sperimentazione di un laboratorio di cartografia in una

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32 Guido Lucarno Sperimentazione di un laboratorio di cartografia in una scuola secondaria di primo grado 1. Premessa Nell’anno scolastico 2013- 2014, in seguito ad una col- laborazione tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e la Scuola Me- dia Statale “Mompiani” del- la stessa città, è stato pro- posto ai ragazzi delle clas- si prime un corso di carto- grafia nell’ambito dell’orario curricolare di geografia. Al termine di una lezione teo- rica frontale è nata l’idea di sperimentare un’attività la- boratoriale che da un lato ha aggiornato le competen- ze professionali degli inse- gnanti, dall’altro ha realizza- to un inedito progetto didat- tico consistente nella realiz- zazione di un plastico in sca- la di una limitata area della provincia di Brescia, parten- do dall’interpretazione della carta topografica. E’ noto che da qualche anno la geografia viene relegata, tra le materie svolte dal do- cente di Lettere, in una po- sizione subordinata rispet- to alla lingua italiana e al- la storia, tanto che non so- lo le poche ore disponibili non consentono sperimen- tazioni, ma spesso sono in- sufficienti a svolgere il pro- gramma, sacrificando l’op- portunità di proporre la ma- teria agli studenti in manie- ra più pratica ed interattiva, con un superamento della tradizionale metodologia sistematicamente descritti- va e mnemonica. In questo quadro, le attività laborato- riali e la sperimentazione rappresentano pertanto una opzione raramente presa in considerazione e una fron- tiera anche dal punto di vi- sta della formazione del per- sonale docente. 2. Il laboratorIo dI geografIa Per le scuole medIe: tra utoPIa e realtà Le caratteristiche di un la- boratorio di geografia a sco- pi didattici sono dettagliata- mente trattate da G. Rocca (2001, pp. 172-174), che evidenzia come un’aula al- lo scopo attrezzata non deb- ba necessariamente avere strumenti tecnicamente su- periori a quelli delle norma- li aula universitarie: la do- tazione di carte murarie o di un globo tradizionali, di una cartoteca e di strumen- ti multimediali come un let- tore DVD è oggi in parte so- stituibile da un computer con videoproiettore, già in- tegrati, in alcune delle nor- mali aule di molte scuole medie, nella LIM. Un labo- ratorio di geografia in una scuola media inferiore non dovrebbe quindi più essere un’utopia: la rete consente, con i normali software forni- ti a un computer scolastico, di reperire in tempo reale gran parte delle informazio- ni per le quali un tempo era- no necessarie onerose ricer- che presso le fonti. Il mag- giore ostacolo alla realizza- zione di piccoli progetti la- boratoriali risiede piuttosto nel fatto che il personale do- cente spesso non vi si è mai cimentato, che scarse sono le proposte, complete delle relative indicazioni realizza- tive, suggerite dai testi spe- cialistici di didattica e ancor più scarso è il tempo dispo- nibile, decurtato dai recen- ti tagli ai programmi curri- colari e da altre incomben- ze istituzionali. Quando, in- fine, per realizzare un pro- getto sia anche necessario acquistare dei materiali, la proposta viene sempre scar- tata ancor prima di valutar- ne fattibilità e risultati attesi. Per questo motivo, la ri- produzione tridimensiona- le di un territorio a partire da una carta topografica è stata possibile, nell’Istituto in questione, anche grazie all’iniziativa di alcuni geni- tori che lo hanno proposto ai docenti, talvolta coadiu-

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Guido Lucarno

Sperimentazione di un laboratorio di cartografia in una scuola secondaria di primo grado

1. Premessa

Nell’anno scolastico 2013-2014, in seguito ad una col-laborazione tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e la Scuola Me-dia Statale “Mompiani” del-la stessa città, è stato pro-posto ai ragazzi delle clas-si prime un corso di carto-grafia nell’ambito dell’orario curricolare di geografia. Al termine di una lezione teo-rica frontale è nata l’idea di sperimentare un’attività la-boratoriale che da un lato ha aggiornato le competen-ze professionali degli inse-gnanti, dall’altro ha realizza-to un inedito progetto didat-tico consistente nella realiz-zazione di un plastico in sca-la di una limitata area della provincia di Brescia, parten-do dall’interpretazione della carta topografica.E’ noto che da qualche anno la geografia viene relegata, tra le materie svolte dal do-cente di Lettere, in una po-sizione subordinata rispet-to alla lingua italiana e al-la storia, tanto che non so-lo le poche ore disponibili non consentono sperimen-tazioni, ma spesso sono in-sufficienti a svolgere il pro-gramma, sacrificando l’op-portunità di proporre la ma-teria agli studenti in manie-

ra più pratica ed interattiva, con un superamento della tradizionale metodologia sistematicamente descritti-va e mnemonica. In questo quadro, le attività laborato-riali e la sperimentazione rappresentano pertanto una opzione raramente presa in considerazione e una fron-tiera anche dal punto di vi-sta della formazione del per-sonale docente.

2. Il laboratorIo dI geografIa Per le scuole medIe: tra utoPIa e realtà

Le caratteristiche di un la-boratorio di geografia a sco-pi didattici sono dettagliata-mente trattate da G. Rocca (2001, pp. 172-174), che evidenzia come un’aula al-lo scopo attrezzata non deb-ba necessariamente avere strumenti tecnicamente su-periori a quelli delle norma-li aula universitarie: la do-tazione di carte murarie o di un globo tradizionali, di una cartoteca e di strumen-ti multimediali come un let-tore DVD è oggi in parte so-stituibile da un computer con videoproiettore, già in-tegrati, in alcune delle nor-mali aule di molte scuole medie, nella LIM. Un labo-

ratorio di geografia in una scuola media inferiore non dovrebbe quindi più essere un’utopia: la rete consente, con i normali software forni-ti a un computer scolastico, di reperire in tempo reale gran parte delle informazio-ni per le quali un tempo era-no necessarie onerose ricer-che presso le fonti. Il mag-giore ostacolo alla realizza-zione di piccoli progetti la-boratoriali risiede piuttosto nel fatto che il personale do-cente spesso non vi si è mai cimentato, che scarse sono le proposte, complete delle relative indicazioni realizza-tive, suggerite dai testi spe-cialistici di didattica e ancor più scarso è il tempo dispo-nibile, decurtato dai recen-ti tagli ai programmi curri-colari e da altre incomben-ze istituzionali. Quando, in-fine, per realizzare un pro-getto sia anche necessario acquistare dei materiali, la proposta viene sempre scar-tata ancor prima di valutar-ne fattibilità e risultati attesi.Per questo motivo, la ri-produzione tridimensiona-le di un territorio a partire da una carta topografica è stata possibile, nell’Istituto in questione, anche grazie all’iniziativa di alcuni geni-tori che lo hanno proposto ai docenti, talvolta coadiu-

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vandoli nel supporto tecni-co fornito ai ragazzi duran-te le fasi realizzative del pla-stico, ed hanno provvedu-to all’acquisto dei materia-li necessari.

3. le fasIrealIzzatIve

Il progetto ha coinvolto tre classi prime di 20-22 stu-denti, ai quali sono state preventivamente impartite le nozioni cartografiche di base. I prerequisiti fonda-mentali sono stati l’acqui-sizione dei concetti di sca-la e di isoipsa, con l’ausilio di immagini che illustravano la corrispondenza tra carta e foto satellitare del territo-rio a vari ingrandimenti, e quella tra carta e morfolo-gia, imparando ad associa-re le curve di livello alla de-scrizione di pendenze più o meno acclivi.In una prima fase i ragazzi, condotti a gruppi di 6-10 per-sone nell’aula che ha ospita-to l’attività, hanno comincia-to a fare la conoscenza car-tografica di un tratto della Val Camonica, in corrispon-denza dell’abitato di Nardo, tramite il confronto di un fo-glio della carta tecnica re-gionale alla scala 1:10.000, fornita in file e in più copie cartacee, con l’immagine sa-tellitare proiettata sulla LIM e scaricata dal sito di Goo-gle Maps (fig. 1). La possibi-lità di zoomare sull’imma-gine ha consentito ai ragaz-zi di identificare particolari più o meno piccoli del terri-torio (capannoni industria-li, abitazioni, strade e ferro-vie, copertura vegetale) con-frontandoli con quelli ripor-tati sulla carta. Nell’occasio-ne, essi hanno autonoma-mente rilevato numerose di-screpanze dovute alla diver-sa datazione dei due docu-menti (la carta non riporta-

va infrastrutture di recente realizzazione e molte abi-tazioni non ancora presen-ti all’epoca della sua edi-zione), mostrando curiosità e predisposizione all’osser-vazione e al confronto. I di-versi colori della foto han-no suggerito la presenza di vegetazione differente (nu-da roccia, pascolo, bosco, coltivazioni regolari), spes-so desumibili anche dalla cartografia.La ricostruzione, con mati-ta azzurra, della rete idro-grafica ha consentito il rico-noscimento di un reticolo a pettine, confluente sull’as-se centrale del F. Oglio, e dei solchi vallivi, con una ti-pica operazione di smon-taggio della carta per clas-si di elementi omogenei (Schiavi, 1998 e 2014, pp. 163-167), consentendo quindi la comprensione del concetto di displuviale, del-la sua individuazione sul-la carta e del fatto che sia possibile verificare il per-corso di drenaggio di una goccia d’acqua secondo la linea di massima penden-za, perpendicolare alle cur-ve di livello, che conduce sempre al solco di impluvio (Lavagna, Lucarno, 2014, pp. 114 e 121). In questa fase i ragazzi hanno eviden-ziato un certo acume dimo-strando, salvo qualche ec-cezione, di saper distingue-re la simbologia idrografi-ca da quella infrastruttura-le, contrassegnata con ma-tite di colore diverso, uni-tamente ai principali nuclei abitati (fig. 2).La terza fase è consistita nella realizzazione di un plastico tridimensionale che riproducesse, alla stes-sa scala, le condizioni pla-no-altimetriche della carta. Allo scopo è occorsa una robusta base in cartonges-so, di dimensioni almeno pari a quelle della carta tec-

fig. 1. lettura della carta.

fig. 2. smontaggio della carta topografica.

fig. 3. squadratura della base.

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nica utilizzata (circa 1 x 1 m), che è stata opportuna-mente squadrata (fig. 3) con la supervisione del docen-te di educazione tecnica, la-sciando ai margini lo spazio sufficiente per posizionare una eventuale legenda. Per realizzare le forme del rilie-vo si sono utilizzati fogli di polistirolo dello spessore di 1 cm (corrispondente, nel-la scala della carta, ad una differenza altimetrica di 100 m) che, opportunamente sa-gomati e sovrapposti, avreb-bero dato forma ad un rilie-vo a gradoni. Per sagomare ed assemblare il polistirolo si è proceduto come segue:1) I ragazzi hanno ricono-sciuto sulla carta l’anda-mento di tutte le isoipse di-rettrici (equidistanza 100

m), ripassandole con mati-te di vari colori. Nelle pic-cole aree il cui esse si inter-rompevano per la presenza del tratteggio grafico relati-vo ai banchi di roccia, l’inse-gnante ha spiegato il signi-ficato di questo tipo di rap-presentazione, l’impossibi-lità di individuare un per-corso preciso dell’isoipsa a causa dell’elevata pendenza ed ha suggerito l’opportuni-tà di procedere per appros-simazione (fig. 4).2) Procedendo, nell’ordine, dall’isoipsa più bassa e, via via, fino a quelle delle quo-te maggiori rilevate sulla car-ta (che variavano da 400 a 2600 m s.l.m.), il tracciato colorato è stato riprodotto su un foglio di carta trasluci-da (velina) sovrapposto alla

carta topografica. La velina è stata quindi ritagliata lun-ga la linea: il nuovo bordo era così una precisa riprodu-zione planimetrica dell’isoi-psa (fig. 5).3) La velina è stata applica-ta ai fogli di polistirolo su cui, per mezzo di un penna-rello, ne è stato ridisegnato il contorno, corrispondente, quindi, alla forma originale dell’isoipsa (fig. 6).4) I fogli di polistirolo sono stati ritagliati lungo questa traccia (fig. 7).5) I vari fogli sono stati ordi-natamente incollati il primo alla base e quelli successivi l’uno sull’altro, costituendo così delle gradinate morfo-logicamente corrispondenti alla forma del rilievo (fig. 8).I ragazzi, generalmente in

fig. 4. ricalco delle isoipse.

fig. 6. riproduzione dell’isoipsa su polistirolo.

fig. 5. ritaglio della velina lungo le isoipse.

fig. 7. sagomatura del polistirolo.

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coppia, hanno lavorato a ca-tena nelle fasi 2, 3, 4 e 5: mentre una coppia ricalcava le tracce sulla velina, un’al-tra la ritagliava e la conse-gnava agli addetti alla loro riproduzione sul polistirolo. Questo veniva quindi pas-sato alla sagomatura e poi all’incollaggio, fase non me-no delicata perché richiede-va un assemblaggio preciso dei pezzi ed una loro perfet-ta aderenza, per non pregiu-dicare la stabilità del manu-fatto, utilizzando colla vinili-ca che è stata allungata con acqua per stenderla meglio su un materiale molto po-roso. Gli insegnanti hanno sorvegliato la corretta ese-cuzione delle diverse ope-razioni alternando le cop-pie di allievi nelle varie man-sioni, per consentire a tut-ti di comprenderne l’utilità e l’importanza di realizzare ogni operazione con la ne-cessaria accuratezza.Dato lo spessore dei fogli di polistirolo impiegati e il loro valore altimetrico alla scala utilizzata, il rilievo è risulta-to esattamente proporziona-to plano-altimetricamente, senza le esagerazioni ver-ticali che ricorrono spesso nei profili talvolta riportati sugli atlanti. Il concetto stes-so di profilo è risultato chia-ramente comprensibile lun-go i bordi del plastico, in cui il rilievo si interrompeva lun-go piani verticali corrispon-denti ai quattro lati della car-ta topografica. Si è così evi-denziato il profilo ad U della valle, tipico dei solchi di ori-gine glaciale, e se ne è spie-gata l’origine ai ragazzi con l’ausilio di stereogrammi e foto tratti da un testo di ge-ografia fisica.Una volta ultimato il rilievo si è provveduto a raccorda-re i gradoni di polistirolo ap-plicando più strati di carta assorbente (per uso di cu-cina), con abbondante col-

la vinilica ed acqua (fig. 9): una volta asciutto, il tutto è stato fissato con una ma-no a pennello di cementi-te. Il rilievo ha così assun-to una forma più simile al-la realtà mentre nel con-tempo, la residua visibili-tà degli spigoli, corrispon-denti alle isoipse, consen-tiva ancora di riconoscere la corrispondenza tra pun-ti della carta e la loro posi-zione sul grafico (fig. 10).L’applicazione della ce-mentite ha facilitato la successiva stesura di co-lori acrilici, sotto la super-visione tecnica dell’inse-gnante di educazione arti-stica affiancata a quella di geografia (fig. 11): entram-be le docenti hanno guida-to gli allievi nel riconosci-mento, dall’immagine sa-tellitare, delle aree a colo-razione diversa, cercando di riprodurle sul plastico nella loro esatta posizione e identificando così la pre-senza delle diverse fasce di vegetazione. Sono stati riportati in azzurro i prin-cipali corsi d’acqua, verifi-cando che essi scorresse-ro effettivamente nei solchi di impluvio, e, con altri colo-ri, le strade e i centri abitati più importanti. L’applicazio-ne di piccoli blocchi di car-tone ha simboleggiato infine la presenza di grandi capan-noni delle zone industriali di fondovalle. Al termine, il plastico è stato presentato, alle scolaresche riunite, da alcuni degli allievi che han-no ripercorso le tappe del lavoro svolto spiegandone il significato (fig. 12).

4. utIlItàdel modello

Il rispetto delle proporzio-ni in scala degli elementi del plastico ha permesso di illustrare e spiegare vi-sivamente molti elemen-

ti morfologici alpini: profilo delle valli, conoidi di deie-zione, valli sospese e casca-te, circhi, terrazzi, accumu-li morenici, creste displuvia-li, solchi di impluvio, spero-ni troncati, piane alluviona-li; nonostante la grossolani-tà dei materiali utilizzati e

fig. 8. assemblaggio delle sagome.

fig. 9. applicazione della carta assorbente.

fig. 10. aspetto finale del rilievo.

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le approssimazioni delle fasi realizzative, tali elementi si sono conservati tanto da po-ter essere chiaramente rico-nosciuti. Ne sono state spie-gate la genesi e l’importanza rispetto alle opere umane, che si posizionano sul terri-torio sfruttando le opportu-nità offerte dalla morfologia, e si sono evidenziati la col-locazione di centri abitati e produttivi in rapporto ai co-noidi, la posizione delle se-di sparse di alta montagna, il tracciato più o meno tor-tuoso delle strade rispetto ai dislivelli ecc. L’applicazio-ne del concetto di scala ha consentito la diretta valuta-zione delle distanze tra pun-to e punto e delle dimensio-ni di opere umane di grandi dimensioni.L’esperienza ha coinvolto le competenze trasversali di più materie ed ha riscos-so il gradimento degli allievi, per i quali un argomento tra-dizionalmente ostico come la cartografia si è offerto con i suoi contenuti ad un ap-prendimento più immediato e visivo, senza la necessità di conoscenze pregresse di matematica e fisica non an-cora acquisite: i risultati in termini di comprensione so-no stati più che lusinghieri.

I tempi realizzativi sono am-montati complessivamente a circa 18 ore, da dividere sulle tre classi che si sono alternate nell’esecuzione, oltre all’ora di lezione fron-tale propedeutica. Alcune fasi, svolte a piccoli gruppi di allievi, distaccati a turno dalla normale attività didatti-ca, hanno richiesto lo sdop-piamento del personale do-cente, realizzabile grazie al-la disponibilità di insegnan-ti di sostegno e della copre-senza volontaria di docen-ti di geografia durante le lo-ro ore libere dall’attività di-dattica.A margine va ricordato che, date le carenze strutturali e di risorse che affliggono la scuola pubblica italiana, il lavoro è stato possibile so-prattutto grazie all’interessa-mento di alcuni rappresen-tanti dei genitori, che si so-no occupati del reperimento e dell’acquisto dei materia-li necessari. Decisiva è sta-ta tuttavia la disponibilità del corpo insegnante ad as-sociare nell’attività tre clas-si in parallelo, consentendo di articolare le copresenze e di impegnare nel labora-torio una quantità non tra-scurabile del modesto mon-te ore di cui dispone la geo-

grafia. Possiamo tuttavia im-maginare che se gli studen-ti avranno acquisito qual-che nozione in meno del programma previsto, sicu-ramente avranno compreso come si usa una carta ed as-similato i principi per inter-pretare la conformazione di un territorio*.

bIblIografIa

E. LAVAGNA, G. LUCARNO, Geocartografia. Guida alla lettura delle carte geotopo-grafiche, Bologna, Zanichel-li, 2014.G. ROCCA, Il sapere geogra-fico tra ricerca e didattica, Bologna, Pàtron, 2011.A. SCHIAVI, Lo “smontag-gio” della carta geografica, in “Geografia nelle scuole”, n. 1, 1998, pp. 25-26, (pp. 40-45).A. SCHIAVI, Vademecum cartografico, Milano, Vita e Pensiero, 2014.

Milano, Dipartimentodi Scienze Storiche,Archeologiche e di Storiadell’Arte dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore; Sezione Liguria

fig. 11. le docenti ed il prodottofinale del laboratorio.

fig. 12. Presentazione finale del lavoro.

* * Questo articolo riguarda un labo-ratorio considera-to come momento formativo degli in-segnanti. Il mede-simo laboratorio è stato presentato, in rapporto alle tema-tiche del 57° Con-vegno nazionale dell’AIIG, nei contri-buti alle sessioni di-dattiche dello stes-so (in "Liguria Geo-grafia, Supplemen-to al n. 12, dicem-bre 2014") .