spqr sport n. 2 - 2010
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Il magazine free press dello Sport di Roma CapitaleTRANSCRIPT
Con la decisione del CONI, di scegliere Roma quale città candidata a rappresen-tare l’Italia nella corsa ai Giochi Olimpici e Paralimpici 2020, si è aperta per lacapitale una nuova importante fase, che potrà cambiare il futuro della nostra cit-
tà e della nostra Nazione.La fiducia riposta dal Comitato Olimpico nella proposta capitolina ci rende orgogliosi eprefigura la Roma di domani, per la quale stiamo lavorando e che vogliamo realizzareindipendentemente dalle Olimpiadi.Il progetto ha superato l’agguerrita concorrenza di Venezia, città verso la quale nutria-mo un profondo rispetto, come abbiamo dimostrato negli ultimi mesi. Ma il consenso una-nime della Giunta CONI, che ha attribuito al nostro dossier dettagliato un alto risulta-to tecnico sulla base dei parametri del CIO, rappresenta una garanzia di successo connon deve essere sottovalutata.Archiviato il derby nazionale, ci attende ora la partita più importante, che vinceremo so-prattutto se dimostreremo la coesione nazionale. Altrettanto importante sarà però la com-pattezza di Roma e della sua comunità cittadina: se la capitale rappresenterà l’Italia agliocchi del mondo, infatti, i romani avranno il compito di rappresentare tutti gli italiani,che insieme sognano di ospitare a distanza di 60 anni una nuova esaltante Olimpiade.L’esperienza di Roma 1960, che quest’anno commemora i cinquant’anni, è stata un pun-to di svolta per l’Italia che si apprestava a vivere il boom economico. Roma2020 potreb-be essere un punto di svolta per un'Italia che supera i problemi del declino e si proietta incampo internazionale.La scelta del Coni perciò è solo il punto di partenza del percorso che dovrà vederci unitie convinti, affinchè l’entusiasmo nei nostri mezzi possa convincere il Comitato olimpicointernazionale.Possiamo arrivare al traguardo solo se ci faremo trovare uniti in senso politico ed econo-mico. Ma questa unità dovrà partire da Roma e dai romani, che sono certo vorranno esapranno come sempre raccogliere con entusiasmo questa nuova ed esaltante sfida.
Gianni Alemanno, Sindaco di Roma
IL SOGNOOLIMPICO DI ROMA
Roma capitale dello sport
Roma Capitale dello Sport. Questa è la frase che abbiamo voluto scrivere in una coperti-na arricchita dalle foto del Golden Gala di Atletica Leggera, del Concorso Ippico di Piaz-za di Siena, degli Internazionali di Tennis, del Fifa Fan Fest, del Beach Volley al Fo-
ro Italico (e idealmente anche dell’Eurocup e della Coppa Italia di Beach Soccer che, al mo-mento di andare in stampa, stanno per avere inizio al Circo Massimo), del Fitness, della Na-zionale di Volley pronta per i Mondiali le cui fasi finali saranno disputate a Roma e di AbebeBikila, a ricordare i festeggiamenti delle Olimpiadi del 1960 in previsione per questa estate.Questa è la nostra città, grande è il fervore che sta vivendo, prezioso perché capace anche di sti-molare quello spirito di emulazione in grado di avvicinare i nostri giovani allo sport praticatoe a sostenere i grandi atleti in un tifo passionale e corretto. Promuovere lo sport come stile di vi-ta è un nostro obiettivo. La rivista è uno degli strumenti per realizzarlo, unitamente a tutti glialtri mezzi di comunicazione del nostro dipartimento (sta per nascere il nuovo sito Internet).Guardiamo dunque con grande attenzione agli appuntamenti di vertice. Quelli d’attualità proposti in copertina e tutti quelli che ci siamo lasciati alle spalle: ricordia-mo il Giro d’Italia del Centenario e il Sei nazioni di Rugby, la finale di Champion’s League equella della Coppa Italia di calcio che si gioca ormai stabilmente allo Stadio Olimpico allapresenza delle più alte cariche dello Stato, il Mondiale di Nuoto e la Giornata dello Sport, laMaratona di Roma con le altre grandi corse protagoniste della città e il Mondiale di Baseball.Non solo grandi eventi, ma anche una presenza costante a fianco della cittadinanza: non sfug-girà all’occhio attento del lettore l’attenzione riservata anche ai Municipi romani cui abbiamoriservato sin da questo numero un angolo per dare spazio e voce allo sport territoriale. Parimentisono presenti rubriche dedicate alle società romane anche di sport considerati, a torto, minori.Nel concludere invitiamo i nostri lettori, che saranno attenti giudici della nostra attività di go-verno dello sport, a farsi parte attiva anche per quanto attiene alla rivista. La redazione ha de-dicato alcuni spazi per pubblicizzare la vostra partecipazione. Per crescere insieme. Per far crescere lo sport in questa nostra straordinaria città.
Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive del Comune di Roma
UNA CITTÀ PROTAGONISTA
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Tutto in uno scatto
di Roberto REAN CONT
Sales Manager - SportGetty Images
Se l’obiettivo dei
campioni dello sport è
coronare anni di duro
allenamento e preparazione
con vittorie e successi nelle
proprie discipline di
provenienza, i fotografi
sportivi inseguono, invece,
“l’attimo fuggente”. La loro
vittoria consiste
nell’immortalare un
momento che entra nella
storia. E, per raggiungere tale
scopo, non basta essere abili
con la macchina fotografica,
ci sono mille difficoltà che si
possono facilmente
immaginare anche solo
guardando le immagini di
questo portfolio.
Jorge Lorenzo che si tuffa nel
lago senza preavviso mentre
il fotografo cerca in pochi
attimi la posizione migliore
non è cosa facile.
E riprendere dall’alto il salto
a due della partita di basket
NBA tra i Lakers e San
Antonio è reso possibile solo
grazie al posizionamento
della macchina fotografica
sul soffitto dell’AT&T di San
Antonio: e non bisogna
soffrire di vertigini anche per
scalare le vette più alte allo
scopo di “immortalare”
l’aereo della Red Bull che
sfreccia velocissimo su Rio
De Janeiro dove alle difficoltà
ambientali si aggiungono
quelle tecniche di ripresa.
In alcuni frangenti basta
essere attenti e fortunati
come per la caduta dal
cavallo o l’azione di Rugby,
altri invece bisogna
“progettare” anticipatamente
la fotografia sfruttando le
condizioni di luce a
disposizione e l’ambiente in
cui il fotografo si trova, passo
del Leopardo e Trave ne sono
un esempio..
30Venerdì
Si riparte dal numero due. Con tutto ciò cheè accaduto nel frattempo. La febbricitante cor-sa per dare il fatidico visto si stampi al nu-mero Uno, la distribuzione mezzo posta, neibar delle maggiori piazze romane, nel mon-do istituzionale e dello sport che ha saluta-to la nostra rivista con un favore ed un en-tusiasmo che ci ha talvolta perfino spiazza-
ti. E poi la promozione, la presenza nei grandi even-ti che fanno di Roma, soprattutto in questo periododell’anno, una Capitale dello sport a pieno titolo, leriunioni di redazione alla ricerca degli argomenti mi-gliori e del modo più efficace di trattarli… fino al-l’ok definitivo per l’atteso numero Due. Anche l’edizione che avete tra le mani conferma laricerca dell’obiettivo che ci siamo dati al momentodi iniziare questa avventura nel mondo dello sportromano, quello di dare vita ad una rivista che fac-cia dell’approfondimento la sua migliore virtù. Per questo abbiamo raccontato tappa dopo tappa, gra-zie alle note quotidiane dell’Ufficio Stampa del Cam-pidoglio, la corsa che ha portato Roma a guadagnarela candidatura per le Olimpiadi del 2020 o abbia-mo ben dedicato otto pagine ad una storia da rac-contare con quell’attenzione che meritano gli acca-dimenti più grandi: la sfida in tre match che ha por-tato Nino Benvenuti alla corona mondiale. E, anco-ra, abbiamo presentato il nuovo centrale del Tennisnei suoi riferimenti strutturali, oltre che attraversola realizzazione di un backstage durante gli Inter-nazionali, mostrando quegli spazi interni preclusi algrande pubblico fin dentro gli spogliatoi. A corolla-rio un’intervista esclusiva a Nadal, trionfatore di que-sta edizione.Terminato questo breve spazio torniamo al lavoro percontinuare a migliorare, per assolvere alla vocazio-ne di servizio, cercando di dare ai nostri lettori unprodotto sempre migliore. Appuntamento al numero 3. Per la gente, con la gente.
Fabio ARGENTINI
Mensile di informazione a distribuzione gratuitaReg. Trib. di Roma n. 21 del 27-01-10
1 OlimpiadiIstanbulcandidata
Istanbul, capitale della Turchia,annuncia la candidatura perl’organizzazione dei GiochiOlimpici del 2020.
2 Vince NadalA Roma viene inaugurato ilnuovo Stadio del Tennis del Fo-ro Italico: un gioiello subito bat-tezzato dai grandi tennisti ditutto il mondo, arrivati per gliInternazionali. Rafael Nadalvince la 76a edizione degli In-ternazionali battendo il conna-zionale Ferrer 7-5, 6-2.
3 A guardia del Foro
A Roma viene presentato il libro“L’obelisco marmoreo del ForoItalico di Roma”, scritto da GraziaD’Amelio, che ripercorre la storiadel famoso obelisco.
4 Bargnani in Nazionale
Il romano Andrea Bargnani dice sìalla nazionale, mentre Danilo Gal-linari rifiuta di giocare con la ma-glia azzurra.
13 Carriera a rischio per il pugileCenciarelli
La promessa dei pesi welter, il di-lettante romano Davide Cencia-relli, viene operato a Mosca a se-guito di un malore. La sua carrie-ra è a forte rischio
14 Mosca ci provaLa capitale russa annuncia lapropria candidatura alle Olimpia-di del 2020. Una concorrente osti-ca in più per Roma Olimpica.
13Giovedì
14Venerdì
5 L’Inter trionfanella Tim Cup
I nerazzurri vincono la Cop-pa Italia Tim superando
1-0 la Roma alloStadio Olimpi-
co: il golpartita è del-
l’argentino DiegoMilito.
6 La sorpresa del golf
Al Royal Park I Roveri di Torinoinizia il BMW Italian Open 2010di golf. A stupire sarà un roma-no di 21 anni, Andrea Pavan, chenell’ultima giornata chiuderà ilpercorso con 65 colpi.
9 Lazio: salvezzaanticipata
La Lazio vince 2-1 in casa delLivorno, conquistando la mate-matica salvezza con una giorna-ta d’anticipo.
10 I premi del Coni Provinciale
Allo Stadio Olimpico vengono as-segnati i Premi Coni 2009. Tra ivincitori, anche Alessia Filippi,Francesco Totti e Giulio Andreotti.Riconoscimento anche al Delega-to allo Sport Alessandro Cochi.
11 L’investigatoreantidoping
A Roma, il Ministro della saluteFazio annuncia la nascita dellafigura dell’ispettore investigati-vo antidoping.
12 M. Roma in A1La M. Roma Volley vince a Cre-ma gara due della finale playoffcentrando la promozione in A-1.
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gg
io
Il grande sportgiorno per giorno
N O T I Z I E D E L M E S E
7 Francesco Totti addio Sudafrica
Il CT della Nazionale telefona al capi-tano giallorosso per comunicargli chenon farà parte della lista dei 30, cheparteciperanno ai raduni per i Mon-diali in Sudafrica.
8 Ecco la SanchezLa spagnola Maria José MartinezSanchez, si aggiudica gli Interna-zionali di Tennis battendo la serbaJelena Jankovic 7-6, 7-5. La TSC Lazio calcio a cinque perdegara tre dei quarti di finale playoffscudetto contro gli abruzzesi delMontesilvano.
NUMERODUENUMERODUENUMERODUEEditoriale
1Sabato
2Domenica
3Lunedì
4Martedì
5Mercoledì
6Giovedì
7Venerdì
8Sabato
9Domenica
10Lunedì
11Martedì
12Mercoledì
SPQR SPORTRivista ufficiale Comune di Roma, Politiche dello Sport
Numero 207_giugno_2010
Editore Alfacomunicazione SrlVia del Giuba, 9 - 00199 Roma
Direttore Responsabile Fabio ArgentiniRedazione Via C. Bavastro, 94 - 00154 RomaTel. 06 671070333Fax. 06 671070332 [email protected]@[email protected]
Art Director Alberto Brunella
Stampa Centro Rotoweb Srl - Roma
In collaborazione conUfficio Stampa Campidoglio
Ufficio SportSaverio Fagiani, Maria Iezzi
Hanno collaboratoAlberto Abbate, Andrea Abodi, Lu-ca Aleandri, Fabio Bicchielli, Mas-similiano Cecchi, Paolo Corbi, Et-tore Coscarella, Roberto Coramu-si, Giusi De Angelis, Giorgio Fran-
chetti, Andrea Frediani, AndreaGiani, Alessio Giovannini, Giancar-lo Governi, Giovanna Ianniello,Edoardo Lubrano, Eleonora Mas-sari, Matteo Miceli, FrancescaMei, Gianluca Meola, Luca Monte-belli, Stefano Moretti, Luigi Panel-la, Federico Pasquali, Laura Pa-terno, Alessandro Pizzuti, SilioRossi, Marco Sicari, Luigi Sinibal-di, Fulvio Stinchelli, Anna TinaMirra, Marcel Vulpis.
Agenzie e fotografiPhoto Partner: Getty ImagesPaolo Bruno, Luis Castillo, Franco Ori-glia, Pietro Rolandi.Comune di Roma: Fabio Callini,Stefano Bertozzi, Marco Catani,Claudio Papi, Claudio Valletti.Hanno collaborato: Benvenuti (arch.priv.), Castoria, Centro Studi 9gennaio 1900 (Mario Notari), Cia-millo, CONI, Corriere dello Sport-
Stadio (Mataloni), FIGC (UfficioStampa), Ferraro (GMT), Fidal (Uf-ficio Stampa), Il Levante Edizioni,G. Lancialonga, P. Lancialonga,Mediaset (Ufficio Stampa), Mez-zelani-GMT, Miceli (arch. priv.),Pietrangeli (arch. priv.), Ripari, Ro-magnoli, S.S. Lazio Pallamano,S.S. Lazio Generale.
NUMERODUE
Spqr Sport. Tutti i diritti sono riservati nessunaparte della rivista può essere in alcun modo ri-prodotta senza autorizzazione
LA COPERTINA
IN PRIMA, le foto degli Internazionali di Tennis, del Golden Gala di Atletica Leggera, di Piazza di Siena, del Beach Volley al Foro Italico, dell’Eurocup di Beach Soccer, del fitness,attendendo i Mondiali di Volley e ricordando le Olimpiadi del 1960 alla luce della candidatura recentemente guadagnata: Roma è sempre Capitale dello Sport.
DIFFUSIONE. La rivista è distribuita nel corso degli eventi sportivi dove è presente il Comune di Roma e free press in tutte le piazze piùimportanti dei XIX municipi romani (l’elenco dei punti è sul web all’indirizzo www.spqrsport.it dove si possono consultare le pagine dellapubblicazione). Per ritirare una copia è anche possibile contattare il numero 06.6710.70315 (Ufficio Sport).
17 Premi UssiAl Circolo Canottieri Anienevengono assegnati i Premi US-SI Roma ai due vincitori: Clau-dio Ranieri e Edy Reja.
18 Il Foro diventauna spiaggia
Al Foro Italico primo giorno digara per gli uomini nel GrandSlam di Roma di beach volley.
21 MascalzoneRomano
A La Maddalena inizia la Lo-uis Vuitton Cup, prima tap-pa di avvicinamento alla 34aAmerica’s Cup. In gara an-che Mascalzone Latino, chegareggia per i colori delClub Nautico Roma.
22 Inter sul tettod’Europa
Dopo 45 anni l’Inter torna avincere una Champion’sLeague. Al santiago Ber-nabeu di Madrid, piega ilBayern Monaco con unadoppietta ancora di Milito. Intanto, al Palazzetto delloSport, si svolgono gli In-ternazionali d’Italia di ka-rate, a 20 anni di distanzadall’ultima volta a Roma.
26 Lottomatica,addio play off
La Lottomatica Roma perde an-che gara 3 dei quarti di finale conla Pepsi Caserta e esce dai playoff scudetto: stagione finita.
27 Start perPiazza di Siena
Inizia il 78° Concorso Interna-zionale di Piazza di Siena che,come da tradizione, si svolgeràper quattro giorni. Vincerà laFrancia.
30 Ivan BassoRe del Giro
L’arena di Verona celebraIvan Basso trionfatore del93° Giro d’Italia dopo unalotta appassionata con lospagnolo Arroyo.
31 Biaggi sempre più su
Max Biaggi vince entrambele prove del Gp di Superbi-ke di Salt Lake City e si por-ta al comando nella classi-fica mondiale.
1 Juan e Kolarovfanno mercato
Mentre va avanti la trattativaper portare a Roma Adriano,l’Inter vuole Juan ed è dispo-sta a cedere in cambio Burdis-so che nell’ultima stagione havestito la maglia giallorossa.Secondo la stampa spagnola ilReal Madrid avrebbe offertoinvece 15 milioni di euro per ilcalciatore della Lazio, Kolarov.
2 Nazionale,convocazioni
Lippi ha deciso: per i Mondialirimangono a casa Borriello,Rossi, Sirigu e Cassani. Cossula prima delle riserve.
3 Schiavonesuperstar
Mentre la Nazionale dicalcio perde per 2-1 con-tro il Messico, FrancescaSchiavone per la primavolta, nella storia del Ten-nis femminile, si qualificaalla finale del prestigiosotorneo del Roland Garros.La Schiavone che si allenanella nostra regione per ilTennis Club di Viterbo, vin-cerà la finale contro l’au-straliana Samantha Stosurper 6-4, 7-6 bissando ilsuccesso che fu di Adria-no Panatta nel 1976.
15Sabato
16Domenica
17Lunedì
18Martedì
19Mercoledì
20Giovedì
21Venerdì
22Sabato
23Domenica
24Lunedì
25Martedì
26Mercoledì
27Giovedì
28Venerdì
29Sabato
30Domenica
31Lunedì
2Mercoledì
3Giovedì
4Venerdì
5Sabato
6Domenica
7Lunedì
8Mart
15 Il ritorno di Howe
Sulla pista di atletica di Ca-sal del Marmo, l’azzurro An-drew Howe torna in gara,stavolta nei 100 metri, dopoun lungo stop a causa di un
infortunio
16 Scudettoall’Inter
La Roma vince l’ultima dicampionato contro il Chievo:non basta per vincere il tri-colore perché i nerazzurri siimpongono a Siena. Trionfoin un campionato giocato si-no all’ultima gara.
19 Etica nello sport
Il Sindaco Alemanno riceve ilPremio Etica nello Sport dal-l’Università di Tor Vergata.
20 Hockey,avanti inChampions
La Libertas San Saba, hoc-key prato femminile, nellagara d'esordio del Cham-pions Trophy batte 4-0 leucraine dell'AltaBorispol.
23 Trionfa la LazioRugby
La S.S. Lazio Rugby conquista,sul campo neutro di Prato, iltitolo di campione d´Italia diSerie A, battendo il Noceto.
24 Il Polo a RomaAll´Ippodromo Militare Gene-rale C.A. Pietro Giannattasio sisvolge il 1° International Ro-me Polo Challenge, triangola-re internazionale tra Italia,Russia e Stati Uniti.
25 Nelle scuole,la coppa delMondo
Alle finali del Torneo VolleyScuola, il più grande torneopallavolistico giovanile d’Ita-lia, viene esposta la Coppa delMondo vinta dagli azzurri diLippi nel 2006.
28 Corsapodistica... in un centrocommerciale
Si svolge la prima edizionedella 0k Runners Night,gara podistica in notturnaall’interno del centrocommerciale Porta diRoma.
29 A Roma il Tiro al Volo
All’Antico Tiro a Volo inizia il V°Torneo Internazionale Femmi-nile dal montepremi di 50.000dollari. Tra le big in gara an-che l'australiana Jelena Do-kic, ex numero 8 del rankingmondiale.
12.Olimpiadi: la candidata italiana è Roma 22.Il mito di Piazza di Siena 24.Il nuovo centrale del tennis ai raggi X28.Intervista a Rafa Nadal 32.I Mondiali con il Fifa Fan Fest 40.A tu per tu con Asafa Powell 44.La storia del Gol-den Gala 48.Ranieri e la sua Roma 52.Reja racconta la Lazio 56.Nel mondo del golf con Diana Luna 60.Benve-nuti si racconta 68.Roma e il fitness 72.Intervista a Tania di Mario 75.La pallamano laziale 76.Stadi di calcio: ver-so la rivoluzione stile inglese 86.Gigli racconta la Virtus 90.Bernardini: il primo romano in Nazionale 94.Vela: la tra-
versata in solitaria di Matteo Miceli 98.In visita al Corriere dello Sport 106.Protopapa: un’atleta insuperabile 108.Cal-cio dilettantistico: il Savio 110.Orientarsi è uno sport 114.Antica Roma: il Pancrazio 118.News 129.La scheda di unosport: il volley 132.In ricordo di Raimondo Vianello
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2010
136
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1Martedì
IL REPORTAGE DI UN GIORNO SPECIALEFotografi e operatoritelevisivi in attesa della decisione del CONI sulla cittàitaliana candidata per l’organizzazione dei Giochi olimpici del 2020
Un giornalista radiofonicoposiziona il propriomicrofono “in prima fila”
Clima disteso prima della sceltaNella foto, il portavoce del Sindaco
Simone Turbolente, il Capo dellaSegreteria Antonio Lucarelli
e il Delegato allo Sport AlessandroCochi, mentre Gianni Alemannoè a Tor Vergata ad un convegno
Il presidente Petrucci e il Segretario Generale Raffaele Pagnozzi (alla sua destra) si confrontano
Mentre la sala è al voto,sul display compaiono i loghi di Roma e Venezia
La mappa del grande tavolodel Consiglio NazionaleCONI attorno al qualesiedono i membri votanti del massimo organosportivo italiano
foto Fabio CalliniComune di Roma
Dossier a cura di Giovanna IANNIELLO
Il 2009 ha rappresentato per Roma
l’anno della consacrazione nella sce-
na sportiva internazionale e mondia-
le. Superati con successo gli impegna-
tivi banchi di prova dei Mondiali di Nuo-
to, dei Mondiali di Baseball, della finale
di Champions League, della tappa fina-
le del Giro d’Italia, degli Europei di Be-
ach Soccer, del Beach Volley Tour 2009,
del Festival del Fitness -che si sono ag-
giunti ai tradizionali appuntamenti an-
nuali capitolini, come il 6 Nazioni di
Rugby, il Concorso Ippico di Piazza di
Siena, gli Internazionali di Tennis, la
Maratona di Roma, il Golden Gala, la Fi-
nale di Tim Cup - la città di Roma ha de-
ciso di lanciare la sua sfida più grande:
riportare le Olimpiadi nella Capitale, che
le ospitò nell’ormai lontano 1960.
ROMA 2020 | 13
Concretizzare il sogno di accogliere i
XXXII Giochi Olimpici e i XVI Giochi Pa-
ralimpici, come sottolineato più volte
dal Sindaco, «sarà possibile solo se
sussisteranno le condizioni ottimali
per rendere Roma una candidata auto-
revole. E tra i requisiti indispensabili vi
è la sintonia piena e trasversale di tut-
te le istituzioni, nonché un’adeguata
offerta strutturale e infrastrutturale».
A domanda precisa su quale ricordo il
Primo Cittadino della Capitale intenda
lasciare della sua esperienza di Am-
ministratore, la risposta è netta: «Vor-
rei essere ricordato come il Sindaco
che ha riportato le Olimpiadi a Roma».
Nel 2010 la Capitale festeggia il cin-
quantennale dei Giochi di Roma, che
ancora oggi attraverso foto, ritagli di
giornale, testimonianze e video d’epo-
ca regalano emozioni. Mezzo secolo
dopo la città vuole rivivere da prota-
gonista l’evento sportivo per antono-
masia attraverso la presentazione di
progetti concreti, che faranno da tela-
io a quel Piano Strategico di Sviluppo
che Roma attende da decenni. Proprio
le Olimpiadi saranno dunque lo stru-
mento per potenziare, accelerare e
concretizzare la spinta modernizzatri-
ce di Roma, ponendola al pari delle
grandi capitali europee anche sul pia-
no strutturale.
Il 19 maggio 2010, il Consiglio Nazio-
nale del Comitato Olimpico Nazionale
Italiano, su proposta della Giunta Na-
zionale, ha votato Roma quale città ita-
liana candidata per l’assegnazione
della XXXII edizione dei Giochi Olimpi-
ci estivi e la XVI edizione dei Giochi Pa-
ralimpici del 2020.
Settanta i membri presenti, 68 quelli
che hanno espresso voto favorevole
(97,14%). Un solo membro si è astenu-
to (Ottoni, Comitato Provinciale CONI di
Treviso) ed uno ha espresso voto con-
trario (Giuseppe Leoni, Aeroclub d’Ita-
lia). Il Consiglio ha recepito la decisio-
ne, presa all’unanimità dalla Giunta
Nazionale che, sulla base della valuta-
zione effettuata dalla commissione
tecnica, aveva attribuito a Roma 32,3
punti su 35, mentre a Venezia un pun-
teggio di 20,1 su 35 (quindi una valuta-
zione in decimi rispettivamente di 9,2
per la Capitale e 5,7 per la città lagu-
nare). Sulla base dei criteri CIO, che
I l 2 1 4 o C o n s i g l i o N a z i o n a l e d e l C O N I
ROMASCEGLIE
spqort
Si decide la città candidata a ospitare la XXXII Olimpiade e la XVI Paralimpiade
L E R E A Z I O N I D I R O M A
Il Sindaco Alemanno vuole riportare
nella Capitale italiana i Giochi Olimpici
dopo sessant’annidall’ultima volta
I massimi rappresentanti istituzionali con il vessillo olimpico di Roma ‘60, Aurelio Regina (Presidente UIR), Nicola Zingaretti(Presidente della Provincia), Renata Polverini (Presidente della Regione), Francesco Giro (Sottosegretario di Stato ai Beni ealle Attività Culturali), il Sindaco Gianni Alemanno, l’On. Andrea Ronchi (Ministro delle Politiche Comunitarie) e GiorgiaMeloni (Ministro della Gioventù)
hanno sancito l’assegnazione dei Gio-
chi del 2016, Venezia non aveva rag-
giunto la soglia minima di 21 (6 calco-
lato in decimi). La scelta arriva dopo la
consegna dei dossier avvenuta il 5
marzo 2010. Il 15 dicembre 2009, al
termine della Giunta CONI, era stato
consegnato alle due città candidate,
Roma e Venezia, il questionario artico-
lato su una trentina di pagine, compre-
se le istruzioni per la compilazione, ba-
sato sul formulario CIO. 25 pagine, 24
risposte, 5 allegati dove sono state pre-
sentate le infrastrutture alberghiere e
supplementari.
Le città candidate dai singoli Comita-
ti Nazionali Olimpici e presentate al
CIO diventeranno prima Applicant Ci-
ty e poi quelle che entreranno nella
short list Candidate City. Nel mese di
gennaio 2012 le città consegneranno
al CIO le risposte al questionario, nei
successivi due mesi la Commissione
Esecutiva del CIO compirà una sele-
zione delle città candidate. Nel mese
di novembre 2012 le Città consegne-
ranno al CIO il dossier di candidatu-
ra.La scelta definitiva della sede, da
parte del Comitato Olimpico Interna-
zionale, è fissata per luglio 2013 a Bue-
nos Aires. A novembre 2012 scadrà il
termine per la presentazione del dos-
sier delle candidature, tra gennaio e
febbraio 2013 è fissata la visita della
Commissione di Valutazione, mentre
un mese prima della sessione (giugno
2013) è previsto l’invio del rapporto
della Commissione ai membri del
CIO, ai CNO, alle FI, alle città candida-
te e alla stampa.
LA CANDIDATURA DI ROMACRONOLOGIA
ROMA 2020 | 15
GIORNO PER GIORNO
X X X I I G I O C H I O L I M P I C I E X V I G I O C H I P A R A L I M P I C I
OT
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BR
E 2
009
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MB
RE
200
9
spqort
2 0 0 92 ottobre
A COPENAGHEN PASSA RIO DE JANEIRO
A Copenhagen il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) sceglie
Rio de Janeiro quale sede delle Olimpiadi 2016. Poco dopo l’an-
nuncio della vittoria brasiliana, che prevale sulle candidature di
Madrid, Tokyo e Chicago, il Presidente del Comitato Olimpico Na-
zionale Italiano (CONI) Gianni Petrucci definisce «maturi i tempi
per una candidatura italiana» per le Olimpiadi del 2020. Contem-
poraneamente sono due le città a proporsi: Roma e Venezia. Il Sin-
daco Alemanno diffonde una nota ufficiale: «La scelta di Rio de Ja-
neiro apre una grande possibilità per l’Italia e per Roma, per la
successiva edizione del 2020. Credo che il Presidente Petrucci ab-
bia fatto bene a manifestare un interesse per l’Italia e credo che
Roma debba avanzare la propria candidatura per i Giochi del 2020.
Dopo più di mezzo secolo dalla fantastica edizione del 1960 pos-
siamo sognare di portare i cerchi olimpici nella capitale d’Italia».
7 ottobre
PRIMI PASSI ALLA REGIONE PER LA CANDIDATURA
Il Consiglio Regionale del Lazio vota all’unanimità una mozione
per chiedere alla Regione di supportare la candidatura di Roma
per l’organizzazione delle Olimpiadi 2020, manifestando il pro-
prio sostegno al Governo e al CONI.
7 ottobre
ALEMANNO A COLLOQUIO CON LETTA
Il Sindaco di Roma annuncia di aver avuto un colloquio telefoni-
co con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Mini-
stri, Gianni Letta, per chiedere di dare «un segnale di serietà. Un
minuto dopo la scelta del CONI, la candidata italiana dovrà con-
frontarsi contro i colossi internazionali e dunque allora sarà de-
cisiva l’unità dell’Italia».
9 ottobre
UN ITALIANO
ALLA VICEPRESIDENZA DEL CIO
Mario Pescante viene eletto Vicepresi-
dente del Comitato Olimpico Internazio-
nale. Per la prima volta un rappresentan-
te dello sport italiano siede ai vertici del
movimento olimpico internazionale.
12 ottobre
UN DOSSIER PARALIMPICO PER LA CANDIDATURA
Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Luca Pan-
calli sottolinea che la città italiana candidata ad ospitare le Olim-
piadi 2020 dovrà tener conto che nel pacchetto da presentare al
CIO serve anche un dossier paralimpico forte.
19 ottobre
LA PRESENTAZIONE DELLA CANDIDATURAAttraverso una lettera ufficiale al CONI firmata dal Sindaco, Ro-
ma si candida ufficialmente a rappresentare l’Italia nella corsa
alle Olimpiadi 2020.
21 ottobre
IL DECALOGO DEL CONILa Giunta del CONI rende noto il decalogo che stabilisce i criteri
nella scelta della città rappresentante e sottolinea l’importanza
della ricettività e dell’accoglienza della città candidata a rappre-
sentare l’Italia.
Immediato il commento positivo del Sindaco Alemanno: «le linee
guida ricordate dal Coni servono a fare ordine per evitare che il
momento della selezione della candidatura italiana per le Olim-
piadi 2020 si trasformi in una rissa tra territori e città. Roma si
atterrà strettamente a queste indicazioni nel portare avanti la
sua candidatura».
23 ottobre
UIR, UN’OPINIONE RILEVANTE
Aurelio Regina, Presidente dell’Unione Industriali capitolina, as-
sicura che «Roma è pronta per le Olimpiadi» e che la Capitale ha
già avviato progetti e lavori per meritare la candidatura ai Giochi
2020.
20 novembre
SOLO ROMA E VENEZIA CANDIDATE
Il Presidente del CONI, Gianni Petrucci, annuncia la chiusura del-
la raccolta delle candidature. Considera valide le richieste di Ro-
ma e Venezia.
24 novembre
LA CONFINDUSTRIA APPOGGIA ROMA
Il Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, appoggia la
candidatura di Roma per i Giochi Olimpici.
Nel corso dell’Assemblea annuale dell’Uir, dichiara «Non sono ro-
mana, ma sostengo con grande energia la candidatura di Roma al-
le Olimpiadi del 2020. È un’opportunità importante, lavoriamo tutti
insieme perché ci sia una candidatura forte e autorevole che possa
arrivare ad una soluzione».
27 novembre
PAGNOZZI ALLA SEGRETERIA GENERALE DEL COE
Il Segretario Generale del CONI, Raffeale Pagnozzi, viene con-
fermato per la seconda volta alla Segreteria Generale del COE,
che riunisce i Comitati Olimpici Europei. Questo risultato rap-
presenta una garanzia solida per l’Italia dello sport.
ROMA 2020 | 16
1 dicembre
LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO MILLENNIUM
Il Sindaco di Roma presenta il “Progetto Millennium”, così chia-
mato per sottolineare come il decennio che va dal 2010 al 2020
potrà essere decisivo per la trasformazione radicale della Città.
La presentazione è un ulteriore passaggio verso il primo piano
di Sviluppo Strategico di Roma Capitale.
11 dicembre
LE CHANCES DI ROMA
Il Sindaco di Venezia Cacciari incontra al CONI il presidente Pe-
trucci. Al termine del colloquio arriva una doccia fredda per la
città lagunare, con Petrucci che dichiara: «Il Coni vuole parteci-
pare per vincere e quindi porteremo avanti la candidatura più
concreta e credibile. Venezia è una città importante ma io sono
realista: è diverso portare avanti una candidatura che si basa su
quello che già c’è rispetto ad una candidatura basata su quello
che si farà». Cacciari di contro annuncia la presentazione del
progetto entro febbraio. Durissima la reazione del Presidente
della Regione Veneto, Giancarlo Galan: «Roma ha già avuto e ha
già dato in termini di Olimpiadi. Venezia e il Veneto si meritano
questo riconoscimento perché siamo tra le regioni più avanzate
del mondo. Il Presidente Petrucci dimostra di non conoscere il
Nordest e il Veneto e quello che siamo in grado di realizzare».
Laconica la risposta del massimo dirigente del CONI: «Ognuno
conosce il proprio mondo. Galan conoscerà bene il Nordest, io
conosco bene le Olimpiadi e la Carta olimpica».
11 dicembre
ROMA INCASSA L’APPOGGIO DI LONDRA
In occasione del suo viaggio a Londra, il Sindaco di Roma incas-
sa l’appoggio della capitale londinese, sede dei Giochi olimpici
2012 e del primo cittadino, Boris Johnson. «Il sostegno di Lon-
dra è molto importante, perché serve a capire gli elementi vin-
centi che l’hanno portata a conquistare i giochi del 2012». Joh-
nson è stato invitato a maggio a Roma, in occasione di una pre-
sentazione in Italia delle Olimpiadi del 2012.
15 dicembre
NAPOLITANO SOGNA LE OLIMPIADI IN ITALIA
Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, in oc-
casione della visita al Quirinale dei dirigenti del Coni e di una de-
legazione degli atleti titolati del 2009, sottolinea che «Sarebbe
bello che si svolgessero in Italia nuove Olimpiadi, come 50 anni
fa a Roma. A volte anche per il Presidente della Repubblica è le-
cito fare dei sogni. Se ci impegniamo sarà possibile, così come è
stata possibile l’Esposizione Universale che si svolgerà a Milano
nel 2015. L’Olimpiade di Roma del 1960 fu l’occasione per mo-
strare un’Italia che aveva avuto una straordinaria crescita».
15 dicembre
CONSEGNATO IL QUESTIONARIO A ROMA E VENEZIA
La Giunta del Coni presenta il questionario per la candidatura ita-
liana ai Giochi della XXXIII Olimpiade 2020 che le due candidate,
Roma e Venezia, dovranno riconsegnare entro il 28 febbraio.
Una trentina di pagine, comprese le istruzioni per compilarlo, ba-
sato sul questionario CIO. 25 pagine, 24 risposte, 5 cartine, dove
dovranno essere presentate le infrastrutture alberghiere e sup-
plementari, per convincere la commissione istituita dal Comita-
to Olimpico Nazionale prima, la Giunta, di fine aprile inizio mag-
gio, poi.
Petrucci precisa che «qui è nata una falsa impressione, si accu-
sa me come rappresentante dell’Istituzione di essere un arbitro
tra le due candidate, ma noi non siamo arbitri, siamo tecnici e
parte integrante della candidatura. Noi rispettiamo tutti, anche
se si fa di tutto per alzare polveroni, vogliamo vincere così come
vuole vincere il Presidente della Repubblica. Vorrei ricordare,
inoltre, che è la città che si candida e non la regione».
15 dicembre
IL PESSIMISMO DEL SINDACO DI VENEZIA
Cacciari dichiara di non essere molto fiducioso sulla possibilità che
la candidatura della città di Venezia per i giochi olimpici del 2020
possa essere accolta seriamente, perché il ruolo della Regione
«non viene ancora riconosciuto a sufficienza. C’è resistenza ad ac-
cettare la nostra candidatura, a riattivare i fondi di legge speciale,
a concedere il riuso di aree demaniali come quelle dell’Arsenale».
16 dicembre
PETRUCCI INDICA LE LINEE GUIDA PER LA VITTORIA
In occasione del Consiglio Nazionale del CONI, Gianni Petrucci ri-
badisce che «portare in Italia i Giochi olimpici, sessant’anni dopo
i Giochi di Roma, è un’impresa difficile ma non impossibile. L’ im-
portante è presentare una candidatura forte e che abbia già una
base di impianti e infrastrutture esistenti e funzionali all‘evento».
18 dicembre
L’UIR SI ATTIVA A FAVORE DI ROMA OLIMPICA
La Giunta dell’Unione Industriali di Roma nomina l’Ad di Alitalia
Rocco Sabelli nuovo Vicepresidente con delega per Roma 2020.
L’Uir spiega che la delega ha come obiettivo quello di sviluppa-
re un progetto comune che, mettendo a disposizione dell’ammi-
nistrazione locale esperienze, energie e know how di tutte le più
grandi aziende italiane, prima fra tutte Alitalia, porti Roma ad es-
sere la candidata italiana prescelta per le Olimpiadi 2020.
21 dicembre
UN COMITATO DI INDUSTRIALI PER ROMA 2020
Il Presidente dell’Uir, Unione industriali di Roma, Aurelio Regi-
na annuncia: «Lanceremo un comitato di industriali, società ci-
vile e sportivi per Roma 2020. Una realtà che non vuole sovrap-
porsi al comitato organizzatore ma che si porrà tre obiettivi: rag-
gruppare il mondo industriale e non solo, intorno a questa can-
didatura; supportare l’amministrazione con progettualità, inve-
stimenti e competenze di natura organizzativa; coinvolgere mag-
giormente la città verso questo obiettivo».
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ROMA 2020 | 17
2 0 1 08 gennaio
PETRUCCI INCONTRA IL SINDACO DI VENEZIA E DI ROMA
In occasione di un viaggio in Veneto il Presidente del CONI, Gian-
ni Petrucci, incontra il sindaco di Venezia Cacciari. Il giorno do-
po, nel corso delle celebrazioni per i 110 della S.S. Lazio, anche
il Sindaco di Roma incontra il Presidente Gianni Petrucci.
15 gennaio
L’ITER DI DISAMINA DEI QUESTIONARI
Il CONI ribadisce che «i questionari delle Città proponenti sa-
ranno esaminati da un’apposita commissione, nominata il 21 ot-
tobre e composta dal Presidente, dai Vicepresidenti e dal Segre-
tario Generale del CONI, unitamente ai membri italiani del CIO e
al Rappresentante della Commissione Atleti del CONI. Le valu-
tazioni saranno portate all’esame della Giunta Nazionale che,
sulla base del lavoro della Commissione, effettuerà una prese-
lezione circa l’idoneità e la presentabilità al Consiglio Naziona-
le, in analogia alla procedura adottata dal CIO. A conclusione di
questo iter, il Consiglio Nazionale assumerà la decisione ultima
sulle candidature ammesse dalla Giunta Nazionale».
18 gennaio
L’APPOGGIO DI TORINO A VENEZIA
Iniziata da Torino (nella sede di Confindustria) la tournée di Ve-
nezia e del sindaco Cacciari per presentare la propria candida-
tura. Il progetto incassa l’appoggio del Sindaco Sergio Chiampa-
rino che definisce Venezia «una città unica al mondo e da que-
sta deriva la forza della sua proposta che il CONI dovrà valutare
attentamente». Appoggio anche dal Vicepresidente della Giunta
regionale Franco Manzato: «la carta vincente di Venezia sta nel-
la qualità della sua candidatura. Venezia olimpica sarà il coro-
namento dello sviluppo e del dinamismo economico e sociale di
una realtà territoriale da sempre aperta al mondo, oggi è bari-
centrica tra Europa e Mediterraneo».
18 gennaio
ALEMANNO E IL PROGETTO DI VILLAGGIO OLIMPICO
In occasione del premio in Campidoglio “Atleta dell’Anno”, il Sin-
daco Alemanno torna sulle Olimpiadi e annuncia che «Il 26 genna-
io presenteremo i primi elementi di un dossier che vi stupirà: un
progetto di Villaggio olimpico molto serio che non si è mai visto pri-
ma. Oggi premiamo le eccellenze dello sport, ma ciò che avviene
qui è anche importante in chiave olimpica perché la qualificazione
alle Olimpiadi 2020 parte dalla base, dalle periferie, dal territorio
di una città che deve puntare ad essere non solo capitale dello sport
ma anche capitale del benessere». Nella foto il Sindaco consegna
il premio de l’“Atleta dell’Anno” a De Rossi e Zarate.
21 gennaio
IL CONSIGLIO COMUNALE APPROVA ROMA OLIMPICA
Il Consiglio Comunale di Roma approva all’unanimità la mozione
bipartisan firmata da Francesco Rutelli e Dario Rossin) sulla
“Candidatura di Roma ai Giochi Olimpici 2020 e iniziative di carat-
tere internazionale che riguardano la Capitale nel campo sportivo”.
22 gennaio:
IL COMUNE INSIEME A PROVINCIA E REGIONE LAZIO
Il Comune di Roma raccoglie il sostegno e la collaborazione
della Regione Lazio e della Provincia di Roma per la candida-
tura olimpica ai Giochi del 2020. I tre enti locali diventano par-
te attiva del tavolo tecnico, che valuterà lo studio di avanza-
mento del progetto per Roma 2020.
25 gennaio
MOZIONE DI SOSTEGNO DEL CONSIGLIO PROVINCIALE
Il Consiglio provinciale di Roma approva all’unanimità la mo-
zione di sostegno alla candidatura della Capitale per le Olim-
piadi del 2020. La mozione, firmata da tutti i capigruppo è pre-
sentata da Andrea Simonelli (Pdl).
26 gennaio
COMITATO PER LA CANDIDATURA DI ROMA OLIMPICA
L’UIR presenta il Comitato a sostegno della candidatura di Ro-
ma alla corsa ai Giochi olimpici 2020. Nell’elenco delle perso-
nalità figurano Andrea Mondello, Aurelio Regina, Rocco Sabel-
li, Giampaolo Letta, Mauro Moretti, Eduardo Montefusco, An-
drea Ambrogetti, Giancarlo Leone, Azzurra Caltagirone, Ugo
Maria Brachetti Peretti, Marco Sala, Francesco Trapani, Ros-
sella Bussetti.
26 gennaio
IL LOGO DELLA CANDIDATURA DI ROMA
Nel corso della conferenza stampa UIR il Sindaco Alemanno pre-
senta una parte del Progetto di candidatura per i Giochi del 2020.
In particolare: il logo che accompagna la candidatura di Roma fino
alla scelta del CONI, il Parco Olimpico e l’Impianto di Tor Vergata.
26 gennaio
INCONTRO A ROMA PER VENEZIA OLIMPICA
A Roma, presso la sede della Regione Veneto di via del Tritone,
circa 130 parlamentari, in prevalenza veneti incontrano Galan
e i rappresentanti del Comitato a sostegno della candidatura di
Venezia alle Olimpiadi 2020.
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4 febbraio
IL MIBAC ESALTA IL PROGETTO DEL PARCO OLIMPICO
Attraverso un comunicato ufficiale il MiBAC definisce «assai po-
sitiva» la riunione tecnica tra rappresentanti del Comune di Ro-
ma e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali riguardo la can-
didatura della Capitale alle Olimpiadi del 2020, con particolare at-
tenzione al progetto del parco olimpico individuato nella zona nord
della città a Tor di Quinto. L’incontro ha permesso di individuare
e concordare tutte le procedure da porre in essere per la valoriz-
zazione dell’area, che rafforzerà notevolmente il dossier di can-
didatura per i giochi olimpici avanzato dal Campidoglio.
11 febbraio
A BUENOS AIRES LA SCELTA DELLA CITTA’ OLIMPICA
La sessione del CIO, riunita a Vancouver per i giochi invernali, sce-
glie Buenos Aires quale sede in cui sarà scelta la città che ospite-
rà i Giochi olimpici 2020.
La designazione avverrà nel mese di luglio.
La sede alternativa alla capitale argentina, scartata dal Comitato
Olimpico Internazionale, era Kuala Lumpur. Particolare non irri-
levante sul piano politico: a Buenos Aires si voterà nella stessa oc-
casione anche il nuovo presidente del CIO, dal momento che il
mandato di Jacques Rogge scadrà proprio a luglio 2013.
19 febbraio
UNICREDIT NEL COMITATO PER ROMA 2020
Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Unicredit, en-
tra nel Comitato per Roma 2020, istituito dalla UIR.
5 marzo
LA CONSEGNA DEI DOSSIER OLIMPICI
Il Sindaco di Roma e il Sindaco di Venezia consegnano al pre-
sidente del CONI Petrucci i dossier olimpici. Un momento
storico e di grande vicinanza tra le due città candidate.
5 marzo
LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Roma presenta alla città il Progetto Olimpico, presso la Sala Si-
nopoli dell’Auditorium Parco della Musica.
17 marzo
SI RIUNISCE LA COMMISSIONE DI VALUTAZIONE
Prima riunione di insediamento della Commissione di Valuta-
zione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che esaminerà
i dossier di Roma e Venezia. La Commissione è composta dal
Presidente del CONI, Giovanni Petrucci, dai Vicepresidenti, Ric-
cardo Agabio e Luca Pancalli, dal Segretario Generale, Raffae-
le Pagnozzi, dai membri italiani del CIO, Mario Pescante, Fran-
co Carraro, Ottavio Cinquanta, Francesco Ricci Bitti e Manuela
Di Centa, e dal rappresentante designato dalla Commissione
Atleti, Anna Maria Marasi.
19 marzo
FRATTINI SI SCHIERA CON ROMA
Nel corso di un’intervista rilasciata al Giorno, Resto del Carli-
no, La Nazione il Ministro degli Esteri Franco Frattini prende
posizione sulla competizione Roma-Venezia, sostenendo che
tra le due sarebbe «Meglio Roma, dove già esistono le princi-
pali infrastrutture, dove già ci sono gli impianti».
16, 17, 18 aprile
LA UIR A PIAZZA DEL POPOLO
100 mila persone partecipano all’evento “Roma Capitale dello
Sport” organizzato dal Comitato Uir per Roma 2020 a piazza del
Popolo. Nella foto Andrea Abodi, uno dei sei “saggi” del tavolo
tecnico, parla con il Sindaco degli elementi caratterizzanti la
candidatura (Parco Olimpico, Tor Vergata e Parco Fluviale sul
Tevere). Nel Secondo scatto il Sindaco dalla terrazza dello stand
del Comune di Roma osserva le attività sportive della Piazza.
Il Sindaco e la Governatrice della Regione Lazio Renata Polve-
rini con la nostra rivista.
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21 aprileNATALE DI ROMA, NEL RICORDO DEL 1960
In Campidoglio, in
un giorno storico
per la città, nel-
l’ambito dei festeg-
giamenti del XXI
Aprile (è il 2763°
compleanno della
città), viene presen-
tata la medaglia ce-
lebrativa del Natale
di Roma dedicata
quest’anno alle Olim-
piadi del 1960 in una
manifestazione di al-
to profilo, organizza-
ta dal Sovrintenden-
te ai Beni Culturali
del Comune di Ro-
ma, Umberto Broc-
coli. In sala presenti
gli olimpionici Da-
niele Masala, Paolo
Tofoli e Nino Benve-
nuti.
26, 27 aprileIL CONI INCONTRA I COMITATI TECNICI
La segreteria tecnica della Commissione di Valutazione del Co-
ni incontra i comitati tecnici di Venezia e Roma per richiedere
alcuni chiarimenti inerenti i dossier olimpici.
29 aprileANCHE ISTANBUL CANDIDATA AI GIOCHIIl Presidente turco Mehmet Ali Sahin ha annunciato l’ingresso
di Istanbul nella corsa alle Olimpiadi 2020.
3 maggioVENEZIA DÀ CHIARIMENTI SUL PROPRIO DOSSIERVenezia presenta al CONI i chiarimenti richiesti sul dossier
Olimpico.
4 maggioROMA FORNISCE DELUCIDAZIONI AL CONIRoma presenta al CONI i chiarimenti richiesti sul dossier.
11 maggioIL 19 MAGGIO LA SCELTA DELLA CANDIDATAIl CONI comunica che il 19 maggio sarà resa nota la scelta del-
la città candidata a rappresentare l’Italia nella corsa ai Giochi
Olimpici 2020 nel corso della Giunta Nazionale e del successi-
vo Consiglio Nazionale.
14 maggioANCHE MOSCA IN CORSA PER LE OLIMPIADIMosca annuncia la sua candidatura alla corsa Olimpica 2020.
19 maggioROMA È LA CANDIDATA AI GIOCHI DEL 2020
Il Consiglio Nazionale del CONI designa Roma città
italiana candidata all’assegnazione delle Olimpiadi 2020.
La valutazione della commissione tecnica è positiva, fatto che
dà a Roma ampie chance per concorrere con le altre città che
si candideranno ad ospitare la XXXII edizione dei Giochi del
2020. Ora comincia la corsa più lunga...
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D I C O N OG L I A T L E T I
Roma correrà per organizzare i Giochi olimpici del 2020.
Ecco cosa pensano dellacandidatura alcuni atleti di punta
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospitare i Giochidel 2020? «È la città in cui vivo e dove gioco da diversi anni,
quindi credo sarebbe qualcosa di semplicemente meraviglio-
so vederla addobbata a festa per l’Olimpiade. Poi per me, che
sono ancora molto giovane, potrebbe essere l’occasione per
disputare un’Olimpiade da protagonista, visto che ci arriverei
con la maturità agonistica».
Le strutture per il tuo sport ci sono già? «Poten-
zialmente si, anche se per un evento di quella
portata servirebbero, secondo me, almeno due
palazzi dello sport di nuova concezione».
Cosa si dovrebbe migliorare in città ap-profittando del grande evento? «Dif-
ficile migliorare Roma, è la città più
bella del mondo. Andando sul con-
creto, penso alla rete metropolita-
na che potrebbe essere rinforzata,
consentendo così spostamenti più
rapidi e la città meno affollata».
IVAN ZAYTSEV azzurro di pallavolo che sogna le Olimpiadi
Bruno Mascarenhascanottiere, bronzo all’Olimpiade di Atene 2004 nel quattro pesi leggeri
Che ne pensi della possibilitàper Roma di ospitare i Giochi del
2020? «Roma è la città più bella del
mondo, quindi ospitare nuovamente
i Giochi, a 60 anni da quelli mitici del
1960, comporterebbe una consacrazio-
ne mondiale di questa città».
Le strutture per il tuo sport ci sono già?«Per il canottaggio, purtroppo, bisogna
costruire un bacino artificiale. Sarebbe una
grande opportunità anche per ospitare in futuro grandi
eventi internazionali. Tutti i canottieri del mondo verreb-
bero a Roma a disputare, ad esempio, una prova di Coppa
del Mondo. Per i tanti canottieri romani, poi, che si alle-
nano sempre sul fiume, dove non puoi dare il cento per
cento, sarebbe fantastico».
Cosa si dovrebbe migliorare in città approfittando delgrande evento? «Con l’Olimpiade, Roma dovrebbe ap-
profittare per espandere la rete metropolitana, arrivando
ai livelli delle grandi capitali europee e mondiali».
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospitare i Giochi del2020? «Credo che non ci sarebbe edizione più emozionante per
tutti gli atleti. Altro che città asiatiche o statunitensi, Roma è la
capitale del mondo e il suo fascino è indiscutibile. Io non ci sarei
come atleta per raggiunti limiti d’età, ma nel caso mi piacereb-
be partecipare come tecnico o anche solo da spettatore».
Le strutture per il tuo sport ci sono già? «Purtroppo tranne lo
Stadio del Nuoto non c’è altro. Servirebbero almeno due struttu-
re di alto livello, una per il vivaio e una per l’eccellenza. Il nostro
è uno sport che a Roma potrebbe esplodere con le strutture ade-
guate, perché è pieno di giovani appassionati. Con due
centri d’eccellenza, sono certo che Roma diven-
terebbe in futuro la capitale mondiale dei tuffi».
Cosa si dovrebbe migliorare in città approfit-tando del grande evento? «Più che miglio-
rare poterebbero approfittare per realiz-
zare una cittadella dello sport decentra-
ta, ad esempio nella zona di Saxa Rubra.
Una cittadella moderna, collegata con
la metropolitana, accessibile a tutti,
dove far praticare decine di discipline
sportive a migliaia di persone. Parlo
di sport per tutti, non dei campioni».
Che ne pensi della possibilità per Roma diospitare i Giochi del 2020? «Mi vengono i bri-
vidi solo al pensiero. Il ricordo di quello
che ha fatto il tifo dei romani per me ai
Mondiali di Nuoto, spingendomi in ac-
qua per vincere l’oro, mi fa pensare a
cosa potrebbe provare un atleta roma-
no nel partecipare all’Olimpiade in ca-
sa. Sono certa, comunque, che il fa-
scino e l’immagine che Roma ha nel
mondo contribuiranno a far scegliere la Capitale per ospi-
tare l’evento del 2020».
Le strutture per il tuo sport ci sono già? «Fortunatamen-
te Roma è la capitale italiana del nuoto in quanto a strut-
ture, quindi non ci sarebbe bisogno di molto».
Cosa si dovrebbe migliorare in città approfittando delgrande evento? «Roma è una città grande e con molti
problemi, legati soprattutto alla viabilità. Comunque pen-
so che si potrebbe approfittare per migliorare in genera-
le tutte le periferie della città».
Nicola Marconi campione europeo di tuffi, ha rappresentato l’Italia ai Giochi di Pechino 2008
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospitare iGiochi del 2020? «Credo che una città come Roma sia
perfetta sotto ogni punto di vista per organizzare i Giochi
Olimpici. In generale penso lo siano tutte le
città europee, più rispondenti allo spirito
con cui nacque l’Olimpiade alla fine
dell’800. A Roma sarebbe un’edizione
speciale, come lo fu quella del 1960».
Le strutture per il tuo sport ci sono già?«Non molte, ma quello che manca di più
sono le società di vertice. Impossibile
come la Capitale d’Italia non abbia
squadre di vertice, e un’Olimpia-
de magari potrebbe essere una
grande occasione per motivare
dirigenti e imprenditori a investi-
re nella pallanuoto di livello».
Cosa si dovrebbe migliorare incittà approfittando del grandeevento? «Migliorare la viabilità, dal-
l’incremento dei mezzi di traspor-
to pubblici allo sviluppo di una
nuova rete viaria».
Tania Di Mario olimpionica di pallanuoto ai Giochi di Atene 2004
Alessia Filippi campionessa d’Europa, del mondo e argento ai Giochi olimpici di Pechino 2008
G L I A T L E T I C H E H A N N OF A T T O G R A N D E L ’ I T A L I A
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Federica Pellegrini, pluricampionessa d’Europa e del mondo.Medaglia d’argento alle Olimpiadi d’Atene, d’oro ai giochi di Pechino
Per quale città hai tifato alla vigilia della scelta dellacandidata alle Olimpiadi del 2020? «In primis sono sem-
pre schierata con l’Italia. Sono nata e cresciuta a Venezia
ma in un momento difficile della mia vita, Roma, con il Cir-
colo Canottieri Aniene, è stata l’unica a credere in me. Di-
ciamo che mi sono un pò divisa».
Perché la decisione secondo te alla fine è ricaduta sullaCapitale? «Venezia come città non poteva costruire
un’Olimpiade, a meno che non aggiungesse la provincia.
Mi sarebbe piaciuto vedere una 50 metri in laguna, ma sa-
rebbe stato impossibile farlo. Roma invece credo sia la
scelta più giusta. La capitale è abituata ad ospitare gran-
di manifestazioni».
Federica Pellegrini a Roma ha vinto due ori mondialilo scorso anno ai Mondiali. La capitale ti porta fortu-na? «Assolutamente sì, nel 2009 sono successe cose
importantissime, vincere in casa è stata l’emozione
più bella della mia vita. Ora però nella mia testa ci so-
no solo gli Europei di Budapest, sono un pò stanca ma
manca ancora un po’».
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospitare i Giochi del2020? «Sarebbe una soddisfazione enorme per qualsiasi atleta
italiano disputare l’Olimpiade in casa e nella capitale d’Italia.
Poi sarebbe una grande opportunità per molti atle-
ti, perché come per il nostro sport, non dovreb-
bero passare per le qualificazioni. Infine con
tutto il tifo che penso, arriverebbero gran-
di risultati».
Le strutture per il tuo sport ci sonogià? «Fortunatamente noi abbiamo
un ottimo centro all’Acquacetosa. Su
questo siamo messi molto bene, qua-
si dei privilegiati. Anche quando vengo-
no atleti dall’estero per raduni si trovano
molto bene al Giulio Onesti, dove non man-
ca nulla».
Cosa si dovrebbe migliorare in città appro-fittando del grande evento? «Dovrebbero mi-
gliorare la viabilità potenziando soprattutto la
metropolitana».
Mauro Sarmientoargento olimpico nel taekwondo a Pechino 2008
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospitare i Giochidel 2020? «Sarei molto contento se Roma riuscisse ad ospita-
re i Giochi del 2020, perché sarebbe un’edizione meravigliosa.
Roma e il suo pubblico sono straordinari quando si svolgono
grandi eventi sportivi, vedi i Mondiali di nuoto o il Sei Nazioni di
rugby, figuriamoci per l’Olimpiade cosa potrebbero fare».
Le strutture per il tuo sport ci sono già? «Andrebbero siste-
mate e modernizzate quelle esistenti, e potrebbe essere la
giusta occasione per costruire, finalmente, un impianto indo-
or. Roma è l’unica capitale che non ne ha uno».
Cosa si dovrebbe migliorare in città approfittando del gran-de evento? «Mi piacerebbe che si investissero alcune risorse
per costruire strutture sportive nelle scuole e per i giovani, per
formare tecnici e inse-
gnanti, e per realiz-
zare una sorta di ac-
cademia dello sport a
vantaggio dei ragazzi meno
abbienti».
Fabrizio Donatotre partecipazioni olimpiche, da Sydney a Pechino
Che ne pensi della possibilità per Roma di ospi-tare i Giochi del 2020? «Disputare un’Olimpiade
in casa per un’atleta è qualcosa di eccezionale.
Ne so qualcosa, avendo vinto un mondiale a To-
rino, anche se non è lo stesso di una medaglia.
Roma, in più, è una città amata in tutto il mon-
do, quindi un evento così importante organiz-
zato in una città così bella sarebbe il massimo
per tutti gli atleti, non solo gli italiani. Il mo-
vimento della scherma olimpica azzurro,
poi, ha una tradizione vincente da sempre:
non oso immaginare con i Giochi nella capitale dove po-
tremmo arrivare».
Le strutture per il tuo sport ci sono già? «Si, ma mi pia-
cerebbe che realizzassero un laboratorio dotato di nuove
tecnologie e attrezzature per migliorare la qualità dell’al-
lenamento dello schermidore. Magari organizzando
l’Olimpiade potrebbe essere costruito un centro d’eccel-
lenza di questo tipo».
Cosa si dovrebbe migliorare in città approfittando delgrande evento? «Non vivendo a Roma, ma venendo spes-
so, punto sul miglioramento della viabilità».
Margherita Granbassioro mondiale e due volte bronzo olimpico a Pechino 2008 nel fioretto
Il concorso dell’ultimo fine settimana di
maggio, ha visto la partecipazione dei
più importanti ed affermati cavalieri del
mondo. La quattro giorni di gare è stata
segnata dalla vittoria della Francia nella
Coppa delle Nazioni (successo numero 19
per i transalpini a Roma) con in squadra il
Campione d’Europa in carica, Kevin Staut,
e dal Gran Premio Loro Piana Città di Ro-
ma, che è stato vinto dall’americano
McLain Ward, uno dei cavalieri più forti del
momento. Nelle altre categorie interna-
zionali sono arrivati i successi di Eric La-
maze, canadese campione olimpico in ca-
rica, di John Whitaker, cavaliere inglese
che da vent’anni fa scuola di salto ostaco-
li nel mondo e di tre cavalieri italiani (Al-
fonso-Gaudiano-Montella) che ex aequo si
sono aggiudicati la gara più amata dai ro-
mani che è quella della potenza, saltando
il muro a 2 metri e 10 centimetri. A propo-
sito di pubblico, straordinaria la presenza
della gente di Roma e non solo, specie nel
sabato e nella domenica che ha offerto un
colpo d’occhio che solo la città e Piazza di
Siena possono offrire.
Piazza di Siena prende il nome dalla città
di origine di una delle più antiche e nobili
famiglie di Roma: i Principi Borghese. Fu
pensata e fortemente voluta dal principe
Marcantonio che, alla fine del Settecento,
commissionò agli architetti Mario e Anto-
nio Asprucci uno spazio nuovo, capace di
rievocare i luoghi della memoria a lui cari.
Il suo grande desiderio, infatti, era quello
di far rivivere, nella città di Roma, le atmo-
sfere delle tradizionali feste popolari e dei
palii che si svolgevano, sin dal Medioevo,
nel senese. Il Principe però morì prima di
riuscire a vedere realizzato il suo disegno.
Piazza di Siena esordisce come scenario di
competizioni equestri nel 1922. Nel 1926 la
Fei inserisce il Concorso romano nel-
l’agenda internazionale. L’edizione del
1928 rimarrà negli annali, non solo perché
da questa data si è soliti far risalire la na-
scita della storia del Concorso Ippico Uffi-
ciale di Piazza di Siena (CSIO) - con quat-
tro squadre in gara, Francia, Po-
lonia, Spagna e Italia e
con il trionfo
del capitano italiano Sandro Bettoni - ma
anche perché, da allora ha inizio la nume-
razione ufficiale dello CSIO di Roma.
L’appuntamento con il concorso ippico fu
interrotto solo dal 1940 al 1947, durante la
seconda guerra mondiale.
Nel 1960, anno in cui Piazza di Siena ospi-
tava le prove individuali dei Giochi Olimpi-
ci di Roma, lo CSIO è stato spostato a Tori-
no. Nel 1998, invece, il Concorso Interna-
zionale Ufficiale ha lasciato il posto ai
World Equestrian Games e anche Piazza di
Siena ha ceduto lo scettro allo stadio Fla-
minio. Nel 2000, però, ha avuto la sua ri-
vincita ospitando ben due CSIO, a maggio
e ad ottobre, quando è stato testimone del-
la finale del circuito Samsung Nations
Cup. Nel 2003 anche il Concorso Ippico di
Piazza di Siena è stato inserito nella Super
League, il circuito FEI che unisce gli otto
migliori concorsi internazionali ufficiali di
salto ad ostacoli e che dallo scorso anno
ha preso il nome di Meydan FEI Nations
Cup™. Quella del 2010 è stata la 78^ edi-
zione del concorso romano.
LA GRANDE STORIA DI PIAZZA DI SIENA
foto Claudio Papi Comune di Roma
di Edoardo LUBRANO
In quello che è considerato uno deipiù grandi e celebrati parchi pubblici
della Capitale si sono svolti eventistraordinari per l’equitazione
italiana, sfide indimenticabili tra protagonisti d’eccezione
q
Roma ha un nuovo “diamante”:il Centrale del Foro Italico. È
capiente, bello a vedersi, ma so-prattutto, e non è questa opera-zione di facile realizzazione, si in-tegra senza stonare nel Parco delForo Italico, 50 ettari dedicati allosport, un progetto ideato negli an-ni ‘30 per divenire un modello uni-co al mondo, in marmo bianco diCarrara così incassato da non im-pattare all’interno di una macchiaverde, protetta e vincolata, motivoper il quale oggi la collina di Mon-te Mario si è “salvata” dalla spe-culazione edilizia che ha trasfor-mato Roma. Il colore chiaro dell’impianto, levetrate che presto arricchiranno lastruttura, già resa disponibilile pergli Internazionali, e anche i seg-giolini interni, che sfumano dalbasso verso l’alto, richiamano lestrutture marmoree di cui è cir-condato. Lo studio del progetto del nuovocentrale del Tennis ha voluto fon-dere tradizione e modernità, cre-ando un impianto caratterizzatoda una forma morbida dell’invasosuperiore dello stadio, dotato diuna intrinseca leggerezza dovutaai materiali impiegati: acciaio, ve-
tro e carter metallici. Si viene cosìa realizzare un impianto con laconfigurazione all’aperto per10.500 posti a sedere. Il terreno digioco è mantenuto alla quota ori-ginaria del piano di campagna, acirca 5 m dall’attuale livello stra-dale. Il primo anello di tribune espalti è quindi ricavato propriodalla conca del terreno. Da ciò nederiva una particolare relazione tragli spazi aperti e i singoli elementiarchitettonici, che ha consentito diridurre al minimo l’ingombro volu-metrico, realizzando una sequen-za di spazi incassati nel terreno. Questo stadio coniuga in modoimportante tradizione e modernità. La storia del tennis romano e ita-liano viene arricchita da questoimpianto nel quale il comfort e lavisibilità predominano. La caveainferiore è stata risagomata, nel ri-spetto della precedente struttura,dotandola anche di palchi in pros-simità del campo. Nei lati lunghi,troviamo gli sky boxes, spaziesclusivi allestiti con frigo bar, ser-vizi multimediali e climatizzati. Ca-ratterizzati da un’ampia vetrata,serigrafata per garantire la privacye l’ingresso di luce naturale.
Alberto ABBATE
Spett.Tribuna Nord 2549 • Settore Stampa 222 • Postazioni cronisti 14
Tribuna Tevere 2451 • Skybox Tevere 84
Tribuna Sud 2734 • Settore Players 133 • Settore Autority 144 • Settore Main Sponsor 144
Trib. Montemario 2318 • Skybox Montemario 75 • Settore G.O.S.* 9
Totale 10052
* Gruppo Operativo Sicurezza
Cavea
Tradizione e modernità al servizio della leggenda
Un gioiello per Roma
IL TEMPIO DEL TENNIS | 25
Una sezionedel nuovoCentrale del Tennis. Sulla destra, in basso, iltunnel checongiunge ilcentrale allostadio NicolaPietrangeli
Porzione delloschemastrutturale
Sezione dellacavea. Il campoè al di sotto dellivello stradale
Una visuale panoramica dello stadio durante la fase d’installazione dei seggiolini
Il nuovo Centrale del Tennis Piano interrato Questo piano è in particolar mododedicato alle esigenze degli atleti edelle direzioni tecniche, grazie al rifa-cimento degli attuali spogliatoi e conl’aggiunta di aree riservate agli arbitrie ai giudici di gara e dell’Area LoungeAtleti, in corrispondenza dello stadioNicola Pietrangeli. Nel lotto nord del-l’impianto, sono stati localizzati deinuclei ufficio, che dialogano diretta-mente con l’open space dedicato al-la Lounge Atleti. Avere due ali spo-gliatoio, localizzate lungo i lati lunghidell’impianto, divise per sesso, pre-para l’impianto alle esigenze dell’en-trata in vigore della formula combi-ned, in vigore dal prossimo anno.
Piano terra Il piano terra rappresenta il cuore pul-sante dell’impianto. Sui lati corti del-lo stadio, sono state collocate le areededicate al main sponsor e alle auto-rità, mentre sui lati lunghi saranno lo-calizzati gli sky boxes. I quattro angolirisultano essere i vari nuclei funziona-li dell’intera struttura. Oltre ad esserei punti di accesso principali all’im-pianto, accolgono i servizi igienici peril pubblico e i bar. Gli angoli sono ca-ratterizzati da tre scale che conflui-scono in uno spazio comune, cherappresenta il vero ingresso del pub-blico.
Primo piano Sotto l’intero perimetro delle tribunesuperiori si sviluppano grandi spazia servizio degli atleti e dei media. Gli ambienti saranno tamponati daampie vetrate sostenute con un si-stema di facciata continua che lasciaintravedere - sia di giorno che di not-te - la plasticità e il ritmo a supportodella cavea superiore. Il piano, dota-to di eleganti bar e moderni serviziigienici dedicati, è strutturato comeun ampio volume totalmente flessi-bile e quindi facilmente adattabile al-le esigenze dei diversi eventi cheverranno ospitati.
IL TEMPIO DEL TENNIS | 26
Nuovo Centrale del Tennis
I seggiolini, grazie a varie tonalitàdi grigio, danno un effetto disfumatura
Sorveglianza discretae attenta
Il Forodall’altoIl Foro Italicofotografatodall’ultimopiano delcentrale.
Un viaggio all’interno del nuovoimpianto del Foro Italico. Un servizio esclusivo realizzato durante gli Internazionali d’Italia
Backstage
La reception della tribuna autorità.Nel quadro alle spalledell’accoglienza, la struttura del nuovo centrale
La porta d’ingresso al campo
FOTO BRUNO-GETTY IMAGES
La palestra degli atleti
I corridoi che si sviluppano nella partelunga dello stadio, portano aglispogliatoi, alle palestre e all’ingressoal terreno di gioco
1930 - Teatro e campi d’allenamento al posto del Centrale
Nell’immagine, in basso, c’è l’attuale disposizione dellastruttura dedicata al tennis nel Foro Italico. Dove oggi c’è ilnuovo centrale, nel progetto dell’architetto Del Debbio, c’eraun teatro e i campi di allenamento proprio del tennis. Sullosfondo, nella planimetria d’epoca a destra, si nota lo stadiodei Centomila e, accanto, lo stadio dei Marmi che, nel dise-gno originale, non prevedeva le statue, ma solo due tribu-nette coperte.
La conferenza stampa
Piove. Il campo viene coperto, mentre le tribune vengono pulite in attesa della ripresa del match
Il tunnel che, nel pianointerrato, congiunge il nuovo centrale allo stadio Pietrangeli
Le postazioni di corrispondenzaGli spogliatoi del piano interrato, off limits per tutti. Giocatori a parte!
Vari gli addetti al desk, per leinformazioni riservate aigiocatori. L’area è posizionatanel piano interrato
INTERVISTA A NADAL | 28
L’IN
TER
VIS
TA
Nadal, il Re del ForoHa solo 24 anni, le passioni di un ragazzo, eppure Rafael Nadaldimostra di possedere la calma e la saggezza del grande campione
foto Getty Images
di Laura PATERNO
Dal vivo, Rafa appare più alto e magro di quanto la te-
levisione faccia immaginare. Solo quando si appoggia
al tavolo spuntano dalla maglietta braccia poderose
ben fornite di bicipiti, con le quali il mancino di Manacor im-
prime potenza ai suoi colpi arrotati. Ha solo 24 anni, veste
un pantaloncino a quadretti un po’ eccentrico, eppure Rafa-
el Nadal dà l’impressione di possedere la calma e la sag-
gezza del grande campione. Vincitore per la quinta volta al
Masters 1000 di Roma, tornato in forma dopo una stagione
di guai fisici che lo hanno pesantemente condizionato, al
punto che più di un commentatore si interrogava sul suo fu-
turo, Nadal è di nuovo il re indiscusso della terra rossa e il
successo agli Internazionali, dopo Montecarlo, lo conferma.
Nel nuovissimo stadio centrale non si verifica l’attesa sfida
con il suo rivale di sempre nonché numero uno al mondo,
Roger Federer. Lo svizzero esce in anticipo per colpa di un
giovanissimo e talentuoso di prossima ascesa, Ernests Gul-
bis, che a sua volta impegnerà Rafa in una semifinale ap-
passionante e tirata fino al 3° set.
Lo spagnolo dovrà fare appello alla maggiore esperienza e
all’immensa voglia di vincere per contrastare una delle stel-
le emergenti del tennis internazionale. Così, nel suo sog-
giorno romano, un Rafa non eccessivamente impegnato dal-
la competizione può dedicarsi anche ad attività da turista.
Spiega infatti Rafa: «Adoro Roma, è una città bellissima e
mi piace visitarla. Ho visto quasi tutto quello che un turista
può vedere».
Hai tempo anche per questo? «Durante i tornei e durante il
giorno per me non è facile, visto il fitto programma delle
partite, ma se una sera vado a cena fuori con il mio team, ne
approfitto per godere dello spettacolo di Roma di notte. Ho
un buon amico, Giorgio di Palermo, lui è un romano vero e
mi illustra con orgoglio tutto quello che vediamo insieme e
mi aiuta a conoscere la storia di Roma».
INTERVISTA A NADAL | 29
Il vincitore degli Internazionali BNL d’Italia 2010 nasce a Manacor, paesinodell’isola di Maiorca, nelle Baleari, il 3 giugno 1986. Numero uno al mondo per 45settimane, dal 2008 al 2009, resta per molto tempo secondo alle spalle di RogerFederer e conquista sei titoli del Grande Slam. Nel 2005, anno della suaconsacrazione internazionale, arriva in finale nel torneo di Roma dove lo aspettauna maratona tennistica di 5 ore e 14 minuti per battere l’argentino GuillermoCoria. Nella Capitale vincerà tutti gli anni tranne nel 2008, confermando il suopredominio assoluto sulla terra rossa. Nelle finali dei tornei che contano, Rafa sitrova spesso a duellare con Federer: una rivalità degna delle grandi sfide sportivedi ogni tempo. Lo svizzero osannato da critici e appassionati per il suo stile fuori edentro al campo, per la sua grandezza posata e talentuosa; il maiorchino, spessovincente per la sua potenza esplosiva e la grande forza mentale. Una forza cheperò contempla qualche stranezza: sono ormai famose le bottigliette d’acquaallineate con cura più che maniacale da Nadal sul campo durante le pause digioco, o i gesti ripetitivi, fra cui il “riposizionamento” delle mutande, prima delservizio. Stranezze che hanno fatto ridere anche i suoi colleghi, almeno agiudicare dalle imitazioni del burlone del circuito, l’altro top ten Novak Djokovic.Fra le altre curiosità, un video con la star sexy del pop Shakira. Il gossip deltennis ha parlato di una love story fra i due, ma lui, Rafa, bello come tutti gli deidello sport, assicura di essere fidanzato da tempo con una più calma fanciullamaiorchina.
Nadal, il Re del Foro
E Roma ti porta bene, visto che dal 2005 hai vinto cinque vol-
te. «Il pubblico romano mi assiste sempre e non finirò mai
di ringraziarlo per il suo aiuto. Mi fa sentire come a casa e
posso dire che sono stati loro a portarmi a vincere titoli. La
finale del 2005 contro Coria la devo tutta a loro. Poi que-
st’anno il nuovo Centrale è stato ancora più coinvolgente: è
davvero un piacere giocarci».
Cosa ti aspetti da questo 2010? «Vorrei essere in forma fisi-
camente per poter competere al meglio per tutto l’anno. Se
ciò avverrà, ce la metterò tutta per vincere i prossimi tornei.
Aggiungere titoli al mio palmarés è quello che desidero dal
mio tennis».
Sei stato numero uno al mondo e ora torni
con grinta dopo un periodo duro di allena-
menti. Dove trovi le motivazioni per com-
petere ogni giorno? «Per me giocare a ten-
nis è un piacere. Competere al massimo li-
vello è un’emozione fantastica. Sono fortu-
nato a fare del mio hobby la mia professio-
ne, e questo è ciò che mi dà sempre moti-
vazioni incredibili per fare sempre meglio».
È questo quello che rende una persona un
campione? «È difficile definire un campio-
ne. Io credo che sia uno sportivo che com-
pete al massimo livello per un periodo ab-
bastanza lungo e con risultati che possano
smuovere le folle di appassionati».
A proposito di smuovere le folle, sei ama-
tissimo dai più giovani: cosa provi nel sa-
pere di essere un modello per i giovanissimi? «Grande re-
sponsabilità. Cerco di essere sempre un bravo sportivo e di
far del mio meglio per essere un buon esempio per i ragaz-
zi. Devo dire che è un ruolo che mio zio Tony, il mio allena-
tore, tutta la mia famiglia ed io stiamo cercando di portare
avanti nel modo migliore che possiamo».
Il tuo profilo su Facebook ha quasi 2 milioni e mezzo di fan.
Sei sempre tu che scrivi i commenti? «Oh, certo! Molto
spesso. Mi dispiace solo di non avere tanto tempo da dedi-
care ai miei fans che mi scrivono messaggi. Sono tantissimi
ed è una cosa che mi rende molto orgoglioso! Mi piace es-
sere vicino a loro».
«Per l’ottavo anno consecutivo il tennis italiano, un movimento in crescita costante, fa registrare solosegni positivi. Inoltre, per il sesto anno di seguito gli Internazionali crescono per fatturato, spettatoripaganti e qualità». Parola di Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis. E infatti anchequest’anno si è battuto il record di spettatori: la biglietteria ha registrato un incremento di quasi il 6%,mentre l’incasso, esclusa la finale del torneo femminile, registra un aumento di quasi mezzo milione dieuro. Più precisamente, nella settimana dedicata al maschile, la crescita è stata stimata intorno all’11,6%,con un femminile penalizzato, per via anche della pioggia, di un -5,6%. Inoltre, il prossimo anno gliInternazionali Bnl d’Italia potranno contare sul “combined event “, ovvero uomini e donne in campo neglistessi giorni. Si punta al “tutto esaurito”, annullando il gap tra torneo maschile e femminile. Già fissate ledate: dal 6 al 15 maggio 2011. Per il combined, il Pietrangeli aumenterà la sua capienza, grazie a strutturecomplementari che permetteranno di ospitare fino a 7 mila spettatori, tremila in più di quest’anno. Maaumentano anche i campi, per un totale di 11, grazie ai due realizzati fra il Pietrangeli e la Club house delCircolo del Foro Italico e attualmente coperti dal pavimento del villaggio ospitalità.
INTERNAZIONALI: bilancio finale
INTERVISTA A NADAL | 31
Le tenniste italiane hanno raggiunto ancora una finale
della Federation Cup ma anche gli uomini stanno facendo
bene in Davis. «I giocatori italiani sono al vertice delle
classifiche mondiali e sono degli ottimi ragazzi, con i qua-
li mi trovo molto bene. Le ragazze, e la mia amica Flavia
Pennetta in particolare, stanno facendo addirittura meglio
dei ragazzi e sono molto contento per loro. Il tennis inter-
nazionale è uno sport durissimo e molto competitivo, per
cui non c’è da meravigliarsi se così tanti giocatori sono co-
sì forti e magari qualche Italiano di grande potenziale non
l’ha ancora espresso al massimo livello. Auguro loro di
riuscirci presto».
Sei appassionato di calcio e tifoso del Real Madrid. Tuo zio,
Miguel Nadal, ha giocato otto anni nel Barcellona. In Italia
chi tifi? «A me sono sempre piaciuti i colori della Roma e
della Fiorentina. Sono due squadre che mi sono sempre sta-
te simpatiche. Quest’anno sono stato a vede-
re la Roma allo stadio (Roma-Sampdoria,
ndr) e mi sono meravigliato quando lo
stadio ha cantato l’inno. Incredibile,
mi è venuta la pelle d’oca, è stato
davvero emozionante».
GLAMOUR e tennisGonnelline increspate come pizzo, vestitini che somigliano a corpetti con le stecche e mutandoni nude look: il tennis femminile è andato in scena al Foro Italico con una esplosione di glamour e colori. A cominciare dalle giocatrici più eccentriche fra le top players: Venus e Serena Williams. Le “sorellone” americane, amatissime da fotografi e dai giornalisti per il loro essere naturalmente“dive”, hanno mostrato in campo e fuori una provocante esuberanza. Mentre infatti Serena stringeva laracchetta con le unghie lunghe e laccate, vezzo comune fra le tenniste, Venus, la maggiore, ha sfoggiatoai primi turni un vestito nero con sottogonna color pelle, particolare che ha acceso la curiosità del pubblico,illuso per qualche game di vederla giocare senza niente addosso. Ai quarti di finale, invece, la Venere deltennis è scesa in campo con una mise rossa con bordature nere, in perfetto stile “Moulin rouge”. Venusdisegna personalmente i suoi completini e questa è solo una delle attività che rendono particolari le sorelle inun circuito di serio professionismo. Non solo tennis per loro, in vetta alle classifiche da ormai quasi un lustro,ma anche impegno nel sociale e svaghi spensierati, come lo shopping, la moda, la cucina. L’americanstyle aveva del resto già fatto scalpore, ai tempi della cresta di Andrè Agassi e dei suoi completi intechnicolor. Oggi a incarnare lo maestà della tradizione ci pensa in parte Re Roger Federer, mentreil suo diretto rivale Nadal si diverte a innovare ancora con pantaloncini lunghi e fantasie bizzarre.Se stanchi di tante stravaganze, appassionati e curiosi possono rifarsi gli occhi con la nostrabrindisina Flavia Pennetta. Bella e decisamente piùacqua e sapone, Flavia ha vinto il Premio Eleganza2010, trofeo assegnato ai giocatori che si sono distintiper avere saputo impersonare, come recitano lemotivazioni, “i nuovi valori di stile ed eleganza checontraddistinguono il tennis del 21° secolo, in unmomento di grandi cambiamenti dello sport”. Comedire, non c’è più il bianco di Wimbledon, ma l’eleganzanon è un opinione.
TOTTI, HILARY e NadalTra Nadal e la squadra di capitan Totti sembra si sia creato
un buon feeling, dal momento che quest’anno sono stati
molti i giocatori giallorossi, fra cui Francesco (e la moglie
Ilary), che hanno guardato i suoi match seduti nelle tribune
del Nuovo Campo Centrale. Nadal è sembrato soddisfatto
di questi nuovi fans, tanto da postare su facebook la sua fo-
to con il pupone, abbracciati e sorridenti negli spogliatoi
del Foro Italico.
FIFA FAN FEST | 32
La Coppa del Mondo FIFA 2010 SudAfrica, in program-ma dall’11 giugno all’11 luglio, sarà una rassegna iri-data unica e irripetibile. Per la prima volta, infatti, la
manifestazione di calcio a marchio FIFA sarà ospitata dauna nazione africana. Un debutto assoluto, come il lanciodel progetto International Fifa Fan Fest (IFFF), studiato percoinvolgere sei tra le più importanti metropoli internazio-nali (Sydney, Città del Messico, Rio de Janeiro, Berlino, Pa-rigi e Roma) in un maxi evento di intrattenimento e di festa
IL MONDIALE
TUTTE LE SEDI DEL PROGETTO IFFFROMA Villa Borghese (ovale di Piazza di Siena) - capacità: 20 mila persone;
BERLINO Olympischer Platz – capacità: 40 mila-300 mila persone;
PARIGI Jardins du Trocadero – capacità: 20 mila persone;
MEXICO CITY Zòcalo (Plaza de la Constituciòn) – capacità: 150 mila persone;
RIO DE JANEIRO Copacabana beach – capacità: 25 mila persone;
SYDNEY Darling Harbour – capacità: 100 mila persone.
Le partite sudafricane sarannotrasmesse su maxischermi a Piazza di Siena. Italiani e nonpotranno vivere l’emozione del Campionato del Mondo in un laboratorio interculturale
di Marcel VULPIS
FIFA FAN FEST
FIFA FAN FEST | 33
sssss
A VILLA BORGHESEpopolare, in parallelo a ciò che verrà organizzato nelle cit-tà sudafricane, sedi della Coppa del Mondo FIFA 2010. L’ovale di Piazza di Siena, nella cornice del parco pubblicodi Villa Borghese, sarà il fulcro di una serie di attività connumerosi eventi legati da un leit motiv: coinvolgere il mag-gior numero di persone appassionate di calcio in un luogoattrezzato per assistere, dal vivo e all’aria aperta, alle ga-re ufficiali del Mondiale di calcio 2010 (con il supporto te-levisivo di RAI che allestirà a Villa Borghese uno studio perle dirette di “Notti Mondiali”). «È la prima volta per un evento come questo. Si tratta diun esperimento che abbiamo il dovere di far riuscire per-ché si ripeta negli anni a seguire», ha spiegato il dottorMarco Gamberale Amministratore di NSA group, societàche unitamente a Infront e MiniMega ha curato l’organiz-zazione del Fifa Fan Fest per conto del Comune di Roma.Le parole d’ordine sono aggregazione e interazione. Maicome questa volta le comunità calcistiche dei 32 Paesi in-teressati dal Mondiale di calcio potranno incontrarsi in ununico posto, nelle sei città selezionate dalla Fifa, per tifa-re insieme la propria nazionale.Tifosi, diversi per razza, lingua, religione, cultura, avran-no il calcio come “collante” per scambiarsi emozioni, pas-sioni e pensieri durante un mese che porterà alla celebra-zione della nuova squadra campione del mondo di calcio
(da sempre la Coppa del Mondo FIFA è l’evento sportivo piùseguito a livello televisivo in tutto il pianeta). L’International Fifa Fan Fest, al debutto in questa nuovaedizione calcistica, è stato progettato, quindi, per per-mettere al maggior numero di fan (non solo italiani) di spe-rimentare dal vivo l’atmosfera della Coppa del Mondo FI-FA 2010 Sud Africa. I tifosi saranno sempre al centro di tutti gli avvenimentistudiati all’interno di aree appositamente allestite comeun grande “salotto” calcistico (con attività fino alle ore 2della mattina) durante questo emozionante mese mondia-le. Più in generale, la città di Roma si presenta come conteni-tore di intrattenimento/integrazione ed è importante che lacultura dell’aggregazione sociale dimostrata in altri gran-di eventi sportivi sia stata al centro della scelta effettuatadalla FIFA in sede di individuazione delle sedi dell’IFFF. Unnuovo e importante riconoscimento per la Città Eterna, che,da sempre, sa accogliere, nel modo migliore, culture di-verse, confermandosi luogo ideale di integrazione a livellointernazionale. Vedere decine di migliaia di fan di Paesi diversi emozionar-si e tifare insieme sarà il “gol” più importante di questaCoppa del Mondo, che attende i tifosi a Villa Borghese finoal prossimo 11 luglio.
FIFA FAN FEST | 34
Nell’ovale di Piazza di Siena è stato pensato un campo di calcio a cinque nelquale saranno organizzati tornei in collaborazione con i circoli di Roma Sarà possibile seguire le partita sia
dal campo che dalle tribune, capaci di contenere oltre 5000 spettatoriL ’ A R E A
“NUMERO1”: una scuola portieri in uno spazioappositamente allestito, dove tutti i visitatori dell’IFFFpotranno provare a sfidare i “numeri uno” (a partiredalle prime ore del pomeriggio) calciando a turno irigori
“DAI UN CALCIO ALLA DISABILITÀ”: attività dicalcio integrato tra bambini/e e ragazzi/e normodotatiappartenenti ai settori giovanili delle società sportivedella Capitale, insieme a bambini/e e ragazzi/ediversamente abili provenienti da diverse realtàassociative di Roma
“TORNEO MONDIALE IFFF“: torneo a 32 squadrecon tutti i circoli più famosi della Capitale; le squadreiscritte rappresenteranno le 32 nazionali iscritte alvero Mondiale e seguiranno inizialmente il calendariodell’evento a marchio FIFA
“FREESTYLE ITALIA”: spettacolo assicurato con ilpallone da parte dell’associazione Freestyle Italia;stage per bambini e ragazzi, esibizioni e contestnazionali
“FIFA INTERACTIVE”: prima delle partite piùimportanti del Mondiale, due bambini scelti fra ilpubblico si sfideranno, con le squadre chescenderanno realmente in campo, in una partita“virtuale” alla Playstation (verrà proiettata sul maxischermo di Villa Borghese e sarà quindi visibile a tuttigli ospiti dell’IFFF)
“SOUTH AFRICA TOURISM”: l’Ente del turismosudafricano sarà presente all’International Fifa FanFest di Roma con video promozionali e attività checoinvolgeranno il pubblico quasi tutti i giorni
“DISKI DANCE”: nata in SudAfrica in vista delMondiale di calcio 2010, è pronta a far ballare tutti itifosi di calcio con il suo ritmo sudafricano. Con unacoreografia che riprende movimenti del footballcoinvolgerà supporter, e non, durante il grande eventoiridato
“FONDAZIONE GIACINTO FACCHETTI”: la Fondazione G.Facchetti organizzerà, insieme a NSA ed INFRONT, untorneo di beneficenza con vecchie glorie del calcio,attuali giocatori di serie A e artisti del mondo dellospettacolo
“RADIO ITALIA”: è il media partner dell’IFFF di Roma.Previsti collegamenti radiofonici promozionali dallalocation di Villa Borghese
“GIOCHI MIRATI” al coinvolgimento dei visitatori
LE ATTIVITÀ PREVISTE A PIAZZA DI SIENA
Realtà di particolare rilevanzaavranno un proprio spazio sul
campo di Piazza di Siena
Il palco di 30X15 m è dotato diun maxischermo di 50 mq.
Alle spalle dello schermo c’è l’ingresso al campo
Il ristorante sul campo
Tutti gli stand saranno dotati di tv dove saràpossibile seguire le varie partite del Mondiale
MONDIALI 2010 | 35
La prima vol-
ta in Africa.
Ormai man-
ca solo l’Oceania,
ma prima o poi ci si arriverà, e l’im-
ponente universalizzazione del calcio
sarà completa. La tradizionale sparti-
zione culturale del mondo del pallone
da parte del binomio Centro Sud
America-Europa, è ormai nel dimen-
ticatoio. Nessuno sport è in grado di
catalizzare l’attenzione delle masse e
farsi largo in posti dove, fino al qual-
che anno fa, sembrava difficile potes-
se attecchire. Certo, questo comporta
un allargamento delle considerazioni:
il grande interesse è anche fonte di
business, e i valori dello sport rischia-
no di andare a farsi benedire. Ma que-
sta è un’altra storia. Intanto Sepp
Blatter ce l’ha fatta. Al potentissimo
presidente della Fifa bisogna dare at-
to di essere stato sempre in prima
persona nel processo di uni-
versalizzazione. E l’essere
riuscito a portare il Mondia-
le in Africa, in Sud Africa, è
stato il suo capolavoro. La rassegna
sudafricana rappresenta una svolta
più netta rispetto alle precedenti. Se
ad Usa ‘94 si tentò di esportare il mo-
dello calcio, se a Giappone-Corea ‘98
ci fu l’apertura al floridissimo merca-
to orientale, con Sud Africa si entra
proprio nel sociale, nella crescita de-
finitiva di una società per troppo tem-
po ferita dal problema razziale.
USA: ESPERIMENTO FALLITO
Il Mondiale degli Stati Uniti fu il colpo
di coda, il gesto estremo della Fifa per
imporre il soccer in una terra domi-
nata soprattutto da basket, football,
baseball. È il secondo tentativo di im-
porsi in uno Stato dalla situazione pa-
radossale: nei college il calcio spopo-
Con le edizionistatunitense
e nippocoreana, la Fifaha cambiato registro
rispetto ai canonitradizionali europei e sudamericani. Ma
il vero punto di svoltaverso un calcio globale,
l’offrirà il primoMondiale africano
della storia
foto Getty Images
di Luigi PANELLA
Stati Uniti1994
Africa2010
Giappone 2002
Il Campionato del Mondo del 1994 si è svoltoper la prima volta nella storia negli Stati Uniti.Le 24 squadre partecipanti si sono affrontatedal 17 giugno al 17 luglio, giorno della finalevinta dal Brasile ai calci di rigore sull'Italiaguidata da Arrigo Sacchi
Il Campionato del Mondo 2010 si svolgerà per la prima volta in Africa. Il paese ospitante è il Sudafrica, dove dall'11 giugno all'11 lugliosi affronteranno le 32 squadre partecipanti.L'Italia è guidata dal tecnico campione del mondo Marcello Lippi
Il Campionato del Mondo del 2002 si è svoltoper la prima volta in Asia, precisamente in Corea del Sud e Giappone. È anche l’esordio di un Mondiale ambientato in due differentiNazioni. Le 32 squadre partecipanti si sonoaffrontate dal 31 maggio al 30 giugno, giornodella finale vinta dal Brasile sulla Germania.L'Italia guidata da Giovanni Trapattoni esce agliottavi di finale proprio contro la Corea del Sud
la, ma a livello professionistico la di-
sciplina non sfonda. La squadra stori-
ca di riferimento sono i Cosmos, ma
basta pensare che la famosa squadra
newyorchese vince il suo primo titolo
davanti a poche migliaia di spettatori.
Poi però la Warner, proprietaria del
club, costruisce una squadra destina-
ta a rimanere nella storia. Viene in-
gaggiato niente meno che Pelé, 4,7
milioni di dollari (nel 1975, da capogi-
ro), poi arrivano Giorgio Chinaglia,
bandiera anche negli Usa e capace di
trascinare la squadra alla vittoria di
ben 5 campionati, e il ‘’Kaiser’’, Franz
Beckenbauer. E poi ancora: il Nee-
skens, Rijsbergen, tanto per citarne
alcuni. Una gran bella squadra che
però, non riuscì mai a dare l’idea del
calcio vero. Uno spettacolo tutto som-
mato platonico, con quei terreni da fo-
otball (e in sintetico) prestati al soc-
cer, non sempre convincente. Non a
caso, la scomparsa dei Cosmos dal
panorama internazionale per motivi
finanziari, anno 1985, di fatto sancì la
fine del calcio americano. Il secondo
tentativo fu con i mondiali statuniten-
si. Una canzone del gruppo “Elio e le
storie tese” ironizzava parecchio sul-
l’evento, cantando di nessuna emo-
zione e soprattutto nessun tifoso allo
stadio. Vero? Falso? Per certi aspetti,
giuste entrambe le risposte. Stadi pie-
ni, ma per la mescolanza etnica che è
proprio il senso della società ameri-
cana. Basti pensare alla sfida dell’Ita-
lia contro l’Irlanda, con lo stadio di
New York tappezzato in ogni ordine di
posti dalle comunità italiane e irlan-
dese. Quello che però manca è l’at-
mosfera, la partecipazione in stile
“Eurosudamericano” del pubblico.
E poi c’è ancora la soggezione verso il
calcio Europeo. Gli orari non sono a
beneficio del pubblico Usa, ma di
quello del Vecchio Continente. C’è un
caldo atroce, eppure le gare iniziano a
mezzogiorno. La finale di Pasadena
tra Italia e Brasile inizia alle 12,30 lo-
cali: a quell’ora, nel mese di luglio,
Los Angeles è una fornace.
Girone ASudafrica - Messico Uruguay - FranciaSudafrica – Messico 11/06/10 16.00Uruguay – Francia 11/06/10 20.30Sudafrica – Uruguay 16/06/10 20.30Francia – Messico 17/06/10 13.30Messico – Uruguay 22/06/10 16.00Francia – Sudafrica 22/06/10 16.00
Girone BArgentina - NigeriaCorea del Sud - GreciaArgentina – Nigeria 12/06/10 13.30Corea del Sud – Grecia 12/06/10 16.00Grecia – Nigeria 17/06/10 16.00Argentina – Corea del Sud 17/06/10 20.30Grecia – Argentina 22/06/10 20.30Nigeria – Corea del Sud 22/06/10 20.30
Girone CInghilterra - USAAlgeria - SloveniaInghilterra – Stati Uniti 12/06/10 20.30Algeria – Slovenia 13/06/10 13.30Slovenia – Stati Uniti 18/06/10 16.00Inghilterra – Algeria 18/06/10 20.30Stati Uniti – Algeria 23/06/10 16.00Slovenia – Inghilterra 23/06/10 16.00
Girone DGermania - AustraliaSerbia - GhanaGermania – Australia 13/06/10 16.00Serbia – Ghana 13/06/10 20.30Germania – Serbia 18/06/10 13.30Ghana – Australia 19/06/10 13.30Australia – Serbia 23/06/10 20.30Ghana – Germania 23/06/10 20.30
Girone EOlanda - DanimarcaCamerun - GiapponeOlanda – Danimarca 14/06/10 13.30Giappone – Camerun 14/06/10 16.00Olanda – Giappone 19/06/10 16.00Camerun – Danimarca 19/06/10 16.00Camerun – Olanda 24/06/10 20.30Danimarca – Giappone 24/06/10 20.30
Girone FItalia - ParaguayNuova Zelanda - SlovacchiaItalia – Paraguay 14/06/10 20.30Nuova Zelanda – Slovacchia 15/06/10 20.30Slovacchia – Paraguay 20/06/10 13.30Italia – Nuova Zelanda 20/06/10 16.00Slovacchia – Italia 24/06/10 16.00Paraguay – Nuova Zelanda 24/06/10 16.00
Girone GBrasile - Corea del NordCosta D’Avorio - PortogalloCosta d’Avorio – Portogallo 15/06/10 16.00Brasile – Corea del Nord 15/06/10 20.30Brasile – Costa d’Avorio 20/06/10 20.30Portogallo – Corea del Nord 20/06/10 20.30Portogallo – Brasile 25/06/10 16.00Corea del Nord – Costa d’Avorio 25/06/10 16.00
Girone HSpagna - SvizzeraHonduras - CileHonduras – Chile 16/06/10 13.30Spagna – Svizzera 16/06/10 16.00Chile – Svizzera 21/06/10 16.00Spagna – Honduras 21/06/10 16.00Chile – Spagna 25/06/10 20.30Svizzera – Honduras 25/06/10 20.30
OTTAVI DI FINALE (1) - 1° Girone A - 2° Girone B 26/06 (16:00)(3) - 1° Girone C - 2° Girone D 26/06 (20:30)(4) - 1° Girone D - 2° Girone C 27/06 (16:00)(2) - 1° Girone B - 2° Girone A 27/06 (20:30)(5) - 1° Girone E - 2° Girone F 28/06 (16:00)(7) - 1° Girone G - 2° Girone H 28/06 (20:30)(6) - 1° Girone F - 2° Girone E 29/06 (16:00)(8) - 1° Girone H - 2° Girone G 29/06 (20:30)
QUARTI DI FINALE (C) - Vinc. 5 - Vinc. 7 02/07 (16:00)(A) - Vinc. 1 - Vinc. 3 02/07 (20:30)(B) - Vinc. 2 - Vinc. 4 03/07 (16:00)(D) - Vinc. 6 - Vinc. 8 03/07 (20:30)
SEMIFINALI (I) Vinc. sfida A - Vinc. sfida C 06/07 (20:30)(II) Vinc. sfida B - Vinc. sfida D 07/07 (20:30)
FINALE (3°-4° posto) Perd. I - Perd. II 10/07 (20:30)(1°-2° posto) Vinc. I - Vinc. II 11/07 (20:30)
IL PROGRAMMA DELLE PARTITE Ora italiana
MONDIALI 2010 | 37
SCOPPIA LA PASSIONE IN ASIA
La seconda svolta è meno complicata
ed affonda le radici in un terreno com-
pletamente diverso.
Nel 2002, per la prima volta, il Mondia-
le va in Asia, e soprattutto è diviso tra
due nazioni, Corea del Sud e Giappone.
Il discorso, rispetto all’esperimento
americano, è all’opposto.
In Giappone e Corea, infatti, il calcio ha
fatto passi da gigante. Qualcuno ricor-
derà Katsuo Miura, il giapponese del
Genoa nei primi anni ‘90.
Un primo piccolo passo verso la cre-
scita, poi ne sono seguiti altri (il più fa-
moso, almeno in Italia, resta Nakata),
sempre con lo stesso comune deno-
minatore: la coda di giornalisti e foto-
grafi al seguito.
A questo va aggiunto che il Giappone,
da molti anni organizzava la coppa In-
tercontinentale (oggi Mondiale per
club). Insom-
ma, media,
tifosi, una fa-
me di calcio
incredibile e
l’idolatria per
i miti del cal-
cio occiden-
tale, inteso
come euro-
peo e suda-
mericano. È
il Mondiale
dei tifosi “fat-
ti in casa”. Proprio per la distanza, non
ci sono esodi di massa al seguito: fan-
no eccezione la solita Inghilterra e il
Brasile.
Dunque, tocca ai padroni di casa fare
il tifo: fa un certo effetto vedere ma-
glie azzurre dalle quali spuntano oc-
chi a mandorla, ragazzi che scandi-
scono con volonteroso sincronismo
“Italia Italia”.
L’edizione nippocoreana rappresenta
anche quella in cui l’Europa cessa la
sua egemonia, intesa ad esempio co-
me orari televisivi. Nessuno sposta-
mento, vengono lasciati orari di gara
canonici, che però nel Vecchio Conti-
nente corrispondono a sfide all’ora di
pranzo.
È anche il Mondiale, ma in questo ca-
so non è certo una novità, in cui il tan-
to discusso “aiutino” alla squadra di
casa va oltre la normalità. Il riferi-
mento riguarda soprattutto la Corea.
In Italia ancora ricordano le sguardo
fisso dell’arbitro Byron Moreno. Anco-
ra peggiore l’arbitraggio pro-Corea
nei quarti con la Spagna. A parte que-
sto, però, tutto riesce da copione o
quasi.
LA SVOLTA AFRICANA
La vera scommessa però è il Mondia-
le in Africa. Un vero banco di prova,
ma anche il segnale tangibile di quan-
to sia cresciuto il Continente Nero,
perché no, anche dal punto di vista
tecnico. La nostra analisi del Mondia-
le sudafricano inizia da Ilunga Mwepu,
nome che ai giovani di oggi sicura-
mente non dirà nulla, ma che per i ra-
gazzini incollati davanti allo schermo
nel Mondiale del 1974, è una specie di
icona. Va detto che Mwepu non è su-
dafricano, ma della Repubblica De-
mocratica del Congo, nazione che
quando prese parte alla indimentica-
bile edizione tedesca, prima squadra
dell’Africa Nera, si chiamava Zaire. Il
presidente – o dittatore, punti di vista
– Mobutu, aveva messo lo Zaire sulla
carta geografica, organizzando il
match più famoso della storia del pu-
gilato, quello della notte di Kinshas
vinto da Muhammad Alì. Un momen-
to magico, che sembrava prolungarsi
anche nel calcio. Per i “Leopards” pe-
rò, le speranze di ben figurare vengo-
no ridimensionate dal 2-0 subito dal-
la Scozia e letteralmente annientate
da un terrificante 9-0 subito dalla Ju-
Manca l’ultima gara, e lo Zaire è atte-
so dal Brasile campione del mondo in
carica. I verdeoro sono sul 3-0, man-
ca poco alla fine e c’è una punizione
per i sudamericani. Rivelino, Jairzin-
ho (roba forte) si aggirano intorno al
punto di battuta, la ritardano ad arte.
Ad un certo punto, l’inconcepibile:
Ilunga Mwepu esce dalla barriera, e
tra l’ilarità generale, “batte” lui la pu-
nizione scagliando palla lontano. Fol-
lia, ignoranza delle regole elementa-
ri? Lo abbiamo pensato a lungo in
tanti, fino a quando l’autore del gesto,
rintracciato dalla Bbc, ha spiegato il
gesto con la paura di non tornare a
casa. Questa infatti, secondo il rac-
conto di Mwepu, la minaccia di Mobu-
MANDELA E LO SPORTNelson Mandela,primo Presidentenero del Sudafrica,durante una visitaalla squadra dirugby nazionale chevincerà i Mondialidisputati in casa
Sudafrica, passione e contraddizioniIl Sudafrica è una Repubblica, ma la democrazia daquelle parti è ancora giovane. La colonizzazioneeuropea mosse un primo passo nel 1486, ma furonogli olandesi a dare succesivamente il via ad un vero eproprio processo di insediamento con una linguaautonoma (l'Afrikaans). Una popolazione denominataboera, dall'olandese “contadino”. Arrivarono, poi, ibritannici ed i boeri ripiegarono nella partesettentrionale del paese. Dopo la fine della Secondaguerra mondiale iniziò il regime segregazionista,basato sulla divisione tra la razza bianca,predominante, e le altre. Nel 1961 l'Onu dichiaròcrimine contro l'umanità l'apartheid, ma soltanto dopooltre trent’anni ci sarebbe stata la svolta. L'uomo delleriforme fu il presidente de Klerk, che liberò il simbolodel riscatto dei neri, Nelson Mandela. Nell'aprile del1994 si svolsero le prime elezioni libere.
MONDIALI 2010 | 38
tu, «se dopo le pri-
me due sconfitte, la
squadra avesse pre-
so oltre i tre gol...».
MA ORA CI SONO
ETO’O E DROGBA
Ribadiamo, Mwepu non è su-
dafricano, ma la sua storia aiuta a
capire come il calcio sia cambiato in
Africa. Ora gli africani sono forti delle
stelle Eto’o, Drogba. Anche se, forse –
sottolineamo forse – ci vorrà ancora
tempo per quella sociale, la svolta
tecnica c’è stata. Che dire del Suda-
frica? Non c’è un solo particolare del
Mondiale che sta per iniziare che die-
tro non abbia un riferimento, anche
simbolico, al passato.
Lo sport, ed il calcio in particolare,
non ha mai avuto un ruolo marginale
in questo paese, ma si è intrecciato
con ferite dolorose. Per capire tutto
bisogna partire dall’apartheid (in lin-
gua afrikaans, “separazione”). Usato
per la prima volta nel 1917 dal primo
ministro sudafricano Jan Smuts,
venne trasformato in un siste-
ma legislativo nel 1948, do-
po la vittoria del National
Party. L’apartheid aveva
due punti cardine: la
separazione dei bian-
chi dai neri nelle zone
abitate da entrambi
(uso di mezzi e struttu-
re pubbliche); l’istituzio-
ne dei bantustan, i terri-
tori semi-indipendenti in
cui molti neri furono costretti a
trasferirsi. Il sistema imponeva una
serie di privazioni alla popolazione
nera.
Questo anche nello sport. Il calcio è la
disciplina preferita dai neri, mentre il
rugby è in voga tra i bianchi. Non solo
neri però nel calcio, come testimonia
un fatto che è la fotografia della so-
cietà sudafricana della segregazione:
c’è una federazione solo per bianchi
(FASA, Football Association of South
Africa), una per i neri (South African
Coloured Football) e una per gli india-
ni (South African Bantu Football As-
sociation), tutte rigorosamente distin-
te. La federazione che ha più credito è
quella All White, che ha fatto richiesta
di ammissione alla Fifa, accolta nel
1958 con l’avvertimento di adeguarsi
in fretta alle norme contro la discri-
minazione. Invito naufragato nel nul-
la. Uno spartiacque è la rivolta degli
studenti di Soweto del 1976. Giorni di
sommosse dal parte degli studenti
neri, la violenta risposta delle forze
dell’ordine, la definitiva sensibilizza-
zione da parte della comunità inter-
nazionale al problema. La Fifa espel-
le definitivamente il Sudafrica proprio
nel 1976.
Il Cio aveva provveduto già nel 1964, e
proprio questo particolare scatena la
“questione Montreal’’. Come detto, il
rugby è lo sport all white in Sud Afri-
ca. I neozelandesi hanno una tradizio-
nale rivalità con i sudafricani, tanto
che gli All Blacks vanno a giocare una
serie di gare di altissimo livello contro
gli eterni rivali. La protesta dei paesi
dell’Africa nera non si fa attendere:
viene minacciato il boicottaggio dei
Giochi del 1976 se non verrà esclusa
la Nuova Zelanda, e quando il Cio fa
Green Point - Cape Town
La struttura ricorda una ruota di una bicicletta. Lafacciata esterna è in teflon: di notte s’illumina esomiglia ad una ciotola rosa.
Free State - Bloemfontein
Ha subito costosi lavori di ampliamento che nehanno portato la capienza da 36.000 a 48.000 posti.vi si gioca anche a rugby.
Soccer City - Johannesburg
L’esterno richiama il calabash, una zucca africana,utilizzata come bottiglia. Rivestimento a mosaico: dinotte s’illumina e simula il fuoco sotto una pentola.
Ellis Park - Johannasburg
Meglio conosciuto come Coca Cola Park. Un sistematecnologico permette di rivedere le azioni di gioco.Parcheggio sotterraneo a 5 piani: 1200 posti auto.
Moses Mabhida - Durban
Ispirato alla bandiera sudafricana che richiamal’unita del paese. Dedicato al leader del partitocomunista dal 1978 al 1986. Strutturato su 6 livelli.
N. Mandela Bay - Port Elizabeth
Quattro tribune su cinque livelli. Due maxischermiper il replay delle azioni salienti di gioco. La suarealizzazione è costata 170 milioni di euro.
LE VUVUZELASLe trombette che i tifosi sudafricani
suonano in continuazione suglispalti degli stadi di calcio e rugby.Eccole mostrate nella cerimonia di
presentazione del Mondialesudafricano
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orecchie da mercante, c’è il clamoro-
so strappo. In Canada, solo il Senegal
e la Costa d’Avorio rappresentano
l’Africa Centrale e Meridionale, ma il
boicottaggio è larghissimo.
Dopo la fine dell’Apartheid, il calcio e
il rugby riescono ad unire una popola-
zione lacerata nell’anima. Due casi,
partendo dal rugby.
RUGBY E CALCIO.BIANCO E NERO...
Springboks, le antilopi. È la leggenda-
ria formazione sudafricana, punto di
riferimento per tutta la palla ovale
mondiale. Nel 1995 viene organizzata
in Sudafrica la coppa del mondo, ed
accade una cosa imprevedibile fino a
pochi anni prima. La comunità nera
inizia a tifare per la propria nazionale
con lo slogan “one team, one coun-
try” (una squadra, un paese). Austra-
lia, Romania, Canada, Western Sa-
moa, Francia e, in finale, proprio la
Nuova Zelanda, tutte battute. L’ulti-
ma è una gara dura, per cuori forti,
che va ai tempi supplementari: Joel
Stransky, piazza il drop vincente, e gli
Springboks vincono la coppa. Qui il
momento storico: Nelson Mandela,
indossando la maglia Springboks, la
consegna al capitano bianco Francois
Pienaar.
Clint Eastwood nel film “Invictus” rac-
conta il legame scaturito tra Nelson
Mandela (interpretato da Morgan
Freeman) e Francois Pienaar (Matt
Damon).
NELSON MANDELA,
IL CAMPIONATO IN CELLA
Già Nelson Mandela, il simbolo del ri-
scatto nero. Leader dell’ANC (African
National Congress), paga con una
lunghissima detenzione la sua lotta.
Nel famigerato carcere di Robben Is-
land, i detenuti hanno il permesso di
giocare a calcio una volta a settimana.
C’è un mini campionato, al quale
Mandela non è però ammesso, lui può
guardare solo attraverso le grate del-
la cella. Ma anche il calcio avrà la sua
funzione, cassa di risonanza inferiore
ai Mondiali di rugby, ma altrettanto si-
gnificativa. È il 1996, ed il Sudafrica
organizza la coppa d’Africa. Qui non ci
sono gli Springboks, ma i “Bafana Ba-
fana” (i ragazzi), che battono in finale
la Tunisia e finiscono per alzare la
coppa. Altro particolare simbolica-
mente eccezionale: il capitano Neil
Tovey alza la coppa, lui che è bianco
nello sport preferito dai neri. Nel cor-
so degli anni l’integrazione migliora
notevolmente.
Ora l’idolo del “Bafana Bafana” è Mat-
thew Paul Booth, 33 anni, bianco,
l’unico della formazione allenata dal
santone brasiliano Parreira.
Così il Sud Africa si prepara alla gran-
de avventura, tra un finto buu per in-
citare Booth ed una suonata di vuvu-
zela, tremenda trombetta da stadio
che con il suo suono rischia seria-
mente di fare da sfondo – simpatica-
mente insopportabile – alle gare del
Mondiale. Comunque vada, la vera
svolta, quella planetaria e multiraz-
ziale del calcio, ha già compiuto il
passo decisivo.
Royal Bafokeng- Rustenburg
Costruita grazie alla vittoria legale di un ente che,dopo la fine dell’Apartheid, ha ottenuto il 20%dell’estrazione di platino dalle miniere circostanti.
Mbombela - Nelspruit
I posti a sedere zebbrati, vicini al campo, e le 18“giraffe” poste intorno alla struttura svelanol’ispirazione dell’impianto incastonato in una riserva.
Loftus Versveld - Pretoria
Uno degli stadi più vecchi e storici del Sudafrica: inquesto luogo la nazionale, nel 1999, sconfisse per laprima volta una squadra europea: la Svezia.
Peter Mokaba - Polokwane
Intitolato a uno dei simboli della lotta all’apartheid.Ispirato alla pianta del baobab, come suggeriscono 4 immensi “tronchi” posizionati agli angoli.
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STADI Una zucca africana, la bandiera del Paese, i posti a sedere zebrati, lacopertura che si ispira alle giraffe, ma anche sistemi tecnologicid’avanguardia. Questi sono gli stadi sud-africani. Conosciamoli uno per uno
INTERVISTA A ASAFA POWELL | 40
Oscurato dalla velocità, dalla personalità del per-
sonaggio Usain Bolt, Asafa Powell, negli ultimi
anni è sceso dal trono. Lui che è stato l’uomo più ve-
loce del mondo. Abbiamo tutti ancora negli occhi e
nel cuore quel Meeting di Rieti quando fece ferma-
re il cronometro a 9.74 diventando l’uomo più velo-
ce del mondo. Storia del 2007. Negli anni a seguire
il suo connazionale gli ha tolto i riflettori della ribal-
ta, demolendo il suo record e vincendo Olimpiadi e
Mondiali. Asafa però non molla, vuole tornare pro-
tagonista assoluto, è nel suo DNA, raddoppiando gli
sforzi per tornare ad essere il numero 1. In Giamai-
ca è comunque un idolo, amato dalla sua gente che,
al pari di Bolt, vedono in lui un simbolo di riscatto e
di affermazione. Pochi sanno che nel successo in-
ternazionale di Powell l’Italia è un crocevia impor-
tante e fondamentale. Un uomo, un tecnico, il cui
nome Marco Aloi dice poco al grande pubblico, con
un passato da discreto velocista (10” 82 sui 100 me-
tri), è stato il primo a intuire le doti di Asafa. Il tecni-
co napoletano nel 2002, nei corridoi di
uno stadio conobbe Stephen Francis,
un allenatore giamaicano che chiede-
va solo di dare un’opportunità al suo
team di giovani sconosciuti. In inverno
Aloi andò in Giamaica e all’Università di
Kingston vide un gruppo che si allenava.
Tra loro c’era un ragazzo che sull’ erba
correva con una facilità da far paura: si
chiamava Asafa Powell, aveva 19 anni. Lo
portò in Italia trovandogli un alloggio a Roma,
nel centro Coni dell’Acquacetosa. Lo trascinò
in un negozio, gli comprò due giacche a vento
per non rischiare di farlo morire di freddo.
Quando arrivava la nostalgia dei Caraibi se lo
portava al Vomero, a casa sua, lo coccolava,
stimolandolo, facendogli superare la natu-
rale pigrizia, l’idiosincrasia al duro allena-
mento. Asafa divenne pian piano un cam-
pione, poi spiccò il volo, e a Marco Aloi ri-
mase solo la grande soddisfazione di aver-
ne intuito e plasmato il talento. E siamo sicu-
ri che quando il suo pupillo demolì il record del
mondo gli occhi gli si velarono di pianto.
ASAFA POWELL, “L’ITALIANO”
L’UOMO CHEVOLA SUL TARTANL’atleta presente al Golden Gala, edizione 2010, si è allenato peranni allo Stadio delle Aquile di Roma. Al meeting di Rieti stabilì il record del mondo. Il suo talento fu scoperto da un napoletano
l ’ i n t e r v i s t a
foto Getty Images
di Alessio GIOVANNINI
Nato a St. Catherine il 23 novembre 1982 in Giamaica, è stato detentore sui 100 metri piani del primato del mondo conun tempo di 9"74, realizzato sulla pista di Rieti nel 2007. Inizia a praticare atletica nel 1999, si allena a Kingston inGiamaica, dal 2001 seguito Stephen Vincent Francis e dal manager Paul Doyle. Il suo esordio in manifestazioniinternazionali risale ai Mondiali 2003 di Parigi, quando incappa in una squalifica per falsa partenza. Nel 2004eguaglia il record mondiale di Maurice Greene nei 100m. Ad Atene 2004 si qualifica per le finali sia nei 100mche nei 200, ma arriva quinto sulla prima distanza e non partecipa all’altra. Sempre ad Atene, il 14 giugno2005, batte per la prima volta il record mondiale dei 100m, fermando il cronometro a 9"77. La stagione 2005è bruscamente interrotta da un infortunio, che costringe Powell a saltare i mondiali di Helsinki. Lastagione 2006 segna la definitiva consacrazione di Powell quale migliore centometrista del pianeta: losprinter giamaicano vince i Giochi del Commonwealth, la Golden League e le World Athletics Final diStoccarda. Powell perde la sua imbattibilità sui 100 m ai Mondiali di atletica leggera del 2007, adOsaka. A Rieti, nel 2007, migliora il record nei 100m, che ha però breve durata: il 31 maggio 2008 unaltro giamaicano, Usain Bolt, al Reebok Grand Prix corre i 100 in 9"72 davanti al campione delmondo in carica Tyson Gay. Con Bolt, fra vittorie e sconfitte, è battaglia sino ai giorni nostri.
spqort
LA MUSICA LI UNISCEI due fortissimi velocisti giamaicani, rivali quando ga-reggiano individualmente, affiatati quando affrontano lestaffette, sono legati da un’altra grande passione. Oltrealla velocità, infatti, Powell e Bolt amano la musica. Dabuoni giamaicani prediligono la musica reggae, ma an-che il rap e l’hip hop. Entrambi si divertono a ballare
nelle discoteche quando sono liberi, ma anche a canta-re e suonare. Asafa si diletta con la batteria e la chitar-ra, e uno dei suoi fratelli è insegnante di musica. Chissàse un giorno, una volta conclusa l’attività agonistica, idue non si cimentino in un concerto, magari per benefi-cenza. Ai posteri l’ardua sentenza
(foto
Mezz
elani
- GMT
)
INTERVISTA A ASAFA POWELL | 41
Sei entrato nella storia dell’atletica mondiale con un record
sui 100 metri ottenuto sulla pista di Rieti: da li sei rimasto
per un po’ ad allenarti a Rieti, poi sei passato a Lignano: ti
alleni ancora nel nostro paese? «Ricordo che quel giorno a
Rieti c’era un’atmosfera davvero speciale. Per me è stato un
momento magico. Ho un legame particolare con l’Italia. È
per questo che ho scelto Lignano come base per i miei alle-
namenti estivi in Europa».
E prima invece a Roma? «Si, dalla prima volta che sono ar-
rivato in Italia, e per qualche anno, durante i periodi estivi
mi allenavo sulla pista dello Stadio delle Aquile all’Acqua-
cetosa».
E a Rieti invece? «Anche su quella magica pista mi sono al-
lenato diverse volte».
Quale la tua preferita? «In realtà tutte le città in cui mi sono
allenato mi piacciono. Roma perché è una città meravigliosa,
così come Napoli. A Rieti c’è tanta passione per l’atletica e
l’ambiente è molto tranquillo. Stesso discorso per Lignano».
Se ti dico Golden Gala? «Ho partecipato a diverse edizioni di
questo meeting. Gareggiare a Roma è sempre una bella
emozione».
Com’è il tuo rapporto con Usain Bolt, giamaicano come te?
«Dentro e fuori dalla pista tra di noi c’è grande rispetto e
una sana rivalità. Ma sappiamo giocare anche in squadra co-
me dimostrano le due medaglie d’oro, una alle Olimpiadi di
Pechino e l’altra ai Mondiali di Berlino, conquistate con tan-
to di record del mondo nella staffetta 4x100 giamaicana.»
Tu sei il terzo uomo più veloce al mondo: come si fa ad esse-
re sempre al top? «Non ci sono segreti. Servono solo tanta
costanza e tanto allenamento».
Com’è entrata l’atletica nella tua vita? I ricordi da bambino le-
gati allo sport, alla famiglia, alla tua terra? «Vengo dalla Gia-
maica dove l’atletica da sempre ha un ruolo importante. Ed io
non sono l’unico sprinter della mia famiglia. Anche mio fratel-
lo Donovan è stato un velocista di livello internazionale che ot-
tenne il sesto posto ai Mondiali Indoor del 1999 a Maebashi».
USAIN BOLTl’avversario
l ’ i n t e r v i s t a A s a f a P o w e l l
Usain Bolt è nato a Trelawny, Giamaica, il 21agosto del 1986. È l’uomo più veloce del mon-do di tutti i tempi. Campione Olimpico e mon-diale dei 100, 200 e della staffetta 4x100, de-tiene anche i record mondiali delle tre di-stanze
Quale il sacrificio più grande che hai fatto per l’atletica?
«Quando si hanno degli obiettivi ambiziosi, i sacrifici si de-
vono sempre mettere in conto. Ma se si guarda al traguar-
do che si vuole raggiungere, e poi ci si arriva, il primo pen-
siero che si ha guardandosi indietro è che sicuramente ne
è valsa la pena».
Secondo te, fino a quale tempo potrà spingersi l’uomo nel-
la velocità. Come sarà il corridore del domani? «Non so se
vedremo degli sprinter correre alla soglia dei 9.4, ma sono
sicuro al 100% che anche quest’anno si registreranno tem-
pi rapidissimi».
Dal 2001 sei testimonial del comitato sport cultura e soli-
darietà: so che hai corso accanto ad atleti disabili. Quanto
conta per atleti famosi come te divulgare messaggi positivi
di sport? «Se la mia popolarità può essere uno strumento
per aiutare in qualche modo persone meno fortunate e per
lanciare messaggi che abbiano un impatto positivo sulla sfe-
ra sociale, sono sempre disposto a scendere in pista».
Bolt secondo te è imbattibile? «Nessuno è invincibile ma in
questo momento Usain corre molto velocemente e quindi
per batterlo bisogna essere al massimo».
Il tuo rapporto con la musica? «Mi piace l’hip hop e la mu-
sica reggae. Nel tempo libero mi piace anche suonare la
batteria e la chitarra. Mio fratello Nigel, tra l’altro, è un ap-
prezzato insegnante di musica».
Chi è Powell? «Un uomo, un atleta, e soprattutto una per-
sona normale».
Come veste Powell nella vita privata? «Sportivo e sempre in
maniera molto casual».
Se non fosse diventato corridore saresti? «Sono un atleta e
sono contento di quello che sono».
Abitazione, macchina, animali? «Sono da sempre un appas-
sionato di macchine da corsa. Pensate che da ragazzo mi
ero costruito da solo un kart con cui giravo nel mio quartie-
re. Mi piace vedere le partite di calcio e ogni tanto mi diver-
to a giocarci».
I sogni nel cassetto? «Quando ero uno studente del liceo, la
mia ambizione era quella di diventare un atleta famoso e di
battere il record del mondo. Non ho mai smesso di credere
in quei sogni».
Powell in Campidoglio nel giorno della conferenza stampa di presentazione del Golden Gala di atletica leggera. Nella foto è con il Delegato allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi
Siamo nel 1980, Giochi Olimpici di
Mosca. La contrapposizione po-
litica dei blocchi sovietici e occi-
dentali impedisce il confronto sportivo
sotto i cinque cerchi fra i migliori del
mondo. Primo Nebiolo, allora Presi-
dente della Fidal, ha l’intuizione di re-
galare al mondo, sulla pista dell’Olim-
pico, le grandi sfide di atletica che era-
no saltate qualche mese prima. Nasce
così la storia del Golden Gala, in una
calda notte di settembre, davanti a ses-
santamila spettatori. E che gara! Quel-
la sera Carl Lewis s’inchina all’ameri-
cano Floyd che vince in 10.20 contro i
10.23 del futuro “Figlio del vento”. Nei
200 Pietro Mennea, già primatista del
mondo, infiamma il pubblico correndo
in 20.01 e stracciando il giamaicano
Quarrie. Nei 5000, vinti dal keniano Ko-
skei in 13:30.8, quarto è un giovanissi-
mo Alberto Cova che chiude in 13:40.4.
Nei 3000 siepi Scartezzini sorprende
tutti correndo in 8:12.5 e venendo bat-
tuto dal solo keniano Kip Rono in
8:12.0. È un Italia che corre, salta e
lancia a livelli altissimi. I nostri atleti
sono protagonisti come non lo saranno
più negli anni a venire.
Nel 1983 all’Olimpico, si registra il pri-
mo record del mondo stabilito al Gol-
den Gala, quello del francese Thierry
Vigneron che, con la sua asta, scavalca
l’asticella posta a quota 5,83. L’anno
dopo, spodestato nel frattempo dal mi-
to di tutti i tempi della specialità, il rus-
so Sergej Bubka, Vigneron lo sfida pro-
prio al Golden Gala. Ne nasce una gara
memorabile: 5,91 per il francese otte-
nuto al secondo tentativo. Il primato
torna in suo possesso. Trascorrono so-
lo nove minuti e Bubka si riprende il re-
cord con 5,94. Lo stadio impazzisce. Fra
imprese e performance memorabili si
arriva al 1987. È la serata del maroc-
chino Said Aouita, tesserato per una
società italiana, l’Atletica Boianese, che
riesce nei 5000 metri a regalare emo-
zioni straordinarie grazie a un 12:58.39
ottenuto senza l’aiuto di lepri. Gli italia-
ni lo adottano, diventa uno dei più gran-
di di sempre nella specialità, prenden-
do l’abbrivio proprio a Roma. In vista
dei Mondiali di Calcio, ed il conseguen-
te restyling dello Stadio Olimpico, il
meeting emigra fuori dalla Capitale.
Verona, Pescara, Bologna, le sedi prov-
visorie in attesa del “grande rientro”
datato 1991, dopo quattro anni di esilio.
Ed allora via, verso i giorni nostri con
tante altre storie da raccontare. Il 1993
è un anno magico: 38 mila salutano
sette migliori prestazioni mondiali sta-
gionali. Gli italiani onorano al meglio la
competizione ed anche quest’anno re-
galano una vittoria. Stavolta tocca ad
Alessandro Lambruschini, toscano di
Fucecchio che dopo tanti tentativi rie-
sce finalmente ad avere ragione dei ke-
niani nella gara dei 3000 siepi. Nel 1994
sarà Carl Lewis ad infiammare i 40.000
dell’Olimpico. Il “figlio del vento” vince
correndo in 10.14. Niente di ecceziona-
le, ma la sua sola presenza, il suo cari-
sma, il suo essere in simbiosi con la
gente, ne fanno l’incontrastato prota-
gonista della serata.
E come dimenticare l’anno successivo
l’impresa del keniano Moses Kiptanui,
che sui 5000 metri demolisce il record
del mondo con lo stratosferico tempo di
12:55.30 nella gara più bella della sto-
ria sulla distanza. Torniamo ai nostri.
GOLDEN GALA: L’ATLETICA PROTAGONISTA | 44
GOLDEN GALA
foto Archivio Fidal
di Luca MONTEBELLI
A t l e t i c a
I PROTAGONISTI CHE HANNO RESO GRANDE QUESTA
MANIFESTAZIONE, LA PIÙ IMPORTANTE D’ITALIA
Corre l’anno 1997. Fabrizio Mori, futu-
ro campione del mondo dei 400 ostaco-
li, firma un’impresa che rimarrà nella
storia del Golden Gala. L’ostacolista to-
scano, con una veemente rimonta, bru-
cia sul traguardo l'americano Bronso,
che precede di quasi mezzo secondo, e
stampa un tempo eccezionale: 48.34,
un solo centesimo dal record italiano.
Un altro nome che segnerà la storia del
meeting romano è quello del maroc-
chino Hicham El Guerrouj, capace di
una performance che resterà impres-
sa in maniera indelebile nel mondo
dell’atletica. Siamo nel 1998. Il cam-
pione africano entra nella leggenda
dello sport con una cavalcata che lascia
a bocca aperta le migliaia di spettatori
presenti. Il cronometro scandisce, se-
condo dopo secondo, la sua rincorsa al
record mondiale, che si ferma esatta-
mente a 3:26.00.
E, a proposito di record, il Golden Gala
ne è sempre prodigo. Nell’anno 2000,
agli onori del mondo sale la norvegese
Trine Solberg-Hattestad, che trova la
serata di grazia per lanciare il giavellot-
to alla distanza di 68,22. Il 2001 vede fra
i protagonisti dell’Olimpico un’inusuale
stella per questi palcoscenici dello
sport mondiale. Varenne, reduce dai
successi sugli anelli di tutto il mondo, fa
un giro d’onore sulla pista. Il cavallo più
veloce che si confronta con l’uomo più
veloce, Maurice Greene, l’americano
che sui 100 metri dà spettacolo otte-
nendo uno strepitoso 10.01 (soprattutto
in base alle condizioni climatiche della
serata) precedendo il connazionale Tim
Montgomery. La serata del 13 luglio del
2007 sarà ricordata a lungo per quello
che avvenne. Fortemente voluto dall’al-
lora direttore del meeting Luigi D’Ono-
frio compare sulla pista dello Stadio
Olimpico Oscar Pistorius, atleta disabi-
le privo delle gambe, che con particola-
rissime protesi sfida i campioni dei 400
creando così un acceso dibattito sul-
l’argomento, che ha diviso in due l’opi-
nione pubblica e messo in difficoltà la
Iaaf, la Federazione mondiale di atleti-
ca leggera. Il pubblico lo adotta ed i me-
dia di tutto il mondo invadono Roma per
tributare a questo coraggioso atleta i
giusti onori.
Ma quella è anche la sera che si ricor-
da per un incidente che avrebbe potuto
avere conseguenze davvero tragiche: il
giavellotto scagliato dal finlandese Pit-
kamaki esce fuori settore e si infila nel-
la schiena di Salim Sdiri, lunghista
francese.
Il primo a soccorrere lo sfortunato atle-
ta è Andrew Howe. Impressionanti le
immagini dell’azzurro con le mani
macchiate dal sangue del collega. La
paura è tanta ma fortunatamente le fe-
rite, seppur gravi, non lasceranno
strascichi all’atleta.
Tutti tirano un sospiro di sollievo. Arri-
viamo ai giorni nostri ed il Golden Gala
offre al mondo un'altra grande prota-
gonista ed un altro record mondiale.
Siamo nel 2008, manca poco alle Olim-
piadi di Pechino e la regina incontra-
stata dell’asta mondiale Yelena Isinba-
yeva scavalca, fra le ovazioni di al-
l'Olimpico impazzito per lei, l’asticella
a quota 5,03, dopo aver fallito i primi
due tentativi.
È nuovo record mondiale. Un'impresa
che mancava da qualche stagione nel
palmares della russa, che vive e si al-
lena nel Centro Tecnico Federale di
Formia, sotto la guida del maestro Vi-
taly Petrov. E proprio la corsa ad ab-
bracciare il suo allenatore costituisce
uno dei momenti più emozionanti del-
la serata.
GOLDEN GALA: L’ATLETICA PROTAGONISTA | 45
Carl Lewis al Golden Gala
Sergei Bubkanel 1984
spqort
UNA GRANDE SFIDA“L’ingresso nella Diamond League è una sfida affasci-nante –spiega Franco Arese, campione d’Europa dei1500 metri a Helsinki 1971 e oggi Presidente della FI-DAL– anche se, come tutte le sfide, presenta al momen-to ancora delle incognite. Sono però certo che il GoldenGala sia entrato oggi in una nuova era, grazie alla par-tnership organizzativa con il CONI e al rinnovato suppor-to degli Enti locali, in primis il Comune di Roma”. La tren-tesima edizione è, di fatto, l’inizio di un percorso diver-so: “Il progetto che avviamo quest’anno è di lungo respi-ro, va valutato almeno nell’arco di un triennio. Poggia pe-rò su basi solidissime: la tradizione di un meeting stra-ordinario come il Golden Gala, e l’amore di Roma perl’atletica leggera, cresciuto negli anni grazie alle tante
manifestazioni internazionali che qui hanno avuto luogo,dai Giochi Olimpici ai Campionati del Mondo, dagli Euro-pei alle Coppe del Mondo e d’Europa, alle finali del GrandPrix”. A dare qualche numero sul Golden Gala ci pensaAnna Riccardi, Direttore del meeting. "Organizzare un ap-puntamento di Atletica non è cosa semplice. Basti pen-sare che, per quanto riguarda ad esempio il calcio, oc-corre organizzare una partita e 11 giocatori per squadra.In un meeting ci sono da gestire 400 atleti per circa ventigare diverse. Tutti con esigenze di spogliatoio, alber-ghiere, logistiche". Non solo atleti chiaramente: "Al nu-mero di chi gareggia vanno aggiunti, ad esempio, centogiudici, 400 giornalisti, quelle migliaia di spettatori cherendono ancor più bello uno spettacolo che viene irra-diato in tutti i continenti".
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così lontani | così viciniReja e Ranieri,fotografati insieme al Premio Ussi,allenano le duesquadre della città,rivali perantonomasia,tradizione ebattaglie infinite sul campo da gioco. Ma i due trainersono uniti da unastoria simileconsumatasi nellastagione appenatrascorsa. Entrambihanno preso lesquadre in corsa ed entrambi hannofatto bene e anchedi più. Reja haportato la Laziofuori dalle sabbiemobili della classificaricompattando ungruppo allo sbandoe Ranieri hacondotto la Romadove nessunoavrebbe maiimmaginato,consegnando questastagione alla storia e un po’ anche alla leggenda
L’ALLENATORE ARRIVATO DAL NORDEdy Reja ha portato a termine la sua missione: salvare la Lazio quando lasituazione iniziava davvero ad essere critica. Lavoro e professionalità hannocontraddistinto i suoi quattro mesi sulla panchina biancoceleste. Il tecnicocarnico è riuscito a ricostruire un gruppo, mai così coeso. Ha restituito la fiduciaa giocatori che ormai sembravano averla persa. Si è conquistato l’affetto e lafiducia del popolo laziale in poco tempo. Ha fatto breccia nei cuori e nella mentedi tutti. Ora è pronto a gettarsi a capofitto sulla prossima stagione. Vuoleprogrammare un futuro sul mercato ed avrà anche un occhio di riguardo peril settore giovanile. Vuole costruire una squadra che possa lottare per quelleposizioni che competono alla Lazio per blasone.
IL GLADIATORE DI TESTACCIOL’uomo dei “sogni”. Quello scudetto, Ranieri, é riuscito a coltivarlo e cucirlonella mente dei suoi uomini per un’intera stagione. Sin dal primo giorno delsuo arrivo, quando la Roma navigava nei bassi fondi e sembrava aver smarritol’orientamento, l’ex tecnico della Juve è riuscito ad inculcare ai suoi giocatoriuna mentalità vincente. Ha plasmato una Roma testarda, indomita, mai sazia diimprese e di risultati. Con questo spirito Totti e compagni hanno oltrepassato ipropri limiti, hanno disputato un’annata eroica sino a sfiorare quel tricolore,sfuggito per un tragico errore, una maledetta fatalità. Rimane comunquel’impresa di un tecnico-tifoso, il dodicesimo uomo in campo dei giallorossi,amato e osannato dai suoi sostenitori.
Rejaanieri
LE INTERVISTE
MISTER DE ROMA
LA SCHEDANato a Roma il 20 ottobre 1951. Da giocatore, esordisce in Serie A il 4 novembre 1973in Genoa-Roma 2-1: a lanciarlo è il tecnico ManlioScopigno. Disputa 6 partite in campionato, per poipassare al Catanzaro, dove rimane dal 1976 al 1982.Chiude la carriera in due squadre siciliane: Catania(82-84) e Palermo (84-86). Dimessi i panni delgiocatore, si siede subito in panchina. Parte dal basso,allenando per una stagione il Vigor Lamezia e una laPuteolana. Dal 1988 al ‘91 guida il Cagliari. Nei dueanni successivi è al timone del Napoli. Dal 1993 al ‘97allena la Fiorentina, con la quale vince una CoppaItalia e una Supercoppa Italiana. Emigra in Spagna,allenando prima il Valencia (1997-99), poi l’AtleticoMadrid (1999-00). La stagione successiva vola inInghilterra dove guida il Chelsea per 4 anni. Nel2004/05 torna al Valencia. Nel 2006 si prende un annodi pausa. Nel 2007 è alla guida del Parma, ma nellostesso anno passa alla Juventus, dove rimane fino adue turni dal termine della stagione 2008/09. Nel 2009approda alla Roma al posto del dimissionario Spalletti.
INTERVISTA A CLAUDIO RANIERI | 48
Apochi giorni di distanza dalla con-
clusione di un campionato che ha
visto la Roma e i suoi tifosi con il
fiato sospeso fino all’ultimo minuto,
con il sogno di poter conquistare il
quarto scudetto della propria storia
calcistica, siamo andati nel tempio di
Trigoria, il Fulvio Bernardini, e abbiamo
scambiato alcune battute con l’artefice
di una cavalcata nella quale in pochi
avrebbero creduto solo alcuni mesi fa,
mister Claudio Ranieri. In tuta, per gui-
dare l’ultimo allenamento della stagio-
ne, quello in vista di una partita di soli-
darietà, che il giorno dopo l’As Roma
avrebbe disputato invitando alla dona-
zione del sangue i suoi sostenitori, Ra-
nieri ci accoglie nei locali che danno sui
campi di Trigoria. Il volto è disteso, la-
scia trasparire anche il desiderio di un
meritato riposo dopo le fatiche di un
campionato tirato e affascinante.
Mister, cosa ha provato nel momento in
cui la Roma l’ha scelta come tecnico
giallorosso? «Una grande soddisfazio-
ne vista la possibilità di tornare a casa,
perché in fondo ero partito da Roma 35
anni fa come giocatore. Ogni tanto, in
passato, c’era qualche voce su un mio
possibile ritorno, ma nel calcio le voci
sono tante. Invece, quando vieni con-
tattato veramente la realtà prende for-
ma. L’emozione è stata tanta, sono tor-
nato indietro col tempo a quando ero
ragazzo e andavo allo stadio, a quando
ho esordito in serie A, o all’ultima par-
tita giocata all’Olimpico contro il Ca-
gliari di Gigi Riva. La “botta” è stata for-
te, insomma».
Qual è stata la prima persona alla qua-
le l’ha detto? «Mia moglie e mia figlia.
E sono state molte contente».
È difficile prendere una squadra in cor-
sa? «Ne ho prese tante nella mia car-
riera…».
Ma questa è una squadra particolare.
«No, questa è La Squadra (sorride)».
Cosa ha detto ai giocatori appena arri-
vato? «Dobbiamo risalire. Ho dato le
mie direttive, ho spiegato loro come io
vedo il calcio, quali sono per me le prio-
rità e ho detto che, chi mi seguiva, ave-
va più possibilità di giocare».
Lei, che giocatore è stato? «Di grinta, di
determinazione e sacrificio. Quello che
voglio anche dai miei giocatori. Poi se
c’è anche la qualità in più, allora tanto
meglio. Ma devono esserci queste ca-
ratteristiche. Io accetto la sconfitta, so-
no sportivo, però per battermi mi devi
proprio far sudare sino in fondo. E allo-
ra lì vuol dire che sei stato bravo».
Quanto conta l’aspetto mentale secon-
do lei? «Tantissimo, è il lato più impor-
tante che ci possa essere. Se sei forte
mentalmente e caratterialmente non ti
esalti nei momenti dove tutto ti riesce,
e non ti butti giù in quelli difficili, allora
sei inattaccabile. Perché tanto, in una
carriera o in un’annata, ci sono sempre
dei frangenti complicati. Anche in una
partita ce ne sono. Ecco, a me piace
quel tipo di giocatore che sa gestire il
momento di difficoltà».
Tornando indietro col tempo, come si
svolgeva la domenica quando andava
allo stadio, da bambino? «In linea di
massima giocavo la mattina presto, o a
San Saba o vicino allo stadio Olimpico,
di fronte ai Cavalieri di Colombo. La mia
famiglia veniva a mangiare da mia zia
che abitava nei pressi, e io e mio cugi-
no andavamo allo stadio».
Ricorda la prima partita che ha visto?
«No. Ricordo che non capivo tanto, pe-
rò sapevo fischiare. Allora mio fratello
e mio cugino mi dicevano quando dove-
vo farlo. Poi mi sono accorto che dove-
vo fischiare quando lo facevano gli altri,
e allora ho detto: non c’è bisogno che
me lo dite voi, è facile».
Come viveva il suo quartiere da ragaz-
zo? «Totalmente. Aspettavo che apris-
se l’oratorio a San Saba, e poi andavo a
giocare sempre dove si trovavano quel-
li più grandi di me. Perché mi piaceva
la sfida».
Ricorda qualcuno in particolare del suo
quartiere? «Ricordo quel gruppo di
amici con i quali mi sono ritrovato ora
che sono tornato, e con i quali ci vedia-
foto Getty Images
di Ettore COSCARELLA
così lontani | così vicini
RanieriÈ arrivato
a stagione iniziataquando la Roma era
in crisi nera. Ha infranto il record
di risultati utiliconsecutivi,
portando i giallorossi
al primo posto. Per un soffio,
non gli è riuscital’impresa
impossibile
INTERVISTA A CLAUDIO RANIERI | 49
mo. Avevo perso un po’ i contatti per-
ché, lavorando fuori, quelle poche vol-
te che tornavo a Roma per uno o due
giorni andavo a trovare la famiglia, per
cui molti amici non riuscivo a vederli».
La sua famiglia l’ha agevolata nel calcio?
«Fortunatamente non sono stato il pri-
mo dei fratelli. Sono il quarto figlio, se
fossi stato il primo magari sarei dovuto
andare a lavorare. Invece, ho avuto il pri-
vilegio di tentare la via del calcio».
Come andava a scuola mister? «Non
molto bene. Ero molto vivace, casinaro».
Aveva una materia preferita?
«Lasciamo stare questo tasto. Sono
autodidatta in tutto».
Preferisce Roma di adesso, o quella di
quando era ragazzo? «I ricordi belli so-
no legati all’infanzia. Della Roma di al-
lora si diceva già che ci fosse molto
traffico, ma ricordo che da ragazzo, da
San Saba, scendevamo per andare a
giocare a pallone alle Terme di Cara-
calla, e passava poca gente. Adesso in-
vece c’è un fiume di macchine. A me
piace vedere le foto della Roma dell’Ot-
tocento, sono legato alla capitale del
passato».
Quali caratteristiche porterebbe a Ro-
ma delle capitali dove ha allenato?
«Madrid è molto simile a Roma. Ai ro-
mani piace star bene, la movida. Forse,
siamo più esasperati come traffico ri-
spetto a Madrid. Anzi, credo che esa-
sperati come lo siamo noi romani, non
ce ne siano. Anche a Napoli, dove il
traffico è caotico, c’è un mutuo soccor-
so. Se, ad esempio, un giorno hai fret-
ta, ti lasciano andare, e allo stesso mo-
do ti comporti tu, quando ha fretta
qualcun altro. A Roma invece tutti an-
diamo di fretta, e non lasciamo andare.
Il nostro istinto ci fa fare dieci centime-
tri avanti per non far passare colui che
in auto ci sta accanto. Ecco, questo lo
cancellerei. A Londra, invece, pur es-
sendoci traffico, non ne sei stressato,
perché c’è rispetto reciproco. Un ri-
spetto per il prossimo che noi a Roma
non abbiamo più. E forse non l’abbiamo
mai avuto».
Tornando al calcio, quale giocatore
avrebbe voluto allenare, anche del pas-
sato? «Non penso mai a uno o all’altro
calciatore. Io ho la mia squadra, i miei
giocatori, ne sono molto geloso e guai a
chi me li tocca. Li devo rimproverare
soltanto io e mi dà fastidio quando qual-
cun altro fa apprezzamenti su di loro.
Penso ad altri giocatori nel momento
della campagna acquisti, ma solo per
migliorare la rosa che ho. E anche in
quel caso non penso al nome, ai tifosi se
saranno contenti di lui. Il mio pensiero
è: questo giocatore può darci una mano,
le sue caratteristiche tecniche umane,
di collaborazione nello dello spogliato-
io, lo faranno ambientare con noi?».
Dall’alto delle sue esperienze all’este-
ro, come viene visto il calcio italiano
fuori dal confine? «Basti pensare al fat-
to che quando ci sono i sorteggi per le
Coppe tutti vogliono evitare le squadre
italiane. Ci reputano all’altezza della si-
tuazione, tutti sanno che sei veramen-
te forte se riesci a battere una squadra
italiana. E questo, stando all’estero, mi
faceva molto piacere».
E un allenatore italiano? «Penso molto
bene. Ci è andato Sacchi, Capello, ci so-
no stato io, Ancelotti, Trapattoni. Dove
siamo andati, abbiamo fatto bene. La
scuola italiana è ottima ».
Come ha superato il problema della
barriera linguistica? «È difficile. Si va a
scuola, con il tutor. Quando sono arri-
vato in Spagna non sapevo una parola
di spagnolo: si iniziava la mattina con
una full immersion e il pomeriggio con
la squadra. Ma, dopo tre mesi, già riu-
scivo a parlare, anche perché è una lin-
gua simile all’italiano, e come la nostra
difficile dal punto di vista grammatica-
le. Ma molti vocaboli si somigliano. Si
inizia dicendo una parola in spagnolo e
novantanove in italiano, e poi si au-
menta la percentuale».
Ma non è che aggiungeva solo le “s” al-
la fine delle parole? «Bè, all’inizio un
po’ come fanno tutti…. -Ride fragoro-
samente-. Mentre con l’inglese è stata
più dura. Anche perché, io, tutto que-
sto l’ho imparato a cinquant’anni, non
a venti.
Però è stato bello, perché la mente era
sempre molto sollecitata. Poi nel cal-
cio, bene o male, ci si fa capire. Però ri-
cordo che, essendoci le panchine mol-
to vicine, se capitava un giocatore ita-
liano, gli parlavo nella nostra lingua, se
era spagnolo gli parlavo in spagnolo,
così gli allenatori avversari non capiva-
no quello che dicevo».
Non ha fatto mai un exploit come Tra-
pattoni, però? «In Spagna, prima di
Trapattoni, feci una cosa del genere.
Per fortuna non c’era un giocatore che
si chiamava Strunz…».
Come imposterà la sua prima prepara-
zione estiva con la Roma? «Faremo dei
carichi crescenti di lavoro per cercare
di portare la squadra a una buona con-
dizione fisica per la prima di campiona-
to. Non si può essere già in forma da
quella partita, ma cercheremo di esse-
re pronti per quell’appuntamento».
Si è notata in questi ultimi anni, in ge-
nerale, una crescita muscolare dei cal-
ciatori. Lei predilige giocatori con una
massa importante? «No, noi non lavo-
riamo in palestra, preferiamo sviluppa-
re la forza con esercitazioni sul campo.
Non cerchiamo la forza specifica, a me-
no che il calciatore non abbia subito un
infortunio, e lì il discorso cambia».
Preferisce una squadra più rocciosa o
più tecnica? «Certo, il calcio è fatto di
gente brava tecnicamente, se poi sei
anche roccioso, ben venga. Ma l’impor-
tante è essere bravi».
INTERVISTA A CLAUDIO RANIERI | 50
Io ho la mia squadra, i miei giocatori. Ne sonomolto geloso e guai a chi me li tocca
Tornando al campionato, molti hanno
individuato in Roma-Sampdoria la par-
tita cruciale nella volata scudetto. Che
ne pensa? «Credo che sia un errore
guardarla così. Si è fatto qualcosa di
straordinario e irripetibile. Non con-
centriamoci su una partita piuttosto
che su un’altra, perché potremmo an-
che pensare che con il Livorno abbia-
mo portato a casa un solo punto. Si è
portati a pensare che ci mancano quei
punti o quelli di Cagliari o Napoli, ma
quando si è vinto col Siena o con la Fio-
rentina fuori casa, allora quei punti
vanno bene. Non si può fare questo ti-
po di conteggio. La Roma ha fatto un
grandissimo campionato, non ce l’ha
fatta a vincerlo perché, contro di noi,
c’era una squadra costruita per vince-
re, che ha rallentato. Noi ci siamo su-
perati, ma alla fine non ce l’abbiamo
fatta. Complimenti a chi ha vinto il
campionato.
Ma grandissimi complimenti alla pro-
tagonista del Campionato, la Roma,
che ha tenuto vivo un torneo, che altri-
menti sarebbe stato noioso».
In previsione del prossimo anno, vede
di nuovo una sfida a due Roma-Inter?
«Credo che la Juventus si rafforzerà,
così come il Milan e il Napoli. I parte-
nopei stanno proseguendo un progetto
di crescita che li ha portati lassù. E la
Sampdoria dovrà fare i conti con le
competizioni europee. Ce la giochere-
mo anche il prossimo anno. Dobbiamo
esserci anche il prossimo anno».
Montali l’ha incoronata come miglior
allenatore dell’anno, con 80 punti su 36
partite disputate, due in meno rispetto
ai colleghi. Eppure si ritrova a fine an-
no senza trofei. C’è un po’ di amarezza?
«L’amaro c’è, perché ritornavo a casa
dopo 35 anni, e se avessi vinto il titolo
al primo colpo sarebbe stata un’impre-
sa storica. Peccato, ma ci riproveremo,
non ci arrendiamo. Voglio che i miei
giocatori, dopo una sconfitta, abbiano
una reazione: non abbiamo vinto, sare-
mo pronti il prossimo anno».
In chiusura, quale formazione vede in
corsa per la vittoria ai prossimi Mon-
diali? «Le solite. È questione di espe-
rienza: Brasile, Italia, Germania, In-
ghilterra e Spagna sono sempre le più
forti. E poi bisogna tener conto del-
l’outsider, che potrà battere una di
queste squadre e che c’è in ogni cam-
pionato. Occhio».
SIENA-ROMA 1-2 13/09/2010Esordio a Siena col botto. Ranie-ri prova a risollevare la Roma dalbaratro. Prima Mexes, poi Riiseprovano a dargli una mano. Interra toscana arrivano tre puntiper iniziare a risollevare una sta-gione dall’inizio choc. Inizia unacavalcata che porterà i gialloros-si sino al primo posto.
ROMA-INTER 2-1 27/03/2010La scalata dall’approdo di Ranie-ri sulla panchina romanista arri-va al suo apice. I giallorossi siaggiudicano lo scontro direttocontro i nerazzuri grazie ad ungol di capitan futuro, Daniele DeRossi, e al raddoppio di Luca To-ni. La rete di Milito non ferisce.Meno un punto alla vetta.
LAZIO-ROMA 1-2 18/04/2010Avvio disastroso: Rocchi va in golsorprendendo la difesa romani-sta. Il secondo tempo dei giallo-rossi é da autentici gladiatori.Vucinic realizza una splendidadoppietta e regala a Ranieri trepunti che possono valere unoscudetto.
ROMA-SAMP 1-2 25/04/2010Le lacrime di Mexes in panchinadicono tutto. Dopo aver assapo-rato un sogno, i giallorossi si ri-svegliano da un incubo firmatoPazzini. La doppietta dell’attac-cante doriano trafigge il cuore ditutti i romanisti che ormai comin-ciavano a credere al tricolore.Serve a poco il gol di Totti.
INTER-ROMA 1-0 5/05/2010Sfuma al 40’ del primo tempo, frale mura dell’Olimpico, la possibi-lità di mettere in bacheca la de-cima Coppa Italia. L’Inter riescea imporsi con il solito Milito.
INTERVISTA A CLAUDIO RANIERI | 51
così lontani | così vicini
Reja
IL SALVALAZIO
LA SCHEDANato a Gorizia il 10 ottobre 1945. Da giocatore esordisce in Serie A nel 1963 conla Spal, squadra nella quale ha militato sino al1968. Dalla stagione successiva al 1973, giocacol Palermo, poi si trasferisce all’Alessandriadove giocherà tre stagioni. Nel 1976 chiude lacarriera da giocatore con il Molinella, piccolasocietà sulla cui panchina esordirà in veste diallenatore nel 1979. Allena per quasi undecennio diverse squadre friulane e venete:Monselice, Pordenone, Pro Gorizia, Treviso eMestre. Nell’86 passa al Varese, l’annosuccessivo fa il salto di qualità, arrivando alPescara. Da lì in poi allenerà Cosenza, Verona,Bologna, Lecce, Brescia, Torino, Vicenza,Genoa, Catania, Cagliari fino all’arrivo nel 2005al Napoli. All’ombra del Vesuvio, in quattrostagioni, risolleva le sorti del club partenopeo.Nella stagione scorsa si trasferisce a Spalato,Croazia, per poi passare alla Lazio il 10febbraio scorso, in sostituzione dell’esoneratoBallardini.
INTERVISTA A EDY REJA | 52
C’era bisogno di un sergente di
ferro per risollevare una
squadra in difficoltà ed è arri-
vato lui, Edoardo Reja, detto Edy, anni
65 il prossimo 10 ottobre, goriziano
doc ed ex centrocampista di buona so-
stanza a cavallo fra gli anni Sessanta
e Settanta. A guardarlo bene, però, fra
le rughe che solcano il viso del tecni-
co della Lazio si nasconde un “uomo di
campo”, un ironico condottiero, un im-
pavido navigatore, un papà maestro.
Un calcio ai luoghi comuni, una carez-
za a chi ancora crede che nel dorato
“emisfero del football” resistano sto-
rie come la sua. Un allenatore capace
di collezionare 779 panchine comples-
sive, che in passato non ha badato tan-
to alla sua immagine, ma che ha le
idee chiare come pochi. Dopo aver
portato il Napoli dalla C alla Coppa
Uefa, non esita troppo nell’accettare la
proposta dell’Hajduk Spalato, caduto
in disgrazia dopo anni di predominio in
patria. Dopo aver portato a termine la
sua missione, facendo risalire in gra-
duatoria il club croato, prende a cuore
le sorti del progetto Lazio, abbrac-
ciandolo in termini di salvezza e rilan-
cio, verso quella zona di classifica che
è consona ad un grande club come
quello capitolino. Sovrano, nella “Re-
ja” biancoceleste.
Come riassumerebbe la sua carriera?
«Ho iniziato questo mestiere con
grandi sofferenze, navigando fra squa-
dre di serie C con tanti problemi e con-
quistando salvezze per i capelli. Ho
fatto parecchia gavetta, dall’Interre-
gionale alla C2, poi la C1 e la B a Pe-
scara e da lì in A, a cui sono arrivato un
po’ tardi. Ho avuto tempo per valoriz-
zare il mio lavoro, forse perché non
sono mai sceso a compromessi, af-
frontando di petto certe situazioni, an-
che abbandonando panchine di serie A
perché magari non ero d’accordo sul-
la linea societaria. Questo forse mi ha
penalizzato, se dovessi tornare indie-
tro probabilmente farei sfoggio di una
dose più massiccia di diplomazia, il
calcio negli ultimi tempi è fatto so-
prattutto di immagine. Io non ho cura-
to più di tanto la mia, trascurando pal-
coscenici perché mi sono sempre con-
siderato un allenatore di campo, per-
ché per me la squadra diventa fonda-
mentale. Ho avuto una carriera soffer-
ta, ma ho ottenuto risultati importan-
ti, perché quello che mi chiedevano le
varie società in cui sono stato l’ho
sempre portato, in termini di pro-
grammi, in porto. Chiaramente in
trentadue anni c’è stato anche qualche
fallimento, però la gran parte delle
volte ho centrato l’obiettivo».
Com’è cambiato il calcio? «Una volta
c’era di sicuro più rispetto per il ruolo
del tecnico. Ho provato di recente
l’esperienza in Croazia all’Hajduk Spa-
lato: da quelle parti la figura dell’alle-
natore è rimasta pura. Il tecnico è visto
come il punto di riferimento della so-
cietà e i giocatori lo considerano come
una guida costante. Tutto ciò non suc-
cede nel nostro calcio. Ai tempi in cui
giocavo c’era questa figura, brava o ca-
rente che fosse, comunque era un
punto fermo della società ed era ri-
spettata, a differenza di ciò che accade
ora, con poco rispetto del prossimo e
pretese costanti in ogni situazione.
Tutti si sentono indispensabili, ma c’è
bisogno di un bagno d’umiltà, ognuno
dovrebbe essere più disponibile».
Cosa vuol dire per un tecnico prende-
re una squadra in corsa? «Parlando a
titolo strettamente personale, io sono
abituato ai subentri, che tra l’altro mi
sono andati tutti piuttosto bene. Ho già
l’abitudine, il colpo d’occhio immedia-
to, ad esempio quando dirigo gli alle-
namenti, entro subito in sintonia dal
punto di vista individuale ed umano con
i giocatori e questo mi avvantaggia. Per
un tecnico non è facile entrare subito
nei meccanismi della squadra e deci-
dere come agire per migliorare».
Quando ha varcato la soglia di For-
mello cosa ha pensato? «Sapevo di ve-
nire in una situazione difficilissima,
però mi metto sempre in gioco, sono
foto Getty Images
di Luigi SINIBALDI
È arrivato a febbraio salvando la compaginedalla retrocessione: la sua intervista
INTERVISTA A EDY REJA | 53
scommesse che vinco spesso, come è
accaduto in questa occasione non so
se per abilità, per caratteristiche o per
esperienze, che diventano determi-
nanti in vista del traguardo finale
quando affronti questi problemi. Sape-
vo benissimo che arrivando alla Lazio
mi sarei trovato di fronte ad un compi-
to stimolante ma complicato. Stiamo
parlando di una fra le prime squadre
per bacino d’utenza, passato e storia.
Quando approdi in queste società, sai
di essere giunto al meglio del calcio
nazionale, ma un conto è il blasone, un
altro è l’aspetto operativo. Bisogna
rimboccarsi le maniche, fissare alcuni
paletti ben precisi, è necessario che la
società sia ben organizzata e pensi al
futuro. Io non guardo mai, per espe-
rienza, a quello che ho fatto, guardo
sempre a quello che può essere il do-
mani in modo da poter migliorare.
Non solo il mio aspetto, inteso come
esperienza calcistica, ma anche
l’aspetto della società in cui opero.
Quando sono entrato a Formello a feb-
braio mi sono detto che dovevo verifi-
care e cercare di dare dei correttivi».
Dov’è intervenuto per “salvare” la La-
zio? «Ho un preciso metodo di lavoro,
non ho fatto niente di particolarmente
difficile. Mi avvalgo del prof. Luigi Feb-
brari, che è nel mio staff da diversi an-
ni: non c’è neanche bisogno di dire co-
sa fare, perché ci troviamo ad occhi
chiusi, prima dell’allenamento sappia-
mo già come impostare il lavoro. Ho
solo mantenuto le mie caratteristiche:
la preparazione fatta in un certo modo
e impegno a profusione. Inizialmente i
ragazzi hanno un po’ sofferto i carichi
di lavoro: abbiamo avuto una grossa
spinta emotiva con la vittoria di Parma,
poi un pareggio e alcune sconfitte, che
rappresentavano un adattamento dei
giocatori al nuovo modo di impostare
gli allenamenti. Io però ero convinto
che a lungo andare questo lavoro
avrebbe portato i suoi frutti. Siamo ar-
rivati in fondo al campionato in costan-
te crescita sotto l’aspetto fisico, non mi
sono mai fasciato la testa per aver per-
so una o due partite. Non sai mai se fai
bene, ma lavorando con insistenza i ri-
sultati giungono eccome, lo dimostra-
no i fatti».
I giocatori come hanno reagito dinan-
zi alla nuova guida tecnica? «Ho avuto
grande disponibilità, e man mano che
passava il tempo vedevo che apprez-
zavano molto il lavoro che chiedevo lo-
ro di fare, il modo di stare in campo dal
punto di vista tecnico-tattico. Tutti i
giocatori devono essere umili e dispo-
nibili, in questa ottica sanno di trovare
in me un padre che abbraccia questo
tipo di qualità.
Quando sono arrivato sbagliavamo
qualche occasione di troppo sottopor-
ta perché eravamo apprensivi ma,
quando i timori si sono attenuati e ab-
biamo acquistato un po’ di sicurezza,
INTERVISTA A EDY REJA | 54
PARMA-LAZIO 0-2 14/02/2010Reja esordisce col botto sullapanchina biancoceleste. Sten-dardo e Zarate annientano la for-mazione di Guidolin . I biancoce-lesi allontanano il terzultimo po-sto in classifica e conquistanouna vittoria in trasferta che man-ca dal 31 agosto, seconda dicampionato contro il Chievo.
CAGLIARI-LAZIO 0-2 21/03/2010Dopo tre sconfitte (pesante quel-la in casa col Bari) e un pareggiocon la Fiorentina, i biancocelestiespugnano il Sant’Elia con gol diRocchi e Floccari. Fondamentaleil ritiro di Norcia.
LAZIO-SIENA 2-0 24/03/2010La Lazio vede la salvezza più vi-cina. Batte il Siena 2-0 all'Olim-pico nello scontro più direttopossibile, tra quartultima e ter-zultima, grazie ai gol di Lichtstei-ner e Cruz in splendida acroba-zia. I biancazzurri aggancianol'Udinese a quota 32 anche sel'Atalanta resta a meno quattro.
GENOA-LAZIO 1-2 25/04/2010La sconfitta nel derby pesa comeun macigno: ha vanificato anchela vittoria di Bologna. Laclassifica si fa preoccupante, maal Marassi, inaspettatamente,Dias e l’ex Floccari regalano trepunti vitali a Reja, ribaltando ilmomentaneo vantaggio rossoblùdi Palacio. Ossigeno
LIVORNO-LAZIO 1-2 9/05/2010Arriva l’aritmetica salvezza. I biancocelesti vincono 2-1 alPicchi e festeggiano lapermanenza in serie A con unturno d'anticipo. A Rocchirisponde Lucarelli, ma decideBrocchi con un destro dal limite.Stavolta il cerchio con misterReja a centrocampo è l’ultimo.
non c’è stato un match in cui non ab-
biamo segnato.
Hanno trovato entusiasmo e questo è
stato il completamento del risultato,
un’iniezione di fiducia al di là del-
l’aspetto psicologico».
Che pensa del centro sportivo che ac-
coglie tutti i giorni giocatori, dirigenti e
addetti ai lavori della Lazio? «Il centro
di Formello è una struttura straordina-
ria, io credo che in Italia non ci sia nul-
la di simile. Ci sono le varie palazzine
che ospitano sia lo staff tecnico e la
squadra sia gli altri componenti del
mondo Lazio, c’è una meravigliosa
Club House, le accoglienti stanze del-
la foresteria, un’organizzazione certo-
sina per ogni necessità. I prati sono
molto curati, i campi sono perfetti co-
me tanti biliardi, tutto ciò per un alle-
natore come me è un sogno. È un pec-
cato vedere certi spazi che non sono
totalmente sfruttati, mi viene da pen-
sare al settore giovanile: inserire non
solo la Primavera ma anche gli Allievi
all’interno del centro, in modo tale da
poterli vedere allenare. Insomma, far
maturare questi giovani vicino ai cam-
pioni della prima squadra.
Però è chiaro che vanno valutate altre
situazioni, come la passione dei geni-
tori. Se apri le porte di Formello a tut-
ti, diventa molto difficile lavorare in
tranquillità: quando si lavora sul cam-
po non bisogna avere distrazioni. Sem-
pre più frequentemente mi capita di
leggere sui giornali episodi increscio-
si, come liti in tribuna fra genitori che
causano sospensioni di partite di bam-
bini. Questa è pura maleducazione, i
ragazzi siano lasciati liberi di crescere,
tanto se sono bravi vengono fuori lo
stesso».
Nel corso della sua carriera ha rac-
colto successi allenando squadre dal-
la tifoseria piuttosto calda e appassio-
nata, Napoli è la più celebre prima del
suo avvento alla Lazio. Nel segno del-
la continuità il finale di stagione scor-
so ha fatto sbocciare l’amore anche
con la ‘torcida’ laziale… «Intanto mi
preme ringraziare i tifosi della Lazio,
prima dell’ultima gara all’Olimpico
contro l’Udinese ho visto quello stri-
scione che hanno esposto per me e mi
hanno invocato. Avrei voluto andare
subito ad abbracciarli tutti insieme
simbolicamente, ma poi mi sono con-
centrato sulla partita, sperando che
andasse bene per poter poi festeggia-
re in maniera completa. I tifosi bianco-
celesti sono un valore aggiunto per il
club, mi piacerebbe molto se si avvici-
nassero alla società, nonostante le fri-
zioni».
Capitolo futuro: fra l’ampia rosa bian-
coceleste e i prossimi traguardi qual è
il Reja-pensiero?
«Il mio ideale è quello di avere sempre
a disposizione una squadra che pensi
positivo, che abbia ben chiaro il con-
cetto della proposta di gioco. Il mio se-
condo Giovanni Lopez si occupa della
fase difensiva, mentre io mi dedico ai
movimenti della fase offensiva: mi pia-
cerebbe che la mia Lazio mostrasse
un calcio positivo. È importante che
tutti sentano la considerazione di chi
gli è vicino: del gruppo, del compagno
di squadra che trovi all’interno dello
spogliatoio. Poi servono mezzi tattici,
giocatori dal tasso tecnico importante
per poter conseguire i risultati. Nel
calcio italiano attualmente si spende
poco, perché si devono tenere a bada i
bilanci, basti guardare realtà come Mi-
lan o Juve. Anche la Lazio deve esse-
re oculata, serve un’adeguata struttu-
ra soprattutto giovanile che possa
compensare il mancato arrivo di even-
tuali acquisti che non si possono so-
stenere economicamente».
Qual è stato il momento più bello e im-
portante dei suoi quattro mesi? «A li-
vello di gruppo la famosa ‘braciolata’
a Formello, che ha trovato tanto spa-
zio sui giornali, è stato il culmine del
gruppo nel segno della coesione».
Quale match è al primo posto nella
sua mente? «La gara con il Genoa a
Marassi, perché più di qualcuno aveva
dato per scontata la nostra sconfitta.
Già si facevano i conti con le altre
squadre invischiate nella lotta per non
retrocedere: quella partita fu il colpo
finale che ha fatto innalzare le nostre
speranze. Ora lo posso dire: ecco per-
ché in quell’occasione ero nervoso e
mi sono fatto cacciare dall’arbitro».
L’IMPORTANZA DEL
GIOCO DI SQUADRA{ Il principale artefice della salvezza vieneabbracciato da tutti i suoi ragazzi al centrodel campo. L’Olimpico lo ringrazia e gli dàappuntamento alla prossima stagione,quella del rilancio. Reja promette unagrande Lazio. È deciso a ripartire dallacoesione e dalla forza del gruppo.
INTERVISTA A EDY REJA | 55
foto Getty Images
di Gianluca MEOLA
Da piazza Vescovio alla Croisette, moglie innamorata e mamma da pochi giorni, la nuova dimensione della proette romana, la migliore italiana di sempre. Rientrerà al Women’s British Open
Splende
GOLF CHE PASSIONE | 57
q
Migliore giocatrice azzurra dell’an-
no, prima italiana a chiudere la
stagione del Ladies European Tour
al 6° posto della Money List, prima italia-
na della storia a far parte della squadra
europea nella Solheim Cup (versione al
femminile della Ryder Cup, la tradizionale
sfida tra Europa e USA), prima italiana a
vincere due tornei consecutivi del circuito
europeo.
Se si concludesse già così, con questi ri-
sultati, l’anno 2009 consegnerebbe nelle
mani di Diana Luna il primato di miglior
golfista italiana di sempre. Romana puro-
sangue, 28 anni il prossimo settembre, le
prime indicazioni di questo 2010 per la no-
stra “tiger” in gonnella sembrano voler re-
galare ancora nuovi, affascinanti capitoli
alla sua incantevole favola, altri tasselli
importanti alla sua vita ordinata, ricca di
valori, sport, lavoro, interessi culturali e
impegni umanitari, e priva di mondanità.
Questa volta però i risultati sui green c’en-
trano poco, importanti novità familiari han-
no messo temporaneamente la freccia sul-
la sua carriera, e nel giro di tre anni Diana
è stata catapultata in una nuova realtà che
l’ha allontanata dalla sua città natale per
via del matrimonio e della straordinaria
parabola di successi, che ne hanno fatto
una vera e propria star.
Da quella che adesso è la sua casa, a Le
Cannet, sulle colline di Cannes, Diana si
dice soddisfatta della sua nuova sistema-
zione. Vive a pochi minuti dal Golf di Man-
delieu, dove il marito Fabio insegna, e a un
quarto d’ora da Mougins, dove lavora il suo
coach Roger Damiano.
Hai nostalgia della tua città natale? «Di
Roma mi manca tantissimo la gente e an-
che il cibo. Ma sono molto contenta di co-
me si vive a Cannes: un posto tranquillo e
ordinato, mi sono trovata subito bene. Qui,
poi, ci sono i miei cari, quindi è l’ideale per
la serenità familiare. E per la mia profes-
sione resta una sistemazione ottimale,
perché qui riesco ad allenarmi con molta
serenità».
Il nuovo stile di vita ha modificato le tue
priorità nel tempo libero? «Fondamental-
mente sono una persona che ama molto la
casa, adoro arredare e cucinare. Anche gli
amici rivestono un ruolo importante, ma al
primo posto c’è sempre la famiglia, so-
prattutto in questo momento».
Ruoli importanti quelli di moglie e di
mamma… «Sono una moglie felicemente
innamorata di un marito che mi sostiene
molto, non è facile quando sei spesso lon-
tana a causa dei tanti impegni. Devo tan-
tissimo a Fabio, è sempre stato un vero
punto di riferimento nella mia vita.
Ed ora spero di riuscire ad essere anche
una brava mamma, mi impegnerò tanto
anche in questo. Mia figlia è nata da poco
e si chiama Elena».
Il feeling col golf è stato immediato?
«Ero una bambina molto vivace, a otto
anni le mie attività erano principalmente
la danza e il tennis, poi i miei genitori
scoprirono il piacere di giocare a golf tra-
smettendo questa passione ai miei quat-
tro fratelli.
Tra loro devo tanto a Giovanni, è grazie a
lui che ho scoperto il golf ed è scattato
l’amore».
Successo, bellezza e popolarità. Come ci
si convive? «Il successo è stato voluto e
cercato col tanto lavoro, è arrivato col sa-
crificio e la dedizione, ma è anche un’ar-
ma a doppio taglio: più collezioni risultati
importanti, più è difficile mantenere e mi-
gliorare le proprie performance. Bellezza
e popolarità?
Ci convivo in modo naturale, ma l’etichet-
ta di bella e vincente non significa che non
abbia dei difetti, per esempio sono impul-
siva ed eccessivamente pignola».
Dopo un 2009 da incorniciare è diventata
testimonial della Federgolf: come si vede
in questo importante ruolo istituzionale?
«Sono molto orgogliosa di questo incari-
co, la Federazione sta portando avanti un
lavoro eccellente ed un progetto vero con
una politica di accessibilità per tutti, vuo-
le svecchiare e sostituire l’immagine di-
storta di una disciplina elitaria: oggi gio-
care a golf costa meno che sciare».
Nasce a Roma il 3 Settembre1982. Da dilettante, vince 4titoli italiani (il primo a soli 15anni) e il Campionato europeojuniores a squadre del 2000.Nel 2001 diventaprofessionista. Da Tour Playervanta la vittoria nell’Open diTenerife 2004 e in trecampionati della ProfessionalGolf Association of Italy: 2002,2004, 2006. Nel 2009 vincel’AIB Ladies Irish Open e il SASLadies Masters in Norvegia,diventando così la primaitaliana ad aver vinto duetornei consecutivi del circuitoeuropeo. In carriera ha vinto470.907 euro, di cui solo181.411 nel 2009. Alle 112 garedisputate, con 3 vittorie e 18top ten, si aggiungono 4 “holein one”. Si classifica terza nelLET Solheim Cup ranking ediventa la prima italiana dellastoria ad entrare nella squadraeuropea per la sfida contro gliStati Uniti. Come rookie, esceimbattuta vincendo il matchsingle e pareggiando il fourball best ball, insieme aCatriona Matthew, vincitricedel Women’s British Open2009. Sesta classificatanell’ordine di merito europeo,è la migliore azzurra nelranking italiano. Testimonialdel World Food Program, chesfama circa 70 milioni dibambini in 80 paesi poveri,madrina del progetto dellaKinder Ferrero, che ogni annofa giocare gratuitamente 1200ragazzi in provincia di Cuneo.Da tre mesi è anchetestimonial, assieme a MatteoManassero, della Federgolf.
la LUNA
Dopo le conferme sui palcoscenici internazionali della “premia-
ta ditta” Molinari, cosa pensa del fenomeno Manassero? «Matteo
ha appena chiuso una grande carriera da dilettante. Sono certa
che confermerà tutto il suo talento anche ora che è passato al
professionismo, sebbene dilettantismo e professionismo non sia-
no la stessa cosa».
Ha seguito il Masters di Augusta? «Certo. È stata una gara mol-
to avvincente e Mickelson ha meritato la vittoria finale».
Si diceva della sua vita molto ordinata e ricca di valori. Visto che lo
ha menzionato, le possiamo chiedere una riflessione sulla vicen-
da di Tiger Woods? «Mi è dispiaciuto molto vedere rovinata l’im-
magine di un fuoriclasse del suo calibro.
Certo, ha fatto delle cose che non condivido, ma sportivamente re-
sta un campione pazzesco. Senza Tiger , il golf perderebbe molto
appeal».
Prevede già la data del suo rientro in versione “Supermum”?
«Credo che in questo 2010 così speciale riuscirò comunque a di-
sputare 3 o 4 eventi del circuito europeo, vediamo se già da fine
luglio».
Il riferimento al prossimo Women’s British Open è lampante: le
avversarie sono avvisate…
DICONO DI LEI E DEL GOLF ITALIANO
GOLF CHE PASSIONE | 58
Il mondo politico e quello sportivo...«Il successo del golf italiano deve molto alla spinta della federazione e delsuo presidente Franco Chimenti. Un ottimo lavoro è anche quello che por-ta avanti Carlo Scatena, presidente del Comitato Regionale del Lazio. Lanuova politica introdotta sta rendendo questo sport più accessibile, dicen-do addio all’elite e ai fortini arroccati», dichiara il dott. Paolo Giuntarelli,Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde e Promozione del-lo Sport. «Questa crescita non lascia indifferente un’amministrazione pron-ta a rendere il golf uno sport di massa partendo dai nuovi campi pratica diTor Vergata e Centocelle». Alle voci amministrative si aggiunge anche quella dell’Onorevole AntonioGazzellone, consigliere comunale che parla di un’occasione unica per lacapitale:«Un grande momento con tante eccellenze -sostiene- e il golf ro-mano deve saper cogliere l’attimo… Offrire una città che sia traino nonsolo per monumenti, eventi culturali ed ospitalità religiosa, ma circoli stra-ordinari ed un clima favorevole, che possano rilanciare la nostra città an-che attraverso questa meravigliosa disciplina. Questa amministrazione lo
ha fatto con il Challenge, lo faremo an-cora con la richiesta della tappa
dell’Open d’Italia e in vista del2020».
Dalla politica al mondo dello sport. Per tradizione familiare Diana Lu-na tifa Roma, papà Carlo è un accanito giallorosso, anche se lei pre-ferisce definirsi una «moderata simpatizzante». Attualmente il padre è impegnato a curare i suoi rapporti con la stam-pa in giro per il mondo, ma quando insieme alla mamma Gloria scoprìin età già avanzata il piacere di giocare a golf, c’era anche qualcuno arendersi conto dello straordinario talento di Diana ragazzina che, per laserie «strani incroci del destino», avrebbe figurato proprio nell’ orga-nigramma della Società capitolina. Elena Turra, responsabile della comunicazione giallorossa, anch’essagolfista, ci rivela una Diana Luna inedita: «Diana a soli 12 anni era giàuna bambina prodigio, in quei tempi giocavo al Sestriere con i suoi ge-nitori e con lei mi è capitato di giocarci quattro o cinque volte. Per la suaetà era un fenomeno e mostrava già i grandi numeri che competono ai fuo-riclasse. Ricordo che anche i suoi istruttori sottolineavano spesso quantofosse brava e quanti margini di miglioramento avesse, erano certi cheavrebbe fatto strada. Paragonarla calcisticamente ad un giocatore dellaRoma? È difficile, Diana è molto brava». Il marito di Diana, Fabio, tifa Juve. Il derby in casa si dice sia accesis-simo tra consuoceri: il padre di Fabio è di fede biancoceleste e gli sfot-tò tra i due non mancano mai.
IN SCENA MATTEO MANASSERO, L’ENFANT PRODIGE DEL GOLF MONDIALEMiglior giocatore dilettante del mondo del 2009, è nato a Negrar, in provincia di Verona, nel 1993. Comincia a giocare a golf all’età di 3 anni e mezzo, frequentandoil circolo Gardagolf. Nel 2009, a soli 16 anni, arriva alla ribalta internazionale realizzando due imprese sportive: dapprima vincendo il prestigioso The AmateurChampionship, uno dei maggiori tornei per dilettanti, diventando il più giovane vincitore di sempre nella sua categoria e, conseguente alla vittoria, debuttandonell’Open Championship, uno dei 4 tornei “major” del golf. È lì che per la prima volta gioca al fianco di nomi del calibro di Tom Watson e Sergio Garcia. Lo scorso 9aprile Manassero ha battuto il record di Bobby Cole (Sud Africa), che resisteva dal 1967, divenendo il più giovane giocatore di sempre a passare il taglio,qualificandosi per i due giri finali del Masters di Augusta, all’età di 16 anni, 11 mesi e 22 giorni. È qui, che anche l’America si innamora di Matteo e delle suegesta, con le quali sta sublimando le platee golfistiche di mezzo mondo: ormai l’attenzione di tutti i media internazionali sono per il nostro giovanissimo
campione, scelto assieme a Diana Luna come testimonial della Federazione Italiana Golf. Manassero ha esordito da professionista lo scorso mese, al BMWOpen d’Italia disputatosi al Royal Park di Torino dal 6 al 9 maggio.
I PIÙ BEI CIRCOLI DEL LAZIO Il libro “Golf e Ambiente, viaggio nei percorsi di Roma edel Lazio”, edito da Darwin e patrocinato dalDipartimento Tutela Ambientale e del Verde ePromozione dello Sport, narra dei luoghi capitolini doveil connubio raggiunge la sua massima essenza. Il GolfClub Archi di Claudio é ubicato nel cuore del ParcoRegionale dell’Appia Antica. Nel Golf Club Arco diCostantino si respira la leggenda del mitico imperatore e il panorama fa risplenderetutte le bellezze della capitale. Il Golf Club Belmonte si situa fra gli alberi dellacampagna reatina ed è inserito in un complesso sportivo alle porte di Rieti. Il GolfClub Castelgandolfo sorge ai piedi di un palazzo del ‘600 che domina un craterevulcanico. Il Golf Club Centro d’Italia, si trova nei pressi del convento francescano“La Foresta”, ai piedi del monte Terminillo. Il Golf Club Fioranello si affaccia sui restidi un antico acquedotto romano, a breve distanza dai Castelli. Il Golf Club Fiuggi èuno dei più antichi d’Italia. Il Golf Club Marco Simone, nei pressi di Guidonia, esalta
la bellezza della campagna romana. Il Golf Club Marediroma, a metàstrada tra Roma e Anzio, contempla le bianche spiagge di Marina diArdea. Il Golf Club Oasi è un’incantevole angolo di verde nei pressi di
Aprilia. Il Golf Club Olgiata rende merito alla favolosa oasi di verde della Cassia. IlGolf Club Parco de’ Medici trasuda di storia e di poesia. Il Golf Club Parco di Romacelebra la bellezza della natura romana fra la via Cassia e la via Flaminia. Il GolfClub Le Querce, in prossimità di Monterosi, è considerato fra i più belli in Europa. IlGolf Club Roma Acquasanta, sull’Appia Antica, è il più antico d’Italia. Il Golf ClubTarquinia è situato vicino marina della cittadina da cui prende il nome conl’esclusivo panorama delle torri e delle mura medievali.
Campioni contro tutto e tutti. Nello sport sonotante le eccellenze che potremmo definire
inusuali, sfide difficili e storie di fuoriclassepredestinati. Nel golf, ad esempio, la star di pelle nera Tiger Woodsha espugnato uno sport tradizionalmente appannaggiodei bianchi, divenendo ciò che Micheal Jordan è statonel basket e Cassius Clay nel pugilato. Di storie particolari se ne trovano diverse. Nella vela, Bertarelli ha vinto con Alinghi sotto la
bandiera di un paese senza sbocchi al mare esenza tradizioni di mare, la Svizzera. E che dire dell’africano Kwame Nkrumah
Acheampong, ghanese dal nomeimpronunciabile (ma soprannominato “Il
Ghepardo delle Nevi)”, scopertosi slalomistanelle ultime Olimpiadi invernali di Vancouver.
E quanti gli atleti venuti alla ribalta nonostanteimpedimenti fisici: su tutti Lionel Messi, afflittodal deficit di “Gh”, il cosiddetto ormone dellacrescita che gli impediva di raggiungere
un’altezza accettabile per il calcio. Un altro argentino, Juan Martin Del Potro,
dall’alto dei suoi 2,07 mt di altezza, hascelto di non darsi alla pallacanestro
ma al tennis, uno sport che richiedespostamenti rapidissimi sul campo,
affermandosi comunque tra igrandi del circuito mondiale.
ALINGHI
TIGERWOODS
NKUR
MAH
ACHE
AMPO
NGLIONEL MESSI
QUELLI CHE VINCONO negli sport degli... altri
Madison Square Garden.Nino Benvenuti incontra EmileGriffith per il titolo di campionedel Mondo. Vincerà di fronte amigliaia di italiani da anni emigratia New York. Questa la storia di quel match e dei due cheseguiranno facendo entrare ipugili nella storia mondiale diquesto sport. Ma questa è anchela storia di due uomini che, 42 anni dopo, si incontrano di nuovo, stavolta sul ring dellasolidarietà. Griffith è malato di Alzhaimer e Benvenuti ha deciso di aiutarlo…
Boxe
spqort
TREMATCHNELLA STORIA
MATCH 1, 17-4-1967: winner Benvenuti Nino Benvenuti ci arriva da campione d’Europa dei pesi medi, titoloconquistato contro Pascal Di Benedetto al Palazzetto dello Sport di Roma perritiro all’undecimo round. Poi cinque match di collaudo, quattro dei qualisostenuti a Roma. Griffith vi arriva dopo una discussa vittoria contro DickTiger (la maggior parte dei giornalisti aveva assegnato il match allo sfidante) edopo un doppio successo ai punti contro Joey Archer: in una di questeoccasioni Benvenuti lo vede combattere per la prima volta dal vivo. Il matchtra i due è spettacolare: Nino al secondo round piazza un montante che stendeEmile, che però si riprende e rischia il KO su un destro alla tempia. Con ilpassare delle riprese Benvenuti sfoggia la sua velocità e si impone ai punti.
MATCH 2, 29-11-1967: winner Griffith È l’immediata rivincita del match precedente, i due non sostengono ulterioritest di avvicinamento. Non si combatte al Madison Square Garden ma alloShea Stadium del Queens. Incontro cruento, con Griffith che lo indirizza dallasua parte nel secondo round, grazie a un destro che incrina una costola aBenvenuti. Quest’ultimo prova a tenere in piedi il match, limitando lasconfitta ai punti, ma cedendo nettamente nel verdetto.
MATCH 3, 4-3-1968: winner Benvenuti Curioso un test fatto da Emile Griffith, che viene a combattere al Palazzo delloSport di Roma, dove sconfigge per KO al sesto round Remo Golfarini. Un testanche per Benvenuti, che batte ai punti in dieci riprese Charly Austin. Dei tre incontri è quello più equilibrato. La svolta arriva all’undecimo round,quando su un attacco di Griffith, Benvenuti piazza un sinistro d’incontro cheatterra l’avversario. Un momento chiave che varrà a Nino il verdetto ai punti,seppur di strettissima misura.
Nino Benvenuti
l’intervist
Stare seduti in mezzo a due miti del ring, lo si può
dire senza il rischio della scivolata nella retorica,
è come toccare con mano un pezzo di storia. Im-
maginiamo che la Sala delle Bandiere in Campidoglio
sia un grande, immaginario ring. Ad un angolo Nino
Benvenuti da Isola d’Istria, Italia, nell’altro Emile Grif-
fith da Saint Thomas, Isole Vergini. Siamo tra loro, po-
tremmo essere gli arbitri, ma non per dare le ultime
raccomandazioni prima del match, non dobbiamo se-
parare i contendenti e dare il canonico ‘boxe’. Siamo
solamente, insieme a tanti altri, testimoni di una stra-
ordinaria storia umana e d’amicizia. Emile da qualche
tempo a questa parte non ha più i riflessi di un tempo,
perché afflitto dal morbo di Alzheimer. Ciò non gli im-
pedisce simpatici atteggiamenti istrionici, come un
gancio destro appoggiato con un ghigno beffardo allo
scrivente, intento a chiacchierare con il suo antico ri-
vale. Ma in questo momento ha bisogno di aiuto e Nino
si è subito prodigato.
Nino, ci spieghi cosa è successo a Emile? «Ho saputo
che una persona che considero come un fratello si è
ammalata di Alzheimer, trovandosi con un sussidio di
appena 300 dollari, insufficiente non solo per pagarsi le
cure ma anche per vivere in maniera dignitosa. Sono an-
dato a trovarlo negli Stati Uniti, e li ho capito che biso-
gnava fare qualcosa per aiutarlo. La mia idea è di rac-
cogliere 100mila euro per un vitalizio a suo nome. Me-
rita una vecchiaia serena chi ha dato lustro alla boxe per
venti anni».
E così è nato il Magic Round. «Sì, un’iniziativa itineran-
te per raccogliere fondi anche tramite la vendita di un
libro, ‘’Diari paralleli’’ (di Mauro Grimaldi, prefazione di
Anita Madaluni, ndr), che racconta la storia delle nostre
sfide sul ring. Verso Emile mi sento legato da una sor-
ta di debito di riconoscenza. In fondo io non sarei diven-
tato grande senza le tre epiche sfide contro di lui. Mi
piace ricordare che Emile nella rivincita, nel secondo
round, mi ha rotto una costola e ho dovuto far ricorso a
tutte le mie energie, fisiche e morali, per finire il match.
Dico sempre che non si può non diventare amici di un
pugile con il quale hai diviso 45 round».
Già, quarantacinque round, tradotti in minuti fanno cen-
totrentacinque, tradotti in secondi fanno ottomilacento.
Tre incredibili battaglie combattute con lo sfondo di
un’Italia diversa, di un mondo diverso. Verrebbe quasi
Benvenuti, dopo diversi anni dai tre match mondiali, si prodiga
per aiutare Emile Griffith, leggendario avversario
che ora si trova in difficoltà: una storia da raccontare
NINO, IL RE DI UNAGENERAZIONE
foto Enrico RIPARIArchivio BENVENUTI
di Luigi PANELLA
TRE INCONTRI PER UN TITOLO | 63
da sezionare ognuno dei tre match, dividerli inserendo tra
un round e l’altro gli eventi che nella seconda metà degli
anni sessanta hanno cambiato in maniera drastica la so-
cietà. Nino arriva a New York in aereo, gli italiani palpitano
per lui come 34 anni prima avevano trepidato per un altro
grande italiano, Primo Carnera. Ormai i cittadini made in
Italy che vivono a New York, di italiano hanno probabilmen-
te solo il cognome, e pensano con la mentalità americana.
Non era ancora così ai tempi dei tre match. Ancora ‘Little
Italy’ non era completamente affrancata nel suolo stranie-
ro, aveva bisogno di simboli, di miti che ne rappresentas-
sero il riscatto. Ma anche in Italia il match ha una cassa di
risonanza enorme, tanto che vengono organizzati dei voli
per seguire dal vivo il match. Già il luogo è da brivido, il Ma-
dison Square Garden: un monumento che ospita boxe, ba-
sket, eventi sportivi di ogni tipo e spettacoli (attualmente è
nella 7° Avenue, tra la 31° e la 33° strada). In quello stes-
so impianto Emile Griffith è stato protagonista di un dram-
ma qualche anno prima, carnefice ed al tempo stesso vitti-
ma di una tragedia del ring. Un KO brutale, figlio di una vio-
lenza che non è propria di Emile si abbatte su Ben ‘Kid’ Pa-
ret, che morirà dieci giorni più tardi. Le polemiche impaz-
zano: si pensa che Griffith si sia voluto vendicare delle ac-
cuse di omosessualità rivoltegli dal suo avversario. Già,
l’omosessualità. Emile l’ha confessata dopo la fine della
carriera nel libro “Nine, Ten... and Out! The two worlds of
Emile Griffith’’. Griffith combatte anche contro una società
piena di pregiudizi, ha una durezza che fa subito pesare sul
rivale alle operazioni di peso. “Gli dico hello Emile dando-
gli una pacca sulla spalla”, racconta Benvenuti, e lui si ar-
rabbia: “Non ti permettere di toccarmi, io sono il campione
e devi rispettarmi”. Poi l’incontro. Nino mette giù Emile al
secondo round, ma nel quinto è lui ad essere sull’orlo del
KO. Man mano che si va avanti, la boxe intelligente di Ben-
venuti ha il sopravvento fino alla vittoria finale.
Qual è il momento più bello della prima esperienza? «Lo
slang dello speaker che annuncia la vittoria di ‘Naino’ Ben-
venuti, e poi la folla che mi attende a Milano al rientro e la
dimostrazione di affetto al ritorno a Trieste, da dove tutto
era cominciato». Per la seconda sfida, la rivincita, il ring
scelto è allo Shea stadium, ed il viaggio, forse per dare un
tocco di romanticismo al tutto, per seguire le orme di Car-
nera, o più semplicemente per evitare eccessiva pressione,
viene fatto in nave. Sulla Raffaello c’è un ring attrezzato e lo
spazio per la corsa non manca di certo. All’arrivo negli Usa,
scene da ‘Little Italy” con i tifosi che attendono Benvenuti con
stendardi di ogni tipo. Il match però lo vincerà Griffith, net-
tamente, anche se ai punti.
Nino, cosa non è andato in quel secondo match? «Penso sia
stata una questione di sensazioni, tutto troppo perfetto. Il
viaggio in nave, splendido, tranquillo, che però ha finito per
rilassarmi troppo. E poi la sede di allenamento, in una
splendida villa, dove però mi mancava l’odore della pale-
stra. Per ultimo lo Shea Stadium, capace di contenere
50.000 spettatori, troppo dispersivo, non riuscivo a sentire
il calore del tifo italiano. Il match poi è stato una sofferen-
za. Emile, con un gancio terribile nel secondo round, mi ha
rotto una costola e, per finire in piedi l’incontro, ho dovuto
EMILE ALPHONSE GRIFFITH, è nato a Saint Thomas (Isole Vergini) il 3 febbraio 1938. Inserito nella Hall of Fame come uno dei più grandipugili di ogni tempo. Diventato professionista nel 1958, combatte fino al 1977 collezionando 112 incontri con 85 vittorie (25 prima dellimite), 24 sconfitte (2 prima del limite) e 2 pareggi. Il dato più straordinario, però, sono i 24 titoli mondiali disputati nelle categorie dileggeri, welter e medi, in una epoca in cui, senza la insopportabile proliferazione di sigle, arrivare a battersi per il titolo non era certouna cosa da tutti. Per dare il senso di come Griffith sia stato parte di un’epoca, basti ricordare che una delle sue due sconfitteprima del limite gli è stata inflitta da Rubin Carter, detto ‘Hurricane’.
GIOVANNI BENVENUTI, detto Nino, nasce a Isola d’Istria nel 1938. Che sia un predestinato, lo si capisce dalla folgorante carrieradilettantistica, in cui vince praticamente tutto. Due volte campione d’Europa, poi l’apoteosi di Roma 1960, dove vince la medaglia d’oro neipesi welter. Per rendere il senso della grandezza della carriera dilettantistica, parlano i numeri: 120 vittorie, una sola sconfitta, peraltromolto dubbia. Passato al professionismo conquista tutti i titoli possibili. Titolo italiano nei medi contro Truppi, campione del mondo deisuperwelter battendo Sandro Mazzinghi, campione europeo dei medi contro Folledo, e mondiale contro Griffith. Mondiale che perde ericonquista contro Tom Bethea, prima di chiudere con la doppia sconfitta contro Carlos Monzon.D
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Apri gli occhi e sogna.
far richiamo a tutte le mie risorse. Le racconto un aneddoto.
Quando sono arrivato dal medico per farmi curare, questo mi
ha chiesto a che round sono andato KO».
Poi il terzo match nel Madison Square Garden ricostruito.
«Non era più come prima. Quei camerini cambiati, non sen-
tivo più le voci della storia. Ormai però mi ero americanizza-
to, ero a mio agio, tranquillo, ed infatti non ho sbagliato
match. Anche quella fu una battaglia, con il verdetto sul filo
deciso da un KO inflitto ad Emile nell’undicesimo round”.
E’ il 4 marzo 1968, l’Italia esulta con Nino, ma contempora-
neamente iniziano le occupazioni delle scuole e delle Uni-
versità, le prime vetrine cominciano a cadere durante le ma-
nifestazioni, gli studenti di destra e di sinistra iniziano a fron-
teggiarsi in un crescendo di aggressività che porterà a scon-
tri anche sanguinosi. Insomma il ‘Sessantotto’, uno dei gran-
di movimenti di massa che la storia recente ricordi, ha ini-
ziato a muovere i primi fragorosi passi.
Qui si chiude la trilogia con Griffith. Ma Lei, oltre che con
Emile, ha mantenuto contatti con i suoi avversari? «Quasi
con tutti. Monzon, ad esempio, lo sono andato a trovare in
carcere ed anche quando è venuto a mancare tragicamente
mi sono recato in Argentina. Ma anche con avversari meno
noti, ogni tanto mi capita di alzare il telefono e chiamare, fa-
re una sorpresa, che è sempre straordinariamente gradita.
L’eccezione? Sandro Mazzinghi. Con lui ho provato in tutti i
modi, ma ha sempre rifiutato il dialogo».
Tre incontri con Griffith, tutti disputati a New York, anche se
Lei ha un’altra grande città di riferimento. «E’ senza dubbio
Roma, alla quale sono legatissimo, anche perché è la città
nella quale ho vissuto di più e dove vivo tuttora».
La prima volta nella Capitale? «Nel 1954, per il campionato
nazionale novizi. Venni, vinsi e me ne tornai a Trieste con la
medaglia al collo. È la prima realizzazione del sogno che ini-
ziò quando pesavo 39 chili e vinsi il mio primo incontro,
un’esibizione sulla piazza del porto. Poi tra i novizi, superai
le eliminatorie provinciali, regionali ed interregionali, arrivai
a Roma, vinsi il torneo in finale con Guerra e venni premiato
con la Coppa Zanati come miglior pugile del torneo».
Nel 1954 era praticamente un ragazzino. Aveva 16 anni, ri-
copriva il classico ruolo del pugile che esce da una infanzia
difficile? «Assolutamente no, sfuggo allo stereotipo del pu-
gile che viene dalla povertà per emergere. Mio nonno e mio
padre lavoravano nel commercio del pesce ed a me non è
mai mancato niente, neanche in tempo di guerra. Probabil-
mente, se non avessi preso la strada del ring, avrei prose-
guito nella tradizione di famiglia».
CAMPIONI IN CAMPIDOGLIOBenvenuti e Griffith in Campidoglio hanno presentato illibro Diari Paralleli, edizione Il Levante, curato da MauroGrimaldi e Anita Madaluni, che è stata anche uno degliorganizzatori del tour promozionale 'Magic Round' (ideatoda Nino Benvenuti per aiutare economicamente, tramite lavendita del volume, l'ex rivale ammalato di alzhaimer) emoderatrice della conferenza stampa cui ha partecipatoanche il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il Delegatoallo Sport Alessandro Cochi, il Segretario Nazionale Anap,Fabio Menicacci, il Delegato del Sindaco per i rapporti conle ASL e per i rapporti con gli Enti ed Istituzioni sanitarie,Adolfo Panfili e Luciano Ferrari, imprenditore, tra ipromotori e i sostenitori dell’evento. I punti didistribuzione del libro sono visibili sul sitowww.magicround.com.
GRIFFITH E LA STAMPA MONDIALEL’incontro tra Benevenuti e Griffith ha avuto una grande eco sui giornali americani chehanno raccontato i match leggendari e l’attualità di due campioni uniti dall’affetto edalla solidarietà. A fianco, la pagina del Daily News dedicata all’avvenimento.
TRE INCONTRI PER UN TITOLO | 65
Una Roma diversa da quella di adesso? «Completamente
diversa. Era più tranquilla, a misura d’uomo, una specie di
enorme paese. Nel senso buono del termine, era una città
molto ‘provinciale’, nella quale la gente prediligeva, cerca-
va quasi con spontaneità il contatto umano, dove salutare
gli altri veniva naturale».
Un città che ora cercherà di coronare il sogno di organizza-
re i Giochi del 2020, a sessanta anni da quella indimentica-
bile edizione? «E io spero di dare un contributo, anche per
vedere come si è modificata nel tempo una manifestazione
di questa importanza. Quelle del 1960 furono le ultime
Olimpiadi a misura d’uomo, penso che con quelle dei nostri
giorni, per sponsor, incidenza delle televisioni, partecipa-
zione allargata a tantissimi atleti, a parte il fatto agonisti-
co, avrebbero poco in comune».
A Roma ‘60, l’oro nei welter fu vinto da un certo Nino Ben-
venuti... «E’ forse l’impresa che mi piace ricordare di più.
Dico sempre che se diventi campione del mondo, quando
lasci il titolo, vieni ricordato come ex campione. Se vinci
l’Olimpiade, invece, rimani sempre campione olimpico, non
sei mai ex».
Per il pugilato fu un’edizione indimenticabile. «Straordina-
ria. Ricordo l’esperienza al villaggio olimpico, la conoscen-
za con Muhammad Alì, che allora era conosciuto come Cas-
sius Clay e che aveva già un carisma straordinario».
Tempo dopo, rivedendola ad una trasmissione di Gianni Mi-
nà, Alì la definì, insieme a lui, il pugile più bello in circola-
zione. «Beh, magari oltre alla bellezza avevo anche qual-
che altra dote, ma Alì è sempre stato un birbone, pronto a
scherzare su ogni cosa».
QUANDO IL PUGILE ERA UNA STARUno stimato collega di Bologna ci raccontava che una volta, negli anni ‘60,notò che il centro della città era praticamente paralizzato. Lui pensò ad un
capo di stato, ad un stella del cinema americano, tipo Marlon Brando, DustinHoffman. Passa un ragazzino e, alla domanda chi fosse la causa di talebaraonda, il tipetto esclama a ugola estesa: ‘’Ma come non lo sai, c’è il
campione, c’è Nino Benvenuti’’. Ora l’ingorgo del traffico lo può creare uncalciatore: se a Piazza Venezia Francesco Totti si fa una passeggiata,
l’assedio dei fans è praticamente scontato, se la passeggiata se la fa unpugile italiano che va per la maggiore (non facciamo nomi, non è mai
simpatico), a malapena viene riconosciuto e si vede chiedere una foto o unautografo. Il problema del pugilato in decadenza è duplice: non c’è più uncampione di grande spessore, e poi si tratta di uno sport non più radicato
nella società. Senza tornare per forza ai favolosi anni trenta, in cui lapalestra era la strada e la maggior parte dei ragazzini sognavano di battersi
sul ring, basta fare una rassegna di film italiani neorealisti e post neorealistiper capire molte cose. Il ring c’è spesso, nelle commedie: memorabile un
Raimondo Vianello pugile per caso, vittorioso per caso, e poi picchiatobrutalmente dal ragazzo che vende le bibite. Il ring c’è spesso, anche in film
impegnati: basta ricordare i bellissimi lineamenti di Alain Delon,improbabile faccia da boxeur nel celebre ‘Rocco e i suoi fratelli’ di Luchino
Visconti. Il ring c’è spesso in tv: ‘Canzonissima’ 1968, condotta dall’excampione lombardo dei pesi medi Walter Chiari, si collega con un ring dove
danno luogo ad una esibizione l’attore Giuliano Gemma e Nino Benvenuti.Insomma, il ring lo trovavi
un po’ dappertutto, unluogo di ritrovo come può
essere adesso una sala dabiliardo. Ci salivi, provavila sensazione, magari ci
passavi sempre più tempo.Ora questo non succede:
non c’è un Nino Benvenutiche blocchi il traffico,manca però anche laspinta dalla base: la
fitness boxe è un buonfenomeno, ma non aiuta il
movimento.
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TRE INCONTRI PER UN TITOLO | 67
Altri tempi per il pugilato italiano. «Decisamente un’altra
epoca e altri pugili. E’ chiaro che le condizioni sociali com-
plessivamente migliori non giovano alla boxe, che da sem-
pre, salvo eccezioni, attinge negli strati meno abbienti del-
la popolazione. Ma indipendentemente da questo, una vol-
ta la palestra era un luogo di ritrovo. Veniva quasi natura-
le, ma non per la voglia di fare a pugni, di fare male. Si an-
dava per imparare l’arte del pugilato, per apprendere l’ar-
te della difesa nel vero senso del termine».
E oggi quest’ ‘abitudine’ si è persa? «Non è che si è persa,
però bisogna spiegare alcune cose. Se uno ha una discreta
tecnica di base, anche senza particolari insegnamenti e con
un minimo di allenamento, può andare a giocare a calcio con
gli amici. La boxe invece è diversa, bisogna impararla con
gradualità e pazienza, dopo quattro allenamenti non è im-
maginabile salire sul ring. Oggi c’è poca vocazione al sacri-
ficio, si vuole tutto e subito, e questo con la noble art non va
d’accordo».
Inoltre ci vuole tanto coraggio. «È alla base del pugilato. Il
senso della sfida, della lotta, fare a pugni non è per niente
facile. Quando ti batti, sin da bambino, il cuore ti va in gola,
è una sensazione fortissima che non tutti sono in grado di
sopportare».
Eppure Lei, nella veste di commentatore Rai, è spesso bo-
nario nei giudizi sui pugili attuali. «Quando commento un
incontro voglio spiegare l’essenza del pugilato, evidenzia-
re quelle cose che magari allo spettatore possono sfuggi-
re. In pratica, cerco di evidenziare il “bello” di quello che
viene trasmesso, anche perché per il “brutto” non c’è biso-
gno, quello lo vedono tutti...E poi non mi faccia fare troppe
critiche, io sono un figlio di questa boxe, anzi (correzione
non casuale, ndr) forse è meglio dire che sono figlio della
boxe».
Qualche pugile attuale che le piace? «Ma, io sono abba-
stanza fuori dall’ambiente. Senza voler fare polemica, non
ho avuto dalla federazione pugilistica italiana particolare
considerazione».
Allora qualche nome lo facciamo noi. Ad esempio un altro
campione olimpico, Roberto Cammarelle, è sprecato tra i
dilettanti? «Difficile rispondere a questo quesito, se ha scel-
to di non passare professionista va rispettato. Per fare una
scelta del genere bisogna essere determinati e consapevo-
li che può andare bene, ma anche andar male. Cammarel-
le è un buon pugile, ma bisognerebbe vedere tra i profes-
sionisti la sua capacità di assorbire i colpi».
Tra i pro, nei pesi massimi, vanno forte i due fratelli ucrai-
ni Klitschko. «Sono degli ottimi pugili, tipico prodotto della
scuola dell’Est. Ai miei tempi si diceva che se i pugili del-
l’Europa orientale fossero passati al professionismo avreb-
bero fatto terra bruciata. In realtà, pur avendo avuto un
buon impatto, non è stato così. E questa è la dimostrazione
che boxe professionistica e dilettantistica sono due sport
differenti».
La boxe resta uno sport in cui è possibile fare confronti tra
un atleta di 80 anni fa ed uno dei nostri tempi. «Si, anche
perché a livello tecnologico, ma tutto sommato anche di
preparazione, non è cambiato molto. L’unica cosa diversa
che mi viene in mente sono i guantoni. Ai miei tempi era più
piccoli, dentro c’era la lana, il crine. Oggi c’è la gomma piu-
ma e non si deformano, prima invece si consumavano e
quando accadeva il colpo diventava più secco».
Il colpo migliore di Benvenuti? «Parlerei di colpi migliori. Il
gancio sinistro e montante destro, anche se quello che por-
tavo maggiormente era il jab sinistro».
La nascita di questa arte la si de-
ve ad uno statunitense, tal Joe
Weider che inventò la più presti-
giosa competizione di Body Building al
Mondo, vinta per sette volte di seguito
dall’attuale governatore della Califor-
nia Arnold Schwarzenegger. Solo agli
inizi degli anni ’70 il Fitness conquista
l’universo femminile, grazie ad un al-
tro nome famoso, quello della bellis-
sima attrice Jane Fonda.
Probabilmente, dopo la corsa, è l’atti-
vità sportiva più praticata al mondo. È
il fitness, una parola che racchiude un
mondo condiviso da milioni di appas-
sionati di ogni età. L’origine del “fit-
ness” è statunitense: nasce infatti a
Venice Beach, California, a metà degli
anni ‘60 con Mr Olympia, la più presti-
giosa competizione di Body Building al
mondo, pensata e creata da Joe Wei-
der. In Italia Mr Olympia arriva nel
1989, in occasione dello svolgimento
del 1° Festival del Fitness. Ma in real-
tà il fitness è nato e si prarica ovunque
ci sia una palestra o uno spazio al-
l’aperto attrezzato.
Agli inizi degli anni ‘70, anche le don-
ne si avvicinano al “fitness”: grazie al-
l’apporto di una ex ballerina, Jacki So-
rens, l’aerobica venne abbinata alla
musica, trasformando così esercizi ri-
petitivi in una forma di divertimento: la
musica è capace di dare
quell’energia che fa supe-
rare con minor fatica movi-
menti pesanti, rendendoli
più facili da eseguire,
fornendo il giusto rit-
mo di esecuzione.
Grazie a questa
accoppiata vincen-
te - esercizio fisico e
musica - la ginnastica aero-
bica divenne la forma più po-
polare di attività fisica del
Nord America.
Negli Stati Uniti nacque una
vera e propria mania, alimen-
tata anche dall’apporto di una
grande attrice, Jane Fonda,
che fece dell’aerobica uno sti-
le di vita, ma anche un affare
con la A maiuscola: una quan-
tità innumerevole di palestre,
dove si poteva praticare la gin-
nastica aerobica, vennero aper-
te in tutti gli Stati Uniti.
Alla fine degli anni ‘70 anche
l’Europa apre le porte al fitness.
MENS SANA IN CORPORE SANO | 69
È uno degli sport piùdiffusi al mondo. E, anche in Italia,
è sempre più praticato da persone di ogni età
foto Getty Images
di Federico PASQUALI
NEL SEGNO DEL FITNESS
[ ]
L’attività fisica, grazie al boom
economico, iniziava ad uscire dal-
la tradizione degli sport olimpici,
trovando nuovi adepti negli sport-
divertimento da praticare in mon-
tagna, al mare o comodamente
nelle palestre della propria città.
Negli anni ‘80 il fitness inizia radi-
calmente a diversificarsi. Nascono
nuove specialità, metodi, tipologia
di esercizi, e anche le attrezzature
per praticare alcuni esercizi cam-
biano. Le palestre, luogo per ec-
cellenza per praticare il fitness,
sorgono in ogni città del mondo, e
il mercato diventa globale sotto
tutti i punti di vista. Non sono solo
i giovani a frequentarle, ma anche
persone di mezza età e anziani. In
questo periodo anche in Italia c’è
un vero e proprio boom, tanto che
nel 1989 nasce il Festival del Fit-
ness, che contribuisce anche al
proliferare di tante palestre su tut-
to il territorio nazionale consen-
tendo anche alle aziende tecniche
uno straordinario start up.
«L’idea di organizzare non solo un
evento, ma un vero e proprio festi-
val, è stata vincente fin da subito.
In quegli anni in Italia i praticanti si
erano moltiplicati, grazie
anche ai tanti imprendi-
tori che aprivano pale-
stre attrezzate non
solo per il body
building e a quelli
che lanciavano
sul mercato at-
trezzature inno-
vative. In Italia, o
meglio, nel mon-
do, non c’era un
festival che li ra-
dunasse tutti insie-
me, così il successo è stato imme-
diato», spiega Gabriele Brusten-
ghi, ideatore e patron del Festival
del Fitness.
Negli anni ‘90 l’industria del fit-
ness diventa una delle più impor-
tanti per giro d’affari nel campo
dello sport. Palestre, attrezzatura,
abbigliamento, prodotti alimentari
legati al benessere, tutto ciò che
riguarda il fitness raggiunge un
successo commerciale. Il fitness,
in tutte le sue sfaccettature, inizia
ad interessare sempre più, da una
parte i praticanti di altre discipline
sportive, dall’altra tutti gli strati
sociali.
Gli sportivi, ad esempio, frequen-
tano le palestre per allenare la po-
tenza e la resistenza, facendo pesi
e correndo sui tapis roulant, ma
anche vogando sul remoergometro
o pedalando. Inoltre entrano a far
parte della grande famiglia del fit-
ness l’acqua, con diverse speciali-
tà da praticare in piscina, o alcuni
attrezzi che consentono un diverti-
mento di massa, come lo spinning,
che raduna centinaia di persone in
una sola lezione.
Il nuovo millennio si apre con
l’esplosione dei programmi perso-
nalizzati di fitness. Oggi sono cen-
tinaia i tipi di allenamento ideati da
istruttori di tutto il mondo.
Il nuovo concetto che avanza è
quello del wellness, lo stare in for-
ma non solo fisicamente ma anche
mentalmente. Le nuove palestre
sono veri e propri centri per il be-
nessere psico-fisico della persona.
All’attività fisica, infatti, è sempre
più abbinata la pratica del rilassa-
mento e della cura del corpo in ge-
nerale.
MENS SANA IN CORPORE SANO | 70
STEPLa lezione di step (traduzioneinglese di gradino) prevede unaserie di esercizi dinamici di salitae discesa dalla piattaforma,seguendo un ritmo costantescandito dalla musica
CARDIO FITNESSAttività aerobica, svolta suattrezzature come il tapis roulant ela cyclette, che aiuta a bruciare igrassi
SPINNINGAttività aerobica/anaerobica digruppo su bicicletta fissa
PILATESProgramma di esercizi che siconcentra sui muscoli posturali,cioè quei muscoli che aiutano atenere il corpo bilanciato e sonoessenziali a fornire supporto allacolonna vertebrale
FUSIONUna nuova formula di allenamentoche combina bike, tappeti ekrankcycle
BOOTCAMPSistema di allenamento all’aperto,nato negli States e ispirato altraining dei Marines americani
STRIKE ZONEUn workout sensazionale per lamente e per il corpo, che tonifica edefinisce i muscoli, con focussugli addominali.
KRANKINGPermette di utilizzare la partesuperiore del corpo in modoarmonico, bruciando calorie emigliorando la stabilità corporea.
ACQUAGYMGinnastica in acqua, basata sumovimenti dolci a basso impatto.
GAGGinnastica per allenaredolcemente glutei, addominali egambe. È molto praticatosoprattutto dalle donne.
MENS SANA IN CORPORE SANO | 71
La 22esima edizione del Festivaldel Fitness, su 40.000 metri
quadri del Foro Italico, dal 10 al13 giugno, vive di quattro giorni
intensi, con centinaia di ore dilezione senza sosta da
mezzogiorno a mezzanotte. Unodei più affascinanti scenari del
pianeta è il biglietto da visita delFestival che dal 1989, prima diRoma a Rimini e Firenze, attira
visitatori attivi da ogni angolo delmondo. Un evento internazionale
dove, a partire dai bambini chetrovano spazio per fare attivitàfisica divertendosi, si arriva ai
frequentatori assidui, che vivonoanche 10 ore all’interno del
villaggio.
Maurizia Cacciatori è una delle più vincenti pallavoliste italiane e una delle più famose al mondo. Incarriera ha vinto 4 scudetti in Italia (Bergamo) e uno in Spagna (Tenerife), 4 Coppa Italia (3 conBergamo e 1 con Perugia) e 1 Coppa di Spagna (Tenerife), 3 Supercoppa Italiana (Bergamo), 3 Coppadei Campioni (2 con Bergamo e 1 con Tenerife) e 1 Coppa Cev (Napoli). In carriera ha vestito 228volte la maglia azzurra, vincendo l’oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2001, un bronzo e un argentoagli Europei del 1999 e del 2001. Quest’anno è stata scelta come testimonial del Festival del Fitness
Mondofitness, immerso nel verdedel Parco di Tor di Quinto, aprirà
le porte il 9 giugno, per dare inizio,come tradizione ad una maratonaestiva di fitness che si concluderà il16 settembre. Cento giorni di sport,
benessere e divertimento, perun’estate tutta da vivere all’ariaaperta. Mondofitness è giunto all’XIedizione, a testimonianza delgradimento sempre crescente cheraccoglie nella nostra città. Sarà una
grande palestra a cielo aperto di 30.000 mq, divisi in oltre 20 aree, trale quali fitness, sala pesi, indoorcycling, rowing, arti marziali, sport daring, danza, discipline acquatiche e daspiaggia. La manifestazione èpatrocinata dal Municipio XX, dalComune e dalla Provincia di Roma edalla Regione Lazio.
Torna invece, dopo alcuni anni diassenza, un grande appuntamentodello sport romano, il Big Gym, eventomultisport che per anni ha fattodivertire migliaia di ragazzi dellaCapitale. Dal 7 giugno all’8 agosto, alloStadio delle Tre Fontane dell’Eur, sipotranno praticare decine di disciplinesportive, dal basket al volley, dalbeach soccer al tennis. Il cuoresportivo della capitale pulserà
ininterrottamente per 14 ore dalle10.00 alle 00.00, seguendo uncalendario di lezioni che sisvolgeranno ad orari stabiliti e ditornei interni, previsti in molti deglisport praticati all'interno del villaggio,tutto accompagnato da un programmaintessuto da numerosi appuntamentidi intrattenimento e svago.Sessanta giorni di sport e fitnessall'aperto in un'area esclusiva: unapalestra outdoor di circa 12.000 mqper un'estate da vivere all'insegnadello sport e dell'attività fisica piùvariegata ed alternativa.
A Roma si moltiplicano i luoghi dove fare movimento
Da Mondofitness al Big Gym
Hip Hop International
Il Festival del Fitness nel cuore del ForoGroupCycling Dabliu
SuiteSpaArea
BeachVolley
UispFitness
Main Stage
Fiamme GialleBasketPlayground
Mountain 4 people
Mountain Expo
CanoaScuba
MuscleBeachGym
ItalianaExpo
FitnessFirst
UniversityFitnessOpen
UniversityFitnessOpen
DabliuBeach
Kids Village
FederazioneItalianaCanottaggio
IngressoUscita 1km
FitnessChallenge
Martial Arts
Bosu Stage
Pilates Arena
MacumbaStage
Esercito
PoleDance Csen
Stage
Mille e una corsa
GOLDENGALA
STADIO OLIMPICO
STADIO DEI MARMI
BeachTennis
XRKade
Asi Aqualand
Fidal
ItalianaFitness
FINALITÀHa lo scopo di favorire e di incentivare la realizzazione di nuovi impianti sportivi e sta-di ovvero la ristrutturazione di quelli già esistenti secondo criteri di sicurezza, fruibilitàe redditività dell’intervento e della gestione economico-finanziaria. L’obiettivo è quellodi garantire anche, nell’interesse della collettività, la sicurezza degli impianti al fine diprevenire anche fenomeni di violenza all’interno e all’esterno dei medesimi.
MODALITÀPiano triennale di intervento straordinario: prevede la concessione di contributi (tra-mite fondo speciale presso l’Istituto per il Credito Sportivo), previsti all’articolo 28,comma 4, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dal-la legge 29 novembre 2007, n. 222, e gli eventuali ulteriori contributi provenienti an-che dagli enti locali.
TEMPISTICA I soggetti proponenti devono presentare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, en-tro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, lo studio di fattibilità.
NUOVI IMPIANTI ITER
Individuazione dell’area a carico del Comune o del soggetto proponente (il club o so-cietà di capitali in accordo con la società). Studio di fattibilità, comprensivo delle va-lutazioni di ordine sociale, ambientale e infrastrutturale e del piano finanziario con l’in-dicazione delle eventuali risorse pubbliche e degli eventuali finanziamenti per la suapredisposizione.
Segnali di fumo nell’orizzonte dell’impiantistica
sportiva. Magari lentamente, ma comunque
qualcosa si muove per tentare di portare gli im-
pianti su livelli di eccellenza. La normativa in via di ap-
provazione parlamentare tratta delle modalità di co-
struzione di nuovi stadi o modernizzazione di quelli
esistenti, considerati in buona parte inadeguati ai più
elevati standard europei. L’occasione per parlarne è
stato il Disegno di Legge in materia. La strada è quel-
la del celebrato modello inglese. Ovviamente, però, in
versione un po’ riveduta. Non scomodiamo fantasmi di
Italia ’90, tristi ricordi di sprechi, morti bianche, opere
inutilizzate e abbandonate l’indomani. Nella legge si
parla solo di stadi. Lo spirito è finanziare interventi per
migliorie o, in alternativa, per la loro costruzione. In
questa eventualità l’iniziativa apparterebbe a un sog-
getto proponente (ad esempio un club) che dovrebbe
individuare l’area da destinare allo scopo, ovvero uti-
lizzare aree a discrezione del Comune di pertinenza.
Presentato e approvato il piano di fattibilità, vi sareb-
be la possibilità di accedere a finanziamenti del Cre-
dito Sportivo, attraverso un fondo creato all’uopo dal-
la Presidenza del Consiglio, con possibilità di inter-
vento finanziario ulteriore degli enti locali per un in-
vestimento che possa avere una efficacia sociale.
Motivazione: il suo valore al servizio della comunità.
Cioè palestre, piscine, ad uso di associazioni dilettan-
tistiche, enti di promozione sportiva, con possibilità di
prevedere centri commerciali, aree comuni, perfino
aree residenziali. Nel famigerato Novanta furono co-
struiti per il Mondiale due stadi “ex novo”: Bari e Tori-
no. Ambedue le città, ovviamente, avevano già il loro
impianto, dotato di pista di atletica che, notoriamente,
è nemica della visibilità e dello spettacolo calcistico.
Eppure, vennero costruiti due stadi che replicarono la
medesima e famigerata pista dalle caratteristiche, ov-
viamente, non strettamente “calcistiche”. Il modello
inglese, allora, non era ancora di moda. Adesso inve-
ce va per la maggiore, sebbene sia lecito sospettare
che un certo equivoco regni sovrano in materia e il
mantra d’oltremanica venga utilizzato per estendere
le finalità sportive degli stadi. Nelle brume nebbiose,
infatti, generalmente non sono previsti né centri com-
merciali né cinema. Lodevole, comunque, l’intenzione.
Quella di legiferare su un settore così importante e al
tempo stesso nebuloso come l’impiantistica sportiva.
Quella di voler rendere l’impiantistica di vertice del no-
stro paese all’altezza dei migliori stadi del mondo.
Quella di voler coniugare lo sport di vertice a quello di
“base”, attraverso la fruizione dell’impianto in via con-
tinuativa, anche da atleti non professionisti.
O almeno le opere di contorno, le palestre previste nel
ventre delle tribune, le piscine ubicate accanto agli
spogliatoi dei campioni. In fondo, a Roma, con questi
criteri già molti anni fa venne costruito l’attuale Fla-
minio. Perché non parlare di modello italiano, invece
di scomodare esempi britannici? Alla legge il compito
di indicare la strada; il passo successivo sarà la pro-
gettazione.
Alla fattibilità l’arduo compito di scindere le opere
sportive da quelle edilizie, gli stadi dai quartieri. L’ope-
ra “sociale” da quella speculativa.
L A N U O V A L E G G E ECCO COSA DICE
STADI
STADI NEL FUTURO | 73
OBBLIGHI
Il soggetto proponente si impegna a:• garantire l’equilibrio economico e finanziario della gestione dello stadio o, se inse-
rito, del complesso multifunzionale;• garantire le migliori condizioni di visibilità per gli spettatori anche in relazione alla
distanza tra le tribune e il campo di gioco;• prevedere locali da adibire a palestra, servizi commerciali, spazi destinati ad atti-
vità sociali ad uso della cittadinanza, anche mediante convenzioni con istituti sco-lastici, associazioni sportive dilettantistiche, federazioni sportive nazionali ed enti dipromozione sportiva;
• garantire la massima sicurezza degli stadi, tenuto conto della normativa vigente.
Nel caso della realizzazione di complessi multifunzionali il progetto può prevedere lo-cali e spazi da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e com-merciali;• diversificazione delle attività all’interno della struttura;• previsione di box o palchi per seguire le manifestazioni sportive da una posizione
privilegiata;• massima adattabilità alle riprese televisive;• previsione di un sistema di telecamere a circuito chiuso e di una centrale operativa
da cui siano visibili le immagini di tutte le telecamere, situata in un locale all’inter-no dello stadio.
RISTRUTTURAZIONE DI IMPIANTIAlle società sportive che ne abbiano, a qualsiasi titolo legittimo, l’uso prevalente. Pos-sono essere oggetto della cessione, unitamente allo stadio, anche le aree e le struttu-re ad esso funzionali o pertinenziali, quali parcheggi, aree di rispetto, costruzioni adi-bite a biglietteria, a pronto soccorso o ad accoglienza, eventualmente costituite da fab-bricati strutturalmente autonomi.L’acquirente deve garantire lo svolgimento di attività sportive, commerciali e ricettiveconnesse, ricreative e di spettacolo, nonché per le funzioni sociali e pubbliche cui glistadi sono destinati.Nell’atto di cessione dello stadio il comune deve specificare le destinazioni d’uso, an-che in variante alle destinazioni d’uso esistenti, degli stadi e delle aree funzionali epertinenziali, al fine di consentire l’utilizzo e lo sfruttamento economico quotidiano econtinuativo degli stadi e delle aree medesime. In tale contesto, il comune può preve-dere la possibilità di un ampliamento edificatorio delle cubature.Nel caso di fallimento della società sportiva il bene rientra nel patrimonio del comunenel cui territorio è ubicato.
NORME COMUNI Sono preferiti, in linea di massima, i progetti che prevedano la realizzazione di com-plessi multifunzionali destinati ad essere utilizzati durante l’intero anno e per eventianche sociali e culturali, che abbiano capacità di generare processi di riqualificazio-ne urbana e ambientale, che creino nuova occupazione nel territorio e che prevedanol’uso di tecniche innovative di costruzione e la realizzazione di impianti di produzionedi energie alternative, con particolare riguardo ai sistemi fotovoltaici idonei a genera-re energia elettrica a favore del territorio su cui è ubicato lo stadio.
foto Getty Images
di Luca ALEANDRILa Legge Butti-Lolliattende l’ok della Camera.Via agli impiantid’avanguardia
DICHIARAZIONI DEL SEN. AALESSIO BUTTI, FIRMATARIO DDL STADI AL SENATO
NEL FUTURO
{ Mi auguro che il Ddl sugli impianti sportivi trovi una rapida approvazione alla Camera, dopo l’ok unanime ricevuto alSenato ad ottobre. Il provvedimento punta alla realizzazione di stadi più sicuri e polifunzionali, e potrebbe essere unvolano economico per il Paese, coniugando le esigenze delle società sportive con quelle degli enti locali egenerando un investimento di 6 miliardi di euro con un’offerta di 85 mila posti di lavoro. Lo stadio deve diventare unluogo di famiglia, ospitare attività commerciali, ricreative e culturali, con il massimo del confort e della sicurezza.
DICHIARAZIONI DEL SEN. GGIOVANNI LOLLI, COFIRMATARIO LEGGE BIPARTISAN AL SENATO
{ La nostra legge rappresenta una grande opportunità per rinnovare la concezione dei grandi impianti nel nostro paese; ma anche per facilitare e snelliregli estenuanti iter burocratici oggi previsti per la costruzione o la ristrutturazione degli stessi tenendo naturalmente ben fermi i vincoli ambientali,idrogeologici e archeologici. Vogliamo favorire la nascita di impianti utili per le nostre città che, come nel resto d’Europa, siano capaci di remunerarel’investimento e non siano un peso per la comunità e per l’Ente Locale. Lo stadio deve diventare un luogo di tutti, da vivere tutta la settimana.
STADI NEL FUTURO | 74
Progetto Stadi UN DOSSIER DA CUI RIPARTIRE
Gli Europei 2016 prendono la strada di
Parigi. Ma, del dossier presentato dalla
nostra Federazione alla Uefa, rimane lo
straordinario lavoro che rappresenta una base
dalla quale ripartire per migliorare, anche a
livello infrastrutturale e di organizzazione, il
nostro Sistema Calcio.
A partire (e non solo) dagli stadi: nel rispetto
dei requisiti di candidatura indicati dalla UEFA,
l’Italia aveva inserito nel dossier 12 città,
premiando il lavoro fatto dalle Amministrazioni
Comunali che, in questi mesi, hanno
predisposto e portato a termine impegni
concreti per la presentazione di un dossier
rispondente ai requisiti UEFA.
Le città sulle quali si è lavorato a livello
progettuale sono Bari, Cagliari, Cesena,
Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Parma,
Roma, Torino, Udine, Verona.
I principali stadi italiani sono stati costruiti o
ristrutturati per i Mondiali del 1990. Alcuni,
come il Meazza di Milano e l’Olimpico di Roma,
sono stati poi ulteriormente rinnovati per
ospitare le finali di Champions League nel
1996, 2001 e 2009.
La Juventus ha già iniziato i lavori di
costruzione di un suo nuovo stadio.
Sono previsti poi tre nuove costruzioni: Torino,
Cagliari, Palermo; importanti ristrutturazioni
sono state previste negli altri stadi, attraverso
nuove coperture, minimizzazione delle piste
d’atletica, implementazione degli spazi
dedicati all’accoglienza per VIP con nuovi
skybox, riconfigurazione degli spalti per
assicurare una perfetta visione, miglioramento
del comfort dei servizi igienici e di ristoro, dei
posti dei diversamente abili.
Il tutto con una particolare attenzione allo
sfruttamento delle risorse, grazie all’ausilio di
impianti fotovoltaici, illuminazione a LED,
raccolta dell’acqua piovana, raccolta
differenziata dei rifiuti e riciclaggio dei
materiali da costruzione. Si attende
chiaramente una legge passata in Senato ed
ora all’esame della Camera appoggiata
bipartisan. Il lavoro di questi mesi ha
permesso di gettare ulteriori basi per una
accelerazione nella modernizzazione delle
infrastrutture sportive, per l’adeguamento alle
normative di sicurezza agli standard
internazionali delle competizioni UEFA, per
una nuova consapevolezza del valore del calcio
come eredità per le generazioni future.
STAD
I NEL F
UTUR
O
DICHIARAZIONI DELL’ON.
CLAUDIO BARBARO,
RELATORE DDL STADI ALLA CAMERA
Onorevole, a che punto siamo? «Siamo nella fase di
discussione generale e stiamo per iniziare le audi-
zioni. Non siamo quindi ancora entrati nel merito
dell’articolato. La volontà politica c’è ma certamen-
te prima dell’estate sarà difficile che si giunga ad una
approvazione da parte della Camera, soprattutto in
assenza della spinta derivante dagli Europei 2016».
Qual è l’obiettivo di questa iniziativa legislativa? «Si-
curamente snellire le procedure così da permettere
un immediato intervento sugli impianti, costruendo-
li o ristrutturandoli. Quest’aspetto dovrebbe rinfor-
zare le potenzialità economiche e finanziarie dei club
calcistici».
Merita davvero questo calcio così tante attenzioni?
«Già qualche anno fa, come centro destra e come en-
te di promozione, avevamo sollevato il problema di
come potesse cambiare la struttura del calcio italia-
no, venendo meno quel vincolo di solidarietà che ne
aveva caratterizzato lo sviluppo nel dopoguerra. Al-
lora si era sussurrato di una svolta epocale, poi si è
constatato che molti calcoli fossero decisamente ine-
satti. Il problema di base era il rinvigorirsi di un cer-
to egoismo del calcio nei confronti delle altre disci-
pline sportive. Sono i numeri ad evidenziarlo: oggi
l’indebitamento dei club di serie A è di circa 2 miliar-
di e non è un caso. Se pensiamo che l’obiettivo era
quello di eliminare l’elemento sociale per mettere in
rilievo quello finanziario, forse qualcosa non è anda-
to secondo le previsioni».
Siamo sicuri che gli introiti sono stati previsti in mo-
do ragionevole o potrebbe verificarsi l’ennesimo cal-
colo sbagliato del settore? «In realtà, in questo set-
tore ogni analisi preventiva sembra sempre rosea,
salvo scoprire spine a ogni angolo. Con l’avvento del-
la pay tv si è verificato qualcosa di analogo; i diritti
sono stati sopravvalutati e, una volta avuta la stima
corretta, c’è stata un’inversione di marcia tanto do-
lorosa quanto inevitabile. In Italia l’unico esperi-
mento finora tentato sulla strada degli impianti di
proprietà è il Giglio di Reggio Emilia. Costruito tra le
fanfare, oggi è in liquidazione. Non credo che tutte
le squadre, o le città, possano sopportare esperi-
menti del genere, che mi sembrano adatti solo a
metropoli dal grande seguito calcistico. Per il resto,
qualche dubbio esiste».
{
Claudio Barbaro, deputato,presidente ASI, ConsigliereNazionale del CONI nonchéesperto di tematiche sportive.È relatore del Ddl sugli stadi
STADI NEL FUTURO | 75
Capienza: 75.498Capienza UEFA EURO 2016: 71.290Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 186Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 829
Principali interventi: realizzazione di nuove aree da destinare a uffici e spazicommerciali; realizzazione di 50 nuovi skybox e ammodernamento dei 30 giàesistenti; interventi finalizzati al miglioramento della visibilità, della circolazionee della sicurezza; realizzazione di aree ospitalità esterne; Implementazione delnumero dei servizi igienici e di ristorazione; 218 posti riservati ai diversamenteabili motori e 60 ai diversamente abili visivi e uditivi.
MILANO | Stadio San Siro - Giuseppe Meazza
Capienza: 45.151Capienza UEFA EURO 2016: 40.637Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 9Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 416
Principali interventi: ampliamento della copertura esistente; realizzazione di 50skybox; Interventi finalizzati al miglioramento della visibilità; realizzazione diaree ospitalità esterne; implementazione del numero e della qualità dei serviziigienici e di ristorazione; incremento postazioni riservate ai diversamente abilimotori da 50 a 130, oltre a 40 posti riservati ai diversamente abili visivi e uditivi.
BARI | Stadio San Nicola
Capienza: 31.653Capienza UEFA EURO 2016: 30.606Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 11Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 351
Principali interventi: costruzione del nuovo stadio nel sito del Sant’Elia. Le tribunesono sviluppate su un unico anello per ottimizzare la visibilità; realizzazione di40 skybox; realizzazione di una struttura esterna modulare e smontabile acomplemento delle superfici interne destinate ai media; realizzazione di areeospitalità esterne; 105 posti riservati ai diversamente abili motori e 30 postiriservati ai diversamente abili visivi e uditivi.
CAGLIARI | Karalis Arena
Capienza: 66.968Capienza UEFA EURO 2016: 60.216Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 148Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 823
Principali interventi: interventi finalizzati al miglioramento della visibilità;realizzazione di 80 skybox; realizzazione di aree ospitalità esterne;implementazione del numero e della qualità dei servizi igienici e di ristorazione;incremento postazioni riservate ai diversamente abili motori da 200 a 240, oltrea 60 posti riservati ai diversamente abili visivi e uditivi.
ROMA | Stadio OlimpicoMATERIALE TRATTO DAL DOSSIER PRESENTATO ALLA UEFA DA PARTE DELLA FIGC IN VISTA DEGLI EUROPEI DEL 2016
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LA U
EFA
STADI NEL FUTURO | 76
Capienza: 31.800Capienza UEFA EURO 2016: 30.598Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 3Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 305
Principali interventi: realizzazione di nuova tribuna coperta con integrazione diimpianto fotovoltaico e parte inferiore telescopica per facilitare gli allestimenti diconcerti e convention senza dover utilizzare il campo di gioco; realizzazione di40 skybox nella nuova tribuna; implementazione del numero e della qualità deiservizi igienici e di ristorazione; 100 postazioni per i diversamente abili motori e30 per i diversamente abili visivi e uditivi.
CESENA | Stadio Dino Mauzzi
Capienza: 31.652Capienza UEFA EURO 2016: 30.087Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 44Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 392
Principali interventi: Realizzazione di nuove aree ai lati della Tribuna Principaleda destinare ai servizi per Euro 2016 e successivamente a negozi e uffici;ampliamento della copertura esistente; realizzazione di 41 skybox;implementazione del numero e della qualità dei servizi igienici e di ristorazione;124 posti riservati ai diversamente abili motori e 30 posti riservati aidiversamente abili visivi e uditivi; realizzazione di area ospitalità esterne.
FIRENZE | Stadio Comunale Artemio Franchi
Capienza: 63.250Capienza UEFA EURO 2016: 56.898Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 23Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 379
Principali interventi: realizzazione di nuova copertura con impianto fotovoltaicointegrato; eliminazione della pista di atletica; risagomatura e rifacimento deglispalti dell’anello inferiore al fine di migliorare la visibilità; realizzazione di 82skybox; implementazione del numero e della qualità dei servizi igienici e diristorazione; incremento postazioni riservate ai diversamente abili motori, da192 a 200, e 60 posti riservati ai diversamente abili visivi e uditivi.
NAPOLI | Stadio San Paolo
Capienza: 35.074Capienza UEFA EURO 2016: 33.866Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 22Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 269
Principali interventi: costruzione del nuovo stadio nel quartiere Zen, come motoreprimario di riqualificazione dell’area; tribune sviluppate su due anelliottimizzando al massimo la visibilità; interventi improntati alla sostenibilitàambientale ed alla semplicità gestionale grazie anche alla realizzazione di ampiesuperfici commerciali interne ed esterne; realizzazione di 56 skybox; 100 postiriservati ai diversamente abili motori e 30 ai diversamente abili visivi e uditivi.
PALERMO | Stadio di Palermo
STADI NEL FUTURO | 77
Capienza: 31.297Capienza UEFA EURO 2016: 30.225Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 64Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 390
Principali interventi previsti: ampliamento della copertura esistente; realizzazionedi una nuova tribuna; realizzazione di 40 skybox; implementazione dei serviziinterni; implementazione delle superfici di parcheggio riservate; implementazionedel numero dei servizi igienici e di ristorazione; incremento postazioni riservateai diversamente abili motori da 80 a 100, e 30 posti per i diversamente abili visivie uditivi.
PARMA | Stadio Ennio Tardini
Capienza: 41.192Capienza UEFA EURO 2016: 40.012Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 109Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 856
Principali interventi: costruzione del nuovo stadio nel sito dello Stadio delle Alpi;tribune sviluppate su due anelli ottimizzando al massimo la visibilità;realizzazione di un’area commerciale complementare, di 8 aree ristorante internee di un museo; realizzazione di n. 66 skybox; realizzazione di aree ospitalitàesterne; 190 posti riservati ai diversamente abili motori e 80 posti riservati aidiversamente abili visivi e uditivi.
TORINO | Stadio Juventus
Capienza: 41.254Capienza UEFA EURO 2016: 40.026Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 35Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 357
Principali interventi: eliminazione della pista di atletica; riconfigurazione degli spalticon avvicinamento al campo; ampliamento della copertura esistente; realizzazionedi 50 skybox; implementazione del numero e della qualità dei servizi igienici e diristorazione; incremento postazioni riservate ai diversamente abili motori da 71 a144, oltre a 40 posti riservati ai diversamente abili visivi e uditivi; realizzazione diaree ospitalità esterne e nuove aree per servizi.
UDINE | Stadio Friuli
Capienza: 31.391Capienza UEFA EURO 2016: 30.089Gare di competizioni internazionali disputate negli ultimi 20 anni: 8Gare di competizioni nazionali disputate negli ultimi 20 anni: 648
Principali interventi: integrazione di impianto fotovoltaico nella coperturaesistente; riconfigurazione degli spalti; interventi finalizzati al miglioramentodella visibilità; realizzazione di 40 skybox; implementazione del numero e dellaqualità dei servizi igienici e di ristorazione; incremento postazioni riservate aidiversamente abili motori da 67 a 105, oltre a 32 posti riservati ai diversamenteabili visivi e uditivi; realizzazione di aree ospitalità esterne.
VERONA | Stadio Marcantonio Bentegodi
Addio vecchia Inghilterra. Soprattutto addio all’at-mosfera che si respirava nei vecchi stadi, tra fol-le pigiate dietro le porte che ad ogni gol venivano
giù. Ancelotti è rimasto conquistato dall’atmosfera che sirespira nei teatri della Premier: che cosa avrebbe dettodei cori che rimbombavano sotto le tettoie, sostenute dapali di ferro battuto dal sapore vagamente retrò? Campifangosi battuti dai tackle, accompagnati da boati, tiri im-probabili di terzini da quaranta metri, centravanti spi-lungoni a fare la torre. Il calcio inglese che conquistaval’Europa negli anni settanta era l’espressione di un gio-co maschio, in opposizione al calcio di tocchi del mondolatino. Intorno, le vie dai tetti spioventi, le nebbie dellecinque della sera, lo sferragliare della metro, il culto dei“programs” e quello delle coccarde, le finali di Wembleydalle torri che svettavano fin dall’uscita dell’omonimastazione. Ma il fascino del calcio inglese era nei vicoli, neltratto di muro della vecchia gradinata Shed che il nuovoChelsea ha voluto conservare in omaggio al passato, alCraven Cottage dove si esibisce il Fulham ancora ai gior-ni nostri. Inaugurato nel 1879, sorgeva nelle campagne(allora) londinesi. La sede sociale, incastonata in un fabbricato meraviglio-so attiguo alle gradinate, era una vecchio capanno di cac-cia reale, quando quell’area verde che costeggia il Tami-gi era ancora lontana dal centro abitato ed oggi è purocentro. L’Arsenal che gioca, anzi giocava ad Highbury, findal 1913. Qui giocò l’Italia campione del mondo, quandogli inglesi maestri del calcio si limitavano a sfidare i pri-mi della classe. Si giocò qui in omaggio al club, che i quel-l’occasione dava alla nazionale sette giocatori. Gli azzurri, pur sconfitti per 3-2, si meritarono l’appel-lativo di “leoni”. Oggi Highbury non esiste più, in osse-quio al nuovo e bellissimo calcio per teletubbies, e nullaha potuto nemmeno la facciata dell’East Stand, del 1936,monumento nazionale di seconda classe.
STADI NEL FUTURO | 78
Gli stadi inglesi, dal vecchio Highbury
al sempreverde CravenCottage, modelli di uncalcio vissuto a “casa”. [ ]
STADI NEL FUTURORITORNO
AL PASSATO
Ron Yeats, capitano del Liverpool, ammira pensieroso ilterreno di gioco dell’Anfield. Stile compunto, inglese.
Rigido come le inferriate dello stadio che lo avvolgonoinsieme alle nebbia tetra in lontananza.
C’è una coppa da mettere in bacheca. Quella del 1970
Era il palcoscenico dei vecchi eroi, dove poteva capitareperfino che un giorno l’Arsenal fosse in dieci, per unapartita contro il Reading del 1916, e venisse rintraccia-to sugli spalti un vecchio terzino ritiratosi da anni. BobBenson scese negli spogliatoi, ritrovò la sua maglia e gio-cò, sospinto dal ruggito della folla, che lo sostenne finoall’ennesima discesa sulla fascia, interrotta solo da uninfarto fatale. Attraversi Londra e trovi l’Accademia del West Ham, ipub intorno al Boleyn, dove anche il campione del mon-do Bobby Moore aveva pensato di investire in vista diuna vecchiaia mai raggiunta. Oggi il 6, il suo numero campeggia in una linea di abbi-gliamento claret and blue, i colori del club, ad imperitu-ra memoria. Per non parlare, oltre il Tamigi, del vecchioDen, “la tana” del Millwall, che non ha mai vinto e nonvincerà mai niente, e il cui motto dei tifosi era, ed è, «nes-suno ci vuole e noi ce ne freghiamo». Il vecchio Den, oggisostituito da uno dei tanti stadi modello che ha ripulitonon poco l’immagine del club, sorgeva invece tra vecchie
carrozzerie, edifici popolari, cunicoli fatiscenti. Le tettoie erano disposte in modo casuale, interrompen-dosi a metà della loro lunghezza, il peso degli anni sem-brava annullarsi quando la folla arrabbiata del SouthLondon riempiva le gradinate, infrequentabili per gliestranei. Era un filo che sembrava ripercorrere la storia di questopaese attraverso i decenni, dai calzoncini lunghi fino alginocchio del Primo Dopoguerra a quelli cortissimi deglianni Settanta, quasi sulla scia glamour di una certa si-gnorina Quant, che è passata alla storia per aver inven-tato la minigonna. La Londra di Carnaby e la Liverpool dei Beatles, la Kopdi Anfield dal suo inno celeberrimo, “you’ll never walkalone”, ripreso perfino dai Pink Floyd. Capelli lungi e ba-settoni, sciarpe popular, braccia al cielo al gol di Mc Der-mott, le latrine fatiscenti di cui non si lamentava nessu-no, la rivalità con il Manchester di George Best, l’uomoche ha detto «se fossi stato brutto non avreste mai senti-to parlare di Pelé».
STADI NEL FUTURO | 79
Il capitano dello Stoke City, McGrory, si accinge ascendere in campo col pallone in mano. Sta periniziare la battaglia contro l’avversaria. C’è chi uccidel’attesa con le leccornie del venditore ambulante
STADI NEL FUTURO | 80
Chi non ha mai vissuto questo si meraviglia di questocalcio in cui gli hooligans sembrano sconfitti per sempre.Eppure, nonostante sembri tutto un inno alla perfezio-ne, i vecchi tifosi, strana razza, soffrono un po’ di nostal-gia. A Manchester nasce un club di vecchi sostenitori del-lo United che sono stanchi di andare ad Old Trafford, trabiglietti carissimi, telecamere, stewards ad ogni angolo,posti tutti numerati. E rifiutano tutto questo non perché vogliano creare pro-blemi, ma solo perché sentono di aver perso il loro calcioche era elemento di coesione, di comunità, un rito, nonun passatempo. E allora fondano una squadra di semi-professionisti ed esultano per ogni vittoria come fosse
7 settembre 1935.Al Brentford ibambini vengonoinvitati a sedersinei seggiolini aridosso del campodi gioco. I piccolifremono per poterammirare da pochimetri i propri eroisul terreo di gioco.Non è facile frenarela loro euforia.Nella foto in bassoun altro scatto diuno stadio, vecchiostile, senza pista diatletica e con itifosi vicini alcampo
Dagli anni del bianco e nero agli anni‘70. Sciarpe al cielo ed applausiscroscianti da parte dei proprisostenitori agli eroi dell’Anfield Road.L’Arsenal è campione d’Inghilterra,come si evince dal sorriso dellapropria gente
una Champions. Hanno ab-bandonato Old Trafford sem-plicemente perché non lasentono più come casa loro. Questa era la forza stori-ca di questo sport, e forse,in parte, lo è ancora, perchénessuno vuole ammettere come tutto sia cam-biato. Attualmente, il calcio vorrebbe sempre più vi-vere di spettacolo, e allora entrerà in competizione conmille altri modi di trascorrere un week end. E chissà se basteranno cento telecronisti che urlanoad ogni tiro, ad ogni lancio, ad ogni parata per far cre-dere a tutti che il pallone non sia diventato di plastica.
Una lontana giornatad’Agosto all’Highbury.Inizia la stagione1933-34 e l’Arsenalsfida davanti alproprio pubblico ilBirmigham City.Qualche fortunatospettatore riesce acoprirsi dal sole sottole tettoie cherichiamano gliippodromi inglesi
Londra, 1936. Lo speaker ufficialecol megafono annuncia
le formazioni che scenderanno
in campo
STADI NEL FUTURO | 81
foto Ciamillo-Castoria
di FRANCESCA MEI
I PROTAGONISTI | 83
TUTTO INIZIA COSÌGigli inizia il suo percorso di cestistanel Vigna Pia. Già promette un: eccolonella foto alzare, sorridente, la suaprima coppa. Prosegue la suamaturazione al San Raffaele e allaFortitudo Roma. Poi decide di andare afarsi le ossa a Reggio Emilia e a Treviso.Accumula la giusta dose d’esperienzache gli permette finalmentedi approdare nel 2009 aRoma, la sua amata città.Finalmente corona il sognod’infanzia.
Semplicemente un sogno che si realizza.
Per Angelo Gigli, 27 anni, romano, gio-
care nella squadra di cui è sempre sta-
to grande tifoso sin da piccolino, significa
semplicemente questo: un sogno che diven-
ta realtà. “Angelone” o “Giglio”, come lo chia-
mano i suoi amici e compagni di squadra, è al
suo secondo anno con la maglia della Lotto-
matica Virtus Roma, la squadra di massima
serie della Capitale, di cui l’Ingegnere Clau-
dio Toti è proprietario e presidente. Dopo
aver iniziato da piccolo in alcune società sto-
riche della pallacanestro romana, Angelo la-
scia la sua città per poter crescere e fare la
gavetta, prima a Reggio Emilia e poi a Trevi-
so, per poi tornare finalmente lo scorso an-
no a casa, dove ad aspettarlo ha trovato la
sua famiglia e i suoi amici.
Tutti a Roma lo indicano come la futura
bandiera della Virtus; in cuor suo lui ci spe-
ra «ma –ci tiene a precisare– l’unica vera
bandiera da 16 anni a questa parte è il ca-
pitano storico della Virtus, Alessandro To-
nolli. Poi si vedrà. Per diventare bandie-
ra di una squadra devi lavorare sodo e
devi meritartelo. Di strada da fare ce
ne è ancora tanta. Per me “Tonno” è sempre
stato un punto di riferimento dentro e fuori il
campo, e prendere il suo posto un giorno per
me sarebbe un grande onore, oltre che una
grande responsabilità. Per ora sono più che
felice di vestire questa maglia. Era il mio so-
gno da bambino e sono molto contento di ave-
re avuto questa opportunità, non potevo chie-
dere di più.
Per un romano giocare nella propria città,
rappresentarla non solo in Italia ma anche
all‘estero, quando si gioca in Eurolega, è una
grande soddisfazione e una sensazione bel-
lissima. Ho sempre dato il massimo, ma ora
che vesto i colori di Roma cerco di dare ogni
volta il 110 per cento».
Un attaccamento alla città, alla Virtus, ma
anche alla Roma calcio. «Si, è l’altra mia
grande passione sportiva. Quando posso va-
do allo Stadio Olimpico e mi porto dietro, ol-
tre a mio fratello Emanuele, anche qualche
mio compagno di squadra. Di solito vengono
con me Jacopo Giachetti e Tadija Dragicevic
con il suo gemello. Questi ultimi, serbi, sono
ormai diventati grandi tifosi romanisti».
Core de RomaANGELO GIGLI
LO SPORT MILITARE | 84
Ci racconti dello spot che
hai girato a Trigoria con
Francesco Totti? «Si è trattato
di uno spot promozionale che è
andato anche sui mega schermi
dell’Olimpico per promuovere
un’iniziativa di beneficenza portata
avanti da Virtus Roma e Roma calcio e
che ha portato le due squadre a gioca-
re partita di calcio a cinque e di basket
in una bella serata di dicembre in un
Palalottomatica colmo di gente. È
stato molto divertente girare lo
spot con il Capitano. Devo dire che
lui ormai è un provetto attore, ma
anche io non me la sono cavata
male: in fondo il primo ciak è
stato subito quello giusto!».
Tornando al basket, puoi
raccontare come si svolge
la tua giornata tipo? «La mia
giornata gira tutta intorno al-
la pallacanestro. Nel periodo,
in cui non si gioca più l’Euro-
lega, il lunedì è solitamente di riposo e mi de-
dico alla mia nuova casa, a sistemare il giar-
dino. Se è una bella giornata vado anche a pe-
sca, il mio hobby preferito. Quando c’è l’Eu-
rolega però, o quando giochiamo i playoff,
non c’è un attimo di respiro: si mangia, si dor-
me e si gioca a basket tutta la settimana. A
regime normale, invece, dopo il riposo del lu-
nedì, il martedì torniamo in palestra con due
sedute di allenamento: la mattina pesi, atle-
tica e tiro, poi a casa per il pranzo e un po’ di
riposo. Nel tardo pomeriggio ci ritroviamo al
campo. Iter identico mercoledì e venerdì. Gio-
vedì e sabato abbiamo una sola seduta».
E quando c’è la partita? «La mattina faccia-
mo un po’ di tiri al Palalottomatica, quando
giochiamo in casa, o al Palasport di un’altra
città quando siamo in trasferta.
Il nostro quartier generale è il Palazzetto del-
lo Sport, ma la settimana in cui giochiamo in
casa capita spesso di andare ad allenarci al-
l’Eur, al Palalottomatica.
Una volta è accaduto che qualcuno pensava
di doversi allenare al Palalottomatica, invece
«Angelo Gigli è stata una delle scoperte più po-sitive e interessanti dal punto di vista perso-nale. È un bravo ragazzo, un grande lavorato-re, di poche parole ma di grande sostanza. Inpiù, cosa rara in questi periodi di professio-nismo spinto, è un ragazzo sinceramente at-
taccato alla sua romanità. E questa è una delle chiavi per capire il suo
sincero attaccamento alla squadra e alla società. Tecnicamente è un lungomoderno, molto dinamico, che difensivamente dà all’allenatore unamolteplicità di opzioni: la sua agilità e la sua mobilità sui piedi glipermettono infatti di poter marcare anche giocatori più piccoli. Offensivamente, ha ancora interessanti margini di miglioramento rispettoalla sua bi-dimensionalità: può attaccare da lontano contro avversari piùlenti e attaccare anche da vicino contro avversari più bassi. In coppia conAndrea Bargnani, l’altro cestista romano, può essere l’architrave percostruire i successi della nazionale di Pianigiani».
Angelo Gigli ha fatto incetta di premi nel2010. Ha ricevuto il Premio Ussi Roma2010, assegnatogli dalla stampacapitolina, e quello del Coni Provinciale di
Roma, uno dei più importantiriconoscimenti per un atleta della
nostra città. Nella foto in alto(Premio Ussi) è con Giovanni
Malagò e in basso (PremioConi) con la Bascelli
campionessa dicanottaggio..
Due premi in un giorno
MA
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IL COACH DICE DI LUI
quel giorno ci allenavamo al Palazzetto,
così è arrivato tardi all’appuntamento
dopo aver attraversato tutta Roma.
Il giorno dopo però ha portato i pasticci-
ni nello spogliatoio, così si è fatto perdo-
nare dai suoi compagni, dal coach e da
tutto lo staff.
È rito portare i pasticcini in spogliatoio al
termine di un allenamento quando qual-
cuno compie gli anni: il festeggiato paga
per tutti!».
Passiamo al basket in campo, come vedi
quest’anno la Virtus? «Abbiamo iniziato
benissimo la stagione, facendo un’ottima
prima parte di Eurolega, andando a bat-
tere alcune fra le squadre europee più
forti di sempre su campi difficilissimi. Poi
abbiamo avuto un calo e le troppe scon-
fitte consecutive hanno portato l’allena-
tore Nando Gentile a dimettersi.
Quando si perde tanto il tecnico è il pri-
mo a pagare. Si era venuta a creare una
atmosfera negativa anche con il nostro
pubblico, così Nando ha scelto di lascia-
re la squadra. Avevamo tutti un bel rap-
porto con lui e ci è dispiaciuto».
Il nuovo allenatore… «È arrivato Matteo
Boniciolli che ci ha aiutato a riprenderci
soprattutto a livello mentale. Con lui è
iniziata una striscia positiva di vittorie,
specie in casa, che ci ha ridato nuova
linfa. Ora siamo mentalmente pronti ad
affrontare la nuova stagione».
Quella di quest’anno è stata una Virtus
incentrata sui giocatori italiani, cosa ne
pensi? «Penso che il presidente Toti ab-
bia avuto un grande coraggio ad investi-
re sugli italiani.
Non è da tutti. Tutti pensano a vincere e
a farlo subito, senza guardare troppo al-
la nazionalità del giocatore. Il nostro pa-
tròn ha invece scelto una strada più dif-
ficile e più lunga. Speriamo di poterlo ri-
pagare al più presto».
A propo-
sito di italiani, con
Pianigiani alla guida inizia un nuovo cor-
so della Nazionale di basket e tu ne fai
parte. «La pallacanestro italiana, a livel-
lo di risultati con la nazionale, ha rag-
giunto forse il momento più brutto della
sua storia. Ora c’è un nuovo alle-
natore, il più vincente in Italia. Questo do-
vrebbe già essere una garanzia per un
futuro senz’altro più roseo. Ma molto di-
pende anche da noi giocatori, dovremo
impiegare tutte le nostre forze ed ener-
gie. Non sarà facile, ma tutti insieme do-
vremo risollevare le sorti degli azzurri
del basket».
I PROTAGONISTI | 85
Soprannome: GiglioData di Nascita: 4 Giugno 1983
Luogo di Nascita: Pietermaritzburg (Sud Africa)Stato civile: celibeRuolo: ala/centro
Altezza: 209 cmPeso: 106 Kg
Squadre in cui ha giocato: Vigna Pia Roma, San Raffaele Roma, Fortitudo Roma, Reggio
Emilia, Benetton Treviso, Virtus RomaMacchina Preferita: Suv
Hobby: playstation, pescaSquadra di Calcio: Roma
Film: il Marchese del GrilloMusica: tutti i tipi
Colore: arancionePiatto: pasta alla calamarata
Città preferita: RomaMeta per le vacanze: Cuba
Francesco Totti, capitano della Roma, e AngeloGigli, ala della Lottomatica Virtus Roma, sisono incontrati il 14 dicembre scorso, ognunocon le divise da gioco dell'altro, cometestimonial dell'evento '”Roma scende incampo per combattere la fame nel mondo”.Patrocinata da Unilever e Comune di Roma,promossa da Alphaomega, la manifestazione-che ha visto un Palalottomatica quasi alcompleto, con 9.000 biglietti venduti- ha
fruttato, compresa la vendita delle magliemesse all’asta su E-bay, 344mila pasti.L’incasso è stato devoluto al Programmaalimentare mondiale (Pam) dell'Onu, cheha sede a Roma ed è il primo fornitore dipasti scolastici nei Paesi in via disviluppo. Anche il sindaco Alemanno harisposto presente. Francesco Totti (nella foto a destra) hadichiarato: «Mi sono divertito molto».
«Roma non si tira indietro»
Angelo Gigli
CALOTTINA ROSA | 86
Determinata, sincera e leale. Si de-
finisce così Tania Di Mario. L’ex
regina della pallanuoto azzurra,
medaglia d’oro ad Atene 2004, dove fu
anche premiata come migliore giocatri-
ce delle Olimpiadi, ha detto addio alla ca-
lottina della Nazionale durante i Mondia-
li di Nuoto 2009 a Roma, sua città nata-
le. Nella capitale Tania non abita ormai
da 12 anni. Ancora oggi vive a Catania, in
quanto giocatrice di spicco dell’Orizzon-
te, team campione d’Italia e d’Europa.
Ma Roma ha scelto quest’anno di pre-
miarla tra i migliori atleti del 2009.
Che effetto le ha fatto ricevere questo ri-
conoscimento in Campidoglio? «È stato
emozionante. Speriamo che a questa
prima edizione ne seguano tante altre.
Nella mia città difficilmente ho avuto ri-
conoscimenti in passato. È successo
soltanto un’altra volta, subito dopo le
Olimpiadi»
Nella sua città ha partecipato ai Mon-
diali 2009. Cosa ne pensa? «È stata
una bella manifestazione, organizzata
molto bene. Certo sarebbe stato bello
vincere a Roma. A prescindere dal ri-
sultato, mi sarebbe piaciuto anche
condividere un momento così impor-
tante come un Mondiale giocato in ca-
sa con quelle che, oltre ad essere le
mie ex compagne di squadra, sono le
mie migliori amiche. Magari insieme
saremmo anche riuscite a vincere sen-
za problema. Probabilmente la nostra
amicizia è stata in passato alla base
dei successi. Io non ho mai giocato sol-
tanto per me o per l’allenatore, ma so-
prattutto per chi lottava al mio fianco».
L’addio all’azzurro è una decisione defi-
nitiva? «Sì. Questa è una delle poche
certezze dell’ultimo periodo. Pensavo di
poter arrivare almeno fino a Londra
2012, ma ho capito che non poteva es-
NATA A Roma, 4 maggio 1979.SEGNO ZODIACALE: Toro, ascendente Cancro.ALTEZZA: 1.68.PESO: 57 kg.TAGLIA: 42.NUMERO DI SCARPE: 39.OCCHI: castani.CAPELLI: castani.DIPLOMA: Liceo Scientifico.LAUREA: prossima in Economia Agraria.GENITORI: Davide e CinziaFRATELLI: 1, Daniele.STATO CIVILE: nubile.HOBBY: studio e lettura.SPORT PREFERITI: pallanuoto e calcio.SQUADRA DI CALCIO: Roma.COLORE PREFERITO: verde.ELEMENTO PREFERITO: acqua.STAGIONE PREFERITA: primavera.GIOCHI PREFERITI: Pictionary e Trivial Pursuit.INDUMENTO PREFERITO: jeans.SCARPE PREFERITE: ginnastica.RUOLO: attaccante.OLIMPIADI: Oro ad Atene 2004.MONDIALI: Oro a Fukuoka 2001 eArgento a Barcellona 2003.Coppa del Mondo: Bronzo aWinnipeg 1999 e Argento aTianjing 2006.EUROPEI: Oro a Prato1999 e a Lubiana 2003.Argento a Budapest2001 e a Belgrado2006.CITTÀ PREFERITA: Roma.PIATTO PREFERITO: le lasagne di nonna
È stata tra le premiatealla manifestazione Atleta dell’Annoorganizzata dall’UfficioSport del Comune di Roma. Ha dato l’addioall’azzurro, è stata la migliore giocatricedelle Olimpiadi grechedi sei anni fa, ma alivello di club ancoradomina in camponazionale ed europeo:«Ricevere il premio inCampidoglio è stata una grande emozione».
Tania Di Mario
CALOTTINA ROSA | 87
sere così. Sono stata abituata a vivere la
Nazionale in modo diverso dall’attuale.
Quando ho capito che non mi piaceva
più, ho deciso di lasciare. A 30 anni de-
vo pensare anche al mio futuro. Non si
può fare l’atleta tutta la vita».
Sta pensando di appendere la calottina
al chiodo? «È fisiologico. Ormai ho 30
anni. Deciderò a fine stagione se gioca-
re ancora un altro anno».
Quale vittoria ricorda con maggior pia-
cere? «L’oro ad Atene. Dopo tanti anni di
successi, l’Olimpiade è stata la realizza-
zione di un grande sogno.
Mi sono sentita davvero una grande
campionessa».
E quale sconfitta con più dolore? «La
mancata qualificazione alle Olimpiadi di
Sydney».
Perché ha scelto di giocare proprio a
pallanuoto? «Perché nuotavo, e poi ho
cominciato ad annoiarmi. Dietro consi-
glio del mio allenatore Daniele De San-
tis, ho provato con la pallanuoto, mi è
piaciuto ed ho continuato. Giocare a
pallanuoto è l’alternativa più logica al
nuoto per chi vuole rimanere nell’ac-
qua».
Le piace anche il mare? «Del mare ho
paura. L’idea che ci siano pesci o medu-
se mi crea panico, sono abituata a un
ambiente chiuso».
Passando alla sfera più perso-
nale, è fidanzata? «Da un an-
no e mezzo, con Raffaele. È
di Catania, ha qualche anno
più di me e fa l’agente di
commercio. Ci siamo cono-
sciuti in discoteca tramite ami-
ci».
Crede che sia lui
l’uomo della sua vi-
ta? «Forse sì, ma
nel mio futuro non
vedo ancora il ma-
trimonio. Forse
cambierei idea
soltanto se do-
vessi diventare
foto Getty Images
di Anna Tina MIRRA
LA REGINA
DI ATENE
mamma, ma mi sembra ancora una
cosa molto lontana».
Crede nell’amore? «Inizialmente ci cre-
devo. Poi mi sono persa. E ora mi sono
ritrovata. Insomma l’amore ha avuto un
andamento un po’ altalenante nella mia
vita. Ma non ho mai smesso di crederci,
mi ero solo presa un attimo di pausa».
Il primo amore? «A 18 anni. Lui si chia-
mava Giorgio. L’avevo conosciuto al S.
Maria in Via Manzoni, dove frequenta-
vo il liceo».
La sua prima volta? «A 18 anni, sem-
pre con Giorgio».
In passato ha affermato che studiare
all’università era un hobby… «Lo è sta-
to, anche se ora sono in dirittura d’ar-
rivo. Prima dell’estate dovrei laurear-
mi in Economia agraria. Sto lavorando
alla tesi sul verde pubblico nella città
di Catania».
Ha progetti post laurea? «Vorrei fre-
quentare un master in marketing e ma-
nagement dello sport»
Non pensa di restare nel mondo dello
sport come tecnico? «Lo deciderò col
tempo. Non so se sarei brava come al-
lenatore. Lo devo capire»
Non pensa ogni tanto di tornare a vivere
a Roma? «Mi piacerebbe, non lo nego.
Sono 12 anni, però, che vivo a Catania e
sarebbe difficile anche andare via dalla
Sicilia».
La sua famiglia vive a Roma? «Sì. Ed io
appena posso cerco di tornare. Ho pia-
cere di stare con loro. In particolare con
i miei genitori Davide e Cinzia, che mi
hanno dato la libertà di crescere, e con
mio fratello Daniele. Anzi, spesso non
torno quanto vorrei».
In che quartiere andrebbe a vivere? «So-
no nata e cresciuta in centro, vicino al
Colosseo. Non potrei, dunque, andare in
periferia. Non dico che tornerei proprio
nel mio quartiere, ma almeno nelle vici-
nanze».
Le piace tutto di Roma? «Abbastanza.
Forse se diventasse un pochino più vivi-
bile, si starebbe ancora meglio».
Per quale squadra di calcio tifa? «La
magica Roma. Come mia madre. Mio
padre e mio fratello Daniele tifano La-
zio. Insomma in famiglia è derby tutto
l’anno».
Un’ultima domanda, le piace leggere?
«Molto. Ho appena finito l’ultimo di Isa-
belle Allende. Amo particolarmente
questa scrittrice cilena. Narra spes-
so storie avventurose legate al
passato, che hanno come
protagoniste eroine,
donne forti e corag-
giose».
CALOTTINA ROSA | 88
La Sa
rdegn
a
Io e mio fratello
L’isola di SalinaA San
Fran
cisco
Sicuramente la pallamano a
Roma non occupa, nell’olimpo
degli sport, un posto rilevante.
La difficoltà nel reperire impianti
adeguati alle esigenze tecniche, che
lo stesso gioco richiede, crea pro-
blemi a tutto il movimento dell’Han-
dball della Capitale, penalizzando-
ne sia la pratica sia la sua divulga-
zione.
Una politica sportiva poco attenta nel
passato ha ulteriormente frenato la
giusta crescita di uno sport appassio-
nante e spettacolare.
E pensare che nel 1966 all’ISEF (Isti-
tuto superiore di educazione fisica) di
Roma venne organizzato uno dei primi
corsi di addestramento alla pratica del
gioco, mentre il 10 ottobre dello stes-
so anno si costituì, sempre a Roma, il
Comitato promotore per lo sviluppo
dell’Handball. Quest’ultimo, sorto per
divulgare il gioco della pallamano, nel
1969 si trasformerà nell’attuale Fe-
de-
razione Italiana Gioco Handball
(F.I.G.H.).
La situazione attuale delle società
romane è veramente preoccupante e
in continua decadenza, basti pensare
che il settore femminile è totalmen-
te assente. Nonostante ciò, la SS La-
zio Pallamano è riuscita ad ottenere
una attesissima promozione in serie
A2. Un’attività sportiva lunga 30 an-
ni, quella della società biancoceleste
del Presidente Roberto Pessi, pre-
miata da questa promozione. Un tra-
guardo importante che presuppone
un impegno ampio per il futuro così
come ci racconta lo stesso Pessi...
Professor Pessi dopo un anno di se-
rie B siete tornati nella pallamano
che conta. «Il merito è certamente
della squadra e dello staff tecnico. È
stato un campionato esaltante, chiu-
so con 16 vittorie e 18 punti di distac-
co sulla seconda in classifica. Ciò è
stato possibile solo grazie all’enorme
impegno e disponibilità dei ragazzi
nonché alla guida di un eccellen-
te allenatore, Pino Langiano, che
ha saputo motivare la squadra in
ogni momento».
Quali sono i programmi per il
prossimo campionato?«Dopo
aver festeggiato la A2, stiamo
programmando già la prossi-
ma stagione. Il compito non è sem-
plice, con poche disponibilità da par-
te di sponsor, ma stiamo provando
comunque a stabilire gli obiettivi del
prossimo anno. Vogliamo essere pro-
tagonisti».
Come cercate di avvicinare i giovani a
questo sport? «Oltre a curare il set-
tore giovanile, siamo molto presenti
nelle scuole, dove andiamo ad inse-
gnare ai ragazzi i valori e la cultura
sportiva. Un grosso plauso deve an-
dare al nostro tecnico Langiano, che
tanto si prodiga per essere vicino ai
giovani, girando in lungo e in largo
per le scuole della capitale».
A 30 anni dallanascita, la Lazio
pallamano vince il
campionato di Be torna, dopo una stagione in purgatorio,
a giocare in A2
di Saverio FAGIANI
SPOR
T DI
LETT
ANTI
STIC
O
Pallamano, cenni di storia
La Pallamano –o Handball– ha origini recentirispetto agli altri sport di squadra: ammessocome disciplina alle Olimpiadi solo nel 1936.Progenitore, il Torball, “palla in porta“, inventatonel 1915 in Germania. Inizialmente vienepraticato soltanto da squadre femminili, poianche dagli uomini. Successivamente, permerito di Holger Nielsen, nasce in Danimarcaun gioco con regolamenti molto simili,l’Handbol, che si diffonde nei paesi scandinavi
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S.S. LAZIO PALLAMANO
LA PALLAMANO DELLA CAPITALE | 89
ALLA SCOPERTA DELLE SQUADRE ROMANE DI TUTTI GLI SPORT
30 anni di storia biancoceleste La Lazio Pallamano nasce nel 1980, il primo Presidente èFranco Cionci, fino al 1989. Si inizia per divertimentodalla serie D. Con impegno e serietà prima c’è lapromozione in serie C, poi in serie B. Nel 1985 conl’arrivo a Roma di Giuseppe Langiano, Dario Paroletti eCarlo Jurgens , la Lazio inizia la scalata al verticenazionale. Dal 1989 al 1991 scende in campo, comePresidente, Mario Apuzzo. Dopo, però, la società conosceun periodo di autogestione fino all’arrivo, nel 1992, delpresidente Giovanni Chiarion Casoni. La squadraraggiunge il massimo risultato, il 4° posto in serie A1.L’anno successivo, per problemi di sponsor, la Lazioretrocede in A2. Arriva la fusione: AS Roma e Lazio siuniscono. La nuova società S.S. Lazio Pallamanopartecipa al campionato di serie A1, poi retrocede fino inserie B. Nel 2004 viene nominato Presidente RobertoPessi che porta la squadra alla promozione in A2.
Il mio è un nome che viene dal freddo. Ebbi infatti la ven-
tura di nascere, il 12 novembre 1928, in un antico palaz-
zo della “spina” dei Borghi, quella “spallata” nel ’38 per
far posto all’attuale via della Conciliazione. Non fu una me-
ritoria impresa, quella demolizione, ma gli architetti Pia-
centini e Spaccarelli, come tutti gli esecutori di giustizia,
non fecero che obbedire a ordini piovuti dall’alto. In ottem-
peranza al concordato del ’29, urgeva fare spazio alla nuo-
va “strada del Papa”. E del prezioso tessuto urbano, man-
dato così in polvere, chissenefrega . Una dolorosa vicenda
romana passata, com’è noto, alla storia.
Dicevo del freddo, del grande freddo dell’inverno 1929: il
più gelido del XX secolo, tanto che nevicò per settimane an-
che a Monte Carlo, arrecando serio nocumento alla fama
del locale Principato, impegnatissimo a spalare la neve, ma
assolutamente impossibilitato a sbrinare i vecchi miliarda-
ri incartapecoriti tra Casino, Sporting e Hotel del Paris. Tal-
ché si lamentarono numerose facoltosissime dipartite.
Inevitabile, dunque, che Roma, città normalmente privile-
giata in fatto di clima, patisse anche lei la gelata, persino
d’autunno. Dico questo per spiegare la ragione per cui mio
padre, quel martedì 13 novembre, dovendo recarsi in Co-
mune a denunciare la mia nascita, all’amata bicicletta pre-
ferì l’Alfetta dell’amico Attilio Ferraris.
Ambedue di origine fortitudiana, Attilio ed Enrico, mio pa-
dre, erano grandi amici. Nulla di strano, perciò, se quel
giorno, tra loro, il dialogo andasse pressappoco così:
«Attì, mi puoi dare uno strappo in Campidoglio? Vado a
iscrivere il pupo, ma co’ sta giannetta…».
«Dajje, Righè, monta, che te faccio pure da testimonio. An-
zi, siccome ciò appuntamento co’ Fulvio, pe’ l’allenamento,
imbarcamo pure lui, così, in due, er problema tuo è risolto.
O no?».
«Ti ringrazio, ma Bernardini non si scoccia?». «Chi, quel-
lo? Te và de scherza’… Fuffo nun sa dìmme de no».
Era vero. Appena rientrato in patria dall’esilio milanese al-
l’Inter e da pochi mesi alla Roma ancora pargoletta, ma fre-
sca vincitrice della Coppa CONI, il fuoriclasse monticiano
rappresentava il fulcro del “progetto Sacerdoti” incentrato
su un attaccante stratosferico come Volk.
Ferraris IV, capitano e anima dei giallorossi, aveva fortissi-
mamente voluto l’acquisto di Fulvio, dicendo: «Ahò, io so’
un senzaddio, me ce vo’ uno serio e bravo vicino». Tutti e
due grandi campioni, come uomini erano totalmente diver-
si. Fulvio e Attilio fecero poi, affiancati, le fortune e la glo-
ria di quella prima Lupa.
Recandosi all’anagrafe, scortato dai due prestigiosi testi-
moni, mio padre aveva in mente due nomi da darmi: Silva-
no (voluto da mio nonno, gran cacciatore) e Alvaro (patroci-
nato dalla nonna per misteriosi motivi). Allora, i vecchi det-
tavano ancora legge nelle famiglie. Davanti all’ufficiale ci-
vile, il genitore non aveva ancora sciolto il dilemma: Silva-
no o Alvaro? Di colpo, illuminato, prese una terza via. Ri-
volto a Bernardini, di cui non era ancora intimo, disse: «Se-
lo chiamo Fulvio, sì, il pupo mio, a te dispiace?».
«E perché mai? Anzi, ne sono felice». Andò proprio così.
Venni registrato coi tre nomi in sequenza: Fulvio, Maria, Al-
varo, Silvano. Il Maria venne aggiunto, perché la nostra era
una famiglia molto cattolica.
Scontato, direi fatale, in séguito a questo evento, che i rap-
porti tra Righetto, Attilio e Fulvio senior divenissero sem-
pre più stretti. La Roma in casa nostra era davvero a casa
propria: specie a Natale, quando tanti amici giallorossi si
riunivano per festose tavolate, puntualmente orchestrate
dallo zio Peppino, il decano, da tutti omaggiato per essere
stato, un anno prima, uno dei sei firmatari dell’o.d.g. fon-
dante l’Associazione Sportiva Roma.
Che Natali, quelli! Li ricordo ancor oggi con gioia e com-
mozione: Attilio c’era sempre, Bernardini spesso. Una vol-
ta, per quanto ebreo di nobile prosapia, intervenne anche il
“presidentone”, Renato Sacerdoti: l’amicizia e il tifo per la
Lupa annullavano le difformità religiose.
LA LEGGENDA DI FUFFO | 90
di Fulvio STINCHELLI
L A S TO R I A M I T I C A D I U N O S T R AO R D I N A R I O C A M P I O N E
CALCIO
F U F F O : L A F O R T U N A D ’ U N N O M E
Fulvio Bernardini, nasce portiere, anni ‘20, nella Lazio. Poi i genitori decidono che il ruolo è troppopericoloso. Quì nasce la leggenda di Fuffo, il nome d’arte, centrocampista dotato di un genio che lo porteràpresto in Nazionale, primo giocatore romano e centromeridionale della storia. Bernardini vestirà anche lemaglia dell’Inter e della Roma, prima di iniziare la carriera di allenatore. Tornerà anche nella Lazio perconquistare la coppa Italia del 1958. È stato allenatore anche della Nazionale, giornalista e dirigente sportivo.
IL MITO DI Fulvio
Bernardini nasce portiere ma il papà pensa che il ruolo sia troppo pericoloso e Fuffosi mette a giocare al centro del campo dove diventerà uncampione assoluto, primo a vestirela maglia della Nazionale.
IL PRIMO ROMANO IN NAZIONALE
LA LEGGENDA DI FUFFO | 92
Il ricordo di Attilio, compagno d’infanzia di mia madre, è per
me sempre stato inscindibile da quello di Bernardini, di cui
orgogliosamente condividevo il “first name”.
Attilio era scherzoso, battutista feroce, un trascinatore,
parlava romanaccio e m’insegnava “un sacco di bojjerie”,
come sottolineava, fingendosi indignata, la nobile nonna
Corinna.
Fuffo, come lo aveva ribattezzato la plebe lupina, era com-
posto, gentile, educatissimo, un po’ sulle sue, come si dice
a Roma. Io ero devoto a tutti e due, seppur con animo di-
verso. Sentivo crescere con questa devozione, l’amore per
la Roma. Di cui i due diversissimi campioni-fratelli erano
onore e vanto. Quando poi, Fuffo, a suoi esordi portiere, vi-
sto in prova il veronese Guido Masetti, disse a Sacerdoti che
quello era l’estremo difensore giusto, e la Roma lo prese,
sognai che avremmo vinto lo scudetto. Così fu, alla vigilia
della tragedia mondiale.
Bernardini, il Bernardini ch’io ricordo, era fantastico in
campo ed estremamente riservato fuori. Tante partite ho
visto seduto al suo fianco, in religioso silenzio. Bernardini
detestava la beceraggine dei tifosi e i loro commenti perlo-
più strampalati. Una volta, mi scappò di dire che Pruzzo era
lento. Mi fulminò con un «Questa te la potevi risparmiare:
Pruzzo è un grande centravanti».
Da lui, da Fuffo, ho appreso il poco che so di calcio. Più che
un maestro di calcio, era il Calcio. Un ricordo ora mi assa-
le quasi a tradimento. Risale agli ultimissimi anni della sua
vita, quando incominciava a imporsi tra i critici il vezzo, og-
gi trionfante, di indicare coi numeri (4-4-2, 4-3-2-1 eccete-
ra), la disposizione delle squadre in campo. Buttò via il gior-
nale che aveva in mano e disse: «Questi dànno i numeri al
lotto. Nel calcio, in qualsiasi squadra, serve un portiere che
pari il parabile, un uomo in mezzo al campo a dettare i tem-
pi e un altro davanti che, quando gli arriva, butti dentro la
palla. Non serve altro. Il resto sono chiacchiere. Anzi, nu-
meri…». Fu, quella, una delle rare occasioni in cui usasse
più di un monosillabo per formulare un giudizio. Sia chia-
ro, io non ho mai osato dargli del tu.
Pochi anni prima che morisse di Scla, il morbo terribile di
tanti calciatori, lo rividi nella tribuna-stampa del vecchio
Olimpico. Quando spuntò dalla porta vetrata, inalberando
l’immancabile Borsalino, Gianni Brera, che mi era accan-
to, depose pipa e “pince-nez”, si alzò e gli si fece incontro
con la destra tesa. «Caro dottore, è un piacere vederla».
Mai visto prima Brera levarsi in piedi con tanta sincera, ce-
rimoniosa sollecitudine. Davanti a un romano, poi! Erano
in genere gli altri, se ammessi, a chinarsi verso di lui. Ma
di Bernardini, di Fuffo, del “dottore”, nel mondo del calcio,
non c’è stato che lui. E credo proprio che non ce ne saran-
no altri in futuro.
Di Bernardini, di “Fuffo”, del “dottore”, nel mondo del calcio, non c’è stato chelui. E credo proprio che non ce nesaranno altri in futuro
A CACCIA DI AUTOGRAFI
Una cartolina d’epoca, raffiguranteFulvio Bernardini, utilizzata per fir-mare autografi
GIOVANE PORTIERE LAZIALE
Fulvio Bernardini comincia la sua carriera come portiere. Eccolo a difendere ipali quadrati di una porta senza le reti e con i primi tifosi del calcio romano ap-pena dietro. Uno scatto da consegnare alla storia
Bernardini in campo alla guida della Nazionale italiana. Le pan-chine ancora senza la copertura, in legno, fascino di tempi che nonci sono più
È STATO ANCHE ALLENATORE
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ERA SOCIETA’ PODISTICA
La casacca, quella con lo scollo largo e i laccetti d’epoca. Il tessuto in lana, cal-do d’estate e pesante d’inverno quando, sotto la pioggia, si inzuppava pesan-do chili. Ma era una maglia piena di storia e di tradizione, quella dei pionieridella Lazio d’allora, come si può cogliere dallo stemma cucito a mano: “SPL”,Società Podistica Lazio.
Fulvio Bernardini è al campo di allena-mento di Tor di Quinto in visita alla suavecchia società, la Lazio. Lo accoglieTommaso Maestrelli allenatore della La-zio e futuro campione d’Italia: è il 1974.Da allenatore Bernardini aveva vinto lacoppa Italia del 1958
IN NAZIONALE
Ecco il giovanissimo campionecon la maglia dell’Italia. Sul petto,lo stemma sabaudo e il fascio lit-torio, segno dei tempi
LA MAGLIA DELLA ROMA
Nella foto Fuffo è con la magliadella Roma. Ceduto dalla Lazio al-l’Internazionale, allora Ambrosia-na, Bernardini tornerà nella Capi-tale per vestire la casacca giallo-rossa. In tempi di rivalità accesama comunque cavallereschi, Ber-nardini, nonostante i trascorsi la-ziali, divenne un idolo per i testac-cini e venne sempre rispettato daisostenitori biancocelesti. Oggi, il centro sportivo di Trigoriaè dedicato a lui.
FUFFO, INSIEME A TRILUSSA
Una foto davvero importante. Bernar-dini è insieme al poeta Trilussa al bardi via Cola di Rienzo del compagno disquadra Attilio Ferraris che, oltre a unbar aveva anche un negozio di famigliache riparava bambole. Ferraris fu il pri-mo romanista ad andare in Nazionale
CON MAESTRELLI
3000 MIGLIA IN MEZZO AI MARI | 94
di Massiliano CECCHI
«Il vento è un muro di mattoni,
davanti alle prue di Biondina
Nera. Gli esili scafi di carbonio
del catamarano s’impennano scalando
vette d’acqua: ne cerco la cima piegan-
do il collo all’indietro, lo sguardo in al-
to. Mi chiedo se la spinta delle vele ba-
sterà per farmi arrivare lassù. Su ogni
cresta, per un attimo le prue puntano
verso il cielo e poi si lanciano giù, pla-
nando sul dorso dell’onda. Sento la
barca partire a razzo, molto più veloce
del solito. Il fischio degli scafi è acutis-
simo. Poi cessa di colpo. Istintivamen-
te guardo giù, al di là della traversa e
vedo i timoni in fondo a poppa tutti e
due completamente fuori dall’acqua.
Sto volando…» [da l’Oceano a mani Nu-
de di Jean-Luc Giorda Ed. Nutrimenti].
Il velista romano Matteo Miceli raccon-
ta la sua avventura della traversata
atlantica su un catamarano di poco più
di sei metri, non abitabile, in solitaria.
Circa duemilaottocento miglia di navi-
gazione solitaria nell’Oceano Atlantico,
in condizioni meteo marine spesso
molto dure che comunque non hanno
impedito allo skipper di stabilire il re-
cord transoceanico di 14 giorni, 17 ore
e 52 minuti partendo da Las Palmas
(Canarie) il 29 dicembre del 2006 e ar-
rivando a Guadalupe il 12 gennaio 2007.
Velista e costruttore navale, Matteo Mi-
celi detiene il record di traversata del-
l’Atlantico su catamarano sportivo. In
passato è stato membro d’equipaggio
del My Song timonato da Francesco De
Angelis nel Circuito Max’s 1992-1996
(Coppa del Re, Rolex Cup, Giraglia,
Campionati Italiani e Campionati Mon-
diali); ha partecipato al circuito nazio-
nale e internazionale Hobbie-cat 16
(Merit cup 1997); nel 1998 è stato sele-
zionato dal team Luna Rossa con la
mansione di costruttore; nel 1999 è
stato primo di classe alla Roma per due
replicando nel 2001; nel 2002 è secon-
do nella traversata Bermuda-Azzorre
dell’Arc Europe 2002 su V.O.R. 60’ Chi-
ca Bboba. Attualmente è impegnato
con il suo Este 40 in competizioni d’Al-
tura internazionali, ha stabilito il record
Roma-Cartagine nel 2009.
Torniamo a parlare della traversata con
il catamarano: la partenza da Gran Ca-
naria com’è andata? «La linea di par-
tenza era tra l’isola di Goré e la boa di
Tacoma. Nella rotta tra Dakar e Guada-
lupa i venti alisei sono predominanti in
senso est verso ovest e soffiano ogni
anno da novembre a febbraio con in-
tensità massima alla metà temporale
di questa finestra; quindi la rotta è co-
perta quasi tutta al lasco mura a dritta,
condizione per la quale la mia barca è
stata ottimizzata. Per questo motivo, i
giorni stabiliti per la partenza avevo de-
ciso di attendere alle Canarie il mo-
Giorno 10 1920 miglia.
Ha festeggiatoil decimogiorno di
navigazionecon dellesalsicceregalate
dall’amicoColman
Giorno 112100 miglia Siamo nella fase cruciale per battere il record, la difficoltà maggiore è portare per 15 ore consecutive il gennakere il timonecontemporaneamente
Giorno 122.300 miglia
La notte è stata movimentata da due grossigroppi, che hanno prodotto onde molto alte,
una delle quali ha strappato il pilotaautomatico dalla sua sede del timone e lo ha
fatto finire in acqua. Mentre ripara il pilota,un grosso pesce volante lo colpisce
all’occhio destro. Il pesce è finito sfilettatocome prima colazione
Giorno 132500 miglia.
L’arrivo è vicino, è a largo di Guadalupa, ma sulcartografico, appannato da 13 giorni di mare, non riesce a
vedere bene la posizione di due piccole isolette presentisulla rotta sottovento all’isola della Désirade
Giorno 142630 miglia.
Arrivo a Gosier, Guadalupa
Nato il 15 dicembre 1970 aRoma, nel 2005 conquistainsieme ad Andrea Gancia ilrecord di traversata atlanticasu catamarano sportivo“open” per il percorsooceanico Senegal-Guadalupacoprendo il tragitto di circa2.700 miglia in 13 giorni, 13ore, 58 minuti e 27 secondi.Nel 2006 attraversal’Atlantico in solitario,partendo dalle Canarie earrivando a Guadalupa (oltre3000 km), impiegando 14giorni e stabilendo un altrorecord del mondo.
3000 MIGLIA IN MEZZO AI MARI | 95
mento di massima intensità di vento. Il
29 dicembre, il vento era di venti nodi,
tra gli ottanta e i cento gradi, quindi la
partenza è stata davvero molto difficile.
La prima notte, appena allontanato
dalla costa, il vento soffiava a trenta no-
di. La terza notte aveva raggiunto i qua-
ranta, con onde di otto metri. C’era
molto mare incrociato che frangeva
ovunque, navigavo con tre mani di ter-
zaroli alla randa e un pezzo di fiocco. La
notte era un vero inferno. Come se non
bastasse, a complicare le cose anche la
cerata difettosa che faceva entrare ac-
qua. Quindi, i primi tre giorni di mare
fortissimo ho dovuto soffrire anche il
freddo, oltre alla normale tensione e la
stanchezza».
L’oceano, giorni e notti intere trascorse
al timone, razionando il cibo, acqua,
energie e sonno per portare a termine
la traversata: quali sono le vere moti-
Giorno 1 La posizione
delle H 16.00UTC è
27° 11’ N, 18° 45’ W. La rotta è
240°, dritto sulprimo
waypoint a 25° N, 25°W.
Giorno 2 200 Miglia.
La cerata si èbucata già dal
primo giorno edentra acqua,
sente freddo manon ha tempo per
sostituirla a causadelle condizioni
meteo moltocritiche
Giorno 3 390 Miglia.
Vento da 080°-100° per 15-20
nodi, previsto inaumento, c’è
molto mareincrociato, che
frange ovunque
Giorno 4 580 miglia.Vento di 25nodi, labarcaprocede sui9 nodi dimedia
Giorno 5 770 migliaSituazionepreoccupante:il cielo èsemprenuvoloso ed ipannelli solarinonricaricano almassimo lebatterie delpilotaautomatico
Giorno 6 960 miglia
Mentre navigavasotto gennaker,un forte groppo
di vento, a più di30 nodi, lo ha
raggiuntoimprovvisamenteed ha rischiato di
scuffiare
Giorno 7 1150 miglia Il bordo diandatura muraa dritta, conrotta 290° -300°, è quellopiù difficoltoso,aggravato dallastanchezzadovuta dalfreddo, perassolutamancanza disole
Giorno 8 1340 miglia
A causa dinumerosi
temporali, ilmare ribolle di
onde, cheprovengono da
tutte ledirezioni, ed il
vento nonsostiene
l’andatura,rallentando
l’imbarcazione
Giorno 9 1730 miglia Sta seguendola classicarotta 18° N –40 W°, piùvantaggiosa intermini divelocità
BIONDINA NERA Il Balance Ocean Cat 20’ è uncatamarano, progettato da Sito Avilès Ramosesclusivamente per battere il record dell’Atlantico.I numerosi compartimenti stagni, sette su ogniscafo, e un doppio crash-box sulle prue lorendono inaffondabile. Inoltre, l’uso della fibra dicarbonio ha permesso di ottenere un peso leggeroe, al tempo stesso, di far rimanere l’imbarcazioneestremamente rigida e resistente. Il risultato finaleè una carena molto potente, ottimizzata per unacondizione di navigazione ad alta velocità con tuttie due gli scafi poggiati sull’acqua, guardandoattentamente la stabilità. Grazie a tutte queste caratteristiche tecniche èstato possibile raggiungere velocità superiori ai 25nodi, ottenendo, anche grazie ad un piano velicoversatile, le massime prestazioni sia in condizionidi vento favorevole che sfavorevole, ed eliminandopunti deboli in mancanza di aria. In caso dirovesciamento, la barca è equipaggiata per essere
facilmente raddrizzata da un uomo solo. Unascuffia quindi non è grave dal punto di vista dellasicurezza, ma la perdita di tempo è enorme, cosìcome il logorio fisico e il rischio di qualchepiccolo danno. Il catamarano è attrezzato congavoni stagni per cibo, attrezzature di sicurezza,abiti, acqua potabile e ricambi; sulla piattaformacentrale, due sacche stagne per tenere ilnecessario a portata di mano. Una batteria a pannelli solari è dedicata allaalimentazione di telefono satellitare, gps portatile,radio vhf portatile, un piccolo pilota automatico,luce bussole. Presenti le dotazioni di sicurezzatipiche di una barca oceanica molto più grande:EPIRB, giubbotto, muta di sopravvivenza, radartrasponder, utensili, farmacia.
UNA TRAVERSATA TRANSOCEANICACON UNA BARCA DA “SPIAGGIA”
20 piedi (6 metri e 60 cm)
ROTTA COMPLETADELLA TRAVERSATA
ATLANTICA DI MATTEOMICELI IN SOLITARIA
Ogni punto corrisponde al giorno ore 11.00 UTC
(UTC= sinonimo di ora di Derivadal Greenwich Mean Time GMT,
cioè dal giorno solare mediosopra il meridiano di Greenwich)
così la prima sarà il 29Dicembre alle 11.00 UTC
ovvero la partenza, la secondasarà il 30 Dicembre
alle 11.00 UTC e così via
3000 MIGLIA IN MEZZO AI MARI | 96
3000 MIGLIA IN MEZZO AI MARI | 97
vazioni e cosa si pensa in mezzo al ma-
re? «Be’ non esageriamo, giorni e not-
ti attaccato ad un timone proprio no,
per carità! Per fortuna esiste l’autopi-
lota che è uno strumento fondamenta-
le nella navigazione, un fedele compa-
gno di viaggio. Comunque, le motiva-
zioni sono strettamente legate alla mia
grande passione per il mare e la vela e
alla realizzazione degli obiettivi sporti-
vi che mi prefiggo. In mezzo al mare sei
solo e devi essere concentrato per non
fare errori per gestire le risorse e le
energie. Planare di notte su un’onda
oceanica da delle sensazioni uniche e
puoi fare solo affidamento su te stesso
e sulla barca. I pensieri, nei momenti
più tranquilli di navigazione, sono sem-
pre rivolti alle persone care, ai parenti,
agli amici che sono a casa».
La tecnologia ha facilitato la sicurezza
e la navigazione in solitaria? «Con gli
strumenti di navigazione di oggi -come
l’autopilota e il GPS– è ovvio che hai un
aiuto in più ma non puoi fare affida-
mento solamente su questi. Sulle
grandi imbarcazioni oceaniche gli au-
tomatismi dell’elettronica possono es-
sere gestiti perché si ha una maggiore
stabilità del mezzo. Su un piccolo cata-
marano è tutta un’altra cosa, sei più
esposto e quando le condizioni sono
critiche, le onde più rapide, più cattive,
devi metterci tutte le tue risorse, la tua
forza, per entrare bene prima in plana-
ta per non ingavonarti.
Bisogna avere solo la concentrazione
assoluta, con la scotta del gennaker in
mano, pronto a lasciare in un secondo,
poi a cazzare di nuovo per riprendere
velocità. In certe situazioni scuffiare è
questione di un attimo se ti distrai, se
non funziona il riflesso di mollare in
grande la scotta quando infili le prue in
un’onda. È successo a tanti. In due un
catamarano di sei metri lo raddrizzi. Da
solo è più difficile. Su Biondina Nera ho
armato in testa d’albero un “trucchet-
to”: una specie di siluro galleggiante,
aerodinamico, che evita alla barca di
rovesciarsi a centottanta gradi con l’al-
bero che punta il fondo del mare. È sta-
to testato e funziona bene ma in mezzo
all’oceano atlantico, con onde di quat-
tro metri, vi garantisco che non ci ho
mai tenuto ad usarlo, ho preferito evi-
tare. Il mare non perdona l’errore».
Navigatori come Giovanni Soldini o Pa-
squale De Gregorio, insieme a tanti al-
tri, hanno sempre fatto valutazioni mol-
to positive sulla tua impresa sportiva.
«Persone che stimo. È bello avere ami-
cizie nel proprio ambiente. Si condivide
l’esperienza, si parla degli obiettivi, i
progetti che ognuno di noi sta seguen-
do e c’è un sano confronto che fa sem-
pre bene».
Nell’autunno del 2009 hai iniziato que-
sto ciclo di corsi per approfondire gli
aspetti importanti della navigazione
d’altura «Ho pensato di mettere a di-
sposizione la mia esperienza con que-
sto corso formativo full immersion di
quattro giorni e quattro notti sulla mia
barca Este 40, il quaranta piedi classe
40. Il programma lo definisco di volta in
volta, secondo le capacità dell’equipag-
gio e le condizioni meteo, stabilendo la
rotta da seguire e fissando gli obiettivi
che ciascuno si propone di raggiunge-
re. Il mio obiettivo è quello di fornire ai
partecipanti gli strumenti per essere
pronti ad affrontare il mare in condizio-
ni non ottimali».
Il mare, com’è il suo stato di salute? «È
anche peggio della Terra, molto inqui-
nato e sfruttato in modo scellerato da
parte dell’uomo. Se pensiamo che il no-
stro pianeta è costi-
tuito più da acqua
salata che da terra,
la situazione non è
molto bella. Faccio
l’esempio delle
spadare, Il caso
forse più scandalo-
so di pesca illegale,
al di fuori di ogni
regola. Si tratta di
reti che vanno alla
deriva in alto mare,
spesso in acque in-
ternazionali e non catturano solo il pe-
sce spada, come suggerirebbe il nome,
ma spaziano dalla sardina alla balena e
costituiscono un serio pericolo anche
per i naviganti. Purtroppo, in queste
trappole ci sono capitato anch’io duran-
te le regate. Sono anni che mi batto per
l’ambiente facendo informazione e im-
pegnandomi per sensibilizzare la gen-
te. Dallo scorso anno sto lavorando al
prossimo evento sportivo programma-
to per il 2012 : il giro del mondo in bar-
ca a vela – da Roma a Roma – senza
scalo.
Quattro mesi su un nuovo Este 40, con
l’attrezzatura della barca ristudiata in
collaborazione con diverse realtà, tra
cui il CNR e l’Università degli Studi Ro-
ma Tre. Una barca ecocompatibile, per
dimostrare che è possibile agire nel
pieno rispetto della natura. Non vedo
l’ora di partire, di mollar le cime». Buon
Vento Matteo Miceli, esempio di uno
sport che non è fatto solo di soldi e
sponsor bensì passione, fatica e dedi-
zione, dove contano di più un cuore e
delle mani d’acciaio che il denaro.
UN ORO OLIMPICO IN FAMIGLIAMatteo Miceli ha una sorella olimpionica.Si tratta di Martina, difensore dellaNazionale italiana, con la quale ha vintol’oro ai Giochi olimpici di Atene 2004, dueCampionati del Mondo (1998 e 2001) e unCampionato Europeo (1999). Con il suoclub storico, il Catania, ha vinto 5 scudettie 2 Coppa dei Campioni.
LA STORIACorriere dello Sport, una
lunga storia raccontata evissuta con emozione. Unampio dossier sulla vita delgiornale, sulle aspirazionifuture, mostrando le “prime”
tra le più significative dellastoria del quotidiano nato nel1924. Entriamo nel cuore delgiornale di PiazzaIndipendenza a partire dal
racconto della sua storia. Il giornale viene fondato a Bologna il 20 ottobre 1924: all’epoca esce in edicola trevolte a settimana. Nel 1927 la redazione centrale si sposta a Roma e il giornalecambia il suo nome in “Il Littoriale”, diventando quotidiano.Il 4 giugno del 1944, dopo la Liberazione di Roma, la testata torna a chiamarsiCorriere dello Sport. Negli anni ‘60 viene rilevato dall’imprenditore FrancescoAmodei, che più avanti lascerà il timone dell’azienda a suo figlio Roberto. L’11settembre 1977 è il giorno della fusione tra Corriere dello Sport e Stadio, testata -quest’ultima - nata nel 1945 e acquistata in seguito sempre da Francesco Amodei.Nasce così il Corriere dello Sport-Stadio, con l’obiettivo di rafforzare il proprioimpegno dedicando pagine sempre più specifiche per i lettori del Nord e del Sud.Il 12 luglio 1982, dopo il trionfo dell’Italia nel Mondiale spagnolo, il Corriere delloSport-Stadio diretto da Giorgio Tosatti, fa registrare il record assoluto di vendite diun quotidiano: 1.699.966 copie. Quel titolo, “Eroici”, è destinato ad entrare nellastoria.Il 10 luglio 2006, dopo la conquista del Mondiale da parte della nazionale azzurra, ilCorriere dello Sport-Stadio diretto da Alessandro Vocalelli, con un altro titolodestinato a entrare nella storia, “Italia!”, fa registrare una diffusione complessiva di2 milioni e 200 mila copie.L’8 novembre 2007, nell’ottica di una costante e progressiva crescita, l’editoreRoberto Amodei presenta ufficialmente la nascita del nuovo sito internet:www.corrieredellosport.it registra in media 80-90 milioni di pagine viste al mese,con un milione di utenti unici. E le emozioni non sono ancora finite.
AI VERTICI DEL CORRIERERoberto Amodei (nella foto) è Editore, Presidente edAmministratore Delegato del Corriere dello Sport-Stadio. Il Direttore Generale è Giulio dalla Chiesa. Direttore è Alessandro Vocalelli, vice-DirettoriStefano Agresti e Sergio Rizzo.
L’ingresso del Corriere delloSport a Piazza Indipendenza
1934LA FINALE DEL ‘34 L’Italia di Pozzo conquista ilMondiale, contro la Cecoslovacchia a Roma
IL CORRIERE DELLO SPORT | 99
IL BACKSTAGE
Ogni lunedì mattina, entro le undici, tut-
ti i cronisti devono inviare in redazione
il programma settimanale degli argomen-
ti: una base di lavoro sulla quale impostare
la costruzione delle pagine. In aggiunta al-
la programmazione generale, ogni giorno
entro le 12, tutti i cronisti hanno il dovere di
contattare il caposettore della Serie A per
l’aggiornamento quotidiano delle notizie.
Alle 12:30 si svolge la riunione con il diret-
tore, insieme ai suoi vice e ai capisettore,
per analizzare il giornale in edicola e trac-
ciare le linee guida di ogni sezione del nuo-
vo numero. Intorno alle 19 il direttore riuni-
sce nuovamente i caposettore per decidere
i titoli e l’impostazione delle prime pagine.
Ciascun redattore ha alcune pagine da se-
guire e titolare: la prima edizione deve es-
sere chiusa entro le 23.30.
La tipografia, una volta ricevuto il via libera
per l’invio, recapita i fogli ai centri stampa
di tutta Italia per la successiva distribuzio-
ne. Ogni centro stampa si affida ai centri di
diffusione locale, cui spetta lo smistamen-
to delle copie.
La prima edizione si trova in edicola intor-
no all’una di notte. Peculiarità Corriere del-
lo Sport: sono stampate varie edizioni loca-
li tramite le quali vengono approfondite le
tematiche giornalistiche delle zone interes-
sate. La seconda edizione viene chiusa en-
tro l’una e dalle prime ore della mattina è
già disponibile in edicola.
1934NASCE IL LITTORIALE Il regime fascista impone ilcambio immediato del nome alla testata sportiva
CORRIERE DELLO SPORT, IL PRIMO NUMEROIl quotidiano presenta in apertura la notiziadella vittoria di Ascari al GP d’Italia diAutomobilismo. La pagina parla di audacia etecnica italiana
1924
L’ampio androne con iservizi di accoglienza e sorveglianza
Un’altra immagine degli uffici: la redazionecentrale del Corriere dello Sport-Stadio èpresente al quinto e sesto piano del palazzo,mentre al settimo si trova la redazione del sitointernet. L’archivio fotografico, ormai in corso ditotale digitalizzazione, si trova nei sotterranei delgiornale dove aveva sede la vecchia tipografia
La Lupacapitolinaall’ingressodell’edificio
1944RITORNO AL CORRIERE Dopo la parentesi bellica, il Littoriale torna all’originaria denominazione
1955LE OLIMPIADI DEL ‘60 Il Foro Italico fa da sfondoall’edizione che annuncia l’Olimpiade romana
IL CORRIERE DELLO SPORT | 100
Sono direttamentei giornalisti adinserire articoli efoto all’interno digabbie grafichepredefinite
1938CAMPIONI DEL MONDO DEL ‘38 Secondo Mondialeconsecutivo vinto dall’Italia, questa volta in Francia
Un’altra fase della giornata trascorsa al Corriere dello Sport-Stadio. Ore21:00, i giornalisti sono al lavoro per scrivere, passare gli articoli e titolarli
Nelle foto, uno dei centro stampa
Le rotative del Corriere
Parte la distribuzione
1969NON SOLO SPORT, IL PRIMO PASSO L’uomo mette per la prima volta piede sulla Luna, una conquista
1974TRICOLORE LAZIO Per i biancocelesti,di fronte a 80.000 spettatori, arriva il primo Scudetto
1977L’ULTIMO CORRIERE L’ultimo numero prima dellafusione della testata giornalistica con Stadio
IL CORRIERE DELLO SPORT | 101
L’INT
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DIRET
TORE
Il Corriere dello Sport non ha bisogno di presentazioni. Nato nel 1924, è
oggi il quotidiano sportivo per eccellenza nel centrosud e in particolare
a Roma. Il direttore, Alessandro Vocalelli, ha aperto le porte del suo uffi-
cio, nella sede di piazza dell’Indipendenza, a Spqr Sport. Noi ne abbiamo
approfittato per scovare i segreti quotidiani del giornale più letto dai ro-
mani. Sposato, e padre di due figli, Vocalelli ha una grande passione per
tutto lo sport. Direttore della testata dal 10 agosto 2003, ha lavorato con
grandi giornalisti sportivi come Giorgio Tosatti, Domenico Morace, Italo
Cucci e Mario Sconcerti. La sua passione giovanile, racconta, era il gioco
degli scacchi perché «è l’unica competizione nella quale la fortuna non è
una componente essenziale».
Come si svolge la sua giornata lavorativa? «Comincia al trillo della sve-
glia, alle 7. Parte con la lettura di un decina di quotidiani, che mi impegna
per circa due ore e mezza. Piuttosto che avere una sintetica rassegna
stampa preferisco leggere i giornali in maniera integrale, anche perché
credo che la prima necessità per fare bene il giornale è essere informa-
to su tutto. È per questo motivo che preferisco arrivare in redazione già
preparato. Verso le 11.30 sono nel mio ufficio e, alle 12, inizia la prima
riunione con i diversi vicedirettori, capiredattore e capisettore. Decidiamo
come impostare il giornale sui temi quotidiani e cerchiamo di confron-
tarci per trovare anche argomenti originali».
Alessandro Vocalelli:“Il Corriere
è già nel futuro”foto Bruno-Getty Images
di Federica FRANGI
1982ITALIA TRE VOLTE CAMPIONE DEL MONDO Battendo laGermania, gli azzurri salgono sul tetto del mondo
1983ROMA CAMPIONE I giallorosi a Genova, accompagnatida migliaia di tifosi, vincono il loro secondo Scudetto
1977NASCE IL CORRIERE DELLO SPORT-STADIO Il primonumero del quotidiano dopo la fusione con Stadio
IL CORRIERE DELLO SPORT | 102
Quindi cercate di andare oltre la notizia? «Sì, il lavoro che fac-
ciamo prevede anche la messa in cantiere di approfondimenti e
inchieste che ci permettano di non essere legati soltanto alla
mera attualità, ma di potere avere ogni giorno in pagina uno o
più argomenti che distinguano il nostro quotidiano dagli altri».
E dopo la riunione? «Una breve pausa per il pranzo. E poi si ri-
comincia con la seconda parte della giornata. La riunione per
la prima pagina è intorno alle 19. Durante questa, se necessa-
rio, si fa ancora in tempo a modificare qualcosa e si organizza-
no gli editoriali o i fondi della giornata. Poi ci si concentra sulla
fattura del giornale, fino alle 23.30, quando chiude la prima edi-
zione. Ma non è finita: subito dopo si parte con le altre edizioni.
È una giornata piuttosto lunga...».
Questa la giornata tipo all’interno della redazione. E chi lavora
“fuori”? «La giornata dei colleghi esterni è diversa perché loro van-
no sui campi dove raccolgono le notizie e fanno capo, in tarda mat-
tinata, ai diversi capisettore. Gli altri colleghi fanno grossomodo lo
stesso tipo di attività, tranne quelli che giustamente arrivano un po’
più tardi, di pomeriggio, perché ovviamente per un orario di reda-
zione così lungo è necessario prevedere dei turni».
Quando iniziate a disegnare le pagine? «Dopo la riunione della mat-
tina, quando si imposta il lavoro e i capisettore cominciano a chie-
dere i servizi agli inviati o alle redazioni esterne. Noi siamo un
giornale sempre pronto a rimodellarsi in corsa. Da una parte
questa attività è esaltante, perché confezionare un buon prodot-
to è la nostra priorità; dall’altra rifare continuamente – a secon-
da delle esigenze – il disegno delle pagine, significa chiedere una
grande partecipazione a tutti i colleghi».
Qual è la prima pagina che lei ricorda con maggiore emozione?
«Beh, direi quella della vittoria del Campionato del Mondo in
Germania, quattro anni fa. Mi era capitato di vivere l’altra vitto-
ria ai Mondiali, sempre qui al Corriere dello Sport, nel 1982 , e il
solo pensiero, dopo un quarto di secolo, di poter riassaporare il
trionfo e raccontarlo da direttore è stata una grande emozione.
Sono quelle gioie che si assaporano raramente e spesso sono
pure inaspettate. Giornalisti molto più grandi di me non hanno
avuto la fortuna di vivere un’atmosfera del genere. L’aspetto più
bello che ha accomunato tutta la redazione, però, è stato quello di
chiudere in tempo reale il quotidiano e dopo mezz’ora scendere giù
in piazza dove c’erano migliaia di persone per strada, e tanti aveva-
no il Corriere in mano. Quel giorno abbiamo venduto oltre due mi-
lioni di copie».
Gestire un quotidiano sportivo in una città come Roma, dove so-
prattutto l’antagonismo tra Roma e Lazio è forte, non deve essere
semplice… «Sì, non è facile. Però è straordinariamente bello per-
ché si avverte che stai trattando un argomento che tocca le corde e
la sensibilità di una città, di una regione. Io peraltro, mettendoci un
pizzico di civetteria personale, credo di essere il primo direttore ro-
mano dopo tanti, tanti anni. Fra l’altro dichiaratamente appassio-
nato di una delle due squadre capitoline. Devo dire che l’impegno
nel cercare di essere il più obiettivo possibile, la mia buona fede, so-
no state capite da entrambe le tifoserie».
Usate una sorta di “par condicio” per la Roma e la Lazio quando im-
postate il giornale, oppure a seconda delle notizie decidete quanto
spazio dare? «Penso che l’errore più grande che possa fare un gior-
nalista in questi casi è spaccare la mela a metà, pensando di fare
semplicemente un calcolo di spazio da offrire.
Vorrebbe dire negare il giornalismo. Per cui a seconda degli avve-
L’INT
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F O N D A T O R E . . . F E R R A R ITra i fondatori del Corriere dello Sport c’è EnzoFerrari, padre storico dell’omonima casaautomobilistica. E proprio per lanciare erendere ancor più popolare l’automobilismopartecipa alla fondazione del Corriere. «Ricordocon nostalgia quei tempi. Il corso della vitadoveva prevaricare per l’automobile, che eracon l’operetta la terza delle mie adolescentipassioni, ma le incursioni giornalisticheresistettero...», spiegò il Drake in un suo scritto.
RManno 80 - N. 277
lunedì 13 ottobre 2003
€ 0,90* in Italia
ALVPFQIBieieadA
9771124848403
31013
CHDFDEDPDR
PREZZO DI VENDITA ALL’ESTERO: Australia $A. 3,00; Bruxelles € 1,60; Canada $ C. 3,00; Germania € 1,60; Gr. Bret. LG.
1,10; Grecia € 1,50; Malta Cents 50,00; Monaco Pr. € 1,60; Parigi € 1,60; Spagna € 1,70; Svizz. Fr. S. 2,50; Svizz. Tic. Fr. S.
2,20; Usa $ 2,00; Usa W. C.$ 2,00.Sped. abb. post. Comma 26 art. 2, legge 549/95 - Roma
A B C * IN ABBINAMENTO OBBLIGATORIO A VITERBO E PROVINCIA CON “CORRIERE DI VITERBO”.
Il fuoriclasse a Capello : Dietro le punte gioco meglio
Totti: Scudetto alla Roma
e poi Europeo con l’ItaliaD’UBALDO e TORRI � alle pagine 16, 17 e 20
Francesco Totti, 27 anni
Il tecnico, come i giocatori, partecipa all’aumento di capitale
Mancini, in azioni Lazio
quattro mesi di stipendioCHIOFFI � alle pagine 14 e 15
Roberto Mancini, 38 anni
Formula 1 e motomondiale: è festa per lo sport italiano
Schumacher, la Ferrari e Valentino Rossi: domenica trionfaleA Suzuka sesto titolo per Schumi
Vince Barrichello su Raikkonen
A Sepang Rossi iridato con due
corse d’anticipo: quinto mondiale
EVANGELISTI, SCALERA e TORROMEO
� da pagina 2 a 13
Atalanta prima con 2 punti sulla Ternana, che va ko contro uno Zola scatenato
Napoli-Agostinelli: oggi si decide il futuro. Bari: che crisi! Tardelli adesso rischia
CESARANO, DE CAROLIS, ESPOSITO, FEDELE, PEDULLA’, RIALTI e SARDU � da pagina 23 a 27
Serie B, 8ª giornata: risultati e classifica
Palermo e Cagliari volano
Campionissimi
Atalanta-Triestina . . . . . 4-1
Avellino-Messina . . . . . 0-1
Bari-Ascoli . . . . . . . . . . . 1-2
Cagliari-Ternana . . . . . 3-0
Catania-Vicenza . . . . . . 1-1
Como-Palermo . . . . . . . 0-1
Fiorentina-Treviso . . . . 2-0
Napoli-Livorno . . . . . . . 0-0
Pescara-Torino . . . . . . . 2-1
Piacenza-Salernitana . .1-0
Venezia-Genoa . . . . . . . 2-2
Verona-Albinoleffe . . . . 2-3
Atalanta . . . . . . . 18
Ternana . . . . . . .16
Livorno . . . . . . .15
Palermo . . . . . .15
Cagliari . . . . . . .14
Catania . . . . . . .14
Torino . . . . . . . . .13
Piacenza . . . . . .13
Treviso . . . . . . .13
Triestina . . . . . .12
Albinoleffe . . . .11
Ascoli . . . . . . . .11
Pescara . . . . . . .11
Fiorentina . . . . .10
Verona . . . . . . . . .9
Vicenza . . . . . . . .8
Genoa . . . . . . . . .8
Salernitana . . . . .8
Venezia . . . . . . . .7
Messina . . . . . . .7
Napoli . . . . . . . . .6
Avellino . . . . . . . .5
Bari . . . . . . . . . . . .5
Como . . . . . . . . . .5
incere è il loro mestiere. Il loro obietti-
vo. La loro speranza. Vincere è il titolo
della loro vita sportiva. E’ perciò straordi-
nario che si siano dati appuntamento, a ca-
vallo dei loro bolidi, nella stessa mattinata
italiana. Per raccontare e raccontarsi una
storia di feroce golosità, di morbida deter-
minazione, di una passione che può conta-
giarti. Fino a farti sentire, nel rombo di un
motore, un saluto ai loro tanti amici. Al lo-
ro popolo. Michael Schumacher e Valenti-
no Rossi hanno colorato se stessi, e la no-
stra energia, in un batticuore di emozioni
e fremiti. Accompagnando il week end del
trionfo azzurro nella scherma e del largo
sorriso della nazionale di calcio.
Ci ha pensato la Ferrari a giocare d’an-
ticipo. Immergendosi, con il suo cavaliere,
in un mare di dolci intuizioni. Ha vinto la
sua sfida più difficile, la Rossa. Ha battuto
il record di Fangio, il grande Schumacher.
Un matrimonio perfetto, di orgoglio e fred-
dezza. Hanno provato, cambiando le rego-
le, a narcotizzare lo strapotere Ferrari de-
gli ultimi anni. Ma non c’è stato nulla da
fare. Il fuoriclasse in una squadra di fuori-
classe ha finito ancora una volta per pre-
valere: accompagnandosi con il compagno
perfetto, Rubens Barrichello, in un sentie-
ro fantastico. Scintillante. Il quarto cam-
pionato del mondo consecutivo e il quinto
titolo costruttori di fila. Con quelle due let-
tere, G.A., le iniziali dell’Avvocato che so-
no lì a confermare un senso - pieno - di ri-
conoscenza e di amore. Come giustamente
ha tenuto a sottolineare Luca di Monteze-
molo, uno che ha lavorato sodo per co-
struire un eccezionale team dal fortissimo
senso d’appartenenza.
Poi è stata la volta di Valentino. Con la
sua scanzonata professionalità, con il fan-
ciullesco senso della sua grandezza, con il
suo occhio furbo a colorare l’ennesima bat-
tuta. E’ lui, Valentino, il vero personaggio
universale dello sport italiano. Il perso-
naggio, mediatico, degli anni Duemila. Uno
che, come Schumi, si diverte solo vincendo.
E vince divertendosi. Provate a pensarci:
non è straordinario anche questo?
V
IL SEGRETO?VINCERE
DIVERTENDOSIdi Alessandro Vocalelli
IMMAGINI TRIONFALI Michael Schumacher, 34 anni, sollevato da Jean Todt, capo della gestione sportiva della Ferrari. E Valentino Rossi, 24 anni, sorridente tra spruzzi di champagne
2003L’ITALIA DEI MOTORI SUL TETTO DEL MONDOLe vittorie della Ferrari e di Valentino Rossi
IL CORRIERE DELLO SPORT | 103
nimenti dedichiamo più o meno spazio all’una e all’altra. Però complessivamente, visto che
di spunti importanti per un motivo o un altro entrambe le squadre ne offrono molti, credo
che nel bilancio annuale l’attenzione e lo spazio si equivalgano. Naturalmente, mi ripeto,
tutto dipende dagli avvenimenti che accadono».
Secondo lei, oltre al calcio che la fa un po’ da padrone, quali sono gli altri sport che
appassionano i romani? «Ce ne sono tanti. Io credo che i romani siano un popo-
lo di sportivi autentici, praticanti. I dati dicono che Roma è una città in cui si fa,
non soltanto si segue, lo sport. È indubbio che ci siano delle discipline più
seguite di altre. A livello di sport di squadra, il basket è molto seguito. In
assoluto i cittadini della Capitale sono molto legati ai motori, sia alle
quattro che alle due ruote. Sia alla Formula Uno che al Motomon-
diale. Da quando, poi, c’è Valentino Rossi, che incarna un perso-
naggio trasversale, le moto sono seguite dappertutto e non solo
in Italia».
Ipotizziamo che nel 2020 le Olimpiadi si svolgano a Roma.
Come immagina il suo giornale? Il calcio continuerebbe a
monopolizzare quasi tutto lo spazio o verrebbe relegato
nelle “brevi”? «Innanzitutto nel 2020, chiunque sarà il di-
rettore non potrà più parlare di giornale per come lo ab-
biamo sempre inteso noi. Tra dieci anni, si dovrà par-
lare di un sistema editoriale che non potrà non pas-
sare attraverso la multimedialità, in maniera sempre
più massiccia. Noi, per esempio, abbiamo aperto
quattro anni fa un bellissimo sito internet, che tra
l’altro sta scalando parecchi gradini nelle classifi-
che di gradimento, arrivando a toccare cifre da re-
cord assoluti.
Però ritengo che in futuro ci sarà la reale necessi-
tà di prevedere un circuito editoriale integrato che
comprenda televisione, radio, internet e giornale,
che sicuramente continuerà a essere il cuore di tut-
to questo sistema, ma dovrà rapportarsi a tutte le
altre componenti di comunicazione.
E se dovessero esserci le Olimpiadi a Roma, natu-
ralmente sarebbero un argomento forte per tutte
queste piattaforme, anche se credo che, passato quel
periodo, tornerà il calcio a essere l’argomento più po-
Il primo editoriale
del Direttore Vocalelli,
pubblicato domenica
10 agosto 2003
Una mattina di ventitré anni fa, il 1° dicembre del 1980, mi affacciaiper la prima volta nella sede del Corriere dello Sport-Stadio. L’emozionedi quel giorno non ha cancellato i ricordi di un mondo che, in un attimo in-terminabile, si spalancò davanti ai miei occhi. Una redazione silenziosa e mae-stosa che, da lì a un paio d’ore, si sarebbe accesa improvvisamente, in un impetodi solenne energia. Mi aspettava, nel suo ufficio, Roberto Amodei, delegato da suo pa-dre Francesco a consegnarmi la lettera di assunzione. Non avrei mai immaginato, quel-la mattina di ventitré anni fa, che sarei un giorno tornato nello stesso ufficio, di un Editoreche sinceramente ringrazio, per ricevere anche l’incarico più prestigioso. La direzione di quelgiornale che ho sempre amato. Sin da bambino. Non lo avrei mai immaginato, perché non sa-pevo, non potevo sapere, ciò che sarebbe successo. Stavo firmando, non solo una lettera di as-sunzione, ma l’iscrizione all’università del giornalismo sportivo. Nei ventitré anni futuri, e lo dicosenza falsa modestia, avrei dovuto soltanto studiare, capire, conoscere. Al resto ci avrebbero sicu-ramente pensato i miei grandi maestri. Guardando all’indietro, capisco come tutto sia potuto acca-dere. Dai direttori che ho avuto prima di Xavier Jacobelli, un amico e compagno in questi suoi diecimesi romani, non avrei potuto che apprendere le fibrillazioni e i segreti di una professione con il gustoprofondo di una sfida continua. Tosatti, Morace, Cucci (il mio bidirettore), Sconcerti: prendete un ragaz-zo, affidatelo a loro, e scoprirete come può essere facile farne un buon giornalista. Ventitré anni sono tra-scorsi in un attimo, tra ansie e paure di non essere mai veramente all’altezza, gioie e soddisfazioni. Traracconti ed aneddoti, tra centinaia di partite allo stadio, continue lezioni e ripetizioni. Ogni trasferta per im-parare qualcosa: la competenza di Ezio De Cesari, la grandezza di Alberto Marchesi, la musicalità di Fran-co Dominici, l’autorevolezza suprema di Giuseppe Pistilli. Con loro, in trasferta, ho trascorso più serate chea casa. Tornando, ogni volta, con un pizzico in più di esperienza. Guardandomi intorno e scoprendo, nel-l’università del giornalismo sportivo, tanti altri maestri. Da Ferrajolo a Girelli, dai fratelli maggiori che han-no fatto un tifo infernale: Antonio Corbo ed Enrico Maida. Sono gli uomini, i nomi, che hanno scandito finora la mia storia al ”Corriere”: me lo chiedessero adesso,risponderei - visti i loro profili - che ventitré anni fa stavo sicuramente sbagliando. Avrei anche potutopensare di farcela. Ad assumere la direzione di un giornale che qui ha la sua storia - è un onore, per me,poter dare del tu ad Antonio Ghirelli o a Sergio Neri - e qui ha il suo futuro. Una redazione fantastica neisuoi valori professionali ed umani. Accanto alle firme più conosciute, importanti, stanno fiorendo ragaz-zi a cui occorre soltanto concedere la classica chance. Un impegno che ben volentieri mi assumo, in unprogetto che ho condiviso, sposato. Raccontare lo sport, come mi è stato insegnato, accompagnando-lo con storie ed inchieste, con approfondimenti e - mi auguro - scoop. Nel segno di un feroce rigoree della credibilità che ha sostenuto ogni giorno i nostri discorsi. Un giornale che non scenderà a com-promessi e continuerà le battaglie in cui crede: quella su Catania ed il Catania ad esempio. Non cirassegneremo all’idea che non si possa giocare una B a 21 squadre. E la speranza - senza gridar-lo - è di poter continuare a seguire la linea virtuale che hatracciato la crescita diffusionale dei dieci mesi di Xavier Ja-cobelli, a cui va il mio augurio, e con il quale ho diviso un re-cente passato. Ora, però, il nostro sguardo è al futuro. Voglia-mo esserci, insomma. Sempre e comunque. Nel segno di que-sta fantastica sfida che ogni volta è il Corriere dello Sport-Sta-dio. E nella scuola a cui ventitré anni fa mi ha introdotto Fran-cesco Amodei, a cui devo tutto, che ebbe il coraggio e la vo-glia di investire in un giovane. E la pazienza di accompagnar-lo davanti alla porta del Direttore di allora, Giorgio Tosatti, perfarsi spiegare la prima lezione. «Vedi, ragazzo. Al ”Corriere”contano soprattutto tre cose: l’orgoglio dell’appartenenza, l’im-pegno e la curiosità». Non sono sicuro, perché l’emozione eraforte come l’odore del sigaro, ma credo proprio che aggiunse.«Abbiamo perso già troppo tempo. Forza, al lavoro». Già:disse proprio così. Al lavoro.
ORGOGLIO CURIOSITÀ IMPEGNOdi Alessandro Vocalelli
RManno 80 - N. 214
domenica 10 agosto 2003
€ 0,90* in Italia
ALVPFQIBieieadA
9771124848403
30810
CRDEDMDPDE
PREZZO DI VENDITA ALL’ESTERO: Australia $A. 3,00; Bruxelles € 1,60; Canada $ C. 3,00; Germania € 1,60; Gr. Bret. LG.
1,10; Grecia € 1,50; Malta Cents 50,00; Monaco Pr. € 1,60; Parigi € 1,60; Spagna € 1,70; Svizz. Fr. S. 2,50; Svizz. Tic. Fr. S.
2,20; Usa $ 2,00; Usa W. C.$ 2,00.Sped. abb. post. Comma 26 art. 2, legge 549/95 - Roma
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I giallorossi hanno concluso contro il Rayados la tournée in Messico
Il capitano entusiasma nell’ultima amichevole Oltreoceano (1-1): segna, colpisce il palo, regala delizie
E applaude la Roma: «Chivu è di un’altra categoria, Mancini bella sorpresa. Tridente, modulo giusto»TORRI � alle pagine 3, 4 e 5
EL PIOJO Claudio Lopez, 29 anni, lo scorso anno è stato protagonista di una stagione fantastica: la Lazio spera che
l’argentino sia pronto a dare il bis. L’attesa firma del piano Baraldi è un ottimo auspicio per la sfida con il Benfica (Ap)
Lopez-Lazio: sìE ora il BenficaL’attaccante lunedì firma il piano Baraldi
Mancini soddisfatto: la squadra è pronta
Conto alla rovescia per la
prima decisiva sfida della
stagione mercoledì sera
all’Olimpico. Dopo un mese
di tensioni, nel gruppo c’è
una ritrovata armoniaPATANIA � alle pagine 6, 7 e 8
E’ la Juve di Appiah-MiccoliBianconeri a mille. Stasera galà con la Reggina (Rai1 dalle 21)
L’Inter si coccola Bobo Vieri
il Chelsea non molla ma fa
un altro colpo: preso Mutu!
Maccarone invece sogna
di giocare col Napoli in A
Milan, domani Kakà firma
ANTOLINI, BERTOLANI, ELENI e FEDELE
� alle pagine 2, 9, 10, 12 e 15
Marcello Lippi, 55 anni, con Fabrizio Miccoli, 24
CICLISMO
Bettini è proprio super
vince a San Sebastian
Nuovo trionfo davanti a quattro italiani
VALLEGA � a pagina 22
ATLETICA
La Bevilacqua vola
e arriva a 1,92 cm
Impresa di Antonella che va ai Mondiali
FAVA � a pagina 23
Cabina di regia
MANCANO
I MANAGERdi Antonio Ghirelli
l calcio ha cambiato così in fretta che né i club
né le federazioni né noi spettatori e cronisti fac-
ciamo in tempo a tenergli dietro. Naturalmente
siamo tutti colpiti ed indignati dallo scadimento
dei valori morali, della crescita mostruosa di un
sottobanco di speculatori e mediatori, ruffiani e
mezzani di ogni genere, siamo tutti sbigottiti dal-
l’intrusione selvaggia di avvocati, giudici, procu-
ratori, di fideiussioni false, truffe e avvisi di ga-
ranzia, come se il gioco del calcio, il gioco più bel-
lo del mondo, si fosse trasformato in un male-
detto imbroglio.Il guaio è che proprio di un maledetto imbro-
glio si tratta, come in quel bel film di Germi trat-
to da un bellissimo romanzo di Gadda, anche se
non si capisce bene come sia potuto succedere e
� SEGUE A PAGINA 9
I
ORGOGLIOCURIOSITÀIMPEGNO
di Alessandro Vocalelli
na mattina di ventitré anni fa, il 1° di-
cembre del 1980, mi affacciai per la
prima volta nella sede del Corriere dello
Sport-Stadio. L’emozione di quel giorno
non ha cancellato i ricordi di un mondo
che, in un attimo interminabile, si spa-
lancò davanti ai miei occhi. Una reda-
zione silenziosa e maestosa che, da lì a
un paio d’ore, si sarebbe accesa improv-
visamente, in un impeto di solenne ener-
gia. Mi aspettava, nel suo ufficio, Rober-
to Amodei, delegato da suo padre Fran-
cesco a consegnarmi la lettera di assun-
zione. Non avrei mai immaginato, quel-
la mattina di ventitré anni fa, che sarei
un giorno tornato nello stesso ufficio, di
un Editore che sinceramente ringrazio,
per ricevere anche l’incarico più presti-
gioso. La direzione di quel giornale che
ho sempre amato. Sin da bambino.
Non lo avrei mai immaginato, perché
non sapevo, non potevo sapere, ciò che
sarebbe successo. Stavo firmando, non
solo una lettera di assunzione, ma l’i-
scrizione all’università del giornalismo
sportivo. Nei ventitré anni futuri, e lo di-
co senza falsa modestia, avrei dovuto sol-
tanto studiare, capire, conoscere. Al re-
sto ci avrebbero sicuramente pensato i
miei grandi maestri. Guardando all’in-
dietro, capisco come tutto sia potuto ac-
cadere. Dai direttori che ho avuto prima
di Xavier Jacobelli, un amico e compa-
gno in questi suoi dieci mesi romani, non
avrei potuto che apprendere le fibrilla-
zioni e i segreti di una professione con il
gusto profondo di una sfida continua.
Tosatti, Morace, Cucci (il mio bidiretto-
re), Sconcerti: prendete un ragazzo, affi-
datelo a loro, e scoprirete come può es-
sere facile farne un buon giornalista.
entitré anni sono trascorsi in un atti-
mo, tra ansie e paure di non essere
mai veramente all’altezza, gioie e soddi-
sfazioni. Tra racconti ed aneddoti, tra
centinaia di partite allo stadio, continue
lezioni e ripetizioni. Ogni trasferta per
imparare qualcosa: la competenza di
Ezio De Cesari, la grandezza di Alberto
Marchesi, la musicalità di Franco Domi-
nici, l’autorevolezza suprema di Giusep-
pe Pistilli. Con loro, in trasferta, ho tra-
scorso più serate che a casa. Tornando,
ogni volta, con un pizzico in più di espe-
rienza. Guardandomi intorno e scopren-
do, nell’università del giornalismo spor-
tivo, tanti altri maestri. Da Ferrajolo a
Girelli, dai fratelli maggiori che hanno
fatto un tifo infernale: Antonio Corbo ed
Enrico Maida.Sono gli uomini, i nomi, che hanno
scandito finora la mia storia al ”Corrie-
re”: me lo chiedessero adesso, risponde-
rei - visti i loro profili - che ventitré anni
fa stavo sicuramente sbagliando. Avrei
anche potuto pensare di farcela. Ad as-
sumere la direzione di un giornale che
qui ha la sua storia - è un onore, per me,
poter dare del tu ad Antonio Ghirelli o a
Sergio Neri - e qui ha il suo futuro. Una
redazione fantastica nei suoi valori pro-
fessionali ed umani. Accanto alle firme
più conosciute, importanti, stanno fio-
rendo ragazzi a cui occorre soltanto con-
cedere la classica chance. Un impegno
che ben volentieri mi assumo, in un pro-
getto che ho condiviso, sposato. Raccon-
tare lo sport, come mi è stato insegnato,
accompagnandolo con storie ed inchie-
ste, con approfondimenti e - mi auguro -
scoop. Nel segno di un feroce rigore e
della credibilità che ha sostenuto ogni
giorno i nostri discorsi. Un giornale che
non scenderà a compromessi e conti-
nuerà le battaglie in cui crede: quella su
Catania ed il Catania ad esempio. Non ci
rassegneremo all’idea che non si possa
giocare una B a 21 squadre. E la speran-
za - senza gridarlo - è di poter continua-
re a seguire la linea virtuale che ha trac-
ciato la crescita diffusionale dei dieci me-
si di Xavier Jacobelli, a cui va il mio au-
gurio, e con il quale ho diviso un recen-
te passato.
ra, però, il nostro sguardo è al futu-
ro. Vogliamo esserci, insomma. Sem-
pre e comunque. Nel segno di questa fan-
tastica sfida che ogni volta è il Corriere
dello Sport-Stadio. E nella scuola a cui
ventitré anni fa mi ha introdotto Fran-
cesco Amodei, a cui devo tutto, che ebbe
il coraggio e la voglia di investire in un
giovane. E la pazienza di accompagnar-
lo davanti alla porta del Direttore di al-
lora, Giorgio Tosatti, per farsi spiegare
la prima lezione. «Vedi, ragazzo. Al ”Cor-
riere” contano soprattutto tre cose: l’or-
goglio dell’appartenenza, l’impegno e la
curiosità». Non sono sicuro, perché l’e-
mozione era forte come l’odore del siga-
ro, ma credo proprio che aggiunse. ”Ab-
biamo perso già troppo tempo. Forza, al
lavoro”. Già: disse proprio così. Al lavo-
ro.
O
V
U Totti, che magie
2003LA PRIMA DI VOCALELLI Il primo giornale curato dalnuovo direttore del Corriere dello Sport
polare, di maggior presa. Però è indiscutibile che, se si faranno
altre manifestazioni importanti a Roma, come per esempio il
Gran Premio di Formula Uno, queste saranno curate e cele-
brate come autentici avvenimenti imperdibili».
Rimanendo alla multimedialità, il giornale del futuro sarà de-
dicato esclusivamente agli approfondimenti? «Il quotidiano ha
un ruolo che sarà sempre e comunque insostituibile, perché si
presenta come un grande ordinatore di notizie. Oggi chi segue
lo sport attraverso internet, guardando la televisione o senten-
do la radio, è inondato di informazioni. Il ruolo del giornale de-
ve essere proprio quello di organizzare queste notizie, dandogli
una scala di importanza, commentandole e approfondendole. È
questo il motivo per cui i quotidiani non scompariranno mai an-
che se cambierà naturalmente la loro distribuzione: non pas-
serà solo dalle edicole ma seguirà il passo della modernità co-
me ci dimostra l’iPad. Credo comunque che cambierà moltissimo
il ruolo del giornalista, che dovrà integrarsi con il resto del mondo
che gli sta intorno. Già adesso il giornale si è trasformato, è diven-
tato un contenitore di idee, opinioni e non è più soltanto un dispen-
satore di notizie che ormai vengono diffuse in tempo quasi reale da
radio, internet e tv».
L’approfondimento sarà quindi sempre più importante? «Non c’è
dubbio. Sarà il momento di riflessione, assolutamente insostituibi-
le, per cui non credo che ci sarà il rischio che i giornali diventino la
parte marginale dell’informazione».
Lei ci parlava di televisione. Cosa c’entra col Corriere dello Sport?
«Non c’è dubbio che un grande sistema editoriale come quello del
Corriere tra dieci anni non potrà non avere anche un canale televi-
sivo proprio. Non è un mistero che siamo impegnati nella realizza-
zione di questo progetto.
La radio ti dà la possibilità di essere ascoltata mentre fai qualun-
que altra cosa, ma è la televisione che ti costringe a concentrare il
tuo interesse, perché per capire cosa si dice spesso la devi anche
guardare, facendoti aiutare dalle immagini. Per questo credo che
oltre al sito web disporre anche di un canale radiotelevisivo sia as-
solutamente indispensabile».
Torniamo alle Olimpiadi. Cosa significherebbe per Roma l’inve-
stitura olimpica? «Una straordinaria occasione e la possibilità di
trasformare le Olimpiadi in un grandissimo evento anche cultu-
rale perché credo che Roma da questo punto di vista sia – e non
me ne vogliano i direttori delle testate di tutte le altre capitali eu-
ropee – un’occasione unica e irripetibile per abbinare la cultura
allo sport. Roma già di per sé rappresenta uno spot olimpico. E
se le Olimpiadi dovessero essere disputate nella Capitale, e io mi
auguro che possa accadere, sarebbe uno straordinario messag-
gio al mondo intero».
Passiamo al rugby. Dopo mesi di estenuanti trattative la Celtic
League ha ammesso due squadre italiane: Treviso e Aironi Via-
dana. Ricordando la strana vicenda dei Pretoriani prima scelti
dalla Fir e poi silurati in favore dei veneti, non le sembra quan-
tomeno singolare che nonostante Roma ospiti il VI Nazioni, nel-
la lega celtica non ci sarà una rappresentativa del rugby nazionale
al di sotto del Po? «Assolutamente. Credo che questo sia uno dei
tanti enigmi del rugby. Questo sport è affascinante soprattutto per
due misteri: il primo è che nei luoghi dove è radicato esiste una
grande tradizione, che non si riscontra invece a un più ampio livel-
lo nazionale. L’altro mistero è quello della Nazionale: più si perde
e più la gente la segue con crescente passione. Chiaramente è una
battuta. È proprio grazie a questo fenomeno che il rugby è consi-
derato un gioco che va oltre il risultato, che veicola
messaggi diversi dal quello solito del
“successo a tutti i costi”. Grazie
anche alla palla ovale si è tor-
nati a parlare di valori qua-
li la partecipazione, l’ap-
partenenza. E proprio
per questo motivo
spero si arrivi da
parte dei vertici al-
la valorizzazione
un po’ più omo-
genea delle real-
tà rugbistiche na-
zionali».
Anno 84 - N. 311
SOSTITUISCE LA PRECEDENTE ROSSA
NGIALLOMAGENTACIANO
RIBATTUTAVERDE NAZ.
SOSTITUISCE PREC
7 1 1 1 2
Serie A (12ª giornata)
Atalanta-Milan sospesa
Fiorentina-Udinese 1-2
Inter-Lazio rinviata
Palermo-Napoli (g. sab.) 2-1
Parma-Juventus 2-2
Reggina-Genoa 2-0
Samp-Empoli (g. sab.) 3-0
Siena-Livorno 2-3
Torino-Catania 1-1
Roma-Cagliari rinviata
Inter .......... 25
Fiorentina . 23
Roma........ 22
Juventus... 22
Udinese .... 22
Atalanta .... 18
Palermo.... 18
Samp........ 17
Napoli ....... 15
Catania ..... 15
Milan......... 14
Genoa ...... 14
Torino ....... 13
Parma....... 12
Lazio......... 10
Cagliari ....... 9
Siena .......... 9
Reggina...... 9
Livorno ....... 9
Empoli ........ 9
Gabriele Sandri, 28 anni, dj e tifoso della Lazio morto all’autogrill di Badia al Pino, vicino ad Arezzo
Bisognava fermarsi in segno di lutto. Ora aspettiamo risposte
UNA QUESTIONE DI STATOdi Alessandro Vocalelli
n fondo alla domenica nera del cal-
cio, all’ennesima domenica nera del
calcio, restano dolore, rabbia, un sen-
so di sgomento e di impotenza, insie-
me a mille dubbi che gli informatori
della domenica - quelli che perdono
mille buone occasioni per starsene
zitti - finiscono per ingigantire. Il po-
vero Gabriele è morto da neppure
due ore, non si sa ancora perchè e
per colpa di chi, che dilettanti della
sensibilità e del pudore, si lanciano
già in analisi appassionate. Tirando
in ballo, mentre scorrono magari le
immagini dell’Heysel che non c’en-
trano nulla, ma proprio nulla, le col-
pe del calcio, della moviola, di chi re-
clama un rigore. La fine di Gabriele
solo col passare del tempo e dei giu-
dizi assume contorni più precisi, più
chiari, nei racconti di un giovane con
la passione del calcio, della Lazio e
della musica. Uno che viene centrato
da un colpo di pistola nel sedile po-
steriore dell’auto, con l’auto già in
marcia. Incredibile se ci ripensate
un istante.Come è incredibile che a notte inol-
trata non si riesca ancora realmente
a capire cosa sia effettivamente acca-
duto. Uno, due colpi sparati per aria
che sfondano un finestrino e colpi-
scono una persona? E’ pazzesco a dir-
la così. E allora, a notte inoltrata, an-
cora tutti lì a chiedersi: ma come può
un poliziotto sparare da una parte al-
l’altra dell’Autogril - in mezzo sessan-
ta metri e sei corsie di autostrada! -
come può un Paese normale accetta-
re una cosa del genere? Eppure, set-
te, dieci ore dopo siamo tutti davanti
a un film, un orribile film, e non sen-
tiamo l’urgenza di uscire, scappare,
da un mondo ormai sottosopra.
Invece, no. Tutti lì, impegnati nel
consueto, stucchevole, teatrino che
abbiamo vissuto già decine di volte.
Quali sono le colpe del calcio? Che
aspettiamo a vietare le trasferte ai ti-
fosi? Cosa deve fare il pallone per
non essere più prigioniero di chi poi
impedisce che dentro gli stadi si gio-
chi? Era giusto fermare tutto il cam-
pionato e ora non bisognerebbe so-
spendere l’attività per un mese? Un
fiume di parole, mentre il dolore ti
assale e ti chiedi: quali sono le colpe
del calcio di fronte a tragedie così?
IVietiamo le trasferte ai tifosi? E allo-
ra impediamo anche a cinque ragaz-
zi, come Gabriele e i suoi amici, di
mettersi in macchina e andare dove
gli pare? E che c’entrano le trasferte
vietate se c’è una discussione, non sai
in quel momento se per questioni po-
litiche, di donne, magari soltanto per
un parcheggio e dall’altra parte del-
l’autostrada parte una pallottola che
ti colpisce e ti uccide? O non sarà an-
che questa la spia di un Paese ingo-
vernabile che per paura, per inade-
guatezza, per incoscienza, è andato
ben oltre i limiti?
Resta, alla fine, il grande interro-
gativo della domenica, farfugliata in
quel teatrino del calcio, dove da anni
e anche nella domenica più tragica e
nera sfilano tutti, nani e soubrette.
Bisognava sospendere il campiona-
to? Sì, in segno di lutto, perchè la
morte va rispettata.
Ma non ha senso chiedersi sempli-
cemente, senza le dovute implicazio-
ni psicologiche, se bisognava giocare
o non giocare. A Bergamo è stato de-
ciso di scendere in campo e la parti-
ta è stata interrotta, con una vetrata
che continuava pericolosamente a
spezzarsi. A Roma è stato deciso di
non giocare e la città è stata ugual-
mente teatro di cronaca nera.
Come dire che - se non si ricostrui-
sce un rapporto di relazione, rispetto
e convivenza - la partita diventa ac-
cessoria, un pretesto, che è piuttosto
in atto una guerra tra una frangia di
tifosi e le forze dell’ordine, molto più
grande degli interessi e delle mise-
rie del calcio. Ieri, oltre alla rabbia,
per un ragazzo che non c’è più - e
niente potrà mai attenuare il dolore
come niente ha attenuato il dolore
per la scomparsa di Raciti - almeno
questo doveva essere, diventare, ter-
ribilmente più chiaro. Invece, no.
Mentre qualcuno se la prendeva con
la moviola, partiva già la convocazio-
ne per il prossimo vertice, come tan-
ti ci sono già stati a proposito di tor-
nelli e biglietti nominali. Ma è ora
che chi rappresenta lo Stato ci dia
spiegazioni plausibili e soluzioni ade-
guate.Per il resto, un po’ di rispetto e si-
lenzio: almeno in nome di Gabriele e
del dolore della famiglia.
Rinviate solo Inter-Lazio e Roma-Cagliari: furia ultrà
partita sospesa a Bergamo, guerriglia nella CapitaleTragedia sull’A1, tifosi laziali e juventini
vengono a contatto. Intervengono gli
agenti della Polstrada che sparano dalla
corsia opposta: ucciso Gabriele Sandri
Il questore di Arezzo: «Esplosi due colpi
in aria, è stato un tragico errore». Per ora
nessun indagato. La famiglia accusa
«Omicidio volontario, è stato ammazzato»
Tentata invasione a Bergamo, fermata
Atalanta-Milan. Cori contro la polizia
in tutti gli stadi. Lo stop a Roma-Cagliari
non placa la rabbia: incidenti gravissimi
Una spaventosa immagine degli incidenti scoppiati ieri sera a Roma
D’UBALDO, FANI’, FEDELE, GHIACCI, GUADAGNO
INTORCIA, MAGLIE, MAIDA, PATANIA, RAMAZZOTTI
RINDONE, SANTONI, SPLENDORE e TORRI � all’interno
Classifica
Assurdo, lite tra tifosi
all’autogrill: la polizia
spara, muore Gabriele
NO!Giocate 5 partite in un clima pesantissimo
Juve, pari e proteste
Fiorentina, primo koBERTOLANI, GIARDINI, GIORDANO e RIALTI � all’interno
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Spedizione con servizio postale. ESTERO, ufficio abbonamenti, Roma, tel. 06
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** IN ABBINAMENTO OBBLIGATORIO IN UMBRIA CON “LA NAZIONE” A € 1,00.A
2007ROMA IN LUTTO È l’11 novembre, muore GabrieleSandri. Il Corriere commenta così…
2006ITALIA, E SONO 4 Gli azzurri affondano la Francia e silaureano Campioni del Mondo per la quarta volta
SOSTITUISCE LA PRECEDENTEPAGINA 1
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Anno 82 - N. 91
domenica 3 aprile 2005
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CERAMICHE
Alle 21.37 si è spento Giovanni Paolo II, apostolo della pace
Il mondo piange il Papa
In Italia 3 giorni di lutto
E lo sport si è fermato
per ricordare un amico
Dopo 27 anni di pontificato, meraviglioso
e illuminato, ci ha lasciato Karol Wojtyla
Lo ricorda commosso anche il mondo
dello sport, che lo aveva avuto sempre vicino
Ciao, grandissimo
li italiani tutti, e io con loro, piangono il Santo
Padre che abbiamo sentito a noi tanto vicino. Lo
abbiamo amato, lo abbiamo ammirato per la forza
delle idee, il coraggio, la passione la capacità di tra-
smettere valori e speranza a tutti noi, soprattutto ai
nostri giovani, ai giovani di tutto il mondo. Abbia-
mo ammirato la sua straordinaria apertura al dia-
logo fra religioni ed etnie.
L'Italia è in lutto. Avverto come tutti un profon-
do dolore. E' forte in me il ricordo dei tanti incontri,
dei tanti colloqui. Mia moglie ed io conserveremo
per sempre nel cuore la sua voce, soprattutto i suoi
occhi, luminosi ed acuti che ti scavavano nel profon-
do. Il suo sguardo carico di affetto che ti abbraccia-
va prima ancora che egli alzasse le braccia.
Non potrò mai dimenticare momenti straordi-
nari come il raduno di milioni di giovani durante il
Giubileo nell'agosto del 2000 a Tor Vergata. Nè di-
menticherò mai l'emozione che provai quando, in
una cerimonia ad Assisi, nel gennaio del 2002, il
Santo Padre mi offrì di portare la lampada sul tri-
pode della pace.Giovanni Paolo II ha segnato la storia. Sarà ri-
cordato come uno di quegli uomini che hanno indi-
Gcato una strada di libertà e di giustizia e l'hanno per-
seguita con tutte le loro forze. In questo momento
di profonda commozione il pensiero va allo straor-
dinario contributo che egli ha dato al superamento
della divisione fra Est ed Ovest, al suo strenuo im-
pegno per un ordine mondiale sorretto da principi
ed obiettivi di pace al suo infaticabile apostolato in
ogni angolo della terra in sostegno di una migliore
condizione umana.
Egli ha comunicato speranza e fiducia a tutti noi.
Ha scolpito le coscienze con i valori che danno sen-
so e dignità alla vita delle persone e della società
umana. Giovanni Paolo II ha creduto nella forza
dello spirito e ha testimoniato, con il Suo indomito
coraggio e la serenità nella sofferenza, la fortezza
che permette di affrontare qualsiasi ostacolo, di ope-
rare per il bene in ogni circostanza. Egli continuerà
a vivere nei nostri cuori, nella riconoscenza per la
Sua testimonianza, per il Suo esempio.
Egli è stato vero apostolo di pace nel mondo in-
tero. L'Italia, Roma - la Sua Diocesi che si sta river-
sando in Piazza San Pietro - piangono la perdita di
un Padre, di una persona amata.* Presidente della Repubblica
NEL CUORE, LA SUA VOCE
di Carlo Azeglio Ciampi*
Sabato 9 aprile
18.00
BOLOGNA-INTER
MILAN-BRESCIA
20.30
FIORENTINA-JUVE
Domenica 10 aprile
15.00
ATALANTA-CHIEVO
CAGLIARI-SAMP
LAZIO-LIVORNO
LECCE-SIENA
PALERMO-MESSINA
REGGINA-PARMA
UDINESE-ROMA
Sabato 16 aprile
18.00
MESSINA-UDINESE
20.30
SAMP-PALERMO
ROMA-REGGINA
Domenica 17 aprile
15.00
BOLOGNA-LAZIO
BRESCIA-ATALANTA
CHIEVO-PARMA
INTER-CAGLIARI
JUVE-LECCE
LIVORNO-FIORENTINA
SIENA-MILAN
Mercoledì 20 aprile
(20.30)
CAGLIARI-LAZIO
FIORENTINA-MESSINA
JUVE-INTER
LECCE-BOLOGNA
MILAN-CHIEVO
PALERMO-BRESCIA
PARMA-SAMPDORIA
REGGINA-ATALANTA
ROMA-SIENA
UDINESE-LIVORNO
Le partite rinviate tra ieri e oggi
slittano alla prossima settimanaNel pomeriggio il Coni aveva sospeso tutte le manifestazioni sportive
in programma in Italia. La Serie A recupererà così: le partite del 10
aprile si giocheranno il 17, quelle del 17 mercoledì 20 (c’è Juve-Inter)
MAGLIE, POLVEROSI e RIALTI � da pagina 2 a pagina 6
Il calcio cambia i calendari
A
2005ADDIO GIOVANNI PAOLO Muore il Papa dei giovani. Lafoto è quella di un saluto sereno di Karol Wojtyla
IL CORRIERE DELLO SPORT | 104
Due anni dopo, la Fondazione
Gabriele SandriNel 2009, a due anni dalla morte di Gabbo (in
basso, il giornale di quel giorno), in Campido-glio, alla presenza del Sindaco di Roma, è statofirmato l’atto costitutivo della Fondazione San-
dri che avrà sede in una struttura che lega afilo doppio il ricordo di Gabriele con la sua la-
zialità. Una torretta di inizio ‘900 si erge, infatti,nel cuore di Piazza della Libertà, storico luogo
dove quasi 110 anni fa nacque la Lazio.
L’INT
ERVIST
AAL
DIRET
TORE
IL CORRIERE DELLO SPORT | 105
Mondiali di nuoto, Sei Nazioni, il patron della F.1 Bernie Ecclestone
che assicura che presto si correrà un gran premio a Roma. Secon-
do lei questa città sta acquisendo definitivamente il titolo di Capita-
le dello sport? «Direi di sì. Mi sembra veramente che Roma stia ca-
talizzando tutti i grandi avvenimenti sportivi. Vorrei ricordare anche
gli Europei di pallavolo e i Mondiali di baseball».
Sa che per i romani il Corriere è un po’ come una Bibbia. Che effet-
to le fa? «Innanzitutto sento una grande responsabilità perché vuol
dire che viene riconosciuta al Corriere dello Sport la qualità essen-
ziale per un giornale e un Giornalista con la G maiuscola: la libertà
d’espressione. E noi siamo liberi di dire quello che pensiamo.
E poi la credibilità, l’altra dote assolutamente indispensabile. È ca-
pitato – quando è stato necessario – anche di dover dire delle cose
in maniera molto dura. Però su problemi scottanti come il doping,
la moralità e l’etica nello sport, ci siamo battuti a costo di farci non
dico tanti nemici, ma molte antipatie. Ripeto: un giornale deve es-
sere libero e credibile. Per cui tanto più se ci considerano così è un
motivo di soddisfazione, di orgoglio».
Ora ce lo dice per quale squadra tifa? «Io nasco da una famiglia la-
ziale per cui sono tifoso della Lazio da quando ero piccino. Poi con
gli anni (e con questo non voglio dire che si è stemperata la mia sim-
patia nei confronti della Lazio) ho imparato a convivere benissimo
anche con l’altra squadra della Capitale, la Roma.
Quando ero più giovane per sette-otto anni ho seguito quotidiana-
mente i giallorossi. Sono stato il giornalista al seguito della Roma
per lungo tempo, il che vuol dire che anche nell’ambiente romani-
sta mi riconoscevano un certo tipo di equilibrio e di onestà intellet-
tuale. Non è una qualità perché secondo me per un giornalista do-
vrebbe essere una cosa assolutamente normale. Essere onesti, in
buona fede, giudicare senza pregiudizio e preferenze credo sia as-
solutamente indispensabile».
Ancor prima della sua nomina a direttore furono proprio i tanti tifo-
si della Roma, settore curva Sud dell’Olimpico, a caldeggiare una
sua promozione alla guida del Corriere… «Io ho un buon rapporto
con entrambe le tifoserie. Ripeto, la Roma l’ho seguita per tanti an-
ni quando facevo il cronista. La Lazio ho avuto la fortuna di seguir-
la nel periodo d’oro, a
cavallo degli anni No-
vanta e Duemila. Allora
definii la Lazio la
squadra più forte del
mondo e qualcuno,
all’epoca, pensò che
fosse un’esagerazio-
ne. Ne resto ancora
convinto e vi spiego
anche il perché: una
volta in un aeroporto
mi vidi sfilare sotto il
naso in successione
Mancini, Almeyda,
Mihajilovich, Nesta,
Marchegiani, Salas,
Nedved… e pensai
in quel momento
che la Lazio fosse
una squadra im-
battibile. Sembra-
va una parata in-
terminabile di campioni. Pensate che quella Lazio aveva anche
Stankovic, Sensini, Simeone e Conceiçao in panchina o in tribuna».
Qual è stata la sua prima partita da giornalista e quale la prima da
tifoso? «La mia prima volta al Corriere dello Sport fu quando andai
a fare gli spogliatoi di un Lazio-Catania. Era il 1980, forse il 1981. Da
tifoso invece mi portò mio padre a vedere allo stadio Flaminio un
derby dell’amicizia, Lazio-Roma».
Quale bilancio traccerebbe della sua gestione del Corriere dello
Sport fino a oggi? «Estremamente positivo. Ho avuto una straordi-
naria opportunità e sono davvero contento. Il Corriere è un’azienda
moderna, dinamica, piena di idee. La reputo straordinaria proprio
perché offre l’opportunità di essere liberi, sempre. Avere un edito-
re come Roberto Amodei, attento, partecipe, pronto a cavalcare le
novità, è un’autentica fortuna.
Inoltre ho la possibilità di lavorare con una redazione veramente
fantastica, caratterizzata da valori assoluti. E anche questo è il se-
greto dei successi che riusciamo a riscuotere. Sono soddisfatto per-
ché, dal mio arrivo, abbiamo mantenuto altissimo il numero delle
copie vendute, in controtendenza al mercato. E abbiamo vissuto
momenti di sport esaltanti. Inoltre in questo periodo è nato anche
il sito internet che, ripeto, è diventato in Italia uno dei più cliccati in
assoluto. Insomma, abbiamo fatto cose importanti».
Una domanda che le avranno fatto molte volte. Come si diventa
giornalista sportivo? «Era il mio sogno sin da piccolo. Non dico sia
stata una vocazione, ma sicuramente una fissazione e, nel mio ca-
so, avendo avuto la fortuna di nascere professionalmente in un pe-
riodo in cui aprivano a Roma le prime televisioni private, ho avuto
l’opportunità di fare questo lavoro. La mia carriera nasce in una te-
levisione privata che nel 1977 cominciava la sua attività, e come tan-
ti miei colleghi ho avuto l’opportunità di sfruttare un momento pro-
pizio per tanti della mia generazione.
Lavoravo con Sandro Piccinini, con Gianni Cerqueti, con Mario Mat-
tioli. Come si diventa giornalista? Probabilmente lo si diventa per-
ché si ha un’occasione, ecco. E io ho avuto la fortuna di avere un’op-
portunità grazie al fatto di aver vissuto quel momento di grande tra-
sformazione del mondo dell’informazione. La cosa a cui tengo di
più è quella di offrire una possibilità ai giovani di oggi. Credo sia
molto importante. Dato che anche noi ci stiamo rinnovando, nel
segno di quella dinamicità di cui parlavamo, credo che al Corriere
dello Sport si stiano creando altre possibilità.
D’altronde da qui, da questo giornale, sono passati tutti i più gran-
di professionisti dell’informazione sportiva. Questa è una palestra,
anzi un’Università, per chi vuole misurarsi nel mondo della comu-
nicazione».
2010LA CAPITALE CANDIDATA Il Coni si pronuncia afavore di Roma per le Olimpiadi 2020
N O N S O L O Q U O T I D I A N OIl Corriere dello Sport non èsolo il quotidiano che ognimattina troviamo nelleedicole. Dietro le quinte c’èanche un ufficio che sioccupa di studiare speciali,allegati, prodotti cartacei enon solo, per un gruppoeditoriale di grandedinamicità.
Ha quarantacinque anni appena
compiuti, ma a vederla bene ne
dimostra meno di trenta. Vero,
l’età non si chiede mai alle donne, ma
come si fa a capire la forza di un’atleta
come Paola Protopapa se non si cono-
scono gli anni? Ha due Paralimpiadi al-
le spalle, una estiva a Pechino 2008, do-
ve ha conquistato a 43 anni l’oro nel ca-
nottaggio (specialità quattro con LTA,
ovvero atleti con disabilità meno invali-
danti), e una invernale a Vancouver 2010
(13^ nella 5 chilometri sci di fondo). Due
partecipazioni che l’hanno fatta entrare
nella leggenda dello sport romano, per-
ché è l’unica atleta della Capitale ad
aver partecipato ad un’edizione dei Gio-
chi estivi e ad una di quelli invernali.
Nessuno sportivo romano, uomo o don-
na, era riuscito nell’impresa. Paola, in-
vece, ce l’ha fatta e non ha intenzione di
fermarsi qui. Romana verace, tesserata
per il Circolo Canottieri Aniene, dipen-
dente di una compagnia francese di as-
sicurazioni, mamma, single, è una di
quelle donne che va oltre, sotto tutti i
punti di vista. Capace di vincere un tito-
lo assoluto nel canottaggio prima di
aver compiuto venti anni, dopo un inci-
dente d’auto, a causa del quale ha per-
so l’articolazione del braccio sinistro, ha
saputo rimettersi in gioco nello sport fi-
Paola ProtopapaHa vinto 4 titoli italiani nell’adaptive rowing, ha partecipato a trecampionati del mondo nella stessa specialità, vincendo un argentonel 2009 e l’oro alle Paralimpiadi di Pechino 2008. In carriera hapartecipato anche a diversi campionati europei e mondiali di vela. Èlaureata in scienze motorie, è impiegata presso una compagniad’assicurazioni, ama la montagna e la lettura
Storia di un’atletaSUPER
foto Getty Images
di Federico PASQUALICANOTTAGGIO O SCI DI FONDO NON IMPORTA. LEI LOTTA SEMPRE PER VINCERE...
no a salire sul gradino più alto del podio
olimpico di Pechino. Testimonial del-
l’Istituto per il Credito Sportivo, insieme
ad altri quattro mostri sacri dello sport
italiano, Idem, Sensini, Trillini e Vezzali,
Paola ironicamente si definisce una
donna “SuperAbile”. Una giornata del-
le sue, vale una settimana di qualsiasi
persona.
Ce la descrivi nei dettagli? «Mi sveglio
poco dopo le 5 del mattino. Dalle 6 alle
7.30 mi alleno in barca sul Tevere. Tor-
no a casa, preparo la colazione a mia fi-
glia Giulia, che ha venti anni, e fin quan-
do frequentava le scuole superiori l’ac-
compagnavo tutte le mattine. Poi vado
al lavoro, dove mi aspettano nove ore
d’ufficio. Alle 17 stacco e torno al circo-
lo per calarmi nuovamente sul fiume
con la barca. Dopo un’altra ora, e più, di
allenamento torno a casa, preparo la
cena e sistemo l’ordinario. Questo è
l’iter di tutti i giorni, per me ormai è nor-
male».
Scusa, sei per caso Wonder Woman?
«Faccio quello che mi piace: amo il mio
lavoro, lo sport e mia figlia, quindi non
mi pesa nulla di tutto questo».
Visti i risultati conseguiti, non potresti
fare la sportiva a tempo pieno? «Maga-
ri, ma non gioco mica a calcio. Per ave-
re un sostegno economico devo rimane-
re in azzurro, portando risultati costan-
temente. Poi nello sport non si può mai
sapere fin quando sarai ad alti livelli,
quindi devo lavorare».
Come hai vinto l’oro a Pechino? «Lavo-
rando sodo nei tre anni precedenti e ar-
rivando all’appuntamento, sapendo di
non essere tra i favoriti della vigilia.
Nessuna pressione, dunque, ma solo
una forte consapevolezza dell’intero
equipaggio di dovere dare tutto. Così ci
siamo stretti l’un l’altro e la forza in bar-
ca è raddoppiata».
Cosa è cambiato dopo l’oro? «Maggiore
consapevolezza della propria forza.
Quando ti rendi conto di essere un’atleta
vincente, qualcosa cambia dentro di te».
Delusa invece dalla prova di sci di fondo
a Vancouver? «No. Certo, arrivando da
campionessa olimpica del canottaggio
c’erano molte aspettative riposte su di
me. Ma lo sci non è il mio sport, anche
se amo la montagna, e mi so-
no preparata in soli cin-
que mesi per affron-
tare la gara olimpi-
ca. Invece, sono
molto soddi-
sfatta perché è
pur sempre
un’ impresa
partecipare
ad una Para-
limpiade. Ol-
tretutto, Vancouver è stata un’esperien-
za fantastica perché per la prima volta il
movimento paralimpico ha avuto le stes-
se attenzioni mediatiche di quello olim-
pico. È importante diffondere la cultura
dello sport tra i disabili. Soprattutto per
i giovani, perché pochi di loro si avvici-
nano allo sport di base e di alto livello».
Un grande successo per lo sport dei di-
sabili «Ci sono voluti 50 anni (la prima
volta delle Paralimpiadi in contempora-
nea con le Olimpiadi risale ai Giochi di
Roma 1960, ndr) ma, finalmente, abbia-
mo avuto il giusto riconoscimento. In fin
dei conti viviamo lo sport nello stesso
modo dei normodotati, quindi perché
differenziare?».
Sei anche velista: hai progetti in questo
sport per il futuro? «No, perché è trop-
po difficile eccellere nella vela col poco
tempo che ho a disposizione. Da quan-
do sono tornata da Vancouver, ho ripre-
so col canottaggio. L’obiettivo è qualifi-
carmi per la Paralimpiade di Londra
2012. Voglio andare a difendere l’oro di
Pechino. Poi si vedrà per quelle inver-
nali del 2014».
A proposito: è vero che per prepararti ai
Giochi di Vancouver ti sei allenata anche
sulla pista ciclabile di Roma? «Sì, aven-
do poco tempo a disposizione per anda-
re in alta quota a sciare, ho iniziato ad
allenarmi con gli skiroll sulla pista ci-
clabile. Non mi sono fermata a questo.
Un giorno me li sono infilati e sono an-
data a scalare il K2 (la salita di
Monte Mario, ndr). Visto che
la cosa funzionava, ho
convinto il tecnico fe-
derale e i compagni
della nazionale di
sci di fondo a pro-
vare. Sono venuti
giù dal nord,
hanno visto di
cosa si trattava,
e hanno convoca-
to un collegiale a
Roma per allenarsi
sul K2. Poi, però, ho
trascorso cinque mesi
in raduno sulle monta-
gne, prendendomi l’aspettati-
va dal lavoro».
L’atleta che stimi di più? «Giovanna Tril-
lini, per le cose che non dice. I suoi si-
lenzi sono quanto di più grande un’atle-
ta possa dire».
LO SPORT PARALIMPICO | 107
Paola Protopapa nel 2008ha raggiunto il massimoobiettivo per un atleta,quello di vincere un oroolimpico. Paola ha portatoin alto i colori della suacittà, Roma, nella qualevive da sempre e si allenaquotidianamente
Il Savio è parte integrante della storia
sportiva romana. Un fulgido esempio di
positiva sintesi tra aggregazione sociale
ed eccellenza agonistica. Una realtà che
oggi ha deciso di rilanciarsi con lo stesso
stile di sempre, nel segno della passione,
tipica del quartiere popolare dove ha sede,
il Prenestino, e della professionalità che
l’ha portata ad essere un punto di riferi-
mento nel frastagliato scenario cittadino,
per la qualità e la preparazione dei tecnici
in organico. Uno spirito che affonda le sue
radici addirittura negli anni ‘60, quando il
pallone rotolava nel polveroso campo del-
l’oratorio della parrocchia di Santa Maria
della Misericordia. Il nome, in onore di San
Domenico Savio, è lì a testimoniarlo, ma
non solo. Anche i suoi colori sono testimo-
ni di questo legame: il bianco e soprattutto
l’azzurro del cielo rappresentano infatti la
purezza. Quella stessa limpidezza che ogni
amante del calcio rivede nei gesti tecnici di
un qualsiasi bambino felice di giocare al
gioco più amato nel mondo.
Passano gli anni e nasce la voglia di fare
calcio in maniera più qualificante. È neces-
sario fare un salto di qualità: da qui l’iscri-
zione ai campionati federali nella stagione
1972-73. È essenziale la fusione delle si-
nergie delle tante persone che gravitavano
intorno all’oratorio per la nascita della pri-
ma scuola calcio. Da quel momento la so-
cietà sportiva Savio non smette mai di cre-
scere, prendendo sempre più piede nel tes-
suto sociale del quartiere e nell’attività
agonistica della città di Roma. Certo, allo-
ra era un calcio diverso, dove la dimensio-
ne ludica quasi passava in secondo piano
rispetto alla necessità di dare uno sfogo a
centinaia di ragazzi del quadrante Prene-
stino, tanto popoloso e con una natalità ri-
levante. Non c’era la cultura sportiva di og-
gi, e nemmeno le possibilità con le struttu-
re idonee per fare venire a giocare i giova-
ni da fuori Roma, quindi si insisteva sul ma-
teriale umano a disposizione cementando
ancor di più il rapporto con la cittadinanza.
Il Savio negli anni ‘80 interpreta prima di al-
tri i cambiamenti della società ed imposta
un lavoro di preparazione dei giovani che
inizia subito a dare i suoi frutti. Dopo una
serie di successi sfumati, nel 1989 arriva il
primo titolo regionale nella categoria Gio-
vanissimi, ripetuto un anno dopo con gli Al-
lievi, praticamente con la stessa squadra
vittoriosa nella categoria dei più piccoli. Or-
mai il Savio è diventata una delle più forti
realtà del calcio romano celebrando nel
2005 un anno storico con due titoli regiona-
li ed uno nazionale (più una semifinale con
i giovanissimi nella fase nazionale). Ma
giunta all’apice del suo successo sportivo,
la società Savio non immaginava di dover
fare i conti con il trasloco dell’impianto: «La
notizia che i lavori della futura stazione
Teano della metro C interessavano il nostro
impianto –ha dichiarato Paolo Fiorentini,
amministratore unico e vera anima della
società– ci è giunta nel 2006 con la delibe-
ra del Cipe; la vicinanza di un terreno co-
munale ci ha facilitati nell’accelerazione
delle pratiche per l’edificazione del nuovo
LE SOCIETÀ CAPITOLINE | 108
A.S.D. SAVIO
IL CALCIO DILETTANTISTICO
Il nome Savio in onore di San Domenico,come l’oratorio che portava il suo nomenel 1966 dal quale venne fondatol’originario Gruppo Sportivo Savio
Lo stemma ha un valore stilistico in voganell’anno di fondazione: basti ricordare il logo diMexico ‘70. Il puntino della “i”, diventa unpallone nella creatività del disegnatore. I colori sociali sono il bianco e l’azzurro aricordare i colori del cielo, simbolo di purezzamariana (la società è di origine parrocchiale).
Presidente: Gaetano LACAVAVicepresidente: Massimo PAOLONIAmministratore unico: Paolo FIORENTINIDirettore generale: Alessandro RUBINACCIDirettore tecnico: Massimo MOCCIOLAMedico sociale: Michele MORELLISegreteria: Maria Teresa ILARI
Silvia PICCIRILLIFiduciario di Presid.: Roberto CANESTROResp. Scuola Calcio: Mario GUERRA
di Roberto CORAMUSIPRENESTINA
CASILINA
VIA NORMA
Nasce nel 1972 in un calcio d’altritempi, dove la dimensione ludica
quasi passava in secondo pianorispetto alla necessità di dare sfogo
a centinaia di ragazzi del popolosoquadrante Prenestino
1 campo di calcio 1 campo di calcio a 83 campi di calcetto
CAMPI
Uno dei campi del Savio potrebbe esserededicato alla figura di un grande uomo dispettacolo che per anni ha fatto delcalcio dilettantistico una sua passione,Raimondo Vianello
STAFF
LE SOCIETÀ CAPITOLINE | 109
Dalla periferia al Manchester: Federico KikoMacheda è nato calcisticamente nel Savio, poiapprodato alla Lazio, è salito alla ribaltainternazionale grazie all’esordio con gol risultato
decisivo per la conquista del campionato 2008-09 daparte del team di Sir Ferguson. Ma anche altrigiovani del Savio: ad esempio Corvia del Lecce,attaccante di razza passato alla Roma, dove haesordito in A nel 2004. Poi, Giallombardo dell’Ascoli,difensore classe ‘80 che ha giocato in Serie A con lemaglie del Catania, del Livorno e della Lazio.
NOMI ILLUSTRI
Makeda, nel 2007ha firmato untriennale da 65.000euro a stagione congli inglesi delManchester UTD,complicel'impossibilità dellesocietà italiane difar sottoscriverecontrattiprofessionistici agiocatori sotto i 16anni.
OGNI NUMERO ALLA SCOPERTA DI UNA SOCIETÀ CAPITOLINA PER CONOSCERE UN MONDO FATTO DI LAVORO E PASSIONE
campo realizzato da Roma Metropolitane».
La struttura di via Norma è un gioiello con
delle carenze che solo interpellando il futu-
ro inquilino, cioè una società sportiva che
conosce bene determinate esigenze im-
piantistiche, potevano essere evitate o cor-
rette in corsa: «Ci sono delle incongruenze
progettuali che rendono più complicato
l’esercizio dell’attività calcistica –ha affer-
mato Fiorentini- e l’esempio più grande è la
tribuna del campo a 11 dalla quale risulta
praticamente impossibile vedere il terreno
in tutta la sua estensione. Per questo siamo
in contatto con tutti gli enti interessati per
iniziare a fine giugno un’opera di riqualifica-
zione al fine di migliorarne la visibilità, alle-
stendo anche ai lati dei pannelli antisfonda-
mento in plexiglas». L’ex società di via Tea-
no, dunque, ancora non ha concluso in pie-
no il periodo di transizione dovuto al trasfe-
rimento dell’attività dal suo storico impian-
to, che sorgeva dove è stata cantierizzata la
futura fermata delle metro C, a quello at-
tuale di via Norma. Lo spostamento, seppur
in linea d’aria non abbia inciso più di 500
metri, ha determinato un’iniziale spaesa-
mento nella gestione della scuola calcio, fa-
cendo registrare una naturale flessione nel-
le iscrizioni, ed un calo anche sotto il profilo
dei risultati nelle categorie di vertice. La ri-
nascita però non si è fatta attendere ed è
partita ovviamente dalla figura chiave della
società, Paolo Fiorentini (al Savio dal ‘72),
che sta portando avanti anche un altrettan-
to importante passaggio istituzionale per far
ricomprendere nelle spettanze dell’Ufficio
Sport del Comune di Roma l’impianto ora in
capo al VI Municipio. Dopo due anni di con-
cessione, il Savio ha vinto il bando di con-
corso per l’assegnazione definitiva (6 anni
rinnovabili): la stima patrimoniale della
struttura fatta dall’amministrazione muni-
cipale viene considerata troppo alta anche in
virtù dell’attività non commerciale svolta
dall’Associazione Sportiva Dilettantistica
vincitrice del bando e dell’attività storica di
una società che ha dato tanto al calcio ro-
mano e ai giovani della nostra città.
Dalla scrivania al campo, il Savio sta siste-
mando tutte le questioni aperte per tornare
vincente come prima e, se possibile, ancora
più solida degli anni passati: «Il futuro della
società è già iniziato quando è stata fatta una
scelta cruciale per i progetti di sviluppo del
settore giovanile –ha continuato Fiorentini–
e rispetto al passato cresceremo i talenti nel
nostro vivaio, sin dai primi calci, visto che or-
mai la concorrenza sta diventando ingesti-
bile su una piazza così congestionata come
Roma, a rischio anche di non rispettare al-
cune regole basilari che inficiano, io credo,
anche sulla crescita dei ragazzi. Grazie ai
nostri tecnici qualificati –ha concluso l’Am-
ministratore Unico del Savio– siamo convin-
ti di poter valorizzare tanti giovani senza rin-
correre ‘fenomeni’ in giro per la città, cono-
scere i bambini e le loro famiglie può aiuta-
re a far maturare il ragazzo prima ancora
Daniele Corviacontro Cannavaro
Titoli nazionali: 2005 AllieviTitoli regionali: 1989 Giovanissimi, 1990 Allievi,1996 Juniores, 1997 Giovanissimi, 1998 Allievi,1999 Giovanissimi e Allievi, 2001 Giovanissimi,2003 Allievi, 2005 Giovanissimi e Allievi, 2006Allievi, 2007 Giovanissimi.
PALMARES
7 squadre di settore giovanile agonistico250 bambini di scuola calcio10 squadre tra esordienti e pulcini
NUMERI
Giallombardo è in azionein maglia laziale mentremarca un altro ex, Fiore
che il calciatore”.
Se vogliamo, si tratta di un ritorno alle ori-
gini senza dimenticare quindi le radici pro-
fonde, ben radicate nel quartiere e nel so-
ciale, come la storia dell’oratorio insegna.
Un solco dal quale non ci si è mai allonta-
nati. Ed oggi il Savio continua, infatti, ad
operare in maniera attiva nel quartiere
aprendo l’impianto ed i suoi servizi a chi ne
ha maggiormente bisogno.
Sono 10 i bambini della scuola calcio se-
gnalati dai Servizi Sociali del Municipio ai
quali la società di via Norma riserva quote
gratuite. Ma nel calcio moderno tutto que-
sto non basta e per offrire sempre maggio-
ri servizi alla cittadinanza, muovendosi ov-
viamente nell’ottica della rivalutazione del-
la vita del quartiere, il Savio ha deciso di
fondere diverse sinergie per migliorare la
ricettività dell’impianto. Si parla di una pi-
scina, una palestra e un’area accoglienza
più confortevole per i genitori, prima però
serve l’intitolazione della struttura, serve
un nome in cui riconoscersi. Le ipotesi sul
tavolo erano diverse, ma sembra che, d’ac-
cordo con il Delegato allo Sport del Comu-
ne di Roma Alessandro Cochi, l’opzione si
sia ridotta ad una, nel solco della tradizio-
ne del calcio romano e della sana passione
per questo sport.
Giovani crescono, sognando la Serie A
foto Getty images
di Roberto MORETTI
o r i e n t e e r i n g
Orientarsidiventa uno sport
foto Getty Images
di Roberto MORETTI*
Achi non è mai
capitato di sbaglia-
re la direzione, in auto
o a piedi, ritrovandosi su una
strada sconosciuta con la netta
sensazione di essersi persi? Magari
anche se la vostra meta si trovava a po-
che decine di metri da voi? Esiste uno
sport che ad ogni gara vi mette alla pro-
va, mette alla prova la vostra capacità di
orientarvi, di muovervi in un territorio
sconosciuto, con il solo aiuto di una car-
ta topografica molto precisa ed una
bussola: è lo sport dell’Orientamento o
Orienteering.
Una disciplina completa, affascinante,
arrivata in Italia oltre quaranta anni fa
dalla penisola scandinava e sviluppata-
si in Trentino e nel Lazio, grazie alla
passione di un piccolo gruppo di pionie-
ri che nel tempo lo hanno praticato e in-
segnato con passione. È uno sport che
si pratica solitamente nei boschi, dove
la capacità di saper leggere una carta si
unisce al piacere della corsa all’aria
aperta, ma ogni spazio ricco di partico-
lari può essere teatro di una manifesta-
zione di Orientamento. Si pratica a pie-
di, in bicicletta, sugli sci da fondo ed esi-
ste anche una disciplina, detta Trail-O o
di “precisione”, che si rivolge in parti-
colare ai disabili. È uno sport particola-
re che non necessita di edifici o struttu-
re particolari, ma solo di una carta
estremamente precisa e dettagliata in
DALLE VILLE DI ROMAAI PERCORSI CITTADINIAvvicinarsi allo Sport dell’Orientamento aRoma non è difficile. Oltre a tutte le occasionidi manifestazioni promozionali e regionali,che si svolgono nella Capitale durante tuttol’anno, la collaborazione tra il Comune diRoma e il Comitato Regionale della FISO,nell’ambito dell’iniziativa “Una Stagione per loSport”, ha portato alla realizzazione di cinqueimpianti fissi nel territorio della Capitale. Si tratta in pratica di carte d’orientamentosulle quali sono segnati una serie di puntifissi in corrispondenza delle realtà conemergenze peculiari, o piccoli punti dicontrollo in legno posati in forma stabile. La presenza dei percorsi fissi e la possibilitàdi scaricare la carta dal sito della Federazioneconsentono a chiunque di organizzarsi unpasseggiata inusuale e, ad insegnanti egruppi sportivi, la possibilità di organizzareallenamenti con un minor impegnoorganizzativo. Gli impianti si trovano nel parco del Pineto, aVilla Borghese, a Villa Ada, a Villa Pamphili enel parco di Aguzzano. Le carte si scaricanodal sito www.fisolazio.it, dove si troverannoanche tutte le informazioni per una correttafruizione dell’impianto in totale autonomia.
VOGLIO PROVARE… COSA DEVO FARE?Per iniziare è sufficiente presentarsi al ritrovo di una gara eacquistare una cartina di un percorso di bassa difficoltà! Poi, se vi piace, potete frequentare un corso base per affinare la vostra tecnica… Il calendario gare offre una serie diappuntamenti durante tutto l’anno e si può trovare consultando il sito www.fisolazio.it, oppure il sito nazionalewww.fiso.it. Lì si potranno rintracciare anche articoli e resoconti di gara, classifiche e una serie di informazioni di base per iniziare. Ci sono anche i riferimenti di tutte le societàsportive del Lazio, affiliate alla Federazione, attraverso le quali
potrete tesserarvi e partecipare agli allenamenti e alle gare.Per poter praticare, all’inizio non serve una attrezzatura
particolarmente costosa: sono sufficienti una bussolapiana (trasparente) e un abbigliamento comodo e
sportivo (da bosco, con braccia e gambecoperte). Calzature: si possono utilizzare
scarpe da trekking leggere o degliscarpini da calcio, l’importante è che
siano comodi e leggeri, e abbianouna suola non liscia, per una
buona presa sul terreno.
13/06/2010 - TERMINILLO (RI)4° Trofeo Italia Centrale & Trofeo Terminillo
Organizzata da: Orientering Roma
20/06/2010 - CAMPAEGLI - CERVARA DI ROMA 3° Trofeo Italia Centrale - Camp. Laz. Middle
Organizzata da: Orientisti Mezzaluna
19/09/2010 - BRACCIANO (RM)2° Trofeo Italia Centrale Centri Storici
Organizzata da: Orientering Roma
19/09/2010 - BRACCIANO (RM)Gara Promozionale di Trail Orienteering
Organizzata da: Orientering Roma
26/09/2010 - ROMA5° Trofeo Italia Centrale
Organizzata da: Corsaorientamento Club Roma
03/10/2010 - MONTE LIVATA - SUBIACO (RM)6° Trofeo Italia Centrale - Camp. Laz. Long
Organizzata da: G.O. Subiaco
10/10/2010 - ALLUMIERE (RM)3 ° Trofeo Italia Centrale Centri Storici
Organizzata da: Civitavecchia Orienteering Team
17/10/2010 - ROMA1° prova Trofeo Enea 2010/2011
Organizzata da: Enea Casaccia Orientering
31/10/2010 - VALLE DEL SORBO - FORMELLO (RM)2° prova Trofeo Enea 2010/2011
Organizzata da: Enea Casaccia Orientering
07/11/2010 - ROMA3° prova Trofeo Enea 2010/2011
Organizzata da: Enea Casaccia Orientering
21/11/2010 - LOTTI DI GARBATELLA - ROMA 4° prova Trofeo Italia Centrale Centri Storici
Organizzata da: A.S.D. Orsa Maggiore
28/11/2010 - MONTE MUSINO - SACROFANO (RM)4° prova Trofeo Enea 2010/2011
Organizzata da: Enea Casaccia Orientering--> Info Gara sul sito FISO Nazionale
12/12/2010 - ROMA5° prova Trofeo Enea 2010/2011
Organizzata da: Enea Casaccia Orientering
19/12/2010- SUBIACO (RM)Organizzata da: G.O. Subiaco
L’ORIENTEERING | 111
Lo sport, che fa muovere le gambe
ed il cervello, conquista anche
la Capitale. Oltre 1000 partecipanti
al Trofeo delle Ville 2010
L’ORIENTEERING | 112
grado di dare all’atleta tutte le informazioni
necessarie allo svolgimento della gara. Ga-
ra che consiste nell’effettuare un percorso
nel minor tempo possibile, transitando ob-
bligatoriamente per una serie di “punti di
controllo”, con la totale libertà di scegliere il
percorso tra un punto e il successivo.
È uno sport multidisciplinare: non solo edu-
ca fisicamente, ma richiama concetti di
geografia, matematica, botanica, geome-
tria, storia. Al punto da renderlo uno di que-
gli sport riconosciuti come “didattico” dal
Ministero dell’Istruzione, e pratica-
to ai Giochi Sportivi Studenteschi
fino alle fasi nazionali.
Il fascino di questa disciplina
sportiva non ha lasciato indiffe-
renti i romani, visto che la Capita-
le conta un buon numero di prati-
canti e otto società sportive affi-
liate alla Federazione. Questa at-
tività trova la sua naturale
espressione in un appuntamento
che nel 2010 ha fatto il giro di boa
del suo primo decennale: il “Tro-
feo delle Ville”. Si tratta di una se-
rie di manifestazioni che si svolgono negli
splendidi scenari dei parchi romani, coin-
volgendo ogni anno non solo gli atleti ago-
nisti, ma anche molti ragazzi di scuola me-
dia e superiore e tanti appassionati, che
possono in questo modo avvicinarsi al-
l’Orientamento senza doversi spostare da
Roma.
L’edizione 2010 ha visto oltre mille atleti ci-
mentarsi sui “terreni” del parco degli Ac-
quedotti, del parco di Villa Pamphili (Est e
Ovest) e del parco di Villa Ada, grazie all’or-
ganizzazione delle società “Corsa Orienta-
mento Club Roma” e Polisportiva “Giovan-
ni Castello”. Ma la città offre anche altri im-
pianti per l’Orientamento, sfruttando le ca-
ratteristiche del suo centro storico. È quel-
lo che è successo a fine aprile, quando qua-
si 500 atleti si sono confrontati nel “Rome
Orienteering Meeting MMX”, gara organiz-
zata dalla società “Orsa Maggiore”, che si è
svolta tra Tor Tre Teste, piazza Navona e Vil-
la Borghese.
* Presidente Comitato Regionale Lazio – Federazione ItalianaSport Orientamento – www.fisolazio.it
LA BUSSOLALa bussola è uno strumento importante per chi pratica Corsa di Orientamento. Viene solo
dopo la cartina, che rappresenta l’elemento necessario alla pratica. I modelli perOrientamento sono di norma piani e realizzati in materiale trasparente, per consentire lalettura della carta anche con la bussola appoggiata sopra. Generalmente viene tenuta al
polso o al collo con un laccetto, ma vi sono modelli... da dito: viene fissata con un laccettoelastico al pollice, lasciando libere entrambe le mani. La ghiera mobile, presente in alcuni
modelli, consente di memorizzare una certa direzione angolare, da mantenere neglispostamenti cosiddetti “per azimut”. I righelli servono a prendere misure sulla carta ed
effettuare la stima della distanza reale tra due oggetti. Il cerchiografo è richiesto, inallenamento o ad un tracciatore, per disegnare sulla carta un cerchietto di identificazione
di un punto di controllo.
LA GARA? LE REGOLE DEL GIOCOCome si svolge una gara di Orientamento? Al via, vieneconsegnata al concorrente una cartina specifica dellazona, a colori e ricca di particolari. Sulla stessa sono
riportati una serie di oggetti (segnati con un cerchiettorosso), che rappresentano i “punti di controllo” (o
lanterne) dove il concorrente è tenuto a passare. Il suoobiettivo è quello di transitare per tutti i punti di
controllo nel minor tempo possibile. Le gare sono dinorma individuali e la sequenza di passaggio èvincolante. Il concorrente, oltre alla carta, può
utilizzare solo la bussola… Tutto il resto è dato dallavoro di analisi, strategia e controllo del percorso,
totalmente libero e deciso dall’atleta, che deveeffettuare durante la gara, dosando le proprie energie
e distribuendole tra ragionamento e corsa. Una garaprevede percorsi di difficoltà tecnica e fisica variabile,
in relazione all’età e al sesso degli atleti. In ognimanifestazione è però sempre possibile “provare” la
disciplina, senza necessariamente tesserarsi,acquistando una carta con percorso semplice e
provando a cimentarsi sul terreno.
RIGHELLI
CERCHIOGRAFO
GHIERA MOBILE
AGO MAGNETICO
®
«Aristides! Aristides! Dove sei?!
Dove sei finito stavolta?! Male-
detto caprone, torna ad alle-
narti cogli altri!» Dietro questo ulivo
Eleutherios non può certo vedermi.
La sua voce mi giunge lontana
ma viva. Meglio che non mi tro-
vi ora, voglio rubare ancora
qualche minuto di pausa al-
l’allenamento … Ogni tanto
riesco a sfuggire al suo
sguardo e venire qui, appena
fuori della palestra, per seder-
mi all’ombra di un ulivo e guar-
dare il mare…
«Aristides! Per Zeus! Tra due setti-
mane ci saranno le olimpiadi e ti devi alle-
nare o gli atleti di Athenai (Atene), di Rodos
(Rodi), di Akragas (Agrigento) e di Naxos ti
ridurranno tutte le ossa a un cumulo di
polvere!».
Non ha torto Eleutherios, il mio gymna-
siarchos (capo e gestore del gymnasion,
palestra ma anche luogo di studio)…
Ad un tratto mi sorprende una voce alle
mie spalle: «Eleutherios, ha ragione Ari-
stides, ultimamente sei svogliato e spesso
non ti alleni come dovresti. Cosa ti turba?
Quali sono i tuoi pensieri?».
«Oh Petros, non ti ci mettere anche te per
favore…».
Petros è il mio compa-
gno, la persona con cui
mi alleno tutti i giorni; e
forse l’unico amico vero
che mi rimane al mon-
do. Eppure neanche lui
può capirmi ora… Guar-
dando il mare non posso
fare a meno di ripensare
a mio padre, Theophilos.
Morì sulla sua nave
combattendo gli odiati
Persiani, nel mare di fronte Athenai, in un
assolato settembre di 20 anni fa. Proprio
sul mare della madre patria Hellàs (Gre-
cia). Come il mare che io ora ho davanti gli
occhi… Accadde a Salamina, dove lui e mia
madre Hemea si erano trasferiti dopo es-
sere fuggiti da Miletos nel 494, quando i
Persiani la rasero al suolo su ordine di Da-
rio I il Grande per vendicarsi dell’istigazio-
ne alla rivolta delle altre città
ioniche ispirata da Aristago-
ra. I miei si erano fermati pri-
ma per qualche tempo ad
Eretria, dove nacqui io, ma
anche quella città non so-
pravvisse all’ondata Persia-
na, che spinse tutti gli abitan-
ti della Boiotìa e dell’Attiké
verso sud, dopo la disfatta
delle Thermopylai. In mezzo
a quella massa di gente di-
sperata e terrorizzata che si
rifugiò prima ad Athenai, e poi a Salamina,
c’era pure la mia famiglia, guidata da mio
padre, commerciante di tessuti di Miletos;
che tanto aveva cercato di fare contro le
GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 114
C a l c i o, p u g n i . . . t u t t o è p e r m e s s oIl pancrazio è uno sport di
origine greca, un mi-sto di lotta e pugila-to. Il termine (dalgreco pankràtion,pan = tutto e krà-tos = potere, for-za) significa “inte-ra forza (del cor-po)”. Appare comedisciplina olimpica nel648 a.C. durante la33esima olimpiade; lo scopoera sconfiggere l’avversario utilizzandotutte le proprie forze, a mani nude, e icontendenti avevano la possibilità di uti-lizzare tutte le tecniche possibili: sgam-betti, proiezioni, leve articolari, pugni,calci, ginocchiate, gomitate, unghiate,tecniche di rottura delle dita, morsi, pos-sibilità di strozzare l’avversario. In ge-nere, gli atleti approdavano al Pancra-zio dopo una certa esperienza nella Pa-le (Lotta olimpica).Per la sua natura, il pancrazio è diven-tato una delle più complete discipline dacombattimento, poiché comprende tec-niche diverse tra loro ed allena quindi adun uso generale del proprio corpo (traqueste tecniche, che vanno dalla lotta aterra al pugilato, c’è anche l’acrocori-smo, ossia la torsione e conseguenterottura delle dita delle mani).L’efferatezza di questo sport era taleche i due contendenti spesso arrivava-no a lottare fino alla morte che decreta-va il vincitore, osannato dal pubblico.
di Giorgio FranchettiPresidente Ass. Culturale
“S.P.Q.R.” di RomaServizio fotografico: Piero & Giusy Lancialonga
i ludi romani
p a n c r a z i O , L O T T A s e n z a p a u r a
giochinell’antichità
Continuail grande viaggio
nei giochidell’antichità.
Un’esplorazione nelle pieghe
della storia graziealla ricostruzione
di un set alleporte di Roma
LE R
EGOL
E DEL
GIO
CO
manie di grandezza di Aristagora da ren-
dersi inviso al potere… Mia madre era mor-
ta qualche anno dopo il nostro ritorno ad
Eretria, io ero ormai cresciuto abbastanza
da cominciare il lavoro di fabbro.
«Capire cosa c’è in quella tua testa, Aristi-
des, questo vorrei… Bè, io torno ad allenar-
mi, altrimenti davvero Eleutherios ci scor-
ticherà… Ma senza di te non posso provare
il combattimento, il pankration (pancrazio)
si combatte in due Aristides, lo sai bene.
Perciò cerca di uscire dai tuoi pensieri e tor-
na nel gymnasion… » . «Non ti preoccupa-
re Petros, rubo ancora due minuti per guar-
dare il mare e poi vengo… Vai avanti e se ve-
di Eleutherios non gli dire dove sono, mi
raccomando!».
Il mio compagno si allontana, lo vedo supe-
rare il circuito per la corsa, il drômos, dove
alcuni atleti stanno parlottando all’ombra
della statua di Hermes, loro protettore. Pe-
tros passa il peristilio ed entra nel cortile in
terra battuta dedicato al-
l’allenamento vero e proprio
per la lotta. Io torno a voltar-
mi verso le colline di Eretria
che vanno verso il mare, pun-
tellate di ulivi lungo un tessuto
di campi di grano. Appoggio la
testa all’ulivo dietro di me, che mi
ripara con le sue ampie fronde dal
Sole battente, e fisso ancora un
po’ il mare. Se chiudo appena gli
occhi trovo un po’ di pace ai
miei pensieri. Tra poco più di
due settimane ci sono le Olim-
piadi, presso il santuario di
Zeus; e mi piange il
a pugnidalla
greciaa roma
GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 116
cuore a pensare che mio padre non po-
trà vedermi gareggiare. Mia madre non
avrebbe potuto fare altro che festeggiar-
mi, visto che a parte la sacerdotessa di
Demetra le donne non sono ammesse
allo stadion. Ho scelto il pankration come
disciplina, ho rabbia e rancore contro il
destino, dentro di me… I miei genitori sa-
rebbero stati così felici di sapermi a ga-
reggiare nell’olimpiade, e invece non po-
tranno sostenermi dagli spalti né da ca-
sa… Forse lo faranno dalla terra delle
ombre. Mi alzo, mi spolvero la tunica leg-
gera e mi avvio verso il gymnasion. Eleu-
therios mi viene incontro…
«Ancora un po’ e mandavo Heracles in
persona a cercarti, Aristides! Ma dov’eri
finito?».
«Ero qui a tirare un po’ il fiato, Eleuthe-
rios… Questi allenamenti mi stanno uc-
cidendo!».
Il gymnasiarchos ride di gusto: «Ahaha-
ha, ucciderti dici? Ahahah questo è solo
allenamento, Aristides… Se ti avesse
avuto tra le mani Diagoras, che come sai
trionfò senza eguali nella 79° edizione
dei giochi, 4 anni fa, quello sì, ti avrebbe
forse ucciso! E adesso torna subito ad
allenarti con gli altri, non voglio che tu
sfiguri alle gare altrimenti la gente pen-
serà che la colpa è mia!»
Passo lo stadion ed entro nel cortile de-
dicato alle gare di lotta, non senza aver
accarezzato il piede della statua di Hera-
cles, entrando. Petros è lì.
«Alla buon’ora… E adesso… Difenditi, la-
vativo!» e così dicendo mi corre incontro
e mi afferra con una mano al collo e l’al-
tra al polso destro. La mia mano sinistra
però è libera, il fiato comincia a mancar-
mi. Gli cingo il collo e sferro un colpo po-
tente con il ginocchio verso il suo sto-
maco. Questo gli leva il fiato, molla la
presa, si piega. Gli giro intorno, gli met-
to il braccio intorno al collo e lo sollevo
da terra. Qualche secondo e lo lascio ca-
dere, sfinito. Toccandosi il collo, si volta
e mi guarda, ha gli occhi rossi.
«Non ci starai mettendo un po’ troppa
foga, Aristides? Non siamo ancora al
santuario e se continui così non ci arri-
verò mai!». Forse la rabbia per non ave-
re i miei genitori ad ammirarmi l’ho sfo-
gata un po’ troppo in questo scontro con
Petros, ha ragione. Mi spolvero e mi di-
rigo verso i miei vestiti, per oggi l’allena-
mento è terminato… Sono trascorse po-
co più di due settimane da quel giorno, il
viaggio da Eretria ad lis, nell’Elide, è sta-
to lungo e faticoso… Abbiamo dovuto at-
traversare molti territori e anche la Mes-
senia, dove si trova Sparta e che confina
a nord con l’Elide, e se non fosse stato
per la ekecheiria (la tregua sacra prima
dei giochi che tutti i popoli dovevano ri-
spettare), questo viaggio sarebbe certo
stato più pericoloso… La cerimonia di
apertura è stata imponente: un corteo
maestoso composto dagli atleti, dagli al-
lenatori, dai nomophylakes (personalità
aristocratiche e sacerdoti del posto che
custodivano i regolamenti), dagli hella-
nodìkai (giudici di gara), è partito da Elis
ed ha raggiunto l’Altis, il sacro recinto
del santuario dell’Olympieion, percor-
rendo la Via Sacra.
Tutti gli atleti hanno poi giurato di non
commettere scorrettezze di fronte alla
grande statua di Zeus Horkios. Oggi si
tiene la gara di lotta e pankration, nel 3°
giorno di giochi. È il solstizio d’estate, ca-
de sempre nel terzo giorno in base ai
calcoli dei sacerdoti. Ci sono moltissime
persone ad assistere, sono nervoso, nel
sorteggio ho pescato un lottatore temi-
bile: Damaghetos, uno dei due figli del
grande campione Diagoras di Rodos.
Nessuno pensa che io possa vincere. È il
momento di dimostrare a me stesso, ai
miei genitori e agli Dei che sono degno
di essere qui e gareggiare in nome di
Eretria.
È il mio turno, scendo nello stadion e ve-
do il mio nemico. È massiccio, ha una
capigliatura crespa nera, occhi corvini e
sottili con cui mi scruta, una barba rada.
Somiglia molto alla descrizione che ho
sentito fare del temibile padre. Ma non
c’è peggior modo di avvicinarsi a una ga-
ra che sottovalutare il proprio avversario
e lui forse con me l’ha fatto, visto che non
posso vantare genitori famosi e vincenti
come può fare lui… Già…Genitori… Il
pensiero mi riporta a mio padre. Ma non
ho molto per pensare, Damaghetos si
avvicina in posizione di combattimento,
mi gira intorno, giro anche io, mi scruta,
lo scruto, sento il suo odore… Girandoci
intorno ci siamo ritrovati in una posizio-
ne per cui ora ho il Sole negli occhi e non
è un caso. Il forte dolore e il sapore di
sangue in bocca seguono immediati il
colpo che ricevo in pieno viso, accecato.
Un pugno, certamente. Poi un altro col-
po, stavolta allo stomaco, che mi toglie il
fiato.
Devo allontanarmi e riprendermi. Giro
ancora facendo appello alle mie forze e il
sole torna di lato, ora lo vedo, è di fronte
a me, il pubblico acclama, lui certo starà
pensando di avere già vinto. Si lancia
contro di me, mi afferra con una mano al
collo, e mi sferra un colpo con il ginocchio
al bacino… Ma la mia mano sorprende la
sua e la torce. La torsione lo porta a vol-
tarsi e a darmi le spalle. Gli cingo il collo
con il braccio destro, stringo forte. Forte.
Forte… Si inginocchia. Mette le mani in
terra davanti a sé. Ho vinto? No, un atti-
mo dopo qualcosa di violento, di fastidio-
so e caldo mi acceca. Terra. Le sue mani
l’hanno raccolta e me l’hanno gettata in
viso, colpendo gli occhi e facendomela
respirare, nel mio nervoso affanno della
lotta. Tossisco. Damaghetos si alza, si
S enza esclusione di colpi. Altro che gladiatori. Loro almeno, il lanista, tentava di preservarli dal rischio del-la morte o delle menomazioni permanenti, per salvaguardare il proprio investimento. Per i lottatori di pan-
kration, invece, era lecito, perfino auspicabile, combattere fino alla morte. E se pure non capitava spesso chequalcuno ci lasciasse la pelle, v’è da giurare che molti saranno usciti dall’arena sciancati, orbi, con orecchie edita staccate. Solo la mancanza di armi rendeva il pankration meno avvincente, agli occhi del feroce pub-blico dell’Antichità, rispetto ai ludi gladiatori. Per il resto, si trattava di una competizione pienamente ingrado di eccitare le folle, anche perché, al contrario di quanto avviene oggi per gli incontri di lotta o di pu-gilato, non erano previsti round, ma si andava avanti a oltranza. Scriveva Aristotele: “Chi ha la forza dischiacciare un avversario e di resistere al suo impeto è un lottatore; chi sa tenere lontano con i propricolpi l’avversario è un pugilatore; chi sa fare entrambe le cose è campione di Pancrazio”.
ANDREA FREDIANI, esperto di popo-lazioni antiche, scrittore per la Giuntie per la Newton & Compton con laquale ha pubblicato libri come “Gliassedi di Roma”, vincitore nel ‘98del premio Orient Express come mi-glior opera di Romanistica dell’an-no, “Gli ultimi condottieri di Roma”,“Le grandi battaglie di Roma antica”con 100.000 copie vendute. Nel 2007pubblica il romanzo “Trecento guer-rieri, la battaglia delle Termopili”,che vende oltre 50.000 copie nel pri-mo anno e raggiunge il 7° posto trai libri italiani di narrativa più vendu-ti. Il 2008 è l’anno di “Jerusalem”.Attualmente fa parte del comitatoscientifico di Focus Storia.
spqort
PAROLA ALL’ESPERTO
GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 117
volta, mi sferra un calcio alla testa, per un
attimo sento solo silenzio e crollo a terra.
Il mio udito piano piano torna, in un boato
crescente di folla… Damaghetos è sopra di
me, mi afferra la testa e prova a infilarmi
le dita negli occhi. Stringo le sue mani,
cerco di aprire le sue dita che si stanno
pian piano conficcando nella mia testa.
Con gli occhi gonfi dalla polvere piango. Il
pianto porta via la polvere e pian piano ri-
comincio a vedere. Damaghetos è accan-
to a me semisdraiato, concentrato nel cer-
care di vincere la mia resistenza alle sue
dita. Il mio ginocchio destro allora sferra
un colpo fortissimo al suo ventre nudo, e
lui grida. Ne approfitto per togliere le sue
dita dai miei occhi e girarli intorno come
una belva. Lo cingo al collo. Respira. Re-
spira. Tossisce. Respira. Sputa polvere.
Respira piano.
Il padre dalle prime file lo incita. «Dama-
ghetos! Figlio mio! Reagisci! ». Il mio ne-
mico cerca di sollevarsi e alla fine tira su
se stesso e me, avvinghiato dietro. Respi-
ra. Respira. Tossisce. Alzo gli occhi alla
folla. Stavolta dovete urlare per me, il mio
nome! Aristides! Aristides! dovete dire,
per Zeus! Mentre penso questo, guardo
nella folla di fronte a me e vedo mio pa-
dre, Theophilos… Ma… Sei proprio tu pa-
dre?! Sei tornato dalla terra delle ombre
e sei venuto a vedermi? Mio padre mi in-
dica di guardare il padre di Damagetos, il
grande Diagoras. È seduto ora. Non inci-
ta più il figlio. È visibilmente distrutto.
«Diagoras pensa che ormai il figlio mori-
rà, Aristides. E lui è un padre, come me…
Non togliergli suo figlio, Aristides. Io sono
fiero di te, comunque. Abbassa gli occhi e
vedrai che, la tua vittoria, l’hai avuta. Da-
maghetos sta alzando il braccio in segno
di resa, per suo padre questo è già abba-
stanza. La resa per lui sarà un’onta in-
delebile… Non portarglielo via, tu non sei
un assassino, neanche qui ai giochi, ne-
anche nel pankration, dove tutto è per-
messo. Tu non sei un assassino, ono-
ra la mia memoria e risparmialo, fi-
glio mio…».
La polvere è tornata nei miei occhi, li
chiudo, li riapro, non vedo ancora, li ri-
chiudo, li strizzo, li riapro. Mio padre non
c’è più, c’è solo Diagoras seduto e di-
strutto nello scranno dinnanzi a me… E
vedo un’altra cosa: un braccio di Dama-
ghetos alto di fronte alla mia faccia. È ros-
so in volto, singhiozza, cadiamo insieme a
terra, io sto sempre dietro di lui, strin-
gendo, lui sta morendo. Ripenso a mio
padre. Lo immagino con mia madre sere-
ni nella terra delle ombre. Allento il brac-
cio e mi alzo da terra. L’arbitro si avvicina
e mi decreta vincitore per la resa di Da-
maghetos. Ho vinto. Stasera parteciperò
al banchetto dell’uccisione di 100 buoi,
che si tiene del 3° giorno di gara e poi, nel
5° giorno, avrò la mia corona di olivo sel-
vatico… Mi volto verso il pubblico, saluto,
saluto, mi giro sui 4 lati e saluto. Ancora il
Sole negli occhi, mi acceca, li chiudo… Ve-
do tutto nero. Una mano sulla mia spal-
la… Mi scuote, mi chiama «Aristides…Ari-
stides!!». Vedo ancora tutto nero… Anco-
ra una mano che mi scuote e mi chiama
«Aristides! Per Zeus vuoi svegliarti!?».
Apro gli occhi. C’è il mare azzurro, gli uli-
vi e le dolci colline di Eretria di fronte a
me. Un prodigio degli Dei, mi chiedo??
Dov’è finita Olympìa e dov’è Damaghetos?
Davanti a me a scuotermi c’è Eleuthe-
rios… «Aristides!! Caprone che non sei al-
tro, svegliati, alzati, abbandona questo
ulivo e i tuoi pensieri, e torna ad allenarti
insieme agli altri! Tra due settimane ci sa-
rà l’Olimpiade nel
santuario di
Zeus!»…
NEWS | 118
newssport’shistory
Traduzione inglese del termine notizia. La notizia è un'informazione di un avvenimento
in corso o concluso, data a mezzo stampa. Le regole base delle notizie si riassumono
nelle prime righe che devono contenere le 5 W: who, what, where, when e why, a cui si
aggiunge how (chi, che cosa, dove, quando, perché e come). Se in un articolo il giornali-
sta riporta correttamente questi sei punti, la notizia è stata riportata chiaramente.
hann
o d
etto
Dopo un ricovero in ospedale. «Hodovuto accettare il fatto che ero unalcolizzato ed era la cosa piùimportante. Tuttavia, cerco di nondire che sono un alcolizzato:preferisco dire che è una malattiache ho». > >
In mare, le stelle d’Olimpia Trenta atlete olimpiche italiane di varie disci-pline e specialità hanno lanciato il guanto disfida ai mostri sacri della vela. La maggiorparte di loro non ha mai messo piede suun’imbarcazione, ma per beneficenza questetrenta atlete a cinque cerchi avrebbero fattoanche di più. Sono le “Stelle Olimpiche”, l’uni-co team velico al mondo composto da soledonne, che hanno partecipato almeno unavolta ai Giochi olimpici e sono scese in “ac-qua” per sostenere concretamente le attivitàdi “Save The Children”. Il team parteciperà adue prestigiose regate italiane dopo la TreGolfi del 28 maggio a Napoli: la Giraglia Ro-lex Cup (Sanremo, 11 - 19 Giugno) e la Bar-colana (Trieste, 10 ottobre). «Il gruppo è natoinnanzitutto per valorizzare lo sport al fem-minile», dice la fondatrice del team, nonchéskipper, Larissa Nevierov. «In Italia abbiamograndissime atlete - prosegue - e, quanto airisultati e alle medaglie conquistate, nessunadi loro ha nulla da invidiare ai colleghi dellecategorie maschili». Un team eterogeneo, chenon andrà a passeggiare nelle regate allequali parteciperà, anche perché i membri del-l’equipaggio in carriera hanno affrontato ebattuto avversarie di tutto il mondo. Tra le al-tre, del team fanno parte Manuela Di Centa,Margherita Granbassi, Giulia Quintavalle, Va-lentina Turisini, Clarissa Claretti, Alessia Pie-retti, e le due veliste Larissa Nevierov e Giu-lia Pignolo.
PAUL
CASC
OIG
NE,
EX
GIO
CATO
REDEL
LALA
ZIO
NASCE LA S.S. LAZIO DANZA SPORTIVALa famiglia biancoceleste diventasempre più grande. Nell’ultimocomitato di presidenza, la SocietàSportiva Lazio ha accolto unanuova attività associata. Si trattadella Danza Sportiva, presiedutada Roberto Amidani. Diventanocosì 7 le attività associate (Calcioa 8, Calcio Tavolo, DifesaPersonale, Foot Volley, Golf, Surf eBoarding, le altre sei)
Dopo l’ultimo GP del 2008, cheassegnò a Hamilton il Mondiale. «Èstata una corsa perfetta, ma nonabbastanza. Difficile immaginarequalcosa di più frustrante cheperdere il titolo per un punto alleultime curve, dopo che ti hannodetto che ce l’hai fatta. Ma Dio saquello che fa, e noi ci dobbiamocredere». FE
LIPE
MA
SSA
, PIL
OTA
FERR
ARI
UFFICIO SPORT,BORSE DI STUDIOA completamento della solidacollaborazione instaurata con laFacoltà di Architetturadell’Università ”La Sapienza” peril Master in Progettazione degliImpianti Sportivi, quest’annol’Ufficio Sport – ProgettazioneImpianti ha stabilito di erogare 2borse di studio per lapartecipazione al corso, acopertura parziale delle spese.
Sono stati consegnati, nella sala Conferenzedello stadio Olimpico, i premi del Coni Roma.
Alla cerimonia, giunta alla sua ottava edizione,hanno preso parte l’assessore allo sport della Pro-vincia di Roma Patrizia Prestipino, il Presidente delConi Roma e padrone di casa, Riccardo Viola, ilPresidente della Commissione Sport della Provin-cia, Pino Battaglia. Il Comune di Roma era rap-presentato dal Delegato allo Sport, Alessandro Co-chi, premiato per l’attività svolta in favore dellacrescita e della valorizzazione dello sport di base,in una città che non ha rinunciato per questo adessere palcoscenico privilegiato di grandi eventisportivi, come i Mondiali di nuoto dello scorso an-no e quelli di pallavolo che si terranno in autunno.La rassegna iridata, che ha fatto di Roma nel 2009la capitale del nuoto mondiale, ha tenuto bancograzie ai riconoscimenti ad Alessia Filippi e a Va-
lerio Cleri. Gli altri premi della categoria atleti so-no andati a Gabriella Bascelli, per il canottaggio, ea Francesca Quondamcarlo, per la scherma. Perla categoria dei tecnici, premiati l’arbitro interna-zionale di pugilato, Massimo Barrovecchio, l’alle-natore di basket, Amedeo D’Antoni, quello di pat-tinaggio a rotelle, Riccardo Felicioni, e RiccardoVernole, coach del Santa Lucia nuoto. Ciclismo etennis hanno trovato spazio nella sezione riserva-ta ai dirigenti, con Lorenzo Baldesi, patròn dellaRoma Ciclismo, ed Ezio Pancho Di Matteo, padredel Tennis Club Garden. Con loro, Riccardo Masetti,ideatore della Race of the Cure, e Guido Zanecchiadella Federazione Sport Silenziosi. Per la catego-
ria società, premiate la Fondiaria SAI atletica, laLibertas San Saba di hockey prato, l’ASD Calcio-sociale e la Lazio Rugby. Riconoscimenti specia-li anche al senatore a vita, Giulio Andreotti, e al ca-pitano della Roma, Francesco Totti. I premi del Co-mitato provinciale del Coni di Roma sono inveceandati a due assessori allo sport, Giacomo Moia-netti (Castel Gandolfo) e Massimo Perifano (X mu-nicipio); ai due fiduciari del Coni, Adriano Corsetti(Colleferro) e Alessandro Pellas (VI municipio), algià citato Alessandro Cochi e ad Andrea Novelli,presidente della UISP di Roma.
Fabio BICCHIELLI
L’avversaria più tradizionale dell’Italia
nella storia del calcio è la Svizzera,
affrontata 57 volte con 28 vittorie, 21 pareggi e 8 sconfitte
IL PREMIO CONI
Alessia Filippi nel giorno della consegna del Premio Coni
Il Presidente del Coni Roma,Riccardo Viola, e ilPresidente della giuria delPremio Coni Roma, LuigiFerrajolo
M. ROMA VOLLEYLa M. Roma Volley torna in A. La società neopromossa in A è già in cerca digloria. Il Presidente Mezzaroma vuole riportare la Capitale agli antichi fasti nellapallavolo.Nei prossimi numeri, troverete un articolato dossier sul volley capitolino, nonchéun approfondimento sui prossimi Mondiali, che si disputeranno a Roma asettembre.
IN CAMPO PER I GIOVANIUn emozione vera. Un invasione di campo pacifica e festosacondita da tanto sport per salutare la fine dell’anno scolastico èquella che ha visto protagonisti 5.000 studenti di Roma eprovincia. Promossa dal Coni Provinciale di Roma, nella cornicedello stadio Olimpico, per il terzo anno è andata in scena la Festaprovinciale dei Giochi della Gioventù, riservata ai ragazzi dellescuole medie, il Giocosport per bambini da 6 a 10 anni oltre aduna nutrita rappresentativa degli istituti pilota che hannopartecipato al nuovo progetto Coni/MIUR relativoall'alfabetizzazione motoria. «Lo spirito sportivo che si èrespirato è uno sprone importante nel cammino di Roma verso leOlimpiadi del 2020». Ha detto il Sindaco Alemanno.
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SPORT, CULTURA E FAIRPLAY: CI PENSA LA FIGC LAZIOGrande affluenza di bambini lo scorso24 maggio agli Scavi di Ostia Antica,dove si è svolta la Festa Conclusivadei progetti "I Valori scendono incampo" e "Fun Football", promossi dalSettore Giovanile e Scolastico FIGC-Lazio per i bambini delle scuoleelementari di Roma e delle scuolecalcio del Lazio. La giornata ha visto ilcoinvolgimento di 40 società di calciodel Lazio categoria "Piccoli Amici".
CAMPIONATI ITALIANI DI BOCCEDi fronte ad una straordinaria cornicedi pubblico si sono conclusi icampionati italiani di bocceorganizzati dal Comitato RegionaleFederbocce presieduto da VincenzoSantucci. Le finali si sono svolte nel nuovo centro federale del Torrinodove sono state assegnate le maglietricolori ai vincitori delle variecategorie.
Nel Golden Gala del 1984, Serguej Bubka e Thiery Vigneron diedero vita ad un duello
incredibile nel salto con l’asta. Il francese eguagliò il primato mondiale con 5,91,
ma dopo pochi minuti l’ucraino lo superò saltando 5,94
La squadra giallorossa porta per la prima volta inspiaggia i colori ed il simbolo della capitale nelcampionato italiano, promosso dalla Figc percompletare un progetto dedicato agli sport daspiaggia, che la città ha già avviato lo scorsoanno con iniziative come l’Eurocup (svolta dal2009 al Circo Massimo, dove si replica dal 4 al 6giugno di quest’anno), la Coppa Italia sempre alCirco Massimo e le finali scudetto della Serie A(previste dal 2009 e fino al 2011 a Ostia).La società ha ingaggiato i più grandi giocatori delmondo: azzurri e stranieri. L’avventuragiallorossa inizia con tante ambizioni. A guidarela squadra è stato chiamato l’ex capitano dellaNazionale e dei Cavalieri del Mare, ViareggioGianni Fruzzetti, primo italiano ad essereconvocato nel “Resto del Mondo” contro il Brasile(2 volte). Ha lasciato il beach la scorsa estate. «Èuna persona –commenta Argentino, il Presidentedel club– che conosce questo sport, èapprezzato a livello nazionale e internazionale».Anche il DS Lucarelli ne esalta le qualità:«Vogliamo entusiasmare il pubblico romano e cisiamo assicurati il migliore che potesse esserciin circolazione. Ora abbiamo contattato ungruppo di calciatori dilettanti per completare larosa con giovani promesse».
QUADRI SOCIETARIPresidente: Mattia Argentino, Vice Presidente: MatteoCaponnetti, Segretario: Roberto Maria Morelli, Consigliere:Mario Quaranta
QUADRI TECNICIDirettore Sportivo: Giulio Lucarelli, Allenatore: Gianni Fruzzetti
ROSA Portieri: Stefano Spada, Tommaso Merola. Difensori:Vinicio Ribeiro Buru, Ilya Leonov (Rus), Maurizio Galli,Valerio Staffa. Laterali: Roberto Pasquali, Madjer (Por),Juan (Bra). Attaccanti: Pasquale Carotenuto, Belchior (Por).
Per informazioni: www.romabeachsoccer.it [email protected]
VLADI POLOSi è conclusa domenica 23 maggio, pressol’Ippodromo Militare Generale C.A. PietroGiannattasio di Roma, il “1st International RomePolo Challenge - Coppa della Federazione PoloItaliana, ITALIA - RUSSIA - U.S.A.”. Lamanifestazione è stata realizzata da VLADI POLOAssociazione, in collaborazione con il Ministerodella Gioventù ed il patrocinio della Presidenzadel Consiglio dei Ministri - Ufficio per lo Sport,del Ministero delle Politiche Agricole Alimentarie Forestali, del Consiglio Regionale del Lazio,della Provincia di Roma e del Comune di Roma. Iltriangolare ha visto protagonista la VLADI POLO
TEAM (Russia), prima classificata, seguita daHARPA ITALIA POLO TEAM (Italia), secondaclassificata e PELAGOS POLO TEAM (USA), terzaclassificata
ROMA: IL BEACH SOCCERPENSA GIÀ IN GRANDE
FILIPPO MAGNINIBI-CAMPIONE MONDIALE DI NUOTOAlla vigilia della finale iridata del2007: «Quando sei l’uomo dabattere, tutti hanno più paura. Siha tanta pressione addosso emaggiori responsabilità, ma se si ètranquilli, se si sta bene, alloranon si teme nessuno».
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ALBERTO TOMBA, MITO DELLO SCISul doping: «Nello sci non credo visia, perchè non ce n’è il bisogno.Mia madre mi faceva le tagliatelle.E ancora oggi mi fa tourtel etourtlon».
La passione per il windsurf:«Nascere sotto il segno dell’Acquariodeve essere stato un segnale deldestino. Le stelle mi hanno indicatola strada da percorrere. Da quel 26gennaio 1970 ne ho fatta di strada.Già da bambina sognavo didiventare un’atleta. Lo sport era lamia passione: dalla corsa al tennis,dal basket al nuoto, riuscivo semprebene. Ho scoperto la tavola a vela a13 anni, all’inizio era soprattuttoun gioco, un passatempo, ma prestola mia anima agonistica ha avuto ilsopravvento».
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LIVIO BERRUTI, OLIMPIONICO DI ROMA 1960Sulla sua carriera: «È stata tuttauna combinazione. Da piccolocorrevo dietro ai gatti, mipiacevano i cambi di direzione eforse questo mi ha dato le primequalità».
Uno dei primi campionissimi del ciclismo italiano fu Alfredo Binda.
La sua superiorità era tale che gli organizzatori del Giro del 1930
gli diedero il premio del vincitore per non farlo partecipare e tenere vivo l’interesse
Nella sede del Circolo Canot-tieri Aniene sono stati con-
segnati i prestigiosi premi USSIRoma 2010, i riconoscimentiche la stampa sportiva romanada anni assegna a uomini edonne di sport che hanno por-tato in alto il nome della Capi-tale. Come da tradizione, la ce-rimonia si è svolta alla presen-za di numerosi personaggi dispicco del mondo dello sport ro-mano. Una delle presenze piùgradite è stata quella della si-gnora Maria Sensi, arrivata perpremiare il tecnico della Roma,Ranieri, vincitore del premio“Arancio”, insieme al collegabiancoceleste Edy Reja. Tra ipremiati, il Delegato allo Sport,Alessandro Cochi, al quale l’Us-si ha riconosciuto anche l’intui-zione di aver voluto promuove-re lo sport attraverso l’impegnoeditoriale SPQR SPORT: «Sonomolto felice di essere stato pre-miato dall'Unione StampaSportiva Italiana. Un premioche rappresenta a tutti gli effet-ti non un punto d'arrivo, ma unpunto di partenza».
L’On. Cochi e il Presidente di Ussiroma Jacopo Volpi
Insieme al Vicepresidente di Ussiroma Gianfranco Tobia, c’è lasignora Sensi e il portiere della Roma Calcio, Julio Sergio Bertagnoli
Massimo Piscedda, allenatore della Nazionale Under 19, con AlbertoDalla Palma, caporedattore del Corriere dello Sport-Stadio
Massimo Mezzaroma, Presidente della neo-promossa M. RomaVolley e Giancarlo Abete, Presidente della Figc
L’avv. Tobia e Antonello Valentini, FIGC
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I GIORNALISTI PREMIANO LO SPORT
Gliallenatoridi Roma eLazio,Ranieri eReja
A Roma si è giocata la fase finale della Coppa dei Campionidi basket in carrozzina che, da trentacinque anni, vedesfidarsi le migliori squadre di club europei. Nella Fase Finale,che si è svolta nella Capitale, si sono incontrate otto squadre:le sei qualificate, oltre al Galatasaray (Turchia), vincitoredella Coppa 2009, e alla CMB Santa Lucia di Roma, che viaccede di diritto in quanto società organizzatrice del torneoconclusivo. La coppa è passata dalle mani turche a quelletedesche. Non hanno sbagliato un colpo, infatti, i cinque delLahn Dill vincente in tutte e tre le sfide in programma.
BASKET IN CARROZZINA: FINALE DELLA COPPA DEI CAMPIONI
La inarrivabile ginnasta romena, Nadia Comaneci, alle Olimpiadi di Montreal
del 1976 ha ottenuto in 7 occasioni il punteggio 10 (il massimo, la perfezione),
conquistando 3 medaglie d’oro, un argento e un bronzo
IL PREMIO SIMPATIAGiuliano Razzoli, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Vancouver 2010 nelloslalom (ben 22 anni dopo l’ultima medaglia nella specialità di AlbertoTomba) ha ricevuto il Premio Simpatia nella categoria moda, il prestigiosoriconoscimento ideato dal celebre studioso della romanità, DomenicoPertica. La premiazione, che si è tenuta presso la Sala dell’Esedra delMarco Aurelio ai Musei Capitolini è stata presieduta dal Sindaco di Roma,Gianni Alemanno, e dall’Assessore alla Cultura, Umberto Croppi. L’evento,
presentato da Miranda Martino e Pino Strabioli, ha premiato tra glialtri: l’ambasciatore tedesco Michael Steiner; Lavinia Biagiotti, ilprofessor Umberto Veronesi, Carlo e Enrico Vanzina, Carlo
Verdone, Elsa Martinelli, Claudia Gerini, Ornella Vanoni,Massimo Ranieri.
Spesso gli uffici pubblici ci sembrano “imper-meabili ed impenetrabili”: un luogo a cui so-
lo gli addetti ai lavori hanno accesso, con un lin-guaggio che si pensa incomprensibile. L’inten-zione di tale piccola “rubrica” è offrire un ma-nuale d’uso che permetta agli utenti di conosce-re i vari servizi della Direzione Sport aperti alpubblico, guidandoli nelle procedure da seguireper ottenere le informazioni cercate e raggiun-gere con maggiore facilità e soddisfazione il ri-sultato desiderato. La Promozione Sportiva si occupa dell’erogazio-ne di contributi per le manifestazioni sportive avari livelli: dal Grande Evento Internazionale allapiccola attività sviluppata da associazioni minori.La sua attività si basa innanzitutto sulle direttiveche, annualmente, la Giunta Comunale detta cir-ca l’erogazione di contributi in relazione a som-ma a disposizione e tipologia di progetto da rea-lizzare. L’Ufficio Promozione predispone quindi unBando Pubblico (di norma pubblicato tra maggioe luglio dell’anno in corso) in cui vengono indica-te tutte le condizioni da rispettare per poter acce-dere ai fondi. Successivamente, per mezzo di una
commissione di tecnici, viene stilata una gradua-toria dei vari progetti ammessi ai contributi. Lapartecipazione è aperta a tutti i soggetti che sod-disfino i criteri indicati dal Bando.Oltre alla gestione di tali fondi, la PromozioneSportiva si occupa dell’erogazione di piccoli con-tributi ad enti minori, senza l’indicazione di unospecifico progetto, sempre tramite Bando Pub-blico (di norma pubblicato nel secondo semstredell’anno in corso). Infine gestisce i Grandi Even-ti e tutte le manifestazioni sportive storiche pa-trocinate dal Comune di Roma come Maratona
di Roma, Race for the Cure, Torneo Tre Ville, GranPremio della Resistenza. L’attività è sempre sup-portata da Commissioni di Tecnici che di volta involta valutano la qualità dei progetti proposti ela congruità dei prezzi dei preventivi. L’UfficioPromozione Sportiva si trova in Via Capitan Ba-vastro, 94 al 5° piano ed è aperto al pubblico perogni tipo di informazione o chiarimento dal lu-nedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e anche neipomeriggi del martedì e giovedì dalle 14.00 al-le 16.00.
Maria IEZZI
UFFICIO SPORT
SONO TORNATI I LUDI MOTORIAnche quest’anno l’Ufficio Sport hacollaborato con il DipartimentoServizi Educativi e Scolasticinell’organizzazione del progetto“Ludi Motori“. Più di 10.000 ibambini e le bambine che hannocalcato il prato dello Stadio deiMarmi, 110 le scuole, del secondociclo delle scuole primarie di Roma,che hanno aderito al progetto e allamanifestazione finale del 31 maggio2010. In uno scenario di festa e dicolori i bambini partecipanti si sonodivertiti a praticare giochi singoli edi squadra. Il progetto che prevedecome obiettivo l’educazionemotoria, tende a favorire ladiffusione dello sport con i suoivalori ed ideali, combattere ilbullismo, nonché alla salvaguardiadella salute. Insieme a moltissimigenitori e ad alcuni atletiOlimpionici hanno partecipato, allamanifestazione finale, il SindacoOn. Gianni Alemanno; L’assessorealla Scuola, alla Famiglia eall’Infanzia On. Laura Marsilio e IlDelegato allo Sport On. AlessandroCochi.
SETTIMO CAMPIONATO ATLETI CELIACIL'AIC Lazio Onlus (Associazione Italiana Celiachia) ha organizzatola settima edizione del campionato di calcio amatoriale per atleticeliaci presso il centro sportivo Giulio Onesti (CONI). LeoCarnevali responsabile tecnico della squadra AIC Lazio haribadito l'importanza di eventi del genere, attraverso i quali sipossono stabilire contatti alla pari tra i giovani atleti celiaci e iloro coetanei non celiaci. Per info www.aiclazio.it
HOCKEY: ROMA CAMPIONE D’ITALIACon la vittoria sull’HC Bra, l’HC Roma DeSisti si laurea Campione d’Italia di hockeysu prato e centra il suo sesto Scudetto.Mattatore Luca Settimi entrato a garainiziata e autore dei 2 gol partita (la Romaera in svantaggio di 1 gol. Risultato finale2-1). “È un successo fortemente volutoda una squadra matura” , ha detto ilPresidente Enzo Corso.
IL MEDIORIENTE AL FORO ITALICO Più di 500 praticanti hannopartecipato alla manifestazioneRoma Taiji 2010, arte marzialeche in Italia vanta più di 15.000proseliti. Allo Stadio dei Marmigli organizzatori hannoregalato ai romaniun’esibizione altamentespettacolare.
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Professione NUOTATRICE“Stato civile” FIDANZATA CON IL
NUOTATORE AZZURRO LUCA MARIN
Nata MIRANO (VENEZIA)Il 5.8.1988Segni particolari 7 TATUAGGI Abita VERONA E ROMA Guida una MASERATI
Cani, gatti, dintorni UN GATTO, NEVE Colore preferito NERO Musica preferita DISCO DANCEFilm preferito RE LEONECosa ama LA SINCERITÀCosa odia LA FALSITÀHobby MUSICASport preferito oltre il suo PATTINAGGIO SUL GHIACCIO Pregi e difetti PREGIO: NON MOLLA MAI
DIFETTO: TROPPO SINCERA Il sogno UN FIGLIO
Billie Jena King è stata protagonista della gara di tennis più famosa della storia.
Nella ‘battaglia dei sessi’ a Houston, nel 1973, davanti a 30.000 spettatori e 50 milioni
di telespettatori, battè l’uomo che l’aveva sfidata, Bobby Riggs per 6-4, 6-3, 6-3
Titolo Intercontinentale IBF pesi welter a PonteMilvio , venerdi 25 giugno alle 20.30, tra Daniele
“Bucetto” Petrucci e Jorge Daniel Miranda (Argen-tina).Daniele Petrucci, classe 1980, romano di San Ba-silio si appresta a disputare l'incontro più impor-tante e più impegnativo della sua già titolata car-riera. Affronta il campione in carica dei pesi welter,Jorge Daniel Miranda, pugile argentino di Santa Fe.L'atleta oriundo vanta un record fenomenale di35 vittorie e 7 sconfitte, con un totale di 42incontri. Dal canto suo, Daniele Petruc-ci, atleta della BBT di Davide Buccio-ni, ha un record immacolato di 27incontri. Già campione italiano,campione unione europea,campione internazionaleIBF, tenta l’assalto a unaltro titolo.
PETRUCCI DA SAN BASILIO AL TITOLO INTERCONTINENTALE
È ITALIANO IL PIÙ GIOVANE PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI MEDICINA DELLO SPORT
A San Juan di Puerto Rico,nel corso dell'Assembleadella FederazioneInternazionale di Medicinadello Sport (Fims), tenutasiin occasione del CongressoMondiale di Medicina delloSport, il Prof. Fabio Pigozziè stato eletto Presidente.
Romano, cinquantuno anni, prorettore dell’Università delForo Italico, Pigozzi è il più giovane Presidente nella storiadella Federazione, fondata nel 1928 e riconosciuta dal Cio,che annovera 117 Paesi Membri nei cinque continenti. Lacarica torna ad essere rivestita da un italiano a 50 annidalla presidenza di Giuseppe La Cava negli anni '60.
VERSO IL MONDIALE DI VOLLEYGrandi emozioni e divertimento nell’impianto del Palatolive,dove il Comitato Organizzatore Locale di Roma dei Mondiali diPallavolo Maschile 2010, in collaborazione con il Comune diRoma e i Comitati, Regionale e Provinciale della Fipav, hannoorganizzato una mattinata all’insegna della pallavolo di base,insieme ai giovani delle scuole medie dell’XI e XII municipio.Sempre più famosa e acclamata, Volly, la mascotte. Sonointervenuti, per salutare i giovani pallavolisti, il Delegato alloSport del Comune di Roma, Alessandro Cochi, il GeneralManager del COL di Roma, Barbara Pescatori, il presidentedel Palatolive, Viviana Taddei, che ha ricevuto una targaricordo; il presidente dell’XI Municipio, Andrea Catarci, e ilpresidente del XII, Pasquale Calzetta, che ha ricevuto inomaggio una rete da volley, È stato un incontro di promozioneper il prossimo Campionato del Mondo di Pallavolo, che vedràla Capitale protagonista dal 4 al 10 ottobre.
Muhammad Alì è stato il primo pugile a conquistare per tre volte il titolo dei pesi
massimi. La prima volta nel 1964 contro Sonny Liston, la seconda nel 1974 contro George
Foreman, la terza nel 1978 nella rivincita contro Leon Spinks
RUGBY COL CUORE
SS LAZIO RUGBY
Lazio tra le grandi
La Lazio Rugby conquista la top 10. Dopo la vittoria (21-15) nella semifi-nale d´andata all´Acquacetosa, in quella di ritorno i biancocelesti perdo-
no 13-11 in casa del Mogliano, ma per differenza punti (+4) conquistano co-munque l´ingresso nel Campionato Eccellenza.
Una partita del cuore anche nel Rugby
Per il settimo anno consecutivo, il Rugby col Cuore rinnova il suo impegnoal fianco della missione dell’ANTEA, la Onlus che da oltre vent’anni offre
gratuitamente assistenza a pazienti in fase terminale. In Campidoglio, allapresenza di Paolo Gangi, Giuseppe Casale e dell’On. Cochi, è stato presen-tato il match del 15 maggio scorso tra la Nazionale Italiana Rugbysti Gior-nalisti e la Selezione ANTEA (formata da vecchie glorie e giocatori in attivi-tà), e una gara tra la Selezione Nazionale del Centro-Sud (formata da gioca-tori appartenenti all’Accademia Federale) e la Selezione Rugby col Cuore(composta da giocatori di interesse federale).
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GALOPPO: UN PREMIO PER IL PRESIDENTE A Capannelle è andatoin scena l’ultimo attodella grande primaveradel galoppo, con losvolgimento del PremioPresidente dellaRepubblica At TheRaces, una delle corsedi maggiore risaltotecnico del panoramanazionale.
LA MARATONINA DI TESTACCIOIl 23 maggio si è svolta unaclassica delle garepodistiche romane, giuntaalla IX edizione. Questamaratona inseritanell’ambito deifesteggiamenti di SantaMaria Liberatrice, patronadi Testaccio, è caratterizzatada un percorso che si snodanel cuore di Roma.
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È il “BARONE” Andrea Lo Cicero il giocatore della Nazionale italiana
con più presenze nel Torneo Sei Nazioni di rugby.
Dal 2000 al 2008 il pilone azzurro ha collezionato ben 35 presenze.
4NAZIONI UNDER 17
Si è svolto a Roma il 4Nazioni, il torneo under 17 che ha vistola Francia vincitrice indiscussa. Attraverso il patrocinio del Co-
mune di Roma e con l'organizzazione di due società romane co-me l'Unione Rugby Capitolina e Polisportiva S.S. Lazio, l'evento hadimostrato come il rugby ha le potenzialità di un grande sport an-che con le nazionali minori. Il torneo, con la formula del girone al-l'italiana e partite di sola andata, ha toccato il campo dell'URC elo stadio Flaminio di Roma, teatro dei match interni della nazio-nale nell'RBS 6Nazioni. Protagoniste Francia, Galles, Irlanda e Ita-lia che hanno messo in campo, insieme al pallone ovale, i futuricampioni scelti tra i migliori atleti classe 1993.
I giovani si formano col Rugby
ROMA SEVEN La nuova
disciplina olimpica
Sarà disciplina alle prossimeOlimpiadi: il rugby a sette è
definito dal pubblico e dagliaddetti ai lavori particolarmen-te spettacolare. Nello Stadiodei Marmi si è svolta la mani-festazione Roma Seven 2010,una kermesse che ha permes-so a tanti romani di seguire davicino e scoprire tante curiosi-tà e dinamiche di gioco di que-sta interessante variante delrugby tradizionale.
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LA PARTITA PERFETTA: DA ROMA A GRENOBLE È ancora da definire la data,ma sarà a settembre, eproprio a Grenoble, lagiornata de “La partitaperfetta”, iniziativapatrocinata dal Comune diRoma. Per ora si è assistitoalla proiezione dei momentisalienti della storica partitaItalia-Francia di rugby, chesi svolse il 22 marzo 1997 aGrenoble e che permisel'accesso all'Italia nel SeiNazioni. A settembre,invece, il match vero eproprio.
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La pista dell’Olimpico è sempre stata propizia per i partecipanti alla gara dei 5000 metri.
Al Golden Gala del 1987 il marocchino Said Acuita abbattè il muro dei 5000 (12:58.39).
Meglio di lui fece 8 anni dopo il keniano Moses Kiptanui (12:55.30)
News dai MunicipiIn bici verso OstiaSi è tenuta il 9 maggio, ai Fori Imperiali, la prima Giorna-ta Nazionale della Bicicletta con attività di tipo ludico-mo-torio per piccoli e grandi. Obiettivo, stimolare l’uso delledue ruote per creare un circolo virtuoso “Sport – Salute –Ambiente” in una città che, peraltro, soffre di una mobili-tà complessa. Grande successo per l’iniziativa del XIII, dove è stata or-ganizzata dall’ASD Gruppo-Sport-Natura una pedalata ver-so il mare di Ostia.
Memorial Matteo BonettiL’Atletico Vescovio e il Borgorosso si sono sfidatepresso il Centro Sportivo Comunale “Montesacro” perla finale del torneo, in memoria di Matteo Bonetti,patrocinato dal secondo Municipio. La vittoria èandata all’Atletico.
SportquartaA fine maggio, presso il Pratone delle Valli, è stata orga-nizzata la manifestazione Sportquarta con attività ludicomotorie, la corsa campestre e mini tornei di pallone perragazzi ed adulti. Scopo della manifestazione, chiudere l’anno sportivo deicentri municipali con una festa corale. I saggi delle sin-gole discipline (mini volley, basket, ginnastica ritmica edartistica) si sono tenuti il 27 ed il 28 maggio presso le pa-lestre municipali.
Pedalare in QuartoPer favorire lo sport amatoriale, il Presidente del Municipio IVCristiano Bonelli, ha promosso un evento sportivo “Pedalarein quarto” che si svolgerà domenica 13 giugno 2010 dalle ore9.00 alle ore 12.00. Possono partecipare tutti i cittadini se-guendo un percorso adatto a grandi e piccoli utilizzandomountain bike- citybike e bici da corsa. Il circuito, parte da via Monte Grimano (Colle Salario).
Uno sguardo sul MondoFino al 19 giugno 2010, il Municipio Roma XI realizza la 1°edizione della Festa dell’intercultura, “Uno sguardo sulMondo”. Cinque gli appuntamenti in programma, con spet-tacoli, animazione, giochi e sport per tutti.
Maratona all’EurDomenica 6 Giugno ha avuto luogo la Maratona del XII Muni-cipio, partita da Viale America. Presenti, oltre all’Ufficio Sportdel Comune di Roma, il Presidente del XII Municipio, Pasqua-le Calzetta, Pietrangelo Massaro Presidente CommissioneSport del XII Municipio e Marco Scotto Lavina, consigliere del-la Provincia di Roma.
Il ciclismo la fa da padroneUn calendario ricco di manifestazioni sportive, quello delXIII Municipio: oltre alla pedalata, coincisa con la Giornatadella Bicicletta, hanno avuto luogo diverse competizioni ci-clistiche nel territorio municipale. Tra queste si segnalanoil “V Trittico di Primavera 49° Premio Cicli Capobianchi” per
esordienti e giovanissimi nella zona di Via Saponara il 30maggio, e la competizione denominata “IX Gran Premio In-dustria e Commercio e IV Memorial Mirella Salviato” il 23maggio, con partenza ed arrivo in Viale C. Lenormant.
Ecco le MunicipaliadiSi sono tenute il 14 maggio, presso l’I.S.S. Volta in Via diBravetta, le finali e la cerimonia di premiazione della I edi-zione delle “Municipaliadi”, che ha coinvolto gli studentidelle scuole medie inferiori e superiori del Municipio. Inol-tre, dal 10 al 31 maggio, si è svolta la manifestazione “FaiSport con noi”, organizzato in collaborazione con il Grup-po sportivo Basket La Foudre, che intende coinvolgere icittadini di ogni fascia di età in varie attività sportive (ba-sket, danza, ginnastica).
XX MunicipioSi è svolta domenica 30 maggio, con partenza da Piazzale diPonte Milvio, la “III° Edizione della Maratona del MunicipioXX – Corri per Matteo” (10 km.), appuntamento consolidatoper i cittadini del Municipio che vuole promuovere l’attivitàsportiva come mezzo di aggregazione e divertimento. Or-ganizzata dall’Olimpus Events in collaborazione con l’ACSI(Associazione Centri Sportivi Italiani) e l’Associazione Mille-venti, la manifestazione ha il patrocinio del Comune di Ro-ma, della Provincia di Roma, della Regione Lazio.
IA cura di Maria IEZZI
Spazio ai municipi romani. Per inviare
notizie o far conoscere la tua realtà
locale scrivi a [email protected]
A DIECI ANNI DALLO SCUDETTO DELLA LAZIOLe ore 18.04 del 14 maggio del 2000resteranno impresse per sempre nelcuore e nella memoria di qualunquetifoso laziale. Quell'ora e quella data,infatti, rappresentano il coronamentodi un sogno coltivato per anni e sono
la dimostrazione lampante di come, a volte, anche i sognipiù arditi possono trasformarsi in realtà e, come nel casodella Lazio, addirittura andare oltre il sogno. Dove osano leaquile (Ed. Ultrasport), presentato in Campidoglio a diecianni dalla conquista del secondo tricolore bianco-celeste,rende un tributo alla conquista dello scudetto piùincredibile nella storia del calcio italiano. Un libro diemozioni forti e grandi gioie (ma anche di ineditiretroscena), scritto e vissuto in prima persona da uncronista-tifoso, Stefano Greco: testimone diretto di unastagione intensa e vincente, glorioso emblema di unaLazio stellare. Il tutto arricchito da una lunga intervistaesclusiva al Presidente della Lazio Sergio Cragnotti.
II
All’indomani della fine della Seconda
Guerra Mondiale, precisamente nel
1948, l’Italia percepisce un nuovo modo di
vivere lo sport con la nascita dell'UnioneItaliana Sport Popolare. Il principale sco-
po dell’associazione è quello di promuo-
vere e far praticare lo sport alle classi po-
polari. Nel corso della sua lunga storia,
molte sono le date significative, una di
queste il 1974, l’anno in cui la UISP viene
riconosciuta dal CONI come Ente di Pro-
mozione Sportiva.
Nel 1990 viene decretato il cambio di no-
me da Unione Italiana Sport Popolare a
Unione Italiana Sport Per tutti. «Un diritto alla pratica sportiva dei citta-dini di ogni età , sesso, classe sociale econdizione fisica. Nessuno escluso», sot-
tolinea Andrea Novelli, Presidente Uisp. La UISP è sempre stata attenta alle nuo-ve tendenze dello sport moderno, a pro-
muoverne lo sviluppo associativo, a orga-nizzarne le attività. Ne fa un valore di ri-ferimento per la riforma dello sport.Sport per Tutti significa garantire le di-scipline in funzione di chi le pratica, se-condo bisogni, capacità, motivazioni, ri-disegnare una proposta sportiva attornoai soggetti nuovi. Della UISP fanno parteoltre un milione e 200.000 soci, 13.000società sportive affiliate (a Roma 50.000tesserati e 600 società). Le manifestazio-ni principali targate UISP Roma sono il“Trofeo gioca volley”, la più importantemanifestazione organizzata dalla LegaPallavolo della UISP; la “Festa degli An-ziani”, la “Summer League”, il tradizio-nale appuntamento con la pallacanestroe il divertimento, della durata di tre set-timane; “Vivicittà”, il grande appunta-mento nazionale del podismo, una corsaaperta a tutti, che ogni anno coinvolgecirca 30.000 atleti nella parte competiti-
va e oltre 100.000 cittadini nella parte noncompetitiva. La caratteristica originale diVivicittà, infatti, è la contemporaneità del-lo svolgimento della gara in tutte le cittàche aderiscono in Italia e all’estero.
C’è poi “Corri Per il Verde”, la corsa po-
distica a tappe più longeva dell’UISP Ro-
ma; e infine “Sport Per Tutti”, una mani-
festazione nata per offrire una vetrina di
tutte le attività sportive svolte durante
l’anno. Oggi la UISP è uno degli Enti di
promozione più presenti sul territorio.
«L’Uisp conferma che la sua concezionedi sport si articola in tre grandi parole: di-ritti, ambiente e solidarietà», conclude
Novelli.
Eleonora MASSARI
UISP, SPORT PER TUTTIGLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA
Anche le stelle del beach sbarcano a Roma. Dal 17al 23 maggio si é tenuto lo Swatch FIVB Foro Ita-
lico Grand Slam, al quale hanno partecipato i più gran-di campioni mondiali della pallavolo da spiaggia. Neltabellone femminile, trionfano le campionesse delmondo in carica, April Ross e Jennifer Kessy. Nel ta-bellone maschile vincono gli olimpionici statunitensiTodd Rogers e Philip Dalhausser. Tanti gli italiani incampo: Greta Cicolari, Marta Menegatti, Daniela Gio-ria, Giulia Momoli, Matteo Varnier, Paolo Nicolai, Mat-teo e Paolo Ingrosso. Nel riquadro fotografico, in basso a destra, la confe-renza stampa di presentazione con il presidente FipavCarlo Magri, il Responsabile Impianti sportivi del ForoItalico, Diego Nepi, il Delegato allo Sport, AlessandroCochi e l’Assessore alla Scuola, alla Famiglia e all’In-fanzia, Laura Marsilio.
IL BEACH PROTAGONISTA AL FORO
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Un campo polivalente è stato messo a disposizio-ne del territorio nella scuola primaria e seconda-ria di primo grado, Gregna Sant’Andrea, in viadella Seta. All’inaugurazione erano presenti ilcorpo docente, rappresentanti del X Municipio eil Delegato allo Sport, Alessandro Cochi.
I SONDAGGI DI SPQR SPORTCosa ne pensate di questa rivista? A quali argomenti dovremmo dare più spa-zio? Cosa avete gradito di più e di meno del numero d’esordio? Potrete dare ilvostro parere sul sito www.spqrsport.it grazie al primo dei sondaggi i cui risul-tati saranno poi pubblicati anche sulla rivista. Grazie al vostro giudizio e ai vo-stri consigli, aiuterete la redazione a sviluppare un prodotto sempre più inte-ressante e vicino a voi.
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ED ECCO LA PRIMA STORIA ARRIVATA IN REDAZIONE. DA LUCA FRONTONI
Federico Moccia Sebastiano Somma Giulio Base Daniele Tombolini
Maurizio Mattioli Matilde Brandi Vanessa Gravina Roberto Ciufoli
Ivana Vaccari
PING PONG, TORNEO AQUANIENE 2010
I MONTEPORZIO...SHARKS
Storie di Sport
LA CURIOSA STORIA DEGLI SQUALI DEL VOLLEY
Caro SPQR Sport,vi voglio segnalare una storia di sport sanoche dà un senso alla stessa parola “sport”.È la storia dei “Monteporzio Sharks”, ungruppo di ragazzi, persone qualunque, unitida una passione: la pallavolo. Nel luglio2007 hanno fatto squadra, nel vero sensodella parola: acquisiti i diritti da una squadradi Serie D, hanno raccolto i fondi necessariper potersi iscrivere al campionato ed è ini-ziata la loro avventura. Un’avventura che siè consumata non solo sul campo di gioco (ilprimo anno in asfalto, un vero incubo per iloro tendini…), ma anche fuori, attraverso ilcoinvolgimento dell’intera comunità del pae-se che li ha “adottati”, e un simbolo a cuihanno voluto legarsi: uno squalo. Il sogno deiMonteporzio Sharks è diventato subito real-tà: promozione alla Serie C al primo anno, eora si stanno per giocare la promozione al-la Serie B, campionato nazionale, che li co-stringerebbe anche a lunghe trasferte nelleIsole. Trasferte che, sono sicura, questi ra-gazzi sarebbero disposti a fare anche a nuo-to, per continuare a vivere il sogno loro e delpaese che rappresentano, ogni week end,sui campi del Lazio. Questo è lo sport chevogliamo insegnare ai nostri figli.
LUOGHI E PERSONAGGI DA SCOPRIRE
VOLETE RACCONTARCI UNA STORIA PARTICOLARE LEGATA AD UNO SPORTIVO? O UN LUOGO DELLA CITTÀ
DOVE LO SPORT È PROTAGONISTA?
INVIATE LA VOSTRA SEGNALAZIONE A:[email protected]
Vincenzo Santopadre batte Stefano Giacinti e siaggiudica il Trofeo Aquaniene 2010. E in se-
rata spunta anche Carlo Verdone, pronto a sfida-re il campione di basket Andrea Bargnani (foto inalto). Si sono fronteggiati a ping pong, i vip chehanno partecipato al Torneo organizzato dalla Fe-derazione Italiana Tennis Tavolo nella strutturaAquaniene. Tra i personaggi famosi, un veteranodel ping pong, Federico Moccia: «Al torneo dellaFederazione partecipo sempre perché mi diver-
to», ha detto lo scrittore sconfitto ai primi turni.Vincenzo Parrinello, Giulio Base, Matilde Brandi,Vincenzo D’Amico, Vanessa Gravina, Fabrizio Maf-fei, Maurizio Mattioli, Enrico Montesano, FrancoOppini, Adriano Panatta, Tiziana Rocca, Sebastia-no Somma, Tiberio Timperi e Ivan Zazzaroni sonoalcuni dei tanti partecipanti al Torneo. Tra gli spet-tatori, c’erano anche il presidente del Circolo Ca-nottieri Aniene, Giovanni Malagò, e il presidenteFITET, Franco Sciannimanico.
Tutti famosi. Un solo vincitore
Sebastiano Somma
news
O G N I N U M E R O U N O S P O R T A I R A G G I X
SPORT PER TUTTI: PAROLA DI UN MITO!
La pallavolo? Uno sport per tutti, tutto per me. Già, perché
non riesco proprio ad immaginare che cosa avrei fatto nel-
la vita se un pomeriggio - avevo poco più di quattordici anni -
non avessi incrociato sulla mia strada il presidente del Sabau-
dia, formazione di A2 che si allenava all’aperto su un campo di
mattonelle. Incuriosito m’ero fermato a guardare chi stava nel
rettangolo di gioco. Il dirigente mi invitò ad entrare per prova-
re con qualche palleggio. Essere alto di statura fece il resto. In
un paio di giorni mi ritrovai a Gubbio con l’under 15 per gioca-
re il Trofeo Topolino di minivolley. Quella fu la prima mossa, il
mio primo approccio con il volley che, successivamente, mi
avrebbe regalato un’infinità di soddisfazioni ed una carriera di
tutto rispetto. Con lo sport, per la verità, mi ero già rapportato
in maniera diversa. Mio padre Dario, un militare di stanza a Sa-
baudia perché campione di canottaggio, mi aveva avviato a que-
sta disciplina, sperava che, come lui, avrei potuto partecipare a
qualche Olimpiade, ad importanti competizioni e, in realtà,
c’erano fondati motivi per crederlo: a livello juniores avevo vin-
to 79 gare su 80 e quella persa a Cagliari fu una sorta di “scher-
zi a parte”, perché più vogavo, più la linea d’arrivo si allontana-
va. Dopo scoprì che mi avevano fregato, spostando il tra-
guardo per non farmi vincere.
Un segno del destino? Forse. Voglio credere sia stato co-
sì, considerato com’è proseguita la mia storia negli anni,
in cui la pallavolo è stata la vita, sempre presente, nei
club e in Nazionale come atleta ed ora come tecnico, fre-
sco di panchina, ma sufficientemente vincente. Il volley,
dunque. Un po’ di storia non guasta. La sua diffusione in
Italia si fa risalire al Medioevo, anche se nell’antichità, so-
prattutto tra i greci e tra i romani, esistevano giochi con
la palla che possono essere considerati i predecessori
della pallavolo. Il vero battesimo fu, comunque, celebra-
to negli Stati Uniti nel 1895, quando un certo signor Wil-
liam Morgan, istruttore di educazione fisica presso un
college YMCA di Holyoke nel Massachusetts, radunò al-
cuni insegnanti a Springfield per la dimostrazione di un
nuovo sport, la “minonette” - così allora veniva chiamata
questa attività - in una partita fra due squadre, cinque
contro cinque, in cui furono schierati anche il sindaco di
quella città e il comandante dei vigili del fuoco, con l’ob-
bligo di giocare la palla al volo. Caratteristica peculiare,
in una sorta di primo regolamento, era quella di non pre-
vedere il contatto fisico tra i partecipanti, per cui la forza,
il vigore atletico, specifico connotato di altre discipline, la-
sciavano spazio alla destrezza, alla prontezza di riflessi,
all’agilità. Ecco, quindi, che la “minonette” e successiva-
mente il volleyball sembravano essere destinati ad atleti
agili, con una buona elevazione, efficaci soprattutto nel
gioco acrobatico. Dagli Usa il gioco fu prontamente espor-
tato in Brasile, Argentina e Uruguay. Erano i primi passi
della pallavolo, negli anni affinata e perfezionata nelle re-
gole, nei movimenti, negli automatismi, lo sport più dif-
fuso all’interno delle scuole, secondo soltanto al calcio
per praticanti, iscritti e simpatizzanti, perché, forse, non
ha bisogno di strutture particolari, almeno a livello dilet-
tantistico, per essere praticato. Per divertirsi bastano due
mura di una casa o due alberi ed una rete.Andrea GIANII G
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PALLAVOLO
SPORT AI RAGGI X | 130
LE REGOLE
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Una gara di pallavolo si
disputa tra due squadre di
sei giocatori ciascuna. Scopo
del gioco è far cadere la palla
nel campo avversario, o nella
zona libera o fuori dal campo
dopo un tocco di un avversario,
siglando un punto. Il numero
massimo di tocchi della palla
per chiudere un’azione sono
tre. Ogni azione inizia con la
battuta effettuata da fondo
campo. La partita è divisa in
set, per un numero massimo
di cinque: vince, chi se ne
aggiudica tre. Vince il set chi
mette a segno 25 punti con
uno scarto minimo di 2
rispetto agli avversari. In caso
di parità sul punteggio di 24-
24 si va avanti ad oltranza
finché il margine di una delle
due squadre non raggiunge i
due punti. Sul 2-2 si procede
con il quinto set, chiamato tie
break, che si risolve con 15
punti (o in caso di 14-14 a
oltranza).
LA
ST
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RETTANGOLO DI GIOCO. L'area è diforma rettangolare, divisa in due settori di 9x9 m(quindi 18 metri in lunghezza e 9 in larghezza)separati da una rete.
PORZIONI DEL CAMPO. Ciascuna delledue esistenti è divisa da una linea in una zonad'attacco (prima linea), lunga 3 m a partire dallalinea di rete e una di difesa (seconda linea) lunga 6 m a partire dalla linea che delimita quelladi attacco.
ZONA LIBERA È la superficie esterna allelinee di delimitazione del campo che deve esserelarga fra 3 e 5 m dalle linee laterali e fra i 3 e gli 8m dalle linee di fondo, dove al giocatore èconsentito effettuare il servizio.
LE LINEE. Devono essere larghe 4 cm edevono avere un colore chiaro, contrastante con lasuperficie di gioco.
LE ANTENNE All’interno delle due bande verticali, sono inserite le“antenne”. Si tratta di due aste di 1,80 m di altezza e 10 mm di diametro, astrisce bianche e rosse, larghe 10 cm l'una: ogni antenna si estende 80cm al di sopra della rete e serve a delimitare lo spazio di passaggio dellapalla.
Giochi con le mani e la palla se ne ritrovano in tuttele epoche. Il primo gioco codificato simile alla pal-
lavolo è il Faustball, praticato in Germania dal 1893. Ilvolley moderno, invece, lo ideò nel 1895 lo statunitenseWilliam Morgan, istruttore di educazione fisica di uncollege di Holyoke, nel Massachusetts, che lo chiamòMinonette. Fu però un altro statunitense, Alfred T. Hal-stead, a cambiare il nome originale in quello attuale,volleyball, ovvero “palla sparata”. Nel 1947 i rappresentanti di 15 federazioni si ritrovaro-no a Parigi e crearono la Federazione Internazionale diVolleyball (FIVB). Nello stesso anno in Italia fu creata laFIPAV (Federazione Italiana Pallavolo). Nel 1949 si di-sputò il primo campionato del mondo, nel 1964, ai Gio-chi di Tokyo, la prima volta del volley olimpico.
LA PALLAVOLO A ROMA
Roma vanta una buona tradizione nel volley. Gli an-
ni d'oro della pallavolo romana sono gli Anni '70 e
i primi del nuovo millennio. Il primo dei tre scudetti
maschili vinti risale alla stagione 1974/75 con il suc-
cesso dell'Ariccia. Due anni più tardi il bis con la Fe-
derlazio Roma. Nel 1978 Roma vince di nuovo, stavol-
ta in fatto di organizzazione. Nella capitale si disputa-
no i Campionati del Mondo maschili: palazzetti sem-
pre pieni, entusiasmo alle stelle che trascina l'Italia
verso la conquista della prima storica medaglia, un
argento. Alla fine del secolo arriva l'onda d'urto della
Piaggio Roma. Una squadra che fa innamorare la cit-
tà vincendo il tricolore nel 2000. Nel 2006 il ritorno nel
volley che conta con la M. Roma Volley.
LA RETE È disposta adun'altezza di 2,43 m per gliuomini e 2,24 per le donne.Le dimensioni sono di un 1di altezza e da 9,50 a 10 mdi lunghezza. Due bandebianche verticali, larghe 5cm e alte 1 m, sono fissatenella rete esattamente al disopra di ciascuna linealaterale.
LA PALLA. Deve esseredi cuoio vero o sintetico,
e deve avere una formasferica, unacirconferenza di 65-67 cm, un peso di260-280 gr e unapressione interna di0,30-0,325 kg/cm².
SPORT AI RAGGI X | 131
L’abbigliamento del volley è studiato per consentire la massima libertà nei movimenti. Le maglie sono di tessuto
tecnico e attillate come fossero una seconda pelle. I pantaloncini, anch’essi, forniscono al giocatore la massima
libertà di movimento durante gli spostamenti. Le scarpe sono molto importanti perché l’appoggio in sicurezza del
piede per una persona molto alta, che per giunta salta spesso e molto in alto, atterrando con forza, è fondamen-
tale. Per questo motivo le scarpe sono avvolgenti e, all’interno, l’atleta infila spesso plantari realizzati su misura.
Per non rovinarsi le ginocchia, molti giocatori le proteggono con un’apposita ginocchiera imbottita che attutisce l’urto
con il suolo. Protezioni meno ingombranti, in genere fasciature, si usano anche per le dita.
LA TENUTA
GINOCCHIA E DITA COPERTE
BERNARDI Lorenzo “Lollo” Bernardi è stato unodei più grandi giocatori di sempre.Nel 2001 è stato eletto dallafederazione Mondiale “mister secolo”del volley mondiale. Lo schiacciatoredi Trento, in 20 anni di carriera, hasiglato 8578 punti. Inoltre, è stato luia schiacciare l'ultimo pallone dellafinale del 1990 che regalò allapallavolo italiana il primo titolomondiale.
LE AZZURRE D’ORONel 2009, la Nazionale femminileguidata da Massimo Barbolini, hachiuso un anno difficilmenteeguagliabile. In pochi mesi le azzurrehanno vinto tutte le competizioni allequali hanno partecipato: Europeo,Grand Champions Cup, Giochi delMediterraneo e Universiadi.
IL MISTER FILOSOFO Julio Velasco, argentino, è stato iltecnico più vincente della storiaazzurra. Sulla panchina dellanazionale, in sette anni, hacollezionato 231 successi in 310partite, conquistando due Mondiali(1990 e 94), tre Europei (1989, 93 e95), quattro World League (1991, 92,94 e 95) e altri otto ori in competizioniufficiali. Prima di guidare gli azzurri,ha allenato per quattro anni la PaniniModena, vincendo quattro scudetti,tre Coppa Italia e una Coppa delleCoppe. Velasco ha lavorato anche nelmondo del calcio, ricoprendo ruolidirigenziali nella Lazio e nell’Inter.
PILLOLE DI STORIA
PALLEGGIO: È uno dei fondamentali piùimportanti. Permette d’ impostare leazioni di attacco.
BAGHER: Consente ai giocatori di difendere e contemporaneamente costitui-sce un passaggio al palleggiatore che,a sua volta, servirà un attaccante perchiudere l'azione.
ATTACCO: I fondamentali si utilizzanoper inviare il pallone nel campo avver-sario cercando di ottenere un punto.
MURO: Il muro è il fondamentale di-fensivo principale sull’attacco degliavversari. Uno o più giocatori di primalinea si innalzano al di sopra della reteal fine di arrestare il colpo avversario.
SERVIZIO: O battuta, è il colpo netto chedà inizio alla fase di gioco. Il serviziodeve essere effettuato con una solamano, dopo che la palla è stata lanciatain aria.
A B E C E D A R I O
GinocchiereSono imbottite e, una volta indossate,proteggono le ginocchiadalle frequenti cadutedei giocatori nelle fasidifensive
ScarpeDevono essere comodee avvolgenti. All’interno
alcuni giocatoriinseriscono plantarirealizzati su misura
Protezioni per le ditaSono delle fasciature cheservono per attutire i colpi chesubiscono le dita in fase dipalleggio, schiacciata e muro
PALLEGGIATORE È il regista della squadra,in genere è meno alto rispetto agli altricompagni che hanno il compito di schiac-ciare la palla. Dopo la ricezione della palla,è lui che pensa a smistarla agli “attaccanti”che dovranno indirizzarla sul campo. Puòanche fare punti.
SCHIACCIATORE-RICEVITORE Sono, perchéin una squadra ne vengono schieratidue, coloro che ricevono la palla sulla
battuta avversaria e allo stesso tempo fi-nalizzano le azioni d'attacco. Inoltre aiu-tano la squadra anche in fase di difesa ag-giungendosi al muro composto daicentrali.
OPPOSTO È il bomber della squadra. A luiil compito di fare punti in ogni modo: in
fase d'attacco con leschiacciate, dalla se-
conda linea, e an-
che in battuta. Ha anche compiti di difesa,ma solo in rare occasioni. In genere è ilgiocatore più spettacolare.
LIBERO Non può servire, non può schiac-ciare ne tanto meno difendere a muro. Èlibero di schierarsi in ogni parte del campoe il suo compito è quello di ricevere ilservizio avversario e di difendere. Gene-ralmente è più basso degli altri perché èdall'agilità che deriva la sua forza.
CasaccaMaglia e pantaloncinisono aderenti perfacilitare i movimentidegli atleti. Il libero veste una magliacon colori diversi rispettoai compagni
Anto
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Del
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e
PIL
LOLE
DI
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Raimondo Vianello
La prima immagine comica di Raimondo Vianello riguar-da una scelta drammatica che furono costretti a faremolti giovani italiani nel 1943: rimanere fedele alla Italia
che si ribella all’ex alleato tedesco, diventato invasore, oppu-re rispondere alla chiamata di Mussolini che, sotto la imposi-zione di Hitler, ha costituito al Nord una repubblica fascista.Anche il giovane Raimondo, che aveva poco più di venti anni eun fisico (e anche uno spirito, potremmo dire con il senno dipoi) tutt’alto che portato agli agoni bellici, dovette fare la suascelta. Forse fu una scelta obbligata dal padre ammiraglio edalla educazione che aveva dato ai suoi figli e che vedeva perRaimondo una carriera militare o diplomatica. Raimondo eracresciuto nel culto del dovere e dell’obbedienza, tanto che siera laureato in Legge. Insomma Raimondo vestì la divisa fa-scista. Fino a qui l’aspetto drammatico della scelta, ordinaria-mente drammatico potremmo dire, mentre l’aspetto comicosta altrove. Raimondo è un giovane molto alto, la sua altezzasupera abbondantemente il metro e ottanta e si avvicina almetro e novanta, praticamente un gigante in una Italia dovel’altezza media non arriva al metro e sessanta. Ebbene, il “gigante” Raimondo viene messo nei bersaglieri, uncorpo a cui vengono destinati giovani robusti e traccagnotti,con gambe corte e forti, dediti alla corsa. Gente che non stamai ferma, che non cammina o marcia come gli altri soldatima corre sempre, anche quando non c’è fretta. Il giovane Rai-mondo è tutto il contrario di quello che deve essere un bersa-gliere. Nel plotone sopravanza tutti di una ventina di centime-tri e, quello che è più grave, corre in maniera sgraziata per-dendo continuamente il passo. Viene destinato alla poco glo-riosa ma più tranquilla fureria. Alla fine della guerra finì in uncampo di prigionia, vicino Pisa, gestito dagli Alleati e lì, e que-sto è un altro paradosso nella vita di Raimondo Vianello, for-se cessò di vivere il giovane obbediente destinato dal padreammiraglio e nacque l’attore, il comico, l’uomo che vede sem-pre il lato comico e ridicolo della realtà. Con Vianello nel campo di concentramento ci sono altri giova-ni, più o meno coetanei, che avranno un ruolo importante nel-lo spettacolo italiano: il futuro Premio Nobel Dario Fo, EnricoMaria Salerno, Luciano Salce e quel Walter Chiari che diven-terà, insieme a Ugo Tognazzi, uno dei partner comici preferi-ti. In quel campo c’è anche il poeta Ezra Pound, che però se nesta defilato come si addice a una grande personalità come lui,e non si immischia con quei giovani caciaroni.
di Giancarlo GOVERNI
Non si sa se l’influenza diquelli che diventerannosuoi colleghi d’arte ab-bia inciso sulla deci-sione solenne cheprenderà il giovaneRaimondo dopo la pri-
gionia e il ritorno alla vi-ta civile: diventare attore
contraddicendo a tutti iprincipi che gli aveva inculca-
to la famiglia. Che indubbiamentela cosa non la prese affatto bene.
La madre, la marchesa Virgilia Accorteti e ilpadre Giulio, ammiraglio, avrebbero volutoche il figlio seguisse la carriera militare, di-plomatica o, al limite quella forense, conti-nuando a studiare giurisprudenza e, semmai,a sferrare qualche dritto nella celebre pale-stra Colombo di Roma. Ma l’incontro con ilteatro di rivista rappresentò per il giovaneVianello «un colpo di fulmine».
«Per mio padre fu come se gli avessero af-fondato la flotta» e, per lenirne il dispiacere,Raimondo acconsentì di modificare il cogno-me in Viani. (Il Secolo d’Italia, 2006).Dopo la guerra il ritorno a Roma, che avevalasciato per seguire la famiglia in Dalmazia,la città dove è nato e dove passa alcuni de-cenni prima di spostare la sua residenza aMilano, dove ha passato il resto della sua vi-ta e dove è morto.Ma è a Roma dove prende il via la sua carrie-ra, perché Roma è la capitale anche del cine-ma e del teatro. La prima occasione glie ladanno Garinei e Giovannini che lo fanno de-buttare nel Cantachiaro n.2, una delle primeriviste del dopoguerra, che suscitano l’entu-siasmo del pubblico che vi assapora la ritro-
vata libertà di poter ridere di tutto, anche deipolitici che per tanti anni sono stati tabu. Rai-mondo compare nella locandina, in mezzoagli attori di seconda categoria con il nome diRaimondo Viani, per tenere fede alla pro-messa fatta alla sua famiglia: vada in arte sevuole ma non portandosi dietro il glorioso co-gnome dei Vianello.Incomincia quel girovagare che è proprio de-gli attori ma gli attori di rivista sono una cate-goria diversa, più portati allo scherzo, al gio-co, alla vita mondana e anche allo sport. E losport preferito è sempre il calcio. Anche permotivi pubblicitari si organizzano partite dicalcio fra le compagnie, a cui spesso assisto-no divertiti i calciatori veri, quelli più celebra-ti. Raimondo, grande amante dello sport, diqueste partite è quasi sempre l’anima e l’or-ganizzatore. Oltre, ovviamente, al capitanodella sua squadra. Ma in gioventù c’è un altrosport che si affaccia alla vita di Raimondo, unosport assolutamente insospettato per una fi-gura come la sua, dall’aplomb inglese che nefanno un personaggio del grande scrittoreumorista Wodhouse. Lo sport è (nientepopo-dimeno, direbbe Mario Riva) il pugilato. La cosa, sconosciuta ai più, ci fu rivelata aPorta a Porta, la sera della sua morte, daMassimo De Luca che giurò di aver visto coni suoi occhi il suo tesserino di iscrizione allefederazione pugilistica. Forse Vianello avreb-be voluto fare il calciatore piuttosto che l’at-tore e forse l’avrebbe fatto se non fosse sta-to nel calcio così scarso quanto invece erabravo come attore. Ma lo sfizio, come si dice,se lo levò sempre, fino a quando il fisico glielo ha consentito. E poiché non lo faceva giocare più nessuno luisi fece una squadra propria, che chiamò Sa-ma con le iniziali di Sandra Mondaini, suamoglie, dove fece il presidente finanziatore,il capitano e l’allenatore. La sua sapienza cal-cistica la mise a frutto, professionalmente,conducendo la trasmissione sportiva di Me-diaset, dove portò il suo umorismo e la suagrande capacità di sdrammatizzare un giocoche era diventato troppo serio.Per chi tifava Vianello? Non siamo riusciti acapirlo: lui era nato a Roma ma c’era statotroppo poco negli anni giovanili quando sisceglie la squadra del cuore per cui è diffici-le che tifasse per le due squadre romane. Po-tremmo azzardare l’Inter perché quando par-tecipava al “Derby del cuore” milanese sce-glieva sempre di indossare la maglia nero az-zurra. Ma anche questo non è una prova. Misono rivolto a Andrea Vianello, il giornalistaconduttore di “Mi manda Raitre”, che conRaimondo era cugino di secondo grado. «Veramente non lo so» mi ha risposto «masuppongo che tifasse per il Venezia». Sì, buo-nanotte!
Un tennista DOCUno sportivo a 360° e giocava spesso a tennis. Una passione, questa, che aveva caratterizzato la sua grandeamicizia con Ugo Tognazzi. Quest’ultimo organizzava i tornei a Torvajanica. Qualche anno fa Raimondo raccontava:«Una volta mi disse di andare lì prima. Mi invitò per pranzo e mi fece mangiare i peperoni ripieni dicendomi:ma che t'importa, mangiali tranquillamente, tanto giochi stasera, con la luce artificiale...». «E contro chi gioco?»«Mah, non si sa ancora, c'è da fare il sorteggio, comunque giochi stasera. Be', dopo mangiato, in piena digestionedei micidiali peperoni mi fa: senti, Raimondo, mi dispiace ma per un contrattempo devi giocare subito». «E controchi? Confessò che dovevo giocare contro un famoso produttore cinematografico che doveva tenersi buono perchéci voleva fare un film, motivo per cui m'aveva minorato col peperone».
La Sa.Mo. FCAffilata alla Federazione Italiana GiuocoCalcio la Sa.Mo. (acronimo del nome ecognome di Sandra Mondaini) ha semprepreso parte al campionato di terzacategoria. Soprattutto nei primi anni, in campo la domenica mattina ci andavaanche Raimondo Vianello, per dare sfogoalla sua passione calcistica. Da una ventina di anni, Vianello era diventato presidente.
Lo sport in TvLa televisione ed il calcio. Raimondo hasempre amato il binomio,aggiungendoci sempre la sua dosed’ironia. Lo scatto fotografico è riferito a“Pressing”, per anni da lui condotto, conMassimo De Luca e Maurizio Pistocchi.
UNA VITA TRA SPETTACOLO E SPORT | 134
FOTO
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EDIA
SET
FREEPRESSper la città
SPQR SPORT, il nuovo mensile volutodall’Ufficio Sport del Comune di Romaè sfogliabile anche online sul sitowww.spqrsport.it dove sarannovisitabili anche delle aree dedicateall’interazione dell’utente con laredazione.
SPQR SPORT sarà presto presenteanche nei principali social networked inviato tramite newsletter. Un modo per raggiungere una fettaquanto più ampia della popolazionecapitolina.
Internet garantisce un’importantediffusione parallela rispetto al prodottocartaceo che rispetta i canali classicidella diffusione freepress: la rivista è distribuita in occasione dei grandi eventi sportivi dellaCapitale e anche sul territorio graziealla scelta di un esercizio commerciale(edicole, bar, etc) scelto nelle piazze più importanti dei 19 municipi romani.L’elenco è ovviamente consultabile sul web.
Ogni giorno Acea si impegna e lavora per gestire in modo sostenibile le risorse naturali e l’energia, valorizzandone
l’impiego, prestando particolare attenzione alla riduzione degli sprechi e incrementando il ricorso alle fonti rinnov-
abili. Perché l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico, il rispetto per il territorio e la tutela dell’ambiente
sono le primissime cose che migliorano la qualità della vita. Perché il nostro futuro inizia da qui, ora.
I L F U T U R O N O N È P I Ù Q U E L L O D I U N A V O LTA .
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futuro 190 x 260 30-03-2010 12:19 Pagina 1