storia della poesia persiana

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Storia della Poesia Persiana

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Dott. Prof. ITALO PIZZI

della Rearia Universit" di Torino

STORIA

POESIA PERSIANA

La Perse est la grande route du

genre humain.

Michelet.

VOLUME SECONDO

TORINO

UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE

33, Via Carlo Alberto, 33

1894

Page 8: Storia della Poesia Persiana

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Diritti di traduzione

e

di riproduzione riservati.

Page 9: Storia della Poesia Persiana

STORIA DELLA POESL\ PERSIANA

CAPITOLO QUINTO

LA POESIA EPICA

SOMMARIO." "

1. Or"ginedei vaceonto epico." 1, :2.Tempi diversi di cui soiiti

come un riflesso l'epicae la liricapersiana."3. Soggettodell'epopea." -i,5,

0, 7. Dottrina del dualismo e sua origine." 8, 9. La gran lottacosmica tra il

bene e il male come intesa dai sacerdoti e come intesa dal popolo." 10, 11. I

Devi 0 demoni rappresentano antiche popolazioni." 12. Concetto primitivodeiDevi applicatopoi ad antiche popolazioni." 13. Tratti particolaridei Devi

secondo l'epopea."li. I Devi non pi"considerati come esseri appartenential

genere umano. "15. I Turani. " 16. Originedella inimicizia fra Irani e

Turani. "17. Re Fr"d"n e le discordie de' suoi tre figli." 18. Afr"sy"bre

dei Turani,ilmaggiornemico degliIrani. " 19. Fondamento storico della ini-micizia

fra Irani e Turani." 20, 21. In che modo glieroi dell'antica e primi-tiva

mitologiapartecipanoalla guerra tra Irani e Turani.

2. Svolgi"itenludel racconto epico." 22, 23, 2-4. Il racconto epicoordinato come

storia ed elevato ad avere un alto significatomorale. "25. I re P"shd"d.

"

26. I re Kay. "27. Il primo e il secondo eroe nell'epopea."

28. Rusteni

figliodi Z"l. " 29, 30. La famigliadi Rustem e la sua provenienzadal re

Gemsh"d."

31. Qualit" straordinarie di Rustem come eroe. "32. Rustem

non ricordato nell'Avesta." 33, 3-i,35, 36, 37. Se gli.Achemenidi siano

ricordati nell'epopea;opinionidiverse in proposito." 38. Come al racconto

epicotradizionale sia stata accoppiatala storia." 39, 40. Prime raccolte di

tradizioni epichesotto il nome di Libro dei Re. "4J. I Borgomastriraccoglitori

di tradizioni epiche." 42. La li\idizione epicapersiana" una vera epopea

nazionale.

3. I cicli epici." 43. L'ampiezzadella tradizione epicapersianasuppone che siano

entrati a formarla, da principio,divei'sicicli. " 44. Tre cicli principali."

45, 46, 47, 48, 49. Ciclo dei Devi e deglieroi del Segest"n." 50, 51, 52. Ciclo

della guerra coi Turani." 53, 54, 55. Ciclo di Gusht"spe d'Isfendy"r."

56, 57, 58, 59. Racconti particolariche per natura non appartengono ai tre

cicli." 00, 61. Riordinamento dei cicli,e prevalenzadi quellodella guerra

coi Turani. " 62. Rustem fatto partecipareper ragiondi convenienza alla

guerra coi Turani." 63. Assestamento definitivodella tradizione epica.

4. Firdiisi." 64. Perch" a questo punto soltanto s'incomincia a parlardi Firdusi.

"

65. Tentativi,tra il nono e il decimo secolo,di far ricomporreil Libro dei Re. "

66. Mahm"d di Gliasna." 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75. Vita di Fir-dusi.

"76. Il Libro dei Re non molto curato dai dotti in Persia.

" 77. Il Libro

1 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. TI.

Page 10: Storia della Poesia Persiana

^ CAPITOLO QUINTO

dei Re saputoa memoria dal popolo;i rapsodidi Firdusi. " 78, 70, 80, 81,

82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 00, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99,

100, 101, 102, 103. Sunto del Libro dei Re (perla parteepica)." 104, 105,

106, 107, 108, 100, HO. Fedelt" di Firdusi alle sue fonti." 111. Come si

debba giudicarl'operadi Firdusi. " 112, 113, 114. Pregie difettidel Libro

dei Re. " 115. Gli eroi come rappresentatida Firdusi. " 116. Alto intento

morale che ha il Libro dei Re, e come vi mirasse Firdusi. " 117, 118. Idee

morali e religiosedi Firdusi. " 110. Principaliedizionie traduzioni del Libro

dei Re.

5. I poeticic""ci." 120. I poeticiclicihanno verseggiatotradizioniepichelasciateindietro da Firdusi. " 121. Appartengonocon Firdusi allo stesso movimento

epico." 122. 11 ciclo deglieroi del Segest"ntrattato a preferenzada questiciclici." 123, 124, 125. Asadi ilgiovanee il suo Libro di Ghersh"sp." 126,

127. IlLibro di Sani,d'ignotoautore. " 128, 120. Il racconto di Kuk ilmonta-naro,

d'ignotoautore. " 130. Il Libro di Gih"n-ghir,d'ignotoautore. " 131. Il

Libro di Fer"murz,d'ignotoautore. " 132. Il Libro di B"n"-gashasp,d'ignotoautore. " 133, 134, 135. Il Libro di Berz", d'ignotoautore. " 136. Il Libro

di Behmen, d'ignotoautore. " 137, 138. Decadimento dellapoesiaepicaabban-donata

al volgo." 130. Poemi e raccolte di racconti,fattiper ilpopolo;Ab"Tallir di Tars"s, e la sua indigestaraccolta. " 140, 141. Mukht"ri e il suo

Libro di Shehriy"r." 142, 143,144, 145. Ilpoema di R"m"n e Visa attribuito

a Fakhri; da altriattribuitoa Nizami Ar"zi. " 146,147, 148, 140, 150. Rac-conti

tradizionalidei Parsi trattatiin forma epica.

1. Origine del racconto epico.

1. Tutto quel movimento poeticoche nei cai)itoliantecedenti abb"am

cercato di studiare nelle sue originie nel suo svolgersisuccessivo," pro-prio

dell'Iran moderno dopoch" esso, passatii furori e gliscompiglidelia

conquistadegliAralii,raggentil"la proprialinguae diede principioa una

poesianovella. Perch",sebbene qualchetraccia dubbiosa dell'anticapoesia

possa ancora vedersi qua e l" nella moderna, e nella moderna si abbiano

molte opere, in particolaredel tempo dei Sassanidi,rifatte,pure quella

poesialaudatoria,amorosa, poi mistica,poiscettica,dal tempo dei T"hiridi

a quellodei successori di Tamerlano, " tutta di fattura moderna, indub-biamente.

I modi poi e la natura e gliatteggiamentidell'antica poesiadella qualel'Avesla ci ha conservato alcuni franmienti,sono tanto divei's"

da quellidi questa poesiapi"recente, da non potersinemmeno compren-dere

n" indovinare come mai una stessa gente, anche tenendo conto di

tanti mutamenti e scompigli,abbia potuto iniziare e svolgeredue generidi poesiacosi diversi.

2. Ma, se la lirica tutta in genere, quale " e quale abbiam studiata,

appartieneall'Iran moderno, all'anticoinvece,non nella forma, ma nella

sostanza, nella natura, nello spiritoche tutta la anima e la feconda,appar-tiene

la poesiaepica.Perch" tanto il Libro dei Re, con lo splendoredel

suo canto, quanto i pochi e umili poeticicliciche ne hanno calcale le

Page 11: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA KPICA 3

orme e hanno raccontato ci" che Firdusi non ha vohito o potuto raccon-tare,

possono considerarsin" pi"n" meno che come l'ultima e pi"solenne

manifestazione dell'ingegnoiranico,immagine ancora efficace di quella

vita attiva e forte,allorquandonessuna dottrina della morte e del nulla

era ancor giuntaad annebbiar la mente e intorpidireil cuore. E farebbe

meravigliaveramente, se di cotesto non avessimo le prove storiche sic-come

vedremo, iltrovare questa grande canzone di eroi rifattabellamente

in una linguanuova, con freschezza d'immaginazione e impeto di affetti

giovanili,a tanti secoli di distanza dai tempi da cui essa ha prese le

mosse e ai qualiveramente dovrebbe appartenere. Essa, come abbiam

gi" detto in principiodi questo libro,rende immagine di uno di queimassi che i geologichiamano erratici,e che,solitariin una vasta pianura,

attestano ancora la lontana altezza da cui sono discesi. La poesia che

abbiam studiata nei capitoliche precedono,bench" in origineprocedesseda quel nobile sentimento che " l'amore,riusciva alla fine in tanti sve-nevoli

omei e piagnisteida divenir fortemente stucchevole e noiosa, e

poi,per le infiltratedottrine mistiche,diventava la poesiadella morte, per

la quale ogni umana energiavien meno e ogni nobile intento non ha

valoi'e.Ma questa,questa " poesiadi vita,e perch"procededall'amor di

patriae ne celebra glieroi che la difesero un giornoe le procacciarono

gloria," poesiache insegnaad operare, che vivifica e fortifical'animo e

il cuore, n" liaccascia nella considerazione del nulla. Eppure,anch'essa,

pi" tardi,degener";perch",come le venne meno la materia e l'ispira-zione,di epica si fece romanzesca e di romanzesca divenne mistica alla

sua volta non appena i suoi eroi cessarono d'essere glieroi dell'amore e

del valore,per diventar vani e fatui simboli d'allegoria.3. 11soggettoprincipaleintorno a cui si aggiratutto quanto illungoe

magnificoracconto dell'epopeapersiana," una lotta secolare degliIrani

contro i Devi o Demoni, per i qualisi deve intendere una gente primitivache fu da loro soggiogata,e contro i Turani, gente barbarica e feroce,stanziata nella partesettentrionale dell'Asia,al di l" dell'Osso. Sebbene

per"questa lotta,sotto un certo aspetto,possa e debba considerarsi sto-rica,

come vedremo, essa tuttavia,e per le cose che si narrano, e per il

significatoche essa ha assunto agliocchi degl'lrani," troppo collegatacon

l'anticaloro religione,quellache va sotto il nome di Zoroastro,per non

doverne tener parolaqui e prima di ogni altra cosa.

4. JNell'antica religioneiranica,pertanto, predomina e signoreggial'ideadi un contrasto eterno tra il bene e il male, tra luce e tenebre,tra

verit" e menzogna, tra vita e morte; e il bene " personificatoin un Dio

benefico,creatore del mondo, che abita nella luce,e dicesi Ahura Mazd"

nell'Avesta,laddove il male " raffiguratoin un genio maligno che abita

nelle tenebre,detto nell'Avesta Anra Mainyu, ambedue pi"noti fra noi

coi nomi persianidi Ormuzd e Ahrimane. Ora,fra questidue spiritipri-mordiali,non dipendentifra loro e increati,dal principiodel mondo in

Page 12: Storia della Poesia Persiana

4 CAriTOLO OLINTO

poidura un contrasto senza tregua,il qualenon cesser" se non alla fine

delle cose tutte,con la vittoria del dio benefico e la sconfitta,anzi Tan-

nientamento dello spiritodel male. Questa fede nella finale vittoria del

bene si " quellache informa di s" tutta quanta quest'anticareligione,intanto che il dogma che vede nel creato cotesta gran lotta del bene e del

male, costituisce una vera dottrina dualistica.

5. Si badi tuttavia che non si vuol dii'econ ci" che anche a principiocos" fossero le cose. Perch" la dottrina del dualismo fu un portato di assai

pi" tarda et",mentre la primitivareligioneiranica non doveva essere che

un semplicee ingenuo naturalismo. E per"l'Haugosservava giustamenteche lo storico bizantino Agatiadoveva essere nel vero allorquandoaffer-mava

che prima di Zoroastro i Persiani onoravano Giove e Saturno e tutti

glialtri Dei venerati dai Greci, quantunque con nomi diversi. Perch"

veramente, dopo che fu introdotta la religionedi Zoroastro e in essa pure

si svolse la dottrina dualistica,questa dottrina trasform" da capo a fondo

le credenze tutte degliIrani. Ma, del naturalismo primitivodegliIrani,facciano fede,oltre ci" che dice Erodoto della religionedei Persiani antichi,tutta semplicee senza apparato di culto esteriore,quellestesse divinit"

che furono adorate e onorate di sacrifiziassai tempo prima di Zoroastro,divinit" propriedi religionenaturalistica,come, ad esempio,Mithra che

" ilsole,e Athars che " il fuoco,e Armaiti che " la terra, e Vayu che " il

vento. Mollo meno poi ildualismo risale a quei tempi nei quali Irani e

Indiani,sotto il nome comune di Arii,vissero insieme. Perch" egli" vero

che gliantichi Arii abborrivano le tenebre e amavano e veneravano la

luce,e nei fenomeni della natura vedevano un contrasto tra le deit"

benefiche e le maligne,e finalmente si rallegravanoquando la vittoria era

di quellee queste andavano in fuga.Ma questo contrasto non era ancor

tale che fosse diventato vero e propriosistema religioso,con dignit"evalore di dogma, confermato in un libro sacro come l'Avesta. Sembra

adunque che l'originedi questa dottrina singolarenon si debba cercar

tanto lontano, ma piuttostonelle condizioni della gente stessa, stanziata

nell'Iran,e nelle sue disposizionimorali.6. Chi pertanto,solo per un poco, considera la particolarepostura

della regioneiranica,trova che a settentrione sono montagne eternamente

coperte di neve e lande sterilie deserte,donde spiranoi venti ghiacciatiche in pochi momenti distruggonole speranze dei poveriagricoltori.Anche dal settentrione vennero, cominciando dai tempi pi" antichi,orde

affamate di ladroni che rapivangliarmenti e mietevano le messi giuntea

maturit";e quando tacevano i venti boreali e posavano i barbari,dai

deserti ardenti del mezzogiorno si levavano turbini infuocati di sabbia che

facevano inaridir le campagne. E questidaimi non poterono essei'c risguar-dati dagliIrani che come opera di esseri malefici,tanto pi" che presso

di essi era in onore grandissimol'agricoltura.Ora, tutto ci" che recava

danno a questa arte nobile e santa, era considerato come opera imme-

Page 13: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA

diata di potenze malefiche. La notte stessa clie veniva a interromperei

pacificilavori dei campi,dlcevasi e credevasi procreatada Ahrimane; e

nella notte urlavano sciacalli e ruggivanofiere,e i lupiassaltavano il

gregge, e il ladro entrava nelle case. 1 Devi, o d"moni, appunto col favor

delle tenebre uscivano dalle chiostre d'inferno per intrecciar le ridde loro

nei luoghiabbandonati ; e coi Devi si aggiravanoqua e l" i fantasmi not-turni.

Ma, al primo apparirdell'aurora le immagini spaventoseandavano

in fuga,e i lavori dei campi ricominciavano. Anche " frequentenella

regioneiranica che luoghifertilie ricchi d'acquescorrenti confinino col

deserto pi" squallido;e appunto nel deserto sta il regno deglispiriti

maligniche mandano la tempesta e sollevano i nembi rotanti di sabbia

per far perirle carovane. Luoghi espostial sole,con aure tiepidee pri-maverili,

confinano con valli e burroni e montagne, copertedi ghiacci

eterni,dove tutto " squalloree morte. Per" l'inverno,nell'Avesta," detto

esser stato creato dai d"moni, dei quali si dice altres" che, al veder pro-sperare

l'agricoltura,essi sirattristano,e fuggonoquando veggono maturar

le spighe.7. Ma, oltre le condizioni specialidel paese, altra potenteragione di

questa dottrina dualistica si pu" rinvenire in un errore profondoche

offusc" la mente della genteiranica. Diciamo che dinanzi al contrasto del

bene e del male nel mondo, la mente degliIrani si " come arrestata,e

non avendo saputo elevarsi fino a quellaidea filosofica,per la quale tanto

ilbene quanto il male non sono sempre tali per s" stessi,specialmentenell'ordine fisico,ma relativamente e soltanto per chi ne sente giovamento

0 danno, neg" d'un tratto l'armonia che si manifesta nel creato, e appa-gandosi

di contemplarsoltanto l'apparentescompigliodel mondo, v'in-

travvide e trov" una incessante e affannosa lotta tra ci" che " buono e ci"

che " reo. Per" l'universo intero parve non essere altro che un campo di

battaglia,nel qunles'incontrano due avversari formidabili con tutte le

loro schiere,Ahura Mazd" da un lato,coi suoi santi immortali, coi Geni

tuttibenefici,Anra Mainyu dall'altro co' suoi Devi tenebrosi,con le sue

Pairike,esseri femminili che trascinano gliuomini a perdizionecon la

loro bellezza,con tutti glialtri spiritiavversari dell'uomo. Ma l'uno e

l'altroavversario,e gi"si diceva a principio,sono increati,quantunque il

secondo sia destinato ad esser vinto dal primo alla fine dei secoli;e l'uno

e l'altro crea, ilprimo il bene, il secondo il male; ilprimo,per natura

buona ch'egliha, e di propriomoto; ilsecondo,soltanto per contrapporrealla creazione buona del primo la creazione sua malvagia,come quandoalla luce contrapposele tenebre,alla vita contrapposela morte. Nel qual

punto Anra Mainyu si diversificaassai dal Satana della Bibbia,ilquale fu

angelo buono un tempo e cadde per superbia,e non " increato,ma fu

creato da Dio con glialtriangeh.Anra Mainyu poi,sebbene abbia facolt"

creativa," stimato ignorantee cieco,laddove Satana alcune volte " stato

considerato come tale che ama e cerca ilsapere e lo vuole. Per" la storia

Page 14: Storia della Poesia Persiana

e CAPITOLO QUINTO

dell'albero della conoscenza del bene e del male, qualegi"trovasi nella

tradizione mosaica, ha significatogrande per ci" che ora diciamo; e un

inno a Satana, inteso nel senso a cui ora accennannuo, fu possibileai

giorninostri. Per un vieto pregiudizioda Medio Evo, l'ignoranzasembr"

preferibileal sapere, e il sapere si disse venir da Satana,laddove,pressogliIrani,esso procedesoltanto da Almra Mazd", dal creatore d'ognicosabuona.

8. Intanto,al gran contrasto fra ilbene e il male " pur necessario che

gliuomini prendano parte;e s'intende che essi sono i seguacio di Ahura

Mazd" 0 di Aura Mainyu secondo che fanno il bene o il male. Vi sono

per"in terra glieroi del bene come vi sono i fautori del male, e questie

quellipartecipanoalla grande battaglia,in modo per" diverso assai,secondo che questa battagliati'a Ahura Mazd" e Aura Mainyu fu pensatae rappresentatadai sacerdoti nei loro libri sacri e dal popolo nelle sue

canzoni epiche.Ora, i sacerdoti ridussero ben prestoe facilmente ad aver

forma di sistema filosoficoe religioso,strettamente logicoe conseguente,

questa dottrina del dualismo;e perch"gliuomini hanno per sacro dovere

di combattere il male e di far prosperare ilbene, cos" i sacerdoti coman-dano

e impongono che alla gran battagliapartecipinogliuomini lutticon

le opere pie,con le offerte,con le preghiere.Queste sono le armi che gliuomini devono usare per combattere,e trovasi che appunto uno dei libri

dell'Avesta " ilVend"d"d, il qual nome, nella sua forma originalezendica

vida"va detta,cio" creato contro i Devi o demoni, indica gi"che quella

era la difesa pi"potente che l'uomo aveva ricevuta quaggi"per combat-tere

il comune nemico. Allo stesso modo, i re e glieroi dei temj)imitici

ed epicisono introdotti nell'Avesta a combattere contro il male con oflerte

e preghiere,come si legge del re Haoshyanha che ai piedidel monte

Hara pregava di poter distruggerei geni del male; di Sraosha, genio

benefico,che vanta per armi le preghierepi" sante che si possano reci-tare

da bocca celeste o terrena. Lo stesso profetaZarathustra o Zoroastro,

interrogatoun giorno da Aura Mainyu qualifossero le armi sue, risposeche le armi sue migliorierano i moitai, nei qualisi prepara e spreme la

bevanda sacrificale,le tazze nelle quali essa " versata, la piantahaomache ne d" il succo, e le parolepronunciateda Ahura Mazd". Cos" le armi

dei sacerdoti e dei loro campioni sono spiritualie simboliche, come,

secondo loro,di ordine spiritualee morale " tutta questagran lottacosmica.

9. Ma ilpopolo,che certamente non pot"bene intendere che mai signi-ficasse

questo contrasto spiritualee simbolico,pi"volentieri se lo innna-

gin"vivo e visibile in terra,al qualepartecipanonon gi"devoti pregantie sacrificanti,ma veri eroi con armi vere da offesa e da difesa. Come poistim" che le nevi e i ghiacci,le arsure e i venti infuocali del deserto,fossero opera d" spiritimaligni,cosi nelle frequentiscorrerie che i barbari

dell'Asia settentrionale facevano nella sua terra con l'impetoe l'avidit"

delle gentiselvagge,altro non pot"vedere o trovare che l'oj"eradel nemico

Page 15: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA

d'ognibene e immagin" die coi barbari Anra Mainyu stesso fosse collegato.Anra Mainyu, adunque, " il protettoredei barbari del settentrione e del

loro re superboe tracotante,e intanto,sotto la protezionedi Ahura Mazd",

si mantiene tutto il popolo iranico col suo re. Anzi,il re degliIrani,in

quanto " primo campione del bene," visibile vicario in terra di Ahura

Mazd" stesso,laddove immagine terrena di Anra Mainyu " ilre stesso dei

barbari. Cosi la lotta vera di stirpinemiche, il contrasto, insomma, tra

Irani e Devi e Turani, riceve dalla religionecolore religiosoe morale,

intanto che il popolo, non intendendo i simboli sacerdotali,arma i

gagliardisuoi campioni di lancia e spada,di clava,d'arco e di faretra.

Dopo ci",non tarder" molto a farsi udire la prima e rozza canzone epica

che narrer" le battagliedi Rustem e deglialtri eroi dell'Iran contro le

schiere dei Turani e dei Devi.

10. Ora, che sotto il nome di Devi si debba intendere un'antica popo-lazione

che dovette ritirarsidinanzi agl'lrani," cosa di cui, per le molte

prove che vi sono, non si pu" pi" dubitare,e il Justi,al principiodella

sua Storia della Persia antica,la pone come certa e sicura. Intanto,glistudi

e le ricerche pi" recenti hanno fatto conoscere con certezza che primaassai che avesse principiola potenza meda e persiana,prima assai che

sorgessero sul Tigrie sull'Eufrate i grandiimperisemitici,una partegran-dissima

d'Asia doveva essere abitata da gentiassai pi"antiche,diverse di

linguae di stirpe,ma gi"potentie famose nelle arti e nei commerci. Le

quali,da tempi immemorabili, avevano dato principioall'industria del

lavorar metalli,onde s'erano rese celebri per tutto il mondo antico,ini-ziandovi

un commercio che si estese dall'Asia all'Europa,fino a penetrare,

percorrendol'Italiae passando le Alpi,nella regionegermanica.Ma quellaindustria tutta speciale,esercitata in mezzo ai monti abbandonati, nelle

caverne laddove erano le miniere del ferro;e quellareligionedi quelleantichissime genti,tutta misteriosa e consacrata alle deit" infernali e sot-terranee,

perch"sotterra appunto stava ildio potentee invisibile che loro

mandava le nascoste ricchezze dei metalli,mentre le gentiariane,di fresco

venute fra loro,abborrivano le divinit" sotterranee a adoravano quelledella luce; e quelleformole magiche adoperate nei riti in una linguabarbarica e sconosciuta;tutte queste cose fecero si che queipopoliarianiche trovarono nelle nuove terre coleste popolazioniantiche,le credessero

altrettante famigliedi esseri misteriosi,semidei o demoni, ammirati per

l'abilit"loro nelle arti,temuti per le arti magicheda loro possedutee per

l'arcano commercio con le divinit" di sotterra. Avvenne per" che, con

diversi nomi, in tutte quante le antiche tradizioni di popoliindo-europeisi trova memoria di esseri misteriosi che abitano sotterra, lavorano i

metalli e usano la magia. Sono Guhy"ki o Yakshi in hidia,ministri di

Kuvera che " ildio delle ricchezze,qualiabitano in selve lontane e abban-donate

e fabbi'icano armi terribili di guerra di cui si vantavano poi glieroi ariani del li"m"yanae del Mah"bh"rata. Sono Telchini in Rodi, in

Page 16: Storia della Poesia Persiana

8 CAPITOLO QUINTO

Cipro, in Creta,abilissimi lavoratori di metalli,reputatiincantatori e

maghi,perch",si diceva,sapevano trasformarsi in mille guisee potevanofar tornare il sereno o far cader la pioggiae la grandinequando loro

talentava. Sono Dattili,che Strabone dice maghi e lavoratori del ferro,

abitatori del monte Ida, e Cabiri in Lenno, in Imbro e in Samotracia,ministri di Vulcano in lavorar metalli,e abili incantatori. Sono Koboldi e

Nani nei paesigermanici e scandinavi,e l'Edda ne ha conservati i loro

nomi, quasiimpossibilia pronunciare.I Nani abitano sotterra, lavorano

i metalli,posseggono ricchezze infinite,sono maghi e involano i fan-ciulli,

come si leggein una celebre ballata del Goethe. Sono Brisinghinelle leggende scandinave, e i Brisinghiappunto fabbricavano il ricco

monile della dea Freya.11. Come ora agevolmente si pu" intendere,fanno parte di questa

classe di esseri misteriosi anche i Devi dell'epopeairanica.Anch'essi,comei loro confratelli ora enumerati,sono abilissimi nel lavorar metalli e ogni

opera fme e artificiosa.Fabbricavano,al dir di Firdusi,i palazzidel re

Gemsh"d e quellodel re K"vus sul monte Alburz;al re Tahmi"ras inse-gnavano

l'arte mirabile della scrittura e sapevano volar pel cielo recando

sulle spalleiltrono di Gemsh"d; potevano di notte incatenare e acciecare

ilre K"vus con tutto l'esercito nei campi del M"zender"n, e trasformarsi

in mille guise,come fece ilre dei Devi del M"zender"n che combattendo

con Rustem si converti in pietra,e il devo Akv"n che soleva trasformarsi

in asino selvatico. Abitavano alcuni ilVarena,sotto ilqualnome lo Spiegelintende quellamoni uosa e inospitaleregioneche " allependicidel Dem"-

vend, a settentrione della Persia. Altri abitavano il M"zender"n, che "

quell'ampiotratto di paese che si stende a mezzogiorno del Mar Caspio.E quile prove sono anche pi"chiare. Perch" Firdusi ci descrive illoro re

come tale che aveva i denti da cinghiale,lungoil collo,alta e sottile la

persona. Anche in certe tombe preistorichescoperte da poco tempo nei

villaggid" Faznean e di Aby"neh nel M"zender"n, al dire del giornaleinglesel'Orientale (delmaggio 1874.),si trovarono lunghe ossa che ilgior-nale

dice gigantesche,essendo il solo stinco lungo ben cinque spanne, e

teschi con denti di strana lunghezzae sclieletriinteri di statura enorme.

Per quanto ilracconto di Firdusi e la notizia del giornaleinglesepossanoessere esagerati,non si potr"negare che essi fra loro vanno perfettamented'accordo,risultandone per noi questa verit",cio" che nel M"zender"n

abitavano un giornoantichissime genti,diverse dalle iraniche nella stirpe,nella linguae nella civilt",se civilt"si pu" dire.

12. Ora, quando gliIrani,venuti da que'luoghinei qualivissero alcun

tempo con gl'Indiani,discesero ad abitare nel vasto paese che da loro ebbe

il nome di Iran,portarono anche con s" certe loro idee religiosechedovettero essere, e gi" l'abbiam detto,di un primitivoed elementare

naturalismo. Tra le qualiera la credenza nei D('vi.Ma i Devi erano esseri

soprannaturali,spiritiimmortali,dotati di sovrumano potere,buoni e

Page 17: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 0

beiie("cisecondo gl'Indiani,maligni e malefici,forse per qualche scisma

religioso,secondo gl'Irani.E i Devi degliIrani abitano l'inferno con Anra

Mainyu che liha procreatie ne " pur sempre loro duce e signore,e dal-l'inferno

escono talvolta sul monte Arez"ra che ne " la porta,e su quelle

vette deserte intrecciano la ridda. Si credeva poi che,talvolta,l'ariatutta

all'intorno ne fosse ingombra e piena, e Diogene Laerzio notava essere

cotesta una specialesuperstizionedei Persiani. Leggesinell'Avesta che

quando vi " un campo fruttifero,i Devi sbuffano;quando esso germoglia,i Devi tossiscono;quando il frumento mette ilfusto,i Devi piangono;

quando esso ha spighegrosse, i Devi fuggono;e i Devi sono del tutto

sterminati in quelluogo abitato laddove si trovano molte spighe;tornano

allora all'inferno correndo come metallo fuso. Queste parole,come fanno

conoscere la natura tutta demoniaca di questiDevi,danno anche a dive-dere

che ilprimo concetto che gl'Iraniebbero di essi,fu quellodi spiriti

maligni,di esseri sovrumani, e non altro. Ma poi,quando pi" tardi si

scontrarono in quellepopolazioniantiche che di sopra si diceva,abilis-sime

nelle arti e credute in possesso della magia e degl'incanti,diverse

di stirpee di lingua,per un facile e agevolmente intelligibileerrore cre-dettero

di vedere in esse le schiere dei temuti e maligniDevi della loro

fede e della loro immaginazione. Per tal via la figuramitologicadiscen-deva

e si personificavain terra e rendevasi visibile e sensibile. Perci" si

leggenell'Avesta che prima di Zoroastro i Devi,rivestendo diverse forme,

percorrevano la terra spargendoil male sui loro passie distruggendole

opere del bene,e che poi,alla sua venuta, furono ricacciatisotterra,onde

nessuno fu pi"veduto d'allora in poi da occhio mortale. Gi" di sopra si

" detto come due re dell'epopea,Tahm"ras e Gemshid, li tenessero come

schiavi,assoggettatilicon la forza al loro impero,e lifacessero servire in

fabbricar palazzie utensili e ne ricevessero anche utiliinsegnamenti.N"ci" si potrebbeo intendere o adeguatamentespiegarese non col supporre

che i Devi di Tahm"ras e di Gemshid erano veramente gl'ingegnosiarte-fici

delle antiche popolazionisoggiogate,che poile gentiatterritee ammi-rate

chiamarono col nome di Devi.

13. L'Avesta ci ha conservati i nomi di alcuni Devi; ma perch"l'Avesta " libro sacerdotale,cosi questinomi indicano certe qualit"mal-vagie

e certi vizi,e mostrano che quei Drvi sono mere astrazioni di colpe0 di malanni. Tali sono i nomi dei Devi Ak"-mananh e A"shma, ilprimodei qualisignificaanimo malvagio,laddove ilsecondo denota l'ira(ilnomedel diavolo Asmodeo " venuto di qui);e Apaosha " ilDevo della siccit",

e Banga quellodell'ubbriachezza. Al contrario,la fantasia popolarepi"assai si compiacquedi quei Devi che non sono come quelliora rammen-tati,

cio" simboli e astrazioni di sacerdoti,ma piuttostoson taliche infe-stano

direttamente gliuomini, li invitano a battaglia,e giocando di

destrezza e di valentia,o soccombono nella lotta o restano vincitori.Si

leggenel Libro dei Re che il Devo Xero uccise in singoiarbattagliailgio-

Page 18: Storia della Poesia Persiana

10 CAPITOLO QUINTO

vane e valoroso Siy"mek, che il Devo Bianco e ilDevo Akv"n, questo in

forma d'asino selvatico,furono atterrati e uccisi da Rustem a colpidi

clava. Nei nomi stessidi Devo Bianco e di Devo Nero trovasi l'improntadell'ingegnoe della fantasia popolareche si compiacedi tali contrapposti.E pare che talvolta questa fantasia sisia compiaciutadi rimpicciolirquestiDevi,tanto da farliquasiegualiai Folletti e ai Koboldi .dei nostri volghi,con le loro apparizionigrotteschee le loro burle strane e nuove. Serva ad

esempio di cotesto il Devo Akv"n che pi" volte si f"'giuoco di Rustem

tanto che ilsapienteFirdusi,nel raccontarne l'avventura,scoteva incredulo

ilcapo quasiglidispiacessela beffa fatta al suo eroe prediletto.Ci" non

toglieper"che qualchevolta i Devi rappresentinoun alto principiomo-rale.

Perch",quando alcuno ha commesso qualchecolpagrave o s'" mac-chiato

del sangue di qualcheinnocente che gridavendetta,suole il colpe-volescusarsi dicendo che un Devo, nell'atto della colpa,gliha offuscata

la mente e tolto ilsenno, come la dea Ate, al dir di Omero. E trovasi nel

Libro dei Re che, come Salm e Tur per ambizione di regno ebbero ucciso

il loro innocente fratelloErag',idue colpevolitentarono di scusarsi presso

il padredicendo che la mente era loro stata guasta da un Devo. Al qual

punto giova notare che la natura demoniaca, che " la primitivae pi"antica,torna a manifestarsi nel concetto che gl'Iraniebbero dei Devi,anche

dopo tanti mutamenti e trasformazioni.

14. Del resto, " facile comprendere come gl'Irani,appunto perch"

applicaronoil nome dei Devi alle gentiprimitiveche trovarono nei paesiche vennero ad occupare, dovessero escludere interamente queste gentidal consorzio umano. E per" tanto l'Avesta quanto il Libro dei Re, come

descrivono la vita dei primi uomini in terra sotto il governo del primo

uomo e primo re che fu Gaya-meretan o Gay"mers, dicono quegliuomini

aver formata una sola e pacificafamiglia,nel cui seno non era alcun nemico,

come dice in particolareil Libro dei Re, eccetto Ahrimane, cio" Aura

Mainyu. Ma Ahrimane e i suoi Devi non appartenevano a quellafamiglia,

perch"non erano esseri umani e per" n'eran fuori. D'altra parte essi

erano gliautori d'ognimale quaggi",e per" contro di essi tutta quanta

la famigliaumana trovavasi collegata;ma perch"il bene e il male si

fanno sentire a tuttigliesseri viventi,ragionevolie irragionevoli,e im-porta

a tutti egualmenteevitar questo per conseguirquello,cosi le prime

battagliecontro Ahrimane e i Devi furono combattute dai primiuomini

in compagnia delle fiere del campo. E si racconta nel Libro dei Re che

come fu ucciso ilgiovanee prode Siy"mek dal Devo Nero,appunto perch"Siy"mek fu ilprimo uomo che morisse e perch"nella sua sorte iviventi tutti

d'allora intravvidero la sorte che liaspettava,essendo pure la morte crea-tura

di Ahrimane, un esercito di uomini,di tigri,di leopardi,di leoni,di lupie di fieriaugellimosse contro il tristoDevo e giidiede terribilebattaglia.

15. Cili altri nemici degliIrani sono i Turani,col qual nome vanno

designatetutte quellegentidell'altaAsia,al di l" dell'Osso,che conduce-

Page 19: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPir.A il

vano vita nomade e facevano scorrerie frequentinel mezzogiorno.Anclie

questidal racconto epicosono collocati nella fosca schiera di Aura Mainyu

0 Ahrimane, non per" come sue creature o come esseri soprannaturali,siccome " accaduto dei Devi, ma sempre come uomini veramente, addetti

a lui tuttavia in forza di quel concetto, per il quale,in molti racconti

epici,i nemici sono considerati come devoti alle potest"infernali e pro-tetti

da queste.iMa la guerra contro i Turani appariscealquantopi"tardi

nell'epopeapersiana,anzi l'epopeafa intendere che essa fu precedutada

quelladei Devi,dicendo appunto Firdusi che al tempo di re Gay"mers

gliuomini non avevano in terra alcun nemico, eccetto Ahrimane e iDevi.

E veramente, in un certo senso storico,cosi anche doveva essere. Perch"

i Devi che secondo l'epopeasi aggiravanofra gliuomini in forma umana,

e poifurono ridotti ad abitare inaccessibili regioni,rappresentano,come

abbiam detto,le antiche gentiindigenetrovate sul luogo dagliIrani,i

qualidovettero o soggiogarleper le prime o scacciare o tollerare che

vivessero con loro in istato di faticosa servit", l Turani, al contrario,

furon conosciuti come nemici assai tempo dopo e solo allorquandogli

Irani,usciti dai loro confmi o assalitidal di fuori,si scontrarono per la

prima volta in altre genti,gi"costituitein un regno potente,che essi ris-

guardaronocon alto sentimento di rivalit" e d'inimicizia. V'ha adunque

ragione per credere che gliIrani avessero prima da combattere le genti

indigeneche l'epopeadesignacol nome di Devi, e che poi avessero da

respingeregliassalti delle gentibarbariche che dal settentrione discen-devano

a far preda. L'una e l'altra guerra appaiono,nei racconti epici,non solo accoppiate,ma anche bellamente intrecciate,anzi fuse insieme,

in modo da formare un tutto ben composto e ordinato. Per giungereal

qualpunto, g"'Irani e iloro cantori non dovettero trovare difficolt"grandi,

perch",dato che i Turani erano nemici e per"partigianidel male, come

tali non potevano appartenereche alla schiera di Ahrimane e de' suoi

Devi. Per" la guerra dei Devi e dei Turani era pur sempre quellaguerramedesima, cio" il tentativo del male di sopraffareilbene; e il contrasto

tra loro,raccolti insieme sotto la bandiera di Ahrimane, e tra gliIrani,tornava pur sempre ad essere l'immagine terrena, viva e sensibile,della

gran battagliache la religioneinsegnava combattersi fin dal principiodel mondo per tutto quanto ilcreato. Pure, nell'economia e nella dispo-sizione

del racconto epico,la guerra coi-Turani sopraffecela guerra coi

Devi tanto, che,nel Libro dei Re, essa occupa quasidue terzi della nar-razione,

laddove quellacoi Devi " raccontata a frammenti qua e l" e

spesso " interrotta per ripigliarsipoi e interrompersiun'altra volta. Della

qual cosa non si pu" forse assegnare altra ragionese non che il senti-mento

nazionale,tenuto vivo nella difesa della patriaterra contro i bar-bari,

dovette essere pi" potenteed efficace perch"attirasse a s", disto-gliendoli

da altri argomenti,l'animo e la mente degliIrani e dei loro

primi cantori.

Page 20: Storia della Poesia Persiana

i9 CAPITOLO QUINTO

16. Anche bisognava soddisfare a quellache il Vico chiama boria

nazionale. Perch" gliIrani,al paridi tanti altripopolidell'antichit",con-sideravano

s" stessi come la prima gente che fosse stata creata, e le altre

gentitutte stimavano come tanti rami o propagginivenute dal loro ceppo.

E per"Gay"mers che fu il loro primo re, fu anche il primo uomo, e i

re che glisuccessero fino a tutto ilregno di Gemsh"d e partedel regno

di Fr"d"n, governarono tutta quanta la terra. Anche i Turani adunque,bench" nemici, con tuttiglialtripopolidel mondo, dovevano considerarsi

come venuti un giornodalla sacra terra dell'Iran;e la presenteinimicizia

con gl'lranidoveva intendersi come sopraggiuntapi"tardi e per cagioniche non si potevano prevedere,per cagioniinterne,come per discordie

nate all'improvvisonel seno di una gran famiglia.Appunto le discordie

per ambizion di regno, nate fra i tre figlidel re Fr"d"n, posero ilprin-cipiodella nuova guerra. Che poi,al contrario,i due popoli,bench" nemici,

si considerassero sempre come fratelliin origine,ci" appare da moltis-simi

puntidel Libro dei Re, nei qualii re Turani si vantano di discendere

dal re Fr"d"n.

17. Re Fr"d"n adunque, divenuto signoredi tutta la terra, quando

per l'et" grave fu stanco di regnare, pens" di spartireil regno fra i suoi

tre figli,e al primogenitoche era Salm, conferi la signoriad'Occidente,

cio" d'Egitto,d'Africa e del paese di Rum, al secondo,che era Tur,conferi

la signoriadel Turan che da lui appunto s'ebbe il nome, cio" tutta l'Asia

settentrionale con la Cina e l'estremo Oriente;ma al figliominore che era

Erag',il qualevinceva i due fratellimaggioriin prudenza e bont",eglivolle dare la signoriadell'Iran e dell'India,col privilegiodi portarcorona

e di sedere in trono. A queste disposizionidel padre i fratellimaggiori,

per sentimento d'invidia,vollero fare le loro rimostranze,e perch"Erag',

troppo fidando nella giustizia,s'era recato presso di loro per acquetarlie

pacificarli,essi lo uccisero e ne mandarono, chiusa in un cofano,la testa

al vecchio padre.Il quale,all'orribilevista,diede in piantie lamenti e

giur"di vendicarsi,restandoglipur sempre lontana speranza in una gio-vinettadel gineceoreale,della quale era stato sposo ilgiovaneErag'.La

giovanedonna, venuto iltempo del partorire,diede alla luce una bambina,

la quale,come fu giunta a tempo di nozze, fu data dal vecchio re in isposa

al prode e valoroso Pesheng, che discendeva dal re Gemshid. Frutto di

questo secondo matrimonio fu Min"cihr;e Min"cihr,come fu adulto,perincitamento di Fr"d"n port"la guerra a Salm e a Tur e li uccise. Avuta

la sua vendetta,Fr"d"n mor" dopo un regno di cinquecent'annilasciando

"a corona al nipote.Ma la guerra coi Turani che discendevano dall'ucciso

Tur, quale pareva dover cessare colla morte dei due uccisori di Erag',ricominci" pi" tardi con maggior vigore e accanimento, perch" " re

Turani,essendo della famigliadi Tur, credevansi non solo di aver l'obbligo

di vendicar la morte del loro progenitore,ma di dover riconquistarequeltrono dell'Iran che re Fr"d"n,calpestandoognileggedi giustizia,aveva

Page 21: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 13

assegnato al figliominore. Da quel tempo, il pi" animoso e potente di

questire si vedr" violar pi" volte i confini e discendere armata mano

neir Iran e non quietarmai finch",dopo mille battagliee mille assalti,

re Khusrev non lo tara prigionieroe non lo uccider" in pena delle sue colpe.Cos" la guerra fra Irani e Turani,originatasecondo l'epopea,da sparso

sangue, dar" materia alla maggiorpartedei canti di essa, ampliandosiin

modo da far metter quasi da partel'altra e pi"antica contesa coi Devi.

18. Questo gran re del Turan che " l'avversario dei re Irani," detto

Afr"sy"bnel Libro dei Re, e ilsuo nome, che nell'Avesta suona Franrasyan,deriva da una radice verbale che significaspaventareed " bene appro-priato,

perch"l'epopearacconta molte colpee molti misfatti di Afr"sy"b

e lo mostra in legacon le potenze infernali.Per" incessanti sono i suoi

sforzi e ripetutii suoi assalti per insignorirsidi quellaterra iranica che

eglicrede sua, e nel sogno della mente inferma non dubita di ricorrere

a ogni mala arte, pur di toccare l'intento suo. N" dubita di uccidere il

fratello suo Ighr"rassolo perch"aveva risparmiatiin vita alcuni prigio-nieriIrani che gliavevano chiesto grazia;e uccide di propriamano il

re degliIrani,Nevdher, fatto prigioniero;e fornisce di esercito ilgiovaneSohr"b perch"invada l'Iran;e fa decapitareilgiovanee innocente prin-cipe

Siy"vish,figliodel re degliIrani,K"vus, che s'era rifugiatoalla sua

corte,anzi era suo genero. Con questo,eglisembra riconoscere la propriainferiorit",rispettoai re dell'Iran,perch"si riscuote e solleva la testa solo

allorquandonell'Iran o manca il legittimosignore,o questi" stato scon-fitto

in qualchealtro luogoo " dato ai vizi e al viver molle,come ilLibro

dei Re racconta di Nevdher che passava i giorninell'ozio e nei piaceri.Ma quando g"'Irani sono forti e scendono compatti in campo, guidatidal loro re o da qualche loro ardito capitano,Afr"sy"bvolentieri si

ritrae a dietro e domanda la pace e ritorna nel suo regno per aspettarequalcheoccasione migliore.L' A vesta poi ci dice anche che questo re

riottoso non aveva la maest" reale che era una certa aureola luminosa

che ricingevail capo dei re come il nimbo ai nostri Santi;e per" eglisi bagnava tre volte nel lago Vourukasha, laddove quel lume divino si

era nascosto, per uscirne investito di esso, ma senza frutto,perch" la

misteriosa aureola fuggivasempre lontana da lui. Egli ", pertanto, la

immagine terrena di Aura Mainyu,superbo e stolto come lui,mentre tutti

i re Irani,da Gay"mers fino a Gusht"sp,sono l'immagine,visibileagliocchidei mortali,del creatore Ahura Mazd". I re Irani combattono con armi leali

e confidano nell'aiutodel cielo,laddove Afr"sy"badopera la frode e ricorre

alla colpa e confida nelle arti del male che sono gliincanti e la magia.19. A questo punto " ovvia e necessaria una considerazione di non

lieve momento, e questa si " che, sebbene soltanto nei racconti epicisi

trovi memoria di questa lotta degliIrani contro i Devi e i Turani,pureabbiam ragionedi credere che essa possa avere e abbia veramente fonda-mento

storico. E quanto ai Devi,basti ci" che di sopra abbiam detto per

Page 22: Storia della Poesia Persiana

li CAriTOLO OLINTO

veder chiaramente come gliIrani dovessero conquistarla terra nella qualesi stanziarono, sulle primitivegentiindigene.Quanto ai Turani, tutta

quanta la storia iranica,col suo libro sacro e con la sua leggenda e con

ci" che ne hanno fatto sapere, anche per brevi cenni,i Greci,fa noto

un antico e profondoodio tra gliIrani e le gentibarbariche del setten-trione

dell'Asia.A quest'odiodava alimento la diversit" della vita,nomade

per i barbari, agricolaper gliIrani;e notisi intanto che non v'" libro

sacro di antiche religioniche tanto raccomandi la coltivazione dei campi

quanto l'Avesta. Ora questibarbari del settentrione,gi"pi"volte l'abbiam

detto,scendevano troppospesso nei campi degliIrani a prendervibestiami

e biade,onde nascevano qua e l" frequentiassalti e scaramuccie improv-vise.Gli Irani chiamavano Saci, e questo nome ci fu conservato dalle

Iscrizioni del Re Dario d'Istaspee dagliscrittori greci,i nomadi del

settentrione,e il nome che significacani, indica gi" il dispregioin cui

questierano tenuti da quelli,e qualeodio vi si doveva aggiungere.Che

se l'epopearacconta la lunga guerra degliIrani contro i Turani,la storia

dal canto suo fa conoscere le spedizionidei re persianicontro i barbari

del settentrione,come quelladi Ciro contro i Massageti,nella qualeegli

perdettela vha. E nel Medio P]vo,dal nono secolo in poi,altro non si

vide che discendere nell'Iran dalle lande deserte che sono al di l" del-l'Osso,

orde infinite di barbari che vi fondarono principati,e a quel

tempo e prima e poi e ai nostri giorni ancora Iran e Turan stanno a

rappresentareuna inimicizia che non cesser" mai, un odio implacatodi

stirpeche fu e sar" sempre cagionedi fatti di sangue come se l'antica

discordia dei figlidel re Fr"d"n, compiuto ilfratricidio,abbia separate

per sempre le due gentivicine.

20. Eppure a questeguerre di stirpi,alle qualinon possiam negare

che sottostia un fondamento storico,presero parte alcuni eroi che tro-

vansi ricordati non solo, e ci" s'intende,nel Libro dei Re e nell'Avesta,

ma ancora nei Vedi indiani,ai qualicertamente non doveva esser giuntanotizia alcuna sia della lotta tra Irani e Turani,sia delle discordie dei

figlidel re Fr"d"n. E trovasi che questieroi erano, a quel tempo remoto,

meri concetti mitici,come appunto Fr"d"n che,per ilnome di Thra"taona

ch'egliha nell'Avesta,si ricongiungeal Trita e al Trait"na dei Vedi. E

Trita " uccisore,secondo i Vedi, di un serpe a tre teste, e tale " anche

ilThra"taona dell'Avesta,intanto che il Libro dei Re narra come Fr"d"n

abbattesse un mostruoso tiranno che recava due serpentiattorcigliatialle

spalle.Tutto cotesto " mitologia,e ilmeravigliosomito ricongiungequesto

eroe singolareaglialtriDei ed eroi uccisori di mostri.Apolloed Ercole in

Grecia,Sifrido e Sigurdh in Germania e Scandinavia. Ricordasi anche, nel

Libro dei Re, l'antico Gemshid, uno dei primi re della stirpeumana, il

quale altro non " che il Yima-khsha"ta dell'Avesta,il primo re, e questoYima dell'Avesta corrispondeal Vama degliIndiani che fu il primo uomo

che morisse,e per" ebbe l'onore di esser chiamato a regnare sui morti.

Page 24: Storia della Poesia Persiana

d6 CAPITOLO QUINTO

2. Svolgimento del racconto epico.

22. Se la guerra degl'Iranicoi Devi e coi Turani non " che l'imma-gine

terrena e sensibile del gran contrasto tra Ahura Mazd" e Aura Mainyu,come tale assume agliocchi dei credenti un'importanzatutta particolare,appartenendo per natura e per significatoal gran dramma del mondo,

rappresentandoil cammino quaggi" del genere umano. Con tale disposi-zionedel racconto epico a rappresentare e incarnare un'alta idea,f"loso-

t"ca e religiosa,s'intende come in esso tutto debba avere un significato,

ogniparticolareavere la sua parte ben determinata,cooperarviogni cosa

e cospirarviad un solo fine. Perci" nulla vi si trova da togliere,nulla vi

" da aggiungere,e il fine ultimo a cui sono rivoltitanti fattidi principiedi eroi,tanti moti dei loro animi robusti,tante fatiche da loro sostenute,

tante vittorieriportate," altissimo,santificatodalla religionee confermato

dalla speculazionefilosofica,cio" la vittoria che un giorno ilbene avr"

sul male. Non v'ha alcun dubbio che menti alte ed elette abbiano presie-dutoa coordinare ad un cosi alto significatoilmagnificoe vai'io racconto

creato dalla fantasia popolare;ci" che non vediamo nelle epopee di popolimeno colti e pi"vicini allabarbarie,laddove,al dire del Grimm, la poesianon conosce ancora la grande importanza ch'essa ha, u" sa perch"acca-dano

i fatti che va narrando,ma conosce soltanto come accadono; essa

non ha nulla da dichiarare;le cagionidei fattinon sono espostecon chia-rezza,

ma intanto i pi" lievi cenni che vi si fanno, colpisconopi" forte-mente.

Di tal genere sono appunto i canti dell'Edda e in generaletutti

queicanti che si ricongiungonoal gran ciclo degliDei e deglieroi del-l'Olimpo

nordico. Ma, nell'epopeairanica,ben diversa " la cosa; perch"da ci" che s'" detto,gi"si deve intendere come tutto il racconto vi debba

esser narrato quale una storia vera che comincia col primo re e primo

uomo, e come, esaurito ilciclo deglieroi,senza difficolt"possa e debba

passare ai tempidi Alessandro Magno, degliArsacidi e dei Sassanidi;ci"

che per altre epopee, diversamente disposte,sarebbe stato impossibile.23. Al quale effetto contribu" ancora la troppo definita e recisa sepa-razione

dell'umano dal divino in questaepopea, in modo al tutto contrario

delle altre,come l'indiana sopra tutte,nelle quali e Dei e uomini si tro-vano

spesse volte ad operare insieme,occupatiin una impresa che forte-mente

richiede ogni loro cura e ogni loro pensiero.Per tal separazione,focilea conseguirecon una religionecome l'iranicache credeva in un Dio

creatore, ente metafisico e astratto,lontano assai dagliavvenimenti ter-reni,

l'epopeaassunse anche un carattere tutto umano, e per"pot"esser

narrata semplicemente come storia vera e genuina. Firdusi poi che era

maomettano e adoratore dell'unico Iddio che non ha figlie non ha eguali

come si leggenel Corano, riconfermando con le sue (credenze particolariquelcarattere astratto della Divinit" di tanto separatadall'uomo,contribu"

Page 25: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 17

anche pi"a dare al suo poema un colore tutto storico e umano. La qualcosa per",e questodiciamo qui accidentalmente,contribuisce non poco

a renderne a noi pi" graditae facile la lettura;perch"ilmonoteismo di

Firdusi,simile in grandissimapartealle nostre dottrine religiosepi"comuni, " assai pi" facile a comprendere delle intricate mitologiedelle

epopee indiane e scandinave, che i lettorinostri non tanto facilmente

possono rendersi famigliari.Anche alla mitologiaclassica difficilmente

potremmo noi avvezzarci,se essa da lungotempo non fosse entrata come

a far parte della nostra vita intellettuale,per mezzo della letteratura e

dell'arte.

24. Perch" adunque illungoe magnificoracconto epicodegl'Iranifunarrato da loro come storia,come tale dovette anche ricevere una bene

ordinata e meditata disposizioneinterna;laonde ogni re e ogni eroe vi

trov" ilsuo luogo acconcio,e le case regnantivi furon collocate per suc-cessioni,

e di tutto si volle cercare e trovare il perch".Ora,la prima casa

che regn",secondo l'epopea,fu quelladei P"shd"d, ricordata nell'Avesta

col nome corrispondentedi Paradh"ta. "Ne fu capo il re ll"sheng,ma

prima di lui aveva vissuto e regnato(e non era della casa dei P"shd"d)su tutta la famigliaumana, ancor poco numerosa, ilprimo uomo e primore Gay"mers, detto Gaya-meretandall'Avesta,che abitava sulle montagnee poco si mostrava aglialtriuomini,onde la sua presenza incuteva rispettoe venerazione. Ma H"sheng, veramente, fu il primo dei P"shd"d allor-quando,

come si diceva a principio,questire signoreggiavanotutta la

terra e non avevano nemici tranne i Devi e Anra Mainyu.Gli altrifurono

Tahm"ras, Gemsh"d, Fr"d"n, Min"cihr, Nevdher, Zav e Ghersh"sp,chetrovansi tutti ricordati nell'Avesta coi nomi di Haoshyanha e Takhma-

urupa, Yima-khsha"la,Thra"taona, Manuscithra,Naotara,Uzava e Kere-

c"cpa.Fra Gemshid e Fr"d"n trovasi come innestato il regno di Dah"k

(chealtrivuol pronunciareDhahh"k o Zoh"q all'arabica,con manifesto

errore),principestraniero,di sangue arabo,che,come ebbe ucciso ilpadresuo Mird"s,usurp" il trono dell'Iran e regn"mille anni, finch" Fr"d"n,

legittimodiscendente di Gemshid, lo prese e incaten" nel monte Dem"-

vend. Anche l'Avesta conosce questa meravigliosaimpresa di Fr"d"n o

Thra"taona,ma per Dah"k, che vi " detto Dah"ka o Azhi-dah"ka,intende

non gi"un re delittuoso e usurpatore,bens" un orribileserpenteche aveva

tre capi,tre bocche,sei occhi,stato gi"procreatoda Anra Mainyu.25. Le opere dei re P"shd"d segnano il cammino degliIrani alla

civilt",perch"gl'lrani,come gi"fecero i Greci di Prometeo, attribuirono

a ciascuno di loro l'invenzione delle prime arti.Si leggepertanto nel Libro

dei Re che H"shengtrov" l'uso del ferro,guid"il corso delle acque perinaffiarei campi,inizi"l'agricolturagettandoper il primo le sementi nel

suolo,onde allora per la prima volta gliuomini si nutrirono di j)ane,e

trov" ilfuoco,fino allora ignotoall'uman genere, e ilmodo di trarne uti-lit"

nei bisognidella vita. Perch",salendo egliun giornocon alcuni pochi

2 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 26: Storia della Poesia Persiana

18 CAPITOLO QUINTO

alla montagna, glivenne fatto di vedere un orrido serpe che gliveniva

incontro. Afferrata una pietra,H"sheng lo colp",non lo uccise per"; ma

la pietrascagliataurt" contro una rupe della montagna e ne trasse vive

scintille.H"sheng accese una gran vampa sul monte e celebr" con una

festa la scopertadel fuoco. Ma ilfigliodi lui,Tahm"ras, trov" la maniera

di filarla lana e di tesserne vest";addomestic" cavalli e buoi e ridusse ad

abitar con gliuomini i cani e i cervi ; diede battagliaai Devi e livinse,e

da quelliche glisi sottom"sero,impar" l'arte mirabile della scrittura.

Gemsh"d,che glisuccesse, fabbric" per ilprimo coltellie spade,trov" l'uso

dei profumi,fece elevar dai Devi che sapevano di geometria

,palazzio

terme, divise gU uomini in quattro classi,di sacerdoti,di guerrieri,di

agricoltorie di operai,e istitu"la festa del primo giorno dell'anno. Gli

altri re di questa casa o s" resero grandie celebri per guerrescheimprese,

come Fr"di"n e Min"cihr,o, come Nevdher, Zav e Ghersh"sp,ebbero regno

breve con pocheopere degne di memoria. Nevdher, anzi,fu neghittosoe

imbelle ed ebbe misera fine per mano di Afr"sy"b.

26. L'altra casa reale,detta de' Kay, fu d'indole assai diversa da quelladei P"shd"d. Furono principiguerrierie di propositiforti,che si valsero

dell'operae del valore deglieroi a loro devoti e volsero l'animo ad imprese

pi" vaste. " questo il tempo della gran guerra coi Turani incominciata

gi"al tempo d" Fr"d"n e di Min"cihr,rinnovatasi ora con odio e accani-mento

maggiore per vendicar la morte di Siy"vishfigliodel re K"vus,

stato ucciso a tradimento da Afr"sy"b,spento ilqualee salito Khusrev al

cielo,essa si r"pigl"er"al tempo del re Gusht"spper motivi di religione,

quando Argi"sp,re dei Turani, si ricuser" di convertirsi alla nuova leggebandita da Zerdusht o Zoroastro. Questa famigliadicesi dei re Kay; e

questo nome, nella sua forma originariadi kavan e kava nell'Avesta,

significare. Succedette a quelladei P"shd"d quando, alla morte di Zav che

fu l'ultimo dei P"shd"d, si trov" che nessuno dei principiirani era inve-stito

d" quellamaest" reale che rende chi l'ha,atto al regno. " questamaest" una aureola luminosa intorno al capo del re, come abbiam notato

nel paragrafoprecedente.Morto il re Zav, essa era trasvolata ad ornare

la fronte di Qob"d che abitava solitario sul monte Alburz,e per"Rustem

valoroso,avutone comando dai principiradunati a consiglio,dovette recarsi,

tia infinitipericoli,all'Alburz per condurne il nuovo re e porlo a sedere

ili trono. Qob"d, pertanto,fu ilprimo de' Kay, e glialtri furono K"vus,

Arish,Pish"n,Armin, Siy"vish,Khusrev, Lohr"sp e Gusht"sp,dei quali

tuttil'Avesta fa ricordo coi nomi d"Kav"ta, Kava Ut;an,Arshano Erekhsha,

Picananh, Aip"vanhu,Qy"varshan, lluyravanh,Aurvat-acpa,Y"st"cpa.

Cinque soli,tuttav"a,eb")eroil regno, e furono Qob"d, K"vus, Khusrev,

Lolir"spe Gusht"sp.27. L'et" dei re Kay essendo eroica e guerrierae data alle impresegrandi,

s" avvera anche per i re e per glieroi che leappartengono,quellostesso che

si avvera per i re e glieroi d" altre epopee. Perch" accade in queste che il

Page 27: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA El'lCA 19

re 0 ilcapitanociie guidauna impresa,risplendein tutta l'azione pi"persenno che per valore e ne fa prova nelle adunanze dei principie deglieroi.E perch"a lui solo " affidala tutta la cura dell'impresache va guidandoa buon porto col senno e col consiglio,cosi eglilascia l'esecuzione dei

suoi disegnia qualcheeroe che di grado gli" secondo, ma che di gran

lunga l'avanza nel coraggioe nel valore. Perci",essendo queste antiche

tradizioni epiche,almeno a principio,affidate alla memoria del popolo,siccome ilpopolonon arriva a comprendere qualee quanto sia ilmerito

di colui che guidae governa tutta quanta una impresa,e al contrario si

compiaceassai pi" dei fattinei qualirisplendeilvalore,egli,nel raccon-tare

per mezzo de' suoi cantori i fatti di questo eroe secondario,ne va

adornando la simpaticafigura,lo fa bello di animo e di corpo, forte,magnanimo e generoso, e poco si cura dell'eroe principale.Il quale,intanto,sembra come perdersie smarrire,trovandosi che,per esempio,

Agamennone perded'assai nel paragone con Achille,anzi,senza di Achille,non pu" toccar la vittoria,e che Rama, nel Pu"m"yana indiano,non vince

senza di Hanumant, e che Yudhishthira,nel Mah"bh"rata,non pu" vincere

e spegnere il suo mortai nemico Duryodhana senza l'aiuto di Argiuna.Ancora; il senno e la maest" di Carlo Magno, nella epopea francese,

perdonoassai di fronte al valore di Orlando, e, nei Nibelunghi,il re Gun-

thero vale assai poco dinanzi ad Hagen di Tronega,malvagio,empio, ma

forte,valoroso e grande e per"assai pi" caro al popolo che per ilprimoarchitett"quelracconto epico.

28. Anche tutto cotesto si osserva nella epopea iranica,anzi propria-mentein quellapartedi essa che tocca questa seconda famigliadi re.

Perch" dei tre primi che ebbero regno, Qob"d non ebbe molte imprese,eK"vus fu superbo e vanitoso,e Khusrev,sapientee d'indole dolce e di

sentimenti nobili,attese pi"volentieri alle opere tranquilledella pace, e

nella terribile guerra coi Turani,per vendicar la morte del padre suo

Siy"vish,rimase nella reggiae lasci" ai suoi capitanila cura di combattere,riserbandosi soltanto di comparire in campo all'ultimo istante,appena sia

giuntoilmomento di punireAfr"sy"b.Ma intanto,quelloa cui si ricorre

nei momenti di pericolosupremo, che combatte per tutti e rende vitto-riose

le armi degliIrani quando gi"di tutto si dispera," ilprode e valo-roso

e magnanimo Rustem, figliodi Z"I,discendente da Gemsh"d e signoredel Segest"n.Dinanzi alla splendidafiguradi questo grande eroe si offu-scano

e si perdono le persone dei re Kay che,nel momento della distretta,ricorrono a lui che volenteroso si sobbarca a mille fatiche. Perch" egli,non solo riconduce re Qob"d nell'Iran dall'Alburz affrontando mille peri-coli,

ma ancora rende la vista e la libert" al re K"vus accecato con l'eser-cito

nel M"zender"n, e lo libera dalla prigionenella quale il re del-

l'H"m"ver"n l'aveva gettatocon la sposa e con aUri principiirani,e lo riconduce nell'Iran quando il vanitoso re, che aveva voluto volar pelcielo,cadde vergognosamente dall'altoin luoghideserti e inospitali.Rustem

Page 28: Storia della Poesia Persiana

20 CAPITOLO QUINTO

educava Siy"vishe poil'assistevanella guerra contro Afr"sy"b,e invadeva

il Turan, mettendone la terra a ferro e a fuoco, allorquandoAfr"sy"bebbe ucciso ilsuo regalealunno. Al tempo di Khusrev, egliliberava gl'Iraniassediati dai Tui'ani sul monte l"am"ven, sfidava il Devo Akv"n e lo vin-ceva

e liberava il giovaneB"zhen che Afr"sy"baveva rinchiuso e incate-nato

in un orrido speco, chiudendone l'aperturacon una gran pietrache,

per forza d'incanto,non si poteva smuovere. Rustem " l'ei'oei)redilettodella gente iranica,e ilpopolosuo fedele non ancora s'" dimenticato n"

si dimenticher" di lui.Perch" anche oggi,sulle frontiere del Turan, al

momento di qualcheassalto improvviso,mille voci intonano i canti che

Firdusi ha consacrati a questo gran guerriero,tenuti vivi tra ilvolgoda

certi rapsodio cantori girovaghi.Ai cantori si aggiungono anche gl'im-provvisatoriche ne raccontano a modo loro le im|)rese,accomodandole

al gustodel volgo,come ci " attestato dal Dehousset che, viaggiandoin

Persia,ne incontr" uno presso ilvillaggiodi Kend, attorniato da una gran

folla che pendeva attenta dal suo labbro.

29. Iiustem e la sua famigliasono originaridi quellavasta e mon-tuosa

provinciache forma la partepi"orientale dell'b'an,tra la Drangiana

e l'Aracosia degliantichi,bagnatadairEtimandro,l'IIa"tumantdeH'Avesta

0 H"rmend di Firdusi,e che ebbe fino dai primisecoli dell'Era volgareil

nome di Sacastene,gi" ricordato da Isidoro di Carace,corrispondentea

quellodi Segest"no S"st"n dei moderni. Trovasi pertantoche questo paese,abitato gi" da gentibellicose e gagliarde,e nei racconti epicie nelle

memorie della storia " sempre stato ricordato come il paese pi" fedele e

devoto ai re dell'Iran,degno perci"di aver dati i natali a Paistem che ne

fu il pi" valido sostegno.Perch" racconta il Libro dei Re che Gemshid,

quando fuggivadinanzi a Dah"k che gliaveva tolto ilregno, cerc" rifugionel Segest"n,laddove fu accolto ad onore da quel re che glidiede anche

una sua figliain isposa.Quellipoi che ai nostri giornihanno visitatoquelle

contrade,raccontano d'avere udito i nobili vantar la loro discendenza pure

da Gemshid. Leggesiancora in Erodoto, in Arriano e in Quinto Curzio,che

gliAriaspi,genteappunto dell'Iran orientale,ebbero dal re Ciro ilnome

onorifico di benefattori perch"lo soccorsero di vettovagliein un deserto,

quand'eragi"vicino a morir di fame con tutti i suoi. Anche Dario Codo-

manno, come fu sconf"tto da Alessandro e fugg"col satrapoDesso che poilo trad",cerc" di ripai"arenella parte pi" orientale dell'Iran,siccome in

paese fedele e sicuro. E finalmente,nel 650 dell'Era volgare,fuggendodinanzi agliArabi invasori,tent" di salvarsi in quelleprovinciel'infelice

re che fu l'ultimo dei Sassanidi,Yezdeghird,che poi fu ucciso nella citt"

di l\lervda un mugnaio..30. A questo paese adunque che aveva dato tante prove di fedelt" ai

suoi re, appartieneRustem con la sua famiglia,e questa famiglia,come

ora s'" detto,discendeva da Gemshid. Perch",come ebbe Gemshid spo-sata

la bella Per"-cihreh figliadel re del paese, da questo matrimonio

Page 29: Storia della Poesia Persiana

LA i'of:si.\ EPir.A 21

nacque Tur (da non confondersi con l'altroTur,figliodel re P^ivd"n),eda Tur nacque Sh"dasp,e da Sh"daspnacque Tevurg.Discendenti di Tevurgfurono Shem, Asrit e Ghersh"sp(da non confondersi con l'altroGhersh"sp,che fu rultimo dei re P"slid"d),e da (ihersh"spnacque Ner"m"n o "S"rem,

che fu padredi Sani, detto per antonomasia il cavaliere. Figliodi S"m fu

Z"l,ilquale,toltasiin isposadopo mille contrasti la bella R"d"beh figliadi Mihr"b re del Kabul,ebbe da lei un figlioche fu poil'onore e l'orgogliodella sua terra natale. Questo figliovaloroso e illustre era Rusteni; e

Rustem, nato negliultimi anni del re Min"cihr e vissuto per tutto ilregno

di Nevdher, di Zav, di Ghersh"sp,di Qob"d, che regn" cento anni, di

K"vus che' govern"per centocinquant'anni,di Kusrev che per sessant'anni

fu re, di Lohr"sp che per centoventi anni, e di Gusht"spche per sessanta

tenne il trono, ebbe lavila di quattrocentonovant'anni, tenendo conto

soltanto del tempo degliultimi cinquere. Incomincia questa vita lunga e

gloriosaal tempo di Min"cihr,cio" al cominciare della vera et" eroica,

perch"a queltempo s'inizi" la gran guerra coi Turani, e finiscenel tempoin cui l'antico ardore guerrierova scemando e gi"si avvicina l'et"storica

e civile.Perci" pu" ben dirsia ragioneche Rustem " uno di queglieroi,che,secondo ilVico,stanno a rappresentar da s" soli tutta una et" feconda di

fatti niei'avigliosie grandi,trovandosi veramente che tutta quanta l'et"

eroica degliIraui " come acconciamente riassunta in lui e nelle opere di lui,

31. Meravigliosie infinitisono i racconti che gl'Iranihanno conser-vato

intorno a Rustem. Prima ancora ch'eglinascesse, ilmisterioso augello

S"murgh che abitava sul monte Alburz ai confini della terra,aveva pre-detto

a Z"l che da R"d"beh glidoveva nascere un figliofortissimo,dinanzi al qualeglieroi tuttidella terra dovevano tremare, e i leoni baciar

la polvere,e le nubi non passarglisul capo. Il parto di R"d"beh fu labo-riosissimo,

e ilS"murgh giov"dei consiglisuoi l'infeliceZ"l che gi"dispe-ravadella salvezza della sposa. Come il fanciullo fu nato, lieto e festante

venne a vederlo l'avo suo, S"m padi'edi Z"l,e venne anche a vederlo il

padre della madre sua, Mihr"b, e la novella ne vol" fino alla corte del re

Min"cihr. Dieci nutrici non bastavano a saziare l'animoso e gagliardoinfante

per ilquale ancora, come fu slattato,riusciva scarso il cibo che basta per

cinqueadulti. Prima sua impresa,nella qualedie prova inaspettatadi gran

coraggioe ardire,si fu quelladi uccidere un elefante furioso che,atter-rando

e rovinando,era entrato negliorti della casa paterna.Cresciuto poineglianni, come ilsuo valore fu conosciuto,divenne ilsostegno e la gloria

degliIrani;e gi" innanzi abbiam notato molte delle sue pi" glorioseimprese,compiute a' servigide' suoi re e del suo paese. Nella guerra dei

Turani,tuttavia,eglinon " ilcapitano;riserbasi per"di accorrere soltanto

in aiuto degliIrani nel momento d" pericoloestremo e di rovina prossima.Portava in guerra una tunica ch'eglisi era composta con la spogliad'unatigreda lui uccisa sulle montagne, d" tal natura,che non poteva n" bru-ciare,

n" sommergersi nell'acqua,n" ricevere offesa da armi nemiche.

Page 30: Storia della Poesia Persiana

22 CAPITOLO QUINTO

Somigliavanole suefreccie ad aste alte e poderose;e una di esse con la

quale egliaveva trafittoil giovaneEshkeb"s in una sua spedizionecontroi Turani,come fu portata da questinel loro campo col cadavere dell'uc-ciso,

licolp"tutti di terrore e di meraviglia.Al solo rimirarla,essi com-presero

che quellanon poteva essere stata scagliatache da Rustem, venuto

all'improvvisoal soccorso degliIrani. Fra i qualie in guerra e in pace e

sempre egliaveva il maggior posto dopo il re, e il titolo d'onore ch'egli

recava, era il maggiore fra tuttiglialtridall'impero.Questo titolo" quelloche nel Libro dei Re " detto giMii-pe"devdne che si potrebbe rendere

in italiano per principeo eroe prepostoalla guardiadelle frontiere del

regno, come un marchese dei tempi feudali.

32. Pure, di questo grande eroe non trovasi alcun ricordo nell'Avesta,che rammenta tuttavia tuttii re e quasi tutti glieroi che hanno preso

parte alla gran guerra coi Turani. Cotesto fece meravigliareanche altri

non poco, di tal forma, che dello strano fatto si vollei'o conoscere le

ragioni.E si pens" all'indole dell'Avesta che,essendo libro religioso,pernatura rifuggedall'eroico;ma, se questa " la ragione,non si vede perch"mai vi si Incordino tanti altri re ed eroi,con le loro impreseguerresche,anzi alcuni stessi eroi della famigliadi Rustem, come Kerec"cpa,del qualel'Avesta conosce tante e strepitoseopere di valore,quante non ne racconta

lo stesso Libro dei Re. Anche si pens" ad un certo astio che l'Avesta,o i

suoi autori,dovevano avere per la famigliadi Rustem, perch"vi si leggeche Kerec"cpa ebbe commercio con una Pairika,una malefica fata,crea-tura

di Aura Mainyu,e perch"si racconta nel Libro dei Re che la madre

di Rustem, la bella R"d"beh, era figliadi Mihr"b,e Mihr"b era idolatra,

anzi discendeva dall'empioDah"k, ilquale,alla sua volta,era creatura di

Anra Mainyu. Con questo,il Kabul, laddove Mihr"b aveva signoria,non

era paese iranico,e il prender di l" la sua sposa, come fece Z"I,doveva

offendere non poco ilsentimento nazionale e religiosodegliIrani.Laonde

lo stesso re Min"cihr,come seppe dell'amore dei due giovani,ne concep"una grandeira,e perch"egliconcedesse l'assenso alle bramate nozze, fu

necessario che ilcielo,con segnimanifesti,mostrasse di non esservi con-trario.

Perci" una famigliache tanto aveva deviato dalle norme impostedalla fede ai credenti,non poteva che essere risguardatacon orrore dai

sacerdoti compositoridell'Avesta,rigidiosservatori di quellenorme, lad-dove

ilpopologuard"soltanto alleopere di valore del suo pi"grandeeroe,e nel suo Libro dei Re, che " suo e non dei sacerdoti,gliassegn"il pi"

magnificoposto.Queste ragionitutte sembrano essere di non lieve momento,

ma non sono che congetturee nulla pi",non confortate da nessuna prova,

e per" non tolgonotuttii dubbi. Altri re od eroi prevaricatoried empi

annovera ilracconto epico,come appunto Gemshid che volle farsiadorare

come un dio e per"fu punitoda Dio col toglierglila maest" reale,e come

K"vus che fu superbo e vanitoso;eppure anche questisono ricordati nel-

TAvesta con le loro colpe,u" si vedrebbe perch"mai,appunto per lecolpe

Page 32: Storia della Poesia Persiana

2-4 CAPITOLO OLINTO

34. Nacquero intanto,intorno a questoargomento, due opinioni,una

delle qualicrede veramente che nessuna traccia della storia degliAclie-

menidi si trovi nel Libro dei Re, e per",assegnando all'et" mitica ed

eroica e per"anteriore alla storia tutto quanto ilpi"antico racconto epicofino a tutto ilregno di Guslit"sp,tra Gusht"sp e Iskender (cio"Alessandro

Magno) vede un'ampia lacuna che sarebbe stata colmata dalla storia degliAchemenidi se di questiilLibro dei Re avesse conservato memoria. Per"

i fautori di questa opinioneosservano che gliAchemenidi si governarono

quasisempre in maniera da restar come stranieri al loro popolo.Ilqualenon conosceva il re dei re che sedeva a Persepolie a Susa,se non per i

tributi che glidoveva mandare; e perch"questierano gravie la giovent"era costretta a recarsi sotto le armi in paesilontani,laddove la trasci-nava

repugnanle l'ardor di conquistadel re, ilre fu risguardatodalle gentisue piuttostocome oppressore che come sovrano. Con questo,le citt"e le

Provincieiraniche che non entravano punto negliaffari della corte e del-l'alto

reggimentodello stato,solevano, per l'antica costituzione paesana,

eleggersiun capo che prendevasicura delle cose pubblichee da solo aveva

carteggioo con la sede del governo o col satrapo che il re mandava in

questa e in quellaprovincia.Siccome poi l'epopeairanica s'aggiraper

grandissimaparte intorno alla gran guerra degl'Iranie dei Turani,s'in-tende

assai facilmente come i fattidi questaguerra tuttisi riferiscano alla

parte pi"settentrionale del paese, al luogodelle irruzioni barbariche,dal

quale era assai lontana la residenza del re dei re. Ilre, trovandosi lontano

dal pericolo,n" vi port",n" vi pot"portarequel soccorso che pure avrebbe

dovuto,e, occupato nelle guerre di conquistao nella cura di domare certi

principiribelli,lasci" che le gentidei contini ributtassero da sole quegliassalti.Per" la memoria degliAchemenidi si " cancellata dalla mente del

popolo che non li conobbe e non li am", e ilLibro dei Re, che in gran

parte " fondalo sulle tradizioni popolari,ne tace.

35. Accanto a c|uestaopinione che pure ha tanti buoni argomentipers",sta l'altradi quelliche in tutto il racconto epico,se non da Gay"mers,almeno da Gemsh"d a Gushl"sp,credono di poter trovare, sebbene assai

contraffatta e guasta,la storia dei re Medi e dei re Achemenidi, facendo

corrisponderea quellii re P"shd"d e a questii re Kay dell'epopea.Ma, per

quanto possa essere e ingegnosoe sottilequesto espediente,non si potr"mai togliereche certire dell'epopeairanica,come Gemsh"d,Fr"d"n, K"vus,

Khusrev, non solo siano ricordati nell'Avesta,ma ancora nei Vedi indiani ;

la qual cosa dimostra chiaramente che noi incontriam qui altrettantefigure

mitologiche,nate assai i)rimache si avesse alcun sentore della potenzadei re Medi e degliAchemenidi. E per"noi stimiamo di dover richiamar

qui ci" che avanti abbiam detto,trovarsi nella guerra tra Iran" e Turani

memoria di una vera e storica guerra, leggendarie mitici i cami"ioni,ed

essere perci"vana opera ilvoler far cori'isponderei re della storia a quellidi questo antico racconto.

Page 33: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA ^O

36. Ora noi,tra le due opinionicontrarie,crediamo di poter trovare

un punto che se non le concilia,poich"ci" non si pu",potr"dare tuttavia

la giustaparte a ciascuna. Diciamo anzitutto che altro " l'epopeairanica

e altro " il Libro dei He. Perch" l'epopea,come tale,come quellache "

vero e genuino lavoro della fantasia popolare,anche se pot"avere qualchefondamento storico nella guerra dei Devi e dei Turani, fu per" sempre d"

natura aliena dalla storia e quel poco che ha preso dalla storia,ha colo-rito

in modo da trasformarne quasiinteramente la natura. Per" c'" dato

di credere che tutto quanto ilracconto epico,nato e svolto in tempi remoti

e prima dei veri tempi storici,avesse per suoi limiti il regno di Gay"-

mers, primo uomo e primo re, a principio,e il regno di Gushtc"spalla

fine.Nella invenzione del qualracconto ebbe parte la nazione iranica sol-tanto

per tutto quelloche risguardaci" che v'" di veramente epico.Ma,al contrario,il Libro dei Re, anche nelle composizioniche precedetteroquelladi Firdusi," fattura di gente colta e addottrinata che da una parteha raccolto ilracconto epico dalla tradizione orale del popoloe l'ha ordi-nato

in modo d" storia vera, come sopra abbiam fatto notare, e dall'altra

ha cercate e raccolte quellepoche memorie storiche,e dei due elementi

disparatie diversi ha formato poi un racconto solo,pensandosidi aver

cosi risuscitata e rifatta tutta la storia del passatodal principiofino al

presente.Ilpensieroe la cura di rifare e di riordinare la storia dell'im-pero

persianonacquero in Persia al tempo dei Sassanidi soltanto,ci" che

vuol dire molto tempo tardi,quando parte grandissimadegliannali regiera andata perduta.E allora,per colmare l'ampialacuna,risalendo indietro,fra i Sassanidi e i tempiepicialtro non si pot" fare che porre la storia

degliArsacidi, e dagliArsacidi salire ad Alessandro Magno di cui le

memorie, erano assai pi" copiose,poi da Alessandro passare all'antico

racconto epico laddove nulla o quasi nulla v'era di storia,incastrandovi

tuttavia quellescarse memorie che del tempo degliAchemenidi erano pur

tuttavia rimaste.

37. Tra le quali,per avventura, con molta dubitazione e incertezza

non potremmo che ricordare quelladi re K"vus, perch",sebbene il suo

nome, come gi"si " notato, sia dei tempi mitici e si trovi nell'Avesta e

nei Vedi,e quantunque di lui si narri ci" che veramente appartienealla

mitologia,come ilsuo volo aereo, pure l'indole vanitosa e superba del re

e la sua non felicespedizionein Egittolo avvicinano a Cambise che sap-piamo

essere stato superbo e vanitoso e aver tentata la conquistadel-l'Egitto.

Nel quale ravvicinamento,fatto anche dal Justi,si troverebbe il

caso di un fatto di uno degliAchemenidi trasportatonei tempi epici,eattribuitoa un re dell'epopeasoltanto per una casuale somiglianzadi nomi.

Anche potrebbesiaggiungere,come fanno lo Spiegele il.Insti,la memoria

di alcuni re della Battriana,anteriori agliAchemenidi, tra i qualisi nota

un re storico e vero, V"st"cpa,che sarebbe ilGusht"spdel Libro dei Re; e

Gusht"sp risiedeva a Balkh che " appunto la Battriana. Ma tutto ci" "

Page 34: Storia della Poesia Persiana

26 CAPITOLO OLINTO

lavoro che appartienesoltanto ai tardi e dotti rifacitoridella storia,ai com-positori

dei primi Libri dei Re, non al popolo che cre" la sua epopea in

altrecondizioni e con altriintenti e nulla intanto sapeva degliAchemenidi

e delle loro imprese.Perci",concludendo, ci pare di esser nel vero se

diremo che tra il racconto epicoche va fino a Gusht"sp,e la storia di

Alessandro,trovasi una gran lacuna,la quale in originenon era, perch"ilpopolofini la sua epopea l" dove essa doveva finire,senza necessit" di

doverne ricongiungereilracconto a quellodella storia.Per" gliAcheme-nidi

non appartengono alla epopea, come non vi appartienenessuna altra

casa reale di Persia,e ilcercarne i nomi tra i Peshd"d e i Kay del Libro

dei Re " opera vana. Ci" non toglietuttavia che,venuti i tempi in cui si

volle rifare la storia,nel gran quadro della storia iranica i tardi compo-sitori

fecero entrar tutto,al modo che sopra abbiam descritto,incastrando

nel racconto la tradizione popolaree qualchedispersoe povero frammento

di storia,rinvenuto a stento nelle memorie del passato.38. Altro adunque " l'epopeairanica qualenacque e si svolse tra il

popolo e per il popolo,e altro " il Libro dei Re, architettato da gentedotta. Ma perch"questa non aveva alcun vero senso storico,le parve essere

agevoleilmettere insieme e quasiconfondere tra loro i canti epiciantichi

e il romanzo di Alessandro e la storia dei Sassanidi,laddove tutto ci" ai

giorninostri si crederebbe assurdo e impossibile.Questiprimicomposi-toridel Libro dei Re fecero come i nostri cronisti del Medio Evo, ai quali

non parve n" assurdo n" improprion" impossibilecominciare il loro rac-conto

da Adamo ed Eva e discendere poialla dispersiondelle gentidopoil diluvio e la torre di Babele e saltar bellamente alla mitologiaclassica,

ricongiungendonequalche personaggioa qualche altro della Scrittura,edivenir finalmente alla storia romana e da questa alla contemporanea.

Eppure,con tante vicende e rifacimenti,l'antica canzone epicadel popoloiranico giunsedotata di tal vitalit"e di tal freschezza fino al decimo secolo

dell'Era nostra, da poter ricevere dal genio di Firdusi quellasplendidaveste poeticache le si conveniva.

39. Quelle composizioniadunque che vollero abbracciare tutte le

memorie dell'imperopersianotanto dei tempi epiciquanto dei tempistorici ed ebbero il titolo di Libro dei Re, furono cominciate soltanto al

tempo dei Sassanidi. Forse questire pensarono di eternare con un solenne

monumento letterario la gloriadei loro predecessori;ma " pi" ovvio il

dire che, facendo raccoglierequellememorie, ebbero intenti specialie

pratici,e nel narrare la storia antica vollero rinnovare agliocchi della

gente persianala gloriadei re, della nobilt" e del clero. Al tempo dei

Sassanidi,s'era veduto qualcheesempio di ribellione al re dei re, e per"il nuovo libro si volle comporre con intento legittimista,e di cotesto

fa ampia testimonianza anche ogni pagina del poema di Firdusi. Ma chi

per il primo vi pose alcun pensiero,fu il gran re Chosroe An"shirv"n

del sesto secolo. Quella raccolta che fu scritta in pehlevicoed ebbe il

Page 35: Storia della Poesia Persiana

L\ POESIA EPICA "27

titolo pehlevicodi Khotdi-udmak, cio" Libro dei Re, conteneva quasitutte quellepartiche contiene anche il Libro dei Re, di Firdusi,comin-ciando

dalla parteepicae scendendo fino a Gusht"sp,e poiad Alessandro,

e poi agliArsacidi e ai Sassanidi. Era naturale che quellaraccolta di

Chosroe si arrestasse ai tempi di lui;ma al tempo dell'ultimo dei Sas-sanidi,

che fu Yezdeghirdterzo, il racconto fu condotto fino al regno

di Chosroe o Khusrev Parv"z,cio" fino al 628 dell'Era nostra;e perch"dal 628 al 650, nel qual anno gliArabi conquistaronola Persia,non

corrono che ventidue anni, la tela storica destinata a narrar le vicende

dell'imperoera pressoch"tutta ordita e apprestataa queltempo e poco

restava da aggiungere,perch" poi Firdusi,che appunto al 650 arresta

il suo poema, avesse dinanzi a s" nella sua interezza la materia ch'eglidoveva versificare.

40. Cotesto fecero i Sassanidi. Quando poi vennero gliArabi, un

esemplaredel Libro dei Re, qualefu trovato fra i tesori di Yezdeghird,fu mandato all'arabo Saad che aveva guidatoin Persia le sue schiere vit-toriose.

Poi,verso la met" dell'ottavo secolo,un persianodi nome R"zbeli,

figliodi Dad"yeh, fattosi mussulmano col nome di Abdallah figliodi

Al-Muqaffa,tradusse dal pehlevicoin arabo quel libro,del quale alcuni

tratti ci furono conservati dall'arabo Ibn Qoteyba, morto nel 276 d. E.

(889 d. C), e dal patriarcaalessandrino Eutichio. Anche ilcelebre storico

labari, morto nel 31i d. E. (023 d. C), e altricronisti usarono di questoLibro dei Re come di fonte nel comporre le loro storie. Ricordasi ancora

un'altra ricomposizionein persiano,ora perduta,su fonti pehleviche,fattada un Ab" Mans"r di T"s, dalla quale discende direttamente l'ultima

ricomposizionedel Libro dei Re che " quelladi Firdusi,di guisache,nel

poema di Firdusi e nella storia di labari,abbiamo due diverse ricompo-sizionidella stessa opera.

41. Ma, oltre i Sassanidi,contribuirono potentemente alla conserva-zione

e alla ricomposizionedell'antica storia dell'Iran tutti queiborgo-mastri0 capi di villaggiche,secondo l'antica costituzione iranica,erano

i veri capidel popoloperch"elettida esso. E troviamo, sotto il re Yezde-ghird

terzo, data appunto la commissione ad uno di essi di compiere la

raccolta che Chosroe ilgrande aveva condotta fino ai suoi tempi,e sap-piamodai Dizionari persianiche, mentre in Persia la gente dotta aveva

dimenticato per altri studi le antiche tradizioni epiche,soltanto questi

borgomastrile conoscevano e custodivano con cura gelosa.Avvenne per-tantoche la parolapersianadihgdiiche propriamentesignificaborgo-mastro,

pass" ben tosto a significareanche narratore o raccoglitoredi

storie,e trovasi che Firdusi ancora l'adoperaspesse volte in questo signi-ficato.Ora,anche per la costituzione dello stato,questiborgomastriebbero

sempre e al tempo dei Sassanidi e al tempo degliArabi,un'importanzamolto grande. Anzi, quando, dopo la conquista,il governo e l'azienda

pubblica vennero in mano deglistranieri,il popolo iranico,per anti-

Page 36: Storia della Poesia Persiana

ilQ cap"tolo quinto

chissima consuetudine, riconobbe sempre come patriaistituzione la loro

classe. Si noti ancora che alcuno di essi pretendevaanche di discendere

dagliantichi principidell'epopea,e Firdusi ci fa menzione di uno, di un

Az"d-Serv, che si diceva discendente di S"m, figliodi N"rem, e per" della

stessa famigliadi Rustem. Si comprende adunque come, con tal mente e

tal pensiero,questa gente che viveva lontana dalla citt",conservasse gelo-samentele memorie dei tempi antichi,i racconti pi" liellideglieroi nazio-nali,

e li venisse raccogliendoperch" non andassero perdutiper sempre.

Quando poi,tra il nono e il decimo secolo,i principidell'h'an orientale

pensarono di far ricomporre nel persiano moderno l'antico Libro dei

Re, le raccolte dei borgomastri furono cercate con ardore e riccamente

ricompensate.

42. Si pu" ora ragionevolmenteconcludere che l'epopeairanica evi-dentemente,

anche a dispettodi qualche elemento storico che v'" entrato,

anche a dispettodei raffazzonamenti posteriori," una di quelle epopee

che diconsi nazionali,opera splendidae genuina della nazione intera che,

fantasticando e poetando, vi ha glorificatobellamente il suo passato. Che

se l'epopea greca supera in bellezza e perfezione d'arte tutte le altre

epopee nazionali,l'iranica le vince tutte nell'ampiezzae vastit" del disegno,

guidando il suo lungo racconto per mille vicende e fortune di popoli e di

re, attraverso, si pu" dire,a venti secoli. Quanto poi alla ricomposizioneche ne abbiamo nel poema di Firdusi, l'ultimo e il pi" splendidodei

Libri dei Re, esso si potrebbe considerare come una di quelle epopee

nazionaU che assai tardi furono rifatte,cio" in tempi gi" lontani dalle

et" epiche,allo stesso modo che l'Eneide fu composta da Virgilioin

tempi di piena luce storica e assai lontani dalle et" eroiche. Questo,si

intende, diciam soltanto per la parte epica di esso, perch" tutta quella

parte che va da Alessandro all'ultimo dei Sassanidi,essendo di natura

diversa,merita diversa trattazione,e noi ci riserbiamo di dirne lunga-mentealtrove. Qui tuttavia,considerando e l'operadi Firdusi e i tempi

suoi e la sua storica personalit",non possiam trattenerci dal considerare

che tutto ci",a parer nostro, gettauna gran luce sulla questioneomerica.

Perch", come Firdusi raccolse e verseggi"i racconti epicidel suo popolo

e nessuno trova difficolt" per crederlo,cos" nulla osta e nessuna difficolt"

s'incontra per credere che in Grecia ancora un grande ingegno, un uomo

di nome Omero, abbia raccolte certe tradizioni eroiche per vestirle poi

di quella forma poeticache tutti conoscono e ammirano. Ci" dicasi e

intendasi con certa discrezione,non in modo assoluto. Che se di Firdusi

si conoscono e l'et" in cui visse,e tutti i particolaridella sua vita,intanto

che di Omero nulla si sa di ceiio, ci" proviene dall'essere vissuto Fii'dusi

in tempi storici,e Omero in tempi oscuri e anteriori al nascere della

storia.

Page 37: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA ^29

3. I cicli epici.

43. Tutto questo meravigliosol'acconto epicoche da Gay"mers va fino

a Gusht"sp,non pu" certamente esser nato d'un tratto e appartenere sol-tanto

ad una et". Perch",prima assai che si formassero,ampliasseroe

svolgesserotutte quelletradizioni che toccano tante impresedi re e di

eroi per lo spaziodi duemila anni, dovettero passare molte generazioni,e il bel racconto dovette essere lentamente preparatoin uno spaziodi

tempo che non si pu" determinare con certezza,ma che fu tutt'altroche

breve. Vediamo ora se, o per congetturao per prove evidenti,possiamdeterminare qualicicli,e di qualeet",se pi" antica o pi" recente, sono

entrati nella composizionedell'epopeairanica. Come appartienea diverse

et",cosi " anche ragionevoleche portidelle et" diverse qualcliesegno e

qualcheimprontapalese;e questo diciamo, s'intende,quanto all'originedella tradizione,non gi"quanto alla ricomposizioneposteriorein appositilibri,dei qualidi sopra abbiam tenuto parola.

44. Per dichiarar la non lieve questione,crediamo gi" che giovinonon poco le cose gi" dette a propositodei Devi e dei Turani, quando,nelle due guerre contro l'uno e l'altronemico, fummo indotti a ricono-scere

due momenti della vita dei primitiviIrani,cio" la lotta con le gentiindigeneraffiguratenei Devi,poila lotta con le gentistraniere,compresenel nome di Turani. A questedue et" differentie succedanee corrispon-dono,

ed " naturale,due ciclidiversi,differenti tra loro per natura e per

intendimenti e riconoscibili assai facilmente a certi loro trattiparticolari.A questo si deve aggiungereun terzo ciclo,nel quale trovansi o rifatteo

ripetute,ma con altriintenti e sotto altriaspetti,molte cose che gi"sono

nei due primi,sebbene vi si narri di altri re e di altri eroi. Tre grandiciclipertantocrediamo di poter riconoscere in tutta quanta l'epopeaira-nica,

e se altra volta,scrivendo di questo medesimo argomento, abbiam

creduto di trovarvene un numero alquantomaggiore,ora ci siamo accorti

che molte cose che l" abbiam separate,per loro natura sono congiunte,e per" non ci conveniva quiripeterel'errore d'allora,sebbene e qui e l"

le cose, nella sostanza, si riducano ad essere le medesime. Diciamo intanto

che itre ciclior ora annunziati si possono designarecoi titoliche seguono,

cio": ciclo dei Devi e deglieroi del Segest"n;ciclo della guerra dei Turani;ciclo di Gusht"spe d'Isfendy"rfigliodi Gusht"sp.hi essi e per essi si

aggiratutto quanto il racconto dell'epopea,sebbene qua e l" qualcheframmento o di mitologiao di storia raramente si ritrovi e s'incontri,come a suo luogo non mancheremo di notare.

45. Chiamiamo dei Devi e deglieroi del Segest"nil primo ciclo,

perch"appunto coi Devi ebbero maggiormente da fare e Ghersh"spe Sani

e Rustem, principie signoridel Segest"n,mentre non si ricorda nel Libro

dei Re altro principeo eroe di altra casa che abbia avuto da far guerra

Page 38: Storia della Poesia Persiana

30 CAPITOLO QL'INTO

ai Di'vi,se pur si toglieil caso di Siy"raelvfigliodi Gay"mers che,nei

primordi del mondo, combatt" col Devo Nero, e quellodi re Tahm"ras

che dom" i Devi; ma di cotesto diremo a|)presso. Ora, " certo che lad-dove

" stata qualcheguerra o qualche battagliacon Devi,gliavversari

dei Devi sono sempre statiglieroi del Segest"n,mentre quellidella casa

d'ispahano dei Gi"derzidi,che, come vedremo, ha tanta parte nella

guerra coi Turani e diede inclite prove di valore e di virt",con Devi

non hanno mai combattuto. Trovasi pertanto nell'Avesta ricordato Kere-

c"cpa,uno dei pi"famosi eroi della casa del Segest"n,come sterminatore

di malandrini e di mostri, e notisi che la fantasia popolaredegl'h'anisi raffiguravai Devi con ceffimosti'uosi,come si pu" vedere anche dalle

miniature che adornano le pagine nei manoscritti del Libro dei Re.

Adunque, Kere(:acpa" detto avere ucciso il serpenteCruvara e il Gan-

darewa, i nove llunu, i figlidi Nivika e quelliD"stay"ni,Ilitacpae Vare-

shava, Arezoshamana e Cn"vidhaka; e iDench" di questistrani e oscuri

personaggidell'Avesta non si sappia veramente n" chi essi siano n" che

abbian fatto,pure la loro natura demoniaca da certi indizi apparisceabbastanza manifesta. Ci" intendiamo nel senso, gi"sopra dichiarato,di

veder nei Devi qualche antica gente domata dagli Irani e dipintapoida loro coi colori pi" foschi. E gi" il Gandarewa nell'Avesta " rappre-sentato

come un essere maligno, di smisurata grandezza,infestante le

sponde del lago Yourukasha; e nei nove Huim qualche interpretevuol

trovare tanti ladroni da strada,e (ji"vldhaka " grottescamente dipintonell'Avesta come tale che minacciava stolidamente di farsi della terra una

ruota e del cielo un carro e di schiantar dal cielo il santo Spiritoe dal-l'inferno

Aura Mainyu per attaccarli poi a quel suo carro immane. Ora

" noto che il Kerec"cpa dell'Avesta altro non " che il S"m del Libro

dei Re, avo di Rustem, e ilLibro dei Re ricorda o accenna molte impresedi S"m, alcune anche ne racconta, quantunque in misura scarsa e qua e

l" soltanto. Ma, intanto,l'uccisione di un orribile serpe sul fiume Iveshef,

descritta da Firdusi,non " che l'impresadel serpenteCruvara che l'Avesta

racconta di Kerec"cpa.Le altre imprese di S"m furono contro i Devi del

Segs"re del M"zender"n, paesiinospitie barbari; ma Firdusi accenna

soltanto a questeguerre che S"m faceva per il re Min"cihr,u" le racconta,

n" le descrive per certe sue ragioniparticolariche diremo altrove. " cerio

per"che eglinon ci fa conoscere questo grande e misterioso eroe altro

che impegnato sempre nella guerra coi Devi la quale non glid" mai

requien" pace. Perch", come egliebbe riavuto miracolosamente il figlio

suo Z"l gi"da lui esposto infante sul monte Alburz,assegnatiglimaestri

ed educatori,S"m abbandona la sua casa per recarsi nel Segs"r e nel

M"zender"n,laddove iDevi glidanno tanto da fare.Nasce pi"tardi Rustem,ed egliaccorre un istante per vedere questo sospiratofigliodel figliosuo,ma poieglisi rende freltoloso ai luoghidelle sue battaglie,e muore tardi,

lontano dai suoi e dalla sua casa e con l'armi in pugno contro i Devi.

Page 40: Storia della Poesia Persiana

3:2 CAPITOLO QUINTO

voluto riconoscere da lui percli"nato coi capellibianchi;e si ricorda

nella famigliadi Mlhr"b re del Kabul, con la quale quelladel Segesl"naveva pattodi vassallaggiotanto che poi Z"I ne spos" una figlia,ilbar-baro

costume di uccider la proledi sesso femminile appena nata, risguar-dandosi come sventura la nascita di una femmina in una casa. Ancora

tutte quellegrottescheimprese ricordate dall'Avesla come compiuteda

Rerec"Qpa,tali che superano con la loro grossolanastramberia ognipi"slrepitosaimpresa di paladinidescritta dal Pulci o dall'Ariosto,accennano

evidentemente a pi"antica e barbarica et".E quellospecialee quasiintimo

commercio di questa casa del Segest"ncol Simurgh,misterioso uccello

che abita solitario le valli dell'Alburz e ha favella e intendimento umano,

e si prende cura di allevare ilpiccoloZ"l,espostoinfante in quei luoghideserti,e assiste R"d"beh nel parto faticoso,e d" la vittoria a Rustem in

un momento cui egline disperava;questo commercio, diciamo,qualenon si ricorda di altra famigliad'eroi,viene a confortar l'asserto nostro.

48. Anche tutto ilcostume di Rustem ha del barbarico,ond'eglinon

somigliapunto aglialtri eroi che popolanola splendidacorte del re dei

re. Alla corte eglinon si mostra mai, se non quando il suo signore,in

qualcheestremo pericolo,glienefa invito premuroso; perch"laddove glialtrieroi,come per esempio i G"derzidi,vivono sempre in corte,Rustem

preferiscedi starsi nel suo castello natio,al quale si rende frettoloso

appena " cessata l'impresaper la quale fu chiamato. Anche egli" l'unico

e veramente formidabile cacciatore fra tanti eroi del Libro dei Re, tro-vandosi

che il cacciare " il suo sollazzo prediletto,nel quale aperta-mente

dispiegail suo costume tutto selvaggioe quasi barbarico. Perch"

sovente si narra da Firdiisi come eglisi addentrasse nelle foreste e atter-rasse

un onagro e lo scuoiasse e facesse arrostire al fuoco e ne mangiassepoi avidamente le carni,riserbandosi alla fine di romperne le ossa per

trarne il midollo. Tutto ci" " costume di tempi preistorici;e osserva il

Lenormant che appunto a quell'epocache dicesi quaternaria,il midollo

delle ossa era avuto come uno dei cibi pi"squisitie prelibali.A questeet" remote ci riconduce ancora un particolaredell'incontro di Rustem nella

Sogdiana con K"f"r l'antropofago,perch"l'uso di cibarsi di carni umane,

scomparso gi"da tanto tempo dai luoghiai qualil'avventura di Rustem

si riferisce," propriodi antichissimi tempi soltanto. Anche quell'usoche

il Libro dei Re dice propriosoltanto di Rustem, di ricoprirsiin guerra

di una pelledi tigreda lui uccisa,di cui gliocchi e il muso, con grande

spaventodei nemici, si vedevano sovrastare al volto del gran guerriei'o,

e il costume suo proprio di abbandonarsi al sonno in luoghideserti e

lontani dopo la caccia e il pasto ferino,indicano chiaramente che noi

qui tocchiamo ad antichit" maggiore.49. Ed essa si manifesta ancora dal fatto che tanto le impresedi S"m

e di Rustem nel Libro dei Re quanto quelledi Kerec"cpanell'Avesta (egi"

sappiamo che Kerec"cpa" S"m) sono tutte disgiuntel'una dall'altra e

Page 41: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 33

indipendentifra loro e per"anche dispersamentenarrate qna e l" lungoilracconto dell'epopea.Sono avventure grandie strepitose,ma nulla di

pi",e per"molto somiglianoalle dodici fatiche di Ercole,con la cui vita

avventurosa ed errabonda ha non piccolasomiglianzala vita di Rustem.

Per" noi possiamragionevolmentesupporre che tutto questo ciclo deve

appartenere,nella sua origine,a queitempi pi" antichi in cui l'epopeairanica viveva ancora in canti fra loro disgiunti,allo stesso modo che un

tempo, secondo molti critici,i racconti degliaedi grecidurarono fra loro

indipendentifmch" poialcuno liriun",allo stesso modo che l'Edda pi"antica,qualeci " pervenuta," ancora una raccolta di canti disgiunti,cia-scuno

dei qualipu" star da s". Pi" tardi poi,come " naturale,anche

questo gran ciclo dovette incorporarsicon glialtri nella gran tela del

racconto epicoe trovarvi adeguatoposto; ma del come e del perch"di

cotesto,diremo in altro luogo.50. Al contrario,il ciclodella guerra coi Turani " pi"compatto in s"

e mostra di esser tutto un racconto con unit" grande di concetto e d'in-tento,

tanto da parer nato e sorto tutto d'un tratto,anche coi molti amplia-mentiche pot"avere di poi.Perch" esso abbraccia unicamente la gran

guerra degliIrani coi Turani,nata gi"dalle discordie dei figlidel re Fr"d"n,

acquetataper un momento allorquandoMin"cihr ebbe vendicata la morte

di Erag'sugliempi fratricidi,ridestata al tempo che Afr"sy"baccamp"suoi dirittisul trono dell'Iran e continuata poi con implacabilefurore al

tempo di re K"vus e di Khnsrev,quando Afr"sy"ba tradimento ebbe ucciso

Siy"vish,figliodi K"vus, finch" poi Khnsrev,figliodel tradito,non ebbe

tratto a morte l'uccisore del padre suo. Donde si vede che sparso sangue

" la cagionedella implacataguerra, e la guerra, come quellache si fa per

vendicarlo,suolsi denotare nelle lingueiraniche con vocabolo che " sino-nimo

di vendetta,atto veramente e acconcio a designarla sua intima

natura. Eppure,questa guerra di vendetta,accanita e feroce," condotta e

guidatada ambe le particon un alto sentimento d'onore e con un fare

cavalleresco,che assai contrastano col fare del ciclo antecedente,laddove

ogniguerra sembra essere una scorreria di ladroni. Perch" giieroi del-l'una

e dell'altrapartevengono sovente fra loro a trattative,e osservano

le leggidell'onore,e anche ai morti nemici,che hanno combattuto da

valorosi per illoro re, danno onorevole sepoltura.Questo" segno che il

ciclo appartieneanche a pi" recente et",et" pi" cavalleresca e gentile,come anche risultachiaro da altre considerazioni che sopra abbiam fatto

precedere.51. Questo ciclo " tutto per la gloriadei G"derzidi e di Khusrev. Ora,

la famigliadei G"derzidi era della citt"di Ispahane discendeva da K"veh,il fabbro che aiut" Fr"d"n nella guerra contro Dah"k, come innanzi

vedremo, e G"derz,figliodi Keshv"d, al tempo della guerra coi Turani,

appunto ne era il capo, e per" le diede anche il nome. QuestiG"der-zidi

erano pi"di settanta,e tra essi andavano segnalatiper valor sin-

3 " Pizzi,Storia della poesia 2"ff'siana,voi. II.

Page 42: Storia della Poesia Persiana

CAPITOLO oriMO

golare Behr"m, Gh"v, Heg"r e Ij"zhen,figliodi Gli"v e di una figliadi

Riistem. Perch" poi essi dovessero aver tanta parte nella gran guerra,

s'intende per un fatto particolareche soli li riguarda.Leggesinel Libro

dei Re che allorquandoSiy"vishfu fatto uccidere per falsisospettida Afr"-

sy"b,["resso il quale egliaveva trovato un rifugiodall'ira ingiustadel

genitore,un sogno prodigiosoavvert" il vecchio G"derz che nel Turan

viveva ignoto a tutti il giovinettoKhusrev, postumo figliodell'infelice

ucciso. Ora, morto Siy"vish,Khusrev aveva dirittodi successione al trono,

e per"bisognava ricondurre nell'Iran dalla terra straniera dove andava

errando, quell'ultimorampollodella stirpereale. Ghrv allora,figliodi

G"derz, and" a rintracciare ilperdutoKhusrev e dopo sette anni lo ritrov"

e lo condusse dal Turan, fra mille stenti e pericoli,nella presenza di re

K"vus. Nacque nell'Iran qualchedubbio sui dirittidi Ini al trono, ma quel

dubbio fu ben tosto fatto lacere non solo da manifesti segni del cielo,ma

anche dai G"derzidi che si mostraron prontie deliberali a patrocinarcon

la spadala causa di lui.Perch" essi,al capo dei quali era toccato l'onore

di una visione divina,per necessit" si trovaron subito impegnatia soste-nere

la veracit" di quellavisione e la legittimit"di Khusrev,bench" nato

e cresciuto in terra straniera. Sentito poi ildovere di vendicar la morte

del tradito Siy"vish,i G"derzidi,per questo stesso loro impegno d'onore,

accorsero primie volenterosi al richiamo del loro giovanere, e nella lunga

guerra, sebbene condotta in principioda altri capitani,diedero inaudite

prove di valore. Anzi, nella battagliadi L"den o di Peshen,tutti caddei'o

combattendo, restando soli ilvecchio G"derz, Gh"v e Bizhen,per ripren-dere

poco dopo le armi e rinnovar la guerra. La quale,trascorsa breve

tregua,fu ricominciata con rinnovato ardore sotto la guida di G"derz,

e rest" sospesa quando, nella battagliadetta degliundici campioni,

undici principiturani caddero sotto i colpidi altrettanti irani,fra i quali

P"'"n,ilcapitanodei Turani,ebbe da G"derz la morte in combattimenlo

singolare.52. Ma se la lunghissimaguerra che d" luogo a tanti combattimenli,

non ancora si risolve,ci" avviene per una ragione tutta morale e di con-venienza.

Morto Siy"vish,Rustem per ilprimo,che ne fu ilbalio,fece una

impetuosae selvaggiascorreria nel Turan laddove distrusse campi e citt"

e uccise miseramente ilgiovinettoSurkheh, figliodi Afr"sy"b,cadutogli

prigionieronelle mani. Ma perch"questa invasione di Rustem nel Turan

fu condotta senza arte militare e fu pinltostosfogo impetuoso d'improv-viso

corruccio,non approd" veramente a nulla. Pi" tardi,come Khusrev

fu condotto nell'Iran,con arte maggiore e con premeditatodisegno la

guerra fu ripresae guidata,per ordine di Khusrev, prima da T"s e da

Fei'"burz,poi da G"derz; eppure, anche questavolta,l'eflettomanc". Del

qual mancato effettotutta la ragione" ripostanella convenienza morale

di far eseguirela doverosa vendetta della morte di Siy"vishnon gi" da

persone estranee al suo sangue, ma dallo stesso figliodi lui.E per",finch"

Page 43: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 35

Kl"usrev da una parte e Afr"sy"bdall'altrasi resteranno tranquillialle

loro residenze reali mandando lor capitania combattere,illungo combat-tere

non toccher" mai al suo fine.Scenda in campo ilfigliodell'ucciso,

compia eglistesso e di sua mano la vendetta del padre,uccidendo lo stesso

re straniero,autor del delitto,e il gran dramma guerrierosar" finito.

Tutto ci" appunto fa Khusrev dopo la battagliadegliundici campionior

ora ricordata,e a lui,ritornato vittorioso alla sua residenza,niun'altra cosa

rimane da fare in terra fuorch" attendere in pace il fine della sua carriera

mortale. Perch",ricevuta da Dio rivelazione della sua vicina salitaal cielo

al qualeegli" chiamato per i suoi meriti e le sue virt",designatoLohr"spsuo successore nel regno, s'incammina con alcuni principiche lo seguono

commossi, verso le lontane regionisettentrionali e in una landa deserta

spariscedai loro occhi. A questopunto termina ilsecondo ciclo.

53. Abbiam detto che nel terzo ciclo,qualeprende ilnome da Gushl"spe da Isfendy"rsuo figlio,si trovano ripetutee rifatte,sebbene con altri

intendimenti,molte cose chagi" trovansi nei due primi.E veramente, se

togliamole avventure di Gusht"spin Grecia e la venuta del profetaZer-

dusht (ilZoroastro degliAntichi),la guerra coi Turani che pareva finita

con la morte di Afr"sy"be l'ascensione di re Khusrev al cielo,qui per altre

ragionie per altrimodi si ripiglia,e tutta la parteche tocca la vita e le

impresedi Isfendy"r,ridice e rifa lutto ci" che nel primo ciclo fu detto di

Uustem; anzi, di Paistem stesso,Isfendy"r" dichiarato emulo e quasi

aperto nemico. E non solo questecose, ma anche altre molte trovansi in

questo ciclo che apertamentecontraddicono a ci" che trovasi neglialtri

due; tra le qualiviene innanzi per la prima la non diretta discendenza di

Lohr"spche successe a Khusrev,dagliantichi re. Perch" Lohr"spappar-tiene

ad un ramo laterale della famigliadei Kay.Mentre poinei due primiciclila sede degliantichi re era detta essere la citt"d'istakhar (forsePer-

sepoli),nella Persia propriamente delta,in questo essa " trasportataa

Balkh,nella Battriana,nella parte pi" orientale dell'Iran. Quef grado poidi gran guardianodelle frontiere del regno che sopra vedemmo esser stato

propriodei principidel Segest"n,di Rustem specialmente,ora trovasi dato

a Zerir fratellodi Gushl"spe poiad Isfendy"r,morto Zer"r,bench" Rustem

sia ancora vivente e abiti tuttora il suo castello.Ancora; l'uccisione di

Erag'figliodi Fr"d"n e poiquelladi Siy"vishfurono le cagionidella gran

guerra coi Turani,e perch"dovevasi vendicar sparso sangue, gi" sopra

abbiam notato come ilnome onde dagliIrani sidesignala guerra, significhi

propriamente vendetta. Qui, al contrario,la guerra coi Turani nasce da

differenze religiose,perch"Argi"sp,re del Turan, si ricusa di accoglierla

nuova religioneche Zerdusht ha recata in terra, e per"prende le armi e

riduce alla distretta lo stesso re Gusht"spfinch" poi" vinto e messo a

morte da Isfendy"r,fattosicampione della nuova fede. La qualesar" quella

ancora che render" avversari fra loro Rustem e Isfendy"r,perch"ilgrandeeroe del Segest"n,che al tempo degliantichi re ha dato loro tante prove di

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36 CAPITOLO OLINTO

fedelt" e di devozione,qui" detto avversario della religione,anzi dichia-rato

apertamente idolatra e dipintocome tale che " dato alle arti degliincantesimi e della magia.I re del Turan poiche nei due cicliantecedenti

sono detti discendere dall'antico Tur, uno dei tre figlidel re Fr"d"n, ora

si dicono venire dalla terra del Peghu,segno evidente che la tradizione

epica a questo punto, per qualche forte ragione,aveva perduta la sua

traccia.

54. Questa ragionesi deve certamente trovare nella assai pi"tarda et"

alla qualeappartienetutta questa ultima parte dell'epopea,quando i tempie i modi di vedere e di pensare si erano non lievemente mutati. Perch",oltre le avventure di Gusht"spin Grecia che portano il segno di assai pi"recente et",iltrovarsi in questo ciclo ripetutee rifatte,alcune anche inet-tamente,

molte cose deglialtri due cicli,indica naturalmente e troppochiaramente che quando questo ciclo si compose, da lungo tempo glialtri

due dovevano esser stati composti,e dovevano essersi mutate molte cose

per sentir necessit" di rifare con altri intendimenti ci" che gi" era stato

fatto.Crediamo pertantoche, come appunto questo ciclo fa della guerra

coi Turani una guerra di religione,non di vendetta,idee e opinionireli-giose

soltanto,in contrasto con idee e opinionid'altra religione,abbiano

presiedutoalla sua composizione.E certamente il Buddhismo, penetrato

per tempo nell'Iran dalla parteorientale,dest" il nuovo zelo religiosoe

ispir"tutta questa parte dell'epopeache non ha pi" n" la freschezza n"

l'originalit"della prima.E notisi intanto che ilPeghu,dal qualein questociclo si fanno discendere i re del Turan, fu appunto uno di queipaesiche

primisi convertirono alla religionedi Buddlia. Anche il Segest"n,il bel

paese di Rustem, accolse la nuova religione,e costume buddhistico seguianche ilre Lohr"sp allorquando,stanco di regnare, design"per suo suc-cessore

Gusht"sp e si ritrasse in un tempio a far vita religiosa.Pensiamo

adunque che tra la composizionedei due primiciclie la composizionedi

quest'ultimostia un vero e profondorivolgimentodi idee religiose,allor-quando,

all'entrar nell'Iran della religionebuddhistica,vi fu lotta tra

questae quelladi Zoroastro. Allora,anche l'epopeavolle entrare nel bat-tagliero

arringo,e sebbene i tempi deglieroi fossero di gran lungapassati,

quellialmeno deglieroi del Segest"nche sono i pi" antichi,immagin"che Piustem ancora fosse vivo per metterglidi contro il campione della

nuova fede,Isfendy"r.Anzi ci" che di Rustem si narra nel primo ciclo,si

ripetequiper'ilnuovo eroe, perch"trovansi anche qui le sette avventure

di Isfendy"regualiin tutto alle sette avventure che Rustem incontr" sulla

via del M"zender"n. Isfendy"r,adunque," una copia,non bella veramente,

di Rustem, e il ciclo a cui egliappartiene," inferiore agli altri cicli

anche nell'arte con cui fu architettato e messo insieme. Ma perch" non

potevasicomportare che due eroi si trovassero nella medesima epopea

egualifra loro,anzi immaginaticon intendimenti opposti,senza che l'uno

vincesse l'altro,i compositoridel nuovo ciclo ad altro non inlesero che a

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LA POESIA EPICA 37

mostrare e perdutoe dannato all'inferno l'eroe dei tempi anticlii,perch"ribelle alla nuova fede. Per" troviamo che Rustem e isfendy"r,dopo lungo

contendere intorno alla loro nobilt" e al loro valore,vengono a singoiar

tenzone; nella qualea principioRustem ha la peggio,onde ben tosto vedesi

costretto a ritirarsidal campo. Ma ilvecchio e gloriosoeroe che non vuol

lasciarsi vincere da un giovinetto,per consigliodel S"murgh,l'antico e

mitico augelloprotettoredella sua casa, con un ramo di terebinto che

cresceva sulle spondedel mar di Cina,si fabbrica la notte un dardo fatale.

Chi spiccher"quelramo, sar" perduto nell'altravita;ma perch"appuntoda quellodipendonola sorte e la vita d'Isfendy"r,Rustem non esiter" un

momento a perderes" stesso, purch"egliabbia la sua vittoria.Cosi,con

queldardo,al rinnovarsi del combattimento,egliferisce il suo avversario

che poco stante ne muore. Ma, nel pensiero dei compositoridi questo

ciclo,se la vittoriadelle armi " rimasta a Rustem, Isfendy"rinvece ha la

gloriadei martiri della fede di Zoroastro e tocca vittoria assai maggiore,

perch"Rustem " dannato per sempre. Egli,infatti,di poco sopravvivea

questa ultima sua impresa,e muore tradito dal fratelloShegh"d,segnandocon la sua morte ilfine della parteveramente epicadel Libro dei Re.

55. Gi" di sopra abbiam detto che in questo terzo ciclo si trovano

comprese due partiche non risguardanopunto n" Rustem n" Isfendy"r,e questesono la venuta di Zerdusht profetae le avventure di Gusht"spin

Grecia. Ora, l'uno e l'altrofattoappartengono, come lealtrepartidi questo

ciclo,alla pi"tarda et" dell'epopea.Perch" appar manifesto che primadella venuta di Zerdusht e della promulgazionedella sua legge(fattoindub-biamente

storico)tutto l'antico racconto epicoera gi"stato trovato,lavo-rato

e composto; onde anche l'Avesta,che tanto va d'accordo col Libro

dei Re, pone la venuta di Zarathustra (cio"Zerdusht)dopo tutta la serie

dei re che hanno combattuto nella gran guerra coi Turani,cio" al tempodi re Y"st"cpache " ilGusht"spdi Firdnsi. N" appartengonoa meno tarda

et" le avventure di Gusht"spin Grecia;perch",anche lasciando ci" che

fu aggiuntaposteriore,l'aver posto a Costantinopolila scena dei suoi amori

giovanili,tutta questa partedi racconto non ha ilfare genuino dell'antica

epopea, ma procedecol tono e con gliatteggiamentidel romanzo d'amore;

e ilromanzo, come tuttisanno, si svolgedall'epopea.Anche abbiam detto

avanti che questo romanzo d'amore fu udito raccontare in Persia dai sol-dati

di Alessandro Magno; ci" che vuol dire,se non c'inganniamo,che i

tempi pi"beUi dell'antica epopea erano passatida un pezzo ,se gi" un

romanzo d'amore era potuto nascere e farsi popolare.Ma di ci" si dir"

pi" a lungo nel capitolodella poesiaromanzesca.56. Questi,pertanto,sono i cicli dell'epopea,dei qualicrediamo,per

ci" che si " detto,di aver bastantemente dichiarata la maggiore o minore

antichit" e quale ne sia la reciprocadipendenza.Troviamo tuttavia che

alcuni racconti speciali,qualinon hanno stretto legame con la restante

narrazione,non entrano in nessuno di essi; n" vi poteronoentrare,forse

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38 CAPITOLO QUINTO

per una specialenatura che essi hanno. Questa loro natura specialeaccemia

indubbiamente alla pi" antica mitologia,a quella,che dovettero portar

con s" gi'Iraniquando si partironodalle loro sedi primitiveper discendere

nell'Iran,ed era come ilpatrimoniocomune-della stirpe.E perch"illungoe magnificoracconto epicodella guerra dei Devi e dei Turani nacque e si

svolse sul suolo iranico,cos" non vi poterono entrare a far parte,come

parteorganicae formale di un tutto,questisparsie disgregatiframmenti

di una mitologiadi gran lungaanteriore. Per" essi restarono qua e l" come

gettatia caso lungoilracconto epico;e se alcuni vi hanno preso un posto

cospicuo,altriinvece vi restarono come episodistaccati e di poco momento.

57. Primo noteremo fra questiracconti quellodel re Gemshid che ebbe

regno felice e poi,perch"volle fai'siadorare come Dio, perdetteilregnoe la maest" reale. Anche nell'Avesla ricordasi il meravigliosomito e la

caduta del misero re, appena egliebbe pronunciatala parolamenzognera,da quellostato di felicit"nel qualeAhura Mazd" l'aveva posto.Ora, " noto

che l'iranicoGemshid o Yima Khsha"ta, come l'Avesta lo chiama, corri-sponde

pur sempre al mitico Yama degliIndiani che fu ilprimo uomo che

morisse, e per" migr" nelle regionidei beati,fatto j)0i,dalla tradizione

posteriore,re dei morti.

58. Viene secondo, nell'ordine di questimiti,quellodi Fr"di"n e di

Dah"k, indubbiamente uno dei miti pi"antichi e pi" comuni della mito-logia

indo-europea,sebbene sia da sospettareche,quale esso " trattato

nel Libro dei De, qualcheelemento storico,come pensa lo Spiegel,vi si

sia infiltrato.Perch", come abbiam visto,ilLibro dei Re ci dice essere

stato Dah"k un orribile tiranno abbattuto da FrcM"n e incatenato nel

Dem"vend; ma l'Avesta in Dah"ka o Azhi-dah"ka non riconosce che un

serpente da tre teste,creatura di Aura Mainyu,abbattuto poi da Tlira"-

taona; e Thra"taona per tal via siricongiungea tuttiqueipersonaggimitici,uccisori di mostri,da Indra a Vritra e Namuci nel Rigveda ai miti grecidi

Apolloe del serpente Pitone,di Ercole e del cane Ortro,al mito scandi-navo

e germanico di Sigurdho Sifrido uccisore del dragone Fafnir. Ma

dell'antico mito trovansi,a nostro vedere, altre due forme nel Libro dei

Re, nelle qualifiguranodue eroi del Segest"n,S"m e Rustem, ci" che

mostra che anche neglialtri cicliqualcheelemento di mitologiaanteriore

pot"entrar destramente e infiltrarsi.Diciamo dell'uccisione del dragonesul fiume Keshef per mano di S"m, e la liberazione del giovaneD"zhen,che era stato rapitodalla bella figliadi Afr"sy"b e che Afr"sy"b aveva

rinchiuso in un orrido speco guardatodagliincanti dei Devi ; ma la clava

di Rustem ruppe gl'incantie liber" il prigioniero.Nel qualracconto, uno

dei pi" belli e commoventi di Firdusi,tuttis'incontrano glielementi del-l'antico

mito indo-europeo,secondo ilquale un eroe riscatta(pialchecosa

cara che gli" stata rapitae nascosta lontana,per lo pi" in una caverna,

e punisce poi,come l'ha riavuta,a colj)idi clava l'uccisore. E veggasiintorno a ci" quanto ha scrittoilRr"al intorno al mito di Ercole e di Caco.

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4-0 CAPITOLO QUINTO

tinopolie l'Imperatoredella Cina,che " quanto dire ai tempi del Medio

Evo persiano,quando appunto iSassanidi pensarono a riordinare lastoria

dell'impero.N" si pu" opporre che nelI'Avesta si trovano tre nomi :

Cairima, Tura e Airyu, che corrispondonoai tre nomi dei figlidel re

Fr"d"n: Salm, Tur ed Erag',del Libro dei Re; perch" quei nomi non

designanoveramente alcun personaggio,ma sembrano esser piuttostonomi di tre regioni,n" l'Avesta dice che per essi s'intendono tre figlid'un

re, e quanto allaspartizionedel regno e allediscordie che ne vennero poi,esso ne serba assoluto silenzio. Ma, per questo evidente artif"cio,i ricom-positori

del Libro dei He al tempo dei Sassanidi poterono ricongiungereiDellamente all'anticomito di Fr"d"n e di Dah"k la gran guerra coi Turani;

e per",trovato ilpunto da cui si dovevano prenderele mosse, ilracconto

della gran guerra procede libero e sciolto,ed essa ha il suo primo mo-mento

nella guerra di Min"cihr che puniscedi morte gliuccisori di Erag',e seguitaai tempidi Nevdher e di Qob"d, e al tempo di K"vus e di Khusrev

tocca ilsuo punto pi"alto,trattandosi della vendetta del tradito Siy"vish,e diventa finalmente guerra di religioneai tempi di Gusht"sp.

61. Con quest'artee per tali espedienti,questo gran ciclo doveva

formar l'unit",se cosi pu" dirsi,del racconto epico.Al contrario,quello

pi" antico e meno compatto in s", perch" composto di avventure stac-cate,

dei Devi e deglieroi del Segest"n,non pot"trovar veramente ade-guato

posto nel l'acconto. Perci" appunto, anche perch",essendo staccati

i suoi racconti,si poteva smembrare, esso fu smembrato e i suoi fram-menti

allogatiqua e l" come a capriccio.E trovasi che le imprese di S"m

contro i Devi del M"zender"n e del Segs"rsono fuggevolmentenarrate, e

per via d'episodi,sotto il regno di Min"cihr;e la storia d'amore di Z"l

e di R"d"beh, dai qualipoinacque Rustem, e le primegiovaniliimpresedi questo eroe, sono poste al tempo di Min"cihr,quando esso Min"cihr

aveva gi"punitigliuccisori di Erag'e tace per un momento la guerra coi

Turani;e le sette avventure di Rustem nella via del M"zender"n, e la sua

caccia coi sette eroi sul confine del Turan, e la sua trista avventura col

figlioSohr"b, sono tuttiracconti staccati che,come stanno al postoin cui

sono, potrebberostare anche altrove. Anche l'episodiodel Devo Akv"n al

tempo di Kliusrcv non ha alcun legame col resto del racconto, e lo stesso

Firdusi mostra di meravigliarsidell'aver trovato quest'episodiostrano che

Io interrompeper poco, n" se ne conosce ilperch".E basti cotesto per

provar ci" che diciamo,poich"non vogliam di nuovo ricordar qui tutte le

impreseche di Rustem registral'epopeapersiana.62. Ma i ricompositori,o se non essi,certamente icantori epici,presto

0 tardi dovettero accorgersiche la gran guerra coi Turani, nella qualel'onore di tutta quanta la nazione era impegnato e alla qualeera pur stato

dato il postopi" cospicuonel racconto, male poteva stare senza che

Rustem, questo grandeeroe che primeggiafra glialtri,vi portasseilvale-vole

aiuto del suo braccio. Ma perch"nella grandeazione eglinon entra

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LA POESIA EPICA il

per la natura e ragiondelle cose, appartenendoad altro ciclo,cos" eglivi

fu fatto partecipareartificialmente;per",quando g"'Irani sono ridotti dai

Turani a mal punto, e cotesto non di rado avviene,il re dell'Iran con

molto affanno e sollecitudine manda ad invitar Paistem che lascia volen-teroso

gliozi del suo castello,accorre, vince e ritorna alla quietedi prima.Tutto ci" " artificioevidente che non poche volte si ripetenel corso della

narrazione;che se cosi non fosse,non si potrebbemai intendere perch"

mai ilpi"grande eroe si rimanga tranquilloal suo castello quando tutti

glialtri eroi dell'Iran,non uno eccettuato,stanno per anni e anni a com-battere

in terra straniera. Ai tempipoidi Lohr"spe di Gusht"sp,Paistem

anche maggiormente si mostra alieno dalla corte,e lo stesso re Gusht"spnota cotesto con aperto rincrescimento. La qual cosa, a nostro vedere,

altro non significache l'azione di Rustem appartienead altro ordine di

avvenimenti e a tempi di altra natura, e che, se la sua vita fu prolungatafin quaggi",cotesto fu fatto con l'intento manifesto di contrapporrea lui,

antico eroe, l'eroe novello della religionee della fede,che " Isfendy"r,

quale pur bisognavaesaltare sul testimone di tempipi"antichi e passati

per sempre.

63. Con quest'arteadunque e con questiaccorgimentifu dispostoeordinato ilvecchio racconto dell'epopeairanica,al quale,nel modo che

sopra abbiam conosciuto,si fece seguirela storia,resa romanzo in gran

parte,di Alessandro,degliArsacidi e dei Sassanidi. Cos" Firdusi,cjuando

venne, trov" gi"preparato e acconciamente dispostotutto quanto l'ordito

del suo gran poema.

4, Firdusi.

64. Se il Libro dei Pie,di Firdusi,fosse poema da lui composto allo

stesso modo che la Gerusalemme fu composta dal Tasso, noi avremmo

incominciato questo discorso intorno all'epopeairanica dalla narrazione

della vita di Firdusi,indi saremmo discesi a dire dell'operasua e del-l'arte

sua nel comporla.Ma poich"esso, secondo quelloche altrove abbiam

detto,appartienea quellaclasse di epopee che diconsi nazionali,cos",

nei paragrafiprecedenti,abbiam cercato di far conoscere qual fosse il

lavor"o della nazione che prepar"e disposequellamateria epica,e quali

elementi vi sono entrati a farne parte.Ora " d'uopo trattar della persona,

alla qualefu dato in sorte di vestir di forma poeticailmagnificoracconto.

65. Gi" in quellapartedell'introduzione a questo libro che parladei

tempi della poesiapersiana,abbiam fatto conoscere come tra il nono e

il decimo secolo si facesse nell'Iran orientale una potente e concorde

opposizionea tutto ci" che sapeva di straniero. A questa opposizione,nata dal ridestato sentimento nazionale,la Persia deve il nascere della

sua nuova letteratura e l'uso della sua bella linguamoderna che cacci"

di seggiol'araba,usata fino allora nelle lettere e nell'azienda del governo.

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42 CAI-ITOLO OLINTO

Anche abbiam visto che questo ridestarsi improvvisoe potentedel sen-timento

nazionale richiam" la gente alle memorie antiche del paese, onde

ben tosto gliesemplaridell'antico Libro dei He furono ricercati con ardore,

e i principi,seguitandol'operadei Sassanidi,s'avvisarono di far ricom-porre

nella nuova linguaquelleantiche storie,che la linguadiversa e la

forma vieta rendevano inaccessibiliai pi".Yaqiibfigliodi Lays della casa

dei Saff"ridi,che mor" nel 205 d. E. (878d. C), pare sia stato ilprimo che

dopo la caduta dei Sassanidi e la conquistadegliArabi pens"a far ricom-porre

quel libro. Ma perch",forse,a quel libro mancava l'arte che fa

durature le opere, " S"m"nidi, succeduti ai Saff"ridi,vollero dare al poeta

Deqiqi,gi"da noi conosciuto fra i poetilirici,la commissione di verseg-giare

ilLibro dei Ile.Una morte violenta,e gi"l'abbiam narrato, l'arrest"

nell'operasua quand'egliaveva composto soltanto un migliaiodi distici.

66. Questa gloriache non pot"toccare n" ai Saff"ridi n" ai S"m"-nidi,

tocc" a Mahm"d di Ghasna, delle opere e della gloriadel qualenella

introduzione abbiam pur tenuto parola.Egli,quando ebbe terminate le

sue conquiste,volse l'animo volentieri alle opere della pace, ed emulando

i S"m"nidi suoi predecessorinella protezioneaccordata alle lettere,come

raccolse alla sua corte ilfiore dei poetidel tempo, si pens"anche di far

ricomporree verseggiareilLibro dei Ile.Da principione cerc" e raccolse

i libri,e dicesi che da un Khor F"r"z,discendente del gran re Chosroe,

ricevesse un volume di storie,e che da un principedel Kirm"n glifosse

mandato un altro discendente dei Sassanidi,di nome Azer Berzin,che da

lungotempo andava raccogliendostorie antiche,e che quell'Az"dServ di

cui sopra, in questo stesso capitolo,abbiam tenuto parola,gli facesse

conoscere ci" ch'eglisapeva della morte di Lustem. A Mahm"d adunque

non restava che di trovare il poeta che potessee sapesse sobbarcarsi al

glorioso,ma difficilissimo incarco. Scelse a questo fine sette poetidella

corte, dando a ciascuno una storia da verseggiare,e dicesi che Unsuri,che

noi gi"conosciamo come poeta lirico,vincesse la prova con la storia di

Rustem e Sohr"b. A lui pertanto volle Mahm"d dar la commissione,

ma Unsuri se ne scherm" e fece conoscere al principel'amico suo Firdusi

come quelloche era veramente atto alla grande impresa.Di queigiorni

appunto,Firdusi era giuntoa Ghasna. Altri dice,al contrario,che l'inca-rico

di ricomporreilLibro dei Le fu dato ad Asadi che noi gi"conosciamo

come autor di contrasti,ma che Asadi, scusandosi con la vecchia et",

additasse a Mahm"d l'ancor giovane Firdusi,del quale egliera stato

maestro in poesia.67. Ab" '1-Q"simMans"r Firdusi,figliodi Fakhr ud-din Ahmed, nacque

nel 329 d. E. (940 d. C.)in un piccolovillaggiopresso T"s nel Khorassan;

e dicesi che il padre suo fosse di condizione giardiniere,onde glisarebbe

venuto il nome di Firdusi che appunto accennerebbe a quellacondizione;

secondo altriquesto nome, come vedremo innanzi,sareblie soprannome

poeticodatoglidal principeMahm"d, o assunto da lui stesso, secondo

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LA POESIA EIMCA 43

l'uso dei poetid'allora. Ebbe dal padre educazione perfetta,e fu discepolo

di Asadi di T"s nell'artepoetica.Avvenne poila morte di Decpqi intorno

al 349 d. E. (960 d. C); e pare che fin d'allora,essendo ancor ventenne,

concepisseeglil'ardito disegnodi comporre il Libro dei Re. Eglistesso,

nella introduzione al poema, dice che con stento grande,e soltanto per

generoso animo di un suo amico,pot"avere un esemplaredell'anticolibro

e vi parlaintanto dei tumulti e degliscompiglidi queltempo e delle dif-ficolt"

di trovare un principeprotettore.Ma poi,spronato da quell'amico

suo, eglicominci" a verseggiarealcuna di quellestorie antiche,e la lode

che si acquist"con quelladi Fr"d"n e di Dah"k, glidiede l'accesso fino

ad Ab" Mans"r, prefettodel Khorassan,che l'esort" con ardore a proseguir

l'operaincominciata con tanto onore. Di Ab" Mans"r ancora che per il

primo indovin" l'ingegnodel poeta,leggonsile pi" belle lodi nell'intro-duzione

del poema stesso.

68. Spargevasiintanto la fama che Mahm"d cercava un poeta; e allora

tuttiquelliche conoscevano il merito di Firdusi,lo sollecitarono a recarsi

a Ghasna per farglisiconoscere. Firdusi allora partida T"s, e raccontasi

che al suo primo entrare nella gran citt",nelle vicinanze di un albergoladdove eglisi era condotto a passar la notte,in un giardino,s'imbattesse

in tre poetidi corte. Vedendo Firdusi che si accostava, deliberarono essi

di allontanarlo dicendogliche in loro compagnia ninno si accoglievache

non fosse poeta.Anche ilvostro servitore " un poeta ! disse egliingenua-mente.

Quelliallora,col tristodisegnodi confonderlo e di pigliarsigiuocodi lui,gliproposero d'improvvisareun verso dopo che ciascuno di essi,

per turno, ne avrebbe improvvisatouno. Accolta da lui la proposta,glialtritre che erano Unsuri,Farrukhi e Asgedi,tuttigi"noti a noi tra ipoeti

lirici,improvvisaronotre versi,uno per ciascuno,con una rima (che era

in shen)difficilissimada ritrovare;e pensavano che,dopo tre rime in shen,

l'incognitopoeta non avrebbe trovato la quarta. Ma Firdusi,lasciatiliim-provvisare,

quando venne la sua volta,senza punto esitare,improvvis"un

verso che nel senso si accordava con i tre precedentie ricordava intanto

le prove di valore di Gh"v, antico eroe, nella campagna di Peshen, col

qual nome pot"formare la quartarima. 1 quattroversi erano nell'ordine

seguente:

TJnsuri: Asgedi:

Come la guanciatua luna non splende; Passa gliusberghiognituo sguardoe fende,

Farrukhi: Firdusi:

Rosa non " in giardinparia tua guancia; Come in giostraa Pesli"ndi Glievla lancia.

Restarono meravigliatii tre malaccorti che non sapevan nulla della bat-taglia

d" Gh"v, e per",a loro maggior confusione,dovettero domandarne

notizia a Firdusi che loro la narr",poililasci"dolenti della loro presunzione.69. Ma Firdusi,prima ch'eglipotesseessere ammesso alla presenza

del principe,dovette superare molti ostacoli,perch"ipoeticortigianiche

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44 CAPITOLO QUINTO

gi" ne avevano indovinato il valore,volevano ad ogni costo impedirglil'accesso. Poi,secondo alcuni,un amico di Firdusi,di nome M"hek, pre-sent"

a Mahmi"d la storia di lliistem e d'Isfendy"r,come saggio del suo

poetare;e altridice cheto stesso Unsuri lo introdusse da Malimiid,volendo

far giustiziaal merito di lui,e che poi,come ebbe dal principela com-missione

di verseggiareil Libro dei Re, ricusandolo modestamente, indi-casse

Firdusi come ilsolo degno della grande impresa.Comunque sia di

ci"," certo che Mahm"d, alla lettura dei versi del nuovo poeta,rest" mera-vigliato,

si che tosto volle conoscerlo e ascriverlo tra i suoi. Anche sidice

che,dando lettura Firdusi de' suoi versi,eglisclamasse un giorno:Ma tu

sei veramente un Firdusi! " alludendo per tal modo all'altrosignificatodi questo nome che in persianovuol dire ilparadisiaco.Entrato per tal

modo nelle graziedi Mahm"d, Firdusi ricevette da lui,un giorno,tutti i

libri gi" fatti raccoglieredelle storie antiche,convenuto prima che egliavrebbe ricevuto una moneta d'oro per ognidistico che avrebbe composto.Gli fu assegnatauna piccolacasa in un giardino,e ilgiardino,come rac-contano,

era tutto popolatodi figuredi eroi,di leoni,di tigrie d'elefanti,

perch"movessero la fantasia del poeta,che,pervenutocosi al fine de' suoi

desideri,si raccolse in quellasolitudine per attendere al gran lavoro.

Facevaglicompagniaun giovanepaggioche di quando in quando toccava

con mano maestra le corde di un liuto e gliporgeva da bere.

70. Firdusi leggevadi tratto in tratto isuoi canti a Mahm"d nel cospettodella corte radunata, e certe miniature dei manoscritti del suo poema

appunto rappresentanoMahm"d che seduto in trono sta ad ascoltare ;

stanno attorno in ampio giroi cortigiani,e ilpoetasiede in basso con le

sue carte sopra un leggio,mentre di rimpettosi stanno suonatori di liuto

e leggiadredanzatrici che coi suoni e coi gestiaccompagnano quellalet-tura.

Cosi Firdusi seguit"per molti anni,finch" nel 400 d. E. (1009 d. C.)

eglifiniilsuo Libro dei Re, in persianoS"i"h-ndmeh, con questiversi :

Poi che riiielitolibro Mi loder" dopola morte mia,

Cosi venne al suo fin,del verso mio "\" io morr" pi"mai, ch'io son pur vivo,Tutta " pienala terra. Ognun clicalberga Da che il seme gittaidi mia parola.Senno e fede e saggezza entro al suo core,

E la coscienza del proprio valore gi" gliaveva fatto dire,a met" del

poema, parlandoa Mahm"d :

Sire,un'oprafec'ioche monumento Mole cadendo va del sol pelraggioSar" di me nel mondo. Ognisuperba 0 per la piova;ma col verso mio

Tal monumento alto levai,che danno E illegger"chiunqueabbia nel core

Da pioggienon avr",non da procelle. Di senno un germe.

Passeranno le et" su ipiestolibro,

71. Ma intanto che eglicosi componeva, l'animo dei cortigianidiver-samente

si atteggiavaal suo riguardo;anzi lo stesso Mahm"d, che prima

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LA POESIA EPICA 45

era stato preso da cosi grande ammirazione, ora mostravasi freddo verso

di lui e poco sollecito,bench" sempre si compiacessedelie sue letture.Dei

cortigiani,alcuni giierano avversi,altri erano suoi caldi ammiratori ; di

questialcuni anche lo soccorrevano di denari ; quelli,ed erano poetidi

corte quasitutti,venivano spargendo sul conto suo calunnie velenose,dicendo ch'egliera settario per aver celebrato con soverchio ardore glieroi dell'antica religione,e istigavanoil ministro del principe,Ilasan

Maymendi,gi"cruccioso contro di Firdusi perch"Firdusi non l'aveva punto

lodato,come altri,nel suo poema. Anzi,Ilasan Aiaymendi,che pure doveva

provvederglitutte le spese, bene spesso lo lasciava mancar di ogni cosa

necessaria. A questa sua condizione,trista in verit",accenna qua e l"

Firdusi nel corso del poema, non tanto chiaramente per" quanto nei

seguentiversi postialla line:

Ben molli Era Ali Dilemita,ei che ben giustaGrandi di Porsia e dottie di gran sangue, Sua parteor tocca, ch'egliognor, sereno

Senza premiodonar,liversi miei Dell'alma e liberal,l'operamiaTrascrivendo venian. Da lungiio stava Che bellaprocedeva,ebbesi cara.

A riguardarliassiso,e detto avresti lliis"vnQot"yb" ancor de'generosi,Ch'uom per merc" condottoer'ioperqnelli.(Jnalnon si tolsemai di me un sol detto

Altro che un ": Bene hai fatto! " era lamia Senza premiodonar. Vesti da lui

Parte assegnata,e ilvigormio,per quello Ebbimi e cibo ed oro e argento,e moto

" Bene hai fatto! ", scemavasi frattanto Ebbi alle mani e a' pie.Per lui non ebbi

E si perdea.Ma chiusi erano i cofani Di catastio d'imposteo di tributi

Degliantichitesori,e quelserrarne Alcun gravame, e qualdentro a una coltrice

Alto ilcor mi feria.Pur, fra que'prenci Ravvolgermiio poteicon cor tranquillo.Di quest'almacitt"grandie famosi,

72. Eppure,quando Firdusi glipresent"l'intero volume del poema,

ilsultano Mahm"d, in un momento di calda ammirazione, comand" che

glifosse donato un elefante carico d'oro. Ma il ministro,tolte seco ses-santamila

monete d'argento,quantierano i distici del poema, le mand"

a Firdusi che allora per caso trovavasi ad un pubblicobagno. Firdusi,sclamando che eglinon aveva sopportato fatica cos" grande per essere

poi rimunerato con monete d'argento,tra chi li aveva portati,e il

bagnaiuoloe un giovinetto,venditor di birra,spartii denari del principe.Preso un bicchiere e vuotatolo rapidamente,gridandoche tutto il lungolavoro gliaveva fruttato un bicchier di birra soltanto,gett"nel grembodel garzone che lo guardava stupito,quellaparte dei denari.

73. Si sdegn" Mahm"d quando seppe l'operarea del ministro,ma poisi lasci" vincere dalle calunnie insidiose di lui,e ilmisero poeta,accusato

di eresia,fu condannato ad essere calpestatosotto i piedidi un elefante.

Firdusi,udita la terribilesentenza, ritorn" in corte, e l",attendendo in

un giardino il principeche di l" appunto doveva passare, improvvis"alcuni versi in sua lode. Mahnn"d, tocco nel cuore, gliperdon"; ma Fir-dusi,

ben comprendendo che egliomai non poteva pi"irestare in corte.

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40 C.Al'ITOLO nriNTO

in quellamedesima notte, consegnata ad Ay"z, favorito del principe,unalettera suggellatada consegnarsia Mahm"d passaliventi giorni,partidaGhasna solo solo, senza recar nulla con s". Lungo la via lo raggiunse

un coi'i'iereclie da parie di Ay"z glirecava qualchesoccorso in denaro.

Cosi ilpoetaseguit"ilsuo viaggiodel qualenon conosciamo alcun parti-colare,

se non forse quellod'una lepidaavventura e della generosa ospita-lit"

ch'egliebbe in Khan Lengi"n,piccolacitt" a due giornateda|Ispahan,da quel governatoreche era un Ahmed figliod" Muhammed; ma il lungo

passo del Libro dei He pubblicatodallo Schefer,che si riferisce a questaandata di Firdusi a Khan Lengi"ne che si trova soltanto in un manoscritto

del Museo Britannico,alla lettura che ne abbiam fatta,ci sembra assoluta-mente

apocrifo.Intanto,egligiungeva a Bagdad, laddove fu accolto con

grandissimoonore dal Califfoallora regnante,Al-Q"dir Bill"hi,e laddove

poi,anche per assicurare il novello protettoredella sua fede di credente

maomettano, compose per lui,togliendoneil soggetto dal Corano, un

poemetto intorno alla storia di Y"suf e di Zalikha. Ilpoemetto " pur giuntofino a noi,e di esso si far" parolanel capitoloche tratter" della poesia

romanzesca.

74. Ma la lettera suggellatache egliaveva consegnataad Ay"z, con-teneva

contro di Mahm"d una invettiva terribile e violenta,della quale,

nell'appendice,daremo alcuna parte tradotta. Come lesse quei versi,Mahm"d fu preso da subito furore,e risaputoche ilpoeta era presso il

Califfo,scrisse al Califfo perch"dovesse rimandarglielosenza indugi.Ma il

nobile signore,che pur sejjpe rintuzzar l'iradi Mahm"d con una risposta

arguta,vedendo che era pericoloil ritener Firdusi e atto non generoso

l'abbandonarlo nelle mani del suo nemico, consigli"al poeta la fuga;e il

misero poeta,partitosida Bagdad, soggiorn"qualche tempo ad Ahv"z,

indi pass"nel Kohist"n,presso N"sir Lak, governatore di quellaprovincia.Era N"sir Lak un antico amico suo e caldo ammiratore del suo ingegno;

onde, non appena egliseppe della sua veimta, glimand" incontro alcuni

suoi famigliariper farglionore. Gi" Firdusi,ospitatoin casa di N"sir Lak,

concepivaildisegno,e gi"vi poneva mano, di comporre altro lavoro per

eternar la memoria del suo novello protettoree condannare all'infamia

quelladi Mahm"d. Ma N"sir Lak Io dissuase da ci";anzi,come egliebbe

nelle mani i versi che il poeta gi" aveva composti,con la promessa di

scrivere al sultano una lettera per rimproverarglila sua ingiustizia,li

distrusse. Firdusi allora,concepitaforse una lontana speranza che ranimo

di Mahm"d si fosse mutato per lui,lasciato ilKohist"n,si ridusse a T"s,

alla sua citt" natia,laddove eglivisse ancora qualchetempo con una sua

figlia.Ma un giorno,j"er la piazza,avendo udito un fanciullo che per caso

cantava questiversi della invettiva contro il sultano:

Se ilpadresuorieii'natoavesse, una corona d'oro

Ill"gliosuo postami avrebbe in fronte,

Page 56: Storia della Poesia Persiana

48 CAPITOLO QUINTO

come venne alle mani degliEuropeiche ne vollero procurare la stampa,

si trov" esser tutta piena di errori dei copistiinetti e ignorantie guasta

da racconti interpolati.Essendo opera di gran mole, per la difficolt"che

vi trovavano i copisti,e per la grave spesa che doveva sostenere chi ne

desiderava un esemplare,accadde che anche in Oriente " alquanto raro

trovarne un manoscritto intero;e il De Sacyche volle confrontar fra loro

diversi manoscritti,che ne contenevano alcuni racconti,trov" che era ben

raro ilcaso che ilmedesimo distico fosse scrittoin maniera perfettamente

egualein due manoscritti. Di questanegligenzadei Persiani non si pu"forse rinvenire altra ragionefuori del falso gustoletterarioche lungamente

prevalsein Persia,per il quale i Persiani,nelle opere letterarie,e parti-colarmentenelle poetiche,amano l'artificioso,il concettoso, l'allegorico,

il simbolico,tutto ci" infine che ha dell'oscuro e del controverso, perch"

poiglieruditi possano trovare fantasticando,sotto ilvelo della allegoria,

anche ci" che l'autore non ha mai sognato. E per" certi eruditi e retori

persiani,occupandosidi metafisica,di logica,di dogmaticae di gram-matica,

guidatidal mal vezzo delle allegoriee delle sottiliinterpretazioni,trovarono ampio campo da esercitarvi l'ingegnonelle opere dei poetimistici e allegorici,ai qualiscrissero vasti e lunghicommenti. Di questi

commenti laboriosi perch"la poesiadi Firdusi non aveva bisogno,essendo

semplice e non artificiosanarrazione e descrizione di cose e di avveni-menti,

essa ben prestofu lasciata da s" e abbandonata al volgodei copisti

ignoranti.77. Ma se alcuni di pedestreingegnoparvero negare a Firdusi quell'alto

posto nelle scuole che pure glispetta,la grande maggioranzadella gente

e ilpopolo,anche illetterato,riscattarono ampiamente la colpadei pochi.

Perch",oltre che Unsuri poteva esclamare: " Sia lode all'anima di Firdusi,

a quellanatura sua benedetta e felicemente conformata! Non era egliil

maestro nostro e noi i suoi discepoli;ma egliera ilnostro signoree noi

glischiavi! " " ; oltre che Saadi poteva invocar dal cielo la benedizione

sulla sua sepoltura;oltre che si pot"dire da alcun altro che la parolaera

discesa di cielo in terra col comando di Dio nell'atto del creare, ma che

poi era tornata al cielo col verso di Firdusi,i versi suoi,anche oggi,sono

cantati per le citt" e per le campagne da rapsodierranti che ne sanno a

memoria il poema. Il Ghodzko, che per lungo tempo viaggi"in Persia,

rest" meravigliatoall'udirne qualcunorecitar migliaiadi versi e comin-ciare

il racconto a quel punto del Libro dei Re che altri,a sua scelta,

voleva. E perch" la gran guerra tra Irani e Turani,gi" celebrata dalla

epopea, agliocchi degliIrani stanziati alle frontiere non " ancora cessata,

perch"non ancora " cessato n" cesser" l'odio fra le due stirpi,cos",nelle

scaramuccie improvvisee nelle scorrerie selvaggiefrequentiin que'luoghi," rapsodipersianicantano ancora i versi di Firdusi,ai quali di rincontro

rispondonoi Turcomanni coi canti del loro poeta nazionale, H"shen, detto

il fiuliodel cieco. Per tal via il Libro dei Re " ritornato sulle labbra del

Page 57: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EnCA 49

popoloda cui in origineesso " nato, ed " questa la maggior gloriache

possa ambire un poeta.

78. Dare un sunto del Libro dei Re non " impresatanto facilequanto

a prima vista potrebbesembrare, perch"l'infinitavariet" dei particolarie la singolareampiezza dell'opera,quando ognicosa si volesse notare,fareltbero si che si sorpasserebberod'assai i limitiche sivoglionoimporreal presentescritto.Dovendo per"darne qualchecenno, anche per la mag-giore

intelligenzadi ci" che si " detto,noteremo le cose principalie quellesoltanto che con le altre potrannofar meglioconoscere l'avviamento del

racconto in quell'operainsigne.79. hicomincia adunque Firdusi con le lodi di Dio e dell'Intelligenza,

col racconto della creazione del mondo, con le lodi di Maometto profetaede' suoi primi compagni. Narra in qual maniera un giornosi tent" di

comporre i primi Libri dei Re, parladi Deq"qie del come eglisi propo-nesse,

morto esso Deq"qi,di ripigliarnel'operainterrotta. Finisce l'intro-duzione

con lelodi di Ab" Mans"r, prefettodel Khorassan e primoprotettoredel poeta,poi con quelledi Mahm"d e con quelledi Nasr, fratello del

princi|)e.80. Gay"mers fu primo uomo e primo re. Le sue battagliefurono con

Ahrimane che aveva invidia di lui;e perch"il Devo Nero, figliodi esso

Ahrimane, gliaveva ucciso il figlioSiy"mek,eglie H"sheng,figliodel-l'ucciso,

prendono le armi e vendicano quellamorte. A Gay"mers succede

H"sheng che " ilprimo della casa dei P"shd"d,e tosto,sotto ilsuo regno,

incominciano a manifestarsi le prime arti fra gliuomini con la scopertadel ferro e dell'uso del fuoco,per la qualeegliistituisceuna festasolenne.

Tahm"ras trova l'arte del filar la lana e addomestica glianimali utili

all'uomo;sottomette al suo comando i Devi, dai qualiriceve l'arte della

scrittura,e con essi lo stesso Ahrimane. Il re Gemsh"d trova l'uso delle

armi, edificapalazzi,istituiscela festa del primo giornodeU'anno e divide

in quattroclassigliuomini, cio" in sacerdoti,in guerrieri,in agricoltori,in operai.Ma perch" eglidivenne superbonella sua gloriae volle farsi

adorare come un dio,fuggeda lui la maest" reale,e ilsuo regno " invaso

dall'empioDah"k, che, datosi ad Ahrimane, aveva ucciso ilpadre suo

Mird"s,signoredi Arabia, e aveva sulle spalledue orribiliserpentinatiglida due baci impressividalle labbra di Ahrimane, trasformato in amabile

giovinetto.Gemsh"d frattanto,come fu andato errando qua e l" per molti

anni,cade in poteredi Dah"k che lo fa segare per ilmezzo. 11 regno del

tiranno deve durare mille anni; e perch"i serpentich'eglireca attorci-gliati

attorno allespalle,non glilasciano momento di quiete,ognigiorno,

per consigliodi Ahrimane stesso,eglifa uccidere due uomini perch"queiserpentisuoi ne cibino le cervella. L'orribile colpagridavendetta;eDah"k,spaventatouna notte da un terribilesogno nel qualegliera parsoche un giovaneeroe entrato da lui all'improvvisolo strascinasse incate-nato

al monte Dem"vend, fa raccogliereintorno a s" i grandi tutti del

4 " Pizzi,Storta della poesia jJO'siana,voi. II.

Page 58: Storia della Poesia Persiana

50 CAPITOLO QUINTO

regno per chieder loro una scrittura,nella (jualesi attestich'egliha

sempre regnato secondo giustizia.Gi" tutti sono intenti a porre il loro

nome a pi"di quellacarta, quando all'improvviso,con grida e strepiti,entra ilfabbro d'Ispahan,K"veh, a dimandar giustizia,perch" un figliosuogli" stato rapitoper pascerne con le cervella i serpentidel principe.Dah"kfortemente conturbato a quellavista,glifa rendere ilfiglioe lo prega

perch"eglipure, ponendo il suo nome a piedi quellacarta, renda testi-monianza

per lui.Ma K"veh sdegnosamente la strappa e calpesta,senzache Dah"k osi farglinulla;poi esce e scorre le citt"iraniche inalberando

su di un'asta ilgrembialedi cuoio col quale,lavorando alla fucina,eglisi

riparavadal fuoco,e chiamando alla riscossa le gentioppresse. Il moto

popolaresi propaga rapidamente e cresce, e la gente sollevata,guidatadalfabbro animoso, s'incammina verso ilmonte Alburz laddove, con la madre

sua Fr"nek, viveva ilgiovane Fr"d"n a cui Dah"k aveva ucciso il padreAbt"n. Fr"d"n allora,anche per vendicare la morte del padre, si pone a

capo delle schiere sollevate e di vittoria in vittoria giunge alla reggiadel

tiranno ch'egliatterra di un colpodi clava,n" l'uccide,ma lo strascina e

legain una caverna del Dem"vend, avutone consiglioe avviso dall'angeloS"rosh. E perch"Fr"d"n discendeva da Gemshid, cosi per esso vien reso

alla casa dei P"shd"d ilregno che per mille anni, meno un giorno,era

stato tenuto dall'usurpatore.11 nuovo re percorre le citt" tutte rimediando

ai molti mali che la lunga servit" vi aveva lasciati,e finalmente,giuntoa

tarda et",sposatii suoi tre figli,Salm, Tur ed Erag',alle tre figliuolediServ re del Yemen, pensa di spartirfra loro l'ampioi*egno della terra pervivere in pace gliultimi suoi giorni.Ma perch"ad Erag',al minore e pur

pi" saggiofiglio,ilvecchio padre aveva voluto assegnare la migliorpartedel regno, nasce neglialtri due tristo sentimento d'invidia,perch"essi,come ebbero pregatoinutilmente il padre di abrogarquelledisposizioni,uccidono a tradimento ilgiovaneErag',venuto fra loro a pacificarli,e ne

inviano la testa recisa e chiusa in un cofano al padre.Al misero e vecchio

padrealtra cura non resta che di vendicare ilfigliosuo e di morii" placato,bench" non felice,appena ilgiovaneMin"cihr,figliod'una figliadel tradito

Erag',ha punitodi morte i traditori.Min"cihr,essendo uscito con infinite

schiere contro i due re malvagi, nel primo scontro li vince e mette in

fuga; anzi Tur, in un successivo assalto notturno," ucciso da lui stesso.

Salm che vorrebbe ripararenella rocca degliAlani, che " sua, gi" la

trova occupata dal prode Q"ren mandato da Min"cihr,e K"kvi, nipotedi Dah"k e venuto in suo soccorso, " ucciso in battaglia; cosi a Salm non

resta che la fuga,ma Min"cihr l'insegne,lo raggiungee uccide e ne invia

la tronca testa,con quelladi Tur, al vecchio Fr"d"n nell'Iran. Fr"d"n,

accolto con molla gioiafra le sue braccia ilgiovane e valoroso nipote,Io designasuo successore e lo raccomanda a S"m, principedel Segest"n.

81. Intanto,a S"m, principedel Segest"n,nasce un figliobello e forte

in tutto il corpo, ma coi capellibianchi,perch"il padre,credendo che

Page 59: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 5i

quellosia un segno infausto di Ahrimane, lo fa esporre sul monte Alburz,laddove l'infante sarebbe peritose l'augelloS"murgh,misterioso abitatore

di quellealture,non l'avesse allevato nel proprionido. Scorsi alcuni anni,S"m, ammonito da Dio in un terribilesogno perch"ricerchi ilfiglioingiu-stamente

abbandonato,si reca all'Alburz con una scorta di cavalieri,lad-dove

il suo giovanefiglio,bello e aitante,detto Z"l dai capellibianchi,gli" reso dal misterioso augello.Giunta notizia di ci" nell'Iran,re Min"cihr

desidera vedere ilprodigiosogarzone che tosto gli" menato dal padre nel

cospetto.Per" alla corte tutti l'ammirano e festeggiano,e l'oroscopoche

ne viene tratto dai savi,presagiscedi lui le cose pi"belle. Il padre ricon-duce

nel Segest"nquesto figliosuo e nel partireper la guerra contro i

Devi del Segs"re del M"zender"n,l'affidaa certimaestri perch"gliappren-dano

ogni dottrina. Ma Z"l,per vaghezza di viaggiare,recatosi nel Kabul," tosto preso d'amore per la bella R"d"beh che " figliadi Mihr"b,signoredi quellaterra. Ma a quest'amoresi oppone fieramente Min"cihr,perch"la famigliadi Mihr"b " idolatra e discende da Dah"k; n" il giovaneZ"l

potr"conseguirl'intento suo, se prima non avr" vinto l'animo riluttante

del padre, e se prima non si sar" sottomesso ad una prova solenne nel

cospetto di Min"cihr,n" Min"cihr si lascier" persuaderea dare ildeside-rato

assenso, se prima i sacerdoti non gliavranno predettoche da Z"l e

da R"d"beh " destino che nasca ilpi"grande eroe che l'Iranpossa vantare.

Dato, perci",l'assenso e fatte le nozze con magnifica pompa e nato

Rustem, che " ilsospiratoeroe, gi"celebrato prima di nascere, Min"cihr

muore tranquilloe beato.

82. Ma ilfiglioNevdher che glisuccesse, fu ben dissimile da lui,perch"egliera dato al vino e ai piacerie sua maggior cura erano ilbanchettare

e ildormire. Per" il discendente dell'anticoTur, ilre dei Turani,Pesheng,al quale sta pur sempre a cuore l'onta sofferta dalla sua casa, manda,desideroso di vendetta,ilfigliosuo Afr"sy"b a far guerra agliIrani,e gliIrani vi hanno la peggio,tanto che lo stesso Afr"sy"b,avuto nelle mani

Nevdher imbelle e neghittoso,glitronca di sua mano ilcapo. Z"l intanto,mentre da solo osa tener fronte all'imbaldanzito re dei Turani,dai prin-cipi

raccolti fa proclamar re il figliodi Tahm"sp, Zav, al quale,dopo un

regno breve e inerte,succede Ghersh"sp.Anche il regno di Ghersh"sp"breve e fiacco,e Z"l,dopo averlo fornito d'armi e di destriero,invia il

figliosuo Rustem all'Alburz per rintracciarvi il saggioe ancor giovaneQoli"d che solo,fra i principiirani,era parso degno di salireal trono.

83. La famigliadei re Kay incomincia appunto a regnare con Qob"dche prontamente prende le armi contro di Afr"sy"b e ripigliala guerra.

Afr"sy"b,spaventatodel valore di Rustem che, scontratolo in una terribile

battaglia,gliaveva strappata da! capo la corona e l'aveva costretto alla

fuga,ridottosi nella presenza del padre suo Pesheng,con acerbi rimpro-verilo costringea chieder la pace. E la pace " conclusa,e Qob"d, dopo

cento anni di regno, muore lasciando il trono al figliosuo K"vus. Costui,

Page 60: Storia della Poesia Persiana

52 CAPITOLO QIINTO

superboe vanitoso per natura, avendo udito un giornoda un Devo, tras-formato

in giovanecantore, celebrar le lodi del M"zender"n,concepisceil

disegno di conquistarquellaterra abitata dai Devi, n" valgono a disto-glierlo

dalla stolta impresa i consiglie le preghieredei principie di Z"l

stesso,venuto a tal fine dal Segest"n.Egliparte adunque, e gi"" in vista

delle citt"del M"zender"n, quando quelprincipe,del qualeilLibro dei Re

non reca ilnome, invoca l'aiuto del terribileDevo Bianco che abitava una

profondagrottasui pi"alti monti. Il Devo accorre, e sollevata nel campo

degliIrani una densissima nebbia nella qualeessi tuttiperdono la vista,si

avventa in mezzo a loro con una masnada di Devi e tutti gl'incatena,riser-bandoli

a morir di fame, tolta prima a K"vus la corona reale per numdarla

al re del M"zender"n. K"vus tuttavia,per mezzo di un garzoncelloscam-pato

per caso ai ceppidei Devi,pu" far conoscere la sua sventura a Z"l

nel Segest"n.Z"l manda in soccorso dell'infelice signoreil figliosuo

Piustem, il quale,ad una via comoda e lunga anteponendo glislenti e i

pericolid'una via pi"breve, s'avvia verso ilM"zender"n per la via delle

sette ftimose avventure, finch",giuntonel campo degliIrani e inteso anche

da re K"vus come unico rimedio alla sua cecit" e a quelladei suoi guerrierisiano alcune stillespremute dal fegatodel Devo Bianco,va e cerca ilDevo,

l'uccide,dopo una lottadisperata,e rende la vista a K"vus e agliIrani.Al

re del M"zender"n, allora,si mandano da re K"vus oltraggioseproposte,che sono rifiutate con disdegno,e per",e dall'una e dall'altraparte, la

battagliasi prepara. Essa dura per molli giorni,finch" poi,caduto il re

del M"zender"n e sterminali i Devi,quelregno diventa provinciadell'Iran,affidata al governo di Eul"d in premio della sua fedelt" dimostrata a

Ruslem nel guidarloal M"zender"n.

84. Seguono le guerre di re K"vus coi Berberi,col re d'Egittoe col re

d'II"maver"n,del quale,dopo la vittoria,eglidomanda in isposala figliaS"d"beh. Quel re glielaconcede, ma a malincuore ; anzi,colto ilmomento

che il re K"vus sedeva a convito co' suoi principi,tuttiliincatena e rin-chiude

prigionieriin un castello.Udito cotesto con somma gioia,Afr"sy"b

ripigliale armi, entra nell'Iran,e gl'Iraniricorrono a Bustem per aiuto.

Rustem, pensando giustamentedoversi [)rimaliberare il re prigioniero,scende impetuoso nel paese dei tre re collegati,dei Berberi,d'Egittoe

d'II"maver"n, e rende K"vus a libert". Allora,la vittoria su Afr"sy"b"

certa,e il re dei Turani, sconfitto anche una volta,ritorna scornato alla

sua terra. Ma K"vus, invanito per la fortuna che lo seconda, pensa opere

nuove e grandi,e per"suU'Alburz,in un punto matematico laddove ilgiorno

e la notte dovevano esser sempre eguali,fa edificar dai Devi un magnifico

[)alazzo.1 Devi tuttavia,oppressidal grave lavoro e dalle battiture,pen-sano

di prendersigiuocodi lui,e bellamente lo persuadonoch'egli" desti-nato

a regnare in cielo. Quattro aquilesono avvinte dallo stolto re ai

quattrospigolid'un suo seggioreale,ed egli,che sopra vi sedeva," tras-portato

a volo per ilcielo,finch" poi,allo stancarsi delle aquile,cade ver-

Page 61: Storia della Poesia Persiana

LA rOESIA Kl'ir.A 53

gognosamentein un luogo solitariopresso la citt"di Amol. Rustem e altri

eroi accorrono e con acerbi rimproverilo rimenano alla reggia.

85. Ed ecco, intanto,due episodidella vita di Rustem. 11 prodeguer-riero

si reca in un luogo di delizie di Afr"sy"ba cacciare e a bere alle-gramente

con alcuni amici. Accorre Afr"sy"bper puniregliardimentosi,

ma, de' suoi guerrieri,P"lsem " postoin fuga,e Alk"s gli" ucciso sotto gli

occhi,ed eglistesso " costretto a fuggirdinanzi a Rustem che lo assale

con acerbi rimproveri.Rustem cos" ritorna nell'Iran,carico di preda;ma

poi,un mattino,si rende nuovamente alla caccia predilettasui confini del

Turan, laddove, cibatosi delle carni di un onagro da lui atterrato,siaddor-menta

nella solitudine di una selva. Sopravvengonoalcuni cavalieri turani

che gl'involanoil suo Rakhsh, il suo fedele destriero;perch" egli,non

trovandolo al suo destarsi,tutto mesto e cruccioso ne segue le orme fino

alla citt"di Semeng"n, laddove quel re glifa rendere ilperdutodestriero,

l'accogliea gran festa in corte e glid" in isposala sua bella figliaTeh-

m"neh che,al solo sentirne favellare,s'era invaghitadell'eroe senz'averlo

mai veduto. Celebrate le nozze con gran pompa e festa,Rustem ritorna al

Segest"n,abbandonando l'afflittasposa, che intanto,scorse nove lune,d"

alla luce un bellissimo e gagliardoinfante che ella chiama Sohr"b, cio"

il biondo. Il fanciullo cresce adorno d'ognivirt",e come eglitocca isedici

anni, inteso dalla madre che il padre suo si " Rustem e che Rustem " ora

nel Segest"n,concepiscelo spensieratodisegnodi levarsi in armi, di con-quistar

l'Iran,discacciandone il re K"vus, e di farne signoreil padre.

Afr"sy"b,per suoi fini,va secondando il vano disegnoe invia una mano

di guerrieria Sohr"b, guidatida due de' suoi,Il"m"n e R"rm"n, ai quali

si fa comando per lui di non manifestar mai a Sohr"b Cfualesia Rustem

fra glieroi irani,perch",se mai s'incontrassero in battaglia,uno di loro

cada ed eglipossa entrar impunemente nell'Iran privodi taldifesa.Sohr"b,

adunque, tocca i confini dell'Iran e prendela Rocca Rianca, e re K"vus,

risaputocotesto, si turba e siconfonde, n" vede altra via di salute che nel

richiamar Rustem dal Segest"n.Rustem accorre, e tosto Irani e Turani

trovansi di fronte. Gi" Sohr"b imbaldanzito mena un assalto al campo

degl'Iran!e gi"atterra per met" la tenda di K"vus, quando tuttifuggonodinanzi a lui;ma Rustem " chiamato in fretta,ed ecco che padre e figlio,

senza conoscersi,sono a fronte l'uno dell'altro.La battagliafra i due pi"volte si ripiglia,non senza che Sohr"b domandi all'ignotoguerrieros'egli" Rustem, ma Rustem non si fa conoscere, finch" poi,in un'ultima e

disperatalotta,egliatterra e ferisce di pugnale ilbel garzone. Lamentando

allora la sua soi'te e gridando che Rustem far" vendetta di lui,Sohr"b si

avvicina a morte, intanto che Rustem, a quelleparole,intravvede il vero

e tutto lo scopre, quando Sohr"b glimostra al braccio,sotto la tunica,un

monile che Rustem aveva dato ildi delle nozze a Tehm"neh. Cosi,col dolore

del misero padre che trasportaseco nel Segest"nla bara del morto figlio,e

con l'angosciadisperatadella madre lontana,si chiude ilpietosoepisodio.

Page 62: Storia della Poesia Persiana

54 CAPITOLO QLINTO

86. Frattanto,T"s e Gh"v rinvengono in un bosco, nel quale si ei'ano

recati a cacciare,una vaga fanciulla,che poi,menata in corte, " posta fra

le altre donne del gineceodi re K"vus. Figliodi K"vus e di costei,nasce

un leggiadroinfante,Siy"vakhsho Siy"vish,che " tosto affidalo alle cure

di Rustem nel Segest"nper la sua educazione. Compiuta la quale,il gio-vinettovien restituitoal tetto paterno,laddove, mentre egli" ammirato da

tutti,s'invaghisceperdutamente di lui la matrigna Si"d"beh,prima sposa

del re. Ma perch" il nobile garzone resiste al colpevoleamore, la mala

donna lo accusa nel cospettodel re di aver tentato di farle oltraggio.N"

giovano preghiereo scuse dell'innocente,perch"ill'e, udito il consiglio

degliindovini,per chiarir la diff"cilequestione,ricorre alla prova del fuoco,

inlimando a S"d"beh e a Siy"vish,acciocch" ciascuno provi la propria

innocenza, di passare fra due cataste di legniinfiammati. Ma S"d"beh si

ricusa,e Siy"vishsi sottomette volenteroso alla prova e felicemente la

supera, passandoilleso,con intatte le vesti,tra il fumo e le vampe delle

due cataste accese. S"d"beh allora " condannata a morte dallo sdegnato

suo signore,e gi"i carnefici s'accostano a lei,quando Siy"vishgeneroso

prega per lei e per lei ottiene ilperdono.Eglituttavia non pu" pi"rima-nere

in corte,laddove S"d"beh, sebbene perdonata,nutre per lui un sordo

rancore; per",udendo che Afr"sy"bs'accosta con armi e armati ai confini,chiede e ottiene dal padre di muovere a quellaguerra. A lui " dato per

compagno e consigliereil suo prode e savio educatore,Rustem, e gi" la

fortuna delle armi sorride al giovanecapitano,perch"le mura di Balkh,

guardateda Gars"vez fratello di Afr"sy"b,cadono in potere degliIrani,

intanto che esso Afr"sy"b,spaventato da un leri'ibilesogno, s'induce a

domandar la pace. La pace " conclusa sotto certe condizioni,ma perch"

essa possa essere ratificatadal re, Rustem, recando una letteradi Siy"vish,si presentaalla corte nel cospettodi K"vus. Acerbi e irosi rimproverida

parte del re lo accolgonoin corte,perch"egli,sdegnatoe olfeso,ritornasi

nel Segest"n,intanto che una lettera crucciosa di K"vus al figlio,nella quale

glisi comanda o di proseguirla guerra o di consegnar l'esercito a T"s,

latore del foglioreale,per recarsi in corte a giustificarsi,riempie il cuore

del giovaneinfelice di amarezza e di dolore. Egliallora,consigliatosicon

due suoi fedeliamici, Behr"m e Zengheh, non volendo mancare alla fede

data ad Afr"sy"be nemmeno recarsi come colpevoleraumiliato a domandar

perdono nel cospetto del padre, si accomanda alla generosit"del suo

nemico, chiedendogliasilo e protezione.Accolla con gioiada Afr"sy"b la

sua domanda, egli,fatto noto al padreilsuo divisamento, passa ilconfine

e s" reca alla coj'le del re dei Turani che lo riceve con ognisegno di onore.

P"r"n,signoredella terra d" Khoten e fidato consiglieredi Ah'"sy"b,glid" in isposala figliasua Ger"reh; ma perch" il vincolo di amicizia tra

Afr"sy"b e Siy"vishpi" e pi" si stringa,eglislesso consigliailsuo signorea dare in isposaal giovaneprincipela sua stessa figliaFeienghis.Le nozze

son tosto celebrate,e a Siy"vishviene assegnato un ampio tratto di regione

Page 64: Storia della Poesia Persiana

56 (.M'ITOLO (Jll.MO

88. J"i KliLisrev,intanto,l'angeloSer"sli,apparso una notte a (inderz

in sogno, d" certa e sicura novella,invitando il vecchio eroe a farne solle-cita

ricerca. G"derz, destatosi al mattino e narrato il sogno meraviglioso,

perch"la sua et" avanzata pi" non gliconcede di mettersi in imprese

rischiose,manda nel Turan il figliosuo Gh"v in cerca del postumo figliodi Siy"vish,unico erede ornai del tiono dell'Iran. Gh"v adunque col suo

destriero,con la spada e illaccio,solo e in abito dimesso entra nel paese

turanio cercando e ricercando e interrogandoquantiincontra per via,ucci-dendo

ogni interrogatoperch"non faccia noto ad altriche uno straniero

va cercando di Kliusi'ev.Passano cosi sette anni senza ch'egli,in tanto

andar vagando, abbia potuto avere alcun indizio del principe,finch" un

giorno,in un verde prato,vicino ad una fontana,incontra un giovinettoche lo chiama per nome. Quel giovinetto" Khusrev, al qualedalla madre

Ferenghische aveva inteso cotesto da Siy"vish,era stata preannunziatala

venuta di Gh"v. Gh"v, nel colmo della gioia,richiede Khusrev che glimostri

il neo bruno che portano sul braccio i re della casa de' Kay da Qob"d in

poi,siccome segno certo della sua nascita reale. Khusrev mostra ilsegno,

e cade ogni dubbio di Gh"v, che rende per ilprimo il debito omaggio al

suo signore,prostrandoglisiai piedi.Ma non vuoisi perdertempo; e per"

Khusrev, che frattanto ha potuto riavere Bihz"d, il fedel destriero del-l'estinto

padre suo, e Ferenghise (ili"v,si pongono affrettatiin via, cer-cando

di guadagnare,quanto possono pi"presto,ilconfine. Primo liinsegue

P"r"n;secondo, Afr"sy"b,ma ilfiume " passato,ed essi sono in salvo. In

corte liattendono le accoglienzepi"festose;ma levansi,per contendere a

Khusrev ildirittoal trono, due principidell'Iran,cio" T"s,figliodi Nevdher

e nipote di Min"cihr,della casa antica dei P"shd"d, e Feriburz, figliodi

K"vus, osservando che Khusrev " nipotedi K"vns e figliodi madre stra-niera

e di non chiara nascita,perch" nato ed allevato,chi sa come, nel

Turan. A difendere i dirittidi Khusrev levasi G"derz co' suoi,perch"a lui

" toccato l'onore della visione divina che gliha fatto conoscere esser vivo

al mondo un figliodi Siy"vish,e perch"ilsuo Gh"v ha rintracciato e reso

all'Iranquel figlio.Gi" la disputasi volge in rissa e in contesa, quando

re K"vus propone ai contendenti una prova. Vadano T"s e Feriburz da

una parte,e Khusrev dall'altra,sotto le mura della rocca di l"ehmen ali-tata

dai Devi, e sar" dichiarato legittimosuccessore nel regno quellodei

tre che l'espugner".Ma i due primi,dopo un vano tentativo,ritornano

scorati dalla l'occa incantata,e Khusrev, ad una sola sua intimazione, la

fa cadere e sparire.Kgliallora " ricevuto in trionfo da re K"vus, dichia-rato

successore nel regno e fatto sedere accanto a lui sul trono.

89. Ma |)ei'ch"resta pur sempi'e da vendicar la morte di Siy"vish,

Khusrev,fattigiurarenel suo cospettotuttiglieroi dell'Iran,invia tosto un

ampio esercito contro di Afr"sy"b,e ne conferisce a T"s il comando, vie-tandogli

di passar sotlo la rocca di Kel"t,perch" in Kel"t soggiorna il

giovane Fir"d,figliodi Siy"vishe di Gerireh,e per"fratellodi esso Kliusi-ev

Page 65: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA El'ICA O /

per partedi padre.Ma Ti"s ti-asgrediscefjnelcomando, e Fin"d, non rice-vuto

come amico dagliIrani bench" ardentemente io desiderasse," ucciso

miseramente in battaglia,con tardo e inutile pentimentodi Ti"s. Ger"reh

stessa, non potendosopravviverealla morte del figlio,con tutte le ancelle

sue si d" volontaria morte. Quel funesto avvenimento " di cattivo augurio

per gliIrani,che pure proseguono la via; ma ecco che sul fiume K"seh li

sorprendeuna improvvisa e terribiletempesta di neve, e pi" innanzi la

via " sbarrata da una montagna di legni,ivi iimalzata da .Vfr"sy"b.Cdi"v

appiccailfuoco a quellamontagna e l'esercitopassa innanzi,intanto che

Tezh"v, signore di Ghirev-ghird,corre presso di Afr"sy"b per dargliannunzio (Iellavenuta degliIrani. Ecco che Pir"n " loro mandato incontro

con un grandeesercito,ed ecco che succedono diverse battaglienelle quali

gl'Iranihanno la peggio,finch" quelladel campo di Peshen laddove cad-dero

settanta figlidi G"derz, costringere Khusrev a richiamar T"s e a

togliergliil comando. L'infelice capitano,accolto con acerbi rimproveridal suo signore," mandato in carcere.

90. A T"s viene sostituito Fer"burz nel comando; ma la sorte delle

armi " pur sempre avversa agliIrani,e Feriburz " costretto a lasciare la

disgraziataimpresa.Allora,per intercessione di Rustem, T"s " liberato dal

carcere e nuovamente investito del gradodi capitano.Cos" egliritorna alla

guerra e tenta alcune battaglie;ma poi,vinto da un terribileinverno che

i Turani avevano suscitato per forza di magia,si ritrae co' suoi sul monte

Ham"ven, chiuso tutt'all'intorno dai Turani imbaldanziti della vittoria,

intanto che la fame gi"si fa sentire ai miseri assediati. Khusrev tuttavia,

al quale le dolorose notizie son pervenute, si risolve a mandar Rustem

stesso con Feriburz in aiuto de' suoi, intanto che l'ombra di Siy"vish,

apparsa in sogno a T"s, gliannunzia vicina salute. Essa " attesa con ansiet"

daglih'ani nella promessa venuta di Rustem, intanto che ai Turani giunge

un improvviso aiuto col principedi Cina mandato da Afr"sy"b;ma la lor

gioiasi volgeben tosto in ispavento,quando una vedetta annunzia loro,

una notte, esser giuntoall'improvvisoun gran guerrierofra gliIrani,che

l'hanno accolto con lagrime di gioia.Un principedi Kash"n, di nome

K"m"s, domandato a Pir"n chi sia cotesto eroe del qualesiparlacon tanto

sgomento, scende in campo chiamandolo a battaglia;ma Rustem fa prigio-nieroiltemerario principee l'uccide.

91. Il principedi Cina vorrebbe ora sapere chi sial'incognitoguerrieroche d" si tremende prove di valore, e uno de' suoi, Cinghish,mostrasi

pronto a sfidarlo. Ma anche Cinghish" ucciso da Rustem, perch"Pir"n

s'induce alla fine a mandare il fratel suo ll"m"n a vedere se quello"

Rustem veramente. Rustem dichiara che non dir" il nome suo ad altriche

a Pir"n, col quale,anzi, domanda un colloquioin nome di re Khusrev.

Pir"n adunque si reca da lui che gliporta mille saluti e benedizioni da

parte d" Khusrev, memore pur sempre dei benefizi ricevuti,e gliofire

anclie,in nome del suo signore,asilo e protezionenell'Iran.Khusrev poi.

Page 66: Storia della Poesia Persiana

58 c.Ai'rroLO oriNKt

Rustern aggiunge,cessei'" dalla guerra solo allorquandoglisaranno dati

in mano i colpevolidella morte del padresuo, che sono Afr"sy"b,Garsivez

e i loro consorti. Pir"n intende la dura necessit" n" sa che rispondere;ma quanto a lui,come potrebbe viver tranquillonelTlran laddove si tro-verebbe

con G"derz, i valorosi figlidel quale furono tutti,nella battagliadi Peshen, uccisi da lui o da' suoi congiunti?Egliadunque non pu" che

ricusare la protTertadi Khusrev. Non resta pertanto che tentar la sorte

delle armi, e per",al di che segue, una terribile battaglianella qualecadono tanti guerrieriturani e ilprincipedi Cina " fatto prigionieroda

Rustem, lascia vittoriosigl'lrani.Rustem invia doni e lettere a Khusrev

per annunziarglila vittoria,e prosegue ilsuo viaggiotrionfale,espugnandola Citt."dell'ingiustizia,abitata da K"f"r l'antropofago,e costringendoalla

fugaanche P"l"dvend,un principeguerrieroe superbo,che Afr"sy"baveva

richiesto d'aiuto. Afr"sy"b,allora,fugge costernato, e Rustem e T"s si

rendono presso di Khusrev nell'Iran.

92. Un giorno,sedendo Khusrev in un giardinoa ber vino co' suoi

principi,un pastore che giunge affannato,glii-acconta che un misterioso

onagro disperdee inseguele sue puledre.Quell'onagro" ilDevo Akv"n; e

Rustem, richiamato dal Segest"ne recatosi nella selva infestata dal Devo,l'atterrae uccide,non senza aver posto in fugaAfr"sy"bche con alquanti

principiera giuntoa diportoin quei luoghideliziosi.

93. intanto,alcuni povericontadini d'irm"n vengono a chiedei' soc-corso

a Khusrev contro un infinitobranco di verri selvaggiche devastano

le loro campagne. Nessuno deglieroi vuol sobbarcarsi all'impresa,tolto il

solo B"zhen,giovinettofigliodi Gh"v, che tosto,accompagnato da Gurghinal quale egli" dato in custodia,va e fa orribile stragedelle belve nemiche.

Ma Gurghin,invidioso della gloriadi lui,l'induce a recarsi in una certa

partedella lontana foresta,laddove eglipotr"vedere una eletta compagniadi bellissime fanciulle.Quelle fanciulle sono della corte di Afr"sy"b,e f""a

esse " pur la bella Menizheh, figliadel re stesso,la quale,veduto tra glialberi ilvaghissimogarzone, manda la nutrice sua a fargliinvito. Presa

da subito e cocente amore, Menizheh, propinata a Rizhen una sonnifera

bevanda, lo fa trasportareaddormentato alle sue stanze nella reggia.Di

ci" " tosto fatto consapevoleAfr"sy"b,che, nell'impetodell'ira,condanna

a morte il giovane amante, sorpreso da Garsivez in una festa dov'erano

con Menizheh seicento fanciulle,e scaccia costei senza piet".Gi" si rizza

dai manigoldiil tristolegnodel supplizioper Bizhen,quando Pir"n giunge

all'improvviso,e tanto fa,pregando e supplicando,che Afr"sy"bcondona

la vita all'infelice;lo fa rinchiudere tuttavia in orrida caverna sulle mon-tagne.

Menizheh, intanto, va errando di villa in villa,procacciandoall'amante con le lagrimee le preghiereuno scarso alimento. Ma l'invi-dioso

Gurghin,l'itoi'iiatoin corte, non sa dar conto di H"zhen nel cospettodi Khusrev,che,concepitoqualchesospettoalle rispostedi lui incerte e

confuse,lo fa porre in carcere, e intanto,per consolare ilmisero Gh"v,

Page 67: Storia della Poesia Persiana

LA l'dKSlA Kl'M.A 7)9

padre dell'hi(elicegarzone, consulta una sua pi'odigiosacoppa nella quale

si vedevano riflessele cose tutte del mondo, anche le pi"segrete.In essa,

adunque, vedesi Bizhen incatenato nella caverna, e Gh"v, con la dolorosa

notizia,cercando soccorso, recasi da Rustem nel Segest"n.Ixco ora Kustenj

nel Turan travestito da mercante, ed ecco che Men"zheh glisi accosta per

chiedere se nell'Iran nessuno pensa all'infeliceprigioniero.Alla (piai

dimanda, Rustem, per mezzo di un suo ben noto anello nascosto in un

augelloarrostito ch'egliporge in elemosina alla mendica fanciulla,si fa

conoscere a R"zhen,perch"eglinon perda ogni speranza ; e poi,guidato

da una vampa accesa da Men"zheh sulla montagna, sale di notte alla spa-ventosa

caverna e libera Bizhen,col quale,in quellanotte stessa, eglid"

un improvvisoassalto alla reggiadi Afr"'^y"b,rimproverandoglila sua cru-delt".

Afr"sy"bfugge costernato, e nell'Iran si celebrano nel cospetto del

re le nozze di Bizhen e di Men"zheh.

94. L'audace assalto di Rustem ridesta la guerra che per poco taceva,

e Afr"sy"bripigliafuribondo le armi e mena un formidabile esercito contro

l'Iran.CapitanodegliIrani,questa volta," il vecchio e saggioGi"derz,il

quale,giuntoin vista dell'esercito dei Turani,cerca di ricomporre la grancontesa senza spargimentodi sangue. K sembra veramente che l'ir"ndalla

parte dei Turani incliniad accoglierle propostedell'iranio;ma cotesta sua

" arte subdola per acquistartempo e chiedei'e novelle forze ad Afr"sy"b.

G"derz, intanto,sta attendendo un giorno propizio,secondo una certa

congiunzionedi pianeti,per attaccar battaglia,e ci" induce cruccio e stan-chezza

negliIrani,che, sfidatipi"volte dal turanio Human e non potendo

risponderealla sfida,sono derisi da lui.Ma lUzhen,dopo molto pregare,

ottiene dal capitanola desiderata licenza al combattere, e quel combatti-mento,

fatto in luogo lontano e solitario,alla presenza di due soli turci-manni,

" fatale a Human, che " ucciso dall'iranio e spogliatodelle sue

belle armi. I Turani allora,profondamentecrucciati,menano in quella

notte stessa un assalto al campo degliIrani,e loro guida " Nestihen,che

" ucciso da Bizhen nell'accanita battagliache ne segue.

95. Chiesti e avuti rinforzi da ambe le parti," due capitaninemici

convengono fra loro di scegliereundici campioni da ambedue le parti,data la condizione che delle due gentinemiche quellasar" dichiarata vin-citrice,

della quale i campioni saranno riusciti vincitori. Gli undici cam-pioni

degliIrani sono: Fer"burz,Gh"v, Gur"zeh, Fur"hil,Ruh"m, Bizhen,

Heg"r,Gurgh"n,Berteh,Zengheh e G"derz; quellidei Turani sono: Kelb"d,

Curvi,Siy"mek,Zenguleh,Barman, R"y"n,Sipehrem,Ender"m"u, Kulirem,

Ekhv"st e P"r"n. Tutti i Turani cadono sotto i colpidegliIrani,toltone

Curvi che di sua mano, per comando di Afr"sy"b,aveva reciso il capo a

Siy"vish.Curvi, invece, " fatto prigiojiieroda Gh"v; Pir"n cade per mano

di GudtM'z,e Lah"k intanto e Fershidverd,luogotenentidi lui,fuggonocosleiiiali dal campo per render consapevoleAfr"sy"bdel tristo avveni-mento.

Ma B"/.liene Custehem li inseguono,liraggiungonoe liuccidono e

Page 68: Storia della Poesia Persiana

60 C.VI'ITOIJ) UlINTO

ne riportanonel campo degliIrani i cadaveri sanguinosi.Khusrev intanto,

venuto sul luogodella guerra, fatto mozzare ilcapo a Gurv" prigionieroe

data onorevole sepolturaai caduti campioni turani e specialmenteal suo

benefattore P"r"n, del quale eglipiange la morte, concede ai superstitiTurani l" raccolti il suo perdono.

96. K giunto ornai il tempo nel quale devon prendere le armi avo e

nipote,per fatale necessit" nemici l'uno dell'altro.Gi" si preparano le

schiere e gi"l'uno dell'altrostanno a fronte glieserciti,quando ilgiovane

Sh"dah, t"gliodi Afr"sy"b,giunge presso di Khusrev con un messaggiodel

padre.Per esso, Afr"sy"bfa grandiofferte di tesori e di terre, confessan-dosi

colpevoledella morte di Siy"visli,e chiede pace, bench" pronto pur

sempre a tentar la sorte delle armi se Khusrev insiste nel voler la guerra.

Khusrev rispondech'eglinon vuol doni, ma chiede soltanto vendetta; e

poich"un combattimento tra lui e Afr"sy"bnon potrebbeche offendere un

certo senso di morale, essendo Afr"sy"b l'avo materno di Khusrev, egli

dice che combatter" piuttostocon Sh"dah, quantunque Sh"dah sia suo zio.

Sh"dali " atterralo e ucciso da Khusrev, ilquale,lamentando ilFato che lo

costringea macchiarsi del sangue de' suoi congiunti,fa dare onorevole

sepolturaa quell'ucciso.Segue una fiera battagliafra Irani e Turani, e

Afr"sy"bfugge,e Khusrev manda l'annunzio della sua vittoria al vecchio

re K"vus, nell'Iran. Toccata un'altra sconf"tta da Khusrev, Afr"sy"bsi

riparanella sua citt"di Bihisht-Gang,donde eglichiede soccorso all'Impe-

rator della Gina. Ma Khusrev gi"mostrasi sotto le mura di Bihisht-Gang,

si che eglivedesi costretto ad avanzar nuove proposte di pace, che glisou

ricusate. Perch", presa da Khusrev la citt" di Gang-dizh,gi"stata fondata

da Siy"vish,eglifugge nuovamente lontano e lascia dietro a s" abbando-nati

il fratelloGarsivez e il figlioGihn e le donne tutte del suo gineceo,

che, cadute in potei-edel vincitore,hanno in dono da lui la vita.

97. Ma Afr"sy"b presto ritorna coi rinforzi dell'Imperator di Cina.

Dimandata la pace anche una volta,tentata anche la sorte delle armi in

un assalto notturno e toccata un'altra sconfitta,eglifugge dal campo,

intanto che l'Imperatoree il Principedi Cina domandano a Khusrev la

vita in dono. Ma Khusrev, mandati al re K"vus nell'Iran i prigioniericon

la raccolta preda, prosegue il suo viaggiotrionfale,e sottomette e uccide

il re di Mekr"n, e passa il mare di Zirih pieno di mostri nuovi e spa-ventosi,

e alla fine si ritrae in Siy"vish-ghirde di l" ritorna nell'Iran.

Intanto, di Afi'"sy"bche " fuggitosolo e desolato,nulla si sa, finch" un

giornoun pioanacoreta, Il"m,della discendenza dell'antico Fr"di"n,stando

a pregare su di un monte, ode la voce di tale che in una caverna domanda

a Dio 0 di rendergliil regno o di farlo morire. Quella voce " la voce di

Afr"sy"baffamato e stanco; perch"Il"m, disceso nella caverna, si avventa

sul misero e lo legacon un laccio per strascinai'loa' piedidi re Khusrev.

Ma Afr"sy"bsupplicaUnni di l'allentarei suoi nodi; ottenuto ci",eglisi

gettanel lagovicino di Khangest e scompare in quelleacijue.Il"m, allora

Page 69: Storia della Poesia Persiana

LA l'OESIA EPICA 61

sale ad un tempiodel fuoco laddove K"vus e Khusrev stavano adorando,

e loro racconta l'avvenuto e consigliaintanto di far menare sulle spondedel Iago Gars"vez prigionieroe di batterlo duramente,perch"Afr"sy"b,udendo i lamenti del fratello,esca da quelleacque. Fatto cotesto,Afr"sy"b,nuovamente preso da ll"m col laccio," strascinato ai piedidi Khusrev

che, non ascoltandone le preghieree i lamenti,di sua mano glirecide il

capo. Anche Garsivez " fatto decapitare,compiendosiper tal guisala ven-detta

del tradito Siy"vish.98. Muore il vecchio re K"vus, e Khusrev, resa la libert" a Gihn e

postoloa regnare nel Turan in luogodi Afr"sy"b,temendo di aver ven-dicato

troppo duramente, forse,la morte del padre, perch"Afr"sy"b era

pur sempre l'avo suo materno, si ritrae a vita solitaria e religiosa,negando

l'accesso alla sua presenza aglistessigrandidella corte. Ai qualituttavia,chiesta un'udienza da loro,egliespone le ragionidi ci" ch'eglifa,n" Z"l

e Rustem, venuti dal Segest"n,valgono a distogliernelo.Perch" egli,avuta

dall'angeloSer"sh rivelazione del suo prossimosalire al cielo,designato

per suo successore Lohr"sp della discendenza di Pishin figliodi Qob"d,dato a tutti un estremo saluto,s'avvia con alcuni principie con tutto il

popolo,che dolente l'accompagna,vei'so una campagna deserta,verso set-tentrione.

Esortati da lui,ritornano indietro Z"l,Rustem e G"derz; ma

glialtri,Gh"v, Gustehem, T"s, Rizhen e Fer"burz,l'accompagnanocostanti

e fedeli,finch" la sera giungono ad una fontana. Khusi'ev,esortati i com-pagni

a ritornare perch"gi"s'avvicina una orribile tempesta di neve, si

bagna nella fontana e poco dopo sparisce.Gli eroi invano lo cercano per

quellalanda deserta,finch",ritornati alla fonte,l" si assidono pensosi e

mesti e parlanodi lui. Il sonno intanto livince,ed essi si addormentano

profondamente,quando sopravvienela tempesta di neve che tutti lisep-pellisce.

Si riscuotono alcun poco e tentano di aprirsiuna via;ma ilfreddo

li ha vinti,e il loro spiritofugge dai loro corpiper raggiungereil loro

signoreche di poco li liaprecedutinella via del cielo.

99. Il regno di Lohr"sp incomincia con una contesa ti'a lui e il figlio

Gusht"spche credesi poco amato e poco onorato dal padre,e per" fuggesolo e di notte nel paese di Rum o di Grecia,laddove trova a gran stento

di che vivere. Intanto,l'Imperatorefa bandire che la figliasua Ket"y"nadeve scegliersiuno sposo in una pubblicaadunanza di principi,alla qualesi reca anche Gusht"sp,sollecitato a ci" da un suo ospite.Ket"y"na lo

sceglieper isposo,e l'Imperatore,sdegnatoche la figliasua abbia scello

uno sconosciuto,la discaccia con lo sposo dalla reggia.iMa poi,lattosi

conoscere all'Imperatoreil valore di Gusht"sp,eglilo riceve a grande

onore in casa, n" Gusht"sp,che si fa chian)are Ferrukhz"d, rende noto il

nascimento suo reale,quantunque l'Imperatoree glialtrine abbiano gi"qualchesospetto.Egliadunque " mandato a combattere ilsuperbo e riot-toso

lly"s,principedei Khazai'i,che negava il tributo all'Imperatore.A

costui la vittoria,avuta per mezzo di Gusht"sp,aggiungeardire,tanto da

Page 70: Storia della Poesia Persiana

(ri CAPITOLO OLINTO

far domandare un tributo al re Lolir"spnell'Iran;n" eglisi ritrae dalla

domanda oltraggiosase non quando Zer"r,altro figliodi Lolir"sp,venuto

presso di lui,lo riconduce a migliorconsiglio.Gusht"sp,con gran gioia

dell'Imperatore," riconosciuto dal fratello,che lo riconduce con la sposa

nell'Iran,laddove il re Lohr"sp lo attende per designarlosuo successore

nel regno. Cosi Gusht"sp,ritornato all'amplessopaterno, " fatto re, e

Lohr"sp si ritrae a vita religiosain un tempio del fuoco presso Dalkh,detto Xav-beh"r.

100. Al tempo del re Gusht"sp mostrasi fra gliuomini, banditore di

una nuova legge,il profetaZerdusht,e ne sono primiseguaci Io stesso

re Gusht"sp e il suo consigliereGi"m"sp,dotto in astronomia. Ma Argi"sp,re dei Turani, mostrasi fieramente avverso alla nuova fede e per lettera

ne fa acerbe rimostranze a Gusht"sp,che subitamente si prepara alla

guerra. Cadono nella prima battagliamolti eroi ii'ani,fra i qualilo stesso

Zerir,secondo la predizionedi Gi"m"sp astrologo,ma poi gliIrani hanno

vittoria,e Argi"sp sconfitto " costretto a fuggire,e Isfendy"rfigliodi

Gusht"sp" mandato dal padre,ritornato in Balkh, a bandir per il mondo

la nuova fede. Ma, nella lunga assenza sua, Isfendy"r" accusato di fellonia

da Gurezm, invidioso,nel cospetto di Gusht"sp,pei'ch"Gusht"sp,come

appena egli" ritornato,lo fa caricar di catene e gettarein un oscuro

carcere. Avuto annunzio di cotesto,Argi"sprisolleva il capo dal Turan ed

entra a forza in Balkh e presso glialtariuccide il vecchio re Lohr"sp;molto facilmente eglipotrebbeinsignorirsidi tutta la terra dell'Iran,se

della sua venuta non fosse reso consapevoleil re Gusht"sp che intanto

tenevasi nel Z"bul fra i sollazzi. Gusht"sp,adunque, accorre in armi, ma

" sconf"tto dal turanio e costretto a ripararsisovra un monte, quando

Gi"m"sp gliconsigliadi render la libert"al figlioe di affidargliilcomando

dell'esercito.Cotesto si fa da Gusht"sppremurosamente, e Isfendy"rscon-figge

interamente il re dei Turani.

101. Isfendy"r,allora,domanda il regno al padre,che non si ricusa

veramente, ma impone al figliodi recar nuovamente le armi contro di

Argi"sp e di ucciderlo;com'egliavr" fatto cotesto,Gusht"spglidar" la

corona reale. Isfendy"r,anche una volta,si arma e va alla guerra e per la

via incontra sette avventure, simili a quelleche gi" Bustem incontr" per

la via del M"zender"n, finch" poiegligiungealla Bocca di bronzo, laddove

erano rinchiuse e tenute come schiave le sue sorelle. Eglivi giunge trave-stito

da mercante, e penetranella rocca e uccide Argi"spe ritorna trion-fante

nell'Iran,menando con s" le sorelle ch'egliha liberate. Ma Gusht"spnon ancora vuol dargliil regno; anzi, glipropone un'altra e assai pi"rischiosa impresa,quelladi recarsi da Bustem e farlo prigionieroe con-durlo

alla reggiacarico di ceppi,perch"Bustem non solo da gran tempo

non ha prestatoalcun servizio al suo re, ma anche si ricusa di accoglierela religionedi Zerdusht. Isfendy"r,con animo cruccioso e indotto all'ob-bedienza

soltanto dalle preghieredella madre sua Ket"y"na,recasi nel

Page 72: Storia della Poesia Persiana

(U CAPITOLO Ql'lNTO

intanto nell'assenza di Shegh"d, aveva fatto scavare per il luogo certe

fosse profondedelle qualiaveva armato di lame volte all'insu le paretie copertone con erba e paglial'apei'turaal sommo. Itustem,internatosi

nei boschi, precipitacol suo destriero Hakhsh in una fossa e si feriscea

morte. Egliper" ha tanta forza ancora da riguadagnarea stento l'orlo

della fossa,donde vede ilfratelsuo Shegh"d che si ride di lui e si confessa

autore dell'operarea. liustem domanda a Dio,per un istante ancora, il

vigor del suo braccio,e con l'ultima freccia che gh rimane, trafiggeil

traditoi'etrapassandoilcavo tronco d'un albero di platano,dietro al quale

eglis'era nascosto, e muore sereno, dopo aver chiesto a Dio perdono delle

sue colpe.Il vecchio Z"I,inteso il tristo annunzio, prorompe in gemiti,e

Fer"murz, figliodel tradito Rustem, si reca nel Kabul, fa trasportareil

cadavere nel Segest"n,laddove glisi fanno splendidifunerali,indi,pigliatele armi, ritorna.nel Kabul ch'eglimette a ferro e fuoco,e vendica ilpadrecon la morte del re malvagio. Intanto,designatoper suo successore il

giovaneBehmen, figliod'Isfendy"r,muore ilre Gusht"sp,e a questo puntotermina la parte veramente epicaed eroica del Libro dei Re.

104. Una delle pi" importantiquestioniche risguardanoilpoema di

Firdusi,si " quelladel vedere in qual misura eglisia stato fedele alla tra-dizione

e alle fonti sue. Per far cotesto,sarebbe pur necessario conoscere

quellefonti;ma sventuratamente, per l'ingiuriadel tempo, esse sono

andate tutte perdute,se |)ure non ci resta ancora la speranza che un

giorno0 l'altro,presso le scuole e i collegidei Parsi in India, si trovi

qualche antico libro o i^ehlevicoo persianoche abbia conservato o tutto

0 parte del racconto epico quale era prima di Fii'dusi.Intanto,il pro-fessore

Martino Haug, che stette lungamente in India ed ebbe molta dime-stichezza

coi Parsi,lasci" scritto d'aver veduto nella libreria del sacerdote

Gi"m"spgia Bombay un antico manoscritto del Libro dei Re, pehlev"co.Ma questa notizia ben presto fu trovata non totalmente vera; perch" il

manoscritto di Gi"m"spgicontiene cose di assai diversa natura, cio" ven-ticinque

scritture di vario argomento, tra le qualialcune poche soltanto

hanno qualche attinenza con l'epopea.Una sola,ed " cosa preziosissima

per noi,contiene un episodiointero del Libro dei Re, che " quellodella

guerra tra Gusht"sp e Argi"spre dei Turani,venuti allearmi per la novella

religionedi Zerdusht o Zoroastro,ed " lo stesso episodiod'un migliaiodi

disticiche Deq"qi,al tempo dei S"m"nidi,aveva verseggiatoe che poiFir-dusi

annnonito da un sogno, come eglinarra, inseri tale e quale,senzache nulla vi mutasse, nel suo poema.

105. Oi'a questo episodioin prosa pehlevica,fattoci conoscere dal

Geigerin una sua ti-aduzione tedesca accompagnata da una dotta e chiara

dissertazione,concorda perfettamentein ogni |)arlesua, toltealcune dif-ferenze

che innanzi farem notare, col racconto di fleqiqi.Perch",nell'uno

e nell'altro,incominciasi con le rimostranze di Ai'gi"spa re Gusht"spintorno alla novella religioneche quegliripudiae questiha gi"fatta sua;

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LA POESIA EPICA 65

e si seguitacon l'intimazione della guerra da partedi Argi"sp,con le pre--dizioni funeste di Gi"m"sp,ministro e astrologodi Guslit"sp,al qualeegliannunzia la vicina morte in battagliadel fratelsuo Zerir,con la battagliae morte di esso Zerir ucciso dal turanio l)i(lerefsh,con la vendetta che se

ne fa,terminandosi in fine con la scontilla di Argi"sp,sebbene narrata in

maniera diversa nei due racconti. Anche alcune cose molto particolaritrovansi nell'uno e nell'altro,come ilgiuramentoche Gi"m"sprichiede da

Gusht"spper aver salva la vita se eglista per predirglila vicina perditadeisuoi guerrieri,come le paroledolenti che Gi"m"sp dice,lamentando la

sua scienza del futuro. I nomi tutti,toltealcune differenze lievi,son pure

eguali;e lo siilenell'episodiopehievicoha gi"quelfare grandiosoe quellaintonazione magnificache " propriadell'epopea.Eccone intanto un esempio,secondo la traduzione del Geiger:" E l'esercitodel regno iranico tanto

era numeroso, che il fragorene saliva fino al cielo e ne penetravafino

all'inferno lo scalpitare.Nella via, per la qualeandavano, stempraronessi di tal guisail suolo e di talguisaintorbidaron l'acquanei fiumi,che

per un mese nessuno pot"bere di quell'acqua.Per settanta giorniilcielonon fu pi"chiaro,e gliuccellinon rinvenivano dove posarsise non quandosi posavano o sulla testa dei cavalliornila punta delle lancie o sulla cima di

qualchealta montagna. Per ilfumo e per la polveresollevata,ilgiornoe la

notte non si potevanodistinguere;per"re Visht"sp(ilGusht"spdi Firdusi)diede questo comando a suo fratelloZerir: Fa porre gliaccampamenti;tanto s'accampinogl'Iraniche noi possiamsapere s'egli" notte o giorno".Queste esagerazioni,comuni,del resto,allo stileepicodi tutte le nazioni,non si trovano forse anche nel Libro dei Pie? E ancora: " Ilgran condottier

di eserciti,ilvaloroso Zerir,cominci" la battagliacosi impetuoso,comequando ildivino Fuoco gittasiin un canneto e il vento l'accompagna"; e

Deqiqi,parlandoappunto di Zerir,e in quellamedesima occasione,dice:

Innanzi a tutti si gilt"qnelprode Ei s'avvent"dellacontrariaschiera,Zerir bennato,l'altopalafreno Come talors'avventailfuoco rapidoDi color baio correggendo.Al mezzo Con la bufera tra lepaglie.

Di pi",ilGeigerha posto a confronto undici passi(eforse se ne potevanomettere anche di pi")dell'episodiopehievicocon altrettanticorrispondentidel Libro dei Pie,nei qualisi dicono appunto le medesime cose e si usano

le stesse espressioni.Tutto ci" basta a dimostrare,secondo noi,la somi-glianza,

anzi la vera parentela,fra i due racconti. In altro capitolo,con-fronteremo

anche ilromanzo pehievicodi Ardesh"r con ci" che di questore racconta Firdusi.

106. Ma vi sono le dif"erenze;e questeconsistono in quellamaggioreampiezza che si trova nel Libro dei Pie,specialmentenelle parlatequimolto lunghe,e nel pehievicopi"stringatee sobrie,e nelle lettere quiriferiteper disteso,e nei maggiorie pi"finitiparticolaridella descrizione,trattandosi nel Libro dei Re di composizioneepicavenuta alla sua maggior

5 " Pizzi,Slo"-ia della poesia persiana, voi. II.

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60 CAPITOLO QUINTO

perfezione,laddove la prosa del racconto pehlevico,bench" gi" abbia

alcuna intonazione epica,ne " ancora assai lontana. Poi,diverso " l'intento

di chi scrive in prosa dall'intento di chi scrive in poesia,e Finlusi,nel

giudicardei versi di Deq"qida lui riferiti,giustamenteha mostrato d'in-tender

questa differenza,allorquandodiceva :

Eraii leggendeaiiticlie,No, no, di verseggiarlealcun non ebbe

Ma dette in prosa, e lungidal pensiero Disegnoin cor. si che il mio cor beato

Di verseggiarleera la genteallora. Di gran pensierisi f"'ingombro.

Dalle ultime parolesi conosce assai chiaro che Firdusi,componendo in

versi,intendeva di far opera diversa da quelladei compositoriin prosa

che l'avevano preceduto.Perci" non crediamo del tutto, come sembra

voler fare il Geiger,che tutta quest'ampiezzamaggiore sia venuta e a

Deqiqi e a Firdusi dagliulterioritestiin prosa che essi avevano dinanzi

e nei quali avevano dovuto incrociarsi redazioni diverse di uno stesso

racconto. Ma quelletutte non sono che differenze di forma, laddove le

differenze maggiorie di sostanza, sempre in questo episodiodella guerra

di Argi"spe di Gusht"sp,stanno nelle battagliee nel modo dell'esitofinale

della guerra. Perch" il Libro dei Re narra e descrive assai pi"battagliedi

assai pi" guerrieriche ilracconto pehlevico;e laddove il pehlevicodice

che Argi"spfu rimandato nel regno suo, al finir della guerra, mutilato

d'una mano, d'un piede,d'un orecchio,accecato d'un occhio e a cavalcioni

d'un asino a cui era stata tagliatala coda, il Libro dei Pie prolungaassai

pi"la guerra e introduce un nuovo campione,Isfendy"r,ilfigliodi Gusht"sp,

eroe recente e modellato sull'antico Rustem, come abbiam veduto altrove,

a far sue prodezze,fino alla intera sconf"tta di Argi"spe alla sua morte.

Donde s'intende che al racconto che narra della guerra di Argi"spfino

alla sua mutilazione, i compositoridel Libro dei Re hanno fatto seguirsubito l'altroracconto delle impresed'isfendy"r,tentando di concatenare

alla meglioi due racconti e cercando di formarne uno solo con quella

maggiore unit" che si poteva.107. Non crediam nemmeno, tuttavia,che questo prosaicoracconto

pehlevicosia stato,con altri di simil genere, uno dei testi su cui hanno

lavorato e Deqiqie Firdusi;anzi vuoisi credere che altre composizioniin

prosa e in persianovi stiano intermedie,al qual propositoil Geigerfa

una certa sua congetturasottileper stabilirl'ordine e la precedenzarispet-tiva

di queste fonti. Ma, lasciando ora da parte questo punto,ecco che

dall'esame del racconto pehlevicopu" cavarsi questa conseguenza, cio"

che prima del decimo secolo dell'Era volgare,per uno spazio di tempoche deve avere ilsuo principionell'antichit"e deve discendere fino all'ot-tavo

e al nono secolo,si dovette seguitarea compon-e tanti racconti

particolari,chi sa se sempre in prosa o se anche in versi,intorno a questo

e a quell'eroedella tradizione epica,non dissimili forse nella natura (non

diciam nella forma)da quei canti staccati su cui poscia,con l'operageniale

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LA POESIA EPICA ()7

di un Omero, siformarono l'Iliadee l'Odissea. E ricordiamoci intanto che,

in altra partedi questo capitolo,abbiam pur mostrato che tutto il ciclo

che risguardaRustem o la sua famiglia,era appunto in racconti o canti

staccati e che non solo gliantichi compositori,ma anche lo stesso Firdusi,

non seppero indurvi mai alcuna unit" vera. Anche certi eroi e certi loro

fatti(eanche cotesto abbiam mostrato)erano soggettodi racconti separalie non legatiad alcun altro. Firdusi stesso,nel parlardi Deq"qi,dice che

erano leggendeantiche ch'eglidoveva versificare,non tutto un racconto

intero e compatto; e quando tante volte,alla fine d'alcun suo racconto,

annunzia d'incominciarne un altro con la scorta di qualcheantico libro,

non mostra forse che l'antica tradizione doveva essere in racconti sepa-rati?

Anche ai nostri giorni,come il Geiger l'attesta,trovansi in India

per le mani del volgo presso i Parsi molti racconti staccati,compostinel

dialetto del Guzer"t,che toccano le avventure deglieroi dell'antica epopea

persiana; n" devono essi esser molto dissimili da questopehlevicoche fin

qui abbiam confrontato col Libro dei Re. Ma si potr"opporre che gi"al

tempo dei Sassanidi erasi dato un pensieroa formare la grande raccolta

pehlevicadel Libro dei Re, massime volendo ordinare i cicliepici,comeabbiam mostrato in altra partedi questocapitolo.Ci" " verissimo,n" per"

distruggequest'altroche ora abbiam detto,perch",accanto alla raccolta

ordinata dai Sassanidi e ridotta in forma che diremmo ufficiale,potevano

pur stare i racconti staccati,quale appunto " questo pehlevicoche ora

abbiamo esaminato,fatticon intenti diversi,Uberi e abbandonati a s",allo

stesso modo che ai nostri giorni,dopo tanti secoli che il Libro dei Re "

stato composto,si fanno e si leggonoe vivono presso i Parsi del Guzer"t

quei racconti parzialia cui di sopra si accennava. Essi,anzi,sono ancora

la pi" antica e genuinaforma dell'epopea.108. Ci accorgiamoora che anche troppo ci slam dilungatidalla que-stione

che toccava della fedelt" di Firdusi alle sue fonti. Ma da questoesame minuto del racconto pehlevicodella guerra di Argi"spe di Gusht"spe dalle osservazioni fatte intorno alla sua natura e dai confronti istituiti

fra esso e ilLibro dei Re deriva molta luce a rischiarar la questionepostadi sopra. Perch" chiaramente se ne pu" dedurre che i racconti sono egualie nella sostanza e in certiatteggiamentie modi particolaridel narrare epicoe che,qualierano staccati e separatia principio,tali sono anche rimasti

nella ulteriore composizione,non ostante che vi si sia voluto indurre quella

maggior compattezza e unit" che si poteva. Perch" questa unit" non fu

mai tanto perfettache non si possano riconoscere pur sempre in qualchemodo le commessure, le qualiperci",anche riconoscibili dopo illavoro

di tante mani, mostrano che il tardo compositore,o iltardo poeta,fosse

pur Deqiqio Firdusi,non os" dilungarsidi un punto solo,n" di una linea

sola,dal testo che aveva sotto gliocchi.

109. Se ilconfronto ora istituitotra ilracconto pehlevicoe ilracconto

di Deq"qimostra in particolareche Deqiqifu molto fedele alla tradizione

Page 76: Storia della Poesia Persiana

08 CAPITOLO QUINTO

antica,esso, per illazionegiusta,ci aiuta a conoscere la fedelt" di Firdusi

e di qualunque altro rifacitore o verseggiatoredi racconti epici.Perch"

quell'episodio,qualeesso ", mostra di qual natura dovevano essere tutti

glialtri racconti che ora sono andati perduti,e la somiglianza,anzi la

parentelastretta,che il narrar di Deq"qiha con esso, ci manifesta qual era

il modo di comportarsidi questicompositoridel nono e del decimo secolo

in riguardodelle loro fonti.Essi non facevano che verseggiaree nulla pi";davano la forma esterna al racconto e nulla pi";e ilfare era pur sempre

quello,un fare magnificoe sonante che gi"aveva l'adicenei modi e negliatteggiamentidei racconti epicipopolari.Questo che ora e qui diciamo,ci " confermato dalle parolestesse di Firdusi,come or ora vedremo. Per

ilqualepur troppo non possiamofare un confronto qualeper Deqiqiabbiam

fatto;ma ilragionamentodetto or ora da noi deve pure aver qualcheforza,se non c'inganniamo,per concludere anche per lui. Pi" innanzi tuttavia,

nel capitolodella poesiaromanzesca, potrem dire del romanzo pehlevicodi Ardeshir,e, pi"innanzi,anche delle sentenze pehlevichedi B"zurc'mihr,e vedremo allora quanto, anche fuori dell'epopea,sia eglilimasto fedele

ai racconti antichi. Qualipoifossero i testich'egliadoperava,non possiamdire con molta certezza,e forse eglinon aveva sott'occhi che alcune com-posizioni

persiane,di poco anteriori a lui;e forse l'operasua, secondo

che ne pensa ilNoldelvC,sembra procederee discendere per via diretta da

una composizionepersianafatta da un Ab" Mans"r di T"s, ora amico, ora

nemico dei S"m"nidi,dei qualiera vassallo. Questo libro persianodi Ab"

Mans"r " andato perduto,ed " gran danno, tanto pi"che ad Ab" Mans"r

avevano fornito le notizie quattro dotti,ancora fedeli alla religionedi

Zoroastro,che avevano consultato antiche fonti pehleviche.Per tal via,la

tradizione epicache abbiamo nel poema di Firdusi,non sarebbe passala

per alcuna trafiladi versioni o di ricomposizioniarabiche e mussulmane,

e sarebbe rivolo puro e limpidodi sorgentepi"alta e incontaminata. Che

Firdusi poiconoscesse o non conoscesse la linguapehlevica," questioneche

non ancora s'" potutadefinire.Ma se non vi son prove di fattoper mostrare

ch'eglila conobbe, non vi sono nemmeno prove taliche mostrino ilcon-trario.

Al qual propositodice giustamenteil Darmesteter che,prima che

possa negarsi,danno non poco da |)ensare quelleparoledel poeta stesso

che dice in una sua liricache gi"abbiam riferitonell'appendiceal capitolodella poesialirica:

Lunga faticasopportando,lessiMolti l'acromi arabici e pelilcvici.

Dopo le qualiparole,non sarebbe forse pi" savio consigliolasciar tante

nostre congetture e accettar l'asserzione del poeta che sappiamo pure

quanto fosse veridico e leale? Ma, comunque sia di cotesto, se fin quisoltanto per congetturapossiamotrovar prove intrinseche della sua fedelt",

veggasise hanno valore, come crediamo, lo prove estrinseche che ora

brevemente assegneremo.

Page 77: Storia della Poesia Persiana

LA rOF.SIA EPir.A 69

110. Se ci potremo ricordare che tutta questa tradizione epica era

considerata come storia vera, raccolta anche e tramandata come tale,vedremo anche che n" a Firdusi n" a nessun altro era lecitomutarne nulla.

Che se eglisi fosse,anche per poco, allontanato dalle fonti sue, in quellacorte di Mahm"d, nella qualeegliaveva tanti nemici cordiali,questa sua

colpaglisarebbe stata acerbamente rimproverata.Di ci" tuttavia nessuno,

per quelche pare, glifece mai alcun rimprovero;anzi,come eglifu accu-sato

apertamented'eresia per aver celebrato glieroi d'un' altra fede,cosi

indubbiamente, senza nessun ritegno,sarebbe stato accusato d'infedelt",

qualoraquesto difetto fosse stato trovato nell'operasua. Ed egliancora,in pi"luoghidel suo poema, si vanta di seguirparolaper parolaquestatradizione che eglicrede autentica e genuina storia del passato,e afferma

che sarebbe grave dolore per lui se in qualchepartese ne fosse allontanato.

Terminando l'episodiodi Rustem e di K"mi"s e del principedi Cina,eglidice:

Delia battagliadi Kain"is aiioora Se un solo ne avess'io,di dogliaostello

Io la storiacompii.Lungo ilracconto. Saria quest'almaveramente.Ma nessun detto ne cadea. Perduto

I Parsi poi,cio" quellitra i Persiani che rimasero fedeli all'anticareligione,che pure avrebbero dovuto riguardarcon certo sospettol'operadi Firdusi,

perch"egliera maomettano, anche con le lodi che vi si fanno a principioe

qua e l" di Maometto profeta,l'accettarono come fonte autorevole di stoi'ia;

ci" che non avrebbero fatto,ove tra il Libro dei Re e i loro librireligiosiessi avessero trovato alcuna differenza. Ancora; le ineguaglianzedel rac-conto,

le evidenti zeppe poste qua e l" per legareun racconto con l'altro,le lacune che vi si trovano frequenti,le ripetizionie anche qualchecon-traddizione,

mostrano chiaramente che Firdusi pose in versi ci" che trov",senza ch'eglinulla mutasse, perch"tutticotesti difettisono propriid'ogniantica epopea, presa nel suo insieme,quando essa epopea si conserva e

tramanda fra molte e diverse peripezie.Questidifettitutti un uomo d'in-gegno

grande, quale era Firdusi,avrebbe potuto togliereagevolmente,

aggiungendoo levando ci" che era da aggiungereo da levare,perch"l'operasua riuscisse ordinata e acconciamente dispostain tutte le parti

sue; ma perch"non gliparve di averne facolt",Firdusi non volle far nulla

di cotesto,e noi crediamo ch'eglifece bene, perch",cosi facendo, non alter"

la tradizione.

111. Per giudicaredel merito di un'opera quale" ilpoema di Firdusi,crediamo che bisogniprima stabiliresecondo qualiragioniessa possa essere

giudicata.F veramente poche opere come questa,per la qualeil suo autore

degnamente pu" stare accanto ad Omero, ad Eschilo,a Dante e a Shake-

spcai-e, destarono tanta ammirazione. Ma chi volesse trovarvi osservate

le regoledi Aristotele,o volesse collocare ilLibro dei Re in questa o in

quellaclasse di poemi narrativi,indubbiamente fallirebbe la prova. Operecome queste vanno giudicatecon ragionispeciali,ed esse stanno come da

Page 78: Storia della Poesia Persiana

70 CAPITOLO QUINTO

s" e formano da s" genere a parte,n" tollerano alcun confronto Anche

bisognaavere in mente qualifurono le condizioni dei tempi e dei luoghi,nelle qualiquellatale opera pot" comporsi,e quale intendimento ebbe

l'autore nel comporla, e qualiidee egliebbe o ebbero i contemporaneisuoi intorno all'arte,poich"non si pu" ragionevolmenten" domandare

n" pretendereche ogni popolo della terra e pensie giudichie abbia sen-timento

d'arte in quellamisura e in quel modo che abbiamo noi. Ora,come osserva ilBacher, quando un uomo d'ingegno,in date condizioni,ha fatto ci" che gliera dato di fare,e ha dato tutto ci" che dar poteva,

quest'uomo non ha male usalo dell'ingegnosuo, non ha sprecatal'opera

sua, e merita lode e ha diritto a quellagloriaa cui il vero merito ha

diritto.

112. Tale ancora " Firdusi. Eglimostr" d'essere ingegnodi poterestraordinario,da trovarsi a stento chi possa esser posto accanto a lui per

la forza e l'ardimento nel concepireil vastissimo disegno,per la costanza

nel metterlo in atto,per l'abilit"nel rappresentare con evidenza tutto ci"

ch'eglidovette rappresentarein tante storie di re e di eroi,in tanti alTetti

e moti d'animi gagliardiche dovette dipingere,in tante nature diverse che

eglidovette scolpire,descrivendo tutta la vita del popol suo, incarnata

nella vita de' suoi eroi. Tutto cotesto eglisapeva nella coscienza sua,

quando,nella invettiva contro Mahm"d che l'aveva defraudato del premio

promesso, cos" scriveva:

Fiere tenzoni Di d"moni parlai.d'alliLiatorilo descrissi,e saette e spadeacnte E di serpenti,e le malie ridissi

Ed archi e laccie poderosiferri, Di tristelamie e gTiiieautidei Devi

('lavee gualdrappe,arnesi ed elmi. Ancora E lor stridirche s'alza al elei, troiai

Del mare favellai,delle deserte D'uomini illustriin ordine di pugna,

Pianure,ancor de' campie delle chiare D'eroi,in tempo di tenzoni e d'opreAcquescorrenti.Favellaidi lupi, Degne di vanto, intrepidi,con molta

Di pardie di leoni e d'elefanti; Gloria ed onore celebratie illustii.

Eppure,in argomento tanto vasto e vario,Firdusi tutto seppe e pot"rap-presentare

con una potenza d'arte,che, se non ha la finezza dei poeti

greci,si manifesta come per conipenso in tutta la siui primitivae mae-stosa

rozzezza, se pur essa pu" chiamarsi tale. L'arte sua non " di am-

minicoli esterni,ma tutta consiste nel rappresentar vivamente, quali

sono, uomini, fattie cose; perci"1'efl'ettosull'animo del lettore ne "

immediato, ed eglivede passarsidinanzi le immagini del poeta come

altrettante persone vive, in carne e ossa. N" egliebbe un'arte poeticaalla mano, la quale,per dir la verit",gliavrebbe tarpato le ali;s" bene

ricav" tutta l'artesua dall'animo suo grande e potente,dal cuor suo che

fortemente sentiva. La sua parola abbonda e talvolta anche straripa,

come direbbe il cantore filmico del Kalevala,e ogni suo detto s'imprimeforte come ferro rovente, che certamente non solletica (solleticasoltanto

il verso lloscio dei poeti dei tempi guasti),ma brucia laddove tocca.

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111 CAPITOU) QL'IMO

e col prolungareche vi si fy di l" da misura, come gi" abbiamo notato, i

discorsi de' suoi personaggi.Talvolta ancora esso degenerain gontiezza,e

certi pensierisono stravagantinon poco, e diventano, almeno per noi,ridevoli. Ma anche il sole ha le sue macchie, e la Commedia di Dante e i

drammi di Shakespeare non vanno esenti da bisticci e da contorsioni di

pensieroe da altripiccolidifetti,non sempre possibiliad evitare in opere

di gran mole, e talvolta anche venuti non dall'ingegnodel poeta, ma dal

gusto particolaredei tempi suoi,al cjualeegliinconsciamente qualchevolta

obbedisce. Raramente poie assai breve Firdusi descrive iluoghi,e soltanto,

tra lepochedescrizioni che occorrono nel suo poema, sipotrebberoricordar

qui,come belle,quelladella terra del M"zender"n,che invogli"re K"vus a

farne la conquista,e quelladelle due citt" fondate da Siy"vishnel Turan.

N" a torto Alessandro Humboldt nella seconda partedel suo Kosmos, par-lando

del sentimento diverso che i diversi popoliebbero della natura,

giuntoa trattar della poesiapersiana,osserva che essa manca di quellevive

e potentidescrizioni di luoghiche sono nei poemi omerici e negliindiani.

Di che eglinon pu" assegnare che una ragionesola,ed " che nella terra

iranica,in pi" partiarida e deserta,mancano quelleselve profonde e

innnite,quellemontagne eccelse,e infine quei meravigliosispettacolidi

natura che inconlransi nel suolo dell'India e che dovevano destare stupore

e meravigliagrandenell'animo di chi li osservava, Devesi anche aggiun-gere

che, se Firdusi non nota n" descrive quasi mai i luoghi,ci" pu"anche procedereda un tratto particolaredella tradizione epicairanica,la

qualeper la sua natura, come certe novelle del volgo,non determina mai

i luoghidegliavvenimenti suoi. Anche il l"r"al queste medesime cose

osservava a propositodella indeterminatezza dei luoghinell'Avesta.

115. Firdusi volle e seppe rappresentarei suoi eroi qualiglieliebbe

dati la tradizione,grandi,operosi,amanti delle fatiche e dei disagi,pienid'una fiducia sincera nella provvidenzadi Dio. Che se fu detto da alcuno

con verit" che, laddove l'India ci ha dato i sacerdoti e l'Iranci ha dato i

veri eroi,tali ancora ce li ha ritrattiFirdusi. Il quale,bench" fosse mus-sulmano

e sebbene glifosse toccato di vivere in tempi in cui dell'antica

gloriapaesana non restava che la lontana memoria, pot"tuttavia risuscitar

tutta questa memoria gloriosae splendida e comprendere qual fosse

l'indole operosa e guerrieradel popolo suo. Perch" il paese iranico,arido

e infecondo in molte i)arti,costrinse ben presto chi da principiovenne a

poi'vistanza, a vincer la durezza del suolo ingratoper natura. E per"gliuomini, come si videro costretti a domare con l'operadelle mani e del

braccio la natura riluttante,trovaronsi come in continua guerra contro di

lei che sembrava negar il vitto giornaliero.Cos", in quellai)artedel-

l'Avesta,laddove Ahur-a Mazd" narra a Zarathustra come Yima fosse il

primo uomo col quale conversasse, si legge ancora come eglidonasse a

Yima un'arma d'oro acciocch",solcando la terra,provvedessedi alimento

gliuomini e glianimali. Se poi l'immaginazionepopol"i monti e le selve,

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LA POESIA El'K.A 73

l'aria e il mare e il seno stesso della terra di mostri e di spiritimaligni,di Devi die sbuffano al veder germogliai-le biade e si pongono in fuga

quando le spighebiondeggiano,tutto cotesto sta a significarequalie quante

difficolt"dovettero vincere gliantichi eroi nel com])atlere e donare le

forze della natura. Perch" nell'h'an antico l'eroe suol donare la natura, e

in hidia,al conti-ario,essa, pienadi vigore,soggiogal'uomo e quasil'an-nulla

nel gran molo della vita universale. Gli eroi dell'Iran valgono per

propriavirt";invocano il nome di Dio e per quel nome hanno vittoria,

ma nessun prodigioviene mai dall'alto in loro favore. Quelli dell'India

sono incarnazioni di Dei,e come talisoltanto,impacciatiin quellaveste

sacerdotale che sembrano avere, posson vincere i loro nemici. Queglieroi

di Firdusi,dinanzi ai pericolimaggiori,vicini a combattere,n" temono n"

indietreggiano;e se talvolta sembrano smarrirsi per un momento, ricor-dandosi

le altre impresegi" compiutee quelledei loro padri,confidando

nella giustiziaper la qualevanno combattendo, d'un tratto si rincorano,

n" ritornano se non vincitori,ovvero soccombono al fato,non gi"a" loro

nemici.

116. Ma, quale fosse il significatoche tutta la tradizione epicaaveva

agliocchi degliIrani e con qualiintendimenti,al tempo dei Sassanidi,si

componesse il primo Libro dei Re, abbiamo gi"fatto conoscere in para-grafi

precedenti.Perch" poi v'era descritta con visibilisegni la grande

iDattagliadel bene e del male, essa a buon diritto pareva essere ed era

veramente un solenne ammaestramento per gliavvenire,sacro documento

del passato,in cui ogni uomo grande o umile,regnasse o servisse,doveva

trovare la sua guidainfallibile.Non per nulla e non per mero diletto sol-tanto

si dovevano narrare tanti fattidi principie di eroi,e non per nulla

si dovevano lodar le opere buone e vituperarle cattive. Quello pertantoche dell'Iliade di Omero fu pur creduto dagliantichi, cio" aver voluto

Omero dare ai suoi Greci un grande ammaestramento politicoe morale,

per il Libro dei l"e si dimostra esser tutto vero. Perch" gl'Iranirisguarda-rono sempre la loro storia epicacome un solenne documento, e come tale

anche Firdusi la risguard"; anzi si pens" di dovere ammaestrare i prin-cipi,e pi" di tutti Mahm"d per ilquale egliscriveva,nella giustiziae in

ogni pi"elettavirt",proponendo loro i grandiesempidel passato.Quanto

poco egliabbia toccato l'intento suo, " detto anche troppo chiaramente

dalla tristasorte che glitocc"; ma non " men vero ch'eglisiarrog"questonobile ufficio,non per vanit" o presunzione,ma perch"ci" era voluto

dalla natura dell'operasua. Tale intenzione sua " da lui stesso espressa

nei seguentiversi,che trovansi nella sua invettiva contro Mahm"d:

Ma se il nostro signornome si avesse I nobilicostiiinie s;\iusi antichi,

In terra avuto senza macchia,onore K cun mente diversa ed altravogliaOttenuto ne avria sapere umano; Avria pensatodel mio cor costante

Ed ei con alma intenta avria le belle Al voto ardenle,n" la mia fortuna

Cose ascoltatee de' regnantiappresi Saria caduta alloi\ (Ibc illiIoi"oso

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14 CAPITOLO OLINTO

Verso mio sol dettai,perch"consiglio Che sia parolae sua virt",pensaiuloNe traesse ilmio prence e giustanorma Al consigliardi questo vecciiioantico.

A sua vita quaggi",perch"sapesse

Qtiestiversi,se non c'inganniamo,fauno intendere la ragionee il modo

di tutte quelleesortazioul che di tanto in tanto interrompono la narrazione

del poema, ovvero aprono e chiudono quasisempre i pitilunghiepisodi.E quel nome di figlioche Firdusi ricorda tanto spesso per pregarlodiascoltare il racconto del vecchio cantore, onde sia da luiafferrato ilsenso

dei versi strani,perch"segua la retta via di giustiziae non accolganel

cuore alcun pensieronon bello,perch"pregila sola virt" e disprezziil

mondo, perch" lasci qualche ricordo di s", come gi" lo lasciarono i

regnantiantichi,poich"caduco e fallace " lo splendordel trono e della

corona; quelnome, diciamo, non designavaaltra persona che ilprincipedi

Ghasna. Cosi Firdusi poteva dire dell'operasua ci" che Tucidide affermava

della sua storia in quanto essa poteva essere un utile documento per tutti.

117. Qtiantopoi alle icieereligiosee morali di lui " da notare che eglidovette verseggiareantiche tradizioni strettamente legatead un antico

sistema religioso,repugnante alla sua fede di mussulmano, ci" che lo

costrinse ad usar certe cautele,attenendosi di preferenzaalle idee gene-rali

e non scendendo alle particolari.Perch" egli,ritraendo i sentimenti

religioside' suoi eroi e de' suoi re come un teismo puro e semplice,accennando soltanto e come di sfuggita,qua e l",a qualchefiguradivina

dell'antica fede,come a Ser"sh che " l'angelodi Dio,eglipot"accostarsidi molto al severo monoteismo maomettano, quantunque non del tutto glisia stato dato di evitar l'accusa di eresia. Ma, anche con tutto ci",nel

Libro dei Re si trovano facilmente traccie di idee religioseintimamente

legatealla tradizione epica; e quel ricordare,che di continuo vi s" fa,il

tempo sovrano che governa e signoreggiale cose tutte,come il fato dei

Greci,ha sentore della setta dei Zerv"niti,secondo i qualiAhura Mazd" e

Anra Mainyu,i due eterni avversari,non sono increati e fra loro scioltie

indipendenticome l'Avesta li proclama, ma s" bene figlidello Zerv"neh

akereneh,che " iltempo infinito.La qual cosa mostrerebbe che la tradi-zione

che abbiam nel poema di Firdusi,sebbene nella sostanza del rac-conto

s'accordi perfettamentecon l'Avesta,pure, passando attraverso il

Medio Evo, s'int"ltr"delle dottrine di questa setta che appunto, secondo

Eliseo ed Eznik, storiciarmeni, nacque nel secolo quinto.Con questo,un

solo episodiodel poema si scosta dal resto nelle idee religiosee pilisi

avvicina a quelleortodosse dell'Avesta,cio" l'episodioche narra le avven-ture

di B"zhen e di Menizheh, che Firdusi tuttavia dice di non aver tro-vato

nelle sue fonti,ma di aver udito leggereima notte da una sua fan-ciulla

in un antico libro. Dato cotesto, si dovrebbe forse inferirne che

l'antica tradizione epicaebbe nel correre dei tempi non solo ricomposi-zioni

diverse,ci" che gi" sappiamo, ma anche in vario modo fu colorita

secondo questa o quelladottrina religiosa.

Page 83: Storia della Poesia Persiana

L.V l-OKSIA Kf'IC.A /")

118. Ma, lasciate queste casuali differenze dovute alle diverse fonti,

le dottrine religiosedel poema si possono riassumere nella credenza in

un Dio onnipotente,creatore del cielo e della terra,dispensatoredel bene

agliuomini, punitoredelle loro colpe.Egli,bench" tutto regga e governil'universo,si tiene assai lontano dalle cose di quaggi",lasciando quasiscientemente al fato la cura di guidarle cose terrene. Nel qual puntosembra essere, ed " veramente, una conti'addizione,perch"il fato " forza

cieca,n" iddio pu" averlo per suo ministro, i^ppure,questo fato,che

secondo l'antica dottrina iranica,non " che iltempo, iltempo infinitonei

qualetutte le cose si compiono e che viene anche spesso identificatoalla

volta celeste,perch"la volta celeste segna il corso del tempo, questo fato,

diciamo, " creduto dai Persiani tutti governare a suo talento le cose di

quaggi",senza che per questo si vogliaescludere la volont" o ildecreto di

Dio. Alla volont" di Dio ogni buon credente,osserva ilDarmesteter,umil-mente

si acconcia e rassegna risei-bandosi poi d'imprecareal fato come

all'autore d'ognisventura e d'ognimale di quaggi";e di queste impreca-zionitutta ({uanta" piena da l'irdusi,anzi da R"deghi in poi,la iette-

latura persiana,il fato atterra i superbied esalta gliumili,affliggee

rallegrai mortali con le sventure e coi favori,e precipitadal trono il

pi"possente monarca, e ne d" la corona all'abiettoschiavo. Anche tal-volta

egliaccieca gliuomini di tal forma, che li strascina quasiinconsa-pevolmente

a inevitabile,estrema sciagura,sebbene l'evitarla veggasi

spesse volte pi"facileche ilprecipitarvi.Onde avviene che ilpoeta stesso,

considerando la vicenda delle sortiumane, domanda a s" stesso o interrogail fato perch"mai egliproducaper distruggerpoi ci" che ha prodotto,e

perch"mai eglisi mostri crudele talvolta,e talvolta dolce e mite verso le

sue creature ; ci" che fa ricordare quei versi del Leopardi:

Natura,illaudabilnicrav"L;lia,Che per iieeiderjiarloriscie mitri.

Di contro a Dio sta,secondo la dottrina iranica tanto ortodossa,quantodelle sette,l'autore d'ognimale che gi" conosciamo essere Ahrimane o

Anra Mainyu,che pure da Firdusi " detto sovente ingannatoree tentatore.

Che se egliassai raramente si fa vedere sulla terra,il male ch'eglicercadi operarvi," affidato ai ministri suoi,che sono i Devi, dei qualiegli"

detto altres"principee signore,E qui si pensi a quante vicende questoconcetto dei Devi " andato soggettonel lungo corso delle idee,dopo ci"

che abbiam detto ch'essi rappresentanoe nella mitologiae nella storia.

Quando poi gliuomini s'inducono a commettere qualche colpa, come

quando Salm e Tur per ambizione di regno uccisero l'innocente loro fra-tello,

essi soglionoaccusare i Devi che nel momento del delittohanno loi'o

guasta e sconvolta la mente. Ma la pena o ilpremio che vanno dietro alle

cattive 0 buone opere, riserbansi,secondo Firdusi,ad altra vita,quan-tunque

Iddio bene spesso puniscai rei anche nella vita presente.Perch"

Page 84: Storia della Poesia Persiana

76 CAPITOLO OLINTO

questo gran poeta, certamente uno dei maggiori poetidel mondo, non solo

nell'arte sua, ma anche nella rettitudine e santit" de' suoi pensierifu nobile

e grande,ed ebbe sete di giustiziae, come Dante, scrisse per essa e per

essa poet".E per" la lode e l'ammirazione sincera ch'egliva tributando ad

ogni opera bella,e l'orrore ch'eglisente per le opere malvagie ed empie,l'intera fiducia in Dio e nella misericordia sua, la certezza ch'egliha nel

trionfo della giustizia,sonoi nobili sentimenti che ispiranoogni suo canto

e ogni suo verso. Come poi la rettitudine sua nel giudicaredi ci" che "

male e di ci" che " bene, e il candido costume suo del tacere d'ognicosaoscena e lubrica,come ridondano a sua lode grandissima, restano docu-mento

di vergogna per tanti miserabili scrittori moderni, spavaldi e sfac-ciati,

che avidamente vanno cei'cando ogni pi" osceno e putridoargomento.119. Primo a far raccoglieree correggere il testo del Libro dei Re, in

Oriente, fu il principeB"ysingherche era nipote di Tamerlano, e vi pose

anche una prefazione,iniziando cosi il lavoro della critica intorno a quel

gran poema. Ci" neir8:29 d. E. (1425 d. C). In Europa, invece,assai pi"tardi esso s'" fatto conoscere, e primo nel 1774-, nei suoi Commentari della

poesia asiatica,ne inseriva alcuni brani il Jones, che tuttavia credeva il

Libro dei Re essere una raccolta di poema di autori diversi,non cono-scendo

nemmeno il nome di Firdusi,sebbene, preso da ammirazione,

affei'masse che quel gran poema era un glorioso monumento del genioorientale,che, quanto all'invenzione,contende la preminenza allo stesso

Omero. Dopo il Jones, per tacere di altri lavori forse di minor conto, nel

1811, a Calcutta,il Lumsden ne tent" per il primo una edizione intera,

ma non riusc". Pure a Calcutta, nel 1814, l'Atkinson ne pubblicava un

episodio,quello bellissimo di Sohr"b, con una traduzione libera in versi

inglesi.Una traduzione intera in tedesco ne tent" il G"rres che a Berlino,

nel 1820, ne pubblic" alcuni saggi,ma non pot" proseguire.Intanto, nel

1829, ilTurner Macan, a Calcutta,ne pubblic"in quattro volumi il testo

intero; e tra il 1850 e il 1806 il Mohl, a Parigi, ne dava fuori una

magnifica edizione in sei volumi, con una traduzione in prosa francese;

e lo Schack ne traduceva i miglioriepisodiin elegantissimiversi tedeschi.

Ai nostri giorni, la Elena Zimmern non tradusse, ma rifece in prosa

inglese,seguendo la traduzione del Mohl, molti racconti del Libro dei Re,

ch'ella poi pubblic" illustrati egregiamente da Alma Tadema. Un'altra

edizione del testo fu procurata di recente a Leida dal Yullers, al (juale,

come mori, successe il Landauer; e l'autore del presente scritto,comin-ciando

a pubblicarne a Parma un primo saggio nel 1872, ha poi sempre

seguitatoa lavorare intorno alla sua traduzione in versi italiani dell'intero

Libro dei Re, da lui compiuta nel 1885 e pubblicataa Torino in otto volumi,

tra il 1880 e il 1888.

Page 85: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 77

5. I poeti ciclici.

120. Cliiamiamo poeticiclici,allo stesso modo dei Greci, tutti queipoetiche dopo la morte di Firdusi,come videro la gloriach'eglis'era

acquistataversificando il Libro dei Re, tentarono con arte pi" o meno

destra di calcarne le orme, versificando quellepartidella tradizione epicache egli,per diverse ragioni,aveva lasciate a dietro. Tra le qualinon solo

alcune meritavano veramente d'essere trattate dalla mano maestra di lui,

per la bellezza e novit" del racconto, ma ancora per la natura veramente

epicache esse hanno. Non trattate da lui,vennero alle mani di questialtri,che v'adopraronoognistudio e vi posero molto amore, ma non

ebbero l'ingegnodel loro grande predecessore,e per",come glifurono

da meno, cosi anche le loro opere furono ben presto trascurale,onde a

noi che ora dobbiam tenerne parola,scarseggianole notizie. Perch" di

alcuni soltanto dei loro poemi possiam fare qualche cenno per averne

avuto conoscenza da quel tanto che ne " stato pubblicato,laddove per

alcuni altri,giacendoancora inediti nelle pubblichebiblioteche,non pos-siamo

che ricorrere a ci" che ne dicono o ilMohl, o illlieu,o lo Spiegel,0 queglialtriche hanno potutovederli ed esaminare.

121. La prima cosa intanto che " degna d'essere osservata, si " che

questipoetisecondano in tutto e per tutto il costume di quei tempi,che

era quellodi far rivivere,secondo la bella espressionedi Firdusi,le

memorie del passato e de' suoi eroi. Perch",se " vero che essi con mag-giore

0 minor gloriacalcano le orme luminose del gran poeta,non " men

vero che eglisegu"inconsciamente una inclinazione forte dei tempisuoi,che era questaappunto del risuscitare le memorie epiche,e ci" per quelle

ragioniche in altro paragrafoabbiamo assegnate.E per",dato e ricono-sciuto

questo movimento che diremo epico,come in esso " compreso e da

esso " trascinato Firdusi,cosi vi son compresi e da esso ricevono pure

impulsogagliardoquestipoeticiclici,per i quali,come sprone pi" forte e

poderoso,s'aggiungeval'esempiodel Libro dei Re da imitare. Avviene

pertantoche essi non cercano quasi mai di far risaltare ilproprionome;

pi" spesso anche lo tacciono;n" vogliono aver modi o atteggiamentiointenti d'arte differentie spiccati,ma seguono il fare di Firdusi in tutto e

per tutto,ovvero, e sar" meglio dir cosi,seguono il fare comune epico,

prescindendosempre da ci" che di grande e da maestro vi pot"lasciarFirdusi. Alla narrazione del qualesovente, anche per dar maggiorvalore

all'operache fanno, essi soglionocongiungereimmediatamente la loro;talvolta anche un distico,col qualeFirdusi chiude o questo o quell'epi-sodio,

serve di passaggioa qualcunadi queste narrazioni cicliche,ci" che

agevol"le interpolazioni,trovandosi nei manoscritti del Libro dei Re inse-riti

questipoemettisecondari senza distinzione alcuna. Cotesto,come cre-diamo,

pu" e deve dimostrare che l'epopeairanica,anche con tutto ci"

Page 86: Storia della Poesia Persiana

CAriTOLO OLINTO

che di suo, quanto all'arte,pot" fare per essa Firdusi, si considerava

ancora ai tempi di lui come opera nazionale,alia quale ciascuno poteva

lavorare per la sua partecome ad un'opera collettiva e comune, non per

procacciargloriae onore a s",ma piuttostoalla nazione infera.

122. " da notare intanto che questipoeticiclicisi volsero di prefe-renza

a celebrar le impresedeglieroi del Segest"n,dei qualigi"sappiamoche Firdusi,se se ne toglieilsolo Rustem, non esauri tutto ilciclo.Anche

sappiamoquante altre tradizioni di questo cicloha l'Avesta che Firdusi non

ha; ma, anche con questo, trovasi che al tempo dei Sassanidi eransi gi"

compostialcuni libri di racconti,epicicertamente, come quellodi Paistem

e d'Isfendy"r(cheFirdusi ampiamente tratt")e quelloche toccava di tutti

glieroi del Segest"nin generale.E per"questiciclici,avvisandosi di riem-pire

le lacune che Firdusi aveva lasciate,si diedero a ricercare quante

poterono tradizioni del ciclo deglieroi del Segest"ne tulle le misero in

versi. Nel qual lavoro " da osservare che, se Firdusi fu troppo scarso,

questialtri,al contrario,abbondarono anche troppo,perch"non solo ver-seggiarono

le tradizioni di maggior momento e di vera natura epica,ma

ancora vollero ricomporre quelletutte che gi"cominciavano ad allonta-narsi

dalla natura epica.Seguirono,pertanto,le vicende della casa del

Segest"nanche nelle generazionisuccessive,narrando ci" che fecero i figli

di Rustem, poii suoi nipotie i pronipoti,ridicendo spesso degliultimi ci"

che gi" s'era detto e narrato dei primi,e cadendo perci"nel trito e nel

difettodei luoghicomuni. Essi fanno ricordare quei ciclicigrecidella pi"tarda et" che raccontavano in metro epicoci" che glieroi grecifecero a

casa poich"furono tornati da Troia, come per Ulisse fece Eugammone di

Cirene. Tutti questiminuziosi cercatori di racconti non pi" guerrieri,ma

casalinghi,amanti di conoscere pi" i particolarida poco che i grandimomenti d'un'azione epica,fanno opera risibilee compassionevole,come

queltale fra noi,se " lecito ilparagone, che volle seguitareil romanzo del

Manzoni col narrare e descrivere ci" che fecero ifiglidi Renzo Tramaglino.123. Quanto a Deq"qlche, se fosse vissuto,sarebbe al posto che ora

occupa Firdusi,crediamo che basti ci" che abbiam detto nel capitolodella

liricaquanto alla sua vila,e ci" che abbiam detto sopra parlandodel suo

episodiodi mille disticiconservatoci da Firdusi,quanto all'arte sua di

poeta epico.Lasciando,perci",di parlardi lui,ecco che tra i poeticiclici

primo si fa innanzi,non per ordine di tempo, ma perch"tratt" argomentoepico che va innanzi aglialtri nell'ordine della nai'razione,l'autore del

G-Jiershdsp-""dmeh,cio" del Libro di Ghersh"sp,che " il figliodi qncl-l'Asadi che fu maestro di Firdusi in poesiae del qualeabbiam gi" detto,

trattando dei contrasti poetici.Perch" eglifu autore di questo poema, e

perch"ilnome suo si confuse da alcuni biografiorientali con quellodel

padre,si raccont" che ilvecchio Asad" conducesse a termine il Libro dei

Re che Firdusi avrebbe lasciato imperfetto,essendo caduto in disgrazia

del principe.Ma tutto ci" " stato provato esser falso interamente,e rElli"

Page 88: Storia della Poesia Persiana

80 CAPITOLO QUINTO

tare. Asadi adunciue,nel celebrare glieroi del Segest"n,con arte pi" raffi-nata

cerc" di superare il suo modello,e se lo credette in buona fede; ma

intanto le immagini sue sono studiate e concettose, e talvolta procedonoda giuochidi parole,non da intuizione immediata dell'animo eccitato;n"

eglisempre sa tenersi alla voluta altezza dello stileepico,cadendo non di

rado nel triviale.Anche la linguaaccoglieparolearabiche in misura assai

maggiore di quelladi Firdusi che ne ha pochissime,e ci" laddove appare

che il poeta " maggiormente studioso dell'ornamento e dell'artificio.Il

Turner Macan, in appendice alla sua edizione del Libro dei Re, ha pub-blicatoun buon tratto di questo poemetto, del quale, nell'appendice,

daremo qualchesaggio.126. Le imprese di S"m che fui'ono molte e strepitosee che sappiamo

da Firdusi stesso esser state compiute da lui nel Segs"re nel M"zender"n

conti"o i Devi,pare che non abbiano trovato un cantore che in particolaree con studio specialele trattasse. Perch",come gi"s'" detto,Firdusi sol-tanto

di sfuggitale tocca, e l'autore del Sdm-n"mek, cio" del Libro di

S"m del quale ora ci tocca parlare,sembra aver preso per soggetto suo

principalegliamori dell'eroe con la bella Peri-dokht figliadell'imperatoredella Cina,altra vii-agobattaglierache combatte con S"m a visiera calata,

ond'eglila crede un uomo, non una donna. Ma nel furore del combatti-mento,

allo svellersi casuale dell'elmo di lei,S"m la riconosce per quellach'essa ", e quale egliaveva veduta prima in una immagine dipinta,onde gi" se n'era perdutamente invaghilo.Ci" stesso racconta anche

Firdusi di Sohr"b e della bella Gurd-"fr"d; e tutti noi conosciamo ilnoto

episodiodi Tancredi e di Clorinda nella Gerusalemme. Ma, anche se questo

poemetto " di soggettoamoroso e gi"appartienea queiromanzi d'amore

che pi" tardi fiorirono in Persia,sembra che il soggetto ne sia antico,

ti'ovandosi che il Mohl, che tuttavia non chiaramente ne dice le ragioni,ne giudicailsoggetto del tempo dei Sassanidi,e che gi" nell'Avesta "

ricordata una Per", fata malefica di esizial bellezza,creatura di Aura

Mainyu, che s'attacc" a Kerec"cpa.Ora, noi sappiamgi"che il Kerec"cpadell'Avesta " il S"m della tradizione epica,e nel nome della fanciulla

Peri-dokht possiam trovar ricordata l'anticaPer";ilnome, infatti,significa

pure colei che " della stirpedelle Per" o delle belle fate ornale d'ali.

127. In questo poema, adunque,che conta undicimila distici,congiun-gendosiimmediatamente al racconto di Firdusi in sul cominciare del regno

di Min"cihr,si raccontano brevemente da principiole guerre di S"m in

Occidente,poi in Cina,e la scoperta dei tesori di re Gemsh"d, e in fine gliamori suoi con la bella Peri-dokht che fu madre di Z"l,con la nascita del

quale il poeta arresta il suo racconto per far luogo a quellodi Firdusi.

Ricordiamoci intanto che il Libro dei Re, appunto con la nascita del figliodi

S"m, incomincia ilregno di Min"cihr. Autore del poema fu ritenuto lunga-mente

essere Kh"gi" Kirm"ni, autore di altripoemi amorosi e romanzeschi,

vissuto tra il 070 d. E. (hi80 d. C.) e il Vii d. E. (1841 d. C); ma ora,

Page 89: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 81

dopo gliStudi e le ricerche dell'Etile,sembi'a il])oema essere una imita-zione

fiaccad'un altro di Kh"gi" Kirm"ni, fattada ignotoe inetto autore,

ilqualelavorava e inventava di fantasia pi"che non attingessealle fonti,sebbene volesse riempiereuna evidente lacuna del Libro dei Re e derivasse

da un'antichissima tradizione il racconto degliamori del suo eroe. Ora,del Libro dei flequesto poema ha ilmetro, lo stile,la frase e quelmecca-nismo,

facile ad imitare,degliaggettivicompostialla maniera epica;ma

non ne ha la linguapura, perch"troppo frequente" l'uso delle parole

arabe,non ne ha la forza descrittiva,non il vigoree la profondit"del

sentimento, non l'impeloe la foga.Cade nel trivialeche gi"l'avvicina ai

racconti popolaridi cui fra poco terreni parola,tutti volgarie plebei;enella descrizione delle solitepene d'amore gi"possiedetutto il fare sve-nevole

dei pi"tritipoetiliricie romanzeschi.

128. Alle avventure e alle impresedella prima giovinezzadi Rustem

appartieneil racconto d'ignotoautore che narra la sfida e la battagliadell'animoso e ancor giovaneeroe con un famoso ladro,terrore dei din-torni,

detto Kuk il montanaro. Perch",come Rustem ebbe preso la rocca

del S"pend (ci"che si leggenel Libro dei Re),il padre suo Z"l temeva

assai che l'impetogiovanilenon ponesse questo figliotroppo amante di

gloriain impresepericolosee disperate.Perci" egli,con paterna cura,

aveva ingiuntoai compagnidi Rustem di non far motto mai, in presenza

di lui,di questo ladro temuto, col qualeinvano avevano combattuto S"m,N"rem e Ghersh"sp.Ma un giornoche Rustem andava a diportoco' suoi

compagni,ecco che due viandanti,vedendolo bello,aitante e forte della

persona, dicono che eglisomigliaa Kuk ilmontanaro; e Rustem che ode,ne fa le meravigliee domanda chi sia l'ignotopersonaggio.Risaputolo,non ostante le preghieredel padre,egliva a piedidel monte sul qualeKuk si teneva, e ad alte voci lo chiama a battaglia.Dopo le pi" spavaldee anche volgarimillanterie dall'altoe dal basso della montagna, labattagliaincomincia e illadro cade prigionierodel giovaneeroe. Menato nel Sege-st"n da Rustem e da Z"l che era accorso dietro al figlio," mandato alle

forche con glialtridegnisuoi compagni.129. " questo ilsoggettodel breve racconto, qualenon sappiamose

facciapartedi un poema pi" ampio,ora perduto,o se sia un racconto

staccato che qualcheabile interpolatoreha voluto aggiungereal Libro

dei Re. E diciamo abile,perch",sebbene eglinon abbia la nobilt" dello

stiledi Firdusi e rasenti spesse volte iltrivialee ilvolgare,serba tuttavia

quasigenuinoil fare epico,n" ha gliartificideglialtri due poemi test"

esaminati,ma procede libero e sciolto,spontaneo e semplicenella sua

narrazione;ci" che " sempre ilmaggior pregiod'ogniracconto di epopea.

Ma l'avventura di Rustem, in s",sembra essere antica e appartenerevera-mente

in originea quelgran ciclo deglieroi del Segest"n,non certamente

invenzione del poeta. E forse abbiain qui un racconto o una tradizione

propriasoltanto d'un determinato luogodell'Iran,ripetizionedi tante

G " Pizzi, Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 90: Storia della Poesia Persiana

82 CAPITOLO QUINTO

altre di natura eguale,onde ilpoetache la verseggi",come probabilmentela raccolse dal racconto orale della gente, cosi non pot" neanche cancel-larne

queltanto di popolareche essa ancora d" a divedere e conoscere.

130. Di tre poemetticicliciche narrano imprese e avventure di tre

figlidi riustem (poich"il caso pietosod'un altro figliodi Rustem, Sohr"b,

" stato narrato da Firdusi),non possiam qui dir nulla di nostra opinione,

perch"essi sono inediti ancora. Per", seguendo il Mohl che ha potuto

vederne a Parigii manoscritti,ne diremo qui brevemente ilsoggetto e

riferiremo i giudizidatine da lui,tanto benemerito deglistudi persiani.

Il primo di essi " il Giha"i-gh"r-ndnieJi,cio" ilLibro di Gih"n-gh"r;e

Gih"n-ghir" un gagliardoe valoroso figliodi Rustem, nato dopo la morte

infelicedi Sohr"b. Come Sohr"b, eglipure " allevato lontano dal padre,finch" poi,venuto in et" da portar l'armi,re Afr"sy"bgliconcede armi e

armati perch"faccia guerra agliIrani. Rustem e Gih"n-ghircombattono

insieme, ma ilfiglio" riconosciuto dal padre e si fa tosto suo compagno

d'armi e di gloria,e combatte con onore nelle schiere di re K"vus, finch"

poi,con dolore grandissimodella madre lontana che ne muore, egli"

ucciso in battagliada un Devo. Come vedesi,tolti alcuni particolari,"

questa una ripetizionedella storia di Sohr"b,composta tuttavia,come dice

ilMohl,in tempi vicini a Firdusi,trovandosi che essa non ha le raffinatezze

studiate e il fare lirico dei poemi posteriori.L'autore ne " ignoto,e pare

che fosse della citt" di Her"t, perch",a un certo punto del poema, eglidice d'averlo composto in questa citt".

131. Altro t"gliodi Piustera era Fer"murz, del quale ilLibro dei Fte

narra gi" molte e glorioseimprese nella gran guerra coi Turani e nella

vendetta ch'eglifece del padresuo, tradito dal re del Kabul. Ma l'autore

ignotod'un poemetto che si dice appunto il Ferdmur^-ndmeh, cio" il

Libro di Fer"murz, ha raccontato alti'ifattidi lui e altre imprese.Un re

d'India, N"sh"d, tributario dell'Iran,domanda aiuto al re K"vus per

domare un suo riottoso nemico, minacciando di non pagare il tributo ove

cotesto favore glisi neghi.Chiede perci"uno della famigliadi S"m; e

Fer"murz va, combatte con uomini e con mostri e tuttilivince,vince lo

stesso N"sh"d che abbraccia la religionedegliIrani. Crede ilMohl che il

poemetto sia partedi un lavoro maggiore ora perduto,e suppone l'autore

essere del buon tempo epico,cio" non lontano dal secolo di Firdusi.

132. La leggiadraR"n"-gashasp" una viragoaltera e bellicosa,figliadi Rustem, vincitrice di leoni,alla mano della qualeaspiranomolti prodicavalieri che essa disfida e atterra e uccide dopo atterrati,liberatrice di

principie di eroi ammaliati,e data poida re K"vus a Gh"v, figliodi Gi"-

derz,perch",fatta sposa, cessi dalla vita errabonda e tuibolenta. Ma la

prima notte ch'ella si trova col suo novello sposo, repugnando all'atto

d'amore, essa lo atterra e lo legaforte con una sua cintura,indi,cosi legato,lo gettae nasconde sotto un sedile.Sopraggiungeallora Rustem per i-imetler

l'ordine in casa. Tutto ci" ricorda un celebre episodiodei Nibelunghi,

Page 91: Storia della Poesia Persiana

LA POKSIA EPICA 83

laddove si legge come anche Hriinliilde,la prima notte di matrimonio,

legassee appendessea un chiodo della stanza, e ve lo tenesse (ino a giorno,lo sposo suo Gunthero re di Borgogna.Ma di B"n"-gashasppoco si dice

e poco si narra nel Libro dei Re, per non dir nulla,rammentandovisi sol-tanto

che essa " l"gliadi Rustem e madre di B"zhen e che,quando Gh"v

and" nel Turan per rintracciarvi il giovaneKhusrev, si ricondusse pertutto queltempo alla casa paterna;per" le avventure meravigliosee le

opere di lei,ricordate di sopra, formano il soggettodi un poemetto, il

Bdn"-gashasp-udmeli,cio" il Libro di B"n"-gashasp,d'ignotoautore,mussulmano forse,come il Mohl ha ragionedi credere.

133. La pietosastoria di Sohr"b,inconsapevolmenteucciso dal padre,

pare che tanto colpisseilcuore e l'immaginazioneda invogliarmolti altri

a imitarla,se pure nella stessa tradizione epica,come suole avvenire,gi"non si trovavano tutte queste storie fra loro somiglianti,versioni diverse

e paralleledi un medesimo racconto. Perch" dopo Gih"n-gh"rallevatolontano dal i)adree sceso con lui in guerra, come gi"Sohr"b aveva fatto,ecco un figliodi Sohr"b, il leggiadroe valoroso Berzi",la cui storia,seb-bene

assai pi"ampia e ricca di particolari,somiglia,almeno nel principio,a quelladel padre.Essa forma il soggettodi un poema lungoe vasto, di

ignotoautore, che il Mohl crede del quinto o del sesto secolo dell'Egira(secolidecimo e undecimo d. C.),poich" di un At"y,al quale l'AnquetilDu Perron l'attribuisce,non si ha alcuna notizia,per quante ricerche

abbiano fatte ilMohl e ilTurner Macan.

134. Narra adunque ilpoema che portailtitolodi Bersu-ndme"i,cio"ilLibro di Berz", che quando Sohr"b si mosse per far guerra agl'lrani,passandoper la terra di Shing"n,spos"la l"gliadi quel principe,le lasci"

una sua gemma e parti.Sh"hr"d intanto,che tale era il nome della sposa,d" alla luce un figlio,detto poi Berz", il quale, veduto un giorno da

Afr"sy"bgiunto per caso in quei luoghi," fatto educare da lui con grancura neglieserciziguerreschi,perch"ilgiovanemostra aver valore e perch"eglipensa di valersene contro gl'lrani.Cosi fa e manda intanto il prodegarzone con uno stuolo d'armati contro l'Iran,laddove subito eglifa pri-gionieri

due capitanidi Khusrev,T"s e Fer"burz,che poiRustem, soprag-giuntonella notte,rende a libert",sebbene eglipoi,in un combattimento

con Berz" stesso, resti ferito e sia costretto a ritirarsi.Ma Fer"murz,postesile armi di Rustem padre suo, fa prigionieroilgiovaneBerz". Ci"

udendo, la madre accorre alFannosa nel Segest"ne trova modo di liberare

ilt"glioe di fuggircon lui.Per via s'incontrano in Rustem accompagnatoda T"s e da G"derz, da lui invitati a una festa nel Segest"n;e Rustem

combatte ancora con Berz",lo atterra e gi" sta per ucciderlo,quando la

madre, accorrendo, lo fa conoscere per figliodi Sohr"b e nipote,perci",di Rustem stesso. Udito ci",Afr"sy"binvia nell'Iran il giovane P"lsem

accompagnato da una vaga cantatrice di nome S"sen,perch" essa co' suoi

vezzi tragga a perdizioneglieroi di re Khusrev. " un'altra Angelicache

Page 92: Storia della Poesia Persiana

84 CAPITOLO OriNTO

viene, essa pure, dall'estremo Oriente,e glieroi,destinati a cader iie'suoi

lacci,lasciano la festa e il banchetto di Uustem come i paladinidi Carlo

interrompono il banchetto di lui che celebrava la Pasqua di Natale,per

correr dietro alla bella avventuriera. Intanto,T"s e G"derz che si son

rissatialla festa,poiGh"v, poiGustehem, poiB"zhen,cadono tuttine' lacci

di S"sen, che ebbri lid" in potere di P"lsem. Ma Rustem libera i compagni

e fa Pilsem prigionieroe l'uccide. Allora,Afr"sy"baccorre dal Turan con

armi e con armati, e Khusrev che voleva a tutta prima combatter con lui,

ma ne " distolto da' suoi capitani,fa suo campione il giovane e prodeBerz", entrato omai nell'esercito degl'Irani.Berz" sbaraglial'esercito di

Afr"sy"bche vedesi costretto alla fuga,e ottiene dal suo signorela signoria

di Gh"r e di Ileri,in premio del suo valore.

135. Tale " ilsoggettodel poema che forse dall'autore volevasi incor-porare

al Libro dei Re. Al quale eglistrettamente si attiene quanto allo

stilee al modo di rappresentaree descriver le cose tutte,in misura,secondo

noi,maggiore di qualunque altro dei poeticiclici.Perch" non solo egliha

in comune con Firdusi le frasi e gliaggettiviepicie certi modi di intro-durre

e avviare racconti e parlate,e insomma tutto quanto il meccanismo

esterno, per cosi dire,dell'epica,ma anche glistessi versi toltida Firdusi

e ripetutitali e quali a certe date occasioni che ritornano frequenti.T"

tuttavia esageratosoverchiamente ilvalore di Berz", ci" che " non dubbio

segno dell'et" pi" recente a cui il poema appartiene,trovandosi essere

arte consueta degliepiciposterioril'ingrandirgrottescamenteglieroi del

passalo,credendosi per tal modo di contraffar pi"abilmente lo stileaidico.

Del resto,come pu" vedersi dal breve sunto datone, la favola del poema

" ampiamentesvolta,ed " ricca di molte avventure, descritte tutte con arte

bella e propria,e ha un disegnodeterminato d'azione,per cui gliavveni-menti

vengono al loro svolgimentonaturale,n" cade nelle aride genealogiecome fece Asadi ilgiovanenella seconda partedel suo Libro di Ghersh"sp.

Osserva poiilTurner Macan che ilpoema dovette essere letto di sovente

e molto ammirato, perch" in Oriente esso suole essere inserito assai fre-quentemente

nel Libro dei Re, quantunque non vi appartenga jinuto.

Nell'appendicene daremo anche qualchesaggio.136. Porremo qui in ultimo l'ignotoautore del Belimeu-nameli, cio"

il Libro di Behmen, che,attaccando ilsuo racconto a quelpunto del Libro

dei Re nel quale Rustem uccide in singoiarbattagliaIsfendy"r,narra la

vendetta che di lui fece ilfiglioBehmen, sebbene queste cose siano breve-mente

narrate dallo stesso Firdusi dopo la morte di Rustem. La vendetta di

Behmen, anche secondo ilLibro dei Re, non fu veramente rivolta in parti-colare

contro di Rustem dal qualealtres" esso Behmen era stato educato,

ma contro la casa del Segest"nsterminata da Behmen dopo la morte del

grandeeroe. Del resto,il poemetto " di alquantotarda et",essendo dedi-cato

al principeMahm"d figliodi Melik-sli"h della casa dei Selgi"qidi,che

ebbe regno breve e contrastato intorno al i85 d. E. {;WH d. C), e ilMohI,

Page 93: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA Kl'ICA 85

che ha potuto farne lettura,alTerma che l'autore si mostra alquantopre-suntuoso,

bench" molto ignorante.Dice di attingerealla tradizione orale,

e ci" anche sar" vero, non trovandosi ch'eglitolganulla da Firdusi.

137. Come altrove abbiam detto e come " facile da intendere per

chiunque ha studiato,anche per poco, la storia generaledella poesiaepica," chiai'o che essa " di originepopolaretanto per ilsoggetto quanto per il

magisterodell'arte,e che di tale origineessa serba pur sempre visibili e

manifesti i segni,anche quand'"coltivata da uomini d'altissimo ingegnoe

ospitatanelle corti. Anche l'epopeairanica ebbe la sua pi" bella veste

poeticada un gran poeta addetto alla corte di un gran principe;eppure,come ci" non pot"u" cancellare n" toglierel'originesua, cosi non ne can-cell"

e non ne tolse ilfare tutto proprioche consiste in una forza non

comune di narrazione e di descrizione,congiuntaad un entusiasmo che il

poeta a stento pu" celare,oltre una certa sua particolareingenuit"e sem-plicit".

Questedoti ebbe Firdusi in altissimo grado e le ebbero in partetutti quei poeticiclicidei quali fin qui abbiam tenuto parola,e molto

probabilmentetuttiqueglialtri che vi saranno statie che noi ignoriamo.Esse piacqueronella poesianarrativa in generalefinch" dur" quell'amore

per i racconti epicinazionali,e il sentimento nazionale,ridestatosi con

potenza neglianimi di tutti,lo aiut",e l'arte poetica,in generale,fu pi"sollecita della sostanza che della forma troppo artificiosa.Ma, al sesto

secolo dell'Egira(dodicesimosecolo d. C), la poesiacortigiana,molto

lavorata e fina,quellaliricaspecialmentedi cui in altro capitoloabbiam

lungamente parlato,prese facilmente ilsopravvento,come avviene di tutte

le poesieospitatenelle corti,costrette a vivere d'una vita artit"cialein

un'aria morta. Allora,anche per altre ragioniche nel capitoloseguente

diremo, l'artesemplicee ingenua di Firdusi e de' suoi imitatori,quell'arteche tanto ritraeva ancora del fare popolareda cui era nata, non piacque

pi".Per" la poesia narrativa cangi" costume, e come si procacci"altri

soggettipoich"gliantichi,veramente epicie nazionali,erano esauriti,cosi,curandosi poco omai di ci" che veniva narrando, vi cerc" piuttostosigni-ficati

reconditi,specialmentenell'ordine morale, e tutto rivesti poid'una

forma studiatamente elegantee fina, ornata di tutti gliartificiche la

retorica pi" ricercata potevafornire.

138. Era questa, come s'intende agevolmente, una poesianuova, la

poesia romanzesca, che veniva bellamente a pigliarsiilposto dell'antica.

Ora quell'antica,che aveva dato le sue prove pi"splendidee gloriosenel

Libro dei Re, come ebbe anche fatto iltempo suo, abbandonata dai poetidotti che omai avevano cangiatodi gustie d'intendimenti,si ritorn" nelle

mani del popolo dal quale un giorno era uscita. Per esso allora sicompo-sero

raccolte infinitedi tradizioni,nelle quali le avventure pi" strane e

strambe poterono trovare il loro posto,laddove anche ognicosa grandefu

rimpicciolita,e glieroi che furono gi" altimodelli di valore e di virt",diventarono volgariavventurieri,e le eroine pi" belle e savie si fecero

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80 cap"tolo OLINTO

pettegoleindecenti da trivio. Cotesto avvenne non tanto nella sostanza

delle cose dette o narrate, quanto nei modi propri di quest'arteche fu

tutta lercia e fecciosa,puerilmentesciocca e senza sale,fatteassai poche e

rare eccezioni. Aggiungasil'ignoranzadegliautori,chiunqueessi fossero,e forse erano menestrelli e improvvisatorida piazza,come ve ne sono

anche oggid"in Persia. Per tale ignoranzasi videro confuse insieme le

cose della fede zoroaslriana e della mussulmana, trasfiguratigliantichi re

e gliantichi eroi dell'epopeae trasportati,con strani anaci'onismi,da un

tempo all'altrosenza difficolt"e senza ritegno.139. Di questiracconti volgari,di qualunque forma siano,non dovrebbe

certamente occuparsila storia letteraria,n" in questo libro ce ne occupe-remo

noi, anche perch",se pur lo volessimo, non potremmo far tanto,

essendo essi pochissimonoti e giacendone ancora inediti i pochi mano-scritti

che se ne conservano nelle nostre biblioteche. Con questo per",lasciando di parlared'una immensa e indigestaraccolta di racconti assurdi

e puerilifatta da un arabo, Ab" T"hir di Tars"s,del qualeilMohlnon ha

notizia alcuna,non possiam tacere di due poemi che noi crediamo appar-tenere

a questa classe di composizionipopolari,e che pure presumono

molto e vanno sotto ilnome di due poetidi non piccolovalore.140. Il primo " il Shehriydr-Jidmeh,cio" il Libro di Shehriy"i',di

Mukht"ri, che racconta le imprese del giovaneShehriy"r,figliodi Berz",

figliodi Sohr"b, in India,imitando Firdusi,del quale altres" ha il metro

cercandone di ritrari'eil fare e lo stile.Le avventure dell'eroe sono stre-pitose,

bench" eglipoicada nei laccid" Fr"nek, della bella reginadell'isola

di Serendib (Ceylan),che lo rinchiude in una caverna. Ma ilracconto, per

ci" che il Piieu ne dice,sembra essere non bene ordinato, trovandosi

ch'esso vaga per diverse avventure, tra le quali" pure la venuta di Z"l,

padredi Rustem, alla corte del re Salomone laddove eglid" prova del

suo sapere sciogliendoun enigma intorno ai dodici figliuolidi Giacobbe.

Ecco ora un esempio del modo con cui,nei racconti popolari,la tradi-zione

iranica va confusa con la mussulmana. Perch" la storia dell'enigmadei dodici figliuolidi Giacobbe, sciolto da Z"l nel cospettodi re Salo-mone,

altro non " che la trasformazione di quellache gi" leggesinel

Libro dei Re, secondo la quale Z"l,per conseguirla mano della bella

Riid"beh,dinanzi a re Min"cihr sciolse certi enigmi statiglipropostidai

sacerdoti.

141. Autore di questopoema poco felice,si dice essere un Mukht"ri,il

quale nell'ultima pagina manifesta il suo nome e atTerma aver composto

l'operasua in nome del principeMas"d che glieneaveva dato la commis-sione.

Questo Mas"d parrebbeessere il figliodi Mahm"d di Ghasna; ma

perch"al primo tempo dei Ghasnevidi non s'incontra alcun poeta di nome

Mukht"ri,cosi parrebbeche esso sidebba riferireal tempo dell'altroMas"d,

0 almeno d'Ibr"him figliodi Mas"d, della medesima casa principesca,nel

quale visse un Mukht"ri di Ghasna, morto nel 55-i d. E. (1159 d. C.),

Page 96: Storia della Poesia Persiana

"S"S CAPITOLO Ol'INTO

143. Ora, tutta questa roba triviale induce nell'animo quel senso di

disgustoclie proviamo al veder rappresentare certe indecenti operettefrancesi,frutto e pascolodel gusto e dei costumi dei tempi nostri,laddove,

tra le altre cose molto peregrine,pu" vedersi qualchegran personaggiodella storia ti-attato da cialtrone,come " avvenuto della regina Ester e del

re Assuero, ai qualifu posto accanto un eunuco Ali (e notisi il dottissimo

anacronismo del nome) che fa da asino. Ma il popolo,secondo che ha

costumi buoni o guastie sentimenti nobili o vili,ha l'artech'eglimerita;e il poema di H"min e Visa fa conoscere i costumi dei tempi suoi e la

classe di gente per la quale esso fu composto. Kppure ne fu detto e se ne

dice ancora autore il poeta t^akhr ud-din Asaad, detto pi"comunementeFakhri, nativo della terra di Gurg"n,che l'avrebbe tradotto o ricomj)ostoda un testo pehlevicoiutorno al 4-4-0d. E. (10-48d. C.)|)er commissione

avutane da Am"d ud-din governatore di Nish"p"r,al tempo del princi|)e

Toghrul della casa dei Selgi"qidi.Altri ne fa autore un Niz"mi Ar"zi di

Samarcanda vissuto intorno al 550 d. E. (1155 d. C). Leggesi intanto

nelle prime paginedel poema:

Pi" vrtiiaistdiia iioii vid'io,iir ad altro SiLiiiillcatunon ne intende. Aeconcia-

Ella somigliaelie a un verzier i;iocondo; mente non tutti leggouquellalingua,Ma ilsermon n"" ilpehlevico,e dii 'Ilegge, E se alcun legge,il senso non ne afferra.

144. Ma che questa storia derivi veramente da una fonte pehlevica,dubitiamo assai,perch"essa sembra esser parto d'una fantasia volgare,non attinta ad alcun libro che abbia ricevuto autorit" dal tempo. Dubitiamo

poi ancora che essa possa essere opera di Fakhri,del quale,se non cono-sciamo

quale fosse la vita, essendone assai scarse le notizie,sappiamtuttavia che fu poeta illustre,non atto certamente a queste opere da trivio,

se pure non si vuol credere che eglideliberatamente volle far cosa con-traria

ad ogni sano intento d'arte. Dato adunque che il poema non sia

opera di lui," d'uoposupporre che il nome suo, che nel poema non si

legge,sia stato preso e assunto abusivamente da qualchecantore popolareinsieme a quellodel governatore di Nish"p"r,e ci",come agevolmente si

pu" intendere, per dar pregio e valore all'opera.Ritorna pertanto alla

classe delle opere volgarie popolari anche questo poema che tanto fu

levato in alto; e si hanno di ci" le prove chiare e manifeste. Tra le quali" la testimonianza non dubbia del poeta stesso che dice,in sul principiodel racconto, d'averlo rinvenuto scritto tra le fole del volgo,tra le notizie

che trovansi nelle tradizioni orali,sebbene poco prima abbia detto che la

storia era in pehlevico.Ma chi pu" credere tutto cotesto? " la stessa maniera

del nostro Pulci che dice d'aver trovato la storia di Marguttein libriarabi,

persiani,caldaici,siriaci,ebraici,grecie latini;e nessuno gli crede. E

per" l'autore del nostro poema da s" medesimo s'" tradito,indicando

involontariamente l'umile fonte da cui egliha tratto l'argomento.Ovvero,

se venne da un antico libro come sembrano di credere il(Iraf,l'Eth" e

Page 97: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA EPICA 89

il Rieu (forserij"etendoci" che dice l'autore del poema, senza cercare

s'eglidica il vero),il supposto libro non pot" essere che povera cosa,

libro del volgo e fatto per il volgo,ma nulla di pi".Osserva poiilGrat

che,non conoscendosi la fonte,quale,secondo lui,dovette essere in prosa,

non si pu" discernere nemmeno qualesia la parte del novello compositoree qualequelladel libro antico. Certamente per" sono del compositorenovello le descrizioni inette,le immagini scipitee strane, sebbene il Graf

vogliatrovare un segno dell'antichit" del racconto nella ruvidezza e nel-l'arditezza

(semplicit"o ingenuit"non sipu" dire)onde si dicono cose che

era meglio tacere. Ma tale osservazione non ha valore alcuno,quando si

consideri che le fonti di Firdusi (e ci" sappiamoben di certo)erano pi"che antiche; eppure eglinon ha laidezze,non oscenit",ma procedecasto

ed eletto sempre. " vero che lo storico Mirkhondi, come osserva il Graf,

dice che la storia " del tempo di Sh"p"rfigliodi Ashk, onde essa dovrebbe

collocarsi nientemeno che al tempo degliArsacidi ; ma tutto ci" come

si prova? e il re M"bed che " uno dei personaggiprincipalidel poema,

non si sa chi sia,n" un re di questo nome (che significasacerdote)si

trova in alcuna serie di regnantipersiani.145. Ma, se cotesto non bastasse, o non avesse valore dimostrativo,

ecco le cose puerilie scipite,le sconcie e indecenti,le strane e grottesche,onde bellamente s'infioraquesto poema, che lo mostrano lavoro volgaree

indegno di chiunque,anche per poco, meriti nome di poeta. Perch" tro-vasi

che re M"bed chiede amore alla reginaShah-r" e ne ha una ripulsa,ed eglis'acconcia ad aspettareche essa concepiscae partorisca,s'intende,

una figliache dovr" essere la sua sposa. M"bed, quando la fanciulla va sposa

ad altri,raduna, per vendicarsi,un esercito;e che esercito! vengono schiere

dal Taberist"n,dal C"urg"n,dal Dehist"n,dal Kh"rezm, dal Khorass"n, dal

Kohist"n,dall'India,dal Sind,dal Tibet,dalla Cina,dal M"cin, dal Turan,

dalla Sogdiana;niente meno! Cotesta non sembra forse parodia?Trovasi

che R"min prega la nutrice d'esserglitanto cortese da recare un suo mes-saggio

alla bella Visa, osservando che ci" non le deve parer cosa grave e

difficile,perch"molte altre cose si fanno di gravit"e difficolt"maggiore,come il prendereal laccio leoni ed elefanti,il fabbricar case sull'acqua

e mulini a vento. E per esprimerel'afTanno di Y"sa piangentee sconsolata,

si dice che settanta montagne come l'Alburz le sono cascate addosso. E gliamori di Visa e di R"min e i loro amplessi sono descritti nella loro pi"laida e oscena verit";n" v'" cosa pi"sfrontata della rispostache Visa d" a

re M"bed che le rimproverala tradita fede coniugale;n" v'" episodiopi"

vergognoso e senza sale di quelloin cui Visa, per fuggircon l'amante,

pone in letto,al fianco del tradito sposo, la troppo compiacente nutrice,

alla quale poitoccano, come il re si desta,i pi" sozzi e sconci rimproveri.E dal soggettopassandoalla forma, troviamo immagini come queste,cio"

che,quando R"min suonava illiuto,le pietre,per il gran piacere,venivano

a gallasulle acque; e che, quando Visa piangeva,il suo cuore era il cop-

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90 CAPITOLO QUINTO

piere,e gliocchi erano la fiala,e le gole ilbevitor del vino ; e che,quandoVisa seppe della partenza di R"m"n, ildolore per la partenza di lui faceva

da orefice sulle gote di lei (cio"le rendeva pallidee scialbe),mentre gliocchi facevano da gioiellieri(cio"spargevano lagrime simili a gemme).Questiesempi crediamo che bastino,sebbene vogliamo qui recare anche

un passo per mostrare quanto plebeiamentel'autore del poema ha fatto

uso d'un luogo comune di molti racconti eroici.Perch",in questi,trovasinarrato sovente come un figliodi principi,quando sia allevato fra genteumile e rozza, tosto per certi atti suoi faccia manifesto l'alto suo nasci-mento.

Ora, anche Visa, allevata in un villaggio,fa manifesto con alti

desideri e strane vogliel'altosuo nascimento,e di leicos" parlala nutrice,scrivendone alla reginamadre:

Edorci"cirrapponoi,pinnoni:,r;Klis(_'e,D'Asterab"d seriche stoffe,e (jiiaiuluAnche se drappiserici di molli Primo tempo " del d",raso di Cina

Color sono e di molti. E s'ellavede E de' Berberi chiede. Ecco! alla sera

Alcune vestibuone assai,alquanti Vuole un panno a due dritti,alla pi"bella

Scopredifettiper ciascuna,e ilgiallo Quale si addice di leggiadredonne.Dice esser degnod'oziosagente, N" meno innanzi a leid'ottantadonne

Di chi" in luttol'azzurro,e degnoilbianco Voglionsia lei servir,che meu di tanto

Di chi scava la terra (?),e degliscribi Non si conviene a nobile fanciulla.

Ildrappoa due colori.E se dal sonno E se con esse ella a mangiarsi asside.Levasi alla mattina,ella mi chiede Tutto vuol d'oro ilvasellame e ildesco.

Questa adunque " l'arte,se arte si pu" chiamare,dell'ignotoe inetto autore

del Fi"min e Visa, poich" non c'indurremo mai a credere che la sconcia

opera che ha lo stiletrivialee plebeo dell'Uccellin l'elverde di Carlo Gozzi

e le melense goffagginidi certi racconti di Bertoldo Auerbach, sia dovuta

all'ingegnodi Fakhii che fu poeta di qualchevalore. Con questo,volendo

pur esser giusti,diremo che nel leggere,con molta noia e fastidio,questinovemila distici,ci siamo, incontrati in due passisoltanto che hanno qualchealito di poesiae qualche sentore di bellezza;e per" uno di questi due

daremo tradotto nell'appendice.Ma, nel resto, l'opera" quale l'abbiamo

or ora descritta. Che se qualcunoci domandasse perch" tanto a lungoabbiam ragionatod'un'operache non lo merita punto, rispondiamoche

anche noi non l'avremmo fatto se non l'avessimo vista lodata e chiamata

celebre da qualche dotto illustre,che forse non ebbe agio di poterlaleg-geree meditare a dovere. Noi, quanto a noi, non abbiam voluto che

ricondurre al suo umile posto questo poema che gi"s'era indebitamente

elevato di troppigradi.146. Ultima forma della poesiaepicapossono considerarsi tutte quelle

tradizioni messe in versi dai Parsi per colmare le evidenti lacune del Libro

dei Pie.Queste tradizioni,dette Rlv"yetcon parolaaraba,sebbene abbiano

coi poeticiclicidi sopra ricordati questo stesso fine del raccontare ci" che

Firdusi ha dimenticato o tralasciato,se ne differenziano tuttavia nel non

abbandonarsi punto alla fantasia,volendosi tener strettamente fedeli al

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LA POESIA EPICA .H

detto dell'Avesta e dei libri religiosipehlevici,e nell'intenzione manifesta

del non voler fare opera d'arte,ma s" bene di ammaestramento religioso.Sono racconti inettamente composti,che dell'anticaepopea hanno soltanto

ilmetro, non l'arte sovrana, opera di uomini pii,ai qualistava a cuore la

dottrina religiosapi"che ilmagisterodell'arte.Per" essi procedono senza

vita e senza colore,pedestrisempre, in una linguapersianache fa cono-scere

la loro tarda et",quale,come osserva lo Spiegel,si scriveva in India

ai tempi di re Akbar (1550-1605 d. C). Perch",in gran parte,con altri

scrittidi natura teologicaed esegetica,essi vengono dall'India,opera di

quei Parsi che fui dal settimo secolo dell'Era nostra l" trovarono rifugio

quando la Persia fu,conquistatadagliArabi. Ma, sebbene di tarda et",

hanno conservato tuttavia molte tradizioni assai antiche,e la conoscenza

di certimiti antichissimi,coi loro particolari,che Firdusi ha toccato appena

di volo,ci viene per essi.Ond'" che soltanto per ci" che contengono, come

dice ancora lo Spiegel,non gi"per altro pregioche possano avere, questi

racconti tradizionali hanno qualchevalore. Devono appartenerea diversi

autori,ma, per quanto ce ne consta, nessuno dei loro nomi " giuntofino a noi.

147. Nemmeno ci " noto quanta e qualesia la loro copia,perch"molti

ne devono possederei Parsi in Oriente che non anche sono giuntifra noi,

e quelliche pur sono giunti,giaccionoancora inediti nelle nostre biblio-teche.

Adunque in tanta scarsezza di cognizionie nello stato presentedegli

studi,sebbene questo genere di scritture non sia di gran momento per le

ricerche nostre, siamo costrettiad appagarcidi tre lunghiframmenti che

lo Spiegelne ha pubblicati,i qualituttavia bastano perch"noi possiamofarci del genere un'idea forse non molto lontana dal vero.

148. Ilprimo brano, adunque, narra ampiamente ilmeravigliosomito

del re Tahm"ras che aggiog"Ahrimane e lo cavalc",facendo su di esso,

ognigiorno,ilgirodel mondo intero. II mito " pur ricordato dall'Avesta

in pi"luoghi,e ne fa un breve cenno Firdusi nei seguentiversi :

Tiilnmir"s venne poi,con sua magia La sellagliponea di tempo in tempoPose in ceppiAhrimane. Ei su queldorso E a corsa l'adducea pelmondo attorno.

C(Mne su ratto palafrensedea,

Ma l'autore del racconto tradizionale non si appaga di questo poco, perch"

egliracconta in ({ualmodo Ahrimane che mal volentieri s'acconciava al

duro servizio e non riceveva dal possente re che battiture in compenso,

trovasse modo d'indurre la mogliedel re a domandargliin qual puntodella terra egli,cavalcando,avesse paura. E la donna, sedotta dagliorna-menti

di seta olTertileda Ahrimane, si fece dire dallo sposo qualequel

luogosi fosse. Esso era il monte Alburz, e per",quando al mattino che

segui,Ahrimane si trov" all'Alburz con Tahm"ras sul dorso, lo sbalz" a

terra e l'ingoi".Non " dubbio alcuno pei'ch"in questo racconto strano,

considerata la grande fedelt" dei Parsi alle loro tradizioni religiose,non si

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92 CAPITOLO OLINTO " LA l'OKSIA EI'K.A

trovi un antico mito che i'Avesta e Firdusi toccano appena, attinto a qualclie

fonte che noi ora non conosciamo.

149. A questo racconto di Tahmiiras e di Ahrimane si ricongiungeci" che si narra nel secondo brano riferito pure dallo Spiegel,essendovi

detto in qual maniera il re Gemshid che qui " detto fi'atello di Tahm"ras,

con l'aiuto dell'angeloSer"sh estraesse il fratello dal ventre di Ahrimane.

Seguita poi l'ignotoautore descrivendo la felicit" del regno d" Gemshid e

narrando come questo re fortunato giungesse a chiudere la porta dell'in-ferno

; dopo eglisi mostr" superbo e ribelle a Dio, e Dio lo pun" col pri-varlo

della maest" reale. Segue un lungo giudizio,se cosi possiam chia-marlo,

del merito e delle colpe di Ghersh"sp dannato all'infei-no,perch"

os" percuotere il fuoco, ritenuto sacro dalla religionedi Zoroastro, un

giorno che la fiamma tardava a destarsi fra le legna da lui accumulate per

cuocersi il cibo. Si fa questo giudizio nel cospetto dello stesso Ormuzd,

cio" Ahura Mazd", assistendovi lo stesso profeta Zerdusht come difensore

e ilfuoco come accusatore, e rispondendo l'anima di Ghersh"sp alle accuse,

intanto che per poco essa " tratta dall'inferno, col narrare le sue imprese

quando liber" la terra da tre mostri che la infestavano. In tutte queste

narrazioni prevale un fare grottesco che rasenta il volgare, con esagera-zioni

deliberatamente cercate, credendosi indubbiamente l'autore d'imitar

degnamente l'epopea antica col dir cose grossolane e mostruose. Alla fine

del lungo e noioso giudizio,l'anima di Ghersh"sp " perdonata.

150. Il giudizio che si pu" dare di simili narrazioni gi" risulta chiaro

da quanto avanti abbiam detto, cio" che, quanto all'arte,non hanno alcun

valore, tanto pi" che ben altro era il fine di chi si dedicava a questi lavori.

Anche se ne trovano di scritte in prosa, in una prosa povera e disadorna;

ma di queste, e facilmente se ne intender" il perch", non dobbiamo occu-parci.

A questo punto, poich" qui dobbiamo arrestar le nostre ricerche

intorno alla poesia epica,vogliamo tuttavia osservar soltanto come l'epopea

iranica nata dal popolo e per il popolo, come ebbe vita rigogliosafinch"

ricevette la sua pi" bella veste poetica dal genio di Firdusi, cosi, dopo di

lui,passato quel tempo propizio,essa ritorn" al popolo da cui aveva avuto

le origini.Allora, per rifarsi popolare, dovette discendere da quell'alto

e nobile seggio al quale Firdusi l'aveva innalzata e deporre l'ammanto

reale e vestir cenci di gente da ti'ivio,fattasi essa stessa nei trivii e gar-rula

e ciarliera. Intanto, a quell'altoseggio ch'essa ha abbandonato, " salita,

con molta presunzione, ma con merito assai minore, la poesia roman-zesca

tutta artificiosa,tutta sentenziosa e tutta data al filosofare.

Page 101: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLA EPICA

A. FIRDUSI

Il Liliro (lei Ilei.

(per la parie epica).

1. Lodi di Dio a principiodel poema.

In nome del Signordell'alma nostra,

Di nostra mente autor, che non arriva

Uman pensieroa pi"sublime cosa.

Iddio primo " signordi gloriaeterna,

SignordelTampiospazio,e primo altere

E guidaa tuttinoi. Signordel mondo.

Signor del ciel rotante, un vivo e gaio

E giocondofulgordona a le stelle.

Dona alla luna e a questo sol. Ma intanto

Ch'ei trascende ogninome, ognipensiero,

Ogni segno sublime,a ognipi" bella

Parvenza ei d" splendor,lume e colori

Profonde ovunque. Se veder non ponno

Il tuo primo Fattor questiocchi tuoi.

Ai fulgidiocchi tuoi non dar rancura,

Che anche umano pensiervia non ritrova

Per giungerfino a Lui. Trascende Ei solo

Ogni nome, ogniloco. Or tu ben sai

Che ove sorpassiognivisibilcosaAlto concetto, l"n col" non giunge

Terreno spirtoo mente umana. 11 nostro

Spirtoe la mente ancor libra in sua mano

Iddio possente,ed Ei come potriaIn libratopensieroesser compreso?Proclamarlo qual", non san gliumani ;

Vuoisi per" che tu a servirlo accinto

Sempre ti serbi in umilt". Se crea

Parole a favellar la mente nostra.

Sol per ci" ch'essa vede, in s" le trova

E in se le crea ; ma con tal core e tale

Spirtoe con questamente e con tallingua.Nato mortai come potrial'Eterno

Degnamentelodar? Ben si conviene.

Ben si convien che l'essere di Dio

Tu confessi,evitando ogniparolaInerte e stolta.L'adorando in core.

Tua via cercando e con pensierprofondoMeditando sua legge.Ha gran potereChi sapienza ha in s" ; per sapienza

flingiovanisceun cor gi"vecchio e stanco.

Eppur,verbo mortai non fia che passivMai questovel,che uman pensiernon trova

All'essenza di Dio libero il varco.

2. La scoperta del fuoco'^.

Con breve scorta Hosh"ngl'ertamontagnaUn di salia,quandogliapparve cosa

Lunga e lontana. Mobile e veloce

Era e bruna soverchio. Erano gliocchi

Come fonti di sangue, e il negro fumo

Che dalle fauci spalancateuscia,L'aria offuscava, lliguard"con molta

Prudenza il saggiore, con molto senno,

E una pietraafferrando,alla battagliaRatto si mosse. Via scagli"la pietraCon la sua forza di regnante, e ilnegro

Serperatto fuggidinanzi a lui.

Ma la pietraminor forte a maggioreUrl" di contro e si spezz"con quellaUn cotal poco, e scaturia dall'una

(1)Questi passi del Libro dei Re sono secondo la mia traduzione dell'intero poema

(FiRDCSi. Il Libro dei Be, recato dal persiano in versi italiani da Italo Pizzi, Torino

1886-89, V. Bona, S volumi).

(2) Vedi il paragrafo 80 di questo capitolo.

Page 102: Storia della Poesia Persiana

94 APPENDICE ALLA POESLV EPK.A

E dall'altrauna luce,e un chiaror vivo

Tutto quelloco rivesti.Non ebbe

Morte per"l'orribileserpente;Ma ({nelche uscia da sue l"t"bre acceso

E ful2;idosplendor,te'chiaro al prence

Che chi,t'erroimpugnando,a tutta forza

Batte le pietre,vivida scintilla

A un tratto uscirne fa.Ma ilre del mondo ^

Nel cospettodi Dio venne adorando.

Benedicente,che l'Eterno in dono

Qnestaluce glidie,ponendoun segno

Agliuomini cosi,ver cui voltarsi

Dovean pregando,e ilre, Luce divina

" cotesta,dicea ; chiunquealbergaSaggezzain pettocon virt",l'adori!

Venne lanette e sull'alpestrecima

Un gran fuoco dest",qualdi montana

Vetta culmine acuto,e intorno al fuoco

Il prence si rest" con la sua schiera.

Festa egliindisse in quellanotte e vino

Bevve pur anco e di Sad"h allagaiaFesta die il nome. Cotal festapoiRimase in tena qualdel sapienteE nobil re memoria viva. Oh! molti

Fosser quaggi"paria costuinel senno

1 regnatori! La terrena sede

Adornava ei costante e la fea lieta,Si che la gentef"'di lui l'icordo

In bene ognor per tuttiglianni appresso.

3. Morte del re [-^r"d"n.

A Sam 2 che ratto giunse,in (juestiac-

L'antico^ sire favell":E)itutti [centiI prenciilpi"famoso,ecco gi"toccaAl termin suo questamia vita.Un lungoTempo vid'iopassar, che molti giriCompieaquest'altocielche sul mio capoRatto si volse.Ed or, quelvago ed agileCipressosi curv" *,che non per sempre

Dura ilfavor di lietasorte,e a quellaPianta che si lev" giovanee altera

E su l'altresiestolle,una corona

Tocca,e l'avr",con quell'anticoseggioDe' prenciantichi. Io ti consegno, ag-

[giunse,Questonipotemio^, Sam battagliero.Che di partirda questade' mortali

Infima sede per me giunta" l'ora.

Amico tu glisii,tu lo soccorri

Nell'opresue; deh! fa che per te solo

Valor con senno e con virt" dispieghi!

A Minocihr prese la mano allora

Ilvecchio sire della terra e in mano

A Sam la pose, indi lev" la fronte

Inverso al cielo,e disse: 0 di giustiziaEterno Re, verace in ognitua

Promessa,un giornoben dicesti: " Io sono

Il signordi giustiziae d'ognioppressoAiutator! " Giustiziami rendevi.Mi recavisoccorso, e de' miei padriIl serto mi donavi e con quelsertoIlsuggelloregal.Cosi,o Signore,

Ognidesio di questocore ardente

Esaudisti tu solo.Or tu mi reca

De' beatial soggiorno.IndugioalcunoPi" non soffrequest'alma,e in questoloco

Angustorimaner pi"non m'" dolce.

Tali cose compiute,all'improvvisoCadde la sorte dell'anticoprence^,E caddero i suoi di. Son vizzeomai

Della piantaregaltutte le foglie.Ad ogniistante misero ei piangea

E vivea tristoe sconsolato; un canto

Solitarioed oscuro alla corona

E al trono pretella.De' suoi tre prenci'^Innanzi agliocchi ei si ponea le tronche

Testeeinperpetudduol,sempre piangendo,Cosi dicea : Pass",fecesioscura

(1)I primi re dell'epopeapersiana si consideravano come signoridi tutta quantala terra.

(2)Principedel Segesl"n.V. paragrafi29, 30 e SI del ca[)itolo.

(3) Il re Fr"d"n. V. il paragrafo 80 del capitolo.(4) Cio" la sua persona, gi"bella e giovane.(5)Il giovane Minocihr, successore di Fr"d"n. V. il paragrafo80 del capitolo.(6) Il re Fr"d"n.

(7) I tre figlidel re Fr"d"n, peritigi" di trista morte. V. il paragr. SO del capitolo.

Page 104: Storia della Poesia Persiana

96 ArPENDICE ALLA POESL\ EPICA

Dal caste!di Milir"b ^ d'alma serena

Questeancelle inviava al tuo giardinoLa vaga donna di Kabul. " Cotesto

Come intese Dest"n 2, balz" quelcore,Si cbe pelmolto amore al loco suo

Pace ei non ebbe. Pien d'ardore e d'ansia

Rapidovenne con un suo valletto.

Corse del fiume su la sponda,e allora

Ch'egliscoverse dall'oppostaparteLe giovinette,chiese al paggioun arco

E si brandi della persona. Andava

A piediallorqualse cacciasse; e quandoVide nell'acqueini bruno augel,per lui

Ilgarzoncelche lo seguia,che avea

Rosate guance, tese all'arcoilnervo,

Il pose in man di quelgagliardo.VoceAllor mand" perch"dall'acquechiare

Si levassel'augel;Zal la veloce

Sua saetta avvent" rapidamente.S" che dai voli suoi f"'in gi"discendere

L'augelferito.Rubiconde allora

Si f"rl'acquedelfiume,e Zal,Deh !passa,Disse al turanio garzoncel,da quellaSponda,e recami tu l'augelferitoChe l'aleha tronche. - Dentro a un navicello

Il turanio garzon^ l'acquepassava

Arditamente e ratto allefanciulle

Venia con fieroincesso. Or, le donzelle

Col giovinettodell'iranioprodeD(dce la linguadiscioglieudo,dissero

Parole acconce : Oh !chi" costuiche braccio

Ha di leone,eroe gagliardo? Sire

Di qualgentesi vanta, ei che in talguisaDall'arco avventa i dardi suoi? Che vale

A lui dinanzi un suo nemico? Noi

Pi" degnocavaliergi"non vedemmo.

Sire del suo desio con arco e freccia.

Rapidoallora pose i denti suoi

Alle labbra ilvallettoe cosi disse:

Deh ! non parlar,si come fai,del mio

Prence sovrano! Ei del Nimr"z " sire,

Figliodi Sani,e soglionoi monarchi

Anche dirloDest"n. Ci" non si volile

Quest'altocielsul capo a cavaliere

Che glisiapari,e si famoso un prodeMai non fu vistodal destin.

" L'ancella

Sorrise alloraal giovinettopaggio,Avvenente qualluna,e si glidisse:

Deh ! cotesto non dir,che nel castello

Di principeMihr"b sta una fanciulla.Quale sovrasta al tuo signordel capoVeracemente. Pari ad un arbusto

E la donna gentil,bianca d'eburneo

Candore e bella,e fanno alla sua fronte

Divino un serto i bruni ricciattorno.

Ambo son fierigliocchi suoi,piegateLe sopraccigliain un bell'arco,e ilnaso

E quald'argentoun picciolstelo.AngustaE la sua bocca come angusto" ilcore

Di chi nel duol si sta. Ma i suoi capelliAmpi hanno ricciqualmonil che al jjiedeSi cingonle fanciulle,e gliocchi suoi,Casti e pudichi,d'un languorsoave,Qual di sonno, son pieni,e son fiorenti

Le gotesue, nero qualmuschio ilcrine.

Il lieverespirarpar che sua via

Tra quellelabbra non ritrovi; e tu

Sappialfinche non " donna quiin terra

CJie le sia pari.Ma noi quiscendemmo

Rapidamentedi Kabul,venimmoAl siredi Zab"l * che veramente

Cosa vaga saria,leggiadracosa.Veder congiuntaa Zal Rud"beh nostra.

Per amor di coleileggiadrae adorna,Cosi ciascuna delleancelle tutto

A Zal manifest",che arte era questaPerch" di leile rosee labbra al labbro

Di quelfigliodi Sam fossero conte.

11leggiadrogarzon cosi risposeAlle fanciulle:Oh! si davver! che bello

" ({uestosolche splendein ciel,congiuntoAlla candida luna !

"

Quando, ridendo aiu'or, da lor tornossi

Il giovinetto,l'inchiedeal'illustre

Figliodi Sam: Deh! chi " coleiche teco

(1)Principedel Kabul e padre di R"d"beh.

('2)Altro nome di Z"l.

(3)Questigiovanipaggi,secondo l'epopea,erano quasi sempre venuti dalla regione

del Turan.

(4)Quasi lo stesso che Segesl"n, paese di cui era signore Sani jiadredi Z"l.

Page 105: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 97

In secreto parl"?Tutto ridirmi

Or quid"i tu. Che tidicea colei

Se a me ridente ne ritornied hai

Schiuse le labbra e de' tuoi denti mostri

L'arsentino candor? " Ci" che ne udia,

Ridisse al prence ilgarzoncello,e parve

Ringiovanirdi quelgagliardoilcoreAl giubiloinatteso.Ei disseallora

Al lee^iadrogarzon : Vanne,dirai

Alle ancellecosi: " Deh! non uscite

Un solo istante dal giardin,che forse

D'esto giardincon le purpuree rose

Gemme con voi riporterete". Ancora

Non tornino al castel,per ch'iosecreto

Un mio messaggioinv"i." Da' suoitesori

Con auro e gemme ei si cerc" monete

E cinquedrappidi gran prezzo, intesti

In fulgid'or,con un leggiadrocofanoColmo di gemme di gran prence degne,E di orecchinidasjliorecchi suoi

Anche si tolse,e due, per la leggiadraFanciulladi Kali"l,fulgidianelli,Di prence Minocihr nobiledono.

Trascelse con amor. F"' un cenno e disse:

Questorecate a le fanciulle.A ninno

Sen favelli,ma voi recate ascosi."

Con ardenti parolee con monete

E con tesori,corsero i valletti

Alle cinquefanciulleadorne e vaghe,Loro affidarle gemme e l'oroin nome

Di ZaI,del regno gran vassallo; e tosto

Di Rud"beh le ancellead un leggiadroVallettofavellar:Mai non si resta

Cosa in secreto,s'ellain prianon resta

Fra due soltanto; s'ellaa tre fianota,

Secreta pi"non " ; se a quattro,intero

Un popolla conosce. Or tu,prudente,Or tu,saggioe avveduto,a noi del vero

Favella omai. Se alcuna cosa caseosa.

Tu la disvela a noi. " Come f"rconscie

Di Zal che nel suo amor pace o riposoN(m rinvenia,l'una ver l'altradissero

Malignamentele fanciulle: Cadde

Illeon fero dentro al laccio,ed ora

Di Rud"beh ildes"o,di Zal la brama

Compionsiomai !Ben lietoaugurio" questo!

Rapidamenteallortutto apprestavaRud"beh intenta,di nascosto a ognuno

De' suoi congiunti,qnalsi fosse.Avea,Qual gaiaprimavera,una celletla,Ov'erano di grandie di possentiDipintii volti.L'adornar di drappiTessuti in ("ina,v'apprestarlucenti

Dischi di fulgid'or,sparserviancoraE smeraldi e corniole,e vino e nuischio

Ed ambra mescolar,violee rose,

Anche narcisie tulipanie rami

Di gelsomin,di spiconardoancora.

Dall'altrabanda. Eran turchesied oro

Lor colmi nappi,ed acque eran di rose

Le lorbevande. Ecco ! saliasoave

Fragranzafinoal soldallacellettaDella fanciullacome sol leggiadra.

Oc?

Come disparveilsolfianmiantee chiusa

Fu dell'auladel ciella portafulgida.Che la chiave del sole iva perduta,Di Sani al figlioand" un'ancella: Tutta

Gi" l'oprasicompia.Tu muovi ilpasso. "

E quelduce d'eroimosse al castello

Cos" come fa l'uom che va cercando

La sua compagna. Ad un terrazzo ascese

Ella che avea rosate guanciee gliocchi

Nerissimi,leggiadracome un agileCipresso,a cui sovrastialta dal cielo

Perfettaluna. Come apparve lungiQuel di Sani cavaliernobilefiglio,Schiuse le labbra sue l'inclitadonna

E talvoce mand" : Lietovenisti,Giocondo garzoncel! Su te discenda

Benedizion d" Dio,scenda su quelloCui,come te,nasceva un figlio!Oh !care,

Oh ! dolcia questocor le ancellemie,

Che quelloben tu sei,dalcapo al piede,Che descrissero a me! La notte ombrosa

Pel tuo bel voltoin giornosi converte,Gaudio ha ilcor d'ognigenteallasoave

Fragranzatua !Tu in questaguisaadunqueVenistia pieda'padiglionituoi,

E al tuo piederegalstanchezzavenne!E quelprence d'eroicome dall'alto

Di quellemura ud" la voce, gliocchi

Lev" d'un tratto e leiscopr"che volto

Avea di sol.Si come gemma nitida

Il terrazzo splendea,le gote accese

Tutto illoco rendean lucente e chiaro

Qnal fulgidorubili,s" ch'eirispose:Donna Icuyiadra,venti-a a te saluto

Pizzi,Storia della poesia persiana,voi. II.

Page 106: Storia della Poesia Persiana

98 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Da me, dal ciel benedizion! Deh! quanteNotti per te,gliocchi l"ggeiidoall'astro

Della Spigasn in ciel,dinanzi a Dio

Santo e verace lagriniandostetti,E pregaiche del mondo ilRe sovrano

Secretamente ilvoltotuo si bello

Mi addimostrasse ! Or giubilainel core

Alla tua voce, alleparoletueOneste si,di graziaadorne. Cerca,Cerca un'arte sottilche via dischiuda

Al tuo cospetto.A che parlardovrestiTu dall'altode' muri, io sullavia?

Del principed'eroi come la voce

lidicoleiche avea sembianza e volto

Di leggiadraPeri i, subitamente

Sciolse le trecce sue da sommo ilcapo.

Sciolse da la persona, altaed eretta

Quale arbusto gentil,pieghevollaccio,Qual si nero e lucente unqua non scagliaDi lacciun vibrator.Ricci su ricci

Eran davver quaiserpentelliinserti

A serpentelli,ciocche sovra ciocche

Pi" in gi"dal mento. Cosi fu che ratto

Ella cader lasci" da' merli sommi

I bei capelliche,scendendo,ilpiedeToccar di quellatorre,indidall'altoDell'ardue mura mand" voce e disse:

Prence,t"gliodi talche gi"nascea

Di valorosi,or fa di salirratto

A me ; quitraggilapersona tua,Dilata ilpettoleonino e schiudi

La tua mano di re! Prendi un de' capiD'esticapellimiei ; per te soltanto

Vennero all'uopole mie trecce. A questo,A questoini voU'io crescermi ilcrine.Perch" un giornoporgessero a chi m'ama

Inattesaun'alta." " E Zal guardavaLa vaghissimadonna e si stupiaPei'quelvolto s" lielloe illungocrine,Indi talbacio su le trecce brune

Stamp",che di quelbacio il chiaro suono

Dall'altoud" la giovinetta.Intanto

Ei cosi rispondea: Non giustacosa

Fiaquestainver,n" splendamai (piest'almoSole nel giornoch'ioporr"lamano,

Stolto! su lei ch'" l'alma mia, mandando

Nel ferito suo cor straidi dolore.

Da un suo vallettoprese un laccio,ad arte

L'intorse e l'avvent",n" pose indugio.Un de' merli sporgentientro a que'nodiDel laccios'impigli";cosi dal basso

Fino allacima ilgiovinettoeroe

Salir potea.Come si assise in alto

L" sul terrazzo delle mura, a lui

Corse la vaga giovinettae onla^"gioSi gliprest".Ma quellaman le prese

Ratto ilgarzon nellasua mano, ed ambo

Movean com 'ebbri.Dal terrazzo allora

Gi" discendea del nobile castello

Il giovinetto,quellaman di lei,

Giocondo ramo d'una bellapianta,Stringendonella man. Scesero insieme

Alla cellettaauri-fulgente,scesero

A quelconsesso di gran re ben degno.Era, pienodi luce,un paradiso

Veracemente, ed eran le fanciulle

In piedinanzi a leidagliocchi bruni.

Zal per quelvolto e l'inclitastatura.

Per tanta maest",meravigliava,

Meravigliavaper quelcrine;ed ella

Avea collane ed orecchini e armille,

Drappifulgidie gemme, e si parca

Vagogiardinoa primavera.QuelleGote sue tulipanieran fiorenti

Entro a un'aiuola,e cioccasovra ciocca

I capeile cadeau. Ma l" seduto

Zal si restava in quelladi gran prence

Divina maest",con lei,quallunaAdorna di splendor.Sospesoal pettoUn pugnaleegliavea, sul capo un serto

Di bei rubini,e la gentildonzellaDal rimirarlo non quietavaancora.Ma furtivain (juolvolto avidamenteStavasi a riguardar;quelloammiravaBraccio gagliardoe la cerviceeretta,

Di lui la maest",l'altastatura.

Onde, al colpirdi sua tremenda clava,

Sfasciavasiipialpolveattritae pesta

Una montana rupe. Ella pi"assaiMirava allosplendordelle sue gote

(1) Le Peri sono fate di str.aordinaria belt",alate, protettricidegliuomini, secondo

l'epopea.Secondo l'Avesta,sono fate malefiche che conducono gliuomini a perdizionecon la loro bellezza.

Page 107: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 99

Che ranime accendea,si che pi"assai

Il suo cor ne avvamp".F"r caldi baci

E amplessie sorsi di fumoso vino,

Se pur to2[liche ilnobile leone

L'agilepredain potersuo non trasse.

Alfin,cosi parl"d'eroiquelduceAlla donna gentil:Deh! tu, dal seno

Candido qualeargento,ed hai fragranzaD'intattomuschio,o vaghissimadonna

Qual cipressogentil,sappiche allora

Che Minocihr sapr"cotesto, mai

Consenziente in ci" non Ila^. La voce

Sam di Nir"m ~ lever" pur nell'ira.

Spumosoillabbro,e contro a me verranne

In gran corruccio. Ma pregiatacosa" sol l'anima mia, ch'io la persona

Appresia dispregiar,si che non calmi

Di rivestirla mia funerea benda.

Or qui,per Dio signor,giudicenostro,A te promettoche il tuo pattomai

Per me infranto non ha. Dinanzi a Lui

Andr" pregando,adorer" compuntoQual " costume dei devoti a Dio,

Perch" Sam cavalier,perch"del mondo

L'inclitore ^,da pensierdi castigoContro a me di vendetta e di corruccio

Puro facciano ilcor. La mia preghieraL'Eterno ascolter",perch"tu alfine.

Al cospettod'ognun,mi siicompagna.Io pure, io pur, glirispondeala bella,

Dinanzi a Dio, la tua promessa accolgoE la tua fede. Su la linguamiaIn testimonio sta il Fattor del mondo

Che altridi me non l"asignoree donno

Fuor che Zal valoroso,inclitoeroe,Quale ha corona e regalseggioe gloriaE maest" ! " Cosi crescea l'amore

Adeguiistante.Lungiil senno " omai,E prossimoildesio,che fu cotesto

Fin che dal loco suo l'albalevossi

E strepitovenia dai padiglioniDi timpanisonanti. Un mesto addio

Disse alladonna sua, vaga qualluna,Zal giovinetto.Fortemente al seno

La strinse,qualsi serra alla sua trama

D'un bel panno l'ordito.Ambo di lagrimeEmpir le cigliae al sol che gi"montava,Sciolser la linguaa favellar:Del mondo

Luce divina,anche per poco, a noi

Per contrastar,tu non dovei hammando

Salir pelcielo,onde estidue tapini.Alla prova d'amor,per la tua vista

Non dovesser del cor subitamente

Il vincolo spezzar ! " L'attortolaccio

Zal da l'altoavvent" di quelle-mura,E ilvago amante dal casteldiscese.

5. Andata di Rustem al monte Alburz^.

Ma gi"di l",quelfiord'ognipi"forte,R"steni guerriero,percorrea sua strada

Verso l'iranioprence^.Ecco !ad un miglioPel sentierod'Alb"rz,eccelso monte,Adorno e bello ei vide un loco.V'erano

Alberi molti e correnti fontane.

Eletto loco ad abitar d'un prodeE novello garzon. Vicino all'acqueEra postoun bel trono, e tutto asperso

Era d'acquadi rose e di odorante

Intatto muschio. Un giovinetto,quale" raggiantela luna in cielsereno,

Su queltrono sedea,dell'ombre fresche

In parteeletta,e molti eroi dintorno

Gli fean corona, con lor cintial fianco,

Qual di prenci" costume. Era in quellocoUna festaregal,qualdilettosoParadiso del cielpiacentee bella.

Come vider l'eroe su quelsentiero.Tutti dal loco glimoveano incontro

Gli accoltiprenci,e poich"f"r vicini

(1)II re Minocihr e S"m diff"cilmente avrebbero acconsentito alle nozze di Z"l e

di R"d"beh, perch" R"d"beh era di famigha straniera e idolatra. V. il paragrafo81 del

capitolo.

(2) Antico eroe padre di S"m.

(3) Il re Minocihr.

(4) Vedi i paragrafi82 e 83 del capitolo.

(5)Il principeQob"d della famigliadei Kay, eletto re dagliIrani,che abitava sul

monte Alburz.

Page 108: Storia della Poesia Persiana

JOO APPENDICE ALLA POESL\ EPICA

A R"slem pi"d'assai,vennergliinnanziPrestando omaggioe dissero: Gagliardo,Inclitoe ilkistre,oltrepassar non puoiDa questaparte;gliospitantituoi

Noi siamo e tu di noi l'ospitecaro.

Al pregar nostro quidiscendi adunqueUn cotalpoco, onde allagioiaalquantoCi abbandoniam,beendo un \in fumoso

In tuo ricordo,o celebrato eroe.

Inclitieroi da l'erettacervice,

Ilvaloroso rispondea,m'" d'uopoAndarne al monte Alb"rz per cagiontale

Di grave peso, n" mi lice,o prodi,Ristar da l'opramia, che lungae grave

Ci sta dinanzi la rancura. E ingombroDi rei nemici ogniconfin d'Irania,E son lamenti querulied oniei

In ognicasa. Dell'iraniotrono

Priva " di re la nobile grandezza.N" mi giovagustardel dolce vino.

N" poss'ioquirestar con molta pace

Nel dilettofra voi. Pel dolor mio

Lochi alti0 bassi in camminar non veggo.

Inclito eroe, dicean pur quelliintanto.Se all'Alb"rz ne vai tu con tal rancura.

Dir ne dovresti,o di tua gloriaamante.Chi mai col" vai tu cercando. Noi

Siam cavalieridi quelloco eletto,Noi che un convito quiapprestammo.A

Che vaicercando,tisarem noiduci,[quelloE se d'uopo" d'aita,anche pi"assaiPer te faremo. " All'inclitaassemblea

Cos" risposeallor:Vive in queilochiD'elettastirpeun re. Nome del grande" Kay Oob"d, rampolloch'" del seme

Di re Fred"n, di nobile des"o.Giusto e verace. Se di voi qualcunoBene ilricorda,a Kay Qob"d mi porgaIndiziocerto. " Ilfortissimoeroe

Come disse cotesto,allorche intese

I dettisuoi la nobile assemblea.

Sciolse la linguadi que'fortiilduceE cosi disse: Manifesto un segnoHo io di Kay Qob"d. Che se tu scendi

In questonostro ostel,luce darai

Col tuo bel viso all'alme nostre. Ancora

Di Qob"d manifesto e certo indizio

A te dar",qual" veracemente,

Qual sia l'indolesua, qualeilcostume.Da Uaklish * discese,rapidoqualnembo,

Il valoroso,come indizios'ebbe

Di Kay Qob"d per essi,e venne in corsa

Di quelfiume sul margo, e l" si assisero

Gli accoltieroi sotto a un albero eccelso

Da l'ombre fresche.Sovra un aureo trono

Si assise allorl'ignotogiovinettoE di R"stern la man nella sua mano

In dolce atto si prese. Un aureo nappoDi dolcissimo vin colm" con l'altra

E con esso de' Persi inclitiin guerra

F"' ricordanza. Un altronappo ancora

Colmo di vino a R"stem asseErnando,Cos" parl":Tu, celebratoeroe.

Di Qob"d mi chiedestiindiziocerto;

Da chi dnn(jueti veiuie entro la mente

Cotesto nome? " E R"stem rispondea:Del gran vassallodell'iranioimpero^,

Con anima serena, alto un messaggioIo quirecai. L'altezzadell'iranioTrono apprestarlinostriprencie sire

Acclamaron Qob"d. E ilpadremio,L'elettod'ogniduce,ei che s'appellaZal valoroso,a me dicea : " Deh ! vanne

Fino al monte d'Alb"rz! L" tu vedrai

Animoso Qob"d fra genteaccolta.

Un salutoglifa qualdi regnante.Ma innanzi a lui non indugiarti,ancora

Fosse per poco. Digliancor che i prenciLui domandano sol,che per lui solo

La grandezzaapprestardel trono iranio".

Che se porgere a me certo un indizio

Di lui tu puoi,porgilointanto,e quelloCosi conduci al gradosuo regale.

Di R"stem valoroso alleparoleSorrise ilgiovinettoe cosi disse:

Eroe,del seme di Fred"n son io,Prence Qob"d,e i nomi tuttiio serbo

De' padrimiei nel mio fedelpensiero.R"stem, come l'ud",chin" la fronte

E ossequiosogi"balz" dal seggio

(1) Nome del cavallo di R"stem.

(2) Cio" di Z"l, che aveva consigliatoche si chiamasse Kay Qob"d al trono.

Page 109: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 101

Aurifulg-eiitee disse: 0 re dei regi

Dell'ampiaterra,o sostegnode' foi'ti,Schermo de' prenci,dell'iraniotronoConforme al piacertuo sia la grandezzaE caggianole belve ardimentose

Entro a' tuoi lacci! Il seggioimperialeDegnoloco tisia,grandezzae gloriaT'accompagninquaggi"!Al re del mondo

Io quireco un saluto,e quelsalutoE di Zal battaglier,fiord'ogniprode.Che se al suo servo ne fa cenno ilsire,10 la linguasciorr",dir" messaggioDe' guerrierid'Iraniaa cotalprenceD'alma serena. "

E Qob"d animoso,Dal loco suo levandosi,porgeaLa mente, il core ed ilconsiglioal direDi R"stem battaglier.Sciolse la lingua11valoroso allor,del duce iranio^

Ilmessaggioa ridir. Come pur giunseroAll'orecchiodel re que'dettisuoi,Balz" nel pettoa re Qob"d ilcore

Per molta gioia,e. Qui recate intanto,

Disse,di vino un colmo nappo. Voi,Questogagliardoricordando a nome,

Al labbro vostro l'accostate." Allora

Bevve un nappo di vin quelvalorosoE benedisseall'anima del sire.

Come compiutocol purpureo vino

Fu ilgirofra glieroi,poiche pi"accese

Del novello signorsi fean le gote,A R"stem generoso ei cosi disse:

Con l'anima serena un soglioio vidi,E in esso mi recavano lucente

Come fulgidosole una corona

Due bianchi falchida l'iraniaterra.

Con fieroincesso,rapidi,veni"noEssi da me, posavanmisul capoQuellacorona. Poi che desto fui.

Pieno ebbi il core di speranza in quellaCorona rilucentee in que'falconiCandidi e belli.Ond'" che,di re degna.Una festaapprestai,si come vedi,In questa guisadi quest'acqueal inargo.Come candido falco a me quivenne

Esto gagliardo,e giunsemiper esso

Del serto di que'fortiillietoannunzio.E R"stem valoroso,allor che intese

Di quelsogno regal,di que'due falchi,Della corona come luna splendida,Al re de' forticosi disse: Un segnoDe' messaggieri" ilsogno tuo. Tu intanto

Levati,0 re, perch"in Irania andiamo,

Appo i gagliardi,lor recando alta,Andiam correndo.

"Come vampa allora.

Sire Qob"d balz" dal loco suo

E in sellaal suo destrierde le battaglieGittossiratto. Strinse la cintura

A' fianchiR"stem, rapidoqualnembo,E con prence Qob"d fieropartissi.

6. Incontro di R"stem con Eul"d'^.

Come solingoviator si tolse

R"stem allora da l'infaustocampo

E ripresesua via. Ciunse ad un loco

Ove luce non era. Una profondaCaliginosanotte era nell'etra.

N" in quellanotte risplendeanle stelle,La luna non splendea.Ben detto avresti

Che incatenatoilsol lungidal cielo

Era co'raggisuoi,ch'erano avvinte

Dentro a nodi d'un lacciole ridenti

Facelle de la notte. Ilvaloroso

Le brigliea Rakhsh abbandon" sul collo

E trasse innanzi,n" dintorno ei giunsePer l'ombra fosca a scerner monti o valli,

Non fiumi o ruscelletti.E poi,d'un tratto,Giunse ad un loco luminoso e chiaro.L" 've la terra quald'un verde ammanto

Tutta ei vide coperta.Eran le messi

Nel primofiordovunque;ivi la genteRingiovanladopovecchiezza,e v'erano

Erbe verdi a l'intornoe corsid'acque.D'un tepidosudor tutta era molle

La veste militar sullapersonaDi R"stem battagliei',si che glivenneAlto un des"o nel cor di sonno e quiete;E tosto ei si lev" la sua villosa

(1) Cio" di Z"l.

(2)" una delle sette avventure incontrate da R"stem sulla via del M"zender"n

quando egliandava a liberarvi il re K"vus incatenato e accecato dai Devi. Vedi il

paragrafo 83 del capitolo.

Page 110: Storia della Poesia Persiana

102 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Spogliadi tigreche copriagliilpetto,Dal sudor penetrata,onde stillava

Ili'ulsid'elmoancora, e l'uno e l'altro

Arnese al folgorarde' caldiraggiEgliespose del sol.Poi che di quiete,Poi che di sonno pi"possentein lui

Necessit" sifea sentir,le briglieTolse rapidamenteal suo corsiero,

E liberoillasci"peiverdi colti,Per le campagne seminate. Ancora

Ei si vestila sua corazza e l'elmo

Come ilsol liasciug",d'un fasciopoiD'erbe virenti,qualleon selvaggio,Si f"'giaciglio,e postasila targaDi sotto al capo e dinanzi la spada,La man gagliardavi pos"su l'elsa.

Ma de'campiilcustode,allorche vide

Libero entrar ne' verdeggianticolti

Di R"stem ildestrier,correndo venne

Precipitoso,e un urlo ambe le labbra

Gli sgangherava.A Rakhsh,al cavaliere

Ei s'accost",batt" con un nodoso

Legnocostui ne pie.Ben si destava

R"stem dal sonno, eroe gagliardo,e quegliGridava intanto con stridentevoce :

Ahrim"n ^ che se'tu,perch"sciogliesti11tuo destrierne' verdi campi?Libero

Perch" illasciasticontro a chi nessuna

Offesa ti rec"? "Senti nel petto

Una grand'iraalleparolestraneIlprence divampar.Ratto ei sileva,

Ambo gliorecchi all'importunoafferra

E listringee liattorce e lidivelle

Dalla radice,u" parolasecoFa buona o trista.Ambo raccolseallora

Gli orecchi suoi fra disperategridaIl custode de'campi,e l" restossi

Attonito e storditoalcun istante

Forte piangendo.In quellaterra apricaEul"d era signor,prence guerriero,Inclitoin armi e criovinetto.A lui

Venne con piantiil misero custode.Fra le man sanguinosei due divelti

Orecchi suoi recando,e si glidisse:Un uomo " l",di paventosoaspetto

Qual negro Devo ^,e cingeuna villosa

Spogliadi tigreed ha ferratol'elmo.

Egli" Ahrim"n * che la vasta pianuraTutta occup"da questapartea quella,Ovvero " un serpe che dormia nel cavo

Della corazza. Io corsi a lui,dai campiPer discacciarquelsuo destriero,e libero

Ei non lasciommi gi"peiverdi campiN" volleche al destriero io m'accostassi;Ma quandomi scoverse, in pielevossi

Subitamente;non fiat",ma intanto

Ambo gliorecchi mi divelse,e ancora

Gi" si gitt"per ripigliarquelsonno.Udi cotesto e si lev" d'un balzo

Eul"d rapidamentee per la molta

Ira del cor si cacci" fuori in guisaDi negro fumo. Ei si,veder bramava

Chi mai fosse costui,per qualcagioneTanto mal fatto avesse a quelfedeleE semplicecustode. Ai campisuoiVerdi e fiorenti ei venne adunque,e molti

Giovinettiilseguirfamosi in guerra.Con spadeaguzze. Con talscorta,ratto

Ei lebriglievolt" del palafrenoVerso quelloco ove segnaiglifueDato di R"stem. Quand'eifu vicino

(E di battagliaera bramoso),al suo

Destrier si volse e balz" ratto in sella,Fuori traendo la fulminea spada,R"stem guerrieroe s'avanz" qualnube

Che tuona in ciel.Ma (juandol'un dell'altroAccanto sitrov",l'arcano evento

Questia queldichiar" con prontalingua.Qual nome l'echi?Eul"d primierodisse.

E chi se'tu? qualeiltuo re? qualloco

Dell'ampiaterra " iltuo rifugio?In questiCampirecare ilpi"bello non era,

(1) Qui " nel senso comune di nemico, di malvagio,che vuole e opera il male a

danno altrui.

(2)R"stem, signoredel Segest"n.

(3)I Devi sono demoni o spiritimaligni della schiera di Ahrimane. Vedi i para-grafi

10-14 del capitolo.

(4)Il genio del male secondo l'antica religioneiranica. Vedi i paragrafi4-9 del

capitolo.

Page 112: Storia della Poesia Persiana

104 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA

D'altospaventodell'eroeio spirtoPieno fu allor;temea che veramente

L'estremo di t'ossevicino.p]ppnreL'anticoardore ei suscit" nel pettoCome leone,e dirizz"l'acuta

Spadaal fiancodel Devo. Il ferro acnto

Cni di Riistem vigorforte spingea,Una mano ed nn piedalla personaVia spicc"del nemico. 11 mntilato

S'accapigli"col prodein quellaguisaChe s'accapigliaalteroun elefante

Con un fero leon. Con un sol piedeLa pugna ei continu" con quell'illustreE la caverna paventosatutta

A soqquadromandava. Al pettoalfine

E al colloegliatTerr",per atterrarlo

Sottoa' suoipie,quell'uoiugagliardo;e al

E al collol'afferr"con fermo polso[pettoR"stem famoso. (Juestoa quelstrappavaLe carni a brani,e quelloa questo,e ilsuoloTutto si ricopriad'una poltigliaDi sangue intrisa.Oh! se la dolce vita

Oggiposs'iosalvar,R"stem dicea

Nel cor profondo,eternamente vivo

Davver !ch'iorimarr". " Gi" gi"sifugge.Cosi frattantonel suo cor pensavaIl Bianco Devo, per la dolce vita

Ognispeme da me! Se dagliartigliD'esto dragoferoce io mi disciolgoBen che feritoal pie,ben che le cuoia

Cadanmi a brani intorno,in quellaterraFatata del Maz"nd i questamia faccia

Non vedrai! pi"de' prodisuoi famosi

Non i servi giammai,non i possenti!Cos" parlavanel profondocore

Il Bianco Devo, e una lievesperanza

Ei pur dava al suo cor. Cosi la pugna

Ferocemente prosegnianque'due

Con pi"fierodesio;sudor con sangue

Rigavailsuol. Ma R"stem con quell'altaForza di Dio,in grave dogliae vampo,

Molto in pugnar persever".AlfineSi trasse a dietro l'indilocampione

Dall'asproassaltoe dallapugna. Dritta

La man distesee quallion feroceIn alto ilDevo sollev",di sue

Spalleall'altezza,e ilf"'cader. Sul suolo

Fortemente ilbatt" come una belva

In s"bito furor,si che dal corpo

Sprigion"l'alma al Devo. Entro nel core

Il pugnaiglificc" R"stem vincente,

Ouindi dal nero pettoilsanguinosoFegatodistacc"2. Quel corpo informe

Tutta ingombravala caverna oscura,

E un mar di sangue era la terra intorno.

8. La batfafj"iadei sette eroi^.

Udii che R"stem fortissimoeroe,

Un giorno,in loco dilettoso,ai forti

Lieta una festaprepar".Quel loco

Chiamavasi Nev"nd, l" 'v'erantorri

Eccelse,e pienadi ornamenti assai

Era ognitorre. Nel deserto un loco

Fu propizioallacaccia; ora vi splendeIl Fuoco di Rerzin*,guidaai mortali.

D'Irania i prencieran col",seduti

A quelloco di cene, ampia una schiera

D'inclitiin armi. Quell'illustrev'era

Tus e G"derz con lui,di Keshv"d prole,Behr"m e Ghev, nobiliprenci,e ilforte

Gurghincon Z"ngheh,di Shav"r illustre

Animoso f"gliuol,con (justehemme,

Con Kharr"d battaglier,Berzin che eretta

Avea la fronte,a fulminar la spadaAtto nel campo, e quel,ch'era di tutti

La corona ed ilfior,Gur"zeh. D'essi

Aveasi ognuno alquantieroi.DrappelloEra ben quelloe valoroso e illustre!

Tal di festaapprest"loco giocondoR"stem guerrier,che questosol fiammante

E la luna nel cielparver dall'alto

Le dapieletteinvidiar.Ma intanto

Non un momento ripos"quell'ampioStuolo d'eroidalla faccenda grave,

Con mazze e frecce,con giocondovino,

(1)Il M"zender"n. Vedi sopra.

(2) Perch" doveva servire a rendere la vista al re K"vus e agl'Iran!prigionierie

accecati. Vedi ilparagrafo83 del capitolo.

(3) Vedi il paragrafo 85 del capitolo.

(4)Uno dei templidel Fuoco secondo la religionedi Zoroastro.

Page 113: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 105

Con lietocorrer per la caccia.E allora

Che f"r trascorsi alquantidi,per molta

Gioia e quietetuttiallegriin core,

Preso dal vin,cosi parlavaun giornoGhev al tigliodi ZaI : H"steni,dich'io,

0 di noi tutti ilpi"t'aniosoeroe,Se vogliahai di cacciar,se quison prontiAl cenno tuo veltricorrenti,in quelli

D'Afrasy"b^ regnatorverdi giardiniDel sol liauimante oscurereni la gotaDe' cavalierper la volante polve,Per falchie veltri,per levar di lungheAste ferrate.I nostri palafreniAvventereni contro gli"n"gri,e i nostri

Brandi levatiappresterannoun laccio

Ai leoni.L", l",nella pianuraDi D"ghvinoi verreni con falchie veltri

Per far la caccia,noi bramosi,e verri

Abbatterem co'giavellotti,e pinguiFagianiprenderemco'falchinostriPer quanto lungo" ildi.Per lacampagna

Di Turania farenila nostra caccia.

S" che memoria rester"di noi

Quaggi"nelmondo. Anzi iomi penso ancora

Che se con lietocor la mia propostaTu accogli,0 eroe, tuttii regnantiplausoFaranno alnostroardirquandoilsapranno.

E R"stem glidicea: Deh! scorrer possa

Lieta per te,come pi"vuoi,la sorte,E sia giocondala tua meta! Allora

Che l'albaspunter",l'asprodesertoEntrerem di Turania e dal cacciarvi

E dal correr qua e l" non avrem posa.

Oh si ! noni prodee glorioso," pure

Dolce mia brama, sempiternoal mondo

Un ricordo lasciar.Dimani,all'ora

Che ilrompere su in cielfiamanifesto

Del di novello,ben sar" se a caccia

A quelloco verrai.Farem scompiglioDi vin,di nappie d'atterratebelve.

Forte un licer gustandoinsiem. " Con-

[vennero

In talpropostai prencitutti,e ninno

D'altroconsigliosi f"'autor. Nell'ora

Che dai sonni levar sul primoalbore,Qual fu desire,s'apprestarontutti

A partirque'gagliardi; ellin'andaro

Con veltrie falcilie palanchiniadorni,Con gran baldanza accelerando ilpassoDel Shehd tino allespiagge,a queigiardiniDel regnanteAfrasy"b.Da questa banda

Era ilmonte e dall'altrale correnti

Del vago fiume ; dall'oppostariva

Di Ser"khs la citt",piendi gazzelle.Pieno di capria torme, era di faccia

Ildeserto infinito.E l" discesero.

Lungole spiaggiadel vagantefiume,Baldi e festosiancor pelmolto vino

Esilarante,i cavalieri,e tosto

Si empi di tende e padiglioniintorno

Ilvastissimo campo. Oh ! ipieistupir".Tante gazzellein rimirar;ma poiVennero al loco dellacaccia,assai

Desiosi d'un pastoe desiosi

D'una battaglia.Ei suscitarle fiere

E pelmonte e pelcampo e l'altegrida

Fino al cieloelevar.Cosi fu sgombraLa terra tutta di leoniagresti,E sentor ne salifinoagliaugelliPel cielvolanti.Cumuli dovunqueF"r di augellie di belve intorno intorno,Qual trafittodi freccia,e qualgi"spento.

Tutti si assiserpoi,l'alma allagioiaAbbandonando,via dal cor le triste

Cure cacciatee la mestizia.In pugno

Avean tazze profondee negliorecchiIldolce suon de le ribebe,intanto

Che pinguicosce d'atterraticervi

Stavano a rosolar sovra la fiamma.

Poi che trascorsi furon sette giorniIn questaguisa,con un vin gagliardoEntro a le coppe letiziandoi forti

Al fumoso licortroppodevoti.

Del giornoottavo alprimoalbor sen venne

Savio consiglioa proclamaripielprodeFigliodi ZaI fra i suoi compagni.Ei disse,Voltosia que'gagliardiinclitiin guerra.

Prenci,duci ed eroi da l'altafronte:

Or, senza dubbio,ad Afrasy"bgiugneaCerto annunzio di noi,u" saria bello

Che qualchetrama la malignavolpeOrdisse co'suoi prenci.Eglipotria

(1)Il re del Turaa, nemico degliIraai e dei loro re. Vedi il paragr. 18 del capitolo.

Page 114: Storia della Poesia Persiana

106 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Qualcheastuziatramar, venir con l'armi

E ai nostri velti"pelselvaggiocampoPrecludere la via. Ben si conviene

Che alcun dinoiguardiilsentier,cheappenaEi di queltristoabbia novella alcuna,

Veno'a e Taiuiunzio del nemico stuolo

Qui significhia noi. Facciasi almeno

Che non ci tolgadal tornar la via

Il malvagiosignor." Gur"zeh allora,

Sire ai figlidi Ghev, sen venne accinto

All'altaimpresa.Andr", disse a quell'in-[clito,

E andr" con lietocor. " Va, glirisposeR"stem, e corri,o illustre,allaselvaggiaSpondadel fiume. Su la via dirotta

Vigilee accorto a guardiasta. Custode

Sii tu diquestieroi. " Partiasiallora

Gur"zeh qualleon,ricco di gloria,Ed erano con lui celebri e forti

Alcuni cavalieri." Oh! queldrappelloChe qualGur"zeh ha una vedettain armi,Meno che nulla estimar dee le perfideArti nemiche! " Quegliand"; sivolsero

Gli altria far caccianuovamente, e ninno

Di nemico guerriercura si prese.

Ma poi,nell'oredella notte oscura.

Tempo al sonno propizio,annunzio certo

Ne giunsead Afrasy"b.Tutti i pi"espertiEgliraccolse tra i suoi prodi,e molte

Cose di R"stem raccont",dei sette

Pugnacicavalier,paria gagliardiLeoni tutti,e disse poi,di tanti

Prodi suoi nel cospetto: Or si davvero

Che strano evento accadde a noi! Ma in

Qualchetrama sottilpongasiin opra [priaOnde assaltoimprovvisoabbian da noi

Gli ardimentosi. Che se in nostra mano.

Che se in nostro poter trarremo i sette

Eroi d'Irania,angustae incresciosa

A K"vus 1 regnatorfarem la terra.

E aggiunsepoi,rivoltoai pi" famosi

In guerresca tenzon : Non " d'indugiTempo cotesto;ma convien che in priaNe andiain si come gentea dilettosa

Caccia intenta;l" poi,sovra ilnemico

RepentiniIrarrem le gentinosti'e.

Convennero col re tuttii guerrieriE i cavalieridi Tnrania in questo

Consigliosuo. Sceglieal'inclitosireTrentamila campioni,usi la spadaA brandir con valor,tuttifamosi

Per chiare opre di guerra, e fea tai detti:

A un punto sol per la dirottavia

Volgetei passi,n" dal correr mai

Si posialcun di voi lanotte o ilgiorno.Del deserto la via correan que'forti

Uscendo allor,levando altala fronte

Per desio di pugnar. Stuolo inllnito

Cosi Afrasy"ba tutte partiin moto

Ponea,la strada del ritorno ai prenciD'Irania ad occupar. Quando sen vennero

Al loco della caccia,e l" sen vennero

D'aspravendetta per desire intenso

Tutti affrettati,s'avanz" quelprodeGur"zeh a contemplarqueldi nemici

Immenso stuol,non primain alto ei vide

Levarsene la polve.Ei rimirava

L'irrompentedrappeltutto raccolto,Una falangeche venia qualfoscaNube per l'altociel.Vide che in alto

Levavasi dal campo un negro turbo

Di polve,e in mezzo al tenebroso nembo

Un vessillomostravasi. Gur"zeh,S" come vento impetuoso,indietroSi ritorn";torn" con altegrida,Con voci di terror,quasiruggisse.Quand'egligiunseal dilettosoloco

Della caccia,bevea giocondovinoIl gran figliodi Zal con glialtrieroi;Ma ratto ei gligrid": R"stem leone.

Tua gioialasciaintempestiva! Un ampioStuolo " quipresso, che misura o computoNon soffre,allapianurain sua grandezzaVeracemente ugual.Dentro la polveChe poggiain alto,come sol risplendeDel malignoAfrasy"bl'ardua bandiera.

Rise all'udirque'concitati detti

R"stem, e riseforte. Oh ! la vincente

Fortuna sta con noi,disse. Ma tu

Del turanio signor,della volante

Polve dei cavalieriche ilturanio

Suolo invi",[lerch"si tremi? I suoi

(1) Il re degl'Irani.

Page 115: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 107

Prodi non vanno in l" di centomila,

Cavalieri,le brigliea volgerusi,Con le gualdrappesul destrier.S'io fossiIn questocampo quisolo soletto

Con questaclava e la corazza e ilmio

Rakhsh battagliero,d'Afrasy"b,di tanto

Stuolde'suoi prodie di sue pazze furie.

Alcun pensiernon mi darei. Qui basti

Solo un campiondi noi nel fataicampo,

Che veramente son ben poca cosa

Nella battagliadi Turania tutta

I cittadini.Questoa me s'addice

Campo di guerra, e non m'" d'uopoalcunoGuerrier d'Irania.Qui slam sette eroi.Cavalieriprestanti,inclitiin guerra,

Di spadearmati,e basta uno di noi

Contro a duemila e cinquecentoastati

Cavalier,di destrieriincitatori.

Che se volgesua brama a questaparteDel regalfiume ilgloriosoin armi

Afrasv"b regnator,la sua fortuna

Davver che glimanc", quand'eisi traggaA questoloco!Tu, coppier,frattantoDi vino del Zab"I m'empiuna tazza

In fino all'orlo." Gli vers" quelvinoE glielporse ilcoppiervelocemente,E ratto ilprodegiubil"del suo

Porgereacconcio. Ei si rec" quelnappoSplendidoin pugno e di re K"vus primaIInome pronunci".Del re del mondo ^

Per me si faccia ricordanza,ei disse;

La sua persona e l'alma sua rallegriEterna gioia! " Un'altra volta ancora

Ei ne prese e die un bacio al suol profondoE dissepoi: Questogiocondovino" allafaccia di Tus ! " Tutti levarsi

I prencialloradel signordel mondo

E fecero all'eroedura un'inchiesta:

Tempo non " per noi di vuotar nappi,E bevendo con te male potilaLottare ilDevo Iblis.Nessun resiste.Altriche te, allaclava da un solcolpo

Di Sam antico ^e dellapugna al campo

E alber profuso! " E K"stem,

in un nappoTutto splendente,del Zab"l un rosso

Vino bevve all'onordel suo fratello,Zev"reh battaglier.Zev"reh,allora

Che in man si pose una ricolma tazza,Ricord" del suo prence inclitoilnome

E bevve e baci" ilsuol.Riistem di molte

Lodi il f"'segno e disse: Ecco, ilfratello

Beve dal nappo del fratel.Lione

E veramente queich'a un colmo nappoAvidamente corre dietro. " E poiChe non cessava dal goder,dal bevere,E la gioiacrescea, tristezzaandava,Ghev cosi disse all'inclitocampione:

Amor del sire e deglieroi,la viaA togliercorro ad Afrasv"b. Da questaParte del fiume ^

non vogl'ioch'eiscenda.Del pontechiuder" l'uno de'capiA quelmalvagio,dall'oppostapartePer alcun tempo iltrattenendo,inostri

Perch" vestano intanto le guerriereArmi. Davver! che del gioir,de'giuochiIntempestivi,oltrepassata" l'ora!

Dell'arcoalloraa ledue partiestremeLa tesa corda ei rileg",poivenne

Ratto correndo verso all'unde'capiDell'arduo ponte.Ma vicino al ponte

Egliera gi",quandoilvessilloscorse,Al giungersuo, del suo nemico. Scesi

Da questaparteerano tutti,ilfiume

Superando,glieroi;sfavane a capo

IlregnanteAfrasv"b. Ghev animoso

A R"stem grandene spedial'annunzio,E R"stem si vesti la sua di tigreIrsuta spoglia,e balz" in groppa al suo

Impetuosopalafren.Sen venne

A far battagliacontro all'osteavversa

De' Turani,e gridavain strana guisaQual fero dragoche s'avventa.Allora

Che ilscoverse Afrasy"bnellebell'armiTutto rinchiuso,che fuggianda lui

(1)Il re K"vus, inquantoch" i re dell'Iran si dicevano e re dei re e signoridi tutta

la terra.

(2) Cio" nessuno pu" brandire, come te, la clava dell'avo tuo S"m. La clava di

S"m era detta la clava da un sol colpoperch" S"m, un giorno,con un colpo solo di

essa aveva ucciso un orribile dragone sul fiume Keshef.

(3) Il fiume Am" o G"h"n (l'OssodegliAntichi)che divideva il Turan dall'Iran.

Page 116: Storia della Poesia Persiana

108 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

La mente e ilsenno detto avresti; forte

Ei tem" di queibraccio e di quell'ampioIrsuto pettoe della man possente,Dell'erettacervice e della clava

Recata in collo.Ma d'un tratto ilprodeTus e G"derz con lui,l'astanel pugno,

Gurgliine Ghev gran cavaliero,e quelloFiglioa Sliav"r,Z"nghehpreclaro,e il

[forte

Behr"m, Berzin,Ferh"d nell'armiesperti,D'eroi questodrappelgagliardoin armi.Con l'astein mano e le spadelucentiD'indicafoggia,si lev" d'un tratto

In un sol gruppo dal suo loco;innanzi

Vennero,come jiardiallabattaglia.F"' dar fiatoalletrombe e f"'ne'timpani

Colpisonori tempestarquelfieroPrence turanio,ed eglistesso dentro

Alla battaglias'avvent".Le spadeTrassero allor,le clave e i giavellottiTutti i suoi prodi,cavalierid'altaStatura e d'altamaest". Ma dentro

Diedero ancor nellabattagliai prenciIrani,e ilsangue color" ben tosto

Ai primicolpie lacervice e ilpettoE i cavallidi sotto. In questaguisaGhev si sospinsenella mischia,e parveLeone che perdutaabbia la predaNella sua caccia.Da ogniparteintorno,E dinanzi e da tergo, eglibattea

Gi" la sua clava e de' nemici molte

Persone in due pieg",ben che gagliardeEd alteancoi\a. De' turani prenciMolti caddero uccisi; oh si! la lieta

Sorte di tanti eroi,ben chef;.uiiosi.

Precipitava.Fuggivanoi fortiEroi di Cina ^ innanzi a Ghev; stordia

Di Turania ilsignorper quellavista.Ma dalla parteove Gurghin,valente

Figlioa Mil"d, era a calai'tremendi

Colpidi clava e di fulmineo brando

Di forteacciaio,stavasi di fronte,Gur"zm di nome, un uom guerricr.C-ostui

Vennegliincontio dal turanio stuolo.La pugna a dimandar. Die un altogrido.

Quando ilvide,l'iranio,e ilponderosoArco fuor trasse da la teca. Allora

Su quell'eroedi sibilantidardi

F"' scendere una pioggiae l'etraintorno

Ne ingoml)r"tutta,come a primaveraNuvola fosca. Sollev" sul capo,A quellavistapaventosa,ilprodeGur"zm lo scudo e s'avanz". Con l'asta

Raggiunseilcapo del destriernemico,E GurghinbattaglierprecipitavaDall'ardua sella.Ma giugneaquelprodeGhev all'istante;rimir" ilcaduto

E d'iras'infiamm",come leone

Che rugge nellaselva,alta una voce

Mand" a Gur"zm. E ratto l'alYerrava

Al cinto e gi" iltraea dal loco suo

Quell'uomprestante,e poicon un pugnaleApriagliilpetto.Oh si! piendi spaventoEi de' superbifece ilcor! Ma intanto

Ilregalprence Nevdheride -, in pugno

Con quellaclava poderosa,orrendi

Colpisferrava in su la testa ai prodi,E Gur"zeh l" dentro si spingeaCol brando acuto, come agresteverro

In rabbioso furor. G"derz di contro

Tale assaltoinferia,che scempioei fece

D'alme turanie,e qnalleone in giostra,Con l'arcoal braccio,cavalcando un forte

Destrier,Zev"reh dallaparteopposta

Spingeasiinnanzi. Con elettaschiera

Di giovanicampioniinclitiin armi,Correa frattanto,come nembo in cielo,

Gurghinpossente,e trassero le spade,E le clave brandir fortie pesantiE Ferh"d e Berzin tra i pi"famosi.

Ghev,nel tunmlto dellapugna, orrenda

Voce mand" contro al turanio sire,Prence illustreAfrasy"b.Turanio sire.

Grid",che avversa hai la fortuna,o vile

Che ilnome tuo perdesti,a che tal vampo,A che tanto sbracciai'tiin opi'adura

Veramente a smaltir? Dimenticasti

Forse le pugne deglieroi,se ancora

Qui se' tornato con possentestuolo

D'armii2erinuerricri?0 foi'senulla

(1)La Gina si considera, dall'epopeapersiana,come congiunta al Turan. Vedi i

paragrafi16 e 17 del capitolo.(2) T"s figliodel re Nevdher.

Page 117: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESI A EPICA 109

Sai tu (liquosticroi,prencilaiiiosiD'Iraiiiabolla,Hi"steniimperante,Giiderz,Giirghinmagnanimoe valente

Cavalier? Nulla sai di Tus gagliardo?Scompiglierannoi prodituoi cotestiVeracemente e manderan riverso

Gi" nella polveilseggiotuo regale.E R"stem di rincontro url" selvaggio

Come bieco leon. Tristo,dicea,Che hai tristisegni,perch"mai correndo

Balzastiincontro a me, talpugna osasti

Con tantieroi meco apprestar?Nel loco

Dov'" R"stem guerrier,fermo all'assalto

Esercito non sta,non regalseggio,Non re sovrano. A me d'alcun l'aita

Uopo non " nellabattaglia,e molti

Siamo davver,se quison io col prodeGhev battagliercontro Turania tutta !

D'uom veramente niun de' tuoi Turani

Nome da noi riceve;entro la pugnaDonne sono e non pi"." Cosi dicendo,Lev" la spadasua, tagliente,acuta,

E grid"come tuona in fosco cielo

Nuvola errante ; e poi,per la seconda

Volta,die voce e disse: Orbe',turanio,Ebbro,di razza vile,atto allapugna

Deglieroi tu non sei.Se' vizzo e l"acco,E vivo non sei tu ! Vanne e tiprendiQual femminetta e conocchia e bambagia.Vanne a piatircon lefigliuoletue

Tra le cortine di tua casa. A tale

Giunse tuo stato,che t'"d'uopoornaiLa mano tua ritrardallabattaglia.Or tu vedrai di combattenti prodiLe spadeacute, si che mai di pugnaNon tiverr" pensierdentro la mente

Da cpiestogiornoin poi.Con questoferro

D'indicatempra ilcapo tuo superboS",si,recider". Gi" per te piangonoLa tua corazza e ilfulgid'elmotuo.

Afrasy"b,come udi que'dettiacerbi.Pieno di ambascia ebbesi ilcore. Ei tacque,Che forteeglitemea del valoroso

Figliodi Zal,n" a disiarlapugnaEi s'affrett",ma tuttii suoi guerrieriCon gran desire a s" chiamando,innanzi

Spinsele filecon infranta lena.

Ratto dal contrastar si trasse a dietro.

Come ci" vide,di Turania ilprence,Volse le brigliee i rapidisentieri

Fuggendoprese. Eglicorrea si ratto,Come nube pelcielfosca e piovosa;Ma R"stem cavaliersospinsein corsa

Quel suo Rakhsh animoso,ed incitollo

A tergod'Afrasy"b,di fieriassalti

Apportatore,e f"'taldetti: Amico

Accorto e saggio,nell'orrendocampoNon t'arrestar,ma fa ch'io,ti sedendoAlto sul dorso,questore malnato

D'anima privie del suo sangue tutta

Faccia rossa laterra. " A quegliaccenti.L'ardente palafrencos" s'accese

Di novello des"o,che detto avresti

Fuori dai fianchiglispuntasserl'ali,S" ratto eglibalz". Quando vicino

Fu al turanio signor,questopensieroIn cor glinacque: Or si,che veramente

Giunse del viver suo l'estremogiorno!De la selladal culmo illacciosuo

R"stem disciolsee volleentro a que'nodiIlturanio impigliar.Ben le disciolte

Corde all'elmettos'avvinghiar,ma ilprenceAl fierocolposi sottrasse,e ilrapidoSuo corridor balz" come una vampa.Si che dal lacciodell'eroefortissimo

Il cavaliersi liber",le goteMolli di piantoed arida la strozza,E i cavalierisuoi con l'armi infrante.Con l'alma oppressa, dietro aluiveni"no

Correndo ansanti. Come nembo in cielo,Afrasy"bregnatorfugg"adinanzi,Del Gih"n le correnti in concitata

Furia varcava. Ma quelsuo gran core

Era trafitto,e gligiaceanoestinteDi tre partiben due de' suoi guerrieri,Di lui,che chiestoavea dallafortuna

Un miei soave e ne tocc" veleno !

Oh si,dell'ampiostuol di pugne amante

Due di tre partipi"non fean ritorno

Ai padiglionidi Turania ! Morti

Erano glialtrio da nemico ferro

Piagati,ed altriin potest"cadutiDi quellaschiera di vincentieroi.

Di tesori e di seggiin auro sculti.Di corone e di cinti e di corazze,

D'elmi e di spadee di fulgidegemme.Di palafrenidi valor,che in oro

Page 118: Storia della Poesia Persiana

110 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Avean le briglie,di celatein ferro,Di trafiericon foderidorati,

Di molte pi"d'assaicose leggiadreD'alto prezzo, rest" copiainfinita

Degl'Iran!in poter.Tutta raccolsero

L'elettapreda,con festoso core

Nel ritornar dal contrastato campo,

Ma deglieroi nessuno i corpiestinti

Denudar volle e ninno os" le spoglieDe' caduti frugar.Rendeansi tutti

Al loco dellacaccia romorosa

E cavalliadducean,la riccapredaRecavan seco. Elliscriveano un foglioA K"vus re, del campo e della caccia

E della pugna per narrarglitutto

Il lietoevento, e come niun de' forti

Spentogiacesse; ilpr"'Zev"reh,ei solo,Era caduto gi"di sella.Disse

R"stem prodea Gurgh"n:Tu partiadunqueCon lietocor, con anima serena,

E questofoglioa K"vus re porgendo.

Diglici" che oper"volgerdel cielo.

Doni elettiinvi" col foglioancora,E doni fece ai valorosi,e poiPer sette giornial fortunato campo

E per sette altriancor si rimanea

Co' prodisuoi,godendoe letiziando,Quel gran figliodi Zal ; ma, della terza

Settimana all'entrar,tuttiveni"no

Appo l'iranioprincipe,veni"noA contemplarquell'inclitacorona.

Di nostra vita ch'" si breve,questo" costume, e per essa altriva lieto

Di gagliardapersona, altrisi cruccia

In assiduo dolor. Cos" la sorte

Ha lontano poter,cos" la sorte

Molti ingannipossiede,e vari sono

E diversi;cos",quandonel cielo

Spuntaun sereno di,non vi si affidi

L'uom con la speme, non disperialloraChe ilgiornovien delladistretta.IltempoE per questoe per quelratto trascorre.

Perch" dunquene avr"a dolore ilsaggio?Vennero al fine le paroleomai

Di talleggenda,qualdiscese a noi

Dalle memorie di trascorsitempi.

9. Nozze di Rustem e di Tehm"neh ^.

Poi che una partedella notte ombrosa

Pass" veloce,allorche per la v"lta

Del cielrotante del mattin la stella

Sal"a raggiando,corsero paroleScerete l" d'accanto,e quellaportaDella stanza s'apriper un impulsoLento e leggiero^. S'avanz" un'ancella

Fino al guancialdell'ebbrosire,in mano

Lampa reggendoche soave attorno

Odor d'ambra spargea. Dietro l'ancella,

Una vaga fanciulla;oh ! come un vivo

Sol che fiammegaria,era costei,di molte

Fragranzesparsa e d'assai fregiadorna !

Eran le cigliasue s" come un arco,

Eran quailacciflessiiosie attorti

Le trecce sue, come cipressoaltero

Alta ed eretta la statura. In guisaDi sol lucente dagliorecchi suoi

Pendea l'aneldegliorecchini.In lei

L'anima " ilsenno, ed uno spirtointegroN'" la persona, s" che dir ben puoiChe in leipartenon " terrena o vile.

Di leimeravigli".Dio sovra lei

Invoc" R"stem, leonino core,

E per"dimandava : Oh! ilnome tuo,

Dinnni, qual"? Che cerchi pei'l'ombrosa

Notte? (Jual" desio che quiti mena?

E quellaglirispose: Io son Tehm"neh.

Ben tu direstiche per aspra dogliaSi spezza questocor. Figliadel sire

Di Senieng"nson io,son io di stirpeDi valorosiquaileoni in guerra,

Quai leopardinella pugna. In terra

Niun de' re mi sar" condegnosposo.Del cielsuperno sotto l'ampiav"ltaPoche fanciullea me son pari,e ninno

Dalle cortine di mie stanze uscita

Non mi vide pi"mai,la voce mia

Niuno ascoltarpot".Ma, quairacconti

Meravigliosi,bene udii gran cose

Narrar di te, che di leoni in giostraE (lipardie di Devi e di marini

Mostri non temi,e armato se' di forte

Artiglioleonin.Tu vai soletto,

(1)Vedi ilparagrafo 85 del capitolo.(2)La stanza dove dormiva Rustem ospitatonella reggiadel re di Semeng"n.

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412 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Nella virt",Kerim"n redivivo

Sia veramente. Gi" dallevagantiNubi del del l'aquiletragga,arditeVolatricidell'etra,e questo sole

Mai non glisplendacon sinistraluce,Di sventura cagion; ma, come giuoco,Stimi ei la pugna coi leoni e indietro

Non si ritraggadal pugnar da forte

Con glielefantiardimentosi e fieri!

Cosi ei passava appo la bellasposaLa lunganotte e innanzi a leidi molte

E molte cose favell".Ma quandoMont" pelcielquestofiammante sole

Con rinnovato amor tutta la terra

Adornando cosi,per dirleaddio

Si strinseal pettol'avvenente sposaR"stem e labaci" pi"volte in fronte

E ne' begliocchi. LagrimandoassaiSi disciolseda lui la giovinettaBella come Per",congiuntaal suo

Cordoglioe al suo dolor. Sen venne ratto

Appo l'eroel'inclitore, novelle

Del suo riposoe di sua stanza ombrosa

Gli chiese,e al findi sue paroleacconcieLieto annunzio glidie del suo destriero.

10. Morte di Sohr"bK

Corse,come elefanteebbro di foia,Sohr"b allorcon l'arcoin pugno e illaccio

Al cubito.Venia precipitando.Ruggendoqualleon,mentre di sotto

Balzava ilfulvo suo destrieroe il suolo

Scavava forte.Ratto che in talguisaR"stem l'ebbeveduto,in rimirarlo

Meravigliasent".Si dolse e ancora.

Nel suo stupor,per la vicina pugnaNorma prendeadal riguardar.Ma quandoSohr"b tornando R"stem rivedea,Di giovent"per generoso impetoQuel cor balz".Come pi"accanto eivenne

E Ini mir" con maest" si grandeE con talforza,Oh ! tu sfuggito,disse.D'un li'ondall'artiglio,a me dinanzi

Con duro cor perchetornasti?- Il vero

DimiUii,perch"tornastial mio cospetto.0 forse a verit" levar non suoli

Intento ilvolto? Oh s" davver I che stanco

Sei tu di vita,se ti rendi ardito

Dei leoniall'assalto.E gi"due volte

Ti francaidalla pugna, impietosito,0 glorioso,allatua lungaetade.

Eroe preclaro,sperditordi eserciti,Il fortissimoeroe glirispondea.Di talfoggiaparolei valorosiNonusan pronunciar.Davver! che ingannoTi fa la giovinezza! Or tu vedrai

Qual tiverr" dall'alto,o lioncello

Ardimentoso,da un eroe longevoColpofatai.Quando la sorte avversa

Ha in ira alcun,molli si fan le rupiIn mano a un fortequalbrandel di cera.

Un'altra voltaancor forte i cavalli

Avvinsero i guerrieri.Ecco ! la sorte

Gi" di lor si compianemica e rea!

Discesero a lottar,delle cinture

S'afferraronoal cuoio. Oh! detto avresti

Che ilcielsuperno incatenava ilduce

Di gagliardi,Sohr"b,lui ch'ebbe possa

Di sovrana virt".Nel suo corruccio

Stese R"stem la mano e al capo e alcollo

Si l'atferr"qualbelligeropardoE dell'arditogarzonceld'un tratto

Gi" pieg"lapersona. Iltempo suo

Il termin suo gi"gi"toccava, e ninna

Possa era in lui,s" che ildisteseal suolo

R"stem paria leon. SapeacostuiChe al suol rimasto ei non sarebbe e ratto

L'acuta spadasguainando,ilsenoDel figliotrapass",di lui,nell'alma

E vigileed accorto. Al fataicolpoSi contorse e gem"; lasciando allora

Tutti i pensierisuoi,giocondie tristi,

Sohr"b cos" a dir prese: Ecco ! mi venne

Tanto danno da me. Ti die la chiave

Che chiude i giornimiei, l'avarasorte,E in tua man la depose.Oh ! tu non hai

Colpaveruna in ci",che a me sul capo

Tanta rovina addusse ilciel,si ratto

Travolc^endomia morte! 'Orsi! diranno

(1) Sotir"b,scontratosi con R"stem suo padre, senza conoscerlo,in singoiarcom-battimento,

" ferito da lui e muore. Vedi il paragrafo85 del capitolo.

(2) R"stem e Sohr"b avevano gi" combattuta insieme un'altra volta.

Page 121: Storia della Poesia Persiana

AF'PENDICE ALLA rOESL\ EPICA 113

I coetaneimiei,per giocoe scherno,Che giacque,stesa nelhipolve,l'altaPersona mia ! Mi die la madre ^ i segniDel genitornon dubbi,e ilviver mio

Per amor tocc" fine.E ilricercai,

Rramoso di veder rpielvoltoamato,E pei'questodesio diedi la vita.

Aim" ! che allasua meta illungostentoNon giunse,ed io veder per ninna via

Voltopoteidi genitor!Ma intanto,S'anche nell'ondequalnatante pesceCalarpotessi,o come notte in ombi'a

Te stesso tramutar, s'anche nel cielo

Salirpotessicome stellae questoAlmo sole schiantard'in su la faccia

Di questaterra,sempre e sempre ilmio

Genitor chieder" la mia vendetta

Da te, quandovedr" che dell'avello

Furon lepietreilmio guancial.De' prenciE deglieroi ben recher" qualcunoA R"slem la novella,e dir" forse

Che uccisofu Sohr"b,in tiu^peguisaAtterratonel campo, allorch'eivolle

Con rinnovato ardor cercar di lui.

R"stem che l'ascolt",preso allamente

Fu da gran meraviglia.Oscura agiiocchiLa terra glisi f"'; senza vigore,Senza laforza di sue membra,senza

Poter,gi"cadde al suol,perdettei sensi

All'improvviso.Allor ch'eiricovrava

I sensisuoi,con gemitie lamenti

Al feritosi volse : Or dimmi qualeDi Pi"stem segno hai tu. Deh ! sicancelli

IInome suo fraglialtrieroi,ch'iosono

R"stem ! Non restiilnome mio ! ma seggafiime nel lutto,e ratto sia,l'antico

FigliodiSani 12- Quipianseun fieropiantoF si svelsele chiome e f"'lamenti,Rimescolossi entro a sue vene ilsangue.

Ma Sohr"b che vedea quelfierostatoDel genitor,cadde airindictroed ogniSentimento da lui fuggid'un tratto;Ma dissepoi:Se R"stem veramente

Sei tu,da stoltoe per la tua natura

Malvagiatu m'hai spento.Io t'avviai

Per dirittosentiercol mio consiglioIn ogniguisa,ma in te mai non sorse

Alcun moto d'amor 3. Disciogliintanto,Della corazza mia toglii legami,Osa ignudomirar questomio corpoCandido e puro, e osserva al bracciomio

Quellatua propriagemma *; or tu vedrai

Ci" che tocc" dal padresuo talfiglio.Quando su le mie portealtofragoreSi lev"di timballi,a me sen venne,

Molle di piantoambe legote,mesta

La madre mia. Trafittaera quell'almaPel mio ratto partir.M'avvinse al braccio

Una gemma, e dicea: " Tu serba,o figlio,Del padretuo questoricordo e vedi

Quandoall'uopoverr" ". Ben m'era d'uopoOra, nelpuntoche sorgea la pugnaInquestocampo, allorcheinnanziagliocchiDel padresuo parve dispettoun figlio.

Pv"stem che sciolsela corazza e vide

La gemma sua, tutte le vestiattorno

Si f"'a brani cadere. 0 per mia mano

Ucciso figlio! 0 generoso ! o prode!Tu in ognigentecelebrato!ei disse;E si svelleale chiome e lagrimava,Pien di polvela fronte e piendi calde

Stilledipiantoilvolto.Oh! questo" peggio,Sohr"b dicea; n" lagrirnartu d"i

Conambogliocchituoi!Oh! qualmai frutto

Dall'ucciderte stesso? And" l'evento

Cosi ; la cosa destinataavvenne !

Ud" cotesto ^e si percosse ilviso

(1)Tetim"neh figliadel re di Semeng"n e sposa di R"stem. V. ilpasso antecedente.

(2)Z"l figliodi S"m e padre di R"stem. Vedi sopra.

(3)Sohr"b parlacosi perch" gi" prima, nell'altro scontro con R"stem, pi" volte

aveva domandato a questo eroe s'egliera R"stem veramente, e R"stem sempre aveva

negato.

(4) La gemma che R"stem aveva data alla madre di Sohr"b quando la spos".Vedi il passo precedente.

(5) Nei versi ommessi si narra come Ruslem andasse a chiedere al re K"vus un

portentoso balsamo che guariva ogni ferita;ma alcuno dei guerrieriIrani gliera

subilo corso dietro per dirgliche Sohr"b era spirato.

8 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voL II.

Page 122: Storia della Poesia Persiana

114 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA

E si svelsele ohioine e f"' co' pugniOnta Pi"stem al petto.Un balzo ei diede

E sospir",piansed'affanno e in fiera

Guisa serr" le cigliasue. Ma poi,Ratto qualnembo, gi"di sellaei scese

Dal palafren,l'elmo gitt",cacciossi

Negrapolvesul capo. Eran l" intorno

Dell'esercitoi prencie insiem raccolti

Piangeanotutti,sospirosie mesti

E sconsolati;e queidicea piangendo:Giovinettoguerrier,cbe altarecavi

La fronte,o germe di gagliardi,ilsoleMai non vedr" cliiugual ti sia ; vederlo,

No, non potr"la bianca luna o iltuo

Elmo lucente e la corazza, il tuo

Seggiorogai,la tua corona! A (piale,A qualuomo incoglieatanta sventura

Quanta a me venne, che ilmio t"gliouccisiNella mia tarda et"? NepoteeglieraDi queldel regno difensorpreclaro,Sam cavalier;da illustriei discendea

Per la sua madre ! Ed ora ambe le mani

Troncar mi si dovrian ; la negra polveEsser dovrebbe ilseggiomio,che un figlio,E fu Solir"b,condussi a morte, a cui

Mai non nascea l'egualper l'ampiaterra,Non prence, non guerrier.Vincea d'assai

Ilfigliodi Nir"m, Sam valoroso,

Ghershaspee Ghev e glialtriprenciinvitti,Per innato valor. Non v'ha nel mondo

Tal che mi uguagli;eppur dinanzi a lui,

Parvi inettogarzon, ben che gagliardo!Or che dir",quandola madre sua

La ria novella udi"? Come potreiMandarle alcuno? Dir" forse ch'io

Senza colpailtrafissi,e perch"foscoDel di gliresi lo splendor?Oual padreF"' ci" ch'iopur compii?Forse che degnoNonsondibiasmoacerbo?()h !chi.miditc.Uccise mai quaggi"la sua giocondaProle e s" forte e si avveduta e ancora

Nel fiordeglianni suoi ? Ma quell'illustreEroe di Semeng"n,padreamoroso,Alla sua figliagiovinettaepura

^

Che dir" mai? Dir" che per vendetta

R"stem ilvinse e col pugnainel seno

11 cor glitrapass"?Certo che grave

Imprecarsi far" contro la trista

Di Sam progenie,me gridandoattornoUoni che amor non avea, che senza fede

Si aggirae vive. Ma chi seppe o scorse

Che garzonceldi tal valor,con questiAnni suoi brevi,qualcipressoin alto

Saria cresciutoun di? che al subitano

Venirgliin cor d'un reo pensierdi guerra,Avria raccoltesue falangie fosca

M'avr"a resa del di la chiara luce?

E comand" che fosse un regaldrappoSteso sul volto algiovinfigliosuo.Sul volto a tal,cui venne in cor di trono

E di dominio su citt"desire.

Cui tocc" in sorte angustae tenebrosa

Un'arca funeral ! Cosi quell'arcaDal rio campo fu tolta,e il mesto eroe

Alla sua tenda si drizz"; ma poiEntro a' recinti fu gittateilfuoco'

Divorator,mentre di polveilcapoL'esercitode' prodisi spargea.L" intorno tutti.I padiglioniancora,

l drappiin color vari,i preziosi

Seggidorati su cui stese andavano

Spogliedi uccisi pardi,entro a le fiamme

dittar mesti glieroi. Levossi un grido

Lugubree tetro,e si dolca quelforte,

Proteggitordel mondo : Un cavaliere.Si come te, mai non vedr" la terra,Con talvalor,con talpossanza, in tempoDella battaglia!Oh ! sciaguratoil tuo

Consiglioe il tuo valor! Misero iltuo

Volto fiorente,e l'erettapersonaE ilvago aspetto,e sciaguratoilduoloE l'affannoche l'anima mi frugaPer te,divisodalla madre tua.

Ferito al cor dal padi'e!E Zal farammi

Rampognamolta,e ramj)ogna farammi

Ricca Rud"beh ^ di virt" ! Deh! i prenci,Deh !giieroi che diranno,alloi'clieindizio

Giunger"lor di tanto! E come venga

Di ci" novella e inlcndei'annoch'io

Svelsi dal mio giardindel bel cipresso

(0 Teluiiineh,madre di Solir"b.

(2) La madre di Rustem. Vedi sopra.

Page 123: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 115

La vaga pianta,qualdiscolpamaiIn lor cospettorecher",che vinto

Traggaa' miei dettilor crucciato core?

Pianse,et!ilsuolgi"gi"ferocementeScav" con l'ugnee la regalsua vesta

F"' cad"rsi diveltaa brani a brani

Dalla persona. Di re K"vus tutti

Stavano accanto a lui sopra la via

Gli eroi seduti.Di paroleamicheAtte a consigliavean la linguapienaI valorosi,ma per l'asproduoloDi serrarne era chiuso ilcor del forte.

Ratto che giunseilfortissimo eroe

Alla sua casa ^ f"'un gran piantoe l'arca

L" innanzi pose ; e Rud"beh che scorse

L'angustabara di Sohr"b e vide

Scendere al figliosuo d'amaro piantoDagliocchi un fiume su colui,eterna-mente

sopitoin un feretroangusto,Tenero garzoncel,sciam" piangendo:Eroe,stirpedi re ! " Principioallora

Ai lamenti ellafea,grave traendo

Un sospirodal cor: Non fiache mai

Nasca un gagliardoe valoroso in terra

Che ugualtisia,figliod'eroi,progenieDi leonirubesti! " Oh ! disse in gemiti.Per alcun tempo, eroe d'erettafronte,

Dall'arca fuiieralleva iltuo capo!Ma tu pi"non faraidel tuo pensieroIntimo e arcano allatua madre un motto,

N" diraiche t'avvenne ai di pi"lietiDel viver tuo. Gi" discendestiin cava

Fossa ai giovanid",nel tristoalbergoEntrato se'degl'infelici,e intanto

Non parlia noi qualt'incoglieasventura

Per man delpadre.Oh! perch"mai nel seno

L'alta feritaeglitiapri?" Que' lai

Saliano al ciel dallaregaldimora,E chi lindia,piangea.Di l" si tolse

E ritornossia' gineceiRud"behNel duol,nelcruccio,pienoilcord'affanno,

Sparsedi negra polveambe le gote.R"stem che ci"vedea,pianse,e dagliocchi

Del piantosuo f"'scendere sul petto

Le stilleardenti. Detto avresti allora

Che venuto era ildi che sorgerannoI corpiestinti,poiche rifuggiaII cor di tuttida letizia.Intanto,Un'altra volta ancor, dinanzi a' prenciRec" la bara di Sohr"b gagliardoL'afflittogenitor,lev" ilcoperchio.Il capo ne scovr",ne rimovendo

Ildrappofuneral dinanzi agliocchiDel padresuo. Cosi,quellaleggiadraPersona eglimostr" dinanzi ai forti

Inclitiinarmi, e detto avrestiin cielo

Caliginelevarsi.I circostanti.Uomini e donne,giovinettie vecdii,Smarrian vigornellospettacolfiero.Principidellaterra e vestie arnesi

Feano a brani cader. Fino allenubi

Nembo di polvese ne andava, e quellaCasa regalfu allor come un ostello

Che imortiaccoglie,poiche dentro a un'arca

Era disceso a riposarquelprodeLeon possente.Alle robuste spalle.Alla cervice,tu l'avrestidetto

Sam cavalier,che di battagliestanco.L" venuto posasse. Allor che tutte

Le accoltegentividero quelvolto,Fecer novellamente e piantie lai

Per l'acerbodolor. Ma con un drappoDi color gialloilricoverse e l'arca

R"stem rinchiuse,quell'angustabara

Fortemente ei serr",poidisse: In oro

Quando pur componessial figliomioLa sepolturae tutta la colmassi

Di nereggiantemuschio,allorche uscito

Sar" dal mondo, l'altasepolturaNon fiache resti.Eppurquinon m'" all'uopoAltro consiglio! Or qualfar" di lui

Cosa ben degna,di cui resti al mondo

Alcun sentore? " Allor,la sepolturaEi ne lev" come unghiadi cavallo

Eretta e arcata 2. Debile ilvedere

Alle gentisifea per piangerlungo,E ilprodeintanto gi"scav" in un legnoDi recente alo" novella un'arca

E serrami vi pose in fulgid'oro.

(1)Nel Segest"n dove era il castello di Z"l e de' suoi avi.

(2) Credo che il poeta vogliaaccennare a quellafoggiad'arco,appunto a ferro di

cavallo,propria dell'architettura moresca.

Page 124: Storia della Poesia Persiana

116 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

1 1.

La prova del fuocoi.

Poi che tu ascullila mirabil storia

Partitainente,ben sar" se in donna

Fede non poni.Oiiellacercherai,Quellasola fra l'altrein questaterra,

Di saggioe puro cor. Donna malvagiaOnta arreca e vergogna. Or, contro terra

Migliorcosa " schiacciardonna e serpente,E il mondo t"amigliorse d'ambo rpieste

Impurecose andn" libero e scevro 2.

Cos" di tronchi e di rami divelti

Levar due monti in mezzo alcampo. Intorno

Stava la gentea riguardarraccolta,E nel mezzo era un varco, ed un belligeroCavalier vi poteacon la persona

A gran stento passar. F"' cenno ilsire3,Sire di gran valor,che sui raccolti

Aridi legninereggiantenafta

Si spargesse, e venian dugentoa prova

Le fiamme a suscitar.Soffiano,e detto

Avresti allorche notte sottentrava

Ratto nel di. Pel vorticosofumo.Al soffiarprimo,intenebr" la terra.

Indi guizzarle fiamme, crepitando,Dietro a quelfumo. Tutto ilcampo allora

Pi"assai del cielsi mostr" chiaro.Fremono

I circostantitutti,altos'avventa

L'orrida fiamma; e cuoce altodolore

Inogniparteognun che venne. Ei piangonoPer quelbel voltosorridente e lieto*.

Siyavishvenne l" dal padre,in fronte

Postosi un elmo tutto d'or.Ravvolto

Con molto accorgimentoin bianche vesti,II labbro avea pienod'un riso,il core

Pien di speranza avea. Bruno ei montava

Un palafreno,e lapolvesaliaDalle zampe di sotto altoferrate

Fino all'altodel ciel.Qual " costume

Di benda funeral,qualn'" pur foggia.Di canfora odorosa allapersona

Egliera sparso, ma parca che alcielo

Cercasse la sua via l'inclitosire.

N" s'avviassealla montagna ardente.

Ratto ch'eglivenia,l",nel cospettoDi K"vus prence, a piebalz" di sella

E omaggiogliprest".Iiossele goteF"' per vergogna ilsire,e tur pietoseLe sue paroleal figliosuo, ma tosto

Siyavishdisse : Non crucciarti! Tale

" ilvolgerdellasorte! Io di vergogna

Men vo carco e di danno. Io,se innocente,

Scampom'avr" ; ma se d'alcuna colpaNel tristofatto segno in me si trova,Iddio possente,creator del mondo.

Me guardarnon vorr". Si,pei'l'eterna

Virt" di Dio dator di grazia,nulloArdor io toccher" dall'igneomonte.

Siyavish,come venne l" dal fuoco,A Dio signorel'intimopensieroVolse del cor. Tu mi concedi,ei disse,

Almo Signor,per questomonte ardente

Libero il varco. Scioglitu dal laccio

Del padremio questapersona attrita!

Poi che intalguisaegliebbe piantoassai,

Come nembo di fumo ilsuo destriero

Ratto incit" di color fosco.Un gridoDalla citt",dallapianuraintornoLevossi in alto e a la raccoltagentePer tant'opracrudel venne rancura.

Ma Sud"beh che udia voci dolenti

Venir dal campo, ad un tei'razzo ascese

Dalle sue stanze. Vide ilfuoco,male

Cerc" al prodevenisse e fu sdegnosa.Alto imprecando.E la genteglisguardiSu re K"vus tenea fermi e diritti.

Piena la linguadi paroleacerbe.Pieno d'un'ira ilcor. Di cotalguisaIl suo bruno destriersospinseinnanzi

PrincipeSiyavish,che dir poteviCh'eife'difuocoilsuo destrier.S'avventano"

Da tutte parlil'igneevampe, e ninno

Siyavishvide allor,ninno quelsuoVeloce palafren.Tutte nel campo

(1) Per questo passo, vedi il paragrafo 86 del capitolo.

(2) Allude il poeta alle arti maligne della regina S"diibeh. Vedi il paragrafo 86

del capitolo.

(3)Il re K"vus.

(4)Di Siyavish,figliodi re K"vus, che doveva provare l'innocenza sua passando

tra le due cataste infiammate.

Page 125: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV EPICA 117

Stavan con occhi lagrimosiintorno

Meste leturbe e si dicean: Deh! come,

Come uscir" da le voraci lianiine?

Alf"n,Tuoni generoso e di gran core

Da le fiamme balz",le labbra adorne

D'un suo bel riso,ambe le gote sue

Qualporporinarosa. Oh! allorch"ilvidero,Alto un gridolevossi: Ecco ! mirate !

Usci dal fuoco ilgiovinettosire!

Deh ! s'erano acque a superar, balzato

Illesoei ne saria,n" alcuna piegaAvrian le vesti sullasua persona !

Tale usc" da le fiamme ilcavaliere

Col palafrenoe la clamide sua,

Che dettoavrestiche non tocchiin gremboGelsomini ei recava. " Allor che graziaDa Dio santo discende, una sol cosa

Davver! che sono e l'alitodel fuoco

E l'impetodel turbo. " In quell'istanteChe dall'igneamontagna allapianura

Siyavishvenne, da quelcampo attorno,

Dalla citt"levarsialtele voci,

Gittaronsi ver lui dell'ampioesercitoI cavalierie innanzi a lui,per tutto

II vasto loco,gligitt"rmonete.Ei'a una gioiaper la terra allora

In mezzo a prenci,in mezzo a servi,e questiLieto l'annunzio dava a quello:IddioDell'innocenteebbe piet"! " Ma intanto

Ilcrine si svelleanel suo corruccio

FieiN) Sud"beh e graffmvasiilvoltoE lagrimespargea. Come sen venne

PrincipeSiyavishdinanzial padre,Ne tracciain luidi fumo siscopria.Non di fiamma o di cenere o di polve,K"vus regnantesigitt"dal suo

Regaldestriero,e a piesi mosse ilprence,A piesi mosse ilpopoltutto. Ei strinse

Forte al suo seno ilgiovinettofio'Ho

E dell'operasua perdonglichiese,E Siyavishpi"ancor si f"'da pressoAl re sovrano de laterra e alsuolo

Pose lafronte.Ei si,dell'igneomonte

Era scampato allavorace fiamma,Atterratoildesio de' suoi nemici !

12. Behr"ni nel campo nemico ^

Ildestriei'oincit" sen venne al campo,E risplendeala facciade la terra

Al lume della luna. EglipiangeaMiseramente su gliuccisieroi,Per tanta piet"de' caduti. E v'era

La salma di Revniz nel sangue immersa

E nel fango,squarciatoilricco arnese

Sul colmo petto.Oh! sovra luipiangeaPietosamente ilvaloroso figlioDi G"derz e dicea : Giovane eroe,

Inclitocavalier,che se'tu mai

Ucciso quise non di polveun pugno?Abitan lor palagii grandiin terra.

Scendi tu nell'avel!" Cos" dicendo

Attorno a' suoi fratelliei s'aggirava.Tutti gittatiqua e col" pelvastoCampo.Fra questi,valorosied incliti.

Un v'era,apertodi feritaal pettoDa un ferro,ma scampatoanche allavita.

Behr"m ei riconobbe e die un lamento

E del nome ilrichiese.Io,glirispose,0 prode,son Behr"m. Dimmi qualsiaPensier celato del tuo cor. " Gli disse:

Vivo ancor quison io,prodeguerriero,Fra tantiuccisie nell'orrendo campodittato.Son due di che cerco e bramo

D'acquauna stillae poco pane e un misero

Giaciglioa riposar." Corseglia lato

Behr"m allorcon anima gi"vintaD'amor,con core di congiunto.Ei pianse

(1)" un episodioche ha una somighanza singolarecon quellidi Niso ed Eurialo,in Virgilio,e di Gloridano e Medoro, nell'Ariosto,e che " uno dei pi" belli nella lungaguerra tra Irani e Turani per vendicar la morte di Siyavish.Vedi i paragrafi86-97del capitolo.

(2)Behr"m, prode e generoso figliodi G"derz signore d'Ispahan,aveva perduto,combattendo coi Turani nella gran battagliadi Peshen dove erano restati uccisi tanti

suoi fratelli (vediil paragrafo 89 del capitolo),una sua sferza notata del suo proprionome. Perch" non venisse in mano dei Turani, eglivolle di notte andare a rintrac-ciarla

nel campo nemico, dove, scoperto, fu miseramente ucciso.

Page 126: Storia della Poesia Persiana

118 APPENDICE ALLA POESLV EPICA

In rimirarlo e si liatt"la guancia,

Squarci"sue vesti e ne fasci"le aperteFerite co'brandelli.Oh! glidicea,Cura non darti n" pensier,che lieve

Piaga" cotesta e iltuo languirne venne

Da fasciache manc". Poi che l'apertaPiagaavr" stretta ne le bende,al campo

Verrai con meco ed a migliorestato

Da talferitasalirai.Nel campo,

Dietro a un serto rogaii,mi si smarr"a

Una mia sferza.AUor che rinvenuta

Per me sar",s" verr" a te, nel campo

A ricondurtiprontamente." E corse

E di l" si gitt"nel medio loco

Del campo e s'aggir",finche la sferza

Di rinvenir glifu concesso. EH'era

Ditrafittiguerriersottoaungran cunnilo,E v'erasopra fangoassai raccolto

E sangue. Si gitt"dal palafrenoE la sferzagherm",quandoun nitrito

Lungis'intesedi destrieriin volta.

Ilgiocondonitrir dellepuledreUd" del forteilpalafrenoe ratto,

Qual " d'Azergash"sp- la viva fiamma,

In cor si accese. Dietro a le puledreVienne su l'orme rapidoe furente,

E Behr"m si crucciava e dietro a lui

Pania correndo. Cos" ei venne e corse

Fin che ilraggiunse,e di sudor bagnataAvea la fronte e la corazza e l'elmo.

Appenal'afferr",che alto in arcioni

Vi balz" ratto,chiusa in man laspadaD'indica tempra. Ma le cosce allora

Ch'ei strinse,ilpalafrenpiedenon mosse,

E di polvee sudor copertiandaroIl cavaliero e l'animai riottoso.

Forte crueciossiilcavaliero e un colpoVibr" di spadaal suo destriersul capo,

Indi rifecea pie,ratto qualnembo,Al campo contrastato ilsuo sentiero.

Da confine a contilitutta era ingombraLa campagna di uccisi e per ilsangue,

Qual rosa porporina,ilsuol di sotto

Rosseggiavaall'intorno.Ilvaloroso,Inclito,a pievenia,per t"rsi in gremboQuel prodesuo ferito,e s" dicea :

In questocampo dell!qualfronteavremoSenza destrierche ilcalleindaghi?Batto

Alquantiprodiavean di lui sentore.Cento dal medio vallo usc"ano in fretta

Cavalieripugnaci3, a catturarlo

Su quelcampo d'assaltie trarloal duce

Di lor falangi.Ma Behr"m leone

Tese all'arcola corda e ne f"' tosto,

L'ardimentoso,le sue frecce piovere.Quando all'arcoei ponea la sua d'eroe

Alata punta,chi poteagliintornoFermo restarsi?E molti egline uccise

E feri,qualleon preso dall'ira

Balzando innanzi. I cavalieriindietro

Si ritornar da lui,vennero tutti

Di Piran * al cospetto.Ecco,ei diceano,Belva " cotesta di gran cor ; la pugna

Il nemico sostien,qualleon fero,

A piedi." Come giunsela lor gente.Attorno al duce ei favellardell'opraDel giovaneguerrier.Corsero molte

Parole su di lui,grave di pugna

Facitor,di suo assaltoanche, in secreto

E in aperto.E chi mai, Piran chiedea.

Chi sar" cotest'uom? Quale il suo nome,

Qual,fra gl'inclitieroi? " Behr"m, ga-

Vincitor di leoni,egli" davvero,[gliardoTal glirispose;e tutto degliIraniSi fa per lui pi"splendidol'esercito^.

Ci" disse6,e and" co'prencidiTurania,Di rabbia e d'irapienoilcor. Sen venne

Ratto a quelcampo dell'assalto,al loco

Ove prence Behr"m senza la scorta

(1) Mentre eglivoleva raccogliereun diadema caduto ad un principenemico.

(2) Nome di un tempio del Fuoco, secondo la religionedi Zoroastro.

(3) Erano guerrieri e cavalieri dell'esercito nemico.

(4) Il capitano dei Turani.

(5) Pir"n, intanto, ha tentato invano di fare accettare a Behrrmi un palafreno.

Tezh"v, allora,principedi Ghirav-gtiird,malvagio e vile,avutane licenza da Pir"n,

si avvia al campo per ricondurne Behr"m, vivo o morto, a qualunque costo.

(6)Tezh"v. Vedi la nota antecedente.

Page 128: Storia della Poesia Persiana

1^20 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

K agevolmentelo nipiadi sella

E, gillaloloal suol,dispettacosa,Scendea,le mani glistringead'un laccio.

Al suodestrier tornando in sella,ei trasse

L'avvinto prigionierqualforsennatoDietro a s",ma Tezli"vcosi dicea

Mesto pregando:Uim", forzanon restami.

Animoso guerrier! Che fec'iomai

Se a me soltantoin la turba infinita

Di tantieroi tu cangiin un inferno

La notte oscura?" Su la testa allora

Dugentocolpidi sonante sferza

Ghev gliassest",poidisse: E non " loco

A barattar parole!Ah! tu non sai,

0 sciagurato,(dienovellogermePiantastidi tua man nel tristocampo

Della vendetta? 11 verticeallavolta

Del cieloaggiunger",di sangue il troncotic? o

'

";

Sar" imbevuto e i fruttisuoi saranno

Spadetaglienti.Elettapreda,in mano

Behr"m tigiunge,ma la strozza angustaD'un serpe or tu vedrai.Ecco! per quellaSventura onde moria Behr"m illustre,Il cor di (Ihev da fieradoglia" oppresso!

E Tezh"v l)attagliercos" rispose:

L'aquilasei,l'alloilolason io

Entro gliartiglitudi. Ma non per male

Pensai di liidii"m tuo, n" per nn'a mano

Venneglidanno. Allor che giunsi,uccisoNel campo gi"l'aveandellabattagliaDi Cina i cavalieri." Oh! traditore,Ghev gligrid",questeparolestolteNon avventar per discolparti!"

E iltrasse

Furioso a quelloco ove giaceaBehr"m gagliardonel dolor dell'alma.

Ecco,ei grid",questoreo capo !Tosto,Per violenza,violenzaa lui

Render", (ii'aziea Dio che ilmondo fece,Che tanto a me rest" nella mia vita

Spaziodi tempo, oiid'iol'anima fosca

Schiantar potessidalla rea personaDel tuo nemico {M'iache tu moi'issi,

0 fratelmio ! " Tezh"v ilsupplicava.Per sua uccision grazia(diiedea.Iva dicendo: C((sa,ch'era d'uoito

Accadesse,ora accadde. E quale" frutto

Dal troncar con la spadailcapo mio?

E al suol gittossiavvoltolatoe questoGrido fece a Behr"m : Deh ! generoso.

Addetto servo dell'anima tua

Io sar",sul sepolcroin che tu posi,Adorazion far"! " A Ghev allora

Prence Behr"m dicea : Chiunquenasce," forza che morr". Ma se per lui

Danno mi giunsealla persona, ancora

Della morte gustar non dee l'angoscia.E tu. soggiunse,perch"in terra poiDi me ricordo anche eglifaccia,il reo

Capo non glitroncar. " Ma quelfratelloVedea trafittoilfratelsuo, vedea

Tezh"v malvagionelle sue ritorte,E lev" un grido.Per la barba ei prese

Tezh"v d'un tratto,e come a lodoletta

La testa glispicc"dalla persona.Pianse un piantodi duol dagliocchi suoi

Behr"m allor.meravigliandoassai

Del cielper l'oprae lev"un gridoe disse:

Chi vide mai talmeravigliao ascosa

0 manifesta? S'io qualcunouccido0 se a me innanzi uccidi tu. glir sempre0 uncongiuntoounfi'atelche ucciso cade!"

Disse,e l'alma rendea Behr"m gagliardo.

13. Batlo di Bi-Ju'iiK

.Ahipoiche giunsedel partirl'istante,Di l'izhcn rimirar pi"ardente in lei-

Venia la brama. Allor,poich"a lasciarlo

Menizheh s'inducea con mesta tVonte,

Chiam" le ancelle sue. Volle che tosto

Atta una beva ad assopirla mente

Apprestasserconmiele. Ecco, la porsero,E com'ei ne bevea,fuor di s" stesso

Ed ebbro divent",chin" la testa

Innanzi,grave. Un palanchinoalloraE la partenzaper la via colei

Batto apprestavaal giovinettosuoAddormentato. E v'era si pei' lei

Da una partennsedil,})osloall'amore,Dall'alliaun j)ostoal riposar.Gittava

(1)Per questo bellissimo episodiovedi il paragrafo 1)3 del capitolo.

(2) Menizheh, la bella figliadi Afr"sy"b re dei Turani.

Page 129: Storia della Poesia Persiana

Al'l'ENDICE ALLA POESIA El'IGA 1-21

Cant'oiaintanto al locu de' suoi sonni

Menizhelied acqna di olezzantirose

Su queilegnidi sandalo. Vicina

Com'ella giunseallaoiti",d'un velo

Copri'1vago doi'inientee nel palagioL'introdusse non vistoentro la notte.

N" sciolseillabbro con estrani.In quellaSua stanza gliapprest"loco al dormire,Fin che di Bizliendel vegliardesioFiero le venne. Un balsamo sottile

Da ridestarglipose entro agliorecchiPerch" sua mente ritornassein lui.

Come Bizhen destossie l'assopitaSua mente ricovr",trovossiin gremboQuella,dal seri di bianco gelsomino,Leggiadrissimadonna; entro a l'ostello

Del regnanteAfrasy"b,videsiaccanto,Al medesmo gnancialchina la tVoute,

Lei,dal volto di luna. Oh! si crucciava

Bizhen in core, ed'Alirim"n ilal'arti

Cercavasi rifugioin Dio signore!E cosidisse : Almo Fattor,deh ! forse

Scampoa me non sar" da questo loco?

Deh! almeno chiedi tu la mia vendetta

Da Ciurghiu^ e tu ascoltailmio dolore

E l'imprecardi me! ch'ei mi fu guidaA questo male e pronunci"paroleDi mille incanti sovra me tapino.

Lieto serba iltuo cor, disse .Menizheh,E tutte cose che non anche furo.Stima qualaura lieve.E casi assai

Toccano all'uom quaggi",dolce convito

Talor l'attende,aspra tenzon talvolta.

Poser la mente al ber profusointantoFra ilterror d'un supplizioe la speranzaD'un talamo di nozze. Una fanciulla

Di rosee guancieda ognitenda allora

Invitarono a s",l'ornardi drappiDi cinese tester. Le giovinetteLevarono un bel canto, e nellagioiaElle passarcosi la notte e ilgiorno.

Poi che stagionetrapass",di tanto

Al guardianode le porte annunzio

Venne e contezza. Eipersecreta via

Ogniarcano esplor",nel cor profondoPensando in priagl'intravvenuticasi;E tal,che sempre avea paroleal labbro

Malignee tiiste e l'alberodel male

Scuotergodeaper c"rne i fruttipoi,Cerc" chi fosse lo straniero e dove

Terra fosse di lui,per talvenuta

Che volesse in Turania. E ilseppe e graveEbbe timor per la sua dolce vita

E corse a ricercar la sua difesa.

Solo un consiglioavea, le gi"saputeCose ridir,si che correndo fuori

Balz" da le cortine^ e venne e disse

Al turanio signor3: La figliatuaScelse d'Iraniaun giovinettosposo.

Dio signoreinvoc" l'anticoprenceE parve un salce in di ventoso,tanto

Eglitrem". Le lagrimecadenti

Dagliocchi suoi si terse con la mano

E ramment" nell'irasua antica

Sentenza e disse: " Dietro a le cortine

Queiche ha una figlia,anche se regioserto

Eglipossiede,sventurato " sempre! ".

Meravigliavaei si di ci" che fatto

Avea Menizheh,e Karakh"n che aspettoAvea di prence, a s" chiam",dicendo :

Per l'opradi costei,donna impudica,Saggioconsiglio,amico mio, mi dona.

Karakh"n al suo re cos" rispose:Pi" saggioe accorto est" faccenda osserva!

Se vera, a favellarloco non resta.

Ma, certo, l'ascoltarmai non uguagliaVedercon gliocchi. " IleAfrasy"bche avea

L'avveduta risposta,ebbe nel core

AITrettatodesio per le paroleDi Karakh"n. A Garsiv"z * rivolse

Un lungosguardoscrutator,poidisse:D'Irania (dil che vedemmo e ancor ve-

[dremo!

Deh ! perch"mai avvilupp"la.sorte

(1)Gurgli"n,guerrieroiranio,aveva accompagnato Bizlien nel Turan e per invidia

l'aveva al^bandonato nelle mani di Menizheh. Vedi il paragrafo93 del capitolo.(2) Le cortine delie stanze di Menizheh e delle ancelle.

(3)Il re Afrasy"b. Vedi sopra.

(4) Fratello di Afr"s\"b, principaleautore della morte di Siy"vish.Vedi il para-grafoSt) del capitolo.

Page 130: Storia della Poesia Persiana

122 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA

Nodo si tristO;duol da irania terra

E perversifigiiiioli?Oh ! va, fratello,Con avveduti cavalierie tutti

Dell'ostelloregalvalichie porte

Riguardinsida te,poscia,chi vedi.Cerca in mia casa. Legalotu allora

E quil'adducistrascinando a forza.

Ratto che Garsiv"z pi"s'accostava

A quellaporta,un suon di voci alterne,

(( Bevi I mangia! ", ilferi.Concenti vaghiDi liuticon fremer di ribebe

Echeggiavanoallordall'ampioostelloDel regnante Afrasvc"b.Ma i cavalieri

Tutte le portedel regalpalagioPrendeano attorno ed ognivarco in tutte

Parti cos" chiudean. Quando ben chiuso

Vide l'ostel,quandocongiuntoilbevereCol canto ei vide e col tripudio,ratto

Colpila portae ne divelsei cardini

Dal loco,e per la sogliaentro la casa

Si gitt"("arsiv"z.RapidogiunseAl loco del banchetto,ove lostrano

Ospitesi celava. E allorche un guardoSu Bizhen fnlmin" l" dallaporta,Il sangue suo per l'improvvisosdegnoCaldo gliribolli.Tutto all'inloriio

Dell'ampioloco stavano trecento

Giovinette leggiadreeavean ribebe

E dolce vino e canti. Era nel mezzo

Bizhen assisoa le fanciullee un rosso

Vin recavasi al labbro e molta gioiaAddimostrava. In quell'istante,un urlo

Cacciava Garsiv"z : Codardo e vile.

Che non conosci liparentituoi.D'un possentelion cadestialfine

Sottol'artiglio.E come vuoi tu ancora

Disci"r l'anima tua da questastretta?

Bizhen in s" medesmo si crucciava

E dicea : Come mai,solo ed inerme.

Farei tenzone? Oh! dov'" Ghev,ilfiglioDi G"derz,di Keshv"d,che senza merlo

D'uopo" la vita abbandonar? N" meco

" ilmio bruno destrier,n" ilpalafrenoDi via compagno. Oh! veramente ilsole

Oggidi me precipit"a l'occaso.N" veggo in terra alcun amico,e ninno

E di me protettorfuor che l'Eterno!

Un fulgidopugnaisempre egliaveaDentro all'un de' schinieri.EgliladestraStese e trasse ilpugnaidallaguainaE la sogliaoccup".L" disse ilnome:

Bizhen qui mi son io,de' figliillustriDell'anticoKeshv"d, primodi tutti

D'Irania i forti,liberiguerrieri.Non scalfir"questapersona mia

Alcun giammai,se di portarla testa

Non " sazioilsuo tronco. Oh !se nelmondo

Anche venisse orribilescompiglio,Niun le tergavedr" di me fuggente!

14-. Liliera:iunedi Bizhen i.

Il valoroso - a quellavampa assidua

Volse la facciae camminando assai

Tutti precesse nellavia. Ma giuntoD'Akv"n malignoallasformata pietra^,Su quell'orridafossa,ove si grandeAngosciae stento e duol stavano accolli,Ai sette eroicosi parl": Qui vuoisi

Toccar del piela terra. Ecco, v'" d'uopoCorrer concordi e liberarla bocca

Di questacava dall'orrendosasso.

Balzar di sellai capitani,libero

Perch" restasse dall'immane pietraL'urlo del pozzo. Soffreg"rle mani

Alla pietrad'assai,glieroigagliardiSperdeanla forza,e l" restava immoto

L'orrido sasso. Poi che gi"scendea

Caldo a tuttiilsudor, poiche dal pozzo

La pietranon croll",scese d'un balzo

R"stem dal suo destriercome leone

Di maschia forza. Egliraccolseillembo

Della corazza dentro al cinto,e a Dio,Dator di forza,la sua forzaantica

(1)Vedi ilparagrafo 93 del capitolo.

(2)Rustem, venuto nel Turan in vesti di mercante, con altri sette prodi,per rin-tracciarvi

B"ztien,pot" trovar la montagna e la caverna dove il misero era chiuso,

guidatoda una vampa accesa sul monte da Menizheh.

(3)La pietradel Devo Akv"n che chiudeva la caverna e che non si poteva smuo-vere

che per forza d'incanto.

Page 131: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 123

Pregandodiiiiaiul".Punt" la mano

E ratto sollev"la grave pietraDal loco suo. Di Cina ^ ove pi"folta-

Nereggiavala selva,ei la gittava,E ilsuol trem" sotto l'immane sasso.

Alto gemendoe sospirandoalloraBlzlienei dimand": Quale il tuo stato

Per la tua sorte avversa? E tu dovei

Le dolcezzegustardi questavita!

Oh ! come adunqueda sua man toccasti

L'amara coppa di veleno aspersa ?

E rinl'elicedall'oscura cava

Cosi a R"stem rispose: Oh !come adunqueAll'eroepi"valente esser dovea

11cammin disagiato! AUor che venne

11 suono a me dellatua voce, o caro.

Tutto ilvelen della mia vita grama

In dolce si volt".(Jualetu vedi,

" ilmio so"fojiorno.Ilsuoldi ferri" ingom-

Volta del ciell'orridapietra.11 core [bro,Per la vitacaduca oh ! da gran tempoAvemmo toltonoi,che troppograveDolor fu ilnostro e orribilesventura

E tremendo niartir. " Ma tile'grazia,R"stem rispose,di tua dolce vita

Iddio consolator,che tiprotegge.Or per",generoso, inclitoe saggio,Solo un desio ripongoin te. Condonami

Gur2;hin2 iltklio di .Mil"d,e luna:i

Discacciadal tuo core ognipensieroE di vendetta e d'odio. " Oh ! amico mio,

Bizlienrisposeallor,che sai di quellaBattagliamia qualfu? Non sai tu forse,Prence ed uom leonin,qualmi f"'giuoco11fmlio di Mil"d? Se gliocchi miei

Su lui cadranno un di,l'estremo giornoQuelglisar" per lavendetta mia.

Se tu sei tristo e ildetto mio non odi,R"stem rispose,avvinto ilpiene' ceppi

10 tilascioallafossa e men vo in sella

Al mio destrierper ritornarmi a casa.

Usci un lamento da quelcareer tetro,Come giugneandiR"stem le paroleDi Bizhen agliorecchi. Ahi! cruda sorte,

E2;\\rispose,ahi ! cruda sorte mia

Dinanzi ai prencie allamia casa e a tutto

11popolmio, che qualdolor mi venne

Da Gurghin,di portarlooggim'" forza!

E portatol'abbiam,paghie contenti

Fummo di lui,e gi"posava ilcore

Da pensierdi vendetta incontro a lui.

Un suo lacciocal" nel career tetro

R"stem allor,ne trasse l'infelice

Grave di ceppial pie.Tutto era ignudo.Cresciute l'unghiee ilpel,sfattodal duolo.Dall'ansiae dalla fame. Era di sangue

In ognimembro asperso, avea le gotePallidepeldolor de' ceppisuoi ,

Di sue catene rugginose.11 videR"stem e pianse,che spariaquelcorpoDi sotto ai ferriinsiem conserti,e ratto

Stese la man, l'asprecatene infranse

E tolsei ceppiall'infelicee iferri

Che ilpiedeglistringean.Di l" veni"no

Al loro osteldalladolente fossa,

Bizhen da questoe la fedeleancella^

Dall'altrolatodell'eroegagliardo.

15. Co""ihattimei"todi D'izhen

e (li Human *.

1 destrieriincitar. Lev" la polvere,E i due,di sangue sitibondi,apposteLe corde agliarchi bellicosi,al cielo

Sollevatala fronte,essi in talguisaVindici fattidell'inultosire^,

Di Kenab"d uscirono dal monte 6,

Levar la testa verso ilpiano.Giunsero

(1) La Gina, secondo l'epopeapersiana,forma un regno solo col Turan. Vedi sopra.

(2) Perch" Gurghin l'aveva tradito. Vedi sopra.

(3) Menizheh.

(4)E uno degliepisodidella lunga guerra tra Irani e Turani. Vedi ilparagrafo 94

del capitolo.

(5) Cio" di Siy"vish,figliodi K"vus, stato ucciso a tradimento dal re Afr"sy"b.Vedi sopra.

(6) Dove erano accampati g"'Irani col loro capitano G"derz.

Page 132: Storia della Poesia Persiana

1-24 AIM'ENDICE ALLA POESL\ EPICA

Ad un deserto,ove TGi'iiiad'iuiiaiii

In alrtinloco non trovar. PassaggioPel eie! non era agliavoltoi,n" piedeDi rubesto leon mai ne calcava

Il tristo suolo. Delle avverse schiere

Ei non videro alcun,per l'ampiogiro.Che amico fosse o aiutatore.Intanto,

Questaleggeponean che stoltamente

Avversi ei non sariano a' turcimanni,

E dicean : Onal di noi scampo allavita

Si toccher",pelturcimanno in core

Non si torr" desio di guerra, ond'ei.D'est" giornataper l'altavicenda,

E ilmale e ilben racconti al suo sovrano,

Come fu l'opraveramente e come

Fu la battaglia,e qualenell'assaltoL'intento e ilmoilo. "

Ei dissero cotesto

E gi"balzar da' lor destrieri.Tosto

Avvinsero a' gheronidi lor maglieI fortinodi,ai pugnacileardi,Ei, cavalieridi battaglieesperti.Strinsero fortemente,allavicina

Tenzon, le cinghie.Come a' lor veloci

Palafreni egliavvinsero la sella.Pieni d'un'irada gagliardi,pienoIIcor d'un odio,apprestargliarchiinrpiellaGuisa che si dovea,corsero in mezzo

Alla palestradel tremendo assalto.

Per le punted'acciaioe per le frecce

Di legnoche scagliar,gliestremi corni

Fean toccarsifra lor degliarchi incurvi;E poich"ci" che avean di acuii strali

Ebber tidto avventato, a vibrar l'aste

Attesero d'nn tratto. Ei con ([nell'asteChe avean lepunterilucenti,a destra

Ed a sinistravolteggiar,le redini

T*)rserofieramente,e l'ampiemaglieTutte a brani cadeau. " Vedi a chi mai

La giornatasi volse e la fortuna

Della battaglia?" Avean,peli"eroardore.

Sgangheratelefauci i due guerrieriCome leoni,e d'acquae di riposoNecessit" loro incogliea.Ma poiChe d'alcun poco fhr posatie alqnantoRipreserllatoe su l'ardoi'cocente

Ebber d'acquagittataalcuna stilla.

Brandir le targhee i bi'andiacuti,e detto

Avresti!ch'era (picivcracenieiiteIldi che i molli siUucraniKt a vila.

Come da fosca nube corruscanti

Folgoriin ciel,cosida' loro elmetti

E da lor spadeuscian faville.l']ppure,Ai beri colpi,non avea termezza

Sul ferro che splendea.cadente ilferro,E sol le spade,dalla man de"prodi,Di vampa in guisascintillavano.AiudieNon giugneanle loi' destre il.sangue a

[spargere,Non per"stanco di battagliailcore

Era de' forti.Dopo i brandi,in allo

Levar le clave e (lil" da misnia

L'aspratenzone proseguir..Ma poiFaccenda lor di talguisaordinaro

Che far prova ei dovean di lor vigoi'e

Lottando, e si cei'caro ei di talfoggia0 gloriao biasmo, che dovea l'un d'essi

Dal (loi'S("del deslriei'l'eunilo togliereAlferraiuhdo al cinto,a chi mai fosse

Maggiordi forza ond'eil'altrolevasse

Dal palafrenoe seicacciasse sotto.

Ma, per lo sforzo de' gagliardi,ruppersiLe coreggiea lesellein tanta fogaSu quelcampo d'assalti.Elli pertanto

Non tur toltidai rapidicorsieii.N" l'un su l'altrofu vincente e sii-e.

Amlio allordiscendean da' lor cavalli,E un colaipoco da l'orrenda pugna

Si riposar.Lor teiuiero idestrieri

1 turcimanni,e idue pugnaci,in guisaDi leonifurenti,ancor se stanchi,

Sorgeandi nuovo eaprendersioidinavanoNelialottal'nn l'altro.Ecco, da l'alba

Fin che pi"lunghestese l'ombre ilsole.

Ambo assetatid'uman sangue, in questa

Guisa,fra speme e fra timor,cercavansi

Nella pugna l'un l'altro,e dal contrasto

Non anche a dicti'osi v(dgeala mente

Stanca d'un solo. Secche avean lefauci,Immerse nel sudor le nuMultra tulle

In quelti'avaglioe in (piell'ardorperenneDel sol (lal'alto.Ma di l",per v"uia

Scandiievole l"'alor,scendean correndo

A una fontana. E bevve di (pudldmlaRizhen e lallo si lev".Nel suo

Asprodolor,di Dio,dalor di grazie,Ei fea ric(M'do,e la persona tutta

Tremavagli(piaisalce alla bufera,Per la (loi;liasi niave. Oh! (pielsuo c(n"e

Page 133: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 125

Del viver dtilceavca perdutospeme,Ed etilia Dio cosi pregandodisse:

Dio creatore,ognisegi'etacosaDi me conosci ed ognimanifesta !

Che se nel mio pngnar giustiziavedi,Se tu vedi giustiziain questomio

Vendetta dimandare e in questafoga,Non t"rmi in oggiil mio vigor,del vigileSenno mio siicustode! " Al cor trafitto.Human tornava, lividopelduolo

Oualtristoaugello,e pienoilcor d'aflanno.

Cosi,ben che feriti,allal"attagliaTornavan ellie venian,come pardi,Con fiero incesso. E quellosopra questo,E questosopra quel,fea di vigoreImmane sforzo,ed or quelloora questoIva ilsuolo a toccar. iMaggiorein forze

Era di Bizhen ilturanio ; eppure

Scherno diventaognivirt" guerrieraTosto che di fortuna ilsol tramonta.

Tratti di forza ed arti di lottanti

Ei tentar d'ogniguisa,e l'altocielo

Superavaquell'arti.Alfin,lemaniBizhen porgea di leopardoin guisa,E dal capo a lepianteavvinghi"forteL'emulo suo co' fieriartigli.Al collo

Ei l'afferr"con lasinistramano,

Con la destra allacoscia,e di quell'altoE ingenteinver qualdromedario ildorso

Pieg"sforzando. Egli'1lev"d'un tratto

Dal loco suo, boccon lostese,e, rapidoSi come nembo, al fulgidopugnaleRec" la destra. Gi" puntandoforte,La testa glitronc" dalla persona,Di serpe in guisaabbandonollo al suolo.

Sul suol miseramente avvoltolossi

Human un poco, e tutto fu di sangueUn rioquelpiandeserto. E riguardavaBizhen a quellodi membra vastissime,Gittateal suol qualagilecipressoIn un giardino,e meravigliaforteGli venia,si che lungiegline andava

E a Dio creante sivolgeadicendo :

Deh! tu che avanzitempoe spazioe superiL'alma nostra serena e lavitale

Forza ch'" in noi capace di favella,

Tu se'colui che non ha pari,ilmondoA governar, n" ostacoloha ragioneCotesto a concepir.Ma di talforza

Io partealcuna inver non ho, che audacia

In me non ", con le ferocibelve

La pugna a disiar.Cosi poteiTroncar la testa di costuiper quellaDi Siyavishvendetta e per ilsangueDei settanta fratellial padremio ^.

L'anima di costui dell'alma mia

Schiava si resti,e d'un leon l'artiglioTutte discerpile sue sfatte memlira !

Alla coreggiadel bruno destriero

Leg"d'Human la testa,e l",sulsuolo.Riversa ne lasci"lafredda salma,(jOiil'armi sciolte,rotto ilcinto,ilcorpoA un loco,a un altro ilcapo suo. Deh! il

E illusionein tutte cose, e nullo [mondoAiutator nella distretta" teco !

Ma poich"son diverseda l'aspetto

L'opredel mondo, cosa inver non degnaE che da stoltotu gliaffidiilcore.

16. Ascensione di re Khimrv al cielo 2..

Partirono con lui^ de' prenciirani,De' guerrierifoinosie deglieroi

Vigilie grandi,R"stem battagliero,Dest"n,G"derz e Ghev, Bizhen gagliardo,Gusteh"m valoroso. Erane ilsettimo,

Figliodi K"vus, Ferib"rz ; ottavo

Tus illustrenell'armi.E sen venia

A squadrea squadrel'esercitoaccolto.Dalla pianuraallaventosa cima

Salia del monte. Sette giorniei furoSu l'arduo loco e riposar,bagnandoL'arido labbro con l'umor raccolto

D'una fontana. Essi piangeanper quelloStrano caso del re, gemean pur anco,

Varco a toccar cagiondel duol di lui

Rinvenir non potean.Sommessamente

Cosi diceano i sacerdoti: Alcuno

Mai non disse quaggi"cotestiaccentil

Della montagna su l'aereacima

(1) Morti nella battagliadi Peshen. Vedi sopra.

("2)Per questo passo, vedi il paragrafo 98 del capitolo.(3^ Col re Khusrev.

Page 134: Storia della Poesia Persiana

426 AFPE\DICE ALLA POESLV EPICA

Come il soleappari,da tutte partiVenne del mondo una gran gente.Donne

Ed uomini d'Iraniaa centomila

Giunser piangendoper illoci"alpestreCol gran monarca, e lamontagna tutta

Risuonava di gemitie di lai,

Commoversi parean le dure pietreDella rupe scoscesa. 0 prence, o sire,

Ciascun dicea,che avvenne mai,se pieno"d'afTannoe di duol questotuo core

Sereno in pria?Se hai tu molesta cura

Per lo stuolde' tuoiprodie spregiquestaCorona imperiai,dillo^,signore,Ma non partirtidall'iranioseggio,Al regno antico non donar sovrano

Che sianovello.Qui noi tuttisiamo

Qual " la polveal piedel tuo destriero.Fedeli al Fuoco,qualper te riluce,

D'Azergashaspe1. Ov'c la tua dottrina

E iltuo consiglioeia tua mente? Un tempoNemmeno a re Fred"n scese dal cielo

Scr"sh beato ! ^ Oh ! noi dinanzi a Dio

Adorerem,venerabondi noi

Starem nel temjiioove risplendevivoIl sacro Fuoco, per veder se Iddio

Santo ha di noi piet",se ancora al tuo

Core sacerdotalper noi d" luce !

Attonito rimase per cotesto

Il re dei re. Chiam" dell'ampiaschieraI sacerdoti e disse : Ottime sono

Le cose qui,n" piangersu vicina

Felicit"bello " per noi. Voi tutti

Siate gratiall'Eterno,e solquiin terra

Vivendo lieti,confessate Iddio

Riconoscenti,che verr" ben tosto

II di che insieme tornerem. Dolenti

Non siateadunquedelmio andar." Sivolse

A' prencie disse ancor: Da questomonte

Ritornatevi ornai senza il re vostro,

Che lontana " lavia,senz'acqueed aspra;

Non erbe in essa, non d'alberifoglieVoi potrestetrovar. Ma del ritorno

Vi abbreviate ilcammin,schiudeteilvarcoAll'alme vostre per novella luce;Mai non pass"qualcunper questearene

Che molta non avesse inclitaforza

E dignit"che vien da Dio signore.Tre di que'forti,valorosi e alteri,

A' suoi dettiobbedir,tornando a dietro

Per l'aspravia,Dest"n,R"stem guerriero,G"derz antico,memore e avveduto,

E bramoso di onor. Ma non tornaro

E Ghev e Tus e Ferib"rz con (juelloGagliardoe forteBizhen giovinetto.Per una notte e per un giornoancoraAndaron tuttie s'aggirarper l'ampioDeserto,per quelcampo arido e fesso

Mesti e compunti.Alfin,sopralavia.Mostra vasi una fonte,e quell'illustrePrence Khusr"v giugneaviratto. Scesero

Tutti glieroi vicino all'acquechiare,E preser cibo e riposar; ma poiCos" lor disseil re : Da questo loco

Per questanotte non andrem pi"innanzi.

Favellerem de' casi intravvenuti

Con sermon lungo,che di voi nessuno

D'oggiin poimi vedr". Ouando i vessilli

In alto lever"fulgidoilsoleE questaterra tenebrosa e oscura

D'aureo color si vestir",l'istante

Quellosar" di mia parlenzaipiaudoPer conoscenza acconteromnii in priaCoH'angeloSer"sh. Che se ilmio core

Da questavia si ritornasse a dietro,

Dal pettoiltristocor mi toglierei.Poi che trascorse de la notte oscura

.

Sola una parte,l'inclitosovrano

Innanzi a Dio curv" la fronte.Ilcapo

E la persona nellelimpid'acquePurificossi,recit"sommesso

IlZendavesta^,poscia,a quo'famosi

E accortie saggi,cosi disse:Addio

In sempiterno! Dal levar del sole

Per la voltadel ciel,d'oggiin avanti,

(1)Tempio sacro al Fuoco fondato appunto da re Khusrev.

(2)Il re Khusrev aveva avuto rivelazione della sua prossima ascensione al cielo

dall'angeloSer"sh; ci" egli aveva detto nell'adunanza dei principi.Ora qui la genteduhita di ci", tanto pi" che nemmeno il re Fr"d"n ebbe l'onore d'un colloquiocon

l'angelo.

(3) Avesta o Zendavesta, libro sacro attribuito a Zoroastro.

Page 136: Storia della Poesia Persiana

128 APPENDICE ALLA POESLV EPICA

Di prenciillustri,di savi e d'espertiIn dar consigli,quantiin altogradoErano paria lei,quantifra i pi'enciAlta levar poteanl'erettafronte.

La vasfa figliacome luna in viso,

Del genifornella dinoora,innanziPassar dovea dell'inclitoconsesso

E trasceglierlo sposo, e intorno a lei

Esser dovean le ancelle sue raccolte,E finoallornessuno de' mortali

Veduta avea l'altacorona sua.

Il greco imperatordietroa'dipintiVeli del gineceotre figlieadorneAveasi allor,s" come a "primaveraPurpureerose, d'avvenente aspetto,D'alta persona, con dolcezza e molto

Pndor nel viso,con modestia assai

E fiordi senno. La maggiordi tutte

Ketay"naavea nome. Era prudente.Di cor sereno e d'anima festosa,

E gi"una notte ellasognatoavea

Che in ora ove Incea quest'ampiaterraA' vivi rai del sol,d'uomini eletti

Ampio drappelse le mostrava. Quella

D'uomini compagnia,vasta e raccolta.

Le Pleiadiumiaoliava,e ad essa in mezzo

Er'anche uno stranier,mesto nel core

E sconosciuto e di gran senno in vista.

D'un cipressol'altezza,e lavvenente

Aspettoavea qualed'intattaluna ;

Sedea con maest" come un gran prenceDel trono a sonnno. Ketay"naallora

Un mazzo gliporgea di vaghifiori,E un altroindi ne avea piendi fragranzeE di tintevivaci.Ecco ! al mattino

Quando ilsol si mostr",levossiilcapoDe' prenciillustridal profondosonno,E ilgrandeimperatorla sua raccolse

Di magnatiassemblea,quanticran forti

E valorosie chiari.Allor che lieti

Si assisertutti,allavaga fanciulla

Dal volto di Peri fecero invito,

E Ketay"nacon sessanta ancelle

Entrava allor,con un bel mazzo in pugno

Di narcisifreschissimi.Dintorno

All'aulas'aggir"finche fu stanca.

Ma di talgentenon glivenne a gradoUn solo cavaiier,si che tornossi

Dal loco eccelso dietroa' velisuoi i

Nel gineceo,corrente e lagrimante.Del suo dolce compagno in cor vogliosa.

Bruna qualpenna di corvino augelloSi f"'la terra, e ci" fino a che in alto

L" sovra ilmonte si lev" la chiara

Lampa del di.L'imperatorf"'cennoChe i prencituttivalorosiin Grecia,Ma di gradominor,tosto accorressero

All'inclitamagion.Forse qualcunoA gradole verr"a per sua bellezza.

Come ne giunsead ogniprence intorno

Ilgratoannunzio,ad ogniillustreancora,A quantiavean gradominor, sivolsero

Alla dimora imperiai,ciascunoAdorno e vago per novella speme.Anche quell'uoms" generoso e dolce ^

Disse a Gushtaspeallor:Perch" sia lungoTi celiin casa? Va! che vedrai forse

Della grandezzaimperialeiltronoE la dimora,e dagliaffannisuoiLibero andr" iltuo cor. " Come l'intese

Prence Gushtaspe,se n'and" con lui,

P"apidamente entr" nella dimora

Del greco imperator.Quivi ei discese

In un canto remoto e dagl'illustriDiscosto assai;pienodi duol si assise-

E feritonell'alma. Ecco ! ne vennero

I servi accortiin pria,poiKetay"na,E le sue ancelle dalle rosee guance.

Come aggirossiallagrand'aulaintorno.

(Le ancelle precedean,segu"ardatuttiI saggiaccolti),come lungeappenaElla vide Gushtaspe,Ecco ! sclamava,.Che dal mistero ilsoi;iiomio si scioglie!

Quindiilbel capo al giitvincltneroe

Fregi"di sua corona inclitae illustre

Senza indugiarsi.Ilconsiglierche a lei

Gi" fu maestro, come vide appena.

Al greco iiuperatorcorse all'istante

E s" glidisse: Nel consesso illustre

Un uom scegliealafigliatua preclara.

(1) Dietro le cortine delle sue stanze.

(2)Quegli che aveva ospitatoil giovane Guslil"spprofugo dall'Iran. Vedi il para-grafo

99 del capitolo.

Page 137: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 129

Come agilecipressoin un giardinoAlto e leggiadro.Come visperoseLe guance sue, cervice eretta e forti

Ambe le spalle.Chi da lungiilvide,Meravigliatorimanea. Diresti

Che lo circonda maest" divina,Ma costuichi ben sianon sappiamnoi.

E queirispose:Deh! non sia che mai

Dalle sue stanze rechi biasmo ed onta

A suo lignaggiouna mia figlia!A lui

Fa,fa ch'iosi l'affidi,e la mia fronte

Si chiner" per la vergogna. Intanto

Qui, nellareggia,ben sar" che ilcapo

A leisi tronchied a coluiche scegliereElla si volle." Grave cosa, o prence.

Risposeilconsiglier,non " cotesta.Che jiri;!di te furono prenciassaiChe intalguisaadopr"r." Cerca uno sposo ",Dicestiallatua figlia,e non dicesti:

" Sceglitiun re d'alterafronte ". Ed ora

Ella sceglieachi pi"lepiacque.TuNon rivolgerper"la fronteaddietroDa sentierodi [)io.Questa" la leggeDegliavi tuoi dallacervicealtera,Devoti a Dio,di pura f". Per questa.Per questaleggefermamente un giornoGrecia si stette incolume. Tu intanto

Via non pigliartiche non " diritta,Per ipiestiiterra dilettosa.Mai

Propizianon sar";tu non pensarlo.Sentiero non calcarche non segnastiGiammai dell'orme tue. " Convenne in

[questo11greco imperatorquandoci" intese,Si ch'eidiede a Gusht"splafigliasua

A luisi cara, e dissegli: Con lei

Vanne tu dunque,ma da me non serto,Non tesori t'avrai,non regala:emma.

Ratto che vide,attonitorimase

Prence Gushtaspeed invoc" l'Eterno

Con molte preci,indi si volse a quellaInclitafigliae disse: 0 vaga donna.Fra le delizienutricataun giornoSenza rancura, fra cotanti prenciIncoronatie di gran gloria,oh ! come.

Come pot"lavogliatua secreta

Me solo disiar? D'uno straniero

Festi la scelta,e non avrai tesori

E nell'angustiarimarrai con esso.

Tal che siaparia te, cercati,o bella,Fra questieroi,perch"dinanzi al padreT'abbi l'anticoonor. " Deh ! sospettoso,Ketay"naglidisse,acre e protervoNon esser tu contro i supernimotiDi questociel.Se della tua fortuna,Qualepur sia,m'appago,inclitoseggioA che cercando vai con regalbenda ?

Sospirosie dolentiusciron tosto

Del greco imperatordallamagioneKetay"nae Gushtaspe,e venner soli

Al signordel villaggio^. Ividiscesero

Piangentie mesti e dolorosi,e quello.Del villaggiosignor,vollenel borgoUna casa apprestar.Qualiei si avea

Pi" beitappeti,vi rec",poidisseAlla vaga donzellaed allosposo :

Qui rimarreteplacidie tranquilliE con mente serena. " Allor che vide

Prence Gushtaspe,f"'benedizioniA quelsignord'intattaf",pietoso.Ricco d'atfetto.Ketay"naintantoSenza misura avea gioielliseco.

Rubini avea con preziosegemmeDi tutte specie.Allor,scelsedal mezzo

Una gemma lucente (occhiodi saggioNon ne vide l'egual); posciarecaronlaA talche conoscea di gemme ilpregio.Si ch'eistupiaben pi"d'assaidi giustoModo 0 ragion.Monete ei die seimila

D'oro lucente,quanteerano all'uopo,Pel fulgidorubin ; tosto le cose

Che mancar non potean,comprar glisposi,Quanto era d'uopos'acquistarcon quelloPrezzo infinito; ei sivivean col frutto

Che lorvenia da ci",godeantalvolta,Piangeantal'altra.Ma Gusht"spla cacciaSola a curar si die. Col suo turcasso.Con le sue freccetutto ilgiornoegliera.

18. Morte di liiisteiir^.

F"' cenno che ponessero la sella

R"stein al suo destrier,che di sparvieri

(1)All'ospitedi Gusht"sp.Vedi sopra.

(2)Per questo passo, vedi ilparagrafo103 del capitolo.

9 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 138: Storia della Poesia Persiana

130 APPENDICE ALLA POESLV EPICA

E di falcilisagaciintorno intorno

Ing-ombrasseroilcampo. Ei si cacciava

dentro al turcasso illaccio sno di prence,

Mentre Shegii"dal l"anco glivenia.

Venne col prodeanche Zev"reh e alquantiVenner con lui di quellanobil schiera

Subitamente, e lo stuol deglieroi

Pel loco de la caccia si disperseAd una parte,da le fosseandando

Lungi d'assai;ma ll"stem e ilfratello.

Pel fatoche ne' pozzigliattendea,Andaron drittiper la via. D'un tratto

Di quellaterra nuovamente smossa

Rakhsh l'odoreat"err",si che piegossiRatto del corpo e s'attrapp",rotante

SI come globo.S'impenn",temendo

Della terra l'odor,con l'unghiaforte

Rasp"ilterren,che ilpasso eglivolea

Spingereinnanzi rapidoe veloce

E passar fra cotesta e quellafossa.

Ma di R"steni il cor pienod'un'ira

Fu pelsuo Rakhsh,che lafortuna avversa

L'occhio vela del senno. Ei con la sferza

Die un lievecolpoal generoso e tutta

Nel core del dcstriergi"vinto e oppresso

L'antica fogaridest".Nel mezzo

Come fu Rakhsh ai due profondipozzi.Ben cerc" di sfuggirdel suo destino

Al fero artiglio,ma i due piedi dietro

In un de'pozzis'affondar.Non loco

Era queldi battaglieo di resistere

Nella fataicaduta. Era del pozzoPieno di lame iltenebroso fondo,Pieno di ferricuspidati,e scampoL" non era a fuggir,loco non era

A militarvirt". SquarciatoilfiancoN'ebbe Rakhsh generoso, e ilcolloe ilpettoL'eroe gagliardo;eppur, con virilforza

Ei rilevossi,ed animoso e l"ero

Dal fondo oscuro linoall'orlotrasse

Del tristo pozzo la persona, e quandoApersegliocchi suoi,ben che ferito,E vide di Shcgh"dmalignoe reo

Sinistro ilvolto,che da luivenia

Quel ti'adimento e quellafrode,intese,

Rapidointese che nemico suo

Era Shegh"dingannator.Oh ! tristo,Oh ! disgraziato,gligrid",desertaSi fa per l'opratua quest'ampiaterraFiorente e amena ! Pentimento un giornoTe ne verr",te ne dorrai pur anco.

Vecchio non diverraidopola colpa!

Shegh"dabiettocosi die risposta:

Il ciel rotante la giustiziatua

Qui quit'amministr". Perch" la mano

Tanto distendi a sparger sangue e desti

Tumulti ovunque e fairapine?TempoVenne per te che la tua vita ancora

Finir dovesse e de' nemici tuoi

Dentro ad un lacciotu morissi alfine!

Il prence del Kabul dal suo sentiero

Giugneafrattantoal dilettosolocoDella caccia,e vedea l'eroefortissimo

Piagatoal sen, vedea quellefei'iteNon fasciatepur anco. Oh ! celebrato

Eroe fra tantieroi,disse compunto,Deh ! che t'avvenne al dilettosoloco

Della tua caccia? Andr" ben io d'alquantiMedici in tracciae lagrimesanguigne10 per te verser". Forse che queste

Ferite tue si chiuderanno e allora

Non avr" d'uopodi lavar le goteCon l'acerbomio pianto! - Oh ! tu malnato

E ingannator!glirispondeaquelgrande,Stagionper me pass"ch'io d'uoiioavessi

Di medic'arti! Non versar di piantoQuell'atrestille!Che, se a lungorestiAlla vita quaggi",tocca al suo termine

11 tempo nostro, e vivo un noni la volta

IMai del ciel non varc". Non io mi vanto

Ciocia maggioredi Gemshid ; gliaperseIl bianco pettocon stridentesega

Il suo nemico 1; u" son io pi"illusti'eDi Freil"n,di Qob"d, non de' regnantiD'inclita stirpee gloriosi.Ancora

Prence Khusr"v trafissedel malvagio

Afrasy"bla persona, e allorche venne

11 tempo suo. Cui'vi-zirihsquarciavaCon ci'udoferro a Siyavishla gola-.

Erano luttijuincipid'Irania,

(1) Vedi il paragrafo 80 del capitolo.(2)Vedi i paragrafi90 e 97 del capitolo.

Page 139: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 131

Erano tuttia le battagliein mezzo

Come leoni,e si pail"r! Ma noi

Troppoa lungorestammo, ad un crocicchio

D'alpestrevia come leoniindomiti

Noi ci tenemmo. Feram"rz rpielmio

Figlio,dilettoa me come degliocchi

La viva luce,quiverr" per compiereLa mia vendetta su di te! " Ma poiCosi dissea Sliegh"dmalignoe reo :

Poi clicm'incolse tanto mal,tu recami

Dalla sua teca l'arcomio possente,

Recami all'uopodi ognivogliamia

L'interpretefedel! Ratto ne tendi

La conia e ponloinnanzi a me con due

Alate punte.Deh! non sia che giungaA questocampo un leon fero e venga

Alla sua caccia,ed io,feritoal corpo.Ancor quiresti,perch'eivegga e tosto

Men tocchidanno. Che se l'arcomio

E accanto a me, darammi aita e ninno

Squarcer"ilcorpo mio de' leon feri.

Si che a laterra,algiungerdel mio tempo.

Recliner" lamia persona. " Andava

Shegh"dallorae fnor traeva quell'arco.La curda ne tendea,fea prova alquantoDi ripiegarlo.Sorridendo,innanzi

Al gran guerrierolodepose,e gioia

Aveasi in cor per la vicina morte

Del suo fratello.Ma l'eroequell'arcoAvidamente si ghei"ini,per quelleSue fonde piaghedolorando assai,

E allora,oh si! delle sue frecce alate

Foi'teilfratelloebbe timor ! Xe andava,

E d'una piantaschermo allapersona

Costernato si fea. Sorgeada presso

Un albero diplatanofrondoso ;

Molte stagionisu l'anticapiantaS'erano volte,iltronco suo vetusto

Era incavato e le sue verdi foglieSui rami intattesi vedean. Lo stolto

Ben s'appiatt"de l'alberoda sezzo,

Ma R"stem che ilvedea,la man distese

E ilpollicelev" dal dardo apposto.Ben che ferito.Trapass"la piantaE con essa ilfi'atel.Cosi,nell'ora

Di suo eterno partir,siesilarava

Quel cor trafitto.Ma Shegh"d,al fiero

Colpodeldardo,Ah ! ah ! grid"; ma breve

R"slem glif"'colpoderosocolpoIl suo estremo doloi'.Disse l'eroe:

Grazia " questadiDio,che inognitempoDio riconobbi,che al fataimomento

Che l'anima giugneafino a le labbra

Per rivolarne a lui,non venne a sera

Ildi fataidellavendetta mia!

Forza donasti a me. Signorpossente,Per ch'ioprendessi,della morte innanzi,Su l'infedella mia vendetta! Intanto

Perdona a me le colpemie^tu accogliLa mia preghiera,che tu se'di graziaDator sovrano e aiutator.La fede

Del tuo profetae la sacrata legge,Le tue norme, o Signor,la tua dottrina

Accolgoin cor. Che se cotesta legge

Spii'itiial,se la santa dottrina

Guardonii in cor gelosamente,allora

Che partir"l'anima mia,qualtema.Quale sgomento avr"? L'eterna luce

Dona all'anima mia nel paradiso.Che a te,Signor,l'arcanomio pensiero" manifesto e aperto."

Ei cosi disse,E da quelcorpo l'anima preclaraVia siparti.PiangeandogliosamenteL" intornotutti,e simoria frattanto

Zev"reh illustrein altrafossa,e in vita

Non un sol cavaliersirimanea

Di })rincipie di serviin tanta schiera.

19. Funerali di Fhisteini.

Alla pianuraDella cacciafatairatto ei^ discese.Discese al loco ove le fosseintorno

Eran scavate,e comand" che steso

Fosse un giaciglioe sulgiaciglioilprodeAdagiatocosi,come una bella

Pianta. Gli sciolsedi guerrieroilbalteo

Da' fianchi,e giilev" quelsuo reale

Paludamento;e in priacon tiepid'acquaI suoi sergentine lavar l'eretta

Cervice e ilseno dolcemente e poiLa bianca barba. D'olezzante nuischio

(1)Vedi il passo antecedente.

(2)Fer"murz figliodi Rustem, venuto a celebrare i funerali del padre.

Page 140: Storia della Poesia Persiana

132 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

E d'ambra ancora gliarsero d'accanto

Una gran copiae leprofondepiagheAcconciamente glicucir. Sul capo

Acquadi rose Feranu'irz intanto

Con dolce cura glispargea, di canfora

Intattae pura ne copr"ale membra,Mentre in un drappofuneral labellaPersona ne avvolgeanglialtridintorno,Indi rose chiedean con rosso vino

Epuro muschio. Ma chi attorno al corpo

Gli ricuciala funeral sua vesta,

Pianse lagrimeardenti allorche impreseCol pettinea ravviar la bianca barba.

Di due giaciglinon bast" lo spazioA quell'altapersona. Era l" forse

Un'alta spogliao un albero che lungiStendeva l'ombre sue? Fecero intanto

In duro legnoun'arca funerale

Artificiosa,e v'erano figureD'avorio attorno e chiovid'or; con pece

Le commessure acconciamente ei chiusero

E d'agallocoe muschio una mistura

Su la pece spalmar.Dalla sua fossa

Dell'estintoguerriertrasse ilfratello

PrincipeFeram"rz e con affetto

Le piaghene cuci l" 'veferito

Il corpo ne vcdea. Poi che lavato

L'ebbero iprodisuoi,d'un ricco drappoGli f"'una vesta funeral quelforte,E quellia rintracciarper alcun loco

Un fusto andar di melagrano.VenneroI legnaiuolivigilied espertiE da quelfusto via segarper quelloTavole gravi.Di due di stagioneIn talfaccenda si pass"; ma poiDi Rakhsh estintosopra a un elefante

La spogliacollocar.Tutta la terra,

\y" dal Kabul fino in Zab"I ^ di piantiContinui " loco. Stavan su la via

Uomini in piecon donne, ed a vivente

Spazioalcun non restava.Ecco !eipassavano

Le due bare da questaa quellamano,E in tanta follache roggeale,lieviLe avean siccome un'aura. In una notte

E in due giornicosi que'due feretri

Toccarla terra di Zab"I,n" alcuno

Li vide mai sul duro suol deposti.Ma, per grave dolor,pienad'alterneVoci dolentifu la terra,e detto.

Detto avresti! che lacampagna intorno

Tremava tutta. In un giardinfu postaLa sepolturae a rasentar le nubi

Ne fu addotta la cima; ivi due tioni

Di fulgid'or,l'uno dell'altroa fronte,F"r collocati,e l'inclitoguerrieroChe lietasorte ebbe quaggi",disceseD'eterno sonno in quell'ostel.Fu postoSu l'unde'seggi,e sovra l'altro,e accanto,

Zev"reh,presso a queiche am" sua gloria.Ma qualde' serviera nell'ampioostello.

De' liberiqualera e qualde' fidi

Sergentisuoi di puro cor, mischiava

Piosecon muschio e alpiedi quelfortissimoLa mistura spargea, cosi dicendo :

Inclitoeroe, perch",perch"chiedestiMuschio ed ambra da noi qualeun'offertaDa gittarsial tuo pie?Che non riprendiIl gradotuo di re 2, che non ritorni

A' tuoi convitie non ripigliil tuo

Vampo s" fieroai di dell'armi? E a noi,Si come un di,larghezzadi tesori,Di monete non fai?DavverI che pocaCosa " cotesta agliocchi tuoi! Ma intanto

Deh ! siitu lietoin paradiso! IddioDi giustiziae valor ti conformava !

Del monumento chiusero la portaE a dietro si tornar. " Cosi spariaDa questaterra l'inclitoguerriero,Leon d'erettocapo ! " Un monumento

Fecero ancor, qual" d'un palafrenoImmoto e inpie,per Rakhsh, l",de l'avello

Di U"stem battaglierpresso la porta.

20. (jliiasadella invettiva di Firditsi

contro Mulini "d '^.

Oh ! se avaro non era il re del nmndo,

Sareblie un trono ilse;;giomiol Ma l'alma

(1) Dove era il castello di Rustem, nel Segest"n.

(2) Rustem e quellidella sua famigliaavevano il privilegiodi portar corona e di

sedere in trono.

(3)Per questo passo, che non " del Libro dei Re, vedi il paragrafo 74 del capitolo.

Page 141: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ EPICA 133

Di questo re non giungea sapienza ;

Se no, postoei m'avria su regalseggio.Quand'ei nascea, non era di regnantiAlta stirpela sua, n" di regnantiEi si ricorda 1. Che se ilpadresuo

Regnatoavesse, una corona d'oro

Il t"gliosuo postam'avrebbe in fronte;

Se regaldonna stata fosse un tempoLa madre sua, d'oro e d'argentoi cumuliAlti avrei vistia me dintorno. In quellaGente grandezzamai non fu ; non osa.

Perci",non osa udir de' grandiun tempoIl nome illustrequestore, che mano

Di Mahm"d generoso, a cui s" eccelso

Nascimento die ilciel,non s'apremai

Donando, o poco s'apre.Allor ch'io trenta

Anni faticasopportaiper questoLibro dei Re, perch"premiandoilsireUn tesor m'inviasse,e qui,nel mondo.

Togliesseognimio stento,ognirancura,Me sollevando al primoonorfra iprenciDi sua casa regal,schiuse itesori

A compensarmie d'un bicchier di birra

Il prezzo m'invi"! ^ Dunque tal pregio,Quanto un bicchier vale di birra,io m'ebbi

Pel suo tesor! Ma quelbicchier di birra,

Si, mi comprailungolavia,che ha prezzo

Assai pi"di talre che non ha legge,Non costume regal,non fede intatta,

La picciolamoneta ch'io vi spesi.Figliodi schiavo ^ " inutilcosa e vile,

Anche s'ei vanta molti padrisuoiChe furon re. Ma genteindegnae abietta

Alto levar,sperarne egregifrutti,E quanto ilfilod'una gran matassa

Perdere al suo principio,o quantoun serpe

In grembo nutricar. L'arbor che amara

Ha sua natura, se negliorti ilponiDeglispiritielettie al tempo suo

L'arse radici a ristorar tiapprestiCon puro miei che da superne fonti

Stillanel paradiso,al fin dell'opra

La natura sua rea mostrer" sempre

E amari fruttirecher". Daccanto

A venditor di canfora odorosa

Fa di passar, di canfora odorosa

Daran fragranzale tue vesti tutte.

Ma se tiaccosti a venditor di nero

E lurido carbon,nulla ne avrai

Fuor che negra sozzura. E meravigliaCerto saria,se non nascesse il male

Da malvagianatura ; e niun mai tolse

L'ombre triste alla notte. Alcuna spemeIn chi vile nascea, deh ! non ponete.Amici miei,che per lavar ch'uoni faccia,Tal che negro nascea, non si fa bianco,E buon frutto sperar da vii natura

E stoltooprar, quanto gittarrodentePolve sugliocchi e non temerne danno.

Ma se il nostro signornome si avesse

Avuto in terra senza macchia,onoreOttenuto ne avria sapere umano ;

Ed ei con alma intenta avria le belle

Cose ascoltate e de' regnantiappresiI nobili costumi e gliusi antichi,E con mente diversa ed altravogliaAvria pensatodel mio cor costante

Al voto ardente,n" la mia fortuna

Saria caduta allor.Che ilgloriosoVerso mio sol dettai,percheconsiglioNe traesse ilmio re, perch"sapesseChe sia parolae sua virt",pensandoAl savio consigliardi questovecchio.

N" i poetiaftliggesse,intattoe puro

Serbando l'onorsuo. Che ove si vegga

Oppressoun vate,rapidaei saetta

Una invettiva,e resta fino al giornoDel mondo estremo ildisdegnosocarme.

Un di,nell'eternalsede di Dio

Santo e verace, spargendomiin fronte

In segno di dolor la negra polve.Questo gridofar" : L'anima sua

Ardi,0 Signor,nel fuoco eterno !Illumina

II cor del servo tuo, che n'" ben degno!

(1) La famiglia del sultano Mahm"d discendeva da uno schiavo al servizio dei

S"m"nidi. Vedi i paragrafi48-52 del capitoloprimo di questa Storia.

(2) Vedi il paragrafo 72 del capitolo.(3) Mahm"d. Vedi sopra.

Page 142: Storia della Poesia Persiana

134 APPENDICE ALLA POESIA EPICA

B. POETI CICLICI

I. IlLibro (li("hersh"sp,di Asadi

il giovane.

Combaltimenlu di Tenirgcon Serena.

Nel cospettovenia ileipadresuo ^

Tev"rs' ardimentoso e fflidicea:

Deh ! tu ricco di pregie da tutte opre

Uscito vincitor,dinniiifra quelliDuci di schiere ov'" Ser"nd 2,qualloco

Egliha nel campo dellapugna. E qualeEgli" fra questibellicosia dritta,

Fra questia manca? E l'armi sue che sono?

E ilsuo vessildov'"? che,s'egli" in questo

Campo di pugna per giostrar,davvero !

Che or io trarrolloumiliato e vinto!

E Shcd"speglidisse: Anima dolce

Del padretuo, tu se'fanciulloancora !

Per" con tanta forza incontro a lui

Deh !non andar,ch'egli" gnerrierpossenteE di gran core. Oh ! non siamai che lungeTu cada privodel regaltuo serto

E del trono regal!" Crucciossiallora

Tev"rgardimentoso e cos" disse:

Inclitore, sposo d'ingenuadonna.Per Dio,signordi questoazzurro cielo,Dimmi cotesto e non ti trarre a dietro!

Egli" colui,risposeallor,che almedio

Punto si sta de le falangisue.Che greca un'asta recasi a le spalle,E gliondeggiasul capo alto un vessillo

Di color bianco,e v'" di luna e sole

L'immaginesul drappo." la cintura

Di color d'oro col cimiero,e d'oro

Splendel'usbergoinsiem con lagualdrappaDel suo destrierbelligero.Diresti

Che un monte ei^li" cui tuttidel henoreco

Vestiano i fiorie cui d'altosofTiando

Tutto a scompigliopose l'uragano.

Come leon,del padrealleparole.Tale die un gridoilgarzoncelferoce.Che parvero cader gi"da le fosche

Nubi del cielstilledi sangue. Forte

Eglia l'assaltoilsuo destrierspingea.Forte al destrierche tintaavea di rosa,

Stringeala soga, e di tal guisainnanzi

Egli'"traea s" splendido,da l'unghieForti qualselce,che oscur" su in cielo

Dietro la polveche lev",la luna ;

Ed eglicon colpird'asta e di clava.Di acuto ferro ancor, da tutte partiLe redini,correndo impetuoso.Volse e rivolse,e ad ogn'impetosuoUna falangerovesci" nemica

A capo in gi",f"'scorrere di sangue

Ad ognicolpoun fiume. Ecco! squarciavaQuellasua spadaa un elefanteilcore

E spargea sangue al suol,come se rossi

Ivi nascesser tulipania fasci

Attorno attorno. Fuggesila schiera

Turania innanzi da Tev"rgomai.Come branco di pecore dinanzi

Fuggesial lupo.Tutti ei liscompigliaQuestinemici e fa balzar dal medio

Punto dell'osteil suo destrierdi guerra.

Dairestremo dell'osteecco vedea

Duce Ser"nd l" fur"ante un Devo 3,

Tutto vestitodi ferinepelli,E sotto un palafren;vedea che tutti.

Di lui per tema, glielefantioppressiL'un su l'altrocadeau, fuggianlontano

I cavalieria molte miglia,ond'eiForte spron"quelsuo corsier veloce,

Pari ad un monte, e si balz" dal loco

Con la sua clavaponderosa.Un colpo

Meravigliosoglisfei'r"di clava

Alto sul capo e sulcimiero,e trasse

Da quell'elmola clava acri scintille;

(1) Shedasp figliodi Tur e nipotedi Gemsli"d, signore del Segest"n.

(2)Figliodel re del Kabul che era nemico di Shedasp.

(3) Un demone; qui s'intende il giovane Tev"rg.

Page 144: Storia della Poesia Persiana

136 APFEINDICE ALLA POESIA EPICA

Del suo bruno destrier,splendidocomeFulii,idaluna in tenebrosa notte,

Sani battaglierodue leoni atterra

Tremendi e fierie squarciaa le i^azzelle,Fende agli"n"griilfianco.Ed ecco, a caso,

Che tenebroso si lev" di polveUn nembo od a quelnembo dell'imperoIl gran vassallo si volt".Nel vasto

Camp" ei scoverse un "n"groselvaggio,Quale da un latovia pass"del loco

Alle caccio propizio.Erano rosse

Le labbra sue, bruna la coda,e rossi

Ilcapo e ipiedavanti,e l'unghietutteD'un color d'oro. Innanzi ai cavalieri

Ei balz" come nembo e allacampagna

Si volse ratto; ma l'eroe,di molte

Cose gi"esperto,gliocchi voltia quello,Gliur"b veloce glispron"su l'orme,

E dell'arciondal culmine disciolto

L'attortolaccio,vi f"'un nodo al capo

Del fiero"n"gro ed atterr" la belva -.

111. Leggendadi Kuk il montanaro.

Sfidae contumelie di Rusleiii.

E la vedetta che mir" di lui

L'operagrande,ne rec" novella

Subitamente a Kuk. Un garzoncello,Disse,che poco dal fiammante sole

Si disuguaglia,f"'Bihz"d captivo.Della pugna nel campo a lui resistere

Non pot",si che all'onta ilcapo suo

Soffsiacquee il nome. " " Egli era anche

[intaidetti

Col montanaro, (piandovenne un grido* :

Deh! tu malnato, a che ti faisi lungaDimora nel castelloonde gliAfgani^

Hanno lor nome d'ignominiacarco?

Semprese'accinto a far rapineattorno

E sbarrata hai la via per tua viitade^.

Segnod'uman valor non son cotesti

Tuoi ladronecci e gliassaltiche dai

A questestrade,e per"se'in taleopra

Pi" vileassaid'ognidonna pi"vile.Ora la morte tiraggiunse! Tanto

Perch" t'indugi?A domandar battagliaDeh! t'accingi!Suvvia,esci di fuori!

Se no, giuropelsole e per la luna.

Giuro di sire Minocihr peltronoE per ilserto ch'io verr" sul monte

Qual leopardo.Oh! questarocca tua

Non resterassiincolume,non (juesta

Montagnae le sue rupi! Io degliAfganiDiserter" tutta la terra e ilfuoco

Dester" per vendetta entro tue mura.

Come di R"steni perveniala voce

Agliorecchi di Kuk, detto tu avresti

Che ilsenno suo da luifuggia.Dicea:Deh! chi " costui? e che " talgrido?e

[questoAlto vociar perch"?Chi mai si cerca?

E perch"mai disse cotesto? e in niente

Perch" mai serba tanto vampo ed ira?

Disseglila vedetta: Un cavaliero,

Sire famoso, egli", che di gran core

A tenzoni s'acconciaed a battaglie,E gridaintanto: " R"stem io mi sono,

Figlioa Dest"n,figlioa Nir"m illustre!".

Ei di te cerca e stassial campo. Oh! mai

Da questomonte non pass"leone

Che l'uguagliasse!" Briaco dal vino

Kuk era allora,il montanaro, e molto

Vampo in sua mente concep"a (jne'detti.Si che f"'talcomando: Or mi recate

L'armi,che non convien ch'io((uia diletti

Attenda ed a sollazzi.Io tutto iltempo

Vidi passar ne' sollazzie ne' giuochi,Ma da vicino or toccami davvero

Questabattaglia.E costui veramente

(1) S"m elle aveva questo grado.Vedi il paragrafo :U del capitolo.

(2)Il testo di questa traduzione " inedito. Io l'ho tratto dal Manoscritto che tro-vasi

in Laurenziana a Firenze, p. 6.1 {Catal.Assem., cu, 5).

(3) Rustem, a piedidel monte dove abitava Kuk, aveva atterrato e fatto prigionieriBihz"d.

(4)Rustem grida dal basso.

(5) Kuk era dell'Afganistan.(6)Non si pu" passare per questiluoghi infestati da te.

Page 145: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA EPICA 137

" ilfii^liiiolo(liZal (bastacotesto)

Quale ilSimi"ii^iiha protettoree amico i;

E Zal l'invia meco a giostrar,ii" intende

Cli'eid'un allioratorcadde in la strozza.

{Kiiksi arma, va a vedere Riistem,e il

racconto prosegue come appresso):

Anche una voltadal capo a le pianteGuard" Kuk ilgarzone e mir" a quellaAlta statura e al portamentofiero,E disse: A che fai tu cotante voci ?

Davver! che dolce mi tocc" gliorecchi

Il tuo vociar ! Chi t'insegn"cotesto

Uso e costume qualdi belva in giostra?E chi l'anima tua gitt"allefauci

D'un fero alligator? Forse non sai

Qual loco siaquest'altomonte? Un giornoSam di Nir"m ne ritorn" sconfitto.

Ora,che cerchi tu per la montagna?A che t'haipreso taldesio d'assalti?

Come di Kuk ud" la voce ilprode.Volse al monte glisguardie Kuk ei vide

Vide un serpentedi gagliardebraccia,Pari ad un monte, e d'un aspettoquale" di maschio Icon. Bruno n'" ilvolto," bianca come canfora la barba,Son gliocchi suoi si come due di sangue

Nappiricolmi,e qualdi monte un brano

Aita ha sul collouna sua mazza, pariA leon negliartigli,e paria lupoDell'assaltoneirimpeto.GridavaR"stem allor: Deh! ladro infausto e reo,

Di cui per l'oprascelleratae trista

Si f"'deserta questaterra amena,

A che meni talvampo e talsuperbiaSpavaldae stolta?Ad uomini di guerra

Virt" conviensi,non stolidovampo.

A che di colaifoggiaquidi noi

Crescon parole?e tu se'in altoe in cielo.

Ed io in terra quaggi"?L'orecchio mio

Non bene alTerratua voce lontana.

Scendi e mira ilmio braccioe ilmio vitrore!

IV. Il l.ihro di \Wn\\.

T"s cade nei laccidi S"sena cantatrice.

Di U"stem dalle case allorch" uscia

Tus allaporta ,corruccioso il core

D'un acerbo dolor,trafittoall'alma,Per l'ebbrezzaera tal,che conoscenza

Avea di nulla e rapidospingeaIl suo destriercome di negro fumo

Negracolonna. Andava ei pelsentieroChe mena in suol d'Irania,e avea laniente

Piena di vampo e pienoilcor d'un alto

Di vendetta desio,quandodinanzi,Lungoilraargo del fiume e per la vasta

Campagna, glipass"selvaggio"n"gro

All'improvviso.Ed incit"quelprodeL'ardimentoso suo destriero e sciolse

De la selladal culmo illacciointorto;

Ma per l'ardorcon che venia correndo

L'uom bellicoso,caddeglisupinoPrecipitandoilpalafrenoe cadde

Tus animoso pur sovr'essoe ilcapoUrt" sul negro suol. L", dove cadde,Ei s'addormi,e le redini disciolte

Gli andar per la cervice e per le spalle.Stettegliaccanto ilpalafrenche molta

Ira per lui e per la sorte avversa

Ebbesi in cor, che,dove la fortuna

Precipitid'alcun,qualdel valore

" giovamento?Scrittoera cotesto ;

Ci" che accader dovea,accadde ancora!

E Tus dormi sin che fu oscuro ilgiorno,Quando la sorte rea gliera vicina.

Come partepass"dell'atranotte.Il suol batt" con ambedue lepalme.Indi,levando ilcapo, innanzi e a dietro

Si riguard",n" vide altroche terra

E caiupiattorno. Ebbe timor. Deh! come,

Come, disse,meri venni a questoloco?

Davver! che per morirne ioquison giunto!Stettealcun tempo e fea pensieri,e in-

Peraflbllardi que'pensieri,ilcore [tanto,

(1)Favoloso augellodell'Alburz,protettore della famigliadi Rustem. Vedi il Libro

dei Re.

(2)T"s e G"derz erano andati nel Segest"n a una festa di Rustem, e avevano

avuto fra loro una contesa. Vedi il sunto del poema al paragrafo 134 del capitolo.

Page 146: Storia della Poesia Persiana

138 APPENDICE ALLA POESL\ EPICA

Pari a selvarendea confusa e trista,

Fra s" dieeiulo:Aim" ! di ine cliefia?

Andar pigrinon vnolsiin questaimpresa,Che,se tu sotto al piedeognipi"stoltoDes"o calpesti,con alcuno in terra

Contesa non avrai. " Balz" in arcioni

Allor dal campo e ilsuo destriersospinse,Piena lamente d'un pensiermolesto.

E lungivide un fuoco acceso, fosse

0 per lutto0 per festa,e dissein core:

Direstiche qualcunde'prenciIraniCorsemi dietroed accendea quelfuoco

L",perch"guidaeglimifosse. " E intanto

Anche spinseildestrierfinche vigiunseE vide un padigliontutto d'azzurri

Drappicoperto.V'erano di puro

Argentoipalituttied i cavicchi,V'eran di seta i canapidattorno,Di seta anche non cotta, edera un drappoFregiatoin perle,intesto d'oro,e tutta

Era la tenda di taidrappiadorna.l]\\liutoe una gigaeran l" presso

Deposti,e una fanciullaeravi,hella

Si come sole in fronte.Alta costei

Come cipresso,come argentoilseno

Candido avea, bella a vedersi qualeE solitariaperla.Oh! mand" un grido,Come leon furente,allorche scorse

Ilpadiglione,Tus ardimentoso

E disse in cor: Pensa deh! tu cotesto

Per chigli" mai e perch"a questoloco

Questatenda fu eretta. " E sidicendo

Da lungisiferm",mand" una voce,

"ual " costume d'uomini gagliardi.Mostrimi ilvoltodellatenda ilsere,

Anche mi dica di chi ell'"." Sen venne

Ratto allaporta,come ud",Sus"na

E favell":Signorricco dipregi.Scendi dal palafrenoequit'assidiPer alcun tempo. Ti riposaalquantoE prendifiato,e come tu chiedesti,Io tidir",seguendoognidesire

Del cor tuo,che da quandoio quimi giunsiA questoloco,fuor di te, nessuno

Ho visto ancor. " P.alz"d'arcioniallora

Tus che cotesto udi,dentro la tenda

Venne, come leone,anche stringendoDel palafrenonelleman le briglie,E altosi assise a un seggiod'oro. Ei disse

A Sus"na cosi : Deh ! tu mia bella,

Diimni,dimmi di quidove anderai.

Sus"na,come ud",lev"lafronte

E glirispose:Eroe che ami lapugna,Fra picciolie fragrandiin tutto ilmondo

('antatricenon " che mi sia pari.Ed io,come corrente acqua di liume,Vo affrettatain Iraniae vo fuggendoPer tema d'Afrasy"b.Ognisua gioiaPria da meglivenia,ch'eglipur sempre(^aram'avea come sua stessa vita.

Ma un di siriss"meco ilnobilsire

Per dirmalignodigentemalvagiaE per calunnie. Oh s"! venne sospettoA luidi me per tristavoglia,e indizio

Dato glieufu da mal"dica gente.Vollemi trucidar,perch'iofuggiiE da Turania a questavia discesi

Che in Irania sen va. Cosi correndo,

Per}nincipeKhusr"v^,che ama sua gloria,Da suolturanio quivenn'io. Ma intanto.Se ilnome suo mi diceilvaloroso -,

Ogni sua brama toccher". .Miguidi

Appoilsuo prence, e presso a luiper esso

Accrescansi di me graziae favore^.

Come ascolt"questeparole,lietoFecesi Tus. Direstiche disciolto

Ivaegliornaida ognipensierpi"grave,Ch'eidisseincor : Costeiappo ilmio prence

Io mener", perch"di me s'acci'esca

Favore innanzi a lui.Con nuovi doni

Cosi verronne di Zab"l nel tempoChe appo sireKhusr"v iofo ritorno.

E disseallafanciulla:Ortu (piaicosa" quidi cibi,apportami,o leggiadraDi man valente." E rapidaSus"na

ilecavaglidinanzid'agnellineCarni e d'augellie pane una gran copia,Si che ilduce d'eroiper tanta copia

(1) li re degliIrani. Vedi Firdusi.

(2)T"s.

(3)Tutto questo racconto di S"sena " copiatoda Firdusi,p. 378 Ed. Cale. (voi.il,

p. 313 della mia traduzione).

Page 147: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV EPICA 139

Allegro andava,n" illautoconvito

Di R"stem prodericord". Di cibo

Come fn sazia lasua votiliae piena.Disse a Sus"na ardimentoso ilprode:

Se una coppa haitlivin,deli!luTapporta,Per ch'iodi duol non mostrimi cruccioso.

E Sus"na che ud",balz" dal loco

E rec" innanzi una sua coppa. Tolse

Ad un orcio il coverchio e bevve alquantoE mand" voce a Tus ardimentoso

E cosi disse: Bella ed aitante

Ti siamai sempre lapersona !In qualeMisura in ognitempo " ilbever tuo?

Io son Tus animoso, eirispondea,E son delseme di ""'evdh"rmonarca,

Sire del mondo ^ Porgimialla mano

Quantabevanda vuoi. Deh ! che gli" mai

Innanzi a me di vino un nappo o tutto

D'acqueun gran mare? 2. " Per un filtro

Parte gitt"d'una sua drogaarcana [allora,Destra Sus"na e rapidanel nappoE nella mano del guerrierquelnappoRapidapose. L'accostava al labbro

PrincipeTus. .Ma come bevve,ratto

Ebbro l'uoniosif"',si che a l'istante

Chin" innanzi latesta oppressa e grave.Allor Sus"na mand" voce a quello

Turanio suo ^ malnato e di reo core

E disse: Questoeroe del mondo, illustre,Diresti!che nel corpo alma non bave,Per" tu illegad'una tua cintura

Ne' vincolitenaci e via lo mena,

A capo in gi"traenduio pelcalle.E Pils"m,come udi,ratto,a l'istante,

Qnal furente leon venne affrettato;Al piegliavvinse un laccioe i1trasse a dietro

Su la polvee sui sassi e di sua chiostra

In chiuso loco lo gitt",vilmenteE in guisaturpe abbandonato a terra.

Ambe gliavvinse allord'un suo capestro

Entro i nodi le braccia e sul fangosoSuolo illasci"cosi,pestoe supino4.

V. Ilpoema di U"miu e Visa.

Parole di V"ro ai suoi guerrieri

dopola morte del padre.

Come V"ro scorgea miseramente

Morti glieroi (ed eran elliassai)Attorno a Q"ren ^,l'anima spirandoPer l'anima di lui,uccisi tutti

In dolorosa guisae in guisaturpeCaduti al suolo,a' prencisuoi con ira

Cosi parl": Non bella " ne' guerrieriVilt" di core. Oh ! vergogna vi tocchi

Per ci" che festevoi,per questiprodi.Uccisi qui,caduti a voi dinanzi.

Oh ! non vedete voi ch'"nno cotesti

Vostri amici e congiunti! E di lor morte

Or va lietoilnemico ! E di vendetta

Desio per Q"ren non s'accrescein voi,Or che nel saneiie rosse^sfi"la sua

Candida barba? Un re miseramente

Ucciso eglihanno, e non per"si trova

Fra le sue gentiun vindice. N" voi

Vedete ancor ch'" prossimala notte,Che angustoe tetro sifa ilmondo !Temo,Temo che in occidente si nasconda

Questocelestesole,ed io non anche

Del padremio dallinemici suoi

Abbia chiesto la pena, altoimprecandoA chi avverso glifu. Dal primoalboreMolte voi festefino a questoistante

Di valorprove, e d'arteancor; ma incolume

Anche si sta la rea persona, ancora

Mob"d,gran mago."allocosuo^.Deh! siate

Ora alleatia me ! Di serpiin guisaVi comportateper l'accoltosdegno.Ch'io da mia stirpevo' mondar la mala

Rubitrine dell'ontaed al nemico

(1) Nevdher, figliodi Min()cihi-,re dell'Iran.

(2) Sono etruali per lui un bicchiere o un mare, tanto berrebbe.

(3) Pilsem che Afr"sy"b aveva mandato con S"sena a perdizionedeglieroi dell'Iran.

(4) Vedi ilcapitolonono di questa Storia, al paragrafo26, intorno alla somiglianzadi questo racconto d'un poema ciclico (vedine anche il sunto nel capitolo)con ci"

che si dice dai nostri poeticavallereschi di Angelica e di suo fratello e di Dragontina.

(5)Padre di V"ro e re di M"h-"b"d,

(fi)Re di Merv. nemico di Q"ren.

Page 148: Storia della Poesia Persiana

liO APPENDICE ALLA POESIA EPICA

Alto scompiglioqui mostrar fra l'armi.

Da male opre di luitutta la terra

Purificar,per esso alla sdegnosaAlma di Q"reiidar conforto e Liaudio.

VI. Tradizioni c|ii('liedei l'arsi.

// re Tahm"vas cavalca Ahr"manc.

Udii che avvinse ne' suoi ceppiilforte

Talimur"s Ahrim"ne e che per molti

Anni in que'ceppisuoi stette cruccioso

E umiliato Ahrim"ne perverso.

Quel re d'inclitonome a lui la sella

Ponea sul dorso e come a palafrenoCinghiaglidava e redini,e su quelloAd ogni giornocavalcava,andando

D'Alb"rz al luonte ed a sue valli.Quando

Lieto il prence sorgea da' sonni suoi,

Ad ognigiorno,all'oramattutina,A Iblis1

ponea redini e sella,e fuori

Traea dalla vaginauna sua clava

D'inclito peso. Egliassidea sul dorso

D'iblis e cavalcava,e sotto a lui

Era il destriero corridor. Tre volte

Ad ognigiorno,intorno al mondo intero

Il sospingeaquelvaloroso ; e al tempo

(Ihe affrettatoei correa, quellasua clava

Di puro acciaio glibatteva in fronte,

E tre volte cosi per tuttii giorniMenavalo per monti e per pianure,Per marie per convalli.Anche su l'alto

Del monte Alb"rz e per suoi liassilochi,Senza sgomento, sospingealo strano

Suo corridor,poidall'Albiirzal ponteDi Cinav"d^ passava, alto seduto

Su queldestriero iliiobilre. Ma quandoAl loco suo tornava, eglila cinghiaCon le brigliee la sellaglisciogliea,

Gittavagliun capestroallacervice.

Forte illegavadi suoi ceppi.MaiIn alcun loco acqua non era o cibo

Che glitoccasse. Soli ei della clava

Ponderosa del re toccava i colpi.

(/V/'incido della "i"dijI"cdi Tahin"ras,

da lui corrotta coi doni, Ahrim"ne per-viene

a conoscere che il re, cavalcando,

teme soltanto al passaimiodel monte

Albar:-. Al d" che sefjtie, Ahrim"ne, a

quelpasso, gettadi sella il re e l'ingoia).

Come divenne a un candido colore

La tenebrosa notte e il sole errante

Alto mont" pelciel,da' sonni suoi

Sorse il re fortunato. Al corridore

Ei venne tosto eposeglisue barde,

Le redini glipose anche e lasella

E la cinghiae s'assisealto in arcioni,

Eglid'inclitafama. Avea nel pugno

La clava ponderosail regalpnnleE ilcorridor spingea.Per ogniloco

Il f"' balzar quelvigorosoe giunseAl monte eccelso. Anche venia da presso

Di Cinav"d al ponte ilre sovrano

D'alta cervice e ilcorridor veloce

A dietro ne menava. Oh ! ma nel tempoChe alla montagna ei pi" si le'vicino

Il tristo Devo ^ gi"chin" la testa

E lev" i piedi dietro. Ecco, al comando

Del re del mondo fu riliellee stette

In sua ribellion fermo ilperverso.

Ait" die un gridoe sollev" la clava

Il prence allora,ma non venne frullo

Da sua fatica,che ilgitt"disella

Ahrim"n tristo e spalanc"le fauci

E nell'alitosuol'uom grandee illustre

Attrasse forte. Nella gran ventraia

Il f""cader losciaguratoe ratto

Da ipielloco fuggicome bufera.

Cosi,di stoltae rea donna per l'opra,Il re sovrano si perdea.Deh! scendano

Sovra moglierache sia stolta e rea,

Maledizioni pi"che mille e mille !

(1) Altro nome (dioriginearabica?) di Ahrim"ne.

(2) Il ponte Cinvant deli'Avesta, sul quale passano le anime dei morti.

(3) Ahrim"ne.

Page 149: Storia della Poesia Persiana

Ul

CAPITOLO SESTO

LA POESIA ROMANZESCA

SOMiMARIO. " 1. Oriqinedella poesiaromanzesca. " 1. Ragioni,secoiido ilMolli,del decadere dellapoesiaepicae del sorgere della poesiaromanzesca. " 2. Sog-getti

preferitidalla poesiaromanzesca. " 3. Antichi racconti romanzeschi. "

4. Due forme del romanzo poeticopersiano." 5. Romanzi di soggettostorico:

il romanzo d'Iskcnder o Alessandro. " 6. Necessit" d'incorporarealla storia

nazionale la storia d'Iskender. " 7. Nascita d'Iskender secondo il Libro dei

Re. " 8. Ilromanzo d'Iskender venne ai Persiani da fontigreche." 9, 10. Parti

del romanzo d'Iskender venute da altrefonti." li, 12, 13, 14. 11 romanzo del

re Relir"m-g"r." 15, 16. Il romanzo di Behr"m Ci"b"neh. " 17. La storia

di Malmi"d di Ghasna possibilesoggettoda romanzo. " 18. Altri personaggistoriciche potevano esser soggettoda romanzo. " 19, 20. Romanzi di soggetto

amoroso; romanzi d'amore inseritinella parte epicadel Libro dei Re. "

21, 22. ilromanzo pehievicodi V"miq e Azra. " 23, 24, 25, 26. 11 romanzo di

re Ardesh"r,primodella casa dei Sassanidi." 27. 11 romanzo di Khusrev Parv"z

e Shir"na. " 28. Romanzi d'amore di originestraniera: ilromanzo di Yi"suf e

Zai"kha. " 29. Ilromanzo di Meg'n"ne Levia. " 30. Confronto che fa l'IIaminer

dei tre romanzi : Khusrev Parv"z e Shir"na,Yi"suf e Zai"kha,Meg'n"ne Levia. "

31. Romanzi d'invenzione;tratto comune a tuttii romanzi persianidell'innamo-rarsi

scambievole dei due amanti senza essersi mai veduti. " 32. Il romanzo

d'amore diventatomistico e allegorico." 33. 1 poemiromanzeschi e le loroparti.2. Poeti vomaiK-esch"

.

" 34. Limiti della conoscenza che abbiamo dei romanzi per-siani.

" 35. Ab" 'l-Muayvade il suo romanzo Y"suf e Zai"kha;Rakhtiy"rie il

suo romanzo Y"suf e Zai"kha;Unsuri e ilsuo romanzo V"miq e Azra,luttie tre

perduti." 36. Firdusi come tratt" lastoriadopofinitala parteepicadel Libro

dei Re, e come v'innest" e come vi tratt" i romanzi che appartengonoa (juestaseconda parte del poema. " 37, 38, 39, 40, 41. 11 romanzo d'Iskender. "

42. Ilromanzo d'Ardesh"r. " 43, 44, 45. 11 romanzo del re Behr"m-g"r."

46. Il romanzo di Behr"m Ci"b"neh. " 47. Il romanzo di Khusrev Parv"z e

Shir"na. " 48. Con qual'arteFirdusi ha trattato questisoggettida romanzo. "

49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57. Il romanzo Y"suf e Zai"kha,di Firdusi;

sua autenticit",dimostrata dall'Etile;sunto di esso; sue fonti. " 58. Fas"hi

Giorgi"nie ilsuo romanzo V"miq e Azra;Shih"b ud-d"iiAmaaq e ilsuo romanzo

Y"suf e Zai"kha. " 59. 11 Quintuplodi Niz"mi. " 60, 61, 62, 63, 64. Il

romanzo Khusrev e Shir"na,di Niz"mi. " 65, ")6,67, 68. 11 romanzo Meg'n"ne Levia,di Xiz"mi. " 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75. 11 romanzo le Sette Belt",

di Niz"mi. " 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86. 11Libro d'Alessandro,

di Niz"mi. " 87, 88, 89, 90, 91. Arte di Niz"mi come poeta romanzesco. "

9i, 93. Khusrev di Dchli e i suoi romanzi. " 94. Suoi romanzi di soggetta

storicoe contemporaneo." 95, 96. Mas"d di ller"t;Kli"gi"Kirm"ni e i suoi

Page 150: Storia della Poesia Persiana

l^S CAPITOLO SESTO

romanzi. " 97, 08. Il romanzo Hum"y e Hiim"v"n,di Kirm"ni. " '.)0,100,101. Il romanzo ("nl e Nevr"z,di Kii'ni"ni." 102, 108. Ass"r di Tebr"z. "

104. Reputazionec^randeche ebbe Ass"r come poeta romanzesco. " lO", 106,

107, 108, 109, ilo,111, 112, 113. Sunto del romanzo di Ass"r: Mihr e

MusliteiM. " 114. Come possa giudicarsiil romanzo di Assai'. " 11"). HO,117, 118. Selm"n S"veghie i suoi poemi romanzeschi. " 119. Gelai ilmedico

e il suo romanzo dui e Nevr"z. " 120. K"tibi e il suo romanzo Meg'n"n e

Levia. " 121. Decadimento e trasformazione della poesiaromanzesca. "

122. K"tibi e i suoi romanzi allegoricie mistici. " 121}. Incerto carattere dei

romanzi persianidel tempo della decadenza. " 124. Fatt"hi e il suo romanzo

Bellezza e Cuore. " 125, 126. Romanzi allegoricidegliultimi tempi.

1. Origine della poes"a romanzesca.

1. Crediamo vere e giustele osservazioni del Mohl intorno alleragioni

che egliassegna al venir meno della poesiaepicain Persia e al successivo

sorgere e fioriredella romanzesca. E questesue ragionisono: ilmancare

dei soggettiepiciperch"gi" trattati da Firdusi e dai cicliciin modo da

non lasciar spazioad altripoeti;il sottentrare d'un'arte poeticapi" raf-finata

all'artedegliepiciche tanto dovettero ritenere del fare popolare,

maestoso, largoe sereno, ma alquantoruvido e tropposemplice;l'addor-mentarsi

del sentimento nazionale,al qualeand" debitrice del suo fiorire

la poesiaepica;infine il tenace sopravvivere,perch" innato nell'animo

umano, del desiderio del raccontare e del dilettar raccontando. E vera-mente,

dopo ci" che Firdusi e i cicliciavevano narrato, non l'estava alla

poesianarrativa che ripeterecon altrinomi e con altre circostanze le cose

gi"dette;e poi,la poesiaepica,passatiitempipropiziche Flianno pi'odotta,facilmente viene a noia,in particolarepresso la gente colta e di gusto

raffinato,e come viene a noia,cade e si perde o " volta al ridicolo.Trovasi

perci"che in Grecia Pigretedi Caria si faceva befte dell'Iliadecon la Batra-comiomachia,

e trovasi che in Persia l'epopeafu prestoassai,come nel-l'altro

capitoloabbiam notato,abbandonala al volgo.Con questo l'epopea,ai bei tempi dei S"m"nidi e dei Ghasnevidi, aveva avuto voce potentedi

protestae di opposizionealla tirannia spiiitualedel CalilTo di Bagdad e

della ortodossia maomettana, onde Firdusi,nella coscienza del sentimento

patrioridesto all'improvviso,poteva dire ch'egliaveva risuscitatola Persia

dalla sua sepoltura.Ma ora i barbari del settentrione hanno oppressa e

vinta la i)atria,e perch" la canzone magnificadi Firdusi parve un canto

pomposo da funerale,anche ogni altro canto epicosi tacque presto con lo

spegnersidegliaffettiche legavanoglianimi alla terra gloriosadei padri.2. Restando tuttavia vivo e incolume ildesiderio del raccontare accanto

a quello dell'ascoltare,ora che erano mutati i tempi,si cercarono altri

soggettidi racconti e questipi" adatti ai tempinuovi,pi" accomodati ai

gustinovelli. Piacqueroassai pi"dei lattideglieroi le avventni'e roman-zesche,

molte volte da idillio,degliamanti, e la descrizione delle loro gioie

Page 152: Storia della Poesia Persiana

"M CAPITOLO SESTO

Striangeo,gi"abbiamo chiari e spiccatie veramente genuinii modelli

delle due forme. La qual cosa, secondo noi,mostra l'antichit"a cui questo

genere letterarioappartiene,e come esso debba gi"essere contemjjoraneodei grandiracconti dell'epopea,dopo la qualesoltanto pot"venire in onore

e fiorire.Che poi la Ciropediasia romanzo, in cui Senofonte,preso il

nome di Ciro e i fattiprincipalidella sua vita,narri del gran re opere e

fattiin gran partefinti o almeno rappresentatisecondo un concetto spe-ciale,

" cosa risaputada tutti.Ma, poich"" quasicerto che l'ideadell'operavenne allo scrittoregreco dalla Persia,ci" che non luttisanno, si " che al

genere della Ciropediaappartengono,e le somiglianoanche, i posterioriromanzi persiani,lasciando pure che Senofonte abbia detto molte cose di

suo quanto alla filosofiae alla morale. Ancora; l'episodiodi Abradale e

di Pantea che pure trovasi nella Ciropedia,sebbene possa aver fondamento

storico,descrive un esempio mirabile di amor coniugale.Perch" una

donna di magnanimo cuore d" prova solenne di animo forte e virile,armando il suo consorte per la vicina battaglia,acciocch" eglisi mostri

degno servitore e campione del suo re, piangendolopoi estinto e ricom-ponendone

le membra squarciatee uccidendosi sul pettodi lui,dopo che

ebbe raccomandato alla nutrice di avvolgereil suo cadavere,con quellodello sposo, in uno stesso ammanto. Tale esempio di amore, nella gran-dezza

e forza sua, " tutto propriod'immaginazione persiana,trovandosi

che le donne tutte dei racconti persiani,epici,romanzeschi,storici,hanno

sempre qualche tratto d'animo forte e grande, tale che, come fu cono-sciuto

dai Greci, presso i qualila donua era reputalacosa vile,li colpitullid'ammirazione e di meraviglia.Ma di cotesto si avr" prova assai pi"chiara e manifesta quando si conosceranno i vari soggettidei romanzi di

amore, dei quali" ricchissima questa letteratura.

5. Del resto,quellainclinazione al lutto particolaredi raccontar cose

finte 0 miste di finzione di cui " primo segno, per noi,la Ciropedia,tro-vasi

che si continu" anche nel Medio Evo persiano.Ed era naturale;

perch"iinorigineessa fu cosa tutta persiana,n", se diversamente fosse,

potremmo noi intendere come mai in tanta distanza di tempo, dal quarto

0 quintosecolo avanti l'Era volgareal dodicesimo dopo l'Era volgare,si

possano trovar nel medesimo paese monumenti letterari che nei modi e

negliintenti,se non nella forma, molto si rassomiglianofra loro. Poi il

Medio Evo persianofu ricchissimo di racconti romanzeschi, molli dei

quali'furon rifattinella letteratura posteriore.Ma, come tutta la leltera-

tura, fin dal tempo dei Sassanidi,poco o nulla si ricorda della storia

anteriore ad Alessandro Magno, come abbiam veduto discorrendo della

epopea, cosi i suoi romanzi non vanno pi" in su, quanto ai soggetti

presi" trattare,dei tempi del Macedone, del quale anzi tolsero da fonti

grecliele notizie. Perch" ilsoggettodi Ciro e quellodi Abradale e di

Panteajion trovano risconlro nella lelteralura della quale ora parliamo,se pur si togliequalche nebbiosa i-eminiscenza di Ciro nella tradizione

Page 153: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 145

epicache tocca della infanzia di re Khusrev;e quanto alla storia di Zariadre

e di Odati,si pu" dire che essa sola,con l'altroepisodiodegliamori di

Z"l e di R"d"beh, resta nel Libro dei Re, nel corrispondenteepisodiodi

Ket"y"na e di Gusht"sp,come solitarioframmento d'un edil"zioabban-donato

e andato in rovina.

6. Ma la storia di Alessandro fu mirabile soggettoper 1 poetiroman-zeschi,

e si provarono nel trattarlo,oltre Firdusi,e Nizc"mi e Khusrev di

Dehii e Gi"mi e altridi minor conto. Firdusi ne incorpor"la storia nel

Libro dei Re con quell'intentoparticolareche abbiam visto essere stato

propriodi lui e di tuttiglialtriraccoglitoridi racconti epici,che " quellodi rifare una storia vera; ed " manifesto che chi voleva narrar la storia

di Persia,non poteva lasciar a dietro la conquistadi Alessandro. Ma

Niz"mi e glialtriche lo seguirono,composero intorno al Macedone poemi

specialie con certi intenti filosoficie morali che Firdusi non ebbe. E

veramente la storia del gran capitanodovette colpirfortemente l'imma-ginazione

non solo dei Persiani,ma anche degliOrientali tutti,onde ben

prestocominciarono a formarsi racconti favolosi e strani intorno alla sua

persona, perch"eglifu risguardatoora come conquistatore,ora come filo-sofo,

messaggieroanche di Dio e profeta.Cotesto,tuttavia,venne assai

pi"tardi,perch"da principiog"'Irani,vinti da lui e conquistati,dovettero

risguardarloqualeuno straniero,oppressore della loro patriae usurpatoredella dignit"reale. E per" i Parsi dicono nei loro libriche dal tempo di

Zarathustra profeta,quand'eglirec" in terra la leggenuova, e dal tempodi re V"st"cpache per il primo la profess",ogni cosa and" bene in terra

finch" venne Alessandro;venuto ilquale,ogni cosa volse alla peggio.Con

ci",la conquistadi lui non potevasinegare, n" cancellar la patitaver-gogna,

e la sconfitta toccata dal re dei re troppo era rimasta palese.E

per",quando al tempo dei Sassanidi si ebbe pensierodi comporre ilprimoLibro dei Re, la conquistadi Alessandro vi trov" luogoacconcio,ma nar-rata

con tale accorgimentoartificiosoe bene studiato,da parere una riven-dicazione

che esso Alessandro volle fare e fece dei suoi dirittidi vero e

legittimomonarca di Persia.

7. Perch" leggesiin Firdusi (eFirdusi trov" certamente questa partenelle fonti da lui consultate)che il re D"r"b, figliodella reginaHum"y,che era figliadel re Rehmen, nipotedel re Gusht"sp,tolse in isposalabella N"h"d figliadi Fil"q"s(Filippodi Macedonia),la quale poi eglidovette rimandare al padredopo la prima notte di matrimonio,infastidito

dal suo alito ingrato.Ma N"hid, trascorsi nove mesi,partorivaun figlioal

quale veniva impostoil nome d'Iskender (Alessandro)perch"iskenderchiamavasi certa erba medicinale con la qualeN"h"d andava guaritadal-l'alito

spiacevole.Intanto il re D"r"b che da quel primo giornonon erasi

pi"dato alcun pensierodella reietta sposa, da altra donna aveva avuto

un secondo figlioche veniva chiamato Dar" (DarioCodomanno). Per tal

modo Iskender e Dar" erano fratelli,anzi Iskender era ilprimogenito;e

10 " Pizzi,Storia della jjoesiapersiana, voi. II.

Page 154: Storia della Poesia Persiana

146 CAPITOLO SKSTO

per"se Iskender (poich"cosi d'ora in avanti chiameremo anche noi Ales-sandro)

portavale armi contro l'Iran e contro Dar" che da orgogliosoglichiedeva iltributo,tutto ci" eglifaceva nel suo pienodirittodi successore

nel regno paterno.Questainvenzione, non inetta veramente, toglievaagliIrani l'onta di essei'e stati signoreggiatida uno straniero,rendendo per

tal modo principeindigenol'usurpatore.Ma l'invenzione non " iranica

0 persianase non in quanto essa fa Alessandro figliodel re di Persia.

Perch" gi" nel Pseudo-Callistene e nella sua versione siriaca,slata di

recente pubblicatadal Budge, trovasi che Alessandro " pur considerato

figliodi un re di Egitto,anzi di Nectanebo, che, essendo maestro in

negromanzia, era andato a Pella in Macedonia dove s'era giaciutocon

Olimpia moglie di Filippo.Perci", secondo l'autore del romanzo che

doveva essere egiziano,forse gi"del secondo o terzo secolo dell'Era vol-gare,

Alessandro,venendo in Egitto,ritornava nel regno paterno. 1 Per-siani

pi"tardi,trovata assai buona l'invenzione,l'adottarono per s" nel

modo che di sopra " detto.

8. Secondo lo Spiegel,nelle fonti che Firdusi dovette consultare,dopo

questoparticolaredella nascita d'Iskender, poco si doveva trovare che

risguardassele imprese di lui;per" il poeta dovette ricorrere ad altre

fonti e in particolareal romanzo or ora ricordato,attribuito a Callistene,che voltato assai per tempo in siriaco e in arabo prestosisparse per tutto

l'Oriente. A noi invece sembra pi"ovvio e giustoildire che Firdusi nelle

fonti che gliservirono di testo nel comporre ilLibro dei Pie,trov" le notizie

che toccano Iskender,come trov" tutte le altre deglialtri re. " vero tut-tavia

che queste notizie vennero agliIrani dai romanzi greci,penetratipertempo in Oriente;non per" da essi direttamente pot"attingerleFirdusi.

Ma, comunque sia di ci"," manifesto che ilpoeta persianoe ilromanziere

greco 0 egiziano,bench" lontani fra loro,vanno innanzi di pari passo,

eccetto che qua e l" ilprimo si discosta dal secondo per certe vedute par-ticolari,

come laddove egliconduce Iskender a visitar la Mecca e la Kaaba,

e ne divide i viaggiin viaggiverso Oriente e in viaggiverso Occidente,

obbedendo a certi concetti mussulmani. Per",tenendo conto soltanto del-l'opera

di Firdusi quale essa ", par certo che il romanzo d'Iskender in

Persia se non fu cosi formato da Firdusi,tale almeno fu divulgato,e che

sulle orme di lui,o apertamente o copertamente,si son messi poituttiglialtri.Formatosi una volta il racconto e f"ttosi conoscere, esso pot"svol-gersi

e ampliarsie prendereaspettinuovi ed esser rifattoda altricon altri

intenti,come si trova aver fatto Niz"mi. Presso Niz"mi,Iskender non solo

diventa filosofo,e di cotesto gi"troviam la ragionenel suo conversare con

Diogene e coi Drahmini indiani,ricordato dalla storia,ma si muta ancora

in profetae in personaggiomistico. Di questo mutamento tuttavia trovasi,

come crediamo, ilprinc"pioo la ragionenello stesso Firdusi,laddove eglifa giiu-areil suo eroe per Cristo e per la croce e lo raj^presentacome

nn uomo pio.Del resto,anche nel falso Callistene leggesicome Iskender,

Page 155: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 147

nel cospettodei Giudei in Gerusalemme, siprofessasseadoratore del vero

Iddio,intanto che in una omelia metrica siriaca di Giacomo vescovo di

Sanigli,morto nel 521 d. G., " pur detto che Alessandro era cristiano.

9. Tutta questa parte adunque sembra esser venuta ai poetipersianida fonti grechemutandosi in quanto dov" mutarsi per acconciarsi a opi-nioni

e credenze di gente diversa,non togliendoper" che altri elementi

sian loro venuti da altra origine.Tra i qualisembra doversi porre quellodella fonte della vita,posta nel lontano e misterioso paese occidentale

delle tenebre,a cui Iskender cerc" di arrivare,prendendosiper guida il

profetaKhizr. Anzi, lo Spiegelvorrebbe supporre di origineegizianaobabilonese questa tradizione della fonte della vita che dona, a chi ne beve,

eterna giovinezza,sebbene nelle antiche tradizioni iraniche trovisi gi"qualchemenzione di acque e di fonti purissime,alle qualisi attribuisce

virt" sovrumana e portentosa;e noi gi" abbiam veduto, nel fare il

sunto del Libro dei Re, che re Khusrev, prima di perdersinel lontano e

buio settentrione,si bagn" in una misteriosa fontana. Anche nel libro

pehlevico,ilBundehesh, parlasia lungo di fonti e di laghiin regionilon-tane

e mitiche,dotati,essi pure, di meravigliosevirt". Ma non di quisembra esser venuto questoparticolare,che forse devesi cercare pi"verso

Occidente che verso Oriente. Perch" gi" nell'omelia siriaca,dianzi citata,di Giacomo vescovo di Sar"gh," narrata l'andata di Alessandro allamiste-riosa

fontana nel paese delle tenebre con la scorta di un vecchio sapiente." quel vecchio sapienteche poisi chiamer" Khizr,cio" verzura secondo

l'etimologiaaraba, nei romanzi arabi e persiani,e diverr" una delle pi"belle immaginazionie invenzioni della fantasia. Perch" egli,nei romanzi

persiani," rappresentatocome tale che l" dov'eglisi reca, o nei luoghi

per i quali si aggira,porta freschezza d'arie miti e dolci e rigogliodi

vegetazione.Spuntano sotto i suoi passierbe e fiori ed escono zampillidi fontane,ed eglisen va vestito sempre di panniverdi e l'aspettosuo" aspetto florido e aitante come di tale che dona giovinezzae prosperit".

io.Anche trovasi ricordato al capo diciottesimo del Corano un miste-rioso

personaggiodetto con nome arabo Dh" '1-qarnayn,cio" ilCornuto,nel quale,messo di Dio ed esecutore de' suoi decreti,molti hanno voluto

ravvisare or l'uno or l'altrogrande personaggiodella storia. Ma i pi"hanno creduto di ritrovarvi accennato Iskender,perch"egli,appunto come

il Cornuto del Corano,percorse la terra da Occidente ad Oriente e lev"

nelle lontane partisettentrionali dell'Asia forti mura di ferro per ributtar

gliassalti di popolibarbari e ignoti.Di questituttavia e delle mura levate

contro di essi per opera d'Iskender,trovasi ricordo anche nel Libro dei

Re; ma Firdusi non dice che Iskender sia il cornuto personaggiodel

Corano,al quale Mas"di per ilprimo,sebbene con qualchedubbio, vuole

identificarlo.Ma Tabari,nelle sue storie,del Cornuto e d'Iskender fece

speditamenteun personaggiosolo,e d'allora in poi fra tanti pretendential titolodi Cornuto,come lichiama lo Spiegel,Iskender acquist"sempre

Page 156: Storia della Poesia Persiana

448 CAPITOLO SESTO

maggior favore,sebbene la questionenon anche sia ben definita. Cos"

adunque, con ricordi ed elementi diversi,dovuti a popolie a tempi diffe-renti,

formavasi in Persia ilromanzo d'Iskender,al qualei romanzi grecidiedero maggior copiadi materia e Firdusi l'impulsopi"efficace.

11. Viene, dopo Alessandro o Iskender,un alti-opersonaggiostorico,fattosiprestosoggettograditodi racconti e di romanzi, non per artificiosa

menzogna storica come si dovette fare per Iskender dai Persiani,ma per

la memoria felice che eglilasci" dietro di s". Egli " Yarahr"ne quintodella casa dei Sassanidi,figliodi Yezdeghirdprimo ilmalo, detto comu-nemente

Behr"m o Behr"m-g"r nella recente letteratura,qualeregn" dal

-4iO al ^SS d. C, e fu re cavalleresco,amante delle avventure amorose e

della caccia,e fautore ardente del buono stato del popolsuo. Al suo popololo rese sommamente caro, oltre le qualit"ora enumerate, la sua giovinezzaavventurosa e travagliata,perch"il padre lo tratt" sempre duramente

assai,e una volta anche lo sostenne in carcere, e perch" egli,educato

presso gliArabi alla corte dei principidi H"ra,impar"ogniarte pi"gentile,

poesiae musica, e si addestr" alla caccia del leone,sfidando ognimaniera

di pericolie di rischi.Come poi,morto ilpadre,eglivenne a domandare

il regno, i grandi di Persia, temendo ch'eglidovesse imitare il padre

suo, slato troppo benigno vei"so i Cristiani,o per qualche alti'osospetto,

non vollero riconoscerlo;anzi elessero re un vecchio e debole principedi

nome Khusrev. Ma poi,come Behr"m pot"parlareai grandi e al popoloraccolti in assemblea,e quando fu stabilito che la corona reale,posta su

di un trono fra due leoni feroci,sarebbe stata conferita a chi avesse

saputorapirla,egli,balzando imperterritofra le due belve,la tolse e se

la pose in capo.

12. Fatto re, perdon" molti tributi non anche pagati,e talvolta anche

tolse ai ricchi avari le male accumulate e infruttuose ricchezze per darle

ai poveri,ai qualiassegn"uno stipendiosul pubblicoerario e per i qualianche chiam" dall'India i musici da piazzaperch"cantando lidivertissero

gratuitamente.Soleva dire,secondo Firdusi :

Con la giustiziamia, Sol ne rimangadesolato e tristo,Con la mia grazia,in manifesta guisa Ma ritrovi ciascun suo nutrimento

Ed in segretaordiner" quest'ampia E da me iltocchi.

Terrena sede,u" vorr" che un lembo

Questa aperta inclinazione di lui,anche troppo manifesta,a favorire i

povericol danno dei ricchi,onde il gran re tent" anche,ma senza frutto,di attuar le dottrine socialistiche nel suo regno, congiuntaalla prodezzaleggiadradi re cavaliere e amante delle avventure, fece di lui ben j)restoun vero eroe da romanzo. Anzi, la fantasia del popoloche quasidimentic"

le sue guerre con l'imperatoredi Costantinopolie col re d'Armenia e coi

principidell'altaAsia e tutte le opere sue di sovrano e di uomo di stato,

si sbizzarri singolarmentenon solo nel raccontare, magnificandoli,gli

Page 157: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 149

aneddoti curiosamente cercati di lui che impoverivai ricchi e arricchiva

i poveri,ma si volse ancora con predilezionegrande alle sue avventure

d'amore e alle sue caccie gradite.Nei quali racconti,veri soggettida

ballate da cantarsi attorno, tanto s'infiltr"di epico,che talvolta,nel leg-gerele cronache orientali che parlanodi questo re, sembra di leggere

qualchecanto di Firdusi allor che parladi qualcheeroe del buon tempoantico. E notisi qui,come del resto s'intende per tante altre cose gi"dette,che agliocchi dei Persiani storia ed epopea, cronaca e romanzo, non dif-feriscono

tra loro che nell'arte,nella forma, nell'andamento,nel tono; ma

che, in sostanza, sono eguali,narrando con indifferenza e con la migliorbuona fede le stesse cose. E per",quanto a Behr"m in particolare,tro-viamo

che,per tacere dei poeti,i cronisti persianie arabi descrivono con

compiacenza tutta proprial'educazione di lui presso i principidi Ilira;e

nel luogoladdove labari dice in qual maniera esso Behr"m si scelse tra

le mandre allevate intorno alla corte di H"ra ilsuo destriero,sembra di

leggerequeicanti del Libro dei Re, laddove Firdusi racconta come Rustem

e Sohr"b si scelsero i loro famosi cavalli. A Dehr"m, principedel quinto

secolo,fu pure da cronisti e da romanzieri attribuita la clava, quellaclava dal capo di giovencache " propriasoltanto dei grandieroi della

pi"antica epopea, Fr"d"n, S"m, Rustem. Egli anche atterr" leoni,uccise

favolosi draghisulle montagne e nelle selve;tutte cose che non possono

essere che elementi mitici ed epicientrati nella storia di lui. Si vede,

anzi,che tutto ci" in grandissimapartefu fatto dal popoloprima,raccolto

poi e abbellito dai romanzieri, perch" anche ai nostri giornisentonsi

raccontare sul conto suo, tra ilvolgo di quei paesi,certe fiabe di assai

rozza invenzione che poi s'incontrano nei poemi e nei romanzi. Perch"

dice ilMalcolm d'aver udito nel 1810, in un villaggiosolitario di Persia,

narrar di certa avventura amorosa di Behr"m, e dell'abbandono del-l'amante,

e del successivo incontro di costei nel principeche le perdon"e con s" la riprese,e d'una singoiarprova di valore che essa dava ti'as-

portando sulle spalleun torello vivo. Questo racconto, come vedremo,

trovasi tal qualein un poema di Niz"mi.

13. Anche la sua morte fu soggettoacconcio alla poesia.Firdusi la

racconta cos":

Desio potenteera venuto in lui Che del mondo ilsignorda' suoi giacigliD'andar servendo a Dio,si ciiequeiserto Ancor non era sorto. Oli ! forse eglieraEi ripudiavae di regnanteilseggio Gi" gi"fuggitode' gagliardiirani

Sgombravatosto,e poiche d'ognicosa Da l'inclitaassemblea ! Ne and" frattanto

Di questaterra venne in inicori'uccio, PrincipeYezdeghirdal padresuo,Ciiuntala notte tenebrosa, al sonno Ma nella strozza,al rimirarlo,ilfiato

S'abbandon". Ma quandola sua gota Ratto glis'arrest",ch'eilo scoverse

L" sid basso orizzonte ilsol mostrava. Con p;dlidele gotee gi"spirato,Pien di spavento fu d'un tratto il core Giacente sovra un drappointestod'oro.Del sacerdote di quelprence illustre,

Page 158: Storia della Poesia Persiana

450 CAPITOLO SESTO

Ma altriscrittori,contemporanei o assai vicini di tempo a Firdusi,comeIbn ul-Atliire labari,raccogliendoforse e appropriandoal gran re una

antica tiaba popolare(certoche anche oggi,in Persia,si addita il luogodove ilfatto singolareaccadde),raccontano come egli,andando un giornoalla caccia,messosi con ardore ad inseguireun onagro venutoglidinanzi

all'improvviso,precipit"in una voragineo s'atTond" in un pantano dove

spar".Da ci" trasse Niz"mi uno de' pi" bei racconti d'un suo poema che

narra di Behr"m e del qualepi" innanzi parleremo;e la bella narrazione

fa ricordare a noi la nota fiaba,secondo la quale (e veggasil'ode bellis-sima

del Carducci)re Teodorico sparicorrendo dietro a un cervello,bal-zando

improvvisodalle acque dell'Adigeladdove eglisi bagnava, per

inseguirlo.Anche lo spariredel buon re Art" in un luogodeserto,secondo

alcune tradizioni,ha molta somiglianzacon questo misterioso spariredel

cavalleresco re persiano.14. Ecco adunque. 1 dotti e glieruditi di Persia fanno di Alessandro

un filosofoe un profetae ne avvolgonola figurache sempre grandeggia,in

una nebbia misteriosa,e lui attirano come per forza nel ciclo dei romanzi.

Ma ilpopoloche " pur sempre ilpi"gran poeta,dimenticando ilre emulo

di Bisanzio e dimenticando l'uomo di stato,fa di Behr"m un prode avven-turiero,

amante gentiledelle donne, cultor delle arti e protettoredegli

oppressitutti,e gliattribuisce la gloriad'aver trovato per ilprimo un ritmo

poeticonell'entusiasmo suo per un maestro colpo di mano aita caccia.

15. Il gran re Chosroe An"sh"rv"n, del quale gi"abbiam parlatoal

principiodi questo libro come di fautore magnificodelle lettere e delle

scienze,non lasci" tale memoria di s" presso il popoloiranico da dar

modo di comporne romanzi; ma soltanto ebbe e conserv" nome di giusto,e come tale fu poi ricordato per tutta la letteratura posteriore,persianae arabica. Ma di un altro Behr"m per poco non accadde che il nome e le

avventure divenissero vero e acconcio soggetto da romanzo, e ci" per

la novit" e singolarit"dei casi della sua vita. Behr"m Ci"bineh che discen-deva

dai re Arsacidi ed era nativo di l"ey,pervenuto per la virt" militare

ad essere generalein capo del re Hormizda quarto che regn" dal 578 al

590 d. C, come fu oltraggiatoda lui che glimand" vesti e arnesi da

femmina in una corba,glisi ribell" e si fece proclamarre dai suoi soldati

che sinceramente l'amavano, l qualiegli,un Wallenstein animoso e di

valore,ma alquantogrottesco,incit" alla ribellione non tanto con paroleveementi e irose,quanto anche col farsi vedere nel loro cospetto,in pub-blica

conclone, con le vesti femminili indosso, la cuffia in capo e la

conocchia in pugno, mostrando per qualisegniriconoscesse il re e ricom-pensasse

il valore de' suoi caj)itani.Ora, la ribellione d'un capitanoal

suo legittimosignoreera stata fino allora cosa ignotanegliannali del

regno persiano rinnovato sotto i Sassanidi,e il fiero uomo che per il

primo ne diede l'esempio,cominci" da quel giornola sua vita avventu-rosa.

Questa poi,dalla immaginazione popolare,fu prestoornata di favole,

Page 160: Storia della Poesia Persiana

152 CAPITOLO SESTO

17. Ma quellainclinazione tutta particolaredel popolo persiano,di

foggiareeroi da romanzo coi personaggipi" illustridella storia,anche

pi"si manifesta in un esempiodi tempi pi"recenti,in un personaggioche

fece stupirei contemporaneituttie i postericon la grandezza delle opere

guerriere,con la magnificenzadelle opere della pace, con la protezioneaccordata ai grandiingegnidel tempo. Gi" s'intende che vogliam dire di

Mahm"d della casa dei Ghasnevidi,del quale abbiam parlatonella intro-duzione,

divenuto presto nella fantasia del popolo soggettodi molti rac-conti

che sentono del romanzo, appunto per quelleopere sue veramente

splendide.Intorno a lui, tuttavia,alcun romanzo non si " composto,sebbene l'indole del personaggiovi fosse pi" che acconcia;ma come di

Rehr"m-g"r il popolo ha conservato tante memorie e ricordato tanti rac-conti

come di principeavventuriero e cacciatore,cosi di Mahm"d ancora

esso si ricord" come di un gran prode,sterminatore degliinfedeli,comedi un gran signore,dispensatordi doni e di favori. E per" " da meravi-gliare

che un l'omanzo non si sia composto anche di lui;o forse,almeno

a principio,si vollero cercar glieroi da romanzo soltanto nel tempoanteriore al conquistoarabo, e Mahm"d, in tal caso, troppo tardi era

venuto; ovvero, e ci" " assai pi"probabile,anzi certo,i tempi propizialnascere e al comporsi dei romanzi furono quellidei Sassanidi,passatii

qualiil singolarelavor"o dovette cessare d'un tratto. Con questo,mentre

alcuni scrittorio contemporaneial gran principeo posterioridi poco (pertacer di Mirkhondi,che " di assai pi" tarda et") narrarono soltanto la

storia di lui,come fecero Bayhaqie "tbi,trovasi che sovente ipoetimisticisi valsero di certi aneddoti della sua vita per confermar con l'esempioillustremolti dei loro dettami di filosofiae di morale. Perch" esempi di

grandezzad'animo, di longanimit",di munificenza (se toglil'oltraggiocrudele fatto al povero Firdusi),trovansi in copia nella vita di Mahm"d,e i poetivolentieri ne fecero tesoro; e noi,nell'appendiceal capitolodella

poesiamistica,abbiam riferitoun passo del poema di Att"r che di Mahm"d

narra un singolareatto di bont". Anche la letteratura popolare e quellache pare destinata ai fanciulli,essendo precettisticaed educativa,registramolti trattidella vita intima di lui.L'amicizia poich'egliebbe svisceratis-

sima per ilsuo schiavo favorito Ay"z, e le pazziech'eglifece per costui,e

certi tratti d'umilt" e di bont" del povero schiavo,che tra le pompe della

corte si ricordava pur sempre l'umile sua origine,diedero luogoa molti

racconti che trovansi qua e l" per gliscrittoriin jirosa e in poesia,senzache tutta l'ampiamateria possa essersi mai raccolta per formare un

vero e proprio romanzo.

18. Cos" adunque la fantasia popolare,poich"non crederemmo che

senza di questa certi personaggistorici avessero potuto trasfigurarsiin

eroi da romanzo, veniva ordinando e tessendo un'ampia tela di racconti,intorno ai qualidovevano poi esercitarsi tanti nobili ingegni.Di cotesto

veramente abbiamo molti e chiari esempi anche presso altripopoli,ma.

Page 161: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 153

se non c'inganniamo,non tanti quantisono presso il persiano.Che se di

altripersonaggidopo Mahm"d di Ghasna ora non abbiam tenuto parola,ci" non vuol dire che dopo di lui nessun altro personaggiosia potuto

entrare nella schiera deglieroi da romanzo. Perch",anzi,trovansi rac-conti

poeticie romanzeschi intorno alle imprese di Gengiskh"n e di

Tamerlano, e con la storia di N"dir-sh"h,un avventuriero d'umile nascita

che nella prima met" del secolo decimottavo si fece signoredi tutta la

Persia,si volle anche comporre un poema col titolopomposo di Libro dei

Re. Per",oltre che ilpoema di N"dir-sh"h appartienealla letteratura pi"recente della qualequi non trattiamo,veri poemi romanzeschi non sono

tutte questecomposizionio poeticheo prosaiche,ma sembrano esser piut-tosto

gontlecronache di avventure. Anche questetuttavia,coi veri poemi

romanzeschi, valgono pur sempre a dimostrare questa singolareinclina-zione

al trasfigurarein eroi certi grandipersonaggi,dai tempi di Ciro il

grandeai nostri giorni.19. Anche pi"copiosidei romanzi fino ad ora tratteggiati,sono quegli

altriche narrano pietosestorie d'amore. Nelle qualituttavia,ed " bene

che ci" si sappiaiindal principio,accanto alle parolee agliaccenti della

passionepi"calda,invano si cercherebbero le vilt" abiette e i sentimenti

ipocritied efTemminati dei romanzi moderni. Perch" il concetto che si ha

della donna amata appare come concetto di cosa sublime e celestialein

queiromanzi persiani; e la passioneardentissima che agitail cuore dei

giovaniamanti,non li conduce mai ad opera indegna e biasimevole,ma

" forte e potente sprone per vincer pericolie superare ostacoli,a tale,

che non permetteche alcuna vilt" si accolganel cuore o si concepiscanella mente. N" la sventura, n" l'ira dei mortali possono indurli mai a

rompere la data fede o a mostrarsi codardi o dappoco, perch"quelloro

sentimento d'amore " sentimento puro ed elevato,sentimento ideale e

cavalleresco,ben diverso da quellolaidissimo onde mostransi inquinatii romanzi moderni.

20. Quanto ai soggettidi questialtriromanzi e alle loro fonti,notiamo

che qualcuno,essendo antico e di originegenuinamenteiranica,dovette

ben presto essere incorporatonell'antico Libro dei Re assai tempo primadi Firdusi,come avvenne della storia degliamori di Z"l e di R"d"beh.

Invece,la storia pietosadegliamori di R"zhen e di Men"zheh fu inserita da

Firdusi nel suo poema non perch"eglil'avesse trovata nelle sue fonti,ma

perch"essendoglistata letta una notte di su un vecchio libro,gliparve

degna d'esser rifatta.Di cotesto ricordisi illettore che abbiam fatto cenno

nel capitolodella poesiaepica,laddove anche abbiam notato ((ualfosse

l'origineprima di questa tenera storia d'amore. Per",anche perch"questestorie vanno strettamente congiuntealla grandetradizione eroica,trovan-dosi

che da Z"l e da R"d"beh nacque Rustem, e che le avventure di

Bizhen e di Men"zheh sono come un episodiodella gran guerra coi Turani,

esse furono narrate epicamenteda Firdusi,sebbene il suo genioabbia

Page 162: Storia della Poesia Persiana

154 CAPITOLO SESTO

trovato nel pietosoargomento modulazioni patetichee soavi da romanzo

e da idillio.Ci" stesso possiamdire degliamori di Giisht"spcon la bella

Ket"y"na,soggettobellissimo da romanzo, che Firdusi pure incorpor"nel

suo poema, antico molto nell'origine,come di sopra abbiam detto,macon alcuni particolarimoderni, venuti da rifacimenti posteriori.

21. Oltre questiultimi due, uno dei primiesempi di romanzo d'amore

narrato a parte e non incorporatoin alcun poema epico,sembra essere

stato il V"miq e Azra (l'amantee la fanciulla)che Unsuri, ilre dei poetial tempo dei Ghasnevidi,morto nel 432 d. E. (1040 d. C), avrebbe com-posto

sopra un originalepehlevico.Di Unsuri, come di poeta lirico,

abbiam gi"parlatoin altro capitolo;mail suo romanzo " andato perduto,

come " andato perdutoquellodal medesimo titoloe soggettodi Fas"hi Gior-

gi"niche dal Mi al 4-62 d. E. (1049-1070 d. G.)visse alla corte dei prin-cipidel Taberist"n. Anche altri poeticome Zamiri e N"mi e Iluseyn

Sh"r"zi,che sono, per il tempo in cui vissero,al di l" dei limiti del nostro

studio,trattarono questosoggettod'amore che,per quelche pare, doveva

esser molto bello;ma della loro opera gi"tardiva,anche perch"non ce

ne sono edizioni (ecerti manoscritti citatidal Rieu non ne contengono che

qualcheframmento), non possiamodir nulla qui; ci" che pur faremmo,

anche oltrepassandoi limiti imposti,i)ur di dir qualchecosa intorno al

soggettodel romanzo. Non potendo far cotesto,ci appagheremo del bre-vissimo

compendio che ha fatto l'ilammer di un poema turco del mede-simo

titolo e dal medesimo soggetto.L'autore turco " L"mii, il pi"illustre poeta della letteratura turca romanzesca, morto nel 940 d. E.

(1533 d. C.).Tratt" eglii pi" belli soggettiromanzeschi persiani,e

quellodi V"miq e Azra conta, secondo l'Oammer, non meno di seimila

distici,ridottipoidall'Flammer stesso,compendiatore,a sole quarantanovestrofe di nove endecasillabi tedeschi ciascuna. Ora, se " vero, come

sembra, che questo romanzo sia pehlevico,esso non doveva essere che

una semplicee tenera storia d'amore, laddove, non gi" Unsuri o Fas"hi,

ma bens" glialtri poetipersianiricordati di sopra e con questiil turco

L"mii, hanno dato al leggiadroracconto manifesto signiticatomistico

facendone un poema allegorico.Di cotesto uso del far allegoricii soggettiromanzeschi, si dir" innanzi;ma intanto,ridotti,come siamo a non

aver sott'occhi che lo scarno compendio dell'Hammer, vediamo se pos-siamo

ancor riconoscere (anche a rischio d'errar molto) i lineamenti del

romanzo originale.22. L'ordito ne deve esser stato molto semplice.V"miq e la bella Azra

vivevano felicipresso le loro famiglie in Media, secondo che pare, e si

amavano teneramente, intanto che ilgiovane era sacerdote in un tempiodel Fuoco e la fanciulla era pur consacrata al culto. !\lala felicit"dei due

amanti " ben presto volta in lutto e in angosciamortale, perch",percagioneche non bene s'intende,l'uno deve sej)ararsidall'altro,e Azra se

ne va in lontane e fredde regioni settentrionali laddove la morta natura

Page 163: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA' 155

tutta si ravviva e abbella al suo apparire,e Y"iniq se ne va nelle calde

regionid'Etiopia.In Etiopia,i barbari voglionocostringerload abiurar la

religionedei suoi maggiori,ma eglisi ricusa,e gi",in pena della ostina-zione

sua, " condotto sul rogo, quando il rogo si trasforma d'un tratto in

un freschissimo giardinodi rose. Scampato al fuoco,eglinon pu" tuttavia

tollerar le pene d'amore, e per"si consuma e si strugge a poco a poco,

intaulo che la sua Azra, privaessa pure del conforto di veder l'oggettodelcaldo amor suo, si muore nell'angosciae nell'abbandono. 1 due fedeli

amanti hanno dopo morte la sorte felice di salire al cielo donde ancora

mandano a noi la loro luce casta e serena, e V"miq " Arturo, e Azra " la

Vergine che tiene in maao la spiga.Tale dev'essere il nudo soggettodel

romanzo di cui a ragione deve lamentarsi la perdita;la quale forse "

dovuta alle troppo manifeste inclinazioni zoroastriane,come pensa l'Ham-

mer, tanto invise ai fanatici mussulmani. E veramente v'" qui la glorifi-cazione

degliadoratori del fuoco,e ilcarattere del racconto " tutto pret-tamentezoroastriano,tanto che nello stesso L"mii, che " mistico e gi"a

molti secoli di distanza,esso emerge ancora tenacemente vivace. Perch"

il poeta,tra le altre cose, v'introduce ilsuo eroe, amante e sacerdote,ad

esporre alla sua bella la dottrina tutta zoroastriana dei sette fuochi;e

veggasil'Avesta e i libri teologicidei Parsi per chiarir meglio cotesto

punto.Perci" " ben naturale che i piimussulmani, inorridendo,lasciassero

nella dimenticanza il romanzo che glorificavaun'altra religione.Eppure i

nomi dei due giovaniamanti sono arabi;ma cotesto non fa e non deve

fare difficolt"alcuna,perch"i nomi arabi di V"miq e Azra, come " avve-nuto

in altri casi,devono esser traduzione di due nomi pehlevici,ora

perduti,che erano anche i nomi originali.23. Ecco ora che il romanzo storico,dedotto da personaggigrandie

illustridella storia,per il sopraggiungered'altri elementi e per l'aggre-garsid'altre parti,diventa anche amoroso. Che se cotesto non " avvenuto

del romanzo di Alessandro o Iskender,forse perch"le fonti grechea cui

si attinse,non dicevano se esso Iskender ebbe o non ebbe avventure

d'amore, o forse perch"di cavaliere e di guerrieroeglisi mut" ben prestoin profetanella fantasia degliOrientali,tutto ci",invece,avvenne per altri

personaggistorici,pi"volte,non una volta sola. Perch", tra le altre,tro-vasi

nella seconda parte del Libro dei Re tutta la narrazione romanzesca

del come fu fondata la potenzadei Sassanidi per opera di Ardesh"r al prin-cipiodel terzo secolo. Non l'arem qui la storia di questo grande avveni-mento,

perch"non scriviam noi una storia ; per"ci appagheremo di dire

che nel romanzo che risguardaArdeshir,molti ricordi storicison pur slati

conservati,come la sua ribellione all'ultimo re dei Parti,Ardev"n, le sue

conquistenella Media e nell'Armenia,la fondazione di molte citt" nel suo

vasto impero,in breve tempo e assai facilmente riordinato. Ma il romanzo

che Firdusi ha inserito nel suo poema, racconta ben altre cose di questo

gran principe,e la sua fonte " molto pi"antica,trovandosi che molto

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456 CAPITOLO SESTO

addietro,in un tempo che ora cercheremo di determinare,fu composto

un romanzo in pelilevicoche reca appunto quellemedesime cose. Esso "

detto il Kar-n"inak i Artakhsh"r,cio" Libro dei fattidi Ardesliir,ed "

romanzo vero e d'indole popolare,come sono talimolti altriromanzi del

Medio Evo persiano,e tutti anonimi. Come tale lo manifestano e dimo-strano

i racconti leggendai'ie fiivolosiche vi si leggono,come ilsogno di

P"pak,suocero di Ardesh"r secondo il romanzo, e suo padre secondo la

storia,per il qual sogno fu prevedutala grandezza futura dell'animoso

giovane;come ilsuo servire alla corte di Ardev"n e la sua disgraziae la

conseguente fugacon una bella fanciulla,schiava di Ardev"n,che Firdusi

dice Guln"ra e di cui il romanzo pehlevicotace ilnome; come la profeziadel regno fattaglida due sibille(secondo Firdusi sono due garzoni)da lui

incontrate a met" del suo viaggio;come la sua vittoria sul gran verme

allevato in casa dell'operosoe valoroso lleft-b"kht che ne traeva potenzae ricchezza grandissima;come l'inimicizia tra lui e il ribelle Mithrak di

cui eglistermin" la famiglia,eccetto una bambina che,trafugataal mo-mento

della strage,fu portatapresso una famigliadi contadini che l'allev"

con amore; come la nascita insperatadi un t"gliodi Ardeshir,Sh"hp"hr,che pois'invagh"della figliadi Mithrak incontrata da lui presso un pozzo

nella campagna, e, sposataladi nascosto, fece cessar d'un tratto gliodi

e le inimicizie antiche;ci" che era stato predettoad Ardeshir stesso da

un sapienteindiano, di nome Kait,interrogatoda lui su tale proposito.Perch" il saggioindiano aveva detto che nell'Iran sarebbero state e pace

e prosperit"solo allorquandola signoriane sarebbe stata divisa tra la

stirpedi Ardesh"r e quelladell'estinto Mithrak. Ardesh"r non volle saper

nulla di cotesto;ma ilt"gliosuo, a sua insaputa,sposava la figliadi Mithrak

e dava compimento all'oracolo. Cos" seguitail romanzo tino a toccare il

regno di Ormuzd primo che era tigliodel t"gliodi Ardesh"r e che regn"brevemente dal ^7:2 al illS dell'Era volgare.

24. Ma due cose che sopra abbiam di sfuggitae oscuramente accen-nate,

meritano alcuna esposizionealquantopi" chiara;e una " l'avven-tura

del gran verme di Heft-b"kht,e l'altra" la nascita del ligiio di Arde-sh"r.

Ora, quanto al gran verme che abitava in una grottapresso ilborgo

di K"ci"r"n nella provinciadi Kirm"n e che Ardesh"r uccise adoperandopi" l'astuzia che il valore," chiaro che qui abbiamo un antico racconto

mitico,del genere di quellod'indra uccisore di Yritra,di Fr"d"n vinci-tore

di Dah"k, di Apollouccisore del serpente Pitone,di Ercole uccisor di

Caco, di Sigfridouccisore del mostro Fafnir;", insomma, un antico mito

indo-europeoinfiltratosinella storia di questo fortunoso primo re dei Sas-

sanidi,tanto antico anche ne' suoi particolariche il Liebrecht gliha tro-vati

tali e quali nel mito scandinavo di liagnarLodbrok. Secondo quelmito, il prode Ragnar Lodbrok uccide con astuzia un terribiledrago e

ottiene in premio la mano della bella Thora, figliadel conte lleii'audr.

Ecco adunque un elemento mitico che " entrato nel romanzo e di cui non

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LA POESIA ROMANZESCA 157

si sa veder la ragione,se forse essa, come pensa ilDarmesteter, non sta

nel fatto che ilKirm"n laddove " detto abitare ilgran verme, " paese in

cui la tradizione ha posto la scena di tanti altri fattimitici,come per

esempio le imprese del re Fr"d"n, e che la fantasia popolarefu aiutata in

ci" da una falsa etimologiadel nome Kirm"n, che si vorrebbe far derivare

dalla parola kirm che appunto in persianosignificaverme. Ma perch"Firdusi,come sivedr" dai passiche recheremo nell'appendice,racconta che

ilfamoso verme fu trovato in un picciolpomo da una figliadi Heft-b"kht,

da lui detto Heft-v"d,e che esso, ingrossatoall'improvviso,filava per lei

la bambagia e tanto ne filava che in breve la casa di Heft-b"kht ne divenne

ricca,bisognadire col MohI che, forse,l'antico mito ha assunto in Persia

col tempo altro significato,cio" " stato tratto a simboleggiarla prosperit"

e la ricchezza che vengono ad una famiglia,ad un borgo intero,per la

coltivazione del baco da seta. Cotesto fatto della figliadi Heft-b"kht o

Heft-v"d e del filardel verme, raccontato da Firdusi e somiglianteassai al

racconto scandinavo ricordato di sopra, non trovasi nel romanzo pehlevico.25. Quanto alla nascita di Sh"hp"hr figliodi Ardesh"r,notisi ch'egli

nacque ignotoal padre,perch"ilpadre,come fu indotto dalla moglie sua

che era una figliadi Ardev"n, a bere una certa bevanda otTertaglida lei

al suo ritornar stanco e assetato dalla caccia,preso sospetto che quello

fosse veleno e trovato che era veramente, condann" a morte la mala fem-mina

che era gravida.Vedesi qui racconto simile a quelloche va attorno

ancora in tante tradizioni,e tocca la figliadi Alboino, la bella e infelice

Rosmunda. Ma chi doveva eseguirla sentenza pronunciatada Ardesh"r,

ebbe piet"della donna e del figlioch'ella recava nel ventre, e lei tenne in

casa sua finch" poi un giorno,in cui ilre con dolore si lagnava di non

aver figliuoli,egligioiosoe festante glipresent"ilfiglioSh"hp"hr che s'era

fatto un bello e valoroso garzone, forte e aitante della persona. N" ci

sembra necessario il dir qui ora che anche questo " un bel brano di

romanzo bellamente appiccicatoalla storia.

26. Ilromanzo pehlevicoprocedepedestree umile, come prosa di cro-naca,

ed " ben lontano da quellosplendoredi forma e di colorito che alla

greggiamateria ha saputo dar pi" tardi Firdusi. Quanto alle fonti a cui

ha attinto l'ignotoautore, non sappiam nulla ; e forse,come pensa ilN"l-

deke, eglius" di tradizioni e scrittee orali,che poialquantoinettamente

ricuci,intanto che l'operasua non ha unit" vera, ma " un insieme di sin-goli

racconti che toccano le singoleavventure notate di sopra. Quanto

all'et"in cui dovette essere composto il libro,assai poco di certo si pu"

dire;pure alcun anacronismo scopertovidal N"ldeke mostra che esso non

pu" esser pi"antico del sesto secolo,nel quale soltanto furon noti per la

primavolta ai Persiani iprincipiTurchi ricordati nel romanzo che l'inetto

compilatoreriferisceal secolo del suo eroe che invece " ilterzo.

27. Anche il re Behr"m, che sopra abbiam trovato fra i personaggistoriciche la fantasia popolareha presceltiper intessere romanzi,prov"

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1,)8 CAPITOLO SESTO

frequentie fortiassai le pene dell'amore e corse moltissime avventure che

Firdusi e Niz"mi ci raccontarono poi con molta graziae talvolta anche

con lepidezza.Ma vero soggetto di romanzo d'amore fu preso dalla storia

di Kliusrev Parv"z che prov" una veemente passioneper la bella Shirina,

una greca, secondo alcuni,ilcui vero nome doveva essere Sira,se era tale.

Invece,secondo ogni maggior probabilit",Shirina (vero nome persiano)doveva essere d'una famigliadel Kh"zist"n; e perch" era di religione

cristiana e fondatrice di chiese e di monasteri,diede luogo a rimostranze

e a rimproverida partedei grandie dei nobili persiani,finch" poi il re

amante, secondo che pare, la elev" al grado di vera moglie reale,dichia-rando

attia regnare i figliche erano nati da leio che sarebbero per nascere.

Fin qui la storia. Ma la fantasia del popolo e poiquelladei suoi poetis'ap-propriaronoilvago soggettoche l'Hammer dice corona di ognipoeticorac-conto;

e per",nei romanzi che se ne composero di poi,si descrissero non

solo la magnificenzadella reggiadi questo gran re, e isuoi mille e duecento

elefantie isuoi cinquantamilacavalli e ilsuo fedel destriero d'arabo sangue

e la gloriae l'arte del suo cantore B"rbed e i suoi tesori e il suo trono

meraviglioso;ma anche si narrarono le sue lunghe pene d'amore per la

bella avventuriera e le pazziech'eglicommise per lei.Anche vi s'aggiunseilcaso pietosod'un altro amante della bella Shirina. L'infelice aveva nome

Ferh"d, e questo nome, in Persia," passatocome in proverbioper desi-gnare

tale che invano s'adoprae invano si affaticaper cosa che molto glistia a cuore. Perch" il geloso principe,risaputodell'amore di lui per

Shirina,lo mand" per ludibrio a spaccar roccie sulla montagna con la falsa

promessa che la mano di Shirina sarebbe stata premio alle sue fatiche. E

ilpovero giovane,buono e semplicedi cuore, and", tagli"e scolpila rupe

di Itisut"n 0 Behist"n. Ebbe il conforto,un giorno,d'una visita furtiva

della sua donna; ma poi, ricevuto,per maligno inganno del re, falso

annunzio della morte di lei,egli,disperatodi consolazione,si precipit"da

un'alta rupe e si diede la morte. Per tal modo la leggenda romanzesca

voleva intendere l'originedelle sculture e delle iscrizioni cuneiformi che

Dario d'istaspeaveva fatto scolpiresu quellastorica rupe. Ma Khusrev,

seguitail romanzo, spos"dopo mille contrasti la sua bella che,rimastagli

sempre fedele,quand'eglimori si uccise sulla sua tomba per non andare

sposa ad alcun altro. Ora, per le ragioniche anche per altre storie roman-zesche

abbiamo assegnate,Firdusi non ha potuto trattare ampiamente

questa tenera storia d'amore, e nulla ha detto di Ferh"d e della morte sua.

Ma Niz"mi ne compose un vero poema a parte,restando insuperatonella

trattazione di questo soggetto,sebbene altri molti dopo di lui vi si siano

provaticon non poca pretensione.28. Tutti questiche fin qui abbiamo enumerati, sono soggettipersiani,

dei qualituttavia non si appagarono i poetiromanzeschi, perch"tosto,come fu loro data occasione,ricorsero a fonti straniere. Da queste veniva

loro la storia pi"bella,perch"tale la proclamavaIddio nel suo Corano,

Page 168: Storia della Poesia Persiana

IGO CAPITOLO SESTO

Meg'niin.In fine,il Y"suf e Zalikha,nel qualel'idealedella maggior bel-lezza

in Y"suf e l'idealedel pi" cocente amore in Zalikha,il potere della

bellezza e dell'amore,l'imperodel cuore e dei sentimenti,e lo spiritodella profezia,vincitore,eia debolezza della donna che vinta s'abbandona,

son tutte cose poste l'una contro dell'altra in forte contrasto. 11 Y"suf e

Zalikha poi,in modo particolare," la storia,fatta santa dal Corano, dello

amore divino,che trova sua degna rappresentazionesoltanto in questo

romanzo, non in altre storie profane ".

31. Cosi adunque,dopo che la poesiaepicaebbe compiutoil suo corso

glorioso,la romanzesca, sua sorella minore, destinata a succederle,attese

che la maggior sorella si tacesse per levar la voce e mostrarsi adorna

e bella,facendo rivivere famosi personaggistorici,narrando leggiadrestorie d'amore. Questisoggetti,che non sono molti veramente, come

assai presto furono trattati a saziet" dai poeti,cosi parvero non bastar

pi"alla loro fantasia e alla duratura vogliadel raccontare. Per" la poesia

romanzesca si mise studiosa in cerca di altri racconti,e perch"agevol-mente

non pot" trovarne, ci" che non trov", invent" con la forza del-l'immaginare.

Perci" ebbe tosto origineun'ampia e numerosa famigliadi poemi,tuttid'amore, perch"nell'amore era pi"facileinventare,n" v'ha

romanzo persianoche d'amore non sia,nei qualiuno solo quasisempre" il soggetto,cio" i casi e le avventure (e qui la fantasia del poeta mag-giormente

si sbizzarrisce)di due giovinettiamanti che alla fine toccano la

meta d'ogniloro desiderio pi"ardente e vivono felici.E ilgiovaneamante

oltre essere bellissimo di forme, onde ogni cuor gentilesospiraper lui,"

anche prode e valoroso,sdegnoso d'ogni vilt" d'operao di pensiero,

grande e magnanimo sempre, laddove la bella fanciulla,a cui egliha

consacrato l'amor suo, " donna sempre di belt" famosa, molle e dolce

nell'amore,ma capace di pensieriforti e di costanza virile nel pericoloenella sventura. Anche pu" dirsi esser luogo comune di questiromanzi

l'innamorarsi scambievole dei due giovinettisenza che mai si siano veduti

prima, sia che l'un d'essi dell'altros'innamori per ftmia, come dice il

Petrarca,sia che un sogno amico faccia conoscere ({uestoa quello.Ilqual

particolare,tuttavia,sembra essere molto antico,trovandosi gi"l'innamo-rarsi

in sogno nel romanzo persianodi Zariadre e di Odati,rifattoin greco

da Carete di Mitilene,narrato da Firdusi sotto i nomi diGusht"spe Ket"-

y"na.Anche Z"l e R"d"beh, secondo ilLibro dei Re, non s'innamorarono

forse senza essersi visti mai? E perch"esso particolare" sommamente

poetico,come presto divenne luogo comune dei romanzi orientali,cosi,

(juandopass"in Occidente,piacqueassai ai poetinostri del Medio Evo,

e ne sia d'esempiola storia di l"udello signoredi IMaia e della Contessa

di Tripoli.Ma di taliromanzi d'amore, |)resicosi come sono e in generale,

" ricchissima oltre ogni dire la letteratura persiana,in particolare((uelladi pi" tarda et",perch"ilgenere piac(iueassai,n" abbisognavaper esso

molto studio,e la fantasia era libera e poteva spaziare.E forse (juitrove-

Page 169: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 161

rebbe ilposto suo ilpoema di Visa e R"m"n che noi abbiamo collocato tra

i racconti popolari,nati dalla degeneratapoesiaepica,se esso fosse meno

laido e trivialenel soggettoe pi" nobile nella forma. Perch" " da sapere

che questapoesiaromanzesca " di raffinatezzamolto studiata,tutta pro-fumataed elegante,tutta sentimentale e ideale (ilqualcarattere le fu come

dato da Niz"mi),e per" non pu" entrar nella schiera dei suoi romanzi,odorosi di muschio e d'ambra e spesso svenevoli e cascanti,l'indecente

poema che puzza di bordello e troppo rozzamente, per dir con elegantefrase moderna, santificai dirittidella carne.

32. Ultima trasformazione del poema romanzesco fu anche l'altraper

laqualel'intentodel poetanon fu pi"quellodi narrare, ma si di far opera

allegorica,velando sotto la storia di due amanti la vieta e tritadottrina

dell'anima umana che sospiradi ritornare allaoriginesua, anela di per-dersi

nell'amplessodel grand'Essereuniversale. Cotesta,e gi"s'intende,fu opera di poetimistici,per i qualila poesiaromanzesca di tarda et"

divenne cosi incerta e nebbiosa,-come nebbiosa e incerta divenne la lirica

quando, di genuinamente amorosa, si fece spasimanted'amor divino.

Per" si fa manifesto che la mistica,alla fine,appest"tutta la poesiaper-siana,

f"'imputridirela lirica,l'epicae la romanzesca nell'aria fetida e

stagnanted'una unzione nauseabonda, e tolse ogni carattere d'uomo ai

suoi cultori.Facilmente assai si possono conoscere questipoemi anche dal

titoloper quel che valgono e per quel che vogliono,perch"tale s'intitola

Amore e Fede,e tale altro si dice Cero e Farfalla (laconsueta immaginedella farfallache brucia nella fiammella del cero, immagine dell'anima

che si perdein Dio).Vedesi apertamenteche qui non deve essere storia

umana di umani, ma pantomima vuota di vuote astrazioni.

33. Quanto alla forma di questipoemi,gi"abbiam detto lungamentein quellapartedella introduzione che toccava delle diverse forme poetiche.E per" basti ora qui ricordare che il poema romanzesco, modellato

sull'epico,ne ha in partegrandissimal'economia e la maniera del distri-buire

e del condur la narrazione,premettendovile consuete lodi a Dio,

al Profeta e a' suoi primicompagni,poi le lodi del principeal qualeil

poema vuoisi dedicato,toccando anche dell'occasione del comporloe ter-minando

con qualchecenno all'intentorecondito dell'opera,coi ringra-ziamentia Dio per il suo compimento felice.Ma quanto al fare intimo e

sostanziale,ilfare profondamente differiscedall'epico;perch",eccettuatii racconti romanzeschi che Fii'dusiha inseritinel Libro dei Pie e che egliha dovuto trattare epicamente,sembra che ilpoetanon tanto si curi di ci"

ch'eglinarra, quanto delle occasioni ch'egliavidamente coglieper filoso-fare

e sentenziar lungamente,con fastidio non lieve del lettore.Di cotesto

ha dato ilprimo esempio,forse,Niz"mi, sebbene anche Firdusi,qualche

volta,soverchiamente si abbandoni a'suoi pensierifilosofici; ma il mal

vezzo " cresciuto poi,massime quando la poesiarest" romanzesca nella

apparenza e nella sostanza e negliintenti si fece mistica. Allora,lunghe

11 " Pizzi,Storia della poesia jjersiana,voi. II.

Page 170: Storia della Poesia Persiana

162 CAPITOLO SESTO

dissertazionidi morale fanno conoscere il significatoetico di ci" che si

narra, e ne mostrano ilsenso recondito. Anche si deve notare che iltempo

in cui fioriquesta poesiaromanzesca, era pure iltempo del maggior fiorire

della liricaencomiastica,onde si ebbero gliesempidi quellecanzoni lau-datone

tutte pompose, di cui lungamente abbiam detto nel capitolodella

lirica.Ora, questa poesiaadulatoria,condotta in queltempo alla maggior

perfezionedell'arte sua, non poteva che operar fortemente sulla contem-poranea

e allora svolgentesipoesiaromanzesca che s'appropri"rapida-mentetutto quellinguaggioartif"ziato,ricco di metafore e d'immagini,di

antitesi e d'iperboli,di giuochidi parolee di concettini,tutto proprio di

essa. Onde la lettura di talipoemi riesce oltremodo faticosa,perch"illin-guaggio

immaginoso e figuratovi " estremamente difficileda afferrare e la

erudizione mitologicae storica che li infiora,ereditata,anche essa, dalla

lirica,induce prestofastidio e stanchezza. Quanto " diversa l'antica can-zone

epica,che direttamente e come per intuizione descrive e rappresenta

le cose, e ciascuna chiama e indica col suo nome, e tutto si ripromettel'effettosuo dalla grandezzadei fatti narrati e dalla terribilit"delle pas-sioni

descritte! Essa va rapidae pienadi fogae passa di pensieroin pen-siero

e sovra alcuno non si arresta a lungo,laddove questasorella sua

minore s'arresta volentieri su tutto e fino alla saziet" va considerando le

cose sotto quantiaspettiesse hanno o si vuole che abbiano.

2. Poeti romanzeschi.

34. Nel parlaredei poetiromanzeschi persiani,dobbiamo lamentar due

cose contrarie fra loro che sono la scarsezza e l'abbondanza. Perch",nel

bel tempo della poesiache va dal decimo al deciraoquiiitosecolo dell'Era

volgare,fiorirono molli poetiromanzeschi ; le loro opere, tuttavia,sono

ancora ignotea noi,o perch"non anche son venute in Occidente,o perch"

giaccionotuttora inedite per i ripostiglidelle nostre biblioteche ; altre poi

non ci saranno conosciute mai, perch"sono andate perdute.Per" vi ha

scarsezza di ci" che pi"c'importerebbedi sapere. V'ha anche abbondanza;

ma quell'abbondanzache viene a noia e infastidisce,trovandosi che nella

tarda et" della letteratura fiorirono a decine i poetiromanzeschi,ciascuno

dei qualialtro non seppe fare che ridire,con arte sempre pi" misera e

meschina, i racconti gi" compostida altri,continuandosi il mal vezzo

per tutti i secoli seguentiquasifino a questo in cui siamo. E per",dopoGi"mi che per molti rispettifu pure ilcapo di questa schiera di r"facitori,

morto neir898 d. E. (1492 d. C), quindicipoetihanno rifattoilromanzo

di Khusrev e Sh"rina;e dodici,quello di V"suf e Zalikha;e sedici,

quellodi Meg'n"n e Leyla.Ma questa abbondanza tardiva,per ragioni

gi"assegnate altrove,non tocca da studiare a noi, e non " gran danno.

35. Nel limite pertantodei tempi ora e prima gi"segnato,tacendo,

poich"alti'onon si pu" fare,degliignoticompositoridi romanzi dei tempi

Page 171: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 1G3

dei Sassanidi e dei tempi anteriori se vi furono nei tempianteriori,tro-viamo

un Ab" '1-Muayyaddi Ballvh,autore di un poema su Y"suf e Zaiiklia,vissuto al tempo degliultimi S"m"nidi, forse fra il 350 e il 400 d. E.

(901-1009 d. C), e gi"celebrato al tempo suo come poeta lirico.Ma delle

sue liriche non ci " rimasto che un povero e misero distico,e del suo

poema nemmeno un verso. Per" viene secondo un Bakhtiy"ri,autore esso

pure d'un poema su Y"suf e Zal"kha e vissuto forse alla corte d'un prin-cipedell'h-"qa,Izz ud-d"n Bakhtiy"r,che regn" dal 356 al 367 d. E.

(967-978 d. C); e terzo viene Unsuri, vissuto al tempo dei Ghasnevidi,

gi" noto a noi come poeta lirico,autore o ricompositoredel romanzo

V"miq e Azra (l'amantee la fanciulla),che gi"sappiamo essere antico

soggetto romanzesco e scritto da principio,come pare, in pehlevico.Ma i

poemi di Bakhtiy"rie di Unsuri sono andati perduti,ed " gran danno;

onde, costretti a non poternedir nulla,ci " d'uopo passar di un salto a

Firdusi,nel poema del quale, prescindendodalla parte genuinamente

epica,trovasi gi"tanta partedi poesiaromanzesca, sebbene questa,cometale e quale fu veramente, a Niz"mi soltanto debba la sua perfezione.

36. Ma di Firdusi gi"conosciamo la vita e gi"abbiam preso in esame

l'operacome di poeta epicoe di poeta lirico.Per", per parlarneora sol-tanto

come di poeta romanzesco, " necessario rivolgereil nostro studio a

quellapartesoltanto del Libro dei Re che dalla morte di Rustem va alla

fine,e a quell'altropoema suo, Y"suf e Zal"kha,ch'eglicompose nella sua

pi" tarda et",quando, fuggitoda Ghasna, ripar"a Bagdad in corte del

Califlo.Ora sappiamoche la parteveramente epicadel Libro dei Re, quellache " tutta composta su antiche tradizioni iraniche,termina appunto con

la morte del maggiore eroe di essa epopea, Rustem, avvenuta al tempodel re Gusht"sp; anche sappiamoper qual modo e con quale arte al rac-conto

epicogliantichi compositoridel Libro dei Re, al tempo dei Sassa-nidi,

seppero aggiungerela storia vera, da Alessandro Magno agliArsacidi,

dagliArsacidi ai Sassanidi;e sappiamoancora che tutto questo insieme di

racconti,epici,romanzeschi,storici,veri,finti,misti di finzione,con tutti

i loro anacronismi e le loro inconseguenze,agliocchi degliIrani tutti e

agliocchi del loro maggior poeta epicoebbe valore di storia vera. Dato il

qualpunto, Firdusi,esaurita la parte epica,si trov" dinanzi,nelle sue

fonti,molti racconti da romanzo mescolate di poche e confuse notizie sto-riche

ch'eglidoveva verseggiare,considerati da lui e dagliantecessori suoi

come ilseguitonaturale di tutta la narrazione antecedente. Ora, se tutta

questa parteseconda del Libro dei Re (qualecomprende la met", e forse

pi",del poema) si considera nell'insieme della sua architettura e compo-sizione,si mostra e appare come una informe e povera cronaca, interrotta

qua e l" da leggiadrie splendidiracconti di fatticavallereschi o d'avven-ture

d'amore, come arido deserto interrotto di tanto in tanto da oasi

fresche e irrigue.Egli" vero che qua e l" ilgran poeta,con quell'artechelutti gliriconoscono,ravviva la cronaca di qualcherisveglioimprovviso

Page 172: Storia della Poesia Persiana

IGl CAPITOLO SESTO

della sua mente e della fantasia,di qualcheconsiderazione acuta e nuova,

di qualchetratto inaspettatoche sembra ode o canzone talvolta,talvolta

elegia,talvolta idillio;ma la cronaca " sempre tale,n" Firdusi ha potuto

colmare il vuoto. Vedasi intanto ch'eglisi sbrigadella storia dei succes-sori

di Alessandro e di quelladegliArsacidi,che pure ebbero signoriadal

terzo secolo avanti l'Era Volgareal 226 d. C, in meno d'una mezza pagina,enumerando alcuni principie acquietandosicol dire che pareva che allora,

in terra, principinon regnassero:

Cosi passare Non fea di ([nello,e qneinon ricordava

Anni (Incjento,e detto allortu avresti Qnest'aitroinai ; cosi,per alcun tempo,

Che nel mondo non era alcun sovrano Riposavala terra.

Veracemente. Questialcun ricordo

Ancora; nella stessa storia dei Sassanidi che pure avrebbe dovuto essere

la pi" nota, Firdusi fa passare innanzi al lettore,l'uno dietro l'altro,ora

cinque,ora dieci re, dei qualieglinon sa n" pu" raccontar nulla,appa-gandosi

di dire che essi salirono al trono e pronunciaronoqualcheparolasavia e onesta, regnarono e poi morirono, lasciando buon desiderio di

s". Sono vere ombre che passano, e sono senza vita e senza sangue,

come gliotto re che dinanzi agliocchi di Macbeth impauritofanno pas-sare

le streghedello Shakespeare.Di questo vuoto e di questa aridit" "

certo che non deve darsi colpaa Firdusi,che segui,e sappiamo con quale

fedelt",le sue fonti.Quando invece s'avvenne in qualcheracconto ron)an-

zesco, questo tratt" con l'artesua di maestro, ma prendendololai quale

l'ebbero preparatoi compilatoriignotidel Medio Evo, mescolato di notizie

storiche,e considerandolo, come quellipure lo consideravano, vero e

genuinobrano di storia patria.37. Intanto,il primo racconto romanzesco che si trova nella seconda

parte del poema, si " quelloappunto d'iskender o Alessandro. Di essc^

romanzo, in generale,gi" abbiam detto nel paragrafoche precede a

questo,e abbiam notato qualisono le fonti,qualile ragionie il modo del

suo entrare nei primiLibri dei He, e ilperch"di certi mutamenti che gli

Irani,per loro opinionispeciali,hanno dovuto introdurvi;sappiamo

ancora che Firdusi di tutto ci" assai fedelmente ha tenuto conto.

38. Accettato adunque da lui,quale era venuto a lui,il racconto, eglr

incomincia con la nascita d'iskender in paese straniero,bench" Iskender

sia figliodel re di Persia D"r"b, e con la gueri*Uche eglifa a Dar" (Dario

Codomanno), suo fratellominore. Vinto Dar" da lui e ucciso da due per-fidi

consiglieri,Iskender ne sposa la vedova donna, la bella R"shanek

(Rossane),e proclamatosilegittimosignoredell'Iran,incomincia jier il

mondo i suoi viaggiavventurosi. Narrasi pertantoil sogno di Kayd, re

indiano, che, tra le altre cose, predicela prossimavenuta d'iskender;

perch"l'indiano,animoso e sagace, consigliatoa ci" dagliindovini,pre-sentasi

nel cospettod'iskender sul confine del regno col dono di quattro

Page 173: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 165

cose meravigliose:una bella fanciulla,un filosofo,un medico,e una coppa

nella qualen" acqua n" vino non possono mai scemare. Kaid " confer-mato,

per tale atto di sommissione, nella sua dignit"e nel possesso del

regno; ma non cos" avviene di F"r (ilPoro deglistorici greci),che

affronta in battagliaIskender con tutte le sue schiere e cade da valoroso.

Segue la visita d'Iskender alla Kaaba in Arabia,laddove egliripristinane' suoi dirittidi principee signoreun Nasr,discendente d'Ismaele e di

Abramo; poi il viaggioin Egitto,laddove Iskender trova bella e onesta

accoglienzapresso Qebt"n, re del paese. Udito parlaredella reginaQay-d"feh di Andalusia (Candace,reginad'Etiopia),Iskender,prese vesti da

ambasciatore,si reca alla reggiadi leiper domandar tributo e soggezione.Ma l'animosa reginache l'ha riconosciuto per chi egli" veramente, glifa

conoscere il pericolodi un simil giuoco,l'ammonisce severamente di non

farlo mai pi",e fa seco un patto d'alleanza e d'amicizia,acquetatiprimae fattitacere certi furori di vendetta da partedi Tin"sh, figliodella regina,perch"Iskender gliaveva ucciso lo suocero nella persona di F"r re del-l'India.

39. Seguitailpoeta la sua storia di avventure, e narra d'Iskender che

s'intrattiene coi sapientiBrahmini in India;che giunge al mar d'Occi-dente,

laddove un orrido mostro marino ingoiaun navicello con trenta

uomini tra persianie greci;che visita la terra d'Abissinia e il paese dei

Piedi-deboli,presso i qualieglifa uccidere un drago che infestava la terra;

che tocca la citt"delle donne, detta Iler"m, che " la citt" delle Amazoni;che tenta, ma invano, sotto la guidadel profetaKhizr,di giungereallafonte della vita nel paese delle tenebre per dissetarsi a quelleacque che

donano eterna giovinezzaa chi ne beve. Di questa fonte gi" abbiam detto

nel paragrafoantecedente. E Khizr vi giunge e ne beve; non gi"Iskender,il quale,consigliatoda certi uccelli parlanti,va e trova su di un monte

l'angeloIsr"filche gi"tiene in pugno la tromba, in atto di attendere il

cenno di Dio per destare i morti al giornodel giudiziofinale.

40. Al viaggioverso Occidente succede il viaggioverso Oriente,ed

ecco alcune gentisupplicareIskender di difenderle dagliassalti di Y"gi"g'e M"gi"g',popolibarbari e bestiali di forma. Iskender leva dal suolo e

fabbrica un alto muro di ferro,indi,seguitandoilsuo viaggio,viene a un

palazzodi rubini,laddove un morto col capo di cinghialesta seduto in

trono, poi,in altro luogo,vede un albero che parla,e dall'albero e dal

morto intende predirsila sua morte vicina e la sventura di non poter pi"riveder la madre. Iskender va anche travestito da ambasciatore presso

l'Imperatoredella Gina,ilqualebenignamentel'accogliee con doni magni-fici

gliconsegna anche una lettera in cui glirimproverala sua smania di

conquista,rammentandogli che altriregnanti,Gemsh"d, Dah"k, Fr"d"n, Io

hanno- precedutoe sono tutti morti. Allora,ritornando verso Occidente,

sconfitta nel passare la gente del Sind che voleva vendicar la morte di

re F"r, e toccata la terra del Yemen, Iskender si avvicina alla citt" di

Page 174: Storia della Poesia Persiana

166 CAPITOLO SESTO

B"bil (Babilonia),laddove certi segni paurosiglifanno intendere esser

vicina ornai la sua morte. Perch" egli,ordinati con Aristotele suo maestro

gliaffaridella successione nel regno, scrittauna lettera alla madre, muore

rassegnalo,dato un mesto addio ai capitanie agliamici. Firdusi,descritto

il lutto per quellamorte, chiude ilsuo racconto con lungheconsiderazioni

morali.

41. Da questo breve sunto vedesi come il racconto di Firdusi altro

non sia che una serie di avventure, narrate una dietro l'altra,senza alcun

disegnodeterminato,senza concetto d'unit". La quale,tuttavia,non poteva

darsi al fantastico racconto, trovandovisi accozzate diverse partid'origine

diversa,e particolaritolti ai romanzi grecivoltati e rifattiin diverse

lingueorientali e particolaritoltial Corano. Crediamo anzi che ilCorano

con quel suo Cornuto che va errando dall'Oriente all'Occidente e dall'Oc-cidente

all'Oriente,v'abbia contribuito non poco. Che se la curiosit" del

lettore per un momento " solleticata dal presentarsiassiduo di qualcheavventura nuova, quel cessar improvvisodi questa perch"un'altra seguiti," tale che ingenerafastidio e noia,non trovandosi,in tanto raccontare,

alcuna azione che tenga sospesa con diletto l'aspettazionedel lettore e lo

interessi nei successivi momenti del suo svolgersi.Sono avventure brevi

e staccate e nulla pi"; e la bella narrazione del grande epico,simile a

largae limpidacorrente, a questo punto sembra fare tristo ingorgoe sta-gnare

quasi oziosa e inerte.

42. Nel romanzo di Ardeshir,Firdusi racconta le medesime cose che

abbiam trovate nel romanzo pehlevico,stato esaminato da noi avanti;

per"non " necessario ridirle qui ora. Eglituttavia s'" fermato con com-piacenza

specialea tre punti,che sono gliamori del giovaneArdeshir con

la bella schiava di re Ardev"n, da lui detta Guln"ra, e la storia del gran

verme di Heft-v"d (l'Heft-b"khtdel romanzo pehlevico),e l'idillicoincontro

di Sh"p"rt"gliodi Ardeshir con la figliadi Mihrek (ilMithrak del romanzo

pehlevico)al pozzo. Nel resto egliprocede in grandissimapartesecondo

ilromanzo, anzi nello stesso ordine,toltialcuni particolariche il N"ldeke

tenta di spiegarecon certe idee specialiche Firdusi doveva avere, massime

intorno a cose di religione.Eglipoimolte asprezze appianaacconciamente

e molte differenze togliedi mezzo; altre cose narra in forma e maniera

meno antica,e alcuna ne ha che il romanzo pehleviconon reca, per

esempio quelladell'essere stato rinvenuto in un picciolpomo ilfamoso

verme della figliadi Ileft-v"d,come gi" abbiam notato. Ora, alcuno

potrebbedomandare se ilromanzo pehlevicosia stato veramente iltesto

che Firdusi ebbe dinanzi nel comporre questa parte del suo poema. Ma

noi sappiam gi"ch'egliaveva sott'occhi e seguivauna vasta compilazionein cui tutta la materia del poema era gi" contenuta; e, d'altra parte,"

pi"ovvio ildire che tanto ilromanzo pehlevicoquanto la compilazione

seguitada Firdusi derivano da un fondo comune di tradizioni la cui forma

primitiva" ora impossibilerintracciare. Lasciando per"l'inutilequestiono,

Page 176: Storia della Poesia Persiana

168 CAPITOLO SESTO

and" travestito da ambasciatore alla corte di Shengul,un re indiano,lad-dove

eglidiede meraviglioseprove di s" abbattendo avversari nella lotta

e uccidendo un lupoferoce e un dragone.E Shengulal creduto ambascia-tore

diede in isposala figliasua Spin"d,desideroso,come era, di tratte-nerlo

presso di s". Ma Behr"m trov" modo di fuggircon la bella sposa, e

Shengull'insegu"; poi,fattosi conoscere per quelloch'egliera veramente,

era richiesto di perdono dallo suocero mei-avigliatoe confuso,che pi"tardi,con altri sette re, veniva a vederlo nell'h-an.

44. A queste avventure d'amore s'intrecciano in maggior numero

quelled'incontri con ricchi avari,spogliatipoidal re per distribuirne ai

poverile ricchezze. Perch" " da sapersiche Behr"m, uscendo spesso alla

caccia,aveva costume di allontanarsi dalla scorta reale e di chiedere ospi-talit"

presso quel tale o tal altro ricco abitatore della campagna ch'egli

sapeva essere avaro e crudele. Avveniva che spesso gliera negata l'ospi-talit"0 gliera data a stento o sotto le pi"umili condizioni,come da quel-l'Abraham

giudeoche lo pose a dormire nell'atriodella casa, senza coltre,senza cena, e col patto di spazzare, al di vegnente, le immondizie del

cavallo. Ma ilre si vendicava e puniva l'avaro giudeocol toglierglile ric-chezze

per darle a un povero acquaiolo,di nome Lanbek, che alcuni

giorniprima aveva venduto le sue masserizie per ospitarlodegnamente.Il generoso principeva anche pi" in l",perch"eglicondona il tributo ai

poveri,trovandosi l'erario pubblicoabbondantemente fornito,e perch"per i poveri,acciocch" non siano da meno dei ricchi,fa venire dall'India

diecimila musici da piazza,provvedendolidi tutto,perch"cantino e suo-nino

gratuitamentenel loro cospetto,e anche perch"eglis'induce a fare

una prova di socialismo in un villaggio,sciogliendonegliabitanti da ogniobbedienza verso ilprincipee dichiarando ricchi e poveri,nobili e plebeitutti eguali.Ma gliabitanti,imbaldanziti e venuti in subito furore,comin-ciarono

dall'uccidere il borgomastro,poi scesero in piazza,s'accapiglia-ronofra loro e finirono abbandonando il villaggio,distrutto e desolato.

45. Tali fattihanno tutti un fondamento storico ; perch"" da notare

che fin dal tempo clie comparve Mani nell'Iran,e ci" nella prima met" del

terzo secolo,a predicarvile sue dottrine socialistiche,queste trovaron

bentosto favore grande non solo,come " naturale,presso il popolo minuto,ma anche presso alcuni dei re Sassanidi. Tra questi,appunto anche il

nostro Behr"m-g"r;anzi eglifu uno di quelliche pi"s'adopraronoperattuar quelledottrine,sebbene con assai poco frutto. Ma intorno a ci" veg-

gasiun bel libro di Salvatore Cog'iettiintorno al socialismo antico,in

quellaparte laddove eglitratta con tanta dottrina del socialismo persiano.Anche alle avventure romanzesche di Beln-"m e alle sue imprese in odio

dei ricchi e in favore dei poveri,abbiano o non abbiano fondamento sto-rico,

0, se l'hanno,siano o non siano abbellite dalla fantasia popolare,troviamo essersi congiuntiper tempo e intrecciati alcuni elementi epici.Perch" leggesinel Libro dei Re dell'uccisione di un oriido dragofatta da

Page 177: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 169

esso Behr"m, e come questo drago fu trovato avere nel ventre ilcorpo di

un garzoncellogi"da lui divorato;anche vi si racconta di leoni,di lupied'altrimostri uccisi da lui in India. Kispettoai qualifatti" forza dire e

credere una di queste due cose, o che a Behr"m-g"r la fantasia popolareha attribuito impresetutte propriedeglieroi dell'epopea(e ricordiamoci,tra le altre,della impresadi S"m, uccisore d'un dragosul fiume Keshef),0 che alcune impresedel re cacciatore e vincitor di leoni furono ingran-dite

a segno da pigliareaspettodi fatti da epopea. Ma delle due opinioni,quanto a noi, noi pi" volentieri ci atteniamo alla prima, tanto pi"che

non " raro l'incontrare esempi,anche presso altre storie e altre lettera-ture,

di racconti e tradizioni epicheapplicatepi"tardi a personaggisto-rici.

Con tuttiquestielementi adunque,Firdusi,o chi prima di lui prepar"la tela,compose ilsuo racconto intorno a Behr"m-g"r; eglituttavia non

li seppe far compenetrare l'uno con l'altro di tal forma che ne uscisse,e l'abbiam detto,un romanzo vero, ben dispostonelle sue partie ben

composto nel suo insieme. Per cotesto appunto la narrazione di lui,

bellissima nei suoi particolari,perch"raramente il gran poeta ha spie-gatoaltrove tanta fantasia e mostrato tanta maestria nel descrivere e

nel narrare, procedea saltie a sbalzi,senza alcun legame ne' suoi molti

episodi.46. Ilmodo con cui Firdusi narra del Behr"m Ci"bineh,del fiero capi-tanoche si ribell" al suo re, si assomigliaal modo con cui egliha trattato

il romanzo nascente, per cosi dire,di Ardesh"r e di Guln"ra. Perch" anche

qui tutta la parte storica " narrata con certa cura, e soltanto alcuni tratti

che accennano al romanzesco, sono postiqua e l". Sono essi,e gi"l'ab-biam

detto altrove,l'avventura di Behr"m nella selva,laddove una miste-riosa

femmina gliprediceche eglisar" signoredi tutto l'Iran,poil'impresacontro il leone Keppi,e in fine la sua morte. E quellaprima avventura "

narrata in modo che nel leggerlasembra di aver dinanzi un canto del-l'Ariosto,

nel quale ilgran romanziere italiano descrive qualcunadi quellesue selve laddove si nasconde certo palazzoincantato,abitato da una

bella e possente maga che prediceai cavalieri,predestinatia grandicose, il futuro. L'impresa poi del leone Keppi ha tale somiglianzanei

particolarie nelle parolestesse adoperatecon l'impresadi S"m (che "

il modello di tutte queste imprese),uccisore del dragone sul fiume

Keshef,da non potersidubitare che anche qui una tradizione dell'antica

epopea non sia stata applicataa questo strano e singolarepersonaggiostorico. La morte del quale (ed " il terzo fatto,storico nella sostanza,

romanzesco nei modi e negliatteggiamenti)" narrata da Firdusi con tutta

grandezza e dignit",congiuntea un senso di piet"profondaper questo

uomo d'alto ingegno e di gran cuore, cui il re sconoscente aveva oltrag-giatoe l'ambizione fatto uscire dal retto sentiero.

47. Che se fin qui,tolto illeggiadrosoggettodi Ardeshir e di Guln"ra,

queste storie romanzesche inserite nel Libro dei Re sono piuttostouna

Page 178: Storia della Poesia Persiana

170 CAPITOLO SESTO

serie di avventure staccate,eccoci a quelladi Khusrev e di Shirina,vera

storia d'amore che anche dopo Firdusi ha ispiratotanti nobili ingegni.Ma

Firdusi,come gi"fece deglialtri racconti,anche questo smembr" per la

necessit" del disporreil poema nel modo che gi" sappiamo, sebbene,

giuntoa un dato momento del regno di Khusrev,eglisembri volerne fare

un racconto proprio,dicendo:

Or io fo nuova una leggemlaantica,Di Khusrev e Shirina io fo parole.

Per" eglidel leggiadroe pietosoromanzo non ha toccato che i puntiprin-cipali,cio" l'incontro di Khusrev in Shirina in un giornodi caccia dopo

un lungo obblio,da parte di esso Khusrev, della dolce amica deglianni

suoi pi" belli.Le faccende del regno e la cura di domar la ribellione di

Behr"m Ci"bineh avevano lungamente distolto ilgiovane re dal pensare

ad altro ; e per"ora Shirina glisi mostrava tutta mesta e piangentenelle

selve e gliricordava con tale accento di dolore l'amore d'un tempo, che

Khusrev impietositola prendevaseco e la menava in corte. Cotesto sifaceva

da lui non senza scandalo dei sacerdoti e dei principi,i qualivedevano di

mal occhio Shirina che era cristiana,qualeessi sapevano esser donna di

gran mente, capace di frammischiarsi nelle cose dello stato. Ma Khusrev

mostr" loro una coppa d'oro piena dapprima di un sangue impuro,poimondata, poiriempitadi nuovo di un vino purissimo,significandosicon

ci" che se Shirina a princ"pioera indegna del re dell'Iran,ora essa, da

che era entrata nel gineceoreale,fatta degna della graziadi lui,merita-

vasi ognimaggior rispettoe devozione. Questo " ilsecondo punto che tocca

Firdusi,e un fondamento storico vi deve pur essere, laddove ilterzo,come

pensa lo Spiegel,dev'essere tutto d'invenzione romanzesca, raccontandosi

da Firdusi come, morto Khusrev,la donna amante, richiesta di nozze dal

figliodi lui,natoglida altra sposa, si facesse condurre tranquillad'aspetto,ma disperatain cuore, al sepolcrodell'antico amante, e l" si avvelenasse

e morisse. Questo soltanto racconta Firdusi ; dice tuttavia,e assai lunga-mente

come altri scrittori orientali,della magnificenzadel re Khusrev

descrivendo con molti particolarila sua corte e, tra le altre cose grandi,anche quel trono ingemmato e dorato, detto l'Arcuato,nel qualeerano

dipintii segnitutti del cielo ed erano tanti sedilida potervistare,oltre il

re al primo posto,i sacerdoti,i principi,i duci, i borgomasti'i,ciascuno

secondo ilgrado.Quel gran trono era certamente una gran sala con molti

sedili all'intorno,congiuntiinsieme fra loro,cou"e vedesi ancora presso d"

noi in certi cori delle nostre chiese.

48. Firdusi adunque, come s'intende da ci" che finora s'" detto,intanto

che conobbe questisoggettida romanzo e in certi particolarileggiadra-menteli tratt" con la potente arte sua, non seppe o non pot"farne veri

poemi romanzeschi. Con questo tuttavia,ilgei'me della poesiaromanzesca

(lasciandostare quelloche pot"essere nell'antichit",perch"nulla ne sap-

Page 179: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 171

piamo)trovasi gi"vigorosoe pieno di vita nei suo poema, e " leggiadriracconti d'avventure e le pietosestorie d'amore alle qualieglifuggevol-mente

accenna, attendono ornai il poetache con arte meno alata e meno

polente,ma pi" fine e pi" elegante,dar" loro appropriataveste poetica.Costui sar" Niz"mi di Cangia.Intanto,per dire tutto ci" che crediamo di

dover dire rispettoa Firdusi,vogliamo anche notare che egli,mentrenella prima parte del Libro dei Re ha e serba il vero stiledell'epopea,

grande,magnificoe pomposo, in questa seconda parte,per la diversa

natura dei soggetti,adoperastilealquantopi"dimesso e famigliare,non

rifuggendonemmeno dallo stilecomico. Del qualetrovasi un bell'esempionell'avventura,gi"ricordata avanti,di Behr"m-g"rcon Abraham, giudeo

avaro, e nell'altradi un giovanecalzolaio che,essendo stato vietato ilvino

per decreto reale di esso Behr"m, si trov" poiimpacciatoper debolezza in

certe sue bisognequando si ammogli". Dell'avventura di Behr"m col

giudeodaremo la traduzione nell'appendice.49. Narrando nel capitoloantecedente la vita di Firdusi,anche abbiam

detto che egli,quando fugg"da Ghasna e ripar"alla corte del Califfo di

Bagdad,compose per ilprotettorenovello un poemettosul soggettodi Y"suf

e Zalikha. Esso " giuntofino a noi;ma perch"soltanto assai tardi n'" stata

fatta menzione dagliscrittoriorientali,cosi s'" potutoanche dubitare se

esso sia veramente opera del gran cantore del Libro dei Re,perch"sembra

che la prima memoria di esso sia quellache trovasi nella prefazioneper-siana

che B"ysingherfece al poema di Firdusi,la quale " dell'anno 829

d. E. (14-25d. C), e per"posterioredi pi"che quattrocent'annialla morte

del poeta.Altri scrittoriposteriorifanno menzione del poemetto; ma Aufl,

il pi" antico scrittore persianodi cose letterarie e amoroso indagatoredelle memorie del suo paese, vissuto intorno al 600 d. E. (1203 d. C),sebbene ricordi,un romanzo in prosa, intorno allo stesso soggetto,di

Ans"ri morto nel 481 d. E. (1088 di C), non ricorda ilpoema di Firdusi;n" sembra conoscerlo Gi"mi,ilqualepure compose un altro poema intorno

allo stesso argomento. Ragionevolmente,perci",si volle supporre che il

poemetto non fosse genuino,e che qualchealtro poeta di assai pi" tarda

et" Io componesse e poi,per darglivalore e fama, volesse farlo passare

col nome di quel grande.50. Ma l'Eth" che con molto studio e cura ha esaminato la questione,

l'ha definitain favore dell'autenticit",e le ragionich'egliassegna per pro-varla,

sono tali,che tolgono e cancellano omai ogni dubbio. Di esse,

perch"noi ora assai brevemente le esponiamo, la prima si ", trovarsi

frequentie forti somiglianzetra il Libro dei Re e questo poemetto, in

certi punti.Anche noi riconosciamo e teniam per vero tutto cotesto,seb-bene

la somiglianzache l'Eth" scopre tra il lamento di Firdusi per la

morte del figlio(e trovasi questo lamento nel Libro dei Re) e il lamento

di Rachele prima di morire e quellodi Lia dopo la morte della sorella,anoi non sembri tale da poterne ricavare,come eglifa,una prova forte.

Page 180: Storia della Poesia Persiana

172 CAPITOLO SKSTO

Ma, lasciando questo punto molto particolare,le somiglianzesono molte

veramente e frequentiassai,e chi ha fatto attenta lettura del Libro dei Re,

le incontra ad ognipagina,si pu" dire,del poemetto.Anche " una buona

ragionequelladel metro, perch" Firdusi scelse e adoper"il metro slesso

del Libro dei Re, sonante, armonioso e atto ai racconti guerrieri.Di che

glistessi scrittori orientali glihanno mosso qualcherimprovero,osser-vando

che un metro eroico,che ritrae con la sua armonia ilfragoredelle

armi e delle battaglie,non poteva essere adoperatoper raccontare una

tenera storia d'amore. In ci" essi sembrano aver ragione;ma non di cotesto

vogliamoparlarnoi ora. Diciamo invece che giustamenteosserva l'Eth"

che se un poeta di tarda et",e non Firdusi,avesse composto ilpoemetto,

non gi"del metro epico,ma piuttostosi sarebbe valso del metro che "

stato adoperatoin tutti glialtri poemi romanzeschi da Niz"mi in poi,eccetto in quellod'Alessandro,perch"questo romanzo tiene ancora del-l'epico

e Niz"mi manifestamente volle imitarvi il Libro dei Re. Vuoisi

osservar tuttavia che Kirm"ni, altro poeta romanzesco, vissuto,come

vedremo, nel decimoquarto secolo,compose in metro epico un suo

romanzo; onde, per questa parte,l'argomentodelI'Eth" resta d'alquanto

infirmato. Ancora, aggiunge TEth", un poeta di tarda et" avrebbe com-posto

il poemetto con intento allegoricoe mistico,come ha fatto Gi"mi,

perch"come anche noi abbiam notato parlandodella mistica,gliamori

di Y"suf e Zalikha,presso i mistici simboleggianol'amore dell'anima

umana che sospiraalla belt" eterna. Ora, nulla di cotesto trovasi nel

nostro poema. Narra e descrive semplicementee nulla pi", come fa

anche il Libro dei Re. Seguitando,l'Eth" osserva che in una partedella

introduzione,laddove il poeta racconta di altri che l'hanno preceduto

nel comporre ilY"suf e Zalikha,egliricorda quell'Ab"'1-Muayyade quel

Bakhtiy"riche noi pure abbiam ricordati di sopra, e dei quali,se togli

questo passo del Y"suf e Zalikha e una fuggevolemenzione fatta del

primo da Aufl che ne riferisce un solo distico,non si ha alcun'altra

memoria. Ora, questidue poetierano anteriori di poco a Firdusi; n"

sarebbe stato probabileche un poeta di assai pi" tarda et",quale avesse

voluto scrivere sotto il nome di lui,si avesse cercato per suoi prede-cessorinel medesimo lavoro due poetioscurissimi,noti pi" tardi sol-tanto

aglieruditi. Altre prove ricava l'Eth" da ci" che il poeta stesso

dice nella introduzione,laddove egliattesta che per consigliodel Califfodi

Bagdad,Al-Q"dir llill"hi,compose ilpoemetto,perch" esso Calitfodeside-rava

che la sua corte non fosse da meno di quelladel signoredell'lr"qa,

nella quale un altro poeta,ed era appunto Bakhtiy"ri,aveva verseggiato

quel racconto. Ulteriore prova sono le molte allusioni fatteal Libro dei Re

nella introduzione,allorquandoilvecchio e perseguitatopoeta ricorda con

dolore la durata fatica e afferma che egli,stanco omai di dire le storie

bugiardedeglieroi antichi,si volgeora a una storia verace, raccontata dal

Profeta nel Corano :

Page 181: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 173

Or io non comporr"libribugiardi, Di K"vus re. N" so che altro mi tocchi,

N" a mio sermone per antiquefole Fuorcliepenae(lolor,perKhiisr"vprence3,Dar" sjilendor,u" ti;itter"semenza Per le battaglied'Afrasy"h.RagioneD'erbe maligne,che saliabianchezza Vuoisi che in questodi me rida.Or come

Del color bruno al loco^ E gi"si fea Potria di me ragionpiacersi?ch'ioStanco d'eroe Fred"n- questo mio core. Perdei met" del viver mio nel tempoE che mi cai se di Dah"k il trono Che di H"stem del nome io tutta pienaEi si ripi'ese?An(die dal regno tolsi. Feci la terra. E questocore " stanco.

Di re Uob"d, il core; anche rapia Ed io per (Ihev,per Tus e per quelfiglioLa bufera del tempo ilseggioillustre Di ZaI* mi j)resialtofastidioe noia.

E ancora :

Tolta a" profetivuoisi dir l'istoria^, Falsi ornamenti;ma veraci eglierano,Ch'ei non avean radice e fondamento Diceano ilvero, ed " ciascun di sue

Fuori di verit".Favole stolte Parole innanzi a tuttiin testimonio.

Ei non dicean, non davano a' racconti

Oltre queste prove, tutte forti e buone ed evidenti,l'Eth" fa anche cenno

allo stile del poemetto quale fa conoscere che esso " opera di un gran

poeta,sebbene eglinon tanto mostri di affidarsia questo argomento osser-vando

che il senso estetico personale,in simili questioni,non ha vera-mente

molto valore. Quanto a noi,sebbene anche tra gliOrientali alcuno

abbia detto che ilpoemetto " inferiore al Libro dei Re e mostra che l'estro

del poeta s'" affievolitonel corso deglianni e negh assalti della sventura,

pensiamo che ilYtisuf e Zal"kha di Firdusi,per la bellezza dello stile,percerte sue maniere di disporree atteggiarela frase poetica,per certi modi

particolaridi esprimereilpensiero,troppo somigliaal Libro dei Re perch"si possa dubitare che la mente stessa non abbia atteso all'uno e all'altro

lavoro. E questa prova, che per l'Eth" sembra aver poco valore, per noi

l'ha molto grande,perch"noi Italiani(senzache con ci" vogliasirecare

ingiuriaaglistudiosi d'altra nazione)non possiamo n" dobbiamo dimen-ticarci

che abbiam senso estetico maggioredi altripopolimoderni, come

questistessi e riconoscono e asseriscono. Ora, se " pur vero che in questo

punto l'intuizione nostra " maggiore e pi"rapida,perch"vorremmo rinun-

ziarvi? In verit",non se ne vede ragionealcuna,se pure questa ragione"

veduta soltanto da certi eruditi,poveridi mente e di cuore, che ai nostri

giornicon alticlamori e strepitisu per le cattedre vanno gridandoche dei

giudiziestetici non si deve tener conto nessuno. Quanto poi al lungosilenzio che per quattro secoli dur" in Oriente intorno a questa seconda

(1) Cio" mi son fatto canuto, e sono veccliio.

(2) Re ed eroe del Libro dei Re, come glialtri che seguono.

(3) L'antico re Khusrev dell'epopea,non il Khusrev Parv"z della storia e del

romanzo.

(4) Rustem.

(5) Di Y"suf e di Zaliklia.

Page 182: Storia della Poesia Persiana

174 CAPITOLO SESTO

opera di Firdusi,tanto che si pot"anche pensare che essa fosse andata

perduta,giustamenteosserva TEth" che essa, come l'originalene dovette

essere depostoa Bagdad,cos" dovette restare lungamente dimenticata nei

torbidi e negliscompigliche seguironoin Bagdaddopo la morte di Firdusi,

finch" poiqualchemano ignotafelicemente lo trasse fuori dal suo nascon-diglio.

Il Libro dei Re, invece,come opera maggiore e tale che narrava la

storia del paese e toccava fortemente l'amor di patria,non cadde mai in

dimenticanza,sebbene a purgarne iltesto daglierrori dei copistisoltanto

cjualtrosecoli dopo si pensasse da un discendente di Tamerlano.

51. Il poemetto,adunque, si apre con le consuete lodi di Dio. Seguitail poeta parlandodella sua vecchia et" e del come eglisia stanco omai

delle storie del Libro dei Re. Detto poiper qualiragionila storia di Y"suf

o Giuseppe sia stata raccolta nel Corano, egliincomincia col narrare di

Giacobbe, che, per conseguirla mano della bella Rachele,si acconci" ai

servigidi suo zio Labano. Avute poi in ispose,prima Lia,poi la tanto

sospirataRachele,Giacobbe trovasi ricco e felice;ma quellafelicit"gli"

guasta improvvisamentedalla morte di Rachele,allor che nacque Benia-mino.

Egliamava Giuseppea preferenzad'ognialtro suo figlio;onde, e

per questa predilezionee perch"Giuseppeaveva veduto sognid'invidioso

significato,sembrando che eglidovesse esser maggiore di tutti glialtri

fratelli,i fratellipresero a odiarlo. Nel silenzio pertantoessi ordiscono la

sua perdita,e pregano ilpadrea mandarlo con loro allacampagna presso

ilgregge. E Giacobbe cede,ma contro voglia,intanto che Giuseppe,andato

con quelli," da loro gettatoin una cisterna,poi venduto e mandato in

Egitto.Ilvecchio padreintanto,al qualesivorrebbe far credere che un lupo

gliha sbranato ilfiglioprediletto,diventa cieco per ildolore,non prima

per" che egliabbia,per singoiarfavore di Dio,potutoparlarecon un lupoche " colpevolifratelliglihanno menato innanzi insanguinato,affermando

esser quellala cruda fiera che ha sbranato il suo Giuseppe.Ma illupo,interrogatodal piangentee infelicepatriarca,non solo siscolpa,ma disvela

anche molta partedelle arti infami di quellie liconfonde nel cospettodel

padre.Seguela fortuna di Giuseppein Egitto,fatto tesoriere in casa del

gran Visir (Putifarre),al qualeegliera stato venduto dai mercanti. Di lui

intanto s'innamora la bella Zal"kha,la moglie del gran Visir,qualepoi,

perch"l'onesto giovanenon vuol cedere al colpevoleamore, lo accusa di

magia nel cospettodel marito. A questo punto, il poeta colloca ilcurioso

e comico episodiodelle dame egizie,tolto dal Corano, le quali,avendo

biasimala Zalikha del suo amore, sono da lei raccolte ad un convito. Ma

poi,aprendosiall'improvvisouna porta e avanzandosi d'un tratto il bel-lissimo

Giuseppe,esse tutte restano stordite di talguisaa tanta belt",da

non accorgersidi aversi tagliato,coi coltellida tavola,le mani e le braccia

intanto che volevano afiettarc aranci. Cos" Zalikha,in qualche modo, si

giustificapresso le rivali invidiose e maligne.Ma Giuseppe,per l'accusa

ch'ella gliha mossa, " postoin carcere, donde poi " tratto allorquando,

Page 184: Storia della Poesia Persiana

176 (.APITOLO SESTO

Giuseppe,e tutta la lunga introduzione in cui si narra del matrimonio di

Giacobbe con Lia e con Rachele e la felicit"susseguentedi lui.Ma, tolto

cotesto che non si trova nel Corano, ilpoemetto ne rifa il capitolodal

punto in cui si narra dei sogni di Giuseppe,all'andata di Giacobbe in

Egitto.E s'intende che ilpoeta doveva tenersi fedele a questo suo testo

non tanto nel caso generale,quanto nel particolare;perch",quanto al

caso generale,egli,come mussulmano, non poteva che seguirela parolarivelata da Dio nel suo libro,tanto pi"che la storia di Giuseppev'" annun-ziata

a Maometto con tanta solennit". Quanto poi al caso particolare,"

noto che Firdusi era stato accusato d'eresia alla corte di Mahm"d di Ghasna

per aver celebrato con ammirazione soverchia gliantichi eroi dell'Iran;ed

" anche noto che,giuntoa Bagdad,ospitatoin corte dal capo dei credenti,dovendo far professionedi ortodossia e desiderando pace dopo tanta guerra

sofferta,eglicompose ilromanzo di Y"suf e Zalikha appunto in omaggioalla fede maomettana. Dato ilqualpunto," facileintendere come eglitanto

pi" fedelmente dovesse attenersi al testo pi" autorevole del suo racconto.

54. Dopo ci",vediamo se ci " dato collocare al loro posto e il capitolodel Corano e il poemetto di Firdusi. Al qual proposito" gi"stato osser-vato

dal Geigerche il capitolodel Corano deriva in gran parte da tradi-zioni

rabbiniche;n" ci" deve parer strano in alcuna maniera, sapendosiche Maometto ha tolto molte cose a Cristiani e a Giudei quanto a tradizioni

e leggende.Ma, con questo,anche altriscrittorimaomettani che dei casi di

Giuseppehanno fatto qualchecenno nelle loro compilazionistoriche,mostrano di saperne molto di pi" di quelloche gi"trovasi nel Corano, e

conoscono gi"di quellecose che anche Firdusi ha postenel suo poemetto.

Sono essi (aldire del Gr"nbaum, che con molta erudizione ha trattato la

questionedi questefonti di Firdusi)labari,Zamakhshari, Ibn ul-Ath"r e

anche P)eyz"vi,celebre espositoredel Corano. Ora " certo che a questi

autori tuttiquei particolaridel racconto ai qualidi sopra si accennava,

vennero dalla Bibbia e pi" direttamente da fonti rabbiniche,trovandosi

detto,per esempio,nel Midrash del come Giuseppepicchi"nella sua coppa

per averne rispostee confondere con quellerispostei fratellicolpevoli;e

nell'altrolibro rabbinico,ilSepher hayyasharcio" il Libro del giusto,

leggesipure della lettera che Giacobbe scrisse al l'e d'Egittoraccomandan-dovi

il suo diletto Beniamino. Anche Zamakhshari e Ibn ul-Athir riferi-scono

questa lettera. Quanto poi al particolaredel lupo che, accusato

dell'uccisione di Giuseppe,prodigiosamenteha un colloquiocon Giacobbe

al quale eglidisvela l'ingannodei fratelliinvidiosi,tutto ci" leggesinello

stesso Libro del giustoora ricordato,e il curioso e insieme pietosoepi-sodiotrovasi riferito anche in un poema, dettato in linguaspagnuola e

scritto in lettere arabiche che si conserva in Ispagua,all'Escui-iale,opera,

forse,di qualchediscendente dei Mori del decimo(iuartosecolo.

55. Per", rimandando alla scrittura del Griinbaum chi fosse vago di

maggior copiadi particolariintorno a questaquestionedelle fonti rabbi-

Page 185: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 177

niclie,dobbiamo notar qui,sebbene s"a forse superfluoil farlo,che n"

Firdusi n" glialtriattinsero direttamente a quellefonti.Perch",secondo il

Batiffolche con molto amore si occup"della leggendadi Giuseppee della

moglie sua Aseneth, un ampio ciclo di leggendereligiose,giudaichee cri-stiane,

s'" svolto assai per tempo prendendole mosse da quel versetto

della Genesi: " E Faraone gli(aGiuseppe)diede in moglieAseneth,figliadi Putifarre,sacerdote di On ". Al quarto secolo,pertanto,dell'Era Vol-gare,

una leggendarabbinica s'" formata,e trovasi gi"nella versione cal-daica

della Bibbia,del falso Jonathan,e nel iViidrashdi Eliezer e in altre

compilazionidi rabbini. Al quintosecolo,i cristianise l'appropriaronoene fecero un certo romanzo cristiano,cattolico,composto, come pare,nell'Asia Minore e dettato in greco, sotto iltitolo:La preghieradi Aseneth.

Dal greco pass" pi" tardi in Occidente,e Vincenzo Bellovacense per il

primo la fece conoscere, inettamente tradotta in latino,nel suo Specchiostorico;ma in Oriente penetr"assai prima,cio" nel sesto secolo per

mezzo di Mos" d'Aghelche dal greco la tradusse in siriaco.Dalla siriaca

si fecero assai prestole versioni arabica ed etiopica,e la versione arabica

fu quellache somministr",nel decimo secolo, a Firdusi e aglialtriscrit-tori

mussulmani tutte quellenotizie notate di sopra, che sono di originerabbinica e non si trovano nel Corano. Aggiungiamoin ultimo,soltanto

come notizia letteraria,che Sant'Efrem che era del quarto secolo,com-poneva

un poema siriaco,in dodici libri,sulla storia di Giuseppe.Non

sappiam tuttavia se esso abbia nulla o molto da fare con la leggendarabbinica or ora toccata da noi.

56. Ma anche se Firdusi,come eglistesso dice,segue raccontando il

capitolododicesimo del Corano,giustamentenota il Grunbaum che quelracconto di lui,quanto ai modi, va per la sua strada,lasciando che vada

per la sua il capitoloscritto dal Profeta. Perch" questo capitolo,oltre

essere monco in alcuna sua parte,tanto che altri scrittorimussulmani

mostrano di conoscere assai meglioilsoggettodel loro racconto, " fretto-loso,

rapido,episodiconella sua narrazione,sicch" senza intento dramma-tico

precipitaal fine,parendo che a chi narra, molto poco importidi ci"

che eglinarra. E non ha intento drammatico,perch"non sembi*a curarsi

nemmeno di conoscere i personaggidel suo racconto, ma li introduce a

parlaresenza dirne il nome, appagandosidi notare laddove glicade in

acconcio: " E disse l'interlocutore fra quelli". Al qual propositonoiosserviamo che a tanta aridit"di racconto e a tanta povert"d'arte Firdusi

ha contrappostola copiamaestosa del suo narrare e tutta la maestria di

chi s'era esercitato per lunghi anni nel comporre il Libro dei Re. Del

qualenon sono qui veramente n" le battaglien" le passioniviolente n" le

guerre di vendetta,che,come dovere sacro, tramandansi d" generazionein

generazione;non vi sono eroi, non vi sono impresegrandie strepitose,n" ci" che vi s" narra ha l'altosignificatodella eterna battagliamorale tra

il bene e ilmale,narrata e descrittagi"in quellagran canzone epica.Ma,

12 " Pizzi,Storia delia poesia ]persiana,voi. II.

Page 186: Storia della Poesia Persiana

178 CAPITOLO SESTO

in compenso, vi sono affettidolci e soavi,angosciedi amanti e il dolore

ineffabiledi un padrederelitto,e dipinturedi passioninobili e di moti

vivi dell'animo,di gioiee di patimenti,con una calma e serenit" cbe forse

valgono gl'impetigiovanilidi un tempo. Del resto, anche il Libro dei Re,in tanti casi che vi si narrano, ha molti trattiin cui hanno partecospicua

quegliaffettiintimi;e allora certi puntidi questo romanzo d'amore tro-vano

un riscontro in altri di quell'anticae potentecanzone, nella quale

son gi"statinarrati gliamori diZ"l e di Pa"d"beh,di B"zhen e di Menizheh,

e descritta la disperataangosciadi Rustem pei- la morte del figlio,da lui

inconsapevolmenteucciso,e l'affanno di Gh"v allorquandoilfigliosuo era

caduto in potere di Afrasy"b,e la dogliamortale di Ferengh"sorbata del

giovanesposo, e tutto ci" accanto agliodi fraterni di Salm e di Tur per

l'innocente Erag'e all'iraimpotentedi Afrasy"bverso i re dell'Iran e tutti

glieroi di quel gran paese guerriero.57. La linguache in questo suo poemetto ha adoperataFirdusi," pur

sempre, nei modi e negliatteggiamentisuoi,quellalinguapittricedel Libro

dei Re. Abbonda tuttavia,sebbene non in misura che soverchi,di parole

arabiche;e se ne intende ilperch".Perch" ilLibro dei Re, essendo canto

essenzialmente nazionale,non poteva esser composto che nella linguadel

paese, scevra d'ognielemento straniero,laddove,in soggettomussulmano,

del quale il testo pi" autentico,cio" ilCorano, era stato scritto in arabo,ilpoeta poteva permettersi,come fece,libert" alquantomaggiore.

58. Notiamo anche " nomi di due poetiromanzeschi intanto che per

essi non possiamtare altro,perch"scarsissime sono le notizie che abbiam

di loro e delle opere. Uno di essi " un Fasihi Giorgi"ni,autore di un

romanzo, V"miq e Azra, andato perdutocome (juellogi"di Unsuri,com-posto

sul medesimo soggetto.Visse questo poeta alla corte del principedel Taberist"n,Kay K"vus figliod'Iskender,qualeregn"dal 441 al ""i d. E.

(104-9-1000d. C); e pare che il suo poema sia andato perdutoassai per

tempo, trovandosi,secondo l'IIammer, che Davlet-Sh"h,nel nono secolo

dell'Egira(decimo quintosecolo d. C), non ne conosceva che pochiversi.

Essi tuttavia,per la bellezza,fanno lamentare la perditadell'operaintera.

L'altro poeta" Shih"b ud-d"n Amaaq di Bukh"ra, morto nel 543 o 5-44

d. E. (1148 0 1149 d. C.)al tempo del principeSengiardella casa dei Sel-

gi"qidi,autore di un poema romanzesco: Y"suf e Zal"kha,del quale non

abbiam potuto trovare altra notizia fuori di questa.

59. Della vita del poeta Niz"mi di Gangia abbiam fallo cenno che basti,

come crediamo, in quellapartedel capitolodella poesianiistica che tocca

d'un'altra opera di lui: IlTesoro dei Misteri. Perch",lasciando di ridir ora

ci" che abbiam detto prima,ci volgeremoai suoi poemi romanzeschi che

sono quattroe che, riuniticonsuetamente in un volume col Tesoro dei

Misteri,sono conosciuti in Oriente col nome comprensivo di Khamse"i che

in arabo significail Quintuploo i Cinque,ovvero con l'altro nome di

Feiuf Glieng'che in persianosignificai Cinque Tesoli. L'uso i)oiche

Page 187: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 179

neirOriente mussulmano prestodivenne comunissimo, di compor cinquepoemi, romanzesclii quasitutti,e di riunirliin un volume solo,venne da

questoprimoesempiodatone da Niz"mi,icui cinquepoemi furon poisemprereputatiinsuperabilemodello del genere. E per",pi" tardi,si ebbero non

solo i Quintuplidi Kirm"ni, di Kliusrev d" Dehli,di K"tibi,di (ii"mi,maanche molti altri di altre letterature,turchi,ciagataicie inclostanici.Ora,i quattro poemi romanzeschi di Niz"mi trattano i pi" bei soggettida

romanzo dei qualinel paragrafoprecedenteabbiam tenuto parola,e furon

composti nell'ordine che segue, essendo stali precedutidal Tesoro dei

Misteri che, come abbiam veduto, vuol essere considerato opera giova-nile.Primo adunque fu quellodi Khusrev e Shirina;secondo,il Meg'n"n

e Levia;terzo, le Sette Belt" (nelqualesi raccontano le avventure del re

Behr"m-g"r);quarto, ilLibro di Alessandro.

60. Quale sia ilsoggettodel primo poema, abbiam cercato e veduto

nel paragrafoprecedente,e perch"Niz"mi lo abbia scello per il primo e

meditato, s'intende anche da ci",perch"eglivoleva emular la gloriadi

Firdusi e raccontare quellestorie che non erano narrale nella loro inte-rezza

nel Libro dei Re. Anche sappiamo che, appunto dagliamori di

Khusrev e di Shirina,Firdusi dice ben poco e come per via di episodi.Di

Firdusi poi"Niz"mi aveva concetto altissimo,e ildesiderio suo d'imitarlo

chiaro si manifesta da queste parolech'egliha postenella prefazionealLibro di Alessandro:

limaestro di Tosi,i'aiiticuvate Niz"mi intanto,{'.ilequalsposa adornava i carmi suoi, Che pur tratt"di questeperleilfiloIn quellibro in che tante infil"perle, E ilcalamo rec" su le memorie

Molti racconti lasci"a dietro,quali Antiche e viete,per alcuna perlaNon f"r dettipor lui.Che se le antiche Che nel tesor rinvenne intatta ancora,

Storie quantealtrigi"narr",narrate Trov" che sua stadera anche poteaTntle avess'egli,ilcanto suo pi"lungo Pesar parole.Snria stato d'assai

E per",come alcun suo amico glirimprover"di rammemorar glieroi del

paganesimo laddove eglipoteva celebrar la gloriadi Dio,Niz"mi, come

un giorno Sofocle dinanzi ai giudici,risposeall'indiscreto leggendoun

passo del poema. Tanto allora se ne piacquel'amico,che sclam" aver

Niz"mi con la magia della sua parolacollocato un idolo novello nel san-tuario

della Kaaba. Il poema tuttavia,dice il Bacher, fu scritto per con-fondere

i troppofanatici mussulmani del tempo ; e, del resto,ilsoggettostesso dava a Niz"mi buon giuoco per dimostrarsi ortodosso, perch",

appunto al tempo di re Khusrev Parv"z di cui ora eglinarrava le avven-ture

d'amore. Maometto aveva incominciato la sua carriera di profeta,ela tradizione parlavadi una lettera da lui mandata al gran re e accolta da

(1) Firdusi della citt" di T"s nel Khorassan.

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180 CAPITOLO SESTO

costui COI! molto disprezzo,onde la profeziadi Maometto: " Cada a brani

il suo regno, come egliha fatto in brani la lettera mia! ". Con tale

intento adun(|ue,religiosoquanto ai mussulmani, letterario quanto al

colmar le lacune del Libro dei Re, ma con altri modi e con arte assai

diversa da quelladei poeticiclici,con arte raffinata e studiata,ben lon-tana

dalla maest" ruvida dell'epopea,rs'iz"micompose questo suo romanzo

di Klmsrev e Sh"rina,che " una delle pi" belle e pietosestorie d'amore.

Lo compose intorno al 576 d. E. (1180 d. C), dedicatolo a tre principi,

vicari regi dell'Azerb"gi"n,cio" Toghrul, Muhammed e Qizil-sh"h,dei

qualial principiodel racconto, nella prefazione,eglifa lodi grandissime.

6L Incomincia adunque col proclamarel'unit" di Dio secondo la fede

mussulmana, e seguilalodando ilProfeta e i principior ora mentovati,

toccando in fine della ragionedella composizionedi esso e del come egliebbe fatto tacere l'amico petulanteche glienefaceva biasimo. Poi dice

come re Khusrev Parv"z s'innamorasse della bella Sh"rina,figliadella

reginad'Armenia, all'udirne le lodi dal suo fedele e savio Sh"pi"r.11quale" tosto da lui mandato in Armenia, e in Armenia anche Sh"rina s'inva-ghisce

di Khusrev soltanto all'udirne parlaredaSh"p"r e alvederne l'imma-gine.

I due amanti che non anche sison vistil'un l'altro,seguendo ilpotente

impulsodell'amore, vanno cercandosi scambievolmente,e allafineKhusrev

giunge a veder la bella Sh"rina nel momento che essa, depostele vesti,si

bagnava a una fontana. Khusrev allora recasi in Armenia per chiedere

alla madre, la reginaMihina,la mano di Sh"rina,intanto che costei cer-cando

sempre di Khusrev se ne va in Persia,a Mad"yn (Ctesifonte),residenza

dei monarchi persiani,laddove si fabbrica per lei un sontuoso palazzo

che s'intitoladal suo nome. Ma Sh"p"r,tornato improvvisamented'Ar-menia,

la riconduce via con grandissimodolore di Khusrev,ilquale tut-tavia,

occupatonelle faccende del regno per la morte del padre suo, il re

Hormuzd, e jier la ribellione di Behr"m Ci"b"neh che lo costringealla

fuga,per poco non dimentica la bella amante e l'amor suo. Ma un giorno

essi s'incontrano in un luogo deserto e selvaggio,laddove Khusrev s'era

portatoa caccia;e tosto l'antico amore potentemente si rinnova e rin-fiamma.

Stanno lungamente i due amanti fra loro in grande intimit" tra

conviti e feste,tra le qualiKhusrev ha pure occasione di atterrare e ucci-dere

un feroce leone che s'era avventato a Sh"rina. Ma perch",alla fine,costei non vuol cedere alle brame del suo troppo disioso amante, egli

fuggecruccioso in Grecia laddove si fa sposo di Maria,figliadell'Impera-toredi Costantinopoli.L'Imperatore lo fornisce d'armi e d'armali,onde

eglipu" rientrar ne' suoi stati e sconfiggereil ribelle e salire sul trono

de' suoi padri.Muore intanto Mihina, e Sh"rina sale al trono d'Armenia;

ma l'amore per ilsuo Khusrev ti'oppola tocca e tormenta, e Khusrev non

pu" dimenticarsi di lei,perch",deludendo la vigilanzadi Maria presso la

qualeeglistesso difende la causa della sua Sh"rina,invia di nuovo ilfedele

Sh"p"r che la ritorni in Persia e la guidialla reggia.

Page 189: Storia della Poesia Persiana

LA l'OESIA ROMANZESCA 181

62. Di Shir"iia,intanto,erasi invaghitoperdutamente un giovanemon-tanaro

di nome Ferh"d,che, abile nel tagliarpietree roccie sulle mon-tagne

e maestro in geometria,soleva guidareper luoghimontuosi certi

suoi canali nei qualieglifaceva scorrere il latte di numerosi armenti, e

ci" per ordine di Sh"rina stessa allaqualeera caro di aver quellatte.Ora,

perch"egli,nella cocente passionedell'amore,andava errando con lamenti

e con sospiriper la campagna, Khusrev,che gi"s'era accorto che Sh"rina

sua riguardava con compiacenza al montanaro giovanee avvenente, lo

manda lontano,con false promesse, alla montagna di B"sut"n a tagliarvile pietre.Ma Shir"na si reca da lui,per vederlo,sull'aspramontagna. Della

qual cosa fatto consapevoleKhusrev,risaputosianche da lui che Ferh"d

aveva ricevuto consolazione grandeda quellavisita,per consigliodi certi

savi,eglimanda alla montagna un tale,tristo e malvagio,che reca all'in-felice

la novella falsa della morte di Sh"rina. Ferh"d precipitaprivodisensi dal monte e si uccide,intanto che Shir"na,accorsa subitamente,con

gran piantoglid" sepolturadegna di re. Ma il manico del mazzapicchio,col quale Ferh"d spaccava le pietre,conf"ttosi,cadendo, in terra molle,

cresce in un bell'albero di melagrano,e i granellirossi del suo frutto sono

immagine perenne delle stilledi sangue del giovanesventurato.

63. Muore intanto Maria, e Khusrev che ha interrogatoi savi intorno

alle pi"belle donne del mondo, sembra consolarsi col recarsi in Ispahan

presso una schiava di nome Sheker,fanciulla di belt" famosa,laddove egli" accolto da leicon molta festa.Eglituttavia non sa scordar la sua Shir"na,

qualepoi,andando alla caccia,trova dolente e lamentosa presso ilpalazzogi"stato fabbricato per lei.1 due amanti lungamente s'intrattengonofra

loro a parlare,ma Shir"na mostrasi pur sempre troppo ritrosa e severa,

onde l'uno si separa dall'altrocruccioso e dolente. Tuttavia,il buono e

fedele Sh"piirconsola ilre, facendogliintendere che non pu" durar molto

lo sdegno di Sh"rina. La quale veramente, mentr'egliva, lo seguitadi

lontano intanto che due cantori,B"rbed che gi"da lunghianni viveva in

corte di Khusrev,e Nigisa,cantano gareggiandonel cospettodi lui.Ed ecco

che quellofa le lodi del re e ne sostiene le ragioni,laddove quest'altrofa

le lodi di Shir"na,finch" costei,uscita all'improvvisoda un suo nascondi-glio,

si d" per vinta all'antico e pur fedele amante che l'accogliefestoso

tra le braccia e mena seco a Mad"yn. L", con magnificapompa e onori,si

celebrano le sue nozze.

64. A questo punto termina veramente il romanzo. Ma Niz"mi seguitaintroducendo un gran savio,di nome 13uzurg-umid,a dar consiglie avver-timenti;

narra poi del sogno di Khusrev, nel quale eglivide il profetaMaometto, della letterache esso profetamand" al re e che ilre lacer",del-l'ascensione

del profetaal cielo.Narrasi anche la fine miseranda di Khusrev,ucciso dal figlioShir"yeh,e la morte di Shir"na che si uccise per dolore.

65. (Quando il principeGelai ud-d"n Akht"sh"n, signoredi Shirv"n,che desiderava di aver Niz"mi alla corte,scrisse al poeta una lettera molto

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182 CAPITOLO SESTO

onorevole invitandolo a comporre la storia poeticadegliamori di Leyla e

di Meg'n"n, Niz"mi sireput"molto onorato del reale invito,ma s'accorse

ben prestoche l'argomentopropostoglinon poteva soddisfare a tutti gliintenti dell'arte.E veramente al poetache aveva descritto la pompa e la

magaificenzadella corte di Khusrev e narrato una storia d'amore ricca di

avventure, col disegnod'emular Firdus",non poteva che dispiaceredi tro-varsi

a disagioin argomento troppoumile e semplice.Nel qualele avven-ture

di due giovinettidi trib" diverse d'Arabia e le loro pene d'amore e

i loro deliricol deserto arido e sempre ugualeper scena, non potevanodar luogoa ricchi e vari particolarin" porgere occasione opportuna di

spiegarmolta potenzadi fantasia poetica.Di cotesto ilpoeta stesso si lagnaa principiodel poema, dicendo:

Poich" angusto" ilvestibolo di questo E tl"iimodo al comporre

Racconto mio, ire e tornar costante in talviaggioLa poesiafan zoppicar.Palestra Dove il sentier non ni'" ben noto,forse

Di poesiavasta si vuol,se in quella Ch'io dii'potr"cose giocondee belle,

D'uopo" mostrar di cavaliernatura. " manifesto? E non vi son giardini.Anche se del Corano il sacro verso Non cene imperiali,e non " vino," illustree chiaro,lungiva ildiletto Non canto, non piacer; ma v'" secchezza

Per glosseche altrifa. Redini sono D'arene,ancor di monti asprezza, e torna

Di poesiadilettoed eleganza Ratto in fastidioraccontar di carmi.

Tuttavia,non volendo dispiacereal signoredi Shirv"n,anche per non

abbandonare la sua solitudine prediletta,sebbene pi" volte chiamato alla

corte,Niz"mi con grande ardore si mise all'opera,e in quattro mesi,secondo che si dice,la comp", narrandovi una delle pi" tenere storie di

amore. Era allora l'anno dell'Egira584- (1188 d. C), e ilpoeta mandava al

principeil poema per mezzo di un suo figlio,carissimo a lui,Muhammed,allora dell'et" d'anni quattordici,che desiderava vivere in corte e avervi

un ufficio.

66. Il poema incomincia con le consuete lodi a Dio e al Profeta,toc-cando

anche dell'ascensione di Maometto al cielo. Parlasi del graziosoinvito del principedi Shirv"n;indi,fatte le lodi di esso principee del

figliodi lui,sferzati certi calunniatori e certiinvidiosi,dati anche salutari

consiglial figliosuo diletto,che recasi per la prima volta iricorte,si d"

principioalla narrazione. " IlgiovaneQays,che poisi chiam" con parolaaraba Meg'n"n,cio" ilforsennato,per la sua pazziaamorosa, figliod'uno

dei maggiorire d'Arabia della trib" degliA miri,erasi invaghitofin da

fanciullo della bella Leyla,intanto che costei s'era invaghitadi lui. II

padre di Meg'n"n chiede per lui la bella fanciulla in isposa,ma i |)arent",

risaputala follia del giovane,si ricusano di darla a un quasiforsennato;

perch"Meg'n"n infelice,udita dal padre la ripulsa,tutte si fa a brani le

vesti e quasi ignudo s" ritrae lontano ai monti, a certe valli deserte che

eglifa echeggiardolorosamente del nome della sua bella. Il padre,nel

suo dolore, conduce il t"glioalla Kaaba per guarirlodella follia, ma

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184 CAPITOLO SESTO

in una profondae fatale costernazione d'animo dalla qualenon si rilever"

mai pi".L'amico suo Sel"m lo visita anche una volta,ma le sue paroledi conforto nulla valgono, perch"l'infelice,nella solitudine,circondato

dalle mansuefatte belve che sembrano lamentarne l'acerba morte, muore

consunto dal lungo stento e dall'angoscia.Tuttavia,quella felicit"ch'eglie la sua Leyla non hanno potuto conseguirein terra, " loro serbata in

cielo;perch"l'amico loro fedele,il buon Zeyd,che non sapeva consolarsi

della loro perdita,una notte,sognando, livede ambedue assunti in para-diso,

in amenissimo giardino,laddove essi,amorosamente abbracciati,

godono di un gaudio che non avr" fine. " Con le lodi del principediShirv"n si chiude il bel poema.

69. Per fare un romanzo vero della vita del re Behr"m-g(~)r,era neces-sario

dare unit" al racconto, e dargliunit" era impresadifficile,in tante

avventure disparateda raccontare, in tanti casi diversi da descrivere.

Nemmeno Firdusi,come abbiam fatto notare altrove,per questa ragionee per certi intenti suoi particolarinon pot" darvi questa unit" desiderata.

Forse riusc" Niz"mi a conseguirlaper il primo in argomento cosi vario,unit",tuttavia,pi" esterna che interna,nascente da ci" che il poeta ha

compreso molti fatticome dentro a una cornice,piuttostoche dall'averli

concatenati fra loro. " poi certo ancora che egli,componendo questo suo

romanzo, ha voluto riempierecome una lacuna del Libro dei Re, lavorando

con amore e studio attorno ad un soggettoche Firdusi non aveva trattato

per intero,perch"eglistesso dice di aver cercato nelle storie dei re e

d'aver composto un libro che glipar buono, avendo detto con pienezzaci"

che le cronache hanno detto per met", e lavorato per intero ognigioielloche altri a met" soltanto aveva lavorato. Egli lo chiam" Ileft-Pei/ker,cio" Le sette Belt",da sette fanciulle di bellezza famosa che furon care

al re avventuriere, e lo fini,come si leggenella chiusa,nell'anno 59S d. E.

(11IU3d. C), dedicatolo ad un principe,a richiesta del quale eglil'ebbe

composto. Ma chi fosse questo principe,non si sa con certezza,trovandosi

che il nome di lui,nei diversi manosci'itti del poema, " scritto ora Kai'b

Arsl"n, ora Karbeh Arsl"n,ora AIp Arsl"n,la qualeultima forma " la pi"probabile." certo tuttavia che il principeapparteneva alla casa illustre

degliAqsunqur, regivicari in Mossul ; ma, ad onta delle molte lodi che

Niz"mi ne fa nell'introduzione al poema per le opere splendidedella pace

e della guerra, nulla di certo sappiamo intorno a lui. Nelle edizioni e nei

manoscritti,al luogo di Karb o AIp Arsl"n,leggesianche il nome di Qizil

Arsl"n,principeassai pi"conosciuto nelle storie;e trovasi per" che molti

hanno credulo che a lui veramente Niz"mi abbia dedicato il poema. Ma

QizilArsl"n mori nel 587 d. E. (11111 d. C), e ilpoema fu composto cinqueanni dopo; oiid'" evidente che a lui Niz"mi non pu" averlo dedicato,e

che i copisti,al nome di un principeoscuro, assai prestoebbero sostituito

quellod'un altro molto pi"conosciuto. AIp Arsl"n della casa degliAqsunqurebbe due figli,Nusret ud-din e Ahmed, che Niz"mi rammemora nella

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LA POESIA ROMANZESCA 185

introduzione;ma nella prova ancora che eglidedicasse al padre loro il

poema, come il Bacher vorrebbe.

70. il poema Le sette Belt" incomincia,come glialtri,dalle lodi di Dio

e del Profeta e dalla consueta descrizione delTascensione di costui al cielo.

Si fanno poi le lodi del principeAlp Arsl"n,al qualeesso sembra essere

dedicato,e si parladelFeccelIenza della parolae della sapienza.Cotesto,

nella prefazione; perch"ilpoema incomincia veramente con la nascita di

Behr"m, figliodi Yezdeghirdre di Persia,della casa dei Sassanidi,e con

la sua educazione presso iprincipitributari di H"ra. Nom"n, principearabo

di H"ra, e ilfigliosuo Munzir,con gran cura attendono all'educazione del

giovinetto,per ilquale,anzi,esso Nom"n fa costruire al celebre architetto

greco Simn"r, in luogo acconcio e bene aerato, il palazzodi Khavarnaq,

una delle maggiorimeravigliedell'Oriente. Behr"m, intanto,apprende

ogniarte di cavalier gentilee alla caccia d" incliteprove di s",uccidendo

di un solo colpo di strale un onagro e un leone che si era avventato

all'onagroe sotto lo teneva preso tra gliartigli,onde glivenne ilsopran-nome

di G"r che in persianosignificaonagro. Poi,un giorno,fattosischiu-dere

una stanza secreta nel palazzodi Khavarnaq,eglivi annuir" dipintesette bellissime fanciulle (donde ilpoema prende iltitolo)e di tutte sette

a un tratto s'innamora. Esse sono: Nimet-n"z, figliadell'Imperatoredella

Cina; N"z-peri,figliadel re del Kh"rezm ; Nesrin-b"s,figliadel re degU

Schiavoni;Azer-g"n,figliadel re del Marocco;Hum"y, figliadell'Imperatore

di Costantinopoli;Durusni, della stirpedi K"vus, antico i"e dell'Iran della

et" eroica;Kh"rek, figliadel re d'India. I qualinomi tutti,strambi vera-mente

e difficiliper ogni lettore nostrano, sono trascrittiqui da noi

secondo che si trovano nell'edizione del poema, fattain litografiaa Teheran.

Avvertiam tuttavia che essi variano assai da edizione a edizione,da mano-scritto

a manosci'itto.

71. Muore intanto Yezdeghird.Il trono di Persia resta vacante e il

giovane Behr"m " ben presto distolto dalle sue avventure di caccia e

d'amore. Perch", mentre il suo maestro e balio "Nom"n si ritrae a vita

religiosanel deserto,convertito da un pio ministro alla religionecristiana,

eglisi reca in Persia siccome legittimoerede del trono paterno e vince

la riluttanza dei principipersianitogliendocon ardire e coraggiola corona

reale postain mezzo a due feroci leoni. Divenuto re e ordinato il regno,

ilgiovanee gaioBehr"m-g"r che nella storia e nel romanzo tanto somigliaa re Riccardo Cuor di Leone, ritorna alle sue caccie predilette,seguitoe

accompagnato da una schiava favorita,di nome Fitneh. La quale,un

giorno,glidomanda una prova difficilissima,che " quelladi trapassard'un

solo colpodi freccia una delle zampe posteriorie l'orecchio e ilcapo d'una

gazzella.Behr"m tende l'arco nell'istante che la gazzellasi grattaval'orecchio con la zampa, e con un sol dardo le trapassala zampa e l'orec-chio

e la testa; ma la fanciulla,per la domanda indiscreta," da lui con-dannata

a morte. Anche Firdusi (e se ne vegga ilpasso recato nell'appen-

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186 CAPITOLO SESTO

dice a questo capitolo)racconta questo fatto singolare,ma il re cacciatore,secondo lui,crudelmente atterr",eglistesso, e f"' calpestaredal suo

destriero l'infelicefanciulla a cui ilLibro dei Re d" ilnome persiano,forse

pi" vero, di Azc"deh che significanojjile,laddove Fitneli " aral30 e vuol

dire seduzione. Ma la bella Fitneh con le lagrime e le preghieregiungea impietosireilmanigoldo,esecutore della sentenza di morte, e a persua-derlo

(lilasciarlaandar libera per luoghilontani e selvaggi,laddove essa,

per l'arsiforte e ardimentosa, si avvezza a portar sulle spalle,una volta

al giorno, liiisopra un alto terrazzo un giovane vitellino. Il vitellino

cresce, e crescono le forze della fanciulla,onde ben tosto si S])arge intorno

la faina ili costei che sa e pu" trasportarsulle spalleun forte torello.

Anche l'elnv"m intende tutto ci" con molta meraviglia,e recasi al solitario

luogo per veder la prodigiosafanciulla,nella quale con grandissimagioia

egh riconosce d'un tratto la sua dilettaFitneh,gi"creduta morta. Ma ben

tosto ad altre cure lo richiama il dover suo di re; perch" egli,fatto suo

vicario il ministro Nersi, se ne va con armi e con armati contro un

esercito di Tartari che minaccia ai confini.

72. Toccata vittoria e ridato ordine al regno, re Behr"m si ricorda

delle sette vaghe fanciulle,gi"vedute da lui,dipintesulle paretidel castello

di Khavarnaq; e per",fattelechiedere tutte sette ai rispettivigenitoriche

di assai buona vogliaglieleaccordano,il nobile e magnificosignorefa

elevare all'architettoSh"dali un gran palazzocon sette magnificiquartieri,distinto e sormontato ciascuno da una cupola di color diverso,secondo i

sette pianeti;e in essi quartierieglipone ad albergarele sette princi-pesse,ciascuna nel suo, perch"eglijtossa intrattenersi con ciascuna un

giornod'ognisettimana; e ciascuna ha vesti di drappitinti in uno dei

sette colori,e reca gemme d'una speciesoltanto di sette. Cos" una cabala

di sette governa questo poema tutto singolare,nel disegno del quale,in

gran parte,anche per alcuni particolariche ora si toccheranno, non si

pu" a meno di riconoscere il disegno dell'Ameto del nostro Boccaccio.

73. Behr"m adunque, poste ad abitare nel magnificopalazzo le sue

sette spose, la sera di un giorno di Sabato si reca nel quartierebruno,

posto sotto l'infiusso di Saturno,vestito anch'eglidi bruno, laddove la

principessaindiana, Kh"rek, essa pure vestita di bruno, gliracconta una

graditae piacevolestoria. Alla sera della Domenica successiva, il re,

vestito di giallo,se ne va nel quartieregialloposto sotto l'infiussodel

Sole,presso la principessagreca, Hum"y, anch'essa in vesti gialle,che

pure gliracconta una leggiadraistoria.E la stessa visita egliAi,passandocon mutate vesti secondo i rispettivicolori e successivamente,il Luned",ilMarted",il Mercoled",ilGioved",ilVenerd",aglialtricinque quartieri,cio" al verde,al rosso, all'azzurro,a quel dal color di sandalo, al bianco,

postirispettivamentesotto l'influssodella Luna, d" Marte, di Mercurio, di

Giove,di Venere, in ciascuno dei qualiciascuna principessa,vestita dei

colore del suo quartiere,gliracconta una storia diversa. Delle quali non

Page 195: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA IS7

diamo qui i sunti,i)erch"sarebbe lavoro troppo lungo e minuto, appagan-doci

di notar tuttavia,essendo cosa che risguardala nostra letteratura,

come la quarta storia,narrata nel quartiererosso dalla principessafigliadel re degliSchiavoni,sia quellache ha dato ilsoggettoal di-amma favo-loso

del nostro Carlo Gozzi,la Turandot,dal quale poi Federico Schiller

ha tratto il suo. Come in questidrammi, narrasi in quel racconto di una

principessa,figliad'un re del Settentrione dell'Asia,destinata in isposaa

quel giovanesoltanto che ne sappiainterpretarei propostiindovinelli.

Ma d" cotesto diremo pi"a lungo nell'ultimo capitolo.74. Intanto,la guerra che d'improvvisogl'intimal'imperatordella

Cina,distoglieilre cavaliere dalle sue visitegeniali;e poi anche il regno

domanda le sue cure, perch"eglis'" accorto omai che il suo ministro

con assai male arti governa in suo nome. Andato adunque ilre un giornoalla caccia, nel tornare assetato in cerca d'una fontana,giunge ad una

tenda solitaria nel deserto,laddove un vecchio pastoreglioffre ospitalit"

generosa. Ma perch"il pastore,all'entratadella tenda,teneva un suo cane

legatoe sospeso ad un albero,il re glienechiede, la ragione,e il vecchio

gliracconta come questocane, tanto caro e fedele un giorno,gliuccidesse

le pecore; perci"appunto eglil'aveva legatoe sospeso a quell'albero.Questo racconto " inteso da Behr"m come ammonimento salutare,perch"egli,tornato alla sua residenza reale ed esaminata con studio e cura

l'operadel ministro,lo fa prendere e incarcerare,trovatala ingiustae

rea. Sette innocenti che furon gi"vittima dell'ingiustiziadi lui,narrano

all'adiratosignorele opere triste del ministro,che tosto " fatto morire

sospeso ad un palo.75. Ma il nobil re ha gi"toccato i sessant'anni,e la barba e i capelli

son grigi,e per" poco omai glirimane da godere quaggi".Perch" un

giorno,andato alla caccia con alcuni suoi cortigiani,incontrato un onagro

meravigliosoche egliinseguecon insolito ardore, cade in una voragine

profondadonde non fu mai pi" visto uscire,donde il suo corpo non fu

mai potuto estrarre,sebbene la desolata madre di lui profondessetesori

per far scavare ilsuolo in quel luogofatale.Questa tradizione della morte

d" Behr"m come abbia molta somiglianzacon quelladi Teodorico re dei

Goti," cosa che gi"di sopra " stata notata. 11 poema si chiude con alcune

considerazioni morali.

76. V Iskendey-""dmeh o Libro di Alessandro fu composto da Niz"mi

nella sua pi"tarda et" e finito molto probabilmentenel 597 d. E. (1200

d. C), pochianni prima della sua morte, e fu dettato in metro epico,cio" nel metro adoperatoda Firdusi,col qualeevidentemente Mz"nii volle

gareggiare.Volle tuttavia gareggiaresoltanto di valentia,non imitarlo

seguendoneservilmente le orme, sebbene tutto ci" ch'eglinarra d'Iskender

0 Alessandro,gi"si trovi nel Libro dei Re. Ma, laddove Firdusi,come gi"

pi" volte abbiam detto,altro non fa che narrare e descrivere,"Niz"mi e

narra e descrive con intento quasid'allegoriae converte ilsuo Iskender

Page 196: Storia della Poesia Persiana

188 CAPITOLO SESTO

di principee capitano conquistatoreprima in filosofo,poi in profeta,dando a tutte le opere sue e a' suoi intendimenti alto significatofilosofico

e mistico. Ora, le dottrine mistiche,e gi"in altro capitoloabbiam notato

anche cotesto, cominciavano in quel tempo appunto ad essere in fiore.

Come poi iMz"mi sia giunto,con molta agevolezzad'arte,a dar tale signi-ficatoalla sua narrazione,anche si potr"vedere dal sunto che fra poco

daremo del poema; egliintanto ci dice che, per bene intendere il suo

racconto, bisogna levar dagliorecchi la bambagia antica,ci" che vuol

dire che con altri intendimenti e con altro fine si fa ora a ricompor

quellastoria. La qualeappunto egliafferma d'aver rifattadopo consultate

molte memorie antiche e attinto a fonti giudee,cristiane e pehleviche,avendo trovato che le memorie del gran capitanoerano tutte sparse (jua

e l" e non ordinate per i diversi e molti libri:

Ma le nieiiioi'iedi tal re che tutti Valiliuriiamenti poetando;ancoraI confini scoi'rea dell'ampiaterra, E tolsi e accrebbi da recenti storie

Non vid'ioche raccolte in un sol libro E cristianee pehlevichee ffiudee,

Fossero veramente, e suoi l'acconti Scelto a ognilibro ilmigliorsucco, tolto

Ch'eran lutto un tesor colmo e perfetto, Da ognibuccia ilmidollo,e mi composiEran dispersiper volumi assai. Tutto un tesor di tempo in tempo, feci

Ond'io raccolsida ognilibroattorno Di cumuli diversiun cuinui solo.

Tutto che mi giov",fecicon esso

Queste parole potrebbero per avventui'a avere quel valore che hanno

quelledel nostro Pulci allorquandoaffermava d'aver tolto certa parte del

suo racconto da tanti e tanti libriscrittiin antiche lingued'Oriente,cio"

non averne nessuno. Ma se possiam dire che il Pulci lutto cotesto diceva

da beffa,non cosi possiam dire di Niz"mi,che attinse veramente a fonti

antiche,vedendosi che egliqua e l",nel coi"so della narrazione,asserisce

d'aver trovato nel tale o nel tal altro libro altre versioni e altri modi e

maniere d'uno stesso racconto. Sappiamo,del resto,esser propriodi questi

poetipersiani(esempioper tuttisia Firdusi)di seguirecon fedelt" scru-polosa

l'autorit" delle loro fonti. Non conviene tuttavia dar soverchio

valore alle paroledi Niz"mi, e molto meno, come pur vorrebbe tentare

ilBacher,vedere e sapere qualisiano state veramente queste fonti,pehle-viche,giudee e cristiane,perch" la ricerca non potrebbeche riuscire

infruttuosa e per nulla farci perdere molto tempo. Sappiamo anche e

dobbiam credere che a comporre ilromanzo d'iskender in Oriente,oltre

" romanzi greci(detti|)oicristiani per anacronismo),hanno contribuito,bench" in assai poca parie, anliclie memorie del tempo dei Sassanidi

(pehleviche)e racconti d'oi'igineebraica. Ma tutte queste Niz"mi dovette

avere di seconda mano, non perch"egline consultasse mai i libri origi-nali,ci" che veramente non avrebbe j)otutofare.

77. Comun(iue sia di cotesto, Niz"mi ha diviso ilsuo poema in due

parti,la prima delle qualinarra d'iskender come di un grande capitano,

Page 197: Storia della Poesia Persiana

I,.\ POKSIA ROMANZKSCA 180

conquistatoredel mondo, intanto che la seconda parla di lui come di

filosofoche cerca la sapienzaattorno per il mondo, poi come di profeta,ordinato da Dio a propagar fra le gentila fede. Ma dell'esistenza e del-l'autenticit"

di questa seconda parteassai lungamente si " dubitalo in

Europa,perch"l'Hammer ebbe fra le mani un manoscritto delle opere d"

Niz"mi nel quale essa mancava, ond'eglifu indotto a scrivere che,sebbene

nel manoscritto si leggesseche a un dato punto finiva la parteprima del

Libro d'Iskender,era chiaro che,non trovandosi la seconda,Niz""mi doveva

essere stato impeditodalla morte dal continuar l'operasua, ovvero che

non ebbe alcuna vogliadi ripigliarneil filo.L'Erdmann, tuttavia,trov"

per il primo che anche la seconda parte esisteva veramente, e ne diede

fuori un assai breve sunto; ci" che non giov"ancora del tutto a dissipare1 dubbi. Perch" lo Spiegelnon inclina molto volentieri a crederla genuina,osservando che verso la fine vi si dice della morte di Niz"mi e si pone

l'et"in cui eglimori. Ma molto facilmente il breve capitolettodi pochidisticinel quale lutto cotesto si dice,pu" essere una interpolazioneposte-riore;

e per"noi,seguendo in ci" anche l'opinionedel Bacher,reputiamogenuina questa seconda parte,che, come ci sembra di poterdire,nello

stile e nell'arte non difl'eriscepunto dalla prima.78. Anche intorno al nome del poema e al nome di ciascuna delle due

partisi " disputatoassai,con non piccolaconfusione che n'" nata. Perch",

mentre da noi ora il poema si suol chiamare VIskender-n"meli,cio" il

Libro d'Iskender o Alessandro, trovasi che i copistil'hanno chiamato

arbitrariamente ora il SJieref-ndmeh,cio" il Libro della gloria,ora

Vlqhdl-""dmeh,cio" il Libro della fortuna,intendendosi con ci" la gloria

e la fortuna del gran capitano.Ma ilnome di Libro della gloria,dev'esser

venuto da ci" che prestoqualcuno ha confuso questo poema su Iskender

con altro poema che recava appunto quel titolo e che era stato comin-ciato,

ma non proseguitopoi,da Niz"mi,per narrarvi tutto ci" che di

antichi racconti epicinon si trova nel poenia di Firdusi. L'altro titolo di

Libro della fortuna,sembra esser venuto da un distico della introduzione,laddove Niz"mi dice appunto di voler parlaredella fortuna d'Iskender.

Intanto,la seconda parte del poema prendeva da s" un titolo a parte,

quellodi Khirad-ndmeli, cio" ilLibro della sapienza(d'Iskender),ondes'accresceva sempre pi"la confusione e l'incertezza in tanti nomi e titoli

diversi. Quanto a noi,noi seguiteremoa chiamar quest'opera,come anche

glialtri fanno, il Libro d'Iskender,almeno per amor di chiarezza e di

semplicit".79. Anche s'" disputatointorno al principeal qualeNiz"mi volle dedi-cato

il suo poema di maggior Iena. Ma perch"sarebbe e lungo e fasti-dioso

e inutile,almeno secondo noi che non diamo alla erudizione peso

maggiore di quelloch'essa merita,il rifar qui una interminabile e intri-cata

questionedi date,di nomi di principiregnantie di lezioni diverse,

trovate in differentiedizioni e manoscritti,ci appagheremo di notare che

Page 198: Storia della Poesia Persiana

JOO CAPITOLO SKSTO

l'opinionepi"probabileintorno a ci" " quelladel Rieu, secondo il quale

e runa e l'altrapartedel poema furono dedicate al principeNusret ud-din,

regiovicario in Tebr"z,che regn" dal 587 al 007 d. E. (1191-1210 d. C).

Intanto,ci sembra esser tempo che si dia un sunto, per quanto bi'eve,del

poema.

80. Esso incomincia come tuttiglialtri,cio" lodando Iddio e il Pro-feta,

descrivendo l'ascensione del Profeta al cielo,rendendo ragione del

come e del perch"della composizionedel libro,lodando ilprincipea cui

esso libro va dedicato, descrivendo leggiadramentela bella primavera,nella qualestagioneJNiz"mi prese a comporre questa sua opera maggiore.

81. S'apreilracconto con la nascila d'Iskender (Alessandro),ilquale

era t"gliod'una pia donna della stirpedel patriarcae profetaIbr"h"m

(Abramo).La madre l'aveva partoritonel deserto e l" era morta di dolore

e di vergogna accanto al suo bambino che indubbiamente sarebbe peritoin quellasolitudine se in quelgiornoappunto Faylaq"sre di Grecia e di

Russia (Filippodi Macedonia) non fosse passato per quelluogo,essendo

uscito a caccia,e impietositonon l'avesse raccolto e preso per suo. Ora

Iskender,allevato in corte,riceve educazione perfettadal savio Aq"m"-khus (Nicomaco padre di Aristotele),mostra ingegnogrande e desiderio

ardente di sapere e, alla morte del re, glisuccede nel regno. N" egliha

alcuna inclinazione alla guerra e alle conquiste;soltanto un giornogli

Egizi,avuto sentore della sua giustizia,lo pregano di aiuto contro la gentedei Negri,infesta e riottosa. Sconfitta la quale,egliregna in Egittoconsaviezza e giustizia;non si dimentica per"dell'antico tributo che i re di

Grecia pagavano un tempo ai re dell'Iran. Perch" egliinvia al re Dar"

(DarioCodomanno) doni ricchissimi,i qualirendono Dar" pi" avido e

invidioso. I messi d' Iskender sono accolti male alla corte persiana,e la

guerra si dichiara fra i due monarchi appena che Iskender ha fatto sapere

a Dar" che l'uccelloche faceva le ova d'oro (iltributo pagato ai re di

Persia consisteva,anche secondo Firdusi,in certe ova d'oro massiccio),era morto. Mandate dall'una e dall'altra parte alcune lettere che non

approdano a nulla,una gran battagliaha luogotra Mossul e Gezira nella

qualei Persiani combattono con molto valore,ma sono vinti.Dar" fuggi-tivo" ucciso a tradimento da due suoi satrapi,ai qualiIskender d" la

pattuitamercede (essigliel'avevanochiesta,ed eglil'aveva loro promessa),ma poilipuniscedi morte in pena del tradimento.

82. Sedutosi cos" Iskender sul trono dei re persiani,ecco che egli,nell'intento di propagare la religionedel Dio unico, venutaglidal suo

antenato, Ibr"h"m profeta,disfa i templidelle altre religionie spegne i

sacri fuochi gi"adorati dai seguacidi Zerdusht (Zoroastro),e sposa la

bella R"shanek (Rossane),figliadi Dar". Poscia eglisi apparecchiaa' suoi

molti e lontani viaggi,il primo dei qualisi " verso le terre occidentali,visitando la Mecca e ilYemen, poi salendo fino all'Armenia,combattendo

e vincendo,fondando la citt" di Tifl"s.Discende eglifino a Rerda,laddove

Page 200: Storia della Poesia Persiana

192 CAPITOLO SESTO

cale;quellodell'anello del pastore(l'anellodi Gige)che rendeva invisibile

chi lo recava al dito;quellodella visita d'Iskender a Suqr"t(Socrate)chesecondo Niz"mi " un eremita che fa vita devota in un deserto e accoglieilgran re con paroleaspre e consigliseveri;non dubbia reminiscenza del

noto colloquiodi Alessandro con Diogene.Ed eccoci intanto ad Islvcnder

filosofo.Perch" egli,un giorno che un filosofo indiano gliera venuto nel

cospettoe gliaveva fatto certe domande come al pi" savio monarca del

mondo, Iskendei',con ammirazione grandissimadell'indiano,parlasapien-tementedi molte e varie e ardue questionidi fisicae di metafisica;dopo

di che, allontanatosi il filosofo indiano,egli,trasceltisette savi,intende

di volere udire le loro opinioniintorno all'originedel mondo. Ciascuno

dei savi espone la sua, e Iskender,uditi in ordine gliavvisi di Arist"

(Aristotele),di V"lis (Talete),di Bel"n"s (Apolloniodi liana),di Suqr"t(Socrate),di Furf"ry"s (Porfirio),di llurmus (Ermete Trismegisto),diIfl"t"n (Platone)e notata la discrepanzadi ciascuna,rivolgeai savi questeassai pi"savie parole:

Anch'io,gented'ingegno,assai pensieri Pnossi in opra eonilnr l'iinniagineliiai'a

Feci intonid a le stelle,e i miei pensieri Che la mente concepe. Or, peiche ilcome

In rpieslos'accordar che per s" stessa Leggernenon sappiam, come potremmoOnesta non nacque inimaginprodigiosa Far ricerca di tanto? E voi che ilcielo

Dell'universo.Alcuno architettore Leggestegi"qiialpaginain quaderno,Fuori la trasse in pria.Sento nell'alma Vedete omai per quantevie diverse

Ch'egliesiste,ilgran mastro, anche se il Di ci" f"steparola! Espediente,N" so, n" vedo. Ohe se mai sapessi[come Dopoci",non sar" che altriproclamiDell'oprasua ragione,anch'io potrei Glie non manc" dell'universoa questeCi" ch'eglifece,oprar, che veramente Immaginileggiadreildipintm'e?

85. Ma " venuto omai iltempo che Iskender salgaa dignit"maggiore;ed ecco che il messaggierodi Dio,l'angeloSer"sh,glireca il dono della

Intelligenzadivina in un volume portatodal cielo,al cfuale,per comando

d" esso Iskender,Aristotele,Platone e Socrate aggiungono,ciascuno, una

appendice.Iskender allora,obbedendo al comando di Dio,ripigliai suoi

viaggiper ilmondo come profeta,egliche " della stirped'ibr"h"m,nella

qualesempre s'" conservato lo spiritoprofetico,per propagare la religionedel Dio unico e disperderele religionitutte politeistee idolatre. Questi

viaggid'Iskender sono pienidelle pi" strane e meraviglioseavventure che

possano immaginarsi.Perch" ilprimo " volto verso Occidente,e Iskender,

partendosidalla sua sede nell'Iran,visita Gerusalemme, tocca l'Andalusia,

sale alle sorgentidel Nilo,entra nel famoso giardinodell'Irem,gi"pian-tatod'albei'id'oro dal re Shedd"d, e giungefino a certe gentifiere e sel-vaggie

che abitano in caverne, quali egli converte alla fede. Segue il

viaggioverso Mezzogiorno,e Iskender visita certipopoliche,per indovi-nare

ilfiituro,solevano interrogarel'arido teschio d'un uomo fatto u"orire

attossicato dall'oppio,e ilteschio rispondevae prediceva.Anche trova egliuna valle disseminata di diamanti,ma pienadi serpenti,che eglidisperde,

Page 201: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 493

e giungefinalmente presso un popoloinnocente e sennplice,dato all'agri-coltura,che riconosce in Iskender ilmesso di Dio. Segueilviaggioverso

Oriente,visitando Iskender ignoteregioni,poi l'India e la Cina,poi il

lontano mare orientale. Iskender ^'incontracerte sirene marine che coi

loro canti adescavano i navigantie liperdevano; supera anche pericolosecorrenti marine, scampa miracolosamente da un vortice nel qualegi"stava per perdersila sua nave, e tocca una spondamarittima donde ognimattina,al levar del sole,sono volti in fugagliabitanti,spaventatida un

orribilefragoreche esce dalle acque cupe. Ma Iskender fa battere i tim-balli,

e quelsuono rinfranca gliabitanti costernati e fa cessare lo spaven-tevole

fragore.Ultimo viene ilviaggioverso Settentrione,nel quale egli,tra le altre avventure, s'incontra in un popolo che era disturbato nei

lavori della pastoriziae dell'agricolturadalla gente selvaggiae barbarica

dei Yagi"g'e M"gi"g';ma eglifa elevare una gran muragliadi ferro

contro cui viene a rompersiilfurore dei barbari,mentre i pastoriatten-dono

imperturbatialle loro opere pacifiche.In fine,tocca una terra beata,in cui gliabitanti,come se ancor fosse l'et"dell'oro,vivono di una vita

semplicee felicenella prosperit",nell'amore,nella fratellanza,nell'ugua-glianza,sottomessi al volere di Dio,senza ire,senza odi,senza ambizioni.

Tutto ci" " detto da quellegentifortunate ad Iskender,che le aveva

richieste di loro stato; perch"egli,tocco nel cuore, cos" rispondecome

parlandoa s" stesso:

Da quest'altimisteri,ecco ! se niente Chi sianinoidunque?E da che fummo noi

Hai tu, consiglioprendi.Iopi"non bramo Inviatiper mari e per deserti.Correr pelmondo attorno e ad ogniloco Forse avvenne perch"da questoloco

Atto allacaccia tender le mie reti. Fosse ilnostro passar?Per abitati

Di tutte cose che ho raccolte,assai, Lochi da fiereforse andammo noi

Assai pi"caro " a me questosermone Perch" da questisaggialviver norma

Che da talgenteappresi!E veramente Apprendessimointanto? Oh! se veduta

Anche dinanzi a chi del mondo " sperto Questagenteavess'iofindal principio,Reggesiilmondo sol per questagente Andato non sarei pelmondo attorno,

Espertae buona'. Havesplendordaquelli"2Ma si venuto ad abitarsarei

11 mondo intanto,ma sostegnoal mondo A un recesso di monte e a Dio servire

Son questegentibuone. Or, se pur questa Sareimi accinto.Da talnorma uscito

" alvivernorma, a che slam noi,regnanti? Mai non saria del viver mio costume,

E se son questigliuomini veraci. Altra fede la mia non saria stata !

Tali parolefanno anche troppo chiaramente conoscere qualesignificatovoleva dar Niz"mi alla storia d'Iskender,cos" lungamente narrata da lui:

pi"che tutte le gloriedella terra,aver valore la vita solitaria e contem-plativa,

la qualesupera la stessa dignit"di profetadi cui Iskender era

(1)Cio" i monarchi governano il mondo soltanto in quanto sono coadiuvati da

gente buona e devota a Dio.

(2) I monarclii.

13 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 202: Storia della Poesia Persiana

194 CAPITOLO sf:sto

investito. Cosi la vita mistica,alla qualesappiamo che s'era dato Niz"mi,

trova alla Une del meravigliosoracconto la sua esaltazione pi"splendida.86. Ma anche Iskender soggiaceal fato comune. Perch" egli,avuta

rivelazione della sua morte vicina,si affretta di ritornarsi in Grecia;

senonch" giuntoa Shehr-z"r presso Babilonia,egli" preso dal male, e

per",volte ai savi che l'attorniano alcune paroleoneste intorno alla vanit"

della vita,fatta scrivere un'epistolaalla madre sua in Grecia per conso-larla,

muore contento e rassegnato.Il suo cadavere " posto in un'arca

d'oro,foderata di broccato,dalla quale sporge libera la mano destra di

lui,pienadi terra,conforme a ci" cli'egliaveva comandato, poi recalo a

seppellirein Alessandria. Risaputasiin Grecia la morte d'iskender,Isken-

der"s,figliodi lui e di R()shanek,sale al tnjuo paterno;ma poi,pensando

alla vanit" delle cose di quaggi",si ritrae ben presto in una solitudine a

vita contemplativa.Muoiono i sette savi,statigi"fedelicompagni del gran

monarca, e il poema termina con le consuete considerazioni morali.

87. Sebbene Niz"mi volesse,almeno da principio,emular Firdusi e

porsiaccanto a lui raccontando con ampiezzamaggiore ci" che quegliaveva fuggevolmentetoccato nel Libro dei U", due circostanze gl'impe-dirono di raggiungerela meta sospirata.Una delle qualisi " questo stesso

fatto del non aver potuto raccogliereche briciole sparse d'una ricca im-bandigione;

l'altra si sta in ci" che eglinon era atto alla grande narra-zione

epica.Non era atto alla grande narrazione epica,perch" gli

mancava quellaingenuit"dell'animo che fa creder come vere al poeta,

intanto che le narra, le cose pi" strane e lontane dal verosimile,onde

avviene che narrazione e descrizione piglianouna vita e una forza inde-finibili,

ma efficacemente sensibili,da quell'accentodi verit" che suole

assumersi da chi " convinto di narrar cose vei'e. In (piestocaso, nel quale

i soli grandiepici.Omero, Firdusi,Yalmiki, si sono potutitrovare, nes-

sun'ombra di dubbio turba la mente calma e serena del cantore; nessun

sospettoche altrinon glicreda o si faccia beffa di lui come di narrator di

fanfaluche,glitocca l'animo tranquilloe beato,sicch" eglinarra e narra,

e come eglisensibilmente si compiace del suo racconto, cosi trasfonde in

altriche l'ascolta,questasoddisfazione sua, propriadi menti sovrane che

spazianoper regionialte,tranquillee serene. Di tutto cotesto aveva difetto

Niz"mi. La sua era pi" anima liricache epica,anima sensibile e delicata,

tanto delicata,da preferireal frastuono delle corti il silenzio della vita

solitariaquasidi anacoreta, non senza per" che le vicende del mondo e

le arti cattive degliuomini si facessero sentire a lui,perch"se ne turbasse.

Tale suo turbamento appar manifesto in ogni parte de' suoi poemi, e

vedesi un'anima non tranquillain lui che se la pigha col destino,spessoanche con gliavversari e con gliemuli e con gliscribaccini senza sale,

come eglili chiama, che saccheggiavanole sue scritture. Anche Firdusi

gridaal destino,ma quel suo gridare" gridarda vate oracoleggiantc,

sfogo platonicod'ira e di sdegno,che,se pure ha radice,come ha, nel-

Page 203: Storia della Poesia Persiana

LA l'OHSIA ROMANZESCA 195

l'animo angustiato,s'improntasempre e tosto di quell'epicagrandezzache guarda dall'altole cose nel loro insieme, tutte le vede e sembra non

distinguernealcuna. Perch" Firdusi non parlain proprionome, toltialcuni

pochiluoghi,ma piuttostoin nome delle vittime del destino crudele,delle

qualiegliracconta e descrive i casi miserandi. Ilgridardi JNiz"mi,invece," gridareaffannoso, propriodi chi non sa trovar pace, sebbene, quando

egli,parlandodel fato e della nullitc"delle cose di quaggi",s'abbandonaal suo fantastico filosofare,sappiatrovare in compenso accenti cosi dolci e

soavi,cosi improntatidi calma e indefinibile malinconia, da non trovar

che la flebile musa di Rumi che possa competere con lui.

88. Tutto ci",adunque, imped" a Niz"mi di esser vero poeta epico,quando non si vogliatener conto d'altra ragioneanche pi" forte;la qualesta in ci",che i tempi propiziall'epopeain Persia erano tramontati omai,e noi sappiamo che " e fu sempre opera vana il tentar l'epopeafuor di

tempo e fuor di luogo.Di cotesto,Niz"mi, come tale che era dotato di

molto accorgimentoe di gusto assai fine,forse facilmente pot"avvedersi;per" dalle circostanze stesse in cui poetava, e dalla sua natura stessa,si

lasci" condurre a tentar nuova via. Per la qualeessendosi eglimesso ani-mosamente,

riusci ad essere il pi'incipedei poetiromanzeschi persianidirimpettoa Firdusi,principedegliepici.Ma quellainclinazione alla lirica

che riconosciamo in lui,talvolta trasmoda veramente. Perch" troppo di

frequenteegliinterrompe la narrazione per filosofare,e troppo di fre-quente

egliafferra ognioccasione,anche lieve,per trovar significatirecon-diti

in tutto ci" che descrive o narra. E perch"la cerchia di questipensierifilosofici,tanto pi"ove siano mistici come nel caso di Niz"mi,tanto non

" ampia da parer senza confini,avviene bene spesso che il poeta ridice

le cento volte le medesime cose con saziet" e fastidio grande.Rincresce

poidi trovare che eglinon abbandona mai un suo pensiero se prima in

molte e varie maniere non l'ha detto e ridetto;e sembra veramente che

non si appaghimai n" della parolasua n" della frase,perch" sovente,fatti molti tentativi di parole,d'immagini,di circonlocuzioni,ecco clie

egliconclude di non saper trovar modo di esprimereadeguatamente queltale 0 tal alti'o concetto. In prova di che veggasi come, volendo eglisignificarela purit"e lucentezza dell'acquadella vita nel paese delle

tenebre,dopo quattro diverse comparazioni cosi conclude:

Np so, per tanta

Di sua natura purit",qualmai

Immag'infar di suo verace aspetto.

89. Questo suo difetto del ripeteree del ridire se qua e l" rende

fastidiosa la lettura,anche pi" la rende tale l'erudizione sua, non gi"ostentala da lui per mostrarsi erudito,ma adoperataper soverchia cura

di cercare e trovare e dire la verit" tra tante versioni differenti di rac-conti

che glistanno dinanzi. Perch" Niz"mi,come fanno glieruditi tede-

Page 204: Storia della Poesia Persiana

190 CAPITOLO SESTO

scili dei nostri giornie con essi anche alcuni italianiloro imitatori,tra le

narrazioni diverse di uno stesso fatto non sa ne scegliei-en" giudicare,e

per" bene spesso una narrazione fa seguireall'altra,come se ciascuna

avesse per lui lo stesso valore. Eppureanche lo storico deve saper scegliere

quellotra i racconti d'un fatto che glisembra pi" probabile,anzi dai

diversi racconti pu" anche cavarne un solo,e questo confermare mostran-done

i gradi di probabilit"maggiore.Che se tanto pu" fare lo storico,

stretto gi"da tanti vincoli,quanto pi" potrebbee dovrebbe fare il poeta

romanzesco, al quale " pur concessa maggior libert"! Perch" al poeta,

come quelloche segue l'arte sua, appunto per questaarte sua " concessa

tale libert";e quand'eglisa usarne, afferra per intuizione,in tutto un

fatto 0 in tutto un racconto o in pi" racconti,ci" soltanto che giovaal

suo intento e lascia come inutile lutto il resto. Ma Niz"mi tutto ci" non

seppe fare,e per",se non sempre, assai spesse volte procede impacciato

dall'erudizione. 0 forse noi vogliam giudicaredell'arte sua coi nostri

canoni,mentre egliseguivaaltro canone d'arte,reputato da lui e dai

paesanisuoi invariabile norma dei poeti,che " quellodel raccogliertutte

le memorie del passatoe del non lasciarsene a dietro uessuna.

90. Intanto,perch"eglivolle esser troppo fedele alle testimonianze

dell'antichit",non sempre glivenne fatto di dare unit" vera e interna ai

suoi racconti. E il Libro d'Alessandro non ha unit" che nel concetto della

missione d'Iskender come profetapresso le gentitutte del mondo; ma

quellemolte avventure sue, come sono staccate e sciolte fra loro,pote-vano

moltipllcarsianche all'influitosenza che il poema potessemutar di

natura e d'intento. E l'altro delle Sette Lietta ha unit" artificiale,come

sopra abbiam detto,laddove glialtri due, Khusrev e Shirina,Levia e

Meg'n"u, hanno unit" vera e interna. Ma cotesto era gi" nella natura

stessa dei racconti qualieran venuti per tradizione,e non procedettedal-l'opera

di Niz"mi.

91. Ma, in compenso di tutto ci",i nobili e alti pensieriche egliva

esprimendonel suo lungo raccontare, e i consiglibuoni e le osservazioni

acute, piene di saviezza e di buon senso, formano, e gi"in altro capitolol'abbiam detto,la sua lode maggiore.Meno forse nel Libro d'Alessandro,

perch"in dose minore vi sono amministrati gliaffettiintimi del cuore,

e Iskender v'acquistaaria di sapientee di profetae poco ritiene di umano,

ma assai pi"neglialtri poemi,spiraun'aura soave, tranquillae serena,

aura di malinconia, malinconia di anima rassegnata,ma non umile,che

dolcemente s'insinua e fa dolcemente fantasticare. Vedesi e sentesi l'uomo

della solitudine che, lontano dai tumulti del mondo e dalle arti sue, vive

delle sue idee e de' suoi pensierie di questisoltanto si appaga e com-piace.

Queste belle qualit"sono tutte propriedi poeta lirico,e pi"lirico

che epico (ripetiamoloancora) era Niz"mi. Dell'arte sua poi nell'uso

della lingua,nell'architettura della frase,ne! modo di concepiree rendere

le immagini, e della natura di queste immagini,abbiam detto gi" nel

Page 205: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA 197

capitolodella poesiamistica, laddove si trattava del suo Tesoro dei

misteri.

92. Di Khusrev di Dehli,morto nel 7^25 d. E. (1324 d. C), abbiam gi"detto come di poetalirico,anzi come di tale,che,per alcune sue qualit"

particolari,faceva presentireilmaggior liricopersiano,U"fiz. Ma se nella

lirica,sotto questorispetto,eglipu" dirsi e nuovo e originale,tale non "

nella poesiaromanzesca, nella qualesi mostra anche troppo fedele imita-tore

del suo grandepredecessoreche fu Niz"mi. Di Niz"mi imit",anzi

rifece i poemi romanzeschi, riunendoli eglipure in un libro solo dal titolo

di Quintuplo,con lievi mutamenti di nome per ciascuno,ma pur sempre

quelli nella sostanza. Perch" il suo poema dal titolo arabo Mafia

u"-anvdr,cio" lo Spuntardegliastri," poema mistico che corrispondeal

Tesoro dei misteri,di Niz"mi ; e VAy"neh i IsJcenderi,cio" lo Specchiod'Iskender,corrispondeal Libro d'Iskender o Alessandro,pure di Niz"mi;

alle Sette Belt" corrispondel'altro poema BesJit Bihisht,cio" Gli otto

Paradisi,narrandovisi,come in quello,le avventure del re Behr"m-g"r.Gli altri due poemi poi,Khusrev e Sh"r"na,e Meg'n"n e Levia, hanno,

come vedesi, lo stesso titolo e lo stesso soggettodei loro modelli.

93. Ora, come si debba e possa giudicaredi questipoemi di Khusrev

di Dehli,non " dato a noi, che non abbiam potutovederne i manoscritti

quasituttiinediti ancora e nemmeno aver le rare edizioni che di qualcunodi essi sono state procuratein Oriente. Ma, se pure " lecito l'indovinar

qualchecosa secondo certi critericomuni, si pu" affermare senza timor di

errare che Khusrev non pot"essere gran poetaromanzesco, non solo per

quellaleggegeneraleche gl'imitatorituttifa inferioriai loro modelli,ma

ancora perch"Khusrev apparteneva gi" a quel tempo in cui la poesia

persianaaltro non faceva che rifare e ridire ci" che altri aveva gi" fatto

e detto prima.Di sopra, nell'introduzione,abbiam detto cotesto, e ora

ricordiamoci quidie questo " pure uno dei segnicaratteristicidella tarda

poesia persiana.Khusi'ev pertanto,oltre l'inferiorit"propriadegl'imita-tori,reca con s" l'altrodifetto che ha ogni arte non originale,che " quel

discendere del genere, plasticoo poeticoche sia,dalla sua altezza origi-naria

e primitivaal pedestree all'umile,dal nobile e solenne al volgare

e trito,forse con l'intento,che non " sempre bello in arte,di render pi"ovvio,pi"facilee piano ci" che altriha detto o fatto in maniera pi"diff"-cile

e astrusa. Onde s'intenderebbe come mai Khusrev abbia potutoinse-rire

in poema romanzesco, d'alto valore nell'originee nel soggetto,certi

racconti dappoco,umili e puerili,vere inezie,come questo, cio", per

indurre un pio uomo a credere nell'ascensione di Maometto al cielo,fatta

in un attimo, Iddio trasforma il pio uomo in donna e glifa j"rendermarito e partorirsette figliin sette anni,poi lo ritorna allo stato di prima,al medesimo luogo, al medesimo tempo, senza che un solo istante sia

trascorso. In tal maniera, per un'arte frivola e ciarliera,che, si badi, non

" di Khusrev soltanto,ma gi"di molti suoi contemporanei e pi"ancora

Page 206: Storia della Poesia Persiana

198 CAPITOLO SESTO

dei poetiposteriori,la poesiasi abbassa e raimiilia,e avvilisce misera-mente

Iddio e l'operasua.

94. Ma noi,per le ragioniesposte,pi" in "d di cotesto non possiamdire;aggiungiamosoltanto che forse Khusrev diede per ilprimo l'esempiodi narrar poeticamentee in forma di romanzo alcun fatto contemporaneo.Perch" trovasi che egli,oltre i sopraddettipoemi che sono di soggettoantico, altri quattro ne ha composti sopra soggettidel suo tempo; e il

primo si " quellodal titolo arabo M"ft"h ul-ftduh,cio" la Chiave delle

vittorie,che narra le imprese guerreschedel principedi Dehli,Gelai

ud-din F"r"z-sh"h, negli anni 089 e 690 d. E. (1290-1291 d. C). 11

secondo ha iltitolo pure arabo di Qirdn ul-saadayni,cio" la Congiun-zionedi due fausti pianeti,composto per celebrare il fausto incontro di

due principidel Bengala,padree figlio,avvenuto nel 688 d. E. (1289 d. C).Il terzo, dal titolo persianoNul"-Si'p"ln\cio" i Nove Cieli,ha la descri-zione

della corte d'un principeindiano, e il quarto narra le avventure

d'amore del giovaneprincipeKhizr Khan con la bella Deva! R"ni, figliad'un re del Guger"t.Ma basti omai di questo poeta poco originalee troppofecondo e troppo imitatore.

95. Lasciando di parlaredi un Mas"d di Her"t, vissuto intorno al

600 d. E. (1203 d. C.) e autore d'un poema che rest" incompiuto,intorno

alla storia Y"suf e Zal"kha,perch"nulla sappiamo o possediamo di lui,

lasciando anche, perch" nulla ne conosciamo, il romanzo di Nakhshebi

detto Giil-rtz,cio" la Pioggiadi rose, che raccontava le avventure di

Mas"m con la bella N"sh"beh, passiamoora a Kh"gi"Kirm"ni, autore di

celebrati poemi romanzeschi, detto appunto Kirm"ni per esser nato nella

provinciadi Kirm"n l'anno 679 d. E. (1282 d. C). Fu poeta lirico,almeno

a principio,e cominci" dal far le lodi dei Muzafferidi,dai ({ualipoi si

distolse per qualchecori'uccio grave, come si dice,per recarsi alla corte

di Sciraz,presso il principeAb" Ish"q,signoredella provinciadi F"rs.

Sembra anche che egli,come tanti altri poetiche,abbandonate le pompe

cortigiane,vollero la quietedella solitudine,si consacrasse alla vita mistica,

sceltosiper guidaspiritualeilsavio Ala ud-ilin Simn"ni. Mori nel 753 d. E.

(1352 d. C), ma altri sostiene che la sua morte " avvenuta nel 742 o

nel 745 d. E. (134.1o 1344 d. C), a propositodella qualeeglicomposeuna certa sua quartinacon evidente imitazione di Omar Khayy"m o degliantichi poetiarabi,lodatori del vino:

Ouel (l"ch'iopartir"da questat(M'ra Xoii pianilaalcun sovra la touiha mia,

Col corda duol crucciato Fuor clicill"iccliicrdel vino;

E dell'esseremio spezzer"il vetro Xou ;j,eiiiaalcun jiellutto l'uoi'clic il mio

Contro una pietrailfato, Liuto abl"andonato.

96. Seguendo Fuso che allora era invalso, d'imitare il Quintuplo di

JNizc"mi,anche Kirm"ni volle comporre cinque poemi, riuniti poi in un

corpo sotto quel nome d'uso. Ma, laddove ilQuintuplodi Niz"mi conta

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200 CAPITOLO SESTO

attendo. Ma perch"eglicrede che Ilum"y"iinon con tanta jDassione,con

quanta eglivorrebbe,glicorrisponda,Hum"y cruccioso e indispettitofuggein un deserto,laddove,piangentee desolata,non tarda a raggiungerlola

principessa.Iluni"yallora,al colmo della felicit",per uno de' suoi fedeli

compagni che l'avean seguitoquand'eglis'era tolto dalla casa paterna,''manda all'Imperatorechiedendogliper s" la mano della figlia.E l'Impe-ratore

risponde di volere acconsentire,purch" prima glisia restituita la

figlia;e Hum"y la rinvia al padre. Ilpadre allora,violando la fatta pro-messa,

fa rinchiudere in un profondo e ignotocarcere l'infelicefanciulla,

poi,fatto sparger voce che essa " morta, con tutti i segnidel coi'doglioe

con tutta la pompa degna del suo grado,ne celebra in pubblicoi funerali.

Quellafalsa voce " pure intesa da Hum"y; perch"egli,nel pi" profondodolore e deliberato ornai d" morire,si ritrae ancora nel deserto. Ma

Hum"y"n, dal suo carcere lontano,trova anche modo di far conoscere la

verit" al suo fedele,che, armatosi in tutta fretta,coi suoi fidi e animosi

compagni prontia sfidar con lui e per lui ogni pericolo,muove contro la

citt"imperiale.L'Imperatoreacceso di furore glicorre incontro con ampio

esercito;ma nella battagliache ne segue, " atterrato e ucciso da Hum"y.

Eglinon lascia figlimaschi, e per" la bella Hum"y"n, tolta dal carcere e

fatta sposa del suo adorato Hum"y, glisuccede nel regno e governa con

Io sposo ilpopolo suo per molti e molti anni felici.

99. Tale " il bel poema di Kirm"ni; bello quanto al soggetto,antico

indubbiamente in alcuna sua parte,ma trattato con poca arte dal poeta.Perch" egli,assunto,come abbiam detto,il metro epicodi Firdusi,e col

metro anche il linguaggioch'eglisa non inettamente imitare,guast"nel

resto tutto il racconto con le stravagantiimmagini, con le iperbolie le

metafore stranissime,con le lunghe e prolissedescrizioni,con le ripeti-zionialla maniera di Niz"mi che, come sappiamo, cento volte ridice la

stessa cosa con parolediverse. Ma Niz"mi " pi"eletto e castigatonell'ai'te

sua, e lo stile ne " pi" nobile ed elevato, laddove Kirm"ni, strascinalo

forse dal metro pi" scorrevole,si lascia andare a quellafacilit"soverchia

che degenera in trascuranza. Delle freddure e dei concettini frequentinon

gli darem colpa,perch"quello era l'andazzo dei tempi; e chi, anche

grande,pu" sottrarsene interamente? Non se ne sottrasse inleramente.

nemmen Firdusi quando l'arte era meglio frenata,e Niz"mi " gi" troppo

pieno di concettini,intanto che Kirm"ni non aveva n" l'arte sovrana del

primo, n" l'ingegnofine ed eclettico del secondo.

100. L'altro poema Gul e Navr"z (Rosa e Primo di dell'anno)fu finito

da Kirm"ni dieci anni pi"tardi,cio" nel 742 d. E. (\oA\ d. C), e fu da

lui dedicato al ministro Tag' ud-d"n Ir"ip,minislro dei Muzal"'eridi,che

riccamente rimuner" il poeta,come eglistesso, riconoscente,attesta nel-l'epilogo.

Incominciasi,pertanto,con le consuete lodi a Dio,al Pi'ofeta,al

ministro protettoree mecenate, e seguesinarrando come un giorno il

principeNavr"z, figliodi re Fir"z,signoredel Khorassan,giovane leg-

Page 209: Storia della Poesia Persiana

LA l'OKSIA UO.MANZIiSCA r^Ol

giadrodi corpo e adorno di ogni bella (inaliladella mente e del cuore,

sentendo rammemorare la bella Gul, figliadell'Imperatoredi Grecia,si

invaghiscedi lei non vista,mentre essa pure, al solo sentir parlaredi

Navr"z,fortemente se ne innamora. Chiede ilgiovanedi andare attorno

per il mondo col secreto intento di trovar la sua bella,ma incontra un

forte ostacolo nel padre; perch"egli,caduto in profonda malinconia, si

ritrae dalla compagnia degliuomini, mostrandosi schivo d'ognimaniera

di conforto. Soltanto un gran savio, di nome Mihr-pest,mandatoglidal

padre,trova modo di consolarlo alquanto,narrandoglidue storie di giovi-netti

amanti, una di soggettopersiano,l'altradi soggettoarabo, pervenuti,dopo mille pericolie mille ostacoli,alla loro felicit".Un'altra storia gli"

anche narrata dal t"gliodi esso Mihr-pest,storia di amanti,infelicidapprimae poifelici;e anche questa glid" qualcheconforto e speranza. Ma iNavr"z,

alla fine,pu" impetrardal i)adrela desiderata licenza al partire;per"eglise ne va alla corte dell'Imperatoredi Grecia,laddove dalla nutrice della

sua Gul intende la lieta notizia che la fanciulla pure lo ama. La nutrice si

" poiquellache porta i messaggi dell'uno all'altrodei due amanti, finch"

poi,essendosi fatto conoscere il valore di Navr"z, che per l'Imperatoremuove contro il principedi Siria,Fer"kh-z"r, e lo vince,eglichiede e

ottiene la mano di Gul. Celebrate subito le nozze con magnificapompae con molti onori, Navr"z ritorna con la sposa nel Khorassan, laddove,alla morte del padre,egliregna feliceper alcun tempo. Una conginratut-tavia,

ordita contro di lui da un principeQob"d, glitogliea un tratto e

regno e vita.

101. Questo poema, come vogliasiconfrontarlo con l'altro," assai

pi" semplice nell'intreccio,e pei-",se cosi si pu" giudicare,meno vario

e meno adorno nella sua architettura e nel disegnodell'azione,se pure

il poeta, nel tesserne ilracconto, non l'ha reso pi"bello e pi" fiorito;diche non sappiamo e non possiamo dir nulla,perch"del poema non abbiam

potutoaver conoscenza diretta,intanto che ilsunto datone or ora " stato

dato secondo l'Erdmann che pot"leggerlo.Ma l'arte,forse,non deve o non

pu" esserne dissimile da quelladell'altro poema. Noi intanto osserviamo

che a chi ha letto ilLibro dei Re o il sunto che nel capitoloprecedentene abbiam dato,non sar" potuto sfuggireche ilsoggettodi questo poema,

mutati i nomi e alcuni pochi e lievi particolari," quello stesso degliamori di Gusht"spe di Ket"y"na,che formano uno dei pi"leggiadriepi-sodi

trattatidalla mano maestra di Firdusi. Perci",ricordiamoci che anche

Gusht"sp,lasciata la reggiapaterna, trovasi alla corte dell'Imperatoredi

Grecia;che di lui,veduto soltanto in sogno, s'invaghiscela bella Ket"-y"na,

figliadell'Imperatore;che agliocchi di costui,divenuto suo suo-cero,

egliacquistapregiograndissimodopo mostrati alcuni s{)lendidiattidi valore e vinti i nemici in guerra; che ritorna in patriacon la sposa e

regna dopo la morte del genitore.Soltanto l'aggiuntadei tre l'accontiper

consolare ilgiovane Navr"z, dev'essere certamente aggiuntaposteriore,e

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202 CAPITOLO sp:sto

forse " dovuta allo stesso Kirm"ni; ilquale,quanto al soggetto vero del

poema, o trov" questa storia in qualche altro libro n" s'avvide che essa

era un episodiodel Libro dei Re o lo contrafTaceva,ovvero la raccolse da

qualchetradizione orale. Perch" " avvenuto ancora, e gi" lo sappiamo,che certi racconti che sono del Libro dei Re o dei romanzi di Niz"mi,

abbian vissuto e vivano ancora, talvolta rimpicciolitie avvicinati all'idillio,

nelle tradizioni del popoloin Persia.

102. Ass"r di Tebr"z fu autore di un celebre romanzo veramente assai

singolari'non solo per le molte e strane e intralciate avventure che vi si

raccontano, ma ancora perch"esso narra una storia d'amicizia,e non di

amoie, .li due giovinettiMihr e iMushteri (Sole e Giove),una coppia di

amici teneri e fedeli,simile a quelladi Oreste e Pilade, di Damone e

Pizia. Ma il poeta che professavadottrine mistiche ed era dato alla vita

ascetica,volle forse alla pietosastoria dei due amici dare significatodot-trinale

e allegorico,e ilsuo soggettoera acconcio per cotesto ; anzi Gi"mi,

che pi"lardi,come vedremo, tratt" soggettosomigliantissimo,ne faceva

una certa sua allegoriadell'anima e del corpo. Del resto,molti brani del

poema che ilPeiperriferiscein un suo opuscolo,sono prettamentemistici;

essi tuttavia non toccano il soggettodel poema, ma sono ammonimenti

che risguardanoil poeta stesso e alcuno degliamici suoi,o sono digres-sioni

vaghe intorno a cose di morale. Cotesto abbiam gi" veduto in

Niz"rni che gi" era mistico,ma pur sempre romanzesco, e non ancora

seppe dar significatoallegoricoad alcuno de' suoi romanzi. Comuntiue

sia di cotesto," certo che Ass"r,componendo il suo poema, fosse o non

fosse mistico e allegorico,fece opera tutta nuova; di che eglistesso si

accorse quando, con una certa conjpiacenza,diceva di non aver composto

un libro dove si discorresse d'amori sensuali. Eccone intanto le parole,se pure dirittamente le abbiamo intese:

Oiioslo lec'io(licoscienza certa, Annui alieno e scevro d'oiiiiitristo

Di Mihr e Mnshteri narrando i casi, Mdto del cor per sndi [lii"casti affetti.

Per ([neiraniorche narrasi,da inipnri

103. Ass"r era, come abbiam detto,della citt" di Tebriz; ma della

vita sua nulla sappiamo,eccetto che eglifu della corte del principeUveysdi Bagdad,della casa degliIlkh"ni,che noi gi"abbiam trovato fra i poetiliricie del quale Ass"r disse le lodi. Vedendo che ai poeti altri aveva

assai poco riguardo e qualchevolta anche se ne faceva beffe,Ass"r si

ritrasse a vita solitariaall'uso dei mistici nella sua nativa Tebr"z,lad-dove,

per consigliodi certo amico suo, ch'eglidice esser principee che

certamente doveva essere il sultano Uveys,compose il suo poema, e vi

mori nel 779 o nel 784 d. L. (1877 o I.S8-2d. C). Qualcuno lo chiama

anche Att"r, ma il suo vero nome " Ass"r; questo errore ne ha trasci-nato

subito un altro con s",perch"alcuni,come l'IIammer che pure lo

dice Att"r,hanno affermato che il poeta era figliodel grande mistico

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LA POESIA ROMANZESCA 203

Ferid ud-diii Att"r,autore del Colloquiodegliuccelli. Ma, quando vogliasi

guardareal tempo della morte dell'uno e dell'altro poeta, si vedr" che

Ass"r non pot" esser t"gliodel mistico Att"r,perch"Att"r mori, passatal'et"di cent'anni,nel G27 d. E. (1:2:29d. C), e Ass"r mor" al pi" prestonel 771) d. E. (1377 d. C), e per" tra la morte dell'uno e la morte

dell'altro v'" quasi un secolo e mezzo d'intervallo.

104. Del poema di Ass"r non possiam dare che ilsunto, togliendolo

dall'Ouseleye dalTHammer, e non molto dirne quanto al valore intrinseco,

perch"non ne abbiam potuto vedere che scarsi frammenti,nelle opere di

Gi"mi e delTIIammer, e soltanto alcuni passiche daremo tradotti,in un

manoscritto dell'Accademia dei Lincei a Roma, e alcuni distici che il

Peiperriferisce,l'estando esso tuttora inedito. Sappiam tuttavia che esso,

composto ad imitazione di quellidi Niz"mi, del quale Ass"r aveva altis-simo

concetto, fu assai reputalo in Oriente, trovandosi che glistorici

persianidella poesia,con giudizioche " concorde,ne dicono meraviglie.E veramente esso doveva dilettare e piaceresommamente in tante e nuove

e inaspettateavventare, in tante descrizioni di stagionidiverse,di bat-taglie,

di caccie,di viaggi,di deserti,di palazzi,di giardini;nelle qualisembra che Ass"r fosse abilissimo. N" sappiam dire se egliebbe da fonti

antiche ilsoggettodel suo racconto, o se di piantal'invent";inclineremmo

tuttavia,n" sappiam bene ilpei'ch",alla seconda opinione,tanto pi" che

l'invenzione dei soggettiche favoriva ognipossibileallegoria,veniva allora

di moda. Non tutto per"deve essere stalo inventato da lui;e certamente

dovette venirglida fonti assai pi" antiche quelparticolaredelTamicizia di

Mihr e Mushteri per la qualeessi furono separati,ci" che " pure un par-ticolare

del nolo l'omanzo occidentale di Fiore e Biancafiore. Ma di cotesto

diremo pi"lungamente nel capitolonono.105. Adunque, il re di Persia Sh"p"r,che risiedeva in Istakhar (Per-

sepoli),aveva un figliobellissimo di nome Mihr (Sole),e il suo fedel

ministro aveva pure un t"glioleggiadrissimodi nome Mushteri (Giove),i

quali,essendo di pari et", stati anche cresciuti insieme, fortemente si

amavano. Ma ecco che Behr"m, figliod'un ufficialedi corte, vede di mal

occhio quell'amicizia,e col padre, invidioso egli pure, tanto fa,che il

precettoredi Mihr la rappresential re Sh"p"r come illecitae pericolosa.Perch" il re, venuto subilo in gran disdegno, comanda al ministro di

tenersi a casa ilfigliosuo; ma tanto duramente " dato quel comando, che

il ministro,trascorsi alcuni pochi giorni,muore di dolore. I due teneri

amici, intanto, soffrono e penano nella forzata separazione;soltanto

Mushteri ha di quando in quando qualche notizia del dolce amico per

mezzo di un fedel servo di nome Beder. Ma, un giorno,una lettera di

Mushteri che Beder recava a Mihr celatamente,cade per caso nelle mani

di Behr"m che con molta sollecitudine la reca da leggereal re. Ecco che

Mushteri e il fedele e animoso Beder sono menati nel cospettodell'adirato

signoreche li condanna a morte; risparmiatipoi per intercessione di

Page 212: Storia della Poesia Persiana

"04 CAPITOLO SRSTO

Bihz"d e mandati in perpetuo esilio,lasciano la citt" e trovano asilo nel-

rir"qa,intanto che Mihr infelice,dopo acerbi rimproverie molte miiiaccie

di morte, " gettatonel fondo di una torre.

106. Intanto,Mushteri e Ceder, nell'avvicinarsi ad nn castello,sono

assaliti da certi ladroni da strada, presi,incatenati,ad onta del valore

spiegatonel difendersi,e chiusi nel castello per esservi riserbati a crudele

supplizio.Ma la donna del signoredel castello,impietositadel vederli

giovanie avvenenti,porge loro destro modo di fuggire;perch"essi,usciti

celatamente di prigione,vanno errando sfinitie affamati per una cam-pagna

deserta e gi"si rassegnano a morir di stento,quando ilcapo d'una

carovana sopraggiunta,ilgeneroso Mahy"r,liraccogliee liconduce, graditi

ospitisuoi, nella citt" di Bey. In questo tempo, anche Mihr ha potuto

ricuperarela libert";perch"egli,oltremodo desideroso di rivedere il suo

dolce amico, avuti dalla madre certi gioiellidi gran prezzo, s'invola secre-

tamente alla casa paterna e si volge verso l'India credendo che in quellaterra appunto il suo Mushteri abbia trovato rifugio.Tre fedeli compagni

viaggianocon lui.

107. He Sh"p"r non pu" consolarsi della fuga del figlio.Ma Behr"m,

con la speranza d'una ricca ricompensa,glidomanda se eglistesso possa

andai' per ilmondo, travestito da mercante, alia ricerca di Mihr. Perch",

provvedutodi molti denari e di molte cose preziosedal re, eglisi mette in

viaggio,quand'ecco,per la via dell'Azerbigi"n,eglis'incontra nell'odiato

Mushteri che col suo fedele Beder e con un altro compagno, Mihr"b, va

pur cercando il suo diletto amico. Dopo ima disperatalotta,l'infelice "

cacciato da Behr"m sopra una nave e abbandonato alla ventura sul Mar

Caspio.La nave fa naufragio,e Mushteri co' suoi compagni di sventura "

gettatodalle onde furiose sottra una spiaggia,laddove un re di Derbend

che andava cacciando per quei luoghi,tutti li accogliee soccorre con

molta umanit". Trascorso qualche tempo, Mushteri,sebbene il generoso

re assai malvolentieri lo lasci partire,ritorna alla sua ricerca che tanto

glista a cuoi'e, e passata con molti stenti e pericolil'aspracatena del-

l'Alburz,si sofferma a riposarealquantoin una regionetutta bella e sparsa

di giardini.108. Anche Mihi' coi compagni suoi si affretta per via,fuggendo Tii'a

paterna.Giiuige al mare e sale su d'una nave; ma ecco ch'eglifa nau-fragio,

che tuttij"crisconoglialtrinaviganti,laddove eglisolo coi compagni

vien portatodalle onde ad un'isola deserta. Gi" essi disperanodi salute,

bench" l'isola sia abbondantemente pi'ovveduladi frutti deliziosi,(luando

un mercante di nome Sherf aj)[)rodaa (pieilidiabbandonati e prende con

s" quei tapini,trattati da lui con molta benevolenza. Mihr " i)n'gatoda

Sherf di voler visitai'ela terra di Kh"rezm, della (pialeesso Sherf " nativo.

Gi" tutta la carovana " in viaggio,quando la compagnia di Mihr le " del

maggiore aiuto,perch"ilvaloroso giovaneuccide un N^one e mette in fuga

una masnada di ladroni,onde glitocca una ricchissima preda.Giunto alla

Page 213: Storia della Poesia Persiana

LA l'OKSlA HOMANZESCA 205

cill" di Kh"rezm, Sherf,ilquale " sempre pi"meravigliatodella bellezza,della graziae del valore di Mihr, e gi"gliha detto alcuna cosa della bella

N"li"d,t"gliadi Keyv"iire del paese, si reude nel cospettoregaleportandoseco magnificidoni; e perch" anche " interrogatodal re intorno alle

avventure de' suoi viaggi,eglinon pu" a meno di far molte lodi del gio-vaneMihr. Re Keyv"n desidera vederlo;e il giovane,col suo leggiadro

aspetto,con le sue argute e savie rispostee pi" ancora con una lode del

re improvvisata,fa stupirtutta la corte e riempie re Keyv"n di ammira-zione

grandissima,il quale,gi"avendo concepitoopinioneche l'incognitoe avvenente garzone sia di nascita illustre,donatolo riccamente,vuol sot-tometterlo

a certe sue prove.

109. Le prove sono otto,cio" della lotta,degliscacchi,della scrittura,della musica, dello sciogliereenigmi,della forza e dell'agilit",dell'armeg-giare,

del cacciare;e in tutte l'animoso fanciullo tocca splendidavittoi'ia;

anzi,avendo ucciso nell'ultima prova un terribileleone inferocito che stava

per sbranare il re Keyv"n, " menato a casa in trionfo dagliesultanti abi-tatori

di Kh"rezm. Tutti l'ammirano, e pi" di tutti l'ammira e ama il re;

ma ecco che, intanto,la ("gliadi costui,la bella N"hid, perdutamente se

ne invaghisce.La nutrice di lei,fedele e compiacente,trova modo di

consolarla,perch",nel far consapevoledi quell'amoreilgiovaneMihr,ella

scopre che anche Mihr " invaghitodi lei,non anche vista da lui,ma gi"da lui conosciuta per le molte lodi che di lei si fanno. Eglituttavia non

pu" dimenticare ildilettoamico suo, ilsuo Mushteri,al quale va pensandonotte e giorno.La nutrice,intanto,alla innamorata fanciulla reca festosa

ed esultante la notizia dell'amore del giovane straniero per lei.

110. Intanto,un ambasciatore di Qar"-kh"n, fiero principedi Samai-

canda, viene in corte di re Keyv"n e chiede in isposala bella fanciulla

per il suo signore.Ma ilre, che gi"era deliberato di darla al suo diletto

Mihr, rispondecon un superborifiuto,onde Qar"-kh"n, cruccioso e sde-gnato,

mena contro il Kh"rezm un esercito infinito per vendicar l'onta

sofferta.Re Keyv"n non si perde d'animo; ma raccogliele sue schiere,d"

una gran battagliaa Qar"-kh"n, nella quale Mihr fa prodigidi valore,

perch"egliscompiglia le schiere nemiche, uccide i miglioricapitani,atterra e fa prigionieroIo stesso Qar"-kh"n,che re Keyv"n,al cessar della

battaglia,vorrebbe punir di morte, ma che, per intercessione di Mihr, "

rimandato libero nel suo regno sotto condizione di mandare annuo tributo.

Il re, allora,e Mihr e tutto l'esercitovittorioso ritornano trionfantiin citt",intanto che il re ha deliberato di affrettar le nozze del valoroso garzone

con la figlia.Ma una sera di primavera,in cui il re lungamente erasi

trattenuto con Mihr in un giardinoa ber del vino sotto glialberi lutti in

fiore,Mihr, allontanatosi per un istante,s'addormenta quasi senza avve-dersene

in un luogoombroso e solitario,laddove egli" veduto da N"h"d

che per caso passava di l",accompagnata dalla nutrice. L'innamorala fan-ciulla

abbandona ilcapo in grembo al leggiadrogarzone, ilquale,come

Page 214: Storia della Poesia Persiana

20() CAPITOLO SI-STO

si ridesta,si vede feliceappieno,tanto pi"cli'egli,appunto in quell'istante,

sognava di lei.Quella notte passa tutta (juanta,rapidacome un attimo di

tempo, in tenere parole,perch",soltanto all'apparirdell'alba,giiamanti

s'inducono a separarsi.Ma, cessato per un momento ildelirio dell'amore,

ecco che Mihr " assalito dal pensierodoloroso ch'eglioma", per un altro

affetto,ha potutodimenticar la meta del suo viaggio,quelladi andar in

traccia del suo amico diletto,che per lui ha sofferto l'esilio.Amore e ami-cizia

fanno in lui doloroso e ostinato contrasto, e l'infelicenon sa che

pregare ilcielo o di darglilume o di toglierlodi vita.

111. Mushteri intanto,che ha percorso tanto tratto di terra abitata e

deserta sempre cercando l'amico suo, con Beder e con Mihr"b giunge

presso le portedella citt" di Kh"rezm. Egliinvia Mihr"b in citt" perch"

gli trovi un luogo da pernottarvi,quando, addoi'inentatosi con Beder

presso la via intanto ch'egliattende che Mihr"b ritorni,uno schiavo di

Behr"m, venuto ad attingeracqua per la carovana del suo signore,rico-nosce

i due addormentati. Fattone da lui consapevoleBehr"m, il tristo

s'avvicina con gran furore,fa caricar di catene i due miseri e seco li tra-scina

tra le villanie e le percosse, quando Mihr"b, intanto che torna dalla

citt",giunge e vede la sorte dei suoi compagni. Perci",tornato con ansia

e tremore in citt",laddove egliha udito parlardi Mihr con gi-andissima

lode, trova modo con le preghieree con' le lagrimed'introdursi fino alla

presenza di lui e di narrarglil'accaduto. Mihr alloia,impazientedi rive-dere

l'amico suo, ricorre per aiuto al re che tosto con gran sollecitudine

fa cercar di Behr"m, ordinando di menarlo nel suo cospetto,appena si

sia potutotrovare. P^cco adunque che Behr"m, intanto che Mihr si tien

celato dietro una cortina," introdotto nel cospetto regale,e vengono

introdotti con lui anche Mushteri e Beder,tutti sanguinosiper le toccate

percosse. Interrogatodal re, rispondeiiehr"m che Mushteri e Beder erano

gi"suoi schiavi,ch'erano essi fuggitida lui,ch'egliaveva ognidiritto e

ragione di cercarli e di puniiii.Mihr, allora,non pu" pi" trattenersi;

perch",balzando dal suo nascondiglio,confonde e svergogna il bugiardo

e tra le lagrimedei circostanti si gettanelle braccia del suo caro amico.

Gi" ilre pronunciala condanna di Behr"m, gi"" prontoilcarnet"ce per

decapitarlo,quando Mushteri, inginocchiatosi,ne domanda con belle

parolela grazia.La grazia,nella commozione di tuttigliastanti,gli"

concessa; ma iltristo,nell'animo del qualecontrastano rabbia e vergogna

e oi'gogliooffeso,trascorsi pochigiorni,non compiantoda alcuno, dispe-ratamentemuore.

112. Be Keyv"n allora,lasciata passare una assai breve stagione,

s'affrettaa celebrar le nozze della sua figlia.Fatte le qualicon tutta la

pompa e con tutto ilgiubilo,Mihr vedesi al colmo della felicit",quando

improvvisaglirinasce in cuore la memoria de' suoi abbandonati genitoriche ora forse lo piangono estinto,e quellamemoria lo rende malinconico

e dolente. Di cotesto avvedutasi N"h"d,essa glienedomanda la cagione,e

Page 216: Storia della Poesia Persiana

^20S CAPITOLO SESTO

leggieraironia tutta loro particolare,onde riper"30"eanche pi" strana e

grossa appar burlesca, laddove Assar sembra cercarla sul serio. Per",intanto che piacela stranezza festosa di quel romanziere nostro,spiace10 sforzo del pei'siano,perch"vuole esser grande, e non " e non pu". Ma

eglipartecipavaai difettidei tempi suoi,inclinati a volere il nuovo ad

ogni costo, e per" bisognascusarlo in gran pai'te,intanto che gli resta il

merito non dubbio dell'aver trovato soggetto cosi nuovo e vario di rac-conto

e d'averlo condotto con bell'ordine nell'insieme e con giustae reci-proca

proporzionedi parti.115. Anche l'artificiosoe studiato Selm"n S"veghi,che fu gi"maestro

e amico del principee poeta Uveys,e che noi gi"abbiam conosciuto tra

i poeti lirici,volle comporre due poemi romanzeschi ad imitazione di

Niz"mi. Uno dei quali si " il Gemsh"d e Khorshid, storia d'amore, in cui

Gemshid, non pi" ilgran (iemshid del Libro dei Re, fondatore mitico del-l'antica

monarchia iranica,ma un giovane principeimmaginario che si

dice t"gho dell'Imperator della Cina, s'innamora della bella Khorshid,

figliadell'Imperatoredi Grecia. Narransi le avventure, al solito,dei due

amanti e si dipingela loro conseguente felicit".Intanto,ilpoema fu com-posto

da S"veghiper preghieradel suo regaldiscepolo,ilquale,alludendo

ai poemi di Niz"mi, glidiceva un giorno:

Di Fci"k'kIe Kliusr"v divenne anticd .Moneta antica non ha eorso, e tu

11 librooniai. Tu mostraci novella Batti nel noine mio di tua parola,Una reo'alcimmairine In nuova zecca, intanto la moneta.

Cotesta

Le qualiparoledella prefazioneal poema, come attestano la dimenticanza

che ornai s'incominciava ad avere degliantichi racconti epicie roman-zeschi,

cosi mostrano anche ildecadere di questa poesiada romanzo e il

suo precipitareagliargomenti frivolie da poco. Tal particolareanche pi"si manifesta nell'altropoema che " pure di S"veghi,ilF"rdq-nameli,cio"il Libro dell'Esigilo,che " poema amoroso, inteso a descriver le pene di

due giovaniamanti separatil'uno dall'altro,Malik (ilre)e Mahb"b (l'og-

gettoamato). E S"veghi compose il poema, strana cosa veramente! per

consolare il principeUveys,aUorquando il suo paggiofavorito,Beyr"m-sh"h, per un lieve dispettuccio,l'anno 761 d. E. (1350 d. C), lo abbandon"

per recarsi presso altro ammiratore delle sue bellezze. Cosi il poema

romanzesco poteva discendei'e ad appropriarsi,por farne soggettode' suoi

racconti,ai pettegolezzidi corte e alle bizze deglisbarbati favoriti dei

principi,da ima parte; (lall'altra,come appresso vedremo, diventava

mistico,

116. Il poema Gemsh"d e Khoi'sh"d,fatte precedere le solite invoca-zioni

e lodi di Dio e del Profeta,narra una delle consuete storie d'amore,

secondo la ((ualeilgiovane Gemsh"d, animoso e leggiadrofigliodell'Im-peratore

della Cina,ode le lodi della bellezza di Khorshid,figliadell'Im-

Page 217: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA KOMANZKSCA 209

peratore di Grecia, dal pittoreMiihr"b,perch"eglisubitamente se ne

innamora. Domanda al padredi andare in Grecia e va, incontrando diverse

avventure con mostri e con dragoninel deserto e facendo anche naufragioin mare. Intanto,il fedele Muhr"b si reca destramente nelle stanze della

bella Khorshid, e tanto fa che poi introduce nel suo cospetto il caldo e

disioso amante. Descrivesi una notte di amore passatati'acanti e suoni e

libazioni copiosedi vino con leggiadripaggie avvenenti ancelle,intantoche ilpoeta ne riferisceanche le appassionateghazeleo canzoni,mutando

metro e rima. Ma il padre di Khorshid,risaputotutto cotesto,fa chiuder

la t"gliain un castello,laddove,di raro soltanto e sol per pietosacura di

amici compiacenti,ella ha qualchenotizia e qualcheletteradel suo fedele

amante. Passano intanto lunghigiorni,finch",fattisiconoscere la nascita

e il valore di Gemshid che trionfa d'un re, nemico dell'Imperatore,l'Im-peratore

lo premia col farlo suo genero dandogli la figliain isposa.Gemshid, allora,torna con la sua compagna in Cina,laddove,morto il

padre,regna felicemente. " Tale " ilsoggettodel poema, nel quale,toltialcuni puntiparticolari,chi si ricorda del Libro dei Re, di Firdusi,age-volmente

avr" riconosciuto ilvecchio romanzo di Gusht"spche,venuto in

corte all'Imperatoredi Grecia,dopo mille avventure e stenti,dato a cono-scere

ilsuo valore e la nascita,ne sposa la figlia,cio" la bella Ket"y"na.117. L'altro poema, cio" ilLibro dell'Esiglio,per consolare,come s'"

detto,ilprincipeUveys della fugadel suo paggiofavorito,racconta i casi

e rappresentale gioiee i dolori,la disperazionee la soddisfazione di due

amici carissimi,separatidall'avverso destino e poiricongiuntifelicemente.E ilpoeta,sul principio,si volgeal suo signore,dicendogli:

Oi' dallalinguamia, prence e signore,Vieni ! l'istoriade' ilne amici ascolla!

Ma la storia dei due amici " intrecciata di molte altre storie secondarie,con allegoriee similitudini,intanto che pur se ne descrivono i giuochiele feste nei loro incontri e la tristezzanella separazione.Anzi ilpoeta vi

fa uso anche soverchio di paradossi,volendo dimostrai'e che appuntol'esilioe la lontananza e la separazione,bench" dolorosi nel presente,danno speranza e pegno della prossima gioiadel tornare insieme. E va

anche pi" in l",perch"egliafferma che lo stare insieme ha in s" iltimore

della futura e prossima separazione.In questa guisa,faticosamente for-zando

la verit",S"veghimena a termine il poema che non sappiamo se

tanto valesse da consolar veramente l'afflittosuo padrone che poi glienedovesse essere riconoscente e grato. Il soggetto,nella sostanza, come si

vede, " pur sempre la pietosaistoria (quitratta ad adattarsi a un caso

vero e particolare)di Mihr e Mushteri,gi"composta da Ass"r, di Fiore e

t)iaucafioree di altriromanzi orientali e occidentali.

118. Quanto all'artedi S"veghi nella qualit"di poeta romanzesco, si

pu" dir subito che essa " pur sempre quell'arteleziosa che gliabbiam

14 " Pizzi,Storia della jjoesiapersiana, voi. II.

Page 218: Storia della Poesia Persiana

210 CAPITOLO SESTO

rimproveratanelle liriche,sebbene ora, ([uantoalla dizione e all'espres-sionein poesianarrativa,essa sia alquanto pi" naturale e sciolta. Ma

l'artificiosuo torna laddove, come fanno glialtri poetidel tempo suo,

parlaper metafora o compone e segue alcuna sua allegoriao va dicendo

cose in senso doppio,specialmentequando alcuni suoi nomi propri si

prestano a tal giuoco.Cosi,per esempio,nel primo poema or ora esami-nato,

il destarsi del giovane Gemshid e il fuggiredella bella Kliorshid

lontano da lui che si desta,appunto perch"il nome di Kliorshid in per-siano

significasole,sono narrati in modo da potereanche significareil

tramontar del sole quando la luna,a cui Gemshid " assomigliato,si desta

e si leva dall'Oriente. Per" regna nel poema una incertezza grande quantoalla determinazione precisadei particolari,intanto che nel suo insieme

esso non " difficilea intendersi bene. Ed " artificioesterno, iniziato gi"da Niz"mi, ma senza cangiardi metro, quello di riferirghazele,distici

staccati,coble e quartine,cangiando metro e rima, nella narrazione;i

qualiornamenti posson piacerein s",ma guastano ilpoema nel suo corso,

che per natura sua non vorrebbe "ssere interrotto. Ma quelleavventure

d'amore sempre egualie quei lamenti infinitie quellenenie interminabili,

son pure stucchevoli e noiose! Allora piacevano,come piaccionoai nostri

giornii solitiromanzi con le solite fanciulle isteriche,ammalate di nervi

e di desideriinon da dirsi,con le solitemogli infedeli,con i solitigiovani

scapestrati,buoni per tutto fuorch" per le cose oneste e belle.

119. li"cordiamo ancora qui,senza che possiam dir nulla della sua

vita 0 formare alcun giudiziointorno alla sua opera poetica,un Gelai

ud-d"n Ahmed, detto comunemente Gelai ilmedico,perch"fu dotto e abile

in medicina,oltre essere stato elegantepoeta,come disse qualcuno.Perch",

oltre un canzoniere e alcune opere di prosodiaaraba e persiana,eglilasci" un poema romanzesco, non tolto alle tradizioni antiche,ma tutto

d'invenzione, a cui eglidiede il titolo di Gul e Navr"z (Rosa e Primo di

dell'anno),raccontandovi,i)erquanto pare, una delle solitestorie d'amore,

dedicatolo a un principedella casa dei Muzatferidi. Gelai condusse a ter-mine

ilsuo poema nel 734 e mori nel 705 d. E. (1333 e 1392 d. C.).

120. Viene ora in acconcio il ricordarsi auche di K"tibi, da noi

conosciuto come poeta lirico,gi"inclinante al mistico,anzi gi" mistico,

come avviene di quasi tutti i poetilii-icidi questo temjw. K"tibi era del

nono secolo dell'aggirae mori di pesteneir838 (l434 d. C.).Compose, oltre

le poesieliriche,anche un Quintuploimitando, come glialtri,Mz"mi; ma

pare che egli,secondo il Rieu, a stento sia giuntoa comporre un poema

che doveva corrispondereal Tesoro dei misteri,di Niz"mi, (juando mor".

Trovasi tuttavia ricordato anche un altro suo poema di assai noto soggetto,

qualefaceva parte,forse,del Quintuplo,e raccontava le avventure pietose

di Leylae di Meg'n"u, comc^ per primo Niz"mi aveva fatto.

121. Ma, come al suo tempo la retorica pi"raffinata e leziosa viene a

guastarla poesia,cosi si pu" dire che incomincia ad essere unico lavoro

Page 219: Storia della Poesia Persiana

L.V POESIA ROMANZESCA 211

dei poeti,immiseriti nella fiacca et" e prividi vero ingegnopoetico,il

poema allegorico,gi"venuto in uso anclie prima, ma ora salito in onore

grandissimo.Nel quale,uno certamente dei generipi" falsi e scipitiin

letteratura,non si raccontano pi" storie pietosedi antichi amanti,toltone

ilsoggettoalle tradizioni del {)assato,n" i personaggisi piglianoin pre-stito

dalla storia,ma s'inventano d'un tratto e di pianta,intanto cliesono

sempre e sempre due giovani innamorati, dei qualisi raccontano, con

significatireconditi e con intendimenti sottintesi,le pi" strane e invero-simili

avventure. Che se l'invenzione non " sempre felice,perch" questiromanzi son tuttid'uno stampo medesimo, e ilpi" delle volte essa " ben

povera e compassionevolecosa, almeno le strane e inverosimili avventure

fossero narrate con quell'intentocol quale ilByron,e diciamo anche un

Dumas e un Sue, hanno narrato casi pietosidi amanti o composto i

romanzi pi"intricatie meravigliosi.Perch",quando ci" pur fosse,illettore

avrebbe il diletto immediato del racconto narrato come racconto e nulla

pi",senza che egliavesse da tormentar la mente per trovar sotto la nar-razione

significatirecondili,come vuoisi quando c'" allegoria.Invece,

questiromanzi, dal tempo di K"tibi in poi,son tutti mistici;ed eccoci

intanto al punto che gi" nella introduzione abbiam notato, riunirsi alla

fine in un solo intento che " mistico,la lirica amorosa e la poesia nar-rativa.

Perci",le avventure degliamanti giovinetti,le loro pene e le gioie,

per questipoetimisticamente romantici, rappresentano gliamori del-l'anima

umana, pellegrinain terra,che sospiradi ricongiungersia Dio

che " ilsuo divino amante. Col qualsignificato,come essi sono tuttiegualifra loro,intanto che l'allegoriauccide la poesiavera, cos" diventano anche

noiosi e stucchevoli,riuscendo alla fine a non destare alcuna curiosit" nel

lettore,alcun interesse in chi ascolta. Le mosse, del resto,si son prese da

Niz"mi stesso,che, come gi" abbiam notato, d'Alessandro o Iskender ha

fatto un messo di Dio, circondato d'aura profetica,al qualealtres",in sul

termine della lunga carriera,eglifa confessare che lo stato della vita

mistica " superioredi gran lungaa qualunque altro stato di quaggi".Per

tal modo, Niz"mi consapevolmenteschiudeva la via al misticismo perch"entrasse nella poesia romanzesca, e inconsapevolmentela schiudeva

all'allegoria,quando nelle altre sue storie d'amore incastrava tante e tante

considerazioni morali e spirituali,e di uomini trasformava in angelii

suoi personaggi,amantisi di platonicoamore. Anche Ass"r,in cotesto,

non ha veramente piccolacolpa;e veggasiper ci" quanto abbiam detto

avanti del suo poema Mihr e Mushteri. Notisi poi ancora che certi perso-naggi

di Niz"mi,di Ass"r e di altri,hanno nomi di assai chiaro significato,i quali,mentre indicano,presicome sono, questistessi personaggi,nenotano ancora certe qualit"inerenti e proprieal significatoallegoricocheil poeta ha loro voluto dare. Ricordiamoci soltanto di Filneh che fu la

schiava favorita di Behr"m-g"r,e della bella Sheker che fu la seconda

amanle di re Khusrev Parv"z;iqualinomi, significandoilprimo, in arabo,

Page 220: Storia della Poesia Persiana

'21'2 CAPITOLO SESTO

seduzione,e ilsecondo, in persiano,dolcezza zuccherina,fanno conoscere

che Niz"mi, anche se non li invent",U adoper" tuttavia con manifesta

coscienza di usar nomi di signit"cato.Dato ilquale esempio dal maggior

poeta romanzesco, seguitoin ci" da Kirm"ni e da Ass"r, ecco piovereda

tutte parti,a questa et" pi" tarda,romanzi mistici e non mistici,con per-sonaggi

che hanno nomi di significatoallegorico.0 forse l'uso " anche

pi" antico di Niz"mi che lo trov" nel popolo,ci" che ci sembra assai pi"

probabile,perch",anche nel noto poema popolaredi R"min e Visa,alcuni

personaggi,come M"bed (sacerdote)e Zerd (biondo)e Gul (rosa)recano

nomi di significatoassai noto. Resta che altri pi" tardi,per cattivo vezzo

che invalse,ne us" anche troppo in senso allegorico.122. Tutto ci" che fin qui abbiam detto,potr"parere digressione,se

non inutile,almeno posta fuori di luogo,perch"incastrata nel punto in

cui si dovrebbe parlardi K"tibi. Ma a noi " parso di poterlafare,perch"ci sembra che appunto al tempo di K"tibi facciasi intei'a e piena questatrasformazione del romanzo vero in romanzo allegoricoe mistico. E

diciamo intera e piena,perch"qualchealtro tentativo di far cotesto trovasi

qua e l" anche prima,se pure " vei'o che anche il gran m"stico Att"r,

come trovasi notato dal Rieu, compose un poema romanzesco con alle-goria

e significatomistico sotto iltitolodi Khusrev e Gul (ilRe e la Rosa),e se pure, come sembra, anche i poemi di Ass"r e di Kii-m"ni hanno

allegoria.Ma, tornando a K"tibi,egli,poeta lirico,mistico in parte,mentre

con un suo Quintuplovoleva imitar quellodi Mz"mi, componeva poicerti

poemi allegoricie mistici,col vezzo dei nomi significativi,in quel modo

e con quell'unicointento che abbiam descritto in questa nostra digres-sione.Notisi ancora che K"tibi " di quei liricidubbi che non si sa bene se

dicano l'amore vero o il mistico,e che per" stanno come tra il vecchio e

il nuovo; la qual cosa si avvera anche qui,rispettoal suo fare roman-zesco,

che tiene,da una parte,a quellodi Niz"mi,e dall'altrainclina alla

maniera nuova. Ma dei poemi romanzeschi con intento mistico che vanno

sotto il nome di lui,non possiam recare innanzi nulla di pi" dei titoli,

non gi" farne conoscere il contenuto, non gi" darne qualche esempio,

perch",inediti come sono, non ci " stato dato di averne alcun saggioperquanto breve. Essi sono adunque: NcUir n Manzi"r (ilRiguardante e

il Riguardato),poema romanzesco e amoroso, con senso mistico; Iliisn

u Ishq (Belt"e Amore), altro poema dello stesso genere; Be"irdm u

Gul-anddm (Martee Aspetto-di-rosa),se pure esso " di K"tibi veramente;

e il Ghilslieni Ahrdr, cio" il Roseto de' pii,che " poema fatto ad imi-tazione

del Tesoro dei misteri,di Niz"mi.

123. Con quelloche ora di K"tibi abbiam detto,non vogliamo affer-mare

in modo assoluto cbe qualchealtro poema romanzesco non si sia

potuto comporre senza usare dell'allegoria.Ma badisi ancora che noi,a

questo punto al quale abbiam condotto la storia del genere romanzesco,

ci troviamo in quellostesso dubbio in cui ci siam trovati quando pai'Iavamo

Page 221: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA ROMANZESCA '2V"

della tarda poesialiricae amorosa. Perch",come di questa non si poteva

dire con certezza se essa parlassein senso proprioe vero o in senso alle-gorico,

non avendo alcun modo di chiarire il diff"cilepunto, cos" ora di

certi romanzi di questaet" non possiamo affermare se raccontino da senno

0 adoprinol'allegoriae siano mistici. E per",nel dubbio che per noi non

si pu" e forse non si potr"sciogliermai, tanto pi"che non abbiam potutoesaminar questipoemi inediti ancora e difficilissimida rinvenire,ci appa-gheremo

di notarne i titoli,aggiuntivii nomi degliautori,lasciando che

altri,un giorno,prendendoneconoscenza vera, possa definire la questione

presente.Del resto, assai pochi ne possiam notar qui, non solo per le

scarse notizie che ne abbiamo, ma anche perch" essi appartengono ad

un'et" delia letteratura persianaalla qualenon abbiam rivolto inostri studi.

124. Ricordiamo, adunque,Fatt"hi di Nish"p"r,morto neir852 d. E.

(1448 d. C), autore di opere tutte pienedi concettini e di arzigogoli,di

giuochidi parole,alcuni cavati dalle diverse forme delle lettere dell'alfa-beto

onde esse parolesi compongono, che sono i consueti trastulli dei

poetisenz'anima, senza cuore, senza cervello. E Fatt"hi " veramente uno

de' pi" insipidiscrittoriche pure a' suoi tempi ebbe molta fama, e che,

tra le altre opere in prosa ornata e in versi,compose anche un poema

che pare volesse esser romanzesco (ed " allegoricoo mistico)cio" Htisn

Il Di", Bellezza e Cuore, adoperando nomi di aperto e chiaro significatoal modo che di sopra abbiam notato. Ed " pur sempre la consueta storia

dei due amanti che,dopo mille avventure e peripezie,giungono al fine

dei loro desiderii pi"caldi.Qui Dil (cuore)figliodi Aql (senno)re dei Greci

e del Marocco, posto al governo del borgo di Beden (corpo),dove, nel

punto pi"alto,sta una rocca detta Dim"gh (cervello),s'invaghiscedella

bella Hnsn (bellezza)al sentirne parlare,e finalmente la fa sua sposa. E

tutto ci" si narra in poche decine di paginedi prosa rimata,ma sciatta e

insipida,intanto che illettore,nel leggeretante inezie,notato dalla troppo

trasparentee puerileallegoria,si domanda meravigliatocome mai un

uomo di senno poteva far tutto cotesto senza ravvisarsi estremamente

ridicolo. Nell'appendicedaremo un breve saggio di quest'operacuriosa

e strana.

125. Andando oltre,la poesiaromanzesca cade a capo fittonel vacuo

e nell'insipido;e come essa ha dimenticato i grandisoggettistorici o

leggendariche Firdusi e iNiz"mi hanno saputo animar d'un soffionovello

di vita,cosi,inventando e foggiandodi suo fatti e personaggi,anche per

il destro che la storia degliamanti offriva ai mistici di rappresentarnelle

loro pene le pene dell'anima umana che sospiraa Dio,dei personaggisuoi

essa ha foggiatoaltrettantisimboli,anzi,andando oltre,ai nomi dei per-sonaggi

anche f"ntiha preferitigliastratti,come gi"s'" veduto per alcun

esempio.Che se gi"fanno conoscere l'intento mistico e sono anche poetici

per l'immagineche recano, certi titolicome ilCero e la Farfalla,del poetaAlili(eveggasinel capitolodella mistica che significhila farfallache muore

Page 222: Storia della Poesia Persiana

214 CAPITOLO SESTO" LA l'OESLV ROMANZESCA

arsa nella fiammella del cero), alcuni altri, all'opposto, fanno sorridere di

compassione per la inetta goffaggine onde l'inettissimo autore li ha trovati.

Perch" si hanno poemi romanzeschi, di senso mistico e allegorico, anche

amorosi, come questi: S"zii G^"(?rt^ (Caldezza e Struggimento), poema

amoroso d'una principessa indiana che al tempo di re Akbar si bruci"

sulla pira dell'estinto marito; Slur u Sheker (Latte e Zucchero), poema

mistico; N(U ti Niydz (Delizia e Bisogno), altro poema mistico, in cui il

principe Bisogno fa all'amore con la principessa Delizia; Mihr u Mali

(Sole e Luna), altro poema romanzesco, ma allegorico e mistico; e Ndn

ti Halvd (Pane e Pietanza dolce), altro poema che tocca della vita ascetica.

126. A questo punto, ci accorgiamo d'essere andati per avventura

anche troppo in l", perch", ad esempio, l'ultimo poema or ora ricordato

" di Amili che mor" nel 1030 d. E. (1620 d. C), e tutta questa lercia e

untuosa poesia " della pi" tarda et" di questa letteratura, alla quale non

ci eravam proposti di arrivare. Era necessario tuttavia, cos" alla sfuggita

e come per digressione se cos" si pu" chiamare, far conoscere anche le

aberrazioni ultime dei poeti quando ostinati voglion seguire un andazzo

che omai ha fatto il tempo suo. Nel qual rispetto soltanto " utile il ricordar

tanta miseria di scritti e di scrittori, almeno perch" la lezione giovi

anche a noi. Veramente, certa roba letteraria per il poco valore che essa

ha, sarebbe meglio che fosse perita, perch" ora non ingombrerebbe di s"

gli scaffali delle biblioteche di manoscritti, e non invoglierebbe certi stu-diosi

a pubblicarla, ci" che pur troppo si fa ora anche di soverchio, con

grandissimo danno delle lettere che immiserisconosempre pi" di giorno

in giorno, affogate nella sta2;nante erudizione.

Page 224: Storia della Poesia Persiana

216 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

E da battaglie;per canipaLiiiee monti

Avean lor ciljo,avean ior dolci sonni

E lor riposi,radunala greggiaIn ogniloco senza vesti.1 frutti

Li cibavano ancor di pianteagresti"j semi d'erbe nate a la montagna,E cintiellisi avean di cuoi di bere

Intorno a' fiancbi,agresticibi,e tristo

E debile d'attornoogniinvolucro i.Dimandava Iskend"r: Qual parte avete

E di sonno e di cibo e di riposoE di giornifelicie di battaglieE di beni quaggi"?Onesto " soltanto

Balsamo elettocbe ci manda ilcielo

(lontre al veleno della sorte. " Dissero

I sapienti: Valoroso prence,Del mondo vincitor,di assaltie pugneNessun parlafra noi;di vestio cibi

Non abbiam d'uopo,non di molli strati,

Cb", poiche nasce dalla madre sua

Nudo il mortai,cbe molto ci si diletti

Di vestimenta non " d'uopo.Ognuno,Di vestiprivo,al sen di (juestaterra

Tornar dovrassi,e di sgomento" un loco.Di dogliae di terror. Ma noi frattanto

Abbiam la terra per giaciglioe l'etra

Di (juestocielper veste allapersona,dome vedettein su la via cbe attendono

Qual sorte arrivi dal destin. Quel prenceChe ama sua gloria,per terrene cose

Molto s'affanna,e quell'alTannosuo

E quellecose d'un obolo solo

Valor non hanno. Quando poida questa(-adnca vita ci si diparte,restanoDietm da lui la sua corona e l'oro

E l'accoltadovizia.Oh ! saper dri

Che ilseguono soltantoin ([ucUavia

L'opreleggiadre; ma la sua grandezzaE del trono l'onor scendon sotterra '"

Dimandavaiskend"r:Quaggi"nelmondoSon pi" le cose manifeste a noi

0 le celate? I vivi sono o i morti

In numero maggior?Chi estintogiace,Davver! che d'altrecose non ha d'uopo!liisposero([ue"saggi: 0 re, pi"assai

Delle palesicomputar tu d('i

Le cose ascose. Che se centomila

Tu annovei'ide' morti o pi"d'assai,Nobil sovrano, contro a centomila

Un vivente non ". QueglibeatoChe non fn tratto all'infernaldimora!

Ma costui ch'" pur vivo,un di per certo

Si morir", che va cotesto e lascia

A chi sorviene la vicenda sua.

La terra o l'acqna" pi"d'assai,chiedeaPrence Iskend"r,mentre dall'altoilsole

Splendesovr'esse?" Al principediGrecia

Risposeroi Brahmani: " l'acqua,o sire,Che attorno guarda il continente. " E

[quegliTornava a dimandar: Chi da' suoi sonni

E vigilante,e chi sovra la terra

E peccator?Si muovon glianimantiEd i viventi son pur molti,eppureA che sono eiquaggi"non veggon chiaro.

I Brahmani risposero:0 signoreChe '1giustocerchi e seid'integrocore,

Sappi(dievigilante" sol colui

Per cui grande" quaggi"piccolaparteDi terrena dovizia,e pi"di tutti

Peccatore " coluiche per vendetta

E per desio vede scemar suo senno.

Che se costui conoscer veramente

E cerchi e vuoi,guardate stesso in pria.Guarda la tua persona. Ecco! t'"innanzi

Tutta laterra,e tu direstiancora

Che t'c congiuntaper amor la volta

Roteante del ciel; pur ticonsigliD'accrescere cotesto e par che addentro

L'oscura terra sviscerartu voglia.Nell'alma tua. d'inferno si nasconde

Orrida brama, se per"non muti

A (juestodir di noi l'indoletua.

Chi " signor di nostr'alme? egli in-

[chiedea;Chi sempre e ovunipie a male oprar ci "

Iguida?Andiizion ci signoreggia,dissero

I sapienti.Ell'"principioallddio,

L'anima ell'"d'ognipeccato." Allora

Ei dimand" d'andiizion ipiaM'osse

Indole vei'a ; laurimar ci " forza

(1) Probabilmente quest'ultimaripetizione" un passo interpolato.

Page 225: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALF.A POESIA UdMANZESCA 217

Per tristaaniliiziVui.Sono due Devi *,

I sao'Gfirisnoiuleaii,malia;nie tali

Che oprali da lungi,anihizion jirocaceE hisogiiocon essa. Uno ha le labbra

Per la penuriadisseccatee l'altro

Per la copiach'etici!ha, tutta la notte

Sonno non trova. Ma la sorte avversa

L'uno e l'altrocolpisce.Oh! queibeatoDi cui l'alma nutr" sag'gezzavera!

Sikcnd"r come ud" questeparole,Nelle sue gote,qualdel fieno greco

" iltristofiore,divent". Le gotePallide avea, di lagrimefea gliocchi

E gonfie molli,e ilvolto in priaridente

Mestamente contrasse. Ei per"ancora,Libero prence nellevogliesue.F"' taldimando : Qual des"o vi resta

Da partenostra? Li tesorimiei

Ricusar non vogl'io,nessun pensieroIo mi dar" del mio travaglio." Allora

Un de'saggirispose: Inclitosire,Della vecchiezza e della morte a noi

Laportachiudi! " Oh! con lamorte, ilsire

Gli rispondea,mai non ritorna all'uopoUmana prece!A che l'aguzzoartiglioDel fero dragod'evitardes"i?S'anche di ferro fossitu, da quelloNon avraiscampo, e se quiresta a lungoGiovinetto garzon, dal d" fatale

Della vecchiezza scampo ei non ritrova.

0 re, disseilBrahmano, inclitoesaggio.Scioltonel voler tuo, signordel mondo.Poi che sai tu che non fu mai difesa

Incontro a morte, che non " peggioreCosa (|uaggi"dellavecchiezza,gloriaA che cerchi quaggi"con taltravaglioE stoltamente avvelenato fiore

Odorando ti vai? Le tue fatiche

Dietro a te rimarranno, e iltuo travaglioE il tuo tesoro allanemica genteTu stesso lascierai.Che se per ",\\\r\

Tanto affanno l'imponi," di saggezza

Mancanza in te con sentimenti stolti.

" della morte messaggieroelettoIl crin canuto; oh! perch"dunquetantaHai speme in cor del vivere lontano?

Risposeil re di vigilcor: Se scampoPer la graziadi Dio ebbe umil schiavo,Anch'io per cure e per cautele assai

Scampotrovato avrei da' molti arcani

Della volta del ciel.Ma ilsapienteE l'uom di guerra da segnatasorte

Per cura e studio non bau scampo. QuegliChe ucciso cadde nelle mie battaglie,Ovver se termin" la sua giornataPer la propriasua stella,ei ne fu degnoPer sangue che vers",per dolor fiero

Che ad altriinflisse.La sua sorte alcuno,

Per vigilech'eisia,fuggirnon puote.Di Dio castigovede ognun che lascia

La via del senno. Ma qualsia confineA decreto di Dio, non trova alcuno.

Ragionnon ha contro all'opredel Fato.

2. "M fontedella vita nel paese

delle tenebre 2.

Lieto e beato le falangisueDi l" ritrasse ^ e i principiraccolseDi vigil'alma. And", fin che pervenne

Ad un'altra citt",di cui confine

0 medio loco ei non poteadiscernere ;

Quanta era d'uopoera dovizia in quelle

Superbemura, e di giardinipienaEH'era e di palestree d'erme torri

E di palagi.Vi discese ilprence,

E all'albache segu",di gran mattino,

Senza la scorta de' guerrierisuoiTrasse allafonte,a cui di vita ilnome

Diede l'uom de la villa* in quell'istanteChe della sorte dell'eroedi Grecia^

Ei favell".Rest", finche discese

(1) Demoni, spiritimaligni.Vedi il capitolodella poesiaepica.

(:2)Per questo passo vedi il paragrafo 9 del capitolo.

(3) Iskender, cio" Alessandro Magno.

(4jII borgomastro o cantastorie alla cui autorit" spesse volte si riferisce Firdusi,

Vedi ilparagrafo41 del capitolodella poesiaepica.

(5) Iskender.

Page 226: Storia della Poesia Persiana

218 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Questofulgidosol nella fontana

Di cilestrecolore ^; oh si ! di Dio

Santo e verace egliosserv" prodigio,Sparirdal mondo la facellaviva

Di questo sol.Cosi tornava allora

All'esercitosuo, d'assidue cure

Col core ingombro,Sikend"r;ma \mDio ricordava per la notte oscura

Molto pensandoall'acquadellavita.

Quale ei vedea pi"fermo e pazienteNell'esercitosuo, sceglieadajtprimaDi mezzo ai prodi,e per quaranta gioi'niE pi"d'assaicon s" prendeasiciboE correndo niovea, si gran prodigioA contemplar;ma le sue schiei'eintanto

Nella citt"s'ebber da luicondegnoAd abitarviun loco.Ei d'una guidaRicerca fece e in via la pose. QuiviEra Khizr,ilsignorde' pi"famosiIn quellagente,consiglierdi lui,E Sikend"r,cedendo al suo precetto.Di l" inovea, con l'anima ed ilcore

Al suo cenno affidati.Ecco ! glidisse.Intento volgia questaimpresail cere.

Avveduto mortai ! Se della vita

L'acquaci " dato posseder,ben lungoFaremo indugioin venerar l'Eterno.

Colui non muore a cui l'anima nutre

Iddio dal ciel,che pone in Dio liducia

Per saggezza eh'egliha. Ma quicon meco

Ho due gemme lucenti come ilsole.Che splenderannoper la notte oscura

Come ilfonte vedranno. Una tu [irendiE mi })recedi,e siideiralma tua.

Della persona tua fermo custode.Che l'altragemma per la via dirotta

Facella mi sar". Co' prodimieiCosi discender" nell'ombre fosche,E vedrem noi qualnascondea secreto

Del mondo ilCreator denti'otalcosa

A noi palese.Tu se'guidaa noi,E mio rifugio" Iddio,che il mio sentiero

E quell'ondavjtal mi addita e mostra.

Ver i'ac(piade la vita allorche mosse

Lo stuol di Grecia,si lev" dal pianoUn gridoche dicea : Grande gli" Iddio !

E ad ognistazion che abbandonava

Khizr antico e veggente,ivi ei poneaCopiadi cibiin varie guise.AndarePer due giornicosi,per nottidue,JN'"alcun le labbra sue per toglierciboMosse in queltempo. Al terzo di, nel-

[l'ombre.Due vie mostrarsi e dilungossiratto

Da Khizr ilprence e sismarr". Ma intanto

Fino all'acquavitalscendea quelsantoDi Dio profeta- e sollev"possanzaDella sua vitafinoagliastri. Il capoE la persona ei si lav" nell'acquaLucente e pura, che di s" custode-

Solo Iddio si chiedea santo e verace

L'antico saggio,e di quell'ondaei bevveE si pos",poirapidosi mosse

A ritornar,gliaugurisuoi coi voti

Ripetendoal Signor.Giunse frattanto

PrincipeSikend"r ad una luce

E splendidascoverse una montagnaAlta e superba.Su la vetta eccelsa

Eran quattrocolonne ivi confitte.

Di cui la cima,d'alo"compostaIn fortelegno,allenuvole fosche

Giugneadel ciel.D'ognicolonna alvertice

Era un gran nido,e verde un bell'augelloRiposavain ciascuno,ardimentoso.

In ij;recalinguaa trivellarsi diero

I feriaugellie proclamarbeatoD'alta vittoriailgreco sire,.\llora

Che ilgreco Imperatoretal voce intese,

Di l" si trasse e rapidone venne

Presso gliaugeicon maestoso incesso,

E un d'essiincominci": DehI tu che tanta

Faticaportied ami, in (piestavita

Che tanto " breve,qualmai cosa cerchi?

Anche se ilcapo tinoall'altocielo

Leverai tu, funesto e scons(dat(i

Sar" il partirda questa terra. Intanto,

(1) Secondo il Corano (cap.XVIIl) il sole tramonta in una fontana fangosa. Questanon " la fonte della vita di cui si parla nel presente passo.

(2)Khizr. Vedi il paragrafo 9 del capitolo.(3) Iskender.

Page 227: Storia della Poesia Persiana

ArPENDIC.K ALLA POESIA KOMANZKSCA 219

Poi che se' i^imito,iliiiiiiiitu se case

Vedesti mai d'esilicanne, ed altre

In mattoni die il sol da l'altocosse.

Ambo son questecose, al fero augelloRisposeilprence; e ad abitar son lochi

D'esili canne in questafoggia." Allora

Che la rispostailfero augellointese,Pi" in gi"si pose, e l'uom devoto a Dio ^

Stuporgrandene avea. fJiiesel'augello:Udisti mai (|uaggind'ebbri le voci.

Suoni e concenti da conviti? " Quegli,Risposeallor,che partein questaterra

D'allegrezzanon ha ne' suoi conviti,Nome non ha d'uom lietoin fra la genteAnche se l'alma eglijirofondeo il core

Per taleintento. " Dall'eccelsolegnoD'alo" gi"cal" veloce allora

Il feroaugelloal suol,si che disgombraNe rest" la colonna alto levata,

Odorosa di nuiscliio,e in (|uestaguisaRidomand": Maggiorisono in terra

Sapienzae giustiziaod ignoranzaEd ingiustooperar?" Ouei che si cerca

Sapienzaipiaggi",risposeilprence.Sopraognigente pu" levar la fronte.

Saliva allordal suolo tenebroso

A quell'altacolonna ilverde augello.Col rostro incurvo a rimondarsi intento

Gli artigliaguzzi,e dimandava intanto

Al greco Imperator: Deh ! perch"maiL'uom eh' " fedele a Dio,sulla montagnaHa suo soggiorno?" Ouand'" giusto,ei

[disse,11consigliodell'uom eh' " a Dio devoto.Altro albergonon ha fuor che sul monte.

Dal legnoallorde la colonna andava

L'augelloal nido,e lieton'era ilprenceChe am" sua possa. QuegliintantoilrostroCoi fortiartiglisi aguzzava, e allora

Ch' ei fu securo da nemica sorte

E da periglio,al greco re f"'cenno

Che senza scorta e a piesovra l'eccelsa

Cima salissedi quelmonte e quiviCi" che pur v'era,contemplasse.Piangere,

A quellavista,oh si ! dovea pur anco

L'uom felicee beato. Allor che intese.

PrincipeSikend"r salisul monte

E senza scorta su l'aereacima

Sen venne a riguardar.Quindi scoverse

Israfi|2che una tromba in man recava,

E la fronte dal loco ov' ei sedea.Levava al ciel.Son pienedi sospiriLe labbra sue, son lagrimosigliocchi,Ch' ei l'oraattende che dall'altoIddio

"Suona! " gligridi.Come l" sul monte

Di principeIskend"r la facciaei vide,

Qualluon romoreggianteun gridoorrendo

Mand", poidisse : Alle tue stoltevoglie0 schiavo addetto,non portarsi graveStento quaggi",che un di tremendo suono

A te pur anco ferir"gliorecchi.Ma tu peltrono tuo, per la corona,

Tanto non ticrucciar.T'apprestainvece

Alla partenzae le tue some avvinci.

Risposeilprence: Per voler del fato

Questasorte ini venne ond' io soltanto

Girassi per la terra e andassi errando,N" sapessiper"quante son cose

0 celate o palesi." Ei discendea

Dalla montagna con lamenti e gemitiE a Dio mandava, donator di grazie,Un piosaluto. Per l'oscuravia

Cosi si volse,e andavaglidinanziAlcuna guida.Ma poich"nell'ombreDi quellaterra entr" la gentesua,Dalla negra montagna alta una voce

Usci d'un tratto: Chi di voi siprendeAlcuna pietradallavia,di quelloChe in pugno avr",si pentir".Ma nulla

S' egline prende,pentirassiancora,

E per quelcaso e per cotesto in core

Vana difesacercher". " Gli orecchi

Porse a talvoce queldrappelloe ognuno

Si f"'pensoso a quellavoce, pietreSe afferrar,se lasciardovesse (piivi,Per non crucciarsidi faticapoiOrba di frutto.Per lecolpenostre,Un sidicea,tale ne vien rancura.

(1)Iskend"r.

(2)" l'angelodella morte secondo i Mussulmani, gi" pronto a suonar la tromba

per il giudiziouniversale. Perci" la sua vista era tanto spaventosa e faceva piangereanche ogni uomo felice e beato, come dice il poeta.

Page 228: Storia della Poesia Persiana

220 APr'p:NDI(.K ALLA FOESL\ ftOMANZESCA

Pentirsi in cor, portardall'aspravia

E pietree sassi!" Eppur,l'altrodicea,T"rno alcun che dobbiamo noi,che duolo

E travagliogustarquinon si dee.

E l'un si tolsedellepietree l'altro

Nulla ne prese; per ignaviailterzoCon se ne tolseun colaipoco ; e allora

Che dall'acquavitali nellapianuraUscir d'un tratto,come uscir da quellaVia tenebrosa,nell'eventoarcanoCiascun del vero si cerc" la traccia,

E manifesta la menzogna allora

E l'ingannosi feano ; e di rubini

Colmo ilgrembo un siavea, l'altrodi gem-Intatteancora ; e si pent"chi poco [me

Ne togliea,perch"mai cosi lasciati

Smeraldi avesse qualspregiatacosa.

Pi" si pent"chi nulla prese e volse

Da tante gemme preziose ilcapo.

3. Morie d'Iskender.

Dell'esercitosuo come l'annunzio

Ebbe prence Iskender,vide e conobbe

Che sua giornataera allo stremo. Cenno

Ei fece allorche fuori il trono suo

Recato fosse,addotto a la campagnaDalla sua stanza imperiai.DolenteDi suo grave malor tutta mostrossi

De' suoi la schiera,che vedean del sire

Senza color le gote.Elline andavano

Per la pianurainsiem tuttipiangenti,Con la vampa nel cor qualper un fuoco

Rapidoe vivo,e ognun dicea : Deh !trista,Deh ! mala sorte, che di mezzo a' suoi

FidatiGreci ilre si toglie! GiungeIl mutamento della rea fortuna,Si che deserta d'ora in poila nostra

Dolce terra sar". Davver ! che ottennero

Di lor core l'intentoi rei nemici

E quelloco toccar l" 'v'eran spintiVeloci in corsa ! Oh s"! che amara a noi

Si fa la vita di quaggi"! PiangentiNoi quisaremo in loco apertoe ascoso!

Il greco Imperatorcon del)ilvoce

Cosi parl": Temete Iddio ! Nel core

Anche v'abbiatenobiliconsigliE verecondia,e se goderbramateE dell'alma e del corpo, i dettimiei

Trasgredirnon vi piacciain alcun tempo.

Dopo di noi v'attendono allaterra

Ben altreimprese,e gi"con me pi"nullaFar pu" di mal la rea fortuna. " Disse,E quell'animausci da quellemembraE si part"quell'inclitosovrano,

Sgominatord'esercitinemici.Un gridoallora si lev" da tutte

Le accolte schiere in ogniparte,e l'etra

A quelgridointron". L'arida polveSul capo si spargean glieroi contritiE per le ciglialagrimedel core

Spremeanper liera ambascia. Entro al

[castelloAvventaron le fiamme, e con la force

Troncar le code a mille palafreniSubitamente. Ma sul dorso eretto

De' palafreniriversatee sciolte

Eran le selle,e piangernedolente

Detto avrest" la terra intorno. Fuori,

Alla pianura,un'arca elliportareIn fulgid'or, quandopassava ilcielo

Suon feroce di lai.Ma dell'estinto

Lav" la spogliail vescovo- in un'acquaPurissima di rose, elettacanfora

Sparsaviprima,e f"'lenzuol funebre

D'un manto intesto d'or,mentre su lui,Sovrano re, piangeantuttigliastanti.

E glialtripoiquell'inclitapersona.Ravvolta in drappogi"tessuto in Cina,

Dal capo al pi",dentro l'accoltomiele

Sommersero con cura, indi ilcoperchioFermamente serrar di quellabara

Angustae breve. L'all"erospar"aChe ombre intorno gittava,a recar frutti

(Cresciuto un di ! Che se la tua dimora

Lunga non " quaggi",deh! perch"mai

Vagheggiun serto ed un tesoro agogni?Quell'ai'calimerai poidie dal mesto

(1) Cio" dal paese delle tenebre dov'era la fontana della vita.

(2)Anacronismo di Firdusi e di altri poeti e scrittori mussulmani di credere

cristiano Iskender o Alessandro appunto perch" era greco e al loro tempo la Grecia,

o meglio l'Impero greco-bizantino,era cristiano.

Page 229: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ FiOMANZESCA 2-21

Campo fu tolta,da una uiano all'altra

Passavanla que'prenci.E v'eran due

Contrarie voci,e di Persia e di Grecia,E intorno all'arraeran pjirolemolteDi que'u:a",liardi.O^iiunch'era di Persia,

Cosi dicea : L'Irania sola ildebbe

Accoglierenel sen, che ivison tombe

De' gran monarchi,e voi,deh !perch"maiPer la terra cosi recate attorno

Quest'arcafuneral? " Cosi risposeDe' Greci un capitano: Oh ! non " bello

Qui sotterrarlo! Se del ver eh' io dico,

Intendimento avete voi,si struggaNel suolo ove nascea, la morta salma

Di Sikend"r. " Ma un uom di l'ersiaallora

Questeparoleaggiunse: Ecco !per quantoA favellarti stai,non toccan tuie

Le tue parole.Un dilettosoloco

Vi additer",de' prischire di Persia

Nobil ricordo. 1 vecchi espertinomeDi Khurm glidanno, e v' " una selvafolta

E d'acqueun lago.E se tu chiedi,ratto

Dalla montagna la rispostagiunge,E ognuno intende quellavoce. Or tosto

Antico un vecchio vi luenate al loco

E v'adducete anche labara e apertoFate dimando..Se rispondea lui

L'erta montagna, nobile consiglioPei'tal faccemla elladaravvi ancora.

[lapidialloracamminando, in guisaD'agresticapri,andare egliallaselvaChe l'uom,fra l'armi illustre,avea del

[nome

Di Khurm segnata,e dissero,e quelmonteTal rispostarend" : Perch" si a lungoTieni appo te de' principila bara?Ma d'Iskend"r ilnobile sepolci'o" l" in Iskenderia i,qualenel tempoCir eglivivea,si fabbric" eglistesso.

L'arcana voce come udi,ne andava

Quellagenteguerriera,e da quelboscoVelocemente l'arcaei si portarono.

"4.Fililadi Ardeshir e di Guln"ra-.

Un castellosi avea nobile ed alto

Prence Ardev"n, e dentro a quelcastelloEra una schiava di gran sangue. Nome

Della vaga fanciullaera Guln"ra,Alta belt",di gemme e di colori

E di fragranzeadorna. Ella era qualeDi re Ardev"n ilconsiglieree l"da

Custode ancor de' suoi tesori.Al prenceCara " costeipi"assaide l'alma,ed ei

Sol nel vederla si rallegrae allieta.

E avvenne un diche ad un terrazzo ascese

La giovinetta.Quel suo cor fu lieto

Del leggiadrogarzone,si ch'ellatostoDiedesi a contemplar(pielsorridenteD'Ardeshir labbro,e ilgiovinettoeroe

Nel core di colei,bellaqualluna.Piattoun loco trov". Stette la bella

Ad aspettarfin che oscurossi ilgiorno,Fin che vicino fu alla notte ilgiorno.Oscura e tetra,e de la torre ai merli

Avvinse un lacciosuo, tanti vi fece

Nodi robusti e le numi v'apposeTenacemente. Gi" discese allora

Con molto ardir da le superne mura,

Iddio chiamando largitordi grazieAi mortali quaggi".Com'ella venne

Con fieroincesso ad Ardeshir,di gemme,

D'agallocoe di muschio infusa,e pienaDi fragranzesoavi,ilcapo alquantoDi queldormiente sollev"dal suo

Guanciale di broccati e stretto al seno

Il rinserr"'poiche fu desto. A lei

Si vaga e bellariguard"iltanciullo,Ei quelvoltomir",que'suoi capegliE tutto l'ornamento,e le fragranzeSenti soavi. Oh! donde mai, ledisse,Ti se' levata? gi"ilmio cor che pieno" s"-d'alfanno,tu consoli,o bella!

Ancella e schiava quison io,rispose,Pieni d'intenso amor l'anima e il core

Sento per te. Son io la donna cara

Del regnante Ardev"n,de' suoi tesori

Custode ancoi'a, ed ei per me s'allegra

(1) Alessandria d'Egitto.('2)Per questo passo vedi i paragrafi:23 e segg. e 4^2 del capitolo.

(3) Del giovane Ardeshir, staffiere di re Ardev"n, addormentato in un cortile.

Page 230: Storia della Poesia Persiana

9-)9 APPENDICE A[.LA POESIA HOMA.NZESCA

Ed ha raliiiaserena. Or, se m'accogli,La tua ancellason io,eh' io su la terra

Vivo soltantopeltuo dolce aspetto.Che se vuoi tu,verr" con teco e luce

Dar" a' tuoi giorniche son tristie foschi.

Come non lunga,dopoci",stagioneIn cielsi volse,rapidasventuraIncolse al protettordel giovinetto.

Quellosi espertoe vigileed accorto

Bab"k ^ moriva,ad altriabbandonando

Questadimora antica.Allor che annunzio

Ne venne appo Ardev"n,pienodi dogliaEi fu davvero e si f"'tristae oscura

L'anima sua. Ma tosto ognigagliardoAmbi di Persia le contrade,e ilsire

Le die al maggiorde' tiglisuoi. F"' cenno

D'apprestarfuori i timpaniregaliE si traesse dallareggiaaicampiLo stuolde' prodi.Alloi',subitamente.Si f"'oscui'a la terra e tristaal core

D'Ardeshir per colui che si '1protesse,Di splendid'almasaggiovecciiio.Il core

Ratto ei toglieada l'esercitoaccolto

D'Ardev"n prence e dopoiltristoannunzioNuovo prese consiglio.Oh! veramente.

Per cruccio inverso a lui,pienod'un'iraEra quelcore, ed ei per ogniparteCercavasi la via di pronta fuga~.

E avvenne [loiche l",nellasua reggia,Prence Anlev"n raccolse un'assemblea

D'astrologid'assai,d'alma serena,

A investigarlapropriastellae qualeLa via del vivei'suo, cercando ancora

Di chi mai protettrice,in suo nuitarsi,D'allora in poila sorte fosse.Il prenceSi glimand" presso Guln"ra,quiviGli astridel cieloa contemplar.Tre giorniPassar di tempo in taleimpresa,d'astroDel nascere del prence ivicon cura

Fu guardatoper lor.Ma la fanciulla.

De' tesori custode,allorche intese

Di queile voci e ilfavellardell'astro

Ascendente del re, di lor secreto.

Per queitre giornie finche tre vigilieFuron trascorse della notte,intenta

Fu agl'indovinie pienaal cor d'un alto

Desio,col labbro sospirosoe mesto,Teneasi a mente lor parole.Al quartoGiorno che venne, andar que'sapientiD'alma serena a scioglierel'arcano

Appo Ardev"n ; movean con quelleancoraAstronomiche tavolenel gremboAl lor signor,togliendosiallatorre

Della fanciulla,e dissero ilsecreto

Del cielsuperno e ognun f"'sue paroleDel come e del perch",del quanto ancora.

D'oggiin avanti,ellidiceano,a tempoChe non " lungo,il cor del nostro sire

Per cosa nuova si dorr". Dal prence

Fuggir"un servo di regalprosapiaE d'inclitovalor. PrincipeillustreEi sar" poi,signordell'ampiaterra

Con sorte amica e disiosifrutti'^.

A ({uegliaccenti corrucciossiforteDell'inclitosignor,che avea propiziaFortuna, ilcor. Ma quandotenebrosoColor di pece de la terra assunse

La superf"cie*,appo Ardesh"r ne veiuie

La giovinetta.Il cor di quelfanciulloCome un mar si agitava; un di soltanto

D'Ardev"n non posava ei dal pensiero,E la donzella ci" che detto i saggiAvean d'alma serena al gloriosoPrence Ardev"n,ridisseallora,ed ei

Paziente si fece e manso e dolce

Piattoche i dettidi Guln"ra intese.

Ma poidel garzoncelloa quegliaccenti

Il core s'infiamm",di fugapoiPiicercossiuna via,s" che sivolse

Alla fanciullae disse: Oh! se d'Irania

(1) B"bek (inpelilevico Papale],suocero di Ardesti"r,secondo il romanzo, e padresecondo la storia,era governatore di alcune provincieper conto di re Ardev"n.

(;2jCi" si riferisce ad un fatto antecedente raccontato da Firdusi,secondo ilqualeArdev"n, alla caccia, aveva offeso nell'amor proprio il giovane Ardesh"r, allora suo

paggio,ora staffiere per punizione.(3j Allusione al giovane Ardesh"r,che, secondo il Libro dei Re, discendeva dagli

antichi monarchi persiani.(4) Quando annott".

Page 232: Storia della Poesia Persiana

224 APl'E.NDICK ALLA POESIA MUMANZESCA

Heftv"d il nome suo. Deli! jieivh"mai

Cosi ne andava ilnome suo? Ne andava

Cos" (|nelnome perch"sette avea

Figlinobili HeftVc"di. Sola una figliaAvea, dilettaal cor, che pregioalcunoEi non ponea nell'averfiglieassai.

Ed or, si avvenne che sedeano un giorno

Co' fusilorle giovinetteal monte

In ampiaschiera e ci" che avean di cibi

In comune ponean, lasciando al tempoDi lor pastofrugaig"'intortifusi;Avvenne ancor che (juellagiovinettaFortunata d'Heftv"d un picciolpomoChe ilvento scosse dal natio suo ramo.

Vide a mezzo la via. RapidamenteElla ilraccolse;e tu frattanto ascolta

Del prodigiola storia." Allorch" morse

La giovinettada le bellegote11 picciolfrutto,dentro vi scopei^seUn verme ascoso. Fuor dal pomo iltrasse

Con le sue dita e acconciamente ilposeDe' fusi nel forzier.Quand'ellapoiA trarre incominci" dal coranetlo

La candida bambagia.Ecco ! ella disse,In nome del Signorche non ha pari.Non ha compagni,portentosacosa

Oggi a voi nmstrer" filando intenta

Dietro la sorte d'esto verme, ascoso

Nel pomo rubicondo. " Intorno a lei

Riser gioiosele fanciulle,lieteNe' voltilor,mostrando le ai'gentineFile dei denti,e quellasi filavaDue cotantidi ci" che in un sol giornoFilar solca,si che ne scrisse ilcomputoSu l'arenadel suol,poidi l" venne

Pari a nembo di fumo, ed a lamadre

Quanto filatoavea mostr" festante.

Lei benedisse con anmr la madre

In questiaccenti: Nobil fruttoavesti.

Vagafanciullamia, candida luna

Che hai l'asf"cttodi sol! " Due voltetanto

Di ci" ch'ellasolca recarsial giorno,Al priumalbore h; assegn"la madre,Di materia a filar.Tosto che i"iunse

Da quellaschieradi fanciulleindustri,L'anima e ilcor con la persona intenta

All'assiduofilar,cosi elladisse

Alle donzelle di gran nome: 0 dolci

Compagnemie di bella sorte,in volto

Come luna leggiadre,io d'estoverme

Per la nobil fortuna in tanta copiaIl filotrassi,che non anche d'altro

A me \enne bisognoall'opreindustri.E filavasiallor ci" che recato

Aveasi in pi'ia,si che dell'altm ancoia

Ove stato vi fosse,a leivenuto

Bene all'uoposaria. Seco alle case

Recava poici" che filatoavea

Acconciamente,e il cor della sua madre

Si fea per leiipialegiocondoe lieto

E paradiso,intanto,ognimattina,Un morsellin di ipiell'agrestepomoA quelverme porgea la giovinetta.Dal volto di Per"-,poi(|uelcotantoCh'ella accrescea di (|uellasua bambagia,Qual donna incantatrice,ellafilava.

Avvenne ancor che un di la madre e il

(padreCosi diceano a la fanciullaindnstre :

Tanto tu fili!Foisech",o leggiadra,Un pattofostiqualedi sorella

Con alataPeri? " La giovinettaCandida e vaga di quelpomo agresteE del picciolovenne ivi nascosto

Subitamente alla sua dolce madre

Fecesi a favellar. Mosti'" quelvermeInclitoe indnstre a' genitorisu(H,E n'ebber luce quelladonna aulica

E l'uom di lei.Heftv"d l'arcano evento

Prese jiers" con licitoaugurio,e poiMai pi"si ricord" dell'opresue,

Di suo lavoro,ma soltantoei fea

Parole ognor di quellafausta soi'te

Del verme indnstre,e la fortuna antica

Per lui l'ingiovan".Cosi passava

Tempo non lungo,e ad ognid" suo stato

Pi" splendidosi fea, ned essi a vile

Teiiean quelvenne, si "I tenean contento

(1) Heft,sette, v"d (parolararissima),figlio,in persiano.In pelilevico,il nome di

Heftv"d suona Heft-b(")kl"t e ha lo slesso significato.(2) Bellissime fate afate. Vedi if capitolodelta poesia epica.

Page 233: Storia della Poesia Persiana

AIM-ENniCK ALLA POESLV HOMANZESCA 225

Con rihi acconci,e (iiicici'cscea frattanto

E vii;()i'si prendca,si clic la testa

Ed ilInbricodorso un boi coloi'e

Assunsero ben tosto ; e i;i"de' fusi

Ei'a angustoilforzierpei"luisi grande.

Qual negro muschio ilsuo mantel silece,E su quelmuschio, lungotutto ildorso,Da capo a pie,mostraronsi lucenti

IVlacchiedi zafferano.Ecco ! giifece

Una bell'arcatutta negra e dentro

Ve! pose ad albergarcon nmlta cura

Heflv"d accorto; e sifu allorche dentro

A (piell'ampiacitt"nessun parole0 per consiglio per giustiziamaiEormar poteasenza di lui.Suo pregioIn alto crebbe;e crebbe sua sostanza

E gradoe dignit"; lisette figliEecersi ancora ed opulentie ricchi.

Un principeera ancor fra quellemuraDella citt",superboe tracotante.

D'inclitogrado,con guerrierieletti,('ercavasicostuicagiondi colpaContro Heftv"d per denari eh'ei volea

Torre a quest'uomd'umile stirpe.Intanto,Presso Heftv"d si adunar famosi in guerra

Subitamente,presso a' sette t"gliDi pugne amanti,e di guerreschetube

Da Kugiar"nlevossiallo uno squilloE vennero con l'astei valorosi.Con le spadee le freccie.Andava innanzi

Heftv"d a tutti;ei scese ne l'assalto

E f"'giustiziadi valor,che tosto

La citt"prese e trucid" l'ingiustoSire,e le geinmesue ch'erano assai,

Ven"angiiin mano co'tesori.Allora

Una gran turba s'adun" dintorno

Al vincitor,che ascese allamontagnaDa Kugiar"ncitt".Quivi,su l'alta

Vetta del monte, un bel castelloei fece,E tutta v'ascendea raccoltain folla

Cioiosa lacitt".Fu postain ferro

Al castellouna porta,e ben fu quelloE di pace e di guerra inclitoloco.

Era sul monte una fontana,e in mezzo

Al nobile maniero ellascendea

Per lietasorte. Heftv"d intorno intorno

Alto un muro vi eresse, e chi vedea,

Scoprirnenon polcal'alteracimaCon gliocchi suoi. Ma quandoangusta e

[gramaAl verme industre si le'l'arca,sopraOuel monte eccelso,fraquell'alterupi,Gli fecero una cava, e molle molle

Vel poser dentro,poiche al cielsereno

Si fero asciuttele commesse pietreE la calce iviapposta.Anche avvenia

Che del verme ilcustode ognimattinaD'Heftv"d,correndo,si part"adal fianco

E gliapprestavadi nigellabrunaUn gran caldaioper suo cibo. Ilverme

Vuotavasi ilcaldaioappostoa lui.

Su cotest'oprevolsero nel cielo

Alquantianni cosi,quandosi feceQual elefantenella sua cervice

E nel dorso quelverme, e poiche tempoCosi passava per Heftv"d,ei poseNome Kirm"n all'inclitocastello,Da quelvenne iltraendo ^. Era del verme

Lieta custode lafanciulla,e ilpadre,Pugnacee battaglier,n'era pur anco

Ilnobilduce. Gli assegnarscrivaniE sagaciministri,e n'era intanto

Nigellabruna e miei con dolce latte

Ilgratocibo.Stava allasua porta,Come duce d'eroi,Heftv"d intento

E dell'operetutte,e giustee ingiuste,Chiedea norma da quello.EglidisceseFino a Kirm"n dal mar di Cina e tutte

Su le spiaggedel mar le sue distese

Ampiefalangi.I sette figlisuoiDiecimila si avean fortiguerrieriDi spadearmati,avean tesoried armi

Da far liattaglie.

6. Vitloi'iadi Ardeslur sul verme

di Heflv"d^.

Al nobile Castel come vicini

Ei furo per la via,sovra quelmonteA prenderfiatosi fermar. Sessanta

Eran glischiavidi quelverme, e ninno

Sciolto IH) andava mai da l'opresue

(1)Dal persianokirin,verme. Vedi il paragrafo'H del capitolo.(2)Per questo passo vedi il paragrafo24 del capitolo.

15 " Pizzi,Sloria della poesia persiana, voi. II.

Page 234: Storia della Poesia Persiana

226 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Per lui soltanto. Un d'essia' mercatanti

Guard" dall'altoe disse : Entro a' forzieri

Qual cosa mai si asconde? " In questo

[carco,

Gli die rispostailre ^ cose mi serbo

D'ognimaniera, argentoed or, broccati,Vesti e ornamenti,seta e gemme ed auree

Monete ancor. Nell'artemia de' traffichi

Un uom son io di Khorass"n, n" mai

Men vo dal faticar libero e sciolto.

Del verme tuo per la fortuna,molte

Ricchezze ho meco, equimen venni intanto

A piedel trono suo con molta gioia;Che se in osseijuiarloio porr"curaE maggiorstudio,ben sar",che questaFaccenda mia per la sua sorte " lieta.

Ratto che ud" quelleparolearcaneDel verme ilservitor,schiuse la portaDella rocca a l'istante,e fra le mura

Poi che l'inclitore tutto ilsuo carco

Ebbesi addotto, si ordin" l'impresaE le sue some sciolseratto e diede

Cose diverse in dono; eglicotestoEvitar non potea.Stese un mantile

Dinanzi a' servi e come servo ei stesso

In piedisi lev",ne' suoi forzieri

Sciolse ilserrarne dellechiavi e via

Un bicchier ne rec",qualeei f"'colmo

Di puro vino. Ma quald'essial verme

Recar cibo solea,che lattee riso

Erane ilpastogiornalier,dal nappoDel puro vino la cervice torse

Subitamente,che a l'ufficiosuo

La sua vece ilchiamava e tempo quelloD'ebbrezza ei non vedea. Seduto appena,Prence Ardeshir in pielevossie disse:

Gran copia" quicon me di lattee riso,E dove del signorde' servi intenti

V"nia mi tocchi,lietoin cor di porgereIl cibo al verme ben sar",per (di'io

Fama in terra m'acquistie alcuna parte

Vengamiancor della sua sorte. Voi

Per giornitre quistale allegramenteA bei'del vino,e al (piartodi,nell'ora

Che leverassi,luce al mondo, il sole,

Ampio un ostellomi far". Le mura

Di questa rocca vincer" d'altezza

Della sua volta ilculmo ei'etto,ch'io

Son mercatante e compratoricerco.Deh ! possa almen dinanzi al verme vostro

Crescere l'onormio ! " Davver !che tutto

Il suo desire si compiaper quelleParole sue! Dicean glischiavi:Compi,Compitu adunqueilsuo servigio." Allora

Ognicosa diversa appose in vista

L'asinaio solerte^ e l" si assisero

Con un vino alla mano i servi intenti.

Bevvero alquantoe furon ebbri; i servi

Del dolce vin faceansischiavi.Ratto

t'h'ebbradivenne per que'colmi nappiD'un puro vin l'anima loro,ilprenceCo' giovinettiospitisuoi ne venne

E rec" peltroe un gran caldaio in bi'onzo

E un fuoco accese al chiaro di.Ma quandoAl tristoverme giunsedel suo pastoL'ora gradita,di bollentestagnoUna vivanda egliebbe. Alla caverna

Il rovente metallo,ecco ! recava

Ardeshir prence e dal profondospecoMollemente sporgea la testa immane

L'orrido verme. Videro la lingua

Qual f^ color di cuoio di timballi.

Quale egliavea dal di che la nigellaBruna mangiava.Ma il ludlentestagno

Ratto che gliversar dentro la gola

I giovinetti,giacqueentro a lo specoSenza possa ilgran verme. Un fierostrido

Dalla strozza gliusc",si che tremonne

Col suolo intorno la caverna. Allora

Prence Ardeshii-come discioltonembo

Co' giovinettiand". Trasser le spadeE le fi'ecciee le mazze, e di que'servi(Mie biiachigiacean,vivo nessuno

Da lor mani scamp".Torbido fumo

Suscitava Ardeshir di quelcastella

Dai sommi spaldi,sua virt" nmstraiido

Al condottierde' prodismii. .Ne andava

A Shehrghir-^un toi'rici'sospintoin corsa;

(1)Il re Ardeshir, travestilo da capo di mercanti.

(2)11 re Ardeshir.

(3) Nome di un capitano di Ardeshir posto da lui in agguato fuori della citta ad

attendere l'esito dell'impresadel verme.

Page 235: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 227

Ei cosi gligridava: Usci vincente

IlregnanteArdeshir! " Co' prodisuoi

RapidamentealloV ne andava ilduce,

Recando al nobil re le sue falangi.

7. Avi'cntum di Sh"pi"rwn hi f"fjl"ud" Mihrck 1.

Dopocotesto quandovolse in cielo

Stagionnon lungae potest"del sire^

Ebbe luce maggior,di gran mattino

And" allacaccia un di quelre sovrano,

E in essa via Shap"r^saggioe avveduto

Con luidiscese.Da ogniparteaccorseroI cavalierisuoi,si che di belve

Ei sgombrarlapianura,allorche un ampioLoco da lungisi mostr", di torri

Qual era pienoe di castellie d'orti

E di palestre.A quelvillaggiocorse

Shap"rallorae dalla via dirotta

Discese allama^ion del bors^omastro

Del villa2:u'ioremoto. Era un giardinoAmeno e verde in quellacasa allora,E ilgiovinettoin quelbel loco verde

Penetr" ardito.Vide una fanciulla

Come candida luna. Ella in un pozzo

Per la rota volante ilsecchio intenta

Era a calar; ma ratto che scoverse,

Ella che goteavea di bianca luna,IIvolto di Shap"r,venne correndo

E fece auguri.Lieto sii,beatoE ridente mai sempre, elladicea.Senza periglia tuttiglianni tuoi!

Ed or, n" dubbio v'ha,cruccia la sete

Iltuo destrieroe d'ogniparteintorno

Acquesono salmastre al nostro borgo.Ma in questopozzo " un' acqua fresca e

[dolce;Deh !lasciaadunquech'ioper te ne attinga!

Candida bellamia, Shap"rle disse.Perch" ti crucci in questodir? Son meco

Uomini servi ed ei mi attingerannoD'esto pozzo dal fondo un'acquafresca.

Dal garzoncelloin altraparteilviso

La fanciullarivolse e and" lontana

E su laspiaggiadel ruscel si assise.

A un paggioalloradisse ilprence: Reca

Un'idria tu, poitraggimidal pozzo

Dell'acquaun poco. " Udiva ilpaggio,e[accorse.

Era una corda su quelsecchio e in alto

Una mobile rota. Allor che ilsecchio

D'acquafu pienonel profondopozzo,S'accese ilvolto di quelpaggio;graveEra ilsecchio davver,n" dal profondoPotea salir.Prence Shap"raccorseRapidamentee mormorando al paggioMand" tal.voce : Oh ! tu che d'una donna

Vali met",forse che una fanciulla

Questosecchio non trasse e la sua fune

E la sua rota? Dal profondopozzoCopiad'acquaellaattinse,e tu quiseiAfliiticatoe travagliosoe d'altri

Chiedi l'aita." Cosi venne e prese

Dal suo vallettola ritortafune;

Ma grave l'opraa luiregnante! Allora

Che dall'urna gravosa egliebbe e vide

Travagliotale,benedisse a quellaVagafanciulladal leggiadrovoltoIn (fuestiaccenti: Chi lev" cotesta

Urna si grave, di regalsemenza

Egli" davver ! " Ma ratto ch'ei traea

Ilcolmo secchio,la fanciullaaccorseE con amor f"'voti e augurie disse:

Vivi beato fin che tempo in cielo

Si volger",sempre ti sia maestra

Alta prudenza!Oh s" ! per quellaforzaDi Shap"r,d'Ardeshir figliobennato,L'acquenel pozzo, n" v'ha dubbio,in latte

Mutansi tosto ! " 0 bellamia qualluna,A leiche accorta gliparl",richieseIlgiovinetto,come sai,deh! come

Che Shap"rquison io? " Questanovella,Colei rispose,bene udii dal labbro

Di veridiciun di,che valoroso

E Shap"rgarzoncel,di forza ricco

Qual d'elefante,come azzurro fiume

In liberalo-randezza.In sua statura

(1) Per questo passo vedi il paragrafo 23 del capitolo.(2) Il re Ardeshir.

(3)Il figliodel re Ardeshir.

Page 236: Storia della Poesia Persiana

228 Al'l'ENDlCE ALLA POESLV UOMANZKSCA

Etili(''cipi'essue di I'citoha le membra,

Simile a re Belimeli ^ in tutte eose.

E Sliap"rle dicea : vaga raiicinlla,

Vagaqualluna,dimmi ilver di quantoIo chieder". Qual sia tuo nascimento

Mostrami aperto,che ben chiari segniDe'Kaymonarchi 2 "nno sul viso tuo.

Figliason io del capo del villaggio.Colei rispose,|)erci"appunto e bella

E fortemi son io. " Mai la menzogna,

Shap"raggiunse,innanzi ai l'e non prendeLuce e splendor3. Col volto di leggiadraLuna, fanciullache lavoriai campi,Certo non " con taleaspettoe tale

Avvenenza e belt". " Prence, glidisse

La giovinetta,(piandoallamia vita

10 trovigrazia,ratto che giustiziaDel re dei re contro allosdegnoottenga*,S" tidir" del nascimento mio

Veracemente. " Nei nostri giardini,Shap"rle disse,contro a' nostriamici

La vendetta non cresce. Or dimmi adunque,E sgomento per me dentro al tuo core

Non albergar,non per quelgiustosireInclitoe grande." Per la giustavia,

Dissegliallorala fanciulla,sappiCh'io di Mihr"k, dell'infeliceproleDi Nush-z"d, son la figlia.Accorto e pioTal quim'addusse picciolettae a ipiestoDi castellisignor,ricco di pregi,Si m'affid".Ma per timor di quelloInclitore d'Iraniatua, quifuiA trar l'acquacostretta e a serviistato.

.Vnd" Shap"re investig"quelloco,Fin che dinanzi a luistettesiin piedi11signordel villaggio.Or tu mi dona,

Dissegliilprence, questatua fanciulla

Di si leggiadrovolto e in testimonio

Ilcieltiprendiinci"."Conformeal cenno.

Gli die la figliade' villaggiilsire.Secondo ilrito di chi ilFuoco adora.

8. Prudenze di Beluaiii-jjoralla caccia ^

E avvenne |ioiche un di,senza sua scorta.

Con quella,di liutosenatrice.Di cacce a un loco and" Bebr"m. Aziuleh

Della greca fanciullaera ilbel nome.

Che ilcolor di sue gote era davvero

Qual di corallo.Su l'erettaschiena

D'un dromedario corridor sedea

Prence Behr"in con quellagiovinetta,Pari a cipresso,che teneasi in mano

Un suo liuto.Ell'eradi quelforte11 sollazzodel core e il suo desio

Veracemente,s" che ognor sul labbro

Il nome egline avea. Della sua caccia

In quelgiornobeato eglirichieseFu dromedario e n'adorn" la schiena

Di broccati lucenti.E ne pendeanoQuattrostaffee per altie bassi lochi

Eglicorrea. D'argentoeran due staffe

E d'oro l'altre,e fulgidadi gemme

Era d'esse ciascuna. Anche di sotto

W suo turcasso avea Behr"m un arco

Da lanciarglobi,che quest'uomgagliardoD'ogniscienza parteavea cospicua.Di gazzelledue coppieinnanzi a lui

Vennero a un tratto,e ilgeneroso allora

.Vd Az"deh si volse e cos" disse

Con un sorriso: 0 bella mia qualluna.Come teso avr" ilnervo all'arcomio.

Come dell'arcone l'anelloilpolliceAvr" inserito,qualdegg'iocon questaPunta mortale abbattere sul campo

Fuggitivagazzella?" giovinetta

La femmina, ma vecchio " ilsuo compagno.

Uom leonino,Az"deh glidicea,Non cercano battagliai valorosi

Con le gazzelle..Alatu fa di volgereC-on la ina freccia la femmina in maschio,E mutisi cosi per la tua freccia

11 vecchio maschio in femmina. .Ma jioi.

(1) Uno dei re dell'epopea])ersiana,figliodi Guslit"sp.

(2)Anticlii re dell'epopea persiana.Vedi il paragrafo 26 dei capitolodella

poesia epica.(3) Cio" non alteccliisce mai, non trova mai fede.

(4)Il re dei re, cio" Ardeshir, era crucciato con Mihrek, padre della fanciulla.

(5)Per questo passo vedi i paragrafi12, lo e 43 del capitolo.

Page 237: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV KOMANZESCA 229

Quando si premleniiidalle tue punteLe gazzellelorfuga,e tu veloce

Ildromedario a correre sospingi,Da l'arcoposciade' rotantiglobiLibera un colpo,si che la gazzellaL'orecchio suo su l'omero reclini

Rapidamente.Per l'insertogloboL'orecchio a stropicciarsiellaIlaprontaE per toglierdolor lever."ilpiedeFino all'omero suo. Con una puntaIlpiedee ilcapo con l'orecchioallora

Tu passerai,se pur tu brami e vuoi

Che onor del mondo io tiproclamie dica.

E Behram-g"rall'arcosuo tendea

Ratto la corda e peltranquillopianoUn tumulto destava. Entro al turcasso

Una frecciasi avea di doppiapuntaQualeei serbava per ferocibelve

Del deserto;ma allor,tosto che in fugaSi volgeanle gazzelle,ei,di gagliardiPrence animoso, con quelduro strale

A doppiapuntavia scliiant"dal capo

Rapidamenteamlie le corna al maschio.

Si che di lui meravigli"la bella.

Ma ilprode,poiche ratto in quell'istanteQual la femmina sua divenne ilmaschio

Al cader di sue corna dalla fronte

Per le due punte,de le corna al loco

Due dardi conficc" su l'ertafronte

Della femmina si,qual" costume

D'espertocacciator.Cosi due punteSulla fronte di leifurono al loco

Delle due corna, e rubicondo intanto

Le si f"'ilsen pelsangue che sgorgava.

Ma Behn"m incit"subitamente,

De le gazzelledietro a l'altracoppia,11dromedario e pose un picciolgloboNella cocca dell'arcoa lanciar globi,Indi ilcacci" con un maestro colpoD'una gazzellaentro l'orecchio.Questo

Era si colpoch'eigradiva,e questo11punto del colpirqualeci scegliea.Che tosto stropicci"l'orecchiootlesoLa gazzellacol piede,e il valoroso

Una frecciaincocc" sull'arcoadunco

Che da Ci"ci ^ venia. Cosi,scagliando,Ei le passava con queldardo acuto

E testa e orecchio e pie.S'ebbe rancura

Per la gazzellain cor la giovinetta.Disse ilprence : Quand'iolebelveagresti

Atterro al suol,ben mille io si ne atterro

In quellaguisache vedesti." Oh ! certo

Ahrim"ne sei tu, la giovinettaDissegliallor;se no, come potrestiIn talguisaatterrar? " Stese la mano

Behr."m allora e leida l'ardua sella

A capo in gi"precipit",battendola

Contro ilsuol duramente,indisospinseIldromedario sopra leiche volto

Avea di luna,e dentro al sangue suo

Le mani e ilpettole sommerse e quelloLiuto ancora, e disse: 0 stoltadonna,

0 sonatricedi liuti,questaIatturain me perch"cercar fu d'uopo?Che se fiacco,nel trarre i dardi miei,

Stato si fosse ildilatardel pettoE dellebraccia,dal fallitocolpoOnta avuta si lavrial'altamia stirpe!

D'allora in poi,da che l'avea calpestaDel dromedario sotto al pi",fanciulleMai pi"allacaccia non men" con seco.

Con una scorta di guerrierieletti

Da l'ertafronte,a un'altrasettimana,

Di caccia al loco and" Behr"m,con falchi

E con segugi.L", vicino a un monte,

Leone eglivedea che d'un "n"groDilacerava ildorso,e ratto ilprodeAll'estremo dell'arcosi tendea

Il nervo e con ardor balzava in sella

Ed incoccava di tre penne all'arco

Un dardo acuto. Ei trapass"con quelloIl core dell'onagroe del leone

Ildorso eretto,e di lor sangue intrise

Restar le belve,sopra il leon fero.

L'onagrosotto a lui,confitteinsieme.

La settimana che segui,sen vennero

E Nom"n e Muuzir^ per l'aspraviaDi caccia al loco con [{ehr"in.Recavano

(1) Citt" celebre nell'epopeaper i suoi archi.

(2) Due principiarabi di Hira che avevano educato in loro casa ilgiovane Behr"m.

Vedi il paragrafo li del capitolo.

Page 238: Storia della Poesia Persiana

230 Al'l'ENDlCE ALLA POESIA HOMANZESf.A

Molti Arabi famosi in quellaterra,E per essial garzone era dischiusa

Via di male o di ben. Munzii' volea

Mostrasse Behrani-g"ra quelliinnanziAlta destrezzain cavalcare e quellaSua forzagrande.Videro ben tosto

In loco apertodi velocistruzzi

Uno stuolo,e ciascun qualedisciollo

Dromedario correa. Ma come vide

Gli struzziappostilieliram-g"r,balzava

Qual tempestadel cieloimpetiiosa,E l'arcostropicci"fra lo sue mani

Con un sorriso e dentro allacintura

Quattrosi conficc" lucenti frecce

In duro legno.Ad una ad una all'arco

Ei si le appose perch"ai feriaugelliEi potessetroncar la dolce vita.

Con la frecciaseguenteegliscalfia

Della primale penne al loco infissa,

Che ilcacciatorcosi colpisce,e questaPi" in gi"diquellaquantospesso " un ago

Davvcr non era, n" pi"in su di questoEra queldardo suo. Venne ogniprodeInclitoin armi, e si not" che i colpiDel regiocavalierd'un solcapelloNon erano tra lor quividistanti.

Munzlr grid"benedizioni a lui

E gridaroncon lui tuttigliastati

Qualieran l",di pugne amanti,e ancora

Disse lietoMunz"r: Lieto son io

Di te,signor,come vivida rosa

A primavera.Deh! non sia che mai

La luna tua si scemi i e che si fiacchi

La persona tua bella ed avvenente!

Come torn" Munz"r alle sue case,

Per l'ehrc"msire l'anima sua grandeAgliastris'elev".Molti pittoriIn Yemen ei cerc",si che adunarsi

Alle sue portei pi"prestanti.Allora,Ei comand" che in nobile disegnoSopraun sericodrappodipingesseL'arteficecosi quelfataicolpoDi Behr"m co'suoi dardi. Un cavaliero

Dipingereei dovea qualveramenteEra Behr"m con quegliomeri suoi

E con quelbraccio,con un alto e forte

Dromedariodi sotto e ilfierocolpoMeraviglioso,con quell'arcosuo

Da lanciarglobi,coi leoni suoi,Con le gazzellee con gli"n"grie quelloDilatar del suo pettoin trar le frecce,

Col valor della mano e con la forza,

Con glistruzzicosi,con ildeserto

E quelcolpirdi sue saette. In foglioDi seta rilucenteera cotesto

Con bruiiu inchiostrodisegnato.AlloraAl re d'iraiiia un cavalierspediaMunzir, e queirimmagineinviava.

A Yczdeghirdcome gingnevailmesso,Tutta la schiera de'gagliardiintornoAl foglios'adun". MeravigliaroTutti in anni i famosi e gridarlodiA Behr"m giovinetto.Oh! da quelgiorno,Ognifiatache valor mostrava

Il nobile garzone, al re d'Irania

Mandavasi di l" l'acconciaimmagine.

9. Belir"m rapiscela corona reale

tra " leoni ^.

Aff"davasialloraal sacerdote ^

Il trono e ilserto,ed egliallapianuraUsci dalla citt"con la sua sorte

Vigilee amica. Gnsteh"m valente

Due leoni s'avea ferie gagliardi.Avvinti a una catena ei si liporseAl sacerdote,ed i vallettisuoi

I leoni ti'aean di sanguinoseBattaglieamanti. Oh si ! chi liadducea

Forsennato sembr" per la paura!A piedel trono di lucente avorio

Li avvinscr poi,deposerla corona

Dell'avoriosplendentead un de' capi,E stavasila gente a riguardareE il trono e il serto e qualsaiia l'impresaDi quell'uomche fortuna avea ju'opizia.

(1) Cio" non cessi mai la tua lieta fortuna.

(2) Il re di Persia,Yezdeghird,padre di Behr"m.

(3)Per questo passo, vedi il paragrafo 11 del capitolo.

(4) Al rappresentante dell'assemblea dei sacerdoti (magi)e dei principi,dei quali

uno era Gustehem, che si ricorda pi" innanzi.

Page 240: Storia della Poesia Persiana

-232 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

E in quelconfine,ed era al mese appuntoDi Az"r 1 propiziola giocondafesta,Nel giornodi Ser"sh,qnandoquelforteDi re dei re la dignit"si preseE buono stato ed operar leggiadroDa quelgradocercossie da queltrono.

10. Avventura di re Behr"m

con Abraham ifiudeo-.

Nascostamente allorda le sue schiere

Behr"m sitolsee venne alladimora

Dell'avaro Abraham. A quellaportaEglibatt",poidisse : Io sou rimaso

Indietrodal mio re, quand'eired"aDalla sua caccia.E la notte sorvenne

E la via non conosco e non potreiIl prence mio trovar con la sua schiera.

Ma se, per questanotte, in questacasa

Ospiziotrover",non sar" alcuno

In travaglioper ine. " Ne andava allora

Nella presenza d'Abraham ilservo,

Cose che udite avea da quell'illustre,Diceagliintento,ed Abraham glidisse :

Di ci" non t'atTannar,ma glirispondi:" Ospizioquinon avrai tu ". " Ne andava

L'apportatordi quelmessaggioe al prenceCosi dicea : Non " per te quilocoA riposar." Rispondial tuo signore,Behr"m dissegliallor,che non " modo

Ch'io di quim'allontani. In questanotte

Ospizioti chiegg'io,n" per alcuna

Cosa ch'" tua,tiapporter"disagio.Come l'ud",ne and" correndo ilservo

Da presso ad Abraham. Per questanotte,Ei disse,dilungarda (|uestacasaNon vuole ilcavalier.Lungo divenne

Il far jiarolee ilfar consiglioseco.

Va senza indugio,Abraham glirispose,E di'a coluiche angusto" illoco. Povero

V'ha sua stanza un giudeoche con la fame

Passa la notte e nudo su la terra

Sonno siprende." Eisi(liccaiiu,e intanto,

Se ospizionon avr", Berh"m soggiunse,Nella tua casa e se ti fa disaixio.

Su questaportadormir" ; non chieggoStanza nessuna e per nessuna cosa

Altroconsiglioho in cor. " Deh! cavaliere.

GridavagliAbraham,che ami la pugna,Tu in travagliomi poniin fieraguisa.Che se tu dormi su la portae alcuno

D'alcuna cosa tideruba,in grave

Turbamento perci"mi condurrai.

Entra dunque in mia casa ove tisia

Angustoilmondo e misero il tuo stato

E derelitto,con talpattoin priaChe nulla tu da me dimanderai,Ch'io non posseggo, per la morte mia,Non un lenzuol,non un mantil. " lUsposeBehr"m allor: Deh! tu cortese e buono!

Ma te in disagionon terr",che bastami

Per loco mio la portadi tua casa,

L" 've senza sonaglie senza gridaFar" la scolta." Ed Abraham allora

Ebl)esipienadi pensierla mente

A quelsuo dir. Davver! quell'almasua

Parve una selva di pensieri! IntantoIn suo core ei dicea: Gi" non dilungaDalla mia portacotest'uom protervo,Ed io mi penso che del suo destriero

Cura soverchiaegliha. "Gridava ancora:

0 gagliardoche eretta hai la cervice,Il tuo molto parlarm'ha il cor trafitto.

Ma se cotesto tuo destrierla terra

D'orina e fimo sparger",se mai

Infranger"un matton della mia casa.

All'albafuori tu trarrai quelfimoE scoperaila casa, e rimmondizia

Nel campo recherai. Darai tu aiu'ora

De' mattoni che ilfuoco un di cuocea,

L'intero prezzi!,v lo darai uelTora

Che saraidesto dal tuo sonno. " Il pattoSi ticonfermo,Behr"ui disse,e pongoIn pegno ilcapo mio per questiolTici.

Cosi discese e ilpalafrenoavvinseCion le redini sue, trasse dal fodero

La spadaacuta e su la terra stese

Lo strato dcirarciou,rarcioii si tolse

Per origlieree l" gittossi,e intanto

Stavan sul nudo suol scoverli i piedi.

(1) II mese di Novembre.

(:2)Per questo passo vedi i paragrafi12 e 41- del capitolo.

Page 241: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA 233

Chiuse iliiiiideola portade la casa

E la mensa rec",sedettepoiA prendercibo. 0 cavaliero,ci disse

A principeBelir"m,questasentenza,Udita che l'avrai,serbatiin mente :

" Mangiasial mondo chipossiede,e quandoCibo non ", stassia guardarchi mangia".

Disse Behr"m allor: Questa sentenza

Da vecchie isterieintesigi",ma in oggiManifeste vid'iole udite cose,

Qualidicestia sentenziar conforme

D'antico saggio." Rec" vino allora

E si ne bevve a saziet"ilgiudeo,E pelvino giocondoin lui s'accrebbe

Una strana allegria,(iridavaintanto:

0 travagliatocavalier,tu porgiL'orecchio intento allasentenza antica:

"i Mangiaqueiche possiede,allor che ap-

[pongaCibo sul desco,e rende graziea questoPossesso suo. Di chi possiede,il core

Sempre" sereno, e le monete sue

Gli son dinanzi qualcorazza; e quegliChe non ha,se ne sta con labbro asciutto

Cosi come sei tu digiunoancoi'aA mezzanotte "

.

" Questo gran portento,Behr"m glidisse tosto,oggiben vidi.S" che fiad'uoporicordarlo.Intanto,Se lietofinedalla coppa tua

Ottieni un d",feliceilbevitore.Felice ilvino e quellacoppa allegra!

Quando sul monte sollev"suoi ra"4gi,Come trafieri,questosol splendente.Dal breve sonno rapidolevossiPrence Behr"m. Pose la sellaal suo

Destrier veloce.Deh! qualsella!Un arido

Guanciale era per lui! Ma venne allora

Abraham e glidisse: 0 cavaliero,

Nelle promesse tue non seicostante.

Dicestigi": " Di questopalafrenoIo con le scope d'un sol tratto ilfimo

Via spazzer"". Ci" che dicestiadunque.

Tu spazza e portafuori.Ecco! a disagio10 quimi son per l'ospitenon giusto.

Va,glidisse Behr"m,recami un servo

Che delle vestisue nel grembo accolto

Portisiquestofimo. E per ch'ei rechi

Le immondizie di fuori e si le portiDalla tua casa allacampagna, un dono

Con oro glifar". " Deh! che nessuno

Ho qui,ris[)osegliAbraham,che questeBrutture scopie fuor le portie dentro

Alla fossa le getti!Or tu quelpattoChe meco festi,allabugianon volgere,Che non " bello ch'io ti ciiiamiingiusto.

Come ascolt"quelleparolesuePrence Behr"m, ad un pensiernovelloDie fondamento. Dentro a un suo calzare

Stava nascosto piendi muschio e d'ambra

Tutto di seta un bel sudano. Fuori

Ei si lo trasse e quell'accoltofimo

Sgombrandoin esso, lo gitt"di fuori

Con le immondizie nella fossa.Corse,Corse alloraAbraham, rapidamente11sudario raccolse,e ne stupiaPrence Behr"m. Davver! disse al giudeo.Se il nostro sire avr" senior giammaiDi tua grandezza,accorto ospitemio,Quaggi" nel mondo ei ti far" disciolto

Da ognigrave bisognoe sovra i prenciInclitogradoti dar"! " Ci" detto,

Ei si part".Sen venne allaregaleDimora sua, ci" che pur far dovesse

Tutta la notte a ripensar.Ma in quellaNotte,in le stanze, per pensierisuoi,Sonno ei non prese!Egliridea,ma parteNon f"'ad alcun dell'altosuo secreto i.

11. // rillafiij"odistrutto e riedificato2.

Al primo albor del terzo giornoandava

Prence Behr"m della sua caccia al loco,

Eglico' prodisuoi. Da mano manca

Horm"z ministro glivenia,da destra

(1) Il re Belir"oi,al giorno vegnente, chiam" a s" l'avaro giudeo,glisi fece cono-scere

per l'ospitedella sera antecedente, e, togliendoglile mal avute ricchezze,le

diede ad un povero acquaiolo,detto Lanbek, che l'aveva generosamente ospitato

alcuni giorniinnanzi.

(2) Per questo passo, in cui si racconta di un tentativo di socialismo,vedi i para-grafi

^'ife 45 del capitolo.

Page 242: Storia della Poesia Persiana

23i APPENDICE ALLA POESL\ IlOMANZESf, A

Di nobile consij^liuilsacerdote,

Qualia narrargliportentoseistorie

Erano intenti,e di Gemshid antico

E di Fred un tenean parolei. Innanzi

Eran cani e cervierie falchiarditi

E falconireali.In cotalguisaBreve ei rcndea del giornolungoe lento

Il gravoso durar. Ma quandoilsole

Tocc" splendented'estociella volta,In nessun luogodi gazzellee on"gi'iOrma ei scoverse; e poiche l'otYcndea

Questofulgidosol co'rai cocenti,Di sua caccia dal postoei fea ritorno

Corrucciato del cor. Ma un verde loco

Vennegliinnanzi allor;pienodi case

Era e d'uomini pienoe di quadrupedi,E molti in su la via da quelvillaggioScesero in follae vennero all'incontro

Delle sue schiere a riguardar.NessunoBenedisse al suo re; detto tu avresti

Che ({uaigiumentierano avvinti al suolo

Tutti cotesti,e pienod'iraintanto,Pien di corruccio ilre del mondo, tlera

Di scender nel villaggioentro al suo core

Una brama si avea. Per" si dolse

Di quellagenten" le volse un guardoCon un atto benignoe al sacerdote

F"' in suo disdegnoquestidetti: (Mi ! possa

Cotesto loco,sciaguratoe infausto,

Di belve agrestie di selvaggieliere

Diventar nido,e come pece torbida

L'ac(|uadiventine' ruscellisuoi!

Quale fosse ilvoler del suo signoreConobbe ratto ilsacerdote,e tosto

A (luelvillaggiodalla via discese.1 Oc?

Agliabitantieidisse : Oh ! ipiestoloco,

Ch'" verde e piendi fruttie di(piadrupediE d'uomini cdsi,[iiac(|ueal signoreDi'tnttii re, prence l"chr"m,che imovo.

Dolce desio l'iposein esso. Or voi

Tutti principiei fa d'un tratto e insieme.

Perch" poid'esto borgoameno e bello

Facciasi una citt".Donne e fanciulli.

Prenci voi siete in ipiestoborgo,e d'uopoiNon " che alcun di voi sei'va e obbedisca.

Arteficiche vivon per mercede,

E signoridi case, ecco! un sol gradoIn questo loco abbiansi ornai. Voi tutti,Uomini e donne e teneri garzoni,D'esto villaggioprincipisarete.

Da quelborgoopulentoaltolevossiDi gioiaun grido,che principitutti

Eglierano davver,paried eguali;Uomini e donne e servi per mercede

E famiglicosi furon di pari

Consiglioe potest"col lor signore,E tosto che i pi"giovanidel borgoDa ognitimor furon disciolti,al prenceDi lor villaggiorepentinie prontiKecisero la testa,indi fra loi'o

S'accapigliar,versarono dovun(pie,Ed in luoghiinaccessi,ilcaldo sangue.

Come poisi lev" tanto scompiglioIn (piellocoabitato,all'improvvisoTutti dal borgopresero la fuga.Abbandonando i vecchi affranti,nullo

Stromento intatto a lavorar campagne

Lasciato l",non fruttie non arnesi

E non armi di guerra. E desolato

E tristoaspettoquelbel loco assunse,

E seccaron le pianteed i ruscelli

Best"r senz'onda. Fu deserto ilpiano,F"r le case deserte,che fuggiteN'eran le genticon le bestie ancora.

Poi che un anno pass",quandoritornoF"' [H'imavera,a (|ucllaparteandavaL'iranio sire '2

per la caccia,e allora

Cii'egligiunsea quelloco anu'm) in priaE fiorentee beato,in riguardandoNulla trov" che integroh"sse. Vizze

Eran le piantee deserte le case.

Senz'uomini la terra e di (piadiMipediVuota all'intoiaio.Pallida si fea

Di principeBehr"in pei'ci" la gota,

Si ch'ei temette dell"Eterno e pienoFu d'acerbo dolor. Vi volse e disse

Al sacerdote: Deh! Huzbili,(|ualmaiSventura " ipii! Deserto " il loco ameno!

Ma tu va tosto e co' tesori miei

Bendilo coltoed abitato,adopraChe d'ora in point)n veggasiraiu'ura.

hcl Vi' dei regidal cospettoandava

(1) Antichi re dell'epopeapersiana.Vedi il capitolodella poesiaepica.

(2) Il re Behr"m.

Page 243: Storia della Poesia Persiana

Af'I'KNDlCE ALLA FM"ESLV ROMANZESCA 285

11 sacerdote e rapidoscoiideaA quelloco deserto. Ei s'afl'rettava

Da questoa quellode'villaggie alfine

Inoperosorinvenia sul loco

Vn vecchio stanco. Gi" discese a terra

Dal palafrenoe fc'cai'ezze al vecchio

E a s" d'accanto ilfece assiso e disse:

Antico sere, deh ! chi mai rendea

Cosi deserto questoloco ameno?

Un di,rispose,f"'passaggioil prenceDa questaterra nostra, e venne allora

Un sacei'dotesenza senno; eglieraDi (luegl'inclilisuoi che non dan frutto.

Che disse a noi : " Qui tuttisieteornai

Signorie duci. E vi guaixlateancora

Da far stima d'altrui.Tutti ed insieme

Prenci sietedel loco. Or de' sovrani

D'un tempo sietevoi,uomini e donne,E imperantie signori". Ei cosi disse,

E ratto di scompiglioe di tunmlto

Pieno and" qnestohorgo.Oh! di rapineAnche fu pienoe di morti e di colpiMortiferidi legni! Amico a quello,Come eglimerta, sia dal cieloIddio

E rinnovinsi a lui rancura e morte

Ed amhascia di core in sempiterno!A peggiorstato volgeornai frattanto

Condizion di questoloco,e tale

Egli",che lagrimardi noi s'addice.

Per quelvegliardofu d'angosciapienoSacerdote Ruzbih;f"'inchiestae disse:

Quale" ilduce divoi? - QuestarispostaIlvegliardorendea : L" 've ora crescono

Erbe e sementi," il nostro duco. " Oh!

[dunipie,Ruzbih (lissegliallor,prence tu sii

In questo loco.Deh! siitu qualnobileSerto allafronte in l'opretue leggiadre!Dal tesoro del le chiedi monete.

Chiedi sementi ed asini al lavoro,E bovi e merci,e tragii'iognun che vogliaIn questoborgolavorai'.Saranno

Quellii tuoi servi e sarai tu signore.}th tu frattanto al vecchio sacerdote

iNoiiimprecar,che le parolesueNon disse giustailsuo desire. E quandoVogliatu alcuno aiutatorda quellaDel re diuuu'a,a te sani ch'io'Iu"andi.

Tu. (|uantccose vuoi,da me lichiedi.

Ratto che udi quellei"arole,ilvecchio

Si f"'gioiosoe dall'anticoadanno

Si liber".Corse allacasa intanto

Ed uomini rec" hi sui ricetti

Dell'acqueaccoltee cominci" la teri'a

A coltivar,tutti i continisuoiA correr prese. Furon chiestiallora

Dai viciniabitantiasini e bovi

E acconciamente ognicampagna intorno

S'ordin" ratto. Il vecchio intento e i suoi

Coloni tutti,con gran studio e cui'a.

Posero in ogniloco alberi molti,E quand'ei,lavorando,un campo ancora

Volse a fi'uttificar,gioiosofeceIlcor d'ognunch'era in que'lochi.Allora,Quanti un giornofuggianda que'confini.Lacrime di dolor gi" da le cigliaVersar compunti,e come poinovellaAnche si sparse dell'ameno loco

E della cura del longevosire,Tutti al villaggioritornarfestosi

E quelborgoordinar novellamente

E i ruscellisgombrar..MoltiplicarsiNe' seminati campiasini e bovi

E pecore e galline,e ognun piantavaAlberi ovunque, e illoco in priadeserto

Qual paradisodivenia leggiadro.Al terz'annoche giunse,ecco !fu adorno

Tutto ilvillaggioe tutte del suo duce

ProsperavanoTopi'eoneste e liete

Per la sua cura. E quandogiunsetempoDella giocondaprimavera,ilprenceAi campiscese della caccia,e seco.

Sire de' sacerdoti,era pur anco

Ruzbih. Come al villaggioambo venicno,

E riguardavaBehram-g"r,e intanto

Pieno di coltie di giumentil'ampioLoco intorno vedea. Levate al cielo

Erano altele torri e di giovenchiE di pecore pienoera ilvillaggio,E v'erano acque e v'erano giardiniE messi e campiseminati;ancoraDi tulipanie di fiengrecoi monti

Eran copertie per limonti attorno

Capreed agnellisi vedean dispei'si.Che veramente la montagna e tutti

Sembravano ((ue'campiun paradiso.Disse Behr"ni alsacerdote : Oh !dunque

Che mai fosti,o Ruzbih,se desolato

Page 244: Storia della Poesia Persiana

236 VPPENDICE ALLA POESL\ [{OMANZESCA

Questoborgon'and" verde e fiorente?

Ne uscirono dispersiuomini e bestie

In ogniparte.Etl or, clicdestimai,Se al tuo stato di priatornava ilborgo?Dissegliallora ilsacerdote : A un solo

Motto ch'iofeci,rovin" l'antica

Citt"d'un tratto,e per un motto solo

Ridivenne tlorenteilboi'goameno.Cosi ne andava L;iubilantee lieto

Del re d'Irania il coi'. Ouesto mi disse

Il mio prence e signor: a Cotesto loco

E verde e ricco per monete accolte

E per tesori tu distruggi". Ed io

M'ebbi sgomento dell'eternoAutore

Di ipiestaterra, e del biasmo pungenteDi prencie servi.Anche vedea che quandoFa due pensieriun solo cor, siperdeSubitamente questo cor peiduePensieri avversi,come gi",se due

D'una sola citt" sono iregnanti,Mai non sar" che incolume si resti

La terra che liaccoglie.Andai,signore,E dissiai vecchi del villaggio:" Ninno

E principesu voi,di (piestaterraAbitatori.Imperanole donneE i fanciullicon esse ed i famigli,I servi tuttiper mercede e ipielliChe hanno gliortiin custodia ". AUor che

Colui divenne ch'era servo in pria,[prenceCadde recisa dell'anticoduce

Al suol la testa. Cosi dun(|ue,a un solo

Motto che feci,desolato e tristo

IIloco andava dilettoso.Lungi,Lungi furon da me biasmo d'altrui

E timor dell'Eterno.AUor che ilprenceEbbe piet"degl'infeliciancora,

Al loco ritornai,divei'savia

Per additarvi,e di l" suscitai

Un vecchio saggio,sapientee accorto

Ed elo(|uente;ei si vi pose molta

Industria e cura e f"'fiorirnovella-mente

i lochideserti,onde f"' lieto

De' tuoi soggettiilcor. Quando uno solo

E principee signor,buono " il consiglio

E bont" cresce e sminuendo cade

Ogniopra trista.Ma la via del male

A quellagenteio si mostrai copertoE secreto gi"un di,posciailsentieroLor dischiusidi Dio. Miglioreassai

D'ognigemma lucente " la parola,Quando alcuno l'adopriacconciamenteAd un loco propizio.In noi saggezzaSia qualreginae guidile sue schiere

La linguanostra,se pur vuoi che sciolta

Vada l'anima tua d'ognirancura.Eternamente giubilanteilcore

Sia del nostro signor,discioltosempreDa ognipensierodesolato e tristo!

Come ascolt"quelleparoleilsire,Evviva! disse;di regalcoronaTu seidegno,Puizbih! " Donava allora

Una sportelladi monete d'oro

A quest'uomsi veggenteed assennato,

Vecciiioe riccodi pregi.Anche apprestataGli era una veste imperiale,ond'eiFino allenubi sollev" la fronte.

12. Ai'i'enliimdi re Behr"in

con le f"filiedel mufina"o.

La settimana che segui,con prenciE sacerdotiritorn" allacaccia

Il re del mondo i, e cosi fu ch'eistette

Della sua caccia al dilettosoloco

Per tutto un mese e vin fumoso ei bevve

Con gliarmigerisuoi. La predasuaPass" misura in belve agrestial piano.In belve al monte, ed ei tornava intanto

Con gliarmigerisuoi gioiosoin core

Alla regalcitt",mentre la notte

Calava sul sentiero e intenebrava

Tutt-ala terra. Andavano que'prenciDell'esercitosuo per loi'sentiero

Di regiantiquiraccontando istorie,

Quando l'inclitore scorse da lungiSplendienteuna vampa, in ipiellaguisaChe nella festadi P"ehm"n - l'accende

Un re sovrano. Volse a quellaluce

(1) Bebr"m a cui Firdusi d" il titolo degliantichi monarchi dell'epopea,di re del

mondo.

(!2)Festa del secondo giorno del mese di Behmen, in cui ilsole entra nell'Acquario.

Page 245: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 237

Subitamente ilre dei rei;iilvdlto,

E tosto ili(jiiellajiarleun burinoameno

Gli si scovri. Dinanzi a quelvillai;-i,MOUn mulino eii,iiscorse, e innanzi a quello1 magnatisedean,qua e l"dispersi,Del solitarioborgo.Ancbe dinanzi

A quelfuoco lucente eran fanciulle

Glie in quelcontine della terra amena

Erano intente a celebrar la festa.

Avea d'esse ciascuna in su la fronte

Un bel serto di rose e in ogniparteStava assiso un cantor. Cantavan tutte

Di battagliedi re ballateadorne,

E d'esseognuna, or questoor quell'istante.Apprestavanoun'altra,ed eran tutte

Gon bei voltidi luna e con ricciuti

I lor capellie di muscbio odoranti

E di arguta favellaarmoniosa.

Del mulino dinanzi da la porta.Steso sull'erbacon gioiosocoreUn bel tappeto,di purpuree rose

Gon un mazzo nel pugno, ellesi stavano,

Quasi ebbre invero per la gioiae ilvino.

Da quelloco di festaalta una voce

Hisuon". L'aura " questa,una dicea.Di principeBebr"m ! Forza ed amore

Ei si possiedee maest" sovrana

E nobil volto; questocielrotante

Keggesi}ierluisol.Ben tu diresti

Ghe stillada sue gote un vin purpureo,

Ghe vien fragranzada' capeglisuoiDi puro muscbio. Son leoni e "n"griLa sua predasoltantoed in Irania

Altridi Behram-i;"r"lias;niustailnome.

Della terra ilsignorcbe bene udia

Oneste lor voci,volse le sue redini

E ver quelloco s'avanz". Da quelleVagliefanciullecome tosto ei venne,

IIluogoriguard"da questoa quelloGonfine suo. Vedea come quelcampoDi vaghissimedonne ingombrofosse,Si che toltoglifu del ritornarsi

Alla citt"ilsentier.F"' cenno allora

Ghe i coppieridel vin dalla sua via

Recasser vino e bevitoria lui,Prence sovrano, ed apportavaun nappo

Di fulgidocristalsubitamenteIl coppieredel vin,ponealoin mano

A Behram-g"r.Ma quellecbe pi" illustri

Erano per belt"fra le donzelle,Ed eran quattro,da la turba uscir";

Una era .Musbkin"z,.Muslikiiickl'altra.La terza Nazit"b,Susn"k la quarta,E venner tutte saltellandoinsieme,Prendendosi allaman, della personaAlte cosi,(jualdolce primaveraNelle gote fiorenti.Elle cantaro

Una ballataa re Bebr"m, sovrano

D'alto saper, d'altodesio. Ma intanto.Poi che per esse era caduto in core

Un turbamento a lui,quellesi vagheQuattrol'anciullea inchiedere si fea

Behram-g"rdisi'oso:Oh! chi son mai

Questefanciulledi rosate guancie,E perch",per accendersi talfuoco.Elle si stanno qui? " RisposealloraUna fanciulla: Gavalier gentile,Ghe di cipressohai nobile statnra.

Gliesomiglia Bebr"m nostro signoreIn ognicosa tua,vecchio mugnaio" ilpadrenostro,che su questimontiLe belve atterra con sue frecce.E tosto

Ritorno eglifar",che tenebrosa

" gi"la notte e per l'ombre vincenti

Fatti saranno gliocchi suoi gi"torbi.Nell'ora istessa,scese gi"dal monte

Il muafnaio e rec" la selvag2;ina

Gon la sua scorta. Ratto ch'ei scoverse

Prence Belir"m,la terra con la gotaInchinossi a toccar,quindisen venne

Gon sgomento e terror. F"' cenno allora

Prence Bebr"m che una dorata coppa

Al vecchio si porgesse, a lui tornato

Da lontano sentier.Disseglipoi:Questequattrofanciulle,che di sole

Hanno l'aspetto,perch"mai quitieni?

Di dolce sposo non " tempo forse?

Benedisse ilvegliardoe glirispose:Non han marito questefigliemie.Ben che venute in questaet".Son vergini,E in loro stato virginalson pure

E intatteancor. Ma veramente nulla

Elle hanno in terra,e pi"di ci" parolaAlcuna non dir". " Tu a me deh! cedi,

Bebr"m dicea,le quattrogiovinette,E cura d'oggiin poidi dolcifiglieNon averti\n(\mai. " Deb ! tiritraggi,Risposeilvecchio,cavaliergentile,

Page 246: Storia della Poesia Persiana

^238 ArPENDlCE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Da ci" che liaidetto! Non soii vestia noi,

Non possessi,non terre e non argento,Non giovenchi,non asini e non case.

Forse,forseavverr",Fk'hr"niglidisse,Che senza nuHa este fancinlletue

Si convengano a me. " " Dolci tue spose

Elle son dun((uetutte ([uattro,disse;

Della polvedel suol di tue riposteStanze,o signor,questefanciullemie

Schiave dicansiomai. L'occhio tuo vigileIldifettone vide e ilpregioancora ;

Elle piacqueroa te per quellaviaChe veder le potesti."

Or io,soggiunsePrence Behr"m allor,coteste quattroDa Dio santo ricevo. " Ei cosi disse

E in piedisi lev". Dalla cam|iagnaNitrir s'inteseallordi palafreni,E ilsireingiunsedi sua scorta eletta

Ai famiglicosi di addur le vagheFanciulle al gineceodel prence iranio.

Tutta si volse allacampagna a un tratto

Quellagenteguerriera,e l'atranotte

Quell'ampiostuolnell'ombre sue ravvolse.

Ebbe ilmugnaionieraviglia.Tutta

L'oscura notte che segui,pensieriNell'alma accolse,tinche disse poiAlla moglierasua: Cotesto illustre.

Bello ([ualluna in ciel,con talstatura.

Con talforza e j"oter,come giugneaDella notte per l'ombre a questoloco?

Da lungiei vide ilfuoco acceso, disse

La donna allora,e per"venne dietro

Al gioiosocantar de le fanciulle,

All'ebbrezzadel vino, al suon giocondoDi musici e cantori. " 0 donna mia.

Disse ilmugnaioallasua donna, questa

Vagaistoi'iami narra! E sar" lieto,0 sar" tristodi ((uest'oprailtuie?

Opra" questadi Dio,disse ladonna,Che l'uom non chiese gi"d'altolignaggioQuand'eglivide le fanciulle,e in core

Pensier non ebbe di ricchezze mai.

Dell'ampiatei'ra per la faccia errando,

Le";'2,iadraei si cercava una fanciulla,

Non gi"denari,non di re una figlia.L'adorator degl'idoli,se in Cina

Queste vaghefanciulleun di vedesse.

Batto le lodi sue, le sue preghiereChe agl'idolipur fa,si scorderebbe ^.

Cosi,fin che sul dorso dell'oscuro

Augellode la notte apparve ilsole

E si f"' il mondo ((ualsplendenteface,And" sermon di tutte cose, intorno

A nobilie a malnati. Allor che giorno

Si f"'la notte,del villaggi("ilsire -

Dal borgogiunsee a quell'anticovecchio

Cosi parl":Signordi bellasorte,

0 valoroso,in questanotte oscura

Venne fortuna al tuo giiancial.Davvero!

Che di tua piantailverdeggianteramo

Frutti venne a portar!Lev" glisguardi,Vide la festa quell'illustree il fuoco

Vide pur anco e le redini volse

E a questapartescese. Ed or sue spose

Le figlietue son fattee gi"son elle

Nelle sue stanze pi"scerete,al loco

De' suoi dolciriposi.Al tuo signore,Con que"bei voltie que'capeglicrespiE ilverace tuo dir,le figlietue

Assegnasticosi. Be de' regnanti,Behr"m illustre,2:enero 2'li" tuo.

Si che dovunquein ogniterra attorno

D'o^iiiin avanti t"adi te ricoi\lo.

Ma principeBehr"m questoconfine

Tutto a te dona e questatei'ra; e tu

Non avertidolor,che da rancui^i

E da timor liberouscisti. Or dunqueTu fa comandi,che ilcomautlo " tuo;

Tutti servi tislam,che di te solo

" potest".Soggettiquinoi lutti

Inver tisiamo. Oh ! quaisoggetti! Schiavi

Tutti a te (piisiam noi veracemente !

Ecco! restar di luimeravigliosiE ilmugnaioe la donna, e ilsanto nome

Ciascun d'essiinvoc" di Dio sovi'aiio.

Davver ! dicea di quelvillaggioilsire.Che findal quai'tocieltrassero sposo

Quest'almo sol ipie'vollie quelletrecce!

(1) Tanto sono belle.

{%) 11borgomastro, secondo l'antica costituzione iranica. Vedi il paragrafo 41 del

capitolodella poesia epica.

Page 248: Storia della Poesia Persiana

iUO AIM'ENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA

Avessimo per tanto onor cli'eglibave !

Una graziada lui veracemente

10 chieder",se pur non volgea vile

Cotesta impresail mio signor,(lostui

Forse potr"da l'orridoserpenteLa mia vendetta dimandar,pur ch'egliAscoltiilmio dolor,le voci mie

Ad imprecarrivolte." Ove racconti,11paggiodisse,al nobile guerrieroL'orrido caso il re ^ d'ognipi"giusto,Di lion K"ppinon vedrai tu segnoPi" mai (piaggili,se non ucciso,allora

Che i lupine trarran le membra sparte.La rogaidonna,come udi coleste

Parole acconce, n'ebbe lietoilcore,

Discioltaand" dellaperdutafigliaDall'acerbo dolor. Corse e ne venne

Del re di Cina allapresenza e tutto

Quiviridisseci" che vide e intese.

Disse di Cina ilre: Saria cotesta

Onta e vergogna in loco ov'" pur sempreUn cavalier(|ualeson io. Se detto

Sar" per noi che leon K"ppiun giornoLa figliamia si divor", fiaquestoDella mia casa in vituperio.E i|uegliDavver non sa che l'orridoserpenteAnche un monte di ferro col pestiferoAlito traggea s". Ben che di prenceInclitasia lafiglia," pur di prenceCara la vita. " Oh! la vendetta mia,La regaldonna risjtondea,per quellaCh'era pupillaagliocchi miei,dimando!

Sia di me gloriao sia vergogna, tutto

10 ridir"perch"ildesio si compia.Anche lungosu ci" tempo si volse.

Ed ellanascondea queldi vendetta

Amor feroce a tutti.E fu che un giornoFece una festail re di Cina e a tutti

Diede l'accesso i prencisuoi. Mandava,

E fattoinvito a Belir"m battagliero,Sovra un trono d'argento,allorch'eivenne,

11 f"'seder. Ma come dietro ai veli

Delle sue stanze udi le voci allegreL'inclitadonna,rapidasi mosse

Belir"m iianliardoa rivedere. Assai

Laudi glifece e ilbenedisseancoraIn (piestafoggia:Per te sian fiorenti

(vinae Turania ! - Or da te illustrechieffaro

Un mio desire. Al mio desio |iropizioE amico deh !tu sii!" Tuo gli" ilcomando,Behr"m le disse,tua la possa e ilvelie

In ci" che chiedi. " E la reginadisse:Di (|uinon lungi" un dilettosoloco.

Atto a tripudi.Al verde loco,giovaniDi Cina,al cominciar di primavera,Fanno una festa.Ma pi"in su di quellaForesta verde,quanto un trar di freccia.Tu scorgiun monte pi"che pece assai

E bruno e tetro. Su quelmonte " un drago.Onde pur sempre da sventura " colta

Onesta terra di Cina. El;I"" un leone

Ch'io K"ppidico,u" di Ini diverso

Nome conosco. Ma una figliamiaEbbimi gi"dal principedi Cina

Tale die ilsolrendealeomaggio.Un tempoA quelloco di festaellane andava

Dalle sue stanze,quandoilprence nostro

Alla caccia scendea con una scorta.

Discese allordall'orridamontagnaIl fieromostro e dentro a le sue fauci

La figlianostra si traea. Frattanto,Ad ogni cominciar di primavera,

And" a quelloco dilettosoe bello

Il re di Cina per sue cacce, e ninno

De' robustigarzoniin questa nostra

Citt"rimase,deglieroi nessuno

Inclitiin guerra quirest",ma tutti

Da leon K"ppitruculento e fero

Ebbero morte. Disert" quelcrudoLa nostra terra si fiorente. EppureCavaliei"belligeried eroi.

Atti a grand'opre,molti "nno saliti

Correndo al monte. Ma quand'eida lungiVeggonl'artigliodell'orridodragoE ilpettoe ildorso e la cervice e ilcapo

E l'irteorecchie,e allor ch'ei rugge e

[freme,

D'ogn'uomguerrieroilc("r si fende. Oh!

(quale,Qual " mai tigreo leim ti'uce o in acque

(1) Il re di Cina.

(i")La Gina e il Turan (Asia settentrionale)considerale come un solo re^'no nel

concetto dell'antica epopea persiana.

Page 249: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 241

Orrido alligatorche di lai mostro

Timor non senta? E non ardisce alcuno

Muovergliincontro,ov'cidella sua sorte

Computii casi a luipropizio avversi.

Disse Behr"m a lei:Dimani,all'alba,

Andr",vedr" pur io quellodi festa

Loco temuto. Col poterdi Dio

Che ci d" forza.Creator supernoDella luna e del sol,queldilettosoLoco di festasgombrer"dal serpe,Ratto che ilprimoalbor la via ci mostri.

(Juandomostrossi inciell'argenteodisco

Della pallidaluna,allorche sciolse

Le brune trecciesue la notte ombrosa,Gli eroi di Cina sisperdean.Ne andavano

Ebbri dal vino,e ognun si ritornava

Da quelloco di festa al suo soggiorno.Ma quandoapparve maest" di sole

Fulgidoin altoe le sue treccie attorse

La notte bruna,un suo guerresco arnese

Behr"m si rivesti,fidalain Dio

La dolcevita.Ei port"un laccio e un arco

E cento trecciedi compattolegnoE con due punteun'astalunga,fiereAtta a colpir.Come sen venne al monte

Alto e dirotto,che tornasse a dietro

De' suoi la scorta comand". Ma quandoA liouK"ppisi trov" pi"pressoIlnobile guerrier,detto tu avresti

Che soltantoper luitutta adoinbravasi

L'altamontagna. L'armi cinse ilprodeL" tra le rupie con l'attortolaccio

Balz" in arcioni.SotTregandoin priaL'arco suo forte e rilegandoilnervo.Iddio chiam" dator di graziee un fiero

Grido mand", su la ronchiosa pietraPos" la mano e da la roccia dura.Della mano al toccar,fuoco schiantava.

Entrava allorain una fonte chiara

Leone K"ppi.Dentro all'acquesue

S'avvoltolava,indi n" uscia,che quandoErano molli dell'orrendoserpe

Gl'ispidipeli,nessun danno a lui

Peano i dardi d'alcun. L'orribiIdragoAllor s'avanza e gi"desia quelprodeEntro gittarne la profondastrozza.Quando una freccia di compattolegnoL'uom valorosovibraglidi contro.

Davver! che sazio dellegiostresue

Fu lion K"ppi!Un'altra freccia ancora

Behr"m al capo gliavvent" diritta.Si che (pial'ondal'atrosangue uscia

Per la bocca dal petto.Ei ben vedea

Qual de la belva l'impetoe la possa,Onde ratto una terza e cuspidataFreccia scagli"contro agliartiglisuoi

E quartoillacciosciolsepoi.Balzava

Rapidoallorsu la montagnaeccelsa,E di l" de la belva in mezzo al pettoL'astaavvent",si che le pietreattornoAndar di sangue intrise.Ilvaloroso

Trasse laspadaallor,quelcorpo immane

Del fero serpe in due divisee ilcapoD'un colpone tronc". Qual cosa vile

Abbandonando illurido carcame.

Gi" calossidal monte e al re di Cina

Venne con fieroincesso e lietoin core.

Di lionK"ppia raccontar l'impresa.Ma gi"salitoal dilettosobosco

Era di Cina ilre con la sua donna.Ambo correndo a concitatipassiDella montagna al vertice.LevossiVoce di gioiafraglieroi di Cina,Si che fendersial gridoalto e sonoro

Detto avresti la terra. Ei benedissero

A Behr"m battaglier,gemme con oro

Gitt"rgliin copia,e al pettosuo frattanto

Forte ilserrava ilre di Cina;sempre,D'allorain poi,sirechiamollo. Al regioAlbergosuo come si rese ancora

Di Cina ilprence, messaggiersceglieaCortese e dolce e di cofanicento

D'auree monete da' tesorisuoi

Inviava un suo dono e vesti ancora

E giovinettipaggie cose assai

E da meno e da pi".Che a luivenisse

Ilregioscriba,anche f"'cenno, e un inclito

Editto ivinotar su rilucente

Foglioin seta cinese.Una sua figliaA principeBehr"m f"'sposa allora

Il nobil sire,perch"in Cina il suo

Soggiornoeglifermasse e la sua sede,Poscia una vesta,quale" pur costume

Di quellaterra,giiapprestar,per lui

Molle celatee molti cintichiesero.

A ogniduce d'Irania,ilre glidisse,Ove degnoei ne sia,questotu dona.

Di Behr"m,da (luelgiorno,altronon fue

16 " Piz7.i,Storia della poesia persiana, voi. IL

Page 250: Storia della Poesia Persiana

242 APPENDICE ALLA POESL\ FU)MANZESCA

Cura 0 pensieroche cacciar per boschi

E prendercibo; niun corruccio in lui

Pel tramutar dellafortuna,e tutti

Di Cina i cavalierd'altei'ocapoDesio pungentedi Behr"ni nel core

Avean pur sempre, e della gente ognuno

Cosi dicea: Noi ti siam servi,noi

Per te siam vivi su la terra. " Intanto,Behr"ni godeala dolce vita e doni

Facea pur anco, e a lui benedicea

Ogniabitantedi rpielloco estrano.

14. Incontro d" Kltusrev e di Sl"rtna i.

Quando giovaneancor, senza rirnprocci.Era Parv"z-, vivente ilpadreancora,Fanciullo pariad un eroe, in terra

Qual dolce amica sua Shirina egliebbe.Ell'ei'asi per luiqualedegliocchiLa fulgidapnpilla,e cara a lui

Non era in terra,fuor di lei,nessuna

Fra tante belle e tante figliedateNelle sue notti a lui.Ma poiche sire

Del mondo eglisi f"',per alcnn tempoDiviso ei stette da Shirina e attorno

And" pelmondo senza posa e quiete,Che l'opresue contrasti erano e pugneCon Behr"ni battagliera.Poi che disciolto

Cosi ne andava dall'amor di lei

Prence Khusr"v jterlungotempo, in la-

E notte e giornosi vivea la bella, [grimeAvvenne si che di cacciar desio

Prence Parv"z ebbesi un giorno,e allora

Ei la cacciaapprest"qualfu costume

De' re dei l'c che priadi lui nel mondo

Avean dominio. Con dorate briglieTrecento a re Khusr"v d'inclitonome

.Fui'onoaddottipalafreni,e andavano

A piecon Ini,con giavellottiin pugno.Mille e cento sessanta paggisuoi.Mille e quarantaavean lucentispadeE broccatidi sopra ed aspre maglieSotto a' broccati.Settecento poiFalconieri accorrean, con falchiin pugno

E civettee sparvieri,e dietro ancora

Venian trecento cavalieri,e dietro

A' guardianide' falconii veltriChi reggea col guinzaglio.Anche vedevi

Settanta in ceppinobilileoniE leopardi,entro a broccatiavv(dti

Tessuti in Cina. Istruttia regalcacciaEran leoni e leopardie avvinte

Le fauci avean con musoliere d'oro.

Con monili dorati eranvi ancoi'a

Ottocento segugi,ei che alla corsa

Raggiugneanpeldeserto le gazzelle,E, dietro a quelli,nmsici veni"no.

Duemila,per queldi sacro allacaccia

("ompostiin priafiericoncenti. Sotto

Un cammello s'avea ciascun de' musici,Postasi in capo fulgidacoronaD'oro lucente. E v'erano di seggiCarchi e di tende e di recinti ancora.

Di padiglioniancor, di bevera!i'2,iPer i giumenti,cinipiecentoin mostra

Forti cammelli;che apprestatiilsire

A ci" appuntogliavea. Ma giovinetti

Dugentopaggi,con bracieriardenti

Alo" vi abbruciavano e odorosa

Ambra con esso, e cento garzoncelliE cento ancor tra i servi ampi a le mani

Avean fascidi vividinarcisi

E zafferano,e precedeanoandandoPerch" fragranzadeglielettifiori,Corn'eivenisse,fino al re giungesse.Ma innanzi a questidai soaviodori,Venian con otri cento schiavi,intenti

Pure l'acipiea recar. L'acquaei spargeanoLungo l'ampiosentiei",si che ben detto

Avresti allorach'ei spargean su bionda

And)ra un'acquadi rose, onde improvvisaNon levasse lapolverecon impetoIl tnrbiiarpiilonai',contro a quelsireDi nobil nascimento ad avventarla.

Ma, come prencio re, seicento vaghiGiovinettia cavalloaccanto all'inclito

Signoi'venian,lutticon violette

E rosse vesti e gialle,e ilre de' regi

(1) Per questo passo vedi i paragrafi27 e i7 del capitolo.

(2) Il re Khusr"v Parv"z.

(3) Il ribelle Behr"m Ci"bineh del passo precedente.

Page 251: Storia della Poesia Persiana

APPKNniCE ALLA POESLV ROMANZESCA 243

Avea di K"voli il sacro di'apiio'. Innanzi

Eglivenia con orecchini e sorto,

Con una veste imperiai,tessutaIn fulsjid'or,con nn dorato cinto.

Con braccialettie con monili,infissa

Del cinto ad ogninodo ampiauna gemma.

Sliirina,come udia venir la schiera

D'Irania,precedentea (piellaschiera,

Signortlelmondo, il re, di color gialloE di muschio odorosa una si cinse

Ampiatunica sua. si tinse ilvolto

D'un lieicolor di melagrana,e sopra

Alla tunica sua ritinto in rosso

Cinse un greco broccato. Erano a gemme

I fregisuoi,ma d'oro ilfondo. In capo

Ella si poso una rogaicoronaDi cui le genuiie che l'ornavan tutta,

Ei\an si degned'un eroe. Da quellaGioconda stanza sua venne a un teiTazzo,

Ma lietaella non gi",ben che ne' giorniDi giovinezza,si mostrava. Quivi

Ella rest" Un che Khusr"v giugnea,E per le goteda le fosche cigliaLe discendean le lagrime.Quel volto

Del suo signorcoiu'ellavide,in piediRatto levossiod a Parv"z la sua

Alta persona f"'veder. Con dolci

Parole allora a favellarla linguaAddusse e ricord" queltempo antico

E per gliocchi irrig"le porporineRose del volto..Alestigliocchi suoi,

i\lavivide le rose, ed ellaintanto.

Di sua belt" nellosplendor,nel suo

Costume onesto, rapidala linguaIn quelsermon pehl"vico^ disciolse

E disse: Oh! mio signor,leon gagliardo,Che hai di sire l'aspettoe se'felice

Guerrier fral'armi,eroe che in fieroassalto

Leoni atterri,ov'" l'amor tuo grandeE dove son le lagrimecocenti

A cui soltanto era valevol cura

Di Shir"na l'aspetto?Ov'"'"ilcostume

Le notti iligiornodi mutar, allora

Che ilcore e gliocchi eran piangentie il

Sorridere parca?Dov'" l'amore,[labbroDove ilpattodi noi,dove la nostra

Impromossae la fede e ilgiuramento?Cosi parlando,gi"dagliocchi mesti

Versava un piantosulle vestisue

Tinte d'azzurro 3. Come giunseilpiantoFino agliorecchi di Khusr"v,glisguardiEi lev" un cotalpoco e di Shir"na

Scorse le goterubicontle.Oh! allora

Per leinegliocchi suoi lagrimeaddussePrence Khusr"v e impallid"nel volto

Qual " talvoltaquestosole in cielo!

Con auree briglieun suo destrier man-

[dandoE quarantadi Grecia inclitieunuchi

Perch" nel gineceod'or splendi'enteRecassero colei,l" ne la re2:a;ia

' Oc?

Di gemmo ornata,di sua caccia al loco

Indi sen venne, l" 've falchie veltri

All'uopoglivenian. Poi che sua parteDi suo sollazzoegliebbesi nel monte,

Egliebbesi nel campo, in molta gioiaAlla citt"si ritorn". Festivi

Per la citt",per l'ampiavia,f"r postiGli apparatidovunque,or che tornava

Dalla pianurade le cacce sue

L'iranio sire; e al clangorde le tube,De le voci al concento, ecco ! parea

Che al liero suon tutto quest'ampiocieloSi confondesse. Con la sua statura,

Alta e degnadi re, nel suo palagioEntr" dalla citt"quelre sovrano,

E Shir"na venia dal gineceoAd incontrarlo.Ambe lo mani e ilpiedeE ilcapo glibaci",quandoin talguisaAl sacerdote ^ re Khusr"v si volse:

Per noi non aver tu, fuor che di bene,

Alcun pensier.QuestaleggiadradonnaV^oiconcedete a re Khusr"v,la lieta

Novella al mondo ne bandite omai.

(1) La bandiera nazionale iranica,gi" stata inalberala dal fabbro K"veh d'Ispahan

contro il tiranno e usurpatore Dah"lc. V. il paragrafoSO del capitolodella poesiaepica.

{-2)Lingua iranica del Medio Evo persiano(V. ilparagrafo34 del capitolod'introdu-zione).

Firdusi quidice sermone pehl"vicoin senso di linguaantica,di linguad'altritempi.

(3) L'azzurro " segno di cordoglioe di lutto presso i Persiani.

(4) L'arcimago.

Page 252: Storia della Poesia Persiana

244 APPENDICE ALLA POESL\ HOMA.NZESCA

Oliai(IcL^liantichi era costume, lei

Cosi richieseilre sovrano; tali

Erano da que'di costinni e leggi.

15. Morte di Sh"r"nn i.

Questoelladisse e da la fronte il velo

Si tolse,ed era luna ilvolto suo,

Muschio- ilvolume de'capegli.Questo,Ella soggiunse," ilvolto mio. MenzognaS'ell'"cotesta,violenza opponi.Sol per savio disegnoio mi celava

I miei capelli,perch"alcun pelmondoNon vedesselimai. Mostraili,e questa" la magiache altrim'appone.QuestoIncantesmo non ", non e menzogna.Non reo costume! " Pria d'allor,nessuno

Veduto avea con gliocchi suoi,n" inai

Udito avea da chi " maggiordeglianni,Crine s"vago ricordar.Stupir"I vecchi tuttia l'inattesavista

E acre salivaprofoiideandal lahbro.

Ma di Shir"yS,com'ei vedea le gote

Leggiadredi Shirina,ecco! che l'alma

Parve fuggirdal petto.Ei per quelvoltoAttonito rest",si che d'amore

II cor fu pieno,ed ei le disse : Ninna,

Ninna vogl'iofuor che te sola,e quandoTe qualconsorte avr",sola mi basti

In tutta Iraiiia.Da' tuoi cenni mai

Non andr" lungie questopattomio

Sulle pupillemie scolpirvorrei!Per l'iraiiiosignornon anche scevra

Di mia brama son io,cos"risposeLa vaga donna. Se tu a me concedi,Anche due cose chieder vo'.Deh! resti

In sempiternoilgradotuo di prence!L'anima mia gli" cosa tua, rispose

Prence Shir"y;se altro tu chiedi ancora.

Chieder ti lice." Ogni ricchezza mia,Shirina disse,quale" accoltain questaIrania terra, a me partilamenteRenderai tu,dell'inclitaassemblea,

Qui, nel cospetto.Le tue cifreancora

A questolibroapporraitu, perch'ioDa ognicura mi sciolgae grandee lieve.

Ci" ch'elladisse,re Shir"yfaceaSubitamente,e la donna leggiadra.Tosto che al suo des"o rispostadegnaEbbesi da Shir"y,scese allavia

Da (juelgiardinche ilGaio " detto,uscendo

Dal cospettode' |)rencie de' seniori.

Cosi sen venne alla sua casa e quiviLiberi fece i servi suoi,que'serviCon sue ricchezze f"'beati.Ancora

Quant'erancose sue die a' poverelli,A' suoi congiuntipi"don" d'assai,Doni f"'a'templidel fiammante Fuoco

Di Sad"h per la festae per ilprimoGiorno dell'annoequeldiMilir*;per molti

Ostelliancor desertie abbandonati,Per ospizi,a leoni orrido covo

Gi" divenuti,a re Khusr"v estinto

Gratificando,fece offertee doni,All'anima di lui con l'oprepieDolce conforto. Ma discesepoiAd un giardinoe ha scoverse ilvolto

E si assisesul suol,d'ogniornamento

Spogliae discinta.Le sue gentiattornoElla raccolse e con atticortesi

Tutti volleseduti e cosi disse

Ad alta voce: Chi di voi va scevro

D'o2;nisua offesainversoaltrui,gliorecchi

Porgaintential mio dir,che d'ora in poiQuesto mio aspettonon vedr" pi"mai.

Quel giudiceche cerca da' mortali

Alta giustizia,che don" sua luce

Agliastri,al sole ed allabianca luna.

(1)Shirina, accusata di ree colpe da Shir"y,fighodi Khusrev, dinanzi all'assem-blea

dei principipersiani,si difende, velato il volto,con molta eloquenza; poi si toglieil velo, mostrando quel bel volto,per il quale soltanto re Khusrev s'era invaghitodi

lei,e non per arte magica ch'essa avesse adoperata.

(2) Per la nerezza.

(3) Il figlioe successore di Khusrev, invaghito,alla sua volta,di Shirina.

(4)La festa di Sadeh per la scoperta del fuoco (vedi il "2"passo del Libro dei Re

inserito nell'appendicealla poesiaepica);la festa del primo d" dell'anno istituita dal

re Gemsh"d e quella del mese di Mihr, Settembre, in memoria della vittoria di re

Fr"d"n sull'empioDah"k. Vedi il paragrafo80 del capitolodella poesiaepica.

Page 253: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 245

Temete voi ; non parlisida voi

Che per dir vero, che a'pi"savi in terra

In ci" difettonon s'addice.Intanto,

Dal di ch'iovenni appo Khusr"v,dal tempoChe sue stanze dorate io penetraiLa primavolta e fuil'onor del sire,

Fra le donne regaliinclitae grande,Qual colpamai fu scorta in me? Davvero!

Che simulando pronunciarparolaNon debbesi da voi; che vai cotesto

Simular presso a donna e accorta e astuta?

Tutti levarsida' lor seggiallora,Sciolta la linguaa dar risposta,e dissero:

Tra le spose regaliinclitadonna,

Saggia,eloquentee d'anima serena,

Per Dio giuriamche te non vide mai

Alcun vivente,n" udi mai tua voce

Delle tue stanze dietro allecortine^.

Oh ! davver che dal tempo fortunato

D'Hosh"ng- antico egualea te nessuno

Si assisein trono ! " I paggituttialloraE le ancelle e glischiaviaccortie saggi,Avidi tuttidi poter,con alte

Voci gridareinverso a lei:Preclara,

Inclitadonna,celebrata in Cina

Ed in Crecia e in Tir"z^, chi dir paroleOser" in male contro a te? Deh! come

Licitofiarecartidanno a prova ?

E Shirina dicea: Questo malvagio*,Di cui la frontecolpir"dall'altoIratoilciel,peltrono e per il serto

Uccise ilpadresuo. Deh! ch'einon vegga

D'oggiin avanti sorridente ilviso

Della fortuna! Forse al morir suo

Schermo questosi f"',ch'eitalgovernoF"' dell'alma del padre.Ed or messaggioEi m'inviava,onde fu tetra e oscura

L'attritaanima mia. Dissi che viva

Fin ch'iosar",serva di Dio sacrata

Sar" del core, e manifesta a lui

Feci la via che volente mi scelsi.

Eppur,pienadi duol quimi soii io

Pel reo nemico e temo si che innanzi

Al popoltutto,con protervalingua,Dopo la morte mia di me infelice

Male ei favelli.Ma qualfu di voi

A me gi"servo, libero e disciolto

Or va del capo. " Alle parolesueForte quellipiangean,trafittial core

Per l'estintoParv"z di dogliaacerba.Ma ratto che venian suoi messaggeri

Appo prence Shir"y,le udite cose

Della innocente ripeteanoa lui,E Shir"ydimandava : Oh ! qualsorvenneAlla donna preclaraaltrodesio?

E Shirina mandavagliun suo fido,

Qual dicea: Sol rimane anche un desio.

Deh ! che al sepolcrodell'estintosire10 dischiuda laporta!Alto mi venne

Di rimirarlo un desiderio!" Oh! bene

Questo al certo sar",che tisiaddice,

Shir"yle rispondea,cotaldesio!Del sepolcrola portaallordischiuse

11guardianoe quelladonna egregiaFunebre piantoincominci". Si mosse

E appose al voltodi Khusr"v la fronte

E i casi ricordando intravvenuti.Il veleno letalrapidamenteIngoi",s" che tosto la sua dolce

Vita distrusse.Ella pos"daccanto

All'estintosignor,copertoilvolto.Raccolta la persona entro a una vesta

Odorosa di canfora,e appoggiandoAlla pareteilcorpo suo cadente,L" si mori. Mori,da questaterra

Via si recando la sua lode e ilmerto.

b) Il romanzo Vusuf e Zalikha.

1. Lamento di ("iacobbc-^.

Ad avventura di Giacobbe intanto

Porgil'orecchio,volgialquantoil core

E del coi'e ilpensier." Come di lui,

(1) Cio" nessun uomo tia avuto a far con te."

(2) Antico re dell'epopea.Vedi il paragrafo 80 del capitolo della poesia epica.

(3) Paese dell'Asia seltentriunale,celebre per bellezza di donne.

(4) Il re Shir"y,accusato d'aver fatto morire il padre,re Khusr"v Parv"z.

(5)Seguo l'edizione di Teheran, 1299 d. E. (1881 d. C), molto diversa dal testo

seguito dallo Schlechta-Wssehrd per la sua traduzione in versi tedeschi.

Page 254: Storia della Poesia Persiana

246 APPENDICE ALLA POESIA KOMAN'ZESCA

Vasel di sapienza,i tristifigliL'innocente calar nel tetro pozzo i,

Si ritornarvelociappo gliarmenti

E ne trassero un irco,e qnelloucciseroE del fratelne tinsero la vesta

Tutta nel sangue e la ter molle in esso.

Come poivenne l'alba,andavan tutti

Con lacere le vestie sparsiilcapoDi negra polve.Stavasi dolente

Ilpadreintanto a capo dellavia.

Aspettandoil suo figlio;e(pielli,all'alba,

Venian di questaguisae con le mani

Copriaiisigliocelli,percoteansiilcapo,

E di Giacobbe che quelpiantoudia

Con l'altestrida,ratto un Devo al core

Annunzi" che. di sventura al laccio

Caduto omai Giuseppe,iva perdutaL'integravita sua. Perch'egliratto

Dimandando dicea : Deh !che fu adunque?E la sor(e celeste,oh ! qualmostravaA noi sventura? Ov'" di questo core.

Di quest'almamia dolce,ov'" la speme?In mezzo a voi perch"non "? Ilconforto

Di (piest'animamia perch"non veggo?Di Dio consiglio,oh! che gliaddusse mai

Dinanzi? Il ditevoi,che,per timore,

L'anima mi si turba e allapersona

Di pazienzarompesiillegame~.Tutti gridandoallora e pienigliocchi

Di lagrime,dicean : Deh ! padresaggio.Da Dio tivenga per GiuseppetuoUn lietoannunzio,che di lui disgombra" qnestaterra ! Un'ora,andammo noi

Da luilontani,e tutto eraci ignotoChe avvenir glidovea. Femmo noi tutti

Una scommessa, qualdi noi al corso

Pi" veloce si fosse e Ini lasciammo

Al loco nostro consiieto. Oh ! come

Sapevamnoi d'alcuna sua sventura?

Lui improvvisoun luposi rapia,Cibavane le membra e a Dio lo spirtoNe ripingeva.Che se tu veraci

Non ci stimi,tu giusto,anche se ilvero

Ti parliamnoi ^,

volgiuno sguardosoloAlla vesta di lui perch"la prova

Inutile non stimi e falsae vana.

E Levi quellavesta si recava

E ponealadinanzi a quell'integro,Tutta cosi macchiata di talsangueDi menzogna, e menzogna era che luce

Aveasi tal,qualpur di luna in ciclo*.

Poi che in tal guisala sventura sua

Scorse Giacobbe e quellavesta intrisa

Tutta vide di sangue, oh ! che dal corpo

Migrarvolea l'affaticatospirto,Detto tu avresti!Non rimase in lui

Forza alcuna o vigor.Cadde supinoL'uom d'et"vecchio,e ilrespirglifu tolto,

E lividosi f"'quelvolto suo

Com'erba trista.Tutta una vigiliaRest" del di privodi sensi,ascoso

Sotto nuvola fosca ildolce viso

Ch'era luce de' cuori. Aitine,aitine.

Come quelcor rinvenne,alto gemetteIlprofetadi Dio. Incominciando

Suoi lamenti e suoi piantie sue quereleDi guisatalche un d"mone malvagio

Piet" n'avriasentita,ci cos" disse:

Deh! tu veste infedel,inn cosi vuota

Uscita sei da me, quandonon sola

Lungiandasti!dagliocchi miei ! Intanto,

Perch" ritornisenza lui? Nel seno

Accoglievitu allorailfigliomio.

L'anima mia, la vitamia, che al core

M'era vincolo dolce. Ora hai nel gremboIlsangue suo! Segnomaligno" questo,

Seguod'ira,ch'" in te. Del mio diletto

Ben tristosegno m'hai portatoe fatto

M'hai,per talsegno, orbo del figliomio!

Cosi venistia me del mio GiuseppeTriste ricordo. Andasti un di j"i'opizia,E a me ritorni degnaassai di pianto!

Come tu andavi,luce in te splendeaDi sole,ed era in fiorlaprimavei'a[dietro,Con suoi germoglie rose (?).Or, torni a

(1) I fratelli di Giuseppe, per venderlo poi.

(2) Pare vogliadire che, perduta la pazienza,far" atti da disperalo.

(3) Si lascia qui un distico che ripeteinettamente ci" che " stato detto avanti, e

dev'essere interpolato.(4) Cio" era chiaro e manifesto che quel sangue non era di Giuseppe.

Page 256: Storia della Poesia Persiana

248 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Alla belva tu chiedi e via dal core,

Via dall'alma mi togliest" rancura ! " i.

2. Episodii)defiliaranci^.

Ho da veraci iiarrator contezza

Che in Egittosi sparse est" novella^,

Per" la linguadelleegiziedonne,Tutte a lei ruppe ilvincolo di quellaSua pazienza. Con sonnnesse voci

Cominciamo a ridirl'altosecreto

E ne and" attorno la novella e ognunaCos" dicea : Perla fu gi"non tocca

Del duca nostro " la mogliera,e iltempoMoneta viila fece.Oh! d'un suo schiavo ^

Colei s'accese,e non restolleintatta

Non la persona, non il cor. Per cento

Cuori,davver! che innamor" di lui,

E quell'animasua colta ora " al laccio

Della sventura ! Di cotesto amore

Tanto ella" presa omai,che per l'EgittoNota e infame divenne. E non sapea

Che arte aprincipioera da oprar, per ch'ella

D'un tratto solo soffocarpotesseQuestonovello amore. Altrifrattanto

In sua bellezzaal cominciar la vide.Altri or vedr" tutta smarrita e persa

Quellabellezza sua. Deh! che Ahrimane

Via laport"dal dirittosentiero.Per" ilcor ne fu guastoe quellamenteE la persona e l'alma avean iattura.

Ahi ! Zal"kha per tutte le assemblee

Sciaunita omai, ch'ellad'amor si accese

Per un suo schiavo ! E ditrnit"del suo

Duca fu lesa,e ilnome ancora, e a quellaSua casa illustres'oscur" la gloria.

L'intimo del suo cor fecesiostello

D'amore,ed essa la pudicastuoiaAvvoltol" di sua virt" primiera'^.

Cosi,per tutte leassemblee,per tutti

I vichi attorno,ridiceal'istoria

Ognidonna d'Egitto.Ebbe sentore

Di cotesto Zalikha,al cor trafitta.Per che smorte si fean le guanciesue,Come festucaquellasua personaS'attenuava. Poi che noto attorno

L'altosecreto si rendea di lei,S'arrovellavain s" come cerasta,Si che tosto a trovarsiarte sottile

S'apparecchi"di scampo. Ora, tu vedi

A qualeastuzia f"'costei principio.Da ogniparteinvi" messaggie messi.

Da ogniparte,in che fosse di bel nome

Onesta donna, e tutte a s" chiamando

Ospiti,assai lor f"'carezze e in loco

Pose a seder tutto appartatoe bello.

Era di donne una gran turba,e aspettoAvean tutte di luna,anzi pi"bellaEra ciascuna assai,tutte (liviso

E di persona acconciamente adorne,

Leggiadretutte ed azzimate e belle.Tutte di sotto a' molti adornamenti

Oppressequasi,tutte in loro vesti

Ravvolte,tutte con lor velial capo,Candidi e rossi,egualitutte a nitido

Cristalfra rose porporine'^.Ed erano

Variopintilor veli allepersone,E leggiadrele fean quald'una luce

Bella di Marte. Ed ecco, a quellaluceDi lor voltibellissimidi luna,

Qual paradisoch'" di Dio,risplendereTutta la casa. .Ma non fu tra (iiielle

(1)Questo lame.ato di Giacobbe " bello,ma " troppo lungo e per" non fa molto

effetto. Nel Libro dei Re, Firdusi " alquanto pi" sobrio,sebbene anche l" siano lun-gaggini

molte nelle parlate.

(2) Per questo passo vedi il paragrafo 51 del capitolo.(3) Che Zalikha, moglie di Putifarre,si era invaghitadi Giuseppe.

(4) A Zalikha ; cio" la fecero impazientirecon la loro maldicenza.

(5) Putifarre.

(6) Giuseppe,entrato ai servizi di Putifarre.

(7) Modo figuratoper dire che alcuno non si cura pi" di una data cosa, come chi

al mattino, ravvolta la stuoia su cui ha dormito, non se ne d" pi" pensiero.

(8) Che vuol dire? " " tuttavia probabile che in tutta questa descrizione lungav'abliia avuto parte qualche interpolatore,come al solito.

Page 257: Storia della Poesia Persiana

APPENDICK ALLA POESLV ROMANZESCA 249

Alcuna inver,di cui,per ra|D"triceForza dei core, non avesse invidia

Alcuna H"ri o Perl i;anche in suo core

Nascostamente si credea ciascuna

Dell'accoltaassemblea pi"bellaassai

131Zalikha,e di lei,per giovinezzaE onesta fama, assai migliore.IntantoConforme a riti,a norma ed a costume,

Die Zalikha a ciascuna in rpiellasua

Ospitaileggeildrittosuo. Recava

Coltellicon aranci,onde ciascuna

Suo sollazzoprendessee suo conforto,

E que'coltelliin mano a lor ponea,

Assai pensandoa far tacer lor motti ^.

Udii gi"che Giuseppe(primaveraChiara del cielo,immaginedel cielo,Suscitator di pensierigiocondi)Stavasi intanto in una cella,e schiuso

L'altissimoseci'eto anche non era

Ad alcun di quaggi".Come poivolleDelle donne ciascuna affettarquelloArancio suo, con vogliae con diletto

Impugnatoilcoltel,dalla sua stanza

Ratto qualnembo usci Giuseppe,e in alto

Spieg"un vessillodellegote sue

L'almo splendor.Da luilastanza e quelloAlbergoluce siprendeanche al trono

Dell'Eterno salia.Gli occhi ed il core

Turbarsi allora de le donne e cadde

Sopitoilcor, cadde sopitaquellaLor vigilefortuna. Ecco! mostravasi

Luce e bellezzadel superno cielo

A' lor occhi cos",cos" a lor niente,

Con un senso d'amor. Per",per quelloEbbro lor spirto,si venian le mani

Tagliandoin locodique'frutti.Un'orma ^

Lor lasciavaildolor,non per"ilsangueElle veder potean,da che perdutoAveano in lor folliala mente e il core*.

Allor,cos" dicendo,si volgea

Alle donne Zalikha : A vostre mani,Per furor che vi prese, ecco che avvenne !

Per ci" che fean,turbossidi sgomentoA tutte ilcore, e tutte d'un sol moto,

Vergognosachinar la froiUe innanzi.

Poi che in talguisaattonitee confuse

Di vergogna restar,sommessamente (?)Dicea lor lingua:Oh! di natura umana

Costui non ", ma un angelo" davvero

Che ad una donna apparve! AllorlalinguaScioglieaZalikha e all'assemblearaccolta

Fea cotesto sermone : 0 voi,che scema

Gi" mi dicestedi saggezza e afflitto

Per questogarzon mio m'avete il core,

Or nondovreste angiolchiamarlo eun detto

Rischiardiquestafoggia!Ecco !che intanto

Che l'aspettodi luigiunseviagliocchi.Di lui,dico,di mente inclita,eletta.

Pel qualdi me vi festebiasmo,ilcore

A voi s'infransee andar lepalmea brani.

A me, dinanzi a cui la notte e ilgiornoQuestobell'astrosta, di qualmai guisaFrangereilcor non si dovea d'amore?

Ch'io veggo sempre quelbel volto suo

Ch'" la luce del cor, che parial giornoMi fa la notte tenebrosa. Oh ! voi

Non sapevateallorch'egliera un sole

Di luce donator,ch'egliun cipressoEra snello e gentil! Come s'accende

Di sue gote ilfulgor,tutta eglistruggeLa pazienzae ilsenno. Anche gliestinti,Come sentor di sua fragranzaavessero,Fratto,a l'istante,tornerebber vivi!

3. Giuseppeconfondei fratellie si fa loro conoscere.

Rianovossi in Giuseppeilduolo antico

Ratto che ud" da Simeon cotesto ^,S" che crucciossie a favellarprincipio

(1) Anche le H"ri e le Peri invidiavano la bellezza di quelledonne leggiadre.

(2) Le calunnie dette contro di lei,

(3) I taglifatti alle mani.

(4)Tutto ci" dello molto inettamente, con tutto il rispettodovuto all'Autore del

Libro dei Re.

(5)Simeone, interrogaloda Giuseppe che cosa fosse avvenuto d'un altro t"gliodi

cui Giacobbe parlava in una sua lettera (vedi il paragrafo -52 del capitolo),avevanarrato che Giuseppe era stato sbranato da un lupo.

Page 258: Storia della Poesia Persiana

^250 appp:ndi('.e alla poesia romanzesca

Fece in talguisa,dell'anticaistoria

Disvelando ilsecreto: Ecco! per quanto,

Disse,guardandoio vo, vero non suona

Questo racconto a me. Pur,di cotesto

Avr" tosto scienza e sapr"qualeNe fu ilprincipioe (pialeilfin.Di gemme

E d'auro rilucenteho un nappo mio,

In che son sculte da i'un capo all'altro

Assai figure.Ci" che m'attalenta.

Soglioinchiedere ad esso, e sol per esso

Compiesidel mio core ognidesio.Tutto che chieder",veracemente

Or dir" ilnappo, e di qualfoggiaandava

E qualfu sul principioessa avventura !

Subitamente domand" quelnappoDi gemme ornato ilpotentesignoreE ilpose in una man. Prese con l'altra,

Ei savio e ricco di scienza e illustre.Una verghettae cos" disse : 0 nappo

D'inclitise^-ni,diraitu a l'istante

Tutto che a te dimander". Tu questaIstorianarrerai veracemente

In tutte partisue, n" per menzogna

Parola alcuna faraitu. " Sovr'esso

Picchiando allor con sua verghetta,solo

Dopolung'oraripigli"sei'mone

Ilnobile signor,cosi dicendo:

Vero,ma strano e non alto a smaltire,

E del nappo il racconto e non somii^iia

Di Simeone al dir. D'altro colore

Esso narra una istoria.Ecco che dice

Questomio nappo asseverando : " Tutto

Eri'ava Simeon quelsuo racconto,

Tutto il suo dire da principioa line

" menzogna, e tu al cor non fare ingannoCon ci" che alTerma. Che invidifratelli

Furon essi e ciascuno empio in suo core.

Ei la promessa f",per la sua vita ',

Violando cosi,di Dio signoreNon ebbero vergogna, elli,che male

D'ogniguisaglifero e in un profondoPozzo poil'avventar.N" per illu[ioEbbe Giuseppealcuna angustia; ciuccio

Ei tocc" si peifililidi CiacolilK'".

Cn'altra volta ancor voce glidavaIl nappo; che rispostaeglircndea,Detto tu avrestiallor.Come dal suo

Narrar Iacea,meravigliossiilprence^E un'altravolta,Aiin" ! disse,che svela

Tutti i secreti vostriilnappo mio.Tutto che festevoi,egliridice!Che va narrando : a. QuelGiuseppech'eraVasello di piet",stettesialquantiDi nel pozzo profondoin fin che alcuna

Carovana giugnea.Lui dal profondoPozzo traendo fuor,stupiasituttaPer quelbel viso e per sua molta e chiara

Bellezza l'ampiacarovana, e quelliFratellisuoi,come sapeaiicotesto.

Radunarsi vogliosie luipercossero

Presso a l'orlodel pozzo. Ecco,alsignoreElli dicean dell'ampiacarovana.

Gli " un ladroncel costui malignoe reo,

E sono alquantid" ch'egliuna mala

Sedizion dest". Rubocci alcune

Cose e fuggi.Per" iltrovammo noi

A questopozzo e vuoisior trarloa morte ".

Un'altra voltaancor batt" sul nappo

La sua verghettailnobile signore,Ch'era un ciel di saggezza. Eglialcun

[tempoL'orecchio porse al favellardel nappo.Abbandonando a lui la mente e il core.

E disse nuovamente: Anche racconta

Quest'aureonappo mio che di Giacobbe

Illustrei figli,poiche TopiareaEbber compiutasu Giuseppe,lungiDi l" il menai'o nel desertoe lui

Fellon chiamando e ladroncelloe schiavo,

Leggedi schiavo usando seco,

e come-^

Una rete intessendoglidi guai'^,Il veiidean per moiu'le che d'argentoFuro, diciotto.Compratorvi stette

.M"lik,e il nome di costui ciascuno

Gi" intese e isedilisuoi. Anche uno sciillo

In queltralficoa lui dicr("i fratelli.

L'opratristaclic t'eami,asscvei'aiido.Cosi disse ed ilnappo e la verghetta

(1) Di Giuseppe.

(i2)Giuseppe.(3)Trattandolo da scliiavo,se pure cos" il passo va inteso.

(i) Se pure ([uesto" il senso.

Page 259: Storia della Poesia Persiana

Al'I'ENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 251

Depose,e si giaccaqua!giaceun egro

Che ii"ediconon ha. Per alcun tempoCliiii"innanzi h testa,e pienoilcore

Avea di cruccio,pienal'alma avea

D'amarezza mortai. Ma da que'figliDi Giacobbe ognisenso siparila,Che n'era ilcor turbato,era la vista

Smarrita con l'udir.Ghiacciava il sangue

Entro lor membra, sifuggiala pace,Fuggiala speme da lor core oppresso,

Perch",fissandogliocchialsuol,sistavano

Storditie mesti e costernati.Al fine,

Levando il capo e di Giacobbe ai figliRiguardando,Giuseppeinchiese ancora :

Cos",gli" gi("gran tempo, l'avventura

Di Giuseppeaccadea. Ma voi parolaDi ci" che questonappo a voi ridice,

iNon tenetemi ascosa. " Ed essiallora.

Non fratellidavver ! sciolserla linguaE dissero: 0 ilmaggiorde'giudicanti,N" in pi"n" in meno favellarcon teco

Veramente osiam noi,che tu sei prence

Di comandi dator,noi tislam servi.

N" di cotesto abbiam notizianoi,

E per questopensiermai non passammo ^

2

Allor balzava di Giuseppeilcore.Puro e ingenuo,nel sen, poiche cotesto

Diniegointese.Rapidala destra

Cacciata entro la manica,quelfoglio,Schermo e difesasua, fuori ne trasse

E aperseloe gittolloa lor dinanzi

E grid":La scritturach'" di voi,

Conoscete voi forse? e perch"adunqueDi me vergogna non vi tocca, voi,

Che ben sapetel'oprevostre, e quantoA Giuseppe,innocente fratelvostro,

Quanto mal feste,traditoried empi?Ma tuttistolli-sietevoi,vergognaChe non avete,e non di Dio timore !

Come que'figlidi Giacobbe,puraAlma e serena, di talfoggiaaperta

Videro lor scrittura,ebljeroilcore

Oppressoe tronche le parole,pallidePer la vergogna delle lor peccataEbber le gote,ond'ei subitamente

Gridare insieme : 0 re, tu se'quelpio.Quel pioGiuseppedi giocondoaspello!Per Dio ! che se davver sei tu quelgiustoGiuseppenostro,a noi tu ilmostra e alcuno

Difensor ci jtrocacciaa te dinanzi !

Soli ioGiuseppe,disse,ed " quest'altroIl fratelmio d'un padree d'una madre ! ^

Grazia " questadi Dio su tuttinoi

Nell'amjfiezzadel ciclo e de la terra "*,

Cli'eici disciolsealfinda gramo stalo

E dall'assenzalungae lietiancora

Insieraquici raccolse! " Ellicadeano

Prostratial nero suol,col viso a terra,

A luidinanzi,per vergogna assai

E piangendoe gemendoe sfalliin quelloS"bito arder di pentimento.AlfineCosi diceano : 0 re, di Dio profeta.Che direni noi nell'opranostra mala

E in nostra reit"? Su noi te solo

Elesse Iddio,te sollevando all'alto

Del cielche rota ! Ed or, per la tua grazia,Noi sostenemmo nostra vita,ancora

Che fattotuttiinsiem liabbiamo offesa.

Traditori siam noi,d'empianatura,Per" creatura che somiglia noi, [giornoMai nel mondo non sia! Che se in quelChe Ahrim"n che sua via ha tenebrosa.

Tanto ci dissip"l'anima e ilcore

Che in le peccammo, attentando a tua vita,

E ilnostro core un'opraviolentaArdiva concepir,fosse nel cielo

Una nuvola apparsa, la cui piovaSlata fosse di serpi,e quellanubeSu noi piovutoavesse e di noi tulli

Fatto si avesse orribilesterminio^.

Sorte migliorslata saria per noi

("he di talguisa,innanzi a tanto prence.

Compunticosi starcie vergognosi!

(1) Cio" non abbiam fallo mai ci" die si dice di noi.

(2) Si lascia un distico inetto che crediamo interpolato.

(3) Beniamino.

(4) Cio" quanlo sono grandi il cielo e la terra.

(5)Si lasciano due distici,indubbiamente interpolali,che ripetonole cose gi" delle

e intralciano questo periodo gi" troppo lungo.

Page 260: Storia della Poesia Persiana

252 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Cosi di questafogg'iaassai paroleCorsero allora,ed elfiassai la terra

Con la fronte toccar. Dissero alfine:

0 savio,da Dio giustoprediletto,Se contro a te peccammo e te d'alcuna

Offesa,senza riguardar,toccammo,Per noi,tuoiservi,l'iratua raftVena

E la vendetta. Non guardar,signore,Alle peccata,ma si le perdonaPel tuo cor generoso e la grandezza,Che violenza a noi ci f"'di noi

Ilpravo istintocorporal." RisposeGiuseppeallor(lapace sia su lui!):

Tolgansiornaiquestacontesa e questeParole nostre ! Se per voi fu ordita

Opramalvagiatanto, or non s'addice

Ch'io venga a voi rimproverando.In voi

Di ci" colpanon ", che ([uantoavvenne

Tutto di Dio fu per consiglio.Voi

Non abbiate per"d'oggiin avanti

Crucciato ilcor, che la contesa e l'ira

Tolta di mezzo ahbiam. Fatta " la paceCon me, con voi,u" a contrastar si vuole

Ora pensar. Ma come io vegga in priaGiacobbe,altroda lui chieder non voglioChe questovoto mio, ch'eglidomandiA Dio perdonoper le colpevostre,Per ch'ei,delmondo sire,a voisiaschermo!

Disse e f"'loro le accoglienzeoneste

E a s" da presso f"'sederli.Al pettoAd uno ad un glistrinsee, oh !meraviglia,Lor baci"gliocchi e ilviso." ben cotesta

La natura dei buoni,e di talguisaIddio creator gliconformava un giorno!

II. Aiz"iiii.

a) Il Libko d'Iskender.

I. F^arte della InlriHlinioi"e.

Signor,del lUDodo " tuo l'imperu.No-Servit" ti si addice e tua soltanlu [stra

" l'essenzadivina. E tu proteggiL'alte e l'umili cose, e veramente

Niuna n'esiste,ma quanto", tu sei.Perciocch" f"r create e l'altee l'umili

Cose,tutte,e sei tu di quanto esiste

Primo fatlore.Altissimo tu sei.Di scienza maestro e in tua scienza

Di questaterra ilcalamo traesti

Su la tavolaaperta.Or, ben che saldi

Per tua divinit"sian gliargomenti,Anche ragione,in pria,dell'essertuoFu in testimonio2. E tu festia ragioneChiara la vista e le donasti face

Che a te la guida.Tu se'quelche in alto

Levava ilcielo e la terra glifeaSentiero nel suo andar 3. Tu se' colui

Che da una stillad'uman seme tante.

Pi" splendentidel sol,traeva*;Anche per graziatua dellaparolaFuor traestila gemma e a chi cotesta

Gemma va trafficando5, anche porgestiD'essa la chiave,e ponestiminieraD'alticoncetti,qualdi gemme, in core

A lor pur anco e colore inducesti

In quellegemme. Non d" pioggial'etraSe " Piovi ! " tu non dici,e i fruttisuoi

Non dona ilsuolse tu non gridi" Apporta!".Di talguisaleggiadraornasti ilmondo.N" d'altriaitati cercasti,e intanto.Con reciprocalegge,le universeCose formasti per caldo e per gelo.Per secco e per umor. LeggiadracosaFuori traesti e conformasti,tale

Che immaginarnon sa cosa pi"bella

Intelligenzanostra. A noi si addice

Guardar soltantoe prendernostri sonni

E goderdi cotesto e a confessarti

Nostra linguaapprontar,disputevaneDell'essertuo non suscitando.ComputoSe diquimuove ^," stoltoerror, che privoD'oiiiiiscienza in tuo secreto " il nostro

(1) Per provarla.

{2j Basta la ragione a provare che tu esisti.

(3) " Dal cielo vengono alla terra felicit" e mali influssi e la luce del sole e le altre

cose; perci"la terra " come il passaggio0 lo sfogo del cielo " {Comment. pers.).

(4) Da Adamo tutto l'unian genere.

(5) I poeti.(6) La disputaintorno all'esistenza di Dio.

Page 261: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 253

Pensiero gramo. In tutto che creasti Perch" posciatu scemi,e vassi intanto

E adornasti leggiadro,aita altrui Orba d'accesso in lino a te l'idea

Tu non cercastibisognoso(e sei Che di teabbiam,qualene' sogni." dessa

Da bisognodisciolto)e di talguisa Dalla tua rei.;gia,per suo error, ben lungi!Terra e cielocreastie tempo e moti

A le stelle,che mai per quanto grandeFacciasi uman pensier,non fiache ilcapo

Libero sciolgada cotesto laccio'. lo((uestaspeme ho in cor dallatua reggiaIlcreato non era e tu eri Dio, Del ciel,che quandomigrer"lontano

E se un di non sar"",tu al loco tuo Dalla casa terrena ed i legamiSarai pur sempre. E non eri diserto Sciorr" del fardel mio^, quandodiversoS'anche ilcreato mai non fosse"^g nullo Io sar" in mia compage e la mia polveDanno a te s'aggiugneaquandocompiuta Sperder"intanto ilvento e ninno in terra

Fu la grand'opra^.Per la tua grandezza,Vedr" l'anima mia pura e serena,

Nel tuo cospetto,quantoesiste e quanto Se alcuno cercher" la mia nascosta

Anche non ",gli" cosa egualee sola, Sepolturae dir" per tristaaccusa

Sia cotesto o non sia*. Ma tu ne' cieli Che non " l'essermio 6,a lui.Signore,Gli astri f"ggestie con l'uomo adornasti Di me tu ponga chiara prova, in luce

Quest'ampiaterra. E tu se'chi de' quattro Dal segretofuor tratta,ond'egliintendaElementi disposela natura Che vivo " ancor quest'uomche al mondo

Concatenando loro essenze varie [sparve'.In mistura propizia.Alte levasti Se f"noall'essertuo mia mente " stanca^,

Del cielle rocche e prigioniervi festi Argomentiche spetranoognicore,Degliumani ilpensier,che di talguisa Molti,per",ne addussi. Or tu,Signore,L'azzurra volta d'esto cielserrasti, Se oscura fu la cuna mia,tu ancora

Che argomentopi"alto unqua pelnostro Porgiargomento che ilmio spirtorestaPensier non fia.Splenderagion,mailvarco Se la creta riposa9, e si avvalora

A te non trova, che non pu" cotanto. Del pensiermio l'intentoa te rivolto.

Dinanzi a te, valor di ragionnostra. Che gioiosonel core io,quandovengaE l'esistenzatua, per quell'angusto A te,mi muova. Questemembra mie.Varco a tua maest",rende infingardo Di viaggiocompagne, ecco quisono

Del pensiernostro ilmessaggier.N" scisso Tutte allaporta ^,e questiamici miei ^^

In tua essenza sei tu, perch"novella- Nemici son di me, ratto ch'io vado ^2.

niente congiunto sii,n" mai t'accresci Che, veramente, occhi ed orecchi e mani

(1) Dal mi.stero dell'esistenza ch'eglinon intender" mai.

(2j Cio" tutte le esistenze erano in te anche prima della creazione.

(3) Cio" Dio non aveva diminuito il suo potere creando.

(4)Avvenga che siano 0 non siano le cose. Si notino qui le idee panteistichedi

Niz"mi. Vedi il capitolodella poesiamistica.

(5) Il corpo, composto di quattro elementi.

(6) Cio" che con la mia morte tutto " peritocon me.

(7) Lasciando in suo ricordo le sue opere, ovveco, in senso mistico e panteistico,che egli" congiunto a te che sei l'Essere universale.

(S) Cio" non pot" dire adeguatamente dell'essere tuo.

(9)Se il corpo " morto.

(10) Sono vicine alla morte.

(11) Le membra del corpo.

(12) Si separano da me quando io muoio, perci" son come nemici che mi

abbandonano.

Page 262: Storia della Poesia Persiana

254 AITKNDICK ALLA POESIA HOMANZESCA

E piedi,tuttiinsiem rcstanmi a dietro,Al loco lor. Ma tu sarai quelsoloChe meco resta fin ch'iosono i. Uh ! mai

Vuoto di tanto hen non restiillembo ! ~

Per questoin che mi pongo, arduo sen-

Sol per dolce speranza di corona [tiero,Ecco! i'mi pongo, e ilcapo mio pur anco

Dar non ricuso per talspeme; e allora

Che tu. Signor,quelserto mi darai

Pel capo mio n" porgeraila spailaDel tuo gastigo,fiamigliorconsiglio.Per tua sentenza che ab iniziofesti,Da ci" che volgi,non tornasi mai

11tuo calamo a dietro.Oh! ma per mio

Pregar,deh! muta est" sentenza, ed io

Far" di tanto il cor gioioso.Hai detto :

(.(A chi me invochen" nella rancura

E nel dolor,dar" risposta". Debile

Poi che son io,poiche te sol conosco

Liberator,nel tapinoesser mio

Deh ! come mai non chiamerei te solo? ^

Veramente opra tua nutrir lo schiavo,Veramente opra mia l'opradel servo

Compiereinnanzi a te! Ma di talguisaFiacco son io e, pi"che fiacco,attrito.

Che ognimia possa via si tolseilvento.

Ora,tu se'colui che da fiacchezza

Mi disciorr",che se tu fiacchi,balsamo

Anche dai tu ristorator.Deh ! sire.

In questanotte ^ ch'" a met" del corso.

Poi che aita tichieggo,al seiitiermio

Dona tu luce con la luce bella

Di tua bont",qualchiara luna. Guardami

Da colpirdi malvagi" e de' nemici ^

Non far lietoper me l'avidocore,

E quellache a sof"Virnon ho costanza.

Sventura grave, lungida me tieni

Tu che se'alienoda l'oltraggio,e in pria,Per graziech'io tirendo,al tuo tesoro

Tu mi conduci,e in priadi doglieo af-

Pazienza mi dona. Oh si ! la prova [fanniSe di me l'ainellasventura, innanzi

Pazienza mi dona allasventura !

Se tu mi fiacchi e le membra mi crucci,Se polveredi me, se di me fangoFar vuoi tu,sappialmen ch'iodi me stesso

Per vogliatristauscii'^;non per"usciiInverso a te da mio servileufficio.

Chi te cercando va, perdela chiave,S'egliriguardain te di s" medesmo

Con la misura. Chi per te in te guardaD'ogniuman librosquarciaratto e sperdeLe carte stolte ; e non pu" alcun trovarti

Fuor che per te, si che da l'altrevie

D'uopo" ritrarle brigliea dietro.Umano

Sguardopoiche quigiunge,ogn'uomco-Sua stazione quisoltanto^.In core [nosca

Nasce terror,se alcun procedeinnanzi.Or io.Signor,me stesso a te confido;

Tu ilvalor mio, tu il mio difettosai'o.

'2.Saltili)(illi"zefiroprimaverile.

Dell! vieni,o giardiuierii. Lietici ap-

[prestaGli apparati,e perch"torn" la rosa.

Ampiadischiudidel giardinlaporta.Venne a un gaiogiardinfuor da le mura

Della citt"Niz"mi,e tu frattanto

Apprestagli'1giardinqualvariopintoDrappodi Cina. Al tuo giardinbellezza

Accrescerai con mazzi di viole

(1)Con l'anima mia congiunta a te in eterno. Senso mistico.

("2)Il lembo della veste sollevato,in cui si accogliee tiene qualcliecosa.

(3) Come potreidiiamare altri in mio soccorso?

(4) La vita mia presente.

(5) Le passioni[Comment. pcrs.).

(6) Pure le passioni{Coimnenf.pers.).

(7) Peccai.

("8)Non Ila bisogno di scienza umana.

(9)Non deve andar pi" innanzi investigando.

(10)Questo passo " tradotto sul testo dello Spiegel,Chrestomathia persica, pag. 53

e segg.

(11) S'intende lo zefiro primaverile.

Page 264: Storia della Poesia Persiana

256 APPENDICE ALLA l'OESLV ROMANZESCA

Per grave cura in ognidove. E allora

Ch'ei lunganieiiterioerc" pellocoMisterioso l'onda jmi'ae tersa,

.\on pei'anche ilsuo labbro ai'so da sete

L'acquatoccar pott\Mand" una luce

Dalla sua destra allinla gemma fulgida,E Kliizr,guardando,ratto rinvenia

Il suo desire,che mostrossi a lui

L'argenteafonte,limpida,sgorganteDa un pertugiodipietra,intattae pura.

Non fonte inver,che lungida cotesto

Nome era quella;e, s'era fonte vera,

Ell'erasi fonte di luce. Quale" stellaal primoalbor,quandol'alboreIn aurora si volge,ell'eratale

Veracemente,e quale" pur la pienaLuna di notte,ell'eratale ancora.

Anche pi"assai di luna piena.Mai

Non quietavada'gorgoglisuoi.Come in man di vegliardoannoso e tr"-

Argentovivo. N" ben so, per tanta [nmloDi sua natura purit",qualmai

Immaginfar di suo verace aspetto.Come s'avvide dellafonte,e luce

Prendean per essa gliocchi suoi,disceseKhizr e le vestirapidosi tolse,E nell'onda purissimala fronte

Lav" con la persona. Ei si ne bevve

Quanto era d'uopo,che d'eterna vita

Era ben degno.Il candido destriero

Lav" in quell'ondae abbever",vin puroIn puro argentoinfuse^. EgliassideaGi" sul bianco destrierche la deserta

Pianura divor",tenea glisguardiFissi a quell'onda,perch"giuntoal suo

Prence e signor,con lietoaugurio,innanzi.Dir glipotesse: Dell'eternavita

La fonte " quella! " Ma poich"allafonteNovellamente volse u'Hocchi e stette

A riguardar,dagliocchi suoi lafonte

Era sparita.Ben s'accorseallora

Khizr, avveduto della mente sua,

Che andar privodovea dell'ondaviva

PrincipeSikend"r,si che involossi

Alla disdetta-,non all'irasua,

Come involossiagliocchi suoi la fonte.

Ma in cotesto racconto i Greci prischiIn altraguisafan parola.Ei pongonoChe Ily"s-^ a Khizr era di via compagnoSino allafonte,l" 've ad un passaggioEra di strade. Come insieme ei scesero,

D'attingeiebranmsi,e si calaro

Alla fontana dellelimpid'acque.Appo quelfonte di lor mensa stesero

Il drappo, che graditii nostripastiReiulon le fonti". Or, su lor pane, assai

Pi" che muschio odoroso,era salato

E secco un pesce. D'uno dalla mano

Di que'due saggicadde in le perenniOnde quelpesce, e queinelle azzurrine

Acquecercava, in man per riaverlo.

Come ilpesce glivenne in fra le mani.Ecco che vivo egliera, e ci" fu lieto

Augurioa chi '1cerc". Seppeche quellaFonte,dell'alme allietatrice,scorta

Eragliall'acquadellavita,e ratto.

Con lietiauspici,di quell'acquaei bevve

E sempiternoil suo restarsi a (juestaTerrena vita s'acquist".Di tanto

Consapevoleei f"'quelsuo compagno,

Percli'egliancor dell'acquesi bevesse

Della fontana. E non " inver prodigioChe acqua vitalrenda allavita sua

Un morto pesce, ma prodigioeglieraNel pesce, ch'ei mostr" qualde la fonte

Della vitaera ilcalle." Anche del pesce

E dell'acquache gemme intorno spande,Altro " narrar deuliArabi in le storie6.

(1) Fece bere al destriero,candido come puro argento, l'acquaclie era come un

puro vino.

(2) Pare vogliadire clie Kliizr si allontan" da tale (Iskender)a cui ilcielo non era

favorevole nel cercar l'acquadella vita.

(3) Elia profeta.Ecco un saggio della erudizione poetica di Niz"mi. di cui vedi il

giudizioal paragrafo 89 del capitolo.(4) In Oriente si usa mangiare sopra un drappo o tovagliastesa sul suolo.

(5) A chi,viaggiando,fa suoi pastiin riva a una fontana [Comment. pers.).

(6)Questo particolaredel pesce redivivo trovasi gi" nell'omelia siriaca,su Ales-sandro,

di Giacomo di Sar"gh che era del principiodel sesto secolo.

Page 265: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 257

//poetaespone ci" che dicono gliArabiintorno all'andata d'Iskender nel paese

delle tenebre,mostrandosi cos"pi"eruditoche vero poetaepicocome avrebbe voluto ;

dice del come [skender entr" in quelpaesemisterioso e delle avventure strane che vi

incontr",poiseguitain questamaniera :

Poi che il varcd alla fonte ei non rin-

Della luce del di si alTrett"ilsire[venne,

Alla sorgentei, e lefalangiancora,Giusta volerdel sire,a far ritorno

Prendeano ilcalle.Andavano pedoni,(jnantieran l",per la novellavia.

Tutti,quantieran l",correano innanzi

I [lalafreni.Poi che and" quarantaGiorni cos",liannoverando,illembo

Apparveestremo di quell'ombree fuori

II sol mostrossi da le nebbie. Ilsire

Avea le membra sue, poich"la fonteNon ritrov",dolentie aflrante.Corse

Dietro a ci" che non era ilcibo suo ^;

Poi che cibo non era, oh ! qualmai frutto

Dal correre per esso ? E non " d'uopoCorrer dietroal tuo cibo,e tu riposa.Che ilcibo tuo per s" si manifesta ^.

Tal semina quaggi",talesi miete;Deh! beato coluiche questaintende

Parola nostra ! E non " belloilseme

Tutto gittarper s",che dato " ilcibo

Oltre misura assai. Da quell'aiuolaChe i padrinostriseminar,sitoglieFrusto assegnatoa chi pi"tardigiunge,E se per noi d'alcuna cosa gittasiIl seme un di,per altriancor si gittiSeme da noi. Se a questariguardiamoAmpiadel mondo aiuola,ecco! che noi

L'uno per l'altrosiam colonial campo.

Vieni,0 coppiero,e cpielvino che attrae

Ilcor, mi porgi,che graditacosaE in giovinezzailvin,siche per esso

La bocca c'irrighiam,per esso ancora

Nostra fortuna rinnoviamo integra.

4. Invenzione della musica.

Quando assest" sul cuoio de' timballi

Iltimpanistai colpisuoi *,nel tempoChe de la notte gelidasi fece

Tepidal'ariae gi"cadea la spemeDel corvo bruno ", allorche i cantisuoi

Incominci" del di bianco l'augello^,Alto sul greco trono si assidea

Re Sikend"r,ed era iltempo a lui

SI come fuoco,ed era ilsuo cer"bro

Come cera all'ardore'. A cento a cento

A piedel trono fean di s" una schiera

I filosofisuoi. Della misura

Di sapienza di ciascun,sermoneIva fra loro in pi"ed in meno, e tale

Parole fea di fisichedottrine,E taldi teologicascienza

I nodi apria.Levava altrigran vanto

D'asceticosapere, e dallamente

Altriuscir fea,snodando,disciplinaDi geometra; e talsu la moneta

Di sapienzaaltoimprimeasuo nome,

Tale ancora e di leggie di ripostaSapienzafea vanto. Ecco ! ciascuno

Gloiiavasia gara in ci" ch'eiseppe,Ed era ognun veracemente qualeUn mondo di scienza. Or,perch"al sire^

Egliera precettor,su glialtritutti.Per impetodel cor, gradomaggioreAristotelevolle.Io de la genteDotta,dicea,sono ilmaestro, e nullo

(1)A uscire dal paese delle tenebre in luogo dove il sole risplendeva.(2)Cercando la fonte delia vita, mostrava di desiderare ci" che non " concesso

desiderare.

(3)Cio" Iddio lo d" liberalmente e spontaneamente.

(4)Costume in Oriente di batter timballi al levar del sole.

(5)La notte o le tenebre della notte.

(6)Il giornoo il sole o anche il gallo.

(7) Vuol dire che invecchiava; si struggeva per l'opera del tempo come cera

all'ardore.

(8)Iskender o Alessandro.

17 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 266: Storia della Poesia Persiana

258 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA

Bisognoho in me di scienza che d'altri

Dotti proceda.Non per me si dice

Menzognaalcnna in talsnbietto,e vanto

Meno per"con argomenticertiDel nome mio ch'" gloriosoe illnstre.

Del sire per amor, per la possanzaChe quegliavea, consenzienti in questaLaude di lui fui'on le linguetutte,Allor che Plato,solo in tanta schiera,Che di maestro dignit"s'aveaIn tutte artie scienze,un alto e fiero

Corruccio n'ebbe, Che di ipianteallora

Dottrine s'apprendean,glialtrida lui

La paginach'" prima,aveano intesa.

Usci fuori e daglialtriand" lontano,

Lnngidal mondo, e da' banchettiregi,Qual novella Fenice ^,a un tratto sparve.

Per pensierich'egliebbe, e notte e

[giornoNon s'addormi,perch'eglie canti e suoni

Alla luce traesse ; e per"inolto

Ei diessia specular,via dallagenteIlpieritrassee d'alcun suono indizio

Cerc" pelcielsettemplice-. Se alcuno

Ha suon di voce che non tocca ilcore,

Suon di arcato strumento a lui la voce

Rende soave, ])urche talcantore

Con armonia di corde a questocielo

Alto levii suoi voti in sua canzone.

Come pose principioilsapienteIlcieload osservar, come del cielo

Ei segu"l'orme e l'andar de le stelle,A simiglianzad'armonia che intese

Per glispazi,ne trasse uno strumento

In vistaa prova. Ei si,come rinvenne

All'armonia del cielsovra le corde

Un suon consenziente,allorche attorse

Le corde l" 've i capi"nno uncinati ^,Al tempo del sonar, vuota una zucca ^

Di cuoio ricopri,sopra vi stese

Le avvinte corde. Poi,di color nero,

Qual " di muschio,tins'egliquelcuoioDi uccisa damma, e dalle aride corde ^

Un suono suscit".Ma poscia,in quellaGuisa ch'eivolle,e in quellaforma,feceUna figuraacconciamente d'organi,E di stromenti con maestra mano

Un suon dest",gliaccordi accomandando

Destro allecorde,e quelsuon che sorgeaDai nervi tesi,or basso or alto,forteAvea talor,dolce talor l'accento.Si che per alto o basso tuono, in sua

Veemenza o dolcezza,un vero accento

Rendea cosi di gemere d'onagri,Di ruggirdi leoni.Ecco! talguisa [queD'accordi egliebbe in suo poter,che ovun-

La ragioneavvinceva. Ecco! che a un

[tratto,

Di quellecorde all'armonia congiuntaVenne amist" fra glinomini e le fiere,Si che a (pielsuon d'ogninato dall'uomo

Volto fu ildesiderioallegroe gaioAlle danze e a'tripudi.Anche i leoni,E l'altrebelve,a queldolce stromento,Destarsi da lor sonni;altre nel sonno

Caddero vinte.Ma poich"in accordi

Di suon d'ognimaniera ebbe possanzaD'assai varie armonie, da' suoi stromenti

Tale un suono ei traea,che ninno mai

Di suon simile,se lui sol pur togli,Si f"'ad altrimaestro. Eglidi snoni

Fea talconcento,che degliegrie afflitti

Moveasi il core ad esultar.GiugnevaA talpunto valor de' suoi concenti.

(1) La Fenice che non si sa dove sia.

(2) Allusione alla teorica dell'armonia delle sfere secondo Pitagora.(3) Giuoco di parole tra khiim, strumento ad arco (?)o cassa armonica (?),e k-}iuin,

cielo. Del resto, il passo " oscurissimo,almeno secondo la mia edizione (e non ne

ho altra).

(4) Per accordar lo strumento.

(5) Per farne una cassa armonica. Qui si parla evidentemente d'una prima forma

di violino,e noi sappiamo che il violino " d'invenzione persiana,venuto in Occidente

per mezzo degli Arabi (Gaston Paris, Histoire de la "itt"rature fraiiraiseau moyen

agc, paragrafo i20).(6) Propriamente corde fatte con minugie d'agnelli.

Page 267: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV ROMANZESCA 259

(]henatura per esso discopriaDi morbi e malattieruom sapiente,

Che, davver,conoscenza d'ognimorbo,Di talstromento al suono, avea l'ingegno.

Come ilconcento aglioi'ganiin talguisaFu compiutoper lui,come l'espertoLegno migliorsi f"'dell'inesperto^

Al deserto egliusci.Sonando allora,

locc" misura d'ogniaccordo,e fece

Intorno a s" da tutte pai'tiun cerchio,E in quelcerchio pos",destando i suoi

Novelli suoni. E tosto eglia s" trasse

A schiere a schiere da pianuree monti

Le fieretutte,che a quelsuon ciascuna

Correndo venne, ed a quelsuon si volse

Del novello stromento Ecco,lor sensi

Perdeano tutte ad una ad una, ancora

Come morte a cader ven"an sul suolo.

Violenza non fean giovanilupiAi !4;re!igi,e non avean leonialeresti

Desio di predain "n"griselvaggi..Ahipoidiversa,qualeei ben sapea,

.Modulazione ed altrosuono indusse

A suo stromento,si che tutte vennero

In s"bito furor le accoltefiere

E i sensi ricovr"r dopoquelloroPerder dei sensi.Elle n'andar dispersePer la campagna. Oh! chi memoria serba

D'avvenimento tale? Ecco! pelmondoGi" si divulgache spargea rubini

De' rubini la cava-. Un'armonia

Plato rinvenne qualealcuno mai.

Tolto lui,non conobbe,e da minugie ^

Aride trasse un suon, qualedel cielo

La volta scuote con la sua dolcezza.

Quando in misura ei trae col dito*,tutte

S'addormono lebelve ; e allorch'eiprendeAltro tono affrettando,al senso ei rende

Da' sonni loi le addormentate fiere.

A l'ostellodel sireanche giugneaDi cotesto lafama, e son fra loro

Emuli intanto Har"t e Zuhra^. Allora

Che .\ristoteleudi come quelsaggioOperadi talguisainclitafece.Crucciosoin cor rest" per tanta prova

D'ingegnosuo qualemulo che resta

Pien di vergogna per l'emulo suo.

Della terra in un angolosi assiseNe' suoi pensieried ampiauna palestraAperseal core angustialo.In quellaCura costante di suo studio,ascosoEi stette,che sua idea meravigliosa

Era, di gran valor l'intentosuo*5.

Molta faticaei sopport"per quelleInclitecorde e molti giornie notti

A' suoi pensierisi lasci".Ma poi.Dopo lungotravaglio,al findell'opra,Trov" dellamatassa al filoilcapo''.Per acuto osservar, veder volea

Di qualmai foggia,come alcuno i suoni

D'altria l'orecchiovenir fticcia,suoni

Che nati son dall'arideminugie,Avvenga si ch'eitolganoogni senso

E per diversa via rendano i sensi.

Dovea sua mente in potersuo gliaccordiRecar,qualidi sotto a un fittovelo

Avea nascostiilsapienteantico ^.

Al deserto egliusci,de" suoni suoi

Apprest"l'artee talismani ancora

Incominci" per t"rre i sensi altrui.

Come tolsecosi allesensate

Fiere la mente, a quellecorde sue

(1) Il legno ridotto dal suo stato primitivoa formar lo strumento.

(2)Platone,inventore di cose meravigliose.(3) Le corde dello stromento.

(4) Tocca le corde col dito.

(5) H"r"t " un angelo che sa di magia, e Zuhra " Venere. Si allude (un poco stra-namente)

alla gelosiascambievole di Aristotele e di Platone, se pure questo passo cos"

va inteso.

(6)Se COSI ho inteso bene.

(7) Il testo della mia edizione " guasto, ma il pensierodev'esser questo.

(8)Le corde dello stromento.

(9) Platone. Si pu" intendere anche ^^('accordi compresi in mi suono, perch"pardah

significatanto velo quanto suono, e qui il poeta evidentemente fa un giuoco di paroli;.

Page 268: Storia della Poesia Persiana

260 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Dolce die ini tocco altra fiata ancora;

Ma negliaccordi suoi la sorte avara

Aita non glidie,perch"sentoreDi lor sensi rendesse a queiche priviDi senso fattiavea. Perch" a dar voci

Egliancor liadducesse,industria poseTal snono in modular che agliassopitiRendesse i sensi,ma non seppe, ancora

Che assaitoni tentasse. Oh meraviglia!

In quell'operasua vinto ei rimase !

Come fu vinto non trovando,ilcapoDa che pi"non dovea dal suo sentiero

Volgerea dietro,ad impararda quello^

Si mosse con des"o,abhandonato

Di sua mente ilgoverno a quellosolo.

Come ci" seppe, ei disse : Ecco ! quel[dolce

Suono a ognicor che rende a chi perdevaI sensi,i sensi ancora, io non conosco.

N" so di qualmai guisain fra gliaccordi

II snon ne sia,u" di qualfoggiamaiRinnovarlo potrei." Ratto che intese

Plato cos" che quell'illustreancora

Con dolce atto a sua scuola si rendea.

Usci,f"'un cerchio in terra,e dentro al

[cerchioS" slesso pose. F"' talsuon, che tosto

Un accordo ne usc". Verso quelcerchio

Trassero alloraleopardie "n"griDa tutte partidel deserto,comeAd opra che assai preme. Ecco ! lor sensi,

Volte a quelcerchio suo di suo disegno,Perdean le belve al primosuon ch'eifea;

Ed eirliancora, un'altravolta,un suono

Destava con vigor,s" che quelsaggioAristoteleuscia ratto di senno.

Poi ch'eglicadde senza senso, ancora

Plato con dolce suon dest" di (pielle.

Belve la mente, e un'altravolta ancora

Atto la mente a ridonar f"'un suono.

S" che dal loco suo come un baleno

Balz" in piediAristotele.Davvero !

Che stupitoei rest",vinto,al suo loco.

Or che cadea privodi sensi a terra

Come gi"fean le belve. Allorch" ai sensi

Tutte f"r rese, come avvenne intanto

Che a far voci tornavano, comprese,

Compresecisi che l'uom,d'accordie suoni

Modulator,con arte ^ aveagliascosoL'alto secreto suo. Laudi glidisseE f"'sue scuse, che l'erratosuono

Per luisi fea soltantoabile e giusto.Come veracemente ilnuovo accordo

Da luisiapprese, quelloeiscrisse,e questoCh'era pur suo, si cancell". La mente

Ei confort",luisol^ riconoscendo

Per suo maestro, e si f"' blando e dolce

Oltre misura assai.Ma come seppe

Re Sikend"r che in Grecia era maestro

Di sapienzaPlato in ogniparteCh'" di dottrine,grados" glicrebbeD'onore e potest",glidie maggioreE pi"altoloco al trono suo d'accanto4.

b) Il poema: Le sette Belt".

1. // pa"az-:-odi Khavarnaq.

Dopocotesto come furon quattroAnni trascorsi,allorche ardito e destro

Si fea l'onagroe debile illeone ^,

Prence Nom"n f"'un cenno al figliosuo :

Deh ! figliomio, quest'animane' ceppiAvvinta " della cura. Ecco! quest'ariaSoverchio " asciutta,caldo " il suolo,e

[questo

(1) Platone.

(2) Doppio senso, inesprimibilein italiano,perch" dcst"n significaarte, inganno, e

anche suono.

(3) Platone.

(4)Veggasi quanto sia prolissoe pieno di ripetizionie verboso questo passo, bench"

tutt'allro che dispregevolee privo d'arte. Firdusi sarebbe stalo pi" breve e per" pi"

efficace.

(5)Forse Behr"m che cresceva in giovent",e Nom"n che invecchiava. Intorno alla

educazione del giovane Behr"m alla corte dei principidi Hira, vedi il paragrafo 11 di

questo capitoloe il sunto del poema al paragrafo 67 e segg.

Page 269: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 261

Figlio(lire 1 gli" gracilee di molle

Natura assai.Tale esser debbe illoco

Dove l'ediichiamnoi,che dolce e mite

L'aria ne sia mai sempre, ond'ei le penne

Spieghie l'alein quell'aria,e nutrimento

Da spirard'A([uiloniabbiasi ancora 2.

Soggiorniei si nell'ariadolce,e quiviAbbia i suoi sonni ed i riposisuoiChe son conforto all'alma,onde rimangaLa sua natura da vaporiintattaDella terra e del suol da secco ardore.

Cosi andava Munzir ^ a quelcomandoDel genitoreed alla nuova impresaRapidos'accingea.Cerc" un ostello

Ampio e d'altaposturae dagliardoriSicuro e scevro di perigli.TaleOstel non era per que'lochi,e tale

Se v'era ancora, ad altriera simile

In tutta sua struttura,onde i maestri

Molto attorno frugar,loco a quell'opraCercaron molto,u" d'alcun che a quellaAlta impresafu chiesto,acconcia e giustalisciala prova. Alf"n,verace annunzio

A Nom"n venne un di che talda lui

Arteficerichiestoera un illustre

Della terra di Grecia,un uom d'acuto

Ingegnosi,che molli fea le pietreSi come cera, prontoe destro,ancoraDi bella man, d'opreleggiadre,proleDi Sani antico*, e n'" Simn"r " ilnome,

Tale, che ilsuo potertutta la terra

Avea veduto,e tuttiaveano gliocchiAmmirato. In Egittoed in Soria

Operefatteavea, giustae perfettaOgnunain sua costruzion. Se ascoso

Ei si tenea, paleseera cotesto

Ch'egliera s" degliarteficiilsire^E maestro in pittura.Anche segui"noE gl'Indie i Greci l'artesua, lescheggeRaccoglieanoi Cinesi intorno sparseDall'asciasua '^

Ma pi"in l" di cotesto

Egliera ancor per computo e dottrina

Osservator,conoscitor di eccelse

Cose s,qualgi"di Grecia era Apollonio^

Astronomo sagace ed avveduto

Estricatordi talismani.Ancora

Avea scienza d'ognicosa arcana

Di questociel,de' notturni viaggiDella luna e de' moti altidel sole.

E compiertu potrai(fudetto al sire)L'altaimpresaper lui,che puoteei solo

Questaforma ^^ trovar. Tale edificio

Di creta ei lever",che agliastriancoraLo splendortoglier"di lor facelle.

Come a Nom"n venia Simn"r, des"o

Crebbe in essidell'opra,e ci"che all'uopoEra,Simn"r cerc",s" che ben tosto

Avviava l'impresa.Essi gl'ingegni

Apparecchiarea l'edifizioacconci.Sigliapprestarcome era d'uopo.Ed erano

Cinquantaa procacciardi ferro arnesi

Gli arteficipreposti,ed anni cinqueSimn"r,nel compierl'edificio,spese.Finch" poicon la man che oro ed argento

Spargea,d'argentoe d'or tutta quell'opraF"' sfavillarch'era di pietrae gesso.

Ed era quellauna magionche in alto.

La luna a rasentar,levava i tetti,

Edificio,che tutto era di bianco

E di nero dipinto,adorno e bello

E luccicanted'or,con tinte ancora

(1) Behf"m 0 Betir"m-g"raffidato alle cure di Nom"n.

(2) Si noti che siamo in Arabia laddove l'aria del nord deve essere fresca e grade-vole

rispettoa quella infocata del sud.

(3) Il figliodi Nom"n principedi Hira.

(4) Il noto eroe del Libro dei Re, avo di Rustem.

(5)Questo nome dell'artefice,in Niz"mi (nellediverse edizioni)e neglialtri autori

orientali,si leggein diversissime maniere.

(6) Passo oscuro, almeno secondo il mio testo.

(7)Segue un distico inintelligibileper me. Evidentemente il testo che ho, " guasto.

(8) Le cose celesti?

(9)Apolloniodi Tiana.

(10) Se pure cosi va inteso.

Page 270: Storia della Poesia Persiana

262 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA

Di melagranae fregidi pittura,

Operadi Simii"r. E v'era attorno

Una base celesteividipinta,E i nove cielivoltiattorno in giro.

1

Grata la vistasua si come " grato

All'uom stanco ilriposo,e all'assetato

L'aura che ne spirava,era qnaldolceFreschezza d'acipie.Il soleanche sua luce

Di sopra vi spandea,si che abbagliava(iliocchi come fa ilvel che cingeifianchi

Fulgidodelle Huri. Tutto " l'interno

Qual paradisoper la molta pace,

Tutto " l'esternoparial firmamentoPer tantifregisuoi.Ma lo scalpelloChe glidie tintaqualdi bianco latte,

Anche ilte'pariad uno specchioin cui

Si ritletteanle immagini.Per tanto

Di nottie giornifaticar,la negraParte dellamagion,si come sposa,

Ornamento trov" pertre colori,

Verde,candido e giallo.Essa al mattino

Vest"a verde color si come l'etra

Alla luce del cielverde-vestito ;

E come uscia da sue l"t"bre ilsole,

Un color d'oro essa prendea,(jualpure" del soleilfulgor;se poidi nubi

Un velo si cingeaquest'almosole,Pari a candida nube anche si fea

Con molta leggiadria.Ecco,prendeaVaria tintadi vel l'inclitoostello

Dell'etraal variar,quellataloraCh'" de' Greci,e talorquellade'Negri3.

Poi che Simn"r l'operasua compiea,Poi che pi"bellaanche la fea di quantoAltri ilrichiese,pi"del cieloin alto

Sali sua gloria,e di sua gloriadegnoDi Khavarn"q* era l'ostello.A lui

JNom"n die allorade' suoi regidoniInclitosegno, n" speranza avea

Simn"r di tanto per met"". Cammelli

Davagli,ei si,con carchi d'oro integro

E nmschio e gemme prezioseassai

Pi" che computo fosse,onde poitantiDoni fossergliall'uopoin altrotempo.

E il maestro che vide la regaleGrazia e ascolt"(pielleimpromessesueChe davan speme, cosi disse: Allora

Che di tanto m'avesse ilmio signoreData impromessa,pi"di ci" che feci,Avrei saputooprar. La sesta mia

Con migliorearte voltaavrei per queste

Opredi fregi,opra cinese. Assai

Maggioreanche vi avrei postala cura,

Perch" poidi tesor dato m'avesse

Ilmio prence e signormaggiorcompenso.Se altroavessitu ancor, Nom"n glidisse,

Maggiordi questatu potrestiadunqueUn'operacompir?" S'ellat'"d'uopo,Disse,nel tempo che verr",farolla

Tale davver che parr"questa un nulla

Al suo paraggio.Tre coloriha questa,Quellacento n'avr". Quellain rubini

Sar",questa " di pietra.E quisi mostra

Con una sola cupolacotesta,Ma quella,come ilciel,fiache ne conti

Nove cupoleeccelse. " Arse a que'dettiIlviso di Nom"n. Deh! ch'ei l'accolto

Amor distrussee l'uman senso ancora!

Un monarca " un gran fuoco,e di suo

[ardore" queisicuro che da Inngeilmira;E quelfuoco " una rosa, e se t'approcci.Una rosa t'" innanzi,e v'" celata

Una spinadi sotto. " j"aria vite

D'uve feconde un re sovrano. Alcuno

Ove s'accostilentamente,lungiNe va sicuro ; ma se alcun s'avanza

Ti'oppofidando,essa l'avvincee preme

Con tantilaccisuoi miseramente ^.

Oro e poterse a costui lascio,disse

Nom"n allora,in altroloco un'opraEglifai'"maggior di (|uesta." A" suoi

(1) Distico inintelligibilesecondo la mia edizione.

(2)Secondo i Persiani,il cielo " di color verde.

(3) Cio" ora bianca ora bruna. Solito contrapposto.

(4)Khavarnaq o Khavarnak " il nome del meravigliosoedifizio.

(5)Questo " ilpensiero,espresso pi" letteralmente che ho potuto. Ma il testo della

mia edizione dev'esser guasto.

Page 272: Storia della Poesia Persiana

^264 APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA

E i paggiridiceaiidel re del mondo ^

Il tristocaso, ben che incerto e occulto,

Qual sifosse,davver. Come allacaccia

Il re nostro si volse,ecco ! ildestriero,

Dissero,eglicacci" dentro a l'angustaFessura. " Ma non die al racconto fede

Nessuno allor,n" alcun credette a questoNarrar de' itaggi.Fantasia malvagia

Questa", tuttidiccan,vano racconto

Di fanciulliinesperti.Ecco! sovrano

Sire di grandimembra in qualmai guisaPotria (deh! ilditevoi di Dio nel nome!)Si angustoloco penetrar?Non seppeAlcuno mai che d'India un elefante

Sognifacesse,indi salisseai monti 2.

Poste ebbe ilfatole catene sue

Al fortissimo re, n" pot"sciorre

L'elefante^ i suoi ceppi.Ed ecco intanto

Segnidi duolo per la via,di fumo

Qual colonna,di questigiovinettiOppressida dolor *. Levasi un grido:E nello speco ilnostro re ! Deh ! voi

Qui vi rendete,che faccenda cadde

Del nostro sirealtermin suo !^" Di quelli

Cortigianidel prence, attial lavoro

Scesero alcuni lui cercando in quellaCaverna oscura. Ed era la caverna

Chiusa nel fondo,e colsero in lor tele

I ragnimosche assai^. Molte fiate

Essi bagnardi lagrimedegliocchiL'oscuro speco, molte volte ancora

Frugarcercando ; ma poich"per essi

Non si trov" ne la caverna ilsire,Come draghiin custodia ^ ei s'ordinaro

Dello speco allasoglia.Ivi di piantoMolli f"r gliocchi e del funesto caso

Fecer del re la genitriceaccorta.

E la madre del re l" in mezzo scese

Arsa al core di duol,poiche talfiglioEbbe perduto.Lui cerc",non come

Fean glialtritutti,ch'ellas" con l'alma

Ne fea ricerca,e quellisol con gliocchi.Ma nel cercar quellasua rosa, sola

Una infeconda spinaellarinvenne;Deh ! quantopi"cerc",meno rinvenne

Quellasua rosa ! A monti ellaspargeaLa sua ricchezza,e volles" che molte

Genti a schiere scavassero s. Profondi

Pozzi ellaaperse, n" trov" iltesoro

Sulla sua via; dentro la fonda cava

Yus"f "'non incontr". Ma quellaterra

Che f"'scavar l'annosa donna, ancora

Kotta e sconvolta a'nostri d" limane ^^,E la conosce talche iltristocaso

Anche riseppe,e a' nostridi lo chiama

Di Behr"m-g"rlo speco. Elli scavaro

Quaranta di nella caverna ; in terra

Quantif"r mai, si come quelli,intentiFosse a scavar? Dell'acquein sino all'orlo

Frugarla terra,n" iltesoro ascoso

Fu dato riveder,non j)ursognando.Tale in terra cercar, che gi"migrava

(1)Behr"m-g"r.

(2)Questo punto oscuro (sepure cos" va inteso)deve alludere a qualche proverbio,il cui significatodev'essere non potersidar fede a cose assurde.

(3) Figuratamente il re.

(4) Passo oscuro. I giovinettisono i paggi che primi hanno annunzialo lo strano

caso di Behr"m. 11 dolore poi " spesso rassomigliatodai poeti persianial fumo.

Vedi Firdusi e Saadi.

(5) " finita per lui !

(6) Molti perirononel cercare. Brutta immagine.

(7) Cos" intenderei. E antica idea mitologicaquella dei dragoni custodi di luoghisotterranei e di tesori. Il testo dice semplicemente come serpio draghi.

(8)Se cos" questo passo va inteso.

(9) Anche Giuseppe (Y"suf) figliodi Giacobbe, quando fu venduto, era in una

cisterna,postovidai fratelli.

(lo) Questo luogo,secondo il Malcolm, " tra Sciraz e Ispahan e si dice ancora oggi

la valle deglieroi. " un piano tutto paludoso,0 vi si addita ancora oggi il luogo dove

Behr;"m spar".Un giovane d'anni diciassette,del seguito del Malcolm, cadde in quel

pantano e vi per" miseramente.

Page 273: Storia della Poesia Persiana

APPENDICI': ALLA POESLV K()"L\.NZES(;A ^265

Alle sedi celesti," veramente

Malagevoleimpresa.Entro la terra

Ne sta la spog'liae stanno l'ossaancora,

E la parteceleste" in cieloassorta.

Ognimortai che sotto a questavolta

Vive del ciel,dne madri conta,e l'una

" la terra,ed " l'altrala mortale

Donna che il nutre del suo sangue^; e

[questaL'allevasi con molto affetto e cura,

L'altrapoisei ripiglia.Or, se due madri

Ebbesi ancora Behram-g"r,la madre

Terra mostrossi pi"benignaa lui'-,

E la madre del sangue ^ allacocente

Dogliae all'angosciache per l'altaoffesa

Della terra tocc",s" stessa uccise.

e)Il poema: Khusrev e Sh"r"na.

1. Incontro di Khusrev e di Sh"r"na.

Sportodi cose assai,dice ilpoetaChe come scese ilnobile signore*

Alla campagna ed una caccia indisse

Dolce e graditain tutte parti,venneAlto scompiglioa lui da un altroloco

Per la bellaShirina. Ella nascosta-mente

cos",con le compagne sue,

Ella,fiamma de'cuori,uscia quelgiornoCaprea cacciar selvaggie,ed ecco intanto

Ad un sol loco dne scontrarsiinsieme,

Due cacciatori ,ei si,che poivolaroL'ano in caccia dell'altroavidamente.

Ebbri d'amor si stavano i due amanti,Stavan disgiuntiper cocente amore

Da lor scorta d'amici^,ed eran elli

Avventatori di saette,egualiA giovanicipressi,e per amoi'e

Questodi quelsi fea bersaglio'. Ad uno

Regiopoterconcesso avea corona.

L'altracento corone avea turbale

Col poterdi beltc".Nascea la prima

Lanuginea costui sovra la rosea

Gota,e coleisu le rosate guancieAvea ricciolibruni. Ed uno avea

Del crin le anella dagliorecchi attorno

Alto composte,e a l'altradi capegliUn lacciobruno su le spalleandavaLibero e sciolto.E ilviso di costui

Pel diadema era qualmanca luna ^,E ilviso di coleitutto era cinto,

Qual colma luna,di belt"fiorente9.

Come sii sguardil'un su l'altroaffisse

Per alcun tempo, s" che l'uno all'altro

F"' dal cigliocader lagrimeardenti,Non si distolseda Shirina sua

Parv"zio,n" di coleisi separava

Il rosato corsier dal palafrenoBruno del sire.Elli cercar frattanto

La via d'amore,e l'uno all'altrosegniScambievoli cerc". Ratto che intese

L'uno dell'altroil nome, altodi sella

Caddero al suolo i giovinettiamanti

Privi di senso. Ma destarsipoiIn ora breve e ilsuol,come di perleSparse,bagnardi lagrimecocenti.

Quale " costume, ei s'inchiedean di molte

Cose, e di lietefavellar,di triste

Per alcun tempo. Molti furo i detti,

Ed ei molto pensar;perch"il sermone

Anche scorciasse,pazienzain opra

Posero intenti.Come poila foga

fi) Alla lettera: l'altra " il sangue.

(2) Perch" lo raccolse nel suo grembo, e l'anima di lui,intanto, sali al cielo.

(3) Cio" la madre vera di Behr"m-g"r.

(4) Il re Khusrev Parv"z.

(5) Khusrev e Sh"r"na.

(6) Si erano allontanati dalla loro scorta.

(7) Uno s'innamor" dell'altro. L'avventar saette " detto qui anche nel senso di

vibrar dardi amorosi.

(8) 11 diadema glicoprivaparte della fronte.

(9) Il volto di lei si vedeva tutto pieno e scoperto. Nota l'inetta antitesi tra luna

scema e luna piena.

(10) 11 re Khusrev Parv"z.

Page 274: Storia della Poesia Persiana

-2G6 APPENDICE ALLA POESIA HdMANZESCA

Dell'amore ei frenare,alto in arcioni

Balzar veloci come angellia prova.

Da tutte partiintanto i cavalieri

Le redinivolgeanverso quelloco,Da osni confin va2:hissiniefanciulle

Venian dal volto di Per". Vedeano

E luna e sole ^ andar congiuntiinsieme,Nella costellazioncongiuntiinsiemeDe' giovinettiamanti. E illoro amore

Fuoco entro al cor destava,e lor cavalli

Impacciativenian come somieri

Entro al fangocaduti2. E sistupiaCiascun che lirincorse,e da Shirina

Khusr"v non discernea,tanto eran elli

Forte abbracciati.E trombe (?)in tuon

[sommesso

Annunziar parean che veramente

Eran Bilq"sae Sulcym"ncotesti

Garzoni amanti ^. Ma novelle schiere

Da tutte partivennero e dintorno

S'ordinar quiviai due. Poi che del monte

Tutta gentes'accolseallependici.Gem" la terra sul dorso del Pesce *,

Al grave pondooppressa ; e f"'paroleShirina intanto a re Khusr"v e disse:

Almo signore,a cui ne' ceppistanno.Di me migliori,mille servi e mille.

Partecipaa splendordi tua corona

Quest'altocielo,ed ha sublime loco

Sotto al tuo seggio(piestaterra ancora;Ben che per sette climi si distenda

Il mondo intero,ilmondo intero " al sire

Ampio e proprioretaggio.In questilochiVicini (pii,fra tante a me donate

Dovizie del mio re, sta una magioneA un ci'ocicchiodi vie. Se mi fa urazia

Il mio signoi'e,la sua ancella e schiava

Lever" in alto la cervice,a quella.Magiones'eiverr" ". " Se tu m'acco"ii

Ospite,disse ilre, per l'alma min!

Ch'io verr" teco ove l'anima mia

Ti sia devota e cara. " Un'altra volta

F"' sue laudi Shirina ed al signore,Pi" che misura fosse,altidie segniDi sua devozion ^,[tosciaun suo messo

Con due corsiei'i' pose in via per quellaMihina madre sua, si perch"annunzioFacesse a leidell'ospiteregale.

2. Morte di Ferh"d^.

Kliusr"v,siredel mondo, in ognitempoCon arte molta di Shirina sua

Novelle procacciava,e pi"che mille

Esploratoriavea. Ciscuno intento

A varie impreseera per lui,e allora

Che un dito sol la vaga giovinettaAl volto suo portava,il re di tanto

Ei feano accorto d'un sol tratto insieme.

Ora, nel tempo che Khusr"v al monte

Ferli"d vedea,quellovedea di ferro

Alto maniero 9,a lui,sire del mondo,

Dato fu annunzio ancor che come giunseFeiii"d a riveder quellaleggiadraChe gi"il cor glirapi,forza inusata

Venne allemani sue, potersovrano,Si che le rupiei;liabbattea d'un colpo.Da ([nell'oraegliavea'fera una gioiaConcepitanell'alma,e si pareaChe dallepietreruvido e t^agliardoCostume appreso avesse. Eglipotea,Con ((nelferro ond'ei t"a sui duri sassi

(1) Kliusrev e Shirina.

(2) L'immagine " brulla,sebbene usata non raramente dai Persiani,ma credo che

il testo, oscuro, vogliapur dir cosi. Forse, tenendosi troppo accanto l'uno dell'altro i

due amanti (come si dice pi" innanzi),i cavalli erano impacciatinel camminare.

(3)Bilqis(laregina Saba) che visit" il re Suleym"n (Salomone).

(4) La terra, secondo i Persiani,posa sul dorso d'un pesce mostruoso.

(5)Segue un distico inintelligibilenella mia edizione.

(6) Si lasciano due distici che non sono altro che una inetta ripetizione.(7) Perch", stanco uno, prendesse l'altro.

(8) Ferh"d (vedi il sunto del poema ai paragrafi58, 5'J,60 del capitolo),amantedi Shirina, era stato mandato a tagliarroccie sulla montagna di Bisuti'm, e Shirina lo

aveva visitato in quel luogo.

(9) Costrutto da Ferh"d.

Page 275: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA 2()7

Dura la prova, gi"scrollardall'alto,Qiialper manco sostegno,ilmonte eccelso

Di Bisiit"na.Qual leon pugnace,

Eglifortebattea d'una sua mazza,

N" mazza ell'era,ma si gru possente' ;

Che s'eglimai per una luna ancora

Tanto avrassivigor,la via segnataSchiuso egliavr" suldorso allamontagna^.

Parve smarrir sua mente ilnobii sire

Come ud"-dellepietree infrante e rotte 3,E vecchi saggiinchiese:Or che faremo,Perch" ordiniam cotesto ?

"E ivecchisaggi

Cosi glirispondean: Se questonodo

Vuoi tu che a sci"rsiagevolesifaccia,Fruga e ritrovamessaggierche gridiDal suo callea Ferh"d che quella" morta

Shirina sua, perch"dall'oprafiaccheCadano a dietroquellemani e in suo

Intento alcuno indugioanche si mostri.

Tal fu cercato allortristoe maligno,D'infausto aspetto,con segnidi sangue

Qual truculento scannator,che fuoco

Parca spirarda le contratte fauci

Come la morte *

" E tutto gliapprendeanoChe far dovea,d'oro glifean promessa,Gli fean minaccia di ferrateverghe.A Bisut"na essi il mandare, e ad opre

iMalvagieegliera si maestro e guida.Ecco ! che vassi l'uom di duro core

Appo Ferhc"d,scioltala lingua,chiusaL'alma a piet".Come quegliocchi suoi

Tristie proterviilgiovinettoamante

Vedean da lungi(luivedcano in pugno

Reggerd'acciaiouna bipenne; intanto.Come fero leon da'ceppisciolto,Come elefanteebbro di foia,ilmonteFerh"d rompeva, e in mano a luilepietre,Il ferro in mano a lui molle si fea.Che per Shirina sua caldo nel pettoSentiasiilcore, e per l'ardorche avea

E nell'alma e nel sen, di s" nessuna

Avea scienza,non del mondo attorno,E sol cantava una canzou, la sua

Shirina ricordando ; iva scintille

L'ascia destando e dirompealepietre);Come quell'uomFerh"d scoverse e quelloSuo stato allegro,a favellarla linguaSciolse e die voce di lontano a lui:

Ignarodello stato in che tu sei,Tu non curante, a che tua vitapassiSenza pensierdi te? " Cosi rispose:

Per gioirche d" il nome di mia donna,

Oprafo io di man si come vedi.

Poich" la donna mia donna gli" tale

Che Shirina " per nome ^,ellam'" cara

Pi" della vitamia cento fiate;Che s'iovedessi la sua adorna immagoPer entro i sognimiei,tutto in un mese

Gi" scrollereidi Bisut"na il monte.

L'uom di reo volto e di paroleamare,Come vedea che dolce amor diquellaShirina oprava ancor, trasse un sospiroDal core e disse: Morta,ecco! " Shirina,E Ferh"d nulla sa ! Deh ! quelleggiadroCipressocome cadde a terra infranto

Di morte allabufera ! E sul sepolcroAmbra in copiagittaroe la sua via

Tutta bagnar di lagrimedegliocchi.o cj o

Tutta la terra per la morte sua

F"' piantie omei,ed " simeravigliaChe da Ferh"d non sappiasicotesto !

Ma da quell'orache Shirina bella

Esanime rest",corsero a rivi

Le lagrimedegliocchi. Al fieroassalto

Di morte si spegnea quellasi vaga

Splendidaluna e s'oscurar lestelle

In cielper doglia.Cosi '1bel cipressoOnde iltuo core andava lieto,uscia

Dal mondo e il cor tiabbandonava. Ahi !

[tristiQuellaluna e quelsol che di talfoggia

(1)Si lascia un distico inintelligibilenella mia edizione.

(2)Ferh"d era stato mandato dal re Khusrev a difficilissima impresa (quelladischiudere una via pei monti) con la speranza ch'eglinon la potesse compiere. Vedi il

sunto del poema.

(3) Si lascia un emistichio inintelligihilenella mia edizione.

(4) Se pure va inteso cosi questo passo oscuro.

(5) Shirina (propriamenteshlrin) significadolce in persiano.

Page 276: Storia della Poesia Persiana

-268 APFEiNDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Si eclissarrepentini! Al"or che incolse

Tal sventura allegenti,assai ne fero

Un piantograve e n'andar mesti. Alfine,

Associatinel diiol,la bellaestinta

Aftldaro alla terra e dalsepolcroA dietro si tornar compuntie at"litti.

Cos",molte menzogne iva intrecciando

All'infelicee voci fea di duolo ;

E Ferli"d,come venne a' suoi orecchi

Ilfieroannunzio,dall'altodel monte

Cadde,di monte qualframmento. Trasse

Tal gemitodal cor, che detto avresti

Averlo al core trapassatoun'asta,

E lagrimandodisse : Oh! mia fatica

Che sopportai! ^'on vidi alcun riposo,E son morto per essa ! Oh ! mia perdutaStagionein faticar! Oh ! invan da speme

Rallegratomio cor! Questogli" dunqueFrutto ch'iocolsida scavar montane

Rupi! Davver ! che agevolenon fue

L'opra,ma grave e dura !Io,qualeignaroDisiaiforte un bel rubino,e quello.No ! non trovai,ma dure pietrein mano,

Dell'opraal fin,mi vidi.Incendio " questoChe di talguisacadde in me! Diluvio

E questosi che repentinm'incolse! i.E vuoto " intantoquesto mondo attorno

Della luce del sol,vuoto " ilgiardinoDell'arboscelleggiadro! Ecco! dal mondo

Spar"ala lampach'era al mondo luce,

E non Shir"na da me via sitolse,Ma veramente ilsol.Non ha dei miseri

Ilcielpiet"! misericordia sua

Non " peiderelitti! E come avanzano

Cento greggi,soltantol'agnellettoDel poverelloafferraillupo!Intanto

Piangonper me le fieretutte. SparveL'acquadel viver mio nell'ombra oscura !2

Tale amor sivolea,perch"in sua morte

Fosse lietoFcrh"d ! " Ilgeometra^

Sempre solca formar d'un frescolegnoDi melagranoilmanico all'accetta

D'acciaioch'egliavea, si che valente

Aiuto gliera e in man di lui suo cenno

Compiafedele.Come udi l'annunzio

Che ilcor glitrapass"di fonda piaga.L'accettasua da l'altodi quelmonteGi" scagli"l'infelice.Urtava il ferro

Contro lepietre,ma la terra illegnoPenetr" forte.E dicono che molle

Era la terra,si che ratto un fusto

D'albero usci di melagranda quelloManico infissoe un albero divenne

Che assaifruttirec" *. S'anche non vide

Niz"mi ilfusto all'alberonovello.

Ne' librisuoi questoracconto ei lesse,

E ilpoeta,pur questoasseverando.

Anche glidice che nel di che spentoGiacca Ferh"d per amor di Shirina,Venne in gran duol per tanta sua sventura

11 core di costei,che un vago ausello

Era fuggitodal giardin.Su quelloCipressoaltero,nato al rio sul margo,

Stettesia lagrimarcome piovosaNuvola a primavera; indi glifeceFuneral veste qualde'prenci" l'uso,E sotterra ildepose; ed ellagi"Nulla in pugim stringendo"''.Alta una

A voltaglielev" su l'erma fossa [tombaE quellatomba f"'segnatameta

A' pellegrindevoti.Anche da questaE quellapai'tedi cotesto diede

Altriannunzioalvhusr"v,nata esser ipiesta

Spinacosi per la via del dolore,

Ed ei di ci" che fea pentissiforte

Ed ebbe offesanell'olfesaaltrui.

(1) Altro che il nostro Seicento!

(2)Allusione alla nota fontana della vita nel paese delle tenebre. Vedi sopra ipassi

di Firdusi e di Niz"mi.

(3) Ferh"d.

(4) Secondo i Persiani,i grani rossi del frutto del melagrano sono le lagrime e le

stille di sangue-diFerh"d.

(5jNon raccolse nessun fruito dal suo amore.

Page 277: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ HOMAiNZESCA 2()9

d) Il poema : Leyla e Meo 'nun.

1. Megn""i libera un cerbiatto

stato preso da un cacciatore.

Sue canzoni cantando,ei ' la via prese

,Qiiald'amanti " costume, e al suo sentiero

Andando,egliatterrava la pupillaE dicea : Ci" che vuole Iddio signore,Anchesar"! 2" ,quand'ecco,all'improvviso,A un loco ei giunseove gittatoe appostoScoverse un laccio.D'un cervetto ilpiedeCaduto era prigiondel laccioapposto,E di lui la cervice in quellatesaCorda al coltelloera serbata. A quelloRoseo cerbiattoilcacciatormovea

Come leon feroce,e non per odio

Che avesse in cor, sparger voleane il

[sangue."

0 sanguinario,(jualverr" mai frutto

Dal sangue a te dell'innocente?" Allora

Che Meg'n"nvenne al cacciatorda presso.

Come dinanzi a talche sangue versa

Per arte sua ^,sciolsela linguae disse:

Deh! tu oltraggiosocane, esci pur tristo!

Che per debili e infermi i lacciappresti.Ti scosta,perch"un giornoanche sigodaIn dolce pace ilprigionierotuo !

Ti scosta,perch"allor ch'eisiIlareso

Al noto covo e appo la sua compagna

Torni al ripososuo, quellache in tutta

La notte lo cerc",per la sua assenza

Dir" di te : " Colui che separava

Te da me ({uestanotte,in simil dogliaRestisipreso ! Giorni mai giocondiChi ti cacci",non vegga, o viva i giorniEgualia questimiei ! " Che se tu temi

De' mesti illamentar,toglida questaPreda gliartiglie rendi grazieancora

Che tua predafu questa e tu l'haitolta*.

E ilcacciatorche tal sermone udia.

Da imbandigionsperatain quellasuaPreda a dietro si trasse e f"'taidetti:

Non io l'uccider",ma non per nulla

Dar" la belva,ch'ella" si di mio

Alimento ragione; e l'ora" questa

D'oprar,se la riscatti." Allor si tolse

Tutti Meg'n"ngliarnesi suoi e tutte

L'armi subitamente e ledepose,E ilcacciatorl'armi toglieasiintanto.

Gli arnesi si togliea;vide lucrosa

Preda in cotesto e laselvaggiapredaAbbandon". Meg'n"n,si come padreCorre al figliuol,rapidocorse a quelloCerbiatto che ilsuo cor gi"fea captivo,E come amico ilpalp"di sue mani

E l" 've rotto lo scopriadi-piaga.Le piagheglifasci".Con molto amore

Dal capo al piedeilstropicciando,tolse

Da lui la polve,e gi"per gliocchi suoi

Stillepioveadi pianto.Anche dicea :

Deh ! tu lontano dalla tua compagna,

Anche tu come me dalla tua amica

Diviso andasti ! 0 duce allatua schiera

Pel deserto,o di campiabitatoreE di montagne verdi,e m'" ricordo

Della mia donna l'odortuo^,son pariDi quellaagiiocchi giiocchi tuoi. Deh !

[sempreSia tuo soggiornosotto a l'ombre fresche,

Scioltoda' lacciilpie.Cadano a vuoto

Mandati contro a te de' tristie rei

I colpitutti,e lungidal tuo capo

Siano i laccidei re ! Ma i denti tuoi

Dentro allachiostradelle labbra tue

Megliosi stanno che di fulgid'oroIn un castone ^, e ilcuoio tuo villoso

Di che guinzaglilor gliuomini fanno.

Megliosi sta,perch"la cingae vesta,

A te su la cervice,e se pur sono

Degliocchi tuoi le lagrimespremuteFarmaco ai mali '^,meglio" siche alsuolo

(1)Meg'n"n errante per il deserto.

(2)Intercalare comune ai Mussulmani specialmente nell'afflizione.

(3) Come dinanzi a un tlebotomo.

(4)Pare vogliadire che si deve appagare d'aver preso il cerbiatto,lasciandolo poi.

(5)L'amica paragonata a una cervetta.

(6)Allude all'uso dei cacciatori di far rilegarein oro i denti delle belve uccise.

(7)Che si alluda a qualche medicina cos" preparata?

Page 278: Storia della Poesia Persiana

270 Al'l'ENDlCE ALLA POESIA UOMANZESCA

Non sialiversate qiialvelen i. Cervettu

Dall'ampioseno e dall'altacervice,Costui '^che arde nel cor, deh ! tu consola,Ch'ioben so che appo questoerto maniero

Di lei,leggiadraqualcandida luna

Che in esso sta,notiziahai tu. Se un giornoIn quellaterra pascerai,deh! rendi,Rendi noto a coleidi questocore

Lo stato reo cos" dicendo : " 0 bella

Che in potereti staide' miei nemici,

Qual tu non vuoi,son io'^.Tu se'lontana

Da me, da te son io lontano ; e in duolo

Sono ed in duol sei tu *. Ma un solpensieroChe di te non raccolgaalcuna traccia.La niente a me non tocca, e nessun'aura

Aura nomar vogl'ioper ninna guisa,Quando non rechi a me di te fragranza! ".

Di questa guisa,anzi di cento ancora,

A suo stato conforme ei favellava.

Sciolse al cerbiattoi vincolidal piede,Gli baci" gliocchi e libero ilrendea.

i2. Pazzia di Meyn"n.

Come sua luce ridest"di questoCielo la lampae fuor della cortina

Che l'iinpedia,mostrossi,allorche intorno

Un giardinotlor"asotto a ogni sguardoE ognisguardoIucca comedi notte

Una facellaluce,ecco qualcorvo,Rapidovolator,come farfalla

Che dellalampaallaJiammella anela 5,Prese cura iMe^'ii"nper suo viaggio.

Prese la via che a l'osteldi colei

Ch'era sua donna,ilconducea. Di lei

Come not" fragranzadi lontano,Al suol si assiseed ogniistante al core

Portavasi la man. Dal pettoallora

Un gemitogliuscia,come se l'alma

Renduta fosse ad una morta spoglia,Quando da lungi,simile a invasata

Da mali spirti,ecco mostrarsi a lui

D'et""grave una donna. Era con seco

Un uoiii tratto al guinzaglio,e del guiii-

[zaglioParca l'uomo goder.E quellaandavaAffrettatapelcallee si traea

L'noni col guinzaglioallacervice attorto.

E Meg'n"n che vedea quelloin catene

Tratto captivo,sacramento fece

Per Dio santo a colei: Deh ! chi " costui

Che vien con te al guinzaglio?e perch"[mai

Con te in ceppisi sta? " Se tu del vero

Intender vuoi,la donna disse," tale

Costui davver che non ha mente o senno,

Intellettonon ha. Vedova donna

Son io,povero sozio m'" costui,E di l" da misura abbiam noi due

Affanni e mali. Che a tal punto venni

Di povert",che a luiquestoguinzaglioPosi e la soga, ond'io lui meno attorno

Qual prigionieroe da ognivico e ostello

Dono di cibo gliprocaccio.Intanto,Pochi alimenti per ilgramo ostello

Vo raccogliendo,che a veder per noi

Si sta che mai ci si procaccia,e in partiEgualiposciadividiam quelpoco.Io 'na met", l'altramet" costui

Prendesi, e nulla in mezzo a noi rimane.

E Meg'n"nperch"atflittoera e turbato,Cadde a l'istantea' piedidi colei

E disse : Questasoga e le catene

Poiinii,0 donna,e ilguinzaglio,ed al tuo

Toglitutto cotesto. Io son da furie [sozioPreso e dolente,e degnoson di ceppi.Non egligi".Tu menami dattorno

In questostato miserando in questiLochi e dove pi"vuoi,e quelproventoChe per cotesto a te verr",titogli,Toglisola per te,ch'io non vo' parte.

Come vedea questanovellapreda.L'annosa donna per illucro e ilfrutto

And" contenta e lieta.E via da quelloAntico sozio suo tolsela mano

Ed a Meg'n"npose la soga, pose

(1) Passo molto oscuro.

(2)Meg'n"n slesso che parla,innamorato di Leyla.(3) Cio" forsennato e ridollo a vivere nel deserto.

(4) Si lascia un distico inintelligibilenella mia edizione.

(5) La solila immagine dell'amante che vuol congiungersialla sua donna.

Page 280: Storia della Poesia Persiana

27^ APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Elibro d'aiiioiein Jiraccioa lei,che eterno

Licore glipori;ea*. Posano intanto

Fino a qneldi che sorgeranno i morti,

Tolta dal lor sentiero in sempiternoLa rea sventura. Ei vissero ad un pattoSu questaterra, or posano in un solo

Letto di imnie ad altravitaassunti.

E Zeyd,l'uom dolce e buono e piend'a-

L'alta sventura sopportando,mai [more,

Dal sepolcrodei due 2,fonte di luce.

Non rec" ilpielontano. Alcune strofe

Che rubini pareano a un l"loinserti.

Quali,toccando lor stato infelice,Avean compostei giovinetti,attorno

Diessi a cercar molto guardando,intantoChe quellaface erasi spenta;e allora

Ch'ei le trov",si le raccolse ancora.

N" gliorecchi d'alcun frod" di questoOrnamento novello^; e chi ne intese.

F"' sue laudi d'assai.Cosi la storia

Dei due amanti * ei rendea pelmondo nota.

Ala un di un pensieroglitocc" la mente

Un pensierdi que'due ch'erano luce

A tutto ilmondo, di qualfoggiamaiStesser sotteira i due garzoniinsieme,

Sposi,che non gustardel dolce frutto.

Laggi",nel seno della terra oscura,

Dormono forse,0 siedono elliin trono

Di paradiso?"Allor che l'atranotte

Parve squarciardel muschio la vescica

E ilnero muschio spargei'edel die

Sulla bianchezza^,gliangelimostraroA Zeydin sogno un bel giardinoadornoChe dava al mondo luce.Era nel mezzo

D'alterepianteingombroed era lieto

Come " ilcore diqueiche han sorte buona ;

In ogniparteun fiore,e d'ognirosaI petalisplendeansi come lampe

Veracemente. Ell'erano,le rose,Per ogniaiuola quaipupilleacceseStanti a guardare;osteldi paradisoCon splendordi cristalloera ben quello,N" pi"verde di quelloera smeraldo,

N" avea misura ilsuo splendor.FiorentiI rosetiall'intorno,e ognun reggea

Suoi caliciodorosi ^, e sue canzoni

Ebbro cantava l'usignuolsui rami.

Cantori modular canti s'udi"no

In misura, e colombe gemer alti"

In ogniparte.Ed ecco, ugualea un sole,

Mostrarsi a l'ombra de'rosetiun seggio.Posto in riva dell'acque.Era copertoDi drappidi broccato ed era adorno

Di tappetiquaison di paradiso,E sopra vi sedean,paria leggiadriCipressiin loro aspettoe in lor statura,

Due giovinettid'inclit'ormeun giorno,Seduti l" di tanto gaudioal loco.

Avean di vino in jmgno un nappo, e nuova

Avean dinanzi primavera,e intanto

Ambo dicean di lor trascorsicasi.Ed ora al labbro quellasi recavano

Coppadi vino,ed or si davan baci

Sulle labbra l'un l'altro;ora in leggiadriDiscorsi erano insieiue,ora giaceanoA lor desio conforme. Ed era ilvincolo

Del pattoantico incolume, e la fronte

Reclinavano insiem su quelbel seggioAmicamente. Ad ogniistante,un nembo

Di vaghifiorlevavasidall'aureE in bellapioggialor scendea sul capo.

E Zeydche in sogno ilprodigiosoarcano

Stavasia contemplar,chiese a un vegliardoDi paradiso:E chi " costui,leggiadroCome cipresso,ed ha sua coppa in mano?

Qual nome egliha d'Ir"nine^liorti'^.In

funesto

(1) La beatitudine di star sempre con lei.

(2)Levia e Meg'n"n.

(3)Metaforicamente, le strofe sono qui considerate come orecchini da attaccarsi

agliorecchi degliuditori.

(4)Leyla e Meg'n"n.

(5) Si sa che il muschio " bruno ed " contenuto in una vescichetta. Tutto ci" per

dire che la notte successe al giorno.

(6) Le rose.

(7) Famoso giardinodel re Shedd"d, gi"pi" volte ricordato.

Page 281: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA ROMANZESCA 273

Deij;iisjiirlisoggiorno,eglisiprendeGaudio e sollazzo.E donde mai gingnea,

Vegliardosaggio,a questatua dimora?

E il vegliardo,in favellaaeconcia al-

[l'uopo.Con eloquente!?)linguaa lui rispose:

Questidue che omai sono una persona,Son congiuntiin eterno. E (pielloin terra

Prence fu gi"che gradoeccelsoattinseIn sua perfezioni,fulgidaluna" si costei,d'ognibel cor delizia.

Essa " Levia,ed " qualeanche lavedi,E soprannome di Meg'n"n- ilprence

Ebbesi in terra. Eglieran due rubini

Intattiancor, nel cofano rinchiusi

Dell'amor,dellafede,e ninna in terra

Ebbero gioia,e quisoltantoal tine

Giungeand'ognidesio pi"dolce e caro.

Qui non vedranno altrodolor,ma eterna-mente

saranno in lor felicestato,

("h"qualnon goded'alcun fruttoin terra.In questaguisache tu vedi ilcapoAlto sollevaqui; di tal,che al mondo

Vive gramo e dolente,ecco ! nel cielo

La letizia" pur tal! Cosi la face

Chiara del di che illumina la terra.

Desta ne"fascidellanotte il fuoco 3.

Zcydintanto destavasidal sonno

E la sua arcana vision rendca

Manifesta all'intorno,onde,chi scende

A far soggiornoin terra,ognisuo gaudioNe calpestidelpie.Fallace " ilmondo.

Ch'egli" polvesoltanto,e sempiternoE santo " ilcielo.Santit" che resta

Per sua natura sempre, " assai di nostra

Terra caduca e misera mioiiore!

III.KImsrev d" Dehii.

Dal poema: Lo Specchio di Alessandro.

L'ascetafattopersuasodella onnipotenzadi Dio.

Udii gi"che un asceta,(piainon retto

Pensiero avea, ficc"la scure al piedeDell'arbordel suo senno *, e perch"fattoS'avea costume di superbocore,Nell'ascensionedel Profeta a Dio

Aveasi un dubbio 5. " In questavia,dicca,Dinanzi a cui s'atterraognipensiero,Come potrebbeire e tornar qualcunoIn un istante?^ ". " Per taldubbio suo

Qual " di gentestolta,eglilo spirtoA mane e a sera tormentava in questoFatuo pensiero,finche un di al mattino.Per la vasta pianuraerrando a caso,

Giunse ad un'acqua.Per lavarsue membra

Via da le membra ei si togliealevesti,E nera notte in quellafonte indusse

Ch'era fonte di luce '^.Allor che immerso

Si fu nell'onda,fuor ne usciva,ed ecco

Che dentro a un borgodonna eisivedea ^.

Un talsen venne ; seco ordia faccenda^

E luifea sposa sua per giustenozze,Si che in bel nodo di belt"gioiosaEi si restava,e sette figliancoraGli nasceano in sett'anni.Un giornopoi,SI come un tempo fece,egli,discesoD'un ruscellettoal margine,le membra

Bagn"nell'onda.Come fuor dell'acquaEi lev" ilcapo, e d'ogniparteattornoDiessia guardar,che vede? Era pur quelloDi suo primolavacro illoco antico

(1)Nel far vita da penitentenel deserto.

(2)Il suo nome era Qays. Fu detto poi Meg'n"n che in arabo significajxizzo per

amore. Vedi ilsunto del poema ai paragraficitati sopra.

(3)Brucia i covoni (!)della notte, cio" ne disperdele tenebre.

(4)Invan".

(5)" punto capitaledella fede maomettana il credere che Maometto, una notte,

salisse al cielo e parlassecon Dio.

(G)Maometto comp" in un attimo la sua ascensione al cielo,e ci" faceva dubitare

il pio uomo.

(7) Fece torbide le acque.

(8)Era stato mutato in donna e trasportatoin una citt" o borgo.

(9)Tratt" di matrimonio.

18 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 282: Storia della Poesia Persiana

274 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Dove sua via smarr" ruom che smarrito

S'era dal giustocallei. Eran sul inargo

JjBvestisue, gliarnesi suoi ; ancora

Dell'ora mattutina era l'istante.

Ebbe vergogna di suo dubbio inetto

E tolsevia pensierpresuntuosoChe aveva in pria,si che del cielsi volse.

Dopo tanto inciampar,forteallalegge.

.

I rei pensieridiscaccn'id'un tratto

Via dalla mente e con alma virile

Concep"luce di saviezzae poi,

Dopo molto pregar per suo perdono.Disse : Non " nostra ragionche folle

Errore e mal caduco,essa, che lungiDalla leggeiliDio tiene oltraggiosaIl pensiernostro. In regno tal- che due

Mondi 3 fa incertie dubitosi,nostra

Ragion come levarsiardisce a volo?*

IV. kirm"ii".

Dal poema: Humay e IIumayun

(Felicee Felicita).

Dolore di Hvmfujper "a creduta morte

(li Hiimuij"ii.

Per caso avea quell'inclitoe prestante

Hum"y, sire d'amor,da' hei consigli,In quellanotte bevuto d'un vino

Degnodi forti,e (|ueiramicovino

La mente gliaggrav".Quando nell'alba

Di sua ebhrezza dal sonno ei rilevossi.

Volse al deserto le bandiere,intento

Poi ch'ebbe di cacciar.Pien di speranza

Il core avea, pienod'ebbrezza ilcapo,

E per que'monti del deserto alquantoSi mosse attorno, finche gi"discese

A una pianuravasta. Or, per l'ardore

Delle sue gotefrigid'acquaei cerca,

Cerca conforto per la vita sua

Contro al gagliardovino. Ed ecco intanto

Che gligiungeall'orecchioun improvvisoSuon di piantie di lai,e di talguisa.Che il cor glicadde in gl'ave turbamento.

E domand": Che " mai (|uestolamento

E questoguaio?e di chi ne la reggia" piangerdi cordoglioin questaguisa?"

Ratto qualnembo venne un cavaliero

Del Calalo,e dicea : Sia sempiterno,Signore,ilviver tuo ! .Ma,((uestanotte,

Quellache avea celestialnatura,

Quella[liunay"natua, sal"volando

A' giardinidel ciel.Per talsventura,

Tutta s'affannae corruccia la gente,E la citt" per duol tutta si giaceSulla polvee la cenere *5." " Dall'alma

Il re dei re '^ mand" un tremendo gridoE ilcore in sen glipalpit"d'alfanno.

Quand'eglial suolo sigitt",la regiaCorona sua sembr" fulgidaluna

Che, della notte in suo cammino, fende

L'aereo manto; ed ei la mano e ilbraccio

Si lacer" co'denti e f"'gran piantoE si percosse. Dal trafittocore

Il vapor dell'affannoegliesalava.De' fianchiavvoltolavasisul suolo.

Cos" fremea,cos" nel suo dolore

Ei s'immergeva,fattoscioltooniai

Da pazienzae fuori omai di senno.

Ma poida quella,che pareva un mare,

Vasta jiianura,in Cina ei f"'ritorno

Dolorando e piangendo,e l",del sire

Di Cina entro lareggia,ei mand" un gridoDal suo feritoed angosciatocore.

Davver ! che per la polvedi sua via

(1) Dubitando dell'onnipotenzadi Dio.

(2) Nel regno della conoscenza di Dio, dove run:iana ragione si smarrisce.

(3) Il corporale e lo spirituale.

(4) Di questo passo inetto,il solo che abbiam potuto dare di questo poema, veg-

gasiil giudizioai paragrafi92 e '.)3del capitolo.

(5) Emistichio di cui non s'intende il senso per una parolainintelligibiledel mano-scritto.

(6) 11 re di Gina, padre della bella Hum"y"n, aveva fatto sparger voce della morte

repentina della figliae fintamente ora ne celebra i funerali. Vedi il sunto del poema

ai paragrafii*? e '."Sdel capitolo.

(7)Hum"y figliodi H"sheng re d'Occidente.

Page 283: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL^i IU)MANZESCA 275

Che in copiaal capo si g;\{\",di polveNon rest" un piiiiiiosotto alfreddo Pesce ! '

Ed ecco che in (inell'ora,ricopertaLa bara di colei che avea di rose

Le guance sne, da una dipintain oro

Tavola adorna,i principireali

Si [toiieansu le spaile,e precedeaDi Cina ilsire,di grandezzaamante,E hi gente seguia.Dal cataletto

Come levaro ilf"retro,all'avello,

Qual dolce peso, per recarlo,tolti

Versar sovr'essodagliocchi piangenti

Lagrimeparia gemme allor che alcuno

Le sparge attorno per larghezza^.Andavano

Dietro la bara le fanciulle,e stille

Di piantofean cader paria lucenti

Astri del cielo. Come usci la bara

Fuor della porta,l" su quellaporlaScorse un mare di pianto.E una poltigliaSul suol si tea di lagrimedegliocchiE di polve,del sire^,aftliltoal core,

Dinanzi a' piedi.Ed or che gi"cadutaEra l'ebbrezza,parve, ad un istante,

Cli'eidella vitafuor ponesse ilpiede.Ognivoltache un gridoeglicacciava.Tutto occupava con quelgridoilmondo;Ed or le mani ei s'addentava e illabbro

Mordeasi,ed or nel sangue e nellapolvereS'avvoltolava; ed ora a quelferetroAccostava la fronte,ora dinanzi

A (|uelferetro ei s'inchinava,e intanto

Il leon valoroso si struggeaDel cor per la rancura e in umor tristo

Quel fierocor sidiscioglieacol pianto.Lamentando ei dicea : Di questocore

0 sospirdolce che gi"mi rapistiLa pazienza e la pace del core,

Questadunipie" lafede e ilpattoe quelloCostume nostro ! Tal di noi fu adunque

L'impromessae la legge!Ed io frattanto

Qui f"isoggiornosolcon (|uestaspemeChe un giornoalfinrecassial tardo vesproLa tua fulgidaaurora *. Eccomi intanto

Di mia faccenda tornato al principio.Ch'io pi"non ho la mia compagna, ilcore

Qual mi l'apiva,e non ho ilcor tranquillo!Oh! luce del mio core, in questo mio

Giorno dimecche ho tenebroso ilgiorno6,Senza iltuo viso mai non viva alcuno ! "

Ma poi,come la bara aureo-dipintaI^ev"rlino all'avelloarcato i prenciCh'erano allora,lagi'imeprofuse,Quai da conchigliepreziose perle,Su la bellafanciullailre di Cina,

Fatto disertoomai. Quel suo giaciglio,Qual gi"per sponsalizieornato d'oro,

Di perlevive e di rubin fregiato,Posero allornel chiuso avello e sopra

Un altoseggio,poi,con una pietraChiusa all'avellaporta,usciron fuori,Usciron molli,per dolor del core,

Di lagrimein gran copia.Ei,su queltu-Dalle fontidegliocchi che di sonno [mulo,Pi" non avean senior,lagrimesparsero,E Ilum"y,trafittoal cor, come se avesse

L'ale,di l" si mosse. Ei da l'avello

Via volando fuggi.Corse al deserto

In suo furor dolente e nel deserto

E ne' monti abit"qualforsennato.

V. Ass"r.

Il poema: Mihr e Musuteri

(Sole e Giove).

1. Mihr uccide un leone.

Cosi con Sherf ne andava ilnobil sire '^

Versando perledai dolcirubini ^

Nella rispostasua. In sua bellezza,

(1) Il Pesce mostruoso che sostiene la terra. Altro che Seicento!

(2) Allude al solito costume orientale di gettar gemme attorno per larghezza e

allegria.(3)Hum"y.

(4) Vivessi con te dalla giovinezzafino alla vecchiaia e alla morte.

(5)In (]ueslogiorno di sventura per me.

(6) Concettini freddi.

(7)Mihr, figliodi Sh"p"r re di Persia, stato raccolto da Sherf, capo d'una caro-vana,

dopo ch'ebbe fatto naufragio.

(8) Perle per dir 2}a?-ole,rubini per dir labbra.

Page 284: Storia della Poesia Persiana

270 APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

Come ilgran figliodi Dest"n i,con fiero

Incesso eglivenia,quandoimprovvisoFuori usci da un canneto un leon fulvo,

Forte ruggenteper ardor dell'ira.

Davver! che ilseno eglifendca,rompeaLe compagiallaterra,e gliocchi suoi

Eran qualidue stellein costellato

Loco del ciel,le fauci sue qualspecoDi puntearmato. Eglivenia ruggenteE di pugnar vogliosoe via dal cielo

Parean fuggirsiper terror di lui

Gli astrisgomenti.Con gliartigli,alsuolo

Toglieale zollesgretolando,forte

Alle plaghedel cielle sbalestrava

Col colpirdella coda. Or, come fanno

Masnadieri belligeria'crocicchi.

Volse per ira la malvagiabelvaContro allacarovana. Alto levossi

Clamor di gente della carovana,

E detto avrestiche schiantossiun monte

Dalle radicisue. Ma come vide

L'altoscompiglioMihr,cieldi valore2,

Con ira e come tuon che altorisuona

Per i deserti(?),contro al leon fulvo

Spinseildestriero,di leoni in giostraAtterrator possente,e avea nel pugno,

A folgorpariche le roccie investe,

La spadaacuta. E illeone ilvedea.

Si che qualvampa contro a luisi mosse,

Ond'ei,qualpardouccisor di leoni,

Ilbraccio sollev".Di cotalguisaMihr glisferr" su la cervice un colpo,Che lungedel leon cacci" la testa

Quant'"d'una palestrailvasto tratto.

Oh ! per quelcolpoond'eiraggiunsequelloLeone immane, su nel cieltremore

Il Leon 3prese ! e della carovana

Come vide la genteiltrar gagliardo,Di laudi un gridofino all'altocieloLev" festosa.Sciolsero la linguaTutti a lodarloed osservar giustiziaE di laudi e d'encomi ; indi la via

Di lor meta prendean,per meraviglia

r"ipigliandosue lodi a ognimomento,E da la valle uscian quanto" di dieci

Giorni ilcammin, con sorte di vittoria

Di Mihr per la venuta in mezzo a loro^.

Ma il fatoal viver loro invidiava

E gi"volgevaad altreguerre e assalti.

2. Mihr s'invaghiscedellafigliadel re del Kharezm.

Come dischiuse dopoilsonno inerte

Mihr gliocchisuoi^,dimeravigliaun gridoLev" al mirar la leggiadrafanciulla.Il capo da' ginocchirimovendoue.

Rapidoin piebalz",chin" la fronte

A' piedi lei,baci le die allemani,

E talsi f"'d'aspettoconturbatoE verecondo,che di s" oblioso

Divenne in tanto stordimento. In lui

Tal vestigiolasci"del desiderio

L'acre bevanda,che del mondo ilrese

Inconscio a un tratto. Intanto,per l'amore,

Er'ei persona che de'piein melmoso

Terren s'affonda*^,e del suo core amante,

Oual calicedi iior,sangue mandava

Illembo estremo, e come augelch'c giuntoA l'istantefataidi suo morire ',

Ei palpitavae nel novello affanno

Dogliososi tenea. Ma quell'ardoreCrescea d'un tratto,che con cento cuori

S'innamor" dell'usi^nuolla rosa^

(1) Ruslem, il maggiore eroe dell'epopeapersiana.

(2) Per dire ch'egliera valorosissimo.

(3) La costellazione del Leone. Infelice giuoco di parole!

(4) Come s'" detto, Mihr naufrago era stato raccolto dai mercanti.

(5) Mihr erasi addormentalo in un giardinoin corte del re del Kh"rezm, e la bella

N"hid l'aveva sorpreso in quel luogo,e, presa d'amore, aveva appoggiato la fronte

sulle ginocchiadi lui cos" addormentato.

(6) Il trovarsi impacciato nel fango d'un pantano, a guisa d'un giumento, " imma-gine

di chi trovasi molto dubbioso e incerto dell'animo. Vedi sopra.

(7)Quando altri lo sgozza.

(S) Cio" la bella N"liid.

Page 285: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA ^277

Per iiiag'ioavirt" ; l",nel mercato

De' soavi desiri,ecco! scendea

Yiis"fad aciiuistarZalikha bella^.

Nel trafficarde' soavi desiri

Vedea Naliida- che con seco oiiiai

Caldo era ilniercatar di ([nelbel sole3,E ilcor suo, perch"tocco era d'amore,

Con arte al trafficardi sna bellezza

Incominci" mercato. Eppur,mostrando,In suo pudor,di sue blandiziealcuna

Picciolaparte,tutta del suo amore

Non glidisciolsela derrata. OrnavaD'alcune gemme leparolesue.Dolce facea suo dir col render grazie*.

Per" disse: 0 straniero in nostra terra.

La nostra terra tu onorasti.Luce

Avean dal viso tuo licampinostri,Avean fragranzada' capellituoi

Questinostrigiardini.E fu principioDi gioiaa noi la tua venuta e loco

" a noi di starciquiliberie franchi

Per tua persona bella". Or di',o corona

Di tuttinoi per tua nobil natura,

Di'almen come tistaiper questanostra

Alta distretta ,che per noi portastiFatica molta e per la nostra paceGran travagliovedesti.Ecco! per tanta

Bont" di benetlcio,abbiam vergogna.

Linguain te ringraziarnon abbiam noi

Per tanta graziatua. Ma chi del bene

Oprarsi fa sollecito,maggiorePremio toccasipoidi ci" ch'eifece,

Che (jualsemina campiottimo frutto

Godesi,poich'elettaopra compia.

Cosi,con dolcisguardie con arguteParole e vezzi,fea sermon costei

A Mihr innanzi,qualPeri leggiadra,E ilgiovinettosire al parlardolce

"

Stordito si mostrava, in tanta sua

Inscienza di s" l'orecchioapertoIn guisadi conchiglia.Oh ! talpotereEbbe su lui lo stordirrepentino,Che l'affannoglitolsea far parolaRatto la facolt".Deh! che l'incanto

D'amore, in un momento, ilpi"facondo'^

Muto rendea cosi! Per" si fea

Ardente e caldo nell'intentosuo,

Quando repentefrigidalevossiL'alba del di. Come disteseun velo

L'alba del di su la pallidaluna ^,Tem" dell'ontasua in qnell'istanteNahida bella,e tosto,in turbamento.

Di l" si tolsequelladi rosate

Gote leggiadraluna e come un sole

Alto splendenteall'ostelsuo si rese.

Come di Mihr dallapresenza nscia

Quell'agliluna^,cadde Mihr al suolo

Per desio di quelvolto,e come l'alba

Per des"o della luna ^^ esce con sue

Aurette fresche,sospirandoei ruppe

Di pazienzaratto ognicatena.Ma quellaintanto,come entr" in sue case

Con la nutrice,tutta ardea per tanta

Vicinanza del sol^^,si che le disse

(1)Si sa che Zalikha,la moglie di Putifarre,compr" Y"suf (Giuseppe)nel mercato,

presa d'improvvisoamore per lui.

(2)La figliadel re del Kh"rezm.

(3) Cio" Mihr, che significasole. Vuol dire che Mihr s'accalorava nell'amore.

(4) Giuoco di parole nel testo,intraducibile in italiano. Del resto, questo passo

oscuro sembra voler rassomigliarelo scambievole innamorarsi dei due giovani a un

traffico in un mercato.

(5)Mihr aveva aiutalo il re del Kh"rezm nella guerra contro di Qar"-kh"n signoredi Samarcanda.

(6) Cio" dopo tante fatiche sopportate per noi,

(7)Mihr, che era anche eleganteparlatore.(8) Cio" la luce dell'alba vinse quelladella luna.

(9) Giuoco di parolecon Mihr che significasole;cosi la luna larda fugge,al mat-tino,

dinanzi al sole.

(10) Che la precede in Oriente.

(11) Solito giuoco di parole.

Page 286: Storia della Poesia Persiana

278 APPENDICE ALLA POESIA KOMANZESCA

La nutrice cosi : Donna regaleD'inclitasorte, come mai fu predaCacciatore illeon de la gazzella?Ma tu soverchio in quest'operatua

Precipitosanon andar qualnembo.Scorre l'acquaper s" *. Poi che al suo^

I nerissimi tuoi lacciponesti, [piedePotrai sedertial loco tuo di gloria.

Cosi le rispondeaquellaHuri bella

Dal volto di Peri: Vuoisi,per che altri

Pazienza sopporti,un cor che parliDegliaffettidel cor. Tu, mia nutrice.

Mostrami inpriaquelcor; poise l'"dato,

M'insegnaancor ch'io pazienza porti.

VI. S"veghi.

a) Dal poema Cemshid e Khorshid.

// giocaneprincipeGemsh"d si desta dopouna lunganotte passatatra ? canti e i

suoni con la sua bella Khorshid.

Ilgiovinre come nel sonno intese

Di que'liutiilsuon, qualeal mattinoFa la brezza dell'alba,ei si riscosse.

Ebbro del molto vin,quandola fronteDal sonno ei rilev",vide i cantori

E la sua bella dal fulgordi luna

E ilvino e l'acqua.Allor,poiche ridesto

Ei fu qualluna adorna,ecco fuggia

Da lui Khorshid leggiadra*andando hera.Ed a sue stanze^ si ridusse.Intanto

Recavaglialcun zefirofragranzaDi primaverae dal suo vago aspettoRicevean lor candore i gelsomini.Gemshid ^ simile a luna,ora che ilviso

Mostrato non gliavea Khorshid le2;s;iadra,

Datagliad ammirar sola una rosa

Che del suo viso coieriala luce ',Tulio il giardinsenti che profumatoDa fragranz'eradi fanciulleadorne ^,

Ond'egli,andando,incominci" in talguisaDall'alma ad intonar questacanzone:

(Ghazela).

Ha ilgiardinouno splendore,Ha un senior di primavera,

Onesta notte ;

Sulle fogliedel giardinoSon pitturee fregisono,

Questa notte.

Rosee gote,le fanciulle

Fin da ier non han bevuto

Del licore^;

Or perch"quegliocchi bruni

Sono immersi nell'ebbrezza,

Questa notte? io

Forse ilcrin si ricomposeSulla spondadi quelrio,

La mia bella,

Che quell'ondaincrespae odore

(1) Perci" non " necessario sospingerla.

(2) Di Mihr.

(3) L'hai fallo prigionierocon la bellezza de' luoi capellibruni.

(4)Per intendere tutto questo passo artificioso,bisogna tenere in mente che ilpoeta

dice tutto in senso doppio. Khorshid, che " il nome della fanciulla,significasole, e

per" ora che Gemsh"d, assomigliatodal poeta alla luna,si leva dal sonno, essa fugge,

come tramonta il sole quando la luna si leva. Un poeta europeo avrebbe detto sole

l'amante e luna la bella di lui;ma la lingua persiananon conosce distinzione di generi.

(.5)Alla lettera: costellazione. Vedi la nota antecedente.

(6) Ricordiamoci che questo giovane re Gemshid non " il gran re Gemshid del-l'epopea.

(7)Pare, secondo le note antecedenti, che vogliadire: La fanciulla partinon volendo

farsi vedere dal giovane,eccetto ch'eglipot" vedere soltanto di sfuggilauna parte del

viso suo. Cosi il sole tramonta, ma la luna, anche illuminata in un lembo solo,lo vede

un istante,o sembra vederlo, prima di tramontare. Cos" crederei di poter intendere.

(8) Le ancelle di Khorshid.

(9) La bevanda del vino che si prende al mattino.

(10) Per l'amore.

Page 288: Storia della Poesia Persiana

-280APPENDICE ALLA POESL\ ROMANZESCA

gello (li rubino lucente, e l'impronta e il

segnon'era la fontana di Bocca i. Essa

diede quell'anello a Fantasie e a Sguardo,

poi li mand" alla ricerca di Cuore. Sguardo

e Fantasie inun certo tempo percorsero

la

strada finch" giunsero alla citt" di Corpo.

In breve, Sguardo raccont" a Cuore lecose

avvenute e gli men" Fantasie nel cospetto.

Cuore lo guard" con occhio di benevolenza

e dimand" di suo stato e di sua arte. Fan-tasie

disse:

Io son pittore e noto per l'uf-

(1) La fonte della vita.

(2) Dove slava Bellezza.

ficio direggere

lo specchio a Bellezza."

Disse Cuore: Mostrami qualche immagine

perch'io conosca il valore di tua arte, e

fammi qualche ricamo perch'io vivegga

ci" che sai di pittura."

Fantasieprese

la rapida sua penna e sopra un foglio di-segn"

il ritratto di Bellezza. Cuore quando

vide quell'immagine, con mille cuori ne

divenne innamorato. Si consigli" per il

meglio con Fantasie e con Sguardo e si

risolse di andare alla cittc" di Aspetto-.

Page 289: Storia della Poesia Persiana

281

CAPITOLO SETTIMO

LA POESIA MORALE O GNOMICA

SOMMARIO. " 1. Originedella poesiamorale o gnomica." 1. Natura e indole

dellapoesiamorale persiana." 2. Due fontidellapoesiamorale o gnomica,una

indigena,l'altrastraniera. " 3, 4. I libri dei re Sassanidi ai successori. "

5, 6. Le sentenze di re Chosroe e del savio B"zurc'mihr. " 1, 8. Ilconcetto

della Intelligenzaceleste. " 9, 10. Indole specialedella sapienzamorale del

tempo dei Sassanidi. " 11. Il libroindiano di Kal"la e Dimna tradotto in pelile-vico. " 12, 13. Altre versioni orientalidel librodi Kal"la e Dimna. " 14-.Ver-sioni

occidentalidel libro di Kal"la e Dimna. " 15. Arabi e Mongoli,secondoilBenfey,propagatoriin Occidente delle favole del Kal"la e Dimna. " 16. Il

Panciatantra indiano,origineprima del Kal"la e Dimna. " 17. Titolidiversi

del libro nelle diverse versioni. " 18, 19, 20. Sunto del Kal"la e Dimna

nella versione arabica d'Ibn ul-MuqatTa." 21, 22. Il Libro di Sindib"d o dei

sette Savi e le sue versioni. " 23. Contenuto del Libro di Sindibfid secondo

ilComparetti." 24. Origine indiana del Libro di Sindib"d. " 25. Il Libro

del Pappagallo,indiano d'origine,tradotto in persiano." 26. La Persia "

quellache ha fatto conoscere al mondo le favole indiane. " 27. Limiti del nostro

studio intorno allefavole. " 28. L'arte degliscrittoripersianidi favole. "

29. Disposizionee conformazione dei loro libri.

2. Poeti gnomici." 30. I poetignomicinon hanno potuto far altro che ridire le

sentenze di Chosroe e di B"zurc'mihr. " 31, 32, 33, 34. Firdusi,e le sentenze

e gliavvertimenti di re Ardesh"r,di re Chosroe e di B"zurc'mihr da lui riferiti

nel Libro dei Re. " 35, 36. Ibn Sina o Avicenna suppostoautore del Libro

della vittoria." 37, 38, 39, 40. Slierife ilsuo Conforto degliuomini.3. Scrittori di favolee di racconti.

" 41. Primi traduttori del Kal"la e Dimna.

R"deghie altri.Traduzioni del Libro di Sindib"d per Qan"varzie Azra([i."

42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50. Nasr-uU"h e la sua traduzione del Kal"la e

Dimna."

51. Notizie scarse intorno ai traduttoripersianidel Libro di Sin-dib"d.

" 52. Zah"ri,traduttore del Libro di Sindib"d. " 53, 54, 55. Q"nii,traduttore in versi del Kal"lae Dimna. " 56, 57, 58, 59, 60, 61,-62. xNakhshebi

e il suo Libro del Pappagallo." 63, 64. O"diri,compendiatoredi Nakhshebi. "

65, 66. Il Libro di Sindib"d,altraversione poeticadi anonimo. " 67, 68, 69,

70, 71, 72, 73. Iluseyn\'"iz e il suo libro: Gli Splendoridel Canopo."

74. Aliami e il suo Paragonedella sapienza." 75. Maliki e il suo Conforto

dei cuori.

4. Altri scrittori di favolee di racconti." 7(). Famigliasecondaria di libridi favole

e di racconti. " 77, 78, 79, 80, 81, S'I. Il principeQ"b"s e il suo libro."

83, 84, 85, 86, 87, 88, 89. Il Libro di Merzb"n, e sua ricomposizioneper operadi Ver"v"ni.

" 90. Libri di favole e di racconti che sempre pi"si scostano dal

modello originaledel K"lila e Dimna. " 91, 92, 93. Auti e la sua raccoltadi

Page 290: Storia della Poesia Persiana

282 CAPITOLO SKTTIMO

novelle. " lU. IlLibro delle meravigliee delle novit" di autore anonimo. "

95, 90. Muini e il suo libro: il Giardino. " 97, 98. HuseyiiV"iz e il libro:

1 pregidella beneJ"eenza. " 99, 100. Libri ad imitazione della Raccolta di

novelfedi Aufi. " 101, 102, 10:5,lOi. Operedi Ali Safi,di Mag'di,iliHiibbi,di S"mi, di Ab" '1-Fatli.

1. Origine della poesia morale o gnomica.

1. Se,nel parlaredella poesiaromanzesca, molte cose abbiam dovuto

dire per sola congettura e di molte altre abbiam dovuto tacere perch"non ne avevamo cognizionediretta,cotesto anche pi" dovrem fare per la

poesiache qui diciamo gnomica o sentenziosa o morale. Perch" di molte

opere e dei loro autori non sappiamo nulla e di altre molto poco, sebbene

pi"agevolmentequi che nella poesia romanzesca si possa supplirea ci"

che non sappiamo, col trovarsi che poche sono le opere veramente ori-ginali

e molti invece i rifacimenti,spesse volte inetti e dappoco. Onde,

per questa parte,ci possiamoanche consolare,e con ragione.Abbiamo poidetto esser morale o sentenziosa o gnomica questa poesia,e non didasca-lica,

perch"essa, in tutte le sue forme e in tuttii suoi vari aspetti,mostrasi

sempre tale,intesa come essa " a render migliorel'uomo,ad ammaestrarlo

e guidarlonelle contingenzevarie della vita,a formarne il cuore, a forti-ficarne

l'anima. La poesia didascalica all'opposto,quale la intendiamo

noi, non pensa veramente n" all'anima n" al cuore, ma vuole ornar la

mente di cognizioniutili quanto all'arte e alla scienza; e noi crediamo

che di questa poesia,genere f;dso e bastardo anche se le Georgiche di

Virgilione sono monumento insuperabilequanto all'arte,manchi assolu-tamente

la letteratura persiana.Perch",se anche qualcuno,o per gusto

depravato,o per capriccio,o per agevolarel'apprendimentodi certe regoleai principiantie ai fanciulli,ha posto in versi i precettidella grannnatica0 della retorica,ci" non vuol dire che qui si trovi alcun che di vero poeta

didascalico,come non fu n" pretese mai d'esser tale quel buono e onesto

scrittore che da noi ridusse in esametri latini le regoledella prosodia.Anche si deve osservare che questa poesiamorale che pur si prefiggescopi

altissimi,non sempre ha esterna veste poetica,n" sempre ammaestra con

l'esposizionediretta e aperta delle sue dottrine. Invece,essa " scrittatal-volta

nella pfosa pi" semplicee dimessa, tal'altra la dottrina morale "

velata bellamente dalla favola deglianinu"li,e trovasi anche sovente che

certe sentenze o di un gran re o di un gran savio da taluno furon ridotte

nella prosa pi"disadorna,e da tal altro ricompostein versi con tutta la

pompa del linguaggioepico.Ma, comunque sia di ci",la natura poeticadi questo genere che stiamo per trattare,pi" che dalla veste esterna, si

determina dalla idea che tutta la informa,dal nobile intento che si pre-figge,

e da quel tanto d'immaginazione e di fantasia,soverchiante talvolta,

che occorre in ispecialmodo nei componimenti delle favole, per i quali

vuoisi anche osservare che bene spesso alla natura immaginosa del fatto

Page 291: Storia della Poesia Persiana

I.A POESIA MORALE 0 (JNOMir.A 283

che si racconta, si aggiungonotutti gli ornamenti delia retorica pi"raffinata.

2. Abbiam detto avanti che poche sono le opere originalie molti i

rifacimenti,ci" che " consentaneo (e nella introduzione abbiam notato

anche cotesto)alla natura delle lettere persiane,nelle qualiil rifare "

molto di moda, anzi troppo di moda. Per" anche qui troviamo che,fatte

poche eccezioni delle qualisi dir" in ultimo,tutta ({uantaquesta poesiamorale persianamette capo a due fonti principali.Una " indigena,e l'altra

" straniera;e dalla prima scende tutta una letteratura morale,rigidae

severa, che non ama le lungherie,ma brevemente si esprime e senza

artificio,e prediligela forma aforistica,laddove dalla seconda procedetutta quanta la letteratura delle favole e delle novelle,narrate con alto

intento morale, ma vestite della forma pi" splendida,tutta pompa, tutta

ornamenti. Quellaprovienedalla sapienzairanica del tempo dei Sassanidi,

questagiungenell'Iran dall'India,a cui fu toltain prestitoin un momento

fortunato,perch"poi dall'Iran si spargesse attorno per ilmondo e pene-trasse

travestita anche in Occidente. Ma di cotesto si dir" appresso.

3. La prima fonte,adunque, " iranica,ed " costituita di tre elementi.

Sappiasipertanto,quanto al primo, che era nobile costume dei principiSassanidi di tramandare in un libro ai loro successori,ai figliin partico-lare,

tutti quegliinsegnamentiche la vita lunga e la cura e l'esercizio

dell'autorit" reale avevano loro appreso. Anche talvolta questilibri erano

una esposizionefedele e particolareggiatadi ci" che ilnobile signore,che

gi" sentivasi prossimoal suo fine,aveva operato per il paese e per il

popolsuo. Che questo costume fosse cominciato coi Sassanidi soltanto o

sia assai pi" antico,non sapremmo dire veramente, tanto pi" che, in

generale,i principivicini a morte son detti sovente dagliscrittori aver

chiamato a s" ildesignatosuccessore per ammonirlo e segnarglila via

in precedenza.Quanto poiai re persianiin particolare,trovasi che Seno-fonte

fa parlarlungamente Ciro ilgrande dal suo letto di morte, ammo-nendo

da padre e figlie amici. Dal qual racconto, sebbene tutto sembri

e sia opera d'invenzione,una cosa almeno pu" risultarcivera, quelladel

costume sopraddetto,dell'ammonire. Anche nell'epopease ne trovano

non pochi esempi,e basta ricordare per cotesto punto ilnobile e pietosodiscorso che Firdusi pone in bocca a re Min"cihr vicino a morte e solle-cito

di ammonire il figliosuo. N" si pu" qui tacere che anche il re Dario

d'Jstaspe,come fece scolpiresulla rupe di Behist"n la sua celebre iscri-zione,

non solo volle raccontar lungamente ci" ch'egliaveva fatto nel

gloriosoe afiaticato suo regno, ma ancora si ricord" del suo successore

e a lui rivolse le parolepi"savie e oneste.

4. 1 libri che alcuni dei pi"gloriosire Sassanidi legaronoai figliuoli0 ai successori,sono, tenuto conto delle debite differenze,di questa stessa

natura della iscrizione di Dario; dicono ci" che il re ha fatto,e porgono

ammaestramenti. Per" chiamansi con parolapehlevicaAndarz-ndmak,

Page 292: Storia della Poesia Persiana

284 CAPITOLO SETTIMO

cio" Libro di avvertimenti morali; e uno di essi " quellodello stesso fon-datore

della potenza dei Sassanidi,Ardesh"r primo,che volle lasciar suoi

ricordi al figliosuo Sh"p"r, da lui designatoper successore. Che re

Ardeshir lasciasse suoi avvertimenti al figlio," cosa assai naturale;mache il libro di avvertimenti che gi"and" e va ancora sotto ilsuo nome,

sia veramente opera sua, " cosa di cui ragionevolmentesi pu" molto

dubitare. Un testo pehlevicovi fu veramente, di cui ignoriamoe iltempo

e l'autore,posteriore,del resto,al gran re che si dice averlo dettato;ora

esso " perduto,ma v'ha molta ragioneper credere che l'esposizionefattane

da Firdusi nel Libro dei Re (dellaqualediremo appresso)sia molto fedele;

per" non dobbiam dolerci molto di quella perdita.Intanto,il libro di

Ardesh"r riscosse molto plauso,tantoch" Chosroe il grande ne fece far

molte copieda mandarsi attorno. Eglipoi,alla sua volta,componeva un

libro per il figliosuo che fu Hormuzd, da lui designatoper successore, e

di tal libro abbiamo ancora un testo pehlevicocol titolo: Am"arz i

K"iosrav " Kavdtdn, cio" Avvertimenti di Chosroe figliodi Qob"d, stato

pubblicatonel 1885 a Bombay da un dotto sacerdote zoroastriano,

Behr"mgiSangi"na.Firdusi pure riferisce,nel suo poema, gliavvertimentidel gran re al figliosuo, soggiungendo:

Come egliscrisse,il nobile vokiiiie

Pose nel suo tesor,poivisse ancora

Treinandu assai per questavita breve.

Adunque, come vedesi,tutti questilibri,opera di mano regale,erano

di natura morale, ma molta e cospicuapartevi doveva avere anche la

politica.Sebbene poi la materia ne sia di gran momento per s",non "

punto di natura poetica;eppure essa pass"anche nel dominio della poesiae vi tenne non ignobileposto.

5. Ilsecondo elemento di cui si compone questa sapienzamorale che

diciamo indigenadell'Iran," costituito dalle sentenze d'un gran re e d'un

suo celebre ministro,raccolte presto in appositilibri e ridette poi pi"volte in persianoe in arabo, in prosa e in poesia.Il gran re " Chosroe e

ilministro " il savio li"zurc'mihr che fu la meravigliadei tempi suoi e

l'ornamento della corte dei Sassanidi. Ma chi fosse Chosroe ilgrande,o

Chosroe An"shirv"n, e quali e (|uantifossero i meriti suoi verso la cul-tura,

gi" pi" volte " stato detto in questo libro;resta perci"che si dica

dell'altro,intanto che sappiamo che tutta quanta la tradizione orientale

all'uno e all'altroattribuisce ({uellesentenze.6. La figuradi B"zurc'mihr, perch"venuta presto in possesso della

tradizione popolare,trovasi akiuantocircondata come di una lieve nebbia

di leggenda,dicendoci gliscrittoriorientali ch'eglisei)pe far cose mera-vigliose,

indovinare e interpretarsogni,sciogliereenigmi difficilissimi.E

narra Firdusi che, avendo sognato re Chosroe un sogno di misterioso

significatoe non trovandosi chi sapesse interpretarglielo,furon mandati

Page 293: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 CNOMICA 285

attorno cavalieri a far ricerca. L'impresada principiofu malagevoleassai ;

ma come uno di essi giunsepresso la citt" di Merv, ecco ch'eglitrov" un

maestro che con modi burheri insegnaval'Avesta a una turba di fanciulli:

A piccoli Con mente a studiar del Zendavcsla

Fanciulli intorno ad insegnarsi stava Le carte intenta,Buzurc'iuilirilnome,IlZendavesta ^ con molt'ira ed impeto E in (|uelcodice sacro ilvolto suo

E con voce stridente.Un garzoncello Fissava con amor.

Maggiordeglialtriera dinanzi a lui

Il maestro sacerdote non volle saper nulla del sogno reale,ma B"zurc'mihr

si offerse a interpretarlo:

Del sacerdote ildetto Cerchi esplicargliarcani? " Il messag-

Come ud" Buzurc'milir,porse gliorecchi [giero^E ilvolto sollev".Preda gli" questa Cosi glidisse: Deh! maestro, forse

Degnadi me, disse al maestro, e mia IIgarzoncellosa cotesto,e tu

Impresa" si l'interpretarquelsogno. Non dispregiarlo.Forse che di lui

Fiera una voce giicacci" di contro Prende la sorte il suo splendore,ed ei

Del Zendavesta l'uom cruccioso,e disse: Non da te apprese, ma da la fortuna.

Forse che tu compiestiillibro tuo L'arte de' sogni." S'adir" ilmaestro

E lutto l'hai,se a stoltecose ardisci Per B"zurc'mihr e dissegli:Tu adunqueLa cervice levar,se gi"de'sogni Esponia cotest'uom ci" che pi"sai.

E da quelgiornocominci" veramente la fortuna di B"zurc'mihr,perch"

egliseppe interpretareil sogno, e il re lo tenne sempre a s" daccanto e

l'ebbe carissimo anche se un giorno,per falsisospetti,lo pose in carcere,

donde poi,al sopravvenirdel pentimento,lo trasse fuori a maggiore onore.

Anche sappiamo da Firdusi che il gran re conversava a cena con

B"zurc'mihr,presentii cortigianie glialtrisavi che l'ammiravano stupiti,che da lui ascoltavano esposizionidi dottrine morali;e ilsavio indovinava

intanto il secreto del giuocodegliscacchi portatodall'India alla corte di

Chosroe,e inventava quellodel nerdiludio o trictrac,e raccoglieva,a

quanto dicesi,in un libro tutta la sua dottrina morale in forma di sentenze

brevi e succose. B"zurc'mihr " personaggioveramente storico;pure, come

pass"nella letteratura,e specialmentenella popolare,egliassunse quel-l'aspetto

nuovo e grottescodel savio che vive accanto al trono di un re,

lo soccorre de' suoi consiglie ne riceve ora onori grandissimi,ora atti di

dispregioe immeritata punizione.Non diremo tuttavia che nella lettera-tura

persianatanto si trovi abbassato B"zurc'mihr da accostarsi al Marcolfo

della letteratura popolaretedesca o al Bertoldo della nostra,postiaccanto,il primo al gran re Salomone, e ilsecondo a re Alboino; ma nella occi-dentale

popolare,dove pure la memoria di esso B"zurc'mihr penetr"accanto a quella del re che l'ebbe in corte, non pu" negarsiche egli

(1) L'Avesta, il libro sacro dei Zoroastriani.

(2) Mandato dal re a cercare un interprete.

Page 294: Storia della Poesia Persiana

286 CAl'lTOLO SKTTiMO

s'assomiglinon poco ai due personaggior ora ricordati. Anzi,nel capi-tolonono, vedremo che eglinon " altro che Sidrac il saggio,sotto ilcui

nome and" attorno nel Medio Evo un libro provenzale,lontana tras-formazione

del persiano.Ma, comunque sia di cotesto, quelloche per

ora pi"imporla a noi di sapere, si " che un'ampia e varia raccolta di

sentenze morali,quasi sempre date per rispostaad altrettante domande

fatte da re Ghosroe, dettate in forma molto concisa e sti'ingata,prove-niente

da un vecchio testo pehlevico,va per la letteratura persianasotto

il nome del gran re e di questo suo celebre ministro. Un testo pehlevicofu trovato e pubblicatoa iiombay,nel 1885, da quellostesso sacerdote

Behr"mgi Sangi"na ricordato di sopra, ed esso dev'essere,se non il testo

originale,certamente un testo assai vecchio e all'originaleassai vicino.

Porta iltitolo pehlevicodi Gang' i Shdyagdn,cio" il Tesoro regale,eincomincia: " lo Vuzurg Mitro (cio"B"zurc'mihr),figliodi B"khtak, col

soccorso e per la possanza di Dio e di tutti i Geni buoni, e per ilcoLuando

di Khosrav re dei re, ho composto questo trattato per dare alle genera-zioni

che verranno, alcun ammaestramento buono nell'esercizio della

virt" e della piet",e l'ho deposto nel tesoro regio ". Seguono, dopoalcune considerazioni intorno alla caducit" della grandezza umana, le

sentenze morali che altripoi,come Firdusi e Avicenna, hanno tradotte

e ricomposte.7. Terzo elemento venuto a costituire questa sapienzamorale del

Medio Evo iranico,sembra essere stato il concetto, filosoficoe religiosoinsieme,dell'Intelligenzaceleste. Secondo autorevoli testimonianze,come

quelladello Spiegel,questo concetto ebbero i Persiani dai Greci,anzi dai

filosofignosticidella scuola alessandrina, non trovandosi nell'antica dot-trina

dell'Avesta che vaghicenni ad un simile postulatofilosofico,e questidi data assai recente. Ora, l'Intelligenzaceleste,allo stesso modo della

Sofia dei Gnostici," quellache tutto oper" e opera quaggi" nel mondo,

dovendosi a lei la creazione delle cose tutte,la vita degliesseri animati e

delle piante,il loro nascere e illoro crescere, e infine tutto ci" che accade

per mezzo o della natura o degliuomini. Anzi, il concetto della Intelli-genza

tanto avanz" da farsi di essa una vera ipostasicome della Sofia

fecero i Gnostici,onde nel libro,detto con nome pehlevicoil Ma"u"jo-khard, cio" l'Intelligenzaceleste,la singolaredottrina ebbe la sua pi"

ampia e intera esposizione.8. " ben vero che questo particolareconcetto, venuto di fuori,servi

in ispecialmodo ai filosofie ai teologidel tempo del Medio Evo iranico,

allorquando,sotto i Sassanidi,glistudi f"losot"cie pi"ancora i religiosiebbero quel grande incremento che tutti conosciamo. Ma, come molla

parte della letteratura pehlevicasi " travasata,per cosi dire,nella poste-riore

persianae nell'arabica,cosi anche questo concetto vi pass" e con

altrivi ebbe posto onorevole, se non molto cospicuo.E trovasi che Fir-dusi

appunto della Intelligenzafa lodi grandissimeal principiodel suo

Page 296: Storia della Poesia Persiana

288 CAPITOLO SETTIMO

cui parliamo,sebl)ene altri possa cercarne altrove la ragione; non a

propositotuttavia,come pare. Perch" anche l'Avesta reca molti insegna-menti

e precetti,veramente pi" rituali e liturgiciche morali, e sono

tuttinudamente e aridamente espostiuno dietro l'altro; e le sentenze di

Teognide e gliavvertimenti d'Isocrate a Demonico non son forse come

altrettantiprecettiche si seguono l'un l'altro,quasi spoglid'ogniorna-mento

di forma? Ma, per affermare che o dall'Avesta o da qualchescrit-tore

greco, e non dall'intima loro natura, son venute alle sentenze persiane

la semplicit"e l'arida mancanza degliornamenti, bisognerebbedimostrar

prima che l'autore primo,qualunquefosse,di esse sentenze, non potessedire con semplicit"tutto ci" che disse,senza l'Avesta o gliscrittorigreci,sebbene l'Avesta al tempo dei Sassanidi fosse molto in onore e molto fosse

studiato,e dei t"losofi e dei poetigrecialla corte di Ghosroe si avesse

conoscenza assai fondata e sicura.

11. L'altra fonte donde evenuta alla Persia tanta parte di sapienza

morale e che ha introdotto nella sua letteratura la leggiadraforma della

favola deglianimali," il libro indiano di Kal"la e Dimna che,venuto in

Persia,dalla Persia cominci" ilsuo lungogiroper tutto ilmondo. " cotesto

un sapere straniero che viene a congiungersibellamente col paesano, di cui

sopra abbiam detto. In un racconto pertantodi Firdusi,nel quale alcuna

partesi trova di favoloso e d'inverosimile,ma di cui la sostanza deve pur

esser vera, si legge come al tempo di re Ghosroe un celebre medico di

nome Berz"y o Berz"yeh trovasse scritto in certo suo libro essere in India

un'erba portentosache posta sui cadaveri li ritornava a vita,come egli

facesse intendei-e al re tutto cotesto e come poi,per comando del re, si

recasse in India alla ricerca dell'erba salutare. La quale eglinon pot"trovare per quanto girasseper monti e campagne, finch" un savio del

paese lo avvert" che sotto l'immagine di quell'erbadovevasi intendere il

libro di Kalila e Dimna, libro di dottrina meravigliosa,che custodivasi nei

tesori del re. Il re indiano,richiesto di darlo,non acconsenti,ma permisesoltanto che il medico Berz"yeh lo leggesse.E Berz"yeh ne leggevaogni

giornotanto quanto ne poteva ritenere a memoria, perch"poi,ridottosi

nella sua stanza, scriveva ci" che sapeva a mente, e mandavalo a Ghosroe.

Il libro,venuto per tal modo in Persia,fu tradotto dall'indiano in pehle-

vico da B"zurc'mihr, ovvero riordinato da esso B"zurc'mihr,aggiuntoviin

principioun capitoloin cui si narra dell'andata di Berz"yehin India. Tutto

cotesto si leggenel Libro dei Be ; laddove, secondo la versione arabica e

la versione greca del libro stesso di Kal"la e Dimna, re Ghosroe, avendone

udito parlare,spontaneamente avrebbe mandato in India esso Berz"yeharintracciai'lo.Comunque sia di cotesto," certo che al tempo di ((uestore,

al sesto secolo dell'Era volgare,ilfamoso libro venne dall'India in Persia,

e che, 0 nel ricomporlo,o nel rifjirlo,o nel tradurlo dall'indiano in pehle-

vico,ebbe parte ll"zurc'mihr. Noi intanto notiam di passaggiocome qui

ancora ritornino i nomi del gran re e del ministro suo; onde appar chiaro

Page 297: Storia della Poesia Persiana

f.A l'OESIA MORALE 0 GNOMICA 289

che tutto ci" che " di sapienzamorale nella letteratura persiana,sia in

forma di sentenza, sia in forma di favola,ripetele originisue dal loro

tempo e dall'operaloro.

12. Ma la versione pehievicadel libro indiano,come tante altre operedi quell'ampialetteratura,and" perduta,ed " gran danno per la storia di

questo genere letterario.Ne restano tuttavia molte versioni e l'ifacimenti

posteriori,per tacere di molti altri che sono andati perduti.Ma tra le

versioni che son venute fino a noi," di capitaleimportanzal'arabica,fattanell'ottavo secolo dell'Era volgareda queirIbn ul-MuqafTache gi" sap-piamo

aver raccolto e tradotto gliantichi racconti del Libro dei Re. Su

questa arabica d'Ibn uI-MuqatTa" stata fatta,al tempo dei S"m"nidi,un'antica versione persiana,e di questa e di quellad'Ibn ul-MuqafTaparlaFirdusi nei seguentiversi:

Cosi passava allora Vennegiiin niente nobile consiglioIn arabo idioma dal pehl"vico Ed inclitodisegno,e glifu guidaDi Kalilaquellibro,in quellaguisa Eletto senno. Sempreeglicercava,Che oggiancor tu l'ascolti; e rest"sempre E in palesee in nascosto, in (juestaterraIn arabica linguain linoal tempo Perch" di lui restasse un monumento.

Di Nasr illustrei,quand'eifu signore E tosto innanzi a luitalefu postoDi questaterra,che ilministro suo, Interpretesagace e lettoillibro

Abu '1-Fazlvaloroso,ei,che i secreti Fu innanzi aPuideghi.Qnest'uomfacondoDel prence custodia,volleed ingiunse Versific"le disperseparoleChe in persianoe in Deri ^ parlardovesse E infil"questeperle,in finoallora

La gente,e tronca fu contesa. E poi Chiuse e compatte3.

Questo passo di Firdusi crediamo che non fu giustamenteinteso dal

De Sacy allorquandoegli,nella introduzione da lui messa innanzi alla

edizione sua nella versione arabica,pensa che la traduzione ordinata dal

ministro Ab" '1-Fazl o non sia stata fatta mai o sia rimasta interrotta

per la morte di costui,e che la traduzione di R"deghisia tutt'altracosa;

laddove,secondo noi,ilpasso di Firdusi altro non vuol dire che la ver-sione

del libro ordinata da Ab" '1-Fazl " la stessa d" R"deghi,il quale

appunto, come gi" vedemmo nel capitolodella lirica,viveva in onore

grandissimoalla corte dei S"m"nidi,al tempo di Nasr,che fu ilsuo Mece-nate.

E forse ilDe Sacy disse che la versione fu interrotta per la morte

del ministro,indottovi da quelleparoledi Firdusi : " E tronca fu contesa " ;

le quali,a parer nostro, se si bada a ci" che immediatamente prima dice

ilpoeta,altro non significanoche,mentre prima in corte del S"m"nidi

si usava parlaree scrivere arabo, ora il ministro volle che si parlassepersiano,troncandosi e definendosi cos" l'antica questionea quale delle

(1)il principeS"m"nide gi" protettore dei dotti e dei letterati. Vedi il capitolo

primo dove si parla dei tempi della poesia persiana.(2)Lingua di corte, sermo aulicus.

(3)Ridusse la prosa in poesia.

19 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 298: Storia della Poesia Persiana

290 CAPITOLO SETTIMO

due linguesi dovesse dar la preferenza.E notisi che a quel tempo dei

S"m"nidi appunto incomincia la bella letteratura paesana con R"deghi e

con i contemporaneisuoi. Del resto, non solo Firdusi,ma anche Davlet-

sh"h e H"gi Khalfa e altri scrittori orientali,attestano concordi avere

R"deghi tradotto in versi il libro di Kalila e Dimna, per il qual lavoro

egli,al dire di Davlet-sh"h,ebbe dal principeNasr ottantamila monete

d'argentoin premio.13. Altre versioni persianefuron quelladi Nasr-ull"h del dodicesimo

secolo dell'Era nostra, quelladi Huseyn V"iz del decimoquinto (sulla

qualepoiAli Gelebi lece la sua in turco),e quelladi Aliami, delle qualitutte,come di quelleche concernono le ricerche nostre, diremo in parti-colare

nei paragrafiche seguiranno.Ma di capitaleimportanza si " la

versione siriaca,di cui si aveva soltanto un primo e quasidubbio ricordo

in un catalogod'operesiriache,compilatogi"nel 1290 dell'Era nostra da

Ebed-yesh"vescovo di Soba o di Nisibi,morto nel 1318, nel quale l'au-tore

della versione era detto essere certo R"d Periodeuta,cio" il Pelle-grino,

che, secondo l'Assemani, viveva intorno al 510. Egliera contem-poraneo

del patriarcasiro Ezechiele,e prendevasicura dei Cristiani di

Persia e d'India,essendo anche conoscitore della linguaindiana. Ora,

dopo che lungamente si dubit" deglistudiosi se veramente questa ver-sione

siriaca fosse stata fatta mai, il Renfey,aiutato dal Bickell,dal Guidi

e dal Socin,pot" rinvenirla a M"rd"n in Mesopotamia, in un monastero

di preticaldei,nell'apriledel 1871, e pubblicarlacon traduzione tedesca

del Bickell a Lipsianel 1876, premessaviuna lungae dotta introduzione.

Nella quale" bello il leggereper qualicasi strani e per qualicircostanze

che si direbbero miracolose,illibro pot"esser trovato e fatto venire dal-l'Oriente.

Ma ora, ci" che maggiormenteitnportaa noi,si " ilgiudizioche

ilBenfey d" della versione,non credendo egliche essa sia stata fatta sul

testo indiano, come vorrebbe il vescovo Ebed-yesh" nel suo catalogo.

Pensa invece che,essendo contemporanee e la versione pehievicadi Ber-

z"yeh e la siriaca di B"d Periodeuta,questa sia stata fatta su quella,che

ben tosto, come fu compiuta,dovette spargersiper l'Oriente. Cotesto egliricava da diverse prove, tra le qualinon deve dimenticarsi la somiglianza

grande che ha questa versione siriaca con quellaarabica d'Ibu ul-MuqalTa

(che,per noi,sta a rappresentar la pehievicaperduta)in certi particolari

qualinon si potrebbeintendere come cosi fossero,quando la pehievicaela siriaca provenisseroper via diretta dal testo indiano e "'unanulla

sapesse dell'altra.Ma, per questo punto, rimandiamo alla scrittura del

Benfeychi avesse vaghezza di saperne di pi".Un punto solo non sapj)iambene accertare, ed " quellodel tempo, perch" l'Assemani dice che B"d

Periodeuta visse intorno al 510 dell'Era nostra e nella versione ne "

posta la data all'anno 570. La differenza non " grande, ma non " senza

difficolt"per metter d'accordo le due date,n" cpiiora saleremmo come

far cotesto,sebbene il Benfev non creda molto all'ultima di esse.

Page 299: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA ^91

14. E ora, soltanto per non tacere della diffusione grande che ebbe

questo libro,e non perch" il dir ci" che ora diremo, importimolto al

soggettonostro, ne ricorderemo brevemente le versioni occidentali,per le

qualimolte favole che vi si contengono, penetrarono nelle letterature

nostre del Medio Evo. E forse la pi"antica versione occidentale fattasul-l'arabica

si " quelladi Simone Seth che visse intorno al i080 dell'Era

nostra e volt" in greco il libro di Kal"la e Dimna sotto iltitolodi Stepha-nites e Ichnelates che voglionoesser traduzione greca dei due nomi onde

si forma il titoloaral"ico.Quattro recensioni diverse si hanno di questaversione greca, e ilPuntoni,che pelprimo le conobbe,recentemente le ha

donate al pubblico.Poi un loel,rabbino ebreo, del quale non abbiamo

notizia alcuna, ne fece una traduzione ebraica,sulla quale ne fece una

latina,tra il1262 e il1278, Giovanni da Capua che di ebreo s'era fatto

cristiano,traduzione molto inetta per la poca conoscenza che egliaveva e

dell'ebraico e del latino,ma strettamente fedele al testo, secondo che il

Benfey ne dice. Ilquale ricorda anche,come quellache " di gran momento

per la storia di questistudi,una versione spagnuola fatta sull'arabo per

mezzo di una latina intorno al 1257; su di essa avrebbe fatta la sua, pure

latina,intorno al 1313, il provenzaleRaimondo di Beziers. Ma su quelladi Giovanni da Capua si facevano le versioni spagnuola (diversada quellaricordata di sopra),italiana,francese,tedesca. Anche la Filosofia morale

del nostro Doni che fu stampata a Venezia nel 1606, e il libro d'autore

anonimo che porta il lungo titolo: " Del governo dei regnisotto morali

esempiidi animali ragionantitra loro,tradotti prima dalla linguaindianain agarena da Lelio Demno saraceno, e dall'agarenanella greca da Simon

Seto filosofoantiocheno,ed ora tradotti dal greco in italiano "", stampatoa Ferrara dal Mammarelli nel 1585, e illibro del Firenzuola: " la primaVeste dei discorsi deglianimali "\ pi" che traduzioni,sono imitazioni o

rifacimenti del curioso libro,destinato dalla fortuna a girar per tutto il

mondo. E notisi la sorte dei nomi! Kal"la e Dimna che sono, come vedremo,i nomi di due animali,tra le mani dell'ignototraduttore d'Occidente diven-tano

persona, un Lelio Demno saraceno! A questenotizie che abbiam tolte

dal De Sacy,dal Benfey,dall'Amari,aggiungasi,anche con la scorta del-l'Amari,

l'altraancorach" inovellierinostri,ilBoccaccio,ilPoggiofioren-tino,

ilBandino, ilBandello,ilLa Fontaine,rifecero a brani a brani,senza

conoscerne l'origine,le favole del Kal"la e Dimna.

15. Tale adunque, brevissimamente esposta," la storia delle molte

versioni,orientali e occidentali,di queste favole d'origineindiana. Ma il

Benfey osserva ancora e, come crediamo, giustamente,che soltanto percircostanze specialidi commerci fra tanti popolilontani poterono questefavole cosi ampiamente andar pellegrinando.Essendo esse indiane e

sapendosiche i missionari buddhisti,per spargere e propagar le massime

di loro religione,insegnavanole favole e sirecavano in lontanissime regionicercando nuovi proselititra i molteplicivolghi,anche pi"facilmente pot"-

Page 300: Storia della Poesia Persiana

292 CAPITOLO SETTIMO

rono farsi conoscere e spargersie tramandarsi da questa a quellagentequalpatrimoniocomune. A questo propositoosserva ilBenfeyche iMongolial Settentrione,tra i qualiilBuddhismo assai per tempo penetr",qualisi

spinseroanche molto innanzi nell'Europasettentrionale,e gliArabi al

Mezzogiorno,che giunserofino al Marocco e ai Pirenei e nell'Italiameri-dionale

tennero lungo soggiorno,furon quelliche resero popolariin

Europa queste favole indiane,perch"esse poi trovarono tanta folla di

traduttori e d'imitatori.

16. Pi" volte,in questo discorso condotto fino a questo punto,abbiam

ricordato le favole indiane donde son venute tutte le versioni or ora men-tovate;

ma nulla abbiam detto di esse in particolare,molto meno abbiam

ricordato illibro originaledella raccolta. Uno adunque dei libripi"celebridella letteratura indiana si " la raccolta di favole detta ilPanciatantra,cio" ilLibro delle cinquesezioni o il Quintuplo,che il savio Vishnucarma

avrebbe composto per correggere tre figlidiscoli del re Amaracakti. 11

quale,sgomento non poco della pessima condotta loro,avrebbe un bel

giornoraccolto intorno a s" i consiglierisuoi,interrogandolidel modo di

rimediai'e allo scandalo. Diversi espedientipropongono i diversi consiglieri,

ma tuttison disapprovati,finch",fatto venire nel cospetto reale il savio

brahmino Vishnucarma, celebre per la perfezioneacquistatain molte

scienze,eglidomand" al re licenza di prendersicon s" i tre giovinetti,

promettendodi ricondurli in sei mesi a migliorcostume. E seguital'intro-duzione

del libro,dicendo: " Avendo ilre udito cotesto,lieto nell'animo,affidaticon riverenza i figliuolia Vishnucarma, venne in gioiagrande.E Vishnugarma, toltisiqueifanciullie ritrattosialla sua dimora,composea tal fine cinquelibri, e i regi fanciullivi furono istruiti.Perch"

essi,avendoli studiati,divennero,in sei mesi, conformi al desiderio del

re, qualierano stati promessi.D'allora in poiquesta dottrina della vita,distribuita in cinqueparti,fu ordinata sulla terra per l'istruzionedei fan-ciulli

". II savio Vishnucarma, nelle cinquesezioni dell'operasua, tratt"

e discorse cinquediversi puntidi morale pratica,valendosi della favola

deglianimali siccome del mezzo pi" acconcio per far intendere certe

verit". Nel che,come pensa il Benfey,v'ha qualchepartedi buddhistico,

sapendosiche i Buddhisti volentieri si servivano della favola per propagar

le loro dottrine. Anzi si sa che questo stesso libro indiano di favole a

principiofu composto da Buddhisti,diviso in tredici parti,scritto per

ammaestramento di giovaniprincipi,e che esso poi, come il Buddhismo

cominci" a scemar di valore e il Brahmanesimo in India a risorgere,pass"in mano dei Brahmini ed entr" nella loro letteratura. Diventato cosi loro

possesso legittimo,fu esso rifatto,con veste e costume brahmanico, in

cinqueparti,e n'ebbe il nome di Panciatantra,o ilQuintuplo,attribuito a

Vishnucarma, nella qual forma esso " pervenuto a noi. E lascierem la

questionese le favole indiane siano,come vorrebbe il Weber, le favole

grechedi Esopo trapiantatein India,e queste gi"di originesemitica o

Page 301: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MOHALE 0 GNOMICA 293

egizia,0 se esse siano veramente di origineindiana,come ipi"inclinano

a credere. Ci" che " certo e giovaal nostro assunto a questo punto del

discorso nostro,si " questo che ilPanciatantra " la fonte,da cui,al tempo

di re (Uiosroe,o ilmedico Berz"yeh o ilsavio B"zurc'mihr trasse la ver-sione

j"ehlevica,ora perduta.Questaalla sua volta,come vedemmo, fu la

madre, si pu" dire,di tutte le versioni orientali e occidentali,mentre il

testo del Panciatantra,stato per noi sepoltonell'obliodi tanti secoli,venne

a conoscenza nostra in questo secolo soltanto, quando lo studio del

sanscrito ebbe favore in Europa. N" starem qui a recar le prove per dimo-strare

che le favole che dal tempo della versione pehlevicain poi vanno

sotto ilnome di Kal"la e Dimna, sono quellestesse del Panciatantra,anzi

che ilPanciatantra e illibro d" Kal"la e Dimna, anche con tanti mutamenti,

sono pur sempre l'operastessa. Questo lavoro non solo passerebbe" limiti

impostial presentescr"tto,ma sarebbe del tutto e improprioe inutile,

trovandosi che ilBenfey gi"l'ha fatto con tanta erudizione e dottrina,da

non lasciar campo ad altri perch" vi possa aggiungerequalcheparola.17. Rimandando adunquechi ne avesse vaghezza,all'operadel Benfey,

ora vogl"amnotare soltanto che,laddove il libro ha in India il nome di

Panciatantra,presso i Persiani e gliArabi e presso gliOccidentali esso ha

assunto e ritenuto,quasisempre, quellodi Kal"la e Dimna, perch"Kal"la

e Dimna sono " nomi di due sciacalliche nel primo libro del Panciatantra

(quintocapitolodella versione arabica)hanno parteimportanteassai; ed

essi,nel testo indiano, portano i nomi di Karataka e Damanaka, i quali

poi,trascrittinella versione pehlevicaperKal"lake Damnakenella siriaca

per Qalilage Damnag, nelle versioni arabe e persianesi ridussero ad essere

Kal"la e Dimna, saliticosi,per assai strano caso, all'onore di formar nelle

versioni il titolodel libro. Poi,al traduttore greco, parve di potertrovare

nei due nomi due parolearabiche,e per",secondo l'arabo,le tradusse per

Stephan"tese Ichnelates,donde i nomi di Coronatus e di Yestigalordelle

versioni latine. Anche vanno queste favole,in Oriente,sotto il nome di

favole di B"dp"yo di Pilp"y,la quale ultima forma " corruzione della

prima ed " errore manifesto,dovuto a IluseynV"iz. Ma ilnome di B"dp"ysembra esser nato dal sanscrito vedapatiche significasignoredi sapienza,cio" fornito d" sapienza,o da un suppostonome propriosanscrito Vaidava

0 Baidaba. Comunque sia di ci",B"dp"y nelle versioni persiane" il nome

del gran savio che composelefavole por ilre D"bshel"m (neltesto del Pan-ciatantra,

come abbiam visto,ilre e ilsavio hanno rispettivamentei nomi

d" Amaracakti e di Vishnucarma),e la forma persianadel nome di poco

differisceda quelladella versione arabica che " Beydab", nella quale "

facilericonoscere il sanscrito Vaidava o liaidaba,dato e non concesso che

questoveramente sia ilnome primitivo.18. Ma ora, poich"le versioni persianedi cui nei paragrafiseguenti

dovrem parlare,con differenze ora grandiora piccolederivano tutte dalla

versione arabica d'ibn ul-Muqaffa,cosi delle cose che in questaversione si

Page 302: Storia della Poesia Persiana

204 CAPITOLO SETTIMO

contengono,daremo qui alcun cenno, necessario veramente per intender

ci" che diremo appresso. Illibro pertantoche si divide in diciotto capitoli,incomincia con una lunga introduzione attribuita ad un Behn"d figliodi

Sahv"n, nella qualesi racconta come, avendo Alessandro Magno vinto

in India il re Poro,quidetto F"r oFi"rek,gl'Indiani,quand'eglifu tornato

in Occidente,si elessero un re di nome D"bshelim. Costui cominci" ben

tosto a regnar da tiranno,quando un gran savio di nome Beydab", consi-gliatosi

coi suoi discepoli,si avvis" di jiotersirecar da lui rimproveran-doglila sua mala condotta. Ma re D"bshelim, venuto in ira seco per il

soverchio ardire,lo condanna a morte ; poi,mutando avviso,lo fa gettare

in un oscuro carcere, intanto che i discepolidel savio, spaventati,vannoin esigilovolontario. Una notte tuttavia,in cui il re non poteva prender

sonno, e, pensandoa certe questioniastronomiche,non sapeva risolverle,

la memoria del savio gliritorna improvvisaalla mente, ond'egli,fattolo

venire a s" e scioltolo dai ceppi,gliaffida l'amministrazione del regno.

Allora,tornano dall'esiglioi discepolie istituiscono una festa per il felice

avvenimento. Intanto,si veggono glieffettimirabili dell'amministrazione

di Beydab", e re D"bshelim,desideroso di lasciare una memoria di s",fa

intendere al gran savio questo suo desiderio;per"eglivuole che Beydab",

entro lo spaziodi un anno, glicomponga un libro che con racconti e

apologhidilettevoli,mentre istruiscegliuomini in generaleintorno ai loro

doveri,faccia anche conoscere ai re qualedebba essere la loro condotta e

qualeil modo di governare. Perch" Beydab", provvedutosidi carta e di

alimenti per un anno, si ritrae in una solitudine con un suo discepoloa

comporre il libro,che eglipoi,al termine designato,con gran pompa

presentaal re dinanzi alla corte radunata;e perch"il re glichiede qual

ricompensa eglidesideri,ilsavio s'accontenta di pregarloche eglifaccia

trascrivere illibro e custodire con cura acciocch" non cada nelle mani dei

Persiani. Segue a questopunto ilracconto del modo con cui re Chosroe,

per mezzo del medico Berz"yeh,pot" aver nelle mani il libro meravi-glioso.

Tutto cotesto si leggenel primo capitolo,e illibro seguitane' suoi

capitolicosi come qui sotto notiamo: capo secondo,che dice del viaggiodi Berz"yeh in India per cercarvi illibro;capo terzo,in cui iltraduttore,

Ibn ul-Muqaffa,porge alcuni savi avvertimenti intorno al modo di leggerlo

per averne buon frutto; capo quarto,in cui il medico Berz"yeh parladi

s" stesso e della morale praticada lui seguita.19. Al capo quintoincomincia veramente illibro,e si narra, in questo

capitolo,la favola del leone e del toro, trattandovisi degliamici che la

maldicenza altrui ha disgiunti;e si seguitacosi come ora notiamo, cio":

capo sesto,che ha le accuse portateconlro Dimna e la sua difesa;capo

settimo,della favola della colomba, in cui si tratta dell'amicizia sincera ;

capo ottavo, della favola delle upupe e dei corvi e del non fidarsi dei

nemici; capo nono, della favola delle scimie e della testugginee della

stoltizia del perderele ricchezze accumulate;capo decimo, della favola

Page 304: Storia della Poesia Persiana

:296 (CAPITOLO SETTIMO

persianoMusa probabilmeiiletradusse in arabo questo libro di Siudib"d,non per" in persiano,bench" ci" non sia detto. Che poi eglidovette aver

vissuto in queltempo, s'intende facilmente dall'inclinazione allora comune

di voltar in arabo le opere pehlevichc;con questo,trovasi che la versione

di Musa servi di testo a una versione siriaca che credevasi perdutao che

mai non fosse esistita,cjuandoil Roedigerpot"rinvenirla e pubblicarneun saggionel 1808 nella sua Crestomazia siriaca.Ora, su questa siriaca "

stata fattala versione greca di Michele Andreopulo,maestro di grammatica,

per ordine di Gabriele Duca governatore di Melitene nella terza Armenia,

per l'Imperatoredi Costantinopoli,intorno al 1100 dell'Era nostra. " questala versione che va sotto iltitolodi Libro di Syntipas(cio"Sindib"djecheilBoissonnade |)ubblic"per la prima volta a Pariginel 1848. Se,pertanto,la versione greca di Michele Andreopulo,come ha potuto provare ilCom-

paretti," certamente dell'undecimo secolo,e se essa fu fatta sulla siriaca,ragionvuole che appunto al secolo nono o all'ottavo,cio" al tempo delle

versioni arabiche dal pehlevico,debbasi riferire la versione,ora perduta,del persianoMusa, da cui la siriaca discende.

22. Di altre versioni fra le orientali taceremo qui, eccettuando sol-tanto

l'ebraica che, sotto iltitolodi Parabole di Sandabar (perSindib"d),sembra esser stata fatta,secondo ilComparetti,da quello stesso rabbino

loel che gi"tradusse in ebraico il Kal"la e Dimna, sebbene ilBenfey assai

dubiti di cotesto. Di altre versioni arabiche si ha pure conoscenza, e se ne

hanno diversi testi e redazioni,come quellache entr" nella conij^osizionedel noto libro arabo le Mille e una notte; ma non sembrano essere di

et" molto antica. Delle persianediremo, come " naturale,nei paragral"che seguiranno; e intanto taceremo anche delle occidentali che furono

molte, una latina di un Giovanni monaco di Altaselva da cui le altre son

derivate, tedesche, inglesi,scandinave, polacche,olandesi,spagnuole,francesi,italiane,perch",parlandone,di troppo ci allontaneremmo dal

propositonostro. Ricorderemo tuttavia,solo perch"sta a rappresentareun'antica versione arabica che pi" non abbiamo, una vecchia versione

spagnuoladel 1253, stata |)ubblicataper la prima volta dal Comparetti,recante iltitolodi Libro degl'ingannidelle donne, e ricorderemo ancora,

perch"Italiani,fra le diverse versioni in nostra lingua,quellache va sotto

il nome di Libro dei sette Savi di Roma, pubblicatodal D'Ancona, e l'altra

che fu assai pi"conosciuta e and" anche pi"lontano,col titolo:I compas-sionevoli

Avvenimenti di Erasto.

23. Illibro adunque che dicesi di Sindib"d dal savio che vi ha la parte

pi" cospicua,0 anche Libro dei sette Savi, dai sette Sapientiche pure

v'hanno parte non lieve,comincia col narrare d'un re K"rush che aveva

un unico figlio,frutto di molti voti e preghiere,quale,doi)omolti ten-tativi

inutili,era giuntoall'et" d'anni diciannove e mezzo senza ch'egli

avesse appreso nulla. Ma un gran savio,di nome Sindib"d,si prende con

s" il figlioregale,promettendoal padre di renderglieloentro sette mesi

Page 305: Storia della Poesia Persiana

LA POKSIA MORALE 0 GNOMICA 297

educato e istruito.11 fanciullo,in casa del maestro tutto impara e conosce

entro iltempo stabilito,perch"allora,al ventesimo anno di sua et",Sin-

dib"d lo rimanda alla casa paterna,non senza ch'egliprima gliabbia

ingiuntopremurosamente di non parlareper sette giorni.Se egliparler",incorrer" in qualchesventura grave. Sindib"d,intanto,si nasconde,e il

giovaneprincipe,venuto in corte dal padre,mantiensi muto. Di ci" si ha

gran meravigliadal re e dai cortigianitutti;ma una donna, con la qualeil giovaneaveva gi" avuto dimestichezza,si ripromettedi farlo parlare,

purch"esso si mandi alle stanze di lei.Anche cotesto si fa; ma perch"

eglisi ricusa di accondiscendere alle proposteindegnedella proterva fem-mina,

essa, con alte grida e strepitie stracciandosi i panni, lo accusa

nel cospettodel re di aver tentato di oltraggiarla.Il re gi" condanna a

morte il figlioche pur sempre si tien muto, quando sette savi si radunano

e deliberano d'intercedere in favore dell'infelice.E tosto uno dei sette,

entrato nel cospettodel re, con due racconti acconci all'intento suo fa

sospendereper quelgiorno l'esecuzione della sentenza. Ma la donna,entrata essa pure a suo tempo, con altro racconto d'intento contrario fa

confermar la condanna. Un altro savio con altridue racconti la fa sospen-dere

di nuovo, e la donna nuovamente la fa riconfermare con altro rac-conto.

Questo giuocoseguitacos" fino al settimo giorno,narrandovisi due

racconti al giornoper ciascuno dei sette savi e uno dalla donna, finch" poi,alla mattina del giornoottavo,ilgiovaneprincipeche omai senza pericolopu" parlare,manda per certa donna a chiamare ilprimo dei savi e tutto

gliracconta l'avvenuto,pregandolo di recarsi presso il padre e d'infor-marlo

di quanto ora eglisa. Allora,nel cospettodella corte radunata,rac-conta

il principedella minaccia delle stelle ond'eglidovette starsi muto

per sette giorni,e delle insidie della mala femmina; e s'avanza intanto,tra glialtrisavi,anche Sindib"d per render ragionedella educazione data

al principe,ilqualeomai, per opera sua, possiedeogniscienza. Ma perch"la colpa dev'essere punita,ecco che la donna calunniatrice " menata

dinanzi al re, ilqualela condanna a morire, sebbene essa, raccontando

una sua favola,ancora tenti di scolparsi.Rimessa la sentenza al giovane,eglipropone una pena meno grave ; dopo di che e dopo alcuni ragiona-menti

morali tra ilre, il principee Sindib"d, ilre incorona in pubblicoilsavio suo figliuoloe si ritrae a vita religiosain una solitudine.

24. Tale adunque " il racconto fondamentale del libro di Sindib"d,

quale,dal confronto delle diverse versioni e redazioni orientali,ha potutorintracciare e ricomporre con molto acume il Comparetti.E notisi che

diciam qui del libro quale fu in Oriente,perch"delle versioni occidentali

non abbiamo ora da occuparci,e perch"alle orientali soltanto volle il

Comparetticircoscrivere glistudi suoi. Del resto, ci" che sopra abbiamo

detto non ne " che la scarna ossatura, anzi ci" che v'ha di comune tra le

versioni orientali,che invece,allalor volta,hanno tra loro differenze molte

e grandinon tanto nel numero dei racconti quanto nella disposizionedel

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298 CAPITOLO SETTIMO

racconto generalee nella natura dei nnoltiracconti particolari." poi granventura che siasipotutorifarteoricamente quelracconto che a tutte questeversioni " comune, perch",all'oppostodel Panciatantra,il testo indiano

primitivoda cui tutte queste versioni orientali e occidentali sono discese,non ancora si" potuto trovare. Anzi pensa ilBenfeyche,come alcune delle

favole del Sindib"d gi" si trovano non solo nel Panciatantra,ma ancora

neglialtrilibriindiani di favole che sono laVet"lapanciaviracatie la Cuka-

saptati,cosi " facile intendere come il testo abbia potuto perdereassai

d'importanzatosto che si " potuto vedere che ci" che in esso sitrovava,

potevasirinvenire anche in altrilibripi"conosciuti e comuni. Per" esso fu

dimenticato,tanto che ora non se ne ha pi" notizia alcuna. Del resto,che

illibro originaledovesse essere indiano,si raccoglienon solo dalla testi-monianza

dei due scrittori arabi,ricordati avanti,Mas"di e Muhammed

ul-Varr"q,uomini dottissimi e addentro molto nelle cognizioniletterarie

del loro tempo, della qual testimonianza nessuno pu" ragionevolmente

dubitare,ma anche dalla natura dell'opera,essendo tutte queste favole

venute dall'India,anzi dai Duddhisti. Poi,il nome stesso del savio,Sin-dib"d,

" indiano e suppone, secondo ilBenfey,un sanscrito Siddhapatichevorrebbe dire ilsignordei purio dei perfetti.Noi, invece,preferiamola

congetturadel professoreTeza, secondo la quale il nome originariodo-vrebbe

esser un sanscrito Siddhap"la,ilguardianodei perfetti;e la buona

congettura" rafforzata dalla vocale lungache trovasi nella forma persiana,

Sindib"d, e dalla consonante liquidache trovasi alla fine della forma

ebraica,Sandabar,le quali,prese insieme,meglio assai corrispondono a

questo suppostoSiddhap"lache a quelSiddhapatiche ilBenfeyvorrebbe.25. A questidue libriindiani,ilPanciatantra e ilLibro di Sindib"d,un

altro,pure d'origineindiana,va aggiunto,che ebbe gran voga in Persia

per la versione che ne fece in prosa artificiosa Nakhshebi,poetapersianodel decimoquartosecolo dell'Era nostra. Esso " il Libro del Pappagallo,0 Tidt-n"meli come dicesi in persiano,che discende da un originaleindiano ora perduto,come ne discende l'altro testo indiano corrispon-dente

che tuttora si ha e si conosce, e che " quellodella Cukasaptati,cio" Settantina di novelle del pappagallo.Non ebbe esso la diffusione che

ebbero glialtri due. Sappiam tuttavia che ne furono fatte in Oriente

molte versioni,in persiano,in turco, in indostanico,in hindi,in bengalese,e che pass"anche in Europa per mezzo d'una vecchia versione persianada cui fu tratta quellapure di Nakhshebi. Anche ne abbiamo una tradu-zione

greca di Demetrio Galano, un ateniese che visse in India dal 1786

aH833 e tradusse dal sanscrito molte opere indiane,tra le qualiil Pancia-tantra,

l'Hitopadecae questefavole del pappagallo.Di esso non possiam

veramente, sebbene per glialtri libri abbiam fatto cotesto, dar qui un

sunto, perch"ci manca iltesto indiano della Cukasaptatie non ne abbiamo

traduzione alcuna; per"ci riserbiamo a darlo (juandodiremo della ver-sione

persianadi Nakhshebi,e sar" in gran parte lo stesso. Vogliamper"

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LA POESIA MOIiALK 0 GNOMICA 209

aggiungeresoltanto che nella versione di Naklisliebi molte ed evidenti

tracce dell'origineindiana restano ancora, e ci" sono nomi di citt",Brah-

mini,usi e costumi indiani,concetti e superstizioniindiane,come quella,

per esempio,dell'arcobaleno,raffiguratocome un gran mostro marino che

s'incurva nel cielo puntando con la testa e con la coda nel mare. Invece,dai Persiani,l'arcobaleno,con manifesto e bel ricordo della loro epopea

nazionale," detto esser l'arco di S"m, ovvero l'arco di Rustem.

26. Cosi adunque tutto questoinsieme di sapienzamorale che potremmodir popolare,venne dall'India sotto la veste piacevoledelle favole. Che se

furono i Buddhisti quelliche primi tentarono di propagar certe dottrine

morali per mezzo della favola,a loro certamente va data lode grandissima,

perch"seppero trovare ilmodo pi" acconcio per far conoscere ai re e

ai volghicerte verit",o non ovvie a intendersi,o dure e ostiche a

sapersi.Ma la Persia ebbe il merito di spargerleattorno per tutto il

mondo, perch",recatele prima in linguapehlevica,le volt" poi in una

linguache non era la sua, ma si quelladei conquistatori,l'araba,nella

qual veste esse favole poterono pellegrinarefino all'estremo Occidente.

Pi" tardi,quando la linguapersiana,fu assunta, essa pure, all'onore d'esser

lingualetteraria con B"deghi e con Firdusi,e la letteratura persianaebbedato di s" assai feliciprove, delle antiche favole,gi"passateper ilpehievicoe per l'arabo,si fecero elegantie leggiadreversioni e imitazioni persiane,delle qualidiremo nei paragrafiche seguiranno.Per" tutta questa bella

fioritura letteraria,comprendendovi anche le sentenze di Chosroe e di

B"zurc'mihr,ripetela prima originesua dal tempo dei Sassanidi,che,come

gi"vedemmo, fu una delle et" pi"gloriosedella civilt"persiana.27. Confessiamo intanto che,massime nel caso particolaredelle favole,

lungamenteci slam trattenuti sull'argomentoseguendoloanche oltre i con-fini

del presente studio ; ma ci" abbiam dovuto fare perch"l'argomentoassai complesso lo voleva,e a noi sarebbe parso sconveniente il trattarlo

qui in maniera tutta manchevole,sebbene gi"sapessimo che molte delle

cose che avremmo dette,sono di conoscenza comune. Ma il far ci" era pur

necessario,perch"poi, chi per avventura legger"questo scritto,possavedere qualesia ilposto degliscrittoripersianidi favole di cui nei para-grafi

seguentiparleremo,e quale il valore delle opere. E si noti che tutto

ci" che fin qui abbiam detto,si riferisce a libriche, prima di venir nel

persianoche " l'oggettodeglistudi nostri,ebbero una storia lunga di

mutamenti e di trasformazioni,abbandonati spesso ai volghiche avida-mente

si tramandarono il curioso patrimonio.Per" dal nostro studio

dovrebbero restare esclusi tutti quei libri ai qualinon diede origineuncosi ampio movimento popolaree che procedono da intendimento specialed'imitazione di questo o di quell'autore;qualche cenno tuttavia se ne

dovr" pur fare sulla fine. E s'intende che il nobile frutto e la gloriache

potevansiraccoglieredalle favole,come ci" fu avvertito,invogliaronoben

tosto altri a compor libri imitando l'esempio.Ma, come non procedono

Page 308: Storia della Poesia Persiana

300 CAl'ITOIJl SKTTIMO

da quel movimento caldo e spontaneo di cui sopra aijbiam detto,cosi,

oltre essere per noi di momento assai pi"lieve,questilibri d'imitazionehanno anche natura meno poetica,e noi vogliamo parlarsoltanto della

poesia.Che se di tuttiilibripersianiche son raccolte di favole e di aned-doti,

qualunque sia l'origineloro,si volesse adeguatamente discorrere

in questo scritto,assai troppo lontano andremmo dal nostro scopo, e pei'"qui volentieri ci arrestiamo.

28. Quanto alla veste esterna, si noti che,all'oppostodelle sentenze

di Chosroe e di B"zurc'mihr,aridamente e nudamente esposte,gliautori

persiani,nel l'icomporle favole o nel tradurle,spiegarontutta quantal'arte retorica di cui erano capaci.Cotesto diciamo degliautori rimastici,che non sono dei j)"liantichi,laddove nulla possiam dire delle versioni

pi" vecchie,come quelledi H"deghi,che sono andate perdutee dovevano

essere pi" semplici,secondo lo stile di quei tempi. Ma tutta quell'arteretorica studiata ed elaborala finamente crediamo che sia soltanto di questiautori pi"recenti,trovandosi che la versione arabica d'Ibn ul-Muqaffae

la siriaca di B"d Periodeuta e la greca di Simone Seth procedono con

dettato molto semplicee naturale,intanto che le persianefurono talvolta

tanto artificiosee cariche di oi'uamenti,da doversene poi trovar neces-sario

qualche ulteriore rifacimento in pi" sempliceprosa. Cotesto,peresempio,fece Muhamined O"diri ])erilLibro del Pappagallo,gi"compostoda Nakhshebi in prosa troppo artifiziata.E pare veramente che l'autore,

qualunque sia,non si appagliimai di aggiungereaggettiviad aggettivi,il

pi" delle volte artificiosamente composti,e di tessere e comporre una lungafila d'immagini,molto strambe talvolta,con allusioni storiche e mitolo-giche,

con citazionidi passidel Corano o d'altrilibrispecialmentepoetici,persianie arabi. Perch" illettore ben sovente smarrisce ilfiloin queilunghiperiodiin cui una proposizioneentra in un'altra,e questa in un'altra ancora,

in cui gl'incisisi afTastellano e s'addossano. Tolta forse la lunghezzadei

periodi,lo stilee l'artedi questilibri si assomiglianod'assai allo stile e

all'artedell'Ameto del Boccaccio o dell'Arcadia del Sannazzaro o dell'Asino

d'oro del Fiorenzuola,che vanno, nella letteratura nostra, fra i pi" noti

esempi di stileartificiosoe ibrido. Ma, anche con questo dilettodell'arlilicio

soverchio,non pu" negarsiche essi abbiano una graziatutta particolareeuna loro proprialeggiadria.E vi spiraun'aria serena che potentementeattrae l'animo,perch"ci sembra d'esser trasportatiin un mondo lontano

lontano e diverso dal nostro, laddove si contempla la vicenda travagliosadella vita come da un luogoallo e sicuro. La ventura e la sventura di quellavita,come si narrano di animali,non sembrano toccarci o appartenerci,non ci sgomentano, non ci rallegrano;ma perch"appunto lascian l'animo

tranquillo,anche lasciano alla mente lutto l'agioper trarre da quei casi i

voluti ammaesti'amenti morali. Della qual cosa potr"far saggiochi legger"alcuna di (jueslefavole o novelle,almeno quelleche nell'appendicedaremotradotte. Del resto,che cotesti librisiano poetici,quantunque in gran parte

Page 309: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MOKAr.E 0 GNOMICA 301

scrittiin prosa, gi" s'intende e dalla natura loro e dall'arte dell'autore;

per" ne diciani qui,in questo libro. Poi, il dettato in prosa bene spesso,

ad ogni luogoacconcio," interrotto da brani poetici,posticome a colorir

bellamente ilpensierodella-prosa e a ricalcarlo in altra forma, o come ad

esprimereilsenso e ilsignit"catomorale e dottrinale di ci" che avanti s'"

detto. Questo artificiod" al dettato tale leggiadriaqualenoi non possiamo

immaginare,non avendone esempio alcuno nelle letterature nostre. L'uso,

tuttavia,non dev'essere persianoin origine,trovandosi che iltesto san-scrito

del Panciatantra reca moltissimi brani poeticiin mezzo alla sua

prosa; o forse esso " una imitazion persianaalquantopi"tarda e poste-riore,

perch"le versioni pi" antiche,come l'arabica,la siriaca,la greca,

non hanno alcun testo poeticointercalato alla prosa, n" da questepote-vanole versioni persianeprendernel'esempio.

29. Quanto alla disposizioneo conformazione del suo libro,si pu"dire che l'autore persiano,secondo certe regoledi retorica mussulmana,

sempre seguitaqueldisegnoche anche in altre opere, come nei romanzi,abbiam trovato e veduto. Perch",in generale,fatte a Dio le consuete lodi

e invocazioni,lodato ilFYofeta,egliparla subito dell'occasione del com-porre

il libro,la quale quasi sempre gli" data o da qualchepotentesignore,o da qualcheministro,o da qualchedotto amico. Ci" quanto alla

forma che potremmo dire esterna. Ma, poich"il vero libro incomincia

propriamentecon le favole, essendo l'introduzione opera sempre del

novello autore, cosi per esso eglinon ha potutofar altro che conservarne

la primitivadisposizioneche discende daglioriginarilibri indiani. Essa

" quellad'introdurre un racconto con un disegnogenerale (peresempio,l'educazione d'un principe),nel quale poi prendon postomolti altri rac-conti

secondari per dichiarar certi puntidi morale. Ad ognuno poi di

questisi consacra, in generale,un capitolo,come abbiam visto nel sunto,

dato sopra, della versione del Kal"la e Dimna d'ibn ul-Muqaffa.

2. Poeti gnomici.

30. Consentaneamente a ci" che abbiam detto nei paragrafiprece-denti,

poich"quelleantiche sentenze di morale praticavanno tutte sotto

ilnome di Ghosroe e del gran savio B"zurc'mihr,s'intende come ai racco-glitori

ed espositoripersianidi esse poco o nulla di proprioresti da dire.

Altro non resta loro che tradurle nella loro bella lingua,sia in prosa, sia

in poesia,qualisono nei testi antichi,differentissimi tra loro,poich"il

togliervi0 l'aggiungervisarebbe un guastarle,e la loro concisa severit",che ne forma la forza e la bellezza,ne verrebbe meno. Con questo, esse

sono agliocchi dello scrittore moderno di tanta autorit",che sarebbe stata

imperdonabileaudacia ilporvila mano per travisarle soltanto di poco.

31. E primo viene innanzi ilpoeta del Libro dei Pie,Firdusi. Gi" noi

sappiamo quanto eglisiasi mantenuto fedele alle fonti sue nel racconto

Page 310: Storia della Poesia Persiana

302 CAPITOLO SETTIMO

epico; ma qui,pi" che altrove,s'" attenuto al suo testo. Perch",chi ha

potutoaver tra le mani il libro pubblicatoa Bombay, nel 1884,dal sacer-dote

zoroastriano Behr"mgiSangi"na,che contiene,tra le altre cose, anche

un testo pehlevicodelle sentenze di re Ghosroe, e confrontarlo con la ver-sione

che Firdusi ne pone nel Libro dei Re, ha potuto anche accertarsi che

questa versione del gran poeta seguitaparolaper parola({ueltesto. Sol-tanto

in alcuni pochicasi,Firdusi ha aggiuntodi suo (lualcheparola di

importanzasecondaria per far la rima o per compiti-eilverso. A'ei passiadunque, del Libro dei Re, nei qualiegliriferiscegliavvertimenti di re

Ardeshir e le sentenze e i pensamenti di re Ghosroe e di B"zurc'mihr,

possiam credere con molta certezza d'avere la sostanza vera e genuina di

ci" che quelli,a principio,hanno o pensatoo dettato,o di ci" che la lungatradizione ha fatto loro dire.

32. Pertanto,ci" che Firdusi ci riferiscedi re Ardeshir, riducesi alla

esposizionedi molti insegnamentipostiin bocca al gran re e annunziati

con le parole:Della sagg'ezzadi Ardeshir tu ascolta

Parole intanto,e leparolein niente

Riponie tieni,

e ai savi consigliche esso re volle dare al figliosuo e successore Sh"p"r,prima di morire. In questiavvertimenti che formano ilvero libro dei con-sigli

di Ardeshir di cui l'originalepehlevico" perduto,ilgran re dice sul

principioci" ch'egliha fatto quando ha conquistatoil regno, operando

sempre conforme a giustizia;e parladella fortuna ch'egliassomigliaadestriero ora mansueto ora riottoso,e della fallaciadelle cose di quaggi".Vuole che alla religionesia sostegno ilpoteresovrano, e dice che la dignit"sovrana e la fede sono come due sorelle.Detto poi per quante e qualicosesi abbassa la dignit"reale,ammonisce ilfigliosuo perch",come eglisar"

re, freni la cupidigia,ami illavoro,non s'abbandoni all'ira,e poi,d'im-provviso,

viene a dir della caccia,del bere,dell'apprestarl'armi,del custo-dire

il propriosegreto,e discende a molti precettie consiglipraticipermolte circostanze specialidella vita. Anche gliraccomanda di aver cura

dei poveri,di perdonarle offese,di non cercar la propriavendetta,di non

accettar battagliadal nemico se non in circostanze propizie,di conceder

la pace quando il nemico la chieggacon vogliasincera. 1']insisteperch"il

figliosuo si adorni di sapienzae, accogliendogl'insegnamentipaterni,litramandi poia' figlisuoi. Nell'ultima parte del libro (e questa dev'essere

aggiuntaposteriore)eglipredice,dopo cinquecentoanni,la caduta del

regno persiano,quando i Persiani ch'eglichiama suoi figli,abbandone-ranno

la religionedei maggioriper altra fede (e s'intende la fede mussul-mana);

ma poi,quasiper confortarsi,invoca da Dio su tuttila benedizione.

Dice delle citt"da lui fondate,parladella sua prossima morte e racco-manda

al figliodi consolar l'anima sua operando bene in terra. Cosi

termina ilbel libro,rifatto da Firdusi con stilepiano e facile,trasfusavi

Page 312: Storia della Poesia Persiana

30i CAPITOLO SETTIMO

Grazi;i" ([uestadi Dio,signordel sole

E dellahiiia,ch'io mi sciolsialfine

Da Buzurc'njihr e dal suo re sovrano!

35. Ibn Sina o Avicenna " conosciuto all'universale come filosofo e

medico, e noi,in particolare,anche l'abbiam conosciuto come poeta scet-tico

in un altro capitolodi questo libro.Ora,se pure illibro " suo, dobbiam

conoscerlo anche come raccoglitore,o piuttostocome traduttore delle sen-tenze

del savio B"zurc'mihr. Trovasi nella letteratura persianaun breve

opuscolodi pochepagine,in prosa, detto Zafer-ndmeh, cio" ilLibro della

vittoria,che si dice essere stato composto, per ordine di Chosroe,con le

sentenze del savio,ascritto in lettered'oro,perch"poiilre lo tenne sempre

con s" e lungamente persever"in quellalettura.Se cotesto che si leggein

principiodel libro," vero, illibro dov" esser composto da prima in pehle-vico;anzi,secondo H"gi Khalfa,l'originalepehlevicosi sarebbe conser-vato

fino al decimo secolo dell'Era nostra. A quel tempo il principeN"h

figliodi Mans"r, della casa dei S"m"nidi,che regn"dal 305 al 387 d. E.

(976-997 d. C), volle che Avicenna lo traducesse in persiano.Avicenna

avrebbe fatto la traduzione,quale " pervenuta fino a noi e che noi darem

pure tradotta nell'appendice,sebbene, per molti altri esempi gi"da noi

conosciuti,si possa ragionevolmentesupporre che Avicenna non tradusse

veramente dal pehlevico,ma piuttostoda una versione arabica fatta gi"

prima sul pehlevico.Che questa versione persianasia veramente di lui,molto si pu" dubitare,non trovandosene, secondo lo Schefer,altra men-zione

presso i bibliografiorientali fuor di quella,gi"ricordata,di H"giKhalfa. Il quale dice altres" che Avicenna, in quel tempo, era ministro

del principeche glicommise quellatraduzione;ma, tra i molti ministri

che ebbe N"h, non trovasi ricordato Avicenna; onde la sua asserzione

potrebberisolversiin ci" che Avicenna era allora allacorte di iN"h e a' suoi

servigi,non gi"come ministro,ma come medico, sapendosi,come altrove

abbiam detto,aver egliguaritod'una malattia il principe,che poi,per

gratitudine,glidischiuse la sua biblioteca. A quel tempo adunque e in

quellecondizioni soltanto,avrebbe potutoAvicenna aver tradotte le sen-tenze

di B"zurc'mihr. Invece,nella cos" detta Storia Scelta di Hamd-ull"h

Mustaufi,composta intorno al 730 d. E. (13"29d. C), trovasi inserito tale

e quale questo Libro della vittoria,ma non vi si dice punto che esso sia

opera di Avicenna.

36. Comunque sia di ci",le famose sentenze, dopo brevissima intro-duzione,

sono riferiteuna dietro l'altraper domande e per risposte;ma,

questa volta,le domande sono di B"zurc'mihr,e le rispostesono di un

suo maestro che non sappiamochi sia,laddove,presso Firdusi,le domande

sono di re Chosroe e di B"zurc'mihr le risposte.N" questa " la sola dif-ferenza,

perch"maggiorie pi"profondedifferenze si trovano fra queste

sentenze del Libro (Iellavittoria e quelleraccolte e registratein altrilibri,

come nel Libro dei Be e nel Libro di Q"b"s, del quale a suo tempo

Page 313: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MURALE 0 GNOMICA 305

parleremo.Ci" diciam qui e intendiamo cliedetto sia anche per qualunquealtra volta,mentre notiamo che le differenze fra questa e quellaraccolta

mostrano che esse erano, almeno a principio,abbandonate all'arbitrio

della tradizione volgareche poteva a suo senno toglieree aggiungereemutare ci" che pi"le piaceva.Quanto poiall'artee allo stile di questo

libro,nulla veramente abbiam da dire,perch"arte non c'",seguendosile sentenze l'una dietro l'altra con monotonia fastidiosa,concise,brevi,

parchedi parole,senza alcun ornamento; n" sappiamo se alcun maestro

di retorica sarebbe capace di classificarne lo stile,dato pure che il libro

abbia uno stile.Ma la linguane " semplice,vibrata,piena di vigore,con qualchebene usata sprezzaturadi grammatica.Riferite le sentenze

di B"zurc'mihr,ilLibro della vittoriareca una paginettadi sentenze attri-buite

a Loqm"n il sapiente,un savio personaggiodella tradizione mus-sulmana,

e termina con la formola mussulmana, in arabo: " E Iddio pi"ne sa! Finisce il trattato designatoLibro della vittoria.Gloria a Dio,siredei mondi! ". La qualeaggiunta,come non poteva trovarsi nel suppostooriginalepehlevico,perch"all'Iranantico e del Medio Evo non appartieneLoqm"n con la sapienzasua, cos" dev'essere anche opera di mano assai

tarda e forse di qualchecopista.N" essa si trova nella storia di Qazvini

e nemmeno nella versione turca del libro,fatta,come crede lo Schefer,tra il decimoquinto e il decimosesto secolo dell'Era nostra.

37. Lasciam da parte due compendi, veramente insignificantianche

per la loro mutilata brevit",che delle sentenze di B"zurc'mihr,qui detto

Buzurgum"d,e degliinsegnamentiin forma aforistica,non dellefavole,di Kalila e Dimna, pone Niz"mi sulla fine del suo romanzo di Khusrev

e Sh"rina,e ci" al tempo di re Khusrev Parv"z,non di Chosroe ilgrande.Per vedere intanto quale e quanto sia stato l'arbitrioo del volgo o dei

poetidel volgo nel trattar quellesentenze di Chosroe e di B"zurc'mihr,

leggansi,anche per alcuna paginasoltanto,certe ottave di un Sher"f che

ha pensato di raccoglierlee di metterle in verso, perch",eglidice,lanatura umana per il verso ha inclinazione grande.Quanto a noi,diciam

subito,per non tornar pi" su questo argomento, che di questo Sher"f

nulla sappiamo. Non sappiam la famiglia,la patria,il tempo, nulla di

che ha fatto vivendo,nulla del tempo della morte, eccetto che,quand'egli

componeva le sue ottave, era giovane." Sher"f poeta giovane", eglidicedi s" stesso nella prefazionein prosa; n", a farlo contemporaneo o di

poco posterioreal poeta Unsuri che mor" nel -432 d. E. (1040 d. C),

vale,come vorrebbe lo Schefer,la menzione che di questo poeta si fa in

una delle ottave,la trentesima quarta,perch"la menzione perdevalore in

mezzo a tante altre fatte a caso e certamente false.Qual fede si pu" dare

al poeta allorquando,per confermar con l'autorit"di qualcuno ci" ch'egliha detto,viene bellamente citando la testimonianza vaga di Zerdusht,cio" Zoroastro,e quelleancor pi" vaghedi re Peshenge di re Qob"d che

appartengono alla tradizione epica,e di Sindib"d e del S"murgh,l'intro-

20 " Pizzr,Storia della poes"a jyersiana,voi. II.

Page 314: Storia della Poesia Persiana

306 CAPITOLO SETTIMO

vabile Fenice degliIrani,e altre anche pi" incerte come quelladel savio

di Persia, e delFuom religioso,vestito di saio? In mezzo alle qualila

citazione d'un verso di Unsuri non ha alcun valore; crediamo, anzi, o

almeno sospettiamfortemente che il verso citato non sia nemmeno di

Unsuri, tanto son vaghe le altre citazioni,tanto sembrano essere altret-tante

invenzioni del nostro autore. Certo, che se egliconosceva il nome

di Unsuri,doveva essergliposteriore;ma non vuol dir cotesto ch'egline

dovesse esser contemporaneo o poco lontano di et". Piuttosto pensiamo

che l'avvicinino al teinpo di Unsuri, cio" all'undecimo secolo dell'Era

volgare,certi suoi modi particolaridi dettato e la ruvidezza della linguae certa sprezzaturalibera e sciolta e alcune maniere antiquate,che non

sembrano cercate apposta,ma propriee spontanee in questo poeta pres-soch"

ignoto.Ilquale,e ha ragionelo Schefer nel dir ci",dev'essere stato

un poetapopolare,perch"tale lo mostrano e la poca arte sua e queldir

le cose con semplicit"ingenua e quel recare innanzi testimonianze tali

che per s" non hanno valore,ma che presso il volgo,non avvezzo a veri-ficar

ci" che leggeo ascolta,come fanno glieruditi diflidenti,dovevano

averlo pi"che grande.Aggiungasia tutto ci" la sintassi spessissimevolte

violata e la grammaticaosservata assai poco.

38. Le ottave adunque di questo Sher"f formano un poemetto che

porta il titolo arabo di BdJiat til-insdn,cio" il Conforto dell'uomo. Pre-cede

una breve prefazionein prosa, nella quale l'autore,fatte le benedi-zioni

e invocazioni d'uso, dice d'aver voluto ridurre in versi le sentenze

del giustissimore Chosroe An"sh"rv"n,che sono brevi quanto all'espres-sione,

ma di significatomolto grande.Dice d'averle raccolte appunto per

ilbene spiritualee corporaledi quantile leggeranno.Seguono due brani

poetici,nel primo dei qualisi fanno le lodi dell'Intelligenza.Nel secondo

si racconta in che modo il re Chosroe,giuntoal maggior grado di sua

potenza,pensasse di farsi comporre in oro, gemme e perle,un magnificodiadema imperialech'eglipoisospese in alto sul suo trono, e sul quale

fece scolpireacconciamente le sentenze che ora Sherif viene versificando.

A questo punto incominciano le ottave che sono novantacinque,ordinate

in modo da essere come la ragionatadimostrazione o esposizioned'ognisentenza in prosa, che sta a capo di ciascuna. Cosi,per esempio,esse

tutte sono della forma seguente:

ISon dite ci" che non " da dire. Pari al silenzio.Oh! quantifui'o in terra

^1 .

., . ]""

Che per stoltoparlarperdean la vita,Chi tace cose che non son da dirsi,

o. i ". i- "

rr -n 1 -1 "' i" "^u" ,"" DI che Giusto (icca quo sapienteTranquilloha ilcor per CIO che ascolta poi. r^ u . ."

I " -i

r\ 1 .1, 1 f , ^i," ...r.-\ L)elH" rascorse et" die iiiui cosaDa parlar stoltonulla fuor che cruccio

,, . "" . -,

,

'

, " " M . ^, I ilVeramente e il parlar senza ragione!

Procede mai, ne v ha tesoro al mondo ' ^

Avviene per tal modo che l'enunciata verit" morale appare come un teo-rema

da dimostrare, per usar linguaggiomatematico, al (pialeconseguita

adeguatadimostrazione,onde sipotrebbeanche credere che,nella sostanza,

Page 315: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 307

le sentenze vere di Chosroe siau molte di quelleche stanno a capo delle

ottave, almeno quali andavano attorno per tradizione. Ma, su cotesto

punto, nulla si pu" alTermar di certo; perch"qual era mai la parola

genuinae primitivadelle sentenze di Chosroe?

39. Comunque sia, se avanti abbiam detto esser questo Sherif un

poetapopolare,ora dovremmo aggiungerech'egliancora, per voler esser

tale,cade talvolta nel volgaree nel triviale.Perch",molte volte,ci" ch'eglidice," sempre la cosa pi" ovvia e trita,senza quellafinezza che rende

belle le scritture dei poetiche diremo elettie aulici,senza quell'acutezzadi pensieroche si riscontra spesso nei versi e nei detti sentenziosi del

popolo.Ma Sherif non era il popolo;volle,come pare, esser popolare,e

per"cadde spesso nel difetto,or ora notato. Veggasiper esempio alcuna

sua immagine come la seguente,che " dell'ottava trentesimaquinta:

Zucchero mangiarvuoi a pienemani?,

per dire: vuoi tu star bene; vuoi esser felice? "

,e si giudichi.Vorremmo

anche aggiungereche Sherif troppo spesso ripeteglistessi nomi, onde

qualchesua ottava sembra essere un bisticcio e non altro,se non temes-simo

di voler giudicareun poeta persianocoi canoni della retorica nostra

che non tollera cotesto,sebbene la ripetizionegenerisempre e presso

chiunquefastidio e noia. Anche vorremmo dire che non sempre certe sue

conclusioni sono logiche,che non sempre i ragionamentisuoi son condotti

per filo e per segno, che spesso la testimonianza del savio,da lui recata

innanzi,non s'accorda con ci" ch'eglivuol dire e dice,se non temessimo

di parer troppo severi verso questo povero e pressoch"ignotoscrittore,al quale,tuttavia,qualchepregiovero non manca.

40. E ne son pregiveri la sana dottrina morale, tutta volta alla pra-tica,

quale non s'aggiraper astrazioni nebulose cercando sottilmente il

perch" e il come delle cose anche quando non si possono sapere, e la

mente serena e tranquillache si fa conoscere nei versi incolti,e la coscienza

che ha l'autore e che trapelada ognisua parola,di far opera utilead altri.

Di che ciascuno potr"persuadersi,purch"leggaqualcuna di queste ottave

che nell'appendicein parte darem tradotte. Anche vi sono, accanto agliinsegnamentid'alta e nobile morale,quellidi molto ovvia e praticauti-lit",

come sarebbero quellidel prender moglie in et" ancor giovane,delnon bastonare i servitori,del non innamorarsi da vecchio,del guardarsidai letteratie dai poeti,del non fidarsi delle donne. Tutto cotesto accenna

ad una sapienzapopolare.Soltanto in due puntiilbuono e onesto poeta si

solleva alquantoe pigliatono pi" alto e stile pi" nobile,e questo avviene

quand'egli,dopo ilbreve proemio in prosa, dice alcun che dell'Intelligenza,e pi"ancora in quel passo in cui narra di re Chosroe e della sua corona

meravigliosa.Allora egliassume addirittura e di peso lo stile epico,equellapaginaarieggiaalquanto il fare d'una paginadi Firdusi,imitato

non inettamente,per dir vero, in questo punto. Di Firdusi poi Sherif ha

Page 316: Storia della Poesia Persiana

o08 CAPITOLO SETTIMO

preso anche il metro non solo in questo punto particolare,ma anche in

tutto il poemetto. Questo " argomento che si deve, secondo noi,aggiun-gere

aglialtri per ritenerlo composto nel secolo undecimo o vicino all'un-

decimo. Perch", se Sher"f fosse vissuto uno o due secoli pi" tardi,nondel metro epicosi sarebbe valso,ma s" bene di quell'altropi" dimesso

e piano che hanno usato e Att"r e Rumi scrivendo i loro poemi mistici e

morali. Ma nell'undecimo secolo,il metro epicoera di moda, e molti

l'usavano,anche fuor di luogo.

3. Scrittori di favole e di racconti.

41. Passando dalle sentenze alle favole,per alcuni scrittori dovremo

appagarcidi una semplicemenzione,perch"le loro opere assai per tempo

sono andate perdute.E il primo si " R"deghi,il celebre poeta lirico che

visse al tempo dei S"m"nidi e del qualelungamente abbiam detto in altro

capitolo.Gi" sappiamo ch'eglitradusse in versi,per ordine del principe

Nasr, il libro di Kal"la e Dimna, e conosciamo ci" che ne dicono e Firdusi

e Davlet-sh"h e H"giKhalfa;per" non ripeteremoora le cose gi"dette.Fu gran danno che la versione di poeta cos" illustresia andata perduta;

ma non fu gran danno che siansi perdutealtre versioni d'altripoetiper-siani

intorno ai qualicorrono giudiziassai sfavorevoli. Perch" Nasr-ull"h,del qualefra poco parleremo,dice che, dopo Ibn ul-Muqaffae R"deghi,molti con maggiore o minore eleganza hanno tradotto in persianoquel

libro,ma che, attenendosi pi" al racconto che al suo significatomorale,

son come venuti meno all'intento che esso libro si propone. Anche diverse

antiche versioni del libro di Sindib"d sono andate perdute; e noi quiricordiam soltanto quelladi Qan"varzi che,per ordine di .\"h della casa

dei S"m"nidi,avrebbe tradotto quell'operain una rozza e ispidaprosa.A questa di Qan"varzi poniamo accanto quella in versi,ricordata da

Davlet-sh"h,dello stesso libro,dovuta al poetaAzraqi,morto nel 524 d. E.

(1129 d. C.)e gi"stato conosciuto da noi fra i poetilirici.

42. Ma non cos" " andata perdutala versione in prosa del Kalila e

Dimna dovuta a Nasr-ull"h or ora ricordato,per la quale fu detto che

nessun'altra opera persianain prosa pot" essere pi"stimata e ammirata.

Della vita di lui poco sappiamo,essendone pervenute a noi assai scarse le

notizie;ma ci" di cui non si pu" dubitare,come pu" raccogliersiqua e

l" da brevi cenni,si " ch'egliera nativo della citt" di Sciraz,e che visse

la maggior partedella sua vita alla corte degliultimi Ghasnevidi, e spe-cialmente

di Behr"m-sh"h che regn"fino al 547 d. E. (1152 d. G.).Anche

sappiamo che egliaveva passato la sua giovinezzaneglistudi e che, come

fu introdotto alla corte del principe,godetteassai e della stima e della

compagnia deglieruditi e dei poeti che vi erano accolti. Ma vennero

anche per Rehr"m-sh"h i giornidella sventura, perch"egli,non lasciato

mai quietaredai turbolenti principiGh"ridi,suoi vicini,da uno dei pi"

Page 317: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 309

potentidi essi che fu Ahi ud-Din, fu cacciato dalia sua residenza reale nel

5"2!2d. E. (11:28d. C), si che dovette ripararenelle provincieoccidentali

del regno dove si tenue fino al 547 d. E. (li5*2 d. C), anno della sua

morte. Allora Nasr-ull"h,che pure accenna nell'operasua a questiavve-nimenti

tristi,si era ritratto nel silenzio per attendere a'suoi studi lette-rari,

quando un suo dotto amico, Ali figliod'Ibr"him,figliod'ism"il,dottor

di leggi,gliport",perch" lo traducesse,illibro di Kalila e Dimna. Il libro

glipiacqueassai,ed eglicominci" a tradurlo. Avendone poi letto alcun

saggioa 15ehr"m-sh"h, ne ebbe lodi e conforto a proseguire,finch",com-piuto

illibro,glielodedic". Pare che la sua morte debba collocarsi dopoil 538 d. E. (1143 d. C).

43. Lavorando adunque sulla versione arabica d'Ibn ul-Muqaffa,Nasr-ull"h che pur conserv" all'operasua il titolo di Libro di Kalila e Dimna,incomincia con le consuete lodi a Dio e al Profeta,e dice della necessit"

perch"ilpoteretemporalevada congiuntoallo spirituale,se pur si vuole

che la giustiziasia degnamente amministrata dai principi.Per tal via eglidiscende a far l'elogiodel suo regalprotettore,Behr"m-sh"h, ch'egliasso-miglia

al suo gloriosoantenato, Mahm"d il grande. Dice dell'occasione

per la quale eglitradusse il libro,che fu la proposta fattane a lui dal-l'amico

suo, e discorre dell'antica versione in pehlevicoal tempo di re

Chosroe,poi di quellaarabica d'Ibn ul-MuqafTa,poi di quellapersianae

in versi di R"deghi,poidi alcune altre. Tocca ancora del compiacimentoche per quest'operasua glimanifest" il principe,del quale egliripiglial'elogioe ilpanegirico,terminando cosi la lunghissimaprefazione.A questo

punto incomincia ilvero libro,e la narrazione principaledel savio col re

D"bshelim si spezza, come al solito,in tante narrazioni secondarie,distri-buite

per sedici capitolinel modo che segue:44. Capo primo,nel quale si dice della natura del libro e si eccitano

glialtria leggerloe a trarne profitto;capo secondo,nel quale si dice del

medico Berz"yeh e si danno avvertimenti per la vita presente e per la

futura;capo terzo,nel qualesi racconta la favola di Kalila e Dimna e

quelladel leone e del toro, e si parla dei cattivi efTettidella maldicenza

in riguardodella rottura dell'amicizia;capo quarto,in cui si dimostra che

ilsangue ingiustamentesparso non dorme; capo quinto,in cui si narrano

le favole della colomba e della testuggine,del topo e della gazzella,e si

tratta dell'utilitc"della concordia fra gliamici; capo sesto, della favola

dei corvi e delle upupe, dove si dimostra che non bisognalasciarsiingan-naredalle paroledei nemici, e che i nemici devonsi vincere con l'astuzia;

capo settimo,della favola della testugginee della scimia,dove si dimostra

la stoltizia di colui che accumula ricchezze e non sa conservarle; capoottavo,della favola dell'eremita e della donnola, che mostra come colui

che precipitosamentepon mano agliaffari,se ne pente poi;capo nono,

della favola del gatto e del topo, nel quale si dimostra come chi ha due

nemici deve farsi amico l'un d'essi per scampar dall'altro;capo decimo.

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310 CAPITOLO SETTIMO

della favola del re e dell'uccello,in cui si dimostra esser migliorconsiglioguardarsisempre da chi ci odia;capo undecimo, della favola del leone e

dello sciacallo,in cui si dice come si debba risarcire col benefizio un ser-vitore

punitoingiustamente;capo dodicesimo,favola del leone e dell'ar-ciere,

in cui si dimostra che bisognaguardarsidal far male alla gente;

capo tredicesimo,favola dell'eremita e dell'ospite,in cui si mostra come,

per desiderio d'un'aitra arte, non vuoisi abbandonar la propria;capoquattordicesimo,favola del re, di B"l"r e dei Brahmini,in cui si dimostra

essere la mansuetudine la qualit"migliored'un principe;capo quindice-simo,favola dell'orefice,del pellegrino,della scimia,del leopardoe del

serpente,in cui si dice non doversi render male per bene;capo sedicesimo,favola del figliodel re e de' suoi compagni,in cui si dimostra che le cose

tutte dipendonodai decreti del cielo.

45. Alla fine del libro Nasr-ull"h pone un capitolodi conclusione,conclusione gonfia,iperbolica,pienadi artil"zie condotta con perioditanto

lunghie intricati,che quellidel Varchi e del Guicciardini che pur tanto

pesano a noi, nel loro confronto sembrerebbero semplicie abliastanza

scioltie piani.Ed essa ad altro non " intesa che a far l'elogiodel libro,il quale,dice modestamente il nostro autore, vivr" in eterno; anzi, lo

stesso savio Bidp"y,primo autore del libro indiano,se avesse saputo che

l'operasua, un giorno,sarebbe stata rifatta sotto gliauspicidi Behr"m-

sh"h, se ne sarebbe tenuto molto onorato o avrebbe affrettatocol desi-derio

questa sua felicit".Per",mentre altrilibri andranno presto dimen-ticati,

questo sar" letto finch" durer" la linguapersiana;che se l'autore,

cosi parlando,sembrer" peccar di iattanza,leggaaltri il libro e vegga

fino a che punto giungail talento di lui nell'arte dello stile,per il qualetuttilo conoscono e ammirano.

46. Questo elogiopomposo, accompagnato dalle promesse pi"grandi,fa si che illettore s'aspettigran cose; ma l'aspettazionein grandissima

parte" delusa. Perch", anche con l'intento specialeche Nasr-ull"h ha

avuto in quest'operasua e del quale diremo appresso, da quel tanto che

ne abbiam potuto conoscere, certamente non possiam farne giudiziomolto favoi'evole. Che se, come abbiam notato avanti,altrigi" aflermava

(fuAhmed B"zi,bibliografo,nell'operasua i Setti Climi)che non vi fu

prosa persianapi" ammirata di questa, ci" pu" accennare all'approva-zionevolgaredovuta al pessimogusto che omai, a queltempo, prediligeva

l'artificioe la retorica. Ma gente di gusto pi"sano e di giudiziomaggiore,anche fra gliOrientali,sentenzi" diversamente di quest'opera,perch"trovasi che H"gi Khalfa not" che Nasr-ull"h allung"inutilmente la bella e

sobria e sempliceversione d'Ibn ul-Muqaffasovraccaricandola di parole

oscure, tanto che ben prestosi sent" il bisognod'una versione novella.

47. Eglituttavia,facendo la sua versione,aveva un intento particolare

ch'egliespresse nella prefazionecon le seguentiparole:" E poich"nel-l'universale

l'inclinazionedella gente rifuggedalla lettura dei libriarabi e

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312 CAPITOLO SETTIMO

detto,bisognaosservare che lo studio soverchio di ricercar paroledi uso

raro, specialmentearabiche,rende difficileda intendere e faticoso da

leggereillibro. E vogliamo tacere a bello studio di certe frasi,come le

seguenti:"gettar la polverenegliocchi della umanit" e della generosit"",

per dire: soffocar ogni sentimento umano e generoso; e " la gota della

lealt" lacerata e graffiatadalle unghie della fellonia ", per dire: mancar

di fede a qualcuno,e altre simili,perch" esse non sono da attribuirsi a

lui in particolare,si bene all'andazzo e alla retorica comune dei tempi.Ma i versi ch'egliva intercalando qua e l", son pure inetti e brutti !

Nessun alito di poesiali anima, nessun pensieroo leggiadroe aggraziato,

0 poderoso e forte,o flebilee dolce,li rende tollerabili.Che se essi sono

tuttisuoi (perch"questiscrittori di favole adoperano bene spesso versi

altrui),mostrano che Nasr-ull"h non aveva veramente anima di poeta.Con

questo,eglinon sempre sa collocar a posto questisuoi vei'siche voglionoesser poetici,perch"essi,come avviene in Saadi quasisempre, son come

ordinati a riassumere acconciamente ci" che prima " stato detto in prosa,

e a rinforzarlo con l'espressionedella poesia,laddove cotesto,nel libro di

Nasr-ull"h, non sempre avviene. Notiamo tuttavia che taldifetto " d'altri

ancora, e incontrasi pure nelle favole di Huseyn Y"iz che pur di tanto

sono superiori.50. Se noi per avventura fossimo statitroppo severi e acerbi in questo

nostro giudizio,altri vegga se esso pu" essere alquantomitigato.K certo

tuttavia che i difettior ora toccati si trovano in Nasr-ull"h in misura non

piccola.Non vogliamper" n" tacere n" scemargliun merito ch'egliha

veramente e che " grande,cio" quellod'aver fatto passare le favole di

Kalila e Dimna da quellasoverchia sobriet" della versione d'ibn ul-Muqaff"a

a maggiore ampiezza e variet" che gi"soverchiano in lui,ma che saranno

amministrate con mano pi"espertada IluseynY"iz, al quale esso Nasr-

ull"h ha aperto la via. Ampiezza maggiore v'" forse in Huseyn, ma c'"

anche variet" maggiore,anche arte pi" fina,anche gusto pi" delicato;e

per" le sue favole mandarono ben presto in dimenticanza quelledel suo

predecessore,che pur se ne ripromettevagloriasplendidamenteduratura.

Sembra, ed egli stesso dice cotesto nella prefazione,che l'eleganzae

l'artificioe l'eindizione nelle favole procedano da Nasr-ull"h e non da

alcun altro prima di lui,onde, se eglinon fosse stato,noi non avremmo

nemmeno le favole di Huseyn che sono un modello del genere.

51. Se in un precedenteparagrafoabbiam potuto far qualchecennoabbastanza dill'uso,per i limiti impostial presentescritto,intorno all'ori-gine

del libro di Sindib"d,ora, invece,ci troviamo assai scarsi di notizie

intorno agliautori persianiche hanno rifattonella loro linguaquel libro

molto singolare.Essi sono due. per tacere di Qan"varzi e di Azraqigi"ricordati di sopra; ma le lofoopere sono inedite ancora e rai-e anche per

i pochi esemplariche trovansi nelle nostre biblioteche. Fero non ci "

stato dato,finora,di poterneprenderealcuna conoscenza diretta.Sappiamo,

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LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 313

del resto,e conosciamo che sia nella sua origine,nel suo soggettoe nello

intento suo, il libro di Sindib"d;e poich"questinovelli rifacitoripi" o

meno fedelmente s'attengonoal disegnoprimo del libro,illibro,nella sua

sostanza formale, resta sempre lo stesso. Per" il dire in particolaredegliautori riducesi in gran parte a dire dell'arte loro soltanto;e se qui, per

mancanza di cognizione,anche di questa dovrem tacere,non sar" tuttavia

gran danno,

52. Uno, pertanto,degliautori del Sindib"d persiano" Zahiri di

Samarcanda; l'altro " un anonimo, di cui diremo a suo luogo.Zahiri

adunque, secondo Aufi,fu ministro di Qilig'Tamghag',un principeturcoche regn" intorno alla met" del sesto secolo dell'Egira(dodicesimosecolo

dell'Era nostra) nel Turkestan, e del quale abbiamo scarsissime notizie.

Vedendo egliche la vecchia traduzione del libro di Sindib"d,fatta gi" da

Qan"varzi al tempo dei S"m"nidi, era andata in dimenticanza per lo stile

goffo,rozzo e disadorno, si pens" di rifarla e vi si mise di buon animo,cominciando dal far le lodi pi"grandi e pi" pompose del suo signoree

rappresentandolocome tale che nel 556 d. E. (1160 d. C.) ritornava dal

Turan, vincitore de' suoi nemici. Parlando poi dell'operache ha fra le

mani, dice di s" cose tanto grandi e meraviglioseda parer vanesio e im-pazzito,

perch"eglisi chiama signoredella poesiae della prosa, re dei

dotti e degliscrittori,gloriadelle due lingue(lapersianae l'araba),maredi eloquenzae di fticondia,vessillo del tempo suo, e molte altre cose simili.

Ci" ricaviamo da un passo arabo della sua prefazioneche ilRieu ha rife-rito

nel Catalogodei Manoscritti del Museo Britannico. Ora, l'aver fatto

di s" lodi cosi grandi,e l'adoprartante iperboli,e all'opposto,quel dire

troppo disadorna la precedenteversione di Qan"varzi, per noi che non

possiamo aver conoscenza diretta del libro,sono indizi preziosiper avven-turare,

cosi di lontano e soltanto per congettura,un giudizioqualunquesull'arte di Zahiri. La quale doveva essere quellastessa di Nasr-ull"h,che si riduce all'amplificaree all'ingrandireogni cosa anche la pi"futile,allo spendercento paroleintorno ad un pensieroche in dieci pu" essere

acconciamente espresso, al caricar d'ornamenti il dettato,quasiper ren-derlo

deliberatamente faticoso e inintelligibile.Era questal'artenuova, tutta

a fronzoli e di poca sostanza, che sdegnava l'austera sobriet",ora chia-mata

rozzezza, della prosa del tempo dei S"m"nidi, e voleva l'eleganzaad

ogni costo. Essa, con Nasr-ull"h e con Zahiri che son contemporanei,fa

le sue prime prove e attende soltanto di farsi perfettacon Huseyn Y"iz,

bench" difettosa nell'essenza sua.

53. Per lo stile molto singolare,perch"" l'epicousato in ricompor

favole,resta come da s" un poeta cui le vicende della fortuna portaronomolto lontano dalla patriasua. Egli" Q"nii, della citt" di T"s nel Kho-

rassan, che visse la sua giovent"nel paese natio,lieto,contento, onorato

da tutti,quando l'improvvisavenuta dei Mongoli che spargevano fiumi di

sangue in orribilistragie carneficine,turb" quellabella pace. Q"nii, ed

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31-4 CAPITOLO SETTIMO

era l'anno 617 d. E. (1220 d. C), sirifugi"dapprima in India donde fece

vela per Aden, e da Aden, visitata la Mecca e Bagdad, si rese nell'Asia

Minore, nel regno di Rum, a Q"niyeh (l'anticaIconio).Fu accolto a

grandissimo onore dal principeregnante Kay-Qob"d della casa dei Sel-

gii"qid",e per quarant'annistette in quella corte sotto i regni di esso

Kay-Qob"d, poi di Kay-Khusrev, poi di Kay-K"vus, che di tutto, con

munificenza regia,lo provvideroe intrattennero. Kay-K"vus tuttavia,dal

642 d. E. (1244 d. C.) in poi,nel qual anno i Mongoli penetrarononel-l'Asia

xMinore,ebbe regno infelice,anche per le discordie col fratello,edovette domandar soccorso a Costantinopoli,male accolto e peggio trat-tato

dall'ImperatoreMichele Paleologoche lo sostenne quasiprigionieroin un castello. Accadeva cotesto nel 662 d. E. (1263 d. C). Intanto il

nostro poeta,in tempimigliori,gliaveva dedicato la sua traduzione dei

Kal"la e Dlmna dopo che ebbe anche composto un lungo poema, detto il

Se"fjifiq-ndmeJi,cio" il Libro dei Seigiiiqidi,in cui,con pomposo stile

epico,narrava le impresedi quellafamiglia.Mori,secondo ilRieu,dopoil672 d. E. (1273 d. C).

54. Q"nii era di T"s e ilKhorassan era stato la patria della poesia

epicae appunto di T"s era anche Firdusi. Perci" egliveniva ora alla

corte dei Seigiiiqididell'Asia Minore portando con s",confitta nel cuore,

la memoria del suo grande cittadino e della gloriadi lui,pienala mente

di quel suo linguaggioarmonioso e tutto a colori vivaci,onde, come fu

a quellacorte,si stim" felicee avventurato di poter comporre quelpoemain onore de' suoi protettori,imitando Firdusi. Ampie e importanticom-pilazioni

storiche intorno ai Seigiiiqidi,ora perdute,si conoscevano

allora,e Q"nii dovette valersene per comporlo. Dice egliche il poema

era compreso in trenta volumi e contava trecentomila distici; la qual cosa,

congiuntaalla circostanza che Q"nii era della patriadell'epopea,fa inten-dere

che eglidoveva essere di quegliinfatuati che non conoscono i tempi

e voglionocomporre poemi epiciad ogni costo. Per",se fu tentativo vano

quellodi trattar epicamentela storia, non fu meno vano l'altro del

trattar nello stile epicole favole del Kalila e Dlmna. Noi non conosciamo

che pochiversi di questa traduzione,riferitidal Rieu nel suo catologo,ma la loro magnificenzagonfiae il tono alto e solenne che v'adopera

l'autore,ci fanno sentir da lontano,se non c'inganniamo,il poema eroi-comico

che con lo stile magnificodell'epopeacelebra la guerra delle

rane e dei topi.Non diciamo che Q"nii abbia fatto cotesto; ma diciamo

che l'operasua vi somiglia.E veramente la favola deglianimali che per

natura " tutta semplicee per" va raccontata con semplicit"o vestita di

una leggiadriafina e delicata,con tutta grazia ed eleganza,male assai si

acconcia,a meno di somigliarealla Batracomiomachia, alla magnificenzarude e maestosa dell'epopea.

55. Comunque sia di cotesto,ecco intanto il contenuto del libro. Vi

precedeuna lungaintroduzione in cui parlasidelle virt" e dei pregiproprii

Page 323: Storia della Poesia Persiana

LA l'OESiA MORALE 0 GNOMICA BIT)

dei re, modello dei quali" ilprincipeK"vus dei Selgi"qidia cui Q"nii ha

voluto dedicar l'operasua. Eglisomigliaal gran re Chosroe dei Sassanidi,ed ecco che il poeta ne pigliaoccasione per entrare in argomento, nar-rando,

come gi"Firdusi,dell'erba salutare indiana che rendeva la vita ai

morti e di cui s'era parlatocon ammirazione nel cospetto di esso re

Chosroe. L'erba,gi"sappiam cotesto, " immagine del libro di Kalila e

Dinma. Seguitandoadunque, si dice di Berz"yeh mandato in India da re

Chosroe alla ricerca del libro famoso, se ne narra la vita secondo ci" che

ne lasci" scrittoB"zurc'mihr, e si viene finalmente ai capitolidelle favole.

Questiprocedono in gran partesecondo l'ordine che gi"abbiam rinvenuto

nella versione di Nasr-ull"h,e per"risparmiamqui al lettore la noia del-l'enumerarli.

Q"nii dice in alcuno dei suoi versi,riferitidal Rieu,ch'egli,nel versificare il libro,ha seguitoun testo in prosa, ma non dice quale;di s" poi e dell'operasua ebbe opinionegrandissima,e trovasi anche che

alcuno dei nazionali suoi,compiacente,glidava iltitolo di re dei poeti,di

eloquentetra glieloquenti,di gustosissimofra i poeti,dal meritar le qualilodi egli,per quelche possiam forse congetturarne,non avendo potuto

veder l'operache " inedita e rarissima,ci sembra esser molto lontano.

56. Artificioso scrittore,ma in misura assai pi"scarsa di Nasr-ull"h,fu Ziy"ud-din,detto Nakhshebi dal luogo della sua nascita,e autore di

un libro di favole,il Libro del Pappagallo.Dovette eglinascere, perch"una data certa non si conosce, verso la fine del tredicesimo secolo del-l'Era

nostra, e la sua citt" natale fu Nakhsheb, l'odierna Qarshi, tra il

G"h"n e Samarcanda. Fu dato alla vita religiosae ascetica,ch'egliprofess"in Bed"un, e mori nel 731 d. E. (1330 d. C), lasciando diverse opere,

tra le qualiricordansi un romanzo gi"da noi menzionato altrove,detto

Gul-r"z,cio" la Pioggiadi rose, in cui si narrano le avventure del prin-cipeMas"m e della bella N"sh"beh, un libro osceno dal titolo arabo:

Lizzet un-n"sd, cio" il Piacer delle donne, alcuni discorsi di soggettofilosoficoe religioso,e il T"tt-ndmeh, cio" il Libro del Pappagallo.Dice

eglinella introduzione che un savio gliparl"del libro molto singolare,

gi"tradotto e rifatto da altri in persianosopra vari libri indiani,consi-gliandolo

a rifarlo,e che egliseguiilconsigliodell'amico. Cosi eglicon-dusse

a termine l'operasua nel 730 d. E. (1329 d. C).57. Questo che Nakhshebi dice dell'operasua, trovasi esser vero;

perch", come gi" avanti abbiam notato, eglidovette aver dinanzi un

vecchio testo persiano,ora perduto,che discendeva da un antico libro

indiano. Anche quest'anticotesto indiano dev'essere andato perduto,

dopoch" ne fu tratta, come gi" vedemmo, quell'altraraccolta indiana

di novelle che " la C-ukasaptati.Ma poich"anche del libro di Nakhshebi

abbiamo un assai recente rafi"azzonamento dovuto ad un Muhammed

Q"diri(tanto" molteplice,intricata e confusa la storia di questiraffaz-zonamenti,

traduzioni,ricomposizioni),cosi lungamente s'" creduto che

esso fosse l'operagenuina di Nakhshebi e non il lavoro alquantoinetto

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316 CAI'ITOr.O SETTIMO

di quelloassai pi" tardo scrittore.E primo ad accorgersene fu il Kose-

garten; ilquale,rivedendo ail'Iken la sua traduzione tedesca del creduto

libro di Nakhshebi, trov" che quelloera ilraffazzonamento di Muhammed

Q"diri e che dietro al libro di costui si nascondeva l'altropi" antico di

Nakhshebi. Anzi, eglifu tanto fortunato,da trovare in un manoscritto

d'una biblioteca di Germania, che poi si seppe esser quelladi Amburgo,il libro stesso di Nakhshebi, fino allora ignorato,del quale,in fine alla

traduzione dell'Iken stampata a Stoccarda nel 18^2, diede un bel sunto,

oltre alcuni non brevi saggi in una versione tedesca. Per tal modo, il

vero autore del libro,del qualenulla dice Davlet-sh"h,non ricordato n"

dall'Herbelot n" dall'Hammer, che pure han detto molto di autori persianidi assai minor conto, veniva ad esser felicemente riconosciuto e a pigliarsinella storia della bella letteratura del suo paese quelposto d'onore che glitoccava. Perch" poi nella notte ottava del Libro del Pappagallo(illibro "

diviso in notti,come vedremo) ill"rockhaus trov" compendiatoil libro di

Sindib"d,eglicredette di vedervi la pi" antica delle due note edizioni di

quest'opera.Cotesto eglipensava, indotto dalla semplicit"dell'insieme del

racconto; ma il Comparettiosserv" molto giustamenteche quella non

poteva essere l'edizione pi"antica del libro di Sindib"d,si bene un com-pendio

posteriore,e l'opinionesua egliconfort" con buone e giudiziose

ragioni.58. IlLibro del Pappagallo,pertanto,incomincia,secondo ilconsueto,

con le lodi di Dio e del Profeta,e seguitaparlando della eccellenza del

dono della vita della qualebisogna far buon uso con opere buone. Dice

poi l'autore del come altri glifacesse conoscere un'antica versione per-siana

del libro,consigliandoloa rifarlo,e come eglidi buon animo vi si

accingesse.In uno stile adunque ch'eglidice aver serbato fra il troppoadorno e il disadorno,con nuovi modi e nuove maniere di dire,scrisse

Nakhshebi le cinquantadue novelle onde il libro si compone, il disegnodel quale,espostodall'autore stesso," ilseguente:

59. Eglinarra d'un mercante che aveva in casa un pappagalloe una

gazza che sapevano parlare.Deve far viaggioilmercante, e per",nel mo-mento

di congedarsi dalla moglie,dice a costei che per tutto ci" che le

accadr" di dover fare,si consiglicoi due uccellisapientie faccia cjuantoda

loro le sar" ingiunto.Cosi egliperle,e la donna, trascorso alcun tempo,veduto per caso un leggiadrogarzone, pazzamente se ne innamora. Desi-derando

di trovarsi con lui,ellasi reca dalla gazza, perch"femmina e per"creduta da lei pi" inchinevole a scusarla,per domandarle il permesso

all'andare. Ma la gazza, come rigidamatrona, la dissuade dal passo peri-coloso,perch" la donna, offesa e corrucciata,prende per legambe iltroppo

savio uccello e sbattendolo contro al suolo, l'uccide. Crescendo l'amorosa

passione,ella una sera va dal pappagallo,il quale,avvertito dalla sorte

dell'infelicecompagna, alla innamorata donna d" la licenza domandata,

soggiungendo tuttavia che ella si guardibene non le accada qualche cosa

Page 325: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA .MOHALE 0 GNOMICA 317

di sinistro come gi"accadde ad altri; e l'accorto uccello ricorda ad arte

qualcheavventura; e la donna, presa da improvvisacuriosit",domanda

al pappagalloche sia quell'avventura,e il pappagalloglielaracconta. Cosi

la notte passa inavvertita,e ildolce incontro con l'amante per quellanotte

vien meno. 11 curioso giuoco si fa per cinquantadue notti,e per" cin-quantadue

novelle,con altre minori inserite nelle maggiori,si raccon-tano,

finch" il marito ritorna dal suo viaggio.Con tale accorgimento

ingegnoso,ilpappagalloha salvato l'onore del suo signore,al qualetuttavia

eglinon pu" trattenersi dal raccontare e l'amore della donna e i suoi

desideri illeciti,perch"il marito, in un s"bito corruccio,la uccide sotto

gliocchi del suo accusatore. Tale " ildisegnodel libro.

60. 11 libro,come si vede,ha intento morale, volto,in ispecialmodo,alla praticadella vita,non tanto perch"altrisi premunisca in particolarecontro le astuzie e gl'ingannidelle donne, quanto anche per insegnareperqualiaccorgimentisi possa sfuggireal danno e alla sventura quando siano

facilia prevedersi.Per" " una morale serena e gaiache concede all'autore

di poterparlarecon una franchezza e una festivit"nuova che piace,lad-dove

le predichedi Nasr-ull"h,che talisi possono chiamare,son predichedi persona che parla grave e sputa sentenze. Anzi, Nakhshebi va anche

pi" in l",perch"eglisi permette qualchefacezia pungente che sente di

satira,anche contro altissimi personaggi.E in un luogo fa dire al gran

re di Persia ch'eglida lunghianni porta sulle spallelibera e sciolta la

testa senza che alcuno mai gliabbia detto qual uso egline debba o possa

fare. E altrove,con evidente allusione ai tempi suoi,esclama: i" Dio

santo ! una volta era il tempo in cui i grandi si davan cura in questa

guisa(ci"si riferisce alla narrazione che precede)di un Brahmino. Ma

ora " un tempo in cui nessuno si darebbe pensierodi sapientie di dotti ! "".

" La quale esclamazione,che per noi sarebbe molto ovvia,sulle labbra

d'uno scrittore orientale acquistaben diverso valore. Anche altriscrittori

danno loro avvertimenti a grandi e a potenti; ma Nakhshebi, in questiein altripunticonsimili,all'avvertimento congiungeil senso satirico o,

come ora si direbbe,umoristico,ci" che " cosa molto particolare.61. Quanto all'arte sua di scrittore,gi" di sopra abbiam detto che

egliha un fare pi" libero e sciolto,e per" pi" naturale,di Xasr-ull"h.

Non ha egliquel periodisterminati che fanno perdere il respiro,u" il

dialogosuo, quand'eglil'adopera,procedein forma d" disputasolenne e

cattedratica con prove e argomentazioni,ma va innanzi vivace e colorito,

con trapassinaturali e agilesvolgimento.Nella narrazione poiche presso

Nasr-ull"h " confinata entro termini brevi, Nakhshebi " pi" ampio e

diffuso,avvedutosi certamente che il racconto, qualunquesia,ha forza

grande sull'animo altrui pi" che le lunghe e dotte disquisizionidi morale.

Solamente eglidiventa artificiososoverchio nella descrizione di cose ele-ganti,

fine e leggiadre,specialmente laddove egli dice della bellezza

femminile. Allora eglispiegacon pompa tutta l'arte sua retorica. Bisogna

Page 326: Storia della Poesia Persiana

818 CAPITOLO SETTIMO

tuttavia usargliindulgenza,percli"in simili descrizioni ogniscrittore per-siano

pensa bene di far gran sfoggiod'espressioninuove e iperboliclie,e ildifettoprocededall'andazzo comune e lo stesso Firdusi ne va segnato

qualchevolta. Quanto poiall'artificiod'inserir versi nella prosa, Xaklishebi

ci sembra esser pi"sobrio e cauto. N" eglilidissemina qua e l" entrando

dalla prosa nel verso senza alcuna interruzione di pensiero,come fanno

Nasr-uil"h e Huseyn V"iz;si bene, ad un dato punto acconcio, dove il

racconto ha qualchepausa ed " bello riassumere ilpensierogi"detto o fa

d'uopo notare ilsignificatorecondito di ci" che si narra, eglipone alcuna

delle sue quartine.Son tutte quai'tinele sue, eccetto a principiodel libro

dove trovasi copia maggiore di versi;e nelle quartineNakhshebi parlaa

s" stesso e fa bellamente qualcheosservazione nuova e mostra alcun con-cetto

acuto che prima non pareva potersinotare. Una quartinapoi,che si

riferiscealla innamorata Khogisteh,impeditaogni volta dal giorno che

spunta dall'andar presso l'amante, suol chiudere la narrazione d'ogninotte ed " come un ritornello che richiama ilpensieroal punto donde

esso " partito.Ecco la quartina,non potutatradurre da noi in quattroversi:

Naklisheb",questa notte ellaandar volle Ma l'albala impecilanel suo eamniino,

Appo il suo bello che gi"fea dintorno Cli'"nno avversi agliamanti e ilgalloe il

Alto sonar di sua bellezzailnome. [giorno.

62. Non va esente tuttavia da qualchedifetto,non del tutto scusabile

con la retorica dei tempi suoi. Perch" certe maniere come questa: " il

Giuseppedel sole discese nella cisterna dell'Occidente e il Giona della

luna usci fuori dalla balena dell'Oriente "s " e quest'altrafrase: " cuo-cere

dietro a qualcuno i zucchei'ini del desiderio " "

, per dire d'esserne

molto innamorato,sono cose di gusto assai cattivo,brutte,crediamo,per

(lualunqueretorica di qualunque paese, fosse pure del pi" sfrenato sei-

centismo. Ma questidifetti,non del tutto suoi,riscatta Nakhshebi agevol-mente

con molti pregi;ed " ben da lamentare che l'operasua si rimanga

ancora inedita intanto che non se ne conosce che qualchelungo tratto

per opera del Kosegartene del Brockhaus che per iprimine hanno avver-tito

l'esistenza.

63. Ma la colpa " di un inetto compendiatore,avverandosi anche ([uiil caso che ilcompendio o fa perdere o fa lungamente dimenticar l'operasu cui esso " stato fatto.Costui fu Muhammed Q"diri,del quale null'altro

si sa fuor ch'eglidovette vivere nel decimosettimo secolo dell'Era nostra e

che fu poverissimoscrittore,come si pu" vedere dalla sua umile e sciatta

prosa. Si desume poi che dovette vivere in quel tempo dalla menzione

ch'eglifa nella introduzione del suo Libro del Pappagallodi alcuni libri

di Gi"mi che mori neir898 d. E. (U92 d. C.),e di Aliami,ministro del

re Akbar, quale regn" in India dal 963 al 10 U d. E. (1555-1005 d. C.);

poi,molte cose ch'eglidice,e molti usi che va ricordando, e la stessa

linguache,bench" persiana,ha certe sue maniere e certi suoi atteggia-

Page 328: Storia della Poesia Persiana

320 CAPITOLO SETTIMO

mery) glidiceva un giorno: " Non deve l'usignuolorestarsi in eterno

senza cantare, n" ilpappagallotenersi sempre in silenzio ". " Ond'egli,cedendo all'invito,con gliocchi volti a terra per modestia,risposeche,se Dio l'avesse aiutato,avrebbe messo in versi quel libro illustre.

QQ. Nella quale impresa,egli,con quellalibert" che si concedevano

tuttiquestiautori di favole,e con quell'altrache sempre i poetisoglionoprendersi,molto dovette scostarsi dalla sua fonte,ampliando le partisecondarie,introducendo nel libro alcuni racconti nuovi che non trovansi

in nessun'altra versione. E tutto ci" eglifece con quellinguaggioartificioso,finamente lavorato,carico d'ornamenti, del quale gi"per tanti esempiabbiam conoscenza bastante. Tutto cotesto poiche finqui abbiam detto di

lui," stato tolto dagliscrittidel Falconer e del Comparetti,perch"non ci

" stato dato,essendone l'operainedita e rai'issima,di poterne leggereunsolo verso. Aggiungiam soltanto che, secondo le ricerche del Comparetti,

questa versione poeticadel Sindib"d,nella sostanza e nel disegnogenerale,accordasi pur sempre con quel racconto originalee primitivo,secondo il

quale un giovane principe,minacciato di sventura, accusato dinanzi al

padreda una mala femmina e condannato da lui,dopo le difese (pervia

di racconti)di sette savi e le rinnovate accuse (per via d'altriracconti)della donna, dimostra la sua innocenza ed esce vittorioso dalla terribile

prova.

67. Scarse e incerte sono le notizie intorno alla vita di lluseynV"iz,fecondissimo scrittore,di cui ha reso caro e conosciuto ilnome anche fra

noi la celebre traduzione,o piuttostoricomposizionedel libro di Kalila e

Dimna. Dalle biografieorientali raccogliesisoltanto ch'egliera nativo di

Sebzv"r e che visse lungamente a ller"t,tranquillamenteintento a' suoi

studi,e che vi mori nel 940 d. E. (1504 d. C). Ebbe il favore e la prote-zionedel principeAb" '1-Gh"zi Huseyn Bayqar",signoredi Her"t,ultimo

discendente di Tamerlano, che fu dotto scrittore eglistesso e protettoredei letterati.Anche glifurono amici e protettoriilministro del principe,Niz"m ud-D"n Suheyli,e ilcelebre Mir Ali Sh"r che poilo ricord" nelle sue

opere. Anzi, da un passo di esse in turco, pubblicatoe tradotto dallo

Schefer,veniamo a sapere ch'egliera laborioso e modesto e che poche

erano le scienze ch'eglinon aveva studiate. Perch" fu pubblicopredica-tore,

come dice il suo soprannome arabo al-V"iz,e comment" il Corano

onde ebbe l'altro soprannome arabo di al-K"shitl,e studi" astronomia

e s'occup"dell'arte di scriver lettere,cosa in Oriente di assai maggiormomento che da noi, e scrisse intorno a molti e vari argomenti.Anzi

egliha le qualit"tutte degliscrittori di questa tarda et" della lettera-tura,

perch" non solo fu fecondissimo in tante opere sue, ma in tutte

ancora fu sempre lungo,prolissoe verboso. Al qual propositodice M"r

Ali Sh"r,che nel commento che Huseyn fece al Corano,la sola esposizionedel secondo capitoloera un grosso volume di cento quaderni di gran for-mato.

Che sar" egli,questo commento, se con tale ampiezza si estende ai

Page 329: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORAI.F: 0 GNOMICA 321

centoquattordicicapitolidi cui il sacro testo si compone? Ma, nell'arte

della prosa ornata e poetica,eglifu vero e grande maestro, proclamato

perci"e a buon dritto il primo scrittoredei tempi suoi. Delle molte opere

sue, delle qualisarebbe fuor di propositoil dar qui ilcatalogo,alcune

sono di soggettol'eligioso,altre sono d'argomentostorico,narrando fatti

del primo tempo dell'islamismo,o la vita di personaggisanti,o d'altri

personaggicelebri come quelladi H"tim,l'arabo liberale e generoso, altre

sono di morale, di retorica,d'economia,d'astrologia,d'astronomia. Ma a

noi tocca dire del libro di Kalila e Dimna rifattoda lui in elegantissima

prosa, e per" ritorniam subito all'argomento.68. Quest'operasi presenta ora con titolo novello,perch",smesso

quellovieto di Kalila e Dimna, assume l'altrodi A"ivdr i Siiliey"i,cio"

gliSplendoridel Canopo.Huseyntolse questo nome dal nome del ministro

suo protettore,Niz"m ud-D"n Suheyli,al qualeeglirivolse questograziosoepigramma, se pure epigramma si pu" chiamare :

IlCanoposei tu i. Dove tu spleiuli, Segnodi bellasorte

Dove pelcieloascendi, E iltuo lume ad oe^nun sui qualraccendi.

Altro cambiamento, e anche questo al tutto arbitrario,si " quellod'averlevato dal libro i capitolid'introduzione che trovansi gi" nelle versionid'Ibn ul-Muqaffae di Nasr-ull"h,narrando l'invenzione del libro in modo

tutto diverso e nuovo. Perch" egliracconta a principiod'un re di Cina

degliantichi tempi,detto Hum"y"n-f"l,al quale,vogliosod'abbandonareil mondo per darsi alla vita religiosa,il ministro fece notare l'uomo

esser stato creato per vivere nella compagnia deglialtri,avere i re un

modello da seguire,ed essere ({uelmodello ilsavio re d'India,D"bshelim,al quale erano guidavalente i consiglidi B"dp"yfilosofo.Il re di Cina,

allora,desidera saper la storia di D"bshelim e di Bidp"y,e il ministro

incomincia dal narrare in che modo D"bshelim,una notte, avesse rive-lazione

da Dio ch'eglidoveva,al di vegnente, cavalcar verso Levante

laddove egliavrebbe rinvenuto un tesoro ricchissimo. Perch" egli,uscitoal mattino e cavalcando verso Oriente,trovasi prestoad una speloncain cui,da un vecchio venerando che vi abitava,intende esser nascosto un

tesoro. Trova egli,scavando,molti forzieri colmi di gioiellipreziosissimidei qualifa larghezzaai circostanti,serbando per s" un solo scrignoincui trovasi un brandello di drappodi seta, scrittoin lettere siriache.Tro-vato

dopo molto stento chi sapesse leggeree intendere quellascrittura,re D"bshelim viene a sapere che quello" iltestamento del re H"sheng,nel qualel'anticosovrano lasciaai principiquattordiciconsigli,aggiuntovianche quellodi recarsi all'isoladi Serend"b o Ceylan,laddove un saggioeremita avrebbe espostoe dichiarato queiconsigli.D"bshelim volenteroso

(1)In persiano: tu Suhei/l-/,donde il titolo dell'opera,con allusione al nome del

ministro.

21 " Pizzi,Sturici della poesia persiana, voi. II.

Page 330: Storia della Poesia Persiana

322 CAPITOLO SETTIMO

S" pone in via e giunge all'isoladi Serend"b e ne sale la montagna pi"

alta,accoltovi con festa da un vecchio Brahmino, che gi", per graziadivina,sapeva della sua venuta. Quel Brahmino " ilsavio BIdp"y,al quale

re D"bshel"m propone i quattordiciconsigli,e B"dp"y,con opportunii-ac-conti e dissertazioni,glieliespone tutti.Tale, secondo Huseyn," l'originedi queste favole famose.

69. Fatte,pertanto,a principiole consuete invocazioni,egliincomincia

dal raccontar la storia,gi" nota a noi,del libro di Kal"la e Diurna, del

come al tempo di Chosroe,esso fu portatoin Persia per Berz"yeh medico

e tradotto da lui in pehlevicodall'indiano. Dice della versione arabica

d' Ibn ul-Muqafla,della persianadi R"deghi,dell'altrapersianadi Nasr-

uU"h, e del come questa,sebbene eleganteassai,gi"fosse caduta in dimen-ticanza.

Per" egli,al tempo felice del principeAb" '1-Gh"zi Huseyn

Bayqar",per ordine del ministro,ha vestito il mirabile libro di nuova

veste e di nuovi ornamenti :

L'tioni clKuk'l (lii'sapea,cos" mi disse: A chi l'arliorpiantava,0 (brUiiiato,

" 0 i;iardinierdell'ortod'eloquenza, Dica,in questiorti son pur tuttituoi

hi quest'almogiai'dindi paradiso l dolci frutti!Per bont" e sapui'e.Pianta un albero taldi talscienza, Un non " che dell'altrosia niii;liore".

Che chi ne s^uster"de' frutti poi,

Detto poidel come eglisiasi accinto al lavoro,Huseyn si fa a raccontare,

con lunghe e diverse digressionie apologhi,e in maniera che alla fine

viene a noia, l'avventura che di sopra abbiam riferita,del re di Cina

Hum"y"n-f"l e la storia di re D"bshelim e del savio B"dp"y,qui detto

erroneamente P"lp"y,e della composizioneprima del libro per opera di

lui.Finita la lunga e verbosa introduzione,incomincia il vero libro,diviso

in quattordicicapitoli,nei quali,per apologhie racconti,si espongono e

dichiarano i quattordiciconsiglilasciatiai principida re H"sheng nel suo

testamento. Per" vi si toccano i seguentipunti morali:

70. Capo primo, del guardarsidalle paroledei calunniatori e dei mal-dicenti

; capo secondo, della punizioneche toccano i malvagi; capo terzo,

della concordia degliamici e de' suoi buoni frutti;capo quarto, del fare

attenzione ai fattidei nemici e del guardarsidai loro inganni;capo quinto,del danno della negligenzaonde si posson perderele cose gi"acquistate;

capo sesto,del danno che nasce dalla precipitazionesoverchia nelle opere;

capo settimo,degliaccorgimentie delle astuzie utiliper scampare allearti

dei nemici ; capo ottavo, del guardarcida chi ci odia e ci porta invidia e

del non fidarci delle loro lusinghe;capo nono, deireccellenza della mitezza

che " la qualit"miglioreche possa trovarsi in un re; capo decimo, del

modo di ricompensarle azioni altrui;capo undecimo, del danno dei desi-deri

immodcrati e del lasciar l'artepropria;capo dodicesimo, della eccel-lenza

della dolcezza, della equanimit",della fermezza,specialmentenei

principi;capo tredicesimo, della necessit" che hanno i re di guardarsi

Page 331: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MOItALE 0 GNOMICA 3"3

dalle parole di chi cerca ingannarli;capo quattordicesimo,della vanit"

della cura umana riguardoal mutarsi della sorte e del come le cose tutte

sono governate dai decreti del cielo.

71. Tali sono gliargomenti che Huseyn tratta nei suoi capitoli;dondesi vede che l'operasua dipende in grandissima parte dalla versione di

Nasr-ull"h,sebbene eglisiasi creduto lecito di usare d'una libert" grandenon solo nella forma, ma anche nella sostanza del libro. Perch",senza che

diciam qui nuovamente della introduzione da lui mutata, molte favole

sono state aggiunteda lui l" dove meglioglipiaceva.Ma, lasciando questo

punto che, come sia ricordato,non d" luogo ad altro discorso,veggasi,

prima di dire altro,ci" che Iluseyndice di Nasi'-ull"h dal quale egliha

prese le mosse. Dice adunijneche illibro di Nasr-ull"h " una delle cose

pi"meravigliosequanto alio stile,ma che,per dire il vero, per le molte

parolearabe,di uso assai raro e poco note ai pi",il lettoreassai malage-volmentepu" penetrar nel senso delle cose che si dicono,e per" resta

privo del piaceredel comprendere.N" gli" dato modo di ricongiungereil

principiod'un racconto al suo line,tanto pi" che al tempo presentela

gente vuole afferrar subito il senso di ci" che si dice,tosto che esso si

affaccia alla mente, anzi quasiprima.Tanto pi" poi s'infastidisconoi let-tori

quando sia loro necessario sfogliareil vocabolario della linguapercercarvi le parole e le frasi rare e peregrine.Nelle qualicondizioni il

libro di Nasr-ull"h poco " mancato non sia caduto in dimenticanza,anzi

non sia andato perduto.Tale,brevemente espresso, " ilgiudiziodi HuseynVa"z, detto da lui,invece,con gran pompa d'immaginie di metafore,concitazioni di versi e di proverbi,come " suo costume. Onde parrebbe che

egli,rifacendo il libro,siasi argomentato di tenere altro modo da quellodi Nasr-ull"h,almeno quanto alle frasi nuove e peregrinee ai vocaboli

oscuri.

72. i\la,quanto a questo punto particolaree pur di grande importanza,crediamo che ilnostro Huseyn sia caduto,anch' egli,nello stesso difetto.

Perch", anche accettando e approvando che lo stiledelle favole,come persua natura, debba essere ornato e artificioso,v'" pur sempre la leggedellamisura e v'" ilfreno dell'arteche devono moderar tutto ci". Anzi,nel caso

particolaredi questiautori persianidi favole,si pu" qui ricordare Nakh-

shebi che in questa faccenda dello stile ha saputo molto bene governarsi.Ma Huseyn ha pure, come Nasr-ull"h da lui censurato, e frasi nuove e

oscure, e parolearabe d'uso assai raro, e periodilunghie affannosi,eimmagini e metafore strambe, e copia talvolta soverchiante di versi non

sempre suoi, ma sovente di Firdusi,di Saadi,di Sen"i,di H"fiz,e pro-verbiin arabo che non s'intendono senza commento, e citazioni in arabo

di passidel Corano. Tutto cotesto rende talvolta faticosa e difficilela let-tura

d'un libro che per natura dovrebbe esser tanto dilettevole. Avviene

che chi legge,messosi pei- uno di quegl'intralciatiperiodi,a stento e con

grave sforzo di mente giunge a trovar quel filod'Arianna,la proposi-

Page 332: Storia della Poesia Persiana

321 CAPITOLO SETTIMO

zione 0 il verbo principale,che lo tragga dal labirinto. Quellefrasiche

tutte egualisi rincorrono,quei sinonimi che s'incontrano,si pu" dire,ad ognimembro o parte di periodo,quelleproposizionirelative che rien-trano

l'una nell'altra,passano dinanzi alla mente del lettore,che pur voi-

rebbe giungeread uno scioglimento,come inavvertite e non intese,perch"essa mente, intanto che attende all'ideaprincipale,non pu" badare a tante

altre secondarie che intorno si affollano. Sembra che all'autore ripugnidiaccostarsi all'ideaprincipale,ma vada accostandola a poco a poco a forza

di cenni e tocchi sempre pi"stringenti,come se fosse un tale,che temendo

d'accostarsi d'un tratto a un gran personaggio,glifaccia prima mille

moine e mille riverenze. Scorra qualcunoalcune paginedel libro d'Huseyn,e vegga se qui si dice il vero, e se appunto eglisia caduto,o non sia,

neglistessi difettich'eglirimproveravaa Nasr-ull"h, al quale tuttavia

egli" di gran lunga superiore,ma per altre ragioniche ora diremo.

73. Nasr-ull"h alla narrazione assegna il posto minore e perdesiin

lunghe disputee ragionamentiper i qualiegliassai facilmente cade nei

discorsi intralciati e nei periodilunghi.Tal difetto emerge qua e l" in

ogni sua parte.Huseyn V"iz,all'opposto,ha lasciato maggior campo alla

narrazione, la quale per sua natura non ha bisognodi tanto girardifrasi e di periodi; e per",sebbene eglialla sua volta riesca lungoe intral-ciato

laddove va disputandoo introduce altri a parlare,procede assai

pi" sciolto e libero,piano anche talvolta e facile,nei racconti. La qual

cosa, gi" s'intende facilmente,glid" vantaggiogrande sul suo predeces-sore.

Poi,quellamaniera di prosa artificiosae ornata che forse con Nasr-

ull"h e i suoi contemporaneifaceva le sue prime prove, e per" non anche

era giuntaalla perfezione,ora con Huseyn V"iz raggiungevaquesta per-fezione,

diventando pi" linda o levigata.Quel procedere suo, poi,con

incisi egualie paralleli,onde, enunciato un pensiero,ne segue un altro

che bellamente glirisponde anche con l'aiuto della rima e del suono

conforme ricercato ad arte, d" al suo dettato un'armonia nuova che a

lungo andare affascina e attrae fortemente. Sembra che per tal modo

si ottenga quell'effettoche si ottiene nelle orchestre nostre, nelle quali

un dato stromento di primo acchito propone una sua frase musicale,a

cui rispondonoqua e l",ripetendolae rafforzandola,altri stromenti.

Avviene per"che la lettura continuata delle favole di Huseyn, toltii puntidei difettiaccennati sopra, sembra come addormentar tutte le facolt" della

mente, tenendola soltanto passivamenteattenta,perch"essa, in quelpia-cevole

torpore,contempliinerte e si lasci passar dinanzi le cose che si

descrivono e si narrano, come se fossero tante immagini succedentisi in

lei in un momento del pi" fervido e felice fantasticai'c.

74. Sebbene con ci" che ora noteremo, si passinoi limili impostial

presentescritto,non vogliamo tacer tuttavia di un'altra versione persiana

del Kal"la e Dimna; indottivi dalla ragioneche essa dipende,anzi procede

da quelladi Huseyn V"iz. Essa " di Aliami,che fu celebre ministro del re

Page 333: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 325

Akbar in India,autore di diverse opere storielle,di lettere,di versioni dal

sanscrito,vissuto sempi'e alla corte del gran re, e stato ucciso,mentre

andava nel Dekhan per ordine del suo signore,da alcuni ladroni da strada

nel 101 1 d. E. (160: d. C). Chiam" eglilydr i Ddiiish,cio" il Paragonedella sapienza,questa sua versione,fattada lui per ordine di esso re Akbar,

con l'intendimento di rendere accessibile ai pi",con uno stilefacilee piano,le favole d" Huseyn V"iz,gi" diventato oscuro e diff"cile.Di tale oscurit"

e difficolt"Aliami assegna le ragionimedesime che di sopra abbiamo asse-gnate

noi. Cos" a Iluseynaccadde, come a Nasr-ull"h in lui,di trovare in

Aliami un tardo correttore e rifacitore;e in ci" Aliami riusc" assai egre-giamente,

sebbene, intanto che il libro acquistachiarezza,molto perda di

quellaeleganzache la [nano maestra d" Iluseyngliaveva saputo porre

attorno. Anche si ricorda di Aliami un compendio del Libro del Pappa-gallo,di Nakhshebi, fatto per ordine d" Akbar, nel quale s" contengono

le c"nquantaduefavole primitiveche, nel pi" tardo compendio d" Q"diri,

come abbiam visto,sono ridotte a trentacinque.75. Ricordiamo in ultimo una versione persiana,molto inetta nello

stile,delle favole del libro indiano Hitopadeca,sotto il titolo arabo di

Mufarnliul-qul"b,che significailConforto dei cuori,opera di un Malik",del quale non si pu" ben determinare iltempo. Si pu" tuttavia presumere

con ragionech'eglideve appartenerealla tarda et" della letteratura per-siana,

di quellaletteratura persianache fioriin India dopo ilregno di Akbar.

4. Altri scrittori di favole e di racconti.

76. Non possiamolasciar questo argomento delle favole e dei racconti

senza toccare anche di una famigliasecondaria di libriche,senza che abbia

parentelacon la prima,con la prima ha tuttavia molta somiglianza,anziin parte,e per l'intento e per i modi dell'arte,ne deriva. Non ha paren-tela,

perch",laddove " primi libri finora descr"tti discendono in origineda antichi libriindiani,questialtri non vantano una originecosi lontana,e son tuttipersianidi or"ginee di fattura. Nemmeno, come quelli,sonoaltrettantirifacimenti d'uno stesso libro originale,ma, come furon conce-piti

qua e l" separatamente,cos" ancora si son conservati separatie stanno.

Hanno somiglianzatuttav"a non solo per ildisegno preso molte volte in

prestitodai primi,ma anche per il fine e per il mezzo, che sono l'am-maestrar

per racconti. Alcuni,anzi

,furon composti espressamente non

solo per imitazione dei libriindiani,ma anche col deliberato intendimento

di contrappoi-realla indiana la sapienzapersianae d" superarla.Per" si

possono div"dere,a nostro avviso,in quattrogruppi; e il primo si " di

quelliche speditamenteimitano, ma con intendimento di superarlo,comeor ora si diceva,illibro di Kalila e Dimna. Il secondo " d" queglialtriche d"mio tutto al ragionamento e alla esposizionedella dottrina morale;

per" adoprano il racconto come cosa secondaria,narrano brevemente e

Page 334: Storia della Poesia Persiana

326 CAPITOLO SETTIMO

come in fretta.IIterzo " di quelliche appunto fanno ilcontrario dei secondi,

perch"non si perdono in ragionamenti,anzi spesse volte non ne hanno

alcuno; ma, ordinando i racconti e distribuendoli per diversi capitoliche

trattan qualchepunto d" morale, brevemente lidicono,lasciando che illet-tore

scopra e intenda da s" il loro significato,n" li legano in una narra-zione

fondamentale che comprenda tutta l'opera.Ilquarto " di quelliche

raccolgonoracconti d'ognisorta,togliendolidonde che sia,n" hanno per

fine alcun insegnamento,ovvero se ne curano come di cosa accessoria e

accidentale. Ai racconti,aggiungono descrizioni e notizie d'ogni cosa che

loro cada in acconcio,e sembrano vere enciclopedieo zibaldoni,in cui tutto

trova ilposto suo. Che se qui dovessimo dire i modelli di questiquattro

generidi libri,diremmo esser modello del primo ilLibro di Merzb"n; del

secondo, ilLibro di Q"b"s; del terzo, ilRoseto di Saadi;del quarto,iRac-conti

di Aufi. Del Roseto abbiam detto gi",per leragioniassegnate altrove,

a suo luogo;deglialtrilibri e di altriancora diremo appresso.

77. Ecco intanto che si presenta per ilprimo un libro assai nuovo e

curioso nel disegno e nelle ragionidi sua composizione,ma tanto buono

e sano nelle dottrine,da poter andare innanzi a molti dei nostri pi" pre-giati

libridi morale. Esso " il cosi detto Qdhns-ndmeli,cio" il Libro di

Q"b"s, che riscosse gi"l'ammirazione del Goethe e fu dapprima conosciuto

in Europa per la traduzione che il Diez ne pubblic"a Berlino nel 1811,

opera d'un principeche alla gloriadella corona aggiunsequelladel culto

delle lettere,ereditario nella famigliasua. Della famigliasua gi" abbiam

fatto qualche cenno nel primo capitolodi questo scritto,n", a quelpunto,ci slam dimenticati di dire di uno de' suoi membri pi" illustriche fu il

gran Q"b"s, letterato e poeta,il nipotedel quale,con lo slesso nome di

Q"b"s e col soprannome arabo di Unsur id-Mii"li,cio" l'inclitoElemento,fu l'autore dell'operain discorso. Succedette eglinel 4-41 d. E. (1095 d. C.)al padre suo Iskender ed ebbe regno glorioso;anzi la perfettaeducazione

ricevuta nella casa paterna e il lungo soggiornonella giovinezzaalla cortedei Ghasnevidi,Mahm"d e Mas"d, col primo dei qualifece laguerra d'India,Io misero poi in grado di scrivere l'aureo suo libro,libro di avvertimenti

al figliosuo che ebbe nome Gh"l"n-sh"h e glisuccesse nel regno.

78. Q"b"s adunque, fatta,a principiodel libro,una brevissima invo-cazione

a Dio,si volgesubito al figlio,dicendogliche, come egli" giuntoin et" avanzata

,ha pensato bene di lasciargliin un libro tutti quegli

ammaestramenti e queiconsigliche glisaranno utiliper la vita.Son queste

appunto le stesse cose che dice Monsignor Giovanni Della Casa a principiodel suo Galateo,ma (e non temiam d'essere smentiti)la bella e linda e

sobria prosa del principepersianodi quanto " miglioredel dettato involuto

e ingarbugliatodel monsignore italiano! Fatto poi un cenno alla nobile

originedella sua famiglia,ilregaleautore, inculcando al figlioch'egliconle opere sue deve renderle onore, enumera i capitolidel suo libro che sono

quarantaquattro e s'aggiranointorno a luttii puntidel sapere. Perch" non

Page 336: Storia della Poesia Persiana

328 CAPITOLO SETTIMO

varia la bella e sempliceprosa, nella quale,qua e l",alcuna immagine

acconcia e ben posta s'incontra non di rado. Eccone una: " Chi sen va

per ilcammino di Dio e altro non cerca che d'esserglisottomesso, " come

la fiamma d'una torcia che tanto pi"s'avviva e si rileva quanto pi" essa

" capovolta;ma chi s'allontana dalla olibedienza dovuta a Dio,somiglia

all'acquache tanto pi" scende a precipizioquanto pi" la sorgente n'"

sublime ". E ancora: ^" Non tentar punto di far tornare sul diritto cam-mino

chi tu vedi nell'errore,poich"non si pu" raddrizzare ogni albero

storto,e i rami storti non possono essere raddrizzati che con la scure e

con la pialla". Anche vi sono racconti che aggiungonobellezza al dettato,

ma essi,in generale,sono brevi e brevemente scritti,non senza tuttavia

certa vivezza in alcun dialogo,non senza colorito in qualche descrizione.

Essi son stati toltida qualunque fonte,dalla storia antica,dalle tradizioni

maomettane, anche dalla vita stessa dell'autore o d'alcuno della famiglia

sua, fra i suoi gloriosiantenati. Ma, come si diceva,non occupano tanto

il dettato da diventarne parte quasiintegrante,nella quale l'autore faccia

pompa di frasi ornate e artificiose.Raccontasi semplicementee nulla pi",lasciandosi che il fatto raccontato parlida s" e aggiunga forza alle dot-trine

esposte.N" vi sono favole d'animali,ma racconti d'uomini veri,ci"

che mostra che, se anche l'autore pot"prenderealcun concetto dai libri

di favole quanto al dar efficaciaal suo dire con la narrazione,tuttavia ne

and" molto e molto lontano.

81. Quanto alle idee morali,possiamdire che,pi-escindendopure da

quelleparticolariche l'autore doveva avere come mussulmano, esse sono

tali che rendono aureo il libro. Perch" una devota sommissione a Dio e

a' suoi decreti,un sentimento d'umilt" non vile per lapochezzadella scienza

umana, un amore e una carit" per gliuomini tutti,grandie piccoli,felici

e infelici,un animo mantenuto senqjre tranquilloe sereno anche nella

considerazione delle avversit",e una conoscenza praticae profondadel

cuore umano, sono i nobili sentimenti che l'adornano in ogni sua pagina.

Che se Q"b"s fu mussulmano, fu tuttavia tollerante assai anche allorquando

parl"d'usi e costumi che ai fanatici mussulmani fanno orrore. Tra i quali

usi abborriti,e tutti lo sanno, " pur quellodel vino. Ma Q"b"s al figlio

suo, alunno suo di morale, non sa n" vietarlo,n" permetterlo,e per",

pensando alla giovane et" che facilmente ne trascorre all'uso,nel capo

undecimo glid" certi savi ammonimenti per non riceverne danno alla

salute e vergogna nel cospettodegliuomini. Egli conosce la giovent"e

s'avvede che s'eglivietasse nulla otterrebbe,e per"lascia fare e ne addita

il modo. Non ancora son giuntii tempi in cui i poetimistici potranno

inneggiareal vino come simbolo di protestacontro l'ortodossia,e gliscet-tici,

come Omar Khayy"m, lo proclamerannolecito ad ogni gioi'nodella

settimana.

82. Incontransi talvolta nel libro di Q"b"s aride e sottilidistinzioni

scientifiche,che fanno conoscere nell'autore l'uomo erudito, addentralo

Page 337: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 329

nella filosofiadel tempo. Perch" egliparladi microcosmo e di macrocosmo,

e lungamente dice delle facolt" dell'anima,e trattando di medicina s'ag-gira

per mille divisioni e suddivisioni. Costui " uomo che sa e parlada

uomo che sa ; per" il libro suo " monumento preziosoper conoscere

qualfosse lo stato della coltura persianaal principiodell'undecimo secolo

dell'Era nostra. Peccato! che nei capitoliconsacrati allapoesiae alla musica

egliadopericerte parole dell'arte che da noi non s'intendono pi"e che

non sappiamo a qualidelle nostre corrispondano,perch",se ci" non fosse,molte cose potremmo venir a sapere che intorno alla storia di queste due

arti in quei paesiora non si sanno.

83. Eccoci intanto al Merzhdn-ndmeh o Libro di Merzb"n, apertaimitazione del Kahla e Dimna, fatta con disegnomanifesto di superarlo.Perch",non solo l'autore nella prefazionevuol porloaccanto a questolibro

antico venuto dall'India,ma anche ilcelebre storico del Taberist"n che fu

Muhammed di Hasan, d'Isfendy"r,vissuto al principiodel settimo secolo

dell'Egira(tredicesimodell'Era volgare),parlandonein alcune partidella

sua storia,dice: " Se taluno,savio di mente e di cuore, con intendimento

di giustiziae non di favore,legger"e intender" isignificatie i sensi recon-diti

di questo libro e le sue sentenze e i suoi consigli,coprir"di polverela sapienzadi quel B"dp"y filosofoindiano che ha raccolto le favole di

Kalila e Dimna, e sapr"che in questogenere di raccolte i Persiani hanno

alcuni gradidi superiorit"e di merito sulla gente d' India e anche d'altri

paesi". Dobbiamo dunque aspettarciche questo Libro di Merzb"n sia tutto

modellato su quellodi Kalila e Dimna; ed " anche cos" veramente. Perch",

come nel Kalila e Dimna, un racconto molto curioso vi precedeintorno alla

originedel libro e alle cagioniche mossero il savio,che qui " Merzb"n,

a comporlo; vengono poi i diversi capitoliche toccano di qualcheverit"

morale, e le dottrine, al modo del Kalila e Dimna, vi son confortate da

favole e da racconti acconciamente recati innanzi.

84. Ecco, ora, il racconto d'introduzione,brevissimamente esposto:

Gh"ves, fratellomaggiore del gran re Ghosroe An"shirv"n e governatoredel Taberist"n,come venne a morire, ebbe pei-successore nel governo il

tiglioSherv"n,e Sherv"n ebbe cinquefigli,tuttifortie aitanti della persona,

di gran mente e coraggio,il maggiore dei ({uali,quand'eglivenne a morte,

glisuccedette nella dignit"di principedel Taberist"n,non senza invidia e

dispettodei fratelli.Per" essi congiuraronodi prenderglila signoria,eccetto

uno, che fu Merzb"n e che al regnare prefer"di vivere nella solitudine,

dedito aglistudi. Eglianzi,pregatodai savi di comporre un libro che fosse

di norma e di guidaagliuomini tuttie ai re, gi" s'accingevaa scriverlo,

quando ilministro del nuovo re cerc" d'insinuar nell'animo del suo signoredover essere indubbiamente quellibro e cattivo e pernicioso.Fatto allora

venire Merzb"n nel cospettodel regalefratello,egli,con accorti e savi ragio-namenticonfortati da tre racconti,dimostra la propriainnocenza e ottiene

licenza dal re di ritornarsi nella solitudine a comporvi il libro. Del quale

Page 338: Storia della Poesia Persiana

.3.'}0 c.M'rroLd settimo

questa appunto sarebbe l'origine,

se pure a questo racconto curioso si

potesseprestarealcuna fede. Ma perch"esso " tutto modellato su quelloche serve d'introduzione al Kal"la e Dimna, e il savio Merzb"n che nella

solitudine scrive un libro ad ammaestramento dei principi,troppo somi-glia

al savio Bidp"y che scrive nella solitudine per ilsuo regalediscepolo,non si pu" credere che esso abbia alcun fondamento storico.

85. Tolta pertanto, a giudizionostro, ogni credibilit" al racconto,

altro non resta che di porre l'originedel libro a queltempo in cui,divul-gatosi

per la Persia con la versione d'Ibn ul-Maqaffae incontratovi favore

grandissimoil libro di Kal"la e Dirana,esso suscit" qua e l" alcun ani-moso

e non sempre felice emulo o imitatore. Volevasi anche dargliori-gine

antica e illustre,farlo anzi contemporaneo di quel re Ghosroe che pur

sempre alla mente dei Persiani rappresentava l'et" della loro cultura pi"

splendida,e per" s'invent" il racconto che di sopra abbiam riferito.Il

Libro,adunque, di Merzb"n discende al principiodel quarto secolo del-l'Egira,

cio" al principiodel decimo dell'Era nostra, ed " opera, come

l'attestalo storico citato di sopra, di un Merzb"n, figliod" uno dei princ"pidel Taber"st"n,che fu Rustem di Q"ren,ilqualeregn"dal 273 al 302 d. E.

(886-91-4d. C), preso e posto in carcere, in ciuest'ultimoanno, dai soldati

ammutinati. Egli,secondo noi,per dar lustro all'operasua, attribu" al libro

l'anticaoriginedel tempo di Ghosroe e ne fece autore un altro Merzb"n,che, ancora secondo noi,non " mai vissuto. Notisi che ilnome d" Merzb"n,

in persiano,non " nome proprio,ma si " nome comune, significandoguardiano delle frontiere e corrispondendoperfettamenteper significatoe per origineal nome nostro d" Marchese. " per" da supporre che, sotto

questo nome comune, il figliodel signoredel Taber"st"n abbia voluto

nascondere il suo proprioe vero nome, ci" che glidava modo acconcio

d" attribuire il libro suo ad un Merzb"n, ad un Marchese,se cosi possiam

dire,dei bei tempi andati.

86. Secondo lo storico del Taber"st"n,Merzb"n aveva scr"tto illibro

suo nel patriodialetto.Ma, sebbene questa prima composizionedell'opera

giungessefino al sett"mosecolo dell'Egira(tredicesimodell'Era nostra),essa" andata perduta;ed " gran danno, almeno per la perditacosi avveiuita

d'un lungo scritto in un dialetto persianod" queltempo. Chi la fece per-dere,

fu,al solito,uno dei pi"recenti rifacitori;e costui fu Saad ul-Ver"-

vin",poeta e prosatore del secolo settimo dell'Egira,che s'avvis" di fare

per illibro di Merzb"n quelloche poi fecero per il Kal"la e Dimna e Nasr-

ull"h e Huseyn Vaiz. Ver"v"ni,adunque, era cosi chiamato perch"nativodi Ver"vi o Ver"v"n,piccolae amena citt" dell'Azerb"g"antra Ardebil e

Tebr"z,posto in territoriofertilee ricco d'acque,ma d'aria insalubre. Egliv'incominci" " suoi studi,e dalla serie delle opere che formavano la sua

delizia,s'intende che prediligevale storiche e quelledi favole e di racconti.

Volle anche tentar la poes"a,(^ s" dice ch'eglivolesse imitar Kh"q"n" di cui

allora suonava alta la fama recente; poi,dopo molti pensieri,pentitoe

Page 339: Storia della Poesia Persiana

I.A l'OESIA MOHAI.K 0 CNOMICA 331

risolto di mutar strada,tolse a tradurre in persiano illibro di Merzb"n

che l'antico e rozzo e sconosciuto dialetto e la forma ispidafacevano a

poco a poco cadere in dimenticanza. Dedic" questa sua versione o ricom-posizione

ad Ab" '1-Q"slmH"r"n, che era ministro di Uzbek,allora Vicario

regio dell'Azerbigi"n,e del ministro e del signorefece in principioe in

fine dell'operale dovute e consuete lodi. Fu tuttavia disturbato nel suo

lavoro dai torbidi che sconvolsero l'Ir"qatra il 609 e il 614 d. E. (1SIS-IFI?

d. G.) per la guerra tra Uzbek e altri due principivicini e rivali,ond'egli,da Ilamad"n, dove pare abitasse,si rend" a Ispahannel col-legio,

gi"stato fondato da^Mz"m ul-Mulk,ilcelebre ministro dei Selgiiiqidi.Ad Ispahan,alcuni passidel libro,lettida lui alla presenza dei professoridel collegio,riscossero le lodi pi"grandi;e ad Ispahan,come pare, eglilofin".Ma n" dell'anno in cui lo fini,n" deglianni della nascita e della morte

di lui,abbiamo notizia alcuna, eccetto che le date riferitesopra della

guerra d'Uzbek lo fanno porre al principiodel secolo settimo dell'Egirache " il tredicesimo dell'Era nostra.

87. Intanto,non potendo conoscere illibro di Merzb"n nella sua primaforma, ne direni quiil contenuto qualeha in quest'altrach'esso ha preso

fra le mani di Yer"vini. " diviso in nove capitoli,il primo dei quali,contenendo la storia che di sopra abbiam riferita intorno all'originedel

libro,serve di bella e acconcia introduzione. Nel secondo capitolo,dicesi

del re Nik-bakht che, venuto a morire, fa sue raccomandazioni a' suoi tre

figli.Otto racconti entrano in questo capitolo,e sono narrati o dal re

morente o da alcuno dei figliper confortar con l'esempioilconsigliodi

quelloe le osservazioni di questi.Nel terzo, che ha un solo racconto, si

insegnaa moderare i propriidesideri e si espone la filosofiapraticadel

savio Mihr"n-beh,genero di re Ardesh"r. Quattroracconti sono nel quarto

capitolo,e soggetto del capitolosi " la disputafra un Devo dai piedidibue e un savio che, nei dintorni di Babilonia,erasi ridotto a vita solitaria.

11 Devo e il savio,disputando,recano innanzi quei racconti. Nel quinto,due sciacalliche vivevano alla corte del leone,dicono e trattano per qualimodi si deve servire un principea corte e come si pu" acquistarseneil

favore; e hanno sei racconti. Ilsesto narra d'un ariete e d'un cane, che,

dopo molte e singolariavventure e dopo lunga disputa,nella quale si

fanno nove racconti,acquistanola signoriasuglialtrianimali e fondano

un regno perfetto.Nel settimo si dice della guerra tra l'elefante e il leone

per mostrare a qual tristo fine cadano tuttii tiranni e gliambiziosi,e vi

sono tre racconti. Dice l'ottavo dei buoni fruttidella lealt"e dei tristifrutti

della malignit"e della calunnia,con tre racconti. Nel nono e ultimo si l'ac-contano

casi e avventure di due pernici,maschio e femmina, che si recano

alla corte dell'aquilasul monte Q"ren, prendendovisioccasione di darvi

molti avvertimenti praticia richiesta dell'aquila;e si racconta una storia.

88. Quanto al giudizioche si pu" dare del libro," necessario distin-guere

fin dal principiodue punti,cio" quelloche deve dirsi dell'opera

Page 340: Storia della Poesia Persiana

33:2 CAPITOLO settimo

nel concelto primo del primo autore, e quelloche deve dirsi in partico-laredi chi pi"tardi la rifece. Quanto al primo punto, crediamo che chi

primo immagin" illibro di Merzb"n, poich"volle non solo imitare,maanche superare quello di Kal"la e Dimna, fallila prova. La prova era

molto difi"cileveramente, quando si pensiche il Kalila e Dimna, sebbene

lontano omai dalla originesua, conservava, come conserva ancora, tanto

di quellanatia freschezza che " propriadi tutte queste opere dovute a un

primo e inconscio concepimento popolare.Cotesto non pu" dirsi del libro

di Merzb"n, che " opera rillessae pensata, opera concepitae meditata da

una mente sola e quasiper puntiglio,col manifesto intento di vincere ad

ognicosto. Con questo,come lavoro d'imitazione,l'operaha pur sempre

un suo difetto d'origine,che " quello appunto della imitazione. Ora, gliimitatori,e tutti lo sanno, restano sempre inferiori al loro modello. Tal

giudizioportiam noi cosi nelle generaliquanto al disegno e all'insieme

del libro,poich"dell'arte dell'autore in particolare,quanto allo stile e

alla forma, essendo perdutol'originale,nulla possiam dire. Non tacerem

tuttavia la lode che gli " dovuta come ad opera animata da amor di

patria.Perch" all'autore sapeva male che l'India avesse sulla Persia il

vanto delle favole,ond'eglitent",come dice lo storico del Taberist"n

con quellasua maniera rozza, di coprirdi polverela sapienzadi B"dp"yfilosofo indiano. Piiferisceintanto l'operasua al bel tempo dei Sassanidi

e coglieavidamente ogni occasione che gli si offre di esaltar la sua

Persia,risolvendosi tutto l'intento suo in uno sforzo di farne conoscere

la gloria.89. Quanto poi al secondo punto, ecco che noi ci troviamo a dover

ridire in gran partequelloche gi"abbiam detto per Nasr-ull"h,Nakhshebi

e Huseyn V"iz. Perch" Ver"v"ni appartienea t[uestaclasse di scrittoriche

amano lo stiletlorido e artifiziatonel quale molti pregisi trovano accanto

a difettigrandi.Per" egli" leggiadramenteUne ed elegantenella maniera

sua di concepiree di esprimere,felicenel descrivere e nel narrare, vivace

e spigliatonel dialogodei diversi personaggi,o veri o immaginari,onde

la lettura sua piacee diletta.Anch'egli(e in ci" fu uno dei primi,perch"egli" di poco posteriorea Nasr-ull"h e anteriore a Nakhsliebi)ha ilvezzo

d'inserir versi,ora persiani,ora arabi, nella sua narrazione, serbando

tuttavia una certa misura savia. La quale,a nostro giudizio,qualchevolta" soverchiata da lui nelle citazioni troppo frequentidi passiin ai'abo del

Corano, che, come son toltidal loro luogo per essere applicatiad altro,riescono spesse volte oscui'ie intralciano anche ildettato. Ver"vini somi-glia

anche a Nasr-ull"h di cui sembra un imitatore ([uantoallo stile,e

come lui riesce lezioso sovente e l'eca fastidio coi dire e due; e tre volte

e anche quattro,per si[ionimi e per frasi equivalenti,le stesse cose in

uno stesso periodo.Anche " non poco verboso e prolisso,quasi non si

appaghi mai di ci" che ha detto,come se non fosse adeguatamenteespressoper" vi ritorna su volentieri.L qualcheimmagine sua " veramente stramba

Page 341: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 333

e r"devol mente concepitae foggiata,sebbene di ci" abbia la maggiorcolpailgusto dei tempi che richiedeva questimodi e atteggiamentidel pensiero.I suoi racconti poi(o forse cotesto va detto pi"per l'autore primo che per

Ver"v"ni)sono alcuna volta puerili,ma bene spesso, anzi per lo pi",di

senso acuto e di signil"catoprofondo,tolti,come sono, dalla vita dei bruti

non solo,ma anche da quelladegliuomini, spesso anche dalle credenze

popolarie dalla vecchia mitologiairanica. Molti poi toccano alcuni prin-cipie alcuni personaggidel tempo dei Sassanidi,che " iltempo al (pale,

con predilezionemanifesta,l'autore tien rivolto lo sguardo. Nel nono

capitolomostreremo anche come alcun suo racconto che daremo ti'adotto

nell'appendice,si trovi tale e qualenel nostro Novellino.

90. Come gi"altrove abbiam detto,procedendonel nostro studio tro-viamo

che questilibri di racconti con intento morale sempre pi" si

discostano dal loro modello, permettendosiogni autore ogni maggiorelibert" nel disegnodell'operae nella scelta dei soggetti.Omai non c'" pi"che ilgiudiziodello storico della letteratura che vegga in queste opere

una lontana e degeneratapropagginedi quellafamigliadi libriche fa capo

al Kal"la e Dimna, laddove gliautori stessi pi" non si accorgono di tanto.

In questa classe trova il suo posto, a nostro giudizio,il Roseto di Saadi,intanto che il suo Verziere sta nella classe di quei poemi morali e mistici

che discendono dal Tesoro dei misteri,di Niz"mi. E del Roseto quiappuntodovremmo parlarese non ne avessimo gi" fatto cenno in altro capitolodove abbiamo anche assegnato le ragionidi cotesto. Anche il Giardino

di primavera,di Gi"mi, in questo paragrafoe nel luogo che iltempo suo

gliassegna, dovrebbe essere ricordato;ma di Gi"mi diremo in un capitoloa parte e ne farem conoscere anche il perch".

91. Viene primo, perci",in questa lista di novelli scrittori un lette-rato

e critico di professioneche ebbe ilmerito di comporre per il primouna storia letteraria del suo paese ed ebbe nome Muharamed Aufi. Egli,disceso da una famigliadella Transoxiana, aveva fatto suoi studi a Bukh"ra

e speso la maggior parte della vita nel viaggiare,percorrendopaesilon-tani,

poi s'era messo a servir principi,finch" si ferm" a Dehl" in India,in corte del principelltatmish della casa dei Shemsidi,che regn"dal 607

al 633 d. E. (1210-1235 d. C.).Di lui non si conosce n" la patrian"

l'anno di nascita,ma " noto soltanto che egli,nel 600 d. E. (1202 d. C.),

viaggiava,che nel 617 d. E. (1220 d. C.)scriveva la sua storia letteraria,

dedicandola al ministro del sultano N"sir ud-D"n Qub"ceh signoredel

Sind,e che nel 625 d. E. (1227 d. C.)con questo principetrovavasi asse-diato

nella citt" di Bhakar. N"sir ud-D"n vi si era rifugiatodinanzi all'eser-cito

vittorioso d'iltatmish. Come poi,in quellostesso anno, la citt" cadde

in poteredi costui e l'infeliceN"sir ud-D"n, fuggendo,perinelle acque di

un fiume, Aufi dedic" compiacenteal ministro d'iltatmish,che fu Niz"m

ul-Mulk Giuneydi,l'operadi racconti di cui ora ci tocca di parlare,gi"avanti cominciata da lui per quel suo primo amico e protettore.Anche

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334 CAPITOLO SKTTIMO

s'ignoral'anno di sua morte, clie,forse,con alcuna probabilit",si pu"collocare intorno al 6-40 d. E. (i242 d. C).

92. Tacendo pertanto della storia letterariache porta iltitoloarabo di

Lubcih ul-alhdh,cio" l'Essenza pura dei cuori,direni dell'altraopera che

pure ha un titoloarabo, quello di Gidm" ii"-l""xi"y"t,cio" Raccolta di

novelle. La quale, fatta precedere una introduzione in cui l'autore fa

l'elogiodel principelltatniishe del suo ministro e narra dell'assedio di

Bhakar a! qualesi trov",si divide in quattropartied " una vera enciclo-pedia

tra morale e storica,tanto varia e molteplice" la natura dei molti

aneddoti che vi si raccontano. Perch" essi son toltidalla storia religiosa,dalle vite dei santi e dei profetimussulmani, dalle storie degliantichi

re di Persia e dei Califfi,e riferiscono fattie sentenze di re, di ministri,di

capitani,di medici, di l"losofi,di favoritidi principi,di astrologi,d'inter-preti

di sogni,di musici, di poeti.Tutto cotesto si contiene nella prima

parte, intanto che la seconda racconta esempi d'umilt",di modestia, di

clemenza, di bont", e la terza ne ha altrettantid'avarizia,d'invidia,di

ambizione,laddove la quartaabbraccia tutto ci" che nelle tre precedentinon ha potuto trovar posto. Per" vi si dice dell'utilit"del servir principie poi dei danni che ne provengono; parlasidella speranza e del timore e

dell'efficaciadella preghiera,narransi curiose avventure, e si discorre

anche di geografiae di storia naturale,di animali e d'uccellistrani,di

talismani,d'auguri,di predizioni.93. Veggasicosi da ci" che s'" detto

,come quest'opera curiosa e

strana, che pure conserva ancora l'intento dell'ammaestrar narrando e

distingueanche qualchecapitolosecondo certi puntidi moi-ale,sidiscosti

tuttavia d'assai,per la natura degliargomentitoccati,dagliantichi libridi

favole. Quanto poiall'artedello scrittore,non possiamoavventurar con sicu-rezza

un giudizioqualunque,perch",essendo l'operainedita ancora, tutto

ci" che fin qui da noi n'" stato detto quanto al contenuto, " stato tolto

dal catalogodel Rieu, mentre non abbiam potuto leggerneche un solo

racconto, pubblicatodal Salemann nella linguaoriginale,quale darem

tradotto nell'appendice.Nemmeno abbiam potuto vedere la storia d'India

dell'Elliot,nella quale,secondo ilRieu,alcuni trattidell'operasono stati

inseriti.Per quel poco adunque che con cognizione certa ne possiam

dire,Aufi ci sembra esser scrittore abbastanza semplicee naturale, di

una naturalezza e semplicit"che piacciono,perch" non volute ad arte,

non cercate con istudio. Tali doti pi'ovengono forse da una certa sua

natura pacata e serena, aliena dai voli della fantasia,qualedoveva esser

propriadi tale che per ilprimo, nel suo paese, immaginava e componeva

una storia letteraria. La (jualerichiede pi"giudizioche immaginazione,

pi" criterio di mente che slancio di cuore, anche quando alcuno vogliatenersi lontano da quellagrettezza e da quellamiseria che son propriedi certa critica letteraria dei tempi nostri. Sotto ilqual rispetto,Aufi "

molto da lodare,perch",sebbene storico di letteratura e critico,seppe

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336 CAPITOLO SETTIMO

componendo questo suo Giardino,ebbe in animo d'imitare il Roseto di

Saadi. Perch", trovandosi a discorrerne con alcuni letterati nella casa

paterna, presenteilpadre, egliosserv" che ilRoseto,anche con tuttii

suoi molti pregi,era omai opera troppoconosciuta all'universale,doversi

perci"tentare alcun che di nuovo. Di che avuta calda esortazione dal

padre,Muini si accinse all'operache eglituttavia non pot" condurre a

termine che assai tardi,cio" nel 735 d. E. (1334 d. C).96. Il Giardino di Muini che al paridi Saadi fu uomo di piet"grande,

" opera che raccontando aneddoti ha un alto intento educativo,e si divide

in sette capitoliper trattarvi,in ciascuno,qualchepunto di morale pratica.Per" vi sono favole e racconti che toccano successivamente della magna-nimit",

della precauzionee della circospezione,del modo di star bene

nella compagnia deglialtri,dell'amore e dell'affezione,del modo di

consigliaree d'ammonire, della generosit"e della misericordia,della

utilit" della vita solitaria. Essa, modellata sul Roseto di Saadi come si

vede, in quanto fu imitazione non pot"che essere inferiore al modello

suo. Racconta tuttavia con molta semplicit"e naturalezza,accostandosi

talvolta allo stilefamigliare,riserbandosi d'intercalar qua e l",secondo il

costume, qualcheverso o persianoo arabo,per ribadire ci" che ha detto

prima,o per colorir meglioilpensiei'O.Qualche racconto pu" anche inten-dersi

in senso allegoricoe mistico,come quellodel giovane che, tutto

leggiadroe azzimato, va al pellegrinaggiodella Mecca e l",presso i luoghisacri,muore d'amore in istato miserando e quasi forsennato.

97. Anche Huseyn V"iz,il celebre autore della pi" ornata e splendidaversione persianadel libro di Kal"la eDimna, tra le altre opere sue ha un

libro di morale dove, per mezzo di brevi e sempliciracconti,si espongono

e illustrano savi e utiliconsigli.Porta esso iltitolodi Akh"dq i Mul"sini,cio" i Pregi della beneficenza,e Huseyn lo compose per ilfigliodel suo

regal protettore,Ab" '1 Gh"zi Rayqar" di Her"t, che chiamavasi Ab"

'1-Muhsin,dal qual nome Muhsin,che in arabo significailbenefico,tolse

egli occasione al titolo dell'opera.Il giovane Ab" '1-Muhsin era stato

mandato al governo di Merv. Richiamatone dal padre,eglierasi presen-tato

obbediente;ma poi,col fratello che era stato prepostoal governo

di Abiverd, si ribell". Fu vinto e condotto a Merv laddove il vecchio

padregliperdon".Accadeva cotesto tra il904 e il 906 d. E. (1498-1500

d. G.),ma prima di quel tempo, cio" nel 900 d. E. (1494 d. G.),il nostro

scrittore,gi"vecchio,aveva condotto a termine l'operadi cui ora diciamo,

dedicandola all'animoso giovane che, allora, dava di s" le speranze

pi" liete.

98. Dopo le consuete lodi,a principio,di Maometto profeta,e dopo

una assai onorevole menzione del regnante Ab" '1-Gh"zi,Huseyn, in

questa nuova opera sua, passa a dire del giovaneprincipeAb" '1-Muhsin

e ne tesse uno splendidoelogioin prosa e in verso, con sentenze d'alto

significato,con immaginipompose secondo l'uso,e termina la breve intro-

Page 345: Storia della Poesia Persiana

LA POKSIA iMORALE 0 GNOMICA " .VM

dazione (cosainsolitaveramente!)con la listae inomi dei suoi quaranta

capitoli.Questi capitolitrattano dei diversi doveri che ha ogni uomo,

massime se principe,verso di s" e verso deglialtri,e toccano della devo-zione

a Dio, della sincerit",della preghiera,della gratitudine,della

pazienza,del contentarsi del proprioslato,della rassegnazione,e di tante

altre belle qualit"morali. Vi si narrano brevemente, talvolta uno dietro

l'altro,esempi molti di virt" e di vizi,legatifra loro da ragionamentisem-plici

e chiari. Dal che si vede che quest'operad" Huseyn altro non " che

un manuale di morale pratica,scrittoper un giovane,senza molta pre-tensioneletteraria.11 dettato,e gi"si " detto," semplice;ma qua e l" ne

rompe la monotonia severa qualcheverso che non " sempre dell'autore,ma " tolto in prestitoda qualchealtro poeta,Firdusi,Saadi,H"fiz. I rac-conti

spesse volte son puerili,qualchevolta uno " la copia dell'altro,mutati soltanto i personaggi,e sono toltiin gran partedalla storia,ma da

quellatradizionale e tutta ad aneddoti e pi" nota alla gente.Perch" "

avvenuto in Persia ci" che " avvenuto anche altrove,cio" ignorareil

volgoquanto d'importantenell'amministrazione del regno ha fattoqualche

principe,saperne tuttavia e tramandarne di generazionein generazionecerti piccolifatti e certi particolariminuti della vita privatache assai

pi" ne fanno conoscere l'indole intima e la natura. Di questa speciediracconti trovasi in questo libro di Huseyn copiagrandissima,come, del

resto,se ne trovano assai in tutte questeopere di simil genere. Ma Huseynera gi"vecchio quando scriveva per ilgiovaneAb" '1-Muhsin;e per",tra

per la natura dell'operae tra per l'et",invano si cercherebbero in queste

pagine la ricca immaginazione che al suo bel tempo rinnov" di piantailvecchio libro di Kalila e Dimna, la linguasplendidamentepomposa e quellaforza nel descrivere e rappresentartante e tante cose che a chi legged"

quasile vertigini.99. Al punto che abbiam toccato ora con le ricerche nostre,potremmo

dire d'aver dato termine al nostro lavoro,avendo esaminato, secondo che

abbiam potuto, tutte quelle opere che discendono direttamente dagliantichi libriindiani venuti in Persia al tempo dei Sassanidi,e quellealtre

ancora che, mettendosi per via diversa,hanno pur con quelliqualche

segno di somiglianzalontana. Ma il vezzo delle raccolte di aneddoti con-dusse

anche pi"in l" certiscrittori; perch",dimenticato,se non sempre

almeno molto spesso, ilfinepropriodel racconto che " l'istruzionemorale,essi si appagarono del solo narrare, e avendo quasia noia quell'artefina

che fece belle le paginedi Nakhshebi e di Huseyn V"iz,si ridussero ad

una esposizionesemplicee piana,tutta prosaica,e per"umile e pedestre,dei fattida raccontare. Riguardo ai qualisi pu" dire che essi li tolsero

l" dove li trovarono, di qualunque natura fossero,riuscendo per tal modo

a una enciclopediadi narrazioncelle,se pure, per un certo rispettodovuto,non si vuole assomigliarqueste opere a quei libri che da noi vanno

attorno col nome trivialedi un milione di frottole.Ma, fino a tanta bas-

22 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 346: Storia della Poesia Persiana

;J38 CAPITOLO SETTIMO

sezza non son riuscitin" gliautori,che furono sovente personaggimolto

illustri,n" le loro opere.

100. Dipendono tutti,come crediamo, da Aut". Perch" Aufi,uom let-terato

ed erudito molto, come diede, forse per il primo, l'esempiodi

raccogliereuna enciclopediadi racconti,cosi vi port" per ilprimo quellostilesemplicee piano,quasifamigliaree pedestre,che in quasi tuttisi

incontra. Anche le Sedute d" llam"di parlanod" mille cose diversissime;

ma esse discendono direttamente dalle famose Sedule ai'abe di Ilar"ri,delle quali,e ci" " pur detto dall'autore,sono una imitazione; e il fine

dell'uno e dell'altra opera si " quello di mostrar con la periziadell'uso

quanta sia la ricchezza, rispettivamente,delle due l"ngue,la persianae

l'araba. S'intende poiche Aul" in questo genere particolareha fatto scuola,

dal trovarsi che esso, in questinuovi libri di cui ora assai brevemente

diremo, " sovente ricordato e anche qualchevolta arditamente e impune-mentederubato.

101. Per ilprimo viene innanzi il libro di Ali Saf" che fu figliodi

Huseyn V"iz,ma del quale non ebbe u" l'artedi scrilloren" rimmaginaziondi poeta.Della vita sua poco sappiamo, eccetto che dalla pi-efazionedel-l'opera

s" ricava che eglisi rifugi"fra mille stenti e pericoli,l'anno 9o9

d. E. (1532 d. C), dopo un anno d" prigioniaad Iler"t,nella montuosa

provinciadel Ghargisl"n,accoltovi a grande onoi'e da quel principeche

era Sh"h Muhammed della casa dei Sh"ri. Per il suo regalprotettore,Safi

condusse a termine l'opera,gi" incom"uciata prima, che reca il titolo

arabo di Latd"fid-tavdlf,cio" le Delizie delle genti,e nella quale,in

quattordicicapitoli,secondo altrettante classi di persone, in istilepiano e

famigliareracconta mille e mille aneddoti che risguardano Maometto,

personaggisanti,re, ministri,preti,filosol",medici, poeti.Arabi del

deserto,discendendo lino ai bulToni,ai parassiti,ai ghiottoni,ai ladri,agli

impostori,ai ciarlatani. Tutto cotesto gi"abbiam veduto anche nell'opera

di Auti. L'operapoidi Sal",come gi" s'intende dal titolo suo e dal fallo

noto, averla eglicomposta per trastullo d" Shc"h Muhammed, ha per fine

il dilettare in genere, non l'ammaestrare. Per" non vi s'incontrano n"

ragionamenti,n" dispute,n" prediche,e i racconti vi si seguono senza

interruzione alcuna.

102. Anche un Muhammed ul-Hasani, col soprannome di Mag'di,

forse nativo di K"sli"n, come |)ensa il Pxieu per la predilezioneond'egli

parladi questa citt",ha lasciato una raccolta ampia di aneddoti,di favole

e di racconti,sotto il titoloarabo di Z"net ul-mef/laUs,cio" l'Ornamento

degliamichevoli ritrovi, " una delle solite encicloped"e,in cui tuttavia

prevaleilracconto, e il suo conteiuito somigliatanto al contenuto delle

altre fm qui ricordate,che il riferirlosarebbe ripetizioneinutile,in gran

partealmeno. Anche Mag'didipendeda Aul" ch'eglicita tra le sue fonti,

intanto che qua e l" alcuni cap"tolidelle nove partiin cui l'operasi divide,

recano glistessi titoli d'alcuni altri di Aut". Della vita di lui nulla sap-

Page 347: Storia della Poesia Persiana

LA POESIA MORALE 0 GNOMICA 339

piamo, eccetto una data che " il 1004 d. E. (1595 d. C), nel qual

tempo egli, per desiderio degli amici, incominci" a mettere in ordine i

materiali raccolti.

103. Un Miihammed Segi"vendi col soprannome di Ilubbi, del quale il

Rieu non sembra conoscere l'et", si pose a settant'anni a raccogliere molti

aneddoti solio W l'iiolo d" Hikdi/dt i ag"b u gharib, cio" Racconti meravi-gliosi

e peregrini. Sono essi slati presi in parte dalla storia, ma molti eziandio

appartengono alle storie romanzesche, molti anche alla mitologia e alle

fiabe popolari, come, per esempio, la dispula di Salomone coll'augello

S"mnrgh intorno alla predestinazione. Ricordiamo ancora il DaMst"n i

khlrad, cio" l'Educazione della mente, opera di Muhammed S""mi che la

compose in ottantacinque giorni per rispondere a una sfida avuta di

emular Saadi nel Roseto. "una raccolta di aneddoti che toccano la

storia d'India e in ispecial modo quella dell'imperatore Aurangzib che

regn" dal 101)8 al 1118 d. E. (1657-1706 d. C), composta dall'autore

che fu personaggio illustre ed ebbe alti uffici di stato, nel 1135 d. E.

(17'2-2 d. C), ad Akbar-"b"d in India. Si divide in undici capitoli, e i

versi che vi si leggono qua e l" riferiti, sono di S"mi stesso, come volle

fare anche Saadi nel suo Roseto secondo che egli afferma nelle ultime

pagine.

lOi. E poniamo qui in ultimo l'opera di un Ab"'1-Fath, che hall titolo

arabo di Nav"dir un-miq"l, cio" le Meraviglie delle tradizioni, com-posta

nel 1151 d. E. (1788 d. C), divisa in ventidue capitoli, nei quali si

raccontano molti e vari aneddoti che toccan la vita di personaggi appar-tenenti

ai ceti pi" differenti del popolo. "ancora un tardo esempio di

quelle raccolte di aneddoti d'ogni genere che son venute dopo Aufi, il

quale altres" " citato dall'autore tra le altre fonti a cui egli ha attinto.

E qui ci arrestiam volentieri anche a costo di lasciarci addietro qualche

altro oscuro e misero e goffo raccoglitor di aneddoti, di favole e di novelle,

perch" gi" anche troppo, soltanto per eccezione e per ragioni che altrove

abbiamo assegnate, abbiam superato i limiti che a principio da noi

stessi ci avevamo imposti.

Page 348: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESLV MORALE

O GNOMICA

A. POETI GNOMICI

I. Firdusi.

Il Libro dei Hk.

]. Avvertimenti di re Arde.""h"r^

a suo f"fjlioSh"pfir.

Poi che son ilisettant'aniiied otto,

Ilvigilemonarca ^egro divenne.

Che sua morte giugnea,che gi"vicine

Erano ad ingiallirle verdi foglie,Ratto conohhe,si ch'ei f"'precettoChe Shapi"rl" venisse. A luiconsigliDiede pi"assaid'ognimisura,e disse:

Onesto mio pattotu ricorda e quelleParole de' maligniabhitiin conto

D'aura fugace.Ma le mie paroleCome avr"'udite,tu leadopraintento.Se pur discerni dalle cose indegneCose che hanno valor. Di mia giustiziaCon la vindice spada,io l'ampiaterraOrdinai tutta e rispettaivalore

D'uom di nobile stirpe.X me soggetto

Poi che fu tutto ilmondo in giustavia.Il suol si accrebbe ^,ma la dolce vita

Per me scemava; e come gran travaglioQui da noi si port",caddero stille

Del sudor nostro, ma ilregaltesoro

S'augument".Fatiche e godimentiOr son dinanzi a voi,umile stato

Talvolta ed altogradoanche talora.

Di questociel che muove in alto,questoE costume verace. In alcun tempoDuolo ei reca, ed amor spiegatalvolta,E la fortuna " veramente qualePalafreno resilo,che sempre, in mezzo

A molto ben, ti reca di malizia

Il tratto ingannatore.Anche talvolta

Ella " destrieromansiieto, qualePer l)ont"ch'egliha in cor, leva la testa.

Deh I sappi,o tigliomio,ch'est"fallaceDell'uoni dimoia non mantien beato,Senza grave timor,chi vi discende.

Ond'" che tu tiguardaallapersona,Pregioserbando di saggezza, ratto

Che tu non vogliache a misero fine

Approdinoi tuoi di. Che se ilmonarca

Loda la f",come sorelleinsieme

Fede saranno e dignit"sovrana.Che regno e f" cosi fra lor son saldi.Che ben direstiche si stanno accolti

Sotto a un s(d velo. Senza regalseggioNon resiste la f",n" senza fede

Potest" regiaincolume si resta.

Ma son come due drappiinsiem fra loro

Intestie postiinnanzi a chi ha saggezza.

Senza bisognodi poter sovrano

Non " la le,n" tocca voli ilprenceChe non ha fede. Ma quellodi questa

(1) Vedi i paragrafi3, 4, e 31-3" del capitolo.

(2) Ardesh"r, fondatore della potenza dei Sassanidi.

(3) Cio" si ampliava l'impero iranico.

{!")Cio" non riesce in ci" che desidera.

Page 349: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA 3il

Senza necessiti"fnon si comporta,E non questadi quello,e noi vedeinnio

Che nna coppiason essi,di lei^^giadreOprecagione.L'noin che ha f",di questaE quellavita ilfruttocoglie,ratto

Ch'egliahbia senno e buon consiglio;e

[quandoSia custode allaf" prence sovrano,

E fede e prence chiamerai soltanto

Di fratellicol nome. Ove poitaleDi fede ricco,odiichi regna, guardaChe tu non chiami cotest'uomo n" saggioI\" sapiente;ma se alcun soggetto

Sciogliela linguacontro a re ch'" giusto,Non dirlopio.Deh! che dicea colui

SI benedetto e parlatorfacondo?

" Se tu osservi,ei dicea,primasostanzaAlla giustizia" fede in Dio ". Grandezza

Di regalseggiocade per tre cose ;

E primamenteper monarca ingiusto,Poscia quand'eisolleva un uom da nulla

E su chi " saggiolo solleva,e poi.Al terzo loco,allor che ogniamor suo

Pone a'tesorie s'af"aticaintanto

In aumentar le sue monete. Stendi,

Stendi,0 figlio,la mano all'oprebelleDi le',di graziae di saggezza vera,

Perch" non mai su te la rea menzognaVittoriatocchi.Intenebra menzogna

All'uom le gote e la grandezzasuaMai non pigliasplendor.Vedi che mai

Tu nuli ti facci a custodir tesori.Che a rea faticastende Tuoni la mano

Per le monete sue. Che se il monarca

Ha di tesoricupidigia,ei mena

De' suoi soggettila grama personaA tristo faticar.Ma ilsuo tesoro

L" si ritrovadel colono pioDov'" pure iltesor. S'anche per lui

Saran fatichee gravistenti,ilsireGuardiano esser dee d'ognitesoroDel buono agricoltor,recando al frutto

L'aliovirgultodella sua fatica.

Arte riponiin ci" perch"tu sii

Lungidall'ira,e conviril fortezza

Snelli|)ecc",chiudiambo gliocchi.SdegnoSe prendi,oh si davver ! che pentimentoRatto ne avrai ; ma, per scusa che facciasi,Valevole difesaabbiti in serbo.

2. Sentenze del savio B"zurc mihr'^

.

Un'altra inchiestasciolsedel suo core

Dall'intimo ed al saggioilre sovrano ^

Si volse e disse: Chi di laudi " degno?E queirispose: Il re, che iltrono suo

Adorna e forza da fortuna assume.

Se giustoegli", se di buon nome, tutto

Ottieneilsuo des"o nell'opresue,

In sue parole." Disse ancor : Nel mondo

Chi va ihdente e sventurato e spoglioD'ognibel frutto? " E queirispose:Il

[poveroDi rea natura. Ei non ottiene ilsuo

Des"o quaggi",partenon ha del cielo

Nel paradisodeliciano." Ei chiese

E disse: Deh ! chi " mai lo sventurato

Su cui piangersi dee per la sua dogliaIn sempiterno?" E queirispose: Ildotto

Cbe pallidosen va per l'opresueTriste e malvagie." Chi " contento ?an-

IIprence dimand". Chi serba ancora [cora

Desio d'alcuna cosa in augumento?Cos" rispose: Queglis",che amore

Non ha per questocielche rota in alto.

Chi pi"graditoa noi? disse ilmonarca.

Quei ch'" pi"dolce,rispondea." Chi

[dunque,Disse chiedendo," l'uom pi"dolce ? Invero

Piangersi dee su l'uom ch'" violento!

Cosi rispose: Guarda si colui

Che volgea dietro da paroletristeDi chi biasima altrui,la fronte sua.

Verecondia e dolcezza appo cotale

Son veramente, nobile consiglio[chiestaE decenza e sagoezza. " Anche un'in-

C'"?

Gli f"'l'inclitore : Chi fra lagente [vora,

Ha maggiorspeme? " Chi pi"assai la-

Disse,e pi"ascoltaper gliorecchi suoi

Parlar de'saggi." Ilprincipedel mondo

(1) Vedr i paragrafi5. 6, ecc. del capitolo.(2) Chosroe re di Persia. Il savio " B"zurc'mihr.

Page 350: Storia della Poesia Persiana

342 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

Anche l'inchiesequalison novelle

Di buona sorte o di malvae;ia,in via

A noi secreta. E queirispose:MolteSon parolequaggi"d'annunzi certi

Nell'avvenir,ma de' mortali " vuoto

Ilcer"bro pur sempre. Oh! se le cose

Che altridicendo va, son della terra,

Davver! che sia non so l'altradimora

In altra vita! " Kisra ^ disse a lui:

Qual ilorente " citt"?qualpartein essa

Abbiamo noi? " Cosi rispose: Loco

Fiorente e bellovigoreggiaognoraPer la giustiziadel suo re. " (^hi" mai,

Kisra cliiedea,pi"vigileed accorto,

Pi" graditoe pi"saggioin questaterra?

Dillo,suvvia ! perch"s'accresca onore

Per sapienza. " Il saggio,ei rispondea,Ilvecchio saggio,memore ed esperto.

Kisra dicea : Di chi del cor la pace,

Ond'ei sempre s'adergain la persona

Per la gioiadel cor? " Colui,rispose.Che da timor vive tranquilloed oro

Ed argentopossiede." Oh! per qualcosa,Il re chiedea,lodiavrem noi? Chi dunque" pi"graditoappo ciascun?

" Colui,Il saggiorispondea,che ilsuo bisognoE la sua brama e l'ontae ilsentimento

Dell'invidianasconde. E in questaterra

Gradito ei si,che l'invidocostume

E ildesio di vendetta ei serba ascosi.

Del pazientel'inchiedeaquelsire,Di colui che ha corona in su la fronte

Per pazienza ch'eglidura ; e ilsaggioCosi diceva: E queglipazienteChe la speme perdea,ch'" mesto in core,

Eppurrisplendecome sole in alto

Il suo consiglio." pazienteancora

Quei si che i giornisuoi sen va contando.

Poi che ad opera ingenteei die la mano.

Dissegliilre : Di chi sul cor pi"grandePesa ildolor,si che per sua tristezza

Stanco sen va del viver suo? " Rispose:Queiche cadea da regalseggioe speme

Tutta perdeadi sua foituna. " Ancora

Il gran re dimand": V"" di noi sempre

Ha mesto ilcor?" Chi non " saggio,ei

[disse,E chi t"glinon ha,quand'egli" ricco.

Il re chiedea d'un cor dolente e mesto

Di talche siede con afl'annoe duolo

In suo periglio; e queidicea : Dolente

E ilsavio che ha prudenzae sopra lui

E stoltezzad'un re. " Disse : Chi mai

Pi" d'ognunsi dispera,anche se grandeEgliha poter con buona faina? " Disse:

Queiche cadea da locoeccelso,e restagliL'inclitosuo iiatal." Dimand" allora

Principe'ushirv"n2: D'alma serena

Accorto saggio,chi sai tu che sia

Senza alcun nome e senza pregio,e degno,Degnopur anche di piet"e d'amore?

L'uom che ha molte peccata,eirispondea,Senza possa e colpevolee meschino.

Inchiese e disseancor : Dimmi tu ilvei'o.

De' casi intravvedutioh ! chi sipente?Ilsaggiorispondea:Quel re sovrano

Che al di del suo morir si pone in capo

Negracorona, pentesinel core

Pien di sgomento, se fu ingrataa Dio

La fosca anima sua. Pentesi ancora

Quei si che graziamolta e benefici

Verso ingratis'avea." Richiese e disse :

Deh! tu che hai senno e di cui sono i

[pregiDeliamente congiuntie insieni contesti,

Qual cosa ben sai tu che rechi frutto

Alla persona ed abbiasi valore

D'ognunoalcor? "Ouand'" salutee forza

Nella persona, ei rispondea,soltantoCerca sua gioiailcor dell'uom. Se cade

In alcun tempo la persona inerte

Per tristomorbo, ognidesio del core

Si volgea dimandar forza e salute.

Inchiese e disse ancor : Qui ci dichiara,

0 fortunato,i|ualmaggiordesid" veramente! " Quando eccelsogradoL'uom si possiede,rispondea,son tutti

1 suoi desiriin dimandar franchigiaDa ognitristobisogno.E alloi'che alcuno

Sano ("'di corpo e da bisognosentesi

(1) Forma arabica del nome del re Chosroe, che in persiano " Khusrev.

(2)Propriamente An"sMrv"n (anima immortale),sojtrannome di Cliosroe ilglande.

Page 352: Storia della Poesia Persiana

344 APPENDICE ALLA POESIA MOnALF. 0 GNOMICA

Inclitore, deliI sia inai sempre (jiialcPrimavera novella il tuo bel core !

Ma il servo ilital re che ha tristoingegno,Il corpo sno, la vita sua non ama,

Non tesori,in sua doglia." Oh! che ve-

Ei disse e dimand", meravigliosa[desti.Cosa quaggi",di cui non puossimai

Cosa pi"eccelsa immaginarper gradi?Bnznrc'mihr cosi disse al re sovrano:

Ilcicl che muove in alto," meravigliaIn tutte partisue. Tale vedrai

Che liasovrano poter,di cui rasenta

Le nubi fosche la corona. F^ppureLa man sinistradalla destra mano

Disceniere ei non sa, u" riconosce

Umil gradodall'altoin quellasorteChe il cieldestina.Altri favellaintanto

Del volgeredel cielsublime ed alto,

Parla degliastrie del come e del quantoCon dotta lingua.Eppur,lostesso cielo

Alla sventura lo sospinge,e parteChe gliassegna la sorte, " turbamento," tumulto di cor. " Quale sai cosa,

Il re glidisse,pi"d'ogn'altragrave?E queirispose:Il peso del peccato.Per l'opresue pi"triste,ilre l'inchiese.

Per le paroleed ilcostume reo,

Chi va carco di biasmo e di vergogna.

Si che ciascun nemico suo l'appella?Il prence avaro, ei rispondea,che liti

E crucci reca agl'innocenti.Ancora

Quei si ch'" ricco e ne' suoipastimostrasi

Angustoe gretto,e di sua spesa duolsi

In vesti e cibi.Anch'" la donna rea

Che non ha verecondia e in dir paroleVoce dolce non ha. Vergogna" pureDi quellis" che pronivanno all'ira

Ognimeschino soverchiando. Ancora

E la menzogna cosa vile e trista,Senza virt",nell'uom regnante e in ipielloChe tapinosi vive e senza frutto.

Qual " mai cosa in terra,qui,dicca.

Ottima,ascosa o manifesta? d'essa

L'uom sapientesi fa usbergoe intanto

Rende l'anima sua pi"l)ellae vaga.

E queglirispondea:L'uom che si cura

Di sua religion,non trova in teiTa

Fuor che laude di s". Tale " colui

Che grato" inverso a Dio,saggio,e di Dio

Conoscitor sincero. "E Kisra disse:

Qual cosa " mai in re sovrano e in prenceBuona da far,ipialda non farsi? e qualeE migliorcosa dell'aver comando

E aver dominio,e quandomai si dee

Sprezzarealtrui? Qual cosa " ancor, da cui

Meglio" per noi ritrar la mano, e qualeCosa " migliorea prenderper indugio?

Disse in risposta:E governar losdegno.Quando ben sai che altriper te pur anco

Suoi occhi chiude. VigileterraiL'anima sempre, industria non porraiAd opre triste fin che avrai potere.Abbandonando la vendetta,assunta

Buona speranza, come sol per essa

L'anima tua risplender".Se ancora

Per opra mala coglieredovessiFrutto giocondo,gittavia quelfrutto,E lungiti ritraicoll'opramala !

Grazia " questadi Dio,signordel sole

E della luna, ch'io mi sciolsialUne

Da Bnznrc'mihr e dal suo re sovrano I ^

3. Uhm d'avvertimenti di re Choarue

al fialiosuo.

Di prence Nushirv"n ^ tu leggiintanto

Ilvolume, e con anima vi guardaPura e serena. " " C"si disse ilprence:

Questo libro cli'"dolce ad uman coi-e,

Di sapienzaricco e di dottrina

E di consiglie di pensieri,viene

Dal nobile signor,seme di sole.

Grandissimo,al cui cenno inclina ilcielo,.

Prence del mondo con giustiziaed opi'e

Egregiee bielle,accrescitorpossente,Senza biasmo d'altrui,del suo tesoro

Accrescitor,del trono e de la gloriaDi re Qob"d ^,sostenitordi questoSerto regalee della sua giustizia,Cdie ha regiamaest", grandezzae gloria

(1) Veggasi,per questa cliiusa,ilparagrafo :M del capitolo.

(^) Il re Gliosroe. Vedi il passo antecedente e i paragrafi31-34 del capitolo.

(3) Padre di Chosroe.

Page 353: Storia della Poesia Persiana

APPENDICK ALLA POESIA MORALE 0 GiNOMICA 3i5

K sapieiiT;;!,che ()p;nidolce hniinn

Tiu'CJipelserto della sua i^raiidczza;

Ei viene a prence llorm"/.d,nobile e in-

[i;enuo

F"L;ii(tdi noi,che tulliaccoi;liei nostri

(lonsii;liin cor. Lieto e vincente ei sia

Della Ibituna per favor di Dio,

Sempre signordi questaterra,adorno

Di l'erraiseoi-io e di corona! Intanto,

In un mese felice,al di beato

Di Khord"d,col favor degliastri in cielo.

Con lietoaugurioche d" luce al mondo,

L'aurea corona sul tuo capo, o figlio,Ecco! gi"pongo, come un giornoanch'io

L'ebbi dal padre.Anche ripetoe dico

Benedizioni che su questoserto

Qob"d illustrepronunci".Tu intanto

Vigilesii,governatordel mondo,

Saggioe gagliardoe senza offesaaltrui,

Accrescitor di sapienza, in Dio

Fidato sempre, ch'Egliall'alma tua(iuida " costante. Ad uom, che dir sapea

Parole egregie,che deglianni antico

Era ed antico in sapienza,in Dio

Si dimandai,qualedi noi vicino

A Dio pi"fosse,e chi s'avesse a Dio

Pi" espeditoilsentier. Cosi rispose:" Sapienzatiscegli,ove tu brami

Che altrifacciadi te benedizione,

Che ilsapientenon ha pi"d'assai

D'ognialtroin terra, ma tu fa graditaPei'sapienza l'anima tua bella

Ad altriancor ". Per sapienzasola

Degno" ilmonarca del suo trono, e tu

Esser possa vincente in (juellatua

Sorte propiziae saggioti dimostra.Deh ! mai non sia che traditordi pattiDetto tu sia,che jxiila terra avvolge,Qual benda funeral,de' sacri pattiIl traditor.Ma gl'innocentimai

Non volgertia punir,gliorecchi intenti

Non porgere a colui che mal deglialtriTi va dicendo,e sol dietro a giustizia

Operae fa nelle tue imprese.AlloraVeramente sar" l'anima tua

Lieta e beata per giustizia.A triste

Menzogneattorno non voltar la linguaIn alcun tempo, se pur vuoi che luce

Seggioregaleabbia da te. Se alcuno

De' servi tuoi tesoro sipossiede,Lascialo in pace e senza cura e stento

Pel suo ricco tesor. Le cose altrui.Se tu le togli,fannosi nemiche

Al tuo tesoro,e per tesocd altrui

Sii tu contento, se travaglioe cura

Anche n'avessi. Tutti in bellapaceSotto al tuo schermo posar d"nno,schiaviSian ellio prenci.E se qualcunleggiailraOpra ti fa,quell'opratu compensa,E se male eglifa,muovi pur anco

L'armi in battaglia.Che se in terra mai

Pregiot'ac(|uisti,pensa allefatiche,Alle cure, a' perigli.E breve assai

Terrena vita per chiunquesia,Ne licito" per noi con sicurezza

Abbandonarci. Ognipi" elettopregioTu va cercando e siedico' pi"dotti.Se per tua sorte, un di, benedizione

Brami ottener. Con sapienzaancoraAmbe le mani a le contese avvinci

Se pur vuoi che dal mal nulla ti tocchi

Offesa grave. Caro t'abbie sempre

Quei che dinanzi a te la vita sua

Pose qualscudo contro al tuo nemico.

Anche di tua citt" mercanti e prenciParte aver d"nno in tua giustizia;e allora

Che ilserto imperiaitiponiin fronte.Vedi qualsia,per la grandezzatua,Sentier de' tristi.Un sapienteognoraAbbiti innanzi,e come l'alma tua,

Come iltuo corpo, caro il serba. Mai

Non far ricordo per nessuna via

Di talche non ha pregioo nascimento

Inclitoe grande.A talche non ha pregio,Armi di guerra non l"dar,che quandoRitoglierlevorrai,non torneranno

Quell'armiin tuo poter.Chi t'"pi"amico.Al tuo nemico le dar" ; due cose

Gravi e incresciosea te verranno incontro ;

E queisi porter"quell'armitueNella battaglia,adoprer"stipendiPer fartimale. A chi dolente vive,

Ti mostra liberal,da ogniopra trista

Lungi ti arresta e da perigliotemi.

Sempreilsecreto del cor tuo ricerca,

E non mostrar soltantone l'aspettoGiustiziae dignit".Dentro misura

Compil'opereegregiee le parole '

Page 354: Storia della Poesia Persiana

346 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

Ascolta sempre di colui ch'" sperto,

Volgi'1corcairuom pio,volgilo sguardoA nostra fede,che sovente nascono

Contese e invidieper la f". Tu spendiEntro misura de' tesori tuoi,

Non accotrlierein sen rancura grave

Per aumentar queltuo tesoro,e intanto

Volgila mente all'opereleggiadreDei re dei re, che sol de' giustivuoisi

Che tu siidel drappel.Tocca re ingiustoMaledizione,e tu giustiziaapprova.

Biasmo non ti cercar. Dove son mai

De' re dei re le fronti incoronate

E ildiadema e dove son que'prenciE i saggi,espertidelle cose? Resta

(E basta ci") di luttilor soltanto

In ricordanza una parola; incolume

Non resta per alcun la vitabreve.

Or tu,per lievecosa, oh ! non vorrai

Che sangue versi alcun,che allabattagliaEsercito si avventi. Ecco! tu guardaA questolibromio d'ammonimenti.

Non avvincendo a (juestavitabreve

Ilfragiletuo cor. Per questo libro

A te cercai stato felicee il core

Si ti volliadornar di sapienza;Ond'" che per consigliodi Colui,Sire del sole e de la bianca luna,

Lungitienida te poterdi Devi.

Nella notte e nel di questo mio libro

Abbiti innanzi e giudicea te stesso

Abbiti ilsenno in cor. Che se tu lasci

Di te ricordo su la terra,mai

Non mancher" d(d nome tuo grandezza.Difesa tua deh! sia dell'universo

IlmaggiorSire e questaterra amica

Ti sia col fato! Questocielrotante,Alto e sublime,volgasiconformeAl tuo desio,ne alcun per l'ampiaterraVadasi per te mai cruccioso e mesto !

(iom'egliscrisse,l'inclitovolumePose nel suo tesor,poivisse ancora

Tremando assai per questavita breve.

II.Ibn Sina o Avicenna.

Il Libro della vittoria.

Gloria e lode a Dio la cui possanza "

grande,(|ualecre" e f"'manifesti la terra

e ilcieloe dona ai viventi il pane quoti-diano; benedizione ai profetie aglieletti

e in ispecialmodo all'Elettodi Dio i; lo

benedica Iddio e facciaglisaluto! " Al

tempo di An"sb"rv"n- il giusto,nessuna

cosa era pi"stimata dellasapienzae isavi

di queltempo erano tuttipiie timorati.Un

giorno,An"sb"rv"n fece ricerca di Ah"-

zurc'n"hr^ g olisse:Voglioche tu raccolgaalcune sentenze utili,brevi nella espres-sione,

ma di significatogrande,talichesiano profittevoliallavita presentee alla

futura. " Ab"zurc'mihr domand" lospaziod'un anno e raccolsequestesentenze e alla

raccoltapose nome di Libro della vittoria

e la rec" presso di Au"shirv"n. Al qualeessa piacque,ond'egliaggiunseuna citt"

ai feudi del saggioe comand" che (piellesentenze fosseroscrittein colord'oro,per-ch"

eglipoisempre le tenne con s" e il

pi"del tempo persever"nella lettura di

quellibro.Ab"zurc'mihr adunquesciolselalingua

e disse : Io era solitogiovarmidel maestro

mio, ed eglimi rispondeva,perch'iodi-ceva

: " 0 maestro,qualcosa mai chieder"

a Dio possentee grandecon la qualeioavr" chiestoognibene? " " " Tre cose,

diceva,e sono sanit" di corpo, sicurezza

d'animo,ricchezza ". " Io domandava:

" Le faccende mie a chi affider"? "i. "

" A tale,diceva,che per s" stesso ne sia

degno". " Io domandava : " Di chi inai

mi terr" sicuro? " " " D'un amico,di-ceva,

che non sia invidioso". " Io do-mandava

: " Qual cosa " che sia un vero

paradiso?" " " Impararsajuenza. di-

(1)Maometto profeta.(2)Il re Cliosroe della casa dei Sassanidi.

(3)B"zurc'mihr il savio. Si badi che Ab"zurc'mihr " forma alquanto arabizzata

del nome persiano B"zurc'mihr.

Page 355: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 347

ceva, e in giovent"uccuparsidelle cose

di Dio ". "lo domandava: " Quale "

difettoche mostrasi assai i^rave presso la

gente?". " " Ildire,eglidiceva,i pro-priipregi". "

Io domandava: " Quando

sipresentialcun amico non degno,in qnalmaniera bisognadisfarsidi Ini? ". "

" Per tre cose, diceva,cio" col recarsi

raramente a visitarlo,col non domandarglimai come eglistia,col non chiederglialcun

favore ". " Io domandava : a Le faccende

nostre son governatedalle opere nostre o

dal destino? ". " " Le opere, diceva,son

qnelleche mnovono ildestino ". " Io do-mandava

: c( Nei giovaniqual'"cosa mi-gliore,

e nei vecchiqnal'"cosa pi"bella? ".

" (,(Nei giovani,diceva,il pudoree la

grandezzadell'animo,nei vecchi ilsapere

e la moderazione ". " Io domandava:

" Da chibisogner"che io mi guardiperch"

possa esser salvo? ". " Diceva: " Dagliuomini adulatori e ignobiliche sono di-ventati

ricchi". " Io dimandava : " Il ge-neroso

chi " ? ".

" Diceva : a Quel taleche

mostrandosi generoso ne godedi cuore ".

" Io dimandava : " Qualisono quellecoseche lagentecerca e nessuno perfettamenteritrova? "

.

" Diceva : " Tre cose : la sa-lute,

il piacere,l'amico sincero ". " Io

domandava : " " meglio star lontano dal

far bene o dal far male? ". Diceva

" Star lontano dal far male " la somma

d'ognibene ". "Io domandava: " C'"

alcun pregioche sia difetto?". " Diceva:

" Quellagenerositc"che vuol gratitudine".

" Io domandava : n Quale " quellacosache accresce ilsapere?". "

Diceva: " Il

dire la verit" ". " Io domandava: " Qual

cosa " che " segno digrandezzad'animo ? ".

" Diceva : " Quando alcuno " potentee

perdona". " lo dimandava : " Chi " colui

che mai non muore? ". " Diceva: " Dio

gloriosoe altissimo ". " Io domandava :

" Chi " coluinel qualenon son difetti?".

" Diceva: " Iddio potentee glorioso"." Io domandava : " Di quellecose che si

fanno con senno, quale" la migliore?"." Diceva : " Quellaper cui s'impedisceun malvagio dal far male ". " Io diman-

dava: (.(Dei biasimi che altriinfliggead

altri,qual" ilpi"dannoso? ". " Diceva:

a Quel biasimo che non si vuol tener na-scosto

alla gente ". " Io domamlava :

" Nella vita,qualeora " che siala pi"inu-tile?

". " Diceva: " Quell'orain cui alcuno

pu" far del bene secondo giustiziae non

lo fa ". " Io domandava : " Fra iprecetti,qualprecettonon si vuol tenere a vile? ".

" Diceva: " Tre precetti:ilprimo" il

precettodi Dio possentee glorioso,il se-condo

" ilprecettodei saggi,il terzo " il

precettodel padree della madre ". "Io

domandava : " Qual " lavitamigliore?"." Diceva : " L'esser scioltoda ognicurae la sicurezza dell'animo ". " Io doman-dava:

" Qual " la morte peggiore?". "

" In povert"". " Io domandava : " Qual

" la migliore?". " Diceva: "."Nel com-piacimento

di Dio grandee potente". "

Io domandava : " Qual cosa " quellache

distruggel'amore? ". " Diceva: " Quattro

cose: l'avarizianei grandi,ilfarsi mera-viglia

di alcun che nei saggi,la svergo-

scnatezzanelle donne, il dir bugia negliuomini ". " Io domandava: a Qual cosa

" che manda a male le faccende degliuo-mini?

". " Diceva: " Il lodare i soper-

chiatori". " Io domandava: " 11 mondo

in qualmaniera si pu"conquistare?"". "

Diceva : " Con la scienza della gratitu-dine

". " Io domandava: " Che far" io

perch"non vi siabisognodel medico? ".

" Diceva : " Mangiar poco ,dormir

poco, parlarpoco ". " Io domandava:

(,(Degliuomini qual" ilpi"savio? ". "

Diceva : " Quelloche parlapoco, ascolt"

assai e sa molto ". " Io domandava:

" Donde viene l'abbiettezza?". " Diceva :

" Dalla balordagginee dalla corruzion

dell'animo ". " Io domandava : " Donde

viene ildolore? ". " Diceva ; " Dalla so-litudine

". " Io domandava : " Qual cosa

" che portala dieta dei medici? ". " Di-ceva

: ((L'ingordigia". " Io domandava :

c( Nel mondo, qnal" la cosa migliore?"." Diceva : c" L'umilt" disinteressata,ilbe-neficio

fatto non per averne ricompensa".

" lo domandava: h Nel mondo, qual ""

Page 356: Storia della Poesia Persiana

;ii8 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 (INOMICA

cosa peggiore Diceva : " Due

cnsc: l'irada pariedei re e l'avariziada

parte dei ricchi ". " lo domandava:

" Oliai " il principiodell'iiinilt"?". "

Diceva: " L'aver volto sorridente e alla

fine esser pago di s" stesso ". " Io do-mandava

: " A chi chieder" consiglio?".

" Diceva: " A colni nel qnaleson tre

qualit": icligionevera ,amore verso i

buoni, scienza perfetta". " Io doman-dava

: " Il heneli/.ioper quantecose si

fa perfetto?". " Diceva: " Per l'u-milt"

senza pretensione,per la generosit"senza obbligodi gratitudine,per ilservizio

senza domanda di ricompensa". " Io

domandava : (( Oual cosa " per la qualealtrinon " mai contento? ". "

Diceva:

" Ci" avviene per tre cose: quando un

noni di buon senso si consulta coi dotti;

un uom di guerra, sebben gagliardo,non

s'appagamai di stratagemmie d'inganni,

e ilcontemplante,sebbene devoto,non si

appaga mai della sua devozione " '. "Io

domandava: ",(Qual cosa " per cui altri

tiene amico un altro? ". " Diceva : " Son

tre cose : nellefaccende non usar violenza,

non dir bugia,non oflendere alcuno con

la lingua". "Io domandava : " Se io im-paro

la scienza,che mai guadagnoio? ".

" Diceva: " Se sei piccolo,diverrai

grandee illustre;se povero, diverrai

ricco;se conosciuto,diverrai pi" cono-sciuto

". "lo domandava: " A che serve

la ricidiezza?". " Diceva: " A rendere

giustiziaagliuomini con le opere tue,a

mettere insieme un tesoro per il padree

per la madn^ a fartiuna provvigioneperla vita futiua,a renderli amico il tuo ne-mico,

a far pace tra amici e nemici i". "

Io domandava : " Non v'" forse qualchecosa che non si mangia,eppur fa bene al

corpo?". " Diceva : a. La compagniadei

buoni,la vista dfdl'ainico,una veste sof-fice,

un bagnotiepido,un odor soave " 2.

IIL Sileni'.

Dal poemetto " il (Conforto

degli uomini ".

I. In lroduzione.

(Iraziae riconoscenza reiulansial ('rea-

tore dell'uno e dell'altroinondo-^ in mi-sura

doppiadell'arenadel deserto e delle

stilledellapioggiae nel novero di quante

son fogliesuglialberi,e sia un saluto al-l'Apostolo

suo*, suggellodei profeti(suIni sia la pace!)." Si compone questo

libro per graziadel Re del mondo secondo

l'altosaper degliuomini, secondo la pa-rola

dei saggi,libro di grandi,ammoni-mento

di sapienti,consigliodi savi,espe-rienza

di principi,e le sentenze sue son

brevi,ma il significato" grande,e son

tuttiavvertimenti e paroledi quelre giustoNiish"nrev"n 5 jn pr"'dei principie dei

grandi(guardiliIddio dalle vicende di

quaggi"e li alimenti con la generosit"de' suoi benefici).

Sher"f,poetagiovane,ha udito questiavvertimenti del giustore An"shirv"n fi-glio

di Qob"d (alleviiloroIddio iltormento

dell'infernoe ilrigorsuo)', ha conosciuto

(piestesentenze meravigliosee questepa-role

rare e peregrine,e si le"lecitodi ri-durle

in verso perch"la natura nostra

assai inclina alla parolarimata. Come

aduiii(ueebbe compiutoquesto libro,?,ii

(1) Non son certo di avere inteso bene questo punto.

(2) Finisce cosi in tronco. Seguono le sentenze di Loqm"n, per le (jualivedi ilcapi-tolo

al paragrafo 37.

(3) Il mondo materiale e lo spirituale.

(4) Maometto profeta.(5) Chosroe An"sliirvan.

(())Parole in arabo, come al solito.

(7) Solile formole in arabo. Re Chosroe col padre dev'essere all'inferno,secondo

il buon Sher"f, perch" non erano mussulmani.

Page 357: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MOItALK 0 CNOMICA 34'."

pose nome ilConforto (lei!;liuomini,per-cli("'ognuno che loleggei"e ne apprender"ilsignificato,sempre n'abbia poiconfortoal corpo e benessere allosjiiritoe giungaal line d'ognidesiderio e vada sicuro da

ognisvenlui'a e ilcostume suo sia lodato

e gradital'indole e di lui ogni altro si

compiacciae Iddio gloriosoe possentesia

contento e soddisfallodi Ini.

2. Pr"i"i'"p"odel libro.

Ilborgomastro1 di gran cose espertoGi" f"'ricordo che in un fausto giorno,Come cinta s'avea l'imperialeBenda re Kisra ^, una gran festa indisse,Reso libero in priada ogninemicoIl mondo intero.Per la sua giustiziaE per la graziasua per tutto ilnmndo

Era illustre,eglisi,che cancellati

Tutti dell'ingiustiziai segniavea.Ivan gliastri del cielconforme a brama

Del suo core e lodavanlo plaudendoVecchi e garzoni.Iddio,siredel mondo,Dato gliavea d'ognisuo bel desio

Ilcompimento,generoso core

Avea gliaggiuntoe forza del destino

I colpia tollerar.Grazie all'Eterno

Eglirendea devoto e superava

Ognisaggioin virt" veracemente,Che di tal uomo a cui l'Eterno " guida,Non " mutevoi la fortuna. E allora

Che in suo regiopoterstette alcun tempo.Posta sul seggioimperiaivirtudeAlta a seder,precettoei f"'che un serto

Gli si facessesjdendidodi gemme,Perle e rubini postividattornoIn opra acconcia,serto che splendeaPi" che l'astrodi Giove,e di talforma

Che ognun col prezzo di sua vita istessa

Acquistatol'avria,pariad un sole

In altociel splendente,e prezioso

Per l'eccellenzae per quelloche avea

Significatoarcano. Erano venti

E tre puntesul serto,adorne insieme

Con artificiovago; ed ogninodo.

Ognipunta(?)era un detto o una sentenza,

Su cui lungopensieroilnobii sire

Pensato avea. Per" sul diadema

Scritto in oro s'avea quelgiustoprenceD'ammonimenti un libro.Ogni sentenza

Di mille vileprezzo avea, se alcuiu)

Tal sentenza cercasse. Ecco, sospesaPer comando di luialtasull'aula

Era quellacorona, e come ilsole

Di s" dava l'annunzio in Oriente

E della notte si l'uggiadinanzi

Al bianco falco ilnero coi'vo, allora

Che ilcielvestia della sua luce ilsole

Qual d'una vesta splendidadi seta

Di color fulvo,su l'eburneo trono

Imjieri'alee sotto alla coi'ona

Kisra sedea branmso di sua gloi'ia.

Degliavi suoi qualera pur costume.

Dava accesso a le genti,e al lor signoreVen"an devote tutte genti.Allora,Da quelserto da' nobiliconsigliSapienzaapprendeanpicciolie grandi,E del mondo ilSignordel re del mondo

Amico era-^,e ilvessilloergea costui*

E la corona sua splendea(jualluna.Davver! sopra quelserto egliavea scritto:

(^ 0 sapiente,a te stesso riguarda!*".

Falt' doni allepersone elle ne son degne.

Chi dona alcuna cosa a chi n'" degno,Pi" che in misura d" per l'utilsuo^;

S'anche per esso dai la vita,bella

Cosa " celesta,e sono al detto mio

Le gentitutte in testimonio. Scritto

Di Sindib"d " nel volume, e ildello

Un ricordava de' regnantiprischi:" Tolsi allagente lor tesori e tutti

Per l'alma mia donaili a chi era degno ".

(1) Come nel Libro dei Re, si cita qui l'autorit" dei borgomastri persiani,racco-glitori

di antiche tradizioni. Vedi il capitolodella poesia epica.(2) Forma arabica del nome persiano Khusrev, cio" Chosroe An"sh"rv"n.

(3) Iddio era amico di Chosroe.

(4) Oppure: Era d'inclita fortuna.

(5) Se pur cos" va tradotto.

Page 358: Storia della Poesia Persiana

350 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

Non andate incontro alle disgrazie.

Chi d'alcun senno " pure intinto,fuggeDal lacciodi sventura. Ecco! se scorgiDi sventura alcun caso, e tu lontano

Vanne e da stoltonon lasciarte stesso

Alla sventura in preda.Amico ai Devi

" chi cerca ilsuo mal, n" splendein lui

Del Re del mondo alcuna luce. Un prence

'Novellogi"dicea questasentenza :

"Incontro alla sventura, oh! non an-

[dare!".

Accettate i consiglidei saggi.

Vuoisiaccettar consigliodi chi " saggio,Che pi"che argentoed or valgonde'saggiGli ammonimenti. Assai huon fruttoal tuo

Corpodiscende da' consiglionesti,E vuoisi udir chi a te glidice. TaleChe non accogliealtruiconsiglio,in ceppiE in vii stato si trova. Or, cosi disse

Un sapienteaccorto : " Alta la terra

S'accumula su tal che estintogiace" i.

Non dite ci" che non " da dire.

Chi tace cose che non son da dirsi,

Tranquilloha ilcor per ci"che ascoltapoi.Da paiiarstoltonulla fuor che cruccio

Precede mai, n" v'ha tesoro al mondo

Pari al silenzio.Oh ! quantifuro in terra

Che per stoltoparlarperdeanla vita,Si che giustodicea quelsapienteDelle trascorse et",che inntilcosa

Veramente " ilparlarsenza ragione!

Non cercate ci" che non " da cercare.

Per cosa tal che non si dee cercare,

Reputazionsi scema. Essa ti dice:

" Non cercherai ci" che cercar non d"i ".

E queiche a questecose pone ilcore.

Strappauna bella rosa e ilvago fiore

Citta nel fango.Adunque,per cotesto

In cui cercar non trovi fi'ultoalcuno.Come per fianuna donde a te niill'altro

Che fumo tocca,assai giustodicea

Quei, d'avvenente aspetto,inclitosire:

" Cosa non cercherai cui non arrivi ".

Non v'affrettatenelle faccendevostre.

Mai non s'affrettal'uom ch'" saggioe

[accorto,E suol l'alma dell'uom recar la fretta

In grave angustia.Onesto nome in terra

Tale non ha che in l'opresue precipitaE nel mondo quaggi"non tocca fine

Alle sue brame. Chi s'aflanna ed urgeIn ci" ch'eifa,pentesitosto e gravePortane poila pena. Or, se qualcunoS'affrettaper la via,da un alto loco

Avvien che nella fossaegliprecipiti.

Non siate pigrinelle faccendevostre.

Se far dovrai non evitabilcosa.

Falla in talguisache poidilettosa

Al cor ti sembri. E guardaneilprincipioE guardanela fine e acconciamente

E dal capo e dal pietoglimisura.Come tempo verr",tu ponvimanoE non farche soverchioopra che imprendi,Per te s'allunghi.A queiche lentoadopra,Fiacca ed inerte cade in gi"la sorte.

Non importunatei letterati.

Non rendertiimportunoai letterati,Non ti rissarcon essi,e meno ancora

Quand'eisian taliche scrittura sanno

Artificiosa2. Letterati,a cui

" nota l'artedella penna, assai

Cose san far picciolee grandi; e ancora

Che non abbia la penna alcuna puntaCome la spada,dalla punta fuggeDella penna la spada.Anche la chiave

Trov" la penna a' niisteiidel mondo,

E molli sono in lei virludi e jiregi.

Guardatevi dalla lingaadei poeti.

Se ouest'uomo sei tu, leniii poetiE reputalor linguauna taglienteE acuta spada.Niun con lor si rissa,

Fugge ciascun loi'iiidideperversa.

(1)Che vuol dire? se pure cosi va tradotto. Forse: Come molla terra s'accumula

sui morii, cos" chi " morto alla ragionegiace in misero stalo.

(2)Se pure questo passo va cosi Iradotlo.

Page 360: Storia della Poesia Persiana

352 APPENDICE ALLA l'OESfA MORALE 0 (INOMICA

intimila e ravvicinarsi,perchrsi sapj"ia

se, f|i)aii(l()laiiuiotifilaloro razza mostra

verso (linoi qualcheinclinazione,sidebba

porviattenzione e accoglierlaneiranimo

nostro, 0 non si debba.

Disse ilbrahmino : (Chiunque" soste-nuto

dalla forzadel santo spiritoed " gio-vatodal soccorso del senso comune, in

tutte le opei'e stima esser necessai'iala

circospezionepi"perfettae conosce bene

in cotesto dove si stanno ilbene e ilmale,

l'utilee il danno, n" sfuggeall'acutezza

della mente sua che ilguardarsida un ne-mico

caduto in difettoe da un compagno

ingiuriato" j)iiilodato consiglio,e che "

migliorpartitol'evitarle insidie de' suoi

ingannie de' suoi tradimenti,principal-mentenel caso che eglicon l'occhiodella

l'agionevegga alcun nmtamento nell'animo

di quelloo alcun cambiamento nella sua

affezione,

e con hi sguardoperspicaces'avveggad'alcuna leiita nel cuor di Ini

0 di qualcheoffesanell'animo,e ne lico-

nosca la cagionein qualchenegligcirzainavvertitao in qualcheingiuriaapertada

partesua. Perch", se eglirest;i ingannatoalla prontafavelladi lui e ai segnisuoi

d'amici/Ja e non si cura di guardarsie di

tenersidesto,di s" stesso egliavi'" fatto

meta ad ognisorta di colpidelladisgraziae avr" volto contro di s", con la calamita

dell'ignoranzasua, laspadadellasveutura.

( "^crs" ili (irabo).

i\on t'allidarche gente che offendesti

E ad ingiuriee ad insulti contro a lei

l'lincipiotesti,

D'acquealla palmaaltrui ikmi dia fre-

Cresce e pi'endevigorparolatale |scura.

Che altri non cura i.

Ola, fra le altrefavoledi simil genere,

vi " anche quelladell'augello." Disse il

re: Come " celesta f;vola?

(Favola).

Disse : Raccontano che vi era un re

qualesi chiamava Bernied"n,e aveva un

augellodi nome Fiiiza,dotato di ragione

perfettae di favella gradevole..Aveva

eglidepostoun uovo in un chiosco del re

e ne aveva avuto un piccino.Comand" il

re che qu(dpiccinofosse trasportatoin un

luogoparticolaree fossepostonel cospettodei erandi,anzicomand" che altrimostrar

dovesse ognisollecitudinenell'avernecura

e nell'allevarlo.Ora, a quelre nacque un

figlio,sullacui fronte risplendevala luce

della rettitudine e dell'animo geneioso,

dalle paginedella sorte del qualeriluceva10 splendordella fortuna e della felicit".

(Vi'rsiin arabo).

Di sua sorte felice in ogniintento,

Sendo in cuna, ei favellae ilchiaro segno

Di nobilt" l'" validoargonunito

Ch'egli" la nuova luna or che vedesti

11 crescer suo, che ravvisastiin lui

La luna pienaaglisplendorisui.

Insonuna,ilfigliodel re prese coltiglio

dell'augellouna dimestichezza perfetta.

Sempreeglisi trastullavacon lui,e ogni

giornoPinza andava allamontagna e dei

fruttidella montagna che fra lagente non

possono nemmeno trovar nome-, recava con

s" due quantit"; (lavane una al figliodel

l'e e l'altraal figliosuo, e ipicciniintanto,

per il dolce cibo,mostravansi ghiottidi

quelpiaceree con godimentoe con gioiamangiavano,onde anche pi"rapidamenlefacevansi manifesti i segnidel giovamentoche (|U(dcibo recava nella forza (IcH'csser

loro e nella perfettaconformazione del

corpo, sicclu''in breve tempo essi ci"ebbero

e ognuno poi*''vedere tanto pi"chiara-mente

visibilii segnidi quanto tale alle-vamento

giovasseloro ^,

onde, per tal

(1) L'autore vuol dire: Guardali che gli offesi da te, se anche non li fanno del

male, non aiutino i tuoi nemici (non innaft"no ilpalmizioaltrui)e non dian loro forza

(De Sacy).

(2) Cio" sono mollo rari.

(3) Periodo intricato con troppe ripetizioni.

Page 361: Storia della Poesia Persiana

Al'PENDlCl" ALLA POESL\ MORALE 0 C.NOMICA ;jr)3

serviziol'amiciziadi Fiiizacol re pi"e

pi"si raflerm" e ognigiornos'accrebbela sua dimestichezza e si elev" il suo gi"altog'iado.C-osipass"qualchetempo. Un

giorno,Finza era assente. Il suo piccinosalt"in gremboalfigliodelre e glif"'male,onde ben tosto ilfuoco dell'iratrasse ilfi-glio

del re nel vorticedel corruccioperch"egligitt"laj"olverenegliocchi dellauma-nit"

e dellagenerosit"'e l'anticocom[iagnodimentic" l'amiciziasua. L'afferr"per un

piede,lo rovesci" del capo e lo sbatt"

contro terra,tanto che l'infelice,in quelfuiTjre,mori.

Finza ritorn"e vide ucciso il suo pic-cino.

Egline fu cruccioso e pienodi do-lore,

sidisper"e pianse,e mand" un gridoe un gemitoal cieloe disse: Infelicecolui

che ha la sventura di venir nelladimesti-chezza

(leipotenti,dell'amiciziadei qualitosto ilnodo si rallenta,e della fede dei

qualisempre lagota" laceratadalleunghie(Itdiafellonia! Non lasincerit",non la con-

l"denzascambievole ha fermezza presso di

loro;non la sollecitudinedei servigi,non

i doveri dell'amiciziahanno alcun peso sul

loro cuore ; l'amiciziae l'inimicizialoro

stanno circoscritteal sopravvenird'un bi-sogno

e al cessare dell'utile.Essi,perviadellavendetta,rendono impossibileilloro

perdono,e per la leggedella superbiaedellasopcrchieriapensano che sia lecito

il non curare i dirittialtrui,e ilfruttodei

servigidi chi " loro fedele,poco hanno in

mente; all'opposto,lungamentesidimen-ticano

che hanno da punirle colpedei

malvagi,e le prevaricazionigrandifatte

per loro conto slimano leggieree da poco,

ma i mali leggierifattiin pr"'d'altrui,

pensano esser gravie considerevoli.Ma

io,almeno una volta,l'occasionepropizianon vogliolasciarsfuggire,e per"piglier"vendetta del tigliomio da questospietatotraditoreche ha uccisoilsuo compagno di

nascimento e di abitazione e ha tratto a

morte ilsuo soziodi casa e di tetto.

Si balz" alloraal viso del figliodel re

e glicav" iveggentiocchisuoi,indispicc"un volo e si pos" sopra un luogoallo e

forte.In quelmomento, ginnseal re no-tizia

di tutto cotesto,e ilre per gliocchidel figliosuo f"'gran piantoe cerc" d'aver

per astuziain potersuo l'augelloe di co-gliere

esso Finza nella gabbiadella di-sgrazia

e della sventura, col laccio della

frode e dell'inganno,per farglipoici"che

potesseessere degnodi luicosi tristoalla

fine,e dargliquellapena che convenisse

a tanta sua oltracotanza.Per" mont" in

groppa(Versi).

A un destrierche correa come fa ilsole,Dalla cui frontelevasila stella

Della vittoria.Oh ! fortunatomonte "%

Che cammina ed ha pie,capo e cervice!

Oh ! fortunato! egliha nel pie,nel capo.Col Sim"rgh* somiglianza,e se la staffa

Ne asceikiitu, tiportale novelle

Pi" ratto che non fa l'ecodal monte;

Se ne scuotile briglie,il suo messaggioPria che ilvento tiportain suo viaggio,

{Versiin arabo).

Come se l'albaa mezzo dellafronte

Colpitol'abbiad'alcun segno, ed ei.Per compirsua vendetta.Nelle viscerea lei

i\bhiacacciatole sue gambepronte"'',

e recatosi dinanzi a quelluogoelevato,mand" questavoce a Finza : Viem' gi",non

(1)Vuol dire clie dimentic" ogni senso di generosit"e di umanit".

(2)Il cavallo aveva una candida maccliia in fronte,in forma di stella.

(3)Il cavallo,per la sua grandezza,assomigliatoa un monte.

(4)Uccello favoloso,gi" noto per altri passid'altri autori.

(5)Vuol dire che la candida macchia sulla fronte del cavallo gli" sfata impressacon un colpodi mano (allalett.schiaffo)dall'alba,onde il cavallo,per vendicarsi del

colpo,ha posto le gambe nelle viscere dell'alba,e queste pure, a quel contatto, son

diventate bianche. " Pi" che seicentismo,questo " delirio,almeno per noi.

23 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. TI.

Page 362: Storia della Poesia Persiana

354 APPENDICE ALLA POESLA MORALE 0 C.NOMICA

temere ! " Ma Pinza si ricus" e disse :

L'obbedireal comando del re " per me

una lecige,ma iltempo (?)eh' io mi star"

separatoda lui sar" senza dubbio e lungo

e senza line,percli",in tutta la vita mia,

la reggiasua " stata la Kaaba della mia

fortuna,ed io ho considerato qualsostegnoalla mia felicit"ilmantenermi nel suo fa-vore.

E per",quand'anchesapessiche io

dovrei perdervila vita cara, gridandoun

" Eccomi pronto!", mi rifugiereisempre

nel suo servigio.Perch" la speranza mia

era questa: che io sotto la sua protezioneavrei potutovivere in buono stato come le

colombe della Mecca e che con sicurezza

avreipotutovolare su per Safa e Merva^.

Ma, ora, " stato creduto lecitospargere il

sangue del figliomio per entro al recinto

dellasua l'ede"come ilsangue dellevittime

dei pellegrini;e potr"io ancora aver lecito

alcun altro desiderio? Fra le tradizioni^

v'" anche questa: c( Il credente non si

sfregadue volteallapietra" *; " e per"

il migliorconsiglioper la restante mia

vita si " quellodi non obbedire a (juestocomando del re. Di l" poidov'" lamiseri-cordia

sua, tengoioalcuna speranza ch'eglimi scuser" per questomio rifiuto.Anche

poi" certo intendimento di luiche ilcol-pevole

non debba viver sicuro,perch",anche se egliprocedelento nel pi'onloga-

sligo,la fataipena senza dubbio ne " pur

sempre attesa e presentita.Anzi,quanto

maggiortempo passa, tanto maggiorgra-vezza

prende;e se, per consentimento

della sorte e per alcuna felicit"di foi'tuna,

ilcolpevolene scampa, alla fine bisogna

pur gustare dell'amarezza della pena e

provar l'abbiezionedel gastigoe della di-sgrazia.

Ora ilfigliodel re ha pensato un

tradimento contro il figliomio, ond' io,

per ildolor della perditadella prole,gliho reso il cambio,si che oggi non m'"

pi"lecitopor fidanza in te, n" sta bene

che io cada nel precipizio,preso al laccio

de' tuoi inganni.

(l'ersi).

Uom come te bramoso di vendetta

Quest'occhimiei non videro pi"mai.

Disse ilre: Poich" dall'una e dall'altra

parteson compiutie la colpae la pena,

non " pi" possibilein noi il corruccio

contro di te,u" in te deve rimaner contro

a noi sentimento di offesa.Credi alla mia

parola,e senza ragionenon sceglierliun

allontanamento che strugge l'anima,e

sappiche iostimo procederdalla reit"deldestino deglinomini la vogliadel vendi-

carsi e del punire,e che non vedo mai

lecitoin cotesto lo zelo da partemia.

(Versi).

Ira non ebbe mai contro a' nemici,

Non vide l'occhiosuo serrar di ciglia^.

Pinza disse : Che io ritorni indietro,

non " punto possibile,perch"i saggihanno sempre vietato l'avvicinarsiagliamici crucciati,e per"sogliondire che

quantopi"un uomo olTesopensa di dover

moltiplicarmoine e carezze e fa gentilezzee cortesiepi" a modo, tanto pi" vuoisi

sospettardi lui e tenersilontano,e quanto

maggiore" lacircospezionee lacustodia,

tanto " meglio.Ora isaggistimano essere

ilpadree la madre nel gi'adodegliamici,e il fratelloal positidel sozio,e la moglie

pensano essere nel luogodel compagno, e

i parentiprossiminel gradodeicreditori,e reputano le figlieessere del valore dei

rivali,ma un figlio,invece,soglionodesi-dei'areperch"resti la memoria loro,e

(1) Due luoghi presso la Mecca frequentati,per alcune loro cerimonie, dai pel-legrini.

(2) Allusione al sacro recinto della Mecca.

(3) Delti di Maonielto tramandali per tradizione e riferiti sempre in arabo.

(4)La pietranera della Kaaba, oggetto di venerazione per i Mussulmani. Qui vuol

dire che non torner" a' servigi del re.

(5) Tale " la traduzione letterale. Aggrottar le ciglia" segno d'ira e di mal animo.

Page 363: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 355

stimano esser egliuna sola cosa con l'a-

niina loro e la loro sostanza,n" credono

che altra cosa per alcuna via possa egna-

gliarneilvalore,perch",qualunquevolta

una faccenda grave si presenti,riguardoal figlio,tuttivi pongono industriae cura,

mentre riguardoad altri,per nessuna ra-gione

si metterebbero in mezzo.

(Raccontoin versi).

Di Khig"v nel villaggio,una vecchietta

Avea dne vaccherelle e una figliuolaDi nome Mihistl.La donzelletta

Che qualgiovincipressoaltacrescea.D'occhio malignoper influsso,un giornoEgradivenne. Ilvolto suo che pienaLuna gi"parve, esilsi f"'d'un tratto

Come luna recente,e per"tetroE scuro ilmondo agliocchi si rendea

Della misera vecchia. Alto un affanno

Il cor si prese e ilpettoarse di dogliaA lei,che veramente altroconforto,Fuor di questasua figlia,a leinon era.

Per caso, un di,ficc"la vaccherella

Il muso in una pentolaper t"me

Della minestra,ma rest",nel fango^

Come avvien che talors'affondiilpiede,Restonne ilmuso, orribiivista,dentro

Alla pentolainfisso.Or, come Devo

Ch'esce d'inferno,fuor dellacucina

La vaccherella sigitt",venendo

Appo la vecchia in corsa. Ecco ! che quelloFosse Azrail2,pensavasicostei.Si che un gridocacci" contro la vacca

Scellerata,e dicea: No! non son io,

Angioldi morte, Mihist".Son io

Una misera vecchia ; e se tipreme

Mihistl,via laporta,ecco ! che tanto

Mi fa buon giuoco.Ella " ammalata,ed io

Tale non son. Non prendermiper lei.Ch'io son pur sana ! " In prospera fortuna

Cara si avea costei la figliasua.Ma poil'abbandon" come da presso

La sventura scopri.Lieta per lei

EH'era si nei giornibellie gai,Ma poilasciollacome d'alcun male

Timor le venne. Intendi tu che ninno

Appo te rimarr" dei tantiamici

Come vengano i di tristie infelici^.

Or io,quest'oggi,son stato separatoda

tutto ci" a cui mi sentivaavvinto,e son re-

slato divisoda tutte le altrecreature,anzi

dal servigiotuo talcopiadi dolore mi son

presa, che la cavalcatura mia n'" aggra-vata;

e propriamentequalessere mortale

avrebbe poteredi soffrircotesto?

(Versi in m-aho).

I figlinostriegualison per noi

Alle viscere nostre

Quali van per la terra.

Ecco ! Se spirasovra un d'essi il vento,

Per tema l'occhionnopi"non si serra.

Insomma, un'ala del mio fegato,ilfruttodel cuor mio, la luce degliocchimiei,ilconforto dell'anima mia,nellatua

compagniami son giocatoe ho sofferto

assai grave angoscia,tanto che

(Versi).

Riser di me i nemici,

Pianser per me gliamici,

Dell'anima,degliocchi,Del cor senza l'aita,Come pu" trar la vita?

E con tutto questoio non son sicuro

dellavit;imia. Ma illasciarmi ingannaredalle tue moine ripugnaallaragionee al

buon senso; e per" " migliorconsiglioromper l'amiciziae portarpazienza.

Disse ilre : Se ci" che " avvenuto per

te,fosse stato per via d'animo nemico, la

circospezionepotrebbeesser cosa buona ;

ma poich"ti sei mosso per la via d'una

vendetta e d'una punizione,l'ordinedella

giustiziarende possibiletutto cotesto*.

Ora, qualcosa mai impediscela nostra

(1)Alla lettera: arena.

(2)L'angelodella morte secondo i Mussulmani.

(3) I versi inettissimi fanno fede del poco valor poeticodi Nasr-ull"h.

(4) Cio", che noi due possiam tornare a vivere insieme.

Page 364: Storia della Poesia Persiana

356 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

scambievole fidiiei;!? e qnalcosa mai "

cagionedel separarci?Finza disse: Il luogodove sta il cor-ruccio

nelleanime diverse," come una

feritadolorosa,e ilpuntoove sta nei cuori

rancore, " piagache cresce. Che se s'ode

dir qualcosacontrariaa tutto ci",non visi

deve dar fede,perch"la linguain questa

faccenda del valore dell'amicizianon d"

prova certa 1, n" ogni dichiarazione in

questafaccenda di ci" che " giusto,porgesicurezzaalcuna 2. I cuori,invece,che si

riconoscono l'unl'altro,sono in testimonio

dellagiustiziae in attestazione della ve-rit",

e per" " possibileche per l'uno si

prendaconoscenza dell'altro.Ora,il cuor

tuo in ci" che tu di',non va d'accordo con

lalingua,e io ben conosco la tua violenza,e per"in nessun tempo dal male che me-diti,

io posso andar sicuro.

(Versi).

In tempo d'assalti

Pi" gl'avid'un monte

Le staffetu rendi3,

In giornodi pugna

Pi" scioltedel vento

Tu rendi le briglie.

(Versiin i(raho).

Se ribellantifossero al destino,

Andrebbero le sfere in iscompiglio.Succederebbe a' sempiternimoti

Un silenzionel cielsenza confino.

Disse ilre : Fra amici e conoscenti na-scono

sovente e corruccie disgusti,perch"la virt" degliuomini non pu" chiuder la

via alleoflese e alleinimicizie;ma chiun-que

" fornitodel lume della ragionee del

pregiodel buon senso, ti'ova soddisfazione

nello spegnere levoglietriste,anzi pensa

esser cosa bellal'evitarmodo perch"esserivivano.

Finza disse : La zitellonanon ha bisognod'impararea mettersi il velo *, e io ho

provatolungamentee il caldo e ilfreddo

dei giornie ho menato finoa questopuntola vita mia stando a guardarei giuochidibussolottidel cielo.

(Versi itiarabo).

Uom che dal tempo ha candidi i capelli,S'ingannaforse all'offertadell'uva? "

Io gi"molti sospiriho mandati al vento

dall'angustoricettacolo di (piestostrano

mondo e ho acquistatomolto lume dai

tesori dell'esperienzae dallapiaticae ho

conosciuto veramente che chiun(|ue. . .

...

6e calpestadel tutto ogni senso

umano e generoso, e lacerae graffiailviso

alla lealt"e alla fede. Ora, tutte questecose per me non sono punto dubbie, e il

volermi ingannare" tanfo quanto [lei'dereil temjio.

(Versi in arabo).

Questidiscorsibau fattoprova intanto

Dell'armi nostre, e lor giustezzacrebbeDietro la prova del parlarcotanto.

Tutto ci" poidi cui discorre la parolafausta del re, ha l'aspettodi verit" ed "

conforme a sincerit".Ma, nella leggedella ragione," pericolosoaccoglierle

scuse di chi portaodio,ed " cosa da non

farsi l'esaudir domande di pace fatteda

chi " nemico, perch"in lutto ci" " pei'i-colo grandee l'esporla piopriavita "

troppo grave rischio.Finch" ilcompagno

(1) La lingua dice una cosa, e l'anima ne pensa un'altra.

(2) Se pure cosi va inleso questo passo al((uantooscuro.

(3) Punlandovi su col piede per colpirpi" forte.

(4)Proverbio aralio clie trovasi in Meyd"ni (celebregrammatico e raccoglitoredi

proverbi,che mor" nel 518 d. E.. 1124 d. C, ed era di iNislu"p"rje vuol dire die non

bisogna insegnare a chi ha gi" dell'esperienza.

(ti)Cio" come fanno i fanciulli quando loro si offre qualche ghiottoneria.

(G)Seguono due linee inintelligibiliper me.

Page 365: Storia della Poesia Persiana

APPENDICK ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA, '^:)T

di giuocofale nioiiiee i dadi sono prontie ciiitien banco non " leale,a talicondi-zioni

non " buono acconciarsi. Nemmeno

poi" naturale che il nemico dimentichi le

cagionidel suo corruccio e s'astengadalcercar l'occasione di vendicarsene. E vi

son molti nemici che non sipossono pren-dere

con la forza e con la violenza,mache con l'astuzia e l'ingannosi possontrarre fra le branche del poteree sotto gliartiglidella.vendetta,come avviene che

l'elefanteselvaticocada nel laccioper la

compagniadell'elefantedomestico (?).Io

pertanto,in nessun tempo e in nessuna

condizione,posso andar sicuro dalla ven-detta

del re, e un giornopassatoai suoi

servigisarebbe per me della lunghezzadiun anno, perch"la debolezza e l'abbie-

zione mia sarebbero manifeste e la maest"

e la reverenza di lui sovercliianti.

(Versi).

La satanica tua asta lucente

Da saetta del cielcolponon ebbe

Qual di Satana " degno All'arco tuo

Che freccepiovee tocca ilsuo desio'^,Piover frecce ildestino anche non tolse3.

Disse il re : L'uom generoso non gettailcompagno suo nel dolor dell'abbandono,.

n" stima lecitotroncar l'amiciziae toglierla fratellanzaper un falso sospetto,n"rende vana e infruttuosa una conoscenza

antica e un'amicizia ferma per un solo

pensierodi sospetto,anche se in ci" " pe-ricolo

per la vita e timore per i proprigiorni.Chi fa ilcontrario,trovasi essere

ilpi"vile e il pi" abbietto degliesseriviventi.

E cos" siseguitaper lunghie prolissi,ragionamentiper tante paginequanteson

le gi"riferite,in cui si ripetonole me-desime

cose, finch"Finza cos" conclude:

Insonnna,vicino a lui* io non ho sicu-rezza

alcuna,n", stando ai servigisuoi e

abitando con lui,in alcuna maniera posso'viver tranrpiillo

, perch"il destino ha

postofra noi tale separazioneche non "

possibilel'accostarsil'uno all'altroanche

per poco 5.iVlain avvenire,ognivoltacheme ne prender"ildesiderio,nel voltodellaluna e nell'aspettodel sole ravviser" lo

splendoreche adorna iltrono suo e chie-der"

le notizie del suo bene stare dalla

brezzamattutina.

(Versi in arabo).

Dir",dimander",come talvolta

Spirila brezza del mattino : 0 brezza

Della mia terra,quandomai movesti

Da quellaterra mia?

Dolce spirodell'auradel mattino.Di' tu a queiche desian lor ben perduto:Pace,pace su voi ! Deh ! come state

Da ch'io da voi partia?

Quanto poiallacondizion mia nell'esi-

glioe alla mia disgrazia,ilnobile e illu-stre

mio signorepotr"esserne agevolmenteinformato^.

(Versi in arabo).

Spiral'auradel giornoallaprini'ora.L'alitosuo ti reca

Il mio saluto eia mia laude ancora.

(Versi).

0 vento del mattin,pelborgomioDeh ! vieni in tuo viaggio,

(1) Allude alle stelle cadenti che son credute aste e lande degliangeliche scac-ciano

i demoni che troppo s'avvicinano al cielo.

(2) Coglie sempre nel segno.

(3)Questi versi poco belli vogliondire,insomma, che il re ha sempre quel poteredi prima.

(4) Al re.

(5)Se cos" va tradotto questo passo, o io l'ho inteso bene.

(6)Tale " il senso di questo passo che non " tradotto alla lettera,perch" il testo,come dubito," guasto.

Page 366: Storia della Poesia Persiana

358 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

Alla mia bella che ha di luna ilviso,

Reca tu ilmio messaggio.Dille: " Dal giornoche tu se'partita

Da questoborgomio,Non ebbe ilborgomio dai dolci rai

Del sole alciniricrio.

Sparvesplendorda questovolto,o bella,

Perduto nel tuo amore,

Da che i sassigittastial secchio mio

In tuo insano furore " ^.

Con questeparole,Finza condusse a ter-mine

ilsuo discorso e siaccomiat" dal re.

(Versi).

Con pallidele gote in sua temenza

Ei via balz" per quelfulgidobrando,Come dinanzi al vento dell'autunno

Fogliaprimaverilfuggevolando.

Questa" la favola che tocca del modo

di guardarsidagliingannid'un amico

potentee dal credere alle moine e alle

lagrimed'un avversariosoverchiatore.Ora,all'uomo assennato non pu" sfuggireche

l'intendimento,quanto al significatodi

questefavole," stato questo,perch"i

saggi,nei casi della vita,si guidinol'unl'altroe conforme a quellediano fonda-mento

alle loro opere e ai pensieri.Iddio

altissimo,con la graziae la copiadella

sua bont",i credenti tutti f;icciaconosci-tori

di tutto ci" che giovaalla vita pre-sente

e al suo fine,e rendali accorti del

come sicongiungala religioneagl'intentidellecose del mondo '.

Il

II. Xakhshebi.

LiBi"o DEL Pappagallo.

Favola dell'undecima notte.

Il He che invita a una sua festail Mare.

Quando l'amante del mare, cio" ilsole3,

se ne and" all'intimoostellod'Occidente,e quandola belladegliastri,cio" la luna.

usci dalla cellettadell'Oriente,Khogistehcon occhi ch'erano un mar di lagrime,econ lagi'imeche erano Pleiadi,sen venne

dal papfiagallo*per chieder licenzaall'an-dare,

e disse:0 confidentedel mio secreto,

0 tesoro di delizia,oggi la faccenda del-l'amore

mi distoglieda ognialtracura, e

l'essereio prigionieradell'amoroso desi-derio

" per me come catena che mi distrae

da ognialtracosa. Ma la cortesiatua che

non ha confine,mi regge in piedi,e la

sollecitudinetua che non ha termine,nonlascia ch'io perisca.Ora, il consigliarquesta forsennata si appartienealla tua

bont" che non ha difetto,e ilguidarbene

questanavicella si addice alla prudenzatua che non vien meno. Questa notte,son

venuta da te per consiglio.Se tu vedi che

ci" stiabene,dammi licenza perch'ioaf-ferri

al collare il desiderio mio; e se ci"

non cade in acconcio,fammene cenno,

perch'ioritraggail piedesotto il lembo

della pazienza,sebbene amore e pazienzasiano nemici fra loro.

(Versi).

Interamente,o Nakhsheb",l'amore

A pazienza " avverso, e di mitezza

Modo non ha se non esteriore.

Dell'amor parentelaoh! ([uale" mai

Con un tranquillocor? Ch'" un gran pro-

Paziente amador, tu intenderai. [digio

Ilpappagallodisse : 0 Khogisteh,da

questo,per che tu di tempo in tempovieni da me per averne norma, e mi do-mandi

consigliodi tanto in tanto,non pu"venirtidanno alcuno,perch"appuntochi

cerca guidae norma in alcuna faccenda,

ne ha poiquelIVutto che ebbe quell'.rali-

mino, e chi negliall'arisuoi con altri si

consiglia,godepoici" che (pielBralimiuo

godette." E Khogistehdomand": Come

fu cotesto?

(1)Giuoco di parole,intraducibile,tra "b-r"y,splendor del volto (allaleti.: acqua

del volto)e ab, acqua.

(2) Se pure cos" va inteso quest'ultimopasso.(3) Perch" il sole,tuffandosi nel mare, semlira discendere al suo amplesso.

(4) Vedi il sunto del libro nel capitoloal paragrafo 59.

Page 368: Storia della Poesia Persiana

360 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

Deg'liamuleti aiiiicn? E d'iiiiiiidiiarca

Oli mai la sposa disi"da insano ? ^

" questa un'astuzia ch'egliha ordita

per uccidermi. E questoun pretestoche

egliha pensatoper discacciarmi. Se no,

di quial mare v'" ilcammino d'un mese;

e come "possihilegiungerviin Ire giorni?e il mare, con quellasua vastit",come si

pu" menare ? Io non posso far cosa tanto

ardita,n" posso andar finoal mare. Se il

re mi uccider",avr" ucciso un innocente

e dato rancura ad un oppresso che non ha

colpa.Ma il sangue di un innocente non

dorme e ildolore dell'oppressolasciaim-

mancahilmente latraccia di s".

(Versi).

0 Nakhshebi,costume d'ingiustiziaE cosa rea d'assai.Da tosco amaro

Opradolce di miei come uscir puote?Al finepoi,col tempo,all'oppressoreVolgesidell'oppressoognidolore.

Come ilBrahmiuo, col capo che stor-dito

gligirava,ebbe detto questeparole,menti'e gi"vedeva ilpropriosangue sparsodai carnefici,il vento occidentale che " il

messaggierodel mare, port"all'istante

quellesue parolead un pesce, e il pescele rec" al Mare. Il Mare allora trem" e

recando laspuma allabocca ^,disse : Non

conviene che per mia cagionecostui sia

ucciso e in me simostri alcuna colpadi ma-

lefizio." Oh ! lode a Dio ! Una voltadun-que

vi erano giorniin cui si aveva cura in

questaguisad'un Brahmiuo, e la nostra "

un'et" in cui d'un dotto nessuno sidarebbe

alcun pensiero!

(Versi).

0 Nakhshebi,che tempimaison questiChe son vernili? Est" lagente come

Vus"f nella cisterna "^.

(!)h!se ilmondo fu guasto alcuna volta,In alcun tempo non fu guasto mai

Pi" che in l'et"moderna !

E ilMare, dopo aver chiamato a s"

settecento mostri di figuradiversa,col

dragomarino che " il loro capo, cosi

cominci" a dire: Il re ha elettoun Rrali-

mino per farmi invito. II Rrahmino non

pu" camminar sul mare, n" pu" venir da

noi,n" vuoisiche glitocchi alcun pericoloe che io,per lui,resti in colpadi malva-git".

Va tu ora e digli: " Fattianimo,perch"io ho accolto iltuo invitoe al tuo

richiamo .ho dato risposta.Con cuor tran-quillo

vieniadumiuea questaparte,perch"poi,con tutte cose prezioseda farne omag-gio,

io venga l" da te ". " Disse ildragomarino: Andr" ed eseguir"ilcomando. Ma

io sono una bestiagrandedi corporatura,strana di forme,altadi statura,vasta di

corpo. Ognun che mi vede,ne resta spa-ventato,anzi cade a terra e perdei sensi.

E poi,come andrei io a quelluogo,intantoche nessuno ha forza di guardarmi?Di-cono

che nel mare non " altrabestia mag-gioredel drago,che gliabitami tulli del

mare temono di lui,che ognigiornoingoiatante migliaiadi bestie marine, che nel

Dicembre, al tempo dell'inverno,egliferma d'un tratto ilcapo suo in una partee da un'altra parteficcalacoda,e la })artemediana del corpo sollevain aria,e scal-dasi

al caler del sole,onde ciascuno

che lo vede, s'immaginache quellosia

(1) Questi versi sono un poco oscuri in alcuna loro parte, e il Ms. Teza " guasto.

Vogliono per" esprimere la meraviglia che desta il vedere che alcuno desidera cose

impossibili.

(2)Segno di corruccio. Il Kosegarten intende diversamente e traduce : Filhrte liie

Hand zum Mundc, scambiando l-itfpers. spuma, con kaf arab. mano.

(3)Oggi la gente sta male nel mondo come Y"suf, cio" Giuseppe,figliodi Giacobbe,

quando dai fratelli fu gettato nella cisterna.

Page 369: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESL\ MOUALE 0 GNOMICA 301

l'arcoceleste'.Quand'eglipoisigettagi"nelleacque, non v'" gocciadell'acquadel

mare che per esso non si conuunova, e

quandomuore, gliabitantidel mare vi

hanno ampio pasto e i pescipassanomolti mesi ciliandosidelle sue carni.

(Versi).

0 .\aklislicl)i,nel mondo son gi'an cose,

E tu le vedi in ogniregioneLa notte sempre e ilgiorno.

Ad ognipasso tuo milleprodigiScorgitu se taloraesci di casa

A girpelmondo attorno.

Disse ilMare : 0 dragone,tu hai detto

egregiamente.Ora dimmi chi sia atto a

questafaccenda e chi vuoisi eleggereperquestoaffare." Disse ildragone:Atta a

questoaffaresi " la balena,perch"essa "

grandedi corporatura,bella d'aspetto,graziosanell'andare,veloce nel muoversi,

gagliardanelcamminare,carnosa di corpo,

la pi"numerosa quantoalprolificare2. "

Disse ilMare: 0 balena,che dicedunqueildrat!:one?" Disse: Eglidice egregia-

mente : Ma io non so in che modo potreiandar fin ha e come potreiparlarea quellagente.E non ho piediper camminare,

non linguaper parlare,non modo di vivere

un'ora sola fuor dell'acqua.Ma la testug-gineI Oh ! la testuggine" proprioatta a

questafaccenda,perch"essa pu" tollerar

di star fuoridell'acquap pascolatanto in

mare quantoin terra. Con questo,essa "

fortedicorpo, di dorso ampio,ed " mite,affabile(?),paziente,riconoscente. "

Disse il Mare : 0 testuggine,che dice

dunquela balena? " Disse: Dice egregia-mente.Ma io non sono atta a questafac-cenda

n" a questo incarico,perch"io

son lenta nell'andare,scarsa di parole,eil viaggio" lungoed " malagevoleiltro-varsi

insieme a parlare.Ma il granchio,piuttosto," atto a questafaccenda,perch"egliha molti piedi," leggiadronel cam-

minare,sveltonel muoversi,scaricodella

schiena. " Disse il Mare: 0 granchio,che dice adunquelatestuggine?" Disse::

Dice bene. Ma io temo d'esser l" oggetto:di derisione,perch"iosono una bestiache,

non ha capo, e gliocchi mi stanno sulle:

spallee la bocca sulpetto,e ho otto piediche camminano storti e sbilenchi e per

traverso. Ilcoccodrillo,piuttosto," adatto

per tutto ci",perch"egli" di fattui'ame-ravigliosa,

ha molti piedi," leggiadronel'

camminare,svelto nel muoversi,ha gran

bocca,lingualunga,denti molti. " Disse

ilMare: 0 coccodrillo,che dice dunqueilgranchio?" Disse: Bene sta. Ma io

non sono atto a questoall'are,perch"sono

iroso,riottoso,sdegnosodi quiete,mal

fido.Quellafaccenda l" non si vuol trat-tare

con la violenza,bens" con la dolcezza

e la lealt",e io ne son privo.Piuttostola

rana " degnad'aver questa cura, perch"essa " gagliardaassai," paziente,sciolta

di lingua,abbondevole in parole,ed " uno

di queglianimali che vivono in terra e in

mare, e ha una testa tonda e occhi splcn-:denti e braccia che sistendono,spedita-mente

si siede ed entra nelle case degli

uomini,non ne teme, n" essi temono di

lei. " Disse il Mare: 0 rana, che dice

ilcoccodrillo? " Disse: Eglidice bene.

Quale " dunquel'incaricoperch'iomi ap-presti

a partire?e quale" iltempo, perch"iom'incammini ?

Ma ilMare, come vide che gl'illustri"

i celebri non volevano andare,anzi reca-vano

innanzi indugie artificie che la sola

rana in lutto cotesto mostrava d'averpron-tezza,

temette e disse: Non vuoisiche il

Rrahmino non si fididelle paroledella

rana e non la riconosca per mio messag-

gieroe non sembri pigronel venire,e.

cosi mostrisi degnodella grave peiui mi-nacciata.

" questaun'operadi religione,

e nelle opere di religionenon " lecita

alcuna negligenza.Se passano tre giorni

(1) Vedi su questo passo il capitoloal paragrafo26.

(2) " notevole che tutti questidiscorsi di animali, coi seguenti,sono in arabo, con

molli errori di grammatica. 0 forse illungo passo, poco bello e inutile," interpolato.

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362 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

e glitocca qualchesventura, a me ne

verr" segno di vergogna. E dunqueneces-sario

che io faccia tutto cotesto e vada,io

stesso,dal Brahrnino,perch"non si pu"andar per hi via deUa religionecoi piedialtruie coi piedialtruinon sipu" percor-rerla.

(Versi).

iNakhshehi,fa tu stesso idoni tui,

Se tu sei della genteaccorta e desta.

10 motto non vo' f;irdell'oprealtrui,Ma so che l'opreche piet"c'impone,La gentefa ch'" di religione.

IlMare,allora,prese forma d'uomo, se

ne and" alla casa del Brahnnno e disse:

0 Brahrnino,io son quello,per invitareil

qualeoggiti hanno eletlo. " E il Brah-rnino,

come si avvide che quelloera il

Mare,cadde a'suoipiedie cominci" a dire :

Questache degnazione" mai? che favore

" che tu mi hai fatto? Il Sole adunqueentra nell'ostellode' corpuscoli? i E la

luna sivolgeverso l'abitazionedella pi"oscura stella dell'Orsa? Ma da quellanatura ingenuache tu sei,cotesto appuntodoveva apettarsi! " E ambedue cosi ne

vennero allaobbedienza del re.

Il re, come vide ilBrahmino,disse:

Non sei tu quelloche oggiabbiamo eletto

per invitare il mare? " Disse il Brah-mino

: Cos" ". Sebbene vifosse uno spaziodi tre giorni,io,primache questo tempofosse trascorso,mi sono scioltodalla mia

promessa e ho menato con me il Mare. "

11 re domand" : Dove " egli? " Disse :

Fuor dellaporta." Ilre all'istantevenne

fuori e abbracci" il Mare e fece molle

scuse, dicendo : Tu ben m'hai fatto onta

venendo in cosi gran fretta,mentre non

era necessariomostrar tanta sollecitudine.

Pi" adagiodovevi tu venire. " Disse il

Mare : Tu al Brahmino hai fattotroppo

grandespaventoe fatto provare troppo

grave paura. Ilmaree lontanotanto quantoilcammino d'un mese, e tu glihai con-cesso

lo spaziodi tre giorni.Ora, un

vento me n'ha dato notizia,e io temetti

non dovess'eglinon attener Ja promessafattaper me, e tu lo trattassi male e ia

per un Brahmino cadessi in colpa." l"

re disse : Io gliaveva concesso uno spazi"breve di tempo ; ma il disegnomio era

questo che eglidovesse prendersicura

maggioree nel menarti fosse pi"speditoe sollecito.Ma tu hai fattocosa deltaqualenessun'altrapotevifar maggiore;e vera-mente,

per quelpreziosoe puro elemento ^

che " in te, ci" appunto da te si poteva

aspettare.

(Versi).

0 Nakhshebi,l'originecospicuaD'ognicosa " migliore.InclitosangueHa di che gloriarsi.Oh! queibeatoCh'" di nascitaingenua,e l'opresueDell'inclitanatura hanno alcun segno !

Disse il Mare : Sebbene io mi sono

at"'rettatonel venire,pure molto sono ver-gognoso

da che son venuto a mani vuote

e non ho portatoalcun dono. " Ma come

furono trascorsialcuni giorni,ecco che i

donatividel Mare giunsero,e in tale(pian-

tit",che la superficiedella terra non

potevacontenerli e la quarta parte del

mondo abitato avrebbe avuto danno se

avesse dovuto portarli.Erano tutte cose

preziosedellespiaggee prodottidel mare,

corallirossie teriacabruna (?),smeraldi

verdi e perled'ognigenere, cavalli ma-rini

ed elefanti addomesticati(?),vesti

dipintee senqilici,gemme rilegateesciolte,corallidelleregionimeridionali e

dei porli"^,corniolecolordi carne e color

di fegato,topazicolor di melagrana,cidor

chiaro fulgido(?),color di porpora, sme-raldi

color di melagrana,color d'erba,

come pezzidi sapone, lubini color di

(1) Le quisquiglieche si veggono volare in un raggiodi sole.

(2) L'acqua.

(3) Cos" il Kosegarlen: Sildkorallvn und Hafenkorallen.

Il Ms. Teza ha due parole

inintelligibili,o almeno introvabili per me.

Page 371: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 363

carne, coloriliscorpione,come cipollesel-vatiche

',perlecolor di gota di fanciullo,

come datterio bacche d'olivo;oltrea ci",

prodottipreziosidelle coste e cose rare

del mare, alo",ambra e muschio odoroso,

uccelli ))arlantie sandalo di odor soave.

Tante cose porlo,che la facolt"computa-triccdella mente sarebbe rimasta a dietro

dal comprendere,e la potenzaintellettiva

si sarebbe ingannatanel voler tutte ab-bracciarle.

Ma il re ricus" tutti quei doni e disse

al Mare : Per noi non v'" dono maggioredella tua venuta, n" pi" nobile regalodella tua presenza. " Il Mare cominci"

ad insistere,e il re, per compiacergli,accett" quatti'ocose, e la prima era del-l'oro;

la seconda,gemme; la terza,de-strieri;

la quarta,vesti; indi si volse al

Brahmino e disse : Di questequattrocose

qualetipiace?Prendine una! " Disse

il Brahmino : Questanotte vi sai'"agiodi

pensar fra me. Domani mattina sceglier".IlBrahmino aveva quattrofigli.Si con-sigli"

con essi e disse: Voi sceglieteuna

di questequattrocose, perch"io domani

faccia pure la scelta mia. " Allora,il

maggiorfigliodisse: Bisognaprenderl'oro,perch"ilfondamento dellecose tutte

riposasull'oro." Il secondo figliodisse:

Bisognaprenderelegemme, perch",comevi sono legemme, ne viene tant'oroquantone vuoi. " Il terzo figliodisse: Bisognaprenderelevesti

,perch"l'uomo senza vesti

" misero e dispetto;e si snol dire anche

che gliuomini valgonosecondo le vesti

che hanno 2. " Il quartofigliodisse:

Bisognaprenderei cavalli,perch",comevi sono cavalli,v'" modo di toccare e

godered'ognicosa.Alla mattina, il Brahmino si rese al

palazzodel re e disse: Ieriilre m"ha dato

facolt"di scegliere,dicendo: " Fra i di-versi

doni del Mare uno scegliper te ".

Ora, io ho quattrofigli,coi qualimi son

consigliato,dicendo: " Voi sceglieteuna

di quest("quattrocose perch"io pure ne

facciala scelta". Ilprimoha sceltol'oro;ilsecondo,legemme; ilterzo,levesti;il

quarto,i cavalli.Intanto,io non so qualcosa mi debba scegliere." Ilise il re a

quelleparolee sicompiacquedella finezza

di giudizioe dellasagaciadella mente di

lui,e per"glidon" tutte le quattrocose.

(Versi).

0 Nakhshebi,sia lode a'sapienti.Che opra assennata non si perdemai.Se compiealcuna mente ch'" perfetta,Alcuna opera sua, de' versi tuoi

Si fa la forma nitidae corretta "'^.

Ilpappagallo,come ebbe condotto ilrac-conto

finoa questopunto,cominci" a dire :

0 signora,tutta questabuona ventura tocc"

alBrahmino,e ci"accadde per l'avventurata

benedizione del prenderconsiglio.Anche

tu, nelle faccende tue,ticonsiglicon me,

ed " cosa convincente e chiaracheda questo

consigliartitu non vedrai danno,che anzi,

in breve,ti verr" buon fruttoda questatua avvedutezza e da questatua previdenza-In quest'ora,l'oroscopo" felicee il mo-mento

" fortunato. Levati,e, gioiosadi

tua ventura e tranquilladi cuore, vanne

allacasa che ticongiungaal tuo bello,e

gliocchi tuoi intenebrati fa tu chiari e

lucenticon losplendoredell'aspettodel tuo

caro. " Khogistehvollecosi fare.Avresti

dettoche l'albastavasiagliagguati,perch",

appunto in quell'istante,si dest" ilromor

delgiorno,l'albamostr" ilvoltosuo splen-dentee l'andar di Khogistehfu impedito.

(1)Ovvero, secondo un'altra interpretazione:del villaggiodi Pey"zek,dove si sca-vano

rubini.

(2jQuest'ultimoinciso,necessario,non " nel Ms. Teza. Suppliscocon la traduzione

tedesca del Kosegarten. Veggasi,per confronto, il proverbio russo: " Le persone si

accolgono come sono vestile e si licenziano come parlano ".

(3) Come se dicesse: Se tu, o Nakhshebi, adoperi senno e ingegno, i versi tuoi

riescono perfetti.

Page 372: Storia della Poesia Persiana

;5()'l AI'l'KNDlCl': ALLA POI'

(Versi).

Naklisliebi,questanotte ella andar volle

Appo il sno bello ohe gi"le'dintornoAlto sonai' di sna bellezzail nome.

Ma l'albala iinpedianel suo cammino,rji'"nniiavversi agliamanti e ilgalloe il

[giorno.

III. (j"dii-i.

Il Lii"ro del Pappagallo,

DI Nakhsmebi, rifattoi.

Favola qiiinla.[u orefice,un fa"etj""anie,an sarto,ari nionaco e ami (loiina di

"efp"o.

Come ilsole fu disceso all'Occidentee

la luna fu salitadall'Oriente,Kbogisteh,per domandar licenza,si rec" presso il

pappagalloe disse: Questa notte dammi

il permesso percli"io me ne vada dal-l'amante

mio. " Il pappagallodisse: 0

signora,tutte le sere io te ne do il per-messo,

porciledunque te ne stai? Temo

che d'improvvisogiungail tuo sposo e

la faccenda tua vada come la storia di

quellequattropersone. " Khogistelido-mand":

La storiadiquellequattropersonecome era?

Ilpappagallodisse: Una volta,un ore-fice,

un falegname,un sarto, un nionaco,

facevano viaggioinsieme. Una notte si

fermarono in un luogodeserto e dissero

fra loro : Questa notte staremo in questodeserto e t'arenilaguardia.Siamo in quat-tro

; facciam ciascuno una vigiliadellanotte. " Tutti approvarono questapro-posta.

Alla primavigilia,cominci" a far

la guardiailfalegname,e per scacciare il

sonno prese una scure e fece una imma-gine

di legno.Alla seconda vigilia,come

tocc" ilturno all'oreficeed eglividequellaimmaginedi legnoche non aveva oro e

nessun altro ornamento, disse in cuor

":SLV MOKALK () GNOMICA

suo: lifalegnameha fatto una immaginedi legnoe ha mostrato la sua valentia.Io

pure mostrer" la mia e far" ornamcuti

per gliorecchi,periicollo,j)erle braccia

e per le gambe e lipori'"attorno a questa

immagineperch"se ne accresca la bel-lezza.

" Com'ebbe adunqueapprestatogiiornamenti,lipose attorno allaimmagine.Alla terza vigilia,quandovenne la volta

del sartore,eglisi dest".Vide una donna

estremamente bella e di [liaccvolefigura,fornita di elegantiornamenti,ma tutta

nuda. Eglidunque,all'istante,cuci leg-giadrevesti da sposa e vestitele attorno

alla immagine, ne accrebbe la bellezza.-

Alla quartavigiliafu la volta del nionaco,

ed eglisi lev" per far la guardia.Vide

quellafigurache toccava ilcuore; pure,

eglifece leabluzionidi rito e disse le pre-ghiere

e compi ogni altro suo dovere.

Appresso,eglifece questapreghiera:0

Signore,d" l'anima a questafigura!"

In quciristante,raninia entr" nellafigura,ed essa, come essere umano, incominci"

a far parole.Come poi la notte fu assai tarda e il

sole si lev", tutti e quattro(pie'colalis'innamorarono e s'invaghironodi quella

figura.Disse ilfalegname:Io sono il pa-drone

di questadonna,perch"di mio l'ho

tagliatae fatta,e per"io vogliosposaiia." Disse l'orefice:Questafanciullami si

conviene,perch"io le ho postoattorno gliornamenti. "

Disse il sartore: Questa

donna " possesso mio, perch"essa era

nuda, ed io per leiho cucito alcune vesti

e glieleho vestite. " Disse il nionaco :

Costei era una immaginedi legno,che

ebbe vita per le preghieremie, e per"io

vogliosposarla.Insomma, la loro lite and" in lungo

finch" un talegiunsein ipielluogoe quellilo pregarono di definir la lite.Ma quel-l'uomo,

com'ebbe veduto il volto della

(1)Facciamo una eccezione,dando una favola di questo tardo e inetto scrittore clie

qui " fuor di posto secondo la cronologia.Ma perch" il suo libro lungamente ha fatto

dimenticare e quasi perdere l'originale,quello di Nakhshel)i, cos", anche per farne

conoscere l'arte diversa,abbiamo creduto di poter fare questa eccezione.

Page 373: Storia della Poesia Persiana

APPENDICK ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA sor"

detta donna,disse: Questa" mia moglie!Voi l'avete sedotta,voi l'avete condotta

viadallacasa mia e da me l'aveteseparata." Per" (|nciruomo,pi'esicon s" iquattro,li men" dinanzi al governatore.Come il

governatoreebbe veduto ilviso delladonna,disse: Costei e la mogliedi mio fratello.

Mio fratelloaveva menato con s" questadonna come compagna di viaggio; voi

l'aveteucciso e preso la donna con voi. "

Appresso,il governatore,presicon s"

tuttique'tali,li trasse dinanzi al giudice;ma ilgiudice,quand'ebberiguardatoalla

donna,disse: Chi sietevoi ? " molto tempoche io cerco questadonna! E questauna

mia schiavache mi ha rubato molti denari

e molte robe e poifuggi.Ora,le robe mie

e i miei denari dove sono? Rispondete!Come questa lite e questa contesa an-davano

molto per le lunghe,e troppo tardi

andavano a finire,e molta gente s'era

affollataper vedere,in quellafolla e in

quellaturba trovavasianche un vecchio,

il qualedisse : Questa contesa non pu"esser definitadall'uomo. Ora, in una certa

citt",v'" un albero grandee antico,e il

nome di quell'albei'osi ",in arabo,l'Al-bero

delle sentenze. Ogni questioneche

non pu" essere definitadall'uonm,suolsi

portaredinanzi a quell'alberoe da quel-l'alberoesce una voce che dice di chi "

laragionee di chi son falsele pretensionie le parole." Insomma,quei sette uo-mini

si recarono sotto quell'alberoe me-

naron seco anche la donna e loro stato

tutto esposerodinanzi a quell'albero.Al-lora,

iltronco si fend",e quelladonna a

corsa si cacci" nella fenditura del tronco

e spari; venne poi una voce dall'albero

che diceva: Ogni cosa se ne litorna alla

originesua ! " E i sette amanti di quelladonna ne rimasero scornati.

li pappagallo,come ebbe finito questo

racconto,disse a Khogisteh: 0 signora,temo che losposo tuo ritorniall'improvviso

e a guisadi quell'alberotiprendacon s"

e tu restisvergognataper iltuo amante.

Levali e va dall'amante e dall'innamoi'ato

tuo ! " Khogistehvolle andare, ma al-lora

appunto il gallocant",i segnidel-l'aurora

si mostrarono, e Khogistehdov"rimami rsi.

IV. HiisejiiV"iz.

Dal Libro:

CiLi Splendori del Canoim.

I.

Favola del (jiardiii"eree dell'usinnuolo.

Raccontano che un giardiniereaveva un

giardinobello e ameno e un verzierepi"fresco dei roseti dell'lrem^. L'aria n'era

simileall'ariadiprimaverae lafragranza,esilar-antelo spirito,delle sue erbe odo-rose

profumaval'intimodell'anima:

{Strofa).

Rosaio qualgiardindi giovinezza;

Piene le rose sue d'acquadi vita.

Cantar d'ognisuo augeldesta l'ebbrezza

E l'aerfragranteall'abbandono invita.

In un angolodi questosuo giardinoeraun rosaio pi" fresco del germogliodel

piaceree pi" alto dei rami dell'albero

della vita. Ogni mattina fioriva su quelrosaio una rosa colorita,simile alla gotadellevaghefanciulleingannatricidei cuori,simile al voltodi questefanciulledal can-dido

petto odorante di gelsomini.E il

giardiniere,incominciando il giuocodiamore con quellarosa fiorente,andava

dicendo :

(Versi).

Non so davver che dicasi la rosa

Sotto ai petalisuoi,se gliusignuoli,iMiseri! adduce a sospirarla rosa 2.

Un giornoilgiardiniere,secondo ilsuo

consueto, si rec" a contemplarla rosa.

Vide un usignuologemente che stropic-

(1) Giardino favoloso gi" stato piantatodal re Shedd"d, Corano 89, 6.

(2) Allusione alla nota favola degli amori degliusignuoli per le rose.

Page 374: Storia della Poesia Persiana

366 APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA

ciava ilcapocentroi pelalidi essa e stac-cava

una dall'altra,col becco acuto, le

cuciture delle sue fogliecolorite.

(Vrrsi).

Ebbio diventa l'usignuoldie mira

La rosa, e tosto cadonglidi mano

Di sua gi"scioltalibert"le briglie.

Il giardiniere,viste dispersele fogliedella rosa, ruppe con mano turbata il

guinzagliodellapazienzae sospese illembo

del cuor suo allaspinapungentedel cor-ruccio.

Ma, al giornoappresso, la stessa

cosa avvenne e ildolore per la dispersiondella rosa

(Verso).

Sovra l'altraferitaalti'ane aperse.

Al terzo giorno,ai colpidel becco dell'iisi-

giinolo,(Verso).

Sparsele rose, rimanean le spine.

Per taleusignuoloessendo entrato nel-l'animo

del giardiniereun gran corruccio,

eglipose sul sentiero di lui un laccioin-gannatore,

e presolocon l'escadellefrodi,lo imprigion"nel carcere di una gabbia.L'usignuolo,privodi conforto,come un

pappagallosciolse la linguae disse: 0

signore,per qualragionem'hai tu fatto

prigioniero?e per qualcagioneti sei in-dotto

a punirmi?Se hai fattoci" per udire

ilcanto mio, ilmio nido sta nel tuo ver-ziere.

Ognimattina,l'ostellode' miei con-centi

" l'angolodel tuo giardino.Ma se

altra cosa tisei fittain capo, dammi no-tizia

di ci" che " nellatua mente. " Disse

ilgiardiniere:Non sai che hai tu fattoalla

mia fortuna? E quantevoltemi hai alllitto

separandomidallamia dolce amica? (-usa

adunquedegna di tal fattobeu pu" tro-varsi

in una via di punizione,perch"tu,lontano dalla casa tua e dalla tua (erra,

impeditoda' tuoisollazzie dall'andarlibe-

ramentequa e l",ti stii a piangerenel-l'angolo

di un carcere. Io,sopiiortandoildolore della separazionee gustamlol'af-fanno

della lontananza,nell'ostellodella

mia tristezzami lagner"da solo.

(Versi).

Piangi,usignuol,se iniziodel tuo amore

In me si sta,che siam tapiniamanti,E nostro ufficio" piangerdi dolore'.

L'usignuolodisse: Partiti da cotesta

intenzione,e pensa ch'io,per questapartedi colpadell'averdispersauna rosa, fui

imprigionato.Ma tu che hai lacerato un

cuore, pensa qualesar" la Ina sorte !

{Strofa).

Onesto cielche si volgesopra noi,

Computandoconosce e iluialee ilbene.

A chi ben fa,verr" del ben dipoi;A chi mal f"',toccano danni e pene.

Poich" questeparoleebbero forza nel

cuore del giardiniere,eglifece liberol'u-signuolo.

L'usignuolosciolsela linguainlibert"e disse: Poich" tu mi hai benefi-cato,

secondo quellasentenza : " Vi " forsericompensadel benejiciofuoridel benef"cioslesso? "

2"

^conviene che io pure te ne

compensi.Sappiche a piedell'alberosottoal qualetu stai," sepoltoun vaso pienod'oro. Prendilo e speinliloper iltuo bi-sogno.

" Il giardinierescav" in quelluogo,trov" vera la paroladell'usignuoloe disse:0 usignuolo," meravigliache tu

vegga un vaso d'oro sotterra e non abbia

veduto un laccio appena sotto la polvei'e!" L'usignuolodisse : Non hai saputoche

{Sentenzain arabo).

Se discende il deslin,rana " i)niden:.a?

(Verso).

Non pu"ilmoi'talcontender con lasorte!

Alhu'quandoil(bastinodi Dio precipita,all'occhiodell'avvedutezza non resta pi"

(1)Questi versi sono di H"f"z, t", 39.

(:2)Sentenza in arabo del Corano, 55, 60.

Page 376: Storia della Poesia Persiana

368 APPENDICE ALLA POESL\ MOKALE 0 GNOMICA

Via non tur dallo stalo la propiziaTua vista,e del tuo serto e di fortuna,Del Irono e del poter,buon frutto aduna.

Se ilre vede che ci" siabuon consii;lio,inandi me in ambasceria presso glieiefanti e, scelto un uoum fidato,(juestomi

faccia compagno di viaggio,perch"eglitutto ci" che far" e dir",e vegga e ascolti.

" Il re disse: Noi non abbiamo e non

avrem mai alcun dubbio intorno alla tua

l'ettitudine,allatua fede,allatua giustizia,alla tua piet",e io assaiho veduto e udito

delle opere e delleparoletue.

(Versi).

Uell'opretue (piantefiate il conio

Ho messo a prova, e c(ni la pietranera '

D'attento esame la moneta tua

Ilo rinvenuta d'ogniingannoscevra!

Con buoni auspiciadunqueconvieneandare e mettere in opera tutto ci" che "

ilmeglioin rpiestaoccasione e pi"conve-niente

al presente;e tu ben sai che l'am-basciatore

d'un re ne " anche la lingua,eche chiunquevogliaconoscere il titolo

dell'epistoladella mente sua e l'interpretedell'intimo del suo cuore, pu" saper co-testo

dalleparolee dalle opere dell'amba-sciatore

(lilui.Perch" se in esso si mostra

qualchepregioo qualchevirt",e se si fa

vedere da luiqualcheatto degnodi appro-vazione,

0 qualcheopera lodevole,altri

subito ne argomenta la bont" della scelta

e laperfettasapienzadel re. E se alcun

errore da smemorato si manifesta o (pial-cliesua negligenza,la linguadei maligni,messasi in moto, trova materia di biasimo

e di maldicenza. Ora i saggi,per (piesto

capo, molto hanno laccomandalo e hanno

mostrato sollecitudineinfinitanel direche,

se alcuno maiula un ambasciatore in alcun

luogo,bisognache esso sia ilpi"sapientedella gente sua, ilpi"eloquentenel par-lare,

ilpi"integronelle opere; anzi,gli

antichi re solevano mandare in ambasceria

imaggiorisapienti,e Iskender ilcornuto -

ne era il primo,egli,che,mutatosi di

vesti,andava alla sua ambasceria in per-sonae soleva dire :

(Versi).

Gli eroi che de' leoni vanno in caccia,Recano da s" slessii lor messaggi.

E un grande,quanto al mandare am-basciatori,

cosi raccomandava :

(Versi).

Vuoisi che ilmessaggiersia sapiente,Animoso e valente in dir parole.Renda per ognicosa onde altriil chiede.

Rispostaacconcia e di talguisabella,Che con rette/.za sia d'intentoe d'opra.Eglisuo incarco manifesti e dica

In ([nellafoggiache si vuol de'grandiUall'accoltaassemblea. Deh ! quantisono

Quei che gi"per loquelaaspra e superbaUn mondo intero scompigliar,pi"gentiMisero a morte ! Un altro i fondamenti

D'amicizia gitt"fra due nemici

Con paroledel core allettatrici.

Behr"z disse : 0 re, anche se in me perilcaso presente" alcuna esperienzadelle

leggidella scienza quanto all'ambasceria,

pure, se ilre difensor del mondo, facen-domi

grazia,dallosciignodi sua sapienzainfilaalcune perle|"reziosenel filo della

previdenzasua, io,fattomi ornamento di

(|uelh!jierleper iltempo presentee con-siderandole

come abbellimento da gloriai'-mene e come l'iccbezzadi valermene, in

tutto ci" che far" e compir",non decliner"

mai da (jnellaleggedi lui e con la mede-sima

regoladi operare condurr" a termine

ognifaccenda. " Disse il l'c : 0 Ik'hr"z,

leregolemiglioridell'ambasceriae i modi

pi"eccellenti dell'andarcome legatosono

questi,cio" che lajiuniadella linguacomeuna spadarilucente venga all'operacon

(1) La pietranera clie gliorefici adoperano nel provar l'oro.

(2) Ales.saridro Magno. V. il capitolodella poesia romanzesca.

Page 377: Storia della Poesia Persiana

AI'PKNDIC.K ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 369

impetoe veemenza, ma che la i!;eiiima

(Ielladolcezza e della affabilit"splendaebrilliallasua superficiee che lo splendoredellabenevolenza e dellaumanit" rilucae

scintillidalle sue parti.D'og-nidiscorso

poiche nell'esordiosuo faccia intendere

durezza,vuoisi che la chiusa si termini

con dolcezzae mitezza ; e se l'ambasciatore

al principiodel suo dire,per il molto

zelo,comincia con paroleterrificanti,nel

riepilogodel suo discorso,con serenit"e

confidenza,termini con un motto che desti

l'amicizia,e con una sentenza che tocchi

ilcuore.

[Versi).

La dolcezzadel dir dell'odioilseme

Via si portadal petto,e amica linguaVia dal cigliosiportaognicorruccio.

Insomma, vuoisi che il discorso del-

l'amliasciatoresia fondato sulleleggidelladolcezza e della severit",dello sdegno e

della mitezza,dell'amore e del rigore,

dellagiustiziae dellaopposizione,e guardisempre ai modi del serrare e dell'aprire,del prenderee del dare,del separare e

del congiungere,del fare e del distrug-

gere, affinch"eglicosimostri d'averavuto

riguardoda tutte partialladignit"del re

e allamaest" del principee d'aver risa-puto

qualsia l'intentodei nemici e il

segretodella loro mente. Ma il porger

consigliad un saggioquantoad una amba-sceria,

" come cercar di avere ci" che gi"si" avuto.

(Versi in arabo).

Se alcun saggioinvierai,.\iun consigliolidarai.

Hehr"z allora,ponendoin atto laleggedell'obbedienza,usci dal palazzodel re e

aspett"con pazienzafinch" la notte,ve-stita

dell'ammanto degliAbb"ssidi i,di-nanzi

allamagionedel cielo azzurro cal"

ilvelo delle tenebre. Dopo alcun tempo,lo scalco del destino deposecon gran

pompa, sulla superficiedella mensa del

cielo,l'argentealance dellaluna.

(Versi).

Come sciolsela sera i riccisuoi

Odorosi di muschio,ecco la luna

Sul terrazzo montar pomposa e bella.

In (pieltempo che il disco della luna

si avvicinavaal cerchio del meridiano,ei raggidel minor luminare ^ si diffonde-vano

per tutti i lembi dello strato brunodel cielo,quandola superficiedellaterra

fu rischiaratadalla bellezza,adornatricedel mondo,di quellalucerna della stanza

dei poverelli3, Behr"z si volse verso la

regionedeglielefantie, giuntoalla loro

dimora, fece questopensiero,dicendo:In vicinanza di questioltraggiosi,io ho

timore per lavitae c'"pericolodi morte ;

e sebbene da parteloro nulla ancora non

si tenti contro di me, pure, alla fine,unpensieroassennato richiede che non si

deve andar vicinoa questiviolentie orgo-gliosi,

perch"essi,con quellaestremaloro superbiae alterigia,non hanno alcun

riguardoai poverie aglioppressi,e se

anche millemeschini restassero senza caposotto le lor piotetiranne,nessun bruscolo

di polvereda questosentierosi verrebbe

a posare sul voltodellalorosoperchieria*.

(Versi).

Di nostro stato tristoe miserello

Ouale hai pensiero?Muore una lampa,e l'agiiventicello

Oual n'ha pensiero?

(1)Che avevano vesti brune.

(2)La luna.

(3)La luna, che fa da lucerna ai poveri.(4)Vuol dire che non ne avrebbero alcun rimorso o fastidio. Ilrimorso " qui raffi-gurato

nella polvereche d" noia al viso dei viandanti.

(5)Che l'ha spenta.

24 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 378: Storia della Poesia Persiana

370 APPENDICE ALLA POESIA MOllALK 0 GNOMICA

" duiii|iu'inii^liorconsiglioche io ineii

vada solili!un'alturae che di lontano gridiilmessaggioche ho ; e se esso cadr" in

luogod'accettazione,ecco ildesiderio! i.

Se poir incantagionemia non far" ctTetto

su di quelli,almeno ne riporter"incolume

la vita.

Salito pertantosoiiraun'altura,al re

deglielefantimand" una voce da lontano

e. disse: Io sono l'ambaseiator della luna.

Ora, non " colpaalcuna nell'ambasciatore

per tutto ci" ch'eglidice e ascolta,perch"all'ambasciatore altro non tocca fuor del

messaggiosuo 2. Il discorso mio, anche

se parr"non conveniente e aspro, bisognache sia ascoltato,perch"io,in tutto ci"

che la luna m'ha affidatoper messaggio,non posso usare arbitrio alcuno sia nel-

l'accrescerlo,sianel diminuirlo. E tu ben

sai che la luna misuratrice del mondo "

la reginadel mercato della notte e vicario

del re del giorno.Che se qualcunopensadiversamente da lei e non ascolta con

orecchio assennato ilsuo messaggio,costui

si avr" dato della scure nel piedee lavo-rato

allarovina sua di propriamano. "

Il re deglielefanti,uscitodal luogosuo a

quelleparole,domand" : (Ihe " il signi-ficato

di questo messaggio?" Behr"z

disse: Dice la luna: " Chiunque per la

la forza e il poteresi crede da pi" dei

deboli e si fa arroganteper ilvigoreche

"gliha, per la veemenza, per la potenzae

per la soperchieria,e vuol calpestaregliinferioricon la violenza e l'oppressione,rende manifesta per talforma l'abbiettezza

sua e per questesue qualit"gittasiper s"

stesso nel baratro della rovina ".

(Versi).

Non gittarnel tuo seno dell'orgoglioLa rea semeuza, non dar nel tuo core

Loco al desio dellavendetta.Intanto

Che al tuo destriero ponialta la sella,Godi di tanto'e non spronar veloce3,

Che tal favor non durer" per sempre.Via dal tuo capo si torr" improvvisoOgnisplendor,ti passer"lo scudo

Del destin la saetta,al finejioiDiverso fiatuo stato in su la terra,

Quando lo star quaggi"tisar" tolto.

Ora, per ipiestatua folliadi crederti

superioreallealtrefieree di contar sulla

tua forza e sul tuo vigore,vicino ornai al

suo fine,a tal punto " giuntol'aftaree il

negozio" arrivato a taltermine che tisei

voltocontro la mia fontana e l"hai menato

il tuo esercito,anzi,per stoltezzaestrema,

hai rese torbide quelleacque. E non sai

tu forse che se l'aquila,rapidavolatrice,

passa a volo su ipiellafonte,la folgoredella invidia le brucia penne e ale? e

che, se l'occhiodel Toro* per i campidel firmamento guardain esso con pupillatroppolibera,l'astatoArturo glitrapassaquellapupillacon violentocolpodi lancia?

(Versi).

Il Devo che ipiigiunge,abbassa ilcapo;

L'augelche vola qui,perdesue penne.

Dalla terra e dal ciel fuori non esce.

Se non per v"nia del suo sommo duce^.Ilcerchio che le bestieattorno adduce ^

Ora io,per bont" estrema, t'ho creduto

degnodiquest'ambasceriaper ammonirti.

E per",se tu lasciinteramente questoaf-fare

e tiritraggia dietro da questaspecied'insolenzatua, bene sta. S(" no, io stessa

verr" in persona e te in piantiuccider"

miseramente, l"he se poihai alcun dubbio

intornoa questomessaggio,vieniairistante.

perch"io son presente nellafontana,ac-ciocch"

tu mi veiiga con la veduta degli

(1) Ecco il desiderio soddisfatto! Proverbio in arabo.

(2) Passo in arabo del Corano, 24, 53.

(3) Non desiderar di pi".

(4) L'occhio nella costellazione del Toro.

(5) Cio" tolto il caso che Dio lo voglia,

(G) Lo zodiaco.

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APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA 371

occhi tuoi e iliavvenire non abitinei suoi

dintorni.

Al re deglielefantivenne nieraviii:lia

per talmessaggio; perch"egli,venuto alla

fontana,vide nell'acqual'immaginedella

luna. Behr"z allora glidisse: 0 signore,attingiun poco d'acqua,lavatiilviso e fa

adorazi"ne.Forse avverr" che la luna,ve-nuta

a misericordia,resti contenta di te.

" L'elefante allung"la proboscide,ecome ilmovimento dellaproboscidevenne

nell'acquae per essa vi si fece alcun tur-bamento,

l'acquafece parere all'elefante

che la binasi agitasse.Perch" egligrid":0 ambasciator della luna! forse perch"hoimmerso la proboscidenell'acqua,la luna

si muove? " Behr"z disse : Certamente !

T'at"'rettaa fare adorazione perch"essa si

quieti." L'elefante fece adorazione ed

eseguiilcomando ed accett" che d'allora

in poinon sarebbe pi" venuto in quelluogon" avrebbe pi" menato glielefantinei dintorni della fontana. Behr"z allora

ne port"la notizia al re e le leprisi ras-

sicui'arono,e cos",per tale astuzia,fu da

loro allontanatacos" orando sventui'a.

C. ALTRI SCRITTORI DI FAVOLE E DI RACCONTI

I. Q"li"s,i)i'iiici|)eZi}"dila.

Il Libro di Qabus.

['rinvipioileicapo sesto ^.

Sappi,u tiglio,che quelliche non hanno

avuto educazione sono una genteinutile.

Somiglianoessi allapiantadelMogl"l"n-,che, sebbene abbia certa grossezza, non

d" ombra alcuna e non giovan" aglialtri

u" a s" stessa.

Ora,lagentedi nascitanobile,ma senza

educazione,pu"anche goderedi una certa

stima che viene dallanascita;ma che "

mai la sorte di queltale che non ha n"

nascimento nobile n" educazione ? Chi

adunipienon " d'alto nascimento, deve

studiarsid'acquistareuna nobilt"sua pro-pria

che " ben miglioredi({uellache viene

dagliantenati. Per" hanno detto: "La

nobilt" vera " quellache s'acquistacon

l'ingegnoe con l'educazione,non quella

che " tramandata daimaggiori". Non van-tarti

adunquemai del nome che hai avuto

dai tuoi antenati,perch"ci" che rende

chiaro un nome, si " ilfruttod'un merito

tutto propriodella persona, onde ilnome

tuo vero sar" poiquelloche tisaraiacqui-statoco' tuoi talenti,di talguisache,in

luogodi esser chiamato semplicementeAhmed, Muhammed, Giafar,tis'indicher"

col nome di maestro,di savio,di sapiente.L'uomo nato nobilmente,ma senza educa-zione,

non merita punto la tua stima,macolui che al pregiodella nascita illustre

congiungequellodell'educazione," degnodell'amiciziatua, e tu mettiticon lui,nonlasciarlopunto,perch"costui " taleche "

utileal genere umano.

Sappiche la parola" ilpi"preziosodi

tuttii doni. Dio,nel far dell'uomo la pi"perfettadelle sue creature,l'ha sollevato

suglialtrianimali concedendoglidiecifa-colt",

cinqueesteriori,cinqueinteriori.

(1) Non avendo potuto avere il testo di quest'opera,abliiam dovuto accontentarci

di tradurre dalla traduzione francese del Querry [Le Cabous Nume, Paris,Leroux, 1886).Per" non rispondiamo della precisionedella traduzione quanto al testo. Si veggano al

paragrafo 79 del presente capitolole ragioniperch" abbiam posto tra i libri di racconti

anche il Libro di Q"b"s. Vedi anche la prefazionemia quanto a questa traduzione

non stata fatta sul testo.

(2) Albero spinoso senza foglie.

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372 APPENDICE ALLA POESL\ MORALE 0 GNOMICA

Le interiorisono ilpensiero,lamemoria,

l'immaginazione,ilgiudizio,illingaaggio;le cinquefacolt"esteriorisono l'ndito,la

vista,l'odorato,ilgusto,iltatto. Fra que-ste

facolt"sono alcune che pure sono state

accordate aglianimali,ma in gradomi-nore;

perci"l'uomo " veramente ilsignoredellealtrecreature.

Persuaso di questo vero,

sforzatidi

render bello iltuo linguaggio,avvezzatia

non parlarese non con eleganza,e la lin-gua

tua non sar" che l'interpretedel tuo

pensiero.Per" hanno detto: " Quantopi"alcuno parlacon eleganza,tanto pi"altri

lo cerca ".

Guarda sopra tutto di non parlarche a

proposito,perch",per quanto ben detto

possa essere un discorso,ove esso siafuor

di proposito,sembra avere alcun difetto.

Preferisci ilsilenzioa queldiscorso che

pu" menar qualchescandalo ; e i discorsi

inutilinon possono essere che dannosi.

" buon consiglioastenersi da paroleche non esprimonoun pensierosavio o

felice;e i savi hanno paragonatola pa-rola

al vino che ora d" l'ebbrezza,ora

la salute.

Non parlai'mai senza esserne diman-dato

e astientida ognidiscorsosguaiatoeinutile.E se alcuno t'interroga,non dir

nulla che non sia anche vero. Non dare

alcun consigliosenza che altrite ne preghi,e fuggidal darne a tuttiquelliche voglion

seguiresoltanto i consigliche loro piac-ciono.Non consigliarealcuno in pubblico.

Per" hanno detto: " Un consigliodato in

pubblico" come un rimproveroe, in ogni

caso, " quantouna umiliazione che s'in-fligge

ad altri ". Non provartia far tor-nare

sul drittocammino quelliche tu vedi

nell'errore,perch"non sipu"raddrizzare

ognialbero storto,e irami stortinon pos-sono

essere raddrizzatiche con l'accettae

con la pialla.Allo stesso modo che tu non tleviessere

avaro di parolebuone, non devi essere

avaro delle ricchezze,perch"gliuomini

sono pi"attiratidai donativiche dai bei

discorsi.

Non frequentarei ritrovicattivie fuggii compagnimalvagie male allevati.Guar-dati

da ognimancamento a questopropo-sito

e fadi esser sempre in taliluoghiche,se ((ualcunaltrovi tiritrova,tu non debba

arrossirne.Ridomanda iltuo l"dove l'avrai

collocatoin modo che tu possa ritrovarlo.

Non goderedel male deglialtriacciocch"

glialtripoinon sirallegrinodi ci" che di

tristotipu" accadere. Fa ilbene per ri-ceverne

poi.Parla con dolcezza se non

vuoi udire di te altro che buone parole;non gittarsemenza in un terreno sterile

che non possa fruttificare;non prendertialcuna cura inutile.Intendo con ci" che

far del bene a un ingrato," quantogittarsemenza con tutta perdita;all'opposto,non risparmiareiltuo per quelliche ne

son degni.Insegnaa fare ilbene, perch"hanno detto: " In verit",l'inscgnai'eil

bene " anche un farlo ". Sappiancora che

fare il bene e raccomandar che altrilo

facciasono due azionisorelleeli"'la sorte

non pu" disgiungere.Non ti rincresca mai del bene che tu

avrai fatto,perch",in questa vita mede-sima,

tu avrai o ilpremioo la pena delle

opere buone e delle opere cattive innanzi

che tu abbandoni questaterra. Pensa che

tacemlo il bene tu proverainello stesso

tempo una contentezza egualea quelladi

colui al qualefaiilbene. Se,nell'opinionedi aver fattomale contro qualcuno,tu per"non ne sentialcun dispiacere,nessiui pen-timento,

intendi che (picitalenon ha ri-cevuto

alcuna offesa,perch",veramente,non si pu" fare il male senza provarne

alcun rimorso, come non si pu" fare il

bene senza averne qualchegioia.Egli"

dun((uevero che in questo mondo siamo

trattatisecondo le opere nostre,primache

s'apraper noi la vita eterna. La verit"che

io dico,non pu"negai'si,e chiunquepensaal bene o almaleeh'egliha fattonel viver

suo, mi dar" ragione.Del resto,io potreidarne anche le prove. Perci",non perdertu alcuna occasione di fare tutto quelbene

che puoifare,perch"un giornoverr",nel

(pialetu ne raccoglieraiilfrutto.

Page 381: Storia della Poesia Persiana

APPKNDIGE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 373

{Racconto).

Ho udito che al tempo del calitYatodi

Mutavekkili,questo principeaveva un

paggiodi nome Felliricco dipregie bene

allevato.Mutavekkil lo amava come un

suo figlio,anzi glisoleva alfulare i suoi

stessifigliuoli.Ma un giornoFetli,perch"voleva imparareilnuoto, si die in mano

di certi barcaiuoli che dovevangli,nel

Tigri,insegnarquell'arte.Feth,allora,

er:i giovaneassaie non ancora aveva acqui-statocerta destrezza,ma, come tuttiquelli

dell'et."sua, credevasi abbastanza valente.

Per" un giorno si rec" tutto solo sulle

spondedel fiume e si gett"nella corrente

che. essendo impetuosa,lo strascin";ed

egli,accorgendosiche inutileera ilresi-stere,

si lasci"andare al corso delleacqueonde ben tosto fu perdutodi vista.Tras-portato

cos" dalla corrente per qualchetempo, pot"vedere alla fine una cavit"

stata fattadalleacque, perch"egli,facendo

disperatisforzi,giunsea ripararvisi.Disse

allora: Avverr." ci" che a Dio piace.In-tanto,

almeno, ho salva la vita." (losi

stette sette giorniinteri.Quando a Mutavekkil fu tlatanotiziadel

fattoe delloscomparirdel suo paggio,eglisi gett"gi" dal trono, sedette per terra,

fece chiamare i barcaiuolie promisedie-cimila

dramme a chi gliavesse portatoil

cadavere di Feth,giurandoche eglinon

avrebbe preso alcun cibo finch" eglinonavesse riveduto ilsuo favorito,in qualun-que

stato si fosse potuto rinvenire. E i

barcaiuolisi misero subito alla ricerca e

frugaronoil fiume senza frutto,quando,al settimo giorno,uno di essivide la ca-vit"

nellaqualeil temerario erasi ripa-rato,e ve lo trov". Pieno di gioia,eglilo

supplic"di aspettartanto ch'egliavessecondotto una barca, e intanto si rec" in

tutta frettanel cospettodi .Mutavekkil,al

qualedisse: 0 signore,qualsar" la mia

ricompensase io ti riconduco Felli ancor

vivo? " Cinquemiladenari2, risposeilCaliffo." E io,risposeilbarcaiuolo,l'horinvenuto pienodi vita. Non domando

altrotempo che ilnecessario per menar la

barca,e poiiolocondurr" qui,dinanzi a te.

Come ilbarcaiuolo fu di ritorno,ilCa-liffo

gliconsegn"la somma promessa, anzi

comand" al suo ministro di dargliancorala met" di ci" che era nella sua cassetta

privata;ordin" poiche si desse da man-giare

a Feth ch'eglicredeva esser stato

sette giornisenza cibo.0 signore,disse

allora ilpaggio,io ho mangiato." Disse

il Calitfo: Ti sei tu forse nutrito con

raci|uadel Tigri?" Disse: No vera-mente!

Ma per tutta questasettimana,a

ciascun giorno,ho vistoun taglierechediscendeva a fiord'acqua.Io allorafaceva

ognisforzo per raggiungerloe ne pren-devadue 0 tre pani.A questo soccorso

insperatoiodevo lavila.Ciascuno di questipanirecava un'impronta,cio": " Muhani-

med figliodi Hasan, calzolaio".Mutavekkil, allora,fece bandire per

tutta lacitt"che queltaleche ognigiornoabbandonava alfiume ipani,dovesse farsi

conoscere e venir nel cospettodel Califfo

che voleva ricompensarlo.Al di appresso,

un tale si fece conoscere per quellaper-sona,

perch"ilCaliffogl'ingiunsedi darne

la prova, e queglirisposecol dire che

ciascun pane portaval'improntadel nome

suo. Cotesto " ben vero, disse ilprincipe,ma da quantotempo abbandoni tu i paniallacorrente del fiume? " Disse : Da un

anno. " Disse ilCalitfo: E con qualein-tento

faitu cosi ? " Disse : Ho intesodire

che mi conveniva fare ilbene e che, do-vessi

pure gettare il mio nel Tigri,nesarei stalo ricompensalo.Come io non

potevafar di pi",cosi ho fatto ci" che ho

potuto,aspettandoil frutto che ne devo

(1) Decimo Califfo degliAbb"ssidi, dal 235 al 247 d. E. (849-861 d. C).

(2)I denari (fZ?""r)sond'oro,le dramme {divhem)son d'argento;perci"5000 denari

valgon pi" delle 10,000 dramme promesse prima.

Page 382: Storia della Poesia Persiana

374 APPENDICE ALLA POESLA MURALE 0 (INOMICA

toccare. " Risposeil Calif"b: Tu hai

usato d'un consigliosavio,e per"oggineliaila ricompensa." Cosi glifece clono

(licinquepoderipresso Bagdadladdove

eglisi fece ricco e acquist"riputazione,e

i suoi discendenti ancora vi stanno e, al

tempo di Q"im Bill"liisotto ilregno del

qualeDio mi fece la graziache iovisitassi

ilsuo tempio^,ho veduto io stesso inipotidi lui,la storia del qualemi " stata rac-contata

dai vecchi del luogo.Fa adunqueincessantemente ilhene che

" in tuo potere,mostrati buono e benefico,

ma non tiappagar dell'apparenzasoltanto.

Sia la tua condotta conforme al tuo por-tamentoesterno. Non avere una cosa sulle

labbra e un'altranel cuore; insomma, non

essere come ilvenditor d'orzo che mostra

del frumento come saggiodella sua der-rata

3. Siigiustoe generoso, e avrai ilfa-vore

di Dio giustissimo.

II. Ver"v"ni.

Il Libro di Merzban.

l.

Favola dello sciacallo

che cavalca l'asino.

Disse il principe*:Ilo udito che una

voltac'era uno sciacalloche aveva la sua

tana nelle vicinanze d'un giardino.Ognigiornoegli,per un pertugiodel muro,

entrava nel giardinoe mangiavasigranquantit"d'uva e d'ognialtra sorta di

frutta e alcune anche ne guastava,finch"

poiilgiardiniere,stancatosidi lui,l'ac-conci"

per bene. Un giorno,sorpreso lo

sciacalloimmerso in un sonno spensierato,lo lasci"cos" addormentato,occup"ilper-tugio

del muro e fermamente lo chiuse.

Cosi eglilo trasse nel lacciodel malanno

e con colpidi bastone glitolseogni sen-timento.

Lo sciacallo si f"nse morto, di

guisache ilgiardinierelo tolsesu e gett"fuoridel giardino.Allora fu messo in versi

(|uelproverbid:

[Versi in arabo).

Lo sciacallo,ohdavver! ch'"cacciagioneEccellente! Egli" quantoun'aura lieve

Entro una gabbiavoler far prigione.

Come dopoquellepercosse ritorn" un

poco in s",pensandoallabestialeviolenzadel giardiniere,lo sciacalloabbandon" il

giardinoe strascinandosi dietro i piediezoppicando,se n'and",finch"giunsepressodi un lupoche dimorava in una selva,ed

egliaveva con quellupoun'amiciziaanticae pattid'alleanza,dellaqualeifondamentie i dirittida gran tempo si erano raffer-mati.

Illupo,quandovide lo sciacallo,il

dimand",dicendo : Che " mai la cagionedi cotesta malattia e di cotesto malanno

con tanta miseria? " Lo sciacallodisse:

(Versi in arabo).

L'ala mia I veramente andar m'ha tolto

Uno degliossi suoi cariatoe rotto.

E ilseme del cor mio! quelsuo germoglioPer la rancura a inaridirs'" volto!

S'anche la casa mia^ fondata fossi

Con duro ferro sovra eccelsa rupe,

L'eccelsa rape si sciorrebbe e in pezziTutto rovineriasformatie grossi.

Lo stato di questo sventurato nei casi

suoi " tale,che l'uditodegliamici non ha

coraggiodiascoltarlo;anzi,se ione faccio

il racconto ai nemici miei cuor di pietra,esso cuoi'e divien molle come cera e si

duole per me. Ora in me, con tutto co-testo,

non era alcuna cura egualeal desi-li)

Ventesimosesto Califfo degliAbls"ssidi;regn" dal 42-2 al 467 d. E. (1030-1074d. C).(2)Alla Mecca.

(3)Mostra frumento per saggio,poid" orzo. " una speciedi proverbioin uso pressoi Persiani.

(4)Il primo autore (supposto)del Libro di Merzb"n. Vedi i paragrafi83, 84, 85

del capitolo.(5)Forse, per metafora, il corpo.

Page 384: Storia della Poesia Persiana

376 APPKNDICE ALLA l'OESL\ MORALE 0 (iNOMlC.A

in amicizia o in intiiiiit"scambievole,conabbondanza di vitto e con piacevolezzadi

vita,possiamfinirvii nostrii;iorni.

All'asino,per questeparole,venne de-siderio

d'andare e vogliad'acconsentire;perci",con lo sciacallo,prese la via per

accompagnarlo.Disse alloralo sciacallo:

Io vengo da un lungoviaggio.Che se tu

per un po'di tempo mi prendisullaschiena

perch'iomi laposi,pi"prestogiungeremol" dove vogliamo." L'asino si mostr"

compiacente,e lo sciacalloglisalt" sulla

schiena, cosi tutt'e due se n'andarono

lincilegiunseroallaselva. L'asino intanto

riguard"da lontano,vide illupoe disse

fra s" slesso :

(Verso in arabo).

Vengon gl'imln^ogli,e tu vi dormi sopra!

0 anima mia vogliosa,de" tuoi propripiedivai incontro alla nmrte e di tua propriamano vai a impigliartinellarete dellatua

r'ovina!

(Versi).

Se forma ilcor per te di buono stato

Alcun pensiero,l'anima a se stessa

Volgetosto ilpeusier.Che se le briglieRivolgea dietro ilcor l" dove giunse.Mille cui'e per s", pei'me procacciai.

Le seduzioni e le lusinghedello sciacallo

mi hainiu posto i vincoli e le pastoieallemani (! ai piedidel senno e m'hanno pre-cipitato

in questo baratro di pericolie di

arti ingannatrici.i\Ia io cercher" da me

stesso la salvezza mia !

Allora si ferm" sul luogodov'eglistavae disse: 0 sciacallo,ecco ch'io vedo da

lontano i segnideglisplendoridi quelluogo,e gi"mi vengoim alle nari i soavi

odori dei liiirie delle erbe sue. Se io sa-pessi

che tu hai fatto e preparalo un luogoda soggiornarvie da abitarviin cotesta le-

tiziae frescura,tutto d'un tratto vi verrei.

Ma per oggitorno a dietro;domani poi,con altro pensiero,scioltoda ogni cura,

per liberasceltaauspicala,con stellapro-pizia

,con auguriofelice,mi volger"a

questaparte." Disse lo sciacallo: lo ho

meravigliache alcuno facciaegualela mo-neta

prontadel tempo presente al paga-mentofissalo per dilazione! " Disse

l'asino: Tu dici bene, ma io ho eieditato

dal padremio certi consigliin un librodi

ammaestramenti,pienod'utilicose, qualeio sempre, hnch" sar",mi serbo notte e

giornonel tempo del sonno sotto ilguan-ciale.

Senza di esso io veggo sognistranie immaginibrutte.Domani io me loprendoe me lo porto con me. " Lo sciacallo

pens":Se l'asinose ne va solo,non ri-torna

pi",ed " possibileche eglinon abbia

alcuna cagioneo motivo per ritornare.

Tuttavia,per ci" che eglidice,bisognei"fare in maniera conforme e concorde alle

parolesue, e io torner" con lui e ritor-cer"

a dieti'odalla via le redini del suo

desiderio. " Disse poi:Tu dicibene, e

ci" (dievuoi fare quanto ai consiglidel

padree a' suoi ammonimenti, " segno di

perfezione.Perci",se tu hai a mente al-cuna

partedi queiconsigli,non mi negar

l'utilit"di farmene udire e sentire. "

Disse l'asino: Sono quattroconsigli,e il

primosi " : " Non star mai senza questo

libro di consigli". Ma glialtrinon ho a

mente n" so a memoria,perch"nella me-moria

mia " difetto. Come pertantoio

sar" giuntol",te lidir" leggendodi quellibro. " Lo sciacallodisse: Or dunquel'itorniaiuo,e (buuani verremo a ipiesta

nostra dimora.

L'asino si volse alla via. Con gran pre-

cipitazi(me,come canmiello che ha l'dlto

ilguinzaglio,o come uccellodie " fuggiloal laccio,se ne and", finch" giunse alle

(1) Che vuol (lire? Pare voglia dire che nell'uomo vi sono due moti, quello del-l'anima,

quello del cuore, uno egoistaper la propria con.servazione,l'altro generoso

per gli altri. Ora il cuore, dopo uno slancio generoso per glialtri (neltesto : per te),

pu" essere ritratto a dietro dal pensiero di s" stesso, e si procaccia intanto e cure

e affanni.

Page 385: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 377

portedel villaggio.Alloi'adisse: Queglialtritre consiglimi soii venuti in niente.

Se vuoi, le li dico. " E soggiunse:Ilsecondo consiglio": " Quando ti viene

innanzi un malanno, pensatene un pi"

grave ". Il terzo ": " Non preferireunamico stoltoad un nemico sapiente". Il

quarto": " Guardati dallacompagniadel

Inpoe dall'amiciziadello sciacallo". "

Lo sciacallo,come ud" (juesteparole,s'ac-corse

che (|uellonon era luogodafermar-

visi,e per"salt"gi"dallaschiena dell'a-sino

e sivolseallafnga.I cani del villaggioglisicacciarono dietro,lo presero, e cosi

ilsangue del misero fn versato e sparso.

2. Favola dei tre sazi ma"andr"ni.

IlsapienteMihr"n-beh disse: Ho inteso

dire che una volta tre malandrini che as-saltavano

le strade,fecero societ"fraloro

e che per molti anni,allesvoltedelle vie

dei Mussulmani,senza misericordia,pone-vanoloro agguati;anzi,come gliacci-denti

dellafortuna,tutte assalivanole ca-rovane

d'indolepacifica.Ora,nei dintorni

di una citt",essi arrivarono un giornoacerte rovine deserte,qualilavolta azzurra

del cielo,al volgersioltraggiosodel de-stino,

aveva tutte guaste,e l",tra le pa-retiche erano addossate e riverse come

ubriachi satolli,di cui l'uno appoggiai

piedial capo dell'altro,guardaronoatten-tamente.

Sotto una pietratrovarono una

cassettinapienad'oro e ne furono molto

allegrie contenti. Deputaronopoiuno di

loro,dicendo: Ora ti si conviene andare

in citt"e recarci da mangiare,che noi ne

approfitteremo." Il misero si affrett"

nell'andare; and" e compr"da mangiare.Intanto,il mal talento dell'avidit",che si

ciba di morti ed " micidiale,l'indusse a

(juestodi gettarqualcheparte di veleno

mortifero in que'cibi,col pensieroche gli

altridue ne avrebbero mangiatoe ne sa-rebbero

morti,intantoche le trovate ric-chezze

sarebbero rimaste a lui.La stessa

cagionedel desideriodelle ricchezzemosse

anche glialtridue a volertoglierdi mezzo

la presenza uggiosadi colui che avevano

mandato allacitt",per spartirpoifra loroci" che avevano trovato. Quellointantori-torn"

e port"il cibo,e glialtridue le-vatisi

tosto,lo strangolaronoe lo fecero

morire. S'accostarono poial cibo,ne man-giarono

e ne morirono.

{Strofa).

Moneta non^ cercar di t"rre ad altri.Che di te stesso sei ucciditore;

Non cercar suppellettilio ricchezze.Che di te illadro gi"tista nel core ^.

IH. .^iil'i.

Dalla Raccolta ui Novelle.

Biasimo dellaprecipitazione.

La precipitazionee la furia nelle fac-cende

di quaggi"" una delle opere di

Satanasso,e il frutto ne son poirincre-scimento

e pentimento,secondo che sogliondire : "i La fretta vi""ida Satana e la cir-cospezione

da Dio misericordioso " 2.Ora,

la poca fermezza in tutte le contingenzedella vita " biasimevole,e l'uom precipi-toso

resta privodel vanto d'averraggiuntoili'iuodesiderio,secondo che ilpoetadice :

(VersO.

Fretta e malignit"son d'Ahrimane

Oprefuneste,e all'alma pentimento,E pena e cruccio al corpo ne rimane.

{Racconto).

riaccontano che nei tempiandati oravi

un abilegioielliereche dellascienza e del-l'arte

sua aveva conoscenza perfettacon

(1) Abbiamo recato questo racconto, che in s" ha poco valore, soltanto perch" si

trova tale e quale per due volte nel Novellino. Vedi anche il capitoloIX, 95 di questaStoria della Poesia persiana.

(2) Sentenza in arabo.

Page 386: Storia della Poesia Persiana

378 Al'I'ENDICE ALLA POESIA MOUALE O fi.NOMICA

pienaacutezza d'ingci^iiu.Ora avvenne per

caso che un re d'un altropaese lodimand"

perch"eglialcune gemine prezioseglimostrasse,per togliernequelleche eran

degneche per esse sifacessealcuna spesa,

per metterne in vistaquellech'eran degnedel tesoro d'un re. Il gioiellierepertantoand" in quellaterra, e la donna sua era

gravida,perch"eglidisse : Ouamlo sar"

venuto a termine il tempo della gravi-danza,se nascer" un Ijambino,tu, pervia

di buono augurio,chiamalo col nome di

R"zbeh (fortunato); e se linasce una bam-bina.

In le porrai(|uelnoim^ che vedrai

esser conveniente.

Come il gioiellierefu partiloe iltempo

venne, alladonna nacquero due bambini,ed essa pose nome all'uno ll"zbeh e al-l'altro

Behr"z (felice).Intanto,il gioiel-lierestette un anno da quelre, e la donna,

sempre, andava scrivendo letterefacen-dogli

sapere lo stato dei fanciulli,tantoche s'accesein quell'uomoilfuoco del de-siderio

dei figlisuoi.Dopo un anno, eglidomand" al re il permesso di ritornare,

ma il re disse: Io veramente non vogliodartene licenza. Per" " migliorconsiglioche tu mandi un tuo fidatoche ti meni la

mogliee i figli." Disse l'uomo : Porter"

ancora pazienzafinch" ildolore dello star

separatodai figlie dal mio paese senza

mia rancura m'esca di mente. " (""si

port"pazienzaanche per un allr'anno,eallora domand" la licenza,ma non riasci,e cosi,in (juestamaniera,fino al terminedi seianni,rimase. I figli,intanto,impa-rarono

ilCorano e a}ipi'eserolascrittura,e ricevetterocompiutaeducazione,mentreildesideriodel gioiellieredi vedere ifiglisuoi giunseal termine estremo, e perch"eglinon pot"aver licenzadal l'c all'andare,per necessit" mand" ([iialcunoperch"ladonna e i fanciullivenissero da lui.

Quando i fanciulli giunserovicino alla

citt",poich"sulleporle dellacitt"era un

gran fiume,l"si fermarono e comiiiciaron

per divertimento a trastullarsisullasponda.Ilgioielliere,intanto,usciva dalla citt"al

loi'("iiieoiilro,e come fu giuiil("allasponda

delfiume,feceleabliizi(Hiidi rito e in altro

luogovicino fece due genuflessionipre-gando.Nel far leabluzioni,egliaveva per-duto

una borsa d'iu'o,e come ebbe finitala

preghiera,essa glivenne in mente. Allora

egliritorn" indietro e cerc" la borsa e

non la trov". Vide i due fanciulliche l"

si trastullavano,e perch"eglinon aveva

mai veduto i figlisuoi,cosi non liconobbe

e disse:Io ho perduto(piiuna borsa d'oro.

L'avete voi trovata?" Dissero: Noi non

l'abl"iamveduta. " Disse : Sulla spondadi (|iiestofiume non " venuto alcun altro

fuoridi voi. Rendete adunquel'oroperch"andiate scioltida gastigoe pena. " I fan-ciulli,

perch"non avevano l'oro,altronon

poteron fare che negare, e il gioielliereche era uomo s"bito all'irae precipitoso,ligitt"ambedue nel fiume.

Pass" un'ora,e venne la madre dei fan-ciulli,

e ilmarito le dimand" dei figli,ed

elladisse: Son venuti a trastullarsisulla

spondadel fiume. " Ilmarito,come in-tese

illoro caso, stese le mani e sistracci"

le vestie poi,per alcun tempo, fece gran

piantoper laperditadei figlisuoi,e disse:

10 viveva per i figlimiei ; ora che li ho

perduti,migliorconsigliosi " che noi ce

ne andiamo da questa citt"." Cosi il

gioiellierese ne venne di l" ad un'altra

citt".

Per un caso prodigioso,ciascuno dei

fanciulliche ilgioielliereaveva gettatinel

fiume,venne scamjiatoad un luogodiverso.

11 re d'uno di queiluoghiera uscito alla

caccia. Vide egliun fanciullodi leggiadrafigura,ben fatto,e glidomand": Chi sei

tu? " E il fanciullogliraccont" il suo

caso. Al re si commosse ilcuore, perch"eglidomand" : Che nome hai tu? " Disse:

P)ehr"z. " Disse il re : Prendo il nome

tuo |"eibuono augurioe ti accolgocome

figlio." Cos" lo men" con s" a palazzo.Il ('rateisuo, invece,fu trovato da una

mano di ladroni da strada,iqualidissero:Sar" bene che noi lo vendiamo e che col

prezzo ci procacciamouna bellasomma di

denaro. " Cosi lo menarono in citt".

Ora, per un caso meraviglioso,anche

Page 387: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE ALLA POESIA MORALE 0 GNOMICA 379

il gioielliereera giuntoin quellacitt".Pass" egli,un giorno,per ilmercato dei

calderai,e intanto i ladriavevano menato

da uno de' calderai,per venderlo,H"zbeli

che era il figliosuo. L'amor paternolo

sospinseal punto di dover comprare quel

ragazzo, ed eglilo compr" e lo condusse

a casa. Quando lamadi'e volseuno sguardoal o'iovinettoe lo riconobbe,mand" un

gridoe cadde ai piedidel figlioe disse al

gioielliere: Questo " il figliotuo ! " Il

gioielliere,come vide ilfiglio,ne giubil"e

l'ese molte graziea Dio altissimo,e l'amore

glicrebbe nel cuore, e per" eglidisse :

Poich" abbiani rinvenuto uno dei figli,sar" bene che noi facciam ritorno al ser-vigio

del re. " Cosi se ne vennero ancora

al serviziodi quelre, e come furon giuntia palazzo,gliraccontarono il loro caso.

Al re piacquetutto cotesto,e per" fece

onore al gioiellieree gliaccrebbe lo sti-pendio

; e il gioielliereinsegn"al figliol'artesua e ne mostr" l'utilee il danno,

di guisache glienevenne in quell'artemolta perizia.Come poieglifu giuntoalla

sua conoscenza perfetta,ilpadreglidiededenari e lo mand" a trafficare.

Per caso, eglivenne a quellacitt"nella

qualegi"era ilfratelsuo. Il re del paese

era gi"morto dopoch'ebbe designatopersuo successore Behr"z,e Behr"z ora re-gnava

e teneva in pace i sudditi. Pi"zbeh

venne a fargliobbedienza per vender sue

merci ; ma, per illungotempo trascorso,

non si riconobbero l'unl'altro.Intanto,reBehr"z comand" che sidesse uno stipendioa R"zbeh e comper"di sue perlead alto

prezzo, e R"zbeh vi fece gran guadagno,e re Behr"z glifece talproposta: Converr"che tu stiaquimeco al mio servizioperch"io possa procacciarliilmodo di star bene.

" R"zbeh disse : Mi si conviene di obbe-dire

al re, ma io ho un impedimento,edesso " che ilpadree la madre hanno per

me un'affezionegrandissima,e io stimo

esser leggesacra per me la loro obbe-dienza.

Che se non fosselaragionedell'ob-bedir

loro,io starei a'servigiin questa

reggia." Re Behr"z disse: Scrivi una

letteraperch"il [ladretuo e la madre tua

vengano. " R"zbeh scrissee fece invitoal

padree allamadre e fece conoscere ildesi-derio

ch'ebbe ilre d'informarsidi loro.

Per caso si lev" contro ilre un suo ne-mico

che fece una scorreria per la terra,

perch"ilre, per respingerquelnemico,scelse un esercito e la metropolirest"vuot;i di soldati.Una notte eglichiam"R"zbeh e pass"con lui in allegriatutta

quellanotte. Quando poieglisi volse a

prendersonno, R"zbeh dissefras": Questa

notte non son quile guardiereali;per"" bene che io fino a giornostia desto e

compial'ufficiodel far la guardia." Al-lora

sguain"la spadae sedette al guan-cialedi Behr"z. Quando poi vennero i

soldatie tornarono senza aver fatto nulla

quantoalloscopo e all'intentoloro,alcuno

mand" certiconfidentidel re, pregandoloch'eglidovesse muovere in persona contro

il nemico. Come questiconfidenti furon

venuti,videro re Behr"z addormentato e

R"zbeh starsial guancialedi lui con la

spadasguainata.Gli levaroncontro un gridoe dissero: Forse costui voleva uccidere il

re ! " Cosi lo legarono.Quando Behr"z si dest" dal sonno, gli

narrarono ilfatto,ond'eglidisse 'aR"zbeh:

Io,altuo riguardo,che male ho fattoper-ch"

tu di questaguisami ricompensie ri-cambi

? " R"zbeh disse : Viva il re !

Questa notte le guardiereali non erano

presenti,e per" io, per devozione,sonstato a vegliareinfino al giornoe, come

ilfiordel narciso,tutta la notte sono stato

quisu di un piede,acciocch" qualchema-landrino

all'improvvisonon cogliessel'oc-casione

propizia.Ma tu,o signore,riguardoal servo tuo, non ascoltarle paroledegliinvidiosie guardacon occhio di nnseri-

cordia al caso di me meschino. " Disse

il re: Menatelo in carcere.

He Behr"z se ne and" evinse i nemici.

Quando ritorn" alla sua residenza reale,

per caso, in quellostesso giorno,ilpadree la madre di luigiungevanoin citt"e fa-cevano

ricerca dello stato del loro figlio.Ma come fu risaputoda essi che Pi"zbeh

Page 388: Storia della Poesia Persiana

380 Al'I'ENDICE ALLA 1"0ESL\ MORALK 0 C.NOMICA

era in cateiu',scrissci'o un incinoiialct;

vennero a inostrai'lonellapresenza del re,

dicendo: 0 giustosignore,noi sianifore-stieri

e derelittie siam venuti dietro la

fama dellagiustizia,dellapiet."e dellami-sericordia

del re. Avevamo due figli,R"z-heli e Belir"z;ma ildestino ambedue ce

liha tolti,perch"andjeduc caddero nel-

rac([ua.Dopomolto travaglio,Iddio altis-simo

e benedetto ci ha restituitoR"zbeh,

ma dell'altronon abbiamo notizia alcuna.

Intanto,come noi siam quigiunti,cihannodettoche ilre ha postoR"zbeh in prigione.Ora,s'egliha lattoqualchemale,ilre cel

condoni e abbia misericordia di noi che

siam forestieri,e piet"della miseria no-stra,

acciocch",se tu riguarderaia (jueslisti'anieri,Iddio altissimoanche a te resti-tuisca

ilpadree la madre e renda splen-dida,qualper collirio,la luce degliocchi

loro con la vistadella belt" d'un regalfi-glio

come te.

Quando re Behr"z ebbe letto tutta la

lorostoria,f"'cad"rsilelagrimedagliocchi

e chiam" a s" que'due e discesedal trono

e copridi baci ilpadree lamadre e disse:

Ecco ! io sono ilvostro Behr"z! Quelloche

" in prigione," ilfratelmio ! " Cosi,al-l'istante,

invi"qualcunoche traesse R"zbeh

fuor di prigione,mand" la madre nel gi-neceoreale,e fi'aquesticasi meravigliosi

pass"iltempo suo.

Ora,tutto ci" " stato ilfrutto della cir-cospezione

e dell'avvedutezzanell'operare.Che se il gioiellierenon fosse stato pre-cipitoso

nel gettarnell'acquai fanciulli,

non avrebbe avuto poida soffrirecosi grandolore per la loro lontananza e tanta ran-cura

di desiderio;e se Behr"z soltantoperle paioledei nemici avesse ucciso R"zbeh

0 si fosse affrettatoa farlomorire,il pen-timento

e ilrincrescimento,dopoilfatto,non i;liavrebbero portatofrutto. Cosi,

(juello,per la sua precipitazione,prov"doloie e inquietudine,e quest'altro,perla sua circospezionee per aver saputocontener s" stesso, riusc" vincente nel

desiderio suo, di guisa che, presso i

saggi,fu ('(infermatoilverificarsidi (piesta

sentenza ((uale" stata detta in questiversi :

(Versi).

Come farfallanon andar, mio core.

Qua e l" da pazzo, e sii soltantosaggioE mite e di te ancor donno e signore.

IV. HiisejnV"iz.

Dal LIBRO:

I FREGI DELLA BENEFICENZA.

EjfiUideirinniiifstk-iddei re.

Vii altro sostegnodei re si " la bont"

dell'intenzioneriguardoai sudditi e ilmo-strarsi

inclinatoa loro voler bene,pcrcii"l'intenzionedel re in questolasciaun per-fetto

ses,no di s". Se es:liinclinaallanin-

stizia,ne viene abbondanza e ogni Imon

frutto,e se (deh! ce ne scampiIddio!) av-viene

ilcontrario di cotesto,l'abbondanza

manca in ogniprovento,e la concordia

dell'insiemedei sudditi restane guasta,e

lo Sceicco Muslih ud-D"n Saadi (ne ristori

Iddio lo spirito!)ha infilatoquesta sen-tenza

nel filodella sua poesia:

(Versi).

Industria poniperch"in (|iialIn formi

Intenzion,tu volgadi tua mente

Al buono stato ilguardo.Ove malvagiaIntenzione abbiasi un re, di tutte

Sue gentiegliscompigli;!anche ipensieri.

{Racconto).

Raccontano che ilreQob"d, un giorno,allacaccia,si allontan" dalla sua gente.

L'aria era calda,ed egli,perdutele forze

per la sete, guardavada ogni partecer-cando

un'oud)ra e una fontana. Gli venne

alla vista da lontano un'ombra,ed egli

spinseilcavalloda (picllaparte.Vide una

tenda,logoraper l'et",piantatanei campi,

e una vecchia con la figliasua, seduta,di

sotto,airond}ra di quella.Quando Qob"d

giunsedalla campagna, la doima corse

fuori e afferrateglile briglie,lo fece di-scendere

e glipresent"ci"che alloraaveva.

Qob"d accett" e bevve dell'aciiua,|)0"il

Page 389: Storia della Poesia Persiana

APl'E.MtlCK ALLA l'dESLV MORALE 0 (GNOMICA :m

sonno lo vinse. Quando si dest" nnlla aveva

da fare,

e per" si ferm" l" anche per

(|uellanotte. Dopo la preg'hieradella sera,

giunse dai campi una vaccherella. La figlia

della vecchia la munse e ne ebhe molto

latte, tantoch" a Qob"d ne venne meravi-glia.

Ond'egli disse fra s": Questa gente

appunto per ci" se ne sta alla campagna,

perch" nessuno venga a risapere lor se-greti

; e prendono ogni giorno tanta quan-tit"

di latte. Se di sette giorni uno ne

dessero al principe, ai loro averi non ne

verrebbe danno e il tesoro del re ne avrebbe

profitto.Cosi concep" il disegno che, come

fosse giunto a palazzo, avi'ebbe imposto

alla gente quel balzello.

Come venne il mattino,

la fanciulla

munse la vaccherella. Die un grido e corse

dalla madre e disse: 0 madre mia, met-titi

a pregare, che il nostro re ha voluto

far del male!"

Qob"d si meravigli" e

disse : Donde hai saputo cotesto?"

Disse:

Ogni mattina la nostra vaccherella ci suol

dare molto latte. Oggi non ne ha dato

nella quantit" consueta. Ogni qual volta

il re inclina a far del male. Iddio (sia lo-dato

lui !) toglie l'abbondanza."

Qob"d

disse : Tu hai detto bene !" ; e quella

intenzione sua sband" dal cuore, poi sog-giunse

: Ora va ! torna a numgere !"

La

fanciulla si lev" e munse la vaccherella

per la seconda volta. Ne ebbe latte in gran

copia, onde, correndo un'altra volta dalla

madre, le diede la notizia della l)uona in-tenzione

del re.

Per questo punto, hanno detto un re

buono esser migliore d'una nuvola che d"

pioggia, e del sole stesso che d" luce; e

Firdusi il sapiente dice:

( I Vr.s/).

Ogni stilla che scende dalle nubi

A primavera, de' monarchi dentro

Al pensiero fu gi" i. Come diventi

Malo d'un re il pensier, non trova i suoi

Umori a tempo debito la terra.

Ma se buono " il tuo re, tu non lagnarti

Per distretta, che d'anno che di frutti

Abbondi, " assai miglior la bont" sua.

(1) Il senso di queste parole " spiegato dal racconto che precede.

Page 390: Storia della Poesia Persiana

382

CAPITOLO OTTAVO

IL POETA GIAMI

SOMMARIO. " 1. Po*7o di Gii"ininella storia della poesiapersiana. " 1,2. Perdio

si trattidi Gi"nii in tiii capitoloa parte." 3. Vita di Gi"iiii.

2. Le opere di Gi"mi. " 4, 5. Divisione delle opere di Gi"mi. " 0, 7, 8. Le poesieliriche. " 9. I poemi mistici e romanzeschi. " 10. Il poema : un Dono ai

liberi."11. Ilpoema: ilRosario dei giusti." 12, 13. Ilpoema: Giuseppee

Zal"kha. " U, 15. Ilpoema: Meg'n"ne Levia. "10. Ilpoema: il Libro di

Alessandro. " 17. Il poema : Sel"m"n e Abs"l. " 18. Il poema: la Catena

d'oro. " 10, 20. L'opera:ilGiardino di primavera." 21, 22. L'arte di Gi"mi.

1. Posto di Gi"mi nella storia della poesia persiana.

1. Se qualcunoper caso non approver"perch" ci slam riserbati di

parlardi Gi"mi in un capitoloa partee soltanto a questo punto, in cui

gi"" stato tenuto parolae di Huseyn V"iz e di tanti altriche glisono poste-riori,

possiamo rispondereche ci" abbiam fatto per una ragione tutta

speciale.La quale,in certo qual modo, quasi" la stessa che abbiamo

assegnata per trattar di Saadi e di H"fiz in un capitoloa parte; perch",come l'operadi Saadi e di H"fiz parve riassumere tutta la poesiadei

tempi loro,cosi l'operadi Gi"mi, prescindendodalla sua valentia,assai

minore, di poeta, riassume quelladei tempi suoi. Gi"mi scrisse di tutto,

si pu" dire,in prosa e in poesiae di tutto volle discori-ere e ogni genere

letterario volle tentare intanto che conlessava malinconicamente non

esserglitoccato nulla di nuovo da dire,dopo tanti illustrie gloriosiche

l'avevano preceduto.Poi,egli" uno di (jueipoetiche pi" di tuttihanno

rifattoci" che altri aveva fattoprima,e non sempre meglio.Anche HuseynV"iz scrisse di molte cose, diversissime fra loro; m;i, intanto che le favole

del Kal"la e Dimna son diventate,si pu" dire,un'operanuova e originale

fra le sue mani, le altre opere sue sono per la maggior parteo storiche o

teologicheo retoriche e in prosa, laddove Gi"mi ha tentato tutti i generi

prosaicie tuttii poetici.Perch", lasciando star la sua prosa, eglifu lirico,

lirico,anzi,del genere di Khusrev, di K"tibi e degliultimi che stanno tra

il liricoe ilmistico,e fu poeta i-omanzesco quando volle gareggiarecon

Niz"mi, e fu mistico e allegoricoimitando Att"r,e scrisse novelle e racconti,

propostosiper modello il Roseto di Saadi. Per questa parteadunque, che

manca tutta quanta in Huseyn V"iz,eglicompendiaassai bene e riassume

nella sua totalit" la poesia dei tempi suoi, e perch"egli,bench" minore

dei suoi predecessori,di molto s'innalza sui contemporanei,cosi abbiam

Page 392: Storia della Poesia Persiana

'SM (..M'ITOLO OTTAVO

molta cura dell'educazione del figlioche studi" da principiolettere e

scienze e pois'inizi" nelle dottrine niisticliee ascetiche sotto la guida del

celebre Saad ud-Din R"shgliari,al qualepoi succedette nell'insegnamento

pubblico.Raccontano i biografiche,quand'eglifaceva lezione,la gente si

affollava alle porte della scuola sollecitando d'essere introdotta,e che tra

quellagentesi vedevano principie grandipersonagginon meno vogliosi

deglialtri.Lo designavanocol nome di maestro. Condusse eglila maggior

partedella vita a Her"t, ospitatocon grandissimoonore alla corte degliultimi successori di Tamerlano; perch"ilprincipeAb" Sa"d l'ebbe caris-simo

e tanto l'onor" che un giorno,come si racconta, essendosi mosso per

visitarlo,quando seppe ch'eglistava con alcuni amici,ritorn" indietro per

non essere importuno.E pi"ancora, forse,l'onor" ilprincipeHuseyn che

fu l'ultimo dei successori di Tamerlano, e il ministro M"r Ali Shir che poi,nelle sue opere che scrisse in turco, anche troppo fedelmente l'imit",fu

uno dei suoi ammiratori pi" caldi. Cos",dopo una lunga vita felice,eglimori nell'et" di ottantun'anno,nell'898 d. E. (1492 d. C), e fu sepoltoin

un giardinonelle vicinanze di Her"t con grandissimapompa e a spese del

principe.

2. Le opere di Gi"mi.

4. Uno dei segni particolaridi Gi"n"i come scrittore,si " quellodi

aver scritto molto e di molte e diverse cose; per" le opere sue sono

computate da alcuni a quaranta, da altria cinquanta e da altri ancora a

novanta, tra grandi e piccole,tra poetichee prosaiche.Quanto a noi,

lasciando da una parte tutte le prosaicheperch" non possono esser sog-getto

deglistudi nostri,e appagandocicol dire che esse sono in gran

parteascetiche,teologichee metaf"siche,oltre alcune che recano vite di

santi 0 trattano di poetica,di retorica e di musica, passiamdirettamente

e subito alle poeticheche sono anche in numero minore e forse,quanto

all'arte,hanno maggior pregio.L'opinione|)oidi Devlet-sh"h, seguitaanche dall'Ouseley,che le prosaichesiano il lavoro dell'et" matura di

Gi"mi, quand'egli,datosi alla speculazionefilosofica,lasci" la vanit" della

poesia,non sembra esser del tutto vera, trovandosi che certe opere poe-tiche

furon da lui composte nella sua et" i)i"tarda,come, per esempio, il

Giardino di primavera,terminato da lui pochi anni prima di morire. Ma

Devlet-sh"h reca a conforto della sua opinioneuna quartina,nella qualeGi"mi dice di voler lasciar la poesiaper non consumar la vita preziosanelle inezie;e la quartinadice veramente cos":

Deh! cliimli,o ("li"iiii,alleparoleilvareo La vita preziosaa poesiaPei (liventuri e non averti caro Non consacrar, ina pensa che gi"moltiChe ilcor sotrg'iacciaad ognifantasia. Soii fogliohe d'inchiostroaltrianiier"a.

Crediam tuttavia che queste |)aroleabbi;mo soltanto valore e significato

retorico,come avviene dei poetiche tante cose dicono,lontane tutte dalla

Page 393: Storia della Poesia Persiana

IL l'OKTA (IIAMI 385

verit".Con questo, le date del Giardino di primavera e di qualchealtra

opera poeticadi cui diremo appresso, tolii:onoogni valore all'opinionedi Devlet-sh"h e alla quartina'che eglireca innanzi. Ma v'ha anche di pi",perch"Gi"mi, come gi"aveva fattoKhusrev di Dehii,giuntovicino al suo

settantesimo anno, si pens"di raccoglieree di ordinare le sue numerose

e sparse poesie.Questo lavoro fu da luicompiutoneir884 d. E. (1479 d. C.)e nella prefazionein prosa ch'eglivolle mandare innanzi alla raccolta,attest"chiaramente ch'egliaveva coltivato la poesiadalla sua prima gio-vinezza

fino a queltempo.5. Divideremo le poesiedi Gi"mi in tre classi,e nella prima porremo

le liriche,da lui distribuite in tre canzonieri;porremo nella seconda i

poemi,che,stando tra ilromanzesco e ilmistico,son modellati su quellidi Niz"mi e, quanto al contenuto, somiglianoanche a quellidi Att"r,e

porremo nella terza ilGiardino di primavera,composto ad imitazione del

Roseto di Saadi,opera che sembra stare tra la poesiae la prosa, ma appar-tieneallapoesiaper ragionestorica e per ragionedi natura,come vedremo.

6. Fra le sue liricheprevalealla qas"dalaghazelaossia l'odicina amo-rosa

che eglitratt" con variet" grandissima,mentre la qas"da,forma poe-tica

quasigi"andata in disuso a queitempi,fu da luipi"raramente ado-perata.

Delle sue qas"de,noi,per non averne [)otutoveder la raccolta che "

rarissima,non conosciamo che una sola,riferitada Devlet-sh"h. Sappiamotuttavia,che,in esse, Gi"mi tratt" di soggettialti,ora lodando Iddio,Mao-metto

profetae Ali,ora esponendo nobili pensierimorali e religiosi,ora

rivolgendola parolaal principeregnante,Huseyn,e ad altripersonaggiillustri,ora piangendola morte di care pei'sone,come quelladel suo mae-stro

K"shghari,e quellad'un fratelloe d'un figlio.Quellache sola cono-

sciam noi, parla molto correttamente della vanit" delle cose di quaggi",in ispeciedelle ricchezze,dellequalil'uomo non bene usa se non in quantone fa larghezzagenerosa aglialtri.Dice della sicurezza in cui si trova il

povero di fronte al ricco sempre pauroso, senza che la ricchezza e la

potenza sono assai forti ostacoli a mantenere intatta la fede. Ecco che

Gi"mi in questa parte si assomigliaa Saadi che pur dice cose consimili

in alcuna delle sue qas"dee del qualeegliha altres"la calma serena se

pure non ne ha i pensierielevati e l'artesovrana. E se tali,quale" questadi cui parliamo,sono tutte le altre qas"de,non v'" alcun dubbio che a lui

va data molta lode,tenuto conto del decader della poesia.7. Quanto alle odi o ghazele,moltissime di esse sono amorose e

mistiche;e poich"siamo a quelpunto di convenzione allegorica,notata

gi"da noi altrove,per cui ilpi"ardente linguaggioamoroso serve a velar

dottrine mistiche e panteistiche,ecco che Gi"mi, come glialtripoetidei

suo genere, sospiraper la lontananza della sua bella e anela di ricongiun-gersia lei; ecco che essa " aspra e crudele verso di lui,eppure eglinon

verr" meno al suo amore; ecco che egline desidera notizie;e intende

intanto il mistico congiungimentodell'anima a Dio,dell'anima pellegrina

25 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. IL

Page 394: Storia della Poesia Persiana

380 CAPITOLO OTTAVO

in terra, piamente vogliosadi ritornarsi alla sua origineprima. Perci"

tutto ilconsueto linguaggioallegoricoe simbolico " largamenteadoperato

da lui;e sebbene egliabbia,nell'usarlo,una certa finezza che piace,a lungoandare esso viene a noia in tante nenie malinconiche che ripetonsempree sempre le medesime cose. Diciam cotesto quanto alla dottrina mistica,

velata sotto la passiond'amore. Ma essa si manifesta nelle poesiedi lui

anche sotto altro aspettoche piace assai pi"; e ci" avviene quand'egU,

nella sua coscienza sicura di filosofo che liberamente pensa, si ride di

tutte le formole della religionepositiva,dicendo che, quand'eglifece il

pellegrinaggiodella Mecca, altro non pot" fare che pensare all'amante

(che " Dio,nel senso mistico),intanto che il labbro era chiuso alla pre-ghiera.

Pregavano glialtri pellegrinie facevano lor voti,ed eglipensavaalle bellezze dell'amante,distratto pur sempre da questo pensieroche gli

si era conf"tto nella mente. Poi,il disprezzoper le praticheesterne del

culto lo portava a flagellargl'ipocritie i bacchettoni,ai qualieglisi volge

non sempre con l'acrimonia e la virulenza di Omar Khayyc"m, s" bene

con la beffa e col riso.

8. Ma la poesialirica di Gi"mi, a parer nostro, ha ancora un altro

aspetto,quale,tuttavia,non " nuovo per noi che gi" l'abbiam trovato

in altripoeti.Perch" avviene non di rado che egli,come gi"altri,a certe

occasioni in cui si ridesta l'uomo vero e tace l'asceta ebbro di svenevole

amore, lascia il gergo convenzionale dei mistici e parla da senno ed

esprimesentimenti veri,non venutiglida alcuna scuola o filosoficao poe-tica.

Certamente, in questicasi particolari,il linguaggiosuo rasenta lo

stile famigliare,anche con qualche metafora strana e qualcheinsipido

giuocodi paroleche qua e l" s'incontrano;ma, in compenso, abbiam sen-timenti

veri,e per essi una fedele immagine dell'animo dell'autore,buono,

mite, sereno, placido,talvolta scherzoso e lepido,talvolta pungente.

Qualche sua avventura eglidescrive con certa disinvoltura,come allor-quando,

impeditoa Bagdad di proseguirl'intrapresoviaggioalla Mecca,

dice delle noie del soggiornoin ({uellacitt" e degl'incomodidell'incre-scioso

e involontario indugio.Un'altra volta parla modestamente di s"

come di poeta,affermando ch'eglinon ha scritto per la gloria,ma per gliamici e per lasciar loro qualchericordo di s"; e si sdegna al solo pen-siero

di adoprare il suo verso per cose futilio per lodare o biasimare

altrui,parendogliessere il suo verso un bel monile di gemme da non

sprecarsiin adornar cocci,come eglidice con una certa sua metafora un

poco strana. Ma fra le liriche sue, accanto alle vere odi, abbondano le

quartine,e pi" ancora i disticistaccati,nei qualiegliesprime acconcia-mente

qualche pensieroche sembra esserglinato in mente all'improv-viso.

Egli l'ha colto come a volo, e con facilit",senza pretensionedi far

cosa nuova o bella,molto meno cosa magnificae pomposa, l'ha espresso

in quei due o in queiquattroversi che [)i"erano attia raccoglierlo.Per"

in (jucstaparte,come eglisomigliaa Saadi nel suo cosi detto Libro del

Page 395: Storia della Poesia Persiana

IL POETA MIAMI 387

Ministro,cos" egliritrae anche, secondo noi, molto del fare popolare,perch",veramente, alcune di queste poesie brevi sembran fatte o dal

popolo0 per il popoloo almeno con certi atteggiamentiche son propridella poesiapopolare.

9. La raccolta dei poemi di Gi"mi doveva andare a principiosottoil nome arabo di Khamseh, cio" il Quintuplo,ad imitazione del Quin-tuplo

di Niz"mi che per ilprimo ne diede l'esempio.Come poi alia rac-colta

furono aggiuntialtridue poemetti,le fu dato l'altro nome persianodi Heft Aureag, cio" i Sette Troni, nome tolto dalle sette stelle del-l'Orsa

maggiore,e talvolta anche il nome arabo as-Saha, cio" i Sette,assai pi" semplicemente.I poemi sono: ilDono ai liberi;il Rosario dei

giusti;Giuseppe e Zai"kha; Meg'n"n e Levia; il Libro d'Alessandro. A

questi,che formano ilQuintuplooriginario,s" aggiungono glialtri due:

Sel"m"n e Abs"l; la Catena d'oro. Sono, come si vede dai titoli,alcuni

dei qualiad imitazione di quellidi Niz"mi, anzi in alcuni casi sono glistessi,altrettantipoemi mistici e romanzeschi;i romanzeschi poi,in modo

diverso da Niz"mi, narrati con manifesto intento mistico. Ricordiamoci

ora che la poesiaromanzesca, negliultimi tempi,s" volse a rappresentare,

sotto l'allegoriadelle fortunose avventure d" due giovaniamanti, l'amore

dell'anima umana, pellegrinain terra,che anela di ritornare al suo prin-cipio,

e troveremo naturale che Gi"mi,raccontando avventure da romanzo,

non poteva uscire da questa via nella quale la poesiaromanzesca da tempos'era messa. Notisi ancora che lo stesso Niz"mi era stato pi"che mistico

in alcuna sua parte,per esempio nella chiusa del Libro di Alessandro,pertacere del Tesoro dei Misteri che " essenzialmente mistico,sebbene non

ancora avesse adoperatoapertamentel'allegoria.Ma l'impulsodato da lui

era stato potentee non s'era arrestato,e perch"breve era ilpasso che lo

separava dall'allegoria,quel passo fu fatto ben presto e francamente dai

suoi imitatori. Ecco pertantoa qual punto trovasi Gi"mi co' suoi poemi.10. 11primo portail t"toloarabo di Tuhfat ul-ahrdr, cio",un Dono

ai liberi,nel senso d'essere una guida per tutti quelliche,sciolti dalle

cure di quaggi",sono eletti a parteciparedi pi" alta dottrina che " la

mistica. Esso pertanto,come ilTesoro dei Misteri,di Niz"mi, sul quale "

modellato," libro dottrinale,che incomincia con le consuete lodi a Dio e al

Profeta,di cui pure si descrive la miracolosa ascensione al cielo,e seguita

parlandodi un santo personaggioche era capo dell'ordine religiosodei

Naqshbendi. Tratta anche dell'eccellenza del dire prosaicoe del poetico

e termina la lunga introduzione con alcuni capitoliintorno al modo di

giungeread una vera perfezionemorale. Seguonoi venti capitolidi cui si

compone ilpoemetto, toccanti diversi puntidi dottrina teologicae filo-sofica,

morale e mistica,come, per esempio, della struttura del mondo,

considerata come specchioin cui si riflettela perfezionedel Creatore, poidella creazione dell'uomo, considerato come immagine di Dio,poi della

essenza vera dell'uomo che non consiste gi" nell'acquae nel limo ondQ

Page 396: Storia della Poesia Persiana

;J88 CAl'JTOLU (tTTAVU

a principiofu formato, ina s" bene nella perfezionedelia fede. E cos"

seguita,toccando della preghiera,del digiuno,della generosit",dei pelle-grinaggi,della vita solitaria,del silenzio,e di altre simili cose, tutte con-siderate

teoricamente e j)raticamenterispettoalla morale. Ogni capitolo

poi,come gi"nel poema di Niz"mi,consta di due parti,nella prima delle

qualiil poeta espone e dimostra per ragionamentila verit" morale

ch'egliha tra mano, riserbandosi di confortarla nella seconda con qualchenarrazioncella molte volte puerilein s",ma di significatonon lieve quantoalla dottrina a cui serve di dichiarazione e di commento. Un breve capi-tolo

in cui si d" ragione del libro e si afferma che esso dipende dai due

poemi,ilTesoro dei Misteri,di Alzami, e lo SpuntardegliAstri,di Khusrev

di Dehli,chiude acconciamente il breve poemetto, stato finito neir886

d. E. (1484 d. C).11.11 secondo poema si " quellodal titolo arabo Siihhat ul-ahrdr,

cio" il Rosario dei giusti,poema morale e filosofico,e, pi"che filosofico,

religiosoe ascetico. Del qualetuttavia non possiam dir quiche assai poco,

perch"non ci " stato dato di vederlo,eccetto un breve passo riferito dal

Riickert,che vorremmo dar tradotto per mostrare almeno a qualiaber-razioni

possa abbandonarsi la mente nostra quando, per insano furor

religioso,si fa a calpestarla natui'a umana, se credessimo che alti'isaggi

d'altripoemi non bastassero. Seguendo tuttavia l'Hammer che del poema

d" qualchesaggio tradotto e una lista di capitoli,notiamo soltanto che

esso si divide in quaranta capitoletti,detti nodi, o, come diremmo noi,

gran",dai granionde il rosario si compone. E dividesi ciascuno in tre

parti,la prima delle qualiespone una data verit" morale; la seconda ha

una narrazione,postaa dichiarar quelladata verit",intanto che la terza

ha qualchepregliierao invocazione che serve di passaggioal capitolo

susseguente.Ora, la dottrina religiosae filosofica che vi si espone, non

tanto sembra esser lontana dalla vita quanto avviene in altre opere di

simil genere, ma sembra che il libro vogliaessere come un manuale di

morale praticaad uso dei giovani,quale,tra glialtri," il Libro dei con-sigli,

di Aitar. Perch" esso, come almeno si pu" arguiredai titoli,pi" che

la pura speculazionefilosoficae religiosavuol trattare la morale pratica.

E vi si parla," vero, della essenza di Dio e della esistenza sua provata

dalle cose visibili,e vi si dice essere Iddio la verit" e la verit" essere in

lui,ma, accanto a ci",vi si discorre dei pregidefia povert",della |)azienza,della gratitudine,della sommissione, della generosit",della mansuetudine,

e si danno avvertimenti particolarial figliodell'autore,Ziy"ud-Din V"suf,

coi qualie con altri rivolti al lettore,perch" giudichibene del poeta, il

poemetto si finisce.

12. Ilpoema Giuseppe e Zal"kha,che " stimato la maggiore e migliore

opera poeticadi Gi"mi, nella tessitura del racconto s'accorda in gran

partecol poemetto di Kirdusi che ha lo stesso nome. Se ne diversifica

tuttavia nel significato,ci" che risguardail contenuto, e se ne diversifica

Page 397: Storia della Poesia Persiana

Il, l'OETA GIAMI .S89

nell'arte,ci" che risguardala forma. Perch",se Firdusi narrava le amo-rose

avventure di Giuseppee Zalikha con l'intendimento e la persuasionedi narrare una storia vera, ora Gi"nii,dopo ilmutamento avvenuto nella

poesiaromanzesca, narra le medesime avventure, ma con Zalikha,al

solito,rappresental'anima umana che sospiraalla belt" eterna, simbo-leggiata

nel giovane e avvenentissimo t"gliodi Giacobbe. Quanto poiall'arte,chi non vedrebbe la differenza tra i due poeti?La poesiapittricee scultoria di Firdusi non " pi" di questigiornitardi della letteratura,e

Gi"mi non pu" pi" essere che lo svenevole poeta mistico dei tempi suoi,

con l'anima invasata d'amore per ci" che non si vede e non si tocca,che

si perdefra gliarzigogolid'una dottrina omai sfinita.

13. Ilpoema pertanto,dopo le consuete invocazioni, narra di Zalikha,

bellissima figliad'un re di Mauritania,che,avendo veduto in sogno un

vago giovaneche le si fa conoscere per il Visir d'Egitto,al Visir d'Egitto" mandata in isposadal padre compiacente.Ma il Visir d'Egitto,con

grandissimodolore di leiquando giunge a vederlo per la prima volta,"

Pntifarre,non ilbel giovane veduto in sogno. Cosi essa vive nell'affiizione,

finch" un giornoGiuseppe,gi"slato venduto dai fratelliinvidiosi," veduto

da lei nel mercato e fatto comprare per mezzo di Pntifarre. Giuseppe "

il giovane da leiveduto in sogno, ed ella tosto se ne innamora perduta-mente.Ma perch"egliresiste a tutte le sue pi" calde preghiere,essa,

sdegnata,fa rinchiuderlo in un carcere. Giuseppe,intanto,spiegain car-cere

i sognial panattieree al coppieredi Faraone e poi a Faraone stesso,

perch"egli" tosto esaltato al grado di Visir intanto che Putifarre,depo-stone,

muore di dolore. Zalikha,ritrattasi a vivere povera e dolente in

luogosolitario,fatta omai cieca dal lungo lagrimare,si consola tuttavia

al sentir di tanto in tanto scalpitareildestriero di Giuseppeche passa per

la via nella pompa del suo grado novello. Ma poi,ella rinuncia al culto

degl'idoli,e, fattaadoratrice del vero Iddio,si reca nel cospettodiGiuseppe,ilquale,tocco da compassione,prega Iddio che renda la giovinezzae la

vista all'infelice.Cosi Zalikha,l'itornataalla sua giovent"e fattapi"bella,"

sposatada Giuseppee vive felicecon lu"lino alla morte. Si chiude ilpoema

con alcuni avvertimenti morali che l'autore rivolgeal figliosuo, e la data

di sua composizione,notata negliultimi versi," VSSS d. E. ("ASS d. C).14. 11 poemetto Meg'n"n e Levia ci " noto, quanto al soggetto,per

quello,gi"da noi toccato,di iNiz"mi;Gi"mi,tuttavia,l'ha trattato con una

certa libert",anzi,come appar manifesto da alcun punto qua e l",gliha

voluto dare significatoallegoricoe mistico. Incomincia con le consuete lodi

a Dio e al Profeta,e seguitanarrando in che modo Meg'n"n e Levia si

siano l'inidell'altroinvaghiti.Essi passano insieme i lunghigiorni,intantoche le notti scorron penose per loro nella reciprocalontananza. Leyla,un giorno,mette alla prova ilsuo appassionatoamante, e trovatolo fedele,si tegaa lui con solenne giuramento. Meg'n"n intanto,assorto nel pen-siero

del suo dolce amore, fuggela compagnia degliuomini; ma un amico

Page 398: Storia della Poesia Persiana

390 CAPITOLO OTTAVO

SUO ne scopre ilsegreto,e lo riferisceal padre di lui che tenta smuoverlo

dal suo pensiero,olfrendoglianche il matrimonio con altra bellissima

fanciulla. Meg'n"n, legatodal suo giuramento,ricusa;ma intanto alcuni

invidiosi l'accusano d'infedelt" nel cospettodi Levia,la quale da principiose ne sdegna,ma poi,conosciuta la verit",si placa con lui. Ora vengono

le prove pi" dure per i due amanti,perch" i genitoridi Leyla cercano

distoglierladal suo inconsulto amore, ed ella nega e intanto (andandosial pellegriuaggiodella Mecca) Meg'n"n,saputo lo sdegno dei parentidi

Leyla,non frequentapi"di giorno la sua compagnia per non farsi scor-gere.

Ha con lei,tuttavia,alcuni colloquinotturni,dei qualiavendo avuto

notizia il padre di lei per mezzo d'un antico amante di Leyla stato da lei

respinto,egligiuradi ricorrere al Califfo.IlCaliffomanda ordine a Meg'n"ndi non andar pi" da Leyla,di non parlarnepi",di non celebrarla pi"ne' suoi versi. Meg'n"n allora, di cui la mente gi"incomincia a vacillare,

va errando nel suo dolore per monti e per valli,e al padresuo desolato

che cerca di consolarlo,fa pietosapreghieradi far domandar Leyla per

lui.Ilpadre di Leylasdegnosamenterespingela domanda; ma Meg'n"n,che sempre pi" misero e infeliceva ramingo per il deserto,trova in un

uomo generoso, di nome Naufil,che l'aveva raccolto estenuato dalle sabbie

ardenti,un inaspettatopatrocinatoredella sua causa. Perch" Naufil va dal

padre di Leylaa intercedere per l'infelice,e il!)adremonta subitamente

in ira,e Naufil gliminaccia la guerra. Meg'n"n intanto che non ama la

violenza,pi" e pi" s'interna nel desei'to.Nel deserto egli,buono e pietoso,libera gl'innocentianimali dai lacci degli avidi cacciatori;una volta

anche si reca fino alla tenda di Leyla e ha con lei un breve e furtivo col-loquio.

Ma la sua follia amorosa cresce sempi'e pi",perch",avendo il

Califfo interrogaloil poeta Qoseyr per sapere chi mai eglicredesse pi"infelicedi lui in amore, e avendo l'ispostoQoseyr ch'eglicredeva Meg'n"n

esser ben quello,ilCaliffo volle vedere in sua presenza ilmisero amante.

Ma Meg'n"n,venuto quasiper forza nel cospettodel suo signore,fa mille

pazziee fuggeper ritornarsi alla vita selvaggiadel deserto. Intanto,unbel giovane che aveva veduto Leyla per caso, se ne innamora e la

domanda in isposaai parenti.Quellenozze si celebrano con grandissima

pompa, ma Leyla giura di serbarsi intatta la sua verginit";che anzi,piena di dolore,scrive una lettera a Meg'n"n per iscusarsi dell'involon-tario

connubio, ma Meg'n"n le risponde inacerbito. Intanto lo sposo di

Leyla,afflittodalle repulsedi costei,muore d'un tratto,e Meg'n"n se ne

accora, pensando al dolore ch'egliavr" provato non essendo stato corri-sposto

da lei.1 due amanti si possono rivedere ancor due volte,ma l'ul-tima

volta,Meg'n"n,insensato,non riconosce pi" la sua Leyla,anzi la

scaccia perch" essa gliturba il suo riposo,intanto che egli,preso d'un

amore celeste,non pu" pi" por mente ad un amore terreno. " A questo

punto, come " manifesto,Gi"mi mostra di dichiarar l'allegoriadel suo

racconto, nel quale,nell'amore di Meg'n"n, cio" il Folle,si deve ricono-

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392 CAPITOLO OTTAVO

mentali,quando ilromanticismo,in Germania, in Francia,in Italia,godeva

presso la gente grandissimofavore.

16. IlLibro di Alessandro o Iskender-i"d"neh,detto anche Kh"rad-

ndmeh i iskenderi,cio" il Libro della sapienzadi Alessandro," ben lon-tano

dagliantichi romanzi di Firdusi e di Niz"mi. Sembra anzi che Gi"mi,lasciando da parte a bello studio tutte le avventure strane e inaudite del

gran conquistatore,abbia voluto svolgerepi" ampiamente quel concetto

con cui Niz"mi termina il suo libro di Alessandro. Alessandro, secondo

Niz"mi, di conquistatores'era fatto filosofo,e di filosofos'era fatto profeta

mistico;e per" ecco che Gi"mi, narrata la nascita di lui e il suo avveni-mento

al trono alla morte di Filippo,introduce ifilosofiAristotele,Platone,

Socrate,Ippocrate,Pitagora,Galeno,Ermete, a i)resentargii,ciascuno,un

libro di sapienza.Alessandro ne fa pure uno alla sua volta;per" tutto il

poema va innanzi con lunghe e infinite disquisizionidi morale, finch",narrata la morte di Alessandro e riferitii lamenti dei filosofi,si chiude

con molte considerazioni intorno alla vanit" delle cose di quaggi".Tuttoci" che ora abbiam detto,abbiain tolto dall'Hammer, non avendo potuto

avere il poema tra le mani. Ma, se cos" ",possiamo aggiungereche anche

qui il romanzo " sparito,sebbene per diversa via; perch"nelle avventure

d'amore esso sparivaquando esse avventure erano allegorie,e qui sparivacol toglierseneogni avventura vera da romanzo, per sostituirvile consi-derazioni

di ordine morale.

17. Passiamo intanto a dir degli altri due poemi stati aggiuntial

quintuplooriginario.Il poema di Sel"m"n e Abs"l prende ilnome da due

giovaniamici che, appunto per il loro pi" che h'alerno amore, corrono

molte e strane avventure, ed " poema allegorico.Incomincia con una lunga

introduzione,in cui si dicono le stesse cose di tanti altripoemi, inseritevi

molte narrazioni o aneddoti secondari. Sel"m"n era figliod'un re di

Grecia, natoglisenza bisognod'accoppiarsicon donna, per l'arte d'un

sapientefamoso. Eglicresce bello e aitante,adorno d'ognipi"eletta virt",istruito in ogni arte pi" bella,e presto s'invaghisceperdutamente d'un

bel garzone suo coetaneo, di nome Abs"l,dal quale " pure corrispostodi

amicizia eguale.Il re se ne avvede e fa sue rimostranze a Sel"m"n, e il

savio di corte si adopera per sradicar dal cuore del giovane la strana

passione.1 giovani,afiora,fuggono insieme, si mettono in mare e giun-gonoad un'isola laddove si pongono a vivere insieme. Ma il re, con una

miracolosa coppa che ritlette i segretituttidel mondo, vede il luogodove

essi sono, e li fa rintracciare;essi per", noiati dallo rimostranze con-tinue,

si recano in un luogodeserto,e l",levala e incendiata un'alta })ira.si gettano nelle fiamme. Abs"l perisce,ma Sel"m"n, fortunatamente sal-vato,

" ricondotto alla reggia,laddove, rinsavito tinalmente," designatodal padre a succederglinel regno. " questo il racconto principaledel

poemetto, interrotto da molti e brevi i-accontisecondari, intanto che in

un ultimo capitoloilpoeta n'esponePallegoria,per la quale s'intende che

Page 401: Storia della Poesia Persiana

IL POETA g" AMI 393

Sel"m"n (l'integro,secondo l'etimologiaaraba)" l'anima immediatamente

creata da Dio, e Abs"l (ilcaduco)" ilcorpo umano. La loro congiunzione

in terra " principiodi male, finch" la loro separazioneper mezzo della

morte (simboleggiatanella pira)ritorna il corpo alla polvere e rende

l'anima al suo vero stato che " la perfezionee la beatitudine celeste.

Veggasiintanto la somiglianza,quanto al soggetto,tra questo poema e

quellodi Ass"r, Mihr e Mushteri,gi" stato esaminato da noi nel capitolo

della poesiaromanzesca.18. Ilpoema dal titoloarabo: Silsiletuz-zaJiah,cio" la Catena d'oro,

" un poemetto filosoficoe religioso,diviso in tre libri.Precedono le solite

invocazioni e lodi a Dio e al Profeta,con la dedica al principeHuseyn;

dopo ci" l'autore entra a discorrere della materia sua, esponendo e

dichiarando certi puntidi dottrine morali e religiose,definendo certe

questionidi dottrina mistica,commentando opinionidi antichi perso-naggi

santi come Ab"i Said, il primo dei mistici,e Bist"mi,dichiarando

certi passidel Corano o alcuni detti attribuitia Maometto dalla tradi-zione.

Qualche volta ci" che si vuol dimostrare, ha del paradosso,come

del resto avviene spesso in simili libri. Anche vi si dice che sia il

significatoallegoricoe simbolico di certe cose minute e particolariche

per fede si credono dai Mussulmani, come, per esempio,la bilancia su

cui s" pesano i meriti e le colpedelle anime, il ponte sottilissimo su cui

devono passar le anime dopo morte, le fontane che irriganoi giardinidel

paradiso.Ma tutto ci" " fatto con poco ordine, e tutto si dice con fare

molto famigharee piano.L'esposizionedottrinale " interrotta bene spesso

da brevi narrazioni tolte,come al solito,dalla storia,dalla vita dei santi,

dalle tradizioni,dalle favole.

19. Il Behdristdn,cio" il Giardino di primavera,graziosaraccolta di

novelle,di racconti e di favole,divisa in otto libriche portano il titolo

di giardini," una imitazione del Roseto di Saadi, come l'autore stesso

dice nella prefazione.Perch" egli,avendo letto alcune pagine del Roseto

al figliosuo Y"suf per invogliarloallo studio delle lettere,si pens" di

poterscrivere un libro su quelmodello, e per"compose questo suo. Esso

per",come nel caso particolare" imitazione del Roseto,nel caso generale

appartieneinsieme al Roseto a quellafamigliadi libri che nel capitoloantecedente abbiam trovato essere una lontana e degenerataderivazione

del Kal"la e Dimna. Dato ci",nulla abbiam noi da aggiungereper deter-minare

il posto che questa leggiadraopera di Gi"mi occupa nella storia

della poesiapersiana;e per"passiamo a dirne il contenuto. Esso " vario

come " vario nel Roseto di Saadi e nella Raccolta di Aufi,comprendendo

qualunque sorta di racconti,dalla vita di personaggisanti alle favole e

agliapologhideglianimali,dai fattidei re e dei principialle opere dei

letteratie dei poeti.Il settimo capitolopoi " uno dei pi"curiosi e impor-tanti,

perch"Gi"mi, oltre una breve biograf"adei maggioripoetipersiani,v'ha riferitonon pochi frammenti delle loro poesie.

Page 402: Storia della Poesia Persiana

394 CAI-ITOLO OTT.WU

20. Il bel libro s'aprecon una breve introduzione,nella quale (cosa

rara!)si evita illuogo comune della invocazione a Dio e delle sue lodi,

dicendosi che la mente del poeta " inetta a volar tant'alto. Dopo ci",si

tocca brevemente l'occasione onde il libro fu composto, e il poeta si

raccomanda ai lettori.Il primo capitoloreca aneddoti di persone pie e

sante; ilsecondo, di antichi sapienti;il terzo, di re e di potentie della

loro giustizia;il quarto, di persone generose e magnanime; il quinto

raccogliestorie d'amore; il sesto,aneddoti con arguziee facezie;il set-timo,

come s'" detto,ha biografiedi poeti con esempi dei loro versi;

l'ottavo contiene apologhidi animali. Un breve capitolo,nel qualeilpoetadichiara che i versi inseritinella sua prosa sou tutti suoi,eccetto quelliche va citando in nome di alti'i,e si raccomanda alla indulgenzadel let-tore,

posta la data di composizioneche " l'anno 89"2 d. E. (1486 d. C),chiude bellamente il libro.

21. Quanto all'artedi Gi"mi, ecco che si pu" dire per prima cosa che

essa ha tuttii difettidel tempo, ci" che anche s'intende da quanto abbiam

detto di lui al principiodel presente capitolo.Pur tuttavia non pu"

negarsiche egli,in mezzo a tanti altri scrittoridel tempo suo, quasitutti

di valore meschino,di non poco si solleva,e che, imitando o questo o

quelloscrittore celebre e illustre,se non si accosta molto al suo modello,

riesce tuttavia abile e valente nella sua stessa imitazione. Per", quandonelle liricheegliparladel suo mistico amore, ha le svenevolezze di Khusrev

di Dehli,ma ne ha anche la grazia;ha le nenie di K"tibi,ma ne ha anche

la dolce e abbandonata malinconia. Dove poi eglismette il gergo del

misticismo e dice cose da senno e senza allegoria,ha quellanaturalezza

spigliatae disinvolta che " propriad" chi parlaper impulso di sentimento

vero, perch"allora l'uomo si manifesta quale",sciolto dagl'impaccidella

scuola filosofica,intanto che osserva e nota e giudicale cose come sono,

con giudiziocalmo e sereno. ]\lanei poemi, comprendendovi lo stesso

romanzo di Giuseppee Zalikha che ne " il migliore,l'imitazione forse

servile di Niz"nii,congiuntaai difettidi questa et" della decadenza, ha

reso Gi"mi non molto felicepoeta.Perch" qualie quantisiano i difettidi

Niz"mi, accanto ai molti pregi,per quellasua retorica stentata,per quelsuo ripeterefaticoso dei pensieri,quasi non mai pago della esj)ressione,

per quel suo fare di erudito impacciatotra le fonti consultate,per quelsuo parlarquasisempre in metafora, abbiam gi"veduto in altro luogo.

Ora, questimedesimi difetti son pure nei poemi di Gi"mi, che poi alla

sua volta liaccrebbe con la imitazione e li rese pi" gravi con l'aggiuntadei difettidel tempo. Poi, la dottrina mistica che di questitempi aveva

appestatotutta quanta la poesia,come avvil" glianimi nell'abbiezione col

pensierodel nulla e della vanit" delle cose tutte create,cos" avvezz" gliscrittoriad usare uno stileumile,dimesso, senza ardimento e senza impeto.Del qualeilprimo esempio,forse,fu dato da Att"r, anche se alcuni mistici,

Rumi sopra tutti,sono poistatimolto elevati nei loro versi. Dato l'esempio,

Page 403: Storia della Poesia Persiana

IL l'OETA (ilAMI 395

era ben facile seguirlo,anche pi" facile crescerne i difetti,e per" da Aitar

a Khusrev e da costui a Gi"mi lo scrittore si fa sempre pi" umile di lingua

e di stile e rasenta terra. N'" venuto, perci",un fare dimesso e quasi vol-gare,

di cui non pochiesempi s'incontrano in questipoemi di Gi"mi accanto

ad altri passiche son gonfie vogliono essere sublimi. Qualche descrizione,

tuttavia," finamente condotta,e alcune narrazioni procedono spontanee e

sciolte,dettate in una lingua lavorata che non ha per" le leggiadrierecon-dite

di Saadi e di H"fiz. Dopo ci",l'operamiglioredi Gi"mi tra le poetiche,bench" scritte in prosa, si riduce ad essere il Giardino di primavera, al

quale il fine pi" umano che era quello di educare un figlio,e la savia imi-tazione

del Roseto di Saadi, conferirono quellasobriet", quella misura,

quella eleganza e quella leggiadriafina che di molto l'accostano al suo

perfettissimomodello; pi" ancora, la perspicuarappresentazionedei fatti

e delle cose qualisono. Anche qui tuttavia son difettimolti,massime nella

forma esterna; perch" lo stile talvolta avviluppato, il soverchio uso di

sinonimi, le soverchie parole arabiche, anche di uso rarissimo, sono i

principalidifettidi quest'operache pure li ha in comune con molte altre.

Ma i difetti sono ampiamente compensati dai pregi.22. Che se Gi"mi somiglia a Saadi in certe partidell'operasua poetica,

anche glisomiglia nella santit" della vita che fu tutta integra e vero

esempio di virt". Perch", anche se in qualchepunto la dottrina mistica

l'indusse a calpestarstolidamente la natura umana, all'opposto,l" dove la

dottrina non poteva aver parte, eglisi " mostrato veramente uomo, e

come tale consider" sempre la vita quale ", non dispregiandola,ma cer-cando

di farla miglioree meno malagevole a sopportare insegnando con

l'esempiodelle virt" e dei vizi deglialtri e col ragionamento per quali

modi si possa toccar la nobile meta. Cosi,ammaestrando con amore e

carit",giudicando saviamente di uomini e di cose, mirando ad un alto

fine sempre avuto dinanzi agliocchi, egliscriveva il suo Giardino di pri-mavera

che " anche una delle ultime sue opere. Con questo, una certa

malinconia calma, placida,quasi accorata, sembra infiltrarsi in ogni suo

pensiero,in ogni sua parola.Era forse sentimento o consapevolezzache

la grande poesiapersiana e la glorialetteraria del suo paese stavano per

ispegnersicon lui? Certo " che eglimestamente si lamentava che tutto era

finito al suo tempo, e intanto moriva vecchio, sazio d'et" e d'onori,

nel 1492. A quest'uomo d'Oriente,adunque, pareva in quel momento che

tutto dovesse cosi finire e che l'avvenire fosse chiuso per sempre e tolta

ogni speranza. Fra noi, invece, in quello stesso anno 14-9::^,un uomo

d'Occidente,di ben diversa educazione e di ben altrisentimenti, scopriva

nuovo mondo e schiudeva a noi un novello avvenire in cui ogni pi" lieta

e bella speranza non poteva mancare.

Page 404: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE

AL CAPITOLO DEL POETA G" AMI

A. LE POESIE LIRICHE

1. Oiiaiulo scompiglia(jue'tuoi bruni

La brezza del mattino, [riccioliIl nostro cor tranquilloe riposatoSconip"L;liailreo destino ;

E i cespidi rose albe e di purpuree

La mattutina brezza

Scompigliatutti,poidie voglionteco

Gareggiardi bellezza.

Per nostro duol speme non " di balsamo,

Ben cbe suoi libriassai

Il medico scompigliinvestigandoRimedio a' nostriguai.

Di pellegrinpelmondo occhi non videro

Mai chi paria te fosse,

Ben che a' pittoridel Cataio ^ assai

Tavole egliabbia scosse -.

Cento ragionida te per recedere

Per noi ci furon porte;Ma che 3 trovammo noi,ratto disfece

Nostra nemica sorte.

Dal ceto de' beenti ilcommissario

Di citt"come andava *,Deh! che di gente allegrainsiem l'accolta

La schiera ei scompigliava!Bel cipressodesia,Gi"nii,che notisi

Sol sua gotapomposa,Ben che discioltoei m'abbia ognigiunturaQuai petalidi rosa ^.

il. lev sera il coppiernostro*^ era

Umano e giustoe avea peicari suoi

Alma serena e chiara

Come nitidagiara;Guardava a tuttiin viso e illabbro ;

Bidente,n" la fronte contraea ;

Per chi prov"dolori'',

Tutto egliera a favori.

Non vien forse fragranzadi gazzellDi Cina anche da lui,se non par que

Il muschio " al suo ricetto,

E il nero crin sul letto*^.

Ma pelnappo del vin chiaro si Ica

per

noi

ivea

(1) Celebri nel far ritratti.

(2j Cercate, ammirate.

(3) Ci" che.

(4) Andava a perquisire,essendo il vino cosa vietata. .Si ricordi il lettore che

significatoha il vino nella poesiamistica.

(5) Brutta immagine per dire che la bella (ilcipresso)vuole che si decanti sol-tanto

la sua bellezza (sidescrivano le sue gote),bench" questa bellezza fatale abbia

fatto male a chi l'ha veduta, distruggendolo ((uasicome si fa d'una rosa a cui si

disperdono i petali.

(6) Dio, nel linguaggiomistico.

(7) La gente a lui devota.

(8) Come la gazzella(del muschio) si fa sentir da lontano col suo odore, cosi il

leggiadro coppiere; anzi quella ha il muschio (iiiiL^h/i-)nella vescichetta (ricetto),ed

egliha bruni {mushk"n) i capellie sparsi gi" per il letto su cui egligiace.Giuoco

di parole tra "iiushk e nius"ik"n.

Page 405: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE AL CAPITOLO DEL l'OETA GIAMI :m

Il cor del sapienteallamoschea.

Ben che all'ombra ei;listia

Della sua dote piai.

Saggioche cerca gloriae di siidoi'e

Bagn" la lizzadel saper, nell'ore

Che d'estasiparlava,Folle si millantava 2.

Cerca ^ un loco quaggi"che non senti?

Roinor di gloriad'uom, perch"non sia

Di solitarioaugelloSoltantoilQat'ostello*.

Alla taverna ^ Gi"mi d'ogniarcanoDel ver si cerca esplicazion,n" vano

" ildir se a sci"r cotesti

Arcani eglisi appresti^.

3. Partiva l'amor mio,

N" gi"mi disse : Addio !

Di me ch'egliobli",non f"'ricordo.

Sol verso il suo desire

Si volse nel partire;Non sivolse a colui ch'ei non bramava.

Di' che di lui son io

Schiavo,in suo ostel,natio.Se d'un nato in sue case ei non si cura.

Dietro glicorsi quantoRapidoscorre ilpianto.Ned ei,sol per piet",fermava i!passo.

Perch'io mesto ilseguia,Forse ch'egligioia?No ! ch'einon ebbe gioiaentro al suo core

N" un foglioavvinse all'ale

D'una colomba '^,e a qualeAura ilseguia,di ine non fea dimando.

Cento fiate,o Gi"mi,Per colui che tu ami,

L'anima desti,e queinulla tidiede!

i. Delh^ nacchere al suono e de' liuti,Deh ! come l)endisse ilcanlor, nell'ora

Del mattutino bevere.

Questa canzone !

Signor,disse,tileva! Ecco son frutti

Che a quellavitasempiternavanno,Tutti i sospirie glialitiDi questa vita.

E perch"mai inertequiti siediAl convito e non curi ilsuon de' canti.Non curi ilcolmo peccher"Di vin vietato?

In alcun tempo mai (piell'osso vino

Non trascurar,che gi"si mostra e vede

Dell'opretutte il termine

Che ordina ilfato.

Pensa che un giornod'allegrezza" ilsolo

Frutto che hai qui.Chi sa se al di che

Anche avrem noi da vivere [viene,0 se morremo ?

In ognicasa in ch'io ritroviun segno

Della mia bella,mai non volgoa dietro

Da quelladolce sogliaPer ir la fronte.

Gi"mi,allaMecca non andarne,uscendo

Da questacasa tua. Alcuna casa

Non f"ache vuota restisi

Della tua bella".

5. ScesiallaMecca,e l"del tuo villaggioDesio nel core avea^;

(1) II vino (cio"la dottrina mistica)rischiara le anime, anche quelladegliortodossi

e dei pretiche pensano soltanto ai beni temporali (legatipii,lasciati dai fedeli).

(2) La gente che si crede savia e non " addetta alla nostra dottrina mistica, se

parla d'estasi divine, non dice che sciocchezze.

(3)Imperativo.

(4) Il S"murgh (laFenice persiana)" detto abitare sui monti Q"f ai confini della

terra. Cosi tu sarai un'altra Fenice, e il Simurgh non sar" solo.

(5) La dottrina mistica.

(6) La dottrina mistica scioglieogni secreto, ecc.

(7) Cio" per mandarmi sue notizie. Vedi l'ode di Anacreonte alla colomba.

(8) Il senso mistico di questa e di qualche altra ode " dichiarato da ci" che " detto

nel capitolodella poesiamistica.

(9)Qui l'amante " Dio, e il poeta, per la vera adorazion di Dio, dice di non poter

curare le superstizionie le pratichedevote degliortodossi alla Kaaba.

Page 406: Storia della Poesia Persiana

398

Ricordando

APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI

tuo volto,io le bellezze

Della Kaaba vedea.

Quando mirai della Kaaba la nera

Tenda i,a' neri tuoi crini

Ratto del desiderio pi"cocente10 la mano stendea.

Della Kaaba alle porteallorch'iopresi("on molt'ansia l'anello"^,

Del tuo crin nero per le anella in core

Fervidi voti io fea.

In nessun luogo,fuor che in te, posava11 desiderio mio.

E qne'giri^ che f"icon studio e cura.

Io per te licompiea.In stazione d'Araf"t'^la gente

Stava a cantar sue preci;Chiuse le labbra allapreghiera,in core

Di te paroleio fea.

E la gentedi Mina a voti e preghiTutta volgeabramosa ;

Io, come Gi"mi, da ognicura sciolto,

A te ildesio volgea.

6. Le aurette fan pai^oladelle rose,

Parlan le rose del vel dell'amica:

" Soave odor di fanciullevezzose

Tocca soltantoa un'anima pudica".

7. Per la mia vita son di te loschiavo,

E son da te fuggito.S'anche mi vendi cento volte,fuggo

E torno poipentito.Possibile non e che un solo istante

Per te ilcor pazienti.Cento voltetentai ; un'altravolta

Forse avverr" ch'io tenti?

Cercassi un ornamento ! Oh ! del mio vivere

Mi sfuggidalla man per tante stolide

Cose che dissi,ilfrutto! Ed ora addentomi

La mano a tergo per dolor. Se stendesi

Di poesiadominio in finoagliultimiConfin del mondo, ad ogniistante crnc-

[cianiiIl pensici'dellarima. " ilverso un'aura,

Ed io lanotte e ildi,dei ritmi al computo.Aria sto a misurar. Dissi allaLogicaUn bel mattino : 0 tu che con gran giubiloD'invidiositi se' fatta docile

Ministra mia nell'arsenalpoeticoDei versi,vedi che gran peso traiigomiDi faticapeiversi! Or tu concedimi

Ch'io del silenziopossa in grembo ascon-

[dere

Ilcapo e si m'acqueti." Ella risposemi:diami, tesor sei di secreti.Oh! lecito

i\on creder gi"ch'io mai non cerchi scio-

[gliereDel tesoro al serrarne ancora ivincoli!

9. Gi"nii non ebbe mai desio di gloria

(juand'eidett" questisplendidicarmi.Nel volume del mondo ei per gliamici

Alcun motto scrivea per sua memoria.

10. Togli,0 Gi"nii,ladestradalgninza-

Del tuo rosarioipocrita,che ninna [glioPreda puoifar con ipiestolacciotuo.

1 1. L'eremita del villaggio" un augelmeraviglioso.Con i granidel rosario

Ei s'" fatto un laccioa modo.

8. Io non son talche mia linguaconta-

Con dettivani e lapuntadel calamo [miniConsumi in far deglialtrio lode o biasimo.

Son cocci rottile parolefutili,Sono i versi un monil di gemme fulgide;Qual pazzia,s'io con questia quelleaff"g-

[gere

12. Lodi dt'Un iHivcrl"e della (jcneroait".

(Qasida).

I sommi tettidi regalpalagioChe vanno a superar degliastri in cielo

Alti le chiostre,intendi tu che ai muri

Del Casteldella f" son breccie apei'tc.

(1) La tenda del tempio.

(2) L'anello alle porte che serve a bussare per farsi aprire.

(3) I giridi rito che i pellegrinifanno intorno alia Kaaba.

(4) Araf"t e Mina, due luoghi di fermata dei pellegrinimaomettani.

Page 408: Storia della Poesia Persiana

400 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA CLAMI

IlaiiiKile cudf,conio cinti,al liancui,

Meglio" d'assaiche aver dinanzi accinta

A t(!servir gentebugiardae falsa,

D'ipocrisiamaestra. E se t'acciuffa

Leone agrestecon gliartiglisuoi,E stanco del tuo vivere tirende

Ilsnbitano assalto," migliorcosa

(]lieamici aver che adoprindolcemente

La mano e su le piaghedi lor dolce

Favor versino ilbalsamo. Se irato

Mare tiassorbe e l'onde sue di morte

Apportatricipassano iltuo capo,

Meglio" d'assaiche in navicel d'amici,

Addetti a te, racc"r tue masserizie

Con speme di salvezza.A quellaparte'Ve splendeilsol,poco t'assidi,l'ombra

Perch" compagna non tisia. Da tale

Sentier've sou rosetiall'acquein riva,

A dietro volgi,perch"l'acquemai

Non rendano l'immagineriflessa

Di tua figura.E dinanzi dagliocchi

Specchionon apiiostar,perch"cagioneDi superbirea te non sia l'immagineDi tua figura.E primatu di Dio

Creatura fosti,e venistida lui

Unico e solo ; come un di uscirai

Dal mondo alfindell'opra,oh! non " dubbio

Che soletton'andrai. Che giovaintanto

Aver tainodi e vincoli?'-.E che " mai

Quest'amiciziae parentela?Sciogli,

Scioglite stesso da cotestinodi

Che ti son male e son nemici al core,

Infestiall'alma tua ! Di te valore

Vanno scemando come crescon elli,

Pesan lituoi difettiove siau postiAlla stadera.Che se tu se'stoppia,Ei sou la fiamma; e se tu chini ilcapo,

Ei levano la fronte. E se ti'atitto

lieciiidi dogliailcor, materia ei sono

Perch" tu in essi tuo pensierraccolga3,E se varie cagioniinsiem congiunteVanno si perch"lor tu siipresente*,Ratto s'accende come face e avvampa

Di loro invidiail fulmine. Deh! quante,

Deh ! quante volte darai tu la vita

Dispersaal vento in questavalleangustaPer amordi tai cose! Autunnal vento ^

" iltristoamor per esse; ogni lor dono

" morte all'alma. E temo io si del giornoIn che ti faran morto e del tuo core

Si faranno bersaglioalle saette

Del duol che menan seco. Ogni cotale

A cui non " religi'oncostante

Pensier di suo viaggio," quallantasmaChe t'infestala via 6. Sa Iddio cotesto!

E tu non porre ilpie,troppo fidente.

Di talfantasma sul sentier,ma volgi,

Volgila fronte al vestibolsereno

Di solitariavita. Ove noi faccia,

T'esce ardire dal cor, t'escepossanza

D'andarne ancora al vestibolsereno

Di solitariavita.Ors", ti leva

E poniilpiede' morti nellavia,

Vanne al riposodegliestinti! Ancora

Di loro obbl"o ricorda l'impromessa,Sermon sottiledi lor labbra mute

Ad ascoltar tiponi.E ve' lor ossa

Tutte pienedi polve,e a tue pupilleAcre colliriofa di quellapolveEntro al vascl dell'ossa'^.E vedi intanto

Sotto a lepietrelor dimora angusta,

E all'anguetristodi tua fiaccavoglia"=* ,

Frangicon pietreilcapo, e fuor dal petto

Trauui un mesto sositir,cosi dicendo :

(1) Barocca e stupida immagine. Il cingersila persona d'una cintura, ", come si

sa, fare alto di servit". Qui " detto che l'anacoreta nel deserto ha per servitori le rupi

e i monti, cinti di code di fiere (abitatida fiere).

(i2)Con la gente del mondo.

(3) Ti distolgonodal pensare a Dio.

(4) Tu attenda agliuomini e alle cose mondane.

(5) Che porta via ogni pi" l)ella cosa.

(6) Allusione a certi spiritimaligni del deserto che fanno smarrire i viandanti.

(7) Anche Saadi ha questa immagine, come vedemmo. Il collirio per far belli gli

occhi si usa molto dai Persiani e si tiene in bossoletti d'osso.

(8)Dell'essere troppo negligentein materia di piet".

Page 409: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI 401

Noi ti srfiuiantu!^. Ed avverr" che forse

Vita (laci" tuccliiil tuo cor, clicluce

Di vera vitaal giornoeglialibiaancora !

Uom ch'era vivo in cor^,dall'ordintristo

Di gentefredda nellaf" si trasse

In compagniatic'morti 3. Ei le abitate

Dimore ebbe in fastidioed agliavelli

De' santicon piacervolse la fronte.

Ivi da tutte lapideleggeaLa scriltnradi morte, e da ognieletto

Spirtocercava animator respiroDi vita eterna. Eglifoggiacon pi'cstiPassi cosi da questial mondo addetti

Che di cani lianpensier,s" come fuggeRatta da' veltriuna selvaggiadamma.

Un altroallor,che ci" riseppe,intantoCh'ebbe desio d'investigarsuo stato,

A capo dellavia glienf"'dimanda :

A che questofuggirda ognivivente?A che questodeporreappo gliestintiIltuo fardello?" E queirispose:I grandiSono dentro la fossa,e slan sotterra

Quei d'ingenuanatura. I morti in core

Stan dellaterra sullasuperficie.Ed io perch"sareicos" de' morti ^

Compagnoin abitar? ma vera forza

Dona di questimorti compagnia^,E d" lassezzacompagniadi tali

Che stanchie freddi son di cor '5.Sotterra

Stanno queiche dispersi"nno per sempre,

Ma, ben che morti al corpo, anche del-

fl'alma

Son sempre vivi.Anch'io,pi'imadi tanto.Fui umrto in core, avvinto,priadi tanto,Al come ed alperch"7. Ma tornai vivo

Al contemplarcotestisanti e fonte

Di vita " a me^ lor fredda sepoltura!Gi"mi,anche tu da questimorti in core

Fuggiin disparte!attendi a te soltanto.Da te soltantoviaticotiprendi,Che ogn'altracosa che da te non vengaIn quest'orbeterreno,opra " di genteCalunniatrice che iltuo danno appresta9.

II. Dal poema: V"siil'e 7.al"kha.

1. Za""kha s'invaghiscedi Yiisuf^^.

Una notte,soave quant'"l'albaDi nostra vita,esilaranteilcore

Come i bei di di giovinezza,tutti

Riposavangliaugei,tuttiposavanoI pescida' lor moti,e l'opree tutti

Gli eventi ilpieritrattoavean di sotto

Al leniltodi lor veste ^^. In questanostra

Bassa dimora di fantasmi piena,Nulla pi"rimanea,fuor che degliastriLa pupillae delusa avea la mente

A' guardianidella notte illadro.

Scuotitor di sonagliavea la linguaA' suoi sonagliavvinta;ilcerchio intanto

Della coda,ricurva al collointorno

De' cani agresti,ilvarco precludeaDi lor latrati,e l'augelde le notti,

(1)Passo in arabo del Corano. Cio" noi andiam per la via dei morti.

(2)Glie era dato alla religione.

(3)And" ad abitar tra le sepolture.

(4)I morti in cuore, cio" i mondani ancor viventi.

(5)La compagnia dei sepolti.

(6)I vivi.

(7)Impacciato nelle questionifilosofiche.

(8)La famosa fonte della vita.

(9) Si vegga da questo brano a quali stolide e assurde aberrazioni conduce la

dottrina mistica.

(10)Giuseppe t"gliodi Giacobbe.

(11) Ci" significache nulla accadeva al mondo. Gli eventi tutti si erano arrestati

n" procedevano,come sta inerte colui che siede (all'orientale)in terra e ritrae i piedisotto al lembo delle vesti. Immagine molto strana clie io ho sentita lodar come bellis-sima

da un dotto tedesco. Per noi Italiani,altro che Seicento! Il Ghezy invece stima

quasivirgilianal'immagine(!),e traduce troppo liberamente : " Tous les "tres de la

cr"ation jouissaientd'un paisiblesonimeli,et le malheur lui-m"me reposaitendormi ".

2G Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 410: Storia della Poesia Persiana

402 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI

Stesa la punta di sue forti penne,

Dal cantar mattutino avea distolto

Le fauci sue. Su l'altodeglispaldiDell'ostelloregal,poiche ilcustode

De' papaveriscorse iltristoaspetto,Di vigilarnon ebbe in cor desio,

Ma l'adducean nel sonno ancor de' foschi

Papaverii sergentii. E iltimpanistaPi" non battea suoi timpani,che ilsonno,

Inattesovenendo, ecco che avvinta

Gli ebbe la man sul legno, e della preceDall'altoil lianditor,con le sue voci.

Non anche de' dormienti per la notte

Ravvolte avea le spensieratestuoie 3.

Zalikha,lei che ha dolcissime labbra.

Un dolcissimo sonno avea sugliocchi

Dolcissimi diffuso.Abbandonato

" sul capo ilguancial,giacintisonoI suoi capelli,e stendesi la vaga

Persona sua, rpialcumulo di rose

Sovra glistrati.Dal guancialscendeano

A ciocche a ciocche i bei giacinti*,e sopra

Le rosee gotei riccioliveni"no.

Presi da sonno gliocchi suoi veggenti.Ma la pupilladel cor suo dischiusa

Anche vegliava,allor che all'improvvisoEntr" le porte un garzoncel.('diedico?Un garzoncel? Deh no ! Spirto" beato.

Beata forma d'nn mondo di luce.

Usa a rapirne' giardinidel cielo

Dagliocchi neri le fanciulle-^.Ratto

Che Zalikha in quelvolto dischiudeaLe sue pupille,per queldolce aspettoCi" che avvenne avvenia. Belt" vedea

Lungi d'assaida' confin de' mortali,

Non mai vista in Peri^,non mai udita

Di fanciulledel ciel dagliocchi neri.

Oh si ! per la belt" di quell'aspetto

E per la graziade' suoi pregi,avvintaElla ne fu del cor. No! ch'ellaavvinta

Ne fu per cento ciiori! Essa nel core

Immagine accoglieadi quell'aspettoE nell'anima sua d'intenso amore

Poneasi un germe. Ardeale in pettoornai

Un fuoco,acceso da quelvolto,e in esso

Ivan consunte pazienza e fede.

il.Esaltitz-"onedi )'i".siif.

Poi che si lungadi Yus"f la notte

Era trascorsa,a sorgere di nuovo

Giorno l'aurora si apprest".L'ambascia,Grave qualmonte, sovra l'alma sua

Gi" s'era posta,ed ora, ecco ! sorgeaDietro ilmonte per luifulgidoilsole.

Venne a' magnatidella reggiaintanto,Per onorar, per esaltarlui solo.

Dal re decreto,e tosto,dal palagioDel re che trono avea chiaro qualsole,E per lapiazzain tutte parti,a due

Parasanghecosi,fino allaoscura

Prigionedi Yus"f, stettero i prenciIn due filedisposti.I lor monili

Mostravan ellie glialtri adornamenti.

Deh ! quantipaggi illustri! e avean

[cinture

Aurifulgenti,e piocedeanj)omposiIn panniintestid'or. Deh! ipiantiarditi

Cavalier dell'esercito!e destrieri

Arabi avean di gran valor. Deh ! quantiEran cantori ! e aspettoavean di sole

E cantavano in siroed in ebreo

Lor inni e canti! E dell'Egittoiprenci.Da novero pi"in l",vcnian gittandoDa tutte partifra le turbe accolte

Oro con gemme. I poverelliintanto

(1)I papaveri sono simbolo del sonno. Mentre il custode adunque, per coniando

dei sergentidel suo re, doveva vegliare,i sergentidei papaveri (i loro effluvii)lo

costringevanoa dormire. Altra immagine da Seicento.

(2) Con cui batteva i timpani.

(3) Il banditore della preghierao Muezzin suole invitare all'alba i fedeli alla pre-ghiera;

allora ognuno si desta e ravvolge le stuoie o i tappeti su cui ha dormito

la notte.

(4) I capelli.

(5) Sono le H"ri, le fanciulle dagliocchi neri del paradiso maomettano.

(6)Specie di fate di bellezza meravigliosa,come " noto.

Page 411: Storia della Poesia Persiana

APPENDICK AL CAPITOLO DEL POETA GL\MI 403

Stendean,per speme di talpiogijiad'oro.Di lor vestile pieghee i seni aperti.

Come Yus"f, andando, appo ai signoreVenne d'Egitto(e in veste imperiale

Eglivenia,sul dorso a un palafreno.Dal capo al pie,qnalmonte, sotto all'oro,

Sotto allegemme), da ogni parteattorno

Lanci di nmschio si spargeano e d'ambra,E sotto al piedel suo destriersportelloGittavansi di gemme e di lucente

Oro con esse, e ipoverelliintantoDa tristapovert"si fean disciolti.

La reggiaimperiaicome fu vista.

Dal suo veloce palafrendisceseYus"f d'un salto,e al piedealtrifrattanto

Tappetiglistendea di seta e raso,

E lui con l'inchinardel capo alsuolo.

Esaltava sublime. Ecco ! l'annunzio

Di suo venir quand'appoil regingnea.Ratto si come nembo ei s'affrettava

Ad incontrarlo. E forteeglilo strinse

Al petto,com'ei fosse un bel cipressoChe ha rosee gote,o come un alto bosso

Di roseo viso. Al fianco suo sul trono

Il f"'seder,discorsiebbe con lui

Per domande gioconde.E in priachiedea

Esplicazionde'sognisuoi (parlavaLa bocca siui, dolcissimo rubino,E inchiesteei fea da tutte parti,assai

D'ogniopra e condizion lui dimandando),E Yus"f lerispostea lui dicea

Gradite,il cor traenti,e meravigliaTocc" l'egiziore per suo sermone.

Disse alfine: Ora udii chiara ed aperta

Esplicazionda te del sogno mio.

Deh! che farmi potreiper governarmi?Come potreidel popolodel mondo

L'affanno sopportar? " Disse : Nei giorniDell'abbondanza,allorche pioggiae nembi

Scarsi dal ciel non scenderanno,attorno

Muover si vuole un banditor per tutte

Contrade e terre. " Ilpopolo,si dica.Altro pensierche del gittarsemenzeNon abbia. E s" le pietreanche e le rupiVada con l'uErnesorvolando e i semi

Gitti nel suol,versando del suo core

Per grave cura ilsangue i,ed ognicolmaSpigache nasca da que'semi suoi.Pel viaticod'un di ponga in disparte".

Ratto che ilsire cotest'arteintese

Da lui si acconcia,su l'egiziaterra

Alto gradoglidie,servo al suo cenno

F"' ilpopoltutto e f"'quell'ampioregno

Ampia palestraai passisuoi. AssisoAl loco suo lovolle alto sul trono,

D'Egittoilproclam"duce e ministro

Con cento gradidi poter.Sull'altoDell'aureoseggiocome pose ilpiede,A piedel seggiosuo tntta la genteChinava ilcapo; e allor che da la reggiaAll'estremoei venia della palestra.Fino alle stelledegliinlentischiaviSalian altele voci;e in ogniterra

Ch'egliusc"a cavalcando,a leiveni"no

Da novero pi"in l" le gentiattorno.Come a Yus"f cotal grandezzaIddio

Cosi donava e loco a sua grandezzaConforme gliaggiugnea,cadde la sorte

Precipitandodel ministro antico

D'Egitto2, e cadde al suol di sna gran-L'alto vessillo.iXon pot"quelcore [dezzaTanta iatturasopportar.D'un tratto

Bersaglioei fu di morte a le quadrella.E Zal"kha al dolor s'abbandonava

E di Yus"f per la lontana assenza

Curva rendea la sua persona. Stette

E notte e giornoin suo dolor crucciosa,Che notte e giornoper Yus"f in core

Alta un'ambascia avea. Bella non era

La sua magionper fasto e per grandezzaDell'inclitosuo sposo, e l'alma sua

Da cura di Yus"f scioltanon era.

III. Dal poema: Sel"m"u e Ahs"L

Fujjddi Sel"m"ne di Abs"l.

Ogni volta che l'anima " crucciosa

Per la forza d'amor,sen va congiuntaA sventura sventura e dogliaa doglia;

(1) Cio" si dia mille affanni attorno per ragricoltura,non curando che questa.(2) Putifarre.

Page 412: Storia della Poesia Persiana

404 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI

Quaiildpi",se va dietroa quell'amoreD'alcun amico la rampogna e lungoDi chi consigliaildir si fa^. Pi" grave

Per rampogne si fa d'amor faccenda

E pei'tal che rimprovericompone,Cresce d'amor la doglia.Ei nutre l'alma

Se da rampogne va disciolto,e affanni.

Per rimproccid'altrui,conduce seco.

Ratto che Selam"n del genitoreUd" gliacerbi detti,ecco a l'estremo

Venne per cruccio la sua dolce vita,

N" per"dal cor suo l'amor divelse

Per Abs"l,ma in suo cor dest" d'atTetti

Maggiortumulto. La dolce bevanda

Di starsiseco amara si f"'a lui,

E tocc" fine illusiongiocondaDel tempo de' suoi gaudi.E non passava

Alcuno istantea lui che di rampogne

Cruccio non glimenasse ; e per"l'alma

Ne and" feritaqualdi strale,e crebbe,

Dentro al cor suo, dolor che v'era in pria.Davvcr ! Che per rampogne si consuma

L'alma dell'uomo ! e qualsu pazienzaHa ilmortai potest"?Puossi d'acuta

Spadaun colpotoccar,ma se suoi colpiReiterando va quelfei^ro,qualeModo a scampar, se non la fuga?" In-

Stavasi Selam"n tuttii suoi giorni(tantoA far pensieri; altrafiata ancora

A suo stato pensava; e poiche mille

Pensieri ei f"'per governar suo stato.

Suo stato al fine ritrov" sua pace

Nella fugalontana. Ei dal natale

Paese tolsevia,l'anima stanca

E per ;indarlettigada cammelli

Vagantis'apprest".Come la notte

Rapidaentrava, forte est" lettigaEgliavvincea,sedea quividel suo

Abs"l vicino al fianco.Era avvenente

Selam"n, avvenente Abs"l pur anco;

Per essidue la mobile lettigaMandorla parve con due grani.E allora

Che tempo era all'andar,andavan elli

L'un reclinando all'omero dell'altro

Dolce la fronte,e come tempo era

Del dormir,l'undell'altroin un dolce atto

Riposavanel grembo,e ilpettoal pettoGiacca recline,ed era angusta e breve

Per l'andar di que'due di core ardente (?)L'ardua lettiga.Ma se a noi sul pettoPosa l'amica e lungoson gliestrani,Casa, per quanto angusta," assai mi-gliore;Anzi,l"'ve s'indugi,oh ! di qualfoggiaAngustaellasaria per giovinetto,Trafittoal cor, che l'ami ? " Allor che

Yus"f di Canaan al career suo, [stava

Venne a Zalikha per l'assenzalungaAsprodolor 3. La casa e ilsuo soggiornoAngustile parean qualcarcere tetro,

E al carcere di lui tutte le notti

Disiosa movea. Dunquetu sei,

Dicea quivi,da piagadell'amore

E libero e disciolto! Eppur non anche

Degliorlidell'amor gustastiilfrutto!

Ed or cosi,da questoch'" si vago

Soggiornoin un giardin,(piaipeccatoreA un carcere tistai! " Come lontano,

Yus"f rispose,alcuno stia da quellaBelt" della sua donna, angustoa lui

Sembra del mondo ogniconfin pi"vasto

Oual pupilladr bruco. Oh! ma se in loco

Io m'assido con leipiccioloe angusto

Qual di bruco " pupilla," il loco mio

Pi" bello assai di cento ortileggiadri!Come per sette di la sua vagante

LettigaSelam"n ebbe sospinta.Poter di consiglierianmionitori

Su lui cess". Cosi,dalle rampogneLibero alfin,sicuro da consigli.Spinseil carico suo lungola spiaggiaDel mare, e vide un mar simile a plagaVasta del cieloche non ha confine.

Di cui son asti'ile marine fonti.

Da monte a monte al conliiidella tcri'a

Suo uiro si stendea,scendeva al dorso

(1) La passion d'amore non pu" tollerare le predicliee i cons"!,4i degli altri.

(-2)L'amica.

(3)" questo uno di quei racconti secondari inseriti nel principale.Vedi il capitolo

al paragrafo 16.

Page 413: Storia della Poesia Persiana

AlM'KNniCE AL CAPITOLO DEL POETA GL\MI 405

Del fataipesce che soslieiila terra,

Il fondo suo. Di inoliliavcan sembianza

L'onde sue scompigliate,e di queirac((iieLa vasta superficiea montuosa

Campagnaera simile.Anche pareano

Cammelli in volta a tutte partiintorno,Qualia le labbra,per arder di foia.

Hanno bianche le spume ^ Anche suoi

Gemme parean che terse e levigate[pesciDavan luci e splendori; anzi a mortale

Occhio che osservi,ellipareano strie

Che su drappocinese ebbe segnate

Un pittordel Cataio. Essi fendeano

La superficiedi quell'acqueazzurre

Come fende talordrappocilestreForce d'argento.E allorche da que'gorghiMovean glialligatoriin fieradanza,

Parean le stellein altosbigottire.E poich"Selam"n vide cotesta

Ampia marina, per passar quell'ondeArte in opra ponea. Pari a recente

Luna^ ei si fece un navicello,qualeScorrea veloce su quell'ondeverdi,E in esso ambo sal"anoi dolciamici.

Di lor fortuna riposati.Ed ecco

Che luna e sole in quell'istanteaccolse

La stazion della novella luna ^.

Con sue vele rigonfieiva scorrendoL'esil barchetta come augellod'acqueChe all'acquesi gitt".Fendea sua via

Di sua prora col seno e con quelsenoA sua meta affrettavasi. E di forma

Qual arco ell'era,ma pi"assai veloceChe saetta non ",l'acquefendea.

Poich" per trenta giorniellispingeanoDi talforma la barca,e poiche assai

Perdean vigorper ilmarino aftanno,

In mezzo all'onde una forestaapparve

Agliocchi lor. Descrizion di lei

Avanza ognipensier.Non era augelloPer tutto ilmondo che ivianche non fosse,Lieto a quelloco dilettoso.In molta

Gioia,da tutte parti,a coppiea coppie,Eran fagiani,e avean corone al capo,

Eran tortore,e avean collane al collo,E d'ognipartein ordine schierati

Erano nidi d'ognifoggia; l'ojiraConformati gliavea de' rostri incurvi

Di tutte guise.Ed alberi novelli

Erano ancor coi rami ai rami inserti,E lor canti vi avean sotto a que'ramiI feri augelli.Sparsial piedeglialberiErano i frutti,insiem fra lor commisti

I secchi ed i novelli.E fontid'acqueAd ognipiantaeran di sotto, e raggiDi soleed ombre qua e col" dispersiErano in modi alterni,e all'auredolci

Scoteansi i rami, e siparean che i pugniRecasser colmi di monete d'oro

Attorno da gittar*.Ma perch"forte

Que'pugninon stringean,per l'intervallo

Di lor dita discordi i nummi accolti

Spargeandall'alto. Detto avresti allora

Che come sparve d'Ir"m ilgiardino6,In quellaselva ei rifiorianovello

Veracemente,ovver, che ilparadisoDell'Eden qui,toltoimpiisirdi colpe'^,Novellamente agliuomini apparia.

E Selam"n che de la selva scorse

Tanta delizia,tronca ognisua cura

Di suo viaggioe liberodel core

Da ognisperanza omai, da ognitimore,L" nella selva con Abs"l diletto

Si sofferm". Lieti eran ellicome

Anima e corpo insiem congiunti; ambo

Feliciappiens" come giglioe rosa

(1) Le onde spumose parevano cammelli furenti con le schiume alla bocca.

(2) Nella forma, eguale a luna novella.

(3) Brutta immagine. I due amici sono la luna e il sole,e la barchetta " ugualenella forma (vedi sopra) alla luna nuova; e in essa stanno ora e luna e sole.

(4) I rami si stendevano pienidi fiori e parevano mani piene di denari da gettarsi." immagine tolta dal costume orientale di gettar monete d'oro tra la folla o al piededi chi si vuole onorare.

(5) Cio" i fiori cadevano.

(t")Il solito giardinodi re Shedd"d, che Iddio distrusse.

(7) Cio" tolto il divieto posto da Dio.

Page 414: Storia della Poesia Persiana

406 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA (IIAMI

Insiem conserti.Amicizia era quellaLontana inver da assaltidi stranieri,

Pace era quellalontana da crucci ;

Con essi non veniano a far contesa

Ammonitori stolti,e esenteipocritaDi duplicecolor con essi mai

Non fea dimora. Avean nel gremborose,.Non punturadi spine;aveansi al fianco

Un tesoro, e non era ividi dragoIl fero morso i. Ellidormian a tutte

L'ore del di nel dilettosoloco,

Ad ogni istante ellibevean dell'acqua

Ad una fonte;ed or come usignuoliA colloquioveni"no,ed or frammenti

Di zucchero a mangiarstavan raccolti

Quai pappagalli.Andavano talora

Quai pavonia l'incesso;anche tal'altra

Ouai pernicimontane ivan correndo.

Cosi,perch"s'accorci esto sermone.

Ambo fra ilgaudioe fra i sollazzia sera

Menavano lor giorni.E veramente

Qual'"cosa migliorse a te da pressoSi sta l'amico,al grembo tuo raccolto,E lungida te vassi ogni maligno?

C. DAL LIBRO " IL GIARDINO DI PRIMAVERA "

1. Haggi"g'e il Beduino.

Haggi"g',in un luogodi caccia,si

trov" separatoda' suoi soldati.Salitosopra

un collicello,vide che un Beduino stava

seduto e cercavasi per ilmantello ipidoc-chi,intanto che i suoi cammelli pascola-vanod'intorno. Quando i cammelli videro

Haggi"g',cominciarono a fuggire,e il

Beduino, sollevando il capo, grid"con

ira : Chi " che viene per questo deserto

con vestiluccicanti? Caschigliaddosso la

maledizione di Dio! " Haggi"g'non ri-spose,

ma venne innanzi e disse : Salute,

0 Beduino! " Disse: A te non salute,

non misericordia di Dio, non la sua bene-dizione!

" Gli domand" dell'acqua.Ri-spose:

Discendi da cavallo per tua vergo-gna

e scorno, e bevi,che,per Dio ! non

son io tuo sozio o tuo servitore! " Hag-gi"g'scese da cavallo e bevve dell'acqua,

poidisse: 0 Beduino,ilmigliorefra gliuomini chi "? " Rispose:L'apostolodi

Dio 3, io [irojiiziIddio e lo saluti,in tua

malora! " Disse ancora: Che di' tu ri-guardo

ad Ali figliodi Ab" T"lib ? *. "

Rispose: Per l'eccellenzadella sua gran-dezza,il nome suo non cape in nessuna

bocca. " Disse poi: Che di' tu riguardoad Abd ul-Melik figliodi Merv"n ? 5

"

Non rispose,e Haggi"g'soggiunse:Ri-spondi!

" Il Beduino disse: Gli " un

uomo cattivo. " Disse : Perch" ? " Ri-spose

: Tal peccatos'" mostrato in lui,che tutto ilmondo n'" pienodall'Oriente

all'Occidente." Domand" : Che " cotesto?

" Rispose:Ch'egliha addossato ai Mus-sulmani

(luell'Haggi"g'jiresuntuoso e

scellerato.

Haggi"g'non disse nulla. All'improv-visoun uccellovol" via e mand" uno strido.

11Beduino si volt"verso Haggi"g'e disse:

Tu chi sei? " Disse: Che domanda "

questa che fai? " Rispose:Quest'uc-cello

m'ha fattosapere che gente armata

s'avanza,della qualetu sei il capo. "

(1) Probabile allusione ai dragoni della mitologia,custodi di tesori.

(2)Haggi"g' t"gliodi Y"suf, uno dei pi" valorosi capitanial servizio dei Califfi

Ommiadi, noto nelle storie mussulmane per la sua saj"ienza,il suo valore e l'immane

crudelt", onde si dice che fece centoventimila vittime e che, da bambino, succhi"

sangue invece di latte. Mor" nel 95 d. E. (713 d. C).

(3) Maometto profeta.

(i)Cugino e genero di Maometto.

(5) Il Califfo Ommiade sotto cui militava Haggi"g'.

Page 416: Storia della Poesia Persiana

408 APPENDICE AL CAPITOLO DEL POETA GIAMI

te ne esci a cavallo e poisubito ritorni.

Con qnaldisegnote ne vai cosi? " Disse:

Ibr"liim figliodi Suleyin"nha ucciso il

padremio. Ho udito ch'eglisi " nascosto

in citt".Esco ognigiornocon la speranza

che forse io lo trovi e vendichi su di Ini

ilpadremio.

Quand'ebbi udito ci", rimasi stupitodellasorte mia,poich"ildestino mi aveva

srettato nella casa di tale che desideravae?

di uccidermi. Io m'era stancato della vita;

richiesiquell'uomodel nome suo e del

nome del padresno; seppich'eglidiceva

il vero. Disse : 0 giovane,tu hai molti

dirittiper la protezioneaccordatami. E

giustoche io ti scopra il nemico tuo e

t'abbreviiquestotuo andare e tornare. Io

sono Ibr"h"m t"gliodi Suleym"n.Da me

chiedi ora il sangue del padretuo.Non mi credette e disse: Certamente tu

sei veimto in angustiaper la tua vita,e

vuoi esser liberoda talgravame. " Dissi:

No, per Dio ! che io l'ho ucciso"

,e dissi

le prove. S'accorse che io diceva ilvero ;

il color suo siaccese e gliocchi suoi s'in-fiammarono.

Per alcun tempo stette a

capo chino,poidisse: Sarebbe espedienteche tu andassi al padremio ed eglia te

domandasse conto del sangue suo, ma io

quellaprotezioneche tiho concessa, imn

render" vana. Levati ed esci,perch"io

non son sicui'odi me stesso. Non avvenga

mai che io ti faccia alcun male. "Mi

diede mille denari; io lipresie uscii.

(Versi).

Costume generoso apprendi,o figlio,Apprendisenso uman da gente umana;

Dalla vendetta cli'"nel core altrui.

Guarda l'aninio tuo, guardala linguaDal biasimar di maledica gente.Bene a colui farai che tif"'male;

Ei con l'oprasua rea sua sorte ofiende.

Che se costume di ben far tiavrai,

A te ritorner" quel ben che fai.

'A. Piet" jiijl"nlc.

Nella moschea {"ubblicadel Cairo si

dest" un incendio ed essa bruci". I Mus-sulmani

ebbero sospettoche ci" avessero

fatto i Cristiani. Per vendetta di cotesto,

gettaronoil fuoco nelle loro case e le ar-sero.

Il Sultano del Cairo fece prendereun gran numero di quelliche avevano get-tato

il fuoco nelle case dei Cristiani,e

tuttili raccolse in un sol luogo.Comand"

poiche,secondo il loro numero, si scri-vessero

tanti fogliettidi carta, laddove

fosse scritto,in questod'essere ucciso,in

quellod'aver tagliatala mano, in quellod'essere sferzato,e che poi si gettasseroin mezzo a loro e si facessea ciascuno con-forme

a ci" che fosse scritto nel foglietto

che glifosse venuto.

Un foglio,ilcui tenore era d'esser messo

a morte, cadde in mano d'un tale.Disse :

io non ho timore della morte, ma ho una

madre, ed essa, fuor di me non ha nessun

altro. " Accanto a lui era un altro,nel

fogliettodel qualeera scritto di dovere

essere sterzato. Costui diede all'altroilsuo

e se ne prese il foglio,dicendo : Io non

ho madre. " Uccisero costui in luogodi

quello,e quelloin luogodi costui ebbe la

sferza^.

(Versi).

Con argento e con or pu" generoso

Mostrai'sil'uom quaggi";ma (picibeato

Che tal con la sua vitas'" mostrato!

Come ud" che bisognoha di sua vita

L'amico suo, la vita sua d'un tratto

Die (liquelloper l'anima in l'iscatto.

"4.Avvenltini (iniorosa di Aslilcr.

Un gar/one perfettamenteallevato,chiamato Ashter,erasi innamoralo d'una

fanciulla di nome Cevda fra i maggio-rentid'una certa trili",e il legame del-

l'aflettoe la leg^e dell'unione fra loro

(1) Questo slesso fatto si legge tra le cosi dette novelle arabe di Gaspare Gozzi.

Page 417: Storia della Poesia Persiana

APPENDICE AL (AI'ITOI-O DEL POETA GLSMI 409

fortemente sierano raffermati.Essi illoro

segretonascondevano da virino e da lon-tano

e nel tenerlo celato s'aftaticavanose-condo

che potevano.Ma, conforme a ci"

che si dice :

{Versi).

" talsecreto la passiond'amoreChe ridir non si pn",celar non puossiDi cento veli sotto al tenebrore,

illoro segreto,alla fine,venne alla luce

del giorno,e il loro arcano usci al pnb-blico dal suo intimo nascondiglio.Poi, fra

le due trib" si fecero alcune scaramnccie

e fu sparso sangue e la trib" di Geydalev" da quelpaese le tende del suo sog-giorno

e in altro paese port"ilfardel suo

per abitarvi.Quando leangosciedella lon-tananza

si fecero insistentie i reclami del

desiderio vennero a far loro contestazioni,

un giornoAshter cosi disse ad uno de' suoi

amici: Non potrestitu venir con me e

darmi aiuto in visitar Geyda,perch"lavita ormai " agliestremi per desiderio di

leie la mia giornataper la lontananza di

leigiungea sera? " Rispose: T'ascolto

e obbedisco. Per tutto ci" che di',io son

tuo servo, e per tutto ci" che comandi,

son pronto.Tult'e due si levarono e apprestarono i

cammelli. Per tutto un giornoe una notte

e per un altrogiornoancora lino alla sera

camminarono, finch",appunto di sera,

giunseroal paese di Geyda e sopra un

colle,vicino allatrib",si posero per quellanotte e fecero coricare icammelli. Ashter,

allora,disse,all'amico: Levati,e segui-tandole orme di questicammelli come se

fossero smarriti,fa di passar da ({iiesta

trib" e non dire a nessuno ilnome mio,

eccetto ad una ragazza che ha iltalnomc^

che pasce le pecore e che " a partedei

secreti pi" intimi di Geyda.Tu farai il

mio saluto alla ragazza e le donumderai

notizie di Geyda e le farai conoscere il

luogodove noi ci slam posati.Quell'amicodice - : Io mi levaied entrai

in quellatrib", e la prima persona che

mi venne innanzi,fu appunto (piellara-gazza.

Le feciilsaluto di Ashter e le do-mandai

dello stato di Geyda.Rispose:Suomarito la tiene con maniere burbere e

adoperaognimezzo che pu",per custo-dirla.

Ma il vostro luogodi ritrovo siano

queglialberi l" che son dietro alla col-lina-^.

Bisognache siate l" al tempo della

preghieradella sera. " Io tornai indietro

sollecitamente e riferiiad Aslitei'tutto

cotesto. Noi due ci levammo e pianpianotraemmo i cammelli,finch",al tempo sta-

l"ilito,giungemmo al luogodesignato.

(Versi).

Sedendo appo ilsentierdi nostra donna.

Noi fummo ad aspettarcon piantie omei,

Quando un suon di monili e gambalini*Venne improvvisodalla via di lei.

Levatevi,dicea,che s'avvicina

La luna che tocc" la quindicina5.

Ashter balz" dal suo posto e corse ad

incontrarla. La salut",le baci" la mano,

e io intanto volsi il viso da loro e m'af-frettai

ad andarne in altraparte.Mi man-

daron voce, dicendo : Torna indietro! che

non " qui nulla d'illecitoe sulla puntadella linguanon v'" nulla fuor che vogliadi parlare." Io tornai indietro,e quelli

(1) Cosi si fa quando non si vuole o non si pu" dire un nome. Noi poniamo un

asterisco.

(2) Ora il racconto " posto in bocca all'amico di Ashter.

(3) Vuol dire che essa avrebbe poi mandata l" Geyda.

(4) Monili allo stinco delle fanciulle.

(5) Cio" la luna piena con cui qui figuratamente viene designata la leggiadra

fanciulla.

Page 418: Storia della Poesia Persiana

410 APPENDICE AL CAI'ITOLO DEL POETA GLXMI

si sedettero e lei;aronodiscursu iiitoniuai

casi passatie ai presenti.Al fine Ashter

disse : Questa notte io spero che star"

con me, n" vorrai con l'unghiadella tua

partenzalacerarlagotadellamia speranza.

" Geydadisse : No, \)erDio ! Ci" non "

possibilein nessuna maniera,n" v'" cosa

per me pi" difficiledi questa.Vuoi tu

che tornino ancora i casid'una volta e che

ilvolgerdeigiornimi riapranuovamentela portadei dispiacerie dei tormenti? "

Ashter disse: Per Dio ! ch'io non ti la-

scier" n" lever" la mano mia dal tuo

lembo !

(Versi).

Per ci"che viene,diraitu : Ben venga!Per (|uelloche sar",dirai: Sia pure!

Geydadisse: Quest'amicotno pu" fare

ci" che glidir"? " Io mi levaiin piedie dissi: Ci" che tu dirai io far" e mille

obbligazionimi porr" sull'anima mia,anche se dovesse andarne lavita." Ceydasi lev" le vesti e disse : Indossa questevesti e dammi le tue;" poidisse: Levati

ed entra nellamia tenda e sieditidietrola

cortina.Mio marito verr" e porter"unascodella di latte,e dir" : " Questo " il tuo

bere " ; tu prendilae nel prenderlanonaffrettarti,ma vi fa soltantoun poco d'at-tenzione.

Egliti dar" la scodella in mano

0 la porr"in terra,poi se n'andr" e non

ritorner" che diman mattina.

Quanto elladisse,io feci." Quando

ilmarito di leiport"la scodella del latte,iovolliperdertempo in farmoine ; e perch"eglivollepor la scodella a terra e io volli

prenderladalla mano di lui,la mano mia

urt" nella scodella,la scodella si rovesci"

e il lattesi sparse. Colui mont" in ira e

grid":" Costei m'aizza!"; " e per"stese la mano e si tolseuna sferza di cuoio

di cervo, stato scorticato dal capo alla

coda,attorto foi'tee saldo con tutto ilvigordella mano,

(Versi).

A vipei'asimile in sua grossezza,A serjieegualein tutta sua lunghezza;Forme di biscietutte sue fignrei.Tavola ilcorpo ignudoa sue pitture;

e mi denud" la scliien;icome il ventre di

un tamburo e cominci" a suonare con bat-titure

non interrottee con colpiseguenti,come fa iltimpanistain giornodi batta-glia.

Io non aveva coraggiodi gridareperch"temeva ch'eglim'avrebbe ricono-sciuto

allavoce, n" poteva soffrirtanto,

perch"gi"pensava ch'eglimi levava di

dosso la pelle.Quasi fui al punto di le-

vai'ini,di tagliarglila golacol pugnaleedi versare il sangue suo. Ma poidissifra

me: " Potrebbe levarsi tale scomjiiglioche a nessuno sarebbe dato di sedarlo " ;

" e portaipazienzafinch" la madre e la

sorella di Geyda se ne accorsero; entra-rono,

mi tolserodalle sue mani e lui me-

naron fuori.Non pass"un'ora che lamadre

diGeydaentr" credendo che io fossiGeyda;perch"io allora cominciai a piangere,etrassi gemitie sospirie mi tiraila veste

sul capo e volsia colei la schiena. Quella

intanto diceva: " Figliamia, abbi tinmr

di Dio e non far cosa che sia contraria alla

natura di tuo marito,perch"un capellosolo di tuo marito vai |)i"ni mille Ashter.

E Ashter chi " poiperch"tu abbi a soffrir

malanni per lui e a trangngiarquestaminestra? ". "

Poi si lev" e disse: i* Io

ti mander" tua sorellaperch"questanotteti facciacompagniae ti consoli ". " Cos"

se n'aiul".Dopo(pialchetempo,la sorelladi Geydaentr" e cominci" a j)iangereef"' imprecazionia chi m'aveva picchialo.Io non le dissi nulla. Quella intanto si

stese al fianco mio. Come essa ebbe tro-valo

posto,io stesi la mano e le chiusi

forte la bocca e dissi : " Tua sorellasi sta

con Ashter,e io jier lei ho avuto lutto

questomalanno. Tu adiuu|uetieninascosto

(1) I lividori elle fa sferza segna sul corpo che serve come di tavola a questa strana

pittura.

Page 419: Storia della Poesia Persiana

APPENDICI-: AL CAPITOLO DEL POETA GLVMI 411

tutto cotesto; se no,voi due ne sai'eto

svergognate, eio con voi ". "

Da prin-cipio

si f"' strada in lei una grande avver-sione,

ma poi quell'avversione si mut" in

famigliarit", talch" ripet" fino all'alba

questa storia e nerideva. Quando si mostr"

l'alba, Geyda entr", e come ci vide, si

sj"avent" edisse

: "Misero te ! chi " costei

al tuo iianco? " "

Dissi: "

Tua sorella,

ed " veramente una tua buona sorella ! ".

"

E domand": "

Come dunque " venuta

qui? ""

Io risposi : " Cotesto tu chiedilo

a lei, perch" il tempo stringe "."

Cosi

presi le mie vesti e ritornai da Ashter.

Salimmo sui nostri canuiiellie ci met-temmo

in via; io poi, nel tempo del viag-gio,

gli raccontai tutta questa stoi'ia. Egli

mi scopr" la schiena, vide i lividori delle

sferzate e mi fece molte scuse e disse:

I saggi hanno detto:*." L'amico si vuole

nel giorno del malanno; se no, nel giorno

dello star bene amici non mancano ".

{ Versi).

Cuor mio, se giorni t'inc"rranno amari.

Nullo fia '1 duol se amico hai che consoli.

Vuoisi un amico in giorno asprodi duoli,

Che in di seren gli amici non son rari.

Page 420: Storia della Poesia Persiana

412

CAPITOLO NONO

LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI

TRA LA POESIA PERSIANA E LA NOSTRA DEL MEDIO EVO

SOMMARIO. " 1. Co""siderazion'"generali.

" 1, :2,3, l. Importanzadelle somi-glianze

tra le letteraturenostre del Medio Evo e le orientali.Limiti dellerioerehe

nostre per rintracciarle." 5, C",7. Relazioni e commerci tra Orientali e Occi-dentali.

" 8, U. Domande preliminari,opposizioni,errori. " 10. Se si possadubitare che sia ai'abain originela cultni'ache si dice araba. " 11. Posto della

Persia nella stoi'iadella cultura orientale nel Medio Evo. " 1:2,13. La cosi detta

cnltiu'aaraba," persiana." 1-4. Molti dei pi"illustriscrittori mussnlmani sono

persiani,per eri'ore creduti aral)ida luii.

2. Le so"n"jlidiiwliei romanzi e nei loro modi [uirlivolari." 15. Si domaiu"a perle ricei'chenostre quellostudio e (piell'attenzioneche l'uron dati ad altrel'icerche.

Fortuna di un neo vermiglio." 10. Enumerazione dei luoghicounnii dei romanzi:

L'innamorarsi scambievole di due giovaniche non si son mai veduti. " 17,18. Gli

amanti educati insieme e poiperseguitali." 19. Ilpoema persianoR"m"n e Visa

e il romanzo di Tristano e Isotta,secondo l'Eth". " 20. L'amante pazzo. "

21. La visione dell'amante. " 22, 23. Prove di forza o di sapere impostedallefanciulleagliamanti. La Turandot di Carlo Gozzi e dello Schiller e nu poema

persianodi Niz"mi. " 24, 25. Il tipodel cavaliere sconosciuto,mandato a dif-

i"cileimpresa,poisposo d'una principessa.Il cavalieredefraudato ileimerito. "

26. Iltipodi Angelicae di Armida in un poema ciclicopersiano."27. Iltipo

di Bradamante,di Clorinda e di Galiziellanei romanzi persiani."28. Iltipo

degliamanti che appartengonoa famiglienemiche. "29. Altri luoghicomuni :

Ilprincipeche sparisce." 30. Il padreche uccide ilfiglioin battagliasenza

conoscerlo. " 31, 32, 33, 34. I diavoli,i demoni, i Devi,i Geni,al servigiodegliuomini. " 35. Il tipodi Bertoldo e di Marcollb nei romanzi orientali. "

36. La leggendadel giuocodegliscacchi. " 37. Un poema greco bisantino del

decimo secolo. " 38, 39, 40, 41. Le sne somiglianzecoi romanzi persiani."42. Se ha somiglianzeanche in Occidente. Rnslem,Digenis,Orlando. " 43. Rac-comandazioni

ed esoi'tazioni." 44. Distinzione necessaria.

3. Le somiglian:-enelle doltrine misliehe e panteistiche." 45, 46. I hlosoh del

Medio Evo e la trasmigrazionedella sapienzagreca. " 47. Dottrine panteistichecondannate dagliortodossi in Oriente e in Occidente.

"48. Dottrine di mistici e

panteistioccidentaliegualia quelledei misticie panteistipersiani." 49. L'amore

di Dio (! ilperdersiin Dio. " 50. Ilconginngersidell'anima a Dio rappresen-tato

come connubio d'amore. "51. Ilmistico viaggiodell'anima in Dio. " 52. Il

Romanzo della Rosa e ipoemiallegoriciorientali,arabi e persiani." 53, 54. La

liricaamorosa con significatomistico.

4. Le somigliantenelle enciclopediescientifiche." 55, 56 57. Il libro di Sidrac

delle nostre letterature" di originepersiana." 58. Le enciclopedienostre del

Page 421: Storia della Poesia Persiana

LE SOMKiLIANZK K LK HKLAZKlM TRA LA POESLV PERSLVXA, ECC. -"13

Meilio Kvo non trovano adeguatoesempionelle letteratureclassiche. " 59. Gli

enciclopedistinostri,accanto agliscrittoriclassici,citano anche scrittoriorien-tali.

" (jO.Gli scrittoriorientalicitatidai nostri sono quasituttipersiani,"

01, 62, 63. Enciclopedistinostriegualiagliorientali nella materia scientificae

nel metodo. "6-i. Si fanno due domande necessarie. " 65, 66. I poemiper-siani

di Sell"i,di Avhadi e di altrie le enciclopedienostre. " 67. Il Bundehesh,vecchia enciclopediapersianao iranica. " 68. La materia del Bundehesh;somi-glianze.

"69. Et" del Bundehesh.

"70. Il Libro di Art" figliodi V"r"f e la

Commedia di Dante.

Le somiijlianzenelle formepoetiche." 71. Si pone la questionese alcuna forma

0 modo poeticonostro sia di origineorientale. " 72. Passo di Federico Diez

intorno al rinnovarsi del costume cortigianoe della poesiaprovenzaleal tempodelle Crociate. " 73, 74, 75, 76. Le corti occidentali gareggianodi splendorecon le orientali." 77. 11 giuocodegliscacchi eglistromenti ad arco. " 78. Il

mutato costume delle corti occidentali " forse venuto dall'Oriente." 79, 80,

81, 82. Confronti e testimonianze. " 83, 84, 85. Somiglianzenelle forme nar-rative.

" 86, 87. L'Ameto del Boccaccio e un romanzo persianodi Niz"nii. "

88, 89. Somiglianzanelle forme liriche.La qas"daaraba e persianae ilsirven-tese

provenzale." 90. La descrizione dellaprimavera." 91. Ilritornello."

92. La tenzone e ilcontrasto. " 93. Una poesiadel persianoMin"cihri e ilMar-tirio

di San Bacco,di Goffredo di Parigi." 94. L'immaginedella farfalla."

95. Vovelle e favole derivate dall'Oriente. " 96, 97. Disegnoe concetto fonda-mentale

dei libridi novelle. " 98, 99. Stile floridoe ornato delle novelle;sua

originestorica.Conclusione.

" 100, 101. Si riassumono le cose dette. " 102, 103. Bicordi,

accenni,testimonianze ultime. " 104, 105, 106. Scuse,dichiarazioni,esortazioni.

1. Considerazioni generali.

1. In questa nosti'a storia della poesia persiana,a chi vi ha postoattenzione non negligente,non sar" sfuggitoche fra essa poesiae le nostre

del Medio l^]vonon mancano, anzi sono molto evidenti certe somiglianzedi

soggetto,di forma e di concetto. Delle qualialcune indubbiamente devono

essere casuali e non avere alcuno scambievole legame di parentelao di

attinenza,perch"l'ingegnoumano, date certe circostanze eguali,in modo

egualee costante si suol manifestare anclie in luoghie in tempi differen-

tissimi.Ma non sono casuali tutte quellealtre che non possono, in alcuna

maniera, nascere da certe date circostanze eguali,perch" hanno tale

aspettoe si mostrano con tali segni peculiarie definiti,che non si pu"inferir dalla somiglianzaloro nessun 'altra cosa se non questa,cio" che c'"

stato tra gente e gente qualchescambio o qualcheprestitoo qualcheimita-zione

voluta. Cosi,per esempio, il fare grande e magnificodell'epopeaantica non pu" essere stato preso in prestito;e se molte volte Firdusi fa

ricordare Omero, ci" non vuol dire che quelloabbia preso da questo;

anzi, siccome il fare del poeta persianonon " tutto di lui,ma in gran

parte del popolo-che cosi appunto celebrava i suoi eroi,e ilfare del greco

Page 422: Storia della Poesia Persiana

414 CAPITOLO NONO

non " tutto di lui,ma deve ritrarre in gran parte il modo dei cantori che

andavano di festa in festa,di banchetto in banchetto,cosi vuoisi pensare

assai ragionevolmenteche lo stileepico,antichissimo d'et"," manifesta-zione

comune ed egualein luoghie tempi diversi,date certe condizioni,

dell'ingegnoe dello spiritoumano. Ma quando in tempi tra loro molto

vicini,dopo avvenimenti grandiche hanno condotto a trovarsi sul mede-simo

terreno popolilontanissimi e diversissimi,dopo lungaconsuetudinedi commerci tra orientali e occidentali,si vede che ilpoeta occidentale

compone alcuna sua canzone con glistessiluoghicomuni di qualchepoetaorientale;quando l'economia e la divisione e la disposizionedi certi librinostri del Medio Evo non trovano esempio nell'antichit" classica,ma si

bene hanno illoro originale,si pu" dire,in libriorientali di egualdisegno;

quando certi particolarinon trovano fra noi e fra le cose nostre alcuna

spiegazioneplausibile,ma si la trovano buona e bella e appropriatain

alcune opere d'Oriente;quando tutto ci" si vede e si tocca con mano,

crediam davvero che molto si debba pensare prima di dire che tutto ci"

" somiglianzacasuale e fortuita.Anzi bisognapur dire che tutto ci" merita

molto studio e considerazione;onde noi non sapremmo mai approvare

quelloche un giorno,parlandodi questesomiglianze,cidisse un valentuomo

di nostra conoscenza, cio" doversi studiare le letterature nostre come sono,

in s" e per s",e non doversi curar punto se qualchesomiglianzahanno

con le orientali. ^" Dell'Oriente (dicevailvalentuomo) noi non ci curiamo

punto e non ci pensiamo nemmen per sogno ". " La qual risposta"

tanto poco savia quanto poco savio sarebbe stato alcuno che,udendo dire

che certe variazioni nell'orbita di alcuni pianetisono dovute ad un pianeta

ignotoe lontano che si suppone trovarsi neglispazicelesti,avesse rispostoche di quel nuovo pianeta,ci fosse o non ci fosse,non era cosa degna il

darsi alcun pensiero.Per la scienza,che pur dovrebbe essere studio amo-roso

di tutti i fattinaturali qualunque siano,cotesto linguaggionon si pu"tollerare in nessun modo. E vero che, nel caso nostro particolare,non

possiamdire che il frutto delle ricerche di chi si mettesse a rintracciar

coleste somiglianzeletterarie,sarebbe tale da uguagliarsinell'importanzaalla scopertad'un pianetanovello; ma ogni ricerca onesta, anche se i

fruttisuoi non potranno essere molto splendidi,merita che sia intrapresa

con fiducia e amore; e se non sar" feconda di scopertegrandi,ma soltanto

potr"dissiparqualchevecchio errore (e,quanto all'Oriente,quante cose

assurde non ritengonper cose vere uomini anche dotti?),non potr"dirsi

che le sia mancato ogniesito buono e felice.Con tale intendimento adunque

e con tale speranza, vediamo se possiam qui ricordare e mettere in luce

i puntiprincipalidi somiglianzache sono tra la poesia persiana e la

nostra del Medio Evo (francese,provenzale,italiana),lasciando poi che

altri,quando noi avremo cercato di additarglila via come megliopotremo,la segua con speranza di fruttipi" copiosie migliori.Si badi intanto che

noi, in questaricerca,non inferiremo che assai raramente dalle trovate

Page 424: Storia della Poesia Persiana

il 6 CAPITOLO NONO

nostri,e la forma e ildisegnoesterno ne siano orientali,come accade,per

esempio,nell'Ameto del Boccaccio,nel quale non pu" negarsiche la cor-nice

del racconto, quelladel giovane cacciatore invaghitosidi sette fan-ciulle,

vestite di sette colori diversi,delle (jualiciascuna glil'acconta una

storia," tutta orientale.

4. Ma, quanto alla materia e ai soggettipresia trattare in uno spaziodi tempo e di luogo che forse non potr" mai determinarsi,bisogna pur

riconoscere che moltissimi sono comuni agliOccidentali e agliOrientali;

e per questo punto non c'" nulla di nuovo per noi,perch" gi"uomini

dottissimi han messo tutto ci" in bella luce con molla acutezza e con eru-dizione

profonda.Anche qui tuttavia s'hanno da distingueremolte cose,

perch"vi sono tradizioni e fiabe,miti e novelle,leggendee superstizioni,

alle qualinon si saprebbe mai assegnare la patriaoriginaria,tanto sono

sparse per tuttii popolianche i pi" lontani fra loro non pure di religionee di costumi, ma anche di lingua,di sangue, di stirpee di razza. Onde

avviene che sitrovi non solo somiglianzaperfetta,ma talvoltaanche ugua-glianza

perfettatra una fiaba popolaredell'Europasettentrionale e un'altra

dell'Australiao di qualcheisola perdutanel Pacifico,e che qualche mito

volgaredi popoliafricani trovi esempi in alti'imiti dell'estrema Asia o del

paese pi" remoto delle Americhe. Come ci" possa essere avvenuto, forse

non si sapr" mai; o forse,un giornosoltanto,ma molto lontano, una

scienza che non sar" n" la storia,n" la filologia,n" l'indagineletteraria,

potr" scioglierel'enigma oscuro. Poi ci sono molti miti e tradizioni e

novelle e fiabe e favole propriesoltanto della grande famigliadi popolialla quale noi apparteniamo,e sono come un ricco patrimoniodi idee e

di memorie, di concetti e di opinioni,che i nostri padri antichi ci hanno

tramandato. Perch" la mitologiaindiana e iranica,la greca e l'italica,la

slava,la celtica,la germanica,hanno personaggie figuredi Dei e di eroi

epiciusciti da un primitivostampo comune, e miti di significatonatura-listico

e fiabe popolarie novelline. Nel qual rispettola mitologiadi tutti

questipopolifu profondamentestudiata e ricercata in tutte le partisue, e

gi" se ne sono avuti frutti cospicui,sebbene molti puntioscuri e incerti

non saranno forse dichiarati mai. Ora,s'intende assai bene che n" in questo

campo pi" ristrettoche comprende i soli popoliariani o indo-europei,n"

in quellopi"vasto che abbraccia tuttiquantii popolidel mondo, ci pro-poniamo

di metterci noi per cercar quellesomiglianzeche a principiosi

diceva. Noi vogliam vedere,invece,se in tempi assai pi" vicini a noi, in

tempi assai pi" noti e conosciuti,nei qualinon la vaga congettura,ma

la storia con documenti certi ci potr" essere valevole guida,sono stati

tra l'Oriente e l'Occidente scambi e commerci e prestitinel vasto campo

della letteratura e della scienza. Per" s'intende subilo che (luestostudio

nostro ha i limiti suoi nel Medio Evo, anzi propriamente itiquel tempo

del Medio Evo in cui maggiori furono i commerci tra l'Oriente e l'Occi-dente

e che va dal nono secolo dell'Era nostra al tempo in cui, presa

Page 425: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIC.LIAN/E \i LE HELAZIOM IKA LA l'OESL\ PERSIANA, ECC. il 7

Costantinopolidai Turciii,il colloquiotra l'Oriente e l'Occidente cess"

d'un tratto.

5. E veraniente quellofu come un colloquio,colloquiofatto spessevolte a suon d'armi e di reciprocioltraggi,quando vennero a contrastarsi

in un campo medesimo, in Asia,in Sicilia,in [spagna,in Francia,battez-zati

e circoncisi,ma pur sempre colloquio.Fu colloquiosimile a quelloche avviene sovente tra soldatidi paesio di accampamenti nemici,i quali,trovandosi sul confine,in certi momenti di treguacessano dal guardarsiin cagnesco e stanno a conversar fra loro con certa qualfamigliarit"cir-cospetta

e pur cordiale. Per" allo stesso modo, in mare e in terra,per le

citU"e per i porti,presso i collegie le moschee, anche quando ristavano

le armi,si vilipeserotra loro e si schernirono i figlidi Cristo e iseguacidi Maometto; ma poi,anche con tanto imperversardi vituperie fra lo

strepitodelle armi, molto appresero i rozzi Occidentali dagliOrientali gi"colti e ingentiliti,e da loro ebbero libri di letteratura,insegnamentidiscienza e precettid'arte. Anche sappiamo che molti trovatori andarono

in Oriente al tempo delle Crociate e che l" fecero lungosoggiornoal fiancodei loro signori,alcuni dei qualivi fondarono regnie v'ebbero anche non

breve signoria.E non solo per le Crociate,ma anche per i commerci e

per i viaggidovettero lungamentetrovarsi insieme e conversar tra loro

Orientali e Occidentali;u" ora " necessario ricordare i viaggiche intra-presero

da una parte scrittori mussulmani di geografiae d'enciclopediastorica come Ibn Hauqal e Mas"di del secolo decimo,e dall'altra i mis-sionari

cristiani,i mercanti di Amalfi, di Venezia,di Pisa e di Genova,

perch"tutto ci" " cosa notissima a tutti.Mandavano quelleglorioserepub-blicheitalianelor mercanti e ambasciatori ai portie allereggied'Oriente,

e ne avevan poi,con le ricche merci,cognizionipreziosed'idiomi,di libri,d'usi,di costumi,di religione;mandavano i Papiqualchepovero france-scano

0 domenicano, solo,inerme,abbandonato al destino,presso iprin-cipimussulmani di Siria e di Persia,presso i barbari signoridei Mongoli,

e ne avevano poi poca speranza per la conversione alla fede,ma notizie

e rapportie cognizioninuove e non aspettate.Perci" tra glialtri furono

molto benemeriti della scienza,se non della fede,ildomenicano Ascelino

e ilfrancescano Giovanni di Pian Carpiniche per Innocenzo quarto visi-tarono

lontanissime regioniorientali,ilviaggiopoidi Marco Polo fu cosa

tanto prodigiosaper i tempi suoi (esarebbe cosa prodigiosaanche per i

nostri),che basta ricordarlo soltanto,tanto l'importanzane " universal-mente

nota.

6. Anche deve notarsi,perch" non " cosa che importimeno, che,se

in lutti(juestiviaggie in questeambascerie e in queste Crociate parve che

rOccidente si volgessed'un tratto tutto verso l'Oriente come se volesse

penetrarloe invadere,anche l'Orientealla sua volta potentemente si spinseverso l'Occidente e pi"volte ne pass"i confini or con le armi or con la

parola.Perch", facendoci pur dai tempi antichi,ecco che,come fu costi-

27 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 426: Storia della Poesia Persiana

418 CAPITOLO NONO

taito e ordinato ilgrande Impero dalle abili mani di Dario d'Istaspe,tuttii re persiani,fino all'ultimo,si preoccupano dell'Occidente. E Dario stesso

penetranell'Europasettentrionale laddove l'arrestano la fame e l'inverno,

e si vuol cacciare nella meridionale laddove l'arrestano ilvalore e le armi

dei Greci. SegueSerse l'esempiosuo e vuol pui' toccare Atene e fuggepoi

vergognosamente vinto, ma lascia ai suoi successori, intanto ch'egli

accoglieTemistocle profugo,la commissione d'intromettersi negliatfaridi

Grecia, almeno con le arti della politica.Ma pi" vivo forse fu il colloquiotra Oriente e Occidente al tempo di Alessandro Magno, intanto che al

tempo dei Parti la cultura greca fu avidamente ricercata dai re dispettosiche sconfiggevanoCrasso e facevan rappresentaretragediegreche in teatri

di foggiagreca. Poi,al tempo dei Sassanidi,se da una parte,per vittoriee

decreti reali,ritornava in onore la religionedi Zoroastro,se i re di Persia

facevano bene spesso tremare sul loro trono gl'imiiei-atoridi Bisanzio,dall'altraalla sapienzagreca si faceva accoglienzaonesta ospitandosidai

re i filosoliprofughida Costantinopoli,ricevendosi dai Siri,coltissimi nei

primi secoli dell'Era volgare,i libri delle scuole d'Atene e d'Alessandria.

E vogliam tacere deliberatamente dei Mussulmani che pi" tardi si trapian-taronoin Ispagnae in Siciliae toccarono la Fi'ancia,per non perdercinel

dire come nuovo ci" che tuttisanno e conoscono.

7. Ma tutto ci" potrebberiguardarsi,con alcuna ragionebuona, come

un commercio di gentialte e aristocratiche,di sovrani e di cavalieri,di

sacerdoti e di filosofi,di scuole e di accademie, laddove noi vogliam cer-care

traccie e vestigid'alcuno scambio d'idee tra gente e gente,tra volgo

e volgo. Ecco pertantoche fin dai tempi d'Alessandro un soggetto di

romanzo popolare" raccolto dai soldati di lui e portato in Grecia;esso

" il romanzo di Zariadre e di Odati che poi Carete di Mitilene rifece in

una bella prosa greca. Anche sappiamo come un libro popolare,quellodelle favole deglianimali,sia venuto dalTliidia,per mano di Persiani,in

Occidente e v'abbia procreato un'ampia famigliadi libri destinati a star

nelle mani del popolo, non ostante che talvolta qualche grande poetanostro ne abbia tolto poi qualche brandello accomodandolo abilmente

come cosa sua. N" vuoisi tacere d'un grande movimento popolare che

introdusse in Oriente e in Occidente dottrine novelle e fece accapigliarsinelle scuole filosofie sacerdoti e fu cagione di persecuzionicrudeli. Ci"

fu il Manicheismo. Il quale,essendo dottrina nata in Persia (epersianon'era il fondatore.Mani, morto di supplizionel 27{) d. C), per vie quasidel tutto occulte a noi,largamentesi sparse pei'le nostre plebidel Me(iio

Evo trovando da per tutto seguacizelantissimi. Ora, notisi che un grandemovimento religiosoe filosoficomena sempre con s",e le sparge, molte

cose di natura consentanea o diversa, come leggende e superstizioni,notizie storiche e memorie lontane,usi e costumi,idee e pensamenti,chein altra maniera non potrebberopassar mai da paese a paese, da gente a

gente. " certo pei'Iantoche il Manicheismo che nel pi" fittoMedio Evo

Page 427: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. 410

penetravafino nelle estreme Gallie,incominciato in Persia nel terzo secolo,doveva menar con s" tante e tante altre cose diverse e spargerlefra questeplebinostre d'Occidente,avide e curiosissime. N" la derrata,per cos" dire,doveva essere scarsa, e ognun sa quanta ricchezza di leggendee di rac-conti

d'ognigenere e di superstizioniabbiano non solo la vecchia dottrina

zoroastriana,ma ancora la cristiana,la babilonese e la buddhistica,chel'accorto Mani aveva congiunteinsieme. E forse in quel tempo venne in

Occidente la leggenda di Buddha (j"kyaMuni mutatasi nel pio racconto

dei santi Barlaam e GiosaCat. Ma perch" non vogliamo ora toccar di

esempi particolari,ci appagheremo di notar soltanto questo punto, cio"

che il tempo dello spargersidel Manicheismo in Oriente e in Occidente

coincide appunto col tempo in cui la Persia da una parteordinava la sua

tradizione epica e preparava la via a Firdusi,e dall'altra incominciava a

comporre isuoi romanzi d'amore e d'avventure. I quali(non dimentichia-moci

di ci", che " un punto assai grave)erano di originepopolaree

andavano narrati tra il popolo finch" alcuno ne trasse poi una forma

letteraria;ma intanto che i volghitramandavansi le idee della nuova

religione,perch"mai non avrebbero potuto far passare accanto a quelleanche alcuno dei tanti soggettipiacevolida narrarsi e delle tante avven-ture

di cui il popolo " pur sempre avidissimo,atte, come sono, a

destar la curiosit" naturale e a colpirl'immaginazione?Cotesto,inten-dasi

bene, noi diciamo e dimandiamo ora cosi per sola congettura; non

tacciam tuttavia che gi" fu pensato da uomini dottissimi che quasi tuttii

soggettiromanzeschi son venuti alle nazioni d'Occidente dalla Persin.

Questo diceva l'IIammer,e l'Amari mostrava di accostarsi a questaopinione

quando faceva confronti tra i romanzi occidentali del Medio Evo e i

romanzi persiani,onde il Coster",nella prefazionesua all'edizione del

poema del Boiardo, diceva essere opinionegenerale deglieruditi che

l'invenzione delle favole romanzesche sia dovuta ai Persiani che le comu-nicarono

agliArabi. Ma degliArabi e di ci" che hanno potutodare a noi,diremo appresso, intanto che,secondo ilBenfey,dobbiam pur ricordarci

che non solo gliArabi per ilmezzogiorno,ma anche " Mongoliper ilsetten-trione

d'Europaportaronprestodall'Oriente aglioccidentali e contribuirono

a render comuni per i volghid'allora certe novelle e certe favole e certi

racconti romanzeschi che poiincontriamo nei libri dei nostri novellieri.

8. Stabilito adunque che, per diversi modi e per ragionidiverse,molta parte del sapere orientale " venuta in Occidente nel Medio Evo,potrebbe subito avanzarsi una domanda che ci sembra grave. La quale": Se son venuti dall'Oriente a noi certi soggettiletterari,perch" non

potrebberoesserne venute anche le forme? Ancora. Certi disegnid'opere,e certi loro atteggiamentie modi particolari,che non trovano esempioneUe letteratui-eclassiche,intanto ch'essi appunto sono destinati ad essere

veste 0 forma esterna di quei talisoggettid'origineorientale,pei'ch"non

potrebberoesser venuti di l" direttamente? Ovvero,pu" forse concepirsiche.

Page 428: Storia della Poesia Persiana

420 CAl'ITdLO NONO

intanto che gliOccidentali prendevanoda librivenuti d'Oriente i soggettida trattarsi,non ne imitassero qualchevolla anche la forma esterna, che,massime per certi librid'immaginazione e scritti per ilpopolo e affidati

a lui,ne " pur tanta parte, anzi, forse,la parteprincipale?" certo che

una canzon d'amore d'alcun poetaprovenzalenon ha somiglianzaalcunacoi versi amorosi d'Ovidio,di Catullo,di Tibullo,ma sembra averla piut-tosto

con certe qas"dearabe e persiane." certo che una forma letteraria

quale " il contrasto di frate Bonvesin de Riva milanese e la tenzone pro-venzale

e francese,non ha esempioalcuno nelle letterature classiche,lad-dove,

nei modi e nel fare e nell'andamento generale,essa anche tropposi

assomigliaai contrasti |iersianidi Asadi, anche se altri vuol mettere

innanzi la Psicomachia di Aurelio Prudenzio Clemente del quarto secolo.

" certo che gliantichi non ebbero novelle raccolte e legatefra loro in un

disegnocomune, e che libricome ilDecamerone, in cui appunto cotesto si

osserva, hanno, per dii'cos",illoro originale,quanto alla forma, nei libri

di novelle arabe e persiane.11 romanzo d'amore poi,come " riconosciuto

quasi da tutti ed " stato ridetto tante volte,non " Oj"era di invenzione

classica,ma si bene orientale,anzi persiana.9. Ma ecco che a questo punto sentiamo risponderciattorno in maniere

diverse e contraddittorie. Perch",intanto che pur si crede (e come mai si

potrebbenegare?)che c'" stato lungocommercio tra Occidentali e Orien-tali,

e intanto che si cerca daglistorici di stabilire qualefu,per esempio,lo stato dei Mussulmani in Siciliae in Ispagnaquanto all'azienda pubblica,ecco che,quanto alla cultura e alle lettere,assai poco se nel vuol sentire

a discorrere,anzi molte cose, anche evidenti,voglionsiapertamente negare

0 almeno attenuar molto; quanto poiagliscambi letterari,alcuni linegano

addirittura,aggiuntoviun altezzoso disprezzoper queipochiillusiche pur

vi credono e si avventurano a dimostrarli. Si dice e discorre cos" allalargadella cultura degliArabi quanto a certe scienze naturali e f"siche;quanto al

resto,tutto si nega senza esame, perch"" molto ancora se sipu" ammettere

che queibarbai'i di Orientali sapessei'o scrivere. Pur troppo noi abbiamo

ereditato dal Medio Evo quellaavversione superstiziosache faceva dire a]

Petrarca ch'egliodiava gliArabi e i loro poeti,e per la qualesi giudicava

mago ed eretico Gerberto monaco di Aurillac perch"sapeva d'astronomia

e di f"sica e da libri arabici traeva alcuna parte delle sue dottrine. Ora

per"sarebbe pur tempo, in tanto apparato di studi storiciannunziantisi

con tanta pompa, che la verit" potesse aprirsiun varco e che certi ei'i'ori

vieti fossero toltivia e per sempre. Eccone intanto uno, e non leggeroin

verit",che risguardala cos" detta cultura degliArabi, e che qui appunto,

prima di toccar particolarimaggiori,vuoisi mostrare, ))erch"si possano

vedere alcune cose come sono e con qualicriteri e in (pialemisura si

debbano giudicare.10. Non vogliamo u" dobbiamo ora dire o descrivere quale e quanta

sia stata la cultura araba nel Medio Evo, perch"u" questo sarebbe illuogo

Page 429: Storia della Poesia Persiana

LK SOMIGLIANZE K I.K RELAZIONI TRA LA POESLV PERSL\NA, ECC. 5'21

n" noi ci sentiremmo da tanto;ma vogliam soltanto vedere se tutta quellache da noi si dice cultura araba, sia araba veramente. Perch",se solo per

un poco pensiamoche quando gliArabi entrarono nella storia al principiodel sottimo secolo,erano ancora quasi tuttinomadi, abitatori ostinati dei

loro deserti e ignorantissimiquanto alla cultura,ci sarebbe subito da

vedere e da pensare come mai gente tanto ignorantee rozza da essere

trattata con superbodisprezzodalle genti vicine (iPersiani chiamavano

gliArabi mangiatori di lucertole),avesse potuto d'un subito assumere

costume di gente tanto dotta e colta da farsi maestra a tutte le altre in

Oriente e in Occidente,e ci" nella sede stessa dell'antica civilt".F*erquanto

possa essere meravigliosamenteacuto e perspicacel'ingegnodegliArabi,non si pu" ragionevolmentepretendernemiracolo cos" grande e straordi-nario.

Anche si deve considerare che,per quanto grandesia l'Arabia,essa,

gi"poco popolosanella superficieimmensa, non poteva dar tanta genteda occupar d'un tratto ilpaese vastissimo che form" l'impei'Omussulmano

e che va dal Caucaso al Sahara,dalla Transoxiana alla Spagna.Non fu cer-tamente

tutta gente araba, di sangue arabo, quellache occup" e tenne

impero cos" vasto, e quellacultura che essa sparse e promosse, non pot"uscir dai deserti d'Arabia,n" dalle citt"della bassa Mesopotamia abitate

da Arabi,n" dalle trib" nomadi e incolte e date al ladi'oneccio,perch"l'Arabia non potevadare,e non diede,ci" che assolutamente non aveva.

Dato ilqualpunto, resta da domandarsi donde venga veramente questa

cultura che chiamano araba,e qual nome le si debba dare,se essa non

" tale.

11. Per veder cotesto,notiamo prima di tutto che gliArabi gi"da non

breve tempo prima di Maometto ebbero sempre ammirazione grandissima

per la Persia, e che, anzi,alcuni loro principi,come quellidi H"ra,erano

vassallifedeli e tributari del re dei re. Quando poi essi,avvalorati dalla

predicazionedel profeta,mossero attorno alla conquista,la Persia, verso

la qualegliattirava l'anticaammirazione congiuntaalla speranza del bot-tino,

fu uno dei primi paesiche essi conquistarono;e tanto pi"facilmentela conquistarono,quanto pi"guasto e corrotto era quel grandeimpero,e

imbelle e inetto il successore di Gemshid e di Dario. Immaginiamociper-tanto

di qual meravigliadovettero sentirsiprenderequestiArabi ignoranti,quando, conquistatala Persia nel 050, si trovarono di fronte a quella

splendidacultura. La quale,per dir vero, cominciava a declinare,perch"i bei tempi di Ghosroe ilgrandeerano gi"passatida quasiun secolo e il

regno era stato infestato dalle discordie intestine. Tuttavia essa brillava

ancora di talluce da rompere e irradiare le tenebre fittissimedel secolo igno-rante,ed era, sipu" dire,l'ultimo raggiodel sole della sapienzagreca che

era migrato da Atene, da Alessandria,da Costantinopolialle accademie di

Siria,e dalla Siria alla corte persianadei Sassanidi in Seleucia e Ctesi-

fonte. Certamente i primi tempi della conquistaaraba furono funesti alla

cultura persiana;n" altro che sper[)eridi scuole e di biblioteche potevasi

Page 430: Storia della Poesia Persiana

422 CAPITOLO NONO

aspettareda queifanatici dei Corano,uscitidi tra le tende e le puzzolentiniandre del natio deserto. Ma (piandoi furori della conquistasi furono

alquantocalmati e la sede del Califfatodalla Mecca e da Damasco fu tramu-tata

a Bagdad allora fondata,e ci" intorno al 750 dell'Era nostra, la casa

degliAbb"ssidi,succeduta a quelladegli(Immiadi nel Califfato,promossecon ardore novello la cultura e cerc" di emular la gloriadei passatire di

Persia. Bagdad,allora,eguagli"in isplendoreTomai deserta Ctesifonte,enel cospettodel Califfosi tennero disputedi teologiae di iilosof"acome gi"si era fatto a Ctesifonte nel cospettodi Cliosroe ilgrande.Allora fu ripresolo studio di Platone e di Aristotele,e la tolleranza religiosa,cosa inaudita

per queiprimi e furibondi settari del Corano,fu voluta e praticatala primavolta per l'esempioavutone dai Persiani. Perch" lo splendoredegliAbb"s-sidi

" dovuto in grandissima parte ai Persiani,che, ammessi in corte e

nell'azienda pubblica,dischiusero agliArabi i tesori del sapere. I Persiani,

egli" vero, si convertiron prestoe assai facilmente al maomettanesimo,

ma nell'anima e nell'ingegnorimasero pur sempre quellidi prima.Cosi,la casa illustree potente dei Barmekidi,che gi" aveva amministrato il

tempio del fuoco a Balkh,convertitasi alla religionedi Maometto, diede agliAbb"ssidi iloro ministri pi"saggi,promotoj'ie protettorid'ogniarte civile.

Uno degliAbb"ssidi,ilpi"illustre,cio" il Califfo Har"n ul-Bash"d,man-dava

suoi ambasciatori in Occidente,a Carlomagno,intanto che gi"primaun suo antecessore, il Califfo Abb"sside Al-Mans"r, fondatore di Bagdad,

aveva mandati i suoi a Pipinoe in Bagdad aveva ricevuto con grandissima

pompa quellidel re franco.

12. Ora, tutto questo spazio di tempo che si stende,si pu" dire,dal

750 al 1000 e al il00 dell'Era nostra e che " il pi"bel tempo di questanovella cultura orientale,crediamo che si debba dire arabo (]uantoalla

lingua,mussulmano quanto alla fede,persianoquanto all'indole,airin-

gegno e al sapere. Di cotesto gi" si erano accorti gliOrientali stessi,

allorquandocerti fanatici Mussulmani lamentavano che, intanto che il

Califfatoal tempo degliOmmiadi era stato arabo, al tempo degliAbb"ssidi

era persianoe khorassanico, alludendosi al Klioi'assan,vecchia sede di

cultiu-ae futura e prossimaculla della nuova letteratura persiana.Quanto

poi alla linguae alla fede, " ovvio e manifesto che cos" appimto doveva

essere. I conquistatoriimponevano la linguaaraba nelle faccende pubbli-chee nelle scritture e la fi^dedi Maometto ai vinti;e per"tuttii Mussul-mani

di quel tempo, dall'alta Asia al Sahara, scrissero in arabo, e i

Persiani stessi che allora furono maestri di cultura ai loro rozzi conqui-statori,dovettero penar buon tratto di tempo prima di adoperar nelle

scritture la loro lingua.Dato, come " vero, tutto ci", era ben facileche

nascesse in Occidente l'errore,come appunto nacque, che tutto quel

sapere di cui facevano pompa in Occidente i Mussulmani, fosse arabo

vci'a inente. Tale almeno si mostrava nella lingua,u" si seppe o non si pot"riconoscere che, nell'indole e nello spirito,esso era prettamentepersiano.

Page 432: Storia della Poesia Persiana

4;24 (UIMTOl.O NONO

lui [jotremmo metter molti altri),nella sua pregevoleStoria della lettera-tura

italiana,dice arabi Avicenna, Razi,Albumasar (cio"Ab" Maashar) e

Averro",intanto che i tre primi sono persiani.Discorrendo poidelle fonti

di Fra Ristoro di Arezzo, afTerma che Fra Ristoro va citando Albumasar,

Alfacrrano (Al-Fergh"ni),Agazel(Al-Ghaz"li),Averro",Avicenna e qualche

altro arabo, cos" eglidice,mentre son tutti persiani,eccetto Averro".

Poco adunque, fra questidotti,hanno da fare gliArabi o glialtrimussul-mani

di razza semitica,a propositodei qualidice ilLagardeche nessuno di

essi ha potutodar nulla alla scienza. Pur riconoscendo per esageralaquestasentenza sebbene molto si accosti al vero, noi invece ci vogliamo tenere

paghid'aver mostrato questetre cose, cio" l'ignoranzadegliArabi al tempodi Maometto per la quale avevano da imparar tutto,perci"lontanissimi

dall'esser subito maestri a popolipi"colti di loro;la ricca cultura per-siana

nel pi" f"ttoMedio Evo; lo spargersidi essa fra tuttii Mussulmani

d'Oliente e d'Occidente e il suo penetrare anche nelle scuole cristiane di

Occidente sotto il nome d" cultura araba, perch"adoperavala linguaaraba.

Dato ilqual punto del qualeognuno pu" facilmente comprendere l'impor-tanza

grandissima,non ci resta che di vedere a qualeoriginesia dovuto

tutto quelloche nelle nostre letterature del Medio Evo pu" essere venuto

dall'Oriente.

2. Le somiglianze nei romanzi e nei loro modi particolari.

15. A Pio Rajna,nel suo libro intorno alleoriginidell'epopeafrancese,

di tanto recondita e peregrinaerudizione da non potercisiraccapezzarechi " profano,dopo molte altre prove e testimonianze da lui dottamente

esaminate, bastava, nel concludere,il trovar comune alla epopea mero-vingia

e alla carolingiailparticolaredi un neo, cio" di un segno vermiglioche i re dell'epopearecano da natura sulla spalla,per dimostrare la

parentela,anzi la provenienzadi questaepopea da quella.E questaprova

eglidiceva sicura,anzi soggiungevadi osar di chiamarla tale.Xoi pure, per

l'epopeapersiana,possiam dire che i re della casa reale dei Kay hanno un

neo bruno sul braccio, il quale come sia veduto, " prova certa della

discendenza regaledi chi lo porta.Non rechiamo innanzi tuttavia questa

somiglianzaper inferirne la parenteladella epopea persianacon le altre

due occidentali,che sarebbe troppo, n" vogliamo che da questa che pu"

essere casuale o essere un vecchio resto di alcun concetto mitico, inco-minci

l'enumerazione delle promesse somiglianze.Soltanto vogliamnotare

che, se per glistudiosi che hanno accettato le conclusioni e illazioni del

Rajna,ha potuto bastare un cos" lieve particolareper suggellarela paren-tela

fra due epo|)ee, noi osiam sperare e augurarcidi gran cuore che le

molto maggiori e pi"evidenti e pi" profondesomiglianzeche riconosce-remo

tra i racconti persianie i nostri d'Occidente,meritino daglistessi

studiosi qualcheconsiderazione non negligentee (pialchestudio attento.

Page 433: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. 420

se non la fede certa che ha trovato ilneo vermiglio,congiungitorefortunato

di due epopee e di due stirpiregali.16. " certo che molti soggettiromanzeschi nostri furono persianiin

origine,venuti a noi per una via o arabica o bisantina,e che molte favole

d'animali e molte novelle d'indole popolare ora nostre (massime quelleche toccano delle donne e delle astuzie loro, e quelleche hanno intento

educativo)furono indiane in origine,venute a noi per molte vei'sionie rifa-cimenti.

Ma noi non enumereremo quei soggetti,perch" sarebbe impi-esa

lunga,dift"cilee tediosa,non necessaria per l'intento del presentesci'itto,

anche perch"ogni storia di letterature nostre del Medio Evo suol notare

lungamente nomi e soggettidi favole,di novelle e di romanzi,e, quando

sia,ne accenna anche l'origineorientale. Piuttosto vogliam notare certi

particolariche si potrebberoanche chiamar luoghicomuni, luoghiretorici

dei romanzi persianie arabi,qualipoiincontransi nei l'omanzi nostri d'Occi-dente.

Tra i qualioccupano il primo posto le avventure degliamanti ; n"

ve n'ha una pi"frequentedi quelladell'innamorarsi dei due giovanisenza

che mai l'uno abbia veduto l'altro,n" v'ha romanzo persianoche non

abbia questo particolareper fondamento specialedel suo racconto. (Ihe

esso sia luogo comune molto aulico,si arguiscenon solo dal trovarsene

due esempi nel Libro dei Re, di Firdusi,cio" nel racconto di Z"I e di

R"d"beh e in quellodi Gusht"sp e di Ket"yima,ma ancora dal vedersi

ripetutonel romanzo di Odati e Zariadre che Carete di Mitilene compose

seguendo certi racconti orali di soldati macedoni ritornati di l'ersia,e in

quellodi Striangeoe Zairinaia che " medo e antichissimo. In Occidente,il

pi"bell'esempione " quellodi Rudello e di Melisanda contessa di Tripoli;

ma chi " pi"addentro nello studio delle letterature nostre del Medio f-^vo,

potr"aggiungervialtriesempi non njeuo validi,come quellodi Durmart

che si invaghidella reginad'Irlanda,non mai veduta da luiinnanzi. Anche

Chiariella,figliadell'Amostante di Persia, confessa di amare Orlando sol

per la fama di lui.Anche la bella (^andia,tigliadi Marsilio,invaghitasidi

Orlando che non ha visto mai, va con Bianc"ardino al campo francese per

rintracciarlo,come appunto,secondo Firdusi,recavasi la bella Tehmina

presso di Rustem che essa non aveva veduto mai e di cui s'era invaghita,

per palesargliilsuo amore. Anche S"frido,l'eroe fatato dei Nibelunghi,si

innamora di Kriemhilde, e questa di lui, prima assai che l'un l'altrosi

siano mai veduti. E, del resto,chi si ricorda della lettura di .Firdusie dei

sunti che altrove abbiam dati di molti romanzi persiani,sapr"anche che

ogni nobile garzone, ognibennato cavaliere,sentivasi acceso da subitaneo

ardore tosto che altri in sua presenza parlavadi qualcheavvenente fan-ciulla,

come appunto facevano, in simili circostanze,i buoni cavalieri dei

nostri romanzi d'amore. Xel caso particolare,poi,di Rudello che mori ai

piedidella contessa come l'ebbe veduta, ricordiamoci che questa morte

repentinaa' piedidella persona amata, veduta la prima volta dopo stenti

infiniti," pur luogo comune dell'ai'teromanzesca persiana,che pass" ai

Page 434: Storia della Poesia Persiana

426 CAPITOLO NONO

poetimistici e panteisti,"qualivi raffiguraronoilperdersitinaiedell'anima

umana in Dio che, secondo essi," l'essere universale.

17. Anche " luogo comune dei romanzi persianiil narrar le avven-ture

di due giovaniamanti che, vissuti da principioinsieme, anzi educati

dallo stesso maestro, per qualche caso improvviso e non prevedutosono

separaticon gravissimodolore scambievole; perch" poi l'uno o l'altro

imprendelunghie pericolosiviaggiper incontrare ilcompagno, finch" poi,

al termine di molte avventure strane, uno ritrova l'altro,e ne seguono le

fauste nozze e la susseguente vita felice.Esempi di ci" trovansi or con

questoor con quelparticolare(perch"non sempre tuttiiparticolariincon-

transi riuniti)nei romanzi di Niz"mi, di Ass"r, di Kirm"ni, di Gi"mi, e

in quellaparte del poema di Firdusi che racconta gliamori di Gusht"sp e

di Ket"y"na.Talvolta possono essere anche due amici fedeli,ambidue di

sesso maschile,perseguitatiper la loro calda amicizia e felicialla fine;ma

allora il romanzo ha significatomistico e allegorico,rappresentandonelle

vicende dolorose dei due il pellegrinardoloroso dell'anima e del corpo

sulla terra, distrattidai casi molteplicidella fortuna. Questo particolaredi

significatoallegorico" nei romanzi di Assai- e di Gi"mi or ora ricordati.

Ma " facilevedere che tutto cio" tardo travestimento della favola primitivache toccava soltanto di due amanti veri,anelanti allenozze e fattisposidopomille stenti. Comunque sia,di contro a (piestiorientali stanno i romanzi

occidentali,tra i qualialtri pi" vei'sato in queglistudi poti-"pur trovare

altriesempi,intanto che noi dobbiamo appagarci di ricordar soltanto il

noto romanzo di Florio e Biancafiore,che narra tante loro avventui'e, di

loro stati allevati insieme da principio,poi separati,poi ricongiuntiper

vivere insieme felici.Notiamo anzi che appunto nel Filocopodel Boccaccio,

nel quale pure " rifatta la storia di Florio e di Biancafiore,incontransi tre

casi molto pai'ticolariche trovansi anche nei romanzi persiani.Uno si "

l'educazione dei due giovanisotto lo stesso maestro, che poi,insospettito

del loro amore, ne parlao ne fa parlai-eal re padre che li fa sepai-are,

ci" che appunto, e con le stesse circostanze,trovasi nei romanzi persiani,Mihr e Mushteri, di Assai-,e Sel"m"n e Abs"l,di Gi""mi,romanzi, vera-mente,

non della prima et" della letteratura,ma non dubbi rifacimenti

(anche perch"allegorici)di racconti assai i)i"antichi,secondo il costume

della poesiapersiana.11 secondo si " quellodel re di Spagna che fa sep-pellire

il corpo di altra giovane e fa sparger voce che la morta sia la sua

Biancafiore,intanto che Florio disperatamentesi addolora e vuole ucci-dersi.

Cotesto narrasi pure nel romanzo di Kirm"ni,detto llum"y e Hum"y"n

(Felicee Felicita),secondo il quale il giovane Flum"y voleva uccidersi

quando seppe che l'Imperatoredi Cina,padre della sua Hum"y"n, aveva

celebrato ifunerali della figlia,morta d'improvvisomalore; ma l'imperator

della Cina,come il re di Spagna,aveva f"nto quellamorte e queifunerali.

Il terzo ijuntosi " questo,cio" che Florio hi trasportatonelle stanze di

Biancafiore nascosto dentro una cesta di fiori,celebrandosi una gi-an festa

Page 435: Storia della Poesia Persiana

I.K SOMICI.IANZK E LE HELAZKIM TUA LA l'dESLV l'EUSLW'A, ECC. 4i2 /

da leie dalle sue ancelle;ed ecco che Firdusl ci narra come, celebrandosi

con le ancelle da Menizheh, leggiadrafigliadel re dei Turani,la festadella

primavera,stagionedei fiori,il suo vago amante, ilgiovane Bizhen,le fu

recato nelle stanze addormentato e chiuso in una bell'arca profumata;ed

ecco che Att"r,nel suo CollocjuiodegliUccelli,narra lo stesso caso con

splendoresmagliantedi forma, facendone tullavia un'allegoriamistica.18. Ora, si crede dai dotti che questo romanzo di Florio e niancaliore,

che ebbe tante imitazioni nelle letterature nostre, sia di originebizantina.

Eppure,pensandoal genere del romanzo di cui si hanno cosi frequenti

esempiin Persia,e al fatto che il romanzo persianorimanda le originisue almeno ai tempi dei Sassanidi,intanto che alcuni soggettisono anche

pi" antichi ; pensando anche che nel Medio Evo quei di Bisanzio hanno

avuto molto da fare coi Persiani coi qualibarattarono molte cose dando

e prendendo;e pensando alle non casuali e patentisomiglianzeor ora

notate, crediamo che si possa affermare esser persianoin originequesto

soggetto romanzesco. Al qual propositoci ricordiamo che, avendo ad

alcuno dei nostri pi"reputaticultori di letterature romanze fatto cono-scere

queste somiglianzeparticolari,ci fu rispostoda lui che,quanto al

romanzo di Florio e Biancaflore,non era punto n" ovvio,n" necessario,

n" giustocercarlo in Oriente,bastando dire che esso " di originebizan-tina.

Tutto ci" sembra a noi aver tanto valore quanto n'avrebbe l'asser-zione

di chi,stando alla foce del Po, si contentasse di dire che il Po viene

da Piacenza, o tutt'alpi"da Torino, e che ad un possibileMonviso non si

pu" e non si deve pensare.

19. Troppo sono molteplicie varie e troppo sono intricate le avven-ture

del poema persianoR"min e Visa,gi"da noi esaminato nel capitolodell'epopea,e del romanzo di Tristano e d'Isotta in tanti suoi rifacimenti

e trasformazioni passandodi linguain linguae di letteratura in lettera-tura,

che un confronto minuto fra i due poemi ci occuperebbeper molte

e molte pagine.Perci",lasciando di toccar la storia del romanzo bretone,

francese,provenzale,tedesco,perch"non siam da tanto,raccomanderemo

aglistudiosi di vedere quanto di vero abbia in s" la sentenza dell'Eth",il

quale,in un suo pregevolescritto intorno alla poesiacortigianae roman-zesca

dei Persiani,dice che ilpoema persianotratta appunto ilmedesimo

soggetto che trovasi nel Tristano e Isotta di Goffredo di Strasburgo.E sog-giunge

che esso gareggiacol poema tedesco nel celebrare la potenza della

passione,l'ai-dentefuoco dell'amor sensuale,che vince ogni anima e viola

tuttii termini postidalla morale e dalla giustizia.20. E poicli"abbiam toccato di Tristano che fu anche pazzo o si finse

pazzo per amore e volle commettere mille follie in presenza della gente,

veggasise pur questo tratto ha somiglianzacon ci" che si narra da Niz"mi

e da Gi"mi e da altripoetipersianiposterioridel giovaneQays che,inva-ghitosi

perdutamente di Levia andata sposa ad un altro,commise nel

cospettodella gente di Levia mille pazziee visse nel deserto e mori appunto

Page 436: Storia della Poesia Persiana

428 CAPITOLO NONO

quando pot"godere dell'amore della sua donna. Egliaveva nome Qays,ma fu detto con parolaaraba Meg'n"n,cio" ilfolle,per la sua folliaamo-rosa.

La quale tuttavia fu sempre dolce e mite, piuttostomelanconia che

furore,come quelladi Tristano,e per"ben dissimile dalla passionevee-mente

e selvaggiadel buon conte Orlando.

21. iNellestorie dei giovaniamanti s'incontrano anche,e assai spesso,casi molto curiosi e nuovi,voluti dal destino,quasi prodigiosiqualchevolta,come quelloche pu" considerarsi come altro luogocomune di questiromanzi, cio" la visione che dell'amante suo, non veduto mai prima, ha

talvolta in sogno la fanciulla.Cotesto racconta Firdusi di Ket"y"na figlia

dell'Imperatoredi Costantinopoli,che vide Gusht"sp in sogno e lo scelse

poi per suo sposo nell'adunauza dei principi;e cotesto ancora racconta

Gi"mi della bella Zal"kha,che vide il suo Y"suf in sogno e se ne invagh".Quanto a noi,non possiam dire se nei molti romanzi nostri sia frequentequesto tratto speciale,e per ora non possiam ricordare che P]lsadi Bra-

bante che sognando vide nel fatato Lohengrinil suo campione e futuro

sposo; ma veggano glistudiosi di letterature medievali se se ne possono

recare innanzi,come crediamo, altriesempi.23. Qualche volta (juestevaghe donzelle dei romanzi sono anche liere

e intrattabilieroine che non voglion darsi se non a chi le vince in l)at-

taglia;e da noi " molto celebre,per recarne un esempio solo,forse ilpi"noto, l'avventura dei Nibelunghiallorquandore Gunthero and" in Islanda

a provarsicon quellaregina,Drynhilde,che non glisi diede in isposase

non quando egli,con l'aiutodiSih'ido,l'ebbe vinta nel lanciar pietre,nellalotta e nelle armi. Anche il poema ciclico persianodi Ghersh"sp,operadi Asadi ilgiovane,narra della beila ligliadi K"reng re del Z"bul che non

volle darsi a Gemsh"d, allora ramingo e privo di regno, se non ([uandueglile ebbe mostrato ilsuo valore e la perizianelle armi. Anche l'altro

poema ciclico persiano,d'ignotoautore, che racconta i casi di B"n"-Ga-

shaspe,una terribile virago,figliadi Piustem e vincitrice di mostri, di

belve e di eroi,dice che la fiera donzella non volle altro sposo fuor di

quelgiovaneche seppe vincerla nella lotta,e costui fuGh"v figliodi G"derz,

signored'ispahan.Ma ecco che essa, la prima notte di matrimonio, legae caccia ilmaleavventurato sposo sotto una panca e ve lo tiene nascosto

finch" Piusteni,intervenuto all'improvviso,lo libera e ammansa lafigliuola.Ci" attesta il Molli che ha potuto vedere ed esaminare il manosci'illo del

poema tuttoi'a inedito;ma, intanto,il caso assai curioso troppo somigliaall'avventura di Brynhildeche, appunto la prima notte di mali'imonio,

leg"e sospese alla parete lo sposo suo, perch" si possa dubilai'e che noi

abbiam dinanzi lo stesso e genuino racconto.

23. Non sempre tuttavia " tanto fiei-al'ambita donzella da stillarealle

armi i suoi molti amatori; che anzi,qualchevolta,essa loro propone ben

altra prova, cio" ({uelladi spiegaree di esporre certi indovinelli oscuri

col patto,teri'ibilein verit",che avr" la morte (|ueltropi)opresuntuoso

Page 437: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE HELAZIOM THA LA POESIA FEHSL\.\A, ECC. 4:29

garzone che si sottoporr"alla prova e non vincer". Ora, nel vecchio

romanzo di Z"I e di H"d"beh che Firdusi ha posto nella j)arteprima del

Libro dei Re, si narra come Z"I appnnto, nel cospettodi re Min"cihr e della

corte, dovette sottomettersi a quest'arduaprova per mostrarsi degno della

mano della bella R"d"beh. Ma nel poema di Niz"mi,in quello che portail titolo: Le sette Belt",trovasi la novella della fanciulla figliad'un re

in terra di Russia che,fatta celebre nel mondo per la sua gran bellezza,

proponeva a' suoi amatori certi difficilissimiindovelli da spiegaree li

mandava a morte quando non riuscivano. Veggano ora glistudiosi di

letterature nostre se in tanti romanzi e poemi trovasi pure questo mede-simo

l'acconto ; perch",quanto a noi,non possiamricordare che ildramma

che ne hanno tratto Carlo Gozzi e lo Schiller." questo un assai tardo rifa-cimento

del vecchio racconto persiano;ma che esso sia appnnto persianoin origine,si dimostra non solo per la perfettauguaglianzadel soggetto,ma ancora per iltitolo stesso che " prettamentepersiano.Perch" Turandot

che " il titolo dato dal Gozzi e dallo Schiller al loro dramma, " parola

persiana,Uirdn-do""ld,cio" la figliao la donzella del Turan,col qualnome

i Persiani designanonon solo ilTuran propriamentedetto che " la regioneasiatica al di l" dell'Osso,ma aucora la Russia asiatica da una parte e la

Cina dall'altra.Ora, il Gozzi e lo Schiller dicono appunto che la bella

Turandot era una principessadi Cina;e ilGiacosa,come componeva certo

suo bel dramma recante questo particolaredegl'indovinelli,non sapevaforse ch'eglifaceva suo un vecchio luogo comune persianovenuto a noi

probabilmentenel Medio Evo, perdutoforse in mezzo ai mille altri rac-conti

di quel tempo e richiamato assai tardi alla memoria da due dei

nostri poeti.11Gozzi,del resto,deve aver preso ilsoggettodel suo dranuna

fantastico dall'operapersianaI mille e un giorno,laddove appunto si rac-conta

la strana avventura del principeKhalaf (ilCalaf del Gozzi e dello

Scliiller)con la principessadi Cina.

24. Dice Gastone Paris,nella sua storia della letteratura francese del

Medio F^vo,quando parladei romanzi bretoni,che i racconti anglo-nor-mannison quasi sempre la biografiadi alcuni cavalieri della Tavola

Rotonda, narrandovisi d'un giovane cavaliere sconosciuto che giunge

improvvisoalla corte di re Arturo in un momento grave, quando c'" da

compiere qualche difficileimpresa. Perch" egliassai gloriosamentela

compie lasciando per poco la corte, intanto che,al suo ritorno trionfale,impalma una bella fanciulla che nei casi di quellaimpresaera coinvolta e

che gliporta in dote un regno. Cotesto raccontano i romanzi del Cavalier

del leone,di Fergus,d'ider,di Meriadeuc,di Durmart il Gallese,di Guin-

glain,di Morangis,di Torec, e di altri.Ora, leggasinel poema di Firdusi

l'avventura di Gusht"spche sposa la bella Ket"y"na, e intanto vince e

sottomette il riottoso e superboIly"sre dei Khazari che domandava alle-

ramente iltributo all'Imperatoredi Costantinopoli.Gusht"sp,figliodel re

di Persia,era sconosciuto alla corte dell'Imperatore,come appunto anche

Page 438: Storia della Poesia Persiana

430 CAPITOLO NONO

il cavaliere dei racconti anglo-norniannia quelladi re Arturo. Ancora;nel rotnanzo persianodi Ass"r leggesidel giovaneMihr che giunge sco-nosciuto

alla corte di re Keyv"n e sconfiggee fa prigionieroil superbo

Qar"-kh"n signoredi Samai'canda che ad ogni costo voleva in isposala

figliadi Keyv"n, la bella e leggiadraN"h"d, e ora voleva conquistarlacon

le armi. Ma ilgiovane fiacca la superbiadel riottoso re e sposa la bella

fanciulla che intanto erasi perdutamente accesa di lui e che ora gliportain dote il regno paterno che " quellodel Kh"rezni. Ecco ancora che nel

romanzo persianodi Kirm"ni leggesicome ilgiovane Navr"z giungesco-nosciuto

alla coi'tc dell'Imperatoredi Grecia,vessato allora in guerra da

Fer"kh-z"r principedi Siria. Navr"z, valoroso e bel cavaliere,vince il

malvagio Fer"kh-z"r e sposa la bella Gul,cio" Rosa, figliadell'Impera-toredi cui diventa anche l'erede,riunendo per tal modo ilnuovo l'egno

al paterno,perch"egliera figliodi Fir"z,re del Khorassan. Tornando a

Firdusi,lasciando per ora di dire in qualmodo, ecco che due principigreci,Ahren e M"r"u,giungono a sposare due figliedell'Imperatoredi Costanti-nopoli,

liberandolo dal danno e dalla noia che glirecavano un lupotei'ri-

bile nella selva di F"sq"n e un dragone nel monte di Seqila.Molti altri

esempi si potrebberocercare e ti'ovare e recare innanzi,come crediamo;

ma bastino i gi" ricordati per mostrare che anche questo " un luogo

comune, un punto non negabiledi somiglianzatra i romanzi persianie

quellid'Occidente.

25. Anzi l'ultimo esempio tolto da Firdusi,cio" quellodi M"r"n e di

Ahren, ci fa passare agevolmentead un altro punto di somiglianza.Ahren

e M"rin vorrebbero pur avere, nel cospetto dell'Imperatore,la gloriadi

avere ucciso quelloildragone e questoil terribilelupo,togliendolapertal modo al giovanee ancora sconosciuto Gushl"spche per loro aveva fatto

rimpresa; e parimentenel romanzo di Ardeshir e Guln"ra,a noi noto

dal Libro dei Re, si legge come il giovane figliodel re Ardev"n volesse

toglieread Ardeshir la gloriadi un colpomaestro alla caccia. Intanto ecco

che Gastone Paris attesta pure trovarsi nei romanzi bretoni questo tratto

particolare,come, per esempio,in quellodi Tiolet,laddove a Tiolet,ucci-

soi-e d'un dragone,un emulo malvagiovuol toglierela gloriadi quell'im-presa.

Anzi,nella enumerazione dei molti romanzi fi'ancesifattadal mede-simo

dotto autore, che sono, secondo lui,d'originebizantina,non pochis'incontrano che indubbiamente vengono dall'Oriente,intanto che egli

stesso,accennando alla storia di Merlino,riconosceva che tra quelletante

tradizioni alcune erano certamente orientali.

26. Che sidir" ora se mostreremo trovarsi in un poema persianol'ori-ginale

della bella Angelicache,figliadel maggior re del Levante,fu man-data

al campo cristiano per sedurre con la bellezza tuttii paladinidi re

Cai'loe far s" che essi manchino alla data fede verso l'imperatore?Ecco;

si racconta che, celebrando Carlo imperatore,con grandissimaponjpa, la

Pasqua di Rose,improvvisamente,nei tempo del convito,al qualesede-

Page 440: Storia della Poesia Persiana

",j2 cai-itolo nono

scere per donna, sebbene volontariamente,al giovaneRuggieroche primala credeva un uomo. Ora, chi ha letto il poema di Firdusi (e ilprofessoreD'Ancona fece conoscere per il primo questo punto di somiglianza),si

ricorder" anche del singoiarcombattimento del giovaneSohr"b con la

bella Gurd-"ferid,una giovane e bellissima guerrierach'egliaveva incon-trata

sotto laRocca Bianca sui confini dell'Iran.Dice Firdusi che l'impetuoso

garzone raggiunse

La fuggitiva,in suo furor ruggciulo. F"r liberatedai legamiattortiE s'avvent",tlalcapo ilrilucente Della corazza, e lampeggi"quelvoltoElmo le tolse.Quellechiome allora dome in limpidocielquest'almosole.

E Sohr"b s'innamora di Gurd-"ferid come Tancredi di Clorinda,come Ric-

cieri di Galiziella,intanto che un altro poema ciclicopersiano,cio" ilLibro

di S"m di cui trovasi un manoscritto (essendo tuttora inedito)nella Lau-

renziana di Firenze e un altro a Monaco, racconta conte della bella Peri-

dokht figliadell'Imperatoredella Cina s'innamorasse ilprode S"m, quando,combattendo con lei,ella si lev" l'elmo e glisi fece conoscere per fanciulla

bellissima.

28. Lasciamo da parte un altro luogocomune a tuttii romanzi orien-tali

e occidentali,antichi e moderni, perch"pu" esser procedutoda tntt'altra

origineche da scambi o da prestiti,ed " quellodelle avventure di due gio-vaniamanti che appartengono a famiglienemiche fra loro. La singoiar

circostanza poteva avere effettogrande di dramma, e per" i poetidram-matici

assai frequentementetrattarono questo soggetto che anche pot"esser loro fornito da fattiveri. La poesiapersiana,tra glialtri,ne ha tre

esempi molto noti,cio" le avventure di Z"l e di R"d"beh appartenentialle

due famiglienemiche del Segest"ne del Kabul,e i casi pietosidi Siy"vish

t"gliodel re K"vus sposato a Ferenghisfigliadi Afr"sy"b,ilmaggiornemico

degl'Irani.A queste due tenere storie d'amore pu" aggiungersila terza,

quelladi Meg'ni"ne di Leyla,figlidi due tribi^inemiche del deserto e

amanti e poi sposidopo mille avventure, trattata da Xiz"mi, da Gi"mi e

da molti altri.

29. Da queste somiglianzepilistrette,fino a questo punto enumerate,

passiamo ora ad altre pi" lontane. Ecco, intanto,che si racconta di Teo-dorico

come un giorno,inseguendocon ardore un bellissimo cervo uscito

non si sa ben donde, eglisparissein una campagna deserta,trattovi dalla

meravigliosafiera,mentre inutilmente lo richiamavano indietro i suoi

cortigiani.Anche di re Arturo che in alcuno scrittore del Medio Evo " pur

detto ilcacciatore selvaggio,si racconta come sparissein un luogoremoto

e solitario,dove il terreno non era sicuro o per fuochi interni o per pan-tani,

sia pure nell'isoladi Avalon o in Sicilia.Anzi, Arrigoda Settimello,

nel suo libro latino della Diversit" della Fortuna, dice che re Arturo spari

appunto nell'inseguirecon ardore una fiera. Ora, ricordiamoci del poenia

di Niz"iiii,le Sette Belt",nel quale " detto appunto come il re Behr"m,

Page 441: Storia della Poesia Persiana

LK SOMIGLI AA'ZE E LE RELAZIONI TKA LA POESIA FERSIAMA, ECC. 433

quintodi questo nome nella casa dei Sassanidi,gran cacciatore,intornoai quale tanti romanzi persianifuron compostie che regn"dal 420 al

Ao8 dell'Era nostra,sparisseun giornoalla caccia,inseguendouna belva

meravigliosae perdendosie sprofondandoin un terreno mal sicuro perilpantano o, secondo altri,in una caverna tenebrosa. Inutilmente poi lo

cercarono i cortigianie la madre dolente,che lungamente fece scavare in

quelluogo.Intanto,in questo racconto persiano,sono appunto glistessi

particolaridei racconti occidentali ; e se " viva ancora in Occidente la

tradizione di re Arturo,in Oriente quelladi Behr"m non " meii viva,e al

Malcolm,che lungamentestette in Persia di questo nostro secolo,fu fatto

vedere illuogoin cui ilnobile re spar".Anche del re Khusrev dice Fir-

dusi,nella parteepicadel suo poema, che spar"una sera in luogodesertonel settentrione,intanto che i suoi principifedeli che l'avevano seguitatofin l",invano lo cercarono. " questo uno dei pi"belliepisodidel Libro dei

Re; ma lo spariredi Khusrev non fu un perdersi,anzi fu un andare al cielo,0 almeno in un luogofelice,come quellodi re Arturo in un'isola fortunata.

30. IlMohl, nella sua dotta scrittura premessa all'edizione del Libro

dei Re, enumera molti romanzi occidentali nei quali,per certi casi strani

di fortuna,due guerrieri,padre e figlio,trovansi a combattere l'un con

l'altrosenza conoscersi;onde avviene che il padreferisce mortalmente

e uccide il t"glio,ch'eglipoi riconosce e piangeinutilmente e disperata-mente.Chi pi"di noi ha atteso aglistudi delle letterature nostre medie-vali,

conoscer" i romanzi che recano quelracconto pietosoe potr"direse anche questo " luogo comune frequentein essi.Noi non possiam dirlo

perch"non abbiam potuto esaminarli. Ricordiamo soltanto il combatti-mento

fra Hildebrand e Hadubrand, fra padre e figlio,in un poema teo-

tisco,e per",rimandando chi ne avesse vaghezzaalla prefazionedel Mohl,noteremo che Gastone Paris,nella sua storia della letteratura francese,ricorda un solo romanzo, quellodi Milon,con questo nuovo particolare.Il quale,intanto," pur luogocomune dei romanzi persiani,e Firdusi ne

ha il pi"bell'esempionella pietosastoria di Sohr"b,stato ucciso incon-sapevolmente

da Rustem suo padre in battagliae poi riconosciuto ad un

monile che Rustem, un giorno,aveva dato alla madre di lui,Tehmina. Il

bellissimo episodio,trattato da Firdusi con mano maestra, ebbe imitazioni

nella posterioreletteratura persiana,onde un esempiogi"ne abbiamo in

quelpoema ciclicod'ignotoautore, che " il Libro di Berz",secondo il

qualeesso Berz" " figliodi Sohr"b e viene a combattere con Rustem di

cui " nipote,n" l'uno riconosce l'altro,finch" la madre di Berz" accorre

e scopre la verit",perch"ilracconto ha esitodiverso da quellodi Firdusi.

Anche nell'altropoema ciclico,ilLibro di fiih"n-gh"r,raccontasi del gio-vanefigliodi Rustem, Gih"n-ghir,che, venuto ignoto a battagliacol

padre,non ne resta ucciso,ma " riconosciuto,per morir poiucciso da un

Devo. Cos" la fantasia pi" mite dei poeti posteriorivoleva correggerel'errore crudele del Fato, propriodel racconto pi" antico e originale.

28 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voL II.

Page 442: Storia della Poesia Persiana

434 CAPITOLO NONO

Notisi intanto che tntti questi racconti risguardano Rustem e la sua

famigliache " quelladeglieroi del Segest"n,e che essi formano un ciclo

epicoa parte,forse il pi" antico di tutti,incorporatopoi ad arte nella

gran tela dell'epopea.Se poi il frammento di poema teotisco che reca il

combattimento fra Hildebrand e Hadubrand, trovasi in un manoscritto

che, ove non sia delia fme del secolo ottavo, " tuttavia del principiodel

nono, ci" non esclude punto la derivazione,quando sia,di questo luogocomune dai racconti d'Oriente. Perch" anche se i poemi di Kirdusi e dei

ciclicison del decimo secolo e dell'undecimo, sappiasiche questi,comealtrove abbiam mostrato e come diremo nella conclusione di questo

capitolo,discendono da vecchi romanzi pehleviciora perduti,i qualitutti

alla loro volta sono del sesto e del settimo secolo,alcuni forse del quinto,anteriori sempre e in ogni modo al poema teotisco e ad ogni altro poema

0 romanzo occidentale. Se poi in fine ci si osserva, e giustamente,che il

racconto di Hildebrand e Hadubrand appartienead un ciclo epico le cui

originivanno fino al tempo di Teodorico,noi possiam sempre rispondere,forse non meno giustamente,che grandissimapartedei racconti pehleviciappartieneai cicli epiciche pi" si trovano ricordati nell'Avesta a cui

erano pur note le avventure della famigliaeroica di Rustem. Ma come

con l'Avesta si va d'un tratto ai tempi anteriori all'Era volgare,cosi noi

crediamo di trovarci ornai a tal punto da non poter pi" dubitare da qual

partesia la precedenza.31. Dove poi la fantasia dei romanzieri nostri e d'Oriente ha potuto

lavorare a tutta sua voglia," slato nel rappi-esentarei diversi modi di

commercio, per cos" dire,che gliuomini hanno avuto coi genie coi demoni,

coi maghi, con le fate e con glistregoni,e con ogni essere dotato di

qualchepotenza soprannaturale.11poema dell'Ariosto e quellodel Boiardo,volendo pur ricordar questisoli,sono pieni,come ogni altro racconto

romanzesco, di storie di castellie di palazziincantati che i diavoli com-piacenti

hanno fabbricato,costretti dagli scongiuridi qualche mago

potente;e anche Armida, nella Gerusalemme, sapeva fabbi'icarsene uno

eguale.Ora ecco che anche questo " un luogocomune non solo dell'epopea

persiana,ma anche di tantie tanti altri racconti che son venuti dall'Oriente.

Intanto, ricordiam soltanto come Firdusi attestiche ilre Gemsh"d, quelloche comandava alle Peri e ai Devi, dai Devi appunto si faceva costruire

palazzisontuosi e terme, costringendolial lavoro con un certo suo potere

soprannaturale.Anche per compiacere al re K"vus, i Devi, sempre

secondo Firdusi,fabbricavano sul monte Alburzquel palazzomeraviglioso,ad oro e a pietrepreziose,in cui la notte e ilgiornoerano sempre uguali,essendovi primavera eterna. Questo re K"vns, come sappiamo, volle

anche volar per il cielo,aiutato e sollecitato dai Devi maligni,su di un

trono sostenuto da aquile,ma cadde vergognoso e pesto in una selva

presso la citt"di Amol nel Taberist"n. Questo i)articolai'e,con quell'altrodel fabbricar palazzimeravigliosi,l'accosta al re Rladud delle tradizioni

Page 443: Storia della Poesia Persiana

LK SOMIGLIAN/K K LE RELAZIONI TRA LA POESL\ 1"ERSL\NA, ECC. 435

bretoni che, secondo Goffredo di Monraouth,non solo fabbric" palazzi,terme pubblichee citt",ma fu anche mago e maestro io negromanzia e

per arte d'incanto vol" per il cielo,donde cadde poi sfracellandosi su di

un tempio nella citt" di Trinovanto. Ma forse qui abbiamo un antico

racconto mitico,quellostesso di Wieland ilfabbro e di Dedalo e d'Icaro.

Del resto, come la demonologia " parte integrantee formale dell'antica

religionedell'Avesta,che " appunto un dualismo tra luce e tenebre,tra

geni buoni e demoni, Ira Ahura Mazd" e Aura Mainyu, cio" Ahrimane,cosi " stato riconosciuto esser pure di origineiranica o persianamolta

parte della demonologia giudaicadel Talnnid, ricchissimo,come tutti

sanno, di antiche leggende e tradizioni,molte delle quali vi son venute

dalla Persia. Per ilTalmud e per mano degliEbrei poteronoesse passare

in Occidente. Con questo, la perizia,nelle ai'ti,dei demoni o Devi per-siani

dell'Avesta e del Libro dei Re intendesi agevolmente con ci" che "

stato mostrato dal Justi e da altri,doversi scorgere nei Devi un'antica

popolazioneindigena,forse turanica,maestra nelle arti,che gl'Iranitro-varono

sul luogo e sottomisero. Ma, per questopunto particolare,ci rife-riamo

a ci" che nel capitoloquinto abbiam detto intorno all'originedell'epopeapersiana,E veramente anche i demoni dei romanzi nostri sono

artetlcimeravigliosi,ma ilperch"e ilcome non se ne vede e non si trova

nelle nostre dottrine e nelle nostre idee. Tra glialtri,intanto,ilnome del

diavolo Asmodeo che " ricordato nel libro di Tobia, e ha tanta parte nel

noto romanzo del Le Sage," persiano,e nella linguadell'Avesta suona

appunto A"shma da"va,cio" ilDevo o demone dell'ira.

32. Nei palazzipoi,come in quelloche Siy"vish,secondo Firdusi,elev" nel Turan, e come in quellodi Kh"vernaqche, secondo Niz"mi, il

principedi ll"ra eresse per accoglierviilgiovane Behr"m di Persia, si

vedevano molte storie di re e di principie di donne leggiadredipintesulle pareti;ci" che pur si leggein tanti e tanti romanzi e racconti nostri

d'dccidente. E qualchevolta,massime se le pitturesono in partenascosta

del palazzo o del castello,esse risguardanoe toccano la storia futura di

quello 0 principeo cavaliere o avventuroso garzone che per caso vi

penetrae ammira. Cos",secondo Niz"mi, le ligureche vide il giovaneBehr"m in una misteriosa stanza del palazzodi Kh"vernaq, si riferivano

agliamori suoi futuri per sette fanciulle bellissime,onde il poema s'inti-tola

appunto il Libro delle Sette Belt". Cotesto particolaretrovasi pure,

ripetutotante volte,nei romanzi nostri;e sempre o quasi sempre parlasidi un luogo misterioso,o nell'interno di un castello,o in una grotta sot-terranea,

0 in una fittaselva,laddove tutte quellecose si vedono, quale

appunto " la grottadi Merlino in cui discese Bradamante per vedervi la

storia futura di casa d'Este;e chi vi capita,vi capitasempre a caso. Cos",

nel romanzo di Behr"m Ci"b"neh,inserito da Firdusi nel Libro dei Re,

esso Behr"m penetr" un giorno,a caso e inconsciamente, in una selva

profonda,guidatoda una fiera favolosa,laddove poi in un misterioso

Page 444: Storia della Poesia Persiana

43('" CAPITOLO NONO

palazzo,trov" una donna (similealla donna che Bradamante trov" nella

grottadi Merlino)che glipredissela sua gloriavicina di re. Finita la

predizione,quellastessa fiera lo ricondusse stordito e stupefattopresso i

suoi soldati che ansiosi l'aspettavano.33. Ma, nel deserto e nelle selve, i maghi e le streghee i demoni

apprestanoanche altre meraviglieaglieroi che incauti vanno errando per

quelleparti;e ilconte Orlando, secondo ilBoiardo, errando per un bosco

incantato,trova una tavola apparecchiatapresso una fonte, con certe

vivande che fumavano ancora, perch"egh ebbe gran vogliadi mangiare :

Cosi fra s" parlando,ilcamniin prese Con ricche coppe d'or in ognibanda,

(litiper la costa verso tramontana, Eran coperted'ottima vivanda.

E vide, come al campo gi"discese, N" quantointorno si pnole niiiare,

l'na vallefioritae tutta piana, Di sotto,al piano,e di sopra nel munte,

Ove tavole bianche eran distese, Non vi " persona che possa guardare

Tutte apparateintorno a la fontana, (Juellaricchezza ch'" inturno allal'unte:

E le vivande si vedean fumare.

Gran vogliadi mangiareaveva ilconte.

Ma quellastrana imbandigioneera opera di una stregamaligna che il

Boiardo chiama una fauna, quale aveva volto e busto di donna, e di

biscia schifosa ilresto del corpo, e che,uscita da certo suo nascondiglio,ilconte uccise. Ora Firdusi,nella guerra per la conquistadel M"zen-

der"n, terra abitata dai Devi,racconta di Rustem la stessa avventura :

11 lungosuo viaggio E.ben degnodi Ini,che l" una fonte

Sospintoin corsa eglicompia;ma quando Ei vide luccicarqualvivid'occhio

Gi" discese dall'altoall'orizzonte D'nn augelloselvaggio,e v'era accanto

Questofulgidosole,acque scorrenti Un nappo d'or colmo di vino;carni

Eglia un tratto scoverse e dilettosi D'arrostitocaprettoivi eran poste

Alberi antichied erbe. Era quelloco E bianco pane e sale rilucente

A giovaneguerrierconveniente Dentro a un vasel,con dolce sapa intorno.

Ma quellamensa era stata imbandita da una vecchia strega che Rustem

confuse pronunciandoil nome di Dio, intanto che le apparvero per le

vesti molti segnicabalistici,e poi uccise con un colpodi spada.Ora, non

parrebbeche un poetaabbia coi)iatodall'altro? Ma, se la troppo jirecisa

somiglianzanei particolarivuoisi piuttostoattribuire alle circostanze in

tulio egualidel racconto, non pu" negarsiche ilracconto in s" dev'essere

stato uno dei tanti luoghicomuni di questiromanzi occidentali e orientali

di cui forse,cercando,si potranno ritrovare altri esempi.N" pu" essere

invenzione dell'uno o dell'altrodei due poeti,almeno del persiano,perch"

tuttisanno (e noi l'abbiam mostrato nel capitolodella poesiaepica)con

quanta scrupolosafedelt" egliseguissele fonti sue giungendo tino a dire

che avrebbe avuto gran dolore se per lui fosse andato perdutoun solo

particolaredel suo racconto:

Lungo il racconto, Se un solo ne avess'iu,di dogliaostello

Ma nessun detto ne cadea. Perduto Saria quest'almaveramente.

Page 445: Storia della Poesia Persiana

LK SOMIC.LIANZK K LK RELAZIONI TRA LA POESIA PERSIANA, ECC. "37

E, d'altra parte, anche l'italiano,uomo dottissimo,traeva molto dai

romanzi. Dice poi il Rajiiaesser luogo comune dell'epopeagermanica e

della francese quest'altroparticolare,per il quale talvolta un cavaliere

addormentato in luogo deserto e selvaggio" destato d'un subito dal suo

fedel destriero quando si avvicini qualchegrande pericolo.Cotesto acca-deva

a Rinaldo, destato da Baiardo quando Ricciardetto era strascinato

alle forche; cotesto accadeva ad Uggeri,destato da Broiefort quand'egli

stava per cader nelle mani di Carlo;e forse il nome di Vegliantino,dato

al cavallo di Orlando, accenna a qualche fatto simile,ora dimenticato.

Leggesipure nell'epopeagermanica del prode VVolfdietrich che fu destato

dal suo cavallo,quand'egligi" stava per essere divorato da un drago; e

leggesianche in Firdusi come Rustem pi" volte fosse destato dal suo

fedele Rakhsh, quando appunto un orribile drago,nei campi deserti del

M"zender"n, si avvicinava per divorarlo:

Corse veloce Zampa ilsuol risonante e come tuono

Il nobile destrierl" 've giacca Alto frem", spirandoda le nari

Il suo signor,picchi"con la t'errata tJn alitodi fuoco.

34. Anche certi rattidi cavalieri per rinchiuderli,storditi e prividi

memoria, in certi castelli inaccessibili,trovansi comuni nei romanzi

orientali e neglioccidentali. Per amor di brevit",ne ricorderem qui un

solo esempioorientale che " quellodel poema ciclico persianoil Libro

di Berz", nel quale si legge come il giovaneguerrieroP"lsera chiudeva

in un castello fortissimo glieroi dell'Iran che la bella S"sen aveva sedotti

co' suoi vezzi e inebbriati con certa sua bevanda magica. Per parte

nostra, sappiamo dall'Ariosto come ilmago Atlante rinchiudeva molti eroi

nel suo altissimo castello,e dal Boiardo,che la maga Dragontinadava da

bere certa sua bevanda magica ai cavalieri e lirinchiudeva storditientro

le mura d'un castello. E forse questo particolarenon ha nulla da fare

con l'altrodel racconto dell'Odissea,laddove Omero dice di Circe e della

sua bevanda con la qualecostei convertiva in animali e rinchiudeva nelle

stallei malcapitativisitatoridella sua isola.Ma se Angehca aveva un por-tentoso

anello che rendeva invisibile chi lo teneva in bocca, simili ed

egualianellis'iucontran pure nei romanzi orientali,e per ora non vogliamricordare che quellodel romanzo allegoricodel persianoFatt"hi. Con

esso in bocca, Nazar pot" entrar invisibile nella citt" di Did"r per

penetrarenel giardino,gelosamentecustodito,d'una belt" famosa. L'avere

poia' propriiservigie maghi e demoni e spiritimalignie filtrie bevande

portentose," cosa comune a tutte queste leggendee tradizioni;ed " pur

cosa frequenteiltrovarvi detto come alcuno, per suoi fini particolari,siasi dato ai demoni o al diavolo con patto solenne e segreto.Anche

alcuna volta chi ha segnato quel pattonon sa con chi veramente l'abbia

segnato, intanto che l'altro fedelmente lo serve e in ogni suo minimo

desiderio lo soddisfa. Anche il giovane Dah"k, come racconta Firdusi,

Page 446: Storia della Poesia Persiana

438 CAPITOLO .\ON(i

fece patto col genio dei male, con Ahrimanc, e tenne Ahiiniane lunga-mentecon s",mentre costui g"'insegnavaa cibarsi di carni,cosa inaudita

fino a quei tempi,intanto cliegi"prima l'aveva indotto a dar morte al

vecchio padresuo per occuparne iltrono.

35. Altra volta,non gi"uno spiritodiabolico,bens" un gran savio di

nascita popolare,s'accompagnaa qualchegran personaggioe vi sta come

a rappresentareil buon senso del popolo,semplicee ingenuo,ma acuto

e profondo,dirimpettoall'altoe decantato sapere di chi siede o in cat-tedra

0 in trono. 11contrasto che nasce da ci"," vivissimo e piacevolissimo,e l'ingegnoacuto del Cervantes molto acconciamente se ne giov" per

contrapporrealle alte e tropponobili idee di Don Chisciotte il buon senso

contadinesco di Sancho Pausa. Ora idotti,e tra essi anche Gastone Paris,hanno riconosciuto essere di origineorientale illibro popolareche intro-duce

ilgran re Salomone e Marcolfo a disputareinsieme,e del qualesono

restate molte ricomposizioninelle letterature nostre del Medio Evo. Anche

resta compi'eso in questa classe di libri quello,gi" tanto popolarein

Italia,di re Alboino e di Bertoldo,laddove Bertoldo,nato sulle montagne

e venuto in corte al potente re, non pure confonde il re, ma anche tutti

i cortigiani,con le sue risposteargute.Questo carattere dell'uom popo-lare,

saggio,arguto e ingegnoso," antico in Oriente,e chi ha lettoquella

parte del Libro dei Re, di Firdusi,che tocca ilregno di Ghosroe ilgrande,si ricorder" anche che Buzurc'mihr,ancor giovinetto,nato di bassa stirpein un povero e lontano villaggio,venuto in corte per interpretarecerto

sogno misterioso al re, fece stupii'eil re stesso e i savi tutti della coi'te

con le sue risposteassennate. Per questo punto, rimandiamo il lettore al

capitoloche precedeintorno alla poesiamorale o gnomica.Soltanto,nelle

rispostedi Buzurc'mihr,non trovasi quel frizzo malignoe talvolta plebeoe trivialeche rende amare e pungentile rispostedi Marcolfo e di Bertoldo,

perch" cotesto, per l'indole orientale e per un i)oema epico,forse non

sarebbe stato possibile.Ma le condizioni della disputadel re e del savio

del popolo sono pur sempre le medesime; ond'" che, per ora, ci appa-ghiamo

di avere notato quest'altrasomiglianza,quanto alla sostanza e alla

invenzione,riserbandoci di mostrar poi come la forma del dialogoe il

modo ond'" condotto,sono perfettamenteeguali.36. Sappiamo da Firdusi e da altri scr"ttoi-ioiientali che il giuoco

degliscacchi fu portato dall'India in Persia nel sesto secolo,al tempo di

Ghosroe,donde poipass" in Occidente. Firdusi,anzi,racconta che, rap-

picseiitandoquel giuoco la battagliadi due re che coi loro esercitisi

coiilraslano ilregno, esso fu inventato per divertii'ce consolar la madre

di (lue fratelliche, contendendo per ilregno paterno,vennero a mortale

baliaglia.Allora,uno di essi fu ucciso dall'altro. Onesto racconto curioso

sembra esser nn'gratoin Occidente (cosanon difl"cile,perch"pot"accom-pagnare

il giuoco slesso),trovandosi che nella cronaca di Goffredo di

MoiiiiKHilh si i'icorda la regina Guendolena, la quale ebbe due nipoti,

Page 448: Storia della Poesia Persiana

440 (..M'ITOLO NONO

di due personaggiillustridai qualinasce poiqualche giovane di valore

straordinario e di tal bellezza che prestodiventa famoso. " questo l'eroe

vero del romanzo, del quale altres" si descrive l'educazione e si narrano

le prime prove che gi"superano quelledegliuomini provetti,passando

poialla susseguentestoria d'ogniimpresa sua fra le armi e gliamori. Tutto

cotesto si legge appunto, nei poemi e nei romanzi persiani,di Z"l e di

Pi"d"beh dai qualipoinacque Rustem; di Rustem e di Tehmina che furono

i genitoridel prode e infelice Sohr"b ; e tale " appunto il disegno del

romanzo Le sette Reit",di Niz"mi;del romanzo ciclicoche tocca l'avventura

di Sohr"b con una fanciulla della terra di Shing"n,dai qualipoinacqueBerzi";dell'altro romanzo persianodi Ass"r nel quale Ass"r racconta la

storia di Mihr, bellissimo figliodei reali di Persia,dalle nozze dei quali il

poema incomincia. E tale ancora " il disegno del nostro poema greco,

secondo il quale le nozze di Musur emiro di Siria con la bella figliadi

Andronico Ducas furono acerbamente contrastate a principio,frutto delle

qualifu appunto Digenis,ilgiovane eroe del romanzo.

39. L'educazione di Digenisfu tutta nell'iniparare a trattar lancia e

spada,a cacciar leoni,a lottare in campo chiuso,a leggeree a scrivere,

appunto come sileggedeglieroi persiani,di Rustem, di Sohr"b, di Siy"vishin Firdusi,di Rehr"m in Niz"mi, di Mihr in Ass"r,di Sel"m"n in Gi"mi.

Ma ilgiovaneeroe, uscito dalla casa paterna,prestos'invaghiscedi qualchefanciulla leggiadrada lui non anche vista,e questa s'accende di lui al

sentirne parlarsoltanto,intanto che la nutrice entra mezzana volontaria

e compiacentedei giovinettiamori. Come ci" " luogocomune d'ogniromanzo

persiano,tale si trova anche nel poema.greco, perch"Digeniss'innamora

della bella Eudocia,figliad'un Ducas essa pure, ed Eudocia resta presa di

lui udendone ridir le Iodi. N" gliamanti si sono anche visti l'un l'altro;

ma la nutrice, intanto, ne porta e riportai dolci messaggi.N" manca al

greco l'altroluogo comune, secondo cui Digenisfa la sua prima prova di

valore uccidendo nelle selve una terribile fiera.Cotesto fanno appunto, la

prima volta che escono con le armi, Sohr"b,Rehr"m e Mihi-,uccisori di

qualchegran fiera,secondo i romanzi persiani; ma Rustem pi"gagliardo

uccideva, secondo Firdusi,un furioso elefante bianco,ed egliallora era

ancor fanciullo e quelloera il suo primo atto di valore. Ora, questo parti-colare

deve pur essere molto antico,perch"anche nella Ciropedia,che "

romanzo d'originepersiana,Giro giovinetto,finital'educazione sua presso

di Astiage,menato fuori a caccia per la prima volta abbatte con grave suo

pericolouna gran cerva e un cinghialefei"oce.Che se alcuno osservasse

che ilpoetagreco di Digenispotrebbeaver tolto da Senofonte questaparte,

si dovrebbe pur domandare donde mai, se non da fonti persiane,avr"

tolto le altre paitipropriamente jiersiane,che ora ricorderemo. Come

queste, non pu" forse egliavere attinta alla medesima fonte anche quel-l'altra

parte?Intanto,se Firdusi racconta di Siy"vishche esso alla caccia

spartivad'un sol colpoin due partiegualiuna belva,e se cotesto appunto

Page 449: Storia della Poesia Persiana

LK SOMKiLlANZK E LK HKLAZIOM TUA LA l'dKSIA PKliSIANA. V.C.C. 441

dovevano saper fare tutti igiovanieroi persiani,ecco che anche ilprode

Digenis,alla caccia,con grandemeravigliadel padre suo, divideva d'un sol

colpoin due parliegualiuna cerva selvaggiache correva furiosa per iboschi.

Un giornopoi di primavera egliera in un dilettoso giardino,presso una

fonte,con la sua Pjidocia,intento a sollazzarsi bevendo vino e suonando la

cetra (ancheglieroi persiani,Rusteni,Behr"m, Mihr, suonano e cantano),

quando usc" fuori un formidabile leone che fece fuggirespaventatala fan-ciulla.

Ma ilprode garzone uccide illeone d'un colpo di clava e torna a

suonare intanto che la fanciulla raccompagna cantando. Ora ecco che

Niz"nii,a principiodel suo romanzo Khusrev e Sh"r"na,racconta come il

giovaneKhusrev, appunto in un bel giornodi primaveradi cui egli,comeilgreco, secondo ilconsueto costume, fa una bella descrizione,uscisse alla

caccia. In luogo delizioso e presso una fonte eglis'incontra con la bella

Shir"na,conlaquale,tra canti e suoni di liuto,apprestaun banchetto gioioso.Ma un leone esce improvvisodalla landa deserta e Shirina fuggespaven-tata,

intanto che ilgiovaneabbatte d'una freccia la furiosa belva. Ilbellissimo

episodio,breve e secco nel greco, ampiamente descritto nel persiano,"assolutamente lo stesso,come ognun pu" vedere. Quando poialfine,dopomolte avventure, Digenis" giuntoad un'alta dignit"e ha accumulato molte

ricchezze,ecco ch'egli" preso da una malattia ignota.Egliscaccia imedici

che non sanno guarirlo,e muore, seguitopoco stante dalla sua Eudocia

che non pu" sopravviverea tanto dolore. Ilqualparticolare" pur sempre

un altro luogocomune dei romanzi persiani,trovandosi nel poema di Ass"r

che Mihr,giunto a stato felicedopo mille sventure, muore d'una malattia

che i medici non conoscono, intanto che la sua fedele iX"h"d lo segue poco

stante,addolorata,nelsepolcro.Anche Mz"mi racconta di Meg'n"n e di Levia

che, fatti sposidopo mille prove e patimenti,muoiono l'un dietro l'altro

di malattia improvvisaquando appunto eran giuntiad esser felici;anche

Kirm"ni dice del giovane Navr"z, quand'ebbe sposata la bella Gul,ritor-nato

dopo mille travaglinel regno paterno,che mori per una congiura

orditaglida' suoi nemici; e anche l'altroromanzo persiano,RAmin e Visa,

dice che questidue che per l'intenso amore avevano sofferto mille travagli,fattifinalmente sposie venuti al regno, morirono quando appunto pareva

dovessero esser beati e contenti.

40. Tutti questipuntidi somiglianza,certamente non casuali,pongonoin istretta parentelail romanzo greco di Digeniscon tuttii romanzi per-siani

or ora ricordati;mostrano, anzi,che quelloha in questiglioriginalisuoi. Che se dei persianialcuni sono contemporaneial greco, come i rac-conti

citatidi Firdusi,e altriglisono posteriori,ci" non esclude punto e

in nessuna maniera la loro priorit".Perch" " pur cosa nota a tutti che i

romanzi persiani,quasisempre, rifanno e ricomjjongoiiovecchi racconti

pehlevici,i qualipoi appartengono tutti al tempo dei Sassanidi quando

appunto la Persia,cominciando dal settimo secolo,lavorava isuoi romanzi

e riordinava la sua tradizione epica.Del resto," stato lungamente licono-

Page 450: Storia della Poesia Persiana

44Z CAI'ITOI.O NONO

scinto che la Persia,forse liiidai tempo della Giiopedia," stala pur sempre

la patriad'ogniracconto da romanzo. Anche si noti che gran parie della

azione del nostro romanzo greco si svolge in Oriente,nella Siria setten-trionale

e sull'Eufrate,che " nemici contro cui combattono Digenise i suoi,

sono i Mussulmani rappresentaticome malandrini, che lo stesso padre di

Digenis,Musui- (cio"Mans"r o Al-Mans"r),era un emiro di Siria,sebbene

d'antica famigliacristiana,e che tutto ilcostume e tutta la vita clie esso

romanzo descrive,sono orientali e non greci.Anche s'aggiunga(e apra

soltanto qualcuno per un poco qualcheromanzo persianoper persuadersidi ci")che l'artedel poetagreco molto si risente de' suoi modelli, nel

disegno,nell'andamento,nella spartizione.Perch" il greco, appunto come

ogniromanzo persianoe come lo stesso Libro dei Re, divide in tanticapi-toletti,anche brevissimi,ilracconto, indicandovi sopra in prosa ci" che

sotto si dir" e si far". In fine,v'" anche qualchetraccia manifesta di arabo

e di persiano,e chi ])ii"ve ne cercasse, anche pi" ne troverebbe,massime

nella lingua,intanto che noi vogliamnotarne due soltanto. Trovasi pertanto

che il poeta greco chiama Rhuch" la citt" di Edessa, laddove tanta parte

del racconto " collocata, che appunto in arabo dicesi Ruh" e Urhoy in

siriaco ; e trovasi ancora che Digenis,nel giorno delle sue nozze con

Eudocia, riceveva dallo suocero suo, tra glialtri doni di natura orientale,

anche la celebre spada di Chosroe ilgrande,re di Persia,di quelre tanto

celebrato nei romanzi persianie arabi.

41. Anche altre somiglianzepotremmo ricordare,come certo racconto

romanzesco d'una fanciulla piangentee abbandonata, trovata nelle selve

da Digenis,che ha molti esempiin tanti romanzi orientali e nostri;come

ilromanzo greco abbia pur l'esempio,come tantialtrie persianie occiden-tali,

della donna fiera e lottatricenella animosa Massimo, una viragodi tal

nome che si d" a Digenisquando costui l'ha vinta in battaglia.Che se, a

ragioneforse,i traduttori del poema credono che Digenissia personaggio

storico,disceso dalla famigliapolente dei Ducas, e se tanto vanno avanti

da trovarlo pur ricordato da Firdusi nella parte storica del Libro dei Re

sotto il nome di Fnrf"ry"s,cio" Porfirio che " uno dei quattronomi del

nostro eroe, sappiasiche ci" pu" esser tutto vero, intanto che l'ignotopoeta

greco applic"(quinon c'" dubbio)alla storia di lu" tanti racconti d'origine

persiana,come avviene che sovente a personaggistoricisi soglionoattaccar

racconti fantastici di origineben lontana. Perch" appunto eglivoleva fog-giare

un eroe, lo foggi"al modo di tanti altri,ricordati in ron"anzi assai

noti;0 forse eglitrov" gi"fattoprima tutto cotesto, tanto pi" che Digenis

era eroe popolare,gi" celebrato in alti'il'accontie in canzoni popolaridell'Asia Minore, essendo anche molto pi" antico del tempo in cui il poeta

nostro scriveva.

42. Ecco adunque una vecchia e chiara e insperatatestimonianza che

cidice che iromanzi persianiviaggiavanoverso Occidente,perch"crediamo

che non si possa punto dubitare che ilpoema di Digenissia passatoa Costan-

Page 451: Storia della Poesia Persiana

I.K SUMIC.LIANZK K I.K f'.KI.A/lOM TUA LA l'OESIA l'KKSIANA. KCC. " 13

tinopolie di l" sia venuto pi" in qua; ci" che non sembra, in tante corri-spondenze

dei nostri con quellagrandemetropoli,n" difficilen" impossibile.Occorrerebbe adunque cercare nei romanzi nostri se di ci" v'" pur qualchetraccia non incerta. Intanto,la curiosit" ha gi"allettatoqualcuno,ed ecco

che primi ci si sono provatii due traduttori del poema, confrontandone

alcuni passicon certe vecchie canzoni francesi che toccano di Guglielmodal corto naso. Ma altri da noi " anche andato pi" innanzi,perch"il Bar-rili,

in un suo libro di molta erudizione,dice di poter forse vedere in

Digenisiltipooriginaledi Orlando. Mentre alcun suo confronto non regge,

come quellodella piet"grande di Orlando e di Digenis,perch" non gi"Digenis,ma ilpadresuo era un neoflto ardente che catechizzava tutti,egliforse non ha torto in qualchealtro confronto pi" sicuro. Noi intanto,che

abbiam cercato di trovarla parenteladel romanzo greco coi persiani,distin-guendo

pur sempre l'eroe francese secondo la storia da quello,quale l'ha

immaginato la tradizione epica,saremmo tentati di fare un confronto tra

la morie in luogodeserto di Orlando,il primo eroe della Francia,tradito

da Gano che gliera patrigno,con quelladi Rustem, ilprimo eroe della

Persia,che in una selva remota muore tradito da Shegh"dche gliera fra-tello.

E potremmo anche aggiungereche, prima del tradimento tramato

con Shegh"d,il re del Kabul si presentava a Rustem per domandarglifintamente perdono,appunto come il re Marsilio che aveva tramato il

suo con Gano, diceva di volersi presentare tutto umiliato a Carlo e ad

Orlando f"ngendosommissione. Anzi, se fossimo vaghid'andar anche pi"oltre,diremmo somigliarsimolto fra loro la preghieradi Rustem e quelladi Orlando che,prima di morire, domandan perdono a Dio dei loro pec-cati.

E vorremmo anche dire che, se " luogocomune dei romanzi persianiilnarrar le nozze contrastate e lesventure deigenitoridell'eroe del romanzo,

poi le sue imprese straordinarie da fanciullo,tutto ci" trovasi anche nei

romanzi della nascita e della fanciullezza di Orlando. Perch" si leggono e

nei Reali di Francia e altrove le peripeziedei genitoridi lui,Milone e Berta,

scacciati da Carlo Magno, eri-antifino a Sutri e l" ricoverati in una grotta,dove poinasce ilprodigiosofanciullo. E i genitoridi Rustem quanto non

ebbero da patire?Anche di Orlando, ancora in tenera et",furon narrate

imprese meravigliose,come appunto dei loro eroi ancor bambini l'anno e

il nostro poeta greco e tutti i poetij)ersiani.Ma noi, nel lasciare alle

ricerche altrui questo punto scabroso,ci appaghiamo di aver potuto col-legare

abbastanza fortemente il poema greco coi romanzi persianiperquellesomiglianzeappunto, che essi romanzi |)ersianihanno coi nostri

d'Occidente.

43. A tutti questiinnegabilij)untidi somiglianzamolti e molli altri,

anche d'importanzaminoi'e,sipotrebberoaggiungere; ma, se ci" si facesse,

troppo ci dovremmo dilungare,e a noi basta l'aver mostrato aglistudiosi

questo campo, troppotrascurato ai nostri giorni,nel quale potranno pur

coglierefrutticopiosi.Del resto,chi sa quante altre somiglianze,e forse

Page 452: Storia della Poesia Persiana

444 CAl'ITOLO NONO

pi" vicine,avremmo potuto mostrare se avessimo avuto conoscenza mag-giore

dei romanzi e del poemi nostri d'Occidente. Ma cotesto lascieremo

fare a cliine sa pi"di noi,intanto che confessiamo che anche tra gliorien-

tah non abjjiam potutoricordare che i principalie i pi" noti. K chi sa

quantialtri ve ne sono ancora, sepoltiforse In qualcheignotovillaggiodiOriente o in qualche angolo polvei'osodelle nostre biblioteche! Or bene,

ci" che non si pu" fare ora, faranno poi i giovani,quando finalmente si

saranno distoltidal recente e assordante cicaleccio,onde si va ora cercando

e studiando in che giorno e in che momento ilLeopardio ilFoscolo o il

Manzoni sono usciti a passeggio,o si hanno cambiati gliabiti,o hanno

sternutato o tossito!

44. Intanto,per finirquestaparte,ci resta ancora da far certa osserva-zione

nostra che non ci sembra inopportuna.La quale " che, nel Libro dei

Re, sono comprese due partiessenzialmente distinte;una, ed " la pi"antica," epicacon qualcheromanzo d'amore incastrato qua e l"; l'altra,assai

pi"recente e formata nel Medio Evo al tempo dei Sassanidi. " romanzesca.

Rispondelaprima allevecchie tradizioni epichedella genteiranica ed appar-tiene

in originea tempi remotissimi,trovandosi alcuni suoi concetti for-mali

anche nell'Avesta,anche nei Vedi e nei poemi epiciindiani,in Omero

e nei vecchi miti italici,nell'epopeascandinava e tedesca. Ma la seconda

rispondeai romanzi nostri occidentali del Medio Evo, e chi avr" lettequestenostre pagine,si sar" anche avveduto che soltanto in questa seconda partedel gran poema, come neglialtriromanzi persiani,abbiam cercato e trovato

quasitutte le somiglianzecoi nostri.Cotesto punto, come " prova evidente

dell'et"diversa delle partiche compongono il Libro dei Re, cosi,a nostro

vedere," anche indizio assai chiaro che appunto nel Medio Evo, quando il

lavoro romanzesco era vivo e ferveva,dovettero accadere quegliscambi e

queiprestitiai qualifin da principiosi accennava.

3. Le somiglianze nelle dottrine mistiche e panteistiche.

45. Fino a questo punto abbiam cercato somiglianzee confronti nei

racconti piacevolidi avventure; vediamo ora se ne possiam trovare in

altro campo, nel quale,non meno che in quellodella fantasia,molto e

molto ha lavorato la mente dei nostri e degliOrientali per tutto ilMedio

Evo, cio" nel campo della speculazione.Quando, anche per poco soltanto,si aprano ilibridei nostri,si trova che essi molte volte,accanto ai filosofi

dell'antichit",Aristotele sopra tutti,ricordano Averro" e il R"zi e Avice-

bronio e Avicenna e qualchealtro filosofoo scrittore orientale,del qualemostrano pur d'avere alcuna conoscenza non imperfetta.Yeggasi,per ricor-darne

un esempio solo,l'operadi Vincenzo llellovacense,che faceva tesoro

della sapienzaorientale come di cosa preziosae di valor grande.Ma le dot-trine

di quei filosofiorientali discendono tutte, o almeno in grandissima

parte,dalle aristotelichee dalle platoniche,non geiuiine,si veramente quali

Page 453: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE HELAZIOM THA LA l'OESL\ PERSLVN'A, ECC. 445

erano professatenelle scuole d'Alessandria d'Egitto,donde erano penetratein Oriente. Vi penetraronoper vie diverse,ma pi",forse,per la via dei

Siri,studiosissimi di cose grechee traduttori assai per tempo,fin dai primisecoli dell'Era volgare,di opere filosofiche.Ai qualipoi tennero dietro,

quasi come discepoli,i Persiani del tempo dei Sassanidi,quand'essi,di

fronte alle gi"fiorenti scuole siriache di Nisibi e di Edessa, ne apersero

altre che non meno furono celebri,come quelladi Gundi-sh"p"r,e quando,

sempre a quel tempo, i giovanipersianicominciarono a frequentarele

scuole di Siria per studiarvi medicina, filosof"ae giurisprudenza,intantoche alcuno dei loro dotti adoper"anche la linguasiriaca nelle opere sue.

Cotesto fece appunto Afraate filosofopersiano,vissuto prima del quintosecolo,e cotesto fece Paolo di Dair iSh"r,un altro persiano,vissuto intorno

al 570, autore d'un libro di logicaper conto del re Chosroe. Prevalse tut-tavia,

nel caso generale,ilpehlevico.46. Penetrato il Maomettanesimo in Persia,la linguaaraba divent"

d'un tratto,per durar tale per pi"secoli,la linguadotta da Bukhara a

Granata,da Merv al Cairo;e allora tutta la vecchia sapienzapersianadalla

linguadifficilein cui era scritta,cio" la pehievica,si rivers" negliscritti

dei Mussulmani dal nono al tredicesimo secolo (fosseroessi Persiani o Siri,Arabi o Egizianio Marocchini,Andalusi o Siciliani)che scrivevano in arabo

per tutto il vasto impero mussulmano. Per intender bene questo punto,ricordisi il lettore di ci" che abbiam detto nel primo paragrafodel pre-sente

capitolo.Ma gliOccidentali ricevettero da questiMussulmani (eanche

da alcuni dottori ebrei,come, per esempio,Avicebronio),guaste come

erano dal panteismo e dal neoplatonismo,le dottrine aristoteliche e plato-niche,guaste appunto e inquinateper esser passateper tante mani, per

essersi trovate accanto a tante altre dottrine. Onde avvenne che molti dei

filosofinostri del Medio Evo, quelliche attinsero a scrittori mussulmani,furono quasisempre e mistici e panteisti,e per" condannati dalla Chiesa

come eretici.Intanto Avicenna,a Bukhara e in corte dei S"m"nidi, verso

la fine del secolo decimo, e Averro" a Cordova,nel dodicesimo,compone-vano

i loro commenti alle opere di Aristotele,essi che ne conoscevano

anche gl'interpretimigliori,Alessandro di Afrodisia,Ammonio, Porfirio,

Temistio. Quello di Averro" fu pur ricordato da Dante che lo chiam" il

gran commento. Ed era naturale. Perch" l'autorit" di Aristotele era pur

grande presso gliOccidentali,ma delle opere sue essi non avevano che

scarsa e confusa conoscenza; e quando uscirono quei commenti orientali,

queicommenti furono accolti con entusiasmo e avidit".Gli Orientali erano

superioriagliOccidentali in queste discipline,e per" nessuna meraviglia

se essi ne fm'on presto e per lungo tempo i maestri. Allora fu creduta

genuina dottrina aristotelicaquellache non era che un panteismomistico,e certe opere che n'erano infiltrate,per giudicarnesoltanto dalle citazioni

e dai ricordi frequenti,come quellad" Avicebronio,ilFonte di Vita,devono

avere esercitato un fascino potente sulla mente di tuttigl'ingegnispecu-

Page 454: Storia della Poesia Persiana

44t) CAI'ITOLO NONO

lauti del Medio Evo. Avicebronio,cio" Salomone Ben Gabirol,come vera-mente

sichiamava, filosofoe poeta ebreo, nato a Malaga e allevato a Sara-gozza,

liorito intorno al I0i5, fu uno degliscrittori pi" conosciuti del

Medio Evo, nel quale,ad onta di certe riserve,come nota il Munk citato

dal Tocco,il panteismo mistico spunta qua e l" e trapelada molte parti.47. Adunque, ilpanteismooccidentale e l'orientalehanno le medesime

origini,anzi quelloin gran parte" derivato da questo,intermediari i Mus-sulmani.

Che tutto ci" venisse dagliArabi e dal loro Corano,si nega qui

risolutamente,perch"ilCorano e Maometto avevano per massima: " Pensa

allagraziadi Dio e non all'essenza di Dio ", che " detto di profondosigni-

l"cato.Ma quando ilMaomettanesimo usci dai luoghidov'era nato, e s'in-contr"

con le scuole filosofiche di Siria e di Persia,di Balkh e del Kho-

rassan, n" la spada taglientedi Omar, n" la scomunica del canonista

Al-Sh"iii,come dice ilVVhinl"eld,poterono impedireal fedele di filosofare.

Allora questifilosofid'Oriente furon gridatieretici dagliortodossi del

Corano, come furon gridatiereticii nostri dagliortodossi della Chiesa,si

che alle scomuniche d'Occidente fanno eco le scomuniche d'Oriente,e alle

forche su cui per"Hall"g'nel Khorassan, sta di contro il rogo di Gio-vanni

Huss da Praga e di Arnaldo da Brescia. Gi" nell'ottavo secolo Scoto

Erigena,innalzandosi alle pi" ardite speculazioni,tentava di conciliar col

teismo cristiano le dottrine panteistiched'Oriente e proclamava emanar

l'autorit"dalla ragione,non la ragionedall'autorit".Gerberto, monaco di

Aurillac del decimo secolo,leggevanella scuola di Beims i poetiantichi,

ma studiava fisica,matematica e filosofiasu libriarabi,e fu creduto mago

ed eretico,e forse lo salv" dal rogo l'essere stato assunto, col nome di

Silvestro secondo, alla cattedra di San Pietro. Berengariodi Tours, Abe-lardo,

Arnaldo, Guglielmo di Conches che negava doversi intendere la

Scrittura alla lettera,come negavasidai filosofid'Oriente doversi inten-dere

alla lettera ilCorano,poiAmorico di Bena, Davide di Dinant e Rai-mondo

Lullo,tuttimettevansi arditi per questa via delle speculazionifilo-sofiche.

Avvenne allora che Aristotele,detto il padre di tutte le eresie,fu

proscrittodall'Universit" di Parigiintanto che Gregorio nono ne vietava

lo studio delle opere. Ma il vecchio filosofo,bench" trasfigurato,penetravada per tutto, si che delle dottrine sue alterate,qualii Mussulmani avevan

fattoconoscere, trovansi tracce patentianche neglistessiteologiortodossi,

che pure erano intenti a confutarle,in Lanfranco e in Sant'Anselmo, in

Alberto Magno e in San Tommaso (LAquino.48. Certamente noi non possiamo far qui lunga e minuta esposizione

delle dottrine mistiche e panteistichedei nostri del Medio Evo, n" ci sen-

tiam da tanfo. Ma se, con la scorta d'alcuni scrittorimoderni, conoscitori

della materia, diremo alcuna cosa in particolaredi quelledottrine con-frontandole

con leorientali,speriamo che avrem toccato abbastanza questo

argomento, molto importante per il nostro assunto. Hicordisi inlanlo il

lettore di ci" che abbiam detto,in un capitotoantecedente,delle dottrine

Page 456: Storia della Poesia Persiana

"448 " CAIMTdLO NONO

in quanto che, come dalla luce procede sempre qualche cosa di lucido,edal calore procedesempre qualche cosa di caldo,cosi tutte le cose trag-gono

dalla divinit" l'essere loro. La qualeimmagine della luce " tutta

propriadei neoplatonici,adoperataanche dai mistici e panteistiorientali

per illustrarla stessa dottrina,adoperalaanche,tanto fu reputataacconcia,daglistessi filosofiortodossi. Perci" si trova che Dante fa parlarSan Tom-maso

nei termini seguenti:

Ci" che non muore e ci" che pn" nmrire. Per sua hontate ilsuo raaoiare aduna,

Non " se non splendordiquelhiidea ijuasispecchialo,in nuove sussistenze,Che partoi'isceamando ilnostro Sire. Eternamente rimanendosi una.

Che quellaviva luce che si mea Onindi discende all'ultimepotenze,Dal suo lucente,che imn si disnna ("i"d'attoin atto,tanto divenemlo,Da lui,ne dall'Amoi-cliein lors'intrea. Che pi"non fa che brevi continiieiize;

E questecontingenzeessere intendo

Le cose generateche produce(^on seme e senza seme ilcielmovendo.

49. Ma bastino,per gliOccidentali,questiesempi che noi abbiain scelti

dal libro di Felice Tocco,l'Eresia nel Medio Evo,perch",se noi proseguis-simo

per questa via,temeremmo di perderciin un labirinto da cui nessun

tilo d'Arianna potrebbetrarci fuori.Altri,addestrato meglio d" noi nelle

disciplinef"losoficliee teologiche,potr"proseguirquesta ricerca che pur

dovrebbe dar fruttibuoni e copiosi,intanto che noi ci apj^aghiamodi aver

notato molli puntidi somiglianzatra mistici e panteistiorientali e occi-dentali,

non possibilia negarsiintanto che,per questo punto, ci richia-miamo

al capitolodi sopra che tratta della poesiainistica e scettica.Come

poi certi concetti astrattifuron fattidiscendere alla vita pratica,ecco che

in certi modi e regolee disciplinedei mistici orientali e occidentali v'hanno

pure somiglianzegrandie forse non fortuite.Perch",nella dottrina mistica

dell'amore di Dio,tale che non domanda prove, ma s'abbandona intera-mente

alla sua fede,mirabilmente si accordano fra loro i mistici orientali

e San Bonaventura e tutti queglialtrifervidi credenti per i qualiilragio-namento

speculativo,apoditticoe apologetico,non conferiva nulla al con-vincimento

religioso.La fede e l'amore dovevano bastare a tutto. Anzi

l'ardente amore litraeva potentemente a cercar di perdersiin Dio, meta

suprema d'ognisfoi'zo umano, appunto come dicevano e Giovanni da

Parma nel suo Evangelo eterno e l'autore della Imitazion di Cristo,e tutti

quantii mistici persiani.Anzi l'andare per congiungersia Dio sifa,secondo

i mistici orientali,per gradi,i ((ualisono tre secondo alcuni dottori,e pi"secondo altri,rappresentatipoiallegoricamentedal persianoAtt"r,nel suo

poema, in tante valli,p] per gradisi fa anche secondo i mistici occidentali,

0 per tre,come sostenevano i Valentiniani,o per sei,come sostenevano e

i Vittorinie San Bonaventura nella prima partedel suo Viaggiodella mente

in Dio. Ora " naturale che i gra(li,qualunque fossero,s"gniticavanoun

progressivoavanzar della mente umana nella conoscenza di Dio,e l'ultimo

Page 457: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE DELAZIONI TRA LA POESL\ l'EKSlANA, ECC. 449

grado,se per i panteistiorientali era un salire a Dio e un elevarsi a uno

stato divino,o anche un annientarsi in Dio,secondo i mistici occidentali

(eSan Bonaventura l'attesta)era un abbracciare a principiol'unit"divina,poi,in fine,la Trinit".Intanto,la vita terrena doveva interamente disprez-zarsi

e calpestare,doversi,anzi,affrettarsenelo scioglimento,raccoglien-dosinelle pi"austere solitudini dello spirito.Perci" la pienae imminente

distruzione della vita del mondo era la meta suprema di Gioachino di

Fiore,e ildistruggeres" stessi,la vita e ilmondo, era pure l'intentopi"alto dei mistici orientali,Veggasiche ognipagina,ognilinea dei loro libri

parlaappunto di questaguisa.Ma, a raggiungerequelfine,giovavaintantola volontaria e assoluta povert",tanto raccomandata e inneggiatae pra-ticata

con austera fermezza, da Att"r e da Saadi,e voluta e inculcata da

San Bonaventura e da San Francesco,glorificatada Dante nelle mistiche

nozze di lei con questo mirabile santo, e osservata dai discepolidi Fran-cesco

da una parte,e dall'altradagliinnumerevoli eretici.Catari,Paterini,Poverelli di Dio,Valdesi,che al ricco vivere dei prelativolevano contrap-porre

la povert"evangelica.50. Ma ilcongiungimentodell'anima umana con Dio,risguardatocome

fine supremo dell'uomo dai neoplatonicifin dal tempo di Plotino,cio" dal

principiodel terzo secolo,solevasi pur risguardaredai mistici tutticome

un connubio amoroso dell'amante con l'amica sua. Perci" al linguaggioamorosamente delii'antedelle odi dei mistici persiani,che " spesso sen-suale

(eveggasiperci"ilcapitolodella poesialiricae quellodella mistica),fa pur degno riscontro in Occidente il linguaggioamoroso dei mistici

nostri,pi"temperato in San Bernardo e in San Bonaventura,pi"ardentein San Francesco,spesso risolutamente libero in tanti altri.

51. Poi,messasi la mente dell'ardente mistico per questa via delle

allegorie,ecco che ilcammino dell'anima allegoricamentesi pu" rappre-sentare

come un viaggio; perci"San Bonaventura scriveva ilsuo Viaggiodella mente in Dio. Ora,qualunque sia la dottrina professataquanto a

Dio, ortodossa o eretica,teistica o panteistica,cristiana o mussulmana,s'" potutoagevolmente immaginare e descrivere per allegoriaun viaggiomisterioso,infestato da mille ostacoli e pericoli,intrapresoe fatto per

giungerea vedere o conquistarcerta cosa misteriosa e lontana,ma di

valore grandissimo,che sta a rappresentarecome l'acquistoe ilpossessodi uno stato felice,fuori di tutte le contingenzeterrene e umane. Questa

meta suprema pu" essere per alcuni il finale congiungimentocon Dio,come si vede nel poema persianodi Att"r,il ColloquiodegliUccelli,nel

qualela reggiadel S"murgh,raggiuntadopo tanto stento,indica la cono-scenza

di Dio acquistatadall'anima umana; per altripu" essere l'acquistodi qualchevirt",o della virt",o di qualchealto e sovrumano potere.Per

cotesto,ecco che tra un celebre romanzo allegoricofrancese,ilRomanzo

della Rosa, e alcuni altri,arabi,persiani,anzi con lo stesso ColloquiodegliUccelli,di Att"r,corrono somiglianzemolte, non pur di concetto, ma

29 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. IT.

Page 458: Storia della Poesia Persiana

4:50 CAPITOLO NONO

anche di forma e di disegnogenerale,sebbene ilfrancese,(iiiantoa certi

puntiparticolari,abbia attinto molto a fonti classiche.

52. Ora, qualunque sia ilsignificatoche vogliasidare alla misteriosa

rosa del romanzo francese," certo che tutto ilromanzo nasconde sotto il

suo racconto meravigliosoqualchedottrina moi'ale,intanto che ilpoema

persianodi Att"r,descrivendo ilfaticoso viaggiodegliuccelli per trovare

ilS"murgh loro misterioso re, rappresenta sotto il racconto sensibile il

viaggiodelle anime in Dio e illoro perdersiin lui.I personaggidel romanzo

francese son tuttiallegorici,personificandocerti atti e qualit"dell'animo,buone o cattive,intanto che i personaggidel persiano,essendo uccelli,

rappresentano pure certe qualit"morali. Alcuno di essi rappresenta la

pusillanimit",e un altro la negligenza,e un altro l'avidit" dei beni ter-restri,

e un altro la mollezza,e altrialtre qualit",mentre ciascuno alla sua

volta significai vari impedimentiche incontra l'anima umana nelle sue

passionie nella sua debolezza per conseguireilfine desiderato. E i luoghistessi del romanzo persianosono allegorici,trovandosi che gliuccelli

devono superare, nel loro viaggiomisterioso,cei'te valli,come quelladella

ricerca,quella dell'amore,quelladella conoscenza, quelladello stordi-mento,

quella dell'annientamento,come ben si ricorder" chi ha letto il

curioso poema di cui pure, a suo luogo,abbiam dato e il sunto e alcuni

saggi tradotti. Ora, f"a il romanzo persianoe il francese corre quasi un

secolo di differenza quanto all'et",antecedendo per" il persiano,perch"sappiamo che Att"r mori nel 1229 dell'Era nostra, in et" di pi" che cen-t'anni,

e che Guglielmodi Lorris,quando incominci" il llomanzo della

Rosa, cio" nel 1237, aveva venticinqueanni soltanto,e che Giovanni Cho-

pinelcontinu" l'opera,lasciata interrotta da Guglielmo,tra il 1250 e il

1277. Ma l'operadel persianonon e senza altre e precedentie contempo-raneenella letteratura orientale,perch"in arabo si trovan pure non pochi

romanzi di questa stessa fattura,e ilGarcin de Tassy ne ricorda uno del

1004, composto da un arabo di Cordova (ed eccoci gi" in Occidente!),

Al-Mageriti,e un altro di Al-Muqaddesiche esso Garcin de Tassydesignacol titoloGli Uccelli e i Fiori.Fu pubblicatoin Siria al principiodel 1200,al tempo della Crociata di Riccardo d'Inghilterra,divulgatosisubito e letto

con grandissimofavore. Un terzo ancora se ne ricorda,contemporaneo del

persianoe composto in arabo,dal celebre teologoe poligrafoAbi" '1-Farag'Al-Gi"zi. Anche il romanzo indostanico,la Rosa di Ij"q"vali,di assai tarda

et",essendo la letteratura indostanica in parteun lontano e tardo rillesso

della persiana,parla e dice d'una mistica rosa custodita in luogolontano e

di assai difficileaccesso. Si pu" dire pertantoche ildisegnoprimo di tutte

queste opere allegoriche,poich"non se ne trova alcun esempio nell'antica

letteratura classica,dev'essere di origineorientale;e gi"alcuni dotti,par-lando

del l'omanzo francese,v'hanno riconosciuto il fare d'Oriente;e chi

sa forse che nella vecchia e perduta letteratura pehlevicanon si trovasse

un giorno ilprimo modello di questo romanzo curioso che ha avuto in

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LE SOMIGLIANZE K LK HELAZIOM TKA LA FOESLV PEHSL\NA, ECC. 451

Oriente e da noi tante propagginilontane ! Ora per"" uscito un libro molto

erudito dei Langloische cerca qualisiano le originie le fontidel Romanzo

della Rosa,confi'ontandonequeipassiparticolariche trovano alcun riscontro

in altri autori,specialmenteclassici e medievali. Tutto ci" va egregia-mente,e noi ammiriamo la dottrina profondadel Langlois;ma a noi,

come si pu" vedere dai confronti fattior ora, preme di mostrar soltanto

che il disegno fondamentale dell'opera,e, per certo rispetto,anche l'in-tento

sno, sono di originee di stampo orientale,anche con molte,anzimoltissime cose nei particolarivenute da fonti classiche. Cosi l'Ameto del

Boccaccio,tanto pieno,anzi infarcito di ricordi della mitologiaclassica,"stato composto secondo un disegno orientale,come innanzi cercheremo

di mostrare.

53. Ma, per tornare al misticismo che si riversa nella lirica amorosa e

assume abito o voluttuoso o estatico nella contemplazionedell'oggettoamato che non si sa bene che sia e dove sia,sappiasiancora che tale fu,

per questo punto, la liricapersianaquale l'occidentale. Perch" queisoli-loqui

ardenti in cui l'anima quasi sembra struggersidi desiderio impla-cato,e queirumiliarsi dell'anima dinanzi al pensierodell'oggettodel-l'amor

suo, tanto pi" sublime quanto pi" essa " indegnadi amarlo,e quel

sospirareaffannoso ad affocati amplessi,e quel desiderare non solo di

unirsi,ma di compenetrarsicon la donna amata, e quel considerarne la

bellezza come simbolo parlante,e quei consacrarsi a lei per tutta la vita,tutto ci",ripetiamo,si leggesu e gi"per ogni verso dei liricimistici per-siani

e in ogni poeta mistico e amoroso d'Occidente. E per",non volendo

n" potendo,quanto ai persiani,citarne le migliaiadi versi che dicon questemedesime cose, rimandando, anzi,il lettore per questo punto agliesempidi liricie di mistici che abbiam riferitialla fine dei capitoliprecedenti,u" potendo,d'altra parte,far confronti diretti coi nostri poeti,ci appa-gheremo

di riferirle paroled'altri che, assai pi" addestrato di noi nelle

letterature occidentali,pu" parlarnecon autorit" maggiore.54. Dice pertanto il Graf in un suo bell'opuscolo,Provenza e Italia:

" L'amore dei poetiprovenzalista da s"; essi amano per amare, e l'amar

loro,sebbene sia ancora fecondo di tuttii beni, non intende direttamente

a governare la vita,ma si appaga ilpi" delle volte nella produzionedi un

intimo contentamento, ilquale risulta da un equilibrioarmonico di tutte

le virt" possedutein potenza,e trasmoda,pressoch"sempre, in una speciedi estasi contemplativaamorosa. Per diiia in breve, l'amore dei poetipro-venzali

", come quel del Petrarca,un ascetismo d'amore "\ E ilDiez,par-lando

di certa poesiadi Guglielmo conte di Poitiers,cosi osserva: ^" E dice

ilpoeta come eglipossegga un'amica senza ch'eglila conosca, senza ch'eglil'abbia mai veduta ; si rallegradi non vederla,perch" egline sa una anche

pi" bella;ma eglinon sa dove essa abiti,se in montagna o in valle ".

Questa strofa del conte di Poitiers non potrebbeforse trovarsi acconcia-mente

anche in un'ode di H"fiz o in una quartinadi Ab" Said che fu (rjcor-

Page 460: Storia della Poesia Persiana

452 CAPITOLO NONO

diamolo)del decimo secolo e ilprimo dei mistici persiani?Ma, a propositodella bellezza terrena e caduca considerata dai poeticome simbolo della

divina ed eterna, ecco che dice il Whinfield: " Il poeta,gettandoattorno

uno sguai'dosuglioggettisensibiliper trovarvi un tipodell'amor celeste,nulla eglitrova che sia miglioredell'amor terreno. La bellezza sta sulla

sogliadel mondo mistico,e certi fenomeni dell'amor terreno, inspiratodal fascino della bellezza umana (lafrenesia di xAleg'n"nche glifa cono-scere

in Levia una bellezza che era nascosta ai profani; la passionedi

Zalikh" per Y"suf che la rende insensibile alla sventura; la sublime devo-zione

come quelladi Eloisa per l'indegnoAbelardo; l'omaggioche dura

per tutta la vita,come quello che Dante prest"a Beatrice),tuttiquestifenomeni glisembrano i tipipi" propriidell'amor di Dio, possibiliad

esser raggiuntida facolt" umane ". Leggasiqualunque poeta mistico per-siano,

e si vedr" che anche del mistico suo amore si pu" dire tutto ci" che

per queglialtritanto giustamente" stato ora detto da altri.

4. Le somiglianze nelle enciclopedie scientifiche.

55. Dicono glistoricidelle letterature del Medio Evo che molto proba-bilmentedev'essere di origineorientale quel cos" detto Libro di Sidrac nel

qualeun gran re rivolgemolte domande su ogni punto del sapere umano,

specialmentemorale, ad un gran savio famoso di nome Sidrac o Sydrac,che glirispondecon altrettante sentenze ora molto propriee acute, ora

non poco nuove e stravaganti.Gol titolopomposo di Fontana di tutte le

scienze,esso " una vera e grande enciclopedia,compilataper domande e

per risposte,trattandovisi di teologia,di magia, di astrologia,di fisica,di

cosmograf"a,di politicae di storia;e, come tale,essendo ampia raccolta

del sapere del tempo, ebbe molta fortuna in tutto l'Occidente,trovando-sene

molti rifacimenti e ricomposizioni,francesi e provenzali,inglesie ita-liane.

Intanto,ilBartoli si meravigliadella scienza pueriledel libro,con-fessando

di non saper bene donde sia venuto il nome di Sidrac all'autore;

e Gastone Paris dice che esso appartienea quellaclasse di libri singolari

nei qualiun pretesofilosoforispondead un re che lo va interrogando.56. Ma il preteso filosofo" vero e orientale,ed esso " appunto ilgran

savio B"zurc'mihr e il re " Chosroe il grande,per comando del quale,secondo ogni testimonianza orientale,B"zurc'mihr compose il cos" detto

Libro delle sentenze. Tutto cotesto " ben noto a chiunque ha studiato un

poco di letteratura persiana,e noi gi"sappiamo che Firdusi inser" illibro

nel suo poema e che n'esiste pure una vecchia traduzione in prosa per-siana

del nono o del decimo secolo,attribuita ad Avicenna. Anche sap-piamo

che, per tacer di altre versioni orientali di minor conto, il testo

pehlevicone " stato trovato di recente e pubblicatoa Bombay col titolo

originaledi Gang' e sJinyagd"",cio" il Tesoro regale,opera di YuzurgMitro. Vuzurg Mitro " la forma pehlevicadel nome persianoB"zurc'mihr.

Page 461: Storia della Poesia Persiana

LE SOMKILIANZE; K le KELAZIOM tra la P0ESL\ PEliSL\NA, ECC. 453

Ora, ilTesoro regale" una vera encicloped"anella qualetuttavia prevalela scienza dei costun:ii,e ilsuo metodo arido e monotono, ma pur franco

e stringato,e per"molto efficace,di procederper domande brevi da parte

del re e per risposteda parte del savio," quellostesso che serbano la tra-duzione

fattane da Firdusi (che tale pu" ben chiamarsi,tanto " fedele)ela traduzione persianaattribuita ad Avicenna e illontano libro di Sidrac,la Fontana di tutte le scienze. Aggiungeremo ancora che certe opinionio

idee stravagantidel libro di Sidrac non sembrano poi tali quando se ne

trovi e conosca la ragioneche pur sempre ci dev'essere,per quanto lon-tana.

Si scandalizz" ilBartoli quando lesse in quel libro curioso di Sidrac

non esser altro le stellecadenti che colpid" fuoco dati dagliangelibuoni

agliangeliribelliche dimorano nell'aria,parendogliassurda cosa, degnaveramente delle menti povere del Medio Evo. Ma essa " pur una di quelletante idee comuni a tuttii popoli,aventi l'origineloro non altrove che in

certi concetti religiosi,non gi"nello studio vero e scientificodei fattie dei

fenomeni. Essa " un'idea prettamentee solamente persiana,dovuta alla

natura del sistema religiosozoroastriano,e non ad altro,secondo ilqualetutto ilcreato " diviso come in due campi nemici, combattendosi incessan-temente

una battagliaaccanita tra cielo e inferno,tra luce e tenebre,tra

Ahura Mazd" e Aura Mainyu.Costui,eterno nemico del bene, tenta sempre

d'invadere il regno dell'altro.I Devi o demoni cercano sovente di inva-dere

ilcielo che " come una rocca ben munita,e quando troppo si avvi-cinano,

ecco che glispiritielettiliallontanano a colpidi lancia. Queicolpidi lancia sono appunto le stelle cadenti,e c'",tra glialtri un passo del

Bundehesh, nel qual libro " forse condensato tutto il sapere iranico di

cosmograf"ae di geografia,che dice: " Intorno alla battagliadei Geni con

l'avversario Ahrimane (Aura Mainyu)," detto nel testo ^: Quando Ahri-

mane, avanzandosi, vide il puro valore dei Geni e la sua propriaforza,cerc" di cacciarsi dentro 2. Ma ilCielo spirituale,come un guerrieroche

si " cinta la corazza, era l". 11 Cielo -" si pose di fronte ad Ahrimane,incominci" la battaglia,finch" Ahura contro di Ahrimane fece una fortezza

pi" forte del Cielo intorno al cielo,e le Fravashi * dei guerrierie dei

santi,con le clave e le lancie in pugno, si posero intorno al cielo,densi

come i capellisul capo. Di questaguisaappunto erano essi che eran venuti

in difesa della fortezza celeste. Quando poi Ahrimane non pot"ripigliarela via del ritorno ^ vide eglila caduta de' suoi Devi *' e la sua impo-tenza

". Per quanto il passo ora recato sia alquantooscuro, questo se ne

(1) Il Bundehesh suol citare sempre l'autorit" d'un testo sacro.

(2) Le battagliedi Ahrimane sono vere invasioni nel campo dell'avversario.

(3) Personificato.

(4) I tipioriginaridelle anime umane; concetto tutto zoroastriano.

(5) Chiusa dai guerriericelesti.

(6) I demoni.

Page 462: Storia della Poesia Persiana

454 CAPITOLO NONO

ricava con certezza,respingersii demoni dalle rocche del cielo, a forza di

colpidi lancia,dai Santi zoroastriani. Ora, quei colpidi lancia,secondo

qualanquetestimonianza persiana,sono appunto le stellecadenti ; per""

avvenuto che la parolache in iranico signilicalancia {mc'ak in pehlevico,nizel"in persiano),passatapure nel siriaco{nizqd)e nell'arabo {nayzak),"

un sinonimo di stellacadente. La dottrina dei colpicelestitrovasi pure ricor-data

nel Corano, e la ricorda anche ilpersianoAtt"r quando, parlandodi

Dio nel suo Libro dei Consigli,dice:

Egli" Fallor che i principidel iiiuiidu

Forma di limo e le stelleconverte

hi pietrea lapidai'gliavversi spirti.

Posta cos" al luogo suo e dichiarata,la dottrina,che parve tanto strava-gante

ad alcuno,non " pi"tale.

57. Ma, tornando al libro di Sidrac,egli" certo che esso " un lontano

rifacimento del curioso libropehlevicoattribuitoal gran savio B"zurc'mihr,ilquale,come " pure avvenuto di tuttiqueglialtri libriche hanno trovato

molto favore presso ilvolgo," andato assai lontano per mille travesti-menti

e ricomposizioni.Cotesto si prova dal metodo delle domande e delle

risposteche " perfettamenteeguale,da molti particolariegualifra loro

nelle domande e nelle risposte,anche se in tanto lungo andare molti altri

di natura diversa e d'altra originevi si sono aggiunti,dall'indole e dal

gradoperfettamenteegualedei due personaggiintrodotti,dalla somiglianzadel caso di questo con altrilibri,come quellodelle favole indiane che tanto

and" lontano passandodi terra in terra, di nazione in nazione. Certamente

illibro di Sidrac ha partiche non sono di originen" persianan" orientale;

ma questo particolare" dovuto appunto al lungo andar migrando del

libro;per" il suo disegnoprimo e originale" rimasto tale e quale,e la

sua intonazione " pur sempre quella,se cos" possiam chiamarla. Ora noi,

nel presentestato deglistudi,non possiam segnar la via che il curioso

hbro persianodeve aver tenuto venendo in Occidente;possiam supporre

soltanto che esso dovette venir fino a noi per qualche versione arabica su

cui deve essere stata fattaqualcheebraica,e che dall'ebraico agevolmente,

come " avvenuto d'altreopere, sia passato in latino. Dice ilBartoli che vi

fu chi credette esser traduzione dall'ebraico il libro di Sidrac,ma sembra

dubitarne;noi intanto ne ricorderemo una versione arabica di cui in alcun

modo non si pu" dubitare. Essa " di Ibn Muskavaih che la fece sul pehle-vico,

per quanto pare, dandole il titolo di: Costumi dei Persiani e degli

Arabi, ed essa sembra essere stata un testo molto autorevole (tuttiquestirifacimenti d'un'operadivenuta popolarepossono considerarsi come altret-tanti

testi),perch"cinque secoli pi" tardi se ne faceva anche una versione

persianain India,al tempo del re Akbar, col titolopersianodi Giavir"an

Khirad, cio" la Sapienzaeterna. Ibn Muskavaih era uomo dottissimo,e

mor" nel 1030 dell'Era nostra, dieci anni dopo Firdusi,onde si pu" dire

Page 464: Storia della Poesia Persiana

456 CAPITOLO NONO

dica le qualit"come sono, e gliabiti e l'utilit"che se ne pu" trarre,

nientre l'enciclopediamedievale suppone in ogni erba o pietrao animale

potenze arcane, e d'ognioggetto descritto fa un simbolo, e accumula

errori su errori e idee e opinioni,stravagantiper noi, come quelladelle

stellecadenti da noi esaminata avanti.

59. Non si vuol tacer tuttavia che alcuna enciclopedianostra, come

quellaper esempio, di Vincenzo Bellovacense,cita l'autorit" di Plinio e

d'Aristotele e di qualche altro sapientedell'antichit";ma, in tal caso,

bisogna pur riconoscere questo punto,cio" che, come nel Medio Evo non

s'" mai spenta la tradizione classica,cos" qualche parte,anche molto

considerevole,della sapienzaantica s'" conservata e tramandata per tutto

quel tempo. Una bella parte anche, come abbiam veduto, vi " pur ritor-nata

in qua dall'Oriente,sebbene trasfiguratae guasta. Anche la storia

romana entra a far parte dell'enciclopediamedievale; ma Roma come

poteva dimenticarsi? essa vi doveva trovar postodegno, e ve lo trov".

E bisognaanche che ci ricordiamo che la tradizione enciclopedicaclassica

non rest" mai interrotta da noi; perch"vi fu l'enciclopediadi Svetonio,

i Prati,ora perduta,e quelladi Marciano Capella;quelladi Cassiodoro,

quelladi Isidoro di Siviglia,che " del sesto o del settimo secolo e discorre

ordinatamente di tutto ilsapere di quel tempo. Perci" non deve far mera-viglia

che Vincenzo Bellovacense,poich"l'abbiam ricordato,rechi anche

lunghipassidi Plinio e di Aristotele e anche di molti scrittorinostri del

Medio Evo; ma accanto a quei passiecco altri passidi scrittoriorientali

d'enciclopedia." dunque cosa agevole,pensiamo,ilriconoscere che l'enci-clopedia

occidentale, se molta parte toglievadall'antichit",questa parte

accoppiavaanche ad altra molta venutale da ben altra origine,e alla

strana materia dava significatoallegorico,gettandolain una foi'ma tutta

sua specialee particolare.Questo pertanto" il punto che noi ora vpgliamtoccare e dichiarare, se potremo. Notisi intanto prima d'ogni altra cosa

che ogni scrittore nostro d'enciclopedia,oltre Plinio e Aristotele,oltre

Sant'Agostino,San Gregorioe ilvenerabile Beda, suol riferirsibene spesso

anche a scrittori orientali;perch" trovasi,per esempio, e non sempre

giustamente,citato da loro il Corano, Avicenna e Averro", Al-Fergh"nie

Al-Ghaz"ii,Al-R"zi e Albumasar (cio"Ab" Maashar), e c'" anche chi

mostra di conoscere la scuola d" Salerno dove insegnavano medicina e

scienze naturali Mussulmani ed Ebrei. Donde sia venuto veramente tutto

questo sapere orientale,abbiam gi"veduto innanzi; non sar" male tut-tav"a

richiamare alla memoria che eran (piasituttipersianitiuegliscrittori

orientali ricordati dai nostri.

60. Quegli orientali furono (juasitutti persiani,tutti poi dottissimi

compilatoridi enciclopediescientifiche;perch",pur tacendo del persianoAvicenna e dello spaglinoloAverro", cio" Ibn Rushd di Gordov;). diciamo

che il Rasi deglienciclopedistioccidentali era appunto il persianoAb"

Bekr Muhammed, detto Al-R"zi,perch"nato a Rei (l'anticaRhages) nel

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LE SOMIGLIANZE E LE RKLAZIUM TUA LA l'OESlA PEKSIANA, ECC. 457

settentrione della Persia. Scrisse in arabo, e fu gran medico e matematico,chimico di gran fama e filosofo,vissuto tra il nono e ildecimo secolo e

morto tra il 920 e il930 dell'Era nostra. Le opere sue furon studiate nel

Medio Evo per tutto l'Occidente,dove si divulgaronoben presto per le

versioni ebraiche e latine che ne furon fatte,delle qualialcuna,in ebraico,si conserva manoscritta nella Biblioteca pubblicadi Parma. Quanto ad

Albumasar, esso " nome guasto in luogo di Ab" Maashar. Eglifu celebre

medico e filosofo,principedegliastronomi del tempo suo che fu il nono

secolo,essendo nato a Balkh nel Khorassan (cio"nell'estremo Iran orien-tale)

neir805 e morto nell'885 dell'Era nostra. Le opere di lui,persianoche scrisse in arabo, hanno viaggiatomolto lontano, fino in Italia,in

Francia,in Ispagna,per le versioni ebraiche e per le latine,queste per

opera di un Giovanni spagnuolo,e trattano di moltissime cose, della con-

giunzion dei pianeti,del principiodel mondo, della sua durata e della

fine,della generazionedell'uomo,dei pronosticie deglioroscopida trarsi

nelle nascite,che sono appunto quellecose che tanto piacqueroai nostri

dotti del Medio Evo. Sono persiani,come gi"notammo altrove,Al-Fergh"nie Al-Ghaz"li,citatispesso dai nostri,perch"ilprimo " della provinciadi

Fergh"na nella Sogdiana,cio" della parte pi" settentrionale dell'h-an,e il

secondo " di T"s, la patriadi Firdusi,nel Khorassan, cio" nella partepi"orientale. Fiori il primo nel nono e il secondo nell'undecimo secolo;ambedue scrissero in arabo di filosofia e di scienze naturali,e le loro

opere, penetrate ben presto in Occidente, v'ebbero versioni ebraiche e

latine.Qualche volta poi l'enciclopediaorientale crebbe a vastit" non pi"veduta,come si vede nell'operadi Mas"di, Le Praterie d'oro. Mas"di era

di Bagdad; viaggi"molto, quasi per tutta la vita,e mori al Cairo nel 955

dell'Era nostra, lasciando molte e vaste opere di erudizione in arabo, tra

lequaliquellaor ora ricordata che discorre,si pu" dire, di tutto ilsapere,

prevalendotuttavia la geografiae la storia. E Qazv"ni,un altro persianoche ha scritto in arabo, vissuto nel secolo tredicesimo,per l'operasuafamosa. Le Meravigliedelle cose create, merit" d'esser chiamato il Plinio

dell'Oriente. Vi tratt" d'ognipartedel sapere e fece una vera enciclopedia,descrivendo i diversi regnidella natura, parlandoanche di astronomia e

trattando della formazione dei monti,dell'originedei terremoti,dell'originedei fiumi,e tutto ci" intramezzando di osservazioni ora giuste,ora puerili,di storielle e di racconti favolosi,appunto come glialtri enciclopedisti,anteriori e contemporanei,nostri e orientali.

61. Intanto,l'enciclopediacominci" da noi per tempo, col venerabile

Beda che era dell'ottavo secolo, e con Babau Mauro, che era del nono;

ma non sembra che fino allora alcun elemento orientale vi sia potuto

penetrare.Esso vi penetr"alquantopi" tardi,e il suo apparirvi" segnatoda quei particolariche di sopra abbiam notati,cio" congeriedi tutte le

scienze e notizie anche le pi" disparate,allegoriamistica e ascetica in

tutto,folladi mille errori e superstizioni,massime nella virt" arcana delle

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458 cAiTrot^o nono

sostanze, veste poeticanei rifacimenti volgari,citazioni di autori orientali

accanto ai Padri della Gliiesa e agliautori classici.Anzi,vi si osserva bene

spesso un metodo che " strettamente eguale a quellodelle enciclopedieorientali. Perch", giunto l'autore a dire,per esempio,dei diversi animali

e delle diverse piantee dei minerali,ecco ch'egliliva enumerando arida-mente,

adoperandoassai pocheparolee soggiungendonesubito le qualit"

naturali,ovvero ilpotere arcano e misterioso, ovvero ilsignificatosimbo-lico.

Ora ci" che si fa (per citar soltanto qualche esempio preso qua e l"

come a caso)nella vita di Merlino attribuita a Goffredo di Monmoutli lad-dove

si enumerano diversi uccelli;e ci" che si fa da Filippodi Thaon nel

suo Bestiario,enumerando molti animali; e ci" che pur si fa dal nostro

Boccaccio nel suo trattato latino dei monti, delle selve,dei l"umi,dei fonti

e dei mari, si fa pure, egualmente,da molte enciclopedienaturalistiche

orientali. Un nome d'una pianta,d'un animale, d'un minerale,poi le sue

({ualit"e propriet";e cos" di seguitoper lunghe e lunghepagine.Cotesto

ancora " il metodo d'un vecchio libro pehlevico,il Bundehesh, nel suo

lungo catalogodelle cose della natura, come vedremo appresso.

62. Ecco intanto Onorio di Autun, del secolo duodecimo, trattare,

nella sua Immagine del mondo, della terra, dei venti,dell'acqua,e far

soggetto di ricerca geograficailluogo dell'Inferno,e ridire le mille habe

meravigliosevedute da Alessandro Magno in Oriente,qualiappunto tro-

vansi perfettamenteegualinei romanzi persianie negli arabi. Ecco

Herrada di Landsberg, monaca nel monastero di Hohenburg, comporre,

anch'essa del secolo duodecimo, il suo Orto delle delizie,e trattarvi di

cronologia,di cosmografia,d'astronomia,di geograf"a,e aggiungervialle-gorie

e parabole.Ecco ancora un altro scrittore del secolo dodicesimo, il

monaco ingleseAlessandro Neckam, che compone un'enciclo|)ediaintorno

alla natura delle cose, e vi parlad'astronomia,deglielementi,degliani-mali,

dei minerali, dei vegetali,aftermando di passare attraverso i beni

temporaliper giungere a toccar glieterni e facendo d'ogni fenomeno

naturale alcuna sua strana allegoria.Dice mille favole intorno aglianimali

e di Alessandro riferisce le solile fiabe e disi^orre delle sette arti liberali.

Ilqualeultimo particolare" notevole,perch"appunto anche nd"e enciclo-pedie

orientali,in mezzo a tanta congeriedi cose e appunto l" dove meno

si potrebbeaspettare,le artiliberalie la letteratura vi trovano trattazione.

Ecco infine la maggiore opera enciclopedicadel Medio Evo, cio" lo

Specchiomaggiore,del monaco Vincenzo Bellovacense, vissuto ti"a ildodi-cesimo

e il tredicesimo secolo,nella quale tutto il sapere del tempo ha

trovato il posto suo, intanto che vi sono citati scrittori grecie latini,

dottori della Chiesa,filosofiorientali,e tuttialla rinfusa,passando il dot-tissimo

autore da un argomento all'altro e cosi rapidamente,da dar le

vertiginia chi legge.63. Tutte (|uesteenciclopediefurono c()m|)ostein latino,ma le volgari,

francesi,provenzali,italiane,hanno pure glistessi abiti,glistessidisegni,

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LE sommilianzf; e [.e kklaziom tua i,a i-oesia persiana, ecc.. 459

glistessi modi. Ecco intanto l'Epistoladi Prete Gianni che dal latino fu

tradotta in provenzalenel secolo decimoquarto,e nella quale si parladi

geografiacon mari senz'acquae fiumi di ciottoli,con provinciedi sole

donne, con fontane di vita eterna, tutte cose che si trovano anche nei

romanzi di .Alessandro;anzi il particolaredella fontana di vita eterna

" assolutamente di origineorientale e trovasi nei romanzi di Alessandro,secondo Firdusi e Niz"mi. Veggasi,perci",ilcapitolodella poesiaroman-zesca.

Ecco ancora l'Elucidano delle propriet"di tutte le cose naturali,vasta enciclopediaprovenzaleche parla di tutto, ed ecco il Breviario

d'amore, di Matfr" Ermengaud, monaco del monastero di Beziers,checominci" l'operasua nel 128^2. Quest'ampiaenciclopediaprovenzalehauna singoiarsomiglianza,per la farraginee per la varia natura delle cose

esposte,col poema del persianoSen"i che " pure una vasta enciclopedia.Essa conta ventisettemila ottonari e tocca tutto quanto ilsapere umano,

parlandodi Dio e dell'essenza sua, del diavolo e della sua natura, deglielementi,del firmamento, del mondo. Viene poialia storia naturale dicendo

dei minerali, dei vegetali,deglianimali; parla dell'uomo e racconta la

storia degliavvenimenti umani, e dice delle dottrine religiosee fa la storia

della Chiesa e parladei diversi stati sociali,dei mestieri,delle arti,delle

professioni;racconta la vita di Ges" Cristo e passa a dir dell'amore e delle

diverse sue specie,e termina parlando della educazione. Enciclopediafrancese " l'Immaginedel mondo, di Gualtiero da Metz; provenzalee in

versi " ilTesoro,di Maestro Pietro di Corbiac, ambedue del secolo tredice-simo.

E sono del medesimo secolo ilTesoro di Brunetto Latini e la Com-

posiziondel mondo, di Frate Ristoro d'Arezzo; il primo, una vera enci-clopedia;

la seconda, una enciclopediacircoscrittaalle cose astronomiche.

64. Dato pertanto tutto cotesto, cio" il disegnodelle enciclopedienostre molto somigliantea quello delle orientali,e notato che certa

parte del loro sapere deve loro provenireda libri d'Oriente intanto che

esse ne ricordano gliautori accanto ai classici e ai cristianiche pur cono-scono,

e trovato ancora che appunto quegliautori son quasi tuttipersiani,sebbene abbiano scritto in arabo, mentre le loi'Oopere o nel lesto arabo,

0 nelle versioni ebraiche e latine,si sono divulgateper l'Occidente,restano

ancora da trattare due punti.Resta da vedere se nella letteratura persiana,in quellascrittain persiano,v'ha pure qualcheenciclopediache sia sorella

contemporanea delle nostre. Sar" questo ilprimo punto. E resta da vedere

(e sar" questo il secondo)se " pur possibiledi trovare, se non la proba-bilefonte comune, almeno qualchevecchio libro persianoo pehlevicoche

possa considerarsi come il pi" antico esempio d'una vera enciclopediascientifica.Sarem molto brevi nel trattare il primo punto, intanto che al

secondo dovrem dare maggior lunghezzadi trattazione.

65. Adunque, chi ha studiato un poco di letteratura persiana,si ricor-der"

del poema di Sen"i, il Giardino della verit",che, essendo uno dei

pi" antichi poemi mistici,anzi il pi" antico (e Sen"i " del dodicesimo

Page 468: Storia della Poesia Persiana

460 CAPITOLO NONO

secolo),reca un tratto suo particolareche lo distinguee separa da tutti

glialtri grandi poemi n:iisticiposteriori.Perch", laddove questiultimi

sono mistici e allegoricie ascetici soltanto,quellodi Sen"i tocca di tutto

il sapere ed " una vera enciclopedia,molto vasta e copiosa.Sen"i parlaconfusamente di filosofiae di teologia,della natura della fede e dell'amore,delle erbe e del vino, di cose di grammatica e di astronomia accanto alla

dottrina dell'unione con Dio, della vita mistica e contemplante,e di mille

altre cose, introducendo ad ogni tanto sue narrazioni e storielle d'ognigenere e d'ogniorigine.Anche si ricorder" d'un'altra enciclopediaper-siana,

in versi, la Coppa di Gemsh"d, del poeta Avhadi che visse nel

decimoquarto secolo,e che, pur tenendosi con maggior predilezionenel

campo morale, raccolse in quel suo poema tutto ilsapere dei tempi suoi,adornando e abbellendo la trattazione coi solitianeddoti e racconti. Ora,in questidue esempi che non dovrebbero esser soli se tutta la letteratura

persianaci fosse pervenuta e se quellaparte che c'",fosse tutta nota,

incontriam ripetutoappunto lo slesso fattodelle nostre enciclopediemedie-vali.

Queste medievali nostre e quellepersianeprocedonoallo stesso modo

e sembrano derivare da un'origine comune che non si sa bene quale;hanno lo stesso disegno,la stessa struttui'a,e, con questo, la stessa con-gerie

di cose; si assomiglianonella forma, nei titoli,foggiatiquasisempresecondo metafora, dei qualiinutilmente si cercherebbe alcun esempionelle letterature antiche; adoperano l'allegorianella stessa maniera;

sembrano aver l'intento comune di salire,come quelladel Neckam, dalle

cose naturali alle soprannaturali,dalle caduche alle eterne. Perci" cre-diamo

che non si possa punto dubitare che anche queste enciclopedie

persianediscendano da quellealtre,persianeanch'esse,ma scrittein arabo,

del nono, del decimo e dell'undecimo secolo,di Ab" Maashar, di Al-R"zi,di Al-Fergh"ni,di Al-Ghaz"li,che sono appunto queglistessiautori orien-tali

citati dai nostri nel Medio Evo. Dato il qual punto, ognun vede chia-ramente

che le correnti son parallelein Oriente e in Occidente e quasi

contemporanee, avendo di poco la precedenzal'orientale.

66. D'altra parte si osservi bene anche questo particolare,cio" che

abito e carattere comune di tutte queste opere " stato quellodi raccoglier

sempre tutto il sapere del tempo, salvo poi il caso di far prevaleree pre-ponderar

quellaparte di cui " maggiormente sollecito l'auton;. Per tal

ragione" avvenuto che presso qualcuno ha prevalsola parte filosofica,o

la mistica,e presso altriquellaschiettamente scientifica,e presso altri la

storia,intanto che il carattere fondamentale dell'opera" rimasto pur

sempre lo stesso. Per", presso gliorientali,prevalgonole scienze naturali

in Al-R"zi, in Ab" Maashar, in Al-Kergh"ni,laddove in Al-Ghaz"li pre-valgono

la filosol"ae la teologia;e presso i nostri l'astronomia e la geo-grafia

e la cosmografia prevalgonoin Frate Ristoro d'Arezzo, e nel Neckam

prevalela dottrina mistica,e in Brunetto l'allegoria.Ma l'allegoriae la

dottrina mistica dovettero esser partied elementi venuti e aggiuntiin

Page 469: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE RELAZIONI TUA LA POESIA PERSIANA, ECC. 1(31

tempi posteriori,intanto che la descrizione del mondo materiale e morale

qualeesso ", dovette necessariamente precedere,e forse precedered'assai

tempo. Veggasi pertantose nel vecchio Medio Evo orienlale pu" trovarsi

qualcheesempio di enciclopedianaturale,geograficae storica,anteriore

a tutte queste altre,e vengasi cos" al secondo punto della questioneaccennata avanti.

67. La letteratura pehlevicaha un vecchio libro che " tutto una enci-clopedia

di cosmografia,di geografia,di storia naturale e di storia vera,

cio" il Bundehesh. Questo nome persianoche in pehievicosuona Bun-

dahis"m, significaFondamento o Principiodella creazione,ed " titolo

molto appropriatoper un libro che descrive lutto quanto il mondo. Perch"

esso, per trentaquatlrocapitoli,parladella creazione,delle stelle,dei ten-tativi

fattida Ahrimane per invader la creazione buona di Ahura Mazd",

e passa a dire dei pianeti,delle costellazioni e dei climi che sono sette,

intanto che noi,uomini, abitiamo quel di mezzo soltanto. Toccando poidelle battagliedei Geni buoni coi Devi o demoni, nelle qualile stelle

cadenti sono le lancie dei Geni, dice dell'originedei mari, e passa a dire

di altri assalti di Ahrimane, la cui venuta sulla terra fece nascer le

montagne, e per"dice delle montagne e tutte le enumera noiosamente,e passa ai mari e poi aglianimali e poi agliuomini, della generaziondei qualiva discorrendo con particolarimolto curiosi. Parla dei diversi

fuochi che sono in cielo e in terra, nelle piante,negli animali, nei

minerali, e descrive certe cose strane, come il mitico albero G"karn (ilGaokerena dell'Avesta)che cresce in mezzo al lago Fr"khu-kart e dal

quale si formeranno poi i corpiimmortali al giornodella risurrezion dei

morti, e come l'asino da tre gambe che abita appunto in mezzo a quellago.Vengono poi i fiumi,le acque e gli umori tutti,vegetalie animali,

poi i laghi,tutti pure noiosamente e aridamente enumerati; seguono gliorsi e le scimie con le loro genealogie,e intanto,secondo un antico con-cetto

zoroastriano,si ricordano i diversi capio duci che presiedonoallediverse cose create. Dicesi poi dei mesi e delle stagionidell'anno e delle

divisioni del tempo; dicesi anche delle piante,poi si passa d'un salto a

toccar dei vizi e dei difettiumani, procreatidai demoni. Detto poi ancora

dei diversi climi e toccati i loro segniparticolari,si passa alla risurrezion

dei morti sulla fine del mondo presente,poi finalmente alla genealogiadei re Irani,alla discendenza di Zerdusht, che " Zoroastro,e il libro si

chiude con alcuni computi cronologiciintorno alla durata del mondo e

con un breve sunto di storia dal principiodel mondo alla venuta degliArabi che conquistaronola Persia nel 650 dell'Era volgare.

68. Queste sono le cose contenute in questo libro singolare,brevissi-mamente

esposte da noi,serbatone l'ordine tuttavia. Dall'insieme delle

qualie dalla loro natura si pu" facilmente vedere che v'ha somiglianza

grande(vorremmo dir parentela)tra questavecchia enciclopediaj)ehlevicae le persianee le arabe,e, per conseguente,tra essa e le pi"lontane d'Occi-

Page 470: Storia della Poesia Persiana

462 CAPITOLO NONO

dente. Con questo, intanto,non " tolto die ogni enciclopediaabbia suoi

punti e segniparticolari,anzi sarebbe cosa molto strana quando appuntoci" non fosse. Perci",laddove le occidentali v'hanno introdotto di loro

proprioe idee cristiane e racconti di storia occidentale,specialmente

romana, e sentenze e postulatidi scrittori pagani e di ecclesiastici,le

mussulmane v'hanno introdotto idee mussulmane e tutta la vecchia storia

persianacon l'araba,le leggendedi Maometto e de' suoi primi seguaci,ele m"stiche,e questesono le persiane,v'hanno fatto infiltrareidee mistiche

e panteistiche.Ma il Bundehesh pehlevico" zoroastriano,e per" serba le

sue idee zoroastriane e per molte di esse mette capo all'A vesta, intanto

che esse restano sue soltanto,destinate a scomparire,come s'intende,nelle altre enciclopedieinformate ad altra fede religiosa.Molti,tuttavia,di queglierrori che fanno sorridere di compassione i nostri quando li

incontrano nei nostri libri,trovansi pure, grossolanicome sono, nel Bun-dehesh,

e gi" di sopra abbiam ricordato quellodelle stelle cadenti. Se

pertanto Onorio di Autun dice i terremoti esser cagionatidalla forza dei

venti che chiusi in luoghicavi, mentre tentano di uscire,scuotono la

terra,ecco che tutto ci" " pur detto e confermato dalla scienza pehlevicae trovasi nel Din-kart,arido libro di casistica zoroastriana. Se lo stesso

Onorio dice che l'aria " tutta abitata da demoni e che la terra " cinta

dall'Oceano;sappiasiche la prima " pur vecchia dottrina persianacheanche Diogene Laerzio,nella vita di Pitagora,dice essere stata insegnatadai Magi,e che appunto, secondo il Bundehesh, la terra,che " quellodei

sette climi che occupa il posto di mezzo, " tutta circondata dal mare in

modo che aglinomini non " dato di passar neglialtri.Pure nel Bundehesh

" detto che il sapor salato delle acque marine proviene da mille e mille

insetti nocivi morti, che, in una grande inondazione seguitaad un com-battimento

fra T"shtar,cio" Sirio,e Apaosha,che " ildemone della siccit",

imputridirononelle acque e tutte le inquinarono.Anche vi si parla d'un

caprone che reca un corno solo e ha tre gobbe; e vi si dice essere il

cane assai miglioredell'uomo,perch" ha scarpe di suo, vesti di suo, e

guadagna da s" ed " amico dell'uomo; e vi si dice in che modo gliuomini siano nati dalle piante(ci" che " anche antico concetto indo-germanico,

trovandosene un cenno anche nella cosmogonia dell'Edda

scandinava).Vi si parladell'asino da tre gambe, da sei occhi,da nove

bocche,da due orecchie e da un corno solo, che si ciba di cibo celeste

ed " tutto puro e sta in mezzo al lago Fr"khu-kart. Egli" alto come il

monte Arveiid,e con le orecchie sue copre tutta la |)rovinciadel M"zen-

der"n; quando raglia,tutti gli esseri acquaticifemminili ingravidano,intanto che le femmine degl'insettinocivi acquaticidisperdono;(piand'egliorina nel lago,l'acquadel lagodiventa pura e tale diventa per lutti i laghidei sette climi. Vi si parladi gallie d'altriuccelli,di tori,di pesci,di mostri

favolosi,e vi si notano laghiche inghiotlouotutto ci" che di vivo si gettain loro,mentre rigettanotutto ci" che di morto si gettanelle loro acque.

Page 472: Storia della Poesia Persiana

464 r.APITOF.O NONO

questo punto, crediamo che non vi sia pi" ragione per dubitar del Bun-

deliesh come di enciclopediascientit"ca che precede di tempo a tutte le

nostre, che forse,per queMa parte di dotti'ina e di disegno che " di origine

orientale,ne sono una lontana e quasi non pi" riconoscibile trasformazione.

70. A questo punto, poich"veramente non ne sapremmo un altro pi"

acconcio, vogliamo ricordare una visione pehlevicadella vita futura. Essa

porta il titolo pehlevicod" Art" i Vir"f-N"mak, cio" il Libro di Arda

figliodi Vir"f,arido e monotono libro che descrive i godimenti dei buoni

in paradiso e le pene dei malvagi nell'inferno. Vi si leggea principioche

Ardesh"r P"pek"n, quando sali,nel 222 dell'Era nostra, al trono di Persia,

per accertar s" stesso e il popolo suo della verit" e della santit" della reli-gione

zoroastr"ana, chiese e volle un miracolo. Allora Arda, sacerdote e

savio di fede immacolata, entrato in un tempio e purificatosi,rest" sopito

per sette giornie sette notti,dopo di che, alla presenza del re, fatto venire

uno scriba,raccont" e dett" le cose che aveva vedute nell'altra vita. 11

Fuoco santo, cio" il Genio del fuoco,l'aveva guidato per i regni oltramon-

dani mostrandoglii buoni premiati e i rei puniti,finch", ricondotto alla

fine nel cospettodel creatore Auharmazd, cio" Ahura Mazd", la soverchia

pienezzadella luce glitolse ilvedere s" che la mirabile visione cess" d'un

tratto. E questo un punto singolaredi somiglianza con la Commedia di

Dante, la cui visione cess" appunto nel momento ch'eglisi affissava nella

luce di Dio, e il Bartht'Iemy,traduttore francese del libro pehlevico,ne nota

altri molti. Ma noi non li registreremoqui,parendoci non molto impor-tanti,

paghi come siamo d'aver mostrato che anche la Persia possiede un

libro che contiene una visione della vita futura e al quale spetta pure un

posto nella vasta schiera delle visioni medievali d'Oriente e d'Occidente,

state gi" esaminate dal professored'Ancona con tanto acume e con tanta

dottrina. Del resto, non vuoisi tacere che il libro pehlevicodi Arda non

si crede da alcuni essere libro originale,s" bene una ricomposizione, con

idee e concetti di dottrina zoroastr"ana, di un libro apocrifogreco del terzo

0 quarto secolo,di cui v'ha pure una versione etiopica,detto l'Ascensione

al cielo d'Isaia profeta.Anche nel concetto della montagna del Purgatorio,col paradiso terrestre sulla cima, " qualche sentore non dubbio di tradi-zione

orientale. Veggasi perci",nel volume terzo del Giornale della Societ"

Asiatica italiana,una dotta scrittura del De Gubernatis ilquale, incontra-stabilmente

secondo noi, dimostra che la bella montagna che si dislaga

verso ilcielo,non " altro che ilmonte dell'isola di Ceylan,sul quale la tra-dizione

mussulmana colloca appunto ilparadiso terrestre e mostrala sacra

orma del piede di Adamo. Secondo altri,ci" non sarebbe. Allora, Iddio ne

sa meglio di noi, diremo coi Mussulmani quando s'incontrano in questioni

controverse.

Page 473: Storia della Poesia Persiana

LE S(".MI(iMAN/K E LE HELA/.IOM TliA I.A l'OKSlA l'KIlSIANA, ECC. 465

5. Le somiglianze nelle forme poetiche.

71. Poich" non possono negarsii commerci frequentidegliOccidentali

con gliOrientali,si pu" domandare davvero se quelli,quando ritornavano

nel loro paese, riportavanodall'Oriente denari e derrate soltanto quandoerano mercanti,o cicatricisoltanto quand'eranocrociati,o soltanto annunzi

a Roma di conversioni quand'eranomonaci, andati a predicareilVangelo." certo che portarono di l" molte altre cose, perch"i mei'canti genovesi,

amalfitani,pisani,veneziani non eran tanto chiusi dell'animo e della mente

che, apprese le linguedell'Oriente,non ne riportasseroin patria(jualchebel racconto; n" i predicatorifrancescani e domenicani tanto eran zelanti

della fede,che non potesserodare ascolto,per ritenerlo,a qualcheapologomorale e non leggesseroo portasserocon s" qualchelibro celebrato della

sapienzaorientale;n" i crociati di tutta Europa tanto erano invasati d'odio

per gliinfedeli che non potesseroascollare con ammirazione e piacerecjualchecanzone d'amore e ricevere,essi,statirozzi fino a quel tempo,

qualchecostume nuovo e gentile.Ora, se per vie poco conosciute a noi ci

poteronvenire le favole e le novelle dell'India,e dalla Persia i pi"bei sog-getti

del romanzo d'amore; se i postulatidella filosofiaaristotelica,gua-stata

di panteismo e di misticismo, per mano dei Mussulmani e dei dottori

ebrei vennero in Occidente ad attizzar la guerra della Chiesa con l'eresia,non sivede ragioneperch"possa ancora dubitarsi come certe forme esterne,

peculiaridell'arte poeticadi quei tempi,siano pur venute dall'Oriente.

Perch",in arte,non pu" mai tanto separarsila sostanza della forma, che

di questa,in certe migrazionidi quella,quellapure non ne serbi alcuna

traccia manifesta. Anzi " condizione essenziale della sostanza iltrar con

s" la forma nella quale essa sostanza ebbe da principiola sua veste pro-pria

e genuina.Cosi,pei-Jichiarar con un esempio ovvio questo nostro

pensiero,la vecchia favola indiana,dettata sempre con istilemolto artifi-cioso

laddove si descrivono luoghiameni e ridenti,o cose nuove e leg-giadre,0 luoghie persone di cui isegniparticolaridevon forte imprimersi

nell'animo di chi legge;la vecchia favola indiana,diciamo,non pot"andarlontano,come and",se non a pattodi menar con s" questo tratto parti-colare

ed essenziale della sua forma. Per" artificiosissimenello stile,fatte

pocheeccezioni,sono le novelle persiane,e artificiosissimein certe descri-zioni

sono quasitutte le novelle nostre, recanti,in questo particolareun

segno manifesto della loro origineantica e lontana. Ora adunque trattasi

di vedere,in questapartedel nostro scritto,se pure qualcheforma poetica" venuta a noi dall'Oriente,se qualche modo o atteggiamentodell'arte

poeticamedievale non " di origineclassica,ma orientale,intanto che

cercheremo se tale o tal altro genere letterario ne portaqualche traccia

pi" vera e manifesta di qualche altro,e per qualiragionitutto cotesto

possa essere avvenuto. Ma prima,perch"cisi dia fede maggiore,vogliamrecare innanzi una testimonianza molto autorevole.

30 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 474: Storia della Poesia Persiana

4(56 CAPITOLO NONO

72. Federico Diez,nel suo libro sulla poesiadei trovatori,dopo die

ha notato giustamentecome la vecchia e popolarepoesia di Provenza,

quelladei saUimbanchi, dei mimi e dei menestrelli,era consentanea all'indole

rozza e ruvida di queitempi anteriori all'undecimo secolo,seguitain questamaniera: " Soltanto con l'andar del tempo erasi inavvertitamente mostrato

certo fenomeno per ilqualeha principioun nuovo periodo nella storia

del Medio Evo. La ruvidezza che era stata il segno peculiaredella nobilt"

sino all'undecimo secolo,si addolc" d'un tratto e cedette ad un modo di

vivere pi" gentilee intellettuale che omai incominci" a dominare nei

castelli dei principie dei nobili. Attesta la storia che questo ingentilirsi,

noto sotto il nome di costume cavalleresco,era stato gi" apparecchiato,intorno alla met" del secolo undecimo, dall'ordine formale della cavalleria

e poi interamente confermato per opera della prima crociata. " Un feno-meno

come questo, che conduceva con s" un'et" nuova, non poteva

mostrarsi senza che nella poesianon destasse uno spiritonovello. La poesiadei cantambanchi non era pi" atta ad appagare ci" che volevano inobili,

i qualiomai desideravano un gusto poeticopi" fine,perch"allora soltanto

sorse una poesiapi" artificiosae pi"i-affinata,che,nata dallo spiritodella

cavalleria,oper" poi su di essa potentemente." Appunto nella Francia

meridionale essa apparve per la prima volta. Soltanto questa terra illustre,

rallegratada tutte le gioied'un cielo sempre sereno, che superava quasitutte le altre provincied'Europain cultura,in buono stato e in interna

pace, fu la culla dello spiritocavalleresco,che quiappunto, pi"che altrove

e pi" presto,si congiunseai godimentidella vita,al diletto per lo splen-dore,al culto della donna, e per"congiunsein s" le condizioni necessarie

della poesiaartistica.Qui appunto,al principiodelle Crociate,lo spirilocavalleresco era gi" cresciuto fino alla sua piena maturit",e intorno a

quelmedesimo tempo vediara gi"impressoilcarattere di quellapoesianei

versi di Pietro Rogier e de' suoi contemporanei.L'anno 11 40 pu" appunto

segnar l'et" del peculiareinformarsi di essa. " Se non che noi possiamoriandarne indietro la storia anche per pi" decine d'anni. Le canzoni del

rinomato conte Guglielmodi Poitiers che tra i primi prese la croce, fanno

veder quest'artenel momento del suo nascere in quanto esse, oltre il

consciente sforzo per l'artificiosit",recano l'improntad'una semplicit"

grande....Un'antichit" maggiore della poesiaartistica non possiam noi

determinare,perch"nessun'altra circostanza vi accenna, e itrovatori stessi,

essi che tanto spesso si riferiscono ai loro predecessori,non ricordano

alcun altro poeta pi" antico di questo a noi conosciuto "". " E ancora:

" E viene innanzi la domanda da qual ceto " uscita questa poesia d'arte.

Certamente vi hanno dato l'occasione i nobili,non solo mediatamente, in

quanto appunto lo spiritodel ceto alto aveva prodottoquesta poesia,ma

anche immediatamente col farne udire il primo accento. Cotesto viene

stabilitodalla storia,perch"ambedue i pi" antichi poetiartisti,il Conte di

Poitiers e ilcontemporaneo e amico suo, ilVisconte Ebles di Ventadour,

Page 475: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIOM TRA LA l'OESLV l'EUSL\NA, ECC. 4"i7

appartengono a questo ceto. Se non che la gente che era a' servigideinobili e che viveva nelle loro corti,s'impadroniben presto di quest'artenuova di poesiae cant" le lodi de' suoi protettorie delle sue protettrici,intanto che per tal modo aveva trovato un espedienteper entrar nella loro

grazia; e questa gente fu quellaappunto che ebbe poi ridotto questa poesiaad essere tanto un'arte quanto una [uaniera di guadagno "

.

73. Donde abbia prese le mosse, se non l'ispirazionecome suol dirsi,

questa poesia nuova, non bene si vede ancora; non per" dalla vecchia

poesiaclassica,trovandosi che appunto ilDiez,che pur conosceva a fondo

la poesia trovadorica,quando parladi certe forme poetiche,esce in una

sentenza generaleche risguardatutta la poesiaprovenzale,dicendo che

a questa poesiaprovenzalela classica era nulla di pi"che sconosciuta. Del

resto se, come vedremo appresso, tra la poesiatrovadorica e certa poesiaorientale gi" in fiore da tre secoli non poche somiglianzevi sono, e se

appunto al tempo delle Crociate si deve riferirequel nuovo movimento

poeticoa cui avanti si accennava, e se, come attesta il Diez, i pi" caldi

cantori delle Crociate furono appunto i trovatori provenzaliche quasitutti

presero la croce, a questo punto necessariamente e inevitabilmente ritorna

da s" la domanda che ci slam fatta al principiodel presenteparagrafo.Cio" se questicrociati,nobili,principi,trovatori che fossero,come ebber

veduto lo splendoredi certe corti d'Oriente e gustatoalcun che di quella

poesialontana,non ne portai'oncon s" qualchetraccia con cui iniziarono

una nuova poesiavolgarenel loro paese, tutta artificiosa,aulica e corti-giana,

E intanto perch"dimenticheremo noi la Spagnae il lungoabitarviinsieme per tanti secoli e l'andare e ilritornar di qua e di l",per quelleProvincie,di Cristiani e di Mussulmani ? " noto che un arcivescovo di non

sappiam quale citt"di Spagna si lamentava che ogni dotto al tempo suo

sapeva compor canzoni d'amore in arabo, intanto che trascurava la Scrit-tura

e le opere dei Padri ; ed " nolo, e lo dice il Mariano, che anche i

pescatoridi queltempo sapevano cantare, in Ispagna,in arabo e involgare." poi certo che battezzati e circoncisi non sempre si combatterono;anzi,nelle tregue frequenti,ebbero tra loro e colloquie ritrovi comuni, onde

la corte di qualche principecristiano in Occidente e qualchealtra trapian-tatain Oriente troppo dovettero formicolare di guerriericristiani e di

pagani,di monaci e di dottori maomettani, di trovatori e di poetisara-ceni,

perch" nulla,proprionulla si dovesse prendere e dare in prestitoscambievolmente. Anzi, in questo caso, quelliche pi"dovettero prendere,furono i cavalieri di Cristo,che, venuti rozzi,duri e incolti,tornaron poia casa ingentiliti,pienid'ammirazione per lo splendore,per il lusso e le

delizie dei principid'Oriente.

74. E tanto ne furono ammirati, che tutta,si pu" dire,la letteratura

occidentale di quel tempo risuona delle lodi del pi" grande dei principi

orientali,di Saladino,considerato come ilpi"generoso e illustre signore,come ilpi" magnanimo e gentilcavaliere. Intanto,la medicina s'insegnava

Page 476: Storia della Poesia Persiana

""G8 CAPITOLO NONO

da dottori mussulmani nelle scuole dell'Italiameridionale,e per ilre Rug-gierodi Sicilia si componevano libridi geografiain arabo, e la poesia

araba era tanto intesa in tutte le corti meridionali d'Italia e di Spagna, e

tanto era venuta in voga, che il Petrarca,infastidito,dovette dire ch'egliodiava gliArabi e i loro poeti;e glieretici di Provenza,come osserva il

Bartoli,erano in commercio di idee con Ebrei e Mussulmani, e i Valdesi

procedevanodai lontani Manichei di Persia. " impossibiletutto questo,

ripetiamo,senza che nell'arte e nella poesia,in tanto stare insieme,sisia

dato e preso scambievolmente? Quello poi che " pi"importanteda notarsi,si " che,posto che ilcambiarsi improvvisodelle corti austere di Francia e

di Provenza in allegrie gentiliritrovicada nel tempo delle Crociate quando

pi"immediato era ilcommercio con l'Oriente,le corti d'Occidente appuntosi cambiano in quanto imitano quelled'Oriente. Anche le corti di Federico

secondo e di Manfredi,pi"tardi,parvero corti veramente saracene tra-piantate

in Siciliae in Italia.

75. Del resto, ognun sa quanto splendidefossero le corti orientali.

Quando i Mussulmani, smesso l'anticoe fiero e rozzo costume, ravvivarono

la vecchia cultura persianain Bagdad al tempo degliAbb"ssidi,e quandola corti persianedei S"m"nidi e dei Ghasnevidi nel Kliorassan e a Ghasna

gareggiaronocon quelladi Bagdad,l" si raccolsero i miglioriingegnidel

tempo. V'erano gare di sapere nel cospetto del potente signore,tenzoni

di poetie disputedi filosofi,intanto che la maggior tolleranza le promosse

e mantenne. V'erano feste con canti e danze di fiinciulle,con letture di

poesied'amore, di canti epici,di canzoni laudatorie;poi improvvisardi

poeticortigiani,e indovinar di enigmi,e giocardi scacchi,e cene e conviti

festosi,e doni di vesti splendidee manate di dramme d'oro a chi mostrava

ingegno maggiore.76. Veggasiora ci" che fecero le corti occidentali,venute a conoscere

lo splendoredi quelled'Oriente. Ammisero tosto poetie dottori,alcuni

anche mussulmani come fecero le corti di Sicilia e di Spagna; e intanto

i poetivi recitavano lor versi e i cantori cantavano, e i cavalieri e le dame

giudicavano,e c'eran tenzoni e disputesottili,e giuochie feste,e insomma

ogni maniera di divei'timento profano.Ecco intanto ci" che dice,seconda

ilDiez,Raimondo Vidal in una sua novella: " Sire Ugo di Mataplanatro-vavasi assai bene in sua casa, cii'condato da potenticavalieri ; vi si man-giava

e vi si dava piacere,e qua e l" per le sale si giocavaagliscacchi e a

dama su tappetiverdi,rossi e azzurri. Graziose donne erano presenti,e

gentilee cortese era il trattenimento. Ecco, l" entrava un cantor di piace-voli

cose, leggiadramentevestito; dal modo con cui egliandava incontro al

signor della casa, si vedeva ch'eglisapeva ben comportarsi.Allora eglirecava innanzi dei canti e rallegravain varie guisela compagnia ". " E

Arnaldo Marsan, sempre secondo ilDiez,descrivendo una festa di corte,

cosi diceva: " Noi ci rendemmo nella sala a giocarvia scacchi e a dama,

ad ascoltarvi canti e racconti,dei qualimille furon recatiinnanzi,porgen-

Page 477: Storia della Poesia Persiana

L": SOMHILIVNZK K LK DELAZIONI TUA LA FOKSIA PERSIANA, ECC. "G9

dovisi molla attenzione. Cosi noi diii'amnio fino al trannontar del sole,

quando fummo chiamati a desinare nella gran sala "". Leggasiancora ci"

che scriveva Alfonso decimo di Castigiia,nel 1275, a Giraldo Riquierche

appunto ne l'aveva richiesto,intorno ai giullarie ai trovatori,e veggasianche come ildotto re poeta,nel definire gliufficidi questie di quelliin

corte, venga ricordando molti dei costumi cortigianid'allora che perfetta-menteconsuonano con quanto abhiam pur detto or ora.

77. Giuocavasi adunque, nelle nostre corti,agliscacchi;ma il giuoco

degliscacchi,allora tanto gradito,appunto venne a noi dalla Persia che lo

ricevette dall'India nel sesto secolo,regnando Chosroc ilgrande; e vegga-

sene la storia dell'invenzione nel poema di Firdusi. Gli stessi nomi che vi

siriferiscono,son quasituttiorientali,tra iqualiscacco (inpersianoshah)

significare per l'appunto,e scaccomatto {sMh-m"t; mot " arabo e signi-ficamor") vuol dire : ?7 re " morto. Anche glistromenti ad arco con cui

si accompagnavano i cantori nelle corti nostre, vennero loro intorno al

decimo secolo,secondo Gastone Paris,dai cantori e dai musici arabi,forse

di Spagna,che prima li avevano ricevuti dalla Persia. Anche in Persia,come da noi, le canzoni d'amore si solevano accompagnare col violino

suonato con l'arco;per"Fakhri,un lirico persianodell'undecimo secolo,cosi dice in alcuni versi citatidal VuUers :

Un compagno vogl'ioche bei concenti

Sappiadi giga,per ch'io poi,con suoni

D'aho e ililiasso,l'amor mio commenti.

E notisiintanto l'espressionetecnica di alto e di basso che " pur tale e qualenel persiano.Anzi non vogliam lasciare di osservare ancora come, nel

linguaggiomusicale nostro del Medio Evo,ginocaree suonare si esprimanocol medesimo verbo,come anche oggisi pu" vedere nel francese,nell'in-glese

e nel tedesco,trovandosi anche,quanto al tedesco,che ilsuonalordi

violino dei Nibelunghi,Volker, vi " spessissimevolte designatocol nome

di spilmanche significaad un tempo e giuocatoree suonatore. Ora,anche

nel persiano il verbo nwdMitan significag'mocare e anche suonare, e

forse ilverbo arabo lail)ache ha pure questo significatodoppio,potrebbeessere l'intermediario traduttore tra ilpersianoe le lingued'Occidente.

Anche il liuto ci " venuto dall'Oriente,e lo dice il nome stesso che "

arabo, al-"d con l'articoloal,donde lo spagnuolo a"aud e l'italiano?6?^^o

e liuto.

78. E per", tenendo tutto questo dinanzi alla mente, tutto questo

costume profano,e come tale riprovatodalla Chiesa,venuto improvvisa-mentea cambiar la vita delle corti di Occidente intorno al tempo delle

Crociate,fortemente c'indurrebbe a pensare che esso sia venuto d'un tratto

dall'Oriente. Perch",cei"tamente,la pompa e lo splendoredi quellecorti

mussulmane dovettero far stupirei nostri cavalieri;e alcuno di loro,d'alti

e nobili sentimenti,vedendo la magnanimit"e grandezzad'alcun principe

Page 478: Storia della Poesia Persiana

470 ('..M'ITOLO NONO

mussulmano (edi ci" vi son mille aneddoti sparsiper tutte le scritture del

tempo), ben dev'essere stato acceso di forte desiderio d'imitarlo dispen-sandoe donando largamente,accogliendoe festeggiandopoeti e uomini

d'ingegno,mostrandosi tollerante verso qualunque forma o abito di reli-gione.

E, del resto," pur leggestorica che la gente rozza e incolta sempre

impara molto dal trovarsi accanto ad altra gente pi" colta e civile,anche

se nemica; e, d'altra parte,ilmutarsi del costume cortigianodi queltempoappunto pi"facilmente pot" farsi perch"ristrettoalla corte, dove potevafarsi d'un tratto,ci" che non sisarebbe potutoquando avesse dovuto cam-biarsi

tutto intero ilcostume d'un popolo.79. E la poesianon pot"essere che cortigiana,dopo quel tempo, in

Francia,in Provenza,in Italia,come in Oriente fu cortigianatutta la poesiamussulmana. E d"ciam mussulmana nel senso che abbiam determinato nel

primo paragrafo di questo capitolo,comprendendo con quel nome tutta

la poesiadettata in linguaaraba,di Arabi, di Persiani,di Siri,di Egiziani,di Marocchini,di Mussulmani di Siciliae di Spagna,e poi la persianapro-priamente

detta,dettata in persiano.Essa era cortigiananon tanto perch"vivevano in corte quelliche la coltivavano,quanto perch" animata tutta

quanta da idee dalle qualiilpopoloera lontanissimo e allenissimo;e cor-tigiana

era pure, per le ragionimedesime, la poesiaprovenzale,della quale

appunto cosi dice ilGraf assai giustamente:" La poesiaprovenzale,fu una

poesiaessenzialmente aulica e cortigiana,dal principioalla fine. Nata e

cresciuta lungida ogni popolareinflusso,nutrita di sentimenti e di idee

che non furono,u" potrebberoessere popolariin nessun tempo, essa rifugg"

sempre dal popolo,e fu vaga sol delle corti,e cerc" solo ilfasto e le raffi-natezze

del viver signorilee cortigianesco". E veramente, per non toccar

che un punto solo,anche l'amor mistico dei poetid'Oriente e d'Occidente,

con tuttique'suoi pensierisottilie reconditi,con tutto quel suo linguaggio

allegoricoe figurato,come non era che frutto di certa scuola artificialedi

idee,di dottrine,di pensieri,cos" non |)otevatrovar interpretie intendenti

che in un cerchio di gente molto angusto.80. Perch" l'artificiomolto studiato e lambiccato " qualit"peculiare

di tutta questapoesia.Essa, in Oriente e in Occidente,si mostr" sempre

molto uniforme e convenzionale, costretta come era ad esprimerconcetti

comuni e gi"da gran tempo fermati e stabiliti,come quellidell'amore. E

l'amore non era il vero amore, ma s" un che di vago e d'indefinito che

traeva a vanamente sospii'aree a delirare un trovatore di Provenza e un

mistico d" Persia per ci" che essi medesimi non sapevano n" conoscevano.

E perch"quei concetti erano comuni e non del poeta,doveva pure ilpoeta,

per dir qualche cosa di suo, trovar frasi e parolenuove; da ci", accanto

all'uniforme concetto ripetutoin maniera non pi" udita,la rima e ilverso

architettatiin foggiatutta nuova, strana e difficile.Se la rima fu artificiosa

in Occidente,veggasila rima dei poetid'amore persiani,che talvolta consta

anche di due e di tre parole,talvolta difficilissime,e dovette aver dato

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472 CAPITOLO NONO

di aver guardatocogliocchi propri,e di avere oggettivatauna sua impres-sione.La sua arte poetica!o lega,lo avvingiiia,lo stringe.Un sentimento

della natura in codeste anime c'",perch"se non cifosse,non amerebbero

tanto di descriverlo. Ma quando ilsentimento deve tradursi al di fuori nel-l'opera

d'arte,le regolelo uccidono,ci" uccidono di soffocazione. " Cosi

presso a poco " dell'amore. Dire che i trovatori non avessero profondoil sentimento dell'amore,sarebbe cosa assurda e smentita dai fatti stessi

della loro vita. E pure anche nell'esprimerel'amore essirimangono sempre

come dentro un formulario,lo guardanosolamente nei suoi caratteri essen-ziali

e generali,e si direbbe che esso, invece di un sentimento che limuove

a scrivere,fosse un pretestoallaloro poesia." La personificazionedel-l'amore

" continua,e par quasi necessaria;e cosi personificato,questosbiadito amore parlae si muove sempre secondo certe l'egoledate;ferisce

colla lancia,feriscecol dardo," ildispensatored'ognivirt",e via di seguito,

sempre egualea s" stesso,monotono, senza verit",senza calore,decrepilonella freschezza deglianni, tisiconella pienezzadella vita. I precetti,le

teorie sulla natura dell'amore sono uno dei tratticaratteristicidella poesiatrovadorica. L'amante deve essere pazientee discreto verso la donna che

ama; e questa discrezione gl'imponeildovere di non nominarla mai nelle

sue poesie,di non fare ad essa allusioni troppochiare che potesserocom-prometterla.

Quindi l'essere amato dal Irovatoi'e non " una donna, ma "

la donna, non una persona determinata, ma un tipo uniforme, sempre

dipintocoglistessicolori,sempre chianjato coglistessiepiteti,che ha sempre

le stesse qualit"fisiche e morali. Essi stanno sempre sulle generali,nondiscendono mai a pittureparticolari,non scolpisconoun essere umano,

ma schizzano nella penombra un che d" mezzo tra la donna e ilserafico,

qualchecosa di aereo e di nebbioso, che non ha palpiti,in cui il sangue

non corre, in cui la vita non s'agita.L'idolo che invocano," sempre smi-suratamente

al di sopra delle cose terrene. Come esso, l'adoratoi'c" sempre

timido e modesto, e non chiede che uno sguardoo una parola,ilpi"tenuefavore. Ad ogni strofe,ad ogni verso della canzone trovadorica,si sente

che il suo comj)onimento non ha traversata l'anima del j)oeta,che ilpoetaanzi scrivendo ha voluto cessare di essere uomo per non essei'e che artista.

Tutto esce dalla testa,poco o niente dal cuore. Il magisterodell'arte "

finissimo,ma la soggettivit"del sentimento manca ".

82. E il Graf non meno acconciamente e pi" italianamente: " Un

amore tutto soavit",tutto eleganza,tutto correttezza e comj)ost(V.za,jiernatiu'a abborrente da ogniviolenza,da ognistoi'tura,da ogniesagerazionedi passione,ignaro dei moti formidabili che possono sconvolger l'anima

di un Werther o di un Otello,ricerca una veste che si confaccia all'indole

sua, e i poeti provenzaliuna ne diedero all'amor loro quale non si

sarebbe potuta desiderai'e pi"acconcia. Molti dei loro canti,e le canzoni

in ispecie,son capolavorid'arte mirabili. Sotto la ispirazionedel soave,

corretto,elegantissimosentimento,ilverso si pondera con istudiatissima

Page 481: Storia della Poesia Persiana

LK so.mi(;li.\n/.k k lk hki.vzio.m ima i.a l'OKsiA i'i;hsiana, kcc. 473

economia, le rime si affrontano,si intrecciano,si rincorrono simili a

schiere di danzati'ici,il concetto si riquadranelle profilatemembrature,le strofe si compartono in simmetrie ciistalline,che compiono illeggiadroedificio,come fanno in suglisportellid'uno stipopreziosole figuregeo-metriche

intagliatenell'avorio e nell'argento". " E ancora: "" L'antichit"

aveva dato alla poesiaun nome che implicail concetto di fattui'ao di

creazione: il poeta " colui che fa o che crea. Appo i provenzaliquelnome " mutato e ilsuo luogo " occupato da un verbo. Questa mutazione

non " senza qualcheimportanza,giacch"dei'iva in parteda un'alterazione

di concetto e di denotazione. Trovare {trobar)vuol dire in provenzalefareesercizio di poesia,e trovatore (trohaire,accusativo trohador)" colui che

trova. Ora, queste due denominazioni non disdicono ad una poesiache,lavorando intorno ad un tema invariabile,non aveva a far altro che cercar

e trovar le rime, i modi d'espressionepi"acconci,le forme pi"leggiadre" pi" nuove ". " Ridiciamo anche una volta che in tutte queste paroleora riferite,fatte pochissimeeccezioni,non ce n'" alcuna che non si possa

riferire anche adeguatamente alla lirica persiana,specialmentea quellad'amore; e chi se ne vuol persuadere,pu" leggere.

83. Gi" abbiam veduto innanzi quantisoggettida romanzo sembrano

esser passatiin Uccidente dalla Persia. Ma non " forse possibileche tanti

" cos" lunghil'acconti,e con tanti particolari,abbian potutopassare senza

che abbian recato con s" alcuna reminiscenza della forma, tanto pi" che

il grande movimento epico e romanzesco, come osservano il Justi e

Gastone Paris,in Persia e in Occidente " contemporaneo. In generale,

ogni romanzo d'amore, sia orientale,sia occidentale,s'intitola dai nomi

dei due giovaniamanti dei qualisi narrano le avventure pietose;n" quisar" d'uopo recarne gliesempi, tanto son noti per i nosti'i,tanti sareb-bero

i persiani,gi",del resto,ricordati da noi nei capitolidella poesiaromanzesca e della mistica. Ma spessissimevolte quei nomi sono stati

sceltiper ilsignificatoe per certa corrispondenzache appunto hanno fra

loro per quel significalo.Perci" i nomi di Fiore e Biancafiore,se non

nella loro origineche pot"esser diversa,e quellidi Floriante e di Fioretta,

non devono esser stati preferitie usati a caso, come non dovettero esser

stati usati a caso i nomi di Mihr e Mushteri (Sole e Giove),di Hum"y e

Hum"y"n (Felicee Felicita),di Navr"z e Gul (primo giorno di primavera" rosa)e tanti altrinomi d'altriromanzi persiani.Ora, Gastone Paris, a

propositodi queiromanzi francesi ch'egliafferma d'originegreca e bisan-

tina (e sono d'origineorientale),dice le seguenti cose: -" Tutti questiromanzi hanno in generalelo stilemedesimo e ilmedesimo tono, e hanno

la medesima forma che " quelladei versi ottonari rimati fra loro, due a

due. Lor principalesoggetto" pur sempre l'amore,che, contrastato lungoilracconto, trionfa alla fine.E vi si mescolano avventure innumerevoli di

terra e di mare, incanti, predizioni,trasformazioni. 1 poetipoi li hanno

trattati rivestendoli del colore dei loro tempi. Erano destinati alla

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47-4 (-..M'ITOLO i\(-NO

gente alta ed elegante,e per"lianno cercato in parte di piacereassai di

pi" con lapitturadei costumi,nella descrizione fedele e vivace dei costumi

di essa "". " Anche il romanzo persiano" pienod'avventure di mare e

di terra, intanto che sempre racconta la vita di due amanti perseguitatiche poi riusciranno a lieto fine. K ilpoeta, api)unto perch"mandava

l'operasua ad esser lettaneglieleganticonvegni delle corti,vi fa pompa

grandedi descrizioni line e leggiadredi cose, di usi,di costumi,di ceri-monie,

di palazzi,di giardini,di vesti sfarzose,di suppellettiliricchissime,

e induce sulle cose vecchieil colore dei tempi suoi. Perci",lo stesso Firdusi

che nari'ava le geste deglieroi del bel tempo antico, descriveva,forse

senza ch"eglise ne avvedesse,i costumi della splendidacorte di Ghasna

in cui era accolto;e Niz"mi e Ass"r e Kirm"ni e S"veghie ogni altro

romanziere persiano,narrando vecchie storie che si dicevano pehieviche,vi ritraevano le corti sfarzose del loro tempo. Ma questiromanzi, come i

francesi di Gastone Paris, son pur tutti condotti col medesimo stile e

col medesimo tono, e, quanto alla esterna veste poetica,son pur com-posti

in tanti disticidi cui i versi rimano fra loro;perci"la forma, quantoal distico e alla rima, " perfettamenteegualenell'unoe nell'altro caso.

Quanto al metro, esso " diverso nei vecchi romanzi persianie nei recenti;

perch"i vecchi hanno ilmetro epicoche " quellostesso che gliSpagnuolichiamano di arte maggiore,adoperatoda loro nelle canzoni epiche,avutoforse dagliArabi che l'hanno in comune coi Persiani. Ma i nuovi, come

quellida Niz"mi in poi,cio" dal dodicesimo secolo in poi,hanno un altro

metro, pi"molle, quasiflebile,che qui non si potrebbeadeguatamentedescrivere, e sarebbe anche cosa superflua.Ma ildistico limato resta pur

sempre punto assai notevole di somiglianzatra il romanzo orientale e

l'occidentale.

84. E poich"noi non vogliamo metterci nella intricata questionedel-l'origine

della rima, veggano i dotti fino a qualeet" si pu" alTermar con

certezza che i romanzi nostri cominciarono ad avei'la,pei'ch",quanto a

noi, non potendo dire se i testi pehlevicida cui son discesi i romanzi

persiani,l'avessero o non avessero, ci appagheremo di notar semplice-menteche l'hanno le pi" vecchie e antiche poesie persianee arabe.

Anche la poesiasiriaca,pi" antica della persiana,ebbe l'ima; e se [)are

non ne abbia traccia il maggior poeta dei Siri,Sant'Kfrem,che l"oriintorno

alla met" del quarto secolo,qualchepoeta posteriorene ha alcun esempio

evidente;o forse fu imitazione degliArabi. Perch" trovasi un carme di

Antonio l'elore,monaco siro diTecrilin Mesopotaniia,vissuto nel settimo

secolo,scritto da lui contro i suoi calunniatori,l'esoi'dio del quale "

tutto di senari rimati fra loro,quasisempre due a due. Se poisi dovesse

credere a qualche dizionario persianocitalo dal Vullers,anche il celebre

musico B"rbed che visse ai tempi di re Khusrev Parv"z, cio" al principiodel secolo settirno,componeva canzoni epicheregiecon la rima. Quandoci" potesseveramente accertarsi,l'uso della rima si riferirebbe niente-

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LE SOMIGLIANZE E LE KELAZKIM IKA LA l'OESIA l'EltSIANA. E(X. 47.')

meno che ai tempidella letteratura pehievica,o almeno agliultimi suoi

teuipi.L'Avesta,nel testo zendo, ha non poche assonanze qua e l",stu-diate

evidentemente, che tuttavia non possono considerarsi rime vere,

come talinon possono consideraisi quelleassonanze che pur s'incontrano

anche nei classicigrecie latini.

85. N" dai Greci, n" dai Latini " venuto ai romanzieri nostri del

Medio Evo il disegnoesterno, perch"cos" lo chiamiamo, dei loro poemi,allorquando,distribuendolo per tante partiquante erano le letture o le

recitazioni orali in pubblico,ad ogni ripigliardel racconto invocavano

Iddio e la Vergine,gliAngeli e i Santi,e piamente poi conchiudevano,ritornando alla stessa invocazione e invitando gli uditori ad un altro

cantare. Anzi, a principiodel poema, ponevasiuna acconcia introduzione

in cui s'invocava e lodava Iddio,poisi dicevano le ragionidel comporre

e donde mai si attingevala dolce istoria da narrare, e il perch" della

scelta, non dimenticando mai di far le lodi del graziososignoreal quale

l'operalaboriosa era dedicata. Seguitandoil racconto, ilgaiopoeta soleva

far risaltar di tanto in tanto il significatorecondito di ci" che narrava,

ora mostrando che alcuna volta tutto poteva intendersi per allegoria,ora

ragionandodi morale, e sul finireringraziavaIddio e si volgevaal suo

mecenate, e qualche volta ancora metteva il proprionome e la data.

Tutto questo modo d'ordinare il poema " proprio tal quale anche dei

romanzi persiani.Firdusi e Mz"mi, Kirm"ni e Ass"r, Khusrev di Dehii,

S"veghie Gi"mi, e tanti altri,sempre invocano Iddio da principioe lodano

Maometto e i suoi primicompagni; dicono poi la ragionedel loro poema

e chi l'ha fatto loro comporre e con qual fine essi l'abbian composto,intanto che lodano e incensano ilmagnificosignoreda cui sperano favori

e grazie.Niz"mi poipi" di tuttis'interrompead ognicanto, anzi nel canto

stesso, per far lunghe e patetichedigressionidi morale, per toccar del

significatoallegoricodel racconto. Tutti poi pongono il loro nome e la

data negliultimi versi. Per persuadersidi ci",i pjemi persianison l"quali

sono, e non c'" che da scorrerli.

86. Ma c'" un romanzo italiano,l'Ameto del Boccaccio,che ha una

singolaresomiglianza,so non nel soggetto,certamente nel disegno,col

romanzo persianodi Niz"mi, le Sette Belt". Nel qualeil melanconico poeta

di Gangiaracconta come il re Behr"m avesse fallofabbricare un bellissimo

palazzocon sette quartieri,posto ciascuno sotto l'influenza d'uno dei sette

pianeti,ornato ciascuno di drappi di diverso colore e di gemme di color

diverso. Il re Behr"m, giovane cacciatore,ha fallo collocare nel palazzo,ciascuna in un quartiere,sette giovaniprincipessech'egliha sposate,e

ora, tornando dalla caccia,si reca per sette sere a visitarlead una ad una,

vestilo,ogni sera di colore diverso, intanto che ciascuna " vestita dello

stesso colore del principee trovasi nel quartieredi quellostesso colore.

Allora,ciascuna gliracconta una particolarestoria d'amore, fmita la quale

essa fa l'elogiodel colore che essa veste,dicendo,per esempio,quelladel

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iTC) CAI'ITOLO NONO

rosso che il rosso simboleggia il sangue, la porpora dei i-e. la rosa, le

gote delle belle fanciulle. p]ccoci ora dinanzi un disegno di racconto che

" perfettamenteegualea quellodell'Ameto,nel qualeappunto si racconta

di Ameto, giovanecacciatore,allevato nei boschi,come Behr"m nei deserti

d'Arabia,fra glieserc"zi della caccia e delle armi. Anche Ameto s'inna-mora

di sette donne bellissime,vestite ciascuna di coloi-diverso,ciascuna

delle qualigliracconta poi una storia d'amore. Dicesi che i nomi delle

donne di Ameto hanno significatosimbolico,rappresentandole tre virt"

teologalie le quatti'Ocardinali. Ora, anche ilromanzo persiano,e Niz"mi

gi"inclinava fortemente all'allegoriamistica anche nei suoi romanzi, "

allegoriconei nomi delle sette principesse,ed essi hanno pure significatomorale. Ma ci" che pur fa meraviglia," la circostanza dei sette colori

nell'uno e nell'altroromanzo. Nell'italiano,questisette colori non hanno

significatoalcuno,e il Boccaccio deve aver seguitoquesto particolaredi

non sappiam qualesua fonte,forse senza ch'egline intendesse il perch";laddove, nel persiano,esso ha ben ragionedi essere, perch"si riannoda,

per la dottrina dei sette pianeti,a tutto un vecchio sistema astrologicoe

religioso.N" l'esempiodi un edif"cio a sette colori " il solo in Oriente,trovandosi che Erodoto racconta come il re Deioce facesse cingeredi sette

mura, dipintedi sette colori,la citt" di Ecbatana, volendo simboleggiarvii sette pianeti;e che l'architetto Simn"r, come racconta Niz"mi nel

romanzo le Sette Belt",aveva proposto al re di Hira di fargliun palazzocon cupole,ciascuna di color diverso.

87. 11disegnoadunque e l'orditura dei due romanzi sono egualianche

se ilBoccaccio, seguendo l'indole de' suoi studi e lavorando liberamente

da uomo di genio e non da copista,rienipiil racconto principaledi

Ilriadi e di altri particolaridella poesiaclassica pastorale;ma ildisegno" strano nel suo romanzo, laddove nel persianoogni cosa si trova accon-ciamente

al suo posto. Non diremo tuttavia che egliha attinto a Niz"mi,sebbene Niz"mi, morto nel 1203 dell'Era nostra, glisia anteriore di pi"di un secolo e mezzo; ma, se Niz"mi toglievada qualchevecchio romanzo

pehlevico,il Boccaccio doveva attingereindubbiamente a qualche alli'o

racconto che,venuto da una stessa originecol ])ersiano,era passatoin Occi-dente.

Del resto,il l'omanzo di Behi'"m dovette passare in Occidente assai

presto,trovandosi che Ibn Zafer,in Siciliae nel secolo decimosecondo, in

gran partelo riassumeva nel capitoloquarto del suo libi-o,iConforti politici.88. Passando ora alle forme liriche,ci sembra di |)oterdire die tra

la canzon d'amore provenzale e la ghazela d'amore persiananon trovasi

alcuna somiglianza,perch",anche se in alcuni punti,massime in certe

idee intorno all'amore e in certi modi di esprimersi,gliOrientali s'incon-trano

con gliOccidentali, tulio ci" si deve alta natura slessa dell'amore

che sempre si esprime allo stesso modo anche nella maggior lontananza

di tempi e di luoghi.Poi,la ghazelache " la vera canzon d'amore persiana,fu coltivata e fioriquando i possibiliscambi tra Oi'iente e Occidente erano

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LE SOMICLIA.NZF K LK f.KL \/.IOM TUA LA l'OESLV l'ERSLVN'A, ECC. 4-77

quasi cessati e la poesiapersianagi" coiiiinciava a declinare. La forma

lirica,invece,die fu in onore grandissimoin tutta la poesiaaraba e per-siana

dal settimo e dall'ottavo secolo in poi,fu la qas"da,andata poi in

disuso quando la ghazelacominci" a fiorire.Con la qas"dapertanto cre-diamo

che abbia molta somiglianzail sirventese delle nostre letterature,

perch",esclusi pur sempre alcuni punti molto particolari,tutto ci" che

il Diez dice del sirventese,si pu" dire anche della qasida.Il sirventese,

dice ilDiez,traeva ilpoetadall'angustiadelle paretidomestiche e lo menava

0 sulla piazzao nel campo, laddove eglidoveva o difendere il giustoo

assalir l'ingiustoo sostener qualchefazione o far l'elogioe la difesa della

stessa arte sua. Perci" pu" considerarsi il sirventese come una voce

chiara e fedele dei tempi,intanto che per esso ilpoeta" come posto in un

luogo pi"alto,al di sopra dei contemporanei,donde gliviene certa con-fidenza

per trattar da parie paricoi grandi come loro amico,consiglieree difensore. Anche serviva ad altiuffici,e il poeta lo mandava per qual-cuno

alla persona cui esso era rivolto,acciocch" meglio e pi" presto

toccasse la meta. Per" questo genere poeticooperava ampiamente e lar-gamente,

toccando tuttigliargomentipi"gravi,scendendo talvolta,dall'ac-cento

solenne di maestro morale, a quelloacre e pungente del satirico,

passandoanche al piantofunebre per la morte di qualchepotente o per

qualchegrande sventura pubblica;n" " raro che vi si parlianche d'amore,

come per occasione fortuita. Tutto cotesto dice il Diez del sirventese

provenzale;e tutto cotesto, soggiungiamo noi, pu" dirsi anche della

qasida.La quale fu pure adoperataper trattar di alti afTari in pubblico,nelle corti,nel cospettodi qualcheprincipe,come quando il poeta arabo

Al-H"rith del quintosecolo tolse a difendere con una qas"da,nel cospettodi un principedi H"ra,una causa dei Bekriti contro i Taghlebiti,e come

quando il poeta persianoAnvari mand" per un amico suo una pietosaqas"daal signore di Samarcanda, supplicandolodi liberare il sultano

Sengiar,prigionierodei Ghuzi. La qas"da lodava, qualchevolta anche

troppo,i grandi e i potentie dava loro consigli,e piangevala morte di

qualchegrande o lamentava qualchepubblicasventura, come quando con

Saadi,nel 1258, piangevala presa di Bagdad fatta dai Mongoli,e con

Gebeli lamentava le vittime di un terribile terremoto che distrusse la

citt" di Tebr"z nel 104-2. E l'amore v'entrava non raramente, anzi era

luogo comune a principiod'ogniqas"dapi"antica,laddove nelle posteriori" alquantopi" raro e talvolta " messo interamente da parte.

89. La forma del sirventese e della qas"da" solenne, lenta,ma non

impacciata,e contribuisce a renderla tale ilmetro scelto che " pur sempre

solenne e grave nella lunghezzasua, almeno nella qasida,con una rima

che in essa si ripetead ogni secondo verso di distico per tutto il com-ponimento,

laddove la rima, nel sirventese,ha libert" maggiore.Gi" tra

le poesiedel primo poeta provenzale,Guglielmo conte di Poitiers,tro-

vansi esempi di sirventesi;ma la qasidaorientale " molto pi" antica,

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478 CAPITOLO NONO

adoperaladai Persiani fin dal nono secolo e dagli Arabi (che " loro

propria),fin dai secoli anteriori a Maometto. DagliArabi essa pass" in

Siria e in Persia,e, di qua, in Sicilia,in Africa e in Ispagna.Anche si "

disputatomollo intorno all'originedella parolasirventese o sirventa,

perch"altri la deriva dal verbo servire,perch"era canto composto dal

servitore in lode del suo signore,e altri dice che cosi si chiamava perch"si cantava con musica di altro canto, al quale essa pei- tal modo veniva

come a servire,e altri sostiene che cos" si chiam" perch"in origineessafu ilcanto del soldato mercenario, di colui che serviva. Tutti hanno affer-mato,

ma nessuno ha provato; e cotesto domandiam di fare anche noi

mettendo innanzi certa congetturanostra, senza che per nulla clnsistiam

sopra, non potendo provare. Considerando adun(|ue che alcuna notizia

della musica e della poesiaorientale " pur venuta nel Medio Evo in Occi-dente,

una etimologiadella parolaSi^yt'"^y^/apotrebbetrovarsi nella parola

persianazir-hend o zlr-vend, che vori-ebbe dire accompagnamento di

nota alta. La parolafir serve in persianoa designarela corda pi" sot-tile

d'ognistrumento musicale,opposta alla vocebeiu,con cui si denotano

pure in persianole corde pi" grosse e le note basse. Le due parolesono

molto antiche trovandosi gi"pi"volte ricordate nel poema di Firdusi, il

qualedice in alcun luogo che, ai conviti dei principi,le canzoni erano

accompagnate da note alte e basse, e v'adoperaleparoleor ora riferite.

L'altra paroladel composto, bend (anchevend),significavincolo,legame,

e si usa nel linguaggiotecnico della poesiapersiana,come nelle espres-sioni

terg"-hende terk"b-bend,che,significandoritornello,designano un

verso con rima f"ssa e propriache torna a un dato punto, dopo certo

numero di versi stabilito,l'imati diversamente fra loro. Ora, la parolazh'-bend non si trova,qual ", nei dizionari persiani;ma " possibilissima,dato l'esempiodelle altre due parole or ora ricordate e data la facolt"

del persianodi fabbricar centinaia di parole,ad arbitrio dello scrittore,

con radici verbali poste alla fine di qualunque parola; e bend o vend

(legare)" appunto radice verbale che occorre molto frequentenei com-posti.

Tutta questa nostra non " che congettura; ma son mere congetture

e non hanno alcuna prova di fatto nemmeno le altre etimologieproposte.

Forse, in favor della nostra, sapendosigi"che glistromenti ad arco sono

di originepersiana,sta la ragionmusicale,pi"valevole di (}uelladel ser-vire,

qualunque sia il modo che al sirventese si |)ossa applicai'ela servit".

90. Luogo comune della liricaaraba e persianasi " quellodi cominciar

la qas"da quasi sempre con una lunga descrizione della primavera.La

usarono r^"deghi,Deqiqi,Firdusi (nellepoche sue liriche),Gebeli,tra i

poetipersianidel nono e del decimo secolo;la usarono Min"cihri,F"ry"bi

e S"veghitra quellidei secoli susseguenti;ed essa serviva come d'intro-duzione

acconcia,dalla qualepoi,colto ildestro, ilpoeta passava bella-mente

a far le lodi del suo ricco e graziosomecenate. Ma essa, come era

cosa voluta e d'artificio,non procedevada alcun intimo sentimento, e si

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480 CAPITOLO NONO

giorecol nostro contrasto che forse " anche di pi" umile origine.Ecco;secondo il Bartoli,il contrasto di cui ci ha lasciato bellissimi esempifrate Bonvesin de Riva milanese (e trovansene anche nella vecchia lette-ratura

francese)," una foiMna che si ricollegada una parte alla tenzone

dei FYovenzali (ci"che non crediam noi,come diremo appresso)e dal-l'altra

al dramma plebeo.Chi poi legger"le tenzoni e i contrasti persiani,vedr" che c'" una somiglianzasingolaretra essi,cos" lontani,e i contrasti

del frate di Milano. Perch",come in questi,le particontendenti dicon

sempre le loro ragioniin egualnumero di versi,s"che ne nasce un dialogo

speditoe serrato, e la ragiondell'una " tosto impugnata dall'altra che,alla sua volta,ne mette innanzi un'alti'ache l'altraparte confuter" poi.Se

ne veggano, intanto,gliesempi da noi dati in fine al capitolodella lirica.

I soggettisi assomiglianoperfettamente;ma le tenzoni persianesivolgonod'un tratto verso la fine a qualche potente scelto per giudice,come

appunto fanno anche le provenzali,laddove i contrasti soglionofar s" che

una delle partiresti vinta e pei" tale si dichiari. Eppure, bench" molto

fortisiano ie somiglianzenotate, non possiam dir nulla quanto ad un pos-sibile

scambio tra Oriente e Occidente in questo punto particolare.Perch",da una parte i contrasti della bassa letteratnra latina,come tra ilcorpo

e l'anima, tra l'acquae ilvino,tra il lino e la pecora, c'indurrebbero a

credere, con le loro somiglianze,che da essi proceda il contrasto della

nostra vecchia poesiadialettale;e dall'altra,se si pensa che la tenzone fu

in grandissimoonore presso i poeti arabi anche pi" antichi,e che il

disputarpubblicodi due poetiera uno dei pi"graditipassatempi delle

corti mussulmane, e se non a torlo si pu" supporre che alcun trovatore

provenzalene abbia udita e veduta alcuna, non pare inverosimile che il

curioso divertimento poeticoper qualcun d'essi sia venuto in Occidente.

Anzi v'" chi apertamente lo sostiene,e, secondo noi, con ragione.Dato

cotesto,sarebbero derivazioni sorelle della vecchia tenzone araba da una

partela persiana,e dall'altra la provenzaledalla quale ultima venne poila francese. E veramente il giudiziofinale che si deferisce ad altri,",secondo noi, tal segno peculiare,manifesto ed esterno, che non pu" a

meno di tener collegateinsieme come congiuntedi parentelale tenzoni

tutte orientali e occidentali. Che se lapersiana,in particolare,si assomigliadi molto nel fare e nell'andamento al contrasto nostro popolare,badisi

che tutto ci" potrebbeanche ragionevolmenteattribuirsiad un atteggiarsie svolgersisuo proprioe interno,non venuto dal di fuori,intanto che il

contrasto, senza ch'esso abbia avuto alcun sentore della tenzone, pu"esser derivato direttamente da quelledisputeo contrasti della bassa let-teratura

latina a cui gi"si accennava. Cotesto,anzi,assai pi" facilmente

si potr"intendere (juandosi pensiche il contrasto fu scritto per ilpopolocon intento morale, onde rest" sempre tra il popolo, vestito della sua

ruvida veste dialettale,e che,all'opposto,la tenzone orientale e occidentale

non ebbe mai altro intento che quellodi far prova d'ingegnoacuto e

Page 489: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZK E LE HELA/.IOM TKA LA l'OESIA PERSIANA, ECC. 481

sottile,destinata ai ritrovi delle corti e sottratta forse al popolo che non

seppe che farsene. Se poi,nel capitolodellalirica,abbiana posto la tenzone

nella classe di quellepoesieche arieggianoilfare popolare,queslo abbiam

fatto per il suo stile particolare,da essa assunto forse in Persia,non

gi"per l'originesua che era pi"lontana,non gi"per l'intento e l'abito

suo che era |)ursempre cortigiano.0 forse quiqualchemodo d'arte popo-lares'" incontrato con qualchealtro d'originestraniera e cortigiano,e la

questionesi fa pi"difficilee intricata,n" si vede come si possa definire.

93. Min"cihri,poeta persianodell'undecimo secolo,racconta e descrive

in alcuna sua poesiala maniera di fare ilvino,rappresentatacome un

crudele martirio dell'uva,inflittoad essa dal pi" crudele vignaiuolo.Min"cihri ha diversi esempi(uno dei qualiabbiam dato tradotto in fine

al capitolodella lirica)di questimartirii,se cos" possono chiamarsi,ev'" ragion per credere che,se si conoscessero i canzonieri ora perdutidei poetipersianidel nono, del decimo e dell'undecimo secolo,altriesempisi troverebbero di questo curioso componimento che ha molto dell'abito

popolare.Veggano intanto glistudiosi se esso ha alcuna somiglianzacon

quei martirii contraffattidella letteratura francese del Medio Evo, come

il Martirio di San Bacco,di Goffredo di Parigi,del decimoquartosecolo,nel qualeappunto, secondo Gastone Paris,si descrivono i tormenti della

vignaintanto che dal vignaiuolosi fa ilvino. Ma, qualunque ne sia l'ori-gine

0 la derivazione o la trasmissione,la somiglianzadel soggetto"

grande,anzi ilsoggetto" pure ilmedesimo, e i Persiani,nel trattarlo,v'hanno di gran lungala precedenzadel tempo.

94. Se ora volessimo qui recare innanzi versi e frasi,disticie quar-tine,

e interi passidi poetipersiani,e confrontarli anche soltanto con

tuttiqueglialtri che il Diez reca innanzi per far conoscere certi modi

particolaridella poesiaprovenzale,potremmo riempiremolte e molte

pagine,e le somiglianzenon sarebbero n" poche,n" lievi.Sarebbe tut-tavia

opera quasiinutile,perch"le somiglianze,in questo caso particolare,proverebberoassai poco intanto che voglionoprovar molto. Ma non

vogliamtacere,anche per soddisfazion mera di curiosit",d'un particolaredella lirica mistica, orientale e occidentale,nel quale quellaha senza

dubbio la precedenzasu questa. Intendiamo l'immagine della farfalla,

secondo la qualeil caldo e disioso amante " rappresentatosotto la figurad'una farfallache si gettanel fuoco e vi si abbrucia. Secondo i mistici,

" l'anima umana che si perde in Dio. La bella immagine " frequentissima

presso i poetipersiani,Saadi,Att"r e altri,e trovasi anche presso i nostri,in Folchetto di Marsigliae in Jacopoda Lentini che dice:

S" corno '1parpaglioM,ch'a tal natura,

Non si rancura di ferireal foco.

Che se alcuno vorr" opporre che essa " di originealessandrina,risponde-remoche cotesto " pur vero; ma non possiamoa meno di opporre anche

31 " Pizzi,Storia della poesia persiana, voi. II.

Page 490: Storia della Poesia Persiana

482 CAPITOLO NONO

noi che molte cose della filosof"aalessandrina sono orientali e che,quantoal nostro Medio Evo, i nostri ricevettero le dottrine di Alessandria non di

l" veramente, ma per trasmissione degliOrientali.

95. Che molte favole e novelle nostre sian venute d'Oriente," cosa

ornai tanto nota che non vuol essere dimostrata; vediamo, invece,se la

forma che hanno presso di noi,ritiene ancora alcuna traccia della forma

orientale,secondo quelprincipioche,quando viene la sostanza, la forma

la segue da s". Favole e novelle,quasitutte d'origineindiana,son passatein Occidente nel Medio Evo per mezzo dei Persiani in versioni arabe,per-siane,

greche,ebraiche, e alcune se ne trovano fra quelle narrate dal

Boccaccio,altre fra quelleche lo stesso divino Ariosto ha inserite nel suo

poema. Ma nel lungo viaggiaree andare errando, talvolta esse si sono

trasfiguratenel soggettoe nei particolaridi tal guisa che ora l'occhio

acuto del criticoa grandestento giungea riconoscerle. Altra volta,invece,

tanto " rimasta fedele la tradizione al racconto originalee primitivo,che

l'occidentale sembra mera e genuina ti'aduzione del racconto orientale.

Veggasi,per esempio,la favola dell'usignuoloche Francesco del Tuppo,del secolo decimoquinto,ha inserita nella sua raccolta di favole detta

l'Esopo,e si confronti con la novella persiana,i Consiglidell'augelletto,che trovasi nel poema mistico persianola (lobla spirituale,di Rumi, e

che noi abbiam data tradotta nell'appendicealla poesiamistica. Si vedr"

quanto somiglinoi due racconti lontani,derivati ambedue da una fonte,

che ilTeza ha trovato essere indiana, intanto che Gastone Paris ne ha data

fuori una traduzione francese del decimoterzo secolo,col titolo: Il laio

dell'augelletto.Nell'appendicealla poesiamorale o gnomica,tra gliesempidi favole e novelle,abbiam riferitoanche la novella dei tre sozi malan-drini

che trovasinell'operapersianail Libro di Merzb"n e di cui " quasitraduzion letteraleun racconto del nostro Novellino,quelloin cui si narra

di tre scherani che si diedero la morte l'un l'altro per l'avidit" dell'oro.

96. Ma ci" che importa a noi,si " il toccar della somiglianzadelle

forme. Per ilqualpuntosipu" dir subito che quelvecchio disegnodei libri

di novelle indiane,secondo ilquale,nella cornice di un racconto unico fon-damentale,

si trattano in tanti capitolidiversi altrettantipuntidi morale,

e la verit" delle dottrine espostebellamente vi si dichiara per acconcie

narrazioni;questo stesso disegno,diciamo, " rimasto pur sempre quelloanche presso i nostri scrittori di novelle. Anche rinlralciarsi artificioso

delle diverse narrazioni che troviam presso i nostri," abito costante dei

libriorientali di novelle. Veggano ora (luelliche hanno conoscenza della

letteratura jjrovenzaleedella francese,se cpiestoparticolaresi trova anche

l",perch",quanto a noi,non possiam ricordare che il iJecamerone del

Boccaccio. Del resto, dice ilBartoli,il concetto del raccogliere,del com-porre

in un insieme organicofatti per loro natui-a diversi,fu comune

nell'et" di mezzo, derivato,aggiungiamnoi, dall'Oriente. Perch" questo

medesimo, prima assai del l)OCcaccio e deglialtri nostri,hanno fatto tutti

Page 491: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIOM TUA LA POESIA PERSIANA, ECC. 483

gliscrittoridi novelle,persianie arabi,e per i persiani,veggasiil Libro

di Merzb"n, di Ver"vini;il lloseto e ilVerziere,di Saadi;gliSplendoridel

Canopo,di lluseynV"iz,tuttilibri di favole e di novelle,condotti aj)puntosecondo quel concetto. Ma il concetto o disegnoprimitivo" indiano,del

Panciatantra,dal qualegic"sappiamo esser discesa tanto grande famigliadi libridi novelle. " poi certo che l'antica e primitivaspartizionedelPanciatantra e -dellesue prime versioni orientali era fatta secondo certi

puntidi morale pratica,considerati e svolti in appositicapitolia parte,con racconti e aneddoti piacevoli,intanto che un solo e unico racconto

fondamentale induce unit" nel libro.Che questo particolareconcetto assai

presto sia passato in Occidente,s'arguisceanche dal libro,gi"tante volle

ricordato,d'Ibn Zafer,arabo siciliano,che nei suoi conforti politicitratt"

cinque punti di morale e di religioneper altrettanti capitoli,pienidi

novelle e di storie persianee di favole d'animali. Egliera del secolo dodi-cesimo.

Anche Pietro Alfonso,ebreo spagnuoloconvertito,vissuto verso

la fine del dodicesimo secolo,componendo in latino la sua Disciplinacle-ricale,

a conforto delle varie dottrine esposte la riempidi racconti d'ori-gine

orientale,egliche conosceva i libri arabi, come s'intende dalle

prime paroledel suo libro che ebbe subito favore grandissimo in tutto

l'Occidente cristiano,dove fu tradotto anche in francese e in guascone fin

dal tredicesimo secolo. E tacciamo delle tante versioni ebraiche,latine,

spagnuole,francesi,tedesche, fiamminghe,italiane,che in quel tempo,sotto nomi diversi,furon fatte per tutto l'Occidente del libro indiano per-venuto

fino a noi, per le versioni arabe e greche,sotto ilnoto titolo di

Libro di Kahla e Dimna.

97. Ma ben prestol'intento morale fu abbandonato, e allora i libridi

novelle non furon che raccolte di narrazioni curiose,distribuite non pi"secondo certi puntidi morale, ma secondo la natura e la qualit"dei fatti

e delle persone. In Persia ci" fu fatto assai per tempo, e ilprimo a darne

l'esempiocrediamo esser stato Aufi,un erudito e letterato di poco genio,che visse intorno al principiodel secolo decimoterzo. Ecco intanto che

questo " appunto ildisegnodel Decamerone, che,ponendo un racconto

fondamentale, narra curiose avventure secondo certe categorie,stabilitesecondo le qualit"dei fattie delle persone, non pi"secondo alcuni puntidi morale. Questo stesso " il disegnodel Novellino di Tommaso Guardati,detto Masuccio Salernitano,che divise l'operasua in cinquelibri classifi-candovi

i racconti secondo certi ceti di persone e certe qualit"diavvenimenti.

98. Anche lo stilesplendidamenteornato e studiatamente leggiadro,con tante descrizioni e dipinture,onde meritamente va tanto celebre il

Decamerone, " uno degliabiti particolaridi quasitutte le novelle d'Oriente.

Per", se il Settembrini per un certo rispettoaveva ragionedi cercar nella

volutt",voluta goder fino all'ultima stilla,l'origineripostadello splendoredello scrivere boccaccesco,forse non ha minor ragionechi la vede,all'op-

Page 492: Storia della Poesia Persiana

"8i CAPITOLO NONO

posto,nella natura storica del componimento. Perch", si badi,la pompa

del Boccaccio e di ogni altro nostro novelliere,come ilFirenzuola,non "

continua,ma soltanto si trova, con colori profusie splendorivivacissimi,

nelle descrizioni di luoghideliziosi e ameni, di giardini,di boschetti,di

luoghisolitarinella campagna. Anzi ilBoccaccio,pi"di tutti,vi si ferma

a lungo con predilezionemanifesta, intanto che alcuna sua descrizione,

come quelladi un giardinocon cui egliapre la giornataterza, " un vero

incanto. Ma nel resto, il piacevolescrittore di novelle racconta piano e

naturale,e talvolta anche discende allo stilefamigliare,adoperando anche

periodibrevi e tronchi,mentre i lunghie involti egliriserba pi"volen-tieri

a quelledescrizioni pi" lavorate. Anche l'introduzione di alcune sue

novelle che per lo pi" ne enuncia ilperch" e ilsignificatoriposto," spesse

volte intralciata e densa di pensieri,con perioditalvolta faticosie contorti.

Ora tutto ci" si trova perfettamenteegualenei libri persianidi novelle e

di favole. Anche nel Panciatantra lo stile" quasi sempre naturale e piano,r"serbandosi a diventar d'un tratto oscuro e difficilee anche deliberata-mente

astruso quando si descrive alcun luogoo alcuna cosa nuova e degna

di nota, o si fanno alcune osservazioni intorno a ci" che si narra, o si rife-riscono

detti e sentenze e proverbi.In questicasi quasisempre s'adopera

ilverso, e questibrani di poesiason quasisempre diff"cilie intricati,tal-volta

anche veri indovinelli che senza commento non s'intendono. Quando

poiil Panciatantra cominci" il suo viaggioverso Occidente in tante sue

versioni, esso port" sempre con s",pur trasformandosi, certi suoi abiti

peculiari,questo,anzi,pi"di tutti.Ilqualepoi,se non s'incontra nelle tre

vecchie versioni orientali,araba d'ibn ul-Muqaffa,siriaca di B"d Perio-

deuta,greca di Simone Seth,si trova poi manifesto e anche esageratoin

tutti i traduttori persiani.E ora " necessaria alcuna dichiarazione. La ver-sione

d'Ibn ul-Muqaffanon poteva essere che sobria,stringatae severa,

secondo lo stile della letteratura mussulmana, scritta in arabo, di quei

tempi,e tale doveva essere anche la greca, fatta sull'arabica;la siriaca

dovette seguireper una parte l'indole della letteratura siriaca che non fu

mai molto amante deglisplendoriluccicanti della forma, e dall'altradov"

attenersi alla versione pehlevica,ora perduta,sulla quale sembra essere

stata fatta,se pure non fu fatta sull'araba. Ora, anche la letteratura pehle-vica,

pur giudicandoneda ci" che ne abbiamo, amava assai poco lo stile

florido e leggiadro,di cui,anzi,sembra esser stata apertamentenemica.

99. Ma come la letteratura persianacominci" a fiorire,ecco che anche

i libridello novelle e delle favole ripreserod'un tratto l'abitoantico dello

intercalar poesiee sentenze, del descrivere artificioso,minuto ed elegante,del perdersilungamente nel cercare e adoperar fi'asiperegrinee parolediff"cilie disusate. Veggasi perci"alcuna favola o novella di Masr-ullc"h o

di Saadi, di Nakhshebi, di Ver"v"ni o di Huseyn V"iz, o di qualchealtro

novelliere persiano,intanto che l'ultimo,IluseynV"iz,nelle sentenze e

nella descrizion minuta ed elegante tanto " artifiziatoe lezioso da venire

Page 493: Storia della Poesia Persiana

LE SOMIGLIANZE E LE UELAZIO.NI TRA LA POESLV PERSL\NA, ECC. 485

ben prestoa noia. E per",se noi concluderemo che inovellieri nostri,oltre

molti soggettidi racconto, hanno avuto dall'Oriente anche la forma del

racconto e ildisegno d'alcun loro libro,sia dell'insieme,sia delle .parli,con certi abiti e modi particolariquanto allo stile,sembreremo forse,nel

cosi concludere,troppo avventali e troppo arditi? Altri vegga; ma noi non

crediamo di esser tali.

6. Conclusione.

100. Facendo ora la l'assegna di quanto abbiam raccolto in questo

rapidoviaggioper l'Oriente e per l'Occidente,ci sembra di poter conchiu-dere

con ragioneche molti e molti scambi si son fattie da una parte e

dall'altrae che molte cose, assai pi"di quanto comunemente si crede,ha

ricevuto dall'Oriente l'Europadei tempi di mezzo. 0 per lo scambio delle

dottrine dei Manichei prima,poi per quellodei libridi filosofiae di scienze

naturali,o per le Crociate,o per l'andare tornar di mercanti,di pellegrini,di monaci predicatori,sia per la via di Costantinopoli,sia per la via di

Sicilia0 di Spagna,una ricca derrata orientale " venuta a noi e presso di

noi ha lasciato tali tracce che non anche sono state cancellate. Perch",molte delle novelle e delle favole che ora leggonsida noi nei nostri novel-lieri,

son venute per mezzo della Persia dalla lontana India;e dalla Persia,

patriafeconda di racconti d'avventure,son venuti, per una via che non

si pu" ancor bene sapere qualesia stata,i soggettidi molti romanzi nostri.

Favole e novelle e romanzi dovettero viaggiarper il volgoe andar lon-tano,

come per ilvolgodovettero viaggiarecerte eresie di natura essen-zialmente

volgare,finch" poi qualcuno,togliendoal volgo alcuno di quei

soggetti,ne trasse qualche opera d'arte colta. Ma i cavalieri di Francia e

di Provenza che presero partealle Crociate,intanto che da qualchemene-strello

orientale impararono alcuna storia d'amore, pi"prestofuron presidallo splendoredi quellecorti e se ne appropriaronoilcostume quantoal viver gaioe ai modi gentilie leggiadri,onde poi,tornati a casa, fecero

nelle loro corti quel mutamento meravigliosoche il Diez gi" notava,

abbandonando d'un tratto la rigidae goffaausterit" dei loro padri.

Intanto,a pascer la curiosit" dei dotti,sparsiper tutti i monasteri d'Eu-ropa,

venivano i libri dottrinali e le enciclopedied'Oriente,e l'Oriente

restituiva all'Occidente il vecchio sapere greco contraffatto e alterato in

tanto peregrinareda Alessandria e da Costantinopolialle scuole siriache

di iNisibie di Edessa, e di l" a Seleucia e a Ctesifonte,alla corte persianadei

Sassanidi,poia iNish"p"re a Bagdad,e da Bagdad,assunta per istrumento la

linguaaraba, in Occidente,dove l'aspettavanoi tardi traduttori e compi-latoriin ebraico e in latino. Cos" tre slati, popolo,cavalieri e chierici,

furono ammessi a parteciparedella ricca imbandigioneche era apprestata

dall'oriente. L'Europa allora era nell'infanzia della sua civilt",ed era

ben naturale che essa ricevesse da chi aveva pi" di lei.Dice pertantoil Massarani ne' suoi studi di letteratura e d'arte: " Questa infanzia di

Page 494: Storia della Poesia Persiana

486 CAPITOLO NONO

una societ" venuta alla luce in un sepolcrosi nutre a poco a poco e

si risalda di poderosielementi. D'oltre le paludi renane, dall'ultime

selve scandinave,come dal fondo di quelmagnificoimpero che si stende

da Bagdad a Siviglia,le ispirazioniconfluiscono copiose,multiformi,

feconde; cupe reminiscenze druidiche,leggiadrefantasie meridionali,

vengono a urtarsi e a commescersi nel suo grembo; e quella vitalit"

potente del genio latino che " riescila a emergere illesa dalla colluvie

barbarica,fa suoi tutti cotesti elementi e li rifonde in una propriaunit".

Mentre l'Europacompitaancora le litanie nel breviario dei monaci, una

stirpeintelligente,che le insegnano a odiare perch"il suo breviario " il

Corano, le ha posto fra le mani il mirabile strumento dell'algebra,ha

innalzato sotto a'suoi occhi le meravigliedell'Alhambra; e davanti a quellecolonne pi" svelte dei pi" svelti palmizi,a quegliarchi giraticome un

ferro di lancia,a quelletrine,a queiricami di pietra,l'Europaha teso-reggiato

ammirazione e desiderii ".

101. Intanto,da tutto ci" che avanti si " detto,crediamo che un puntodi storia riceva d'un tratto una luce inattesa e improvvisa.Perch" la

l"nguacomune mussulmana dall'ottavo al decimo secolo fu l'araba,cosi

araba fu creduta tutta quellacultura splendidache l'adoperava.xMa le

ragionie le testimonianze recate di sopra chiaramente dimostrano che

essa, almeno d'origine,era persiana.Che se R"deghi o Firdusi che die-dero

cosi potente impulso alla linguapersiana,fossero vissuti due o tre

secoli prima, cio" nel settimo o nell'ottavo secolo,e ilmovimento nazio-nale

che liprodusse,avesse precedutodi tanto, la linguadi questagrande

e vasta e splendidacultura,anche a dispettodel Corano, sarebbe stata la

persiana,e ora avrebbe nome di persianoquelloche pur con insistente

errore si continua e continuer" a dire arabo. Sappiasiintanto che gliArabi stessi da principio(tanto poca fiducia avevano nel loro scarso

sapere),conquistatala Persia,coniarono monete e scrissero atti pubblicinel persiano d'allora che era ilpehlevico,considerato come sola lingua

dotta,finch" il Califl'oOmmiade Abd ul-Melik, morto nel 705 dell'Era

nostra, ordin" che si usasse l'arabo in tutte le cose dello stato. Ora,parte

grandissimadelle opere persianee arabe non " che traduzione o rifaci-mento

di vecchie opere pehleviche,e per" " gran peccato che quella

vecchia letteratura sia andata perdutaquasi tutta. Quel tempo che fu dei

Sassanidi,dal terzo al settimo secolo,fu gloriosissimoper la Persia

quanto alla cultura che vi brill" di luce vivissima in mezzo a tenebre

quasi universali. La Persia,allora,iniziava il Libro dei Re, che poi Fir-dusi,

nel mille,doveva ridurre nel verso epicodi arte maggiore,traduceva

l'Avesta,raccoglievatutto ilsapere nelle sue enciclopedie,trovava i suoi

romanzi pi"belli,traduceva Omero, Platone,Aristotele,Porfirio,.lamblico,

ospitavai filosofigreciscacciati da Costantinopoli,riceveva dall'India il

giuocodegliscacchi e le favole del Panciatantra,per spargerlipoiper tutto

il mondo, inventava glistromenti ad arco che gliArabi dovevano poi

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488 CAPITOLO NONO

ciascuna et" della sua storia essa ha vissuto accanto a qualcliegrandecivilt"da cui essa o ha j3reso a prestitoo a cui essa ha prestatoqualche

cosa, accanto a qualche civilt" che ci d" alcuna notizia di essa o di cui

essa d" qualchenotizia a noi. Di volta in volta,congiuntaper la sua storia

all'India primitiva;all'Assiria,a Susa,a Babilonia;alla Lidia,alla Grecia,

all'Egitto;a Roma e a Bisanzio;agliArabi,ai Turchi,ai Mongoli;a volta

a volta sospintaverso Occidente e verso Oriente,essa " stala il crocicchio

della via delle razze, delle religioni,delle civilt" ".

101. Cosi avendo concluso,ripensandoal cammino fatto,speriamo di

non esserci ingannatise abbiam creduto di additare un campo novello

aglistudiosi per le loro ricerche ; anche speriamo che nessuno ci accuser"

di presunzioneo di consiglioavventato. Del resto, noi non abbiamo che

tentato e toccato in parte quel campo, lontanissimi dal pensare d'averlo

percorso ed esaminalo a fondo come pur si dovrebbe. Anzi confessiamo di

sapere di ferma coscienza che molte devon essere le lacune e le dimenti-canze

(sebbenenon volontarie),intanto che sentiam tuttavia,e ci" diciamo

con sicurezza intima, d'aver fatto ci" che si poteva nella scarsezza dei

mezzi nostri particolari,nella povert"delle nostre biblioteche quanto a

libri orientali,nella mancanza di quelle fonti che pur sarebbero state

necessarie. Ci accorgiamo anche di esser statipi" scarsi nel parlaredegliautori arabi e delle loro opere che nel discorrere dei persiani; ma a noi

premeva di far conoscere la prevalenteimportanzadella Persia in questogrande moto letterario e scientificodel Medio Evo, e per"" venuta la dif-ferenza

ora notata. Poi, nel nostro caso particolare,i libri arabi ven-gono

in ordine secondario, essendo stati molte volte non altro che gliintermediari tra la Persia e l'Occidente. Non ignoriamper" l'importanzadella letteratura araba; ma lascieremo che altri,pi" versato di noi, con

dottrina e conoscenza maggiore dichiari questopunto. Perla stessa ragione,altri,pi"addestrato di noi nelle letterature nostre del Medio Evo, potr"rimediare alle mancanze e ommissioni e correggere glierrori e appro-vare

0 riprovareci" che noi abbiam detto soltanto per mera congettura.105. Appagandocipertanto d"aver additato,se non dischiuso un campo

novello di ricerche,vogliam dire,senza oll'esad'alcun altro,a chi in par-ticolareabbiam voluto additarlo. L'abbiamo additato ai giovani,perch",

se l'idea nostra " feconda,presso di loro potr"fruttit"careed essi potranno

proseguirquellericerche che noi fuggevolmenteabbiamo appena toccate.

Essi hanno ancora tutto da fare l'edifiziodella loro cultura,e ogni id"a

nuova, purch" non privadi fondamento,loro giovaassai pi" di tante altre.

I provetti,all'opposto,o quelliche da tempo son dentro aglistudi,hanno gi"lungamentearchitettato e solidificatol'edil"ziodella loro cultura,

e come sorga qualche dottrina differente,quasi sempre la respingono di

tutta forza per non disfare anche in parte ci" che da gran tempo hanno

fatto. Certamente,nel caso nostro, noi non presumiam tanto; ma perch"non sembri o presuntuosa o irriverente la parolanostra, ci sia concesso

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LE SOMKILIANZE E LE RELAZIONI TUA LA POESIA PERSLVNA, ECC. 489

di ricordar qui ancora una volta l'accoglienzasgarbatae disgraziatache

si fa da tanti,anche dottissimi,quando si trattidi cose e di sludi d'Oriente.

" Dell'Oriente e della sua letteratura non sappiamo che farci! " sembra

essere il motto di cotesti,per i quali" inutile ogni ragione anche assen-nata,

simili in tutto agl'increduliricalcitranti,per i quali Iddio ha detto

nel Corano a Maometto essere inutile ogni predicazione.Iddio (dice il

Profeta arabo) ha posto un suggello sui loro cuori e sui loro orecchi, e

dinanzi ai loro occhi sta un velo. Ma vi son pure tanti altri,che, sebbene

gi" avanti nell'et",sempre tuttavia giovanid'animo e di cuore, animosa-mente

accolgono ogni idea e ogni pensamento novello, purch" non infe-condo,

e ardentemente lo lavorano essi stessi e glidanno vigore coi vecchi

studi accumulati. Ma ci" non " di tutti;e gi"noi,nel nostro caso partico-lare,

anche se per avventura ci" che abbiam scritto non " privo di fon-damento,

ci aspettiamda qualche altra parte e obiezioni e opposizioni.

Rispettoalle quali tin d'ora raccomandiamo a chi dovr" farle,se pur vi

sar" alcuno che voglia,di prendere le opinioninostre e di esaminarle e

di riprovarleanche, ma come sono e qualisono, finch" si vorr" e potr",

purch" non ci si faccia dire ci" che non abbiam mai detto,o ci" che non

abbiam mai voluto dire. Perch" l'intenzione fu sempre retta e giusta,e

l'errore " scusabile e si pu" correggere.

108. Perci", intanto che con l'ossequioe ilrispettodovuto ai maestri

ci sottomettiamo ben volentieri al giudiziodei vecchi che sono di buona

volont",disposticome siamo a riconoscere l'errore laddove avremo errato,

ci sia permesso di raccomandare, come gi" abbiam fatto per un altro

nostro lavoro, anche il presente ai giovani d'ingegno aperto, di cuore

magnanimo e alieno, negli studi, da ogni pedanteriagretta e minuta.

Perch", se dai maestri aspettiam la sentenza, da questi,come da com-pagni,

aspettiaml'aiuto e il favore, non per noi, ma per questa via che

vorremmo aver loro additata nell'indaginestorica della letteratura. Chi sa

che quelloche oggi " mera congettura e sembra sogno o fantasia, domani

non diventi verit"? T.he diranno allora tuttiquelliche avranno accolto con

un sorriso di compassione la congettura che ora timida si affaccia? Anche

la parenteladel greco e del latino con l'antica lingua d'India parve bla-sfema

orribile ai troppo zelanti adoratori della letteratura classica,e ora

" verit" scientifica! Anche l'AnquetilDu Perron fu proclamato impudente

ciarlatano da alcun dotto inglese,e ora, se noi possediamo l'antico libro

di Zoroastro, a lui soltanto lo dobbiamo! Prima adunque di negare in

nome della scienza, in nome della scienza si pensie si mediti un poco! 0

forse noi, per questo nostro punto particolare,osiamo sperar troppo,

strascinati,come siamo, da certo entusiasmo. Ma l'entusiasmo non " mai

infecondo e molto raggiunge la speranza quand'esso le venga in aiuto.

Page 498: Storia della Poesia Persiana

400

ELENCO DEI POETI

(Il numero romano indica il capitolo;l'arabo,il paragrafo).

1. Abb"s (Klir"giali-u"del"Abh"s),suppostoprimopoetapersiano,II,21.2. Abd"ni {Ab" Mans"r Abd"ni),poetaliricoin arabo,II,14.

8. Ab" Ahmed segretario(Ab" "hnicd Ibn Ab} Bekr ul-K"tib),poeta liricoin

arabo,II,13.

i. Ab" Ali,illigiiodel fornaio (.4^^/.4//),poetalirico,II,27..").Ab" Giafar (.4^;/G"ufurMu"mmmed Ibn nl-Abb"fi),poeta liricoin arabo,II,15.e".Ab" '1-Falh(Ab" 1-Fath Ibn i(l-Mu:,a/fer),scrittoredi racconti,VII,104.

7. Ab" '1-Muayyad(Ab" l-Muay"jadBalkhi),poetaromanzesco, VI,35.8. Ab" Sa"d (SheykhAb" Sa"d F(i:-"-iilJ"hIbn Ab" l-Kheiir),poetamistico,III,

34, 47-54.

*.*.Ab" Sal"k (Ab" SaI'tk(j"irii"ni),poeta lirico,11,24.

10. Ab" Shiik"r (Ab" Sluik"r),poetalirico,II,25.11

.

Ab" T"birdi Tars"s (Ab" T"hir Tars"si),raccoglitoredi tradizioniepiche,V, 134.

12. Ab" 'l-Tayyib(Ab" 't-Tayyibid-T"hiri),poetaliricoin arabo,II,14.13. Ad"b S"bir (Ad"bS"bi"- Tinnizi),poetalirico,II,79-80.

14. Al'rii(i(Ab"l-Hasan Mnhamined Ibn Ahmed Afr"qi),poetalii'icoin arabo,II,14.

15. Agli"ci(Ab" f-Himin Ali Ibn Ihj"sAnh"ci),poeta lirico,li,30.

16. Ahli (Alili),poetamistico-iomanzesco,VI, 125.

17. Ahmed figliodi Al-Mnainrnil (Ab" l-IIasan Ibn Ahmed il-MiKtmmil),poetaliricoin arabo (tra gliesempidellaLirica,XIV).

18. Akhsikati (Ath"r iid-D"nAkhs"kati),poetalirico,II,86.

19. Ali Sali(.4/ Ibn al-HuseynV"i:.,col soprannome di Safi),scrittore di aneddoti

e di racconti,VII,101.20. Aliami (Ab" 'l-Fazl Aliami),traduttoredel Kal"la e Diinna sotto il titolo" Para-gone

dellasapienza", VII,74.

21. Amili (Dehd iid-fl"nAmili),poeta mislico-i'omanzesco,VI, 12().

22. Amiq (Ani"q),poetalirico,II,99.23. Anonimi, poetiepicianonimi,V, 120 e segg.24. Anonimo,scrittoredi racconti e di aneddoti,VII,94.25. Anonimo, autore del Libro di Merzb"n (vedi Ver"vini),VII,83-89.26. Anonimo, autore d'una traduzione poeticadel Libro di Sindib"d,VII,65-66.

27. Anvari (Avliad ad-U"n Anvari),poetalirico,II,94-98.28. Arili(Mahm"d Aiifi),poeta mistico-romanzesco,III,105.29. Asadi (Ab" Nasr Asad ud-D"n Ahmed Ibn Mans"r) poeta lirico,II,55; " scrit-tore

di contrasti,II,137-138.30. Asadi il 'j^m[mo, (Ab" Mans"r Ali Ibn Ahmed Asadi),poeta epico,V, 118-120.

31. Asgedi{Asgedi),poetalirico,11,55.

Page 499: Storia della Poesia Persiana

ELENCO DEI POETI 491

82. A.ss"rOlnhammed Ass"r),poetaroinaiizesco, VI, 102-113.

33. At"v (At"yi?),suppostopoetaepico,V, 128.

34. Att"r (Fer"dud-D"n Att"r),poetamistico,III,"2-82.

35. Aiifi(N"r ud-D"n Muhummed Aiif"),scrittoredi racconti,VII,91-93.

36. Avhadi {Riihiud-D"n Avhadi),poeta mistico.III,97-98.

37. Avicenna o Ibn Sina (Ab" Ali Ibn Sina),poetascettico.III,100-110; " sup-posto

traduttore delle sentenze di B"zurc'milir,VII,35-36.

38. Azraqi(Zeiinud-D"n Ab" Beh' Azraqi),poetalirico,II,67 ; " traduttore del

Libro diSindib"d,VII,41.

39. Bakhtiy"ri(Bakhtiy"ri),poetaromanzesco, VI, 35.

40. Baylaqfmi(Mug"rud-D"n Baiilaq"n"),poeta lirico,II,100.

41. Bush"qilghiottone(Gemdl ud-D"n Ab" Ishdq,col soprannome di Bush"q),poetagastronomico(scettico?),III,116-121;" scrittore di contrasti,II,142.

42. Deqiqi(Ab"Mans"r Muhammed Deq"qi),poetalirico,II,29; " poetaepico,V, 65.

43. D"naveri (Ab" 'l-Q"simDlnaveri),poetaliricoin arabo,II,14.

44. Em"r Huseyni(Em"r HuseijniFakhr us-S"d"t),poetamistico,III,97-98.

45. Fakhr ud-D"n {Fakhr ud-D"n Asaad G"unj""nial-Fakhri),scrittoredi contrasti,

II,140-141 ; " suppostopoetaepico,V, 138-139.

46. Farrukhi (Abu 'l-Hasan Ali Fan-uklii),poetalirico,II,50-51.

47. F"ry"bi(Zeh"i-ud-D"n F"ry"bi),poetalirico,II,101-104.

48. Fas"hi (Fas"lii("iurgi"ni),poetaromanzesco. VI,58.

49. Fatt"hi (yah"jnS"bak Fatt"hi),poetaromanzesco e allegorico,VI, 124.

50. Fery"mendi(Mahm"d Ibn )'em"n id-D"n Ferii"mendi),poetalirico,II,113-115.

51. Firdusi {Ab" 'l-Q")iimMans"r Fird"si),poetalirico,II,47-49; " supposto

scrittordi contrasti,II,140-141 ; " poetaepico,V, 67-119; " poetaroman-zesco,

VI,36-57; " poetagnomico..VII,31-34.52. F"r"z Mashriqi(Hak"m F"r"z. Mashriqi),poetalirico,II,24.

53. Gebeli (Ab" Mans"r Qatr"nul-Gebeli),poetalirico,II,61-63.

54. Gelai ilmedico {GelaiTah"b),poetaromanzesco, VI,119.

55. Gh"l"ni{Abd ul-Melik Ab" Nasr Gh"l"ni),poetalirico,II,32.

56. Gi"mi (N"r ud-D"n Abd ur-Rahm"n Gi"mi),poeta lirico.Vili,6-8; " poeta

mistico-romanzesco.Vili,9-17; "scrittore di racconti,Vili,18-19.

57. Giuneydi(Ahdallah Muhammed Giuneydi),poeta lirico,li,27.

58. H"t"z {Shems ud-D"n Muhammed H"fiz.Sh"r"z-i),poetalirico,IV,24-37.

59. Hanzalah (Hak"m Hanzalah),poetalirico,l",23.

60. Marrani (Ab" 'l-Hasan Ali Ibn ul-Hasan il-Layyi"mHarrdni),poeta liricoin

arabo,II,14.

61. llasan di Dehli {Hak"m llasan Uihlavi),poetalii'ico,II,111-112.

62. Hubbi {Muhammed K":.im Seyi"vendi,col soprannome iliHubbi),scrittoredi

racconti,VII,103.

63. Hum"m ud-D"n (Huni"m ud-D"n Tebr"z-i),poetalirico,II,105-106.

64. HuseynV"iz (A"/""/(/rf-/)i/(Huseyn Ibn Ali 'l-V"iz,m/-Aos/"/^),traduttore del

Ka""lae Diurna sotto iltitolo:Gli Splendoridel Canopo(J/JCrtr/ Suheyli),VII,

67-73; " scrittored'altriracconti,VII,97 e 98.

65. Huzaymi (Ab" Nasr Huzaymi),poetaliricoin arabo,l",15.

66. IbiiSina,vedi Avicenna.

67. Im"di (Im"di),poetalirico,II,93.

68. Isfarangi(Seyfad-Din Isfarangi),poetalirico,II,100.

69. Ism"iI Isp"li"ni(Kem"l ud-D"n Ism"il Isp"hdni),poetalirico,11,100.

Page 500: Storia della Poesia Persiana

492 p:le.n(:(" dki i'okti

70. KAtibi (Mithainmcd Uni Alnl-nll"h K"lib"),poeta lirico,II,1:25-1:27;" poeta

niistico,III,105; " poetaromanzesco, VI, 120-123.

71. Keiii"lKliogendi(Kem"l ud-D"n Kogendi),poeta lirico,li,121-122.

72. Khabb"z ilfornaio (Hak"m Kh"bbaz),poetalirico,II,27.

73. Kli"gii"Kirni"ni {Kein""ud-D"n Alni l-Atd Miihammcd Kh"gii"Kirm"ni),poeta

romanzesco, VI,95-101.

74. Kli"q"ni{Af:-alud-D"n Ihn Ali .^'amj'n"fKhihn"ni),poetaliiico,11,87-92;"

poetamistico,III,()5.

75. Khnsra\';"ni(.4/^//Tah"rut-Tah"b Ihn Mu"iammedKhusrav"m),poetalirico,li,33.

7G. Kliusrev di Dehii (Am"r Kliusrev Dili"avi),poeta lirico,II,107-110; " poeta

mistico.111,99; " poeta romanzesco, VI, 92-94.

77. Kis"yi(Mcufdud-D"n "b" IshaijKis"yi),poetalirico.II,42-44.78. Mag'di(Mng'dud-D"n Muhummed Hasani,col soprannome di Ma(fdi),scrittore

di racconti,VII,102.

79. Malnn"d principeGhasnevide {Siill"nMalim"d Ibn Sabuk-leu"i"n("Jiaz-naoi),crednlo poeta lirico,II,40.

80. Mahim"d Sliebisteri[Mahn"d Uni Abd ul-Kcr""n Ibn YaliiiaShebisteri),poeta

mistico,IH, 91, 90.

81. Maliki (J/(/;/(ud-D"n Maliki),scrittoredi favole,VII,75.

82. Mamari (Slieiik"iAbu Zarr"ah Mamari), poetalirico,II.28.

83. Masi"d (Masi"dHarnvi),poetaromanzesco, VI,95.

84. Mas"d Selm"n (Mas"d Ibn Sand Ibn Sclni"n),poetalirico,11,05-00.

85. Mervri"di (Husei/nUni Ali Mervr"d"),poeta liricoin arabo (tragliesemjiidella

Lirica,V).80. Min"cihri {Abu 'n-!SegmAhmed M"n"cihri),poetalirico,II,50-59.

87. Mn"ni (Mu"n ud-D"n ("iuve"jni,col soprannome di Mu"n"),scrittore di racconti,

VII,95-90.

88. Mnizzi (MuhainmedIbn Abd il-Me"ik Mui:.:.i),poeta lirico,11,09-70;" poeta

mistico,III,01.

89. Mnklu"ri (Mukhti"ri),poetaepico,V, 135-13().

90. Mnnlasir principeS"m"nide (Ab" Ibr"h"ni Ibn X"h Muntasir S"m"ni), poeta

lirico,11,45.

91. ftlnr"di(Ab" l-HuseynMur"di),poeta liricoin arabo.II,14.

92. Nakhsliebi (Z'//y"vd-Dln Nakhshclii),poeta romanzesco, VI, 95; " scrittoi'e

di favole e di novelle,VII,50-02.93. N"sirdi Kluisrev(.4/";/Mu"n ^Yls'nIbn Kliusirr Mei'iHi:-!),poetamistico,III,55-00.

94. Nasr-nll"b (Ab" l-Madli Nasr-ull"b),traduttoredel Kal"la e Dimna, VII,42-50.

95. Niz"mi (NizAni ud-D"n Ab" Mu"iammcd Uij"sIbn Y"suf,col soprannome di

NizAmi),poetamistico,III,()()-71;" jtoetaromanzesco, VI, 59-91.

90. Niz"mi An"zi (Ahmed Ibn (hiiar Niz"mi Ar":!),snpposto autore del poemaR"m"n e Visa,V, 138.

97. Omar Kliavv"m (Ab" 1-Fa"h Omar Ibn Ilnvb"ni Klidijii"m"),poeta scettico,IH,111-115.'

98. Pind"ri (Pindr"ril{":.i),poetalirico.II,00.99. O"bi"sprincipeZiy"dita(Qdb"sUnsur ul-Ma"li),sciiltme di morale,VII,77-82.

100. Q"diri(Muhammed Ondiri),scrittoredi fav(de,VII,()3-()4.

101. Oan"varzi (.l/;Wf/.!//(/'I-Fav"ris i)an"var:.i),tradnttore del Libro di Sindib"d,

VII, 41.

102. Q"iiii(Ahmed Ibn Mahm"d (J"nii),tradnttore del Kalila e Diurna,VII, 53-55.

Page 501: Storia della Poesia Persiana

ELENCO DEI POETI 403

103. Q"simi (Mi"n iid-Din Ali Q"sim ul-Anv"r, col soprannome di Qdsimi), poeta

lirico, II, l:23-l:2-i;" poeta mistico. III, IO").

lO-i. Havnaqi (Ab" l-Miia"jijad Ravnmi"), poeta lirico. II, 28.

105. Uesliid Vatv"t (Ilesh"d iid-D'tn Muliamined Ibii Abd il-GeUl Uniuri, col sopran-nome

arabo di Vatv"t, cio" la rondinella), poeta lirico, II, 83-85.

106. Hi\degiii(Fer"d ud-D"n Muhammed R"deglii), poeta lirico. II, 35-41; "

scrittore

d'indovinelli, II, 133;"

traduttore del Kalila e Dimna, VII, 41.

107. Rumi (Gelai ud-D"n Muhammed Rumi), poeta mistico. III, 83-90.

108. Rimi {Ab" 'l-Farag R"ni), poeta lirico, li, (U.

109. Saadi {Muslih ud-D"n Saadi), poeta lirico, mistico, scrittore di racconti, IV,

1-23;"

scrittore di contrasti, II, 142.

110. S"nii (Muhammed Ism"il S"mi), scrittore di racconti, VII, 103.

111. S'"wegh" ((jem"l ud-D"n Selm"n S"vefihi), poeta lirico,II, 117-120;" poeta

romanzesco, VI, 115- Il 8.

112. Sen"i (Ab" 'l-Mag'd Macfd"d Ibn AdamSen"i), poeta lirico, II, 7(5-78;" poeta

mistico, III, 62-64.

113. Sh"hi (Aq" Melik Shdhi), poeta lirico, li, 128-129.

114. Sliah"d (Ab" 'l-Hasan Shah"d), poeta lirico, II, 2().

115. Sli"hpnr (iS/)ft/i]*//r),poeta lirico, II, 100.

116. Shems (Shems ul-Fakhri?), poeta mistico, III, 102-104.

117. Sher"f (S/ier?/),poeta gnomico, VII, 37-40.

118. Sliibli (Ab" Ahd-ull"h Shihli), poeta lirico in arabo (tra gli esempi della

Lirica, XIII).

119. Shib"b ud-D"n .\maa(j (Shihdb ud-D"n Amaaq), [)oeta romanzesco, VI, 58.

120. S"zeni (S"zeni), poeta lirico, II, 81-82.

121. Tar"fi (Ab" Nasr Tanfi), poeta lirico in arabo, II, 15.

122. Um"rah (Ab" Mans"r Umdrah), poeta liiico, II, 31.

123. Unsuri (Ab" 1-Qdsiia lluse"jn Unsuri), poeta lirico, II, 52-54; "

scrittore di

contrasti. II, 139;" poeta romanzesco, VI, 35.

124. Uveys (5w/t"/i Uveys Ilkhdni), poeta lirico, II, 116.

125. Ver"vini (Saad ul-Verdv"ni), traduttore del Libro di Merzb"n, VII, 83-89.

126. Yem"mi (Ab" Ahmed Yemdmi), poeta lirico in arabo, II, 15.

127. Z"g"ni (Obei/d Z"g"ni), poeta lirico, II, 117-118.

128. Zn\"m(Behd ud-D"n Muhammed Zah"ri), traduttore del libro di Sindib"d, VII, 52.

129. Ze^'zeni (Ab" Ali Zev:.eni), poeta lirico in arabo (tra gliesempi della Lirica, XII).

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