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S.r.l. ® Le News di Wine & Food Made in Italy S.r.l. Informazioni generali di Wine News: N°4 Mese di Aprile 2014 Big del vino italiano “over 100 milioni” di euro Il colosso Cantine Riunite & Civ con 533,59 milioni di euro (di cui 348 milioni dalla controllante Gruppo Italiano Vini), seguita da Caviro, con 224,31 milioni di euro, e dal Gruppo Mezzacorona con 163,05 milioni di euro: ecco il podio delle cantine che hanno fatturato di più, in Italia, nel 2013, nelle anticipazioni dell’ormai tradizionale classifica, realizzata dalla giornalista Anna Di Martino, che sarà pubblicata integralmente su “CorriereEconomia” del “Corriere della Sera”. Da cui emerge, intanto, che al vertice del vino italiano, per fatturato, c’è il mondo cooperativo, che occupa tutto il podio. E che, nel panorama del Belpaese, 14 sono le aziende che, nel 2013, hanno superato i 100 milioni di euro di fatturato, e che queste sole 14 realtà hanno fatturato, complessivamente, 2,38 miliardi di euro (+6,45% sul 2012), più del 20% del totale italiano, e con una netta propensione all’export, da dove arriva ben il 64,17% del fatturato complessivo (dato superiore al 50% della media nazionale), per una produzione di 970 milioni di bottiglie. Nella “top 14” seguono, nell’ordine, Marchesi Antinori, al n. 4, e primo gruppo totalmente privato in classifica, con 160 milioni di fatturato, seguito al n. 5 da Fratelli Martini con 159,2, e da Casa Vinicola Zonin, con 154 milioni di euro, al n. 6. Posizione n. 7 per Cavit, con 152,9, seguita, al n. 8, dalla divisione vino del gruppo Campari, con 149,2 milioni di fatturato. Al n. 9 c’è Casa Vinicola Botter Carlo & C, con 136 milioni di euro di fatturato, seguita da Enoitalia al n. 10, con 128 milioni di euro, davanti a Cevico, con 116,97 milioni. A chiudere il ristretto gruppo degli “Over 100 milioni” sono Cantina di Soave con 103 milioni di euro, Santa Margherita con 102,14 milioni, e Giordano Vini con 101,1 milioni di euro. Tra le curiosità che emergono dalla “top 14” della classifica, il doppio primato di Casa Vinicola Botter Carlo & C, che mette a segno la più altra crescita in percentuale del fatturato, a +29,5% (seguita da Cevico, +22,09%, e Caviro, +12,67%), e la maggior propensione assoluta all’export, con ben il 95,5% del fatturato realizzato oltre confine (davanti a Fratelli Martini, con il 90%, e Gruppo Mezzocorona con l’82%). Trentino & Puglia al top Due mondi agli antipodi, il Trentino e la Puglia, ma che dimostrano una volta di più come, nella diversità, il vino riesce comunque a raggiungere l’eccellenza. È una delle letture possibili del “Concorso Enologico Internazionale 2014” di Vinitaly, che ha visto il premio speciale “Gran Vinitaly” andare al colosso trentino Cavit, e il premio “Vinitaly Nazione 2014” a Cantina Due Palme di Cellino San Marco, una delle realtà più importanti della viticoltura pugliese e del Sud Italia. Un premio, il “Vinitaly Nazione”, andato anche a Divino Nordheim Thüngersheim Eg di Nordheim, in Germania, ed a Murfatlar Romania Sa di Murfatlar, in Romania. 73 (su 3.000 vini in concorso) le medaglie assegnate. Papa, vino da Messa argentino Papa Francesco continua nella sua opera di rinnovamento della Chiesa, e la prossima novità riguarda il vino che il pontefice di Buenos Aires userà per officiare Messa. Che sarà argentino. Come riporta l’agenzia sudamericana Merco Press, i primi 500 litri, realizzati da uve coltivate da piccoli produttori, sono pronti a prendere il volo verso Roma. In un progetto che coinvolgerà tutte le Regioni produttive del Paese, da Mendoza a San Juan, dalla Rioja a Catamarca, da Salta a Neuquén e Río Negro.

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S.r.l. ®

Le News di Wine & Food Made in Italy S.r.l. Informazioni generali di Wine News: N°4

Mese di Aprile 2014

Big del vino italiano “over 100 milioni” di euro Il colosso Cantine Riunite & Civ con 533,59 milioni di euro (di cui 348 milioni dalla controllante Gruppo Italiano Vini), seguita da Caviro, con 224,31 milioni di euro, e dal Gruppo Mezzacorona con 163,05 milioni di euro: ecco il podio delle cantine che hanno fatturato di più, in Italia, nel 2013, nelle anticipazioni dell’ormai tradizionale classifica, realizzata dalla giornalista Anna Di Martino, che sarà pubblicata integralmente su “CorriereEconomia” del “Corriere della Sera”. Da cui emerge, intanto, che al vertice del vino italiano, per fatturato, c’è il mondo cooperativo, che occupa tutto il podio. E che, nel panorama del Belpaese, 14 sono le aziende che, nel 2013, hanno superato i 100 milioni di euro di fatturato, e che queste sole 14 realtà hanno fatturato, complessivamente, 2,38 miliardi di euro (+6,45% sul 2012), più del 20% del totale italiano, e con una netta propensione all’export, da dove arriva ben il 64,17% del fatturato complessivo (dato superiore al 50% della media nazionale), per una produzione di 970 milioni di bottiglie. Nella “top 14” seguono, nell’ordine, Marchesi Antinori, al n. 4, e primo gruppo totalmente privato in classifica, con 160 milioni di fatturato, seguito al n. 5 da Fratelli Martini con 159,2, e da Casa Vinicola Zonin, con 154 milioni di euro, al n. 6. Posizione n. 7 per Cavit, con 152,9, seguita, al n. 8, dalla divisione vino del gruppo Campari, con 149,2 milioni di fatturato. Al n. 9 c’è Casa Vinicola Botter Carlo & C, con 136 milioni di euro di fatturato, seguita da Enoitalia al n. 10, con 128 milioni di euro, davanti a Cevico, con 116,97 milioni. A chiudere il ristretto gruppo degli “Over 100 milioni” sono Cantina di Soave con 103 milioni di euro, Santa Margherita con 102,14 milioni, e Giordano Vini con 101,1 milioni di euro. Tra le curiosità che emergono dalla “top 14” della classifica, il doppio primato di Casa Vinicola Botter Carlo & C, che mette a segno la più altra crescita in percentuale del fatturato, a +29,5% (seguita da Cevico, +22,09%, e Caviro, +12,67%), e la maggior propensione assoluta all’export, con ben il 95,5% del fatturato realizzato oltre confine (davanti a Fratelli Martini, con il 90%, e Gruppo Mezzocorona con l’82%). Trentino & Puglia al top Due mondi agli antipodi, il Trentino e la Puglia, ma che dimostrano una volta di più come, nella diversità, il vino riesce comunque a raggiungere l’eccellenza. È una delle letture possibili del “Concorso Enologico Internazionale 2014” di Vinitaly, che ha visto il premio speciale “Gran Vinitaly” andare al colosso trentino Cavit, e il premio “Vinitaly Nazione 2014” a Cantina Due Palme di Cellino San Marco, una delle realtà più importanti della viticoltura pugliese e del Sud Italia. Un premio, il “Vinitaly Nazione”, andato anche a Divino Nordheim Thüngersheim Eg di Nordheim, in Germania, ed a Murfatlar Romania Sa di Murfatlar, in Romania. 73 (su 3.000 vini in concorso) le medaglie assegnate.

Papa, vino da Messa argentino Papa Francesco continua nella sua opera di rinnovamento della Chiesa, e la prossima novità riguarda il vino che il pontefice di Buenos Aires userà per officiare Messa. Che sarà argentino. Come riporta l’agenzia sudamericana Merco Press, i primi 500 litri, realizzati da uve coltivate da piccoli produttori, sono pronti a prendere il volo verso Roma. In un progetto che coinvolgerà tutte le Regioni produttive del Paese, da Mendoza a San Juan, dalla Rioja a Catamarca, da Salta a Neuquén e Río Negro.

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Se il calo dei consumi in Gdo rallenta Parlare di inversione di tendenza è prematuro, perché le vendite di vino, in bottiglie da 0,75 litri in gdo, nel primo bimestre 2014, secondo i dati di Iri, fanno segnare comunque un -0,3% sul 2013. Ma rispetto al crollo del 2013, chiuso a -3,4% sul 2012, c’è di che sperare sul fatto che il calo dei consumi interni stia, quantomeno, rallentando, e che magari si possa chiudere il bilancio 2014 con un segno “+”, come non accade da anni in un canale che, oramai, distribuisce oltre il 70% del vino in Italia (anche se il prezzo medio rimane comunque intorno ai 5 euro a bottiglia, ndr). “In realtà già l’ultimo trimestre 2013 aveva dato segnali positivi, cioè di un rallentamento del calo delle vendite - ha spiegato Virgilio Romano, director Client Service Iri - probabilmente abbiamo lasciato alle spalle le difficoltà del 2013, in linea con l’andamento dell’economia, e possiamo essere fiduciosi per il 2014”. Se ne parlerà a Vinitaly, la kermesse di riferimento del vino italiano (Verona, 6-9 aprile, www.vinitaly.com), nel convegno “Cantine e grande distribuzione: nuove strategie per il mercato italiano ed estero”, il 7 aprile, con Federdistribuzione, Coop, Conad, Federvini, Unione Italiana Vini e Eataly. Il presidente dell’“Ice” tedesca vignaiolo in Italia: Ômina Romana Il presidente della Bga, la Federazione Tedesca per il Commercio con l’Estero, è vignaiolo in Italia: è la storia di Anton F. Börner, grande appassionato di vini italiani, ed imprenditore di Germania che, nel 2004, dopo uno studio sui terreni che ha visto collaborare le Università di Geisenheim, Firenze e Parma, ha fondato la cantina Ômina Romana, nei Colli Albani, a Velletri: 80 ettari di vigneti, con la collaborazione dell’enologo Claudio Gori e dell’agronoma Paula Pacheco. I cui vini saranno protagonisti di una degustazione di scena domani, al Ristorante Cibreo di Firenze, con Daniel Thomases. “La grande bellezza” del vino italiano La Toscana, sinonimo di cultura, arte, storia, vino, cibo, persone e moda, le Langhe, con il loro fascino raffinato che si ritrova in vini che appartengono all’“Olimpo italiano”, la Sicilia, dove guardando al passato si fa innovazione e si vede il futuro del vino italiano: ecco “La grande bellezza” del vino italiano, i luoghi più belli dell’Italia del vino, secondo le firme più prestigiose della stampa enoica internazionale che, in un sondaggio Winenews-Vinitaly (Verona, 6/9 aprile; www.vinitaly.com), stilano una personalissima “road map” del cuore, in omaggio al trionfo agli Oscar del capolavoro di Paolo Sorrentino. Compito non facile, dicono, perché l’Italia del vino è tutta una “grande bellezza”. Per Monica Larner, responsabile per l’Italia di “The Wine Advocate”, “La grande bellezza” del vino italiano, in questo momento, sono “le regioni del Sud” ed in particolare “la Sicilia, perché mi piace l’innovazione che si sta facendo sui vitigni autoctoni e credo che sia una nuova frontiera per il futuro: guardando nel passato si vede il futuro del vino italiano”. Si resta in Sicilia anche per Kerin O’Keefe, responsabile Italia di “Wine Enthusiast”, e, in particolare, sui “versanti del Monte Etna”, con “il vulcano fumante, i ripidi pendii con le viti ad alberello, il suolo nero, è tutto mozzafiato. Ed i vini sono favolosi”. E se per Walter Speller, firma di JancisRobinson.com (e www.WalterSpeller.com), “è impossibile proporre un unico luogo, però mi è anche accaduto che un luogo non mi piacesse, ma, dopo aver degustato il vino, di vederlo con occhi nuovi”, c’è chi, invece, ha un luogo del cuore ben preciso. Per Sophie Liu, scrittrice e autrice di “Grandi Vini di Toscana”, e tra le più importanti wine educator dei Paesi asiatici, è la Toscana, come per Tim Atkin, Master Of Wine e uno dei più seguiti wine writer di Oltremanica, che punta in particolare su “Montalcino. Perché? Per il paesaggio, praticamente immutato dai tempi di Leonardo, la città, la gente, la politica e, soprattutto, i vini”. Eleonora Scholes, una delle voci e firme del vino più autorevoli della Russia (fondatore ed editore di www.spaziovino.com), “se devo nominare un solo luogo, direi le Langhe, hanno un fascino raffinato, per tutti i sensi. Sono stimolanti”.

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Un calice per un contratto Un brindisi con un buon calice di vino, si sa, è sempre il benvenuto. Anche per sancire un rapporto d’affari o un contratto. Meglio se con un calice di rosso. A dirlo un sondaggio di “Vino75”, tra 800 manager e imprenditori. Da cui emerge che ben un affare su due si conclude fuori dalle sale riunioni, in un aperitivo o un pasto. I vini rossi (56%) sono i più apprezzati, seguiti dalle bollicine (21%) e dai bianchi (18%), staccati i rosati, fermi al 5%. Insomma, una nuova e moderna lettura del proverbio latino “in vino veritas”, ma attenti a non esagerare, perchè il 100% degli intervistati boccia subito chi alza il gomito. I vini più gettonati? Nell’ordine, Brunello di Montalcino, Chianti, Soave, Ribolla Gialla e Amarone. Vino & biodiversità, Wwf & Caprai Anche il vino è “custode” della biodiversità, e ora a testimoniare la crescente attenzione del mondo enologico verso il territorio che ne è la “linfa vitale”, arriva anche il Wwf: è Caprai, la cantina che ha rilanciato il Sagrantino di Montefalco, la prima azienda del vino italiano ad avviare il percorso di “Stewardship of Biodiversity” con “Wwf-Arnaldo Caprai”, progetto work in progress con l’associazione del Panda che, dal cuore dell’Umbria, guarda alle tante aziende italiane che si riconoscono all’interno di un ciclo virtuoso di attività produttiva e vogliono contraddistinguere il loro percorso d’impresa come “Custodi della Biodiversità”. Come quello che ha portato la Arnaldo Caprai a dare vita al vigneto “Cobra”, ovvero la più ricca banca-dati al mondo sul Sagrantino, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. “Un appezzamento sperimentale a Montefalco in cui sono coltivati, custoditi, catalogati tutti gli antichi genotipi di questa varietà - spiega Marco Caprai, patron della cantina – che abbiamo individuato e recuperato da più di vent’anni, e nel quale sono state riprodotte barbatelle anche da gemme prelevate da piante più che bicentenarie, che sarebbero andate perse”. Truffe, il “bilancio Nac” 2013 9.700 tonnellate di prodotti alimentari, +34% sul 2012, ci cui ben 9.308 tonnellate di vino non conforme ai disciplinari di produzione, non tracciato e, in alcuni casi, risultato adulterato oltre 3 milioni di etichette/packaging illegali, e truffe scoperte ai danni dello Stato e dell’Ue per 28,3 milioni di euro di finanziamenti illeciti (+249% sugli 8,1 del 2012), e oltre 6,7 milioni di euro in beni sequestrati: ecco il “bilancio 2013” dell’attività dei Nuclei Antifrodi Carabinieri (Nac) del Comando Carabinieri Politiche Agricole “Vino & musica”, l’abbinamento del Movimento Turism o del Vino In tema di abbinamenti, “vino & musica” è di certo uno di quelli che lasciano più ampio spazio all’immaginazione. Ed è anche scelto dal Movimento Turismo del Vino, che riunisce più di 1.000 cantine in Italia: non solo con la playlist di oltre 100 pezzi che spaziano dal rock al jazz, dal pop al soul, realizzata dal “music desginer & sound sommelier” Paolo Scarpellini per “Cantine Aperte” (il 25 maggio in tutta Italia), ma anche con un social contest, su Twitter, con l’hashtag #suonodabere, lanciato a Vinitaly, chiedendo agli appassionati di abbinare un vino ed un territorio alla canzone del cuore. Vino a “km illimitato” Va bene il “km zero”, ma per il vino italiano l’export resta fondamentale. Anche per le 389 imprese cooperative vitivinicole di Fedagri-Confcooperative, con 130.000 soci produttori, responsabili di quasi metà della produzione enoica del Belpaese nel 2013, con 20 milioni di ettolitri, per un fatturato di 2,8 miliardi di euro, di cui il 44%, pari a 1,2 miliardi di euro, generato dalle esportazioni, un risultato assolutamente in linea con il trend dell’export vitivinicolo, che ha chiuso l’anno a quota 5,1 miliardi di euro. Nasce così lo slogan “km illimitato”, coniato dalla cooperative italiane del vino, per Vinitaly, raccontando, in due parole, la corsa dei nostri vini all’estero.

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Vinitaly si avvicina: ecco i temi “hot” L’export in primis, con focus su mercati come gli Usa, la Russia, l’Oriente o i Paesi Arabi, ma anche il ruolo del vino ad Expo 2015, l’Ocm Vino, il testo unico che dovrebbe semplificare la vita alle cantine italiane, la sostenibilità, il mercato italiano ed il rapporto del vino con la grande distribuzione organizzata, la lotta alla contraffazione e all’italian sounding, e l’e-commerce e così via: sono solo alcuni degli argomenti “caldi” che saranno affrontati nell’intensissimo programma di Vinitaly 2014, a Verona dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com), che si conferma non solo appuntamento imprescindibile per il mercato del vino italiano, ma anche momento di confronto e riflessione su quello che sta accadendo, sotto ogni aspetto, al nettare di Bacco del Belpaese. Tanti gli appuntamenti importanti, tra i quali iniziamo ad orientarci con una prima selezione di eventi. A partire, ovviamente, da OperaWine, il 5 aprile, prestigiosa “Anteprima” di Vinitaly, con le 100 migliori cantine d’Italia per Wine Spectator. Il 6 aprile, dopo l’inaugurazione, il grande protagonista sarà il Ministero delle Politiche Agricole, con il Ministro Martina che parlerà de “Il Vino Italiano per Expo Milano 2015” prima (con il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue De Castro, il commissario di Expo 2015 Sala, quello del Padiglione Italia Bracco, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella e quello di VeronaFiere Ettore Riello), e di “Legalità nel Bicchiere” poi, con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, il presidente di Coldiretti Moncalvo e il direttore del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità in Agricoltura Giancarlo Caselli. Il 7 aprile, invece, si parlerà di “Cantine & Gdo” con il convegno by Iri e Vinitaly, ma anche de “La Politica del Vino”, con il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e il viceministro dell’Agricoltura Andrea Olivero. L’8 aprile occhi puntati sul “Vigna Day” di Simonit & Sirch, convegno teorico-pratico prima in fiera e poi tra i filari di Bertani Domains. Il 9 aprile, l’appuntamento è con i primi risultati del progetto “Viva Sustainable Wine”, con l’ex Ministro dell’Ambiente Clini, e le cantine pilota dell’esperienza che presenteranno le prime etichette certificate. E tanto altro ancora ... Bollicine, sì, ma da vitigni “autoctoni” Bollicine, sì, ma da vitigni di antica coltivazione: un fenomeno di successo soprattutto, in Italia, che sarà al centro di Vinitaly. Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo, Nebbiolo, Trebbiano, Verdicchio, Prosecco/Glera, Garganega, Aglianico, Lambrusco, ma anche Malvasia, Prié Blanc, Piedirosso, Erbaluce di Caluso, Cortese, Arneis, Durello, Pecorino, Spergola, Asprinio d’Aversa, Vermentino, Roscetto, Ribolla Gialla, Pigato, Carricante, Falanghina, Greco, Negroamaro, Groppello Gentile, Bombino Bianco, Passerina, Mantonico Bianco, Bianchetta Genovese e Nerello Mascalese, sono solo alcuni dei vitigni che hanno trovato, nel recente passato, una loro precisa strada fra le bollicine tricolore. Un trend in crescita, che, tra le grandi griffe del vino italiano che hanno scelto di percorrere questa strada, ha visto arrivare alla ribalta ultima, in ordine di tempo, anche la marchigiana Umani Ronchi, come spiega Michele Bernetti: “anche noi, dal 2008, ci dedichiamo al Metodo Classico, da cui abbiamo dato vita al Brut Nature La Hoz, con un progetto qualitativo,tutto votato a mettere in evidenza le potenzialità del Verdicchio come spumante”. Vino & finanza: cin! Vino & finanza si intrecciano, ancora una volta: l’imprenditore brasiliano Andre Santos Esteves, che con la sua Leblon Investiments (alle Bahamas) ha comprato nel 2013, a Montalcino, la storica Argiano, come riporta un comunicato della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ha acquisito dall’ente il 2% del capitale sociale di Banca Monte dei Paschi, attraverso Btg Pactual Europe Llp, braccio europeo di Btg Pactual, banca di investimento brasiliana, tra le più importanti del Sudamerica, di cui lo stesso Esteves è Ceo. Esteves, nel 2013, ha acquisito anche la cantina portoghese Quinta de Romaneira, tra le più importanti del Douro, che vede come ad Christian Seely, uno dei più celebri manager del vino mondiale, già alla guida delle cantine di Axa-Millesimé, il ramo enoico del gruppo Axa ...

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Le degustazioni top, con i vini italiani e non solo, a Verona Non mancheranno, a Vinitaly, le grandi degustazioni. Tra quelle da non perdere, per i vini italiani, sicuramente quella dei “Tre Bicchieri” della guida del Gambero Rosso (il 6 aprile), e quella di Civiltà del Bere (il 9 aprile), con “I Maestri dell’Eccellenza” (Allegrini, Antinori Argiolas, Bertani, Donnafugata, Ferrari, Gianfranco Fino, Lungarotti, Masi, San Guido). Tra i vini stranieri, spiccano quella del 6 aprile su “I grandi vini rossi dei Crus Classés de Graves”, e “Y e Chateau d’Yquem, le due anime del più famoso vino del mondo”, il 7 aprile, firmate entrambe Vinitaly International Academy. Il “melting pot” nei territori top del vino italian o Il vino, eccellenza made in Italy che miete successi in tutto il mondo, prospera anche grazie al lavoro di migliaia di stranieri, in tutti i rami della sua produzione, produttori essi stessi, o occupati nel suo indotto: rappresentano una risorsa vitale per la sua economia. A dirlo, i numeri: secondo l’inchiesta “Versa il melting pot nel bicchiere” alla vigilia di Vinitaly (Verona, 6/9 aprile), nei Comuni-campione dell’indagine, tra i più importanti e famosi dell’Italia del vino, gli stranieri arrivano spesso a costituire il 10% della popolazione totale, dato più alto della media italiana, al 7,4% (rilevazione Istat al 1 gennaio 2013). Analizzando la presenza straniera in oltre 50 tra i più importanti Comuni dell’Italia del vino, un mix di piccole e grandi realtà, in cui l’economia del vino la fa da padrone ma, va detto, anche dove non è l’unica, si scopre una percentuale di incidenza degli stranieri sulla popolazione residente, che arriva anche fino al doppio della media, con il 14%, in Toscana, tra i vigneti di Brunello a Montalcino e di Morellino a Scansano, tra i filari dei vini trentini a San Michele all’Adige, ed altoatesini a Bolzano, e nella “patria” del Lambrusco a Modena; che si assesta intorno al 12%, da Barolo a Barbaresco in Piemonte, ma anche in Friuli, a Casarza della Delizia e, ancora in Toscana, a Suvereto; passando per il 10%, in media, che si registra in Comuni come Castelvetro di Modena, i trentini Lavis e Mezzocorona, a Jesi, dove nasce il Verdicchio marchigiano, e a Valdobbiadene, cuore del Prosecco, a Manzano nei Colli Orientali del Friuli e a La Spezia nelle Cinque Terre; che va dall’8 al 9%, in grandi terroir come Bolgheri, a Castagneto Carducci, nel Chianti Classico a San Casciano in Val di Pesa, e del Sagrantino a Montefalco, passando per quelli del Nobile a Montepulciano, della Vernaccia a San Gimignano, in Valtellina a Sondrio e delle bollicine di Franciacorta ad Erbusco, ma anche a Bardolino ed Orvieto, Morro d’Alba e ad Aosta, fino ad Appiano sulla Strada del Vino ancora in Alto Adige; una percentuale che, infine, è di poco superiore alla media in Veneto, tra i vigneti dell’Amarone della Valpolicella a Negrar, e del Soave a Soave, e, nelle Marche, ad Offida, dove nasce il Rosso Piceno. Il vino italiano in salute. Lo dice Mediobanca Il 92% degli imprenditori vinicoli vede rosa, e prevede di non subire cali per l’anno a venire. Se il settore mostra fiducia circa la solidità e sostenibilità delle proprie performance di vendita, si restringe tuttavia il gruppo dei produttori “ottimisti”. Il numero di coloro i quali prevedono per il 2014 una crescita delle vendite superiore al 10% cade dal 26,8% del 2013 (39,7% nel 2012) all’8,1%. Nell’insieme, quindi, permane un’intonazione positiva, ma senza gli exploit del 2011 e 2012 quando gli ottimisti sfioravano il 40%. Nessun produttore di spumante teme di perdere vendite nel 2014. Robusta la crescita del fatturato italiano nel 2013 (+4,8%), in controtendenza con il settore alimentare (+0,3%) e manifatturiero (-0,3%); il ruolo sempre più rilevante dell’export (+7,7%); la performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo, che da gennaio 2001 è cresciuto del 225,7%. Ecco i punti salienti del rapporto dell’Ufficio Studi di Mediobanca sul comparto vinicolo italiano, che ha sondato 111 società, tra cui tutte quelle con un fatturato superiore ai 25 milioni di euro. Un 2013 da incorniciare, insomma, soprattutto per gli spumanti, con un +10,3% di vendite all’estero.

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Bravo Soave! Nessuno si offenda, ma tra i tanti nomi del vino italiano che ci hanno comunicato le loro attività a Vinitaly, un applauso particolare, questa volta, ci sentiamo di farlo al Consorzio del Soave che ha messo insieme un “palinsesto” giornaliero, con un’offerta capace di catturare l’interesse di ogni tipo di pubblico. Si va dalla presentazione del progetto “Soave Wine Park” del 6 aprile, a “Soave world: il giro del mondo in 80 minuti”, il 7 aprile, con approfondimenti sui più promettenti mercati del mondo, passando per “Quali opportunità per il vino nell’era del web 2.0” l'8 parile, con tanti contributi tra cui quello di Bruno Decker, ad del portale “Saldi Privati”, fino alla presentazione del progetto di resposabilità sociale di impresa “Fucina Soave, bottega di talenti”, di scena il 9 aprile. E tanto altro. Bravo Soave! Lvmh per la priva volta in Italia: distribuirà i vi ni di Boroli Il colosso del lusso Lvmh investe, per la prima volta in assoluto, sull’Italia: sarà Estates & Wine, divisione del gruppo dedicata ai vini fermi, a distribuire in esclusiva, nei più importanti mercati del mondo (ad eccezione degli Usa) le etichette di Barolo, Barbera e Chardonnay dell’azienda piemontese Boroli. “È un salto in avanti incredibile per la nostra azienda - commenta a WineNews Achille Boroli - forse non ci rendiamo ancora conto della portata. Lvmh è il gruppo più importante al mondo nella costruzione di brand. Ci hanno scelto perché puntiamo tutto sull’altissima qualità Prosecco: una storia Triestina al Vinitaly Al salone del vino che si apre domenica a Verona, sarà presentato il libro sulla storia dell’origine del nome: un patrimonio del Nordest In occasione del Vinitaly, che apre oggi domenica 6 Aprile, i battenti a Verona, esce il nuovo libro di Fulvio Colombo, Prosecco patrimonio del Nordest, Luglio Editore. È Il primo racconto completo dell'appassionante vicenda del prosecco, scritto da un profondo conoscitore della storia del territorio. Il volume è accompagnato dai contributi di Stelio Smotlak, estetologo ed esperto assaggiatore. Tutto inizia cinque secoli fa nei vigneti della Riviera triestina, nei pressi dell'allora Castello di Prosecco. Per quanto sembri singolare, nella Trieste dell'epoca si viveva di viticoltura e del commercio del vino, oltre che delle saline. Nei terreni della Riviera si produceva un vino eccellente, autentico cru. Tanto apprezzato all'estero da essere oggetto di imitazione. Con intuizione geniale si pensò di proteggere il vino associandolo all'origine geografica. Dal Seicento assunse così la denominazione definitiva del toponimo di origine, Prosecco appunto. Poi la storia si sposta in Veneto dove le "uve prosecche" giungono al seguito dei friulani picolit e tocai. Il prosecco conosce quindi un graduale ma progressivo sviluppo. Oggi è il vino italiano più venduto e conosciuto in tutto il mondo. Nel 2009 viene istituita la nuova Doc Prosecco, organizzata sui territori di nove province, compresa Trieste. Come secoli fa, la tutela è garantita dalla caratterizzazione geografica: il vino prende il nome dalla località dove è nato. Citando un editoriale di Piero Pittaro, il prosciutto si può fare in tutto il mondo, ma quello di San Daniele si fa solo a San Daniele. Il libro, riccamente documentato, rappresenta e conferma la continuità storica di un'eccellenza dell'intero Nordest. Dimostra l'oggettivo valore di un patrimonio comune, dando ragione di opportunità e vantaggi ancora tutti da cogliere e godere. Tra moda, vino e biodiversità Tutela della biodiversità, un grande tema del vino italiano, sul quale la Cantina Arnaldo Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, sta definendo con il Wwf un piano per la tutela e il miglioramento della biodiversità in azienda. Intanto, a Vinitaly, Caprai, con il brand del gruppo Cruciani, celebre per i braccialettini diventati oggetto di culto mondiale, lancia un modello in piena sintonia con il progetto, ovvero la limited ediction con il panda simbolo del Wwf nella speciale versione verde e gialla, i colori della bandiera brasiliana, per riportare l’attenzione sulla deforestazione dell’Amazzonia, al quale il Wwf ha dedicato la giornata nazionale delle oasi, di scena domenica 18 maggio.

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Vinitaly: Assegna un premio speciale al Triestino Edi Kante Verrà insignito del titolo “Benemerito della vitinicoltura italiana”. La cerimonia nella giornata inaugurale del salone veronese alla presenza del ministro Martina Alla 48/a edizione del Vinitaly di Verona, il più importante salone mondiale dedicato al vino e ai distillati, in programma dal 6 al 9 aprile, la vitivinicoltura del Carso riceverà un importante riconoscimento. Nel corso della cerimonia d'inaugurazione, alla presenza del ministro Maurizio Martina, della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, e del vicepresidente e assessore alle risorse agricole, Sergio Bolzonello, il triestino Edi Kante verrà insignito del titolo di «Benemerito della vitivinicoltura italiana» ricevendo la Medaglia di Cangrande, uno dei più prestigiosi premi nazionali del settore. Kante è cresciuto nell'azienda di famiglia, sull'altopiano carsico, in provincia di Trieste, trovando originalità e qualità nei vitigni autoctoni vitovska, malvasia e terrano, imbottigliati e proposti sui mercati a partire dal 1980. Attualmente l'azienda si sviluppa su 15 ettari, con una produzione annua di 60 mila bottiglie. Le Medaglia di Cangrande sono assegnate ogni anno a 21 produttori (uno per regione e per provincia autonoma), su proposta degli assessori all'Agricoltura. Il riconoscimento a Edi Kante, sottolinea in proposito il vicepresidente Bolzonello, «deve essere anche inteso come un riconoscimento e un incoraggiamento a tutti i viticoltori del Carso, ambiente tenacemente conservato, che ci regala uve preziose e vini di spiccata personalità. Zona meravigliosa che, per le sue ridotte dimensioni, non ha ricercato la quantità ma ha saputo puntare su una qualità, sempre più apprezzata». È ufficiale: Vinitaly “regia” del vino ad Expo 2015 “Vinitaly, lo dico finalmente ufficialmente, sarà il soggetto che organizzerà in Expo, lo spazio vino, che sarà nel cuore pulsante del Padiglione Italia, e sarà il soggetto fondamentale che con noi costruirà l’esperienza del settore vitivinicolo”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, al Vinitaly. “Sarà un progetto aperto e partecipato, coordinato a livello scientifico da Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, del lavoro che vogliamo fare per portare in Expo il vino. Lo faremo con Vinitaly, Expo e le autorevoli personalità del mondo del vino che hanno accettato di essere parte di questo comitato scientifico che dovrà progettare i contenuti, a servizio di Expo e a servizio dell’Italia. È solo la prima tappa di un lavoro che tutta la squadra del Ministero sta facendo”. “È un incarico importante e di responsabilità - ha commentato Cotarella - e dico il mio grazie al Ministero a nome della categoria degli enologi: senza falsa modestia, ci riteniamo secondi solo ai produttori nell’aver dato vita al rinascimento del vino italiano, con un apporto di conoscenza, di passione e di amore per la nostra terra. É presto per parlare di progetti, la nomina è talmente recente che non abbiamo parlato con i Commissari, ma ce la metteremo tutta. Il comitato sarà gratuito, a titolo onorifico. A garantire il lavoro non sono io, ma i miei compagni di viaggio, grazie ai quali siamo in una barca solida con tanti motori di riserva: Piero Antinori, alla guida dell’Istituto Grandi Marchi, Diana Bracco responsabile del Padiglione Italia, Giovanni Mantovani dg Veronafiere, ma c’è anche il mondo della cooperazione, come ho chiesto personalmente al Ministro, perché è una fetta importante non solo a livello produttivo, ma anche per la ricerca, con il presidente del gruppo Cevico, Ruenza Santandrea. E ancora le due organizzazioni di filiera più importanti, Federvini, con il presidente Lamberto Gancia, e Domenico Zonin, di Unione Italiana Vini, poi il presidente del Comitato Grandi Cru, Carlo Guerrieri Gonzaga e Raffaele Boriello, vicecapo di Gabinetto del Ministero. È un incarico di onore, ma l’onore dipende da quello che faremo”. Coldiretti, Gancia & Argentina “Si chiama “Italian secco” e sull’etichetta è ben evidente la scritta in italiano “spumante secco” e il marchio “Gancia”, ma con una lente d’ingrandimento dietro la bottiglia si può leggere che è prodotto in Argentina”: così, in pieno Vinitaly, Coldiretti, che ha chiamato in causa la cantina di Canelli, per oltre il 90% di proprietà di Russian Standard. Che, però, ribatte: “noi estranei ai fatti, la responsabilità è di un’azienda concorrente, la Cepas Argetinas, società che è partecipata dal gruppo Bacardi”.

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Il “Padiglione Vino” nel cuore di Expo Sarà nel cuore pulsante di Expo, dentro al Padiglione Italia, dove, essendo il Belpaese la Nazione ospitante, passeranno tutte le delegazioni del mondo, il “Padiglione Vino” (foto). “Una scelta strategica, perché vino è il nostro fiore all’occhiello”, ha detto, a Vinitaly, la responsabile del Padiglione Italia (3 piani da 3.000 metri quadrati ognuno, più una terrazza che, in parte, ricreerà la celebre “Terrazza Martini”, e in parte sarà proprio dedicata al vino), Diana Bracco. “Expo deve esporre storie - ha detto il Commissario Giuseppe Sala - deve raccontare il valore delle tradizioni, quello che significa per il Paese una cultura che, in questo caso è la cultura vitivinicola”. Una scelta che mette fine alle polemiche sullo spazio dedicato al vino, che avrà dunque la sua vetrina al centro di Expo, che, va ricordato, non è una fiera commerciale, ma un evento istituzionale, con il nettare di Bacco protagonista nel palcoscenico più importante. “Per noi è di un’importanza strategica fondamentale, vuol dire poter costruire un Vinitaly sempre più internazionale e aperto ad essere la piattaforma del vino a livello globale”, ha commentato a www.winenews.tv il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani. Vinitaly, le degustazioni da non perdere Dai migliori vini italiani a quelli di Francia, passando per la Germania, a Vinitaly non mancheranno di certo le degustazioni importanti. Alcune già segnalate, da WineNews. A partire da domenica 6 aprile, con tutti i “Tre Bicchieri” dalla guida del Gambero Rosso 2014, passando per “I più grandi Riesling tedeschi”, selezionati e presentati da Falstaff, rivista-guida di riferimento in Germania. Per gli amanti della Francia enoica due gli appuntamenti da mettere in agenda: “I grandi vini rossi dei Crus Classés de Graves”, promossa da Vinitaly International Academy (in assaggio Chateau Bouscaut, Carbonnieux, de Fieuzal, Haut- Bailly, Latour-Martillac, Malartic-Lagravière, Olivier, Pape-Clément, Smith Haut-Lafitte e Domaine de Chevalier), e “Perchè interessarsi al vino, e più precisamente ai grandi vini? L’esempio di tre grandi cantine”, firmata da C.a, Grands Crus nei calici (Château Grand-Puy Ducasse, Château Meyney e Château de Rayne Vigneau). Tutta al femminile la degustazione proposta dalla Fisar “Grandi vini rossi italiani ... giovani produttrici”, con Valentina Argiolas (Argiolas), Violante Gardini (Donatella Cinelli Colombini), Daniela Mastroberardino (Terredora), Francesca Planeta (Planeta), Camilla Rossi Chauvenet (Massimago) e Sara Vezza Zaffiro (Josetta Saffirio). Francesi ancora protagonisti lunedì 7 aprile, con i Bordeaux di “Y e Chateau d’Yquem, le due anime del più famoso vino del mondo”, by Vinitaly International Academy, e con “Champagne: le cuvées di punta delle grandi case francesi”, con i vini di maison come Piper Heidsieck, Charles Heidsieck, Pommery, Gosset, Veuve A. Devaux, Besserat de Bellefon, Lanson e Taittinger, organizzata da Gilbert & Gaillard. Martedi 8 aprile, spiccano “Le grandi biografie del vino italiano: Biondi Santi”, firmata dai Sommelier Ais, e “I migliori vini dell’anno secondo il Gambero Rosso”. Ma da non perdere sono anche i vini dal mondo selezionati da “The Duel Of Wine”, con Charlie Arturaola, i “Vini bianchi che possono invecchiare con grazia”, del magazine Uk “Decanter” (con Mastroberardino, Garofoli e Pieropan, e gli austriaci Nikolaihof Wachau, Sepp Moser e Jurtschitsch), ed “Il Buono è la forma del vero” del Seminario Veronelli. Dall’Icqrf ai Nac, occhi puntati su “Vino & Legalit à” Dall’Icqrf ai Nac, occhi puntati su “Vino & Legalità”: il 6 aprile Ismea analizzerà “I Numeri, la qualità e il valore dei vini di eccellenza certificati nell’ultimo anno”, mentre i Nac affronteranno il tema di come “Educare alla legalità, informare il consumatore sul consumo consapevole”. “Legalità nel Bicchiere” poi, con il Ministro dell’Interno Angelino Alfano e Coldiretti (che parlerà, il 7 aprile anche de “Il Vino che dà lavoro”). E, tutti i giorni, allo stand delle Politiche Agricole, ci saranno gli esperti dell’Icqrf, a disposizione delle aziende per rispondere a dubbi e domande su etichette, burocrazia e così via.

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Lo “show” della (e contro) la contraffazione Tra le grandi sfide che il vino italiano deve affrontare, ogni giorno, sui mercati, c’è quella della contraffazione e dell’italian soundig. Tema che, ovviamente, sarà al centro di Vinitaly, in tanti eventi e dibattiti. Tra i quali spiccano due appuntamenti interessanti: il primo domenica 6 aprile, ovvero il monologo di Tiziana de Masi “Tutto quello che sto per dirvi è falso”, spettacolo teatrale in fiera sul tema, promosso dalla Regione Veneto. Il secondo, lunedì 7 aprile, invece, è una delle degustazioni più provocatorie in assoluto di scena a Vinitaly, “In vino Mendacium”, ideata dall’Istitituto Marchigiano di Tutela Vini, con un tasting comparato tra il vero Verdicchio (che peraltro nel 2013 ha fatto segnare un balzo dell’export di ben il +41,6% in valore, a 17 milioni di euro, e del +10% in volume, a quota 8,5 milioni di bottiglie), e quello falso prodotto con i famigerati “wine kit”, insieme al direttore dell’Istituto Alberto Mazzoni, a Giuseppe Natale Frega, docente all’Univeristà politecnica delle Marche, Maura Malaspina, Assessore all’Agricoltura della Regione, e con l’attore marchigiano Neri Marcorè. Due modi diversi e dissacranti per affrontare quello che, per le imprese del vino italiano, è un problema quanto mai serio. Ocm & promozione, “sold-out” “Il Ministero delle Politiche agricole ha esaurito il plafond di risorse nazionali per la promozione dell’Ocm Vino (il 30% del totale, perchè il 70% è in capo alle Regioni, ndr) per gli anni 2014-2015 e 2015-2016, ma non significa che in quel periodo non saranno fatte iniziative di promozione, seppure in carico alle Regioni”. Lo ha detto a Vinitaly Emilio Gatto, dg per la promozione e la qualità agroalimentare del Ministero delle Politiche Agricole. Una brutta notizia ma solo in apparenza, perché in realtà i fondi stanziati non sono spariti, ma sono come “ipotecati” dai progetti pluriennali già approvati nei precedenti bandi, e quindi utilizzati nel segno della continuità d’azione. Il vino Dop-Igp in Italia vale, all’origine, 3,9 miliardi di euro È di 3,9 miliardi di euro il giro d’affari all’origine del vino complessivamente prodotto in Italia nel 2013, di cui 2,7 miliardi rappresentati dai vini Dop e Igp. Più nel dettaglio, il valore all’origine dei vini Dop (ossia franco azienda, sfuso e Iva esclusa) è di 1,9 miliardi di euro in crescita del 6,3% sul 2012 grazie sia ad un incremento produttivo, sia ad un aumento dei listini alla produzione. Per i vini Igp, il valore all’origine stimato per la prima volta nel 2013, ammonta invece a 812 milioni di euro. A dirlo Ismea, sui dati raccolti dall’Icqrf, a Vinitaly. Per le Dop, in valore, in testa il Veneto con 619 milioni di euro. Giboulot, arriva la condanna Il tribunale di Digione ha messo la parola fine alla vicenda Giboulot, il “bio-vigneron” dissidente, diventato un simbolo per il mondo del vino al naturale, giudicandolo colpevole, per non aver rispettato l’obbligo di trattare le sue vigne, in Côte de Beaune e Haute-Côte de Nuit, in Borgogna, con prodotti chimici, per prevenire la flavescenza dorata, come previsto dalla legge. I magistrati hanno confermato così le accuse, ma la pena è stata lieve: una multa di 1.000 euro. È lotta ai pirati web che commerciano finto Barolo in kit Una nuova strategia di tutela della denominazione, a partire dall’azione che ha appena fatto rimuovere più di 40 annunci online di falsi kit di 20 venditori nel Regno Unito: continua la lotta ai pirati del web che commerciano finto Barolo come annunciato a Vinitaly dal Consorzio. “Un’attività iniziata anni fa - ha detto il presidente Ratti - con costi elevati: oltre 300.000 euro dal 2009, quando abbiamo registrato i marchi Barolo e Barbaresco nel mondo”. L’attività di vigilanza è affidata allo studio di consulenza Sib-Società Italiana Brevetti ed ha già portato alla rimozione di annunci anche su e Bay e Amazon.

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“Wine2Wine”: piccoli e grandi, esportano tutti Che siano piccole aziende con fatturato fino a 100.000 euro, o grandi, con business da oltre 500.000, le cantine italiane, per oltre il 90% dei casi, esportano i propri vini nel mondo. Con Russia, Brasile e Stati Uniti, che sono i primi tre mercati su cui punteranno nell’immediato futuro. Emerge dal primo “outlook” sulle esportazioni di “Wine2Wine”, l’osservatorio b2b di Vinitaly, presentato oggi a Veronafiere, su oltre 420 cantine del Belpaese. “Wine2Wine è formazione, informazione e networking in chiave business a supporto del processo produttivo e commerciale del vino italiano, è un insieme di attività, fatto di outlook business to business, con ricerche di mercato, ma sarà anche un forum b2b per scambiarsi informazioni e confrontarsi per costruire un network, che vuole essere uno strumento a supporto dell’attività decisionale ed imprenditoriale”. Così Giovanni Mantovani, dg Veronafiere. L’appuntamento “fisico” di debutto sarà il 3-4 dicembre a Verona, “alla fine dell’anno che precede Expo 2015, quando sarà pronto anche il progetto per il Padiglione Vino dentro al Padiglione Italia - sottolinea Mantovani - dove si parlerà di marketing, comunicazione e web, ma anche di normative e di mercati esteri, di amministrazione e fiscalità e così via, per dare uno strumento di supporto e di aiuto alle imprese che devono, ogni giorno, prendere decisioni difficili”. Tornando ai dati salienti dell’outlook, presentati da Enrico Gallorini di Grs Ricerca e Strategie, emerge che il primo Paese di sbocco è per tutte le classi di fatturato la Germania, seguita da Francia e Svizzera per i piccoli produttori fino a 100.000 euro di fatturato, da Svizzera e Belgio per quelli tra 100.000 e 500.000 euro, e da Usa e Svizzera per le cantine di grandi dimensioni. Ma se le piccole e medie realtà sono portate a concentrare gli investimenti futuri in mercati più “comuni”, o comunque già aperti e amanti del vino italiano, le grandi puntano a nuove frontiere come Emirati Arabi, Singapore e Messico. Ma è almeno il 25% delle aziende che punta a mercati “esotici”, come Corea del Sud, India, Svezia, Nuova Zelanda, Vietnam, Australia, Tailandia, Cina, Norvegia, Hong Kong, Taiwan, Turchia e Finlandia.

Gallo “a caccia” di vini di lusso in Italia E. & J. Gallo Winery, la più grande azienda privata al mondo di produzione, distribuzione ed importazione di vino, che muove ogni anno 960 milioni di bottiglie (americana, ma nata dalla famiglia di origini piemontesi), e attiva soprattutto nel segmento premium, punta alla costruzione di un nuovo polo nel mondo del lusso, partendo dall’Italia del vino. Lo spiega il general manager Roger J. Nabedian: “siamo partiti con Allegrini , e contiamo, nel giro di 4-5 anni, di costruire un portfolio molto selezionato di aziende di altissima gamma, con 12 realtà, di cui almeno la metà italiane, da gestire con una divisione creata ad hoc dell’azienda, che si chiama Lux Wines”. Alla cui guida, peraltro, ci sarà l’italiano Giovanni Nencini. Una forte apertura di credito, dunque, per il vino italiano anche nel segmento del lusso, che testimonia come i nettari del Belpaese abbiano il vento in poppa anche su una “rotta” che, fino ad oggi, è stata dominio quasi esclusivo dei francesi. “Non abbiamo ancora individuato le aziende italiane da inserire nel nostro progetto dopo Allegrini - aggiunge Nabedian – ma siamo a Vinitaly anche per questo, dove veniamo da 20 anni”. A Vinitaly la sfida del vino ai mercati, dal Marocco alla Russia A Vinitaly, tra un convegno ed una degustazione, si è parlato molto di mercati, vicini e lontani. Il Consorzio per la tutela vini Soave, con il progetto Onemedit (www.onemedit.com), ha acceso i riflettori sul bacino del Mediterraneo, in particolare sul Marocco, dove oggi 8 ragazzi su 10 sotto i 30 anni bevono vino, spendendo tra i 20 ed i 30 euro a bottiglia. La Regione Veneto, invece, ha approfondito il rapporto tra Italia e Russia, un Paese che ama particolarmente il wine & food dello Stivale, ma in cui, per sfondare, ci vogliono pazienza, costanza e fedeltà.

1 miliardo sul vigneto Crimea La Crimea, storica zona vinicola sul Mar Nero, è ormai tornata in mano a Mosca, e il Cremlino è pronto a varare un piano di investimenti da 1 miliardo di dollari per farla diventare a tutti gli effetti il vigneto della Russia. L’obiettivo del Primo Ministro Dmitry Medvedev e del Ministro delle Politiche Agricole, E.B. Skrinnik, è quello di raggiungere una crescita del 53% della produzione nel 2017, con una politica di aiuti statali che durerà fino al 2020, quando i vigneti della Crimea cresceranno di altri 19.100 ettari.

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L’e-commerce, una nicchia piena di possibilità L’e-commerce enoico, in Italia, anche se dati ufficiali non ce ne sono, è ancora una micro-nicchia, visto che si stima il suo valore in 30 milioni di euro. Eppure, in tanti ci credono e ci puntano. E non a caso è stato uno dei temi caldi di Vinitaly. La stessa VeronaFiere ci investe, al punto che il portale e-commerce Vinitaly Wine Club, lanciato nel 2013, ha già avviato una collaborazione, in Italia, con “Vini24” (www.vini24.ilsole24ore.com), il progetto di vendita di vino on line de “Il Sole 24 Ore”, ed è pronto a sbarcare in Cina, in partnership con il portale Wineyun.com. Ma è un canale sempre più esplorato anche da realtà diverse, ed è il caso di SaldiPrivati.com (www.saldiprivati.com), uno dei principale player delle flash sales on line in Italia, con oltre 2 milioni di iscritti, che non solo ha iniziato una partnership sull’enogastronomia con Eataly, ma che punta sempre più sul vino. “Per tre motivi fondamentali - spiega l’ad Bruno Decker - ovvero che il business del vino on line, seppur ancora piccolo, è in crescita e noi vogliamo arrivare al 5-6% del mercato totale nel giro di qualche anno. E poi il fatto che l’offerta enoica ha allargato la nostra community, prevalentemente femminile, al pubblico maschile, e inoltre il valore del carrello di chi acquista vino, è mediamente più alto di chi non lo fa”. E se sul fronte cantine “la prima perplessità è la paura di mettere a rischio il proprio posizionamento di prezzo”, ha spiegato Matteo Lunelli, alla guida della griffe delle bollicine Ferrari, basta trovare la formula ed il partner giusto, e i risultati arrivano. “Soprattutto perché con le vendite flash riesci a farti conoscere da chi, magari, non ti conosce ancora, e senza andare in conflitto con alti canali di distribuzione”. E i marchi importanti ci credono, visto che con SaldiPrivati.com, che ovviamente punterà sulla vendita, ma anche sulla “narrazione dei vini e dei territori”, aggiunge Decker, lavorano già nomi del vino come la stessa Ferrari, Argiolas, Feudi di San Gregorio, Michele Chiarlo, Bellavista, Contadi Castaldi, Umani Ronchi, Mionetto, Masciarelli, Terredora, Carpineto, Marco Felluga, Sella & Mosca, La Braccesca, Velenosi e tanti altri. Come corrono le valutazioni dei filari La bolla che aveva portato gli investitori di tutto il mondo a setacciare le colline dell’Astigiano e del Chianti, pronti a ricoprire d’oro le poche aziende vitivinicole disponibili a vendere, è “svaporata” nl 2009, sotto i colpi della crisi. Dopo 4 anni, però, le compravendite hanno ritrovato un equilibrio, con la ricomparsa sul mercato di buone opportunità per investire in immobili e vigneti. Un ritrovato brio confermato dal Centro Studi di Casa.it (www.casa.it), il portale immobiliare più visitato d’Italia, che, nei giorni del Vinitaly di Verona, ha analizzato l’offerta di terreni coltivati a vite, parte residenziale e pertinenze produttive (cantine e macchinari) nel periodo 2012/2013, evidenziando una crescita del +5,8% annuo, con trattative d’acquisto che, nel 90% dei casi, partono oggi da valori pari o superiori al milione di euro. “Stabilire il reale valore di un vigneto ai fini dell’investimento - spiega Daniele Mancini, ad di Casa.it – è un’operazione complessa, dove entrano in gioco non solo le variabili agronomiche, ma anche il valore aggiunto legato alla fama del territorio, al blasone del marchio di denominazione e alla tradizione della tipologia prodotta localmente”. Champagne ancora giù in Uk Il Regno Unito, con 30,8 milioni di bottiglie, è ancora il primo mercato per le esportazione di Champagne al mondo, ma il calo continua inarrestabile: -5,1% in volume e -3,8% in valore, nel 2013. Un’ulteriore frenata cui fa da contrappeso la crescita di Giappone, Belgio e Australia. Una dinamica che non preoccupa il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, nonostante i numeri di Wine Intelligence incoronino un nuove re nel mondo delle bollicine: il Prosecco.

Spagna, che pasticcio Vega Sicilia: ritirate 500.000 bottiglie La Spagna del vino, che con un exploit incredibile, nel 2013, ha messo la freccia e si è piazzata al primo posto al mondo per quantità prodotta, quando si parla di qualità non è ancora all’altezza di Italia e Francia. E lo dimostra il “pasticcio” della sua cantina più famosa, premiata ed apprezzata al mondo, Vega Sicilia, che ha annunciato il ritiro dal mercato di 500.000 bottiglie, tra l’annata 2009 di Pintia e l’annata 2010 di Alion. Alla base della scelta, i livelli eccessivi di sedimenti e antociani, dovuti ad un “banale”, se così si può dire, errore tecnico nel processo di chiarificazione dei vini.

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Le cantine più “redditizie” d’Italia Prima la Marchesi Antinori, con un indice del 39%; seconda la cantina siciliana Cusumano, con il 33%; terza, le Cantine Ferrari dei Lunelli, con il 30%. E’ il podio delle aziende con la maggiore redditività, nella classifica 2013 delle più grandi aziende vitivinicole italiane . La graduatoria, che è stata realizzata dalla giornalista economica Anna Di Martino per il quotidiano “Corriere Economia”, sulla base del rapporto tra il margine operativo lordo (ebitda) e il fatturato dell’anno, trova al quarto posto il Gruppo Santa Margherita, guidato da Ettore Nicoletto, e al quinto la Marchesi de’ Frescobaldi, entrambe con il 28,4%. Tra le prime cinque aziende, il maggiore exploit è, però, della cantina siciliana Cusumano (nella foto, Diego Cusumano), una di quelle che ha permesso alla Sicilia enoica di rilanciarsi in questi ultimi 10/15 anni nel mondo, che migliora il suo indice di oltre 8 punti. Tra le migliori, con un indice che va dal 28% al 18%, nell’ordine, anche Masi, Falesco, Ruffino, Guido Berlucchi, Umberto Cesari, Barone Ricasoli, Donnafugata, Terra Moretti, Allegrini, Tasca d’Almerita, Argiolas, Feudi di San Gregorio, Planeta e Umani Ronchi. “Oscar del Vino”: tutte le nomination Si avvicina uno degli appuntamenti e dei premi più attesi dall’enosfera italiana, ovvero quello con gli “Oscar del Vino” di Bibenda (orchestrati come sempre da Franco Ricci, alla guida della Fondazione Italiana Sommelier). Sul cui sito (www.bibenda.it) è possibile vedere e trovare tutti i vini e le cantine in nomination, che saranno premiato nella “Notte delle Stelle”, che sarà di scena il 29 maggio al Rome Cavalieri: Bertani con l’Amarone della Valpolicella Classico 2006, Falchini con la Vernaccia di San Gimignano Vigna a Solatìo Riserva 2010 e Florio con il Marsala Superiore Semisecco Ambra Donna Franca Riserva sono in gara per il titolo di “Migliore Azienda Vinicola”; Alto Adige Terlano Chardonnay 2000 Cantina Terlano, Batar 2011 Querciabella e Vignamare 2010 Lupi sono in lizza per la palma di “Miglior Vino Bianco”; Barolo Riserva 2006 Borgogno, Luce 2010 Frescobaldi e Monteverro 2010 Monteverro per il titolo di “Miglior vino Rosso”; Costa d’Amalfi Tramonti Rosato Getis 2012 Reale, Grayasusi Etichetta Argento 2012 Ceraudo e Rosato 2012 Fietri in competizione per il “Miglior Vino Rosato”. Tra le bollicine, in gara per essere elette “Miglior Vino Spumante”, il Franciacorta Extra Brut Cuvée Lucrezia Et. Nera 2004 Castello Bonomi, il Metodo Classico Brut Rosé Riserva 2008 Costaripa,ed il Trento Brut 51,151 Moser. A contendersi il titolo di “Miglior Vino Dolce”, invece, il Cinque Terre Sciacchetrà Tramonti 2006 Riccardo Arrigoni, il Colli Orientali del Friuli Bianco Passito Noans 2011 La Tunella, e la Malvasia delle Lipari Passito Selezione Carlo Hauner 2010 Hauner. In lizza per il titolo di “Migliore Etichetta con Miglior Vino” il Giallo d’Arles 2011 Quintodecimo, l’Orvieto Classico Superiore Luigi e Giovanna 2010 Barberani, e il Visellio 2011 Tenute Rubino. A giocarsi l’oscar per il “Miglior vino di grande qualità-prezzo”, invece, saranno il Colli Bolognesi Classico Pignoletto Vigna Antica 2012 Tenuta Bonzara, l’Etna Rosso Barbazzale 2012 Cottanera, ed il Rosso di Montalcino Poggio alle Mura 2011 Castello Banfi. E, ancora, saranno assegnaei la palma per il “Migliore Olio del Raccolto 2013”, e quella per la “Migliore Grappa”. Senza dimenticare tutti i “premi speciali” ... Good news dalla Cina La Cina, dopo essere già diventata il mercato n. 1 al mondo per i vini rossi (155 milioni di casse da 9 litri nel 2013), e il n. 5 nel complesso, ora è anche al n. 2 al mondo nel consumo di vini di “alto prezzo”, oltre i 10 dollari allo scaffale, dietro agli Usa. A dirlo un report di Vinexpo, che sarà di scena con “Vinexpo Asia Pacific”, dal 27 al 29 maggio ad Hong Kong. E, per Wine Intelligence, crescerà sempre di più l’e-commerce che, dal 27% degli acquisti totali nel 2011, peserà per il 47% nel 2020.

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Le cantine più “redditizie” d’Italia Prima la Marchesi Antinori, con un indice del 39%; seconda la cantina siciliana Cusumano, con il 33%; terza, le Cantine Ferrari dei Lunelli, con il 30%. E’ il podio delle aziende con la maggiore redditività, nella classifica 2013 delle più grandi aziende vitivinicole italiane. La graduatoria, che è stata realizzata dalla giornalista economica Anna Di Martino per il quotidiano “Corriere Economia”, sulla base del rapporto tra il margine operativo lordo (ebitda) e il fatturato dell’anno, trova al quarto posto il Gruppo Santa Margherita, guidato da Ettore Nicoletto, e al quinto la Marchesi de’ Frescobaldi, entrambe con il 28,4%. Tra le prime cinque aziende, il maggiore exploit è, però, della cantina siciliana Cusumano (nella foto, Diego Cusumano), una di quelle che ha permesso alla Sicilia enoica di rilanciarsi in questi ultimi 10/15 anni nel mondo, che migliora il suo indice di oltre 8 punti. Tra le migliori, con un indice che va dal 28% al 18%, nell’ordine, anche Masi, Falesco, Ruffino, Guido Berlucchi, Umberto Cesari, Barone Ricasoli, Donnafugata, Terra Moretti, Allegrini, Tasca d’Almerita, Argiolas, Feudi di San Gregorio, Planeta e Umani Ronchi. La Francia rende onore all’Italia del vino Per anni l’Italia, un po’ per una sorta di esterofilia congenita, un po’ perché il modello, effettivamente, si è rivelato a lungo vincente, ha sempre guardato alla Francia del vino con un misto di ammirazione e di invidia. Nonostante il fatto che, in poche decadi, su tanti mercati del mondo, il Belpaese, grazie soprattutto al lavoro dei produttori che hanno puntato su qualità e territorialità, ha colmato il gap che i transalpini avevano costruito nei secoli, pur esportando, ancora oggi, ad un prezzo medio decisamente inferiore di quello del vino francese. Proprio dalla Francia, però, un po’ a sorpresa, arriva un grande elogio dello Stivale enoico. “La piccola Italia è finita. L’Italia del vino ha tutto di una grande”, scrive nel suo editoriale la rivista “Vitisphere”, punto di riferimento dell’informazione enoica francese. Che, se da un lato bacchetta un po’ la rigidità della Francia, e una storica preferenza per un rigore, che, oggi, ha portato il Paese “a non poter più creare vigneti per vini da tavola”, e che per sopperire alla carenza di materia prima per questa tipologia di prodotto ha importato nel 2013 4,5 milioni di ettolitri di vino sfuso dalla Spagna, vedendo così la propria offerta “limitata” ai soli vini Dop e Igp (escludendo così una grande fetta di mercato), dall’altro elogia l’eterogeneità dell’Italia, che ha fatto bella mostra di sé a Vinitaly. “Se c’è un Paese in cui la viticoltura è davvero “plurale”, quello è l’Italia - scrive Vitisphere - ogni Regione mette in evidenza i suoi vini, ma anche il turismo (agriturismo), i Parchi naturali (la tutela dell’ambiente è il leitmotiv di tutti gli espositori), la sua agricoltura, che integra la coltivazione della vite. In Italia - continua Vitisphere - ci sono più di 250.000 aziende agricole che producono vino. In Francia, il numero di cantine è sceso sotto le 80.000. Italia e Francia producono lo stesso volume di vino (42/43 milioni di ettolitri all’anno), ma un vigneto francese produce una media di 500-600 ettolitri di vino, mentre in Italia la media è di 200-300 ettolitri, ma le aziende, oltre al vino, spesso producono frutta, olio, formaggi. E poi, il vino italiano continua a crescere all’estero, anche nel prezzo medio”. Insomma, un bel complimento, che arriva dal Paese che è lo storico rivale mondiale dell’Italia di Bacco. Masseto superstar ad HK Un lotto da 18 bottiglie di Masseto 2001, battuto per 11.775 euro (+17% su base asta), una bottiglia di Richebourg Henri Jayer 1985 a 9.532 (+6% su base asta), ed un lotto da 24 bottiglie di Masseto 2002 a 8.075 (+29% su base asta): ecco le migliori aggiudicazioni dell’asta battuta ad Honk Kong da Gelardini & Romani Wine Auction, la prima casa d’aste al mondo specializzata in vini italiani. Che ha incassato oltre 300.000 euro, con l’86% dei lotti aggiudicati (98% di quelli italiani), ed un incremento medio del 47%. Con il Masseto protagonista assoluto, e principe di ben 6 lotti dei primi 10. Altro italiano in “top 10” Biondi Santi: 6 bottiglie Brunello Riserva 1955 a 4.374 euro.

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Se i consumi sono sempre più “occasionali” Solo il 52% degli italiani consuma vino (28 milioni di persone) e, per la prima volta, nel 2013 i bevitori occasionali hanno superato quelli abituali (50,5% contro 49,5%). A pesare di più, tra i consumatori abituali, sono ancora gli anziani e gli over 65, mentre la fascia d’età che rappresenta la spina dorsale produttiva del Paese, quella che va dai 35 ai 64 anni, fa segnare il calo più preoccupante, specie se si considera che i giovani (20-34 anni), hanno ancora scarso peso, con una quota che comunque si è stabilizzata negli ultimi 3 anni. Sono i dati del rapporto Istat sui consumi di alcolici in Italia nel 2013, rielaborati dall’Unione Italiana Vini (www.uiv.it), che raccontano un altro anno in calo per il vino italiano che, in casa, fa fatica a recuperare da quel trend negativo imboccato ormai da decenni. Tanto che i wine lovers sono 160.000 in meno del 2012 e, se si allarga lo sguardo alla tendenza degli ultimi 5 anni ed ai consumatori occasionali, si scopre che a cambiare, più che il numero di consumatori, sono le abitudini, che allontano sempre più il vino dalla nostra quotidianità. La nota positiva? Arriva dagli stranieri residenti in Italia, 1,4 milioni di consumatori, specie rumeni, albanesi ed ucraini. Bordeaux in crisi di appeal? Bordeaux, il vino-mito di Francia, continua ad accusare qualche segno di cedimento. Dopo il ribasso delle quotazioni negli ultimi anni (che rimangono comunque altissime), ora gli appassionati sembrano guardare altrove: il 41,2% di quelli sondati dalla celebre Master of Wine Jancis Robinson su www.jancisrobinson.com, ha dichiarato che non comprerà nessun vino dell'annata 2013 indipendentemente dal prezzo, mentre il 24,4% lo farà “solo se il prezzo è giusto”. Crisi di appeal per gli châteaux? La promozione unitaria dei big mondiali del wine & spirits L’unione fa la forza: è con questo motto in mente che l’International Center for Alcohol Policies (Icap) e il Global Alcohol Producers Group (Gapg), entrambi gruppi di pressione e di formazione dell’opinione pubblica creati dai big player del settore wine & spirits, hanno deciso di fondersi per dare vita a una singola organizzazione. Che avrà il compito, come scrive “The Drinks Business”, di promuovere il ruolo positivo del consumo di alcol nella società, prevenendo e combattendo i rischi potenziali causati dall’abuso. Tra i primi ad aderire, Moët Hennessy, Constellation, Heineken e Diageo In asta la cantina di Sir Alex Sir Alex Ferguson, una delle leggende viventi del calcio mondiale, per oltre 20 anni alla guida del Manchester United, non ha fatto mai segreto della sua passione per i grandi vini del mondo, dai Bordeaux ai Borgogna, fino ai migliori Supertuscan. Ma negli anni, quasi senza accorgersene, l’ex allenatore dei “Red Devils” ha messo in piedi una cantina con più di 5.000 pregiate bottiglie che ora, ha deciso di mettere all’asta da Christie’s, che si aspetta di incassare una cifra intorno ai 3 milioni di sterline. 482 lotti, alcuni abbinati ai cimeli di Sir Alex, tra cui quello che vedrà andare all’incanto (con base d’asta a 950 sterline) un’imperiale (6 litri) di Sassicaia 2005 autografata dall’ex mister del Manchester United. Cina, vino e Governo Secondo un report di Vinexpo, la Cina è già il Paese n. 2 al mondo nel consumo di vini sopra i 10 dollari allo scaffale. E, in ogni caso, a detta di tutti, sarà il mercato di riferimento mondiale, anche per Bacco, da qui al 2020. Importante per l’Italia, dunque, cancellare al più presto il -32,8% di esportazioni in quantità e -3% in valore registrato nel 2013. E per questo, come ha ricordato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a Vinitaly, saranno fondamentali le “Missioni Paese”, come quella “del Governo in Cina a giugno, dove ci sarà anche un business forum, a cui noi vogliamo che il mondo del vino prenda parte, perché c’è ancora tanto spazio di miglioramento”. Con il vino, e l’agroalimentare made in Italy, che dovranno avere non un ruolo ancillare, ma da veri e propri protagonisti.

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Social & vino, c’è ancora tanto da fare. Ma ... Social media e mondo del vino: un matrimonio potenzialmente perfetto, perché il nettare di Bacco è “materia emozionale”, è “condivisione”, è “esperienza”, tutte cose che ben si legano con il mondo social. Eppure, “se è vero che le aziende e, in parte, anche i Consorzi, hanno capito che i social sono uno strumento fondamentale, ancora molto c’è da fare. Per esempio iniziando a capire che il numero di follower o fan è importante, ma non determinante, e che conta più la profondità dell’engagement, ovvero il livello di penetrazione e condivisione di un contenuto”. Così a WineNews Paolo Errico, alla guida di Maxfone (www.maxfone.it), società leader che si occupa di analisi comportamentale sui social media, e che lavora nel mondo del vino con nome come Istituto Grandi Marchi, Consorzio Vino Chianti, Banfi, Antinori, Masi, Zenato, Allegrini. Che spiega: “i social oggi, più che come strumento di marketing, funzione che ovviamente possono avere, se usati bene devono essere visti come strumenti di analisi, per capire soprattutto quali sono i desideri ed i bisogni della propria community di riferimento, e per ottenere informazioni potenzialmente decisive per pianificare le proprie strategie di mercato”. Strumenti, quelli dei social, a cui tutti guardano finalmente con attenzione, ma che pochi, ad oggi, nel mondo del vino, sanno usare bene. “Su 78 Consorzi del vino, che dovrebbero fare della promozione uno dei punti principali - aggiunge - solo 36 sono presenti su Facebook con un pagina certifica, solo 30 sono presenti su Twitter e solo 7, hanno attivato un programma di digital integration”. E dai dati, per altro in continuo aggiornamento, il Consorzio top sembra essere quello del Prosecco, ma si stanno muovendo bene anche quelli di Franciacorta e Brunello di Montalcino. Nei giorni di Vinitaly, Maxfone ha monitorato anche i temi più gettonati della rete, tra cui hanno spiccato biologico e sostenibilità, ma anche fatto un’analisi sulle 100 cantine italiane selezionate da WineSpectator per “OperaWine”: il 70% delle cantine è presente su Facebook e Twitter, ma solo il 4% è presente su 8 social, ed il 14% su nessuno ... Sostenibilità “sotto i riflettori” Se è vero che la sostenibilità è uno dei temi caldi del vino, ed è stato uno degli aspetti più discussi, anche i rete, a Vinitaly, tra i tanti progetti ed iniziative di cui si è parlato, tre sono stati quelli più sotto la luce dei riflettori. In primis “Viva Sustainable Wine”, avviato dal Ministero dell’Ambiente nel 2011, e che ha visto il debutto delle prime etichette “certificate” per alcune delle cantine pilota come Castello Monte Vibiano Vecchio, Gancia, Antinori, Masi, Mastroberardino, Chiarlo, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica. Ma si è parlato anche di “Magis”, che, ha ricordato il professor Attilio Scienza, “ha l'uomo al centro, perché la sostenibilità è soprattutto un atto di valutazione dell’uomo nei confronti della pianta”. Altro progetto di “territorio”, invece, è “WineZero” del Consorzio Vini Venezia, in collaborazione con il Consorzio Prosecco Doc, che ha misurato l’impronta carbonica della filiera, per capire come intervenire, e che vede in campo Università di Padova, Studio Agronomico Sata e, tra le altre, le cantine Bosco del Merlo-Paladin, Le Carline e PerlageWines. Fondamentale, ora, trovare una sintesi tra tante esperienze: ci prova “Tergeo”, progetto di Unione Italiana Vini. Bologna e Modena, “alleate” nel segno del tortellino Divise da secoli sulla paternità del tortellino, ora Bologna è pronta non solo a seppellire l’ascia di guerra, ma addirittura ad allearsi con Modena, per ottenere, insieme, il riconoscimento del tortellino emiliano, prima che il disciplinare di produzione dei produttori di tortellini di Valeggio, in provincia di Verona, veda la luce. Una lotta contro il tempo, che punta alla costituzione di un consorzio di produttori, ad un disciplinare comune e all’agognato riconoscimento europeo, Igp o Dop, perché in gioco c’è qualcosa di più della dialettica tra province: la conquista dell’estero, a partire dalla Cina.

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Il boom del Prosecco in Uk Se il consumo di alcolici in Gran Bretagna è tornato ai livelli del 1990, con un calo del 18% dal 2004 al 2013, il problema non riguarda le bollicine del Belpaese. Secondo il rapporto stilato dagli analisti di Rabobank, infatti, nel 2013 le esportazioni di spumanti italiani in Uk sono cresciute del 40,3%, trainate, ovviamente, dal Prosecco, considerato dai wine lover d’Oltremanica, “un lusso accessibile”, come ha spiegato a “The Drinks Business” Stephen Rannekleiv, uno degli autori del rapporto. “Mister Virgin”, Richard Branson, diventa produttor e. In Sudafrica Un altro degli imprenditori più importanti del pianeta entra nel mondo della produzione di vino (e dell’enoturismo): è la volta del magnate del Gruppo Virgin, Richard Branson, che attraverso la Branson’s Virgin Limited Edition ha acquistato Mont Rochelle Hotel & Mountain Vineyard, una delle realtà vinicole (39 ettari, di cui 16 vitati) e turistiche più prestigiose del Sudafrica, nella regione di Franschhoek. “Sono sicuro che diventerà uno dei luoghi “must visit” per chi cerca esperienze nei territori del vino”, ha detto Branson a “The Drink Business”. Chi ha paura, in Europa, dell’Ocm vino? Il vigneto Europa è in salute e, a partire dal 2016, quando entreranno in vigore le nuove regole sull’impianto di nuovi superfici vitate, è pronto a rilanciare, a tornare a crescere per ritrovare competitività in un mercato vivo, in cui al calo dei consumi dei Paesi storicamente produttori fa da contrappeso la crescita esponenziale dei Paesi che il vino lo stanno imparando ad amare negli ultimi anni. Eppure, a livello europeo, non sta filando tutto liscio. La norma dell’Ocm vino, che supererà il regime dei diritti d’impianto, e che entrerà in vigore, appunto, dal primo gennaio 2016, permetterà ad ogni Paese di concedere autorizzazioni di nuovo impianto pari all’1% delle superfici vitate ogni anno. Una misura nel segno della liberalizzazione “soft” che, però, ha molti oppositori. Tanto che le principali associazioni del mondo enoico del Vecchio Continente (di tutti i maggiori produttori, dall’Italia alla Francia, dalla Spagna al Portogallo, passando per Germania e Grecia), per difendere i contenuti di una riforma considerata necessaria, hanno scritto una lettera aperta al commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Ciolos, ed ai Ministri dei Paesi dell’Unione Europea, denunciando il tentativo di 14 Paesi (non indicati nella lettera, ndr) di far rientrare dalla finestra ciò che era stato fatto uscire dalla porta, ossia un regime restrittivo, volto a tutelare le posizioni di forza di alcuni a scapito di chi, invece, ha ancora possibilità di crescita. Ciò che chiedono, tra gli altri, Domenico Zonin e Lamberto Vallarino Gancia, a capo, rispettivamente, di Unione Italiana Vini e Federvini, è che venga garantito quanto deciso e condiviso nei mesi scorsi: uno schema nuovo per il mondo enoico, semplice, flessibile ed orientato al mercato, che superi l’attuale regime restrittivo, che, si legge nella lettera “obbedisce solo ad interessi domestici, proteggendo chi ha già guadagnato posizioni di forza sul mercato, senza ascoltare i protagonisti del settore, né ragionare in termini europei”. Il rischio c’è, perché in sede parlamentare, quando si dovranno votare le norme di attuazione, esiste lo spazio reale per cambiare le carte in tavola. Ora, quindi, starà all’Europa, e quindi a Ciolos, tiare le fila della discussione ... Aste enoiche, partenza col botto nel 2014 È partito col botto il 2014 delle aste enoiche mondiali: il “Wine Spectator Auction Index”, che monitora questo particolare e florido mercato, nei primi 3 mesi del 2014, in Usa, ha toccato i 339.94 punti, con un +6,7% che rappresenta la crescita “quarto su quarto” più grande degli ultimi 3 anni. Grazie ai 10.496 lotti battuti, per 34,1 milioni di dollari, il 46% in più dei primi tre mesi nel 2013. Lotti che, praticamente, sono andati tutti venduti (il 98%), con un valore medio di 3.252 dollari. Valore che, ad Hong Kong, però, è praticamente il doppio, 6.124 dollari: nel mercato asiatico il business, nei primi 3 mesi del 2014, ha raggiunto i 28,4 milioni di dollari (+28% sul 2013). E se crescono le quotazioni di tutti i vini più gettonati nelle aste, da Bordeaux alla Borgonga, passando per la California, l’Italia non fa eccezione: +4%, con i migliori che sono stati il Solaia 1997 Antinori, in media a 368 dollari a bottiglia (+13%), ed il Sassicaia 1999 Tenuta enoiche è fatto anche di curiosità e cimeli, come le due bottiglie di “Führerwein” (foto), prodotto in Germania, nel 1943 e nel 1944, su ordine diretto di Adolf Hitler, all’incanto online, in Scozia ...

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Fede & Tinto, vino & leggerezza Parlare di vino con leggerezza, talvolta, paga. É il caso di “Sommelier ... Ma non troppo”, il libro di Fede e Tinto edito da Rai Eri, che si è aggiudicato il “Gourmand World Cookbooks Award 2014”, il riconoscimento (ideato da Edouard Cointreau nel 1997) più importante nel settore dell’editoria enogastronomica internazionale, nella categoria “Wine Education”. Il libro, ora, se la vedrà con pubblicazioni da Cina, Francia, Spagna, Usa e Vietnam per il titolo di “The Best in the World” (www.cookbookfair.com). La “reconquista” dei giovani passa dai vini “dolci” Nella “Vecchia Europa”, nei Paesi storici per la produzione di vino, una delle grande questioni per arginare quel calo dei consumi enoici che, dall’Italia alla Francia, passando per la Spagna, sembra inesorabile, è come riconquistare i giovani consumatori. I numeri, in questo senso, parlano chiaro: secondo i dati dell’Oiv, l’Organizatione Internationale de la Vigne et du Vin, la Francia, nel 2006, ha “bevuto” 33 milioni di ettolitri di vino, scesi 30,3 nel 2012, e negli stessi anni l'Italia è passata da 27,3 milioni di ettolitri a 22,6, e la Spagna dai 13,5 del 2006, ai 9,3. Un calo dovuto a tanti fattori, dalla crisi economica che ha investito anche l'Europa, al cambiamento di costumi e abitudini alimentari, ma anche al fattore generazionale, con i più giovani che non hanno rimpiazzato il fisiologico calo del consumo di vino dei più anziani. Trovare la “soluzione”, ammesso che ce ne sia una, è il pallino di tutti. Ma una strada da seguire, a quanto pare, ci sarebbe. Ovvero quella di puntare su vini più dolci, fruttati e freschi. A metterlo nero su bianco una ricerca di Mintel (www.mintel.com), agenzia di ricerche di mercato londinese. Che, partendo dalla case history della Sangria spagnola, ha scoperto che, tra i consumatori tra i 18 ed i 24 anni, il 71% dei tedeschi, il 59% degli spagnoli, il 58% dei francesi ed il 42% degli italiani, preferisce vini molto fruttati e dolci. Una preferenza che, peraltro, sembra accomunare i giovani europei ed i coetanei di oltreoceano, visto il boom, tra i Millenials americani, dei vini di tipo “moscato”. Ma c’è di più: il 36% dei tedeschi, il 21% degli italiani e dei francesi, ed il 18% degli spagnoli, secondo Mintel, ritiene di maggiore qualità i vini più dolci e freschi, rispetto a vini secchi ed invecchiati. Insomma, una piccola rivoluzione generazionale sembra in atto nei parametri di scelta del vino. Che può piacere o non piacere, ma di cui chi produce non può non tenere conto. Un punto fermo, rispetto al recente passato, però, c’è: l’importanza di conoscere il territorio di origine del vino, che rimane un fattore chiave per il 50% dei giovani consumatori di Francia, per il 35% di quelli di Spagna, per il 31% degli italiani e per il 28% dei tedeschi. “Monomarca” Gallo Nero Il mercato del vino è in continua evoluzione, il ruolo dei Consorzi anche. Due venti di cambiamento che si incontrano nella prima enoteca monomarca di un consorzio, quella il Chianti Classico, attraverso la sua “Company”, inaugurerà il 23 aprile nel “Mercato Centrale Firenze”, nuovo distretto gourmand nello storico mercato di San Lorenzo della città. Per Michele Zonin, presidente della “Company” (ramo operativo creato dal Consorzio del Gallo Nero per gestire iniziative come questa, sempre nell'ottica della promozione del Chianti Classico), “è il primo mattone del progetto. Ci aspettiamo molto, e finalmente abbiamo una “casa” nostra a Firenze. E potrebbe essere anche l’inizio di un’attività che potrà andare oltre questo singolo punto vendita”. Inizio di una nuova era? Cocktail in bustina. In Usa L’aspetto è quello di una normale bustina di zucchero, ma se viene diluito con acqua o succo di frutta, permette di creare Cosmopolitan, Mojito, Margarita e decine di altri cocktail: gli Stati Uniti si preparano a dare il via libera al “Palcohol”, il primo alcolico in polvere. Mancano solo alcuni passaggi burocratici, e grazie al sì dell’Us Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau, a partire dall’autunno il prodotto potrà essere venduto nei negozi con licenza per commerciare alcolici. La notizia ha già creato allarme tra diversi osservatori, che la definiscono una prospettiva irresistibile soprattutto per i giovani, ma anche il metodo più veloce ed economico per ubriacarsi ...

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Puglia & Veneto, i “primatisti” del vino italiano La Puglia è la Regione che ha prodotto più vino in Italia nel 2013, ma il Veneto, con il Prosecco in testa, è (di gran lunga) quella che ha imbottigliato più vini a Denominazione d’origine e ad Indicazione geografica in assoluto. A dirlo l’Unione Italiana Vini, su dati Agea e del Ministero delle Politiche Agricole. Il dato sulla produzione totale 2013 va preso con cautela, perché include mosti che possono arrivare anche dall’estero. Detto questo, per Agea, la produzione vinicola totale del 2013, per l’Italia, è di 53,6 milioni di ettolitri, la più grande del nuovo millennio (e +19% sulla scarsa vendemmia 2012). Con il sorpasso della Puglia (10,57 milioni di ettolitri e +37% sul 2012), ai danni del Veneto (10,06 milioni di ettolitri, +10%), come Regioni più produttive seguite da Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, Piemonte e Toscana. Ma l’Uiv ha anche stilato il borsino delle produzioni Dop e Igp imbottigliate nel 2013. Ed in entrambe le tipologie, il Veneto è il leader. Tra i vini Dop, è il Prosecco a fare la parte del leone, con 1,8 milioni di ettolitri, che rappresentano il 15,7% del totale del vino a Denominazione imbottigliato. E se in classifica seguono, nell’ordine, Chianti (n. 2, 760.650 ettolitri), Asti (n. 3, 745.524 ettolitri) e Montepulciano d’Abruzzo (n. 4, 650.301 ettolitri), ci sono anche Prosecco di Conegliano Valdobbiadene (n. 5), Soave (n. 6), Bardolino (n. 11), Valpolicella Ripasso (n. 12) e Valpolicella (n. 15), che portano il Veneto a pesare (con l’Amarone) per quasi il 30% dei vini Dop imbottigliati in Italia. In “top 10” anche Alto Adige (n. 7), Trentino (n. 8), Chianti Classico (n. 9) e Piemonte (n. 10). In totale, 11,5 milioni di ettolitri di vini Dop, per 1,54 miliardi di bottiglie. Ma il Veneto la fa da padrone anche tra gli Igp: posizione n. 1 per l’Igt delle Venezie, con 1,4 milioni di ettolitri (18,4% del totale imbottigliato in Italia), Igt Veneto al n. 2, con 1,2 milioni di ettolitri (15% del totale), e Igt Verona al n. 12, con 134.729 ettolitri (1,6%), con la Regione che rappresenta oltre il 35% del vino Igt. Nella “top 10”, dal n. 3 a scendere, ci sono Terre Siciliane, Emilia, Rubicone, Provincia di Pavia, Puglia, Toscana, Salento e Sicilia, per un totale di 8,5 milioni di ettolitri, pari a 1,13 miliardi di bottiglie. In vigna è allarme ricambio generazionale Come già successo a Bordeaux, un paio di anni fa, anche per lo Champagne è giunto il momento di affrontare il problema di un’età media che, tra i vigneron delle bollicine più amate al mondo, comincia ad essere a dir poco elevata, esattamente come sta accadendo nei grandi territori del vino italiano. A lanciare l’allarme, il rieletto presidente del Syndicat Général des Vignerons de Champagne Pascal Férat che, tra i primi punti del suo programma, ha proprio la ricerca di una soluzione al grande tema della successione alla conduzione delle aziende dello Champagne. I problemi, come racconta al magazine britannico “Decanter” (www.decanter.com), sono essenzialmente due, e riguardano le regole di successione, “sempre più complesse e costose, tanto che in molti vedono nella vendita l’unica soluzione. E questo, a breve, può diventare un problema, perché nei prossimi anni il 20% dei proprietari d’azienda raggiungerà l’età della pensione”. Il secondo ostacolo è rappresentato dai prezzi,che allontanano qualsiasi tipo di iniziativa imprenditoriale giovanile: 1,5 milioni di euro per ettaro, infatti, sono un investimento dal quale ci vogliono 70 anni di lavoro per rientrare ... Il Friuli e i soldi del Prosecco Se il Prosecco è oggi uno dei vini italiani di maggior successo nel mondo, lo deve anche, in parte, alla Doc interregionale nata nel 2009, che ha allargato l’area di produzione alla Regione del Friuli Venezia Giulia, per legare il nome del vino ad una località fisica, cosa basilare per la tutela internazionale, ovvero Prosecco, frazione del Comune di Trieste. Operazione che, secondo il protocollo firmato nel 2010, dagli allora Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, e assessore all’Agricoltura del Friuli Venezia Giulia Claudio Violino, avrebbe dovuto portare alla Regione un bel po’ di fondi come “risarcimento”. Ma “gli 8 milioni di euro, 5 dei quali dovevano servire per sistemare il cordone carsico, non sono mai arrivati - spiega a WineNews il presidente della Regione Debora Serracchiani - e l’accordo langue”

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Vino, cultura & mercato: Assoenologi a “SanPa” Sarà la comunità di San Patrignano, oggi sostenuta da Gianmarco e Letizia Moratti, e diventata negli anni scorsi, sotto la guida di Andrea Muccioli, figlio del fondatore Vincenzo, anche una solida realtà enologica ed enogastronomica italiana, il “teatro” del Congresso n. 69 di Assoenologi, guidata dal presidente Riccardo Cotarella e dal direttore Giuseppe Martelli. Il 1 giugno, tra gli altri, è in programma l’intervento del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, ma la giornata clou sarà quella del 2 giugno, quando, nel talk show condotto dal giornalista (e produttore) Bruno Vespa, si parlerà de “Il vino nei numeri, tra produzione e consumo” (con i contributi di Domenico Zonin, presidente Unione Italiana Vini, Giovanni Mantovani, dg Veronafiere, Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini, Serge Dubois, presidente Union Internationale des Enologues, Giuseppe Martelli, dg Assoenologi, Carlo Dalmonte, presidente Caviro, e Ruenza Santandrea, presidente Cevico), e di “Una strategia per vincere le sfide di domani” (con nomi come Marilisa Allegrini, alla guida dell’omonima griffe dell’Amarone, Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita, Letizia Moratti, produttrice con Castello di Cigognola, Lucio Tasca d’Almerita, alla guida della storica cantina siciliana, Mario Moretti Polegato, presidente Geox e produttore con Villa Sandi, ma anche Massimo d’Alema, produttore in terra d’Umbria con La Madeleine, e Oscar Farinetti, patron di Eataly e “vigneron” con Fontanafredda”. Ma si parlerà anche della situazione in Spagna, con il presidente della Federacion Espanola de Asociaciones de Enologos Martin Santiago Jordi, e in Germania, con il presidente della Bund Deutscher Onologen Edmund Diesler. Il 3 giugno, focus su “La Francia: tre eccellenze raccontate dai loro enologi”, con Cyril Payon, presidente dell’Union des Enologues de France, Thierry Gasco, direttore enologo della celebre maison di Champagne Pommery, Nadine Gublin, prima donna ad aver conquistato il titolo di “Enologo dell’Anno” della prestigiosa “Revue du vin de France”, e consulente in Borgogna, e Olivier Berrouet, enologo della celeberrima cantina di Bordeaux, Château Pétrus.

Vecchie annate, attenti alle “patacche” Dopo il Bordeaux di Thomas Jefferson, battuto a prezzi da capogiro e rivelatosi un falso, e il processo show al falsario Rudy Kurniawan, arriva un’altra, storica, “patacca”. Protagonista, il collezionista Julian LeCraw che, dal 2006 ad oggi, ha acquistato dalla britannica Antique Wine Company bottiglie più uniche che rare. La più pregiata è uno Châteaux d’Yquem 1787, prodotto “da uve raccolte prima che George Washington entrasse in carica”, e pagato qualcosa come 91.400 dollari. Tanto, specie perché la bottiglia, senza ombra di dubbio, è falsa: etichette stampate al computer, tappi e capsule anacronistici, e persino la forma della bottiglia è diversa dall’originale. Non manca tanto di processo in corso, con richiesta di risarcimento milionaria. Del resto, non è un caso che, nelle aste internazionali, da Sotheby’s a Christie’s, da Londra ad Hong Kong, vanno molto meglio le bottiglie ex-cellars. E proprio la paura delle truffe spiega i prezzi di listino delle annate vendute in cantina, sensibilmente superiori, a volte, alle quotazioni delle aste. Un esempio su tutti, le Riserve di Brunello di Montalcino custodite nel “caveau” di Biondi Santi, che garantisce origine e conservazione ottimale.

“World’s 50 Best Restaurants” È iniziato il countdown per una della classifiche più attese del mondo della ristorazione, la “The World’s 50 Best Restaurants”, sponsorizzata da S. Pellegrino e Acqua Panna e organizzata dalla celebre rivista britannica “Restaurant”. La proclamazione dei vincitori sarà live, su: www.theworlds50best.com, lunedì 28 aprile, a Londra, dalle 20.15 ora locale. Nel 2013 l'Italia è finita sul podio con Massimo Bottura de “L’Osteria Francescana” di Modena, in posizione n. 3. Andrà ancora meglio nel 2014?

Un lievito “modificato” per risolvere il problema d ell’ocratossina Gli studenti della Florida International University alla “resa dei conti” contro l’ocratossina, agente cancerogeno prodotto da alcuni funghi, in ambiente caldo, che si può trovare nelle uve: una ricerca in via di conclusione ha trovato la soluzione del problema nei lieviti. Saranno loro che, oltre a compiere la fermentazione alcolica, distruggeranno la tossina. “Quello che stiamo facendo - ha sottolineato uno studente che partecipa alla ricerca, guidata da Aaron Welch - è cercare di creare ceppi di lievito speciali”. Welch spera di avere questo nuovo lievito in meno di un anno, compresi i brevetti collegati.

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Usa & vino: 20 anni di fila con il segno “+” Se nella Vecchia Europa i consumi di vino continuano a seguire l’inesorabile trend negativo imboccato ormai da anni, in Usa si “festeggiano” i 20 anni consecutivi di crescita. Un ventennio, compreso tra il 1993 ed il 2013, durante il quale gli acquisti enoici dei wine lovers americani sono praticamente raddoppiati, toccando i 3,38 miliardi di ettolitri dello scorso anno, con un aumento del 3% in volume e del 5% in valore sul 2012, secondo la rappresentanza californiana del “The Wine Institute”. Gli americani, nel 2013, hanno speso nell’acquisto di vino al dettaglio qualcosa come 36,3 miliardi di dollari, molti dei quali, evidentemente, per le milioni di bottiglie che ogni anno arrivano in Usa dal Belpaese, partner d’eccezione, con un import a stelle e strisce che, per i nostri produttori, è valso 1,07 miliardi di euro (+7,1% sul 2012), per 2,95 milioni di ettolitri (secondo i dati Ismea). Mediamente, la spesa media per bottiglia è stata di 8,06 dollari, tenendo conto anche del vino venduto in bag in box ed in “boccioni” da 5 litri e, dopo un 2012 in recessione (per la prima volta dal 2001), anche la California è tornata a ruggire, con una crescita del 3% in volume e del 4% in valore, ribadendo un primato importante in un Paese storicamente importatore, dove il vino di casa rappresenta comunque il 57% delle vendite in volume, e il 64% in valore, segno che il vigneto americano gode di ottima salute, come dimostra anche il grande successo commerciale che sta riscuotendo l’attesissima annata 2012. Tra i vini più bevuti, resiste al primo posto lo Chardonnay, che rappresenta il 20% degli acquisti totali, seguito, secondo i dati Nielsen, da Cabernet Sauvignon (13%) e Merlot (9%), ma godono di grande fama anche Moscato e Malbec, insieme a tanti altri: prova ne è che il Tax & Trade Bureau americano ha approvato circa 99.000 nuove etichette di vino, quasi tutte dall’estero. Perché gli Usa continuano a fare gola, ed i consumi medi mostrano ancora ampi margini di miglioramento, specie se la generazione dei Millenials, una volta prese le redini della società, prenderanno anche quelle del buon bere, ancora appannaggio di un pubblico per lo più femminile e maturo.

Bolgheri “vola” ancora con Alinghi Il progetto enologico di Claudio Tipa, alla guida del gruppo Colle Massari, si arricchisce di un nuovo tassello e, dopo la costruzione di uno “zoccolo duro” aziendale, con cantine a Montalcino (Poggio di Sotto, punto di riferimento del Brunello, acquistata nel 2011), a Bolgheri (Grattamacco) e nel Montecucco (Colle Massari), cresce ancora, con un’altra importante acquisizione, proprio nel bolgherese, dove Grattamacco ha incluso tra i suoi vigneti i 9,5 ettari di Aia Vecchia. Un investimento che conferma le aziende “battenti bandiera” Alinghi tra le più attive nei territori top del vino italiano. E se, secondo una recente rilevazione di WineNews, il “borsino” del valore dei vigneti toscani indica ancora Montalcino come il territorio più “prezioso” (250 - 350.000 euro ad ettaro), tallonato da Bolgheri (300.000-320.000 euro ad ettaro), in una gerarchia che potrebbe vedere anche un clamoroso sorpasso, colpisce che proprio nell’areale bolgherese, spesso indicato come un luogo in cui il mercato della compravendita dei vigneti è praticamente bloccato, si sia giunti ad una transazione così rilevante, quanto meno in termini di ettari acquistati, aspettando le cifre ufficiali dell’affare.

Wine Company vs LeCraw Antique Wine Company vs LeCraw: e se lo Châteaux d’Yquem 1787 fosse vero? La storia del collezionista Usa, gabbato da una società inglese specializzata in fine wines, ha fatto il giro del mondo, ma potrebbe riservare sorprese. Perché la Company, da parte sua, è convinta di avere prove a sufficienza per dimostrare l’assoluta originalità della bottiglia, con tanto di certificati originali dello Châteaux. La battaglia, ora, si sposterà in Tribunale, dove l’esito, però, non appare più così scontato ...

Studio shock sugli effetti dei pesticidi sulle api. E su di noi Su 107 campioni di polline provenienti da 12 Paesi, in 72 sono stati trovati 53 diversi residui chimici: sono i risultati di “Api, il bottino avvelenato” di Greenpeace, il più vasto rapporto europeo sui pesticidi presenti nel polline raccolto dalle api, dalla Spagna alla Germania, dalla Polonia all’Italia. Dove si registra la più ampia gamma, in particolare nei campioni vicino ai vigneti. “Un modello agricolo che deve cambiare” dice Panella (Unaapi). Perché? Un terzo del nostro cibo, incluse le piante, dipende dall’impollinazione di api e altri impollinatori, un “servizio” che vale 265 miliardi di euro l’anno.

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“50 Best Restaurants”, Bottura (ancora) terzo Le buone notizie, per l’Italia dell’alta ristorazione protagonista all’edizione n. 12 dalla “The World’s 50 Best Restaurants”, by S. Pellegrino e Acqua Panna, e organizzata dalla rivista britannica “Restaurant” (www.theworlds50best.com), arrivano dall’Osteria Francescana di Massimo Bottura, che conferma il podio raggiunto nel 2013, dietro al Noma di René Redzepi (che si riprende la testa della classifica dopo un solo anno da n. 2) e al El Celler de Can Roca dei fratelli Joan, Joseph e Jordi Roca, e dalla crescita, anche se di due sole posizioni, del Piazza Duomo di Enrico Crippa (che arriva alla posizione n. 39). Quelle meno buone arrivano invece da Le Calandre di Alajmo, che passa dalla posizione n. 27 al n.46 della classifica, e dal Combal Zero di Davide Scabin, che esce dai migliori 50 ristoranti del mondo secondo la classifica più autorevole del settore, e si piazza, “beffardamente”, proprio alla posizione n. 51. Allargando lo sguardo ai primi 100, ci sono anche la famiglia Santini, n. 90 con il Ristorante Dal Pescatore, e l’unico ristorante italiano tre stelle Michelin fuori dai confini nazionali, l’8½ Otto E Mezzo Bombana dello chef Umberto Bombana, ad Hong Kong ed alla posizione n. 67. Quello che ne esce, è lo spaccato di un mondo in movimento, in cui il fulcro dell’eccellenza ai fornelli non è più nella Vecchia Europa, ed anzi, al fianco della Spagna, al top con ben 7 ristoranti, ci sono gli Stati Uniti, seguiti dalla Francia, a quota 5. Detto dell’Italia, che piazza 3 locali, come il Regno Unito, c’è da registrare la tenuta delle stelle sudamericane, dal Brasile al Perù, e le punte d’eccellenza asiatiche, dalla Cina a Singapore, fino al Giappone. Tra le singole città, invece, è Parigi, con 4 ristoranti, a comandare, insieme a New York, con 4, che precede Londra e San Sebastiàn, a quota 2. In una classifica che nelle posizioni di testa, non ha registrato grossi scossoni, ci sono da sottolineare le quattro new entry: alla posizione n. 17 Gaggan Anand, del thailandese Gaggan, alla n. 26 il Eneko Atxa dello spagnolo Azurmendi (vincitore del “Suistainable Restaurant Award”), Luke Dale-Roberts del sudafricano The Test Kitchen, alla posizione n. 48, e Daniel Patterson dell’americano Coi, alla n. 49. Segnali che arrivano dalle api Si parla tanto anche per il vino - e, diciamolo, anche perché questo è il trend del momento, richiesto dal mercato e soprattutto dai consumatori - di coltivazioni sempre più al “naturale”, che, tradotto, spesso vuol dire anche prodotti senza tracce di residui chimici. Ma a dirci che non è tutto oro quel che luccica sono le api, “sentinelle ambientali” per eccellenza. Il rapporto europeo “Api, il bottino avvelenato” di Greenpeace, il più vasto mai realizzato, sui residui di pesticidi nel polline raccolto dalle api in 12 Paesi, ha rilevato la più ampia gamma di ingredienti attivi nei campioni raccolti in Italia, specie vicino ai vigneti; ad esempio, i residui di 17 pesticidi diversi (14 fungicidi e 3 insetticidi/acaricidi) sono stati rilevati nel polline raccolto vicino ai vigneti a Cisterna d’Asti, frazione S. Matteo, e 12 residui (10 fungicidi e 2 insetticidi/acaricidi) sono stati identificati in un campione del comune di Montebelluna (Treviso). “Stiamo “coltivando la morte” - dice a WineNews Francesco Panella (Unaapi) - è un modello agricolo che deve cambiare, per la sicurezza di quello che mangiamo e di cui ci circondiamo, come i fiori che portiamo a caso o regaliamo. Sono come la “mela di Biancaneve”. E’ ora di cambiare”. Dal calcio al vino: destinazione Brasile Il campionato di calcio è ormai agli sgoccioli, e la testa dei tifosi vola già ai prossimi mondiali, in Brasile. Un Paese che, dai tempi di Pelé, vive “o futebol” come una religione, ma che ha imparato ad adorare anche un altro Dio, quello del vino, Bacco. Spostando negli ultimi anni il rapporto con Italia e Francia dal campo al bicchiere. Così, se a Usa 94 Romario e soci batterono gli azzurri in finale, oggi è una giovane enologa italo brasiliana, Monica Rossetti, a firmare i vini dei Mondiali, “Faces”. Ma si brinderà anche con lo Champagne di Taittinger, la bollicina ufficiale proprio di quella Francia che, 4 anni dopo, annientò i verde oro di Ronaldo. Un legame sempre più solido, che vede l’Italia terzo Paese esportatore in Brasile (dietro a Cile e Argentina) con 25.000 ettolitri ed un volume d’affari che supera gli 11 milioni di euro. Numeri che hanno attirato l’attenzione dei grandi terroir del Belpaese, a partire dai vignaioli piemontesi, che, come racconta il presidente del Consorzio Piemonte Land of Perfection, Andrea Ferrero, vedono nel Brasile “uno dei mercati più interessanti nei prossimi anni”, fino al Chianti, che in San Paolo ha ormai un punto di riferimento, al pari di Londra e New York.

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La Cina scopre la Romania La Cina arriva anche in Romania, e il fondo Red Gate è pronto a rilevare una delle tre tenute di Vinarte, polo produttivo fondato nel 1998 da un italiano, Sergio Faleschini. L’azienda, oggi, naviga in cattive acque, tanto che la cantina di Zoresti, a Buzau, i vigneti e l’intero stock, sono finiti in liquidazione e, a fare l’offerta più convincente è stato proprio il fondo cinese: 3,6 milioni di euro per assicurarsi 94 ettari di vigneti, la cantina, il brand e tutto il magazzino, valutato, da solo, 1,6 milioni di euro. Inseparabili: quando il vino non lo lasci più Il mondo del vino è fatto di sogni e narrazioni, ma anche di accordi di mercato, scommesse e nuove sfide: e se il rischio d’impresa si fa sentire, non è raro vedere imprenditori che lasciano la loro azienda, solamente per poi rilanciarsi nel mondo enoico con rinnovato vigore, come in tempi recenti è accaduto a nomi come Lodovico Antinori (dalla cessione della Tenuta dell’Ornellaia al nuovo progetto della Tenuta di Biserno), Piermario Meletti Cavallari (dalla bolgherese Grattamacco all’elbana Tenuta delle Ripalte) e Stefano Farkas (da Villa Cafaggio all’elbana Valle di Lazzaro). E dopo un breve “pit stop”, ma senza allontanarsene troppo, anche Elisabetta e Giovanni Puiatti hanno deciso di rientrare sulla scena del vino tricolore, ancora in Friuli, con Villa Parens (dopo aver ceduto nel 2010 la cantina friulana Puiatti ai Tenimenti Angelini, oggi Bertani Domains). “Quando abbiamo deciso di vendere era per fare un salto di qualità - dice a WineNews Giovanni Puiatti - la proposta sinergica di Angelini, che non proveniva dal mondo del vino ma da quello della salute, ci ha solleticato, e le prospettive nel periodo 2009-2010 ci facevano sentire la necessità, per così dire, di avere un po’ di muscoli. Ma non tutti i matrimoni, d’altra parte, durano a lungo. La differenza di fondo era una divergenza di priorità: “la nostra filosofia ha sempre messo davanti a tutto la passione, il sentimento, e quindi una via un po’ più lenta per arrivare a un certo risultato”. Le strade di Puiatti ed Angelini si sono quindi separate, ma “il prurito di ricominciare è stato il mantenimento di 5 ettari di proprietà, dove storicamente con nostro padre abbiamo piantato del Sauvignon, e che ci danno queste 50.000 bottiglie che ci consentono di mantenere un mondo di contatti che ci hanno fatto crescere, e di riprendere la nostra identità, che è unica”. Il ritorno nel mondo di Bacco? “Vorrei poter dire travolgente: negli ultimi tre giorni tutto il mio passato è passato di qua (da Vinitaly, ndr), e mi ha emozionato. Si sa chi siamo, cosa facciamo e lo stile che abbiamo, e a prescindere dal passato il domani sono i prossimi cinque minuti: il nostro vino è il modo con il quale comunichiamo la nostra identità”.

Primo Maggio & terra Domani è il Primo Maggio, la festa dei lavoratori, e Roma, come ogni anno, si farà festa, con il “Concertone” in Piazza San Giovanni. Su un palco nel quale non saliranno solo cantanti e musicisti, ma anche i protagonisti della terra, che rappresenta ormai un valore sociale così grande, anche tra i giovani, da “suonare” moderno, nuovo. E al “sono un agricoltore” della vigneron Arianna Occhipinti, quest’anno farà eco Carlo Petrini, che introdurrà l’esibizione dei “Kachupa”, la band che ha firmato l’inno ufficiale di “Terra Madre” 2014, “Siamo tutti africani”, un omaggio alla biodiversità ed alla libertà che parte dalla sovranità alimentare. Un tema caro al fondatore di Slow Food, ribadito anche nelle pagine di “Un’idea di felicità”, in cui il pensiero della “chiocciola” incontra quello del grande scrittore cileno Luis Sepùlveda.

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