'et" mitica ed
eroica e per"anteriore alla storia tutto quanto ilpi"antico racconto epicofino a tutto ilregno di Guslit"sp,tra Gusht"sp e Iskender (cio"Alessandro
Magno) vede un'ampia lacuna che sarebbe stata colmata dalla storia degliAchemenidi se di questiilLibro dei Re avesse conservato memoria. Per"
i fautori di questa opinioneosservano che gliAchemenidi si governarono
quasisempre in maniera da restar come stranieri al loro popolo.Ilqualenon conosceva il re dei re che sedeva a Persepolie a Susa,se non per i
tributi che glidoveva mandare; e perch"questierano gravie la giovent"era costretta a recarsi sotto le armi in paesilontani,laddove la trasci-nava
repugnanle l'ardor di conquistadel re, ilre fu risguardatodalle gentisue piuttostocome oppressore che come sovrano. Con questo,le citt"e le
Provincieiraniche che non entravano punto negliaffari della corte e del-l'alto
reggimentodello stato,solevano, per l'antica costituzione paesana,
eleggersiun capo che prendevasicura delle cose pubblichee da solo aveva
carteggioo con la sede del governo o col satrapo che il re mandava in
questa e in quellaprovincia.Siccome poi l'epopeairanica s'aggiraper
grandissimaparte intorno alla gran guerra degl'Iranie dei Turani,s'in-tende
assai facilmente come i fattidi questaguerra tuttisi riferiscano alla
parte pi"settentrionale del paese, al luogodelle irruzioni barbariche,dal
quale era assai lontana la residenza del re dei re. Ilre, trovandosi lontano
dal pericolo,n" vi port",n" vi pot"portarequel soccorso che pure avrebbe
dovuto,e, occupato nelle guerre di conquistao nella cura di domare certi
principiribelli,lasci" che le gentidei contini ributtassero da sole quegliassalti.Per" la memoria degliAchemenidi si " cancellata dalla mente del
popolo che non li conobbe e non li am", e ilLibro dei Re, che in gran
parte " fondalo sulle tradizioni popolari,ne tace.
35. Accanto a c|uestaopinione che pure ha tanti buoni argomentipers",sta l'altradi quelliche in tutto il racconto epico,se non da Gay"mers,almeno da Gemsh"d a Gushl"sp,credono di poter trovare, sebbene assai
contraffatta e guasta,la storia dei re Medi e dei re Achemenidi, facendo
corrisponderea quellii re P"shd"d e a questii re Kay dell'epopea.Ma, per
quanto possa essere e ingegnosoe sottilequesto espediente,non si potr"mai togliereche certire dell'epopeairanica,come Gemsh"d,Fr"d"n, K"vus,
Khusrev, non solo siano ricordati nell'Avesta,ma ancora nei Vedi indiani ;
la qual cosa dimostra chiaramente che noi incontriam qui altrettantefigure
mitologiche,nate assai i)rimache si avesse alcun sentore della potenzadei re Medi e degliAchemenidi. E per"noi stimiamo di dover richiamar
qui ci" che avanti abbiam detto,trovarsi nella guerra tra Iran" e Turani
memoria di una vera e storica guerra, leggendarie mitici i cami"ioni,ed
essere perci"vana opera ilvoler far cori'isponderei re della storia a quellidi questo antico racconto.
LA POESIA EPICA ^O
36. Ora noi,tra le due opinionicontrarie,crediamo di poter trovare
un punto che se non le concilia,poich"ci" non si pu",potr"dare tuttavia
la giustaparte a ciascuna. Diciamo anzitutto che altro " l'epopeairanica
e altro " il Libro dei He. Perch" l'epopea,come tale,come quellache "
vero e genuino lavoro della fantasia popolare,anche se pot"avere qualchefondamento storico nella guerra dei Devi e dei Turani, fu per" sempre d"
natura aliena dalla storia e quel poco che ha preso dalla storia,ha colo-rito
in modo da trasformarne quasiinteramente la natura. Per" c'" dato
di credere che tutto quanto ilracconto epico,nato e svolto in tempi remoti
e prima dei veri tempi storici,avesse per suoi limiti il regno di Gay"-
mers, primo uomo e primo re, a principio,e il regno di Gushtc"spalla
fine.Nella invenzione del qualracconto ebbe parte la nazione iranica sol-tanto
per tutto quelloche risguardaci" che v'" di veramente epico.Ma,al contrario,il Libro dei Re, anche nelle composizioniche precedetteroquelladi Firdusi," fattura di gente colta e addottrinata che da una parteha raccolto ilracconto epico dalla tradizione orale del popoloe l'ha ordi-nato
in modo d" storia vera, come sopra abbiam fatto notare, e dall'altra
ha cercate e raccolte quellepoche memorie storiche,e dei due elementi
disparatie diversi ha formato poi un racconto solo,pensandosidi aver
cosi risuscitata e rifatta tutta la storia del passatodal principiofino al
presente.Ilpensieroe la cura di rifare e di riordinare la storia dell'im-pero
persianonacquero in Persia al tempo dei Sassanidi soltanto,ci" che
vuol dire molto tempo tardi,quando parte grandissimadegliannali regiera andata perduta.E allora,per colmare l'ampialacuna,risalendo indietro,fra i Sassanidi e i tempiepicialtro non si pot" fare che porre la storia
degliArsacidi, e dagliArsacidi salire ad Alessandro Magno di cui le
memorie, erano assai pi" copiose,poi da Alessandro passare all'antico
racconto epico laddove nulla o quasi nulla v'era di storia,incastrandovi
tuttavia quellescarse memorie che del tempo degliAchemenidi erano pur
tuttavia rimaste.
37. Tra le quali,per avventura, con molta dubitazione e incertezza
non potremmo che ricordare quelladi re K"vus, perch",sebbene il suo
nome, come gi"si " notato, sia dei tempi mitici e si trovi nell'Avesta e
nei Vedi,e quantunque di lui si narri ci" che veramente appartienealla
mitologia,come ilsuo volo aereo, pure l'indole vanitosa e superba del re
e la sua non felicespedizionein Egittolo avvicinano a Cambise che sap-piamo
essere stato superbo e vanitoso e aver tentata la conquistadel-l'Egitto.
Nel quale ravvicinamento,fatto anche dal Justi,si troverebbe il
caso di un fatto di uno degliAchemenidi trasportatonei tempi epici,eattribuitoa un re dell'epopeasoltanto per una casuale somiglianzadi nomi.
Anche potrebbesiaggiungere,come fanno lo Spiegele il.Insti,la memoria
di alcuni re della Battriana,anteriori agliAchemenidi, tra i qualisi nota
un re storico e vero, V"st"cpa,che sarebbe ilGusht"spdel Libro dei Re; e
Gusht"sp risiedeva a Balkh che " appunto la Battriana. Ma tutto ci" "
26 CAPITOLO OLINTO
lavoro che appartienesoltanto ai tardi e dotti rifacitoridella storia,ai com-positori
dei primi Libri dei Re, non al popolo che cre" la sua epopea in
altrecondizioni e con altriintenti e nulla intanto sapeva degliAchemenidi
e delle loro imprese.Perci",concludendo, ci pare di esser nel vero se
diremo che tra il racconto epicoche va fino a Gusht"sp,e la storia di
Alessandro,trovasi una gran lacuna,la quale in originenon era, perch"ilpopolofini la sua epopea l" dove essa doveva finire,senza necessit" di
doverne ricongiungereilracconto a quellodella storia.Per" gliAcheme-nidi
non appartengono alla epopea, come non vi appartienenessuna altra
casa reale di Persia,e ilcercarne i nomi tra i Peshd"d e i Kay del Libro
dei Re " opera vana. Ci" non toglietuttavia che,venuti i tempi in cui si
volle rifare la storia,nel gran quadro della storia iranica i tardi compo-sitori
fecero entrar tutto,al modo che sopra abbiam descritto,incastrando
nel racconto la tradizione popolaree qualchedispersoe povero frammento
di storia,rinvenuto a stento nelle memorie del passato.38. Altro adunque " l'epopeairanica qualenacque e si svolse tra il
popolo e per il popolo,e altro " il Libro dei Re, architettato da gentedotta. Ma perch"questa non aveva alcun vero senso storico,le parve essere
agevoleilmettere insieme e quasiconfondere tra loro i canti epiciantichi
e il romanzo di Alessandro e la storia dei Sassanidi,laddove tutto ci" ai
giorninostri si crederebbe assurdo e impossibile.Questiprimicomposi-toridel Libro dei Re fecero come i nostri cronisti del Medio Evo, ai quali
non parve n" assurdo n" improprion" impossibilecominciare il loro rac-conto
da Adamo ed Eva e discendere poialla dispersiondelle gentidopoil diluvio e la torre di Babele e saltar bellamente alla mitologiaclassica,
ricongiungendonequalche personaggioa qualche altro della Scrittura,edivenir finalmente alla storia romana e da questa alla contemporanea.
Eppure,con tante vicende e rifacimenti,l'antica canzone epicadel popoloiranico giunsedotata di tal vitalit"e di tal freschezza fino al decimo secolo
dell'Era nostra, da poter ricevere dal genio di Firdusi quellasplendidaveste poeticache le si conveniva.
39. Quelle composizioniadunque che vollero abbracciare tutte le
memorie dell'imperopersianotanto dei tempi epiciquanto dei tempistorici ed ebbero il titolo di Libro dei Re, furono cominciate soltanto al
tempo dei Sassanidi. Forse questire pensarono di eternare con un solenne
monumento letterario la gloriadei loro predecessori;ma " pi" ovvio il
dire che, facendo raccoglierequellememorie, ebbero intenti specialie
pratici,e nel narrare la storia antica vollero rinnovare agliocchi della
gente persianala gloriadei re, della nobilt" e del clero. Al tempo dei
Sassanidi,s'era veduto qualcheesempio di ribellione al re dei re, e per"il nuovo libro si volle comporre con intento legittimista,e di cotesto
fa ampia testimonianza anche ogni pagina del poema di Firdusi. Ma chi
per il primo vi pose alcun pensiero,fu il gran re Chosroe An"shirv"n
del sesto secolo. Quella raccolta che fu scritta in pehlevicoed ebbe il
L\ POESIA EPICA "27
titolo pehlevicodi Khotdi-udmak, cio" Libro dei Re, conteneva quasitutte quellepartiche contiene anche il Libro dei Re, di Firdusi,comin-ciando
dalla parteepicae scendendo fino a Gusht"sp,e poiad Alessandro,
e poi agliArsacidi e ai Sassanidi. Era naturale che quellaraccolta di
Chosroe si arrestasse ai tempi di lui;ma al tempo dell'ultimo dei Sas-sanidi,
che fu Yezdeghirdterzo, il racconto fu condotto fino al regno
di Chosroe o Khusrev Parv"z,cio" fino al 628 dell'Era nostra;e perch"dal 628 al 650, nel qual anno gliArabi conquistaronola Persia,non
corrono che ventidue anni, la tela storica destinata a narrar le vicende
dell'imperoera pressoch"tutta ordita e apprestataa queltempo e poco
restava da aggiungere,perch" poi Firdusi,che appunto al 650 arresta
il suo poema, avesse dinanzi a s" nella sua interezza la materia ch'eglidoveva versificare.
40. Cotesto fecero i Sassanidi. Quando poi vennero gliArabi, un
esemplaredel Libro dei Re, qualefu trovato fra i tesori di Yezdeghird,fu mandato all'arabo Saad che aveva guidatoin Persia le sue schiere vit-toriose.
Poi,verso la met" dell'ottavo secolo,un persianodi nome R"zbeli,
figliodi Dad"yeh, fattosi mussulmano col nome di Abdallah figliodi
Al-Muqaffa,tradusse dal pehlevicoin arabo quel libro,del quale alcuni
tratti ci furono conservati dall'arabo Ibn Qoteyba, morto nel 276 d. E.
(889 d. C), e dal patriarcaalessandrino Eutichio. Anche ilcelebre storico
labari, morto nel 31i d. E. (023 d. C), e altricronisti usarono di questoLibro dei Re come di fonte nel comporre le loro storie. Ricordasi ancora
un'altra ricomposizionein persiano,ora perduta,su fonti pehleviche,fattada un Ab" Mans"r di T"s, dalla quale discende direttamente l'ultima
ricomposizionedel Libro dei Re che " quelladi Firdusi,di guisache,nel
poema di Firdusi e nella storia di labari,abbiamo due diverse ricompo-sizionidella stessa opera.
41. Ma, oltre i Sassanidi,contribuirono potentemente alla conserva-zione
e alla ricomposizionedell'antica storia dell'Iran tutti queiborgo-mastri0 capi di villaggiche,secondo l'antica costituzione iranica,erano
i veri capidel popoloperch"elettida esso. E troviamo, sotto il re Yezde-ghird
terzo, data appunto la commissione ad uno di essi di compiere la
raccolta che Chosroe ilgrande aveva condotta fino ai suoi tempi,e sap-piamodai Dizionari persianiche, mentre in Persia la gente dotta aveva
dimenticato per altri studi le antiche tradizioni epiche,soltanto questi
borgomastrile conoscevano e custodivano con cura gelosa.Avvenne per-tantoche la parolapersianadihgdiiche propriamentesignificaborgo-mastro,
pass" ben tosto a significareanche narratore o raccoglitoredi
storie,e trovasi che Firdusi ancora l'adoperaspesse volte in questo signi-ficato.Ora,anche per la costituzione dello stato,questiborgomastriebbero
sempre e al tempo dei Sassanidi e al tempo degliArabi,un'importanzamolto grande. Anzi, quando, dopo la conquista,il governo e l'azienda
pubblica vennero in mano deglistranieri,il popolo iranico,per anti-
ilQ cap"tolo quinto
chissima consuetudine, riconobbe sempre come patriaistituzione la loro
classe. Si noti ancora che alcuno di essi pretendevaanche di discendere
dagliantichi principidell'epopea,e Firdusi ci fa menzione di uno, di un
Az"d-Serv, che si diceva discendente di S"m, figliodi N"rem, e per" della
stessa famigliadi Rustem. Si comprende adunque come, con tal mente e
tal pensiero,questa gente che viveva lontana dalla citt",conservasse gelo-samentele memorie dei tempi antichi,i racconti pi" liellideglieroi nazio-nali,
e li venisse raccogliendoperch" non andassero perdutiper sempre.
Quando poi,tra il nono e il decimo secolo,i principidell'h'an orientale
pensarono di far ricomporre nel persiano moderno l'antico Libro dei
Re, le raccolte dei borgomastri furono cercate con ardore e riccamente
ricompensate.
42. Si pu" ora ragionevolmenteconcludere che l'epopeairanica evi-dentemente,
anche a dispettodi qualche elemento storico che v'" entrato,
anche a dispettodei raffazzonamenti posteriori," una di quelle epopee
che diconsi nazionali,opera splendidae genuina della nazione intera che,
fantasticando e poetando, vi ha glorificatobellamente il suo passato. Che
se l'epopea greca supera in bellezza e perfezione d'arte tutte le altre
epopee nazionali,l'iranica le vince tutte nell'ampiezzae vastit" del disegno,
guidando il suo lungo racconto per mille vicende e fortune di popoli e di
re, attraverso, si pu" dire,a venti secoli. Quanto poi alla ricomposizioneche ne abbiamo nel poema di Firdusi, l'ultimo e il pi" splendidodei
Libri dei Re, esso si potrebbe considerare come una di quelle epopee
nazionaU che assai tardi furono rifatte,cio" in tempi gi" lontani dalle
et" epiche,allo stesso modo che l'Eneide fu composta da Virgilioin
tempi di piena luce storica e assai lontani dalle et" eroiche. Questo,si
intende, diciam soltanto per la parte epica di esso, perch" tutta quella
parte che va da Alessandro all'ultimo dei Sassanidi,essendo di natura
diversa,merita diversa trattazione,e noi ci riserbiamo di dirne lunga-mentealtrove. Qui tuttavia,considerando e l'operadi Firdusi e i tempi
suoi e la sua storica personalit",non possiam trattenerci dal considerare
che tutto ci",a parer nostro, gettauna gran luce sulla questioneomerica.
Perch", come Firdusi raccolse e verseggi"i racconti epicidel suo popolo
e nessuno trova difficolt" per crederlo,cos" nulla osta e nessuna difficolt"
s'incontra per credere che in Grecia ancora un grande ingegno, un uomo
di nome Omero, abbia raccolte certe tradizioni eroiche per vestirle poi
di quella forma poeticache tutti conoscono e ammirano. Ci" dicasi e
intendasi con certa discrezione,non in modo assoluto. Che se di Firdusi
si conoscono e l'et" in cui visse,e tutti i particolaridella sua vita,intanto
che di Omero nulla si sa di ceiio, ci" proviene dall'essere vissuto Fii'dusi
in tempi storici,e Omero in tempi oscuri e anteriori al nascere della
storia.
LA POESIA EPICA ^29
3. I cicli epici.
43. Tutto questo meravigliosol'acconto epicoche da Gay"mers va fino
a Gusht"sp,non pu" certamente esser nato d'un tratto e appartenere sol-tanto
ad una et". Perch",prima assai che si formassero,ampliasseroe
svolgesserotutte quelletradizioni che toccano tante impresedi re e di
eroi per lo spaziodi duemila anni, dovettero passare molte generazioni,e il bel racconto dovette essere lentamente preparatoin uno spaziodi
tempo che non si pu" determinare con certezza,ma che fu tutt'altroche
breve. Vediamo ora se, o per congetturao per prove evidenti,possiamdeterminare qualicicli,e di qualeet",se pi" antica o pi" recente, sono
entrati nella composizionedell'epopeairanica. Come appartienea diverse
et",cosi " anche ragionevoleche portidelle et" diverse qualcliesegno e
qualcheimprontapalese;e questo diciamo, s'intende,quanto all'originedella tradizione,non gi"quanto alla ricomposizioneposteriorein appositilibri,dei qualidi sopra abbiam tenuto parola.
44. Per dichiarar la non lieve questione,crediamo gi" che giovinonon poco le cose gi" dette a propositodei Devi e dei Turani, quando,nelle due guerre contro l'uno e l'altronemico, fummo indotti a ricono-scere
due momenti della vita dei primitiviIrani,cio" la lotta con le gentiindigeneraffiguratenei Devi,poila lotta con le gentistraniere,compresenel nome di Turani. A questedue et" differentie succedanee corrispon-dono,
ed " naturale,due ciclidiversi,differenti tra loro per natura e per
intendimenti e riconoscibili assai facilmente a certi loro trattiparticolari.A questo si deve aggiungereun terzo ciclo,nel quale trovansi o rifatteo
ripetute,ma con altriintenti e sotto altriaspetti,molte cose che gi"sono
nei due primi,sebbene vi si narri di altri re e di altri eroi. Tre grandiciclipertantocrediamo di poter riconoscere in tutta quanta l'epopeaira-nica,
e se altra volta,scrivendo di questo medesimo argomento, abbiam
creduto di trovarvene un numero alquantomaggiore,ora ci siamo accorti
che molte cose che l" abbiam separate,per loro natura sono congiunte,e per" non ci conveniva quiripeterel'errore d'allora,sebbene e qui e l"
le cose, nella sostanza, si riducano ad essere le medesime. Diciamo intanto
che itre ciclior ora annunziati si possono designarecoi titoliche seguono,
cio": ciclo dei Devi e deglieroi del Segest"n;ciclo della guerra dei Turani;ciclo di Gusht"spe d'Isfendy"rfigliodi Gusht"sp.hi essi e per essi si
aggiratutto quanto il racconto dell'epopea,sebbene qua e l" qualcheframmento o di mitologiao di storia raramente si ritrovi e s'incontri,come a suo luogo non mancheremo di notare.
45. Chiamiamo dei Devi e deglieroi del Segest"nil primo ciclo,
perch"appunto coi Devi ebbero maggiormente da fare e Ghersh"spe Sani
e Rustem, principie signoridel Segest"n,mentre non si ricorda nel Libro
dei Re altro principeo eroe di altra casa che abbia avuto da far guerra
30 CAPITOLO QL'INTO
ai Di'vi,se pur si toglieil caso di Siy"raelvfigliodi Gay"mers che,nei
primordi del mondo, combatt" col Devo Nero, e quellodi re Tahm"ras
che dom" i Devi; ma di cotesto diremo a|)presso. Ora, " certo che lad-dove
" stata qualcheguerra o qualche battagliacon Devi,gliavversari
dei Devi sono sempre statiglieroi del Segest"n,mentre quellidella casa
d'ispahano dei Gi"derzidi,che, come vedremo, ha tanta parte nella
guerra coi Turani e diede inclite prove di valore e di virt",con Devi
non hanno mai combattuto. Trovasi pertanto nell'Avesta ricordato Kere-
c"cpa,uno dei pi"famosi eroi della casa del Segest"n,come sterminatore
di malandrini e di mostri, e notisi che la fantasia popolaredegl'h'anisi raffiguravai Devi con ceffimosti'uosi,come si pu" vedere anche dalle
miniature che adornano le pagine nei manoscritti del Libro dei Re.
Adunque, Kere(:acpa" detto avere ucciso il serpenteCruvara e il Gan-
darewa, i nove llunu, i figlidi Nivika e quelliD"stay"ni,Ilitacpae Vare-
shava, Arezoshamana e Cn"vidhaka; e iDench" di questistrani e oscuri
personaggidell'Avesta non si sappia veramente n" chi essi siano n" che
abbian fatto,pure la loro natura demoniaca da certi indizi apparisceabbastanza manifesta. Ci" intendiamo nel senso, gi"sopra dichiarato,di
veder nei Devi qualche antica gente domata dagli Irani e dipintapoida loro coi colori pi" foschi. E gi" il Gandarewa nell'Avesta " rappre-sentato
come un essere maligno, di smisurata grandezza,infestante le
sponde del lago Yourukasha; e nei nove Huim qualche interpretevuol
trovare tanti ladroni da strada,e (ji"vldhaka " grottescamente dipintonell'Avesta come tale che minacciava stolidamente di farsi della terra una
ruota e del cielo un carro e di schiantar dal cielo il santo Spiritoe dal-l'inferno
Aura Mainyu per attaccarli poi a quel suo carro immane. Ora
" noto che il Kerec"cpa dell'Avesta altro non " che il S"m del Libro
dei Re, avo di Rustem, e ilLibro dei Re ricorda o accenna molte impresedi S"m, alcune anche ne racconta, quantunque in misura scarsa e qua e
l" soltanto. Ma, intanto,l'uccisione di un orribile serpe sul fiume Iveshef,
descritta da Firdusi,non " che l'impresadel serpenteCruvara che l'Avesta
racconta di Kerec"cpa.Le altre imprese di S"m furono contro i Devi del
Segs"re del M"zender"n, paesiinospitie barbari; ma Firdusi accenna
soltanto a questeguerre che S"m faceva per il re Min"cihr,u" le racconta,
n" le descrive per certe sue ragioniparticolariche diremo altrove. " cerio
per"che eglinon ci fa conoscere questo grande e misterioso eroe altro
che impegnato sempre nella guerra coi Devi la quale non glid" mai
requien" pace. Perch", come egliebbe riavuto miracolosamente il figlio
suo Z"l gi"da lui esposto infante sul monte Alburz,assegnatiglimaestri
ed educatori,S"m abbandona la sua casa per recarsi nel Segs"r e nel
M"zender"n,laddove iDevi glidanno tanto da fare.Nasce pi"tardi Rustem,ed egliaccorre un istante per vedere questo sospiratofigliodel figliosuo,ma poieglisi rende freltoloso ai luoghidelle sue battaglie,e muore tardi,
lontano dai suoi e dalla sua casa e con l'armi in pugno contro i Devi.
3:2 CAPITOLO QUINTO
voluto riconoscere da lui percli"nato coi capellibianchi;e si ricorda
nella famigliadi Mlhr"b re del Kabul, con la quale quelladel Segesl"naveva pattodi vassallaggiotanto che poi Z"I ne spos" una figlia,ilbar-baro
costume di uccider la proledi sesso femminile appena nata, risguar-dandosi come sventura la nascita di una femmina in una casa. Ancora
tutte quellegrottescheimprese ricordate dall'Avesla come compiuteda
Rerec"Qpa,tali che superano con la loro grossolanastramberia ognipi"slrepitosaimpresa di paladinidescritta dal Pulci o dall'Ariosto,accennano
evidentemente a pi"antica e barbarica et".E quellospecialee quasiintimo
commercio di questa casa del Segest"ncol Simurgh,misterioso uccello
che abita solitario le valli dell'Alburz e ha favella e intendimento umano,
e si prende cura di allevare ilpiccoloZ"l,espostoinfante in quei luoghideserti,e assiste R"d"beh nel parto faticoso,e d" la vittoria a Rustem in
un momento cui egline disperava;questo commercio, diciamo,qualenon si ricorda di altra famigliad'eroi,viene a confortar l'asserto nostro.
48. Anche tutto ilcostume di Rustem ha del barbarico,ond'eglinon
somigliapunto aglialtri eroi che popolanola splendidacorte del re dei
re. Alla corte eglinon si mostra mai, se non quando il suo signore,in
qualcheestremo pericolo,glienefa invito premuroso; perch"laddove glialtrieroi,come per esempio i G"derzidi,vivono sempre in corte,Rustem
preferiscedi starsi nel suo castello natio,al quale si rende frettoloso
appena " cessata l'impresaper la quale fu chiamato. Anche egli" l'unico
e veramente formidabile cacciatore fra tanti eroi del Libro dei Re, tro-vandosi
che il cacciare " il suo sollazzo prediletto,nel quale aperta-mente
dispiegail suo costume tutto selvaggioe quasi barbarico. Perch"
sovente si narra da Firdiisi come eglisi addentrasse nelle foreste e atter-rasse
un onagro e lo scuoiasse e facesse arrostire al fuoco e ne mangiassepoi avidamente le carni,riserbandosi alla fine di romperne le ossa per
trarne il midollo. Tutto ci" " costume di tempi preistorici;e osserva il
Lenormant che appunto a quell'epocache dicesi quaternaria,il midollo
delle ossa era avuto come uno dei cibi pi"squisitie prelibali.A questeet" remote ci riconduce ancora un particolaredell'incontro di Rustem nella
Sogdiana con K"f"r l'antropofago,perch"l'uso di cibarsi di carni umane,
scomparso gi"da tanto tempo dai luoghiai qualil'avventura di Rustem
si riferisce," propriodi antichissimi tempi soltanto. Anche quell'usoche
il Libro dei Re dice propriosoltanto di Rustem, di ricoprirsiin guerra
di una pelledi tigreda lui uccisa,di cui gliocchi e il muso, con grande
spaventodei nemici, si vedevano sovrastare al volto del gran guerriei'o,
e il costume suo proprio di abbandonarsi al sonno in luoghideserti e
lontani dopo la caccia e il pasto ferino,indicano chiaramente che noi
qui tocchiamo ad antichit" maggiore.49. Ed essa si manifesta ancora dal fatto che tanto le impresedi S"m
e di Rustem nel Libro dei Re quanto quelledi Kerec"cpanell'Avesta (egi"
sappiamo che Kerec"cpa" S"m) sono tutte disgiuntel'una dall'altra e
LA POESIA EPICA 33
indipendentifra loro e per"anche dispersamentenarrate qna e l" lungoilracconto dell'epopea.Sono avventure grandie strepitose,ma nulla di
pi",e per"molto somiglianoalle dodici fatiche di Ercole,con la cui vita
avventurosa ed errabonda ha non piccolasomiglianzala vita di Rustem.
Per" noi possiamragionevolmentesupporre che tutto questo ciclo deve
appartenere,nella sua origine,a queitempi pi" antichi in cui l'epopeairanica viveva ancora in canti fra loro disgiunti,allo stesso modo che un
tempo, secondo molti critici,i racconti degliaedi grecidurarono fra loro
indipendentifmch" poialcuno liriun",allo stesso modo che l'Edda pi"antica,qualeci " pervenuta," ancora una raccolta di canti disgiunti,cia-scuno
dei qualipu" star da s". Pi" tardi poi,come " naturale,anche
questo gran ciclo dovette incorporarsicon glialtri nella gran tela del
racconto epicoe trovarvi adeguatoposto; ma del come e del perch"di
cotesto,diremo in altro luogo.50. Al contrario,il ciclodella guerra coi Turani " pi"compatto in s"
e mostra di esser tutto un racconto con unit" grande di concetto e d'in-tento,
tanto da parer nato e sorto tutto d'un tratto,anche coi molti amplia-mentiche pot"avere di poi.Perch" esso abbraccia unicamente la gran
guerra degliIrani coi Turani,nata gi"dalle discordie dei figlidel re Fr"d"n,
acquetataper un momento allorquandoMin"cihr ebbe vendicata la morte
di Erag'sugliempi fratricidi,ridestata al tempo che Afr"sy"baccamp"suoi dirittisul trono dell'Iran e continuata poi con implacabilefurore al
tempo di re K"vus e di Khnsrev,quando Afr"sy"ba tradimento ebbe ucciso
Siy"vish,figliodi K"vus, finch" poi Khnsrev,figliodel tradito,non ebbe
tratto a morte l'uccisore del padre suo. Donde si vede che sparso sangue
" la cagionedella implacataguerra, e la guerra, come quellache si fa per
vendicarlo,suolsi denotare nelle lingueiraniche con vocabolo che " sino-nimo
di vendetta,atto veramente e acconcio a designarla sua intima
natura. Eppure,questa guerra di vendetta,accanita e feroce," condotta e
guidatada ambe le particon un alto sentimento d'onore e con un fare
cavalleresco,che assai contrastano col fare del ciclo antecedente,laddove
ogniguerra sembra essere una scorreria di ladroni. Perch" giieroi del-l'una
e dell'altrapartevengono sovente fra loro a trattative,e osservano
le leggidell'onore,e anche ai morti nemici,che hanno combattuto da
valorosi per illoro re, danno onorevole sepoltura.Questo" segno che il
ciclo appartieneanche a pi" recente et",et" pi" cavalleresca e gentile,come anche risultachiaro da altre considerazioni che sopra abbiam fatto
precedere.51. Questo ciclo " tutto per la gloriadei G"derzidi e di Khusrev. Ora,
la famigliadei G"derzidi era della citt"di Ispahane discendeva da K"veh,il fabbro che aiut" Fr"d"n nella guerra contro Dah"k, come innanzi
vedremo, e G"derz,figliodi Keshv"d, al tempo della guerra coi Turani,
appunto ne era il capo, e per" le diede anche il nome. QuestiG"der-zidi
erano pi"di settanta,e tra essi andavano segnalatiper valor sin-
3 " Pizzi,Storia della poesia 2"ff'siana,voi. II.
CAPITOLO oriMO
golare Behr"m, Gh"v, Heg"r e Ij"zhen,figliodi Gli"v e di una figliadi
Riistem. Perch" poi essi dovessero aver tanta parte nella gran guerra,
s'intende per un fatto particolareche soli li riguarda.Leggesinel Libro
dei Re che allorquandoSiy"vishfu fatto uccidere per falsisospettida Afr"-
sy"b,["resso il quale egliaveva trovato un rifugiodall'ira ingiustadel
genitore,un sogno prodigiosoavvert" il vecchio G"derz che nel Turan
viveva ignoto a tutti il giovinettoKhusrev, postumo figliodell'infelice
ucciso. Ora, morto Siy"vish,Khusrev aveva dirittodi successione al trono,
e per"bisognava ricondurre nell'Iran dalla terra straniera dove andava
errando, quell'ultimorampollodella stirpereale. Ghrv allora,figliodi
G"derz, and" a rintracciare ilperdutoKhusrev e dopo sette anni lo ritrov"
e lo condusse dal Turan, fra mille stenti e pericoli,nella presenza di re
K"vus. Nacque nell'Iran qualchedubbio sui dirittidi Ini al trono, ma quel
dubbio fu ben tosto fatto lacere non solo da manifesti segni del cielo,ma
anche dai G"derzidi che si mostraron prontie deliberali a patrocinarcon
la spadala causa di lui.Perch" essi,al capo dei quali era toccato l'onore
di una visione divina,per necessit" si trovaron subito impegnatia soste-nere
la veracit" di quellavisione e la legittimit"di Khusrev,bench" nato
e cresciuto in terra straniera. Sentito poi ildovere di vendicar la morte
del tradito Siy"vish,i G"derzidi,per questo stesso loro impegno d'onore,
accorsero primie volenterosi al richiamo del loro giovanere, e nella lunga
guerra, sebbene condotta in principioda altri capitani,diedero inaudite
prove di valore. Anzi, nella battagliadi L"den o di Peshen,tutti caddei'o
combattendo, restando soli ilvecchio G"derz, Gh"v e Bizhen,per ripren-dere
poco dopo le armi e rinnovar la guerra. La quale,trascorsa breve
tregua,fu ricominciata con rinnovato ardore sotto la guida di G"derz,
e rest" sospesa quando, nella battagliadetta degliundici campioni,
undici principiturani caddero sotto i colpidi altrettanti irani,fra i quali
P"'"n,ilcapitanodei Turani,ebbe da G"derz la morte in combattimenlo
singolare.52. Ma se la lunghissimaguerra che d" luogo a tanti combattimenli,
non ancora si risolve,ci" avviene per una ragione tutta morale e di con-venienza.
Morto Siy"vish,Rustem per ilprimo,che ne fu ilbalio,fece una
impetuosae selvaggiascorreria nel Turan laddove distrusse campi e citt"
e uccise miseramente ilgiovinettoSurkheh, figliodi Afr"sy"b,cadutogli
prigionieronelle mani. Ma perch"questa invasione di Rustem nel Turan
fu condotta senza arte militare e fu pinltostosfogo impetuoso d'improv-viso
corruccio,non approd" veramente a nulla. Pi" tardi,come Khusrev
fu condotto nell'Iran,con arte maggiore e con premeditatodisegno la
guerra fu ripresae guidata,per ordine di Khusrev, prima da T"s e da
Fei'"burz,poi da G"derz; eppure, anche questavolta,l'eflettomanc". Del
qual mancato effettotutta la ragione" ripostanella convenienza morale
di far eseguirela doverosa vendetta della morte di Siy"vishnon gi" da
persone estranee al suo sangue, ma dallo stesso figliodi lui.E per",finch"
LA POESIA EPICA 35
Kl"usrev da una parte e Afr"sy"bdall'altrasi resteranno tranquillialle
loro residenze reali mandando lor capitania combattere,illungo combat-tere
non toccher" mai al suo fine.Scenda in campo ilfigliodell'ucciso,
compia eglistesso e di sua mano la vendetta del padre,uccidendo lo stesso
re straniero,autor del delitto,e il gran dramma guerrierosar" finito.
Tutto ci" appunto fa Khusrev dopo la battagliadegliundici campionior
ora ricordata,e a lui,ritornato vittorioso alla sua residenza,niun'altra cosa
rimane da fare in terra fuorch" attendere in pace il fine della sua carriera
mortale. Perch",ricevuta da Dio rivelazione della sua vicina salitaal cielo
al qualeegli" chiamato per i suoi meriti e le sue virt",designatoLohr"spsuo successore nel regno, s'incammina con alcuni principiche lo seguono
commossi, verso le lontane regionisettentrionali e in una landa deserta
spariscedai loro occhi. A questopunto termina ilsecondo ciclo.
53. Abbiam detto che nel terzo ciclo,qualeprende ilnome da Gushl"spe da Isfendy"rsuo figlio,si trovano ripetutee rifatte,sebbene con altri
intendimenti,molte cose chagi" trovansi nei due primi.E veramente, se
togliamole avventure di Gusht"spin Grecia e la venuta del profetaZer-
dusht (ilZoroastro degliAntichi),la guerra coi Turani che pareva finita
con la morte di Afr"sy"be l'ascensione di re Khusrev al cielo,qui per altre
ragionie per altrimodi si ripiglia,e tutta la parteche tocca la vita e le
impresedi Isfendy"r,ridice e rifa lutto ci" che nel primo ciclo fu detto di
Uustem; anzi, di Paistem stesso,Isfendy"r" dichiarato emulo e quasi
aperto nemico. E non solo questecose, ma anche altre molte trovansi in
questo ciclo che apertamentecontraddicono a ci" che trovasi neglialtri
due; tra le qualiviene innanzi per la prima la non diretta discendenza di
Lohr"spche successe a Khusrev,dagliantichi re. Perch" Lohr"spappar-tiene
ad un ramo laterale della famigliadei Kay.Mentre poinei due primiciclila sede degliantichi re era detta essere la citt"d'istakhar (forsePer-
sepoli),nella Persia propriamente delta,in questo essa " trasportataa
Balkh,nella Battriana,nella parte pi" orientale dell'Iran. Quef grado poidi gran guardianodelle frontiere del regno che sopra vedemmo esser stato
propriodei principidel Segest"n,di Rustem specialmente,ora trovasi dato
a Zerir fratellodi Gushl"spe poiad Isfendy"r,morto Zer"r,bench" Rustem
sia ancora vivente e abiti tuttora il suo castello.Ancora; l'uccisione di
Erag'figliodi Fr"d"n e poiquelladi Siy"vishfurono le cagionidella gran
guerra coi Turani,e perch"dovevasi vendicar sparso sangue, gi" sopra
abbiam notato come ilnome onde dagliIrani sidesignala guerra, significhi
propriamente vendetta. Qui, al contrario,la guerra coi Turani nasce da
differenze religiose,perch"Argi"sp,re del Turan, si ricusa di accoglierla
nuova religioneche Zerdusht ha recata in terra, e per"prende le armi e
riduce alla distretta lo stesso re Gusht"spfinch" poi" vinto e messo a
morte da Isfendy"r,fattosicampione della nuova fede. La qualesar" quella
ancora che render" avversari fra loro Rustem e Isfendy"r,perch"ilgrandeeroe del Segest"n,che al tempo degliantichi re ha dato loro tante prove di
36 CAPITOLO OLINTO
fedelt" e di devozione,qui" detto avversario della religione,anzi dichia-rato
apertamente idolatra e dipintocome tale che " dato alle arti degliincantesimi e della magia.I re del Turan poiche nei due cicliantecedenti
sono detti discendere dall'antico Tur, uno dei tre figlidel re Fr"d"n, ora
si dicono venire dalla terra del Peghu,segno evidente che la tradizione
epica a questo punto, per qualche forte ragione,aveva perduta la sua
traccia.
54. Questa ragionesi deve certamente trovare nella assai pi"tarda et"
alla qualeappartienetutta questa ultima parte dell'epopea,quando i tempie i modi di vedere e di pensare si erano non lievemente mutati. Perch",oltre le avventure di Gusht"spin Grecia che portano il segno di assai pi"recente et",iltrovarsi in questo ciclo ripetutee rifatte,alcune anche inet-tamente,
molte cose deglialtri due cicli,indica naturalmente e troppochiaramente che quando questo ciclo si compose, da lungo tempo glialtri
due dovevano esser stati composti,e dovevano essersi mutate molte cose
per sentir necessit" di rifare con altri intendimenti ci" che gi" era stato
fatto.Crediamo pertantoche, come appunto questo ciclo fa della guerra
coi Turani una guerra di religione,non di vendetta,idee e opinionireli-giose
soltanto,in contrasto con idee e opinionid'altra religione,abbiano
presiedutoalla sua composizione.E certamente il Buddhismo, penetrato
per tempo nell'Iran dalla parteorientale,dest" il nuovo zelo religiosoe
ispir"tutta questa parte dell'epopeache non ha pi" n" la freschezza n"
l'originalit"della prima.E notisi intanto che ilPeghu,dal qualein questociclo si fanno discendere i re del Turan, fu appunto uno di queipaesiche
primisi convertirono alla religionedi Buddlia. Anche il Segest"n,il bel
paese di Rustem, accolse la nuova religione,e costume buddhistico seguianche ilre Lohr"sp allorquando,stanco di regnare, design"per suo suc-cessore
Gusht"sp e si ritrasse in un tempio a far vita religiosa.Pensiamo
adunque che tra la composizionedei due primiciclie la composizionedi
quest'ultimostia un vero e profondorivolgimentodi idee religiose,allor-quando,
all'entrar nell'Iran della religionebuddhistica,vi fu lotta tra
questae quelladi Zoroastro. Allora,anche l'epopeavolle entrare nel bat-tagliero
arringo,e sebbene i tempi deglieroi fossero di gran lungapassati,
quellialmeno deglieroi del Segest"nche sono i pi" antichi,immagin"che Piustem ancora fosse vivo per metterglidi contro il campione della
nuova fede,Isfendy"r.Anzi ci" che di Rustem si narra nel primo ciclo,si
ripetequiper'ilnuovo eroe, perch"trovansi anche qui le sette avventure
di Isfendy"regualiin tutto alle sette avventure che Rustem incontr" sulla
via del M"zender"n. Isfendy"r,adunque," una copia,non bella veramente,
di Rustem, e il ciclo a cui egliappartiene," inferiore agli altri cicli
anche nell'arte con cui fu architettato e messo insieme. Ma perch" non
potevasicomportare che due eroi si trovassero nella medesima epopea
egualifra loro,anzi immaginaticon intendimenti opposti,senza che l'uno
vincesse l'altro,i compositoridel nuovo ciclo ad altro non inlesero che a
LA POESIA EPICA 37
mostrare e perdutoe dannato all'inferno l'eroe dei tempi anticlii,perch"ribelle alla nuova fede. Per" troviamo che Rustem e isfendy"r,dopo lungo
contendere intorno alla loro nobilt" e al loro valore,vengono a singoiar
tenzone; nella qualea principioRustem ha la peggio,onde ben tosto vedesi
costretto a ritirarsidal campo. Ma ilvecchio e gloriosoeroe che non vuol
lasciarsi vincere da un giovinetto,per consigliodel S"murgh,l'antico e
mitico augelloprotettoredella sua casa, con un ramo di terebinto che
cresceva sulle spondedel mar di Cina,si fabbrica la notte un dardo fatale.
Chi spiccher"quelramo, sar" perduto nell'altravita;ma perch"appuntoda quellodipendonola sorte e la vita d'Isfendy"r,Rustem non esiter" un
momento a perderes" stesso, purch"egliabbia la sua vittoria.Cosi,con
queldardo,al rinnovarsi del combattimento,egliferisce il suo avversario
che poco stante ne muore. Ma, nel pensiero dei compositoridi questo
ciclo,se la vittoriadelle armi " rimasta a Rustem, Isfendy"rinvece ha la
gloriadei martiri della fede di Zoroastro e tocca vittoria assai maggiore,
perch"Rustem " dannato per sempre. Egli,infatti,di poco sopravvivea
questa ultima sua impresa,e muore tradito dal fratelloShegh"d,segnandocon la sua morte ilfine della parteveramente epicadel Libro dei Re.
55. Gi" di sopra abbiam detto che in questo terzo ciclo si trovano
comprese due partiche non risguardanopunto n" Rustem n" Isfendy"r,e questesono la venuta di Zerdusht profetae le avventure di Gusht"spin
Grecia. Ora, l'uno e l'altrofattoappartengono, come lealtrepartidi questo
ciclo,alla pi"tarda et" dell'epopea.Perch" appar manifesto che primadella venuta di Zerdusht e della promulgazionedella sua legge(fattoindub-biamente
storico)tutto l'antico racconto epicoera gi"stato trovato,lavo-rato
e composto; onde anche l'Avesta,che tanto va d'accordo col Libro
dei Re, pone la venuta di Zarathustra (cio"Zerdusht)dopo tutta la serie
dei re che hanno combattuto nella gran guerra coi Turani,cio" al tempodi re Y"st"cpache " ilGusht"spdi Firdnsi. N" appartengonoa meno tarda
et" le avventure di Gusht"spin Grecia;perch",anche lasciando ci" che
fu aggiuntaposteriore,l'aver posto a Costantinopolila scena dei suoi amori
giovanili,tutta questa partedi racconto non ha ilfare genuino dell'antica
epopea, ma procedecol tono e con gliatteggiamentidel romanzo d'amore;
e ilromanzo, come tuttisanno, si svolgedall'epopea.Anche abbiam detto
avanti che questo romanzo d'amore fu udito raccontare in Persia dai sol-dati
di Alessandro Magno; ci" che vuol dire,se non c'inganniamo,che i
tempi pi"beUi dell'antica epopea erano passatida un pezzo ,se gi" un
romanzo d'amore era potuto nascere e farsi popolare.Ma di ci" si dir"
pi" a lungo nel capitolodella poesiaromanzesca.56. Questi,pertanto,sono i cicli dell'epopea,dei qualicrediamo,per
ci" che si " detto,di aver bastantemente dichiarata la maggiore o minore
antichit" e quale ne sia la reciprocadipendenza.Troviamo tuttavia che
alcuni racconti speciali,qualinon hanno stretto legame con la restante
narrazione,non entrano in nessuno di essi; n" vi poteronoentrare,forse
38 CAPITOLO QUINTO
per una specialenatura che essi hanno. Questa loro natura specialeaccemia
indubbiamente alla pi" antica mitologia,a quella,che dovettero portar
con s" gi'Iraniquando si partironodalle loro sedi primitiveper discendere
nell'Iran,ed era come ilpatrimoniocomune-della stirpe.E perch"illungoe magnificoracconto epicodella guerra dei Devi e dei Turani nacque e si
svolse sul suolo iranico,cos" non vi poterono entrare a far parte,come
parteorganicae formale di un tutto,questisparsie disgregatiframmenti
di una mitologiadi gran lungaanteriore. Per" essi restarono qua e l" come
gettatia caso lungoilracconto epico;e se alcuni vi hanno preso un posto
cospicuo,altriinvece vi restarono come episodistaccati e di poco momento.
57. Primo noteremo fra questiracconti quellodel re Gemshid che ebbe
regno felice e poi,perch"volle fai'siadorare come Dio, perdetteilregnoe la maest" reale. Anche nell'Avesla ricordasi il meravigliosomito e la
caduta del misero re, appena egliebbe pronunciatala parolamenzognera,da quellostato di felicit"nel qualeAhura Mazd" l'aveva posto.Ora, " noto
che l'iranicoGemshid o Yima Khsha"ta, come l'Avesta lo chiama, corri-sponde
pur sempre al mitico Yama degliIndiani che fu ilprimo uomo che
morisse, e per" migr" nelle regionidei beati,fatto j)0i,dalla tradizione
posteriore,re dei morti.
58. Viene secondo, nell'ordine di questimiti,quellodi Fr"di"n e di
Dah"k, indubbiamente uno dei miti pi"antichi e pi" comuni della mito-logia
indo-europea,sebbene sia da sospettareche,quale esso " trattato
nel Libro dei De, qualcheelemento storico,come pensa lo Spiegel,vi si
sia infiltrato.Perch", come abbiam visto,ilLibro dei Re ci dice essere
stato Dah"k un orribile tiranno abbattuto da FrcM"n e incatenato nel
Dem"vend; ma l'Avesta in Dah"ka o Azhi-dah"ka non riconosce che un
serpente da tre teste,creatura di Aura Mainyu,abbattuto poi da Tlira"-
taona; e Thra"taona per tal via siricongiungea tuttiqueipersonaggimitici,uccisori di mostri,da Indra a Vritra e Namuci nel Rigveda ai miti grecidi
Apolloe del serpente Pitone,di Ercole e del cane Ortro,al mito scandi-navo
e germanico di Sigurdho Sifrido uccisore del dragone Fafnir. Ma
dell'antico mito trovansi,a nostro vedere, altre due forme nel Libro dei
Re, nelle qualifiguranodue eroi del Segest"n,S"m e Rustem, ci" che
mostra che anche neglialtri cicliqualcheelemento di mitologiaanteriore
pot"entrar destramente e infiltrarsi.Diciamo dell'uccisione del dragonesul fiume Keshef per mano di S"m, e la liberazione del giovaneD"zhen,che era stato rapitodalla bella figliadi Afr"sy"b e che Afr"sy"b aveva
rinchiuso in un orrido speco guardatodagliincanti dei Devi ; ma la clava
di Rustem ruppe gl'incantie liber" il prigioniero.Nel qualracconto, uno
dei pi" belli e commoventi di Firdusi,tuttis'incontrano glielementi del-l'antico
mito indo-europeo,secondo ilquale un eroe riscatta(pialchecosa
cara che gli" stata rapitae nascosta lontana,per lo pi" in una caverna,
e punisce poi,come l'ha riavuta,a colj)idi clava l'uccisore. E veggasiintorno a ci" quanto ha scrittoilRr"al intorno al mito di Ercole e di Caco.
4-0 CAPITOLO QUINTO
tinopolie l'Imperatoredella Cina,che " quanto dire ai tempi del Medio
Evo persiano,quando appunto iSassanidi pensarono a riordinare lastoria
dell'impero.N" si pu" opporre che nelI'Avesta si trovano tre nomi :
Cairima, Tura e Airyu, che corrispondonoai tre nomi dei figlidel re
Fr"d"n: Salm, Tur ed Erag',del Libro dei Re; perch" quei nomi non
designanoveramente alcun personaggio,ma sembrano esser piuttostonomi di tre regioni,n" l'Avesta dice che per essi s'intendono tre figlid'un
re, e quanto allaspartizionedel regno e allediscordie che ne vennero poi,esso ne serba assoluto silenzio. Ma, per questo evidente artif"cio,i ricom-positori
del Libro dei He al tempo dei Sassanidi poterono ricongiungereiDellamente all'anticomito di Fr"d"n e di Dah"k la gran guerra coi Turani;
e per",trovato ilpunto da cui si dovevano prenderele mosse, ilracconto
della gran guerra procede libero e sciolto,ed essa ha il suo primo mo-mento
nella guerra di Min"cihr che puniscedi morte gliuccisori di Erag',e seguitaai tempidi Nevdher e di Qob"d, e al tempo di K"vus e di Khusrev
tocca ilsuo punto pi"alto,trattandosi della vendetta del tradito Siy"vish,e diventa finalmente guerra di religioneai tempi di Gusht"sp.
61. Con quest'artee per tali espedienti,questo gran ciclo doveva
formar l'unit",se cosi pu" dirsi,del racconto epico.Al contrario,quello
pi" antico e meno compatto in s", perch" composto di avventure stac-cate,
dei Devi e deglieroi del Segest"n,non pot"trovar veramente ade-guato
posto nel l'acconto. Perci" appunto, anche perch",essendo staccati
i suoi racconti,si poteva smembrare, esso fu smembrato e i suoi fram-menti
allogatiqua e l" come a capriccio.E trovasi che le imprese di S"m
contro i Devi del M"zender"n e del Segs"rsono fuggevolmentenarrate, e
per via d'episodi,sotto il regno di Min"cihr;e la storia d'amore di Z"l
e di R"d"beh, dai qualipoinacque Rustem, e le primegiovaniliimpresedi questo eroe, sono poste al tempo di Min"cihr,quando esso Min"cihr
aveva gi"punitigliuccisori di Erag'e tace per un momento la guerra coi
Turani;e le sette avventure di Rustem nella via del M"zender"n, e la sua
caccia coi sette eroi sul confine del Turan, e la sua trista avventura col
figlioSohr"b, sono tuttiracconti staccati che,come stanno al postoin cui
sono, potrebberostare anche altrove. Anche l'episodiodel Devo Akv"n al
tempo di Kliusrcv non ha alcun legame col resto del racconto, e lo stesso
Firdusi mostra di meravigliarsidell'aver trovato quest'episodiostrano che
Io interrompeper poco, n" se ne conosce ilperch".E basti cotesto per
provar ci" che diciamo,poich"non vogliam di nuovo ricordar qui tutte le
impreseche di Rustem registral'epopeapersiana.62. Ma i ricompositori,o se non essi,certamente icantori epici,presto
0 tardi dovettero accorgersiche la gran guerra coi Turani, nella qualel'onore di tutta quanta la nazione era impegnato e alla qualeera pur stato
dato il postopi" cospicuonel racconto, male poteva stare senza che
Rustem, questo grandeeroe che primeggiafra glialtri,vi portasseilvale-vole
aiuto del suo braccio. Ma perch"nella grandeazione eglinon entra
LA POESIA EPICA il
per la natura e ragiondelle cose, appartenendoad altro ciclo,cos" eglivi
fu fatto partecipareartificialmente;per",quando g"'Irani sono ridotti dai
Turani a mal punto, e cotesto non di rado avviene,il re dell'Iran con
molto affanno e sollecitudine manda ad invitar Paistem che lascia volen-teroso
gliozi del suo castello,accorre, vince e ritorna alla quietedi prima.Tutto ci" " artificioevidente che non poche volte si ripetenel corso della
narrazione;che se cosi non fosse,non si potrebbemai intendere perch"
mai ilpi"grande eroe si rimanga tranquilloal suo castello quando tutti
glialtri eroi dell'Iran,non uno eccettuato,stanno per anni e anni a com-battere
in terra straniera. Ai tempipoidi Lohr"spe di Gusht"sp,Paistem
anche maggiormente si mostra alieno dalla corte,e lo stesso re Gusht"spnota cotesto con aperto rincrescimento. La qual cosa, a nostro vedere,
altro non significache l'azione di Rustem appartienead altro ordine di
avvenimenti e a tempi di altra natura, e che, se la sua vita fu prolungatafin quaggi",cotesto fu fatto con l'intento manifesto di contrapporrea lui,
antico eroe, l'eroe novello della religionee della fede,che " Isfendy"r,
quale pur bisognavaesaltare sul testimone di tempipi"antichi e passati
per sempre.
63. Con quest'arteadunque e con questiaccorgimentifu dispostoeordinato ilvecchio racconto dell'epopeairanica,al quale,nel modo che
sopra abbiam conosciuto,si fece seguirela storia,resa romanzo in gran
parte,di Alessandro,degliArsacidi e dei Sassanidi. Cos" Firdusi,cjuando
venne, trov" gi"preparato e acconciamente dispostotutto quanto l'ordito
del suo gran poema.
4, Firdusi.
64. Se il Libro dei Pie,di Firdusi,fosse poema da lui composto allo
stesso modo che la Gerusalemme fu composta dal Tasso, noi avremmo
incominciato questo discorso intorno all'epopeairanica dalla narrazione
della vita di Firdusi,indi saremmo discesi a dire dell'operasua e del-l'arte
sua nel comporla.Ma poich"esso, secondo quelloche altrove abbiam
detto,appartienea quellaclasse di epopee che diconsi nazionali,cos",
nei paragrafiprecedenti,abbiam cercato di far conoscere qual fosse il
lavor"o della nazione che prepar"e disposequellamateria epica,e quali
elementi vi sono entrati a farne parte.Ora " d'uopo trattar della persona,
alla qualefu dato in sorte di vestir di forma poeticailmagnificoracconto.
65. Gi" in quellapartedell'introduzione a questo libro che parladei
tempi della poesiapersiana,abbiam fatto conoscere come tra il nono e
il decimo secolo si facesse nell'Iran orientale una potente e concorde
opposizionea tutto ci" che sapeva di straniero. A questa opposizione,nata dal ridestato sentimento nazionale,la Persia deve il nascere della
sua nuova letteratura e l'uso della sua bella linguamoderna che cacci"
di seggiol'araba,usata fino allora nelle lettere e nell'azienda del governo.
42 CAI-ITOLO OLINTO
Anche abbiam visto che questo ridestarsi improvvisoe potentedel sen-timento
nazionale richiam" la gente alle memorie antiche del paese, onde
ben tosto gliesemplaridell'antico Libro dei He furono ricercati con ardore,
e i principi,seguitandol'operadei Sassanidi,s'avvisarono di far ricom-porre
nella nuova linguaquelleantiche storie,che la linguadiversa e la
forma vieta rendevano inaccessibiliai pi".Yaqiibfigliodi Lays della casa
dei Saff"ridi,che mor" nel 205 d. E. (878d. C), pare sia stato ilprimo che
dopo la caduta dei Sassanidi e la conquistadegliArabi pens"a far ricom-porre
quel libro. Ma perch",forse,a quel libro mancava l'arte che fa
durature le opere, " S"m"nidi, succeduti ai Saff"ridi,vollero dare al poeta
Deqiqi,gi"da noi conosciuto fra i poetilirici,la commissione di verseg-giare
ilLibro dei Ile.Una morte violenta,e gi"l'abbiam narrato, l'arrest"
nell'operasua quand'egliaveva composto soltanto un migliaiodi distici.
66. Questa gloriache non pot"toccare n" ai Saff"ridi n" ai S"m"-nidi,
tocc" a Mahm"d di Ghasna, delle opere e della gloriadel qualenella
introduzione abbiam pur tenuto parola.Egli,quando ebbe terminate le
sue conquiste,volse l'animo volentieri alle opere della pace, ed emulando
i S"m"nidi suoi predecessorinella protezioneaccordata alle lettere,come
raccolse alla sua corte ilfiore dei poetidel tempo, si pens"anche di far
ricomporree verseggiareilLibro dei Ile.Da principione cerc" e raccolse
i libri,e dicesi che da un Khor F"r"z,discendente del gran re Chosroe,
ricevesse un volume di storie,e che da un principedel Kirm"n glifosse
mandato un altro discendente dei Sassanidi,di nome Azer Berzin,che da
lungotempo andava raccogliendostorie antiche,e che quell'Az"dServ di
cui sopra, in questo stesso capitolo,abbiam tenuto parola,gli facesse
conoscere ci" ch'eglisapeva della morte di Lustem. A Mahm"d adunque
non restava che di trovare il poeta che potessee sapesse sobbarcarsi al
glorioso,ma difficilissimo incarco. Scelse a questo fine sette poetidella
corte, dando a ciascuno una storia da verseggiare,e dicesi che Unsuri,che
noi gi"conosciamo come poeta lirico,vincesse la prova con la storia di
Rustem e Sohr"b. A lui pertanto volle Mahm"d dar la commissione,
ma Unsuri se ne scherm" e fece conoscere al principel'amico suo Firdusi
come quelloche era veramente atto alla grande impresa.Di queigiorni
appunto,Firdusi era giuntoa Ghasna. Altri dice,al contrario,che l'inca-rico
di ricomporreilLibro dei Le fu dato ad Asadi che noi gi"conosciamo
come autor di contrasti,ma che Asadi, scusandosi con la vecchia et",
additasse a Mahm"d l'ancor giovane Firdusi,del quale egliera stato
maestro in poesia.67. Ab" '1-Q"simMans"r Firdusi,figliodi Fakhr ud-din Ahmed, nacque
nel 329 d. E. (940 d. C.)in un piccolovillaggiopresso T"s nel Khorassan;
e dicesi che il padre suo fosse di condizione giardiniere,onde glisarebbe
venuto il nome di Firdusi che appunto accennerebbe a quellacondizione;
secondo altriquesto nome, come vedremo innanzi,sareblie soprannome
poeticodatoglidal principeMahm"d, o assunto da lui stesso, secondo
LA POESIA EIMCA 43
l'uso dei poetid'allora. Ebbe dal padre educazione perfetta,e fu discepolo
di Asadi di T"s nell'artepoetica.Avvenne poila morte di Decpqi intorno
al 349 d. E. (960 d. C); e pare che fin d'allora,essendo ancor ventenne,
concepisseeglil'ardito disegnodi comporre il Libro dei Re. Eglistesso,
nella introduzione al poema, dice che con stento grande,e soltanto per
generoso animo di un suo amico,pot"avere un esemplaredell'anticolibro
e vi parlaintanto dei tumulti e degliscompiglidi queltempo e delle dif-ficolt"
di trovare un principeprotettore.Ma poi,spronato da quell'amico
suo, eglicominci" a verseggiarealcuna di quellestorie antiche,e la lode
che si acquist"con quelladi Fr"d"n e di Dah"k, glidiede l'accesso fino
ad Ab" Mans"r, prefettodel Khorassan,che l'esort" con ardore a proseguir
l'operaincominciata con tanto onore. Di Ab" Mans"r ancora che per il
primo indovin" l'ingegnodel poeta,leggonsile pi" belle lodi nell'intro-duzione
del poema stesso.
68. Spargevasiintanto la fama che Mahm"d cercava un poeta; e allora
tuttiquelliche conoscevano il merito di Firdusi,lo sollecitarono a recarsi
a Ghasna per farglisiconoscere. Firdusi allora partida T"s, e raccontasi
che al suo primo entrare nella gran citt",nelle vicinanze di un albergoladdove eglisi era condotto a passar la notte,in un giardino,s'imbattesse
in tre poetidi corte. Vedendo Firdusi che si accostava, deliberarono essi
di allontanarlo dicendogliche in loro compagnia ninno si accoglievache
non fosse poeta.Anche ilvostro servitore " un poeta ! disse egliingenua-mente.
Quelliallora,col tristodisegnodi confonderlo e di pigliarsigiuocodi lui,gliproposero d'improvvisareun verso dopo che ciascuno di essi,
per turno, ne avrebbe improvvisatouno. Accolta da lui la proposta,glialtritre che erano Unsuri,Farrukhi e Asgedi,tuttigi"noti a noi tra ipoeti
lirici,improvvisaronotre versi,uno per ciascuno,con una rima (che era
in shen)difficilissimada ritrovare;e pensavano che,dopo tre rime in shen,
l'incognitopoeta non avrebbe trovato la quarta. Ma Firdusi,lasciatiliim-provvisare,
quando venne la sua volta,senza punto esitare,improvvis"un
verso che nel senso si accordava con i tre precedentie ricordava intanto
le prove di valore di Gh"v, antico eroe, nella campagna di Peshen, col
qual nome pot"formare la quartarima. 1 quattroversi erano nell'ordine
seguente:
TJnsuri: Asgedi:
Come la guanciatua luna non splende; Passa gliusberghiognituo sguardoe fende,
Farrukhi: Firdusi:
Rosa non " in giardinparia tua guancia; Come in giostraa Pesli"ndi Glievla lancia.
Restarono meravigliatii tre malaccorti che non sapevan nulla della bat-taglia
d" Gh"v, e per",a loro maggior confusione,dovettero domandarne
notizia a Firdusi che loro la narr",poililasci"dolenti della loro presunzione.69. Ma Firdusi,prima ch'eglipotesseessere ammesso alla presenza
del principe,dovette superare molti ostacoli,perch"ipoeticortigianiche
44 CAPITOLO QUINTO
gi" ne avevano indovinato il valore,volevano ad ogni costo impedirglil'accesso. Poi,secondo alcuni,un amico di Firdusi,di nome M"hek, pre-sent"
a Mahmi"d la storia di lliistem e d'Isfendy"r,come saggio del suo
poetare;e altridice cheto stesso Unsuri lo introdusse da Malimiid,volendo
far giustiziaal merito di lui,e che poi,come ebbe dal principela com-missione
di verseggiareil Libro dei Re, ricusandolo modestamente, indi-casse
Firdusi come ilsolo degno della grande impresa.Comunque sia di
ci"," certo che Mahm"d, alla lettura dei versi del nuovo poeta,rest" mera-vigliato,
si che tosto volle conoscerlo e ascriverlo tra i suoi. Anche sidice
che,dando lettura Firdusi de' suoi versi,eglisclamasse un giorno:Ma tu
sei veramente un Firdusi! " alludendo per tal modo all'altrosignificatodi questo nome che in persianovuol dire ilparadisiaco.Entrato per tal
modo nelle graziedi Mahm"d, Firdusi ricevette da lui,un giorno,tutti i
libri gi" fatti raccoglieredelle storie antiche,convenuto prima che egliavrebbe ricevuto una moneta d'oro per ognidistico che avrebbe composto.Gli fu assegnatauna piccolacasa in un giardino,e ilgiardino,come rac-contano,
era tutto popolatodi figuredi eroi,di leoni,di tigrie d'elefanti,
perch"movessero la fantasia del poeta,che,pervenutocosi al fine de' suoi
desideri,si raccolse in quellasolitudine per attendere al gran lavoro.
Facevaglicompagniaun giovanepaggioche di quando in quando toccava
con mano maestra le corde di un liuto e gliporgeva da bere.
70. Firdusi leggevadi tratto in tratto isuoi canti a Mahm"d nel cospettodella corte radunata, e certe miniature dei manoscritti del suo poema
appunto rappresentanoMahm"d che seduto in trono sta ad ascoltare ;
stanno attorno in ampio giroi cortigiani,e ilpoetasiede in basso con le
sue carte sopra un leggio,mentre di rimpettosi stanno suonatori di liuto
e leggiadredanzatrici che coi suoni e coi gestiaccompagnano quellalet-tura.
Cosi Firdusi seguit"per molti anni,finch" nel 400 d. E. (1009 d. C.)
eglifiniilsuo Libro dei Re, in persianoS"i"h-ndmeh, con questiversi :
Poi che riiielitolibro Mi loder" dopola morte mia,
Cosi venne al suo fin,del verso mio "\" io morr" pi"mai, ch'io son pur vivo,Tutta " pienala terra. Ognun clicalberga Da che il seme gittaidi mia parola.Senno e fede e saggezza entro al suo core,
E la coscienza del proprio valore gi" gliaveva fatto dire,a met" del
poema, parlandoa Mahm"d :
Sire,un'oprafec'ioche monumento Mole cadendo va del sol pelraggioSar" di me nel mondo. Ognisuperba 0 per la piova;ma col verso mio
Tal monumento alto levai,che danno E illegger"chiunqueabbia nel core
Da pioggienon avr",non da procelle. Di senno un germe.
Passeranno le et" su ipiestolibro,
71. Ma intanto che eglicosi componeva, l'animo dei cortigianidiver-samente
si atteggiavaal suo riguardo;anzi lo stesso Mahm"d, che prima
LA POESIA EPICA 45
era stato preso da cosi grande ammirazione, ora mostravasi freddo verso
di lui e poco sollecito,bench" sempre si compiacessedelie sue letture.Dei
cortigiani,alcuni giierano avversi,altri erano suoi caldi ammiratori ; di
questialcuni anche lo soccorrevano di denari ; quelli,ed erano poetidi
corte quasitutti,venivano spargendo sul conto suo calunnie velenose,dicendo ch'egliera settario per aver celebrato con soverchio ardore glieroi dell'antica religione,e istigavanoil ministro del principe,Ilasan
Maymendi,gi"cruccioso contro di Firdusi perch"Firdusi non l'aveva punto
lodato,come altri,nel suo poema. Anzi,Ilasan Aiaymendi,che pure doveva
provvederglitutte le spese, bene spesso lo lasciava mancar di ogni cosa
necessaria. A questa sua condizione,trista in verit",accenna qua e l"
Firdusi nel corso del poema, non tanto chiaramente per" quanto nei
seguentiversi postialla line:
Ben molli Era Ali Dilemita,ei che ben giustaGrandi di Porsia e dottie di gran sangue, Sua parteor tocca, ch'egliognor, sereno
Senza premiodonar,liversi miei Dell'alma e liberal,l'operamiaTrascrivendo venian. Da lungiio stava Che bellaprocedeva,ebbesi cara.
A riguardarliassiso,e detto avresti lliis"vnQot"yb" ancor de'generosi,Ch'uom per merc" condottoer'ioperqnelli.(Jnalnon si tolsemai di me un sol detto
Altro che un ": Bene hai fatto! " era lamia Senza premiodonar. Vesti da lui
Parte assegnata,e ilvigormio,per quello Ebbimi e cibo ed oro e argento,e moto
" Bene hai fatto! ", scemavasi frattanto Ebbi alle mani e a' pie.Per lui non ebbi
E si perdea.Ma chiusi erano i cofani Di catastio d'imposteo di tributi
Degliantichitesori,e quelserrarne Alcun gravame, e qualdentro a una coltrice
Alto ilcor mi feria.Pur, fra que'prenci Ravvolgermiio poteicon cor tranquillo.Di quest'almacitt"grandie famosi,
72. Eppure,quando Firdusi glipresent"l'intero volume del poema,
ilsultano Mahm"d, in un momento di calda ammirazione, comand" che
glifosse donato un elefante carico d'oro. Ma il ministro,tolte seco ses-santamila
monete d'argento,quantierano i distici del poema, le mand"
a Firdusi che allora per caso trovavasi ad un pubblicobagno. Firdusi,sclamando che eglinon aveva sopportato fatica cos" grande per essere
poi rimunerato con monete d'argento,tra chi li aveva portati,e il
bagnaiuoloe un giovinetto,venditor di birra,spartii denari del principe.Preso un bicchiere e vuotatolo rapidamente,gridandoche tutto il lungolavoro gliaveva fruttato un bicchier di birra soltanto,gett"nel grembodel garzone che lo guardava stupito,quellaparte dei denari.
73. Si sdegn" Mahm"d quando seppe l'operarea del ministro,ma poisi lasci" vincere dalle calunnie insidiose di lui,e ilmisero poeta,accusato
di eresia,fu condannato ad essere calpestatosotto i piedidi un elefante.
Firdusi,udita la terribilesentenza, ritorn" in corte, e l",attendendo in
un giardino il principeche di l" appunto doveva passare, improvvis"alcuni versi in sua lode. Mahnn"d, tocco nel cuore, gliperdon"; ma Fir-dusi,
ben comprendendo che egliomai non poteva pi"irestare in corte.
40 C.Al'ITOLO nriNTO
in quellamedesima notte, consegnata ad Ay"z, favorito del principe,unalettera suggellatada consegnarsia Mahm"d passaliventi giorni,partidaGhasna solo solo, senza recar nulla con s". Lungo la via lo raggiunse
un coi'i'iereclie da parie di Ay"z glirecava qualchesoccorso in denaro.
Cosi ilpoetaseguit"ilsuo viaggiodel qualenon conosciamo alcun parti-colare,
se non forse quellod'una lepidaavventura e della generosa ospita-lit"
ch'egliebbe in Khan Lengi"n,piccolacitt" a due giornateda|Ispahan,da quel governatoreche era un Ahmed figliod" Muhammed; ma il lungo
passo del Libro dei He pubblicatodallo Schefer,che si riferisce a questaandata di Firdusi a Khan Lengi"ne che si trova soltanto in un manoscritto
del Museo Britannico,alla lettura che ne abbiam fatta,ci sembra assoluta-mente
apocrifo.Intanto,egligiungeva a Bagdad, laddove fu accolto con
grandissimoonore dal Califfoallora regnante,Al-Q"dir Bill"hi,e laddove
poi,anche per assicurare il novello protettoredella sua fede di credente
maomettano, compose per lui,togliendoneil soggetto dal Corano, un
poemetto intorno alla storia di Y"suf e di Zalikha. Ilpoemetto " pur giuntofino a noi,e di esso si far" parolanel capitoloche tratter" della poesia
romanzesca.
74. Ma la lettera suggellatache egliaveva consegnataad Ay"z, con-teneva
contro di Mahm"d una invettiva terribile e violenta,della quale,
nell'appendice,daremo alcuna parte tradotta. Come lesse quei versi,Mahm"d fu preso da subito furore,e risaputoche ilpoeta era presso il
Califfo,scrisse al Califfo perch"dovesse rimandarglielosenza indugi.Ma il
nobile signore,che pur sejjpe rintuzzar l'iradi Mahm"d con una risposta
arguta,vedendo che era pericoloil ritener Firdusi e atto non generoso
l'abbandonarlo nelle mani del suo nemico, consigli"al poeta la fuga;e il
misero poeta,partitosida Bagdad, soggiorn"qualche tempo ad Ahv"z,
indi pass"nel Kohist"n,presso N"sir Lak, governatore di quellaprovincia.Era N"sir Lak un antico amico suo e caldo ammiratore del suo ingegno;
onde, non appena egliseppe della sua veimta, glimand" incontro alcuni
suoi famigliariper farglionore. Gi" Firdusi,ospitatoin casa di N"sir Lak,
concepivaildisegno,e gi"vi poneva mano, di comporre altro lavoro per
eternar la memoria del suo novello protettoree condannare all'infamia
quelladi Mahm"d. Ma N"sir Lak Io dissuase da ci";anzi,come egliebbe
nelle mani i versi che il poeta gi" aveva composti,con la promessa di
scrivere al sultano una lettera per rimproverarglila sua ingiustizia,li
distrusse. Firdusi allora,concepitaforse una lontana speranza che ranimo
di Mahm"d si fosse mutato per lui,lasciato ilKohist"n,si ridusse a T"s,
alla sua citt" natia,laddove eglivisse ancora qualchetempo con una sua
figlia.Ma un giorno,j"er la piazza,avendo udito un fanciullo che per caso
cantava questiversi della invettiva contro il sultano:
Se ilpadresuorieii'natoavesse, una corona d'oro
Ill"gliosuo postami avrebbe in fronte,
48 CAPITOLO QUINTO
come venne alle mani degliEuropeiche ne vollero procurare la stampa,
si trov" esser tutta piena di errori dei copistiinetti e ignorantie guasta
da racconti interpolati.Essendo opera di gran mole, per la difficolt"che
vi trovavano i copisti,e per la grave spesa che doveva sostenere chi ne
desiderava un esemplare,accadde che anche in Oriente " alquanto raro
trovarne un manoscritto intero;e il De Sacyche volle confrontar fra loro
diversi manoscritti,che ne contenevano alcuni racconti,trov" che era ben
raro ilcaso che ilmedesimo distico fosse scrittoin maniera perfettamente
egualein due manoscritti. Di questanegligenzadei Persiani non si pu"forse rinvenire altra ragionefuori del falso gustoletterarioche lungamente
prevalsein Persia,per il quale i Persiani,nelle opere letterarie,e parti-colarmentenelle poetiche,amano l'artificioso,il concettoso, l'allegorico,
il simbolico,tutto ci" infine che ha dell'oscuro e del controverso, perch"
poiglieruditi possano trovare fantasticando,sotto ilvelo della allegoria,
anche ci" che l'autore non ha mai sognato. E per" certi eruditi e retori
persiani,occupandosidi metafisica,di logica,di dogmaticae di gram-matica,
guidatidal mal vezzo delle allegoriee delle sottiliinterpretazioni,trovarono ampio campo da esercitarvi l'ingegnonelle opere dei poetimistici e allegorici,ai qualiscrissero vasti e lunghicommenti. Di questi
commenti laboriosi perch"la poesiadi Firdusi non aveva bisogno,essendo
semplice e non artificiosanarrazione e descrizione di cose e di avveni-menti,
essa ben prestofu lasciata da s" e abbandonata al volgodei copisti
ignoranti.77. Ma se alcuni di pedestreingegnoparvero negare a Firdusi quell'alto
posto nelle scuole che pure glispetta,la grande maggioranzadella gente
e ilpopolo,anche illetterato,riscattarono ampiamente la colpadei pochi.
Perch",oltre che Unsuri poteva esclamare: " Sia lode all'anima di Firdusi,
a quellanatura sua benedetta e felicemente conformata! Non era egliil
maestro nostro e noi i suoi discepoli;ma egliera ilnostro signoree noi
glischiavi! " " ; oltre che Saadi poteva invocar dal cielo la benedizione
sulla sua sepoltura;oltre che si pot"dire da alcun altro che la parolaera
discesa di cielo in terra col comando di Dio nell'atto del creare, ma che
poi era tornata al cielo col verso di Firdusi,i versi suoi,anche oggi,sono
cantati per le citt" e per le campagne da rapsodierranti che ne sanno a
memoria il poema. Il Ghodzko, che per lungo tempo viaggi"in Persia,
rest" meravigliatoall'udirne qualcunorecitar migliaiadi versi e comin-ciare
il racconto a quel punto del Libro dei Re che altri,a sua scelta,
voleva. E perch" la gran guerra tra Irani e Turani,gi" celebrata dalla
epopea, agliocchi degliIrani stanziati alle frontiere non " ancora cessata,
perch"non ancora " cessato n" cesser" l'odio fra le due stirpi,cos",nelle
scaramuccie improvvisee nelle scorrerie selvaggiefrequentiin que'luoghi," rapsodipersianicantano ancora i versi di Firdusi,ai quali di rincontro
rispondonoi Turcomanni coi canti del loro poeta nazionale, H"shen, detto
il fiuliodel cieco. Per tal via il Libro dei Re " ritornato sulle labbra del
LA POESIA EnCA 49
popoloda cui in origineesso " nato, ed " questa la maggior gloriache
possa ambire un poeta.
78. Dare un sunto del Libro dei Re non " impresatanto facilequanto
a prima vista potrebbesembrare, perch"l'infinitavariet" dei particolarie la singolareampiezza dell'opera,quando ognicosa si volesse notare,fareltbero si che si sorpasserebberod'assai i limitiche sivoglionoimporreal presentescritto.Dovendo per"darne qualchecenno, anche per la mag-giore
intelligenzadi ci" che si " detto,noteremo le cose principalie quellesoltanto che con le altre potrannofar meglioconoscere l'avviamento del
racconto in quell'operainsigne.79. hicomincia adunque Firdusi con le lodi di Dio e dell'Intelligenza,
col racconto della creazione del mondo, con le lodi di Maometto profetaede' suoi primi compagni. Narra in qual maniera un giornosi tent" di
comporre i primi Libri dei Re, parladi Deq"qie del come eglisi propo-nesse,
morto esso Deq"qi,di ripigliarnel'operainterrotta. Finisce l'intro-duzione
con lelodi di Ab" Mans"r, prefettodel Khorassan e primoprotettoredel poeta,poi con quelledi Mahm"d e con quelledi Nasr, fratello del
princi|)e.80. Gay"mers fu primo uomo e primo re. Le sue battagliefurono con
Ahrimane che aveva invidia di lui;e perch"il Devo Nero, figliodi esso
Ahrimane, gliaveva ucciso il figlioSiy"mek,eglie H"sheng,figliodel-l'ucciso,
prendono le armi e vendicano quellamorte. A Gay"mers succede
H"sheng che " ilprimo della casa dei P"shd"d,e tosto,sotto ilsuo regno,
incominciano a manifestarsi le prime arti fra gliuomini con la scopertadel ferro e dell'uso del fuoco,per la qualeegliistituisceuna festasolenne.
Tahm"ras trova l'arte del filar la lana e addomestica glianimali utili
all'uomo;sottomette al suo comando i Devi, dai qualiriceve l'arte della
scrittura,e con essi lo stesso Ahrimane. Il re Gemsh"d trova l'uso delle
armi, edificapalazzi,istituiscela festa del primo giornodeU'anno e divide
in quattroclassigliuomini, cio" in sacerdoti,in guerrieri,in agricoltori,in operai.Ma perch" eglidivenne superbonella sua gloriae volle farsi
adorare come un dio,fuggeda lui la maest" reale,e ilsuo regno " invaso
dall'empioDah"k, che, datosi ad Ahrimane, aveva ucciso ilpadre suo
Mird"s,signoredi Arabia, e aveva sulle spalledue orribiliserpentinatiglida due baci impressividalle labbra di Ahrimane, trasformato in amabile
giovinetto.Gemsh"d frattanto,come fu andato errando qua e l" per molti
anni,cade in poteredi Dah"k che lo fa segare per ilmezzo. 11 regno del
tiranno deve durare mille anni; e perch"i serpentich'eglireca attorci-gliati
attorno allespalle,non glilasciano momento di quiete,ognigiorno,
per consigliodi Ahrimane stesso,eglifa uccidere due uomini perch"queiserpentisuoi ne cibino le cervella. L'orribile colpagridavendetta;eDah"k,spaventatouna notte da un terribilesogno nel qualegliera parsoche un giovaneeroe entrato da lui all'improvvisolo strascinasse incate-nato
al monte Dem"vend, fa raccogliereintorno a s" i grandi tutti del
4 " Pizzi,Storta della poesia jJO'siana,voi. II.
50 CAPITOLO QUINTO
regno per chieder loro una scrittura,nella (jualesi attestich'egliha
sempre regnato secondo giustizia.Gi" tutti sono intenti a porre il loro
nome a pi"di quellacarta, quando all'improvviso,con grida e strepiti,entra ilfabbro d'Ispahan,K"veh, a dimandar giustizia,perch" un figliosuogli" stato rapitoper pascerne con le cervella i serpentidel principe.Dah"kfortemente conturbato a quellavista,glifa rendere ilfiglioe lo prega
perch"eglipure, ponendo il suo nome a piedi quellacarta, renda testi-monianza
per lui.Ma K"veh sdegnosamente la strappa e calpesta,senzache Dah"k osi farglinulla;poi esce e scorre le citt"iraniche inalberando
su di un'asta ilgrembialedi cuoio col quale,lavorando alla fucina,eglisi
riparavadal fuoco,e chiamando alla riscossa le gentioppresse. Il moto
popolaresi propaga rapidamente e cresce, e la gente sollevata,guidatadalfabbro animoso, s'incammina verso ilmonte Alburz laddove, con la madre
sua Fr"nek, viveva ilgiovane Fr"d"n a cui Dah"k aveva ucciso il padreAbt"n. Fr"d"n allora,anche per vendicare la morte del padre, si pone a
capo delle schiere sollevate e di vittoria in vittoria giunge alla reggiadel
tiranno ch'egliatterra di un colpodi clava,n" l'uccide,ma lo strascina e
legain una caverna del Dem"vend, avutone consiglioe avviso dall'angeloS"rosh. E perch"Fr"d"n discendeva da Gemshid, cosi per esso vien reso
alla casa dei P"shd"d ilregno che per mille anni, meno un giorno,era
stato tenuto dall'usurpatore.11 nuovo re percorre le citt" tutte rimediando
ai molti mali che la lunga servit" vi aveva lasciati,e finalmente,giuntoa
tarda et",sposatii suoi tre figli,Salm, Tur ed Erag',alle tre figliuolediServ re del Yemen, pensa di spartirfra loro l'ampioi*egno della terra pervivere in pace gliultimi suoi giorni.Ma perch"ad Erag',al minore e pur
pi" saggiofiglio,ilvecchio padre aveva voluto assegnare la migliorpartedel regno, nasce neglialtri due tristo sentimento d'invidia,perch"essi,come ebbero pregatoinutilmente il padre di abrogarquelledisposizioni,uccidono a tradimento ilgiovaneErag',venuto fra loro a pacificarli,e ne
inviano la testa recisa e chiusa in un cofano al padre.Al misero e vecchio
padrealtra cura non resta che di vendicare ilfigliosuo e di morii" placato,bench" non felice,appena ilgiovaneMin"cihr,figliod'una figliadel tradito
Erag',ha punitodi morte i traditori.Min"cihr,essendo uscito con infinite
schiere contro i due re malvagi, nel primo scontro li vince e mette in
fuga; anzi Tur, in un successivo assalto notturno," ucciso da lui stesso.
Salm che vorrebbe ripararenella rocca degliAlani, che " sua, gi" la
trova occupata dal prode Q"ren mandato da Min"cihr,e K"kvi, nipotedi Dah"k e venuto in suo soccorso, " ucciso in battaglia; cosi a Salm non
resta che la fuga,ma Min"cihr l'insegne,lo raggiungee uccide e ne invia
la tronca testa,con quelladi Tur, al vecchio Fr"d"n nell'Iran. Fr"d"n,
accolto con molla gioiafra le sue braccia ilgiovane e valoroso nipote,Io designasuo successore e lo raccomanda a S"m, principedel Segest"n.
81. Intanto,a S"m, principedel Segest"n,nasce un figliobello e forte
in tutto il corpo, ma coi capellibianchi,perch"il padre,credendo che
LA POESIA EPICA 5i
quellosia un segno infausto di Ahrimane, lo fa esporre sul monte Alburz,laddove l'infante sarebbe peritose l'augelloS"murgh,misterioso abitatore
di quellealture,non l'avesse allevato nel proprionido. Scorsi alcuni anni,S"m, ammonito da Dio in un terribilesogno perch"ricerchi ilfiglioingiu-stamente
abbandonato,si reca all'Alburz con una scorta di cavalieri,lad-dove
il suo giovanefiglio,bello e aitante,detto Z"l dai capellibianchi,gli" reso dal misterioso augello.Giunta notizia di ci" nell'Iran,re Min"cihr
desidera vedere ilprodigiosogarzone che tosto gli" menato dal padre nel
cospetto.Per" alla corte tutti l'ammirano e festeggiano,e l'oroscopoche
ne viene tratto dai savi,presagiscedi lui le cose pi"belle. Il padre ricon-duce
nel Segest"nquesto figliosuo e nel partireper la guerra contro i
Devi del Segs"re del M"zender"n,l'affidaa certimaestri perch"gliappren-dano
ogni dottrina. Ma Z"l,per vaghezza di viaggiare,recatosi nel Kabul," tosto preso d'amore per la bella R"d"beh che " figliadi Mihr"b,signoredi quellaterra. Ma a quest'amoresi oppone fieramente Min"cihr,perch"la famigliadi Mihr"b " idolatra e discende da Dah"k; n" il giovaneZ"l
potr"conseguirl'intento suo, se prima non avr" vinto l'animo riluttante
del padre, e se prima non si sar" sottomesso ad una prova solenne nel
cospetto di Min"cihr,n" Min"cihr si lascier" persuaderea dare ildeside-rato
assenso, se prima i sacerdoti non gliavranno predettoche da Z"l e
da R"d"beh " destino che nasca ilpi"grande eroe che l'Iranpossa vantare.
Dato, perci",l'assenso e fatte le nozze con magnifica pompa e nato
Rustem, che " ilsospiratoeroe, gi"celebrato prima di nascere, Min"cihr
muore tranquilloe beato.
82. Ma ilfiglioNevdher che glisuccesse, fu ben dissimile da lui,perch"egliera dato al vino e ai piacerie sua maggior cura erano ilbanchettare
e ildormire. Per" il discendente dell'anticoTur, ilre dei Turani,Pesheng,al quale sta pur sempre a cuore l'onta sofferta dalla sua casa, manda,desideroso di vendetta,ilfigliosuo Afr"sy"b a far guerra agliIrani,e gliIrani vi hanno la peggio,tanto che lo stesso Afr"sy"b,avuto nelle mani
Nevdher imbelle e neghittoso,glitronca di sua mano ilcapo. Z"l intanto,mentre da solo osa tener fronte all'imbaldanzito re dei Turani,dai prin-cipi
raccolti fa proclamar re il figliodi Tahm"sp, Zav, al quale,dopo un
regno breve e inerte,succede Ghersh"sp.Anche il regno di Ghersh"sp"breve e fiacco,e Z"l,dopo averlo fornito d'armi e di destriero,invia il
figliosuo Rustem all'Alburz per rintracciarvi il saggioe ancor giovaneQoli"d che solo,fra i principiirani,era parso degno di salireal trono.
83. La famigliadei re Kay incomincia appunto a regnare con Qob"dche prontamente prende le armi contro di Afr"sy"b e ripigliala guerra.
Afr"sy"b,spaventatodel valore di Rustem che, scontratolo in una terribile
battaglia,gliaveva strappata da! capo la corona e l'aveva costretto alla
fuga,ridottosi nella presenza del padre suo Pesheng,con acerbi rimpro-verilo costringea chieder la pace. E la pace " conclusa,e Qob"d, dopo
cento anni di regno, muore lasciando il trono al figliosuo K"vus. Costui,
52 CAPITOLO QIINTO
superboe vanitoso per natura, avendo udito un giornoda un Devo, tras-formato
in giovanecantore, celebrar le lodi del M"zender"n,concepisceil
disegno di conquistarquellaterra abitata dai Devi, n" valgono a disto-glierlo
dalla stolta impresa i consiglie le preghieredei principie di Z"l
stesso,venuto a tal fine dal Segest"n.Egliparte adunque, e gi"" in vista
delle citt"del M"zender"n, quando quelprincipe,del qualeilLibro dei Re
non reca ilnome, invoca l'aiuto del terribileDevo Bianco che abitava una
profondagrottasui pi"alti monti. Il Devo accorre, e sollevata nel campo
degliIrani una densissima nebbia nella qualeessi tuttiperdono la vista,si
avventa in mezzo a loro con una masnada di Devi e tutti gl'incatena,riser-bandoli
a morir di fame, tolta prima a K"vus la corona reale per numdarla
al re del M"zender"n. K"vus tuttavia,per mezzo di un garzoncelloscam-pato
per caso ai ceppidei Devi,pu" far conoscere la sua sventura a Z"l
nel Segest"n.Z"l manda in soccorso dell'infelice signoreil figliosuo
Piustem, il quale,ad una via comoda e lunga anteponendo glislenti e i
pericolid'una via pi"breve, s'avvia verso ilM"zender"n per la via delle
sette ftimose avventure, finch",giuntonel campo degliIrani e inteso anche
da re K"vus come unico rimedio alla sua cecit" e a quelladei suoi guerrierisiano alcune stillespremute dal fegatodel Devo Bianco,va e cerca ilDevo,
l'uccide,dopo una lottadisperata,e rende la vista a K"vus e agliIrani.Al
re del M"zender"n, allora,si mandano da re K"vus oltraggioseproposte,che sono rifiutate con disdegno,e per",e dall'una e dall'altraparte, la
battagliasi prepara. Essa dura per molli giorni,finch" poi,caduto il re
del M"zender"n e sterminali i Devi,quelregno diventa provinciadell'Iran,affidata al governo di Eul"d in premio della sua fedelt" dimostrata a
Ruslem nel guidarloal M"zender"n.
84. Seguono le guerre di re K"vus coi Berberi,col re d'Egittoe col re
d'II"maver"n,del quale,dopo la vittoria,eglidomanda in isposala figliaS"d"beh. Quel re glielaconcede, ma a malincuore ; anzi,colto ilmomento
che il re K"vus sedeva a convito co' suoi principi,tuttiliincatena e rin-chiude
prigionieriin un castello.Udito cotesto con somma gioia,Afr"sy"b
ripigliale armi, entra nell'Iran,e gl'Iraniricorrono a Bustem per aiuto.
Rustem, pensando giustamentedoversi [)rimaliberare il re prigioniero,scende impetuoso nel paese dei tre re collegati,dei Berberi,d'Egittoe
d'II"maver"n, e rende K"vus a libert". Allora,la vittoria su Afr"sy"b"
certa,e il re dei Turani, sconfitto anche una volta,ritorna scornato alla
sua terra. Ma K"vus, invanito per la fortuna che lo seconda, pensa opere
nuove e grandi,e per"suU'Alburz,in un punto matematico laddove ilgiorno
e la notte dovevano esser sempre eguali,fa edificar dai Devi un magnifico
[)alazzo.1 Devi tuttavia,oppressidal grave lavoro e dalle battiture,pen-sano
di prendersigiuocodi lui,e bellamente lo persuadonoch'egli" desti-nato
a regnare in cielo. Quattro aquilesono avvinte dallo stolto re ai
quattrospigolid'un suo seggioreale,ed egli,che sopra vi sedeva," tras-portato
a volo per ilcielo,finch" poi,allo stancarsi delle aquile,cade ver-
LA rOESIA Kl'ir.A 53
gognosamentein un luogo solitariopresso la citt"di Amol. Rustem e altri
eroi accorrono e con acerbi rimproverilo rimenano alla reggia.
85. Ed ecco, intanto,due episodidella vita di Rustem. 11 prodeguer-riero
si reca in un luogo di delizie di Afr"sy"ba cacciare e a bere alle-gramente
con alcuni amici. Accorre Afr"sy"bper puniregliardimentosi,
ma, de' suoi guerrieri,P"lsem " postoin fuga,e Alk"s gli" ucciso sotto gli
occhi,ed eglistesso " costretto a fuggirdinanzi a Rustem che lo assale
con acerbi rimproveri.Rustem cos" ritorna nell'Iran,carico di preda;ma
poi,un mattino,si rende nuovamente alla caccia predilettasui confini del
Turan, laddove, cibatosi delle carni di un onagro da lui atterrato,siaddor-menta
nella solitudine di una selva. Sopravvengonoalcuni cavalieri turani
che gl'involanoil suo Rakhsh, il suo fedele destriero;perch" egli,non
trovandolo al suo destarsi,tutto mesto e cruccioso ne segue le orme fino
alla citt"di Semeng"n, laddove quel re glifa rendere ilperdutodestriero,
l'accogliea gran festa in corte e glid" in isposala sua bella figliaTeh-
m"neh che,al solo sentirne favellare,s'era invaghitadell'eroe senz'averlo
mai veduto. Celebrate le nozze con gran pompa e festa,Rustem ritorna al
Segest"n,abbandonando l'afflittasposa, che intanto,scorse nove lune,d"
alla luce un bellissimo e gagliardoinfante che ella chiama Sohr"b, cio"
il biondo. Il fanciullo cresce adorno d'ognivirt",e come eglitocca isedici
anni, inteso dalla madre che il padre suo si " Rustem e che Rustem " ora
nel Segest"n,concepiscelo spensieratodisegnodi levarsi in armi, di con-quistar
l'Iran,discacciandone il re K"vus, e di farne signoreil padre.
Afr"sy"b,per suoi fini,va secondando il vano disegnoe invia una mano
di guerrieria Sohr"b, guidatida due de' suoi,Il"m"n e R"rm"n, ai quali
si fa comando per lui di non manifestar mai a Sohr"b Cfualesia Rustem
fra glieroi irani,perch",se mai s'incontrassero in battaglia,uno di loro
cada ed eglipossa entrar impunemente nell'Iran privodi taldifesa.Sohr"b,
adunque, tocca i confini dell'Iran e prendela Rocca Rianca, e re K"vus,
risaputocotesto, si turba e siconfonde, n" vede altra via di salute che nel
richiamar Rustem dal Segest"n.Rustem accorre, e tosto Irani e Turani
trovansi di fronte. Gi" Sohr"b imbaldanzito mena un assalto al campo
degl'Iran!e gi"atterra per met" la tenda di K"vus, quando tuttifuggonodinanzi a lui;ma Rustem " chiamato in fretta,ed ecco che padre e figlio,
senza conoscersi,sono a fronte l'uno dell'altro.La battagliafra i due pi"volte si ripiglia,non senza che Sohr"b domandi all'ignotoguerrieros'egli" Rustem, ma Rustem non si fa conoscere, finch" poi,in un'ultima e
disperatalotta,egliatterra e ferisce di pugnale ilbel garzone. Lamentando
allora la sua soi'te e gridando che Rustem far" vendetta di lui,Sohr"b si
avvicina a morte, intanto che Rustem, a quelleparole,intravvede il vero
e tutto lo scopre, quando Sohr"b glimostra al braccio,sotto la tunica,un
monile che Rustem aveva dato ildi delle nozze a Tehm"neh. Cosi,col dolore
del misero padre che trasportaseco nel Segest"nla bara del morto figlio,e
con l'angosciadisperatadella madre lontana,si chiude ilpietosoepisodio.
54 CAPITOLO QLINTO
86. Frattanto,T"s e Gh"v rinvengono in un bosco, nel quale si ei'ano
recati a cacciare,una vaga fanciulla,che poi,menata in corte, " posta fra
le altre donne del gineceodi re K"vus. Figliodi K"vus e di costei,nasce
un leggiadroinfante,Siy"vakhsho Siy"vish,che " tosto affidalo alle cure
di Rustem nel Segest"nper la sua educazione. Compiuta la quale,il gio-vinettovien restituitoal tetto paterno,laddove, mentre egli" ammirato da
tutti,s'invaghisceperdutamente di lui la matrigna Si"d"beh,prima sposa
del re. Ma perch" il nobile garzone resiste al colpevoleamore, la mala
donna lo accusa nel cospettodel re di aver tentato di farle oltraggio.N"
giovano preghiereo scuse dell'innocente,perch"ill'e, udito il consiglio
degliindovini,per chiarir la diff"cilequestione,ricorre alla prova del fuoco,
inlimando a S"d"beh e a Siy"vish,acciocch" ciascuno provi la propria
innocenza, di passare fra due cataste di legniinfiammati. Ma S"d"beh si
ricusa,e Siy"vishsi sottomette volenteroso alla prova e felicemente la
supera, passandoilleso,con intatte le vesti,tra il fumo e le vampe delle
due cataste accese. S"d"beh allora " condannata a morte dallo sdegnato
suo signore,e gi"i carnefici s'accostano a lei,quando Siy"vishgeneroso
prega per lei e per lei ottiene ilperdono.Eglituttavia non pu" pi"rima-nere
in corte,laddove S"d"beh, sebbene perdonata,nutre per lui un sordo
rancore; per",udendo che Afr"sy"bs'accosta con armi e armati ai confini,chiede e ottiene dal padre di muovere a quellaguerra. A lui " dato per
compagno e consigliereil suo prode e savio educatore,Rustem, e gi" la
fortuna delle armi sorride al giovanecapitano,perch"le mura di Balkh,
guardateda Gars"vez fratello di Afr"sy"b,cadono in potere degliIrani,
intanto che esso Afr"sy"b,spaventato da un leri'ibilesogno, s'induce a
domandar la pace. La pace " conclusa sotto certe condizioni,ma perch"
essa possa essere ratificatadal re, Rustem, recando una letteradi Siy"vish,si presentaalla corte nel cospettodi K"vus. Acerbi e irosi rimproverida
parte del re lo accolgonoin corte,perch"egli,sdegnatoe olfeso,ritornasi
nel Segest"n,intanto che una lettera crucciosa di K"vus al figlio,nella quale
glisi comanda o di proseguirla guerra o di consegnar l'esercito a T"s,
latore del foglioreale,per recarsi in corte a giustificarsi,riempie il cuore
del giovaneinfelice di amarezza e di dolore. Egliallora,consigliatosicon
due suoi fedeliamici, Behr"m e Zengheh, non volendo mancare alla fede
data ad Afr"sy"be nemmeno recarsi come colpevoleraumiliato a domandar
perdono nel cospetto del padre, si accomanda alla generosit"del suo
nemico, chiedendogliasilo e protezione.Accolla con gioiada Afr"sy"b la
sua domanda, egli,fatto noto al padreilsuo divisamento, passa ilconfine
e s" reca alla coj'le del re dei Turani che lo riceve con ognisegno di onore.
P"r"n,signoredella terra d" Khoten e fidato consiglieredi Ah'"sy"b,glid" in isposala figliasua Ger"reh; ma perch" il vincolo di amicizia tra
Afr"sy"b e Siy"vishpi" e pi" si stringa,eglislesso consigliailsuo signorea dare in isposaal giovaneprincipela sua stessa figliaFeienghis.Le nozze
son tosto celebrate,e a Siy"vishviene assegnato un ampio tratto di regione
56 (.M'ITOLO (Jll.MO
88. J"i KliLisrev,intanto,l'angeloSer"sli,apparso una notte a (inderz
in sogno, d" certa e sicura novella,invitando il vecchio eroe a farne solle-cita
ricerca. G"derz, destatosi al mattino e narrato il sogno meraviglioso,
perch"la sua et" avanzata pi" non gliconcede di mettersi in imprese
rischiose,manda nel Turan il figliosuo Gh"v in cerca del postumo figliodi Siy"vish,unico erede ornai del tiono dell'Iran. Gh"v adunque col suo
destriero,con la spada e illaccio,solo e in abito dimesso entra nel paese
turanio cercando e ricercando e interrogandoquantiincontra per via,ucci-dendo
ogni interrogatoperch"non faccia noto ad altriche uno straniero
va cercando di Kliusi'ev.Passano cosi sette anni senza ch'egli,in tanto
andar vagando, abbia potuto avere alcun indizio del principe,finch" un
giorno,in un verde prato,vicino ad una fontana,incontra un giovinettoche lo chiama per nome. Quel giovinetto" Khusrev, al qualedalla madre
Ferenghische aveva inteso cotesto da Siy"vish,era stata preannunziatala
venuta di Gh"v. Gh"v, nel colmo della gioia,richiede Khusrev che glimostri
il neo bruno che portano sul braccio i re della casa de' Kay da Qob"d in
poi,siccome segno certo della sua nascita reale. Khusrev mostra ilsegno,
e cade ogni dubbio di Gh"v, che rende per ilprimo il debito omaggio al
suo signore,prostrandoglisiai piedi.Ma non vuoisi perdertempo; e per"
Khusrev, che frattanto ha potuto riavere Bihz"d, il fedel destriero del-l'estinto
padre suo, e Ferenghise (ili"v,si pongono affrettatiin via, cer-cando
di guadagnare,quanto possono pi"presto,ilconfine. Primo liinsegue
P"r"n;secondo, Afr"sy"b,ma ilfiume " passato,ed essi sono in salvo. In
corte liattendono le accoglienzepi"festose;ma levansi,per contendere a
Khusrev ildirittoal trono, due principidell'Iran,cio" T"s,figliodi Nevdher
e nipote di Min"cihr,della casa antica dei P"shd"d, e Feriburz, figliodi
K"vus, osservando che Khusrev " nipotedi K"vns e figliodi madre stra-niera
e di non chiara nascita,perch" nato ed allevato,chi sa come, nel
Turan. A difendere i dirittidi Khusrev levasi G"derz co' suoi,perch"a lui
" toccato l'onore della visione divina che gliha fatto conoscere esser vivo
al mondo un figliodi Siy"vish,e perch"ilsuo Gh"v ha rintracciato e reso
all'Iranquel figlio.Gi" la disputasi volge in rissa e in contesa, quando
re K"vus propone ai contendenti una prova. Vadano T"s e Feriburz da
una parte,e Khusrev dall'altra,sotto le mura della rocca di l"ehmen ali-tata
dai Devi, e sar" dichiarato legittimosuccessore nel regno quellodei
tre che l'espugner".Ma i due primi,dopo un vano tentativo,ritornano
scorati dalla l'occa incantata,e Khusrev, ad una sola sua intimazione, la
fa cadere e sparire.Kgliallora " ricevuto in trionfo da re K"vus, dichia-rato
successore nel regno e fatto sedere accanto a lui sul trono.
89. Ma |)ei'ch"resta pur sempi'e da vendicar la morte di Siy"vish,
Khusrev,fattigiurarenel suo cospettotuttiglieroi dell'Iran,invia tosto un
ampio esercito contro di Afr"sy"b,e ne conferisce a T"s il comando, vie-tandogli
di passar sotlo la rocca di Kel"t,perch" in Kel"t soggiorna il
giovane Fir"d,figliodi Siy"vishe di Gerireh,e per"fratellodi esso Kliusi-ev
LA POESIA El'ICA O /
per partedi padre.Ma Ti"s ti-asgrediscefjnelcomando, e Fin"d, non rice-vuto
come amico dagliIrani bench" ardentemente io desiderasse," ucciso
miseramente in battaglia,con tardo e inutile pentimentodi Ti"s. Ger"reh
stessa, non potendosopravviverealla morte del figlio,con tutte le ancelle
sue si d" volontaria morte. Quel funesto avvenimento " di cattivo augurio
per gliIrani,che pure proseguono la via; ma ecco che sul fiume K"seh li
sorprendeuna improvvisa e terribiletempesta di neve, e pi" innanzi la
via " sbarrata da una montagna di legni,ivi iimalzata da .Vfr"sy"b.Cdi"v
appiccailfuoco a quellamontagna e l'esercitopassa innanzi,intanto che
Tezh"v, signore di Ghirev-ghird,corre presso di Afr"sy"b per dargliannunzio (Iellavenuta degliIrani. Ecco che Pir"n " loro mandato incontro
con un grandeesercito,ed ecco che succedono diverse battaglienelle quali
gl'Iranihanno la peggio,finch" quelladel campo di Peshen laddove cad-dero
settanta figlidi G"derz, costringere Khusrev a richiamar T"s e a
togliergliil comando. L'infelice capitano,accolto con acerbi rimproveridal suo signore," mandato in carcere.
90. A T"s viene sostituito Fer"burz nel comando; ma la sorte delle
armi " pur sempre avversa agliIrani,e Feriburz " costretto a lasciare la
disgraziataimpresa.Allora,per intercessione di Rustem, T"s " liberato dal
carcere e nuovamente investito del gradodi capitano.Cos" egliritorna alla
guerra e tenta alcune battaglie;ma poi,vinto da un terribileinverno che
i Turani avevano suscitato per forza di magia,si ritrae co' suoi sul monte
Ham"ven, chiuso tutt'all'intorno dai Turani imbaldanziti della vittoria,
intanto che la fame gi"si fa sentire ai miseri assediati. Khusrev tuttavia,
al quale le dolorose notizie son pervenute, si risolve a mandar Rustem
stesso con Feriburz in aiuto de' suoi, intanto che l'ombra di Siy"vish,
apparsa in sogno a T"s, gliannunzia vicina salute. Essa " attesa con ansiet"
daglih'ani nella promessa venuta di Rustem, intanto che ai Turani giunge
un improvviso aiuto col principedi Cina mandato da Afr"sy"b;ma la lor
gioiasi volgeben tosto in ispavento,quando una vedetta annunzia loro,
una notte, esser giuntoall'improvvisoun gran guerrierofra gliIrani,che
l'hanno accolto con lagrime di gioia.Un principedi Kash"n, di nome
K"m"s, domandato a Pir"n chi sia cotesto eroe del qualesiparlacon tanto
sgomento, scende in campo chiamandolo a battaglia;ma Rustem fa prigio-nieroiltemerario principee l'uccide.
91. Il principedi Cina vorrebbe ora sapere chi sial'incognitoguerrieroche d" si tremende prove di valore, e uno de' suoi, Cinghish,mostrasi
pronto a sfidarlo. Ma anche Cinghish" ucciso da Rustem, perch"Pir"n
s'induce alla fine a mandare il fratel suo ll"m"n a vedere se quello"
Rustem veramente. Rustem dichiara che non dir" il nome suo ad altriche
a Pir"n, col quale,anzi, domanda un colloquioin nome di re Khusrev.
Pir"n adunque si reca da lui che gliporta mille saluti e benedizioni da
parte d" Khusrev, memore pur sempre dei benefizi ricevuti,e gliofire
anclie,in nome del suo signore,asilo e protezionenell'Iran.Khusrev poi.
58 c.Ai'rroLO oriNKt
Rustern aggiunge,cessei'" dalla guerra solo allorquandoglisaranno dati
in mano i colpevolidella morte del padresuo, che sono Afr"sy"b,Garsivez
e i loro consorti. Pir"n intende la dura necessit" n" sa che rispondere;ma quanto a lui,come potrebbe viver tranquillonelTlran laddove si tro-verebbe
con G"derz, i valorosi figlidel quale furono tutti,nella battagliadi Peshen, uccisi da lui o da' suoi congiunti?Egliadunque non pu" che
ricusare la protTertadi Khusrev. Non resta pertanto che tentar la sorte
delle armi, e per",al di che segue, una terribile battaglianella qualecadono tanti guerrieriturani e ilprincipedi Cina " fatto prigionieroda
Rustem, lascia vittoriosigl'lrani.Rustem invia doni e lettere a Khusrev
per annunziarglila vittoria,e prosegue ilsuo viaggiotrionfale,espugnandola Citt."dell'ingiustizia,abitata da K"f"r l'antropofago,e costringendoalla
fugaanche P"l"dvend,un principeguerrieroe superbo,che Afr"sy"baveva
richiesto d'aiuto. Afr"sy"b,allora,fugge costernato, e Rustem e T"s si
rendono presso di Khusrev nell'Iran.
92. Un giorno,sedendo Khusrev in un giardinoa ber vino co' suoi
principi,un pastore che giunge affannato,glii-acconta che un misterioso
onagro disperdee inseguele sue puledre.Quell'onagro" ilDevo Akv"n; e
Rustem, richiamato dal Segest"ne recatosi nella selva infestata dal Devo,l'atterrae uccide,non senza aver posto in fugaAfr"sy"bche con alquanti
principiera giuntoa diportoin quei luoghideliziosi.
93. intanto,alcuni povericontadini d'irm"n vengono a chiedei' soc-corso
a Khusrev contro un infinitobranco di verri selvaggiche devastano
le loro campagne. Nessuno deglieroi vuol sobbarcarsi all'impresa,tolto il
solo B"zhen,giovinettofigliodi Gh"v, che tosto,accompagnato da Gurghinal quale egli" dato in custodia,va e fa orribile stragedelle belve nemiche.
Ma Gurghin,invidioso della gloriadi lui,l'induce a recarsi in una certa
partedella lontana foresta,laddove eglipotr"vedere una eletta compagniadi bellissime fanciulle.Quelle fanciulle sono della corte di Afr"sy"b,e f""a
esse " pur la bella Menizheh, figliadel re stesso,la quale,veduto tra glialberi ilvaghissimogarzone, manda la nutrice sua a fargliinvito. Presa
da subito e cocente amore, Menizheh, propinata a Rizhen una sonnifera
bevanda, lo fa trasportareaddormentato alle sue stanze nella reggia.Di
ci" " tosto fatto consapevoleAfr"sy"b,che, nell'impetodell'ira,condanna
a morte il giovane amante, sorpreso da Garsivez in una festa dov'erano
con Menizheh seicento fanciulle,e scaccia costei senza piet".Gi" si rizza
dai manigoldiil tristolegnodel supplizioper Bizhen,quando Pir"n giunge
all'improvviso,e tanto fa,pregando e supplicando,che Afr"sy"bcondona
la vita all'infelice;lo fa rinchiudere tuttavia in orrida caverna sulle mon-tagne.
Menizheh, intanto, va errando di villa in villa,procacciandoall'amante con le lagrimee le preghiereuno scarso alimento. Ma l'invi-dioso
Gurghin,l'itoi'iiatoin corte, non sa dar conto di H"zhen nel cospettodi Khusrev,che,concepitoqualchesospettoalle rispostedi lui incerte e
confuse,lo fa porre in carcere, e intanto,per consolare ilmisero Gh"v,
LA l'dKSlA Kl'M.A 7)9
padre dell'hi(elicegarzone, consulta una sua pi'odigiosacoppa nella quale
si vedevano riflessele cose tutte del mondo, anche le pi"segrete.In essa,
adunque, vedesi Bizhen incatenato nella caverna, e Gh"v, con la dolorosa
notizia,cercando soccorso, recasi da Rustem nel Segest"n.Ixco ora Kustenj
nel Turan travestito da mercante, ed ecco che Men"zheh glisi accosta per
chiedere se nell'Iran nessuno pensa all'infeliceprigioniero.Alla (piai
dimanda, Rustem, per mezzo di un suo ben noto anello nascosto in un
augelloarrostito ch'egliporge in elemosina alla mendica fanciulla,si fa
conoscere a R"zhen,perch"eglinon perda ogni speranza ; e poi,guidato
da una vampa accesa da Men"zheh sulla montagna, sale di notte alla spa-ventosa
caverna e libera Bizhen,col quale,in quellanotte stessa, eglid"
un improvvisoassalto alla reggiadi Afr"'^y"b,rimproverandoglila sua cru-delt".
Afr"sy"bfugge costernato, e nell'Iran si celebrano nel cospetto del
re le nozze di Bizhen e di Men"zheh.
94. L'audace assalto di Rustem ridesta la guerra che per poco taceva,
e Afr"sy"bripigliafuribondo le armi e mena un formidabile esercito contro
l'Iran.CapitanodegliIrani,questa volta," il vecchio e saggioGi"derz,il
quale,giuntoin vista dell'esercito dei Turani,cerca di ricomporre la grancontesa senza spargimentodi sangue. K sembra veramente che l'ir"ndalla
parte dei Turani incliniad accoglierle propostedell'iranio;ma cotesta sua
" arte subdola per acquistartempo e chiedei'e novelle forze ad Afr"sy"b.
G"derz, intanto,sta attendendo un giorno propizio,secondo una certa
congiunzionedi pianeti,per attaccar battaglia,e ci" induce cruccio e stan-chezza
negliIrani,che, sfidatipi"volte dal turanio Human e non potendo
risponderealla sfida,sono derisi da lui.Ma lUzhen,dopo molto pregare,
ottiene dal capitanola desiderata licenza al combattere, e quel combatti-mento,
fatto in luogo lontano e solitario,alla presenza di due soli turci-manni,
" fatale a Human, che " ucciso dall'iranio e spogliatodelle sue
belle armi. I Turani allora,profondamentecrucciati,menano in quella
notte stessa un assalto al campo degliIrani,e loro guida " Nestihen,che
" ucciso da Bizhen nell'accanita battagliache ne segue.
95. Chiesti e avuti rinforzi da ambe le parti," due capitaninemici
convengono fra loro di scegliereundici campioni da ambedue le parti,data la condizione che delle due gentinemiche quellasar" dichiarata vin-citrice,
della quale i campioni saranno riusciti vincitori. Gli undici cam-pioni
degliIrani sono: Fer"burz,Gh"v, Gur"zeh, Fur"hil,Ruh"m, Bizhen,
Heg"r,Gurgh"n,Berteh,Zengheh e G"derz; quellidei Turani sono: Kelb"d,
Curvi,Siy"mek,Zenguleh,Barman, R"y"n,Sipehrem,Ender"m"u, Kulirem,
Ekhv"st e P"r"n. Tutti i Turani cadono sotto i colpidegliIrani,toltone
Curvi che di sua mano, per comando di Afr"sy"b,aveva reciso il capo a
Siy"vish.Curvi, invece, " fatto prigiojiieroda Gh"v; Pir"n cade per mano
di GudtM'z,e Lah"k intanto e Fershidverd,luogotenentidi lui,fuggonocosleiiiali dal campo per render consapevoleAfr"sy"bdel tristo avveni-mento.
Ma B"/.liene Custehem li inseguono,liraggiungonoe liuccidono e
60 C.VI'ITOIJ) UlINTO
ne riportanonel campo degliIrani i cadaveri sanguinosi.Khusrev intanto,
venuto sul luogodella guerra, fatto mozzare ilcapo a Gurv" prigionieroe
data onorevole sepolturaai caduti campioni turani e specialmenteal suo
benefattore P"r"n, del quale eglipiange la morte, concede ai superstitiTurani l" raccolti il suo perdono.
96. K giunto ornai il tempo nel quale devon prendere le armi avo e
nipote,per fatale necessit" nemici l'uno dell'altro.Gi" si preparano le
schiere e gi"l'uno dell'altrostanno a fronte glieserciti,quando ilgiovane
Sh"dah, t"gliodi Afr"sy"b,giunge presso di Khusrev con un messaggiodel
padre.Per esso, Afr"sy"bfa grandiofferte di tesori e di terre, confessan-dosi
colpevoledella morte di Siy"visli,e chiede pace, bench" pronto pur
sempre a tentar la sorte delle armi se Khusrev insiste nel voler la guerra.
Khusrev rispondech'eglinon vuol doni, ma chiede soltanto vendetta; e
poich"un combattimento tra lui e Afr"sy"bnon potrebbeche offendere un
certo senso di morale, essendo Afr"sy"b l'avo materno di Khusrev, egli
dice che combatter" piuttostocon Sh"dah, quantunque Sh"dah sia suo zio.
Sh"dali " atterralo e ucciso da Khusrev, ilquale,lamentando ilFato che lo
costringea macchiarsi del sangue de' suoi congiunti,fa dare onorevole
sepolturaa quell'ucciso.Segue una fiera battagliafra Irani e Turani, e
Afr"sy"bfugge,e Khusrev manda l'annunzio della sua vittoria al vecchio
re K"vus, nell'Iran. Toccata un'altra sconf"tta da Khusrev, Afr"sy"bsi
riparanella sua citt"di Bihisht-Gang,donde eglichiede soccorso all'Impe-
rator della Gina. Ma Khusrev gi"mostrasi sotto le mura di Bihisht-Gang,
si che eglivedesi costretto ad avanzar nuove proposte di pace, che glisou
ricusate. Perch", presa da Khusrev la citt" di Gang-dizh,gi"stata fondata
da Siy"vish,eglifugge nuovamente lontano e lascia dietro a s" abbando-nati
il fratelloGarsivez e il figlioGihn e le donne tutte del suo gineceo,
che, cadute in potei-edel vincitore,hanno in dono da lui la vita.
97. Ma Afr"sy"b presto ritorna coi rinforzi dell'Imperator di Cina.
Dimandata la pace anche una volta,tentata anche la sorte delle armi in
un assalto notturno e toccata un'altra sconfitta,eglifugge dal campo,
intanto che l'Imperatoree il Principedi Cina domandano a Khusrev la
vita in dono. Ma Khusrev, mandati al re K"vus nell'Iran i prigioniericon
la raccolta preda, prosegue il suo viaggiotrionfale,e sottomette e uccide
il re di Mekr"n, e passa il mare di Zirih pieno di mostri nuovi e spa-ventosi,
e alla fine si ritrae in Siy"vish-ghirde di l" ritorna nell'Iran.
Intanto, di Afi'"sy"bche " fuggitosolo e desolato,nulla si sa, finch" un
giornoun pioanacoreta, Il"m,della discendenza dell'antico Fr"di"n,stando
a pregare su di un monte, ode la voce di tale che in una caverna domanda
a Dio 0 di rendergliil regno o di farlo morire. Quella voce " la voce di
Afr"sy"baffamato e stanco; perch"Il"m, disceso nella caverna, si avventa
sul misero e lo legacon un laccio per strascinai'loa' piedidi re Khusrev.
Ma Afr"sy"bsupplicaUnni di l'allentarei suoi nodi; ottenuto ci",eglisi
gettanel lagovicino di Khangest e scompare in quelleacijue.Il"m, allora
LA l'OESIA EPICA 61
sale ad un tempiodel fuoco laddove K"vus e Khusrev stavano adorando,
e loro racconta l'avvenuto e consigliaintanto di far menare sulle spondedel Iago Gars"vez prigionieroe di batterlo duramente,perch"Afr"sy"b,udendo i lamenti del fratello,esca da quelleacque. Fatto cotesto,Afr"sy"b,nuovamente preso da ll"m col laccio," strascinato ai piedidi Khusrev
che, non ascoltandone le preghieree i lamenti,di sua mano glirecide il
capo. Anche Garsivez " fatto decapitare,compiendosiper tal guisala ven-detta
del tradito Siy"vish.98. Muore il vecchio re K"vus, e Khusrev, resa la libert" a Gihn e
postoloa regnare nel Turan in luogodi Afr"sy"b,temendo di aver ven-dicato
troppo duramente, forse,la morte del padre, perch"Afr"sy"b era
pur sempre l'avo suo materno, si ritrae a vita solitaria e religiosa,negando
l'accesso alla sua presenza aglistessigrandidella corte. Ai qualituttavia,chiesta un'udienza da loro,egliespone le ragionidi ci" ch'eglifa,n" Z"l
e Rustem, venuti dal Segest"n,valgono a distogliernelo.Perch" egli,avuta
dall'angeloSer"sh rivelazione del suo prossimosalire al cielo,designato
per suo successore Lohr"sp della discendenza di Pishin figliodi Qob"d,dato a tutti un estremo saluto,s'avvia con alcuni principie con tutto il
popolo,che dolente l'accompagna,vei'so una campagna deserta,verso set-tentrione.
Esortati da lui,ritornano indietro Z"l,Rustem e G"derz; ma
glialtri,Gh"v, Gustehem, T"s, Rizhen e Fer"burz,l'accompagnanocostanti
e fedeli,finch" la sera giungono ad una fontana. Khusi'ev,esortati i com-pagni
a ritornare perch"gi"s'avvicina una orribile tempesta di neve, si
bagna nella fontana e poco dopo sparisce.Gli eroi invano lo cercano per
quellalanda deserta,finch",ritornati alla fonte,l" si assidono pensosi e
mesti e parlanodi lui. Il sonno intanto livince,ed essi si addormentano
profondamente,quando sopravvienela tempesta di neve che tutti lisep-pellisce.
Si riscuotono alcun poco e tentano di aprirsiuna via;ma ilfreddo
li ha vinti,e il loro spiritofugge dai loro corpiper raggiungereil loro
signoreche di poco li liaprecedutinella via del cielo.
99. Il regno di Lohr"sp incomincia con una contesa ti'a lui e il figlio
Gusht"spche credesi poco amato e poco onorato dal padre,e per" fuggesolo e di notte nel paese di Rum o di Grecia,laddove trova a gran stento
di che vivere. Intanto,l'Imperatorefa bandire che la figliasua Ket"y"nadeve scegliersiuno sposo in una pubblicaadunanza di principi,alla qualesi reca anche Gusht"sp,sollecitato a ci" da un suo ospite.Ket"y"na lo
sceglieper isposo,e l'Imperatore,sdegnatoche la figliasua abbia scello
uno sconosciuto,la discaccia con lo sposo dalla reggia.iMa poi,lattosi
conoscere all'Imperatoreil valore di Gusht"sp,eglilo riceve a grande
onore in casa, n" Gusht"sp,che si fa chian)are Ferrukhz"d, rende noto il
nascimento suo reale,quantunque l'Imperatoree glialtrine abbiano gi"qualchesospetto.Egliadunque " mandato a combattere ilsuperbo e riot-toso
lly"s,principedei Khazai'i,che negava il tributo all'Imperatore.A
costui la vittoria,avuta per mezzo di Gusht"sp,aggiungeardire,tanto da
(ri CAPITOLO OLINTO
far domandare un tributo al re Lolir"spnell'Iran;n" eglisi ritrae dalla
domanda oltraggiosase non quando Zer"r,altro figliodi Lolir"sp,venuto
presso di lui,lo riconduce a migliorconsiglio.Gusht"sp,con gran gioia
dell'Imperatore," riconosciuto dal fratello,che lo riconduce con la sposa
nell'Iran,laddove il re Lohr"sp lo attende per designarlosuo successore
nel regno. Cosi Gusht"sp,ritornato all'amplessopaterno, " fatto re, e
Lohr"sp si ritrae a vita religiosain un tempio del fuoco presso Dalkh,detto Xav-beh"r.
100. Al tempo del re Gusht"sp mostrasi fra gliuomini, banditore di
una nuova legge,il profetaZerdusht,e ne sono primiseguaci Io stesso
re Gusht"sp e il suo consigliereGi"m"sp,dotto in astronomia. Ma Argi"sp,re dei Turani, mostrasi fieramente avverso alla nuova fede e per lettera
ne fa acerbe rimostranze a Gusht"sp,che subitamente si prepara alla
guerra. Cadono nella prima battagliamolti eroi ii'ani,fra i qualilo stesso
Zerir,secondo la predizionedi Gi"m"sp astrologo,ma poi gliIrani hanno
vittoria,e Argi"sp sconfitto " costretto a fuggire,e Isfendy"rfigliodi
Gusht"sp" mandato dal padre,ritornato in Balkh, a bandir per il mondo
la nuova fede. Ma, nella lunga assenza sua, Isfendy"r" accusato di fellonia
da Gurezm, invidioso,nel cospetto di Gusht"sp,pei'ch"Gusht"sp,come
appena egli" ritornato,lo fa caricar di catene e gettarein un oscuro
carcere. Avuto annunzio di cotesto,Argi"sprisolleva il capo dal Turan ed
entra a forza in Balkh e presso glialtariuccide il vecchio re Lohr"sp;molto facilmente eglipotrebbeinsignorirsidi tutta la terra dell'Iran,se
della sua venuta non fosse reso consapevoleil re Gusht"sp che intanto
tenevasi nel Z"bul fra i sollazzi. Gusht"sp,adunque, accorre in armi, ma
" sconf"tto dal turanio e costretto a ripararsisovra un monte, quando
Gi"m"sp gliconsigliadi render la libert"al figlioe di affidargliilcomando
dell'esercito.Cotesto si fa da Gusht"sppremurosamente, e Isfendy"rscon-figge
interamente il re dei Turani.
101. Isfendy"r,allora,domanda il regno al padre,che non si ricusa
veramente, ma impone al figliodi recar nuovamente le armi contro di
Argi"sp e di ucciderlo;com'egliavr" fatto cotesto,Gusht"spglidar" la
corona reale. Isfendy"r,anche una volta,si arma e va alla guerra e per la
via incontra sette avventure, simili a quelleche gi" Bustem incontr" per
la via del M"zender"n, finch" poiegligiungealla Bocca di bronzo, laddove
erano rinchiuse e tenute come schiave le sue sorelle. Eglivi giunge trave-stito
da mercante, e penetranella rocca e uccide Argi"spe ritorna trion-fante
nell'Iran,menando con s" le sorelle ch'egliha liberate. Ma Gusht"spnon ancora vuol dargliil regno; anzi, glipropone un'altra e assai pi"rischiosa impresa,quelladi recarsi da Bustem e farlo prigionieroe con-durlo
alla reggiacarico di ceppi,perch"Bustem non solo da gran tempo
non ha prestatoalcun servizio al suo re, ma anche si ricusa di accoglierela religionedi Zerdusht. Isfendy"r,con animo cruccioso e indotto all'ob-bedienza
soltanto dalle preghieredella madre sua Ket"y"na,recasi nel
(U CAPITOLO Ql'lNTO
intanto nell'assenza di Shegh"d, aveva fatto scavare per il luogo certe
fosse profondedelle qualiaveva armato di lame volte all'insu le paretie copertone con erba e paglial'apei'turaal sommo. Itustem,internatosi
nei boschi, precipitacol suo destriero Hakhsh in una fossa e si feriscea
morte. Egliper" ha tanta forza ancora da riguadagnarea stento l'orlo
della fossa,donde vede ilfratelsuo Shegh"d che si ride di lui e si confessa
autore dell'operarea. liustem domanda a Dio,per un istante ancora, il
vigor del suo braccio,e con l'ultima freccia che gh rimane, trafiggeil
traditoi'etrapassandoilcavo tronco d'un albero di platano,dietro al quale
eglis'era nascosto, e muore sereno, dopo aver chiesto a Dio perdono delle
sue colpe.Il vecchio Z"I,inteso il tristo annunzio, prorompe in gemiti,e
Fer"murz, figliodel tradito Rustem, si reca nel Kabul, fa trasportareil
cadavere nel Segest"n,laddove glisi fanno splendidifunerali,indi,pigliatele armi, ritorna.nel Kabul ch'eglimette a ferro e fuoco,e vendica ilpadrecon la morte del re malvagio. Intanto,designatoper suo successore il
giovaneBehmen, figliod'Isfendy"r,muore ilre Gusht"sp,e a questo puntotermina la parte veramente epicaed eroica del Libro dei Re.
104. Una delle pi" importantiquestioniche risguardanoilpoema di
Firdusi,si " quelladel vedere in qual misura eglisia stato fedele alla tra-dizione
e alle fonti sue. Per far cotesto,sarebbe pur necessario conoscere
quellefonti;ma sventuratamente, per l'ingiuriadel tempo, esse sono
andate tutte perdute,se |)ure non ci resta ancora la speranza che un
giorno0 l'altro,presso le scuole e i collegidei Parsi in India, si trovi
qualche antico libro o i^ehlevicoo persianoche abbia conservato o tutto
0 parte del racconto epico quale era prima di Fii'dusi.Intanto,il pro-fessore
Martino Haug, che stette lungamente in India ed ebbe molta dime-stichezza
coi Parsi,lasci" scritto d'aver veduto nella libreria del sacerdote
Gi"m"spgia Bombay un antico manoscritto del Libro dei Re, pehlev"co.Ma questa notizia ben presto fu trovata non totalmente vera; perch" il
manoscritto di Gi"m"spgicontiene cose di assai diversa natura, cio" ven-ticinque
scritture di vario argomento, tra le qualialcune poche soltanto
hanno qualche attinenza con l'epopea.Una sola,ed " cosa preziosissima
per noi,contiene un episodiointero del Libro dei Re, che " quellodella
guerra tra Gusht"sp e Argi"spre dei Turani,venuti allearmi per la novella
religionedi Zerdusht o Zoroastro,ed " lo stesso episodiod'un migliaiodi
disticiche Deq"qi,al tempo dei S"m"nidi,aveva verseggiatoe che poiFir-dusi
annnonito da un sogno, come eglinarra, inseri tale e quale,senzache nulla vi mutasse, nel suo poema.
105. Oi'a questo episodioin prosa pehlevica,fattoci conoscere dal
Geigerin una sua ti-aduzione tedesca accompagnata da una dotta e chiara
dissertazione,concorda perfettamentein ogni |)arlesua, toltealcune dif-ferenze
che innanzi farem notare, col racconto di fleqiqi.Perch",nell'uno
e nell'altro,incominciasi con le rimostranze di Ai'gi"spa re Gusht"spintorno alla novella religioneche quegliripudiae questiha gi"fatta sua;
LA POESIA EPICA 65
e si seguitacon l'intimazione della guerra da partedi Argi"sp,con le pre--dizioni funeste di Gi"m"sp,ministro e astrologodi Guslit"sp,al qualeegliannunzia la vicina morte in battagliadel fratelsuo Zerir,con la battagliae morte di esso Zerir ucciso dal turanio l)i(lerefsh,con la vendetta che se
ne fa,terminandosi in fine con la scontilla di Argi"sp,sebbene narrata in
maniera diversa nei due racconti. Anche alcune cose molto particolaritrovansi nell'uno e nell'altro,come ilgiuramentoche Gi"m"sprichiede da
Gusht"spper aver salva la vita se eglista per predirglila vicina perditadeisuoi guerrieri,come le paroledolenti che Gi"m"sp dice,lamentando la
sua scienza del futuro. I nomi tutti,toltealcune differenze lievi,son pure
eguali;e lo siilenell'episodiopehievicoha gi"quelfare grandiosoe quellaintonazione magnificache " propriadell'epopea.Eccone intanto un esempio,secondo la traduzione del Geiger:" E l'esercitodel regno iranico tanto
era numeroso, che il fragorene saliva fino al cielo e ne penetravafino
all'inferno lo scalpitare.Nella via, per la qualeandavano, stempraronessi di tal guisail suolo e di talguisaintorbidaron l'acquanei fiumi,che
per un mese nessuno pot"bere di quell'acqua.Per settanta giorniilcielonon fu pi"chiaro,e gliuccellinon rinvenivano dove posarsise non quandosi posavano o sulla testa dei cavalliornila punta delle lancie o sulla cima di
qualchealta montagna. Per ilfumo e per la polveresollevata,ilgiornoe la
notte non si potevanodistinguere;per"re Visht"sp(ilGusht"spdi Firdusi)diede questo comando a suo fratelloZerir: Fa porre gliaccampamenti;tanto s'accampinogl'Iraniche noi possiamsapere s'egli" notte o giorno".Queste esagerazioni,comuni,del resto,allo stileepicodi tutte le nazioni,non si trovano forse anche nel Libro dei Pie? E ancora: " Ilgran condottier
di eserciti,ilvaloroso Zerir,cominci" la battagliacosi impetuoso,comequando ildivino Fuoco gittasiin un canneto e il vento l'accompagna"; e
Deqiqi,parlandoappunto di Zerir,e in quellamedesima occasione,dice:
Innanzi a tutti si gilt"qnelprode Ei s'avvent"dellacontrariaschiera,Zerir bennato,l'altopalafreno Come talors'avventailfuoco rapidoDi color baio correggendo.Al mezzo Con la bufera tra lepaglie.
Di pi",ilGeigerha posto a confronto undici passi(eforse se ne potevanomettere anche di pi")dell'episodiopehievicocon altrettanticorrispondentidel Libro dei Pie,nei qualisi dicono appunto le medesime cose e si usano
le stesse espressioni.Tutto ci" basta a dimostrare,secondo noi,la somi-glianza,
anzi la vera parentela,fra i due racconti. In altro capitolo,con-fronteremo
anche ilromanzo pehievicodi Ardesh"r con ci" che di questore racconta Firdusi.
106. Ma vi sono le dif"erenze;e questeconsistono in quellamaggioreampiezza che si trova nel Libro dei Pie,specialmentenelle parlatequimolto lunghe,e nel pehievicopi"stringatee sobrie,e nelle lettere quiriferiteper disteso,e nei maggiorie pi"finitiparticolaridella descrizione,trattandosi nel Libro dei Re di composizioneepicavenuta alla sua maggior
5 " Pizzi,Slo"-ia della poesia persiana, voi. II.
60 CAPITOLO QUINTO
perfezione,laddove la prosa del racconto pehlevico,bench" gi" abbia
alcuna intonazione epica,ne " ancora assai lontana. Poi,diverso " l'intento
di chi scrive in prosa dall'intento di chi scrive in poesia,e Finlusi,nel
giudicardei versi di Deq"qida lui riferiti,giustamenteha mostrato d'in-tender
questa differenza,allorquandodiceva :
Eraii leggendeaiiticlie,No, no, di verseggiarlealcun non ebbe
Ma dette in prosa, e lungidal pensiero Disegnoin cor. si che il mio cor beato
Di verseggiarleera la genteallora. Di gran pensierisi f"'ingombro.
Dalle ultime parolesi conosce assai chiaro che Firdusi,componendo in
versi,intendeva di far opera diversa da quelladei compositoriin prosa
che l'avevano preceduto.Perci" non crediamo del tutto, come sembra
voler fare il Geiger,che tutta quest'ampiezzamaggiore sia venuta e a
Deqiqi e a Firdusi dagliulterioritestiin prosa che essi avevano dinanzi
e nei quali avevano dovuto incrociarsi redazioni diverse di uno stesso
racconto. Ma quelletutte non sono che differenze di forma, laddove le
differenze maggiorie di sostanza, sempre in questo episodiodella guerra
di Argi"spe di Gusht"sp,stanno nelle battagliee nel modo dell'esitofinale
della guerra. Perch" il Libro dei Re narra e descrive assai pi"battagliedi
assai pi" guerrieriche ilracconto pehlevico;e laddove il pehlevicodice
che Argi"spfu rimandato nel regno suo, al finir della guerra, mutilato
d'una mano, d'un piede,d'un orecchio,accecato d'un occhio e a cavalcioni
d'un asino a cui era stata tagliatala coda, il Libro dei Pie prolungaassai
pi"la guerra e introduce un nuovo campione,Isfendy"r,ilfigliodi Gusht"sp,
eroe recente e modellato sull'antico Rustem, come abbiam veduto altrove,
a far sue prodezze,fino alla intera sconf"tta di Argi"spe alla sua morte.
Donde s'intende che al racconto che narra della guerra di Argi"spfino
alla sua mutilazione, i compositoridel Libro dei Re hanno fatto seguirsubito l'altroracconto delle impresed'isfendy"r,tentando di concatenare
alla meglioi due racconti e cercando di formarne uno solo con quella
maggiore unit" che si poteva.107. Non crediam nemmeno, tuttavia,che questo prosaicoracconto
pehlevicosia stato,con altri di simil genere, uno dei testi su cui hanno
lavorato e Deqiqie Firdusi;anzi vuoisi credere che altre composizioniin
prosa e in persianovi stiano intermedie,al qual propositoil Geigerfa
una certa sua congetturasottileper stabilirl'ordine e la precedenzarispet-tiva
di queste fonti. Ma, lasciando ora da parte questo punto,ecco che
dall'esame del racconto pehlevicopu" cavarsi questa conseguenza, cio"
che prima del decimo secolo dell'Era volgare,per uno spazio di tempoche deve avere ilsuo principionell'antichit"e deve discendere fino all'ot-tavo
e al nono secolo,si dovette seguitarea compon-e tanti racconti
particolari,chi sa se sempre in prosa o se anche in versi,intorno a questo
e a quell'eroedella tradizione epica,non dissimili forse nella natura (non
diciam nella forma)da quei canti staccati su cui poscia,con l'operageniale
LA POESIA EPICA ()7
di un Omero, siformarono l'Iliadee l'Odissea. E ricordiamoci intanto che,
in altra partedi questo capitolo,abbiam pur mostrato che tutto il ciclo
che risguardaRustem o la sua famiglia,era appunto in racconti o canti
staccati e che non solo gliantichi compositori,ma anche lo stesso Firdusi,
non seppero indurvi mai alcuna unit" vera. Anche certi eroi e certi loro
fatti(eanche cotesto abbiam mostrato)erano soggettodi racconti separalie non legatiad alcun altro. Firdusi stesso,nel parlardi Deq"qi,dice che
erano leggendeantiche ch'eglidoveva versificare,non tutto un racconto
intero e compatto; e quando tante volte,alla fine d'alcun suo racconto,
annunzia d'incominciarne un altro con la scorta di qualcheantico libro,
non mostra forse che l'antica tradizione doveva essere in racconti sepa-rati?
Anche ai nostri giorni,come il Geiger l'attesta,trovansi in India
per le mani del volgo presso i Parsi molti racconti staccati,compostinel
dialetto del Guzer"t,che toccano le avventure deglieroi dell'antica epopea
persiana; n" devono essi esser molto dissimili da questopehlevicoche fin
qui abbiam confrontato col Libro dei Re. Ma si potr"opporre che gi"al
tempo dei Sassanidi erasi dato un pensieroa formare la grande raccolta
pehlevicadel Libro dei Re, massime volendo ordinare i cicliepici,comeabbiam mostrato in altra partedi questocapitolo.Ci" " verissimo,n" per"
distruggequest'altroche ora abbiam detto,perch",accanto alla raccolta
ordinata dai Sassanidi e ridotta in forma che diremmo ufficiale,potevano
pur stare i racconti staccati,quale appunto " questo pehlevicoche ora
abbiamo esaminato,fatticon intenti diversi,Uberi e abbandonati a s",allo
stesso modo che ai nostri giorni,dopo tanti secoli che il Libro dei Re "
stato composto,si fanno e si leggonoe vivono presso i Parsi del Guzer"t
quei racconti parzialia cui di sopra si accennava. Essi,anzi,sono ancora
la pi" antica e genuinaforma dell'epopea.108. Ci accorgiamoora che anche troppo ci slam dilungatidalla que-stione
che toccava della fedelt" di Firdusi alle sue fonti. Ma da questoesame minuto del racconto pehlevicodella guerra di Argi"spe di Gusht"spe dalle osservazioni fatte intorno alla sua natura e dai confronti istituiti
fra esso e ilLibro dei Re deriva molta luce a rischiarar la questionepostadi sopra. Perch" chiaramente se ne pu" dedurre che i racconti sono egualie nella sostanza e in certiatteggiamentie modi particolaridel narrare epicoe che,qualierano staccati e separatia principio,tali sono anche rimasti
nella ulteriore composizione,non ostante che vi si sia voluto indurre quella
maggior compattezza e unit" che si poteva. Perch" questa unit" non fu
mai tanto perfettache non si possano riconoscere pur sempre in qualchemodo le commessure, le qualiperci",anche riconoscibili dopo illavoro
di tante mani, mostrano che il tardo compositore,o iltardo poeta,fosse
pur Deqiqio Firdusi,non os" dilungarsidi un punto solo,n" di una linea
sola,dal testo che aveva sotto gliocchi.
109. Se ilconfronto ora istituitotra ilracconto pehlevicoe ilracconto
di Deq"qimostra in particolareche Deqiqifu molto fedele alla tradizione
08 CAPITOLO QUINTO
antica,esso, per illazionegiusta,ci aiuta a conoscere la fedelt" di Firdusi
e di qualunque altro rifacitore o verseggiatoredi racconti epici.Perch"
quell'episodio,qualeesso ", mostra di qual natura dovevano essere tutti
glialtri racconti che ora sono andati perduti,e la somiglianza,anzi la
parentelastretta,che il narrar di Deq"qiha con esso, ci manifesta qual era
il modo di comportarsidi questicompositoridel nono e del decimo secolo
in riguardodelle loro fonti.Essi non facevano che verseggiaree nulla pi";davano la forma esterna al racconto e nulla pi";e ilfare era pur sempre
quello,un fare magnificoe sonante che gi"aveva l'adicenei modi e negliatteggiamentidei racconti epicipopolari.Questo che ora e qui diciamo,ci " confermato dalle parolestesse di Firdusi,come or ora vedremo. Per
ilqualepur troppo non possiamofare un confronto qualeper Deqiqiabbiam
fatto;ma ilragionamentodetto or ora da noi deve pure aver qualcheforza,se non c'inganniamo,per concludere anche per lui. Pi" innanzi tuttavia,
nel capitolodella poesiaromanzesca, potrem dire del romanzo pehlevicodi Ardeshir,e, pi"innanzi,anche delle sentenze pehlevichedi B"zurc'mihr,e vedremo allora quanto, anche fuori dell'epopea,sia eglilimasto fedele
ai racconti antichi. Qualipoifossero i testich'egliadoperava,non possiamdire con molta certezza,e forse eglinon aveva sott'occhi che alcune com-posizioni
persiane,di poco anteriori a lui;e forse l'operasua, secondo
che ne pensa ilNoldelvC,sembra procederee discendere per via diretta da
una composizionepersianafatta da un Ab" Mans"r di T"s, ora amico, ora
nemico dei S"m"nidi,dei qualiera vassallo. Questo libro persianodi Ab"
Mans"r " andato perduto,ed " gran danno, tanto pi"che ad Ab" Mans"r
avevano fornito le notizie quattro dotti,ancora fedeli alla religionedi
Zoroastro,che avevano consultato antiche fonti pehleviche.Per tal via,la
tradizione epicache abbiamo nel poema di Firdusi,non sarebbe passala
per alcuna trafiladi versioni o di ricomposizioniarabiche e mussulmane,
e sarebbe rivolo puro e limpidodi sorgentepi"alta e incontaminata. Che
Firdusi poiconoscesse o non conoscesse la linguapehlevica," questioneche
non ancora s'" potutadefinire.Ma se non vi son prove di fattoper mostrare
ch'eglila conobbe, non vi sono nemmeno prove taliche mostrino ilcon-trario.
Al qual propositodice giustamenteil Darmesteter che,prima che
possa negarsi,danno non poco da |)ensare quelleparoledel poeta stesso
che dice in una sua liricache gi"abbiam riferitonell'appendiceal capitolodella poesialirica:
Lunga faticasopportando,lessiMolti l'acromi arabici e pelilcvici.
Dopo le qualiparole,non sarebbe forse pi" savio consigliolasciar tante
nostre congetture e accettar l'asserzione del poeta che sappiamo pure
quanto fosse veridico e leale? Ma, comunque sia di cotesto, se fin quisoltanto per congetturapossiamotrovar prove intrinseche della sua fedelt",
veggasise hanno valore, come crediamo, lo prove estrinseche che ora
brevemente assegneremo.
LA rOF.SIA EPir.A 69
110. Se ci potremo ricordare che tutta questa tradizione epica era
considerata come storia vera, raccolta anche e tramandata come tale,vedremo anche che n" a Firdusi n" a nessun altro era lecitomutarne nulla.
Che se eglisi fosse,anche per poco, allontanato dalle fonti sue, in quellacorte di Mahm"d, nella qualeegliaveva tanti nemici cordiali,questa sua
colpaglisarebbe stata acerbamente rimproverata.Di ci" tuttavia nessuno,
per quelche pare, glifece mai alcun rimprovero;anzi,come eglifu accu-sato
apertamented'eresia per aver celebrato glieroi d'un' altra fede,cosi
indubbiamente, senza nessun ritegno,sarebbe stato accusato d'infedelt",
qualoraquesto difetto fosse stato trovato nell'operasua. Ed egliancora,in pi"luoghidel suo poema, si vanta di seguirparolaper parolaquestatradizione che eglicrede autentica e genuina storia del passato,e afferma
che sarebbe grave dolore per lui se in qualchepartese ne fosse allontanato.
Terminando l'episodiodi Rustem e di K"mi"s e del principedi Cina,eglidice:
Delia battagliadi Kain"is aiioora Se un solo ne avess'io,di dogliaostello
Io la storiacompii.Lungo ilracconto. Saria quest'almaveramente.Ma nessun detto ne cadea. Perduto
I Parsi poi,cio" quellitra i Persiani che rimasero fedeli all'anticareligione,che pure avrebbero dovuto riguardarcon certo sospettol'operadi Firdusi,
perch"egliera maomettano, anche con le lodi che vi si fanno a principioe
qua e l" di Maometto profeta,l'accettarono come fonte autorevole di stoi'ia;
ci" che non avrebbero fatto,ove tra il Libro dei Re e i loro librireligiosiessi avessero trovato alcuna differenza. Ancora; le ineguaglianzedel rac-conto,
le evidenti zeppe poste qua e l" per legareun racconto con l'altro,le lacune che vi si trovano frequenti,le ripetizionie anche qualchecon-traddizione,
mostrano chiaramente che Firdusi pose in versi ci" che trov",senza ch'eglinulla mutasse, perch"tutticotesti difettisono propriid'ogniantica epopea, presa nel suo insieme,quando essa epopea si conserva e
tramanda fra molte e diverse peripezie.Questidifettitutti un uomo d'in-gegno
grande, quale era Firdusi,avrebbe potuto togliereagevolmente,
aggiungendoo levando ci" che era da aggiungereo da levare,perch"l'operasua riuscisse ordinata e acconciamente dispostain tutte le parti
sue; ma perch"non gliparve di averne facolt",Firdusi non volle far nulla
di cotesto,e noi crediamo ch'eglifece bene, perch",cosi facendo, non alter"
la tradizione.
111. Per giudicaredel merito di un'opera quale" ilpoema di Firdusi,crediamo che bisogniprima stabiliresecondo qualiragioniessa possa essere
giudicata.F veramente poche opere come questa,per la qualeil suo autore
degnamente pu" stare accanto ad Omero, ad Eschilo,a Dante e a Shake-
spcai-e, destarono tanta ammirazione. Ma chi volesse trovarvi osservate
le regoledi Aristotele,o volesse collocare ilLibro dei Re in questa o in
quellaclasse di poemi narrativi,indubbiamente fallirebbe la prova. Operecome queste vanno giudicatecon ragionispeciali,ed esse stanno come da
70 CAPITOLO QUINTO
s" e formano da s" genere a parte,n" tollerano alcun confronto Anche
bisognaavere in mente qualifurono le condizioni dei tempi e dei luoghi,nelle qualiquellatale opera pot" comporsi,e quale intendimento ebbe
l'autore nel comporla, e qualiidee egliebbe o ebbero i contemporaneisuoi intorno all'arte,poich"non si pu" ragionevolmenten" domandare
n" pretendereche ogni popolo della terra e pensie giudichie abbia sen-timento
d'arte in quellamisura e in quel modo che abbiamo noi. Ora,come osserva ilBacher, quando un uomo d'ingegno,in date condizioni,ha fatto ci" che gliera dato di fare,e ha dato tutto ci" che dar poteva,
quest'uomo non ha male usalo dell'ingegnosuo, non ha sprecatal'opera
sua, e merita lode e ha diritto a quellagloriaa cui il vero merito ha
diritto.
112. Tale ancora " Firdusi. Eglimostr" d'essere ingegnodi poterestraordinario,da trovarsi a stento chi possa esser posto accanto a lui per
la forza e l'ardimento nel concepireil vastissimo disegno,per la costanza
nel metterlo in atto,per l'abilit"nel rappresentare con evidenza tutto ci"
ch'eglidovette rappresentarein tante storie di re e di eroi,in tanti alTetti
e moti d'animi gagliardiche dovette dipingere,in tante nature diverse che
eglidovette scolpire,descrivendo tutta la vita del popol suo, incarnata
nella vita de' suoi eroi. Tutto cotesto eglisapeva nella coscienza sua,
quando,nella invettiva contro Mahm"d che l'aveva defraudato del premio
promesso, cos" scriveva:
Fiere tenzoni Di d"moni parlai.d'alliLiatorilo descrissi,e saette e spadeacnte E di serpenti,e le malie ridissi
Ed archi e laccie poderosiferri, Di tristelamie e gTiiieautidei Devi
('lavee gualdrappe,arnesi ed elmi. Ancora E lor stridirche s'alza al elei, troiai
Del mare favellai,delle deserte D'uomini illustriin ordine di pugna,
Pianure,ancor de' campie delle chiare D'eroi,in tempo di tenzoni e d'opreAcquescorrenti.Favellaidi lupi, Degne di vanto, intrepidi,con molta
Di pardie di leoni e d'elefanti; Gloria ed onore celebratie illustii.
Eppure,in argomento tanto vasto e vario,Firdusi tutto seppe e pot"rap-presentare
con una potenza d'arte,che, se non ha la finezza dei poeti
greci,si manifesta come per conipenso in tutta la siui primitivae mae-stosa
rozzezza, se pur essa pu" chiamarsi tale. L'arte sua non " di am-
minicoli esterni,ma tutta consiste nel rappresentar vivamente, quali
sono, uomini, fattie cose; perci"1'efl'ettosull'animo del lettore ne "
immediato, ed eglivede passarsidinanzi le immagini del poeta come
altrettante persone vive, in carne e ossa. N" egliebbe un'arte poeticaalla mano, la quale,per dir la verit",gliavrebbe tarpato le ali;s" bene
ricav" tutta l'artesua dall'animo suo grande e potente,dal cuor suo che
fortemente sentiva. La sua parola abbonda e talvolta anche straripa,
come direbbe il cantore filmico del Kalevala,e ogni suo detto s'imprimeforte come ferro rovente, che certamente non solletica (solleticasoltanto
il verso lloscio dei poeti dei tempi guasti),ma brucia laddove tocca.
111 CAPITOU) QL'IMO
e col prolungareche vi si fy di l" da misura, come gi" abbiamo notato, i
discorsi de' suoi personaggi.Talvolta ancora esso degenerain gontiezza,e
certi pensierisono stravagantinon poco, e diventano, almeno per noi,ridevoli. Ma anche il sole ha le sue macchie, e la Commedia di Dante e i
drammi di Shakespeare non vanno esenti da bisticci e da contorsioni di
pensieroe da altripiccolidifetti,non sempre possibiliad evitare in opere
di gran mole, e talvolta anche venuti non dall'ingegnodel poeta, ma dal
gusto particolaredei tempi suoi,al cjualeegliinconsciamente qualchevolta
obbedisce. Raramente poie assai breve Firdusi descrive iluoghi,e soltanto,
tra lepochedescrizioni che occorrono nel suo poema, sipotrebberoricordar
qui,come belle,quelladella terra del M"zender"n,che invogli"re K"vus a
farne la conquista,e quelladelle due citt" fondate da Siy"vishnel Turan.
N" a torto Alessandro Humboldt nella seconda partedel suo Kosmos, par-lando
del sentimento diverso che i diversi popoliebbero della natura,
giuntoa trattar della poesiapersiana,osserva che essa manca di quellevive
e potentidescrizioni di luoghiche sono nei poemi omerici e negliindiani.
Di che eglinon pu" assegnare che una ragionesola,ed " che nella terra
iranica,in pi" partiarida e deserta,mancano quelleselve profonde e
innnite,quellemontagne eccelse,e infine quei meravigliosispettacolidi
natura che inconlransi nel suolo dell'India e che dovevano destare stupore
e meravigliagrandenell'animo di chi li osservava, Devesi anche aggiun-gere
che, se Firdusi non nota n" descrive quasi mai i luoghi,ci" pu"anche procedereda un tratto particolaredella tradizione epicairanica,la
qualeper la sua natura, come certe novelle del volgo,non determina mai
i luoghidegliavvenimenti suoi. Anche il l"r"al queste medesime cose
osservava a propositodella indeterminatezza dei luoghinell'Avesta.
115. Firdusi volle e seppe rappresentarei suoi eroi qualiglieliebbe
dati la tradizione,grandi,operosi,amanti delle fatiche e dei disagi,pienid'una fiducia sincera nella provvidenzadi Dio. Che se fu detto da alcuno
con verit" che, laddove l'India ci ha dato i sacerdoti e l'Iranci ha dato i
veri eroi,tali ancora ce li ha ritrattiFirdusi. Il quale,bench" fosse mus-sulmano
e sebbene glifosse toccato di vivere in tempi in cui dell'antica
gloriapaesana non restava che la lontana memoria, pot"tuttavia risuscitar
tutta questa memoria gloriosae splendida e comprendere qual fosse
l'indole operosa e guerrieradel popolo suo. Perch" il paese iranico,arido
e infecondo in molte i)arti,costrinse ben presto chi da principiovenne a
poi'vistanza, a vincer la durezza del suolo ingratoper natura. E per"gliuomini, come si videro costretti a domare con l'operadelle mani e del
braccio la natura riluttante,trovaronsi come in continua guerra contro di
lei che sembrava negar il vitto giornaliero.Cos", in quellai)artedel-
l'Avesta,laddove Ahur-a Mazd" narra a Zarathustra come Yima fosse il
primo uomo col quale conversasse, si legge ancora come eglidonasse a
Yima un'arma d'oro acciocch",solcando la terra,provvedessedi alimento
gliuomini e glianimali. Se poi l'immaginazionepopol"i monti e le selve,
LA POESIA El'K.A 73
l'aria e il mare e il seno stesso della terra di mostri e di spiritimaligni,di Devi die sbuffano al veder germogliai-le biade e si pongono in fuga
quando le spighebiondeggiano,tutto cotesto sta a significarequalie quante
difficolt"dovettero vincere gliantichi eroi nel com])atlere e donare le
forze della natura. Perch" nell'h'an antico l'eroe suol donare la natura, e
in hidia,al conti-ario,essa, pienadi vigore,soggiogal'uomo e quasil'an-nulla
nel gran molo della vita universale. Gli eroi dell'Iran valgono per
propriavirt";invocano il nome di Dio e per quel nome hanno vittoria,
ma nessun prodigioviene mai dall'alto in loro favore. Quelli dell'India
sono incarnazioni di Dei,e come talisoltanto,impacciatiin quellaveste
sacerdotale che sembrano avere, posson vincere i loro nemici. Queglieroi
di Firdusi,dinanzi ai pericolimaggiori,vicini a combattere,n" temono n"
indietreggiano;e se talvolta sembrano smarrirsi per un momento, ricor-dandosi
le altre impresegi" compiutee quelledei loro padri,confidando
nella giustiziaper la qualevanno combattendo, d'un tratto si rincorano,
n" ritornano se non vincitori,ovvero soccombono al fato,non gi"a" loro
nemici.
116. Ma, quale fosse il significatoche tutta la tradizione epicaaveva
agliocchi degliIrani e con qualiintendimenti,al tempo dei Sassanidi,si
componesse il primo Libro dei Re, abbiamo gi"fatto conoscere in para-grafi
precedenti.Perch" poi v'era descritta con visibilisegni la grande
iDattagliadel bene e del male, essa a buon diritto pareva essere ed era
veramente un solenne ammaestramento per gliavvenire,sacro documento
del passato,in cui ogni uomo grande o umile,regnasse o servisse,doveva
trovare la sua guidainfallibile.Non per nulla e non per mero diletto sol-tanto
si dovevano narrare tanti fattidi principie di eroi,e non per nulla
si dovevano lodar le opere buone e vituperarle cattive. Quello pertantoche dell'Iliade di Omero fu pur creduto dagliantichi, cio" aver voluto
Omero dare ai suoi Greci un grande ammaestramento politicoe morale,
per il Libro dei l"e si dimostra esser tutto vero. Perch" gl'Iranirisguarda-rono sempre la loro storia epicacome un solenne documento, e come tale
anche Firdusi la risguard"; anzi si pens" di dovere ammaestrare i prin-cipi,e pi" di tutti Mahm"d per ilquale egliscriveva,nella giustiziae in
ogni pi"elettavirt",proponendo loro i grandiesempidel passato.Quanto
poco egliabbia toccato l'intento suo, " detto anche troppo chiaramente
dalla tristasorte che glitocc"; ma non " men vero ch'eglisiarrog"questonobile ufficio,non per vanit" o presunzione,ma perch"ci" era voluto
dalla natura dell'operasua. Tale intenzione sua " da lui stesso espressa
nei seguentiversi,che trovansi nella sua invettiva contro Mahm"d:
Ma se il nostro signornome si avesse I nobilicostiiinie s;\iusi antichi,
In terra avuto senza macchia,onore K cun mente diversa ed altravogliaOttenuto ne avria sapere umano; Avria pensatodel mio cor costante
Ed ei con alma intenta avria le belle Al voto ardenle,n" la mia fortuna
Cose ascoltatee de' regnantiappresi Saria caduta alloi\ (Ibc illiIoi"oso
14 CAPITOLO OLINTO
Verso mio sol dettai,perch"consiglio Che sia parolae sua virt",pensaiuloNe traesse ilmio prence e giustanorma Al consigliardi questo vecciiioantico.
A sua vita quaggi",perch"sapesse
Qtiestiversi,se non c'inganniamo,fauno intendere la ragionee il modo
di tutte quelleesortazioul che di tanto in tanto interrompono la narrazione
del poema, ovvero aprono e chiudono quasisempre i pitilunghiepisodi.E quel nome di figlioche Firdusi ricorda tanto spesso per pregarlodiascoltare il racconto del vecchio cantore, onde sia da luiafferrato ilsenso
dei versi strani,perch"segua la retta via di giustiziae non accolganel
cuore alcun pensieronon bello,perch"pregila sola virt" e disprezziil
mondo, perch" lasci qualche ricordo di s", come gi" lo lasciarono i
regnantiantichi,poich"caduco e fallace " lo splendordel trono e della
corona; quelnome, diciamo, non designavaaltra persona che ilprincipedi
Ghasna. Cosi Firdusi poteva dire dell'operasua ci" che Tucidide affermava
della sua storia in quanto essa poteva essere un utile documento per tutti.
117. Qtiantopoi alle icieereligiosee morali di lui " da notare che eglidovette verseggiareantiche tradizioni strettamente legatead un antico
sistema religioso,repugnante alla sua fede di mussulmano, ci" che lo
costrinse ad usar certe cautele,attenendosi di preferenzaalle idee gene-rali
e non scendendo alle particolari.Perch" egli,ritraendo i sentimenti
religioside' suoi eroi e de' suoi re come un teismo puro e semplice,accennando soltanto e come di sfuggita,qua e l",a qualchefiguradivina
dell'antica fede,come a Ser"sh che " l'angelodi Dio,eglipot"accostarsidi molto al severo monoteismo maomettano, quantunque non del tutto glisia stato dato di evitar l'accusa di eresia. Ma, anche con tutto ci",nel
Libro dei Re si trovano facilmente traccie di idee religioseintimamente
legatealla tradizione epica; e quel ricordare,che di continuo vi s" fa,il
tempo sovrano che governa e signoreggiale cose tutte,come il fato dei
Greci,ha sentore della setta dei Zerv"niti,secondo i qualiAhura Mazd" e
Anra Mainyu,i due eterni avversari,non sono increati e fra loro scioltie
indipendenticome l'Avesta li proclama, ma s" bene figlidello Zerv"neh
akereneh,che " iltempo infinito.La qual cosa mostrerebbe che la tradi-zione
che abbiam nel poema di Firdusi,sebbene nella sostanza del rac-conto
s'accordi perfettamentecon l'Avesta,pure, passando attraverso il
Medio Evo, s'int"ltr"delle dottrine di questa setta che appunto, secondo
Eliseo ed Eznik, storiciarmeni, nacque nel secolo quinto.Con questo,un
solo episodiodel poema si scosta dal resto nelle idee religiosee pilisi
avvicina a quelleortodosse dell'Avesta,cio" l'episodioche narra le avven-ture
di B"zhen e di Menizheh, che Firdusi tuttavia dice di non aver tro-vato
nelle sue fonti,ma di aver udito leggereima notte da una sua fan-ciulla
in un antico libro. Dato cotesto, si dovrebbe forse inferirne che
l'antica tradizione epicaebbe nel correre dei tempi non solo ricomposi-zioni
diverse,ci" che gi" sappiamo, ma anche in vario modo fu colorita
secondo questa o quelladottrina religiosa.
L.V l-OKSIA Kf'IC.A /")
118. Ma, lasciate queste casuali differenze dovute alle diverse fonti,
le dottrine religiosedel poema si possono riassumere nella credenza in
un Dio onnipotente,creatore del cielo e della terra,dispensatoredel bene
agliuomini, punitoredelle loro colpe.Egli,bench" tutto regga e governil'universo,si tiene assai lontano dalle cose di quaggi",lasciando quasiscientemente al fato la cura di guidarle cose terrene. Nel qual puntosembra essere, ed " veramente, una conti'addizione,perch"il fato " forza
cieca,n" iddio pu" averlo per suo ministro, i^ppure,questo fato,che
secondo l'antica dottrina iranica,non " che iltempo, iltempo infinitonei
qualetutte le cose si compiono e che viene anche spesso identificatoalla
volta celeste,perch"la volta celeste segna il corso del tempo, questo fato,
diciamo, " creduto dai Persiani tutti governare a suo talento le cose di
quaggi",senza che per questo si vogliaescludere la volont" o ildecreto di
Dio. Alla volont" di Dio ogni buon credente,osserva ilDarmesteter,umil-mente
si acconcia e rassegna risei-bandosi poi d'imprecareal fato come
all'autore d'ognisventura e d'ognimale di quaggi";e di queste impreca-zionitutta ({uanta" piena da l'irdusi,anzi da R"deghi in poi,la iette-
latura persiana,il fato atterra i superbied esalta gliumili,affliggee
rallegrai mortali con le sventure e coi favori,e precipitadal trono il
pi"possente monarca, e ne d" la corona all'abiettoschiavo. Anche tal-volta
egliaccieca gliuomini di tal forma, che li strascina quasiinconsa-pevolmente
a inevitabile,estrema sciagura,sebbene l'evitarla veggasi
spesse volte pi"facileche ilprecipitarvi.Onde avviene che ilpoeta stesso,
considerando la vicenda delle sortiumane, domanda a s" stesso o interrogail fato perch"mai egliproducaper distruggerpoi ci" che ha prodotto,e
perch"mai eglisi mostri crudele talvolta,e talvolta dolce e mite verso le
sue creature ; ci" che fa ricordare quei versi del Leopardi:
Natura,illaudabilnicrav"L;lia,Che per iieeiderjiarloriscie mitri.
Di contro a Dio sta,secondo la dottrina iranica tanto ortodossa,quantodelle sette,l'autore d'ognimale che gi" conosciamo essere Ahrimane o
Anra Mainyu,che pure da Firdusi " detto sovente ingannatoree tentatore.
Che se egliassai raramente si fa vedere sulla terra,il male ch'eglicercadi operarvi," affidato ai ministri suoi,che sono i Devi, dei qualiegli"
detto altres"principee signore,E qui si pensi a quante vicende questoconcetto dei Devi " andato soggettonel lungo corso delle idee,dopo ci"
che abbiam detto ch'essi rappresentanoe nella mitologiae nella storia.
Quando poi gliuomini s'inducono a commettere qualche colpa, come
quando Salm e Tur per ambizione di regno uccisero l'innocente loro fra-tello,
essi soglionoaccusare i Devi che nel momento del delittohanno loi'o
guasta e sconvolta la mente. Ma la pena o ilpremio che vanno dietro alle
cattive 0 buone opere, riserbansi,secondo Firdusi,ad altra vita,quan-tunque
Iddio bene spesso puniscai rei anche nella vita presente.Perch"
76 CAPITOLO OLINTO
questo gran poeta, certamente uno dei maggiori poetidel mondo, non solo
nell'arte sua, ma anche nella rettitudine e santit" de' suoi pensierifu nobile
e grande,ed ebbe sete di giustiziae, come Dante, scrisse per essa e per
essa poet".E per" la lode e l'ammirazione sincera ch'egliva tributando ad
ogni opera bella,e l'orrore ch'eglisente per le opere malvagie ed empie,l'intera fiducia in Dio e nella misericordia sua, la certezza ch'egliha nel
trionfo della giustizia,sonoi nobili sentimenti che ispiranoogni suo canto
e ogni suo verso. Come poi la rettitudine sua nel giudicaredi ci" che "
male e di ci" che " bene, e il candido costume suo del tacere d'ognicosaoscena e lubrica,come ridondano a sua lode grandissima, restano docu-mento
di vergogna per tanti miserabili scrittori moderni, spavaldi e sfac-ciati,
che avidamente vanno cei'cando ogni pi" osceno e putridoargomento.119. Primo a far raccoglieree correggere il testo del Libro dei Re, in
Oriente, fu il principeB"ysingherche era nipote di Tamerlano, e vi pose
anche una prefazione,iniziando cosi il lavoro della critica intorno a quel
gran poema. Ci" neir8:29 d. E. (1425 d. C). In Europa, invece,assai pi"tardi esso s'" fatto conoscere, e primo nel 1774-, nei suoi Commentari della
poesia asiatica,ne inseriva alcuni brani il Jones, che tuttavia credeva il
Libro dei Re essere una raccolta di poema di autori diversi,non cono-scendo
nemmeno il nome di Firdusi,sebbene, preso da ammirazione,
affei'masse che quel gran poema era un glorioso monumento del genioorientale,che, quanto all'invenzione,contende la preminenza allo stesso
Omero. Dopo il Jones, per tacere di altri lavori forse di minor conto, nel
1811, a Calcutta,il Lumsden ne tent" per il primo una edizione intera,
ma non riusc". Pure a Calcutta, nel 1814, l'Atkinson ne pubblicava un
episodio,quello bellissimo di Sohr"b, con una traduzione libera in versi
inglesi.Una traduzione intera in tedesco ne tent" il G"rres che a Berlino,
nel 1820, ne pubblic" alcuni saggi,ma non pot" proseguire.Intanto, nel
1829, ilTurner Macan, a Calcutta,ne pubblic"in quattro volumi il testo
intero; e tra il 1850 e il 1806 il Mohl, a Parigi, ne dava fuori una
magnifica edizione in sei volumi, con una traduzione in prosa francese;
e lo Schack ne traduceva i miglioriepisodiin elegantissimiversi tedeschi.
Ai nostri giorni, la Elena Zimmern non tradusse, ma rifece in prosa
inglese,seguendo la traduzione del Mohl, molti racconti del Libro dei Re,
ch'ella poi pubblic" illustrati egregiamente da Alma Tadema. Un'altra
edizione del testo fu procurata di recente a Leida dal Yullers, al (juale,
come mori, successe il Landauer; e l'autore del presente scritto,comin-ciando
a pubblicarne a Parma un primo saggio nel 1872, ha poi sempre
seguitatoa lavorare intorno alla sua traduzione in versi italiani dell'intero
Libro dei Re, da lui compiuta nel 1885 e pubblicataa Torino in otto volumi,
tra il 1880 e il 1888.
LA POESIA EPICA 77
5. I poeti ciclici.
120. Cliiamiamo poeticiclici,allo stesso modo dei Greci, tutti queipoetiche dopo la morte di Firdusi,come videro la gloriach'eglis'era
acquistataversificando il Libro dei Re, tentarono con arte pi" o meno
destra di calcarne le orme, versificando quellepartidella tradizione epicache egli,per diverse ragioni,aveva lasciate a dietro. Tra le qualinon solo
alcune meritavano veramente d'essere trattate dalla mano maestra di lui,
per la bellezza e novit" del racconto, ma ancora per la natura veramente
epicache esse hanno. Non trattate da lui,vennero alle mani di questialtri,che v'adopraronoognistudio e vi posero molto amore, ma non
ebbero l'ingegnodel loro grande predecessore,e per",come glifurono
da meno, cosi anche le loro opere furono ben presto trascurale,onde a
noi che ora dobbiam tenerne parola,scarseggianole notizie. Perch" di
alcuni soltanto dei loro poemi possiam fare qualche cenno per averne
avuto conoscenza da quel tanto che ne " stato pubblicato,laddove per
alcuni altri,giacendoancora inediti nelle pubblichebiblioteche,non pos-siamo
che ricorrere a ci" che ne dicono o ilMohl, o illlieu,o lo Spiegel,0 queglialtriche hanno potutovederli ed esaminare.
121. La prima cosa intanto che " degna d'essere osservata, si " che
questipoetisecondano in tutto e per tutto il costume di quei tempi,che
era quellodi far rivivere,secondo la bella espressionedi Firdusi,le
memorie del passato e de' suoi eroi. Perch",se " vero che essi con mag-giore
0 minor gloriacalcano le orme luminose del gran poeta,non " men
vero che eglisegu"inconsciamente una inclinazione forte dei tempisuoi,che era questaappunto del risuscitare le memorie epiche,e ci" per quelle
ragioniche in altro paragrafoabbiamo assegnate.E per",dato e ricono-sciuto
questo movimento che diremo epico,come in esso " compreso e da
esso " trascinato Firdusi,cosi vi son compresi e da esso ricevono pure
impulsogagliardoquestipoeticiclici,per i quali,come sprone pi" forte e
poderoso,s'aggiungeval'esempiodel Libro dei Re da imitare. Avviene
pertantoche essi non cercano quasi mai di far risaltare ilproprionome;
pi" spesso anche lo tacciono;n" vogliono aver modi o atteggiamentiointenti d'arte differentie spiccati,ma seguono il fare di Firdusi in tutto e
per tutto,ovvero, e sar" meglio dir cosi,seguono il fare comune epico,
prescindendosempre da ci" che di grande e da maestro vi pot"lasciarFirdusi. Alla narrazione del qualesovente, anche per dar maggiorvalore
all'operache fanno, essi soglionocongiungereimmediatamente la loro;talvolta anche un distico,col qualeFirdusi chiude o questo o quell'epi-sodio,
serve di passaggioa qualcunadi queste narrazioni cicliche,ci" che
agevol"le interpolazioni,trovandosi nei manoscritti del Libro dei Re inse-riti
questipoemettisecondari senza distinzione alcuna. Cotesto,come cre-diamo,
pu" e deve dimostrare che l'epopeairanica,anche con tutto ci"
CAriTOLO OLINTO
che di suo, quanto all'arte,pot" fare per essa Firdusi, si considerava
ancora ai tempi di lui come opera nazionale,alia quale ciascuno poteva
lavorare per la sua partecome ad un'opera collettiva e comune, non per
procacciargloriae onore a s",ma piuttostoalla nazione infera.
122. " da notare intanto che questipoeticiclicisi volsero di prefe-renza
a celebrar le impresedeglieroi del Segest"n,dei qualigi"sappiamoche Firdusi,se se ne toglieilsolo Rustem, non esauri tutto ilciclo.Anche
sappiamoquante altre tradizioni di questo cicloha l'Avesta che Firdusi non
ha; ma, anche con questo, trovasi che al tempo dei Sassanidi eransi gi"
compostialcuni libri di racconti,epicicertamente, come quellodi Paistem
e d'Isfendy"r(cheFirdusi ampiamente tratt")e quelloche toccava di tutti
glieroi del Segest"nin generale.E per"questiciclici,avvisandosi di riem-pire
le lacune che Firdusi aveva lasciate,si diedero a ricercare quante
poterono tradizioni del ciclo deglieroi del Segest"ne tulle le misero in
versi. Nel qual lavoro " da osservare che, se Firdusi fu troppo scarso,
questialtri,al contrario,abbondarono anche troppo,perch"non solo ver-seggiarono
le tradizioni di maggior momento e di vera natura epica,ma
ancora vollero ricomporre quelletutte che gi"cominciavano ad allonta-narsi
dalla natura epica.Seguirono,pertanto,le vicende della casa del
Segest"nanche nelle generazionisuccessive,narrando ci" che fecero i figli
di Rustem, poii suoi nipotie i pronipoti,ridicendo spesso degliultimi ci"
che gi" s'era detto e narrato dei primi,e cadendo perci"nel trito e nel
difettodei luoghicomuni. Essi fanno ricordare quei ciclicigrecidella pi"tarda et" che raccontavano in metro epicoci" che glieroi grecifecero a
casa poich"furono tornati da Troia, come per Ulisse fece Eugammone di
Cirene. Tutti questiminuziosi cercatori di racconti non pi" guerrieri,ma
casalinghi,amanti di conoscere pi" i particolarida poco che i grandimomenti d'un'azione epica,fanno opera risibilee compassionevole,come
queltale fra noi,se " lecito ilparagone, che volle seguitareil romanzo del
Manzoni col narrare e descrivere ci" che fecero ifiglidi Renzo Tramaglino.123. Quanto a Deq"qlche, se fosse vissuto,sarebbe al posto che ora
occupa Firdusi,crediamo che basti ci" che abbiam detto nel capitolodella
liricaquanto alla sua vila,e ci" che abbiam detto sopra parlandodel suo
episodiodi mille disticiconservatoci da Firdusi,quanto all'arte sua di
poeta epico.Lasciando,perci",di parlardi lui,ecco che tra i poeticiclici
primo si fa innanzi,non per ordine di tempo, ma perch"tratt" argomentoepico che va innanzi aglialtri nell'ordine della nai'razione,l'autore del
G-Jiershdsp-""dmeh,cio" del Libro di Ghersh"sp,che " il figliodi qncl-l'Asadi che fu maestro di Firdusi in poesiae del qualeabbiam gi" detto,
trattando dei contrasti poetici.Perch" eglifu autore di questo poema, e
perch"ilnome suo si confuse da alcuni biografiorientali con quellodel
padre,si raccont" che ilvecchio Asad" conducesse a termine il Libro dei
Re che Firdusi avrebbe lasciato imperfetto,essendo caduto in disgrazia
del principe.Ma tutto ci" " stato provato esser falso interamente,e rElli"
80 CAPITOLO QUINTO
tare. Asadi adunciue,nel celebrare glieroi del Segest"n,con arte pi" raffi-nata
cerc" di superare il suo modello,e se lo credette in buona fede; ma
intanto le immagini sue sono studiate e concettose, e talvolta procedonoda giuochidi parole,non da intuizione immediata dell'animo eccitato;n"
eglisempre sa tenersi alla voluta altezza dello stileepico,cadendo non di
rado nel triviale.Anche la linguaaccoglieparolearabiche in misura assai
maggiore di quelladi Firdusi che ne ha pochissime,e ci" laddove appare
che il poeta " maggiormente studioso dell'ornamento e dell'artificio.Il
Turner Macan, in appendice alla sua edizione del Libro dei Re, ha pub-blicatoun buon tratto di questo poemetto, del quale, nell'appendice,
daremo qualchesaggio.126. Le imprese di S"m che fui'ono molte e strepitosee che sappiamo
da Firdusi stesso esser state compiute da lui nel Segs"re nel M"zender"n
conti"o i Devi,pare che non abbiano trovato un cantore che in particolaree con studio specialele trattasse. Perch",come gi"s'" detto,Firdusi sol-tanto
di sfuggitale tocca, e l'autore del Sdm-n"mek, cio" del Libro di
S"m del quale ora ci tocca parlare,sembra aver preso per soggetto suo
principalegliamori dell'eroe con la bella Peri-dokht figliadell'imperatoredella Cina,altra vii-agobattaglierache combatte con S"m a visiera calata,
ond'eglila crede un uomo, non una donna. Ma nel furore del combatti-mento,
allo svellersi casuale dell'elmo di lei,S"m la riconosce per quellach'essa ", e quale egliaveva veduta prima in una immagine dipinta,onde gi" se n'era perdutamente invaghilo.Ci" stesso racconta anche
Firdusi di Sohr"b e della bella Gurd-"fr"d; e tutti noi conosciamo ilnoto
episodiodi Tancredi e di Clorinda nella Gerusalemme. Ma, anche se questo
poemetto " di soggettoamoroso e gi"appartienea queiromanzi d'amore
che pi" tardi fiorirono in Persia,sembra che il soggetto ne sia antico,
ti'ovandosi che il Mohl, che tuttavia non chiaramente ne dice le ragioni,ne giudicailsoggetto del tempo dei Sassanidi,e che gi" nell'Avesta "
ricordata una Per", fata malefica di esizial bellezza,creatura di Aura
Mainyu, che s'attacc" a Kerec"cpa.Ora, noi sappiamgi"che il Kerec"cpadell'Avesta " il S"m della tradizione epica,e nel nome della fanciulla
Peri-dokht possiam trovar ricordata l'anticaPer";ilnome, infatti,significa
pure colei che " della stirpedelle Per" o delle belle fate ornale d'ali.
127. In questo poema, adunque,che conta undicimila distici,congiun-gendosiimmediatamente al racconto di Firdusi in sul cominciare del regno
di Min"cihr,si raccontano brevemente da principiole guerre di S"m in
Occidente,poi in Cina,e la scoperta dei tesori di re Gemsh"d, e in fine gliamori suoi con la bella Peri-dokht che fu madre di Z"l,con la nascita del
quale il poeta arresta il suo racconto per far luogo a quellodi Firdusi.
Ricordiamoci intanto che il Libro dei Re, appunto con la nascita del figliodi
S"m, incomincia ilregno di Min"cihr. Autore del poema fu ritenuto lunga-mente
essere Kh"gi" Kirm"ni, autore di altripoemi amorosi e romanzeschi,
vissuto tra il 070 d. E. (hi80 d. C.) e il Vii d. E. (1841 d. C); ma ora,
LA POESIA EPICA 81
dopo gliStudi e le ricerche dell'Etile,sembi'a il])oema essere una imita-zione
fiaccad'un altro di Kh"gi" Kirm"ni, fattada ignotoe inetto autore,
ilqualelavorava e inventava di fantasia pi"che non attingessealle fonti,sebbene volesse riempiereuna evidente lacuna del Libro dei Re e derivasse
da un'antichissima tradizione il racconto degliamori del suo eroe. Ora,del Libro dei flequesto poema ha ilmetro, lo stile,la frase e quelmecca-nismo,
facile ad imitare,degliaggettivicompostialla maniera epica;ma
non ne ha la linguapura, perch"troppo frequente" l'uso delle parole
arabe,non ne ha la forza descrittiva,non il vigoree la profondit"del
sentimento, non l'impeloe la foga.Cade nel trivialeche gi"l'avvicina ai
racconti popolaridi cui fra poco terreni parola,tutti volgarie plebei;enella descrizione delle solitepene d'amore gi"possiedetutto il fare sve-nevole
dei pi"tritipoetiliricie romanzeschi.
128. Alle avventure e alle impresedella prima giovinezzadi Rustem
appartieneil racconto d'ignotoautore che narra la sfida e la battagliadell'animoso e ancor giovaneeroe con un famoso ladro,terrore dei din-torni,
detto Kuk il montanaro. Perch",come Rustem ebbe preso la rocca
del S"pend (ci"che si leggenel Libro dei Re),il padre suo Z"l temeva
assai che l'impetogiovanilenon ponesse questo figliotroppo amante di
gloriain impresepericolosee disperate.Perci" egli,con paterna cura,
aveva ingiuntoai compagnidi Rustem di non far motto mai, in presenza
di lui,di questo ladro temuto, col qualeinvano avevano combattuto S"m,N"rem e Ghersh"sp.Ma un giornoche Rustem andava a diportoco' suoi
compagni,ecco che due viandanti,vedendolo bello,aitante e forte della
persona, dicono che eglisomigliaa Kuk ilmontanaro; e Rustem che ode,ne fa le meravigliee domanda chi sia l'ignotopersonaggio.Risaputolo,non ostante le preghieredel padre,egliva a piedidel monte sul qualeKuk si teneva, e ad alte voci lo chiama a battaglia.Dopo le pi" spavaldee anche volgarimillanterie dall'altoe dal basso della montagna, labattagliaincomincia e illadro cade prigionierodel giovaneeroe. Menato nel Sege-st"n da Rustem e da Z"l che era accorso dietro al figlio," mandato alle
forche con glialtridegnisuoi compagni.129. " questo ilsoggettodel breve racconto, qualenon sappiamose
facciapartedi un poema pi" ampio,ora perduto,o se sia un racconto
staccato che qualcheabile interpolatoreha voluto aggiungereal Libro
dei Re. E diciamo abile,perch",sebbene eglinon abbia la nobilt" dello
stiledi Firdusi e rasenti spesse volte iltrivialee ilvolgare,serba tuttavia
quasigenuinoil fare epico,n" ha gliartificideglialtri due poemi test"
esaminati,ma procede libero e sciolto,spontaneo e semplicenella sua
narrazione;ci" che " sempre ilmaggior pregiod'ogniracconto di epopea.
Ma l'avventura di Rustem, in s",sembra essere antica e appartenerevera-mente
in originea quelgran ciclo deglieroi del Segest"n,non certamente
invenzione del poeta. E forse abbiain qui un racconto o una tradizione
propriasoltanto d'un determinato luogodell'Iran,ripetizionedi tante
G " Pizzi, Storia della poesia persiana, voi. II.
82 CAPITOLO QUINTO
altre di natura eguale,onde ilpoetache la verseggi",come probabilmentela raccolse dal racconto orale della gente, cosi non pot" neanche cancel-larne
queltanto di popolareche essa ancora d" a divedere e conoscere.
130. Di tre poemetticicliciche narrano imprese e avventure di tre
figlidi riustem (poich"il caso pietosod'un altro figliodi Rustem, Sohr"b,
" stato narrato da Firdusi),non possiam qui dir nulla di nostra opinione,
perch"essi sono inediti ancora. Per", seguendo il Mohl che ha potuto
vederne a Parigii manoscritti,ne diremo qui brevemente ilsoggetto e
riferiremo i giudizidatine da lui,tanto benemerito deglistudi persiani.
Il primo di essi " il Giha"i-gh"r-ndnieJi,cio" ilLibro di Gih"n-gh"r;e
Gih"n-ghir" un gagliardoe valoroso figliodi Rustem, nato dopo la morte
infelicedi Sohr"b. Come Sohr"b, eglipure " allevato lontano dal padre,finch" poi,venuto in et" da portar l'armi,re Afr"sy"bgliconcede armi e
armati perch"faccia guerra agliIrani. Rustem e Gih"n-ghircombattono
insieme, ma ilfiglio" riconosciuto dal padre e si fa tosto suo compagno
d'armi e di gloria,e combatte con onore nelle schiere di re K"vus, finch"
poi,con dolore grandissimodella madre lontana che ne muore, egli"
ucciso in battagliada un Devo. Come vedesi,tolti alcuni particolari,"
questa una ripetizionedella storia di Sohr"b,composta tuttavia,come dice
ilMohl,in tempi vicini a Firdusi,trovandosi che essa non ha le raffinatezze
studiate e il fare lirico dei poemi posteriori.L'autore ne " ignoto,e pare
che fosse della citt" di Her"t, perch",a un certo punto del poema, eglidice d'averlo composto in questa citt".
131. Altro t"gliodi Piustera era Fer"murz, del quale ilLibro dei Fte
narra gi" molte e glorioseimprese nella gran guerra coi Turani e nella
vendetta ch'eglifece del padresuo, tradito dal re del Kabul. Ma l'autore
ignotod'un poemetto che si dice appunto il Ferdmur^-ndmeh, cio" il
Libro di Fer"murz, ha raccontato alti'ifattidi lui e altre imprese.Un re
d'India, N"sh"d, tributario dell'Iran,domanda aiuto al re K"vus per
domare un suo riottoso nemico, minacciando di non pagare il tributo ove
cotesto favore glisi neghi.Chiede perci"uno della famigliadi S"m; e
Fer"murz va, combatte con uomini e con mostri e tuttilivince,vince lo
stesso N"sh"d che abbraccia la religionedegliIrani. Crede ilMohl che il
poemetto sia partedi un lavoro maggiore ora perduto,e suppone l'autore
essere del buon tempo epico,cio" non lontano dal secolo di Firdusi.
132. La leggiadraR"n"-gashasp" una viragoaltera e bellicosa,figliadi Rustem, vincitrice di leoni,alla mano della qualeaspiranomolti prodicavalieri che essa disfida e atterra e uccide dopo atterrati,liberatrice di
principie di eroi ammaliati,e data poida re K"vus a Gh"v, figliodi Gi"-
derz,perch",fatta sposa, cessi dalla vita errabonda e tuibolenta. Ma la
prima notte ch'ella si trova col suo novello sposo, repugnando all'atto
d'amore, essa lo atterra e lo legaforte con una sua cintura,indi,cosi legato,lo gettae nasconde sotto un sedile.Sopraggiungeallora Rustem per i-imetler
l'ordine in casa. Tutto ci" ricorda un celebre episodiodei Nibelunghi,
LA POKSIA EPICA 83
laddove si legge come anche Hriinliilde,la prima notte di matrimonio,
legassee appendessea un chiodo della stanza, e ve lo tenesse (ino a giorno,lo sposo suo Gunthero re di Borgogna.Ma di B"n"-gashasppoco si dice
e poco si narra nel Libro dei Re, per non dir nulla,rammentandovisi sol-tanto
che essa " l"gliadi Rustem e madre di B"zhen e che,quando Gh"v
and" nel Turan per rintracciarvi il giovaneKhusrev, si ricondusse pertutto queltempo alla casa paterna;per" le avventure meravigliosee le
opere di lei,ricordate di sopra, formano il soggettodi un poemetto, il
Bdn"-gashasp-udmeli,cio" il Libro di B"n"-gashasp,d'ignotoautore,mussulmano forse,come il Mohl ha ragionedi credere.
133. La pietosastoria di Sohr"b,inconsapevolmenteucciso dal padre,
pare che tanto colpisseilcuore e l'immaginazioneda invogliarmolti altri
a imitarla,se pure nella stessa tradizione epica,come suole avvenire,gi"non si trovavano tutte queste storie fra loro somiglianti,versioni diverse
e paralleledi un medesimo racconto. Perch" dopo Gih"n-gh"rallevatolontano dal i)adree sceso con lui in guerra, come gi"Sohr"b aveva fatto,ecco un figliodi Sohr"b, il leggiadroe valoroso Berzi",la cui storia,seb-bene
assai pi"ampia e ricca di particolari,somiglia,almeno nel principio,a quelladel padre.Essa forma il soggettodi un poema lungoe vasto, di
ignotoautore, che il Mohl crede del quinto o del sesto secolo dell'Egira(secolidecimo e undecimo d. C.),poich" di un At"y,al quale l'AnquetilDu Perron l'attribuisce,non si ha alcuna notizia,per quante ricerche
abbiano fatte ilMohl e ilTurner Macan.
134. Narra adunque ilpoema che portailtitolodi Bersu-ndme"i,cio"ilLibro di Berz", che quando Sohr"b si mosse per far guerra agl'lrani,passandoper la terra di Shing"n,spos"la l"gliadi quel principe,le lasci"
una sua gemma e parti.Sh"hr"d intanto,che tale era il nome della sposa,d" alla luce un figlio,detto poi Berz", il quale, veduto un giorno da
Afr"sy"bgiunto per caso in quei luoghi," fatto educare da lui con grancura neglieserciziguerreschi,perch"ilgiovanemostra aver valore e perch"eglipensa di valersene contro gl'lrani.Cosi fa e manda intanto il prodegarzone con uno stuolo d'armati contro l'Iran,laddove subito eglifa pri-gionieri
due capitanidi Khusrev,T"s e Fer"burz,che poiRustem, soprag-giuntonella notte,rende a libert",sebbene eglipoi,in un combattimento
con Berz" stesso, resti ferito e sia costretto a ritirarsi.Ma Fer"murz,postesile armi di Rustem padre suo, fa prigionieroilgiovaneBerz". Ci"
udendo, la madre accorre alFannosa nel Segest"ne trova modo di liberare
ilt"glioe di fuggircon lui.Per via s'incontrano in Rustem accompagnatoda T"s e da G"derz, da lui invitati a una festa nel Segest"n;e Rustem
combatte ancora con Berz",lo atterra e gi" sta per ucciderlo,quando la
madre, accorrendo, lo fa conoscere per figliodi Sohr"b e nipote,perci",di Rustem stesso. Udito ci",Afr"sy"binvia nell'Iran il giovane P"lsem
accompagnato da una vaga cantatrice di nome S"sen,perch" essa co' suoi
vezzi tragga a perdizioneglieroi di re Khusrev. " un'altra Angelicache
84 CAPITOLO OriNTO
viene, essa pure, dall'estremo Oriente,e glieroi,destinati a cader iie'suoi
lacci,lasciano la festa e il banchetto di Uustem come i paladinidi Carlo
interrompono il banchetto di lui che celebrava la Pasqua di Natale,per
correr dietro alla bella avventuriera. Intanto,T"s e G"derz che si son
rissatialla festa,poiGh"v, poiGustehem, poiB"zhen,cadono tuttine' lacci
di S"sen, che ebbri lid" in potere di P"lsem. Ma Rustem libera i compagni
e fa Pilsem prigionieroe l'uccide. Allora,Afr"sy"baccorre dal Turan con
armi e con armati, e Khusrev che voleva a tutta prima combatter con lui,
ma ne " distolto da' suoi capitani,fa suo campione il giovane e prodeBerz", entrato omai nell'esercito degl'Irani.Berz" sbaraglial'esercito di
Afr"sy"bche vedesi costretto alla fuga,e ottiene dal suo signorela signoria
di Gh"r e di Ileri,in premio del suo valore.
135. Tale " ilsoggettodel poema che forse dall'autore volevasi incor-porare
al Libro dei Re. Al quale eglistrettamente si attiene quanto allo
stilee al modo di rappresentaree descriver le cose tutte,in misura,secondo
noi,maggiore di qualunque altro dei poeticiclici.Perch" non solo egliha
in comune con Firdusi le frasi e gliaggettiviepicie certi modi di intro-durre
e avviare racconti e parlate,e insomma tutto quanto il meccanismo
esterno, per cosi dire,dell'epica,ma anche glistessi versi toltida Firdusi
e ripetutitali e quali a certe date occasioni che ritornano frequenti.T"
tuttavia esageratosoverchiamente ilvalore di Berz", ci" che " non dubbio
segno dell'et" pi" recente a cui il poema appartiene,trovandosi essere
arte consueta degliepiciposterioril'ingrandirgrottescamenteglieroi del
passalo,credendosi per tal modo di contraffar pi"abilmente lo stileaidico.
Del resto,come pu" vedersi dal breve sunto datone, la favola del poema
" ampiamentesvolta,ed " ricca di molte avventure, descritte tutte con arte
bella e propria,e ha un disegnodeterminato d'azione,per cui gliavveni-menti
vengono al loro svolgimentonaturale,n" cade nelle aride genealogiecome fece Asadi ilgiovanenella seconda partedel suo Libro di Ghersh"sp.
Osserva poiilTurner Macan che ilpoema dovette essere letto di sovente
e molto ammirato, perch" in Oriente esso suole essere inserito assai fre-quentemente
nel Libro dei Re, quantunque non vi appartenga jinuto.
Nell'appendicene daremo anche qualchesaggio.136. Porremo qui in ultimo l'ignotoautore del Belimeu-nameli, cio"
il Libro di Behmen, che,attaccando ilsuo racconto a quelpunto del Libro
dei Re nel quale Rustem uccide in singoiarbattagliaIsfendy"r,narra la
vendetta che di lui fece ilfiglioBehmen, sebbene queste cose siano breve-mente
narrate dallo stesso Firdusi dopo la morte di Rustem. La vendetta di
Behmen, anche secondo ilLibro dei Re, non fu veramente rivolta in parti-colare
contro di Rustem dal qualealtres" esso Behmen era stato educato,
ma contro la casa del Segest"nsterminata da Behmen dopo la morte del
grandeeroe. Del resto,il poemetto " di alquantotarda et",essendo dedi-cato
al principeMahm"d figliodi Melik-sli"h della casa dei Selgi"qidi,che
ebbe regno breve e contrastato intorno al i85 d. E. {;WH d. C), e ilMohI,
LA POESIA Kl'ICA 85
che ha potuto farne lettura,alTerma che l'autore si mostra alquantopre-suntuoso,
bench" molto ignorante.Dice di attingerealla tradizione orale,
e ci" anche sar" vero, non trovandosi ch'eglitolganulla da Firdusi.
137. Come altrove abbiam detto e come " facile da intendere per
chiunque ha studiato,anche per poco, la storia generaledella poesiaepica," chiai'o che essa " di originepopolaretanto per ilsoggetto quanto per il
magisterodell'arte,e che di tale origineessa serba pur sempre visibili e
manifesti i segni,anche quand'"coltivata da uomini d'altissimo ingegnoe
ospitatanelle corti. Anche l'epopeairanica ebbe la sua pi" bella veste
poeticada un gran poeta addetto alla corte di un gran principe;eppure,come ci" non pot"u" cancellare n" toglierel'originesua, cosi non ne can-cell"
e non ne tolse ilfare tutto proprioche consiste in una forza non
comune di narrazione e di descrizione,congiuntaad un entusiasmo che il
poeta a stento pu" celare,oltre una certa sua particolareingenuit"e sem-plicit".
Questedoti ebbe Firdusi in altissimo grado e le ebbero in partetutti quei poeticiclicidei quali fin qui abbiam tenuto parola,e molto
probabilmentetuttiqueglialtri che vi saranno statie che noi ignoriamo.Esse piacqueronella poesianarrativa in generalefinch" dur" quell'amore
per i racconti epicinazionali,e il sentimento nazionale,ridestatosi con
potenza neglianimi di tutti,lo aiut",e l'arte poetica,in generale,fu pi"sollecita della sostanza che della forma troppo artificiosa.Ma, al sesto
secolo dell'Egira(dodicesimosecolo d. C), la poesiacortigiana,molto
lavorata e fina,quellaliricaspecialmentedi cui in altro capitoloabbiam
lungamente parlato,prese facilmente ilsopravvento,come avviene di tutte
le poesieospitatenelle corti,costrette a vivere d'una vita artit"cialein
un'aria morta. Allora,anche per altre ragioniche nel capitoloseguente
diremo, l'artesemplicee ingenua di Firdusi e de' suoi imitatori,quell'arteche tanto ritraeva ancora del fare popolareda cui era nata, non piacque
pi".Per" la poesia narrativa cangi" costume, e come si procacci"altri
soggettipoich"gliantichi,veramente epicie nazionali,erano esauriti,cosi,curandosi poco omai di ci" che veniva narrando, vi cerc" piuttostosigni-ficati
reconditi,specialmentenell'ordine morale, e tutto rivesti poid'una
forma studiatamente elegantee fina, ornata di tutti gliartificiche la
retorica pi" ricercata potevafornire.
138. Era questa, come s'intende agevolmente, una poesianuova, la
poesia romanzesca, che veniva bellamente a pigliarsiilposto dell'antica.
Ora quell'antica,che aveva dato le sue prove pi"splendidee gloriosenel
Libro dei Re, come ebbe anche fatto iltempo suo, abbandonata dai poetidotti che omai avevano cangiatodi gustie d'intendimenti,si ritorn" nelle
mani del popolo dal quale un giorno era uscita. Per esso allora sicompo-sero
raccolte infinitedi tradizioni,nelle quali le avventure pi" strane e
strambe poterono trovare il loro posto,laddove anche ognicosa grandefu
rimpicciolita,e glieroi che furono gi" altimodelli di valore e di virt",diventarono volgariavventurieri,e le eroine pi" belle e savie si fecero
80 cap"tolo OLINTO
pettegoleindecenti da trivio. Cotesto avvenne non tanto nella sostanza
delle cose dette o narrate, quanto nei modi propri di quest'arteche fu
tutta lercia e fecciosa,puerilmentesciocca e senza sale,fatteassai poche e
rare eccezioni. Aggiungasil'ignoranzadegliautori,chiunqueessi fossero,e forse erano menestrelli e improvvisatorida piazza,come ve ne sono
anche oggid"in Persia. Per tale ignoranzasi videro confuse insieme le
cose della fede zoroaslriana e della mussulmana, trasfiguratigliantichi re
e gliantichi eroi dell'epopeae trasportati,con strani anaci'onismi,da un
tempo all'altrosenza difficolt"e senza ritegno.139. Di questiracconti volgari,di qualunque forma siano,non dovrebbe
certamente occuparsila storia letteraria,n" in questo libro ce ne occupe-remo
noi, anche perch",se pur lo volessimo, non potremmo far tanto,
essendo essi pochissimonoti e giacendone ancora inediti i pochi mano-scritti
che se ne conservano nelle nostre biblioteche. Con questo per",lasciando di parlared'una immensa e indigestaraccolta di racconti assurdi
e puerilifatta da un arabo, Ab" T"hir di Tars"s,del qualeilMohlnon ha
notizia alcuna,non possiam tacere di due poemi che noi crediamo appar-tenere
a questa classe di composizionipopolari,e che pure presumono
molto e vanno sotto ilnome di due poetidi non piccolovalore.140. Il primo " il Shehriydr-Jidmeh,cio" il Libro di Shehriy"i',di
Mukht"ri, che racconta le imprese del giovaneShehriy"r,figliodi Berz",
figliodi Sohr"b, in India,imitando Firdusi,del quale altres" ha il metro
cercandone di ritrari'eil fare e lo stile.Le avventure dell'eroe sono stre-pitose,
bench" eglipoicada nei laccid" Fr"nek, della bella reginadell'isola
di Serendib (Ceylan),che lo rinchiude in una caverna. Ma ilracconto, per
ci" che il Piieu ne dice,sembra essere non bene ordinato, trovandosi
ch'esso vaga per diverse avventure, tra le quali" pure la venuta di Z"l,
padredi Rustem, alla corte del re Salomone laddove eglid" prova del
suo sapere sciogliendoun enigma intorno ai dodici figliuolidi Giacobbe.
Ecco ora un esempio del modo con cui,nei racconti popolari,la tradi-zione
iranica va confusa con la mussulmana. Perch" la storia dell'enigmadei dodici figliuolidi Giacobbe, sciolto da Z"l nel cospettodi re Salo-mone,
altro non " che la trasformazione di quellache gi" leggesinel
Libro dei Re, secondo la quale Z"l,per conseguirla mano della bella
Riid"beh,dinanzi a re Min"cihr sciolse certi enigmi statiglipropostidai
sacerdoti.
141. Autore di questopoema poco felice,si dice essere un Mukht"ri,il
quale nell'ultima pagina manifesta il suo nome e atTerma aver composto
l'operasua in nome del principeMas"d che glieneaveva dato la commis-sione.
Questo Mas"d parrebbeessere il figliodi Mahm"d di Ghasna; ma
perch"al primo tempo dei Ghasnevidi non s'incontra alcun poeta di nome
Mukht"ri,cosi parrebbeche esso sidebba riferireal tempo dell'altroMas"d,
0 almeno d'Ibr"him figliodi Mas"d, della medesima casa principesca,nel
quale visse un Mukht"ri di Ghasna, morto nel 55-i d. E. (1159 d. C.),
"S"S CAPITOLO Ol'INTO
143. Ora, tutta questa roba triviale induce nell'animo quel senso di
disgustoclie proviamo al veder rappresentare certe indecenti operettefrancesi,frutto e pascolodel gusto e dei costumi dei tempi nostri,laddove,
tra le altre cose molto peregrine,pu" vedersi qualchegran personaggiodella storia ti-attato da cialtrone,come " avvenuto della regina Ester e del
re Assuero, ai qualifu posto accanto un eunuco Ali (e notisi il dottissimo
anacronismo del nome) che fa da asino. Ma il popolo,secondo che ha
costumi buoni o guastie sentimenti nobili o vili,ha l'artech'eglimerita;e il poema di H"min e Visa fa conoscere i costumi dei tempi suoi e la
classe di gente per la quale esso fu composto. Kppure ne fu detto e se ne
dice ancora autore il poeta t^akhr ud-din Asaad, detto pi"comunementeFakhri, nativo della terra di Gurg"n,che l'avrebbe tradotto o ricomj)ostoda un testo pehlevicoiutorno al 4-4-0d. E. (10-48d. C.)|)er commissione
avutane da Am"d ud-din governatore di Nish"p"r,al tempo del princi|)e
Toghrul della casa dei Selgi"qidi.Altri ne fa autore un Niz"mi Ar"zi di
Samarcanda vissuto intorno al 550 d. E. (1155 d. C). Leggesi intanto
nelle prime paginedel poema:
Pi" vrtiiaistdiia iioii vid'io,iir ad altro SiLiiiillcatunon ne intende. Aeconcia-
Ella somigliaelie a un verzier i;iocondo; mente non tutti leggouquellalingua,Ma ilsermon n"" ilpehlevico,e dii 'Ilegge, E se alcun legge,il senso non ne afferra.
144. Ma che questa storia derivi veramente da una fonte pehlevica,dubitiamo assai,perch"essa sembra esser parto d'una fantasia volgare,non attinta ad alcun libro che abbia ricevuto autorit" dal tempo. Dubitiamo
poi ancora che essa possa essere opera di Fakhri,del quale,se non cono-sciamo
quale fosse la vita, essendone assai scarse le notizie,sappiamtuttavia che fu poeta illustre,non atto certamente a queste opere da trivio,
se pure non si vuol credere che eglideliberatamente volle far cosa con-traria
ad ogni sano intento d'arte. Dato adunque che il poema non sia
opera di lui," d'uoposupporre che il nome suo, che nel poema non si
legge,sia stato preso e assunto abusivamente da qualchecantore popolareinsieme a quellodel governatore di Nish"p"r,e ci",come agevolmente si
pu" intendere, per dar pregio e valore all'opera.Ritorna pertanto alla
classe delle opere volgarie popolari anche questo poema che tanto fu
levato in alto; e si hanno di ci" le prove chiare e manifeste. Tra le quali" la testimonianza non dubbia del poeta stesso che dice,in sul principiodel racconto, d'averlo rinvenuto scritto tra le fole del volgo,tra le notizie
che trovansi nelle tradizioni orali,sebbene poco prima abbia detto che la
storia era in pehlevico.Ma chi pu" credere tutto cotesto? " la stessa maniera
del nostro Pulci che dice d'aver trovato la storia di Marguttein libriarabi,
persiani,caldaici,siriaci,ebraici,grecie latini;e nessuno gli crede. E
per" l'autore del nostro poema da s" medesimo s'" tradito,indicando
involontariamente l'umile fonte da cui egliha tratto l'argomento.Ovvero,
se venne da un antico libro come sembrano di credere il(Iraf,l'Eth" e
LA POESIA EPICA 89
il Rieu (forserij"etendoci" che dice l'autore del poema, senza cercare
s'eglidica il vero),il supposto libro non pot" essere che povera cosa,
libro del volgo e fatto per il volgo,ma nulla di pi".Osserva poiilGrat
che,non conoscendosi la fonte,quale,secondo lui,dovette essere in prosa,
non si pu" discernere nemmeno qualesia la parte del novello compositoree qualequelladel libro antico. Certamente per" sono del compositorenovello le descrizioni inette,le immagini scipitee strane, sebbene il Graf
vogliatrovare un segno dell'antichit" del racconto nella ruvidezza e nel-l'arditezza
(semplicit"o ingenuit"non sipu" dire)onde si dicono cose che
era meglio tacere. Ma tale osservazione non ha valore alcuno,quando si
consideri che le fonti di Firdusi (e ci" sappiamoben di certo)erano pi"che antiche; eppure eglinon ha laidezze,non oscenit",ma procedecasto
ed eletto sempre. " vero che lo storico Mirkhondi, come osserva il Graf,
dice che la storia " del tempo di Sh"p"rfigliodi Ashk, onde essa dovrebbe
collocarsi nientemeno che al tempo degliArsacidi ; ma tutto ci" come
si prova? e il re M"bed che " uno dei personaggiprincipalidel poema,
non si sa chi sia,n" un re di questo nome (che significasacerdote)si
trova in alcuna serie di regnantipersiani.145. Ma, se cotesto non bastasse, o non avesse valore dimostrativo,
ecco le cose puerilie scipite,le sconcie e indecenti,le strane e grottesche,onde bellamente s'infioraquesto poema, che lo mostrano lavoro volgaree
indegno di chiunque,anche per poco, meriti nome di poeta. Perch" tro-vasi
che re M"bed chiede amore alla reginaShah-r" e ne ha una ripulsa,ed eglis'acconcia ad aspettareche essa concepiscae partorisca,s'intende,
una figliache dovr" essere la sua sposa. M"bed, quando la fanciulla va sposa
ad altri,raduna, per vendicarsi,un esercito;e che esercito! vengono schiere
dal Taberist"n,dal C"urg"n,dal Dehist"n,dal Kh"rezm, dal Khorass"n, dal
Kohist"n,dall'India,dal Sind,dal Tibet,dalla Cina,dal M"cin, dal Turan,
dalla Sogdiana;niente meno! Cotesta non sembra forse parodia?Trovasi
che R"min prega la nutrice d'esserglitanto cortese da recare un suo mes-saggio
alla bella Visa, osservando che ci" non le deve parer cosa grave e
difficile,perch"molte altre cose si fanno di gravit"e difficolt"maggiore,come il prendereal laccio leoni ed elefanti,il fabbricar case sull'acqua
e mulini a vento. E per esprimerel'afTanno di Y"sa piangentee sconsolata,
si dice che settanta montagne come l'Alburz le sono cascate addosso. E gliamori di Visa e di R"min e i loro amplessi sono descritti nella loro pi"laida e oscena verit";n" v'" cosa pi"sfrontata della rispostache Visa d" a
re M"bed che le rimproverala tradita fede coniugale;n" v'" episodiopi"
vergognoso e senza sale di quelloin cui Visa, per fuggircon l'amante,
pone in letto,al fianco del tradito sposo, la troppo compiacente nutrice,
alla quale poitoccano, come il re si desta,i pi" sozzi e sconci rimproveri.E dal soggettopassandoalla forma, troviamo immagini come queste,cio"
che,quando R"min suonava illiuto,le pietre,per il gran piacere,venivano
a gallasulle acque; e che, quando Visa piangeva,il suo cuore era il cop-
90 CAPITOLO QUINTO
piere,e gliocchi erano la fiala,e le gole ilbevitor del vino ; e che,quandoVisa seppe della partenza di R"m"n, ildolore per la partenza di lui faceva
da orefice sulle gote di lei (cio"le rendeva pallidee scialbe),mentre gliocchi facevano da gioiellieri(cio"spargevano lagrime simili a gemme).Questiesempi crediamo che bastino,sebbene vogliamo qui recare anche
un passo per mostrare quanto plebeiamentel'autore del poema ha fatto
uso d'un luogo comune di molti racconti eroici.Perch",in questi,trovasinarrato sovente come un figliodi principi,quando sia allevato fra genteumile e rozza, tosto per certi atti suoi faccia manifesto l'alto suo nasci-mento.
Ora, anche Visa, allevata in un villaggio,fa manifesto con alti
desideri e strane vogliel'altosuo nascimento,e di leicos" parlala nutrice,scrivendone alla reginamadre:
Edorci"cirrapponoi,pinnoni:,r;Klis(_'e,D'Asterab"d seriche stoffe,e (jiiaiuluAnche se drappiserici di molli Primo tempo " del d",raso di Cina
Color sono e di molti. E s'ellavede E de' Berberi chiede. Ecco! alla sera
Alcune vestibuone assai,alquanti Vuole un panno a due dritti,alla pi"bella
Scopredifettiper ciascuna,e ilgiallo Quale si addice di leggiadredonne.Dice esser degnod'oziosagente, N" meno innanzi a leid'ottantadonne
Di chi" in luttol'azzurro,e degnoilbianco Voglionsia lei servir,che meu di tanto
Di chi scava la terra (?),e degliscribi Non si conviene a nobile fanciulla.
Ildrappoa due colori.E se dal sonno E se con esse ella a mangiarsi asside.Levasi alla mattina,ella mi chiede Tutto vuol d'oro ilvasellame e ildesco.
Questa adunque " l'arte,se arte si pu" chiamare,dell'ignotoe inetto autore
del Fi"min e Visa, poich" non c'indurremo mai a credere che la sconcia
opera che ha lo stiletrivialee plebeo dell'Uccellin l'elverde di Carlo Gozzi
e le melense goffagginidi certi racconti di Bertoldo Auerbach, sia dovuta
all'ingegnodi Fakhii che fu poeta di qualchevalore. Con questo,volendo
pur esser giusti,diremo che nel leggere,con molta noia e fastidio,questinovemila distici,ci siamo, incontrati in due passisoltanto che hanno qualchealito di poesiae qualche sentore di bellezza;e per" uno di questi due
daremo tradotto nell'appendice.Ma, nel resto, l'opera" quale l'abbiamo
or ora descritta. Che se qualcunoci domandasse perch" tanto a lungoabbiam ragionatod'un'operache non lo merita punto, rispondiamoche
anche noi non l'avremmo fatto se non l'avessimo vista lodata e chiamata
celebre da qualche dotto illustre,che forse non ebbe agio di poterlaleg-geree meditare a dovere. Noi, quanto a noi, non abbiam voluto che
ricondurre al suo umile posto questo poema che gi"s'era indebitamente
elevato di troppigradi.146. Ultima forma della poesiaepicapossono considerarsi tutte quelle
tradizioni messe in versi dai Parsi per colmare le evidenti lacune del Libro
dei Pie.Queste tradizioni,dette Rlv"yetcon parolaaraba,sebbene abbiano
coi poeticiclicidi sopra ricordati questo stesso fine del raccontare ci" che
Firdusi ha dimenticato o tralasciato,se ne differenziano tuttavia nel non
abbandonarsi punto alla fantasia,volendosi tener strettamente fedeli al
LA POESIA EPICA .H
detto dell'Avesta e dei libri religiosipehlevici,e nell'intenzione manifesta
del non voler fare opera d'arte,ma s" bene di ammaestramento religioso.Sono racconti inettamente composti,che dell'anticaepopea hanno soltanto
ilmetro, non l'arte sovrana, opera di uomini pii,ai qualistava a cuore la
dottrina religiosapi"che ilmagisterodell'arte.Per" essi procedono senza
vita e senza colore,pedestrisempre, in una linguapersianache fa cono-scere
la loro tarda et",quale,come osserva lo Spiegel,si scriveva in India
ai tempi di re Akbar (1550-1605 d. C). Perch",in gran parte,con altri
scrittidi natura teologicaed esegetica,essi vengono dall'India,opera di
quei Parsi che fui dal settimo secolo dell'Era nostra l" trovarono rifugio
quando la Persia fu,conquistatadagliArabi. Ma, sebbene di tarda et",
hanno conservato tuttavia molte tradizioni assai antiche,e la conoscenza
di certimiti antichissimi,coi loro particolari,che Firdusi ha toccato appena
di volo,ci viene per essi.Ond'" che soltanto per ci" che contengono, come
dice ancora lo Spiegel,non gi"per altro pregioche possano avere, questi
racconti tradizionali hanno qualchevalore. Devono appartenerea diversi
autori,ma, per quanto ce ne consta, nessuno dei loro nomi " giuntofino a noi.
147. Nemmeno ci " noto quanta e qualesia la loro copia,perch"molti
ne devono possederei Parsi in Oriente che non anche sono giuntifra noi,
e quelliche pur sono giunti,giaccionoancora inediti nelle nostre biblio-teche.
Adunque in tanta scarsezza di cognizionie nello stato presentedegli
studi,sebbene questo genere di scritture non sia di gran momento per le
ricerche nostre, siamo costrettiad appagarcidi tre lunghiframmenti che
lo Spiegelne ha pubblicati,i qualituttavia bastano perch"noi possiamofarci del genere un'idea forse non molto lontana dal vero.
148. Ilprimo brano, adunque, narra ampiamente ilmeravigliosomito
del re Tahm"ras che aggiog"Ahrimane e lo cavalc",facendo su di esso,
ognigiorno,ilgirodel mondo intero. II mito " pur ricordato dall'Avesta
in pi"luoghi,e ne fa un breve cenno Firdusi nei seguentiversi :
Tiilnmir"s venne poi,con sua magia La sellagliponea di tempo in tempoPose in ceppiAhrimane. Ei su queldorso E a corsa l'adducea pelmondo attorno.
C(Mne su ratto palafrensedea,
Ma l'autore del racconto tradizionale non si appaga di questo poco, perch"
egliracconta in ({ualmodo Ahrimane che mal volentieri s'acconciava al
duro servizio e non riceveva dal possente re che battiture in compenso,
trovasse modo d'indurre la mogliedel re a domandargliin qual puntodella terra egli,cavalcando,avesse paura. E la donna, sedotta dagliorna-menti
di seta olTertileda Ahrimane, si fece dire dallo sposo qualequel
luogosi fosse. Esso era il monte Alburz, e per",quando al mattino che
segui,Ahrimane si trov" all'Alburz con Tahm"ras sul dorso, lo sbalz" a
terra e l'ingoi".Non " dubbio alcuno pei'ch"in questo racconto strano,
considerata la grande fedelt" dei Parsi alle loro tradizioni religiose,non si
92 CAPITOLO OLINTO " LA l'OKSIA EI'K.A
trovi un antico mito che i'Avesta e Firdusi toccano appena, attinto a qualclie
fonte che noi ora non conosciamo.
149. A questo racconto di Tahmiiras e di Ahrimane si ricongiungeci" che si narra nel secondo brano riferito pure dallo Spiegel,essendovi
detto in qual maniera il re Gemshid che qui " detto fi'atello di Tahm"ras,
con l'aiuto dell'angeloSer"sh estraesse il fratello dal ventre di Ahrimane.
Seguita poi l'ignotoautore descrivendo la felicit" del regno d" Gemshid e
narrando come questo re fortunato giungesse a chiudere la porta dell'in-ferno
; dopo eglisi mostr" superbo e ribelle a Dio, e Dio lo pun" col pri-varlo
della maest" reale. Segue un lungo giudizio,se cosi possiam chia-marlo,
del merito e delle colpe di Ghersh"sp dannato all'infei-no,perch"
os" percuotere il fuoco, ritenuto sacro dalla religionedi Zoroastro, un
giorno che la fiamma tardava a destarsi fra le legna da lui accumulate per
cuocersi il cibo. Si fa questo giudizio nel cospetto dello stesso Ormuzd,
cio" Ahura Mazd", assistendovi lo stesso profeta Zerdusht come difensore
e ilfuoco come accusatore, e rispondendo l'anima di Ghersh"sp alle accuse,
intanto che per poco essa " tratta dall'inferno, col narrare le sue imprese
quando liber" la terra da tre mostri che la infestavano. In tutte queste
narrazioni prevale un fare grottesco che rasenta il volgare, con esagera-zioni
deliberatamente cercate, credendosi indubbiamente l'autore d'imitar
degnamente l'epopea antica col dir cose grossolane e mostruose. Alla fine
del lungo e noioso giudizio,l'anima di Ghersh"sp " perdonata.
150. Il giudizio che si pu" dare di simili narrazioni gi" risulta chiaro
da quanto avanti abbiam detto, cio" che, quanto all'arte,non hanno alcun
valore, tanto pi" che ben altro era il fine di chi si dedicava a questi lavori.
Anche se ne trovano di scritte in prosa, in una prosa povera e disadorna;
ma di queste, e facilmente se ne intender" il perch", non dobbiamo occu-parci.
A questo punto, poich" qui dobbiamo arrestar le nostre ricerche
intorno alla poesia epica,vogliamo tuttavia osservar soltanto come l'epopea
iranica nata dal popolo e per il popolo, come ebbe vita rigogliosafinch"
ricevette la sua pi" bella veste poetica dal genio di Firdusi, cosi, dopo di
lui,passato quel tempo propizio,essa ritorn" al popolo da cui aveva avuto
le origini.Allora, per rifarsi popolare, dovette discendere da quell'alto
e nobile seggio al quale Firdusi l'aveva innalzata e deporre l'ammanto
reale e vestir cenci di gente da ti'ivio,fattasi essa stessa nei trivii e gar-rula
e ciarliera. Intanto, a quell'altoseggio ch'essa ha abbandonato, " salita,
con molta presunzione, ma con merito assai minore, la poesia roman-zesca
tutta artificiosa,tutta sentenziosa e tutta data al filosofare.
APPENDICE ALLA POESLA EPICA
A. FIRDUSI
Il Liliro (lei Ilei.
(per la parie epica).
1. Lodi di Dio a principiodel poema.
In nome del Signordell'alma nostra,
Di nostra mente autor, che non arriva
Uman pensieroa pi"sublime cosa.
Iddio primo " signordi gloriaeterna,
SignordelTampiospazio,e primo altere
E guidaa tuttinoi. Signordel mondo.
Signor del ciel rotante, un vivo e gaio
E giocondofulgordona a le stelle.
Dona alla luna e a questo sol. Ma intanto
Ch'ei trascende ogninome, ognipensiero,
Ogni segno sublime,a ognipi" bella
Parvenza ei d" splendor,lume e colori
Profonde ovunque. Se veder non ponno
Il tuo primo Fattor questiocchi tuoi.
Ai fulgidiocchi tuoi non dar rancura,
Che anche umano pensiervia non ritrova
Per giungerfino a Lui. Trascende Ei solo
Ogni nome, ogniloco. Or tu ben sai
Che ove sorpassiognivisibilcosaAlto concetto, l"n col" non giunge
Terreno spirtoo mente umana. 11 nostro
Spirtoe la mente ancor libra in sua mano
Iddio possente,ed Ei come potriaIn libratopensieroesser compreso?Proclamarlo qual", non san gliumani ;
Vuoisi per" che tu a servirlo accinto
Sempre ti serbi in umilt". Se crea
Parole a favellar la mente nostra.
Sol per ci" ch'essa vede, in s" le trova
E in se le crea ; ma con tal core e tale
Spirtoe con questamente e con tallingua.Nato mortai come potrial'Eterno
Degnamentelodar? Ben si conviene.
Ben si convien che l'essere di Dio
Tu confessi,evitando ogniparolaInerte e stolta.L'adorando in core.
Tua via cercando e con pensierprofondoMeditando sua legge.Ha gran potereChi sapienza ha in s" ; per sapienza
flingiovanisceun cor gi"vecchio e stanco.
Eppur,verbo mortai non fia che passivMai questovel,che uman pensiernon trova
All'essenza di Dio libero il varco.
2. La scoperta del fuoco'^.
Con breve scorta Hosh"ngl'ertamontagnaUn di salia,quandogliapparve cosa
Lunga e lontana. Mobile e veloce
Era e bruna soverchio. Erano gliocchi
Come fonti di sangue, e il negro fumo
Che dalle fauci spalancateuscia,L'aria offuscava, lliguard"con molta
Prudenza il saggiore, con molto senno,
E una pietraafferrando,alla battagliaRatto si mosse. Via scagli"la pietraCon la sua forza di regnante, e ilnegro
Serperatto fuggidinanzi a lui.
Ma la pietraminor forte a maggioreUrl" di contro e si spezz"con quellaUn cotal poco, e scaturia dall'una
(1)Questi passi del Libro dei Re sono secondo la mia traduzione dell'intero poema
(FiRDCSi. Il Libro dei Be, recato dal persiano in versi italiani da Italo Pizzi, Torino
1886-89, V. Bona, S volumi).
(2) Vedi il paragrafo 80 di questo capitolo.
94 APPENDICE ALLA POESLV EPK.A
E dall'altrauna luce,e un chiaror vivo
Tutto quelloco rivesti.Non ebbe
Morte per"l'orribileserpente;Ma ({nelche uscia da sue l"t"bre acceso
E ful2;idosplendor,te'chiaro al prence
Che chi,t'erroimpugnando,a tutta forza
Batte le pietre,vivida scintilla
A un tratto uscirne fa.Ma ilre del mondo ^
Nel cospettodi Dio venne adorando.
Benedicente,che l'Eterno in dono
Qnestaluce glidie,ponendoun segno
Agliuomini cosi,ver cui voltarsi
Dovean pregando,e ilre, Luce divina
" cotesta,dicea ; chiunquealbergaSaggezzain pettocon virt",l'adori!
Venne lanette e sull'alpestrecima
Un gran fuoco dest",qualdi montana
Vetta culmine acuto,e intorno al fuoco
Il prence si rest" con la sua schiera.
Festa egliindisse in quellanotte e vino
Bevve pur anco e di Sad"h allagaiaFesta die il nome. Cotal festapoiRimase in tena qualdel sapienteE nobil re memoria viva. Oh! molti
Fosser quaggi"paria costuinel senno
1 regnatori! La terrena sede
Adornava ei costante e la fea lieta,Si che la gentef"'di lui l'icordo
In bene ognor per tuttiglianni appresso.
3. Morte del re [-^r"d"n.
A Sam 2 che ratto giunse,in (juestiac-
L'antico^ sire favell":E)itutti [centiI prenciilpi"famoso,ecco gi"toccaAl termin suo questamia vita.Un lungoTempo vid'iopassar, che molti giriCompieaquest'altocielche sul mio capoRatto si volse.Ed or, quelvago ed agileCipressosi curv" *,che non per sempre
Dura ilfavor di lietasorte,e a quellaPianta che si lev" giovanee altera
E su l'altresiestolle,una corona
Tocca,e l'avr",con quell'anticoseggioDe' prenciantichi. Io ti consegno, ag-
[giunse,Questonipotemio^, Sam battagliero.Che di partirda questade' mortali
Infima sede per me giunta" l'ora.
Amico tu glisii,tu lo soccorri
Nell'opresue; deh! fa che per te solo
Valor con senno e con virt" dispieghi!
A Minocihr prese la mano allora
Ilvecchio sire della terra e in mano
A Sam la pose, indi lev" la fronte
Inverso al cielo,e disse: 0 di giustiziaEterno Re, verace in ognitua
Promessa,un giornoben dicesti: " Io sono
Il signordi giustiziae d'ognioppressoAiutator! " Giustiziami rendevi.Mi recavisoccorso, e de' miei padriIl serto mi donavi e con quelsertoIlsuggelloregal.Cosi,o Signore,
Ognidesio di questocore ardente
Esaudisti tu solo.Or tu mi reca
De' beatial soggiorno.IndugioalcunoPi" non soffrequest'alma,e in questoloco
Angustorimaner pi"non m'" dolce.
Tali cose compiute,all'improvvisoCadde la sorte dell'anticoprence^,E caddero i suoi di. Son vizzeomai
Della piantaregaltutte le foglie.Ad ogniistante misero ei piangea
E vivea tristoe sconsolato; un canto
Solitarioed oscuro alla corona
E al trono pretella.De' suoi tre prenci'^Innanzi agliocchi ei si ponea le tronche
Testeeinperpetudduol,sempre piangendo,Cosi dicea : Pass",fecesioscura
(1)I primi re dell'epopeapersiana si consideravano come signoridi tutta quantala terra.
(2)Principedel Segesl"n.V. paragrafi29, 30 e SI del ca[)itolo.
(3) Il re Fr"d"n. V. il paragrafo 80 del capitolo.(4) Cio" la sua persona, gi"bella e giovane.(5)Il giovane Minocihr, successore di Fr"d"n. V. il paragrafo80 del capitolo.(6) Il re Fr"d"n.
(7) I tre figlidel re Fr"d"n, peritigi" di trista morte. V. il paragr. SO del capitolo.
96 ArPENDICE ALLA POESL\ EPICA
Dal caste!di Milir"b ^ d'alma serena
Questeancelle inviava al tuo giardinoLa vaga donna di Kabul. " Cotesto
Come intese Dest"n 2, balz" quelcore,Si cbe pelmolto amore al loco suo
Pace ei non ebbe. Pien d'ardore e d'ansia
Rapidovenne con un suo valletto.
Corse del fiume su la sponda,e allora
Ch'egliscoverse dall'oppostaparteLe giovinette,chiese al paggioun arco
E si brandi della persona. Andava
A piediallorqualse cacciasse; e quandoVide nell'acqueini bruno augel,per lui
Ilgarzoncelche lo seguia,che avea
Rosate guance, tese all'arcoilnervo,
Il pose in man di quelgagliardo.VoceAllor mand" perch"dall'acquechiare
Si levassel'augel;Zal la veloce
Sua saetta avvent" rapidamente.S" che dai voli suoi f"'in gi"discendere
L'augelferito.Rubiconde allora
Si f"rl'acquedelfiume,e Zal,Deh !passa,Disse al turanio garzoncel,da quellaSponda,e recami tu l'augelferitoChe l'aleha tronche. - Dentro a un navicello
Il turanio garzon^ l'acquepassava
Arditamente e ratto allefanciulle
Venia con fieroincesso. Or, le donzelle
Col giovinettodell'iranioprodeD(dce la linguadiscioglieudo,dissero
Parole acconce : Oh !chi" costuiche braccio
Ha di leone,eroe gagliardo? Sire
Di qualgentesi vanta, ei che in talguisaDall'arco avventa i dardi suoi? Che vale
A lui dinanzi un suo nemico? Noi
Pi" degnocavaliergi"non vedemmo.
Sire del suo desio con arco e freccia.
Rapidoallora pose i denti suoi
Alle labbra ilvallettoe cosi disse:
Deh ! non parlar,si come fai,del mio
Prence sovrano! Ei del Nimr"z " sire,
Figliodi Sani,e soglionoi monarchi
Anche dirloDest"n. Ci" non si volile
Quest'altocielsul capo a cavaliere
Che glisiapari,e si famoso un prodeMai non fu vistodal destin.
" L'ancella
Sorrise alloraal giovinettopaggio,Avvenente qualluna,e si glidisse:
Deh ! cotesto non dir,che nel castello
Di principeMihr"b sta una fanciulla.Quale sovrasta al tuo signordel capoVeracemente. Pari ad un arbusto
E la donna gentil,bianca d'eburneo
Candore e bella,e fanno alla sua fronte
Divino un serto i bruni ricciattorno.
Ambo son fierigliocchi suoi,piegateLe sopraccigliain un bell'arco,e ilnaso
E quald'argentoun picciolstelo.AngustaE la sua bocca come angusto" ilcore
Di chi nel duol si sta. Ma i suoi capelliAmpi hanno ricciqualmonil che al jjiedeSi cingonle fanciulle,e gliocchi suoi,Casti e pudichi,d'un languorsoave,Qual di sonno, son pieni,e son fiorenti
Le gotesue, nero qualmuschio ilcrine.
Il lieverespirarpar che sua via
Tra quellelabbra non ritrovi; e tu
Sappialfinche non " donna quiin terra
CJie le sia pari.Ma noi quiscendemmo
Rapidamentedi Kabul,venimmoAl siredi Zab"l * che veramente
Cosa vaga saria,leggiadracosa.Veder congiuntaa Zal Rud"beh nostra.
Per amor di coleileggiadrae adorna,Cosi ciascuna delleancelle tutto
A Zal manifest",che arte era questaPerch" di leile rosee labbra al labbro
Di quelfigliodi Sam fossero conte.
11leggiadrogarzon cosi risposeAlle fanciulle:Oh! si davver! che bello
" ({uestosolche splendein ciel,congiuntoAlla candida luna !
"
Quando, ridendo aiu'or, da lor tornossi
Il giovinetto,l'inchiedeal'illustre
Figliodi Sam: Deh! chi " coleiche teco
(1)Principedel Kabul e padre di R"d"beh.
('2)Altro nome di Z"l.
(3)Questigiovanipaggi,secondo l'epopea,erano quasi sempre venuti dalla regione
del Turan.
(4)Quasi lo stesso che Segesl"n, paese di cui era signore Sani jiadredi Z"l.
APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 97
In secreto parl"?Tutto ridirmi
Or quid"i tu. Che tidicea colei
Se a me ridente ne ritornied hai
Schiuse le labbra e de' tuoi denti mostri
L'arsentino candor? " Ci" che ne udia,
Ridisse al prence ilgarzoncello,e parve
Ringiovanirdi quelgagliardoilcoreAl giubiloinatteso.Ei disseallora
Al lee^iadrogarzon : Vanne,dirai
Alle ancellecosi: " Deh! non uscite
Un solo istante dal giardin,che forse
D'esto giardincon le purpuree rose
Gemme con voi riporterete". Ancora
Non tornino al castel,per ch'iosecreto
Un mio messaggioinv"i." Da' suoitesori
Con auro e gemme ei si cerc" monete
E cinquedrappidi gran prezzo, intesti
In fulgid'or,con un leggiadrocofanoColmo di gemme di gran prence degne,E di orecchinidasjliorecchi suoi
Anche si tolse,e due, per la leggiadraFanciulladi Kali"l,fulgidianelli,Di prence Minocihr nobiledono.
Trascelse con amor. F"' un cenno e disse:
Questorecate a le fanciulle.A ninno
Sen favelli,ma voi recate ascosi."
Con ardenti parolee con monete
E con tesori,corsero i valletti
Alle cinquefanciulleadorne e vaghe,Loro affidarle gemme e l'oroin nome
Di ZaI,del regno gran vassallo; e tosto
Di Rud"beh le ancellead un leggiadroVallettofavellar:Mai non si resta
Cosa in secreto,s'ellain prianon resta
Fra due soltanto; s'ellaa tre fianota,
Secreta pi"non " ; se a quattro,intero
Un popolla conosce. Or tu,prudente,Or tu,saggioe avveduto,a noi del vero
Favella omai. Se alcuna cosa caseosa.
Tu la disvela a noi. " Come f"rconscie
Di Zal che nel suo amor pace o riposoN(m rinvenia,l'una ver l'altradissero
Malignamentele fanciulle: Cadde
Illeon fero dentro al laccio,ed ora
Di Rud"beh ildes"o,di Zal la brama
Compionsiomai !Ben lietoaugurio" questo!
Rapidamenteallortutto apprestavaRud"beh intenta,di nascosto a ognuno
De' suoi congiunti,qnalsi fosse.Avea,Qual gaiaprimavera,una celletla,Ov'erano di grandie di possentiDipintii volti.L'adornar di drappiTessuti in ("ina,v'apprestarlucenti
Dischi di fulgid'or,sparserviancoraE smeraldi e corniole,e vino e nuischio
Ed ambra mescolar,violee rose,
Anche narcisie tulipanie rami
Di gelsomin,di spiconardoancora.
Dall'altrabanda. Eran turchesied oro
Lor colmi nappi,ed acque eran di rose
Le lorbevande. Ecco ! saliasoave
Fragranzafinoal soldallacellettaDella fanciullacome sol leggiadra.
Oc?
Come disparveilsolfianmiantee chiusa
Fu dell'auladel ciella portafulgida.Che la chiave del sole iva perduta,Di Sani al figlioand" un'ancella: Tutta
Gi" l'oprasicompia.Tu muovi ilpasso. "
E quelduce d'eroimosse al castello
Cos" come fa l'uom che va cercando
La sua compagna. Ad un terrazzo ascese
Ella che avea rosate guanciee gliocchi
Nerissimi,leggiadracome un agileCipresso,a cui sovrastialta dal cielo
Perfettaluna. Come apparve lungiQuel di Sani cavaliernobilefiglio,Schiuse le labbra sue l'inclitadonna
E talvoce mand" : Lietovenisti,Giocondo garzoncel! Su te discenda
Benedizion d" Dio,scenda su quelloCui,come te,nasceva un figlio!Oh !care,
Oh ! dolcia questocor le ancellemie,
Che quelloben tu sei,dalcapo al piede,Che descrissero a me! La notte ombrosa
Pel tuo bel voltoin giornosi converte,Gaudio ha ilcor d'ognigenteallasoave
Fragranzatua !Tu in questaguisaadunqueVenistia pieda'padiglionituoi,
E al tuo piederegalstanchezzavenne!E quelprence d'eroicome dall'alto
Di quellemura ud" la voce, gliocchi
Lev" d'un tratto e leiscopr"che volto
Avea di sol.Si come gemma nitida
Il terrazzo splendea,le gote accese
Tutto illoco rendean lucente e chiaro
Qnal fulgidorubili,s" ch'eirispose:Donna Icuyiadra,venti-a a te saluto
Pizzi,Storia della poesia persiana,voi. II.
98 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Da me, dal ciel benedizion! Deh! quanteNotti per te,gliocchi l"ggeiidoall'astro
Della Spigasn in ciel,dinanzi a Dio
Santo e verace lagriniandostetti,E pregaiche del mondo ilRe sovrano
Secretamente ilvoltotuo si bello
Mi addimostrasse ! Or giubilainel core
Alla tua voce, alleparoletueOneste si,di graziaadorne. Cerca,Cerca un'arte sottilche via dischiuda
Al tuo cospetto.A che parlardovrestiTu dall'altode' muri, io sullavia?
Del principed'eroi come la voce
lidicoleiche avea sembianza e volto
Di leggiadraPeri i, subitamente
Sciolse le trecce sue da sommo ilcapo.
Sciolse da la persona, altaed eretta
Quale arbusto gentil,pieghevollaccio,Qual si nero e lucente unqua non scagliaDi lacciun vibrator.Ricci su ricci
Eran davver quaiserpentelliinserti
A serpentelli,ciocche sovra ciocche
Pi" in gi"dal mento. Cosi fu che ratto
Ella cader lasci" da' merli sommi
I bei capelliche,scendendo,ilpiedeToccar di quellatorre,indidall'altoDell'ardue mura mand" voce e disse:
Prence,t"gliodi talche gi"nascea
Di valorosi,or fa di salirratto
A me ; quitraggilapersona tua,Dilata ilpettoleonino e schiudi
La tua mano di re! Prendi un de' capiD'esticapellimiei ; per te soltanto
Vennero all'uopole mie trecce. A questo,A questoini voU'io crescermi ilcrine.Perch" un giornoporgessero a chi m'ama
Inattesaun'alta." " E Zal guardavaLa vaghissimadonna e si stupiaPei'quelvolto s" lielloe illungocrine,Indi talbacio su le trecce brune
Stamp",che di quelbacio il chiaro suono
Dall'altoud" la giovinetta.Intanto
Ei cosi rispondea: Non giustacosa
Fiaquestainver,n" splendamai (piest'almoSole nel giornoch'ioporr"lamano,
Stolto! su lei ch'" l'alma mia, mandando
Nel ferito suo cor straidi dolore.
Da un suo vallettoprese un laccio,ad arte
L'intorse e l'avvent",n" pose indugio.Un de' merli sporgentientro a que'nodiDel laccios'impigli";cosi dal basso
Fino allacima ilgiovinettoeroe
Salir potea.Come si assise in alto
L" sul terrazzo delle mura, a lui
Corse la vaga giovinettae onla^"gioSi gliprest".Ma quellaman le prese
Ratto ilgarzon nellasua mano, ed ambo
Movean com 'ebbri.Dal terrazzo allora
Gi" discendea del nobile castello
Il giovinetto,quellaman di lei,
Giocondo ramo d'una bellapianta,Stringendonella man. Scesero insieme
Alla cellettaauri-fulgente,scesero
A quelconsesso di gran re ben degno.Era, pienodi luce,un paradiso
Veracemente, ed eran le fanciulle
In piedinanzi a leidagliocchi bruni.
Zal per quelvolto e l'inclitastatura.
Per tanta maest",meravigliava,
Meravigliavaper quelcrine;ed ella
Avea collane ed orecchini e armille,
Drappifulgidie gemme, e si parca
Vagogiardinoa primavera.QuelleGote sue tulipanieran fiorenti
Entro a un'aiuola,e cioccasovra ciocca
I capeile cadeau. Ma l" seduto
Zal si restava in quelladi gran prence
Divina maest",con lei,quallunaAdorna di splendor.Sospesoal pettoUn pugnaleegliavea, sul capo un serto
Di bei rubini,e la gentildonzellaDal rimirarlo non quietavaancora.Ma furtivain (juolvolto avidamenteStavasi a riguardar;quelloammiravaBraccio gagliardoe la cerviceeretta,
Di lui la maest",l'altastatura.
Onde, al colpirdi sua tremenda clava,
Sfasciavasiipialpolveattritae pesta
Una montana rupe. Ella pi"assaiMirava allosplendordelle sue gote
(1) Le Peri sono fate di str.aordinaria belt",alate, protettricidegliuomini, secondo
l'epopea.Secondo l'Avesta,sono fate malefiche che conducono gliuomini a perdizionecon la loro bellezza.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 99
Che ranime accendea,si che pi"assai
Il suo cor ne avvamp".F"r caldi baci
E amplessie sorsi di fumoso vino,
Se pur to2[liche ilnobile leone
L'agilepredain potersuo non trasse.
Alfin,cosi parl"d'eroiquelduceAlla donna gentil:Deh! tu, dal seno
Candido qualeargento,ed hai fragranzaD'intattomuschio,o vaghissimadonna
Qual cipressogentil,sappiche allora
Che Minocihr sapr"cotesto, mai
Consenziente in ci" non Ila^. La voce
Sam di Nir"m ~ lever" pur nell'ira.
Spumosoillabbro,e contro a me verranne
In gran corruccio. Ma pregiatacosa" sol l'anima mia, ch'io la persona
Appresia dispregiar,si che non calmi
Di rivestirla mia funerea benda.
Or qui,per Dio signor,giudicenostro,A te promettoche il tuo pattomai
Per me infranto non ha. Dinanzi a Lui
Andr" pregando,adorer" compuntoQual " costume dei devoti a Dio,
Perch" Sam cavalier,perch"del mondo
L'inclitore ^,da pensierdi castigoContro a me di vendetta e di corruccio
Puro facciano ilcor. La mia preghieraL'Eterno ascolter",perch"tu alfine.
Al cospettod'ognun,mi siicompagna.Io pure, io pur, glirispondeala bella,
Dinanzi a Dio, la tua promessa accolgoE la tua fede. Su la linguamiaIn testimonio sta il Fattor del mondo
Che altridi me non l"asignoree donno
Fuor che Zal valoroso,inclitoeroe,Quale ha corona e regalseggioe gloriaE maest" ! " Cosi crescea l'amore
Adeguiistante.Lungiil senno " omai,E prossimoildesio,che fu cotesto
Fin che dal loco suo l'albalevossi
E strepitovenia dai padiglioniDi timpanisonanti. Un mesto addio
Disse alladonna sua, vaga qualluna,Zal giovinetto.Fortemente al seno
La strinse,qualsi serra alla sua trama
D'un bel panno l'ordito.Ambo di lagrimeEmpir le cigliae al sol che gi"montava,Sciolser la linguaa favellar:Del mondo
Luce divina,anche per poco, a noi
Per contrastar,tu non dovei hammando
Salir pelcielo,onde estidue tapini.Alla prova d'amor,per la tua vista
Non dovesser del cor subitamente
Il vincolo spezzar ! " L'attortolaccio
Zal da l'altoavvent" di quelle-mura,E ilvago amante dal casteldiscese.
5. Andata di Rustem al monte Alburz^.
Ma gi"di l",quelfiord'ognipi"forte,R"steni guerriero,percorrea sua strada
Verso l'iranioprence^.Ecco !ad un miglioPel sentierod'Alb"rz,eccelso monte,Adorno e bello ei vide un loco.V'erano
Alberi molti e correnti fontane.
Eletto loco ad abitar d'un prodeE novello garzon. Vicino all'acqueEra postoun bel trono, e tutto asperso
Era d'acquadi rose e di odorante
Intatto muschio. Un giovinetto,quale" raggiantela luna in cielsereno,
Su queltrono sedea,dell'ombre fresche
In parteeletta,e molti eroi dintorno
Gli fean corona, con lor cintial fianco,
Qual di prenci" costume. Era in quellocoUna festaregal,qualdilettosoParadiso del cielpiacentee bella.
Come vider l'eroe su quelsentiero.Tutti dal loco glimoveano incontro
Gli accoltiprenci,e poich"f"r vicini
(1)II re Minocihr e S"m diff"cilmente avrebbero acconsentito alle nozze di Z"l e
di R"d"beh, perch" R"d"beh era di famigha straniera e idolatra. V. il paragrafo81 del
capitolo.
(2) Antico eroe padre di S"m.
(3) Il re Minocihr.
(4) Vedi i paragrafi82 e 83 del capitolo.
(5)Il principeQob"d della famigliadei Kay, eletto re dagliIrani,che abitava sul
monte Alburz.
JOO APPENDICE ALLA POESL\ EPICA
A R"slem pi"d'assai,vennergliinnanziPrestando omaggioe dissero: Gagliardo,Inclitoe ilkistre,oltrepassar non puoiDa questaparte;gliospitantituoi
Noi siamo e tu di noi l'ospitecaro.
Al pregar nostro quidiscendi adunqueUn cotalpoco, onde allagioiaalquantoCi abbandoniam,beendo un \in fumoso
In tuo ricordo,o celebrato eroe.
Inclitieroi da l'erettacervice,
Ilvaloroso rispondea,m'" d'uopoAndarne al monte Alb"rz per cagiontale
Di grave peso, n" mi lice,o prodi,Ristar da l'opramia, che lungae grave
Ci sta dinanzi la rancura. E ingombroDi rei nemici ogniconfin d'Irania,E son lamenti querulied oniei
In ognicasa. Dell'iraniotrono
Priva " di re la nobile grandezza.N" mi giovagustardel dolce vino.
N" poss'ioquirestar con molta pace
Nel dilettofra voi. Pel dolor mio
Lochi alti0 bassi in camminar non veggo.
Inclito eroe, dicean pur quelliintanto.Se all'Alb"rz ne vai tu con tal rancura.
Dir ne dovresti,o di tua gloriaamante.Chi mai col" vai tu cercando. Noi
Siam cavalieridi quelloco eletto,Noi che un convito quiapprestammo.A
Che vaicercando,tisarem noiduci,[quelloE se d'uopo" d'aita,anche pi"assaiPer te faremo. " All'inclitaassemblea
Cos" risposeallor:Vive in queilochiD'elettastirpeun re. Nome del grande" Kay Oob"d, rampolloch'" del seme
Di re Fred"n, di nobile des"o.Giusto e verace. Se di voi qualcunoBene ilricorda,a Kay Qob"d mi porgaIndiziocerto. " Ilfortissimoeroe
Come disse cotesto,allorche intese
I dettisuoi la nobile assemblea.
Sciolse la linguadi que'fortiilduceE cosi disse: Manifesto un segnoHo io di Kay Qob"d. Che se tu scendi
In questonostro ostel,luce darai
Col tuo bel viso all'alme nostre. Ancora
Di Qob"d manifesto e certo indizio
A te dar",qual" veracemente,
Qual sia l'indolesua, qualeilcostume.Da Uaklish * discese,rapidoqualnembo,
Il valoroso,come indizios'ebbe
Di Kay Qob"d per essi,e venne in corsa
Di quelfiume sul margo, e l" si assisero
Gli accoltieroi sotto a un albero eccelso
Da l'ombre fresche.Sovra un aureo trono
Si assise allorl'ignotogiovinettoE di R"stern la man nella sua mano
In dolce atto si prese. Un aureo nappoDi dolcissimo vin colm" con l'altra
E con esso de' Persi inclitiin guerra
F"' ricordanza. Un altronappo ancora
Colmo di vino a R"stem asseErnando,Cos" parl":Tu, celebratoeroe.
Di Qob"d mi chiedestiindiziocerto;
Da chi dnn(jueti veiuie entro la mente
Cotesto nome? " E R"stem rispondea:Del gran vassallodell'iranioimpero^,
Con anima serena, alto un messaggioIo quirecai. L'altezzadell'iranioTrono apprestarlinostriprencie sire
Acclamaron Qob"d. E ilpadremio,L'elettod'ogniduce,ei che s'appellaZal valoroso,a me dicea : " Deh ! vanne
Fino al monte d'Alb"rz! L" tu vedrai
Animoso Qob"d fra genteaccolta.
Un salutoglifa qualdi regnante.Ma innanzi a lui non indugiarti,ancora
Fosse per poco. Digliancor che i prenciLui domandano sol,che per lui solo
La grandezzaapprestardel trono iranio".
Che se porgere a me certo un indizio
Di lui tu puoi,porgilointanto,e quelloCosi conduci al gradosuo regale.
Di R"stem valoroso alleparoleSorrise ilgiovinettoe cosi disse:
Eroe,del seme di Fred"n son io,Prence Qob"d,e i nomi tuttiio serbo
De' padrimiei nel mio fedelpensiero.R"stem, come l'ud",chin" la fronte
E ossequiosogi"balz" dal seggio
(1) Nome del cavallo di R"stem.
(2) Cio" di Z"l, che aveva consigliatoche si chiamasse Kay Qob"d al trono.
APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 101
Aurifulg-eiitee disse: 0 re dei regi
Dell'ampiaterra,o sostegnode' foi'ti,Schermo de' prenci,dell'iraniotronoConforme al piacertuo sia la grandezzaE caggianole belve ardimentose
Entro a' tuoi lacci! Il seggioimperialeDegnoloco tisia,grandezzae gloriaT'accompagninquaggi"!Al re del mondo
Io quireco un saluto,e quelsalutoE di Zal battaglier,fiord'ogniprode.Che se al suo servo ne fa cenno ilsire,10 la linguasciorr",dir" messaggioDe' guerrierid'Iraniaa cotalprenceD'alma serena. "
E Qob"d animoso,Dal loco suo levandosi,porgeaLa mente, il core ed ilconsiglioal direDi R"stem battaglier.Sciolse la lingua11valoroso allor,del duce iranio^
Ilmessaggioa ridir. Come pur giunseroAll'orecchiodel re que'dettisuoi,Balz" nel pettoa re Qob"d ilcore
Per molta gioia,e. Qui recate intanto,
Disse,di vino un colmo nappo. Voi,Questogagliardoricordando a nome,
Al labbro vostro l'accostate." Allora
Bevve un nappo di vin quelvalorosoE benedisseall'anima del sire.
Come compiutocol purpureo vino
Fu ilgirofra glieroi,poiche pi"accese
Del novello signorsi fean le gote,A R"stem generoso ei cosi disse:
Con l'anima serena un soglioio vidi,E in esso mi recavano lucente
Come fulgidosole una corona
Due bianchi falchida l'iraniaterra.
Con fieroincesso,rapidi,veni"noEssi da me, posavanmisul capoQuellacorona. Poi che desto fui.
Pieno ebbi il core di speranza in quellaCorona rilucentee in que'falconiCandidi e belli.Ond'" che,di re degna.Una festaapprestai,si come vedi,In questa guisadi quest'acqueal inargo.Come candido falco a me quivenne
Esto gagliardo,e giunsemiper esso
Del serto di que'fortiillietoannunzio.E R"stem valoroso,allor che intese
Di quelsogno regal,di que'due falchi,Della corona come luna splendida,Al re de' forticosi disse: Un segnoDe' messaggieri" ilsogno tuo. Tu intanto
Levati,0 re, perch"in Irania andiamo,
Appo i gagliardi,lor recando alta,Andiam correndo.
"Come vampa allora.
Sire Qob"d balz" dal loco suo
E in sellaal suo destrierde le battaglieGittossiratto. Strinse la cintura
A' fianchiR"stem, rapidoqualnembo,E con prence Qob"d fieropartissi.
6. Incontro di R"stem con Eul"d'^.
Come solingoviator si tolse
R"stem allora da l'infaustocampo
E ripresesua via. Ciunse ad un loco
Ove luce non era. Una profondaCaliginosanotte era nell'etra.
N" in quellanotte risplendeanle stelle,La luna non splendea.Ben detto avresti
Che incatenatoilsol lungidal cielo
Era co'raggisuoi,ch'erano avvinte
Dentro a nodi d'un lacciole ridenti
Facelle de la notte. Ilvaloroso
Le brigliea Rakhsh abbandon" sul collo
E trasse innanzi,n" dintorno ei giunsePer l'ombra fosca a scerner monti o valli,
Non fiumi o ruscelletti.E poi,d'un tratto,Giunse ad un loco luminoso e chiaro.L" 've la terra quald'un verde ammanto
Tutta ei vide coperta.Eran le messi
Nel primofiordovunque;ivi la genteRingiovanladopovecchiezza,e v'erano
Erbe verdi a l'intornoe corsid'acque.D'un tepidosudor tutta era molle
La veste militar sullapersonaDi R"stem battagliei',si che glivenneAlto un des"o nel cor di sonno e quiete;E tosto ei si lev" la sua villosa
(1) Cio" di Z"l.
(2)" una delle sette avventure incontrate da R"stem sulla via del M"zender"n
quando egliandava a liberarvi il re K"vus incatenato e accecato dai Devi. Vedi il
paragrafo 83 del capitolo.
102 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Spogliadi tigreche copriagliilpetto,Dal sudor penetrata,onde stillava
Ili'ulsid'elmoancora, e l'uno e l'altro
Arnese al folgorarde' caldiraggiEgliespose del sol.Poi che di quiete,Poi che di sonno pi"possentein lui
Necessit" sifea sentir,le briglieTolse rapidamenteal suo corsiero,
E liberoillasci"peiverdi colti,Per le campagne seminate. Ancora
Ei si vestila sua corazza e l'elmo
Come ilsol liasciug",d'un fasciopoiD'erbe virenti,qualleon selvaggio,Si f"'giaciglio,e postasila targaDi sotto al capo e dinanzi la spada,La man gagliardavi pos"su l'elsa.
Ma de'campiilcustode,allorche vide
Libero entrar ne' verdeggianticolti
Di R"stem ildestrier,correndo venne
Precipitoso,e un urlo ambe le labbra
Gli sgangherava.A Rakhsh,al cavaliere
Ei s'accost",batt" con un nodoso
Legnocostui ne pie.Ben si destava
R"stem dal sonno, eroe gagliardo,e quegliGridava intanto con stridentevoce :
Ahrim"n ^ che se'tu,perch"sciogliesti11tuo destrierne' verdi campi?Libero
Perch" illasciasticontro a chi nessuna
Offesa ti rec"? "Senti nel petto
Una grand'iraalleparolestraneIlprence divampar.Ratto ei sileva,
Ambo gliorecchi all'importunoafferra
E listringee liattorce e lidivelle
Dalla radice,u" parolasecoFa buona o trista.Ambo raccolseallora
Gli orecchi suoi fra disperategridaIl custode de'campi,e l" restossi
Attonito e storditoalcun istante
Forte piangendo.In quellaterra apricaEul"d era signor,prence guerriero,Inclitoin armi e criovinetto.A lui
Venne con piantiil misero custode.Fra le man sanguinosei due divelti
Orecchi suoi recando,e si glidisse:Un uomo " l",di paventosoaspetto
Qual negro Devo ^,e cingeuna villosa
Spogliadi tigreed ha ferratol'elmo.
Egli" Ahrim"n * che la vasta pianuraTutta occup"da questapartea quella,Ovvero " un serpe che dormia nel cavo
Della corazza. Io corsi a lui,dai campiPer discacciarquelsuo destriero,e libero
Ei non lasciommi gi"peiverdi campiN" volleche al destriero io m'accostassi;Ma quandomi scoverse, in pielevossi
Subitamente;non fiat",ma intanto
Ambo gliorecchi mi divelse,e ancora
Gi" si gitt"per ripigliarquelsonno.Udi cotesto e si lev" d'un balzo
Eul"d rapidamentee per la molta
Ira del cor si cacci" fuori in guisaDi negro fumo. Ei si,veder bramava
Chi mai fosse costui,per qualcagioneTanto mal fatto avesse a quelfedeleE semplicecustode. Ai campisuoiVerdi e fiorenti ei venne adunque,e molti
Giovinettiilseguirfamosi in guerra.Con spadeaguzze. Con talscorta,ratto
Ei lebriglievolt" del palafrenoVerso quelloco ove segnaiglifueDato di R"stem. Quand'eifu vicino
(E di battagliaera bramoso),al suo
Destrier si volse e balz" ratto in sella,Fuori traendo la fulminea spada,R"stem guerrieroe s'avanz" qualnube
Che tuona in ciel.Ma (juandol'un dell'altroAccanto sitrov",l'arcano evento
Questia queldichiar" con prontalingua.Qual nome l'echi?Eul"d primierodisse.
E chi se'tu? qualeiltuo re? qualloco
Dell'ampiaterra " iltuo rifugio?In questiCampirecare ilpi"bello non era,
(1) Qui " nel senso comune di nemico, di malvagio,che vuole e opera il male a
danno altrui.
(2)R"stem, signoredel Segest"n.
(3)I Devi sono demoni o spiritimaligni della schiera di Ahrimane. Vedi i para-grafi
10-14 del capitolo.
(4)Il genio del male secondo l'antica religioneiranica. Vedi i paragrafi4-9 del
capitolo.
104 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA
D'altospaventodell'eroeio spirtoPieno fu allor;temea che veramente
L'estremo di t'ossevicino.p]ppnreL'anticoardore ei suscit" nel pettoCome leone,e dirizz"l'acuta
Spadaal fiancodel Devo. Il ferro acnto
Cni di Riistem vigorforte spingea,Una mano ed nn piedalla personaVia spicc"del nemico. 11 mntilato
S'accapigli"col prodein quellaguisaChe s'accapigliaalteroun elefante
Con un fero leon. Con un sol piedeLa pugna ei continu" con quell'illustreE la caverna paventosatutta
A soqquadromandava. Al pettoalfine
E al colloegliatTerr",per atterrarlo
Sottoa' suoipie,quell'uoiugagliardo;e al
E al collol'afferr"con fermo polso[pettoR"stem famoso. (Juestoa quelstrappavaLe carni a brani,e quelloa questo,e ilsuoloTutto si ricopriad'una poltigliaDi sangue intrisa.Oh! se la dolce vita
Oggiposs'iosalvar,R"stem dicea
Nel cor profondo,eternamente vivo
Davver !ch'iorimarr". " Gi" gi"sifugge.Cosi frattantonel suo cor pensavaIl Bianco Devo, per la dolce vita
Ognispeme da me! Se dagliartigliD'esto dragoferoce io mi disciolgoBen che feritoal pie,ben che le cuoia
Cadanmi a brani intorno,in quellaterraFatata del Maz"nd i questamia faccia
Non vedrai! pi"de' prodisuoi famosi
Non i servi giammai,non i possenti!Cos" parlavanel profondocore
Il Bianco Devo, e una lievesperanza
Ei pur dava al suo cor. Cosi la pugna
Ferocemente prosegnianque'due
Con pi"fierodesio;sudor con sangue
Rigavailsuol. Ma R"stem con quell'altaForza di Dio,in grave dogliae vampo,
Molto in pugnar persever".AlfineSi trasse a dietro l'indilocampione
Dall'asproassaltoe dallapugna. Dritta
La man distesee quallion feroceIn alto ilDevo sollev",di sue
Spalleall'altezza,e ilf"'cader. Sul suolo
Fortemente ilbatt" come una belva
In s"bito furor,si che dal corpo
Sprigion"l'alma al Devo. Entro nel core
Il pugnaiglificc" R"stem vincente,
Ouindi dal nero pettoilsanguinosoFegatodistacc"2. Quel corpo informe
Tutta ingombravala caverna oscura,
E un mar di sangue era la terra intorno.
8. La batfafj"iadei sette eroi^.
Udii che R"stem fortissimoeroe,
Un giorno,in loco dilettoso,ai forti
Lieta una festaprepar".Quel loco
Chiamavasi Nev"nd, l" 'v'erantorri
Eccelse,e pienadi ornamenti assai
Era ognitorre. Nel deserto un loco
Fu propizioallacaccia; ora vi splendeIl Fuoco di Rerzin*,guidaai mortali.
D'Irania i prencieran col",seduti
A quelloco di cene, ampia una schiera
D'inclitiin armi. Quell'illustrev'era
Tus e G"derz con lui,di Keshv"d prole,Behr"m e Ghev, nobiliprenci,e ilforte
Gurghincon Z"ngheh,di Shav"r illustre
Animoso f"gliuol,con (justehemme,
Con Kharr"d battaglier,Berzin che eretta
Avea la fronte,a fulminar la spadaAtto nel campo, e quel,ch'era di tutti
La corona ed ilfior,Gur"zeh. D'essi
Aveasi ognuno alquantieroi.DrappelloEra ben quelloe valoroso e illustre!
Tal di festaapprest"loco giocondoR"stem guerrier,che questosol fiammante
E la luna nel cielparver dall'alto
Le dapieletteinvidiar.Ma intanto
Non un momento ripos"quell'ampioStuolo d'eroidalla faccenda grave,
Con mazze e frecce,con giocondovino,
(1)Il M"zender"n. Vedi sopra.
(2) Perch" doveva servire a rendere la vista al re K"vus e agl'Iran!prigionierie
accecati. Vedi ilparagrafo83 del capitolo.
(3) Vedi il paragrafo 85 del capitolo.
(4)Uno dei templidel Fuoco secondo la religionedi Zoroastro.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 105
Con lietocorrer per la caccia.E allora
Che f"r trascorsi alquantidi,per molta
Gioia e quietetuttiallegriin core,
Preso dal vin,cosi parlavaun giornoGhev al tigliodi ZaI : H"steni,dich'io,
0 di noi tutti ilpi"t'aniosoeroe,Se vogliahai di cacciar,se quison prontiAl cenno tuo veltricorrenti,in quelli
D'Afrasy"b^ regnatorverdi giardiniDel sol liauimante oscurereni la gotaDe' cavalierper la volante polve,Per falchie veltri,per levar di lungheAste ferrate.I nostri palafreniAvventereni contro gli"n"gri,e i nostri
Brandi levatiappresterannoun laccio
Ai leoni.L", l",nella pianuraDi D"ghvinoi verreni con falchie veltri
Per far la caccia,noi bramosi,e verri
Abbatterem co'giavellotti,e pinguiFagianiprenderemco'falchinostriPer quanto lungo" ildi.Per lacampagna
Di Turania farenila nostra caccia.
S" che memoria rester"di noi
Quaggi"nelmondo. Anzi iomi penso ancora
Che se con lietocor la mia propostaTu accogli,0 eroe, tuttii regnantiplausoFaranno alnostroardirquandoilsapranno.
E R"stem glidicea: Deh! scorrer possa
Lieta per te,come pi"vuoi,la sorte,E sia giocondala tua meta! Allora
Che l'albaspunter",l'asprodesertoEntrerem di Turania e dal cacciarvi
E dal correr qua e l" non avrem posa.
Oh si ! noni prodee glorioso," pure
Dolce mia brama, sempiternoal mondo
Un ricordo lasciar.Dimani,all'ora
Che ilrompere su in cielfiamanifesto
Del di novello,ben sar" se a caccia
A quelloco verrai.Farem scompiglioDi vin,di nappie d'atterratebelve.
Forte un licer gustandoinsiem. " Con-
[vennero
In talpropostai prencitutti,e ninno
D'altroconsigliosi f"'autor. Nell'ora
Che dai sonni levar sul primoalbore,Qual fu desire,s'apprestarontutti
A partirque'gagliardi; ellin'andaro
Con veltrie falcilie palanchiniadorni,Con gran baldanza accelerando ilpassoDel Shehd tino allespiagge,a queigiardiniDel regnanteAfrasy"b.Da questa banda
Era ilmonte e dall'altrale correnti
Del vago fiume ; dall'oppostariva
Di Ser"khs la citt",piendi gazzelle.Pieno di capria torme, era di faccia
Ildeserto infinito.E l" discesero.
Lungole spiaggiadel vagantefiume,Baldi e festosiancor pelmolto vino
Esilarante,i cavalieri,e tosto
Si empi di tende e padiglioniintorno
Ilvastissimo campo. Oh ! ipieistupir".Tante gazzellein rimirar;ma poiVennero al loco dellacaccia,assai
Desiosi d'un pastoe desiosi
D'una battaglia.Ei suscitarle fiere
E pelmonte e pelcampo e l'altegrida
Fino al cieloelevar.Cosi fu sgombraLa terra tutta di leoniagresti,E sentor ne salifinoagliaugelliPel cielvolanti.Cumuli dovunqueF"r di augellie di belve intorno intorno,Qual trafittodi freccia,e qualgi"spento.
Tutti si assiserpoi,l'alma allagioiaAbbandonando,via dal cor le triste
Cure cacciatee la mestizia.In pugno
Avean tazze profondee negliorecchiIldolce suon de le ribebe,intanto
Che pinguicosce d'atterraticervi
Stavano a rosolar sovra la fiamma.
Poi che trascorsi furon sette giorniIn questaguisa,con un vin gagliardoEntro a le coppe letiziandoi forti
Al fumoso licortroppodevoti.
Del giornoottavo alprimoalbor sen venne
Savio consiglioa proclamaripielprodeFigliodi ZaI fra i suoi compagni.Ei disse,Voltosia que'gagliardiinclitiin guerra.
Prenci,duci ed eroi da l'altafronte:
Or, senza dubbio,ad Afrasy"bgiugneaCerto annunzio di noi,u" saria bello
Che qualchetrama la malignavolpeOrdisse co'suoi prenci.Eglipotria
(1)Il re del Turaa, nemico degliIraai e dei loro re. Vedi il paragr. 18 del capitolo.
106 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Qualcheastuziatramar, venir con l'armi
E ai nostri velti"pelselvaggiocampoPrecludere la via. Ben si conviene
Che alcun dinoiguardiilsentier,cheappenaEi di queltristoabbia novella alcuna,
Veno'a e Taiuiunzio del nemico stuolo
Qui significhia noi. Facciasi almeno
Che non ci tolgadal tornar la via
Il malvagiosignor." Gur"zeh allora,
Sire ai figlidi Ghev, sen venne accinto
All'altaimpresa.Andr", disse a quell'in-[clito,
E andr" con lietocor. " Va, glirisposeR"stem, e corri,o illustre,allaselvaggiaSpondadel fiume. Su la via dirotta
Vigilee accorto a guardiasta. Custode
Sii tu diquestieroi. " Partiasiallora
Gur"zeh qualleon,ricco di gloria,Ed erano con lui celebri e forti
Alcuni cavalieri." Oh! queldrappelloChe qualGur"zeh ha una vedettain armi,Meno che nulla estimar dee le perfideArti nemiche! " Quegliand"; sivolsero
Gli altria far caccianuovamente, e ninno
Di nemico guerriercura si prese.
Ma poi,nell'oredella notte oscura.
Tempo al sonno propizio,annunzio certo
Ne giunsead Afrasy"b.Tutti i pi"espertiEgliraccolse tra i suoi prodi,e molte
Cose di R"stem raccont",dei sette
Pugnacicavalier,paria gagliardiLeoni tutti,e disse poi,di tanti
Prodi suoi nel cospetto: Or si davvero
Che strano evento accadde a noi! Ma in
Qualchetrama sottilpongasiin opra [priaOnde assaltoimprovvisoabbian da noi
Gli ardimentosi. Che se in nostra mano.
Che se in nostro poter trarremo i sette
Eroi d'Irania,angustae incresciosa
A K"vus 1 regnatorfarem la terra.
E aggiunsepoi,rivoltoai pi" famosi
In guerresca tenzon : Non " d'indugiTempo cotesto;ma convien che in priaNe andiain si come gentea dilettosa
Caccia intenta;l" poi,sovra ilnemico
RepentiniIrarrem le gentinosti'e.
Convennero col re tuttii guerrieriE i cavalieridi Tnrania in questo
Consigliosuo. Sceglieal'inclitosireTrentamila campioni,usi la spadaA brandir con valor,tuttifamosi
Per chiare opre di guerra, e fea tai detti:
A un punto sol per la dirottavia
Volgetei passi,n" dal correr mai
Si posialcun di voi lanotte o ilgiorno.Del deserto la via correan que'forti
Uscendo allor,levando altala fronte
Per desio di pugnar. Stuolo inllnito
Cosi Afrasy"ba tutte partiin moto
Ponea,la strada del ritorno ai prenciD'Irania ad occupar. Quando sen vennero
Al loco della caccia,e l" sen vennero
D'aspravendetta per desire intenso
Tutti affrettati,s'avanz" quelprodeGur"zeh a contemplarqueldi nemici
Immenso stuol,non primain alto ei vide
Levarsene la polve.Ei rimirava
L'irrompentedrappeltutto raccolto,Una falangeche venia qualfoscaNube per l'altociel.Vide che in alto
Levavasi dal campo un negro turbo
Di polve,e in mezzo al tenebroso nembo
Un vessillomostravasi. Gur"zeh,S" come vento impetuoso,indietroSi ritorn";torn" con altegrida,Con voci di terror,quasiruggisse.Quand'egligiunseal dilettosoloco
Della caccia,bevea giocondovinoIl gran figliodi Zal con glialtrieroi;Ma ratto ei gligrid": R"stem leone.
Tua gioialasciaintempestiva! Un ampioStuolo " quipresso, che misura o computoNon soffre,allapianurain sua grandezzaVeracemente ugual.Dentro la polveChe poggiain alto,come sol risplendeDel malignoAfrasy"bl'ardua bandiera.
Rise all'udirque'concitati detti
R"stem, e riseforte. Oh ! la vincente
Fortuna sta con noi,disse. Ma tu
Del turanio signor,della volante
Polve dei cavalieriche ilturanio
Suolo invi",[lerch"si tremi? I suoi
(1) Il re degl'Irani.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 107
Prodi non vanno in l" di centomila,
Cavalieri,le brigliea volgerusi,Con le gualdrappesul destrier.S'io fossiIn questocampo quisolo soletto
Con questaclava e la corazza e ilmio
Rakhsh battagliero,d'Afrasy"b,di tanto
Stuolde'suoi prodie di sue pazze furie.
Alcun pensiernon mi darei. Qui basti
Solo un campiondi noi nel fataicampo,
Che veramente son ben poca cosa
Nella battagliadi Turania tutta
I cittadini.Questoa me s'addice
Campo di guerra, e non m'" d'uopoalcunoGuerrier d'Irania.Qui slam sette eroi.Cavalieriprestanti,inclitiin guerra,
Di spadearmati,e basta uno di noi
Contro a duemila e cinquecentoastati
Cavalier,di destrieriincitatori.
Che se volgesua brama a questaparteDel regalfiume ilgloriosoin armi
Afrasv"b regnator,la sua fortuna
Davver che glimanc", quand'eisi traggaA questoloco!Tu, coppier,frattantoDi vino del Zab"I m'empiuna tazza
In fino all'orlo." Gli vers" quelvinoE glielporse ilcoppiervelocemente,E ratto ilprodegiubil"del suo
Porgereacconcio. Ei si rec" quelnappoSplendidoin pugno e di re K"vus primaIInome pronunci".Del re del mondo ^
Per me si faccia ricordanza,ei disse;
La sua persona e l'alma sua rallegriEterna gioia! " Un'altra volta ancora
Ei ne prese e die un bacio al suol profondoE dissepoi: Questogiocondovino" allafaccia di Tus ! " Tutti levarsi
I prencialloradel signordel mondo
E fecero all'eroedura un'inchiesta:
Tempo non " per noi di vuotar nappi,E bevendo con te male potilaLottare ilDevo Iblis.Nessun resiste.Altriche te, allaclava da un solcolpo
Di Sam antico ^e dellapugna al campo
E alber profuso! " E K"stem,
in un nappoTutto splendente,del Zab"l un rosso
Vino bevve all'onordel suo fratello,Zev"reh battaglier.Zev"reh,allora
Che in man si pose una ricolma tazza,Ricord" del suo prence inclitoilnome
E bevve e baci" ilsuol.Riistem di molte
Lodi il f"'segno e disse: Ecco, ilfratello
Beve dal nappo del fratel.Lione
E veramente queich'a un colmo nappoAvidamente corre dietro. " E poiChe non cessava dal goder,dal bevere,E la gioiacrescea, tristezzaandava,Ghev cosi disse all'inclitocampione:
Amor del sire e deglieroi,la viaA togliercorro ad Afrasv"b. Da questaParte del fiume ^
non vogl'ioch'eiscenda.Del pontechiuder" l'uno de'capiA quelmalvagio,dall'oppostapartePer alcun tempo iltrattenendo,inostri
Perch" vestano intanto le guerriereArmi. Davver! che del gioir,de'giuochiIntempestivi,oltrepassata" l'ora!
Dell'arcoalloraa ledue partiestremeLa tesa corda ei rileg",poivenne
Ratto correndo verso all'unde'capiDell'arduo ponte.Ma vicino al ponte
Egliera gi",quandoilvessilloscorse,Al giungersuo, del suo nemico. Scesi
Da questaparteerano tutti,ilfiume
Superando,glieroi;sfavane a capo
IlregnanteAfrasv"b. Ghev animoso
A R"stem grandene spedial'annunzio,E R"stem si vesti la sua di tigreIrsuta spoglia,e balz" in groppa al suo
Impetuosopalafren.Sen venne
A far battagliacontro all'osteavversa
De' Turani,e gridavain strana guisaQual fero dragoche s'avventa.Allora
Che ilscoverse Afrasy"bnellebell'armiTutto rinchiuso,che fuggianda lui
(1)Il re K"vus, inquantoch" i re dell'Iran si dicevano e re dei re e signoridi tutta
la terra.
(2) Cio" nessuno pu" brandire, come te, la clava dell'avo tuo S"m. La clava di
S"m era detta la clava da un sol colpoperch" S"m, un giorno,con un colpo solo di
essa aveva ucciso un orribile dragone sul fiume Keshef.
(3) Il fiume Am" o G"h"n (l'OssodegliAntichi)che divideva il Turan dall'Iran.
108 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
La mente e ilsenno detto avresti; forte
Ei tem" di queibraccio e di quell'ampioIrsuto pettoe della man possente,Dell'erettacervice e della clava
Recata in collo.Ma d'un tratto ilprodeTus e G"derz con lui,l'astanel pugno,
Gurgliine Ghev gran cavaliero,e quelloFiglioa Sliav"r,Z"nghehpreclaro,e il
[forte
Behr"m, Berzin,Ferh"d nell'armiesperti,D'eroi questodrappelgagliardoin armi.Con l'astein mano e le spadelucentiD'indicafoggia,si lev" d'un tratto
In un sol gruppo dal suo loco;innanzi
Vennero,come jiardiallabattaglia.F"' dar fiatoalletrombe e f"'ne'timpani
Colpisonori tempestarquelfieroPrence turanio,ed eglistesso dentro
Alla battaglias'avvent".Le spadeTrassero allor,le clave e i giavellottiTutti i suoi prodi,cavalierid'altaStatura e d'altamaest". Ma dentro
Diedero ancor nellabattagliai prenciIrani,e ilsangue color" ben tosto
Ai primicolpie lacervice e ilpettoE i cavallidi sotto. In questaguisaGhev si sospinsenella mischia,e parveLeone che perdutaabbia la predaNella sua caccia.Da ogniparteintorno,E dinanzi e da tergo, eglibattea
Gi" la sua clava e de' nemici molte
Persone in due pieg",ben che gagliardeEd alteancoi\a. De' turani prenciMolti caddero uccisi; oh si! la lieta
Sorte di tanti eroi,ben chef;.uiiosi.
Precipitava.Fuggivanoi fortiEroi di Cina ^ innanzi a Ghev; stordia
Di Turania ilsignorper quellavista.Ma dalla parteove Gurghin,valente
Figlioa Mil"d, era a calai'tremendi
Colpidi clava e di fulmineo brando
Di forteacciaio,stavasi di fronte,Gur"zm di nome, un uom guerricr.C-ostui
Vennegliincontio dal turanio stuolo.La pugna a dimandar. Die un altogrido.
Quando ilvide,l'iranio,e ilponderosoArco fuor trasse da la teca. Allora
Su quell'eroedi sibilantidardi
F"' scendere una pioggiae l'etraintorno
Ne ingoml)r"tutta,come a primaveraNuvola fosca. Sollev" sul capo,A quellavistapaventosa,ilprodeGur"zm lo scudo e s'avanz". Con l'asta
Raggiunseilcapo del destriernemico,E GurghinbattaglierprecipitavaDall'ardua sella.Ma giugneaquelprodeGhev all'istante;rimir" ilcaduto
E d'iras'infiamm",come leone
Che rugge nellaselva,alta una voce
Mand" a Gur"zm. E ratto l'alYerrava
Al cinto e gi" iltraea dal loco suo
Quell'uomprestante,e poicon un pugnaleApriagliilpetto.Oh si! piendi spaventoEi de' superbifece ilcor! Ma intanto
Ilregalprence Nevdheride -, in pugno
Con quellaclava poderosa,orrendi
Colpisferrava in su la testa ai prodi,E Gur"zeh l" dentro si spingeaCol brando acuto, come agresteverro
In rabbioso furor. G"derz di contro
Tale assaltoinferia,che scempioei fece
D'alme turanie,e qnalleone in giostra,Con l'arcoal braccio,cavalcando un forte
Destrier,Zev"reh dallaparteopposta
Spingeasiinnanzi. Con elettaschiera
Di giovanicampioniinclitiin armi,Correa frattanto,come nembo in cielo,
Gurghinpossente,e trassero le spade,E le clave brandir fortie pesantiE Ferh"d e Berzin tra i pi"famosi.
Ghev,nel tunmlto dellapugna, orrenda
Voce mand" contro al turanio sire,Prence illustreAfrasy"b.Turanio sire.
Grid",che avversa hai la fortuna,o vile
Che ilnome tuo perdesti,a che tal vampo,A che tanto sbracciai'tiin opi'adura
Veramente a smaltir? Dimenticasti
Forse le pugne deglieroi,se ancora
Qui se' tornato con possentestuolo
D'armii2erinuerricri?0 foi'senulla
(1)La Gina si considera, dall'epopeapersiana,come congiunta al Turan. Vedi i
paragrafi16 e 17 del capitolo.(2) T"s figliodel re Nevdher.
APPENDICE ALLA POESI A EPICA 109
Sai tu (liquosticroi,prencilaiiiosiD'Iraiiiabolla,Hi"steniimperante,Giiderz,Giirghinmagnanimoe valente
Cavalier? Nulla sai di Tus gagliardo?Scompiglierannoi prodituoi cotestiVeracemente e manderan riverso
Gi" nella polveilseggiotuo regale.E R"stem di rincontro url" selvaggio
Come bieco leon. Tristo,dicea,Che hai tristisegni,perch"mai correndo
Balzastiincontro a me, talpugna osasti
Con tantieroi meco apprestar?Nel loco
Dov'" R"stem guerrier,fermo all'assalto
Esercito non sta,non regalseggio,Non re sovrano. A me d'alcun l'aita
Uopo non " nellabattaglia,e molti
Siamo davver,se quison io col prodeGhev battagliercontro Turania tutta !
D'uom veramente niun de' tuoi Turani
Nome da noi riceve;entro la pugnaDonne sono e non pi"." Cosi dicendo,Lev" la spadasua, tagliente,acuta,
E grid"come tuona in fosco cielo
Nuvola errante ; e poi,per la seconda
Volta,die voce e disse: Orbe',turanio,Ebbro,di razza vile,atto allapugna
Deglieroi tu non sei.Se' vizzo e l"acco,E vivo non sei tu ! Vanne e tiprendiQual femminetta e conocchia e bambagia.Vanne a piatircon lefigliuoletue
Tra le cortine di tua casa. A tale
Giunse tuo stato,che t'"d'uopoornaiLa mano tua ritrardallabattaglia.Or tu vedrai di combattenti prodiLe spadeacute, si che mai di pugnaNon tiverr" pensierdentro la mente
Da cpiestogiornoin poi.Con questoferro
D'indicatempra ilcapo tuo superboS",si,recider". Gi" per te piangonoLa tua corazza e ilfulgid'elmotuo.
Afrasy"b,come udi que'dettiacerbi.Pieno di ambascia ebbesi ilcore. Ei tacque,Che forteeglitemea del valoroso
Figliodi Zal,n" a disiarlapugnaEi s'affrett",ma tuttii suoi guerrieriCon gran desire a s" chiamando,innanzi
Spinsele filecon infranta lena.
Ratto dal contrastar si trasse a dietro.
Come ci" vide,di Turania ilprence,Volse le brigliee i rapidisentieri
Fuggendoprese. Eglicorrea si ratto,Come nube pelcielfosca e piovosa;Ma R"stem cavaliersospinsein corsa
Quel suo Rakhsh animoso,ed incitollo
A tergod'Afrasy"b,di fieriassalti
Apportatore,e f"'taldetti: Amico
Accorto e saggio,nell'orrendocampoNon t'arrestar,ma fa ch'io,ti sedendoAlto sul dorso,questore malnato
D'anima privie del suo sangue tutta
Faccia rossa laterra. " A quegliaccenti.L'ardente palafrencos" s'accese
Di novello des"o,che detto avresti
Fuori dai fianchiglispuntasserl'ali,S" ratto eglibalz". Quando vicino
Fu al turanio signor,questopensieroIn cor glinacque: Or si,che veramente
Giunse del viver suo l'estremogiorno!De la selladal culmo illacciosuo
R"stem disciolsee volleentro a que'nodiIlturanio impigliar.Ben le disciolte
Corde all'elmettos'avvinghiar,ma ilprenceAl fierocolposi sottrasse,e ilrapidoSuo corridor balz" come una vampa.Si che dal lacciodell'eroefortissimo
Il cavaliersi liber",le goteMolli di piantoed arida la strozza,E i cavalierisuoi con l'armi infrante.Con l'alma oppressa, dietro aluiveni"no
Correndo ansanti. Come nembo in cielo,Afrasy"bregnatorfugg"adinanzi,Del Gih"n le correnti in concitata
Furia varcava. Ma quelsuo gran core
Era trafitto,e gligiaceanoestinteDi tre partiben due de' suoi guerrieri,Di lui,che chiestoavea dallafortuna
Un miei soave e ne tocc" veleno !
Oh si,dell'ampiostuol di pugne amante
Due di tre partipi"non fean ritorno
Ai padiglionidi Turania ! Morti
Erano glialtrio da nemico ferro
Piagati,ed altriin potest"cadutiDi quellaschiera di vincentieroi.
Di tesori e di seggiin auro sculti.Di corone e di cinti e di corazze,
D'elmi e di spadee di fulgidegemme.Di palafrenidi valor,che in oro
110 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Avean le briglie,di celatein ferro,Di trafiericon foderidorati,
Di molte pi"d'assaicose leggiadreD'alto prezzo, rest" copiainfinita
Degl'Iran!in poter.Tutta raccolsero
L'elettapreda,con festoso core
Nel ritornar dal contrastato campo,
Ma deglieroi nessuno i corpiestinti
Denudar volle e ninno os" le spoglieDe' caduti frugar.Rendeansi tutti
Al loco dellacaccia romorosa
E cavalliadducean,la riccapredaRecavan seco. Elliscriveano un foglioA K"vus re, del campo e della caccia
E della pugna per narrarglitutto
Il lietoevento, e come niun de' forti
Spentogiacesse; ilpr"'Zev"reh,ei solo,Era caduto gi"di sella.Disse
R"stem prodea Gurgh"n:Tu partiadunqueCon lietocor, con anima serena,
E questofoglioa K"vus re porgendo.
Diglici" che oper"volgerdel cielo.
Doni elettiinvi" col foglioancora,E doni fece ai valorosi,e poiPer sette giornial fortunato campo
E per sette altriancor si rimanea
Co' prodisuoi,godendoe letiziando,Quel gran figliodi Zal ; ma, della terza
Settimana all'entrar,tuttiveni"no
Appo l'iranioprincipe,veni"noA contemplarquell'inclitacorona.
Di nostra vita ch'" si breve,questo" costume, e per essa altriva lieto
Di gagliardapersona, altrisi cruccia
In assiduo dolor. Cos" la sorte
Ha lontano poter,cos" la sorte
Molti ingannipossiede,e vari sono
E diversi;cos",quandonel cielo
Spuntaun sereno di,non vi si affidi
L'uom con la speme, non disperialloraChe ilgiornovien delladistretta.IltempoE per questoe per quelratto trascorre.
Perch" dunquene avr"a dolore ilsaggio?Vennero al fine le paroleomai
Di talleggenda,qualdiscese a noi
Dalle memorie di trascorsitempi.
9. Nozze di Rustem e di Tehm"neh ^.
Poi che una partedella notte ombrosa
Pass" veloce,allorche per la v"lta
Del cielrotante del mattin la stella
Sal"a raggiando,corsero paroleScerete l" d'accanto,e quellaportaDella stanza s'apriper un impulsoLento e leggiero^. S'avanz" un'ancella
Fino al guancialdell'ebbrosire,in mano
Lampa reggendoche soave attorno
Odor d'ambra spargea. Dietro l'ancella,
Una vaga fanciulla;oh ! come un vivo
Sol che fiammegaria,era costei,di molte
Fragranzesparsa e d'assai fregiadorna !
Eran le cigliasue s" come un arco,
Eran quailacciflessiiosie attorti
Le trecce sue, come cipressoaltero
Alta ed eretta la statura. In guisaDi sol lucente dagliorecchi suoi
Pendea l'aneldegliorecchini.In lei
L'anima " ilsenno, ed uno spirtointegroN'" la persona, s" che dir ben puoiChe in leipartenon " terrena o vile.
Di leimeravigli".Dio sovra lei
Invoc" R"stem, leonino core,
E per"dimandava : Oh! ilnome tuo,
Dinnni, qual"? Che cerchi pei'l'ombrosa
Notte? (Jual" desio che quiti mena?
E quellaglirispose: Io son Tehm"neh.
Ben tu direstiche per aspra dogliaSi spezza questocor. Figliadel sire
Di Senieng"nson io,son io di stirpeDi valorosiquaileoni in guerra,
Quai leopardinella pugna. In terra
Niun de' re mi sar" condegnosposo.Del cielsuperno sotto l'ampiav"ltaPoche fanciullea me son pari,e ninno
Dalle cortine di mie stanze uscita
Non mi vide pi"mai,la voce mia
Niuno ascoltarpot".Ma, quairacconti
Meravigliosi,bene udii gran cose
Narrar di te, che di leoni in giostraE (lipardie di Devi e di marini
Mostri non temi,e armato se' di forte
Artiglioleonin.Tu vai soletto,
(1)Vedi ilparagrafo 85 del capitolo.(2)La stanza dove dormiva Rustem ospitatonella reggiadel re di Semeng"n.
412 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Nella virt",Kerim"n redivivo
Sia veramente. Gi" dallevagantiNubi del del l'aquiletragga,arditeVolatricidell'etra,e questo sole
Mai non glisplendacon sinistraluce,Di sventura cagion; ma, come giuoco,Stimi ei la pugna coi leoni e indietro
Non si ritraggadal pugnar da forte
Con glielefantiardimentosi e fieri!
Cosi ei passava appo la bellasposaLa lunganotte e innanzi a leidi molte
E molte cose favell".Ma quandoMont" pelcielquestofiammante sole
Con rinnovato amor tutta la terra
Adornando cosi,per dirleaddio
Si strinseal pettol'avvenente sposaR"stem e labaci" pi"volte in fronte
E ne' begliocchi. LagrimandoassaiSi disciolseda lui la giovinettaBella come Per",congiuntaal suo
Cordoglioe al suo dolor. Sen venne ratto
Appo l'eroel'inclitore, novelle
Del suo riposoe di sua stanza ombrosa
Gli chiese,e al findi sue paroleacconcieLieto annunzio glidie del suo destriero.
10. Morte di Sohr"bK
Corse,come elefanteebbro di foia,Sohr"b allorcon l'arcoin pugno e illaccio
Al cubito.Venia precipitando.Ruggendoqualleon,mentre di sotto
Balzava ilfulvo suo destrieroe il suolo
Scavava forte.Ratto che in talguisaR"stem l'ebbeveduto,in rimirarlo
Meravigliasent".Si dolse e ancora.
Nel suo stupor,per la vicina pugnaNorma prendeadal riguardar.Ma quandoSohr"b tornando R"stem rivedea,Di giovent"per generoso impetoQuel cor balz".Come pi"accanto eivenne
E Ini mir" con maest" si grandeE con talforza,Oh ! tu sfuggito,disse.D'un li'ondall'artiglio,a me dinanzi
Con duro cor perchetornasti?- Il vero
DimiUii,perch"tornastial mio cospetto.0 forse a verit" levar non suoli
Intento ilvolto? Oh s" davver I che stanco
Sei tu di vita,se ti rendi ardito
Dei leoniall'assalto.E gi"due volte
Ti francaidalla pugna, impietosito,0 glorioso,allatua lungaetade.
Eroe preclaro,sperditordi eserciti,Il fortissimoeroe glirispondea.Di talfoggiaparolei valorosiNonusan pronunciar.Davver! che ingannoTi fa la giovinezza! Or tu vedrai
Qual tiverr" dall'alto,o lioncello
Ardimentoso,da un eroe longevoColpofatai.Quando la sorte avversa
Ha in ira alcun,molli si fan le rupiIn mano a un fortequalbrandel di cera.
Un'altra voltaancor forte i cavalli
Avvinsero i guerrieri.Ecco ! la sorte
Gi" di lor si compianemica e rea!
Discesero a lottar,delle cinture
S'afferraronoal cuoio. Oh! detto avresti
Che ilcielsuperno incatenava ilduce
Di gagliardi,Sohr"b,lui ch'ebbe possa
Di sovrana virt".Nel suo corruccio
Stese R"stem la mano e al capo e alcollo
Si l'atferr"qualbelligeropardoE dell'arditogarzonceld'un tratto
Gi" pieg"lapersona. Iltempo suo
Il termin suo gi"gi"toccava, e ninna
Possa era in lui,s" che ildisteseal suolo
R"stem paria leon. SapeacostuiChe al suol rimasto ei non sarebbe e ratto
L'acuta spadasguainando,ilsenoDel figliotrapass",di lui,nell'alma
E vigileed accorto. Al fataicolpoSi contorse e gem"; lasciando allora
Tutti i pensierisuoi,giocondie tristi,
Sohr"b cos" a dir prese: Ecco ! mi venne
Tanto danno da me. Ti die la chiave
Che chiude i giornimiei, l'avarasorte,E in tua man la depose.Oh ! tu non hai
Colpaveruna in ci",che a me sul capo
Tanta rovina addusse ilciel,si ratto
Travolc^endomia morte! 'Orsi! diranno
(1) Sotir"b,scontratosi con R"stem suo padre, senza conoscerlo,in singoiarcom-battimento,
" ferito da lui e muore. Vedi il paragrafo85 del capitolo.
(2) R"stem e Sohr"b avevano gi" combattuta insieme un'altra volta.
AF'PENDICE ALLA rOESL\ EPICA 113
I coetaneimiei,per giocoe scherno,Che giacque,stesa nelhipolve,l'altaPersona mia ! Mi die la madre ^ i segniDel genitornon dubbi,e ilviver mio
Per amor tocc" fine.E ilricercai,
Rramoso di veder rpielvoltoamato,E pei'questodesio diedi la vita.
Aim" ! che allasua meta illungostentoNon giunse,ed io veder per ninna via
Voltopoteidi genitor!Ma intanto,S'anche nell'ondequalnatante pesceCalarpotessi,o come notte in ombi'a
Te stesso tramutar, s'anche nel cielo
Salirpotessicome stellae questoAlmo sole schiantard'in su la faccia
Di questaterra,sempre e sempre ilmio
Genitor chieder" la mia vendetta
Da te, quandovedr" che dell'avello
Furon lepietreilmio guancial.De' prenciE deglieroi ben recher" qualcunoA R"slem la novella,e dir" forse
Che uccisofu Sohr"b,in tiu^peguisaAtterratonel campo, allorch'eivolle
Con rinnovato ardor cercar di lui.
R"stem che l'ascolt",preso allamente
Fu da gran meraviglia.Oscura agiiocchiLa terra glisi f"'; senza vigore,Senza laforza di sue membra,senza
Poter,gi"cadde al suol,perdettei sensi
All'improvviso.Allor ch'eiricovrava
I sensisuoi,con gemitie lamenti
Al feritosi volse : Or dimmi qualeDi Pi"stem segno hai tu. Deh ! sicancelli
IInome suo fraglialtrieroi,ch'iosono
R"stem ! Non restiilnome mio ! ma seggafiime nel lutto,e ratto sia,l'antico
FigliodiSani 12- Quipianseun fieropiantoF si svelsele chiome e f"'lamenti,Rimescolossi entro a sue vene ilsangue.
Ma Sohr"b che vedea quelfierostatoDel genitor,cadde airindictroed ogniSentimento da lui fuggid'un tratto;Ma dissepoi:Se R"stem veramente
Sei tu,da stoltoe per la tua natura
Malvagiatu m'hai spento.Io t'avviai
Per dirittosentiercol mio consiglioIn ogniguisa,ma in te mai non sorse
Alcun moto d'amor 3. Disciogliintanto,Della corazza mia toglii legami,Osa ignudomirar questomio corpoCandido e puro, e osserva al bracciomio
Quellatua propriagemma *; or tu vedrai
Ci" che tocc" dal padresuo talfiglio.Quando su le mie portealtofragoreSi lev"di timballi,a me sen venne,
Molle di piantoambe legote,mesta
La madre mia. Trafittaera quell'almaPel mio ratto partir.M'avvinse al braccio
Una gemma, e dicea: " Tu serba,o figlio,Del padretuo questoricordo e vedi
Quandoall'uopoverr" ". Ben m'era d'uopoOra, nelpuntoche sorgea la pugnaInquestocampo, allorcheinnanziagliocchiDel padresuo parve dispettoun figlio.
Pv"stem che sciolsela corazza e vide
La gemma sua, tutte le vestiattorno
Si f"'a brani cadere. 0 per mia mano
Ucciso figlio! 0 generoso ! o prode!Tu in ognigentecelebrato!ei disse;E si svelleale chiome e lagrimava,Pien di polvela fronte e piendi calde
Stilledipiantoilvolto.Oh! questo" peggio,Sohr"b dicea; n" lagrirnartu d"i
Conambogliocchituoi!Oh! qualmai frutto
Dall'ucciderte stesso? And" l'evento
Cosi ; la cosa destinataavvenne !
Ud" cotesto ^e si percosse ilviso
(1)Tetim"neh figliadel re di Semeng"n e sposa di R"stem. V. ilpasso antecedente.
(2)Z"l figliodi S"m e padre di R"stem. Vedi sopra.
(3)Sohr"b parlacosi perch" gi" prima, nell'altro scontro con R"stem, pi" volte
aveva domandato a questo eroe s'egliera R"stem veramente, e R"stem sempre aveva
negato.
(4) La gemma che R"stem aveva data alla madre di Sohr"b quando la spos".Vedi il passo precedente.
(5) Nei versi ommessi si narra come Ruslem andasse a chiedere al re K"vus un
portentoso balsamo che guariva ogni ferita;ma alcuno dei guerrieriIrani gliera
subilo corso dietro per dirgliche Sohr"b era spirato.
8 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voL II.
114 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA
E si svelsele ohioine e f"' co' pugniOnta Pi"stem al petto.Un balzo ei diede
E sospir",piansed'affanno e in fiera
Guisa serr" le cigliasue. Ma poi,Ratto qualnembo, gi"di sellaei scese
Dal palafren,l'elmo gitt",cacciossi
Negrapolvesul capo. Eran l" intorno
Dell'esercitoi prencie insiem raccolti
Piangeanotutti,sospirosie mesti
E sconsolati;e queidicea piangendo:Giovinettoguerrier,cbe altarecavi
La fronte,o germe di gagliardi,ilsoleMai non vedr" cliiugual ti sia ; vederlo,
No, non potr"la bianca luna o iltuo
Elmo lucente e la corazza, il tuo
Seggiorogai,la tua corona! A (piale,A qualuomo incoglieatanta sventura
Quanta a me venne, che ilmio t"gliouccisiNella mia tarda et"? NepoteeglieraDi queldel regno difensorpreclaro,Sam cavalier;da illustriei discendea
Per la sua madre ! Ed ora ambe le mani
Troncar mi si dovrian ; la negra polveEsser dovrebbe ilseggiomio,che un figlio,E fu Solir"b,condussi a morte, a cui
Mai non nascea l'egualper l'ampiaterra,Non prence, non guerrier.Vincea d'assai
Ilfigliodi Nir"m, Sam valoroso,
Ghershaspee Ghev e glialtriprenciinvitti,Per innato valor. Non v'ha nel mondo
Tal che mi uguagli;eppur dinanzi a lui,
Parvi inettogarzon, ben che gagliardo!Or che dir",quandola madre sua
La ria novella udi"? Come potreiMandarle alcuno? Dir" forse ch'io
Senza colpailtrafissi,e perch"foscoDel di gliresi lo splendor?Oual padreF"' ci" ch'iopur compii?Forse che degnoNonsondibiasmoacerbo?()h !chi.miditc.Uccise mai quaggi"la sua giocondaProle e s" forte e si avveduta e ancora
Nel fiordeglianni suoi ? Ma quell'illustreEroe di Semeng"n,padreamoroso,Alla sua figliagiovinettaepura
^
Che dir" mai? Dir" che per vendetta
R"stem ilvinse e col pugnainel seno
11 cor glitrapass"?Certo che grave
Imprecarsi far" contro la trista
Di Sam progenie,me gridandoattornoUoni che amor non avea, che senza fede
Si aggirae vive. Ma chi seppe o scorse
Che garzonceldi tal valor,con questiAnni suoi brevi,qualcipressoin alto
Saria cresciutoun di? che al subitano
Venirgliin cor d'un reo pensierdi guerra,Avria raccoltesue falangie fosca
M'avr"a resa del di la chiara luce?
E comand" che fosse un regaldrappoSteso sul volto algiovinfigliosuo.Sul volto a tal,cui venne in cor di trono
E di dominio su citt"desire.
Cui tocc" in sorte angustae tenebrosa
Un'arca funeral ! Cosi quell'arcaDal rio campo fu tolta,e il mesto eroe
Alla sua tenda si drizz"; ma poiEntro a' recinti fu gittateilfuoco'
Divorator,mentre di polveilcapoL'esercitode' prodisi spargea.L" intorno tutti.I padiglioniancora,
l drappiin color vari,i preziosi
Seggidorati su cui stese andavano
Spogliedi uccisi pardi,entro a le fiamme
dittar mesti glieroi. Levossi un grido
Lugubree tetro,e si dolca quelforte,
Proteggitordel mondo : Un cavaliere.Si come te, mai non vedr" la terra,Con talvalor,con talpossanza, in tempoDella battaglia!Oh ! sciaguratoil tuo
Consiglioe il tuo valor! Misero iltuo
Volto fiorente,e l'erettapersonaE ilvago aspetto,e sciaguratoilduoloE l'affannoche l'anima mi frugaPer te,divisodalla madre tua.
Ferito al cor dal padi'e!E Zal farammi
Rampognamolta,e ramj)ogna farammi
Ricca Rud"beh ^ di virt" ! Deh! i prenci,Deh !giieroi che diranno,alloi'clieindizio
Giunger"lor di tanto! E come venga
Di ci" novella e inlcndei'annoch'io
Svelsi dal mio giardindel bel cipresso
(0 Teluiiineh,madre di Solir"b.
(2) La madre di Rustem. Vedi sopra.
APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 115
La vaga pianta,qualdiscolpamaiIn lor cospettorecher",che vinto
Traggaa' miei dettilor crucciato core?
Pianse,et!ilsuolgi"gi"ferocementeScav" con l'ugnee la regalsua vesta
F"' cad"rsi diveltaa brani a brani
Dalla persona. Di re K"vus tutti
Stavano accanto a lui sopra la via
Gli eroi seduti.Di paroleamicheAtte a consigliavean la linguapienaI valorosi,ma per l'asproduoloDi serrarne era chiuso ilcor del forte.
Ratto che giunseilfortissimo eroe
Alla sua casa ^ f"'un gran piantoe l'arca
L" innanzi pose ; e Rud"beh che scorse
L'angustabara di Sohr"b e vide
Scendere al figliosuo d'amaro piantoDagliocchi un fiume su colui,eterna-mente
sopitoin un feretroangusto,Tenero garzoncel,sciam" piangendo:Eroe,stirpedi re ! " Principioallora
Ai lamenti ellafea,grave traendo
Un sospirodal cor: Non fiache mai
Nasca un gagliardoe valoroso in terra
Che ugualtisia,figliod'eroi,progenieDi leonirubesti! " Oh ! disse in gemiti.Per alcun tempo, eroe d'erettafronte,
Dall'arca fuiieralleva iltuo capo!Ma tu pi"non faraidel tuo pensieroIntimo e arcano allatua madre un motto,
N" diraiche t'avvenne ai di pi"lietiDel viver tuo. Gi" discendestiin cava
Fossa ai giovanid",nel tristoalbergoEntrato se'degl'infelici,e intanto
Non parlia noi qualt'incoglieasventura
Per man delpadre.Oh! perch"mai nel seno
L'alta feritaeglitiapri?" Que' lai
Saliano al ciel dallaregaldimora,E chi lindia,piangea.Di l" si tolse
E ritornossia' gineceiRud"behNel duol,nelcruccio,pienoilcord'affanno,
Sparsedi negra polveambe le gote.R"stem che ci"vedea,pianse,e dagliocchi
Del piantosuo f"'scendere sul petto
Le stilleardenti. Detto avresti allora
Che venuto era ildi che sorgerannoI corpiestinti,poiche rifuggiaII cor di tuttida letizia.Intanto,Un'altra volta ancor, dinanzi a' prenciRec" la bara di Sohr"b gagliardoL'afflittogenitor,lev" ilcoperchio.Il capo ne scovr",ne rimovendo
Ildrappofuneral dinanzi agliocchiDel padresuo. Cosi,quellaleggiadraPersona eglimostr" dinanzi ai forti
Inclitiinarmi, e detto avrestiin cielo
Caliginelevarsi.I circostanti.Uomini e donne,giovinettie vecdii,Smarrian vigornellospettacolfiero.Principidellaterra e vestie arnesi
Feano a brani cader. Fino allenubi
Nembo di polvese ne andava, e quellaCasa regalfu allor come un ostello
Che imortiaccoglie,poiche dentro a un'arca
Era disceso a riposarquelprodeLeon possente.Alle robuste spalle.Alla cervice,tu l'avrestidetto
Sam cavalier,che di battagliestanco.L" venuto posasse. Allor che tutte
Le accoltegentividero quelvolto,Fecer novellamente e piantie lai
Per l'acerbodolor. Ma con un drappoDi color gialloilricoverse e l'arca
R"stem rinchiuse,quell'angustabara
Fortemente ei serr",poidisse: In oro
Quando pur componessial figliomioLa sepolturae tutta la colmassi
Di nereggiantemuschio,allorche uscito
Sar" dal mondo, l'altasepolturaNon fiache resti.Eppurquinon m'" all'uopoAltro consiglio! Or qualfar" di lui
Cosa ben degna,di cui resti al mondo
Alcun sentore? " Allor,la sepolturaEi ne lev" come unghiadi cavallo
Eretta e arcata 2. Debile ilvedere
Alle gentisifea per piangerlungo,E ilprodeintanto gi"scav" in un legnoDi recente alo" novella un'arca
E serrami vi pose in fulgid'oro.
(1)Nel Segest"n dove era il castello di Z"l e de' suoi avi.
(2) Credo che il poeta vogliaaccennare a quellafoggiad'arco,appunto a ferro di
cavallo,propria dell'architettura moresca.
116 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
1 1.
La prova del fuocoi.
Poi che tu ascullila mirabil storia
Partitainente,ben sar" se in donna
Fede non poni.Oiiellacercherai,Quellasola fra l'altrein questaterra,
Di saggioe puro cor. Donna malvagiaOnta arreca e vergogna. Or, contro terra
Migliorcosa " schiacciardonna e serpente,E il mondo t"amigliorse d'ambo rpieste
Impurecose andn" libero e scevro 2.
Cos" di tronchi e di rami divelti
Levar due monti in mezzo alcampo. Intorno
Stava la gentea riguardarraccolta,E nel mezzo era un varco, ed un belligeroCavalier vi poteacon la persona
A gran stento passar. F"' cenno ilsire3,Sire di gran valor,che sui raccolti
Aridi legninereggiantenafta
Si spargesse, e venian dugentoa prova
Le fiamme a suscitar.Soffiano,e detto
Avresti allorche notte sottentrava
Ratto nel di. Pel vorticosofumo.Al soffiarprimo,intenebr" la terra.
Indi guizzarle fiamme, crepitando,Dietro a quelfumo. Tutto ilcampo allora
Pi"assai del cielsi mostr" chiaro.Fremono
I circostantitutti,altos'avventa
L'orrida fiamma; e cuoce altodolore
Inogniparteognun che venne. Ei piangonoPer quelbel voltosorridente e lieto*.
Siyavishvenne l" dal padre,in fronte
Postosi un elmo tutto d'or.Ravvolto
Con molto accorgimentoin bianche vesti,II labbro avea pienod'un riso,il core
Pien di speranza avea. Bruno ei montava
Un palafreno,e lapolvesaliaDalle zampe di sotto altoferrate
Fino all'altodel ciel.Qual " costume
Di benda funeral,qualn'" pur foggia.Di canfora odorosa allapersona
Egliera sparso, ma parca che alcielo
Cercasse la sua via l'inclitosire.
N" s'avviassealla montagna ardente.
Ratto ch'eglivenia,l",nel cospettoDi K"vus prence, a piebalz" di sella
E omaggiogliprest".Iiossele goteF"' per vergogna ilsire,e tur pietoseLe sue paroleal figliosuo, ma tosto
Siyavishdisse : Non crucciarti! Tale
" ilvolgerdellasorte! Io di vergogna
Men vo carco e di danno. Io,se innocente,
Scampom'avr" ; ma se d'alcuna colpaNel tristofatto segno in me si trova,Iddio possente,creator del mondo.
Me guardarnon vorr". Si,pei'l'eterna
Virt" di Dio dator di grazia,nulloArdor io toccher" dall'igneomonte.
Siyavish,come venne l" dal fuoco,A Dio signorel'intimopensieroVolse del cor. Tu mi concedi,ei disse,
Almo Signor,per questomonte ardente
Libero il varco. Scioglitu dal laccio
Del padremio questapersona attrita!
Poi che intalguisaegliebbe piantoassai,
Come nembo di fumo ilsuo destriero
Ratto incit" di color fosco.Un gridoDalla citt",dallapianuraintornoLevossi in alto e a la raccoltagentePer tant'opracrudel venne rancura.
Ma Sud"beh che udia voci dolenti
Venir dal campo, ad un tei'razzo ascese
Dalle sue stanze. Vide ilfuoco,male
Cerc" al prodevenisse e fu sdegnosa.Alto imprecando.E la genteglisguardiSu re K"vus tenea fermi e diritti.
Piena la linguadi paroleacerbe.Pieno d'un'ira ilcor. Di cotalguisaIl suo bruno destriersospinseinnanzi
PrincipeSiyavish,che dir poteviCh'eife'difuocoilsuo destrier.S'avventano"
Da tutte parlil'igneevampe, e ninno
Siyavishvide allor,ninno quelsuoVeloce palafren.Tutte nel campo
(1) Per questo passo, vedi il paragrafo 86 del capitolo.
(2) Allude il poeta alle arti maligne della regina S"diibeh. Vedi il paragrafo 86
del capitolo.
(3)Il re K"vus.
(4)Di Siyavish,figliodi re K"vus, che doveva provare l'innocenza sua passando
tra le due cataste infiammate.
APPENDICE ALLA POESLV EPICA 117
Stavan con occhi lagrimosiintorno
Meste leturbe e si dicean: Deh! come,
Come uscir" da le voraci lianiine?
Alf"n,Tuoni generoso e di gran core
Da le fiamme balz",le labbra adorne
D'un suo bel riso,ambe le gote sue
Qualporporinarosa. Oh! allorch"ilvidero,Alto un gridolevossi: Ecco ! mirate !
Usci dal fuoco ilgiovinettosire!
Deh ! s'erano acque a superar, balzato
Illesoei ne saria,n" alcuna piegaAvrian le vesti sullasua persona !
Tale usc" da le fiamme ilcavaliere
Col palafrenoe la clamide sua,
Che dettoavrestiche non tocchiin gremboGelsomini ei recava. " Allor che graziaDa Dio santo discende, una sol cosa
Davver! che sono e l'alitodel fuoco
E l'impetodel turbo. " In quell'istanteChe dall'igneamontagna allapianura
Siyavishvenne, da quelcampo attorno,
Dalla citt"levarsialtele voci,
Gittaronsi ver lui dell'ampioesercitoI cavalierie innanzi a lui,per tutto
II vasto loco,gligitt"rmonete.Ei'a una gioiaper la terra allora
In mezzo a prenci,in mezzo a servi,e questiLieto l'annunzio dava a quello:IddioDell'innocenteebbe piet"! " Ma intanto
Ilcrine si svelleanel suo corruccio
FieiN) Sud"beh e graffmvasiilvoltoE lagrimespargea. Come sen venne
PrincipeSiyavishdinanzial padre,Ne tracciain luidi fumo siscopria.Non di fiamma o di cenere o di polve,K"vus regnantesigitt"dal suo
Regaldestriero,e a piesi mosse ilprence,A piesi mosse ilpopoltutto. Ei strinse
Forte al suo seno ilgiovinettofio'Ho
E dell'operasua perdonglichiese,E Siyavishpi"ancor si f"'da pressoAl re sovrano de laterra e alsuolo
Pose lafronte.Ei si,dell'igneomonte
Era scampato allavorace fiamma,Atterratoildesio de' suoi nemici !
12. Behr"ni nel campo nemico ^
Ildestriei'oincit" sen venne al campo,E risplendeala facciade la terra
Al lume della luna. EglipiangeaMiseramente su gliuccisieroi,Per tanta piet"de' caduti. E v'era
La salma di Revniz nel sangue immersa
E nel fango,squarciatoilricco arnese
Sul colmo petto.Oh! sovra luipiangeaPietosamente ilvaloroso figlioDi G"derz e dicea : Giovane eroe,
Inclitocavalier,che se'tu mai
Ucciso quise non di polveun pugno?Abitan lor palagii grandiin terra.
Scendi tu nell'avel!" Cos" dicendo
Attorno a' suoi fratelliei s'aggirava.Tutti gittatiqua e col" pelvastoCampo.Fra questi,valorosied incliti.
Un v'era,apertodi feritaal pettoDa un ferro,ma scampatoanche allavita.
Behr"m ei riconobbe e die un lamento
E del nome ilrichiese.Io,glirispose,0 prode,son Behr"m. Dimmi qualsiaPensier celato del tuo cor. " Gli disse:
Vivo ancor quison io,prodeguerriero,Fra tantiuccisie nell'orrendo campodittato.Son due di che cerco e bramo
D'acquauna stillae poco pane e un misero
Giaciglioa riposar." Corseglia lato
Behr"m allorcon anima gi"vintaD'amor,con core di congiunto.Ei pianse
(1)" un episodioche ha una somighanza singolarecon quellidi Niso ed Eurialo,in Virgilio,e di Gloridano e Medoro, nell'Ariosto,e che " uno dei pi" belli nella lungaguerra tra Irani e Turani per vendicar la morte di Siyavish.Vedi i paragrafi86-97del capitolo.
(2)Behr"m, prode e generoso figliodi G"derz signore d'Ispahan,aveva perduto,combattendo coi Turani nella gran battagliadi Peshen dove erano restati uccisi tanti
suoi fratelli (vediil paragrafo 89 del capitolo),una sua sferza notata del suo proprionome. Perch" non venisse in mano dei Turani, eglivolle di notte andare a rintrac-ciarla
nel campo nemico, dove, scoperto, fu miseramente ucciso.
118 APPENDICE ALLA POESLV EPICA
In rimirarlo e si liatt"la guancia,
Squarci"sue vesti e ne fasci"le aperteFerite co'brandelli.Oh! glidicea,Cura non darti n" pensier,che lieve
Piaga" cotesta e iltuo languirne venne
Da fasciache manc". Poi che l'apertaPiagaavr" stretta ne le bende,al campo
Verrai con meco ed a migliorestato
Da talferitasalirai.Nel campo,
Dietro a un serto rogaii,mi si smarr"a
Una mia sferza.AUor che rinvenuta
Per me sar",s" verr" a te, nel campo
A ricondurtiprontamente." E corse
E di l" si gitt"nel medio loco
Del campo e s'aggir",finche la sferza
Di rinvenir glifu concesso. EH'era
Ditrafittiguerriersottoaungran cunnilo,E v'erasopra fangoassai raccolto
E sangue. Si gitt"dal palafrenoE la sferzagherm",quandoun nitrito
Lungis'intesedi destrieriin volta.
Ilgiocondonitrir dellepuledreUd" del forteilpalafrenoe ratto,
Qual " d'Azergash"sp- la viva fiamma,
In cor si accese. Dietro a le puledreVienne su l'orme rapidoe furente,
E Behr"m si crucciava e dietro a lui
Pania correndo. Cos" ei venne e corse
Fin che ilraggiunse,e di sudor bagnataAvea la fronte e la corazza e l'elmo.
Appenal'afferr",che alto in arcioni
Vi balz" ratto,chiusa in man laspadaD'indica tempra. Ma le cosce allora
Ch'ei strinse,ilpalafrenpiedenon mosse,
E di polvee sudor copertiandaroIl cavaliero e l'animai riottoso.
Forte crueciossiilcavaliero e un colpoVibr" di spadaal suo destriersul capo,
Indi rifecea pie,ratto qualnembo,Al campo contrastato ilsuo sentiero.
Da confine a contilitutta era ingombraLa campagna di uccisi e per ilsangue,
Qual rosa porporina,ilsuol di sotto
Rosseggiavaall'intorno.Ilvaloroso,Inclito,a pievenia,per t"rsi in gremboQuel prodesuo ferito,e s" dicea :
In questocampo dell!qualfronteavremoSenza destrierche ilcalleindaghi?Batto
Alquantiprodiavean di lui sentore.Cento dal medio vallo usc"ano in fretta
Cavalieripugnaci3, a catturarlo
Su quelcampo d'assaltie trarloal duce
Di lor falangi.Ma Behr"m leone
Tese all'arcola corda e ne f"' tosto,
L'ardimentoso,le sue frecce piovere.Quando all'arcoei ponea la sua d'eroe
Alata punta,chi poteagliintornoFermo restarsi?E molti egline uccise
E feri,qualleon preso dall'ira
Balzando innanzi. I cavalieriindietro
Si ritornar da lui,vennero tutti
Di Piran * al cospetto.Ecco,ei diceano,Belva " cotesta di gran cor ; la pugna
Il nemico sostien,qualleon fero,
A piedi." Come giunsela lor gente.Attorno al duce ei favellardell'opraDel giovaneguerrier.Corsero molte
Parole su di lui,grave di pugna
Facitor,di suo assaltoanche, in secreto
E in aperto.E chi mai, Piran chiedea.
Chi sar" cotest'uom? Quale il suo nome,
Qual,fra gl'inclitieroi? " Behr"m, ga-
Vincitor di leoni,egli" davvero,[gliardoTal glirispose;e tutto degliIraniSi fa per lui pi"splendidol'esercito^.
Ci" disse6,e and" co'prencidiTurania,Di rabbia e d'irapienoilcor. Sen venne
Ratto a quelcampo dell'assalto,al loco
Ove prence Behr"m senza la scorta
(1) Mentre eglivoleva raccogliereun diadema caduto ad un principenemico.
(2) Nome di un tempio del Fuoco, secondo la religionedi Zoroastro.
(3) Erano guerrieri e cavalieri dell'esercito nemico.
(4) Il capitano dei Turani.
(5) Pir"n, intanto, ha tentato invano di fare accettare a Behrrmi un palafreno.
Tezh"v, allora,principedi Ghirav-gtiird,malvagio e vile,avutane licenza da Pir"n,
si avvia al campo per ricondurne Behr"m, vivo o morto, a qualunque costo.
(6)Tezh"v. Vedi la nota antecedente.
1^20 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
K agevolmentelo nipiadi sella
E, gillaloloal suol,dispettacosa,Scendea,le mani glistringead'un laccio.
Al suodestrier tornando in sella,ei trasse
L'avvinto prigionierqualforsennatoDietro a s",ma Tezli"vcosi dicea
Mesto pregando:Uim", forzanon restami.
Animoso guerrier! Che fec'iomai
Se a me soltantoin la turba infinita
Di tantieroi tu cangiin un inferno
La notte oscura?" Su la testa allora
Dugentocolpidi sonante sferza
Ghev gliassest",poidisse: E non " loco
A barattar parole!Ah! tu non sai,
0 sciagurato,(dienovellogermePiantastidi tua man nel tristocampo
Della vendetta? 11 verticeallavolta
Del cieloaggiunger",di sangue il troncotic? o
'
";
Sar" imbevuto e i fruttisuoi saranno
Spadetaglienti.Elettapreda,in mano
Behr"m tigiunge,ma la strozza angustaD'un serpe or tu vedrai.Ecco! per quellaSventura onde moria Behr"m illustre,Il cor di (Ihev da fieradoglia" oppresso!
E Tezh"v l)attagliercos" rispose:
L'aquilasei,l'alloilolason io
Entro gliartiglitudi. Ma non per male
Pensai di liidii"m tuo, n" per nn'a mano
Venneglidanno. Allor che giunsi,uccisoNel campo gi"l'aveandellabattagliaDi Cina i cavalieri." Oh! traditore,Ghev gligrid",questeparolestolteNon avventar per discolparti!"
E iltrasse
Furioso a quelloco ove giaceaBehr"m gagliardonel dolor dell'alma.
Ecco,ei grid",questoreo capo !Tosto,Per violenza,violenzaa lui
Render", (ii'aziea Dio che ilmondo fece,Che tanto a me rest" nella mia vita
Spaziodi tempo, oiid'iol'anima fosca
Schiantar potessidalla rea personaDel tuo nemico {M'iache tu moi'issi,
0 fratelmio ! " Tezh"v ilsupplicava.Per sua uccision grazia(diiedea.Iva dicendo: C((sa,ch'era d'uoito
Accadesse,ora accadde. E quale" frutto
Dal troncar con la spadailcapo mio?
E al suol gittossiavvoltolatoe questoGrido fece a Behr"m : Deh ! generoso.
Addetto servo dell'anima tua
Io sar",sul sepolcroin che tu posi,Adorazion far"! " A Ghev allora
Prence Behr"m dicea : Chiunquenasce," forza che morr". Ma se per lui
Danno mi giunsealla persona, ancora
Della morte gustar non dee l'angoscia.E tu. soggiunse,perch"in terra poiDi me ricordo anche eglifaccia,il reo
Capo non glitroncar. " Ma quelfratelloVedea trafittoilfratelsuo, vedea
Tezh"v malvagionelle sue ritorte,E lev" un grido.Per la barba ei prese
Tezh"v d'un tratto,e come a lodoletta
La testa glispicc"dalla persona.Pianse un piantodi duol dagliocchi suoi
Behr"m allor.meravigliandoassai
Del cielper l'oprae lev"un gridoe disse:
Chi vide mai talmeravigliao ascosa
0 manifesta? S'io qualcunouccido0 se a me innanzi uccidi tu. glir sempre0 uncongiuntoounfi'atelche ucciso cade!"
Disse,e l'alma rendea Behr"m gagliardo.
13. Batlo di Bi-Ju'iiK
.Ahipoiche giunsedel partirl'istante,Di l'izhcn rimirar pi"ardente in lei-
Venia la brama. Allor,poich"a lasciarlo
Menizheh s'inducea con mesta tVonte,
Chiam" le ancelle sue. Volle che tosto
Atta una beva ad assopirla mente
Apprestasserconmiele. Ecco, la porsero,E com'ei ne bevea,fuor di s" stesso
Ed ebbro divent",chin" la testa
Innanzi,grave. Un palanchinoalloraE la partenzaper la via colei
Batto apprestavaal giovinettosuoAddormentato. E v'era si pei' lei
Da una partennsedil,})osloall'amore,Dall'alliaun j)ostoal riposar.Gittava
(1)Per questo bellissimo episodiovedi il paragrafo 1)3 del capitolo.
(2) Menizheh, la bella figliadi Afr"sy"b re dei Turani.
Al'l'ENDICE ALLA POESIA El'IGA 1-21
Cant'oiaintanto al locu de' suoi sonni
Menizhelied acqna di olezzantirose
Su queilegnidi sandalo. Vicina
Com'ella giunseallaoiti",d'un velo
Copri'1vago doi'inientee nel palagioL'introdusse non vistoentro la notte.
N" sciolseillabbro con estrani.In quellaSua stanza gliapprest"loco al dormire,Fin che di Bizliendel vegliardesioFiero le venne. Un balsamo sottile
Da ridestarglipose entro agliorecchiPerch" sua mente ritornassein lui.
Come Bizhen destossie l'assopitaSua mente ricovr",trovossiin gremboQuella,dal seri di bianco gelsomino,Leggiadrissimadonna; entro a l'ostello
Del regnanteAfrasy"b,videsiaccanto,Al medesmo gnancialchina la tVoute,
Lei,dal volto di luna. Oh! si crucciava
Bizhen in core, ed'Alirim"n ilal'arti
Cercavasi rifugioin Dio signore!E cosidisse : Almo Fattor,deh ! forse
Scampoa me non sar" da questo loco?
Deh! almeno chiedi tu la mia vendetta
Da Ciurghiu^ e tu ascoltailmio dolore
E l'imprecardi me! ch'ei mi fu guidaA questo male e pronunci"paroleDi mille incanti sovra me tapino.
Lieto serba iltuo cor, disse .Menizheh,E tutte cose che non anche furo.Stima qualaura lieve.E casi assai
Toccano all'uom quaggi",dolce convito
Talor l'attende,aspra tenzon talvolta.
Poser la mente al ber profusointantoFra ilterror d'un supplizioe la speranzaD'un talamo di nozze. Una fanciulla
Di rosee guancieda ognitenda allora
Invitarono a s",l'ornardi drappiDi cinese tester. Le giovinetteLevarono un bel canto, e nellagioiaElle passarcosi la notte e ilgiorno.
Poi che stagionetrapass",di tanto
Al guardianode le porte annunzio
Venne e contezza. Eipersecreta via
Ogniarcano esplor",nel cor profondoPensando in priagl'intravvenuticasi;E tal,che sempre avea paroleal labbro
Malignee tiiste e l'alberodel male
Scuotergodeaper c"rne i fruttipoi,Cerc" chi fosse lo straniero e dove
Terra fosse di lui,per talvenuta
Che volesse in Turania. E ilseppe e graveEbbe timor per la sua dolce vita
E corse a ricercar la sua difesa.
Solo un consiglioavea, le gi"saputeCose ridir,si che correndo fuori
Balz" da le cortine^ e venne e disse
Al turanio signor3: La figliatuaScelse d'Iraniaun giovinettosposo.
Dio signoreinvoc" l'anticoprenceE parve un salce in di ventoso,tanto
Eglitrem". Le lagrimecadenti
Dagliocchi suoi si terse con la mano
E ramment" nell'irasua antica
Sentenza e disse: " Dietro a le cortine
Queiche ha una figlia,anche se regioserto
Eglipossiede,sventurato " sempre! ".
Meravigliavaei si di ci" che fatto
Avea Menizheh,e Karakh"n che aspettoAvea di prence, a s" chiam",dicendo :
Per l'opradi costei,donna impudica,Saggioconsiglio,amico mio, mi dona.
Karakh"n al suo re cos" rispose:Pi" saggioe accorto est" faccenda osserva!
Se vera, a favellarloco non resta.
Ma, certo, l'ascoltarmai non uguagliaVedercon gliocchi. " IleAfrasy"bche avea
L'avveduta risposta,ebbe nel core
AITrettatodesio per le paroleDi Karakh"n. A Garsiv"z * rivolse
Un lungosguardoscrutator,poidisse:D'Irania (dil che vedemmo e ancor ve-
[dremo!
Deh ! perch"mai avvilupp"la.sorte
(1)Gurgli"n,guerrieroiranio,aveva accompagnato Bizlien nel Turan e per invidia
l'aveva al^bandonato nelle mani di Menizheh. Vedi il paragrafo93 del capitolo.(2) Le cortine delie stanze di Menizheh e delle ancelle.
(3)Il re Afrasy"b. Vedi sopra.
(4) Fratello di Afr"s\"b, principaleautore della morte di Siy"vish.Vedi il para-grafoSt) del capitolo.
122 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA
Nodo si tristO;duol da irania terra
E perversifigiiiioli?Oh ! va, fratello,Con avveduti cavalierie tutti
Dell'ostelloregalvalichie porte
Riguardinsida te,poscia,chi vedi.Cerca in mia casa. Legalotu allora
E quil'adducistrascinando a forza.
Ratto che Garsiv"z pi"s'accostava
A quellaporta,un suon di voci alterne,
(( Bevi I mangia! ", ilferi.Concenti vaghiDi liuticon fremer di ribebe
Echeggiavanoallordall'ampioostelloDel regnante Afrasvc"b.Ma i cavalieri
Tutte le portedel regalpalagioPrendeano attorno ed ognivarco in tutte
Parti cos" chiudean. Quando ben chiuso
Vide l'ostel,quandocongiuntoilbevereCol canto ei vide e col tripudio,ratto
Colpila portae ne divelsei cardini
Dal loco,e per la sogliaentro la casa
Si gitt"("arsiv"z.RapidogiunseAl loco del banchetto,ove lostrano
Ospitesi celava. E allorche un guardoSu Bizhen fnlmin" l" dallaporta,Il sangue suo per l'improvvisosdegnoCaldo gliribolli.Tutto all'inloriio
Dell'ampioloco stavano trecento
Giovinette leggiadreeavean ribebe
E dolce vino e canti. Era nel mezzo
Bizhen assisoa le fanciullee un rosso
Vin recavasi al labbro e molta gioiaAddimostrava. In quell'istante,un urlo
Cacciava Garsiv"z : Codardo e vile.
Che non conosci liparentituoi.D'un possentelion cadestialfine
Sottol'artiglio.E come vuoi tu ancora
Disci"r l'anima tua da questastretta?
Bizhen in s" medesmo si crucciava
E dicea : Come mai,solo ed inerme.
Farei tenzone? Oh! dov'" Ghev,ilfiglioDi G"derz,di Keshv"d,che senza merlo
D'uopo" la vita abbandonar? N" meco
" ilmio bruno destrier,n" ilpalafrenoDi via compagno. Oh! veramente ilsole
Oggidi me precipit"a l'occaso.N" veggo in terra alcun amico,e ninno
E di me protettorfuor che l'Eterno!
Un fulgidopugnaisempre egliaveaDentro all'un de' schinieri.EgliladestraStese e trasse ilpugnaidallaguainaE la sogliaoccup".L" disse ilnome:
Bizhen qui mi son io,de' figliillustriDell'anticoKeshv"d, primodi tutti
D'Irania i forti,liberiguerrieri.Non scalfir"questapersona mia
Alcun giammai,se di portarla testa
Non " sazioilsuo tronco. Oh !se nelmondo
Anche venisse orribilescompiglio,Niun le tergavedr" di me fuggente!
14-. Liliera:iunedi Bizhen i.
Il valoroso - a quellavampa assidua
Volse la facciae camminando assai
Tutti precesse nellavia. Ma giuntoD'Akv"n malignoallasformata pietra^,Su quell'orridafossa,ove si grandeAngosciae stento e duol stavano accolli,Ai sette eroicosi parl": Qui vuoisi
Toccar del piela terra. Ecco, v'" d'uopoCorrer concordi e liberarla bocca
Di questacava dall'orrendosasso.
Balzar di sellai capitani,libero
Perch" restasse dall'immane pietraL'urlo del pozzo. Soffreg"rle mani
Alla pietrad'assai,glieroigagliardiSperdeanla forza,e l" restava immoto
L'orrido sasso. Poi che gi"scendea
Caldo a tuttiilsudor, poiche dal pozzo
La pietranon croll",scese d'un balzo
R"stem dal suo destriercome leone
Di maschia forza. Egliraccolseillembo
Della corazza dentro al cinto,e a Dio,Dator di forza,la sua forzaantica
(1)Vedi ilparagrafo 93 del capitolo.
(2)Rustem, venuto nel Turan in vesti di mercante, con altri sette prodi,per rin-tracciarvi
B"ztien,pot" trovar la montagna e la caverna dove il misero era chiuso,
guidatoda una vampa accesa sul monte da Menizheh.
(3)La pietradel Devo Akv"n che chiudeva la caverna e che non si poteva smuo-vere
che per forza d'incanto.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 123
Pregandodiiiiaiul".Punt" la mano
E ratto sollev"la grave pietraDal loco suo. Di Cina ^ ove pi"folta-
Nereggiavala selva,ei la gittava,E ilsuol trem" sotto l'immane sasso.
Alto gemendoe sospirandoalloraBlzlienei dimand": Quale il tuo stato
Per la tua sorte avversa? E tu dovei
Le dolcezzegustardi questavita!
Oh ! come adunqueda sua man toccasti
L'amara coppa di veleno aspersa ?
E rinl'elicedall'oscura cava
Cosi a R"stem rispose: Oh !come adunqueAll'eroepi"valente esser dovea
11cammin disagiato! AUor che venne
11 suono a me dellatua voce, o caro.
Tutto ilvelen della mia vita grama
In dolce si volt".(Jualetu vedi,
" ilmio so"fojiorno.Ilsuoldi ferri" ingom-
Volta del ciell'orridapietra.11 core [bro,Per la vitacaduca oh ! da gran tempoAvemmo toltonoi,che troppograveDolor fu ilnostro e orribilesventura
E tremendo niartir. " Ma tile'grazia,R"stem rispose,di tua dolce vita
Iddio consolator,che tiprotegge.Or per",generoso, inclitoe saggio,Solo un desio ripongoin te. Condonami
Gur2;hin2 iltklio di .Mil"d,e luna:i
Discacciadal tuo core ognipensieroE di vendetta e d'odio. " Oh ! amico mio,
Bizlienrisposeallor,che sai di quellaBattagliamia qualfu? Non sai tu forse,Prence ed uom leonin,qualmi f"'giuoco11fmlio di Mil"d? Se gliocchi miei
Su lui cadranno un di,l'estremo giornoQuelglisar" per lavendetta mia.
Se tu sei tristo e ildetto mio non odi,R"stem rispose,avvinto ilpiene' ceppi
10 tilascioallafossa e men vo in sella
Al mio destrierper ritornarmi a casa.
Usci un lamento da quelcareer tetro,Come giugneandiR"stem le paroleDi Bizhen agliorecchi. Ahi! cruda sorte,
E2;\\rispose,ahi ! cruda sorte mia
Dinanzi ai prencie allamia casa e a tutto
11popolmio, che qualdolor mi venne
Da Gurghin,di portarlooggim'" forza!
E portatol'abbiam,paghie contenti
Fummo di lui,e gi"posava ilcore
Da pensierdi vendetta incontro a lui.
Un suo lacciocal" nel career tetro
R"stem allor,ne trasse l'infelice
Grave di ceppial pie.Tutto era ignudo.Cresciute l'unghiee ilpel,sfattodal duolo.Dall'ansiae dalla fame. Era di sangue
In ognimembro asperso, avea le gotePallidepeldolor de' ceppisuoi ,
Di sue catene rugginose.11 videR"stem e pianse,che spariaquelcorpoDi sotto ai ferriinsiem conserti,e ratto
Stese la man, l'asprecatene infranse
E tolsei ceppiall'infelicee iferri
Che ilpiedeglistringean.Di l" veni"no
Al loro osteldalladolente fossa,
Bizhen da questoe la fedeleancella^
Dall'altrolatodell'eroegagliardo.
15. Co""ihattimei"todi D'izhen
e (li Human *.
1 destrieriincitar. Lev" la polvere,E i due,di sangue sitibondi,apposteLe corde agliarchi bellicosi,al cielo
Sollevatala fronte,essi in talguisaVindici fattidell'inultosire^,
Di Kenab"d uscirono dal monte 6,
Levar la testa verso ilpiano.Giunsero
(1) La Gina, secondo l'epopeapersiana,forma un regno solo col Turan. Vedi sopra.
(2) Perch" Gurghin l'aveva tradito. Vedi sopra.
(3) Menizheh.
(4)E uno degliepisodidella lunga guerra tra Irani e Turani. Vedi ilparagrafo 94
del capitolo.
(5) Cio" di Siy"vish,figliodi K"vus, stato ucciso a tradimento dal re Afr"sy"b.Vedi sopra.
(6) Dove erano accampati g"'Irani col loro capitano G"derz.
1-24 AIM'ENDICE ALLA POESL\ EPICA
Ad un deserto,ove TGi'iiiad'iuiiaiii
In alrtinloco non trovar. PassaggioPel eie! non era agliavoltoi,n" piedeDi rubesto leon mai ne calcava
Il tristo suolo. Delle avverse schiere
Ei non videro alcun,per l'ampiogiro.Che amico fosse o aiutatore.Intanto,
Questaleggeponean che stoltamente
Avversi ei non sariano a' turcimanni,
E dicean : Onal di noi scampo allavita
Si toccher",pelturcimanno in core
Non si torr" desio di guerra, ond'ei.D'est" giornataper l'altavicenda,
E ilmale e ilben racconti al suo sovrano,
Come fu l'opraveramente e come
Fu la battaglia,e qualenell'assaltoL'intento e ilmoilo. "
Ei dissero cotesto
E gi"balzar da' lor destrieri.Tosto
Avvinsero a' gheronidi lor maglieI fortinodi,ai pugnacileardi,Ei, cavalieridi battaglieesperti.Strinsero fortemente,allavicina
Tenzon, le cinghie.Come a' lor veloci
Palafreni egliavvinsero la sella.Pieni d'un'irada gagliardi,pienoIIcor d'un odio,apprestargliarchiinrpiellaGuisa che si dovea,corsero in mezzo
Alla palestradel tremendo assalto.
Per le punted'acciaioe per le frecce
Di legnoche scagliar,gliestremi corni
Fean toccarsifra lor degliarchi incurvi;E poich"ci" che avean di acuii strali
Ebber tidto avventato, a vibrar l'aste
Attesero d'nn tratto. Ei con ([nell'asteChe avean lepunterilucenti,a destra
Ed a sinistravolteggiar,le redini
T*)rserofieramente,e l'ampiemaglieTutte a brani cadeau. " Vedi a chi mai
La giornatasi volse e la fortuna
Della battaglia?" Avean,peli"eroardore.
Sgangheratelefauci i due guerrieriCome leoni,e d'acquae di riposoNecessit" loro incogliea.Ma poiChe d'alcun poco fhr posatie alqnantoRipreserllatoe su l'ardoi'cocente
Ebber d'acquagittataalcuna stilla.
Brandir le targhee i bi'andiacuti,e detto
Avresti!ch'era (picivcracenieiiteIldi che i molli siUucraniKt a vila.
Come da fosca nube corruscanti
Folgoriin ciel,cosida' loro elmetti
E da lor spadeuscian faville.l']ppure,Ai beri colpi,non avea termezza
Sul ferro che splendea.cadente ilferro,E sol le spade,dalla man de"prodi,Di vampa in guisascintillavano.AiudieNon giugneanle loi' destre il.sangue a
[spargere,Non per"stanco di battagliailcore
Era de' forti.Dopo i brandi,in allo
Levar le clave e (lil" da misnia
L'aspratenzone proseguir..Ma poiFaccenda lor di talguisaordinaro
Che far prova ei dovean di lor vigoi'e
Lottando, e si cei'caro ei di talfoggia0 gloriao biasmo, che dovea l'un d'essi
Dal (loi'S("del deslriei'l'eunilo togliereAlferraiuhdo al cinto,a chi mai fosse
Maggiordi forza ond'eil'altrolevasse
Dal palafrenoe seicacciasse sotto.
Ma, per lo sforzo de' gagliardi,ruppersiLe coreggiea lesellein tanta fogaSu quelcampo d'assalti.Elli pertanto
Non tur toltidai rapidicorsieii.N" l'un su l'altrofu vincente e sii-e.
Amlio allordiscendean da' lor cavalli,E un colaipoco da l'orrenda pugna
Si riposar.Lor teiuiero idestrieri
1 turcimanni,e idue pugnaci,in guisaDi leonifurenti,ancor se stanchi,
Sorgeandi nuovo eaprendersioidinavanoNelialottal'nn l'altro.Ecco, da l'alba
Fin che pi"lunghestese l'ombre ilsole.
Ambo assetatid'uman sangue, in questa
Guisa,fra speme e fra timor,cercavansi
Nella pugna l'un l'altro,e dal contrasto
Non anche a dicti'osi v(dgeala mente
Stanca d'un solo. Secche avean lefauci,Immerse nel sudor le nuMultra tulle
In quelti'avaglioe in (piell'ardorperenneDel sol (lal'alto.Ma di l",per v"uia
Scandiievole l"'alor,scendean correndo
A una fontana. E bevve di (pudldmlaRizhen e lallo si lev".Nel suo
Asprodolor,di Dio,dalor di grazie,Ei fea ric(M'do,e la persona tutta
Tremavagli(piaisalce alla bufera,Per la (loi;liasi niave. Oh! (pielsuo c(n"e
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 125
Del viver dtilceavca perdutospeme,Ed etilia Dio cosi pregandodisse:
Dio creatore,ognisegi'etacosaDi me conosci ed ognimanifesta !
Che se nel mio pngnar giustiziavedi,Se tu vedi giustiziain questomio
Vendetta dimandare e in questafoga,Non t"rmi in oggiil mio vigor,del vigileSenno mio siicustode! " Al cor trafitto.Human tornava, lividopelduolo
Oualtristoaugello,e pienoilcor d'aflanno.
Cosi,ben che feriti,allal"attagliaTornavan ellie venian,come pardi,Con fiero incesso. E quellosopra questo,E questosopra quel,fea di vigoreImmane sforzo,ed or quelloora questoIva ilsuolo a toccar. iMaggiorein forze
Era di Bizhen ilturanio ; eppure
Scherno diventaognivirt" guerrieraTosto che di fortuna ilsol tramonta.
Tratti di forza ed arti di lottanti
Ei tentar d'ogniguisa,e l'altocielo
Superavaquell'arti.Alfin,lemaniBizhen porgea di leopardoin guisa,E dal capo a lepianteavvinghi"forteL'emulo suo co' fieriartigli.Al collo
Ei l'afferr"con lasinistramano,
Con la destra allacoscia,e di quell'altoE ingenteinver qualdromedario ildorso
Pieg"sforzando. Egli'1lev"d'un tratto
Dal loco suo, boccon lostese,e, rapidoSi come nembo, al fulgidopugnaleRec" la destra. Gi" puntandoforte,La testa glitronc" dalla persona,Di serpe in guisaabbandonollo al suolo.
Sul suol miseramente avvoltolossi
Human un poco, e tutto fu di sangueUn rioquelpiandeserto. E riguardavaBizhen a quellodi membra vastissime,Gittateal suol qualagilecipressoIn un giardino,e meravigliaforteGli venia,si che lungiegline andava
E a Dio creante sivolgeadicendo :
Deh! tu che avanzitempoe spazioe superiL'alma nostra serena e lavitale
Forza ch'" in noi capace di favella,
Tu se'colui che non ha pari,ilmondoA governar, n" ostacoloha ragioneCotesto a concepir.Ma di talforza
Io partealcuna inver non ho, che audacia
In me non ", con le ferocibelve
La pugna a disiar.Cosi poteiTroncar la testa di costuiper quellaDi Siyavishvendetta e per ilsangueDei settanta fratellial padremio ^.
L'anima di costui dell'alma mia
Schiava si resti,e d'un leon l'artiglioTutte discerpile sue sfatte memlira !
Alla coreggiadel bruno destriero
Leg"d'Human la testa,e l",sulsuolo.Riversa ne lasci"lafredda salma,(jOiil'armi sciolte,rotto ilcinto,ilcorpoA un loco,a un altro ilcapo suo. Deh! il
E illusionein tutte cose, e nullo [mondoAiutator nella distretta" teco !
Ma poich"son diverseda l'aspetto
L'opredel mondo, cosa inver non degnaE che da stoltotu gliaffidiilcore.
16. Ascensione di re Khimrv al cielo 2..
Partirono con lui^ de' prenciirani,De' guerrierifoinosie deglieroi
Vigilie grandi,R"stem battagliero,Dest"n,G"derz e Ghev, Bizhen gagliardo,Gusteh"m valoroso. Erane ilsettimo,
Figliodi K"vus, Ferib"rz ; ottavo
Tus illustrenell'armi.E sen venia
A squadrea squadrel'esercitoaccolto.Dalla pianuraallaventosa cima
Salia del monte. Sette giorniei furoSu l'arduo loco e riposar,bagnandoL'arido labbro con l'umor raccolto
D'una fontana. Essi piangeanper quelloStrano caso del re, gemean pur anco,
Varco a toccar cagiondel duol di lui
Rinvenir non potean.Sommessamente
Cosi diceano i sacerdoti: Alcuno
Mai non disse quaggi"cotestiaccentil
Della montagna su l'aereacima
(1) Morti nella battagliadi Peshen. Vedi sopra.
("2)Per questo passo, vedi il paragrafo 98 del capitolo.(3^ Col re Khusrev.
426 AFPE\DICE ALLA POESLV EPICA
Come il soleappari,da tutte partiVenne del mondo una gran gente.Donne
Ed uomini d'Iraniaa centomila
Giunser piangendoper illoci"alpestreCol gran monarca, e lamontagna tutta
Risuonava di gemitie di lai,
Commoversi parean le dure pietreDella rupe scoscesa. 0 prence, o sire,
Ciascun dicea,che avvenne mai,se pieno"d'afTannoe di duol questotuo core
Sereno in pria?Se hai tu molesta cura
Per lo stuolde' tuoiprodie spregiquestaCorona imperiai,dillo^,signore,Ma non partirtidall'iranioseggio,Al regno antico non donar sovrano
Che sianovello.Qui noi tuttisiamo
Qual " la polveal piedel tuo destriero.Fedeli al Fuoco,qualper te riluce,
D'Azergashaspe1. Ov'c la tua dottrina
E iltuo consiglioeia tua mente? Un tempoNemmeno a re Fred"n scese dal cielo
Scr"sh beato ! ^ Oh ! noi dinanzi a Dio
Adorerem,venerabondi noi
Starem nel temjiioove risplendevivoIl sacro Fuoco, per veder se Iddio
Santo ha di noi piet",se ancora al tuo
Core sacerdotalper noi d" luce !
Attonito rimase per cotesto
Il re dei re. Chiam" dell'ampiaschieraI sacerdoti e disse : Ottime sono
Le cose qui,n" piangersu vicina
Felicit"bello " per noi. Voi tutti
Siate gratiall'Eterno,e solquiin terra
Vivendo lieti,confessate Iddio
Riconoscenti,che verr" ben tosto
II di che insieme tornerem. Dolenti
Non siateadunquedelmio andar." Sivolse
A' prencie disse ancor: Da questomonte
Ritornatevi ornai senza il re vostro,
Che lontana " lavia,senz'acqueed aspra;
Non erbe in essa, non d'alberifoglieVoi potrestetrovar. Ma del ritorno
Vi abbreviate ilcammin,schiudeteilvarcoAll'alme vostre per novella luce;Mai non pass"qualcunper questearene
Che molta non avesse inclitaforza
E dignit"che vien da Dio signore.Tre di que'forti,valorosi e alteri,
A' suoi dettiobbedir,tornando a dietro
Per l'aspravia,Dest"n,R"stem guerriero,G"derz antico,memore e avveduto,
E bramoso di onor. Ma non tornaro
E Ghev e Tus e Ferib"rz con (juelloGagliardoe forteBizhen giovinetto.Per una notte e per un giornoancoraAndaron tuttie s'aggirarper l'ampioDeserto,per quelcampo arido e fesso
Mesti e compunti.Alfin,sopralavia.Mostra vasi una fonte,e quell'illustrePrence Khusr"v giugneaviratto. Scesero
Tutti glieroi vicino all'acquechiare,E preser cibo e riposar; ma poiCos" lor disseil re : Da questo loco
Per questanotte non andrem pi"innanzi.
Favellerem de' casi intravvenuti
Con sermon lungo,che di voi nessuno
D'oggiin poimi vedr". Ouando i vessilli
In alto lever"fulgidoilsoleE questaterra tenebrosa e oscura
D'aureo color si vestir",l'istante
Quellosar" di mia parlenzaipiaudoPer conoscenza acconteromnii in priaCoH'angeloSer"sh. Che se ilmio core
Da questavia si ritornasse a dietro,
Dal pettoiltristocor mi toglierei.Poi che trascorse de la notte oscura
.
Sola una parte,l'inclitosovrano
Innanzi a Dio curv" la fronte.Ilcapo
E la persona nellelimpid'acquePurificossi,recit"sommesso
IlZendavesta^,poscia,a quo'famosi
E accortie saggi,cosi disse:Addio
In sempiterno! Dal levar del sole
Per la voltadel ciel,d'oggiin avanti,
(1)Tempio sacro al Fuoco fondato appunto da re Khusrev.
(2)Il re Khusrev aveva avuto rivelazione della sua prossima ascensione al cielo
dall'angeloSer"sh; ci" egli aveva detto nell'adunanza dei principi.Ora qui la genteduhita di ci", tanto pi" che nemmeno il re Fr"d"n ebbe l'onore d'un colloquiocon
l'angelo.
(3) Avesta o Zendavesta, libro sacro attribuito a Zoroastro.
128 APPENDICE ALLA POESLV EPICA
Di prenciillustri,di savi e d'espertiIn dar consigli,quantiin altogradoErano paria lei,quantifra i pi'enciAlta levar poteanl'erettafronte.
La vasfa figliacome luna in viso,
Del genifornella dinoora,innanziPassar dovea dell'inclitoconsesso
E trasceglierlo sposo, e intorno a lei
Esser dovean le ancelle sue raccolte,E finoallornessuno de' mortali
Veduta avea l'altacorona sua.
Il greco imperatordietroa'dipintiVeli del gineceotre figlieadorneAveasi allor,s" come a "primaveraPurpureerose, d'avvenente aspetto,D'alta persona, con dolcezza e molto
Pndor nel viso,con modestia assai
E fiordi senno. La maggiordi tutte
Ketay"naavea nome. Era prudente.Di cor sereno e d'anima festosa,
E gi"una notte ellasognatoavea
Che in ora ove Incea quest'ampiaterraA' vivi rai del sol,d'uomini eletti
Ampio drappelse le mostrava. Quella
D'uomini compagnia,vasta e raccolta.
Le Pleiadiumiaoliava,e ad essa in mezzo
Er'anche uno stranier,mesto nel core
E sconosciuto e di gran senno in vista.
D'un cipressol'altezza,e lavvenente
Aspettoavea qualed'intattaluna ;
Sedea con maest" come un gran prenceDel trono a sonnno. Ketay"naallora
Un mazzo gliporgea di vaghifiori,E un altroindi ne avea piendi fragranzeE di tintevivaci.Ecco ! al mattino
Quando ilsol si mostr",levossiilcapoDe' prenciillustridal profondosonno,E ilgrandeimperatorla sua raccolse
Di magnatiassemblea,quanticran forti
E valorosie chiari.Allor che lieti
Si assisertutti,allavaga fanciulla
Dal volto di Peri fecero invito,
E Ketay"nacon sessanta ancelle
Entrava allor,con un bel mazzo in pugno
Di narcisifreschissimi.Dintorno
All'aulas'aggir"finche fu stanca.
Ma di talgentenon glivenne a gradoUn solo cavaiier,si che tornossi
Dal loco eccelso dietroa' velisuoi i
Nel gineceo,corrente e lagrimante.Del suo dolce compagno in cor vogliosa.
Bruna qualpenna di corvino augelloSi f"'la terra, e ci" fino a che in alto
L" sovra ilmonte si lev" la chiara
Lampa del di.L'imperatorf"'cennoChe i prencituttivalorosiin Grecia,Ma di gradominor,tosto accorressero
All'inclitamagion.Forse qualcunoA gradole verr"a per sua bellezza.
Come ne giunsead ogniprence intorno
Ilgratoannunzio,ad ogniillustreancora,A quantiavean gradominor, sivolsero
Alla dimora imperiai,ciascunoAdorno e vago per novella speme.Anche quell'uoms" generoso e dolce ^
Disse a Gushtaspeallor:Perch" sia lungoTi celiin casa? Va! che vedrai forse
Della grandezzaimperialeiltronoE la dimora,e dagliaffannisuoiLibero andr" iltuo cor. " Come l'intese
Prence Gushtaspe,se n'and" con lui,
P"apidamente entr" nella dimora
Del greco imperator.Quivi ei discese
In un canto remoto e dagl'illustriDiscosto assai;pienodi duol si assise-
E feritonell'alma. Ecco ! ne vennero
I servi accortiin pria,poiKetay"na,E le sue ancelle dalle rosee guance.
Come aggirossiallagrand'aulaintorno.
(Le ancelle precedean,segu"ardatuttiI saggiaccolti),come lungeappenaElla vide Gushtaspe,Ecco ! sclamava,.Che dal mistero ilsoi;iiomio si scioglie!
Quindiilbel capo al giitvincltneroe
Fregi"di sua corona inclitae illustre
Senza indugiarsi.Ilconsiglierche a lei
Gi" fu maestro, come vide appena.
Al greco iiuperatorcorse all'istante
E s" glidisse: Nel consesso illustre
Un uom scegliealafigliatua preclara.
(1) Dietro le cortine delle sue stanze.
(2)Quegli che aveva ospitatoil giovane Guslil"spprofugo dall'Iran. Vedi il para-grafo
99 del capitolo.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 129
Come agilecipressoin un giardinoAlto e leggiadro.Come visperoseLe guance sue, cervice eretta e forti
Ambe le spalle.Chi da lungiilvide,Meravigliatorimanea. Diresti
Che lo circonda maest" divina,Ma costuichi ben sianon sappiamnoi.
E queirispose:Deh! non sia che mai
Dalle sue stanze rechi biasmo ed onta
A suo lignaggiouna mia figlia!A lui
Fa,fa ch'iosi l'affidi,e la mia fronte
Si chiner" per la vergogna. Intanto
Qui, nellareggia,ben sar" che ilcapo
A leisi tronchied a coluiche scegliereElla si volle." Grave cosa, o prence.
Risposeilconsiglier,non " cotesta.Che jiri;!di te furono prenciassaiChe intalguisaadopr"r." Cerca uno sposo ",Dicestiallatua figlia,e non dicesti:
" Sceglitiun re d'alterafronte ". Ed ora
Ella sceglieachi pi"lepiacque.TuNon rivolgerper"la fronteaddietroDa sentierodi [)io.Questa" la leggeDegliavi tuoi dallacervicealtera,Devoti a Dio,di pura f". Per questa.Per questaleggefermamente un giornoGrecia si stette incolume. Tu intanto
Via non pigliartiche non " diritta,Per ipiestiiterra dilettosa.Mai
Propizianon sar";tu non pensarlo.Sentiero non calcarche non segnastiGiammai dell'orme tue. " Convenne in
[questo11greco imperatorquandoci" intese,Si ch'eidiede a Gusht"splafigliasua
A luisi cara, e dissegli: Con lei
Vanne tu dunque,ma da me non serto,Non tesori t'avrai,non regala:emma.
Ratto che vide,attonitorimase
Prence Gushtaspeed invoc" l'Eterno
Con molte preci,indi si volse a quellaInclitafigliae disse: 0 vaga donna.Fra le delizienutricataun giornoSenza rancura, fra cotanti prenciIncoronatie di gran gloria,oh ! come.
Come pot"lavogliatua secreta
Me solo disiar? D'uno straniero
Festi la scelta,e non avrai tesori
E nell'angustiarimarrai con esso.
Tal che siaparia te, cercati,o bella,Fra questieroi,perch"dinanzi al padreT'abbi l'anticoonor. " Deh ! sospettoso,Ketay"naglidisse,acre e protervoNon esser tu contro i supernimotiDi questociel.Se della tua fortuna,Qualepur sia,m'appago,inclitoseggioA che cercando vai con regalbenda ?
Sospirosie dolentiusciron tosto
Del greco imperatordallamagioneKetay"nae Gushtaspe,e venner soli
Al signordel villaggio^. Ividiscesero
Piangentie mesti e dolorosi,e quello.Del villaggiosignor,vollenel borgoUna casa apprestar.Qualiei si avea
Pi" beitappeti,vi rec",poidisseAlla vaga donzellaed allosposo :
Qui rimarreteplacidie tranquilliE con mente serena. " Allor che vide
Prence Gushtaspe,f"'benedizioniA quelsignord'intattaf",pietoso.Ricco d'atfetto.Ketay"naintantoSenza misura avea gioielliseco.
Rubini avea con preziosegemmeDi tutte specie.Allor,scelsedal mezzo
Una gemma lucente (occhiodi saggioNon ne vide l'egual); posciarecaronlaA talche conoscea di gemme ilpregio.Si ch'eistupiaben pi"d'assaidi giustoModo 0 ragion.Monete ei die seimila
D'oro lucente,quanteerano all'uopo,Pel fulgidorubin ; tosto le cose
Che mancar non potean,comprar glisposi,Quanto era d'uopos'acquistarcon quelloPrezzo infinito; ei sivivean col frutto
Che lorvenia da ci",godeantalvolta,Piangeantal'altra.Ma Gusht"spla cacciaSola a curar si die. Col suo turcasso.Con le sue freccetutto ilgiornoegliera.
18. Morte di liiisteiir^.
F"' cenno che ponessero la sella
R"stein al suo destrier,che di sparvieri
(1)All'ospitedi Gusht"sp.Vedi sopra.
(2)Per questo passo, vedi ilparagrafo103 del capitolo.
9 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
130 APPENDICE ALLA POESLV EPICA
E di falcilisagaciintorno intorno
Ing-ombrasseroilcampo. Ei si cacciava
dentro al turcasso illaccio sno di prence,
Mentre Shegii"dal l"anco glivenia.
Venne col prodeanche Zev"reh e alquantiVenner con lui di quellanobil schiera
Subitamente, e lo stuol deglieroi
Pel loco de la caccia si disperseAd una parte,da le fosseandando
Lungi d'assai;ma ll"stem e ilfratello.
Pel fatoche ne' pozzigliattendea,Andaron drittiper la via. D'un tratto
Di quellaterra nuovamente smossa
Rakhsh l'odoreat"err",si che piegossiRatto del corpo e s'attrapp",rotante
SI come globo.S'impenn",temendo
Della terra l'odor,con l'unghiaforte
Rasp"ilterren,che ilpasso eglivolea
Spingereinnanzi rapidoe veloce
E passar fra cotesta e quellafossa.
Ma di R"steni il cor pienod'un'ira
Fu pelsuo Rakhsh,che lafortuna avversa
L'occhio vela del senno. Ei con la sferza
Die un lievecolpoal generoso e tutta
Nel core del dcstriergi"vinto e oppresso
L'antica fogaridest".Nel mezzo
Come fu Rakhsh ai due profondipozzi.Ben cerc" di sfuggirdel suo destino
Al fero artiglio,ma i due piedi dietro
In un de'pozzis'affondar.Non loco
Era queldi battaglieo di resistere
Nella fataicaduta. Era del pozzoPieno di lame iltenebroso fondo,Pieno di ferricuspidati,e scampoL" non era a fuggir,loco non era
A militarvirt". SquarciatoilfiancoN'ebbe Rakhsh generoso, e ilcolloe ilpettoL'eroe gagliardo;eppur, con virilforza
Ei rilevossi,ed animoso e l"ero
Dal fondo oscuro linoall'orlotrasse
Del tristo pozzo la persona, e quandoApersegliocchi suoi,ben che ferito,E vide di Shcgh"dmalignoe reo
Sinistro ilvolto,che da luivenia
Quel ti'adimento e quellafrode,intese,
Rapidointese che nemico suo
Era Shegh"dingannator.Oh ! tristo,Oh ! disgraziato,gligrid",desertaSi fa per l'opratua quest'ampiaterraFiorente e amena ! Pentimento un giornoTe ne verr",te ne dorrai pur anco.
Vecchio non diverraidopola colpa!
Shegh"dabiettocosi die risposta:
Il ciel rotante la giustiziatua
Qui quit'amministr". Perch" la mano
Tanto distendi a sparger sangue e desti
Tumulti ovunque e fairapine?TempoVenne per te che la tua vita ancora
Finir dovesse e de' nemici tuoi
Dentro ad un lacciotu morissi alfine!
Il prence del Kabul dal suo sentiero
Giugneafrattantoal dilettosolocoDella caccia,e vedea l'eroefortissimo
Piagatoal sen, vedea quellefei'iteNon fasciatepur anco. Oh ! celebrato
Eroe fra tantieroi,disse compunto,Deh ! che t'avvenne al dilettosoloco
Della tua caccia? Andr" ben io d'alquantiMedici in tracciae lagrimesanguigne10 per te verser". Forse che queste
Ferite tue si chiuderanno e allora
Non avr" d'uopodi lavar le goteCon l'acerbomio pianto! - Oh ! tu malnato
E ingannator!glirispondeaquelgrande,Stagionper me pass"ch'io d'uoiioavessi
Di medic'arti! Non versar di piantoQuell'atrestille!Che, se a lungorestiAlla vita quaggi",tocca al suo termine
11 tempo nostro, e vivo un noni la volta
IMai del ciel non varc". Non io mi vanto
Ciocia maggioredi Gemshid ; gliaperseIl bianco pettocon stridentesega
Il suo nemico 1; u" son io pi"illusti'eDi Freil"n,di Qob"d, non de' regnantiD'inclita stirpee gloriosi.Ancora
Prence Khusr"v trafissedel malvagio
Afrasy"bla persona, e allorche venne
11 tempo suo. Cui'vi-zirihsquarciavaCon ci'udoferro a Siyavishla gola-.
Erano luttijuincipid'Irania,
(1) Vedi il paragrafo 80 del capitolo.(2)Vedi i paragrafi90 e 97 del capitolo.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 131
Erano tuttia le battagliein mezzo
Come leoni,e si pail"r! Ma noi
Troppoa lungorestammo, ad un crocicchio
D'alpestrevia come leoniindomiti
Noi ci tenemmo. Feram"rz rpielmio
Figlio,dilettoa me come degliocchi
La viva luce,quiverr" per compiereLa mia vendetta su di te! " Ma poiCosi dissea Sliegh"dmalignoe reo :
Poi clicm'incolse tanto mal,tu recami
Dalla sua teca l'arcomio possente,
Recami all'uopodi ognivogliamia
L'interpretefedel! Ratto ne tendi
La conia e ponloinnanzi a me con due
Alate punte.Deh! non sia che giungaA questocampo un leon fero e venga
Alla sua caccia,ed io,feritoal corpo.Ancor quiresti,perch'eivegga e tosto
Men tocchidanno. Che se l'arcomio
E accanto a me, darammi aita e ninno
Squarcer"ilcorpo mio de' leon feri.
Si che a laterra,algiungerdel mio tempo.
Recliner" lamia persona. " Andava
Shegh"dallorae fnor traeva quell'arco.La curda ne tendea,fea prova alquantoDi ripiegarlo.Sorridendo,innanzi
Al gran guerrierolodepose,e gioia
Aveasi in cor per la vicina morte
Del suo fratello.Ma l'eroequell'arcoAvidamente si ghei"ini,per quelleSue fonde piaghedolorando assai,
E allora,oh si! delle sue frecce alate
Foi'teilfratelloebbe timor ! Xe andava,
E d'una piantaschermo allapersona
Costernato si fea. Sorgeada presso
Un albero diplatanofrondoso ;
Molte stagionisu l'anticapiantaS'erano volte,iltronco suo vetusto
Era incavato e le sue verdi foglieSui rami intattesi vedean. Lo stolto
Ben s'appiatt"de l'alberoda sezzo,
Ma R"stem che ilvedea,la man distese
E ilpollicelev" dal dardo apposto.Ben che ferito.Trapass"la piantaE con essa ilfi'atel.Cosi,nell'ora
Di suo eterno partir,siesilarava
Quel cor trafitto.Ma Shegh"d,al fiero
Colpodeldardo,Ah ! ah ! grid"; ma breve
R"slem glif"'colpoderosocolpoIl suo estremo doloi'.Disse l'eroe:
Grazia " questadiDio,che inognitempoDio riconobbi,che al fataimomento
Che l'anima giugneafino a le labbra
Per rivolarne a lui,non venne a sera
Ildi fataidellavendetta mia!
Forza donasti a me. Signorpossente,Per ch'ioprendessi,della morte innanzi,Su l'infedella mia vendetta! Intanto
Perdona a me le colpemie^tu accogliLa mia preghiera,che tu se'di graziaDator sovrano e aiutator.La fede
Del tuo profetae la sacrata legge,Le tue norme, o Signor,la tua dottrina
Accolgoin cor. Che se cotesta legge
Spii'itiial,se la santa dottrina
Guardonii in cor gelosamente,allora
Che partir"l'anima mia,qualtema.Quale sgomento avr"? L'eterna luce
Dona all'anima mia nel paradiso.Che a te,Signor,l'arcanomio pensiero" manifesto e aperto."
Ei cosi disse,E da quelcorpo l'anima preclaraVia siparti.PiangeandogliosamenteL" intornotutti,e simoria frattanto
Zev"reh illustrein altrafossa,e in vita
Non un sol cavaliersirimanea
Di })rincipie di serviin tanta schiera.
19. Funerali di Fhisteini.
Alla pianuraDella cacciafatairatto ei^ discese.Discese al loco ove le fosseintorno
Eran scavate,e comand" che steso
Fosse un giaciglioe sulgiaciglioilprodeAdagiatocosi,come una bella
Pianta. Gli sciolsedi guerrieroilbalteo
Da' fianchi,e giilev" quelsuo reale
Paludamento;e in priacon tiepid'acquaI suoi sergentine lavar l'eretta
Cervice e ilseno dolcemente e poiLa bianca barba. D'olezzante nuischio
(1)Vedi il passo antecedente.
(2)Fer"murz figliodi Rustem, venuto a celebrare i funerali del padre.
132 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
E d'ambra ancora gliarsero d'accanto
Una gran copiae leprofondepiagheAcconciamente glicucir. Sul capo
Acquadi rose Feranu'irz intanto
Con dolce cura glispargea, di canfora
Intattae pura ne copr"ale membra,Mentre in un drappofuneral labellaPersona ne avvolgeanglialtridintorno,Indi rose chiedean con rosso vino
Epuro muschio. Ma chi attorno al corpo
Gli ricuciala funeral sua vesta,
Pianse lagrimeardenti allorche impreseCol pettinea ravviar la bianca barba.
Di due giaciglinon bast" lo spazioA quell'altapersona. Era l" forse
Un'alta spogliao un albero che lungiStendeva l'ombre sue? Fecero intanto
In duro legnoun'arca funerale
Artificiosa,e v'erano figureD'avorio attorno e chiovid'or; con pece
Le commessure acconciamente ei chiusero
E d'agallocoe muschio una mistura
Su la pece spalmar.Dalla sua fossa
Dell'estintoguerriertrasse ilfratello
PrincipeFeram"rz e con affetto
Le piaghene cuci l" 'veferito
Il corpo ne vcdea. Poi che lavato
L'ebbero iprodisuoi,d'un ricco drappoGli f"'una vesta funeral quelforte,E quellia rintracciarper alcun loco
Un fusto andar di melagrano.VenneroI legnaiuolivigilied espertiE da quelfusto via segarper quelloTavole gravi.Di due di stagioneIn talfaccenda si pass"; ma poiDi Rakhsh estintosopra a un elefante
La spogliacollocar.Tutta la terra,
\y" dal Kabul fino in Zab"I ^ di piantiContinui " loco. Stavan su la via
Uomini in piecon donne, ed a vivente
Spazioalcun non restava.Ecco !eipassavano
Le due bare da questaa quellamano,E in tanta follache roggeale,lieviLe avean siccome un'aura. In una notte
E in due giornicosi que'due feretri
Toccarla terra di Zab"I,n" alcuno
Li vide mai sul duro suol deposti.Ma, per grave dolor,pienad'alterneVoci dolentifu la terra,e detto.
Detto avresti! che lacampagna intorno
Tremava tutta. In un giardinfu postaLa sepolturae a rasentar le nubi
Ne fu addotta la cima; ivi due tioni
Di fulgid'or,l'uno dell'altroa fronte,F"r collocati,e l'inclitoguerrieroChe lietasorte ebbe quaggi",disceseD'eterno sonno in quell'ostel.Fu postoSu l'unde'seggi,e sovra l'altro,e accanto,
Zev"reh,presso a queiche am" sua gloria.Ma qualde' serviera nell'ampioostello.
De' liberiqualera e qualde' fidi
Sergentisuoi di puro cor, mischiava
Piosecon muschio e alpiedi quelfortissimoLa mistura spargea, cosi dicendo :
Inclitoeroe, perch",perch"chiedestiMuschio ed ambra da noi qualeun'offertaDa gittarsial tuo pie?Che non riprendiIl gradotuo di re 2, che non ritorni
A' tuoi convitie non ripigliil tuo
Vampo s" fieroai di dell'armi? E a noi,Si come un di,larghezzadi tesori,Di monete non fai?DavverI che pocaCosa " cotesta agliocchi tuoi! Ma intanto
Deh ! siitu lietoin paradiso! IddioDi giustiziae valor ti conformava !
Del monumento chiusero la portaE a dietro si tornar. " Cosi spariaDa questaterra l'inclitoguerriero,Leon d'erettocapo ! " Un monumento
Fecero ancor, qual" d'un palafrenoImmoto e inpie,per Rakhsh, l",de l'avello
Di U"stem battaglierpresso la porta.
20. (jliiasadella invettiva di Firditsi
contro Mulini "d '^.
Oh ! se avaro non era il re del nmndo,
Sareblie un trono ilse;;giomiol Ma l'alma
(1) Dove era il castello di Rustem, nel Segest"n.
(2) Rustem e quellidella sua famigliaavevano il privilegiodi portar corona e di
sedere in trono.
(3)Per questo passo, che non " del Libro dei Re, vedi il paragrafo 74 del capitolo.
APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 133
Di questo re non giungea sapienza ;
Se no, postoei m'avria su regalseggio.Quand'ei nascea, non era di regnantiAlta stirpela sua, n" di regnantiEi si ricorda 1. Che se ilpadresuo
Regnatoavesse, una corona d'oro
Il t"gliosuo postam'avrebbe in fronte;
Se regaldonna stata fosse un tempoLa madre sua, d'oro e d'argentoi cumuliAlti avrei vistia me dintorno. In quellaGente grandezzamai non fu ; non osa.
Perci",non osa udir de' grandiun tempoIl nome illustrequestore, che mano
Di Mahm"d generoso, a cui s" eccelso
Nascimento die ilciel,non s'apremai
Donando, o poco s'apre.Allor ch'io trenta
Anni faticasopportaiper questoLibro dei Re, perch"premiandoilsireUn tesor m'inviasse,e qui,nel mondo.
Togliesseognimio stento,ognirancura,Me sollevando al primoonorfra iprenciDi sua casa regal,schiuse itesori
A compensarmie d'un bicchier di birra
Il prezzo m'invi"! ^ Dunque tal pregio,Quanto un bicchier vale di birra,io m'ebbi
Pel suo tesor! Ma quelbicchier di birra,
Si, mi comprailungolavia,che ha prezzo
Assai pi"di talre che non ha legge,Non costume regal,non fede intatta,
La picciolamoneta ch'io vi spesi.Figliodi schiavo ^ " inutilcosa e vile,
Anche s'ei vanta molti padrisuoiChe furon re. Ma genteindegnae abietta
Alto levar,sperarne egregifrutti,E quanto ilfilod'una gran matassa
Perdere al suo principio,o quantoun serpe
In grembo nutricar. L'arbor che amara
Ha sua natura, se negliorti ilponiDeglispiritielettie al tempo suo
L'arse radici a ristorar tiapprestiCon puro miei che da superne fonti
Stillanel paradiso,al fin dell'opra
La natura sua rea mostrer" sempre
E amari fruttirecher". Daccanto
A venditor di canfora odorosa
Fa di passar, di canfora odorosa
Daran fragranzale tue vesti tutte.
Ma se tiaccosti a venditor di nero
E lurido carbon,nulla ne avrai
Fuor che negra sozzura. E meravigliaCerto saria,se non nascesse il male
Da malvagianatura ; e niun mai tolse
L'ombre triste alla notte. Alcuna spemeIn chi vile nascea, deh ! non ponete.Amici miei,che per lavar ch'uoni faccia,Tal che negro nascea, non si fa bianco,E buon frutto sperar da vii natura
E stoltooprar, quanto gittarrodentePolve sugliocchi e non temerne danno.
Ma se il nostro signornome si avesse
Avuto in terra senza macchia,onoreOttenuto ne avria sapere umano ;
Ed ei con alma intenta avria le belle
Cose ascoltate e de' regnantiappresiI nobili costumi e gliusi antichi,E con mente diversa ed altravogliaAvria pensatodel mio cor costante
Al voto ardente,n" la mia fortuna
Saria caduta allor.Che ilgloriosoVerso mio sol dettai,percheconsiglioNe traesse ilmio re, perch"sapesseChe sia parolae sua virt",pensandoAl savio consigliardi questovecchio.
N" i poetiaftliggesse,intattoe puro
Serbando l'onorsuo. Che ove si vegga
Oppressoun vate,rapidaei saetta
Una invettiva,e resta fino al giornoDel mondo estremo ildisdegnosocarme.
Un di,nell'eternalsede di Dio
Santo e verace, spargendomiin fronte
In segno di dolor la negra polve.Questo gridofar" : L'anima sua
Ardi,0 Signor,nel fuoco eterno !Illumina
II cor del servo tuo, che n'" ben degno!
(1) La famiglia del sultano Mahm"d discendeva da uno schiavo al servizio dei
S"m"nidi. Vedi i paragrafi48-52 del capitoloprimo di questa Storia.
(2) Vedi il paragrafo 72 del capitolo.(3) Mahm"d. Vedi sopra.
134 APPENDICE ALLA POESIA EPICA
B. POETI CICLICI
I. IlLibro (li("hersh"sp,di Asadi
il giovane.
Combaltimenlu di Tenirgcon Serena.
Nel cospettovenia ileipadresuo ^
Tev"rs' ardimentoso e fflidicea:
Deh ! tu ricco di pregie da tutte opre
Uscito vincitor,dinniiifra quelliDuci di schiere ov'" Ser"nd 2,qualloco
Egliha nel campo dellapugna. E qualeEgli" fra questibellicosia dritta,
Fra questia manca? E l'armi sue che sono?
E ilsuo vessildov'"? che,s'egli" in questo
Campo di pugna per giostrar,davvero !
Che or io trarrolloumiliato e vinto!
E Shcd"speglidisse: Anima dolce
Del padretuo, tu se'fanciulloancora !
Per" con tanta forza incontro a lui
Deh !non andar,ch'egli" gnerrierpossenteE di gran core. Oh ! non siamai che lungeTu cada privodel regaltuo serto
E del trono regal!" Crucciossiallora
Tev"rgardimentoso e cos" disse:
Inclitore, sposo d'ingenuadonna.Per Dio,signordi questoazzurro cielo,Dimmi cotesto e non ti trarre a dietro!
Egli" colui,risposeallor,che almedio
Punto si sta de le falangisue.Che greca un'asta recasi a le spalle,E gliondeggiasul capo alto un vessillo
Di color bianco,e v'" di luna e sole
L'immaginesul drappo." la cintura
Di color d'oro col cimiero,e d'oro
Splendel'usbergoinsiem con lagualdrappaDel suo destrierbelligero.Diresti
Che un monte ei^li" cui tuttidel henoreco
Vestiano i fiorie cui d'altosofTiando
Tutto a scompigliopose l'uragano.
Come leon,del padrealleparole.Tale die un gridoilgarzoncelferoce.Che parvero cader gi"da le fosche
Nubi del cielstilledi sangue. Forte
Eglia l'assaltoilsuo destrierspingea.Forte al destrierche tintaavea di rosa,
Stringeala soga, e di tal guisainnanzi
Egli'"traea s" splendido,da l'unghieForti qualselce,che oscur" su in cielo
Dietro la polveche lev",la luna ;
Ed eglicon colpird'asta e di clava.Di acuto ferro ancor, da tutte partiLe redini,correndo impetuoso.Volse e rivolse,e ad ogn'impetosuoUna falangerovesci" nemica
A capo in gi",f"'scorrere di sangue
Ad ognicolpoun fiume. Ecco! squarciavaQuellasua spadaa un elefanteilcore
E spargea sangue al suol,come se rossi
Ivi nascesser tulipania fasci
Attorno attorno. Fuggesila schiera
Turania innanzi da Tev"rgomai.Come branco di pecore dinanzi
Fuggesial lupo.Tutti ei liscompigliaQuestinemici e fa balzar dal medio
Punto dell'osteil suo destrierdi guerra.
Dairestremo dell'osteecco vedea
Duce Ser"nd l" fur"ante un Devo 3,
Tutto vestitodi ferinepelli,E sotto un palafren;vedea che tutti.
Di lui per tema, glielefantioppressiL'un su l'altrocadeau, fuggianlontano
I cavalieria molte miglia,ond'eiForte spron"quelsuo corsier veloce,
Pari ad un monte, e si balz" dal loco
Con la sua clavaponderosa.Un colpo
Meravigliosoglisfei'r"di clava
Alto sul capo e sulcimiero,e trasse
Da quell'elmola clava acri scintille;
(1) Shedasp figliodi Tur e nipotedi Gemsli"d, signore del Segest"n.
(2)Figliodel re del Kabul che era nemico di Shedasp.
(3) Un demone; qui s'intende il giovane Tev"rg.
136 APFEINDICE ALLA POESIA EPICA
Del suo bruno destrier,splendidocomeFulii,idaluna in tenebrosa notte,
Sani battaglierodue leoni atterra
Tremendi e fierie squarciaa le i^azzelle,Fende agli"n"griilfianco.Ed ecco, a caso,
Che tenebroso si lev" di polveUn nembo od a quelnembo dell'imperoIl gran vassallo si volt".Nel vasto
Camp" ei scoverse un "n"groselvaggio,Quale da un latovia pass"del loco
Alle caccio propizio.Erano rosse
Le labbra sue, bruna la coda,e rossi
Ilcapo e ipiedavanti,e l'unghietutteD'un color d'oro. Innanzi ai cavalieri
Ei balz" come nembo e allacampagna
Si volse ratto; ma l'eroe,di molte
Cose gi"esperto,gliocchi voltia quello,Gliur"b veloce glispron"su l'orme,
E dell'arciondal culmine disciolto
L'attortolaccio,vi f"'un nodo al capo
Del fiero"n"gro ed atterr" la belva -.
111. Leggendadi Kuk il montanaro.
Sfidae contumelie di Rusleiii.
E la vedetta che mir" di lui
L'operagrande,ne rec" novella
Subitamente a Kuk. Un garzoncello,Disse,che poco dal fiammante sole
Si disuguaglia,f"'Bihz"d captivo.Della pugna nel campo a lui resistere
Non pot",si che all'onta ilcapo suo
Soffsiacquee il nome. " " Egli era anche
[intaidetti
Col montanaro, (piandovenne un grido* :
Deh! tu malnato, a che ti faisi lungaDimora nel castelloonde gliAfgani^
Hanno lor nome d'ignominiacarco?
Semprese'accinto a far rapineattorno
E sbarrata hai la via per tua viitade^.
Segnod'uman valor non son cotesti
Tuoi ladronecci e gliassaltiche dai
A questestrade,e per"se'in taleopra
Pi" vileassaid'ognidonna pi"vile.Ora la morte tiraggiunse! Tanto
Perch" t'indugi?A domandar battagliaDeh! t'accingi!Suvvia,esci di fuori!
Se no, giuropelsole e per la luna.
Giuro di sire Minocihr peltronoE per ilserto ch'io verr" sul monte
Qual leopardo.Oh! questarocca tua
Non resterassiincolume,non (juesta
Montagnae le sue rupi! Io degliAfganiDiserter" tutta la terra e ilfuoco
Dester" per vendetta entro tue mura.
Come di R"steni perveniala voce
Agliorecchi di Kuk, detto tu avresti
Che ilsenno suo da luifuggia.Dicea:Deh! chi " costui? e che " talgrido?e
[questoAlto vociar perch"?Chi mai si cerca?
E perch"mai disse cotesto? e in niente
Perch" mai serba tanto vampo ed ira?
Disseglila vedetta: Un cavaliero,
Sire famoso, egli", che di gran core
A tenzoni s'acconciaed a battaglie,E gridaintanto: " R"stem io mi sono,
Figlioa Dest"n,figlioa Nir"m illustre!".
Ei di te cerca e stassial campo. Oh! mai
Da questomonte non pass"leone
Che l'uguagliasse!" Briaco dal vino
Kuk era allora,il montanaro, e molto
Vampo in sua mente concep"a (jne'detti.Si che f"'talcomando: Or mi recate
L'armi,che non convien ch'io((uia diletti
Attenda ed a sollazzi.Io tutto iltempo
Vidi passar ne' sollazzie ne' giuochi,Ma da vicino or toccami davvero
Questabattaglia.E costui veramente
(1) S"m elle aveva questo grado.Vedi il paragrafo :U del capitolo.
(2)Il testo di questa traduzione " inedito. Io l'ho tratto dal Manoscritto che tro-vasi
in Laurenziana a Firenze, p. 6.1 {Catal.Assem., cu, 5).
(3) Rustem, a piedidel monte dove abitava Kuk, aveva atterrato e fatto prigionieriBihz"d.
(4)Rustem grida dal basso.
(5) Kuk era dell'Afganistan.(6)Non si pu" passare per questiluoghi infestati da te.
APPENDICE ALLA POESIA EPICA 137
" ilfii^liiiolo(liZal (bastacotesto)
Quale ilSimi"ii^iiha protettoree amico i;
E Zal l'invia meco a giostrar,ii" intende
Cli'eid'un allioratorcadde in la strozza.
{Kiiksi arma, va a vedere Riistem,e il
racconto prosegue come appresso):
Anche una voltadal capo a le pianteGuard" Kuk ilgarzone e mir" a quellaAlta statura e al portamentofiero,E disse: A che fai tu cotante voci ?
Davver! che dolce mi tocc" gliorecchi
Il tuo vociar ! Chi t'insegn"cotesto
Uso e costume qualdi belva in giostra?E chi l'anima tua gitt"allefauci
D'un fero alligator? Forse non sai
Qual loco siaquest'altomonte? Un giornoSam di Nir"m ne ritorn" sconfitto.
Ora,che cerchi tu per la montagna?A che t'haipreso taldesio d'assalti?
Come di Kuk ud" la voce ilprode.Volse al monte glisguardie Kuk ei vide
Vide un serpentedi gagliardebraccia,Pari ad un monte, e d'un aspettoquale" di maschio Icon. Bruno n'" ilvolto," bianca come canfora la barba,Son gliocchi suoi si come due di sangue
Nappiricolmi,e qualdi monte un brano
Aita ha sul collouna sua mazza, pariA leon negliartigli,e paria lupoDell'assaltoneirimpeto.GridavaR"stem allor: Deh! ladro infausto e reo,
Di cui per l'oprascelleratae trista
Si f"'deserta questaterra amena,
A che meni talvampo e talsuperbiaSpavaldae stolta?Ad uomini di guerra
Virt" conviensi,non stolidovampo.
A che di colaifoggiaquidi noi
Crescon parole?e tu se'in altoe in cielo.
Ed io in terra quaggi"?L'orecchio mio
Non bene alTerratua voce lontana.
Scendi e mira ilmio braccioe ilmio vitrore!
IV. Il l.ihro di \Wn\\.
T"s cade nei laccidi S"sena cantatrice.
Di U"stem dalle case allorch" uscia
Tus allaporta ,corruccioso il core
D'un acerbo dolor,trafittoall'alma,Per l'ebbrezzaera tal,che conoscenza
Avea di nulla e rapidospingeaIl suo destriercome di negro fumo
Negracolonna. Andava ei pelsentieroChe mena in suol d'Irania,e avea laniente
Piena di vampo e pienoilcor d'un alto
Di vendetta desio,quandodinanzi,Lungoilraargo del fiume e per la vasta
Campagna, glipass"selvaggio"n"gro
All'improvviso.Ed incit"quelprodeL'ardimentoso suo destriero e sciolse
De la selladal culmo illacciointorto;
Ma per l'ardorcon che venia correndo
L'uom bellicoso,caddeglisupinoPrecipitandoilpalafrenoe cadde
Tus animoso pur sovr'essoe ilcapoUrt" sul negro suol. L", dove cadde,Ei s'addormi,e le redini disciolte
Gli andar per la cervice e per le spalle.Stettegliaccanto ilpalafrenche molta
Ira per lui e per la sorte avversa
Ebbesi in cor, che,dove la fortuna
Precipitid'alcun,qualdel valore
" giovamento?Scrittoera cotesto ;
Ci" che accader dovea,accadde ancora!
E Tus dormi sin che fu oscuro ilgiorno,Quando la sorte rea gliera vicina.
Come partepass"dell'atranotte.Il suol batt" con ambedue lepalme.Indi,levando ilcapo, innanzi e a dietro
Si riguard",n" vide altroche terra
E caiupiattorno. Ebbe timor. Deh! come,
Come, disse,meri venni a questoloco?
Davver! che per morirne ioquison giunto!Stettealcun tempo e fea pensieri,e in-
Peraflbllardi que'pensieri,ilcore [tanto,
(1)Favoloso augellodell'Alburz,protettore della famigliadi Rustem. Vedi il Libro
dei Re.
(2)T"s e G"derz erano andati nel Segest"n a una festa di Rustem, e avevano
avuto fra loro una contesa. Vedi il sunto del poema al paragrafo 134 del capitolo.
138 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA
Pari a selvarendea confusa e trista,
Fra s" dieeiulo:Aim" ! di ine cliefia?
Andar pigrinon vnolsiin questaimpresa,Che,se tu sotto al piedeognipi"stoltoDes"o calpesti,con alcuno in terra
Contesa non avrai. " Balz" in arcioni
Allor dal campo e ilsuo destriersospinse,Piena lamente d'un pensiermolesto.
E lungivide un fuoco acceso, fosse
0 per lutto0 per festa,e dissein core:
Direstiche qualcunde'prenciIraniCorsemi dietroed accendea quelfuoco
L",perch"guidaeglimifosse. " E intanto
Anche spinseildestrierfinche vigiunseE vide un padigliontutto d'azzurri
Drappicoperto.V'erano di puro
Argentoipalituttied i cavicchi,V'eran di seta i canapidattorno,Di seta anche non cotta, edera un drappoFregiatoin perle,intesto d'oro,e tutta
Era la tenda di taidrappiadorna.l]\\liutoe una gigaeran l" presso
Deposti,e una fanciullaeravi,hella
Si come sole in fronte.Alta costei
Come cipresso,come argentoilseno
Candido avea, bella a vedersi qualeE solitariaperla.Oh! mand" un grido,Come leon furente,allorche scorse
Ilpadiglione,Tus ardimentoso
E disse in cor: Pensa deh! tu cotesto
Per chigli" mai e perch"a questoloco
Questatenda fu eretta. " E sidicendo
Da lungisiferm",mand" una voce,
"ual " costume d'uomini gagliardi.Mostrimi ilvoltodellatenda ilsere,
Anche mi dica di chi ell'"." Sen venne
Ratto allaporta,come ud",Sus"na
E favell":Signorricco dipregi.Scendi dal palafrenoequit'assidiPer alcun tempo. Ti riposaalquantoE prendifiato,e come tu chiedesti,Io tidir",seguendoognidesire
Del cor tuo,che da quandoio quimi giunsiA questoloco,fuor di te, nessuno
Ho visto ancor. " P.alz"d'arcioniallora
Tus che cotesto udi,dentro la tenda
Venne, come leone,anche stringendoDel palafrenonelleman le briglie,E altosi assise a un seggiod'oro. Ei disse
A Sus"na cosi : Deh ! tu mia bella,
Diimni,dimmi di quidove anderai.
Sus"na,come ud",lev"lafronte
E glirispose:Eroe che ami lapugna,Fra picciolie fragrandiin tutto ilmondo
('antatricenon " che mi sia pari.Ed io,come corrente acqua di liume,Vo affrettatain Iraniae vo fuggendoPer tema d'Afrasy"b.Ognisua gioiaPria da meglivenia,ch'eglipur sempre(^aram'avea come sua stessa vita.
Ma un di siriss"meco ilnobilsire
Per dirmalignodigentemalvagiaE per calunnie. Oh s"! venne sospettoA luidi me per tristavoglia,e indizio
Dato glieufu da mal"dica gente.Vollemi trucidar,perch'iofuggiiE da Turania a questavia discesi
Che in Irania sen va. Cosi correndo,
Per}nincipeKhusr"v^,che ama sua gloria,Da suolturanio quivenn'io. Ma intanto.Se ilnome suo mi diceilvaloroso -,
Ogni sua brama toccher". .Miguidi
Appoilsuo prence, e presso a luiper esso
Accrescansi di me graziae favore^.
Come ascolt"questeparole,lietoFecesi Tus. Direstiche disciolto
Ivaegliornaida ognipensierpi"grave,Ch'eidisseincor : Costeiappo ilmio prence
Io mener", perch"di me s'acci'esca
Favore innanzi a lui.Con nuovi doni
Cosi verronne di Zab"l nel tempoChe appo sireKhusr"v iofo ritorno.
E disseallafanciulla:Ortu (piaicosa" quidi cibi,apportami,o leggiadraDi man valente." E rapidaSus"na
ilecavaglidinanzid'agnellineCarni e d'augellie pane una gran copia,Si che ilduce d'eroiper tanta copia
(1) li re degliIrani. Vedi Firdusi.
(2)T"s.
(3)Tutto questo racconto di S"sena " copiatoda Firdusi,p. 378 Ed. Cale. (voi.il,
p. 313 della mia traduzione).
APPENDICE ALLA POESLV EPICA 139
Allegro andava,n" illautoconvito
Di R"stem prodericord". Di cibo
Come fn sazia lasua votiliae piena.Disse a Sus"na ardimentoso ilprode:
Se una coppa haitlivin,deli!luTapporta,Per ch'iodi duol non mostrimi cruccioso.
E Sus"na che ud",balz" dal loco
E rec" innanzi una sua coppa. Tolse
Ad un orcio il coverchio e bevve alquantoE mand" voce a Tus ardimentoso
E cosi disse: Bella ed aitante
Ti siamai sempre lapersona !In qualeMisura in ognitempo " ilbever tuo?
Io son Tus animoso, eirispondea,E son delseme di ""'evdh"rmonarca,
Sire del mondo ^ Porgimialla mano
Quantabevanda vuoi. Deh ! che gli" mai
Innanzi a me di vino un nappo o tutto
D'acqueun gran mare? 2. " Per un filtro
Parte gitt"d'una sua drogaarcana [allora,Destra Sus"na e rapidanel nappoE nella mano del guerrierquelnappoRapidapose. L'accostava al labbro
PrincipeTus. .Ma come bevve,ratto
Ebbro l'uoniosif"',si che a l'istante
Chin" innanzi latesta oppressa e grave.Allor Sus"na mand" voce a quello
Turanio suo ^ malnato e di reo core
E disse: Questoeroe del mondo, illustre,Diresti!che nel corpo alma non bave,Per" tu illegad'una tua cintura
Ne' vincolitenaci e via lo mena,
A capo in gi"traenduio pelcalle.E Pils"m,come udi,ratto,a l'istante,
Qnal furente leon venne affrettato;Al piegliavvinse un laccioe i1trasse a dietro
Su la polvee sui sassi e di sua chiostra
In chiuso loco lo gitt",vilmenteE in guisaturpe abbandonato a terra.
Ambe gliavvinse allord'un suo capestro
Entro i nodi le braccia e sul fangosoSuolo illasci"cosi,pestoe supino4.
V. Ilpoema di U"miu e Visa.
Parole di V"ro ai suoi guerrieri
dopola morte del padre.
Come V"ro scorgea miseramente
Morti glieroi (ed eran elliassai)Attorno a Q"ren ^,l'anima spirandoPer l'anima di lui,uccisi tutti
In dolorosa guisae in guisaturpeCaduti al suolo,a' prencisuoi con ira
Cosi parl": Non bella " ne' guerrieriVilt" di core. Oh ! vergogna vi tocchi
Per ci" che festevoi,per questiprodi.Uccisi qui,caduti a voi dinanzi.
Oh ! non vedete voi ch'"nno cotesti
Vostri amici e congiunti! E di lor morte
Or va lietoilnemico ! E di vendetta
Desio per Q"ren non s'accrescein voi,Or che nel saneiie rosse^sfi"la sua
Candida barba? Un re miseramente
Ucciso eglihanno, e non per"si trova
Fra le sue gentiun vindice. N" voi
Vedete ancor ch'" prossimala notte,Che angustoe tetro sifa ilmondo !Temo,Temo che in occidente si nasconda
Questocelestesole,ed io non anche
Del padremio dallinemici suoi
Abbia chiesto la pena, altoimprecandoA chi avverso glifu. Dal primoalboreMolte voi festefino a questoistante
Di valorprove, e d'arteancor; ma incolume
Anche si sta la rea persona, ancora
Mob"d,gran mago."allocosuo^.Deh! siate
Ora alleatia me ! Di serpiin guisaVi comportateper l'accoltosdegno.Ch'io da mia stirpevo' mondar la mala
Rubitrine dell'ontaed al nemico
(1) Nevdher, figliodi Min()cihi-,re dell'Iran.
(2) Sono etruali per lui un bicchiere o un mare, tanto berrebbe.
(3) Pilsem che Afr"sy"b aveva mandato con S"sena a perdizionedeglieroi dell'Iran.
(4) Vedi ilcapitolonono di questa Storia, al paragrafo26, intorno alla somiglianzadi questo racconto d'un poema ciclico (vedine anche il sunto nel capitolo)con ci"
che si dice dai nostri poeticavallereschi di Angelica e di suo fratello e di Dragontina.
(5)Padre di V"ro e re di M"h-"b"d,
(fi)Re di Merv. nemico di Q"ren.
liO APPENDICE ALLA POESIA EPICA
Alto scompiglioqui mostrar fra l'armi.
Da male opre di luitutta la terra
Purificar,per esso alla sdegnosaAlma di Q"reiidar conforto e Liaudio.
VI. Tradizioni c|ii('liedei l'arsi.
// re Tahm"vas cavalca Ahr"manc.
Udii che avvinse ne' suoi ceppiilforte
Talimur"s Ahrim"ne e che per molti
Anni in que'ceppisuoi stette cruccioso
E umiliato Ahrim"ne perverso.
Quel re d'inclitonome a lui la sella
Ponea sul dorso e come a palafrenoCinghiaglidava e redini,e su quelloAd ogni giornocavalcava,andando
D'Alb"rz al luonte ed a sue valli.Quando
Lieto il prence sorgea da' sonni suoi,
Ad ognigiorno,all'oramattutina,A Iblis1
ponea redini e sella,e fuori
Traea dalla vaginauna sua clava
D'inclito peso. Egliassidea sul dorso
D'iblis e cavalcava,e sotto a lui
Era il destriero corridor. Tre volte
Ad ognigiorno,intorno al mondo intero
Il sospingeaquelvaloroso ; e al tempo
(Ihe affrettatoei correa, quellasua clava
Di puro acciaio glibatteva in fronte,
E tre volte cosi per tuttii giorniMenavalo per monti e per pianure,Per marie per convalli.Anche su l'alto
Del monte Alb"rz e per suoi liassilochi,Senza sgomento, sospingealo strano
Suo corridor,poidall'Albiirzal ponteDi Cinav"d^ passava, alto seduto
Su queldestriero iliiobilre. Ma quandoAl loco suo tornava, eglila cinghiaCon le brigliee la sellaglisciogliea,
Gittavagliun capestroallacervice.
Forte illegavadi suoi ceppi.MaiIn alcun loco acqua non era o cibo
Che glitoccasse. Soli ei della clava
Ponderosa del re toccava i colpi.
(/V/'incido della "i"dijI"cdi Tahin"ras,
da lui corrotta coi doni, Ahrim"ne per-viene
a conoscere che il re, cavalcando,
teme soltanto al passaimiodel monte
Albar:-. Al d" che sefjtie, Ahrim"ne, a
quelpasso, gettadi sella il re e l'ingoia).
Come divenne a un candido colore
La tenebrosa notte e il sole errante
Alto mont" pelciel,da' sonni suoi
Sorse il re fortunato. Al corridore
Ei venne tosto eposeglisue barde,
Le redini glipose anche e lasella
E la cinghiae s'assisealto in arcioni,
Eglid'inclitafama. Avea nel pugno
La clava ponderosail regalpnnleE ilcorridor spingea.Per ogniloco
Il f"' balzar quelvigorosoe giunseAl monte eccelso. Anche venia da presso
Di Cinav"d al ponte ilre sovrano
D'alta cervice e ilcorridor veloce
A dietro ne menava. Oh ! ma nel tempoChe alla montagna ei pi" si le'vicino
Il tristo Devo ^ gi"chin" la testa
E lev" i piedi dietro. Ecco, al comando
Del re del mondo fu riliellee stette
In sua ribellion fermo ilperverso.
Ait" die un gridoe sollev" la clava
Il prence allora,ma non venne frullo
Da sua fatica,che ilgitt"disella
Ahrim"n tristo e spalanc"le fauci
E nell'alitosuol'uom grandee illustre
Attrasse forte. Nella gran ventraia
Il f""cader losciaguratoe ratto
Da ipielloco fuggicome bufera.
Cosi,di stoltae rea donna per l'opra,Il re sovrano si perdea.Deh! scendano
Sovra moglierache sia stolta e rea,
Maledizioni pi"che mille e mille !
(1) Altro nome (dioriginearabica?) di Ahrim"ne.
(2) Il ponte Cinvant deli'Avesta, sul quale passano le anime dei morti.
(3) Ahrim"ne.
Ul
CAPITOLO SESTO
LA POESIA ROMANZESCA
SOMiMARIO. " 1. Oriqinedella poesiaromanzesca. " 1. Ragioni,secoiido ilMolli,del decadere dellapoesiaepicae del sorgere della poesiaromanzesca. " 2. Sog-getti
preferitidalla poesiaromanzesca. " 3. Antichi racconti romanzeschi. "
4. Due forme del romanzo poeticopersiano." 5. Romanzi di soggettostorico:
il romanzo d'Iskcnder o Alessandro. " 6. Necessit" d'incorporarealla storia
nazionale la storia d'Iskender. " 7. Nascita d'Iskender secondo il Libro dei
Re. " 8. Ilromanzo d'Iskender venne ai Persiani da fontigreche." 9, 10. Parti
del romanzo d'Iskender venute da altrefonti." li, 12, 13, 14. 11 romanzo del
re Relir"m-g"r." 15, 16. Il romanzo di Behr"m Ci"b"neh. " 17. La storia
di Malmi"d di Ghasna possibilesoggettoda romanzo. " 18. Altri personaggistoriciche potevano esser soggettoda romanzo. " 19, 20. Romanzi di soggetto
amoroso; romanzi d'amore inseritinella parte epicadel Libro dei Re. "
21, 22. ilromanzo pehievicodi V"miq e Azra. " 23, 24, 25, 26. 11 romanzo di
re Ardesh"r,primodella casa dei Sassanidi." 27. 11 romanzo di Khusrev Parv"z
e Shir"na. " 28. Romanzi d'amore di originestraniera: ilromanzo di Yi"suf e
Zai"kha. " 29. Ilromanzo di Meg'n"ne Levia. " 30. Confronto che fa l'IIaminer
dei tre romanzi : Khusrev Parv"z e Shir"na,Yi"suf e Zai"kha,Meg'n"ne Levia. "
31. Romanzi d'invenzione;tratto comune a tuttii romanzi persianidell'innamo-rarsi
scambievole dei due amanti senza essersi mai veduti. " 32. Il romanzo
d'amore diventatomistico e allegorico." 33. 1 poemiromanzeschi e le loroparti.2. Poeti vomaiK-esch"
.
" 34. Limiti della conoscenza che abbiamo dei romanzi per-siani.
" 35. Ab" 'l-Muayvade il suo romanzo Y"suf e Zai"kha;Rakhtiy"rie il
suo romanzo Y"suf e Zai"kha;Unsuri e ilsuo romanzo V"miq e Azra,luttie tre
perduti." 36. Firdusi come tratt" lastoriadopofinitala parteepicadel Libro
dei Re, e come v'innest" e come vi tratt" i romanzi che appartengonoa (juestaseconda parte del poema. " 37, 38, 39, 40, 41. 11 romanzo d'Iskender. "
42. Ilromanzo d'Ardesh"r. " 43, 44, 45. 11 romanzo del re Behr"m-g"r."
46. Il romanzo di Behr"m Ci"b"neh. " 47. Il romanzo di Khusrev Parv"z e
Shir"na. " 48. Con qual'arteFirdusi ha trattato questisoggettida romanzo. "
49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57. Il romanzo Y"suf e Zai"kha,di Firdusi;
sua autenticit",dimostrata dall'Etile;sunto di esso; sue fonti. " 58. Fas"hi
Giorgi"nie ilsuo romanzo V"miq e Azra;Shih"b ud-d"iiAmaaq e ilsuo romanzo
Y"suf e Zai"kha. " 59. 11 Quintuplodi Niz"mi. " 60, 61, 62, 63, 64. Il
romanzo Khusrev e Shir"na,di Niz"mi. " 65, ")6,67, 68. 11 romanzo Meg'n"ne Levia,di Xiz"mi. " 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75. 11 romanzo le Sette Belt",
di Niz"mi. " 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86. 11Libro d'Alessandro,
di Niz"mi. " 87, 88, 89, 90, 91. Arte di Niz"mi come poeta romanzesco. "
9i, 93. Khusrev di Dchli e i suoi romanzi. " 94. Suoi romanzi di soggetta
storicoe contemporaneo." 95, 96. Mas"d di ller"t;Kli"gi"Kirm"ni e i suoi
l^S CAPITOLO SESTO
romanzi. " 97, 08. Il romanzo Hum"y e Hiim"v"n,di Kirm"ni. " '.)0,100,101. Il romanzo ("nl e Nevr"z,di Kii'ni"ni." 102, 108. Ass"r di Tebr"z. "
104. Reputazionec^randeche ebbe Ass"r come poeta romanzesco. " lO", 106,
107, 108, 109, ilo,111, 112, 113. Sunto del romanzo di Ass"r: Mihr e
MusliteiM. " 114. Come possa giudicarsiil romanzo di Assai'. " 11"). HO,117, 118. Selm"n S"veghie i suoi poemi romanzeschi. " 119. Gelai ilmedico
e il suo romanzo dui e Nevr"z. " 120. K"tibi e il suo romanzo Meg'n"n e
Levia. " 121. Decadimento e trasformazione della poesiaromanzesca. "
122. K"tibi e i suoi romanzi allegoricie mistici. " 121}. Incerto carattere dei
romanzi persianidel tempo della decadenza. " 124. Fatt"hi e il suo romanzo
Bellezza e Cuore. " 125, 126. Romanzi allegoricidegliultimi tempi.
1. Origine della poes"a romanzesca.
1. Crediamo vere e giustele osservazioni del Mohl intorno alleragioni
che egliassegna al venir meno della poesiaepicain Persia e al successivo
sorgere e fioriredella romanzesca. E questesue ragionisono: ilmancare
dei soggettiepiciperch"gi" trattati da Firdusi e dai cicliciin modo da
non lasciar spazioad altripoeti;il sottentrare d'un'arte poeticapi" raf-finata
all'artedegliepiciche tanto dovettero ritenere del fare popolare,
maestoso, largoe sereno, ma alquantoruvido e tropposemplice;l'addor-mentarsi
del sentimento nazionale,al qualeand" debitrice del suo fiorire
la poesiaepica;infine il tenace sopravvivere,perch" innato nell'animo
umano, del desiderio del raccontare e del dilettar raccontando. E vera-mente,
dopo ci" che Firdusi e i cicliciavevano narrato, non l'estava alla
poesianarrativa che ripeterecon altrinomi e con altre circostanze le cose
gi"dette;e poi,la poesiaepica,passatiitempipropiziche Flianno pi'odotta,facilmente viene a noia,in particolarepresso la gente colta e di gusto
raffinato,e come viene a noia,cade e si perde o " volta al ridicolo.Trovasi
perci"che in Grecia Pigretedi Caria si faceva befte dell'Iliadecon la Batra-comiomachia,
e trovasi che in Persia l'epopeafu prestoassai,come nel-l'altro
capitoloabbiam notato,abbandonala al volgo.Con questo l'epopea,ai bei tempi dei S"m"nidi e dei Ghasnevidi, aveva avuto voce potentedi
protestae di opposizionealla tirannia spiiitualedel CalilTo di Bagdad e
della ortodossia maomettana, onde Firdusi,nella coscienza del sentimento
patrioridesto all'improvviso,poteva dire ch'egliaveva risuscitatola Persia
dalla sua sepoltura.Ma ora i barbari del settentrione hanno oppressa e
vinta la i)atria,e perch" la canzone magnificadi Firdusi parve un canto
pomposo da funerale,anche ogni altro canto epicosi tacque presto con lo
spegnersidegliaffettiche legavanoglianimi alla terra gloriosadei padri.2. Restando tuttavia vivo e incolume ildesiderio del raccontare accanto
a quello dell'ascoltare,ora che erano mutati i tempi,si cercarono altri
soggettidi racconti e questipi" adatti ai tempinuovi,pi" accomodati ai
gustinovelli. Piacqueroassai pi"dei lattideglieroi le avventni'e roman-zesche,
molte volte da idillio,degliamanti, e la descrizione delle loro gioie
"M CAPITOLO SESTO
Striangeo,gi"abbiamo chiari e spiccatie veramente genuinii modelli
delle due forme. La qual cosa, secondo noi,mostra l'antichit"a cui questo
genere letterarioappartiene,e come esso debba gi"essere contemjjoraneodei grandiracconti dell'epopea,dopo la qualesoltanto pot"venire in onore
e fiorire.Che poi la Ciropediasia romanzo, in cui Senofonte,preso il
nome di Ciro e i fattiprincipalidella sua vita,narri del gran re opere e
fattiin gran partefinti o almeno rappresentatisecondo un concetto spe-ciale,
" cosa risaputada tutti.Ma, poich"" quasicerto che l'ideadell'operavenne allo scrittoregreco dalla Persia,ci" che non luttisanno, si " che al
genere della Ciropediaappartengono,e le somiglianoanche, i posterioriromanzi persiani,lasciando pure che Senofonte abbia detto molte cose di
suo quanto alla filosofiae alla morale. Ancora; l'episodiodi Abradale e
di Pantea che pure trovasi nella Ciropedia,sebbene possa aver fondamento
storico,descrive un esempio mirabile di amor coniugale.Perch" una
donna di magnanimo cuore d" prova solenne di animo forte e virile,armando il suo consorte per la vicina battaglia,acciocch" eglisi mostri
degno servitore e campione del suo re, piangendolopoi estinto e ricom-ponendone
le membra squarciatee uccidendosi sul pettodi lui,dopo che
ebbe raccomandato alla nutrice di avvolgereil suo cadavere,con quellodello sposo, in uno stesso ammanto. Tale esempio di amore, nella gran-dezza
e forza sua, " tutto propriod'immaginazione persiana,trovandosi
che le donne tutte dei racconti persiani,epici,romanzeschi,storici,hanno
sempre qualche tratto d'animo forte e grande, tale che, come fu cono-sciuto
dai Greci, presso i qualila donua era reputalacosa vile,li colpitullid'ammirazione e di meraviglia.Ma di cotesto si avr" prova assai pi"chiara e manifesta quando si conosceranno i vari soggettidei romanzi di
amore, dei quali" ricchissima questa letteratura.
5. Del resto,quellainclinazione al lutto particolaredi raccontar cose
finte 0 miste di finzione di cui " primo segno, per noi,la Ciropedia,tro-vasi
che si continu" anche nel Medio Evo persiano.Ed era naturale;
perch"iinorigineessa fu cosa tutta persiana,n", se diversamente fosse,
potremmo noi intendere come mai in tanta distanza di tempo, dal quarto
0 quintosecolo avanti l'Era volgareal dodicesimo dopo l'Era volgare,si
possano trovar nel medesimo paese monumenti letterari che nei modi e
negliintenti,se non nella forma, molto si rassomiglianofra loro. Poi il
Medio Evo persianofu ricchissimo di racconti romanzeschi, molli dei
quali'furon rifattinella letteratura posteriore.Ma, come tutta la leltera-
tura, fin dal tempo dei Sassanidi,poco o nulla si ricorda della storia
anteriore ad Alessandro Magno, come abbiam veduto discorrendo della
epopea, cosi i suoi romanzi non vanno pi" in su, quanto ai soggetti
presi" trattare,dei tempi del Macedone, del quale anzi tolsero da fonti
grecliele notizie. Perch" ilsoggettodi Ciro e quellodi Abradale e di
Panteajion trovano risconlro nella lelteralura della quale ora parliamo,se pur si togliequalche nebbiosa i-eminiscenza di Ciro nella tradizione
LA POESIA ROMANZESCA 145
epicache tocca della infanzia di re Khusrev;e quanto alla storia di Zariadre
e di Odati,si pu" dire che essa sola,con l'altroepisodiodegliamori di
Z"l e di R"d"beh, resta nel Libro dei Re, nel corrispondenteepisodiodi
Ket"y"na e di Gusht"sp,come solitarioframmento d'un edil"zioabban-donato
e andato in rovina.
6. Ma la storia di Alessandro fu mirabile soggettoper 1 poetiroman-zeschi,
e si provarono nel trattarlo,oltre Firdusi,e Nizc"mi e Khusrev di
Dehii e Gi"mi e altridi minor conto. Firdusi ne incorpor"la storia nel
Libro dei Re con quell'intentoparticolareche abbiam visto essere stato
propriodi lui e di tuttiglialtriraccoglitoridi racconti epici,che " quellodi rifare una storia vera; ed " manifesto che chi voleva narrar la storia
di Persia,non poteva lasciar a dietro la conquistadi Alessandro. Ma
Niz"mi e glialtriche lo seguirono,composero intorno al Macedone poemi
specialie con certi intenti filosoficie morali che Firdusi non ebbe. E
veramente la storia del gran capitanodovette colpirfortemente l'imma-ginazione
non solo dei Persiani,ma anche degliOrientali tutti,onde ben
prestocominciarono a formarsi racconti favolosi e strani intorno alla sua
persona, perch"eglifu risguardatoora come conquistatore,ora come filo-sofo,
messaggieroanche di Dio e profeta.Cotesto,tuttavia,venne assai
pi"tardi,perch"da principiog"'Irani,vinti da lui e conquistati,dovettero
risguardarloqualeuno straniero,oppressore della loro patriae usurpatoredella dignit"reale. E per" i Parsi dicono nei loro libriche dal tempo di
Zarathustra profeta,quand'eglirec" in terra la leggenuova, e dal tempodi re V"st"cpache per il primo la profess",ogni cosa and" bene in terra
finch" venne Alessandro;venuto ilquale,ogni cosa volse alla peggio.Con
ci",la conquistadi lui non potevasinegare, n" cancellar la patitaver-gogna,
e la sconfitta toccata dal re dei re troppo era rimasta palese.E
per",quando al tempo dei Sassanidi si ebbe pensierodi comporre ilprimoLibro dei Re, la conquistadi Alessandro vi trov" luogoacconcio,ma nar-rata
con tale accorgimentoartificiosoe bene studiato,da parere una riven-dicazione
che esso Alessandro volle fare e fece dei suoi dirittidi vero e
legittimomonarca di Persia.
7. Perch" leggesiin Firdusi (eFirdusi trov" certamente questa partenelle fonti da lui consultate)che il re D"r"b, figliodella reginaHum"y,che era figliadel re Rehmen, nipotedel re Gusht"sp,tolse in isposalabella N"h"d figliadi Fil"q"s(Filippodi Macedonia),la quale poi eglidovette rimandare al padredopo la prima notte di matrimonio,infastidito
dal suo alito ingrato.Ma N"hid, trascorsi nove mesi,partorivaun figlioal
quale veniva impostoil nome d'Iskender (Alessandro)perch"iskenderchiamavasi certa erba medicinale con la qualeN"h"d andava guaritadal-l'alito
spiacevole.Intanto il re D"r"b che da quel primo giornonon erasi
pi"dato alcun pensierodella reietta sposa, da altra donna aveva avuto
un secondo figlioche veniva chiamato Dar" (DarioCodomanno). Per tal
modo Iskender e Dar" erano fratelli,anzi Iskender era ilprimogenito;e
10 " Pizzi,Storia della jjoesiapersiana, voi. II.
146 CAPITOLO SKSTO
per"se Iskender (poich"cosi d'ora in avanti chiameremo anche noi Ales-sandro)
portavale armi contro l'Iran e contro Dar" che da orgogliosoglichiedeva iltributo,tutto ci" eglifaceva nel suo pienodirittodi successore
nel regno paterno.Questainvenzione, non inetta veramente, toglievaagliIrani l'onta di essei'e stati signoreggiatida uno straniero,rendendo per
tal modo principeindigenol'usurpatore.Ma l'invenzione non " iranica
0 persianase non in quanto essa fa Alessandro figliodel re di Persia.
Perch" gi" nel Pseudo-Callistene e nella sua versione siriaca,slata di
recente pubblicatadal Budge, trovasi che Alessandro " pur considerato
figliodi un re di Egitto,anzi di Nectanebo, che, essendo maestro in
negromanzia, era andato a Pella in Macedonia dove s'era giaciutocon
Olimpia moglie di Filippo.Perci", secondo l'autore del romanzo che
doveva essere egiziano,forse gi"del secondo o terzo secolo dell'Era vol-gare,
Alessandro,venendo in Egitto,ritornava nel regno paterno. 1 Per-siani
pi"tardi,trovata assai buona l'invenzione,l'adottarono per s" nel
modo che di sopra " detto.
8. Secondo lo Spiegel,nelle fonti che Firdusi dovette consultare,dopo
questoparticolaredella nascita d'Iskender, poco si doveva trovare che
risguardassele imprese di lui;per" il poeta dovette ricorrere ad altre
fonti e in particolareal romanzo or ora ricordato,attribuito a Callistene,che voltato assai per tempo in siriaco e in arabo prestosisparse per tutto
l'Oriente. A noi invece sembra pi"ovvio e giustoildire che Firdusi nelle
fonti che gliservirono di testo nel comporre ilLibro dei Pie,trov" le notizie
che toccano Iskender,come trov" tutte le altre deglialtri re. " vero tut-tavia
che queste notizie vennero agliIrani dai romanzi greci,penetratipertempo in Oriente;non per" da essi direttamente pot"attingerleFirdusi.
Ma, comunque sia di ci"," manifesto che ilpoeta persianoe ilromanziere
greco 0 egiziano,bench" lontani fra loro,vanno innanzi di pari passo,
eccetto che qua e l" ilprimo si discosta dal secondo per certe vedute par-ticolari,
come laddove egliconduce Iskender a visitar la Mecca e la Kaaba,
e ne divide i viaggiin viaggiverso Oriente e in viaggiverso Occidente,
obbedendo a certi concetti mussulmani. Per",tenendo conto soltanto del-l'opera
di Firdusi quale essa ", par certo che il romanzo d'Iskender in
Persia se non fu cosi formato da Firdusi,tale almeno fu divulgato,e che
sulle orme di lui,o apertamente o copertamente,si son messi poituttiglialtri.Formatosi una volta il racconto e f"ttosi conoscere, esso pot"svol-gersi
e ampliarsie prendereaspettinuovi ed esser rifattoda altricon altri
intenti,come si trova aver fatto Niz"mi. Presso Niz"mi,Iskender non solo
diventa filosofo,e di cotesto gi"troviam la ragionenel suo conversare con
Diogene e coi Drahmini indiani,ricordato dalla storia,ma si muta ancora
in profetae in personaggiomistico. Di questo mutamento tuttavia trovasi,
come crediamo, ilprinc"pioo la ragionenello stesso Firdusi,laddove eglifa giiu-areil suo eroe per Cristo e per la croce e lo raj^presentacome
nn uomo pio.Del resto,anche nel falso Callistene leggesicome Iskender,
LA POESIA ROMANZESCA 147
nel cospettodei Giudei in Gerusalemme, siprofessasseadoratore del vero
Iddio,intanto che in una omelia metrica siriaca di Giacomo vescovo di
Sanigli,morto nel 521 d. G., " pur detto che Alessandro era cristiano.
9. Tutta questa parte adunque sembra esser venuta ai poetipersianida fonti grechemutandosi in quanto dov" mutarsi per acconciarsi a opi-nioni
e credenze di gente diversa,non togliendoper" che altri elementi
sian loro venuti da altra origine.Tra i qualisembra doversi porre quellodella fonte della vita,posta nel lontano e misterioso paese occidentale
delle tenebre,a cui Iskender cerc" di arrivare,prendendosiper guida il
profetaKhizr. Anzi, lo Spiegelvorrebbe supporre di origineegizianaobabilonese questa tradizione della fonte della vita che dona, a chi ne beve,
eterna giovinezza,sebbene nelle antiche tradizioni iraniche trovisi gi"qualchemenzione di acque e di fonti purissime,alle qualisi attribuisce
virt" sovrumana e portentosa;e noi gi" abbiam veduto, nel fare il
sunto del Libro dei Re, che re Khusrev, prima di perdersinel lontano e
buio settentrione,si bagn" in una misteriosa fontana. Anche nel libro
pehlevico,ilBundehesh, parlasia lungo di fonti e di laghiin regionilon-tane
e mitiche,dotati,essi pure, di meravigliosevirt". Ma non di quisembra esser venuto questoparticolare,che forse devesi cercare pi"verso
Occidente che verso Oriente. Perch" gi" nell'omelia siriaca,dianzi citata,di Giacomo vescovo di Sar"gh," narrata l'andata di Alessandro allamiste-riosa
fontana nel paese delle tenebre con la scorta di un vecchio sapiente." quel vecchio sapienteche poisi chiamer" Khizr,cio" verzura secondo
l'etimologiaaraba, nei romanzi arabi e persiani,e diverr" una delle pi"belle immaginazionie invenzioni della fantasia. Perch" egli,nei romanzi
persiani," rappresentatocome tale che l" dov'eglisi reca, o nei luoghi
per i quali si aggira,porta freschezza d'arie miti e dolci e rigogliodi
vegetazione.Spuntano sotto i suoi passierbe e fiori ed escono zampillidi fontane,ed eglisen va vestito sempre di panniverdi e l'aspettosuo" aspetto florido e aitante come di tale che dona giovinezzae prosperit".
io.Anche trovasi ricordato al capo diciottesimo del Corano un miste-rioso
personaggiodetto con nome arabo Dh" '1-qarnayn,cio" ilCornuto,nel quale,messo di Dio ed esecutore de' suoi decreti,molti hanno voluto
ravvisare or l'uno or l'altrogrande personaggiodella storia. Ma i pi"hanno creduto di ritrovarvi accennato Iskender,perch"egli,appunto come
il Cornuto del Corano,percorse la terra da Occidente ad Oriente e lev"
nelle lontane partisettentrionali dell'Asia forti mura di ferro per ributtar
gliassalti di popolibarbari e ignoti.Di questituttavia e delle mura levate
contro di essi per opera d'Iskender,trovasi ricordo anche nel Libro dei
Re; ma Firdusi non dice che Iskender sia il cornuto personaggiodel
Corano,al quale Mas"di per ilprimo,sebbene con qualchedubbio, vuole
identificarlo.Ma Tabari,nelle sue storie,del Cornuto e d'Iskender fece
speditamenteun personaggiosolo,e d'allora in poi fra tanti pretendential titolodi Cornuto,come lichiama lo Spiegel,Iskender acquist"sempre
448 CAPITOLO SESTO
maggior favore,sebbene la questionenon anche sia ben definita. Cos"
adunque, con ricordi ed elementi diversi,dovuti a popolie a tempi diffe-renti,
formavasi in Persia ilromanzo d'Iskender,al qualei romanzi grecidiedero maggior copiadi materia e Firdusi l'impulsopi"efficace.
11. Viene, dopo Alessandro o Iskender,un alti-opersonaggiostorico,fattosiprestosoggettograditodi racconti e di romanzi, non per artificiosa
menzogna storica come si dovette fare per Iskender dai Persiani,ma per
la memoria felice che eglilasci" dietro di s". Egli " Yarahr"ne quintodella casa dei Sassanidi,figliodi Yezdeghirdprimo ilmalo, detto comu-nemente
Behr"m o Behr"m-g"r nella recente letteratura,qualeregn" dal
-4iO al ^SS d. C, e fu re cavalleresco,amante delle avventure amorose e
della caccia,e fautore ardente del buono stato del popolsuo. Al suo popololo rese sommamente caro, oltre le qualit"ora enumerate, la sua giovinezzaavventurosa e travagliata,perch"il padre lo tratt" sempre duramente
assai,e una volta anche lo sostenne in carcere, e perch" egli,educato
presso gliArabi alla corte dei principidi H"ra,impar"ogniarte pi"gentile,
poesiae musica, e si addestr" alla caccia del leone,sfidando ognimaniera
di pericolie di rischi.Come poi,morto ilpadre,eglivenne a domandare
il regno, i grandi di Persia, temendo ch'eglidovesse imitare il padre
suo, slato troppo benigno vei"so i Cristiani,o per qualche alti'osospetto,
non vollero riconoscerlo;anzi elessero re un vecchio e debole principedi
nome Khusrev. Ma poi,come Behr"m pot"parlareai grandi e al popoloraccolti in assemblea,e quando fu stabilito che la corona reale,posta su
di un trono fra due leoni feroci,sarebbe stata conferita a chi avesse
saputorapirla,egli,balzando imperterritofra le due belve,la tolse e se
la pose in capo.
12. Fatto re, perdon" molti tributi non anche pagati,e talvolta anche
tolse ai ricchi avari le male accumulate e infruttuose ricchezze per darle
ai poveri,ai qualiassegn"uno stipendiosul pubblicoerario e per i qualianche chiam" dall'India i musici da piazzaperch"cantando lidivertissero
gratuitamente.Soleva dire,secondo Firdusi :
Con la giustiziamia, Sol ne rimangadesolato e tristo,Con la mia grazia,in manifesta guisa Ma ritrovi ciascun suo nutrimento
Ed in segretaordiner" quest'ampia E da me iltocchi.
Terrena sede,u" vorr" che un lembo
Questa aperta inclinazione di lui,anche troppo manifesta,a favorire i
povericol danno dei ricchi,onde il gran re tent" anche,ma senza frutto,di attuar le dottrine socialistiche nel suo regno, congiuntaalla prodezzaleggiadradi re cavaliere e amante delle avventure, fece di lui ben j)restoun vero eroe da romanzo. Anzi, la fantasia del popoloche quasidimentic"
le sue guerre con l'imperatoredi Costantinopolie col re d'Armenia e coi
principidell'altaAsia e tutte le opere sue di sovrano e di uomo di stato,
si sbizzarri singolarmentenon solo nel raccontare, magnificandoli,gli
LA POESIA ROMANZESCA 149
aneddoti curiosamente cercati di lui che impoverivai ricchi e arricchiva
i poveri,ma si volse ancora con predilezionegrande alle sue avventure
d'amore e alle sue caccie gradite.Nei quali racconti,veri soggettida
ballate da cantarsi attorno, tanto s'infiltr"di epico,che talvolta,nel leg-gerele cronache orientali che parlanodi questo re, sembra di leggere
qualchecanto di Firdusi allor che parladi qualcheeroe del buon tempoantico. E notisi qui,come del resto s'intende per tante altre cose gi"dette,che agliocchi dei Persiani storia ed epopea, cronaca e romanzo, non dif-feriscono
tra loro che nell'arte,nella forma, nell'andamento,nel tono; ma
che, in sostanza, sono eguali,narrando con indifferenza e con la migliorbuona fede le stesse cose. E per",quanto a Behr"m in particolare,tro-viamo
che,per tacere dei poeti,i cronisti persianie arabi descrivono con
compiacenza tutta proprial'educazione di lui presso i principidi Ilira;e
nel luogoladdove labari dice in qual maniera esso Behr"m si scelse tra
le mandre allevate intorno alla corte di H"ra ilsuo destriero,sembra di
leggerequeicanti del Libro dei Re, laddove Firdusi racconta come Rustem
e Sohr"b si scelsero i loro famosi cavalli. A Dehr"m, principedel quinto
secolo,fu pure da cronisti e da romanzieri attribuita la clava, quellaclava dal capo di giovencache " propriasoltanto dei grandieroi della
pi"antica epopea, Fr"d"n, S"m, Rustem. Egli anche atterr" leoni,uccise
favolosi draghisulle montagne e nelle selve;tutte cose che non possono
essere che elementi mitici ed epicientrati nella storia di lui. Si vede,
anzi,che tutto ci" in grandissimapartefu fatto dal popoloprima,raccolto
poi e abbellito dai romanzieri, perch" anche ai nostri giornisentonsi
raccontare sul conto suo, tra ilvolgo di quei paesi,certe fiabe di assai
rozza invenzione che poi s'incontrano nei poemi e nei romanzi. Perch"
dice ilMalcolm d'aver udito nel 1810, in un villaggiosolitario di Persia,
narrar di certa avventura amorosa di Behr"m, e dell'abbandono del-l'amante,
e del successivo incontro di costei nel principeche le perdon"e con s" la riprese,e d'una singoiarprova di valore che essa dava ti'as-
portando sulle spalleun torello vivo. Questo racconto, come vedremo,
trovasi tal qualein un poema di Niz"mi.
13. Anche la sua morte fu soggettoacconcio alla poesia.Firdusi la
racconta cos":
Desio potenteera venuto in lui Che del mondo ilsignorda' suoi giacigliD'andar servendo a Dio,si ciiequeiserto Ancor non era sorto. Oli ! forse eglieraEi ripudiavae di regnanteilseggio Gi" gi"fuggitode' gagliardiirani
Sgombravatosto,e poiche d'ognicosa Da l'inclitaassemblea ! Ne and" frattanto
Di questaterra venne in inicori'uccio, PrincipeYezdeghirdal padresuo,Ciiuntala notte tenebrosa, al sonno Ma nella strozza,al rimirarlo,ilfiato
S'abbandon". Ma quandola sua gota Ratto glis'arrest",ch'eilo scoverse
L" sid basso orizzonte ilsol mostrava. Con p;dlidele gotee gi"spirato,Pien di spavento fu d'un tratto il core Giacente sovra un drappointestod'oro.Del sacerdote di quelprence illustre,
450 CAPITOLO SESTO
Ma altriscrittori,contemporanei o assai vicini di tempo a Firdusi,comeIbn ul-Atliire labari,raccogliendoforse e appropriandoal gran re una
antica tiaba popolare(certoche anche oggi,in Persia,si addita il luogodove ilfatto singolareaccadde),raccontano come egli,andando un giornoalla caccia,messosi con ardore ad inseguireun onagro venutoglidinanzi
all'improvviso,precipit"in una voragineo s'atTond" in un pantano dove
spar".Da ci" trasse Niz"mi uno de' pi" bei racconti d'un suo poema che
narra di Behr"m e del qualepi" innanzi parleremo;e la bella narrazione
fa ricordare a noi la nota fiaba,secondo la quale (e veggasil'ode bellis-sima
del Carducci)re Teodorico sparicorrendo dietro a un cervello,bal-zando
improvvisodalle acque dell'Adigeladdove eglisi bagnava, per
inseguirlo.Anche lo spariredel buon re Art" in un luogodeserto,secondo
alcune tradizioni,ha molta somiglianzacon questo misterioso spariredel
cavalleresco re persiano.14. Ecco adunque. 1 dotti e glieruditi di Persia fanno di Alessandro
un filosofoe un profetae ne avvolgonola figurache sempre grandeggia,in
una nebbia misteriosa,e lui attirano come per forza nel ciclo dei romanzi.
Ma ilpopoloche " pur sempre ilpi"gran poeta,dimenticando ilre emulo
di Bisanzio e dimenticando l'uomo di stato,fa di Behr"m un prode avven-turiero,
amante gentiledelle donne, cultor delle arti e protettoredegli
oppressitutti,e gliattribuisce la gloriad'aver trovato per ilprimo un ritmo
poeticonell'entusiasmo suo per un maestro colpo di mano aita caccia.
15. Il gran re Chosroe An"sh"rv"n, del quale gi"abbiam parlatoal
principiodi questo libro come di fautore magnificodelle lettere e delle
scienze,non lasci" tale memoria di s" presso il popoloiranico da dar
modo di comporne romanzi; ma soltanto ebbe e conserv" nome di giusto,e come tale fu poi ricordato per tutta la letteratura posteriore,persianae arabica. Ma di un altro Behr"m per poco non accadde che il nome e le
avventure divenissero vero e acconcio soggetto da romanzo, e ci" per
la novit" e singolarit"dei casi della sua vita. Behr"m Ci"bineh che discen-deva
dai re Arsacidi ed era nativo di l"ey,pervenuto per la virt" militare
ad essere generalein capo del re Hormizda quarto che regn" dal 578 al
590 d. C, come fu oltraggiatoda lui che glimand" vesti e arnesi da
femmina in una corba,glisi ribell" e si fece proclamarre dai suoi soldati
che sinceramente l'amavano, l qualiegli,un Wallenstein animoso e di
valore,ma alquantogrottesco,incit" alla ribellione non tanto con paroleveementi e irose,quanto anche col farsi vedere nel loro cospetto,in pub-blica
conclone, con le vesti femminili indosso, la cuffia in capo e la
conocchia in pugno, mostrando per qualisegniriconoscesse il re e ricom-pensasse
il valore de' suoi caj)itani.Ora, la ribellione d'un capitanoal
suo legittimosignoreera stata fino allora cosa ignotanegliannali del
regno persiano rinnovato sotto i Sassanidi,e il fiero uomo che per il
primo ne diede l'esempio,cominci" da quel giornola sua vita avventu-rosa.
Questa poi,dalla immaginazione popolare,fu prestoornata di favole,
152 CAPITOLO SESTO
17. Ma quellainclinazione tutta particolaredel popolo persiano,di
foggiareeroi da romanzo coi personaggipi" illustridella storia,anche
pi"si manifesta in un esempiodi tempi pi"recenti,in un personaggioche
fece stupirei contemporaneituttie i postericon la grandezza delle opere
guerriere,con la magnificenzadelle opere della pace, con la protezioneaccordata ai grandiingegnidel tempo. Gi" s'intende che vogliam dire di
Mahm"d della casa dei Ghasnevidi,del quale abbiam parlatonella intro-duzione,
divenuto presto nella fantasia del popolo soggettodi molti rac-conti
che sentono del romanzo, appunto per quelleopere sue veramente
splendide.Intorno a lui, tuttavia,alcun romanzo non si " composto,sebbene l'indole del personaggiovi fosse pi" che acconcia;ma come di
Rehr"m-g"r il popolo ha conservato tante memorie e ricordato tanti rac-conti
come di principeavventuriero e cacciatore,cosi di Mahm"d ancora
esso si ricord" come di un gran prode,sterminatore degliinfedeli,comedi un gran signore,dispensatordi doni e di favori. E per" " da meravi-gliare
che un l'omanzo non si sia composto anche di lui;o forse,almeno
a principio,si vollero cercar glieroi da romanzo soltanto nel tempoanteriore al conquistoarabo, e Mahm"d, in tal caso, troppo tardi era
venuto; ovvero, e ci" " assai pi"probabile,anzi certo,i tempi propizialnascere e al comporsi dei romanzi furono quellidei Sassanidi,passatii
qualiil singolarelavor"o dovette cessare d'un tratto. Con questo,mentre
alcuni scrittorio contemporaneial gran principeo posterioridi poco (pertacer di Mirkhondi,che " di assai pi" tarda et") narrarono soltanto la
storia di lui,come fecero Bayhaqie "tbi,trovasi che sovente ipoetimisticisi valsero di certi aneddoti della sua vita per confermar con l'esempioillustremolti dei loro dettami di filosofiae di morale. Perch" esempi di
grandezzad'animo, di longanimit",di munificenza (se toglil'oltraggiocrudele fatto al povero Firdusi),trovansi in copia nella vita di Mahm"d,e i poetivolentieri ne fecero tesoro; e noi,nell'appendiceal capitolodella
poesiamistica,abbiam riferitoun passo del poema di Att"r che di Mahm"d
narra un singolareatto di bont". Anche la letteratura popolare e quellache pare destinata ai fanciulli,essendo precettisticaed educativa,registramolti trattidella vita intima di lui.L'amicizia poich'egliebbe svisceratis-
sima per ilsuo schiavo favorito Ay"z, e le pazziech'eglifece per costui,e
certi tratti d'umilt" e di bont" del povero schiavo,che tra le pompe della
corte si ricordava pur sempre l'umile sua origine,diedero luogoa molti
racconti che trovansi qua e l" per gliscrittoriin jirosa e in poesia,senzache tutta l'ampiamateria possa essersi mai raccolta per formare un
vero e proprio romanzo.
18. Cos" adunque la fantasia popolare,poich"non crederemmo che
senza di questa certi personaggistorici avessero potuto trasfigurarsiin
eroi da romanzo, veniva ordinando e tessendo un'ampia tela di racconti,intorno ai qualidovevano poi esercitarsi tanti nobili ingegni.Di cotesto
veramente abbiamo molti e chiari esempi anche presso altripopoli,ma.
LA POESIA ROMANZESCA 153
se non c'inganniamo,non tanti quantisono presso il persiano.Che se di
altripersonaggidopo Mahm"d di Ghasna ora non abbiam tenuto parola,ci" non vuol dire che dopo di lui nessun altro personaggiosia potuto
entrare nella schiera deglieroi da romanzo. Perch",anzi,trovansi rac-conti
poeticie romanzeschi intorno alle imprese di Gengiskh"n e di
Tamerlano, e con la storia di N"dir-sh"h,un avventuriero d'umile nascita
che nella prima met" del secolo decimottavo si fece signoredi tutta la
Persia,si volle anche comporre un poema col titolopomposo di Libro dei
Re. Per",oltre che ilpoema di N"dir-sh"h appartienealla letteratura pi"recente della qualequi non trattiamo,veri poemi romanzeschi non sono
tutte questecomposizionio poeticheo prosaiche,ma sembrano esser piut-tosto
gontlecronache di avventure. Anche questetuttavia,coi veri poemi
romanzeschi, valgono pur sempre a dimostrare questa singolareinclina-zione
al trasfigurarein eroi certi grandipersonaggi,dai tempi di Ciro il
grandeai nostri giorni.19. Anche pi"copiosidei romanzi fino ad ora tratteggiati,sono quegli
altriche narrano pietosestorie d'amore. Nelle qualituttavia,ed " bene
che ci" si sappiaiindal principio,accanto alle parolee agliaccenti della
passionepi"calda,invano si cercherebbero le vilt" abiette e i sentimenti
ipocritied efTemminati dei romanzi moderni. Perch" il concetto che si ha
della donna amata appare come concetto di cosa sublime e celestialein
queiromanzi persiani; e la passioneardentissima che agitail cuore dei
giovaniamanti,non li conduce mai ad opera indegna e biasimevole,ma
" forte e potente sprone per vincer pericolie superare ostacoli,a tale,
che non permetteche alcuna vilt" si accolganel cuore o si concepiscanella mente. N" la sventura, n" l'ira dei mortali possono indurli mai a
rompere la data fede o a mostrarsi codardi o dappoco, perch"quelloro
sentimento d'amore " sentimento puro ed elevato,sentimento ideale e
cavalleresco,ben diverso da quellolaidissimo onde mostransi inquinatii romanzi moderni.
20. Quanto ai soggettidi questialtriromanzi e alle loro fonti,notiamo
che qualcuno,essendo antico e di originegenuinamenteiranica,dovette
ben presto essere incorporatonell'antico Libro dei Re assai tempo primadi Firdusi,come avvenne della storia degliamori di Z"l e di R"d"beh.
Invece,la storia pietosadegliamori di R"zhen e di Men"zheh fu inserita da
Firdusi nel suo poema non perch"eglil'avesse trovata nelle sue fonti,ma
perch"essendoglistata letta una notte di su un vecchio libro,gliparve
degna d'esser rifatta.Di cotesto ricordisi illettore che abbiam fatto cenno
nel capitolodella poesiaepica,laddove anche abbiam notato ((ualfosse
l'origineprima di questa tenera storia d'amore. Per",anche perch"questestorie vanno strettamente congiuntealla grandetradizione eroica,trovan-dosi
che da Z"l e da R"d"beh nacque Rustem, e che le avventure di
Bizhen e di Men"zheh sono come un episodiodella gran guerra coi Turani,
esse furono narrate epicamenteda Firdusi,sebbene il suo genioabbia
154 CAPITOLO SESTO
trovato nel pietosoargomento modulazioni patetichee soavi da romanzo
e da idillio.Ci" stesso possiamdire degliamori di Giisht"spcon la bella
Ket"y"na,soggettobellissimo da romanzo, che Firdusi pure incorpor"nel
suo poema, antico molto nell'origine,come di sopra abbiam detto,macon alcuni particolarimoderni, venuti da rifacimenti posteriori.
21. Oltre questiultimi due, uno dei primiesempi di romanzo d'amore
narrato a parte e non incorporatoin alcun poema epico,sembra essere
stato il V"miq e Azra (l'amantee la fanciulla)che Unsuri, ilre dei poetial tempo dei Ghasnevidi,morto nel 432 d. E. (1040 d. C), avrebbe com-posto
sopra un originalepehlevico.Di Unsuri, come di poeta lirico,
abbiam gi"parlatoin altro capitolo;mail suo romanzo " andato perduto,
come " andato perdutoquellodal medesimo titoloe soggettodi Fas"hi Gior-
gi"niche dal Mi al 4-62 d. E. (1049-1070 d. G.)visse alla corte dei prin-cipidel Taberist"n. Anche altri poeticome Zamiri e N"mi e Iluseyn
Sh"r"zi,che sono, per il tempo in cui vissero,al di l" dei limiti del nostro
studio,trattarono questosoggettod'amore che,per quelche pare, doveva
esser molto bello;ma della loro opera gi"tardiva,anche perch"non ce
ne sono edizioni (ecerti manoscritti citatidal Rieu non ne contengono che
qualcheframmento), non possiamodir nulla qui; ci" che pur faremmo,
anche oltrepassandoi limiti imposti,i)ur di dir qualchecosa intorno al
soggettodel romanzo. Non potendo far cotesto,ci appagheremo del bre-vissimo
compendio che ha fatto l'ilammer di un poema turco del mede-simo
titolo e dal medesimo soggetto.L'autore turco " L"mii, il pi"illustre poeta della letteratura turca romanzesca, morto nel 940 d. E.
(1533 d. C.).Tratt" eglii pi" belli soggettiromanzeschi persiani,e
quellodi V"miq e Azra conta, secondo l'Oammer, non meno di seimila
distici,ridottipoidall'Flammer stesso,compendiatore,a sole quarantanovestrofe di nove endecasillabi tedeschi ciascuna. Ora, se " vero, come
sembra, che questo romanzo sia pehlevico,esso non doveva essere che
una semplicee tenera storia d'amore, laddove, non gi" Unsuri o Fas"hi,
ma bens" glialtri poetipersianiricordati di sopra e con questiil turco
L"mii, hanno dato al leggiadroracconto manifesto signiticatomistico
facendone un poema allegorico.Di cotesto uso del far allegoricii soggettiromanzeschi, si dir" innanzi;ma intanto,ridotti,come siamo a non
aver sott'occhi che lo scarno compendio dell'Hammer, vediamo se pos-siamo
ancor riconoscere (anche a rischio d'errar molto) i lineamenti del
romanzo originale.22. L'ordito ne deve esser stato molto semplice.V"miq e la bella Azra
vivevano felicipresso le loro famiglie in Media, secondo che pare, e si
amavano teneramente, intanto che ilgiovane era sacerdote in un tempiodel Fuoco e la fanciulla era pur consacrata al culto. !\lala felicit"dei due
amanti " ben presto volta in lutto e in angosciamortale, perch",percagioneche non bene s'intende,l'uno deve sej)ararsidall'altro,e Azra se
ne va in lontane e fredde regioni settentrionali laddove la morta natura
LA POESIA ROMANZESCA' 155
tutta si ravviva e abbella al suo apparire,e Y"iniq se ne va nelle calde
regionid'Etiopia.In Etiopia,i barbari voglionocostringerload abiurar la
religionedei suoi maggiori,ma eglisi ricusa,e gi",in pena della ostina-zione
sua, " condotto sul rogo, quando il rogo si trasforma d'un tratto in
un freschissimo giardinodi rose. Scampato al fuoco,eglinon pu" tuttavia
tollerar le pene d'amore, e per"si consuma e si strugge a poco a poco,
intaulo che la sua Azra, privaessa pure del conforto di veder l'oggettodelcaldo amor suo, si muore nell'angosciae nell'abbandono. 1 due fedeli
amanti hanno dopo morte la sorte felice di salire al cielo donde ancora
mandano a noi la loro luce casta e serena, e V"miq " Arturo, e Azra " la
Vergine che tiene in maao la spiga.Tale dev'essere il nudo soggettodel
romanzo di cui a ragione deve lamentarsi la perdita;la quale forse "
dovuta alle troppo manifeste inclinazioni zoroastriane,come pensa l'Ham-
mer, tanto invise ai fanatici mussulmani. E veramente v'" qui la glorifi-cazione
degliadoratori del fuoco,e ilcarattere del racconto " tutto pret-tamentezoroastriano,tanto che nello stesso L"mii, che " mistico e gi"a
molti secoli di distanza,esso emerge ancora tenacemente vivace. Perch"
il poeta,tra le altre cose, v'introduce ilsuo eroe, amante e sacerdote,ad
esporre alla sua bella la dottrina tutta zoroastriana dei sette fuochi;e
veggasil'Avesta e i libri teologicidei Parsi per chiarir meglio cotesto
punto.Perci" " ben naturale che i piimussulmani, inorridendo,lasciassero
nella dimenticanza il romanzo che glorificavaun'altra religione.Eppure i
nomi dei due giovaniamanti sono arabi;ma cotesto non fa e non deve
fare difficolt"alcuna,perch"i nomi arabi di V"miq e Azra, come " avve-nuto
in altri casi,devono esser traduzione di due nomi pehlevici,ora
perduti,che erano anche i nomi originali.23. Ecco ora che il romanzo storico,dedotto da personaggigrandie
illustridella storia,per il sopraggiungered'altri elementi e per l'aggre-garsid'altre parti,diventa anche amoroso. Che se cotesto non " avvenuto
del romanzo di Alessandro o Iskender,forse perch"le fonti grechea cui
si attinse,non dicevano se esso Iskender ebbe o non ebbe avventure
d'amore, o forse perch"di cavaliere e di guerrieroeglisi mut" ben prestoin profetanella fantasia degliOrientali,tutto ci",invece,avvenne per altri
personaggistorici,pi"volte,non una volta sola. Perch", tra le altre,tro-vasi
nella seconda parte del Libro dei Re tutta la narrazione romanzesca
del come fu fondata la potenzadei Sassanidi per opera di Ardesh"r al prin-cipiodel terzo secolo. Non l'arem qui la storia di questo grande avveni-mento,
perch"non scriviam noi una storia ; per"ci appagheremo di dire
che nel romanzo che risguardaArdeshir,molti ricordi storicison pur slati
conservati,come la sua ribellione all'ultimo re dei Parti,Ardev"n, le sue
conquistenella Media e nell'Armenia,la fondazione di molte citt" nel suo
vasto impero,in breve tempo e assai facilmente riordinato. Ma il romanzo
che Firdusi ha inserito nel suo poema, racconta ben altre cose di questo
gran principe,e la sua fonte " molto pi"antica,trovandosi che molto
456 CAPITOLO SESTO
addietro,in un tempo che ora cercheremo di determinare,fu composto
un romanzo in pelilevicoche reca appunto quellemedesime cose. Esso "
detto il Kar-n"inak i Artakhsh"r,cio" Libro dei fattidi Ardesliir,ed "
romanzo vero e d'indole popolare,come sono talimolti altriromanzi del
Medio Evo persiano,e tutti anonimi. Come tale lo manifestano e dimo-strano
i racconti leggendai'ie fiivolosiche vi si leggono,come ilsogno di
P"pak,suocero di Ardesh"r secondo il romanzo, e suo padre secondo la
storia,per il qual sogno fu prevedutala grandezza futura dell'animoso
giovane;come ilsuo servire alla corte di Ardev"n e la sua disgraziae la
conseguente fugacon una bella fanciulla,schiava di Ardev"n,che Firdusi
dice Guln"ra e di cui il romanzo pehlevicotace ilnome; come la profeziadel regno fattaglida due sibille(secondo Firdusi sono due garzoni)da lui
incontrate a met" del suo viaggio;come la sua vittoria sul gran verme
allevato in casa dell'operosoe valoroso lleft-b"kht che ne traeva potenzae ricchezza grandissima;come l'inimicizia tra lui e il ribelle Mithrak di
cui eglistermin" la famiglia,eccetto una bambina che,trafugataal mo-mento
della strage,fu portatapresso una famigliadi contadini che l'allev"
con amore; come la nascita insperatadi un t"gliodi Ardeshir,Sh"hp"hr,che pois'invagh"della figliadi Mithrak incontrata da lui presso un pozzo
nella campagna, e, sposataladi nascosto, fece cessar d'un tratto gliodi
e le inimicizie antiche;ci" che era stato predettoad Ardeshir stesso da
un sapienteindiano, di nome Kait,interrogatoda lui su tale proposito.Perch" il saggioindiano aveva detto che nell'Iran sarebbero state e pace
e prosperit"solo allorquandola signoriane sarebbe stata divisa tra la
stirpedi Ardesh"r e quelladell'estinto Mithrak. Ardesh"r non volle saper
nulla di cotesto;ma ilt"gliosuo, a sua insaputa,sposava la figliadi Mithrak
e dava compimento all'oracolo. Cos" seguitail romanzo tino a toccare il
regno di Ormuzd primo che era tigliodel t"gliodi Ardesh"r e che regn"brevemente dal ^7:2 al illS dell'Era volgare.
24. Ma due cose che sopra abbiam di sfuggitae oscuramente accen-nate,
meritano alcuna esposizionealquantopi" chiara;e una " l'avven-tura
del gran verme di Heft-b"kht,e l'altra" la nascita del ligiio di Arde-sh"r.
Ora, quanto al gran verme che abitava in una grottapresso ilborgo
di K"ci"r"n nella provinciadi Kirm"n e che Ardesh"r uccise adoperandopi" l'astuzia che il valore," chiaro che qui abbiamo un antico racconto
mitico,del genere di quellod'indra uccisore di Yritra,di Fr"d"n vinci-tore
di Dah"k, di Apollouccisore del serpente Pitone,di Ercole uccisor di
Caco, di Sigfridouccisore del mostro Fafnir;", insomma, un antico mito
indo-europeoinfiltratosinella storia di questo fortunoso primo re dei Sas-
sanidi,tanto antico anche ne' suoi particolariche il Liebrecht gliha tro-vati
tali e quali nel mito scandinavo di liagnarLodbrok. Secondo quelmito, il prode Ragnar Lodbrok uccide con astuzia un terribiledrago e
ottiene in premio la mano della bella Thora, figliadel conte lleii'audr.
Ecco adunque un elemento mitico che " entrato nel romanzo e di cui non
LA POESIA ROMANZESCA 157
si sa veder la ragione,se forse essa, come pensa ilDarmesteter, non sta
nel fatto che ilKirm"n laddove " detto abitare ilgran verme, " paese in
cui la tradizione ha posto la scena di tanti altri fattimitici,come per
esempio le imprese del re Fr"d"n, e che la fantasia popolarefu aiutata in
ci" da una falsa etimologiadel nome Kirm"n, che si vorrebbe far derivare
dalla parola kirm che appunto in persianosignificaverme. Ma perch"Firdusi,come sivedr" dai passiche recheremo nell'appendice,racconta che
ilfamoso verme fu trovato in un picciolpomo da una figliadi Heft-b"kht,
da lui detto Heft-v"d,e che esso, ingrossatoall'improvviso,filava per lei
la bambagia e tanto ne filava che in breve la casa di Heft-b"kht ne divenne
ricca,bisognadire col MohI che, forse,l'antico mito ha assunto in Persia
col tempo altro significato,cio" " stato tratto a simboleggiarla prosperit"
e la ricchezza che vengono ad una famiglia,ad un borgo intero,per la
coltivazione del baco da seta. Cotesto fatto della figliadi Heft-b"kht o
Heft-v"d e del filardel verme, raccontato da Firdusi e somiglianteassai al
racconto scandinavo ricordato di sopra, non trovasi nel romanzo pehlevico.25. Quanto alla nascita di Sh"hp"hr figliodi Ardesh"r,notisi ch'egli
nacque ignotoal padre,perch"ilpadre,come fu indotto dalla moglie sua
che era una figliadi Ardev"n, a bere una certa bevanda otTertaglida lei
al suo ritornar stanco e assetato dalla caccia,preso sospetto che quello
fosse veleno e trovato che era veramente, condann" a morte la mala fem-mina
che era gravida.Vedesi qui racconto simile a quelloche va attorno
ancora in tante tradizioni,e tocca la figliadi Alboino, la bella e infelice
Rosmunda. Ma chi doveva eseguirla sentenza pronunciatada Ardesh"r,
ebbe piet"della donna e del figlioch'ella recava nel ventre, e lei tenne in
casa sua finch" poi un giorno,in cui ilre con dolore si lagnava di non
aver figliuoli,egligioiosoe festante glipresent"ilfiglioSh"hp"hr che s'era
fatto un bello e valoroso garzone, forte e aitante della persona. N" ci
sembra necessario il dir qui ora che anche questo " un bel brano di
romanzo bellamente appiccicatoalla storia.
26. Ilromanzo pehlevicoprocedepedestree umile, come prosa di cro-naca,
ed " ben lontano da quellosplendoredi forma e di colorito che alla
greggiamateria ha saputo dar pi" tardi Firdusi. Quanto alle fonti a cui
ha attinto l'ignotoautore, non sappiam nulla ; e forse,come pensa ilN"l-
deke, eglius" di tradizioni e scrittee orali,che poialquantoinettamente
ricuci,intanto che l'operasua non ha unit" vera, ma " un insieme di sin-goli
racconti che toccano le singoleavventure notate di sopra. Quanto
all'et"in cui dovette essere composto il libro,assai poco di certo si pu"
dire;pure alcun anacronismo scopertovidal N"ldeke mostra che esso non
pu" esser pi"antico del sesto secolo,nel quale soltanto furon noti per la
primavolta ai Persiani iprincipiTurchi ricordati nel romanzo che l'inetto
compilatoreriferisceal secolo del suo eroe che invece " ilterzo.
27. Anche il re Behr"m, che sopra abbiam trovato fra i personaggistoriciche la fantasia popolareha presceltiper intessere romanzi,prov"
1,)8 CAPITOLO SESTO
frequentie fortiassai le pene dell'amore e corse moltissime avventure che
Firdusi e Niz"mi ci raccontarono poi con molta graziae talvolta anche
con lepidezza.Ma vero soggetto di romanzo d'amore fu preso dalla storia
di Kliusrev Parv"z che prov" una veemente passioneper la bella Shirina,
una greca, secondo alcuni,ilcui vero nome doveva essere Sira,se era tale.
Invece,secondo ogni maggior probabilit",Shirina (vero nome persiano)doveva essere d'una famigliadel Kh"zist"n; e perch" era di religione
cristiana e fondatrice di chiese e di monasteri,diede luogo a rimostranze
e a rimproverida partedei grandie dei nobili persiani,finch" poi il re
amante, secondo che pare, la elev" al grado di vera moglie reale,dichia-rando
attia regnare i figliche erano nati da leio che sarebbero per nascere.
Fin qui la storia. Ma la fantasia del popolo e poiquelladei suoi poetis'ap-propriaronoilvago soggettoche l'Hammer dice corona di ognipoeticorac-conto;
e per",nei romanzi che se ne composero di poi,si descrissero non
solo la magnificenzadella reggiadi questo gran re, e isuoi mille e duecento
elefantie isuoi cinquantamilacavalli e ilsuo fedel destriero d'arabo sangue
e la gloriae l'arte del suo cantore B"rbed e i suoi tesori e il suo trono
meraviglioso;ma anche si narrarono le sue lunghe pene d'amore per la
bella avventuriera e le pazziech'eglicommise per lei.Anche vi s'aggiunseilcaso pietosod'un altro amante della bella Shirina. L'infelice aveva nome
Ferh"d, e questo nome, in Persia," passatocome in proverbioper desi-gnare
tale che invano s'adoprae invano si affaticaper cosa che molto glistia a cuore. Perch" il geloso principe,risaputodell'amore di lui per
Shirina,lo mand" per ludibrio a spaccar roccie sulla montagna con la falsa
promessa che la mano di Shirina sarebbe stata premio alle sue fatiche. E
ilpovero giovane,buono e semplicedi cuore, and", tagli"e scolpila rupe
di Itisut"n 0 Behist"n. Ebbe il conforto,un giorno,d'una visita furtiva
della sua donna; ma poi, ricevuto,per maligno inganno del re, falso
annunzio della morte di lei,egli,disperatodi consolazione,si precipit"da
un'alta rupe e si diede la morte. Per tal modo la leggenda romanzesca
voleva intendere l'originedelle sculture e delle iscrizioni cuneiformi che
Dario d'istaspeaveva fatto scolpiresu quellastorica rupe. Ma Khusrev,
seguitail romanzo, spos"dopo mille contrasti la sua bella che,rimastagli
sempre fedele,quand'eglimori si uccise sulla sua tomba per non andare
sposa ad alcun altro. Ora, per le ragioniche anche per altre storie roman-zesche
abbiamo assegnate,Firdusi non ha potuto trattare ampiamente
questa tenera storia d'amore, e nulla ha detto di Ferh"d e della morte sua.
Ma Niz"mi ne compose un vero poema a parte,restando insuperatonella
trattazione di questo soggetto,sebbene altri molti dopo di lui vi si siano
provaticon non poca pretensione.28. Tutti questiche fin qui abbiamo enumerati, sono soggettipersiani,
dei qualituttavia non si appagarono i poetiromanzeschi, perch"tosto,come fu loro data occasione,ricorsero a fonti straniere. Da queste veniva
loro la storia pi"bella,perch"tale la proclamavaIddio nel suo Corano,
IGO CAPITOLO SESTO
Meg'niin.In fine,il Y"suf e Zalikha,nel qualel'idealedella maggior bel-lezza
in Y"suf e l'idealedel pi" cocente amore in Zalikha,il potere della
bellezza e dell'amore,l'imperodel cuore e dei sentimenti,e lo spiritodella profezia,vincitore,eia debolezza della donna che vinta s'abbandona,
son tutte cose poste l'una contro dell'altra in forte contrasto. 11 Y"suf e
Zalikha poi,in modo particolare," la storia,fatta santa dal Corano, dello
amore divino,che trova sua degna rappresentazionesoltanto in questo
romanzo, non in altre storie profane ".
31. Cosi adunque,dopo che la poesiaepicaebbe compiutoil suo corso
glorioso,la romanzesca, sua sorella minore, destinata a succederle,attese
che la maggior sorella si tacesse per levar la voce e mostrarsi adorna
e bella,facendo rivivere famosi personaggistorici,narrando leggiadrestorie d'amore. Questisoggetti,che non sono molti veramente, come
assai presto furono trattati a saziet" dai poeti,cosi parvero non bastar
pi"alla loro fantasia e alla duratura vogliadel raccontare. Per" la poesia
romanzesca si mise studiosa in cerca di altri racconti,e perch"agevol-mente
non pot" trovarne, ci" che non trov", invent" con la forza del-l'immaginare.
Perci" ebbe tosto origineun'ampia e numerosa famigliadi poemi,tuttid'amore, perch"nell'amore era pi"facileinventare,n" v'ha
romanzo persianoche d'amore non sia,nei qualiuno solo quasisempre" il soggetto,cio" i casi e le avventure (e qui la fantasia del poeta mag-giormente
si sbizzarrisce)di due giovinettiamanti che alla fine toccano la
meta d'ogniloro desiderio pi"ardente e vivono felici.E ilgiovaneamante
oltre essere bellissimo di forme, onde ogni cuor gentilesospiraper lui,"
anche prode e valoroso,sdegnoso d'ogni vilt" d'operao di pensiero,
grande e magnanimo sempre, laddove la bella fanciulla,a cui egliha
consacrato l'amor suo, " donna sempre di belt" famosa, molle e dolce
nell'amore,ma capace di pensieriforti e di costanza virile nel pericoloenella sventura. Anche pu" dirsi esser luogo comune di questiromanzi
l'innamorarsi scambievole dei due giovinettisenza che mai si siano veduti
prima, sia che l'un d'essi dell'altros'innamori per ftmia, come dice il
Petrarca,sia che un sogno amico faccia conoscere ({uestoa quello.Ilqual
particolare,tuttavia,sembra essere molto antico,trovandosi gi"l'innamo-rarsi
in sogno nel romanzo persianodi Zariadre e di Odati,rifattoin greco
da Carete di Mitilene,narrato da Firdusi sotto i nomi diGusht"spe Ket"-
y"na.Anche Z"l e R"d"beh, secondo ilLibro dei Re, non s'innamorarono
forse senza essersi visti mai? E perch"esso particolare" sommamente
poetico,come presto divenne luogo comune dei romanzi orientali,cosi,
(juandopass"in Occidente,piacqueassai ai poetinostri del Medio Evo,
e ne sia d'esempiola storia di l"udello signoredi IMaia e della Contessa
di Tripoli.Ma di taliromanzi d'amore, |)resicosi come sono e in generale,
" ricchissima oltre ogni dire la letteratura persiana,in particolare((uelladi pi" tarda et",perch"ilgenere piac(iueassai,n" abbisognavaper esso
molto studio,e la fantasia era libera e poteva spaziare.E forse (juitrove-
LA POESIA ROMANZESCA 161
rebbe ilposto suo ilpoema di Visa e R"m"n che noi abbiamo collocato tra
i racconti popolari,nati dalla degeneratapoesiaepica,se esso fosse meno
laido e trivialenel soggettoe pi" nobile nella forma. Perch" " da sapere
che questapoesiaromanzesca " di raffinatezzamolto studiata,tutta pro-fumataed elegante,tutta sentimentale e ideale (ilqualcarattere le fu come
dato da Niz"mi),e per" non pu" entrar nella schiera dei suoi romanzi,odorosi di muschio e d'ambra e spesso svenevoli e cascanti,l'indecente
poema che puzza di bordello e troppo rozzamente, per dir con elegantefrase moderna, santificai dirittidella carne.
32. Ultima trasformazione del poema romanzesco fu anche l'altraper
laqualel'intentodel poetanon fu pi"quellodi narrare, ma si di far opera
allegorica,velando sotto la storia di due amanti la vieta e tritadottrina
dell'anima umana che sospiradi ritornare allaoriginesua, anela di per-dersi
nell'amplessodel grand'Essereuniversale. Cotesta,e gi"s'intende,fu opera di poetimistici,per i qualila poesiaromanzesca di tarda et"
divenne cosi incerta e nebbiosa,-come nebbiosa e incerta divenne la lirica
quando, di genuinamente amorosa, si fece spasimanted'amor divino.
Per" si fa manifesto che la mistica,alla fine,appest"tutta la poesiaper-siana,
f"'imputridirela lirica,l'epicae la romanzesca nell'aria fetida e
stagnanted'una unzione nauseabonda, e tolse ogni carattere d'uomo ai
suoi cultori.Facilmente assai si possono conoscere questipoemi anche dal
titoloper quel che valgono e per quel che vogliono,perch"tale s'intitola
Amore e Fede,e tale altro si dice Cero e Farfalla (laconsueta immaginedella farfallache brucia nella fiammella del cero, immagine dell'anima
che si perdein Dio).Vedesi apertamenteche qui non deve essere storia
umana di umani, ma pantomima vuota di vuote astrazioni.
33. Quanto alla forma di questipoemi,gi"abbiam detto lungamentein quellapartedella introduzione che toccava delle diverse forme poetiche.E per" basti ora qui ricordare che il poema romanzesco, modellato
sull'epico,ne ha in partegrandissimal'economia e la maniera del distri-buire
e del condur la narrazione,premettendovile consuete lodi a Dio,
al Profeta e a' suoi primicompagni,poi le lodi del principeal qualeil
poema vuoisi dedicato,toccando anche dell'occasione del comporloe ter-minando
con qualchecenno all'intentorecondito dell'opera,coi ringra-ziamentia Dio per il suo compimento felice.Ma quanto al fare intimo e
sostanziale,ilfare profondamente differiscedall'epico;perch",eccettuatii racconti romanzeschi che Fii'dusiha inseritinel Libro dei Pie e che egliha dovuto trattare epicamente,sembra che ilpoetanon tanto si curi di ci"
ch'eglinarra, quanto delle occasioni ch'egliavidamente coglieper filoso-fare
e sentenziar lungamente,con fastidio non lieve del lettore.Di cotesto
ha dato ilprimo esempio,forse,Niz"mi, sebbene anche Firdusi,qualche
volta,soverchiamente si abbandoni a'suoi pensierifilosofici; ma il mal
vezzo " cresciuto poi,massime quando la poesiarest" romanzesca nella
apparenza e nella sostanza e negliintenti si fece mistica. Allora,lunghe
11 " Pizzi,Storia della poesia jjersiana,voi. II.
162 CAPITOLO SESTO
dissertazionidi morale fanno conoscere il significatoetico di ci" che si
narra, e ne mostrano ilsenso recondito. Anche si deve notare che iltempo
in cui fioriquesta poesiaromanzesca, era pure iltempo del maggior fiorire
della liricaencomiastica,onde si ebbero gliesempidi quellecanzoni lau-datone
tutte pompose, di cui lungamente abbiam detto nel capitolodella
lirica.Ora, questa poesiaadulatoria,condotta in queltempo alla maggior
perfezionedell'arte sua, non poteva che operar fortemente sulla contem-poranea
e allora svolgentesipoesiaromanzesca che s'appropri"rapida-mentetutto quellinguaggioartif"ziato,ricco di metafore e d'immagini,di
antitesi e d'iperboli,di giuochidi parolee di concettini,tutto proprio di
essa. Onde la lettura di talipoemi riesce oltremodo faticosa,perch"illin-guaggio
immaginoso e figuratovi " estremamente difficileda afferrare e la
erudizione mitologicae storica che li infiora,ereditata,anche essa, dalla
lirica,induce prestofastidio e stanchezza. Quanto " diversa l'antica can-zone
epica,che direttamente e come per intuizione descrive e rappresenta
le cose, e ciascuna chiama e indica col suo nome, e tutto si ripromettel'effettosuo dalla grandezzadei fatti narrati e dalla terribilit"delle pas-sioni
descritte! Essa va rapidae pienadi fogae passa di pensieroin pen-siero
e sovra alcuno non si arresta a lungo,laddove questasorella sua
minore s'arresta volentieri su tutto e fino alla saziet" va considerando le
cose sotto quantiaspettiesse hanno o si vuole che abbiano.
2. Poeti romanzeschi.
34. Nel parlaredei poetiromanzeschi persiani,dobbiamo lamentar due
cose contrarie fra loro che sono la scarsezza e l'abbondanza. Perch",nel
bel tempo della poesiache va dal decimo al deciraoquiiitosecolo dell'Era
volgare,fiorirono molli poetiromanzeschi ; le loro opere, tuttavia,sono
ancora ignotea noi,o perch"non anche son venute in Occidente,o perch"
giaccionotuttora inedite per i ripostiglidelle nostre biblioteche ; altre poi
non ci saranno conosciute mai, perch"sono andate perdute.Per" vi ha
scarsezza di ci" che pi"c'importerebbedi sapere. V'ha anche abbondanza;
ma quell'abbondanzache viene a noia e infastidisce,trovandosi che nella
tarda et" della letteratura fiorirono a decine i poetiromanzeschi,ciascuno
dei qualialtro non seppe fare che ridire,con arte sempre pi" misera e
meschina, i racconti gi" compostida altri,continuandosi il mal vezzo
per tutti i secoli seguentiquasifino a questo in cui siamo. E per",dopoGi"mi che per molti rispettifu pure ilcapo di questa schiera di r"facitori,
morto neir898 d. E. (1492 d. C), quindicipoetihanno rifattoilromanzo
di Khusrev e Sh"rina;e dodici,quello di V"suf e Zalikha;e sedici,
quellodi Meg'n"n e Leyla.Ma questa abbondanza tardiva,per ragioni
gi"assegnate altrove,non tocca da studiare a noi, e non " gran danno.
35. Nel limite pertantodei tempi ora e prima gi"segnato,tacendo,
poich"alti'onon si pu" fare,degliignoticompositoridi romanzi dei tempi
LA POESIA ROMANZESCA 1G3
dei Sassanidi e dei tempi anteriori se vi furono nei tempianteriori,tro-viamo
un Ab" '1-Muayyaddi Ballvh,autore di un poema su Y"suf e Zaiiklia,vissuto al tempo degliultimi S"m"nidi, forse fra il 350 e il 400 d. E.
(901-1009 d. C), e gi"celebrato al tempo suo come poeta lirico.Ma delle
sue liriche non ci " rimasto che un povero e misero distico,e del suo
poema nemmeno un verso. Per" viene secondo un Bakhtiy"ri,autore esso
pure d'un poema su Y"suf e Zal"kha e vissuto forse alla corte d'un prin-cipedell'h-"qa,Izz ud-d"n Bakhtiy"r,che regn" dal 356 al 367 d. E.
(967-978 d. C); e terzo viene Unsuri, vissuto al tempo dei Ghasnevidi,
gi" noto a noi come poeta lirico,autore o ricompositoredel romanzo
V"miq e Azra (l'amantee la fanciulla),che gi"sappiamo essere antico
soggetto romanzesco e scritto da principio,come pare, in pehlevico.Ma i
poemi di Bakhtiy"rie di Unsuri sono andati perduti,ed " gran danno;
onde, costretti a non poternedir nulla,ci " d'uopo passar di un salto a
Firdusi,nel poema del quale, prescindendodalla parte genuinamente
epica,trovasi gi"tanta partedi poesiaromanzesca, sebbene questa,cometale e quale fu veramente, a Niz"mi soltanto debba la sua perfezione.
36. Ma di Firdusi gi"conosciamo la vita e gi"abbiam preso in esame
l'operacome di poeta epicoe di poeta lirico.Per", per parlarneora sol-tanto
come di poeta romanzesco, " necessario rivolgereil nostro studio a
quellapartesoltanto del Libro dei Re che dalla morte di Rustem va alla
fine,e a quell'altropoema suo, Y"suf e Zal"kha,ch'eglicompose nella sua
pi" tarda et",quando, fuggitoda Ghasna, ripar"a Bagdad in corte del
Califlo.Ora sappiamoche la parteveramente epicadel Libro dei Re, quellache " tutta composta su antiche tradizioni iraniche,termina appunto con
la morte del maggiore eroe di essa epopea, Rustem, avvenuta al tempodel re Gusht"sp; anche sappiamoper qual modo e con quale arte al rac-conto
epicogliantichi compositoridel Libro dei Re, al tempo dei Sassa-nidi,
seppero aggiungerela storia vera, da Alessandro Magno agliArsacidi,
dagliArsacidi ai Sassanidi;e sappiamoancora che tutto questo insieme di
racconti,epici,romanzeschi,storici,veri,finti,misti di finzione,con tutti
i loro anacronismi e le loro inconseguenze,agliocchi degliIrani tutti e
agliocchi del loro maggior poeta epicoebbe valore di storia vera. Dato il
qualpunto, Firdusi,esaurita la parte epica,si trov" dinanzi,nelle sue
fonti,molti racconti da romanzo mescolate di poche e confuse notizie sto-riche
ch'eglidoveva verseggiare,considerati da lui e dagliantecessori suoi
come ilseguitonaturale di tutta la narrazione antecedente. Ora, se tutta
questa parteseconda del Libro dei Re (qualecomprende la met", e forse
pi",del poema) si considera nell'insieme della sua architettura e compo-sizione,si mostra e appare come una informe e povera cronaca, interrotta
qua e l" da leggiadrie splendidiracconti di fatticavallereschi o d'avven-ture
d'amore, come arido deserto interrotto di tanto in tanto da oasi
fresche e irrigue.Egli" vero che qua e l" ilgran poeta,con quell'artechelutti gliriconoscono,ravviva la cronaca di qualcherisveglioimprovviso
IGl CAPITOLO SESTO
della sua mente e della fantasia,di qualcheconsiderazione acuta e nuova,
di qualchetratto inaspettatoche sembra ode o canzone talvolta,talvolta
elegia,talvolta idillio;ma la cronaca " sempre tale,n" Firdusi ha potuto
colmare il vuoto. Vedasi intanto ch'eglisi sbrigadella storia dei succes-sori
di Alessandro e di quelladegliArsacidi,che pure ebbero signoriadal
terzo secolo avanti l'Era Volgareal 226 d. C, in meno d'una mezza pagina,enumerando alcuni principie acquietandosicol dire che pareva che allora,
in terra, principinon regnassero:
Cosi passare Non fea di ([nello,e qneinon ricordava
Anni (Incjento,e detto allortu avresti Qnest'aitroinai ; cosi,per alcun tempo,
Che nel mondo non era alcun sovrano Riposavala terra.
Veracemente. Questialcun ricordo
Ancora; nella stessa storia dei Sassanidi che pure avrebbe dovuto essere
la pi" nota, Firdusi fa passare innanzi al lettore,l'uno dietro l'altro,ora
cinque,ora dieci re, dei qualieglinon sa n" pu" raccontar nulla,appa-gandosi
di dire che essi salirono al trono e pronunciaronoqualcheparolasavia e onesta, regnarono e poi morirono, lasciando buon desiderio di
s". Sono vere ombre che passano, e sono senza vita e senza sangue,
come gliotto re che dinanzi agliocchi di Macbeth impauritofanno pas-sare
le streghedello Shakespeare.Di questo vuoto e di questa aridit" "
certo che non deve darsi colpaa Firdusi,che segui,e sappiamo con quale
fedelt",le sue fonti.Quando invece s'avvenne in qualcheracconto ron)an-
zesco, questo tratt" con l'artesua di maestro, ma prendendololai quale
l'ebbero preparatoi compilatoriignotidel Medio Evo, mescolato di notizie
storiche,e considerandolo, come quellipure lo consideravano, vero e
genuinobrano di storia patria.37. Intanto,il primo racconto romanzesco che si trova nella seconda
parte del poema, si " quelloappunto d'iskender o Alessandro. Di essc^
romanzo, in generale,gi" abbiam detto nel paragrafoche precede a
questo,e abbiam notato qualisono le fonti,qualile ragionie il modo del
suo entrare nei primiLibri dei He, e ilperch"di certi mutamenti che gli
Irani,per loro opinionispeciali,hanno dovuto introdurvi;sappiamo
ancora che Firdusi di tutto ci" assai fedelmente ha tenuto conto.
38. Accettato adunque da lui,quale era venuto a lui,il racconto, eglr
incomincia con la nascita d'iskender in paese straniero,bench" Iskender
sia figliodel re di Persia D"r"b, e con la gueri*Uche eglifa a Dar" (Dario
Codomanno), suo fratellominore. Vinto Dar" da lui e ucciso da due per-fidi
consiglieri,Iskender ne sposa la vedova donna, la bella R"shanek
(Rossane),e proclamatosilegittimosignoredell'Iran,incomincia jier il
mondo i suoi viaggiavventurosi. Narrasi pertantoil sogno di Kayd, re
indiano, che, tra le altre cose, predicela prossimavenuta d'iskender;
perch"l'indiano,animoso e sagace, consigliatoa ci" dagliindovini,pre-sentasi
nel cospettod'iskender sul confine del regno col dono di quattro
LA POESIA ROMANZESCA 165
cose meravigliose:una bella fanciulla,un filosofo,un medico,e una coppa
nella qualen" acqua n" vino non possono mai scemare. Kaid " confer-mato,
per tale atto di sommissione, nella sua dignit"e nel possesso del
regno; ma non cos" avviene di F"r (ilPoro deglistorici greci),che
affronta in battagliaIskender con tutte le sue schiere e cade da valoroso.
Segue la visita d'Iskender alla Kaaba in Arabia,laddove egliripristinane' suoi dirittidi principee signoreun Nasr,discendente d'Ismaele e di
Abramo; poi il viaggioin Egitto,laddove Iskender trova bella e onesta
accoglienzapresso Qebt"n, re del paese. Udito parlaredella reginaQay-d"feh di Andalusia (Candace,reginad'Etiopia),Iskender,prese vesti da
ambasciatore,si reca alla reggiadi leiper domandar tributo e soggezione.Ma l'animosa reginache l'ha riconosciuto per chi egli" veramente, glifa
conoscere il pericolodi un simil giuoco,l'ammonisce severamente di non
farlo mai pi",e fa seco un patto d'alleanza e d'amicizia,acquetatiprimae fattitacere certi furori di vendetta da partedi Tin"sh, figliodella regina,perch"Iskender gliaveva ucciso lo suocero nella persona di F"r re del-l'India.
39. Seguitailpoeta la sua storia di avventure, e narra d'Iskender che
s'intrattiene coi sapientiBrahmini in India;che giunge al mar d'Occi-dente,
laddove un orrido mostro marino ingoiaun navicello con trenta
uomini tra persianie greci;che visita la terra d'Abissinia e il paese dei
Piedi-deboli,presso i qualieglifa uccidere un drago che infestava la terra;
che tocca la citt"delle donne, detta Iler"m, che " la citt" delle Amazoni;che tenta, ma invano, sotto la guidadel profetaKhizr,di giungereallafonte della vita nel paese delle tenebre per dissetarsi a quelleacque che
donano eterna giovinezzaa chi ne beve. Di questa fonte gi" abbiam detto
nel paragrafoantecedente. E Khizr vi giunge e ne beve; non gi"Iskender,il quale,consigliatoda certi uccelli parlanti,va e trova su di un monte
l'angeloIsr"filche gi"tiene in pugno la tromba, in atto di attendere il
cenno di Dio per destare i morti al giornodel giudiziofinale.
40. Al viaggioverso Occidente succede il viaggioverso Oriente,ed
ecco alcune gentisupplicareIskender di difenderle dagliassalti di Y"gi"g'e M"gi"g',popolibarbari e bestiali di forma. Iskender leva dal suolo e
fabbrica un alto muro di ferro,indi,seguitandoilsuo viaggio,viene a un
palazzodi rubini,laddove un morto col capo di cinghialesta seduto in
trono, poi,in altro luogo,vede un albero che parla,e dall'albero e dal
morto intende predirsila sua morte vicina e la sventura di non poter pi"riveder la madre. Iskender va anche travestito da ambasciatore presso
l'Imperatoredella Gina,ilqualebenignamentel'accogliee con doni magni-fici
gliconsegna anche una lettera in cui glirimproverala sua smania di
conquista,rammentandogli che altriregnanti,Gemsh"d, Dah"k, Fr"d"n, Io
hanno- precedutoe sono tutti morti. Allora,ritornando verso Occidente,
sconfitta nel passare la gente del Sind che voleva vendicar la morte di
re F"r, e toccata la terra del Yemen, Iskender si avvicina alla citt" di
166 CAPITOLO SESTO
B"bil (Babilonia),laddove certi segni paurosiglifanno intendere esser
vicina ornai la sua morte. Perch" egli,ordinati con Aristotele suo maestro
gliaffaridella successione nel regno, scrittauna lettera alla madre, muore
rassegnalo,dato un mesto addio ai capitanie agliamici. Firdusi,descritto
il lutto per quellamorte, chiude ilsuo racconto con lungheconsiderazioni
morali.
41. Da questo breve sunto vedesi come il racconto di Firdusi altro
non sia che una serie di avventure, narrate una dietro l'altra,senza alcun
disegnodeterminato,senza concetto d'unit". La quale,tuttavia,non poteva
darsi al fantastico racconto, trovandovisi accozzate diverse partid'origine
diversa,e particolaritolti ai romanzi grecivoltati e rifattiin diverse
lingueorientali e particolaritoltial Corano. Crediamo anzi che ilCorano
con quel suo Cornuto che va errando dall'Oriente all'Occidente e dall'Oc-cidente
all'Oriente,v'abbia contribuito non poco. Che se la curiosit" del
lettore per un momento " solleticata dal presentarsiassiduo di qualcheavventura nuova, quel cessar improvvisodi questa perch"un'altra seguiti," tale che ingenerafastidio e noia,non trovandosi,in tanto raccontare,
alcuna azione che tenga sospesa con diletto l'aspettazionedel lettore e lo
interessi nei successivi momenti del suo svolgersi.Sono avventure brevi
e staccate e nulla pi"; e la bella narrazione del grande epico,simile a
largae limpidacorrente, a questo punto sembra fare tristo ingorgoe sta-gnare
quasi oziosa e inerte.
42. Nel romanzo di Ardeshir,Firdusi racconta le medesime cose che
abbiam trovate nel romanzo pehlevico,stato esaminato da noi avanti;
per"non " necessario ridirle qui ora. Eglituttavia s'" fermato con com-piacenza
specialea tre punti,che sono gliamori del giovaneArdeshir con
la bella schiava di re Ardev"n, da lui detta Guln"ra, e la storia del gran
verme di Heft-v"d (l'Heft-b"khtdel romanzo pehlevico),e l'idillicoincontro
di Sh"p"rt"gliodi Ardeshir con la figliadi Mihrek (ilMithrak del romanzo
pehlevico)al pozzo. Nel resto egliprocede in grandissimapartesecondo
ilromanzo, anzi nello stesso ordine,toltialcuni particolariche il N"ldeke
tenta di spiegarecon certe idee specialiche Firdusi doveva avere, massime
intorno a cose di religione.Eglipoimolte asprezze appianaacconciamente
e molte differenze togliedi mezzo; altre cose narra in forma e maniera
meno antica,e alcuna ne ha che il romanzo pehleviconon reca, per
esempio quelladell'essere stato rinvenuto in un picciolpomo ilfamoso
verme della figliadi Ileft-v"d,come gi" abbiam notato. Ora, alcuno
potrebbedomandare se ilromanzo pehlevicosia stato veramente iltesto
che Firdusi ebbe dinanzi nel comporre questa parte del suo poema. Ma
noi sappiam gi"ch'egliaveva sott'occhi e seguivauna vasta compilazionein cui tutta la materia del poema era gi" contenuta; e, d'altra parte,"
pi"ovvio ildire che tanto ilromanzo pehlevicoquanto la compilazione
seguitada Firdusi derivano da un fondo comune di tradizioni la cui forma
primitiva" ora impossibilerintracciare. Lasciando per"l'inutilequestiono,
168 CAPITOLO SESTO
and" travestito da ambasciatore alla corte di Shengul,un re indiano,lad-dove
eglidiede meraviglioseprove di s" abbattendo avversari nella lotta
e uccidendo un lupoferoce e un dragone.E Shengulal creduto ambascia-tore
diede in isposala figliasua Spin"d,desideroso,come era, di tratte-nerlo
presso di s". Ma Behr"m trov" modo di fuggircon la bella sposa, e
Shengull'insegu"; poi,fattosi conoscere per quelloch'egliera veramente,
era richiesto di perdono dallo suocero mei-avigliatoe confuso,che pi"tardi,con altri sette re, veniva a vederlo nell'h-an.
44. A queste avventure d'amore s'intrecciano in maggior numero
quelled'incontri con ricchi avari,spogliatipoidal re per distribuirne ai
poverile ricchezze. Perch" " da sapersiche Behr"m, uscendo spesso alla
caccia,aveva costume di allontanarsi dalla scorta reale e di chiedere ospi-talit"
presso quel tale o tal altro ricco abitatore della campagna ch'egli
sapeva essere avaro e crudele. Avveniva che spesso gliera negata l'ospi-talit"0 gliera data a stento o sotto le pi"umili condizioni,come da quel-l'Abraham
giudeoche lo pose a dormire nell'atriodella casa, senza coltre,senza cena, e col patto di spazzare, al di vegnente, le immondizie del
cavallo. Ma ilre si vendicava e puniva l'avaro giudeocol toglierglile ric-chezze
per darle a un povero acquaiolo,di nome Lanbek, che alcuni
giorniprima aveva venduto le sue masserizie per ospitarlodegnamente.Il generoso principeva anche pi" in l",perch"eglicondona il tributo ai
poveri,trovandosi l'erario pubblicoabbondantemente fornito,e perch"per i poveri,acciocch" non siano da meno dei ricchi,fa venire dall'India
diecimila musici da piazza,provvedendolidi tutto,perch"cantino e suo-nino
gratuitamentenel loro cospetto,e anche perch"eglis'induce a fare
una prova di socialismo in un villaggio,sciogliendonegliabitanti da ogniobbedienza verso ilprincipee dichiarando ricchi e poveri,nobili e plebeitutti eguali.Ma gliabitanti,imbaldanziti e venuti in subito furore,comin-ciarono
dall'uccidere il borgomastro,poi scesero in piazza,s'accapiglia-ronofra loro e finirono abbandonando il villaggio,distrutto e desolato.
45. Tali fattihanno tutti un fondamento storico ; perch"" da notare
che fin dal tempo clie comparve Mani nell'Iran,e ci" nella prima met" del
terzo secolo,a predicarvile sue dottrine socialistiche,queste trovaron
bentosto favore grande non solo,come " naturale,presso il popolo minuto,ma anche presso alcuni dei re Sassanidi. Tra questi,appunto anche il
nostro Behr"m-g"r;anzi eglifu uno di quelliche pi"s'adopraronoperattuar quelledottrine,sebbene con assai poco frutto. Ma intorno a ci" veg-
gasiun bel libro di Salvatore Cog'iettiintorno al socialismo antico,in
quellaparte laddove eglitratta con tanta dottrina del socialismo persiano.Anche alle avventure romanzesche di Beln-"m e alle sue imprese in odio
dei ricchi e in favore dei poveri,abbiano o non abbiano fondamento sto-rico,
0, se l'hanno,siano o non siano abbellite dalla fantasia popolare,troviamo essersi congiuntiper tempo e intrecciati alcuni elementi epici.Perch" leggesinel Libro dei Re dell'uccisione di un oriido dragofatta da
LA POESIA ROMANZESCA 169
esso Behr"m, e come questo drago fu trovato avere nel ventre ilcorpo di
un garzoncellogi"da lui divorato;anche vi si racconta di leoni,di lupied'altrimostri uccisi da lui in India. Kispettoai qualifatti" forza dire e
credere una di queste due cose, o che a Behr"m-g"r la fantasia popolareha attribuito impresetutte propriedeglieroi dell'epopea(e ricordiamoci,tra le altre,della impresadi S"m, uccisore d'un dragosul fiume Keshef),0 che alcune impresedel re cacciatore e vincitor di leoni furono ingran-dite
a segno da pigliareaspettodi fatti da epopea. Ma delle due opinioni,quanto a noi, noi pi" volentieri ci atteniamo alla prima, tanto pi"che
non " raro l'incontrare esempi,anche presso altre storie e altre lettera-ture,
di racconti e tradizioni epicheapplicatepi"tardi a personaggisto-rici.
Con tuttiquestielementi adunque,Firdusi,o chi prima di lui prepar"la tela,compose ilsuo racconto intorno a Behr"m-g"r; eglituttavia non
li seppe far compenetrare l'uno con l'altro di tal forma che ne uscisse,e l'abbiam detto,un romanzo vero, ben dispostonelle sue partie ben
composto nel suo insieme. Per cotesto appunto la narrazione di lui,
bellissima nei suoi particolari,perch"raramente il gran poeta ha spie-gatoaltrove tanta fantasia e mostrato tanta maestria nel descrivere e
nel narrare, procedea saltie a sbalzi,senza alcun legame ne' suoi molti
episodi.46. Ilmodo con cui Firdusi narra del Behr"m Ci"bineh,del fiero capi-tanoche si ribell" al suo re, si assomigliaal modo con cui egliha trattato
il romanzo nascente, per cosi dire,di Ardesh"r e di Guln"ra. Perch" anche
qui tutta la parte storica " narrata con certa cura, e soltanto alcuni tratti
che accennano al romanzesco, sono postiqua e l". Sono essi,e gi"l'ab-biam
detto altrove,l'avventura di Behr"m nella selva,laddove una miste-riosa
femmina gliprediceche eglisar" signoredi tutto l'Iran,poil'impresacontro il leone Keppi,e in fine la sua morte. E quellaprima avventura "
narrata in modo che nel leggerlasembra di aver dinanzi un canto del-l'Ariosto,
nel quale ilgran romanziere italiano descrive qualcunadi quellesue selve laddove si nasconde certo palazzoincantato,abitato da una
bella e possente maga che prediceai cavalieri,predestinatia grandicose, il futuro. L'impresa poi del leone Keppi ha tale somiglianzanei
particolarie nelle parolestesse adoperatecon l'impresadi S"m (che "
il modello di tutte queste imprese),uccisore del dragone sul fiume
Keshef,da non potersidubitare che anche qui una tradizione dell'antica
epopea non sia stata applicataa questo strano e singolarepersonaggiostorico. La morte del quale (ed " il terzo fatto,storico nella sostanza,
romanzesco nei modi e negliatteggiamenti)" narrata da Firdusi con tutta
grandezza e dignit",congiuntea un senso di piet"profondaper questo
uomo d'alto ingegno e di gran cuore, cui il re sconoscente aveva oltrag-giatoe l'ambizione fatto uscire dal retto sentiero.
47. Che se fin qui,tolto illeggiadrosoggettodi Ardeshir e di Guln"ra,
queste storie romanzesche inserite nel Libro dei Re sono piuttostouna
170 CAPITOLO SESTO
serie di avventure staccate,eccoci a quelladi Khusrev e di Shirina,vera
storia d'amore che anche dopo Firdusi ha ispiratotanti nobili ingegni.Ma
Firdusi,come gi"fece deglialtri racconti,anche questo smembr" per la
necessit" del disporreil poema nel modo che gi" sappiamo, sebbene,
giuntoa un dato momento del regno di Khusrev,eglisembri volerne fare
un racconto proprio,dicendo:
Or io fo nuova una leggemlaantica,Di Khusrev e Shirina io fo parole.
Per" eglidel leggiadroe pietosoromanzo non ha toccato che i puntiprin-cipali,cio" l'incontro di Khusrev in Shirina in un giornodi caccia dopo
un lungo obblio,da parte di esso Khusrev, della dolce amica deglianni
suoi pi" belli.Le faccende del regno e la cura di domar la ribellione di
Behr"m Ci"bineh avevano lungamente distolto ilgiovane re dal pensare
ad altro ; e per"ora Shirina glisi mostrava tutta mesta e piangentenelle
selve e gliricordava con tale accento di dolore l'amore d'un tempo, che
Khusrev impietositola prendevaseco e la menava in corte. Cotesto sifaceva
da lui non senza scandalo dei sacerdoti e dei principi,i qualivedevano di
mal occhio Shirina che era cristiana,qualeessi sapevano esser donna di
gran mente, capace di frammischiarsi nelle cose dello stato. Ma Khusrev
mostr" loro una coppa d'oro piena dapprima di un sangue impuro,poimondata, poiriempitadi nuovo di un vino purissimo,significandosicon
ci" che se Shirina a princ"pioera indegna del re dell'Iran,ora essa, da
che era entrata nel gineceoreale,fatta degna della graziadi lui,merita-
vasi ognimaggior rispettoe devozione. Questo " ilsecondo punto che tocca
Firdusi,e un fondamento storico vi deve pur essere, laddove ilterzo,come
pensa lo Spiegel,dev'essere tutto d'invenzione romanzesca, raccontandosi
da Firdusi come, morto Khusrev,la donna amante, richiesta di nozze dal
figliodi lui,natoglida altra sposa, si facesse condurre tranquillad'aspetto,ma disperatain cuore, al sepolcrodell'antico amante, e l" si avvelenasse
e morisse. Questo soltanto racconta Firdusi ; dice tuttavia,e assai lunga-mente
come altri scrittori orientali,della magnificenzadel re Khusrev
descrivendo con molti particolarila sua corte e, tra le altre cose grandi,anche quel trono ingemmato e dorato, detto l'Arcuato,nel qualeerano
dipintii segnitutti del cielo ed erano tanti sedilida potervistare,oltre il
re al primo posto,i sacerdoti,i principi,i duci, i borgomasti'i,ciascuno
secondo ilgrado.Quel gran trono era certamente una gran sala con molti
sedili all'intorno,congiuntiinsieme fra loro,cou"e vedesi ancora presso d"
noi in certi cori delle nostre chiese.
48. Firdusi adunque, come s'intende da ci" che finora s'" detto,intanto
che conobbe questisoggettida romanzo e in certi particolarileggiadra-menteli tratt" con la potente arte sua, non seppe o non pot"farne veri
poemi romanzeschi. Con questo tuttavia,ilgei'me della poesiaromanzesca
(lasciandostare quelloche pot"essere nell'antichit",perch"nulla ne sap-
LA POESIA ROMANZESCA 171
piamo)trovasi gi"vigorosoe pieno di vita nei suo poema, e " leggiadriracconti d'avventure e le pietosestorie d'amore alle qualieglifuggevol-mente
accenna, attendono ornai il poetache con arte meno alata e meno
polente,ma pi" fine e pi" elegante,dar" loro appropriataveste poetica.Costui sar" Niz"mi di Cangia.Intanto,per dire tutto ci" che crediamo di
dover dire rispettoa Firdusi,vogliamo anche notare che egli,mentrenella prima parte del Libro dei Re ha e serba il vero stiledell'epopea,
grande,magnificoe pomposo, in questa seconda parte,per la diversa
natura dei soggetti,adoperastilealquantopi"dimesso e famigliare,non
rifuggendonemmeno dallo stilecomico. Del qualetrovasi un bell'esempionell'avventura,gi"ricordata avanti,di Behr"m-g"rcon Abraham, giudeo
avaro, e nell'altradi un giovanecalzolaio che,essendo stato vietato ilvino
per decreto reale di esso Behr"m, si trov" poiimpacciatoper debolezza in
certe sue bisognequando si ammogli". Dell'avventura di Behr"m col
giudeodaremo la traduzione nell'appendice.49. Narrando nel capitoloantecedente la vita di Firdusi,anche abbiam
detto che egli,quando fugg"da Ghasna e ripar"alla corte del Califfo di
Bagdad,compose per ilprotettorenovello un poemettosul soggettodi Y"suf
e Zalikha. Esso " giuntofino a noi;ma perch"soltanto assai tardi n'" stata
fatta menzione dagliscrittoriorientali,cosi s'" potutoanche dubitare se
esso sia veramente opera del gran cantore del Libro dei Re,perch"sembra
che la prima memoria di esso sia quellache trovasi nella prefazioneper-siana
che B"ysingherfece al poema di Firdusi,la quale " dell'anno 829
d. E. (14-25d. C), e per"posterioredi pi"che quattrocent'annialla morte
del poeta.Altri scrittoriposteriorifanno menzione del poemetto; ma Aufl,
il pi" antico scrittore persianodi cose letterarie e amoroso indagatoredelle memorie del suo paese, vissuto intorno al 600 d. E. (1203 d. C),sebbene ricordi,un romanzo in prosa, intorno allo stesso soggetto,di
Ans"ri morto nel 481 d. E. (1088 di C), non ricorda ilpoema di Firdusi;n" sembra conoscerlo Gi"mi,ilqualepure compose un altro poema intorno
allo stesso argomento. Ragionevolmente,perci",si volle supporre che il
poemetto non fosse genuino,e che qualchealtro poeta di assai pi" tarda
et" Io componesse e poi,per darglivalore e fama, volesse farlo passare
col nome di quel grande.50. Ma l'Eth" che con molto studio e cura ha esaminato la questione,
l'ha definitain favore dell'autenticit",e le ragionich'egliassegna per pro-varla,
sono tali,che tolgono e cancellano omai ogni dubbio. Di esse,
perch"noi ora assai brevemente le esponiamo, la prima si ", trovarsi
frequentie forti somiglianzetra il Libro dei Re e questo poemetto, in
certi punti.Anche noi riconosciamo e teniam per vero tutto cotesto,seb-bene
la somiglianzache l'Eth" scopre tra il lamento di Firdusi per la
morte del figlio(e trovasi questo lamento nel Libro dei Re) e il lamento
di Rachele prima di morire e quellodi Lia dopo la morte della sorella,anoi non sembri tale da poterne ricavare,come eglifa,una prova forte.
172 CAPITOLO SKSTO
Ma, lasciando questo punto molto particolare,le somiglianzesono molte
veramente e frequentiassai,e chi ha fatto attenta lettura del Libro dei Re,
le incontra ad ognipagina,si pu" dire,del poemetto.Anche " una buona
ragionequelladel metro, perch" Firdusi scelse e adoper"il metro slesso
del Libro dei Re, sonante, armonioso e atto ai racconti guerrieri.Di che
glistessi scrittori orientali glihanno mosso qualcherimprovero,osser-vando
che un metro eroico,che ritrae con la sua armonia ilfragoredelle
armi e delle battaglie,non poteva essere adoperatoper raccontare una
tenera storia d'amore. In ci" essi sembrano aver ragione;ma non di cotesto
vogliamoparlarnoi ora. Diciamo invece che giustamenteosserva l'Eth"
che se un poeta di tarda et",e non Firdusi,avesse composto ilpoemetto,
non gi"del metro epico,ma piuttostosi sarebbe valso del metro che "
stato adoperatoin tutti glialtri poemi romanzeschi da Niz"mi in poi,eccetto in quellod'Alessandro,perch"questo romanzo tiene ancora del-l'epico
e Niz"mi manifestamente volle imitarvi il Libro dei Re. Vuoisi
osservar tuttavia che Kirm"ni, altro poeta romanzesco, vissuto,come
vedremo, nel decimoquarto secolo,compose in metro epico un suo
romanzo; onde, per questa parte,l'argomentodelI'Eth" resta d'alquanto
infirmato. Ancora, aggiunge TEth", un poeta di tarda et" avrebbe com-posto
il poemetto con intento allegoricoe mistico,come ha fatto Gi"mi,
perch"come anche noi abbiam notato parlandodella mistica,gliamori
di Y"suf e Zalikha,presso i mistici simboleggianol'amore dell'anima
umana che sospiraalla belt" eterna. Ora, nulla di cotesto trovasi nel
nostro poema. Narra e descrive semplicementee nulla pi", come fa
anche il Libro dei Re. Seguitando,l'Eth" osserva che in una partedella
introduzione,laddove il poeta racconta di altri che l'hanno preceduto
nel comporre ilY"suf e Zalikha,egliricorda quell'Ab"'1-Muayyade quel
Bakhtiy"riche noi pure abbiam ricordati di sopra, e dei quali,se togli
questo passo del Y"suf e Zalikha e una fuggevolemenzione fatta del
primo da Aufl che ne riferisce un solo distico,non si ha alcun'altra
memoria. Ora, questidue poetierano anteriori di poco a Firdusi; n"
sarebbe stato probabileche un poeta di assai pi" tarda et",quale avesse
voluto scrivere sotto il nome di lui,si avesse cercato per suoi prede-cessorinel medesimo lavoro due poetioscurissimi,noti pi" tardi sol-tanto
aglieruditi. Altre prove ricava l'Eth" da ci" che il poeta stesso
dice nella introduzione,laddove egliattesta che per consigliodel Califfodi
Bagdad,Al-Q"dir llill"hi,compose ilpoemetto,perch" esso Calitfodeside-rava
che la sua corte non fosse da meno di quelladel signoredell'lr"qa,
nella quale un altro poeta,ed era appunto Bakhtiy"ri,aveva verseggiato
quel racconto. Ulteriore prova sono le molte allusioni fatteal Libro dei Re
nella introduzione,allorquandoilvecchio e perseguitatopoeta ricorda con
dolore la durata fatica e afferma che egli,stanco omai di dire le storie
bugiardedeglieroi antichi,si volgeora a una storia verace, raccontata dal
Profeta nel Corano :
LA POESIA ROMANZESCA 173
Or io non comporr"libribugiardi, Di K"vus re. N" so che altro mi tocchi,
N" a mio sermone per antiquefole Fuorcliepenae(lolor,perKhiisr"vprence3,Dar" sjilendor,u" ti;itter"semenza Per le battaglied'Afrasy"h.RagioneD'erbe maligne,che saliabianchezza Vuoisi che in questodi me rida.Or come
Del color bruno al loco^ E gi"si fea Potria di me ragionpiacersi?ch'ioStanco d'eroe Fred"n- questo mio core. Perdei met" del viver mio nel tempoE che mi cai se di Dah"k il trono Che di H"stem del nome io tutta pienaEi si ripi'ese?An(die dal regno tolsi. Feci la terra. E questocore " stanco.
Di re Uob"d, il core; anche rapia Ed io per (Ihev,per Tus e per quelfiglioLa bufera del tempo ilseggioillustre Di ZaI* mi j)resialtofastidioe noia.
E ancora :
Tolta a" profetivuoisi dir l'istoria^, Falsi ornamenti;ma veraci eglierano,Ch'ei non avean radice e fondamento Diceano ilvero, ed " ciascun di sue
Fuori di verit".Favole stolte Parole innanzi a tuttiin testimonio.
Ei non dicean, non davano a' racconti
Oltre queste prove, tutte forti e buone ed evidenti,l'Eth" fa anche cenno
allo stile del poemetto quale fa conoscere che esso " opera di un gran
poeta,sebbene eglinon tanto mostri di affidarsia questo argomento osser-vando
che il senso estetico personale,in simili questioni,non ha vera-mente
molto valore. Quanto a noi,sebbene anche tra gliOrientali alcuno
abbia detto che ilpoemetto " inferiore al Libro dei Re e mostra che l'estro
del poeta s'" affievolitonel corso deglianni e negh assalti della sventura,
pensiamo che ilYtisuf e Zal"kha di Firdusi,per la bellezza dello stile,percerte sue maniere di disporree atteggiarela frase poetica,per certi modi
particolaridi esprimereilpensiero,troppo somigliaal Libro dei Re perch"si possa dubitare che la mente stessa non abbia atteso all'uno e all'altro
lavoro. E questa prova, che per l'Eth" sembra aver poco valore, per noi
l'ha molto grande,perch"noi Italiani(senzache con ci" vogliasirecare
ingiuriaaglistudiosi d'altra nazione)non possiamo n" dobbiamo dimen-ticarci
che abbiam senso estetico maggioredi altripopolimoderni, come
questistessi e riconoscono e asseriscono. Ora, se " pur vero che in questo
punto l'intuizione nostra " maggiore e pi"rapida,perch"vorremmo rinun-
ziarvi? In verit",non se ne vede ragionealcuna,se pure questa ragione"
veduta soltanto da certi eruditi,poveridi mente e di cuore, che ai nostri
giornicon alticlamori e strepitisu per le cattedre vanno gridandoche dei
giudiziestetici non si deve tener conto nessuno. Quanto poi al lungosilenzio che per quattro secoli dur" in Oriente intorno a questa seconda
(1) Cio" mi son fatto canuto, e sono veccliio.
(2) Re ed eroe del Libro dei Re, come glialtri che seguono.
(3) L'antico re Khusrev dell'epopea,non il Khusrev Parv"z della storia e del
romanzo.
(4) Rustem.
(5) Di Y"suf e di Zaliklia.
174 CAPITOLO SESTO
opera di Firdusi,tanto che si pot"anche pensare che essa fosse andata
perduta,giustamenteosserva TEth" che essa, come l'originalene dovette
essere depostoa Bagdad,cos" dovette restare lungamente dimenticata nei
torbidi e negliscompigliche seguironoin Bagdaddopo la morte di Firdusi,
finch" poiqualchemano ignotafelicemente lo trasse fuori dal suo nascon-diglio.
Il Libro dei Re, invece,come opera maggiore e tale che narrava la
storia del paese e toccava fortemente l'amor di patria,non cadde mai in
dimenticanza,sebbene a purgarne iltesto daglierrori dei copistisoltanto
cjualtrosecoli dopo si pensasse da un discendente di Tamerlano.
51. Il poemetto,adunque, si apre con le consuete lodi di Dio. Seguitail poeta parlandodella sua vecchia et" e del come eglisia stanco omai
delle storie del Libro dei Re. Detto poiper qualiragionila storia di Y"suf
o Giuseppe sia stata raccolta nel Corano, egliincomincia col narrare di
Giacobbe, che, per conseguirla mano della bella Rachele,si acconci" ai
servigidi suo zio Labano. Avute poi in ispose,prima Lia,poi la tanto
sospirataRachele,Giacobbe trovasi ricco e felice;ma quellafelicit"gli"
guasta improvvisamentedalla morte di Rachele,allor che nacque Benia-mino.
Egliamava Giuseppea preferenzad'ognialtro suo figlio;onde, e
per questa predilezionee perch"Giuseppeaveva veduto sognid'invidioso
significato,sembrando che eglidovesse esser maggiore di tutti glialtri
fratelli,i fratellipresero a odiarlo. Nel silenzio pertantoessi ordiscono la
sua perdita,e pregano ilpadrea mandarlo con loro allacampagna presso
ilgregge. E Giacobbe cede,ma contro voglia,intanto che Giuseppe,andato
con quelli," da loro gettatoin una cisterna,poi venduto e mandato in
Egitto.Ilvecchio padreintanto,al qualesivorrebbe far credere che un lupo
gliha sbranato ilfiglioprediletto,diventa cieco per ildolore,non prima
per" che egliabbia,per singoiarfavore di Dio,potutoparlarecon un lupoche " colpevolifratelliglihanno menato innanzi insanguinato,affermando
esser quellala cruda fiera che ha sbranato il suo Giuseppe.Ma illupo,interrogatodal piangentee infelicepatriarca,non solo siscolpa,ma disvela
anche molta partedelle arti infami di quellie liconfonde nel cospettodel
padre.Seguela fortuna di Giuseppein Egitto,fatto tesoriere in casa del
gran Visir (Putifarre),al qualeegliera stato venduto dai mercanti. Di lui
intanto s'innamora la bella Zal"kha,la moglie del gran Visir,qualepoi,
perch"l'onesto giovanenon vuol cedere al colpevoleamore, lo accusa di
magia nel cospettodel marito. A questo punto, il poeta colloca ilcurioso
e comico episodiodelle dame egizie,tolto dal Corano, le quali,avendo
biasimala Zalikha del suo amore, sono da lei raccolte ad un convito. Ma
poi,aprendosiall'improvvisouna porta e avanzandosi d'un tratto il bel-lissimo
Giuseppe,esse tutte restano stordite di talguisaa tanta belt",da
non accorgersidi aversi tagliato,coi coltellida tavola,le mani e le braccia
intanto che volevano afiettarc aranci. Cos" Zalikha,in qualche modo, si
giustificapresso le rivali invidiose e maligne.Ma Giuseppe,per l'accusa
ch'ella gliha mossa, " postoin carcere, donde poi " tratto allorquando,
176 (.APITOLO SESTO
Giuseppe,e tutta la lunga introduzione in cui si narra del matrimonio di
Giacobbe con Lia e con Rachele e la felicit"susseguentedi lui.Ma, tolto
cotesto che non si trova nel Corano, ilpoemetto ne rifa il capitolodal
punto in cui si narra dei sogni di Giuseppe,all'andata di Giacobbe in
Egitto.E s'intende che ilpoeta doveva tenersi fedele a questo suo testo
non tanto nel caso generale,quanto nel particolare;perch",quanto al
caso generale,egli,come mussulmano, non poteva che seguirela parolarivelata da Dio nel suo libro,tanto pi"che la storia di Giuseppev'" annun-ziata
a Maometto con tanta solennit". Quanto poi al caso particolare,"
noto che Firdusi era stato accusato d'eresia alla corte di Mahm"d di Ghasna
per aver celebrato con ammirazione soverchia gliantichi eroi dell'Iran;ed
" anche noto che,giuntoa Bagdad,ospitatoin corte dal capo dei credenti,dovendo far professionedi ortodossia e desiderando pace dopo tanta guerra
sofferta,eglicompose ilromanzo di Y"suf e Zalikha appunto in omaggioalla fede maomettana. Dato ilqualpunto," facileintendere come eglitanto
pi" fedelmente dovesse attenersi al testo pi" autorevole del suo racconto.
54. Dopo ci",vediamo se ci " dato collocare al loro posto e il capitolodel Corano e il poemetto di Firdusi. Al qual proposito" gi"stato osser-vato
dal Geigerche il capitolodel Corano deriva in gran parte da tradi-zioni
rabbiniche;n" ci" deve parer strano in alcuna maniera, sapendosiche Maometto ha tolto molte cose a Cristiani e a Giudei quanto a tradizioni
e leggende.Ma, con questo,anche altriscrittorimaomettani che dei casi di
Giuseppehanno fatto qualchecenno nelle loro compilazionistoriche,mostrano di saperne molto di pi" di quelloche gi"trovasi nel Corano, e
conoscono gi"di quellecose che anche Firdusi ha postenel suo poemetto.
Sono essi (aldire del Gr"nbaum, che con molta erudizione ha trattato la
questionedi questefonti di Firdusi)labari,Zamakhshari, Ibn ul-Ath"r e
anche P)eyz"vi,celebre espositoredel Corano. Ora " certo che a questi
autori tuttiquei particolaridel racconto ai qualidi sopra si accennava,
vennero dalla Bibbia e pi" direttamente da fonti rabbiniche,trovandosi
detto,per esempio,nel Midrash del come Giuseppepicchi"nella sua coppa
per averne rispostee confondere con quellerispostei fratellicolpevoli;e
nell'altrolibro rabbinico,ilSepher hayyasharcio" il Libro del giusto,
leggesipure della lettera che Giacobbe scrisse al l'e d'Egittoraccomandan-dovi
il suo diletto Beniamino. Anche Zamakhshari e Ibn ul-Athir riferi-scono
questa lettera. Quanto poi al particolaredel lupo che, accusato
dell'uccisione di Giuseppe,prodigiosamenteha un colloquiocon Giacobbe
al quale eglidisvela l'ingannodei fratelliinvidiosi,tutto ci" leggesinello
stesso Libro del giustoora ricordato,e il curioso e insieme pietosoepi-sodiotrovasi riferito anche in un poema, dettato in linguaspagnuola e
scritto in lettere arabiche che si conserva in Ispagua,all'Escui-iale,opera,
forse,di qualchediscendente dei Mori del decimo(iuartosecolo.
55. Per", rimandando alla scrittura del Griinbaum chi fosse vago di
maggior copiadi particolariintorno a questaquestionedelle fonti rabbi-
LA POESIA ROMANZESCA 177
niclie,dobbiamo notar qui,sebbene s"a forse superfluoil farlo,che n"
Firdusi n" glialtriattinsero direttamente a quellefonti.Perch",secondo il
Batiffolche con molto amore si occup"della leggendadi Giuseppee della
moglie sua Aseneth, un ampio ciclo di leggendereligiose,giudaichee cri-stiane,
s'" svolto assai per tempo prendendole mosse da quel versetto
della Genesi: " E Faraone gli(aGiuseppe)diede in moglieAseneth,figliadi Putifarre,sacerdote di On ". Al quarto secolo,pertanto,dell'Era Vol-gare,
una leggendarabbinica s'" formata,e trovasi gi"nella versione cal-daica
della Bibbia,del falso Jonathan,e nel iViidrashdi Eliezer e in altre
compilazionidi rabbini. Al quintosecolo,i cristianise l'appropriaronoene fecero un certo romanzo cristiano,cattolico,composto, come pare,nell'Asia Minore e dettato in greco, sotto iltitolo:La preghieradi Aseneth.
Dal greco pass" pi" tardi in Occidente,e Vincenzo Bellovacense per il
primo la fece conoscere, inettamente tradotta in latino,nel suo Specchiostorico;ma in Oriente penetr"assai prima,cio" nel sesto secolo per
mezzo di Mos" d'Aghelche dal greco la tradusse in siriaco.Dalla siriaca
si fecero assai prestole versioni arabica ed etiopica,e la versione arabica
fu quellache somministr",nel decimo secolo, a Firdusi e aglialtriscrit-tori
mussulmani tutte quellenotizie notate di sopra, che sono di originerabbinica e non si trovano nel Corano. Aggiungiamoin ultimo,soltanto
come notizia letteraria,che Sant'Efrem che era del quarto secolo,com-poneva
un poema siriaco,in dodici libri,sulla storia di Giuseppe.Non
sappiam tuttavia se esso abbia nulla o molto da fare con la leggendarabbinica or ora toccata da noi.
56. Ma anche se Firdusi,come eglistesso dice,segue raccontando il
capitolododicesimo del Corano,giustamentenota il Grunbaum che quelracconto di lui,quanto ai modi, va per la sua strada,lasciando che vada
per la sua il capitoloscritto dal Profeta. Perch" questo capitolo,oltre
essere monco in alcuna sua parte,tanto che altri scrittorimussulmani
mostrano di conoscere assai meglioilsoggettodel loro racconto, " fretto-loso,
rapido,episodiconella sua narrazione,sicch" senza intento dramma-tico
precipitaal fine,parendo che a chi narra, molto poco importidi ci"
che eglinarra. E non ha intento drammatico,perch"non sembi*a curarsi
nemmeno di conoscere i personaggidel suo racconto, ma li introduce a
parlaresenza dirne il nome, appagandosidi notare laddove glicade in
acconcio: " E disse l'interlocutore fra quelli". Al qual propositonoiosserviamo che a tanta aridit"di racconto e a tanta povert"d'arte Firdusi
ha contrappostola copiamaestosa del suo narrare e tutta la maestria di
chi s'era esercitato per lunghi anni nel comporre il Libro dei Re. Del
qualenon sono qui veramente n" le battaglien" le passioniviolente n" le
guerre di vendetta,che,come dovere sacro, tramandansi d" generazionein
generazione;non vi sono eroi, non vi sono impresegrandie strepitose,n" ci" che vi s" narra ha l'altosignificatodella eterna battagliamorale tra
il bene e ilmale,narrata e descrittagi"in quellagran canzone epica.Ma,
12 " Pizzi,Storia delia poesia ]persiana,voi. II.
178 CAPITOLO SESTO
in compenso, vi sono affettidolci e soavi,angosciedi amanti e il dolore
ineffabiledi un padrederelitto,e dipinturedi passioninobili e di moti
vivi dell'animo,di gioiee di patimenti,con una calma e serenit" cbe forse
valgono gl'impetigiovanilidi un tempo. Del resto, anche il Libro dei Re,in tanti casi che vi si narrano, ha molti trattiin cui hanno partecospicua
quegliaffettiintimi;e allora certi puntidi questo romanzo d'amore tro-vano
un riscontro in altri di quell'anticae potentecanzone, nella quale
son gi"statinarrati gliamori diZ"l e di Pa"d"beh,di B"zhen e di Menizheh,
e descritta la disperataangosciadi Rustem pei- la morte del figlio,da lui
inconsapevolmenteucciso,e l'affanno di Gh"v allorquandoilfigliosuo era
caduto in potere di Afrasy"b,e la dogliamortale di Ferengh"sorbata del
giovanesposo, e tutto ci" accanto agliodi fraterni di Salm e di Tur per
l'innocente Erag'e all'iraimpotentedi Afrasy"bverso i re dell'Iran e tutti
glieroi di quel gran paese guerriero.57. La linguache in questo suo poemetto ha adoperataFirdusi," pur
sempre, nei modi e negliatteggiamentisuoi,quellalinguapittricedel Libro
dei Re. Abbonda tuttavia,sebbene non in misura che soverchi,di parole
arabiche;e se ne intende ilperch".Perch" ilLibro dei Re, essendo canto
essenzialmente nazionale,non poteva esser composto che nella linguadel
paese, scevra d'ognielemento straniero,laddove,in soggettomussulmano,
del quale il testo pi" autentico,cio" ilCorano, era stato scritto in arabo,ilpoeta poteva permettersi,come fece,libert" alquantomaggiore.
58. Notiamo anche " nomi di due poetiromanzeschi intanto che per
essi non possiamtare altro,perch"scarsissime sono le notizie che abbiam
di loro e delle opere. Uno di essi " un Fasihi Giorgi"ni,autore di un
romanzo, V"miq e Azra, andato perdutocome (juellogi"di Unsuri,com-posto
sul medesimo soggetto.Visse questo poeta alla corte del principedel Taberist"n,Kay K"vus figliod'Iskender,qualeregn"dal 441 al ""i d. E.
(104-9-1000d. C); e pare che il suo poema sia andato perdutoassai per
tempo, trovandosi,secondo l'IIammer, che Davlet-Sh"h,nel nono secolo
dell'Egira(decimo quintosecolo d. C), non ne conosceva che pochiversi.
Essi tuttavia,per la bellezza,fanno lamentare la perditadell'operaintera.
L'altro poeta" Shih"b ud-d"n Amaaq di Bukh"ra, morto nel 543 o 5-44
d. E. (1148 0 1149 d. C.)al tempo del principeSengiardella casa dei Sel-
gi"qidi,autore di un poema romanzesco: Y"suf e Zal"kha,del quale non
abbiam potuto trovare altra notizia fuori di questa.
59. Della vita del poeta Niz"mi di Gangia abbiam fallo cenno che basti,
come crediamo, in quellapartedel capitolodella poesianiistica che tocca
d'un'altra opera di lui: IlTesoro dei Misteri. Perch",lasciando di ridir ora
ci" che abbiam detto prima,ci volgeremoai suoi poemi romanzeschi che
sono quattroe che, riuniticonsuetamente in un volume col Tesoro dei
Misteri,sono conosciuti in Oriente col nome comprensivo di Khamse"i che
in arabo significail Quintuploo i Cinque,ovvero con l'altro nome di
Feiuf Glieng'che in persianosignificai Cinque Tesoli. L'uso i)oiche
LA POESIA ROMANZESCA 179
neirOriente mussulmano prestodivenne comunissimo, di compor cinquepoemi, romanzesclii quasitutti,e di riunirliin un volume solo,venne da
questoprimoesempiodatone da Niz"mi,icui cinquepoemi furon poisemprereputatiinsuperabilemodello del genere. E per",pi" tardi,si ebbero non
solo i Quintuplidi Kirm"ni, di Kliusrev d" Dehli,di K"tibi,di (ii"mi,maanche molti altri di altre letterature,turchi,ciagataicie inclostanici.Ora,i quattro poemi romanzeschi di Niz"mi trattano i pi" bei soggettida
romanzo dei qualinel paragrafoprecedenteabbiam tenuto parola,e furon
composti nell'ordine che segue, essendo stali precedutidal Tesoro dei
Misteri che, come abbiam veduto, vuol essere considerato opera giova-nile.Primo adunque fu quellodi Khusrev e Shirina;secondo,il Meg'n"n
e Levia;terzo, le Sette Belt" (nelqualesi raccontano le avventure del re
Behr"m-g"r);quarto, ilLibro di Alessandro.
60. Quale sia ilsoggettodel primo poema, abbiam cercato e veduto
nel paragrafoprecedente,e perch"Niz"mi lo abbia scello per il primo e
meditato, s'intende anche da ci",perch"eglivoleva emular la gloriadi
Firdusi e raccontare quellestorie che non erano narrale nella loro inte-rezza
nel Libro dei Re. Anche sappiamo che, appunto dagliamori di
Khusrev e di Shirina,Firdusi dice ben poco e come per via di episodi.Di
Firdusi poi"Niz"mi aveva concetto altissimo,e ildesiderio suo d'imitarlo
chiaro si manifesta da queste parolech'egliha postenella prefazionealLibro di Alessandro:
limaestro di Tosi,i'aiiticuvate Niz"mi intanto,{'.ilequalsposa adornava i carmi suoi, Che pur tratt"di questeperleilfiloIn quellibro in che tante infil"perle, E ilcalamo rec" su le memorie
Molti racconti lasci"a dietro,quali Antiche e viete,per alcuna perlaNon f"r dettipor lui.Che se le antiche Che nel tesor rinvenne intatta ancora,
Storie quantealtrigi"narr",narrate Trov" che sua stadera anche poteaTntle avess'egli,ilcanto suo pi"lungo Pesar parole.Snria stato d'assai
E per",come alcun suo amico glirimprover"di rammemorar glieroi del
paganesimo laddove eglipoteva celebrar la gloriadi Dio,Niz"mi, come
un giorno Sofocle dinanzi ai giudici,risposeall'indiscreto leggendoun
passo del poema. Tanto allora se ne piacquel'amico,che sclam" aver
Niz"mi con la magia della sua parolacollocato un idolo novello nel san-tuario
della Kaaba. Il poema tuttavia,dice il Bacher, fu scritto per con-fondere
i troppofanatici mussulmani del tempo ; e, del resto,ilsoggettostesso dava a Niz"mi buon giuoco per dimostrarsi ortodosso, perch",
appunto al tempo di re Khusrev Parv"z di cui ora eglinarrava le avven-ture
d'amore. Maometto aveva incominciato la sua carriera di profeta,ela tradizione parlavadi una lettera da lui mandata al gran re e accolta da
(1) Firdusi della citt" di T"s nel Khorassan.
180 CAPITOLO SESTO
costui COI! molto disprezzo,onde la profeziadi Maometto: " Cada a brani
il suo regno, come egliha fatto in brani la lettera mia! ". Con tale
intento adun(|ue,religiosoquanto ai mussulmani, letterario quanto al
colmar le lacune del Libro dei Re, ma con altri modi e con arte assai
diversa da quelladei poeticiclici,con arte raffinata e studiata,ben lon-tana
dalla maest" ruvida dell'epopea,rs'iz"micompose questo suo romanzo
di Klmsrev e Sh"rina,che " una delle pi" belle e pietosestorie d'amore.
Lo compose intorno al 576 d. E. (1180 d. C), dedicatolo a tre principi,
vicari regi dell'Azerb"gi"n,cio" Toghrul, Muhammed e Qizil-sh"h,dei
qualial principiodel racconto, nella prefazione,eglifa lodi grandissime.
6L Incomincia adunque col proclamarel'unit" di Dio secondo la fede
mussulmana, e seguilalodando ilProfeta e i principior ora mentovati,
toccando in fine della ragionedella composizionedi esso e del come egliebbe fatto tacere l'amico petulanteche glienefaceva biasimo. Poi dice
come re Khusrev Parv"z s'innamorasse della bella Sh"rina,figliadella
reginad'Armenia, all'udirne le lodi dal suo fedele e savio Sh"pi"r.11quale" tosto da lui mandato in Armenia, e in Armenia anche Sh"rina s'inva-ghisce
di Khusrev soltanto all'udirne parlaredaSh"p"r e alvederne l'imma-gine.
I due amanti che non anche sison vistil'un l'altro,seguendo ilpotente
impulsodell'amore, vanno cercandosi scambievolmente,e allafineKhusrev
giunge a veder la bella Sh"rina nel momento che essa, depostele vesti,si
bagnava a una fontana. Khusrev allora recasi in Armenia per chiedere
alla madre, la reginaMihina,la mano di Sh"rina,intanto che costei cer-cando
sempre di Khusrev se ne va in Persia,a Mad"yn (Ctesifonte),residenza
dei monarchi persiani,laddove si fabbrica per lei un sontuoso palazzo
che s'intitoladal suo nome. Ma Sh"p"r,tornato improvvisamented'Ar-menia,
la riconduce via con grandissimodolore di Khusrev,ilquale tut-tavia,
occupatonelle faccende del regno per la morte del padre suo, il re
Hormuzd, e jier la ribellione di Behr"m Ci"b"neh che lo costringealla
fuga,per poco non dimentica la bella amante e l'amor suo. Ma un giorno
essi s'incontrano in un luogo deserto e selvaggio,laddove Khusrev s'era
portatoa caccia;e tosto l'antico amore potentemente si rinnova e rin-fiamma.
Stanno lungamente i due amanti fra loro in grande intimit" tra
conviti e feste,tra le qualiKhusrev ha pure occasione di atterrare e ucci-dere
un feroce leone che s'era avventato a Sh"rina. Ma perch",alla fine,costei non vuol cedere alle brame del suo troppo disioso amante, egli
fuggecruccioso in Grecia laddove si fa sposo di Maria,figliadell'Impera-toredi Costantinopoli.L'Imperatore lo fornisce d'armi e d'armali,onde
eglipu" rientrar ne' suoi stati e sconfiggereil ribelle e salire sul trono
de' suoi padri.Muore intanto Mihina, e Sh"rina sale al trono d'Armenia;
ma l'amore per ilsuo Khusrev ti'oppola tocca e tormenta, e Khusrev non
pu" dimenticarsi di lei,perch",deludendo la vigilanzadi Maria presso la
qualeeglistesso difende la causa della sua Sh"rina,invia di nuovo ilfedele
Sh"p"r che la ritorni in Persia e la guidialla reggia.
LA l'OESIA ROMANZESCA 181
62. Di Shir"iia,intanto,erasi invaghitoperdutamente un giovanemon-tanaro
di nome Ferh"d,che, abile nel tagliarpietree roccie sulle mon-tagne
e maestro in geometria,soleva guidareper luoghimontuosi certi
suoi canali nei qualieglifaceva scorrere il latte di numerosi armenti, e
ci" per ordine di Sh"rina stessa allaqualeera caro di aver quellatte.Ora,
perch"egli,nella cocente passionedell'amore,andava errando con lamenti
e con sospiriper la campagna, Khusrev,che gi"s'era accorto che Sh"rina
sua riguardava con compiacenza al montanaro giovanee avvenente, lo
manda lontano,con false promesse, alla montagna di B"sut"n a tagliarvile pietre.Ma Shir"na si reca da lui,per vederlo,sull'aspramontagna. Della
qual cosa fatto consapevoleKhusrev,risaputosianche da lui che Ferh"d
aveva ricevuto consolazione grandeda quellavisita,per consigliodi certi
savi,eglimanda alla montagna un tale,tristo e malvagio,che reca all'in-felice
la novella falsa della morte di Sh"rina. Ferh"d precipitaprivodisensi dal monte e si uccide,intanto che Shir"na,accorsa subitamente,con
gran piantoglid" sepolturadegna di re. Ma il manico del mazzapicchio,col quale Ferh"d spaccava le pietre,conf"ttosi,cadendo, in terra molle,
cresce in un bell'albero di melagrano,e i granellirossi del suo frutto sono
immagine perenne delle stilledi sangue del giovanesventurato.
63. Muore intanto Maria, e Khusrev che ha interrogatoi savi intorno
alle pi"belle donne del mondo, sembra consolarsi col recarsi in Ispahan
presso una schiava di nome Sheker,fanciulla di belt" famosa,laddove egli" accolto da leicon molta festa.Eglituttavia non sa scordar la sua Shir"na,
qualepoi,andando alla caccia,trova dolente e lamentosa presso ilpalazzogi"stato fabbricato per lei.1 due amanti lungamente s'intrattengonofra
loro a parlare,ma Shir"na mostrasi pur sempre troppo ritrosa e severa,
onde l'uno si separa dall'altrocruccioso e dolente. Tuttavia,il buono e
fedele Sh"piirconsola ilre, facendogliintendere che non pu" durar molto
lo sdegno di Sh"rina. La quale veramente, mentr'egliva, lo seguitadi
lontano intanto che due cantori,B"rbed che gi"da lunghianni viveva in
corte di Khusrev,e Nigisa,cantano gareggiandonel cospettodi lui.Ed ecco
che quellofa le lodi del re e ne sostiene le ragioni,laddove quest'altrofa
le lodi di Shir"na,finch" costei,uscita all'improvvisoda un suo nascondi-glio,
si d" per vinta all'antico e pur fedele amante che l'accogliefestoso
tra le braccia e mena seco a Mad"yn. L", con magnificapompa e onori,si
celebrano le sue nozze.
64. A questo punto termina veramente il romanzo. Ma Niz"mi seguitaintroducendo un gran savio,di nome 13uzurg-umid,a dar consiglie avver-timenti;
narra poi del sogno di Khusrev, nel quale eglivide il profetaMaometto, della letterache esso profetamand" al re e che ilre lacer",del-l'ascensione
del profetaal cielo.Narrasi anche la fine miseranda di Khusrev,ucciso dal figlioShir"yeh,e la morte di Shir"na che si uccise per dolore.
65. (Quando il principeGelai ud-d"n Akht"sh"n, signoredi Shirv"n,che desiderava di aver Niz"mi alla corte,scrisse al poeta una lettera molto
182 CAPITOLO SESTO
onorevole invitandolo a comporre la storia poeticadegliamori di Leyla e
di Meg'n"n, Niz"mi sireput"molto onorato del reale invito,ma s'accorse
ben prestoche l'argomentopropostoglinon poteva soddisfare a tutti gliintenti dell'arte.E veramente al poetache aveva descritto la pompa e la
magaificenzadella corte di Khusrev e narrato una storia d'amore ricca di
avventure, col disegnod'emular Firdus",non poteva che dispiaceredi tro-varsi
a disagioin argomento troppoumile e semplice.Nel qualele avven-ture
di due giovinettidi trib" diverse d'Arabia e le loro pene d'amore e
i loro deliricol deserto arido e sempre ugualeper scena, non potevanodar luogoa ricchi e vari particolarin" porgere occasione opportuna di
spiegarmolta potenzadi fantasia poetica.Di cotesto ilpoeta stesso si lagnaa principiodel poema, dicendo:
Poich" angusto" ilvestibolo di questo E tl"iimodo al comporre
Racconto mio, ire e tornar costante in talviaggioLa poesiafan zoppicar.Palestra Dove il sentier non ni'" ben noto,forse
Di poesiavasta si vuol,se in quella Ch'io dii'potr"cose giocondee belle,
D'uopo" mostrar di cavaliernatura. " manifesto? E non vi son giardini.Anche se del Corano il sacro verso Non cene imperiali,e non " vino," illustree chiaro,lungiva ildiletto Non canto, non piacer; ma v'" secchezza
Per glosseche altrifa. Redini sono D'arene,ancor di monti asprezza, e torna
Di poesiadilettoed eleganza Ratto in fastidioraccontar di carmi.
Tuttavia,non volendo dispiacereal signoredi Shirv"n,anche per non
abbandonare la sua solitudine prediletta,sebbene pi" volte chiamato alla
corte,Niz"mi con grande ardore si mise all'opera,e in quattro mesi,secondo che si dice,la comp", narrandovi una delle pi" tenere storie di
amore. Era allora l'anno dell'Egira584- (1188 d. C), e ilpoeta mandava al
principeil poema per mezzo di un suo figlio,carissimo a lui,Muhammed,allora dell'et" d'anni quattordici,che desiderava vivere in corte e avervi
un ufficio.
66. Il poema incomincia con le consuete lodi a Dio e al Profeta,toc-cando
anche dell'ascensione di Maometto al cielo. Parlasi del graziosoinvito del principedi Shirv"n;indi,fatte le lodi di esso principee del
figliodi lui,sferzati certi calunniatori e certiinvidiosi,dati anche salutari
consiglial figliosuo diletto,che recasi per la prima volta iricorte,si d"
principioalla narrazione. " IlgiovaneQays,che poisi chiam" con parolaaraba Meg'n"n,cio" ilforsennato,per la sua pazziaamorosa, figliod'uno
dei maggiorire d'Arabia della trib" degliA miri,erasi invaghitofin da
fanciullo della bella Leyla,intanto che costei s'era invaghitadi lui. II
padre di Meg'n"n chiede per lui la bella fanciulla in isposa,ma i |)arent",
risaputala follia del giovane,si ricusano di darla a un quasiforsennato;
perch"Meg'n"n infelice,udita dal padre la ripulsa,tutte si fa a brani le
vesti e quasi ignudo s" ritrae lontano ai monti, a certe valli deserte che
eglifa echeggiardolorosamente del nome della sua bella. Il padre,nel
suo dolore, conduce il t"glioalla Kaaba per guarirlodella follia, ma
184 CAPITOLO SESTO
in una profondae fatale costernazione d'animo dalla qualenon si rilever"
mai pi".L'amico suo Sel"m lo visita anche una volta,ma le sue paroledi conforto nulla valgono, perch"l'infelice,nella solitudine,circondato
dalle mansuefatte belve che sembrano lamentarne l'acerba morte, muore
consunto dal lungo stento e dall'angoscia.Tuttavia,quella felicit"ch'eglie la sua Leyla non hanno potuto conseguirein terra, " loro serbata in
cielo;perch"l'amico loro fedele,il buon Zeyd,che non sapeva consolarsi
della loro perdita,una notte,sognando, livede ambedue assunti in para-diso,
in amenissimo giardino,laddove essi,amorosamente abbracciati,
godono di un gaudio che non avr" fine. " Con le lodi del principediShirv"n si chiude il bel poema.
69. Per fare un romanzo vero della vita del re Behr"m-g(~)r,era neces-sario
dare unit" al racconto, e dargliunit" era impresadifficile,in tante
avventure disparateda raccontare, in tanti casi diversi da descrivere.
Nemmeno Firdusi,come abbiam fatto notare altrove,per questa ragionee per certi intenti suoi particolarinon pot" darvi questa unit" desiderata.
Forse riusc" Niz"mi a conseguirlaper il primo in argomento cosi vario,unit",tuttavia,pi" esterna che interna,nascente da ci" che il poeta ha
compreso molti fatticome dentro a una cornice,piuttostoche dall'averli
concatenati fra loro. " poi certo ancora che egli,componendo questo suo
romanzo, ha voluto riempierecome una lacuna del Libro dei Re, lavorando
con amore e studio attorno ad un soggettoche Firdusi non aveva trattato
per intero,perch"eglistesso dice di aver cercato nelle storie dei re e
d'aver composto un libro che glipar buono, avendo detto con pienezzaci"
che le cronache hanno detto per met", e lavorato per intero ognigioielloche altri a met" soltanto aveva lavorato. Egli lo chiam" Ileft-Pei/ker,cio" Le sette Belt",da sette fanciulle di bellezza famosa che furon care
al re avventuriere, e lo fini,come si leggenella chiusa,nell'anno 59S d. E.
(11IU3d. C), dedicatolo ad un principe,a richiesta del quale eglil'ebbe
composto. Ma chi fosse questo principe,non si sa con certezza,trovandosi
che il nome di lui,nei diversi manosci'itti del poema, " scritto ora Kai'b
Arsl"n, ora Karbeh Arsl"n,ora AIp Arsl"n,la qualeultima forma " la pi"probabile." certo tuttavia che il principeapparteneva alla casa illustre
degliAqsunqur, regivicari in Mossul ; ma, ad onta delle molte lodi che
Niz"mi ne fa nell'introduzione al poema per le opere splendidedella pace
e della guerra, nulla di certo sappiamo intorno a lui. Nelle edizioni e nei
manoscritti,al luogo di Karb o AIp Arsl"n,leggesianche il nome di Qizil
Arsl"n,principeassai pi"conosciuto nelle storie;e trovasi per" che molti
hanno credulo che a lui veramente Niz"mi abbia dedicato il poema. Ma
QizilArsl"n mori nel 587 d. E. (11111 d. C), e ilpoema fu composto cinqueanni dopo; oiid'" evidente che a lui Niz"mi non pu" averlo dedicato,e
che i copisti,al nome di un principeoscuro, assai prestoebbero sostituito
quellod'un altro molto pi"conosciuto. AIp Arsl"n della casa degliAqsunqurebbe due figli,Nusret ud-din e Ahmed, che Niz"mi rammemora nella
LA POESIA ROMANZESCA 185
introduzione;ma nella prova ancora che eglidedicasse al padre loro il
poema, come il Bacher vorrebbe.
70. il poema Le sette Belt" incomincia,come glialtri,dalle lodi di Dio
e del Profeta e dalla consueta descrizione delTascensione di costui al cielo.
Si fanno poi le lodi del principeAlp Arsl"n,al qualeesso sembra essere
dedicato,e si parladelFeccelIenza della parolae della sapienza.Cotesto,
nella prefazione; perch"ilpoema incomincia veramente con la nascita di
Behr"m, figliodi Yezdeghirdre di Persia,della casa dei Sassanidi,e con
la sua educazione presso iprincipitributari di H"ra. Nom"n, principearabo
di H"ra, e ilfigliosuo Munzir,con gran cura attendono all'educazione del
giovinetto,per ilquale,anzi,esso Nom"n fa costruire al celebre architetto
greco Simn"r, in luogo acconcio e bene aerato, il palazzodi Khavarnaq,
una delle maggiorimeravigliedell'Oriente. Behr"m, intanto,apprende
ogniarte di cavalier gentilee alla caccia d" incliteprove di s",uccidendo
di un solo colpo di strale un onagro e un leone che si era avventato
all'onagroe sotto lo teneva preso tra gliartigli,onde glivenne ilsopran-nome
di G"r che in persianosignificaonagro. Poi,un giorno,fattosischiu-dere
una stanza secreta nel palazzodi Khavarnaq,eglivi annuir" dipintesette bellissime fanciulle (donde ilpoema prende iltitolo)e di tutte sette
a un tratto s'innamora. Esse sono: Nimet-n"z, figliadell'Imperatoredella
Cina; N"z-peri,figliadel re del Kh"rezm ; Nesrin-b"s,figliadel re degU
Schiavoni;Azer-g"n,figliadel re del Marocco;Hum"y, figliadell'Imperatore
di Costantinopoli;Durusni, della stirpedi K"vus, antico i"e dell'Iran della
et" eroica;Kh"rek, figliadel re d'India. I qualinomi tutti,strambi vera-mente
e difficiliper ogni lettore nostrano, sono trascrittiqui da noi
secondo che si trovano nell'edizione del poema, fattain litografiaa Teheran.
Avvertiam tuttavia che essi variano assai da edizione a edizione,da mano-scritto
a manosci'itto.
71. Muore intanto Yezdeghird.Il trono di Persia resta vacante e il
giovane Behr"m " ben presto distolto dalle sue avventure di caccia e
d'amore. Perch", mentre il suo maestro e balio "Nom"n si ritrae a vita
religiosanel deserto,convertito da un pio ministro alla religionecristiana,
eglisi reca in Persia siccome legittimoerede del trono paterno e vince
la riluttanza dei principipersianitogliendocon ardire e coraggiola corona
reale postain mezzo a due feroci leoni. Divenuto re e ordinato il regno,
ilgiovanee gaioBehr"m-g"r che nella storia e nel romanzo tanto somigliaa re Riccardo Cuor di Leone, ritorna alle sue caccie predilette,seguitoe
accompagnato da una schiava favorita,di nome Fitneh. La quale,un
giorno,glidomanda una prova difficilissima,che " quelladi trapassard'un
solo colpodi freccia una delle zampe posteriorie l'orecchio e ilcapo d'una
gazzella.Behr"m tende l'arco nell'istante che la gazzellasi grattaval'orecchio con la zampa, e con un sol dardo le trapassala zampa e l'orec-chio
e la testa; ma la fanciulla,per la domanda indiscreta," da lui con-dannata
a morte. Anche Firdusi (e se ne vegga ilpasso recato nell'appen-
186 CAPITOLO SESTO
dice a questo capitolo)racconta questo fatto singolare,ma il re cacciatore,secondo lui,crudelmente atterr",eglistesso, e f"' calpestaredal suo
destriero l'infelicefanciulla a cui ilLibro dei Re d" ilnome persiano,forse
pi" vero, di Azc"deh che significanojjile,laddove Fitneli " aral30 e vuol
dire seduzione. Ma la bella Fitneh con le lagrime e le preghieregiungea impietosireilmanigoldo,esecutore della sentenza di morte, e a persua-derlo
(lilasciarlaandar libera per luoghilontani e selvaggi,laddove essa,
per l'arsiforte e ardimentosa, si avvezza a portar sulle spalle,una volta
al giorno, liiisopra un alto terrazzo un giovane vitellino. Il vitellino
cresce, e crescono le forze della fanciulla,onde ben tosto si S])arge intorno
la faina ili costei che sa e pu" trasportarsulle spalleun forte torello.
Anche l'elnv"m intende tutto ci" con molta meraviglia,e recasi al solitario
luogo per veder la prodigiosafanciulla,nella quale con grandissimagioia
egh riconosce d'un tratto la sua dilettaFitneh,gi"creduta morta. Ma ben
tosto ad altre cure lo richiama il dover suo di re; perch" egli,fatto suo
vicario il ministro Nersi, se ne va con armi e con armati contro un
esercito di Tartari che minaccia ai confini.
72. Toccata vittoria e ridato ordine al regno, re Behr"m si ricorda
delle sette vaghe fanciulle,gi"vedute da lui,dipintesulle paretidel castello
di Khavarnaq; e per",fattelechiedere tutte sette ai rispettivigenitoriche
di assai buona vogliaglieleaccordano,il nobile e magnificosignorefa
elevare all'architettoSh"dali un gran palazzocon sette magnificiquartieri,distinto e sormontato ciascuno da una cupola di color diverso,secondo i
sette pianeti;e in essi quartierieglipone ad albergarele sette princi-pesse,ciascuna nel suo, perch"eglijtossa intrattenersi con ciascuna un
giornod'ognisettimana; e ciascuna ha vesti di drappitinti in uno dei
sette colori,e reca gemme d'una speciesoltanto di sette. Cos" una cabala
di sette governa questo poema tutto singolare,nel disegno del quale,in
gran parte,anche per alcuni particolariche ora si toccheranno, non si
pu" a meno di riconoscere il disegno dell'Ameto del nostro Boccaccio.
73. Behr"m adunque, poste ad abitare nel magnificopalazzo le sue
sette spose, la sera di un giorno di Sabato si reca nel quartierebruno,
posto sotto l'infiusso di Saturno,vestito anch'eglidi bruno, laddove la
principessaindiana, Kh"rek, essa pure vestita di bruno, gliracconta una
graditae piacevolestoria. Alla sera della Domenica successiva, il re,
vestito di giallo,se ne va nel quartieregialloposto sotto l'infiussodel
Sole,presso la principessagreca, Hum"y, anch'essa in vesti gialle,che
pure gliracconta una leggiadraistoria.E la stessa visita egliAi,passandocon mutate vesti secondo i rispettivicolori e successivamente,il Luned",ilMarted",il Mercoled",ilGioved",ilVenerd",aglialtricinque quartieri,cio" al verde,al rosso, all'azzurro,a quel dal color di sandalo, al bianco,
postirispettivamentesotto l'influssodella Luna, d" Marte, di Mercurio, di
Giove,di Venere, in ciascuno dei qualiciascuna principessa,vestita dei
colore del suo quartiere,gliracconta una storia diversa. Delle quali non
LA POESIA ROMANZESCA IS7
diamo qui i sunti,i)erch"sarebbe lavoro troppo lungo e minuto, appagan-doci
di notar tuttavia,essendo cosa che risguardala nostra letteratura,
come la quarta storia,narrata nel quartiererosso dalla principessafigliadel re degliSchiavoni,sia quellache ha dato ilsoggettoal di-amma favo-loso
del nostro Carlo Gozzi,la Turandot,dal quale poi Federico Schiller
ha tratto il suo. Come in questidrammi, narrasi in quel racconto di una
principessa,figliad'un re del Settentrione dell'Asia,destinata in isposaa
quel giovanesoltanto che ne sappiainterpretarei propostiindovinelli.
Ma d" cotesto diremo pi"a lungo nell'ultimo capitolo.74. Intanto,la guerra che d'improvvisogl'intimal'imperatordella
Cina,distoglieilre cavaliere dalle sue visitegeniali;e poi anche il regno
domanda le sue cure, perch"eglis'" accorto omai che il suo ministro
con assai male arti governa in suo nome. Andato adunque ilre un giornoalla caccia, nel tornare assetato in cerca d'una fontana,giunge ad una
tenda solitaria nel deserto,laddove un vecchio pastoreglioffre ospitalit"
generosa. Ma perch"il pastore,all'entratadella tenda,teneva un suo cane
legatoe sospeso ad un albero,il re glienechiede, la ragione,e il vecchio
gliracconta come questocane, tanto caro e fedele un giorno,gliuccidesse
le pecore; perci"appunto eglil'aveva legatoe sospeso a quell'albero.Questo racconto " inteso da Behr"m come ammonimento salutare,perch"egli,tornato alla sua residenza reale ed esaminata con studio e cura
l'operadel ministro,lo fa prendere e incarcerare,trovatala ingiustae
rea. Sette innocenti che furon gi"vittima dell'ingiustiziadi lui,narrano
all'adiratosignorele opere triste del ministro,che tosto " fatto morire
sospeso ad un palo.75. Ma il nobil re ha gi"toccato i sessant'anni,e la barba e i capelli
son grigi,e per" poco omai glirimane da godere quaggi".Perch" un
giorno,andato alla caccia con alcuni suoi cortigiani,incontrato un onagro
meravigliosoche egliinseguecon insolito ardore, cade in una voragine
profondadonde non fu mai pi" visto uscire,donde il suo corpo non fu
mai potuto estrarre,sebbene la desolata madre di lui profondessetesori
per far scavare ilsuolo in quel luogofatale.Questa tradizione della morte
d" Behr"m come abbia molta somiglianzacon quelladi Teodorico re dei
Goti," cosa che gi"di sopra " stata notata. 11 poema si chiude con alcune
considerazioni morali.
76. V Iskendey-""dmeh o Libro di Alessandro fu composto da Niz"mi
nella sua pi"tarda et" e finito molto probabilmentenel 597 d. E. (1200
d. C), pochianni prima della sua morte, e fu dettato in metro epico,cio" nel metro adoperatoda Firdusi,col qualeevidentemente Mz"nii volle
gareggiare.Volle tuttavia gareggiaresoltanto di valentia,non imitarlo
seguendoneservilmente le orme, sebbene tutto ci" ch'eglinarra d'Iskender
0 Alessandro,gi"si trovi nel Libro dei Re. Ma, laddove Firdusi,come gi"
pi" volte abbiam detto,altro non fa che narrare e descrivere,"Niz"mi e
narra e descrive con intento quasid'allegoriae converte ilsuo Iskender
188 CAPITOLO SESTO
di principee capitano conquistatoreprima in filosofo,poi in profeta,dando a tutte le opere sue e a' suoi intendimenti alto significatofilosofico
e mistico. Ora, le dottrine mistiche,e gi"in altro capitoloabbiam notato
anche cotesto, cominciavano in quel tempo appunto ad essere in fiore.
Come poi iMz"mi sia giunto,con molta agevolezzad'arte,a dar tale signi-ficatoalla sua narrazione,anche si potr"vedere dal sunto che fra poco
daremo del poema; egliintanto ci dice che, per bene intendere il suo
racconto, bisogna levar dagliorecchi la bambagia antica,ci" che vuol
dire che con altri intendimenti e con altro fine si fa ora a ricompor
quellastoria. La qualeappunto egliafferma d'aver rifattadopo consultate
molte memorie antiche e attinto a fonti giudee,cristiane e pehleviche,avendo trovato che le memorie del gran capitanoerano tutte sparse (jua
e l" e non ordinate per i diversi e molti libri:
Ma le nieiiioi'iedi tal re che tutti Valiliuriiamenti poetando;ancoraI confini scoi'rea dell'ampiaterra, E tolsi e accrebbi da recenti storie
Non vid'ioche raccolte in un sol libro E cristianee pehlevichee ffiudee,
Fossero veramente, e suoi l'acconti Scelto a ognilibro ilmigliorsucco, tolto
Ch'eran lutto un tesor colmo e perfetto, Da ognibuccia ilmidollo,e mi composiEran dispersiper volumi assai. Tutto un tesor di tempo in tempo, feci
Ond'io raccolsida ognilibroattorno Di cumuli diversiun cuinui solo.
Tutto che mi giov",fecicon esso
Queste parole potrebbero per avventui'a avere quel valore che hanno
quelledel nostro Pulci allorquandoaffermava d'aver tolto certa parte del
suo racconto da tanti e tanti libriscrittiin antiche lingued'Oriente,cio"
non averne nessuno. Ma se possiam dire che il Pulci lutto cotesto diceva
da beffa,non cosi possiam dire di Niz"mi,che attinse veramente a fonti
antiche,vedendosi che egliqua e l",nel coi"so della narrazione,asserisce
d'aver trovato nel tale o nel tal altro libro altre versioni e altri modi e
maniere d'uno stesso racconto. Sappiamo,del resto,esser propriodi questi
poetipersiani(esempioper tuttisia Firdusi)di seguirecon fedelt" scru-polosa
l'autorit" delle loro fonti. Non conviene tuttavia dar soverchio
valore alle paroledi Niz"mi, e molto meno, come pur vorrebbe tentare
ilBacher,vedere e sapere qualisiano state veramente queste fonti,pehle-viche,giudee e cristiane,perch" la ricerca non potrebbeche riuscire
infruttuosa e per nulla farci perdere molto tempo. Sappiamo anche e
dobbiam credere che a comporre ilromanzo d'iskender in Oriente,oltre
" romanzi greci(detti|)oicristiani per anacronismo),hanno contribuito,bench" in assai poca parie, anliclie memorie del tempo dei Sassanidi
(pehleviche)e racconti d'oi'igineebraica. Ma tutte queste Niz"mi dovette
avere di seconda mano, non perch"egline consultasse mai i libri origi-nali,ci" che veramente non avrebbe j)otutofare.
77. Comun(iue sia di cotesto, Niz"mi ha diviso ilsuo poema in due
parti,la prima delle qualinarra d'iskender come di un grande capitano,
I,.\ POKSIA ROMANZKSCA 180
conquistatoredel mondo, intanto che la seconda parla di lui come di
filosofoche cerca la sapienzaattorno per il mondo, poi come di profeta,ordinato da Dio a propagar fra le gentila fede. Ma dell'esistenza e del-l'autenticit"
di questa seconda parteassai lungamente si " dubitalo in
Europa,perch"l'Hammer ebbe fra le mani un manoscritto delle opere d"
Niz"mi nel quale essa mancava, ond'eglifu indotto a scrivere che,sebbene
nel manoscritto si leggesseche a un dato punto finiva la parteprima del
Libro d'Iskender,era chiaro che,non trovandosi la seconda,Niz""mi doveva
essere stato impeditodalla morte dal continuar l'operasua, ovvero che
non ebbe alcuna vogliadi ripigliarneil filo.L'Erdmann, tuttavia,trov"
per il primo che anche la seconda parte esisteva veramente, e ne diede
fuori un assai breve sunto; ci" che non giov"ancora del tutto a dissipare1 dubbi. Perch" lo Spiegelnon inclina molto volentieri a crederla genuina,osservando che verso la fine vi si dice della morte di Niz"mi e si pone
l'et"in cui eglimori. Ma molto facilmente il breve capitolettodi pochidisticinel quale lutto cotesto si dice,pu" essere una interpolazioneposte-riore;
e per"noi,seguendo in ci" anche l'opinionedel Bacher,reputiamogenuina questa seconda parte,che, come ci sembra di poterdire,nello
stile e nell'arte non difl'eriscepunto dalla prima.78. Anche intorno al nome del poema e al nome di ciascuna delle due
partisi " disputatoassai,con non piccolaconfusione che n'" nata. Perch",
mentre da noi ora il poema si suol chiamare VIskender-n"meli,cio" il
Libro d'Iskender o Alessandro, trovasi che i copistil'hanno chiamato
arbitrariamente ora il SJieref-ndmeh,cio" il Libro della gloria,ora
Vlqhdl-""dmeh,cio" il Libro della fortuna,intendendosi con ci" la gloria
e la fortuna del gran capitano.Ma ilnome di Libro della gloria,dev'esser
venuto da ci" che prestoqualcuno ha confuso questo poema su Iskender
con altro poema che recava appunto quel titolo e che era stato comin-ciato,
ma non proseguitopoi,da Niz"mi,per narrarvi tutto ci" che di
antichi racconti epicinon si trova nel poenia di Firdusi. L'altro titolo di
Libro della fortuna,sembra esser venuto da un distico della introduzione,laddove Niz"mi dice appunto di voler parlaredella fortuna d'Iskender.
Intanto,la seconda parte del poema prendeva da s" un titolo a parte,
quellodi Khirad-ndmeli, cio" ilLibro della sapienza(d'Iskender),ondes'accresceva sempre pi"la confusione e l'incertezza in tanti nomi e titoli
diversi. Quanto a noi,noi seguiteremoa chiamar quest'opera,come anche
glialtri fanno, il Libro d'Iskender,almeno per amor di chiarezza e di
semplicit".79. Anche s'" disputatointorno al principeal qualeNiz"mi volle dedi-cato
il suo poema di maggior Iena. Ma perch"sarebbe e lungo e fasti-dioso
e inutile,almeno secondo noi che non diamo alla erudizione peso
maggiore di quelloch'essa merita,il rifar qui una interminabile e intri-cata
questionedi date,di nomi di principiregnantie di lezioni diverse,
trovate in differentiedizioni e manoscritti,ci appagheremo di notare che
JOO CAPITOLO SKSTO
l'opinionepi"probabileintorno a ci" " quelladel Rieu, secondo il quale
e runa e l'altrapartedel poema furono dedicate al principeNusret ud-din,
regiovicario in Tebr"z,che regn" dal 587 al 007 d. E. (1191-1210 d. C).
Intanto,ci sembra esser tempo che si dia un sunto, per quanto bi'eve,del
poema.
80. Esso incomincia come tuttiglialtri,cio" lodando Iddio e il Pro-feta,
descrivendo l'ascensione del Profeta al cielo,rendendo ragione del
come e del perch"della composizionedel libro,lodando ilprincipea cui
esso libro va dedicato, descrivendo leggiadramentela bella primavera,nella qualestagioneJNiz"mi prese a comporre questa sua opera maggiore.
81. S'apreilracconto con la nascila d'Iskender (Alessandro),ilquale
era t"gliod'una pia donna della stirpedel patriarcae profetaIbr"h"m
(Abramo).La madre l'aveva partoritonel deserto e l" era morta di dolore
e di vergogna accanto al suo bambino che indubbiamente sarebbe peritoin quellasolitudine se in quelgiornoappunto Faylaq"sre di Grecia e di
Russia (Filippodi Macedonia) non fosse passato per quelluogo,essendo
uscito a caccia,e impietositonon l'avesse raccolto e preso per suo. Ora
Iskender,allevato in corte,riceve educazione perfettadal savio Aq"m"-khus (Nicomaco padre di Aristotele),mostra ingegnogrande e desiderio
ardente di sapere e, alla morte del re, glisuccede nel regno. N" egliha
alcuna inclinazione alla guerra e alle conquiste;soltanto un giornogli
Egizi,avuto sentore della sua giustizia,lo pregano di aiuto contro la gentedei Negri,infesta e riottosa. Sconfitta la quale,egliregna in Egittoconsaviezza e giustizia;non si dimentica per"dell'antico tributo che i re di
Grecia pagavano un tempo ai re dell'Iran. Perch" egliinvia al re Dar"
(DarioCodomanno) doni ricchissimi,i qualirendono Dar" pi" avido e
invidioso. I messi d' Iskender sono accolti male alla corte persiana,e la
guerra si dichiara fra i due monarchi appena che Iskender ha fatto sapere
a Dar" che l'uccelloche faceva le ova d'oro (iltributo pagato ai re di
Persia consisteva,anche secondo Firdusi,in certe ova d'oro massiccio),era morto. Mandate dall'una e dall'altra parte alcune lettere che non
approdano a nulla,una gran battagliaha luogotra Mossul e Gezira nella
qualei Persiani combattono con molto valore,ma sono vinti.Dar" fuggi-tivo" ucciso a tradimento da due suoi satrapi,ai qualiIskender d" la
pattuitamercede (essigliel'avevanochiesta,ed eglil'aveva loro promessa),ma poilipuniscedi morte in pena del tradimento.
82. Sedutosi cos" Iskender sul trono dei re persiani,ecco che egli,nell'intento di propagare la religionedel Dio unico, venutaglidal suo
antenato, Ibr"h"m profeta,disfa i templidelle altre religionie spegne i
sacri fuochi gi"adorati dai seguacidi Zerdusht (Zoroastro),e sposa la
bella R"shanek (Rossane),figliadi Dar". Poscia eglisi apparecchiaa' suoi
molti e lontani viaggi,il primo dei qualisi " verso le terre occidentali,visitando la Mecca e ilYemen, poi salendo fino all'Armenia,combattendo
e vincendo,fondando la citt" di Tifl"s.Discende eglifino a Rerda,laddove
192 CAPITOLO SESTO
cale;quellodell'anello del pastore(l'anellodi Gige)che rendeva invisibile
chi lo recava al dito;quellodella visita d'Iskender a Suqr"t(Socrate)chesecondo Niz"mi " un eremita che fa vita devota in un deserto e accoglieilgran re con paroleaspre e consigliseveri;non dubbia reminiscenza del
noto colloquiodi Alessandro con Diogene.Ed eccoci intanto ad Islvcnder
filosofo.Perch" egli,un giorno che un filosofo indiano gliera venuto nel
cospettoe gliaveva fatto certe domande come al pi" savio monarca del
mondo, Iskendei',con ammirazione grandissimadell'indiano,parlasapien-tementedi molte e varie e ardue questionidi fisicae di metafisica;dopo
di che, allontanatosi il filosofo indiano,egli,trasceltisette savi,intende
di volere udire le loro opinioniintorno all'originedel mondo. Ciascuno
dei savi espone la sua, e Iskender,uditi in ordine gliavvisi di Arist"
(Aristotele),di V"lis (Talete),di Bel"n"s (Apolloniodi liana),di Suqr"t(Socrate),di Furf"ry"s (Porfirio),di llurmus (Ermete Trismegisto),diIfl"t"n (Platone)e notata la discrepanzadi ciascuna,rivolgeai savi questeassai pi"savie parole:
Anch'io,gented'ingegno,assai pensieri Pnossi in opra eonilnr l'iinniagineliiai'a
Feci intonid a le stelle,e i miei pensieri Che la mente concepe. Or, peiche ilcome
In rpieslos'accordar che per s" stessa Leggernenon sappiam, come potremmoOnesta non nacque inimaginprodigiosa Far ricerca di tanto? E voi che ilcielo
Dell'universo.Alcuno architettore Leggestegi"qiialpaginain quaderno,Fuori la trasse in pria.Sento nell'alma Vedete omai per quantevie diverse
Ch'egliesiste,ilgran mastro, anche se il Di ci" f"steparola! Espediente,N" so, n" vedo. Ohe se mai sapessi[come Dopoci",non sar" che altriproclamiDell'oprasua ragione,anch'io potrei Glie non manc" dell'universoa questeCi" ch'eglifece,oprar, che veramente Immaginileggiadreildipintm'e?
85. Ma " venuto omai iltempo che Iskender salgaa dignit"maggiore;ed ecco che il messaggierodi Dio,l'angeloSer"sh,glireca il dono della
Intelligenzadivina in un volume portatodal cielo,al cfuale,per comando
d" esso Iskender,Aristotele,Platone e Socrate aggiungono,ciascuno, una
appendice.Iskender allora,obbedendo al comando di Dio,ripigliai suoi
viaggiper ilmondo come profeta,egliche " della stirped'ibr"h"m,nella
qualesempre s'" conservato lo spiritoprofetico,per propagare la religionedel Dio unico e disperderele religionitutte politeistee idolatre. Questi
viaggid'Iskender sono pienidelle pi" strane e meraviglioseavventure che
possano immaginarsi.Perch" ilprimo " volto verso Occidente,e Iskender,
partendosidalla sua sede nell'Iran,visita Gerusalemme, tocca l'Andalusia,
sale alle sorgentidel Nilo,entra nel famoso giardinodell'Irem,gi"pian-tatod'albei'id'oro dal re Shedd"d, e giungefino a certe gentifiere e sel-vaggie
che abitano in caverne, quali egli converte alla fede. Segue il
viaggioverso Mezzogiorno,e Iskender visita certipopoliche,per indovi-nare
ilfiituro,solevano interrogarel'arido teschio d'un uomo fatto u"orire
attossicato dall'oppio,e ilteschio rispondevae prediceva.Anche trova egliuna valle disseminata di diamanti,ma pienadi serpenti,che eglidisperde,
LA POESIA ROMANZESCA 493
e giungefinalmente presso un popoloinnocente e sennplice,dato all'agri-coltura,che riconosce in Iskender ilmesso di Dio. Segueilviaggioverso
Oriente,visitando Iskender ignoteregioni,poi l'India e la Cina,poi il
lontano mare orientale. Iskender ^'incontracerte sirene marine che coi
loro canti adescavano i navigantie liperdevano; supera anche pericolosecorrenti marine, scampa miracolosamente da un vortice nel qualegi"stava per perdersila sua nave, e tocca una spondamarittima donde ognimattina,al levar del sole,sono volti in fugagliabitanti,spaventatida un
orribilefragoreche esce dalle acque cupe. Ma Iskender fa battere i tim-balli,
e quelsuono rinfranca gliabitanti costernati e fa cessare lo spaven-tevole
fragore.Ultimo viene ilviaggioverso Settentrione,nel quale egli,tra le altre avventure, s'incontra in un popolo che era disturbato nei
lavori della pastoriziae dell'agricolturadalla gente selvaggiae barbarica
dei Yagi"g'e M"gi"g';ma eglifa elevare una gran muragliadi ferro
contro cui viene a rompersiilfurore dei barbari,mentre i pastoriatten-dono
imperturbatialle loro opere pacifiche.In fine,tocca una terra beata,in cui gliabitanti,come se ancor fosse l'et"dell'oro,vivono di una vita
semplicee felicenella prosperit",nell'amore,nella fratellanza,nell'ugua-glianza,sottomessi al volere di Dio,senza ire,senza odi,senza ambizioni.
Tutto ci" " detto da quellegentifortunate ad Iskender,che le aveva
richieste di loro stato; perch"egli,tocco nel cuore, cos" rispondecome
parlandoa s" stesso:
Da quest'altimisteri,ecco ! se niente Chi sianinoidunque?E da che fummo noi
Hai tu, consiglioprendi.Iopi"non bramo Inviatiper mari e per deserti.Correr pelmondo attorno e ad ogniloco Forse avvenne perch"da questoloco
Atto allacaccia tender le mie reti. Fosse ilnostro passar?Per abitati
Di tutte cose che ho raccolte,assai, Lochi da fiereforse andammo noi
Assai pi"caro " a me questosermone Perch" da questisaggialviver norma
Che da talgenteappresi!E veramente Apprendessimointanto? Oh! se veduta
Anche dinanzi a chi del mondo " sperto Questagenteavess'iofindal principio,Reggesiilmondo sol per questagente Andato non sarei pelmondo attorno,
Espertae buona'. Havesplendordaquelli"2Ma si venuto ad abitarsarei
11 mondo intanto,ma sostegnoal mondo A un recesso di monte e a Dio servire
Son questegentibuone. Or, se pur questa Sareimi accinto.Da talnorma uscito
" alvivernorma, a che slam noi,regnanti? Mai non saria del viver mio costume,
E se son questigliuomini veraci. Altra fede la mia non saria stata !
Tali parolefanno anche troppo chiaramente conoscere qualesignificatovoleva dar Niz"mi alla storia d'Iskender,cos" lungamente narrata da lui:
pi"che tutte le gloriedella terra,aver valore la vita solitaria e contem-plativa,
la qualesupera la stessa dignit"di profetadi cui Iskender era
(1)Cio" i monarchi governano il mondo soltanto in quanto sono coadiuvati da
gente buona e devota a Dio.
(2) I monarclii.
13 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
194 CAPITOLO sf:sto
investito. Cosi la vita mistica,alla qualesappiamo che s'era dato Niz"mi,
trova alla Une del meravigliosoracconto la sua esaltazione pi"splendida.86. Ma anche Iskender soggiaceal fato comune. Perch" egli,avuta
rivelazione della sua morte vicina,si affretta di ritornarsi in Grecia;
senonch" giuntoa Shehr-z"r presso Babilonia,egli" preso dal male, e
per",volte ai savi che l'attorniano alcune paroleoneste intorno alla vanit"
della vita,fatta scrivere un'epistolaalla madre sua in Grecia per conso-larla,
muore contento e rassegnato.Il suo cadavere " posto in un'arca
d'oro,foderata di broccato,dalla quale sporge libera la mano destra di
lui,pienadi terra,conforme a ci" cli'egliaveva comandato, poi recalo a
seppellirein Alessandria. Risaputasiin Grecia la morte d'iskender,Isken-
der"s,figliodi lui e di R()shanek,sale al tnjuo paterno;ma poi,pensando
alla vanit" delle cose di quaggi",si ritrae ben presto in una solitudine a
vita contemplativa.Muoiono i sette savi,statigi"fedelicompagni del gran
monarca, e il poema termina con le consuete considerazioni morali.
87. Sebbene Niz"mi volesse,almeno da principio,emular Firdusi e
porsiaccanto a lui raccontando con ampiezzamaggiore ci" che quegliaveva fuggevolmentetoccato nel Libro dei U", due circostanze gl'impe-dirono di raggiungerela meta sospirata.Una delle qualisi " questo stesso
fatto del non aver potuto raccogliereche briciole sparse d'una ricca im-bandigione;
l'altra si sta in ci" che eglinon era atto alla grande narra-zione
epica.Non era atto alla grande narrazione epica,perch" gli
mancava quellaingenuit"dell'animo che fa creder come vere al poeta,
intanto che le narra, le cose pi" strane e lontane dal verosimile,onde
avviene che narrazione e descrizione piglianouna vita e una forza inde-finibili,
ma efficacemente sensibili,da quell'accentodi verit" che suole
assumersi da chi " convinto di narrar cose vei'e. In (piestocaso, nel quale
i soli grandiepici.Omero, Firdusi,Yalmiki, si sono potutitrovare, nes-
sun'ombra di dubbio turba la mente calma e serena del cantore; nessun
sospettoche altrinon glicreda o si faccia beffa di lui come di narrator di
fanfaluche,glitocca l'animo tranquilloe beato,sicch" eglinarra e narra,
e come eglisensibilmente si compiace del suo racconto, cosi trasfonde in
altriche l'ascolta,questasoddisfazione sua, propriadi menti sovrane che
spazianoper regionialte,tranquillee serene. Di tutto cotesto aveva difetto
Niz"mi. La sua era pi" anima liricache epica,anima sensibile e delicata,
tanto delicata,da preferireal frastuono delle corti il silenzio della vita
solitariaquasidi anacoreta, non senza per" che le vicende del mondo e
le arti cattive degliuomini si facessero sentire a lui,perch"se ne turbasse.
Tale suo turbamento appar manifesto in ogni parte de' suoi poemi, e
vedesi un'anima non tranquillain lui che se la pigha col destino,spessoanche con gliavversari e con gliemuli e con gliscribaccini senza sale,
come eglili chiama, che saccheggiavanole sue scritture. Anche Firdusi
gridaal destino,ma quel suo gridare" gridarda vate oracoleggiantc,
sfogo platonicod'ira e di sdegno,che,se pure ha radice,come ha, nel-
LA l'OHSIA ROMANZESCA 195
l'animo angustiato,s'improntasempre e tosto di quell'epicagrandezzache guarda dall'altole cose nel loro insieme, tutte le vede e sembra non
distinguernealcuna. Perch" Firdusi non parlain proprionome, toltialcuni
pochiluoghi,ma piuttostoin nome delle vittime del destino crudele,delle
qualiegliracconta e descrive i casi miserandi. Ilgridardi JNiz"mi,invece," gridareaffannoso, propriodi chi non sa trovar pace, sebbene, quando
egli,parlandodel fato e della nullitc"delle cose di quaggi",s'abbandonaal suo fantastico filosofare,sappiatrovare in compenso accenti cosi dolci e
soavi,cosi improntatidi calma e indefinibile malinconia, da non trovar
che la flebile musa di Rumi che possa competere con lui.
88. Tutto ci",adunque, imped" a Niz"mi di esser vero poeta epico,quando non si vogliatener conto d'altra ragioneanche pi" forte;la qualesta in ci",che i tempi propiziall'epopeain Persia erano tramontati omai,e noi sappiamo che " e fu sempre opera vana il tentar l'epopeafuor di
tempo e fuor di luogo.Di cotesto,Niz"mi, come tale che era dotato di
molto accorgimentoe di gusto assai fine,forse facilmente pot"avvedersi;per" dalle circostanze stesse in cui poetava, e dalla sua natura stessa,si
lasci" condurre a tentar nuova via. Per la qualeessendosi eglimesso ani-mosamente,
riusci ad essere il pi'incipedei poetiromanzeschi persianidirimpettoa Firdusi,principedegliepici.Ma quellainclinazione alla lirica
che riconosciamo in lui,talvolta trasmoda veramente. Perch" troppo di
frequenteegliinterrompe la narrazione per filosofare,e troppo di fre-quente
egliafferra ognioccasione,anche lieve,per trovar significatirecon-diti
in tutto ci" che descrive o narra. E perch"la cerchia di questipensierifilosofici,tanto pi"ove siano mistici come nel caso di Niz"mi,tanto non
" ampia da parer senza confini,avviene bene spesso che il poeta ridice
le cento volte le medesime cose con saziet" e fastidio grande.Rincresce
poidi trovare che eglinon abbandona mai un suo pensiero se prima in
molte e varie maniere non l'ha detto e ridetto;e sembra veramente che
non si appaghimai n" della parolasua n" della frase,perch" sovente,fatti molti tentativi di parole,d'immagini,di circonlocuzioni,ecco clie
egliconclude di non saper trovar modo di esprimereadeguatamente queltale 0 tal alti'o concetto. In prova di che veggasi come, volendo eglisignificarela purit"e lucentezza dell'acquadella vita nel paese delle
tenebre,dopo quattro diverse comparazioni cosi conclude:
Np so, per tanta
Di sua natura purit",qualmai
Immag'infar di suo verace aspetto.
89. Questo suo difetto del ripeteree del ridire se qua e l" rende
fastidiosa la lettura,anche pi" la rende tale l'erudizione sua, non gi"ostentala da lui per mostrarsi erudito,ma adoperataper soverchia cura
di cercare e trovare e dire la verit" tra tante versioni differenti di rac-conti
che glistanno dinanzi. Perch" Niz"mi,come fanno glieruditi tede-
190 CAPITOLO SESTO
scili dei nostri giornie con essi anche alcuni italianiloro imitatori,tra le
narrazioni diverse di uno stesso fatto non sa ne scegliei-en" giudicare,e
per" bene spesso una narrazione fa seguireall'altra,come se ciascuna
avesse per lui lo stesso valore. Eppureanche lo storico deve saper scegliere
quellotra i racconti d'un fatto che glisembra pi" probabile,anzi dai
diversi racconti pu" anche cavarne un solo,e questo confermare mostran-done
i gradi di probabilit"maggiore.Che se tanto pu" fare lo storico,
stretto gi"da tanti vincoli,quanto pi" potrebbee dovrebbe fare il poeta
romanzesco, al quale " pur concessa maggior libert"! Perch" al poeta,
come quelloche segue l'arte sua, appunto per questaarte sua " concessa
tale libert";e quand'eglisa usarne, afferra per intuizione,in tutto un
fatto 0 in tutto un racconto o in pi" racconti,ci" soltanto che giovaal
suo intento e lascia come inutile lutto il resto. Ma Niz"mi tutto ci" non
seppe fare,e per",se non sempre, assai spesse volte procede impacciato
dall'erudizione. 0 forse noi vogliam giudicaredell'arte sua coi nostri
canoni,mentre egliseguivaaltro canone d'arte,reputato da lui e dai
paesanisuoi invariabile norma dei poeti,che " quellodel raccogliertutte
le memorie del passatoe del non lasciarsene a dietro uessuna.
90. Intanto,perch"eglivolle esser troppo fedele alle testimonianze
dell'antichit",non sempre glivenne fatto di dare unit" vera e interna ai
suoi racconti. E il Libro d'Alessandro non ha unit" che nel concetto della
missione d'Iskender come profetapresso le gentitutte del mondo; ma
quellemolte avventure sue, come sono staccate e sciolte fra loro,pote-vano
moltipllcarsianche all'influitosenza che il poema potessemutar di
natura e d'intento. E l'altro delle Sette Lietta ha unit" artificiale,come
sopra abbiam detto,laddove glialtri due, Khusrev e Shirina,Levia e
Meg'n"u, hanno unit" vera e interna. Ma cotesto era gi" nella natura
stessa dei racconti qualieran venuti per tradizione,e non procedettedal-l'opera
di Niz"mi.
91. Ma, in compenso di tutto ci",i nobili e alti pensieriche egliva
esprimendonel suo lungo raccontare, e i consiglibuoni e le osservazioni
acute, piene di saviezza e di buon senso, formano, e gi"in altro capitolol'abbiam detto,la sua lode maggiore.Meno forse nel Libro d'Alessandro,
perch"in dose minore vi sono amministrati gliaffettiintimi del cuore,
e Iskender v'acquistaaria di sapientee di profetae poco ritiene di umano,
ma assai pi"neglialtri poemi,spiraun'aura soave, tranquillae serena,
aura di malinconia, malinconia di anima rassegnata,ma non umile,che
dolcemente s'insinua e fa dolcemente fantasticare. Vedesi e sentesi l'uomo
della solitudine che, lontano dai tumulti del mondo e dalle arti sue, vive
delle sue idee e de' suoi pensierie di questisoltanto si appaga e com-piace.
Queste belle qualit"sono tutte propriedi poeta lirico,e pi"lirico
che epico (ripetiamoloancora) era Niz"mi. Dell'arte sua poi nell'uso
della lingua,nell'architettura della frase,ne! modo di concepiree rendere
le immagini, e della natura di queste immagini,abbiam detto gi" nel
LA POESIA ROMANZESCA 197
capitolodella poesiamistica, laddove si trattava del suo Tesoro dei
misteri.
92. Di Khusrev di Dehli,morto nel 7^25 d. E. (1324 d. C), abbiam gi"detto come di poetalirico,anzi come di tale,che,per alcune sue qualit"
particolari,faceva presentireilmaggior liricopersiano,U"fiz. Ma se nella
lirica,sotto questorispetto,eglipu" dirsi e nuovo e originale,tale non "
nella poesiaromanzesca, nella qualesi mostra anche troppo fedele imita-tore
del suo grandepredecessoreche fu Niz"mi. Di Niz"mi imit",anzi
rifece i poemi romanzeschi, riunendoli eglipure in un libro solo dal titolo
di Quintuplo,con lievi mutamenti di nome per ciascuno,ma pur sempre
quelli nella sostanza. Perch" il suo poema dal titolo arabo Mafia
u"-anvdr,cio" lo Spuntardegliastri," poema mistico che corrispondeal
Tesoro dei misteri,di Niz"mi ; e VAy"neh i IsJcenderi,cio" lo Specchiod'Iskender,corrispondeal Libro d'Iskender o Alessandro,pure di Niz"mi;
alle Sette Belt" corrispondel'altro poema BesJit Bihisht,cio" Gli otto
Paradisi,narrandovisi,come in quello,le avventure del re Behr"m-g"r.Gli altri due poemi poi,Khusrev e Sh"r"na,e Meg'n"n e Levia, hanno,
come vedesi, lo stesso titolo e lo stesso soggettodei loro modelli.
93. Ora, come si debba e possa giudicaredi questipoemi di Khusrev
di Dehli,non " dato a noi, che non abbiam potutovederne i manoscritti
quasituttiinediti ancora e nemmeno aver le rare edizioni che di qualcunodi essi sono state procuratein Oriente. Ma, se pure " lecito l'indovinar
qualchecosa secondo certi critericomuni, si pu" affermare senza timor di
errare che Khusrev non pot"essere gran poetaromanzesco, non solo per
quellaleggegeneraleche gl'imitatorituttifa inferioriai loro modelli,ma
ancora perch"Khusrev apparteneva gi" a quel tempo in cui la poesia
persianaaltro non faceva che rifare e ridire ci" che altri aveva gi" fatto
e detto prima.Di sopra, nell'introduzione,abbiam detto cotesto, e ora
ricordiamoci quidie questo " pure uno dei segnicaratteristicidella tarda
poesia persiana.Khusi'ev pertanto,oltre l'inferiorit"propriadegl'imita-tori,reca con s" l'altrodifetto che ha ogni arte non originale,che " quel
discendere del genere, plasticoo poeticoche sia,dalla sua altezza origi-naria
e primitivaal pedestree all'umile,dal nobile e solenne al volgare
e trito,forse con l'intento,che non " sempre bello in arte,di render pi"ovvio,pi"facilee piano ci" che altriha detto o fatto in maniera pi"diff"-cile
e astrusa. Onde s'intenderebbe come mai Khusrev abbia potutoinse-rire
in poema romanzesco, d'alto valore nell'originee nel soggetto,certi
racconti dappoco,umili e puerili,vere inezie,come questo, cio", per
indurre un pio uomo a credere nell'ascensione di Maometto al cielo,fatta
in un attimo, Iddio trasforma il pio uomo in donna e glifa j"rendermarito e partorirsette figliin sette anni,poi lo ritorna allo stato di prima,al medesimo luogo, al medesimo tempo, senza che un solo istante sia
trascorso. In tal maniera, per un'arte frivola e ciarliera,che, si badi, non
" di Khusrev soltanto,ma gi"di molti suoi contemporanei e pi"ancora
198 CAPITOLO SESTO
dei poetiposteriori,la poesiasi abbassa e raimiilia,e avvilisce misera-mente
Iddio e l'operasua.
94. Ma noi,per le ragioniesposte,pi" in "d di cotesto non possiamdire;aggiungiamosoltanto che forse Khusrev diede per ilprimo l'esempiodi narrar poeticamentee in forma di romanzo alcun fatto contemporaneo.Perch" trovasi che egli,oltre i sopraddettipoemi che sono di soggettoantico, altri quattro ne ha composti sopra soggettidel suo tempo; e il
primo si " quellodal titolo arabo M"ft"h ul-ftduh,cio" la Chiave delle
vittorie,che narra le imprese guerreschedel principedi Dehli,Gelai
ud-din F"r"z-sh"h, negli anni 089 e 690 d. E. (1290-1291 d. C). 11
secondo ha iltitolo pure arabo di Qirdn ul-saadayni,cio" la Congiun-zionedi due fausti pianeti,composto per celebrare il fausto incontro di
due principidel Bengala,padree figlio,avvenuto nel 688 d. E. (1289 d. C).Il terzo, dal titolo persianoNul"-Si'p"ln\cio" i Nove Cieli,ha la descri-zione
della corte d'un principeindiano, e il quarto narra le avventure
d'amore del giovaneprincipeKhizr Khan con la bella Deva! R"ni, figliad'un re del Guger"t.Ma basti omai di questo poeta poco originalee troppofecondo e troppo imitatore.
95. Lasciando di parlaredi un Mas"d di Her"t, vissuto intorno al
600 d. E. (1203 d. C.) e autore d'un poema che rest" incompiuto,intorno
alla storia Y"suf e Zal"kha,perch"nulla sappiamo o possediamo di lui,
lasciando anche, perch" nulla ne conosciamo, il romanzo di Nakhshebi
detto Giil-rtz,cio" la Pioggiadi rose, che raccontava le avventure di
Mas"m con la bella N"sh"beh, passiamoora a Kh"gi"Kirm"ni, autore di
celebrati poemi romanzeschi, detto appunto Kirm"ni per esser nato nella
provinciadi Kirm"n l'anno 679 d. E. (1282 d. C). Fu poeta lirico,almeno
a principio,e cominci" dal far le lodi dei Muzafferidi,dai ({ualipoi si
distolse per qualchecori'uccio grave, come si dice,per recarsi alla corte
di Sciraz,presso il principeAb" Ish"q,signoredella provinciadi F"rs.
Sembra anche che egli,come tanti altri poetiche,abbandonate le pompe
cortigiane,vollero la quietedella solitudine,si consacrasse alla vita mistica,
sceltosiper guidaspiritualeilsavio Ala ud-ilin Simn"ni. Mori nel 753 d. E.
(1352 d. C), ma altri sostiene che la sua morte " avvenuta nel 742 o
nel 745 d. E. (134.1o 1344 d. C), a propositodella qualeeglicomposeuna certa sua quartinacon evidente imitazione di Omar Khayy"m o degliantichi poetiarabi,lodatori del vino:
Ouel (l"ch'iopartir"da questat(M'ra Xoii pianilaalcun sovra la touiha mia,
Col corda duol crucciato Fuor clicill"iccliicrdel vino;
E dell'esseremio spezzer"il vetro Xou ;j,eiiiaalcun jiellutto l'uoi'clic il mio
Contro una pietrailfato, Liuto abl"andonato.
96. Seguendo Fuso che allora era invalso, d'imitare il Quintuplo di
JNizc"mi,anche Kirm"ni volle comporre cinque poemi, riuniti poi in un
corpo sotto quel nome d'uso. Ma, laddove ilQuintuplodi Niz"mi conta
200 CAPITOLO SESTO
attendo. Ma perch"eglicrede che Ilum"y"iinon con tanta jDassione,con
quanta eglivorrebbe,glicorrisponda,Hum"y cruccioso e indispettitofuggein un deserto,laddove,piangentee desolata,non tarda a raggiungerlola
principessa.Iluni"yallora,al colmo della felicit",per uno de' suoi fedeli
compagni che l'avean seguitoquand'eglis'era tolto dalla casa paterna,''manda all'Imperatorechiedendogliper s" la mano della figlia.E l'Impe-ratore
risponde di volere acconsentire,purch" prima glisia restituita la
figlia;e Hum"y la rinvia al padre. Ilpadre allora,violando la fatta pro-messa,
fa rinchiudere in un profondo e ignotocarcere l'infelicefanciulla,
poi,fatto sparger voce che essa " morta, con tutti i segnidel coi'doglioe
con tutta la pompa degna del suo grado,ne celebra in pubblicoi funerali.
Quellafalsa voce " pure intesa da Hum"y; perch"egli,nel pi" profondodolore e deliberato ornai d" morire,si ritrae ancora nel deserto. Ma
Hum"y"n, dal suo carcere lontano,trova anche modo di far conoscere la
verit" al suo fedele,che, armatosi in tutta fretta,coi suoi fidi e animosi
compagni prontia sfidar con lui e per lui ogni pericolo,muove contro la
citt"imperiale.L'Imperatoreacceso di furore glicorre incontro con ampio
esercito;ma nella battagliache ne segue, " atterrato e ucciso da Hum"y.
Eglinon lascia figlimaschi, e per" la bella Hum"y"n, tolta dal carcere e
fatta sposa del suo adorato Hum"y, glisuccede nel regno e governa con
Io sposo ilpopolo suo per molti e molti anni felici.
99. Tale " il bel poema di Kirm"ni; bello quanto al soggetto,antico
indubbiamente in alcuna sua parte,ma trattato con poca arte dal poeta.Perch" egli,assunto,come abbiam detto,il metro epicodi Firdusi,e col
metro anche il linguaggioch'eglisa non inettamente imitare,guast"nel
resto tutto il racconto con le stravagantiimmagini, con le iperbolie le
metafore stranissime,con le lunghe e prolissedescrizioni,con le ripeti-zionialla maniera di Niz"mi che, come sappiamo, cento volte ridice la
stessa cosa con parolediverse. Ma Niz"mi " pi"eletto e castigatonell'ai'te
sua, e lo stile ne " pi" nobile ed elevato, laddove Kirm"ni, strascinalo
forse dal metro pi" scorrevole,si lascia andare a quellafacilit"soverchia
che degenera in trascuranza. Delle freddure e dei concettini frequentinon
gli darem colpa,perch"quello era l'andazzo dei tempi; e chi, anche
grande,pu" sottrarsene interamente? Non se ne sottrasse inleramente.
nemmen Firdusi quando l'arte era meglio frenata,e Niz"mi " gi" troppo
pieno di concettini,intanto che Kirm"ni non aveva n" l'arte sovrana del
primo, n" l'ingegnofine ed eclettico del secondo.
100. L'altro poema Gul e Navr"z (Rosa e Primo di dell'anno)fu finito
da Kirm"ni dieci anni pi"tardi,cio" nel 742 d. E. (\oA\ d. C), e fu da
lui dedicato al ministro Tag' ud-d"n Ir"ip,minislro dei Muzal"'eridi,che
riccamente rimuner" il poeta,come eglistesso, riconoscente,attesta nel-l'epilogo.
Incominciasi,pertanto,con le consuete lodi a Dio,al Pi'ofeta,al
ministro protettoree mecenate, e seguesinarrando come un giorno il
principeNavr"z, figliodi re Fir"z,signoredel Khorassan,giovane leg-
LA l'OKSIA UO.MANZIiSCA r^Ol
giadrodi corpo e adorno di ogni bella (inaliladella mente e del cuore,
sentendo rammemorare la bella Gul, figliadell'Imperatoredi Grecia,si
invaghiscedi lei non vista,mentre essa pure, al solo sentir parlaredi
Navr"z,fortemente se ne innamora. Chiede ilgiovanedi andare attorno
per il mondo col secreto intento di trovar la sua bella,ma incontra un
forte ostacolo nel padre; perch"egli,caduto in profonda malinconia, si
ritrae dalla compagnia degliuomini, mostrandosi schivo d'ognimaniera
di conforto. Soltanto un gran savio, di nome Mihr-pest,mandatoglidal
padre,trova modo di consolarlo alquanto,narrandoglidue storie di giovi-netti
amanti, una di soggettopersiano,l'altradi soggettoarabo, pervenuti,dopo mille pericolie mille ostacoli,alla loro felicit".Un'altra storia gli"
anche narrata dal t"gliodi esso Mihr-pest,storia di amanti,infelicidapprimae poifelici;e anche questa glid" qualcheconforto e speranza. Ma iNavr"z,
alla fine,pu" impetrardal i)adrela desiderata licenza al partire;per"eglise ne va alla corte dell'Imperatoredi Grecia,laddove dalla nutrice della
sua Gul intende la lieta notizia che la fanciulla pure lo ama. La nutrice si
" poiquellache porta i messaggi dell'uno all'altrodei due amanti, finch"
poi,essendosi fatto conoscere il valore di Navr"z, che per l'Imperatoremuove contro il principedi Siria,Fer"kh-z"r, e lo vince,eglichiede e
ottiene la mano di Gul. Celebrate subito le nozze con magnificapompae con molti onori, Navr"z ritorna con la sposa nel Khorassan, laddove,alla morte del padre,egliregna feliceper alcun tempo. Una conginratut-tavia,
ordita contro di lui da un principeQob"d, glitogliea un tratto e
regno e vita.
101. Questo poema, come vogliasiconfrontarlo con l'altro," assai
pi" semplice nell'intreccio,e pei-",se cosi si pu" giudicare,meno vario
e meno adorno nella sua architettura e nel disegnodell'azione,se pure
il poeta, nel tesserne ilracconto, non l'ha reso pi"bello e pi" fiorito;diche non sappiamo e non possiamo dir nulla,perch"del poema non abbiam
potutoaver conoscenza diretta,intanto che ilsunto datone or ora " stato
dato secondo l'Erdmann che pot"leggerlo.Ma l'arte,forse,non deve o non
pu" esserne dissimile da quelladell'altro poema. Noi intanto osserviamo
che a chi ha letto ilLibro dei Re o il sunto che nel capitoloprecedentene abbiam dato,non sar" potuto sfuggireche ilsoggettodi questo poema,
mutati i nomi e alcuni pochi e lievi particolari," quello stesso degliamori di Gusht"spe di Ket"y"na,che formano uno dei pi"leggiadriepi-sodi
trattatidalla mano maestra di Firdusi. Perci",ricordiamoci che anche
Gusht"sp,lasciata la reggiapaterna, trovasi alla corte dell'Imperatoredi
Grecia;che di lui,veduto soltanto in sogno, s'invaghiscela bella Ket"-y"na,
figliadell'Imperatore;che agliocchi di costui,divenuto suo suo-cero,
egliacquistapregiograndissimodopo mostrati alcuni s{)lendidiattidi valore e vinti i nemici in guerra; che ritorna in patriacon la sposa e
regna dopo la morte del genitore.Soltanto l'aggiuntadei tre l'accontiper
consolare ilgiovane Navr"z, dev'essere certamente aggiuntaposteriore,e
202 CAPITOLO sp:sto
forse " dovuta allo stesso Kirm"ni; ilquale,quanto al soggetto vero del
poema, o trov" questa storia in qualche altro libro n" s'avvide che essa
era un episodiodel Libro dei Re o lo contrafTaceva,ovvero la raccolse da
qualchetradizione orale. Perch" " avvenuto ancora, e gi" lo sappiamo,che certi racconti che sono del Libro dei Re o dei romanzi di Niz"mi,
abbian vissuto e vivano ancora, talvolta rimpicciolitie avvicinati all'idillio,
nelle tradizioni del popoloin Persia.
102. Ass"r di Tebr"z fu autore di un celebre romanzo veramente assai
singolari'non solo per le molte e strane e intralciate avventure che vi si
raccontano, ma ancora perch"esso narra una storia d'amicizia,e non di
amoie, .li due giovinettiMihr e iMushteri (Sole e Giove),una coppia di
amici teneri e fedeli,simile a quelladi Oreste e Pilade, di Damone e
Pizia. Ma il poeta che professavadottrine mistiche ed era dato alla vita
ascetica,volle forse alla pietosastoria dei due amici dare significatodot-trinale
e allegorico,e ilsuo soggettoera acconcio per cotesto ; anzi Gi"mi,
che pi"lardi,come vedremo, tratt" soggettosomigliantissimo,ne faceva
una certa sua allegoriadell'anima e del corpo. Del resto,molti brani del
poema che ilPeiperriferiscein un suo opuscolo,sono prettamentemistici;
essi tuttavia non toccano il soggettodel poema, ma sono ammonimenti
che risguardanoil poeta stesso e alcuno degliamici suoi,o sono digres-sioni
vaghe intorno a cose di morale. Cotesto abbiam gi" veduto in
Niz"rni che gi" era mistico,ma pur sempre romanzesco, e non ancora
seppe dar significatoallegoricoad alcuno de' suoi romanzi. Comuntiue
sia di cotesto," certo che Ass"r,componendo il suo poema, fosse o non
fosse mistico e allegorico,fece opera tutta nuova; di che eglistesso si
accorse quando, con una certa conjpiacenza,diceva di non aver composto
un libro dove si discorresse d'amori sensuali. Eccone intanto le parole,se pure dirittamente le abbiamo intese:
Oiioslo lec'io(licoscienza certa, Annui alieno e scevro d'oiiiiitristo
Di Mihr e Mnshteri narrando i casi, Mdto del cor per sndi [lii"casti affetti.
Per ([neiraniorche narrasi,da inipnri
103. Ass"r era, come abbiam detto,della citt" di Tebriz; ma della
vita sua nulla sappiamo,eccetto che eglifu della corte del principeUveysdi Bagdad,della casa degliIlkh"ni,che noi gi"abbiam trovato fra i poetiliricie del quale Ass"r disse le lodi. Vedendo che ai poeti altri aveva
assai poco riguardo e qualchevolta anche se ne faceva beffe,Ass"r si
ritrasse a vita solitariaall'uso dei mistici nella sua nativa Tebr"z,lad-dove,
per consigliodi certo amico suo, ch'eglidice esser principee che
certamente doveva essere il sultano Uveys,compose il suo poema, e vi
mori nel 779 o nel 784 d. L. (1877 o I.S8-2d. C). Qualcuno lo chiama
anche Att"r, ma il suo vero nome " Ass"r; questo errore ne ha trasci-nato
subito un altro con s",perch"alcuni,come l'IIammer che pure lo
dice Att"r,hanno affermato che il poeta era figliodel grande mistico
LA POESIA ROMANZESCA 203
Ferid ud-diii Att"r,autore del Colloquiodegliuccelli. Ma, quando vogliasi
guardareal tempo della morte dell'uno e dell'altro poeta, si vedr" che
Ass"r non pot" esser t"gliodel mistico Att"r,perch"Att"r mori, passatal'et"di cent'anni,nel G27 d. E. (1:2:29d. C), e Ass"r mor" al pi" prestonel 771) d. E. (1377 d. C), e per" tra la morte dell'uno e la morte
dell'altro v'" quasi un secolo e mezzo d'intervallo.
104. Del poema di Ass"r non possiam dare che ilsunto, togliendolo
dall'Ouseleye dalTHammer, e non molto dirne quanto al valore intrinseco,
perch"non ne abbiam potuto vedere che scarsi frammenti,nelle opere di
Gi"mi e delTIIammer, e soltanto alcuni passiche daremo tradotti,in un
manoscritto dell'Accademia dei Lincei a Roma, e alcuni distici che il
Peiperriferisce,l'estando esso tuttora inedito. Sappiam tuttavia che esso,
composto ad imitazione di quellidi Niz"mi, del quale Ass"r aveva altis-simo
concetto, fu assai reputalo in Oriente, trovandosi che glistorici
persianidella poesia,con giudizioche " concorde,ne dicono meraviglie.E veramente esso doveva dilettare e piaceresommamente in tante e nuove
e inaspettateavventare, in tante descrizioni di stagionidiverse,di bat-taglie,
di caccie,di viaggi,di deserti,di palazzi,di giardini;nelle qualisembra che Ass"r fosse abilissimo. N" sappiam dire se egliebbe da fonti
antiche ilsoggettodel suo racconto, o se di piantal'invent";inclineremmo
tuttavia,n" sappiam bene ilpei'ch",alla seconda opinione,tanto pi" che
l'invenzione dei soggettiche favoriva ognipossibileallegoria,veniva allora
di moda. Non tutto per"deve essere stalo inventato da lui;e certamente
dovette venirglida fonti assai pi" antiche quelparticolaredelTamicizia di
Mihr e Mushteri per la qualeessi furono separati,ci" che " pure un par-ticolare
del nolo l'omanzo occidentale di Fiore e Biancafiore. Ma di cotesto
diremo pi"lungamente nel capitolonono.105. Adunque, il re di Persia Sh"p"r,che risiedeva in Istakhar (Per-
sepoli),aveva un figliobellissimo di nome Mihr (Sole),e il suo fedel
ministro aveva pure un t"glioleggiadrissimodi nome Mushteri (Giove),i
quali,essendo di pari et", stati anche cresciuti insieme, fortemente si
amavano. Ma ecco che Behr"m, figliod'un ufficialedi corte, vede di mal
occhio quell'amicizia,e col padre, invidioso egli pure, tanto fa,che il
precettoredi Mihr la rappresential re Sh"p"r come illecitae pericolosa.Perch" il re, venuto subilo in gran disdegno, comanda al ministro di
tenersi a casa ilfigliosuo; ma tanto duramente " dato quel comando, che
il ministro,trascorsi alcuni pochi giorni,muore di dolore. I due teneri
amici, intanto, soffrono e penano nella forzata separazione;soltanto
Mushteri ha di quando in quando qualche notizia del dolce amico per
mezzo di un fedel servo di nome Beder. Ma, un giorno,una lettera di
Mushteri che Beder recava a Mihr celatamente,cade per caso nelle mani
di Behr"m che con molta sollecitudine la reca da leggereal re. Ecco che
Mushteri e il fedele e animoso Beder sono menati nel cospettodell'adirato
signoreche li condanna a morte; risparmiatipoi per intercessione di
"04 CAPITOLO SRSTO
Bihz"d e mandati in perpetuo esilio,lasciano la citt" e trovano asilo nel-
rir"qa,intanto che Mihr infelice,dopo acerbi rimproverie molte miiiaccie
di morte, " gettatonel fondo di una torre.
106. Intanto,Mushteri e Ceder, nell'avvicinarsi ad nn castello,sono
assaliti da certi ladroni da strada, presi,incatenati,ad onta del valore
spiegatonel difendersi,e chiusi nel castello per esservi riserbati a crudele
supplizio.Ma la donna del signoredel castello,impietositadel vederli
giovanie avvenenti,porge loro destro modo di fuggire;perch"essi,usciti
celatamente di prigione,vanno errando sfinitie affamati per una cam-pagna
deserta e gi"si rassegnano a morir di stento,quando ilcapo d'una
carovana sopraggiunta,ilgeneroso Mahy"r,liraccogliee liconduce, graditi
ospitisuoi, nella citt" di Bey. In questo tempo, anche Mihr ha potuto
ricuperarela libert";perch"egli,oltremodo desideroso di rivedere il suo
dolce amico, avuti dalla madre certi gioiellidi gran prezzo, s'invola secre-
tamente alla casa paterna e si volge verso l'India credendo che in quellaterra appunto il suo Mushteri abbia trovato rifugio.Tre fedeli compagni
viaggianocon lui.
107. He Sh"p"r non pu" consolarsi della fuga del figlio.Ma Behr"m,
con la speranza d'una ricca ricompensa,glidomanda se eglistesso possa
andai' per ilmondo, travestito da mercante, alia ricerca di Mihr. Perch",
provvedutodi molti denari e di molte cose preziosedal re, eglisi mette in
viaggio,quand'ecco,per la via dell'Azerbigi"n,eglis'incontra nell'odiato
Mushteri che col suo fedele Beder e con un altro compagno, Mihr"b, va
pur cercando il suo diletto amico. Dopo ima disperatalotta,l'infelice "
cacciato da Behr"m sopra una nave e abbandonato alla ventura sul Mar
Caspio.La nave fa naufragio,e Mushteri co' suoi compagni di sventura "
gettatodalle onde furiose sottra una spiaggia,laddove un re di Derbend
che andava cacciando per quei luoghi,tutti li accogliee soccorre con
molta umanit". Trascorso qualche tempo, Mushteri,sebbene il generoso
re assai malvolentieri lo lasci partire,ritorna alla sua ricerca che tanto
glista a cuoi'e, e passata con molti stenti e pericolil'aspracatena del-
l'Alburz,si sofferma a riposarealquantoin una regionetutta bella e sparsa
di giardini.108. Anche Mihi' coi compagni suoi si affretta per via,fuggendo Tii'a
paterna.Giiuige al mare e sale su d'una nave; ma ecco ch'eglifa nau-fragio,
che tuttij"crisconoglialtrinaviganti,laddove eglisolo coi compagni
vien portatodalle onde ad un'isola deserta. Gi" essi disperanodi salute,
bench" l'isola sia abbondantemente pi'ovveduladi frutti deliziosi,(luando
un mercante di nome Sherf aj)[)rodaa (pieilidiabbandonati e prende con
s" quei tapini,trattati da lui con molta benevolenza. Mihr " i)n'gatoda
Sherf di voler visitai'ela terra di Kh"rezm, della (pialeesso Sherf " nativo.
Gi" tutta la carovana " in viaggio,quando la compagnia di Mihr le " del
maggiore aiuto,perch"ilvaloroso giovaneuccide un N^one e mette in fuga
una masnada di ladroni,onde glitocca una ricchissima preda.Giunto alla
LA l'OKSlA HOMANZESCA 205
cill" di Kh"rezm, Sherf,ilquale " sempre pi"meravigliatodella bellezza,della graziae del valore di Mihr, e gi"gliha detto alcuna cosa della bella
N"li"d,t"gliadi Keyv"iire del paese, si reude nel cospettoregaleportandoseco magnificidoni; e perch" anche " interrogatodal re intorno alle
avventure de' suoi viaggi,eglinon pu" a meno di far molte lodi del gio-vaneMihr. Re Keyv"n desidera vederlo;e il giovane,col suo leggiadro
aspetto,con le sue argute e savie rispostee pi" ancora con una lode del
re improvvisata,fa stupirtutta la corte e riempie re Keyv"n di ammira-zione
grandissima,il quale,gi"avendo concepitoopinioneche l'incognitoe avvenente garzone sia di nascita illustre,donatolo riccamente,vuol sot-tometterlo
a certe sue prove.
109. Le prove sono otto,cio" della lotta,degliscacchi,della scrittura,della musica, dello sciogliereenigmi,della forza e dell'agilit",dell'armeg-giare,
del cacciare;e in tutte l'animoso fanciullo tocca splendidavittoi'ia;
anzi,avendo ucciso nell'ultima prova un terribileleone inferocito che stava
per sbranare il re Keyv"n, " menato a casa in trionfo dagliesultanti abi-tatori
di Kh"rezm. Tutti l'ammirano, e pi" di tutti l'ammira e ama il re;
ma ecco che, intanto,la ("gliadi costui,la bella N"hid, perdutamente se
ne invaghisce.La nutrice di lei,fedele e compiacente,trova modo di
consolarla,perch",nel far consapevoledi quell'amoreilgiovaneMihr,ella
scopre che anche Mihr " invaghitodi lei,non anche vista da lui,ma gi"da lui conosciuta per le molte lodi che di lei si fanno. Eglituttavia non
pu" dimenticare ildilettoamico suo, ilsuo Mushteri,al quale va pensandonotte e giorno.La nutrice,intanto,alla innamorata fanciulla reca festosa
ed esultante la notizia dell'amore del giovane straniero per lei.
110. Intanto,un ambasciatore di Qar"-kh"n, fiero principedi Samai-
canda, viene in corte di re Keyv"n e chiede in isposala bella fanciulla
per il suo signore.Ma ilre, che gi"era deliberato di darla al suo diletto
Mihr, rispondecon un superborifiuto,onde Qar"-kh"n, cruccioso e sde-gnato,
mena contro il Kh"rezm un esercito infinito per vendicar l'onta
sofferta.Re Keyv"n non si perde d'animo; ma raccogliele sue schiere,d"
una gran battagliaa Qar"-kh"n, nella quale Mihr fa prodigidi valore,
perch"egliscompiglia le schiere nemiche, uccide i miglioricapitani,atterra e fa prigionieroIo stesso Qar"-kh"n,che re Keyv"n,al cessar della
battaglia,vorrebbe punir di morte, ma che, per intercessione di Mihr, "
rimandato libero nel suo regno sotto condizione di mandare annuo tributo.
Il re, allora,e Mihr e tutto l'esercitovittorioso ritornano trionfantiin citt",intanto che il re ha deliberato di affrettar le nozze del valoroso garzone
con la figlia.Ma una sera di primavera,in cui il re lungamente erasi
trattenuto con Mihr in un giardinoa ber del vino sotto glialberi lutti in
fiore,Mihr, allontanatosi per un istante,s'addormenta quasi senza avve-dersene
in un luogoombroso e solitario,laddove egli" veduto da N"h"d
che per caso passava di l",accompagnata dalla nutrice. L'innamorala fan-ciulla
abbandona ilcapo in grembo al leggiadrogarzone, ilquale,come
20() CAPITOLO SI-STO
si ridesta,si vede feliceappieno,tanto pi"cli'egli,appunto in quell'istante,
sognava di lei.Quella notte passa tutta (juanta,rapidacome un attimo di
tempo, in tenere parole,perch",soltanto all'apparirdell'alba,giiamanti
s'inducono a separarsi.Ma, cessato per un momento ildelirio dell'amore,
ecco che Mihr " assalito dal pensierodoloroso ch'eglioma", per un altro
affetto,ha potutodimenticar la meta del suo viaggio,quelladi andar in
traccia del suo amico diletto,che per lui ha sofferto l'esilio.Amore e ami-cizia
fanno in lui doloroso e ostinato contrasto, e l'infelicenon sa che
pregare ilcielo o di darglilume o di toglierlodi vita.
111. Mushteri intanto,che ha percorso tanto tratto di terra abitata e
deserta sempre cercando l'amico suo, con Beder e con Mihr"b giunge
presso le portedella citt" di Kh"rezm. Egliinvia Mihr"b in citt" perch"
gli trovi un luogo da pernottarvi,quando, addoi'inentatosi con Beder
presso la via intanto ch'egliattende che Mihr"b ritorni,uno schiavo di
Behr"m, venuto ad attingeracqua per la carovana del suo signore,rico-nosce
i due addormentati. Fattone da lui consapevoleBehr"m, il tristo
s'avvicina con gran furore,fa caricar di catene i due miseri e seco li tra-scina
tra le villanie e le percosse, quando Mihr"b, intanto che torna dalla
citt",giunge e vede la sorte dei suoi compagni. Perci",tornato con ansia
e tremore in citt",laddove egliha udito parlardi Mihr con gi-andissima
lode, trova modo con le preghieree con' le lagrimed'introdursi fino alla
presenza di lui e di narrarglil'accaduto. Mihr alloia,impazientedi rive-dere
l'amico suo, ricorre per aiuto al re che tosto con gran sollecitudine
fa cercar di Behr"m, ordinando di menarlo nel suo cospetto,appena si
sia potutotrovare. P^cco adunque che Behr"m, intanto che Mihr si tien
celato dietro una cortina," introdotto nel cospetto regale,e vengono
introdotti con lui anche Mushteri e Beder,tutti sanguinosiper le toccate
percosse. Interrogatodal re, rispondeiiehr"m che Mushteri e Beder erano
gi"suoi schiavi,ch'erano essi fuggitida lui,ch'egliaveva ognidiritto e
ragione di cercarli e di puniiii.Mihr, allora,non pu" pi" trattenersi;
perch",balzando dal suo nascondiglio,confonde e svergogna il bugiardo
e tra le lagrimedei circostanti si gettanelle braccia del suo caro amico.
Gi" ilre pronunciala condanna di Behr"m, gi"" prontoilcarnet"ce per
decapitarlo,quando Mushteri, inginocchiatosi,ne domanda con belle
parolela grazia.La grazia,nella commozione di tuttigliastanti,gli"
concessa; ma iltristo,nell'animo del qualecontrastano rabbia e vergogna
e oi'gogliooffeso,trascorsi pochigiorni,non compiantoda alcuno, dispe-ratamentemuore.
112. Be Keyv"n allora,lasciata passare una assai breve stagione,
s'affrettaa celebrar le nozze della sua figlia.Fatte le qualicon tutta la
pompa e con tutto ilgiubilo,Mihr vedesi al colmo della felicit",quando
improvvisaglirinasce in cuore la memoria de' suoi abbandonati genitoriche ora forse lo piangono estinto,e quellamemoria lo rende malinconico
e dolente. Di cotesto avvedutasi N"h"d,essa glienedomanda la cagione,e
^20S CAPITOLO SESTO
leggieraironia tutta loro particolare,onde riper"30"eanche pi" strana e
grossa appar burlesca, laddove Assar sembra cercarla sul serio. Per",intanto che piacela stranezza festosa di quel romanziere nostro,spiace10 sforzo del pei'siano,perch"vuole esser grande, e non " e non pu". Ma
eglipartecipavaai difettidei tempi suoi,inclinati a volere il nuovo ad
ogni costo, e per" bisognascusarlo in gran pai'te,intanto che gli resta il
merito non dubbio dell'aver trovato soggetto cosi nuovo e vario di rac-conto
e d'averlo condotto con bell'ordine nell'insieme e con giustae reci-proca
proporzionedi parti.115. Anche l'artificiosoe studiato Selm"n S"veghi,che fu gi"maestro
e amico del principee poeta Uveys,e che noi gi"abbiam conosciuto tra
i poeti lirici,volle comporre due poemi romanzeschi ad imitazione di
Niz"mi. Uno dei quali si " il Gemsh"d e Khorshid, storia d'amore, in cui
Gemshid, non pi" ilgran (iemshid del Libro dei Re, fondatore mitico del-l'antica
monarchia iranica,ma un giovane principeimmaginario che si
dice t"gho dell'Imperator della Cina, s'innamora della bella Khorshid,
figliadell'Imperatoredi Grecia. Narransi le avventure, al solito,dei due
amanti e si dipingela loro conseguente felicit".Intanto,ilpoema fu com-posto
da S"veghiper preghieradel suo regaldiscepolo,ilquale,alludendo
ai poemi di Niz"mi, glidiceva un giorno:
Di Fci"k'kIe Kliusr"v divenne anticd .Moneta antica non ha eorso, e tu
11 librooniai. Tu mostraci novella Batti nel noine mio di tua parola,Una reo'alcimmairine In nuova zecca, intanto la moneta.
Cotesta
Le qualiparoledella prefazioneal poema, come attestano la dimenticanza
che ornai s'incominciava ad avere degliantichi racconti epicie roman-zeschi,
cosi mostrano anche ildecadere di questa poesiada romanzo e il
suo precipitareagliargomenti frivolie da poco. Tal particolareanche pi"si manifesta nell'altropoema che " pure di S"veghi,ilF"rdq-nameli,cio"il Libro dell'Esigilo,che " poema amoroso, inteso a descriver le pene di
due giovaniamanti separatil'uno dall'altro,Malik (ilre)e Mahb"b (l'og-
gettoamato). E S"veghi compose il poema, strana cosa veramente! per
consolare il principeUveys,aUorquando il suo paggiofavorito,Beyr"m-sh"h, per un lieve dispettuccio,l'anno 761 d. E. (1350 d. C), lo abbandon"
per recarsi presso altro ammiratore delle sue bellezze. Cosi il poema
romanzesco poteva discendei'e ad appropriarsi,por farne soggettode' suoi
racconti,ai pettegolezzidi corte e alle bizze deglisbarbati favoriti dei
principi,da ima parte; (lall'altra,come appresso vedremo, diventava
mistico,
116. Il poema Gemsh"d e Khoi'sh"d,fatte precedere le solite invoca-zioni
e lodi di Dio e del Profeta,narra una delle consuete storie d'amore,
secondo la ((ualeilgiovane Gemsh"d, animoso e leggiadrofigliodell'Im-peratore
della Cina,ode le lodi della bellezza di Khorshid,figliadell'Im-
LA POESIA KOMANZKSCA 209
peratore di Grecia, dal pittoreMiihr"b,perch"eglisubitamente se ne
innamora. Domanda al padredi andare in Grecia e va, incontrando diverse
avventure con mostri e con dragoninel deserto e facendo anche naufragioin mare. Intanto,il fedele Muhr"b si reca destramente nelle stanze della
bella Khorshid, e tanto fa che poi introduce nel suo cospetto il caldo e
disioso amante. Descrivesi una notte di amore passatati'acanti e suoni e
libazioni copiosedi vino con leggiadripaggie avvenenti ancelle,intantoche ilpoeta ne riferisceanche le appassionateghazeleo canzoni,mutando
metro e rima. Ma il padre di Khorshid,risaputotutto cotesto,fa chiuder
la t"gliain un castello,laddove,di raro soltanto e sol per pietosacura di
amici compiacenti,ella ha qualchenotizia e qualcheletteradel suo fedele
amante. Passano intanto lunghigiorni,finch",fattisiconoscere la nascita
e il valore di Gemshid che trionfa d'un re, nemico dell'Imperatore,l'Im-peratore
lo premia col farlo suo genero dandogli la figliain isposa.Gemshid, allora,torna con la sua compagna in Cina,laddove,morto il
padre,regna felicemente. " Tale " ilsoggettodel poema, nel quale,toltialcuni puntiparticolari,chi si ricorda del Libro dei Re, di Firdusi,age-volmente
avr" riconosciuto ilvecchio romanzo di Gusht"spche,venuto in
corte all'Imperatoredi Grecia,dopo mille avventure e stenti,dato a cono-scere
ilsuo valore e la nascita,ne sposa la figlia,cio" la bella Ket"y"na.117. L'altro poema, cio" ilLibro dell'Esiglio,per consolare,come s'"
detto,ilprincipeUveys della fugadel suo paggiofavorito,racconta i casi
e rappresentale gioiee i dolori,la disperazionee la soddisfazione di due
amici carissimi,separatidall'avverso destino e poiricongiuntifelicemente.E ilpoeta,sul principio,si volgeal suo signore,dicendogli:
Oi' dallalinguamia, prence e signore,Vieni ! l'istoriade' ilne amici ascolla!
Ma la storia dei due amici " intrecciata di molte altre storie secondarie,con allegoriee similitudini,intanto che pur se ne descrivono i giuochiele feste nei loro incontri e la tristezzanella separazione.Anzi ilpoeta vi
fa uso anche soverchio di paradossi,volendo dimostrai'e che appuntol'esilioe la lontananza e la separazione,bench" dolorosi nel presente,danno speranza e pegno della prossima gioiadel tornare insieme. E va
anche pi" in l",perch"egliafferma che lo stare insieme ha in s" iltimore
della futura e prossima separazione.In questa guisa,faticosamente for-zando
la verit",S"veghimena a termine il poema che non sappiamo se
tanto valesse da consolar veramente l'afflittosuo padrone che poi glienedovesse essere riconoscente e grato. Il soggetto,nella sostanza, come si
vede, " pur sempre la pietosaistoria (quitratta ad adattarsi a un caso
vero e particolare)di Mihr e Mushteri,gi"composta da Ass"r, di Fiore e
t)iaucafioree di altriromanzi orientali e occidentali.
118. Quanto all'artedi S"veghi nella qualit"di poeta romanzesco, si
pu" dir subito che essa " pur sempre quell'arteleziosa che gliabbiam
14 " Pizzi,Storia della jjoesiapersiana, voi. II.
210 CAPITOLO SESTO
rimproveratanelle liriche,sebbene ora, ([uantoalla dizione e all'espres-sionein poesianarrativa,essa sia alquanto pi" naturale e sciolta. Ma
l'artificiosuo torna laddove, come fanno glialtri poetidel tempo suo,
parlaper metafora o compone e segue alcuna sua allegoriao va dicendo
cose in senso doppio,specialmentequando alcuni suoi nomi propri si
prestano a tal giuoco.Cosi,per esempio,nel primo poema or ora esami-nato,
il destarsi del giovane Gemshid e il fuggiredella bella Kliorshid
lontano da lui che si desta,appunto perch"il nome di Kliorshid in per-siano
significasole,sono narrati in modo da potereanche significareil
tramontar del sole quando la luna,a cui Gemshid " assomigliato,si desta
e si leva dall'Oriente. Per" regna nel poema una incertezza grande quantoalla determinazione precisadei particolari,intanto che nel suo insieme
esso non " difficilea intendersi bene. Ed " artificioesterno, iniziato gi"da Niz"mi, ma senza cangiardi metro, quello di riferirghazele,distici
staccati,coble e quartine,cangiando metro e rima, nella narrazione;i
qualiornamenti posson piacerein s",ma guastano ilpoema nel suo corso,
che per natura sua non vorrebbe "ssere interrotto. Ma quelleavventure
d'amore sempre egualie quei lamenti infinitie quellenenie interminabili,
son pure stucchevoli e noiose! Allora piacevano,come piaccionoai nostri
giornii solitiromanzi con le solite fanciulle isteriche,ammalate di nervi
e di desideriinon da dirsi,con le solitemogli infedeli,con i solitigiovani
scapestrati,buoni per tutto fuorch" per le cose oneste e belle.
119. li"cordiamo ancora qui,senza che possiam dir nulla della sua
vita 0 formare alcun giudiziointorno alla sua opera poetica,un Gelai
ud-d"n Ahmed, detto comunemente Gelai ilmedico,perch"fu dotto e abile
in medicina,oltre essere stato elegantepoeta,come disse qualcuno.Perch",
oltre un canzoniere e alcune opere di prosodiaaraba e persiana,eglilasci" un poema romanzesco, non tolto alle tradizioni antiche,ma tutto
d'invenzione, a cui eglidiede il titolo di Gul e Navr"z (Rosa e Primo di
dell'anno),raccontandovi,i)erquanto pare, una delle solitestorie d'amore,
dedicatolo a un principedella casa dei Muzatferidi. Gelai condusse a ter-mine
ilsuo poema nel 734 e mori nel 705 d. E. (1333 e 1392 d. C.).
120. Viene ora in acconcio il ricordarsi auche di K"tibi, da noi
conosciuto come poeta lirico,gi"inclinante al mistico,anzi gi" mistico,
come avviene di quasi tutti i poetilii-icidi questo temjw. K"tibi era del
nono secolo dell'aggirae mori di pesteneir838 (l434 d. C.).Compose, oltre
le poesieliriche,anche un Quintuploimitando, come glialtri,Mz"mi; ma
pare che egli,secondo il Rieu, a stento sia giuntoa comporre un poema
che doveva corrispondereal Tesoro dei misteri,di Niz"mi, (juando mor".
Trovasi tuttavia ricordato anche un altro suo poema di assai noto soggetto,
qualefaceva parte,forse,del Quintuplo,e raccontava le avventure pietose
di Leylae di Meg'n"u, comc^ per primo Niz"mi aveva fatto.
121. Ma, come al suo tempo la retorica pi"raffinata e leziosa viene a
guastarla poesia,cosi si pu" dire che incomincia ad essere unico lavoro
L.V POESIA ROMANZESCA 211
dei poeti,immiseriti nella fiacca et" e prividi vero ingegnopoetico,il
poema allegorico,gi"venuto in uso anclie prima, ma ora salito in onore
grandissimo.Nel quale,uno certamente dei generipi" falsi e scipitiin
letteratura,non si raccontano pi" storie pietosedi antichi amanti,toltone
ilsoggettoalle tradizioni del {)assato,n" i personaggisi piglianoin pre-stito
dalla storia,ma s'inventano d'un tratto e di pianta,intanto cliesono
sempre e sempre due giovani innamorati, dei qualisi raccontano, con
significatireconditi e con intendimenti sottintesi,le pi" strane e invero-simili
avventure. Che se l'invenzione non " sempre felice,perch" questiromanzi son tuttid'uno stampo medesimo, e ilpi" delle volte essa " ben
povera e compassionevolecosa, almeno le strane e inverosimili avventure
fossero narrate con quell'intentocol quale ilByron,e diciamo anche un
Dumas e un Sue, hanno narrato casi pietosidi amanti o composto i
romanzi pi"intricatie meravigliosi.Perch",quando ci" pur fosse,illettore
avrebbe il diletto immediato del racconto narrato come racconto e nulla
pi",senza che egliavesse da tormentar la mente per trovar sotto la nar-razione
significatirecondili,come vuoisi quando c'" allegoria.Invece,
questiromanzi, dal tempo di K"tibi in poi,son tutti mistici;ed eccoci
intanto al punto che gi" nella introduzione abbiam notato, riunirsi alla
fine in un solo intento che " mistico,la lirica amorosa e la poesia nar-rativa.
Perci",le avventure degliamanti giovinetti,le loro pene e le gioie,
per questipoetimisticamente romantici, rappresentano gliamori del-l'anima
umana, pellegrinain terra,che sospiradi ricongiungersia Dio
che " ilsuo divino amante. Col qualsignificato,come essi sono tuttiegualifra loro,intanto che l'allegoriauccide la poesiavera, cos" diventano anche
noiosi e stucchevoli,riuscendo alla fine a non destare alcuna curiosit" nel
lettore,alcun interesse in chi ascolta. Le mosse, del resto,si son prese da
Niz"mi stesso,che, come gi" abbiam notato, d'Alessandro o Iskender ha
fatto un messo di Dio, circondato d'aura profetica,al qualealtres",in sul
termine della lunga carriera,eglifa confessare che lo stato della vita
mistica " superioredi gran lungaa qualunque altro stato di quaggi".Per
tal modo, Niz"mi consapevolmenteschiudeva la via al misticismo perch"entrasse nella poesia romanzesca, e inconsapevolmentela schiudeva
all'allegoria,quando nelle altre sue storie d'amore incastrava tante e tante
considerazioni morali e spirituali,e di uomini trasformava in angelii
suoi personaggi,amantisi di platonicoamore. Anche Ass"r,in cotesto,
non ha veramente piccolacolpa;e veggasiper ci" quanto abbiam detto
avanti del suo poema Mihr e Mushteri. Notisi poi ancora che certi perso-naggi
di Niz"mi,di Ass"r e di altri,hanno nomi di assai chiaro significato,i quali,mentre indicano,presicome sono, questistessi personaggi,nenotano ancora certe qualit"inerenti e proprieal significatoallegoricocheil poeta ha loro voluto dare. Ricordiamoci soltanto di Filneh che fu la
schiava favorita di Behr"m-g"r,e della bella Sheker che fu la seconda
amanle di re Khusrev Parv"z;iqualinomi, significandoilprimo, in arabo,
'21'2 CAPITOLO SESTO
seduzione,e ilsecondo, in persiano,dolcezza zuccherina,fanno conoscere
che Niz"mi, anche se non li invent",U adoper" tuttavia con manifesta
coscienza di usar nomi di signit"cato.Dato ilquale esempio dal maggior
poeta romanzesco, seguitoin ci" da Kirm"ni e da Ass"r, ecco piovereda
tutte parti,a questa et" pi" tarda,romanzi mistici e non mistici,con per-sonaggi
che hanno nomi di significatoallegorico.0 forse l'uso " anche
pi" antico di Niz"mi che lo trov" nel popolo,ci" che ci sembra assai pi"
probabile,perch",anche nel noto poema popolaredi R"min e Visa,alcuni
personaggi,come M"bed (sacerdote)e Zerd (biondo)e Gul (rosa)recano
nomi di significatoassai noto. Resta che altri pi" tardi,per cattivo vezzo
che invalse,ne us" anche troppo in senso allegorico.122. Tutto ci" che fin qui abbiam detto,potr"parere digressione,se
non inutile,almeno posta fuori di luogo,perch"incastrata nel punto in
cui si dovrebbe parlardi K"tibi. Ma a noi " parso di poterlafare,perch"ci sembra che appunto al tempo di K"tibi facciasi intei'a e piena questatrasformazione del romanzo vero in romanzo allegoricoe mistico. E
diciamo intera e piena,perch"qualchealtro tentativo di far cotesto trovasi
qua e l" anche prima,se pure " vei'o che anche il gran m"stico Att"r,
come trovasi notato dal Rieu, compose un poema romanzesco con alle-goria
e significatomistico sotto iltitolodi Khusrev e Gul (ilRe e la Rosa),e se pure, come sembra, anche i poemi di Ass"r e di Kii-m"ni hanno
allegoria.Ma, tornando a K"tibi,egli,poeta lirico,mistico in parte,mentre
con un suo Quintuplovoleva imitar quellodi Mz"mi, componeva poicerti
poemi allegoricie mistici,col vezzo dei nomi significativi,in quel modo
e con quell'unicointento che abbiam descritto in questa nostra digres-sione.Notisi ancora che K"tibi " di quei liricidubbi che non si sa bene se
dicano l'amore vero o il mistico,e che per" stanno come tra il vecchio e
il nuovo; la qual cosa si avvera anche qui,rispettoal suo fare roman-zesco,
che tiene,da una parte,a quellodi Niz"mi,e dall'altrainclina alla
maniera nuova. Ma dei poemi romanzeschi con intento mistico che vanno
sotto il nome di lui,non possiam recare innanzi nulla di pi" dei titoli,
non gi" farne conoscere il contenuto, non gi" darne qualche esempio,
perch",inediti come sono, non ci " stato dato di averne alcun saggioperquanto breve. Essi sono adunque: NcUir n Manzi"r (ilRiguardante e
il Riguardato),poema romanzesco e amoroso, con senso mistico; Iliisn
u Ishq (Belt"e Amore), altro poema dello stesso genere; Be"irdm u
Gul-anddm (Martee Aspetto-di-rosa),se pure esso " di K"tibi veramente;
e il Ghilslieni Ahrdr, cio" il Roseto de' pii,che " poema fatto ad imi-tazione
del Tesoro dei misteri,di Niz"mi.
123. Con quelloche ora di K"tibi abbiam detto,non vogliamo affer-mare
in modo assoluto cbe qualchealtro poema romanzesco non si sia
potuto comporre senza usare dell'allegoria.Ma badisi ancora che noi,a
questo punto al quale abbiam condotto la storia del genere romanzesco,
ci troviamo in quellostesso dubbio in cui ci siam trovati quando pai'Iavamo
LA POESIA ROMANZESCA '2V"
della tarda poesialiricae amorosa. Perch",come di questa non si poteva
dire con certezza se essa parlassein senso proprioe vero o in senso alle-gorico,
non avendo alcun modo di chiarire il diff"cilepunto, cos" ora di
certi romanzi di questaet" non possiamo affermare se raccontino da senno
0 adoprinol'allegoriae siano mistici. E per",nel dubbio che per noi non
si pu" e forse non si potr"sciogliermai, tanto pi"che non abbiam potutoesaminar questipoemi inediti ancora e difficilissimida rinvenire,ci appa-gheremo
di notarne i titoli,aggiuntivii nomi degliautori,lasciando che
altri,un giorno,prendendoneconoscenza vera, possa definire la questione
presente.Del resto, assai pochi ne possiam notar qui, non solo per le
scarse notizie che ne abbiamo, ma anche perch" essi appartengono ad
un'et" delia letteratura persianaalla qualenon abbiam rivolto inostri studi.
124. Ricordiamo, adunque,Fatt"hi di Nish"p"r,morto neir852 d. E.
(1448 d. C), autore di opere tutte pienedi concettini e di arzigogoli,di
giuochidi parole,alcuni cavati dalle diverse forme delle lettere dell'alfa-beto
onde esse parolesi compongono, che sono i consueti trastulli dei
poetisenz'anima, senza cuore, senza cervello. E Fatt"hi " veramente uno
de' pi" insipidiscrittoriche pure a' suoi tempi ebbe molta fama, e che,
tra le altre opere in prosa ornata e in versi,compose anche un poema
che pare volesse esser romanzesco (ed " allegoricoo mistico)cio" Htisn
Il Di", Bellezza e Cuore, adoperando nomi di aperto e chiaro significatoal modo che di sopra abbiam notato. Ed " pur sempre la consueta storia
dei due amanti che,dopo mille avventure e peripezie,giungono al fine
dei loro desiderii pi"caldi.Qui Dil (cuore)figliodi Aql (senno)re dei Greci
e del Marocco, posto al governo del borgo di Beden (corpo),dove, nel
punto pi"alto,sta una rocca detta Dim"gh (cervello),s'invaghiscedella
bella Hnsn (bellezza)al sentirne parlare,e finalmente la fa sua sposa. E
tutto ci" si narra in poche decine di paginedi prosa rimata,ma sciatta e
insipida,intanto che illettore,nel leggeretante inezie,notato dalla troppo
trasparentee puerileallegoria,si domanda meravigliatocome mai un
uomo di senno poteva far tutto cotesto senza ravvisarsi estremamente
ridicolo. Nell'appendicedaremo un breve saggio di quest'operacuriosa
e strana.
125. Andando oltre,la poesiaromanzesca cade a capo fittonel vacuo
e nell'insipido;e come essa ha dimenticato i grandisoggettistorici o
leggendariche Firdusi e iNiz"mi hanno saputo animar d'un soffionovello
di vita,cosi,inventando e foggiandodi suo fatti e personaggi,anche per
il destro che la storia degliamanti offriva ai mistici di rappresentarnelle
loro pene le pene dell'anima umana che sospiraa Dio,dei personaggisuoi
essa ha foggiatoaltrettantisimboli,anzi,andando oltre,ai nomi dei per-sonaggi
anche f"ntiha preferitigliastratti,come gi"s'" veduto per alcun
esempio.Che se gi"fanno conoscere l'intento mistico e sono anche poetici
per l'immagineche recano, certi titolicome ilCero e la Farfalla,del poetaAlili(eveggasinel capitolodella mistica che significhila farfallache muore
214 CAPITOLO SESTO" LA l'OESLV ROMANZESCA
arsa nella fiammella del cero), alcuni altri, all'opposto, fanno sorridere di
compassione per la inetta goffaggine onde l'inettissimo autore li ha trovati.
Perch" si hanno poemi romanzeschi, di senso mistico e allegorico, anche
amorosi, come questi: S"zii G^"(?rt^ (Caldezza e Struggimento), poema
amoroso d'una principessa indiana che al tempo di re Akbar si bruci"
sulla pira dell'estinto marito; Slur u Sheker (Latte e Zucchero), poema
mistico; N(U ti Niydz (Delizia e Bisogno), altro poema mistico, in cui il
principe Bisogno fa all'amore con la principessa Delizia; Mihr u Mali
(Sole e Luna), altro poema romanzesco, ma allegorico e mistico; e Ndn
ti Halvd (Pane e Pietanza dolce), altro poema che tocca della vita ascetica.
126. A questo punto, ci accorgiamo d'essere andati per avventura
anche troppo in l", perch", ad esempio, l'ultimo poema or ora ricordato
" di Amili che mor" nel 1030 d. E. (1620 d. C), e tutta questa lercia e
untuosa poesia " della pi" tarda et" di questa letteratura, alla quale non
ci eravam proposti di arrivare. Era necessario tuttavia, cos" alla sfuggita
e come per digressione se cos" si pu" chiamare, far conoscere anche le
aberrazioni ultime dei poeti quando ostinati voglion seguire un andazzo
che omai ha fatto il tempo suo. Nel qual rispetto soltanto " utile il ricordar
tanta miseria di scritti e di scrittori, almeno perch" la lezione giovi
anche a noi. Veramente, certa roba letteraria per il poco valore che essa
ha, sarebbe meglio che fosse perita, perch" ora non ingombrerebbe di s"
gli scaffali delle biblioteche di manoscritti, e non invoglierebbe certi stu-diosi
a pubblicarla, ci" che pur troppo si fa ora anche di soverchio, con
grandissimo danno delle lettere che immiserisconosempre pi" di giorno
in giorno, affogate nella sta2;nante erudizione.
216 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
E da battaglie;per canipaLiiiee monti
Avean lor ciljo,avean ior dolci sonni
E lor riposi,radunala greggiaIn ogniloco senza vesti.1 frutti
Li cibavano ancor di pianteagresti"j semi d'erbe nate a la montagna,E cintiellisi avean di cuoi di bere
Intorno a' fiancbi,agresticibi,e tristo
E debile d'attornoogniinvolucro i.Dimandava Iskend"r: Qual parte avete
E di sonno e di cibo e di riposoE di giornifelicie di battaglieE di beni quaggi"?Onesto " soltanto
Balsamo elettocbe ci manda ilcielo
(lontre al veleno della sorte. " Dissero
I sapienti: Valoroso prence,Del mondo vincitor,di assaltie pugneNessun parlafra noi;di vestio cibi
Non abbiam d'uopo,non di molli strati,
Cb", poiche nasce dalla madre sua
Nudo il mortai,cbe molto ci si diletti
Di vestimenta non " d'uopo.Ognuno,Di vestiprivo,al sen di (juestaterra
Tornar dovrassi,e di sgomento" un loco.Di dogliae di terror. Ma noi frattanto
Abbiam la terra per giaciglioe l'etra
Di (juestocielper veste allapersona,dome vedettein su la via cbe attendono
Qual sorte arrivi dal destin. Quel prenceChe ama sua gloria,per terrene cose
Molto s'affanna,e quell'alTannosuo
E quellecose d'un obolo solo
Valor non hanno. Quando poida questa(-adnca vita ci si diparte,restanoDietm da lui la sua corona e l'oro
E l'accoltadovizia.Oh ! saper dri
Che ilseguono soltantoin ([ucUavia
L'opreleggiadre; ma la sua grandezzaE del trono l'onor scendon sotterra '"
Dimandavaiskend"r:Quaggi"nelmondoSon pi" le cose manifeste a noi
0 le celate? I vivi sono o i morti
In numero maggior?Chi estintogiace,Davver! che d'altrecose non ha d'uopo!liisposero([ue"saggi: 0 re, pi"assai
Delle palesicomputar tu d('i
Le cose ascose. Che se centomila
Tu annovei'ide' morti o pi"d'assai,Nobil sovrano, contro a centomila
Un vivente non ". QueglibeatoChe non fn tratto all'infernaldimora!
Ma costui ch'" pur vivo,un di per certo
Si morir", che va cotesto e lascia
A chi sorviene la vicenda sua.
La terra o l'acqna" pi"d'assai,chiedeaPrence Iskend"r,mentre dall'altoilsole
Splendesovr'esse?" Al principediGrecia
Risposeroi Brahmani: " l'acqua,o sire,Che attorno guarda il continente. " E
[quegliTornava a dimandar: Chi da' suoi sonni
E vigilante,e chi sovra la terra
E peccator?Si muovon glianimantiEd i viventi son pur molti,eppureA che sono eiquaggi"non veggon chiaro.
I Brahmani risposero:0 signoreChe '1giustocerchi e seid'integrocore,
Sappi(dievigilante" sol colui
Per cui grande" quaggi"piccolaparteDi terrena dovizia,e pi"di tutti
Peccatore " coluiche per vendetta
E per desio vede scemar suo senno.
Che se costui conoscer veramente
E cerchi e vuoi,guardate stesso in pria.Guarda la tua persona. Ecco! t'"innanzi
Tutta laterra,e tu direstiancora
Che t'c congiuntaper amor la volta
Roteante del ciel; pur ticonsigliD'accrescere cotesto e par che addentro
L'oscura terra sviscerartu voglia.Nell'alma tua. d'inferno si nasconde
Orrida brama, se per"non muti
A (juestodir di noi l'indoletua.
Chi " signor di nostr'alme? egli in-
[chiedea;Chi sempre e ovunipie a male oprar ci "
Iguida?Andiizion ci signoreggia,dissero
I sapienti.Ell'"principioallddio,
L'anima ell'"d'ognipeccato." Allora
Ei dimand" d'andiizion ipiaM'osse
Indole vei'a ; laurimar ci " forza
(1) Probabilmente quest'ultimaripetizione" un passo interpolato.
APPENDICE ALF.A POESIA UdMANZESCA 217
Per tristaaniliiziVui.Sono due Devi *,
I sao'Gfirisnoiuleaii,malia;nie tali
Che oprali da lungi,anihizion jirocaceE hisogiiocon essa. Uno ha le labbra
Per la penuriadisseccatee l'altro
Per la copiach'etici!ha, tutta la notte
Sonno non trova. Ma la sorte avversa
L'uno e l'altrocolpisce.Oh! queibeatoDi cui l'alma nutr" sag'gezzavera!
Sikcnd"r come ud" questeparole,Nelle sue gote,qualdel fieno greco
" iltristofiore,divent". Le gotePallide avea, di lagrimefea gliocchi
E gonfie molli,e ilvolto in priaridente
Mestamente contrasse. Ei per"ancora,Libero prence nellevogliesue.F"' taldimando : Qual des"o vi resta
Da partenostra? Li tesorimiei
Ricusar non vogl'io,nessun pensieroIo mi dar" del mio travaglio." Allora
Un de'saggirispose: Inclitosire,Della vecchiezza e della morte a noi
Laportachiudi! " Oh! con lamorte, ilsire
Gli rispondea,mai non ritorna all'uopoUmana prece!A che l'aguzzoartiglioDel fero dragod'evitardes"i?S'anche di ferro fossitu, da quelloNon avraiscampo, e se quiresta a lungoGiovinetto garzon, dal d" fatale
Della vecchiezza scampo ei non ritrova.
0 re, disseilBrahmano, inclitoesaggio.Scioltonel voler tuo, signordel mondo.Poi che sai tu che non fu mai difesa
Incontro a morte, che non " peggioreCosa (|uaggi"dellavecchiezza,gloriaA che cerchi quaggi"con taltravaglioE stoltamente avvelenato fiore
Odorando ti vai? Le tue fatiche
Dietro a te rimarranno, e iltuo travaglioE il tuo tesoro allanemica genteTu stesso lascierai.Che se per ",\\\r\
Tanto affanno l'imponi," di saggezza
Mancanza in te con sentimenti stolti.
" della morte messaggieroelettoIl crin canuto; oh! perch"dunquetantaHai speme in cor del vivere lontano?
Risposeil re di vigilcor: Se scampoPer la graziadi Dio ebbe umil schiavo,Anch'io per cure e per cautele assai
Scampotrovato avrei da' molti arcani
Della volta del ciel.Ma ilsapienteE l'uom di guerra da segnatasorte
Per cura e studio non bau scampo. QuegliChe ucciso cadde nelle mie battaglie,Ovver se termin" la sua giornataPer la propriasua stella,ei ne fu degnoPer sangue che vers",per dolor fiero
Che ad altriinflisse.La sua sorte alcuno,
Per vigilech'eisia,fuggirnon puote.Di Dio castigovede ognun che lascia
La via del senno. Ma qualsia confineA decreto di Dio, non trova alcuno.
Ragionnon ha contro all'opredel Fato.
2. "M fontedella vita nel paese
delle tenebre 2.
Lieto e beato le falangisueDi l" ritrasse ^ e i principiraccolseDi vigil'alma. And", fin che pervenne
Ad un'altra citt",di cui confine
0 medio loco ei non poteadiscernere ;
Quanta era d'uopoera dovizia in quelle
Superbemura, e di giardinipienaEH'era e di palestree d'erme torri
E di palagi.Vi discese ilprence,
E all'albache segu",di gran mattino,
Senza la scorta de' guerrierisuoiTrasse allafonte,a cui di vita ilnome
Diede l'uom de la villa* in quell'istanteChe della sorte dell'eroedi Grecia^
Ei favell".Rest", finche discese
(1) Demoni, spiritimaligni.Vedi il capitolodella poesiaepica.
(:2)Per questo passo vedi il paragrafo 9 del capitolo.
(3) Iskender, cio" Alessandro Magno.
(4jII borgomastro o cantastorie alla cui autorit" spesse volte si riferisce Firdusi,
Vedi ilparagrafo41 del capitolodella poesiaepica.
(5) Iskender.
218 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Questofulgidosol nella fontana
Di cilestrecolore ^; oh si ! di Dio
Santo e verace egliosserv" prodigio,Sparirdal mondo la facellaviva
Di questo sol.Cosi tornava allora
All'esercitosuo, d'assidue cure
Col core ingombro,Sikend"r;ma \mDio ricordava per la notte oscura
Molto pensandoall'acquadellavita.
Quale ei vedea pi"fermo e pazienteNell'esercitosuo, sceglieadajtprimaDi mezzo ai prodi,e per quaranta gioi'niE pi"d'assaicon s" prendeasiciboE correndo niovea, si gran prodigioA contemplar;ma le sue schiei'eintanto
Nella citt"s'ebber da luicondegnoAd abitarviun loco.Ei d'una guidaRicerca fece e in via la pose. QuiviEra Khizr,ilsignorde' pi"famosiIn quellagente,consiglierdi lui,E Sikend"r,cedendo al suo precetto.Di l" inovea, con l'anima ed ilcore
Al suo cenno affidati.Ecco ! glidisse.Intento volgia questaimpresail cere.
Avveduto mortai ! Se della vita
L'acquaci " dato posseder,ben lungoFaremo indugioin venerar l'Eterno.
Colui non muore a cui l'anima nutre
Iddio dal ciel,che pone in Dio liducia
Per saggezza eh'egliha. Ma quicon meco
Ho due gemme lucenti come ilsole.Che splenderannoper la notte oscura
Come ilfonte vedranno. Una tu [irendiE mi })recedi,e siideiralma tua.
Della persona tua fermo custode.Che l'altragemma per la via dirotta
Facella mi sar". Co' prodimieiCosi discender" nell'ombre fosche,E vedrem noi qualnascondea secreto
Del mondo ilCreator denti'otalcosa
A noi palese.Tu se'guidaa noi,E mio rifugio" Iddio,che il mio sentiero
E quell'ondavjtal mi addita e mostra.
Ver i'ac(piade la vita allorche mosse
Lo stuol di Grecia,si lev" dal pianoUn gridoche dicea : Grande gli" Iddio !
E ad ognistazion che abbandonava
Khizr antico e veggente,ivi ei poneaCopiadi cibiin varie guise.AndarePer due giornicosi,per nottidue,JN'"alcun le labbra sue per toglierciboMosse in queltempo. Al terzo di, nel-
[l'ombre.Due vie mostrarsi e dilungossiratto
Da Khizr ilprence e sismarr". Ma intanto
Fino all'acquavitalscendea quelsantoDi Dio profeta- e sollev"possanzaDella sua vitafinoagliastri. Il capoE la persona ei si lav" nell'acquaLucente e pura, che di s" custode-
Solo Iddio si chiedea santo e verace
L'antico saggio,e di quell'ondaei bevveE si pos",poirapidosi mosse
A ritornar,gliaugurisuoi coi voti
Ripetendoal Signor.Giunse frattanto
PrincipeSikend"r ad una luce
E splendidascoverse una montagnaAlta e superba.Su la vetta eccelsa
Eran quattrocolonne ivi confitte.
Di cui la cima,d'alo"compostaIn fortelegno,allenuvole fosche
Giugneadel ciel.D'ognicolonna alvertice
Era un gran nido,e verde un bell'augelloRiposavain ciascuno,ardimentoso.
In ij;recalinguaa trivellarsi diero
I feriaugellie proclamarbeatoD'alta vittoriailgreco sire,.\llora
Che ilgreco Imperatoretal voce intese,
Di l" si trasse e rapidone venne
Presso gliaugeicon maestoso incesso,
E un d'essiincominci": DehI tu che tanta
Faticaportied ami, in (piestavita
Che tanto " breve,qualmai cosa cerchi?
Anche se ilcapo tinoall'altocielo
Leverai tu, funesto e scons(dat(i
Sar" il partirda questa terra. Intanto,
(1) Secondo il Corano (cap.XVIIl) il sole tramonta in una fontana fangosa. Questanon " la fonte della vita di cui si parla nel presente passo.
(2)Khizr. Vedi il paragrafo 9 del capitolo.(3) Iskender.
ArPENDIC.K ALLA POESIA KOMANZKSCA 219
Poi che se' i^imito,iliiiiiiiitu se case
Vedesti mai d'esilicanne, ed altre
In mattoni die il sol da l'altocosse.
Ambo son questecose, al fero augelloRisposeilprence; e ad abitar son lochi
D'esili canne in questafoggia." Allora
Che la rispostailfero augellointese,Pi" in gi"si pose, e l'uom devoto a Dio ^
Stuporgrandene avea. fJiiesel'augello:Udisti mai (|uaggind'ebbri le voci.
Suoni e concenti da conviti? " Quegli,Risposeallor,che partein questaterra
D'allegrezzanon ha ne' suoi conviti,Nome non ha d'uom lietoin fra la genteAnche se l'alma eglijirofondeo il core
Per taleintento. " Dall'eccelsolegnoD'alo" gi"cal" veloce allora
Il feroaugelloal suol,si che disgombraNe rest" la colonna alto levata,
Odorosa di nuiscliio,e in (|uestaguisaRidomand": Maggiorisono in terra
Sapienzae giustiziaod ignoranzaEd ingiustooperar?" Ouei che si cerca
Sapienzaipiaggi",risposeilprence.Sopraognigente pu" levar la fronte.
Saliva allordal suolo tenebroso
A quell'altacolonna ilverde augello.Col rostro incurvo a rimondarsi intento
Gli artigliaguzzi,e dimandava intanto
Al greco Imperator: Deh ! perch"maiL'uom eh' " fedele a Dio,sulla montagnaHa suo soggiorno?" Ouand'" giusto,ei
[disse,11consigliodell'uom eh' " a Dio devoto.Altro albergonon ha fuor che sul monte.
Dal legnoallorde la colonna andava
L'augelloal nido,e lieton'era ilprenceChe am" sua possa. QuegliintantoilrostroCoi fortiartiglisi aguzzava, e allora
Ch' ei fu securo da nemica sorte
E da periglio,al greco re f"'cenno
Che senza scorta e a piesovra l'eccelsa
Cima salissedi quelmonte e quiviCi" che pur v'era,contemplasse.Piangere,
A quellavista,oh si ! dovea pur anco
L'uom felicee beato. Allor che intese.
PrincipeSikend"r salisul monte
E senza scorta su l'aereacima
Sen venne a riguardar.Quindi scoverse
Israfi|2che una tromba in man recava,
E la fronte dal loco ov' ei sedea.Levava al ciel.Son pienedi sospiriLe labbra sue, son lagrimosigliocchi,Ch' ei l'oraattende che dall'altoIddio
"Suona! " gligridi.Come l" sul monte
Di principeIskend"r la facciaei vide,
Qualluon romoreggianteun gridoorrendo
Mand", poidisse : Alle tue stoltevoglie0 schiavo addetto,non portarsi graveStento quaggi",che un di tremendo suono
A te pur anco ferir"gliorecchi.Ma tu peltrono tuo, per la corona,
Tanto non ticrucciar.T'apprestainvece
Alla partenzae le tue some avvinci.
Risposeilprence: Per voler del fato
Questasorte ini venne ond' io soltanto
Girassi per la terra e andassi errando,N" sapessiper"quante son cose
0 celate o palesi." Ei discendea
Dalla montagna con lamenti e gemitiE a Dio mandava, donator di grazie,Un piosaluto. Per l'oscuravia
Cosi si volse,e andavaglidinanziAlcuna guida.Ma poich"nell'ombreDi quellaterra entr" la gentesua,Dalla negra montagna alta una voce
Usci d'un tratto: Chi di voi siprendeAlcuna pietradallavia,di quelloChe in pugno avr",si pentir".Ma nulla
S' egline prende,pentirassiancora,
E per quelcaso e per cotesto in core
Vana difesacercher". " Gli orecchi
Porse a talvoce queldrappelloe ognuno
Si f"'pensoso a quellavoce, pietreSe afferrar,se lasciardovesse (piivi,Per non crucciarsidi faticapoiOrba di frutto.Per lecolpenostre,Un sidicea,tale ne vien rancura.
(1)Iskend"r.
(2)" l'angelodella morte secondo i Mussulmani, gi" pronto a suonar la tromba
per il giudiziouniversale. Perci" la sua vista era tanto spaventosa e faceva piangereanche ogni uomo felice e beato, come dice il poeta.
220 APr'p:NDI(.K ALLA FOESL\ ftOMANZESCA
Pentirsi in cor, portardall'aspravia
E pietree sassi!" Eppur,l'altrodicea,T"rno alcun che dobbiamo noi,che duolo
E travagliogustarquinon si dee.
E l'un si tolsedellepietree l'altro
Nulla ne prese; per ignaviailterzoCon se ne tolseun colaipoco ; e allora
Che dall'acquavitali nellapianuraUscir d'un tratto,come uscir da quellaVia tenebrosa,nell'eventoarcanoCiascun del vero si cerc" la traccia,
E manifesta la menzogna allora
E l'ingannosi feano ; e di rubini
Colmo ilgrembo un siavea, l'altrodi gem-Intatteancora ; e si pent"chi poco [me
Ne togliea,perch"mai cosi lasciati
Smeraldi avesse qualspregiatacosa.
Pi" si pent"chi nulla prese e volse
Da tante gemme preziose ilcapo.
3. Morie d'Iskender.
Dell'esercitosuo come l'annunzio
Ebbe prence Iskender,vide e conobbe
Che sua giornataera allo stremo. Cenno
Ei fece allorche fuori il trono suo
Recato fosse,addotto a la campagnaDalla sua stanza imperiai.DolenteDi suo grave malor tutta mostrossi
De' suoi la schiera,che vedean del sire
Senza color le gote.Elline andavano
Per la pianurainsiem tuttipiangenti,Con la vampa nel cor qualper un fuoco
Rapidoe vivo,e ognun dicea : Deh !trista,Deh ! mala sorte, che di mezzo a' suoi
FidatiGreci ilre si toglie! GiungeIl mutamento della rea fortuna,Si che deserta d'ora in poila nostra
Dolce terra sar". Davver ! che ottennero
Di lor core l'intentoi rei nemici
E quelloco toccar l" 'v'eran spintiVeloci in corsa ! Oh s"! che amara a noi
Si fa la vita di quaggi"! PiangentiNoi quisaremo in loco apertoe ascoso!
Il greco Imperatorcon del)ilvoce
Cosi parl": Temete Iddio ! Nel core
Anche v'abbiatenobiliconsigliE verecondia,e se goderbramateE dell'alma e del corpo, i dettimiei
Trasgredirnon vi piacciain alcun tempo.
Dopo di noi v'attendono allaterra
Ben altreimprese,e gi"con me pi"nullaFar pu" di mal la rea fortuna. " Disse,E quell'animausci da quellemembraE si part"quell'inclitosovrano,
Sgominatord'esercitinemici.Un gridoallora si lev" da tutte
Le accolte schiere in ogniparte,e l'etra
A quelgridointron". L'arida polveSul capo si spargean glieroi contritiE per le ciglialagrimedel core
Spremeanper liera ambascia. Entro al
[castelloAvventaron le fiamme, e con la force
Troncar le code a mille palafreniSubitamente. Ma sul dorso eretto
De' palafreniriversatee sciolte
Eran le selle,e piangernedolente
Detto avrest" la terra intorno. Fuori,
Alla pianura,un'arca elliportareIn fulgid'or, quandopassava ilcielo
Suon feroce di lai.Ma dell'estinto
Lav" la spogliail vescovo- in un'acquaPurissima di rose, elettacanfora
Sparsaviprima,e f"'lenzuol funebre
D'un manto intesto d'or,mentre su lui,Sovrano re, piangeantuttigliastanti.
E glialtripoiquell'inclitapersona.Ravvolta in drappogi"tessuto in Cina,
Dal capo al pi",dentro l'accoltomiele
Sommersero con cura, indi ilcoperchioFermamente serrar di quellabara
Angustae breve. L'all"erospar"aChe ombre intorno gittava,a recar frutti
(Cresciuto un di ! Che se la tua dimora
Lunga non " quaggi",deh! perch"mai
Vagheggiun serto ed un tesoro agogni?Quell'ai'calimerai poidie dal mesto
(1) Cio" dal paese delle tenebre dov'era la fontana della vita.
(2)Anacronismo di Firdusi e di altri poeti e scrittori mussulmani di credere
cristiano Iskender o Alessandro appunto perch" era greco e al loro tempo la Grecia,
o meglio l'Impero greco-bizantino,era cristiano.
APPENDICE ALLA POESL\ FiOMANZESCA 2-21
Campo fu tolta,da una uiano all'altra
Passavanla que'prenci.E v'eran due
Contrarie voci,e di Persia e di Grecia,E intorno all'arraeran pjirolemolteDi que'u:a",liardi.O^iiunch'era di Persia,
Cosi dicea : L'Irania sola ildebbe
Accoglierenel sen, che ivison tombe
De' gran monarchi,e voi,deh !perch"maiPer la terra cosi recate attorno
Quest'arcafuneral? " Cosi risposeDe' Greci un capitano: Oh ! non " bello
Qui sotterrarlo! Se del ver eh' io dico,
Intendimento avete voi,si struggaNel suolo ove nascea, la morta salma
Di Sikend"r. " Ma un uom di l'ersiaallora
Questeparoleaggiunse: Ecco !per quantoA favellarti stai,non toccan tuie
Le tue parole.Un dilettosoloco
Vi additer",de' prischire di Persia
Nobil ricordo. 1 vecchi espertinomeDi Khurm glidanno, e v' " una selvafolta
E d'acqueun lago.E se tu chiedi,ratto
Dalla montagna la rispostagiunge,E ognuno intende quellavoce. Or tosto
Antico un vecchio vi luenate al loco
E v'adducete anche labara e apertoFate dimando..Se rispondea lui
L'erta montagna, nobile consiglioPei'tal faccemla elladaravvi ancora.
[lapidialloracamminando, in guisaD'agresticapri,andare egliallaselvaChe l'uom,fra l'armi illustre,avea del
[nome
Di Khurm segnata,e dissero,e quelmonteTal rispostarend" : Perch" si a lungoTieni appo te de' principila bara?Ma d'Iskend"r ilnobile sepolci'o" l" in Iskenderia i,qualenel tempoCir eglivivea,si fabbric" eglistesso.
L'arcana voce come udi,ne andava
Quellagenteguerriera,e da quelboscoVelocemente l'arcaei si portarono.
"4.Fililadi Ardeshir e di Guln"ra-.
Un castellosi avea nobile ed alto
Prence Ardev"n, e dentro a quelcastelloEra una schiava di gran sangue. Nome
Della vaga fanciullaera Guln"ra,Alta belt",di gemme e di colori
E di fragranzeadorna. Ella era qualeDi re Ardev"n ilconsiglieree l"da
Custode ancor de' suoi tesori.Al prenceCara " costeipi"assaide l'alma,ed ei
Sol nel vederla si rallegrae allieta.
E avvenne un diche ad un terrazzo ascese
La giovinetta.Quel suo cor fu lieto
Del leggiadrogarzone,si ch'ellatostoDiedesi a contemplar(pielsorridenteD'Ardeshir labbro,e ilgiovinettoeroe
Nel core di colei,bellaqualluna.Piattoun loco trov". Stette la bella
Ad aspettarfin che oscurossi ilgiorno,Fin che vicino fu alla notte ilgiorno.Oscura e tetra,e de la torre ai merli
Avvinse un lacciosuo, tanti vi fece
Nodi robusti e le numi v'apposeTenacemente. Gi" discese allora
Con molto ardir da le superne mura,
Iddio chiamando largitordi grazieAi mortali quaggi".Com'ella venne
Con fieroincesso ad Ardeshir,di gemme,
D'agallocoe di muschio infusa,e pienaDi fragranzesoavi,ilcapo alquantoDi queldormiente sollev"dal suo
Guanciale di broccati e stretto al seno
Il rinserr"'poiche fu desto. A lei
Si vaga e bellariguard"iltanciullo,Ei quelvoltomir",que'suoi capegliE tutto l'ornamento,e le fragranzeSenti soavi. Oh! donde mai, ledisse,Ti se' levata? gi"ilmio cor che pieno" s"-d'alfanno,tu consoli,o bella!
Ancella e schiava quison io,rispose,Pieni d'intenso amor l'anima e il core
Sento per te. Son io la donna cara
Del regnante Ardev"n,de' suoi tesori
Custode ancoi'a, ed ei per me s'allegra
(1) Alessandria d'Egitto.('2)Per questo passo vedi i paragrafi:23 e segg. e 4^2 del capitolo.
(3) Del giovane Ardeshir, staffiere di re Ardev"n, addormentato in un cortile.
9-)9 APPENDICE A[.LA POESIA HOMA.NZESCA
Ed ha raliiiaserena. Or, se m'accogli,La tua ancellason io,eh' io su la terra
Vivo soltantopeltuo dolce aspetto.Che se vuoi tu,verr" con teco e luce
Dar" a' tuoi giorniche son tristie foschi.
Come non lunga,dopoci",stagioneIn cielsi volse,rapidasventuraIncolse al protettordel giovinetto.
Quellosi espertoe vigileed accorto
Bab"k ^ moriva,ad altriabbandonando
Questadimora antica.Allor che annunzio
Ne venne appo Ardev"n,pienodi dogliaEi fu davvero e si f"'tristae oscura
L'anima sua. Ma tosto ognigagliardoAmbi di Persia le contrade,e ilsire
Le die al maggiorde' tiglisuoi. F"' cenno
D'apprestarfuori i timpaniregaliE si traesse dallareggiaaicampiLo stuolde' prodi.Alloi',subitamente.Si f"'oscui'a la terra e tristaal core
D'Ardeshir per colui che si '1protesse,Di splendid'almasaggiovecciiio.Il core
Ratto ei toglieada l'esercitoaccolto
D'Ardev"n prence e dopoiltristoannunzioNuovo prese consiglio.Oh! veramente.
Per cruccio inverso a lui,pienod'un'iraEra quelcore, ed ei per ogniparteCercavasi la via di pronta fuga~.
E avvenne [loiche l",nellasua reggia,Prence Anlev"n raccolse un'assemblea
D'astrologid'assai,d'alma serena,
A investigarlapropriastellae qualeLa via del vivei'suo, cercando ancora
Di chi mai protettrice,in suo nuitarsi,D'allora in poila sorte fosse.Il prenceSi glimand" presso Guln"ra,quiviGli astridel cieloa contemplar.Tre giorniPassar di tempo in taleimpresa,d'astroDel nascere del prence ivicon cura
Fu guardatoper lor.Ma la fanciulla.
De' tesori custode,allorche intese
Di queile voci e ilfavellardell'astro
Ascendente del re, di lor secreto.
Per queitre giornie finche tre vigilieFuron trascorse della notte,intenta
Fu agl'indovinie pienaal cor d'un alto
Desio,col labbro sospirosoe mesto,Teneasi a mente lor parole.Al quartoGiorno che venne, andar que'sapientiD'alma serena a scioglierel'arcano
Appo Ardev"n ; movean con quelleancoraAstronomiche tavolenel gremboAl lor signor,togliendosiallatorre
Della fanciulla,e dissero ilsecreto
Del cielsuperno e ognun f"'sue paroleDel come e del perch",del quanto ancora.
D'oggiin avanti,ellidiceano,a tempoChe non " lungo,il cor del nostro sire
Per cosa nuova si dorr". Dal prence
Fuggir"un servo di regalprosapiaE d'inclitovalor. PrincipeillustreEi sar" poi,signordell'ampiaterra
Con sorte amica e disiosifrutti'^.
A ({uegliaccenti corrucciossiforteDell'inclitosignor,che avea propiziaFortuna, ilcor. Ma quandotenebrosoColor di pece de la terra assunse
La superf"cie*,appo Ardesh"r ne veiuie
La giovinetta.Il cor di quelfanciulloCome un mar si agitava; un di soltanto
D'Ardev"n non posava ei dal pensiero,E la donzella ci" che detto i saggiAvean d'alma serena al gloriosoPrence Ardev"n,ridisseallora,ed ei
Paziente si fece e manso e dolce
Piattoche i dettidi Guln"ra intese.
Ma poidel garzoncelloa quegliaccenti
Il core s'infiamm",di fugapoiPiicercossiuna via,s" che sivolse
Alla fanciullae disse: Oh! se d'Irania
(1) B"bek (inpelilevico Papale],suocero di Ardesti"r,secondo il romanzo, e padresecondo la storia,era governatore di alcune provincieper conto di re Ardev"n.
(;2jCi" si riferisce ad un fatto antecedente raccontato da Firdusi,secondo ilqualeArdev"n, alla caccia, aveva offeso nell'amor proprio il giovane Ardesh"r, allora suo
paggio,ora staffiere per punizione.(3j Allusione al giovane Ardesh"r,che, secondo il Libro dei Re, discendeva dagli
antichi monarchi persiani.(4) Quando annott".
224 APl'E.NDICK ALLA POESIA MUMANZESCA
Heftv"d il nome suo. Deli! jieivh"mai
Cosi ne andava ilnome suo? Ne andava
Cos" (|nelnome perch"sette avea
Figlinobili HeftVc"di. Sola una figliaAvea, dilettaal cor, che pregioalcunoEi non ponea nell'averfiglieassai.
Ed or, si avvenne che sedeano un giorno
Co' fusilorle giovinetteal monte
In ampiaschiera e ci" che avean di cibi
In comune ponean, lasciando al tempoDi lor pastofrugaig"'intortifusi;Avvenne ancor che (juellagiovinettaFortunata d'Heftv"d un picciolpomoChe ilvento scosse dal natio suo ramo.
Vide a mezzo la via. RapidamenteElla ilraccolse;e tu frattanto ascolta
Del prodigiola storia." Allorch" morse
La giovinettada le bellegote11 picciolfrutto,dentro vi scopei^seUn verme ascoso. Fuor dal pomo iltrasse
Con le sue dita e acconciamente ilposeDe' fusi nel forzier.Quand'ellapoiA trarre incominci" dal coranetlo
La candida bambagia.Ecco ! ella disse,In nome del Signorche non ha pari.Non ha compagni,portentosacosa
Oggi a voi nmstrer" filando intenta
Dietro la sorte d'esto verme, ascoso
Nel pomo rubicondo. " Intorno a lei
Riser gioiosele fanciulle,lieteNe' voltilor,mostrando le ai'gentineFile dei denti,e quellasi filavaDue cotantidi ci" che in un sol giornoFilar solca,si che ne scrisse ilcomputoSu l'arenadel suol,poidi l" venne
Pari a nembo di fumo, ed a lamadre
Quanto filatoavea mostr" festante.
Lei benedisse con anmr la madre
In questiaccenti: Nobil fruttoavesti.
Vagafanciullamia, candida luna
Che hai l'asf"cttodi sol! " Due voltetanto
Di ci" ch'ellasolca recarsial giorno,Al priumalbore h; assegn"la madre,Di materia a filar.Tosto che i"iunse
Da quellaschieradi fanciulleindustri,L'anima e ilcor con la persona intenta
All'assiduofilar,cosi elladisse
Alle donzelle di gran nome: 0 dolci
Compagnemie di bella sorte,in volto
Come luna leggiadre,io d'estoverme
Per la nobil fortuna in tanta copiaIl filotrassi,che non anche d'altro
A me \enne bisognoall'opreindustri.E filavasiallor ci" che recato
Aveasi in pi'ia,si che dell'altm ancoia
Ove stato vi fosse,a leivenuto
Bene all'uoposaria. Seco alle case
Recava poici" che filatoavea
Acconciamente,e il cor della sua madre
Si fea per leiipialegiocondoe lieto
E paradiso,intanto,ognimattina,Un morsellin di ipiell'agrestepomoA quelverme porgea la giovinetta.Dal volto di Per"-,poi(|uelcotantoCh'ella accrescea di (|uellasua bambagia,Qual donna incantatrice,ellafilava.
Avvenne ancor che un di la madre e il
(padreCosi diceano a la fanciullaindnstre :
Tanto tu fili!Foisech",o leggiadra,Un pattofostiqualedi sorella
Con alataPeri? " La giovinettaCandida e vaga di quelpomo agresteE del picciolovenne ivi nascosto
Subitamente alla sua dolce madre
Fecesi a favellar. Mosti'" quelvermeInclitoe indnstre a' genitorisu(H,E n'ebber luce quelladonna aulica
E l'uom di lei.Heftv"d l'arcano evento
Prese jiers" con licitoaugurio,e poiMai pi"si ricord" dell'opresue,
Di suo lavoro,ma soltantoei fea
Parole ognor di quellafausta soi'te
Del verme indnstre,e la fortuna antica
Per lui l'ingiovan".Cosi passava
Tempo non lungo,e ad ognid" suo stato
Pi" splendidosi fea, ned essi a vile
Teiiean quelvenne, si "I tenean contento
(1) Heft,sette, v"d (parolararissima),figlio,in persiano.In pelilevico,il nome di
Heftv"d suona Heft-b(")kl"t e ha lo slesso significato.(2) Bellissime fate afate. Vedi if capitolodelta poesia epica.
AIM-ENniCK ALLA POESLV HOMANZESCA 225
Con rihi acconci,e (iiicici'cscea frattanto
E vii;()i'si prendca,si clic la testa
Ed ilInbricodorso un boi coloi'e
Assunsero ben tosto ; e i;i"de' fusi
Ei'a angustoilforzierpei"luisi grande.
Qual negro muschio ilsuo mantel silece,E su quelmuschio, lungotutto ildorso,Da capo a pie,mostraronsi lucenti
IVlacchiedi zafferano.Ecco ! giifece
Una bell'arcatutta negra e dentro
Ve! pose ad albergarcon nmlta cura
Heflv"d accorto; e sifu allorche dentro
A (piell'ampiacitt"nessun parole0 per consiglio per giustiziamaiEormar poteasenza di lui.Suo pregioIn alto crebbe;e crebbe sua sostanza
E gradoe dignit"; lisette figliEecersi ancora ed opulentie ricchi.
Un principeera ancor fra quellemuraDella citt",superboe tracotante.
D'inclitogrado,con guerrierieletti,('ercavasicostuicagiondi colpaContro Heftv"d per denari eh'ei volea
Torre a quest'uomd'umile stirpe.Intanto,Presso Heftv"d si adunar famosi in guerra
Subitamente,presso a' sette t"gliDi pugne amanti,e di guerreschetube
Da Kugiar"nlevossiallo uno squilloE vennero con l'astei valorosi.Con le spadee le freccie.Andava innanzi
Heftv"d a tutti;ei scese ne l'assalto
E f"'giustiziadi valor,che tosto
La citt"prese e trucid" l'ingiustoSire,e le geinmesue ch'erano assai,
Ven"angiiin mano co'tesori.Allora
Una gran turba s'adun" dintorno
Al vincitor,che ascese allamontagnaDa Kugiar"ncitt".Quivi,su l'alta
Vetta del monte, un bel castelloei fece,E tutta v'ascendea raccoltain folla
Cioiosa lacitt".Fu postain ferro
Al castellouna porta,e ben fu quelloE di pace e di guerra inclitoloco.
Era sul monte una fontana,e in mezzo
Al nobile maniero ellascendea
Per lietasorte. Heftv"d intorno intorno
Alto un muro vi eresse, e chi vedea,
Scoprirnenon polcal'alteracimaCon gliocchi suoi. Ma quandoangusta e
[gramaAl verme industre si le'l'arca,sopraOuel monte eccelso,fraquell'alterupi,Gli fecero una cava, e molle molle
Vel poser dentro,poiche al cielsereno
Si fero asciuttele commesse pietreE la calce iviapposta.Anche avvenia
Che del verme ilcustode ognimattinaD'Heftv"d,correndo,si part"adal fianco
E gliapprestavadi nigellabrunaUn gran caldaioper suo cibo. Ilverme
Vuotavasi ilcaldaioappostoa lui.
Su cotest'oprevolsero nel cielo
Alquantianni cosi,quandosi feceQual elefantenella sua cervice
E nel dorso quelverme, e poiche tempoCosi passava per Heftv"d,ei poseNome Kirm"n all'inclitocastello,Da quelvenne iltraendo ^. Era del verme
Lieta custode lafanciulla,e ilpadre,Pugnacee battaglier,n'era pur anco
Ilnobilduce. Gli assegnarscrivaniE sagaciministri,e n'era intanto
Nigellabruna e miei con dolce latte
Ilgratocibo.Stava allasua porta,Come duce d'eroi,Heftv"d intento
E dell'operetutte,e giustee ingiuste,Chiedea norma da quello.EglidisceseFino a Kirm"n dal mar di Cina e tutte
Su le spiaggedel mar le sue distese
Ampiefalangi.I sette figlisuoiDiecimila si avean fortiguerrieriDi spadearmati,avean tesoried armi
Da far liattaglie.
6. Vitloi'iadi Ardeslur sul verme
di Heflv"d^.
Al nobile Castel come vicini
Ei furo per la via,sovra quelmonteA prenderfiatosi fermar. Sessanta
Eran glischiavidi quelverme, e ninno
Sciolto IH) andava mai da l'opresue
(1)Dal persianokirin,verme. Vedi il paragrafo'H del capitolo.(2)Per questo passo vedi il paragrafo24 del capitolo.
15 " Pizzi,Sloria della poesia persiana, voi. II.
226 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Per lui soltanto. Un d'essia' mercatanti
Guard" dall'altoe disse : Entro a' forzieri
Qual cosa mai si asconde? " In questo
[carco,
Gli die rispostailre ^ cose mi serbo
D'ognimaniera, argentoed or, broccati,Vesti e ornamenti,seta e gemme ed auree
Monete ancor. Nell'artemia de' traffichi
Un uom son io di Khorass"n, n" mai
Men vo dal faticar libero e sciolto.
Del verme tuo per la fortuna,molte
Ricchezze ho meco, equimen venni intanto
A piedel trono suo con molta gioia;Che se in osseijuiarloio porr"curaE maggiorstudio,ben sar",che questaFaccenda mia per la sua sorte " lieta.
Ratto che ud" quelleparolearcaneDel verme ilservitor,schiuse la portaDella rocca a l'istante,e fra le mura
Poi che l'inclitore tutto ilsuo carco
Ebbesi addotto, si ordin" l'impresaE le sue some sciolseratto e diede
Cose diverse in dono; eglicotestoEvitar non potea.Stese un mantile
Dinanzi a' servi e come servo ei stesso
In piedisi lev",ne' suoi forzieri
Sciolse ilserrarne dellechiavi e via
Un bicchier ne rec",qualeei f"'colmo
Di puro vino. Ma quald'essial verme
Recar cibo solea,che lattee riso
Erane ilpastogiornalier,dal nappoDel puro vino la cervice torse
Subitamente,che a l'ufficiosuo
La sua vece ilchiamava e tempo quelloD'ebbrezza ei non vedea. Seduto appena,Prence Ardeshir in pielevossie disse:
Gran copia" quicon me di lattee riso,E dove del signorde' servi intenti
V"nia mi tocchi,lietoin cor di porgereIl cibo al verme ben sar",per (di'io
Fama in terra m'acquistie alcuna parte
Vengamiancor della sua sorte. Voi
Per giornitre quistale allegramenteA bei'del vino,e al (piartodi,nell'ora
Che leverassi,luce al mondo, il sole,
Ampio un ostellomi far". Le mura
Di questa rocca vincer" d'altezza
Della sua volta ilculmo ei'etto,ch'io
Son mercatante e compratoricerco.Deh ! possa almen dinanzi al verme vostro
Crescere l'onormio ! " Davver !che tutto
Il suo desire si compiaper quelleParole sue! Dicean glischiavi:Compi,Compitu adunqueilsuo servigio." Allora
Ognicosa diversa appose in vista
L'asinaio solerte^ e l" si assisero
Con un vino alla mano i servi intenti.
Bevvero alquantoe furon ebbri; i servi
Del dolce vin faceansischiavi.Ratto
t'h'ebbradivenne per que'colmi nappiD'un puro vin l'anima loro,ilprenceCo' giovinettiospitisuoi ne venne
E rec" peltroe un gran caldaio in bi'onzo
E un fuoco accese al chiaro di.Ma quandoAl tristoverme giunsedel suo pastoL'ora gradita,di bollentestagnoUna vivanda egliebbe. Alla caverna
Il rovente metallo,ecco ! recava
Ardeshir prence e dal profondospecoMollemente sporgea la testa immane
L'orrido verme. Videro la lingua
Qual f^ color di cuoio di timballi.
Quale egliavea dal di che la nigellaBruna mangiava.Ma il ludlentestagno
Ratto che gliversar dentro la gola
I giovinetti,giacqueentro a lo specoSenza possa ilgran verme. Un fierostrido
Dalla strozza gliusc",si che tremonne
Col suolo intorno la caverna. Allora
Prence Ardeshii-come discioltonembo
Co' giovinettiand". Trasser le spadeE le fi'ecciee le mazze, e di que'servi(Mie biiachigiacean,vivo nessuno
Da lor mani scamp".Torbido fumo
Suscitava Ardeshir di quelcastella
Dai sommi spaldi,sua virt" nmstraiido
Al condottierde' prodismii. .Ne andava
A Shehrghir-^un toi'rici'sospintoin corsa;
(1)Il re Ardeshir, travestilo da capo di mercanti.
(2)11 re Ardeshir.
(3) Nome di un capitano di Ardeshir posto da lui in agguato fuori della citta ad
attendere l'esito dell'impresadel verme.
APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 227
Ei cosi gligridava: Usci vincente
IlregnanteArdeshir! " Co' prodisuoi
RapidamentealloV ne andava ilduce,
Recando al nobil re le sue falangi.
7. Avi'cntum di Sh"pi"rwn hi f"fjl"ud" Mihrck 1.
Dopocotesto quandovolse in cielo
Stagionnon lungae potest"del sire^
Ebbe luce maggior,di gran mattino
And" allacaccia un di quelre sovrano,
E in essa via Shap"r^saggioe avveduto
Con luidiscese.Da ogniparteaccorseroI cavalierisuoi,si che di belve
Ei sgombrarlapianura,allorche un ampioLoco da lungisi mostr", di torri
Qual era pienoe di castellie d'orti
E di palestre.A quelvillaggiocorse
Shap"rallorae dalla via dirotta
Discese allama^ion del bors^omastro
Del villa2:u'ioremoto. Era un giardinoAmeno e verde in quellacasa allora,E ilgiovinettoin quelbel loco verde
Penetr" ardito.Vide una fanciulla
Come candida luna. Ella in un pozzo
Per la rota volante ilsecchio intenta
Era a calar; ma ratto che scoverse,
Ella che goteavea di bianca luna,IIvolto di Shap"r,venne correndo
E fece auguri.Lieto sii,beatoE ridente mai sempre, elladicea.Senza periglia tuttiglianni tuoi!
Ed or, n" dubbio v'ha,cruccia la sete
Iltuo destrieroe d'ogniparteintorno
Acquesono salmastre al nostro borgo.Ma in questopozzo " un' acqua fresca e
[dolce;Deh !lasciaadunquech'ioper te ne attinga!
Candida bellamia, Shap"rle disse.Perch" ti crucci in questodir? Son meco
Uomini servi ed ei mi attingerannoD'esto pozzo dal fondo un'acquafresca.
Dal garzoncelloin altraparteilviso
La fanciullarivolse e and" lontana
E su laspiaggiadel ruscel si assise.
A un paggioalloradisse ilprence: Reca
Un'idria tu, poitraggimidal pozzo
Dell'acquaun poco. " Udiva ilpaggio,e[accorse.
Era una corda su quelsecchio e in alto
Una mobile rota. Allor che ilsecchio
D'acquafu pienonel profondopozzo,S'accese ilvolto di quelpaggio;graveEra ilsecchio davver,n" dal profondoPotea salir.Prence Shap"raccorseRapidamentee mormorando al paggioMand" tal.voce : Oh ! tu che d'una donna
Vali met",forse che una fanciulla
Questosecchio non trasse e la sua fune
E la sua rota? Dal profondopozzoCopiad'acquaellaattinse,e tu quiseiAfliiticatoe travagliosoe d'altri
Chiedi l'aita." Cosi venne e prese
Dal suo vallettola ritortafune;
Ma grave l'opraa luiregnante! Allora
Che dall'urna gravosa egliebbe e vide
Travagliotale,benedisse a quellaVagafanciulladal leggiadrovoltoIn (fuestiaccenti: Chi lev" cotesta
Urna si grave, di regalsemenza
Egli" davver ! " Ma ratto ch'ei traea
Ilcolmo secchio,la fanciullaaccorseE con amor f"'voti e augurie disse:
Vivi beato fin che tempo in cielo
Si volger",sempre ti sia maestra
Alta prudenza!Oh s" ! per quellaforzaDi Shap"r,d'Ardeshir figliobennato,L'acquenel pozzo, n" v'ha dubbio,in latte
Mutansi tosto ! " 0 bellamia qualluna,A leiche accorta gliparl",richieseIlgiovinetto,come sai,deh! come
Che Shap"rquison io? " Questanovella,Colei rispose,bene udii dal labbro
Di veridiciun di,che valoroso
E Shap"rgarzoncel,di forza ricco
Qual d'elefante,come azzurro fiume
In liberalo-randezza.In sua statura
(1) Per questo passo vedi il paragrafo 23 del capitolo.(2) Il re Ardeshir.
(3)Il figliodel re Ardeshir.
228 Al'l'ENDlCE ALLA POESLV UOMANZKSCA
Etili(''cipi'essue di I'citoha le membra,
Simile a re Belimeli ^ in tutte eose.
E Sliap"rle dicea : vaga raiicinlla,
Vagaqualluna,dimmi ilver di quantoIo chieder". Qual sia tuo nascimento
Mostrami aperto,che ben chiari segniDe'Kaymonarchi 2 "nno sul viso tuo.
Figliason io del capo del villaggio.Colei rispose,|)erci"appunto e bella
E fortemi son io. " Mai la menzogna,
Shap"raggiunse,innanzi ai l'e non prendeLuce e splendor3. Col volto di leggiadraLuna, fanciullache lavoriai campi,Certo non " con taleaspettoe tale
Avvenenza e belt". " Prence, glidisse
La giovinetta,(piandoallamia vita
10 trovigrazia,ratto che giustiziaDel re dei re contro allosdegnoottenga*,S" tidir" del nascimento mio
Veracemente. " Nei nostri giardini,Shap"rle disse,contro a' nostriamici
La vendetta non cresce. Or dimmi adunque,E sgomento per me dentro al tuo core
Non albergar,non per quelgiustosireInclitoe grande." Per la giustavia,
Dissegliallorala fanciulla,sappiCh'io di Mihr"k, dell'infeliceproleDi Nush-z"d, son la figlia.Accorto e pioTal quim'addusse picciolettae a ipiestoDi castellisignor,ricco di pregi,Si m'affid".Ma per timor di quelloInclitore d'Iraniatua, quifuiA trar l'acquacostretta e a serviistato.
.Vnd" Shap"re investig"quelloco,Fin che dinanzi a luistettesiin piedi11signordel villaggio.Or tu mi dona,
Dissegliilprence, questatua fanciulla
Di si leggiadrovolto e in testimonio
Ilcieltiprendiinci"."Conformeal cenno.
Gli die la figliade' villaggiilsire.Secondo ilrito di chi ilFuoco adora.
8. Prudenze di Beluaiii-jjoralla caccia ^
E avvenne |ioiche un di,senza sua scorta.
Con quella,di liutosenatrice.Di cacce a un loco and" Bebr"m. Aziuleh
Della greca fanciullaera ilbel nome.
Che ilcolor di sue gote era davvero
Qual di corallo.Su l'erettaschiena
D'un dromedario corridor sedea
Prence Behr"in con quellagiovinetta,Pari a cipresso,che teneasi in mano
Un suo liuto.Ell'eradi quelforte11 sollazzodel core e il suo desio
Veracemente,s" che ognor sul labbro
Il nome egline avea. Della sua caccia
In quelgiornobeato eglirichieseFu dromedario e n'adorn" la schiena
Di broccati lucenti.E ne pendeanoQuattrostaffee per altie bassi lochi
Eglicorrea. D'argentoeran due staffe
E d'oro l'altre,e fulgidadi gemme
Era d'esse ciascuna. Anche di sotto
W suo turcasso avea Behr"m un arco
Da lanciarglobi,che quest'uomgagliardoD'ogniscienza parteavea cospicua.Di gazzelledue coppieinnanzi a lui
Vennero a un tratto,e ilgeneroso allora
.Vd Az"deh si volse e cos" disse
Con un sorriso: 0 bella mia qualluna.Come teso avr" ilnervo all'arcomio.
Come dell'arcone l'anelloilpolliceAvr" inserito,qualdegg'iocon questaPunta mortale abbattere sul campo
Fuggitivagazzella?" giovinetta
La femmina, ma vecchio " ilsuo compagno.
Uom leonino,Az"deh glidicea,Non cercano battagliai valorosi
Con le gazzelle..Alatu fa di volgereC-on la ina freccia la femmina in maschio,E mutisi cosi per la tua freccia
11 vecchio maschio in femmina. .Ma jioi.
(1) Uno dei re dell'epopea])ersiana,figliodi Guslit"sp.
(2)Anticlii re dell'epopea persiana.Vedi il paragrafo 26 dei capitolodella
poesia epica.(3) Cio" non alteccliisce mai, non trova mai fede.
(4)Il re dei re, cio" Ardeshir, era crucciato con Mihrek, padre della fanciulla.
(5)Per questo passo vedi i paragrafi12, lo e 43 del capitolo.
APPENDICE ALLA POESLV KOMANZESCA 229
Quando si premleniiidalle tue punteLe gazzellelorfuga,e tu veloce
Ildromedario a correre sospingi,Da l'arcoposciade' rotantiglobiLibera un colpo,si che la gazzellaL'orecchio suo su l'omero reclini
Rapidamente.Per l'insertogloboL'orecchio a stropicciarsiellaIlaprontaE per toglierdolor lever."ilpiedeFino all'omero suo. Con una puntaIlpiedee ilcapo con l'orecchioallora
Tu passerai,se pur tu brami e vuoi
Che onor del mondo io tiproclamie dica.
E Behram-g"rall'arcosuo tendea
Ratto la corda e peltranquillopianoUn tumulto destava. Entro al turcasso
Una frecciasi avea di doppiapuntaQualeei serbava per ferocibelve
Del deserto;ma allor,tosto che in fugaSi volgeanle gazzelle,ei,di gagliardiPrence animoso, con quelduro strale
A doppiapuntavia scliiant"dal capo
Rapidamenteamlie le corna al maschio.
Si che di lui meravigli"la bella.
Ma ilprode,poiche ratto in quell'istanteQual la femmina sua divenne ilmaschio
Al cader di sue corna dalla fronte
Per le due punte,de le corna al loco
Due dardi conficc" su l'ertafronte
Della femmina si,qual" costume
D'espertocacciator.Cosi due punteSulla fronte di leifurono al loco
Delle due corna, e rubicondo intanto
Le si f"'ilsen pelsangue che sgorgava.
Ma Behn"m incit"subitamente,
De le gazzelledietro a l'altracoppia,11dromedario e pose un picciolgloboNella cocca dell'arcoa lanciar globi,Indi ilcacci" con un maestro colpoD'una gazzellaentro l'orecchio.Questo
Era si colpoch'eigradiva,e questo11punto del colpirqualeci scegliea.Che tosto stropicci"l'orecchiootlesoLa gazzellacol piede,e il valoroso
Una frecciaincocc" sull'arcoadunco
Che da Ci"ci ^ venia. Cosi,scagliando,Ei le passava con queldardo acuto
E testa e orecchio e pie.S'ebbe rancura
Per la gazzellain cor la giovinetta.Disse ilprence : Quand'iolebelveagresti
Atterro al suol,ben mille io si ne atterro
In quellaguisache vedesti." Oh ! certo
Ahrim"ne sei tu, la giovinettaDissegliallor;se no, come potrestiIn talguisaatterrar? " Stese la mano
Behr."m allora e leida l'ardua sella
A capo in gi"precipit",battendola
Contro ilsuol duramente,indisospinseIldromedario sopra leiche volto
Avea di luna,e dentro al sangue suo
Le mani e ilpettole sommerse e quelloLiuto ancora, e disse: 0 stoltadonna,
0 sonatricedi liuti,questaIatturain me perch"cercar fu d'uopo?Che se fiacco,nel trarre i dardi miei,
Stato si fosse ildilatardel pettoE dellebraccia,dal fallitocolpoOnta avuta si lavrial'altamia stirpe!
D'allora in poi,da che l'avea calpestaDel dromedario sotto al pi",fanciulleMai pi"allacaccia non men" con seco.
Con una scorta di guerrierieletti
Da l'ertafronte,a un'altrasettimana,
Di caccia al loco and" Behr"m,con falchi
E con segugi.L", vicino a un monte,
Leone eglivedea che d'un "n"groDilacerava ildorso,e ratto ilprodeAll'estremo dell'arcosi tendea
Il nervo e con ardor balzava in sella
Ed incoccava di tre penne all'arco
Un dardo acuto. Ei trapass"con quelloIl core dell'onagroe del leone
Ildorso eretto,e di lor sangue intrise
Restar le belve,sopra il leon fero.
L'onagrosotto a lui,confitteinsieme.
La settimana che segui,sen vennero
E Nom"n e Muuzir^ per l'aspraviaDi caccia al loco con [{ehr"in.Recavano
(1) Citt" celebre nell'epopeaper i suoi archi.
(2) Due principiarabi di Hira che avevano educato in loro casa ilgiovane Behr"m.
Vedi il paragrafo li del capitolo.
230 Al'l'ENDlCE ALLA POESIA HOMANZESf.A
Molti Arabi famosi in quellaterra,E per essial garzone era dischiusa
Via di male o di ben. Munzii' volea
Mostrasse Behrani-g"ra quelliinnanziAlta destrezzain cavalcare e quellaSua forzagrande.Videro ben tosto
In loco apertodi velocistruzzi
Uno stuolo,e ciascun qualedisciollo
Dromedario correa. Ma come vide
Gli struzziappostilieliram-g"r,balzava
Qual tempestadel cieloimpetiiosa,E l'arcostropicci"fra lo sue mani
Con un sorriso e dentro allacintura
Quattrosi conficc" lucenti frecce
In duro legno.Ad una ad una all'arco
Ei si le appose perch"ai feriaugelliEi potessetroncar la dolce vita.
Con la frecciaseguenteegliscalfia
Della primale penne al loco infissa,
Che ilcacciatorcosi colpisce,e questaPi" in gi"diquellaquantospesso " un ago
Davvcr non era, n" pi"in su di questoEra queldardo suo. Venne ogniprodeInclitoin armi, e si not" che i colpiDel regiocavalierd'un solcapelloNon erano tra lor quividistanti.
Munzlr grid"benedizioni a lui
E gridaroncon lui tuttigliastati
Qualieran l",di pugne amanti,e ancora
Disse lietoMunz"r: Lieto son io
Di te,signor,come vivida rosa
A primavera.Deh! non sia che mai
La luna tua si scemi i e che si fiacchi
La persona tua bella ed avvenente!
Come torn" Munz"r alle sue case,
Per l'ehrc"msire l'anima sua grandeAgliastris'elev".Molti pittoriIn Yemen ei cerc",si che adunarsi
Alle sue portei pi"prestanti.Allora,Ei comand" che in nobile disegnoSopraun sericodrappodipingesseL'arteficecosi quelfataicolpoDi Behr"m co'suoi dardi. Un cavaliero
Dipingereei dovea qualveramenteEra Behr"m con quegliomeri suoi
E con quelbraccio,con un alto e forte
Dromedariodi sotto e ilfierocolpoMeraviglioso,con quell'arcosuo
Da lanciarglobi,coi leoni suoi,Con le gazzellee con gli"n"grie quelloDilatar del suo pettoin trar le frecce,
Col valor della mano e con la forza,
Con glistruzzicosi,con ildeserto
E quelcolpirdi sue saette. In foglioDi seta rilucenteera cotesto
Con bruiiu inchiostrodisegnato.AlloraAl re d'iraiiia un cavalierspediaMunzir, e queirimmagineinviava.
A Yczdeghirdcome gingnevailmesso,Tutta la schiera de'gagliardiintornoAl foglios'adun". MeravigliaroTutti in anni i famosi e gridarlodiA Behr"m giovinetto.Oh! da quelgiorno,Ognifiatache valor mostrava
Il nobile garzone, al re d'Irania
Mandavasi di l" l'acconciaimmagine.
9. Belir"m rapiscela corona reale
tra " leoni ^.
Aff"davasialloraal sacerdote ^
Il trono e ilserto,ed egliallapianuraUsci dalla citt"con la sua sorte
Vigilee amica. Gnsteh"m valente
Due leoni s'avea ferie gagliardi.Avvinti a una catena ei si liporseAl sacerdote,ed i vallettisuoi
I leoni ti'aean di sanguinoseBattaglieamanti. Oh si ! chi liadducea
Forsennato sembr" per la paura!A piedel trono di lucente avorio
Li avvinscr poi,deposerla corona
Dell'avoriosplendentead un de' capi,E stavasila gente a riguardareE il trono e il serto e qualsaiia l'impresaDi quell'uomche fortuna avea ju'opizia.
(1) Cio" non cessi mai la tua lieta fortuna.
(2) Il re di Persia,Yezdeghird,padre di Behr"m.
(3)Per questo passo, vedi il paragrafo 11 del capitolo.
(4) Al rappresentante dell'assemblea dei sacerdoti (magi)e dei principi,dei quali
uno era Gustehem, che si ricorda pi" innanzi.
-232 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
E in quelconfine,ed era al mese appuntoDi Az"r 1 propiziola giocondafesta,Nel giornodi Ser"sh,qnandoquelforteDi re dei re la dignit"si preseE buono stato ed operar leggiadroDa quelgradocercossie da queltrono.
10. Avventura di re Behr"m
con Abraham ifiudeo-.
Nascostamente allorda le sue schiere
Behr"m sitolsee venne alladimora
Dell'avaro Abraham. A quellaportaEglibatt",poidisse : Io sou rimaso
Indietrodal mio re, quand'eired"aDalla sua caccia.E la notte sorvenne
E la via non conosco e non potreiIl prence mio trovar con la sua schiera.
Ma se, per questanotte, in questacasa
Ospiziotrover",non sar" alcuno
In travaglioper ine. " Ne andava allora
Nella presenza d'Abraham ilservo,
Cose che udite avea da quell'illustre,Diceagliintento,ed Abraham glidisse :
Di ci" non t'atTannar,ma glirispondi:" Ospizioquinon avrai tu ". " Ne andava
L'apportatordi quelmessaggioe al prenceCosi dicea : Non " per te quilocoA riposar." Rispondial tuo signore,Behr"m dissegliallor,che non " modo
Ch'io di quim'allontani. In questanotte
Ospizioti chiegg'io,n" per alcuna
Cosa ch'" tua,tiapporter"disagio.Come l'ud",ne and" correndo ilservo
Da presso ad Abraham. Per questanotte,Ei disse,dilungarda (|uestacasaNon vuole ilcavalier.Lungo divenne
Il far jiarolee ilfar consiglioseco.
Va senza indugio,Abraham glirispose,E di'a coluiche angusto" illoco. Povero
V'ha sua stanza un giudeoche con la fame
Passa la notte e nudo su la terra
Sonno siprende." Eisi(liccaiiu,e intanto,
Se ospizionon avr", Berh"m soggiunse,Nella tua casa e se ti fa disaixio.
Su questaportadormir" ; non chieggoStanza nessuna e per nessuna cosa
Altroconsiglioho in cor. " Deh! cavaliere.
GridavagliAbraham,che ami la pugna,Tu in travagliomi poniin fieraguisa.Che se tu dormi su la portae alcuno
D'alcuna cosa tideruba,in grave
Turbamento perci"mi condurrai.
Entra dunque in mia casa ove tisia
Angustoilmondo e misero il tuo stato
E derelitto,con talpattoin priaChe nulla tu da me dimanderai,Ch'io non posseggo, per la morte mia,Non un lenzuol,non un mantil. " lUsposeBehr"m allor: Deh! tu cortese e buono!
Ma te in disagionon terr",che bastami
Per loco mio la portadi tua casa,
L" 've senza sonaglie senza gridaFar" la scolta." Ed Abraham allora
Ebl)esipienadi pensierla mente
A quelsuo dir. Davver! quell'almasua
Parve una selva di pensieri! IntantoIn suo core ei dicea: Gi" non dilungaDalla mia portacotest'uom protervo,Ed io mi penso che del suo destriero
Cura soverchiaegliha. "Gridava ancora:
0 gagliardoche eretta hai la cervice,Il tuo molto parlarm'ha il cor trafitto.
Ma se cotesto tuo destrierla terra
D'orina e fimo sparger",se mai
Infranger"un matton della mia casa.
All'albafuori tu trarrai quelfimoE scoperaila casa, e rimmondizia
Nel campo recherai. Darai tu aiu'ora
De' mattoni che ilfuoco un di cuocea,
L'intero prezzi!,v lo darai uelTora
Che saraidesto dal tuo sonno. " Il pattoSi ticonfermo,Behr"ui disse,e pongoIn pegno ilcapo mio per questiolTici.
Cosi discese e ilpalafrenoavvinseCion le redini sue, trasse dal fodero
La spadaacuta e su la terra stese
Lo strato dcirarciou,rarcioii si tolse
Per origlieree l" gittossi,e intanto
Stavan sul nudo suol scoverli i piedi.
(1) II mese di Novembre.
(:2)Per questo passo vedi i paragrafi12 e 41- del capitolo.
APPENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA 233
Chiuse iliiiiideola portade la casa
E la mensa rec",sedettepoiA prendercibo. 0 cavaliero,ci disse
A principeBelir"m,questasentenza,Udita che l'avrai,serbatiin mente :
" Mangiasial mondo chipossiede,e quandoCibo non ", stassia guardarchi mangia".
Disse Behr"m allor: Questa sentenza
Da vecchie isterieintesigi",ma in oggiManifeste vid'iole udite cose,
Qualidicestia sentenziar conforme
D'antico saggio." Rec" vino allora
E si ne bevve a saziet"ilgiudeo,E pelvino giocondoin lui s'accrebbe
Una strana allegria,(iridavaintanto:
0 travagliatocavalier,tu porgiL'orecchio intento allasentenza antica:
"i Mangiaqueiche possiede,allor che ap-
[pongaCibo sul desco,e rende graziea questoPossesso suo. Di chi possiede,il core
Sempre" sereno, e le monete sue
Gli son dinanzi qualcorazza; e quegliChe non ha,se ne sta con labbro asciutto
Cosi come sei tu digiunoancoi'aA mezzanotte "
.
" Questo gran portento,Behr"m glidisse tosto,oggiben vidi.S" che fiad'uoporicordarlo.Intanto,Se lietofinedalla coppa tua
Ottieni un d",feliceilbevitore.Felice ilvino e quellacoppa allegra!
Quando sul monte sollev"suoi ra"4gi,Come trafieri,questosol splendente.Dal breve sonno rapidolevossiPrence Behr"m. Pose la sellaal suo
Destrier veloce.Deh! qualsella!Un arido
Guanciale era per lui! Ma venne allora
Abraham e glidisse: 0 cavaliero,
Nelle promesse tue non seicostante.
Dicestigi": " Di questopalafrenoIo con le scope d'un sol tratto ilfimo
Via spazzer"". Ci" che dicestiadunque.
Tu spazza e portafuori.Ecco! a disagio10 quimi son per l'ospitenon giusto.
Va,glidisse Behr"m,recami un servo
Che delle vestisue nel grembo accolto
Portisiquestofimo. E per ch'ei rechi
Le immondizie di fuori e si le portiDalla tua casa allacampagna, un dono
Con oro glifar". " Deh! che nessuno
Ho qui,ris[)osegliAbraham,che questeBrutture scopie fuor le portie dentro
Alla fossa le getti!Or tu quelpattoChe meco festi,allabugianon volgere,Che non " bello ch'io ti ciiiamiingiusto.
Come ascolt"quelleparolesuePrence Behr"m, ad un pensiernovelloDie fondamento. Dentro a un suo calzare
Stava nascosto piendi muschio e d'ambra
Tutto di seta un bel sudano. Fuori
Ei si lo trasse e quell'accoltofimo
Sgombrandoin esso, lo gitt"di fuori
Con le immondizie nella fossa.Corse,Corse alloraAbraham, rapidamente11sudario raccolse,e ne stupiaPrence Behr"m. Davver! disse al giudeo.Se il nostro sire avr" senior giammaiDi tua grandezza,accorto ospitemio,Quaggi" nel mondo ei ti far" disciolto
Da ognigrave bisognoe sovra i prenciInclitogradoti dar"! " Ci" detto,
Ei si part".Sen venne allaregaleDimora sua, ci" che pur far dovesse
Tutta la notte a ripensar.Ma in quellaNotte,in le stanze, per pensierisuoi,Sonno ei non prese!Egliridea,ma parteNon f"'ad alcun dell'altosuo secreto i.
11. // rillafiij"odistrutto e riedificato2.
Al primo albor del terzo giornoandava
Prence Behr"m della sua caccia al loco,
Eglico' prodisuoi. Da mano manca
Horm"z ministro glivenia,da destra
(1) Il re Belir"oi,al giorno vegnente, chiam" a s" l'avaro giudeo,glisi fece cono-scere
per l'ospitedella sera antecedente, e, togliendoglile mal avute ricchezze,le
diede ad un povero acquaiolo,detto Lanbek, che l'aveva generosamente ospitato
alcuni giorniinnanzi.
(2) Per questo passo, in cui si racconta di un tentativo di socialismo,vedi i para-grafi
^'ife 45 del capitolo.
23i APPENDICE ALLA POESL\ IlOMANZESf, A
Di nobile consij^liuilsacerdote,
Qualia narrargliportentoseistorie
Erano intenti,e di Gemshid antico
E di Fred un tenean parolei. Innanzi
Eran cani e cervierie falchiarditi
E falconireali.In cotalguisaBreve ei rcndea del giornolungoe lento
Il gravoso durar. Ma quandoilsole
Tocc" splendented'estociella volta,In nessun luogodi gazzellee on"gi'iOrma ei scoverse; e poiche l'otYcndea
Questofulgidosol co'rai cocenti,Di sua caccia dal postoei fea ritorno
Corrucciato del cor. Ma un verde loco
Vennegliinnanzi allor;pienodi case
Era e d'uomini pienoe di quadrupedi,E molti in su la via da quelvillaggioScesero in follae vennero all'incontro
Delle sue schiere a riguardar.NessunoBenedisse al suo re; detto tu avresti
Che ({uaigiumentierano avvinti al suolo
Tutti cotesti,e pienod'iraintanto,Pien di corruccio ilre del mondo, tlera
Di scender nel villaggioentro al suo core
Una brama si avea. Per" si dolse
Di quellagenten" le volse un guardoCon un atto benignoe al sacerdote
F"' in suo disdegnoquestidetti: (Mi ! possa
Cotesto loco,sciaguratoe infausto,
Di belve agrestie di selvaggieliere
Diventar nido,e come pece torbida
L'ac(|uadiventine' ruscellisuoi!
Quale fosse ilvoler del suo signoreConobbe ratto ilsacerdote,e tosto
A (luelvillaggiodalla via discese.1 Oc?
Agliabitantieidisse : Oh ! ipiestoloco,
Ch'" verde e piendi fruttie di(piadrupediE d'uomini cdsi,[iiac(|ueal signoreDi'tnttii re, prence l"chr"m,che imovo.
Dolce desio l'iposein esso. Or voi
Tutti principiei fa d'un tratto e insieme.
Perch" poid'esto borgoameno e bello
Facciasi una citt".Donne e fanciulli.
Prenci voi siete in ipiestoborgo,e d'uopoiNon " che alcun di voi sei'va e obbedisca.
Arteficiche vivon per mercede,
E signoridi case, ecco! un sol gradoIn questo loco abbiansi ornai. Voi tutti,Uomini e donne e teneri garzoni,D'esto villaggioprincipisarete.
Da quelborgoopulentoaltolevossiDi gioiaun grido,che principitutti
Eglierano davver,paried eguali;Uomini e donne e servi per mercede
E famiglicosi furon di pari
Consiglioe potest"col lor signore,E tosto che i pi"giovanidel borgoDa ognitimor furon disciolti,al prenceDi lor villaggiorepentinie prontiKecisero la testa,indi fra loi'o
S'accapigliar,versarono dovun(pie,Ed in luoghiinaccessi,ilcaldo sangue.
Come poisi lev" tanto scompiglioIn (piellocoabitato,all'improvvisoTutti dal borgopresero la fuga.Abbandonando i vecchi affranti,nullo
Stromento intatto a lavorar campagne
Lasciato l",non fruttie non arnesi
E non armi di guerra. E desolato
E tristoaspettoquelbel loco assunse,
E seccaron le pianteed i ruscelli
Best"r senz'onda. Fu deserto ilpiano,F"r le case deserte,che fuggiteN'eran le genticon le bestie ancora.
Poi che un anno pass",quandoritornoF"' [H'imavera,a (|ucllaparteandavaL'iranio sire '2
per la caccia,e allora
Cii'egligiunsea quelloco anu'm) in priaE fiorentee beato,in riguardandoNulla trov" che integroh"sse. Vizze
Eran le piantee deserte le case.
Senz'uomini la terra e di (piadiMipediVuota all'intoiaio.Pallida si fea
Di principeBehr"in pei'ci" la gota,
Si ch'ei temette dell"Eterno e pienoFu d'acerbo dolor. Vi volse e disse
Al sacerdote: Deh! Huzbili,(|ualmaiSventura " ipii! Deserto " il loco ameno!
Ma tu va tosto e co' tesori miei
Bendilo coltoed abitato,adopraChe d'ora in point)n veggasiraiu'ura.
hcl Vi' dei regidal cospettoandava
(1) Antichi re dell'epopeapersiana.Vedi il capitolodella poesiaepica.
(2) Il re Behr"m.
Af'I'KNDlCE ALLA FM"ESLV ROMANZESCA 285
11 sacerdote e rapidoscoiideaA quelloco deserto. Ei s'afl'rettava
Da questoa quellode'villaggie alfine
Inoperosorinvenia sul loco
Vn vecchio stanco. Gi" discese a terra
Dal palafrenoe fc'cai'ezze al vecchio
E a s" d'accanto ilfece assiso e disse:
Antico sere, deh ! chi mai rendea
Cosi deserto questoloco ameno?
Un di,rispose,f"'passaggioil prenceDa questaterra nostra, e venne allora
Un sacei'dotesenza senno; eglieraDi (luegl'inclilisuoi che non dan frutto.
Che disse a noi : " Qui tuttisieteornai
Signorie duci. E vi guaixlateancora
Da far stima d'altrui.Tutti ed insieme
Prenci sietedel loco. Or de' sovrani
D'un tempo sietevoi,uomini e donne,E imperantie signori". Ei cosi disse,
E ratto di scompiglioe di tunmlto
Pieno and" qnestohorgo.Oh! di rapineAnche fu pienoe di morti e di colpiMortiferidi legni! Amico a quello,Come eglimerta, sia dal cieloIddio
E rinnovinsi a lui rancura e morte
Ed amhascia di core in sempiterno!A peggiorstato volgeornai frattanto
Condizion di questoloco,e tale
Egli",che lagrimardi noi s'addice.
Per quelvegliardofu d'angosciapienoSacerdote Ruzbih;f"'inchiestae disse:
Quale" ilduce divoi? - QuestarispostaIlvegliardorendea : L" 've ora crescono
Erbe e sementi," il nostro duco. " Oh!
[dunipie,Ruzbih (lissegliallor,prence tu sii
In questo loco.Deh! siitu qualnobileSerto allafronte in l'opretue leggiadre!Dal tesoro del le chiedi monete.
Chiedi sementi ed asini al lavoro,E bovi e merci,e tragii'iognun che vogliaIn questoborgolavorai'.Saranno
Quellii tuoi servi e sarai tu signore.}th tu frattanto al vecchio sacerdote
iNoiiimprecar,che le parolesueNon disse giustailsuo desire. E quandoVogliatu alcuno aiutatorda quellaDel re diuuu'a,a te sani ch'io'Iu"andi.
Tu. (|uantccose vuoi,da me lichiedi.
Ratto che udi quellei"arole,ilvecchio
Si f"'gioiosoe dall'anticoadanno
Si liber".Corse allacasa intanto
Ed uomini rec" hi sui ricetti
Dell'acqueaccoltee cominci" la teri'a
A coltivar,tutti i continisuoiA correr prese. Furon chiestiallora
Dai viciniabitantiasini e bovi
E acconciamente ognicampagna intorno
S'ordin" ratto. Il vecchio intento e i suoi
Coloni tutti,con gran studio e cui'a.
Posero in ogniloco alberi molti,E quand'ei,lavorando,un campo ancora
Volse a fi'uttificar,gioiosofeceIlcor d'ognunch'era in que'lochi.Allora,Quanti un giornofuggianda que'confini.Lacrime di dolor gi" da le cigliaVersar compunti,e come poinovellaAnche si sparse dell'ameno loco
E della cura del longevosire,Tutti al villaggioritornarfestosi
E quelborgoordinar novellamente
E i ruscellisgombrar..MoltiplicarsiNe' seminati campiasini e bovi
E pecore e galline,e ognun piantavaAlberi ovunque, e illoco in priadeserto
Qual paradisodivenia leggiadro.Al terz'annoche giunse,ecco !fu adorno
Tutto ilvillaggioe tutte del suo duce
ProsperavanoTopi'eoneste e liete
Per la sua cura. E quandogiunsetempoDella giocondaprimavera,ilprenceAi campiscese della caccia,e seco.
Sire de' sacerdoti,era pur anco
Ruzbih. Come al villaggioambo venicno,
E riguardavaBehram-g"r,e intanto
Pieno di coltie di giumentil'ampioLoco intorno vedea. Levate al cielo
Erano altele torri e di giovenchiE di pecore pienoera ilvillaggio,E v'erano acque e v'erano giardiniE messi e campiseminati;ancoraDi tulipanie di fiengrecoi monti
Eran copertie per limonti attorno
Capreed agnellisi vedean dispei'si.Che veramente la montagna e tutti
Sembravano ((ue'campiun paradiso.Disse Behr"ni alsacerdote : Oh !dunque
Che mai fosti,o Ruzbih,se desolato
236 VPPENDICE ALLA POESL\ [{OMANZESCA
Questoborgon'and" verde e fiorente?
Ne uscirono dispersiuomini e bestie
In ogniparte.Etl or, clicdestimai,Se al tuo stato di priatornava ilborgo?Dissegliallora ilsacerdote : A un solo
Motto ch'iofeci,rovin" l'antica
Citt"d'un tratto,e per un motto solo
Ridivenne tlorenteilboi'goameno.Cosi ne andava L;iubilantee lieto
Del re d'Irania il coi'. Ouesto mi disse
Il mio prence e signor: a Cotesto loco
E verde e ricco per monete accolte
E per tesori tu distruggi". Ed io
M'ebbi sgomento dell'eternoAutore
Di ipiestaterra, e del biasmo pungenteDi prencie servi.Anche vedea che quandoFa due pensieriun solo cor, siperdeSubitamente questo cor peiduePensieri avversi,come gi",se due
D'una sola citt" sono iregnanti,Mai non sar" che incolume si resti
La terra che liaccoglie.Andai,signore,E dissiai vecchi del villaggio:" Ninno
E principesu voi,di (piestaterraAbitatori.Imperanole donneE i fanciullicon esse ed i famigli,I servi tuttiper mercede e ipielliChe hanno gliortiin custodia ". AUor che
Colui divenne ch'era servo in pria,[prenceCadde recisa dell'anticoduce
Al suol la testa. Cosi dun(|ue,a un solo
Motto che feci,desolato e tristo
IIloco andava dilettoso.Lungi,Lungi furon da me biasmo d'altrui
E timor dell'Eterno.AUor che ilprenceEbbe piet"degl'infeliciancora,
Al loco ritornai,divei'savia
Per additarvi,e di l" suscitai
Un vecchio saggio,sapientee accorto
Ed elo(|uente;ei si vi pose molta
Industria e cura e f"'fiorirnovella-mente
i lochideserti,onde f"' lieto
De' tuoi soggettiilcor. Quando uno solo
E principee signor,buono " il consiglio
E bont" cresce e sminuendo cade
Ogniopra trista.Ma la via del male
A quellagenteio si mostrai copertoE secreto gi"un di,posciailsentieroLor dischiusidi Dio. Miglioreassai
D'ognigemma lucente " la parola,Quando alcuno l'adopriacconciamenteAd un loco propizio.In noi saggezzaSia qualreginae guidile sue schiere
La linguanostra,se pur vuoi che sciolta
Vada l'anima tua d'ognirancura.Eternamente giubilanteilcore
Sia del nostro signor,discioltosempreDa ognipensierodesolato e tristo!
Come ascolt"quelleparoleilsire,Evviva! disse;di regalcoronaTu seidegno,Puizbih! " Donava allora
Una sportelladi monete d'oro
A quest'uomsi veggenteed assennato,
Vecciiioe riccodi pregi.Anche apprestataGli era una veste imperiale,ond'eiFino allenubi sollev" la fronte.
12. Ai'i'enliimdi re Behr"in
con le f"filiedel mufina"o.
La settimana che segui,con prenciE sacerdotiritorn" allacaccia
Il re del mondo i, e cosi fu ch'eistette
Della sua caccia al dilettosoloco
Per tutto un mese e vin fumoso ei bevve
Con gliarmigerisuoi. La predasuaPass" misura in belve agrestial piano.In belve al monte, ed ei tornava intanto
Con gliarmigerisuoi gioiosoin core
Alla regalcitt",mentre la notte
Calava sul sentiero e intenebrava
Tutt-ala terra. Andavano que'prenciDell'esercitosuo per loi'sentiero
Di regiantiquiraccontando istorie,
Quando l'inclitore scorse da lungiSplendienteuna vampa, in ipiellaguisaChe nella festadi P"ehm"n - l'accende
Un re sovrano. Volse a quellaluce
(1) Bebr"m a cui Firdusi d" il titolo degliantichi monarchi dell'epopea,di re del
mondo.
(!2)Festa del secondo giorno del mese di Behmen, in cui ilsole entra nell'Acquario.
APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 237
Subitamente ilre dei rei;iilvdlto,
E tosto ili(jiiellajiarleun burinoameno
Gli si scovri. Dinanzi a quelvillai;-i,MOUn mulino eii,iiscorse, e innanzi a quello1 magnatisedean,qua e l"dispersi,Del solitarioborgo.Ancbe dinanzi
A quelfuoco lucente eran fanciulle
Glie in quelcontine della terra amena
Erano intente a celebrar la festa.
Avea d'esse ciascuna in su la fronte
Un bel serto di rose e in ogniparteStava assiso un cantor. Cantavan tutte
Di battagliedi re ballateadorne,
E d'esseognuna, or questoor quell'istante.Apprestavanoun'altra,ed eran tutte
Gon bei voltidi luna e con ricciuti
I lor capellie di muscbio odoranti
E di arguta favellaarmoniosa.
Del mulino dinanzi da la porta.Steso sull'erbacon gioiosocoreUn bel tappeto,di purpuree rose
Gon un mazzo nel pugno, ellesi stavano,
Quasi ebbre invero per la gioiae ilvino.
Da quelloco di festaalta una voce
Hisuon". L'aura " questa,una dicea.Di principeBebr"m ! Forza ed amore
Ei si possiedee maest" sovrana
E nobil volto; questocielrotante
Keggesi}ierluisol.Ben tu diresti
Ghe stillada sue gote un vin purpureo,
Ghe vien fragranzada' capeglisuoiDi puro muscbio. Son leoni e "n"griLa sua predasoltantoed in Irania
Altridi Behram-i;"r"lias;niustailnome.
Della terra ilsignorcbe bene udia
Oneste lor voci,volse le sue redini
E ver quelloco s'avanz". Da quelleVagliefanciullecome tosto ei venne,
IIluogoriguard"da questoa quelloGonfine suo. Vedea come quelcampoDi vaghissimedonne ingombrofosse,Si che toltoglifu del ritornarsi
Alla citt"ilsentier.F"' cenno allora
Ghe i coppieridel vin dalla sua via
Recasser vino e bevitoria lui,Prence sovrano, ed apportavaun nappo
Di fulgidocristalsubitamenteIl coppieredel vin,ponealoin mano
A Behram-g"r.Ma quellecbe pi" illustri
Erano per belt"fra le donzelle,Ed eran quattro,da la turba uscir";
Una era .Musbkin"z,.Muslikiiickl'altra.La terza Nazit"b,Susn"k la quarta,E venner tutte saltellandoinsieme,Prendendosi allaman, della personaAlte cosi,(jualdolce primaveraNelle gote fiorenti.Elle cantaro
Una ballataa re Bebr"m, sovrano
D'alto saper, d'altodesio. Ma intanto.Poi che per esse era caduto in core
Un turbamento a lui,quellesi vagheQuattrol'anciullea inchiedere si fea
Behram-g"rdisi'oso:Oh! chi son mai
Questefanciulledi rosate guancie,E perch",per accendersi talfuoco.Elle si stanno qui? " RisposealloraUna fanciulla: Gavalier gentile,Ghe di cipressohai nobile statnra.
Gliesomiglia Bebr"m nostro signoreIn ognicosa tua,vecchio mugnaio" ilpadrenostro,che su questimontiLe belve atterra con sue frecce.E tosto
Ritorno eglifar",che tenebrosa
" gi"la notte e per l'ombre vincenti
Fatti saranno gliocchi suoi gi"torbi.Nell'ora istessa,scese gi"dal monte
Il muafnaio e rec" la selvag2;ina
Gon la sua scorta. Ratto ch'ei scoverse
Prence Belir"m,la terra con la gotaInchinossi a toccar,quindisen venne
Gon sgomento e terror. F"' cenno allora
Prence Bebr"m che una dorata coppa
Al vecchio si porgesse, a lui tornato
Da lontano sentier.Disseglipoi:Questequattrofanciulle,che di sole
Hanno l'aspetto,perch"mai quitieni?
Di dolce sposo non " tempo forse?
Benedisse ilvegliardoe glirispose:Non han marito questefigliemie.Ben che venute in questaet".Son vergini,E in loro stato virginalson pure
E intatteancor. Ma veramente nulla
Elle hanno in terra,e pi"di ci" parolaAlcuna non dir". " Tu a me deh! cedi,
Bebr"m dicea,le quattrogiovinette,E cura d'oggiin poidi dolcifiglieNon averti\n(\mai. " Deb ! tiritraggi,Risposeilvecchio,cavaliergentile,
^238 ArPENDlCE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Da ci" che liaidetto! Non soii vestia noi,
Non possessi,non terre e non argento,Non giovenchi,non asini e non case.
Forse,forseavverr",Fk'hr"niglidisse,Che senza nuHa este fancinlletue
Si convengano a me. " " Dolci tue spose
Elle son dun((uetutte ([uattro,disse;
Della polvedel suol di tue riposteStanze,o signor,questefanciullemie
Schiave dicansiomai. L'occhio tuo vigileIldifettone vide e ilpregioancora ;
Elle piacqueroa te per quellaviaChe veder le potesti."
Or io,soggiunsePrence Behr"m allor,coteste quattroDa Dio santo ricevo. " Ei cosi disse
E in piedisi lev". Dalla cam|iagnaNitrir s'inteseallordi palafreni,E ilsireingiunsedi sua scorta eletta
Ai famiglicosi di addur le vagheFanciulle al gineceodel prence iranio.
Tutta si volse allacampagna a un tratto
Quellagenteguerriera,e l'atranotte
Quell'ampiostuolnell'ombre sue ravvolse.
Ebbe ilmugnaionieraviglia.Tutta
L'oscura notte che segui,pensieriNell'alma accolse,tinche disse poiAlla moglierasua: Cotesto illustre.
Bello ([ualluna in ciel,con talstatura.
Con talforza e j"oter,come giugneaDella notte per l'ombre a questoloco?
Da lungiei vide ilfuoco acceso, disse
La donna allora,e per"venne dietro
Al gioiosocantar de le fanciulle,
All'ebbrezzadel vino, al suon giocondoDi musici e cantori. " 0 donna mia.
Disse ilmugnaioallasua donna, questa
Vagaistoi'iami narra! E sar" lieto,0 sar" tristodi ((uest'oprailtuie?
Opra" questadi Dio,disse ladonna,Che l'uom non chiese gi"d'altolignaggioQuand'eglivide le fanciulle,e in core
Pensier non ebbe di ricchezze mai.
Dell'ampiatei'ra per la faccia errando,
Le";'2,iadraei si cercava una fanciulla,
Non gi"denari,non di re una figlia.L'adorator degl'idoli,se in Cina
Queste vaghefanciulleun di vedesse.
Batto le lodi sue, le sue preghiereChe agl'idolipur fa,si scorderebbe ^.
Cosi,fin che sul dorso dell'oscuro
Augellode la notte apparve ilsole
E si f"' il mondo ((ualsplendenteface,And" sermon di tutte cose, intorno
A nobilie a malnati. Allor che giorno
Si f"'la notte,del villaggi("ilsire -
Dal borgogiunsee a quell'anticovecchio
Cosi parl":Signordi bellasorte,
0 valoroso,in questanotte oscura
Venne fortuna al tuo giiancial.Davvero!
Che di tua piantailverdeggianteramo
Frutti venne a portar!Lev" glisguardi,Vide la festa quell'illustree il fuoco
Vide pur anco e le redini volse
E a questapartescese. Ed or sue spose
Le figlietue son fattee gi"son elle
Nelle sue stanze pi"scerete,al loco
De' suoi dolciriposi.Al tuo signore,Con que"bei voltie que'capeglicrespiE ilverace tuo dir,le figlietue
Assegnasticosi. Be de' regnanti,Behr"m illustre,2:enero 2'li" tuo.
Si che dovunquein ogniterra attorno
D'o^iiiin avanti t"adi te ricoi\lo.
Ma principeBehr"m questoconfine
Tutto a te dona e questatei'ra; e tu
Non avertidolor,che da rancui^i
E da timor liberouscisti. Or dunqueTu fa comandi,che ilcomautlo " tuo;
Tutti servi tislam,che di te solo
" potest".Soggettiquinoi lutti
Inver tisiamo. Oh ! quaisoggetti! Schiavi
Tutti a te (piisiam noi veracemente !
Ecco! restar di luimeravigliosiE ilmugnaioe la donna, e ilsanto nome
Ciascun d'essiinvoc" di Dio sovi'aiio.
Davver ! dicea di quelvillaggioilsire.Che findal quai'tocieltrassero sposo
Quest'almo sol ipie'vollie quelletrecce!
(1) Tanto sono belle.
{%) 11borgomastro, secondo l'antica costituzione iranica. Vedi il paragrafo 41 del
capitolodella poesia epica.
iUO AIM'ENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA
Avessimo per tanto onor cli'eglibave !
Una graziada lui veracemente
10 chieder",se pur non volgea vile
Cotesta impresail mio signor,(lostui
Forse potr"da l'orridoserpenteLa mia vendetta dimandar,pur ch'egliAscoltiilmio dolor,le voci mie
Ad imprecarrivolte." Ove racconti,11paggiodisse,al nobile guerrieroL'orrido caso il re ^ d'ognipi"giusto,Di lion K"ppinon vedrai tu segnoPi" mai (piaggili,se non ucciso,allora
Che i lupine trarran le membra sparte.La rogaidonna,come udi coleste
Parole acconce, n'ebbe lietoilcore,
Discioltaand" dellaperdutafigliaDall'acerbo dolor. Corse e ne venne
Del re di Cina allapresenza e tutto
Quiviridisseci" che vide e intese.
Disse di Cina ilre: Saria cotesta
Onta e vergogna in loco ov'" pur sempreUn cavalier(|ualeson io. Se detto
Sar" per noi che leon K"ppiun giornoLa figliamia si divor", fiaquestoDella mia casa in vituperio.E i|uegliDavver non sa che l'orridoserpenteAnche un monte di ferro col pestiferoAlito traggea s". Ben che di prenceInclitasia lafiglia," pur di prenceCara la vita. " Oh! la vendetta mia,La regaldonna risjtondea,per quellaCh'era pupillaagliocchi miei,dimando!
Sia di me gloriao sia vergogna, tutto
10 ridir"perch"ildesio si compia.Anche lungosu ci" tempo si volse.
Ed ellanascondea queldi vendetta
Amor feroce a tutti.E fu che un giornoFece una festail re di Cina e a tutti
Diede l'accesso i prencisuoi. Mandava,
E fattoinvito a Belir"m battagliero,Sovra un trono d'argento,allorch'eivenne,
11 f"'seder. Ma come dietro ai veli
Delle sue stanze udi le voci allegreL'inclitadonna,rapidasi mosse
Belir"m iianliardoa rivedere. Assai
Laudi glifece e ilbenedisseancoraIn (piestafoggia:Per te sian fiorenti
(vinae Turania ! - Or da te illustrechieffaro
Un mio desire. Al mio desio |iropizioE amico deh !tu sii!" Tuo gli" ilcomando,Behr"m le disse,tua la possa e ilvelie
In ci" che chiedi. " E la reginadisse:Di (|uinon lungi" un dilettosoloco.
Atto a tripudi.Al verde loco,giovaniDi Cina,al cominciar di primavera,Fanno una festa.Ma pi"in su di quellaForesta verde,quanto un trar di freccia.Tu scorgiun monte pi"che pece assai
E bruno e tetro. Su quelmonte " un drago.Onde pur sempre da sventura " colta
Onesta terra di Cina. El;I"" un leone
Ch'io K"ppidico,u" di Ini diverso
Nome conosco. Ma una figliamiaEbbimi gi"dal principedi Cina
Tale die ilsolrendealeomaggio.Un tempoA quelloco di festaellane andava
Dalle sue stanze,quandoilprence nostro
Alla caccia scendea con una scorta.
Discese allordall'orridamontagnaIl fieromostro e dentro a le sue fauci
La figlianostra si traea. Frattanto,Ad ogni cominciar di primavera,
And" a quelloco dilettosoe bello
Il re di Cina per sue cacce, e ninno
De' robustigarzoniin questa nostra
Citt"rimase,deglieroi nessuno
Inclitiin guerra quirest",ma tutti
Da leon K"ppitruculento e fero
Ebbero morte. Disert" quelcrudoLa nostra terra si fiorente. EppureCavaliei"belligeried eroi.
Atti a grand'opre,molti "nno saliti
Correndo al monte. Ma quand'eida lungiVeggonl'artigliodell'orridodragoE ilpettoe ildorso e la cervice e ilcapo
E l'irteorecchie,e allor ch'ei rugge e
[freme,
D'ogn'uomguerrieroilc("r si fende. Oh!
(quale,Qual " mai tigreo leim ti'uce o in acque
(1) Il re di Cina.
(i")La Gina e il Turan (Asia settentrionale)considerale come un solo re^'no nel
concetto dell'antica epopea persiana.
APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 241
Orrido alligatorche di lai mostro
Timor non senta? E non ardisce alcuno
Muovergliincontro,ov'cidella sua sorte
Computii casi a luipropizio avversi.
Disse Behr"m a lei:Dimani,all'alba,
Andr",vedr" pur io quellodi festa
Loco temuto. Col poterdi Dio
Che ci d" forza.Creator supernoDella luna e del sol,queldilettosoLoco di festasgombrer"dal serpe,Ratto che ilprimoalbor la via ci mostri.
(Juandomostrossi inciell'argenteodisco
Della pallidaluna,allorche sciolse
Le brune trecciesue la notte ombrosa,Gli eroi di Cina sisperdean.Ne andavano
Ebbri dal vino,e ognun si ritornava
Da quelloco di festa al suo soggiorno.Ma quandoapparve maest" di sole
Fulgidoin altoe le sue treccie attorse
La notte bruna,un suo guerresco arnese
Behr"m si rivesti,fidalain Dio
La dolcevita.Ei port"un laccio e un arco
E cento trecciedi compattolegnoE con due punteun'astalunga,fiereAtta a colpir.Come sen venne al monte
Alto e dirotto,che tornasse a dietro
De' suoi la scorta comand". Ma quandoA liouK"ppisi trov" pi"pressoIlnobile guerrier,detto tu avresti
Che soltantoper luitutta adoinbravasi
L'altamontagna. L'armi cinse ilprodeL" tra le rupie con l'attortolaccio
Balz" in arcioni.SotTregandoin priaL'arco suo forte e rilegandoilnervo.Iddio chiam" dator di graziee un fiero
Grido mand", su la ronchiosa pietraPos" la mano e da la roccia dura.Della mano al toccar,fuoco schiantava.
Entrava allorain una fonte chiara
Leone K"ppi.Dentro all'acquesue
S'avvoltolava,indi n" uscia,che quandoErano molli dell'orrendoserpe
Gl'ispidipeli,nessun danno a lui
Peano i dardi d'alcun. L'orribiIdragoAllor s'avanza e gi"desia quelprodeEntro gittarne la profondastrozza.Quando una freccia di compattolegnoL'uom valorosovibraglidi contro.
Davver! che sazio dellegiostresue
Fu lion K"ppi!Un'altra freccia ancora
Behr"m al capo gliavvent" diritta.Si che (pial'ondal'atrosangue uscia
Per la bocca dal petto.Ei ben vedea
Qual de la belva l'impetoe la possa,Onde ratto una terza e cuspidataFreccia scagli"contro agliartiglisuoi
E quartoillacciosciolsepoi.Balzava
Rapidoallorsu la montagnaeccelsa,E di l" de la belva in mezzo al pettoL'astaavvent",si che le pietreattornoAndar di sangue intrise.Ilvaloroso
Trasse laspadaallor,quelcorpo immane
Del fero serpe in due divisee ilcapoD'un colpone tronc". Qual cosa vile
Abbandonando illurido carcame.
Gi" calossidal monte e al re di Cina
Venne con fieroincesso e lietoin core.
Di lionK"ppia raccontar l'impresa.Ma gi"salitoal dilettosobosco
Era di Cina ilre con la sua donna.Ambo correndo a concitatipassiDella montagna al vertice.LevossiVoce di gioiafraglieroi di Cina,Si che fendersial gridoalto e sonoro
Detto avresti la terra. Ei benedissero
A Behr"m battaglier,gemme con oro
Gitt"rgliin copia,e al pettosuo frattanto
Forte ilserrava ilre di Cina;sempre,D'allorain poi,sirechiamollo. Al regioAlbergosuo come si rese ancora
Di Cina ilprence, messaggiersceglieaCortese e dolce e di cofanicento
D'auree monete da' tesorisuoi
Inviava un suo dono e vesti ancora
E giovinettipaggie cose assai
E da meno e da pi".Che a luivenisse
Ilregioscriba,anche f"'cenno, e un inclito
Editto ivinotar su rilucente
Foglioin seta cinese.Una sua figliaA principeBehr"m f"'sposa allora
Il nobil sire,perch"in Cina il suo
Soggiornoeglifermasse e la sua sede,Poscia una vesta,quale" pur costume
Di quellaterra,giiapprestar,per lui
Molle celatee molti cintichiesero.
A ogniduce d'Irania,ilre glidisse,Ove degnoei ne sia,questotu dona.
Di Behr"m,da (luelgiorno,altronon fue
16 " Piz7.i,Storia della poesia persiana, voi. IL
242 APPENDICE ALLA POESL\ FU)MANZESCA
Cura 0 pensieroche cacciar per boschi
E prendercibo; niun corruccio in lui
Pel tramutar dellafortuna,e tutti
Di Cina i cavalierd'altei'ocapoDesio pungentedi Behr"ni nel core
Avean pur sempre, e della gente ognuno
Cosi dicea: Noi ti siam servi,noi
Per te siam vivi su la terra. " Intanto,Behr"ni godeala dolce vita e doni
Facea pur anco, e a lui benedicea
Ogniabitantedi rpielloco estrano.
14. Incontro d" Kltusrev e di Sl"rtna i.
Quando giovaneancor, senza rirnprocci.Era Parv"z-, vivente ilpadreancora,Fanciullo pariad un eroe, in terra
Qual dolce amica sua Shirina egliebbe.Ell'ei'asi per luiqualedegliocchiLa fulgidapnpilla,e cara a lui
Non era in terra,fuor di lei,nessuna
Fra tante belle e tante figliedateNelle sue notti a lui.Ma poiche sire
Del mondo eglisi f"',per alcnn tempoDiviso ei stette da Shirina e attorno
And" pelmondo senza posa e quiete,Che l'opresue contrasti erano e pugneCon Behr"ni battagliera.Poi che disciolto
Cosi ne andava dall'amor di lei
Prence Khusr"v jterlungotempo, in la-
E notte e giornosi vivea la bella, [grimeAvvenne si che di cacciar desio
Prence Parv"z ebbesi un giorno,e allora
Ei la cacciaapprest"qualfu costume
De' re dei l'c che priadi lui nel mondo
Avean dominio. Con dorate briglieTrecento a re Khusr"v d'inclitonome
.Fui'onoaddottipalafreni,e andavano
A piecon Ini,con giavellottiin pugno.Mille e cento sessanta paggisuoi.Mille e quarantaavean lucentispadeE broccatidi sopra ed aspre maglieSotto a' broccati.Settecento poiFalconieri accorrean, con falchiin pugno
E civettee sparvieri,e dietro ancora
Venian trecento cavalieri,e dietro
A' guardianide' falconii veltriChi reggea col guinzaglio.Anche vedevi
Settanta in ceppinobilileoniE leopardi,entro a broccatiavv(dti
Tessuti in Cina. Istruttia regalcacciaEran leoni e leopardie avvinte
Le fauci avean con musoliere d'oro.
Con monili dorati eranvi ancoi'a
Ottocento segugi,ei che alla corsa
Raggiugneanpeldeserto le gazzelle,E, dietro a quelli,nmsici veni"no.
Duemila,per queldi sacro allacaccia
("ompostiin priafiericoncenti. Sotto
Un cammello s'avea ciascun de' musici,Postasi in capo fulgidacoronaD'oro lucente. E v'erano di seggiCarchi e di tende e di recinti ancora.
Di padiglioniancor, di bevera!i'2,iPer i giumenti,cinipiecentoin mostra
Forti cammelli;che apprestatiilsire
A ci" appuntogliavea. Ma giovinetti
Dugentopaggi,con bracieriardenti
Alo" vi abbruciavano e odorosa
Ambra con esso, e cento garzoncelliE cento ancor tra i servi ampi a le mani
Avean fascidi vividinarcisi
E zafferano,e precedeanoandandoPerch" fragranzadeglielettifiori,Corn'eivenisse,fino al re giungesse.Ma innanzi a questidai soaviodori,Venian con otri cento schiavi,intenti
Pure l'acipiea recar. L'acquaei spargeanoLungo l'ampiosentiei",si che ben detto
Avresti allorach'ei spargean su bionda
And)ra un'acquadi rose, onde improvvisaNon levasse lapolverecon impetoIl tnrbiiarpiilonai',contro a quelsireDi nobil nascimento ad avventarla.
Ma, come prencio re, seicento vaghiGiovinettia cavalloaccanto all'inclito
Signoi'venian,lutticon violette
E rosse vesti e gialle,e ilre de' regi
(1) Per questo passo vedi i paragrafi27 e i7 del capitolo.
(2) Il re Khusr"v Parv"z.
(3) Il ribelle Behr"m Ci"bineh del passo precedente.
APPKNniCE ALLA POESLV ROMANZESCA 243
Avea di K"voli il sacro di'apiio'. Innanzi
Eglivenia con orecchini e sorto,
Con una veste imperiai,tessutaIn fulsjid'or,con nn dorato cinto.
Con braccialettie con monili,infissa
Del cinto ad ogninodo ampiauna gemma.
Sliirina,come udia venir la schiera
D'Irania,precedentea (piellaschiera,
Signortlelmondo, il re, di color gialloE di muschio odorosa una si cinse
Ampiatunica sua. si tinse ilvolto
D'un lieicolor di melagrana,e sopra
Alla tunica sua ritinto in rosso
Cinse un greco broccato. Erano a gemme
I fregisuoi,ma d'oro ilfondo. In capo
Ella si poso una rogaicoronaDi cui le genuiie che l'ornavan tutta,
Ei\an si degned'un eroe. Da quellaGioconda stanza sua venne a un teiTazzo,
Ma lietaella non gi",ben che ne' giorniDi giovinezza,si mostrava. Quivi
Ella rest" Un che Khusr"v giugnea,E per le goteda le fosche cigliaLe discendean le lagrime.Quel volto
Del suo signorcoiu'ellavide,in piediRatto levossiod a Parv"z la sua
Alta persona f"'veder. Con dolci
Parole allora a favellarla linguaAddusse e ricord" queltempo antico
E per gliocchi irrig"le porporineRose del volto..Alestigliocchi suoi,
i\lavivide le rose, ed ellaintanto.
Di sua belt" nellosplendor,nel suo
Costume onesto, rapidala linguaIn quelsermon pehl"vico^ disciolse
E disse: Oh! mio signor,leon gagliardo,Che hai di sire l'aspettoe se'felice
Guerrier fral'armi,eroe che in fieroassalto
Leoni atterri,ov'" l'amor tuo grandeE dove son le lagrimecocenti
A cui soltanto era valevol cura
Di Shir"na l'aspetto?Ov'"'"ilcostume
Le notti iligiornodi mutar, allora
Che ilcore e gliocchi eran piangentie il
Sorridere parca?Dov'" l'amore,[labbroDove ilpattodi noi,dove la nostra
Impromossae la fede e ilgiuramento?Cosi parlando,gi"dagliocchi mesti
Versava un piantosulle vestisue
Tinte d'azzurro 3. Come giunseilpiantoFino agliorecchi di Khusr"v,glisguardiEi lev" un cotalpoco e di Shir"na
Scorse le goterubicontle.Oh! allora
Per leinegliocchi suoi lagrimeaddussePrence Khusr"v e impallid"nel volto
Qual " talvoltaquestosole in cielo!
Con auree briglieun suo destrier man-
[dandoE quarantadi Grecia inclitieunuchi
Perch" nel gineceod'or splendi'enteRecassero colei,l" ne la re2:a;ia
' Oc?
Di gemmo ornata,di sua caccia al loco
Indi sen venne, l" 've falchie veltri
All'uopoglivenian. Poi che sua parteDi suo sollazzoegliebbesi nel monte,
Egliebbesi nel campo, in molta gioiaAlla citt"si ritorn". Festivi
Per la citt",per l'ampiavia,f"r postiGli apparatidovunque,or che tornava
Dalla pianurade le cacce sue
L'iranio sire; e al clangorde le tube,De le voci al concento, ecco ! parea
Che al liero suon tutto quest'ampiocieloSi confondesse. Con la sua statura,
Alta e degnadi re, nel suo palagioEntr" dalla citt"quelre sovrano,
E Shir"na venia dal gineceoAd incontrarlo.Ambe lo mani e ilpiedeE ilcapo glibaci",quandoin talguisaAl sacerdote ^ re Khusr"v si volse:
Per noi non aver tu, fuor che di bene,
Alcun pensier.QuestaleggiadradonnaV^oiconcedete a re Khusr"v,la lieta
Novella al mondo ne bandite omai.
(1) La bandiera nazionale iranica,gi" stata inalberala dal fabbro K"veh d'Ispahan
contro il tiranno e usurpatore Dah"lc. V. il paragrafoSO del capitolodella poesiaepica.
{-2)Lingua iranica del Medio Evo persiano(V. ilparagrafo34 del capitolod'introdu-zione).
Firdusi quidice sermone pehl"vicoin senso di linguaantica,di linguad'altritempi.
(3) L'azzurro " segno di cordoglioe di lutto presso i Persiani.
(4) L'arcimago.
244 APPENDICE ALLA POESL\ HOMA.NZESCA
Oliai(IcL^liantichi era costume, lei
Cosi richieseilre sovrano; tali
Erano da que'di costinni e leggi.
15. Morte di Sh"r"nn i.
Questoelladisse e da la fronte il velo
Si tolse,ed era luna ilvolto suo,
Muschio- ilvolume de'capegli.Questo,Ella soggiunse," ilvolto mio. MenzognaS'ell'"cotesta,violenza opponi.Sol per savio disegnoio mi celava
I miei capelli,perch"alcun pelmondoNon vedesselimai. Mostraili,e questa" la magiache altrim'appone.QuestoIncantesmo non ", non e menzogna.Non reo costume! " Pria d'allor,nessuno
Veduto avea con gliocchi suoi,n" inai
Udito avea da chi " maggiordeglianni,Crine s"vago ricordar.Stupir"I vecchi tuttia l'inattesavista
E acre salivaprofoiideandal lahbro.
Ma di Shir"yS,com'ei vedea le gote
Leggiadredi Shirina,ecco! che l'alma
Parve fuggirdal petto.Ei per quelvoltoAttonito rest",si che d'amore
II cor fu pieno,ed ei le disse : Ninna,
Ninna vogl'iofuor che te sola,e quandoTe qualconsorte avr",sola mi basti
In tutta Iraiiia.Da' tuoi cenni mai
Non andr" lungie questopattomio
Sulle pupillemie scolpirvorrei!Per l'iraiiiosignornon anche scevra
Di mia brama son io,cos"risposeLa vaga donna. Se tu a me concedi,Anche due cose chieder vo'.Deh! resti
In sempiternoilgradotuo di prence!L'anima mia gli" cosa tua, rispose
Prence Shir"y;se altro tu chiedi ancora.
Chieder ti lice." Ogni ricchezza mia,Shirina disse,quale" accoltain questaIrania terra, a me partilamenteRenderai tu,dell'inclitaassemblea,
Qui, nel cospetto.Le tue cifreancora
A questolibroapporraitu, perch'ioDa ognicura mi sciolgae grandee lieve.
Ci" ch'elladisse,re Shir"yfaceaSubitamente,e la donna leggiadra.Tosto che al suo des"o rispostadegnaEbbesi da Shir"y,scese allavia
Da (juelgiardinche ilGaio " detto,uscendo
Dal cospettode' |)rencie de' seniori.
Cosi sen venne alla sua casa e quiviLiberi fece i servi suoi,que'serviCon sue ricchezze f"'beati.Ancora
Quant'erancose sue die a' poverelli,A' suoi congiuntipi"don" d'assai,Doni f"'a'templidel fiammante Fuoco
Di Sad"h per la festae per ilprimoGiorno dell'annoequeldiMilir*;per molti
Ostelliancor desertie abbandonati,Per ospizi,a leoni orrido covo
Gi" divenuti,a re Khusr"v estinto
Gratificando,fece offertee doni,All'anima di lui con l'oprepieDolce conforto. Ma discesepoiAd un giardinoe ha scoverse ilvolto
E si assisesul suol,d'ogniornamento
Spogliae discinta.Le sue gentiattornoElla raccolse e con atticortesi
Tutti volleseduti e cosi disse
Ad alta voce: Chi di voi va scevro
D'o2;nisua offesainversoaltrui,gliorecchi
Porgaintential mio dir,che d'ora in poiQuesto mio aspettonon vedr" pi"mai.
Quel giudiceche cerca da' mortali
Alta giustizia,che don" sua luce
Agliastri,al sole ed allabianca luna.
(1)Shirina, accusata di ree colpe da Shir"y,fighodi Khusrev, dinanzi all'assem-blea
dei principipersiani,si difende, velato il volto,con molta eloquenza; poi si toglieil velo, mostrando quel bel volto,per il quale soltanto re Khusrev s'era invaghitodi
lei,e non per arte magica ch'essa avesse adoperata.
(2) Per la nerezza.
(3) Il figlioe successore di Khusrev, invaghito,alla sua volta,di Shirina.
(4)La festa di Sadeh per la scoperta del fuoco (vedi il "2"passo del Libro dei Re
inserito nell'appendicealla poesiaepica);la festa del primo d" dell'anno istituita dal
re Gemsh"d e quella del mese di Mihr, Settembre, in memoria della vittoria di re
Fr"d"n sull'empioDah"k. Vedi il paragrafo80 del capitolodella poesiaepica.
APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 245
Temete voi ; non parlisida voi
Che per dir vero, che a'pi"savi in terra
In ci" difettonon s'addice.Intanto,
Dal di ch'iovenni appo Khusr"v,dal tempoChe sue stanze dorate io penetraiLa primavolta e fuil'onor del sire,
Fra le donne regaliinclitae grande,Qual colpamai fu scorta in me? Davvero!
Che simulando pronunciarparolaNon debbesi da voi; che vai cotesto
Simular presso a donna e accorta e astuta?
Tutti levarsida' lor seggiallora,Sciolta la linguaa dar risposta,e dissero:
Tra le spose regaliinclitadonna,
Saggia,eloquentee d'anima serena,
Per Dio giuriamche te non vide mai
Alcun vivente,n" udi mai tua voce
Delle tue stanze dietro allecortine^.
Oh ! davver che dal tempo fortunato
D'Hosh"ng- antico egualea te nessuno
Si assisein trono ! " I paggituttialloraE le ancelle e glischiaviaccortie saggi,Avidi tuttidi poter,con alte
Voci gridareinverso a lei:Preclara,
Inclitadonna,celebrata in Cina
Ed in Crecia e in Tir"z^, chi dir paroleOser" in male contro a te? Deh! come
Licitofiarecartidanno a prova ?
E Shirina dicea: Questo malvagio*,Di cui la frontecolpir"dall'altoIratoilciel,peltrono e per il serto
Uccise ilpadresuo. Deh! ch'einon vegga
D'oggiin avanti sorridente ilviso
Della fortuna! Forse al morir suo
Schermo questosi f"',ch'eitalgovernoF"' dell'alma del padre.Ed or messaggioEi m'inviava,onde fu tetra e oscura
L'attritaanima mia. Dissi che viva
Fin ch'iosar",serva di Dio sacrata
Sar" del core, e manifesta a lui
Feci la via che volente mi scelsi.
Eppur,pienadi duol quimi soii io
Pel reo nemico e temo si che innanzi
Al popoltutto,con protervalingua,Dopo la morte mia di me infelice
Male ei favelli.Ma qualfu di voi
A me gi"servo, libero e disciolto
Or va del capo. " Alle parolesueForte quellipiangean,trafittial core
Per l'estintoParv"z di dogliaacerba.Ma ratto che venian suoi messaggeri
Appo prence Shir"y,le udite cose
Della innocente ripeteanoa lui,E Shir"ydimandava : Oh ! qualsorvenneAlla donna preclaraaltrodesio?
E Shirina mandavagliun suo fido,
Qual dicea: Sol rimane anche un desio.
Deh ! che al sepolcrodell'estintosire10 dischiuda laporta!Alto mi venne
Di rimirarlo un desiderio!" Oh! bene
Questo al certo sar",che tisiaddice,
Shir"yle rispondea,cotaldesio!Del sepolcrola portaallordischiuse
11guardianoe quelladonna egregiaFunebre piantoincominci". Si mosse
E appose al voltodi Khusr"v la fronte
E i casi ricordando intravvenuti.Il veleno letalrapidamenteIngoi",s" che tosto la sua dolce
Vita distrusse.Ella pos"daccanto
All'estintosignor,copertoilvolto.Raccolta la persona entro a una vesta
Odorosa di canfora,e appoggiandoAlla pareteilcorpo suo cadente,L" si mori. Mori,da questaterra
Via si recando la sua lode e ilmerto.
b) Il romanzo Vusuf e Zalikha.
1. Lamento di ("iacobbc-^.
Ad avventura di Giacobbe intanto
Porgil'orecchio,volgialquantoil core
E del coi'e ilpensier." Come di lui,
(1) Cio" nessun uomo tia avuto a far con te."
(2) Antico re dell'epopea.Vedi il paragrafo 80 del capitolo della poesia epica.
(3) Paese dell'Asia seltentriunale,celebre per bellezza di donne.
(4) Il re Shir"y,accusato d'aver fatto morire il padre,re Khusr"v Parv"z.
(5)Seguo l'edizione di Teheran, 1299 d. E. (1881 d. C), molto diversa dal testo
seguito dallo Schlechta-Wssehrd per la sua traduzione in versi tedeschi.
246 APPENDICE ALLA POESIA KOMAN'ZESCA
Vasel di sapienza,i tristifigliL'innocente calar nel tetro pozzo i,
Si ritornarvelociappo gliarmenti
E ne trassero un irco,e qnelloucciseroE del fratelne tinsero la vesta
Tutta nel sangue e la ter molle in esso.
Come poivenne l'alba,andavan tutti
Con lacere le vestie sparsiilcapoDi negra polve.Stavasi dolente
Ilpadreintanto a capo dellavia.
Aspettandoil suo figlio;e(pielli,all'alba,
Venian di questaguisae con le mani
Copriaiisigliocelli,percoteansiilcapo,
E di Giacobbe che quelpiantoudia
Con l'altestrida,ratto un Devo al core
Annunzi" che. di sventura al laccio
Caduto omai Giuseppe,iva perdutaL'integravita sua. Perch'egliratto
Dimandando dicea : Deh !che fu adunque?E la sor(e celeste,oh ! qualmostravaA noi sventura? Ov'" di questo core.
Di quest'almamia dolce,ov'" la speme?In mezzo a voi perch"non "? Ilconforto
Di (piest'animamia perch"non veggo?Di Dio consiglio,oh! che gliaddusse mai
Dinanzi? Il ditevoi,che,per timore,
L'anima mi si turba e allapersona
Di pazienzarompesiillegame~.Tutti gridandoallora e pienigliocchi
Di lagrime,dicean : Deh ! padresaggio.Da Dio tivenga per GiuseppetuoUn lietoannunzio,che di lui disgombra" qnestaterra ! Un'ora,andammo noi
Da luilontani,e tutto eraci ignotoChe avvenir glidovea. Femmo noi tutti
Una scommessa, qualdi noi al corso
Pi" veloce si fosse e Ini lasciammo
Al loco nostro consiieto. Oh ! come
Sapevamnoi d'alcuna sua sventura?
Lui improvvisoun luposi rapia,Cibavane le membra e a Dio lo spirtoNe ripingeva.Che se tu veraci
Non ci stimi,tu giusto,anche se ilvero
Ti parliamnoi ^,
volgiuno sguardosoloAlla vesta di lui perch"la prova
Inutile non stimi e falsae vana.
E Levi quellavesta si recava
E ponealadinanzi a quell'integro,Tutta cosi macchiata di talsangueDi menzogna, e menzogna era che luce
Aveasi tal,qualpur di luna in ciclo*.
Poi che in tal guisala sventura sua
Scorse Giacobbe e quellavesta intrisa
Tutta vide di sangue, oh ! che dal corpo
Migrarvolea l'affaticatospirto,Detto tu avresti!Non rimase in lui
Forza alcuna o vigor.Cadde supinoL'uom d'et"vecchio,e ilrespirglifu tolto,
E lividosi f"'quelvolto suo
Com'erba trista.Tutta una vigiliaRest" del di privodi sensi,ascoso
Sotto nuvola fosca ildolce viso
Ch'era luce de' cuori. Aitine,aitine.
Come quelcor rinvenne,alto gemetteIlprofetadi Dio. Incominciando
Suoi lamenti e suoi piantie sue quereleDi guisatalche un d"mone malvagio
Piet" n'avriasentita,ci cos" disse:
Deh! tu veste infedel,inn cosi vuota
Uscita sei da me, quandonon sola
Lungiandasti!dagliocchi miei ! Intanto,
Perch" ritornisenza lui? Nel seno
Accoglievitu allorailfigliomio.
L'anima mia, la vitamia, che al core
M'era vincolo dolce. Ora hai nel gremboIlsangue suo! Segnomaligno" questo,
Seguod'ira,ch'" in te. Del mio diletto
Ben tristosegno m'hai portatoe fatto
M'hai,per talsegno, orbo del figliomio!
Cosi venistia me del mio GiuseppeTriste ricordo. Andasti un di j"i'opizia,E a me ritorni degnaassai di pianto!
Come tu andavi,luce in te splendeaDi sole,ed era in fiorlaprimavei'a[dietro,Con suoi germoglie rose (?).Or, torni a
(1) I fratelli di Giuseppe, per venderlo poi.
(2) Pare vogliadire che, perduta la pazienza,far" atti da disperalo.
(3) Si lascia qui un distico che ripeteinettamente ci" che " stato detto avanti, e
dev'essere interpolato.(4) Cio" era chiaro e manifesto che quel sangue non era di Giuseppe.
248 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Alla belva tu chiedi e via dal core,
Via dall'alma mi togliest" rancura ! " i.
2. Episodii)defiliaranci^.
Ho da veraci iiarrator contezza
Che in Egittosi sparse est" novella^,
Per" la linguadelleegiziedonne,Tutte a lei ruppe ilvincolo di quellaSua pazienza. Con sonnnesse voci
Cominciamo a ridirl'altosecreto
E ne and" attorno la novella e ognunaCos" dicea : Perla fu gi"non tocca
Del duca nostro " la mogliera,e iltempoMoneta viila fece.Oh! d'un suo schiavo ^
Colei s'accese,e non restolleintatta
Non la persona, non il cor. Per cento
Cuori,davver! che innamor" di lui,
E quell'animasua colta ora " al laccio
Della sventura ! Di cotesto amore
Tanto ella" presa omai,che per l'EgittoNota e infame divenne. E non sapea
Che arte aprincipioera da oprar, per ch'ella
D'un tratto solo soffocarpotesseQuestonovello amore. Altrifrattanto
In sua bellezzaal cominciar la vide.Altri or vedr" tutta smarrita e persa
Quellabellezza sua. Deh! che Ahrimane
Via laport"dal dirittosentiero.Per" ilcor ne fu guastoe quellamenteE la persona e l'alma avean iattura.
Ahi ! Zal"kha per tutte le assemblee
Sciaunita omai, ch'ellad'amor si accese
Per un suo schiavo ! E ditrnit"del suo
Duca fu lesa,e ilnome ancora, e a quellaSua casa illustres'oscur" la gloria.
L'intimo del suo cor fecesiostello
D'amore,ed essa la pudicastuoiaAvvoltol" di sua virt" primiera'^.
Cosi,per tutte leassemblee,per tutti
I vichi attorno,ridiceal'istoria
Ognidonna d'Egitto.Ebbe sentore
Di cotesto Zalikha,al cor trafitta.Per che smorte si fean le guanciesue,Come festucaquellasua personaS'attenuava. Poi che noto attorno
L'altosecreto si rendea di lei,S'arrovellavain s" come cerasta,Si che tosto a trovarsiarte sottile
S'apparecchi"di scampo. Ora, tu vedi
A qualeastuzia f"'costei principio.Da ogniparteinvi" messaggie messi.
Da ogniparte,in che fosse di bel nome
Onesta donna, e tutte a s" chiamando
Ospiti,assai lor f"'carezze e in loco
Pose a seder tutto appartatoe bello.
Era di donne una gran turba,e aspettoAvean tutte di luna,anzi pi"bellaEra ciascuna assai,tutte (liviso
E di persona acconciamente adorne,
Leggiadretutte ed azzimate e belle.Tutte di sotto a' molti adornamenti
Oppressequasi,tutte in loro vesti
Ravvolte,tutte con lor velial capo,Candidi e rossi,egualitutte a nitido
Cristalfra rose porporine'^.Ed erano
Variopintilor veli allepersone,E leggiadrele fean quald'una luce
Bella di Marte. Ed ecco, a quellaluceDi lor voltibellissimidi luna,
Qual paradisoch'" di Dio,risplendereTutta la casa. .Ma non fu tra (iiielle
(1)Questo lame.ato di Giacobbe " bello,ma " troppo lungo e per" non fa molto
effetto. Nel Libro dei Re, Firdusi " alquanto pi" sobrio,sebbene anche l" siano lun-gaggini
molte nelle parlate.
(2) Per questo passo vedi il paragrafo 51 del capitolo.(3) Che Zalikha, moglie di Putifarre,si era invaghitadi Giuseppe.
(4) A Zalikha ; cio" la fecero impazientirecon la loro maldicenza.
(5) Putifarre.
(6) Giuseppe,entrato ai servizi di Putifarre.
(7) Modo figuratoper dire che alcuno non si cura pi" di una data cosa, come chi
al mattino, ravvolta la stuoia su cui ha dormito, non se ne d" pi" pensiero.
(8) Che vuol dire? " " tuttavia probabile che in tutta questa descrizione lungav'abliia avuto parte qualche interpolatore,come al solito.
APPENDICK ALLA POESLV ROMANZESCA 249
Alcuna inver,di cui,per ra|D"triceForza dei core, non avesse invidia
Alcuna H"ri o Perl i;anche in suo core
Nascostamente si credea ciascuna
Dell'accoltaassemblea pi"bellaassai
131Zalikha,e di lei,per giovinezzaE onesta fama, assai migliore.IntantoConforme a riti,a norma ed a costume,
Die Zalikha a ciascuna in rpiellasua
Ospitaileggeildrittosuo. Recava
Coltellicon aranci,onde ciascuna
Suo sollazzoprendessee suo conforto,
E que'coltelliin mano a lor ponea,
Assai pensandoa far tacer lor motti ^.
Udii gi"che Giuseppe(primaveraChiara del cielo,immaginedel cielo,Suscitator di pensierigiocondi)Stavasi intanto in una cella,e schiuso
L'altissimoseci'eto anche non era
Ad alcun di quaggi".Come poivolleDelle donne ciascuna affettarquelloArancio suo, con vogliae con diletto
Impugnatoilcoltel,dalla sua stanza
Ratto qualnembo usci Giuseppe,e in alto
Spieg"un vessillodellegote sue
L'almo splendor.Da luilastanza e quelloAlbergoluce siprendeanche al trono
Dell'Eterno salia.Gli occhi ed il core
Turbarsi allora de le donne e cadde
Sopitoilcor, cadde sopitaquellaLor vigilefortuna. Ecco! mostravasi
Luce e bellezzadel superno cielo
A' lor occhi cos",cos" a lor niente,
Con un senso d'amor. Per",per quelloEbbro lor spirto,si venian le mani
Tagliandoin locodique'frutti.Un'orma ^
Lor lasciavaildolor,non per"ilsangueElle veder potean,da che perdutoAveano in lor folliala mente e il core*.
Allor,cos" dicendo,si volgea
Alle donne Zalikha : A vostre mani,Per furor che vi prese, ecco che avvenne !
Per ci" che fean,turbossidi sgomentoA tutte ilcore, e tutte d'un sol moto,
Vergognosachinar la froiUe innanzi.
Poi che in talguisaattonitee confuse
Di vergogna restar,sommessamente (?)Dicea lor lingua:Oh! di natura umana
Costui non ", ma un angelo" davvero
Che ad una donna apparve! AllorlalinguaScioglieaZalikha e all'assemblearaccolta
Fea cotesto sermone : 0 voi,che scema
Gi" mi dicestedi saggezza e afflitto
Per questogarzon mio m'avete il core,
Or nondovreste angiolchiamarlo eun detto
Rischiardiquestafoggia!Ecco !che intanto
Che l'aspettodi luigiunseviagliocchi.Di lui,dico,di mente inclita,eletta.
Pel qualdi me vi festebiasmo,ilcore
A voi s'infransee andar lepalmea brani.
A me, dinanzi a cui la notte e ilgiornoQuestobell'astrosta, di qualmai guisaFrangereilcor non si dovea d'amore?
Ch'io veggo sempre quelbel volto suo
Ch'" la luce del cor, che parial giornoMi fa la notte tenebrosa. Oh ! voi
Non sapevateallorch'egliera un sole
Di luce donator,ch'egliun cipressoEra snello e gentil! Come s'accende
Di sue gote ilfulgor,tutta eglistruggeLa pazienzae ilsenno. Anche gliestinti,Come sentor di sua fragranzaavessero,Fratto,a l'istante,tornerebber vivi!
3. Giuseppeconfondei fratellie si fa loro conoscere.
Rianovossi in Giuseppeilduolo antico
Ratto che ud" da Simeon cotesto ^,S" che crucciossie a favellarprincipio
(1) Anche le H"ri e le Peri invidiavano la bellezza di quelledonne leggiadre.
(2) Le calunnie dette contro di lei,
(3) I taglifatti alle mani.
(4)Tutto ci" dello molto inettamente, con tutto il rispettodovuto all'Autore del
Libro dei Re.
(5)Simeone, interrogaloda Giuseppe che cosa fosse avvenuto d'un altro t"gliodi
cui Giacobbe parlava in una sua lettera (vedi il paragrafo -52 del capitolo),avevanarrato che Giuseppe era stato sbranato da un lupo.
^250 appp:ndi('.e alla poesia romanzesca
Fece in talguisa,dell'anticaistoria
Disvelando ilsecreto: Ecco! per quanto,
Disse,guardandoio vo, vero non suona
Questo racconto a me. Pur,di cotesto
Avr" tosto scienza e sapr"qualeNe fu ilprincipioe (pialeilfin.Di gemme
E d'auro rilucenteho un nappo mio,
In che son sculte da i'un capo all'altro
Assai figure.Ci" che m'attalenta.
Soglioinchiedere ad esso, e sol per esso
Compiesidel mio core ognidesio.Tutto che chieder",veracemente
Or dir" ilnappo, e di qualfoggiaandava
E qualfu sul principioessa avventura !
Subitamente domand" quelnappoDi gemme ornato ilpotentesignoreE ilpose in una man. Prese con l'altra,
Ei savio e ricco di scienza e illustre.Una verghettae cos" disse : 0 nappo
D'inclitise^-ni,diraitu a l'istante
Tutto che a te dimander". Tu questaIstorianarrerai veracemente
In tutte partisue, n" per menzogna
Parola alcuna faraitu. " Sovr'esso
Picchiando allor con sua verghetta,solo
Dopolung'oraripigli"sei'mone
Ilnobile signor,cosi dicendo:
Vero,ma strano e non alto a smaltire,
E del nappo il racconto e non somii^iia
Di Simeone al dir. D'altro colore
Esso narra una istoria.Ecco che dice
Questomio nappo asseverando : " Tutto
Eri'ava Simeon quelsuo racconto,
Tutto il suo dire da principioa line
" menzogna, e tu al cor non fare ingannoCon ci" che alTerma. Che invidifratelli
Furon essi e ciascuno empio in suo core.
Ei la promessa f",per la sua vita ',
Violando cosi,di Dio signoreNon ebbero vergogna, elli,che male
D'ogniguisaglifero e in un profondoPozzo poil'avventar.N" per illu[ioEbbe Giuseppealcuna angustia; ciuccio
Ei tocc" si peifililidi CiacolilK'".
Cn'altra volta ancor voce glidavaIl nappo; che rispostaeglircndea,Detto tu avrestiallor.Come dal suo
Narrar Iacea,meravigliossiilprence^E un'altravolta,Aiin" ! disse,che svela
Tutti i secreti vostriilnappo mio.Tutto che festevoi,egliridice!Che va narrando : a. QuelGiuseppech'eraVasello di piet",stettesialquantiDi nel pozzo profondoin fin che alcuna
Carovana giugnea.Lui dal profondoPozzo traendo fuor,stupiasituttaPer quelbel viso e per sua molta e chiara
Bellezza l'ampiacarovana, e quelliFratellisuoi,come sapeaiicotesto.
Radunarsi vogliosie luipercossero
Presso a l'orlodel pozzo. Ecco,alsignoreElli dicean dell'ampiacarovana.
Gli " un ladroncel costui malignoe reo,
E sono alquantid" ch'egliuna mala
Sedizion dest". Rubocci alcune
Cose e fuggi.Per" iltrovammo noi
A questopozzo e vuoisior trarloa morte ".
Un'altra voltaancor batt" sul nappo
La sua verghettailnobile signore,Ch'era un ciel di saggezza. Eglialcun
[tempoL'orecchio porse al favellardel nappo.Abbandonando a lui la mente e il core.
E disse nuovamente: Anche racconta
Quest'aureonappo mio che di Giacobbe
Illustrei figli,poiche TopiareaEbber compiutasu Giuseppe,lungiDi l" il menai'o nel desertoe lui
Fellon chiamando e ladroncelloe schiavo,
Leggedi schiavo usando seco,
e come-^
Una rete intessendoglidi guai'^,Il veiidean per moiu'le che d'argentoFuro, diciotto.Compratorvi stette
.M"lik,e il nome di costui ciascuno
Gi" intese e isedilisuoi. Anche uno sciillo
In queltralficoa lui dicr("i fratelli.
L'opratristaclic t'eami,asscvei'aiido.Cosi disse ed ilnappo e la verghetta
(1) Di Giuseppe.
(i2)Giuseppe.(3)Trattandolo da scliiavo,se pure cos" il passo va inteso.
(i) Se pure ([uesto" il senso.
Al'I'ENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 251
Depose,e si giaccaqua!giaceun egro
Che ii"ediconon ha. Per alcun tempoCliiii"innanzi h testa,e pienoilcore
Avea di cruccio,pienal'alma avea
D'amarezza mortai. Ma da que'figliDi Giacobbe ognisenso siparila,Che n'era ilcor turbato,era la vista
Smarrita con l'udir.Ghiacciava il sangue
Entro lor membra, sifuggiala pace,Fuggiala speme da lor core oppresso,
Perch",fissandogliocchialsuol,sistavano
Storditie mesti e costernati.Al fine,
Levando il capo e di Giacobbe ai figliRiguardando,Giuseppeinchiese ancora :
Cos",gli" gi("gran tempo, l'avventura
Di Giuseppeaccadea. Ma voi parolaDi ci" che questonappo a voi ridice,
iNon tenetemi ascosa. " Ed essiallora.
Non fratellidavver ! sciolserla linguaE dissero: 0 ilmaggiorde'giudicanti,N" in pi"n" in meno favellarcon teco
Veramente osiam noi,che tu sei prence
Di comandi dator,noi tislam servi.
N" di cotesto abbiam notizianoi,
E per questopensiermai non passammo ^
2
Allor balzava di Giuseppeilcore.Puro e ingenuo,nel sen, poiche cotesto
Diniegointese.Rapidala destra
Cacciata entro la manica,quelfoglio,Schermo e difesasua, fuori ne trasse
E aperseloe gittolloa lor dinanzi
E grid":La scritturach'" di voi,
Conoscete voi forse? e perch"adunqueDi me vergogna non vi tocca, voi,
Che ben sapetel'oprevostre, e quantoA Giuseppe,innocente fratelvostro,
Quanto mal feste,traditoried empi?Ma tuttistolli-sietevoi,vergognaChe non avete,e non di Dio timore !
Come que'figlidi Giacobbe,puraAlma e serena, di talfoggiaaperta
Videro lor scrittura,ebljeroilcore
Oppressoe tronche le parole,pallidePer la vergogna delle lor peccataEbber le gote,ond'ei subitamente
Gridare insieme : 0 re, tu se'quelpio.Quel pioGiuseppedi giocondoaspello!Per Dio ! che se davver sei tu quelgiustoGiuseppenostro,a noi tu ilmostra e alcuno
Difensor ci jtrocacciaa te dinanzi !
Soli ioGiuseppe,disse,ed " quest'altroIl fratelmio d'un padree d'una madre ! ^
Grazia " questadi Dio su tuttinoi
Nell'amjfiezzadel ciclo e de la terra "*,
Cli'eici disciolsealfinda gramo stalo
E dall'assenzalungae lietiancora
Insieraquici raccolse! " Ellicadeano
Prostratial nero suol,col viso a terra,
A luidinanzi,per vergogna assai
E piangendoe gemendoe sfalliin quelloS"bito arder di pentimento.AlfineCosi diceano : 0 re, di Dio profeta.Che direni noi nell'opranostra mala
E in nostra reit"? Su noi te solo
Elesse Iddio,te sollevando all'alto
Del cielche rota ! Ed or, per la tua grazia,Noi sostenemmo nostra vita,ancora
Che fattotuttiinsiem liabbiamo offesa.
Traditori siam noi,d'empianatura,Per" creatura che somiglia noi, [giornoMai nel mondo non sia! Che se in quelChe Ahrim"n che sua via ha tenebrosa.
Tanto ci dissip"l'anima e ilcore
Che in le peccammo, attentando a tua vita,
E ilnostro core un'opraviolentaArdiva concepir,fosse nel cielo
Una nuvola apparsa, la cui piovaSlata fosse di serpi,e quellanubeSu noi piovutoavesse e di noi tulli
Fatto si avesse orribilesterminio^.
Sorte migliorslata saria per noi
("he di talguisa,innanzi a tanto prence.
Compunticosi starcie vergognosi!
(1) Cio" non abbiam fallo mai ci" die si dice di noi.
(2) Si lascia un distico inetto che crediamo interpolato.
(3) Beniamino.
(4) Cio" quanlo sono grandi il cielo e la terra.
(5)Si lasciano due distici,indubbiamente interpolali,che ripetonole cose gi" delle
e intralciano questo periodo gi" troppo lungo.
252 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Cosi di questafogg'iaassai paroleCorsero allora,ed elfiassai la terra
Con la fronte toccar. Dissero alfine:
0 savio,da Dio giustoprediletto,Se contro a te peccammo e te d'alcuna
Offesa,senza riguardar,toccammo,Per noi,tuoiservi,l'iratua raftVena
E la vendetta. Non guardar,signore,Alle peccata,ma si le perdonaPel tuo cor generoso e la grandezza,Che violenza a noi ci f"'di noi
Ilpravo istintocorporal." RisposeGiuseppeallor(lapace sia su lui!):
Tolgansiornaiquestacontesa e questeParole nostre ! Se per voi fu ordita
Opramalvagiatanto, or non s'addice
Ch'io venga a voi rimproverando.In voi
Di ci" colpanon ", che ([uantoavvenne
Tutto di Dio fu per consiglio.Voi
Non abbiate per"d'oggiin avanti
Crucciato ilcor, che la contesa e l'ira
Tolta di mezzo ahbiam. Fatta " la paceCon me, con voi,u" a contrastar si vuole
Ora pensar. Ma come io vegga in priaGiacobbe,altroda lui chieder non voglioChe questovoto mio, ch'eglidomandiA Dio perdonoper le colpevostre,Per ch'ei,delmondo sire,a voisiaschermo!
Disse e f"'loro le accoglienzeoneste
E a s" da presso f"'sederli.Al pettoAd uno ad un glistrinsee, oh !meraviglia,Lor baci"gliocchi e ilviso." ben cotesta
La natura dei buoni,e di talguisaIddio creator gliconformava un giorno!
II. Aiz"iiii.
a) Il Libko d'Iskender.
I. F^arte della InlriHlinioi"e.
Signor,del lUDodo " tuo l'imperu.No-Servit" ti si addice e tua soltanlu [stra
" l'essenzadivina. E tu proteggiL'alte e l'umili cose, e veramente
Niuna n'esiste,ma quanto", tu sei.Perciocch" f"r create e l'altee l'umili
Cose,tutte,e sei tu di quanto esiste
Primo fatlore.Altissimo tu sei.Di scienza maestro e in tua scienza
Di questaterra ilcalamo traesti
Su la tavolaaperta.Or, ben che saldi
Per tua divinit"sian gliargomenti,Anche ragione,in pria,dell'essertuoFu in testimonio2. E tu festia ragioneChiara la vista e le donasti face
Che a te la guida.Tu se'quelche in alto
Levava ilcielo e la terra glifeaSentiero nel suo andar 3. Tu se' colui
Che da una stillad'uman seme tante.
Pi" splendentidel sol,traeva*;Anche per graziatua dellaparolaFuor traestila gemma e a chi cotesta
Gemma va trafficando5, anche porgestiD'essa la chiave,e ponestiminieraD'alticoncetti,qualdi gemme, in core
A lor pur anco e colore inducesti
In quellegemme. Non d" pioggial'etraSe " Piovi ! " tu non dici,e i fruttisuoi
Non dona ilsuolse tu non gridi" Apporta!".Di talguisaleggiadraornasti ilmondo.N" d'altriaitati cercasti,e intanto.Con reciprocalegge,le universeCose formasti per caldo e per gelo.Per secco e per umor. LeggiadracosaFuori traesti e conformasti,tale
Che immaginarnon sa cosa pi"bella
Intelligenzanostra. A noi si addice
Guardar soltantoe prendernostri sonni
E goderdi cotesto e a confessarti
Nostra linguaapprontar,disputevaneDell'essertuo non suscitando.ComputoSe diquimuove ^," stoltoerror, che privoD'oiiiiiscienza in tuo secreto " il nostro
(1) Per provarla.
{2j Basta la ragione a provare che tu esisti.
(3) " Dal cielo vengono alla terra felicit" e mali influssi e la luce del sole e le altre
cose; perci"la terra " come il passaggio0 lo sfogo del cielo " {Comment. pers.).
(4) Da Adamo tutto l'unian genere.
(5) I poeti.(6) La disputaintorno all'esistenza di Dio.
APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 253
Pensiero gramo. In tutto che creasti Perch" posciatu scemi,e vassi intanto
E adornasti leggiadro,aita altrui Orba d'accesso in lino a te l'idea
Tu non cercastibisognoso(e sei Che di teabbiam,qualene' sogni." dessa
Da bisognodisciolto)e di talguisa Dalla tua rei.;gia,per suo error, ben lungi!Terra e cielocreastie tempo e moti
A le stelle,che mai per quanto grandeFacciasi uman pensier,non fiache ilcapo
Libero sciolgada cotesto laccio'. lo((uestaspeme ho in cor dallatua reggiaIlcreato non era e tu eri Dio, Del ciel,che quandomigrer"lontano
E se un di non sar"",tu al loco tuo Dalla casa terrena ed i legamiSarai pur sempre. E non eri diserto Sciorr" del fardel mio^, quandodiversoS'anche ilcreato mai non fosse"^g nullo Io sar" in mia compage e la mia polveDanno a te s'aggiugneaquandocompiuta Sperder"intanto ilvento e ninno in terra
Fu la grand'opra^.Per la tua grandezza,Vedr" l'anima mia pura e serena,
Nel tuo cospetto,quantoesiste e quanto Se alcuno cercher" la mia nascosta
Anche non ",gli" cosa egualee sola, Sepolturae dir" per tristaaccusa
Sia cotesto o non sia*. Ma tu ne' cieli Che non " l'essermio 6,a lui.Signore,Gli astri f"ggestie con l'uomo adornasti Di me tu ponga chiara prova, in luce
Quest'ampiaterra. E tu se'chi de' quattro Dal segretofuor tratta,ond'egliintendaElementi disposela natura Che vivo " ancor quest'uomche al mondo
Concatenando loro essenze varie [sparve'.In mistura propizia.Alte levasti Se f"noall'essertuo mia mente " stanca^,
Del cielle rocche e prigioniervi festi Argomentiche spetranoognicore,Degliumani ilpensier,che di talguisa Molti,per",ne addussi. Or tu,Signore,L'azzurra volta d'esto cielserrasti, Se oscura fu la cuna mia,tu ancora
Che argomentopi"alto unqua pelnostro Porgiargomento che ilmio spirtorestaPensier non fia.Splenderagion,mailvarco Se la creta riposa9, e si avvalora
A te non trova, che non pu" cotanto. Del pensiermio l'intentoa te rivolto.
Dinanzi a te, valor di ragionnostra. Che gioiosonel core io,quandovengaE l'esistenzatua, per quell'angusto A te,mi muova. Questemembra mie.Varco a tua maest",rende infingardo Di viaggiocompagne, ecco quisono
Del pensiernostro ilmessaggier.N" scisso Tutte allaporta ^,e questiamici miei ^^
In tua essenza sei tu, perch"novella- Nemici son di me, ratto ch'io vado ^2.
niente congiunto sii,n" mai t'accresci Che, veramente, occhi ed orecchi e mani
(1) Dal mi.stero dell'esistenza ch'eglinon intender" mai.
(2j Cio" tutte le esistenze erano in te anche prima della creazione.
(3) Cio" Dio non aveva diminuito il suo potere creando.
(4)Avvenga che siano 0 non siano le cose. Si notino qui le idee panteistichedi
Niz"mi. Vedi il capitolodella poesiamistica.
(5) Il corpo, composto di quattro elementi.
(6) Cio" che con la mia morte tutto " peritocon me.
(7) Lasciando in suo ricordo le sue opere, ovveco, in senso mistico e panteistico,che egli" congiunto a te che sei l'Essere universale.
(S) Cio" non pot" dire adeguatamente dell'essere tuo.
(9)Se il corpo " morto.
(10) Sono vicine alla morte.
(11) Le membra del corpo.
(12) Si separano da me quando io muoio, perci" son come nemici che mi
abbandonano.
254 AITKNDICK ALLA POESIA HOMANZESCA
E piedi,tuttiinsiem rcstanmi a dietro,Al loco lor. Ma tu sarai quelsoloChe meco resta fin ch'iosono i. Uh ! mai
Vuoto di tanto hen non restiillembo ! ~
Per questoin che mi pongo, arduo sen-
Sol per dolce speranza di corona [tiero,Ecco! i'mi pongo, e ilcapo mio pur anco
Dar non ricuso per talspeme; e allora
Che tu. Signor,quelserto mi darai
Pel capo mio n" porgeraila spailaDel tuo gastigo,fiamigliorconsiglio.Per tua sentenza che ab iniziofesti,Da ci" che volgi,non tornasi mai
11tuo calamo a dietro.Oh! ma per mio
Pregar,deh! muta est" sentenza, ed io
Far" di tanto il cor gioioso.Hai detto :
(.(A chi me invochen" nella rancura
E nel dolor,dar" risposta". Debile
Poi che son io,poiche te sol conosco
Liberator,nel tapinoesser mio
Deh ! come mai non chiamerei te solo? ^
Veramente opra tua nutrir lo schiavo,Veramente opra mia l'opradel servo
Compiereinnanzi a te! Ma di talguisaFiacco son io e, pi"che fiacco,attrito.
Che ognimia possa via si tolseilvento.
Ora,tu se'colui che da fiacchezza
Mi disciorr",che se tu fiacchi,balsamo
Anche dai tu ristorator.Deh ! sire.
In questanotte ^ ch'" a met" del corso.
Poi che aita tichieggo,al seiitiermio
Dona tu luce con la luce bella
Di tua bont",qualchiara luna. Guardami
Da colpirdi malvagi" e de' nemici ^
Non far lietoper me l'avidocore,
E quellache a sof"Virnon ho costanza.
Sventura grave, lungida me tieni
Tu che se'alienoda l'oltraggio,e in pria,Per graziech'io tirendo,al tuo tesoro
Tu mi conduci,e in priadi doglieo af-
Pazienza mi dona. Oh si ! la prova [fanniSe di me l'ainellasventura, innanzi
Pazienza mi dona allasventura !
Se tu mi fiacchi e le membra mi crucci,Se polveredi me, se di me fangoFar vuoi tu,sappialmen ch'iodi me stesso
Per vogliatristauscii'^;non per"usciiInverso a te da mio servileufficio.
Chi te cercando va, perdela chiave,S'egliriguardain te di s" medesmo
Con la misura. Chi per te in te guardaD'ogniuman librosquarciaratto e sperdeLe carte stolte ; e non pu" alcun trovarti
Fuor che per te, si che da l'altrevie
D'uopo" ritrarle brigliea dietro.Umano
Sguardopoiche quigiunge,ogn'uomco-Sua stazione quisoltanto^.In core [nosca
Nasce terror,se alcun procedeinnanzi.Or io.Signor,me stesso a te confido;
Tu ilvalor mio, tu il mio difettosai'o.
'2.Saltili)(illi"zefiroprimaverile.
Dell! vieni,o giardiuierii. Lietici ap-
[prestaGli apparati,e perch"torn" la rosa.
Ampiadischiudidel giardinlaporta.Venne a un gaiogiardinfuor da le mura
Della citt"Niz"mi,e tu frattanto
Apprestagli'1giardinqualvariopintoDrappodi Cina. Al tuo giardinbellezza
Accrescerai con mazzi di viole
(1)Con l'anima mia congiunta a te in eterno. Senso mistico.
("2)Il lembo della veste sollevato,in cui si accogliee tiene qualcliecosa.
(3) Come potreidiiamare altri in mio soccorso?
(4) La vita mia presente.
(5) Le passioni[Comment. pcrs.).
(6) Pure le passioni{Coimnenf.pers.).
(7) Peccai.
("8)Non Ila bisogno di scienza umana.
(9)Non deve andar pi" innanzi investigando.
(10)Questo passo " tradotto sul testo dello Spiegel,Chrestomathia persica, pag. 53
e segg.
(11) S'intende lo zefiro primaverile.
256 APPENDICE ALLA l'OESLV ROMANZESCA
Per grave cura in ognidove. E allora
Ch'ei lunganieiiterioerc" pellocoMisterioso l'onda jmi'ae tersa,
.\on pei'anche ilsuo labbro ai'so da sete
L'acquatoccar pott\Mand" una luce
Dalla sua destra allinla gemma fulgida,E Kliizr,guardando,ratto rinvenia
Il suo desire,che mostrossi a lui
L'argenteafonte,limpida,sgorganteDa un pertugiodipietra,intattae pura.
Non fonte inver,che lungida cotesto
Nome era quella;e, s'era fonte vera,
Ell'erasi fonte di luce. Quale" stellaal primoalbor,quandol'alboreIn aurora si volge,ell'eratale
Veracemente,e quale" pur la pienaLuna di notte,ell'eratale ancora.
Anche pi"assai di luna piena.Mai
Non quietavada'gorgoglisuoi.Come in man di vegliardoannoso e tr"-
Argentovivo. N" ben so, per tanta [nmloDi sua natura purit",qualmai
Immaginfar di suo verace aspetto.Come s'avvide dellafonte,e luce
Prendean per essa gliocchi suoi,disceseKhizr e le vestirapidosi tolse,E nell'onda purissimala fronte
Lav" con la persona. Ei si ne bevve
Quanto era d'uopo,che d'eterna vita
Era ben degno.Il candido destriero
Lav" in quell'ondae abbever",vin puroIn puro argentoinfuse^. EgliassideaGi" sul bianco destrierche la deserta
Pianura divor",tenea glisguardiFissi a quell'onda,perch"giuntoal suo
Prence e signor,con lietoaugurio,innanzi.Dir glipotesse: Dell'eternavita
La fonte " quella! " Ma poich"allafonteNovellamente volse u'Hocchi e stette
A riguardar,dagliocchi suoi lafonte
Era sparita.Ben s'accorseallora
Khizr, avveduto della mente sua,
Che andar privodovea dell'ondaviva
PrincipeSikend"r,si che involossi
Alla disdetta-,non all'irasua,
Come involossiagliocchi suoi la fonte.
Ma in cotesto racconto i Greci prischiIn altraguisafan parola.Ei pongonoChe Ily"s-^ a Khizr era di via compagnoSino allafonte,l" 've ad un passaggioEra di strade. Come insieme ei scesero,
D'attingeiebranmsi,e si calaro
Alla fontana dellelimpid'acque.Appo quelfonte di lor mensa stesero
Il drappo, che graditii nostripastiReiulon le fonti". Or, su lor pane, assai
Pi" che muschio odoroso,era salato
E secco un pesce. D'uno dalla mano
Di que'due saggicadde in le perenniOnde quelpesce, e queinelle azzurrine
Acquecercava, in man per riaverlo.
Come ilpesce glivenne in fra le mani.Ecco che vivo egliera, e ci" fu lieto
Augurioa chi '1cerc". Seppeche quellaFonte,dell'alme allietatrice,scorta
Eragliall'acquadellavita,e ratto.
Con lietiauspici,di quell'acquaei bevve
E sempiternoil suo restarsi a (juestaTerrena vita s'acquist".Di tanto
Consapevoleei f"'quelsuo compagno,
Percli'egliancor dell'acquesi bevesse
Della fontana. E non " inver prodigioChe acqua vitalrenda allavita sua
Un morto pesce, ma prodigioeglieraNel pesce, ch'ei mostr" qualde la fonte
Della vitaera ilcalle." Anche del pesce
E dell'acquache gemme intorno spande,Altro " narrar deuliArabi in le storie6.
(1) Fece bere al destriero,candido come puro argento, l'acquaclie era come un
puro vino.
(2) Pare vogliadire clie Kliizr si allontan" da tale (Iskender)a cui ilcielo non era
favorevole nel cercar l'acquadella vita.
(3) Elia profeta.Ecco un saggio della erudizione poetica di Niz"mi. di cui vedi il
giudizioal paragrafo 89 del capitolo.(4) In Oriente si usa mangiare sopra un drappo o tovagliastesa sul suolo.
(5) A chi,viaggiando,fa suoi pastiin riva a una fontana [Comment. pers.).
(6)Questo particolaredel pesce redivivo trovasi gi" nell'omelia siriaca,su Ales-sandro,
di Giacomo di Sar"gh che era del principiodel sesto secolo.
APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 257
//poetaespone ci" che dicono gliArabiintorno all'andata d'Iskender nel paese
delle tenebre,mostrandosi cos"pi"eruditoche vero poetaepicocome avrebbe voluto ;
dice del come [skender entr" in quelpaesemisterioso e delle avventure strane che vi
incontr",poiseguitain questamaniera :
Poi che il varcd alla fonte ei non rin-
Della luce del di si alTrett"ilsire[venne,
Alla sorgentei, e lefalangiancora,Giusta volerdel sire,a far ritorno
Prendeano ilcalle.Andavano pedoni,(jnantieran l",per la novellavia.
Tutti,quantieran l",correano innanzi
I [lalafreni.Poi che and" quarantaGiorni cos",liannoverando,illembo
Apparveestremo di quell'ombree fuori
II sol mostrossi da le nebbie. Ilsire
Avea le membra sue, poich"la fonteNon ritrov",dolentie aflrante.Corse
Dietro a ci" che non era ilcibo suo ^;
Poi che cibo non era, oh ! qualmai frutto
Dal correre per esso ? E non " d'uopoCorrer dietroal tuo cibo,e tu riposa.Che ilcibo tuo per s" si manifesta ^.
Tal semina quaggi",talesi miete;Deh! beato coluiche questaintende
Parola nostra ! E non " belloilseme
Tutto gittarper s",che dato " ilcibo
Oltre misura assai. Da quell'aiuolaChe i padrinostriseminar,sitoglieFrusto assegnatoa chi pi"tardigiunge,E se per noi d'alcuna cosa gittasiIl seme un di,per altriancor si gittiSeme da noi. Se a questariguardiamoAmpiadel mondo aiuola,ecco! che noi
L'uno per l'altrosiam colonial campo.
Vieni,0 coppiero,e cpielvino che attrae
Ilcor, mi porgi,che graditacosaE in giovinezzailvin,siche per esso
La bocca c'irrighiam,per esso ancora
Nostra fortuna rinnoviamo integra.
4. Invenzione della musica.
Quando assest" sul cuoio de' timballi
Iltimpanistai colpisuoi *,nel tempoChe de la notte gelidasi fece
Tepidal'ariae gi"cadea la spemeDel corvo bruno ", allorche i cantisuoi
Incominci" del di bianco l'augello^,Alto sul greco trono si assidea
Re Sikend"r,ed era iltempo a lui
SI come fuoco,ed era ilsuo cer"bro
Come cera all'ardore'. A cento a cento
A piedel trono fean di s" una schiera
I filosofisuoi. Della misura
Di sapienza di ciascun,sermoneIva fra loro in pi"ed in meno, e tale
Parole fea di fisichedottrine,E taldi teologicascienza
I nodi apria.Levava altrigran vanto
D'asceticosapere, e dallamente
Altriuscir fea,snodando,disciplinaDi geometra; e talsu la moneta
Di sapienzaaltoimprimeasuo nome,
Tale ancora e di leggie di ripostaSapienzafea vanto. Ecco ! ciascuno
Gloiiavasia gara in ci" ch'eiseppe,Ed era ognun veracemente qualeUn mondo di scienza. Or,perch"al sire^
Egliera precettor,su glialtritutti.Per impetodel cor, gradomaggioreAristotelevolle.Io de la genteDotta,dicea,sono ilmaestro, e nullo
(1)A uscire dal paese delle tenebre in luogo dove il sole risplendeva.(2)Cercando la fonte delia vita, mostrava di desiderare ci" che non " concesso
desiderare.
(3)Cio" Iddio lo d" liberalmente e spontaneamente.
(4)Costume in Oriente di batter timballi al levar del sole.
(5)La notte o le tenebre della notte.
(6)Il giornoo il sole o anche il gallo.
(7) Vuol dire che invecchiava; si struggeva per l'opera del tempo come cera
all'ardore.
(8)Iskender o Alessandro.
17 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
258 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA
Bisognoho in me di scienza che d'altri
Dotti proceda.Non per me si dice
Menzognaalcnna in talsnbietto,e vanto
Meno per"con argomenticertiDel nome mio ch'" gloriosoe illnstre.
Del sire per amor, per la possanzaChe quegliavea, consenzienti in questaLaude di lui fui'on le linguetutte,Allor che Plato,solo in tanta schiera,Che di maestro dignit"s'aveaIn tutte artie scienze,un alto e fiero
Corruccio n'ebbe, Che di ipianteallora
Dottrine s'apprendean,glialtrida lui
La paginach'" prima,aveano intesa.
Usci fuori e daglialtriand" lontano,
Lnngidal mondo, e da' banchettiregi,Qual novella Fenice ^,a un tratto sparve.
Per pensierich'egliebbe, e notte e
[giornoNon s'addormi,perch'eglie canti e suoni
Alla luce traesse ; e per"inolto
Ei diessia specular,via dallagenteIlpieritrassee d'alcun suono indizio
Cerc" pelcielsettemplice-. Se alcuno
Ha suon di voce che non tocca ilcore,
Suon di arcato strumento a lui la voce
Rende soave, ])urche talcantore
Con armonia di corde a questocielo
Alto levii suoi voti in sua canzone.
Come pose principioilsapienteIlcieload osservar, come del cielo
Ei segu"l'orme e l'andar de le stelle,A simiglianzad'armonia che intese
Per glispazi,ne trasse uno strumento
In vistaa prova. Ei si,come rinvenne
All'armonia del cielsovra le corde
Un suon consenziente,allorche attorse
Le corde l" 've i capi"nno uncinati ^,Al tempo del sonar, vuota una zucca ^
Di cuoio ricopri,sopra vi stese
Le avvinte corde. Poi,di color nero,
Qual " di muschio,tins'egliquelcuoioDi uccisa damma, e dalle aride corde ^
Un suono suscit".Ma poscia,in quellaGuisa ch'eivolle,e in quellaforma,feceUna figuraacconciamente d'organi,E di stromenti con maestra mano
Un suon dest",gliaccordi accomandando
Destro allecorde,e quelsuon che sorgeaDai nervi tesi,or basso or alto,forteAvea talor,dolce talor l'accento.Si che per alto o basso tuono, in sua
Veemenza o dolcezza,un vero accento
Rendea cosi di gemere d'onagri,Di ruggirdi leoni.Ecco! talguisa [queD'accordi egliebbe in suo poter,che ovun-
La ragioneavvinceva. Ecco! che a un
[tratto,
Di quellecorde all'armonia congiuntaVenne amist" fra glinomini e le fiere,Si che a (pielsuon d'ogninato dall'uomo
Volto fu ildesiderioallegroe gaioAlle danze e a'tripudi.Anche i leoni,E l'altrebelve,a queldolce stromento,Destarsi da lor sonni;altre nel sonno
Caddero vinte.Ma poich"in accordi
Di suon d'ognimaniera ebbe possanzaD'assai varie armonie, da' suoi stromenti
Tale un suono ei traea,che ninno mai
Di suon simile,se lui sol pur togli,Si f"'ad altrimaestro. Eglidi snoni
Fea talconcento,che degliegrie afflitti
Moveasi il core ad esultar.GiugnevaA talpunto valor de' suoi concenti.
(1) La Fenice che non si sa dove sia.
(2) Allusione alla teorica dell'armonia delle sfere secondo Pitagora.(3) Giuoco di parole tra khiim, strumento ad arco (?)o cassa armonica (?),e k-}iuin,
cielo. Del resto, il passo " oscurissimo,almeno secondo la mia edizione (e non ne
ho altra).
(4) Per accordar lo strumento.
(5) Per farne una cassa armonica. Qui si parla evidentemente d'una prima forma
di violino,e noi sappiamo che il violino " d'invenzione persiana,venuto in Occidente
per mezzo degli Arabi (Gaston Paris, Histoire de la "itt"rature fraiiraiseau moyen
agc, paragrafo i20).(6) Propriamente corde fatte con minugie d'agnelli.
APPENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA 259
(]henatura per esso discopriaDi morbi e malattieruom sapiente,
Che, davver,conoscenza d'ognimorbo,Di talstromento al suono, avea l'ingegno.
Come ilconcento aglioi'ganiin talguisaFu compiutoper lui,come l'espertoLegno migliorsi f"'dell'inesperto^
Al deserto egliusci.Sonando allora,
locc" misura d'ogniaccordo,e fece
Intorno a s" da tutte pai'tiun cerchio,E in quelcerchio pos",destando i suoi
Novelli suoni. E tosto eglia s" trasse
A schiere a schiere da pianuree monti
Le fieretutte,che a quelsuon ciascuna
Correndo venne, ed a quelsuon si volse
Del novello stromento Ecco,lor sensi
Perdeano tutte ad una ad una, ancora
Come morte a cader ven"an sul suolo.
Violenza non fean giovanilupiAi !4;re!igi,e non avean leonialeresti
Desio di predain "n"griselvaggi..Ahipoidiversa,qualeei ben sapea,
.Modulazione ed altrosuono indusse
A suo stromento,si che tutte vennero
In s"bito furor le accoltefiere
E i sensi ricovr"r dopoquelloroPerder dei sensi.Elle n'andar dispersePer la campagna. Oh! chi memoria serba
D'avvenimento tale? Ecco! pelmondoGi" si divulgache spargea rubini
De' rubini la cava-. Un'armonia
Plato rinvenne qualealcuno mai.
Tolto lui,non conobbe,e da minugie ^
Aride trasse un suon, qualedel cielo
La volta scuote con la sua dolcezza.
Quando in misura ei trae col dito*,tutte
S'addormono lebelve ; e allorch'eiprendeAltro tono affrettando,al senso ei rende
Da' sonni loi le addormentate fiere.
A l'ostellodel sireanche giugneaDi cotesto lafama, e son fra loro
Emuli intanto Har"t e Zuhra^. Allora
Che .\ristoteleudi come quelsaggioOperadi talguisainclitafece.Crucciosoin cor rest" per tanta prova
D'ingegnosuo qualemulo che resta
Pien di vergogna per l'emulo suo.
Della terra in un angolosi assiseNe' suoi pensieried ampiauna palestraAperseal core angustialo.In quellaCura costante di suo studio,ascosoEi stette,che sua idea meravigliosa
Era, di gran valor l'intentosuo*5.
Molta faticaei sopport"per quelleInclitecorde e molti giornie notti
A' suoi pensierisi lasci".Ma poi.Dopo lungotravaglio,al findell'opra,Trov" dellamatassa al filoilcapo''.Per acuto osservar, veder volea
Di qualmai foggia,come alcuno i suoni
D'altria l'orecchiovenir fticcia,suoni
Che nati son dall'arideminugie,Avvenga si ch'eitolganoogni senso
E per diversa via rendano i sensi.
Dovea sua mente in potersuo gliaccordiRecar,qualidi sotto a un fittovelo
Avea nascostiilsapienteantico ^.
Al deserto egliusci,de" suoni suoi
Apprest"l'artee talismani ancora
Incominci" per t"rre i sensi altrui.
Come tolsecosi allesensate
Fiere la mente, a quellecorde sue
(1) Il legno ridotto dal suo stato primitivoa formar lo strumento.
(2)Platone,inventore di cose meravigliose.(3) Le corde dello stromento.
(4) Tocca le corde col dito.
(5) H"r"t " un angelo che sa di magia, e Zuhra " Venere. Si allude (un poco stra-namente)
alla gelosiascambievole di Aristotele e di Platone, se pure questo passo cos"
va inteso.
(6)Se COSI ho inteso bene.
(7) Il testo della mia edizione " guasto, ma il pensierodev'esser questo.
(8)Le corde dello stromento.
(9) Platone. Si pu" intendere anche ^^('accordi compresi in mi suono, perch"pardah
significatanto velo quanto suono, e qui il poeta evidentemente fa un giuoco di paroli;.
260 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Dolce die ini tocco altra fiata ancora;
Ma negliaccordi suoi la sorte avara
Aita non glidie,perch"sentoreDi lor sensi rendesse a queiche priviDi senso fattiavea. Perch" a dar voci
Egliancor liadducesse,industria poseTal snono in modular che agliassopitiRendesse i sensi,ma non seppe, ancora
Che assaitoni tentasse. Oh meraviglia!
In quell'operasua vinto ei rimase !
Come fu vinto non trovando,ilcapoDa che pi"non dovea dal suo sentiero
Volgerea dietro,ad impararda quello^
Si mosse con des"o,abhandonato
Di sua mente ilgoverno a quellosolo.
Come ci" seppe, ei disse : Ecco ! quel[dolce
Suono a ognicor che rende a chi perdevaI sensi,i sensi ancora, io non conosco.
N" so di qualmai guisain fra gliaccordi
II snon ne sia,u" di qualfoggiamaiRinnovarlo potrei." Ratto che intese
Plato cos" che quell'illustreancora
Con dolce atto a sua scuola si rendea.
Usci,f"'un cerchio in terra,e dentro al
[cerchioS" slesso pose. F"' talsuon, che tosto
Un accordo ne usc". Verso quelcerchio
Trassero alloraleopardie "n"griDa tutte partidel deserto,comeAd opra che assai preme. Ecco ! lor sensi,
Volte a quelcerchio suo di suo disegno,Perdean le belve al primosuon ch'eifea;
Ed eirliancora, un'altravolta,un suono
Destava con vigor,s" che quelsaggioAristoteleuscia ratto di senno.
Poi ch'eglicadde senza senso, ancora
Plato con dolce suon dest" di (pielle.
Belve la mente, e un'altravolta ancora
Atto la mente a ridonar f"'un suono.
S" che dal loco suo come un baleno
Balz" in piediAristotele.Davvero !
Che stupitoei rest",vinto,al suo loco.
Or che cadea privodi sensi a terra
Come gi"fean le belve. Allorch" ai sensi
Tutte f"r rese, come avvenne intanto
Che a far voci tornavano, comprese,
Compresecisi che l'uom,d'accordie suoni
Modulator,con arte ^ aveagliascosoL'alto secreto suo. Laudi glidisseE f"'sue scuse, che l'erratosuono
Per luisi fea soltantoabile e giusto.Come veracemente ilnuovo accordo
Da luisiapprese, quelloeiscrisse,e questoCh'era pur suo, si cancell". La mente
Ei confort",luisol^ riconoscendo
Per suo maestro, e si f"' blando e dolce
Oltre misura assai.Ma come seppe
Re Sikend"r che in Grecia era maestro
Di sapienzaPlato in ogniparteCh'" di dottrine,grados" glicrebbeD'onore e potest",glidie maggioreE pi"altoloco al trono suo d'accanto4.
b) Il poema: Le sette Belt".
1. // pa"az-:-odi Khavarnaq.
Dopocotesto come furon quattroAnni trascorsi,allorche ardito e destro
Si fea l'onagroe debile illeone ^,
Prence Nom"n f"'un cenno al figliosuo :
Deh ! figliomio, quest'animane' ceppiAvvinta " della cura. Ecco! quest'ariaSoverchio " asciutta,caldo " il suolo,e
[questo
(1) Platone.
(2) Doppio senso, inesprimibilein italiano,perch" dcst"n significaarte, inganno, e
anche suono.
(3) Platone.
(4)Veggasi quanto sia prolissoe pieno di ripetizionie verboso questo passo, bench"
tutt'allro che dispregevolee privo d'arte. Firdusi sarebbe stalo pi" breve e per" pi"
efficace.
(5)Forse Behr"m che cresceva in giovent",e Nom"n che invecchiava. Intorno alla
educazione del giovane Behr"m alla corte dei principidi Hira, vedi il paragrafo 11 di
questo capitoloe il sunto del poema al paragrafo 67 e segg.
APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 261
Figlio(lire 1 gli" gracilee di molle
Natura assai.Tale esser debbe illoco
Dove l'ediichiamnoi,che dolce e mite
L'aria ne sia mai sempre, ond'ei le penne
Spieghie l'alein quell'aria,e nutrimento
Da spirard'A([uiloniabbiasi ancora 2.
Soggiorniei si nell'ariadolce,e quiviAbbia i suoi sonni ed i riposisuoiChe son conforto all'alma,onde rimangaLa sua natura da vaporiintattaDella terra e del suol da secco ardore.
Cosi andava Munzir ^ a quelcomandoDel genitoreed alla nuova impresaRapidos'accingea.Cerc" un ostello
Ampio e d'altaposturae dagliardoriSicuro e scevro di perigli.TaleOstel non era per que'lochi,e tale
Se v'era ancora, ad altriera simile
In tutta sua struttura,onde i maestri
Molto attorno frugar,loco a quell'opraCercaron molto,u" d'alcun che a quellaAlta impresafu chiesto,acconcia e giustalisciala prova. Alf"n,verace annunzio
A Nom"n venne un di che talda lui
Arteficerichiestoera un illustre
Della terra di Grecia,un uom d'acuto
Ingegnosi,che molli fea le pietreSi come cera, prontoe destro,ancoraDi bella man, d'opreleggiadre,proleDi Sani antico*, e n'" Simn"r " ilnome,
Tale, che ilsuo potertutta la terra
Avea veduto,e tuttiaveano gliocchiAmmirato. In Egittoed in Soria
Operefatteavea, giustae perfettaOgnunain sua costruzion. Se ascoso
Ei si tenea, paleseera cotesto
Ch'egliera s" degliarteficiilsire^E maestro in pittura.Anche segui"noE gl'Indie i Greci l'artesua, lescheggeRaccoglieanoi Cinesi intorno sparseDall'asciasua '^
Ma pi"in l" di cotesto
Egliera ancor per computo e dottrina
Osservator,conoscitor di eccelse
Cose s,qualgi"di Grecia era Apollonio^
Astronomo sagace ed avveduto
Estricatordi talismani.Ancora
Avea scienza d'ognicosa arcana
Di questociel,de' notturni viaggiDella luna e de' moti altidel sole.
E compiertu potrai(fudetto al sire)L'altaimpresaper lui,che puoteei solo
Questaforma ^^ trovar. Tale edificio
Di creta ei lever",che agliastriancoraLo splendortoglier"di lor facelle.
Come a Nom"n venia Simn"r, des"o
Crebbe in essidell'opra,e ci"che all'uopoEra,Simn"r cerc",s" che ben tosto
Avviava l'impresa.Essi gl'ingegni
Apparecchiarea l'edifizioacconci.Sigliapprestarcome era d'uopo.Ed erano
Cinquantaa procacciardi ferro arnesi
Gli arteficipreposti,ed anni cinqueSimn"r,nel compierl'edificio,spese.Finch" poicon la man che oro ed argento
Spargea,d'argentoe d'or tutta quell'opraF"' sfavillarch'era di pietrae gesso.
Ed era quellauna magionche in alto.
La luna a rasentar,levava i tetti,
Edificio,che tutto era di bianco
E di nero dipinto,adorno e bello
E luccicanted'or,con tinte ancora
(1) Behf"m 0 Betir"m-g"raffidato alle cure di Nom"n.
(2) Si noti che siamo in Arabia laddove l'aria del nord deve essere fresca e grade-vole
rispettoa quella infocata del sud.
(3) Il figliodi Nom"n principedi Hira.
(4) Il noto eroe del Libro dei Re, avo di Rustem.
(5)Questo nome dell'artefice,in Niz"mi (nellediverse edizioni)e neglialtri autori
orientali,si leggein diversissime maniere.
(6) Passo oscuro, almeno secondo il mio testo.
(7)Segue un distico inintelligibileper me. Evidentemente il testo che ho, " guasto.
(8) Le cose celesti?
(9)Apolloniodi Tiana.
(10) Se pure cosi va inteso.
262 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA
Di melagranae fregidi pittura,
Operadi Simii"r. E v'era attorno
Una base celesteividipinta,E i nove cielivoltiattorno in giro.
1
Grata la vistasua si come " grato
All'uom stanco ilriposo,e all'assetato
L'aura che ne spirava,era qnaldolceFreschezza d'acipie.Il soleanche sua luce
Di sopra vi spandea,si che abbagliava(iliocchi come fa ilvel che cingeifianchi
Fulgidodelle Huri. Tutto " l'interno
Qual paradisoper la molta pace,
Tutto " l'esternoparial firmamentoPer tantifregisuoi.Ma lo scalpelloChe glidie tintaqualdi bianco latte,
Anche ilte'pariad uno specchioin cui
Si ritletteanle immagini.Per tanto
Di nottie giornifaticar,la negraParte dellamagion,si come sposa,
Ornamento trov" pertre colori,
Verde,candido e giallo.Essa al mattino
Vest"a verde color si come l'etra
Alla luce del cielverde-vestito ;
E come uscia da sue l"t"bre ilsole,
Un color d'oro essa prendea,(jualpure" del soleilfulgor;se poidi nubi
Un velo si cingeaquest'almosole,Pari a candida nube anche si fea
Con molta leggiadria.Ecco,prendeaVaria tintadi vel l'inclitoostello
Dell'etraal variar,quellataloraCh'" de' Greci,e talorquellade'Negri3.
Poi che Simn"r l'operasua compiea,Poi che pi"bellaanche la fea di quantoAltri ilrichiese,pi"del cieloin alto
Sali sua gloria,e di sua gloriadegnoDi Khavarn"q* era l'ostello.A lui
JNom"n die allorade' suoi regidoniInclitosegno, n" speranza avea
Simn"r di tanto per met"". Cammelli
Davagli,ei si,con carchi d'oro integro
E nmschio e gemme prezioseassai
Pi" che computo fosse,onde poitantiDoni fossergliall'uopoin altrotempo.
E il maestro che vide la regaleGrazia e ascolt"(pielleimpromessesueChe davan speme, cosi disse: Allora
Che di tanto m'avesse ilmio signoreData impromessa,pi"di ci" che feci,Avrei saputooprar. La sesta mia
Con migliorearte voltaavrei per queste
Opredi fregi,opra cinese. Assai
Maggioreanche vi avrei postala cura,
Perch" poidi tesor dato m'avesse
Ilmio prence e signormaggiorcompenso.Se altroavessitu ancor, Nom"n glidisse,
Maggiordi questatu potrestiadunqueUn'operacompir?" S'ellat'"d'uopo,Disse,nel tempo che verr",farolla
Tale davver che parr"questa un nulla
Al suo paraggio.Tre coloriha questa,Quellacento n'avr". Quellain rubini
Sar",questa " di pietra.E quisi mostra
Con una sola cupolacotesta,Ma quella,come ilciel,fiache ne conti
Nove cupoleeccelse. " Arse a que'dettiIlviso di Nom"n. Deh! ch'ei l'accolto
Amor distrussee l'uman senso ancora!
Un monarca " un gran fuoco,e di suo
[ardore" queisicuro che da Inngeilmira;E quelfuoco " una rosa, e se t'approcci.Una rosa t'" innanzi,e v'" celata
Una spinadi sotto. " j"aria vite
D'uve feconde un re sovrano. Alcuno
Ove s'accostilentamente,lungiNe va sicuro ; ma se alcun s'avanza
Ti'oppofidando,essa l'avvincee preme
Con tantilaccisuoi miseramente ^.
Oro e poterse a costui lascio,disse
Nom"n allora,in altroloco un'opraEglifai'"maggior di (|uesta." A" suoi
(1) Distico inintelligibilesecondo la mia edizione.
(2)Secondo i Persiani,il cielo " di color verde.
(3) Cio" ora bianca ora bruna. Solito contrapposto.
(4)Khavarnaq o Khavarnak " il nome del meravigliosoedifizio.
(5)Questo " ilpensiero,espresso pi" letteralmente che ho potuto. Ma il testo della
mia edizione dev'esser guasto.
^264 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA
E i paggiridiceaiidel re del mondo ^
Il tristocaso, ben che incerto e occulto,
Qual sifosse,davver. Come allacaccia
Il re nostro si volse,ecco ! ildestriero,
Dissero,eglicacci" dentro a l'angustaFessura. " Ma non die al racconto fede
Nessuno allor,n" alcun credette a questoNarrar de' itaggi.Fantasia malvagia
Questa", tuttidiccan,vano racconto
Di fanciulliinesperti.Ecco! sovrano
Sire di grandimembra in qualmai guisaPotria (deh! ilditevoi di Dio nel nome!)Si angustoloco penetrar?Non seppeAlcuno mai che d'India un elefante
Sognifacesse,indi salisseai monti 2.
Poste ebbe ilfatole catene sue
Al fortissimo re, n" pot"sciorre
L'elefante^ i suoi ceppi.Ed ecco intanto
Segnidi duolo per la via,di fumo
Qual colonna,di questigiovinettiOppressida dolor *. Levasi un grido:E nello speco ilnostro re ! Deh ! voi
Qui vi rendete,che faccenda cadde
Del nostro sirealtermin suo !^" Di quelli
Cortigianidel prence, attial lavoro
Scesero alcuni lui cercando in quellaCaverna oscura. Ed era la caverna
Chiusa nel fondo,e colsero in lor tele
I ragnimosche assai^. Molte fiate
Essi bagnardi lagrimedegliocchiL'oscuro speco, molte volte ancora
Frugarcercando ; ma poich"per essi
Non si trov" ne la caverna ilsire,Come draghiin custodia ^ ei s'ordinaro
Dello speco allasoglia.Ivi di piantoMolli f"r gliocchi e del funesto caso
Fecer del re la genitriceaccorta.
E la madre del re l" in mezzo scese
Arsa al core di duol,poiche talfiglioEbbe perduto.Lui cerc",non come
Fean glialtritutti,ch'ellas" con l'alma
Ne fea ricerca,e quellisol con gliocchi.Ma nel cercar quellasua rosa, sola
Una infeconda spinaellarinvenne;Deh ! quantopi"cerc",meno rinvenne
Quellasua rosa ! A monti ellaspargeaLa sua ricchezza,e volles" che molte
Genti a schiere scavassero s. Profondi
Pozzi ellaaperse, n" trov" iltesoro
Sulla sua via; dentro la fonda cava
Yus"f "'non incontr". Ma quellaterra
Che f"'scavar l'annosa donna, ancora
Kotta e sconvolta a'nostri d" limane ^^,E la conosce talche iltristocaso
Anche riseppe,e a' nostridi lo chiama
Di Behr"m-g"rlo speco. Elli scavaro
Quaranta di nella caverna ; in terra
Quantif"r mai, si come quelli,intentiFosse a scavar? Dell'acquein sino all'orlo
Frugarla terra,n" iltesoro ascoso
Fu dato riveder,non j)ursognando.Tale in terra cercar, che gi"migrava
(1)Behr"m-g"r.
(2)Questo punto oscuro (sepure cos" va inteso)deve alludere a qualche proverbio,il cui significatodev'essere non potersidar fede a cose assurde.
(3) Figuratamente il re.
(4) Passo oscuro. I giovinettisono i paggi che primi hanno annunzialo lo strano
caso di Behr"m. 11 dolore poi " spesso rassomigliatodai poeti persianial fumo.
Vedi Firdusi e Saadi.
(5) " finita per lui !
(6) Molti perirononel cercare. Brutta immagine.
(7) Cos" intenderei. E antica idea mitologicaquella dei dragoni custodi di luoghisotterranei e di tesori. Il testo dice semplicemente come serpio draghi.
(8)Se cos" questo passo va inteso.
(9) Anche Giuseppe (Y"suf) figliodi Giacobbe, quando fu venduto, era in una
cisterna,postovidai fratelli.
(lo) Questo luogo,secondo il Malcolm, " tra Sciraz e Ispahan e si dice ancora oggi
la valle deglieroi. " un piano tutto paludoso,0 vi si addita ancora oggi il luogo dove
Behr;"m spar".Un giovane d'anni diciassette,del seguito del Malcolm, cadde in quel
pantano e vi per" miseramente.
APPENDICI': ALLA POESLV K()"L\.NZES(;A ^265
Alle sedi celesti," veramente
Malagevoleimpresa.Entro la terra
Ne sta la spog'liae stanno l'ossaancora,
E la parteceleste" in cieloassorta.
Ognimortai che sotto a questavolta
Vive del ciel,dne madri conta,e l'una
" la terra,ed " l'altrala mortale
Donna che il nutre del suo sangue^; e
[questaL'allevasi con molto affetto e cura,
L'altrapoisei ripiglia.Or, se due madri
Ebbesi ancora Behram-g"r,la madre
Terra mostrossi pi"benignaa lui'-,
E la madre del sangue ^ allacocente
Dogliae all'angosciache per l'altaoffesa
Della terra tocc",s" stessa uccise.
e)Il poema: Khusrev e Sh"r"na.
1. Incontro di Khusrev e di Sh"r"na.
Sportodi cose assai,dice ilpoetaChe come scese ilnobile signore*
Alla campagna ed una caccia indisse
Dolce e graditain tutte parti,venneAlto scompiglioa lui da un altroloco
Per la bellaShirina. Ella nascosta-mente
cos",con le compagne sue,
Ella,fiamma de'cuori,uscia quelgiornoCaprea cacciar selvaggie,ed ecco intanto
Ad un sol loco dne scontrarsiinsieme,
Due cacciatori ,ei si,che poivolaroL'ano in caccia dell'altroavidamente.
Ebbri d'amor si stavano i due amanti,Stavan disgiuntiper cocente amore
Da lor scorta d'amici^,ed eran elli
Avventatori di saette,egualiA giovanicipressi,e per amoi'e
Questodi quelsi fea bersaglio'. Ad uno
Regiopoterconcesso avea corona.
L'altracento corone avea turbale
Col poterdi beltc".Nascea la prima
Lanuginea costui sovra la rosea
Gota,e coleisu le rosate guancieAvea ricciolibruni. Ed uno avea
Del crin le anella dagliorecchi attorno
Alto composte,e a l'altradi capegliUn lacciobruno su le spalleandavaLibero e sciolto.E ilviso di costui
Pel diadema era qualmanca luna ^,E ilviso di coleitutto era cinto,
Qual colma luna,di belt"fiorente9.
Come sii sguardil'un su l'altroaffisse
Per alcun tempo, s" che l'uno all'altro
F"' dal cigliocader lagrimeardenti,Non si distolseda Shirina sua
Parv"zio,n" di coleisi separava
Il rosato corsier dal palafrenoBruno del sire.Elli cercar frattanto
La via d'amore,e l'uno all'altrosegniScambievoli cerc". Ratto che intese
L'uno dell'altroil nome, altodi sella
Caddero al suolo i giovinettiamanti
Privi di senso. Ma destarsipoiIn ora breve e ilsuol,come di perleSparse,bagnardi lagrimecocenti.
Quale " costume, ei s'inchiedean di molte
Cose, e di lietefavellar,di triste
Per alcun tempo. Molti furo i detti,
Ed ei molto pensar;perch"il sermone
Anche scorciasse,pazienzain opra
Posero intenti.Come poila foga
fi) Alla lettera: l'altra " il sangue.
(2) Perch" lo raccolse nel suo grembo, e l'anima di lui,intanto, sali al cielo.
(3) Cio" la madre vera di Behr"m-g"r.
(4) Il re Khusrev Parv"z.
(5) Khusrev e Sh"r"na.
(6) Si erano allontanati dalla loro scorta.
(7) Uno s'innamor" dell'altro. L'avventar saette " detto qui anche nel senso di
vibrar dardi amorosi.
(8) 11 diadema glicoprivaparte della fronte.
(9) Il volto di lei si vedeva tutto pieno e scoperto. Nota l'inetta antitesi tra luna
scema e luna piena.
(10) 11 re Khusrev Parv"z.
-2G6 APPENDICE ALLA POESIA HdMANZESCA
Dell'amore ei frenare,alto in arcioni
Balzar veloci come angellia prova.
Da tutte partiintanto i cavalieri
Le redinivolgeanverso quelloco,Da osni confin va2:hissiniefanciulle
Venian dal volto di Per". Vedeano
E luna e sole ^ andar congiuntiinsieme,Nella costellazioncongiuntiinsiemeDe' giovinettiamanti. E illoro amore
Fuoco entro al cor destava,e lor cavalli
Impacciativenian come somieri
Entro al fangocaduti2. E sistupiaCiascun che lirincorse,e da Shirina
Khusr"v non discernea,tanto eran elli
Forte abbracciati.E trombe (?)in tuon
[sommesso
Annunziar parean che veramente
Eran Bilq"sae Sulcym"ncotesti
Garzoni amanti ^. Ma novelle schiere
Da tutte partivennero e dintorno
S'ordinar quiviai due. Poi che del monte
Tutta gentes'accolseallependici.Gem" la terra sul dorso del Pesce *,
Al grave pondooppressa ; e f"'paroleShirina intanto a re Khusr"v e disse:
Almo signore,a cui ne' ceppistanno.Di me migliori,mille servi e mille.
Partecipaa splendordi tua corona
Quest'altocielo,ed ha sublime loco
Sotto al tuo seggio(piestaterra ancora;Ben che per sette climi si distenda
Il mondo intero,ilmondo intero " al sire
Ampio e proprioretaggio.In questilochiVicini (pii,fra tante a me donate
Dovizie del mio re, sta una magioneA un ci'ocicchiodi vie. Se mi fa urazia
Il mio signoi'e,la sua ancella e schiava
Lever" in alto la cervice,a quella.Magiones'eiverr" ". " Se tu m'acco"ii
Ospite,disse ilre, per l'alma min!
Ch'io verr" teco ove l'anima mia
Ti sia devota e cara. " Un'altra volta
F"' sue laudi Shirina ed al signore,Pi" che misura fosse,altidie segniDi sua devozion ^,[tosciaun suo messo
Con due corsiei'i' pose in via per quellaMihina madre sua, si perch"annunzioFacesse a leidell'ospiteregale.
2. Morte di Ferh"d^.
Kliusr"v,siredel mondo, in ognitempoCon arte molta di Shirina sua
Novelle procacciava,e pi"che mille
Esploratoriavea. Ciscuno intento
A varie impreseera per lui,e allora
Che un dito sol la vaga giovinettaAl volto suo portava,il re di tanto
Ei feano accorto d'un sol tratto insieme.
Ora, nel tempo che Khusr"v al monte
Ferli"d vedea,quellovedea di ferro
Alto maniero 9,a lui,sire del mondo,
Dato fu annunzio ancor che come giunseFeiii"d a riveder quellaleggiadraChe gi"il cor glirapi,forza inusata
Venne allemani sue, potersovrano,Si che le rupiei;liabbattea d'un colpo.Da ([nell'oraegliavea'fera una gioiaConcepitanell'alma,e si pareaChe dallepietreruvido e t^agliardoCostume appreso avesse. Eglipotea,Con ((nelferro ond'ei t"a sui duri sassi
(1) Kliusrev e Shirina.
(2) L'immagine " brulla,sebbene usata non raramente dai Persiani,ma credo che
il testo, oscuro, vogliapur dir cosi. Forse, tenendosi troppo accanto l'uno dell'altro i
due amanti (come si dice pi" innanzi),i cavalli erano impacciatinel camminare.
(3)Bilqis(laregina Saba) che visit" il re Suleym"n (Salomone).
(4) La terra, secondo i Persiani,posa sul dorso d'un pesce mostruoso.
(5)Segue un distico inintelligibilenella mia edizione.
(6) Si lasciano due distici che non sono altro che una inetta ripetizione.(7) Perch", stanco uno, prendesse l'altro.
(8) Ferh"d (vedi il sunto del poema ai paragrafi58, 5'J,60 del capitolo),amantedi Shirina, era stato mandato a tagliarroccie sulla montagna di Bisuti'm, e Shirina lo
aveva visitato in quel luogo.
(9) Costrutto da Ferh"d.
APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 2()7
Dura la prova, gi"scrollardall'alto,Qiialper manco sostegno,ilmonte eccelso
Di Bisiit"na.Qual leon pugnace,
Eglifortebattea d'una sua mazza,
N" mazza ell'era,ma si gru possente' ;
Che s'eglimai per una luna ancora
Tanto avrassivigor,la via segnataSchiuso egliavr" suldorso allamontagna^.
Parve smarrir sua mente ilnobii sire
Come ud"-dellepietree infrante e rotte 3,E vecchi saggiinchiese:Or che faremo,Perch" ordiniam cotesto ?
"E ivecchisaggi
Cosi glirispondean: Se questonodo
Vuoi tu che a sci"rsiagevolesifaccia,Fruga e ritrovamessaggierche gridiDal suo callea Ferh"d che quella" morta
Shirina sua, perch"dall'oprafiaccheCadano a dietroquellemani e in suo
Intento alcuno indugioanche si mostri.
Tal fu cercato allortristoe maligno,D'infausto aspetto,con segnidi sangue
Qual truculento scannator,che fuoco
Parca spirarda le contratte fauci
Come la morte *
" E tutto gliapprendeanoChe far dovea,d'oro glifean promessa,Gli fean minaccia di ferrateverghe.A Bisut"na essi il mandare, e ad opre
iMalvagieegliera si maestro e guida.Ecco ! che vassi l'uom di duro core
Appo Ferhc"d,scioltala lingua,chiusaL'alma a piet".Come quegliocchi suoi
Tristie proterviilgiovinettoamante
Vedean da lungi(luivedcano in pugno
Reggerd'acciaiouna bipenne; intanto.Come fero leon da'ceppisciolto,Come elefanteebbro di foia,ilmonteFerh"d rompeva, e in mano a luilepietre,Il ferro in mano a lui molle si fea.Che per Shirina sua caldo nel pettoSentiasiilcore, e per l'ardorche avea
E nell'alma e nel sen, di s" nessuna
Avea scienza,non del mondo attorno,E sol cantava una canzou, la sua
Shirina ricordando ; iva scintille
L'ascia destando e dirompealepietre);Come quell'uomFerh"d scoverse e quelloSuo stato allegro,a favellarla linguaSciolse e die voce di lontano a lui:
Ignarodello stato in che tu sei,Tu non curante, a che tua vitapassiSenza pensierdi te? " Cosi rispose:
Per gioirche d" il nome di mia donna,
Oprafo io di man si come vedi.
Poich" la donna mia donna gli" tale
Che Shirina " per nome ^,ellam'" cara
Pi" della vitamia cento fiate;Che s'iovedessi la sua adorna immagoPer entro i sognimiei,tutto in un mese
Gi" scrollereidi Bisut"na il monte.
L'uom di reo volto e di paroleamare,Come vedea che dolce amor diquellaShirina oprava ancor, trasse un sospiroDal core e disse: Morta,ecco! " Shirina,E Ferh"d nulla sa ! Deh ! quelleggiadroCipressocome cadde a terra infranto
Di morte allabufera ! E sul sepolcroAmbra in copiagittaroe la sua via
Tutta bagnar di lagrimedegliocchi.o cj o
Tutta la terra per la morte sua
F"' piantie omei,ed " simeravigliaChe da Ferh"d non sappiasicotesto !
Ma da quell'orache Shirina bella
Esanime rest",corsero a rivi
Le lagrimedegliocchi. Al fieroassalto
Di morte si spegnea quellasi vaga
Splendidaluna e s'oscurar lestelle
In cielper doglia.Cosi '1bel cipressoOnde iltuo core andava lieto,uscia
Dal mondo e il cor tiabbandonava. Ahi !
[tristiQuellaluna e quelsol che di talfoggia
(1)Si lascia un distico inintelligibilenella mia edizione.
(2)Ferh"d era stato mandato dal re Khusrev a difficilissima impresa (quelladischiudere una via pei monti) con la speranza ch'eglinon la potesse compiere. Vedi il
sunto del poema.
(3) Si lascia un emistichio inintelligihilenella mia edizione.
(4) Se pure va inteso cosi questo passo oscuro.
(5) Shirina (propriamenteshlrin) significadolce in persiano.
-268 APFEiNDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Si eclissarrepentini! Al"or che incolse
Tal sventura allegenti,assai ne fero
Un piantograve e n'andar mesti. Alfine,
Associatinel diiol,la bellaestinta
Aftldaro alla terra e dalsepolcroA dietro si tornar compuntie at"litti.
Cos",molte menzogne iva intrecciando
All'infelicee voci fea di duolo ;
E Ferli"d,come venne a' suoi orecchi
Ilfieroannunzio,dall'altodel monte
Cadde,di monte qualframmento. Trasse
Tal gemitodal cor, che detto avresti
Averlo al core trapassatoun'asta,
E lagrimandodisse : Oh! mia fatica
Che sopportai! ^'on vidi alcun riposo,E son morto per essa ! Oh ! mia perdutaStagionein faticar! Oh ! invan da speme
Rallegratomio cor! Questogli" dunqueFrutto ch'iocolsida scavar montane
Rupi! Davver ! che agevolenon fue
L'opra,ma grave e dura !Io,qualeignaroDisiaiforte un bel rubino,e quello.No ! non trovai,ma dure pietrein mano,
Dell'opraal fin,mi vidi.Incendio " questoChe di talguisacadde in me! Diluvio
E questosi che repentinm'incolse! i.E vuoto " intantoquesto mondo attorno
Della luce del sol,vuoto " ilgiardinoDell'arboscelleggiadro! Ecco! dal mondo
Spar"ala lampach'era al mondo luce,
E non Shir"na da me via sitolse,Ma veramente ilsol.Non ha dei miseri
Ilcielpiet"! misericordia sua
Non " peiderelitti! E come avanzano
Cento greggi,soltantol'agnellettoDel poverelloafferraillupo!Intanto
Piangonper me le fieretutte. SparveL'acquadel viver mio nell'ombra oscura !2
Tale amor sivolea,perch"in sua morte
Fosse lietoFcrh"d ! " Ilgeometra^
Sempre solca formar d'un frescolegnoDi melagranoilmanico all'accetta
D'acciaioch'egliavea, si che valente
Aiuto gliera e in man di lui suo cenno
Compiafedele.Come udi l'annunzio
Che ilcor glitrapass"di fonda piaga.L'accettasua da l'altodi quelmonteGi" scagli"l'infelice.Urtava il ferro
Contro lepietre,ma la terra illegnoPenetr" forte.E dicono che molle
Era la terra,si che ratto un fusto
D'albero usci di melagranda quelloManico infissoe un albero divenne
Che assaifruttirec" *. S'anche non vide
Niz"mi ilfusto all'alberonovello.
Ne' librisuoi questoracconto ei lesse,
E ilpoeta,pur questoasseverando.
Anche glidice che nel di che spentoGiacca Ferh"d per amor di Shirina,Venne in gran duol per tanta sua sventura
11 core di costei,che un vago ausello
Era fuggitodal giardin.Su quelloCipressoaltero,nato al rio sul margo,
Stettesia lagrimarcome piovosaNuvola a primavera; indi glifeceFuneral veste qualde'prenci" l'uso,E sotterra ildepose; ed ellagi"Nulla in pugim stringendo"''.Alta una
A voltaglielev" su l'erma fossa [tombaE quellatomba f"'segnatameta
A' pellegrindevoti.Anche da questaE quellapai'tedi cotesto diede
Altriannunzioalvhusr"v,nata esser ipiesta
Spinacosi per la via del dolore,
Ed ei di ci" che fea pentissiforte
Ed ebbe offesanell'olfesaaltrui.
(1) Altro che il nostro Seicento!
(2)Allusione alla nota fontana della vita nel paese delle tenebre. Vedi sopra ipassi
di Firdusi e di Niz"mi.
(3) Ferh"d.
(4) Secondo i Persiani,i grani rossi del frutto del melagrano sono le lagrime e le
stille di sangue-diFerh"d.
(5jNon raccolse nessun fruito dal suo amore.
APPENDICE ALLA POESL\ HOMAiNZESCA 2()9
d) Il poema : Leyla e Meo 'nun.
1. Megn""i libera un cerbiatto
stato preso da un cacciatore.
Sue canzoni cantando,ei ' la via prese
,Qiiald'amanti " costume, e al suo sentiero
Andando,egliatterrava la pupillaE dicea : Ci" che vuole Iddio signore,Anchesar"! 2" ,quand'ecco,all'improvviso,A un loco ei giunseove gittatoe appostoScoverse un laccio.D'un cervetto ilpiedeCaduto era prigiondel laccioapposto,E di lui la cervice in quellatesaCorda al coltelloera serbata. A quelloRoseo cerbiattoilcacciatormovea
Come leon feroce,e non per odio
Che avesse in cor, sparger voleane il
[sangue."
0 sanguinario,(jualverr" mai frutto
Dal sangue a te dell'innocente?" Allora
Che Meg'n"nvenne al cacciatorda presso.
Come dinanzi a talche sangue versa
Per arte sua ^,sciolsela linguae disse:
Deh! tu oltraggiosocane, esci pur tristo!
Che per debili e infermi i lacciappresti.Ti scosta,perch"un giornoanche sigodaIn dolce pace ilprigionierotuo !
Ti scosta,perch"allor ch'eisiIlareso
Al noto covo e appo la sua compagna
Torni al ripososuo, quellache in tutta
La notte lo cerc",per la sua assenza
Dir" di te : " Colui che separava
Te da me ({uestanotte,in simil dogliaRestisipreso ! Giorni mai giocondiChi ti cacci",non vegga, o viva i giorniEgualia questimiei ! " Che se tu temi
De' mesti illamentar,toglida questaPreda gliartiglie rendi grazieancora
Che tua predafu questa e tu l'haitolta*.
E ilcacciatorche tal sermone udia.
Da imbandigionsperatain quellasuaPreda a dietro si trasse e f"'taidetti:
Non io l'uccider",ma non per nulla
Dar" la belva,ch'ella" si di mio
Alimento ragione; e l'ora" questa
D'oprar,se la riscatti." Allor si tolse
Tutti Meg'n"ngliarnesi suoi e tutte
L'armi subitamente e ledepose,E ilcacciatorl'armi toglieasiintanto.
Gli arnesi si togliea;vide lucrosa
Preda in cotesto e laselvaggiapredaAbbandon". Meg'n"n,si come padreCorre al figliuol,rapidocorse a quelloCerbiatto che ilsuo cor gi"fea captivo,E come amico ilpalp"di sue mani
E l" 've rotto lo scopriadi-piaga.Le piagheglifasci".Con molto amore
Dal capo al piedeilstropicciando,tolse
Da lui la polve,e gi"per gliocchi suoi
Stillepioveadi pianto.Anche dicea :
Deh ! tu lontano dalla tua compagna,
Anche tu come me dalla tua amica
Diviso andasti ! 0 duce allatua schiera
Pel deserto,o di campiabitatoreE di montagne verdi,e m'" ricordo
Della mia donna l'odortuo^,son pariDi quellaagiiocchi giiocchi tuoi. Deh !
[sempreSia tuo soggiornosotto a l'ombre fresche,
Scioltoda' lacciilpie.Cadano a vuoto
Mandati contro a te de' tristie rei
I colpitutti,e lungidal tuo capo
Siano i laccidei re ! Ma i denti tuoi
Dentro allachiostradelle labbra tue
Megliosi stanno che di fulgid'oroIn un castone ^, e ilcuoio tuo villoso
Di che guinzaglilor gliuomini fanno.
Megliosi sta,perch"la cingae vesta,
A te su la cervice,e se pur sono
Degliocchi tuoi le lagrimespremuteFarmaco ai mali '^,meglio" siche alsuolo
(1)Meg'n"n errante per il deserto.
(2)Intercalare comune ai Mussulmani specialmente nell'afflizione.
(3) Come dinanzi a un tlebotomo.
(4)Pare vogliadire che si deve appagare d'aver preso il cerbiatto,lasciandolo poi.
(5)L'amica paragonata a una cervetta.
(6)Allude all'uso dei cacciatori di far rilegarein oro i denti delle belve uccise.
(7)Che si alluda a qualche medicina cos" preparata?
270 Al'l'ENDlCE ALLA POESIA UOMANZESCA
Non sialiversate qiialvelen i. Cervettu
Dall'ampioseno e dall'altacervice,Costui '^che arde nel cor, deh ! tu consola,Ch'ioben so che appo questoerto maniero
Di lei,leggiadraqualcandida luna
Che in esso sta,notiziahai tu. Se un giornoIn quellaterra pascerai,deh! rendi,Rendi noto a coleidi questocore
Lo stato reo cos" dicendo : " 0 bella
Che in potereti staide' miei nemici,
Qual tu non vuoi,son io'^.Tu se'lontana
Da me, da te son io lontano ; e in duolo
Sono ed in duol sei tu *. Ma un solpensieroChe di te non raccolgaalcuna traccia.La niente a me non tocca, e nessun'aura
Aura nomar vogl'ioper ninna guisa,Quando non rechi a me di te fragranza! ".
Di questa guisa,anzi di cento ancora,
A suo stato conforme ei favellava.
Sciolse al cerbiattoi vincolidal piede,Gli baci" gliocchi e libero ilrendea.
i2. Pazzia di Meyn"n.
Come sua luce ridest"di questoCielo la lampae fuor della cortina
Che l'iinpedia,mostrossi,allorche intorno
Un giardinotlor"asotto a ogni sguardoE ognisguardoIucca comedi notte
Una facellaluce,ecco qualcorvo,Rapidovolator,come farfalla
Che dellalampaallaJiammella anela 5,Prese cura iMe^'ii"nper suo viaggio.
Prese la via che a l'osteldi colei
Ch'era sua donna,ilconducea. Di lei
Come not" fragranzadi lontano,Al suol si assiseed ogniistante al core
Portavasi la man. Dal pettoallora
Un gemitogliuscia,come se l'alma
Renduta fosse ad una morta spoglia,Quando da lungi,simile a invasata
Da mali spirti,ecco mostrarsi a lui
D'et""grave una donna. Era con seco
Un uoiii tratto al guinzaglio,e del guiii-
[zaglioParca l'uomo goder.E quellaandavaAffrettatapelcallee si traea
L'noni col guinzaglioallacervice attorto.
E Meg'n"n che vedea quelloin catene
Tratto captivo,sacramento fece
Per Dio santo a colei: Deh ! chi " costui
Che vien con te al guinzaglio?e perch"[mai
Con te in ceppisi sta? " Se tu del vero
Intender vuoi,la donna disse," tale
Costui davver che non ha mente o senno,
Intellettonon ha. Vedova donna
Son io,povero sozio m'" costui,E di l" da misura abbiam noi due
Affanni e mali. Che a tal punto venni
Di povert",che a luiquestoguinzaglioPosi e la soga, ond'io lui meno attorno
Qual prigionieroe da ognivico e ostello
Dono di cibo gliprocaccio.Intanto,Pochi alimenti per ilgramo ostello
Vo raccogliendo,che a veder per noi
Si sta che mai ci si procaccia,e in partiEgualiposciadividiam quelpoco.Io 'na met", l'altramet" costui
Prendesi, e nulla in mezzo a noi rimane.
E Meg'n"nperch"atflittoera e turbato,Cadde a l'istantea' piedidi colei
E disse : Questasoga e le catene
Poiinii,0 donna,e ilguinzaglio,ed al tuo
Toglitutto cotesto. Io son da furie [sozioPreso e dolente,e degnoson di ceppi.Non egligi".Tu menami dattorno
In questostato miserando in questiLochi e dove pi"vuoi,e quelproventoChe per cotesto a te verr",titogli,Toglisola per te,ch'io non vo' parte.
Come vedea questanovellapreda.L'annosa donna per illucro e ilfrutto
And" contenta e lieta.E via da quelloAntico sozio suo tolsela mano
Ed a Meg'n"npose la soga, pose
(1) Passo molto oscuro.
(2)Meg'n"n slesso che parla,innamorato di Leyla.(3) Cio" forsennato e ridollo a vivere nel deserto.
(4) Si lascia un distico inintelligibilenella mia edizione.
(5) La solila immagine dell'amante che vuol congiungersialla sua donna.
27^ APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Elibro d'aiiioiein Jiraccioa lei,che eterno
Licore glipori;ea*. Posano intanto
Fino a qneldi che sorgeranno i morti,
Tolta dal lor sentiero in sempiternoLa rea sventura. Ei vissero ad un pattoSu questaterra, or posano in un solo
Letto di imnie ad altravitaassunti.
E Zeyd,l'uom dolce e buono e piend'a-
L'alta sventura sopportando,mai [more,
Dal sepolcrodei due 2,fonte di luce.
Non rec" ilpielontano. Alcune strofe
Che rubini pareano a un l"loinserti.
Quali,toccando lor stato infelice,Avean compostei giovinetti,attorno
Diessi a cercar molto guardando,intantoChe quellaface erasi spenta;e allora
Ch'ei le trov",si le raccolse ancora.
N" gliorecchi d'alcun frod" di questoOrnamento novello^; e chi ne intese.
F"' sue laudi d'assai.Cosi la storia
Dei due amanti * ei rendea pelmondo nota.
Ala un di un pensieroglitocc" la mente
Un pensierdi que'due ch'erano luce
A tutto ilmondo, di qualfoggiamaiStesser sotteira i due garzoniinsieme,
Sposi,che non gustardel dolce frutto.
Laggi",nel seno della terra oscura,
Dormono forse,0 siedono elliin trono
Di paradiso?"Allor che l'atranotte
Parve squarciardel muschio la vescica
E ilnero muschio spargei'edel die
Sulla bianchezza^,gliangelimostraroA Zeydin sogno un bel giardinoadornoChe dava al mondo luce.Era nel mezzo
D'alterepianteingombroed era lieto
Come " ilcore diqueiche han sorte buona ;
In ogniparteun fiore,e d'ognirosaI petalisplendeansi come lampe
Veracemente. Ell'erano,le rose,Per ogniaiuola quaipupilleacceseStanti a guardare;osteldi paradisoCon splendordi cristalloera ben quello,N" pi"verde di quelloera smeraldo,
N" avea misura ilsuo splendor.FiorentiI rosetiall'intorno,e ognun reggea
Suoi caliciodorosi ^, e sue canzoni
Ebbro cantava l'usignuolsui rami.
Cantori modular canti s'udi"no
In misura, e colombe gemer alti"
In ogniparte.Ed ecco, ugualea un sole,
Mostrarsi a l'ombra de'rosetiun seggio.Posto in riva dell'acque.Era copertoDi drappidi broccato ed era adorno
Di tappetiquaison di paradiso,E sopra vi sedean,paria leggiadriCipressiin loro aspettoe in lor statura,
Due giovinettid'inclit'ormeun giorno,Seduti l" di tanto gaudioal loco.
Avean di vino in jmgno un nappo, e nuova
Avean dinanzi primavera,e intanto
Ambo dicean di lor trascorsicasi.Ed ora al labbro quellasi recavano
Coppadi vino,ed or si davan baci
Sulle labbra l'un l'altro;ora in leggiadriDiscorsi erano insieiue,ora giaceanoA lor desio conforme. Ed era ilvincolo
Del pattoantico incolume, e la fronte
Reclinavano insiem su quelbel seggioAmicamente. Ad ogniistante,un nembo
Di vaghifiorlevavasidall'aureE in bellapioggialor scendea sul capo.
E Zeydche in sogno ilprodigiosoarcano
Stavasia contemplar,chiese a un vegliardoDi paradiso:E chi " costui,leggiadroCome cipresso,ed ha sua coppa in mano?
Qual nome egliha d'Ir"nine^liorti'^.In
funesto
(1) La beatitudine di star sempre con lei.
(2)Levia e Meg'n"n.
(3)Metaforicamente, le strofe sono qui considerate come orecchini da attaccarsi
agliorecchi degliuditori.
(4)Leyla e Meg'n"n.
(5) Si sa che il muschio " bruno ed " contenuto in una vescichetta. Tutto ci" per
dire che la notte successe al giorno.
(6) Le rose.
(7) Famoso giardinodel re Shedd"d, gi"pi" volte ricordato.
APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 273
Deij;iisjiirlisoggiorno,eglisiprendeGaudio e sollazzo.E donde mai gingnea,
Vegliardosaggio,a questatua dimora?
E il vegliardo,in favellaaeconcia al-
[l'uopo.Con eloquente!?)linguaa lui rispose:
Questidue che omai sono una persona,Son congiuntiin eterno. E (pielloin terra
Prence fu gi"che gradoeccelsoattinseIn sua perfezioni,fulgidaluna" si costei,d'ognibel cor delizia.
Essa " Levia,ed " qualeanche lavedi,E soprannome di Meg'n"n- ilprence
Ebbesi in terra. Eglieran due rubini
Intattiancor, nel cofano rinchiusi
Dell'amor,dellafede,e ninna in terra
Ebbero gioia,e quisoltantoal tine
Giungeand'ognidesio pi"dolce e caro.
Qui non vedranno altrodolor,ma eterna-mente
saranno in lor felicestato,
("h"qualnon goded'alcun fruttoin terra.In questaguisache tu vedi ilcapoAlto sollevaqui; di tal,che al mondo
Vive gramo e dolente,ecco ! nel cielo
La letizia" pur tal! Cosi la face
Chiara del di che illumina la terra.
Desta ne"fascidellanotte il fuoco 3.
Zcydintanto destavasidal sonno
E la sua arcana vision rendca
Manifesta all'intorno,onde,chi scende
A far soggiornoin terra,ognisuo gaudioNe calpestidelpie.Fallace " ilmondo.
Ch'egli" polvesoltanto,e sempiternoE santo " ilcielo.Santit" che resta
Per sua natura sempre, " assai di nostra
Terra caduca e misera mioiiore!
III.KImsrev d" Dehii.
Dal poema: Lo Specchio di Alessandro.
L'ascetafattopersuasodella onnipotenzadi Dio.
Udii gi"che un asceta,(piainon retto
Pensiero avea, ficc"la scure al piedeDell'arbordel suo senno *, e perch"fattoS'avea costume di superbocore,Nell'ascensionedel Profeta a Dio
Aveasi un dubbio 5. " In questavia,dicca,Dinanzi a cui s'atterraognipensiero,Come potrebbeire e tornar qualcunoIn un istante?^ ". " Per taldubbio suo
Qual " di gentestolta,eglilo spirtoA mane e a sera tormentava in questoFatuo pensiero,finche un di al mattino.Per la vasta pianuraerrando a caso,
Giunse ad un'acqua.Per lavarsue membra
Via da le membra ei si togliealevesti,E nera notte in quellafonte indusse
Ch'era fonte di luce '^.Allor che immerso
Si fu nell'onda,fuor ne usciva,ed ecco
Che dentro a un borgodonna eisivedea ^.
Un talsen venne ; seco ordia faccenda^
E luifea sposa sua per giustenozze,Si che in bel nodo di belt"gioiosaEi si restava,e sette figliancoraGli nasceano in sett'anni.Un giornopoi,SI come un tempo fece,egli,discesoD'un ruscellettoal margine,le membra
Bagn"nell'onda.Come fuor dell'acquaEi lev" ilcapo, e d'ogniparteattornoDiessia guardar,che vede? Era pur quelloDi suo primolavacro illoco antico
(1)Nel far vita da penitentenel deserto.
(2)Il suo nome era Qays. Fu detto poi Meg'n"n che in arabo significajxizzo per
amore. Vedi ilsunto del poema ai paragraficitati sopra.
(3)Brucia i covoni (!)della notte, cio" ne disperdele tenebre.
(4)Invan".
(5)" punto capitaledella fede maomettana il credere che Maometto, una notte,
salisse al cielo e parlassecon Dio.
(G)Maometto comp" in un attimo la sua ascensione al cielo,e ci" faceva dubitare
il pio uomo.
(7) Fece torbide le acque.
(8)Era stato mutato in donna e trasportatoin una citt" o borgo.
(9)Tratt" di matrimonio.
18 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
274 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Dove sua via smarr" ruom che smarrito
S'era dal giustocallei. Eran sul inargo
JjBvestisue, gliarnesi suoi ; ancora
Dell'ora mattutina era l'istante.
Ebbe vergogna di suo dubbio inetto
E tolsevia pensierpresuntuosoChe aveva in pria,si che del cielsi volse.
Dopo tanto inciampar,forteallalegge.
.
I rei pensieridiscaccn'id'un tratto
Via dalla mente e con alma virile
Concep"luce di saviezzae poi,
Dopo molto pregar per suo perdono.Disse : Non " nostra ragionche folle
Errore e mal caduco,essa, che lungiDalla leggeiliDio tiene oltraggiosaIl pensiernostro. In regno tal- che due
Mondi 3 fa incertie dubitosi,nostra
Ragion come levarsiardisce a volo?*
IV. kirm"ii".
Dal poema: Humay e IIumayun
(Felicee Felicita).
Dolore di Hvmfujper "a creduta morte
(li Hiimuij"ii.
Per caso avea quell'inclitoe prestante
Hum"y, sire d'amor,da' hei consigli,In quellanotte bevuto d'un vino
Degnodi forti,e (|ueiramicovino
La mente gliaggrav".Quando nell'alba
Di sua ebhrezza dal sonno ei rilevossi.
Volse al deserto le bandiere,intento
Poi ch'ebbe di cacciar.Pien di speranza
Il core avea, pienod'ebbrezza ilcapo,
E per que'monti del deserto alquantoSi mosse attorno, finche gi"discese
A una pianuravasta. Or, per l'ardore
Delle sue gotefrigid'acquaei cerca,
Cerca conforto per la vita sua
Contro al gagliardovino. Ed ecco intanto
Che gligiungeall'orecchioun improvvisoSuon di piantie di lai,e di talguisa.Che il cor glicadde in gl'ave turbamento.
E domand": Che " mai (|uestolamento
E questoguaio?e di chi ne la reggia" piangerdi cordoglioin questaguisa?"
Ratto qualnembo venne un cavaliero
Del Calalo,e dicea : Sia sempiterno,Signore,ilviver tuo ! .Ma,((uestanotte,
Quellache avea celestialnatura,
Quella[liunay"natua, sal"volando
A' giardinidel ciel.Per talsventura,
Tutta s'affannae corruccia la gente,E la citt" per duol tutta si giaceSulla polvee la cenere *5." " Dall'alma
Il re dei re '^ mand" un tremendo gridoE ilcore in sen glipalpit"d'alfanno.
Quand'eglial suolo sigitt",la regiaCorona sua sembr" fulgidaluna
Che, della notte in suo cammino, fende
L'aereo manto; ed ei la mano e ilbraccio
Si lacer" co'denti e f"'gran piantoE si percosse. Dal trafittocore
Il vapor dell'affannoegliesalava.De' fianchiavvoltolavasisul suolo.
Cos" fremea,cos" nel suo dolore
Ei s'immergeva,fattoscioltooniai
Da pazienzae fuori omai di senno.
Ma poida quella,che pareva un mare,
Vasta jiianura,in Cina ei f"'ritorno
Dolorando e piangendo,e l",del sire
Di Cina entro lareggia,ei mand" un gridoDal suo feritoed angosciatocore.
Davver ! che per la polvedi sua via
(1) Dubitando dell'onnipotenzadi Dio.
(2) Nel regno della conoscenza di Dio, dove run:iana ragione si smarrisce.
(3) Il corporale e lo spirituale.
(4) Di questo passo inetto,il solo che abbiam potuto dare di questo poema, veg-
gasiil giudizioai paragrafi92 e '.)3del capitolo.
(5) Emistichio di cui non s'intende il senso per una parolainintelligibiledel mano-scritto.
(6) 11 re di Gina, padre della bella Hum"y"n, aveva fatto sparger voce della morte
repentina della figliae fintamente ora ne celebra i funerali. Vedi il sunto del poema
ai paragrafii*? e '."Sdel capitolo.
(7)Hum"y figliodi H"sheng re d'Occidente.
APPENDICE ALLA POESL^i IU)MANZESCA 275
Che in copiaal capo si g;\{\",di polveNon rest" un piiiiiiosotto alfreddo Pesce ! '
Ed ecco che in (inell'ora,ricopertaLa bara di colei che avea di rose
Le guance sne, da una dipintain oro
Tavola adorna,i principireali
Si [toiieansu le spaile,e precedeaDi Cina ilsire,di grandezzaamante,E hi gente seguia.Dal cataletto
Come levaro ilf"retro,all'avello,
Qual dolce peso, per recarlo,tolti
Versar sovr'essodagliocchi piangenti
Lagrimeparia gemme allor che alcuno
Le sparge attorno per larghezza^.Andavano
Dietro la bara le fanciulle,e stille
Di piantofean cader paria lucenti
Astri del cielo. Come usci la bara
Fuor della porta,l" su quellaporlaScorse un mare di pianto.E una poltigliaSul suol si tea di lagrimedegliocchiE di polve,del sire^,aftliltoal core,
Dinanzi a' piedi.Ed or che gi"cadutaEra l'ebbrezza,parve, ad un istante,
Cli'eidella vitafuor ponesse ilpiede.Ognivoltache un gridoeglicacciava.Tutto occupava con quelgridoilmondo;Ed or le mani ei s'addentava e illabbro
Mordeasi,ed or nel sangue e nellapolvereS'avvoltolava; ed ora a quelferetroAccostava la fronte,ora dinanzi
A (|uelferetro ei s'inchinava,e intanto
Il leon valoroso si struggeaDel cor per la rancura e in umor tristo
Quel fierocor sidiscioglieacol pianto.Lamentando ei dicea : Di questocore
0 sospirdolce che gi"mi rapistiLa pazienza e la pace del core,
Questadunipie" lafede e ilpattoe quelloCostume nostro ! Tal di noi fu adunque
L'impromessae la legge!Ed io frattanto
Qui f"isoggiornosolcon (|uestaspemeChe un giornoalfinrecassial tardo vesproLa tua fulgidaaurora *. Eccomi intanto
Di mia faccenda tornato al principio.Ch'io pi"non ho la mia compagna, ilcore
Qual mi l'apiva,e non ho ilcor tranquillo!Oh! luce del mio core, in questo mio
Giorno dimecche ho tenebroso ilgiorno6,Senza iltuo viso mai non viva alcuno ! "
Ma poi,come la bara aureo-dipintaI^ev"rlino all'avelloarcato i prenciCh'erano allora,lagi'imeprofuse,Quai da conchigliepreziose perle,Su la bellafanciullailre di Cina,
Fatto disertoomai. Quel suo giaciglio,Qual gi"per sponsalizieornato d'oro,
Di perlevive e di rubin fregiato,Posero allornel chiuso avello e sopra
Un altoseggio,poi,con una pietraChiusa all'avellaporta,usciron fuori,Usciron molli,per dolor del core,
Di lagrimein gran copia.Ei,su queltu-Dalle fontidegliocchi che di sonno [mulo,Pi" non avean senior,lagrimesparsero,E Ilum"y,trafittoal cor, come se avesse
L'ale,di l" si mosse. Ei da l'avello
Via volando fuggi.Corse al deserto
In suo furor dolente e nel deserto
E ne' monti abit"qualforsennato.
V. Ass"r.
Il poema: Mihr e Musuteri
(Sole e Giove).
1. Mihr uccide un leone.
Cosi con Sherf ne andava ilnobil sire '^
Versando perledai dolcirubini ^
Nella rispostasua. In sua bellezza,
(1) Il Pesce mostruoso che sostiene la terra. Altro che Seicento!
(2) Allude al solito costume orientale di gettar gemme attorno per larghezza e
allegria.(3)Hum"y.
(4) Vivessi con te dalla giovinezzafino alla vecchiaia e alla morte.
(5)In (]ueslogiorno di sventura per me.
(6) Concettini freddi.
(7)Mihr, figliodi Sh"p"r re di Persia, stato raccolto da Sherf, capo d'una caro-vana,
dopo ch'ebbe fatto naufragio.
(8) Perle per dir 2}a?-ole,rubini per dir labbra.
270 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
Come ilgran figliodi Dest"n i,con fiero
Incesso eglivenia,quandoimprovvisoFuori usci da un canneto un leon fulvo,
Forte ruggenteper ardor dell'ira.
Davver! che ilseno eglifendca,rompeaLe compagiallaterra,e gliocchi suoi
Eran qualidue stellein costellato
Loco del ciel,le fauci sue qualspecoDi puntearmato. Eglivenia ruggenteE di pugnar vogliosoe via dal cielo
Parean fuggirsiper terror di lui
Gli astrisgomenti.Con gliartigli,alsuolo
Toglieale zollesgretolando,forte
Alle plaghedel cielle sbalestrava
Col colpirdella coda. Or, come fanno
Masnadieri belligeria'crocicchi.
Volse per ira la malvagiabelvaContro allacarovana. Alto levossi
Clamor di gente della carovana,
E detto avrestiche schiantossiun monte
Dalle radicisue. Ma come vide
L'altoscompiglioMihr,cieldi valore2,
Con ira e come tuon che altorisuona
Per i deserti(?),contro al leon fulvo
Spinseildestriero,di leoni in giostraAtterrator possente,e avea nel pugno,
A folgorpariche le roccie investe,
La spadaacuta. E illeone ilvedea.
Si che qualvampa contro a luisi mosse,
Ond'ei,qualpardouccisor di leoni,
Ilbraccio sollev".Di cotalguisaMihr glisferr" su la cervice un colpo,Che lungedel leon cacci" la testa
Quant'"d'una palestrailvasto tratto.
Oh ! per quelcolpoond'eiraggiunsequelloLeone immane, su nel cieltremore
Il Leon 3prese ! e della carovana
Come vide la genteiltrar gagliardo,Di laudi un gridofino all'altocieloLev" festosa.Sciolsero la linguaTutti a lodarloed osservar giustiziaE di laudi e d'encomi ; indi la via
Di lor meta prendean,per meraviglia
r"ipigliandosue lodi a ognimomento,E da la valle uscian quanto" di dieci
Giorni ilcammin, con sorte di vittoria
Di Mihr per la venuta in mezzo a loro^.
Ma il fatoal viver loro invidiava
E gi"volgevaad altreguerre e assalti.
2. Mihr s'invaghiscedellafigliadel re del Kharezm.
Come dischiuse dopoilsonno inerte
Mihr gliocchisuoi^,dimeravigliaun gridoLev" al mirar la leggiadrafanciulla.Il capo da' ginocchirimovendoue.
Rapidoin piebalz",chin" la fronte
A' piedi lei,baci le die allemani,
E talsi f"'d'aspettoconturbatoE verecondo,che di s" oblioso
Divenne in tanto stordimento. In lui
Tal vestigiolasci"del desiderio
L'acre bevanda,che del mondo ilrese
Inconscio a un tratto. Intanto,per l'amore,
Er'ei persona che de'piein melmoso
Terren s'affonda*^,e del suo core amante,
Oual calicedi iior,sangue mandava
Illembo estremo, e come augelch'c giuntoA l'istantefataidi suo morire ',
Ei palpitavae nel novello affanno
Dogliososi tenea. Ma quell'ardoreCrescea d'un tratto,che con cento cuori
S'innamor" dell'usi^nuolla rosa^
(1) Ruslem, il maggiore eroe dell'epopeapersiana.
(2) Per dire ch'egliera valorosissimo.
(3) La costellazione del Leone. Infelice giuoco di parole!
(4) Come s'" detto, Mihr naufrago era stato raccolto dai mercanti.
(5) Mihr erasi addormentalo in un giardinoin corte del re del Kh"rezm, e la bella
N"hid l'aveva sorpreso in quel luogo,e, presa d'amore, aveva appoggiato la fronte
sulle ginocchiadi lui cos" addormentato.
(6) Il trovarsi impacciato nel fango d'un pantano, a guisa d'un giumento, " imma-gine
di chi trovasi molto dubbioso e incerto dell'animo. Vedi sopra.
(7)Quando altri lo sgozza.
(S) Cio" la bella N"liid.
APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA ^277
Per iiiag'ioavirt" ; l",nel mercato
De' soavi desiri,ecco! scendea
Yiis"fad aciiuistarZalikha bella^.
Nel trafficarde' soavi desiri
Vedea Naliida- che con seco oiiiai
Caldo era ilniercatar di ([nelbel sole3,E ilcor suo, perch"tocco era d'amore,
Con arte al trafficardi sna bellezza
Incominci" mercato. Eppur,mostrando,In suo pudor,di sue blandiziealcuna
Picciolaparte,tutta del suo amore
Non glidisciolsela derrata. OrnavaD'alcune gemme leparolesue.Dolce facea suo dir col render grazie*.
Per" disse: 0 straniero in nostra terra.
La nostra terra tu onorasti.Luce
Avean dal viso tuo licampinostri,Avean fragranzada' capellituoi
Questinostrigiardini.E fu principioDi gioiaa noi la tua venuta e loco
" a noi di starciquiliberie franchi
Per tua persona bella". Or di',o corona
Di tuttinoi per tua nobil natura,
Di'almen come tistaiper questanostra
Alta distretta ,che per noi portastiFatica molta e per la nostra paceGran travagliovedesti.Ecco! per tanta
Bont" di benetlcio,abbiam vergogna.
Linguain te ringraziarnon abbiam noi
Per tanta graziatua. Ma chi del bene
Oprarsi fa sollecito,maggiorePremio toccasipoidi ci" ch'eifece,
Che (jualsemina campiottimo frutto
Godesi,poich'elettaopra compia.
Cosi,con dolcisguardie con arguteParole e vezzi,fea sermon costei
A Mihr innanzi,qualPeri leggiadra,E ilgiovinettosire al parlardolce
"
Stordito si mostrava, in tanta sua
Inscienza di s" l'orecchioapertoIn guisadi conchiglia.Oh ! talpotereEbbe su lui lo stordirrepentino,Che l'affannoglitolsea far parolaRatto la facolt".Deh! che l'incanto
D'amore, in un momento, ilpi"facondo'^
Muto rendea cosi! Per" si fea
Ardente e caldo nell'intentosuo,
Quando repentefrigidalevossiL'alba del di. Come disteseun velo
L'alba del di su la pallidaluna ^,Tem" dell'ontasua in qnell'istanteNahida bella,e tosto,in turbamento.
Di l" si tolsequelladi rosate
Gote leggiadraluna e come un sole
Alto splendenteall'ostelsuo si rese.
Come di Mihr dallapresenza nscia
Quell'agliluna^,cadde Mihr al suolo
Per desio di quelvolto,e come l'alba
Per des"o della luna ^^ esce con sue
Aurette fresche,sospirandoei ruppe
Di pazienzaratto ognicatena.Ma quellaintanto,come entr" in sue case
Con la nutrice,tutta ardea per tanta
Vicinanza del sol^^,si che le disse
(1)Si sa che Zalikha,la moglie di Putifarre,compr" Y"suf (Giuseppe)nel mercato,
presa d'improvvisoamore per lui.
(2)La figliadel re del Kh"rezm.
(3) Cio" Mihr, che significasole. Vuol dire che Mihr s'accalorava nell'amore.
(4) Giuoco di parole nel testo,intraducibile in italiano. Del resto, questo passo
oscuro sembra voler rassomigliarelo scambievole innamorarsi dei due giovani a un
traffico in un mercato.
(5)Mihr aveva aiutalo il re del Kh"rezm nella guerra contro di Qar"-kh"n signoredi Samarcanda.
(6) Cio" dopo tante fatiche sopportate per noi,
(7)Mihr, che era anche eleganteparlatore.(8) Cio" la luce dell'alba vinse quelladella luna.
(9) Giuoco di parolecon Mihr che significasole;cosi la luna larda fugge,al mat-tino,
dinanzi al sole.
(10) Che la precede in Oriente.
(11) Solito giuoco di parole.
278 APPENDICE ALLA POESIA KOMANZESCA
La nutrice cosi : Donna regaleD'inclitasorte, come mai fu predaCacciatore illeon de la gazzella?Ma tu soverchio in quest'operatua
Precipitosanon andar qualnembo.Scorre l'acquaper s" *. Poi che al suo^
I nerissimi tuoi lacciponesti, [piedePotrai sedertial loco tuo di gloria.
Cosi le rispondeaquellaHuri bella
Dal volto di Peri: Vuoisi,per che altri
Pazienza sopporti,un cor che parliDegliaffettidel cor. Tu, mia nutrice.
Mostrami inpriaquelcor; poise l'"dato,
M'insegnaancor ch'io pazienza porti.
VI. S"veghi.
a) Dal poema Cemshid e Khorshid.
// giocaneprincipeGemsh"d si desta dopouna lunganotte passatatra ? canti e i
suoni con la sua bella Khorshid.
Ilgiovinre come nel sonno intese
Di que'liutiilsuon, qualeal mattinoFa la brezza dell'alba,ei si riscosse.
Ebbro del molto vin,quandola fronteDal sonno ei rilev",vide i cantori
E la sua bella dal fulgordi luna
E ilvino e l'acqua.Allor,poiche ridesto
Ei fu qualluna adorna,ecco fuggia
Da lui Khorshid leggiadra*andando hera.Ed a sue stanze^ si ridusse.Intanto
Recavaglialcun zefirofragranzaDi primaverae dal suo vago aspettoRicevean lor candore i gelsomini.Gemshid ^ simile a luna,ora che ilviso
Mostrato non gliavea Khorshid le2;s;iadra,
Datagliad ammirar sola una rosa
Che del suo viso coieriala luce ',Tulio il giardinsenti che profumatoDa fragranz'eradi fanciulleadorne ^,
Ond'egli,andando,incominci" in talguisaDall'alma ad intonar questacanzone:
(Ghazela).
Ha ilgiardinouno splendore,Ha un senior di primavera,
Onesta notte ;
Sulle fogliedel giardinoSon pitturee fregisono,
Questa notte.
Rosee gote,le fanciulle
Fin da ier non han bevuto
Del licore^;
Or perch"quegliocchi bruni
Sono immersi nell'ebbrezza,
Questa notte? io
Forse ilcrin si ricomposeSulla spondadi quelrio,
La mia bella,
Che quell'ondaincrespae odore
(1) Perci" non " necessario sospingerla.
(2) Di Mihr.
(3) L'hai fallo prigionierocon la bellezza de' luoi capellibruni.
(4)Per intendere tutto questo passo artificioso,bisogna tenere in mente che ilpoeta
dice tutto in senso doppio. Khorshid, che " il nome della fanciulla,significasole, e
per" ora che Gemsh"d, assomigliatodal poeta alla luna,si leva dal sonno, essa fugge,
come tramonta il sole quando la luna si leva. Un poeta europeo avrebbe detto sole
l'amante e luna la bella di lui;ma la lingua persiananon conosce distinzione di generi.
(.5)Alla lettera: costellazione. Vedi la nota antecedente.
(6) Ricordiamoci che questo giovane re Gemshid non " il gran re Gemshid del-l'epopea.
(7)Pare, secondo le note antecedenti, che vogliadire: La fanciulla partinon volendo
farsi vedere dal giovane,eccetto ch'eglipot" vedere soltanto di sfuggilauna parte del
viso suo. Cosi il sole tramonta, ma la luna, anche illuminata in un lembo solo,lo vede
un istante,o sembra vederlo, prima di tramontare. Cos" crederei di poter intendere.
(8) Le ancelle di Khorshid.
(9) La bevanda del vino che si prende al mattino.
(10) Per l'amore.
-280APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA
gello (li rubino lucente, e l'impronta e il
segnon'era la fontana di Bocca i. Essa
diede quell'anello a Fantasie e a Sguardo,
poi li mand" alla ricerca di Cuore. Sguardo
e Fantasie inun certo tempo percorsero
la
strada finch" giunsero alla citt" di Corpo.
In breve, Sguardo raccont" a Cuore lecose
avvenute e gli men" Fantasie nel cospetto.
Cuore lo guard" con occhio di benevolenza
e dimand" di suo stato e di sua arte. Fan-tasie
disse:
Io son pittore e noto per l'uf-
(1) La fonte della vita.
(2) Dove slava Bellezza.
ficio direggere
lo specchio a Bellezza."
Disse Cuore: Mostrami qualche immagine
perch'io conosca il valore di tua arte, e
fammi qualche ricamo perch'io vivegga
ci" che sai di pittura."
Fantasieprese
la rapida sua penna e sopra un foglio di-segn"
il ritratto di Bellezza. Cuore quando
vide quell'immagine, con mille cuori ne
divenne innamorato. Si consigli" per il
meglio con Fantasie e con Sguardo e si
risolse di andare alla cittc" di Aspetto-.
281
CAPITOLO SETTIMO
LA POESIA MORALE O GNOMICA
SOMMARIO. " 1. Originedella poesiamorale o gnomica." 1. Natura e indole
dellapoesiamorale persiana." 2. Due fontidellapoesiamorale o gnomica,una
indigena,l'altrastraniera. " 3, 4. I libri dei re Sassanidi ai successori. "
5, 6. Le sentenze di re Chosroe e del savio B"zurc'mihr. " 1, 8. Ilconcetto
della Intelligenzaceleste. " 9, 10. Indole specialedella sapienzamorale del
tempo dei Sassanidi. " 11. Il libroindiano di Kal"la e Dimna tradotto in pelile-vico. " 12, 13. Altre versioni orientalidel librodi Kal"la e Dimna. " 14-.Ver-sioni
occidentalidel libro di Kal"la e Dimna. " 15. Arabi e Mongoli,secondoilBenfey,propagatoriin Occidente delle favole del Kal"la e Dimna. " 16. Il
Panciatantra indiano,origineprima del Kal"la e Dimna. " 17. Titolidiversi
del libro nelle diverse versioni. " 18, 19, 20. Sunto del Kal"la e Dimna
nella versione arabica d'Ibn ul-MuqatTa." 21, 22. Il Libro di Sindib"d o dei
sette Savi e le sue versioni. " 23. Contenuto del Libro di Sindibfid secondo
ilComparetti." 24. Origine indiana del Libro di Sindib"d. " 25. Il Libro
del Pappagallo,indiano d'origine,tradotto in persiano." 26. La Persia "
quellache ha fatto conoscere al mondo le favole indiane. " 27. Limiti del nostro
studio intorno allefavole. " 28. L'arte degliscrittoripersianidi favole. "
29. Disposizionee conformazione dei loro libri.
2. Poeti gnomici." 30. I poetignomicinon hanno potuto far altro che ridire le
sentenze di Chosroe e di B"zurc'mihr. " 31, 32, 33, 34. Firdusi,e le sentenze
e gliavvertimenti di re Ardesh"r,di re Chosroe e di B"zurc'mihr da lui riferiti
nel Libro dei Re. " 35, 36. Ibn Sina o Avicenna suppostoautore del Libro
della vittoria." 37, 38, 39, 40. Slierife ilsuo Conforto degliuomini.3. Scrittori di favolee di racconti.
" 41. Primi traduttori del Kal"la e Dimna.
R"deghie altri.Traduzioni del Libro di Sindib"d per Qan"varzie Azra([i."
42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50. Nasr-uU"h e la sua traduzione del Kal"la e
Dimna."
51. Notizie scarse intorno ai traduttoripersianidel Libro di Sin-dib"d.
" 52. Zah"ri,traduttore del Libro di Sindib"d. " 53, 54, 55. Q"nii,traduttore in versi del Kal"lae Dimna. " 56, 57, 58, 59, 60, 61,-62. xNakhshebi
e il suo Libro del Pappagallo." 63, 64. O"diri,compendiatoredi Nakhshebi. "
65, 66. Il Libro di Sindib"d,altraversione poeticadi anonimo. " 67, 68, 69,
70, 71, 72, 73. Iluseyn\'"iz e il suo libro: Gli Splendoridel Canopo."
74. Aliami e il suo Paragonedella sapienza." 75. Maliki e il suo Conforto
dei cuori.
4. Altri scrittori di favolee di racconti." 7(). Famigliasecondaria di libridi favole
e di racconti. " 77, 78, 79, 80, 81, S'I. Il principeQ"b"s e il suo libro."
83, 84, 85, 86, 87, 88, 89. Il Libro di Merzb"n, e sua ricomposizioneper operadi Ver"v"ni.
" 90. Libri di favole e di racconti che sempre pi"si scostano dal
modello originaledel K"lila e Dimna. " 91, 92, 93. Auti e la sua raccoltadi
282 CAPITOLO SKTTIMO
novelle. " lU. IlLibro delle meravigliee delle novit" di autore anonimo. "
95, 90. Muini e il suo libro: il Giardino. " 97, 98. HuseyiiV"iz e il libro:
1 pregidella beneJ"eenza. " 99, 100. Libri ad imitazione della Raccolta di
novelfedi Aufi. " 101, 102, 10:5,lOi. Operedi Ali Safi,di Mag'di,iliHiibbi,di S"mi, di Ab" '1-Fatli.
1. Origine della poesia morale o gnomica.
1. Se,nel parlaredella poesiaromanzesca, molte cose abbiam dovuto
dire per sola congettura e di molte altre abbiam dovuto tacere perch"non ne avevamo cognizionediretta,cotesto anche pi" dovrem fare per la
poesiache qui diciamo gnomica o sentenziosa o morale. Perch" di molte
opere e dei loro autori non sappiamo nulla e di altre molto poco, sebbene
pi"agevolmentequi che nella poesia romanzesca si possa supplirea ci"
che non sappiamo, col trovarsi che poche sono le opere veramente ori-ginali
e molti invece i rifacimenti,spesse volte inetti e dappoco. Onde,
per questa parte,ci possiamoanche consolare,e con ragione.Abbiamo poidetto esser morale o sentenziosa o gnomica questa poesia,e non didasca-lica,
perch"essa, in tutte le sue forme e in tuttii suoi vari aspetti,mostrasi
sempre tale,intesa come essa " a render migliorel'uomo,ad ammaestrarlo
e guidarlonelle contingenzevarie della vita,a formarne il cuore, a forti-ficarne
l'anima. La poesia didascalica all'opposto,quale la intendiamo
noi, non pensa veramente n" all'anima n" al cuore, ma vuole ornar la
mente di cognizioniutili quanto all'arte e alla scienza; e noi crediamo
che di questa poesia,genere f;dso e bastardo anche se le Georgiche di
Virgilione sono monumento insuperabilequanto all'arte,manchi assolu-tamente
la letteratura persiana.Perch",se anche qualcuno,o per gusto
depravato,o per capriccio,o per agevolarel'apprendimentodi certe regoleai principiantie ai fanciulli,ha posto in versi i precettidella grannnatica0 della retorica,ci" non vuol dire che qui si trovi alcun che di vero poeta
didascalico,come non fu n" pretese mai d'esser tale quel buono e onesto
scrittore che da noi ridusse in esametri latini le regoledella prosodia.Anche si deve osservare che questa poesiamorale che pur si prefiggescopi
altissimi,non sempre ha esterna veste poetica,n" sempre ammaestra con
l'esposizionediretta e aperta delle sue dottrine. Invece,essa " scrittatal-volta
nella pfosa pi" semplicee dimessa, tal'altra la dottrina morale "
velata bellamente dalla favola deglianinu"li,e trovasi anche sovente che
certe sentenze o di un gran re o di un gran savio da taluno furon ridotte
nella prosa pi"disadorna,e da tal altro ricompostein versi con tutta la
pompa del linguaggioepico.Ma, comunque sia di ci",la natura poeticadi questo genere che stiamo per trattare,pi" che dalla veste esterna, si
determina dalla idea che tutta la informa,dal nobile intento che si pre-figge,
e da quel tanto d'immaginazione e di fantasia,soverchiante talvolta,
che occorre in ispecialmodo nei componimenti delle favole, per i quali
vuoisi anche osservare che bene spesso alla natura immaginosa del fatto
I.A POESIA MORALE 0 (JNOMir.A 283
che si racconta, si aggiungonotutti gli ornamenti delia retorica pi"raffinata.
2. Abbiam detto avanti che poche sono le opere originalie molti i
rifacimenti,ci" che " consentaneo (e nella introduzione abbiam notato
anche cotesto)alla natura delle lettere persiane,nelle qualiil rifare "
molto di moda, anzi troppo di moda. Per" anche qui troviamo che,fatte
poche eccezioni delle qualisi dir" in ultimo,tutta ({uantaquesta poesiamorale persianamette capo a due fonti principali.Una " indigena,e l'altra
" straniera;e dalla prima scende tutta una letteratura morale,rigidae
severa, che non ama le lungherie,ma brevemente si esprime e senza
artificio,e prediligela forma aforistica,laddove dalla seconda procedetutta quanta la letteratura delle favole e delle novelle,narrate con alto
intento morale, ma vestite della forma pi" splendida,tutta pompa, tutta
ornamenti. Quellaprovienedalla sapienzairanica del tempo dei Sassanidi,
questagiungenell'Iran dall'India,a cui fu toltain prestitoin un momento
fortunato,perch"poi dall'Iran si spargesse attorno per ilmondo e pene-trasse
travestita anche in Occidente. Ma di cotesto si dir" appresso.
3. La prima fonte,adunque, " iranica,ed " costituita di tre elementi.
Sappiasipertanto,quanto al primo, che era nobile costume dei principiSassanidi di tramandare in un libro ai loro successori,ai figliin partico-lare,
tutti quegliinsegnamentiche la vita lunga e la cura e l'esercizio
dell'autorit" reale avevano loro appreso. Anche talvolta questilibri erano
una esposizionefedele e particolareggiatadi ci" che ilnobile signore,che
gi" sentivasi prossimoal suo fine,aveva operato per il paese e per il
popolsuo. Che questo costume fosse cominciato coi Sassanidi soltanto o
sia assai pi" antico,non sapremmo dire veramente, tanto pi" che, in
generale,i principivicini a morte son detti sovente dagliscrittori aver
chiamato a s" ildesignatosuccessore per ammonirlo e segnarglila via
in precedenza.Quanto poiai re persianiin particolare,trovasi che Seno-fonte
fa parlarlungamente Ciro ilgrande dal suo letto di morte, ammo-nendo
da padre e figlie amici. Dal qual racconto, sebbene tutto sembri
e sia opera d'invenzione,una cosa almeno pu" risultarcivera, quelladel
costume sopraddetto,dell'ammonire. Anche nell'epopease ne trovano
non pochi esempi,e basta ricordare per cotesto punto ilnobile e pietosodiscorso che Firdusi pone in bocca a re Min"cihr vicino a morte e solle-cito
di ammonire il figliosuo. N" si pu" qui tacere che anche il re Dario
d'Jstaspe,come fece scolpiresulla rupe di Behist"n la sua celebre iscri-zione,
non solo volle raccontar lungamente ci" ch'egliaveva fatto nel
gloriosoe afiaticato suo regno, ma ancora si ricord" del suo successore
e a lui rivolse le parolepi"savie e oneste.
4. 1 libri che alcuni dei pi"gloriosire Sassanidi legaronoai figliuoli0 ai successori,sono, tenuto conto delle debite differenze,di questa stessa
natura della iscrizione di Dario; dicono ci" che il re ha fatto,e porgono
ammaestramenti. Per" chiamansi con parolapehlevicaAndarz-ndmak,
284 CAPITOLO SETTIMO
cio" Libro di avvertimenti morali; e uno di essi " quellodello stesso fon-datore
della potenza dei Sassanidi,Ardesh"r primo,che volle lasciar suoi
ricordi al figliosuo Sh"p"r, da lui designatoper successore. Che re
Ardeshir lasciasse suoi avvertimenti al figlio," cosa assai naturale;mache il libro di avvertimenti che gi"and" e va ancora sotto ilsuo nome,
sia veramente opera sua, " cosa di cui ragionevolmentesi pu" molto
dubitare. Un testo pehlevicovi fu veramente, di cui ignoriamoe iltempo
e l'autore,posteriore,del resto,al gran re che si dice averlo dettato;ora
esso " perduto,ma v'ha molta ragioneper credere che l'esposizionefattane
da Firdusi nel Libro dei Re (dellaqualediremo appresso)sia molto fedele;
per" non dobbiam dolerci molto di quella perdita.Intanto,il libro di
Ardesh"r riscosse molto plauso,tantoch" Chosroe il grande ne fece far
molte copieda mandarsi attorno. Eglipoi,alla sua volta,componeva un
libro per il figliosuo che fu Hormuzd, da lui designatoper successore, e
di tal libro abbiamo ancora un testo pehlevicocol titolo: Am"arz i
K"iosrav " Kavdtdn, cio" Avvertimenti di Chosroe figliodi Qob"d, stato
pubblicatonel 1885 a Bombay da un dotto sacerdote zoroastriano,
Behr"mgiSangi"na.Firdusi pure riferisce,nel suo poema, gliavvertimentidel gran re al figliosuo, soggiungendo:
Come egliscrisse,il nobile vokiiiie
Pose nel suo tesor,poivisse ancora
Treinandu assai per questavita breve.
Adunque, come vedesi,tutti questilibri,opera di mano regale,erano
di natura morale, ma molta e cospicuapartevi doveva avere anche la
politica.Sebbene poi la materia ne sia di gran momento per s",non "
punto di natura poetica;eppure essa pass"anche nel dominio della poesiae vi tenne non ignobileposto.
5. Ilsecondo elemento di cui si compone questa sapienzamorale che
diciamo indigenadell'Iran," costituito dalle sentenze d'un gran re e d'un
suo celebre ministro,raccolte presto in appositilibri e ridette poi pi"volte in persianoe in arabo, in prosa e in poesia.Il gran re " Chosroe e
ilministro " il savio li"zurc'mihr che fu la meravigliadei tempi suoi e
l'ornamento della corte dei Sassanidi. Ma chi fosse Chosroe ilgrande,o
Chosroe An"shirv"n, e quali e (|uantifossero i meriti suoi verso la cul-tura,
gi" pi" volte " stato detto in questo libro;resta perci"che si dica
dell'altro,intanto che sappiamo che tutta quanta la tradizione orientale
all'uno e all'altroattribuisce ({uellesentenze.6. La figuradi B"zurc'mihr, perch"venuta presto in possesso della
tradizione popolare,trovasi akiuantocircondata come di una lieve nebbia
di leggenda,dicendoci gliscrittoriorientali ch'eglisei)pe far cose mera-vigliose,
indovinare e interpretarsogni,sciogliereenigmi difficilissimi.E
narra Firdusi che, avendo sognato re Chosroe un sogno di misterioso
significatoe non trovandosi chi sapesse interpretarglielo,furon mandati
LA POESIA MORALE 0 CNOMICA 285
attorno cavalieri a far ricerca. L'impresada principiofu malagevoleassai ;
ma come uno di essi giunsepresso la citt" di Merv, ecco ch'eglitrov" un
maestro che con modi burheri insegnaval'Avesta a una turba di fanciulli:
A piccoli Con mente a studiar del Zendavcsla
Fanciulli intorno ad insegnarsi stava Le carte intenta,Buzurc'iuilirilnome,IlZendavesta ^ con molt'ira ed impeto E in (|uelcodice sacro ilvolto suo
E con voce stridente.Un garzoncello Fissava con amor.
Maggiordeglialtriera dinanzi a lui
Il maestro sacerdote non volle saper nulla del sogno reale,ma B"zurc'mihr
si offerse a interpretarlo:
Del sacerdote ildetto Cerchi esplicargliarcani? " Il messag-
Come ud" Buzurc'milir,porse gliorecchi [giero^E ilvolto sollev".Preda gli" questa Cosi glidisse: Deh! maestro, forse
Degnadi me, disse al maestro, e mia IIgarzoncellosa cotesto,e tu
Impresa" si l'interpretarquelsogno. Non dispregiarlo.Forse che di lui
Fiera una voce giicacci" di contro Prende la sorte il suo splendore,ed ei
Del Zendavesta l'uom cruccioso,e disse: Non da te apprese, ma da la fortuna.
Forse che tu compiestiillibro tuo L'arte de' sogni." S'adir" ilmaestro
E lutto l'hai,se a stoltecose ardisci Per B"zurc'mihr e dissegli:Tu adunqueLa cervice levar,se gi"de'sogni Esponia cotest'uom ci" che pi"sai.
E da quelgiornocominci" veramente la fortuna di B"zurc'mihr,perch"
egliseppe interpretareil sogno, e il re lo tenne sempre a s" daccanto e
l'ebbe carissimo anche se un giorno,per falsisospetti,lo pose in carcere,
donde poi,al sopravvenirdel pentimento,lo trasse fuori a maggiore onore.
Anche sappiamo da Firdusi che il gran re conversava a cena con
B"zurc'mihr,presentii cortigianie glialtrisavi che l'ammiravano stupiti,che da lui ascoltavano esposizionidi dottrine morali;e ilsavio indovinava
intanto il secreto del giuocodegliscacchi portatodall'India alla corte di
Chosroe,e inventava quellodel nerdiludio o trictrac,e raccoglieva,a
quanto dicesi,in un libro tutta la sua dottrina morale in forma di sentenze
brevi e succose. B"zurc'mihr " personaggioveramente storico;pure, come
pass"nella letteratura,e specialmentenella popolare,egliassunse quel-l'aspetto
nuovo e grottescodel savio che vive accanto al trono di un re,
lo soccorre de' suoi consiglie ne riceve ora onori grandissimi,ora atti di
dispregioe immeritata punizione.Non diremo tuttavia che nella lettera-tura
persianatanto si trovi abbassato B"zurc'mihr da accostarsi al Marcolfo
della letteratura popolaretedesca o al Bertoldo della nostra,postiaccanto,il primo al gran re Salomone, e ilsecondo a re Alboino; ma nella occi-dentale
popolare,dove pure la memoria di esso B"zurc'mihr penetr"accanto a quella del re che l'ebbe in corte, non pu" negarsiche egli
(1) L'Avesta, il libro sacro dei Zoroastriani.
(2) Mandato dal re a cercare un interprete.
286 CAl'lTOLO SKTTiMO
s'assomiglinon poco ai due personaggior ora ricordati. Anzi,nel capi-tolonono, vedremo che eglinon " altro che Sidrac il saggio,sotto ilcui
nome and" attorno nel Medio Evo un libro provenzale,lontana tras-formazione
del persiano.Ma, comunque sia di cotesto, quelloche per
ora pi"imporla a noi di sapere, si " che un'ampia e varia raccolta di
sentenze morali,quasi sempre date per rispostaad altrettante domande
fatte da re Ghosroe, dettate in forma molto concisa e sti'ingata,prove-niente
da un vecchio testo pehlevico,va per la letteratura persianasotto
il nome del gran re e di questo suo celebre ministro. Un testo pehlevicofu trovato e pubblicatoa iiombay,nel 1885, da quellostesso sacerdote
Behr"mgi Sangi"na ricordato di sopra, ed esso dev'essere,se non il testo
originale,certamente un testo assai vecchio e all'originaleassai vicino.
Porta iltitolo pehlevicodi Gang' i Shdyagdn,cio" il Tesoro regale,eincomincia: " lo Vuzurg Mitro (cio"B"zurc'mihr),figliodi B"khtak, col
soccorso e per la possanza di Dio e di tutti i Geni buoni, e per ilcoLuando
di Khosrav re dei re, ho composto questo trattato per dare alle genera-zioni
che verranno, alcun ammaestramento buono nell'esercizio della
virt" e della piet",e l'ho deposto nel tesoro regio ". Seguono, dopoalcune considerazioni intorno alla caducit" della grandezza umana, le
sentenze morali che altripoi,come Firdusi e Avicenna, hanno tradotte
e ricomposte.7. Terzo elemento venuto a costituire questa sapienzamorale del
Medio Evo iranico,sembra essere stato il concetto, filosoficoe religiosoinsieme,dell'Intelligenzaceleste. Secondo autorevoli testimonianze,come
quelladello Spiegel,questo concetto ebbero i Persiani dai Greci,anzi dai
filosofignosticidella scuola alessandrina, non trovandosi nell'antica dot-trina
dell'Avesta che vaghicenni ad un simile postulatofilosofico,e questidi data assai recente. Ora, l'Intelligenzaceleste,allo stesso modo della
Sofia dei Gnostici," quellache tutto oper" e opera quaggi" nel mondo,
dovendosi a lei la creazione delle cose tutte,la vita degliesseri animati e
delle piante,il loro nascere e illoro crescere, e infine tutto ci" che accade
per mezzo o della natura o degliuomini. Anzi, il concetto della Intelli-genza
tanto avanz" da farsi di essa una vera ipostasicome della Sofia
fecero i Gnostici,onde nel libro,detto con nome pehlevicoil Ma"u"jo-khard, cio" l'Intelligenzaceleste,la singolaredottrina ebbe la sua pi"
ampia e intera esposizione.8. " ben vero che questo particolareconcetto, venuto di fuori,servi
in ispecialmodo ai filosofie ai teologidel tempo del Medio Evo iranico,
allorquando,sotto i Sassanidi,glistudi f"losot"cie pi"ancora i religiosiebbero quel grande incremento che tutti conosciamo. Ma, come molla
parte della letteratura pehlevicasi " travasata,per cosi dire,nella poste-riore
persianae nell'arabica,cosi anche questo concetto vi pass" e con
altrivi ebbe posto onorevole, se non molto cospicuo.E trovasi che Fir-dusi
appunto della Intelligenzafa lodi grandissimeal principiodel suo
288 CAPITOLO SETTIMO
cui parliamo,sebl)ene altri possa cercarne altrove la ragione; non a
propositotuttavia,come pare. Perch" anche l'Avesta reca molti insegna-menti
e precetti,veramente pi" rituali e liturgiciche morali, e sono
tuttinudamente e aridamente espostiuno dietro l'altro; e le sentenze di
Teognide e gliavvertimenti d'Isocrate a Demonico non son forse come
altrettantiprecettiche si seguono l'un l'altro,quasi spoglid'ogniorna-mento
di forma? Ma, per affermare che o dall'Avesta o da qualchescrit-tore
greco, e non dall'intima loro natura, son venute alle sentenze persiane
la semplicit"e l'arida mancanza degliornamenti, bisognerebbedimostrar
prima che l'autore primo,qualunquefosse,di esse sentenze, non potessedire con semplicit"tutto ci" che disse,senza l'Avesta o gliscrittorigreci,sebbene l'Avesta al tempo dei Sassanidi fosse molto in onore e molto fosse
studiato,e dei t"losofi e dei poetigrecialla corte di Ghosroe si avesse
conoscenza assai fondata e sicura.
11. L'altra fonte donde evenuta alla Persia tanta parte di sapienza
morale e che ha introdotto nella sua letteratura la leggiadraforma della
favola deglianimali," il libro indiano di Kal"la e Dimna che,venuto in
Persia,dalla Persia cominci" ilsuo lungogiroper tutto ilmondo. " cotesto
un sapere straniero che viene a congiungersibellamente col paesano, di cui
sopra abbiam detto. In un racconto pertantodi Firdusi,nel quale alcuna
partesi trova di favoloso e d'inverosimile,ma di cui la sostanza deve pur
esser vera, si legge come al tempo di re Ghosroe un celebre medico di
nome Berz"y o Berz"yeh trovasse scritto in certo suo libro essere in India
un'erba portentosache posta sui cadaveri li ritornava a vita,come egli
facesse intendei-e al re tutto cotesto e come poi,per comando del re, si
recasse in India alla ricerca dell'erba salutare. La quale eglinon pot"trovare per quanto girasseper monti e campagne, finch" un savio del
paese lo avvert" che sotto l'immagine di quell'erbadovevasi intendere il
libro di Kalila e Dimna, libro di dottrina meravigliosa,che custodivasi nei
tesori del re. Il re indiano,richiesto di darlo,non acconsenti,ma permisesoltanto che il medico Berz"yeh lo leggesse.E Berz"yeh ne leggevaogni
giornotanto quanto ne poteva ritenere a memoria, perch"poi,ridottosi
nella sua stanza, scriveva ci" che sapeva a mente, e mandavalo a Ghosroe.
Il libro,venuto per tal modo in Persia,fu tradotto dall'indiano in pehle-
vico da B"zurc'mihr, ovvero riordinato da esso B"zurc'mihr,aggiuntoviin
principioun capitoloin cui si narra dell'andata di Berz"yehin India. Tutto
cotesto si leggenel Libro dei Be ; laddove, secondo la versione arabica e
la versione greca del libro stesso di Kal"la e Dimna, re Ghosroe, avendone
udito parlare,spontaneamente avrebbe mandato in India esso Berz"yeharintracciai'lo.Comunque sia di cotesto," certo che al tempo di ((uestore,
al sesto secolo dell'Era volgare,ilfamoso libro venne dall'India in Persia,
e che, 0 nel ricomporlo,o nel rifjirlo,o nel tradurlo dall'indiano in pehle-
vico,ebbe parte ll"zurc'mihr. Noi intanto notiam di passaggiocome qui
ancora ritornino i nomi del gran re e del ministro suo; onde appar chiaro
f.A l'OESIA MORALE 0 GNOMICA 289
che tutto ci" che " di sapienzamorale nella letteratura persiana,sia in
forma di sentenza, sia in forma di favola,ripetele originisue dal loro
tempo e dall'operaloro.
12. Ma la versione pehievicadel libro indiano,come tante altre operedi quell'ampialetteratura,and" perduta,ed " gran danno per la storia di
questo genere letterario.Ne restano tuttavia molte versioni e l'ifacimenti
posteriori,per tacere di molti altri che sono andati perduti.Ma tra le
versioni che son venute fino a noi," di capitaleimportanzal'arabica,fattanell'ottavo secolo dell'Era volgareda queirIbn ul-MuqafTache gi" sap-piamo
aver raccolto e tradotto gliantichi racconti del Libro dei Re. Su
questa arabica d'Ibn uI-MuqatTa" stata fatta,al tempo dei S"m"nidi,un'antica versione persiana,e di questa e di quellad'Ibn ul-MuqafTaparlaFirdusi nei seguentiversi:
Cosi passava allora Vennegiiin niente nobile consiglioIn arabo idioma dal pehl"vico Ed inclitodisegno,e glifu guidaDi Kalilaquellibro,in quellaguisa Eletto senno. Sempreeglicercava,Che oggiancor tu l'ascolti; e rest"sempre E in palesee in nascosto, in (juestaterraIn arabica linguain linoal tempo Perch" di lui restasse un monumento.
Di Nasr illustrei,quand'eifu signore E tosto innanzi a luitalefu postoDi questaterra,che ilministro suo, Interpretesagace e lettoillibro
Abu '1-Fazlvaloroso,ei,che i secreti Fu innanzi aPuideghi.Qnest'uomfacondoDel prence custodia,volleed ingiunse Versific"le disperseparoleChe in persianoe in Deri ^ parlardovesse E infil"questeperle,in finoallora
La gente,e tronca fu contesa. E poi Chiuse e compatte3.
Questo passo di Firdusi crediamo che non fu giustamenteinteso dal
De Sacy allorquandoegli,nella introduzione da lui messa innanzi alla
edizione sua nella versione arabica,pensa che la traduzione ordinata dal
ministro Ab" '1-Fazl o non sia stata fatta mai o sia rimasta interrotta
per la morte di costui,e che la traduzione di R"deghisia tutt'altracosa;
laddove,secondo noi,ilpasso di Firdusi altro non vuol dire che la ver-sione
del libro ordinata da Ab" '1-Fazl " la stessa d" R"deghi,il quale
appunto, come gi" vedemmo nel capitolodella lirica,viveva in onore
grandissimoalla corte dei S"m"nidi,al tempo di Nasr,che fu ilsuo Mece-nate.
E forse ilDe Sacy disse che la versione fu interrotta per la morte
del ministro,indottovi da quelleparoledi Firdusi : " E tronca fu contesa " ;
le quali,a parer nostro, se si bada a ci" che immediatamente prima dice
ilpoeta,altro non significanoche,mentre prima in corte del S"m"nidi
si usava parlaree scrivere arabo, ora il ministro volle che si parlassepersiano,troncandosi e definendosi cos" l'antica questionea quale delle
(1)il principeS"m"nide gi" protettore dei dotti e dei letterati. Vedi il capitolo
primo dove si parla dei tempi della poesia persiana.(2)Lingua di corte, sermo aulicus.
(3)Ridusse la prosa in poesia.
19 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
290 CAPITOLO SETTIMO
due linguesi dovesse dar la preferenza.E notisi che a quel tempo dei
S"m"nidi appunto incomincia la bella letteratura paesana con R"deghi e
con i contemporaneisuoi. Del resto, non solo Firdusi,ma anche Davlet-
sh"h e H"gi Khalfa e altri scrittori orientali,attestano concordi avere
R"deghi tradotto in versi il libro di Kalila e Dimna, per il qual lavoro
egli,al dire di Davlet-sh"h,ebbe dal principeNasr ottantamila monete
d'argentoin premio.13. Altre versioni persianefuron quelladi Nasr-ull"h del dodicesimo
secolo dell'Era nostra, quelladi Huseyn V"iz del decimoquinto (sulla
qualepoiAli Gelebi lece la sua in turco),e quelladi Aliami, delle qualitutte,come di quelleche concernono le ricerche nostre, diremo in parti-colare
nei paragrafiche seguiranno.Ma di capitaleimportanza si " la
versione siriaca,di cui si aveva soltanto un primo e quasidubbio ricordo
in un catalogod'operesiriache,compilatogi"nel 1290 dell'Era nostra da
Ebed-yesh"vescovo di Soba o di Nisibi,morto nel 1318, nel quale l'au-tore
della versione era detto essere certo R"d Periodeuta,cio" il Pelle-grino,
che, secondo l'Assemani, viveva intorno al 510. Egliera contem-poraneo
del patriarcasiro Ezechiele,e prendevasicura dei Cristiani di
Persia e d'India,essendo anche conoscitore della linguaindiana. Ora,
dopo che lungamente si dubit" deglistudiosi se veramente questa ver-sione
siriaca fosse stata fatta mai, il Renfey,aiutato dal Bickell,dal Guidi
e dal Socin,pot" rinvenirla a M"rd"n in Mesopotamia, in un monastero
di preticaldei,nell'apriledel 1871, e pubblicarlacon traduzione tedesca
del Bickell a Lipsianel 1876, premessaviuna lungae dotta introduzione.
Nella quale" bello il leggereper qualicasi strani e per qualicircostanze
che si direbbero miracolose,illibro pot"esser trovato e fatto venire dal-l'Oriente.
Ma ora, ci" che maggiormenteitnportaa noi,si " ilgiudizioche
ilBenfey d" della versione,non credendo egliche essa sia stata fatta sul
testo indiano, come vorrebbe il vescovo Ebed-yesh" nel suo catalogo.
Pensa invece che,essendo contemporanee e la versione pehievicadi Ber-
z"yeh e la siriaca di B"d Periodeuta,questa sia stata fatta su quella,che
ben tosto, come fu compiuta,dovette spargersiper l'Oriente. Cotesto egliricava da diverse prove, tra le qualinon deve dimenticarsi la somiglianza
grande che ha questa versione siriaca con quellaarabica d'Ibu ul-MuqalTa
(che,per noi,sta a rappresentar la pehievicaperduta)in certi particolari
qualinon si potrebbeintendere come cosi fossero,quando la pehievicaela siriaca provenisseroper via diretta dal testo indiano e "'unanulla
sapesse dell'altra.Ma, per questo punto, rimandiamo alla scrittura del
Benfeychi avesse vaghezza di saperne di pi".Un punto solo non sapj)iambene accertare, ed " quellodel tempo, perch" l'Assemani dice che B"d
Periodeuta visse intorno al 510 dell'Era nostra e nella versione ne "
posta la data all'anno 570. La differenza non " grande, ma non " senza
difficolt"per metter d'accordo le due date,n" cpiiora saleremmo come
far cotesto,sebbene il Benfev non creda molto all'ultima di esse.
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA ^91
14. E ora, soltanto per non tacere della diffusione grande che ebbe
questo libro,e non perch" il dir ci" che ora diremo, importimolto al
soggettonostro, ne ricorderemo brevemente le versioni occidentali,per le
qualimolte favole che vi si contengono, penetrarono nelle letterature
nostre del Medio Evo. E forse la pi"antica versione occidentale fattasul-l'arabica
si " quelladi Simone Seth che visse intorno al i080 dell'Era
nostra e volt" in greco il libro di Kal"la e Dimna sotto iltitolodi Stepha-nites e Ichnelates che voglionoesser traduzione greca dei due nomi onde
si forma il titoloaral"ico.Quattro recensioni diverse si hanno di questaversione greca, e ilPuntoni,che pelprimo le conobbe,recentemente le ha
donate al pubblico.Poi un loel,rabbino ebreo, del quale non abbiamo
notizia alcuna, ne fece una traduzione ebraica,sulla quale ne fece una
latina,tra il1262 e il1278, Giovanni da Capua che di ebreo s'era fatto
cristiano,traduzione molto inetta per la poca conoscenza che egliaveva e
dell'ebraico e del latino,ma strettamente fedele al testo, secondo che il
Benfey ne dice. Ilquale ricorda anche,come quellache " di gran momento
per la storia di questistudi,una versione spagnuola fatta sull'arabo per
mezzo di una latina intorno al 1257; su di essa avrebbe fatta la sua, pure
latina,intorno al 1313, il provenzaleRaimondo di Beziers. Ma su quelladi Giovanni da Capua si facevano le versioni spagnuola (diversada quellaricordata di sopra),italiana,francese,tedesca. Anche la Filosofia morale
del nostro Doni che fu stampata a Venezia nel 1606, e il libro d'autore
anonimo che porta il lungo titolo: " Del governo dei regnisotto morali
esempiidi animali ragionantitra loro,tradotti prima dalla linguaindianain agarena da Lelio Demno saraceno, e dall'agarenanella greca da Simon
Seto filosofoantiocheno,ed ora tradotti dal greco in italiano "", stampatoa Ferrara dal Mammarelli nel 1585, e illibro del Firenzuola: " la primaVeste dei discorsi deglianimali "\ pi" che traduzioni,sono imitazioni o
rifacimenti del curioso libro,destinato dalla fortuna a girar per tutto il
mondo. E notisi la sorte dei nomi! Kal"la e Dimna che sono, come vedremo,i nomi di due animali,tra le mani dell'ignototraduttore d'Occidente diven-tano
persona, un Lelio Demno saraceno! A questenotizie che abbiam tolte
dal De Sacy,dal Benfey,dall'Amari,aggiungasi,anche con la scorta del-l'Amari,
l'altraancorach" inovellierinostri,ilBoccaccio,ilPoggiofioren-tino,
ilBandino, ilBandello,ilLa Fontaine,rifecero a brani a brani,senza
conoscerne l'origine,le favole del Kal"la e Dimna.
15. Tale adunque, brevissimamente esposta," la storia delle molte
versioni,orientali e occidentali,di queste favole d'origineindiana. Ma il
Benfey osserva ancora e, come crediamo, giustamente,che soltanto percircostanze specialidi commerci fra tanti popolilontani poterono questefavole cosi ampiamente andar pellegrinando.Essendo esse indiane e
sapendosiche i missionari buddhisti,per spargere e propagar le massime
di loro religione,insegnavanole favole e sirecavano in lontanissime regionicercando nuovi proselititra i molteplicivolghi,anche pi"facilmente pot"-
292 CAPITOLO SETTIMO
rono farsi conoscere e spargersie tramandarsi da questa a quellagentequalpatrimoniocomune. A questo propositoosserva ilBenfeyche iMongolial Settentrione,tra i qualiilBuddhismo assai per tempo penetr",qualisi
spinseroanche molto innanzi nell'Europasettentrionale,e gliArabi al
Mezzogiorno,che giunserofino al Marocco e ai Pirenei e nell'Italiameri-dionale
tennero lungo soggiorno,furon quelliche resero popolariin
Europa queste favole indiane,perch"esse poi trovarono tanta folla di
traduttori e d'imitatori.
16. Pi" volte,in questo discorso condotto fino a questo punto,abbiam
ricordato le favole indiane donde son venute tutte le versioni or ora men-tovate;
ma nulla abbiam detto di esse in particolare,molto meno abbiam
ricordato illibro originaledella raccolta. Uno adunque dei libripi"celebridella letteratura indiana si " la raccolta di favole detta ilPanciatantra,cio" ilLibro delle cinquesezioni o il Quintuplo,che il savio Vishnucarma
avrebbe composto per correggere tre figlidiscoli del re Amaracakti. 11
quale,sgomento non poco della pessima condotta loro,avrebbe un bel
giornoraccolto intorno a s" i consiglierisuoi,interrogandolidel modo di
rimediai'e allo scandalo. Diversi espedientipropongono i diversi consiglieri,
ma tuttison disapprovati,finch",fatto venire nel cospetto reale il savio
brahmino Vishnucarma, celebre per la perfezioneacquistatain molte
scienze,eglidomand" al re licenza di prendersicon s" i tre giovinetti,
promettendodi ricondurli in sei mesi a migliorcostume. E seguital'intro-duzione
del libro,dicendo: " Avendo ilre udito cotesto,lieto nell'animo,affidaticon riverenza i figliuolia Vishnucarma, venne in gioiagrande.E Vishnugarma, toltisiqueifanciullie ritrattosialla sua dimora,composea tal fine cinquelibri, e i regi fanciullivi furono istruiti.Perch"
essi,avendoli studiati,divennero,in sei mesi, conformi al desiderio del
re, qualierano stati promessi.D'allora in poiquesta dottrina della vita,distribuita in cinqueparti,fu ordinata sulla terra per l'istruzionedei fan-ciulli
". II savio Vishnucarma, nelle cinquesezioni dell'operasua, tratt"
e discorse cinquediversi puntidi morale pratica,valendosi della favola
deglianimali siccome del mezzo pi" acconcio per far intendere certe
verit". Nel che,come pensa il Benfey,v'ha qualchepartedi buddhistico,
sapendosiche i Buddhisti volentieri si servivano della favola per propagar
le loro dottrine. Anzi si sa che questo stesso libro indiano di favole a
principiofu composto da Buddhisti,diviso in tredici parti,scritto per
ammaestramento di giovaniprincipi,e che esso poi, come il Buddhismo
cominci" a scemar di valore e il Brahmanesimo in India a risorgere,pass"in mano dei Brahmini ed entr" nella loro letteratura. Diventato cosi loro
possesso legittimo,fu esso rifatto,con veste e costume brahmanico, in
cinqueparti,e n'ebbe il nome di Panciatantra,o ilQuintuplo,attribuito a
Vishnucarma, nella qual forma esso " pervenuto a noi. E lascierem la
questionese le favole indiane siano,come vorrebbe il Weber, le favole
grechedi Esopo trapiantatein India,e queste gi"di originesemitica o
LA POESIA MOHALE 0 GNOMICA 293
egizia,0 se esse siano veramente di origineindiana,come ipi"inclinano
a credere. Ci" che " certo e giovaal nostro assunto a questo punto del
discorso nostro,si " questo che ilPanciatantra " la fonte,da cui,al tempo
di re (Uiosroe,o ilmedico Berz"yeh o ilsavio B"zurc'mihr trasse la ver-sione
j"ehlevica,ora perduta.Questaalla sua volta,come vedemmo, fu la
madre, si pu" dire,di tutte le versioni orientali e occidentali,mentre il
testo del Panciatantra,stato per noi sepoltonell'obliodi tanti secoli,venne
a conoscenza nostra in questo secolo soltanto, quando lo studio del
sanscrito ebbe favore in Europa. N" starem qui a recar le prove per dimo-strare
che le favole che dal tempo della versione pehlevicain poi vanno
sotto ilnome di Kal"la e Dimna, sono quellestesse del Panciatantra,anzi
che ilPanciatantra e illibro d" Kal"la e Dimna, anche con tanti mutamenti,
sono pur sempre l'operastessa. Questo lavoro non solo passerebbe" limiti
impostial presentescr"tto,ma sarebbe del tutto e improprioe inutile,
trovandosi che ilBenfey gi"l'ha fatto con tanta erudizione e dottrina,da
non lasciar campo ad altri perch" vi possa aggiungerequalcheparola.17. Rimandando adunquechi ne avesse vaghezza,all'operadel Benfey,
ora vogl"amnotare soltanto che,laddove il libro ha in India il nome di
Panciatantra,presso i Persiani e gliArabi e presso gliOccidentali esso ha
assunto e ritenuto,quasisempre, quellodi Kal"la e Dimna, perch"Kal"la
e Dimna sono " nomi di due sciacalliche nel primo libro del Panciatantra
(quintocapitolodella versione arabica)hanno parteimportanteassai; ed
essi,nel testo indiano, portano i nomi di Karataka e Damanaka, i quali
poi,trascrittinella versione pehlevicaperKal"lake Damnakenella siriaca
per Qalilage Damnag, nelle versioni arabe e persianesi ridussero ad essere
Kal"la e Dimna, saliticosi,per assai strano caso, all'onore di formar nelle
versioni il titolodel libro. Poi,al traduttore greco, parve di potertrovare
nei due nomi due parolearabiche,e per",secondo l'arabo,le tradusse per
Stephan"tese Ichnelates,donde i nomi di Coronatus e di Yestigalordelle
versioni latine. Anche vanno queste favole,in Oriente,sotto il nome di
favole di B"dp"yo di Pilp"y,la quale ultima forma " corruzione della
prima ed " errore manifesto,dovuto a IluseynV"iz. Ma ilnome di B"dp"ysembra esser nato dal sanscrito vedapatiche significasignoredi sapienza,cio" fornito d" sapienza,o da un suppostonome propriosanscrito Vaidava
0 Baidaba. Comunque sia di ci",B"dp"y nelle versioni persiane" il nome
del gran savio che composelefavole por ilre D"bshel"m (neltesto del Pan-ciatantra,
come abbiam visto,ilre e ilsavio hanno rispettivamentei nomi
d" Amaracakti e di Vishnucarma),e la forma persianadel nome di poco
differisceda quelladella versione arabica che " Beydab", nella quale "
facilericonoscere il sanscrito Vaidava o liaidaba,dato e non concesso che
questoveramente sia ilnome primitivo.18. Ma ora, poich"le versioni persianedi cui nei paragrafiseguenti
dovrem parlare,con differenze ora grandiora piccolederivano tutte dalla
versione arabica d'ibn ul-Muqaffa,cosi delle cose che in questaversione si
204 CAPITOLO SETTIMO
contengono,daremo qui alcun cenno, necessario veramente per intender
ci" che diremo appresso. Illibro pertantoche si divide in diciotto capitoli,incomincia con una lunga introduzione attribuita ad un Behn"d figliodi
Sahv"n, nella qualesi racconta come, avendo Alessandro Magno vinto
in India il re Poro,quidetto F"r oFi"rek,gl'Indiani,quand'eglifu tornato
in Occidente,si elessero un re di nome D"bshelim. Costui cominci" ben
tosto a regnar da tiranno,quando un gran savio di nome Beydab", consi-gliatosi
coi suoi discepoli,si avvis" di jiotersirecar da lui rimproveran-doglila sua mala condotta. Ma re D"bshelim, venuto in ira seco per il
soverchio ardire,lo condanna a morte ; poi,mutando avviso,lo fa gettare
in un oscuro carcere, intanto che i discepolidel savio, spaventati,vannoin esigilovolontario. Una notte tuttavia,in cui il re non poteva prender
sonno, e, pensandoa certe questioniastronomiche,non sapeva risolverle,
la memoria del savio gliritorna improvvisaalla mente, ond'egli,fattolo
venire a s" e scioltolo dai ceppi,gliaffida l'amministrazione del regno.
Allora,tornano dall'esiglioi discepolie istituiscono una festa per il felice
avvenimento. Intanto,si veggono glieffettimirabili dell'amministrazione
di Beydab", e re D"bshelim,desideroso di lasciare una memoria di s",fa
intendere al gran savio questo suo desiderio;per"eglivuole che Beydab",
entro lo spaziodi un anno, glicomponga un libro che con racconti e
apologhidilettevoli,mentre istruiscegliuomini in generaleintorno ai loro
doveri,faccia anche conoscere ai re qualedebba essere la loro condotta e
qualeil modo di governare. Perch" Beydab", provvedutosidi carta e di
alimenti per un anno, si ritrae in una solitudine con un suo discepoloa
comporre il libro,che eglipoi,al termine designato,con gran pompa
presentaal re dinanzi alla corte radunata;e perch"il re glichiede qual
ricompensa eglidesideri,ilsavio s'accontenta di pregarloche eglifaccia
trascrivere illibro e custodire con cura acciocch" non cada nelle mani dei
Persiani. Segue a questopunto ilracconto del modo con cui re Chosroe,
per mezzo del medico Berz"yeh,pot" aver nelle mani il libro meravi-glioso.
Tutto cotesto si leggenel primo capitolo,e illibro seguitane' suoi
capitolicosi come qui sotto notiamo: capo secondo,che dice del viaggiodi Berz"yeh in India per cercarvi illibro;capo terzo,in cui iltraduttore,
Ibn ul-Muqaffa,porge alcuni savi avvertimenti intorno al modo di leggerlo
per averne buon frutto; capo quarto,in cui il medico Berz"yeh parladi
s" stesso e della morale praticada lui seguita.19. Al capo quintoincomincia veramente illibro,e si narra, in questo
capitolo,la favola del leone e del toro, trattandovisi degliamici che la
maldicenza altrui ha disgiunti;e si seguitacosi come ora notiamo, cio":
capo sesto,che ha le accuse portateconlro Dimna e la sua difesa;capo
settimo,della favola della colomba, in cui si tratta dell'amicizia sincera ;
capo ottavo, della favola delle upupe e dei corvi e del non fidarsi dei
nemici; capo nono, della favola delle scimie e della testugginee della
stoltizia del perderele ricchezze accumulate;capo decimo, della favola
:296 (CAPITOLO SETTIMO
persianoMusa probabilmeiiletradusse in arabo questo libro di Siudib"d,non per" in persiano,bench" ci" non sia detto. Che poi eglidovette aver
vissuto in queltempo, s'intende facilmente dall'inclinazione allora comune
di voltar in arabo le opere pehlevichc;con questo,trovasi che la versione
di Musa servi di testo a una versione siriaca che credevasi perdutao che
mai non fosse esistita,cjuandoil Roedigerpot"rinvenirla e pubblicarneun saggionel 1808 nella sua Crestomazia siriaca.Ora, su questa siriaca "
stata fattala versione greca di Michele Andreopulo,maestro di grammatica,
per ordine di Gabriele Duca governatore di Melitene nella terza Armenia,
per l'Imperatoredi Costantinopoli,intorno al 1100 dell'Era nostra. " questala versione che va sotto iltitolodi Libro di Syntipas(cio"Sindib"djecheilBoissonnade |)ubblic"per la prima volta a Pariginel 1848. Se,pertanto,la versione greca di Michele Andreopulo,come ha potuto provare ilCom-
paretti," certamente dell'undecimo secolo,e se essa fu fatta sulla siriaca,ragionvuole che appunto al secolo nono o all'ottavo,cio" al tempo delle
versioni arabiche dal pehlevico,debbasi riferire la versione,ora perduta,del persianoMusa, da cui la siriaca discende.
22. Di altre versioni fra le orientali taceremo qui, eccettuando sol-tanto
l'ebraica che, sotto iltitolodi Parabole di Sandabar (perSindib"d),sembra esser stata fatta,secondo ilComparetti,da quello stesso rabbino
loel che gi"tradusse in ebraico il Kal"la e Dimna, sebbene ilBenfey assai
dubiti di cotesto. Di altre versioni arabiche si ha pure conoscenza, e se ne
hanno diversi testi e redazioni,come quellache entr" nella conij^osizionedel noto libro arabo le Mille e una notte; ma non sembrano essere di
et" molto antica. Delle persianediremo, come " naturale,nei paragral"che seguiranno; e intanto taceremo anche delle occidentali che furono
molte, una latina di un Giovanni monaco di Altaselva da cui le altre son
derivate, tedesche, inglesi,scandinave, polacche,olandesi,spagnuole,francesi,italiane,perch",parlandone,di troppo ci allontaneremmo dal
propositonostro. Ricorderemo tuttavia,solo perch"sta a rappresentareun'antica versione arabica che pi" non abbiamo, una vecchia versione
spagnuoladel 1253, stata |)ubblicataper la prima volta dal Comparetti,recante iltitolodi Libro degl'ingannidelle donne, e ricorderemo ancora,
perch"Italiani,fra le diverse versioni in nostra lingua,quellache va sotto
il nome di Libro dei sette Savi di Roma, pubblicatodal D'Ancona, e l'altra
che fu assai pi"conosciuta e and" anche pi"lontano,col titolo:I compas-sionevoli
Avvenimenti di Erasto.
23. Illibro adunque che dicesi di Sindib"d dal savio che vi ha la parte
pi" cospicua,0 anche Libro dei sette Savi, dai sette Sapientiche pure
v'hanno parte non lieve,comincia col narrare d'un re K"rush che aveva
un unico figlio,frutto di molti voti e preghiere,quale,doi)omolti ten-tativi
inutili,era giuntoall'et" d'anni diciannove e mezzo senza ch'egli
avesse appreso nulla. Ma un gran savio,di nome Sindib"d,si prende con
s" il figlioregale,promettendoal padre di renderglieloentro sette mesi
LA POKSIA MORALE 0 GNOMICA 297
educato e istruito.11 fanciullo,in casa del maestro tutto impara e conosce
entro iltempo stabilito,perch"allora,al ventesimo anno di sua et",Sin-
dib"d lo rimanda alla casa paterna,non senza ch'egliprima gliabbia
ingiuntopremurosamente di non parlareper sette giorni.Se egliparler",incorrer" in qualchesventura grave. Sindib"d,intanto,si nasconde,e il
giovaneprincipe,venuto in corte dal padre,mantiensi muto. Di ci" si ha
gran meravigliadal re e dai cortigianitutti;ma una donna, con la qualeil giovaneaveva gi" avuto dimestichezza,si ripromettedi farlo parlare,
purch"esso si mandi alle stanze di lei.Anche cotesto si fa; ma perch"
eglisi ricusa di accondiscendere alle proposteindegnedella proterva fem-mina,
essa, con alte grida e strepitie stracciandosi i panni, lo accusa
nel cospettodel re di aver tentato di oltraggiarla.Il re gi" condanna a
morte il figlioche pur sempre si tien muto, quando sette savi si radunano
e deliberano d'intercedere in favore dell'infelice.E tosto uno dei sette,
entrato nel cospettodel re, con due racconti acconci all'intento suo fa
sospendereper quelgiorno l'esecuzione della sentenza. Ma la donna,entrata essa pure a suo tempo, con altro racconto d'intento contrario fa
confermar la condanna. Un altro savio con altridue racconti la fa sospen-dere
di nuovo, e la donna nuovamente la fa riconfermare con altro rac-conto.
Questo giuocoseguitacos" fino al settimo giorno,narrandovisi due
racconti al giornoper ciascuno dei sette savi e uno dalla donna, finch" poi,alla mattina del giornoottavo,ilgiovaneprincipeche omai senza pericolopu" parlare,manda per certa donna a chiamare ilprimo dei savi e tutto
gliracconta l'avvenuto,pregandolo di recarsi presso il padre e d'infor-marlo
di quanto ora eglisa. Allora,nel cospettodella corte radunata,rac-conta
il principedella minaccia delle stelle ond'eglidovette starsi muto
per sette giorni,e delle insidie della mala femmina; e s'avanza intanto,tra glialtrisavi,anche Sindib"d per render ragionedella educazione data
al principe,ilqualeomai, per opera sua, possiedeogniscienza. Ma perch"la colpa dev'essere punita,ecco che la donna calunniatrice " menata
dinanzi al re, ilqualela condanna a morire, sebbene essa, raccontando
una sua favola,ancora tenti di scolparsi.Rimessa la sentenza al giovane,eglipropone una pena meno grave ; dopo di che e dopo alcuni ragiona-menti
morali tra ilre, il principee Sindib"d, ilre incorona in pubblicoilsavio suo figliuoloe si ritrae a vita religiosain una solitudine.
24. Tale adunque " il racconto fondamentale del libro di Sindib"d,
quale,dal confronto delle diverse versioni e redazioni orientali,ha potutorintracciare e ricomporre con molto acume il Comparetti.E notisi che
diciam qui del libro quale fu in Oriente,perch"delle versioni occidentali
non abbiamo ora da occuparci,e perch"alle orientali soltanto volle il
Comparetticircoscrivere glistudi suoi. Del resto, ci" che sopra abbiamo
detto non ne " che la scarna ossatura, anzi ci" che v'ha di comune tra le
versioni orientali,che invece,allalor volta,hanno tra loro differenze molte
e grandinon tanto nel numero dei racconti quanto nella disposizionedel
298 CAPITOLO SETTIMO
racconto generalee nella natura dei nnoltiracconti particolari." poi granventura che siasipotutorifarteoricamente quelracconto che a tutte questeversioni " comune, perch",all'oppostodel Panciatantra,il testo indiano
primitivoda cui tutte queste versioni orientali e occidentali sono discese,non ancora si" potuto trovare. Anzi pensa ilBenfeyche,come alcune delle
favole del Sindib"d gi" si trovano non solo nel Panciatantra,ma ancora
neglialtrilibriindiani di favole che sono laVet"lapanciaviracatie la Cuka-
saptati,cosi " facile intendere come il testo abbia potuto perdereassai
d'importanzatosto che si " potuto vedere che ci" che in esso sitrovava,
potevasirinvenire anche in altrilibripi"conosciuti e comuni. Per" esso fu
dimenticato,tanto che ora non se ne ha pi" notizia alcuna. Del resto,che
illibro originaledovesse essere indiano,si raccoglienon solo dalla testi-monianza
dei due scrittori arabi,ricordati avanti,Mas"di e Muhammed
ul-Varr"q,uomini dottissimi e addentro molto nelle cognizioniletterarie
del loro tempo, della qual testimonianza nessuno pu" ragionevolmente
dubitare,ma anche dalla natura dell'opera,essendo tutte queste favole
venute dall'India,anzi dai Duddhisti. Poi,il nome stesso del savio,Sin-dib"d,
" indiano e suppone, secondo ilBenfey,un sanscrito Siddhapatichevorrebbe dire ilsignordei purio dei perfetti.Noi, invece,preferiamola
congetturadel professoreTeza, secondo la quale il nome originariodo-vrebbe
esser un sanscrito Siddhap"la,ilguardianodei perfetti;e la buona
congettura" rafforzata dalla vocale lungache trovasi nella forma persiana,
Sindib"d, e dalla consonante liquidache trovasi alla fine della forma
ebraica,Sandabar,le quali,prese insieme,meglio assai corrispondono a
questo suppostoSiddhap"lache a quelSiddhapatiche ilBenfeyvorrebbe.25. A questidue libriindiani,ilPanciatantra e ilLibro di Sindib"d,un
altro,pure d'origineindiana,va aggiunto,che ebbe gran voga in Persia
per la versione che ne fece in prosa artificiosa Nakhshebi,poetapersianodel decimoquartosecolo dell'Era nostra. Esso " il Libro del Pappagallo,0 Tidt-n"meli come dicesi in persiano,che discende da un originaleindiano ora perduto,come ne discende l'altro testo indiano corrispon-dente
che tuttora si ha e si conosce, e che " quellodella Cukasaptati,cio" Settantina di novelle del pappagallo.Non ebbe esso la diffusione che
ebbero glialtri due. Sappiam tuttavia che ne furono fatte in Oriente
molte versioni,in persiano,in turco, in indostanico,in hindi,in bengalese,e che pass"anche in Europa per mezzo d'una vecchia versione persianada cui fu tratta quellapure di Nakhshebi. Anche ne abbiamo una tradu-zione
greca di Demetrio Galano, un ateniese che visse in India dal 1786
aH833 e tradusse dal sanscrito molte opere indiane,tra le qualiil Pancia-tantra,
l'Hitopadecae questefavole del pappagallo.Di esso non possiam
veramente, sebbene per glialtri libri abbiam fatto cotesto, dar qui un
sunto, perch"ci manca iltesto indiano della Cukasaptatie non ne abbiamo
traduzione alcuna; per"ci riserbiamo a darlo (juandodiremo della ver-sione
persianadi Nakhshebi,e sar" in gran parte lo stesso. Vogliamper"
LA POESIA MOIiALK 0 GNOMICA 209
aggiungeresoltanto che nella versione di Naklisliebi molte ed evidenti
tracce dell'origineindiana restano ancora, e ci" sono nomi di citt",Brah-
mini,usi e costumi indiani,concetti e superstizioniindiane,come quella,
per esempio,dell'arcobaleno,raffiguratocome un gran mostro marino che
s'incurva nel cielo puntando con la testa e con la coda nel mare. Invece,dai Persiani,l'arcobaleno,con manifesto e bel ricordo della loro epopea
nazionale," detto esser l'arco di S"m, ovvero l'arco di Rustem.
26. Cosi adunque tutto questoinsieme di sapienzamorale che potremmodir popolare,venne dall'India sotto la veste piacevoledelle favole. Che se
furono i Buddhisti quelliche primi tentarono di propagar certe dottrine
morali per mezzo della favola,a loro certamente va data lode grandissima,
perch"seppero trovare ilmodo pi" acconcio per far conoscere ai re e
ai volghicerte verit",o non ovvie a intendersi,o dure e ostiche a
sapersi.Ma la Persia ebbe il merito di spargerleattorno per tutto il
mondo, perch",recatele prima in linguapehlevica,le volt" poi in una
linguache non era la sua, ma si quelladei conquistatori,l'araba,nella
qual veste esse favole poterono pellegrinarefino all'estremo Occidente.
Pi" tardi,quando la linguapersiana,fu assunta, essa pure, all'onore d'esser
lingualetteraria con B"deghi e con Firdusi,e la letteratura persianaebbedato di s" assai feliciprove, delle antiche favole,gi"passateper ilpehievicoe per l'arabo,si fecero elegantie leggiadreversioni e imitazioni persiane,delle qualidiremo nei paragrafiche seguiranno.Per" tutta questa bella
fioritura letteraria,comprendendovi anche le sentenze di Chosroe e di
B"zurc'mihr,ripetela prima originesua dal tempo dei Sassanidi,che,come
gi"vedemmo, fu una delle et" pi"gloriosedella civilt"persiana.27. Confessiamo intanto che,massime nel caso particolaredelle favole,
lungamenteci slam trattenuti sull'argomentoseguendoloanche oltre i con-fini
del presente studio ; ma ci" abbiam dovuto fare perch"l'argomentoassai complesso lo voleva,e a noi sarebbe parso sconveniente il trattarlo
qui in maniera tutta manchevole,sebbene gi"sapessimo che molte delle
cose che avremmo dette,sono di conoscenza comune. Ma il far ci" era pur
necessario,perch"poi, chi per avventura legger"questo scritto,possavedere qualesia ilposto degliscrittoripersianidi favole di cui nei para-grafi
seguentiparleremo,e quale il valore delle opere. E si noti che tutto
ci" che fin qui abbiam detto,si riferisce a libriche, prima di venir nel
persianoche " l'oggettodeglistudi nostri,ebbero una storia lunga di
mutamenti e di trasformazioni,abbandonati spesso ai volghiche avida-mente
si tramandarono il curioso patrimonio.Per" dal nostro studio
dovrebbero restare esclusi tutti quei libri ai qualinon diede origineuncosi ampio movimento popolaree che procedono da intendimento specialed'imitazione di questo o di quell'autore;qualche cenno tuttavia se ne
dovr" pur fare sulla fine. E s'intende che il nobile frutto e la gloriache
potevansiraccoglieredalle favole,come ci" fu avvertito,invogliaronoben
tosto altri a compor libri imitando l'esempio.Ma, come non procedono
300 CAl'ITOIJl SKTTIMO
da quel movimento caldo e spontaneo di cui sopra aijbiam detto,cosi,
oltre essere per noi di momento assai pi"lieve,questilibri d'imitazionehanno anche natura meno poetica,e noi vogliamo parlarsoltanto della
poesia.Che se di tuttiilibripersianiche son raccolte di favole e di aned-doti,
qualunque sia l'origineloro,si volesse adeguatamente discorrere
in questo scritto,assai troppo lontano andremmo dal nostro scopo, e pei'"qui volentieri ci arrestiamo.
28. Quanto alla veste esterna, si noti che,all'oppostodelle sentenze
di Chosroe e di B"zurc'mihr,aridamente e nudamente esposte,gliautori
persiani,nel l'icomporle favole o nel tradurle,spiegarontutta quantal'arte retorica di cui erano capaci.Cotesto diciamo degliautori rimastici,che non sono dei j)"liantichi,laddove nulla possiam dire delle versioni
pi" vecchie,come quelledi H"deghi,che sono andate perdutee dovevano
essere pi" semplici,secondo lo stile di quei tempi. Ma tutta quell'arteretorica studiata ed elaborala finamente crediamo che sia soltanto di questiautori pi"recenti,trovandosi che la versione arabica d'Ibn ul-Muqaffae
la siriaca di B"d Periodeuta e la greca di Simone Seth procedono con
dettato molto semplicee naturale,intanto che le persianefurono talvolta
tanto artificiosee cariche di oi'uamenti,da doversene poi trovar neces-sario
qualche ulteriore rifacimento in pi" sempliceprosa. Cotesto,peresempio,fece Muhamined O"diri ])erilLibro del Pappagallo,gi"compostoda Nakhshebi in prosa troppo artifiziata.E pare veramente che l'autore,
qualunque sia,non si appagliimai di aggiungereaggettiviad aggettivi,il
pi" delle volte artificiosamente composti,e di tessere e comporre una lungafila d'immagini,molto strambe talvolta,con allusioni storiche e mitolo-giche,
con citazionidi passidel Corano o d'altrilibrispecialmentepoetici,persianie arabi. Perch" illettore ben sovente smarrisce ilfiloin queilunghiperiodiin cui una proposizioneentra in un'altra,e questa in un'altra ancora,
in cui gl'incisisi afTastellano e s'addossano. Tolta forse la lunghezzadei
periodi,lo stilee l'artedi questilibri si assomiglianod'assai allo stile e
all'artedell'Ameto del Boccaccio o dell'Arcadia del Sannazzaro o dell'Asino
d'oro del Fiorenzuola,che vanno, nella letteratura nostra, fra i pi" noti
esempi di stileartificiosoe ibrido. Ma, anche con questo dilettodell'arlilicio
soverchio,non pu" negarsiche essi abbiano una graziatutta particolareeuna loro proprialeggiadria.E vi spiraun'aria serena che potentementeattrae l'animo,perch"ci sembra d'esser trasportatiin un mondo lontano
lontano e diverso dal nostro, laddove si contempla la vicenda travagliosadella vita come da un luogoallo e sicuro. La ventura e la sventura di quellavita,come si narrano di animali,non sembrano toccarci o appartenerci,non ci sgomentano, non ci rallegrano;ma perch"appunto lascian l'animo
tranquillo,anche lasciano alla mente lutto l'agioper trarre da quei casi i
voluti ammaesti'amenti morali. Della qual cosa potr"far saggiochi legger"alcuna di (jueslefavole o novelle,almeno quelleche nell'appendicedaremotradotte. Del resto,che cotesti librisiano poetici,quantunque in gran parte
LA POESIA MOKAr.E 0 GNOMICA 301
scrittiin prosa, gi" s'intende e dalla natura loro e dall'arte dell'autore;
per" ne diciani qui,in questo libro. Poi, il dettato in prosa bene spesso,
ad ogni luogoacconcio," interrotto da brani poetici,posticome a colorir
bellamente ilpensierodella-prosa e a ricalcarlo in altra forma, o come ad
esprimereilsenso e ilsignit"catomorale e dottrinale di ci" che avanti s'"
detto. Questo artificiod" al dettato tale leggiadriaqualenoi non possiamo
immaginare,non avendone esempio alcuno nelle letterature nostre. L'uso,
tuttavia,non dev'essere persianoin origine,trovandosi che iltesto san-scrito
del Panciatantra reca moltissimi brani poeticiin mezzo alla sua
prosa; o forse esso " una imitazion persianaalquantopi"tarda e poste-riore,
perch"le versioni pi" antiche,come l'arabica,la siriaca,la greca,
non hanno alcun testo poeticointercalato alla prosa, n" da questepote-vanole versioni persianeprendernel'esempio.
29. Quanto alla disposizioneo conformazione del suo libro,si pu"dire che l'autore persiano,secondo certe regoledi retorica mussulmana,
sempre seguitaqueldisegnoche anche in altre opere, come nei romanzi,abbiam trovato e veduto. Perch",in generale,fatte a Dio le consuete lodi
e invocazioni,lodato ilFYofeta,egliparla subito dell'occasione del com-porre
il libro,la quale quasi sempre gli" data o da qualchepotentesignore,o da qualcheministro,o da qualchedotto amico. Ci" quanto alla
forma che potremmo dire esterna. Ma, poich"il vero libro incomincia
propriamentecon le favole, essendo l'introduzione opera sempre del
novello autore, cosi per esso eglinon ha potutofar altro che conservarne
la primitivadisposizioneche discende daglioriginarilibri indiani. Essa
" quellad'introdurre un racconto con un disegnogenerale (peresempio,l'educazione d'un principe),nel quale poi prendon postomolti altri rac-conti
secondari per dichiarar certi puntidi morale. Ad ognuno poi di
questisi consacra, in generale,un capitolo,come abbiam visto nel sunto,
dato sopra, della versione del Kal"la e Dimna d'ibn ul-Muqaffa.
2. Poeti gnomici.
30. Consentaneamente a ci" che abbiam detto nei paragrafiprece-denti,
poich"quelleantiche sentenze di morale praticavanno tutte sotto
ilnome di Ghosroe e del gran savio B"zurc'mihr,s'intende come ai racco-glitori
ed espositoripersianidi esse poco o nulla di proprioresti da dire.
Altro non resta loro che tradurle nella loro bella lingua,sia in prosa, sia
in poesia,qualisono nei testi antichi,differentissimi tra loro,poich"il
togliervi0 l'aggiungervisarebbe un guastarle,e la loro concisa severit",che ne forma la forza e la bellezza,ne verrebbe meno. Con questo, esse
sono agliocchi dello scrittore moderno di tanta autorit",che sarebbe stata
imperdonabileaudacia ilporvila mano per travisarle soltanto di poco.
31. E primo viene innanzi ilpoeta del Libro dei Pie,Firdusi. Gi" noi
sappiamo quanto eglisiasi mantenuto fedele alle fonti sue nel racconto
302 CAPITOLO SETTIMO
epico; ma qui,pi" che altrove,s'" attenuto al suo testo. Perch",chi ha
potutoaver tra le mani il libro pubblicatoa Bombay, nel 1884,dal sacer-dote
zoroastriano Behr"mgiSangi"na,che contiene,tra le altre cose, anche
un testo pehlevicodelle sentenze di re Ghosroe, e confrontarlo con la ver-sione
che Firdusi ne pone nel Libro dei Re, ha potuto anche accertarsi che
questa versione del gran poeta seguitaparolaper parola({ueltesto. Sol-tanto
in alcuni pochicasi,Firdusi ha aggiuntodi suo (lualcheparola di
importanzasecondaria per far la rima o per compiti-eilverso. A'ei passiadunque, del Libro dei Re, nei qualiegliriferiscegliavvertimenti di re
Ardeshir e le sentenze e i pensamenti di re Ghosroe e di B"zurc'mihr,
possiam credere con molta certezza d'avere la sostanza vera e genuina di
ci" che quelli,a principio,hanno o pensatoo dettato,o di ci" che la lungatradizione ha fatto loro dire.
32. Pertanto,ci" che Firdusi ci riferiscedi re Ardeshir, riducesi alla
esposizionedi molti insegnamentipostiin bocca al gran re e annunziati
con le parole:Della sagg'ezzadi Ardeshir tu ascolta
Parole intanto,e leparolein niente
Riponie tieni,
e ai savi consigliche esso re volle dare al figliosuo e successore Sh"p"r,prima di morire. In questiavvertimenti che formano ilvero libro dei con-sigli
di Ardeshir di cui l'originalepehlevico" perduto,ilgran re dice sul
principioci" ch'egliha fatto quando ha conquistatoil regno, operando
sempre conforme a giustizia;e parladella fortuna ch'egliassomigliaadestriero ora mansueto ora riottoso,e della fallaciadelle cose di quaggi".Vuole che alla religionesia sostegno ilpoteresovrano, e dice che la dignit"sovrana e la fede sono come due sorelle.Detto poi per quante e qualicosesi abbassa la dignit"reale,ammonisce ilfigliosuo perch",come eglisar"
re, freni la cupidigia,ami illavoro,non s'abbandoni all'ira,e poi,d'im-provviso,
viene a dir della caccia,del bere,dell'apprestarl'armi,del custo-dire
il propriosegreto,e discende a molti precettie consiglipraticipermolte circostanze specialidella vita. Anche gliraccomanda di aver cura
dei poveri,di perdonarle offese,di non cercar la propriavendetta,di non
accettar battagliadal nemico se non in circostanze propizie,di conceder
la pace quando il nemico la chieggacon vogliasincera. 1']insisteperch"il
figliosuo si adorni di sapienzae, accogliendogl'insegnamentipaterni,litramandi poia' figlisuoi. Nell'ultima parte del libro (e questa dev'essere
aggiuntaposteriore)eglipredice,dopo cinquecentoanni,la caduta del
regno persiano,quando i Persiani ch'eglichiama suoi figli,abbandone-ranno
la religionedei maggioriper altra fede (e s'intende la fede mussul-mana);
ma poi,quasiper confortarsi,invoca da Dio su tuttila benedizione.
Dice delle citt"da lui fondate,parladella sua prossima morte e racco-manda
al figliodi consolar l'anima sua operando bene in terra. Cosi
termina ilbel libro,rifatto da Firdusi con stilepiano e facile,trasfusavi
30i CAPITOLO SETTIMO
Grazi;i" ([uestadi Dio,signordel sole
E dellahiiia,ch'io mi sciolsialfine
Da Buzurc'njihr e dal suo re sovrano!
35. Ibn Sina o Avicenna " conosciuto all'universale come filosofo e
medico, e noi,in particolare,anche l'abbiam conosciuto come poeta scet-tico
in un altro capitolodi questo libro.Ora,se pure illibro " suo, dobbiam
conoscerlo anche come raccoglitore,o piuttostocome traduttore delle sen-tenze
del savio B"zurc'mihr. Trovasi nella letteratura persianaun breve
opuscolodi pochepagine,in prosa, detto Zafer-ndmeh, cio" ilLibro della
vittoria,che si dice essere stato composto, per ordine di Chosroe,con le
sentenze del savio,ascritto in lettered'oro,perch"poiilre lo tenne sempre
con s" e lungamente persever"in quellalettura.Se cotesto che si leggein
principiodel libro," vero, illibro dov" esser composto da prima in pehle-vico;anzi,secondo H"gi Khalfa,l'originalepehlevicosi sarebbe conser-vato
fino al decimo secolo dell'Era nostra. A quel tempo il principeN"h
figliodi Mans"r, della casa dei S"m"nidi,che regn"dal 305 al 387 d. E.
(976-997 d. C), volle che Avicenna lo traducesse in persiano.Avicenna
avrebbe fatto la traduzione,quale " pervenuta fino a noi e che noi darem
pure tradotta nell'appendice,sebbene, per molti altri esempi gi"da noi
conosciuti,si possa ragionevolmentesupporre che Avicenna non tradusse
veramente dal pehlevico,ma piuttostoda una versione arabica fatta gi"
prima sul pehlevico.Che questa versione persianasia veramente di lui,molto si pu" dubitare,non trovandosene, secondo lo Schefer,altra men-zione
presso i bibliografiorientali fuor di quella,gi"ricordata,di H"giKhalfa. Il quale dice altres" che Avicenna, in quel tempo, era ministro
del principeche glicommise quellatraduzione;ma, tra i molti ministri
che ebbe N"h, non trovasi ricordato Avicenna; onde la sua asserzione
potrebberisolversiin ci" che Avicenna era allora allacorte di iN"h e a' suoi
servigi,non gi"come ministro,ma come medico, sapendosi,come altrove
abbiam detto,aver egliguaritod'una malattia il principe,che poi,per
gratitudine,glidischiuse la sua biblioteca. A quel tempo adunque e in
quellecondizioni soltanto,avrebbe potutoAvicenna aver tradotte le sen-tenze
di B"zurc'mihr. Invece,nella cos" detta Storia Scelta di Hamd-ull"h
Mustaufi,composta intorno al 730 d. E. (13"29d. C), trovasi inserito tale
e quale questo Libro della vittoria,ma non vi si dice punto che esso sia
opera di Avicenna.
36. Comunque sia di ci",le famose sentenze, dopo brevissima intro-duzione,
sono riferiteuna dietro l'altraper domande e per risposte;ma,
questa volta,le domande sono di B"zurc'mihr,e le rispostesono di un
suo maestro che non sappiamochi sia,laddove,presso Firdusi,le domande
sono di re Chosroe e di B"zurc'mihr le risposte.N" questa " la sola dif-ferenza,
perch"maggiorie pi"profondedifferenze si trovano fra queste
sentenze del Libro (Iellavittoria e quelleraccolte e registratein altrilibri,
come nel Libro dei Be e nel Libro di Q"b"s, del quale a suo tempo
LA POESIA MURALE 0 GNOMICA 305
parleremo.Ci" diciam qui e intendiamo cliedetto sia anche per qualunquealtra volta,mentre notiamo che le differenze fra questa e quellaraccolta
mostrano che esse erano, almeno a principio,abbandonate all'arbitrio
della tradizione volgareche poteva a suo senno toglieree aggiungereemutare ci" che pi"le piaceva.Quanto poiall'artee allo stile di questo
libro,nulla veramente abbiam da dire,perch"arte non c'",seguendosile sentenze l'una dietro l'altra con monotonia fastidiosa,concise,brevi,
parchedi parole,senza alcun ornamento; n" sappiamo se alcun maestro
di retorica sarebbe capace di classificarne lo stile,dato pure che il libro
abbia uno stile.Ma la linguane " semplice,vibrata,piena di vigore,con qualchebene usata sprezzaturadi grammatica.Riferite le sentenze
di B"zurc'mihr,ilLibro della vittoriareca una paginettadi sentenze attri-buite
a Loqm"n il sapiente,un savio personaggiodella tradizione mus-sulmana,
e termina con la formola mussulmana, in arabo: " E Iddio pi"ne sa! Finisce il trattato designatoLibro della vittoria.Gloria a Dio,siredei mondi! ". La qualeaggiunta,come non poteva trovarsi nel suppostooriginalepehlevico,perch"all'Iranantico e del Medio Evo non appartieneLoqm"n con la sapienzasua, cos" dev'essere anche opera di mano assai
tarda e forse di qualchecopista.N" essa si trova nella storia di Qazvini
e nemmeno nella versione turca del libro,fatta,come crede lo Schefer,tra il decimoquinto e il decimosesto secolo dell'Era nostra.
37. Lasciam da parte due compendi, veramente insignificantianche
per la loro mutilata brevit",che delle sentenze di B"zurc'mihr,qui detto
Buzurgum"d,e degliinsegnamentiin forma aforistica,non dellefavole,di Kalila e Dimna, pone Niz"mi sulla fine del suo romanzo di Khusrev
e Sh"rina,e ci" al tempo di re Khusrev Parv"z,non di Chosroe ilgrande.Per vedere intanto quale e quanto sia stato l'arbitrioo del volgo o dei
poetidel volgo nel trattar quellesentenze di Chosroe e di B"zurc'mihr,
leggansi,anche per alcuna paginasoltanto,certe ottave di un Sher"f che
ha pensato di raccoglierlee di metterle in verso, perch",eglidice,lanatura umana per il verso ha inclinazione grande.Quanto a noi,diciam
subito,per non tornar pi" su questo argomento, che di questo Sher"f
nulla sappiamo. Non sappiam la famiglia,la patria,il tempo, nulla di
che ha fatto vivendo,nulla del tempo della morte, eccetto che,quand'egli
componeva le sue ottave, era giovane." Sher"f poeta giovane", eglidicedi s" stesso nella prefazionein prosa; n", a farlo contemporaneo o di
poco posterioreal poeta Unsuri che mor" nel -432 d. E. (1040 d. C),
vale,come vorrebbe lo Schefer,la menzione che di questo poeta si fa in
una delle ottave,la trentesima quarta,perch"la menzione perdevalore in
mezzo a tante altre fatte a caso e certamente false.Qual fede si pu" dare
al poeta allorquando,per confermar con l'autorit"di qualcuno ci" ch'egliha detto,viene bellamente citando la testimonianza vaga di Zerdusht,cio" Zoroastro,e quelleancor pi" vaghedi re Peshenge di re Qob"d che
appartengono alla tradizione epica,e di Sindib"d e del S"murgh,l'intro-
20 " Pizzr,Storia della poes"a jyersiana,voi. II.
306 CAPITOLO SETTIMO
vabile Fenice degliIrani,e altre anche pi" incerte come quelladel savio
di Persia, e delFuom religioso,vestito di saio? In mezzo alle qualila
citazione d'un verso di Unsuri non ha alcun valore; crediamo, anzi, o
almeno sospettiamfortemente che il verso citato non sia nemmeno di
Unsuri, tanto son vaghe le altre citazioni,tanto sembrano essere altret-tante
invenzioni del nostro autore. Certo, che se egliconosceva il nome
di Unsuri,doveva essergliposteriore;ma non vuol dir cotesto ch'egline
dovesse esser contemporaneo o poco lontano di et". Piuttosto pensiamo
che l'avvicinino al teinpo di Unsuri, cio" all'undecimo secolo dell'Era
volgare,certi suoi modi particolaridi dettato e la ruvidezza della linguae certa sprezzaturalibera e sciolta e alcune maniere antiquate,che non
sembrano cercate apposta,ma propriee spontanee in questo poeta pres-soch"
ignoto.Ilquale,e ha ragionelo Schefer nel dir ci",dev'essere stato
un poetapopolare,perch"tale lo mostrano e la poca arte sua e queldir
le cose con semplicit"ingenua e quel recare innanzi testimonianze tali
che per s" non hanno valore,ma che presso il volgo,non avvezzo a veri-ficar
ci" che leggeo ascolta,come fanno glieruditi diflidenti,dovevano
averlo pi"che grande.Aggiungasia tutto ci" la sintassi spessissimevolte
violata e la grammaticaosservata assai poco.
38. Le ottave adunque di questo Sher"f formano un poemetto che
porta il titolo arabo di BdJiat til-insdn,cio" il Conforto dell'uomo. Pre-cede
una breve prefazionein prosa, nella quale l'autore,fatte le benedi-zioni
e invocazioni d'uso, dice d'aver voluto ridurre in versi le sentenze
del giustissimore Chosroe An"sh"rv"n,che sono brevi quanto all'espres-sione,
ma di significatomolto grande.Dice d'averle raccolte appunto per
ilbene spiritualee corporaledi quantile leggeranno.Seguono due brani
poetici,nel primo dei qualisi fanno le lodi dell'Intelligenza.Nel secondo
si racconta in che modo il re Chosroe,giuntoal maggior grado di sua
potenza,pensasse di farsi comporre in oro, gemme e perle,un magnificodiadema imperialech'eglipoisospese in alto sul suo trono, e sul quale
fece scolpireacconciamente le sentenze che ora Sherif viene versificando.
A questo punto incominciano le ottave che sono novantacinque,ordinate
in modo da essere come la ragionatadimostrazione o esposizioned'ognisentenza in prosa, che sta a capo di ciascuna. Cosi,per esempio,esse
tutte sono della forma seguente:
ISon dite ci" che non " da dire. Pari al silenzio.Oh! quantifui'o in terra
^1 .
., . ]""
Che per stoltoparlarperdean la vita,Chi tace cose che non son da dirsi,
o. i ". i- "
rr -n 1 -1 "' i" "^u" ,"" DI che Giusto (icca quo sapienteTranquilloha ilcor per CIO che ascolta poi. r^ u . ."
I " -i
r\ 1 .1, 1 f , ^i," ...r.-\ L)elH" rascorse et" die iiiui cosaDa parlar stoltonulla fuor che cruccio
,, . "" . -,
,
'
, " " M . ^, I ilVeramente e il parlar senza ragione!
Procede mai, ne v ha tesoro al mondo ' ^
Avviene per tal modo che l'enunciata verit" morale appare come un teo-rema
da dimostrare, per usar linguaggiomatematico, al (pialeconseguita
adeguatadimostrazione,onde sipotrebbeanche credere che,nella sostanza,
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 307
le sentenze vere di Chosroe siau molte di quelleche stanno a capo delle
ottave, almeno quali andavano attorno per tradizione. Ma, su cotesto
punto, nulla si pu" alTermar di certo; perch"qual era mai la parola
genuinae primitivadelle sentenze di Chosroe?
39. Comunque sia, se avanti abbiam detto esser questo Sherif un
poetapopolare,ora dovremmo aggiungerech'egliancora, per voler esser
tale,cade talvolta nel volgaree nel triviale.Perch",molte volte,ci" ch'eglidice," sempre la cosa pi" ovvia e trita,senza quellafinezza che rende
belle le scritture dei poetiche diremo elettie aulici,senza quell'acutezzadi pensieroche si riscontra spesso nei versi e nei detti sentenziosi del
popolo.Ma Sherif non era il popolo;volle,come pare, esser popolare,e
per"cadde spesso nel difetto,or ora notato. Veggasiper esempio alcuna
sua immagine come la seguente,che " dell'ottava trentesimaquinta:
Zucchero mangiarvuoi a pienemani?,
per dire: vuoi tu star bene; vuoi esser felice? "
,e si giudichi.Vorremmo
anche aggiungereche Sherif troppo spesso ripeteglistessi nomi, onde
qualchesua ottava sembra essere un bisticcio e non altro,se non temes-simo
di voler giudicareun poeta persianocoi canoni della retorica nostra
che non tollera cotesto,sebbene la ripetizionegenerisempre e presso
chiunquefastidio e noia. Anche vorremmo dire che non sempre certe sue
conclusioni sono logiche,che non sempre i ragionamentisuoi son condotti
per filo e per segno, che spesso la testimonianza del savio,da lui recata
innanzi,non s'accorda con ci" ch'eglivuol dire e dice,se non temessimo
di parer troppo severi verso questo povero e pressoch"ignotoscrittore,al quale,tuttavia,qualchepregiovero non manca.
40. E ne son pregiveri la sana dottrina morale, tutta volta alla pra-tica,
quale non s'aggiraper astrazioni nebulose cercando sottilmente il
perch" e il come delle cose anche quando non si possono sapere, e la
mente serena e tranquillache si fa conoscere nei versi incolti,e la coscienza
che ha l'autore e che trapelada ognisua parola,di far opera utilead altri.
Di che ciascuno potr"persuadersi,purch"leggaqualcuna di queste ottave
che nell'appendicein parte darem tradotte. Anche vi sono, accanto agliinsegnamentid'alta e nobile morale,quellidi molto ovvia e praticauti-lit",
come sarebbero quellidel prender moglie in et" ancor giovane,delnon bastonare i servitori,del non innamorarsi da vecchio,del guardarsidai letteratie dai poeti,del non fidarsi delle donne. Tutto cotesto accenna
ad una sapienzapopolare.Soltanto in due puntiilbuono e onesto poeta si
solleva alquantoe pigliatono pi" alto e stile pi" nobile,e questo avviene
quand'egli,dopo ilbreve proemio in prosa, dice alcun che dell'Intelligenza,e pi"ancora in quel passo in cui narra di re Chosroe e della sua corona
meravigliosa.Allora egliassume addirittura e di peso lo stile epico,equellapaginaarieggiaalquanto il fare d'una paginadi Firdusi,imitato
non inettamente,per dir vero, in questo punto. Di Firdusi poi Sherif ha
o08 CAPITOLO SETTIMO
preso anche il metro non solo in questo punto particolare,ma anche in
tutto il poemetto. Questo " argomento che si deve, secondo noi,aggiun-gere
aglialtri per ritenerlo composto nel secolo undecimo o vicino all'un-
decimo. Perch", se Sher"f fosse vissuto uno o due secoli pi" tardi,nondel metro epicosi sarebbe valso,ma s" bene di quell'altropi" dimesso
e piano che hanno usato e Att"r e Rumi scrivendo i loro poemi mistici e
morali. Ma nell'undecimo secolo,il metro epicoera di moda, e molti
l'usavano,anche fuor di luogo.
3. Scrittori di favole e di racconti.
41. Passando dalle sentenze alle favole,per alcuni scrittori dovremo
appagarcidi una semplicemenzione,perch"le loro opere assai per tempo
sono andate perdute.E il primo si " R"deghi,il celebre poeta lirico che
visse al tempo dei S"m"nidi e del qualelungamente abbiam detto in altro
capitolo.Gi" sappiamo ch'eglitradusse in versi,per ordine del principe
Nasr, il libro di Kal"la e Dimna, e conosciamo ci" che ne dicono e Firdusi
e Davlet-sh"h e H"giKhalfa;per" non ripeteremoora le cose gi"dette.Fu gran danno che la versione di poeta cos" illustresia andata perduta;
ma non fu gran danno che siansi perdutealtre versioni d'altripoetiper-siani
intorno ai qualicorrono giudiziassai sfavorevoli. Perch" Nasr-ull"h,del qualefra poco parleremo,dice che, dopo Ibn ul-Muqaffae R"deghi,molti con maggiore o minore eleganza hanno tradotto in persianoquel
libro,ma che, attenendosi pi" al racconto che al suo significatomorale,
son come venuti meno all'intento che esso libro si propone. Anche diverse
antiche versioni del libro di Sindib"d sono andate perdute; e noi quiricordiam soltanto quelladi Qan"varzi che,per ordine di .\"h della casa
dei S"m"nidi,avrebbe tradotto quell'operain una rozza e ispidaprosa.A questa di Qan"varzi poniamo accanto quella in versi,ricordata da
Davlet-sh"h,dello stesso libro,dovuta al poetaAzraqi,morto nel 524 d. E.
(1129 d. C.)e gi"stato conosciuto da noi fra i poetilirici.
42. Ma non cos" " andata perdutala versione in prosa del Kalila e
Dimna dovuta a Nasr-ull"h or ora ricordato,per la quale fu detto che
nessun'altra opera persianain prosa pot" essere pi"stimata e ammirata.
Della vita di lui poco sappiamo,essendone pervenute a noi assai scarse le
notizie;ma ci" di cui non si pu" dubitare,come pu" raccogliersiqua e
l" da brevi cenni,si " ch'egliera nativo della citt" di Sciraz,e che visse
la maggior partedella sua vita alla corte degliultimi Ghasnevidi, e spe-cialmente
di Behr"m-sh"h che regn"fino al 547 d. E. (1152 d. G.).Anche
sappiamo che egliaveva passato la sua giovinezzaneglistudi e che, come
fu introdotto alla corte del principe,godetteassai e della stima e della
compagnia deglieruditi e dei poeti che vi erano accolti. Ma vennero
anche per Rehr"m-sh"h i giornidella sventura, perch"egli,non lasciato
mai quietaredai turbolenti principiGh"ridi,suoi vicini,da uno dei pi"
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 309
potentidi essi che fu Ahi ud-Din, fu cacciato dalia sua residenza reale nel
5"2!2d. E. (11:28d. C), si che dovette ripararenelle provincieoccidentali
del regno dove si tenue fino al 547 d. E. (li5*2 d. C), anno della sua
morte. Allora Nasr-ull"h,che pure accenna nell'operasua a questiavve-nimenti
tristi,si era ritratto nel silenzio per attendere a'suoi studi lette-rari,
quando un suo dotto amico, Ali figliod'Ibr"him,figliod'ism"il,dottor
di leggi,gliport",perch" lo traducesse,illibro di Kalila e Dimna. Il libro
glipiacqueassai,ed eglicominci" a tradurlo. Avendone poi letto alcun
saggioa 15ehr"m-sh"h, ne ebbe lodi e conforto a proseguire,finch",com-piuto
illibro,glielodedic". Pare che la sua morte debba collocarsi dopoil 538 d. E. (1143 d. C).
43. Lavorando adunque sulla versione arabica d'Ibn ul-Muqaffa,Nasr-ull"h che pur conserv" all'operasua il titolo di Libro di Kalila e Dimna,incomincia con le consuete lodi a Dio e al Profeta,e dice della necessit"
perch"ilpoteretemporalevada congiuntoallo spirituale,se pur si vuole
che la giustiziasia degnamente amministrata dai principi.Per tal via eglidiscende a far l'elogiodel suo regalprotettore,Behr"m-sh"h, ch'egliasso-miglia
al suo gloriosoantenato, Mahm"d il grande. Dice dell'occasione
per la quale eglitradusse il libro,che fu la proposta fattane a lui dal-l'amico
suo, e discorre dell'antica versione in pehlevicoal tempo di re
Chosroe,poi di quellaarabica d'Ibn ul-MuqafTa,poi di quellapersianae
in versi di R"deghi,poidi alcune altre. Tocca ancora del compiacimentoche per quest'operasua glimanifest" il principe,del quale egliripiglial'elogioe ilpanegirico,terminando cosi la lunghissimaprefazione.A questo
punto incomincia ilvero libro,e la narrazione principaledel savio col re
D"bshelim si spezza, come al solito,in tante narrazioni secondarie,distri-buite
per sedici capitolinel modo che segue:44. Capo primo,nel quale si dice della natura del libro e si eccitano
glialtria leggerloe a trarne profitto;capo secondo,nel quale si dice del
medico Berz"yeh e si danno avvertimenti per la vita presente e per la
futura;capo terzo,nel qualesi racconta la favola di Kalila e Dimna e
quelladel leone e del toro, e si parla dei cattivi efTettidella maldicenza
in riguardodella rottura dell'amicizia;capo quarto,in cui si dimostra che
ilsangue ingiustamentesparso non dorme; capo quinto,in cui si narrano
le favole della colomba e della testuggine,del topo e della gazzella,e si
tratta dell'utilitc"della concordia fra gliamici; capo sesto, della favola
dei corvi e delle upupe, dove si dimostra che non bisognalasciarsiingan-naredalle paroledei nemici, e che i nemici devonsi vincere con l'astuzia;
capo settimo,della favola della testugginee della scimia,dove si dimostra
la stoltizia di colui che accumula ricchezze e non sa conservarle; capoottavo,della favola dell'eremita e della donnola, che mostra come colui
che precipitosamentepon mano agliaffari,se ne pente poi;capo nono,
della favola del gatto e del topo, nel quale si dimostra come chi ha due
nemici deve farsi amico l'un d'essi per scampar dall'altro;capo decimo.
310 CAPITOLO SETTIMO
della favola del re e dell'uccello,in cui si dimostra esser migliorconsiglioguardarsisempre da chi ci odia;capo undecimo, della favola del leone e
dello sciacallo,in cui si dice come si debba risarcire col benefizio un ser-vitore
punitoingiustamente;capo dodicesimo,favola del leone e dell'ar-ciere,
in cui si dimostra che bisognaguardarsidal far male alla gente;
capo tredicesimo,favola dell'eremita e dell'ospite,in cui si mostra come,
per desiderio d'un'aitra arte, non vuoisi abbandonar la propria;capoquattordicesimo,favola del re, di B"l"r e dei Brahmini,in cui si dimostra
essere la mansuetudine la qualit"migliored'un principe;capo quindice-simo,favola dell'orefice,del pellegrino,della scimia,del leopardoe del
serpente,in cui si dice non doversi render male per bene;capo sedicesimo,favola del figliodel re e de' suoi compagni,in cui si dimostra che le cose
tutte dipendonodai decreti del cielo.
45. Alla fine del libro Nasr-ull"h pone un capitolodi conclusione,conclusione gonfia,iperbolica,pienadi artil"zie condotta con perioditanto
lunghie intricati,che quellidel Varchi e del Guicciardini che pur tanto
pesano a noi, nel loro confronto sembrerebbero semplicie abliastanza
scioltie piani.Ed essa ad altro non " intesa che a far l'elogiodel libro,il quale,dice modestamente il nostro autore, vivr" in eterno; anzi, lo
stesso savio Bidp"y,primo autore del libro indiano,se avesse saputo che
l'operasua, un giorno,sarebbe stata rifatta sotto gliauspicidi Behr"m-
sh"h, se ne sarebbe tenuto molto onorato o avrebbe affrettatocol desi-derio
questa sua felicit".Per",mentre altrilibri andranno presto dimen-ticati,
questo sar" letto finch" durer" la linguapersiana;che se l'autore,
cosi parlando,sembrer" peccar di iattanza,leggaaltri il libro e vegga
fino a che punto giungail talento di lui nell'arte dello stile,per il qualetuttilo conoscono e ammirano.
46. Questo elogiopomposo, accompagnato dalle promesse pi"grandi,fa si che illettore s'aspettigran cose; ma l'aspettazionein grandissima
parte" delusa. Perch", anche con l'intento specialeche Nasr-ull"h ha
avuto in quest'operasua e del quale diremo appresso, da quel tanto che
ne abbiam potuto conoscere, certamente non possiam farne giudiziomolto favoi'evole. Che se, come abbiam notato avanti,altrigi" aflermava
(fuAhmed B"zi,bibliografo,nell'operasua i Setti Climi)che non vi fu
prosa persianapi" ammirata di questa, ci" pu" accennare all'approva-zionevolgaredovuta al pessimogusto che omai, a queltempo, prediligeva
l'artificioe la retorica. Ma gente di gusto pi"sano e di giudiziomaggiore,anche fra gliOrientali,sentenzi" diversamente di quest'opera,perch"trovasi che H"gi Khalfa not" che Nasr-ull"h allung"inutilmente la bella e
sobria e sempliceversione d'Ibn ul-Muqaffasovraccaricandola di parole
oscure, tanto che ben prestosi sent" il bisognod'una versione novella.
47. Eglituttavia,facendo la sua versione,aveva un intento particolare
ch'egliespresse nella prefazionecon le seguentiparole:" E poich"nel-l'universale
l'inclinazionedella gente rifuggedalla lettura dei libriarabi e
312 CAPITOLO SETTIMO
detto,bisognaosservare che lo studio soverchio di ricercar paroledi uso
raro, specialmentearabiche,rende difficileda intendere e faticoso da
leggereillibro. E vogliamo tacere a bello studio di certe frasi,come le
seguenti:"gettar la polverenegliocchi della umanit" e della generosit"",
per dire: soffocar ogni sentimento umano e generoso; e " la gota della
lealt" lacerata e graffiatadalle unghie della fellonia ", per dire: mancar
di fede a qualcuno,e altre simili,perch" esse non sono da attribuirsi a
lui in particolare,si bene all'andazzo e alla retorica comune dei tempi.Ma i versi ch'egliva intercalando qua e l", son pure inetti e brutti !
Nessun alito di poesiali anima, nessun pensieroo leggiadroe aggraziato,
0 poderoso e forte,o flebilee dolce,li rende tollerabili.Che se essi sono
tuttisuoi (perch"questiscrittori di favole adoperano bene spesso versi
altrui),mostrano che Nasr-ull"h non aveva veramente anima di poeta.Con
questo,eglinon sempre sa collocar a posto questisuoi vei'siche voglionoesser poetici,perch"essi,come avviene in Saadi quasisempre, son come
ordinati a riassumere acconciamente ci" che prima " stato detto in prosa,
e a rinforzarlo con l'espressionedella poesia,laddove cotesto,nel libro di
Nasr-ull"h, non sempre avviene. Notiamo tuttavia che taldifetto " d'altri
ancora, e incontrasi pure nelle favole di Huseyn Y"iz che pur di tanto
sono superiori.50. Se noi per avventura fossimo statitroppo severi e acerbi in questo
nostro giudizio,altri vegga se esso pu" essere alquantomitigato.K certo
tuttavia che i difettior ora toccati si trovano in Nasr-ull"h in misura non
piccola.Non vogliamper" n" tacere n" scemargliun merito ch'egliha
veramente e che " grande,cio" quellod'aver fatto passare le favole di
Kalila e Dimna da quellasoverchia sobriet" della versione d'ibn ul-Muqaff"a
a maggiore ampiezza e variet" che gi"soverchiano in lui,ma che saranno
amministrate con mano pi"espertada IluseynY"iz, al quale esso Nasr-
ull"h ha aperto la via. Ampiezza maggiore v'" forse in Huseyn, ma c'"
anche variet" maggiore,anche arte pi" fina,anche gusto pi" delicato;e
per" le sue favole mandarono ben presto in dimenticanza quelledel suo
predecessore,che pur se ne ripromettevagloriasplendidamenteduratura.
Sembra, ed egli stesso dice cotesto nella prefazione,che l'eleganzae
l'artificioe l'eindizione nelle favole procedano da Nasr-ull"h e non da
alcun altro prima di lui,onde, se eglinon fosse stato,noi non avremmo
nemmeno le favole di Huseyn che sono un modello del genere.
51. Se in un precedenteparagrafoabbiam potuto far qualchecennoabbastanza dill'uso,per i limiti impostial presentescritto,intorno all'ori-gine
del libro di Sindib"d,ora, invece,ci troviamo assai scarsi di notizie
intorno agliautori persianiche hanno rifattonella loro linguaquel libro
molto singolare.Essi sono due. per tacere di Qan"varzi e di Azraqigi"ricordati di sopra; ma le lofoopere sono inedite ancora e rai-e anche per
i pochi esemplariche trovansi nelle nostre biblioteche. Fero non ci "
stato dato,finora,di poterneprenderealcuna conoscenza diretta.Sappiamo,
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 313
del resto,e conosciamo che sia nella sua origine,nel suo soggettoe nello
intento suo, il libro di Sindib"d;e poich"questinovelli rifacitoripi" o
meno fedelmente s'attengonoal disegnoprimo del libro,illibro,nella sua
sostanza formale, resta sempre lo stesso. Per" il dire in particolaredegliautori riducesi in gran parte a dire dell'arte loro soltanto;e se qui, per
mancanza di cognizione,anche di questa dovrem tacere,non sar" tuttavia
gran danno,
52. Uno, pertanto,degliautori del Sindib"d persiano" Zahiri di
Samarcanda; l'altro " un anonimo, di cui diremo a suo luogo.Zahiri
adunque, secondo Aufi,fu ministro di Qilig'Tamghag',un principeturcoche regn" intorno alla met" del sesto secolo dell'Egira(dodicesimosecolo
dell'Era nostra) nel Turkestan, e del quale abbiamo scarsissime notizie.
Vedendo egliche la vecchia traduzione del libro di Sindib"d,fatta gi" da
Qan"varzi al tempo dei S"m"nidi, era andata in dimenticanza per lo stile
goffo,rozzo e disadorno, si pens" di rifarla e vi si mise di buon animo,cominciando dal far le lodi pi"grandi e pi" pompose del suo signoree
rappresentandolocome tale che nel 556 d. E. (1160 d. C.) ritornava dal
Turan, vincitore de' suoi nemici. Parlando poi dell'operache ha fra le
mani, dice di s" cose tanto grandi e meraviglioseda parer vanesio e im-pazzito,
perch"eglisi chiama signoredella poesiae della prosa, re dei
dotti e degliscrittori,gloriadelle due lingue(lapersianae l'araba),maredi eloquenzae di fticondia,vessillo del tempo suo, e molte altre cose simili.
Ci" ricaviamo da un passo arabo della sua prefazioneche ilRieu ha rife-rito
nel Catalogodei Manoscritti del Museo Britannico. Ora, l'aver fatto
di s" lodi cosi grandi,e l'adoprartante iperboli,e all'opposto,quel dire
troppo disadorna la precedenteversione di Qan"varzi, per noi che non
possiamo aver conoscenza diretta del libro,sono indizi preziosiper avven-turare,
cosi di lontano e soltanto per congettura,un giudizioqualunquesull'arte di Zahiri. La quale doveva essere quellastessa di Nasr-ull"h,che si riduce all'amplificaree all'ingrandireogni cosa anche la pi"futile,allo spendercento paroleintorno ad un pensieroche in dieci pu" essere
acconciamente espresso, al caricar d'ornamenti il dettato,quasiper ren-derlo
deliberatamente faticoso e inintelligibile.Era questal'artenuova, tutta
a fronzoli e di poca sostanza, che sdegnava l'austera sobriet",ora chia-mata
rozzezza, della prosa del tempo dei S"m"nidi, e voleva l'eleganzaad
ogni costo. Essa, con Nasr-ull"h e con Zahiri che son contemporanei,fa
le sue prime prove e attende soltanto di farsi perfettacon Huseyn Y"iz,
bench" difettosa nell'essenza sua.
53. Per lo stile molto singolare,perch"" l'epicousato in ricompor
favole,resta come da s" un poeta cui le vicende della fortuna portaronomolto lontano dalla patriasua. Egli" Q"nii, della citt" di T"s nel Kho-
rassan, che visse la sua giovent"nel paese natio,lieto,contento, onorato
da tutti,quando l'improvvisavenuta dei Mongoli che spargevano fiumi di
sangue in orribilistragie carneficine,turb" quellabella pace. Q"nii, ed
31-4 CAPITOLO SETTIMO
era l'anno 617 d. E. (1220 d. C), sirifugi"dapprima in India donde fece
vela per Aden, e da Aden, visitata la Mecca e Bagdad, si rese nell'Asia
Minore, nel regno di Rum, a Q"niyeh (l'anticaIconio).Fu accolto a
grandissimo onore dal principeregnante Kay-Qob"d della casa dei Sel-
gii"qid",e per quarant'annistette in quella corte sotto i regni di esso
Kay-Qob"d, poi di Kay-Khusrev, poi di Kay-K"vus, che di tutto, con
munificenza regia,lo provvideroe intrattennero. Kay-K"vus tuttavia,dal
642 d. E. (1244 d. C.) in poi,nel qual anno i Mongoli penetrarononel-l'Asia
xMinore,ebbe regno infelice,anche per le discordie col fratello,edovette domandar soccorso a Costantinopoli,male accolto e peggio trat-tato
dall'ImperatoreMichele Paleologoche lo sostenne quasiprigionieroin un castello. Accadeva cotesto nel 662 d. E. (1263 d. C). Intanto il
nostro poeta,in tempimigliori,gliaveva dedicato la sua traduzione dei
Kal"la e Dlmna dopo che ebbe anche composto un lungo poema, detto il
Se"fjifiq-ndmeJi,cio" il Libro dei Seigiiiqidi,in cui,con pomposo stile
epico,narrava le impresedi quellafamiglia.Mori,secondo ilRieu,dopoil672 d. E. (1273 d. C).
54. Q"nii era di T"s e ilKhorassan era stato la patria della poesia
epicae appunto di T"s era anche Firdusi. Perci" egliveniva ora alla
corte dei Seigiiiqididell'Asia Minore portando con s",confitta nel cuore,
la memoria del suo grande cittadino e della gloriadi lui,pienala mente
di quel suo linguaggioarmonioso e tutto a colori vivaci,onde, come fu
a quellacorte,si stim" felicee avventurato di poter comporre quelpoemain onore de' suoi protettori,imitando Firdusi. Ampie e importanticom-pilazioni
storiche intorno ai Seigiiiqidi,ora perdute,si conoscevano
allora,e Q"nii dovette valersene per comporlo. Dice egliche il poema
era compreso in trenta volumi e contava trecentomila distici; la qual cosa,
congiuntaalla circostanza che Q"nii era della patriadell'epopea,fa inten-dere
che eglidoveva essere di quegliinfatuati che non conoscono i tempi
e voglionocomporre poemi epiciad ogni costo. Per",se fu tentativo vano
quellodi trattar epicamentela storia, non fu meno vano l'altro del
trattar nello stile epicole favole del Kalila e Dlmna. Noi non conosciamo
che pochiversi di questa traduzione,riferitidal Rieu nel suo catologo,ma la loro magnificenzagonfiae il tono alto e solenne che v'adopera
l'autore,ci fanno sentir da lontano,se non c'inganniamo,il poema eroi-comico
che con lo stile magnificodell'epopeacelebra la guerra delle
rane e dei topi.Non diciamo che Q"nii abbia fatto cotesto; ma diciamo
che l'operasua vi somiglia.E veramente la favola deglianimali che per
natura " tutta semplicee per" va raccontata con semplicit"o vestita di
una leggiadriafina e delicata,con tutta grazia ed eleganza,male assai si
acconcia,a meno di somigliarealla Batracomiomachia, alla magnificenzarude e maestosa dell'epopea.
55. Comunque sia di cotesto,ecco intanto il contenuto del libro. Vi
precedeuna lungaintroduzione in cui parlasidelle virt" e dei pregiproprii
LA l'OESiA MORALE 0 GNOMICA BIT)
dei re, modello dei quali" ilprincipeK"vus dei Selgi"qidia cui Q"nii ha
voluto dedicar l'operasua. Eglisomigliaal gran re Chosroe dei Sassanidi,ed ecco che il poeta ne pigliaoccasione per entrare in argomento, nar-rando,
come gi"Firdusi,dell'erba salutare indiana che rendeva la vita ai
morti e di cui s'era parlatocon ammirazione nel cospetto di esso re
Chosroe. L'erba,gi"sappiam cotesto, " immagine del libro di Kalila e
Dinma. Seguitandoadunque, si dice di Berz"yeh mandato in India da re
Chosroe alla ricerca del libro famoso, se ne narra la vita secondo ci" che
ne lasci" scrittoB"zurc'mihr, e si viene finalmente ai capitolidelle favole.
Questiprocedono in gran partesecondo l'ordine che gi"abbiam rinvenuto
nella versione di Nasr-ull"h,e per"risparmiamqui al lettore la noia del-l'enumerarli.
Q"nii dice in alcuno dei suoi versi,riferitidal Rieu,ch'egli,nel versificare il libro,ha seguitoun testo in prosa, ma non dice quale;di s" poi e dell'operasua ebbe opinionegrandissima,e trovasi anche che
alcuno dei nazionali suoi,compiacente,glidava iltitolo di re dei poeti,di
eloquentetra glieloquenti,di gustosissimofra i poeti,dal meritar le qualilodi egli,per quelche possiam forse congetturarne,non avendo potuto
veder l'operache " inedita e rarissima,ci sembra esser molto lontano.
56. Artificioso scrittore,ma in misura assai pi"scarsa di Nasr-ull"h,fu Ziy"ud-din,detto Nakhshebi dal luogo della sua nascita,e autore di
un libro di favole,il Libro del Pappagallo.Dovette eglinascere, perch"una data certa non si conosce, verso la fine del tredicesimo secolo del-l'Era
nostra, e la sua citt" natale fu Nakhsheb, l'odierna Qarshi, tra il
G"h"n e Samarcanda. Fu dato alla vita religiosae ascetica,ch'egliprofess"in Bed"un, e mori nel 731 d. E. (1330 d. C), lasciando diverse opere,
tra le qualiricordansi un romanzo gi"da noi menzionato altrove,detto
Gul-r"z,cio" la Pioggiadi rose, in cui si narrano le avventure del prin-cipeMas"m e della bella N"sh"beh, un libro osceno dal titolo arabo:
Lizzet un-n"sd, cio" il Piacer delle donne, alcuni discorsi di soggettofilosoficoe religioso,e il T"tt-ndmeh, cio" il Libro del Pappagallo.Dice
eglinella introduzione che un savio gliparl"del libro molto singolare,
gi"tradotto e rifatto da altri in persianosopra vari libri indiani,consi-gliandolo
a rifarlo,e che egliseguiilconsigliodell'amico. Cosi eglicon-dusse
a termine l'operasua nel 730 d. E. (1329 d. C).57. Questo che Nakhshebi dice dell'operasua, trovasi esser vero;
perch", come gi" avanti abbiam notato, eglidovette aver dinanzi un
vecchio testo persiano,ora perduto,che discendeva da un antico libro
indiano. Anche quest'anticotesto indiano dev'essere andato perduto,
dopoch" ne fu tratta, come gi" vedemmo, quell'altraraccolta indiana
di novelle che " la C-ukasaptati.Ma poich"anche del libro di Nakhshebi
abbiamo un assai recente rafi"azzonamento dovuto ad un Muhammed
Q"diri(tanto" molteplice,intricata e confusa la storia di questiraffaz-zonamenti,
traduzioni,ricomposizioni),cosi lungamente s'" creduto che
esso fosse l'operagenuina di Nakhshebi e non il lavoro alquantoinetto
316 CAI'ITOr.O SETTIMO
di quelloassai pi" tardo scrittore.E primo ad accorgersene fu il Kose-
garten; ilquale,rivedendo ail'Iken la sua traduzione tedesca del creduto
libro di Nakhshebi, trov" che quelloera ilraffazzonamento di Muhammed
Q"diri e che dietro al libro di costui si nascondeva l'altropi" antico di
Nakhshebi. Anzi, eglifu tanto fortunato,da trovare in un manoscritto
d'una biblioteca di Germania, che poi si seppe esser quelladi Amburgo,il libro stesso di Nakhshebi, fino allora ignorato,del quale,in fine alla
traduzione dell'Iken stampata a Stoccarda nel 18^2, diede un bel sunto,
oltre alcuni non brevi saggi in una versione tedesca. Per tal modo, il
vero autore del libro,del qualenulla dice Davlet-sh"h,non ricordato n"
dall'Herbelot n" dall'Hammer, che pure han detto molto di autori persianidi assai minor conto, veniva ad esser felicemente riconosciuto e a pigliarsinella storia della bella letteratura del suo paese quelposto d'onore che glitoccava. Perch" poi nella notte ottava del Libro del Pappagallo(illibro "
diviso in notti,come vedremo) ill"rockhaus trov" compendiatoil libro di
Sindib"d,eglicredette di vedervi la pi" antica delle due note edizioni di
quest'opera.Cotesto eglipensava, indotto dalla semplicit"dell'insieme del
racconto; ma il Comparettiosserv" molto giustamenteche quella non
poteva essere l'edizione pi"antica del libro di Sindib"d,si bene un com-pendio
posteriore,e l'opinionesua egliconfort" con buone e giudiziose
ragioni.58. IlLibro del Pappagallo,pertanto,incomincia,secondo ilconsueto,
con le lodi di Dio e del Profeta,e seguitaparlando della eccellenza del
dono della vita della qualebisogna far buon uso con opere buone. Dice
poi l'autore del come altri glifacesse conoscere un'antica versione per-siana
del libro,consigliandoloa rifarlo,e come eglidi buon animo vi si
accingesse.In uno stile adunque ch'eglidice aver serbato fra il troppoadorno e il disadorno,con nuovi modi e nuove maniere di dire,scrisse
Nakhshebi le cinquantadue novelle onde il libro si compone, il disegnodel quale,espostodall'autore stesso," ilseguente:
59. Eglinarra d'un mercante che aveva in casa un pappagalloe una
gazza che sapevano parlare.Deve far viaggioilmercante, e per",nel mo-mento
di congedarsi dalla moglie,dice a costei che per tutto ci" che le
accadr" di dover fare,si consiglicoi due uccellisapientie faccia cjuantoda
loro le sar" ingiunto.Cosi egliperle,e la donna, trascorso alcun tempo,veduto per caso un leggiadrogarzone, pazzamente se ne innamora. Desi-derando
di trovarsi con lui,ellasi reca dalla gazza, perch"femmina e per"creduta da lei pi" inchinevole a scusarla,per domandarle il permesso
all'andare. Ma la gazza, come rigidamatrona, la dissuade dal passo peri-coloso,perch" la donna, offesa e corrucciata,prende per legambe iltroppo
savio uccello e sbattendolo contro al suolo, l'uccide. Crescendo l'amorosa
passione,ella una sera va dal pappagallo,il quale,avvertito dalla sorte
dell'infelicecompagna, alla innamorata donna d" la licenza domandata,
soggiungendo tuttavia che ella si guardibene non le accada qualche cosa
LA POESIA .MOHALE 0 GNOMICA 317
di sinistro come gi"accadde ad altri; e l'accorto uccello ricorda ad arte
qualcheavventura; e la donna, presa da improvvisacuriosit",domanda
al pappagalloche sia quell'avventura,e il pappagalloglielaracconta. Cosi
la notte passa inavvertita,e ildolce incontro con l'amante per quellanotte
vien meno. 11 curioso giuoco si fa per cinquantadue notti,e per" cin-quantadue
novelle,con altre minori inserite nelle maggiori,si raccon-tano,
finch" il marito ritorna dal suo viaggio.Con tale accorgimento
ingegnoso,ilpappagalloha salvato l'onore del suo signore,al qualetuttavia
eglinon pu" trattenersi dal raccontare e l'amore della donna e i suoi
desideri illeciti,perch"il marito, in un s"bito corruccio,la uccide sotto
gliocchi del suo accusatore. Tale " ildisegnodel libro.
60. 11 libro,come si vede,ha intento morale, volto,in ispecialmodo,alla praticadella vita,non tanto perch"altrisi premunisca in particolarecontro le astuzie e gl'ingannidelle donne, quanto anche per insegnareperqualiaccorgimentisi possa sfuggireal danno e alla sventura quando siano
facilia prevedersi.Per" " una morale serena e gaiache concede all'autore
di poterparlarecon una franchezza e una festivit"nuova che piace,lad-dove
le predichedi Nasr-ull"h,che talisi possono chiamare,son predichedi persona che parla grave e sputa sentenze. Anzi, Nakhshebi va anche
pi" in l",perch"eglisi permette qualchefacezia pungente che sente di
satira,anche contro altissimi personaggi.E in un luogo fa dire al gran
re di Persia ch'eglida lunghianni porta sulle spallelibera e sciolta la
testa senza che alcuno mai gliabbia detto qual uso egline debba o possa
fare. E altrove,con evidente allusione ai tempi suoi,esclama: i" Dio
santo ! una volta era il tempo in cui i grandi si davan cura in questa
guisa(ci"si riferisce alla narrazione che precede)di un Brahmino. Ma
ora " un tempo in cui nessuno si darebbe pensierodi sapientie di dotti ! "".
" La quale esclamazione,che per noi sarebbe molto ovvia,sulle labbra
d'uno scrittore orientale acquistaben diverso valore. Anche altriscrittori
danno loro avvertimenti a grandi e a potenti; ma Nakhshebi, in questiein altripunticonsimili,all'avvertimento congiungeil senso satirico o,
come ora si direbbe,umoristico,ci" che " cosa molto particolare.61. Quanto all'arte sua di scrittore,gi" di sopra abbiam detto che
egliha un fare pi" libero e sciolto,e per" pi" naturale,di Xasr-ull"h.
Non ha egliquel periodisterminati che fanno perdere il respiro,u" il
dialogosuo, quand'eglil'adopera,procedein forma d" disputasolenne e
cattedratica con prove e argomentazioni,ma va innanzi vivace e colorito,
con trapassinaturali e agilesvolgimento.Nella narrazione poiche presso
Nasr-ull"h " confinata entro termini brevi, Nakhshebi " pi" ampio e
diffuso,avvedutosi certamente che il racconto, qualunquesia,ha forza
grande sull'animo altrui pi" che le lunghe e dotte disquisizionidi morale.
Solamente eglidiventa artificiososoverchio nella descrizione di cose ele-ganti,
fine e leggiadre,specialmente laddove egli dice della bellezza
femminile. Allora eglispiegacon pompa tutta l'arte sua retorica. Bisogna
818 CAPITOLO SETTIMO
tuttavia usargliindulgenza,percli"in simili descrizioni ogniscrittore per-siano
pensa bene di far gran sfoggiod'espressioninuove e iperboliclie,e ildifettoprocededall'andazzo comune e lo stesso Firdusi ne va segnato
qualchevolta. Quanto poiall'artificiod'inserir versi nella prosa, Xaklishebi
ci sembra esser pi"sobrio e cauto. N" eglilidissemina qua e l" entrando
dalla prosa nel verso senza alcuna interruzione di pensiero,come fanno
Nasr-uil"h e Huseyn V"iz;si bene, ad un dato punto acconcio, dove il
racconto ha qualchepausa ed " bello riassumere ilpensierogi"detto o fa
d'uopo notare ilsignificatorecondito di ci" che si narra, eglipone alcuna
delle sue quartine.Son tutte quai'tinele sue, eccetto a principiodel libro
dove trovasi copia maggiore di versi;e nelle quartineNakhshebi parlaa
s" stesso e fa bellamente qualcheosservazione nuova e mostra alcun con-cetto
acuto che prima non pareva potersinotare. Una quartinapoi,che si
riferiscealla innamorata Khogisteh,impeditaogni volta dal giorno che
spunta dall'andar presso l'amante, suol chiudere la narrazione d'ogninotte ed " come un ritornello che richiama ilpensieroal punto donde
esso " partito.Ecco la quartina,non potutatradurre da noi in quattroversi:
Naklisheb",questa notte ellaandar volle Ma l'albala impecilanel suo eamniino,
Appo il suo bello che gi"fea dintorno Cli'"nno avversi agliamanti e ilgalloe il
Alto sonar di sua bellezzailnome. [giorno.
62. Non va esente tuttavia da qualchedifetto,non del tutto scusabile
con la retorica dei tempi suoi. Perch" certe maniere come questa: " il
Giuseppedel sole discese nella cisterna dell'Occidente e il Giona della
luna usci fuori dalla balena dell'Oriente "s " e quest'altrafrase: " cuo-cere
dietro a qualcuno i zucchei'ini del desiderio " "
, per dire d'esserne
molto innamorato,sono cose di gusto assai cattivo,brutte,crediamo,per
(lualunqueretorica di qualunque paese, fosse pure del pi" sfrenato sei-
centismo. Ma questidifetti,non del tutto suoi,riscatta Nakhshebi agevol-mente
con molti pregi;ed " ben da lamentare che l'operasua si rimanga
ancora inedita intanto che non se ne conosce che qualchelungo tratto
per opera del Kosegartene del Brockhaus che per iprimine hanno avver-tito
l'esistenza.
63. Ma la colpa " di un inetto compendiatore,avverandosi anche ([uiil caso che ilcompendio o fa perdere o fa lungamente dimenticar l'operasu cui esso " stato fatto.Costui fu Muhammed Q"diri,del quale null'altro
si sa fuor ch'eglidovette vivere nel decimosettimo secolo dell'Era nostra e
che fu poverissimoscrittore,come si pu" vedere dalla sua umile e sciatta
prosa. Si desume poi che dovette vivere in quel tempo dalla menzione
ch'eglifa nella introduzione del suo Libro del Pappagallodi alcuni libri
di Gi"mi che mori neir898 d. E. (U92 d. C.),e di Aliami,ministro del
re Akbar, quale regn" in India dal 963 al 10 U d. E. (1555-1005 d. C.);
poi,molte cose ch'eglidice,e molti usi che va ricordando, e la stessa
linguache,bench" persiana,ha certe sue maniere e certi suoi atteggia-
320 CAPITOLO SETTIMO
mery) glidiceva un giorno: " Non deve l'usignuolorestarsi in eterno
senza cantare, n" ilpappagallotenersi sempre in silenzio ". " Ond'egli,cedendo all'invito,con gliocchi volti a terra per modestia,risposeche,se Dio l'avesse aiutato,avrebbe messo in versi quel libro illustre.
QQ. Nella quale impresa,egli,con quellalibert" che si concedevano
tuttiquestiautori di favole,e con quell'altrache sempre i poetisoglionoprendersi,molto dovette scostarsi dalla sua fonte,ampliando le partisecondarie,introducendo nel libro alcuni racconti nuovi che non trovansi
in nessun'altra versione. E tutto ci" eglifece con quellinguaggioartificioso,finamente lavorato,carico d'ornamenti, del quale gi"per tanti esempiabbiam conoscenza bastante. Tutto cotesto poiche finqui abbiam detto di
lui," stato tolto dagliscrittidel Falconer e del Comparetti,perch"non ci
" stato dato,essendone l'operainedita e rai'issima,di poterne leggereunsolo verso. Aggiungiam soltanto che, secondo le ricerche del Comparetti,
questa versione poeticadel Sindib"d,nella sostanza e nel disegnogenerale,accordasi pur sempre con quel racconto originalee primitivo,secondo il
quale un giovane principe,minacciato di sventura, accusato dinanzi al
padreda una mala femmina e condannato da lui,dopo le difese (pervia
di racconti)di sette savi e le rinnovate accuse (per via d'altriracconti)della donna, dimostra la sua innocenza ed esce vittorioso dalla terribile
prova.
67. Scarse e incerte sono le notizie intorno alla vita di lluseynV"iz,fecondissimo scrittore,di cui ha reso caro e conosciuto ilnome anche fra
noi la celebre traduzione,o piuttostoricomposizionedel libro di Kalila e
Dimna. Dalle biografieorientali raccogliesisoltanto ch'egliera nativo di
Sebzv"r e che visse lungamente a ller"t,tranquillamenteintento a' suoi
studi,e che vi mori nel 940 d. E. (1504 d. C). Ebbe il favore e la prote-zionedel principeAb" '1-Gh"zi Huseyn Bayqar",signoredi Her"t,ultimo
discendente di Tamerlano, che fu dotto scrittore eglistesso e protettoredei letterati.Anche glifurono amici e protettoriilministro del principe,Niz"m ud-D"n Suheyli,e ilcelebre Mir Ali Sh"r che poilo ricord" nelle sue
opere. Anzi, da un passo di esse in turco, pubblicatoe tradotto dallo
Schefer,veniamo a sapere ch'egliera laborioso e modesto e che poche
erano le scienze ch'eglinon aveva studiate. Perch" fu pubblicopredica-tore,
come dice il suo soprannome arabo al-V"iz,e comment" il Corano
onde ebbe l'altro soprannome arabo di al-K"shitl,e studi" astronomia
e s'occup"dell'arte di scriver lettere,cosa in Oriente di assai maggiormomento che da noi, e scrisse intorno a molti e vari argomenti.Anzi
egliha le qualit"tutte degliscrittori di questa tarda et" della lettera-tura,
perch" non solo fu fecondissimo in tante opere sue, ma in tutte
ancora fu sempre lungo,prolissoe verboso. Al qual propositodice M"r
Ali Sh"r,che nel commento che Huseyn fece al Corano,la sola esposizionedel secondo capitoloera un grosso volume di cento quaderni di gran for-mato.
Che sar" egli,questo commento, se con tale ampiezza si estende ai
LA POESIA MORAI.F: 0 GNOMICA 321
centoquattordicicapitolidi cui il sacro testo si compone? Ma, nell'arte
della prosa ornata e poetica,eglifu vero e grande maestro, proclamato
perci"e a buon dritto il primo scrittoredei tempi suoi. Delle molte opere
sue, delle qualisarebbe fuor di propositoil dar qui ilcatalogo,alcune
sono di soggettol'eligioso,altre sono d'argomentostorico,narrando fatti
del primo tempo dell'islamismo,o la vita di personaggisanti,o d'altri
personaggicelebri come quelladi H"tim,l'arabo liberale e generoso, altre
sono di morale, di retorica,d'economia,d'astrologia,d'astronomia. Ma a
noi tocca dire del libro di Kalila e Dimna rifattoda lui in elegantissima
prosa, e per" ritorniam subito all'argomento.68. Quest'operasi presenta ora con titolo novello,perch",smesso
quellovieto di Kalila e Dimna, assume l'altrodi A"ivdr i Siiliey"i,cio"
gliSplendoridel Canopo.Huseyntolse questo nome dal nome del ministro
suo protettore,Niz"m ud-D"n Suheyli,al qualeeglirivolse questograziosoepigramma, se pure epigramma si pu" chiamare :
IlCanoposei tu i. Dove tu spleiuli, Segnodi bellasorte
Dove pelcieloascendi, E iltuo lume ad oe^nun sui qualraccendi.
Altro cambiamento, e anche questo al tutto arbitrario,si " quellod'averlevato dal libro i capitolid'introduzione che trovansi gi" nelle versionid'Ibn ul-Muqaffae di Nasr-ull"h,narrando l'invenzione del libro in modo
tutto diverso e nuovo. Perch" egliracconta a principiod'un re di Cina
degliantichi tempi,detto Hum"y"n-f"l,al quale,vogliosod'abbandonareil mondo per darsi alla vita religiosa,il ministro fece notare l'uomo
esser stato creato per vivere nella compagnia deglialtri,avere i re un
modello da seguire,ed essere ({uelmodello ilsavio re d'India,D"bshelim,al quale erano guidavalente i consiglidi B"dp"yfilosofo.Il re di Cina,
allora,desidera saper la storia di D"bshelim e di Bidp"y,e il ministro
incomincia dal narrare in che modo D"bshelim,una notte, avesse rive-lazione
da Dio ch'eglidoveva,al di vegnente, cavalcar verso Levante
laddove egliavrebbe rinvenuto un tesoro ricchissimo. Perch" egli,uscitoal mattino e cavalcando verso Oriente,trovasi prestoad una speloncain cui,da un vecchio venerando che vi abitava,intende esser nascosto un
tesoro. Trova egli,scavando,molti forzieri colmi di gioiellipreziosissimidei qualifa larghezzaai circostanti,serbando per s" un solo scrignoincui trovasi un brandello di drappodi seta, scrittoin lettere siriache.Tro-vato
dopo molto stento chi sapesse leggeree intendere quellascrittura,re D"bshelim viene a sapere che quello" iltestamento del re H"sheng,nel qualel'anticosovrano lasciaai principiquattordiciconsigli,aggiuntovianche quellodi recarsi all'isoladi Serend"b o Ceylan,laddove un saggioeremita avrebbe espostoe dichiarato queiconsigli.D"bshelim volenteroso
(1)In persiano: tu Suhei/l-/,donde il titolo dell'opera,con allusione al nome del
ministro.
21 " Pizzi,Sturici della poesia persiana, voi. II.
322 CAPITOLO SETTIMO
S" pone in via e giunge all'isoladi Serend"b e ne sale la montagna pi"
alta,accoltovi con festa da un vecchio Brahmino, che gi", per graziadivina,sapeva della sua venuta. Quel Brahmino " ilsavio BIdp"y,al quale
re D"bshel"m propone i quattordiciconsigli,e B"dp"y,con opportunii-ac-conti e dissertazioni,glieliespone tutti.Tale, secondo Huseyn," l'originedi queste favole famose.
69. Fatte,pertanto,a principiole consuete invocazioni,egliincomincia
dal raccontar la storia,gi" nota a noi,del libro di Kal"la e Diurna, del
come al tempo di Chosroe,esso fu portatoin Persia per Berz"yeh medico
e tradotto da lui in pehlevicodall'indiano. Dice della versione arabica
d' Ibn ul-Muqafla,della persianadi R"deghi,dell'altrapersianadi Nasr-
uU"h, e del come questa,sebbene eleganteassai,gi"fosse caduta in dimen-ticanza.
Per" egli,al tempo felice del principeAb" '1-Gh"zi Huseyn
Bayqar",per ordine del ministro,ha vestito il mirabile libro di nuova
veste e di nuovi ornamenti :
L'tioni clKuk'l (lii'sapea,cos" mi disse: A chi l'arliorpiantava,0 (brUiiiato,
" 0 i;iardinierdell'ortod'eloquenza, Dica,in questiorti son pur tuttituoi
hi quest'almogiai'dindi paradiso l dolci frutti!Per bont" e sapui'e.Pianta un albero taldi talscienza, Un non " che dell'altrosia niii;liore".
Che chi ne s^uster"de' frutti poi,
Detto poidel come eglisiasi accinto al lavoro,Huseyn si fa a raccontare,
con lunghe e diverse digressionie apologhi,e in maniera che alla fine
viene a noia, l'avventura che di sopra abbiam riferita,del re di Cina
Hum"y"n-f"l e la storia di re D"bshelim e del savio B"dp"y,qui detto
erroneamente P"lp"y,e della composizioneprima del libro per opera di
lui.Finita la lunga e verbosa introduzione,incomincia il vero libro,diviso
in quattordicicapitoli,nei quali,per apologhie racconti,si espongono e
dichiarano i quattordiciconsiglilasciatiai principida re H"sheng nel suo
testamento. Per" vi si toccano i seguentipunti morali:
70. Capo primo, del guardarsidalle paroledei calunniatori e dei mal-dicenti
; capo secondo, della punizioneche toccano i malvagi; capo terzo,
della concordia degliamici e de' suoi buoni frutti;capo quarto, del fare
attenzione ai fattidei nemici e del guardarsidai loro inganni;capo quinto,del danno della negligenzaonde si posson perderele cose gi"acquistate;
capo sesto,del danno che nasce dalla precipitazionesoverchia nelle opere;
capo settimo,degliaccorgimentie delle astuzie utiliper scampare allearti
dei nemici ; capo ottavo, del guardarcida chi ci odia e ci porta invidia e
del non fidarci delle loro lusinghe;capo nono, deireccellenza della mitezza
che " la qualit"miglioreche possa trovarsi in un re; capo decimo, del
modo di ricompensarle azioni altrui;capo undecimo, del danno dei desi-deri
immodcrati e del lasciar l'artepropria;capo dodicesimo, della eccel-lenza
della dolcezza, della equanimit",della fermezza,specialmentenei
principi;capo tredicesimo, della necessit" che hanno i re di guardarsi
LA POESIA MOItALE 0 GNOMICA 3"3
dalle parole di chi cerca ingannarli;capo quattordicesimo,della vanit"
della cura umana riguardoal mutarsi della sorte e del come le cose tutte
sono governate dai decreti del cielo.
71. Tali sono gliargomenti che Huseyn tratta nei suoi capitoli;dondesi vede che l'operasua dipende in grandissima parte dalla versione di
Nasr-ull"h,sebbene eglisiasi creduto lecito di usare d'una libert" grandenon solo nella forma, ma anche nella sostanza del libro. Perch",senza che
diciam qui nuovamente della introduzione da lui mutata, molte favole
sono state aggiunteda lui l" dove meglioglipiaceva.Ma, lasciando questo
punto che, come sia ricordato,non d" luogo ad altro discorso,veggasi,
prima di dire altro,ci" che Iluseyndice di Nasi'-ull"h dal quale egliha
prese le mosse. Dice adunijneche illibro di Nasr-ull"h " una delle cose
pi"meravigliosequanto alio stile,ma che,per dire il vero, per le molte
parolearabe,di uso assai raro e poco note ai pi",il lettoreassai malage-volmentepu" penetrar nel senso delle cose che si dicono,e per" resta
privo del piaceredel comprendere.N" gli" dato modo di ricongiungereil
principiod'un racconto al suo line,tanto pi" che al tempo presentela
gente vuole afferrar subito il senso di ci" che si dice,tosto che esso si
affaccia alla mente, anzi quasiprima.Tanto pi" poi s'infastidisconoi let-tori
quando sia loro necessario sfogliareil vocabolario della linguapercercarvi le parole e le frasi rare e peregrine.Nelle qualicondizioni il
libro di Nasr-ull"h poco " mancato non sia caduto in dimenticanza,anzi
non sia andato perduto.Tale,brevemente espresso, " ilgiudiziodi HuseynVa"z, detto da lui,invece,con gran pompa d'immaginie di metafore,concitazioni di versi e di proverbi,come " suo costume. Onde parrebbe che
egli,rifacendo il libro,siasi argomentato di tenere altro modo da quellodi Nasr-ull"h,almeno quanto alle frasi nuove e peregrinee ai vocaboli
oscuri.
72. i\la,quanto a questo punto particolaree pur di grande importanza,crediamo che ilnostro Huseyn sia caduto,anch' egli,nello stesso difetto.
Perch", anche accettando e approvando che lo stiledelle favole,come persua natura, debba essere ornato e artificioso,v'" pur sempre la leggedellamisura e v'" ilfreno dell'arteche devono moderar tutto ci". Anzi,nel caso
particolaredi questiautori persianidi favole,si pu" qui ricordare Nakh-
shebi che in questa faccenda dello stile ha saputo molto bene governarsi.Ma Huseyn ha pure, come Nasr-ull"h da lui censurato, e frasi nuove e
oscure, e parolearabe d'uso assai raro, e periodilunghie affannosi,eimmagini e metafore strambe, e copia talvolta soverchiante di versi non
sempre suoi, ma sovente di Firdusi,di Saadi,di Sen"i,di H"fiz,e pro-verbiin arabo che non s'intendono senza commento, e citazioni in arabo
di passidel Corano. Tutto cotesto rende talvolta faticosa e difficilela let-tura
d'un libro che per natura dovrebbe esser tanto dilettevole. Avviene
che chi legge,messosi pei- uno di quegl'intralciatiperiodi,a stento e con
grave sforzo di mente giunge a trovar quel filod'Arianna,la proposi-
321 CAPITOLO SETTIMO
zione 0 il verbo principale,che lo tragga dal labirinto. Quellefrasiche
tutte egualisi rincorrono,quei sinonimi che s'incontrano,si pu" dire,ad ognimembro o parte di periodo,quelleproposizionirelative che rien-trano
l'una nell'altra,passano dinanzi alla mente del lettore,che pur voi-
rebbe giungeread uno scioglimento,come inavvertite e non intese,perch"essa mente, intanto che attende all'ideaprincipale,non pu" badare a tante
altre secondarie che intorno si affollano. Sembra che all'autore ripugnidiaccostarsi all'ideaprincipale,ma vada accostandola a poco a poco a forza
di cenni e tocchi sempre pi"stringenti,come se fosse un tale,che temendo
d'accostarsi d'un tratto a un gran personaggio,glifaccia prima mille
moine e mille riverenze. Scorra qualcunoalcune paginedel libro d'Huseyn,e vegga se qui si dice il vero, e se appunto eglisia caduto,o non sia,
neglistessi difettich'eglirimproveravaa Nasr-ull"h, al quale tuttavia
egli" di gran lunga superiore,ma per altre ragioniche ora diremo.
73. Nasr-ull"h alla narrazione assegna il posto minore e perdesiin
lunghe disputee ragionamentiper i qualiegliassai facilmente cade nei
discorsi intralciati e nei periodilunghi.Tal difetto emerge qua e l" in
ogni sua parte.Huseyn V"iz,all'opposto,ha lasciato maggior campo alla
narrazione, la quale per sua natura non ha bisognodi tanto girardifrasi e di periodi; e per",sebbene eglialla sua volta riesca lungoe intral-ciato
laddove va disputandoo introduce altri a parlare,procede assai
pi" sciolto e libero,piano anche talvolta e facile,nei racconti. La qual
cosa, gi" s'intende facilmente,glid" vantaggiogrande sul suo predeces-sore.
Poi,quellamaniera di prosa artificiosae ornata che forse con Nasr-
ull"h e i suoi contemporaneifaceva le sue prime prove, e per" non anche
era giuntaalla perfezione,ora con Huseyn V"iz raggiungevaquesta per-fezione,
diventando pi" linda o levigata.Quel procedere suo, poi,con
incisi egualie paralleli,onde, enunciato un pensiero,ne segue un altro
che bellamente glirisponde anche con l'aiuto della rima e del suono
conforme ricercato ad arte, d" al suo dettato un'armonia nuova che a
lungo andare affascina e attrae fortemente. Sembra che per tal modo
si ottenga quell'effettoche si ottiene nelle orchestre nostre, nelle quali
un dato stromento di primo acchito propone una sua frase musicale,a
cui rispondonoqua e l",ripetendolae rafforzandola,altri stromenti.
Avviene per"che la lettura continuata delle favole di Huseyn, toltii puntidei difettiaccennati sopra, sembra come addormentar tutte le facolt" della
mente, tenendola soltanto passivamenteattenta,perch"essa, in quelpia-cevole
torpore,contempliinerte e si lasci passar dinanzi le cose che si
descrivono e si narrano, come se fossero tante immagini succedentisi in
lei in un momento del pi" fervido e felice fantasticai'c.
74. Sebbene con ci" che ora noteremo, si passinoi limili impostial
presentescritto,non vogliamo tacer tuttavia di un'altra versione persiana
del Kal"la e Dimna; indottivi dalla ragioneche essa dipende,anzi procede
da quelladi Huseyn V"iz. Essa " di Aliami,che fu celebre ministro del re
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 325
Akbar in India,autore di diverse opere storielle,di lettere,di versioni dal
sanscrito,vissuto sempi'e alla corte del gran re, e stato ucciso,mentre
andava nel Dekhan per ordine del suo signore,da alcuni ladroni da strada
nel 101 1 d. E. (160: d. C). Chiam" eglilydr i Ddiiish,cio" il Paragonedella sapienza,questa sua versione,fattada lui per ordine di esso re Akbar,
con l'intendimento di rendere accessibile ai pi",con uno stilefacilee piano,le favole d" Huseyn V"iz,gi" diventato oscuro e diff"cile.Di tale oscurit"
e difficolt"Aliami assegna le ragionimedesime che di sopra abbiamo asse-gnate
noi. Cos" a Iluseynaccadde, come a Nasr-ull"h in lui,di trovare in
Aliami un tardo correttore e rifacitore;e in ci" Aliami riusc" assai egre-giamente,
sebbene, intanto che il libro acquistachiarezza,molto perda di
quellaeleganzache la [nano maestra d" Iluseyngliaveva saputo porre
attorno. Anche si ricorda di Aliami un compendio del Libro del Pappa-gallo,di Nakhshebi, fatto per ordine d" Akbar, nel quale s" contengono
le c"nquantaduefavole primitiveche, nel pi" tardo compendio d" Q"diri,
come abbiam visto,sono ridotte a trentacinque.75. Ricordiamo in ultimo una versione persiana,molto inetta nello
stile,delle favole del libro indiano Hitopadeca,sotto il titolo arabo di
Mufarnliul-qul"b,che significailConforto dei cuori,opera di un Malik",del quale non si pu" ben determinare iltempo. Si pu" tuttavia presumere
con ragionech'eglideve appartenerealla tarda et" della letteratura per-siana,
di quellaletteratura persianache fioriin India dopo ilregno di Akbar.
4. Altri scrittori di favole e di racconti.
76. Non possiamolasciar questo argomento delle favole e dei racconti
senza toccare anche di una famigliasecondaria di libriche,senza che abbia
parentelacon la prima,con la prima ha tuttavia molta somiglianza,anziin parte,e per l'intento e per i modi dell'arte,ne deriva. Non ha paren-tela,
perch",laddove " primi libri finora descr"tti discendono in origineda antichi libriindiani,questialtri non vantano una originecosi lontana,e son tuttipersianidi or"ginee di fattura. Nemmeno, come quelli,sonoaltrettantirifacimenti d'uno stesso libro originale,ma, come furon conce-piti
qua e l" separatamente,cos" ancora si son conservati separatie stanno.
Hanno somiglianzatuttav"a non solo per ildisegno preso molte volte in
prestitodai primi,ma anche per il fine e per il mezzo, che sono l'am-maestrar
per racconti. Alcuni,anzi
,furon composti espressamente non
solo per imitazione dei libriindiani,ma anche col deliberato intendimento
di contrappoi-realla indiana la sapienzapersianae d" superarla.Per" si
possono div"dere,a nostro avviso,in quattrogruppi; e il primo si " di
quelliche speditamenteimitano, ma con intendimento di superarlo,comeor ora si diceva,illibro di Kalila e Dimna. Il secondo " d" queglialtriche d"mio tutto al ragionamento e alla esposizionedella dottrina morale;
per" adoprano il racconto come cosa secondaria,narrano brevemente e
326 CAPITOLO SETTIMO
come in fretta.IIterzo " di quelliche appunto fanno ilcontrario dei secondi,
perch"non si perdono in ragionamenti,anzi spesse volte non ne hanno
alcuno; ma, ordinando i racconti e distribuendoli per diversi capitoliche
trattan qualchepunto d" morale, brevemente lidicono,lasciando che illet-tore
scopra e intenda da s" il loro significato,n" li legano in una narra-zione
fondamentale che comprenda tutta l'opera.Ilquarto " di quelliche
raccolgonoracconti d'ognisorta,togliendolidonde che sia,n" hanno per
fine alcun insegnamento,ovvero se ne curano come di cosa accessoria e
accidentale. Ai racconti,aggiungono descrizioni e notizie d'ogni cosa che
loro cada in acconcio,e sembrano vere enciclopedieo zibaldoni,in cui tutto
trova ilposto suo. Che se qui dovessimo dire i modelli di questiquattro
generidi libri,diremmo esser modello del primo ilLibro di Merzb"n; del
secondo, ilLibro di Q"b"s; del terzo, ilRoseto di Saadi;del quarto,iRac-conti
di Aufi. Del Roseto abbiam detto gi",per leragioniassegnate altrove,
a suo luogo;deglialtrilibri e di altriancora diremo appresso.
77. Ecco intanto che si presenta per ilprimo un libro assai nuovo e
curioso nel disegno e nelle ragionidi sua composizione,ma tanto buono
e sano nelle dottrine,da poter andare innanzi a molti dei nostri pi" pre-giati
libridi morale. Esso " il cosi detto Qdhns-ndmeli,cio" il Libro di
Q"b"s, che riscosse gi"l'ammirazione del Goethe e fu dapprima conosciuto
in Europa per la traduzione che il Diez ne pubblic"a Berlino nel 1811,
opera d'un principeche alla gloriadella corona aggiunsequelladel culto
delle lettere,ereditario nella famigliasua. Della famigliasua gi" abbiam
fatto qualche cenno nel primo capitolodi questo scritto,n", a quelpunto,ci slam dimenticati di dire di uno de' suoi membri pi" illustriche fu il
gran Q"b"s, letterato e poeta,il nipotedel quale,con lo slesso nome di
Q"b"s e col soprannome arabo di Unsur id-Mii"li,cio" l'inclitoElemento,fu l'autore dell'operain discorso. Succedette eglinel 4-41 d. E. (1095 d. C.)al padre suo Iskender ed ebbe regno glorioso;anzi la perfettaeducazione
ricevuta nella casa paterna e il lungo soggiornonella giovinezzaalla cortedei Ghasnevidi,Mahm"d e Mas"d, col primo dei qualifece laguerra d'India,Io misero poi in grado di scrivere l'aureo suo libro,libro di avvertimenti
al figliosuo che ebbe nome Gh"l"n-sh"h e glisuccesse nel regno.
78. Q"b"s adunque, fatta,a principiodel libro,una brevissima invo-cazione
a Dio,si volgesubito al figlio,dicendogliche, come egli" giuntoin et" avanzata
,ha pensato bene di lasciargliin un libro tutti quegli
ammaestramenti e queiconsigliche glisaranno utiliper la vita.Son queste
appunto le stesse cose che dice Monsignor Giovanni Della Casa a principiodel suo Galateo,ma (e non temiam d'essere smentiti)la bella e linda e
sobria prosa del principepersianodi quanto " miglioredel dettato involuto
e ingarbugliatodel monsignore italiano! Fatto poi un cenno alla nobile
originedella sua famiglia,ilregaleautore, inculcando al figlioch'egliconle opere sue deve renderle onore, enumera i capitolidel suo libro che sono
quarantaquattro e s'aggiranointorno a luttii puntidel sapere. Perch" non
328 CAPITOLO SETTIMO
varia la bella e sempliceprosa, nella quale,qua e l",alcuna immagine
acconcia e ben posta s'incontra non di rado. Eccone una: " Chi sen va
per ilcammino di Dio e altro non cerca che d'esserglisottomesso, " come
la fiamma d'una torcia che tanto pi"s'avviva e si rileva quanto pi" essa
" capovolta;ma chi s'allontana dalla olibedienza dovuta a Dio,somiglia
all'acquache tanto pi" scende a precipizioquanto pi" la sorgente n'"
sublime ". E ancora: ^" Non tentar punto di far tornare sul diritto cam-mino
chi tu vedi nell'errore,poich"non si pu" raddrizzare ogni albero
storto,e i rami storti non possono essere raddrizzati che con la scure e
con la pialla". Anche vi sono racconti che aggiungonobellezza al dettato,
ma essi,in generale,sono brevi e brevemente scritti,non senza tuttavia
certa vivezza in alcun dialogo,non senza colorito in qualche descrizione.
Essi son stati toltida qualunque fonte,dalla storia antica,dalle tradizioni
maomettane, anche dalla vita stessa dell'autore o d'alcuno della famiglia
sua, fra i suoi gloriosiantenati. Ma, come si diceva,non occupano tanto
il dettato da diventarne parte quasiintegrante,nella quale l'autore faccia
pompa di frasi ornate e artificiose.Raccontasi semplicementee nulla pi",lasciandosi che il fatto raccontato parlida s" e aggiunga forza alle dot-trine
esposte.N" vi sono favole d'animali,ma racconti d'uomini veri,ci"
che mostra che, se anche l'autore pot"prenderealcun concetto dai libri
di favole quanto al dar efficaciaal suo dire con la narrazione,tuttavia ne
and" molto e molto lontano.
81. Quanto alle idee morali,possiamdire che,pi-escindendopure da
quelleparticolariche l'autore doveva avere come mussulmano, esse sono
tali che rendono aureo il libro. Perch" una devota sommissione a Dio e
a' suoi decreti,un sentimento d'umilt" non vile per lapochezzadella scienza
umana, un amore e una carit" per gliuomini tutti,grandie piccoli,felici
e infelici,un animo mantenuto senqjre tranquilloe sereno anche nella
considerazione delle avversit",e una conoscenza praticae profondadel
cuore umano, sono i nobili sentimenti che l'adornano in ogni sua pagina.
Che se Q"b"s fu mussulmano, fu tuttavia tollerante assai anche allorquando
parl"d'usi e costumi che ai fanatici mussulmani fanno orrore. Tra i quali
usi abborriti,e tutti lo sanno, " pur quellodel vino. Ma Q"b"s al figlio
suo, alunno suo di morale, non sa n" vietarlo,n" permetterlo,e per",
pensando alla giovane et" che facilmente ne trascorre all'uso,nel capo
undecimo glid" certi savi ammonimenti per non riceverne danno alla
salute e vergogna nel cospettodegliuomini. Egli conosce la giovent"e
s'avvede che s'eglivietasse nulla otterrebbe,e per"lascia fare e ne addita
il modo. Non ancora son giuntii tempi in cui i poetimistici potranno
inneggiareal vino come simbolo di protestacontro l'ortodossia,e gliscet-tici,
come Omar Khayy"m, lo proclamerannolecito ad ogni gioi'nodella
settimana.
82. Incontransi talvolta nel libro di Q"b"s aride e sottilidistinzioni
scientifiche,che fanno conoscere nell'autore l'uomo erudito, addentralo
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 329
nella filosofiadel tempo. Perch" egliparladi microcosmo e di macrocosmo,
e lungamente dice delle facolt" dell'anima,e trattando di medicina s'ag-gira
per mille divisioni e suddivisioni. Costui " uomo che sa e parlada
uomo che sa ; per" il libro suo " monumento preziosoper conoscere
qualfosse lo stato della coltura persianaal principiodell'undecimo secolo
dell'Era nostra. Peccato! che nei capitoliconsacrati allapoesiae alla musica
egliadopericerte parole dell'arte che da noi non s'intendono pi"e che
non sappiamo a qualidelle nostre corrispondano,perch",se ci" non fosse,molte cose potremmo venir a sapere che intorno alla storia di queste due
arti in quei paesiora non si sanno.
83. Eccoci intanto al Merzhdn-ndmeh o Libro di Merzb"n, apertaimitazione del Kahla e Dimna, fatta con disegnomanifesto di superarlo.Perch",non solo l'autore nella prefazionevuol porloaccanto a questolibro
antico venuto dall'India,ma anche ilcelebre storico del Taberist"n che fu
Muhammed di Hasan, d'Isfendy"r,vissuto al principiodel settimo secolo
dell'Egira(tredicesimodell'Era volgare),parlandonein alcune partidella
sua storia,dice: " Se taluno,savio di mente e di cuore, con intendimento
di giustiziae non di favore,legger"e intender" isignificatie i sensi recon-diti
di questo libro e le sue sentenze e i suoi consigli,coprir"di polverela sapienzadi quel B"dp"y filosofoindiano che ha raccolto le favole di
Kalila e Dimna, e sapr"che in questogenere di raccolte i Persiani hanno
alcuni gradidi superiorit"e di merito sulla gente d' India e anche d'altri
paesi". Dobbiamo dunque aspettarciche questo Libro di Merzb"n sia tutto
modellato su quellodi Kalila e Dimna; ed " anche cos" veramente. Perch",
come nel Kalila e Dimna, un racconto molto curioso vi precedeintorno alla
originedel libro e alle cagioniche mossero il savio,che qui " Merzb"n,
a comporlo; vengono poi i diversi capitoliche toccano di qualcheverit"
morale, e le dottrine, al modo del Kalila e Dimna, vi son confortate da
favole e da racconti acconciamente recati innanzi.
84. Ecco, ora, il racconto d'introduzione,brevissimamente esposto:
Gh"ves, fratellomaggiore del gran re Ghosroe An"shirv"n e governatoredel Taberist"n,come venne a morire, ebbe pei-successore nel governo il
tiglioSherv"n,e Sherv"n ebbe cinquefigli,tuttifortie aitanti della persona,
di gran mente e coraggio,il maggiore dei ({uali,quand'eglivenne a morte,
glisuccedette nella dignit"di principedel Taberist"n,non senza invidia e
dispettodei fratelli.Per" essi congiuraronodi prenderglila signoria,eccetto
uno, che fu Merzb"n e che al regnare prefer"di vivere nella solitudine,
dedito aglistudi. Eglianzi,pregatodai savi di comporre un libro che fosse
di norma e di guidaagliuomini tuttie ai re, gi" s'accingevaa scriverlo,
quando ilministro del nuovo re cerc" d'insinuar nell'animo del suo signoredover essere indubbiamente quellibro e cattivo e pernicioso.Fatto allora
venire Merzb"n nel cospettodel regalefratello,egli,con accorti e savi ragio-namenticonfortati da tre racconti,dimostra la propriainnocenza e ottiene
licenza dal re di ritornarsi nella solitudine a comporvi il libro. Del quale
.3.'}0 c.M'rroLd settimo
questa appunto sarebbe l'origine,
se pure a questo racconto curioso si
potesseprestarealcuna fede. Ma perch"esso " tutto modellato su quelloche serve d'introduzione al Kal"la e Dimna, e il savio Merzb"n che nella
solitudine scrive un libro ad ammaestramento dei principi,troppo somi-glia
al savio Bidp"y che scrive nella solitudine per ilsuo regalediscepolo,non si pu" credere che esso abbia alcun fondamento storico.
85. Tolta pertanto, a giudizionostro, ogni credibilit" al racconto,
altro non resta che di porre l'originedel libro a queltempo in cui,divul-gatosi
per la Persia con la versione d'Ibn ul-Maqaffae incontratovi favore
grandissimoil libro di Kal"la e Dirana,esso suscit" qua e l" alcun ani-moso
e non sempre felice emulo o imitatore. Volevasi anche dargliori-gine
antica e illustre,farlo anzi contemporaneo di quel re Ghosroe che pur
sempre alla mente dei Persiani rappresentava l'et" della loro cultura pi"
splendida,e per" s'invent" il racconto che di sopra abbiam riferito.Il
Libro,adunque, di Merzb"n discende al principiodel quarto secolo del-l'Egira,
cio" al principiodel decimo dell'Era nostra, ed " opera, come
l'attestalo storico citato di sopra, di un Merzb"n, figliod" uno dei princ"pidel Taber"st"n,che fu Rustem di Q"ren,ilqualeregn"dal 273 al 302 d. E.
(886-91-4d. C), preso e posto in carcere, in ciuest'ultimoanno, dai soldati
ammutinati. Egli,secondo noi,per dar lustro all'operasua, attribu" al libro
l'anticaoriginedel tempo di Ghosroe e ne fece autore un altro Merzb"n,che, ancora secondo noi,non " mai vissuto. Notisi che ilnome d" Merzb"n,
in persiano,non " nome proprio,ma si " nome comune, significandoguardiano delle frontiere e corrispondendoperfettamenteper significatoe per origineal nome nostro d" Marchese. " per" da supporre che, sotto
questo nome comune, il figliodel signoredel Taber"st"n abbia voluto
nascondere il suo proprioe vero nome, ci" che glidava modo acconcio
d" attribuire il libro suo ad un Merzb"n, ad un Marchese,se cosi possiam
dire,dei bei tempi andati.
86. Secondo lo storico del Taber"st"n,Merzb"n aveva scr"tto illibro
suo nel patriodialetto.Ma, sebbene questa prima composizionedell'opera
giungessefino al sett"mosecolo dell'Egira(tredicesimodell'Era nostra),essa" andata perduta;ed " gran danno, almeno per la perditacosi avveiuita
d'un lungo scritto in un dialetto persianod" queltempo. Chi la fece per-dere,
fu,al solito,uno dei pi"recenti rifacitori;e costui fu Saad ul-Ver"-
vin",poeta e prosatore del secolo settimo dell'Egira,che s'avvis" di fare
per illibro di Merzb"n quelloche poi fecero per il Kal"la e Dimna e Nasr-
ull"h e Huseyn Vaiz. Ver"v"ni,adunque, era cosi chiamato perch"nativodi Ver"vi o Ver"v"n,piccolae amena citt" dell'Azerb"g"antra Ardebil e
Tebr"z,posto in territoriofertilee ricco d'acque,ma d'aria insalubre. Egliv'incominci" " suoi studi,e dalla serie delle opere che formavano la sua
delizia,s'intende che prediligevale storiche e quelledi favole e di racconti.
Volle anche tentar la poes"a,(^ s" dice ch'eglivolesse imitar Kh"q"n" di cui
allora suonava alta la fama recente; poi,dopo molti pensieri,pentitoe
I.A l'OESIA MOHAI.K 0 CNOMICA 331
risolto di mutar strada,tolse a tradurre in persiano illibro di Merzb"n
che l'antico e rozzo e sconosciuto dialetto e la forma ispidafacevano a
poco a poco cadere in dimenticanza. Dedic" questa sua versione o ricom-posizione
ad Ab" '1-Q"slmH"r"n, che era ministro di Uzbek,allora Vicario
regio dell'Azerbigi"n,e del ministro e del signorefece in principioe in
fine dell'operale dovute e consuete lodi. Fu tuttavia disturbato nel suo
lavoro dai torbidi che sconvolsero l'Ir"qatra il 609 e il 614 d. E. (1SIS-IFI?
d. G.) per la guerra tra Uzbek e altri due principivicini e rivali,ond'egli,da Ilamad"n, dove pare abitasse,si rend" a Ispahannel col-legio,
gi"stato fondato da^Mz"m ul-Mulk,ilcelebre ministro dei Selgiiiqidi.Ad Ispahan,alcuni passidel libro,lettida lui alla presenza dei professoridel collegio,riscossero le lodi pi"grandi;e ad Ispahan,come pare, eglilofin".Ma n" dell'anno in cui lo fini,n" deglianni della nascita e della morte
di lui,abbiamo notizia alcuna, eccetto che le date riferitesopra della
guerra d'Uzbek lo fanno porre al principiodel secolo settimo dell'Egirache " il tredicesimo dell'Era nostra.
87. Intanto,non potendo conoscere illibro di Merzb"n nella sua primaforma, ne direni quiil contenuto qualeha in quest'altrach'esso ha preso
fra le mani di Yer"vini. " diviso in nove capitoli,il primo dei quali,contenendo la storia che di sopra abbiam riferita intorno all'originedel
libro,serve di bella e acconcia introduzione. Nel secondo capitolo,dicesi
del re Nik-bakht che, venuto a morire, fa sue raccomandazioni a' suoi tre
figli.Otto racconti entrano in questo capitolo,e sono narrati o dal re
morente o da alcuno dei figliper confortar con l'esempioilconsigliodi
quelloe le osservazioni di questi.Nel terzo, che ha un solo racconto, si
insegnaa moderare i propriidesideri e si espone la filosofiapraticadel
savio Mihr"n-beh,genero di re Ardesh"r. Quattroracconti sono nel quarto
capitolo,e soggetto del capitolosi " la disputafra un Devo dai piedidibue e un savio che, nei dintorni di Babilonia,erasi ridotto a vita solitaria.
11 Devo e il savio,disputando,recano innanzi quei racconti. Nel quinto,due sciacalliche vivevano alla corte del leone,dicono e trattano per qualimodi si deve servire un principea corte e come si pu" acquistarseneil
favore; e hanno sei racconti. Ilsesto narra d'un ariete e d'un cane, che,
dopo molte e singolariavventure e dopo lunga disputa,nella quale si
fanno nove racconti,acquistanola signoriasuglialtrianimali e fondano
un regno perfetto.Nel settimo si dice della guerra tra l'elefante e il leone
per mostrare a qual tristo fine cadano tuttii tiranni e gliambiziosi,e vi
sono tre racconti. Dice l'ottavo dei buoni fruttidella lealt"e dei tristifrutti
della malignit"e della calunnia,con tre racconti. Nel nono e ultimo si l'ac-contano
casi e avventure di due pernici,maschio e femmina, che si recano
alla corte dell'aquilasul monte Q"ren, prendendovisioccasione di darvi
molti avvertimenti praticia richiesta dell'aquila;e si racconta una storia.
88. Quanto al giudizioche si pu" dare del libro," necessario distin-guere
fin dal principiodue punti,cio" quelloche deve dirsi dell'opera
33:2 CAPITOLO settimo
nel concelto primo del primo autore, e quelloche deve dirsi in partico-laredi chi pi"tardi la rifece. Quanto al primo punto, crediamo che chi
primo immagin" illibro di Merzb"n, poich"volle non solo imitare,maanche superare quello di Kal"la e Dimna, fallila prova. La prova era
molto difi"cileveramente, quando si pensiche il Kalila e Dimna, sebbene
lontano omai dalla originesua, conservava, come conserva ancora, tanto
di quellanatia freschezza che " propriadi tutte queste opere dovute a un
primo e inconscio concepimento popolare.Cotesto non pu" dirsi del libro
di Merzb"n, che " opera rillessae pensata, opera concepitae meditata da
una mente sola e quasiper puntiglio,col manifesto intento di vincere ad
ognicosto. Con questo,come lavoro d'imitazione,l'operaha pur sempre
un suo difetto d'origine,che " quello appunto della imitazione. Ora, gliimitatori,e tutti lo sanno, restano sempre inferiori al loro modello. Tal
giudizioportiam noi cosi nelle generaliquanto al disegno e all'insieme
del libro,poich"dell'arte dell'autore in particolare,quanto allo stile e
alla forma, essendo perdutol'originale,nulla possiam dire. Non tacerem
tuttavia la lode che gli " dovuta come ad opera animata da amor di
patria.Perch" all'autore sapeva male che l'India avesse sulla Persia il
vanto delle favole,ond'eglitent",come dice lo storico del Taberist"n
con quellasua maniera rozza, di coprirdi polverela sapienzadi B"dp"yfilosofo indiano. Piiferisceintanto l'operasua al bel tempo dei Sassanidi
e coglieavidamente ogni occasione che gli si offre di esaltar la sua
Persia,risolvendosi tutto l'intento suo in uno sforzo di farne conoscere
la gloria.89. Quanto poi al secondo punto, ecco che noi ci troviamo a dover
ridire in gran partequelloche gi"abbiam detto per Nasr-ull"h,Nakhshebi
e Huseyn V"iz. Perch" Ver"v"ni appartienea t[uestaclasse di scrittoriche
amano lo stiletlorido e artifiziatonel quale molti pregisi trovano accanto
a difettigrandi.Per" egli" leggiadramenteUne ed elegantenella maniera
sua di concepiree di esprimere,felicenel descrivere e nel narrare, vivace
e spigliatonel dialogodei diversi personaggi,o veri o immaginari,onde
la lettura sua piacee diletta.Anch'egli(e in ci" fu uno dei primi,perch"egli" di poco posteriorea Nasr-ull"h e anteriore a Nakhsliebi)ha ilvezzo
d'inserir versi,ora persiani,ora arabi, nella sua narrazione, serbando
tuttavia una certa misura savia. La quale,a nostro giudizio,qualchevolta" soverchiata da lui nelle citazioni troppo frequentidi passiin ai'abo del
Corano, che, come son toltidal loro luogo per essere applicatiad altro,riescono spesse volte oscui'ie intralciano anche ildettato. Ver"vini somi-glia
anche a Nasr-ull"h di cui sembra un imitatore ([uantoallo stile,e
come lui riesce lezioso sovente e l'eca fastidio coi dire e due; e tre volte
e anche quattro,per si[ionimi e per frasi equivalenti,le stesse cose in
uno stesso periodo.Anche " non poco verboso e prolisso,quasi non si
appaghi mai di ci" che ha detto,come se non fosse adeguatamenteespressoper" vi ritorna su volentieri.L qualcheimmagine sua " veramente stramba
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 333
e r"devol mente concepitae foggiata,sebbene di ci" abbia la maggiorcolpailgusto dei tempi che richiedeva questimodi e atteggiamentidel pensiero.I suoi racconti poi(o forse cotesto va detto pi"per l'autore primo che per
Ver"v"ni)sono alcuna volta puerili,ma bene spesso, anzi per lo pi",di
senso acuto e di signil"catoprofondo,tolti,come sono, dalla vita dei bruti
non solo,ma anche da quelladegliuomini, spesso anche dalle credenze
popolarie dalla vecchia mitologiairanica. Molti poi toccano alcuni prin-cipie alcuni personaggidel tempo dei Sassanidi,che " iltempo al (pale,
con predilezionemanifesta,l'autore tien rivolto lo sguardo. Nel nono
capitolomostreremo anche come alcun suo racconto che daremo ti'adotto
nell'appendice,si trovi tale e qualenel nostro Novellino.
90. Come gi"altrove abbiam detto,procedendonel nostro studio tro-viamo
che questilibri di racconti con intento morale sempre pi" si
discostano dal loro modello, permettendosiogni autore ogni maggiorelibert" nel disegnodell'operae nella scelta dei soggetti.Omai non c'" pi"che ilgiudiziodello storico della letteratura che vegga in queste opere
una lontana e degeneratapropagginedi quellafamigliadi libriche fa capo
al Kal"la e Dimna, laddove gliautori stessi pi" non si accorgono di tanto.
In questa classe trova il suo posto, a nostro giudizio,il Roseto di Saadi,intanto che il suo Verziere sta nella classe di quei poemi morali e mistici
che discendono dal Tesoro dei misteri,di Niz"mi. E del Roseto quiappuntodovremmo parlarese non ne avessimo gi" fatto cenno in altro capitolodove abbiamo anche assegnato le ragionidi cotesto. Anche il Giardino
di primavera,di Gi"mi, in questo paragrafoe nel luogo che iltempo suo
gliassegna, dovrebbe essere ricordato;ma di Gi"mi diremo in un capitoloa parte e ne farem conoscere anche il perch".
91. Viene primo, perci",in questa lista di novelli scrittori un lette-rato
e critico di professioneche ebbe ilmerito di comporre per il primouna storia letteraria del suo paese ed ebbe nome Muharamed Aufi. Egli,disceso da una famigliadella Transoxiana, aveva fatto suoi studi a Bukh"ra
e speso la maggior parte della vita nel viaggiare,percorrendopaesilon-tani,
poi s'era messo a servir principi,finch" si ferm" a Dehl" in India,in corte del principelltatmish della casa dei Shemsidi,che regn"dal 607
al 633 d. E. (1210-1235 d. C.).Di lui non si conosce n" la patrian"
l'anno di nascita,ma " noto soltanto che egli,nel 600 d. E. (1202 d. C.),
viaggiava,che nel 617 d. E. (1220 d. C.)scriveva la sua storia letteraria,
dedicandola al ministro del sultano N"sir ud-D"n Qub"ceh signoredel
Sind,e che nel 625 d. E. (1227 d. C.)con questo principetrovavasi asse-diato
nella citt" di Bhakar. N"sir ud-D"n vi si era rifugiatodinanzi all'eser-cito
vittorioso d'iltatmish. Come poi,in quellostesso anno, la citt" cadde
in poteredi costui e l'infeliceN"sir ud-D"n, fuggendo,perinelle acque di
un fiume, Aufi dedic" compiacenteal ministro d'iltatmish,che fu Niz"m
ul-Mulk Giuneydi,l'operadi racconti di cui ora ci tocca di parlare,gi"avanti cominciata da lui per quel suo primo amico e protettore.Anche
334 CAPITOLO SKTTIMO
s'ignoral'anno di sua morte, clie,forse,con alcuna probabilit",si pu"collocare intorno al 6-40 d. E. (i242 d. C).
92. Tacendo pertanto della storia letterariache porta iltitoloarabo di
Lubcih ul-alhdh,cio" l'Essenza pura dei cuori,direni dell'altraopera che
pure ha un titoloarabo, quello di Gidm" ii"-l""xi"y"t,cio" Raccolta di
novelle. La quale, fatta precedere una introduzione in cui l'autore fa
l'elogiodel principelltatniishe del suo ministro e narra dell'assedio di
Bhakar a! qualesi trov",si divide in quattropartied " una vera enciclo-pedia
tra morale e storica,tanto varia e molteplice" la natura dei molti
aneddoti che vi si raccontano. Perch" essi son toltidalla storia religiosa,dalle vite dei santi e dei profetimussulmani, dalle storie degliantichi
re di Persia e dei Califfi,e riferiscono fattie sentenze di re, di ministri,di
capitani,di medici, di l"losofi,di favoritidi principi,di astrologi,d'inter-preti
di sogni,di musici, di poeti.Tutto cotesto si contiene nella prima
parte, intanto che la seconda racconta esempi d'umilt",di modestia, di
clemenza, di bont", e la terza ne ha altrettantid'avarizia,d'invidia,di
ambizione,laddove la quartaabbraccia tutto ci" che nelle tre precedentinon ha potuto trovar posto. Per" vi si dice dell'utilit"del servir principie poi dei danni che ne provengono; parlasidella speranza e del timore e
dell'efficaciadella preghiera,narransi curiose avventure, e si discorre
anche di geografiae di storia naturale,di animali e d'uccellistrani,di
talismani,d'auguri,di predizioni.93. Veggasicosi da ci" che s'" detto
,come quest'opera curiosa e
strana, che pure conserva ancora l'intento dell'ammaestrar narrando e
distingueanche qualchecapitolosecondo certi puntidi moi-ale,sidiscosti
tuttavia d'assai,per la natura degliargomentitoccati,dagliantichi libridi
favole. Quanto poiall'artedello scrittore,non possiamoavventurar con sicu-rezza
un giudizioqualunque,perch",essendo l'operainedita ancora, tutto
ci" che fin qui da noi n'" stato detto quanto al contenuto, " stato tolto
dal catalogodel Rieu, mentre non abbiam potuto leggerneche un solo
racconto, pubblicatodal Salemann nella linguaoriginale,quale darem
tradotto nell'appendice.Nemmeno abbiam potuto vedere la storia d'India
dell'Elliot,nella quale,secondo ilRieu,alcuni trattidell'operasono stati
inseriti.Per quel poco adunque che con cognizione certa ne possiam
dire,Aufi ci sembra esser scrittore abbastanza semplicee naturale, di
una naturalezza e semplicit"che piacciono,perch" non volute ad arte,
non cercate con istudio. Tali doti pi'ovengono forse da una certa sua
natura pacata e serena, aliena dai voli della fantasia,qualedoveva esser
propriadi tale che per ilprimo, nel suo paese, immaginava e componeva
una storia letteraria. La (jualerichiede pi"giudizioche immaginazione,
pi" criterio di mente che slancio di cuore, anche quando alcuno vogliatenersi lontano da quellagrettezza e da quellamiseria che son propriedi certa critica letteraria dei tempi nostri. Sotto ilqual rispetto,Aufi "
molto da lodare,perch",sebbene storico di letteratura e critico,seppe
336 CAPITOLO SETTIMO
componendo questo suo Giardino,ebbe in animo d'imitare il Roseto di
Saadi. Perch", trovandosi a discorrerne con alcuni letterati nella casa
paterna, presenteilpadre, egliosserv" che ilRoseto,anche con tuttii
suoi molti pregi,era omai opera troppoconosciuta all'universale,doversi
perci"tentare alcun che di nuovo. Di che avuta calda esortazione dal
padre,Muini si accinse all'operache eglituttavia non pot" condurre a
termine che assai tardi,cio" nel 735 d. E. (1334 d. C).96. Il Giardino di Muini che al paridi Saadi fu uomo di piet"grande,
" opera che raccontando aneddoti ha un alto intento educativo,e si divide
in sette capitoliper trattarvi,in ciascuno,qualchepunto di morale pratica.Per" vi sono favole e racconti che toccano successivamente della magna-nimit",
della precauzionee della circospezione,del modo di star bene
nella compagnia deglialtri,dell'amore e dell'affezione,del modo di
consigliaree d'ammonire, della generosit"e della misericordia,della
utilit" della vita solitaria. Essa, modellata sul Roseto di Saadi come si
vede, in quanto fu imitazione non pot"che essere inferiore al modello
suo. Racconta tuttavia con molta semplicit"e naturalezza,accostandosi
talvolta allo stilefamigliare,riserbandosi d'intercalar qua e l",secondo il
costume, qualcheverso o persianoo arabo,per ribadire ci" che ha detto
prima,o per colorir meglioilpensiei'O.Qualche racconto pu" anche inten-dersi
in senso allegoricoe mistico,come quellodel giovane che, tutto
leggiadroe azzimato, va al pellegrinaggiodella Mecca e l",presso i luoghisacri,muore d'amore in istato miserando e quasi forsennato.
97. Anche Huseyn V"iz,il celebre autore della pi" ornata e splendidaversione persianadel libro di Kal"la eDimna, tra le altre opere sue ha un
libro di morale dove, per mezzo di brevi e sempliciracconti,si espongono
e illustrano savi e utiliconsigli.Porta esso iltitolodi Akh"dq i Mul"sini,cio" i Pregi della beneficenza,e Huseyn lo compose per ilfigliodel suo
regal protettore,Ab" '1 Gh"zi Rayqar" di Her"t, che chiamavasi Ab"
'1-Muhsin,dal qual nome Muhsin,che in arabo significailbenefico,tolse
egli occasione al titolo dell'opera.Il giovane Ab" '1-Muhsin era stato
mandato al governo di Merv. Richiamatone dal padre,eglierasi presen-tato
obbediente;ma poi,col fratello che era stato prepostoal governo
di Abiverd, si ribell". Fu vinto e condotto a Merv laddove il vecchio
padregliperdon".Accadeva cotesto tra il904 e il 906 d. E. (1498-1500
d. G.),ma prima di quel tempo, cio" nel 900 d. E. (1494 d. G.),il nostro
scrittore,gi"vecchio,aveva condotto a termine l'operadi cui ora diciamo,
dedicandola all'animoso giovane che, allora, dava di s" le speranze
pi" liete.
98. Dopo le consuete lodi,a principio,di Maometto profeta,e dopo
una assai onorevole menzione del regnante Ab" '1-Gh"zi,Huseyn, in
questa nuova opera sua, passa a dire del giovaneprincipeAb" '1-Muhsin
e ne tesse uno splendidoelogioin prosa e in verso, con sentenze d'alto
significato,con immaginipompose secondo l'uso,e termina la breve intro-
LA POKSIA iMORALE 0 GNOMICA " .VM
dazione (cosainsolitaveramente!)con la listae inomi dei suoi quaranta
capitoli.Questi capitolitrattano dei diversi doveri che ha ogni uomo,
massime se principe,verso di s" e verso deglialtri,e toccano della devo-zione
a Dio, della sincerit",della preghiera,della gratitudine,della
pazienza,del contentarsi del proprioslato,della rassegnazione,e di tante
altre belle qualit"morali. Vi si narrano brevemente, talvolta uno dietro
l'altro,esempi molti di virt" e di vizi,legatifra loro da ragionamentisem-plici
e chiari. Dal che si vede che quest'operad" Huseyn altro non " che
un manuale di morale pratica,scrittoper un giovane,senza molta pre-tensioneletteraria.11 dettato,e gi"si " detto," semplice;ma qua e l" ne
rompe la monotonia severa qualcheverso che non " sempre dell'autore,ma " tolto in prestitoda qualchealtro poeta,Firdusi,Saadi,H"fiz. I rac-conti
spesse volte son puerili,qualchevolta uno " la copia dell'altro,mutati soltanto i personaggi,e sono toltiin gran partedalla storia,ma da
quellatradizionale e tutta ad aneddoti e pi" nota alla gente.Perch" "
avvenuto in Persia ci" che " avvenuto anche altrove,cio" ignorareil
volgoquanto d'importantenell'amministrazione del regno ha fattoqualche
principe,saperne tuttavia e tramandarne di generazionein generazionecerti piccolifatti e certi particolariminuti della vita privatache assai
pi" ne fanno conoscere l'indole intima e la natura. Di questa speciediracconti trovasi in questo libro di Huseyn copiagrandissima,come, del
resto,se ne trovano assai in tutte questeopere di simil genere. Ma Huseynera gi"vecchio quando scriveva per ilgiovaneAb" '1-Muhsin;e per",tra
per la natura dell'operae tra per l'et",invano si cercherebbero in queste
pagine la ricca immaginazione che al suo bel tempo rinnov" di piantailvecchio libro di Kalila e Dimna, la linguasplendidamentepomposa e quellaforza nel descrivere e rappresentartante e tante cose che a chi legged"
quasile vertigini.99. Al punto che abbiam toccato ora con le ricerche nostre,potremmo
dire d'aver dato termine al nostro lavoro,avendo esaminato, secondo che
abbiam potuto, tutte quelle opere che discendono direttamente dagliantichi libriindiani venuti in Persia al tempo dei Sassanidi,e quellealtre
ancora che, mettendosi per via diversa,hanno pur con quelliqualche
segno di somiglianzalontana. Ma il vezzo delle raccolte di aneddoti con-dusse
anche pi"in l" certiscrittori; perch",dimenticato,se non sempre
almeno molto spesso, ilfinepropriodel racconto che " l'istruzionemorale,essi si appagarono del solo narrare, e avendo quasia noia quell'artefina
che fece belle le paginedi Nakhshebi e di Huseyn V"iz,si ridussero ad
una esposizionesemplicee piana,tutta prosaica,e per"umile e pedestre,dei fattida raccontare. Riguardo ai qualisi pu" dire che essi li tolsero
l" dove li trovarono, di qualunque natura fossero,riuscendo per tal modo
a una enciclopediadi narrazioncelle,se pure, per un certo rispettodovuto,non si vuole assomigliarqueste opere a quei libri che da noi vanno
attorno col nome trivialedi un milione di frottole.Ma, fino a tanta bas-
22 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
;J38 CAPITOLO SETTIMO
sezza non son riuscitin" gliautori,che furono sovente personaggimolto
illustri,n" le loro opere.
100. Dipendono tutti,come crediamo, da Aut". Perch" Aufi,uom let-terato
ed erudito molto, come diede, forse per il primo, l'esempiodi
raccogliereuna enciclopediadi racconti,cosi vi port" per ilprimo quellostilesemplicee piano,quasifamigliaree pedestre,che in quasi tuttisi
incontra. Anche le Sedute d" llam"di parlanod" mille cose diversissime;
ma esse discendono direttamente dalle famose Sedule ai'abe di Ilar"ri,delle quali,e ci" " pur detto dall'autore,sono una imitazione; e il fine
dell'uno e dell'altra opera si " quello di mostrar con la periziadell'uso
quanta sia la ricchezza, rispettivamente,delle due l"ngue,la persianae
l'araba. S'intende poiche Aul" in questo genere particolareha fatto scuola,
dal trovarsi che esso, in questinuovi libri di cui ora assai brevemente
diremo, " sovente ricordato e anche qualchevolta arditamente e impune-mentederubato.
101. Per ilprimo viene innanzi il libro di Ali Saf" che fu figliodi
Huseyn V"iz,ma del quale non ebbe u" l'artedi scrilloren" rimmaginaziondi poeta.Della vita sua poco sappiamo, eccetto che dalla pi-efazionedel-l'opera
s" ricava che eglisi rifugi"fra mille stenti e pericoli,l'anno 9o9
d. E. (1532 d. C), dopo un anno d" prigioniaad Iler"t,nella montuosa
provinciadel Ghargisl"n,accoltovi a grande onoi'e da quel principeche
era Sh"h Muhammed della casa dei Sh"ri. Per il suo regalprotettore,Safi
condusse a termine l'opera,gi" incom"uciata prima, che reca il titolo
arabo di Latd"fid-tavdlf,cio" le Delizie delle genti,e nella quale,in
quattordicicapitoli,secondo altrettante classi di persone, in istilepiano e
famigliareracconta mille e mille aneddoti che risguardano Maometto,
personaggisanti,re, ministri,preti,filosol",medici, poeti.Arabi del
deserto,discendendo lino ai bulToni,ai parassiti,ai ghiottoni,ai ladri,agli
impostori,ai ciarlatani. Tutto cotesto gi"abbiam veduto anche nell'opera
di Auti. L'operapoidi Sal",come gi" s'intende dal titolo suo e dal fallo
noto, averla eglicomposta per trastullo d" Shc"h Muhammed, ha per fine
il dilettare in genere, non l'ammaestrare. Per" non vi s'incontrano n"
ragionamenti,n" dispute,n" prediche,e i racconti vi si seguono senza
interruzione alcuna.
102. Anche un Muhammed ul-Hasani, col soprannome di Mag'di,
forse nativo di K"sli"n, come |)ensa il Pxieu per la predilezioneond'egli
parladi questa citt",ha lasciato una raccolta ampia di aneddoti,di favole
e di racconti,sotto il titoloarabo di Z"net ul-mef/laUs,cio" l'Ornamento
degliamichevoli ritrovi, " una delle solite encicloped"e,in cui tuttavia
prevaleilracconto, e il suo conteiuito somigliatanto al contenuto delle
altre fm qui ricordate,che il riferirlosarebbe ripetizioneinutile,in gran
partealmeno. Anche Mag'didipendeda Aul" ch'eglicita tra le sue fonti,
intanto che qua e l" alcuni cap"tolidelle nove partiin cui l'operasi divide,
recano glistessi titoli d'alcuni altri di Aut". Della vita di lui nulla sap-
LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 339
piamo, eccetto una data che " il 1004 d. E. (1595 d. C), nel qual
tempo egli, per desiderio degli amici, incominci" a mettere in ordine i
materiali raccolti.
103. Un Miihammed Segi"vendi col soprannome di Ilubbi, del quale il
Rieu non sembra conoscere l'et", si pose a settant'anni a raccogliere molti
aneddoti solio W l'iiolo d" Hikdi/dt i ag"b u gharib, cio" Racconti meravi-gliosi
e peregrini. Sono essi slati presi in parte dalla storia, ma molti eziandio
appartengono alle storie romanzesche, molti anche alla mitologia e alle
fiabe popolari, come, per esempio, la dispula di Salomone coll'augello
S"mnrgh intorno alla predestinazione. Ricordiamo ancora il DaMst"n i
khlrad, cio" l'Educazione della mente, opera di Muhammed S""mi che la
compose in ottantacinque giorni per rispondere a una sfida avuta di
emular Saadi nel Roseto. "una raccolta di aneddoti che toccano la
storia d'India e in ispecial modo quella dell'imperatore Aurangzib che
regn" dal 101)8 al 1118 d. E. (1657-1706 d. C), composta dall'autore
che fu personaggio illustre ed ebbe alti uffici di stato, nel 1135 d. E.
(17'2-2 d. C), ad Akbar-"b"d in India. Si divide in undici capitoli, e i
versi che vi si leggono qua e l" riferiti, sono di S"mi stesso, come volle
fare anche Saadi nel suo Roseto secondo che egli afferma nelle ultime
pagine.
lOi. E poniamo qui in ultimo l'opera di un Ab"'1-Fath, che hall titolo
arabo di Nav"dir un-miq"l, cio" le Meraviglie delle tradizioni, com-posta
nel 1151 d. E. (1788 d. C), divisa in ventidue capitoli, nei quali si
raccontano molti e vari aneddoti che toccan la vita di personaggi appar-tenenti
ai ceti pi" differenti del popolo. "ancora un tardo esempio di
quelle raccolte di aneddoti d'ogni genere che son venute dopo Aufi, il
quale altres" " citato dall'autore tra le altre fonti a cui egli ha attinto.
E qui ci arrestiam volentieri anche a costo di lasciarci addietro qualche
altro oscuro e misero e goffo raccoglitor di aneddoti, di favole e di novelle,
perch" gi" anche troppo, soltanto per eccezione e per ragioni che altrove
abbiamo assegnate, abbiam superato i limiti che a principio da noi
stessi ci avevamo imposti.
APPENDICE ALLA POESLV MORALE
O GNOMICA
A. POETI GNOMICI
I. Firdusi.
Il Libro dei Hk.
]. Avvertimenti di re Arde.""h"r^
a suo f"fjlioSh"pfir.
Poi che son ilisettant'aniiied otto,
Ilvigilemonarca ^egro divenne.
Che sua morte giugnea,che gi"vicine
Erano ad ingiallirle verdi foglie,Ratto conohhe,si ch'ei f"'precettoChe Shapi"rl" venisse. A luiconsigliDiede pi"assaid'ognimisura,e disse:
Onesto mio pattotu ricorda e quelleParole de' maligniabhitiin conto
D'aura fugace.Ma le mie paroleCome avr"'udite,tu leadopraintento.Se pur discerni dalle cose indegneCose che hanno valor. Di mia giustiziaCon la vindice spada,io l'ampiaterraOrdinai tutta e rispettaivalore
D'uom di nobile stirpe.X me soggetto
Poi che fu tutto ilmondo in giustavia.Il suol si accrebbe ^,ma la dolce vita
Per me scemava; e come gran travaglioQui da noi si port",caddero stille
Del sudor nostro, ma ilregaltesoro
S'augument".Fatiche e godimentiOr son dinanzi a voi,umile stato
Talvolta ed altogradoanche talora.
Di questociel che muove in alto,questoE costume verace. In alcun tempoDuolo ei reca, ed amor spiegatalvolta,E la fortuna " veramente qualePalafreno resilo,che sempre, in mezzo
A molto ben, ti reca di malizia
Il tratto ingannatore.Anche talvolta
Ella " destrieromansiieto, qualePer l)ont"ch'egliha in cor, leva la testa.
Deh I sappi,o tigliomio,ch'est"fallaceDell'uoni dimoia non mantien beato,Senza grave timor,chi vi discende.
Ond'" che tu tiguardaallapersona,Pregioserbando di saggezza, ratto
Che tu non vogliache a misero fine
Approdinoi tuoi di. Che se ilmonarca
Loda la f",come sorelleinsieme
Fede saranno e dignit"sovrana.Che regno e f" cosi fra lor son saldi.Che ben direstiche si stanno accolti
Sotto a un s(d velo. Senza regalseggioNon resiste la f",n" senza fede
Potest" regiaincolume si resta.
Ma son come due drappiinsiem fra loro
Intestie postiinnanzi a chi ha saggezza.
Senza bisognodi poter sovrano
Non " la le,n" tocca voli ilprenceChe non ha fede. Ma quellodi questa
(1) Vedi i paragrafi3, 4, e 31-3" del capitolo.
(2) Ardesh"r, fondatore della potenza dei Sassanidi.
(3) Cio" si ampliava l'impero iranico.
{!")Cio" non riesce in ci" che desidera.
APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA 3il
Senza necessiti"fnon si comporta,E non questadi quello,e noi vedeinnio
Che nna coppiason essi,di lei^^giadreOprecagione.L'noin che ha f",di questaE quellavita ilfruttocoglie,ratto
Ch'egliahbia senno e buon consiglio;e
[quandoSia custode allaf" prence sovrano,
E fede e prence chiamerai soltanto
Di fratellicol nome. Ove poitaleDi fede ricco,odiichi regna, guardaChe tu non chiami cotest'uomo n" saggioI\" sapiente;ma se alcun soggetto
Sciogliela linguacontro a re ch'" giusto,Non dirlopio.Deh! che dicea colui
SI benedetto e parlatorfacondo?
" Se tu osservi,ei dicea,primasostanzaAlla giustizia" fede in Dio ". Grandezza
Di regalseggiocade per tre cose ;
E primamenteper monarca ingiusto,Poscia quand'eisolleva un uom da nulla
E su chi " saggiolo solleva,e poi.Al terzo loco,allor che ogniamor suo
Pone a'tesorie s'af"aticaintanto
In aumentar le sue monete. Stendi,
Stendi,0 figlio,la mano all'oprebelleDi le',di graziae di saggezza vera,
Perch" non mai su te la rea menzognaVittoriatocchi.Intenebra menzogna
All'uom le gote e la grandezzasuaMai non pigliasplendor.Vedi che mai
Tu nuli ti facci a custodir tesori.Che a rea faticastende Tuoni la mano
Per le monete sue. Che se il monarca
Ha di tesoricupidigia,ei mena
De' suoi soggettila grama personaA tristo faticar.Ma ilsuo tesoro
L" si ritrovadel colono pioDov'" pure iltesor. S'anche per lui
Saran fatichee gravistenti,ilsireGuardiano esser dee d'ognitesoroDel buono agricoltor,recando al frutto
L'aliovirgultodella sua fatica.
Arte riponiin ci" perch"tu sii
Lungidall'ira,e conviril fortezza
Snelli|)ecc",chiudiambo gliocchi.SdegnoSe prendi,oh si davver ! che pentimentoRatto ne avrai ; ma, per scusa che facciasi,Valevole difesaabbiti in serbo.
2. Sentenze del savio B"zurc mihr'^
.
Un'altra inchiestasciolsedel suo core
Dall'intimo ed al saggioilre sovrano ^
Si volse e disse: Chi di laudi " degno?E queirispose: Il re, che iltrono suo
Adorna e forza da fortuna assume.
Se giustoegli", se di buon nome, tutto
Ottieneilsuo des"o nell'opresue,
In sue parole." Disse ancor : Nel mondo
Chi va ihdente e sventurato e spoglioD'ognibel frutto? " E queirispose:Il
[poveroDi rea natura. Ei non ottiene ilsuo
Des"o quaggi",partenon ha del cielo
Nel paradisodeliciano." Ei chiese
E disse: Deh ! chi " mai lo sventurato
Su cui piangersi dee per la sua dogliaIn sempiterno?" E queirispose: Ildotto
Cbe pallidosen va per l'opresueTriste e malvagie." Chi " contento ?an-
IIprence dimand". Chi serba ancora [cora
Desio d'alcuna cosa in augumento?Cos" rispose: Queglis",che amore
Non ha per questocielche rota in alto.
Chi pi"graditoa noi? disse ilmonarca.
Quei ch'" pi"dolce,rispondea." Chi
[dunque,Disse chiedendo," l'uom pi"dolce ? Invero
Piangersi dee su l'uom ch'" violento!
Cosi rispose: Guarda si colui
Che volgea dietro da paroletristeDi chi biasima altrui,la fronte sua.
Verecondia e dolcezza appo cotale
Son veramente, nobile consiglio[chiestaE decenza e sagoezza. " Anche un'in-
C'"?
Gli f"'l'inclitore : Chi fra lagente [vora,
Ha maggiorspeme? " Chi pi"assai la-
Disse,e pi"ascoltaper gliorecchi suoi
Parlar de'saggi." Ilprincipedel mondo
(1) Vedr i paragrafi5. 6, ecc. del capitolo.(2) Chosroe re di Persia. Il savio " B"zurc'mihr.
342 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
Anche l'inchiesequalison novelle
Di buona sorte o di malvae;ia,in via
A noi secreta. E queirispose:MolteSon parolequaggi"d'annunzi certi
Nell'avvenir,ma de' mortali " vuoto
Ilcer"bro pur sempre. Oh! se le cose
Che altridicendo va, son della terra,
Davver! che sia non so l'altradimora
In altra vita! " Kisra ^ disse a lui:
Qual ilorente " citt"?qualpartein essa
Abbiamo noi? " Cosi rispose: Loco
Fiorente e bellovigoreggiaognoraPer la giustiziadel suo re. " (^hi" mai,
Kisra cliiedea,pi"vigileed accorto,
Pi" graditoe pi"saggioin questaterra?
Dillo,suvvia ! perch"s'accresca onore
Per sapienza. " Il saggio,ei rispondea,Ilvecchio saggio,memore ed esperto.
Kisra dicea : Di chi del cor la pace,
Ond'ei sempre s'adergain la persona
Per la gioiadel cor? " Colui,rispose.Che da timor vive tranquilloed oro
Ed argentopossiede." Oh! per qualcosa,Il re chiedea,lodiavrem noi? Chi dunque" pi"graditoappo ciascun?
" Colui,Il saggiorispondea,che ilsuo bisognoE la sua brama e l'ontae ilsentimento
Dell'invidianasconde. E in questaterra
Gradito ei si,che l'invidocostume
E ildesio di vendetta ei serba ascosi.
Del pazientel'inchiedeaquelsire,Di colui che ha corona in su la fronte
Per pazienza ch'eglidura ; e ilsaggioCosi diceva: E queglipazienteChe la speme perdea,ch'" mesto in core,
Eppurrisplendecome sole in alto
Il suo consiglio." pazienteancora
Quei si che i giornisuoi sen va contando.
Poi che ad opera ingenteei die la mano.
Dissegliilre : Di chi sul cor pi"grandePesa ildolor,si che per sua tristezza
Stanco sen va del viver suo? " Rispose:Queiche cadea da regalseggioe speme
Tutta perdeadi sua foituna. " Ancora
Il gran re dimand": V"" di noi sempre
Ha mesto ilcor?" Chi non " saggio,ei
[disse,E chi t"glinon ha,quand'egli" ricco.
Il re chiedea d'un cor dolente e mesto
Di talche siede con afl'annoe duolo
In suo periglio; e queidicea : Dolente
E ilsavio che ha prudenzae sopra lui
E stoltezzad'un re. " Disse : Chi mai
Pi" d'ognunsi dispera,anche se grandeEgliha poter con buona faina? " Disse:
Queiche cadea da locoeccelso,e restagliL'inclitosuo iiatal." Dimand" allora
Principe'ushirv"n2: D'alma serena
Accorto saggio,chi sai tu che sia
Senza alcun nome e senza pregio,e degno,Degnopur anche di piet"e d'amore?
L'uom che ha molte peccata,eirispondea,Senza possa e colpevolee meschino.
Inchiese e disseancor : Dimmi tu ilvei'o.
De' casi intravvedutioh ! chi sipente?Ilsaggiorispondea:Quel re sovrano
Che al di del suo morir si pone in capo
Negracorona, pentesinel core
Pien di sgomento, se fu ingrataa Dio
La fosca anima sua. Pentesi ancora
Quei si che graziamolta e benefici
Verso ingratis'avea." Richiese e disse :
Deh! tu che hai senno e di cui sono i
[pregiDeliamente congiuntie insieni contesti,
Qual cosa ben sai tu che rechi frutto
Alla persona ed abbiasi valore
D'ognunoalcor? "Ouand'" salutee forza
Nella persona, ei rispondea,soltantoCerca sua gioiailcor dell'uom. Se cade
In alcun tempo la persona inerte
Per tristomorbo, ognidesio del core
Si volgea dimandar forza e salute.
Inchiese e disse ancor : Qui ci dichiara,
0 fortunato,i|ualmaggiordesid" veramente! " Quando eccelsogradoL'uom si possiede,rispondea,son tutti
1 suoi desiriin dimandar franchigiaDa ognitristobisogno.E alloi'che alcuno
Sano ("'di corpo e da bisognosentesi
(1) Forma arabica del nome del re Chosroe, che in persiano " Khusrev.
(2)Propriamente An"sMrv"n (anima immortale),sojtrannome di Cliosroe ilglande.
344 APPENDICE ALLA POESIA MOnALF. 0 GNOMICA
Inclitore, deliI sia inai sempre (jiialcPrimavera novella il tuo bel core !
Ma il servo ilital re che ha tristoingegno,Il corpo sno, la vita sua non ama,
Non tesori,in sua doglia." Oh! che ve-
Ei disse e dimand", meravigliosa[desti.Cosa quaggi",di cui non puossimai
Cosa pi"eccelsa immaginarper gradi?Bnznrc'mihr cosi disse al re sovrano:
Ilcicl che muove in alto," meravigliaIn tutte partisue. Tale vedrai
Che liasovrano poter,di cui rasenta
Le nubi fosche la corona. F^ppureLa man sinistradalla destra mano
Disceniere ei non sa, u" riconosce
Umil gradodall'altoin quellasorteChe il cieldestina.Altri favellaintanto
Del volgeredel cielsublime ed alto,
Parla degliastrie del come e del quantoCon dotta lingua.Eppur,lostesso cielo
Alla sventura lo sospinge,e parteChe gliassegna la sorte, " turbamento," tumulto di cor. " Quale sai cosa,
Il re glidisse,pi"d'ogn'altragrave?E queirispose:Il peso del peccato.Per l'opresue pi"triste,ilre l'inchiese.
Per le paroleed ilcostume reo,
Chi va carco di biasmo e di vergogna.
Si che ciascun nemico suo l'appella?Il prence avaro, ei rispondea,che liti
E crucci reca agl'innocenti.Ancora
Quei si ch'" ricco e ne' suoipastimostrasi
Angustoe gretto,e di sua spesa duolsi
In vesti e cibi.Anch'" la donna rea
Che non ha verecondia e in dir paroleVoce dolce non ha. Vergogna" pureDi quellis" che pronivanno all'ira
Ognimeschino soverchiando. Ancora
E la menzogna cosa vile e trista,Senza virt",nell'uom regnante e in ipielloChe tapinosi vive e senza frutto.
Qual " mai cosa in terra,qui,dicca.
Ottima,ascosa o manifesta? d'essa
L'uom sapientesi fa usbergoe intanto
Rende l'anima sua pi"l)ellae vaga.
E queglirispondea:L'uom che si cura
Di sua religion,non trova in teiTa
Fuor che laude di s". Tale " colui
Che grato" inverso a Dio,saggio,e di Dio
Conoscitor sincero. "E Kisra disse:
Qual cosa " mai in re sovrano e in prenceBuona da far,ipialda non farsi? e qualeE migliorcosa dell'aver comando
E aver dominio,e quandomai si dee
Sprezzarealtrui? Qual cosa " ancor, da cui
Meglio" per noi ritrar la mano, e qualeCosa " migliorea prenderper indugio?
Disse in risposta:E governar losdegno.Quando ben sai che altriper te pur anco
Suoi occhi chiude. VigileterraiL'anima sempre, industria non porraiAd opre triste fin che avrai potere.Abbandonando la vendetta,assunta
Buona speranza, come sol per essa
L'anima tua risplender".Se ancora
Per opra mala coglieredovessiFrutto giocondo,gittavia quelfrutto,E lungiti ritraicoll'opramala !
Grazia " questadi Dio,signordel sole
E della luna, ch'io mi sciolsialUne
Da Bnznrc'mihr e dal suo re sovrano I ^
3. Uhm d'avvertimenti di re Choarue
al fialiosuo.
Di prence Nushirv"n ^ tu leggiintanto
Ilvolume, e con anima vi guardaPura e serena. " " C"si disse ilprence:
Questo libro cli'"dolce ad uman coi-e,
Di sapienzaricco e di dottrina
E di consiglie di pensieri,viene
Dal nobile signor,seme di sole.
Grandissimo,al cui cenno inclina ilcielo,.
Prence del mondo con giustiziaed opi'e
Egregiee bielle,accrescitorpossente,Senza biasmo d'altrui,del suo tesoro
Accrescitor,del trono e de la gloriaDi re Qob"d ^,sostenitordi questoSerto regalee della sua giustizia,Cdie ha regiamaest", grandezzae gloria
(1) Veggasi,per questa cliiusa,ilparagrafo :M del capitolo.
(^) Il re Gliosroe. Vedi il passo antecedente e i paragrafi31-34 del capitolo.
(3) Padre di Chosroe.
APPENDICK ALLA POESIA MORALE 0 GiNOMICA 3i5
K sapieiiT;;!,che ()p;nidolce hniinn
Tiu'CJipelserto della sua i^raiidczza;
Ei viene a prence llorm"/.d,nobile e in-
[i;enuo
F"L;ii(tdi noi,che tulliaccoi;liei nostri
(lonsii;liin cor. Lieto e vincente ei sia
Della Ibituna per favor di Dio,
Sempre signordi questaterra,adorno
Di l'erraiseoi-io e di corona! Intanto,
In un mese felice,al di beato
Di Khord"d,col favor degliastri in cielo.
Con lietoaugurioche d" luce al mondo,
L'aurea corona sul tuo capo, o figlio,Ecco! gi"pongo, come un giornoanch'io
L'ebbi dal padre.Anche ripetoe dico
Benedizioni che su questoserto
Qob"d illustrepronunci".Tu intanto
Vigilesii,governatordel mondo,
Saggioe gagliardoe senza offesaaltrui,
Accrescitor di sapienza, in Dio
Fidato sempre, ch'Egliall'alma tua(iuida " costante. Ad uom, che dir sapea
Parole egregie,che deglianni antico
Era ed antico in sapienza,in Dio
Si dimandai,qualedi noi vicino
A Dio pi"fosse,e chi s'avesse a Dio
Pi" espeditoilsentier. Cosi rispose:" Sapienzatiscegli,ove tu brami
Che altrifacciadi te benedizione,
Che ilsapientenon ha pi"d'assai
D'ognialtroin terra, ma tu fa graditaPei'sapienza l'anima tua bella
Ad altriancor ". Per sapienzasola
Degno" ilmonarca del suo trono, e tu
Esser possa vincente in (juellatua
Sorte propiziae saggioti dimostra.Deh ! mai non sia che traditordi pattiDetto tu sia,che jxiila terra avvolge,Qual benda funeral,de' sacri pattiIl traditor.Ma gl'innocentimai
Non volgertia punir,gliorecchi intenti
Non porgere a colui che mal deglialtriTi va dicendo,e sol dietro a giustizia
Operae fa nelle tue imprese.AlloraVeramente sar" l'anima tua
Lieta e beata per giustizia.A triste
Menzogneattorno non voltar la linguaIn alcun tempo, se pur vuoi che luce
Seggioregaleabbia da te. Se alcuno
De' servi tuoi tesoro sipossiede,Lascialo in pace e senza cura e stento
Pel suo ricco tesor. Le cose altrui.Se tu le togli,fannosi nemiche
Al tuo tesoro,e per tesocd altrui
Sii tu contento, se travaglioe cura
Anche n'avessi. Tutti in bellapaceSotto al tuo schermo posar d"nno,schiaviSian ellio prenci.E se qualcunleggiailraOpra ti fa,quell'opratu compensa,E se male eglifa,muovi pur anco
L'armi in battaglia.Che se in terra mai
Pregiot'ac(|uisti,pensa allefatiche,Alle cure, a' perigli.E breve assai
Terrena vita per chiunquesia,Ne licito" per noi con sicurezza
Abbandonarci. Ognipi" elettopregioTu va cercando e siedico' pi"dotti.Se per tua sorte, un di, benedizione
Brami ottener. Con sapienzaancoraAmbe le mani a le contese avvinci
Se pur vuoi che dal mal nulla ti tocchi
Offesa grave. Caro t'abbie sempre
Quei che dinanzi a te la vita sua
Pose qualscudo contro al tuo nemico.
Anche di tua citt" mercanti e prenciParte aver d"nno in tua giustizia;e allora
Che ilserto imperiaitiponiin fronte.Vedi qualsia,per la grandezzatua,Sentier de' tristi.Un sapienteognoraAbbiti innanzi,e come l'alma tua,
Come iltuo corpo, caro il serba. Mai
Non far ricordo per nessuna via
Di talche non ha pregioo nascimento
Inclitoe grande.A talche non ha pregio,Armi di guerra non l"dar,che quandoRitoglierlevorrai,non torneranno
Quell'armiin tuo poter.Chi t'"pi"amico.Al tuo nemico le dar" ; due cose
Gravi e incresciosea te verranno incontro ;
E queisi porter"quell'armitueNella battaglia,adoprer"stipendiPer fartimale. A chi dolente vive,
Ti mostra liberal,da ogniopra trista
Lungi ti arresta e da perigliotemi.
Sempreilsecreto del cor tuo ricerca,
E non mostrar soltantone l'aspettoGiustiziae dignit".Dentro misura
Compil'opereegregiee le parole '
346 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
Ascolta sempre di colui ch'" sperto,
Volgi'1corcairuom pio,volgilo sguardoA nostra fede,che sovente nascono
Contese e invidieper la f". Tu spendiEntro misura de' tesori tuoi,
Non accotrlierein sen rancura grave
Per aumentar queltuo tesoro,e intanto
Volgila mente all'opereleggiadreDei re dei re, che sol de' giustivuoisi
Che tu siidel drappel.Tocca re ingiustoMaledizione,e tu giustiziaapprova.
Biasmo non ti cercar. Dove son mai
De' re dei re le fronti incoronate
E ildiadema e dove son que'prenciE i saggi,espertidelle cose? Resta
(E basta ci") di luttilor soltanto
In ricordanza una parola; incolume
Non resta per alcun la vitabreve.
Or tu,per lievecosa, oh ! non vorrai
Che sangue versi alcun,che allabattagliaEsercito si avventi. Ecco! tu guardaA questolibromio d'ammonimenti.
Non avvincendo a (juestavitabreve
Ilfragiletuo cor. Per questo libro
A te cercai stato felicee il core
Si ti volliadornar di sapienza;Ond'" che per consigliodi Colui,Sire del sole e de la bianca luna,
Lungitienida te poterdi Devi.
Nella notte e nel di questo mio libro
Abbiti innanzi e giudicea te stesso
Abbiti ilsenno in cor. Che se tu lasci
Di te ricordo su la terra,mai
Non mancher" d(d nome tuo grandezza.Difesa tua deh! sia dell'universo
IlmaggiorSire e questaterra amica
Ti sia col fato! Questocielrotante,Alto e sublime,volgasiconformeAl tuo desio,ne alcun per l'ampiaterraVadasi per te mai cruccioso e mesto !
(iom'egliscrisse,l'inclitovolumePose nel suo tesor,poivisse ancora
Tremando assai per questavita breve.
II.Ibn Sina o Avicenna.
Il Libro della vittoria.
Gloria e lode a Dio la cui possanza "
grande,(|ualecre" e f"'manifesti la terra
e ilcieloe dona ai viventi il pane quoti-diano; benedizione ai profetie aglieletti
e in ispecialmodo all'Elettodi Dio i; lo
benedica Iddio e facciaglisaluto! " Al
tempo di An"sb"rv"n- il giusto,nessuna
cosa era pi"stimata dellasapienzae isavi
di queltempo erano tuttipiie timorati.Un
giorno,An"sb"rv"n fece ricerca di Ah"-
zurc'n"hr^ g olisse:Voglioche tu raccolgaalcune sentenze utili,brevi nella espres-sione,
ma di significatogrande,talichesiano profittevoliallavita presentee alla
futura. " Ab"zurc'mihr domand" lospaziod'un anno e raccolsequestesentenze e alla
raccoltapose nome di Libro della vittoria
e la rec" presso di Au"shirv"n. Al qualeessa piacque,ond'egliaggiunseuna citt"
ai feudi del saggioe comand" che (piellesentenze fosseroscrittein colord'oro,per-ch"
eglipoisempre le tenne con s" e il
pi"del tempo persever"nella lettura di
quellibro.Ab"zurc'mihr adunquesciolselalingua
e disse : Io era solitogiovarmidel maestro
mio, ed eglimi rispondeva,perch'iodi-ceva
: " 0 maestro,qualcosa mai chieder"
a Dio possentee grandecon la qualeioavr" chiestoognibene? " " " Tre cose,
diceva,e sono sanit" di corpo, sicurezza
d'animo,ricchezza ". " Io domandava:
" Le faccende mie a chi affider"? "i. "
" A tale,diceva,che per s" stesso ne sia
degno". " Io domandava : " Di chi inai
mi terr" sicuro? " " " D'un amico,di-ceva,
che non sia invidioso". " Io do-mandava
: " Qual cosa " che sia un vero
paradiso?" " " Impararsajuenza. di-
(1)Maometto profeta.(2)Il re Cliosroe della casa dei Sassanidi.
(3)B"zurc'mihr il savio. Si badi che Ab"zurc'mihr " forma alquanto arabizzata
del nome persiano B"zurc'mihr.
APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 347
ceva, e in giovent"uccuparsidelle cose
di Dio ". "lo domandava: " Quale "
difettoche mostrasi assai i^rave presso la
gente?". " " Ildire,eglidiceva,i pro-priipregi". "
Io domandava: " Quando
sipresentialcun amico non degno,in qnalmaniera bisognadisfarsidi Ini? ". "
" Per tre cose, diceva,cio" col recarsi
raramente a visitarlo,col non domandarglimai come eglistia,col non chiederglialcun
favore ". " Io domandava : a Le faccende
nostre son governatedalle opere nostre o
dal destino? ". " " Le opere, diceva,son
qnelleche mnovono ildestino ". " Io do-mandava
: c( Nei giovaniqual'"cosa mi-gliore,
e nei vecchiqnal'"cosa pi"bella? ".
" (,(Nei giovani,diceva,il pudoree la
grandezzadell'animo,nei vecchi ilsapere
e la moderazione ". " Io domandava:
" Da chibisogner"che io mi guardiperch"
possa esser salvo? ". " Diceva: " Dagliuomini adulatori e ignobiliche sono di-ventati
ricchi". " Io dimandava : " Il ge-neroso
chi " ? ".
" Diceva : a Quel taleche
mostrandosi generoso ne godedi cuore ".
" Io dimandava : " Qualisono quellecoseche lagentecerca e nessuno perfettamenteritrova? "
.
" Diceva : " Tre cose : la sa-lute,
il piacere,l'amico sincero ". " Io
domandava : " " meglio star lontano dal
far bene o dal far male? ". Diceva
" Star lontano dal far male " la somma
d'ognibene ". "Io domandava: " C'"
alcun pregioche sia difetto?". " Diceva:
" Quellagenerositc"che vuol gratitudine".
" Io domandava : n Quale " quellacosache accresce ilsapere?". "
Diceva: " Il
dire la verit" ". " Io domandava: " Qual
cosa " che " segno digrandezzad'animo ? ".
" Diceva : " Quando alcuno " potentee
perdona". " lo dimandava : " Chi " colui
che mai non muore? ". " Diceva: " Dio
gloriosoe altissimo ". " Io domandava :
" Chi " coluinel qualenon son difetti?".
" Diceva: " Iddio potentee glorioso"." Io domandava : " Di quellecose che si
fanno con senno, quale" la migliore?"." Diceva : " Quellaper cui s'impedisceun malvagio dal far male ". " Io diman-
dava: (.(Dei biasimi che altriinfliggead
altri,qual" ilpi"dannoso? ". " Diceva:
a Quel biasimo che non si vuol tener na-scosto
alla gente ". " Io domamlava :
" Nella vita,qualeora " che siala pi"inu-tile?
". " Diceva: " Quell'orain cui alcuno
pu" far del bene secondo giustiziae non
lo fa ". " Io domandava : " Fra iprecetti,qualprecettonon si vuol tenere a vile? ".
" Diceva: " Tre precetti:ilprimo" il
precettodi Dio possentee glorioso,il se-condo
" ilprecettodei saggi,il terzo " il
precettodel padree della madre ". "Io
domandava : " Qual " lavitamigliore?"." Diceva : " L'esser scioltoda ognicurae la sicurezza dell'animo ". " Io doman-dava:
" Qual " la morte peggiore?". "
" In povert"". " Io domandava : " Qual
" la migliore?". " Diceva: "."Nel com-piacimento
di Dio grandee potente". "
Io domandava : " Qual cosa " quellache
distruggel'amore? ". " Diceva: " Quattro
cose: l'avarizianei grandi,ilfarsi mera-viglia
di alcun che nei saggi,la svergo-
scnatezzanelle donne, il dir bugia negliuomini ". " Io domandava: a Qual cosa
" che manda a male le faccende degliuo-mini?
". " Diceva: " Il lodare i soper-
chiatori". " Io domandava: " 11 mondo
in qualmaniera si pu"conquistare?"". "
Diceva : " Con la scienza della gratitu-dine
". " Io domandava: " Che far" io
perch"non vi siabisognodel medico? ".
" Diceva : " Mangiar poco ,dormir
poco, parlarpoco ". " Io domandava:
(,(Degliuomini qual" ilpi"savio? ". "
Diceva : " Quelloche parlapoco, ascolt"
assai e sa molto ". " Io domandava:
" Donde viene l'abbiettezza?". " Diceva :
" Dalla balordagginee dalla corruzion
dell'animo ". " Io domandava : " Donde
viene ildolore? ". " Diceva ; " Dalla so-litudine
". " Io domandava : " Qual cosa
" che portala dieta dei medici? ". " Di-ceva
: ((L'ingordigia". " Io domandava :
c( Nel mondo, qnal" la cosa migliore?"." Diceva : c" L'umilt" disinteressata,ilbe-neficio
fatto non per averne ricompensa".
" lo domandava: h Nel mondo, qual ""
;ii8 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 (INOMICA
cosa peggiore Diceva : " Due
cnsc: l'irada pariedei re e l'avariziada
parte dei ricchi ". " lo domandava:
" Oliai " il principiodell'iiinilt"?". "
Diceva: " L'aver volto sorridente e alla
fine esser pago di s" stesso ". " Io do-mandava
: " A chi chieder" consiglio?".
" Diceva: " A colni nel qnaleson tre
qualit": icligionevera ,amore verso i
buoni, scienza perfetta". " Io doman-dava
: " Il heneli/.ioper quantecose si
fa perfetto?". " Diceva: " Per l'u-milt"
senza pretensione,per la generosit"senza obbligodi gratitudine,per ilservizio
senza domanda di ricompensa". " Io
domandava : (( Oual cosa " per la qualealtrinon " mai contento? ". "
Diceva:
" Ci" avviene per tre cose: quando un
noni di buon senso si consulta coi dotti;
un uom di guerra, sebben gagliardo,non
s'appagamai di stratagemmie d'inganni,
e ilcontemplante,sebbene devoto,non si
appaga mai della sua devozione " '. "Io
domandava: ",(Qual cosa " per cui altri
tiene amico un altro? ". " Diceva : " Son
tre cose : nellefaccende non usar violenza,
non dir bugia,non oflendere alcuno con
la lingua". "Io domandava : " Se io im-paro
la scienza,che mai guadagnoio? ".
" Diceva: " Se sei piccolo,diverrai
grandee illustre;se povero, diverrai
ricco;se conosciuto,diverrai pi" cono-sciuto
". "lo domandava: " A che serve
la ricidiezza?". " Diceva: " A rendere
giustiziaagliuomini con le opere tue,a
mettere insieme un tesoro per il padree
per la madn^ a fartiuna provvigioneperla vita futiua,a renderli amico il tuo ne-mico,
a far pace tra amici e nemici i". "
Io domandava : " Non v'" forse qualchecosa che non si mangia,eppur fa bene al
corpo?". " Diceva : a. La compagniadei
buoni,la vista dfdl'ainico,una veste sof-fice,
un bagnotiepido,un odor soave " 2.
IIL Sileni'.
Dal poemetto " il (Conforto
degli uomini ".
I. In lroduzione.
(Iraziae riconoscenza reiulansial ('rea-
tore dell'uno e dell'altroinondo-^ in mi-sura
doppiadell'arenadel deserto e delle
stilledellapioggiae nel novero di quante
son fogliesuglialberi,e sia un saluto al-l'Apostolo
suo*, suggellodei profeti(suIni sia la pace!)." Si compone questo
libro per graziadel Re del mondo secondo
l'altosaper degliuomini, secondo la pa-rola
dei saggi,libro di grandi,ammoni-mento
di sapienti,consigliodi savi,espe-rienza
di principi,e le sentenze sue son
brevi,ma il significato" grande,e son
tuttiavvertimenti e paroledi quelre giustoNiish"nrev"n 5 jn pr"'dei principie dei
grandi(guardiliIddio dalle vicende di
quaggi"e li alimenti con la generosit"de' suoi benefici).
Sher"f,poetagiovane,ha udito questiavvertimenti del giustore An"shirv"n fi-glio
di Qob"d (alleviiloroIddio iltormento
dell'infernoe ilrigorsuo)', ha conosciuto
(piestesentenze meravigliosee questepa-role
rare e peregrine,e si le"lecitodi ri-durle
in verso perch"la natura nostra
assai inclina alla parolarimata. Come
aduiii(ueebbe compiutoquesto libro,?,ii
(1) Non son certo di avere inteso bene questo punto.
(2) Finisce cosi in tronco. Seguono le sentenze di Loqm"n, per le (jualivedi ilcapi-tolo
al paragrafo 37.
(3) Il mondo materiale e lo spirituale.
(4) Maometto profeta.(5) Chosroe An"sliirvan.
(())Parole in arabo, come al solito.
(7) Solile formole in arabo. Re Chosroe col padre dev'essere all'inferno,secondo
il buon Sher"f, perch" non erano mussulmani.
APPENDICE ALLA POESIA MOItALK 0 CNOMICA 34'."
pose nome ilConforto (lei!;liuomini,per-cli("'ognuno che loleggei"e ne apprender"ilsignificato,sempre n'abbia poiconfortoal corpo e benessere allosjiiritoe giungaal line d'ognidesiderio e vada sicuro da
ognisvenlui'a e ilcostume suo sia lodato
e gradital'indole e di lui ogni altro si
compiacciae Iddio gloriosoe possentesia
contento e soddisfallodi Ini.
2. Pr"i"i'"p"odel libro.
Ilborgomastro1 di gran cose espertoGi" f"'ricordo che in un fausto giorno,Come cinta s'avea l'imperialeBenda re Kisra ^, una gran festa indisse,Reso libero in priada ogninemicoIl mondo intero.Per la sua giustiziaE per la graziasua per tutto ilnmndo
Era illustre,eglisi,che cancellati
Tutti dell'ingiustiziai segniavea.Ivan gliastri del cielconforme a brama
Del suo core e lodavanlo plaudendoVecchi e garzoni.Iddio,siredel mondo,Dato gliavea d'ognisuo bel desio
Ilcompimento,generoso core
Avea gliaggiuntoe forza del destino
I colpia tollerar.Grazie all'Eterno
Eglirendea devoto e superava
Ognisaggioin virt" veracemente,Che di tal uomo a cui l'Eterno " guida,Non " mutevoi la fortuna. E allora
Che in suo regiopoterstette alcun tempo.Posta sul seggioimperiaivirtudeAlta a seder,precettoei f"'che un serto
Gli si facessesjdendidodi gemme,Perle e rubini postividattornoIn opra acconcia,serto che splendeaPi" che l'astrodi Giove,e di talforma
Che ognun col prezzo di sua vita istessa
Acquistatol'avria,pariad un sole
In altociel splendente,e prezioso
Per l'eccellenzae per quelloche avea
Significatoarcano. Erano venti
E tre puntesul serto,adorne insieme
Con artificiovago; ed ogninodo.
Ognipunta(?)era un detto o una sentenza,
Su cui lungopensieroilnobii sire
Pensato avea. Per" sul diadema
Scritto in oro s'avea quelgiustoprenceD'ammonimenti un libro.Ogni sentenza
Di mille vileprezzo avea, se alcuiu)
Tal sentenza cercasse. Ecco, sospesaPer comando di luialtasull'aula
Era quellacorona, e come ilsole
Di s" dava l'annunzio in Oriente
E della notte si l'uggiadinanzi
Al bianco falco ilnero coi'vo, allora
Che ilcielvestia della sua luce ilsole
Qual d'una vesta splendidadi seta
Di color fulvo,su l'eburneo trono
Imjieri'alee sotto alla coi'ona
Kisra sedea branmso di sua gloi'ia.
Degliavi suoi qualera pur costume.
Dava accesso a le genti,e al lor signoreVen"an devote tutte genti.Allora,Da quelserto da' nobiliconsigliSapienzaapprendeanpicciolie grandi,E del mondo ilSignordel re del mondo
Amico era-^,e ilvessilloergea costui*
E la corona sua splendea(jualluna.Davver! sopra quelserto egliavea scritto:
(^ 0 sapiente,a te stesso riguarda!*".
Falt' doni allepersone elle ne son degne.
Chi dona alcuna cosa a chi n'" degno,Pi" che in misura d" per l'utilsuo^;
S'anche per esso dai la vita,bella
Cosa " celesta,e sono al detto mio
Le gentitutte in testimonio. Scritto
Di Sindib"d " nel volume, e ildello
Un ricordava de' regnantiprischi:" Tolsi allagente lor tesori e tutti
Per l'alma mia donaili a chi era degno ".
(1) Come nel Libro dei Re, si cita qui l'autorit" dei borgomastri persiani,racco-glitori
di antiche tradizioni. Vedi il capitolodella poesia epica.(2) Forma arabica del nome persiano Khusrev, cio" Chosroe An"sh"rv"n.
(3) Iddio era amico di Chosroe.
(4) Oppure: Era d'inclita fortuna.
(5) Se pur cos" va tradotto.
350 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
Non andate incontro alle disgrazie.
Chi d'alcun senno " pure intinto,fuggeDal lacciodi sventura. Ecco! se scorgiDi sventura alcun caso, e tu lontano
Vanne e da stoltonon lasciarte stesso
Alla sventura in preda.Amico ai Devi
" chi cerca ilsuo mal, n" splendein lui
Del Re del mondo alcuna luce. Un prence
'Novellogi"dicea questasentenza :
"Incontro alla sventura, oh! non an-
[dare!".
Accettate i consiglidei saggi.
Vuoisiaccettar consigliodi chi " saggio,Che pi"che argentoed or valgonde'saggiGli ammonimenti. Assai huon fruttoal tuo
Corpodiscende da' consiglionesti,E vuoisi udir chi a te glidice. TaleChe non accogliealtruiconsiglio,in ceppiE in vii stato si trova. Or, cosi disse
Un sapienteaccorto : " Alta la terra
S'accumula su tal che estintogiace" i.
Non dite ci" che non " da dire.
Chi tace cose che non son da dirsi,
Tranquilloha ilcor per ci"che ascoltapoi.Da paiiarstoltonulla fuor che cruccio
Precede mai, n" v'ha tesoro al mondo
Pari al silenzio.Oh ! quantifuro in terra
Che per stoltoparlarperdeanla vita,Si che giustodicea quelsapienteDelle trascorse et",che inntilcosa
Veramente " ilparlarsenza ragione!
Non cercate ci" che non " da cercare.
Per cosa tal che non si dee cercare,
Reputazionsi scema. Essa ti dice:
" Non cercherai ci" che cercar non d"i ".
E queiche a questecose pone ilcore.
Strappauna bella rosa e ilvago fiore
Citta nel fango.Adunque,per cotesto
In cui cercar non trovi fi'ultoalcuno.Come per fianuna donde a te niill'altro
Che fumo tocca,assai giustodicea
Quei, d'avvenente aspetto,inclitosire:
" Cosa non cercherai cui non arrivi ".
Non v'affrettatenelle faccendevostre.
Mai non s'affrettal'uom ch'" saggioe
[accorto,E suol l'alma dell'uom recar la fretta
In grave angustia.Onesto nome in terra
Tale non ha che in l'opresue precipitaE nel mondo quaggi"non tocca fine
Alle sue brame. Chi s'aflanna ed urgeIn ci" ch'eifa,pentesitosto e gravePortane poila pena. Or, se qualcunoS'affrettaper la via,da un alto loco
Avvien che nella fossaegliprecipiti.
Non siate pigrinelle faccendevostre.
Se far dovrai non evitabilcosa.
Falla in talguisache poidilettosa
Al cor ti sembri. E guardaneilprincipioE guardanela fine e acconciamente
E dal capo e dal pietoglimisura.Come tempo verr",tu ponvimanoE non farche soverchioopra che imprendi,Per te s'allunghi.A queiche lentoadopra,Fiacca ed inerte cade in gi"la sorte.
Non importunatei letterati.
Non rendertiimportunoai letterati,Non ti rissarcon essi,e meno ancora
Quand'eisian taliche scrittura sanno
Artificiosa2. Letterati,a cui
" nota l'artedella penna, assai
Cose san far picciolee grandi; e ancora
Che non abbia la penna alcuna puntaCome la spada,dalla punta fuggeDella penna la spada.Anche la chiave
Trov" la penna a' niisteiidel mondo,
E molli sono in lei virludi e jiregi.
Guardatevi dalla lingaadei poeti.
Se ouest'uomo sei tu, leniii poetiE reputalor linguauna taglienteE acuta spada.Niun con lor si rissa,
Fugge ciascun loi'iiidideperversa.
(1)Che vuol dire? se pure cosi va tradotto. Forse: Come molla terra s'accumula
sui morii, cos" chi " morto alla ragionegiace in misero stalo.
(2)Se pure questo passo va cosi Iradotlo.
352 APPENDICE ALLA l'OESfA MORALE 0 (INOMICA
intimila e ravvicinarsi,perchrsi sapj"ia
se, f|i)aii(l()laiiuiotifilaloro razza mostra
verso (linoi qualcheinclinazione,sidebba
porviattenzione e accoglierlaneiranimo
nostro, 0 non si debba.
Disse ilbrahmino : (Chiunque" soste-nuto
dalla forzadel santo spiritoed " gio-vatodal soccorso del senso comune, in
tutte le opei'e stima esser necessai'iala
circospezionepi"perfettae conosce bene
in cotesto dove si stanno ilbene e ilmale,
l'utilee il danno, n" sfuggeall'acutezza
della mente sua che ilguardarsida un ne-mico
caduto in difettoe da un compagno
ingiuriato" j)iiilodato consiglio,e che "
migliorpartitol'evitarle insidie de' suoi
ingannie de' suoi tradimenti,principal-mentenel caso che eglicon l'occhiodella
l'agionevegga alcun nmtamento nell'animo
di quelloo alcun cambiamento nella sua
affezione,
e con hi sguardoperspicaces'avveggad'alcuna leiita nel cuor di Ini
0 di qualcheoffesanell'animo,e ne lico-
nosca la cagionein qualchenegligcirzainavvertitao in qualcheingiuriaapertada
partesua. Perch", se eglirest;i ingannatoalla prontafavelladi lui e ai segnisuoi
d'amici/Ja e non si cura di guardarsie di
tenersidesto,di s" stesso egliavi'" fatto
meta ad ognisorta di colpidelladisgraziae avr" volto contro di s", con la calamita
dell'ignoranzasua, laspadadellasveutura.
( "^crs" ili (irabo).
i\on t'allidarche gente che offendesti
E ad ingiuriee ad insulti contro a lei
l'lincipiotesti,
D'acquealla palmaaltrui ikmi dia fre-
Cresce e pi'endevigorparolatale |scura.
Che altri non cura i.
Ola, fra le altrefavoledi simil genere,
vi " anche quelladell'augello." Disse il
re: Come " celesta f;vola?
(Favola).
Disse : Raccontano che vi era un re
qualesi chiamava Bernied"n,e aveva un
augellodi nome Fiiiza,dotato di ragione
perfettae di favella gradevole..Aveva
eglidepostoun uovo in un chiosco del re
e ne aveva avuto un piccino.Comand" il
re che qu(dpiccinofosse trasportatoin un
luogoparticolaree fossepostonel cospettodei erandi,anzicomand" che altrimostrar
dovesse ognisollecitudinenell'avernecura
e nell'allevarlo.Ora, a quelre nacque un
figlio,sullacui fronte risplendevala luce
della rettitudine e dell'animo geneioso,
dalle paginedella sorte del qualeriluceva10 splendordella fortuna e della felicit".
(Vi'rsiin arabo).
Di sua sorte felice in ogniintento,
Sendo in cuna, ei favellae ilchiaro segno
Di nobilt" l'" validoargonunito
Ch'egli" la nuova luna or che vedesti
11 crescer suo, che ravvisastiin lui
La luna pienaaglisplendorisui.
Insonuna,ilfigliodel re prese coltiglio
dell'augellouna dimestichezza perfetta.
Sempreeglisi trastullavacon lui,e ogni
giornoPinza andava allamontagna e dei
fruttidella montagna che fra lagente non
possono nemmeno trovar nome-, recava con
s" due quantit"; (lavane una al figliodel
l'e e l'altraal figliosuo, e ipicciniintanto,
per il dolce cibo,mostravansi ghiottidi
quelpiaceree con godimentoe con gioiamangiavano,onde anche pi"rapidamenlefacevansi manifesti i segnidel giovamentoche (|U(dcibo recava nella forza (IcH'csser
loro e nella perfettaconformazione del
corpo, sicclu''in breve tempo essi ci"ebbero
e ognuno poi*''vedere tanto pi"chiara-mente
visibilii segnidi quanto tale alle-vamento
giovasseloro ^,
onde, per tal
(1) L'autore vuol dire: Guardali che gli offesi da te, se anche non li fanno del
male, non aiutino i tuoi nemici (non innaft"no ilpalmizioaltrui)e non dian loro forza
(De Sacy).
(2) Cio" sono mollo rari.
(3) Periodo intricato con troppe ripetizioni.
Al'PENDlCl" ALLA POESL\ MORALE 0 C.NOMICA ;jr)3
serviziol'amiciziadi Fiiizacol re pi"e
pi"si raflerm" e ognigiornos'accrebbela sua dimestichezza e si elev" il suo gi"altog'iado.C-osipass"qualchetempo. Un
giorno,Finza era assente. Il suo piccinosalt"in gremboalfigliodelre e glif"'male,onde ben tosto ilfuoco dell'iratrasse ilfi-glio
del re nel vorticedel corruccioperch"egligitt"laj"olverenegliocchi dellauma-nit"
e dellagenerosit"'e l'anticocom[iagnodimentic" l'amiciziasua. L'afferr"per un
piede,lo rovesci" del capo e lo sbatt"
contro terra,tanto che l'infelice,in quelfuiTjre,mori.
Finza ritorn"e vide ucciso il suo pic-cino.
Egline fu cruccioso e pienodi do-lore,
sidisper"e pianse,e mand" un gridoe un gemitoal cieloe disse: Infelicecolui
che ha la sventura di venir nelladimesti-chezza
(leipotenti,dell'amiciziadei qualitosto ilnodo si rallenta,e della fede dei
qualisempre lagota" laceratadalleunghie(Itdiafellonia! Non lasincerit",non la con-
l"denzascambievole ha fermezza presso di
loro;non la sollecitudinedei servigi,non
i doveri dell'amiciziahanno alcun peso sul
loro cuore ; l'amiciziae l'inimicizialoro
stanno circoscritteal sopravvenird'un bi-sogno
e al cessare dell'utile.Essi,perviadellavendetta,rendono impossibileilloro
perdono,e per la leggedella superbiaedellasopcrchieriapensano che sia lecito
il non curare i dirittialtrui,e ilfruttodei
servigidi chi " loro fedele,poco hanno in
mente; all'opposto,lungamentesidimen-ticano
che hanno da punirle colpedei
malvagi,e le prevaricazionigrandifatte
per loro conto slimano leggieree da poco,
ma i mali leggierifattiin pr"'d'altrui,
pensano esser gravie considerevoli.Ma
io,almeno una volta,l'occasionepropizianon vogliolasciarsfuggire,e per"piglier"vendetta del tigliomio da questospietatotraditoreche ha uccisoilsuo compagno di
nascimento e di abitazione e ha tratto a
morte ilsuo soziodi casa e di tetto.
Si balz" alloraal viso del figliodel re
e glicav" iveggentiocchisuoi,indispicc"un volo e si pos" sopra un luogoallo e
forte.In quelmomento, ginnseal re no-tizia
di tutto cotesto,e ilre per gliocchidel figliosuo f"'gran piantoe cerc" d'aver
per astuziain potersuo l'augelloe di co-gliere
esso Finza nella gabbiadella di-sgrazia
e della sventura, col laccio della
frode e dell'inganno,per farglipoici"che
potesseessere degnodi luicosi tristoalla
fine,e dargliquellapena che convenisse
a tanta sua oltracotanza.Per" mont" in
groppa(Versi).
A un destrierche correa come fa ilsole,Dalla cui frontelevasila stella
Della vittoria.Oh ! fortunatomonte "%
Che cammina ed ha pie,capo e cervice!
Oh ! fortunato! egliha nel pie,nel capo.Col Sim"rgh* somiglianza,e se la staffa
Ne asceikiitu, tiportale novelle
Pi" ratto che non fa l'ecodal monte;
Se ne scuotile briglie,il suo messaggioPria che ilvento tiportain suo viaggio,
{Versiin arabo).
Come se l'albaa mezzo dellafronte
Colpitol'abbiad'alcun segno, ed ei.Per compirsua vendetta.Nelle viscerea lei
i\bhiacacciatole sue gambepronte"'',
e recatosi dinanzi a quelluogoelevato,mand" questavoce a Finza : Viem' gi",non
(1)Vuol dire clie dimentic" ogni senso di generosit"e di umanit".
(2)Il cavallo aveva una candida maccliia in fronte,in forma di stella.
(3)Il cavallo,per la sua grandezza,assomigliatoa un monte.
(4)Uccello favoloso,gi" noto per altri passid'altri autori.
(5)Vuol dire che la candida macchia sulla fronte del cavallo gli" sfata impressacon un colpodi mano (allalett.schiaffo)dall'alba,onde il cavallo,per vendicarsi del
colpo,ha posto le gambe nelle viscere dell'alba,e queste pure, a quel contatto, son
diventate bianche. " Pi" che seicentismo,questo " delirio,almeno per noi.
23 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. TI.
354 APPENDICE ALLA POESLA MORALE 0 C.NOMICA
temere ! " Ma Pinza si ricus" e disse :
L'obbedireal comando del re " per me
una lecige,ma iltempo (?)eh' io mi star"
separatoda lui sar" senza dubbio e lungo
e senza line,percli",in tutta la vita mia,
la reggiasua " stata la Kaaba della mia
fortuna,ed io ho considerato qualsostegnoalla mia felicit"ilmantenermi nel suo fa-vore.
E per",quand'anchesapessiche io
dovrei perdervila vita cara, gridandoun
" Eccomi pronto!", mi rifugiereisempre
nel suo servigio.Perch" la speranza mia
era questa: che io sotto la sua protezioneavrei potutovivere in buono stato come le
colombe della Mecca e che con sicurezza
avreipotutovolare su per Safa e Merva^.
Ma, ora, " stato creduto lecitospargere il
sangue del figliomio per entro al recinto
dellasua l'ede"come ilsangue dellevittime
dei pellegrini;e potr"io ancora aver lecito
alcun altro desiderio? Fra le tradizioni^
v'" anche questa: c( Il credente non si
sfregadue volteallapietra" *; " e per"
il migliorconsiglioper la restante mia
vita si " quellodi non obbedire a (juestocomando del re. Di l" poidov'" lamiseri-cordia
sua, tengoioalcuna speranza ch'eglimi scuser" per questomio rifiuto.Anche
poi" certo intendimento di luiche ilcol-pevole
non debba viver sicuro,perch",anche se egliprocedelento nel pi'onloga-
sligo,la fataipena senza dubbio ne " pur
sempre attesa e presentita.Anzi,quanto
maggiortempo passa, tanto maggiorgra-vezza
prende;e se, per consentimento
della sorte e per alcuna felicit"di foi'tuna,
ilcolpevolene scampa, alla fine bisogna
pur gustare dell'amarezza della pena e
provar l'abbiezionedel gastigoe della di-sgrazia.
Ora ilfigliodel re ha pensato un
tradimento contro il figliomio, ond' io,
per ildolor della perditadella prole,gliho reso il cambio,si che oggi non m'"
pi"lecitopor fidanza in te, n" sta bene
che io cada nel precipizio,preso al laccio
de' tuoi inganni.
(l'ersi).
Uom come te bramoso di vendetta
Quest'occhimiei non videro pi"mai.
Disse ilre: Poich" dall'una e dall'altra
parteson compiutie la colpae la pena,
non " pi" possibilein noi il corruccio
contro di te,u" in te deve rimaner contro
a noi sentimento di offesa.Credi alla mia
parola,e senza ragionenon sceglierliun
allontanamento che strugge l'anima,e
sappiche iostimo procederdalla reit"deldestino deglinomini la vogliadel vendi-
carsi e del punire,e che non vedo mai
lecitoin cotesto lo zelo da partemia.
(Versi).
Ira non ebbe mai contro a' nemici,
Non vide l'occhiosuo serrar di ciglia^.
Pinza disse : Che io ritorni indietro,
non " punto possibile,perch"i saggihanno sempre vietato l'avvicinarsiagliamici crucciati,e per"sogliondire che
quantopi"un uomo olTesopensa di dover
moltiplicarmoine e carezze e fa gentilezzee cortesiepi" a modo, tanto pi" vuoisi
sospettardi lui e tenersilontano,e quanto
maggiore" lacircospezionee lacustodia,
tanto " meglio.Ora isaggistimano essere
ilpadree la madre nel gi'adodegliamici,e il fratelloal positidel sozio,e la moglie
pensano essere nel luogodel compagno, e
i parentiprossiminel gradodeicreditori,e reputano le figlieessere del valore dei
rivali,ma un figlio,invece,soglionodesi-dei'areperch"resti la memoria loro,e
(1) Due luoghi presso la Mecca frequentati,per alcune loro cerimonie, dai pel-legrini.
(2) Allusione al sacro recinto della Mecca.
(3) Delti di Maonielto tramandali per tradizione e riferiti sempre in arabo.
(4)La pietranera della Kaaba, oggetto di venerazione per i Mussulmani. Qui vuol
dire che non torner" a' servigi del re.
(5) Tale " la traduzione letterale. Aggrottar le ciglia" segno d'ira e di mal animo.
APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 355
stimano esser egliuna sola cosa con l'a-
niina loro e la loro sostanza,n" credono
che altra cosa per alcuna via possa egna-
gliarneilvalore,perch",qualunquevolta
una faccenda grave si presenti,riguardoal figlio,tuttivi pongono industriae cura,
mentre riguardoad altri,per nessuna ra-gione
si metterebbero in mezzo.
(Raccontoin versi).
Di Khig"v nel villaggio,una vecchietta
Avea dne vaccherelle e una figliuolaDi nome Mihistl.La donzelletta
Che qualgiovincipressoaltacrescea.D'occhio malignoper influsso,un giornoEgradivenne. Ilvolto suo che pienaLuna gi"parve, esilsi f"'d'un tratto
Come luna recente,e per"tetroE scuro ilmondo agliocchi si rendea
Della misera vecchia. Alto un affanno
Il cor si prese e ilpettoarse di dogliaA lei,che veramente altroconforto,Fuor di questasua figlia,a leinon era.
Per caso, un di,ficc"la vaccherella
Il muso in una pentolaper t"me
Della minestra,ma rest",nel fango^
Come avvien che talors'affondiilpiede,Restonne ilmuso, orribiivista,dentro
Alla pentolainfisso.Or, come Devo
Ch'esce d'inferno,fuor dellacucina
La vaccherella sigitt",venendo
Appo la vecchia in corsa. Ecco ! che quelloFosse Azrail2,pensavasicostei.Si che un gridocacci" contro la vacca
Scellerata,e dicea: No! non son io,
Angioldi morte, Mihist".Son io
Una misera vecchia ; e se tipreme
Mihistl,via laporta,ecco ! che tanto
Mi fa buon giuoco.Ella " ammalata,ed io
Tale non son. Non prendermiper lei.Ch'io son pur sana ! " In prospera fortuna
Cara si avea costei la figliasua.Ma poil'abbandon" come da presso
La sventura scopri.Lieta per lei
EH'era si nei giornibellie gai,Ma poilasciollacome d'alcun male
Timor le venne. Intendi tu che ninno
Appo te rimarr" dei tantiamici
Come vengano i di tristie infelici^.
Or io,quest'oggi,son stato separatoda
tutto ci" a cui mi sentivaavvinto,e son re-
slato divisoda tutte le altrecreature,anzi
dal servigiotuo talcopiadi dolore mi son
presa, che la cavalcatura mia n'" aggra-vata;
e propriamentequalessere mortale
avrebbe poteredi soffrircotesto?
(Versi in m-aho).
I figlinostriegualison per noi
Alle viscere nostre
Quali van per la terra.
Ecco ! Se spirasovra un d'essi il vento,
Per tema l'occhionnopi"non si serra.
Insomma, un'ala del mio fegato,ilfruttodel cuor mio, la luce degliocchimiei,ilconforto dell'anima mia,nellatua
compagniami son giocatoe ho sofferto
assai grave angoscia,tanto che
(Versi).
Riser di me i nemici,
Pianser per me gliamici,
Dell'anima,degliocchi,Del cor senza l'aita,Come pu" trar la vita?
E con tutto questoio non son sicuro
dellavit;imia. Ma illasciarmi ingannaredalle tue moine ripugnaallaragionee al
buon senso; e per" " migliorconsiglioromper l'amiciziae portarpazienza.
Disse ilre : Se ci" che " avvenuto per
te,fosse stato per via d'animo nemico, la
circospezionepotrebbeesser cosa buona ;
ma poich"ti sei mosso per la via d'una
vendetta e d'una punizione,l'ordinedella
giustiziarende possibiletutto cotesto*.
Ora, qualcosa mai impediscela nostra
(1)Alla lettera: arena.
(2)L'angelodella morte secondo i Mussulmani.
(3) I versi inettissimi fanno fede del poco valor poeticodi Nasr-ull"h.
(4) Cio", che noi due possiam tornare a vivere insieme.
356 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
scambievole fidiiei;!? e qnalcosa mai "
cagionedel separarci?Finza disse: Il luogodove sta il cor-ruccio
nelleanime diverse," come una
feritadolorosa,e ilpuntoove sta nei cuori
rancore, " piagache cresce. Che se s'ode
dir qualcosacontrariaa tutto ci",non visi
deve dar fede,perch"la linguain questa
faccenda del valore dell'amicizianon d"
prova certa 1, n" ogni dichiarazione in
questafaccenda di ci" che " giusto,porgesicurezzaalcuna 2. I cuori,invece,che si
riconoscono l'unl'altro,sono in testimonio
dellagiustiziae in attestazione della ve-rit",
e per" " possibileche per l'uno si
prendaconoscenza dell'altro.Ora,il cuor
tuo in ci" che tu di',non va d'accordo con
lalingua,e io ben conosco la tua violenza,e per"in nessun tempo dal male che me-diti,
io posso andar sicuro.
(Versi).
In tempo d'assalti
Pi" gl'avid'un monte
Le staffetu rendi3,
In giornodi pugna
Pi" scioltedel vento
Tu rendi le briglie.
(Versiin i(raho).
Se ribellantifossero al destino,
Andrebbero le sfere in iscompiglio.Succederebbe a' sempiternimoti
Un silenzionel cielsenza confino.
Disse ilre : Fra amici e conoscenti na-scono
sovente e corruccie disgusti,perch"la virt" degliuomini non pu" chiuder la
via alleoflese e alleinimicizie;ma chiun-que
" fornitodel lume della ragionee del
pregiodel buon senso, ti'ova soddisfazione
nello spegnere levoglietriste,anzi pensa
esser cosa bellal'evitarmodo perch"esserivivano.
Finza disse : La zitellonanon ha bisognod'impararea mettersi il velo *, e io ho
provatolungamentee il caldo e ilfreddo
dei giornie ho menato finoa questopuntola vita mia stando a guardarei giuochidibussolottidel cielo.
(Versi itiarabo).
Uom che dal tempo ha candidi i capelli,S'ingannaforse all'offertadell'uva? "
Io gi"molti sospiriho mandati al vento
dall'angustoricettacolo di (piestostrano
mondo e ho acquistatomolto lume dai
tesori dell'esperienzae dallapiaticae ho
conosciuto veramente che chiun(|ue. . .
...
6e calpestadel tutto ogni senso
umano e generoso, e lacerae graffiailviso
alla lealt"e alla fede. Ora, tutte questecose per me non sono punto dubbie, e il
volermi ingannare" tanfo quanto [lei'dereil temjio.
(Versi in arabo).
Questidiscorsibau fattoprova intanto
Dell'armi nostre, e lor giustezzacrebbeDietro la prova del parlarcotanto.
Tutto ci" poidi cui discorre la parolafausta del re, ha l'aspettodi verit" ed "
conforme a sincerit".Ma, nella leggedella ragione," pericolosoaccoglierle
scuse di chi portaodio,ed " cosa da non
farsi l'esaudir domande di pace fatteda
chi " nemico, perch"in lutto ci" " pei'i-colo grandee l'esporla piopriavita "
troppo grave rischio.Finch" ilcompagno
(1) La lingua dice una cosa, e l'anima ne pensa un'altra.
(2) Se pure cosi va inleso questo passo al((uantooscuro.
(3) Punlandovi su col piede per colpirpi" forte.
(4)Proverbio aralio clie trovasi in Meyd"ni (celebregrammatico e raccoglitoredi
proverbi,che mor" nel 518 d. E.. 1124 d. C, ed era di iNislu"p"rje vuol dire die non
bisogna insegnare a chi ha gi" dell'esperienza.
(ti)Cio" come fanno i fanciulli quando loro si offre qualche ghiottoneria.
(G)Seguono due linee inintelligibiliper me.
APPENDICK ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA, '^:)T
di giuocofale nioiiiee i dadi sono prontie ciiitien banco non " leale,a talicondi-zioni
non " buono acconciarsi. Nemmeno
poi" naturale che il nemico dimentichi le
cagionidel suo corruccio e s'astengadalcercar l'occasione di vendicarsene. E vi
son molti nemici che non sipossono pren-dere
con la forza e con la violenza,mache con l'astuzia e l'ingannosi possontrarre fra le branche del poteree sotto gliartiglidella.vendetta,come avviene che
l'elefanteselvaticocada nel laccioper la
compagniadell'elefantedomestico (?).Io
pertanto,in nessun tempo e in nessuna
condizione,posso andar sicuro dalla ven-detta
del re, e un giornopassatoai suoi
servigisarebbe per me della lunghezzadiun anno, perch"la debolezza e l'abbie-
zione mia sarebbero manifeste e la maest"
e la reverenza di lui sovercliianti.
(Versi).
La satanica tua asta lucente
Da saetta del cielcolponon ebbe
Qual di Satana " degno All'arco tuo
Che freccepiovee tocca ilsuo desio'^,Piover frecce ildestino anche non tolse3.
Disse il re : L'uom generoso non gettailcompagno suo nel dolor dell'abbandono,.
n" stima lecitotroncar l'amiciziae toglierla fratellanzaper un falso sospetto,n"rende vana e infruttuosa una conoscenza
antica e un'amicizia ferma per un solo
pensierodi sospetto,anche se in ci" " pe-ricolo
per la vita e timore per i proprigiorni.Chi fa ilcontrario,trovasi essere
ilpi"vile e il pi" abbietto degliesseriviventi.
E cos" siseguitaper lunghie prolissi,ragionamentiper tante paginequanteson
le gi"riferite,in cui si ripetonole me-desime
cose, finch"Finza cos" conclude:
Insonnna,vicino a lui* io non ho sicu-rezza
alcuna,n", stando ai servigisuoi e
abitando con lui,in alcuna maniera posso'viver tranrpiillo
, perch"il destino ha
postofra noi tale separazioneche non "
possibilel'accostarsil'uno all'altroanche
per poco 5.iVlain avvenire,ognivoltacheme ne prender"ildesiderio,nel voltodellaluna e nell'aspettodel sole ravviser" lo
splendoreche adorna iltrono suo e chie-der"
le notizie del suo bene stare dalla
brezzamattutina.
(Versi in arabo).
Dir",dimander",come talvolta
Spirila brezza del mattino : 0 brezza
Della mia terra,quandomai movesti
Da quellaterra mia?
Dolce spirodell'auradel mattino.Di' tu a queiche desian lor ben perduto:Pace,pace su voi ! Deh ! come state
Da ch'io da voi partia?
Quanto poiallacondizion mia nell'esi-
glioe alla mia disgrazia,ilnobile e illu-stre
mio signorepotr"esserne agevolmenteinformato^.
(Versi in arabo).
Spiral'auradel giornoallaprini'ora.L'alitosuo ti reca
Il mio saluto eia mia laude ancora.
(Versi).
0 vento del mattin,pelborgomioDeh ! vieni in tuo viaggio,
(1) Allude alle stelle cadenti che son credute aste e lande degliangeliche scac-ciano
i demoni che troppo s'avvicinano al cielo.
(2) Coglie sempre nel segno.
(3)Questi versi poco belli vogliondire,insomma, che il re ha sempre quel poteredi prima.
(4) Al re.
(5)Se cos" va tradotto questo passo, o io l'ho inteso bene.
(6)Tale " il senso di questo passo che non " tradotto alla lettera,perch" il testo,come dubito," guasto.
358 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
Alla mia bella che ha di luna ilviso,
Reca tu ilmio messaggio.Dille: " Dal giornoche tu se'partita
Da questoborgomio,Non ebbe ilborgomio dai dolci rai
Del sole alciniricrio.
Sparvesplendorda questovolto,o bella,
Perduto nel tuo amore,
Da che i sassigittastial secchio mio
In tuo insano furore " ^.
Con questeparole,Finza condusse a ter-mine
ilsuo discorso e siaccomiat" dal re.
(Versi).
Con pallidele gote in sua temenza
Ei via balz" per quelfulgidobrando,Come dinanzi al vento dell'autunno
Fogliaprimaverilfuggevolando.
Questa" la favola che tocca del modo
di guardarsidagliingannid'un amico
potentee dal credere alle moine e alle
lagrimed'un avversariosoverchiatore.Ora,all'uomo assennato non pu" sfuggireche
l'intendimento,quanto al significatodi
questefavole," stato questo,perch"i
saggi,nei casi della vita,si guidinol'unl'altroe conforme a quellediano fonda-mento
alle loro opere e ai pensieri.Iddio
altissimo,con la graziae la copiadella
sua bont",i credenti tutti f;icciaconosci-tori
di tutto ci" che giovaalla vita pre-sente
e al suo fine,e rendali accorti del
come sicongiungala religioneagl'intentidellecose del mondo '.
Il
II. Xakhshebi.
LiBi"o DEL Pappagallo.
Favola dell'undecima notte.
Il He che invita a una sua festail Mare.
Quando l'amante del mare, cio" ilsole3,
se ne and" all'intimoostellod'Occidente,e quandola belladegliastri,cio" la luna.
usci dalla cellettadell'Oriente,Khogistehcon occhi ch'erano un mar di lagrime,econ lagi'imeche erano Pleiadi,sen venne
dal papfiagallo*per chieder licenzaall'an-dare,
e disse:0 confidentedel mio secreto,
0 tesoro di delizia,oggi la faccenda del-l'amore
mi distoglieda ognialtracura, e
l'essereio prigionieradell'amoroso desi-derio
" per me come catena che mi distrae
da ognialtracosa. Ma la cortesiatua che
non ha confine,mi regge in piedi,e la
sollecitudinetua che non ha termine,nonlascia ch'io perisca.Ora, il consigliarquesta forsennata si appartienealla tua
bont" che non ha difetto,e ilguidarbene
questanavicella si addice alla prudenzatua che non vien meno. Questa notte,son
venuta da te per consiglio.Se tu vedi che
ci" stiabene,dammi licenza perch'ioaf-ferri
al collare il desiderio mio; e se ci"
non cade in acconcio,fammene cenno,
perch'ioritraggail piedesotto il lembo
della pazienza,sebbene amore e pazienzasiano nemici fra loro.
(Versi).
Interamente,o Nakhsheb",l'amore
A pazienza " avverso, e di mitezza
Modo non ha se non esteriore.
Dell'amor parentelaoh! ([uale" mai
Con un tranquillocor? Ch'" un gran pro-
Paziente amador, tu intenderai. [digio
Ilpappagallodisse : 0 Khogisteh,da
questo,per che tu di tempo in tempovieni da me per averne norma, e mi do-mandi
consigliodi tanto in tanto,non pu"venirtidanno alcuno,perch"appuntochi
cerca guidae norma in alcuna faccenda,
ne ha poiquelIVutto che ebbe quell'.rali-
mino, e chi negliall'arisuoi con altri si
consiglia,godepoici" che (pielBralimiuo
godette." E Khogistehdomand": Come
fu cotesto?
(1)Giuoco di parole,intraducibile,tra "b-r"y,splendor del volto (allaleti.: acqua
del volto)e ab, acqua.
(2) Se pure cos" va inteso quest'ultimopasso.(3) Perch" il sole,tuffandosi nel mare, semlira discendere al suo amplesso.
(4) Vedi il sunto del libro nel capitoloal paragrafo 59.
360 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
Deg'liamuleti aiiiicn? E d'iiiiiiidiiarca
Oli mai la sposa disi"da insano ? ^
" questa un'astuzia ch'egliha ordita
per uccidermi. E questoun pretestoche
egliha pensatoper discacciarmi. Se no,
di quial mare v'" ilcammino d'un mese;
e come "possihilegiungerviin Ire giorni?e il mare, con quellasua vastit",come si
pu" menare ? Io non posso far cosa tanto
ardita,n" posso andar finoal mare. Se il
re mi uccider",avr" ucciso un innocente
e dato rancura ad un oppresso che non ha
colpa.Ma il sangue di un innocente non
dorme e ildolore dell'oppressolasciaim-
mancahilmente latraccia di s".
(Versi).
0 Nakhshebi,costume d'ingiustiziaE cosa rea d'assai.Da tosco amaro
Opradolce di miei come uscir puote?Al finepoi,col tempo,all'oppressoreVolgesidell'oppressoognidolore.
Come ilBrahmiuo, col capo che stor-dito
gligirava,ebbe detto questeparole,menti'e gi"vedeva ilpropriosangue sparsodai carnefici,il vento occidentale che " il
messaggierodel mare, port"all'istante
quellesue parolead un pesce, e il pescele rec" al Mare. Il Mare allora trem" e
recando laspuma allabocca ^,disse : Non
conviene che per mia cagionecostui sia
ucciso e in me simostri alcuna colpadi ma-
lefizio." Oh ! lode a Dio ! Una voltadun-que
vi erano giorniin cui si aveva cura in
questaguisad'un Brahmiuo, e la nostra "
un'et" in cui d'un dotto nessuno sidarebbe
alcun pensiero!
(Versi).
0 Nakhshebi,che tempimaison questiChe son vernili? Est" lagente come
Vus"f nella cisterna "^.
(!)h!se ilmondo fu guasto alcuna volta,In alcun tempo non fu guasto mai
Pi" che in l'et"moderna !
E ilMare, dopo aver chiamato a s"
settecento mostri di figuradiversa,col
dragomarino che " il loro capo, cosi
cominci" a dire: Il re ha elettoun Rrali-
mino per farmi invito. II Rrahmino non
pu" camminar sul mare, n" pu" venir da
noi,n" vuoisiche glitocchi alcun pericoloe che io,per lui,resti in colpadi malva-git".
Va tu ora e digli: " Fattianimo,perch"io ho accolto iltuo invitoe al tuo
richiamo .ho dato risposta.Con cuor tran-quillo
vieniadumiuea questaparte,perch"poi,con tutte cose prezioseda farne omag-gio,
io venga l" da te ". " Disse ildragomarino: Andr" ed eseguir"ilcomando. Ma
io sono una bestiagrandedi corporatura,strana di forme,altadi statura,vasta di
corpo. Ognun che mi vede,ne resta spa-ventato,anzi cade a terra e perdei sensi.
E poi,come andrei io a quelluogo,intantoche nessuno ha forza di guardarmi?Di-cono
che nel mare non " altrabestia mag-gioredel drago,che gliabitami tulli del
mare temono di lui,che ognigiornoingoiatante migliaiadi bestie marine, che nel
Dicembre, al tempo dell'inverno,egliferma d'un tratto ilcapo suo in una partee da un'altra parteficcalacoda,e la })artemediana del corpo sollevain aria,e scal-dasi
al caler del sole,onde ciascuno
che lo vede, s'immaginache quellosia
(1) Questi versi sono un poco oscuri in alcuna loro parte, e il Ms. Teza " guasto.
Vogliono per" esprimere la meraviglia che desta il vedere che alcuno desidera cose
impossibili.
(2)Segno di corruccio. Il Kosegarten intende diversamente e traduce : Filhrte liie
Hand zum Mundc, scambiando l-itfpers. spuma, con kaf arab. mano.
(3)Oggi la gente sta male nel mondo come Y"suf, cio" Giuseppe,figliodi Giacobbe,
quando dai fratelli fu gettato nella cisterna.
APPENDICE ALLA POESL\ MOUALE 0 GNOMICA 301
l'arcoceleste'.Quand'eglipoisigettagi"nelleacque, non v'" gocciadell'acquadel
mare che per esso non si conuunova, e
quandomuore, gliabitantidel mare vi
hanno ampio pasto e i pescipassanomolti mesi ciliandosidelle sue carni.
(Versi).
0 .\aklislicl)i,nel mondo son gi'an cose,
E tu le vedi in ogniregioneLa notte sempre e ilgiorno.
Ad ognipasso tuo milleprodigiScorgitu se taloraesci di casa
A girpelmondo attorno.
Disse ilMare : 0 dragone,tu hai detto
egregiamente.Ora dimmi chi sia atto a
questafaccenda e chi vuoisi eleggereperquestoaffare." Disse ildragone:Atta a
questoaffaresi " la balena,perch"essa "
grandedi corporatura,bella d'aspetto,graziosanell'andare,veloce nel muoversi,
gagliardanelcamminare,carnosa di corpo,
la pi"numerosa quantoalprolificare2. "
Disse ilMare: 0 balena,che dicedunqueildrat!:one?" Disse: Eglidice egregia-
mente : Ma io non so in che modo potreiandar fin ha e come potreiparlarea quellagente.E non ho piediper camminare,
non linguaper parlare,non modo di vivere
un'ora sola fuor dell'acqua.Ma la testug-gineI Oh ! la testuggine" proprioatta a
questafaccenda,perch"essa pu" tollerar
di star fuoridell'acquap pascolatanto in
mare quantoin terra. Con questo,essa "
fortedicorpo, di dorso ampio,ed " mite,affabile(?),paziente,riconoscente. "
Disse il Mare : 0 testuggine,che dice
dunquela balena? " Disse: Dice egregia-mente.Ma io non sono atta a questafac-cenda
n" a questo incarico,perch"io
son lenta nell'andare,scarsa di parole,eil viaggio" lungoed " malagevoleiltro-varsi
insieme a parlare.Ma il granchio,piuttosto," atto a questafaccenda,perch"egliha molti piedi," leggiadronel cam-
minare,sveltonel muoversi,scaricodella
schiena. " Disse il Mare: 0 granchio,che dice adunquelatestuggine?" Disse::
Dice bene. Ma io temo d'esser l" oggetto:di derisione,perch"iosono una bestiache,
non ha capo, e gliocchi mi stanno sulle:
spallee la bocca sulpetto,e ho otto piediche camminano storti e sbilenchi e per
traverso. Ilcoccodrillo,piuttosto," adatto
per tutto ci",perch"egli" di fattui'ame-ravigliosa,
ha molti piedi," leggiadronel'
camminare,svelto nel muoversi,ha gran
bocca,lingualunga,denti molti. " Disse
ilMare: 0 coccodrillo,che dice dunqueilgranchio?" Disse: Bene sta. Ma io
non sono atto a questoall'are,perch"sono
iroso,riottoso,sdegnosodi quiete,mal
fido.Quellafaccenda l" non si vuol trat-tare
con la violenza,bens" con la dolcezza
e la lealt",e io ne son privo.Piuttostola
rana " degnad'aver questa cura, perch"essa " gagliardaassai," paziente,sciolta
di lingua,abbondevole in parole,ed " uno
di queglianimali che vivono in terra e in
mare, e ha una testa tonda e occhi splcn-:denti e braccia che sistendono,spedita-mente
si siede ed entra nelle case degli
uomini,non ne teme, n" essi temono di
lei. " Disse il Mare: 0 rana, che dice
ilcoccodrillo? " Disse: Eglidice bene.
Quale " dunquel'incaricoperch'iomi ap-presti
a partire?e quale" iltempo, perch"iom'incammini ?
Ma ilMare, come vide che gl'illustri"
i celebri non volevano andare,anzi reca-vano
innanzi indugie artificie che la sola
rana in lutto cotesto mostrava d'averpron-tezza,
temette e disse: Non vuoisiche il
Rrahmino non si fididelle paroledella
rana e non la riconosca per mio messag-
gieroe non sembri pigronel venire,e.
cosi mostrisi degnodella grave peiui mi-nacciata.
" questaun'operadi religione,
e nelle opere di religionenon " lecita
alcuna negligenza.Se passano tre giorni
(1) Vedi su questo passo il capitoloal paragrafo26.
(2) " notevole che tutti questidiscorsi di animali, coi seguenti,sono in arabo, con
molli errori di grammatica. 0 forse illungo passo, poco bello e inutile," interpolato.
362 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
e glitocca qualchesventura, a me ne
verr" segno di vergogna. E dunqueneces-sario
che io faccia tutto cotesto e vada,io
stesso,dal Brahrnino,perch"non si pu"andar per hi via deUa religionecoi piedialtruie coi piedialtruinon sipu" percor-rerla.
(Versi).
iNakhshehi,fa tu stesso idoni tui,
Se tu sei della genteaccorta e desta.
10 motto non vo' f;irdell'oprealtrui,Ma so che l'opreche piet"c'impone,La gentefa ch'" di religione.
IlMare,allora,prese forma d'uomo, se
ne and" alla casa del Brahnnno e disse:
0 Brahrnino,io son quello,per invitareil
qualeoggiti hanno eletlo. " E il Brah-rnino,
come si avvide che quelloera il
Mare,cadde a'suoipiedie cominci" a dire :
Questache degnazione" mai? che favore
" che tu mi hai fatto? Il Sole adunqueentra nell'ostellode' corpuscoli? i E la
luna sivolgeverso l'abitazionedella pi"oscura stella dell'Orsa? Ma da quellanatura ingenuache tu sei,cotesto appuntodoveva apettarsi! " E ambedue cosi ne
vennero allaobbedienza del re.
Il re, come vide ilBrahmino,disse:
Non sei tu quelloche oggiabbiamo eletto
per invitare il mare? " Disse il Brah-mino
: Cos" ". Sebbene vifosse uno spaziodi tre giorni,io,primache questo tempofosse trascorso,mi sono scioltodalla mia
promessa e ho menato con me il Mare. "
11 re domand" : Dove " egli? " Disse :
Fuor dellaporta." Ilre all'istantevenne
fuori e abbracci" il Mare e fece molle
scuse, dicendo : Tu ben m'hai fatto onta
venendo in cosi gran fretta,mentre non
era necessariomostrar tanta sollecitudine.
Pi" adagiodovevi tu venire. " Disse il
Mare : Tu al Brahmino hai fattotroppo
grandespaventoe fatto provare troppo
grave paura. Ilmaree lontanotanto quantoilcammino d'un mese, e tu glihai con-cesso
lo spaziodi tre giorni.Ora, un
vento me n'ha dato notizia,e io temetti
non dovess'eglinon attener Ja promessafattaper me, e tu lo trattassi male e ia
per un Brahmino cadessi in colpa." l"
re disse : Io gliaveva concesso uno spazi"breve di tempo ; ma il disegnomio era
questo che eglidovesse prendersicura
maggioree nel menarti fosse pi"speditoe sollecito.Ma tu hai fattocosa deltaqualenessun'altrapotevifar maggiore;e vera-mente,
per quelpreziosoe puro elemento ^
che " in te, ci" appunto da te si poteva
aspettare.
(Versi).
0 Nakhshebi,l'originecospicuaD'ognicosa " migliore.InclitosangueHa di che gloriarsi.Oh! queibeatoCh'" di nascitaingenua,e l'opresueDell'inclitanatura hanno alcun segno !
Disse il Mare : Sebbene io mi sono
at"'rettatonel venire,pure molto sono ver-gognoso
da che son venuto a mani vuote
e non ho portatoalcun dono. " Ma come
furono trascorsialcuni giorni,ecco che i
donatividel Mare giunsero,e in tale(pian-
tit",che la superficiedella terra non
potevacontenerli e la quarta parte del
mondo abitato avrebbe avuto danno se
avesse dovuto portarli.Erano tutte cose
preziosedellespiaggee prodottidel mare,
corallirossie teriacabruna (?),smeraldi
verdi e perled'ognigenere, cavalli ma-rini
ed elefanti addomesticati(?),vesti
dipintee senqilici,gemme rilegateesciolte,corallidelleregionimeridionali e
dei porli"^,corniolecolordi carne e color
di fegato,topazicolor di melagrana,cidor
chiaro fulgido(?),color di porpora, sme-raldi
color di melagrana,color d'erba,
come pezzidi sapone, lubini color di
(1) Le quisquiglieche si veggono volare in un raggiodi sole.
(2) L'acqua.
(3) Cos" il Kosegarlen: Sildkorallvn und Hafenkorallen.
Il Ms. Teza ha due parole
inintelligibili,o almeno introvabili per me.
APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 363
carne, coloriliscorpione,come cipollesel-vatiche
',perlecolor di gota di fanciullo,
come datterio bacche d'olivo;oltrea ci",
prodottipreziosidelle coste e cose rare
del mare, alo",ambra e muschio odoroso,
uccelli ))arlantie sandalo di odor soave.
Tante cose porlo,che la facolt"computa-triccdella mente sarebbe rimasta a dietro
dal comprendere,e la potenzaintellettiva
si sarebbe ingannatanel voler tutte ab-bracciarle.
Ma il re ricus" tutti quei doni e disse
al Mare : Per noi non v'" dono maggioredella tua venuta, n" pi" nobile regalodella tua presenza. " Il Mare cominci"
ad insistere,e il re, per compiacergli,accett" quatti'ocose, e la prima era del-l'oro;
la seconda,gemme; la terza,de-strieri;
la quarta,vesti; indi si volse al
Brahmino e disse : Di questequattrocose
qualetipiace?Prendine una! " Disse
il Brahmino : Questanotte vi sai'"agiodi
pensar fra me. Domani mattina sceglier".IlBrahmino aveva quattrofigli.Si con-sigli"
con essi e disse: Voi sceglieteuna
di questequattrocose, perch"io domani
faccia pure la scelta mia. " Allora,il
maggiorfigliodisse: Bisognaprenderl'oro,perch"ilfondamento dellecose tutte
riposasull'oro." Il secondo figliodisse:
Bisognaprenderelegemme, perch",comevi sono legemme, ne viene tant'oroquantone vuoi. " Il terzo figliodisse: Bisognaprenderelevesti
,perch"l'uomo senza vesti
" misero e dispetto;e si snol dire anche
che gliuomini valgonosecondo le vesti
che hanno 2. " Il quartofigliodisse:
Bisognaprenderei cavalli,perch",comevi sono cavalli,v'" modo di toccare e
godered'ognicosa.Alla mattina, il Brahmino si rese al
palazzodel re e disse: Ieriilre m"ha dato
facolt"di scegliere,dicendo: " Fra i di-versi
doni del Mare uno scegliper te ".
Ora, io ho quattrofigli,coi qualimi son
consigliato,dicendo: " Voi sceglieteuna
di quest("quattrocose perch"io pure ne
facciala scelta". Ilprimoha sceltol'oro;ilsecondo,legemme; ilterzo,levesti;il
quarto,i cavalli.Intanto,io non so qualcosa mi debba scegliere." Ilise il re a
quelleparolee sicompiacquedella finezza
di giudizioe dellasagaciadella mente di
lui,e per"glidon" tutte le quattrocose.
(Versi).
0 Nakhshebi,sia lode a'sapienti.Che opra assennata non si perdemai.Se compiealcuna mente ch'" perfetta,Alcuna opera sua, de' versi tuoi
Si fa la forma nitidae corretta "'^.
Ilpappagallo,come ebbe condotto ilrac-conto
finoa questopunto,cominci" a dire :
0 signora,tutta questabuona ventura tocc"
alBrahmino,e ci"accadde per l'avventurata
benedizione del prenderconsiglio.Anche
tu, nelle faccende tue,ticonsiglicon me,
ed " cosa convincente e chiaracheda questo
consigliartitu non vedrai danno,che anzi,
in breve,ti verr" buon fruttoda questatua avvedutezza e da questatua previdenza-In quest'ora,l'oroscopo" felicee il mo-mento
" fortunato. Levati,e, gioiosadi
tua ventura e tranquilladi cuore, vanne
allacasa che ticongiungaal tuo bello,e
gliocchi tuoi intenebrati fa tu chiari e
lucenticon losplendoredell'aspettodel tuo
caro. " Khogistehvollecosi fare.Avresti
dettoche l'albastavasiagliagguati,perch",
appunto in quell'istante,si dest" ilromor
delgiorno,l'albamostr" ilvoltosuo splen-dentee l'andar di Khogistehfu impedito.
(1)Ovvero, secondo un'altra interpretazione:del villaggiodi Pey"zek,dove si sca-vano
rubini.
(2jQuest'ultimoinciso,necessario,non " nel Ms. Teza. Suppliscocon la traduzione
tedesca del Kosegarten. Veggasi,per confronto, il proverbio russo: " Le persone si
accolgono come sono vestile e si licenziano come parlano ".
(3) Come se dicesse: Se tu, o Nakhshebi, adoperi senno e ingegno, i versi tuoi
riescono perfetti.
;5()'l AI'l'KNDlCl': ALLA POI'
(Versi).
Naklisliebi,questanotte ella andar volle
Appo il sno bello ohe gi"le'dintornoAlto sonai' di sna bellezzail nome.
Ma l'albala iinpedianel suo cammino,rji'"nniiavversi agliamanti e ilgalloe il
[giorno.
III. (j"dii-i.
Il Lii"ro del Pappagallo,
DI Nakhsmebi, rifattoi.
Favola qiiinla.[u orefice,un fa"etj""anie,an sarto,ari nionaco e ami (loiina di
"efp"o.
Come ilsole fu disceso all'Occidentee
la luna fu salitadall'Oriente,Kbogisteh,per domandar licenza,si rec" presso il
pappagalloe disse: Questa notte dammi
il permesso percli"io me ne vada dal-l'amante
mio. " Il pappagallodisse: 0
signora,tutte le sere io te ne do il per-messo,
porciledunque te ne stai? Temo
che d'improvvisogiungail tuo sposo e
la faccenda tua vada come la storia di
quellequattropersone. " Khogistelido-mand":
La storiadiquellequattropersonecome era?
Ilpappagallodisse: Una volta,un ore-fice,
un falegname,un sarto, un nionaco,
facevano viaggioinsieme. Una notte si
fermarono in un luogodeserto e dissero
fra loro : Questa notte staremo in questodeserto e t'arenilaguardia.Siamo in quat-tro
; facciam ciascuno una vigiliadellanotte. " Tutti approvarono questapro-posta.
Alla primavigilia,cominci" a far
la guardiailfalegname,e per scacciare il
sonno prese una scure e fece una imma-gine
di legno.Alla seconda vigilia,come
tocc" ilturno all'oreficeed eglividequellaimmaginedi legnoche non aveva oro e
nessun altro ornamento, disse in cuor
":SLV MOKALK () GNOMICA
suo: lifalegnameha fatto una immaginedi legnoe ha mostrato la sua valentia.Io
pure mostrer" la mia e far" ornamcuti
per gliorecchi,periicollo,j)erle braccia
e per le gambe e lipori'"attorno a questa
immagineperch"se ne accresca la bel-lezza.
" Com'ebbe adunqueapprestatogiiornamenti,lipose attorno allaimmagine.Alla terza vigilia,quandovenne la volta
del sartore,eglisi dest".Vide una donna
estremamente bella e di [liaccvolefigura,fornita di elegantiornamenti,ma tutta
nuda. Eglidunque,all'istante,cuci leg-giadrevesti da sposa e vestitele attorno
alla immagine, ne accrebbe la bellezza.-
Alla quartavigiliafu la volta del nionaco,
ed eglisi lev" per far la guardia.Vide
quellafigurache toccava ilcuore; pure,
eglifece leabluzionidi rito e disse le pre-ghiere
e compi ogni altro suo dovere.
Appresso,eglifece questapreghiera:0
Signore,d" l'anima a questafigura!"
In quciristante,raninia entr" nellafigura,ed essa, come essere umano, incominci"
a far parole.Come poi la notte fu assai tarda e il
sole si lev", tutti e quattro(pie'colalis'innamorarono e s'invaghironodi quella
figura.Disse ilfalegname:Io sono il pa-drone
di questadonna,perch"di mio l'ho
tagliatae fatta,e per"io vogliosposaiia." Disse l'orefice:Questafanciullami si
conviene,perch"io le ho postoattorno gliornamenti. "
Disse il sartore: Questa
donna " possesso mio, perch"essa era
nuda, ed io per leiho cucito alcune vesti
e glieleho vestite. " Disse il nionaco :
Costei era una immaginedi legno,che
ebbe vita per le preghieremie, e per"io
vogliosposarla.Insomma, la loro lite and" in lungo
finch" un talegiunsein ipielluogoe quellilo pregarono di definir la lite.Ma quel-l'uomo,
com'ebbe veduto il volto della
(1)Facciamo una eccezione,dando una favola di questo tardo e inetto scrittore clie
qui " fuor di posto secondo la cronologia.Ma perch" il suo libro lungamente ha fatto
dimenticare e quasi perdere l'originale,quello di Nakhshel)i, cos", anche per farne
conoscere l'arte diversa,abbiamo creduto di poter fare questa eccezione.
APPENDICK ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA sor"
detta donna,disse: Questa" mia moglie!Voi l'avete sedotta,voi l'avete condotta
viadallacasa mia e da me l'aveteseparata." Per" (|nciruomo,pi'esicon s" iquattro,li men" dinanzi al governatore.Come il
governatoreebbe veduto ilviso delladonna,disse: Costei e la mogliedi mio fratello.
Mio fratelloaveva menato con s" questadonna come compagna di viaggio; voi
l'aveteucciso e preso la donna con voi. "
Appresso,il governatore,presicon s"
tuttique'tali,li trasse dinanzi al giudice;ma ilgiudice,quand'ebberiguardatoalla
donna,disse: Chi sietevoi ? " molto tempoche io cerco questadonna! E questauna
mia schiavache mi ha rubato molti denari
e molte robe e poifuggi.Ora,le robe mie
e i miei denari dove sono? Rispondete!Come questa lite e questa contesa an-davano
molto per le lunghe,e troppo tardi
andavano a finire,e molta gente s'era
affollataper vedere,in quellafolla e in
quellaturba trovavasianche un vecchio,
il qualedisse : Questa contesa non pu"esser definitadall'uomo. Ora, in una certa
citt",v'" un albero grandee antico,e il
nome di quell'albei'osi ",in arabo,l'Al-bero
delle sentenze. Ogni questioneche
non pu" essere definitadall'uonm,suolsi
portaredinanzi a quell'alberoe da quel-l'alberoesce una voce che dice di chi "
laragionee di chi son falsele pretensionie le parole." Insomma,quei sette uo-mini
si recarono sotto quell'alberoe me-
naron seco anche la donna e loro stato
tutto esposerodinanzi a quell'albero.Al-lora,
iltronco si fend",e quelladonna a
corsa si cacci" nella fenditura del tronco
e spari; venne poi una voce dall'albero
che diceva: Ogni cosa se ne litorna alla
originesua ! " E i sette amanti di quelladonna ne rimasero scornati.
li pappagallo,come ebbe finito questo
racconto,disse a Khogisteh: 0 signora,temo che losposo tuo ritorniall'improvviso
e a guisadi quell'alberotiprendacon s"
e tu restisvergognataper iltuo amante.
Levali e va dall'amante e dall'innamoi'ato
tuo ! " Khogistehvolle andare, ma al-lora
appunto il gallocant",i segnidel-l'aurora
si mostrarono, e Khogistehdov"rimami rsi.
IV. HiisejiiV"iz.
Dal Libro:
CiLi Splendori del Canoim.
I.
Favola del (jiardiii"eree dell'usinnuolo.
Raccontano che un giardiniereaveva un
giardinobello e ameno e un verzierepi"fresco dei roseti dell'lrem^. L'aria n'era
simileall'ariadiprimaverae lafragranza,esilar-antelo spirito,delle sue erbe odo-rose
profumaval'intimodell'anima:
{Strofa).
Rosaio qualgiardindi giovinezza;
Piene le rose sue d'acquadi vita.
Cantar d'ognisuo augeldesta l'ebbrezza
E l'aerfragranteall'abbandono invita.
In un angolodi questosuo giardinoeraun rosaio pi" fresco del germogliodel
piaceree pi" alto dei rami dell'albero
della vita. Ogni mattina fioriva su quelrosaio una rosa colorita,simile alla gotadellevaghefanciulleingannatricidei cuori,simile al voltodi questefanciulledal can-dido
petto odorante di gelsomini.E il
giardiniere,incominciando il giuocodiamore con quellarosa fiorente,andava
dicendo :
(Versi).
Non so davver che dicasi la rosa
Sotto ai petalisuoi,se gliusignuoli,iMiseri! adduce a sospirarla rosa 2.
Un giornoilgiardiniere,secondo ilsuo
consueto, si rec" a contemplarla rosa.
Vide un usignuologemente che stropic-
(1) Giardino favoloso gi" stato piantatodal re Shedd"d, Corano 89, 6.
(2) Allusione alla nota favola degli amori degliusignuoli per le rose.
366 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA
ciava ilcapocentroi pelalidi essa e stac-cava
una dall'altra,col becco acuto, le
cuciture delle sue fogliecolorite.
(Vrrsi).
Ebbio diventa l'usignuoldie mira
La rosa, e tosto cadonglidi mano
Di sua gi"scioltalibert"le briglie.
Il giardiniere,viste dispersele fogliedella rosa, ruppe con mano turbata il
guinzagliodellapazienzae sospese illembo
del cuor suo allaspinapungentedel cor-ruccio.
Ma, al giornoappresso, la stessa
cosa avvenne e ildolore per la dispersiondella rosa
(Verso).
Sovra l'altraferitaalti'ane aperse.
Al terzo giorno,ai colpidel becco dell'iisi-
giinolo,(Verso).
Sparsele rose, rimanean le spine.
Per taleusignuoloessendo entrato nel-l'animo
del giardiniereun gran corruccio,
eglipose sul sentiero di lui un laccioin-gannatore,
e presolocon l'escadellefrodi,lo imprigion"nel carcere di una gabbia.L'usignuolo,privodi conforto,come un
pappagallosciolse la linguae disse: 0
signore,per qualragionem'hai tu fatto
prigioniero?e per qualcagioneti sei in-dotto
a punirmi?Se hai fattoci" per udire
ilcanto mio, ilmio nido sta nel tuo ver-ziere.
Ognimattina,l'ostellode' miei con-centi
" l'angolodel tuo giardino.Ma se
altra cosa tisei fittain capo, dammi no-tizia
di ci" che " nellatua mente. " Disse
ilgiardiniere:Non sai che hai tu fattoalla
mia fortuna? E quantevoltemi hai alllitto
separandomidallamia dolce amica? (-usa
adunquedegna di tal fattobeu pu" tro-varsi
in una via di punizione,perch"tu,lontano dalla casa tua e dalla tua (erra,
impeditoda' tuoisollazzie dall'andarlibe-
ramentequa e l",ti stii a piangerenel-l'angolo
di un carcere. Io,sopiiortandoildolore della separazionee gustamlol'af-fanno
della lontananza,nell'ostellodella
mia tristezzami lagner"da solo.
(Versi).
Piangi,usignuol,se iniziodel tuo amore
In me si sta,che siam tapiniamanti,E nostro ufficio" piangerdi dolore'.
L'usignuolodisse: Partiti da cotesta
intenzione,e pensa ch'io,per questapartedi colpadell'averdispersauna rosa, fui
imprigionato.Ma tu che hai lacerato un
cuore, pensa qualesar" la Ina sorte !
{Strofa).
Onesto cielche si volgesopra noi,
Computandoconosce e iluialee ilbene.
A chi ben fa,verr" del ben dipoi;A chi mal f"',toccano danni e pene.
Poich" questeparoleebbero forza nel
cuore del giardiniere,eglifece liberol'u-signuolo.
L'usignuolosciolsela linguainlibert"e disse: Poich" tu mi hai benefi-cato,
secondo quellasentenza : " Vi " forsericompensadel benejiciofuoridel benef"cioslesso? "
2"
^conviene che io pure te ne
compensi.Sappiche a piedell'alberosottoal qualetu stai," sepoltoun vaso pienod'oro. Prendilo e speinliloper iltuo bi-sogno.
" Il giardinierescav" in quelluogo,trov" vera la paroladell'usignuoloe disse:0 usignuolo," meravigliache tu
vegga un vaso d'oro sotterra e non abbia
veduto un laccio appena sotto la polvei'e!" L'usignuolodisse : Non hai saputoche
{Sentenzain arabo).
Se discende il deslin,rana " i)niden:.a?
(Verso).
Non pu"ilmoi'talcontender con lasorte!
Alhu'quandoil(bastinodi Dio precipita,all'occhiodell'avvedutezza non resta pi"
(1)Questi versi sono di H"f"z, t", 39.
(:2)Sentenza in arabo del Corano, 55, 60.
368 APPENDICE ALLA POESL\ MOKALE 0 GNOMICA
Via non tur dallo stalo la propiziaTua vista,e del tuo serto e di fortuna,Del Irono e del poter,buon frutto aduna.
Se ilre vede che ci" siabuon consii;lio,inandi me in ambasceria presso glieiefanti e, scelto un uoum fidato,(juestomi
faccia compagno di viaggio,perch"eglitutto ci" che far" e dir",e vegga e ascolti.
" Il re disse: Noi non abbiamo e non
avrem mai alcun dubbio intorno alla tua
l'ettitudine,allatua fede,allatua giustizia,alla tua piet",e io assaiho veduto e udito
delle opere e delleparoletue.
(Versi).
Uell'opretue (piantefiate il conio
Ho messo a prova, e c(ni la pietranera '
D'attento esame la moneta tua
Ilo rinvenuta d'ogniingannoscevra!
Con buoni auspiciadunqueconvieneandare e mettere in opera tutto ci" che "
ilmeglioin rpiestaoccasione e pi"conve-niente
al presente;e tu ben sai che l'am-basciatore
d'un re ne " anche la lingua,eche chiunquevogliaconoscere il titolo
dell'epistoladella mente sua e l'interpretedell'intimo del suo cuore, pu" saper co-testo
dalleparolee dalle opere dell'amba-sciatore
(lilui.Perch" se in esso si mostra
qualchepregioo qualchevirt",e se si fa
vedere da luiqualcheatto degnodi appro-vazione,
0 qualcheopera lodevole,altri
subito ne argomenta la bont" della scelta
e laperfettasapienzadel re. E se alcun
errore da smemorato si manifesta o (pial-cliesua negligenza,la linguadei maligni,messasi in moto, trova materia di biasimo
e di maldicenza. Ora i saggi,per (piesto
capo, molto hanno laccomandalo e hanno
mostrato sollecitudineinfinitanel direche,
se alcuno maiula un ambasciatore in alcun
luogo,bisognache esso sia ilpi"sapientedella gente sua, ilpi"eloquentenel par-lare,
ilpi"integronelle opere; anzi,gli
antichi re solevano mandare in ambasceria
imaggiorisapienti,e Iskender ilcornuto -
ne era il primo,egli,che,mutatosi di
vesti,andava alla sua ambasceria in per-sonae soleva dire :
(Versi).
Gli eroi che de' leoni vanno in caccia,Recano da s" slessii lor messaggi.
E un grande,quanto al mandare am-basciatori,
cosi raccomandava :
(Versi).
Vuoisi che ilmessaggiersia sapiente,Animoso e valente in dir parole.Renda per ognicosa onde altriil chiede.
Rispostaacconcia e di talguisabella,Che con rette/.za sia d'intentoe d'opra.Eglisuo incarco manifesti e dica
In ([nellafoggiache si vuol de'grandiUall'accoltaassemblea. Deh ! quantisono
Quei che gi"per loquelaaspra e superbaUn mondo intero scompigliar,pi"gentiMisero a morte ! Un altro i fondamenti
D'amicizia gitt"fra due nemici
Con paroledel core allettatrici.
Behr"z disse : 0 re, anche se in me perilcaso presente" alcuna esperienzadelle
leggidella scienza quanto all'ambasceria,
pure, se ilre difensor del mondo, facen-domi
grazia,dallosciignodi sua sapienzainfilaalcune perle|"reziosenel filo della
previdenzasua, io,fattomi ornamento di
(|uelh!jierleper iltempo presentee con-siderandole
come abbellimento da gloriai'-mene e come l'iccbezzadi valermene, in
tutto ci" che far" e compir",non decliner"
mai da (jnellaleggedi lui e con la mede-sima
regoladi operare condurr" a termine
ognifaccenda. " Disse il l'c : 0 Ik'hr"z,
leregolemiglioridell'ambasceriae i modi
pi"eccellenti dell'andarcome legatosono
questi,cio" che lajiuniadella linguacomeuna spadarilucente venga all'operacon
(1) La pietranera clie gliorefici adoperano nel provar l'oro.
(2) Ales.saridro Magno. V. il capitolodella poesia romanzesca.
AI'PKNDIC.K ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 369
impetoe veemenza, ma che la i!;eiiima
(Ielladolcezza e della affabilit"splendaebrilliallasua superficiee che lo splendoredellabenevolenza e dellaumanit" rilucae
scintillidalle sue parti.D'og-nidiscorso
poiche nell'esordiosuo faccia intendere
durezza,vuoisi che la chiusa si termini
con dolcezzae mitezza ; e se l'ambasciatore
al principiodel suo dire,per il molto
zelo,comincia con paroleterrificanti,nel
riepilogodel suo discorso,con serenit"e
confidenza,termini con un motto che desti
l'amicizia,e con una sentenza che tocchi
ilcuore.
[Versi).
La dolcezzadel dir dell'odioilseme
Via si portadal petto,e amica linguaVia dal cigliosiportaognicorruccio.
Insomma, vuoisi che il discorso del-
l'amliasciatoresia fondato sulleleggidelladolcezza e della severit",dello sdegno e
della mitezza,dell'amore e del rigore,
dellagiustiziae dellaopposizione,e guardisempre ai modi del serrare e dell'aprire,del prenderee del dare,del separare e
del congiungere,del fare e del distrug-
gere, affinch"eglicosimostri d'averavuto
riguardoda tutte partialladignit"del re
e allamaest" del principee d'aver risa-puto
qualsia l'intentodei nemici e il
segretodella loro mente. Ma il porger
consigliad un saggioquantoad una amba-sceria,
" come cercar di avere ci" che gi"si" avuto.
(Versi in arabo).
Se alcun saggioinvierai,.\iun consigliolidarai.
Hehr"z allora,ponendoin atto laleggedell'obbedienza,usci dal palazzodel re e
aspett"con pazienzafinch" la notte,ve-stita
dell'ammanto degliAbb"ssidi i,di-nanzi
allamagionedel cielo azzurro cal"
ilvelo delle tenebre. Dopo alcun tempo,lo scalco del destino deposecon gran
pompa, sulla superficiedella mensa del
cielo,l'argentealance dellaluna.
(Versi).
Come sciolsela sera i riccisuoi
Odorosi di muschio,ecco la luna
Sul terrazzo montar pomposa e bella.
In (pieltempo che il disco della luna
si avvicinavaal cerchio del meridiano,ei raggidel minor luminare ^ si diffonde-vano
per tutti i lembi dello strato brunodel cielo,quandola superficiedellaterra
fu rischiaratadalla bellezza,adornatricedel mondo,di quellalucerna della stanza
dei poverelli3, Behr"z si volse verso la
regionedeglielefantie, giuntoalla loro
dimora, fece questopensiero,dicendo:In vicinanza di questioltraggiosi,io ho
timore per lavitae c'"pericolodi morte ;
e sebbene da parteloro nulla ancora non
si tenti contro di me, pure, alla fine,unpensieroassennato richiede che non si
deve andar vicinoa questiviolentie orgo-gliosi,
perch"essi,con quellaestremaloro superbiae alterigia,non hanno alcun
riguardoai poverie aglioppressi,e se
anche millemeschini restassero senza caposotto le lor piotetiranne,nessun bruscolo
di polvereda questosentierosi verrebbe
a posare sul voltodellalorosoperchieria*.
(Versi).
Di nostro stato tristoe miserello
Ouale hai pensiero?Muore una lampa,e l'agiiventicello
Oual n'ha pensiero?
(1)Che avevano vesti brune.
(2)La luna.
(3)La luna, che fa da lucerna ai poveri.(4)Vuol dire che non ne avrebbero alcun rimorso o fastidio. Ilrimorso " qui raffi-gurato
nella polvereche d" noia al viso dei viandanti.
(5)Che l'ha spenta.
24 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
370 APPENDICE ALLA POESIA MOllALK 0 GNOMICA
" duiii|iu'inii^liorconsiglioche io ineii
vada solili!un'alturae che di lontano gridiilmessaggioche ho ; e se esso cadr" in
luogod'accettazione,ecco ildesiderio! i.
Se poir incantagionemia non far" ctTetto
su di quelli,almeno ne riporter"incolume
la vita.
Salito pertantosoiiraun'altura,al re
deglielefantimand" una voce da lontano
e. disse: Io sono l'ambaseiator della luna.
Ora, non " colpaalcuna nell'ambasciatore
per tutto ci" ch'eglidice e ascolta,perch"all'ambasciatore altro non tocca fuor del
messaggiosuo 2. Il discorso mio, anche
se parr"non conveniente e aspro, bisognache sia ascoltato,perch"io,in tutto ci"
che la luna m'ha affidatoper messaggio,non posso usare arbitrio alcuno sia nel-
l'accrescerlo,sianel diminuirlo. E tu ben
sai che la luna misuratrice del mondo "
la reginadel mercato della notte e vicario
del re del giorno.Che se qualcunopensadiversamente da lei e non ascolta con
orecchio assennato ilsuo messaggio,costui
si avr" dato della scure nel piedee lavo-rato
allarovina sua di propriamano. "
Il re deglielefanti,uscitodal luogosuo a
quelleparole,domand" : (Ihe " il signi-ficato
di questo messaggio?" Behr"z
disse: Dice la luna: " Chiunque per la
la forza e il poteresi crede da pi" dei
deboli e si fa arroganteper ilvigoreche
"gliha, per la veemenza, per la potenzae
per la soperchieria,e vuol calpestaregliinferioricon la violenza e l'oppressione,rende manifesta per talforma l'abbiettezza
sua e per questesue qualit"gittasiper s"
stesso nel baratro della rovina ".
(Versi).
Non gittarnel tuo seno dell'orgoglioLa rea semeuza, non dar nel tuo core
Loco al desio dellavendetta.Intanto
Che al tuo destriero ponialta la sella,Godi di tanto'e non spronar veloce3,
Che tal favor non durer" per sempre.Via dal tuo capo si torr" improvvisoOgnisplendor,ti passer"lo scudo
Del destin la saetta,al finejioiDiverso fiatuo stato in su la terra,
Quando lo star quaggi"tisar" tolto.
Ora, per ipiestatua folliadi crederti
superioreallealtrefieree di contar sulla
tua forza e sul tuo vigore,vicino ornai al
suo fine,a tal punto " giuntol'aftaree il
negozio" arrivato a taltermine che tisei
voltocontro la mia fontana e l"hai menato
il tuo esercito,anzi,per stoltezzaestrema,
hai rese torbide quelleacque. E non sai
tu forse che se l'aquila,rapidavolatrice,
passa a volo su ipiellafonte,la folgoredella invidia le brucia penne e ale? e
che, se l'occhiodel Toro* per i campidel firmamento guardain esso con pupillatroppolibera,l'astatoArturo glitrapassaquellapupillacon violentocolpodi lancia?
(Versi).
Il Devo che ipiigiunge,abbassa ilcapo;
L'augelche vola qui,perdesue penne.
Dalla terra e dal ciel fuori non esce.
Se non per v"nia del suo sommo duce^.Ilcerchio che le bestieattorno adduce ^
Ora io,per bont" estrema, t'ho creduto
degnodiquest'ambasceriaper ammonirti.
E per",se tu lasciinteramente questoaf-fare
e tiritraggia dietro da questaspecied'insolenzatua, bene sta. S(" no, io stessa
verr" in persona e te in piantiuccider"
miseramente, l"he se poihai alcun dubbio
intornoa questomessaggio,vieniairistante.
perch"io son presente nellafontana,ac-ciocch"
tu mi veiiga con la veduta degli
(1) Ecco il desiderio soddisfatto! Proverbio in arabo.
(2) Passo in arabo del Corano, 24, 53.
(3) Non desiderar di pi".
(4) L'occhio nella costellazione del Toro.
(5) Cio" tolto il caso che Dio lo voglia,
(G) Lo zodiaco.
APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA 371
occhi tuoi e iliavvenire non abitinei suoi
dintorni.
Al re deglielefantivenne nieraviii:lia
per talmessaggio; perch"egli,venuto alla
fontana,vide nell'acqual'immaginedella
luna. Behr"z allora glidisse: 0 signore,attingiun poco d'acqua,lavatiilviso e fa
adorazi"ne.Forse avverr" che la luna,ve-nuta
a misericordia,resti contenta di te.
" L'elefante allung"la proboscide,ecome ilmovimento dellaproboscidevenne
nell'acquae per essa vi si fece alcun tur-bamento,
l'acquafece parere all'elefante
che la binasi agitasse.Perch" egligrid":0 ambasciator della luna! forse perch"hoimmerso la proboscidenell'acqua,la luna
si muove? " Behr"z disse : Certamente !
T'at"'rettaa fare adorazione perch"essa si
quieti." L'elefante fece adorazione ed
eseguiilcomando ed accett" che d'allora
in poinon sarebbe pi" venuto in quelluogon" avrebbe pi" menato glielefantinei dintorni della fontana. Behr"z allora
ne port"la notizia al re e le leprisi ras-
sicui'arono,e cos",per tale astuzia,fu da
loro allontanatacos" orando sventui'a.
C. ALTRI SCRITTORI DI FAVOLE E DI RACCONTI
I. Q"li"s,i)i'iiici|)eZi}"dila.
Il Libro di Qabus.
['rinvipioileicapo sesto ^.
Sappi,u tiglio,che quelliche non hanno
avuto educazione sono una genteinutile.
Somiglianoessi allapiantadelMogl"l"n-,che, sebbene abbia certa grossezza, non
d" ombra alcuna e non giovan" aglialtri
u" a s" stessa.
Ora,lagentedi nascitanobile,ma senza
educazione,pu"anche goderedi una certa
stima che viene dallanascita;ma che "
mai la sorte di queltale che non ha n"
nascimento nobile n" educazione ? Chi
adunipienon " d'alto nascimento, deve
studiarsid'acquistareuna nobilt"sua pro-pria
che " ben miglioredi({uellache viene
dagliantenati. Per" hanno detto: "La
nobilt" vera " quellache s'acquistacon
l'ingegnoe con l'educazione,non quella
che " tramandata daimaggiori". Non van-tarti
adunquemai del nome che hai avuto
dai tuoi antenati,perch"ci" che rende
chiaro un nome, si " ilfruttod'un merito
tutto propriodella persona, onde ilnome
tuo vero sar" poiquelloche tisaraiacqui-statoco' tuoi talenti,di talguisache,in
luogodi esser chiamato semplicementeAhmed, Muhammed, Giafar,tis'indicher"
col nome di maestro,di savio,di sapiente.L'uomo nato nobilmente,ma senza educa-zione,
non merita punto la tua stima,macolui che al pregiodella nascita illustre
congiungequellodell'educazione," degnodell'amiciziatua, e tu mettiticon lui,nonlasciarlopunto,perch"costui " taleche "
utileal genere umano.
Sappiche la parola" ilpi"preziosodi
tuttii doni. Dio,nel far dell'uomo la pi"perfettadelle sue creature,l'ha sollevato
suglialtrianimali concedendoglidiecifa-colt",
cinqueesteriori,cinqueinteriori.
(1) Non avendo potuto avere il testo di quest'opera,abliiam dovuto accontentarci
di tradurre dalla traduzione francese del Querry [Le Cabous Nume, Paris,Leroux, 1886).Per" non rispondiamo della precisionedella traduzione quanto al testo. Si veggano al
paragrafo 79 del presente capitolole ragioniperch" abbiam posto tra i libri di racconti
anche il Libro di Q"b"s. Vedi anche la prefazionemia quanto a questa traduzione
non stata fatta sul testo.
(2) Albero spinoso senza foglie.
372 APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA
Le interiorisono ilpensiero,lamemoria,
l'immaginazione,ilgiudizio,illingaaggio;le cinquefacolt"esteriorisono l'ndito,la
vista,l'odorato,ilgusto,iltatto. Fra que-ste
facolt"sono alcune che pure sono state
accordate aglianimali,ma in gradomi-nore;
perci"l'uomo " veramente ilsignoredellealtrecreature.
Persuaso di questo vero,
sforzatidi
render bello iltuo linguaggio,avvezzatia
non parlarese non con eleganza,e la lin-gua
tua non sar" che l'interpretedel tuo
pensiero.Per" hanno detto: " Quantopi"alcuno parlacon eleganza,tanto pi"altri
lo cerca ".
Guarda sopra tutto di non parlarche a
proposito,perch",per quanto ben detto
possa essere un discorso,ove esso siafuor
di proposito,sembra avere alcun difetto.
Preferisci ilsilenzioa queldiscorso che
pu" menar qualchescandalo ; e i discorsi
inutilinon possono essere che dannosi.
" buon consiglioastenersi da paroleche non esprimonoun pensierosavio o
felice;e i savi hanno paragonatola pa-rola
al vino che ora d" l'ebbrezza,ora
la salute.
Non parlai'mai senza esserne diman-dato
e astientida ognidiscorsosguaiatoeinutile.E se alcuno t'interroga,non dir
nulla che non sia anche vero. Non dare
alcun consigliosenza che altrite ne preghi,e fuggidal darne a tuttiquelliche voglion
seguiresoltanto i consigliche loro piac-ciono.Non consigliarealcuno in pubblico.
Per" hanno detto: " Un consigliodato in
pubblico" come un rimproveroe, in ogni
caso, " quantouna umiliazione che s'in-fligge
ad altri ". Non provartia far tor-nare
sul drittocammino quelliche tu vedi
nell'errore,perch"non sipu"raddrizzare
ognialbero storto,e irami stortinon pos-sono
essere raddrizzatiche con l'accettae
con la pialla.Allo stesso modo che tu non tleviessere
avaro di parolebuone, non devi essere
avaro delle ricchezze,perch"gliuomini
sono pi"attiratidai donativiche dai bei
discorsi.
Non frequentarei ritrovicattivie fuggii compagnimalvagie male allevati.Guar-dati
da ognimancamento a questopropo-sito
e fadi esser sempre in taliluoghiche,se ((ualcunaltrovi tiritrova,tu non debba
arrossirne.Ridomanda iltuo l"dove l'avrai
collocatoin modo che tu possa ritrovarlo.
Non goderedel male deglialtriacciocch"
glialtripoinon sirallegrinodi ci" che di
tristotipu" accadere. Fa ilbene per ri-ceverne
poi.Parla con dolcezza se non
vuoi udire di te altro che buone parole;non gittarsemenza in un terreno sterile
che non possa fruttificare;non prendertialcuna cura inutile.Intendo con ci" che
far del bene a un ingrato," quantogittarsemenza con tutta perdita;all'opposto,non risparmiareiltuo per quelliche ne
son degni.Insegnaa fare ilbene, perch"hanno detto: " In verit",l'inscgnai'eil
bene " anche un farlo ". Sappiancora che
fare il bene e raccomandar che altrilo
facciasono due azionisorelleeli"'la sorte
non pu" disgiungere.Non ti rincresca mai del bene che tu
avrai fatto,perch",in questa vita mede-sima,
tu avrai o ilpremioo la pena delle
opere buone e delle opere cattive innanzi
che tu abbandoni questaterra. Pensa che
tacemlo il bene tu proverainello stesso
tempo una contentezza egualea quelladi
colui al qualefaiilbene. Se,nell'opinionedi aver fattomale contro qualcuno,tu per"non ne sentialcun dispiacere,nessiui pen-timento,
intendi che (picitalenon ha ri-cevuto
alcuna offesa,perch",veramente,non si pu" fare il male senza provarne
alcun rimorso, come non si pu" fare il
bene senza averne qualchegioia.Egli"
dun((uevero che in questo mondo siamo
trattatisecondo le opere nostre,primache
s'apraper noi la vita eterna. La verit"che
io dico,non pu"negai'si,e chiunquepensaal bene o almaleeh'egliha fattonel viver
suo, mi dar" ragione.Del resto,io potreidarne anche le prove. Perci",non perdertu alcuna occasione di fare tutto quelbene
che puoifare,perch"un giornoverr",nel
(pialetu ne raccoglieraiilfrutto.
APPKNDIGE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 373
{Racconto).
Ho udito che al tempo del calitYatodi
Mutavekkili,questo principeaveva un
paggiodi nome Felliricco dipregie bene
allevato.Mutavekkil lo amava come un
suo figlio,anzi glisoleva alfulare i suoi
stessifigliuoli.Ma un giornoFetli,perch"voleva imparareilnuoto, si die in mano
di certi barcaiuoli che dovevangli,nel
Tigri,insegnarquell'arte.Feth,allora,
er:i giovaneassaie non ancora aveva acqui-statocerta destrezza,ma, come tuttiquelli
dell'et."sua, credevasi abbastanza valente.
Per" un giorno si rec" tutto solo sulle
spondedel fiume e si gett"nella corrente
che. essendo impetuosa,lo strascin";ed
egli,accorgendosiche inutileera ilresi-stere,
si lasci"andare al corso delleacqueonde ben tosto fu perdutodi vista.Tras-portato
cos" dalla corrente per qualchetempo, pot"vedere alla fine una cavit"
stata fattadalleacque, perch"egli,facendo
disperatisforzi,giunsea ripararvisi.Disse
allora: Avverr." ci" che a Dio piace.In-tanto,
almeno, ho salva la vita." (losi
stette sette giorniinteri.Quando a Mutavekkil fu tlatanotiziadel
fattoe delloscomparirdel suo paggio,eglisi gett"gi" dal trono, sedette per terra,
fece chiamare i barcaiuolie promisedie-cimila
dramme a chi gliavesse portatoil
cadavere di Feth,giurandoche eglinon
avrebbe preso alcun cibo finch" eglinonavesse riveduto ilsuo favorito,in qualun-que
stato si fosse potuto rinvenire. E i
barcaiuolisi misero subito alla ricerca e
frugaronoil fiume senza frutto,quando,al settimo giorno,uno di essivide la ca-vit"
nellaqualeil temerario erasi ripa-rato,e ve lo trov". Pieno di gioia,eglilo
supplic"di aspettartanto ch'egliavessecondotto una barca, e intanto si rec" in
tutta frettanel cospettodi .Mutavekkil,al
qualedisse: 0 signore,qualsar" la mia
ricompensase io ti riconduco Felli ancor
vivo? " Cinquemiladenari2, risposeilCaliffo." E io,risposeilbarcaiuolo,l'horinvenuto pienodi vita. Non domando
altrotempo che ilnecessario per menar la
barca,e poiiolocondurr" qui,dinanzi a te.
Come ilbarcaiuolo fu di ritorno,ilCa-liffo
gliconsegn"la somma promessa, anzi
comand" al suo ministro di dargliancorala met" di ci" che era nella sua cassetta
privata;ordin" poiche si desse da man-giare
a Feth ch'eglicredeva esser stato
sette giornisenza cibo.0 signore,disse
allora ilpaggio,io ho mangiato." Disse
il Calitfo: Ti sei tu forse nutrito con
raci|uadel Tigri?" Disse: No vera-mente!
Ma per tutta questasettimana,a
ciascun giorno,ho vistoun taglierechediscendeva a fiord'acqua.Io allorafaceva
ognisforzo per raggiungerloe ne pren-devadue 0 tre pani.A questo soccorso
insperatoiodevo lavila.Ciascuno di questipanirecava un'impronta,cio": " Muhani-
med figliodi Hasan, calzolaio".Mutavekkil, allora,fece bandire per
tutta lacitt"che queltaleche ognigiornoabbandonava alfiume ipani,dovesse farsi
conoscere e venir nel cospettodel Califfo
che voleva ricompensarlo.Al di appresso,
un tale si fece conoscere per quellaper-sona,
perch"ilCaliffogl'ingiunsedi darne
la prova, e queglirisposecol dire che
ciascun pane portaval'improntadel nome
suo. Cotesto " ben vero, disse ilprincipe,ma da quantotempo abbandoni tu i paniallacorrente del fiume? " Disse : Da un
anno. " Disse ilCalitfo: E con qualein-tento
faitu cosi ? " Disse : Ho intesodire
che mi conveniva fare ilbene e che, do-vessi
pure gettare il mio nel Tigri,nesarei stalo ricompensalo.Come io non
potevafar di pi",cosi ho fatto ci" che ho
potuto,aspettandoil frutto che ne devo
(1) Decimo Califfo degliAbb"ssidi, dal 235 al 247 d. E. (849-861 d. C).
(2)I denari (fZ?""r)sond'oro,le dramme {divhem)son d'argento;perci"5000 denari
valgon pi" delle 10,000 dramme promesse prima.
374 APPENDICE ALLA POESLA MURALE 0 (INOMICA
toccare. " Risposeil Calif"b: Tu hai
usato d'un consigliosavio,e per"oggineliaila ricompensa." Cosi glifece clono
(licinquepoderipresso Bagdadladdove
eglisi fece ricco e acquist"riputazione,e
i suoi discendenti ancora vi stanno e, al
tempo di Q"im Bill"liisotto ilregno del
qualeDio mi fece la graziache iovisitassi
ilsuo tempio^,ho veduto io stesso inipotidi lui,la storia del qualemi " stata rac-contata
dai vecchi del luogo.Fa adunqueincessantemente ilhene che
" in tuo potere,mostrati buono e benefico,
ma non tiappagar dell'apparenzasoltanto.
Sia la tua condotta conforme al tuo por-tamentoesterno. Non avere una cosa sulle
labbra e un'altranel cuore; insomma, non
essere come ilvenditor d'orzo che mostra
del frumento come saggiodella sua der-rata
3. Siigiustoe generoso, e avrai ilfa-vore
di Dio giustissimo.
II. Ver"v"ni.
Il Libro di Merzban.
l.
Favola dello sciacallo
che cavalca l'asino.
Disse il principe*:Ilo udito che una
voltac'era uno sciacalloche aveva la sua
tana nelle vicinanze d'un giardino.Ognigiornoegli,per un pertugiodel muro,
entrava nel giardinoe mangiavasigranquantit"d'uva e d'ognialtra sorta di
frutta e alcune anche ne guastava,finch"
poiilgiardiniere,stancatosidi lui,l'ac-conci"
per bene. Un giorno,sorpreso lo
sciacalloimmerso in un sonno spensierato,lo lasci"cos" addormentato,occup"ilper-tugio
del muro e fermamente lo chiuse.
Cosi eglilo trasse nel lacciodel malanno
e con colpidi bastone glitolseogni sen-timento.
Lo sciacallo si f"nse morto, di
guisache ilgiardinierelo tolsesu e gett"fuoridel giardino.Allora fu messo in versi
(|uelproverbid:
[Versi in arabo).
Lo sciacallo,ohdavver! ch'"cacciagioneEccellente! Egli" quantoun'aura lieve
Entro una gabbiavoler far prigione.
Come dopoquellepercosse ritorn" un
poco in s",pensandoallabestialeviolenzadel giardiniere,lo sciacalloabbandon" il
giardinoe strascinandosi dietro i piediezoppicando,se n'and",finch"giunsepressodi un lupoche dimorava in una selva,ed
egliaveva con quellupoun'amiciziaanticae pattid'alleanza,dellaqualeifondamentie i dirittida gran tempo si erano raffer-mati.
Illupo,quandovide lo sciacallo,il
dimand",dicendo : Che " mai la cagionedi cotesta malattia e di cotesto malanno
con tanta miseria? " Lo sciacallodisse:
(Versi in arabo).
L'ala mia I veramente andar m'ha tolto
Uno degliossi suoi cariatoe rotto.
E ilseme del cor mio! quelsuo germoglioPer la rancura a inaridirs'" volto!
S'anche la casa mia^ fondata fossi
Con duro ferro sovra eccelsa rupe,
L'eccelsa rape si sciorrebbe e in pezziTutto rovineriasformatie grossi.
Lo stato di questo sventurato nei casi
suoi " tale,che l'uditodegliamici non ha
coraggiodiascoltarlo;anzi,se ione faccio
il racconto ai nemici miei cuor di pietra,esso cuoi'e divien molle come cera e si
duole per me. Ora in me, con tutto co-testo,
non era alcuna cura egualeal desi-li)
Ventesimosesto Califfo degliAbls"ssidi;regn" dal 42-2 al 467 d. E. (1030-1074d. C).(2)Alla Mecca.
(3)Mostra frumento per saggio,poid" orzo. " una speciedi proverbioin uso pressoi Persiani.
(4)Il primo autore (supposto)del Libro di Merzb"n. Vedi i paragrafi83, 84, 85
del capitolo.(5)Forse, per metafora, il corpo.
376 APPKNDICE ALLA l'OESL\ MORALE 0 (iNOMlC.A
in amicizia o in intiiiiit"scambievole,conabbondanza di vitto e con piacevolezzadi
vita,possiamfinirvii nostrii;iorni.
All'asino,per questeparole,venne de-siderio
d'andare e vogliad'acconsentire;perci",con lo sciacallo,prese la via per
accompagnarlo.Disse alloralo sciacallo:
Io vengo da un lungoviaggio.Che se tu
per un po'di tempo mi prendisullaschiena
perch'iomi laposi,pi"prestogiungeremol" dove vogliamo." L'asino si mostr"
compiacente,e lo sciacalloglisalt" sulla
schiena, cosi tutt'e due se n'andarono
lincilegiunseroallaselva. L'asino intanto
riguard"da lontano,vide illupoe disse
fra s" slesso :
(Verso in arabo).
Vengon gl'imln^ogli,e tu vi dormi sopra!
0 anima mia vogliosa,de" tuoi propripiedivai incontro alla nmrte e di tua propriamano vai a impigliartinellarete dellatua
r'ovina!
(Versi).
Se forma ilcor per te di buono stato
Alcun pensiero,l'anima a se stessa
Volgetosto ilpeusier.Che se le briglieRivolgea dietro ilcor l" dove giunse.Mille cui'e per s", pei'me procacciai.
Le seduzioni e le lusinghedello sciacallo
mi hainiu posto i vincoli e le pastoieallemani (! ai piedidel senno e m'hanno pre-cipitato
in questo baratro di pericolie di
arti ingannatrici.i\Ia io cercher" da me
stesso la salvezza mia !
Allora si ferm" sul luogodov'eglistavae disse: 0 sciacallo,ecco ch'io vedo da
lontano i segnideglisplendoridi quelluogo,e gi"mi vengoim alle nari i soavi
odori dei liiirie delle erbe sue. Se io sa-pessi
che tu hai fatto e preparalo un luogoda soggiornarvie da abitarviin cotesta le-
tiziae frescura,tutto d'un tratto vi verrei.
Ma per oggitorno a dietro;domani poi,con altro pensiero,scioltoda ogni cura,
per liberasceltaauspicala,con stellapro-pizia
,con auguriofelice,mi volger"a
questaparte." Disse lo sciacallo: lo ho
meravigliache alcuno facciaegualela mo-neta
prontadel tempo presente al paga-mentofissalo per dilazione! " Disse
l'asino: Tu dici bene, ma io ho eieditato
dal padremio certi consigliin un librodi
ammaestramenti,pienod'utilicose, qualeio sempre, hnch" sar",mi serbo notte e
giornonel tempo del sonno sotto ilguan-ciale.
Senza di esso io veggo sognistranie immaginibrutte.Domani io me loprendoe me lo porto con me. " Lo sciacallo
pens":Se l'asinose ne va solo,non ri-torna
pi",ed " possibileche eglinon abbia
alcuna cagioneo motivo per ritornare.
Tuttavia,per ci" che eglidice,bisognei"fare in maniera conforme e concorde alle
parolesue, e io torner" con lui e ritor-cer"
a dieti'odalla via le redini del suo
desiderio. " Disse poi:Tu dicibene, e
ci" (dievuoi fare quanto ai consiglidel
padree a' suoi ammonimenti, " segno di
perfezione.Perci",se tu hai a mente al-cuna
partedi queiconsigli,non mi negar
l'utilit"di farmene udire e sentire. "
Disse l'asino: Sono quattroconsigli,e il
primosi " : " Non star mai senza questo
libro di consigli". Ma glialtrinon ho a
mente n" so a memoria,perch"nella me-moria
mia " difetto. Come pertantoio
sar" giuntol",te lidir" leggendodi quellibro. " Lo sciacallodisse: Or dunquel'itorniaiuo,e (buuani verremo a ipiesta
nostra dimora.
L'asino si volse alla via. Con gran pre-
cipitazi(me,come canmiello che ha l'dlto
ilguinzaglio,o come uccellodie " fuggiloal laccio,se ne and", finch" giunse alle
(1) Che vuol (lire? Pare voglia dire che nell'uomo vi sono due moti, quello del-l'anima,
quello del cuore, uno egoistaper la propria con.servazione,l'altro generoso
per gli altri. Ora il cuore, dopo uno slancio generoso per glialtri (neltesto : per te),
pu" essere ritratto a dietro dal pensiero di s" stesso, e si procaccia intanto e cure
e affanni.
APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 377
portedel villaggio.Alloi'adisse: Queglialtritre consiglimi soii venuti in niente.
Se vuoi, le li dico. " E soggiunse:Ilsecondo consiglio": " Quando ti viene
innanzi un malanno, pensatene un pi"
grave ". Il terzo ": " Non preferireunamico stoltoad un nemico sapiente". Il
quarto": " Guardati dallacompagniadel
Inpoe dall'amiciziadello sciacallo". "
Lo sciacallo,come ud" (juesteparole,s'ac-corse
che (|uellonon era luogodafermar-
visi,e per"salt"gi"dallaschiena dell'a-sino
e sivolseallafnga.I cani del villaggioglisicacciarono dietro,lo presero, e cosi
ilsangue del misero fn versato e sparso.
2. Favola dei tre sazi ma"andr"ni.
IlsapienteMihr"n-beh disse: Ho inteso
dire che una volta tre malandrini che as-saltavano
le strade,fecero societ"fraloro
e che per molti anni,allesvoltedelle vie
dei Mussulmani,senza misericordia,pone-vanoloro agguati;anzi,come gliacci-denti
dellafortuna,tutte assalivanole ca-rovane
d'indolepacifica.Ora,nei dintorni
di una citt",essi arrivarono un giornoacerte rovine deserte,qualilavolta azzurra
del cielo,al volgersioltraggiosodel de-stino,
aveva tutte guaste,e l",tra le pa-retiche erano addossate e riverse come
ubriachi satolli,di cui l'uno appoggiai
piedial capo dell'altro,guardaronoatten-tamente.
Sotto una pietratrovarono una
cassettinapienad'oro e ne furono molto
allegrie contenti. Deputaronopoiuno di
loro,dicendo: Ora ti si conviene andare
in citt"e recarci da mangiare,che noi ne
approfitteremo." Il misero si affrett"
nell'andare; and" e compr"da mangiare.Intanto,il mal talento dell'avidit",che si
ciba di morti ed " micidiale,l'indusse a
(juestodi gettarqualcheparte di veleno
mortifero in que'cibi,col pensieroche gli
altridue ne avrebbero mangiatoe ne sa-rebbero
morti,intantoche le trovate ric-chezze
sarebbero rimaste a lui.La stessa
cagionedel desideriodelle ricchezzemosse
anche glialtridue a volertoglierdi mezzo
la presenza uggiosadi colui che avevano
mandato allacitt",per spartirpoifra loroci" che avevano trovato. Quellointantori-torn"
e port"il cibo,e glialtridue le-vatisi
tosto,lo strangolaronoe lo fecero
morire. S'accostarono poial cibo,ne man-giarono
e ne morirono.
{Strofa).
Moneta non^ cercar di t"rre ad altri.Che di te stesso sei ucciditore;
Non cercar suppellettilio ricchezze.Che di te illadro gi"tista nel core ^.
IH. .^iil'i.
Dalla Raccolta ui Novelle.
Biasimo dellaprecipitazione.
La precipitazionee la furia nelle fac-cende
di quaggi"" una delle opere di
Satanasso,e il frutto ne son poirincre-scimento
e pentimento,secondo che sogliondire : "i La fretta vi""ida Satana e la cir-cospezione
da Dio misericordioso " 2.Ora,
la poca fermezza in tutte le contingenzedella vita " biasimevole,e l'uom precipi-toso
resta privodel vanto d'averraggiuntoili'iuodesiderio,secondo che ilpoetadice :
(VersO.
Fretta e malignit"son d'Ahrimane
Oprefuneste,e all'alma pentimento,E pena e cruccio al corpo ne rimane.
{Racconto).
riaccontano che nei tempiandati oravi
un abilegioielliereche dellascienza e del-l'arte
sua aveva conoscenza perfettacon
(1) Abbiamo recato questo racconto, che in s" ha poco valore, soltanto perch" si
trova tale e quale per due volte nel Novellino. Vedi anche il capitoloIX, 95 di questaStoria della Poesia persiana.
(2) Sentenza in arabo.
378 Al'I'ENDICE ALLA POESIA MOUALE O fi.NOMICA
pienaacutezza d'ingci^iiu.Ora avvenne per
caso che un re d'un altropaese lodimand"
perch"eglialcune gemine prezioseglimostrasse,per togliernequelleche eran
degneche per esse sifacessealcuna spesa,
per metterne in vistaquellech'eran degnedel tesoro d'un re. Il gioiellierepertantoand" in quellaterra, e la donna sua era
gravida,perch"eglidisse : Ouamlo sar"
venuto a termine il tempo della gravi-danza,se nascer" un Ijambino,tu, pervia
di buono augurio,chiamalo col nome di
R"zbeh (fortunato); e se linasce una bam-bina.
In le porrai(|uelnoim^ che vedrai
esser conveniente.
Come il gioiellierefu partiloe iltempo
venne, alladonna nacquero due bambini,ed essa pose nome all'uno ll"zbeh e al-l'altro
Behr"z (felice).Intanto,il gioiel-lierestette un anno da quelre, e la donna,
sempre, andava scrivendo letterefacen-dogli
sapere lo stato dei fanciulli,tantoche s'accesein quell'uomoilfuoco del de-siderio
dei figlisuoi.Dopo un anno, eglidomand" al re il permesso di ritornare,
ma il re disse: Io veramente non vogliodartene licenza. Per" " migliorconsiglioche tu mandi un tuo fidatoche ti meni la
mogliee i figli." Disse l'uomo : Porter"
ancora pazienzafinch" ildolore dello star
separatodai figlie dal mio paese senza
mia rancura m'esca di mente. " (""si
port"pazienzaanche per un allr'anno,eallora domand" la licenza,ma non riasci,e cosi,in (juestamaniera,fino al terminedi seianni,rimase. I figli,intanto,impa-rarono
ilCorano e a}ipi'eserolascrittura,e ricevetterocompiutaeducazione,mentreildesideriodel gioiellieredi vedere ifiglisuoi giunseal termine estremo, e perch"eglinon pot"aver licenzadal l'c all'andare,per necessit" mand" ([iialcunoperch"ladonna e i fanciullivenissero da lui.
Quando i fanciulli giunserovicino alla
citt",poich"sulleporle dellacitt"era un
gran fiume,l"si fermarono e comiiiciaron
per divertimento a trastullarsisullasponda.Ilgioielliere,intanto,usciva dalla citt"al
loi'("iiieoiilro,e come fu giuiil("allasponda
delfiume,feceleabliizi(Hiidi rito e in altro
luogovicino fece due genuflessionipre-gando.Nel far leabluzioni,egliaveva per-duto
una borsa d'iu'o,e come ebbe finitala
preghiera,essa glivenne in mente. Allora
egliritorn" indietro e cerc" la borsa e
non la trov". Vide i due fanciulliche l"
si trastullavano,e perch"eglinon aveva
mai veduto i figlisuoi,cosi non liconobbe
e disse:Io ho perduto(piiuna borsa d'oro.
L'avete voi trovata?" Dissero: Noi non
l'abl"iamveduta. " Disse : Sulla spondadi (|iiestofiume non " venuto alcun altro
fuoridi voi. Rendete adunquel'oroperch"andiate scioltida gastigoe pena. " I fan-ciulli,
perch"non avevano l'oro,altronon
poteron fare che negare, e il gioielliereche era uomo s"bito all'irae precipitoso,ligitt"ambedue nel fiume.
Pass" un'ora,e venne la madre dei fan-ciulli,
e ilmarito le dimand" dei figli,ed
elladisse: Son venuti a trastullarsisulla
spondadel fiume. " Ilmarito,come in-tese
illoro caso, stese le mani e sistracci"
le vestie poi,per alcun tempo, fece gran
piantoper laperditadei figlisuoi,e disse:
10 viveva per i figlimiei ; ora che li ho
perduti,migliorconsigliosi " che noi ce
ne andiamo da questa citt"." Cosi il
gioiellierese ne venne di l" ad un'altra
citt".
Per un caso prodigioso,ciascuno dei
fanciulliche ilgioielliereaveva gettatinel
fiume,venne scamjiatoad un luogodiverso.
11 re d'uno di queiluoghiera uscito alla
caccia. Vide egliun fanciullodi leggiadrafigura,ben fatto,e glidomand": Chi sei
tu? " E il fanciullogliraccont" il suo
caso. Al re si commosse ilcuore, perch"eglidomand" : Che nome hai tu? " Disse:
P)ehr"z. " Disse il re : Prendo il nome
tuo |"eibuono augurioe ti accolgocome
figlio." Cos" lo men" con s" a palazzo.Il ('rateisuo, invece,fu trovato da una
mano di ladroni da strada,iqualidissero:Sar" bene che noi lo vendiamo e che col
prezzo ci procacciamouna bellasomma di
denaro. " Cosi lo menarono in citt".
Ora, per un caso meraviglioso,anche
APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 379
il gioielliereera giuntoin quellacitt".Pass" egli,un giorno,per ilmercato dei
calderai,e intanto i ladriavevano menato
da uno de' calderai,per venderlo,H"zbeli
che era il figliosuo. L'amor paternolo
sospinseal punto di dover comprare quel
ragazzo, ed eglilo compr" e lo condusse
a casa. Quando lamadi'e volseuno sguardoal o'iovinettoe lo riconobbe,mand" un
gridoe cadde ai piedidel figlioe disse al
gioielliere: Questo " il figliotuo ! " Il
gioielliere,come vide ilfiglio,ne giubil"e
l'ese molte graziea Dio altissimo,e l'amore
glicrebbe nel cuore, e per" eglidisse :
Poich" abbiani rinvenuto uno dei figli,sar" bene che noi facciam ritorno al ser-vigio
del re. " Cosi se ne vennero ancora
al serviziodi quelre, e come furon giuntia palazzo,gliraccontarono il loro caso.
Al re piacquetutto cotesto,e per" fece
onore al gioiellieree gliaccrebbe lo sti-pendio
; e il gioielliereinsegn"al figliol'artesua e ne mostr" l'utilee il danno,
di guisache glienevenne in quell'artemolta perizia.Come poieglifu giuntoalla
sua conoscenza perfetta,ilpadreglidiededenari e lo mand" a trafficare.
Per caso, eglivenne a quellacitt"nella
qualegi"era ilfratelsuo. Il re del paese
era gi"morto dopoch'ebbe designatopersuo successore Behr"z,e Behr"z ora re-gnava
e teneva in pace i sudditi. Pi"zbeh
venne a fargliobbedienza per vender sue
merci ; ma, per illungotempo trascorso,
non si riconobbero l'unl'altro.Intanto,reBehr"z comand" che sidesse uno stipendioa R"zbeh e comper"di sue perlead alto
prezzo, e R"zbeh vi fece gran guadagno,e re Behr"z glifece talproposta: Converr"che tu stiaquimeco al mio servizioperch"io possa procacciarliilmodo di star bene.
" R"zbeh disse : Mi si conviene di obbe-dire
al re, ma io ho un impedimento,edesso " che ilpadree la madre hanno per
me un'affezionegrandissima,e io stimo
esser leggesacra per me la loro obbe-dienza.
Che se non fosselaragionedell'ob-bedir
loro,io starei a'servigiin questa
reggia." Re Behr"z disse: Scrivi una
letteraperch"il [ladretuo e la madre tua
vengano. " R"zbeh scrissee fece invitoal
padree allamadre e fece conoscere ildesi-derio
ch'ebbe ilre d'informarsidi loro.
Per caso si lev" contro ilre un suo ne-mico
che fece una scorreria per la terra,
perch"ilre, per respingerquelnemico,scelse un esercito e la metropolirest"vuot;i di soldati.Una notte eglichiam"R"zbeh e pass"con lui in allegriatutta
quellanotte. Quando poieglisi volse a
prendersonno, R"zbeh dissefras": Questa
notte non son quile guardiereali;per"" bene che io fino a giornostia desto e
compial'ufficiodel far la guardia." Al-lora
sguain"la spadae sedette al guan-cialedi Behr"z. Quando poi vennero i
soldatie tornarono senza aver fatto nulla
quantoalloscopo e all'intentoloro,alcuno
mand" certiconfidentidel re, pregandoloch'eglidovesse muovere in persona contro
il nemico. Come questiconfidenti furon
venuti,videro re Behr"z addormentato e
R"zbeh starsial guancialedi lui con la
spadasguainata.Gli levaroncontro un gridoe dissero: Forse costui voleva uccidere il
re ! " Cosi lo legarono.Quando Behr"z si dest" dal sonno, gli
narrarono ilfatto,ond'eglidisse 'aR"zbeh:
Io,altuo riguardo,che male ho fattoper-ch"
tu di questaguisami ricompensie ri-cambi
? " R"zbeh disse : Viva il re !
Questa notte le guardiereali non erano
presenti,e per" io, per devozione,sonstato a vegliareinfino al giornoe, come
ilfiordel narciso,tutta la notte sono stato
quisu di un piede,acciocch" qualchema-landrino
all'improvvisonon cogliessel'oc-casione
propizia.Ma tu,o signore,riguardoal servo tuo, non ascoltarle paroledegliinvidiosie guardacon occhio di nnseri-
cordia al caso di me meschino. " Disse
il re: Menatelo in carcere.
He Behr"z se ne and" evinse i nemici.
Quando ritorn" alla sua residenza reale,
per caso, in quellostesso giorno,ilpadree la madre di luigiungevanoin citt"e fa-cevano
ricerca dello stato del loro figlio.Ma come fu risaputoda essi che Pi"zbeh
380 Al'I'ENDICE ALLA 1"0ESL\ MORALK 0 C.NOMICA
era in cateiu',scrissci'o un incinoiialct;
vennero a inostrai'lonellapresenza del re,
dicendo: 0 giustosignore,noi sianifore-stieri
e derelittie siam venuti dietro la
fama dellagiustizia,dellapiet."e dellami-sericordia
del re. Avevamo due figli,R"z-heli e Belir"z;ma ildestino ambedue ce
liha tolti,perch"andjeduc caddero nel-
rac([ua.Dopomolto travaglio,Iddio altis-simo
e benedetto ci ha restituitoR"zbeh,
ma dell'altronon abbiamo notizia alcuna.
Intanto,come noi siam quigiunti,cihannodettoche ilre ha postoR"zbeh in prigione.Ora,s'egliha lattoqualchemale,ilre cel
condoni e abbia misericordia di noi che
siam forestieri,e piet"della miseria no-stra,
acciocch",se tu riguarderaia (jueslisti'anieri,Iddio altissimoanche a te resti-tuisca
ilpadree la madre e renda splen-dida,qualper collirio,la luce degliocchi
loro con la vistadella belt" d'un regalfi-glio
come te.
Quando re Behr"z ebbe letto tutta la
lorostoria,f"'cad"rsilelagrimedagliocchi
e chiam" a s" que'due e discesedal trono
e copridi baci ilpadree lamadre e disse:
Ecco ! io sono ilvostro Behr"z! Quelloche
" in prigione," ilfratelmio ! " Cosi,al-l'istante,
invi"qualcunoche traesse R"zbeh
fuor di prigione,mand" la madre nel gi-neceoreale,e fi'aquesticasi meravigliosi
pass"iltempo suo.
Ora,tutto ci" " stato ilfrutto della cir-cospezione
e dell'avvedutezzanell'operare.Che se il gioiellierenon fosse stato pre-cipitoso
nel gettarnell'acquai fanciulli,
non avrebbe avuto poida soffrirecosi grandolore per la loro lontananza e tanta ran-cura
di desiderio;e se Behr"z soltantoperle paioledei nemici avesse ucciso R"zbeh
0 si fosse affrettatoa farlomorire,il pen-timento
e ilrincrescimento,dopoilfatto,non i;liavrebbero portatofrutto. Cosi,
(juello,per la sua precipitazione,prov"doloie e inquietudine,e quest'altro,perla sua circospezionee per aver saputocontener s" stesso, riusc" vincente nel
desiderio suo, di guisa che, presso i
saggi,fu ('(infermatoilverificarsidi (piesta
sentenza ((uale" stata detta in questiversi :
(Versi).
Come farfallanon andar, mio core.
Qua e l" da pazzo, e sii soltantosaggioE mite e di te ancor donno e signore.
IV. HiisejnV"iz.
Dal LIBRO:
I FREGI DELLA BENEFICENZA.
EjfiUideirinniiifstk-iddei re.
Vii altro sostegnodei re si " la bont"
dell'intenzioneriguardoai sudditi e ilmo-strarsi
inclinatoa loro voler bene,pcrcii"l'intenzionedel re in questolasciaun per-fetto
ses,no di s". Se es:liinclinaallanin-
stizia,ne viene abbondanza e ogni Imon
frutto,e se (deh! ce ne scampiIddio!) av-viene
ilcontrario di cotesto,l'abbondanza
manca in ogniprovento,e la concordia
dell'insiemedei sudditi restane guasta,e
lo Sceicco Muslih ud-D"n Saadi (ne ristori
Iddio lo spirito!)ha infilatoquesta sen-tenza
nel filodella sua poesia:
(Versi).
Industria poniperch"in (|iialIn formi
Intenzion,tu volgadi tua mente
Al buono stato ilguardo.Ove malvagiaIntenzione abbiasi un re, di tutte
Sue gentiegliscompigli;!anche ipensieri.
{Racconto).
Raccontano che ilreQob"d, un giorno,allacaccia,si allontan" dalla sua gente.
L'aria era calda,ed egli,perdutele forze
per la sete, guardavada ogni partecer-cando
un'oud)ra e una fontana. Gli venne
alla vista da lontano un'ombra,ed egli
spinseilcavalloda (picllaparte.Vide una
tenda,logoraper l'et",piantatanei campi,
e una vecchia con la figliasua, seduta,di
sotto,airond}ra di quella.Quando Qob"d
giunsedalla campagna, la doima corse
fuori e afferrateglile briglie,lo fece di-scendere
e glipresent"ci"che alloraaveva.
Qob"d accett" e bevve dell'aciiua,|)0"il
APl'E.MtlCK ALLA l'dESLV MORALE 0 (GNOMICA :m
sonno lo vinse. Quando si dest" nnlla aveva
da fare,
e per" si ferm" l" anche per
(|uellanotte. Dopo la preg'hieradella sera,
giunse dai campi una vaccherella. La figlia
della vecchia la munse e ne ebhe molto
latte, tantoch" a Qob"d ne venne meravi-glia.
Ond'egli disse fra s": Questa gente
appunto per ci" se ne sta alla campagna,
perch" nessuno venga a risapere lor se-greti
; e prendono ogni giorno tanta quan-tit"
di latte. Se di sette giorni uno ne
dessero al principe, ai loro averi non ne
verrebbe danno e il tesoro del re ne avrebbe
profitto.Cosi concep" il disegno che, come
fosse giunto a palazzo, avi'ebbe imposto
alla gente quel balzello.
Come venne il mattino,
la fanciulla
munse la vaccherella. Die un grido e corse
dalla madre e disse: 0 madre mia, met-titi
a pregare, che il nostro re ha voluto
far del male!"
Qob"d si meravigli" e
disse : Donde hai saputo cotesto?"
Disse:
Ogni mattina la nostra vaccherella ci suol
dare molto latte. Oggi non ne ha dato
nella quantit" consueta. Ogni qual volta
il re inclina a far del male. Iddio (sia lo-dato
lui !) toglie l'abbondanza."
Qob"d
disse : Tu hai detto bene !" ; e quella
intenzione sua sband" dal cuore, poi sog-giunse
: Ora va ! torna a numgere !"
La
fanciulla si lev" e munse la vaccherella
per la seconda volta. Ne ebbe latte in gran
copia, onde, correndo un'altra volta dalla
madre, le diede la notizia della l)uona in-tenzione
del re.
Per questo punto, hanno detto un re
buono esser migliore d'una nuvola che d"
pioggia, e del sole stesso che d" luce; e
Firdusi il sapiente dice:
( I Vr.s/).
Ogni stilla che scende dalle nubi
A primavera, de' monarchi dentro
Al pensiero fu gi" i. Come diventi
Malo d'un re il pensier, non trova i suoi
Umori a tempo debito la terra.
Ma se buono " il tuo re, tu non lagnarti
Per distretta, che d'anno che di frutti
Abbondi, " assai miglior la bont" sua.
(1) Il senso di queste parole " spiegato dal racconto che precede.
382
CAPITOLO OTTAVO
IL POETA GIAMI
SOMMARIO. " 1. Po*7o di Gii"ininella storia della poesiapersiana. " 1,2. Perdio
si trattidi Gi"nii in tiii capitoloa parte." 3. Vita di Gi"iiii.
2. Le opere di Gi"mi. " 4, 5. Divisione delle opere di Gi"mi. " 0, 7, 8. Le poesieliriche. " 9. I poemi mistici e romanzeschi. " 10. Il poema : un Dono ai
liberi."11. Ilpoema: ilRosario dei giusti." 12, 13. Ilpoema: Giuseppee
Zal"kha. " U, 15. Ilpoema: Meg'n"ne Levia. "10. Ilpoema: il Libro di
Alessandro. " 17. Il poema : Sel"m"n e Abs"l. " 18. Il poema: la Catena
d'oro. " 10, 20. L'opera:ilGiardino di primavera." 21, 22. L'arte di Gi"mi.
1. Posto di Gi"mi nella storia della poesia persiana.
1. Se qualcunoper caso non approver"perch" ci slam riserbati di
parlardi Gi"mi in un capitoloa partee soltanto a questo punto, in cui
gi"" stato tenuto parolae di Huseyn V"iz e di tanti altriche glisono poste-riori,
possiamo rispondereche ci" abbiam fatto per una ragione tutta
speciale.La quale,in certo qual modo, quasi" la stessa che abbiamo
assegnata per trattar di Saadi e di H"fiz in un capitoloa parte; perch",come l'operadi Saadi e di H"fiz parve riassumere tutta la poesiadei
tempi loro,cosi l'operadi Gi"mi, prescindendodalla sua valentia,assai
minore, di poeta, riassume quelladei tempi suoi. Gi"mi scrisse di tutto,
si pu" dire,in prosa e in poesiae di tutto volle discori-ere e ogni genere
letterario volle tentare intanto che conlessava malinconicamente non
esserglitoccato nulla di nuovo da dire,dopo tanti illustrie gloriosiche
l'avevano preceduto.Poi,egli" uno di (jueipoetiche pi" di tuttihanno
rifattoci" che altri aveva fattoprima,e non sempre meglio.Anche HuseynV"iz scrisse di molte cose, diversissime fra loro; m;i, intanto che le favole
del Kal"la e Dimna son diventate,si pu" dire,un'operanuova e originale
fra le sue mani, le altre opere sue sono per la maggior parteo storiche o
teologicheo retoriche e in prosa, laddove Gi"mi ha tentato tutti i generi
prosaicie tuttii poetici.Perch", lasciando star la sua prosa, eglifu lirico,
lirico,anzi,del genere di Khusrev, di K"tibi e degliultimi che stanno tra
il liricoe ilmistico,e fu poeta i-omanzesco quando volle gareggiarecon
Niz"mi, e fu mistico e allegoricoimitando Att"r,e scrisse novelle e racconti,
propostosiper modello il Roseto di Saadi. Per questa parteadunque, che
manca tutta quanta in Huseyn V"iz,eglicompendiaassai bene e riassume
nella sua totalit" la poesia dei tempi suoi, e perch"egli,bench" minore
dei suoi predecessori,di molto s'innalza sui contemporanei,cosi abbiam
'SM (..M'ITOLO OTTAVO
molta cura dell'educazione del figlioche studi" da principiolettere e
scienze e pois'inizi" nelle dottrine niisticliee ascetiche sotto la guida del
celebre Saad ud-Din R"shgliari,al qualepoi succedette nell'insegnamento
pubblico.Raccontano i biografiche,quand'eglifaceva lezione,la gente si
affollava alle porte della scuola sollecitando d'essere introdotta,e che tra
quellagentesi vedevano principie grandipersonagginon meno vogliosi
deglialtri.Lo designavanocol nome di maestro. Condusse eglila maggior
partedella vita a Her"t, ospitatocon grandissimoonore alla corte degliultimi successori di Tamerlano; perch"ilprincipeAb" Sa"d l'ebbe caris-simo
e tanto l'onor" che un giorno,come si racconta, essendosi mosso per
visitarlo,quando seppe ch'eglistava con alcuni amici,ritorn" indietro per
non essere importuno.E pi"ancora, forse,l'onor" ilprincipeHuseyn che
fu l'ultimo dei successori di Tamerlano, e il ministro M"r Ali Shir che poi,nelle sue opere che scrisse in turco, anche troppo fedelmente l'imit",fu
uno dei suoi ammiratori pi" caldi. Cos",dopo una lunga vita felice,eglimori nell'et" di ottantun'anno,nell'898 d. E. (1492 d. C), e fu sepoltoin
un giardinonelle vicinanze di Her"t con grandissimapompa e a spese del
principe.
2. Le opere di Gi"mi.
4. Uno dei segni particolaridi Gi"n"i come scrittore,si " quellodi
aver scritto molto e di molte e diverse cose; per" le opere sue sono
computate da alcuni a quaranta, da altria cinquanta e da altri ancora a
novanta, tra grandi e piccole,tra poetichee prosaiche.Quanto a noi,
lasciando da una parte tutte le prosaicheperch" non possono esser sog-getto
deglistudi nostri,e appagandocicol dire che esse sono in gran
parteascetiche,teologichee metaf"siche,oltre alcune che recano vite di
santi 0 trattano di poetica,di retorica e di musica, passiamdirettamente
e subito alle poeticheche sono anche in numero minore e forse,quanto
all'arte,hanno maggior pregio.L'opinione|)oidi Devlet-sh"h, seguitaanche dall'Ouseley,che le prosaichesiano il lavoro dell'et" matura di
Gi"mi, quand'egli,datosi alla speculazionefilosofica,lasci" la vanit" della
poesia,non sembra esser del tutto vera, trovandosi che certe opere poe-tiche
furon da lui composte nella sua et" i)i"tarda,come, per esempio, il
Giardino di primavera,terminato da lui pochi anni prima di morire. Ma
Devlet-sh"h reca a conforto della sua opinioneuna quartina,nella qualeGi"mi dice di voler lasciar la poesiaper non consumar la vita preziosanelle inezie;e la quartinadice veramente cos":
Deh! cliimli,o ("li"iiii,alleparoleilvareo La vita preziosaa poesiaPei (liventuri e non averti caro Non consacrar, ina pensa che gi"moltiChe ilcor sotrg'iacciaad ognifantasia. Soii fogliohe d'inchiostroaltrianiier"a.
Crediam tuttavia che queste |)aroleabbi;mo soltanto valore e significato
retorico,come avviene dei poetiche tante cose dicono,lontane tutte dalla
IL l'OKTA (IIAMI 385
verit".Con questo, le date del Giardino di primavera e di qualchealtra
opera poeticadi cui diremo appresso, tolii:onoogni valore all'opinionedi Devlet-sh"h e alla quartina'che eglireca innanzi. Ma v'ha anche di pi",perch"Gi"mi, come gi"aveva fattoKhusrev di Dehii,giuntovicino al suo
settantesimo anno, si pens"di raccoglieree di ordinare le sue numerose
e sparse poesie.Questo lavoro fu da luicompiutoneir884 d. E. (1479 d. C.)e nella prefazionein prosa ch'eglivolle mandare innanzi alla raccolta,attest"chiaramente ch'egliaveva coltivato la poesiadalla sua prima gio-vinezza
fino a queltempo.5. Divideremo le poesiedi Gi"mi in tre classi,e nella prima porremo
le liriche,da lui distribuite in tre canzonieri;porremo nella seconda i
poemi,che,stando tra ilromanzesco e ilmistico,son modellati su quellidi Niz"mi e, quanto al contenuto, somiglianoanche a quellidi Att"r,e
porremo nella terza ilGiardino di primavera,composto ad imitazione del
Roseto di Saadi,opera che sembra stare tra la poesiae la prosa, ma appar-tieneallapoesiaper ragionestorica e per ragionedi natura,come vedremo.
6. Fra le sue liricheprevalealla qas"dalaghazelaossia l'odicina amo-rosa
che eglitratt" con variet" grandissima,mentre la qas"da,forma poe-tica
quasigi"andata in disuso a queitempi,fu da luipi"raramente ado-perata.
Delle sue qas"de,noi,per non averne [)otutoveder la raccolta che "
rarissima,non conosciamo che una sola,riferitada Devlet-sh"h. Sappiamotuttavia,che,in esse, Gi"mi tratt" di soggettialti,ora lodando Iddio,Mao-metto
profetae Ali,ora esponendo nobili pensierimorali e religiosi,ora
rivolgendola parolaal principeregnante,Huseyn,e ad altripersonaggiillustri,ora piangendola morte di care pei'sone,come quelladel suo mae-stro
K"shghari,e quellad'un fratelloe d'un figlio.Quellache sola cono-
sciam noi, parla molto correttamente della vanit" delle cose di quaggi",in ispeciedelle ricchezze,dellequalil'uomo non bene usa se non in quantone fa larghezzagenerosa aglialtri.Dice della sicurezza in cui si trova il
povero di fronte al ricco sempre pauroso, senza che la ricchezza e la
potenza sono assai forti ostacoli a mantenere intatta la fede. Ecco che
Gi"mi in questa parte si assomigliaa Saadi che pur dice cose consimili
in alcuna delle sue qas"dee del qualeegliha altres"la calma serena se
pure non ne ha i pensierielevati e l'artesovrana. E se tali,quale" questadi cui parliamo,sono tutte le altre qas"de,non v'" alcun dubbio che a lui
va data molta lode,tenuto conto del decader della poesia.7. Quanto alle odi o ghazele,moltissime di esse sono amorose e
mistiche;e poich"siamo a quelpunto di convenzione allegorica,notata
gi"da noi altrove,per cui ilpi"ardente linguaggioamoroso serve a velar
dottrine mistiche e panteistiche,ecco che Gi"mi, come glialtripoetidei
suo genere, sospiraper la lontananza della sua bella e anela di ricongiun-gersia lei; ecco che essa " aspra e crudele verso di lui,eppure eglinon
verr" meno al suo amore; ecco che egline desidera notizie;e intende
intanto il mistico congiungimentodell'anima a Dio,dell'anima pellegrina
25 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. IL
380 CAPITOLO OTTAVO
in terra, piamente vogliosadi ritornarsi alla sua origineprima. Perci"
tutto ilconsueto linguaggioallegoricoe simbolico " largamenteadoperato
da lui;e sebbene egliabbia,nell'usarlo,una certa finezza che piace,a lungoandare esso viene a noia in tante nenie malinconiche che ripetonsempree sempre le medesime cose. Diciam cotesto quanto alla dottrina mistica,
velata sotto la passiond'amore. Ma essa si manifesta nelle poesiedi lui
anche sotto altro aspettoche piace assai pi"; e ci" avviene quand'egU,
nella sua coscienza sicura di filosofo che liberamente pensa, si ride di
tutte le formole della religionepositiva,dicendo che, quand'eglifece il
pellegrinaggiodella Mecca, altro non pot" fare che pensare all'amante
(che " Dio,nel senso mistico),intanto che il labbro era chiuso alla pre-ghiera.
Pregavano glialtri pellegrinie facevano lor voti,ed eglipensavaalle bellezze dell'amante,distratto pur sempre da questo pensieroche gli
si era conf"tto nella mente. Poi,il disprezzoper le praticheesterne del
culto lo portava a flagellargl'ipocritie i bacchettoni,ai qualieglisi volge
non sempre con l'acrimonia e la virulenza di Omar Khayyc"m, s" bene
con la beffa e col riso.
8. Ma la poesialirica di Gi"mi, a parer nostro, ha ancora un altro
aspetto,quale,tuttavia,non " nuovo per noi che gi" l'abbiam trovato
in altripoeti.Perch" avviene non di rado che egli,come gi"altri,a certe
occasioni in cui si ridesta l'uomo vero e tace l'asceta ebbro di svenevole
amore, lascia il gergo convenzionale dei mistici e parla da senno ed
esprimesentimenti veri,non venutiglida alcuna scuola o filosoficao poe-tica.
Certamente, in questicasi particolari,il linguaggiosuo rasenta lo
stile famigliare,anche con qualche metafora strana e qualcheinsipido
giuocodi paroleche qua e l" s'incontrano;ma, in compenso, abbiam sen-timenti
veri,e per essi una fedele immagine dell'animo dell'autore,buono,
mite, sereno, placido,talvolta scherzoso e lepido,talvolta pungente.
Qualche sua avventura eglidescrive con certa disinvoltura,come allor-quando,
impeditoa Bagdad di proseguirl'intrapresoviaggioalla Mecca,
dice delle noie del soggiornoin ({uellacitt" e degl'incomodidell'incre-scioso
e involontario indugio.Un'altra volta parla modestamente di s"
come di poeta,affermando ch'eglinon ha scritto per la gloria,ma per gliamici e per lasciar loro qualchericordo di s"; e si sdegna al solo pen-siero
di adoprare il suo verso per cose futilio per lodare o biasimare
altrui,parendogliessere il suo verso un bel monile di gemme da non
sprecarsiin adornar cocci,come eglidice con una certa sua metafora un
poco strana. Ma fra le liriche sue, accanto alle vere odi, abbondano le
quartine,e pi" ancora i disticistaccati,nei qualiegliesprime acconcia-mente
qualche pensieroche sembra esserglinato in mente all'improv-viso.
Egli l'ha colto come a volo, e con facilit",senza pretensionedi far
cosa nuova o bella,molto meno cosa magnificae pomposa, l'ha espresso
in quei due o in queiquattroversi che [)i"erano attia raccoglierlo.Per"
in (jucstaparte,come eglisomigliaa Saadi nel suo cosi detto Libro del
IL POETA MIAMI 387
Ministro,cos" egliritrae anche, secondo noi, molto del fare popolare,perch",veramente, alcune di queste poesie brevi sembran fatte o dal
popolo0 per il popoloo almeno con certi atteggiamentiche son propridella poesiapopolare.
9. La raccolta dei poemi di Gi"mi doveva andare a principiosottoil nome arabo di Khamseh, cio" il Quintuplo,ad imitazione del Quin-tuplo
di Niz"mi che per ilprimo ne diede l'esempio.Come poi alia rac-colta
furono aggiuntialtridue poemetti,le fu dato l'altro nome persianodi Heft Aureag, cio" i Sette Troni, nome tolto dalle sette stelle del-l'Orsa
maggiore,e talvolta anche il nome arabo as-Saha, cio" i Sette,assai pi" semplicemente.I poemi sono: ilDono ai liberi;il Rosario dei
giusti;Giuseppe e Zai"kha; Meg'n"n e Levia; il Libro d'Alessandro. A
questi,che formano ilQuintuplooriginario,s" aggiungono glialtri due:
Sel"m"n e Abs"l; la Catena d'oro. Sono, come si vede dai titoli,alcuni
dei qualiad imitazione di quellidi Niz"mi, anzi in alcuni casi sono glistessi,altrettantipoemi mistici e romanzeschi;i romanzeschi poi,in modo
diverso da Niz"mi, narrati con manifesto intento mistico. Ricordiamoci
ora che la poesiaromanzesca, negliultimi tempi,s" volse a rappresentare,
sotto l'allegoriadelle fortunose avventure d" due giovaniamanti, l'amore
dell'anima umana, pellegrinain terra,che anela di ritornare al suo prin-cipio,
e troveremo naturale che Gi"mi,raccontando avventure da romanzo,
non poteva uscire da questa via nella quale la poesiaromanzesca da tempos'era messa. Notisi ancora che lo stesso Niz"mi era stato pi"che mistico
in alcuna sua parte,per esempio nella chiusa del Libro di Alessandro,pertacere del Tesoro dei Misteri che " essenzialmente mistico,sebbene non
ancora avesse adoperatoapertamentel'allegoria.Ma l'impulsodato da lui
era stato potentee non s'era arrestato,e perch"breve era ilpasso che lo
separava dall'allegoria,quel passo fu fatto ben presto e francamente dai
suoi imitatori. Ecco pertantoa qual punto trovasi Gi"mi co' suoi poemi.10. 11primo portail t"toloarabo di Tuhfat ul-ahrdr, cio",un Dono
ai liberi,nel senso d'essere una guida per tutti quelliche,sciolti dalle
cure di quaggi",sono eletti a parteciparedi pi" alta dottrina che " la
mistica. Esso pertanto,come ilTesoro dei Misteri,di Niz"mi, sul quale "
modellato," libro dottrinale,che incomincia con le consuete lodi a Dio e al
Profeta,di cui pure si descrive la miracolosa ascensione al cielo,e seguita
parlandodi un santo personaggioche era capo dell'ordine religiosodei
Naqshbendi. Tratta anche dell'eccellenza del dire prosaicoe del poetico
e termina la lunga introduzione con alcuni capitoliintorno al modo di
giungeread una vera perfezionemorale. Seguonoi venti capitolidi cui si
compone ilpoemetto, toccanti diversi puntidi dottrina teologicae filo-sofica,
morale e mistica,come, per esempio, della struttura del mondo,
considerata come specchioin cui si riflettela perfezionedel Creatore, poidella creazione dell'uomo, considerato come immagine di Dio,poi della
essenza vera dell'uomo che non consiste gi" nell'acquae nel limo ondQ
;J88 CAl'JTOLU (tTTAVU
a principiofu formato, ina s" bene nella perfezionedelia fede. E cos"
seguita,toccando della preghiera,del digiuno,della generosit",dei pelle-grinaggi,della vita solitaria,del silenzio,e di altre simili cose, tutte con-siderate
teoricamente e j)raticamenterispettoalla morale. Ogni capitolo
poi,come gi"nel poema di Niz"mi,consta di due parti,nella prima delle
qualiil poeta espone e dimostra per ragionamentila verit" morale
ch'egliha tra mano, riserbandosi di confortarla nella seconda con qualchenarrazioncella molte volte puerilein s",ma di significatonon lieve quantoalla dottrina a cui serve di dichiarazione e di commento. Un breve capi-tolo
in cui si d" ragione del libro e si afferma che esso dipende dai due
poemi,ilTesoro dei Misteri,di Alzami, e lo SpuntardegliAstri,di Khusrev
di Dehli,chiude acconciamente il breve poemetto, stato finito neir886
d. E. (1484 d. C).11.11 secondo poema si " quellodal titolo arabo Siihhat ul-ahrdr,
cio" il Rosario dei giusti,poema morale e filosofico,e, pi"che filosofico,
religiosoe ascetico. Del qualetuttavia non possiam dir quiche assai poco,
perch"non ci " stato dato di vederlo,eccetto un breve passo riferito dal
Riickert,che vorremmo dar tradotto per mostrare almeno a qualiaber-razioni
possa abbandonarsi la mente nostra quando, per insano furor
religioso,si fa a calpestarla natui'a umana, se credessimo che alti'isaggi
d'altripoemi non bastassero. Seguendo tuttavia l'Hammer che del poema
d" qualchesaggio tradotto e una lista di capitoli,notiamo soltanto che
esso si divide in quaranta capitoletti,detti nodi, o, come diremmo noi,
gran",dai granionde il rosario si compone. E dividesi ciascuno in tre
parti,la prima delle qualiespone una data verit" morale; la seconda ha
una narrazione,postaa dichiarar quelladata verit",intanto che la terza
ha qualchepregliierao invocazione che serve di passaggioal capitolo
susseguente.Ora, la dottrina religiosae filosofica che vi si espone, non
tanto sembra esser lontana dalla vita quanto avviene in altre opere di
simil genere, ma sembra che il libro vogliaessere come un manuale di
morale praticaad uso dei giovani,quale,tra glialtri," il Libro dei con-sigli,
di Aitar. Perch" esso, come almeno si pu" arguiredai titoli,pi" che
la pura speculazionefilosoficae religiosavuol trattare la morale pratica.
E vi si parla," vero, della essenza di Dio e della esistenza sua provata
dalle cose visibili,e vi si dice essere Iddio la verit" e la verit" essere in
lui,ma, accanto a ci",vi si discorre dei pregidefia povert",della |)azienza,della gratitudine,della sommissione, della generosit",della mansuetudine,
e si danno avvertimenti particolarial figliodell'autore,Ziy"ud-Din V"suf,
coi qualie con altri rivolti al lettore,perch" giudichibene del poeta, il
poemetto si finisce.
12. Ilpoema Giuseppe e Zal"kha,che " stimato la maggiore e migliore
opera poeticadi Gi"mi, nella tessitura del racconto s'accorda in gran
partecol poemetto di Kirdusi che ha lo stesso nome. Se ne diversifica
tuttavia nel significato,ci" che risguardail contenuto, e se ne diversifica
Il, l'OETA GIAMI .S89
nell'arte,ci" che risguardala forma. Perch",se Firdusi narrava le amo-rose
avventure di Giuseppee Zalikha con l'intendimento e la persuasionedi narrare una storia vera, ora Gi"nii,dopo ilmutamento avvenuto nella
poesiaromanzesca, narra le medesime avventure, ma con Zalikha,al
solito,rappresental'anima umana che sospiraalla belt" eterna, simbo-leggiata
nel giovane e avvenentissimo t"gliodi Giacobbe. Quanto poiall'arte,chi non vedrebbe la differenza tra i due poeti?La poesiapittricee scultoria di Firdusi non " pi" di questigiornitardi della letteratura,e
Gi"mi non pu" pi" essere che lo svenevole poeta mistico dei tempi suoi,
con l'anima invasata d'amore per ci" che non si vede e non si tocca,che
si perdefra gliarzigogolid'una dottrina omai sfinita.
13. Ilpoema pertanto,dopo le consuete invocazioni, narra di Zalikha,
bellissima figliad'un re di Mauritania,che,avendo veduto in sogno un
vago giovaneche le si fa conoscere per il Visir d'Egitto,al Visir d'Egitto" mandata in isposadal padre compiacente.Ma il Visir d'Egitto,con
grandissimodolore di leiquando giunge a vederlo per la prima volta,"
Pntifarre,non ilbel giovane veduto in sogno. Cosi essa vive nell'affiizione,
finch" un giornoGiuseppe,gi"slato venduto dai fratelliinvidiosi," veduto
da lei nel mercato e fatto comprare per mezzo di Pntifarre. Giuseppe "
il giovane da leiveduto in sogno, ed ella tosto se ne innamora perduta-mente.Ma perch"egliresiste a tutte le sue pi" calde preghiere,essa,
sdegnata,fa rinchiuderlo in un carcere. Giuseppe,intanto,spiegain car-cere
i sognial panattieree al coppieredi Faraone e poi a Faraone stesso,
perch"egli" tosto esaltato al grado di Visir intanto che Putifarre,depo-stone,
muore di dolore. Zalikha,ritrattasi a vivere povera e dolente in
luogosolitario,fatta omai cieca dal lungo lagrimare,si consola tuttavia
al sentir di tanto in tanto scalpitareildestriero di Giuseppeche passa per
la via nella pompa del suo grado novello. Ma poi,ella rinuncia al culto
degl'idoli,e, fattaadoratrice del vero Iddio,si reca nel cospettodiGiuseppe,ilquale,tocco da compassione,prega Iddio che renda la giovinezzae la
vista all'infelice.Cosi Zalikha,l'itornataalla sua giovent"e fattapi"bella,"
sposatada Giuseppee vive felicecon lu"lino alla morte. Si chiude ilpoema
con alcuni avvertimenti morali che l'autore rivolgeal figliosuo, e la data
di sua composizione,notata negliultimi versi," VSSS d. E. ("ASS d. C).14. 11 poemetto Meg'n"n e Levia ci " noto, quanto al soggetto,per
quello,gi"da noi toccato,di iNiz"mi;Gi"mi,tuttavia,l'ha trattato con una
certa libert",anzi,come appar manifesto da alcun punto qua e l",gliha
voluto dare significatoallegoricoe mistico. Incomincia con le consuete lodi
a Dio e al Profeta,e seguitanarrando in che modo Meg'n"n e Levia si
siano l'inidell'altroinvaghiti.Essi passano insieme i lunghigiorni,intantoche le notti scorron penose per loro nella reciprocalontananza. Leyla,un giorno,mette alla prova ilsuo appassionatoamante, e trovatolo fedele,si tegaa lui con solenne giuramento. Meg'n"n intanto,assorto nel pen-siero
del suo dolce amore, fuggela compagnia degliuomini; ma un amico
390 CAPITOLO OTTAVO
SUO ne scopre ilsegreto,e lo riferisceal padre di lui che tenta smuoverlo
dal suo pensiero,olfrendoglianche il matrimonio con altra bellissima
fanciulla. Meg'n"n, legatodal suo giuramento,ricusa;ma intanto alcuni
invidiosi l'accusano d'infedelt" nel cospettodi Levia,la quale da principiose ne sdegna,ma poi,conosciuta la verit",si placa con lui. Ora vengono
le prove pi" dure per i due amanti,perch" i genitoridi Leyla cercano
distoglierladal suo inconsulto amore, ed ella nega e intanto (andandosial pellegriuaggiodella Mecca) Meg'n"n,saputo lo sdegno dei parentidi
Leyla,non frequentapi"di giorno la sua compagnia per non farsi scor-gere.
Ha con lei,tuttavia,alcuni colloquinotturni,dei qualiavendo avuto
notizia il padre di lei per mezzo d'un antico amante di Leyla stato da lei
respinto,egligiuradi ricorrere al Califfo.IlCaliffomanda ordine a Meg'n"ndi non andar pi" da Leyla,di non parlarnepi",di non celebrarla pi"ne' suoi versi. Meg'n"n allora, di cui la mente gi"incomincia a vacillare,
va errando nel suo dolore per monti e per valli,e al padresuo desolato
che cerca di consolarlo,fa pietosapreghieradi far domandar Leyla per
lui.Ilpadre di Leylasdegnosamenterespingela domanda; ma Meg'n"n,che sempre pi" misero e infeliceva ramingo per il deserto,trova in un
uomo generoso, di nome Naufil,che l'aveva raccolto estenuato dalle sabbie
ardenti,un inaspettatopatrocinatoredella sua causa. Perch" Naufil va dal
padre di Leylaa intercedere per l'infelice,e il!)adremonta subitamente
in ira,e Naufil gliminaccia la guerra. Meg'n"n intanto che non ama la
violenza,pi" e pi" s'interna nel desei'to.Nel deserto egli,buono e pietoso,libera gl'innocentianimali dai lacci degli avidi cacciatori;una volta
anche si reca fino alla tenda di Leyla e ha con lei un breve e furtivo col-loquio.
Ma la sua follia amorosa cresce sempi'e pi",perch",avendo il
Califfo interrogaloil poeta Qoseyr per sapere chi mai eglicredesse pi"infelicedi lui in amore, e avendo l'ispostoQoseyr ch'eglicredeva Meg'n"n
esser ben quello,ilCaliffo volle vedere in sua presenza ilmisero amante.
Ma Meg'n"n,venuto quasiper forza nel cospettodel suo signore,fa mille
pazziee fuggeper ritornarsi alla vita selvaggiadel deserto. Intanto,unbel giovane che aveva veduto Leyla per caso, se ne innamora e la
domanda in isposaai parenti.Quellenozze si celebrano con grandissima
pompa, ma Leyla giura di serbarsi intatta la sua verginit";che anzi,piena di dolore,scrive una lettera a Meg'n"n per iscusarsi dell'involon-tario
connubio, ma Meg'n"n le risponde inacerbito. Intanto lo sposo di
Leyla,afflittodalle repulsedi costei,muore d'un tratto,e Meg'n"n se ne
accora, pensando al dolore ch'egliavr" provato non essendo stato corri-sposto
da lei.1 due amanti si possono rivedere ancor due volte,ma l'ul-tima
volta,Meg'n"n,insensato,non riconosce pi" la sua Leyla,anzi la
scaccia perch" essa gliturba il suo riposo,intanto che egli,preso d'un
amore celeste,non pu" pi" por mente ad un amore terreno. " A questo
punto, come " manifesto,Gi"mi mostra di dichiarar l'allegoriadel suo
racconto, nel quale,nell'amore di Meg'n"n, cio" il Folle,si deve ricono-
392 CAPITOLO OTTAVO
mentali,quando ilromanticismo,in Germania, in Francia,in Italia,godeva
presso la gente grandissimofavore.
16. IlLibro di Alessandro o Iskender-i"d"neh,detto anche Kh"rad-
ndmeh i iskenderi,cio" il Libro della sapienzadi Alessandro," ben lon-tano
dagliantichi romanzi di Firdusi e di Niz"mi. Sembra anzi che Gi"mi,lasciando da parte a bello studio tutte le avventure strane e inaudite del
gran conquistatore,abbia voluto svolgerepi" ampiamente quel concetto
con cui Niz"mi termina il suo libro di Alessandro. Alessandro, secondo
Niz"mi, di conquistatores'era fatto filosofo,e di filosofos'era fatto profeta
mistico;e per" ecco che Gi"mi, narrata la nascita di lui e il suo avveni-mento
al trono alla morte di Filippo,introduce ifilosofiAristotele,Platone,
Socrate,Ippocrate,Pitagora,Galeno,Ermete, a i)resentargii,ciascuno,un
libro di sapienza.Alessandro ne fa pure uno alla sua volta;per" tutto il
poema va innanzi con lunghe e infinite disquisizionidi morale, finch",narrata la morte di Alessandro e riferitii lamenti dei filosofi,si chiude
con molte considerazioni intorno alla vanit" delle cose di quaggi".Tuttoci" che ora abbiam detto,abbiain tolto dall'Hammer, non avendo potuto
avere il poema tra le mani. Ma, se cos" ",possiamo aggiungereche anche
qui il romanzo " sparito,sebbene per diversa via; perch"nelle avventure
d'amore esso sparivaquando esse avventure erano allegorie,e qui sparivacol toglierseneogni avventura vera da romanzo, per sostituirvile consi-derazioni
di ordine morale.
17. Passiamo intanto a dir degli altri due poemi stati aggiuntial
quintuplooriginario.Il poema di Sel"m"n e Abs"l prende ilnome da due
giovaniamici che, appunto per il loro pi" che h'alerno amore, corrono
molte e strane avventure, ed " poema allegorico.Incomincia con una lunga
introduzione,in cui si dicono le stesse cose di tanti altripoemi, inseritevi
molte narrazioni o aneddoti secondari. Sel"m"n era figliod'un re di
Grecia, natoglisenza bisognod'accoppiarsicon donna, per l'arte d'un
sapientefamoso. Eglicresce bello e aitante,adorno d'ognipi"eletta virt",istruito in ogni arte pi" bella,e presto s'invaghisceperdutamente d'un
bel garzone suo coetaneo, di nome Abs"l,dal quale " pure corrispostodi
amicizia eguale.Il re se ne avvede e fa sue rimostranze a Sel"m"n, e il
savio di corte si adopera per sradicar dal cuore del giovane la strana
passione.1 giovani,afiora,fuggono insieme, si mettono in mare e giun-gonoad un'isola laddove si pongono a vivere insieme. Ma il re, con una
miracolosa coppa che ritlette i segretituttidel mondo, vede il luogodove
essi sono, e li fa rintracciare;essi per", noiati dallo rimostranze con-tinue,
si recano in un luogodeserto,e l",levala e incendiata un'alta })ira.si gettano nelle fiamme. Abs"l perisce,ma Sel"m"n, fortunatamente sal-vato,
" ricondotto alla reggia,laddove, rinsavito tinalmente," designatodal padre a succederglinel regno. " questo il racconto principaledel
poemetto, interrotto da molti e brevi i-accontisecondari, intanto che in
un ultimo capitoloilpoeta n'esponePallegoria,per la quale s'intende che
IL POETA g" AMI 393
Sel"m"n (l'integro,secondo l'etimologiaaraba)" l'anima immediatamente
creata da Dio, e Abs"l (ilcaduco)" ilcorpo umano. La loro congiunzione
in terra " principiodi male, finch" la loro separazioneper mezzo della
morte (simboleggiatanella pira)ritorna il corpo alla polvere e rende
l'anima al suo vero stato che " la perfezionee la beatitudine celeste.
Veggasiintanto la somiglianza,quanto al soggetto,tra questo poema e
quellodi Ass"r, Mihr e Mushteri,gi" stato esaminato da noi nel capitolo
della poesiaromanzesca.18. Ilpoema dal titoloarabo: Silsiletuz-zaJiah,cio" la Catena d'oro,
" un poemetto filosoficoe religioso,diviso in tre libri.Precedono le solite
invocazioni e lodi a Dio e al Profeta,con la dedica al principeHuseyn;
dopo ci" l'autore entra a discorrere della materia sua, esponendo e
dichiarando certi puntidi dottrine morali e religiose,definendo certe
questionidi dottrina mistica,commentando opinionidi antichi perso-naggi
santi come Ab"i Said, il primo dei mistici,e Bist"mi,dichiarando
certi passidel Corano o alcuni detti attribuitia Maometto dalla tradi-zione.
Qualche volta ci" che si vuol dimostrare, ha del paradosso,come
del resto avviene spesso in simili libri. Anche vi si dice che sia il
significatoallegoricoe simbolico di certe cose minute e particolariche
per fede si credono dai Mussulmani, come, per esempio,la bilancia su
cui s" pesano i meriti e le colpedelle anime, il ponte sottilissimo su cui
devono passar le anime dopo morte, le fontane che irriganoi giardinidel
paradiso.Ma tutto ci" " fatto con poco ordine, e tutto si dice con fare
molto famigharee piano.L'esposizionedottrinale " interrotta bene spesso
da brevi narrazioni tolte,come al solito,dalla storia,dalla vita dei santi,
dalle tradizioni,dalle favole.
19. Il Behdristdn,cio" il Giardino di primavera,graziosaraccolta di
novelle,di racconti e di favole,divisa in otto libriche portano il titolo
di giardini," una imitazione del Roseto di Saadi, come l'autore stesso
dice nella prefazione.Perch" egli,avendo letto alcune pagine del Roseto
al figliosuo Y"suf per invogliarloallo studio delle lettere,si pens" di
poterscrivere un libro su quelmodello, e per"compose questo suo. Esso
per",come nel caso particolare" imitazione del Roseto,nel caso generale
appartieneinsieme al Roseto a quellafamigliadi libri che nel capitoloantecedente abbiam trovato essere una lontana e degenerataderivazione
del Kal"la e Dimna. Dato ci",nulla abbiam noi da aggiungereper deter-minare
il posto che questa leggiadraopera di Gi"mi occupa nella storia
della poesiapersiana;e per"passiamo a dirne il contenuto. Esso " vario
come " vario nel Roseto di Saadi e nella Raccolta di Aufi,comprendendo
qualunque sorta di racconti,dalla vita di personaggisanti alle favole e
agliapologhideglianimali,dai fattidei re e dei principialle opere dei
letteratie dei poeti.Il settimo capitolopoi " uno dei pi"curiosi e impor-tanti,
perch"Gi"mi, oltre una breve biograf"adei maggioripoetipersiani,v'ha riferitonon pochi frammenti delle loro poesie.
394 CAI-ITOLO OTT.WU
20. Il bel libro s'aprecon una breve introduzione,nella quale (cosa
rara!)si evita illuogo comune della invocazione a Dio e delle sue lodi,
dicendosi che la mente del poeta " inetta a volar tant'alto. Dopo ci",si
tocca brevemente l'occasione onde il libro fu composto, e il poeta si
raccomanda ai lettori.Il primo capitoloreca aneddoti di persone pie e
sante; ilsecondo, di antichi sapienti;il terzo, di re e di potentie della
loro giustizia;il quarto, di persone generose e magnanime; il quinto
raccogliestorie d'amore; il sesto,aneddoti con arguziee facezie;il set-timo,
come s'" detto,ha biografiedi poeti con esempi dei loro versi;
l'ottavo contiene apologhidi animali. Un breve capitolo,nel qualeilpoetadichiara che i versi inseritinella sua prosa sou tutti suoi,eccetto quelliche va citando in nome di alti'i,e si raccomanda alla indulgenzadel let-tore,
posta la data di composizioneche " l'anno 89"2 d. E. (1486 d. C),chiude bellamente il libro.
21. Quanto all'artedi Gi"mi, ecco che si pu" dire per prima cosa che
essa ha tuttii difettidel tempo, ci" che anche s'intende da quanto abbiam
detto di lui al principiodel presente capitolo.Pur tuttavia non pu"
negarsiche egli,in mezzo a tanti altri scrittoridel tempo suo, quasitutti
di valore meschino,di non poco si solleva,e che, imitando o questo o
quelloscrittore celebre e illustre,se non si accosta molto al suo modello,
riesce tuttavia abile e valente nella sua stessa imitazione. Per", quandonelle liricheegliparladel suo mistico amore, ha le svenevolezze di Khusrev
di Dehli,ma ne ha anche la grazia;ha le nenie di K"tibi,ma ne ha anche
la dolce e abbandonata malinconia. Dove poi eglismette il gergo del
misticismo e dice cose da senno e senza allegoria,ha quellanaturalezza
spigliatae disinvolta che " propriad" chi parlaper impulso di sentimento
vero, perch"allora l'uomo si manifesta quale",sciolto dagl'impaccidella
scuola filosofica,intanto che osserva e nota e giudicale cose come sono,
con giudiziocalmo e sereno. ]\lanei poemi, comprendendovi lo stesso
romanzo di Giuseppee Zalikha che ne " il migliore,l'imitazione forse
servile di Niz"nii,congiuntaai difettidi questa et" della decadenza, ha
reso Gi"mi non molto felicepoeta.Perch" qualie quantisiano i difettidi
Niz"mi, accanto ai molti pregi,per quellasua retorica stentata,per quelsuo ripeterefaticoso dei pensieri,quasi non mai pago della esj)ressione,
per quel suo fare di erudito impacciatotra le fonti consultate,per quelsuo parlarquasisempre in metafora, abbiam gi"veduto in altro luogo.
Ora, questimedesimi difetti son pure nei poemi di Gi"mi, che poi alla
sua volta liaccrebbe con la imitazione e li rese pi" gravi con l'aggiuntadei difettidel tempo. Poi, la dottrina mistica che di questitempi aveva
appestatotutta quanta la poesia,come avvil" glianimi nell'abbiezione col
pensierodel nulla e della vanit" delle cose tutte create,cos" avvezz" gliscrittoriad usare uno stileumile,dimesso, senza ardimento e senza impeto.Del qualeilprimo esempio,forse,fu dato da Att"r, anche se alcuni mistici,
Rumi sopra tutti,sono poistatimolto elevati nei loro versi. Dato l'esempio,
IL l'OETA (ilAMI 395
era ben facile seguirlo,anche pi" facile crescerne i difetti,e per" da Aitar
a Khusrev e da costui a Gi"mi lo scrittore si fa sempre pi" umile di lingua
e di stile e rasenta terra. N'" venuto, perci",un fare dimesso e quasi vol-gare,
di cui non pochiesempi s'incontrano in questipoemi di Gi"mi accanto
ad altri passiche son gonfie vogliono essere sublimi. Qualche descrizione,
tuttavia," finamente condotta,e alcune narrazioni procedono spontanee e
sciolte,dettate in una lingua lavorata che non ha per" le leggiadrierecon-dite
di Saadi e di H"fiz. Dopo ci",l'operamiglioredi Gi"mi tra le poetiche,bench" scritte in prosa, si riduce ad essere il Giardino di primavera, al
quale il fine pi" umano che era quello di educare un figlio,e la savia imi-tazione
del Roseto di Saadi, conferirono quellasobriet", quella misura,
quella eleganza e quella leggiadriafina che di molto l'accostano al suo
perfettissimomodello; pi" ancora, la perspicuarappresentazionedei fatti
e delle cose qualisono. Anche qui tuttavia son difettimolti,massime nella
forma esterna; perch" lo stile talvolta avviluppato, il soverchio uso di
sinonimi, le soverchie parole arabiche, anche di uso rarissimo, sono i
principalidifettidi quest'operache pure li ha in comune con molte altre.
Ma i difetti sono ampiamente compensati dai pregi.22. Che se Gi"mi somiglia a Saadi in certe partidell'operasua poetica,
anche glisomiglia nella santit" della vita che fu tutta integra e vero
esempio di virt". Perch", anche se in qualchepunto la dottrina mistica
l'indusse a calpestarstolidamente la natura umana, all'opposto,l" dove la
dottrina non poteva aver parte, eglisi " mostrato veramente uomo, e
come tale consider" sempre la vita quale ", non dispregiandola,ma cer-cando
di farla miglioree meno malagevole a sopportare insegnando con
l'esempiodelle virt" e dei vizi deglialtri e col ragionamento per quali
modi si possa toccar la nobile meta. Cosi,ammaestrando con amore e
carit",giudicando saviamente di uomini e di cose, mirando ad un alto
fine sempre avuto dinanzi agliocchi, egliscriveva il suo Giardino di pri-mavera
che " anche una delle ultime sue opere. Con questo, una certa
malinconia calma, placida,quasi accorata, sembra infiltrarsi in ogni suo
pensiero,in ogni sua parola.Era forse sentimento o consapevolezzache
la grande poesiapersiana e la glorialetteraria del suo paese stavano per
ispegnersicon lui? Certo " che eglimestamente si lamentava che tutto era
finito al suo tempo, e intanto moriva vecchio, sazio d'et" e d'onori,
nel 1492. A quest'uomo d'Oriente,adunque, pareva in quel momento che
tutto dovesse cosi finire e che l'avvenire fosse chiuso per sempre e tolta
ogni speranza. Fra noi, invece, in quello stesso anno 14-9::^,un uomo
d'Occidente,di ben diversa educazione e di ben altrisentimenti, scopriva
nuovo mondo e schiudeva a noi un novello avvenire in cui ogni pi" lieta
e bella speranza non poteva mancare.
APPENDICE
AL CAPITOLO DEL POETA G" AMI
A. LE POESIE LIRICHE
1. Oiiaiulo scompiglia(jue'tuoi bruni
La brezza del mattino, [riccioliIl nostro cor tranquilloe riposatoSconip"L;liailreo destino ;
E i cespidi rose albe e di purpuree
La mattutina brezza
Scompigliatutti,poidie voglionteco
Gareggiardi bellezza.
Per nostro duol speme non " di balsamo,
Ben cbe suoi libriassai
Il medico scompigliinvestigandoRimedio a' nostriguai.
Di pellegrinpelmondo occhi non videro
Mai chi paria te fosse,
Ben che a' pittoridel Cataio ^ assai
Tavole egliabbia scosse -.
Cento ragionida te per recedere
Per noi ci furon porte;Ma che 3 trovammo noi,ratto disfece
Nostra nemica sorte.
Dal ceto de' beenti ilcommissario
Di citt"come andava *,Deh! che di gente allegrainsiem l'accolta
La schiera ei scompigliava!Bel cipressodesia,Gi"nii,che notisi
Sol sua gotapomposa,Ben che discioltoei m'abbia ognigiunturaQuai petalidi rosa ^.
il. lev sera il coppiernostro*^ era
Umano e giustoe avea peicari suoi
Alma serena e chiara
Come nitidagiara;Guardava a tuttiin viso e illabbro ;
Bidente,n" la fronte contraea ;
Per chi prov"dolori'',
Tutto egliera a favori.
Non vien forse fragranzadi gazzellDi Cina anche da lui,se non par que
Il muschio " al suo ricetto,
E il nero crin sul letto*^.
Ma pelnappo del vin chiaro si Ica
per
noi
ivea
(1) Celebri nel far ritratti.
(2j Cercate, ammirate.
(3) Ci" che.
(4) Andava a perquisire,essendo il vino cosa vietata. .Si ricordi il lettore che
significatoha il vino nella poesiamistica.
(5) Brutta immagine per dire che la bella (ilcipresso)vuole che si decanti sol-tanto
la sua bellezza (sidescrivano le sue gote),bench" questa bellezza fatale abbia
fatto male a chi l'ha veduta, distruggendolo ((uasicome si fa d'una rosa a cui si
disperdono i petali.
(6) Dio, nel linguaggiomistico.
(7) La gente a lui devota.
(8) Come la gazzella(del muschio) si fa sentir da lontano col suo odore, cosi il
leggiadro coppiere; anzi quella ha il muschio (iiiiL^h/i-)nella vescichetta (ricetto),ed
egliha bruni {mushk"n) i capellie sparsi gi" per il letto su cui egligiace.Giuoco
di parole tra "iiushk e nius"ik"n.
APPENDICE AL CAPITOLO DEL l'OETA GIAMI :m
Il cor del sapienteallamoschea.
Ben che all'ombra ei;listia
Della sua dote piai.
Saggioche cerca gloriae di siidoi'e
Bagn" la lizzadel saper, nell'ore
Che d'estasiparlava,Folle si millantava 2.
Cerca ^ un loco quaggi"che non senti?
Roinor di gloriad'uom, perch"non sia
Di solitarioaugelloSoltantoilQat'ostello*.
Alla taverna ^ Gi"mi d'ogniarcanoDel ver si cerca esplicazion,n" vano
" ildir se a sci"r cotesti
Arcani eglisi appresti^.
3. Partiva l'amor mio,
N" gi"mi disse : Addio !
Di me ch'egliobli",non f"'ricordo.
Sol verso il suo desire
Si volse nel partire;Non sivolse a colui ch'ei non bramava.
Di' che di lui son io
Schiavo,in suo ostel,natio.Se d'un nato in sue case ei non si cura.
Dietro glicorsi quantoRapidoscorre ilpianto.Ned ei,sol per piet",fermava i!passo.
Perch'io mesto ilseguia,Forse ch'egligioia?No ! ch'einon ebbe gioiaentro al suo core
N" un foglioavvinse all'ale
D'una colomba '^,e a qualeAura ilseguia,di ine non fea dimando.
Cento fiate,o Gi"mi,Per colui che tu ami,
L'anima desti,e queinulla tidiede!
i. Delh^ nacchere al suono e de' liuti,Deh ! come l)endisse ilcanlor, nell'ora
Del mattutino bevere.
Questa canzone !
Signor,disse,tileva! Ecco son frutti
Che a quellavitasempiternavanno,Tutti i sospirie glialitiDi questa vita.
E perch"mai inertequiti siediAl convito e non curi ilsuon de' canti.Non curi ilcolmo peccher"Di vin vietato?
In alcun tempo mai (piell'osso vino
Non trascurar,che gi"si mostra e vede
Dell'opretutte il termine
Che ordina ilfato.
Pensa che un giornod'allegrezza" ilsolo
Frutto che hai qui.Chi sa se al di che
Anche avrem noi da vivere [viene,0 se morremo ?
In ognicasa in ch'io ritroviun segno
Della mia bella,mai non volgoa dietro
Da quelladolce sogliaPer ir la fronte.
Gi"mi,allaMecca non andarne,uscendo
Da questacasa tua. Alcuna casa
Non f"ache vuota restisi
Della tua bella".
5. ScesiallaMecca,e l"del tuo villaggioDesio nel core avea^;
(1) II vino (cio"la dottrina mistica)rischiara le anime, anche quelladegliortodossi
e dei pretiche pensano soltanto ai beni temporali (legatipii,lasciati dai fedeli).
(2) La gente che si crede savia e non " addetta alla nostra dottrina mistica, se
parla d'estasi divine, non dice che sciocchezze.
(3)Imperativo.
(4) Il S"murgh (laFenice persiana)" detto abitare sui monti Q"f ai confini della
terra. Cosi tu sarai un'altra Fenice, e il Simurgh non sar" solo.
(5) La dottrina mistica.
(6) La dottrina mistica scioglieogni secreto, ecc.
(7) Cio" per mandarmi sue notizie. Vedi l'ode di Anacreonte alla colomba.
(8) Il senso mistico di questa e di qualche altra ode " dichiarato da ci" che " detto
nel capitolodella poesiamistica.
(9)Qui l'amante " Dio, e il poeta, per la vera adorazion di Dio, dice di non poter
curare le superstizionie le pratichedevote degliortodossi alla Kaaba.
398
Ricordando
APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI
tuo volto,io le bellezze
Della Kaaba vedea.
Quando mirai della Kaaba la nera
Tenda i,a' neri tuoi crini
Ratto del desiderio pi"cocente10 la mano stendea.
Della Kaaba alle porteallorch'iopresi("on molt'ansia l'anello"^,
Del tuo crin nero per le anella in core
Fervidi voti io fea.
In nessun luogo,fuor che in te, posava11 desiderio mio.
E qne'giri^ che f"icon studio e cura.
Io per te licompiea.In stazione d'Araf"t'^la gente
Stava a cantar sue preci;Chiuse le labbra allapreghiera,in core
Di te paroleio fea.
E la gentedi Mina a voti e preghiTutta volgeabramosa ;
Io, come Gi"mi, da ognicura sciolto,
A te ildesio volgea.
6. Le aurette fan pai^oladelle rose,
Parlan le rose del vel dell'amica:
" Soave odor di fanciullevezzose
Tocca soltantoa un'anima pudica".
7. Per la mia vita son di te loschiavo,
E son da te fuggito.S'anche mi vendi cento volte,fuggo
E torno poipentito.Possibile non e che un solo istante
Per te ilcor pazienti.Cento voltetentai ; un'altravolta
Forse avverr" ch'io tenti?
Cercassi un ornamento ! Oh ! del mio vivere
Mi sfuggidalla man per tante stolide
Cose che dissi,ilfrutto! Ed ora addentomi
La mano a tergo per dolor. Se stendesi
Di poesiadominio in finoagliultimiConfin del mondo, ad ogniistante crnc-
[cianiiIl pensici'dellarima. " ilverso un'aura,
Ed io lanotte e ildi,dei ritmi al computo.Aria sto a misurar. Dissi allaLogicaUn bel mattino : 0 tu che con gran giubiloD'invidiositi se' fatta docile
Ministra mia nell'arsenalpoeticoDei versi,vedi che gran peso traiigomiDi faticapeiversi! Or tu concedimi
Ch'io del silenziopossa in grembo ascon-
[dere
Ilcapo e si m'acqueti." Ella risposemi:diami, tesor sei di secreti.Oh! lecito
i\on creder gi"ch'io mai non cerchi scio-
[gliereDel tesoro al serrarne ancora ivincoli!
9. Gi"nii non ebbe mai desio di gloria
(juand'eidett" questisplendidicarmi.Nel volume del mondo ei per gliamici
Alcun motto scrivea per sua memoria.
10. Togli,0 Gi"nii,ladestradalgninza-
Del tuo rosarioipocrita,che ninna [glioPreda puoifar con ipiestolacciotuo.
1 1. L'eremita del villaggio" un augelmeraviglioso.Con i granidel rosario
Ei s'" fatto un laccioa modo.
8. Io non son talche mia linguaconta-
Con dettivani e lapuntadel calamo [miniConsumi in far deglialtrio lode o biasimo.
Son cocci rottile parolefutili,Sono i versi un monil di gemme fulgide;Qual pazzia,s'io con questia quelleaff"g-
[gere
12. Lodi dt'Un iHivcrl"e della (jcneroait".
(Qasida).
I sommi tettidi regalpalagioChe vanno a superar degliastri in cielo
Alti le chiostre,intendi tu che ai muri
Del Casteldella f" son breccie apei'tc.
(1) La tenda del tempio.
(2) L'anello alle porte che serve a bussare per farsi aprire.
(3) I giridi rito che i pellegrinifanno intorno alia Kaaba.
(4) Araf"t e Mina, due luoghi di fermata dei pellegrinimaomettani.
400 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA CLAMI
IlaiiiKile cudf,conio cinti,al liancui,
Meglio" d'assaiche aver dinanzi accinta
A t(!servir gentebugiardae falsa,
D'ipocrisiamaestra. E se t'acciuffa
Leone agrestecon gliartiglisuoi,E stanco del tuo vivere tirende
Ilsnbitano assalto," migliorcosa
(]lieamici aver che adoprindolcemente
La mano e su le piaghedi lor dolce
Favor versino ilbalsamo. Se irato
Mare tiassorbe e l'onde sue di morte
Apportatricipassano iltuo capo,
Meglio" d'assaiche in navicel d'amici,
Addetti a te, racc"r tue masserizie
Con speme di salvezza.A quellaparte'Ve splendeilsol,poco t'assidi,l'ombra
Perch" compagna non tisia. Da tale
Sentier've sou rosetiall'acquein riva,
A dietro volgi,perch"l'acquemai
Non rendano l'immagineriflessa
Di tua figura.E dinanzi dagliocchi
Specchionon apiiostar,perch"cagioneDi superbirea te non sia l'immagineDi tua figura.E primatu di Dio
Creatura fosti,e venistida lui
Unico e solo ; come un di uscirai
Dal mondo alfindell'opra,oh! non " dubbio
Che soletton'andrai. Che giovaintanto
Aver tainodi e vincoli?'-.E che " mai
Quest'amiciziae parentela?Sciogli,
Scioglite stesso da cotestinodi
Che ti son male e son nemici al core,
Infestiall'alma tua ! Di te valore
Vanno scemando come crescon elli,
Pesan lituoi difettiove siau postiAlla stadera.Che se tu se'stoppia,Ei sou la fiamma; e se tu chini ilcapo,
Ei levano la fronte. E se ti'atitto
lieciiidi dogliailcor, materia ei sono
Perch" tu in essi tuo pensierraccolga3,E se varie cagioniinsiem congiunteVanno si perch"lor tu siipresente*,Ratto s'accende come face e avvampa
Di loro invidiail fulmine. Deh! quante,
Deh ! quante volte darai tu la vita
Dispersaal vento in questavalleangustaPer amordi tai cose! Autunnal vento ^
" iltristoamor per esse; ogni lor dono
" morte all'alma. E temo io si del giornoIn che ti faran morto e del tuo core
Si faranno bersaglioalle saette
Del duol che menan seco. Ogni cotale
A cui non " religi'oncostante
Pensier di suo viaggio," quallantasmaChe t'infestala via 6. Sa Iddio cotesto!
E tu non porre ilpie,troppo fidente.
Di talfantasma sul sentier,ma volgi,
Volgila fronte al vestibolsereno
Di solitariavita. Ove noi faccia,
T'esce ardire dal cor, t'escepossanza
D'andarne ancora al vestibolsereno
Di solitariavita.Ors", ti leva
E poniilpiede' morti nellavia,
Vanne al riposodegliestinti! Ancora
Di loro obbl"o ricorda l'impromessa,Sermon sottiledi lor labbra mute
Ad ascoltar tiponi.E ve' lor ossa
Tutte pienedi polve,e a tue pupilleAcre colliriofa di quellapolveEntro al vascl dell'ossa'^.E vedi intanto
Sotto a lepietrelor dimora angusta,
E all'anguetristodi tua fiaccavoglia"=* ,
Frangicon pietreilcapo, e fuor dal petto
Trauui un mesto sositir,cosi dicendo :
(1) Barocca e stupida immagine. Il cingersila persona d'una cintura, ", come si
sa, fare alto di servit". Qui " detto che l'anacoreta nel deserto ha per servitori le rupi
e i monti, cinti di code di fiere (abitatida fiere).
(i2)Con la gente del mondo.
(3) Ti distolgonodal pensare a Dio.
(4) Tu attenda agliuomini e alle cose mondane.
(5) Che porta via ogni pi" l)ella cosa.
(6) Allusione a certi spiritimaligni del deserto che fanno smarrire i viandanti.
(7) Anche Saadi ha questa immagine, come vedemmo. Il collirio per far belli gli
occhi si usa molto dai Persiani e si tiene in bossoletti d'osso.
(8)Dell'essere troppo negligentein materia di piet".
APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI 401
Noi ti srfiuiantu!^. Ed avverr" che forse
Vita (laci" tuccliiil tuo cor, clicluce
Di vera vitaal giornoeglialibiaancora !
Uom ch'era vivo in cor^,dall'ordintristo
Di gentefredda nellaf" si trasse
In compagniatic'morti 3. Ei le abitate
Dimore ebbe in fastidioed agliavelli
De' santicon piacervolse la fronte.
Ivi da tutte lapideleggeaLa scriltnradi morte, e da ognieletto
Spirtocercava animator respiroDi vita eterna. Eglifoggiacon pi'cstiPassi cosi da questial mondo addetti
Che di cani lianpensier,s" come fuggeRatta da' veltriuna selvaggiadamma.
Un altroallor,che ci" riseppe,intantoCh'ebbe desio d'investigarsuo stato,
A capo dellavia glienf"'dimanda :
A che questofuggirda ognivivente?A che questodeporreappo gliestintiIltuo fardello?" E queirispose:I grandiSono dentro la fossa,e slan sotterra
Quei d'ingenuanatura. I morti in core
Stan dellaterra sullasuperficie.Ed io perch"sareicos" de' morti ^
Compagnoin abitar? ma vera forza
Dona di questimorti compagnia^,E d" lassezzacompagniadi tali
Che stanchie freddi son di cor '5.Sotterra
Stanno queiche dispersi"nno per sempre,
Ma, ben che morti al corpo, anche del-
fl'alma
Son sempre vivi.Anch'io,pi'imadi tanto.Fui umrto in core, avvinto,priadi tanto,Al come ed alperch"7. Ma tornai vivo
Al contemplarcotestisanti e fonte
Di vita " a me^ lor fredda sepoltura!Gi"mi,anche tu da questimorti in core
Fuggiin disparte!attendi a te soltanto.Da te soltantoviaticotiprendi,Che ogn'altracosa che da te non vengaIn quest'orbeterreno,opra " di genteCalunniatrice che iltuo danno appresta9.
II. Dal poema: V"siil'e 7.al"kha.
1. Za""kha s'invaghiscedi Yiisuf^^.
Una notte,soave quant'"l'albaDi nostra vita,esilaranteilcore
Come i bei di di giovinezza,tutti
Riposavangliaugei,tuttiposavanoI pescida' lor moti,e l'opree tutti
Gli eventi ilpieritrattoavean di sotto
Al leniltodi lor veste ^^. In questanostra
Bassa dimora di fantasmi piena,Nulla pi"rimanea,fuor che degliastriLa pupillae delusa avea la mente
A' guardianidella notte illadro.
Scuotitor di sonagliavea la linguaA' suoi sonagliavvinta;ilcerchio intanto
Della coda,ricurva al collointorno
De' cani agresti,ilvarco precludeaDi lor latrati,e l'augelde le notti,
(1)Passo in arabo del Corano. Cio" noi andiam per la via dei morti.
(2)Glie era dato alla religione.
(3)And" ad abitar tra le sepolture.
(4)I morti in cuore, cio" i mondani ancor viventi.
(5)La compagnia dei sepolti.
(6)I vivi.
(7)Impacciato nelle questionifilosofiche.
(8)La famosa fonte della vita.
(9) Si vegga da questo brano a quali stolide e assurde aberrazioni conduce la
dottrina mistica.
(10)Giuseppe t"gliodi Giacobbe.
(11) Ci" significache nulla accadeva al mondo. Gli eventi tutti si erano arrestati
n" procedevano,come sta inerte colui che siede (all'orientale)in terra e ritrae i piedisotto al lembo delle vesti. Immagine molto strana clie io ho sentita lodar come bellis-sima
da un dotto tedesco. Per noi Italiani,altro che Seicento! Il Ghezy invece stima
quasivirgilianal'immagine(!),e traduce troppo liberamente : " Tous les "tres de la
cr"ation jouissaientd'un paisiblesonimeli,et le malheur lui-m"me reposaitendormi ".
2G Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
402 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI
Stesa la punta di sue forti penne,
Dal cantar mattutino avea distolto
Le fauci sue. Su l'altodeglispaldiDell'ostelloregal,poiche ilcustode
De' papaveriscorse iltristoaspetto,Di vigilarnon ebbe in cor desio,
Ma l'adducean nel sonno ancor de' foschi
Papaverii sergentii. E iltimpanistaPi" non battea suoi timpani,che ilsonno,
Inattesovenendo, ecco che avvinta
Gli ebbe la man sul legno, e della preceDall'altoil lianditor,con le sue voci.
Non anche de' dormienti per la notte
Ravvolte avea le spensieratestuoie 3.
Zalikha,lei che ha dolcissime labbra.
Un dolcissimo sonno avea sugliocchi
Dolcissimi diffuso.Abbandonato
" sul capo ilguancial,giacintisonoI suoi capelli,e stendesi la vaga
Persona sua, rpialcumulo di rose
Sovra glistrati.Dal guancialscendeano
A ciocche a ciocche i bei giacinti*,e sopra
Le rosee gotei riccioliveni"no.
Presi da sonno gliocchi suoi veggenti.Ma la pupilladel cor suo dischiusa
Anche vegliava,allor che all'improvvisoEntr" le porte un garzoncel.('diedico?Un garzoncel? Deh no ! Spirto" beato.
Beata forma d'nn mondo di luce.
Usa a rapirne' giardinidel cielo
Dagliocchi neri le fanciulle-^.Ratto
Che Zalikha in quelvolto dischiudeaLe sue pupille,per queldolce aspettoCi" che avvenne avvenia. Belt" vedea
Lungi d'assaida' confin de' mortali,
Non mai vista in Peri^,non mai udita
Di fanciulledel ciel dagliocchi neri.
Oh si ! per la belt" di quell'aspetto
E per la graziade' suoi pregi,avvintaElla ne fu del cor. No! ch'ellaavvinta
Ne fu per cento ciiori! Essa nel core
Immagine accoglieadi quell'aspettoE nell'anima sua d'intenso amore
Poneasi un germe. Ardeale in pettoornai
Un fuoco,acceso da quelvolto,e in esso
Ivan consunte pazienza e fede.
il.Esaltitz-"onedi )'i".siif.
Poi che si lungadi Yus"f la notte
Era trascorsa,a sorgere di nuovo
Giorno l'aurora si apprest".L'ambascia,Grave qualmonte, sovra l'alma sua
Gi" s'era posta,ed ora, ecco ! sorgeaDietro ilmonte per luifulgidoilsole.
Venne a' magnatidella reggiaintanto,Per onorar, per esaltarlui solo.
Dal re decreto,e tosto,dal palagioDel re che trono avea chiaro qualsole,E per lapiazzain tutte parti,a due
Parasanghecosi,fino allaoscura
Prigionedi Yus"f, stettero i prenciIn due filedisposti.I lor monili
Mostravan ellie glialtri adornamenti.
Deh ! quantipaggi illustri! e avean
[cinture
Aurifulgenti,e piocedeanj)omposiIn panniintestid'or. Deh! ipiantiarditi
Cavalier dell'esercito!e destrieri
Arabi avean di gran valor. Deh ! quantiEran cantori ! e aspettoavean di sole
E cantavano in siroed in ebreo
Lor inni e canti! E dell'Egittoiprenci.Da novero pi"in l",vcnian gittandoDa tutte partifra le turbe accolte
Oro con gemme. I poverelliintanto
(1)I papaveri sono simbolo del sonno. Mentre il custode adunque, per coniando
dei sergentidel suo re, doveva vegliare,i sergentidei papaveri (i loro effluvii)lo
costringevanoa dormire. Altra immagine da Seicento.
(2) Con cui batteva i timpani.
(3) Il banditore della preghierao Muezzin suole invitare all'alba i fedeli alla pre-ghiera;
allora ognuno si desta e ravvolge le stuoie o i tappeti su cui ha dormito
la notte.
(4) I capelli.
(5) Sono le H"ri, le fanciulle dagliocchi neri del paradiso maomettano.
(6)Specie di fate di bellezza meravigliosa,come " noto.
APPENDICK AL CAPITOLO DEL POETA GL\MI 403
Stendean,per speme di talpiogijiad'oro.Di lor vestile pieghee i seni aperti.
Come Yus"f, andando, appo ai signoreVenne d'Egitto(e in veste imperiale
Eglivenia,sul dorso a un palafreno.Dal capo al pie,qnalmonte, sotto all'oro,
Sotto allegemme), da ogni parteattorno
Lanci di nmschio si spargeano e d'ambra,E sotto al piedel suo destriersportelloGittavansi di gemme e di lucente
Oro con esse, e ipoverelliintantoDa tristapovert"si fean disciolti.
La reggiaimperiaicome fu vista.
Dal suo veloce palafrendisceseYus"f d'un salto,e al piedealtrifrattanto
Tappetiglistendea di seta e raso,
E lui con l'inchinardel capo alsuolo.
Esaltava sublime. Ecco ! l'annunzio
Di suo venir quand'appoil regingnea.Ratto si come nembo ei s'affrettava
Ad incontrarlo. E forteeglilo strinse
Al petto,com'ei fosse un bel cipressoChe ha rosee gote,o come un alto bosso
Di roseo viso. Al fianco suo sul trono
Il f"'seder,discorsiebbe con lui
Per domande gioconde.E in priachiedea
Esplicazionde'sognisuoi (parlavaLa bocca siui, dolcissimo rubino,E inchiesteei fea da tutte parti,assai
D'ogniopra e condizion lui dimandando),E Yus"f lerispostea lui dicea
Gradite,il cor traenti,e meravigliaTocc" l'egiziore per suo sermone.
Disse alfine: Ora udii chiara ed aperta
Esplicazionda te del sogno mio.
Deh! che farmi potreiper governarmi?Come potreidel popolodel mondo
L'affanno sopportar? " Disse : Nei giorniDell'abbondanza,allorche pioggiae nembi
Scarsi dal ciel non scenderanno,attorno
Muover si vuole un banditor per tutte
Contrade e terre. " Ilpopolo,si dica.Altro pensierche del gittarsemenzeNon abbia. E s" le pietreanche e le rupiVada con l'uErnesorvolando e i semi
Gitti nel suol,versando del suo core
Per grave cura ilsangue i,ed ognicolmaSpigache nasca da que'semi suoi.Pel viaticod'un di ponga in disparte".
Ratto che ilsire cotest'arteintese
Da lui si acconcia,su l'egiziaterra
Alto gradoglidie,servo al suo cenno
F"' ilpopoltutto e f"'quell'ampioregno
Ampia palestraai passisuoi. AssisoAl loco suo lovolle alto sul trono,
D'Egittoilproclam"duce e ministro
Con cento gradidi poter.Sull'altoDell'aureoseggiocome pose ilpiede,A piedel seggiosuo tntta la genteChinava ilcapo; e allor che da la reggiaAll'estremoei venia della palestra.Fino alle stelledegliinlentischiaviSalian altele voci;e in ogniterra
Ch'egliusc"a cavalcando,a leiveni"no
Da novero pi"in l" le gentiattorno.Come a Yus"f cotal grandezzaIddio
Cosi donava e loco a sua grandezzaConforme gliaggiugnea,cadde la sorte
Precipitandodel ministro antico
D'Egitto2, e cadde al suol di sna gran-L'alto vessillo.iXon pot"quelcore [dezzaTanta iatturasopportar.D'un tratto
Bersaglioei fu di morte a le quadrella.E Zal"kha al dolor s'abbandonava
E di Yus"f per la lontana assenza
Curva rendea la sua persona. Stette
E notte e giornoin suo dolor crucciosa,Che notte e giornoper Yus"f in core
Alta un'ambascia avea. Bella non era
La sua magionper fasto e per grandezzaDell'inclitosuo sposo, e l'alma sua
Da cura di Yus"f scioltanon era.
III. Dal poema: Sel"m"u e Ahs"L
Fujjddi Sel"m"ne di Abs"l.
Ogni volta che l'anima " crucciosa
Per la forza d'amor,sen va congiuntaA sventura sventura e dogliaa doglia;
(1) Cio" si dia mille affanni attorno per ragricoltura,non curando che questa.(2) Putifarre.
404 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI
Quaiildpi",se va dietroa quell'amoreD'alcun amico la rampogna e lungoDi chi consigliaildir si fa^. Pi" grave
Per rampogne si fa d'amor faccenda
E pei'tal che rimprovericompone,Cresce d'amor la doglia.Ei nutre l'alma
Se da rampogne va disciolto,e affanni.
Per rimproccid'altrui,conduce seco.
Ratto che Selam"n del genitoreUd" gliacerbi detti,ecco a l'estremo
Venne per cruccio la sua dolce vita,
N" per"dal cor suo l'amor divelse
Per Abs"l,ma in suo cor dest" d'atTetti
Maggiortumulto. La dolce bevanda
Di starsiseco amara si f"'a lui,
E tocc" fine illusiongiocondaDel tempo de' suoi gaudi.E non passava
Alcuno istantea lui che di rampogne
Cruccio non glimenasse ; e per"l'alma
Ne and" feritaqualdi strale,e crebbe,
Dentro al cor suo, dolor che v'era in pria.Davvcr ! Che per rampogne si consuma
L'alma dell'uomo ! e qualsu pazienzaHa ilmortai potest"?Puossi d'acuta
Spadaun colpotoccar,ma se suoi colpiReiterando va quelfei^ro,qualeModo a scampar, se non la fuga?" In-
Stavasi Selam"n tuttii suoi giorni(tantoA far pensieri; altrafiata ancora
A suo stato pensava; e poiche mille
Pensieri ei f"'per governar suo stato.
Suo stato al fine ritrov" sua pace
Nella fugalontana. Ei dal natale
Paese tolsevia,l'anima stanca
E per ;indarlettigada cammelli
Vagantis'apprest".Come la notte
Rapidaentrava, forte est" lettigaEgliavvincea,sedea quividel suo
Abs"l vicino al fianco.Era avvenente
Selam"n, avvenente Abs"l pur anco;
Per essidue la mobile lettigaMandorla parve con due grani.E allora
Che tempo era all'andar,andavan elli
L'un reclinando all'omero dell'altro
Dolce la fronte,e come tempo era
Del dormir,l'undell'altroin un dolce atto
Riposavanel grembo,e ilpettoal pettoGiacca recline,ed era angusta e breve
Per l'andar di que'due di core ardente (?)L'ardua lettiga.Ma se a noi sul pettoPosa l'amica e lungoson gliestrani,Casa, per quanto angusta," assai mi-gliore;Anzi,l"'ve s'indugi,oh ! di qualfoggiaAngustaellasaria per giovinetto,Trafittoal cor, che l'ami ? " Allor che
Yus"f di Canaan al career suo, [stava
Venne a Zalikha per l'assenzalungaAsprodolor 3. La casa e ilsuo soggiornoAngustile parean qualcarcere tetro,
E al carcere di lui tutte le notti
Disiosa movea. Dunquetu sei,
Dicea quivi,da piagadell'amore
E libero e disciolto! Eppur non anche
Degliorlidell'amor gustastiilfrutto!
Ed or cosi,da questoch'" si vago
Soggiornoin un giardin,(piaipeccatoreA un carcere tistai! " Come lontano,
Yus"f rispose,alcuno stia da quellaBelt" della sua donna, angustoa lui
Sembra del mondo ogniconfin pi"vasto
Oual pupilladr bruco. Oh! ma se in loco
Io m'assido con leipiccioloe angusto
Qual di bruco " pupilla," il loco mio
Pi" bello assai di cento ortileggiadri!Come per sette di la sua vagante
LettigaSelam"n ebbe sospinta.Poter di consiglierianmionitori
Su lui cess". Cosi,dalle rampogneLibero alfin,sicuro da consigli.Spinseil carico suo lungola spiaggiaDel mare, e vide un mar simile a plagaVasta del cieloche non ha confine.
Di cui son asti'ile marine fonti.
Da monte a monte al conliiidella tcri'a
Suo uiro si stendea,scendeva al dorso
(1) La passion d'amore non pu" tollerare le predicliee i cons"!,4i degli altri.
(-2)L'amica.
(3)" questo uno di quei racconti secondari inseriti nel principale.Vedi il capitolo
al paragrafo 16.
AlM'KNniCE AL CAPITOLO DEL POETA GL\MI 405
Del fataipesce che soslieiila terra,
Il fondo suo. Di inoliliavcan sembianza
L'onde sue scompigliate,e di queirac((iieLa vasta superficiea montuosa
Campagnaera simile.Anche pareano
Cammelli in volta a tutte partiintorno,Qualia le labbra,per arder di foia.
Hanno bianche le spume ^ Anche suoi
Gemme parean che terse e levigate[pesciDavan luci e splendori; anzi a mortale
Occhio che osservi,ellipareano strie
Che su drappocinese ebbe segnate
Un pittordel Cataio. Essi fendeano
La superficiedi quell'acqueazzurre
Come fende talordrappocilestreForce d'argento.E allorche da que'gorghiMovean glialligatoriin fieradanza,
Parean le stellein altosbigottire.E poich"Selam"n vide cotesta
Ampia marina, per passar quell'ondeArte in opra ponea. Pari a recente
Luna^ ei si fece un navicello,qualeScorrea veloce su quell'ondeverdi,E in esso ambo sal"anoi dolciamici.
Di lor fortuna riposati.Ed ecco
Che luna e sole in quell'istanteaccolse
La stazion della novella luna ^.
Con sue vele rigonfieiva scorrendoL'esil barchetta come augellod'acqueChe all'acquesi gitt".Fendea sua via
Di sua prora col seno e con quelsenoA sua meta affrettavasi. E di forma
Qual arco ell'era,ma pi"assai veloceChe saetta non ",l'acquefendea.
Poich" per trenta giorniellispingeanoDi talforma la barca,e poiche assai
Perdean vigorper ilmarino aftanno,
In mezzo all'onde una forestaapparve
Agliocchi lor. Descrizion di lei
Avanza ognipensier.Non era augelloPer tutto ilmondo che ivianche non fosse,Lieto a quelloco dilettoso.In molta
Gioia,da tutte parti,a coppiea coppie,Eran fagiani,e avean corone al capo,
Eran tortore,e avean collane al collo,E d'ognipartein ordine schierati
Erano nidi d'ognifoggia; l'ojiraConformati gliavea de' rostri incurvi
Di tutte guise.Ed alberi novelli
Erano ancor coi rami ai rami inserti,E lor canti vi avean sotto a que'ramiI feri augelli.Sparsial piedeglialberiErano i frutti,insiem fra lor commisti
I secchi ed i novelli.E fontid'acqueAd ognipiantaeran di sotto, e raggiDi soleed ombre qua e col" dispersiErano in modi alterni,e all'auredolci
Scoteansi i rami, e siparean che i pugniRecasser colmi di monete d'oro
Attorno da gittar*.Ma perch"forte
Que'pugninon stringean,per l'intervallo
Di lor dita discordi i nummi accolti
Spargeandall'alto. Detto avresti allora
Che come sparve d'Ir"m ilgiardino6,In quellaselva ei rifiorianovello
Veracemente,ovver, che ilparadisoDell'Eden qui,toltoimpiisirdi colpe'^,Novellamente agliuomini apparia.
E Selam"n che de la selva scorse
Tanta delizia,tronca ognisua cura
Di suo viaggioe liberodel core
Da ognisperanza omai, da ognitimore,L" nella selva con Abs"l diletto
Si sofferm". Lieti eran ellicome
Anima e corpo insiem congiunti; ambo
Feliciappiens" come giglioe rosa
(1) Le onde spumose parevano cammelli furenti con le schiume alla bocca.
(2) Nella forma, eguale a luna novella.
(3) Brutta immagine. I due amici sono la luna e il sole,e la barchetta " ugualenella forma (vedi sopra) alla luna nuova; e in essa stanno ora e luna e sole.
(4) I rami si stendevano pienidi fiori e parevano mani piene di denari da gettarsi." immagine tolta dal costume orientale di gettar monete d'oro tra la folla o al piededi chi si vuole onorare.
(5) Cio" i fiori cadevano.
(t")Il solito giardinodi re Shedd"d, che Iddio distrusse.
(7) Cio" tolto il divieto posto da Dio.
406 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA (IIAMI
Insiem conserti.Amicizia era quellaLontana inver da assaltidi stranieri,
Pace era quellalontana da crucci ;
Con essi non veniano a far contesa
Ammonitori stolti,e esenteipocritaDi duplicecolor con essi mai
Non fea dimora. Avean nel gremborose,.Non punturadi spine;aveansi al fianco
Un tesoro, e non era ividi dragoIl fero morso i. Ellidormian a tutte
L'ore del di nel dilettosoloco,
Ad ogni istante ellibevean dell'acqua
Ad una fonte;ed or come usignuoliA colloquioveni"no,ed or frammenti
Di zucchero a mangiarstavan raccolti
Quai pappagalli.Andavano talora
Quai pavonia l'incesso;anche tal'altra
Ouai pernicimontane ivan correndo.
Cosi,perch"s'accorci esto sermone.
Ambo fra ilgaudioe fra i sollazzia sera
Menavano lor giorni.E veramente
Qual'"cosa migliorse a te da pressoSi sta l'amico,al grembo tuo raccolto,E lungida te vassi ogni maligno?
C. DAL LIBRO " IL GIARDINO DI PRIMAVERA "
1. Haggi"g'e il Beduino.
Haggi"g',in un luogodi caccia,si
trov" separatoda' suoi soldati.Salitosopra
un collicello,vide che un Beduino stava
seduto e cercavasi per ilmantello ipidoc-chi,intanto che i suoi cammelli pascola-vanod'intorno. Quando i cammelli videro
Haggi"g',cominciarono a fuggire,e il
Beduino, sollevando il capo, grid"con
ira : Chi " che viene per questo deserto
con vestiluccicanti? Caschigliaddosso la
maledizione di Dio! " Haggi"g'non ri-spose,
ma venne innanzi e disse : Salute,
0 Beduino! " Disse: A te non salute,
non misericordia di Dio, non la sua bene-dizione!
" Gli domand" dell'acqua.Ri-spose:
Discendi da cavallo per tua vergo-gna
e scorno, e bevi,che,per Dio ! non
son io tuo sozio o tuo servitore! " Hag-gi"g'scese da cavallo e bevve dell'acqua,
poidisse: 0 Beduino,ilmigliorefra gliuomini chi "? " Rispose:L'apostolodi
Dio 3, io [irojiiziIddio e lo saluti,in tua
malora! " Disse ancora: Che di' tu ri-guardo
ad Ali figliodi Ab" T"lib ? *. "
Rispose: Per l'eccellenzadella sua gran-dezza,il nome suo non cape in nessuna
bocca. " Disse poi: Che di' tu riguardoad Abd ul-Melik figliodi Merv"n ? 5
"
Non rispose,e Haggi"g'soggiunse:Ri-spondi!
" Il Beduino disse: Gli " un
uomo cattivo. " Disse : Perch" ? " Ri-spose
: Tal peccatos'" mostrato in lui,che tutto ilmondo n'" pienodall'Oriente
all'Occidente." Domand" : Che " cotesto?
" Rispose:Ch'egliha addossato ai Mus-sulmani
(luell'Haggi"g'jiresuntuoso e
scellerato.
Haggi"g'non disse nulla. All'improv-visoun uccellovol" via e mand" uno strido.
11Beduino si volt"verso Haggi"g'e disse:
Tu chi sei? " Disse: Che domanda "
questa che fai? " Rispose:Quest'uc-cello
m'ha fattosapere che gente armata
s'avanza,della qualetu sei il capo. "
(1) Probabile allusione ai dragoni della mitologia,custodi di tesori.
(2)Haggi"g' t"gliodi Y"suf, uno dei pi" valorosi capitanial servizio dei Califfi
Ommiadi, noto nelle storie mussulmane per la sua saj"ienza,il suo valore e l'immane
crudelt", onde si dice che fece centoventimila vittime e che, da bambino, succhi"
sangue invece di latte. Mor" nel 95 d. E. (713 d. C).
(3) Maometto profeta.
(i)Cugino e genero di Maometto.
(5) Il Califfo Ommiade sotto cui militava Haggi"g'.
408 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI
te ne esci a cavallo e poisubito ritorni.
Con qnaldisegnote ne vai cosi? " Disse:
Ibr"liim figliodi Suleyin"nha ucciso il
padremio. Ho udito ch'eglisi " nascosto
in citt".Esco ognigiornocon la speranza
che forse io lo trovi e vendichi su di Ini
ilpadremio.
Quand'ebbi udito ci", rimasi stupitodellasorte mia,poich"ildestino mi aveva
srettato nella casa di tale che desideravae?
di uccidermi. Io m'era stancato della vita;
richiesiquell'uomodel nome suo e del
nome del padresno; seppich'eglidiceva
il vero. Disse : 0 giovane,tu hai molti
dirittiper la protezioneaccordatami. E
giustoche io ti scopra il nemico tuo e
t'abbreviiquestotuo andare e tornare. Io
sono Ibr"h"m t"gliodi Suleym"n.Da me
chiedi ora il sangue del padretuo.Non mi credette e disse: Certamente tu
sei veimto in angustiaper la tua vita,e
vuoi esser liberoda talgravame. " Dissi:
No, per Dio ! che io l'ho ucciso"
,e dissi
le prove. S'accorse che io diceva ilvero ;
il color suo siaccese e gliocchi suoi s'in-fiammarono.
Per alcun tempo stette a
capo chino,poidisse: Sarebbe espedienteche tu andassi al padremio ed eglia te
domandasse conto del sangue suo, ma io
quellaprotezioneche tiho concessa, imn
render" vana. Levati ed esci,perch"io
non son sicui'odi me stesso. Non avvenga
mai che io ti faccia alcun male. "Mi
diede mille denari; io lipresie uscii.
(Versi).
Costume generoso apprendi,o figlio,Apprendisenso uman da gente umana;
Dalla vendetta cli'"nel core altrui.
Guarda l'aninio tuo, guardala linguaDal biasimar di maledica gente.Bene a colui farai che tif"'male;
Ei con l'oprasua rea sua sorte ofiende.
Che se costume di ben far tiavrai,
A te ritorner" quel ben che fai.
'A. Piet" jiijl"nlc.
Nella moschea {"ubblicadel Cairo si
dest" un incendio ed essa bruci". I Mus-sulmani
ebbero sospettoche ci" avessero
fatto i Cristiani. Per vendetta di cotesto,
gettaronoil fuoco nelle loro case e le ar-sero.
Il Sultano del Cairo fece prendereun gran numero di quelliche avevano get-tato
il fuoco nelle case dei Cristiani,e
tuttili raccolse in un sol luogo.Comand"
poiche,secondo il loro numero, si scri-vessero
tanti fogliettidi carta, laddove
fosse scritto,in questod'essere ucciso,in
quellod'aver tagliatala mano, in quellod'essere sferzato,e che poi si gettasseroin mezzo a loro e si facessea ciascuno con-forme
a ci" che fosse scritto nel foglietto
che glifosse venuto.
Un foglio,ilcui tenore era d'esser messo
a morte, cadde in mano d'un tale.Disse :
io non ho timore della morte, ma ho una
madre, ed essa, fuor di me non ha nessun
altro. " Accanto a lui era un altro,nel
fogliettodel qualeera scritto di dovere
essere sterzato. Costui diede all'altroilsuo
e se ne prese il foglio,dicendo : Io non
ho madre. " Uccisero costui in luogodi
quello,e quelloin luogodi costui ebbe la
sferza^.
(Versi).
Con argento e con or pu" generoso
Mostrai'sil'uom quaggi";ma (picibeato
Che tal con la sua vitas'" mostrato!
Come ud" che bisognoha di sua vita
L'amico suo, la vita sua d'un tratto
Die (liquelloper l'anima in l'iscatto.
"4.Avvenltini (iniorosa di Aslilcr.
Un gar/one perfettamenteallevato,chiamato Ashter,erasi innamoralo d'una
fanciulla di nome Cevda fra i maggio-rentid'una certa trili",e il legame del-
l'aflettoe la leg^e dell'unione fra loro
(1) Questo slesso fatto si legge tra le cosi dette novelle arabe di Gaspare Gozzi.
APPENDICE AL (AI'ITOI-O DEL POETA GLSMI 409
fortemente sierano raffermati.Essi illoro
segretonascondevano da virino e da lon-tano
e nel tenerlo celato s'aftaticavanose-condo
che potevano.Ma, conforme a ci"
che si dice :
{Versi).
" talsecreto la passiond'amoreChe ridir non si pn",celar non puossiDi cento veli sotto al tenebrore,
illoro segreto,alla fine,venne alla luce
del giorno,e il loro arcano usci al pnb-blico dal suo intimo nascondiglio.Poi, fra
le due trib" si fecero alcune scaramnccie
e fu sparso sangue e la trib" di Geydalev" da quelpaese le tende del suo sog-giorno
e in altro paese port"ilfardel suo
per abitarvi.Quando leangosciedella lon-tananza
si fecero insistentie i reclami del
desiderio vennero a far loro contestazioni,
un giornoAshter cosi disse ad uno de' suoi
amici: Non potrestitu venir con me e
darmi aiuto in visitar Geyda,perch"lavita ormai " agliestremi per desiderio di
leie la mia giornataper la lontananza di
leigiungea sera? " Rispose: T'ascolto
e obbedisco. Per tutto ci" che di',io son
tuo servo, e per tutto ci" che comandi,
son pronto.Tult'e due si levarono e apprestarono i
cammelli. Per tutto un giornoe una notte
e per un altrogiornoancora lino alla sera
camminarono, finch",appunto di sera,
giunseroal paese di Geyda e sopra un
colle,vicino allatrib",si posero per quellanotte e fecero coricare icammelli. Ashter,
allora,disse,all'amico: Levati,e segui-tandole orme di questicammelli come se
fossero smarriti,fa di passar da ({iiesta
trib" e non dire a nessuno ilnome mio,
eccetto ad una ragazza che ha iltalnomc^
che pasce le pecore e che " a partedei
secreti pi" intimi di Geyda.Tu farai il
mio saluto alla ragazza e le donumderai
notizie di Geyda e le farai conoscere il
luogodove noi ci slam posati.Quell'amicodice - : Io mi levaied entrai
in quellatrib", e la prima persona che
mi venne innanzi,fu appunto (piellara-gazza.
Le feciilsaluto di Ashter e le do-mandai
dello stato di Geyda.Rispose:Suomarito la tiene con maniere burbere e
adoperaognimezzo che pu",per custo-dirla.
Ma il vostro luogodi ritrovo siano
queglialberi l" che son dietro alla col-lina-^.
Bisognache siate l" al tempo della
preghieradella sera. " Io tornai indietro
sollecitamente e riferiiad Aslitei'tutto
cotesto. Noi due ci levammo e pianpianotraemmo i cammelli,finch",al tempo sta-
l"ilito,giungemmo al luogodesignato.
(Versi).
Sedendo appo ilsentierdi nostra donna.
Noi fummo ad aspettarcon piantie omei,
Quando un suon di monili e gambalini*Venne improvvisodalla via di lei.
Levatevi,dicea,che s'avvicina
La luna che tocc" la quindicina5.
Ashter balz" dal suo posto e corse ad
incontrarla. La salut",le baci" la mano,
e io intanto volsi il viso da loro e m'af-frettai
ad andarne in altraparte.Mi man-
daron voce, dicendo : Torna indietro! che
non " qui nulla d'illecitoe sulla puntadella linguanon v'" nulla fuor che vogliadi parlare." Io tornai indietro,e quelli
(1) Cosi si fa quando non si vuole o non si pu" dire un nome. Noi poniamo un
asterisco.
(2) Ora il racconto " posto in bocca all'amico di Ashter.
(3) Vuol dire che essa avrebbe poi mandata l" Geyda.
(4) Monili allo stinco delle fanciulle.
(5) Cio" la luna piena con cui qui figuratamente viene designata la leggiadra
fanciulla.
410 APPENDICE AL CAI'ITOLO DEL POETA GLXMI
si sedettero e lei;aronodiscursu iiitoniuai
casi passatie ai presenti.Al fine Ashter
disse : Questa notte io spero che star"
con me, n" vorrai con l'unghiadella tua
partenzalacerarlagotadellamia speranza.
" Geydadisse : No, \)erDio ! Ci" non "
possibilein nessuna maniera,n" v'" cosa
per me pi" difficiledi questa.Vuoi tu
che tornino ancora i casid'una volta e che
ilvolgerdeigiornimi riapranuovamentela portadei dispiacerie dei tormenti? "
Ashter disse: Per Dio ! ch'io non ti la-
scier" n" lever" la mano mia dal tuo
lembo !
(Versi).
Per ci"che viene,diraitu : Ben venga!Per (|uelloche sar",dirai: Sia pure!
Geydadisse: Quest'amicotno pu" fare
ci" che glidir"? " Io mi levaiin piedie dissi: Ci" che tu dirai io far" e mille
obbligazionimi porr" sull'anima mia,anche se dovesse andarne lavita." Ceydasi lev" le vesti e disse : Indossa questevesti e dammi le tue;" poidisse: Levati
ed entra nellamia tenda e sieditidietrola
cortina.Mio marito verr" e porter"unascodella di latte,e dir" : " Questo " il tuo
bere " ; tu prendilae nel prenderlanonaffrettarti,ma vi fa soltantoun poco d'at-tenzione.
Egliti dar" la scodella in mano
0 la porr"in terra,poi se n'andr" e non
ritorner" che diman mattina.
Quanto elladisse,io feci." Quando
ilmarito di leiport"la scodella del latte,iovolliperdertempo in farmoine ; e perch"eglivollepor la scodella a terra e io volli
prenderladalla mano di lui,la mano mia
urt" nella scodella,la scodella si rovesci"
e il lattesi sparse. Colui mont" in ira e
grid":" Costei m'aizza!"; " e per"stese la mano e si tolseuna sferza di cuoio
di cervo, stato scorticato dal capo alla
coda,attorto foi'tee saldo con tutto ilvigordella mano,
(Versi).
A vipei'asimile in sua grossezza,A serjieegualein tutta sua lunghezza;Forme di biscietutte sue fignrei.Tavola ilcorpo ignudoa sue pitture;
e mi denud" la scliien;icome il ventre di
un tamburo e cominci" a suonare con bat-titure
non interrottee con colpiseguenti,come fa iltimpanistain giornodi batta-glia.
Io non aveva coraggiodi gridareperch"temeva ch'eglim'avrebbe ricono-sciuto
allavoce, n" poteva soffrirtanto,
perch"gi"pensava ch'eglimi levava di
dosso la pelle.Quasi fui al punto di le-
vai'ini,di tagliarglila golacol pugnaleedi versare il sangue suo. Ma poidissifra
me: " Potrebbe levarsi tale scomjiiglioche a nessuno sarebbe dato di sedarlo " ;
" e portaipazienzafinch" la madre e la
sorella di Geyda se ne accorsero; entra-rono,
mi tolserodalle sue mani e lui me-
naron fuori.Non pass"un'ora che lamadre
diGeydaentr" credendo che io fossiGeyda;perch"io allora cominciai a piangere,etrassi gemitie sospirie mi tiraila veste
sul capo e volsia colei la schiena. Quella
intanto diceva: " Figliamia, abbi tinmr
di Dio e non far cosa che sia contraria alla
natura di tuo marito,perch"un capellosolo di tuo marito vai |)i"ni mille Ashter.
E Ashter chi " poiperch"tu abbi a soffrir
malanni per lui e a trangngiarquestaminestra? ". "
Poi si lev" e disse: i* Io
ti mander" tua sorellaperch"questanotteti facciacompagniae ti consoli ". " Cos"
se n'aiul".Dopo(pialchetempo,la sorelladi Geydaentr" e cominci" a j)iangereef"' imprecazionia chi m'aveva picchialo.Io non le dissi nulla. Quella intanto si
stese al fianco mio. Come essa ebbe tro-valo
posto,io stesi la mano e le chiusi
forte la bocca e dissi : " Tua sorellasi sta
con Ashter,e io jier lei ho avuto lutto
questomalanno. Tu adiuu|uetieninascosto
(1) I lividori elle fa sferza segna sul corpo che serve come di tavola a questa strana
pittura.
APPENDICI-: AL CAPITOLO DEL POETA GLVMI 411
tutto cotesto; se no,voi due ne sai'eto
svergognate, eio con voi ". "
Da prin-cipio
si f"' strada in lei una grande avver-sione,
ma poi quell'avversione si mut" in
famigliarit", talch" ripet" fino all'alba
questa storia e nerideva. Quando si mostr"
l'alba, Geyda entr", e come ci vide, si
sj"avent" edisse
: "Misero te ! chi " costei
al tuo iianco? " "
Dissi: "
Tua sorella,
ed " veramente una tua buona sorella ! ".
"
E domand": "
Come dunque " venuta
qui? ""
Io risposi : " Cotesto tu chiedilo
a lei, perch" il tempo stringe "."
Cosi
presi le mie vesti e ritornai da Ashter.
Salimmo sui nostri canuiiellie ci met-temmo
in via; io poi, nel tempo del viag-gio,
gli raccontai tutta questa stoi'ia. Egli
mi scopr" la schiena, vide i lividori delle
sferzate e mi fece molte scuse e disse:
I saggi hanno detto:*." L'amico si vuole
nel giorno del malanno; se no, nel giorno
dello star bene amici non mancano ".
{ Versi).
Cuor mio, se giorni t'inc"rranno amari.
Nullo fia '1 duol se amico hai che consoli.
Vuoisi un amico in giorno asprodi duoli,
Che in di seren gli amici non son rari.
412
CAPITOLO NONO
LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI
TRA LA POESIA PERSIANA E LA NOSTRA DEL MEDIO EVO
SOMMARIO. " 1. Co""siderazion'"generali.
" 1, :2,3, l. Importanzadelle somi-glianze
tra le letteraturenostre del Medio Evo e le orientali.Limiti dellerioerehe
nostre per rintracciarle." 5, C",7. Relazioni e commerci tra Orientali e Occi-dentali.
" 8, U. Domande preliminari,opposizioni,errori. " 10. Se si possadubitare che sia ai'abain originela cultni'ache si dice araba. " 11. Posto della
Persia nella stoi'iadella cultura orientale nel Medio Evo. " 1:2,13. La cosi detta
cnltiu'aaraba," persiana." 1-4. Molti dei pi"illustriscrittori mussnlmani sono
persiani,per eri'ore creduti aral)ida luii.
2. Le so"n"jlidiiwliei romanzi e nei loro modi [uirlivolari." 15. Si domaiu"a perle ricei'chenostre quellostudio e (piell'attenzioneche l'uron dati ad altrel'icerche.
Fortuna di un neo vermiglio." 10. Enumerazione dei luoghicounnii dei romanzi:
L'innamorarsi scambievole di due giovaniche non si son mai veduti. " 17,18. Gli
amanti educati insieme e poiperseguitali." 19. Ilpoema persianoR"m"n e Visa
e il romanzo di Tristano e Isotta,secondo l'Eth". " 20. L'amante pazzo. "
21. La visione dell'amante. " 22, 23. Prove di forza o di sapere impostedallefanciulleagliamanti. La Turandot di Carlo Gozzi e dello Schiller e nu poema
persianodi Niz"mi. " 24, 25. Il tipodel cavaliere sconosciuto,mandato a dif-
i"cileimpresa,poisposo d'una principessa.Il cavalieredefraudato ileimerito. "
26. Iltipodi Angelicae di Armida in un poema ciclicopersiano."27. Iltipo
di Bradamante,di Clorinda e di Galiziellanei romanzi persiani."28. Iltipo
degliamanti che appartengonoa famiglienemiche. "29. Altri luoghicomuni :
Ilprincipeche sparisce." 30. Il padreche uccide ilfiglioin battagliasenza
conoscerlo. " 31, 32, 33, 34. I diavoli,i demoni, i Devi,i Geni,al servigiodegliuomini. " 35. Il tipodi Bertoldo e di Marcollb nei romanzi orientali. "
36. La leggendadel giuocodegliscacchi. " 37. Un poema greco bisantino del
decimo secolo. " 38, 39, 40, 41. Le sne somiglianzecoi romanzi persiani."42. Se ha somiglianzeanche in Occidente. Rnslem,Digenis,Orlando. " 43. Rac-comandazioni
ed esoi'tazioni." 44. Distinzione necessaria.
3. Le somiglian:-enelle doltrine misliehe e panteistiche." 45, 46. I hlosoh del
Medio Evo e la trasmigrazionedella sapienzagreca. " 47. Dottrine panteistichecondannate dagliortodossi in Oriente e in Occidente.
"48. Dottrine di mistici e
panteistioccidentaliegualia quelledei misticie panteistipersiani." 49. L'amore
di Dio (! ilperdersiin Dio. " 50. Ilconginngersidell'anima a Dio rappresen-tato
come connubio d'amore. "51. Ilmistico viaggiodell'anima in Dio. " 52. Il
Romanzo della Rosa e ipoemiallegoriciorientali,arabi e persiani." 53, 54. La
liricaamorosa con significatomistico.
4. Le somigliantenelle enciclopediescientifiche." 55, 56 57. Il libro di Sidrac
delle nostre letterature" di originepersiana." 58. Le enciclopedienostre del
LE SOMKiLIANZK K LK HKLAZKlM TRA LA POESLV PERSLVXA, ECC. -"13
Meilio Kvo non trovano adeguatoesempionelle letteratureclassiche. " 59. Gli
enciclopedistinostri,accanto agliscrittoriclassici,citano anche scrittoriorien-tali.
" (jO.Gli scrittoriorientalicitatidai nostri sono quasituttipersiani,"
01, 62, 63. Enciclopedistinostriegualiagliorientali nella materia scientificae
nel metodo. "6-i. Si fanno due domande necessarie. " 65, 66. I poemiper-siani
di Sell"i,di Avhadi e di altrie le enciclopedienostre. " 67. Il Bundehesh,vecchia enciclopediapersianao iranica. " 68. La materia del Bundehesh;somi-glianze.
"69. Et" del Bundehesh.
"70. Il Libro di Art" figliodi V"r"f e la
Commedia di Dante.
Le somiijlianzenelle formepoetiche." 71. Si pone la questionese alcuna forma
0 modo poeticonostro sia di origineorientale. " 72. Passo di Federico Diez
intorno al rinnovarsi del costume cortigianoe della poesiaprovenzaleal tempodelle Crociate. " 73, 74, 75, 76. Le corti occidentali gareggianodi splendorecon le orientali." 77. 11 giuocodegliscacchi eglistromenti ad arco. " 78. Il
mutato costume delle corti occidentali " forse venuto dall'Oriente." 79, 80,
81, 82. Confronti e testimonianze. " 83, 84, 85. Somiglianzenelle forme nar-rative.
" 86, 87. L'Ameto del Boccaccio e un romanzo persianodi Niz"nii. "
88, 89. Somiglianzanelle forme liriche.La qas"daaraba e persianae ilsirven-tese
provenzale." 90. La descrizione dellaprimavera." 91. Ilritornello."
92. La tenzone e ilcontrasto. " 93. Una poesiadel persianoMin"cihri e ilMar-tirio
di San Bacco,di Goffredo di Parigi." 94. L'immaginedella farfalla."
95. Vovelle e favole derivate dall'Oriente. " 96, 97. Disegnoe concetto fonda-mentale
dei libridi novelle. " 98, 99. Stile floridoe ornato delle novelle;sua
originestorica.Conclusione.
" 100, 101. Si riassumono le cose dette. " 102, 103. Bicordi,
accenni,testimonianze ultime. " 104, 105, 106. Scuse,dichiarazioni,esortazioni.
1. Considerazioni generali.
1. In questa nosti'a storia della poesia persiana,a chi vi ha postoattenzione non negligente,non sar" sfuggitoche fra essa poesiae le nostre
del Medio l^]vonon mancano, anzi sono molto evidenti certe somiglianzedi
soggetto,di forma e di concetto. Delle qualialcune indubbiamente devono
essere casuali e non avere alcuno scambievole legame di parentelao di
attinenza,perch"l'ingegnoumano, date certe circostanze eguali,in modo
egualee costante si suol manifestare anclie in luoghie in tempi differen-
tissimi.Ma non sono casuali tutte quellealtre che non possono, in alcuna
maniera, nascere da certe date circostanze eguali,perch" hanno tale
aspettoe si mostrano con tali segni peculiarie definiti,che non si pu"inferir dalla somiglianzaloro nessun 'altra cosa se non questa,cio" che c'"
stato tra gente e gente qualchescambio o qualcheprestitoo qualcheimita-zione
voluta. Cosi,per esempio, il fare grande e magnificodell'epopeaantica non pu" essere stato preso in prestito;e se molte volte Firdusi fa
ricordare Omero, ci" non vuol dire che quelloabbia preso da questo;
anzi, siccome il fare del poeta persianonon " tutto di lui,ma in gran
parte del popolo-che cosi appunto celebrava i suoi eroi,e ilfare del greco
414 CAPITOLO NONO
non " tutto di lui,ma deve ritrarre in gran parte il modo dei cantori che
andavano di festa in festa,di banchetto in banchetto,cosi vuoisi pensare
assai ragionevolmenteche lo stileepico,antichissimo d'et"," manifesta-zione
comune ed egualein luoghie tempi diversi,date certe condizioni,
dell'ingegnoe dello spiritoumano. Ma quando in tempi tra loro molto
vicini,dopo avvenimenti grandiche hanno condotto a trovarsi sul mede-simo
terreno popolilontanissimi e diversissimi,dopo lungaconsuetudinedi commerci tra orientali e occidentali,si vede che ilpoeta occidentale
compone alcuna sua canzone con glistessiluoghicomuni di qualchepoetaorientale;quando l'economia e la divisione e la disposizionedi certi librinostri del Medio Evo non trovano esempio nell'antichit" classica,ma si
bene hanno illoro originale,si pu" dire,in libriorientali di egualdisegno;
quando certi particolarinon trovano fra noi e fra le cose nostre alcuna
spiegazioneplausibile,ma si la trovano buona e bella e appropriatain
alcune opere d'Oriente;quando tutto ci" si vede e si tocca con mano,
crediam davvero che molto si debba pensare prima di dire che tutto ci"
" somiglianzacasuale e fortuita.Anzi bisognapur dire che tutto ci" merita
molto studio e considerazione;onde noi non sapremmo mai approvare
quelloche un giorno,parlandodi questesomiglianze,cidisse un valentuomo
di nostra conoscenza, cio" doversi studiare le letterature nostre come sono,
in s" e per s",e non doversi curar punto se qualchesomiglianzahanno
con le orientali. ^" Dell'Oriente (dicevailvalentuomo) noi non ci curiamo
punto e non ci pensiamo nemmen per sogno ". " La qual risposta"
tanto poco savia quanto poco savio sarebbe stato alcuno che,udendo dire
che certe variazioni nell'orbita di alcuni pianetisono dovute ad un pianeta
ignotoe lontano che si suppone trovarsi neglispazicelesti,avesse rispostoche di quel nuovo pianeta,ci fosse o non ci fosse,non era cosa degna il
darsi alcun pensiero.Per la scienza,che pur dovrebbe essere studio amo-roso
di tutti i fattinaturali qualunque siano,cotesto linguaggionon si pu"tollerare in nessun modo. E vero che, nel caso nostro particolare,non
possiamdire che il frutto delle ricerche di chi si mettesse a rintracciar
coleste somiglianzeletterarie,sarebbe tale da uguagliarsinell'importanzaalla scopertad'un pianetanovello; ma ogni ricerca onesta, anche se i
fruttisuoi non potranno essere molto splendidi,merita che sia intrapresa
con fiducia e amore; e se non sar" feconda di scopertegrandi,ma soltanto
potr"dissiparqualchevecchio errore (e,quanto all'Oriente,quante cose
assurde non ritengonper cose vere uomini anche dotti?),non potr"dirsi
che le sia mancato ogniesito buono e felice.Con tale intendimento adunque
e con tale speranza, vediamo se possiam qui ricordare e mettere in luce
i puntiprincipalidi somiglianzache sono tra la poesia persiana e la
nostra del Medio Evo (francese,provenzale,italiana),lasciando poi che
altri,quando noi avremo cercato di additarglila via come megliopotremo,la segua con speranza di fruttipi" copiosie migliori.Si badi intanto che
noi, in questaricerca,non inferiremo che assai raramente dalle trovate
il 6 CAPITOLO NONO
nostri,e la forma e ildisegnoesterno ne siano orientali,come accade,per
esempio,nell'Ameto del Boccaccio,nel quale non pu" negarsiche la cor-nice
del racconto, quelladel giovane cacciatore invaghitosidi sette fan-ciulle,
vestite di sette colori diversi,delle (jualiciascuna glil'acconta una
storia," tutta orientale.
4. Ma, quanto alla materia e ai soggettipresia trattare in uno spaziodi tempo e di luogo che forse non potr" mai determinarsi,bisogna pur
riconoscere che moltissimi sono comuni agliOccidentali e agliOrientali;
e per questo punto non c'" nulla di nuovo per noi,perch" gi"uomini
dottissimi han messo tutto ci" in bella luce con molla acutezza e con eru-dizione
profonda.Anche qui tuttavia s'hanno da distingueremolte cose,
perch"vi sono tradizioni e fiabe,miti e novelle,leggendee superstizioni,
alle qualinon si saprebbe mai assegnare la patriaoriginaria,tanto sono
sparse per tuttii popolianche i pi" lontani fra loro non pure di religionee di costumi, ma anche di lingua,di sangue, di stirpee di razza. Onde
avviene che sitrovi non solo somiglianzaperfetta,ma talvoltaanche ugua-glianza
perfettatra una fiaba popolaredell'Europasettentrionale e un'altra
dell'Australiao di qualcheisola perdutanel Pacifico,e che qualche mito
volgaredi popoliafricani trovi esempi in alti'imiti dell'estrema Asia o del
paese pi" remoto delle Americhe. Come ci" possa essere avvenuto, forse
non si sapr" mai; o forse,un giornosoltanto,ma molto lontano, una
scienza che non sar" n" la storia,n" la filologia,n" l'indagineletteraria,
potr" scioglierel'enigma oscuro. Poi ci sono molti miti e tradizioni e
novelle e fiabe e favole propriesoltanto della grande famigliadi popolialla quale noi apparteniamo,e sono come un ricco patrimoniodi idee e
di memorie, di concetti e di opinioni,che i nostri padri antichi ci hanno
tramandato. Perch" la mitologiaindiana e iranica,la greca e l'italica,la
slava,la celtica,la germanica,hanno personaggie figuredi Dei e di eroi
epiciusciti da un primitivostampo comune, e miti di significatonatura-listico
e fiabe popolarie novelline. Nel qual rispettola mitologiadi tutti
questipopolifu profondamentestudiata e ricercata in tutte le partisue, e
gi" se ne sono avuti frutti cospicui,sebbene molti puntioscuri e incerti
non saranno forse dichiarati mai. Ora,s'intende assai bene che n" in questo
campo pi" ristrettoche comprende i soli popoliariani o indo-europei,n"
in quellopi"vasto che abbraccia tuttiquantii popolidel mondo, ci pro-poniamo
di metterci noi per cercar quellesomiglianzeche a principiosi
diceva. Noi vogliam vedere,invece,se in tempi assai pi" vicini a noi, in
tempi assai pi" noti e conosciuti,nei qualinon la vaga congettura,ma
la storia con documenti certi ci potr" essere valevole guida,sono stati
tra l'Oriente e l'Occidente scambi e commerci e prestitinel vasto campo
della letteratura e della scienza. Per" s'intende subilo che (luestostudio
nostro ha i limiti suoi nel Medio Evo, anzi propriamente itiquel tempo
del Medio Evo in cui maggiori furono i commerci tra l'Oriente e l'Occi-dente
e che va dal nono secolo dell'Era nostra al tempo in cui, presa
LE SOMIC.LIAN/E \i LE HELAZIOM IKA LA l'OESL\ PERSIANA, ECC. il 7
Costantinopolidai Turciii,il colloquiotra l'Oriente e l'Occidente cess"
d'un tratto.
5. E veraniente quellofu come un colloquio,colloquiofatto spessevolte a suon d'armi e di reciprocioltraggi,quando vennero a contrastarsi
in un campo medesimo, in Asia,in Sicilia,in [spagna,in Francia,battez-zati
e circoncisi,ma pur sempre colloquio.Fu colloquiosimile a quelloche avviene sovente tra soldatidi paesio di accampamenti nemici,i quali,trovandosi sul confine,in certi momenti di treguacessano dal guardarsiin cagnesco e stanno a conversar fra loro con certa qualfamigliarit"cir-cospetta
e pur cordiale. Per" allo stesso modo, in mare e in terra,per le
citU"e per i porti,presso i collegie le moschee, anche quando ristavano
le armi,si vilipeserotra loro e si schernirono i figlidi Cristo e iseguacidi Maometto; ma poi,anche con tanto imperversardi vituperie fra lo
strepitodelle armi, molto appresero i rozzi Occidentali dagliOrientali gi"colti e ingentiliti,e da loro ebbero libri di letteratura,insegnamentidiscienza e precettid'arte. Anche sappiamo che molti trovatori andarono
in Oriente al tempo delle Crociate e che l" fecero lungosoggiornoal fiancodei loro signori,alcuni dei qualivi fondarono regnie v'ebbero anche non
breve signoria.E non solo per le Crociate,ma anche per i commerci e
per i viaggidovettero lungamentetrovarsi insieme e conversar tra loro
Orientali e Occidentali;u" ora " necessario ricordare i viaggiche intra-presero
da una parte scrittori mussulmani di geografiae d'enciclopediastorica come Ibn Hauqal e Mas"di del secolo decimo,e dall'altra i mis-sionari
cristiani,i mercanti di Amalfi, di Venezia,di Pisa e di Genova,
perch"tutto ci" " cosa notissima a tutti.Mandavano quelleglorioserepub-blicheitalianelor mercanti e ambasciatori ai portie allereggied'Oriente,
e ne avevan poi,con le ricche merci,cognizionipreziosed'idiomi,di libri,d'usi,di costumi,di religione;mandavano i Papiqualchepovero france-scano
0 domenicano, solo,inerme,abbandonato al destino,presso iprin-cipimussulmani di Siria e di Persia,presso i barbari signoridei Mongoli,
e ne avevano poi poca speranza per la conversione alla fede,ma notizie
e rapportie cognizioninuove e non aspettate.Perci" tra glialtri furono
molto benemeriti della scienza,se non della fede,ildomenicano Ascelino
e ilfrancescano Giovanni di Pian Carpiniche per Innocenzo quarto visi-tarono
lontanissime regioniorientali,ilviaggiopoidi Marco Polo fu cosa
tanto prodigiosaper i tempi suoi (esarebbe cosa prodigiosaanche per i
nostri),che basta ricordarlo soltanto,tanto l'importanzane " universal-mente
nota.
6. Anche deve notarsi,perch" non " cosa che importimeno, che,se
in lutti(juestiviaggie in questeambascerie e in queste Crociate parve che
rOccidente si volgessed'un tratto tutto verso l'Oriente come se volesse
penetrarloe invadere,anche l'Orientealla sua volta potentemente si spinseverso l'Occidente e pi"volte ne pass"i confini or con le armi or con la
parola.Perch", facendoci pur dai tempi antichi,ecco che,come fu costi-
27 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
418 CAPITOLO NONO
taito e ordinato ilgrande Impero dalle abili mani di Dario d'Istaspe,tuttii re persiani,fino all'ultimo,si preoccupano dell'Occidente. E Dario stesso
penetranell'Europasettentrionale laddove l'arrestano la fame e l'inverno,
e si vuol cacciare nella meridionale laddove l'arrestano ilvalore e le armi
dei Greci. SegueSerse l'esempiosuo e vuol pui' toccare Atene e fuggepoi
vergognosamente vinto, ma lascia ai suoi successori, intanto ch'egli
accoglieTemistocle profugo,la commissione d'intromettersi negliatfaridi
Grecia, almeno con le arti della politica.Ma pi" vivo forse fu il colloquiotra Oriente e Occidente al tempo di Alessandro Magno, intanto che al
tempo dei Parti la cultura greca fu avidamente ricercata dai re dispettosiche sconfiggevanoCrasso e facevan rappresentaretragediegreche in teatri
di foggiagreca. Poi,al tempo dei Sassanidi,se da una parte,per vittoriee
decreti reali,ritornava in onore la religionedi Zoroastro,se i re di Persia
facevano bene spesso tremare sul loro trono gl'imiiei-atoridi Bisanzio,dall'altraalla sapienzagreca si faceva accoglienzaonesta ospitandosidai
re i filosoliprofughida Costantinopoli,ricevendosi dai Siri,coltissimi nei
primi secoli dell'Era volgare,i libri delle scuole d'Atene e d'Alessandria.
E vogliam tacere deliberatamente dei Mussulmani che pi" tardi si trapian-taronoin Ispagnae in Siciliae toccarono la Fi'ancia,per non perdercinel
dire come nuovo ci" che tuttisanno e conoscono.
7. Ma tutto ci" potrebberiguardarsi,con alcuna ragionebuona, come
un commercio di gentialte e aristocratiche,di sovrani e di cavalieri,di
sacerdoti e di filosofi,di scuole e di accademie, laddove noi vogliam cer-care
traccie e vestigid'alcuno scambio d'idee tra gente e gente,tra volgo
e volgo. Ecco pertantoche fin dai tempi d'Alessandro un soggetto di
romanzo popolare" raccolto dai soldati di lui e portato in Grecia;esso
" il romanzo di Zariadre e di Odati che poi Carete di Mitilene rifece in
una bella prosa greca. Anche sappiamo come un libro popolare,quellodelle favole deglianimali,sia venuto dalTliidia,per mano di Persiani,in
Occidente e v'abbia procreato un'ampia famigliadi libri destinati a star
nelle mani del popolo, non ostante che talvolta qualche grande poetanostro ne abbia tolto poi qualche brandello accomodandolo abilmente
come cosa sua. N" vuoisi tacere d'un grande movimento popolare che
introdusse in Oriente e in Occidente dottrine novelle e fece accapigliarsinelle scuole filosofie sacerdoti e fu cagione di persecuzionicrudeli. Ci"
fu il Manicheismo. Il quale,essendo dottrina nata in Persia (epersianon'era il fondatore.Mani, morto di supplizionel 27{) d. C), per vie quasidel tutto occulte a noi,largamentesi sparse pei'le nostre plebidel Me(iio
Evo trovando da per tutto seguacizelantissimi. Ora, notisi che un grandemovimento religiosoe filosoficomena sempre con s",e le sparge, molte
cose di natura consentanea o diversa, come leggende e superstizioni,notizie storiche e memorie lontane,usi e costumi,idee e pensamenti,chein altra maniera non potrebberopassar mai da paese a paese, da gente a
gente. " certo pei'Iantoche il Manicheismo che nel pi" fittoMedio Evo
LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. 410
penetravafino nelle estreme Gallie,incominciato in Persia nel terzo secolo,doveva menar con s" tante e tante altre cose diverse e spargerlefra questeplebinostre d'Occidente,avide e curiosissime. N" la derrata,per cos" dire,doveva essere scarsa, e ognun sa quanta ricchezza di leggendee di rac-conti
d'ognigenere e di superstizioniabbiano non solo la vecchia dottrina
zoroastriana,ma ancora la cristiana,la babilonese e la buddhistica,chel'accorto Mani aveva congiunteinsieme. E forse in quel tempo venne in
Occidente la leggenda di Buddha (j"kyaMuni mutatasi nel pio racconto
dei santi Barlaam e GiosaCat. Ma perch" non vogliamo ora toccar di
esempi particolari,ci appagheremo di notar soltanto questo punto, cio"
che il tempo dello spargersidel Manicheismo in Oriente e in Occidente
coincide appunto col tempo in cui la Persia da una parteordinava la sua
tradizione epica e preparava la via a Firdusi,e dall'altra incominciava a
comporre isuoi romanzi d'amore e d'avventure. I quali(non dimentichia-moci
di ci", che " un punto assai grave)erano di originepopolaree
andavano narrati tra il popolo finch" alcuno ne trasse poi una forma
letteraria;ma intanto che i volghitramandavansi le idee della nuova
religione,perch"mai non avrebbero potuto far passare accanto a quelleanche alcuno dei tanti soggettipiacevolida narrarsi e delle tante avven-ture
di cui il popolo " pur sempre avidissimo,atte, come sono, a
destar la curiosit" naturale e a colpirl'immaginazione?Cotesto,inten-dasi
bene, noi diciamo e dimandiamo ora cosi per sola congettura; non
tacciam tuttavia che gi" fu pensato da uomini dottissimi che quasi tuttii
soggettiromanzeschi son venuti alle nazioni d'Occidente dalla Persin.
Questo diceva l'IIammer,e l'Amari mostrava di accostarsi a questaopinione
quando faceva confronti tra i romanzi occidentali del Medio Evo e i
romanzi persiani,onde il Coster",nella prefazionesua all'edizione del
poema del Boiardo, diceva essere opinionegenerale deglieruditi che
l'invenzione delle favole romanzesche sia dovuta ai Persiani che le comu-nicarono
agliArabi. Ma degliArabi e di ci" che hanno potutodare a noi,diremo appresso, intanto che,secondo ilBenfey,dobbiam pur ricordarci
che non solo gliArabi per ilmezzogiorno,ma anche " Mongoliper ilsetten-trione
d'Europaportaronprestodall'Oriente aglioccidentali e contribuirono
a render comuni per i volghid'allora certe novelle e certe favole e certi
racconti romanzeschi che poiincontriamo nei libri dei nostri novellieri.
8. Stabilito adunque che, per diversi modi e per ragionidiverse,molta parte del sapere orientale " venuta in Occidente nel Medio Evo,potrebbe subito avanzarsi una domanda che ci sembra grave. La quale": Se son venuti dall'Oriente a noi certi soggettiletterari,perch" non
potrebberoesserne venute anche le forme? Ancora. Certi disegnid'opere,e certi loro atteggiamentie modi particolari,che non trovano esempioneUe letteratui-eclassiche,intanto ch'essi appunto sono destinati ad essere
veste 0 forma esterna di quei talisoggettid'origineorientale,pei'ch"non
potrebberoesser venuti di l" direttamente? Ovvero,pu" forse concepirsiche.
420 CAl'ITdLO NONO
intanto che gliOccidentali prendevanoda librivenuti d'Oriente i soggettida trattarsi,non ne imitassero qualchevolla anche la forma esterna, che,massime per certi librid'immaginazione e scritti per ilpopolo e affidati
a lui,ne " pur tanta parte, anzi, forse,la parteprincipale?" certo che
una canzon d'amore d'alcun poetaprovenzalenon ha somiglianzaalcunacoi versi amorosi d'Ovidio,di Catullo,di Tibullo,ma sembra averla piut-tosto
con certe qas"dearabe e persiane." certo che una forma letteraria
quale " il contrasto di frate Bonvesin de Riva milanese e la tenzone pro-venzale
e francese,non ha esempioalcuno nelle letterature classiche,lad-dove,
nei modi e nel fare e nell'andamento generale,essa anche tropposi
assomigliaai contrasti |iersianidi Asadi, anche se altri vuol mettere
innanzi la Psicomachia di Aurelio Prudenzio Clemente del quarto secolo.
" certo che gliantichi non ebbero novelle raccolte e legatefra loro in un
disegnocomune, e che libricome ilDecamerone, in cui appunto cotesto si
osserva, hanno, per dii'cos",illoro originale,quanto alla forma, nei libri
di novelle arabe e persiane.11 romanzo d'amore poi,come " riconosciuto
quasi da tutti ed " stato ridetto tante volte,non " Oj"era di invenzione
classica,ma si bene orientale,anzi persiana.9. Ma ecco che a questo punto sentiamo risponderciattorno in maniere
diverse e contraddittorie. Perch",intanto che pur si crede (e come mai si
potrebbenegare?)che c'" stato lungocommercio tra Occidentali e Orien-tali,
e intanto che si cerca daglistorici di stabilire qualefu,per esempio,lo stato dei Mussulmani in Siciliae in Ispagnaquanto all'azienda pubblica,ecco che,quanto alla cultura e alle lettere,assai poco se nel vuol sentire
a discorrere,anzi molte cose, anche evidenti,voglionsiapertamente negare
0 almeno attenuar molto; quanto poiagliscambi letterari,alcuni linegano
addirittura,aggiuntoviun altezzoso disprezzoper queipochiillusiche pur
vi credono e si avventurano a dimostrarli. Si dice e discorre cos" allalargadella cultura degliArabi quanto a certe scienze naturali e f"siche;quanto al
resto,tutto si nega senza esame, perch"" molto ancora se sipu" ammettere
che queibarbai'i di Orientali sapessei'o scrivere. Pur troppo noi abbiamo
ereditato dal Medio Evo quellaavversione superstiziosache faceva dire a]
Petrarca ch'egliodiava gliArabi e i loro poeti,e per la qualesi giudicava
mago ed eretico Gerberto monaco di Aurillac perch"sapeva d'astronomia
e di f"sica e da libri arabici traeva alcuna parte delle sue dottrine. Ora
per"sarebbe pur tempo, in tanto apparato di studi storiciannunziantisi
con tanta pompa, che la verit" potesse aprirsiun varco e che certi ei'i'ori
vieti fossero toltivia e per sempre. Eccone intanto uno, e non leggeroin
verit",che risguardala cos" detta cultura degliArabi, e che qui appunto,
prima di toccar particolarimaggiori,vuoisi mostrare, ))erch"si possano
vedere alcune cose come sono e con qualicriteri e in (pialemisura si
debbano giudicare.10. Non vogliamo u" dobbiamo ora dire o descrivere quale e quanta
sia stata la cultura araba nel Medio Evo, perch"u" questo sarebbe illuogo
LK SOMIGLIANZE K I.K RELAZIONI TRA LA POESLV PERSL\NA, ECC. 5'21
n" noi ci sentiremmo da tanto;ma vogliam soltanto vedere se tutta quellache da noi si dice cultura araba, sia araba veramente. Perch",se solo per
un poco pensiamoche quando gliArabi entrarono nella storia al principiodel sottimo secolo,erano ancora quasi tuttinomadi, abitatori ostinati dei
loro deserti e ignorantissimiquanto alla cultura,ci sarebbe subito da
vedere e da pensare come mai gente tanto ignorantee rozza da essere
trattata con superbodisprezzodalle genti vicine (iPersiani chiamavano
gliArabi mangiatori di lucertole),avesse potuto d'un subito assumere
costume di gente tanto dotta e colta da farsi maestra a tutte le altre in
Oriente e in Occidente,e ci" nella sede stessa dell'antica civilt".F*erquanto
possa essere meravigliosamenteacuto e perspicacel'ingegnodegliArabi,non si pu" ragionevolmentepretendernemiracolo cos" grande e straordi-nario.
Anche si deve considerare che,per quanto grandesia l'Arabia,essa,
gi"poco popolosanella superficieimmensa, non poteva dar tanta genteda occupar d'un tratto ilpaese vastissimo che form" l'impei'Omussulmano
e che va dal Caucaso al Sahara,dalla Transoxiana alla Spagna.Non fu cer-tamente
tutta gente araba, di sangue arabo, quellache occup" e tenne
impero cos" vasto, e quellacultura che essa sparse e promosse, non pot"uscir dai deserti d'Arabia,n" dalle citt"della bassa Mesopotamia abitate
da Arabi,n" dalle trib" nomadi e incolte e date al ladi'oneccio,perch"l'Arabia non potevadare,e non diede,ci" che assolutamente non aveva.
Dato ilqualpunto, resta da domandarsi donde venga veramente questa
cultura che chiamano araba,e qual nome le si debba dare,se essa non
" tale.
11. Per veder cotesto,notiamo prima di tutto che gliArabi gi"da non
breve tempo prima di Maometto ebbero sempre ammirazione grandissima
per la Persia, e che, anzi,alcuni loro principi,come quellidi H"ra,erano
vassallifedeli e tributari del re dei re. Quando poi essi,avvalorati dalla
predicazionedel profeta,mossero attorno alla conquista,la Persia, verso
la qualegliattirava l'anticaammirazione congiuntaalla speranza del bot-tino,
fu uno dei primi paesiche essi conquistarono;e tanto pi"facilmentela conquistarono,quanto pi"guasto e corrotto era quel grandeimpero,e
imbelle e inetto il successore di Gemshid e di Dario. Immaginiamociper-tanto
di qual meravigliadovettero sentirsiprenderequestiArabi ignoranti,quando, conquistatala Persia nel 050, si trovarono di fronte a quella
splendidacultura. La quale,per dir vero, cominciava a declinare,perch"i bei tempi di Ghosroe ilgrandeerano gi"passatida quasiun secolo e il
regno era stato infestato dalle discordie intestine. Tuttavia essa brillava
ancora di talluce da rompere e irradiare le tenebre fittissimedel secolo igno-rante,ed era, sipu" dire,l'ultimo raggiodel sole della sapienzagreca che
era migrato da Atene, da Alessandria,da Costantinopolialle accademie di
Siria,e dalla Siria alla corte persianadei Sassanidi in Seleucia e Ctesi-
fonte. Certamente i primi tempi della conquistaaraba furono funesti alla
cultura persiana;n" altro che sper[)eridi scuole e di biblioteche potevasi
422 CAPITOLO NONO
aspettareda queifanatici dei Corano,uscitidi tra le tende e le puzzolentiniandre del natio deserto. Ma (piandoi furori della conquistasi furono
alquantocalmati e la sede del Califfatodalla Mecca e da Damasco fu tramu-tata
a Bagdad allora fondata,e ci" intorno al 750 dell'Era nostra, la casa
degliAbb"ssidi,succeduta a quelladegli(Immiadi nel Califfato,promossecon ardore novello la cultura e cerc" di emular la gloriadei passatire di
Persia. Bagdad,allora,eguagli"in isplendoreTomai deserta Ctesifonte,enel cospettodel Califfosi tennero disputedi teologiae di iilosof"acome gi"si era fatto a Ctesifonte nel cospettodi Cliosroe ilgrande.Allora fu ripresolo studio di Platone e di Aristotele,e la tolleranza religiosa,cosa inaudita
per queiprimi e furibondi settari del Corano,fu voluta e praticatala primavolta per l'esempioavutone dai Persiani. Perch" lo splendoredegliAbb"s-sidi
" dovuto in grandissima parte ai Persiani,che, ammessi in corte e
nell'azienda pubblica,dischiusero agliArabi i tesori del sapere. I Persiani,
egli" vero, si convertiron prestoe assai facilmente al maomettanesimo,
ma nell'anima e nell'ingegnorimasero pur sempre quellidi prima.Cosi,la casa illustree potente dei Barmekidi,che gi" aveva amministrato il
tempio del fuoco a Balkh,convertitasi alla religionedi Maometto, diede agliAbb"ssidi iloro ministri pi"saggi,promotoj'ie protettorid'ogniarte civile.
Uno degliAbb"ssidi,ilpi"illustre,cio" il Califfo Har"n ul-Bash"d,man-dava
suoi ambasciatori in Occidente,a Carlomagno,intanto che gi"primaun suo antecessore, il Califfo Abb"sside Al-Mans"r, fondatore di Bagdad,
aveva mandati i suoi a Pipinoe in Bagdad aveva ricevuto con grandissima
pompa quellidel re franco.
12. Ora, tutto questo spazio di tempo che si stende,si pu" dire,dal
750 al 1000 e al il00 dell'Era nostra e che " il pi"bel tempo di questanovella cultura orientale,crediamo che si debba dire arabo (]uantoalla
lingua,mussulmano quanto alla fede,persianoquanto all'indole,airin-
gegno e al sapere. Di cotesto gi" si erano accorti gliOrientali stessi,
allorquandocerti fanatici Mussulmani lamentavano che, intanto che il
Califfatoal tempo degliOmmiadi era stato arabo, al tempo degliAbb"ssidi
era persianoe khorassanico, alludendosi al Klioi'assan,vecchia sede di
cultiu-ae futura e prossimaculla della nuova letteratura persiana.Quanto
poi alla linguae alla fede, " ovvio e manifesto che cos" appimto doveva
essere. I conquistatoriimponevano la linguaaraba nelle faccende pubbli-chee nelle scritture e la fi^dedi Maometto ai vinti;e per"tuttii Mussul-mani
di quel tempo, dall'alta Asia al Sahara, scrissero in arabo, e i
Persiani stessi che allora furono maestri di cultura ai loro rozzi conqui-statori,dovettero penar buon tratto di tempo prima di adoperar nelle
scritture la loro lingua.Dato, come " vero, tutto ci", era ben facileche
nascesse in Occidente l'errore,come appunto nacque, che tutto quel
sapere di cui facevano pompa in Occidente i Mussulmani, fosse arabo
vci'a inente. Tale almeno si mostrava nella lingua,u" si seppe o non si pot"riconoscere che, nell'indole e nello spirito,esso era prettamentepersiano.
4;24 (UIMTOl.O NONO
lui [jotremmo metter molti altri),nella sua pregevoleStoria della lettera-tura
italiana,dice arabi Avicenna, Razi,Albumasar (cio"Ab" Maashar) e
Averro",intanto che i tre primi sono persiani.Discorrendo poidelle fonti
di Fra Ristoro di Arezzo, afTerma che Fra Ristoro va citando Albumasar,
Alfacrrano (Al-Fergh"ni),Agazel(Al-Ghaz"li),Averro",Avicenna e qualche
altro arabo, cos" eglidice,mentre son tutti persiani,eccetto Averro".
Poco adunque, fra questidotti,hanno da fare gliArabi o glialtrimussul-mani
di razza semitica,a propositodei qualidice ilLagardeche nessuno di
essi ha potutodar nulla alla scienza. Pur riconoscendo per esageralaquestasentenza sebbene molto si accosti al vero, noi invece ci vogliamo tenere
paghid'aver mostrato questetre cose, cio" l'ignoranzadegliArabi al tempodi Maometto per la quale avevano da imparar tutto,perci"lontanissimi
dall'esser subito maestri a popolipi"colti di loro;la ricca cultura per-siana
nel pi" f"ttoMedio Evo; lo spargersidi essa fra tuttii Mussulmani
d'Oliente e d'Occidente e il suo penetrare anche nelle scuole cristiane di
Occidente sotto il nome d" cultura araba, perch"adoperavala linguaaraba.
Dato ilqual punto del qualeognuno pu" facilmente comprendere l'impor-tanza
grandissima,non ci resta che di vedere a qualeoriginesia dovuto
tutto quelloche nelle nostre letterature del Medio Evo pu" essere venuto
dall'Oriente.
2. Le somiglianze nei romanzi e nei loro modi particolari.
15. A Pio Rajna,nel suo libro intorno alleoriginidell'epopeafrancese,
di tanto recondita e peregrinaerudizione da non potercisiraccapezzarechi " profano,dopo molte altre prove e testimonianze da lui dottamente
esaminate, bastava, nel concludere,il trovar comune alla epopea mero-vingia
e alla carolingiailparticolaredi un neo, cio" di un segno vermiglioche i re dell'epopearecano da natura sulla spalla,per dimostrare la
parentela,anzi la provenienzadi questaepopea da quella.E questaprova
eglidiceva sicura,anzi soggiungevadi osar di chiamarla tale.Xoi pure, per
l'epopeapersiana,possiam dire che i re della casa reale dei Kay hanno un
neo bruno sul braccio, il quale come sia veduto, " prova certa della
discendenza regaledi chi lo porta.Non rechiamo innanzi tuttavia questa
somiglianzaper inferirne la parenteladella epopea persianacon le altre
due occidentali,che sarebbe troppo, n" vogliamo che da questa che pu"
essere casuale o essere un vecchio resto di alcun concetto mitico, inco-minci
l'enumerazione delle promesse somiglianze.Soltanto vogliamnotare
che, se per glistudiosi che hanno accettato le conclusioni e illazioni del
Rajna,ha potuto bastare un cos" lieve particolareper suggellarela paren-tela
fra due epo|)ee, noi osiam sperare e augurarcidi gran cuore che le
molto maggiori e pi"evidenti e pi" profondesomiglianzeche riconosce-remo
tra i racconti persianie i nostri d'Occidente,meritino daglistessi
studiosi qualcheconsiderazione non negligentee (pialchestudio attento.
LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. 420
se non la fede certa che ha trovato ilneo vermiglio,congiungitorefortunato
di due epopee e di due stirpiregali.16. " certo che molti soggettiromanzeschi nostri furono persianiin
origine,venuti a noi per una via o arabica o bisantina,e che molte favole
d'animali e molte novelle d'indole popolare ora nostre (massime quelleche toccano delle donne e delle astuzie loro, e quelleche hanno intento
educativo)furono indiane in origine,venute a noi per molte vei'sionie rifa-cimenti.
Ma noi non enumereremo quei soggetti,perch" sarebbe impi-esa
lunga,dift"cilee tediosa,non necessaria per l'intento del presentesci'itto,
anche perch"ogni storia di letterature nostre del Medio Evo suol notare
lungamente nomi e soggettidi favole,di novelle e di romanzi,e, quando
sia,ne accenna anche l'origineorientale. Piuttosto vogliam notare certi
particolariche si potrebberoanche chiamar luoghicomuni, luoghiretorici
dei romanzi persianie arabi,qualipoiincontransi nei l'omanzi nostri d'Occi-dente.
Tra i qualioccupano il primo posto le avventure degliamanti ; n"
ve n'ha una pi"frequentedi quelladell'innamorarsi dei due giovanisenza
che mai l'uno abbia veduto l'altro,n" v'ha romanzo persianoche non
abbia questo particolareper fondamento specialedel suo racconto. (Ihe
esso sia luogo comune molto aulico,si arguiscenon solo dal trovarsene
due esempi nel Libro dei Re, di Firdusi,cio" nel racconto di Z"I e di
R"d"beh e in quellodi Gusht"sp e di Ket"yima,ma ancora dal vedersi
ripetutonel romanzo di Odati e Zariadre che Carete di Mitilene compose
seguendo certi racconti orali di soldati macedoni ritornati di l'ersia,e in
quellodi Striangeoe Zairinaia che " medo e antichissimo. In Occidente,il
pi"bell'esempione " quellodi Rudello e di Melisanda contessa di Tripoli;
ma chi " pi"addentro nello studio delle letterature nostre del Medio f-^vo,
potr"aggiungervialtriesempi non njeuo validi,come quellodi Durmart
che si invaghidella reginad'Irlanda,non mai veduta da luiinnanzi. Anche
Chiariella,figliadell'Amostante di Persia, confessa di amare Orlando sol
per la fama di lui.Anche la bella (^andia,tigliadi Marsilio,invaghitasidi
Orlando che non ha visto mai, va con Bianc"ardino al campo francese per
rintracciarlo,come appunto,secondo Firdusi,recavasi la bella Tehmina
presso di Rustem che essa non aveva veduto mai e di cui s'era invaghita,
per palesargliilsuo amore. Anche S"frido,l'eroe fatato dei Nibelunghi,si
innamora di Kriemhilde, e questa di lui, prima assai che l'un l'altrosi
siano mai veduti. E, del resto,chi si ricorda della lettura di .Firdusie dei
sunti che altrove abbiam dati di molti romanzi persiani,sapr"anche che
ogni nobile garzone, ognibennato cavaliere,sentivasi acceso da subitaneo
ardore tosto che altri in sua presenza parlavadi qualcheavvenente fan-ciulla,
come appunto facevano, in simili circostanze,i buoni cavalieri dei
nostri romanzi d'amore. Xel caso particolare,poi,di Rudello che mori ai
piedidella contessa come l'ebbe veduta, ricordiamoci che questa morte
repentinaa' piedidella persona amata, veduta la prima volta dopo stenti
infiniti," pur luogo comune dell'ai'teromanzesca persiana,che pass" ai
426 CAPITOLO NONO
poetimistici e panteisti,"qualivi raffiguraronoilperdersitinaiedell'anima
umana in Dio che, secondo essi," l'essere universale.
17. Anche " luogo comune dei romanzi persianiil narrar le avven-ture
di due giovaniamanti che, vissuti da principioinsieme, anzi educati
dallo stesso maestro, per qualche caso improvviso e non prevedutosono
separaticon gravissimodolore scambievole; perch" poi l'uno o l'altro
imprendelunghie pericolosiviaggiper incontrare ilcompagno, finch" poi,
al termine di molte avventure strane, uno ritrova l'altro,e ne seguono le
fauste nozze e la susseguente vita felice.Esempi di ci" trovansi or con
questoor con quelparticolare(perch"non sempre tuttiiparticolariincon-
transi riuniti)nei romanzi di Niz"mi, di Ass"r, di Kirm"ni, di Gi"mi, e
in quellaparte del poema di Firdusi che racconta gliamori di Gusht"sp e
di Ket"y"na.Talvolta possono essere anche due amici fedeli,ambidue di
sesso maschile,perseguitatiper la loro calda amicizia e felicialla fine;ma
allora il romanzo ha significatomistico e allegorico,rappresentandonelle
vicende dolorose dei due il pellegrinardoloroso dell'anima e del corpo
sulla terra, distrattidai casi molteplicidella fortuna. Questo particolaredi
significatoallegorico" nei romanzi di Assai- e di Gi"mi or ora ricordati.
Ma " facilevedere che tutto cio" tardo travestimento della favola primitivache toccava soltanto di due amanti veri,anelanti allenozze e fattisposidopomille stenti. Comunque sia,di contro a (piestiorientali stanno i romanzi
occidentali,tra i qualialtri pi" vei'sato in queglistudi poti-"pur trovare
altriesempi,intanto che noi dobbiamo appagarci di ricordar soltanto il
noto romanzo di Florio e Biancafiore,che narra tante loro avventui'e, di
loro stati allevati insieme da principio,poi separati,poi ricongiuntiper
vivere insieme felici.Notiamo anzi che appunto nel Filocopodel Boccaccio,
nel quale pure " rifatta la storia di Florio e di Biancafiore,incontransi tre
casi molto pai'ticolariche trovansi anche nei romanzi persiani.Uno si "
l'educazione dei due giovanisotto lo stesso maestro, che poi,insospettito
del loro amore, ne parlao ne fa parlai-eal re padre che li fa sepai-are,
ci" che appunto, e con le stesse circostanze,trovasi nei romanzi persiani,Mihr e Mushteri, di Assai-,e Sel"m"n e Abs"l,di Gi""mi,romanzi, vera-mente,
non della prima et" della letteratura,ma non dubbi rifacimenti
(anche perch"allegorici)di racconti assai i)i"antichi,secondo il costume
della poesiapersiana.11 secondo si " quellodel re di Spagna che fa sep-pellire
il corpo di altra giovane e fa sparger voce che la morta sia la sua
Biancafiore,intanto che Florio disperatamentesi addolora e vuole ucci-dersi.
Cotesto narrasi pure nel romanzo di Kirm"ni,detto llum"y e Hum"y"n
(Felicee Felicita),secondo il quale il giovane Flum"y voleva uccidersi
quando seppe che l'Imperatoredi Cina,padre della sua Hum"y"n, aveva
celebrato ifunerali della figlia,morta d'improvvisomalore; ma l'imperator
della Cina,come il re di Spagna,aveva f"nto quellamorte e queifunerali.
Il terzo ijuntosi " questo,cio" che Florio hi trasportatonelle stanze di
Biancafiore nascosto dentro una cesta di fiori,celebrandosi una gi-an festa
I.K SOMICI.IANZK E LE HELAZKIM TUA LA l'dESLV l'EUSLW'A, ECC. 4i2 /
da leie dalle sue ancelle;ed ecco che Firdusl ci narra come, celebrandosi
con le ancelle da Menizheh, leggiadrafigliadel re dei Turani,la festadella
primavera,stagionedei fiori,il suo vago amante, ilgiovane Bizhen,le fu
recato nelle stanze addormentato e chiuso in una bell'arca profumata;ed
ecco che Att"r,nel suo CollocjuiodegliUccelli,narra lo stesso caso con
splendoresmagliantedi forma, facendone tullavia un'allegoriamistica.18. Ora, si crede dai dotti che questo romanzo di Florio e niancaliore,
che ebbe tante imitazioni nelle letterature nostre, sia di originebizantina.
Eppure,pensandoal genere del romanzo di cui si hanno cosi frequenti
esempiin Persia,e al fatto che il romanzo persianorimanda le originisue almeno ai tempi dei Sassanidi,intanto che alcuni soggettisono anche
pi" antichi ; pensando anche che nel Medio Evo quei di Bisanzio hanno
avuto molto da fare coi Persiani coi qualibarattarono molte cose dando
e prendendo;e pensando alle non casuali e patentisomiglianzeor ora
notate, crediamo che si possa affermare esser persianoin originequesto
soggetto romanzesco. Al qual propositoci ricordiamo che, avendo ad
alcuno dei nostri pi"reputaticultori di letterature romanze fatto cono-scere
queste somiglianzeparticolari,ci fu rispostoda lui che,quanto al
romanzo di Florio e Biancaflore,non era punto n" ovvio,n" necessario,
n" giustocercarlo in Oriente,bastando dire che esso " di originebizan-tina.
Tutto ci" sembra a noi aver tanto valore quanto n'avrebbe l'asser-zione
di chi,stando alla foce del Po, si contentasse di dire che il Po viene
da Piacenza, o tutt'alpi"da Torino, e che ad un possibileMonviso non si
pu" e non si deve pensare.
19. Troppo sono molteplicie varie e troppo sono intricate le avven-ture
del poema persianoR"min e Visa,gi"da noi esaminato nel capitolodell'epopea,e del romanzo di Tristano e d'Isotta in tanti suoi rifacimenti
e trasformazioni passandodi linguain linguae di letteratura in lettera-tura,
che un confronto minuto fra i due poemi ci occuperebbeper molte
e molte pagine.Perci",lasciando di toccar la storia del romanzo bretone,
francese,provenzale,tedesco,perch"non siam da tanto,raccomanderemo
aglistudiosi di vedere quanto di vero abbia in s" la sentenza dell'Eth",il
quale,in un suo pregevolescritto intorno alla poesiacortigianae roman-zesca
dei Persiani,dice che ilpoema persianotratta appunto ilmedesimo
soggetto che trovasi nel Tristano e Isotta di Goffredo di Strasburgo.E sog-giunge
che esso gareggiacol poema tedesco nel celebrare la potenza della
passione,l'ai-dentefuoco dell'amor sensuale,che vince ogni anima e viola
tuttii termini postidalla morale e dalla giustizia.20. E poicli"abbiam toccato di Tristano che fu anche pazzo o si finse
pazzo per amore e volle commettere mille follie in presenza della gente,
veggasise pur questo tratto ha somiglianzacon ci" che si narra da Niz"mi
e da Gi"mi e da altripoetipersianiposterioridel giovaneQays che,inva-ghitosi
perdutamente di Levia andata sposa ad un altro,commise nel
cospettodella gente di Levia mille pazziee visse nel deserto e mori appunto
428 CAPITOLO NONO
quando pot"godere dell'amore della sua donna. Egliaveva nome Qays,ma fu detto con parolaaraba Meg'n"n,cio" ilfolle,per la sua folliaamo-rosa.
La quale tuttavia fu sempre dolce e mite, piuttostomelanconia che
furore,come quelladi Tristano,e per"ben dissimile dalla passionevee-mente
e selvaggiadel buon conte Orlando.
21. iNellestorie dei giovaniamanti s'incontrano anche,e assai spesso,casi molto curiosi e nuovi,voluti dal destino,quasi prodigiosiqualchevolta,come quelloche pu" considerarsi come altro luogocomune di questiromanzi, cio" la visione che dell'amante suo, non veduto mai prima, ha
talvolta in sogno la fanciulla.Cotesto racconta Firdusi di Ket"y"na figlia
dell'Imperatoredi Costantinopoli,che vide Gusht"sp in sogno e lo scelse
poi per suo sposo nell'adunauza dei principi;e cotesto ancora racconta
Gi"mi della bella Zal"kha,che vide il suo Y"suf in sogno e se ne invagh".Quanto a noi,non possiam dire se nei molti romanzi nostri sia frequentequesto tratto speciale,e per ora non possiam ricordare che P]lsadi Bra-
bante che sognando vide nel fatato Lohengrinil suo campione e futuro
sposo; ma veggano glistudiosi di letterature medievali se se ne possono
recare innanzi,come crediamo, altriesempi.23. Qualche volta (juestevaghe donzelle dei romanzi sono anche liere
e intrattabilieroine che non voglion darsi se non a chi le vince in l)at-
taglia;e da noi " molto celebre,per recarne un esempio solo,forse ilpi"noto, l'avventura dei Nibelunghiallorquandore Gunthero and" in Islanda
a provarsicon quellaregina,Drynhilde,che non glisi diede in isposase
non quando egli,con l'aiutodiSih'ido,l'ebbe vinta nel lanciar pietre,nellalotta e nelle armi. Anche il poema ciclico persianodi Ghersh"sp,operadi Asadi ilgiovane,narra della beila ligliadi K"reng re del Z"bul che non
volle darsi a Gemsh"d, allora ramingo e privo di regno, se non ([uandueglile ebbe mostrato ilsuo valore e la perizianelle armi. Anche l'altro
poema ciclico persiano,d'ignotoautore, che racconta i casi di B"n"-Ga-
shaspe,una terribile virago,figliadi Piustem e vincitrice di mostri, di
belve e di eroi,dice che la fiera donzella non volle altro sposo fuor di
quelgiovaneche seppe vincerla nella lotta,e costui fuGh"v figliodi G"derz,
signored'ispahan.Ma ecco che essa, la prima notte di matrimonio, legae caccia ilmaleavventurato sposo sotto una panca e ve lo tiene nascosto
finch" Piusteni,intervenuto all'improvviso,lo libera e ammansa lafigliuola.Ci" attesta il Molli che ha potuto vedere ed esaminare il manosci'illo del
poema tuttoi'a inedito;ma, intanto,il caso assai curioso troppo somigliaall'avventura di Brynhildeche, appunto la prima notte di mali'imonio,
leg"e sospese alla parete lo sposo suo, perch" si possa dubilai'e che noi
abbiam dinanzi lo stesso e genuino racconto.
23. Non sempre tuttavia " tanto fiei-al'ambita donzella da stillarealle
armi i suoi molti amatori; che anzi,qualchevolta,essa loro propone ben
altra prova, cio" ({uelladi spiegaree di esporre certi indovinelli oscuri
col patto,teri'ibilein verit",che avr" la morte (|ueltropi)opresuntuoso
LE SOMIGLIANZE E LE HELAZIOM THA LA POESIA FEHSL\.\A, ECC. 4:29
garzone che si sottoporr"alla prova e non vincer". Ora, nel vecchio
romanzo di Z"I e di H"d"beh che Firdusi ha posto nella j)arteprima del
Libro dei Re, si narra come Z"I appnnto, nel cospettodi re Min"cihr e della
corte, dovette sottomettersi a quest'arduaprova per mostrarsi degno della
mano della bella R"d"beh. Ma nel poema di Niz"mi,in quello che portail titolo: Le sette Belt",trovasi la novella della fanciulla figliad'un re
in terra di Russia che,fatta celebre nel mondo per la sua gran bellezza,
proponeva a' suoi amatori certi difficilissimiindovelli da spiegaree li
mandava a morte quando non riuscivano. Veggano ora glistudiosi di
letterature nostre se in tanti romanzi e poemi trovasi pure questo mede-simo
l'acconto ; perch",quanto a noi,non possiamricordare che ildramma
che ne hanno tratto Carlo Gozzi e lo Schiller." questo un assai tardo rifa-cimento
del vecchio racconto persiano;ma che esso sia appnnto persianoin origine,si dimostra non solo per la perfettauguaglianzadel soggetto,ma ancora per iltitolo stesso che " prettamentepersiano.Perch" Turandot
che " il titolo dato dal Gozzi e dallo Schiller al loro dramma, " parola
persiana,Uirdn-do""ld,cio" la figliao la donzella del Turan,col qualnome
i Persiani designanonon solo ilTuran propriamentedetto che " la regioneasiatica al di l" dell'Osso,ma aucora la Russia asiatica da una parte e la
Cina dall'altra.Ora, il Gozzi e lo Schiller dicono appunto che la bella
Turandot era una principessadi Cina;e ilGiacosa,come componeva certo
suo bel dramma recante questo particolaredegl'indovinelli,non sapevaforse ch'eglifaceva suo un vecchio luogo comune persianovenuto a noi
probabilmentenel Medio Evo, perdutoforse in mezzo ai mille altri rac-conti
di quel tempo e richiamato assai tardi alla memoria da due dei
nostri poeti.11Gozzi,del resto,deve aver preso ilsoggettodel suo dranuna
fantastico dall'operapersianaI mille e un giorno,laddove appunto si rac-conta
la strana avventura del principeKhalaf (ilCalaf del Gozzi e dello
Scliiller)con la principessadi Cina.
24. Dice Gastone Paris,nella sua storia della letteratura francese del
Medio F^vo,quando parladei romanzi bretoni,che i racconti anglo-nor-mannison quasi sempre la biografiadi alcuni cavalieri della Tavola
Rotonda, narrandovisi d'un giovane cavaliere sconosciuto che giunge
improvvisoalla corte di re Arturo in un momento grave, quando c'" da
compiere qualche difficileimpresa. Perch" egliassai gloriosamentela
compie lasciando per poco la corte, intanto che,al suo ritorno trionfale,impalma una bella fanciulla che nei casi di quellaimpresaera coinvolta e
che gliporta in dote un regno. Cotesto raccontano i romanzi del Cavalier
del leone,di Fergus,d'ider,di Meriadeuc,di Durmart il Gallese,di Guin-
glain,di Morangis,di Torec, e di altri.Ora, leggasinel poema di Firdusi
l'avventura di Gusht"spche sposa la bella Ket"y"na, e intanto vince e
sottomette il riottoso e superboIly"sre dei Khazari che domandava alle-
ramente iltributo all'Imperatoredi Costantinopoli.Gusht"sp,figliodel re
di Persia,era sconosciuto alla corte dell'Imperatore,come appunto anche
430 CAPITOLO NONO
il cavaliere dei racconti anglo-norniannia quelladi re Arturo. Ancora;nel rotnanzo persianodi Ass"r leggesidel giovaneMihr che giunge sco-nosciuto
alla corte di re Keyv"n e sconfiggee fa prigionieroil superbo
Qar"-kh"n signoredi Samai'canda che ad ogni costo voleva in isposala
figliadi Keyv"n, la bella e leggiadraN"h"d, e ora voleva conquistarlacon
le armi. Ma ilgiovane fiacca la superbiadel riottoso re e sposa la bella
fanciulla che intanto erasi perdutamente accesa di lui e che ora gliportain dote il regno paterno che " quellodel Kh"rezni. Ecco ancora che nel
romanzo persianodi Kirm"ni leggesicome ilgiovane Navr"z giungesco-nosciuto
alla coi'tc dell'Imperatoredi Grecia,vessato allora in guerra da
Fer"kh-z"r principedi Siria. Navr"z, valoroso e bel cavaliere,vince il
malvagio Fer"kh-z"r e sposa la bella Gul,cio" Rosa, figliadell'Impera-toredi cui diventa anche l'erede,riunendo per tal modo ilnuovo l'egno
al paterno,perch"egliera figliodi Fir"z,re del Khorassan. Tornando a
Firdusi,lasciando per ora di dire in qualmodo, ecco che due principigreci,Ahren e M"r"u,giungono a sposare due figliedell'Imperatoredi Costanti-nopoli,
liberandolo dal danno e dalla noia che glirecavano un lupotei'ri-
bile nella selva di F"sq"n e un dragone nel monte di Seqila.Molti altri
esempi si potrebberocercare e ti'ovare e recare innanzi,come crediamo;
ma bastino i gi" ricordati per mostrare che anche questo " un luogo
comune, un punto non negabiledi somiglianzatra i romanzi persianie
quellid'Occidente.
25. Anzi l'ultimo esempio tolto da Firdusi,cio" quellodi M"r"n e di
Ahren, ci fa passare agevolmentead un altro punto di somiglianza.Ahren
e M"rin vorrebbero pur avere, nel cospetto dell'Imperatore,la gloriadi
avere ucciso quelloildragone e questoil terribilelupo,togliendolapertal modo al giovanee ancora sconosciuto Gushl"spche per loro aveva fatto
rimpresa; e parimentenel romanzo di Ardeshir e Guln"ra,a noi noto
dal Libro dei Re, si legge come il giovane figliodel re Ardev"n volesse
toglieread Ardeshir la gloriadi un colpomaestro alla caccia. Intanto ecco
che Gastone Paris attesta pure trovarsi nei romanzi bretoni questo tratto
particolare,come, per esempio,in quellodi Tiolet,laddove a Tiolet,ucci-
soi-e d'un dragone,un emulo malvagiovuol toglierela gloriadi quell'im-presa.
Anzi,nella enumerazione dei molti romanzi fi'ancesifattadal mede-simo
dotto autore, che sono, secondo lui,d'originebizantina,non pochis'incontrano che indubbiamente vengono dall'Oriente,intanto che egli
stesso,accennando alla storia di Merlino,riconosceva che tra quelletante
tradizioni alcune erano certamente orientali.
26. Che sidir" ora se mostreremo trovarsi in un poema persianol'ori-ginale
della bella Angelicache,figliadel maggior re del Levante,fu man-data
al campo cristiano per sedurre con la bellezza tuttii paladinidi re
Cai'loe far s" che essi manchino alla data fede verso l'imperatore?Ecco;
si racconta che, celebrando Carlo imperatore,con grandissimaponjpa, la
Pasqua di Rose,improvvisamente,nei tempo del convito,al qualesede-
",j2 cai-itolo nono
scere per donna, sebbene volontariamente,al giovaneRuggieroche primala credeva un uomo. Ora, chi ha letto il poema di Firdusi (e ilprofessoreD'Ancona fece conoscere per il primo questo punto di somiglianza),si
ricorder" anche del singoiarcombattimento del giovaneSohr"b con la
bella Gurd-"ferid,una giovane e bellissima guerrierach'egliaveva incon-trata
sotto laRocca Bianca sui confini dell'Iran.Dice Firdusi che l'impetuoso
garzone raggiunse
La fuggitiva,in suo furor ruggciulo. F"r liberatedai legamiattortiE s'avvent",tlalcapo ilrilucente Della corazza, e lampeggi"quelvoltoElmo le tolse.Quellechiome allora dome in limpidocielquest'almosole.
E Sohr"b s'innamora di Gurd-"ferid come Tancredi di Clorinda,come Ric-
cieri di Galiziella,intanto che un altro poema ciclicopersiano,cio" ilLibro
di S"m di cui trovasi un manoscritto (essendo tuttora inedito)nella Lau-
renziana di Firenze e un altro a Monaco, racconta conte della bella Peri-
dokht figliadell'Imperatoredella Cina s'innamorasse ilprode S"m, quando,combattendo con lei,ella si lev" l'elmo e glisi fece conoscere per fanciulla
bellissima.
28. Lasciamo da parte un altro luogocomune a tuttii romanzi orien-tali
e occidentali,antichi e moderni, perch"pu" esser procedutoda tntt'altra
origineche da scambi o da prestiti,ed " quellodelle avventure di due gio-vaniamanti che appartengono a famiglienemiche fra loro. La singoiar
circostanza poteva avere effettogrande di dramma, e per" i poetidram-matici
assai frequentementetrattarono questo soggetto che anche pot"esser loro fornito da fattiveri. La poesiapersiana,tra glialtri,ne ha tre
esempi molto noti,cio" le avventure di Z"l e di R"d"beh appartenentialle
due famiglienemiche del Segest"ne del Kabul,e i casi pietosidi Siy"vish
t"gliodel re K"vus sposato a Ferenghisfigliadi Afr"sy"b,ilmaggiornemico
degl'Irani.A queste due tenere storie d'amore pu" aggiungersila terza,
quelladi Meg'ni"ne di Leyla,figlidi due tribi^inemiche del deserto e
amanti e poi sposidopo mille avventure, trattata da Xiz"mi, da Gi"mi e
da molti altri.
29. Da queste somiglianzepilistrette,fino a questo punto enumerate,
passiamo ora ad altre pi" lontane. Ecco, intanto,che si racconta di Teo-dorico
come un giorno,inseguendocon ardore un bellissimo cervo uscito
non si sa ben donde, eglisparissein una campagna deserta,trattovi dalla
meravigliosafiera,mentre inutilmente lo richiamavano indietro i suoi
cortigiani.Anche di re Arturo che in alcuno scrittore del Medio Evo " pur
detto ilcacciatore selvaggio,si racconta come sparissein un luogoremoto
e solitario,dove il terreno non era sicuro o per fuochi interni o per pan-tani,
sia pure nell'isoladi Avalon o in Sicilia.Anzi, Arrigoda Settimello,
nel suo libro latino della Diversit" della Fortuna, dice che re Arturo spari
appunto nell'inseguirecon ardore una fiera. Ora, ricordiamoci del poenia
di Niz"iiii,le Sette Belt",nel quale " detto appunto come il re Behr"m,
LK SOMIGLI AA'ZE E LE RELAZIONI TKA LA POESIA FERSIAMA, ECC. 433
quintodi questo nome nella casa dei Sassanidi,gran cacciatore,intornoai quale tanti romanzi persianifuron compostie che regn"dal 420 al
Ao8 dell'Era nostra,sparisseun giornoalla caccia,inseguendouna belva
meravigliosae perdendosie sprofondandoin un terreno mal sicuro perilpantano o, secondo altri,in una caverna tenebrosa. Inutilmente poi lo
cercarono i cortigianie la madre dolente,che lungamente fece scavare in
quelluogo.Intanto,in questo racconto persiano,sono appunto glistessi
particolaridei racconti occidentali ; e se " viva ancora in Occidente la
tradizione di re Arturo,in Oriente quelladi Behr"m non " meii viva,e al
Malcolm,che lungamentestette in Persia di questo nostro secolo,fu fatto
vedere illuogoin cui ilnobile re spar".Anche del re Khusrev dice Fir-
dusi,nella parteepicadel suo poema, che spar"una sera in luogodesertonel settentrione,intanto che i suoi principifedeli che l'avevano seguitatofin l",invano lo cercarono. " questo uno dei pi"belliepisodidel Libro dei
Re; ma lo spariredi Khusrev non fu un perdersi,anzi fu un andare al cielo,0 almeno in un luogofelice,come quellodi re Arturo in un'isola fortunata.
30. IlMohl, nella sua dotta scrittura premessa all'edizione del Libro
dei Re, enumera molti romanzi occidentali nei quali,per certi casi strani
di fortuna,due guerrieri,padre e figlio,trovansi a combattere l'un con
l'altrosenza conoscersi;onde avviene che il padreferisce mortalmente
e uccide il t"glio,ch'eglipoi riconosce e piangeinutilmente e disperata-mente.Chi pi"di noi ha atteso aglistudi delle letterature nostre medie-vali,
conoscer" i romanzi che recano quelracconto pietosoe potr"direse anche questo " luogo comune frequentein essi.Noi non possiam dirlo
perch"non abbiam potuto esaminarli. Ricordiamo soltanto il combatti-mento
fra Hildebrand e Hadubrand, fra padre e figlio,in un poema teo-
tisco,e per",rimandando chi ne avesse vaghezzaalla prefazionedel Mohl,noteremo che Gastone Paris,nella sua storia della letteratura francese,ricorda un solo romanzo, quellodi Milon,con questo nuovo particolare.Il quale,intanto," pur luogocomune dei romanzi persiani,e Firdusi ne
ha il pi"bell'esempionella pietosastoria di Sohr"b,stato ucciso incon-sapevolmente
da Rustem suo padre in battagliae poi riconosciuto ad un
monile che Rustem, un giorno,aveva dato alla madre di lui,Tehmina. Il
bellissimo episodio,trattato da Firdusi con mano maestra, ebbe imitazioni
nella posterioreletteratura persiana,onde un esempiogi"ne abbiamo in
quelpoema ciclicod'ignotoautore, che " il Libro di Berz",secondo il
qualeesso Berz" " figliodi Sohr"b e viene a combattere con Rustem di
cui " nipote,n" l'uno riconosce l'altro,finch" la madre di Berz" accorre
e scopre la verit",perch"ilracconto ha esitodiverso da quellodi Firdusi.
Anche nell'altropoema ciclico,ilLibro di fiih"n-gh"r,raccontasi del gio-vanefigliodi Rustem, Gih"n-ghir,che, venuto ignoto a battagliacol
padre,non ne resta ucciso,ma " riconosciuto,per morir poiucciso da un
Devo. Cos" la fantasia pi" mite dei poeti posteriorivoleva correggerel'errore crudele del Fato, propriodel racconto pi" antico e originale.
28 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voL II.
434 CAPITOLO NONO
Notisi intanto che tntti questi racconti risguardano Rustem e la sua
famigliache " quelladeglieroi del Segest"n,e che essi formano un ciclo
epicoa parte,forse il pi" antico di tutti,incorporatopoi ad arte nella
gran tela dell'epopea.Se poi il frammento di poema teotisco che reca il
combattimento fra Hildebrand e Hadubrand, trovasi in un manoscritto
che, ove non sia delia fme del secolo ottavo, " tuttavia del principiodel
nono, ci" non esclude punto la derivazione,quando sia,di questo luogocomune dai racconti d'Oriente. Perch" anche se i poemi di Kirdusi e dei
ciclicison del decimo secolo e dell'undecimo, sappiasiche questi,comealtrove abbiam mostrato e come diremo nella conclusione di questo
capitolo,discendono da vecchi romanzi pehleviciora perduti,i qualitutti
alla loro volta sono del sesto e del settimo secolo,alcuni forse del quinto,anteriori sempre e in ogni modo al poema teotisco e ad ogni altro poema
0 romanzo occidentale. Se poi in fine ci si osserva, e giustamente,che il
racconto di Hildebrand e Hadubrand appartienead un ciclo epico le cui
originivanno fino al tempo di Teodorico,noi possiam sempre rispondere,forse non meno giustamente,che grandissimapartedei racconti pehleviciappartieneai cicli epiciche pi" si trovano ricordati nell'Avesta a cui
erano pur note le avventure della famigliaeroica di Rustem. Ma come
con l'Avesta si va d'un tratto ai tempi anteriori all'Era volgare,cosi noi
crediamo di trovarci ornai a tal punto da non poter pi" dubitare da qual
partesia la precedenza.31. Dove poi la fantasia dei romanzieri nostri e d'Oriente ha potuto
lavorare a tutta sua voglia," slato nel rappi-esentarei diversi modi di
commercio, per cos" dire,che gliuomini hanno avuto coi genie coi demoni,
coi maghi, con le fate e con glistregoni,e con ogni essere dotato di
qualchepotenza soprannaturale.11poema dell'Ariosto e quellodel Boiardo,volendo pur ricordar questisoli,sono pieni,come ogni altro racconto
romanzesco, di storie di castellie di palazziincantati che i diavoli com-piacenti
hanno fabbricato,costretti dagli scongiuridi qualche mago
potente;e anche Armida, nella Gerusalemme, sapeva fabbi'icarsene uno
eguale.Ora ecco che anche questo " un luogocomune non solo dell'epopea
persiana,ma anche di tantie tanti altri racconti che son venuti dall'Oriente.
Intanto, ricordiam soltanto come Firdusi attestiche ilre Gemsh"d, quelloche comandava alle Peri e ai Devi, dai Devi appunto si faceva costruire
palazzisontuosi e terme, costringendolial lavoro con un certo suo potere
soprannaturale.Anche per compiacere al re K"vus, i Devi, sempre
secondo Firdusi,fabbricavano sul monte Alburzquel palazzomeraviglioso,ad oro e a pietrepreziose,in cui la notte e ilgiornoerano sempre uguali,essendovi primavera eterna. Questo re K"vns, come sappiamo, volle
anche volar per il cielo,aiutato e sollecitato dai Devi maligni,su di un
trono sostenuto da aquile,ma cadde vergognoso e pesto in una selva
presso la citt"di Amol nel Taberist"n. Questo i)articolai'e,con quell'altrodel fabbricar palazzimeravigliosi,l'accosta al re Rladud delle tradizioni
LK SOMIGLIAN/K K LE RELAZIONI TRA LA POESL\ 1"ERSL\NA, ECC. 435
bretoni che, secondo Goffredo di Monraouth,non solo fabbric" palazzi,terme pubblichee citt",ma fu anche mago e maestro io negromanzia e
per arte d'incanto vol" per il cielo,donde cadde poi sfracellandosi su di
un tempio nella citt" di Trinovanto. Ma forse qui abbiamo un antico
racconto mitico,quellostesso di Wieland ilfabbro e di Dedalo e d'Icaro.
Del resto, come la demonologia " parte integrantee formale dell'antica
religionedell'Avesta,che " appunto un dualismo tra luce e tenebre,tra
geni buoni e demoni, Ira Ahura Mazd" e Aura Mainyu, cio" Ahrimane,cosi " stato riconosciuto esser pure di origineiranica o persianamolta
parte della demonologia giudaicadel Talnnid, ricchissimo,come tutti
sanno, di antiche leggende e tradizioni,molte delle quali vi son venute
dalla Persia. Per ilTalmud e per mano degliEbrei poteronoesse passare
in Occidente. Con questo, la perizia,nelle ai'ti,dei demoni o Devi per-siani
dell'Avesta e del Libro dei Re intendesi agevolmente con ci" che "
stato mostrato dal Justi e da altri,doversi scorgere nei Devi un'antica
popolazioneindigena,forse turanica,maestra nelle arti,che gl'Iranitro-varono
sul luogo e sottomisero. Ma, per questopunto particolare,ci rife-riamo
a ci" che nel capitoloquinto abbiam detto intorno all'originedell'epopeapersiana,E veramente anche i demoni dei romanzi nostri sono
artetlcimeravigliosi,ma ilperch"e ilcome non se ne vede e non si trova
nelle nostre dottrine e nelle nostre idee. Tra glialtri,intanto,ilnome del
diavolo Asmodeo che " ricordato nel libro di Tobia, e ha tanta parte nel
noto romanzo del Le Sage," persiano,e nella linguadell'Avesta suona
appunto A"shma da"va,cio" ilDevo o demone dell'ira.
32. Nei palazzipoi,come in quelloche Siy"vish,secondo Firdusi,elev" nel Turan, e come in quellodi Kh"vernaqche, secondo Niz"mi, il
principedi ll"ra eresse per accoglierviilgiovane Behr"m di Persia, si
vedevano molte storie di re e di principie di donne leggiadredipintesulle pareti;ci" che pur si leggein tanti e tanti romanzi e racconti nostri
d'dccidente. E qualchevolta,massime se le pitturesono in partenascosta
del palazzo o del castello,esse risguardanoe toccano la storia futura di
quello 0 principeo cavaliere o avventuroso garzone che per caso vi
penetrae ammira. Cos",secondo Niz"mi, le ligureche vide il giovaneBehr"m in una misteriosa stanza del palazzodi Kh"vernaq, si riferivano
agliamori suoi futuri per sette fanciulle bellissime,onde il poema s'inti-tola
appunto il Libro delle Sette Belt". Cotesto particolaretrovasi pure,
ripetutotante volte,nei romanzi nostri;e sempre o quasi sempre parlasidi un luogo misterioso,o nell'interno di un castello,o in una grotta sot-terranea,
0 in una fittaselva,laddove tutte quellecose si vedono, quale
appunto " la grottadi Merlino in cui discese Bradamante per vedervi la
storia futura di casa d'Este;e chi vi capita,vi capitasempre a caso. Cos",
nel romanzo di Behr"m Ci"b"neh,inserito da Firdusi nel Libro dei Re,
esso Behr"m penetr" un giorno,a caso e inconsciamente, in una selva
profonda,guidatoda una fiera favolosa,laddove poi in un misterioso
43('" CAPITOLO NONO
palazzo,trov" una donna (similealla donna che Bradamante trov" nella
grottadi Merlino)che glipredissela sua gloriavicina di re. Finita la
predizione,quellastessa fiera lo ricondusse stordito e stupefattopresso i
suoi soldati che ansiosi l'aspettavano.33. Ma, nel deserto e nelle selve, i maghi e le streghee i demoni
apprestanoanche altre meraviglieaglieroi che incauti vanno errando per
quelleparti;e ilconte Orlando, secondo ilBoiardo, errando per un bosco
incantato,trova una tavola apparecchiatapresso una fonte, con certe
vivande che fumavano ancora, perch"egh ebbe gran vogliadi mangiare :
Cosi fra s" parlando,ilcamniin prese Con ricche coppe d'or in ognibanda,
(litiper la costa verso tramontana, Eran coperted'ottima vivanda.
E vide, come al campo gi"discese, N" quantointorno si pnole niiiare,
l'na vallefioritae tutta piana, Di sotto,al piano,e di sopra nel munte,
Ove tavole bianche eran distese, Non vi " persona che possa guardare
Tutte apparateintorno a la fontana, (Juellaricchezza ch'" inturno allal'unte:
E le vivande si vedean fumare.
Gran vogliadi mangiareaveva ilconte.
Ma quellastrana imbandigioneera opera di una stregamaligna che il
Boiardo chiama una fauna, quale aveva volto e busto di donna, e di
biscia schifosa ilresto del corpo, e che,uscita da certo suo nascondiglio,ilconte uccise. Ora Firdusi,nella guerra per la conquistadel M"zen-
der"n, terra abitata dai Devi,racconta di Rustem la stessa avventura :
11 lungosuo viaggio E.ben degnodi Ini,che l" una fonte
Sospintoin corsa eglicompia;ma quando Ei vide luccicarqualvivid'occhio
Gi" discese dall'altoall'orizzonte D'nn augelloselvaggio,e v'era accanto
Questofulgidosole,acque scorrenti Un nappo d'or colmo di vino;carni
Eglia un tratto scoverse e dilettosi D'arrostitocaprettoivi eran poste
Alberi antichied erbe. Era quelloco E bianco pane e sale rilucente
A giovaneguerrierconveniente Dentro a un vasel,con dolce sapa intorno.
Ma quellamensa era stata imbandita da una vecchia strega che Rustem
confuse pronunciandoil nome di Dio, intanto che le apparvero per le
vesti molti segnicabalistici,e poi uccise con un colpodi spada.Ora, non
parrebbeche un poetaabbia coi)iatodall'altro? Ma, se la troppo jirecisa
somiglianzanei particolarivuoisi piuttostoattribuire alle circostanze in
tulio egualidel racconto, non pu" negarsiche ilracconto in s" dev'essere
stato uno dei tanti luoghicomuni di questiromanzi occidentali e orientali
di cui forse,cercando,si potranno ritrovare altri esempi.N" pu" essere
invenzione dell'uno o dell'altrodei due poeti,almeno del persiano,perch"
tuttisanno (e noi l'abbiam mostrato nel capitolodella poesiaepica)con
quanta scrupolosafedelt" egliseguissele fonti sue giungendo tino a dire
che avrebbe avuto gran dolore se per lui fosse andato perdutoun solo
particolaredel suo racconto:
Lungo il racconto, Se un solo ne avess'iu,di dogliaostello
Ma nessun detto ne cadea. Perduto Saria quest'almaveramente.
LK SOMIC.LIANZK K LK RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. "37
E, d'altra parte, anche l'italiano,uomo dottissimo,traeva molto dai
romanzi. Dice poi il Rajiiaesser luogo comune dell'epopeagermanica e
della francese quest'altroparticolare,per il quale talvolta un cavaliere
addormentato in luogo deserto e selvaggio" destato d'un subito dal suo
fedel destriero quando si avvicini qualchegrande pericolo.Cotesto acca-deva
a Rinaldo, destato da Baiardo quando Ricciardetto era strascinato
alle forche; cotesto accadeva ad Uggeri,destato da Broiefort quand'egli
stava per cader nelle mani di Carlo;e forse il nome di Vegliantino,dato
al cavallo di Orlando, accenna a qualche fatto simile,ora dimenticato.
Leggesipure nell'epopeagermanica del prode VVolfdietrich che fu destato
dal suo cavallo,quand'egligi" stava per essere divorato da un drago; e
leggesianche in Firdusi come Rustem pi" volte fosse destato dal suo
fedele Rakhsh, quando appunto un orribile drago,nei campi deserti del
M"zender"n, si avvicinava per divorarlo:
Corse veloce Zampa ilsuol risonante e come tuono
Il nobile destrierl" 've giacca Alto frem", spirandoda le nari
Il suo signor,picchi"con la t'errata tJn alitodi fuoco.
34. Anche certi rattidi cavalieri per rinchiuderli,storditi e prividi
memoria, in certi castelli inaccessibili,trovansi comuni nei romanzi
orientali e neglioccidentali. Per amor di brevit",ne ricorderem qui un
solo esempioorientale che " quellodel poema ciclico persianoil Libro
di Berz", nel quale si legge come il giovaneguerrieroP"lsera chiudeva
in un castello fortissimo glieroi dell'Iran che la bella S"sen aveva sedotti
co' suoi vezzi e inebbriati con certa sua bevanda magica. Per parte
nostra, sappiamo dall'Ariosto come ilmago Atlante rinchiudeva molti eroi
nel suo altissimo castello,e dal Boiardo,che la maga Dragontinadava da
bere certa sua bevanda magica ai cavalieri e lirinchiudeva storditientro
le mura d'un castello. E forse questo particolarenon ha nulla da fare
con l'altrodel racconto dell'Odissea,laddove Omero dice di Circe e della
sua bevanda con la qualecostei convertiva in animali e rinchiudeva nelle
stallei malcapitativisitatoridella sua isola.Ma se Angehca aveva un por-tentoso
anello che rendeva invisibile chi lo teneva in bocca, simili ed
egualianellis'iucontran pure nei romanzi orientali,e per ora non vogliamricordare che quellodel romanzo allegoricodel persianoFatt"hi. Con
esso in bocca, Nazar pot" entrar invisibile nella citt" di Did"r per
penetrarenel giardino,gelosamentecustodito,d'una belt" famosa. L'avere
poia' propriiservigie maghi e demoni e spiritimalignie filtrie bevande
portentose," cosa comune a tutte queste leggendee tradizioni;ed " pur
cosa frequenteiltrovarvi detto come alcuno, per suoi fini particolari,siasi dato ai demoni o al diavolo con patto solenne e segreto.Anche
alcuna volta chi ha segnato quel pattonon sa con chi veramente l'abbia
segnato, intanto che l'altro fedelmente lo serve e in ogni suo minimo
desiderio lo soddisfa. Anche il giovane Dah"k, come racconta Firdusi,
438 CAPITOLO .\ON(i
fece patto col genio dei male, con Ahrimanc, e tenne Ahiiniane lunga-mentecon s",mentre costui g"'insegnavaa cibarsi di carni,cosa inaudita
fino a quei tempi,intanto cliegi"prima l'aveva indotto a dar morte al
vecchio padresuo per occuparne iltrono.
35. Altra volta,non gi"uno spiritodiabolico,bens" un gran savio di
nascita popolare,s'accompagnaa qualchegran personaggioe vi sta come
a rappresentareil buon senso del popolo,semplicee ingenuo,ma acuto
e profondo,dirimpettoall'altoe decantato sapere di chi siede o in cat-tedra
0 in trono. 11contrasto che nasce da ci"," vivissimo e piacevolissimo,e l'ingegnoacuto del Cervantes molto acconciamente se ne giov" per
contrapporrealle alte e tropponobili idee di Don Chisciotte il buon senso
contadinesco di Sancho Pausa. Ora idotti,e tra essi anche Gastone Paris,hanno riconosciuto essere di origineorientale illibro popolareche intro-duce
ilgran re Salomone e Marcolfo a disputareinsieme,e del qualesono
restate molte ricomposizioninelle letterature nostre del Medio Evo. Anche
resta compi'eso in questa classe di libri quello,gi" tanto popolarein
Italia,di re Alboino e di Bertoldo,laddove Bertoldo,nato sulle montagne
e venuto in corte al potente re, non pure confonde il re, ma anche tutti
i cortigiani,con le sue risposteargute.Questo carattere dell'uom popo-lare,
saggio,arguto e ingegnoso," antico in Oriente,e chi ha lettoquella
parte del Libro dei Re, di Firdusi,che tocca ilregno di Ghosroe ilgrande,si ricorder" anche che Buzurc'mihr,ancor giovinetto,nato di bassa stirpein un povero e lontano villaggio,venuto in corte per interpretarecerto
sogno misterioso al re, fece stupii'eil re stesso e i savi tutti della coi'te
con le sue risposteassennate. Per questo punto, rimandiamo il lettore al
capitoloche precedeintorno alla poesiamorale o gnomica.Soltanto,nelle
rispostedi Buzurc'mihr,non trovasi quel frizzo malignoe talvolta plebeoe trivialeche rende amare e pungentile rispostedi Marcolfo e di Bertoldo,
perch" cotesto, per l'indole orientale e per un i)oema epico,forse non
sarebbe stato possibile.Ma le condizioni della disputadel re e del savio
del popolo sono pur sempre le medesime; ond'" che, per ora, ci appa-ghiamo
di avere notato quest'altrasomiglianza,quanto alla sostanza e alla
invenzione,riserbandoci di mostrar poi come la forma del dialogoe il
modo ond'" condotto,sono perfettamenteeguali.36. Sappiamo da Firdusi e da altri scr"ttoi-ioiientali che il giuoco
degliscacchi fu portato dall'India in Persia nel sesto secolo,al tempo di
Ghosroe,donde poipass" in Occidente. Firdusi,anzi,racconta che, rap-
picseiitandoquel giuoco la battagliadi due re che coi loro esercitisi
coiilraslano ilregno, esso fu inventato per divertii'ce consolar la madre
di (lue fratelliche, contendendo per ilregno paterno,vennero a mortale
baliaglia.Allora,uno di essi fu ucciso dall'altro. Onesto racconto curioso
sembra esser nn'gratoin Occidente (cosanon difl"cile,perch"pot"accom-pagnare
il giuoco slesso),trovandosi che nella cronaca di Goffredo di
MoiiiiKHilh si i'icorda la regina Guendolena, la quale ebbe due nipoti,
440 (..M'ITOLO NONO
di due personaggiillustridai qualinasce poiqualche giovane di valore
straordinario e di tal bellezza che prestodiventa famoso. " questo l'eroe
vero del romanzo, del quale altres" si descrive l'educazione e si narrano
le prime prove che gi"superano quelledegliuomini provetti,passando
poialla susseguentestoria d'ogniimpresa sua fra le armi e gliamori. Tutto
cotesto si legge appunto, nei poemi e nei romanzi persiani,di Z"l e di
Pi"d"beh dai qualipoinacque Rustem; di Rustem e di Tehmina che furono
i genitoridel prode e infelice Sohr"b ; e tale " appunto il disegno del
romanzo Le sette Reit",di Niz"mi;del romanzo ciclicoche tocca l'avventura
di Sohr"b con una fanciulla della terra di Shing"n,dai qualipoinacqueBerzi";dell'altro romanzo persianodi Ass"r nel quale Ass"r racconta la
storia di Mihr, bellissimo figliodei reali di Persia,dalle nozze dei quali il
poema incomincia. E tale ancora " il disegno del nostro poema greco,
secondo il quale le nozze di Musur emiro di Siria con la bella figliadi
Andronico Ducas furono acerbamente contrastate a principio,frutto delle
qualifu appunto Digenis,ilgiovane eroe del romanzo.
39. L'educazione di Digenisfu tutta nell'iniparare a trattar lancia e
spada,a cacciar leoni,a lottare in campo chiuso,a leggeree a scrivere,
appunto come sileggedeglieroi persiani,di Rustem, di Sohr"b, di Siy"vishin Firdusi,di Rehr"m in Niz"mi, di Mihr in Ass"r,di Sel"m"n in Gi"mi.
Ma ilgiovaneeroe, uscito dalla casa paterna,prestos'invaghiscedi qualchefanciulla leggiadrada lui non anche vista,e questa s'accende di lui al
sentirne parlarsoltanto,intanto che la nutrice entra mezzana volontaria
e compiacentedei giovinettiamori. Come ci" " luogocomune d'ogniromanzo
persiano,tale si trova anche nel poema.greco, perch"Digeniss'innamora
della bella Eudocia,figliad'un Ducas essa pure, ed Eudocia resta presa di
lui udendone ridir le Iodi. N" gliamanti si sono anche visti l'un l'altro;
ma la nutrice, intanto, ne porta e riportai dolci messaggi.N" manca al
greco l'altroluogo comune, secondo cui Digenisfa la sua prima prova di
valore uccidendo nelle selve una terribile fiera.Cotesto fanno appunto, la
prima volta che escono con le armi, Sohr"b,Rehr"m e Mihi-,uccisori di
qualchegran fiera,secondo i romanzi persiani; ma Rustem pi"gagliardo
uccideva, secondo Firdusi,un furioso elefante bianco,ed egliallora era
ancor fanciullo e quelloera il suo primo atto di valore. Ora, questo parti-colare
deve pur essere molto antico,perch"anche nella Ciropedia,che "
romanzo d'originepersiana,Giro giovinetto,finital'educazione sua presso
di Astiage,menato fuori a caccia per la prima volta abbatte con grave suo
pericolouna gran cerva e un cinghialefei"oce.Che se alcuno osservasse
che ilpoetagreco di Digenispotrebbeaver tolto da Senofonte questaparte,
si dovrebbe pur domandare donde mai, se non da fonti persiane,avr"
tolto le altre paitipropriamente jiersiane,che ora ricorderemo. Come
queste, non pu" forse egliavere attinta alla medesima fonte anche quel-l'altra
parte?Intanto,se Firdusi racconta di Siy"vishche esso alla caccia
spartivad'un sol colpoin due partiegualiuna belva,e se cotesto appunto
LK SOMKiLlANZK E LK HKLAZIOM TUA LA l'dKSIA PKliSIANA. V.C.C. 441
dovevano saper fare tutti igiovanieroi persiani,ecco che anche ilprode
Digenis,alla caccia,con grandemeravigliadel padre suo, divideva d'un sol
colpoin due parliegualiuna cerva selvaggiache correva furiosa per iboschi.
Un giornopoi di primavera egliera in un dilettoso giardino,presso una
fonte,con la sua Pjidocia,intento a sollazzarsi bevendo vino e suonando la
cetra (ancheglieroi persiani,Rusteni,Behr"m, Mihr, suonano e cantano),
quando usc" fuori un formidabile leone che fece fuggirespaventatala fan-ciulla.
Ma ilprode garzone uccide illeone d'un colpo di clava e torna a
suonare intanto che la fanciulla raccompagna cantando. Ora ecco che
Niz"nii,a principiodel suo romanzo Khusrev e Sh"r"na,racconta come il
giovaneKhusrev, appunto in un bel giornodi primaveradi cui egli,comeilgreco, secondo ilconsueto costume, fa una bella descrizione,uscisse alla
caccia. In luogo delizioso e presso una fonte eglis'incontra con la bella
Shir"na,conlaquale,tra canti e suoni di liuto,apprestaun banchetto gioioso.Ma un leone esce improvvisodalla landa deserta e Shirina fuggespaven-tata,
intanto che ilgiovaneabbatte d'una freccia la furiosa belva. Ilbellissimo
episodio,breve e secco nel greco, ampiamente descritto nel persiano,"assolutamente lo stesso,come ognun pu" vedere. Quando poialfine,dopomolte avventure, Digenis" giuntoad un'alta dignit"e ha accumulato molte
ricchezze,ecco ch'egli" preso da una malattia ignota.Egliscaccia imedici
che non sanno guarirlo,e muore, seguitopoco stante dalla sua Eudocia
che non pu" sopravviverea tanto dolore. Ilqualparticolare" pur sempre
un altro luogocomune dei romanzi persiani,trovandosi nel poema di Ass"r
che Mihr,giunto a stato felicedopo mille sventure, muore d'una malattia
che i medici non conoscono, intanto che la sua fedele iX"h"d lo segue poco
stante,addolorata,nelsepolcro.Anche Mz"mi racconta di Meg'n"n e di Levia
che, fatti sposidopo mille prove e patimenti,muoiono l'un dietro l'altro
di malattia improvvisaquando appunto eran giuntiad esser felici;anche
Kirm"ni dice del giovane Navr"z, quand'ebbe sposata la bella Gul,ritor-nato
dopo mille travaglinel regno paterno,che mori per una congiura
orditaglida' suoi nemici; e anche l'altroromanzo persiano,RAmin e Visa,
dice che questidue che per l'intenso amore avevano sofferto mille travagli,fattifinalmente sposie venuti al regno, morirono quando appunto pareva
dovessero esser beati e contenti.
40. Tutti questipuntidi somiglianza,certamente non casuali,pongonoin istretta parentelail romanzo greco di Digeniscon tuttii romanzi per-siani
or ora ricordati;mostrano, anzi,che quelloha in questiglioriginalisuoi. Che se dei persianialcuni sono contemporaneial greco, come i rac-conti
citatidi Firdusi,e altriglisono posteriori,ci" non esclude punto e
in nessuna maniera la loro priorit".Perch" " pur cosa nota a tutti che i
romanzi persiani,quasisempre, rifanno e ricomjjongoiiovecchi racconti
pehlevici,i qualipoi appartengono tutti al tempo dei Sassanidi quando
appunto la Persia,cominciando dal settimo secolo,lavorava isuoi romanzi
e riordinava la sua tradizione epica.Del resto," stato lungamente licono-
44Z CAI'ITOI.O NONO
scinto che la Persia,forse liiidai tempo della Giiopedia," stala pur sempre
la patriad'ogniracconto da romanzo. Anche si noti che gran parie della
azione del nostro romanzo greco si svolge in Oriente,nella Siria setten-trionale
e sull'Eufrate,che " nemici contro cui combattono Digenise i suoi,
sono i Mussulmani rappresentaticome malandrini, che lo stesso padre di
Digenis,Musui- (cio"Mans"r o Al-Mans"r),era un emiro di Siria,sebbene
d'antica famigliacristiana,e che tutto ilcostume e tutta la vita clie esso
romanzo descrive,sono orientali e non greci.Anche s'aggiunga(e apra
soltanto qualcuno per un poco qualcheromanzo persianoper persuadersidi ci")che l'artedel poetagreco molto si risente de' suoi modelli, nel
disegno,nell'andamento,nella spartizione.Perch" il greco, appunto come
ogniromanzo persianoe come lo stesso Libro dei Re, divide in tanticapi-toletti,anche brevissimi,ilracconto, indicandovi sopra in prosa ci" che
sotto si dir" e si far". In fine,v'" anche qualchetraccia manifesta di arabo
e di persiano,e chi ])ii"ve ne cercasse, anche pi" ne troverebbe,massime
nella lingua,intanto che noi vogliamnotarne due soltanto. Trovasi pertanto
che il poeta greco chiama Rhuch" la citt" di Edessa, laddove tanta parte
del racconto " collocata, che appunto in arabo dicesi Ruh" e Urhoy in
siriaco ; e trovasi ancora che Digenis,nel giorno delle sue nozze con
Eudocia, riceveva dallo suocero suo, tra glialtri doni di natura orientale,
anche la celebre spada di Chosroe ilgrande,re di Persia,di quelre tanto
celebrato nei romanzi persianie arabi.
41. Anche altre somiglianzepotremmo ricordare,come certo racconto
romanzesco d'una fanciulla piangentee abbandonata, trovata nelle selve
da Digenis,che ha molti esempiin tanti romanzi orientali e nostri;come
ilromanzo greco abbia pur l'esempio,come tantialtrie persianie occiden-tali,
della donna fiera e lottatricenella animosa Massimo, una viragodi tal
nome che si d" a Digenisquando costui l'ha vinta in battaglia.Che se, a
ragioneforse,i traduttori del poema credono che Digenissia personaggio
storico,disceso dalla famigliapolente dei Ducas, e se tanto vanno avanti
da trovarlo pur ricordato da Firdusi nella parte storica del Libro dei Re
sotto il nome di Fnrf"ry"s,cio" Porfirio che " uno dei quattronomi del
nostro eroe, sappiasiche ci" pu" esser tutto vero, intanto che l'ignotopoeta
greco applic"(quinon c'" dubbio)alla storia di lu" tanti racconti d'origine
persiana,come avviene che sovente a personaggistoricisi soglionoattaccar
racconti fantastici di origineben lontana. Perch" appunto eglivoleva fog-giare
un eroe, lo foggi"al modo di tanti altri,ricordati in ron"anzi assai
noti;0 forse eglitrov" gi"fattoprima tutto cotesto, tanto pi" che Digenis
era eroe popolare,gi" celebrato in alti'il'accontie in canzoni popolaridell'Asia Minore, essendo anche molto pi" antico del tempo in cui il poeta
nostro scriveva.
42. Ecco adunque una vecchia e chiara e insperatatestimonianza che
cidice che iromanzi persianiviaggiavanoverso Occidente,perch"crediamo
che non si possa punto dubitare che ilpoema di Digenissia passatoa Costan-
I.K SUMIC.LIANZK K I.K f'.KI.A/lOM TUA LA l'OESIA l'KKSIANA. KCC. " 13
tinopolie di l" sia venuto pi" in qua; ci" che non sembra, in tante corri-spondenze
dei nostri con quellagrandemetropoli,n" difficilen" impossibile.Occorrerebbe adunque cercare nei romanzi nostri se di ci" v'" pur qualchetraccia non incerta. Intanto,la curiosit" ha gi"allettatoqualcuno,ed ecco
che primi ci si sono provatii due traduttori del poema, confrontandone
alcuni passicon certe vecchie canzoni francesi che toccano di Guglielmodal corto naso. Ma altri da noi " anche andato pi" innanzi,perch"il Bar-rili,
in un suo libro di molta erudizione,dice di poter forse vedere in
Digenisiltipooriginaledi Orlando. Mentre alcun suo confronto non regge,
come quellodella piet"grande di Orlando e di Digenis,perch" non gi"Digenis,ma ilpadresuo era un neoflto ardente che catechizzava tutti,egliforse non ha torto in qualchealtro confronto pi" sicuro. Noi intanto,che
abbiam cercato di trovarla parenteladel romanzo greco coi persiani,distin-guendo
pur sempre l'eroe francese secondo la storia da quello,quale l'ha
immaginato la tradizione epica,saremmo tentati di fare un confronto tra
la morie in luogodeserto di Orlando,il primo eroe della Francia,tradito
da Gano che gliera patrigno,con quelladi Rustem, ilprimo eroe della
Persia,che in una selva remota muore tradito da Shegh"dche gliera fra-tello.
E potremmo anche aggiungereche, prima del tradimento tramato
con Shegh"d,il re del Kabul si presentava a Rustem per domandarglifintamente perdono,appunto come il re Marsilio che aveva tramato il
suo con Gano, diceva di volersi presentare tutto umiliato a Carlo e ad
Orlando f"ngendosommissione. Anzi, se fossimo vaghid'andar anche pi"oltre,diremmo somigliarsimolto fra loro la preghieradi Rustem e quelladi Orlando che,prima di morire, domandan perdono a Dio dei loro pec-cati.
E vorremmo anche dire che, se " luogocomune dei romanzi persianiilnarrar le nozze contrastate e lesventure deigenitoridell'eroe del romanzo,
poi le sue imprese straordinarie da fanciullo,tutto ci" trovasi anche nei
romanzi della nascita e della fanciullezza di Orlando. Perch" si leggono e
nei Reali di Francia e altrove le peripeziedei genitoridi lui,Milone e Berta,
scacciati da Carlo Magno, eri-antifino a Sutri e l" ricoverati in una grotta,dove poinasce ilprodigiosofanciullo. E i genitoridi Rustem quanto non
ebbero da patire?Anche di Orlando, ancora in tenera et",furon narrate
imprese meravigliose,come appunto dei loro eroi ancor bambini l'anno e
il nostro poeta greco e tutti i poetij)ersiani.Ma noi, nel lasciare alle
ricerche altrui questo punto scabroso,ci appaghiamo di aver potuto col-legare
abbastanza fortemente il poema greco coi romanzi persianiperquellesomiglianzeappunto, che essi romanzi |)ersianihanno coi nostri
d'Occidente.
43. A tutti questiinnegabilij)untidi somiglianzamolti e molli altri,
anche d'importanzaminoi'e,sipotrebberoaggiungere; ma, se ci" si facesse,
troppo ci dovremmo dilungare,e a noi basta l'aver mostrato aglistudiosi
questo campo, troppotrascurato ai nostri giorni,nel quale potranno pur
coglierefrutticopiosi.Del resto,chi sa quante altre somiglianze,e forse
444 CAl'ITOLO NONO
pi" vicine,avremmo potuto mostrare se avessimo avuto conoscenza mag-giore
dei romanzi e del poemi nostri d'Occidente. Ma cotesto lascieremo
fare a cliine sa pi"di noi,intanto che confessiamo che anche tra gliorien-
tah non abjjiam potutoricordare che i principalie i pi" noti. K chi sa
quantialtri ve ne sono ancora, sepoltiforse In qualcheignotovillaggiodiOriente o in qualche angolo polvei'osodelle nostre biblioteche! Or bene,
ci" che non si pu" fare ora, faranno poi i giovani,quando finalmente si
saranno distoltidal recente e assordante cicaleccio,onde si va ora cercando
e studiando in che giorno e in che momento ilLeopardio ilFoscolo o il
Manzoni sono usciti a passeggio,o si hanno cambiati gliabiti,o hanno
sternutato o tossito!
44. Intanto,per finirquestaparte,ci resta ancora da far certa osserva-zione
nostra che non ci sembra inopportuna.La quale " che, nel Libro dei
Re, sono comprese due partiessenzialmente distinte;una, ed " la pi"antica," epicacon qualcheromanzo d'amore incastrato qua e l"; l'altra,assai
pi"recente e formata nel Medio Evo al tempo dei Sassanidi. " romanzesca.
Rispondelaprima allevecchie tradizioni epichedella genteiranica ed appar-tiene
in originea tempi remotissimi,trovandosi alcuni suoi concetti for-mali
anche nell'Avesta,anche nei Vedi e nei poemi epiciindiani,in Omero
e nei vecchi miti italici,nell'epopeascandinava e tedesca. Ma la seconda
rispondeai romanzi nostri occidentali del Medio Evo, e chi avr" lettequestenostre pagine,si sar" anche avveduto che soltanto in questa seconda partedel gran poema, come neglialtriromanzi persiani,abbiam cercato e trovato
quasitutte le somiglianzecoi nostri.Cotesto punto, come " prova evidente
dell'et"diversa delle partiche compongono il Libro dei Re, cosi,a nostro
vedere," anche indizio assai chiaro che appunto nel Medio Evo, quando il
lavoro romanzesco era vivo e ferveva,dovettero accadere quegliscambi e
queiprestitiai qualifin da principiosi accennava.
3. Le somiglianze nelle dottrine mistiche e panteistiche.
45. Fino a questo punto abbiam cercato somiglianzee confronti nei
racconti piacevolidi avventure; vediamo ora se ne possiam trovare in
altro campo, nel quale,non meno che in quellodella fantasia,molto e
molto ha lavorato la mente dei nostri e degliOrientali per tutto ilMedio
Evo, cio" nel campo della speculazione.Quando, anche per poco soltanto,si aprano ilibridei nostri,si trova che essi molte volte,accanto ai filosofi
dell'antichit",Aristotele sopra tutti,ricordano Averro" e il R"zi e Avice-
bronio e Avicenna e qualchealtro filosofoo scrittore orientale,del qualemostrano pur d'avere alcuna conoscenza non imperfetta.Yeggasi,per ricor-darne
un esempio solo,l'operadi Vincenzo llellovacense,che faceva tesoro
della sapienzaorientale come di cosa preziosae di valor grande.Ma le dot-trine
di quei filosofiorientali discendono tutte, o almeno in grandissima
parte,dalle aristotelichee dalle platoniche,non geiuiine,si veramente quali
LE SOMIGLIANZE E LE HELAZIOM THA LA l'OESL\ PERSLVN'A, ECC. 445
erano professatenelle scuole d'Alessandria d'Egitto,donde erano penetratein Oriente. Vi penetraronoper vie diverse,ma pi",forse,per la via dei
Siri,studiosissimi di cose grechee traduttori assai per tempo,fin dai primisecoli dell'Era volgare,di opere filosofiche.Ai qualipoi tennero dietro,
quasi come discepoli,i Persiani del tempo dei Sassanidi,quand'essi,di
fronte alle gi"fiorenti scuole siriache di Nisibi e di Edessa, ne apersero
altre che non meno furono celebri,come quelladi Gundi-sh"p"r,e quando,
sempre a quel tempo, i giovanipersianicominciarono a frequentarele
scuole di Siria per studiarvi medicina, filosof"ae giurisprudenza,intantoche alcuno dei loro dotti adoper"anche la linguasiriaca nelle opere sue.
Cotesto fece appunto Afraate filosofopersiano,vissuto prima del quintosecolo,e cotesto fece Paolo di Dair iSh"r,un altro persiano,vissuto intorno
al 570, autore d'un libro di logicaper conto del re Chosroe. Prevalse tut-tavia,
nel caso generale,ilpehlevico.46. Penetrato il Maomettanesimo in Persia,la linguaaraba divent"
d'un tratto,per durar tale per pi"secoli,la linguadotta da Bukhara a
Granata,da Merv al Cairo;e allora tutta la vecchia sapienzapersianadalla
linguadifficilein cui era scritta,cio" la pehievica,si rivers" negliscritti
dei Mussulmani dal nono al tredicesimo secolo (fosseroessi Persiani o Siri,Arabi o Egizianio Marocchini,Andalusi o Siciliani)che scrivevano in arabo
per tutto il vasto impero mussulmano. Per intender bene questo punto,ricordisi il lettore di ci" che abbiam detto nel primo paragrafodel pre-sente
capitolo.Ma gliOccidentali ricevettero da questiMussulmani (eanche
da alcuni dottori ebrei,come, per esempio,Avicebronio),guaste come
erano dal panteismo e dal neoplatonismo,le dottrine aristoteliche e plato-niche,guaste appunto e inquinateper esser passateper tante mani, per
essersi trovate accanto a tante altre dottrine. Onde avvenne che molti dei
filosofinostri del Medio Evo, quelliche attinsero a scrittori mussulmani,furono quasisempre e mistici e panteisti,e per" condannati dalla Chiesa
come eretici.Intanto Avicenna,a Bukhara e in corte dei S"m"nidi, verso
la fine del secolo decimo, e Averro" a Cordova,nel dodicesimo,compone-vano
i loro commenti alle opere di Aristotele,essi che ne conoscevano
anche gl'interpretimigliori,Alessandro di Afrodisia,Ammonio, Porfirio,
Temistio. Quello di Averro" fu pur ricordato da Dante che lo chiam" il
gran commento. Ed era naturale. Perch" l'autorit" di Aristotele era pur
grande presso gliOccidentali,ma delle opere sue essi non avevano che
scarsa e confusa conoscenza; e quando uscirono quei commenti orientali,
queicommenti furono accolti con entusiasmo e avidit".Gli Orientali erano
superioriagliOccidentali in queste discipline,e per" nessuna meraviglia
se essi ne fm'on presto e per lungo tempo i maestri. Allora fu creduta
genuina dottrina aristotelicaquellache non era che un panteismomistico,e certe opere che n'erano infiltrate,per giudicarnesoltanto dalle citazioni
e dai ricordi frequenti,come quellad" Avicebronio,ilFonte di Vita,devono
avere esercitato un fascino potente sulla mente di tuttigl'ingegnispecu-
44t) CAI'ITOLO NONO
lauti del Medio Evo. Avicebronio,cio" Salomone Ben Gabirol,come vera-mente
sichiamava, filosofoe poeta ebreo, nato a Malaga e allevato a Sara-gozza,
liorito intorno al I0i5, fu uno degliscrittori pi" conosciuti del
Medio Evo, nel quale,ad onta di certe riserve,come nota il Munk citato
dal Tocco,il panteismo mistico spunta qua e l" e trapelada molte parti.47. Adunque, ilpanteismooccidentale e l'orientalehanno le medesime
origini,anzi quelloin gran parte" derivato da questo,intermediari i Mus-sulmani.
Che tutto ci" venisse dagliArabi e dal loro Corano,si nega qui
risolutamente,perch"ilCorano e Maometto avevano per massima: " Pensa
allagraziadi Dio e non all'essenza di Dio ", che " detto di profondosigni-
l"cato.Ma quando ilMaomettanesimo usci dai luoghidov'era nato, e s'in-contr"
con le scuole filosofiche di Siria e di Persia,di Balkh e del Kho-
rassan, n" la spada taglientedi Omar, n" la scomunica del canonista
Al-Sh"iii,come dice ilVVhinl"eld,poterono impedireal fedele di filosofare.
Allora questifilosofid'Oriente furon gridatieretici dagliortodossi del
Corano, come furon gridatiereticii nostri dagliortodossi della Chiesa,si
che alle scomuniche d'Occidente fanno eco le scomuniche d'Oriente,e alle
forche su cui per"Hall"g'nel Khorassan, sta di contro il rogo di Gio-vanni
Huss da Praga e di Arnaldo da Brescia. Gi" nell'ottavo secolo Scoto
Erigena,innalzandosi alle pi" ardite speculazioni,tentava di conciliar col
teismo cristiano le dottrine panteistiched'Oriente e proclamava emanar
l'autorit"dalla ragione,non la ragionedall'autorit".Gerberto, monaco di
Aurillac del decimo secolo,leggevanella scuola di Beims i poetiantichi,
ma studiava fisica,matematica e filosofiasu libriarabi,e fu creduto mago
ed eretico,e forse lo salv" dal rogo l'essere stato assunto, col nome di
Silvestro secondo, alla cattedra di San Pietro. Berengariodi Tours, Abe-lardo,
Arnaldo, Guglielmo di Conches che negava doversi intendere la
Scrittura alla lettera,come negavasidai filosofid'Oriente doversi inten-dere
alla lettera ilCorano,poiAmorico di Bena, Davide di Dinant e Rai-mondo
Lullo,tuttimettevansi arditi per questa via delle speculazionifilo-sofiche.
Avvenne allora che Aristotele,detto il padre di tutte le eresie,fu
proscrittodall'Universit" di Parigiintanto che Gregorio nono ne vietava
lo studio delle opere. Ma il vecchio filosofo,bench" trasfigurato,penetravada per tutto, si che delle dottrine sue alterate,qualii Mussulmani avevan
fattoconoscere, trovansi tracce patentianche neglistessiteologiortodossi,
che pure erano intenti a confutarle,in Lanfranco e in Sant'Anselmo, in
Alberto Magno e in San Tommaso (LAquino.48. Certamente noi non possiamo far qui lunga e minuta esposizione
delle dottrine mistiche e panteistichedei nostri del Medio Evo, n" ci sen-
tiam da tanfo. Ma se, con la scorta d'alcuni scrittorimoderni, conoscitori
della materia, diremo alcuna cosa in particolaredi quelledottrine con-frontandole
con leorientali,speriamo che avrem toccato abbastanza questo
argomento, molto importante per il nostro assunto. Hicordisi inlanlo il
lettore di ci" che abbiam detto,in un capitotoantecedente,delle dottrine
"448 " CAIMTdLO NONO
in quanto che, come dalla luce procede sempre qualche cosa di lucido,edal calore procedesempre qualche cosa di caldo,cosi tutte le cose trag-gono
dalla divinit" l'essere loro. La qualeimmagine della luce " tutta
propriadei neoplatonici,adoperataanche dai mistici e panteistiorientali
per illustrarla stessa dottrina,adoperalaanche,tanto fu reputataacconcia,daglistessi filosofiortodossi. Perci" si trova che Dante fa parlarSan Tom-maso
nei termini seguenti:
Ci" che non muore e ci" che pn" nmrire. Per sua hontate ilsuo raaoiare aduna,
Non " se non splendordiquelhiidea ijuasispecchialo,in nuove sussistenze,Che partoi'isceamando ilnostro Sire. Eternamente rimanendosi una.
Che quellaviva luce che si mea Onindi discende all'ultimepotenze,Dal suo lucente,che imn si disnna ("i"d'attoin atto,tanto divenemlo,Da lui,ne dall'Amoi-cliein lors'intrea. Che pi"non fa che brevi continiieiize;
E questecontingenzeessere intendo
Le cose generateche produce(^on seme e senza seme ilcielmovendo.
49. Ma bastino,per gliOccidentali,questiesempi che noi abbiain scelti
dal libro di Felice Tocco,l'Eresia nel Medio Evo,perch",se noi proseguis-simo
per questa via,temeremmo di perderciin un labirinto da cui nessun
tilo d'Arianna potrebbetrarci fuori.Altri,addestrato meglio d" noi nelle
disciplinef"losoficliee teologiche,potr"proseguirquesta ricerca che pur
dovrebbe dar fruttibuoni e copiosi,intanto che noi ci apj^aghiamodi aver
notato molli puntidi somiglianzatra mistici e panteistiorientali e occi-dentali,
non possibilia negarsiintanto che,per questo punto, ci richia-miamo
al capitolodi sopra che tratta della poesiainistica e scettica.Come
poi certi concetti astrattifuron fattidiscendere alla vita pratica,ecco che
in certi modi e regolee disciplinedei mistici orientali e occidentali v'hanno
pure somiglianzegrandie forse non fortuite.Perch",nella dottrina mistica
dell'amore di Dio,tale che non domanda prove, ma s'abbandona intera-mente
alla sua fede,mirabilmente si accordano fra loro i mistici orientali
e San Bonaventura e tutti queglialtrifervidi credenti per i qualiilragio-namento
speculativo,apoditticoe apologetico,non conferiva nulla al con-vincimento
religioso.La fede e l'amore dovevano bastare a tutto. Anzi
l'ardente amore litraeva potentemente a cercar di perdersiin Dio, meta
suprema d'ognisfoi'zo umano, appunto come dicevano e Giovanni da
Parma nel suo Evangelo eterno e l'autore della Imitazion di Cristo,e tutti
quantii mistici persiani.Anzi l'andare per congiungersia Dio sifa,secondo
i mistici orientali,per gradi,i ((ualisono tre secondo alcuni dottori,e pi"secondo altri,rappresentatipoiallegoricamentedal persianoAtt"r,nel suo
poema, in tante valli,p] per gradisi fa anche secondo i mistici occidentali,
0 per tre,come sostenevano i Valentiniani,o per sei,come sostenevano e
i Vittorinie San Bonaventura nella prima partedel suo Viaggiodella mente
in Dio. Ora " naturale che i gra(li,qualunque fossero,s"gniticavanoun
progressivoavanzar della mente umana nella conoscenza di Dio,e l'ultimo
LE SOMIGLIANZE E LE DELAZIONI TRA LA POESL\ l'EKSlANA, ECC. 449
grado,se per i panteistiorientali era un salire a Dio e un elevarsi a uno
stato divino,o anche un annientarsi in Dio,secondo i mistici occidentali
(eSan Bonaventura l'attesta)era un abbracciare a principiol'unit"divina,poi,in fine,la Trinit".Intanto,la vita terrena doveva interamente disprez-zarsi
e calpestare,doversi,anzi,affrettarsenelo scioglimento,raccoglien-dosinelle pi"austere solitudini dello spirito.Perci" la pienae imminente
distruzione della vita del mondo era la meta suprema di Gioachino di
Fiore,e ildistruggeres" stessi,la vita e ilmondo, era pure l'intentopi"alto dei mistici orientali,Veggasiche ognipagina,ognilinea dei loro libri
parlaappunto di questaguisa.Ma, a raggiungerequelfine,giovavaintantola volontaria e assoluta povert",tanto raccomandata e inneggiatae pra-ticata
con austera fermezza, da Att"r e da Saadi,e voluta e inculcata da
San Bonaventura e da San Francesco,glorificatada Dante nelle mistiche
nozze di lei con questo mirabile santo, e osservata dai discepolidi Fran-cesco
da una parte,e dall'altradagliinnumerevoli eretici.Catari,Paterini,Poverelli di Dio,Valdesi,che al ricco vivere dei prelativolevano contrap-porre
la povert"evangelica.50. Ma ilcongiungimentodell'anima umana con Dio,risguardatocome
fine supremo dell'uomo dai neoplatonicifin dal tempo di Plotino,cio" dal
principiodel terzo secolo,solevasi pur risguardaredai mistici tutticome
un connubio amoroso dell'amante con l'amica sua. Perci" al linguaggioamorosamente delii'antedelle odi dei mistici persiani,che " spesso sen-suale
(eveggasiperci"ilcapitolodella poesialiricae quellodella mistica),fa pur degno riscontro in Occidente il linguaggioamoroso dei mistici
nostri,pi"temperato in San Bernardo e in San Bonaventura,pi"ardentein San Francesco,spesso risolutamente libero in tanti altri.
51. Poi,messasi la mente dell'ardente mistico per questa via delle
allegorie,ecco che ilcammino dell'anima allegoricamentesi pu" rappre-sentare
come un viaggio; perci"San Bonaventura scriveva ilsuo Viaggiodella mente in Dio. Ora,qualunque sia la dottrina professataquanto a
Dio, ortodossa o eretica,teistica o panteistica,cristiana o mussulmana,s'" potutoagevolmente immaginare e descrivere per allegoriaun viaggiomisterioso,infestato da mille ostacoli e pericoli,intrapresoe fatto per
giungerea vedere o conquistarcerta cosa misteriosa e lontana,ma di
valore grandissimo,che sta a rappresentarecome l'acquistoe ilpossessodi uno stato felice,fuori di tutte le contingenzeterrene e umane. Questa
meta suprema pu" essere per alcuni il finale congiungimentocon Dio,come si vede nel poema persianodi Att"r,il ColloquiodegliUccelli,nel
qualela reggiadel S"murgh,raggiuntadopo tanto stento,indica la cono-scenza
di Dio acquistatadall'anima umana; per altripu" essere l'acquistodi qualchevirt",o della virt",o di qualchealto e sovrumano potere.Per
cotesto,ecco che tra un celebre romanzo allegoricofrancese,ilRomanzo
della Rosa, e alcuni altri,arabi,persiani,anzi con lo stesso ColloquiodegliUccelli,di Att"r,corrono somiglianzemolte, non pur di concetto, ma
29 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. IT.
4:50 CAPITOLO NONO
anche di forma e di disegnogenerale,sebbene ilfrancese,(iiiantoa certi
puntiparticolari,abbia attinto molto a fonti classiche.
52. Ora, qualunque sia ilsignificatoche vogliasidare alla misteriosa
rosa del romanzo francese," certo che tutto ilromanzo nasconde sotto il
suo racconto meravigliosoqualchedottrina moi'ale,intanto che ilpoema
persianodi Att"r,descrivendo ilfaticoso viaggiodegliuccelli per trovare
ilS"murgh loro misterioso re, rappresenta sotto il racconto sensibile il
viaggiodelle anime in Dio e illoro perdersiin lui.I personaggidel romanzo
francese son tuttiallegorici,personificandocerti atti e qualit"dell'animo,buone o cattive,intanto che i personaggidel persiano,essendo uccelli,
rappresentano pure certe qualit"morali. Alcuno di essi rappresenta la
pusillanimit",e un altro la negligenza,e un altro l'avidit" dei beni ter-restri,
e un altro la mollezza,e altrialtre qualit",mentre ciascuno alla sua
volta significai vari impedimentiche incontra l'anima umana nelle sue
passionie nella sua debolezza per conseguireilfine desiderato. E i luoghistessi del romanzo persianosono allegorici,trovandosi che gliuccelli
devono superare, nel loro viaggiomisterioso,cei'te valli,come quelladella
ricerca,quella dell'amore,quelladella conoscenza, quelladello stordi-mento,
quella dell'annientamento,come ben si ricorder" chi ha letto il
curioso poema di cui pure, a suo luogo,abbiam dato e il sunto e alcuni
saggi tradotti. Ora, f"a il romanzo persianoe il francese corre quasi un
secolo di differenza quanto all'et",antecedendo per" il persiano,perch"sappiamo che Att"r mori nel 1229 dell'Era nostra, in et" di pi" che cen-t'anni,
e che Guglielmodi Lorris,quando incominci" il llomanzo della
Rosa, cio" nel 1237, aveva venticinqueanni soltanto,e che Giovanni Cho-
pinelcontinu" l'opera,lasciata interrotta da Guglielmo,tra il 1250 e il
1277. Ma l'operadel persianonon e senza altre e precedentie contempo-raneenella letteratura orientale,perch"in arabo si trovan pure non pochi
romanzi di questa stessa fattura,e ilGarcin de Tassy ne ricorda uno del
1004, composto da un arabo di Cordova (ed eccoci gi" in Occidente!),
Al-Mageriti,e un altro di Al-Muqaddesiche esso Garcin de Tassydesignacol titoloGli Uccelli e i Fiori.Fu pubblicatoin Siria al principiodel 1200,al tempo della Crociata di Riccardo d'Inghilterra,divulgatosisubito e letto
con grandissimofavore. Un terzo ancora se ne ricorda,contemporaneo del
persianoe composto in arabo,dal celebre teologoe poligrafoAbi" '1-Farag'Al-Gi"zi. Anche il romanzo indostanico,la Rosa di Ij"q"vali,di assai tarda
et",essendo la letteratura indostanica in parteun lontano e tardo rillesso
della persiana,parla e dice d'una mistica rosa custodita in luogolontano e
di assai difficileaccesso. Si pu" dire pertantoche ildisegnoprimo di tutte
queste opere allegoriche,poich"non se ne trova alcun esempio nell'antica
letteratura classica,dev'essere di origineorientale;e gi"alcuni dotti,par-lando
del l'omanzo francese,v'hanno riconosciuto il fare d'Oriente;e chi
sa forse che nella vecchia e perduta letteratura pehlevicanon si trovasse
un giorno ilprimo modello di questo romanzo curioso che ha avuto in
LE SOMIGLIANZE K LK HELAZIOM TKA LA FOESLV PEHSL\NA, ECC. 451
Oriente e da noi tante propagginilontane ! Ora per"" uscito un libro molto
erudito dei Langloische cerca qualisiano le originie le fontidel Romanzo
della Rosa,confi'ontandonequeipassiparticolariche trovano alcun riscontro
in altri autori,specialmenteclassici e medievali. Tutto ci" va egregia-mente,e noi ammiriamo la dottrina profondadel Langlois;ma a noi,
come si pu" vedere dai confronti fattior ora, preme di mostrar soltanto
che il disegno fondamentale dell'opera,e, per certo rispetto,anche l'in-tento
sno, sono di originee di stampo orientale,anche con molte,anzimoltissime cose nei particolarivenute da fonti classiche. Cosi l'Ameto del
Boccaccio,tanto pieno,anzi infarcito di ricordi della mitologiaclassica,"stato composto secondo un disegno orientale,come innanzi cercheremo
di mostrare.
53. Ma, per tornare al misticismo che si riversa nella lirica amorosa e
assume abito o voluttuoso o estatico nella contemplazionedell'oggettoamato che non si sa bene che sia e dove sia,sappiasiancora che tale fu,
per questo punto, la liricapersianaquale l'occidentale. Perch" queisoli-loqui
ardenti in cui l'anima quasi sembra struggersidi desiderio impla-cato,e queirumiliarsi dell'anima dinanzi al pensierodell'oggettodel-l'amor
suo, tanto pi" sublime quanto pi" essa " indegnadi amarlo,e quel
sospirareaffannoso ad affocati amplessi,e quel desiderare non solo di
unirsi,ma di compenetrarsicon la donna amata, e quel considerarne la
bellezza come simbolo parlante,e quei consacrarsi a lei per tutta la vita,tutto ci",ripetiamo,si leggesu e gi"per ogni verso dei liricimistici per-siani
e in ogni poeta mistico e amoroso d'Occidente. E per",non volendo
n" potendo,quanto ai persiani,citarne le migliaiadi versi che dicon questemedesime cose, rimandando, anzi,il lettore per questo punto agliesempidi liricie di mistici che abbiam riferitialla fine dei capitoliprecedenti,u" potendo,d'altra parte,far confronti diretti coi nostri poeti,ci appa-gheremo
di riferirle paroled'altri che, assai pi" addestrato di noi nelle
letterature occidentali,pu" parlarnecon autorit" maggiore.54. Dice pertanto il Graf in un suo bell'opuscolo,Provenza e Italia:
" L'amore dei poetiprovenzalista da s"; essi amano per amare, e l'amar
loro,sebbene sia ancora fecondo di tuttii beni, non intende direttamente
a governare la vita,ma si appaga ilpi" delle volte nella produzionedi un
intimo contentamento, ilquale risulta da un equilibrioarmonico di tutte
le virt" possedutein potenza,e trasmoda,pressoch"sempre, in una speciedi estasi contemplativaamorosa. Per diiia in breve, l'amore dei poetipro-venzali
", come quel del Petrarca,un ascetismo d'amore "\ E ilDiez,par-lando
di certa poesiadi Guglielmo conte di Poitiers,cosi osserva: ^" E dice
ilpoeta come eglipossegga un'amica senza ch'eglila conosca, senza ch'eglil'abbia mai veduta ; si rallegradi non vederla,perch" egline sa una anche
pi" bella;ma eglinon sa dove essa abiti,se in montagna o in valle ".
Questa strofa del conte di Poitiers non potrebbeforse trovarsi acconcia-mente
anche in un'ode di H"fiz o in una quartinadi Ab" Said che fu (rjcor-
452 CAPITOLO NONO
diamolo)del decimo secolo e ilprimo dei mistici persiani?Ma, a propositodella bellezza terrena e caduca considerata dai poeticome simbolo della
divina ed eterna, ecco che dice il Whinfield: " Il poeta,gettandoattorno
uno sguai'dosuglioggettisensibiliper trovarvi un tipodell'amor celeste,nulla eglitrova che sia miglioredell'amor terreno. La bellezza sta sulla
sogliadel mondo mistico,e certi fenomeni dell'amor terreno, inspiratodal fascino della bellezza umana (lafrenesia di xAleg'n"nche glifa cono-scere
in Levia una bellezza che era nascosta ai profani; la passionedi
Zalikh" per Y"suf che la rende insensibile alla sventura; la sublime devo-zione
come quelladi Eloisa per l'indegnoAbelardo; l'omaggioche dura
per tutta la vita,come quello che Dante prest"a Beatrice),tuttiquestifenomeni glisembrano i tipipi" propriidell'amor di Dio, possibiliad
esser raggiuntida facolt" umane ". Leggasiqualunque poeta mistico per-siano,
e si vedr" che anche del mistico suo amore si pu" dire tutto ci" che
per queglialtritanto giustamente" stato ora detto da altri.
4. Le somiglianze nelle enciclopedie scientifiche.
55. Dicono glistoricidelle letterature del Medio Evo che molto proba-bilmentedev'essere di origineorientale quel cos" detto Libro di Sidrac nel
qualeun gran re rivolgemolte domande su ogni punto del sapere umano,
specialmentemorale, ad un gran savio famoso di nome Sidrac o Sydrac,che glirispondecon altrettante sentenze ora molto propriee acute, ora
non poco nuove e stravaganti.Gol titolopomposo di Fontana di tutte le
scienze,esso " una vera e grande enciclopedia,compilataper domande e
per risposte,trattandovisi di teologia,di magia, di astrologia,di fisica,di
cosmograf"a,di politicae di storia;e, come tale,essendo ampia raccolta
del sapere del tempo, ebbe molta fortuna in tutto l'Occidente,trovando-sene
molti rifacimenti e ricomposizioni,francesi e provenzali,inglesie ita-liane.
Intanto,ilBartoli si meravigliadella scienza pueriledel libro,con-fessando
di non saper bene donde sia venuto il nome di Sidrac all'autore;
e Gastone Paris dice che esso appartienea quellaclasse di libri singolari
nei qualiun pretesofilosoforispondead un re che lo va interrogando.56. Ma il preteso filosofo" vero e orientale,ed esso " appunto ilgran
savio B"zurc'mihr e il re " Chosroe il grande,per comando del quale,secondo ogni testimonianza orientale,B"zurc'mihr compose il cos" detto
Libro delle sentenze. Tutto cotesto " ben noto a chiunque ha studiato un
poco di letteratura persiana,e noi gi"sappiamo che Firdusi inser" illibro
nel suo poema e che n'esiste pure una vecchia traduzione in prosa per-siana
del nono o del decimo secolo,attribuita ad Avicenna. Anche sap-piamo
che, per tacer di altre versioni orientali di minor conto, il testo
pehlevicone " stato trovato di recente e pubblicatoa Bombay col titolo
originaledi Gang' e sJinyagd"",cio" il Tesoro regale,opera di YuzurgMitro. Vuzurg Mitro " la forma pehlevicadel nome persianoB"zurc'mihr.
LE SOMKILIANZE; K le KELAZIOM tra la P0ESL\ PEliSL\NA, ECC. 453
Ora, ilTesoro regale" una vera encicloped"anella qualetuttavia prevalela scienza dei costun:ii,e ilsuo metodo arido e monotono, ma pur franco
e stringato,e per"molto efficace,di procederper domande brevi da parte
del re e per risposteda parte del savio," quellostesso che serbano la tra-duzione
fattane da Firdusi (che tale pu" ben chiamarsi,tanto " fedele)ela traduzione persianaattribuita ad Avicenna e illontano libro di Sidrac,la Fontana di tutte le scienze. Aggiungeremo ancora che certe opinionio
idee stravagantidel libro di Sidrac non sembrano poi tali quando se ne
trovi e conosca la ragioneche pur sempre ci dev'essere,per quanto lon-tana.
Si scandalizz" ilBartoli quando lesse in quel libro curioso di Sidrac
non esser altro le stellecadenti che colpid" fuoco dati dagliangelibuoni
agliangeliribelliche dimorano nell'aria,parendogliassurda cosa, degnaveramente delle menti povere del Medio Evo. Ma essa " pur una di quelletante idee comuni a tuttii popoli,aventi l'origineloro non altrove che in
certi concetti religiosi,non gi"nello studio vero e scientificodei fattie dei
fenomeni. Essa " un'idea prettamentee solamente persiana,dovuta alla
natura del sistema religiosozoroastriano,e non ad altro,secondo ilqualetutto ilcreato " diviso come in due campi nemici, combattendosi incessan-temente
una battagliaaccanita tra cielo e inferno,tra luce e tenebre,tra
Ahura Mazd" e Aura Mainyu.Costui,eterno nemico del bene, tenta sempre
d'invadere il regno dell'altro.I Devi o demoni cercano sovente di inva-dere
ilcielo che " come una rocca ben munita,e quando troppo si avvi-cinano,
ecco che glispiritielettiliallontanano a colpidi lancia. Queicolpidi lancia sono appunto le stelle cadenti,e c'",tra glialtri un passo del
Bundehesh, nel qual libro " forse condensato tutto il sapere iranico di
cosmograf"ae di geografia,che dice: " Intorno alla battagliadei Geni con
l'avversario Ahrimane (Aura Mainyu)," detto nel testo ^: Quando Ahri-
mane, avanzandosi, vide il puro valore dei Geni e la sua propriaforza,cerc" di cacciarsi dentro 2. Ma ilCielo spirituale,come un guerrieroche
si " cinta la corazza, era l". 11 Cielo -" si pose di fronte ad Ahrimane,incominci" la battaglia,finch" Ahura contro di Ahrimane fece una fortezza
pi" forte del Cielo intorno al cielo,e le Fravashi * dei guerrierie dei
santi,con le clave e le lancie in pugno, si posero intorno al cielo,densi
come i capellisul capo. Di questaguisaappunto erano essi che eran venuti
in difesa della fortezza celeste. Quando poi Ahrimane non pot"ripigliarela via del ritorno ^ vide eglila caduta de' suoi Devi *' e la sua impo-tenza
". Per quanto il passo ora recato sia alquantooscuro, questo se ne
(1) Il Bundehesh suol citare sempre l'autorit" d'un testo sacro.
(2) Le battagliedi Ahrimane sono vere invasioni nel campo dell'avversario.
(3) Personificato.
(4) I tipioriginaridelle anime umane; concetto tutto zoroastriano.
(5) Chiusa dai guerriericelesti.
(6) I demoni.
454 CAPITOLO NONO
ricava con certezza,respingersii demoni dalle rocche del cielo, a forza di
colpidi lancia,dai Santi zoroastriani. Ora, quei colpidi lancia,secondo
qualanquetestimonianza persiana,sono appunto le stellecadenti ; per""
avvenuto che la parolache in iranico signilicalancia {mc'ak in pehlevico,nizel"in persiano),passatapure nel siriaco{nizqd)e nell'arabo {nayzak),"
un sinonimo di stellacadente. La dottrina dei colpicelestitrovasi pure ricor-data
nel Corano, e la ricorda anche ilpersianoAtt"r quando, parlandodi
Dio nel suo Libro dei Consigli,dice:
Egli" Fallor che i principidel iiiuiidu
Forma di limo e le stelleconverte
hi pietrea lapidai'gliavversi spirti.
Posta cos" al luogo suo e dichiarata,la dottrina,che parve tanto strava-gante
ad alcuno,non " pi"tale.
57. Ma, tornando al libro di Sidrac,egli" certo che esso " un lontano
rifacimento del curioso libropehlevicoattribuitoal gran savio B"zurc'mihr,ilquale,come " pure avvenuto di tuttiqueglialtri libriche hanno trovato
molto favore presso ilvolgo," andato assai lontano per mille travesti-menti
e ricomposizioni.Cotesto si prova dal metodo delle domande e delle
risposteche " perfettamenteeguale,da molti particolariegualifra loro
nelle domande e nelle risposte,anche se in tanto lungo andare molti altri
di natura diversa e d'altra originevi si sono aggiunti,dall'indole e dal
gradoperfettamenteegualedei due personaggiintrodotti,dalla somiglianzadel caso di questo con altrilibri,come quellodelle favole indiane che tanto
and" lontano passandodi terra in terra, di nazione in nazione. Certamente
illibro di Sidrac ha partiche non sono di originen" persianan" orientale;
ma questo particolare" dovuto appunto al lungo andar migrando del
libro;per" il suo disegnoprimo e originale" rimasto tale e quale,e la
sua intonazione " pur sempre quella,se cos" possiam chiamarla. Ora noi,
nel presentestato deglistudi,non possiam segnar la via che il curioso
hbro persianodeve aver tenuto venendo in Occidente;possiam supporre
soltanto che esso dovette venir fino a noi per qualche versione arabica su
cui deve essere stata fattaqualcheebraica,e che dall'ebraico agevolmente,
come " avvenuto d'altreopere, sia passato in latino. Dice ilBartoli che vi
fu chi credette esser traduzione dall'ebraico il libro di Sidrac,ma sembra
dubitarne;noi intanto ne ricorderemo una versione arabica di cui in alcun
modo non si pu" dubitare. Essa " di Ibn Muskavaih che la fece sul pehle-vico,
per quanto pare, dandole il titolo di: Costumi dei Persiani e degli
Arabi, ed essa sembra essere stata un testo molto autorevole (tuttiquestirifacimenti d'un'operadivenuta popolarepossono considerarsi come altret-tanti
testi),perch"cinque secoli pi" tardi se ne faceva anche una versione
persianain India,al tempo del re Akbar, col titolopersianodi Giavir"an
Khirad, cio" la Sapienzaeterna. Ibn Muskavaih era uomo dottissimo,e
mor" nel 1030 dell'Era nostra, dieci anni dopo Firdusi,onde si pu" dire
456 CAPITOLO NONO
dica le qualit"come sono, e gliabiti e l'utilit"che se ne pu" trarre,
nientre l'enciclopediamedievale suppone in ogni erba o pietrao animale
potenze arcane, e d'ognioggetto descritto fa un simbolo, e accumula
errori su errori e idee e opinioni,stravagantiper noi, come quelladelle
stellecadenti da noi esaminata avanti.
59. Non si vuol tacer tuttavia che alcuna enciclopedianostra, come
quellaper esempio, di Vincenzo Bellovacense,cita l'autorit" di Plinio e
d'Aristotele e di qualche altro sapientedell'antichit";ma, in tal caso,
bisogna pur riconoscere questo punto,cio" che, come nel Medio Evo non
s'" mai spenta la tradizione classica,cos" qualche parte,anche molto
considerevole,della sapienzaantica s'" conservata e tramandata per tutto
quel tempo. Una bella parte anche, come abbiam veduto, vi " pur ritor-nata
in qua dall'Oriente,sebbene trasfiguratae guasta. Anche la storia
romana entra a far parte dell'enciclopediamedievale; ma Roma come
poteva dimenticarsi? essa vi doveva trovar postodegno, e ve lo trov".
E bisognaanche che ci ricordiamo che la tradizione enciclopedicaclassica
non rest" mai interrotta da noi; perch"vi fu l'enciclopediadi Svetonio,
i Prati,ora perduta,e quelladi Marciano Capella;quelladi Cassiodoro,
quelladi Isidoro di Siviglia,che " del sesto o del settimo secolo e discorre
ordinatamente di tutto ilsapere di quel tempo. Perci" non deve far mera-viglia
che Vincenzo Bellovacense,poich"l'abbiam ricordato,rechi anche
lunghipassidi Plinio e di Aristotele e anche di molti scrittorinostri del
Medio Evo; ma accanto a quei passiecco altri passidi scrittoriorientali
d'enciclopedia." dunque cosa agevole,pensiamo,ilriconoscere che l'enci-clopedia
occidentale, se molta parte toglievadall'antichit",questa parte
accoppiavaanche ad altra molta venutale da ben altra origine,e alla
strana materia dava significatoallegorico,gettandolain una foi'ma tutta
sua specialee particolare.Questo pertanto" il punto che noi ora vpgliamtoccare e dichiarare, se potremo. Notisi intanto prima d'ogni altra cosa
che ogni scrittore nostro d'enciclopedia,oltre Plinio e Aristotele,oltre
Sant'Agostino,San Gregorioe ilvenerabile Beda, suol riferirsibene spesso
anche a scrittori orientali;perch" trovasi,per esempio, e non sempre
giustamente,citato da loro il Corano, Avicenna e Averro", Al-Fergh"nie
Al-Ghaz"ii,Al-R"zi e Albumasar (cio"Ab" Maashar), e c'" anche chi
mostra di conoscere la scuola d" Salerno dove insegnavano medicina e
scienze naturali Mussulmani ed Ebrei. Donde sia venuto veramente tutto
questo sapere orientale,abbiam gi"veduto innanzi; non sar" male tut-tav"a
richiamare alla memoria che eran (piasituttipersianitiuegliscrittori
orientali ricordati dai nostri.
60. Quegli orientali furono (juasitutti persiani,tutti poi dottissimi
compilatoridi enciclopediescientifiche;perch",pur tacendo del persianoAvicenna e dello spaglinoloAverro", cio" Ibn Rushd di Gordov;). diciamo
che il Rasi deglienciclopedistioccidentali era appunto il persianoAb"
Bekr Muhammed, detto Al-R"zi,perch"nato a Rei (l'anticaRhages) nel
LE SOMIGLIANZE E LE RKLAZIUM TUA LA l'OESlA PEKSIANA, ECC. 457
settentrione della Persia. Scrisse in arabo, e fu gran medico e matematico,chimico di gran fama e filosofo,vissuto tra il nono e ildecimo secolo e
morto tra il 920 e il930 dell'Era nostra. Le opere sue furon studiate nel
Medio Evo per tutto l'Occidente,dove si divulgaronoben presto per le
versioni ebraiche e latine che ne furon fatte,delle qualialcuna,in ebraico,si conserva manoscritta nella Biblioteca pubblicadi Parma. Quanto ad
Albumasar, esso " nome guasto in luogo di Ab" Maashar. Eglifu celebre
medico e filosofo,principedegliastronomi del tempo suo che fu il nono
secolo,essendo nato a Balkh nel Khorassan (cio"nell'estremo Iran orien-tale)
neir805 e morto nell'885 dell'Era nostra. Le opere di lui,persianoche scrisse in arabo, hanno viaggiatomolto lontano, fino in Italia,in
Francia,in Ispagna,per le versioni ebraiche e per le latine,queste per
opera di un Giovanni spagnuolo,e trattano di moltissime cose, della con-
giunzion dei pianeti,del principiodel mondo, della sua durata e della
fine,della generazionedell'uomo,dei pronosticie deglioroscopida trarsi
nelle nascite,che sono appunto quellecose che tanto piacqueroai nostri
dotti del Medio Evo. Sono persiani,come gi"notammo altrove,Al-Fergh"nie Al-Ghaz"li,citatispesso dai nostri,perch"ilprimo " della provinciadi
Fergh"na nella Sogdiana,cio" della parte pi" settentrionale dell'h-an,e il
secondo " di T"s, la patriadi Firdusi,nel Khorassan, cio" nella partepi"orientale. Fiori il primo nel nono e il secondo nell'undecimo secolo;ambedue scrissero in arabo di filosofia e di scienze naturali,e le loro
opere, penetrate ben presto in Occidente, v'ebbero versioni ebraiche e
latine.Qualche volta poi l'enciclopediaorientale crebbe a vastit" non pi"veduta,come si vede nell'operadi Mas"di, Le Praterie d'oro. Mas"di era
di Bagdad; viaggi"molto, quasi per tutta la vita,e mori al Cairo nel 955
dell'Era nostra, lasciando molte e vaste opere di erudizione in arabo, tra
lequaliquellaor ora ricordata che discorre,si pu" dire, di tutto ilsapere,
prevalendotuttavia la geografiae la storia. E Qazv"ni,un altro persianoche ha scritto in arabo, vissuto nel secolo tredicesimo,per l'operasuafamosa. Le Meravigliedelle cose create, merit" d'esser chiamato il Plinio
dell'Oriente. Vi tratt" d'ognipartedel sapere e fece una vera enciclopedia,descrivendo i diversi regnidella natura, parlandoanche di astronomia e
trattando della formazione dei monti,dell'originedei terremoti,dell'originedei fiumi,e tutto ci" intramezzando di osservazioni ora giuste,ora puerili,di storielle e di racconti favolosi,appunto come glialtri enciclopedisti,anteriori e contemporanei,nostri e orientali.
61. Intanto,l'enciclopediacominci" da noi per tempo, col venerabile
Beda che era dell'ottavo secolo, e con Babau Mauro, che era del nono;
ma non sembra che fino allora alcun elemento orientale vi sia potuto
penetrare.Esso vi penetr"alquantopi" tardi,e il suo apparirvi" segnatoda quei particolariche di sopra abbiam notati,cio" congeriedi tutte le
scienze e notizie anche le pi" disparate,allegoriamistica e ascetica in
tutto,folladi mille errori e superstizioni,massime nella virt" arcana delle
458 cAiTrot^o nono
sostanze, veste poeticanei rifacimenti volgari,citazioni di autori orientali
accanto ai Padri della Gliiesa e agliautori classici.Anzi,vi si osserva bene
spesso un metodo che " strettamente eguale a quellodelle enciclopedieorientali. Perch", giunto l'autore a dire,per esempio,dei diversi animali
e delle diverse piantee dei minerali,ecco ch'egliliva enumerando arida-mente,
adoperandoassai pocheparolee soggiungendonesubito le qualit"
naturali,ovvero ilpotere arcano e misterioso, ovvero ilsignificatosimbo-lico.
Ora ci" che si fa (per citar soltanto qualche esempio preso qua e l"
come a caso)nella vita di Merlino attribuita a Goffredo di Monmoutli lad-dove
si enumerano diversi uccelli;e ci" che si fa da Filippodi Thaon nel
suo Bestiario,enumerando molti animali; e ci" che pur si fa dal nostro
Boccaccio nel suo trattato latino dei monti, delle selve,dei l"umi,dei fonti
e dei mari, si fa pure, egualmente,da molte enciclopedienaturalistiche
orientali. Un nome d'una pianta,d'un animale, d'un minerale,poi le sue
({ualit"e propriet";e cos" di seguitoper lunghe e lunghepagine.Cotesto
ancora " il metodo d'un vecchio libro pehlevico,il Bundehesh, nel suo
lungo catalogodelle cose della natura, come vedremo appresso.
62. Ecco intanto Onorio di Autun, del secolo duodecimo, trattare,
nella sua Immagine del mondo, della terra, dei venti,dell'acqua,e far
soggetto di ricerca geograficailluogo dell'Inferno,e ridire le mille habe
meravigliosevedute da Alessandro Magno in Oriente,qualiappunto tro-
vansi perfettamenteegualinei romanzi persianie negli arabi. Ecco
Herrada di Landsberg, monaca nel monastero di Hohenburg, comporre,
anch'essa del secolo duodecimo, il suo Orto delle delizie,e trattarvi di
cronologia,di cosmografia,d'astronomia,di geograf"a,e aggiungervialle-gorie
e parabole.Ecco ancora un altro scrittore del secolo dodicesimo, il
monaco ingleseAlessandro Neckam, che compone un'enciclo|)ediaintorno
alla natura delle cose, e vi parlad'astronomia,deglielementi,degliani-mali,
dei minerali, dei vegetali,aftermando di passare attraverso i beni
temporaliper giungere a toccar glieterni e facendo d'ogni fenomeno
naturale alcuna sua strana allegoria.Dice mille favole intorno aglianimali
e di Alessandro riferisce le solile fiabe e disi^orre delle sette arti liberali.
Ilqualeultimo particolare" notevole,perch"appunto anche nd"e enciclo-pedie
orientali,in mezzo a tanta congeriedi cose e appunto l" dove meno
si potrebbeaspettare,le artiliberalie la letteratura vi trovano trattazione.
Ecco infine la maggiore opera enciclopedicadel Medio Evo, cio" lo
Specchiomaggiore,del monaco Vincenzo Bellovacense, vissuto ti"a ildodi-cesimo
e il tredicesimo secolo,nella quale tutto il sapere del tempo ha
trovato il posto suo, intanto che vi sono citati scrittori grecie latini,
dottori della Chiesa,filosofiorientali,e tuttialla rinfusa,passando il dot-tissimo
autore da un argomento all'altro e cosi rapidamente,da dar le
vertiginia chi legge.63. Tutte (|uesteenciclopediefurono c()m|)ostein latino,ma le volgari,
francesi,provenzali,italiane,hanno pure glistessi abiti,glistessidisegni,
LE sommilianzf; e [.e kklaziom tua i,a i-oesia persiana, ecc.. 459
glistessi modi. Ecco intanto l'Epistoladi Prete Gianni che dal latino fu
tradotta in provenzalenel secolo decimoquarto,e nella quale si parladi
geografiacon mari senz'acquae fiumi di ciottoli,con provinciedi sole
donne, con fontane di vita eterna, tutte cose che si trovano anche nei
romanzi di .Alessandro;anzi il particolaredella fontana di vita eterna
" assolutamente di origineorientale e trovasi nei romanzi di Alessandro,secondo Firdusi e Niz"mi. Veggasi,perci",ilcapitolodella poesiaroman-zesca.
Ecco ancora l'Elucidano delle propriet"di tutte le cose naturali,vasta enciclopediaprovenzaleche parla di tutto, ed ecco il Breviario
d'amore, di Matfr" Ermengaud, monaco del monastero di Beziers,checominci" l'operasua nel 128^2. Quest'ampiaenciclopediaprovenzalehauna singoiarsomiglianza,per la farraginee per la varia natura delle cose
esposte,col poema del persianoSen"i che " pure una vasta enciclopedia.Essa conta ventisettemila ottonari e tocca tutto quanto ilsapere umano,
parlandodi Dio e dell'essenza sua, del diavolo e della sua natura, deglielementi,del firmamento, del mondo. Viene poialia storia naturale dicendo
dei minerali, dei vegetali,deglianimali; parla dell'uomo e racconta la
storia degliavvenimenti umani, e dice delle dottrine religiosee fa la storia
della Chiesa e parladei diversi stati sociali,dei mestieri,delle arti,delle
professioni;racconta la vita di Ges" Cristo e passa a dir dell'amore e delle
diverse sue specie,e termina parlando della educazione. Enciclopediafrancese " l'Immaginedel mondo, di Gualtiero da Metz; provenzalee in
versi " ilTesoro,di Maestro Pietro di Corbiac, ambedue del secolo tredice-simo.
E sono del medesimo secolo ilTesoro di Brunetto Latini e la Com-
posiziondel mondo, di Frate Ristoro d'Arezzo; il primo, una vera enci-clopedia;
la seconda, una enciclopediacircoscrittaalle cose astronomiche.
64. Dato pertanto tutto cotesto, cio" il disegnodelle enciclopedienostre molto somigliantea quello delle orientali,e notato che certa
parte del loro sapere deve loro provenireda libri d'Oriente intanto che
esse ne ricordano gliautori accanto ai classici e ai cristianiche pur cono-scono,
e trovato ancora che appunto quegliautori son quasi tuttipersiani,sebbene abbiano scritto in arabo, mentre le loi'Oopere o nel lesto arabo,
0 nelle versioni ebraiche e latine,si sono divulgateper l'Occidente,restano
ancora da trattare due punti.Resta da vedere se nella letteratura persiana,in quellascrittain persiano,v'ha pure qualcheenciclopediache sia sorella
contemporanea delle nostre. Sar" questo ilprimo punto. E resta da vedere
(e sar" questo il secondo)se " pur possibiledi trovare, se non la proba-bilefonte comune, almeno qualchevecchio libro persianoo pehlevicoche
possa considerarsi come il pi" antico esempio d'una vera enciclopediascientifica.Sarem molto brevi nel trattare il primo punto, intanto che al
secondo dovrem dare maggior lunghezzadi trattazione.
65. Adunque, chi ha studiato un poco di letteratura persiana,si ricor-der"
del poema di Sen"i, il Giardino della verit",che, essendo uno dei
pi" antichi poemi mistici,anzi il pi" antico (e Sen"i " del dodicesimo
460 CAPITOLO NONO
secolo),reca un tratto suo particolareche lo distinguee separa da tutti
glialtri grandi poemi n:iisticiposteriori.Perch", laddove questiultimi
sono mistici e allegoricie ascetici soltanto,quellodi Sen"i tocca di tutto
il sapere ed " una vera enciclopedia,molto vasta e copiosa.Sen"i parlaconfusamente di filosofiae di teologia,della natura della fede e dell'amore,delle erbe e del vino, di cose di grammatica e di astronomia accanto alla
dottrina dell'unione con Dio, della vita mistica e contemplante,e di mille
altre cose, introducendo ad ogni tanto sue narrazioni e storielle d'ognigenere e d'ogniorigine.Anche si ricorder" d'un'altra enciclopediaper-siana,
in versi, la Coppa di Gemsh"d, del poeta Avhadi che visse nel
decimoquarto secolo,e che, pur tenendosi con maggior predilezionenel
campo morale, raccolse in quel suo poema tutto ilsapere dei tempi suoi,adornando e abbellendo la trattazione coi solitianeddoti e racconti. Ora,in questidue esempi che non dovrebbero esser soli se tutta la letteratura
persianaci fosse pervenuta e se quellaparte che c'",fosse tutta nota,
incontriam ripetutoappunto lo slesso fattodelle nostre enciclopediemedie-vali.
Queste medievali nostre e quellepersianeprocedonoallo stesso modo
e sembrano derivare da un'origine comune che non si sa bene quale;hanno lo stesso disegno,la stessa struttui'a,e, con questo, la stessa con-gerie
di cose; si assomiglianonella forma, nei titoli,foggiatiquasisempresecondo metafora, dei qualiinutilmente si cercherebbe alcun esempionelle letterature antiche; adoperano l'allegorianella stessa maniera;
sembrano aver l'intento comune di salire,come quelladel Neckam, dalle
cose naturali alle soprannaturali,dalle caduche alle eterne. Perci" cre-diamo
che non si possa punto dubitare che anche queste enciclopedie
persianediscendano da quellealtre,persianeanch'esse,ma scrittein arabo,
del nono, del decimo e dell'undecimo secolo,di Ab" Maashar, di Al-R"zi,di Al-Fergh"ni,di Al-Ghaz"li,che sono appunto queglistessiautori orien-tali
citati dai nostri nel Medio Evo. Dato il qual punto, ognun vede chia-ramente
che le correnti son parallelein Oriente e in Occidente e quasi
contemporanee, avendo di poco la precedenzal'orientale.
66. D'altra parte si osservi bene anche questo particolare,cio" che
abito e carattere comune di tutte queste opere " stato quellodi raccoglier
sempre tutto il sapere del tempo, salvo poi il caso di far prevaleree pre-ponderar
quellaparte di cui " maggiormente sollecito l'auton;. Per tal
ragione" avvenuto che presso qualcuno ha prevalsola parte filosofica,o
la mistica,e presso altriquellaschiettamente scientifica,e presso altri la
storia,intanto che il carattere fondamentale dell'opera" rimasto pur
sempre lo stesso. Per", presso gliorientali,prevalgonole scienze naturali
in Al-R"zi, in Ab" Maashar, in Al-Kergh"ni,laddove in Al-Ghaz"li pre-valgono
la filosol"ae la teologia;e presso i nostri l'astronomia e la geo-grafia
e la cosmografia prevalgonoin Frate Ristoro d'Arezzo, e nel Neckam
prevalela dottrina mistica,e in Brunetto l'allegoria.Ma l'allegoriae la
dottrina mistica dovettero esser partied elementi venuti e aggiuntiin
LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TUA LA POESIA PERSIANA, ECC. 1(31
tempi posteriori,intanto che la descrizione del mondo materiale e morale
qualeesso ", dovette necessariamente precedere,e forse precedered'assai
tempo. Veggasi pertantose nel vecchio Medio Evo orienlale pu" trovarsi
qualcheesempio di enciclopedianaturale,geograficae storica,anteriore
a tutte queste altre,e vengasi cos" al secondo punto della questioneaccennata avanti.
67. La letteratura pehlevicaha un vecchio libro che " tutto una enci-clopedia
di cosmografia,di geografia,di storia naturale e di storia vera,
cio" il Bundehesh. Questo nome persianoche in pehievicosuona Bun-
dahis"m, significaFondamento o Principiodella creazione,ed " titolo
molto appropriatoper un libro che descrive lutto quanto il mondo. Perch"
esso, per trentaquatlrocapitoli,parladella creazione,delle stelle,dei ten-tativi
fattida Ahrimane per invader la creazione buona di Ahura Mazd",
e passa a dire dei pianeti,delle costellazioni e dei climi che sono sette,
intanto che noi,uomini, abitiamo quel di mezzo soltanto. Toccando poidelle battagliedei Geni buoni coi Devi o demoni, nelle qualile stelle
cadenti sono le lancie dei Geni, dice dell'originedei mari, e passa a dire
di altri assalti di Ahrimane, la cui venuta sulla terra fece nascer le
montagne, e per"dice delle montagne e tutte le enumera noiosamente,e passa ai mari e poi aglianimali e poi agliuomini, della generaziondei qualiva discorrendo con particolarimolto curiosi. Parla dei diversi
fuochi che sono in cielo e in terra, nelle piante,negli animali, nei
minerali, e descrive certe cose strane, come il mitico albero G"karn (ilGaokerena dell'Avesta)che cresce in mezzo al lago Fr"khu-kart e dal
quale si formeranno poi i corpiimmortali al giornodella risurrezion dei
morti, e come l'asino da tre gambe che abita appunto in mezzo a quellago.Vengono poi i fiumi,le acque e gli umori tutti,vegetalie animali,
poi i laghi,tutti pure noiosamente e aridamente enumerati; seguono gliorsi e le scimie con le loro genealogie,e intanto,secondo un antico con-cetto
zoroastriano,si ricordano i diversi capio duci che presiedonoallediverse cose create. Dicesi poi dei mesi e delle stagionidell'anno e delle
divisioni del tempo; dicesi anche delle piante,poi si passa d'un salto a
toccar dei vizi e dei difettiumani, procreatidai demoni. Detto poi ancora
dei diversi climi e toccati i loro segniparticolari,si passa alla risurrezion
dei morti sulla fine del mondo presente,poi finalmente alla genealogiadei re Irani,alla discendenza di Zerdusht, che " Zoroastro,e il libro si
chiude con alcuni computi cronologiciintorno alla durata del mondo e
con un breve sunto di storia dal principiodel mondo alla venuta degliArabi che conquistaronola Persia nel 650 dell'Era volgare.
68. Queste sono le cose contenute in questo libro singolare,brevissi-mamente
esposte da noi,serbatone l'ordine tuttavia. Dall'insieme delle
qualie dalla loro natura si pu" facilmente vedere che v'ha somiglianza
grande(vorremmo dir parentela)tra questavecchia enciclopediaj)ehlevicae le persianee le arabe,e, per conseguente,tra essa e le pi"lontane d'Occi-
462 CAPITOLO NONO
dente. Con questo, intanto,non " tolto die ogni enciclopediaabbia suoi
punti e segniparticolari,anzi sarebbe cosa molto strana quando appuntoci" non fosse. Perci",laddove le occidentali v'hanno introdotto di loro
proprioe idee cristiane e racconti di storia occidentale,specialmente
romana, e sentenze e postulatidi scrittori pagani e di ecclesiastici,le
mussulmane v'hanno introdotto idee mussulmane e tutta la vecchia storia
persianacon l'araba,le leggendedi Maometto e de' suoi primi seguaci,ele m"stiche,e questesono le persiane,v'hanno fatto infiltrareidee mistiche
e panteistiche.Ma il Bundehesh pehlevico" zoroastriano,e per" serba le
sue idee zoroastriane e per molte di esse mette capo all'A vesta, intanto
che esse restano sue soltanto,destinate a scomparire,come s'intende,nelle altre enciclopedieinformate ad altra fede religiosa.Molti,tuttavia,di queglierrori che fanno sorridere di compassione i nostri quando li
incontrano nei nostri libri,trovansi pure, grossolanicome sono, nel Bun-dehesh,
e gi" di sopra abbiam ricordato quellodelle stelle cadenti. Se
pertanto Onorio di Autun dice i terremoti esser cagionatidalla forza dei
venti che chiusi in luoghicavi, mentre tentano di uscire,scuotono la
terra,ecco che tutto ci" " pur detto e confermato dalla scienza pehlevicae trovasi nel Din-kart,arido libro di casistica zoroastriana. Se lo stesso
Onorio dice che l'aria " tutta abitata da demoni e che la terra " cinta
dall'Oceano;sappiasiche la prima " pur vecchia dottrina persianacheanche Diogene Laerzio,nella vita di Pitagora,dice essere stata insegnatadai Magi,e che appunto, secondo il Bundehesh, la terra,che " quellodei
sette climi che occupa il posto di mezzo, " tutta circondata dal mare in
modo che aglinomini non " dato di passar neglialtri.Pure nel Bundehesh
" detto che il sapor salato delle acque marine proviene da mille e mille
insetti nocivi morti, che, in una grande inondazione seguitaad un com-battimento
fra T"shtar,cio" Sirio,e Apaosha,che " ildemone della siccit",
imputridirononelle acque e tutte le inquinarono.Anche vi si parla d'un
caprone che reca un corno solo e ha tre gobbe; e vi si dice essere il
cane assai miglioredell'uomo,perch" ha scarpe di suo, vesti di suo, e
guadagna da s" ed " amico dell'uomo; e vi si dice in che modo gliuomini siano nati dalle piante(ci" che " anche antico concetto indo-germanico,
trovandosene un cenno anche nella cosmogonia dell'Edda
scandinava).Vi si parladell'asino da tre gambe, da sei occhi,da nove
bocche,da due orecchie e da un corno solo, che si ciba di cibo celeste
ed " tutto puro e sta in mezzo al lago Fr"khu-kart. Egli" alto come il
monte Arveiid,e con le orecchie sue copre tutta la |)rovinciadel M"zen-
der"n; quando raglia,tutti gli esseri acquaticifemminili ingravidano,intanto che le femmine degl'insettinocivi acquaticidisperdono;(piand'egliorina nel lago,l'acquadel lagodiventa pura e tale diventa per lutti i laghidei sette climi. Vi si parladi gallie d'altriuccelli,di tori,di pesci,di mostri
favolosi,e vi si notano laghiche inghiotlouotutto ci" che di vivo si gettain loro,mentre rigettanotutto ci" che di morto si gettanelle loro acque.
464 r.APITOF.O NONO
questo punto, crediamo che non vi sia pi" ragione per dubitar del Bun-
deliesh come di enciclopediascientit"ca che precede di tempo a tutte le
nostre, che forse,per queMa parte di dotti'ina e di disegno che " di origine
orientale,ne sono una lontana e quasi non pi" riconoscibile trasformazione.
70. A questo punto, poich"veramente non ne sapremmo un altro pi"
acconcio, vogliamo ricordare una visione pehlevicadella vita futura. Essa
porta il titolo pehlevicod" Art" i Vir"f-N"mak, cio" il Libro di Arda
figliodi Vir"f,arido e monotono libro che descrive i godimenti dei buoni
in paradiso e le pene dei malvagi nell'inferno. Vi si leggea principioche
Ardesh"r P"pek"n, quando sali,nel 222 dell'Era nostra, al trono di Persia,
per accertar s" stesso e il popolo suo della verit" e della santit" della reli-gione
zoroastr"ana, chiese e volle un miracolo. Allora Arda, sacerdote e
savio di fede immacolata, entrato in un tempio e purificatosi,rest" sopito
per sette giornie sette notti,dopo di che, alla presenza del re, fatto venire
uno scriba,raccont" e dett" le cose che aveva vedute nell'altra vita. 11
Fuoco santo, cio" il Genio del fuoco,l'aveva guidato per i regni oltramon-
dani mostrandoglii buoni premiati e i rei puniti,finch", ricondotto alla
fine nel cospettodel creatore Auharmazd, cio" Ahura Mazd", la soverchia
pienezzadella luce glitolse ilvedere s" che la mirabile visione cess" d'un
tratto. E questo un punto singolaredi somiglianza con la Commedia di
Dante, la cui visione cess" appunto nel momento ch'eglisi affissava nella
luce di Dio, e il Bartht'Iemy,traduttore francese del libro pehlevico,ne nota
altri molti. Ma noi non li registreremoqui,parendoci non molto impor-tanti,
paghi come siamo d'aver mostrato che anche la Persia possiede un
libro che contiene una visione della vita futura e al quale spetta pure un
posto nella vasta schiera delle visioni medievali d'Oriente e d'Occidente,
state gi" esaminate dal professored'Ancona con tanto acume e con tanta
dottrina. Del resto, non vuoisi tacere che il libro pehlevicodi Arda non
si crede da alcuni essere libro originale,s" bene una ricomposizione, con
idee e concetti di dottrina zoroastr"ana, di un libro apocrifogreco del terzo
0 quarto secolo,di cui v'ha pure una versione etiopica,detto l'Ascensione
al cielo d'Isaia profeta.Anche nel concetto della montagna del Purgatorio,col paradiso terrestre sulla cima, " qualche sentore non dubbio di tradi-zione
orientale. Veggasi perci",nel volume terzo del Giornale della Societ"
Asiatica italiana,una dotta scrittura del De Gubernatis ilquale, incontra-stabilmente
secondo noi, dimostra che la bella montagna che si dislaga
verso ilcielo,non " altro che ilmonte dell'isola di Ceylan,sul quale la tra-dizione
mussulmana colloca appunto ilparadiso terrestre e mostrala sacra
orma del piede di Adamo. Secondo altri,ci" non sarebbe. Allora, Iddio ne
sa meglio di noi, diremo coi Mussulmani quando s'incontrano in questioni
controverse.
LE S(".MI(iMAN/K E LE HELA/.IOM TliA I.A l'OKSlA l'KIlSIANA, ECC. 465
5. Le somiglianze nelle forme poetiche.
71. Poich" non possono negarsii commerci frequentidegliOccidentali
con gliOrientali,si pu" domandare davvero se quelli,quando ritornavano
nel loro paese, riportavanodall'Oriente denari e derrate soltanto quandoerano mercanti,o cicatricisoltanto quand'eranocrociati,o soltanto annunzi
a Roma di conversioni quand'eranomonaci, andati a predicareilVangelo." certo che portarono di l" molte altre cose, perch"i mei'canti genovesi,
amalfitani,pisani,veneziani non eran tanto chiusi dell'animo e della mente
che, apprese le linguedell'Oriente,non ne riportasseroin patria(jualchebel racconto; n" i predicatorifrancescani e domenicani tanto eran zelanti
della fede,che non potesserodare ascolto,per ritenerlo,a qualcheapologomorale e non leggesseroo portasserocon s" qualchelibro celebrato della
sapienzaorientale;n" i crociati di tutta Europa tanto erano invasati d'odio
per gliinfedeli che non potesseroascollare con ammirazione e piacerecjualchecanzone d'amore e ricevere,essi,statirozzi fino a quel tempo,
qualchecostume nuovo e gentile.Ora, se per vie poco conosciute a noi ci
poteronvenire le favole e le novelle dell'India,e dalla Persia i pi"bei sog-getti
del romanzo d'amore; se i postulatidella filosofiaaristotelica,gua-stata
di panteismo e di misticismo, per mano dei Mussulmani e dei dottori
ebrei vennero in Occidente ad attizzar la guerra della Chiesa con l'eresia,non sivede ragioneperch"possa ancora dubitarsi come certe forme esterne,
peculiaridell'arte poeticadi quei tempi,siano pur venute dall'Oriente.
Perch",in arte,non pu" mai tanto separarsila sostanza della forma, che
di questa,in certe migrazionidi quella,quellapure non ne serbi alcuna
traccia manifesta. Anzi " condizione essenziale della sostanza iltrar con
s" la forma nella quale essa sostanza ebbe da principiola sua veste pro-pria
e genuina.Cosi,pei-Jichiarar con un esempio ovvio questo nostro
pensiero,la vecchia favola indiana,dettata sempre con istilemolto artifi-cioso
laddove si descrivono luoghiameni e ridenti,o cose nuove e leg-giadre,0 luoghie persone di cui isegniparticolaridevon forte imprimersi
nell'animo di chi legge;la vecchia favola indiana,diciamo,non pot"andarlontano,come and",se non a pattodi menar con s" questo tratto parti-colare
ed essenziale della sua forma. Per" artificiosissimenello stile,fatte
pocheeccezioni,sono le novelle persiane,e artificiosissimein certe descri-zioni
sono quasitutte le novelle nostre, recanti,in questo particolareun
segno manifesto della loro origineantica e lontana. Ora adunque trattasi
di vedere,in questapartedel nostro scritto,se pure qualcheforma poetica" venuta a noi dall'Oriente,se qualche modo o atteggiamentodell'arte
poeticamedievale non " di origineclassica,ma orientale,intanto che
cercheremo se tale o tal altro genere letterario ne portaqualche traccia
pi" vera e manifesta di qualche altro,e per qualiragionitutto cotesto
possa essere avvenuto. Ma prima,perch"cisi dia fede maggiore,vogliamrecare innanzi una testimonianza molto autorevole.
30 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
4(56 CAPITOLO NONO
72. Federico Diez,nel suo libro sulla poesiadei trovatori,dopo die
ha notato giustamentecome la vecchia e popolarepoesia di Provenza,
quelladei saUimbanchi, dei mimi e dei menestrelli,era consentanea all'indole
rozza e ruvida di queitempi anteriori all'undecimo secolo,seguitain questamaniera: " Soltanto con l'andar del tempo erasi inavvertitamente mostrato
certo fenomeno per ilqualeha principioun nuovo periodo nella storia
del Medio Evo. La ruvidezza che era stata il segno peculiaredella nobilt"
sino all'undecimo secolo,si addolc" d'un tratto e cedette ad un modo di
vivere pi" gentilee intellettuale che omai incominci" a dominare nei
castelli dei principie dei nobili. Attesta la storia che questo ingentilirsi,
noto sotto il nome di costume cavalleresco,era stato gi" apparecchiato,intorno alla met" del secolo undecimo, dall'ordine formale della cavalleria
e poi interamente confermato per opera della prima crociata. " Un feno-meno
come questo, che conduceva con s" un'et" nuova, non poteva
mostrarsi senza che nella poesianon destasse uno spiritonovello. La poesiadei cantambanchi non era pi" atta ad appagare ci" che volevano inobili,
i qualiomai desideravano un gusto poeticopi" fine,perch"allora soltanto
sorse una poesiapi" artificiosae pi"i-affinata,che,nata dallo spiritodella
cavalleria,oper" poi su di essa potentemente." Appunto nella Francia
meridionale essa apparve per la prima volta. Soltanto questa terra illustre,
rallegratada tutte le gioied'un cielo sempre sereno, che superava quasitutte le altre provincied'Europain cultura,in buono stato e in interna
pace, fu la culla dello spiritocavalleresco,che quiappunto, pi"che altrove
e pi" presto,si congiunseai godimentidella vita,al diletto per lo splen-dore,al culto della donna, e per"congiunsein s" le condizioni necessarie
della poesiaartistica.Qui appunto,al principiodelle Crociate,lo spirilocavalleresco era gi" cresciuto fino alla sua piena maturit",e intorno a
quelmedesimo tempo vediara gi"impressoilcarattere di quellapoesianei
versi di Pietro Rogier e de' suoi contemporanei.L'anno 11 40 pu" appunto
segnar l'et" del peculiareinformarsi di essa. " Se non che noi possiamoriandarne indietro la storia anche per pi" decine d'anni. Le canzoni del
rinomato conte Guglielmodi Poitiers che tra i primi prese la croce, fanno
veder quest'artenel momento del suo nascere in quanto esse, oltre il
consciente sforzo per l'artificiosit",recano l'improntad'una semplicit"
grande....Un'antichit" maggiore della poesiaartistica non possiam noi
determinare,perch"nessun'altra circostanza vi accenna, e itrovatori stessi,
essi che tanto spesso si riferiscono ai loro predecessori,non ricordano
alcun altro poeta pi" antico di questo a noi conosciuto "". " E ancora:
" E viene innanzi la domanda da qual ceto " uscita questa poesia d'arte.
Certamente vi hanno dato l'occasione i nobili,non solo mediatamente, in
quanto appunto lo spiritodel ceto alto aveva prodottoquesta poesia,ma
anche immediatamente col farne udire il primo accento. Cotesto viene
stabilitodalla storia,perch"ambedue i pi" antichi poetiartisti,il Conte di
Poitiers e ilcontemporaneo e amico suo, ilVisconte Ebles di Ventadour,
LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIOM TRA LA l'OESLV l'EUSL\NA, ECC. 4"i7
appartengono a questo ceto. Se non che la gente che era a' servigideinobili e che viveva nelle loro corti,s'impadroniben presto di quest'artenuova di poesiae cant" le lodi de' suoi protettorie delle sue protettrici,intanto che per tal modo aveva trovato un espedienteper entrar nella loro
grazia; e questa gente fu quellaappunto che ebbe poi ridotto questa poesiaad essere tanto un'arte quanto una [uaniera di guadagno "
.
73. Donde abbia prese le mosse, se non l'ispirazionecome suol dirsi,
questa poesia nuova, non bene si vede ancora; non per" dalla vecchia
poesiaclassica,trovandosi che appunto ilDiez,che pur conosceva a fondo
la poesia trovadorica,quando parladi certe forme poetiche,esce in una
sentenza generaleche risguardatutta la poesiaprovenzale,dicendo che
a questa poesiaprovenzalela classica era nulla di pi"che sconosciuta. Del
resto se, come vedremo appresso, tra la poesiatrovadorica e certa poesiaorientale gi" in fiore da tre secoli non poche somiglianzevi sono, e se
appunto al tempo delle Crociate si deve riferirequel nuovo movimento
poeticoa cui avanti si accennava, e se, come attesta il Diez, i pi" caldi
cantori delle Crociate furono appunto i trovatori provenzaliche quasitutti
presero la croce, a questo punto necessariamente e inevitabilmente ritorna
da s" la domanda che ci slam fatta al principiodel presenteparagrafo.Cio" se questicrociati,nobili,principi,trovatori che fossero,come ebber
veduto lo splendoredi certe corti d'Oriente e gustatoalcun che di quella
poesialontana,non ne portai'oncon s" qualchetraccia con cui iniziarono
una nuova poesiavolgarenel loro paese, tutta artificiosa,aulica e corti-giana,
E intanto perch"dimenticheremo noi la Spagnae il lungoabitarviinsieme per tanti secoli e l'andare e ilritornar di qua e di l",per quelleProvincie,di Cristiani e di Mussulmani ? " noto che un arcivescovo di non
sappiam quale citt"di Spagna si lamentava che ogni dotto al tempo suo
sapeva compor canzoni d'amore in arabo, intanto che trascurava la Scrit-tura
e le opere dei Padri ; ed " nolo, e lo dice il Mariano, che anche i
pescatoridi queltempo sapevano cantare, in Ispagna,in arabo e involgare." poi certo che battezzati e circoncisi non sempre si combatterono;anzi,nelle tregue frequenti,ebbero tra loro e colloquie ritrovi comuni, onde
la corte di qualche principecristiano in Occidente e qualchealtra trapian-tatain Oriente troppo dovettero formicolare di guerriericristiani e di
pagani,di monaci e di dottori maomettani, di trovatori e di poetisara-ceni,
perch" nulla,proprionulla si dovesse prendere e dare in prestitoscambievolmente. Anzi, in questo caso, quelliche pi"dovettero prendere,furono i cavalieri di Cristo,che, venuti rozzi,duri e incolti,tornaron poia casa ingentiliti,pienid'ammirazione per lo splendore,per il lusso e le
delizie dei principid'Oriente.
74. E tanto ne furono ammirati, che tutta,si pu" dire,la letteratura
occidentale di quel tempo risuona delle lodi del pi" grande dei principi
orientali,di Saladino,considerato come ilpi"generoso e illustre signore,come ilpi" magnanimo e gentilcavaliere. Intanto,la medicina s'insegnava
""G8 CAPITOLO NONO
da dottori mussulmani nelle scuole dell'Italiameridionale,e per ilre Rug-gierodi Sicilia si componevano libridi geografiain arabo, e la poesia
araba era tanto intesa in tutte le corti meridionali d'Italia e di Spagna, e
tanto era venuta in voga, che il Petrarca,infastidito,dovette dire ch'egliodiava gliArabi e i loro poeti;e glieretici di Provenza,come osserva il
Bartoli,erano in commercio di idee con Ebrei e Mussulmani, e i Valdesi
procedevanodai lontani Manichei di Persia. " impossibiletutto questo,
ripetiamo,senza che nell'arte e nella poesia,in tanto stare insieme,sisia
dato e preso scambievolmente? Quello poi che " pi"importanteda notarsi,si " che,posto che ilcambiarsi improvvisodelle corti austere di Francia e
di Provenza in allegrie gentiliritrovicada nel tempo delle Crociate quando
pi"immediato era ilcommercio con l'Oriente,le corti d'Occidente appuntosi cambiano in quanto imitano quelled'Oriente. Anche le corti di Federico
secondo e di Manfredi,pi"tardi,parvero corti veramente saracene tra-piantate
in Siciliae in Italia.
75. Del resto, ognun sa quanto splendidefossero le corti orientali.
Quando i Mussulmani, smesso l'anticoe fiero e rozzo costume, ravvivarono
la vecchia cultura persianain Bagdad al tempo degliAbb"ssidi,e quandola corti persianedei S"m"nidi e dei Ghasnevidi nel Kliorassan e a Ghasna
gareggiaronocon quelladi Bagdad,l" si raccolsero i miglioriingegnidel
tempo. V'erano gare di sapere nel cospetto del potente signore,tenzoni
di poetie disputedi filosofi,intanto che la maggior tolleranza le promosse
e mantenne. V'erano feste con canti e danze di fiinciulle,con letture di
poesied'amore, di canti epici,di canzoni laudatorie;poi improvvisardi
poeticortigiani,e indovinar di enigmi,e giocardi scacchi,e cene e conviti
festosi,e doni di vesti splendidee manate di dramme d'oro a chi mostrava
ingegno maggiore.76. Veggasiora ci" che fecero le corti occidentali,venute a conoscere
lo splendoredi quelled'Oriente. Ammisero tosto poetie dottori,alcuni
anche mussulmani come fecero le corti di Sicilia e di Spagna; e intanto
i poetivi recitavano lor versi e i cantori cantavano, e i cavalieri e le dame
giudicavano,e c'eran tenzoni e disputesottili,e giuochie feste,e insomma
ogni maniera di divei'timento profano.Ecco intanto ci" che dice,seconda
ilDiez,Raimondo Vidal in una sua novella: " Sire Ugo di Mataplanatro-vavasi assai bene in sua casa, cii'condato da potenticavalieri ; vi si man-giava
e vi si dava piacere,e qua e l" per le sale si giocavaagliscacchi e a
dama su tappetiverdi,rossi e azzurri. Graziose donne erano presenti,e
gentilee cortese era il trattenimento. Ecco, l" entrava un cantor di piace-voli
cose, leggiadramentevestito; dal modo con cui egliandava incontro al
signor della casa, si vedeva ch'eglisapeva ben comportarsi.Allora eglirecava innanzi dei canti e rallegravain varie guisela compagnia ". " E
Arnaldo Marsan, sempre secondo ilDiez,descrivendo una festa di corte,
cosi diceva: " Noi ci rendemmo nella sala a giocarvia scacchi e a dama,
ad ascoltarvi canti e racconti,dei qualimille furon recatiinnanzi,porgen-
L": SOMHILIVNZK K LK DELAZIONI TUA LA FOKSIA PERSIANA, ECC. "G9
dovisi molla attenzione. Cosi noi diii'amnio fino al trannontar del sole,
quando fummo chiamati a desinare nella gran sala "". Leggasiancora ci"
che scriveva Alfonso decimo di Castigiia,nel 1275, a Giraldo Riquierche
appunto ne l'aveva richiesto,intorno ai giullarie ai trovatori,e veggasianche come ildotto re poeta,nel definire gliufficidi questie di quelliin
corte, venga ricordando molti dei costumi cortigianid'allora che perfetta-menteconsuonano con quanto abhiam pur detto or ora.
77. Giuocavasi adunque, nelle nostre corti,agliscacchi;ma il giuoco
degliscacchi,allora tanto gradito,appunto venne a noi dalla Persia che lo
ricevette dall'India nel sesto secolo,regnando Chosroc ilgrande; e vegga-
sene la storia dell'invenzione nel poema di Firdusi. Gli stessi nomi che vi
siriferiscono,son quasituttiorientali,tra iqualiscacco (inpersianoshah)
significare per l'appunto,e scaccomatto {sMh-m"t; mot " arabo e signi-ficamor") vuol dire : ?7 re " morto. Anche glistromenti ad arco con cui
si accompagnavano i cantori nelle corti nostre, vennero loro intorno al
decimo secolo,secondo Gastone Paris,dai cantori e dai musici arabi,forse
di Spagna,che prima li avevano ricevuti dalla Persia. Anche in Persia,come da noi, le canzoni d'amore si solevano accompagnare col violino
suonato con l'arco;per"Fakhri,un lirico persianodell'undecimo secolo,cosi dice in alcuni versi citatidal VuUers :
Un compagno vogl'ioche bei concenti
Sappiadi giga,per ch'io poi,con suoni
D'aho e ililiasso,l'amor mio commenti.
E notisiintanto l'espressionetecnica di alto e di basso che " pur tale e qualenel persiano.Anzi non vogliam lasciare di osservare ancora come, nel
linguaggiomusicale nostro del Medio Evo,ginocaree suonare si esprimanocol medesimo verbo,come anche oggisi pu" vedere nel francese,nell'in-glese
e nel tedesco,trovandosi anche,quanto al tedesco,che ilsuonalordi
violino dei Nibelunghi,Volker, vi " spessissimevolte designatocol nome
di spilmanche significaad un tempo e giuocatoree suonatore. Ora,anche
nel persiano il verbo nwdMitan significag'mocare e anche suonare, e
forse ilverbo arabo lail)ache ha pure questo significatodoppio,potrebbeessere l'intermediario traduttore tra ilpersianoe le lingued'Occidente.
Anche il liuto ci " venuto dall'Oriente,e lo dice il nome stesso che "
arabo, al-"d con l'articoloal,donde lo spagnuolo a"aud e l'italiano?6?^^o
e liuto.
78. E per", tenendo tutto questo dinanzi alla mente, tutto questo
costume profano,e come tale riprovatodalla Chiesa,venuto improvvisa-mentea cambiar la vita delle corti di Occidente intorno al tempo delle
Crociate,fortemente c'indurrebbe a pensare che esso sia venuto d'un tratto
dall'Oriente. Perch",cei"tamente,la pompa e lo splendoredi quellecorti
mussulmane dovettero far stupirei nostri cavalieri;e alcuno di loro,d'alti
e nobili sentimenti,vedendo la magnanimit"e grandezzad'alcun principe
470 ('..M'ITOLO NONO
mussulmano (edi ci" vi son mille aneddoti sparsiper tutte le scritture del
tempo), ben dev'essere stato acceso di forte desiderio d'imitarlo dispen-sandoe donando largamente,accogliendoe festeggiandopoeti e uomini
d'ingegno,mostrandosi tollerante verso qualunque forma o abito di reli-gione.
E, del resto," pur leggestorica che la gente rozza e incolta sempre
impara molto dal trovarsi accanto ad altra gente pi" colta e civile,anche
se nemica; e, d'altra parte,ilmutarsi del costume cortigianodi queltempoappunto pi"facilmente pot" farsi perch"ristrettoalla corte, dove potevafarsi d'un tratto,ci" che non sisarebbe potutoquando avesse dovuto cam-biarsi
tutto intero ilcostume d'un popolo.79. E la poesianon pot"essere che cortigiana,dopo quel tempo, in
Francia,in Provenza,in Italia,come in Oriente fu cortigianatutta la poesiamussulmana. E d"ciam mussulmana nel senso che abbiam determinato nel
primo paragrafo di questo capitolo,comprendendo con quel nome tutta
la poesiadettata in linguaaraba,di Arabi, di Persiani,di Siri,di Egiziani,di Marocchini,di Mussulmani di Siciliae di Spagna,e poi la persianapro-priamente
detta,dettata in persiano.Essa era cortigiananon tanto perch"vivevano in corte quelliche la coltivavano,quanto perch" animata tutta
quanta da idee dalle qualiilpopoloera lontanissimo e allenissimo;e cor-tigiana
era pure, per le ragionimedesime, la poesiaprovenzale,della quale
appunto cosi dice ilGraf assai giustamente:" La poesiaprovenzale,fu una
poesiaessenzialmente aulica e cortigiana,dal principioalla fine. Nata e
cresciuta lungida ogni popolareinflusso,nutrita di sentimenti e di idee
che non furono,u" potrebberoessere popolariin nessun tempo, essa rifugg"
sempre dal popolo,e fu vaga sol delle corti,e cerc" solo ilfasto e le raffi-natezze
del viver signorilee cortigianesco". E veramente, per non toccar
che un punto solo,anche l'amor mistico dei poetid'Oriente e d'Occidente,
con tuttique'suoi pensierisottilie reconditi,con tutto quel suo linguaggio
allegoricoe figurato,come non era che frutto di certa scuola artificialedi
idee,di dottrine,di pensieri,cos" non |)otevatrovar interpretie intendenti
che in un cerchio di gente molto angusto.80. Perch" l'artificiomolto studiato e lambiccato " qualit"peculiare
di tutta questapoesia.Essa, in Oriente e in Occidente,si mostr" sempre
molto uniforme e convenzionale, costretta come era ad esprimerconcetti
comuni e gi"da gran tempo fermati e stabiliti,come quellidell'amore. E
l'amore non era il vero amore, ma s" un che di vago e d'indefinito che
traeva a vanamente sospii'aree a delirare un trovatore di Provenza e un
mistico d" Persia per ci" che essi medesimi non sapevano n" conoscevano.
E perch"quei concetti erano comuni e non del poeta,doveva pure ilpoeta,
per dir qualche cosa di suo, trovar frasi e parolenuove; da ci", accanto
all'uniforme concetto ripetutoin maniera non pi" udita,la rima e ilverso
architettatiin foggiatutta nuova, strana e difficile.Se la rima fu artificiosa
in Occidente,veggasila rima dei poetid'amore persiani,che talvolta consta
anche di due e di tre parole,talvolta difficilissime,e dovette aver dato
472 CAPITOLO NONO
di aver guardatocogliocchi propri,e di avere oggettivatauna sua impres-sione.La sua arte poetica!o lega,lo avvingiiia,lo stringe.Un sentimento
della natura in codeste anime c'",perch"se non cifosse,non amerebbero
tanto di descriverlo. Ma quando ilsentimento deve tradursi al di fuori nel-l'opera
d'arte,le regolelo uccidono,ci" uccidono di soffocazione. " Cosi
presso a poco " dell'amore. Dire che i trovatori non avessero profondoil sentimento dell'amore,sarebbe cosa assurda e smentita dai fatti stessi
della loro vita. E pure anche nell'esprimerel'amore essirimangono sempre
come dentro un formulario,lo guardanosolamente nei suoi caratteri essen-ziali
e generali,e si direbbe che esso, invece di un sentimento che limuove
a scrivere,fosse un pretestoallaloro poesia." La personificazionedel-l'amore
" continua,e par quasi necessaria;e cosi personificato,questosbiadito amore parlae si muove sempre secondo certe l'egoledate;ferisce
colla lancia,feriscecol dardo," ildispensatored'ognivirt",e via di seguito,
sempre egualea s" stesso,monotono, senza verit",senza calore,decrepilonella freschezza deglianni, tisiconella pienezzadella vita. I precetti,le
teorie sulla natura dell'amore sono uno dei tratticaratteristicidella poesiatrovadorica. L'amante deve essere pazientee discreto verso la donna che
ama; e questa discrezione gl'imponeildovere di non nominarla mai nelle
sue poesie,di non fare ad essa allusioni troppochiare che potesserocom-prometterla.
Quindi l'essere amato dal Irovatoi'e non " una donna, ma "
la donna, non una persona determinata, ma un tipo uniforme, sempre
dipintocoglistessicolori,sempre chianjato coglistessiepiteti,che ha sempre
le stesse qualit"fisiche e morali. Essi stanno sempre sulle generali,nondiscendono mai a pittureparticolari,non scolpisconoun essere umano,
ma schizzano nella penombra un che d" mezzo tra la donna e ilserafico,
qualchecosa di aereo e di nebbioso, che non ha palpiti,in cui il sangue
non corre, in cui la vita non s'agita.L'idolo che invocano," sempre smi-suratamente
al di sopra delle cose terrene. Come esso, l'adoratoi'c" sempre
timido e modesto, e non chiede che uno sguardoo una parola,ilpi"tenuefavore. Ad ogni strofe,ad ogni verso della canzone trovadorica,si sente
che il suo comj)onimento non ha traversata l'anima del j)oeta,che ilpoetaanzi scrivendo ha voluto cessare di essere uomo per non essei'e che artista.
Tutto esce dalla testa,poco o niente dal cuore. Il magisterodell'arte "
finissimo,ma la soggettivit"del sentimento manca ".
82. E il Graf non meno acconciamente e pi" italianamente: " Un
amore tutto soavit",tutto eleganza,tutto correttezza e comj)ost(V.za,jiernatiu'a abborrente da ogniviolenza,da ognistoi'tura,da ogniesagerazionedi passione,ignaro dei moti formidabili che possono sconvolger l'anima
di un Werther o di un Otello,ricerca una veste che si confaccia all'indole
sua, e i poeti provenzaliuna ne diedero all'amor loro quale non si
sarebbe potuta desiderai'e pi"acconcia. Molti dei loro canti,e le canzoni
in ispecie,son capolavorid'arte mirabili. Sotto la ispirazionedel soave,
corretto,elegantissimosentimento,ilverso si pondera con istudiatissima
LK so.mi(;li.\n/.k k lk hki.vzio.m ima i.a l'OKsiA i'i;hsiana, kcc. 473
economia, le rime si affrontano,si intrecciano,si rincorrono simili a
schiere di danzati'ici,il concetto si riquadranelle profilatemembrature,le strofe si compartono in simmetrie ciistalline,che compiono illeggiadroedificio,come fanno in suglisportellid'uno stipopreziosole figuregeo-metriche
intagliatenell'avorio e nell'argento". " E ancora: "" L'antichit"
aveva dato alla poesiaun nome che implicail concetto di fattui'ao di
creazione: il poeta " colui che fa o che crea. Appo i provenzaliquelnome " mutato e ilsuo luogo " occupato da un verbo. Questa mutazione
non " senza qualcheimportanza,giacch"dei'iva in parteda un'alterazione
di concetto e di denotazione. Trovare {trobar)vuol dire in provenzalefareesercizio di poesia,e trovatore (trohaire,accusativo trohador)" colui che
trova. Ora, queste due denominazioni non disdicono ad una poesiache,lavorando intorno ad un tema invariabile,non aveva a far altro che cercar
e trovar le rime, i modi d'espressionepi"acconci,le forme pi"leggiadre" pi" nuove ". " Ridiciamo anche una volta che in tutte queste paroleora riferite,fatte pochissimeeccezioni,non ce n'" alcuna che non si possa
riferire anche adeguatamente alla lirica persiana,specialmentea quellad'amore; e chi se ne vuol persuadere,pu" leggere.
83. Gi" abbiam veduto innanzi quantisoggettida romanzo sembrano
esser passatiin Uccidente dalla Persia. Ma non " forse possibileche tanti
" cos" lunghil'acconti,e con tanti particolari,abbian potutopassare senza
che abbian recato con s" alcuna reminiscenza della forma, tanto pi" che
il grande movimento epico e romanzesco, come osservano il Justi e
Gastone Paris,in Persia e in Occidente " contemporaneo. In generale,
ogni romanzo d'amore, sia orientale,sia occidentale,s'intitola dai nomi
dei due giovaniamanti dei qualisi narrano le avventure pietose;n" quisar" d'uopo recarne gliesempi, tanto son noti per i nosti'i,tanti sareb-bero
i persiani,gi",del resto,ricordati da noi nei capitolidella poesiaromanzesca e della mistica. Ma spessissimevolte quei nomi sono stati
sceltiper ilsignificatoe per certa corrispondenzache appunto hanno fra
loro per quel significalo.Perci" i nomi di Fiore e Biancafiore,se non
nella loro origineche pot"esser diversa,e quellidi Floriante e di Fioretta,
non devono esser stati preferitie usati a caso, come non dovettero esser
stati usati a caso i nomi di Mihr e Mushteri (Sole e Giove),di Hum"y e
Hum"y"n (Felicee Felicita),di Navr"z e Gul (primo giorno di primavera" rosa)e tanti altrinomi d'altriromanzi persiani.Ora, Gastone Paris, a
propositodi queiromanzi francesi ch'egliafferma d'originegreca e bisan-
tina (e sono d'origineorientale),dice le seguenti cose: -" Tutti questiromanzi hanno in generalelo stilemedesimo e ilmedesimo tono, e hanno
la medesima forma che " quelladei versi ottonari rimati fra loro, due a
due. Lor principalesoggetto" pur sempre l'amore,che, contrastato lungoilracconto, trionfa alla fine.E vi si mescolano avventure innumerevoli di
terra e di mare, incanti, predizioni,trasformazioni. 1 poetipoi li hanno
trattati rivestendoli del colore dei loro tempi. Erano destinati alla
47-4 (-..M'ITOLO i\(-NO
gente alta ed elegante,e per"lianno cercato in parte di piacereassai di
pi" con lapitturadei costumi,nella descrizione fedele e vivace dei costumi
di essa "". " Anche il romanzo persiano" pienod'avventure di mare e
di terra, intanto che sempre racconta la vita di due amanti perseguitatiche poi riusciranno a lieto fine. K ilpoeta, api)unto perch"mandava
l'operasua ad esser lettaneglieleganticonvegni delle corti,vi fa pompa
grandedi descrizioni line e leggiadredi cose, di usi,di costumi,di ceri-monie,
di palazzi,di giardini,di vesti sfarzose,di suppellettiliricchissime,
e induce sulle cose vecchieil colore dei tempi suoi. Perci",lo stesso Firdusi
che nari'ava le geste deglieroi del bel tempo antico, descriveva,forse
senza ch"eglise ne avvedesse,i costumi della splendidacorte di Ghasna
in cui era accolto;e Niz"mi e Ass"r e Kirm"ni e S"veghie ogni altro
romanziere persiano,narrando vecchie storie che si dicevano pehieviche,vi ritraevano le corti sfarzose del loro tempo. Ma questiromanzi, come i
francesi di Gastone Paris, son pur tutti condotti col medesimo stile e
col medesimo tono, e, quanto alla esterna veste poetica,son pur com-posti
in tanti disticidi cui i versi rimano fra loro;perci"la forma, quantoal distico e alla rima, " perfettamenteegualenell'unoe nell'altro caso.
Quanto al metro, esso " diverso nei vecchi romanzi persianie nei recenti;
perch"i vecchi hanno ilmetro epicoche " quellostesso che gliSpagnuolichiamano di arte maggiore,adoperatoda loro nelle canzoni epiche,avutoforse dagliArabi che l'hanno in comune coi Persiani. Ma i nuovi, come
quellida Niz"mi in poi,cio" dal dodicesimo secolo in poi,hanno un altro
metro, pi"molle, quasiflebile,che qui non si potrebbeadeguatamentedescrivere, e sarebbe anche cosa superflua.Ma ildistico limato resta pur
sempre punto assai notevole di somiglianzatra il romanzo orientale e
l'occidentale.
84. E poich"noi non vogliamo metterci nella intricata questionedel-l'origine
della rima, veggano i dotti fino a qualeet" si pu" alTermar con
certezza che i romanzi nostri cominciarono ad avei'la,pei'ch",quanto a
noi, non potendo dire se i testi pehlevicida cui son discesi i romanzi
persiani,l'avessero o non avessero, ci appagheremo di notar semplice-menteche l'hanno le pi" vecchie e antiche poesie persianee arabe.
Anche la poesiasiriaca,pi" antica della persiana,ebbe l'ima; e se [)are
non ne abbia traccia il maggior poeta dei Siri,Sant'Kfrem,che l"oriintorno
alla met" del quarto secolo,qualchepoeta posteriorene ha alcun esempio
evidente;o forse fu imitazione degliArabi. Perch" trovasi un carme di
Antonio l'elore,monaco siro diTecrilin Mesopotaniia,vissuto nel settimo
secolo,scritto da lui contro i suoi calunniatori,l'esoi'dio del quale "
tutto di senari rimati fra loro,quasisempre due a due. Se poisi dovesse
credere a qualche dizionario persianocitalo dal Vullers,anche il celebre
musico B"rbed che visse ai tempi di re Khusrev Parv"z, cio" al principiodel secolo settirno,componeva canzoni epicheregiecon la rima. Quandoci" potesseveramente accertarsi,l'uso della rima si riferirebbe niente-
LE SOMIGLIANZE E LE KELAZKIM IKA LA l'OESIA l'EltSIANA. E(X. 47.')
meno che ai tempidella letteratura pehievica,o almeno agliultimi suoi
teuipi.L'Avesta,nel testo zendo, ha non poche assonanze qua e l",stu-diate
evidentemente, che tuttavia non possono considerarsi rime vere,
come talinon possono consideraisi quelleassonanze che pur s'incontrano
anche nei classicigrecie latini.
85. N" dai Greci, n" dai Latini " venuto ai romanzieri nostri del
Medio Evo il disegnoesterno, perch"cos" lo chiamiamo, dei loro poemi,allorquando,distribuendolo per tante partiquante erano le letture o le
recitazioni orali in pubblico,ad ogni ripigliardel racconto invocavano
Iddio e la Vergine,gliAngeli e i Santi,e piamente poi conchiudevano,ritornando alla stessa invocazione e invitando gli uditori ad un altro
cantare. Anzi, a principiodel poema, ponevasiuna acconcia introduzione
in cui s'invocava e lodava Iddio,poisi dicevano le ragionidel comporre
e donde mai si attingevala dolce istoria da narrare, e il perch" della
scelta, non dimenticando mai di far le lodi del graziososignoreal quale
l'operalaboriosa era dedicata. Seguitandoil racconto, ilgaiopoeta soleva
far risaltar di tanto in tanto il significatorecondito di ci" che narrava,
ora mostrando che alcuna volta tutto poteva intendersi per allegoria,ora
ragionandodi morale, e sul finireringraziavaIddio e si volgevaal suo
mecenate, e qualche volta ancora metteva il proprionome e la data.
Tutto questo modo d'ordinare il poema " proprio tal quale anche dei
romanzi persiani.Firdusi e Mz"mi, Kirm"ni e Ass"r, Khusrev di Dehii,
S"veghie Gi"mi, e tanti altri,sempre invocano Iddio da principioe lodano
Maometto e i suoi primicompagni; dicono poi la ragionedel loro poema
e chi l'ha fatto loro comporre e con qual fine essi l'abbian composto,intanto che lodano e incensano ilmagnificosignoreda cui sperano favori
e grazie.Niz"mi poipi" di tuttis'interrompead ognicanto, anzi nel canto
stesso, per far lunghe e patetichedigressionidi morale, per toccar del
significatoallegoricodel racconto. Tutti poi pongono il loro nome e la
data negliultimi versi. Per persuadersidi ci",i pjemi persianison l"quali
sono, e non c'" che da scorrerli.
86. Ma c'" un romanzo italiano,l'Ameto del Boccaccio,che ha una
singolaresomiglianza,so non nel soggetto,certamente nel disegno,col
romanzo persianodi Niz"mi, le Sette Belt". Nel qualeil melanconico poeta
di Gangiaracconta come il re Behr"m avesse fallofabbricare un bellissimo
palazzocon sette quartieri,posto ciascuno sotto l'influenza d'uno dei sette
pianeti,ornato ciascuno di drappi di diverso colore e di gemme di color
diverso. Il re Behr"m, giovane cacciatore,ha fallo collocare nel palazzo,ciascuna in un quartiere,sette giovaniprincipessech'egliha sposate,e
ora, tornando dalla caccia,si reca per sette sere a visitarlead una ad una,
vestilo,ogni sera di colore diverso, intanto che ciascuna " vestita dello
stesso colore del principee trovasi nel quartieredi quellostesso colore.
Allora,ciascuna gliracconta una particolarestoria d'amore, fmita la quale
essa fa l'elogiodel colore che essa veste,dicendo,per esempio,quelladel
iTC) CAI'ITOLO NONO
rosso che il rosso simboleggia il sangue, la porpora dei i-e. la rosa, le
gote delle belle fanciulle. p]ccoci ora dinanzi un disegno di racconto che
" perfettamenteegualea quellodell'Ameto,nel qualeappunto si racconta
di Ameto, giovanecacciatore,allevato nei boschi,come Behr"m nei deserti
d'Arabia,fra glieserc"zi della caccia e delle armi. Anche Ameto s'inna-mora
di sette donne bellissime,vestite ciascuna di coloi-diverso,ciascuna
delle qualigliracconta poi una storia d'amore. Dicesi che i nomi delle
donne di Ameto hanno significatosimbolico,rappresentandole tre virt"
teologalie le quatti'Ocardinali. Ora, anche ilromanzo persiano,e Niz"mi
gi"inclinava fortemente all'allegoriamistica anche nei suoi romanzi, "
allegoriconei nomi delle sette principesse,ed essi hanno pure significatomorale. Ma ci" che pur fa meraviglia," la circostanza dei sette colori
nell'uno e nell'altroromanzo. Nell'italiano,questisette colori non hanno
significatoalcuno,e il Boccaccio deve aver seguitoquesto particolaredi
non sappiam qualesua fonte,forse senza ch'egline intendesse il perch";laddove, nel persiano,esso ha ben ragionedi essere, perch"si riannoda,
per la dottrina dei sette pianeti,a tutto un vecchio sistema astrologicoe
religioso.N" l'esempiodi un edif"cio a sette colori " il solo in Oriente,trovandosi che Erodoto racconta come il re Deioce facesse cingeredi sette
mura, dipintedi sette colori,la citt" di Ecbatana, volendo simboleggiarvii sette pianeti;e che l'architetto Simn"r, come racconta Niz"mi nel
romanzo le Sette Belt",aveva proposto al re di Hira di fargliun palazzocon cupole,ciascuna di color diverso.
87. 11disegnoadunque e l'orditura dei due romanzi sono egualianche
se ilBoccaccio, seguendo l'indole de' suoi studi e lavorando liberamente
da uomo di genio e non da copista,rienipiil racconto principaledi
Ilriadi e di altri particolaridella poesiaclassica pastorale;ma ildisegno" strano nel suo romanzo, laddove nel persianoogni cosa si trova accon-ciamente
al suo posto. Non diremo tuttavia che egliha attinto a Niz"mi,sebbene Niz"mi, morto nel 1203 dell'Era nostra, glisia anteriore di pi"di un secolo e mezzo; ma, se Niz"mi toglievada qualchevecchio romanzo
pehlevico,il Boccaccio doveva attingereindubbiamente a qualche alli'o
racconto che,venuto da una stessa originecol ])ersiano,era passatoin Occi-dente.
Del resto,il l'omanzo di Behi'"m dovette passare in Occidente assai
presto,trovandosi che Ibn Zafer,in Siciliae nel secolo decimosecondo, in
gran partelo riassumeva nel capitoloquarto del suo libi-o,iConforti politici.88. Passando ora alle forme liriche,ci sembra di |)oterdire die tra
la canzon d'amore provenzale e la ghazela d'amore persiananon trovasi
alcuna somiglianza,perch",anche se in alcuni punti,massime in certe
idee intorno all'amore e in certi modi di esprimersi,gliOrientali s'incon-trano
con gliOccidentali, tulio ci" si deve alta natura slessa dell'amore
che sempre si esprime allo stesso modo anche nella maggior lontananza
di tempi e di luoghi.Poi,la ghazelache " la vera canzon d'amore persiana,fu coltivata e fioriquando i possibiliscambi tra Oi'iente e Occidente erano
LE SOMICLIA.NZF K LK f.KL \/.IOM TUA LA l'OESLV l'ERSLVN'A, ECC. 4-77
quasi cessati e la poesiapersianagi" coiiiinciava a declinare. La forma
lirica,invece,die fu in onore grandissimoin tutta la poesiaaraba e per-siana
dal settimo e dall'ottavo secolo in poi,fu la qas"da,andata poi in
disuso quando la ghazelacominci" a fiorire.Con la qas"dapertanto cre-diamo
che abbia molta somiglianzail sirventese delle nostre letterature,
perch",esclusi pur sempre alcuni punti molto particolari,tutto ci" che
il Diez dice del sirventese,si pu" dire anche della qasida.Il sirventese,
dice ilDiez,traeva ilpoetadall'angustiadelle paretidomestiche e lo menava
0 sulla piazzao nel campo, laddove eglidoveva o difendere il giustoo
assalir l'ingiustoo sostener qualchefazione o far l'elogioe la difesa della
stessa arte sua. Perci" pu" considerarsi il sirventese come una voce
chiara e fedele dei tempi,intanto che per esso ilpoeta" come posto in un
luogo pi"alto,al di sopra dei contemporanei,donde gliviene certa con-fidenza
per trattar da parie paricoi grandi come loro amico,consiglieree difensore. Anche serviva ad altiuffici,e il poeta lo mandava per qual-cuno
alla persona cui esso era rivolto,acciocch" meglio e pi" presto
toccasse la meta. Per" questo genere poeticooperava ampiamente e lar-gamente,
toccando tuttigliargomentipi"gravi,scendendo talvolta,dall'ac-cento
solenne di maestro morale, a quelloacre e pungente del satirico,
passandoanche al piantofunebre per la morte di qualchepotente o per
qualchegrande sventura pubblica;n" " raro che vi si parlianche d'amore,
come per occasione fortuita. Tutto cotesto dice il Diez del sirventese
provenzale;e tutto cotesto, soggiungiamo noi, pu" dirsi anche della
qasida.La quale fu pure adoperataper trattar di alti afTari in pubblico,nelle corti,nel cospettodi qualcheprincipe,come quando il poeta arabo
Al-H"rith del quintosecolo tolse a difendere con una qas"da,nel cospettodi un principedi H"ra,una causa dei Bekriti contro i Taghlebiti,e come
quando il poeta persianoAnvari mand" per un amico suo una pietosaqas"daal signore di Samarcanda, supplicandolodi liberare il sultano
Sengiar,prigionierodei Ghuzi. La qas"da lodava, qualchevolta anche
troppo,i grandi e i potentie dava loro consigli,e piangevala morte di
qualchegrande o lamentava qualchepubblicasventura, come quando con
Saadi,nel 1258, piangevala presa di Bagdad fatta dai Mongoli,e con
Gebeli lamentava le vittime di un terribile terremoto che distrusse la
citt" di Tebr"z nel 104-2. E l'amore v'entrava non raramente, anzi era
luogo comune a principiod'ogniqas"dapi"antica,laddove nelle posteriori" alquantopi" raro e talvolta " messo interamente da parte.
89. La forma del sirventese e della qas"da" solenne, lenta,ma non
impacciata,e contribuisce a renderla tale ilmetro scelto che " pur sempre
solenne e grave nella lunghezzasua, almeno nella qasida,con una rima
che in essa si ripetead ogni secondo verso di distico per tutto il com-ponimento,
laddove la rima, nel sirventese,ha libert" maggiore.Gi" tra
le poesiedel primo poeta provenzale,Guglielmo conte di Poitiers,tro-
vansi esempi di sirventesi;ma la qasidaorientale " molto pi" antica,
478 CAPITOLO NONO
adoperaladai Persiani fin dal nono secolo e dagli Arabi (che " loro
propria),fin dai secoli anteriori a Maometto. DagliArabi essa pass" in
Siria e in Persia,e, di qua, in Sicilia,in Africa e in Ispagna.Anche si "
disputatomollo intorno all'originedella parolasirventese o sirventa,
perch"altri la deriva dal verbo servire,perch"era canto composto dal
servitore in lode del suo signore,e altri dice che cosi si chiamava perch"si cantava con musica di altro canto, al quale essa pei- tal modo veniva
come a servire,e altri sostiene che cos" si chiam" perch"in origineessafu ilcanto del soldato mercenario, di colui che serviva. Tutti hanno affer-mato,
ma nessuno ha provato; e cotesto domandiam di fare anche noi
mettendo innanzi certa congetturanostra, senza che per nulla clnsistiam
sopra, non potendo provare. Considerando adun(|ue che alcuna notizia
della musica e della poesiaorientale " pur venuta nel Medio Evo in Occi-dente,
una etimologiadella parolaSi^yt'"^y^/apotrebbetrovarsi nella parola
persianazir-hend o zlr-vend, che vori-ebbe dire accompagnamento di
nota alta. La parolafir serve in persianoa designarela corda pi" sot-tile
d'ognistrumento musicale,opposta alla vocebeiu,con cui si denotano
pure in persianole corde pi" grosse e le note basse. Le due parolesono
molto antiche trovandosi gi"pi"volte ricordate nel poema di Firdusi, il
qualedice in alcun luogo che, ai conviti dei principi,le canzoni erano
accompagnate da note alte e basse, e v'adoperaleparoleor ora riferite.
L'altra paroladel composto, bend (anchevend),significavincolo,legame,
e si usa nel linguaggiotecnico della poesiapersiana,come nelle espres-sioni
terg"-hende terk"b-bend,che,significandoritornello,designano un
verso con rima f"ssa e propriache torna a un dato punto, dopo certo
numero di versi stabilito,l'imati diversamente fra loro. Ora, la parolazh'-bend non si trova,qual ", nei dizionari persiani;ma " possibilissima,dato l'esempiodelle altre due parole or ora ricordate e data la facolt"
del persianodi fabbricar centinaia di parole,ad arbitrio dello scrittore,
con radici verbali poste alla fine di qualunque parola; e bend o vend
(legare)" appunto radice verbale che occorre molto frequentenei com-posti.
Tutta questa nostra non " che congettura; ma son mere congetture
e non hanno alcuna prova di fatto nemmeno le altre etimologieproposte.
Forse, in favor della nostra, sapendosigi"che glistromenti ad arco sono
di originepersiana,sta la ragionmusicale,pi"valevole di (}uelladel ser-vire,
qualunque sia il modo che al sirventese si |)ossa applicai'ela servit".
90. Luogo comune della liricaaraba e persianasi " quellodi cominciar
la qas"da quasi sempre con una lunga descrizione della primavera.La
usarono r^"deghi,Deqiqi,Firdusi (nellepoche sue liriche),Gebeli,tra i
poetipersianidel nono e del decimo secolo;la usarono Min"cihri,F"ry"bi
e S"veghitra quellidei secoli susseguenti;ed essa serviva come d'intro-duzione
acconcia,dalla qualepoi,colto ildestro, ilpoeta passava bella-mente
a far le lodi del suo ricco e graziosomecenate. Ma essa, come era
cosa voluta e d'artificio,non procedevada alcun intimo sentimento, e si
480 CAPITOLO NONO
giorecol nostro contrasto che forse " anche di pi" umile origine.Ecco;secondo il Bartoli,il contrasto di cui ci ha lasciato bellissimi esempifrate Bonvesin de Riva milanese (e trovansene anche nella vecchia lette-ratura
francese)," una foiMna che si ricollegada una parte alla tenzone
dei FYovenzali (ci"che non crediam noi,come diremo appresso)e dal-l'altra
al dramma plebeo.Chi poi legger"le tenzoni e i contrasti persiani,vedr" che c'" una somiglianzasingolaretra essi,cos" lontani,e i contrasti
del frate di Milano. Perch",come in questi,le particontendenti dicon
sempre le loro ragioniin egualnumero di versi,s"che ne nasce un dialogo
speditoe serrato, e la ragiondell'una " tosto impugnata dall'altra che,alla sua volta,ne mette innanzi un'alti'ache l'altraparte confuter" poi.Se
ne veggano, intanto,gliesempi da noi dati in fine al capitolodella lirica.
I soggettisi assomiglianoperfettamente;ma le tenzoni persianesivolgonod'un tratto verso la fine a qualche potente scelto per giudice,come
appunto fanno anche le provenzali,laddove i contrasti soglionofar s" che
una delle partiresti vinta e pei" tale si dichiari. Eppure, bench" molto
fortisiano ie somiglianzenotate, non possiam dir nulla quanto ad un pos-sibile
scambio tra Oriente e Occidente in questo punto particolare.Perch",da una parte i contrasti della bassa letteratnra latina,come tra ilcorpo
e l'anima, tra l'acquae ilvino,tra il lino e la pecora, c'indurrebbero a
credere, con le loro somiglianze,che da essi proceda il contrasto della
nostra vecchia poesiadialettale;e dall'altra,se si pensa che la tenzone fu
in grandissimoonore presso i poeti arabi anche pi" antichi,e che il
disputarpubblicodi due poetiera uno dei pi"graditipassatempi delle
corti mussulmane, e se non a torlo si pu" supporre che alcun trovatore
provenzalene abbia udita e veduta alcuna, non pare inverosimile che il
curioso divertimento poeticoper qualcun d'essi sia venuto in Occidente.
Anzi v'" chi apertamente lo sostiene,e, secondo noi, con ragione.Dato
cotesto,sarebbero derivazioni sorelle della vecchia tenzone araba da una
partela persiana,e dall'altra la provenzaledalla quale ultima venne poila francese. E veramente il giudiziofinale che si deferisce ad altri,",secondo noi, tal segno peculiare,manifesto ed esterno, che non pu" a
meno di tener collegateinsieme come congiuntedi parentelale tenzoni
tutte orientali e occidentali. Che se lapersiana,in particolare,si assomigliadi molto nel fare e nell'andamento al contrasto nostro popolare,badisi
che tutto ci" potrebbeanche ragionevolmenteattribuirsiad un atteggiarsie svolgersisuo proprioe interno,non venuto dal di fuori,intanto che il
contrasto, senza ch'esso abbia avuto alcun sentore della tenzone, pu"esser derivato direttamente da quelledisputeo contrasti della bassa let-teratura
latina a cui gi"si accennava. Cotesto,anzi,assai pi" facilmente
si potr"intendere (juandosi pensiche il contrasto fu scritto per ilpopolocon intento morale, onde rest" sempre tra il popolo, vestito della sua
ruvida veste dialettale,e che,all'opposto,la tenzone orientale e occidentale
non ebbe mai altro intento che quellodi far prova d'ingegnoacuto e
LE SOMIGLIANZK E LE HELA/.IOM TKA LA l'OESIA PERSIANA, ECC. 481
sottile,destinata ai ritrovi delle corti e sottratta forse al popolo che non
seppe che farsene. Se poi,nel capitolodellalirica,abbiana posto la tenzone
nella classe di quellepoesieche arieggianoilfare popolare,queslo abbiam
fatto per il suo stile particolare,da essa assunto forse in Persia,non
gi"per l'originesua che era pi"lontana,non gi"per l'intento e l'abito
suo che era |)ursempre cortigiano.0 forse quiqualchemodo d'arte popo-lares'" incontrato con qualchealtro d'originestraniera e cortigiano,e la
questionesi fa pi"difficilee intricata,n" si vede come si possa definire.
93. Min"cihri,poeta persianodell'undecimo secolo,racconta e descrive
in alcuna sua poesiala maniera di fare ilvino,rappresentatacome un
crudele martirio dell'uva,inflittoad essa dal pi" crudele vignaiuolo.Min"cihri ha diversi esempi(uno dei qualiabbiam dato tradotto in fine
al capitolodella lirica)di questimartirii,se cos" possono chiamarsi,ev'" ragion per credere che,se si conoscessero i canzonieri ora perdutidei poetipersianidel nono, del decimo e dell'undecimo secolo,altriesempisi troverebbero di questo curioso componimento che ha molto dell'abito
popolare.Veggano intanto glistudiosi se esso ha alcuna somiglianzacon
quei martirii contraffattidella letteratura francese del Medio Evo, come
il Martirio di San Bacco,di Goffredo di Parigi,del decimoquartosecolo,nel qualeappunto, secondo Gastone Paris,si descrivono i tormenti della
vignaintanto che dal vignaiuolosi fa ilvino. Ma, qualunque ne sia l'ori-gine
0 la derivazione o la trasmissione,la somiglianzadel soggetto"
grande,anzi ilsoggetto" pure ilmedesimo, e i Persiani,nel trattarlo,v'hanno di gran lungala precedenzadel tempo.
94. Se ora volessimo qui recare innanzi versi e frasi,disticie quar-tine,
e interi passidi poetipersiani,e confrontarli anche soltanto con
tuttiqueglialtri che il Diez reca innanzi per far conoscere certi modi
particolaridella poesiaprovenzale,potremmo riempiremolte e molte
pagine,e le somiglianzenon sarebbero n" poche,n" lievi.Sarebbe tut-tavia
opera quasiinutile,perch"le somiglianze,in questo caso particolare,proverebberoassai poco intanto che voglionoprovar molto. Ma non
vogliamtacere,anche per soddisfazion mera di curiosit",d'un particolaredella lirica mistica, orientale e occidentale,nel quale quellaha senza
dubbio la precedenzasu questa. Intendiamo l'immagine della farfalla,
secondo la qualeil caldo e disioso amante " rappresentatosotto la figurad'una farfallache si gettanel fuoco e vi si abbrucia. Secondo i mistici,
" l'anima umana che si perde in Dio. La bella immagine " frequentissima
presso i poetipersiani,Saadi,Att"r e altri,e trovasi anche presso i nostri,in Folchetto di Marsigliae in Jacopoda Lentini che dice:
S" corno '1parpaglioM,ch'a tal natura,
Non si rancura di ferireal foco.
Che se alcuno vorr" opporre che essa " di originealessandrina,risponde-remoche cotesto " pur vero; ma non possiamoa meno di opporre anche
31 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.
482 CAPITOLO NONO
noi che molte cose della filosof"aalessandrina sono orientali e che,quantoal nostro Medio Evo, i nostri ricevettero le dottrine di Alessandria non di
l" veramente, ma per trasmissione degliOrientali.
95. Che molte favole e novelle nostre sian venute d'Oriente," cosa
ornai tanto nota che non vuol essere dimostrata; vediamo, invece,se la
forma che hanno presso di noi,ritiene ancora alcuna traccia della forma
orientale,secondo quelprincipioche,quando viene la sostanza, la forma
la segue da s". Favole e novelle,quasitutte d'origineindiana,son passatein Occidente nel Medio Evo per mezzo dei Persiani in versioni arabe,per-siane,
greche,ebraiche, e alcune se ne trovano fra quelle narrate dal
Boccaccio,altre fra quelleche lo stesso divino Ariosto ha inserite nel suo
poema. Ma nel lungo viaggiaree andare errando, talvolta esse si sono
trasfiguratenel soggettoe nei particolaridi tal guisa che ora l'occhio
acuto del criticoa grandestento giungea riconoscerle. Altra volta,invece,
tanto " rimasta fedele la tradizione al racconto originalee primitivo,che
l'occidentale sembra mera e genuina ti'aduzione del racconto orientale.
Veggasi,per esempio,la favola dell'usignuoloche Francesco del Tuppo,del secolo decimoquinto,ha inserita nella sua raccolta di favole detta
l'Esopo,e si confronti con la novella persiana,i Consiglidell'augelletto,che trovasi nel poema mistico persianola (lobla spirituale,di Rumi, e
che noi abbiam data tradotta nell'appendicealla poesiamistica. Si vedr"
quanto somiglinoi due racconti lontani,derivati ambedue da una fonte,
che ilTeza ha trovato essere indiana, intanto che Gastone Paris ne ha data
fuori una traduzione francese del decimoterzo secolo,col titolo: Il laio
dell'augelletto.Nell'appendicealla poesiamorale o gnomica,tra gliesempidi favole e novelle,abbiam riferitoanche la novella dei tre sozi malan-drini
che trovasinell'operapersianail Libro di Merzb"n e di cui " quasitraduzion letteraleun racconto del nostro Novellino,quelloin cui si narra
di tre scherani che si diedero la morte l'un l'altro per l'avidit" dell'oro.
96. Ma ci" che importa a noi,si " il toccar della somiglianzadelle
forme. Per ilqualpuntosipu" dir subito che quelvecchio disegnodei libri
di novelle indiane,secondo ilquale,nella cornice di un racconto unico fon-damentale,
si trattano in tanti capitolidiversi altrettantipuntidi morale,
e la verit" delle dottrine espostebellamente vi si dichiara per acconcie
narrazioni;questo stesso disegno,diciamo, " rimasto pur sempre quelloanche presso i nostri scrittori di novelle. Anche rinlralciarsi artificioso
delle diverse narrazioni che troviam presso i nostri," abito costante dei
libriorientali di novelle. Veggano ora (luelliche hanno conoscenza della
letteratura jjrovenzaleedella francese,se cpiestoparticolaresi trova anche
l",perch",quanto a noi,non possiam ricordare che il iJecamerone del
Boccaccio. Del resto, dice ilBartoli,il concetto del raccogliere,del com-porre
in un insieme organicofatti per loro natui-a diversi,fu comune
nell'et" di mezzo, derivato,aggiungiamnoi, dall'Oriente. Perch" questo
medesimo, prima assai del l)OCcaccio e deglialtri nostri,hanno fatto tutti
LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIOM TUA LA POESIA PERSIANA, ECC. 483
gliscrittoridi novelle,persianie arabi,e per i persiani,veggasiil Libro
di Merzb"n, di Ver"vini;il lloseto e ilVerziere,di Saadi;gliSplendoridel
Canopo,di lluseynV"iz,tuttilibri di favole e di novelle,condotti aj)puntosecondo quel concetto. Ma il concetto o disegnoprimitivo" indiano,del
Panciatantra,dal qualegic"sappiamo esser discesa tanto grande famigliadi libridi novelle. " poi certo che l'antica e primitivaspartizionedelPanciatantra e -dellesue prime versioni orientali era fatta secondo certi
puntidi morale pratica,considerati e svolti in appositicapitolia parte,con racconti e aneddoti piacevoli,intanto che un solo e unico racconto
fondamentale induce unit" nel libro.Che questo particolareconcetto assai
presto sia passato in Occidente,s'arguisceanche dal libro,gi"tante volle
ricordato,d'Ibn Zafer,arabo siciliano,che nei suoi conforti politicitratt"
cinque punti di morale e di religioneper altrettanti capitoli,pienidi
novelle e di storie persianee di favole d'animali. Egliera del secolo dodi-cesimo.
Anche Pietro Alfonso,ebreo spagnuoloconvertito,vissuto verso
la fine del dodicesimo secolo,componendo in latino la sua Disciplinacle-ricale,
a conforto delle varie dottrine esposte la riempidi racconti d'ori-gine
orientale,egliche conosceva i libri arabi, come s'intende dalle
prime paroledel suo libro che ebbe subito favore grandissimo in tutto
l'Occidente cristiano,dove fu tradotto anche in francese e in guascone fin
dal tredicesimo secolo. E tacciamo delle tante versioni ebraiche,latine,
spagnuole,francesi,tedesche, fiamminghe,italiane,che in quel tempo,sotto nomi diversi,furon fatte per tutto l'Occidente del libro indiano per-venuto
fino a noi, per le versioni arabe e greche,sotto ilnoto titolo di
Libro di Kahla e Dimna.
97. Ma ben prestol'intento morale fu abbandonato, e allora i libridi
novelle non furon che raccolte di narrazioni curiose,distribuite non pi"secondo certi puntidi morale, ma secondo la natura e la qualit"dei fatti
e delle persone. In Persia ci" fu fatto assai per tempo, e ilprimo a darne
l'esempiocrediamo esser stato Aufi,un erudito e letterato di poco genio,che visse intorno al principiodel secolo decimoterzo. Ecco intanto che
questo " appunto ildisegnodel Decamerone, che,ponendo un racconto
fondamentale, narra curiose avventure secondo certe categorie,stabilitesecondo le qualit"dei fattie delle persone, non pi"secondo alcuni puntidi morale. Questo stesso " il disegnodel Novellino di Tommaso Guardati,detto Masuccio Salernitano,che divise l'operasua in cinquelibri classifi-candovi
i racconti secondo certi ceti di persone e certe qualit"diavvenimenti.
98. Anche lo stilesplendidamenteornato e studiatamente leggiadro,con tante descrizioni e dipinture,onde meritamente va tanto celebre il
Decamerone, " uno degliabiti particolaridi quasitutte le novelle d'Oriente.
Per", se il Settembrini per un certo rispettoaveva ragionedi cercar nella
volutt",voluta goder fino all'ultima stilla,l'origineripostadello splendoredello scrivere boccaccesco,forse non ha minor ragionechi la vede,all'op-
"8i CAPITOLO NONO
posto,nella natura storica del componimento. Perch", si badi,la pompa
del Boccaccio e di ogni altro nostro novelliere,come ilFirenzuola,non "
continua,ma soltanto si trova, con colori profusie splendorivivacissimi,
nelle descrizioni di luoghideliziosi e ameni, di giardini,di boschetti,di
luoghisolitarinella campagna. Anzi ilBoccaccio,pi"di tutti,vi si ferma
a lungo con predilezionemanifesta, intanto che alcuna sua descrizione,
come quelladi un giardinocon cui egliapre la giornataterza, " un vero
incanto. Ma nel resto, il piacevolescrittore di novelle racconta piano e
naturale,e talvolta anche discende allo stilefamigliare,adoperando anche
periodibrevi e tronchi,mentre i lunghie involti egliriserba pi"volen-tieri
a quelledescrizioni pi" lavorate. Anche l'introduzione di alcune sue
novelle che per lo pi" ne enuncia ilperch" e ilsignificatoriposto," spesse
volte intralciata e densa di pensieri,con perioditalvolta faticosie contorti.
Ora tutto ci" si trova perfettamenteegualenei libri persianidi novelle e
di favole. Anche nel Panciatantra lo stile" quasi sempre naturale e piano,r"serbandosi a diventar d'un tratto oscuro e difficilee anche deliberata-mente
astruso quando si descrive alcun luogoo alcuna cosa nuova e degna
di nota, o si fanno alcune osservazioni intorno a ci" che si narra, o si rife-riscono
detti e sentenze e proverbi.In questicasi quasisempre s'adopera
ilverso, e questibrani di poesiason quasisempre diff"cilie intricati,tal-volta
anche veri indovinelli che senza commento non s'intendono. Quando
poiil Panciatantra cominci" il suo viaggioverso Occidente in tante sue
versioni, esso port" sempre con s",pur trasformandosi, certi suoi abiti
peculiari,questo,anzi,pi"di tutti.Ilqualepoi,se non s'incontra nelle tre
vecchie versioni orientali,araba d'ibn ul-Muqaffa,siriaca di B"d Perio-
deuta,greca di Simone Seth,si trova poi manifesto e anche esageratoin
tutti i traduttori persiani.E ora " necessaria alcuna dichiarazione. La ver-sione
d'Ibn ul-Muqaffanon poteva essere che sobria,stringatae severa,
secondo lo stile della letteratura mussulmana, scritta in arabo, di quei
tempi,e tale doveva essere anche la greca, fatta sull'arabica;la siriaca
dovette seguireper una parte l'indole della letteratura siriaca che non fu
mai molto amante deglisplendoriluccicanti della forma, e dall'altradov"
attenersi alla versione pehlevica,ora perduta,sulla quale sembra essere
stata fatta,se pure non fu fatta sull'araba. Ora, anche la letteratura pehle-vica,
pur giudicandoneda ci" che ne abbiamo, amava assai poco lo stile
florido e leggiadro,di cui,anzi,sembra esser stata apertamentenemica.
99. Ma come la letteratura persianacominci" a fiorire,ecco che anche
i libridello novelle e delle favole ripreserod'un tratto l'abitoantico dello
intercalar poesiee sentenze, del descrivere artificioso,minuto ed elegante,del perdersilungamente nel cercare e adoperar fi'asiperegrinee parolediff"cilie disusate. Veggasi perci"alcuna favola o novella di Masr-ullc"h o
di Saadi, di Nakhshebi, di Ver"v"ni o di Huseyn V"iz, o di qualchealtro
novelliere persiano,intanto che l'ultimo,IluseynV"iz,nelle sentenze e
nella descrizion minuta ed elegante tanto " artifiziatoe lezioso da venire
LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIO.NI TRA LA POESLV PERSL\NA, ECC. 485
ben prestoa noia. E per",se noi concluderemo che inovellieri nostri,oltre
molti soggettidi racconto, hanno avuto dall'Oriente anche la forma del
racconto e ildisegno d'alcun loro libro,sia dell'insieme,sia delle .parli,con certi abiti e modi particolariquanto allo stile,sembreremo forse,nel
cosi concludere,troppo avventali e troppo arditi? Altri vegga; ma noi non
crediamo di esser tali.
6. Conclusione.
100. Facendo ora la l'assegna di quanto abbiam raccolto in questo
rapidoviaggioper l'Oriente e per l'Occidente,ci sembra di poter conchiu-dere
con ragioneche molti e molti scambi si son fattie da una parte e
dall'altrae che molte cose, assai pi"di quanto comunemente si crede,ha
ricevuto dall'Oriente l'Europadei tempi di mezzo. 0 per lo scambio delle
dottrine dei Manichei prima,poi per quellodei libridi filosofiae di scienze
naturali,o per le Crociate,o per l'andare tornar di mercanti,di pellegrini,di monaci predicatori,sia per la via di Costantinopoli,sia per la via di
Sicilia0 di Spagna,una ricca derrata orientale " venuta a noi e presso di
noi ha lasciato tali tracce che non anche sono state cancellate. Perch",molte delle novelle e delle favole che ora leggonsida noi nei nostri novel-lieri,
son venute per mezzo della Persia dalla lontana India;e dalla Persia,
patriafeconda di racconti d'avventure,son venuti, per una via che non
si pu" ancor bene sapere qualesia stata,i soggettidi molti romanzi nostri.
Favole e novelle e romanzi dovettero viaggiarper il volgoe andar lon-tano,
come per ilvolgodovettero viaggiarecerte eresie di natura essen-zialmente
volgare,finch" poi qualcuno,togliendoal volgo alcuno di quei
soggetti,ne trasse qualche opera d'arte colta. Ma i cavalieri di Francia e
di Provenza che presero partealle Crociate,intanto che da qualchemene-strello
orientale impararono alcuna storia d'amore, pi"prestofuron presidallo splendoredi quellecorti e se ne appropriaronoilcostume quantoal viver gaioe ai modi gentilie leggiadri,onde poi,tornati a casa, fecero
nelle loro corti quel mutamento meravigliosoche il Diez gi" notava,
abbandonando d'un tratto la rigidae goffaausterit" dei loro padri.
Intanto,a pascer la curiosit" dei dotti,sparsiper tutti i monasteri d'Eu-ropa,
venivano i libri dottrinali e le enciclopedied'Oriente,e l'Oriente
restituiva all'Occidente il vecchio sapere greco contraffatto e alterato in
tanto peregrinareda Alessandria e da Costantinopolialle scuole siriache
di iNisibie di Edessa, e di l" a Seleucia e a Ctesifonte,alla corte persianadei
Sassanidi,poia iNish"p"re a Bagdad,e da Bagdad,assunta per istrumento la
linguaaraba, in Occidente,dove l'aspettavanoi tardi traduttori e compi-latoriin ebraico e in latino. Cos" tre slati, popolo,cavalieri e chierici,
furono ammessi a parteciparedella ricca imbandigioneche era apprestata
dall'oriente. L'Europa allora era nell'infanzia della sua civilt",ed era
ben naturale che essa ricevesse da chi aveva pi" di lei.Dice pertantoil Massarani ne' suoi studi di letteratura e d'arte: " Questa infanzia di
486 CAPITOLO NONO
una societ" venuta alla luce in un sepolcrosi nutre a poco a poco e
si risalda di poderosielementi. D'oltre le paludi renane, dall'ultime
selve scandinave,come dal fondo di quelmagnificoimpero che si stende
da Bagdad a Siviglia,le ispirazioniconfluiscono copiose,multiformi,
feconde; cupe reminiscenze druidiche,leggiadrefantasie meridionali,
vengono a urtarsi e a commescersi nel suo grembo; e quella vitalit"
potente del genio latino che " riescila a emergere illesa dalla colluvie
barbarica,fa suoi tutti cotesti elementi e li rifonde in una propriaunit".
Mentre l'Europacompitaancora le litanie nel breviario dei monaci, una
stirpeintelligente,che le insegnano a odiare perch"il suo breviario " il
Corano, le ha posto fra le mani il mirabile strumento dell'algebra,ha
innalzato sotto a'suoi occhi le meravigliedell'Alhambra; e davanti a quellecolonne pi" svelte dei pi" svelti palmizi,a quegliarchi giraticome un
ferro di lancia,a quelletrine,a queiricami di pietra,l'Europaha teso-reggiato
ammirazione e desiderii ".
101. Intanto,da tutto ci" che avanti si " detto,crediamo che un puntodi storia riceva d'un tratto una luce inattesa e improvvisa.Perch" la
l"nguacomune mussulmana dall'ottavo al decimo secolo fu l'araba,cosi
araba fu creduta tutta quellacultura splendidache l'adoperava.xMa le
ragionie le testimonianze recate di sopra chiaramente dimostrano che
essa, almeno d'origine,era persiana.Che se R"deghi o Firdusi che die-dero
cosi potente impulso alla linguapersiana,fossero vissuti due o tre
secoli prima, cio" nel settimo o nell'ottavo secolo,e ilmovimento nazio-nale
che liprodusse,avesse precedutodi tanto, la linguadi questagrande
e vasta e splendidacultura,anche a dispettodel Corano, sarebbe stata la
persiana,e ora avrebbe nome di persianoquelloche pur con insistente
errore si continua e continuer" a dire arabo. Sappiasiintanto che gliArabi stessi da principio(tanto poca fiducia avevano nel loro scarso
sapere),conquistatala Persia,coniarono monete e scrissero atti pubblicinel persiano d'allora che era ilpehlevico,considerato come sola lingua
dotta,finch" il Califl'oOmmiade Abd ul-Melik, morto nel 705 dell'Era
nostra, ordin" che si usasse l'arabo in tutte le cose dello stato. Ora,parte
grandissimadelle opere persianee arabe non " che traduzione o rifaci-mento
di vecchie opere pehleviche,e per" " gran peccato che quella
vecchia letteratura sia andata perdutaquasi tutta. Quel tempo che fu dei
Sassanidi,dal terzo al settimo secolo,fu gloriosissimoper la Persia
quanto alla cultura che vi brill" di luce vivissima in mezzo a tenebre
quasi universali. La Persia,allora,iniziava il Libro dei Re, che poi Fir-dusi,
nel mille,doveva ridurre nel verso epicodi arte maggiore,traduceva
l'Avesta,raccoglievatutto ilsapere nelle sue enciclopedie,trovava i suoi
romanzi pi"belli,traduceva Omero, Platone,Aristotele,Porfirio,.lamblico,
ospitavai filosofigreciscacciati da Costantinopoli,riceveva dall'India il
giuocodegliscacchi e le favole del Panciatantra,per spargerlipoiper tutto
il mondo, inventava glistromenti ad arco che gliArabi dovevano poi
488 CAPITOLO NONO
ciascuna et" della sua storia essa ha vissuto accanto a qualcliegrandecivilt"da cui essa o ha j3reso a prestitoo a cui essa ha prestatoqualche
cosa, accanto a qualche civilt" che ci d" alcuna notizia di essa o di cui
essa d" qualchenotizia a noi. Di volta in volta,congiuntaper la sua storia
all'India primitiva;all'Assiria,a Susa,a Babilonia;alla Lidia,alla Grecia,
all'Egitto;a Roma e a Bisanzio;agliArabi,ai Turchi,ai Mongoli;a volta
a volta sospintaverso Occidente e verso Oriente,essa " stala il crocicchio
della via delle razze, delle religioni,delle civilt" ".
101. Cosi avendo concluso,ripensandoal cammino fatto,speriamo di
non esserci ingannatise abbiam creduto di additare un campo novello
aglistudiosi per le loro ricerche ; anche speriamo che nessuno ci accuser"
di presunzioneo di consiglioavventato. Del resto, noi non abbiamo che
tentato e toccato in parte quel campo, lontanissimi dal pensare d'averlo
percorso ed esaminalo a fondo come pur si dovrebbe. Anzi confessiamo di
sapere di ferma coscienza che molte devon essere le lacune e le dimenti-canze
(sebbenenon volontarie),intanto che sentiam tuttavia,e ci" diciamo
con sicurezza intima, d'aver fatto ci" che si poteva nella scarsezza dei
mezzi nostri particolari,nella povert"delle nostre biblioteche quanto a
libri orientali,nella mancanza di quelle fonti che pur sarebbero state
necessarie. Ci accorgiamo anche di esser statipi" scarsi nel parlaredegliautori arabi e delle loro opere che nel discorrere dei persiani; ma a noi
premeva di far conoscere la prevalenteimportanzadella Persia in questogrande moto letterario e scientificodel Medio Evo, e per"" venuta la dif-ferenza
ora notata. Poi, nel nostro caso particolare,i libri arabi ven-gono
in ordine secondario, essendo stati molte volte non altro che gliintermediari tra la Persia e l'Occidente. Non ignoriamper" l'importanzadella letteratura araba; ma lascieremo che altri,pi" versato di noi, con
dottrina e conoscenza maggiore dichiari questopunto. Perla stessa ragione,altri,pi"addestrato di noi nelle letterature nostre del Medio Evo, potr"rimediare alle mancanze e ommissioni e correggere glierrori e appro-vare
0 riprovareci" che noi abbiam detto soltanto per mera congettura.105. Appagandocipertanto d"aver additato,se non dischiuso un campo
novello di ricerche,vogliam dire,senza oll'esad'alcun altro,a chi in par-ticolareabbiam voluto additarlo. L'abbiamo additato ai giovani,perch",
se l'idea nostra " feconda,presso di loro potr"fruttit"careed essi potranno
proseguirquellericerche che noi fuggevolmenteabbiamo appena toccate.
Essi hanno ancora tutto da fare l'edifiziodella loro cultura,e ogni id"a
nuova, purch" non privadi fondamento,loro giovaassai pi" di tante altre.
I provetti,all'opposto,o quelliche da tempo son dentro aglistudi,hanno gi"lungamentearchitettato e solidificatol'edil"ziodella loro cultura,
e come sorga qualche dottrina differente,quasi sempre la respingono di
tutta forza per non disfare anche in parte ci" che da gran tempo hanno
fatto. Certamente,nel caso nostro, noi non presumiam tanto; ma perch"non sembri o presuntuosa o irriverente la parolanostra, ci sia concesso
LE SOMKILIANZE E LE RELAZIONI TUA LA POESIA PERSLVNA, ECC. 489
di ricordar qui ancora una volta l'accoglienzasgarbatae disgraziatache
si fa da tanti,anche dottissimi,quando si trattidi cose e di sludi d'Oriente.
" Dell'Oriente e della sua letteratura non sappiamo che farci! " sembra
essere il motto di cotesti,per i quali" inutile ogni ragione anche assen-nata,
simili in tutto agl'increduliricalcitranti,per i quali Iddio ha detto
nel Corano a Maometto essere inutile ogni predicazione.Iddio (dice il
Profeta arabo) ha posto un suggello sui loro cuori e sui loro orecchi, e
dinanzi ai loro occhi sta un velo. Ma vi son pure tanti altri,che, sebbene
gi" avanti nell'et",sempre tuttavia giovanid'animo e di cuore, animosa-mente
accolgono ogni idea e ogni pensamento novello, purch" non infe-condo,
e ardentemente lo lavorano essi stessi e glidanno vigore coi vecchi
studi accumulati. Ma ci" non " di tutti;e gi"noi,nel nostro caso partico-lare,
anche se per avventura ci" che abbiam scritto non " privo di fon-damento,
ci aspettiamda qualche altra parte e obiezioni e opposizioni.
Rispettoalle quali tin d'ora raccomandiamo a chi dovr" farle,se pur vi
sar" alcuno che voglia,di prendere le opinioninostre e di esaminarle e
di riprovarleanche, ma come sono e qualisono, finch" si vorr" e potr",
purch" non ci si faccia dire ci" che non abbiam mai detto,o ci" che non
abbiam mai voluto dire. Perch" l'intenzione fu sempre retta e giusta,e
l'errore " scusabile e si pu" correggere.
108. Perci", intanto che con l'ossequioe ilrispettodovuto ai maestri
ci sottomettiamo ben volentieri al giudiziodei vecchi che sono di buona
volont",disposticome siamo a riconoscere l'errore laddove avremo errato,
ci sia permesso di raccomandare, come gi" abbiam fatto per un altro
nostro lavoro, anche il presente ai giovani d'ingegno aperto, di cuore
magnanimo e alieno, negli studi, da ogni pedanteriagretta e minuta.
Perch", se dai maestri aspettiam la sentenza, da questi,come da com-pagni,
aspettiaml'aiuto e il favore, non per noi, ma per questa via che
vorremmo aver loro additata nell'indaginestorica della letteratura. Chi sa
che quelloche oggi " mera congettura e sembra sogno o fantasia, domani
non diventi verit"? T.he diranno allora tuttiquelliche avranno accolto con
un sorriso di compassione la congettura che ora timida si affaccia? Anche
la parenteladel greco e del latino con l'antica lingua d'India parve bla-sfema
orribile ai troppo zelanti adoratori della letteratura classica,e ora
" verit" scientifica! Anche l'AnquetilDu Perron fu proclamato impudente
ciarlatano da alcun dotto inglese,e ora, se noi possediamo l'antico libro
di Zoroastro, a lui soltanto lo dobbiamo! Prima adunque di negare in
nome della scienza, in nome della scienza si pensie si mediti un poco! 0
forse noi, per questo nostro punto particolare,osiamo sperar troppo,
strascinati,come siamo, da certo entusiasmo. Ma l'entusiasmo non " mai
infecondo e molto raggiunge la speranza quand'esso le venga in aiuto.
400
ELENCO DEI POETI
(Il numero romano indica il capitolo;l'arabo,il paragrafo).
1. Abb"s (Klir"giali-u"del"Abh"s),suppostoprimopoetapersiano,II,21.2. Abd"ni {Ab" Mans"r Abd"ni),poetaliricoin arabo,II,14.
8. Ab" Ahmed segretario(Ab" "hnicd Ibn Ab} Bekr ul-K"tib),poeta liricoin
arabo,II,13.
i. Ab" Ali,illigiiodel fornaio (.4^^/.4//),poetalirico,II,27..").Ab" Giafar (.4^;/G"ufurMu"mmmed Ibn nl-Abb"fi),poeta liricoin arabo,II,15.e".Ab" '1-Falh(Ab" 1-Fath Ibn i(l-Mu:,a/fer),scrittoredi racconti,VII,104.
7. Ab" '1-Muayyad(Ab" l-Muay"jadBalkhi),poetaromanzesco, VI,35.8. Ab" Sa"d (SheykhAb" Sa"d F(i:-"-iilJ"hIbn Ab" l-Kheiir),poetamistico,III,
34, 47-54.
*.*.Ab" Sal"k (Ab" SaI'tk(j"irii"ni),poeta lirico,11,24.
10. Ab" Shiik"r (Ab" Sluik"r),poetalirico,II,25.11
.
Ab" T"birdi Tars"s (Ab" T"hir Tars"si),raccoglitoredi tradizioniepiche,V, 134.
12. Ab" 'l-Tayyib(Ab" 't-Tayyibid-T"hiri),poetaliricoin arabo,II,14.13. Ad"b S"bir (Ad"bS"bi"- Tinnizi),poetalirico,II,79-80.
14. Al'rii(i(Ab"l-Hasan Mnhamined Ibn Ahmed Afr"qi),poetalii'icoin arabo,II,14.
15. Agli"ci(Ab" f-Himin Ali Ibn Ihj"sAnh"ci),poeta lirico,li,30.
16. Ahli (Alili),poetamistico-iomanzesco,VI, 125.
17. Ahmed figliodi Al-Mnainrnil (Ab" l-IIasan Ibn Ahmed il-MiKtmmil),poetaliricoin arabo (tra gliesempidellaLirica,XIV).
18. Akhsikati (Ath"r iid-D"nAkhs"kati),poetalirico,II,86.
19. Ali Sali(.4/ Ibn al-HuseynV"i:.,col soprannome di Safi),scrittore di aneddoti
e di racconti,VII,101.20. Aliami (Ab" 'l-Fazl Aliami),traduttoredel Kal"la e Diinna sotto il titolo" Para-gone
dellasapienza", VII,74.
21. Amili (Dehd iid-fl"nAmili),poeta mislico-i'omanzesco,VI, 12().
22. Amiq (Ani"q),poetalirico,II,99.23. Anonimi, poetiepicianonimi,V, 120 e segg.24. Anonimo,scrittoredi racconti e di aneddoti,VII,94.25. Anonimo, autore del Libro di Merzb"n (vedi Ver"vini),VII,83-89.26. Anonimo, autore d'una traduzione poeticadel Libro di Sindib"d,VII,65-66.
27. Anvari (Avliad ad-U"n Anvari),poetalirico,II,94-98.28. Arili(Mahm"d Aiifi),poeta mistico-romanzesco,III,105.29. Asadi (Ab" Nasr Asad ud-D"n Ahmed Ibn Mans"r) poeta lirico,II,55; " scrit-tore
di contrasti,II,137-138.30. Asadi il 'j^m[mo, (Ab" Mans"r Ali Ibn Ahmed Asadi),poeta epico,V, 118-120.
31. Asgedi{Asgedi),poetalirico,11,55.
ELENCO DEI POETI 491
82. A.ss"rOlnhammed Ass"r),poetaroinaiizesco, VI, 102-113.
33. At"v (At"yi?),suppostopoetaepico,V, 128.
34. Att"r (Fer"dud-D"n Att"r),poetamistico,III,"2-82.
35. Aiifi(N"r ud-D"n Muhummed Aiif"),scrittoredi racconti,VII,91-93.
36. Avhadi {Riihiud-D"n Avhadi),poeta mistico.III,97-98.
37. Avicenna o Ibn Sina (Ab" Ali Ibn Sina),poetascettico.III,100-110; " sup-posto
traduttore delle sentenze di B"zurc'milir,VII,35-36.
38. Azraqi(Zeiinud-D"n Ab" Beh' Azraqi),poetalirico,II,67 ; " traduttore del
Libro diSindib"d,VII,41.
39. Bakhtiy"ri(Bakhtiy"ri),poetaromanzesco, VI, 35.
40. Baylaqfmi(Mug"rud-D"n Baiilaq"n"),poeta lirico,II,100.
41. Bush"qilghiottone(Gemdl ud-D"n Ab" Ishdq,col soprannome di Bush"q),poetagastronomico(scettico?),III,116-121;" scrittore di contrasti,II,142.
42. Deqiqi(Ab"Mans"r Muhammed Deq"qi),poetalirico,II,29; " poetaepico,V, 65.
43. D"naveri (Ab" 'l-Q"simDlnaveri),poetaliricoin arabo,II,14.
44. Em"r Huseyni(Em"r HuseijniFakhr us-S"d"t),poetamistico,III,97-98.
45. Fakhr ud-D"n {Fakhr ud-D"n Asaad G"unj""nial-Fakhri),scrittoredi contrasti,
II,140-141 ; " suppostopoetaepico,V, 138-139.
46. Farrukhi (Abu 'l-Hasan Ali Fan-uklii),poetalirico,II,50-51.
47. F"ry"bi(Zeh"i-ud-D"n F"ry"bi),poetalirico,II,101-104.
48. Fas"hi (Fas"lii("iurgi"ni),poetaromanzesco. VI,58.
49. Fatt"hi (yah"jnS"bak Fatt"hi),poetaromanzesco e allegorico,VI, 124.
50. Fery"mendi(Mahm"d Ibn )'em"n id-D"n Ferii"mendi),poetalirico,II,113-115.
51. Firdusi {Ab" 'l-Q")iimMans"r Fird"si),poetalirico,II,47-49; " supposto
scrittordi contrasti,II,140-141 ; " poetaepico,V, 67-119; " poetaroman-zesco,
VI,36-57; " poetagnomico..VII,31-34.52. F"r"z Mashriqi(Hak"m F"r"z. Mashriqi),poetalirico,II,24.
53. Gebeli (Ab" Mans"r Qatr"nul-Gebeli),poetalirico,II,61-63.
54. Gelai ilmedico {GelaiTah"b),poetaromanzesco, VI,119.
55. Gh"l"ni{Abd ul-Melik Ab" Nasr Gh"l"ni),poetalirico,II,32.
56. Gi"mi (N"r ud-D"n Abd ur-Rahm"n Gi"mi),poeta lirico.Vili,6-8; " poeta
mistico-romanzesco.Vili,9-17; "scrittore di racconti,Vili,18-19.
57. Giuneydi(Ahdallah Muhammed Giuneydi),poeta lirico,li,27.
58. H"t"z {Shems ud-D"n Muhammed H"fiz.Sh"r"z-i),poetalirico,IV,24-37.
59. Hanzalah (Hak"m Hanzalah),poetalirico,l",23.
60. Marrani (Ab" 'l-Hasan Ali Ibn ul-Hasan il-Layyi"mHarrdni),poeta liricoin
arabo,II,14.
61. llasan di Dehli {Hak"m llasan Uihlavi),poetalii'ico,II,111-112.
62. Hubbi {Muhammed K":.im Seyi"vendi,col soprannome iliHubbi),scrittoredi
racconti,VII,103.
63. Hum"m ud-D"n (Huni"m ud-D"n Tebr"z-i),poetalirico,II,105-106.
64. HuseynV"iz (A"/""/(/rf-/)i/(Huseyn Ibn Ali 'l-V"iz,m/-Aos/"/^),traduttore del
Ka""lae Diurna sotto iltitolo:Gli Splendoridel Canopo(J/JCrtr/ Suheyli),VII,
67-73; " scrittored'altriracconti,VII,97 e 98.
65. Huzaymi (Ab" Nasr Huzaymi),poetaliricoin arabo,l",15.
66. IbiiSina,vedi Avicenna.
67. Im"di (Im"di),poetalirico,II,93.
68. Isfarangi(Seyfad-Din Isfarangi),poetalirico,II,100.
69. Ism"iI Isp"li"ni(Kem"l ud-D"n Ism"il Isp"hdni),poetalirico,11,100.
492 p:le.n(:(" dki i'okti
70. KAtibi (Mithainmcd Uni Alnl-nll"h K"lib"),poeta lirico,II,1:25-1:27;" poeta
niistico,III,105; " poetaromanzesco, VI, 120-123.
71. Keiii"lKliogendi(Kem"l ud-D"n Kogendi),poeta lirico,li,121-122.
72. Khabb"z ilfornaio (Hak"m Kh"bbaz),poetalirico,II,27.
73. Kli"gii"Kirni"ni {Kein""ud-D"n Alni l-Atd Miihammcd Kh"gii"Kirm"ni),poeta
romanzesco, VI,95-101.
74. Kli"q"ni{Af:-alud-D"n Ihn Ali .^'amj'n"fKhihn"ni),poetaliiico,11,87-92;"
poetamistico,III,()5.
75. Khnsra\';"ni(.4/^//Tah"rut-Tah"b Ihn Mu"iammedKhusrav"m),poetalirico,li,33.
7G. Kliusrev di Dehii (Am"r Kliusrev Dili"avi),poeta lirico,II,107-110; " poeta
mistico.111,99; " poeta romanzesco, VI, 92-94.
77. Kis"yi(Mcufdud-D"n "b" IshaijKis"yi),poetalirico.II,42-44.78. Mag'di(Mng'dud-D"n Muhummed Hasani,col soprannome di Ma(fdi),scrittore
di racconti,VII,102.
79. Malnn"d principeGhasnevide {Siill"nMalim"d Ibn Sabuk-leu"i"n("Jiaz-naoi),crednlo poeta lirico,II,40.
80. Mahim"d Sliebisteri[Mahn"d Uni Abd ul-Kcr""n Ibn YaliiiaShebisteri),poeta
mistico,IH, 91, 90.
81. Maliki (J/(/;/(ud-D"n Maliki),scrittoredi favole,VII,75.
82. Mamari (Slieiik"iAbu Zarr"ah Mamari), poetalirico,II.28.
83. Masi"d (Masi"dHarnvi),poetaromanzesco, VI,95.
84. Mas"d Selm"n (Mas"d Ibn Sand Ibn Sclni"n),poetalirico,11,05-00.
85. Mervri"di (Husei/nUni Ali Mervr"d"),poeta liricoin arabo (tragliesemjiidella
Lirica,V).80. Min"cihri {Abu 'n-!SegmAhmed M"n"cihri),poetalirico,II,50-59.
87. Mn"ni (Mu"n ud-D"n ("iuve"jni,col soprannome di Mu"n"),scrittore di racconti,
VII,95-90.
88. Mnizzi (MuhainmedIbn Abd il-Me"ik Mui:.:.i),poeta lirico,11,09-70;" poeta
mistico,III,01.
89. Mnklu"ri (Mukhti"ri),poetaepico,V, 135-13().
90. Mnnlasir principeS"m"nide (Ab" Ibr"h"ni Ibn X"h Muntasir S"m"ni), poeta
lirico,11,45.
91. ftlnr"di(Ab" l-HuseynMur"di),poeta liricoin arabo.II,14.
92. Nakhsliebi (Z'//y"vd-Dln Nakhshclii),poeta romanzesco, VI, 95; " scrittoi'e
di favole e di novelle,VII,50-02.93. N"sirdi Kluisrev(.4/";/Mu"n ^Yls'nIbn Kliusirr Mei'iHi:-!),poetamistico,III,55-00.
94. Nasr-nll"b (Ab" l-Madli Nasr-ull"b),traduttoredel Kal"la e Dimna, VII,42-50.
95. Niz"mi (NizAni ud-D"n Ab" Mu"iammcd Uij"sIbn Y"suf,col soprannome di
NizAmi),poetamistico,III,()()-71;" jtoetaromanzesco, VI, 59-91.
90. Niz"mi An"zi (Ahmed Ibn (hiiar Niz"mi Ar":!),snpposto autore del poemaR"m"n e Visa,V, 138.
97. Omar Kliavv"m (Ab" 1-Fa"h Omar Ibn Ilnvb"ni Klidijii"m"),poeta scettico,IH,111-115.'
98. Pind"ri (Pindr"ril{":.i),poetalirico.II,00.99. O"bi"sprincipeZiy"dita(Qdb"sUnsur ul-Ma"li),sciiltme di morale,VII,77-82.
100. Q"diri(Muhammed Ondiri),scrittoredi fav(de,VII,()3-()4.
101. Oan"varzi (.l/;Wf/.!//(/'I-Fav"ris i)an"var:.i),tradnttore del Libro di Sindib"d,
VII, 41.
102. Q"iiii(Ahmed Ibn Mahm"d (J"nii),tradnttore del Kalila e Diurna,VII, 53-55.
ELENCO DEI POETI 403
103. Q"simi (Mi"n iid-Din Ali Q"sim ul-Anv"r, col soprannome di Qdsimi), poeta
lirico, II, l:23-l:2-i;" poeta mistico. III, IO").
lO-i. Havnaqi (Ab" l-Miia"jijad Ravnmi"), poeta lirico. II, 28.
105. Uesliid Vatv"t (Ilesh"d iid-D'tn Muliamined Ibii Abd il-GeUl Uniuri, col sopran-nome
arabo di Vatv"t, cio" la rondinella), poeta lirico, II, 83-85.
106. Hi\degiii(Fer"d ud-D"n Muhammed R"deglii), poeta lirico. II, 35-41; "
scrittore
d'indovinelli, II, 133;"
traduttore del Kalila e Dimna, VII, 41.
107. Rumi (Gelai ud-D"n Muhammed Rumi), poeta mistico. III, 83-90.
108. Rimi {Ab" 'l-Farag R"ni), poeta lirico, li, (U.
109. Saadi {Muslih ud-D"n Saadi), poeta lirico, mistico, scrittore di racconti, IV,
1-23;"
scrittore di contrasti, II, 142.
110. S"nii (Muhammed Ism"il S"mi), scrittore di racconti, VII, 103.
111. S'"wegh" ((jem"l ud-D"n Selm"n S"vefihi), poeta lirico,II, 117-120;" poeta
romanzesco, VI, 115- Il 8.
112. Sen"i (Ab" 'l-Mag'd Macfd"d Ibn AdamSen"i), poeta lirico, II, 7(5-78;" poeta
mistico, III, 62-64.
113. Sh"hi (Aq" Melik Shdhi), poeta lirico, li, 128-129.
114. Sliah"d (Ab" 'l-Hasan Shah"d), poeta lirico, II, 2().
115. Sli"hpnr (iS/)ft/i]*//r),poeta lirico, II, 100.
116. Shems (Shems ul-Fakhri?), poeta mistico, III, 102-104.
117. Sher"f (S/ier?/),poeta gnomico, VII, 37-40.
118. Sliibli (Ab" Ahd-ull"h Shihli), poeta lirico in arabo (tra gli esempi della
Lirica, XIII).
119. Shib"b ud-D"n .\maa(j (Shihdb ud-D"n Amaaq), [)oeta romanzesco, VI, 58.
120. S"zeni (S"zeni), poeta lirico, II, 81-82.
121. Tar"fi (Ab" Nasr Tanfi), poeta lirico in arabo, II, 15.
122. Um"rah (Ab" Mans"r Umdrah), poeta liiico, II, 31.
123. Unsuri (Ab" 1-Qdsiia lluse"jn Unsuri), poeta lirico, II, 52-54; "
scrittore di
contrasti. II, 139;" poeta romanzesco, VI, 35.
124. Uveys (5w/t"/i Uveys Ilkhdni), poeta lirico, II, 116.
125. Ver"vini (Saad ul-Verdv"ni), traduttore del Libro di Merzb"n, VII, 83-89.
126. Yem"mi (Ab" Ahmed Yemdmi), poeta lirico in arabo, II, 15.
127. Z"g"ni (Obei/d Z"g"ni), poeta lirico, II, 117-118.
128. Zn\"m(Behd ud-D"n Muhammed Zah"ri), traduttore del libro di Sindib"d, VII, 52.
129. Ze^'zeni (Ab" Ali Zev:.eni), poeta lirico in arabo (tra gliesempi della Lirica, XII).
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