storia del cristianesimo

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Febbraio – Marzo 2013 1

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Febbraio – Marzo 2013. STORIA DEL CRISTIANESIMO. - Lunedì 25 febbraio : l’età antica e medievale. Dalle origini al XIII secolo. - Lunedì 11 marzo:il tardo Medioevo e l’età moderna. Riforma e Controriforma - Lunedì 25 marzo: l’età contemporanea. COSA FAREMO?. - PowerPoint PPT Presentation

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Page 1: STORIA DEL CRISTIANESIMO

Febbraio – Marzo 2013

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Page 2: STORIA DEL CRISTIANESIMO

- Lunedì 25 febbraio : l’età antica e medievale. Dalle origini al XIII secolo.

- Lunedì 11 marzo:il tardo Medioevo e l’età moderna. Riforma e Controriforma

- Lunedì 25 marzo: l’età contemporanea.

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Page 3: STORIA DEL CRISTIANESIMO

- Il Cristianesimo è una religione “rivelata”. Il fondatore è Gesù di Nazareth, il quale non ha però lasciato tracce dirette.

- Nel 6 d.C. la Giudea e la Samaria diventano Province Romane. Il governo di Ponzio Pilato si attesta tra il 26 e il 36 d.C.

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Nella sua predicazione Gesù non ha mai incitato alla rivolta contro gli oppressori e non parlava neppure della liberazione di Israele. Il suo era un messaggio salvifico per tutti gli oppressi che riponevano la loro fede in Dio. Le “cose di Cesare” passavano in secondo piano.

Il suo è un messaggio escatologico e di profondo contenuto morale.

Rispetto della Legge mosaica ma in chiave più libera.Scontro con i Farisei.

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Giusto era chi era disposto a lasciare tutto, anche i doveri più sacri, per fare solo la volontà di Dio. Al confronto del Regno di Dio tutti gli altri vincoli (familiari, religiosi e nazionali) venivano drasticamente ridimensionati.

Contrasto con le autorità di Israele.

Supremo tribunale del sinedrio volle la sua morte, ma essendo un’autorità religiosa fecero eseguire la condanna all’autorità politica romana.

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All’inizio non ci fu una vera divisione dal Giudaismo. Se ne condividevano riti, credenze e luoghi di culto. Formazione di un gruppo giudaico che si affianca ai precedenti (Farisei, Sadducei, Esseni e seguaci di Giuda il Galileo) che riconosceva però in Gesù il Messia, il Salvatore.

La rottura col mondo giudaico avviene sulla visione della salvezza. Non più Legge mosaica o realizzazione di un futuro messianico, bensì adesione al Cristo morto e risorto che doveva ritornare nella gloria.

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Il primo gruppo di cristiani è costituito da palestinesi di lingua aramaica cui poi si aggiungono alcuni ebrei della diaspora (ellenisti) e i pagani (proseliti). I nuovi membri portano una religiosità più libera e maggiormente influenzata dalla cultura ellenistica.

La prima persecuzione contro i cristiani avvenne proprio a Gerusalemme a causa di questi nuovi membri che si rifiutavano di obbedire alla Legge mosaica.

I perseguitati si rifugiarono ad Antiochia e si diedero il nome di cristiani e diedero anche inizio alla missione ai pagani .

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Era un Fariseo, con però formazione ellenistica, essendo vissuto a Tarso (Asia Minore). Era quindi più sensibile alla cultura pagana ed era cittadino romano.

Paolo non ha conosciuto Gesù.Illuminato sulla via di Damasco: Luca lo racconta negli

Atti degli apostoli. Paolo conosce il Cristo Celeste, il Gesù morto e risorto, che aveva liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte.

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Paolo grande teologo: concettualizza la giustificazione per fede. La salvezza avviene soltanto mediante la fede in Cristo, perciò entra in netto contrasto con la Legge mosaica che prevedeva la salvezza solo per i giudei (per loro impossibile immaginare che anche altri popoli potessero essere salvati).

Paolo rende universali la salvezza e il Cristianesimo.

49 d.C. Concilio di Gerusalemme.

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Durante i viaggi missionari ci furono molte occasioni di conflitto tra giudei, pagani e cristiani (cfr. Atti degli Apostoli), che turbavano la pace delle città dell’impero.

Intervento delle autorità imperiali → Nascita del problema tra cristiani e impero.

I cristiani si organizzarono autonomamente staccandosi dalla vita civile pubblica. Seguivano così le indicazioni di Paolo, che scrive “La nostra cittadinanza è però nei cieli” (Fil. 3, 20) → Si attirarono l’accusa di misantropia che già era dei giudei.

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All’inizio il fenomeno “cristianesimo” è essenzialmente cittadino e imperiale.

Proselitismo: i suoi membri si reclutano prima tra i giudei e poi tra i pagani, ma basandosi su rapporti personali e di testimonianza di vita.

Cerimonie fondamentali, di cui è ancora Paolo a fornire la riflessione teologica sono Eucaristia e Battesimo.

Alla fine del I secolo le chiese cristiane hanno già una loro fisionomia: profeti e predicatori itineranti + presbiteri e vescovi sedentari. I vescovi e i presbiteri si organizzano in un collegio, all’interno del quale si afferma un vescovo monarchico.

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Cosa troviamo nel Nuovo Testamento? - Le 13 lettere di San Paolo, scritte tra la fine degli

anni 40 (I Tes.) a circa il 56 (Rom.). 7 di esse sono da considerarsi autentiche (Rom, I Cor., II Cor., Gal., I Tes., Fil., Filemone), mentre le altre derivano da un ambiente a lui molto vicino. Paolo scrive per rispondere a problemi particolari della comunità e di singoli → non sono quindi trattati teologici. L’ Epistola ai Romani è un’eccezione, è il testamento spirituale dell’apostolo.

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Vangelo, termine derivato dal greco euanghèlion, significa “annuncio buono”, “buona novella”, da intendere nel senso di annuncio di salvezza.

4 Vangeli: origini orali e poi trascritti . Durante la fase orale si formarono dei nuclei fissi che poi, messi per iscritto, diedero origine ad un nuovo genere letterario, il vangelo appunto. Nascono per uso interno alle comunità cristiane.

Gli evangelisti sono: Marco, Matteo, Luca e Giovanni.

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I Vangeli di Marco, Matteo e Luca vengono detti sinottici → la loro lettura, se venissero scritti su tre colonne affiancate potrebbe avvenire parallelamente. Presentano però anche alcune differenze che ne hanno consentito la datazione.

Il testo più antico è quello di Marco ed è anche il più breve.

Nei Vangeli di Matteo e Luca si ritrova tutta una serie di brani sconosciuti a Marco → si presuppone l’esistenza di un’altra fonte, detta fonte Q (Quelle),che sarebbe anche più antica di Marco.

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Per la datazione dei Vangeli non si hanno certezze ma, dall’analisi dei testi, si data Marco a poco prima del 70 mentre Matteo e Luca dopo il 70 (anno dell’assedio e della distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani a seguito della rivolta giudaica scoppiata nel 66).

Il Vangelo di Giovanni è profondamente diverso e risale a qualche decennio dopo i primi tre. In Giovanni non si trova la narrazione della vita di Gesù ma una riflessione teologica sulla figura divina di Cristo. Famoso l’inizio <In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio>; incipit da cui scaturiranno numerosissime riflessioni teologiche riguardanti la figura divina di Cristo e il rapporto tra Gesù e Dio Padre.

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A questi testi si aggiungono gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca (nella narrazione si ferma al 63 perché, nel suo cercare una collaborazione con l’autorità romana, preferisce omettere il martirio di Paolo e la persecuzione neroniana), le cosiddette Lettere cattoliche , I e II di Pietro, Giacomo, Giuda, I, II e III di Giovanni e l’Apocalisse di Giovanni.

Il Vecchio Testamento, dopo molte discussioni, fu mantenuto come testo sacro solo grazie alla possibilità di una rilettura “neotestamentaria”.

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Le comunità cristiane si fondano sulla preghiera comune e sulla solidarietà fraterna → netta separazione tra religione e politica, cosa che attira sui cristiani non poche antipatie da parte dei pagani che giudicavano indispensabile per i cittadini la partecipazione alla vita pubblica.

Si registrano così le prime due repressioni contro i cristiani: Nerone scatena la prima nel 64 nel tentativo di affibbiare ai cristiani il rogo della città che l’opinione pubblica imputava invece a lui ; Domiziano la seconda, circa nel 95, ma non era solo indirizzata verso i cristiani bensì a tutti gli oppositori del suo governo tirannico.

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Dal II sec. Si registra una reazione negativa più organizzata. Sono i rappresentanti dell’aristocrazia romana a sottolineare l’incompatibilità della nuova religione con i principi più sacri della tradizione romana: disprezza gli dei nazionali; non partecipa alla vita pubblica ed è caratterizzata da fanatismo. Inoltre, a differenza dei giudei, non può neppure vantare una tradizione antica.

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Alla metà del II sec. risalgono anche le catacombe, i cimiteri dei cristiani. Prima di quella data anche i cristiani venivano seppelliti nei cimiteri comuni. Le catacombe non erano quindi nascondigli per cristiani.

Alcune catacombe sono state abbellite con affreschi o incisioni in cui sono riconoscibili alcuni dei più importanti simboli cristiani: il buon pastore con la pecora sulle spalle (Cristo con l’anima che ha salvato); il monogramma di Cristo; la colomba col ramoscello d’ulivo e ancora l’alfa e l’omega (Cristo inizio e fine di tutte le cose).

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Essendo che nelle catacombe venivano tumulati anche i santi, divennero presto meta di pellegrinaggi.

Con l’editto di Milano (313), avendo ricevuto libertà di culto, i cristiani smisero di utilizzare le catacombe e iniziarono a seppellire i morti nelle chiese o in terreni dentro o fuori le mura delle città ( non c’era più il pericolo delle confische).

Quando poi i barbari invasero la penisola, i cristiani preferirono mettere in salvo le reliquie e traslarle nelle chiese, così però le catacombe furono totalmente abbandonate e dimenticate.

A riscoprirle e ad iniziarne lo studio fu Antonio Bosio (1575-1629). L’esplorazione sistematica risale al XIX sec. Per mano di Giovanni Battista de Rossi che è considerato il padre dell’archeologia cristiana.

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Gli imperatori Traiano e Adriano (inizi del II sec.), non giudicando i cristiani politicamente pericolosi, non li perseguitarono.

In questo periodo di calma, i cristiani, risposero alle accuse mossegli dagli aristocratici → nasce l’apologetica.

In questo nuovo genere letterario non è più la figura di Cristo in primo piano, come era per gli scritti degli apostoli e dei padri apostolici (carattere più liturgico e disciplinare), né è il problema della Scrittura ad esser dibattuto MA l’idea di Dio e il problema morale.

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Fin dai primi anni si andarono formando tre diverse linee di pensiero.

1. Paolo ne dà una definizione teologica: La Chiesa di Cristo è l’erede del popolo di Dio, ma ne è anche la realizzazione, e quindi la trasformazione spirituale. Così però Paolo svuota la Legge Mosaica del suo valore salvifico → giustificazione per fede (Gal. 2, 16-21; Rm 3,28)

Per questa sua visione Paolo è criticato anche all’interno della comunità giudeo-cristiana.

2. La comunità giudeo-cristiana aveva la tendenza a conservare e ad osservare le tradizioni e le istituzioni del popolo giudaico: restano ancorati al Vecchio Testamento.

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3. Sviluppatasi più tardi, a cavallo tra il I e il II sec., è la teoria di Marcione, vescovo e teologo greco. Partendo dalla concezione paolina, Marcione arrivò però a vedere un contrasto insanabile tra la Legge di Mosè (giustizia) e il Vangelo di Gesù (Grazia), tra Jahvè, creatore giusto, e il Dio proclamato da Gesù, redentore misericordioso. Giudei e cristiani secondo lui non avrebbero lo stesso Dio → rifiuto dell’Antico Testamento e di tutti i testi troppo “legati” alla tradizione giudaica.

La visione marcionita venne però rifiutata e contrastata perché la figura di Gesù è troppo radicata nel giudaismo per poterlo tranquillamente tralasciare.

Un ulteriore corrente sviluppatasi in Oriente era quella dello gnosticismo che riconosceva a Gesù la sola natura divina.

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Nel II sec., in risposta alle posizioni marcionite e gnostiche, si ebbero le tesi di Ireneo di Lione, vescovo e teologo, il quale sosteneva la continuità tra A. e N. T. perché il primo è in preparazione del secondo che lo completa → ≠ da Marcione.

Inoltre Ireneo affermò che l’incarnazione del Verbo ottenne la salvezza di tutto l’uomo, carne e sangue, non solo dell’uomo spirituale → ≠ dallo gnosticismo.

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Il III sec. fu inizialmente tranquillo sotto il governo dei Severi, i quali essendo d’origine afro-siriaca erno meno legati alle tradizioni romane.

Dal 235 al 270 l’impero visse un periodo turbolento in cui gli imperatori si succedettero gli uni agli altri con una serie di colpi militari, rivelando che il potere era ormai in mano all’esercito. A ciò si aggiunse la crisi economica, dovuta anche alle spese per la difesa dai barbari, con diverse svalutazioni della moneta. A risentirne maggiormente fu il ceto medio della fascia urbana, ossia il ceto che aveva dato stabilità all’impero.

Gli imperatori avevano bisogno di soldi.

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248 prese il potere Decio. Egli perseguiva una politica di restaurazione religiosa, con l’intento di ottenere il favore dell’opinione pubblica → Ordinò che il 3 gennaio del 250 nei Campidogli di ogni città si compisse il tradizionale sacrificio a Giove: scopo era fare una sorta di censimento religioso, chi non si fosse adeguato, come i cristiani coerenti coi loro principi, dovevano essere eliminati.

Fabiano, vescovo di Roma, Babila, vescovo di Antiochia, ed Alessandro, vescovo di Gerusalemme furono arrestati (Alessandro morì in prigione). Altri fuggirono abbandonando le loro cattedre.

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Per i cristiani la situazione fu drammatica, furono in molti quelli che si piegarono alla volontà dell’imperatore pur di aver cara la vita.

Nel complesso la persecuzione non comportò molte vittime. I danni erano altri: come comportarsi con tutti quei cristiani che, sacrificando agli dei, erano precipitati in colpa grave, oppure con quelli che avevano comprato i certificati senza però compiere il sacrificio?

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La persecuzione terminò intorno alla Pasqua del 251 e subito dopo venne indetto da Cipriano vescovo di Cartagine un concilio per decidere sul problema dei lapsi (i cristiani traditori). Questi sarebbero stati riconciliati, dopo aver fatto penitenza, solo in punto di morte.

In un concilio dell’anno successivo prevalse però l’indulgenza nei loro confronti perché si iniziavano a sentire le avvisaglie di una nuova persecuzione.

Nel 253 a Decio successe Valeriano, che nel 257 attuò una nuova persecuzione. Uno degli scopi era quello di impossessarsi dei beni dei cristiani. Chi si rifiutava di cedere i propri beni veniva, se uomo, ucciso, se donna, bandita.

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Il fatto che Valeriano non colpì tutti i cristiani fin da subito, ma lo fece per gradi, prima le chiese, poi i vescovi, i presbiteri, i diaconi e via via fino a scendere agli uomini non di chiesa, mette in luce come ormai la chiesa venisse riconosciuta nelle sue strutture gerarchiche.

Nel 260 il potere passò a Gallieno, figlio di Valeriano, emanò un editto con cui restituiva ai vescovi tutte le proprietà ecclesiastiche: primo riconoscimento ufficiale della religione cristiana.

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L’ultima grande persecuzione, una persecuzione senza quartiere, fu quella voluta da Diocleziano nel 303. I motivi per cui prese questa decisione sono, per mancanza di fonti, ancora oscuri.

In tutto l’impero le chiese dovevano essere distrutte e i libri sacri bruciati. I cristiani che occupavano cariche pubbliche furono costretti ad abbandonarle. Gli appartenenti alle classi sociali elevate perdevano tutti i loro privilegi. Gli schiavi cristiani non potevano più essere liberati.

Alcuni vescovi abbandonarono le loro città; altri cristiani fuggirono … Con un secondo editto si obbligò al sacrificio, ma le carceri vennero velocemente riempite e le autorità stesse non erano disposte ad eseguire esecuzioni di massa. Anche Galerio (dal 305 al potere) cercò di continuare l’opera di Diocleziano ma la chiesa era ormai troppo estesa e radicata per poter essere distrutta.

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Galerio decretò la fine della persecuzione riconoscendo ai cristiani libertà di culto e di riunione.

Poi sul trono salì Costantino e la vittoria della chiesa fu definitiva.

313 Editto di Milano diede inizio non alla semplice tolleranza, ma al favore nei confronti del cristianesimo (libertà di culto).

Costantino fece costruire nuove chiese e fece anche importanti donazioni in loro favore, esentò i chierici dai munera pubblici (servizi che i cittadini dovevano alla comunità), istituì un foro ecclesiastico con effetti giuridici, introdusse il riposo festivo della domenica …

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A tutto questo impegno a favore della chiesa corrispose però anche la pretesa di intervenire in materia religiosa.

Esempio ne fu la questione donatista: a Cartagine dopo la persecuzione di Diocleziano si assistette ad un vero e proprio scisma tra rigoristi, che non volevano riammettere nella comunità ecclesiastica i “traditori”, e il clero più o meno lassista. A capo del partito rigorista c’era Donato che raccolse molto consenso tra la popolazione indigena rurale che si opponeva al ceto medio romano → disordine civile. Costantino decise di intervenire perché preoccupato per le conseguenze politiche. Intervenne con la forza ma non riuscì a sistemare la questione.

Un altro caso fu quello del prete alessandrino Ario: egli affermava che essendo Dio ingenerato, il Figlio, creato, non può ritenersi della stessa natura del padre ma di una inferiore.

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Nel 325 Costantino convoca e apre il concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico nella storia della chiesa. Al concilio ad Ario si oppose Atanasio, che sosteneva la tesi della consustanzialità tra Dio e Cristo. Costantino condannò Ario all’esilio e impose come dottrina ufficiale quella di Atanasio. Il Credo che ancor oggi i cattolici recitano è quasi identico al “simbolo niceno” (formula elaborata a Nicea).

Il concilio però non riuscì ad eliminare le tesi ariane che si ripresenteranno in più occasioni e riusciranno ad affascinare anche Costantino.

Alla sua morte si attuò anzi una vera divisione religiosa: l’Occidente con l’Egitto restarono niceni sotto Costante; l’Oriente, sotto Costanzo, divennero filoariani.

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Nel 381 Teodosio, imperatore dal 379, convocò un nuovo concilio, il II ecumenico, a Costantinopoli, in cui impose a tutti, riformulato con qualche piccolo cambiamento, il credo niceno e, con l’aiuto di alcuni teologi, fu riconosciuto il “consustanziale” a tutta la Trinità (una sostanza, tre persone). Si stabilì anche il primato del vescovo di Roma sulla gerarchia ecclesiastica.

Nel 451 l’imperatore Marciano, anche su richiesta di papa Leone I, convocò il concilio di Calcedonia, dove venne riconfermato il simbolo niceno-costantinopolitano e si condannarono come eretiche tutte le tesi monofisite (Cristo solo divino): vi è in Cristo l’unione di due nature in un’unica persona.

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La forma devozionale più diffusa era sicuramente il culto dei martiri, culto che gravitava sempre intorno ai loro luoghi di sepoltura (veri o presunti). I fedeli vi accorrevano in massa, si prostravano di fronte alle spoglie, pregavano e cantavano inni. Dai martiri i fedeli si attendevano grazie spirituali, ma anche interventi e favori terreni.

Questa duplice funzione di intercessori e patroni venne presto attribuita anche ai santi, ossia a quei cristiani che avevano condotto una vita di eccezionale pietà e compiuto atti straordinari.

Al culto dei martiri e dei santi si aggiunse quello delle reliquie e anche la pratica dei pellegrinaggi: mete particolarmente amate erano Gerusalemme, la città santa, Roma e Santiago di Compostela (san Giacomo apostolo).

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Accanto al clero si radica come forma d’aggregazione religiosa il monachesimo, di cui i primi episodi appaiono in Egitto nel III secolo.

Il monachesimo si strutturò in due tipi principali: l’eremitismo e il cenobitismo. Il primo praticato da coloro che decidevano di vivere in solitudine, il secondo invece da uomini che si univano in piccole comunità e che rispondevano ad una regola che organizzava il lavoro, la preghiera, i pasti e le altre emergenze quotidiane.

Il monachesimo trovò grande espansione in Oriente (Siria, Palestina, Egitto). In Occidente le prime notizie furono portate forse da Atanasio durante il suo esilio in Italia, ma anche dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa.

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Importante per lo sviluppo in Occidente del monachesimo fu l’opera dai san Benedetto da Norcia (480-543). Egli compose una regola per i suoi confratelli di Montecassino agli inizi del VI secolo. Aspetti essenziali:

1. Senso della misura, della moderazione (no a pratiche di eccessiva austerità corporale). I monaci dovevano obbedienza all’abate e dovevano restare legati al monastero.

2. Molta importanza attribuita alla lettura e allo studio. Nei monasteri era presente e una biblioteca e una scuola per l’istruzione dei giovani monaci.

3. Importante presenza del lavoro manuale: l’abbazia doveva essere indipendente dall’esterno.

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Man mano che la chiesa diventava potente, burocratizzata e gerarchizzata, aumentavano anche le sue richieste a stabilire norme morali e giuridiche per i rapporti sociali.

La politica di Costantino pur essendo evidentemente filo-cristiana, non si trasformò mai in antipagana, né l’imperatore decise mai di fare a meno dell’aiuto dei pagani a corte.

Dopo Costantino però iniziarono le sempre crescenti restrizioni imposte al paganesimo, cui vennero via via sottratte le basi del culto.

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La decisione di imporre il primato di Roma non fu ben accettata dalla chiesa Orientale: si aprì un lungo periodo di discussioni cui cercò di porre fine papa Leone Magno (440-461). Egli riaffermava l’uguaglianza di tutti i vescovi, uguali per l’unzione dello Spirito che li aveva consacrati e per la grazia di Cristo che li accompagnava nel loro ministero, ma ribadiva che al vescovo di Roma competeva una speciale cura verso tutta la chiesa e che perciò egli è primo fra tutti i vescovi.

Nel 453 furono però conferiti al vescovo di Costantinopoli gli stessi titoli e diritti di quello romano, pur riconfermando il primato romano.

I vescovi di Costantinopoli, avvalendosi di questa delibera, iniziarono una politica ecclesiastica di assoluta indipendenza da Roma, anzi spesso in aperta opposizione a Roma. → Sviluppo separato senza ritorno.

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L’impero romano andò progressivamente sempre più indebolendosi, non seppe più contrastare gli attacchi di tutte quelle popolazioni che si volevano impadronire dei loro domini (Alamanni, Alani, Vandali …) e, con la deposizione di Romolo Augustolo nel 476 , da parte di Odoacre (un generale sciro) si ebbe la fine della plurisecolare storia del regno romano.

In territorio italiano l’impero restò confinato solo in alcune regioni, senza Roma quindi sotto Bisanzio. Ma anche questi territori vennero via via sempre più piccoli sotto i colpi del popolo Longobardo che si stabilì sulla penisola dal 568 al 774, quando furono sconfitti da Carlo Magno.

In questo periodo il cristianesimo conobbe fasi di regresso, soprattutto nelle zone di più recente conversione (Inghilterra), mentre resistette, adattandosi alle nuove condizioni, in quelle di più antica cristianizzazione.

Tra i Longobardi, ariani, la conversione fu avviata da Gregorio Magno e conclusa alla metà del VII sec.. In questo periodo andò convertendosi anche l’Inghilterra sotto il dominio di Sassoni ed Angli. Territorio in cui il papa nel 596 inviò i benedettini, sottraendoli al loro chiostro. 41

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Nell’alto medioevo entrarono in crisi tutte le strutture e le istituzioni fondate dai romani.

È interessante osservare come molti membri dell’aristocrazia, che si erano trovati esautorati dagli invasori, si erano rivolti alla vita monastica (il cenobio visto come rifugio da chi fuggiva dal secolo). Alcuni di questi monaci vennero poi chiamati dalle diocesi a ricoprire il ruolo di guida pastorale, divennero cioè vescovi.

Si ricompose uno stretto legame tra aristocrazia italica e potere civile.

Tutta la chiesa divenne più forte, soprattutto grazie all’incontro con il popolo dei Franchi alla cui guida vi erano i Carolingi.

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Dall’accordo tra Pipino il Breve, che cercava di prendere il potere ai Merovingi, e l’episcopato che mirava a liberarsi dei Longobardi nacque lo Stato Pontificio. Nel 754 Pipino, in ringraziamento per l’aiuto ottenuto dal papa, Stefano II, fece una donazione perpetua a san Pietro, alla santa Chiesa romana di alcuni territori, da cui prese origine lo Stato Pontificio.

Il cristianesimo era ormai radicato nel tessuto sociale, nelle città fin dalle origini e nelle campagne grazie alla capillare opera dei monaci. Questa sovrapposizione di mondi era visibile in diversi campi: il calendario fu riorganizzato in base alla nascita di Cristo (a.C./d.C.) e alle feste cristiane (Natale e Pasqua), il tempo veniva scandito dai rintocchi delle campane (alba = prima; metà mattina = terza; mezzogiorno = sesta; metà pomeriggio = nona; tramonto = vespro).

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Dai carolingi fino a circa l’XI sec. Si aprì per la chiesa un periodo di “dominio laicale”, ossia gli aristocratici, laici, avevano trovato una nuova possibile carriera nelle fila ecclesiastiche. Chiesa vista solo come detentrice del potere e non come rappresentanza di Dio.

Il fenomeno che meglio descrive questa “chiesa laicale” è quello delle chiese private. Si tratta di edifici sacri adibiti al culto, costruiti da aristocratici all’interno dei loro possedimenti. I proprietari sceglievano il chierico officiante ed esercitavano il controllo economico della chiesa. Nel caso in cui la chiesa privata prendesse le veci della parrocchia, i proprietari ne gestivano anche le decime e le offerte. Vi era però anche l’aspetto positivo di un miglior rapporto tra distribuzione dei fedeli e presenza della chiesa.

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Le chiese private furono costruite anche da vescovi e abati, divennero quindi una realtà anche all’interno della chiesa stessa, e i proprietari, sebbene consacrati, non si comportavano in modo diverso dagli aristocratici. C’era quindi un uso privato delle ricchezza della chiesa ed inoltre si diede vita anche alla simonia, ovvero la compravendita di cariche ecclesiastiche.

A questi aspetti sono anche da aggiungere i comportamenti libertini dei preti, che spesso vivevano in concubinato o addirittura si sposavano (non vi erano ancora norme specifiche in merito).

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Page 46: STORIA DEL CRISTIANESIMO

La situazione creatasi con l’andar del tempo causò dapprima lo scontento tra i fedeli cui però seguì la nascita di un movimento per la riforma della chiesa. Ci si muoveva su tre diversi livelli: 1. moralizzazione della vita del clero; 2. urto con l’impero per allontanare gli aristocratici dal governo del clero; 3. strutturazione monarchica della chiesa.

Per il primo punto si possono segnalare molte iniziative sia tra le fila stesse del clero sia tra il popolo. Un es. è l’abbazia di Cluny: dove si tese ad accentuare i momenti di preghiera e canto comune e dove si promosse la cultura biblica. Anche l’eremitismo ebbe un nuovo slancio. Ci fu però anche un’azione partita “dal basso” : a Milano ci fu una rivolta contro il clero maggiore e lo stesso arcivescovo. Il movimento durò a lungo e si espanse nell’italia settentrionale fino a raggiungere Firenze, dove furono i monaci stessi a ribellarsi al vescovo.

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Anche l’imperatore germanico, Enrico III, cercò di sottrarre il papato all’influenza dell’aristocrazia romana chiamando vescovi tedeschi al soglio pontificio: Clemente II (1046-1047) e Leone IX (1048-1054).

Leone IX lottò contro la simonia e, nel concilio di Reims, affermò che nessuno può arrogarsi il governo di una chiesa se non è stato eletto dal popolo e dal clero. Si stabilì inoltre che il papa romano era il solo primate della Chiesa universale. Quest’ultimo punto non fu accettato dalle chiese d’Oriente e nel 1054 si raggiunse lo scisma.

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Nel 1059 papa Niccolò II cercò di liberare la curia pontificia dall’ingerenza dell’impero tedesco. Nella sinodo romana stabilì che la designazione del papa doveva avvenire a Roma ed essere riservata ai cardinali.

Già l’elezione del successore di Niccolò II non fu semplice. Dopo anni di lotte tra i riformatori, che elessero un papa, Alessandro II, e gli imperialisti, che elessero un antipapa, Onorio II, nel 1073 si giunse all’elezione di Gregorio VII. Ed esplose il conflitto.

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1075 scontro aperto tra papato e impero: Gregorio VII proibì a ogni potestà secolare di affidare le cariche nei vescovadi e, ai metropoliti (arcivescovi), proibì di consacrare chi avesse ricevuto un vescovado da un laico → Per l’imperatore Enrico IV questo significava perdere il controllo delle signorie ecclesiastiche. Il papa inoltre, convinto della superiorità del potere spirituale su quello temporale, dichiarò che il pontefice romano aveva il diritto di deporre l’imperatore.

Enrico IV depose Gregorio VII il quale a sua volta depose l’imperatore, lo scomunicò e sollevò i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà. Questo provocò molti problemi tra Enrico IV e i principi tedeschi che già mal tolleravano la sua politica di rafforzamento del potere regio.

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Enrico IV per ridare stabilità al suo potere fu costretto ad umiliarsi di fronte al papa: dovette recarsi a Canossa, dove si era rifugiato il papa, e scusarsi. Il papa revocò la scomunica.

I due continuarono a litigare e il papa scomunicò per la seconda volta l’imperatore, al quale però i principi non tolsero l’appoggio, cosicché lui elesse un antipapa, Clemente III e Gregorio VII morì in esilio.

A riportare la pace fra i due schieramenti fu il concordato di Worms nel 1122: Enrico V e Callisto II scelsero per la distinzione dei ruoli: l’imperatore poteva presenziare all’investitura di vescovi tedeschi da parte del clero locale e gli eletti mantenevano i legami temporali con l’imperatore. In Borgogna ed in Italia veniva invece preferito il legame col papa. Il papato così iniziò a ritagliarsi uno spazio in cui esercitare anche il potere giuridico (sviluppo della canonistica).

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I laici esclusi dal governo della chiesa trovarono un altro modo per partecipare attivamente: le crociate.

La crociata era un pellegrinaggio verso i luoghi santi e i guerrieri avevano deciso di contrassegnarsi per questo con una croce sulla cotta. Questi combattenti ottenevano, oltre all’immediata remissione dei peccati, estesi privilegi materiali.

La crescente pressione musulmana sull’impero d’Oriente e sulla penisola araba fece temere per la cristianità.

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Urbano II, nel 1096, al concilio di Clermònt invitò i cavalieri cristiani a partire in pellegrinaggio armati per Gerusalemme. Nel fare ciò il papa aveva ben chiare anche le motivazioni sociali e politiche di questo importante passo: l’espansione demografica dell’aristocrazia laica aveva causato molte lotte per le successioni e quindi molti disordini sociali.

La crociata partì nel 1097 e dopo un lungo assedio, quasi 2 anni, nel 1099 fu espugnata Gerusalemme. La popolazione ebraica e musulmana fu quasi totalmente massacrata.

Nacquero così i principati latino-orientali che, trovandosi in territorio ostile, necessitavano periodicamente di nuove forze provenienti dai luoghi d’origine.

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La crociata era diventata quindi un’istituzione permanente. La divisione, prima, seconda, terza crociata si adotta solo per praticità di studio (II crociata 1147-49 fallì; III cr. 1189-92 ripresa temporanea di Gerusalemme)

Ci fu anche la fondazione di ordini religiosi militari : i Templari (la loro fortezza era ubicata vicino al tempio di Salomone); gli Ospitalieri (dall’ospedale di san Giovanni di Gerusalemme) che avevano cura dei pellegrini poveri; i Cavalieri teutonici, provenienti dalla Prussia.

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Gregorio VII, nell’XI sec., specificò che eretico poteva essere definito chiunque si distaccasse dai dettami della chiesa romana.

In Occidente a metà dell’XI sec. iniziò a manifestarsi un cristianesimo di impianto dualista. I dualisti sostenevano che Gesù aveva assunto solo apparentemente un corpo perché tutto ciò che è materiale è dominio del maligno e quindi accettavano solo l’idea del Cristo celeste. Con la stessa motivazione rifiutavano il Battesimo con acqua e l’Eucaristia.

Il più grande movimento dualista fu quello dei Catari che si definivano “buoni cristiani dualisti”. Ebbero maggiore sviluppo nel nord e nel sud della Francia, ma anche in Pianura Padana.

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Con la decretale Ad abolendam, nel 1184, Lucio III scomunicò i Catari cui vennero affiancati i Patarini, gli Umiliati e i Poveri di Lione: la scomunica colpiva tutti quelli che avessero osato dedicarsi alla predicazione pubblica o privata senza il consenso pontificio.

I Poveri di Lione o Valdesi “nacquero” dalla forte religiosità di Valdo di Lione che si convertì alla povertà evangelica. Dal suo essere “povero del Cristo”, Valdo traeva la legittimazione della sua predicazione. Valdo e i suoi seguaci volevano opporsi al dualismo e ad altre eresie emergenti.

Gli Umiliati in Lombardia richiesero in un primo momento il permesso di predicare ma gli fu negato. Anch’essi continuarono però la loro opera in opposizione al dilagare delle idee dualiste. Papa Innocenzo III nel 1201 concesse però loro la dispensa per predicare.

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Innocenzo III cercò in ogni modo di respingere le eresie.Nel 1208 indisse la crociata contro gli Albigesi, i Catari

del sud della Francia. Questa durò circa 20 anni (1229) e comportò più che la sconfitta degli eretici quella della popolazione occitanica.

La lotta all’eresia non fu solo violenta, infatti Innocenzo III cercò di inglobare sotto il controllo pontificio tutte le spinte riformatrici cristiane ortodosse. I Valdesi si rifiutarono e preferirono restare nelle clandestinità.

Il papa inoltre istituì la nuova figura dei delegati pontifici, esperti in predicazione, che dovevano affiancare il vescovo nella cura d’anime.

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Giovanni Francesco di Bernardone nacque nel 1182, e morì nel 1226, ad Assisi. Era un uomo benestante, figlio di mercanti, che decise di convertirsi alla vita religiosa attraverso un’esperienza penitenziale e alla decisione di vivere in povertà nella sequela del santo Vangelo. Ben presto fu seguito da altri uomini coi quali si presentò a Innocenzo III per richiederne l’approvazione della regola.

1210 il papa conferma la regola che implicava la separazione dal “mondo”, dai beni materiali, per abbracciare fino in fondo le condizioni di vita degli “ultimi”. I frati francescani rinunciavano a qualsiasi potere sugli altri e si sarebbero dedicati alla preghiera, alla predicazione e all’aiuto degli uomini.

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Domenico di Caleruega (1170-1221), chierico di origine spagnola, cercava la via della perfezione cristiana e la trovò nello studio e nella predicazione.

Nel 1216 Onorio III appoggiò la nascita del nuovo ordine dei Predicatori che subito partirono verso le maggiori università del tempo.

La conformazione assunta dal gruppo dei seguaci di Domenico si innestò sulla tradizione canonicale regolare nelle sue componenti evangeliche e pastorali., fu fin da subito chiericale.

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