sport people 10-2012

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“Sport People”, Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Lecco, autorizzazione nº11/2003. Editore “Ragazzi di Stadio”, Via Adda 22, 23898, Imbersago (LC). Info: [email protected]. In questo numero troverete: Comunicati, Pag. 2 Parma-Napoli, Pag. 5 Siena-Milano F8 basket, Pag. 14 Livorno-Albinoleffe, Pag. 18 Catanzaro-Perugia, Pag. 23 Santarcangelo-Rimini, Pag. 26 Eagles Bologna-Empoli basket, Pag. 31 Legnago-Venezia, Pag. 34 Nuvla San Felice-Messina, Pag. 38 Savoia-Torrecuso, Pag. 41 Villa Cortese-Piacenza volley, Pag. 43 Anno 10 Numero 10 23 Marzo 2012

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Italia Fanzine

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“Sport People”, Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Lecco, autorizzazione nº11/2003.Editore “Ragazzi di Stadio”, Via Adda 22, 23898, Imbersago (LC). Info: [email protected].

In questo numero troverete:

•Comunicati, Pag. 2

•Parma-Napoli, Pag. 5

•Siena-Milano F8 basket, Pag. 14

•Livorno-Albinoleffe, Pag. 18

•Catanzaro-Perugia, Pag. 23

•Santarcangelo-Rimini, Pag. 26

•Eagles Bologna-Empoli basket, Pag. 31

•Legnago-Venezia, Pag. 34

•Nuvla San Felice-Messina, Pag. 38

•Savoia-Torrecuso, Pag. 41

•Villa Cortese-Piacenza volley, Pag. 43

Anno 10 Numero 10 23 Marzo 2012

Sport People n°10/2012 Pag. 2

Comunicato Prato 1908 sull'inagibilità del Lungobisenzio

http://www.sportpeople.net/comunicato-prato-1908-sullinagibilita-del-lungobisenzio.html[23/03/12 18.15.39]

Comunicato Prato 1908 sull'inagibilitàdel LungobisenzioMercoledì 21 Marzo 2012 09:00

Alla luce del pronunciamento della commissione di vigilanza suglispettacoli pubblici, che ha decretato l'inagibilità del Lungobisenzio,noi come Prato 1908 Ultras ci sentiamo, comunque, in dovere diribadire con forza lo sdegno e la profonda amarezza che suscita innoi tale vicenda.

Riteniamo, senzaesagerazione, scandalosoil fatto che la squadradella terza città delCentro Italia sia costrettaad emigrare ad Agliana,periferica provincia diPistoia, perché secondoqualcuno lo stadio dellanostra città, agibile finoad oggi, di punto inbianco non ha più i

requisiti adatti per ospitare una partita di Lega Pro.

Il pronunciamento arriva in un momento molto delicato per lanostra squadra, e sicuramente fondamentale - come ribadito da molti- per il buon esito del campionato.Il fatto increscioso è, a parer nostro, una ulteriore dimostrazionedell'abbandono totale in cui versa la squadra della nostra città.Abbandonata a sé stessa e consegnata ad una dirigenza che non hasaputo regalare alla città nient'altro che numerose delusioni, adessosi ritrova abbandonata anche dalle istituzioni.

Abbandonata da un Comune che si è ridotto agli ultimi giorni pereffettuare i lavori di messa a norma dello stadio, presa in giro dallaquestura e dalla sua incomprensibile ostinazione e scrupolosità(quasi sospette, ci verrebbe da dire).Il risultato è che, dopo innumerevoli delusioni, il tifoso pratese ècostretto all'ennesima umiliazione. In barba a quanti credevano chequest'anno qualcosa potesse cambiare, la città di Prato e le sueistituzioni si rivelano nuovamente lontane e assolutamentedisinteressate alle sorti della nostra squadra.

Con la speranza che Prato-Spezia si possa giocare a casa nostra.

GIU’ LE MANI DALLA NOSTRA PASSIONE!

Prato 1908 Ultras

Fanzine, lettere, comunicati: Prato 1908 Ultras

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DASPO AI TIFOSI DEL FORMIA, LA CURVA CONI CHIEDE CHIAREZZA

http://www.sportpeople.net/daspo-ai-tifosi-del-formia-la-curva-coni-chiede-chiarezza.html[23/03/12 18.15.51]

DASPO AI TIFOSI DEL FORMIA,LA CURVA CONI CHIEDECHIAREZZAGiovedì 22 Marzo 2012 12:00

Riceviamo e pubblichiamo dalla Curva Coni del Formia Calcio.

“Gli Ultras Formia, in seguito alle 29 diffide notificate per i fattirelativi alla partita Lariano-Formia, prendono le distanze da unprovvedimento che giudicano infondato ed eccessivo. La versioneufficiale risulta essere faziosa e poco veritiera. Il motivo del Dasposarebbe stato un presunto assalto dei tifosi formiani alla guardiagiurata presente all’entrata del campo sportivo, teso ad evitare ilpagamento del biglietto.

In realtà, però, l’uomo si è volontariamente allontanato dalla suapostazione dopo la protesta dei tifosi avvenuta esclusivamente sulpiano verbale e, inoltre, vicino al botteghino e non all’ingresso,dove lui si trovava, questo comportamento non gli ha permessonemmeno di accertare l’effettivo acquisto del biglietto da parte deiformiani.

La motivazione delle diffide, inoltre, presenta delle contraddizioniesplicite. Qualora 29 persone avessero davvero spintonato un uomo,a rigor di logica, questo avrebbe riportato dei gravi danni fisici.

Le anomalie in questa storia non sembrano esaurirsi. Tra i diffidatici sono due signori di quasi settant’anni, l’autista dell’autobus conil quale i tifosi hanno raggiunto lo stadio di Lariano e addirittura ilconducente dell’autobus della squadra U.S. Formia calcio 1905 (!).

Studenti, lavoratori, padri di famiglia, anziani: una composizioneabbastanza variegata quella dei diffidati formiani. Il numero diquesti, come dichiara anche il legale dei tifosi Gianluca De Meo,non può non stupire. E’ maggiore a quello di molte diffide avvenutedopo partite calde con tanto di scontri e di sospensionedell’incontro.

Gli ultras Formia annunciano quindi il ricorso al TAR, al fine diottenere una ricostruzione dei fatti esatta e ponderata che permettadi rimediare a un provvedimento esagerato quanto insensato.Nessun resa… Dalle gradinate ai Tribunali!”

Fanzine, lettere, comunicati: Prato 1908 Ultras Fanzine, lettere, comunicati: Curva Coni Formia

Sport People n°10/2012 Pag. 4

STEFANELLI TRICASE NON TI VUOLE!

http://www.sportpeople.net/stefanelli-tricase-non-ti-vuole.html[23/03/12 18.15.12]

STEFANELLI TRICASE NON TIVUOLE!Martedì 20 Marzo 2012 12:00

Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato dei "Rum Boys" diTricase, in protesta contro la propria dirigenza.

E’ giunto il momento di rompere ogni tipo di silenzio e di alzare lavoce: il Tricase e la città di Tricase meritano rispetto. L’amore e lapassione che unisce noi tutti nei confronti della nostra squadra cheha scritto pagine importanti della storia del calcio salentino epugliese, ci porta a scrivere un comunicato in cui vogliamoesprimere tutto il nostro disappunto e la rabbia nei confronti di unpersonaggio che NON MERITA neanche lontanamente di definirsiPRESIDENTE di un club come il NOSTRO TRICASE. Riteniamoche i comportamenti assunti dal signor Alfredo Stefanelli sindall’inizio dell’attuale stagione calcistica nei confronti di ex e attualidirigenti, calciatori, allenatori, ultras e tifosi in genere, infanghino ilnome e la storia del calcio cittadino. Tali comportamenti sono tipicidella peggior figura del “padre padrone”, una figura dalla qualeTricase, il calcio tricasino e i tifosi sentono la necessità diprenderne seriamente le distanze. Il Tricase è una società di calcioche rappresenta l’intera cittadinanza e non una azienda privata aconduzione familiare, dove la “proprietà” è libera di fare i propri“comodi” ,e finanziare la squadra non dà il diritto di ridicolizzarla:la Maglia Rosso-Blu si ama e si rispetta come si rispettano i Tifosi,non come ha fatto lei nei confronti della città,di persone che hannofatto parte e che continuano a fare parte della nostra storia, come il“capitano” Gianni Colonna e tutti coloro che hanno la fede rossoblù.Presidente,così come l’abbiamo accolta quando ha salvato la nostracompagine, la invitiamo ora per il bene della squadra e di Tricase arassegnare le dimissioni dal Suo incarico indipendentemente dallapossibilità che altre persone possano aver voglia di investireconcretamente e in modo serio nel NOSTRO TRICASE facendocrescere o quanto meno non danneggiare ulteriormente il nome dellanostra Città.Noi non molleremo mai e se pur senza alcuna manifestazione di tifocome nelle ultime partite causa problemi interni che speriamorisolvere il più presto possibile, per il TRICASE a modo nostro cisaremo sempre seguendo la linea di pensiero che vede la nostra cittàessere rappresentata in eccellenza o in terza categoria ma senzaSTEFANELLI “PRESIDENTE” .Motivo per cui nelle partite casalinghe fino a quando ci sara’ il tuonome accostato al TRICASE, lasceremo il nostro settore vuotoaccentuando il deserto che durante l’arco del campionato hai portatoal San Vito!IL TRICASE SIAMO NOI!

RUM BOYS 2006

Fanzine, lettere, comunicati: Rum Boys Tricase

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delle televisioni, con la missione di uccidere il tifo pur di poter rastrellare diritti sul mercato asiatico. Per chi non avesse colto l’antifona, si gioca alle 12.30 e buonanotte ai sognatori del calcio epico narratoci da Paolo Valenti o Sandro Ciotti, quando si giocava tutti alle 15 di domenica e una compagine di provincia era il centro di un mondo che per qualcuno valeva tanto quanto quello delle più blasonate realtà metropolitane,

Calcio a pranzo

Avendo già visto i napoletani in quel di Cesena, arrivo al “Tardini” di Parma senza aspettarmi chissà che nel settore ospiti: è noto ai più che gli ultras partenopei siano assolutamente contrari alla tessera del tifoso, e vedendo la composizione e il “portamento” dei napoletani in trasferta, non vi è alcuna ambiguità, nessuna ombra di dubbio che nel carrozzone al seguito della maglia azzurra ci sia di tutto tranne che gli ultras. Tutti i miei motivi d’interesse, dunque, sono legati ai “Boys Parma” e alla curiosità sul loro stato di salute attuale, in un periodo storico in cui, tra divieti e repressione, vivere ultras diventa ogni giorno più difficile quandonon addirittura frustrante.Nemmeno il tempo di godersi una birra e due chiacchiere perché oggi il tempo è tiranno, il tempo è un sicario al soldo

Foto & News: Serie A, Parma-Napoli 1-2

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un mondo che non smetteva mica di girare per capricci di palinsesto o per incentivare il consumo del calcio in quanto prodotto commerciale.Nonostante tutto la cornice di pubblico, almenosottoilprofilonumerico,ètutt’altroche disprezzabile, merito in particolare dei napoletani che sono una vera e propria marea umana, che occupa non solo il settore solitamente riservato agli ospiti, ma anche tutti gli altri angoli dello stadio. Se dico che metà del pubblico presente è a sostegno di Lavezzi e compagni, forse sbaglio più per difetto che per eccesso. Si vede qualche bandierina ben fatta (persino un drappo “non tesserato” di emigranti a Torino), qualche tentativo di dare una parvenza di organizzazione al tifo, ma il tutto resta piuttosto spontaneistico e casereccio, lontano anni luce dallo stile a cui gli ultras napoletani ci avevano abituati. È il trionfo della banalità e del protagonismo mitomane

a favore di telecamera e di “Striscia lo striscione”: almeno 3 striscioni (chiamiamoli così, in realtà sono più dei cartelloni) che fanno il verso a Filippo, il bambino interista diventato ultimamente famoso per aver richiesto su “due aste” una vittoria alla propria squadra che lo salvasse dagli sfottò degli amici di scuola; ovviamente, scontati più dei prezzi nella stagione dei saldi, diversi gli inviti a grattuggiare il parmigiano declinati in varie forme. Buttando un occhio sugli spalti, sembra persino di rivedere qualche reduce del film “Il ragazzo dellaCurva B” di Nino D’Angelo con una sciarpa legata in vita, una al polso e una in testa “alla Rambo”. I Pulcinella, insomma, la peggiore caricatura del napoletano, l’estremizzazione e ridicolizzazione del folklore che gli ultras avevano impiegato decenni a cancellare, riesumata ad uso e consumo dei cronisti urlatori in vena di analisi di costume, a metà tra la commiserazione ed il razzismo

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grandissimo affanno nelle prime fasi della gara, quando vengono totalmente coperti dalla soverchiante superiorità numerica avversaria. Quando i propri opposti finiscono di recitare il ruolo non lorodegli ultras, la scena è tutta parmigiana, con i “Boys” che dirigono un tifo non altisonante, non potentissimo e con qualche pausa qua e là, ma comunque vivo e senza dubbio positivo per tutto il primo tempo, rinfocolato anche da un

strisciante. Poi ovviamente hanno pure la faccia tosta di condannare quello di qualche tifoso solo perché non si camuffa dietro le loro patetiche perifrasi imparate alla scuola di giornalismo di VittorioFeltri.Unabbozzodicoreografiacon dei cartoncini mal distribuiti, qualche fumogeno, qualche battimani e qualche boato fragoroso ad inizio gara e nei momenti più caldi, ma nulla a che fare con il mondo ultras, nulla che sia rilevante sottolineare in queste pagine, per cui chiudiamolaquacheabbiamospesofintroppo inchiostro. Mi sia perdonato ma restare orfano degli ultras partenopei visti in questi anni in trasferta, è una perdita difficiledametabolizzareedèinevitabileun po’ di veleno.La “Curva Nord Matteo Bagnaresi” risponde con buoni numeri, presentando pochi spazi vuoti se non negli angoli estremi della stessa. Grande,

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buon Parma che tiene degnamente testa ai più quotati avversari, che però passano sulfiniredifrazionegrazieadunrigore,cheCavani prima fallisce e poi ribadisce in rete dopo la corta respinta di Mirante; rigore che non riesco a vedere, trovandomi dalla parte opposta, ma che a giudicare dal mormorio di protesta sugli spalti dovrebbe essere quantomeno generoso.Nel secondo tempo, sinceramente, la loro prova mi delude un po’, anche perché assieme al Napoli che lascia pian piano il campo agli avversari, spariscono del tutto anche i napoletani per quel che concerne l’apporto vocale, eppure i gialloblu non ne approfittano e si sentono sicuramentemeno che nella prima frazione. È un errore strategico anche quello di cercare manforte nel resto del proprio pubblico, ricorrendo ai vari “Chi non salta è napoletano” e simili, perché ciò risveglia anche i tifosi qualunque che siedono di fronte e sposta

la contesa su un piano di confronto non congeniale ad un gruppo ultras. Su questa falsariga mi strappa qualche sorriso in più i goliardici “Oh De Santis vendi la partita” (riferito al presunto coinvolgimento del portiere in intrighi di calcioscommesse) e “Schettino portali in crociera” che, per il suo humor noir, sicuramente indignerà qualche benpensante.In campo il Parma si mette di buzzo buono, trovando un ottimo ritmo soprattutto dopo l›ingresso in campo di Valdes. Anche il tifo comincia a carburare sul lungo percorso, raggiungendo livelli più degni con il passare deltempo,perdiventarefinalmentepotente,continuo e convincente in concomitanza con il pareggio dei ducali siglato da Zaccardo. Peccato che, dopo aver dormito sugli allori, si risveglia anche il Napoli e spezza le gambe a tutti i sogni avversari dapprima trovando la rete del 2-1 e poi legittimando la propria lapalissiana superiorità con un clamoroso

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Da segnalare, infine, i vari striscioniesposti dai “Boys”: uno sacrosanto contro l›assurdo orario la cui colpa viene imputata a Sky e Lega Calcio, uno per festeggiare gli anni di un gruppo di gemellati bordolesi, infine un terzo perlo “sputtanamento” (per usare il loro stesso termine) mediatico subito da un loro componente, ingiuistamente accussato (e ovviamente prosciolto) di detenere armi improprie con cui, prima

paloaportierebattuto.Altriplicefischio,Parma lamenta un rigore non concesso e lo stesso goal del vantaggio napoletano viziato da evidente fuorigioco, cosa che aifinidellatifocronacaciinteressapocoquanto niente. Finale di gara in cui, ovviamente, parallelamente alla squadra viene meno anche il tifo dei padroni di casa, che chiudono in calando dopo una buona partecentraledifrazione.Altriplicefischio,comunque, la Nord tributa un sincero applauso ai ragazzi in campo per il cuore che ci hanno messo. Peccato perché un pareggio sarebbe stato più giusto per quanto visto sul rettangolo verde, ed anche più gratificante per l’enormegenerosità con cui la curva dedicata a MatteoBagnaresihaaffrontatoildifficileconfronto numerico odierno, vinto poi grazie alla netta e diversa qualità che però hanno mostrato solo a sprazzi.

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dell’ultimo Lazio-Parma, avrebbe dovuto compiere improbabili attacchi alla polizia in una sorta di improbabile alleanza tra le due tifoserie. Peccato che quel giorno si celebrava il comune ricordo per un incolmabile lutto, nella fattispecie per il laziale Gabriele Sandri e il parmigiano Matteo Bagnaresi, e in un tale contesto l’idea di muovere violenza contro la polizia è qualcosa di assolutamente al di fuori della realtà, a maggior ragione che la stessa tifoseria emiliana non era ivi presente se non in una simbolica delegazione. I soliti deliri italiani con la scusa della sicurezza, di chi terrorizza quanti ancora non si sono ammalati di terrore, per chiosare citando il sommo Fabrizio De André.

Testo e foto di Matteo Falcone.

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Uscita a quattroContinua al sabato, per il terzo giorno consecutivo, la maratona torinese di basket, utile ad assegnare la Coppa Italia 2012.Si disputano quest’oggi le due semifinali,la prima delle quali vede di fronte la Mens Sana Siena e la Olimpia Milano, ossia un “top team” dei giorni nostri, Siena, contro una grande del passato, Milano, ancora alla ricerca della formula giusta per riuscire a tornare ai vertici della pallacanestro italiana.Com’era logico attendersi, le presenze delle due tifoserie sugli spalti del Pala Olimpico sono più numerose rispetto alle precedenti gare dei quarti di finale, specie sullasponda senese dove, nel settore occupato dai biancoverdi, saranno circa in 150 a sostenere la Mens Sana, con un buon tifo fatto di molti cori e battimani che incitano con continuità i propri colori durante tutto l’arco della gara. Sicuramente una buona prova la loro, anche se si può e si deve puntare a fare di più.

Di certo, l’enorme e dispersivo impianto torinese non aiuta molto da questo punto di vista ma il sottofondo di tifo targato Commandos Tigre non manca di farsi sentiredall’inizioallafinedelmatch.Meno bene fanno, invece, i supporters milanesi, che si presentano nel loro settore in una quarantina circa, sicuramente un po’ pochi tenuto conto della vicinanza tra le due città, così come dell’enorme potenziale bacino d’utenza su cui questa squadra potrebbe contare; soprattutto se si considera il forte appeal che una società storica come l’Olimpia (una sorta di Juventus della pallacanestro italiana, per titoli vinti e numero di simpatizzanti sparsi in giro per l’Italia) dovrebbe avere in queste occasioni.Malgrado tutto, un plauso lo meritano senza dubbio i presenti della Milano 1936 che, almeno loro, ci sono e provano a sostenere, seppure a sprazzi, i biancorossi meneghini.Non reggono però il confronto con i rivali senesi e, infatti, solo poche volte li si riuscirà a sentire distintamente durante la gara.Va anche sottolineato che, come già

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perciò,sechiamatiincausa,difficilmenterimarrebbero fermi a guardare).Alla fine, però, la presenza dei“dissuasori” in divisa e il buon senso di tutti i presenti, fanno sì che tutto si svolga senza problemi, soprattutto nei momenti che vanno tra la fine di questa primasemifinaleel’iniziodell’altra,chevededifronte Cantù e Pesaro.

Testo di Giangiuseppe Gassi.Foto di Cuore Gialloblu.

avvenuto in precedenza per le partite dei quarti di finale, diversi sostenitorimilanesi giunti al Pala Olimpico con mezzi propri, e che hanno acquistato il biglietto direttamente sul posto, non hanno potuto accomodarsi nel settore riservato ai supporters milanesi, andando così a sparpagliarsi per il palas, senza poter dare il proprio contributo per sostenere la loro squadra.Sul fronte dell’ordine pubblico, infine,particolare attenzione da parte delle forze dell’ordine, soprattutto all’esterno dell’impianto torinese, visto il rischio di “incontri ravvicinati” tra tifoserie storicamente divise da rivalità che, in passato, sono spesso sfociate in scontri;infatti, la formula che prevede la disputa di entrambe le semifinali nella stessagiornata, nell’arco di poche ore, rende concreto il rischio di incroci pericolosi, soprattutto tra senesi e canturini e tra questi ultimi e i sostenitori milanesi, senza tralasciare la presenza dei pesaresi, legati ai canturini da un’amicizia storica (e che

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L’importante è avere le idee chiare… oppure no.

Partitamoltoimportanteaifinidelrisultato,ledue squadre devono difendere la categoria con le unghie e con i denti, e se i padroni di casa sono decisamente più avanti con il cammino, per gli ospiti la partita può valere davvero una buona fetta di salvezza. Dal punto di vista ultras mi aspetto davvero poco, la Curva Nord è da tempo alle prese con problemi di varia natura, da quelli legati al rapporto quasi logoro tra pubblico e presidenza fino ad arrivare ai problemicomuni a tutte le tifoserie, repressione, tessera del tifoso, impossibilità di seguire la squadra in trasferta e chi più ne ha più ne metta; mentre dai simpatici tifosi dell’Albinoleffe non mi posso aspettare assolutamente un’invasione. Alla fine daBergamo arrivano in Toscana tre ragazzi che si sistemano in gradinata, ragion per cui suppongo che non siano provvisti della

Tessera del Tifoso; se fosse così, tanti complimenti a questi temerari che hanno affrontato un viaggio importante senza aver la sicurezza di vedere la partita, in caso fossero in possesso della card mi tornadifficiledareunaspiegazioneal loromancato collocamento nel settore ospite. Non mi dilungo di più sulla questione, i tre si sistemano, o comunque vengono sistemati, in una zona laterale della gradinata separati dal restodelpubblicodaunpaiodifiledisteward che non hanno nessunissimo problema a separare le due fazioni. I tre ospiti appendono alla balaustra la pezza della Nuova Guardia e ad inizio partita si fanno notare per lo sventolio di tre bandierine, in pratica ogni tifoso ha la sua, il massimo che possonooffrirealivellocoreografico.La curva di casa si presenta con i soliti vuoti, le presenze non vanno più in là delle precedenti uscite, anche se la giornata è particolarmente soleggiata e spazzata da un vento non freddo ma comunque piuttosto intenso. Pochi minuti prima dell’inizio della

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le bandiere, in Curva Nord tutto tace, seppur un gruppo a centro curva si va a formare per non far mancare l’incitamento alla squadra.Mi aspettavo, nonostante il numero, un minimo di tifo da parte degli ospiti ed invece, nonostante il pubblico di casa non offra nulla di trascendentale, i tre ultras seguono diligentemente l’incontro senza inscenare alcun coro. Sicuramente apprezzabili per la presenza, mancano

partita vengono appesi alla vetrata alcuni striscioni: “Noi tifosi veri” da qualche domenica rappresenta il nucleo di tifosi che continuano imperterriti a seguire la squadra nonostante il periodo non proprio felice. Accanto a questo, immancabile, appare “Spinelli vattene”, mentre un terzo striscione chiama ancora in causa il presidentissimo e non son certo parole carine. A tal proposito è bene ricordare che in settimana un incontro tra tifosi appartenenti ai clubs livornesi e presidente Spinelli ha fatto luce su diversi aspetti che interessano la squadra e la città; l’incontro sembra aver disteso un po’ i rapporti, tanto che in gradinata appare uno striscione che vuol festeggiare i tredici anni di presidenza di Spinelli. La frattura tra gradinata ed ultras è evidente già nelle battute del prepartita ma ancora più insanabile sarà nel corso dell’incontro.Entrano le squadre in campo e se i tre tifosi dell’Albinoleffe si fanno notare per

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di un pur minimo sostegno alla squadra, peccato perché avrebbero potuto essere moltopiùincisivi.Aparzialegiustificazionenon va dimenticato l’andamento della partita: è vero che per un ultras il risultato della squadra spesso deve passare in secondo piano, ma in questo pomeriggio l’Albinoleffe prende un gol dopo appena venti secondi ed un secondo dopo poco più di un quarto d’ora, segno che la partita non segue il cammino sperato. Al contrario il pubblico di casa è euforico, la squadra offre una prestazione ben al di sopradelleprecedentiediltifonebeneficia:qualche coro è ben fatto, l’incitamento alla squadra pur non essendo costante è comunque abbastanza vivo ed a livello di colore si nota una bella bandiera di notevoli dimensioni che viene agitata sopra lo striscione Boia Dè. Il tifo non è molto caloroso, i numeri in Curva Nord rendono bene l’idea del momento che sta vivendo una curva che non riesce più a rialzarsi dopo l’uscita di

scena dei gruppi organizzati ma, come da diverse partite, il top della giornata viene raggiunto quando viene intonato il classico coro contro il presidente Spinelli. In questo pomeriggio avviene una cosa per certi versi inconsueta: è pur vero che alcuni degli spettatori presenti in gradinata ed in tribuna hanno sempre difeso il patron ma in questo pomeriggio i cori della curva vengono coperti da numerosi fischi. Prende il viaun botta e risposta tra curva e gradinata, mentre i primi fanno partire numerosi cori ostili alla presidenza, gradinata e tribuna si schieranoapertamenteafiancodei verticisocietari e questo irrita, e non poco, gli ultras che tengono a precisare il proprio punto di vista. È il clou della giornata a livello di tifo, la scollatura tra le diverse anime del tifo labronico è evidente, gesti e parole sono eloquenti, l’unità di intenti si va a far benedire anche perché i cori verso la squadra si fanno molto più rari e ciò che catalizza l’attenzione è il presidente Spinelli, che suo malgrado si trova al centro di una

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giocando a porte chiuse una partita poco più che amichevole. Per dare un po’ di vivacità all’ambiente occorre una rete ed è ancora il Livorno con Dionisi a siglare la quarta marcatura. La Curva Nord torna a farsi sentire, i cori non sono continui ma comunque la curva esce da quel torpore nel quale era caduta. Si canta per la squadra e qualche coro viene intonato anche per i singoli giocatori, cosa assai rara capitata

disputa tutta interna alla tifoseria.La prima frazione si chiude con il terzo gol del Livorno che se non altro stempera un po’glianimisuglispalti,dovefinalmentesi può sorridere per una prestazione convincente.Nella seconda frazione non varia il capitolo inerente agli ospiti: il netto svantaggio non può accendere la fantasia dei tre temerari, che continuano a seguire la partita anche se ogni tanto si fanno notare per qualche bandierina fatta sventolare. La curva di casa chiude il tormentone Spinelli e piomba in un silenzio piuttosto insolito perché altresì prolungato. Resta la partita che si gioca sul rettangolo verde: l’Albinoleffe non sembra in grado di risollevarsi, il Livorno amministra il gioco senza rischiare nulla. La noia viene a galla, la gara ora offre pochissimi spunti interessanti e sugli spalti tutto tace, non sembra neanche di essere in uno stadio di calcio, o per lo meno pare che si stia

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in questa stagione. Verso fine gara si fanno sentirefinalmente anche gli ospiti: chiedono difar giocare la Primavera ed intonano un coro per la squadra: “Fino al novantesimo Albinoleffe…”.Lasconfittaèormaicerta,comunque il giovane Belotti riesce a segnare il gol della bandiera prendendosi gli applausi dei tre tifosi lombardi, che sembrano salvare il giovane attaccante dalla pochezza dimostrata dagli altri giocatori in questo pomeriggio.Al triplicefischiofinaleapplausiconvintidel pubblico di casa, che dimostra di aver apprezzato una prestazione positiva, ma anche il manipolo di ospiti applaude comunque la squadra e, per tutta risposta, viene omaggiato di tre maglie, il giusto premio per chi ha dimostrato di seguire la squadra indipendentemente dai risultati ottenuti.

Testo e foto di Valerio Poli.

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Il copricurva che verrà issato, come sempre, è totalmente disegnato e colorato a mano, e rappresenta una battaglia normanna (popolazione dalla quale discende il popolo catanzarese) alla quale i giocatori dovrebbero ispirarsi per tirar fuori tutta la loro grinta e portare i propri colori alla vittoria. Lo striscione di accompagnamento recita: “L’orgoglio dei normanni è qui vicino a voi”, riportando una frase dell’inno che domenica dopo

L’orgoglio dei Normanni

Durante ogni campionato, esiste una partita speciale, una gara seganta in rosso sul calendario già dalla stesura dellostesso,questomatchfinalmenteèarrivato e, già dalla domenica precedente, in città non si parla d’altro. La posta in gioco è alta per il prosieguo della stagione, ma l’entusiasmo e la trepidazione che si è evoluta in questi giorni, non sono da attribuirsiallaposizioneinclassificadelledue contendenti, o almeno non solo. Il popolo catanzarese ha fame di calcio, ha fame di vittorie, ha fame di gloria, e rivedere al “Ceravolo” una rivale con un certo blasone, rievoca i fasti del passato e delizia ancora di più.Dal canto loro gli ultras, dopo una settimana di lavoro intenso, sfoggiano una coreografia diversa dal solito conun tema prettamente storiografico.

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domenica viene proposto prima e dopo le partite delle Aquile. Il ritrovo davanti la curva avviene molto presto,perprepararelacoreografia.Perl’occasione vengono anche riproposti dei vecchi striscioni. Finalmente, con questa partita, la “Capraro” può tornare ad essere il vero e proprio dodicesimo uomo in campo.All’entrata del settore vengono distribuiti i “Mentalità Uc”, per le 14.00 la curva è già piena: addirittura già sabato mattina i biglietti della Ovest erano esauriti. Si canta a partire da mezz’ora prima dell’inizio dellagara,allafinesiconteranno7.000presenze allo stadio.Alle 14.30 si inizia, dalla curva viene alzatalacoreografiaeparteilcoro“Siamola Massimo Capraro” accompagnato da tutto lo stadio. I perugini sono circa 300 in curva est.Lo stadio è una bolgia e quando il Catanzaro va in vantaggio, al tredicesimo

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del primo tempo con il gol di Simone Masini, il Ceravolo viene giù, con il tifo che continua per tutta la gara, senza che ci si fermi mai. Si capisce bene come, in un tal contesto, i 290 tifosi perugini non si sentiranno mai.Tante bandiere, stendardi e sciarpe, resituiranno una bella nota di colore per tutti i 90 minuti, oltre ai tre di recupero accompagnati dal “Ti sosterremo sempre più, ti sosterremo sempre più”. Altriplicefischiofinalelostadioesplode,i giocatori e il presidente Cosentino vanno sotto la curva a festeggiare questa importantissima vittoria. A fine gara parte anche qualche sfottòdalla “C.M.C.” per i tifosi ospiti, a cui la questura destinerà una scorta e il cui ritorno ai propri mezzi e alla via del ritorno, sarà consentito solo dopo un po’ di tempo.

Testo e foto di West Side Catanzaro.

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comprare un biglietto della locale tribuna ed accedere allo stadio, così come ad esempio hanno fatto i ragazzi della gradinata “1982”, che si sono ritagliati un angolo della stessa tribuna, mentre altri tifosi erano sparsi un po’ ovunque, questo fino a quando gli agenti dellaDigos hanno imposto la sospensione della vendita. Premesso che nel settore ospite saranno stati quasi 200 i tesserati biancorossi, all’appello mancano ancora i ragazzi

La bestia nera del RiminiPer la terza giornata di ritorno di Seconda Divisione, il calendario mette di fronte Santarcangelo e Rimini. Nei giorni che precedono la partita, sui vari quotidiani locali, più che sul piano sportivo, ci si sofferma sul piano organizzativo che la questura adotterà per “una tranquilla domenica di sport”, visti i soliti ostacoli legati alla vendita dei biglietti del settore ospite per i non possessori della tessera del tifoso.Dati i precedenti verificatisi con altretifoserie presentatesi al “Mazzola” di Santarcangelo, vista anche l’esigua distanza che separa le due città, la Curva Est è presente in buon numero all’esterno dello stadio, aspettando di capire l’evolversi della situazione. Al mio arrivo nei pressi della biglietteria regna un gran caos, e se inizialmente la questura aveva vietato alla società locale di vendere biglietti ai non residenti nella città clementina, alle 14 chiunque può

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di mano, vedo i due sindaci concordare l’ingresso nel settore ospite a chi è rimasto fuori ed anche ai ragazzi del “1982” vengono spostati per evitare qualsiasi problema di ordine pubblico. In campo la squadra gialloblu si è portata in vantaggio. Sembra di rivivere la stessa partita dello scorso anno, il Rimini non riesce ad imporre il propio gioco e in campo è solo il Santarcangelo a rendersi pericoloso, con i suo tifosi che sventolano le loro bandiere e abbozzano un tifo

della Est: il loro arrivo avverrà in corteo, accompagnato dall’accessione di qualche torcia il cui fumo è visibile anche dall’interno dello stadio.Rispetto allo scorso campionato di serie D sono due le differenze visibili, una è ovviamente la netta diminuzione di biancorossi al seguito causa tessera (ricordo bene la piccola tribunetta ospite stracolma di vessilli biancorossi...), l’altra è sul fronte locale, dove sono presenti alcuni giovani tifosi gialloblu che, pur non avendo drappi di riconoscimento, incitano la formazione clementina. Non mancano, da parte di quest’ultimi, cori di sfottò a cui fa seguito, al centro della tribuna, un piccolo parapiglia sedato a fatica dagli steward.Nel frattempo molti ragazzi della Est si avvicinano alla biglietteria e, chi da sopra un muro o chi sulla cancellata, iniziano a sostenere la propria squadra, monitorati a vista dalle FdO schierate sulla pista d’atletica in assetto anti-sommossa. Prima che la situazione possa sfuggire

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partita e lascia anzitempo lo stadio, deluso dalla prestazione della propria compagine.Al triplice fischio i giocatori di casa siportano sotto il settore per festeggiare con i propri tifosi; stessa cosa fanno i biancorossi, che però vanno sotto il settore ospite per ringraziare della presenza e dell’incitamento, scusandosi cosìperlapesantesconfitta.

Testo e foto di Gilberto Poggi.

molto alla buona. Ad inizio del secondo tempo, con un bandierone gialloblu, organizzano anche una coreografiasul coro “La romagna siamo noi” e “Noi vogliamo questa vittoria”.Intanto il settore ospite si è notevolmente riempito, con la presenza dei ragazzi della Est e dei “1982” nella parte bassa del settore. I primi cori che vengono cantati sono ovviamente contro la tessera del tifoso e, prendendo spunto da un pubblicità, viene esposto uno striscione in tema che recita “Con la tessera godi solo a metà”.Quando la formazione locale prima raddoppia poi si porta sul 3-0, si capisce che anche per quest’anno per il Rimini noncen’èe,dopolasconfittasubita incasa nel girone d’andata, i gialloblu si confermano ancora una volta la bestia nera del più blasonato Rimini. Sugli spalti sono solo i clementini a far festa, viene anche organizzata una sciarpata, mentre nel settore ospite c’è chi non aspetta neppure la fine della

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Finalmente la FossaA distanza di un anno e mezzo dall’ultima volta in cui li avevo visti sugli spalti, in quel di Forlì, per l’ultima e più appassionante partitadellaseriefinaledipromozionedallaB12009/2010,finalmenterivedoinazionelaFossa dei Leoni che, dopo un anno di pausa seguitoalfallimentoeilconseguenterifiutodi sostenere il progetto di Giulio Romagnoli, hanno deciso di sposare l’idea di rinascita targata Eagles Bologna, ripartendo dalla quarta serie nazionale, oggi denominata serie DNB.Torna così il tifo biancoblu sugli spalti dello storico Pala Dozza, ma sarebbe meglio dire che torna il tifo in “Curva Schull”, dal momento che è lì che si concentra la maggior parte dei tifosi che seguono regolarmente le sorti della nuova compagine cestistica bolognese, forse davvero l’unica vera erede della vecchia Fortitudo.Poco più di mille spettatori di media a partita, un numero davvero considerevole

se si tiene conto della categoria e del fatto che si tratta pur sempre di basket (e a dire il vero, oggigiorno una media di pubblico così fa arrossire anche la maggioranza delle squadre di calcio di serie C1), la dicono lunga circa il fatto che questa nuova realtà non ha nulla da invidiare all’altra concorrente fortitudina, la “F biancoblu” di Romagnoli appunto. Quella stessa “F biancoblu” così fortemente voluta da “Giuliocchio” (come i sostenitori della Eagles hanno simpaticamente ribattezzato Romagnoli) in LegaDue, per la quale il patron non ha esitato ad acquistare il titolo sportivo di Ferrara per poi portarlo in dote a Bologna e provare così a riconquistare i cuori dei fortitudini orfani della loro storica società.Ma,aquantopare,finoadorairisultatinonsono propriamente quelli sperati, se è vero che la ex-Ferrara arranca nei bassifondi della LegaDue attirando una media spettatori al Pala Dozza che difficilmenteriesce a superare i 2.500 spettatori a partita.Oltre al fatto che, al contrario di quanto avviene per la Eagles, il tifo per la “F

Foto & News: Div. Naz. B, Eagles Bologna-Empoli 73-69

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in questa categoria, solo i giocatori della Eagles possono schierare.Malgrado la buona volontà che ci hanno messofinoadora iragazzidellaFossa che, va sottolineato, stanno anche contribuendo materialmente alla gestione della nuova società, il futuro della Eagles Bolognaèancoraappesoaunfilo.Intanto, però, la Fossa è tornata, e questo è già un buon inizio.

Testo e foto di Giangiuseppe Gassi.

biancoblu”èpressochèassenteeaffidatoalla buona volontà e all’improvvisazione dei normali spettatori; diversamente da quanto avviene per i loro “cugini” della Eagles che, invece, possono vantarsi di avere il sostegno a favore della Fossa.E tra le mura del Pala Azzarita, il sabato sera, se anche lo spettacolo in campo offerto dai ragazzi della Eagles, impegnati nel torneo DNB, non sempre riesce ad essere ai livelli a cui erano abituati i tifosi biancoblu, di sicuro è garantito lo spettacolo sugli spalti.Difatti, la Fossa che rivedo all’opera stasera è praticamente la stessa che ho lasciato più di un anno e mezzo fa; forse un po’ ridotta a livello di presenze ma di certo non per quel che concerne l’intensità del tifo, la forza e l’originalità dei cori e la capacità di trasmettere la carica ai propri giocatori e nel contempo intimorire gli avversari.Se questa squadra riuscirà ad arrivare in alto, e c’è da scommetterci, il merito sarà anche di quel sesto uomo in campo che,

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La gondola non affondaAl“MarioSandrini”diLegnagosisfidanolaterza (il LegnagoSaluS) e la prima (l’Unione Venezia) in classifica del girone C dellaserie D. C’è pure la tv a riprendere, alla sera la partita sarà trasmessa in differita su RaiSport. Per Legnago, paese di 25.000 abitanti della “Bassa” veronese, è un evento storico e come da previsioni c’è il tutto esaurito sugli spalti. Grande ed inutile spiegamento di forze dell’ordine per il big match, i padroni di casa infatti ricalcano molto lo “stile Chievo”: gente che va allo stadio in assoluta tranquillità, senza mai nemmeno un canto, un incitamento, non c’è nemmeno l’ombra di uno sparuto gruppo di ultras. Unica concessione a tanto silenzio dalle tribune di casa, la regala la messa in onda del vecchio inno di molti lustri addietro, rispolverato per l’occasione. Pure gli striscioni si contano sulla punta delle dita, e perfinol’ironiaèmoltosoftnellenzuoloche

avvisa i veneziani che la gondola sta per affondare…Le bandiere sono solo tre e pure piccole, spicca maggiormente quell’unica brasiliana che garrisce al forte vento. Il LegnagoSalus arriva da una grande rimonta, nel girone d’andata il Venezia sembrava già avviato a vincere il campionato, invecelasfidadioggisiaprecon soli tre punti di divario, una vittoria casalinga permetterebbe ai padroni di casa di raggiungere i lagunari. Terzo incomodo il Porto Tolle, che a soli due punti dal Venezia probabilmente tifa per un pari, così da guadagnare terreno su entrambe le contendenti. Due cenni sul Legnago, società nata nel 1921. Mai stata al di sopra della serie D, solo nel 1972 andò vicina alla C, perdendo lo spareggio con il Vigevano. Nel 1985 l’unione con l’altra squadra cittadina, il Salus, grazie alla quale da quell’anno la squadra veronese ha aggiunto il colore granata alla classica divisa biancazzurra a strisce verticali. Solo nel 2010 i veneti sono tornati a respirare aria di serie D dopo tantissimi

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l’intesa coi mestrini e che non disdegna di insultare nel prepartita, più che i padroni di casa del Legnago, i veronesi in generale col classico coro “Veronese pezzo di merda” cantato più volte, mentre alla destra il gruppo di tifosi che appare più “caldo”, numeroso, colorito ed organizzato, e che per tutta la partita non smetterà mai di incitare a gran voce i propri beniamini. La partita vede un iniziale predominio territoriale dei padroni di casa, ma

anni di purgatorio nelle serie minori, e la loro ottima posizione in classifica diquest’anno giunge molto a sorpresa, anche della stessa dirigenza che non ipotizzava in partenza la possibilità di poter vincere il campionato. Il Venezia, invece, può vantare, per così dire, un record assoluto per i travagli che ha avuto nell’ultimo ventennio. Cambi di presidenza, unioni, fallimenti, ripescaggi, c’è di tutto e di più, un rollercoaster che ha portato gli arancioneroverdi (i colori sono il frutto dell’unione tra le squadre del Mestre e del Venezia) dai pregiati palcoscenici della A dove il Chino Recoba faceva furori alla ben più triste discesa nell’anonimato della serie D. I tifosi, comunque, non sono proprio da serie D. Certo, proprio questa famosa e fumosa unione è tra le cause della strana separazione dei tifosi veneziani che si protrae a tutt’oggi; la tifoseria si divide in due fazioni che si insediano nella gradinata ospite ai lati opposti. Alla sinistra,laschieraditifosicheharifiutato

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sono gli ospiti a passare in vantaggio al primo tiro con la triangolazione Moro-Scantarburlo-Moro che supera con un bel pallonetto il portiere in uscita. Sette minuti dopo il roccioso Baggio, denominato “The Wall” dai suoi tifosi, come scritto anche sul lenzuolo appeso sugli spalti, vola letteralmente in cielo e ditestainfilal’incolpevoleAmadori.Dalìin poi le occasioni saranno praticamente nulle, troppa la paura di perdere per entrambe per sbilanciarsi troppo in avanti. La partita si chiude con un salomonico e giusto pari. Guadagnando la via degli spogliatoi i giocatori veneziani si fermano ad applaudire e ringraziare solo la fazione di sinistra, che pure è quella che certamente li ha sostenuti di meno… agli occhi del pubblico la cosa appare alquanto strana, ma un motivo di fondo probabilmente ci sarà, per quanto da osservatore sporadico non mi è dato saperlo.

Testo e foto di Matteo Brama.

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Foto & News: Serie D/C, Legnago-Venezia 1-1

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pescaresi e cavesi, che si sono notati sia grazie ai cori, sia grazie alla pezza dei “Rangers Pescara”. Non sono mancati mai i cori, durante l’arco della gara, per entrambe le tifoserie.Si segnala, infine, l’esplosionedi due potenti petardi nel settore ospiti e delle belle sciarpate, sia da una parte che dall’altra.

Testo e foto di Emilio Celotto.

Di questi tempi è oro!Per quello che ci stiamo abituatando a vedere negli stadi italiani, vedere qualchedrappo o striscione in un settore ospiti già è qualcosa, ma quello a cui ho assistito oggi è davvero oro: 50 ultras a cantare per la squadra di casa ed altrettanti per gli ospiti. Fino a 5-6 anni fa questi numeri avrebbero fatto sorridere, invece allo stato attuale è davvero uno spettacolo raro. A Nola l’arrivo dello storico Messina ha attirato una bella presenza di pubblico, infatti l’unico settore aperto è quasi pieno. Alla destra di quest’ultimo, c’è la presenza del solito gruppo di 50 persone che si danno da fare cantando e sostenendo i propri colori; si faranno notare inoltre per l’accensione di qualche torcia e per dei cori contro i rivali casertani. Bel movimento nel settore ospiti, molte le pezze, anche storiche, che si vedevano già ai tempi della Serie A. Presenti insieme ai messinesi anche i gemellati

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Foto & News: Serie D/I, Nuvla San Felice-Messina 0-2

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Foto & News: Serie D/I, Nuvla San Felice-Messina 0-2 Foto & News: Eccellenza Campana, Savoia-Torrecuso 4-0

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tempo è quello contro la stampa locale che, pur di vendere copie, getta fango in faccia al movimento ultras torrese. Oltre all’accensione di qualche torcia nel settore degli ultras ed al roboante 4 a 0 finaleconcui lasquadradicasasbrigala pratica, c’è da segnalare (come ci si poteva aspettare) la totale assenza di tifosi da Torrecuso.

Testo e foto di Emilio Celotto.

Ultras è anche solidarietà

In un pomeriggio freddo a riscaldare Torre Annunziata ci hanno pensato i soliti ultras, che hanno sostenuto i bianchi, come al solito, dall’inizio alla fine dellapartita.Meno pubblico del solito: il freddo più il disinteresse verso l’avversario di turno (il Torrecuso), che con tutto il rispetto non attira molto, hanno contribuito a far calare i numeri. Nella Tribuna, l’unico settore aperto, ci sono molti spazi vuoti, ma sempre presente c’è lo zoccolo duro dei gruppi organizzati che, come al solito, espone con orgoglio il proprio materiale. Degno di nota il gesto di soliderietà degli ultras che, con uno striscione, si sono pronunciati contro la chiusura di un centro per bambini diversamente abili nella vicina Castellammare di Stabia.Altro striscione esposto ad inizio secondo

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Piacenza, la favola diventa realtàAl “PalaBorsani” di Castellanza, in provincia di Varese, va in scena la gara forse più interessante dei quarti di finale di CoppaItalia di Serie A1, tra le padrone di casa di Villa Cortese e Piacenza, vera sorpresa della stagione regolare (neopromossa, già salva con più di un mese di anticipo sulla finedelcampionatoe inpiena lottaper lacorsa playoff). Non c’è il pubblico delle grandi occasioni, purtroppo (forse il martedì sera alle 20:30, in concomitanza con la Coppa Italia di calcio, ha scoraggiato qualcuno) perchè se Piacenza gioca con la formazione obbligata, con Pachale in campo in non perfette condizioni anche a causa dell’assenza di Richards e con la neo-acquisto Malvestito in panchina, Villa schiera la formazione titolare, con Berg in regia, Pavan opposto, Bosetti e Cruz in banda e Guiggi e Wilson al centro con Carocci libero. Le ospiti si aggrappano al carisma e alla carica straordinaria di Manuela Leggeri per cercare una vittoria

che avrebbe, in queste condizioni e contro le detentrici del trofeo, assolutamente il sapore dell’impresa.Il primo set si apre con una Piacenza combattiva ma con una Villa Cortese concentrata e determinata; le emiliane restano in gara, sostanzialmente, fino alprimo time-out tecnico; da qui, Villa scava un solco irrecuperabile, grazie ad un paio di muri di Wilson e Guiggi e al cecchino Pavan, implacabile sotto rete. Villa soffre solo quando cerca di complicarsi la vita, ovvero con gli inserimenti delle seconde linee che stasera non paiono all’altezza; chiusura inevitabile, 25-19 e primo gioco, mai in discussione, conquistato dalle “Cortesine”. Il secondo parziale si apre ancora sotto il segno di Villa, ma ci vuole una grande diagonale di Martina Guiggi per suonare la carica, perchè le milanesi sembrano essere entrate in campo con la convinzione di essere già a Modena (dove si giocheranno le final-four il prossimo fine settimana, ndr). Piacenza prova la fuga, la “saggezza” di Berg in palleggio ricuce lo strappo e, dal

Foto & News: Coppa Italia volley, Villa Cortese-Piacenza 2-3

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10-10, si gioca davvero punto a punto. Ci fossero ancora le vecchie regole, si continuerebbe coi cambi-palla. Deve essersi rotto qualcosa, comunque, in casa Villa, perchè al secondo time-out tecnico le emiliane, che hanno preso le misure a Pavan e assestato la fase difensiva (saranno 5 i punti a muro) sono avanti di un break, 14-16. Break che, allafine,siriveleràdecisivo:nonostanteil recupero, prodigato dal “ritorno” di Pavan, Piacenza con Lehtonen mette a terra il punto decisivo del 25-22. 1-1, quindi, e tutto da rifare. Nel terzo set, cuore della gara, sembra che Piacenza abbia cominciato davvero ad assaporare tutto il buono del match, mentre Villa, partita fortissima in avvio di gara, pare un pò scossa, quasi vittima di se stessa e della sua paura di vincere. Tocca ancora a Guiggi, stasera nemmeno in perfette condizioni fisiche,con la coscia sinistra completamente fasciata, a suonare la carica per le sue; Piacenza però pare averci preso gusto (oltre che le misure) e non si stacca più.

Foto & News: Coppa Italia volley, Villa Cortese-Piacenza 2-3

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Abbondanza non dà più riposo al sestetto di fiducia,affidandoaBergandCo.ilcompitodi conquistare il parziale che, solitamente, può indirizzare psicologicamente il match, ma è decisiva Pavan, di nuovo, nel bene e nel male: tre schiacciate consecutive da posto 2, col suo mancino letale, danno alle Cortesine il vantaggio “giusto”, che consente loro (anche grazie ad un errore banale in palleggio di Leggeri) di riportarsi avanti sul 2-1 (per la cronaca, ancora Martina Guiggi metteaterrailpuntofinale).Il quarto set prosegue sulla falsariga di tutto l’incontro, ingrandissimoequilibrio, finoalsecondo time-out tecnico, quando Lucia Bosetti con un perfetto lungo linea porta Villa sul 16-14. Tutto finito? Neanche per idea, perchéun paio di capolavori di Leggeri (una fast stupenda, marchio di fabbrica che divide con la regista Dall’Igna) ribaltano la situazione: Piacenza avanti 19-17, e tutte le paure di Villa cominciano a prendere forma. Non mi sorprende affatto che le emiliane, ancora grazie ad un grandissimo lavoro a

muro, si guadagnino il diritto di giocarsi le final-four al tie break: Nicolini sfrutta unabella giocata di Dall’Igna e mette a terra il 25-22. Adesso, tutto può succedere. Piacenza, che in campionato pare essere abbonata ai tie break, deve affrontare quellopiùimportantedellastagione,finora,in campo avverso e contro le detentrici del trofeo. Però, chiude avanti 8-6 all’intervallo tecnico, e sta davanti praticamente tutto il gioco, con un piglio autoritario davvero sorprendente, finchè Turlea, finora unadelle migliori, con un errore assolutamente gratuito (manda la palla sulla banda superiore della rete) consegna il match a Villa. Finita?Ancorano,perlaverità,perchèunpasticcio clamoroso in ricezione tra Carocci, Berg e Bosetti livella di nuovo il match. 14-14, poi 15-15, 16-16, 17-17, poi un pasticcio sotto rete e l’errore di Guiggi consegnano le finalfouraPiacenza.Signore e signori, this is Volley.

Testo e foto di Matteo Mangiarotti.

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