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Anno XXVII - Dicembre 2006 55 RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA spediz. in abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 aut. D.C.I. - Regione E/R

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Anno XXVII - Dicembre 2006 55RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

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DIREZIONEPresidenzaGiampietro MarchesiTel. 333 5069533, Fax 030 [email protected]

VicepresidenzaCarlo Germani [email protected]

SegreteriaMila Bottegal • C.P. 807 - 34100 Trieste tel 335 5433673 • fax 040 [email protected]

TesoreriaCristina DonatiTel. 338 3814367 • Tel./Fax 030 [email protected]

UFFICIAssicurazioniEnrico FratnikC.P. 807 - 34100 Trieste (TS)tel 335 5434002fax 040 [email protected]

Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli” - CIDSVia Zamboni, 67 - 40126 Bologna;tel. e fax 051.250049;[email protected]

Ufficio Relazioni InternazionaliRiccardo Dall’Acqua e Fabio SiccardiFax 019 [email protected]

Ufficio [email protected]

INDICAZIONI PER GLI AUTORI

Nell’intento di agevolare gliautori nella redazione dei

manoscritti e di ridurre le diffi-coltà ed i tempi di stampa, siforniscono alcuni orientamentida seguire nella preparazionedei testi.

I TESTII testi devono essere forniti alla Redazionesia su supporto cartaceo che su supportomagnetico, in formato Word per Mac o perWindows. Eventuali correzioni apportatemanualmente al testo stampato devonoessere leggibili e trovare corrispondenzacon quanto contenuto nel file. I file di testonon devono contenere la numerazione dellepagine e non devono presentare formatta-zioni (rientri, tabulazioni, ecc.). Le note a pièdi pagina devono essere eliminate. Oltre altitolo dovranno essere indicati i nomi degliautori. Ogni articolo deve essere introdottoda un breve riassunto (possibilmente con lasua traduzione in inglese) e dalle parolechiave. I file non devono contenere immagi-ni né grafici, che andranno consegnati aparte. Eventuali formule ed equazioni devo-no essere presentate in forma chiara e leg-gibile ed eventualmente contrassegnate dauna numerazione progressiva posta traparentesi tonde. Eventuali note bibliografi-che vanno riportate alla fine dell’articolo. Inallegato al manoscritto gli autori devonosempre indicare un loro recapito telefonicoe di e-mail per consentire un sollecito con-tatto da parte della Redazione. Ogni artico-lo deve necessariamente essere corredatoda una cartina di inquadramento della zona.

LE FIGUREFigure, carte, profili ed immagini devonoessere numerati progressivamente. Per leimmagini il numero dovrà essere indicatosull’originale in modo da caratterizzarneanche il verso di lettura. Per una miglioreriproduzione si prega di inviare sempre dia-positive in originale (o duplicati di ottimaqualità) e non fotografie, indicando semprel’autore ed accompagnandole con una dida-scalia sufficientemente estesa per la spiega-zione dei contenuti dell’immagine. I rilieviche accompagnano gli articoli dovrannoessere redatti in modo che le parole conte-nute risultino leggibili in una riduzione informato A3 (questo anche se i rilievi ven-gono consegnati su floppy o cd). Eventualicampiture realizzate con retini dovrannoavere una densità tale da risultare leggibilianche dopo una eventuale riduzione.

Per qualsiasi dubbio contattate:[email protected]

GRUPPI DI LAVOROScientificoPaolo Forti • c/o Dip. Sc. della TerraUniversità di Bologna,Via Zamboni, 6740126 Bologna; tel. 051 2094547,fax 051 2094522,[email protected]

Salvaguardia Aree CarsicheMauro Chiesi • Via Luca da Reggio,142010 Borzano d’Albinea (RE);tel. e fax 0522 591758;[email protected]

COMMISSIONICatastoMassimo ManciniTel. 320 4309112, Fax 0874 [email protected]

Cavità ArtificialiEzio BurriTel. 335 8124719, tel. 0871 346613 [email protected]

DidatticaFranco UtiliTel./Fax 055 [email protected]

Foto/videoPaolo DoriTel. 339 [email protected]

Speleo Subacqueac/o Alessio Fileccia [email protected] di Speleologia

Mauro Kraus tel +39-040-573969 - cell. 339 [email protected]

Informatica Responsabile gruppo: [email protected] Curreli: [email protected] Dall’Acqua: [email protected] Dori: [email protected] Fratnik: [email protected] Lovece: [email protected]

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANAwww.ssi.speleo.it

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANAwww.ssi.speleo.it

ERRATA CORRIGE:Speleologia numero 53 riporta erro-neamente la data Dicembre 2006.La data esatta del numero 53è Dicembre 2005

Speleologia55 1

Rivista della Società Speleologica Italiana

Sede Legale:Via Zamboni, 67 40126 Bologna

semestrale

N° 55, dicembre 2006Anno XXVII

Autorizzazione del Tribunaledi Bologna n° 7115del 23 aprile 2001

Codice Fiscale 80115570154P.I.V.A. 02362100378

Anagrafe nazionale ricercaL18909 LL ISSN 0394-9761

Sede della redazioneVia Zamboni, 6740126 Bologna

telefono e fax 051.250049www. ssi.speleo.it

[email protected]

Direttore ResponsabileAlessandro Bassi

Redazione:Francesco De Grande,

Massimo Goldoni,Marinella Gondoni,

Massimo Pozzo,Michele Sivelli,

Alessandro ZannaHanno collaborato:

Jo De Waele, Lidia De Vido

Progetto graficoe impaginazione

Sira Dingi

Stampa:LITOSEI s.r.l. Officine Grafiche

Via Rossini, 1040067 Rastignano (BO)

Associatoall’Unione StampaPeriodica Italiana

La rivista viene inviata atutti i soci SSI in regola con il versamento delle

quote sociali

Quote anno 2006:aderenti € 16,00singoli € 35,00gruppi € 120,00

di cui prezzo rivista € 15,00

Versamenti inC.C.P. 58504002 intestato a

Società SpeleologicaItaliana

Via Zamboni, 6740126 Bologna

Specificare la causaledel versamento

Editoriale

D a circa un anno la Società SpeleologicaItaliana ha un nuovo presidente e un

nuovo consiglio direttivo. I consiglieri sonopassati da nove a dodici: tre triestini, duepugliesi, un savonese, un molisano, un bolo-gnese, un sardo, un romano, un torinese conorigini savonesi e una bresciana di originibolognesi (alla commissione pari opportu-nità possiamo dire che le donne rappresen-tano ben il 25%!). Una squadra variegata emotivata dove i 7 nuovi eletti, aiutati inparte dagli “anziani”, stanno cercando laloro strada.I primi mesi sono stati dedicati alla distribu-zione degli incarichi e carichi di lavoro, allapresa di coscienza della difficoltà di gestireuna Società troppo grande per essere con-siderata un Gruppo Speleologico, anche sedel gruppo si sono conservate alcune pecu-liarità, prima fra tutte quella dellaesiguità del bilancio, col quale abbia-mo dovuto subito entrare in colli-sione.La nuova squadra si è riunita aBologna, a Casola Valsenio, a Mon-falcone, a Trieste e a CastellanaGrotte. Ogni volta siamo stati ospi-ti dei gruppi locali, che ci hannosempre riservato un trattamento caloroso.Continueremo in questa operazione chia-mata “consigli itineranti”, proprio per cono-scere e per farci conoscere dagli speleologi.Riteniamo necessario confrontarci con tuttii nostri soci, ai quali chiederemo un inter-vento specifico su problemi particolari,come abbiamo fatto per il primo affrontatoper risolvere alcune questioni legali.Facendo appello alle risorse interne, abbia-mo interpellato gli speleologi esperti indiritto: è nato un ufficio legale che si è riu-nito per la prima volta in occasione delraduno internazionale di Casola Valsenio“Scarburo 2006”, nello “speleobar del silen-zio”.Alle nostre Commissioni è stato chiesto losforzo di interagire fra loro. Per entrarenello specifico le Scuole hanno cominciato arelazionarsi con la Didattica; laCommissione che si occupa del CatastoNazionale - patrimonio esclusivo e, quindi,materiale di contrattazione e strumento didialogo con le istituzioni, sull’onda dell’im-postazione del precedente consiglio - staprocedendo a pieno ritmo per la definizio-ne del programma di gestione. Si è costitui-to un gruppo di lavoro ristretto che ha pre-sentato al Ministero dell’Ambiente propo-ste integrative al decreto legislativo152/2006 sulla tutela delle acque di originecarsica. Prosegue poi il lavoro e l’impegno

delle altre commissioni (Cavità Artificiali,Speleosubacquea, Editoria, RelazioniInternazionali) e dei gruppi di lavoro.Sul fronte editoriale - e con grande sforzoeconomico – abbiamo colmato una vecchialacuna pubblicando tre numeri di“Speleologia”; di “Opera Ipogea”, cambiatanella veste grafica e con una nuova redazio-ne, sono usciti due numeri. A Casola, poi,sono stati presentati due nuovi titoli dellacollana Narrativa e Poesia, “Sulle corde” diMonica Dini e “Ipoesie” di Stefano Sturloni.Infine sono stati ristampati i primi sei nume-ri dei quaderni didattici.In questi giorni si lavora febbrilmente perripristinare la funzionalità dei nostri siti eper riempirli di contenuti: siamo finalmentein dirittura d’arrivo per rispondere ad un’e-sigenza diffusamente sentita.

Nel nostro sforzo per far sì che il mondosotterraneo abbia quel riconoscimento chesi merita, siamo e restiamo comunquepochi. La mancanza di compattezza e di coe-sione nel presentarci all’esterno (e alle isti-tuzioni in particolare) limita i risultati chepotremmo ottenere se si agisse tutti insie-me. Quindi un invito a tutti i soci: c’è tantoda fare, abbiamo bisogno di tutti e ricorda-tevi che si lavora gratis. La SocietàSpeleologica Italiana sei tu, o meglio siamotutti noi soci.Per ultimo lasciatemi una battuta: da piùparti ho ricevuto consigli, ammonimenti,minacce e spinte perché facessi sentire lamia voce con editoriali, comunicazioni,apparizioni e altro o - almeno - fossi visibi-le. Ci sto provando, ma con grande diffi-coltà, sia perché non è una mia abitudine siaperché al frastuono alcune volte preferiscoil silenzio.

Giampietro MarchesiPresidente della Società Speleologica Italiana

Silenzio e frastuono

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Sommario

1 Editoriale

4 Tempi solcati

Gli articoli

14 Tra i due rami del lago di ComoAntonio Premazzi, Luana Aimar, Marzio Merazzi,Sergio Mantonico,Alessandro Marieni,AndreaMaconi, Paola Tognini

28 Ultimo venne lo SciacalloGilberto Calandri

36 Nella fossa del LupoIl rilievo dell’Abisso BifurtoAntonio Larocca

44 Dentro il SoccorsoIntervista a Piergiorgio Baldracco e Corrado Camerini

14 Lombardia Pian del Tivano, tra i due rami del lago di Como

28 Marguareis Ultimo venne lo Sciacallo

36 Calabria Nella fossa del lupo

44 Dentro il Soccorso

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Foto di coperina: Cueva de los Cristales, Naica (Messico)(Foto R.Tedeschi - Archivio SR&F/La Venta)

52 Trincee ipogee della Grande Guerra

64 Messico Naica, il paradiso di cristallo

Verso il fondo

74 Notizie italiane

78 Notizie estere

80 Spulciando in biblioteca

83 Recensioni

87 Vi sia lieve la terra

52 Trincee ipogee Marco Meneghini

64 Naica, il rilievo infernale nel paradiso di cristalloGiovanni Badino

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■ Tempi solcati

Dopo anni di indugi, dovuti all’in-certezza sulla utilità e necessità diappartenere a un sistema biblio-grafico condiviso con bibliotechenon speleologiche, finalmente, nelcorso dell’estate 2006, la Bibliotecadel Centro Italiano diDocumentazione “F. Anelli” èentrata a far parte della grandefamiglia SBN.SBN è un acronimo che dirà pocoa molti, ma ci auguriamo possadivenire sempre più importante eutile anche per tutti coloro chesvolgono ricerche bibliografiche incampo speleologico. SBN sta perServizio Bibliografico Nazionale,la rete informatizzata delle biblio-teche italiane promossa dalMinistero per i beni e le attivitàculturali, alla quale sono collegatele biblioteche di Stato, degli entipubblici, delle Università e dinumerosissime altre bibliotecheprivate. L’SBN è coordinatodall’ICCU (Istituto Centrale per ilCatalogo Unico delle bibliotecheitaliane) la sede operativa che sup-porta le agenzie bibliografiche nelprocesso di catalogazione e stabili-sce le norme di standardizzazionecatalografica.La Biblioteca Anelli - grazie ad unaccordo con il Polo UnificatoBolognese (UBO), la rete delle

biblioteche della provincia diBologna, che è a sua volta parteintegrante della rete SBN - saràconsultabile non più solo attraver-so il sito http://www.cds.speleo.it(peraltro da tempo in stand by…)ma anche attraverso l’Opac (Online Public Access Catalog) SBNwww.internetculturale.it/moduli/opac/opac.jspVa tuttavia chiarito undato: la Biblioteca Anelli è entratain SBN senza il suo catalogo, ovve-ro ha solo iniziato ad aggiungere leproprie collocazioni sull’Opac ditutti quei titoli già presenti nelcatalogo SBN e di conseguenzanon figurano ancora quei volumiin possesso esclusivo al Cids.Già oggi sappiamo che il lavoropiù lungo e impegnativo saràappunto questo, soprattutto perciò che riguarda la bibliografiaestera che in buona parte è reperi-bile solo presso il nostro Centro.E’ da ricordare invece che unagrandissima parte della bibliogra-fia speleologica nazionale si trovafacilmente nell’Opac SBN ed èanzi opportuno che gli speleologiinizino le ricerche proprio da lì.Forse scopriranno che il testo desi-derato è molto più vicino a casapropria che non al Cids diBologna.Alcuni ricorderanno che anni fa

c’era l’intenzione di costituire un“Opac speleologico” nel qualepotessero confluire le bibliotechedi tutti i Gruppi che ne avesserovoluto far parte, utilizzando pro-prio la base dati del catalogo delCids. Per motivi che sarebbe trop-po lungo spiegare, finora non èstato possibile e l’approdo in SBNha ulteriormente allontanato que-sta ipotesi, a meno che SSI,Federazioni e Gruppi - facoltosi eilluminati - non vogliano tornare arimboccarsi le maniche e… investi-re tempo e risorse.

Michele Sivelli

Speleologia55

Il CIDS entra in SBNLa biblioteca “F.Anelli” da quest’anno partecipa al ServizioBibliografico Nazionale

Progetto PowerpointCome già annunciato su Speleologian. 54 la Società Speleologica Italianasta preparando un DVD che con-terrà una quarantina di lezionipowerpoint (~1500 immagini) checoprono i più svariati argomentilegati al mondo della Speleologia.L’intenzione è di creare un prodottodidattico di libero accesso, senzanessun vincolo sull’utilizzazione senon l’obbligo di citare la fonte.Per questo, tutti i testi, i disegni, lefotografie (che non sono in qualitàprofessionale) dovranno essere ori-ginali, senza copyright e quindi didominio pubblico.Tale prodotto educativo, preparatocome un Corso di II° livello, consen-tirà di essere facilmente personaliz-

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Nello scorso numero diSpeleologia era stata data notiziadella prematura scomparsa diVittorio Castellani, evidenziando-ne il ruolo primario svolto peranni nella speleologia italiana.Adesso ritorno a parlare di lui, aseguito dell’iniziativa della fami-glia di donare la sua bibliotecaspeleologica al Centro Italiano diDocumentazione “F.Anelli”.La decisione presa dalla moglie edai figli è assolutamente in lineacon il pensiero e le azioni chehanno caratterizzato il percorsospeleologico di Vittorio e il suoamore per i libri e la carta stampa-ta tutta. Davvero pochi oggi posso-no ricordare che fu proprioCastellani, nel suo secondo manda-

to presidenziale, a dotare, per laprima volta ufficialmente, laBiblioteca di un budget proprio.Ricordo benissimo che la propostaera venuta, come al solito in formaultimativa e brusca, dal sottoscrit-to, che però non si illudeva mini-mamente di ottenere qualchecosa… e invece Vittorio, non soloaccettò la proposta, ma addiritturaaumentò la cifra richiesta, in que-sto modo suscitando anche le iredi qualche consigliere che avrebbepreferito vedere utilizzati queifondi in maniera differente. Oggiquel gesto potrebbe sembrareassolutamente logico e scontatoma, nei primi anni ’80, non eraassolutamente così: allora la biblio-teca non era ancora accettata da

tutti, anzi! L’importanza dellabiblioteca veniva poi ribadita nelsuo editoriale di insediamento peril terzo mandato presidenziale(Speleologia n. 13, 1985), nel qualespendeva anche buone parole sullamia persona, quando avrebbe inve-ce avuto tutto il diritto di essere incollera con me, che lo avevocostretto a ricandidarsi per purospirito di servizio, avendo ritiratoall’ultimo minuto la mia candida-tura per stupidi screzi con alcuniconsiglieri…Ma torniamo alla biblioteca spe-leologica di Vittorio: si tratta dialcune centinaia di libri, fascicoli,estratti, quasi completamente dedi-cati alla speleologia in cavità artifi-ciali, suo massimo interesse in que-sti ultimi 20 anni. Di per sè, per lapresenza anche di alcuni libri noncomuni, questo “corpus” ha un’im-portanza documentaria e scientifi-ca di ottimo livello, che divieneassolutamente eccezionale e fon-damentale per il Centro diDocumentazione. Sino ad oggi,infatti, bisogna ammettere che trale varie sezioni in cui è suddivisa labiblioteca, quella relativa alla spe-leologia in cavità artificiali erastata, per così dire, poco curata, opeggio trascurata. Ebbene in uncolpo solo, grazie alla generositàdei familiari di Vittorio, siamoentrati in possesso di una delleraccolte più vaste sull’argomentonon solo in Italia ma probabilmen-te in Europa. Mi piace pensareche, anche tra molti anni, quandoqualche giovane esploratore oricercatore sfoglierà questi libri,forse avrà come la strana sensazio-ne di discutere a fondo, ma semprepacatamente, con un signore congli occhiali rotondi e la immanca-bile sigaretta accesa che si consu-ma lentamente tra le dita…

Paolo Forti

Speleologia55

L’ultimo dono di VittorioCastellani

zato da chiunque lo utilizza in funzio-ne delle sue conoscenze e/o di quelledi coloro ai quali verrà presentato,creando powerpoint di livelli più alti ointermedi utilizzabili nelle situazioniche si possono più frequentementeincontrare (lezioni sulle grotte a bam-bini delle scuole elementari, medie esuperiori, lezioni per i corsi di I° livel-lo, master universitario).Il compito di estrarre dai powerpointiniziali di vario livello le lezioni verràaffidato alla commissione didatticadella SSI (per le scuole in generale),alla commissione scuole SSI (per icorsi speleo) e ai docenti universitari(per master universitario).La prima stesura schematica di tutti iPowerpoint è prevista entro Natale2006, la fine del processo di ottimizza-zione dovrebbe avvenire entro Giugno2007. Questo ci permetterà di avere ilDVD pronto per il mercato italianoprima del prossimo Incontro annuale,in Toscana (Novembre 2007). In segui-to il DVD verrà tradotto anche ininglese per essere presentato alCongresso Internazionale diSpeleologia che si terrà nel Luglio2009 a Kerrville,Texas, USA.

Il coordinamento di questo ambiziosoprogetto è affidato all’Istituto Italianodi Speleologia e coinvolge già oltre 40speleologi e scienziati.L’idea è di mettere le lezioni ppt, manmano che verranno preparate, con ftpsul sito web in modo che utenti regi-strati ne possano prendere visione.Questo meccanismo consentirà atutte le persone con accesso adInternet, attraverso un Forum, di regi-strarsi nel sito per poter vedere i varipowerpoint.Così sarà possibile correggere glierrori, aggiungere eventuali notizie edargomenti, criticare i contenuti.Ogni singola lezione è affidata ad uncoordinatore che diventa responsabiledi tutto il processo di creazione delpowerpoint ed al quale bisogna rivol-gersi nel caso si voglia collaborare allastesura di una lezione.Tutti quelli che desiderano collaborare(letture critica e correzione dei ppt,disegnatori, fotografi, esperti dellacomunicazione, esperti informatici,insegnanti, istruttori di speleologiaecc.) sono caldamente invitati a man-dare una e-mail al coordinatore Jo DeWaele ([email protected]).

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■ Tempi solcati

Nel 1993, sul n. 29 di Speleologia,fu pubblicato un interessante arti-colo sulla Grotta degli OrsiVolanti, piccola ma interessantissi-ma cavità nel Parco Nazionaledella Majella, in Abruzzo. Ubicataai margini di una cava di calcare, lagrotta fu scoperta in seguito albrillamento di alcune mine che neportarono alla luce un ingresso inparete con evidenti concrezioni.Benché collocata fuori dai confinidella concessione della cava, leesplosioni determinarono il cedi-mento di una parete laterale dellacavità e la distruzione del probabi-le ingresso originario, fino ad allo-ra coperto dai detriti delle franeverificatesi in tempi remoti. Comea volte succede nelle grotte di inte-resse archeologico e paleontologi-co, durante le prime esplorazionifurono rinvenuti frammenti di ossafossili di faune risalenti al medioPleistocene e alcuni manufatti liticidi selce. Lo Speleo Club Chieti,

che ha seguito fin dall’inizio leesplorazioni della cavità, resosiconto dell’importanza del sito, hacondotto una serie di successiveesplorazioni in collaborazione conla Soprintendenza Archeologica diChieti, che ha ritenuto subitoopportuno porre il vincolo allasocietà concessionaria della cavadi non operare intorno alla grottaper un raggio di circa 100 metri.Ebbene, come a volte succede,questa piccola e interessantissimacavità, dall’aprile del 2006, non esi-ste più. Si stima che circa 80 mq digrotta siano scomparsi a seguitodell’attività della cava. La grottaera ancora oggetto di studio emolti reperti dovevano ancoraessere rilevati e prelevati, ma pur-troppo né alla speleologia né allaconoscenza è stato lasciato iltempo di salvare importanti reper-ti che avrebbero potuto far luceanche solo sulla distribuzione dialcune specie che in passato fre-quentarono alcune grottedell’Appennino centrale. Cosa siasuccesso negli ultimi mesi allaGrotta degli Orsi Volanti non èben chiaro, tuttavia oggi è visibilesolo una grande frana di detritiche ha interessato completamentela grotta, della quale resta in pare-te lo sgrottamento della saletta cheuna volta ne costituiva il fondo.Un’associazione ambientalistalocale ha fatto un esposto edattualmente sono in corso indaginida parte della Procura e del CorpoForestale dello Stato. Pur nonvolendo affrontare, in questa sede,le cause della serie di crolli chehanno determinato la scomparsadella grotta e sulle quali sono staticoinvolti gli organi competenti,riteniamo comunque necessariosegnalare l’ennesima situazione didegrado ambientale alla qualesiamo costretti, nostro malgrado,

ad assistere. E’ ancora irrisolto edè ben lungi dall’essere prossimo aduna soluzione il problema dellacoltivazione delle cave e la relativavalutazione, preventiva ed in itine-re, degli impatti sugli ambienti sot-terranei. Questo a dispetto dellanormativa nazionale ed europea epersino in fase di istituzione di unParco Nazionale come quello dellaMajella per il quale - guarda caso -i confini furono posti proprio ailimiti della cava.

Cesare Iacovone,Speleo Club Chieti

Speleologia55

Scompare la Grotta degli Orsi VolantiDentro ai confini del Parco Nazionale della Majella,un ennesimo caso di degrado ambientale

Le bellissime concrezioni visibili inquesta foto prima del crollo. Questasala conteneva innumerevoli reperti,oggi ormai in mezzo ai detriti dellafrana. (Foto. C. Iacovone)

Foto sotto a sinistra: ciò che rimaneoggi della grotta degli Orsi Volanti.(Foto. C. Iacovone)

Rilievo tratto da Speleologia n. 29, 1993

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Una grande sfida è quella che laFederazione Speleologica Sarda haraccolto nell’organizzare il prossi-mo XX° congresso Nazionale diSpeleologia; quella di ristrutturarel’idea di Congresso fondendolacon l’idea di Convegno. Non è unabanale questione di termini, ma unsostanziale rilancio di un appunta-mento che da quel di Trieste del1933 ha perso anno dopo annoslancio e interesse, confinato sem-pre più in una nicchia di estimatorie lentamente fagocitato dagliincontri di novembre, dove si con-centrano la maggior parte dellepresenze e degli sforzi organizzati-vi della speleologia italiana.Rilanciare il Congresso, dunque,scegliendo il tema che più di ognialtro può rappresentare il filo con-duttore della speleologia: l’Esplorazione, ovvero quella che èe resta la base sperimentale perogni seria ricerca scientifica, la

“materia grezza” sulla qualecostruire e sviluppare tutti i suc-cessivi studi specialistici.I lavori del congresso, che si svol-gerà a Iglesias dal 27 al 30 aprile2007, saranno suddivisi classica-mente in varie sezioni: speleologiafisica, biospeleologia, documenta-zione e didattica, grotte di miniera,cavità artificiali, tutela e valorizza-zione delle aree carsiche e comuni-care il buio.Tutti colori che vorranno presenta-re dei lavori sono invitati ad invia-re un riassunto di 1500 caratteri(spazi inclusi) entro il 31 gennaio2007, e a consegnare il lavoro fini-to direttamente in segreteria entroil giorno di inizio del congresso(max 40.000 battute). I contributiritenuti idonei dal comitato scien-tifico saranno pubblicati in unapposito volume dedicato delleMemorie dell’Istituto Italiano diSpeleologia. Sono previsti anche

videoe proiezioni di immagini,nonché spazi per stand di libri emateriali, ma per tutti i dettaglitecnici e logistici vi rinviamo diret-tamente al comitato organizzatore.Inoltre gli amici sardi prevedonoserate con spettacoli culturali,escursioni nell’affascinante territo-rio dell’Iglesiente, cene con menùtradizionale sardo, e sicuramenteun’accoglienza degna della famadell’isola.

Segreteria del Congresso:Museo Civico di Paleontologia eSpeleologia “E.A. Martel”via Campania, 61b 09013 Carboniae-mail: [email protected] cell: 328.1040888

Primavera CongressualeGli speleologi sardi in prima fila per ridare slancio ai CongressiNazionali di Speleologia

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■ Tempi solcati

È stata rilanciata nel 2006 l’inizia-tiva “Puliamo il Buio” - avviataper la prima volta l’anno scorso inoccasione delle giornate “Cleen upthe World”, anche quest’anno incollaborazione con Legambiente.Gli eventi proposti sono stati glistessi della passata edizione, cioèpulizia di grotte utilizzate comediscarica abusiva, ma anche delleregioni profonde delle grotte piùfamose, nonché di quelle regolar-

mente usate per i corsi e le visiteorganizzate.Così, dal 22 al 24 settembre, 200speleologi di 9 regioni d’Italia, dasud a nord, hanno estratto dallegrotte oltre 13.300 kg di rifiuti.Nell’opera di pulizia si è prosegui-to il lavoro di accatastamento dellegrotte inquinate che è andato aintegrare la lista dei dati raccoltinel “Censimento delle cavità arischio” istituito nel 2005 dallaCommissione Catasto della SSI.Parallelamente alle iniziative sulcampo - e grazie anche alla passataesperienza che ha reso disponibilemolto materiale editoriale edaudiovisivo di supporto - alcuni

Gruppi hanno inoltre realizzatoproiezioni e altre iniziative persensibilizzare l’opinione pubblicaal rispetto delle cavità naturali edegli ambienti carsici, in quantoluoghi particolarmente vulnerabilialle sostanze inquinanti per loscarso potere di autodepurazionedelle superfici carsiche.A questo proposito la SSI, assiemead altre Associazioni ambientali-ste, si è impegnata in una riletturacritica del recente Decreto attuati-vo della Legge Delega in materiaambientale che non fa alcunaccenno alla estrema vulnerabilitàdelle zone carsiche, peraltro nem-meno citate, e fa quindi temereuna possibile, minore tutela dellesorgenti correlate.Il costante impegno da parte dellaSSI, delle Federazioni e deiGruppi in manifestazioni comePuliamo il Buio è uno degli stru-menti più efficaci per far sentirealle istituzioni e al mondo politicol’importanza e l’utilità della spe-leologia e del suo “6° continente”.Allora… in “bocca al Buio” e arri-vederci all’edizione PiB 2007!

Carlo [email protected]

Speleologia55

Continuiamo a Pulire il BuioI numeri dell’iniziativa 2006

Più di 13 tonnellate! E’ questo il triste“bottino” di rifiuti che anchequest’anno è stato portato via dagrotte e doline grazie all’impegno deitanti speleologi italiani

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Nella primavera pros-sima (24-25 marzo2007) il GruppoPuglia Grotte organiz-za a Castellana-Grotte(Ba) il 1° ConvegnoRegionale diSpeleologia in CavitàArtificiali.L’incontro intende diffondere laconoscenza del patrimonio ipo-geo artificiale pugliese nei suoivari significati ed espressioni.Dalla preistoria sino alla metàdello scorso secolo, le cavità diorigine antropica - cave e minie-re, antichi acquedotti, pozzi,cisterne e gallerie di drenaggio,insediamenti rupestri, cavità cul-tuali, opere a scopo civile e mili-tare – hanno testimoniato lacapacità umana di realizzareopere ipogee funzionali a esigen-ze materiali e spirituali.Per ognuno dei settori di indagi-ne verranno proposti interventi ainvito, in rapporto alle macrozo-

ne geografiche pugliesidel Salento, delleMurge e del Gargano.L’iniziativa ha anchel’obiettivo di mettere inrelazione il mondoaccademico con quellodella ricerca autonoma;

l’auspicio, infatti, è poter assiste-re alla nascita di proficui e dura-turi contatti tra gli specialisti, glistudiosi e i più appassionaticonoscitori del mondo ipogeo diorigine naturale, gli speleologi. Aquesto scopo, sarà promossa unasezione espositiva per la presen-tazione di poster dedicati allaspeleologia in cavità artificiali.Per contatti e informazioni:Vincenzo Manghisi, GruppoPuglia GrotteCasella Postale, 59Via Margherita di Savoia, 1870013 Castellana-Grotte (BA)Italiae-mail [email protected]

1° Convegno Regionale diSpeleologia in Cavità Artificiali

Scarburo!Per un Indice della Differenza“Ipoesie” ed epifanieFabbrica di Carburo, il carburo che appare come chimicae-nergiastoriasociale faticauomoSala dell’Elogio alla luce, cuore mistico e segreto dell’incon-troIl “laboratorio Formella” ovvero del Catasto delle Grotte edel TerritorioParanchi, detti e fattiCristiano Cavina che conduce il laboratorio di scritturaall’ex ferramenta.Oltre la carpenteria ipogea, indicando unastrada attraverso il vuoto buio dell’intelletto“Grotte e rivoluzione”: speleologia e storia in anteprimaFranco Farinelli e Beppe Dematteis, le riflessioni sul vuoto,sulle mappe del Mondo che uccidono draghi,La grotta, è la casa di chi? Stage del Master inComunicazione della Scienza della S.I.S.S.A.Anna Brini e la ghiaia della grotta di “Diamo forma al Buio”.Bambini che entrano nell’antro ricreato o arrampicano ver-ticalità rese facili e ritrovano sogni già sognatiStefano Benni accompagnato dal Petrin con un piano a codaal Palagigioli

Da Lussu alla Merini, lettura alTeatro SenioLa differenza che porta regi-sti a farsi speleologi e capirele parole che anche gli esplo-ratori spesso dimenticanoRepliche di repliche de“L’abisso” che l’infinita ignoranza dialcuni non volle premiare, perché non cisono vette o fondi, ma il senso di un infinito e indefinitoviaggiareSpeleobar del Frastuono e del Silenzio, Palagigioli: luoghi difantasia come temporanea topografia urbanaGeografia per speleologi, una intera giornata al Teatro SenioProgetto Power e Science BreakfastLa FSUE che si presenta al pubblico degli speleologiLe bombole che “Illuminavano il buio” e divengono volumeOltre 400 persone dentro e sulla Vena del Gesso, dove nonc’è eco di gloria e stupore di bianco calcare, ma traccia etrina di infinita pazienza.

Il logo di Scarburo!, dove non c’è lo sguardo dell’uomo sulvuoto, ma la Gotta di Re Tiberio che guarda il proto esplo-ratore Mornig all’ingresso.

Openspeleo.orgIl nome scelto non è casuale, così comeil logo del pinguino, marchio di fabbri-ca del mondo opensource. Sarà quasisicuramente questo lo spirito che haportato alla nascita di Openspeleo, il

progetto che Alessandro Vernassae gli altri speleologi dello S.C. G.Ribaldone di Genova Sestristanno portando avanti, e cheha tutte le caratteristiche diuna grande guida escursionisti-ca per grotte e forre, totalmen-te free. Un archivio sullo stile

di Wikipedia, dove i contributivengono inseriti da tutti gli speleologiche vogliono rendere pubblica l’infor-mazione e che dopo essersi registratihanno accesso al form di inserimentodati. Il sito è ricco di dati, topografie,immagini, posizionamenti di cavità,carte interattative e waypoint scaricabi-li per il proprio GPS. Per il momento lamaggior parte delle descrizioni riguar-da le grotte liguri, piemontesi, toscane,ma sono presenti cavità di tutte leregioni d’Italia.Personalmente speravodi trovare anche del software “open”per la topografia, ma ahimè o non l’hocercato bene o la comunità speleo-linux è ancora molto piccola e non ha leforze per sviluppare qualcosa di speci-fico. Se volete farci un giro...

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Nei giorni 23, 24 e 25 marzo 2007 a Recoaro Terme (VI)si svolgerà “Ramaloch 2007, Incontro regionale di spe-leologia”, momento di incontro e confronto della spe-leologia veneta.La tre giorni vicentina prevede un programma moltonutrito: per venerdì 23 marzo, giorno di inaugurazionedella manifestazione, ci saranno escursioni in grotta,proiezione in 3D presso le scuole locali, apertura dellemostre e proiezione serale di diapositive, sempre in 3D.Sabato 24 marzo è la giornata delle relazioni sull’attivitàsvolta dai Gruppi Grotte della Federazione, con ancheproiezioni di filmati.Come potete tutti intuire è anche l’occasione per vede-re (o ri-vedere) il magnifico film “L’Abisso” di A.Anderloni, che sta giustamente ricevendo premi e rico-

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Il Gruppo SpeleologicoSenigalliese – CAI Senigallia, gra-zie al parziale contributo concessodalla Regione Marche sulla basedella Legge regionale n. 12/2000,ha avviato nel 2006 un progettobiennale di ricerca faunistica deno-minato “Studio preliminare sull’e-cologia degli anfibi nelle aree ipo-gee dell’Appennino marchigianoricadenti nel territorio dellaProvincia di Ancona”.Dopo aver svolto uno specificotraining formativo in aula e ingrotta, il gruppo di lavoro (forma-to da speleologi del GSS ed erpe-tologi marchigiani) ha iniziato leattività sul campo, che consistononel raccogliere informazioni dibase sugli anfibi presenti nellegrotte naturali dell’entroterraanconetano e delle aree limitrofedel pesarese, del maceratese e delperugino. Se si esclude qualchedato sul Geotritone italiano

(Speleomantes italicus), le segnala-zioni relative a specie di anfibiosservati in aree ipogee marchigia-ne sono pressoché nulle.Lo scopo del progetto, che per esi-genze organizzative ed economi-che si limita ad indagare solo unaparte del territorio regionale, èproprio quello di acquisire mag-giori informazioni su corologia edecologia degli anfibi ipogei, sulruolo di questi habitat nel ciclobiologico di questi vertebrati esullo stato di conservazione dellepopolazioni individuate.Chiunque avesse informazioni osegnalazioni relative ad anfibi rin-venuti in cavità naturali delleMarche (nella provincia di Anconain particolare) può mettersi in con-tatto con i responsabili della ricer-ca (David Fiacchini, [email protected], Roberto Zenobi,[email protected]). Al termine del pro-getto (previsto per ottobre-novem-

bre 2007) sarà organizzato unincontro divulgativo su tematichebiospeleologiche (con particolareriferimento alle ricerche condottesui vertebrati), cui saranno invitatitutti i Gruppi speleologici chehanno maturato, o che hanno incorso, esperienze simili.

David Fiacchini GSS – CAI Senigallia

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Geotritoni & Co.Avviato nelle Marche un progetto biennale di ricerca e studio sugli anfibi ipogei

Recoaro Terme (Vi) 23-25 marzo 2007

Ramaloch 2007Incontro regionale di Speleologia

Geotritone (Speleomantes italicus).(Foto F. Liverani)

noscimenti in tutti i festival internazionali a cui vienepresentato. Domenica 25 marzo ci sarà ancora spazioper le ultime relazioni e le ultime immagini, prima dellaconsueta manifestazione di chiusura.L’organizzazione è a cura dei Gruppi Grotte Vicentini edella Federazione Speleologica Veneta.Per tutte le informazioni mettetevi in contatto con:Massimo Longo [email protected] Maria Luisa Perissinotto [email protected]

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Il Progetto Catasto Biospeleolo-gico è un’iniziativa nata nell’estatedel 2006 a cui hanno aderito spe-leologi di diverse regioni italianetra i quali alcuni specialisti inmaterie biologiche, che hannoavuto il loro primo incontro infor-male a Casola Valsenio in occasio-ne di “ Scarburo”.Allo scopo di promuovere e didiscutere gli aspetti tecnici di que-sto progetto è nata una lista apertasu yahoo groups alla quale tuttipossono aderire.Il cuore di questo progetto è larealizzazione di una banca datisugli habitat ipogei naturali e artifi-ciali, ma sopratutto sulla fauna ipo-gea che li abita, fauna di importan-za primaria sia per la sua sorpren-dente ricchezza di specie endemi-che, sia per il suo estremo interessebiogeografico. A differenza di unasemplice check list della fauna, lavera novità è l’integrazione dei datiprettamente zoologici con quellirelativi all’ambiente che la ospita,permettendo a chi interroga ildatabase, di incrociare un maggiornumero di informazioni e di rico-struire areali anche in funzione didiversi parametri ambientali.Il fine ultimo è quello di disporredi uno strumento permanente difacile consultazione, utile allo spe-cialista quanto al semplice speleo-logo amante della ricerca.

E’ in genere un’eccezione che glispeleologi siano anche scienziati,ma il fatto di essere esploratori inun ambiente particolare e scono-sciuto ci rende osservatori insosti-tuibili e indispensabili per la ricer-ca scientifica, e con questa iniziati-va si vuole creare un mutuo inte-resse tra il mondo della ricerca equello della speleologia comune epraticata, che se ben informatacostituisce uno strumento di cam-pionamento e monitoraggio essen-ziale. Nelle intenzioni dei promoto-ri, il progetto di catasto biospeleo-logico vuole inoltre integrare unaserie di strumenti didattici e diapprendimento sulle tecniche esulle metodologie di campiona-mento e la raccolta di dati attraver-so la consultazione di pubblicazioniscientifiche e recensioni bibliogra-fiche.Il progetto è ambizioso e i tempi direalizzazione sono sicuramentelunghi, perciò invito chiunque siainteressato a non attendere oltrema a contribuire.

Roy V. MerloGS Cycnus Toirano SV

Iscriviti: [email protected] messaggio:[email protected] iscrizione: [email protected]

Progetto Catasto Biospeleologico

Geotritone (Speleomantes italicus). (Foto F. Liverani)

La Metamorfosidel foglio gialloCome tutti avranno visto, fra i tantidepliant che la cartellina ufficiale diScarburo 2006 conteneva, c’era unfoglio giallo che indicava ufficialmentela data e il luogo del prossimo incon-tro nazionale di speleolo-gia: 1-4 novembre,Apuane 2007!Un nuovo comita-to è dunque natoed è pronto alavorare per unanno intero affinchè tuttigli speleologi d’italia abbiano un loropunto di riferimento. Castelnuovo diGarfagnana si trasformerà nella nuovaSpeleopolis, e le sempre affascinantiAlpi Apuane non si limiteranno a fareda sfondo. Nelle intenzioni degli orga-nizzatori infatti le montagne delmarmo saranno a tutti gli effetti prota-goniste del prossimo raduno. DallePanie al Corchia fino al Pisanino nelletradizionali zone carsiche delle Apuanesaranno realizzati dei “sentieri” speleo-logici, dei percorsi che raggiungerannogli ingressi dei più importanti abissiapuani attraversando i più caratteristicipaesaggi carsici (e perchè no anche lediscusse ma non meno peculiari cavedi marmo). Per chi non ha mai avutol’occasione di fare una visita in uno deitempli della speleologia italiana, questaè veramente una grande opportunità:la valle di Arnetola, con i sui 21 Abissiconcentrati in un fazzoletto di“marmo”; la Carcaraia, patria dei -1000e della grotta più profonda d’Italia(Abisso Roversi), la Val Serenaia, i ver-santi che guardano il mare. E ci saràanche l’opportunità di andare “dentro”il cuore di marmo, in una delle tantegrotte attrezzate, oppure di farsi ungiro per sorgenti. Ma è ancora prestoper avere informazioni più precise, ecome si sa le idee sono sempre inmovimento. Per il momento il comita-to è al lavoro, tra qualche tempo saràanche possibile muovere i primi curiosipassi nel sito www.apuane2007.it, e alsolito ci sarà bisogno dello sforzo edella creatività di tutti per far rinascerela “Fenice Speleo” proprio aCastelnuovo di Garfagnana.

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All’inizio era un’idea incastratanei meandri dei nostri pensieri poi,per caso, da una scatola tra le maniecco nascere un lungo tunnel dicartone che nel tempo si è trasfor-mato nell’esploratissima ANA-CONDA: la grotta che strisciacome una biscia. Da sempre, ognigruppo si impegna per promuove-re e divulgare la Speleologia, conattività rivolte anche ai bambiniche in classe ascoltano storie eavventure vissute nello sconosciu-to mondo sotterraneo. Ma alla finedelle “lezioni”, soprattutto negliincontri con i più piccoli, arriva l’i-nesorabile domanda: “Signor spe-leologo, quando possiamo venirein grotta?” E la risposta “quandosarete più grandi” non semprepiace….. cosa fare allora? Ecco l’i-nizio della nostra storia: se loronon possono andare in grotta saràla grotta ad andare da loro. È diffi-cile dire quando esattamente sianata l’idea della grotta itinerante e

quale mente abbia partorito il pro-getto perché, come si sa, nei gruppile cose nascono dai piccoli apportidi ciascuno. Un’idea tira l’altra,uno inizia una frase e qualcun’al-tro la finisce, arricchendola. Laprima versione è stata realizzataassemblando capienti scatoloni dicartone, disposti in modo da ripro-durre, per quanto possibile, l’am-biente buio, angusto, popolatod’insetti e concrezioni. La fased’allestimento della struttura ci haregalato belle emozioni, perchénon si stava lavorando su un pro-getto definito, tutt’altro. Era qual-cosa di simile ad un’esplorazionevera e propria: nessuno sapevacosa ci sarebbe stato dopo quelloscatolone…un pozzo, un camino,una strettoia, un salone……tantoche non ci si stupiva che qualcuno,armato di taglierino, con la frontecorrugata per l’impegno, gridasse:“Tosi go catà a prosecusion”. Ilsuccesso è stato grande, ma non

altrettanto la resistenza della grot-ta di cartone: le molte esplorazio-ni, quasi mai tranquille, hanno pro-vocato il crollo della volta...ostruendo completamente persinol’entrata. Continuavano però apervenirci, soprattutto dalle scuole,richieste di lezioni con la defuntagrotta di cartone. C’era bisogno diun degno successore. Anacondainizialmente era un progetto con-fuso: il principale problema eracreare una struttura di facile eveloce allestimento da trasportareagevolmente. Tante e diverse lesoluzioni poi, con l’aiuto di tutti,siamo arrivati alla realizzazione.Dai 40 metri iniziali è stata piùvolte allungata per creare formesempre nuove e adattarla allediverse aule e palestre. Base com-ponibile in legno direzionabile aseconda delle esigenze ambientalie tubi in materiale plastico forma-no un tunnel di archi sui quali ven-gono adagiati più teli oscuranti di

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Dentro l’ANACONDALa costruzione della grotta modulare e trasportabile, dove i bimbi possono realizzareil sogno di diventare baby speleologi

Höpho 2007, Incontro Tedesco di fotografia evideoSi tiene a Rübeland-Südharz dall’1 al 3 marzo 2007. Il sitointernet www.lochtstein.de fornisce le informazioni detta-gliate (purtroppo non in italiano) e i riferimenti per con-tattare gli organizzatori.

Symposium Time In KarstDal 14 al 18 marzo 2007 al Karst Research Institute(KRI) di Postojna, in Slovenia, questo Simposio ha cometema centrale la genesi delle grotte, i paesaggi carsici e labiospeleologia.Per contatti:Tadej Slabe ([email protected]), Dr. DavidCulver ([email protected]).

1° Convegno Regionale di Speleologia in CavitàArtificialiIl Gruppo Puglia Grotte organizza a Castellana-Grotte(Ba) il 1° Convegno Regionale di Speleologia in CavitàArtificiali per i giorni 24 e 25 marzo 2007. Per contatti einformazioni:Vincenzo Manghisi, Gruppo Puglia Grotte,Casella Postale, 59 Via Margherita di Savoia, 18 -70013Castellana-Grotte (BA) Italiae-mail: [email protected]

Ramaloch 2007, la Speleologia Veneta a confrontoL’Incontro Regionale, promosso e organizzato dai GruppiGrotte Vicentini e dalla Federazione Speleologica Venetasi svolgerà dal 23 al 25 marzo 2007 a Recoaro Terme(VI). Il programma di massima prevede escursioni speleo-logiche, proiezione in 3D, mostre, filmati e video. Perinformazioni: Massimo Longo ([email protected])Maria Luisa Perissinotto ([email protected])

XX Congresso Nazionale di SpeleologiaLa Federazione Speleologica Sarda organizza il XXCongresso che si svolgerà a Iglesias, dal 27 al 30 aprile2007. Suddiviso in varie sezioni tematiche il congressoavrà come filo conduttore la Speleologia esplorativa. Sonopreviste numerose escursioni, stand libri e materiali, spet-tacoli culturali serali. Per contatti: Mauro Villani([email protected]).

11th International Cave Rescue Conference Sarà l’Ungheria ad ospitare l’incontro dell’UIS dedicato alSoccorso in grotta. Dal 15 al 18 maggio 2007 nella cittàdi Aggtelek-Jósvaf ci sarà l’opportunità di confrontarsisulle varie legislazioni vigenti nei diversi paesi e sugliaspetti organizzativi delle strutture nazionali.

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copertura; all’interno concrezioniin compensato fissate agli archi,sassi di varie dimensioni in carta-pesta, animali ipogei fra i quali ipipistrelli e il mitico drago dellegrotte, il proteo, creati a manoingegnosamente dalla nostra com-missione didattica. L’esplorazionedella Grotta Anaconda è accompa-gnata da una dolce brezza ottenutacon un ventilatore alla fine deltunnel e dal rumore dello scroscia-re dell’acqua riprodotto da un cd.Il percorso è stato appositamentestudiato per non creare disagio opaura ma per stimolare la curiositàe l’immaginazione. Le lezioni inaula sono supportate da raccontifantastici e dalla proiezione di dia-positive, per introdurre il significa-to di carsismo, grotta, biospeleolo-gia. Anaconda ha riscosso un note-vole successo anche in varie regio-

ni italiane e, come tutte le cose chepiacciono, è stata richiesta damolte scuole, centri ricreativi egruppi speleologici. Un momentoesaltante è stato quello vissuto nel2002 “Anno internazionale dellemontagne” quando Anaconda èstata allestita insieme ad una pale-stra di roccia gonfiabile nella cen-tralissima Piazza Libertà aBassano del Grappa, dove l’afflus-so e l’entusiasmo dei piccoli e lanostra soddisfazione sono stateenormi. Abbiamo ripetuto l’espe-rienza anche in occasione diSpeleoasiago 2006, la manifestazio-ne didattico-divulgativa organizza-ta annualmente dal GruppoSpeleologico Settecomuni diAsiago. Dobbiamo confessare chei bambini non sono stati gli uniciad apprezzarla: anche noi speleolo-gi “veri”, sia durante le delicate

fasi di realizzazione che in quelledi collaudo tecnico, ci siamo pazza-mente divertiti! Un caloroso grazieva a tutti coloro che hanno contri-buito alla realizzazione diAnaconda (CAI Centrale,Commissione Centrale per laSpeleologia CAI, SSI, Federazione

Sezione CAI) e anche alle inse-gnanti che ci hanno contattato inquesti anni. Tutti siamo stati trai-nati dall’entusiasmo dei bambini,vero motore di questa esperienza,che in migliaia hanno vissuto unameravigliosa avventura e ci hannoregalato - raccolte in disegni, storiee filastrocche - le loro emozioni e iloro sogni. Meno uno, che ormai èrealtà: finalmente sono diventatiBABY SPELEO.

Gruppo Speleologico GEO CAIBassano, Commissione Didattica

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Per contatti: Dr. NYERGES Miklós, H-2016 Leányfalu,Pincehegyi út 14, Hungaryemail: [email protected]://www.caverescue.hu/konferencia_gb/conference.html.

42° Congresso Nazionale della FFSDal 26 al 28 Maggio 2007, i cugini francesi organizzano il42° Congresso Nazionale della Federazione Francese nellalocalità di Poligny (Jura). Per contatti: [email protected].

I° Convegno Regionale di Speleologia CampanaIl Gruppo Speleologico Natura Esplora, la FederazioneSpeleologica Campana eil Comune di Oliveto Citra, sono i promotori del 1°

Convegno Regionale che si terrà nei giorni 1-2-3 giugno2007, ad Oliveto Citra (SA). Il programma è ancora in via didefinizione e sarà disponibile con i relativi aggiornamenti suwww.campaniaspeleologica.org Per contatti: [email protected]

V Congresso della FEALC La Federazione Speleologica del Caribe (Fealc) si riunisce incongresso a Aguadilla, in Puerto Rico, dal 29 luglio al 4 ago-sto 2007. L’organizzazione dell’evento è tenuta dalla

Federazione del Puerto Rico. Per contatti: Email: [email protected] ;Web: http://www.speleocongreso2007.org

Baltic Speleological Congress 2007Organizzato da varie associazioni ( SSF, ISCA, FSUE, UIS) ilBSC 2007 si tiene in Svezia, nella cittadina medioevale diVisby, (Gotland), dal 13 al 15 agosto 2007. Contatti:ThomazGustafsson, della Swedish Speleological Federation , Box16013 - 720 16 VÄSTERÅS - SWEDEN Email: [email protected] - Web: http://www.speleo.se/bsc

12° Congresso Nazionale SvizzeroLa Società Svizzera di Speleologia (SSS-SGH), ha elettocome sede del suo congresso nazionale Le Sentier - Valléede Joux. Le date sono dal 15 al 17 settembre 2007. Per gliinteressati i contatti sono: [email protected], e ovviamen-te anche il sito ufficiale della SSS-SSH

Metamorfosi – Apuane 2007Incontro internazionale di speleologiaL’appuntamento annuale della speleologia italiana si terrà aCastelnuovo di Garfagnana, in provincia di Lucca, dal1’1 al 4novembre. Per contattare il comitato organizzatore: [email protected]

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Speleologica Veneta, la nostra

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L’articolo tratta delle esplorazioni della Valle del Nosê (CO). Dopo unbreve resoconto sulle esplorazioni del secolo passato, vengono descrittele fasi esplorative degli ultimi sei anni, e in particolare, l’esplorazione diIngresso Fornitori, vero exploit nel panoramaspeleologico lombardo e nazionale. Finora sonocatastati più di 50 chilometri di gallerie, ma laconoscenza della zona è ben lontana dall’esserecompleta.

Fornitori

LOMBARDIA

Antonio Premazzi, Luana Aimar, Marzio Merazzi,Sergio Mantonico,Alessandro Marieni,Andrea Maconi, Paola Tognini

Tra i due rami del lago di Como

■ Fornitori

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Ingresso Fornitori appartieneall’area carsica del Pian del

Tivano – Valle del Nosê, da sempreuna delle più importanti diLombardia e che, dopo le recentiscoperte che hanno rivelato unsistema di oltre 50 km di sviluppo, èda annoverare tra i più estesid’Italia.L’area è situata tra i due rami meri-dionali del Lago di Lario: il ramo diComo a W e il ramo di Lecco a E,nella parte occidentale di quelloche viene denominato TriangoloLariano. Tutte le valli di questazona, delle quali la Valle del Nosê èuna delle principali, si presentanofortemente incassate, con profondeforre che proseguono al di sotto dellivello del lago e il drenaggio delleacque sia superficiali che sotterra-nee è principalmente diretto versoil Ramo di Como, il più antico, atestimonianza di una storia geologi-ca lunga e complessa. La Valle delNosê mostra un andamento grosso-modo WNW-ESE: nella sua partefinale si presenta come una strettaforra (Orrido di Nesso), mentre amonte, verso SE, si apre in diversipiccoli rami. A circa 1000 m diquota si trova una serie di pianicostituiti da depositi glaciali, lacu-stri e detriti di versante periglaciali,testimonianza dei ripetuti passaggidel Ghiacciaio dell’Adda nel corsodelle glaciazioni plio-quaternarie:tra questi piani, il Pian del Tivano èil principale.La differenza di quota tra le aree dialimentazione e le sorgenti, situatea livello del lago (200 m s.l.m.),supera i 1400 m, ma il potenzialecarsico del sistema è molto maggio-re: le sorgenti dei Falchi della Rupee del Boeucc del Castel a Nesso(270 m s.l.m.) sono soltanto dei“troppo pieno” del sistema e le sor-genti principali sono presumibil-mente situate al di sotto del livellodel lago.Tra gli affluenti del Nosê, iltorrente del Tuf è quello che mag-giormente attira l’attenzione deglispeleologi, poichè è alimentato dauna delle principali sorgenti carsi-che della valle, le cui acque proven-gono però da un sistema ancorasconosciuto e non connesso, alme-no dal punto di vista idrologico, conquello del Pian del Tivano.

Tutto il bacino idrogeologico delsistema del Pian del Tivano - Valledel Nosê è costituito da una solaunità litostratigrafica: il Calcare diMoltrasio, di età giurassica (Liasinf.). Costituito principalmente dacalcari scuri, grigi o neri, ricchi diselce in noduli o liste, ben stratifica-ti, spesso con giunti argilloso-mar-nosi, il Calcare di Moltrasio è, insie-me al Calcare di Esino, una delle

unità più carsificabili dellaLombardia: in questa formazione sitrovano molti dei più importantisistemi carsici della regione. Lacopertura quaternaria ricopre quasitotalmente il substrato roccioso edè uno dei principali nemici deglispeleologi: a causa sua, la ricerca

Mte. S. Primo

Lago di Como

Pian del Tivano

Mte. Palanzone

Dolomia principale(Norico)

Argilliti di Riva di Solto(Retico)

Calcari di Zu(Retico)

Dolomia a Conchodon(Retico sup.-Lias inf.)

Calcare di Moltrasio(Hettangiano-Domeniano)

Selcifero Lombardo(Calloviano-Titoniano)

Maiolica(Titoniano-arreniano)

Depositi Quaternari

Faglie e sovrascorrimenti

Il Pian del Tivano dalla vetta del MonteSan Primo. (Foto D. Montrasio)

Carta e sezionegeologico strutturaledel Triangolo Lariano.(Tratto da “Grotte dellaProvincia di Como” a cura di A. Bini, modif.)

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degli ingressi del sistema è, infatti,difficoltosa e spesso sono necessarilunghi ed estenuanti lavori di scavoper disostruire le possibili entrate,come ben insegna la storia dellascoperta di Ingresso Fornitori!Dal punto di vista strutturale, l’areaè modellata in un’ampia sinclinale,il cui asse ha il medesimo anda-mento WNW-ESE della valle(anche se l’asse della piega noncoincide esattamente con l’asse val-livo) e immerge con inclinazione di10-20° verso il ramo di Como delLario. La struttura è troncata versoNE dalle grandi pareti del versanteN del M. S. Primo, mentre verso Sl’assetto strutturale è complicato dauna serie di sovrascorrimenti e pie-ghe rovesciate. Alla struttura prin-cipale sono associate pieghe secon-darie a scala metrica, concentratenella zona assiale, e blande ondula-

zioni a scala metrica-decametricache interessano anche le zone deifianchi. Nella zona assiale sonoanche frequenti deformazionidovute a scivolamenti sinsedimen-tari (slumping), che sembrano gio-care un ruolo importante nelladistribuzione dei grandi saloni sot-terranei.Tutte le grotte della Valle del Nosêpresentano una forte dipendenzadalla struttura geologica.Quest’ultima è caratterizzataessenzialmente da due sistemi prin-cipali di fratture, che, insiemeall’andamento della stratificazione,guidano lo sviluppo del sistema car-sico e determinano le direzioni didrenaggio sotterraneo: un sistemalongitudinale e un sistema trasver-sale rispetto all’asse della sinclina-le, accompagnati da sistemi obliquiminori, che risultano però menosignificativi per lo sviluppo del car-sismo profondo.Il sistema longitudinale, a direzioneN 110°-130°, parallelo all’asse della

struttura principale, presenta fami-glie per lo più sub-verticali in pros-simità dell’asse, e meno inclinatesui fianchi, con inclinazioni di circa40°-50°, e tende a formare galleriesub-orizzontali, in genere di grandidiametro e lunghezza, che giocanoil ruolo di collettori e drenano leacque sotterranee in direzione dellago. Il sistema trasversale, invece, adirezione N 20°-30°, presenta pre-valentemente discontinuità sub-verticali e tende a formare gallerieperpendicolari all’asse della sincli-nale, lungo le intersezioni con lesuperfici di strato (parallelamenteall’immersione della stratificazio-ne) e drena quindi le acque verso icollettori della zona assiale dellapiega: svolge perciò l’importanteruolo di connettere tra loro i grandidreni carsici sviluppati lungo ilsistema longitudinale.Ingresso Fornitori segue anch’essoquesto semplice schema, tuttavia, acausa del suo notevole sviluppo edella sua posizione, leggermentescostata dall’asse della piega,mostra numerose quanto interes-santi eccezioni. Molti sono i rami inrisalita, talvolta con dislivelli note-voli, che si sviluppano “contro” lapendenza degli strati, per esempio,e numerosi sono gli “anelli” e leretroversioni o i rami dalle direzio-ni “anomale”, legati anche alla pre-senza di superfici di faglia di grandidimensioni. La complessità del suoandamento ha anche costretto arivedere la semplice equazione,molto diffusa in tutte le altre grottedel sistema, che prevede un anda-mento complesso e labirintico, connumerosi tratti subverticali, nelleparti più superficiali e le grandi gal-lerie ad andamento suborizzontaleconcentrate nelle parti più profon-de.La struttura geologica sembrereb-be far ipotizzare la presenza di ununico, grande collettore nella zonapiù profonda della struttura, presu-mibilmente al contatto con le sotto-stanti formazioni della Dolomia aConchodon e del Calcare di Zu,meno carsificabili per quantoriguarda il carsismo profondo, oforse addirittura delle impermeabi-li Argilliti di Riva di Solto. Tuttavia,per il momento, tutte le grotte

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Ingresso Fornitori, ramo dei “Bambinimarci”. (Foto A. Marieni)

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conosciute, e Ingresso Fornitorinon fa eccezioni, presentano nume-rose gallerie tra loro parallele, chehanno, o mostrano di aver avuto inpassato, il ruolo di collettori.Da anni gli speleologi rincorrono ilsogno di collegare tra loro questegrandi gallerie di drenaggio e leesplorazioni in Ingresso Fornitorihanno, per un po’ di tempo, fattodecollare le speranze di realizzarele tanto agognate giunzioni, maanche il nuovo gigante ha puntual-mente deluso le aspettative in talsenso... Purtroppo, frane, sifoni,riempimenti sedimentari hannofino ad ora impedito di collegaretra loro le diverse grotte, pur vici-nissime tra loro e che dal punto divista geologico, appartengono evi-dentemente al medesimo sistema.Uno sguardo alla struttura geologi-ca mostra con altrettanta evidenzache le parti attualmente note sonosolo una minima parte di un siste-ma assai più vasto, in gran partesconosciuto. Le principali cavità delsistema del Pian del Tivano, com-presa Ingresso Fornitori, si svilup-pano infatti tutte nel fianco S dellastruttura, mentre sul fianco N sono

note soltanto poche cavità di svi-luppo nettamente meno importan-te: questo suggerisce, per simme-tria, la presenza di un analogo siste-ma parallelo, sviluppato sul fiancoN nella medesima posizione strut-turale, ma ancora sconosciuto. Lasua esistenza è confermata propriodalla già citata sorgente carsica delTuf, di portata paragonabile a quel-le di Nesso.Sarà necessario un duro lavoro,prima che Ingresso Fornitori ci per-metta di capire il suo ruolo nelsistema: per svelare tutti i segreti diquesto complesso sistema dovremoaspettare di scoprire l’Ingresso

(Fornitori) gemello, che, dall’altraparte della sinclinale, attendepaziente chi, ancora una volta, nonsi farà scoraggiare dalle innumere-voli secchiate di materiale da spo-stare seguendo il filo di una corren-te d’aria. Paola Tognini

Le esplorazioni del passato L’area del Pian del Tivano è dasempre considerata, non a torto,una delle maggiori aree carsiche

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Elaborazione tridimensionale dellatopografia dell’area carsica del Pian delTivano. (Elab. grafica A. Marieni)

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lombarde. Già in epoca romana sihanno tracce di limitate frequenta-zioni degli ambienti ipogei (Bus dela Niccolina nel I° e II° secolo d.C.);mentre in epoche di gran lunga piùrecenti si sono svolte le primeesplorazioni pionieristiche adopera di naturalisti e speleologi(grotte Lavignac e Bianca Monda,Bus de la Niccolina).Negli anni ’30 vengono organizzatead opera del Gruppo SpeleologicoComasco, le prime campagneesplorative nella grotta Tacchi checulminano con il raggiungimentodel sifone a valle nel 1935. Neglianni a cavallo tra il 1950 ed il 1960le esplorazioni proseguono nellaattigua grotta Zelbio e, grazie a unasecca eccezionale del 1961, gli spe-leologi comaschi percorrono chilo-metri di gallerie verso monte indirezione Est. Le campagne esplo-rative portano alla giunzione effet-tiva delle due grotte da parte delGruppo Grotte Milano (GGM) nel1969 e alla prima colorazione effet-tuata in grotta nella zona del Piandel Tivano (Tacchi, 1970). A metàanni ’70 una nuova, eccezionale,secca permette ai milanesi di prose-guire le esplorazioni oltre i sifonidella Zelbio portando il complessoa raggiungere i sei chilometri di svi-luppo. Nel 1979 finalmente la ricer-ca speleologica si concretizza anche

in altre cavità situate nella zona piùorientale dell’area. Vengono cosìesplorati l’Abisso Cippei e l’Abissopresso la Capanna Stoppani (ViaClassica) e nei primi anni ’80 sisupera la frana iniziale al Bus de laNiccolina e percorsa buona partedella cavità. Proseguono intanto leesplorazioni in Tacchi-Zelbio, cheraggiunge i nove chilometri di svi-luppo e in Stoppani (rami diPiaggia Brutta e Rami Nuovi).All’inizio degli anni ’90 è la voltadei Rami Nuovissimi, sempre inStoppani, che portano la grotta acirca sette chilometri di sviluppo,mentre la fine di questo decenniovede anche l’esplorazione dellegrotte Calati e Betulla situate aimargini sud orientali del Piano.All’alba del 2000 la situazione delsistema carsico della Valle del Nosêsi presentava nel modo seguente:● più di 20 chilometri di vuoti ipogeiconcentrati essenzialmente nellequattro cavità Tacchi-Zelbio,Stoppani, Niccolina e Cippei.L’andamento di questo sistema èprevalentemente suborizzontale eallineato sull’asse di una piega sin-clinale orientata in direzione 110°-130°;● presenza di diverse cavità adandamento prevalentemente verti-cale, alcune anche di notevole rile-vanza, come ad esempio Betulla,Calati e Bus de la Colma Squarada,cavità situate nella parte più meri-dionale della valle;● qualche fenomeno ipogeo di scar-so rilievo censito nella parte setten-trionale del sistema. In questa zona,la presenza di grosse sorgenti e l’a-nalisi dell’assetto geologico, lasciasupporre l’esistenza di un sistemaparallelo e indipendente a quello acui appartiene il complesso carsicoprincipale.Il nuovo millennio porta una venta-ta di novità proprio in questo terzosettore della sinclinale che fino aquel momento era stato pratica-mente inesplorato.Il primo Gennaio 2000, CarloCivillini (Karlo) e AlessandroMarieni (Pallino) dello SpeleoClub Erba individuano due buchisoffianti sulle pendici della monta-gna. Poche ore di scavo permettonodi forzare il buco soffiante più alto

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Ingresso Fornitori, gallerie“Motobecane”. (Foto M. Bommann)

Pagina a fianco: ingresso Fornitori, “Saladel nodo”. (Foto M. Inglese)

Ingresso del Bus de la Niccolina, giàfrequentata in epoca romana.(Foto M. Bommann)

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e dare vita all’Abisso dei Mondi. E’la prima importante esplorazionedella nuova generazione di speleo-logi del gruppo erbese, portataavanti con tenacia e determinazio-ne nonostante gli ambienti sianotutt’altro che agevoli. Mentre glierbesi si affannano nelle strettoiedei Mondi, qualche centinaio dimetri più in basso i milanesi porta-no avanti un duro lavoro di diso-struzione in un buco soffiante aquota 1155 m nella valle delCiuchetton sulle pendici del MonteDoardo. L’estate 2001 vede così lanascita di Obelix. Superato unmeandrino, il GGM raggiunge lasommità di un P 60 chiuso però allabase. Una finestra permette tutta-via di raggiungere una via parallelache riconduce ben presto a un’altrofondo della cavità. Questa esplora-zione non viene vissuta con partico-lare entusiasmo perché Obelix èuna cavità di origine tettonica,generatasi per un potente rilasciodi versante. Nell’inverno dello stes-so anno, dopo varie giornate didisostruzione viene superata lastrettoia a -70 nell’Abisso deiMondi. Karlo, in solitaria e senzacorde, raggiunge i -200 prima di tor-nare a dare la notizia che la grottaprosegue.Nei mesi immediatamente successi-vi viene esplorato, in collaborazio-ne con Gruppo Speleologico ValleImagna e Gruppo SpeleologicoComasco, il ramo principale fino auna strettoia a -280 m e diversi ramilaterali; l’esiguità degli ambientiperò fiacca presto l’entusiasmoesplorativo e dopo un’ultima puntanel marzo 2002, l’Abisso dei Mondicade nel dimenticatoio.

Gli echi delle esplorazioni tivani-che e grignesche avvicinano algruppo erbese due vecchie gloriedella speleologia comasca: Conan eTronico (al secolo Daniele Bassanie Sergio Mantonico). I loro ricordie la profonda conoscenza del siste-ma carsico si rivelerà fondamentaleper le esplorazioni che si succede-ranno negli anni successivi.In collaborazione con il GGM, loSpeleo Club Erba porta avanti lo

scavo in una piccola cavità denomi-nata Aurora che si apre in valle delNosê. In realtà questa grotta era giàa catasto nell’ormai lontano 1971con il nome di Boec di Bianchen,ma questo equivoco si chiarirà soloa esplorazione terminata.Dopo aver disostruito diverse franee superato un passaggio semisifo-nante nel gennaio del 2003 gliesploratori uniscono la grotta conla vicina Zelbio, in corrispondenzadei Rami d’Inverno. Nello stessoperiodo, approfittando della seccainvernale, viene superato il sifone amonte nel ramo Sestriere inStoppani, oltre il quale viene per-corso un ramo talmente disagevoleche il rilievo ed il prosieguo dell’e-splorazione avverrà solo tre annipiù tardi. Nell’inverno 2003 vengo-no intraprese un altro paio di diso-struzioni rispettivamente nellagrotta di Val di Sorello e aCriopolis. La prima non ha fortuna,la seconda invece permette di supe-rare il limite precedente ed esplora-re circa 200 metri di nuovi ambien-ti (Marzo 2003) dove la prosecuzio-ne più promettente è sbarrata dauna frana. All’inizio di Aprile 2003le comuni intuizioni di Conan eMarzio Merazzi portano a rivederecon più attenzione una piccolacavità da tempo dimenticata:Ingresso Fornitori.

Ingresso FornitoriIngresso Fornitori è una cavità indi-viduata all’inizio degli anni ‘90 daspeleologi del GGM in localitàDosso Valente. Considerata un pos-sibile accesso privilegiato ai RamiNuovissimi della Stoppani (da cui ilnome Ingresso Fornitori) fu par-zialmente disostruita da parte deglistessi scopritori che avanzarono peruna quarantina di metri. Lo scavonel detrito di versante si rivelò par-ticolarmente disagevole - “l’arianon è tutto!” sentenziò qualcuno - ela cavità venne abbandonata.Marzio e Conan sono particolar-mente attratti dalla furiosa corren-te d’aria da ingresso basso che per-corre la cavità. Aria così forte daformare in inverno una coltre dighiaccio che si scioglie solo in tardaprimavera. Organizzano quindi peril ponte pasquale uno scavo alquale partecipa, oltre a tutto loSpeleo Club Erba e l’AssociazioneSpeleologica Comasca, anche ungiovane prodigio di due anni (pec-cato non avesse chiaro che per sca-vare i sassi bisogna buttarli fuoridalle grotte e non dentro). In quat-tro giornate di duro lavoro la franaviene superata e si può proseguireper angusti meandri.Gli esploratori incappano però inun laminatoio basso e bagnato che

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Il ritorno degli zombi

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smorza gli entusiasmi. Tocca aConan e Damiano Montrasio(Lontra) affrontare e superare i tresuccessivi laminatoi (che da quelmomento prenderanno il nome di“Laminatroi”) per sbucare in unramo affluente di discrete dimen-sioni: il Ramo dell’Ornitorinco.L’amonte arriva in prossimità dellasuperficie esterna, l’avalle taglia glistrati e, zigzagando con brevi salti,si allontana dalla Stoppani. Allabase di uno scivolo le condizioniidriche impongono di ignorare l’ap-profondimento attivo e raggiunge-re una via fossile.Dopo un breve tratto di galleriafreatica viene raggiunto un ambien-te di ampio respiro: la Sala delNodo. Proseguendo lungo unmeandro attivo viene disceso unP13 per fermarsi su un breve salto

per mancanza di materiali. Lanovità richiama gente da tutta laLombardia occidentale ed il sabatopomeriggio ci si ritrova all’appun-tamento in più di venti persone. Iltempo però è inclemente e l’ideache si diffonde è quella di rinuncia-re alla punta. Uno degli ospiti,Marco Corvi (il Corvo), incurantedel tempo e del parere altrui, sicambia e si avvia verso l’ingresso.Tutti i presenti, per spirito di emu-lazione, fanno altrettanto e cosìnella tarda serata, nonostante lacondizione di piena, tutta l’allegrabrigata si ritrova alla Sala delNodo. Qui il gruppo si divide indue. Una parte risale per raggiun-gere l’arrivo che crea la cascata chebatte la sala. Esplorano RangoPosta, importante ramo affluenteche sale lungo un giunto di strato

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per circa 400 metri prima di termi-nare sotto ad una frana. Gli altri simuovono verso valle raggiungendola sommità di un P30 investito dauna cascata. Superatolo si infilanoin un meandro suborizzontale con-cedendo la première dell’esplora-zione ad un drappello composto dalCorvo, Oscar Sules (dottor Sules) eMarco Galli (Coturnice). Corvotrascina i due compagni in unacorsa al limite della follia giù persalti e meandri. Percorsa una grossagalleria freatica (GalleriaMotobecane) sbucano in un vastosalone: l’Armagheddon.Finalmente vengono raggiunti dalgrosso della truppa che ha modo diesplorare dei rami in risalita (Rami

Nestlè). L’esplorazione è di quelleche lasciano senza fiato, ma cosìanche la percorrenza deiLaminatroi al termine delle punte equindi le settimane successive leesplorazioni sono limitate ai ramiche dipartono dalla galleriaMotobecane e dal salone diArmagheddon.Agosto ormai è alle porte e gliesploratori di Ingresso Fornitorifanno una scelta che si rivelerà vin-cente e che verrà ripetuta anchenelle stagioni successive: sospende-re le esplorazioni per dedicare leloro energie al progetto InGrigna.Mentre le esplorazioni in Fornitoriassumono dimensioni insospettate,Conan e Marzio trovano il tempo

per terminare una disostruzione alMacignodromo nel Buco dellaNiccolina ed esplorare un nuovoramo per un totale di 200 m (Luglio2003). Contemporaneamente ele-menti del GGM tornano a Obelix, esuperata una strettoia percorronocirca 200 metri di rami nuovi rag-giungendo un nuovo fondo.L’esplorazione termina in autunnocon il rilievo della cavità che ormaisupera i 600 metri di sviluppo.

Quando la realtà supera lafantasiaIl ritorno in Tivano avviene allafine di Agosto e segna un puntofondamentale nel prosieguo delle

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esplorazioni. Per mezzo di unARVA viene individuato il puntopreciso in cui il ramo dell’Orni-torinco arriva in prossimità dellasuperficie. Stabilito il punto preci-so, situato a una trentina di metridal vecchio ingresso sulla stessaincisione esterna, un gruppo delGGM si occupa della disostruzione.Il nuovo buco praticato permettecosì di evitare i Laminatroi con unrisparmio notevolissimo di tempoed energie.Proprio da qui passa la punta diret-ta alla diffluenza attiva prima dellaSala del Nodo. Il ramo dei BambiniMarci scende tra brevi salti e lami-natoi semiallagati; qui uno dei pre-

senti è ancora convinto cheIngresso Fornitori debba congiun-gersi all’Abisso Stoppani così,quando dopo l’ennesimo lamina-toio bagnato arma un pozzo e siritrova in un grande ambiente frea-tico, è convinto di essere nelle gal-lerie Magico Lipton della viaNuovissima in Stoppani. AlloraTronico urla al mondo la sua sco-perta: “Stoppani! Stoppani!” ecorre lungo la galleria fino a trova-re uno scontrino fiscale (!?). Lo rac-coglie incredulo e legge la data:“Maggio 2003”. Tale data risveglial’unico neurone che ancora alberganel suo cervello, Tronico si guardaintorno e riconosce il luogo: la gal-leria Motobecane del Fornitori.Alla fine di Ottobre, per festeggia-re degnamente il matrimonio diPallino, viene organizzata la puntaper scendere il pozzo da 30, il cosid-detto Rebonzo. Raggiunta la basedel pozzo, la realtà supera di granlunga qualunque previsione, anchela più ottimistica: una bella galleria

fossile (Rosso del Barba) conduceverso monte fino ad una sala inta-sata di ghiaia. Risalendo una chinasassosa ci si innesta a T su una gal-leria freatica ancora più grande(Ale No). Gli esploratori corrono,corrono impazziti verso Est, trala-sciando arrivi, attraversando trivi,superando sifoni di ghiaia per fer-

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Pianta del sistema carsico del Pian delTivano (manca la recente planimetria diIngresso Fornitori). Le frecce indicanol’immersione degli strati, le frecceconvergenti tracciano l’andamento dellapiega a sinclinale. Tratto da “Grotte dellaProvincia di Como” a cura di A. Bini(modif.)

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marsi sull’ennesimo trivio ubriachidi esplorazione, dopo aver percorsocirca 1 chilometro. Come se nonbastasse, uscendo Marzio individuaalla base del Rebonzo la partenzadi una nuova regione della grotta(Knorr, Moltrasia).La settimana successiva il rally delTivano impedisce di raggiungere lagrotta il sabato. L’esplorazione èlimitata quindi alla sola domenica,ma è sufficiente per raggiungere unvasto salone, l’Australia, da cuidipartono numerose vie. La primaneve della stagione e le novitàesplorative ai Fornitori cambianodestinazione ad una spedizioneinfrasettimanale diretta a Kinder-Brioschi in Grigna settentrionale.Viene esplorata per circa un chilo-metro la regione individuata daMarzio, raggiungendo il sifone diMoltrasia e la sala Dado Dado.Passano due settimane (Novembre2003) e, come a primavera, i succes-si esplorativi richiamano numerosispeleo da tutta la Lombardia.Questa volta però la giornata non èfortunata. Le condizioni idricheinfatti sono profondamente cam-biate ed impediscono di raggiunge-re i rami intravisti in Australia. Unanuova punta esplora l’avalle dellegallerie Ale No, ricollegandosi congli ambienti alla base del Rebonzo.La settimana successiva una risalitaall’ingresso di Armagheddon dàvita ad una nuova, vasta regione:Afrika. Un ramo in particolare sca-tena l’entusiasmo. Matombo si svi-luppa in salita recuperando la stra-da perduta per la Stoppani. Alla

sommità, un pozzo dà accesso aduna forra, Kunta Kinte e in cima adun pozzo da 15 la giunzione sembraormai cosa fatta. In una successivapunta esplorativa ci si ritrova intanti in una sala toppa e semialla-gata (Sala Milene). Il rilievo diceche la Stoppani è a meno di 10metri, ma non c’è modo di arrivar-ci. All’inizio della forra KuntaKinte viene esplorato Zigo Zagorun ramo in risalita di circa 300metri che termina in prossimitàdella superficie. L’esplorazione diAfrika prosegue con la scopertadella forra di Taiwan e dei suoinumerosi rami affluenti.

Cose dell’Altro MondoIl 26 dicembre 2003 gli esploratoridi Fornitori decidono di concedersiun po’ di riposo dedicandosi alladisostruzione di un buco soffiantesul Monte San Primo. Sarà unmomento magico: in poche ore discavo la lastra di roccia che cela laprosecuzione viene demolitaaprendo la via a una grossa galleriadi interstrato. Da una sala vieneraggiunta la partenza di due verti-cali: la prima di circa 15 metri, laseconda, cosa assolutamente inu-suale per la zona, di almeno 100metri. “Sono sempre loro!” com-menterà malignamente qualcunoalla notizia, ed ha proprio ragione!Tra Natale e l’Ultimo vengonoorganizzate due punte in Fornitori.La prima, in zona Taiwan, raggiun-ge le gallerie di Parigi e la base deicamini di Medrano. La seconda,dopo altre uscite meno fortunate, sireca a Rango Posta. La risalita èquella giusta e porta a 400 metri dinuove gallerie. Prima dell’ultimodell’anno lo sviluppo di Fornitoriha raggiunto i 10 chilometri.Nel frattempo, speleologi delGruppo i Tassi, dopo lunghe ore didisostruzione, hanno la meglio sullafrana del Ramo della Lapide inCriopolis, nel mese successivo,esplorando una via in discesa cheraggiunge il fondo della cavità.In Fornitori le esplorazioni amplia-no la conoscenza della regione diAfrika. Durante una punta vieneesplorata un’ennesima diffluenzache passa, questa volta sì, a pochis-

simi metri dalla Stoppani nei pressidella galleria Totò Riina dei ramiNuovissimi. Ancora dopo un lungosalire, alla sommità del ramoMedrano, un’altra via scende lungouno strato puntando nuovamenteverso la Stoppani. Anche questavolta un potente riempimentoargilloso vanifica la giunzione conla Stoppani che sembrava ormaicosa fatta.Fra una nevicata e l’altra si procedecon il rilievo e l’esplorazionedell’Altro Mondo, il buco soffiantetrovato sul Monte S. Primo il 26dicembre. Gli erbesi, ormai amantidelle disostruzioni pesanti, tentanola fortuna anche al Buco del Latte,ma questa volta la sorte non saràfavorevole. Sempre sulla costa delSan Primo anche il GGM cerca diaprirsi un varco verso nuovi mondi.Ne risulta però solo uno molto pic-colo: il Buco del Dossello, cavitàche si apre a quota 1250 m s. l.m. sulversante meridionale e unicamentecostituita da uno scivolo e da due

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Foto al centro: Ingresso Fornitori,“Armagheddon”. (Foto M. Inglese)

Ingresso Fornitori, forra a monte del“P.30”. (Foto A. Marieni)

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pozzi di 21 e 5 metri.Una serie di cedimenti dovuti allaforza di espansione del ghiaccioevidenzia la necessità di chiudere ilsecondo ingresso di Fornitori conun portello. Nuove punte intantoindagano la regione di Moltrasia-Knorr, parzialmente ostacolatedalle condizioni idriche che rendo-no impraticabili alcuni passaggi.Finalmente il manto nevoso conce-de un po’ di tregua e permette diraggiungere l’Altro Mondo perproseguire l’esplorazione della ver-ticale più profonda del Tivano.Sceso il pozzo, che si rivela un 150(Energay), se ne trova un altro diuna quarantina di metri(Powergay) lungo il quale vieneavvertita una forte corrente d’aria.A causa delle forti nevicate cheostacolano le punte nelle grotte adalta quota, si ripiega nuovamente aFornitori nel periodo pasquale,esplorando Knorr lungo il ramoFelice Pasquale e, in Armaghed-don, raggiungendo Gatta Verbana.Intanto, all’Altro Mondo, la basedel P40 chiude su un riempimentocompatto e dell’aria, precedente-mente percepita non se ne ritrovatraccia.All’inizio di maggio sembra giàarrivato il momento di dedicarsialla Grigna quando, da una insigni-ficante risalita in cima a RangoPosta a Ingresso Fornitori, si scopreuna nuova vasta regione che si svi-luppa sia in risalita che in discesacon due diffluenze.La settimana successiva vieneesplorata la prima diffluenza

(Cripters). Sette verticali inframez-zate da una frana portano ad unpasso dal collegamento con il ramodel Vento alla base del Rebonzo. Laseconda diffluenza (Crechers) siricollega con la prima dopo circa300 metri. La parte in risalita, anchese di notevole sviluppo, non esaltagli esploratori che battezzano irami Marci e Marci+. Prima didedicarsi al Progetto InGrigna c’èancora il tempo per due punte inAustralia.La prima percorre i rami affluentiin prossimità del salone dando vitaad un reticolo freatico sempre piùsviluppato. La seconda, all’ingressodi Australia, raggiunge Fabbrica diFango, nuovo, seppur modesto,livello suborizzontale.

La Cumpania di mal trainsema (la compagnia deimessi insieme male)Il ritorno in Tivano dal campoInGrigna 2004 è di quelli col botto.La secca estiva permette finalmen-te di raggiungere le gallerie freati-che di Australia Open intravistedurante il primo ingresso nel salo-ne. In una sola punta vengonoesplorati e rilevati 1 chilometro e360 metri di gallerie, lasciandoincompiute numerose vie. Anche lasettimana successiva il risultatotopografico è da tre zeri (1000metri circa), ma vengono chiusinumerosi anelli senza riuscire asfondare il settore della valle diTorno come sperato.Una domenica di settembre duesquadre si muovono nuovamentealla volta del San Primo. Mentreuna esplora un arrivo di modestosviluppo a -50 all’Altro Mondo, l’al-tra raggiunge un nuovo fondo a -270 all’Abisso dei Mondi.La secca estiva si prolunga finoall’inizio dell’autunno e permettedi raggiungere uno dei limiti esplo-rativi più promettenti della zona diKnorr.L’allegra compagnia giunge all’ap-puntamento con l’ignoto senza lacorda per scendere il pozzo ine-splorato. Raggiunge però un terraz-zo esplorando le gallerie diBroncoleone. Le piogge autunnalirendono impercorribili le regioni

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Sezione geologica trasversale schematicadel Pian del Tivano con le principalicavità. (Tratto da “Grotte della Provinciadi Como” a cura di A. Bini, modif.)

Ambienti concrezionati nell’AbissoL’Altro Mondo. (Foto M. Galli)

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alla base del Rebonzo e l’attività sisposta massicciamente nella zonadi Armagheddon. Le risalite effet-tuate nel salone e nella zona diAfrika non regalano però grandisoddisfazioni. Sono rami modestiquelli che vengono alla luce e, allevolte, di dubbio gusto.È in questo periodo che si coagulail gruppo di esploratori che prose-gue massicciamente l’attività inIngresso Fornitori, anche se i risul-tati esplorativi non sono più assolu-tamente strabilianti.Il gruppo, che di fatto è lo stessoche porta avanti le esporazioni inGrigna, naturalmente non è moltonumeroso ma raccoglie elementi didiversi gruppi (SCE, ASC, GGM,GGS) a cui si aggiungono saltuaria-mente speleo di ogni parte d’Italia.All’inizio dell’inverno vengono ini-ziate due attività che proseguiran-no anche nelle stagioni successive.La prima è lo scavo ai Rami Fossilidella Sala del Nodo, portato avantianche grazie a tante uscite serali daparte del solito Karlo.Lo scavo è stato abbandonato nelgennaio 2006 dopo quasi un centi-naio di metri di trincea davanti adun meandrino impercorribile. Laseconda è la nuova topografia dellaStoppani, almeno per quantoriguarda la Via Classica e parte dei

Rami Nuovi. Il sopraggiungere delfreddo regala momenti di secca chevengono adeguatamente sfruttatiper una uscita nei rami affluenti deiGhiaioway alla quale partecipanonumerosi ospiti.È una punta fortunata ed i 400metri esplorati permettono aIngresso Fornitori di superare i 20chilometri di sviluppo (dicembre2004). In gennaio, dopo una puntadai risultati risibili a GattaVerbana, un paio di uscite di scavobastano per superare un riempi-mento ed aprire le porte dei ramiGabriel Pontello. La zona per la

verità, nonostante la buona circola-zione d’aria, non si concede comesperato, terminando su laminatoiintasati e cospicui riempimenti. Altermine dell’inverno il freddo e lascarsità di precipitazioni dannoluogo a una secca che viene sfrutta-ta per sondare il livello dei sifoni(Armagheddon, Sala Milene,Broncoleone) con modesti risultati.Il livello del sifone a valle dellaforra di Armagheddon consente diesplorare un centinaio di metri, manon di superare l’ostacolo.Risalendo un camino diBroncoleone, precedentementegiudicato chiuso, viene effettuato ilcollegamento con le gallerie diGatta Verbana. La secca permetteanche di recarsi un paio di volte inAustralia Open.La prima punta porta a casa circa400 metri nuovi, ma non la speratagiunzione con la Stoppani. Laseconda punta di metri esplorati nefa veramente pochi, ma in una dif-fluenza prima di Australia raggiun-ge il punto più profondo della grot-ta (-369 m) costituito da un sifone.

L’ultima stagioneL’estate 2005 è dedicata tutta alleesplorazioni in Grigna. L’attività inTivano è limitata a qualche uscitadi scavo ai Rami Fossili della Saladel Nodo e al Buco del Latte, dovealcune frane hanno accumulato

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Abisso L’Altro MondoMonte S. Primo - Triangolo

Lariano

Abisso L’Altro Mondo, ampia galleria diinterstrato. (Foto M. Galli)

SEZIONE

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parecchio materiale che ha fattoperdere buona parte dei metri gua-dagnati. Il ritorno in Fornitoriavviene solo a novembre quando lapioggia rende irraggiungibile ilMoncodeno sulle Grigne. Le primeuscite (Taiwan, Australia, Crechers,Moltrasia) sono avare di metriesplorati, ma servono per verificarepunti dubbi sul rilievo e completarela topografia.Finalmente, un sabato di dicembre,il duo Karlo-Conan regala aFornitori nuovi ambienti. I due pro-seguono l’esplorazione di NoCarburo, ramo affluente del mean-dro che conduce alle Motobecane erisalgono quattro brevi salti conse-cutivi per sbucare in un ambiente diampio respiro. A monte raggiungo-no un nuovo livello di gallerie frea-

tiche; a valle, superata una sala, sifermano alla partenza di un pozzo.Il ritorno in zona esplorativa èfunestato da un modesto incidente,quindi per proseguire le esplorazio-ni bisogna aspettare l’Epifania2006. Viene percorso l’avalle chepurtroppo scende tagliando gli stra-ti e conduce così alla sommità delcamino di Moltrasia.La ricerca di nuove frontiere esplo-rative ci riporta nella grotta di Valdi Sorello.Nonostante l’impegno profuso etutta l’arte scavatoria messa incampo da Karlo la fessura risultaintransitabile ancora per moltimetri (attenzione però, il nostroscavatore non ha ancora gettato laspugna!).Dopo un’uscita poco proficua neiRami Nestlè, una risalita riporta diattualità il ramo affluente deiBambini Marci. La domenica suc-cessiva viene proseguita l’esplora-

zione con la malcelata speranza diintercettare una nuova diffluenza(come a Rango e Afrika) ancheperché i camini hanno fatto rigua-dagnare gli strati buoni per laStoppani. Sopra l’ultima risalitaperò c’è “solo” un ramo che risaleper circa trecento metri terminan-do in prossimità della superficieesterna. Verso la fine dell’inverno ilduo Bassani Merazzi intraprende larevisione e la topografia dei rami diingresso del Bus de la Niccolina.La primavera prealpina 2006 èmolto bagnata, anche a causa dellagrande quantità di neve in sciogli-mento. Le punte (Afrika, NoCarburo, Marci+) sono quindi limi-tate dalle condizioni idriche ed irisultati sono abbastanza scarsi.Durante il rilievo delle parti piùestreme di Marci + viene individua-to un possibile terzo ingresso , posi-zionato in maggio grazie all’aiuto dispeleo del GGM. Lo scavo è tutto-ra in corso ed è probabile che pre-sto più di una punta avrà fatto ilsuo ingresso a Fornitori passandoda questa nuova via.Con l’avanzare della primavera lecondizioni idriche migliorano net-tamente ma, nonostante ciò, l’inte-resse dei più è un po’ scemato.Viaggia controcorrente il soloConan che, pur di esplorare inFornitori, ci va anche da solo.Nella tarda primavera vengonoesplorate le zone più remote diFelice Pasquale ed un ramoaffluente poco prima di Australia.Grazie al duo del mercoledì seraanche il Bus della Niccolina vedeaumentare il suo sviluppo con unaprosecuzione nel ramo DedaloSlick.

Conclusioni e prospettiveFino a qualche anno fa sembravache poco ci fosse ancora da esplo-rare al Pian del Tivano e comunquetutto legato a pesanti disostruzionio ad esplorazioni in zone remotedelle grandi cavità note, peraltroraggiungibili solo dopo lunghiperiodi siccitosi. La scopertadell’Abisso dei Mondi, L’AltroMondo, Obelix, Criopolis masoprattutto Ingresso Fornitoriribaltano in pieno questa teoria. In

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Ingresso Fornitori, ampio salone dicrollo. (Foto M. Inglese)

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3 anni sono stati topografati quasi30 km di nuovi vuoti sotterranei egrosse novità stanno arrivandoanche dalla revisione di altreimportanti grotte della zona.La prospettiva esplorativa più allet-tante riguarda la giunzione traIngresso Fornitori e l’Abisso pressola Capanna Stoppani che portereb-be il sistema ad uno sviluppo dioltre 35 km. In più punti le grotte sisovrappongono ma per il momentola via giusta non è stata ancora tro-vata; le zone più promettenti sonoquelle di Afrika e di AustralianOpen dove diversi rami giungono apochi metri dalla Stoppani.Bisogna comunque precisare cheper il momento la giunzione non ètra i nostri obbiettivi primari, inquanto molte zone di Fornitorisono parzialmente inesplorate epresentano prospettive esplorativechilometriche.Per quanto riguarda l’ipoteticosistema situato sul fianco Norddella sinclinale del Tivano ritenia-mo che il futuro delle esplorazionipasserà con ogni probabilità dalventosissimo Buco del Latte e dallagrotta di Val di Sorello, ma solo unpaziente lavoro di disostruzione

forse un giorno ci darà ragione.Dopo Ingresso Fornitori tutto èpossibile...

Gruppi partecipantiSpelo Club Erba, AssociazioneSpeleologica Comasca, GruppoGrotte Milano e Gruppo GrotteSaronno. GS Valle Imagna, SCValceresio, GG Busto Arsizio, SCValle Intelvi, GG I Tassi, GSVaresino, GS Montorfano, GSUrbinate, GS Faentino US Pratese,Associazione Grotte XXX Ottobre.

Autori e GruppiAntonio Premazzi,Luana Aimar, Marzio Merazzi,Sergio Mantonico,Alessandro Marieni:Speleo Club Erba.

Andrea Maconi,Paola Tognini:Gruppo Grotte Milano

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BibliografiaBini A. (2002): “Grotte in provincia di Como”. Milano,2002

Buzio A., Cavalli M.D., Gori S., Miragoli M., Vanin A.(1981): “Le grotte della Val Nosê e del Tivano (Como)nelle esplorazioni del GGM CAI SEM fra il 1976 e il1981”. In: Atti del X Convegno di Speleologia Lombarda,1981.

Bassani D., Castelli S. (1988): “Il complesso carsico dellavalle del Nosê verso la fine del 1988”. Il corsaro.Anno 1,pp. 14-22.

Ferrari G. (2004):“Aggiornamenti Tivanici (2000-2004)”.Il Grottesco, Gruppo Grotte Milano, n. 54, pp. 5-16.

Merazzi M., Montrasio D., Marieni A. (2001): “Pian delTivano”. Speleologia, Società Speleologica Italiana, n. 45,pp. 70-71.

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Maconi A. (2003): “Obelix”. Speleologia, SocietàSpeleologica Italiana, n. 48, pp. 78.

Mantonico S. (2003): “Ingresso Fornitori”. Speleologia,Società Speleologica Italiana, n. pp. 84.

Ingresso Fornitori, i componenti dellaprima punta esplorativa nel saloneArmagheddon. (Foto A. Marieni)

Merazzi M. (2003): “L’Altro Mondo”. Speleologia, SocietàSpeleologica Italiana, n.49, pp. 84.

Maconi A. (2004): “Attività del Gruppo Grotte Milano alPian del Tivano”. Speleologia, Società Speleologica Italiana,n. 50, pp. 81.

Holzammer D. (2004):“La Bella e la Bestia:Aurora incon-tra la Zelbio”. Il Grottesco, Gruppo Grotte Milano, n. 54,pp. 17-19.

Bertolini A., Maconi A. (2004): “Buco del Dossello”. IlGrottesco, Gruppo Grotte Milano, n. 54, pp. 29-31.

Maconi A. (2003): “Obelix (Pian del Tivano – CO)”.Speleologia, Società Speleologica Italiana, n. 48, pp. 78.

Maconi A. (2004): “Obelix Lo Co 2792: i rami nuovi”. IlGrottesco, Gruppo Grotte Milano, n. 54, pp. 32-35.

Tognini P. (2004): “Obelix: qualche considerazione geolo-gica e morfologica” Il Grottesco, Gruppo Grotte Milano, n.54, pp. 28-32.

Premazzi A. (2005): “Ho scritto la storia dell’ abisso chechiude”. Q4000, Annuario del CAI di Erba, pp. 56-57,2005.

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Ultimo venne lo Sciacallo

■ Sciacalli

In June 2005, after a very long desobstruction (18 years),the Sciacalli hole, -123 m, was joined by the GruppoSpeleologico Imperiese CAI to the Piaggiabella CaveComplex (-925 m, dev. 40 km): it is the 14° and lowestentrance (altitude 1830 m a.s.l.). A brief historicalaccount on P.B. entrances is given.The Sciacalli hole cutstransversally the calcareous-dolomitic mesozoic series of“Brianzonese Ligure”.This exploration is looking for theconnection between Piaggiabella and Labassa caves.

KeywordsChiusetta plain, Ligurian Alps,Sciacalli hole, PiaggiabellaComplex, geomorphology.

Nel cuore del Marguareis, dopo anni di ostinati lavori, viene scopertal’entrata più bassa di Piaggiabella. Una flebile speranza si riaccendeper la corsa a una ben più importante giunzione…

Marguareis

PIEMONTE

Gilberto Calandri Gruppo Speleologico Imperiese CAI

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I l 24 giugno 2005 si è conclusa unadelle memorabili, eterne, opere

di disostruzione che hanno percor-so la storia quarantennale del G.S.Imperiese CAI sulle Alpi e PrealpiLiguri: tre giovani del G.S.I. (A.Bado, M. Bertora, A. Pastor) hannocongiunto il Buco degli Sciacalli III(sopra la piana della Chiusetta, difronte all’ingresso di Labassa) conil settore terminale di Piaggiabella,così aggiungendo il 14° e più bassoingresso al Complesso (quota 1830m). L’importanza esplorativa dellacongiunzione risiede nel fatto dicostituire una nuova rapida viad’accesso alle estreme profonditàdi P.B., che distano poche decine dimetri dal salone Riviera-Bruxelles,punto finale “a monte” di Labassa.

Storia degli sciacalliLa piana della Chiusetta è cono-sciuta da tutti gli speleologi mar-guareisiani perché sul lato meridio-nale, in parete, si apre l’ingresso diLabassa (ma anche e soprattuttoper la tragedia, ancora tanto viva epresente, del dicembre 1990).Proprio negli anni delle grandi spe-dizioni a Labassa, durante uncampo estivo, esattamente l’11 ago-sto 1987, iniziarono grossi lavori didisostruzione lungo una fessura didecompressione soffiante (BucoSciacalli I) e successivamente, piùin basso, nel Buco II.Nel 1988, proprio sopra l’area del-l’accampamento, venne individuatauna microscopica fessura soffiante(Buco Sciacalli III): la gelida aria,con identica temperatura del Buco

delle Mastrelle (11° ingresso diP.B.) “parlava” del grande comples-so sottostante. Allettanti le ipotesi,le possibilità evocate, ma la realtàsarebbe stata molto, molto dura.I lavori dal 1988 al 1991 hanno per-messo di raggiungere la profonditàdi 15 metri. Poi le disostruzioni sisono diradate (complici le grandiesplorazioni al Mongioie, M16, edalle Saline, Omega 3) per riprende-re con accanimento nel 1996, conuna catena umana che, per trascina-re fuori i sacchi di pietrame, diven-tava sempre più lunga…Ancora rallentamenti, ma nel 2000(finalmente cominciano i pozzettidi erosione regressiva…) l’attività èdivenuta decisamente continua: gliSciacalli regalano alcuni saltini sinoa –80 (agosto 2003).Qui la fessura è centimetrica, mal’aria violentissima; frenetici (e dipochi) i lavori, in pratica si apre uncunicolo artificiale di una quindici-na di metri (si passa il 18 giugno2005). Una serie di pozzetti ed è lacongiunzione (a –123 m) conPiaggiabella, tra Sala della CordaRossa e Bruttadonna.

La ChiusettaLa piana della Chiusetta (1808 m,versante meridionale delMarguareis, 2651 m) si raggiungeper comoda mulattiera con 1 oracirca di cammino dal paese diCarnino (alta val Tanaro). LaChiusetta è una conca di sovraesca-vazione dei ghiacciai pleistocenici(qui si univano diverse lingue gla-ciali dopo aver esarato lungo leprincipali linee di discontinuità tet-tonica), quindi evoluta da lago atorbiera ed oggi un pianoro erbososotto cui (ca. 200 m più in basso) le

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Il settore Bric di Mezzavia – Galina (asinistra) ed i valloni verso Cima Palù (adestra), sullo sfondo il Marguareis, daldosso degli Sciacalli. (Foto G. Calandri)

Pagina a fianco: versante SE delMarguareis, al centro dell’immagine lapunta più elevata di 2651 metri dialtezza. La Chiusetta e il Buco degliSciacalli, teatro delle ultime esplorazionidel GS Imperiese, rimangono poco più avalle dei verdi pascoli visibili sullosfondo. (Foto M. Sivelli)

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■ Sciacalli

acque di Piaggiabella confluisconoin Labassa.Il settore della Chiusetta è il grande“nodo” geologico e speleologicodel grandioso sistema carsicoMarguareis - Risorgenza della Fus(ca. 20 kmq di superficie, dislivellocarsificabile ca. 1500 m) dove si rac-colgono le acque sotterranee daP.B., dal Margua, dal Colle deiSignori sul collettore Labassa -Arma del Lupo-Fus.Verso Est la Chiusetta è sbarrata daun dosso (verrou) di bianchi calcarigiurassici, montonato dall’esarazio-ne würmiana, poi evoluto in uncampo solcato, povero di microfor-me, in parte coperto da cotica erbo-sa: qui è stato aperto il Buco degliSciacalli.

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Grotta degli Sciacalli (Carnino - Cn)Rilievo topografico: M. Bertora, P Deneghi,F. Nicosia,A. Pastor, G.S. IMPERIESE CAI

La piana della Chiusetta vista dal Ferà. (Foto R. Pastor)

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Il Buco degli SciacalliIl Buco degli Sciacalli (III)(Tavoletta I.G.M. 1:25000 VIOZE-NE 91 II NO - Coordinate UTMLP 9655 8984) si apre nei chiari ecompatti calcari del Malm(Giurassico sup.) la cui giacituradetermina affioramenti assai piùestesi rispetto alla potenza dellaformazione.Dopo qualche metro di calcariceroidi grigio-biancastri, segue unabancata di una quindicina di metrinei calcari ricristallizzati rosati emandorlati (a facies “Marbres deGuillestre”): è un tratto pressoché“artificiale” (solo modeste solcatu-re di erosione-dissoluzione delleacque di percolazione) apertolungo il piano subverticale dellafrattura. La cavità prosegue ancoranei calcari grigi, massicci, tardogiu-rassici: da ca. –30 m inizia una for-retta meandriforme con pozzetti acampana di erosione regressiva. A–45 metri circa si interseca il con-tatto (fortemente inclinato) con icalcari massicci neri e grigio-scuri,venati, del Dogger (Giurassicomedio): è una successione di saltini(da 4 a 8 m) con resti di scorrimen-ti idrici a pieno carico sul soffitto.Oltre a concrezionamenti stalattiti-ci, diversi depositi litogenetici,prewürmiani, potenti anche diversidecimetri, sono stati tagliati dall’e-rosione idrica e dalla dissoluzionechimica. A –80 m la cavità “chiude-va” su un minuscolo foro con fortis-sima corrente d’aria: è stato neces-sario “creare” un cunicolo di unaquindicina di metri sino a sbucarein una frattura subparallela, netta-mente incarsita.Una successione di quattro pozzet-ti (da 6 a 11 m) , nei calcari dolomi-tici del Ladinico (Trias medio)porta alla congiunzione (-123 m)con la parte terminale diPiaggiabella, nel settore Sala dellaCorda Rossa – Bruttadonna, carat-terizzata da tipici soffitti “piatti” (inrealtà a marcata inclinazione),superfici di taglio (favorite dallarigidità del litotipo dolomitico-cal-careo), frequenti nelle Alpi Liguri,legate a processi di scollamento esovrascorrimenti, poi riattivatedalla neotettonica.

Abbondanti i ciottoli silicei (anchea diametri pluridecimetrici) more-nici, anche di fluitazione idrica. Lacavità (chiusa con una botola perimpedire accumuli nivali) è armata(gli armi sono attualmente ancorada “punta” esplorativa, quindirichiedono costanti controlli).

Gli ingressi di Piaggiabellasino agli SciacalliSono passati più di sessant’annidalla discesa del prof. Capello nella

prima parte della Carsena diPiaggiabella. Ora il complesso diP.B. supera i 40 km di sviluppo (925m di dislivello) con 14 ingressi chetopograficamente segnano (con gliSciacalli) tutti gli estremi del baci-no P.B. (rimangono da definiresolamenti dei dettagli sui limiti sud-orientali tra Mastrelle e Saline Sud,ed a Nord del passo tra Pianballaure Saline).

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Ingresso del Buco degli Sciacalli.(Foto A. Pastor)

Sezione “Sciacalli - Pentivio-Bruttadonna”(Complesso di Piaggiabella)Disegno: G. Calandri, R. Pastor, GSI 2005)

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■ Sciacalli

Gli ingressi del Complesso raccon-tano mezzo secolo di fasi esplorati-ve, la prima negli anni ’50 (ormaiun paleolitico speleologico), condue nuovi ingressi (Jean Noir eCaracas) ed il fondo a –558 m(record italiano) ad opera rispetti-vamente di francesi e torinesi.Negli anni ’70 i nizzardi, poi con ipiemontesi, lavorano molto sotto le

conche di Piaggiabella e del Solai(nuovi ingressi dell’Indiano, delBuco della Radio e del Solai).Il decennio successivo è di grandecompetizione speleologica: i liguridel Ponente congiungono l’AbissoS2 – Carciofo con il Reseau A diP.B., poi le Mastrelle (11° ingresso)con le Porte di Ferro, verso il fondodel Complesso.Mentre i torinesi realizzano le con-giunzioni del Gachè e di Essebuecon il sifone dei Piedi Umidi e dellaGola del Visconte con il ramo prin-cipale di P.B.Gli ultimi anni del millennio vedo-no la congiunzione della Filologa(ad opera di genovesi e piemonte-si), infine gli imperiesi raggiungonoil Reseau B di Piaggiabelladall’Abisso Omega 3 (13° ingres-

so), nel settore più in alto (Saline).Se con gli Sciacalli il reticolo diPiaggiabella allarga ancora le suetentacolari diramazioni, conferma(se ce ne fosse stato bisogno) che lastoria del Complesso non è finita:soprattutto per la congiunzione,ormai vicinissima (metricamente),con Labassa, in totale un “gigante”di 60 km, il vero obiettivo della spe-leologia marguareisiana del terzomillennio.

Geologia della Chiusettae dintorniIl settore della Chiusetta appartie-ne al Dominio paleogeograficoBrianzonese Ligure ed è geologica-mente molto complesso essendoun’articolata intersezione, solo par-

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Sezione schematica dei settori “amonte” di Labassa e dei rami terminalidi PB con il Buco degli Sciacalli.(Disegno G. Calandri, C. Grippa, R. Pastor)

Pagina a fianco a sinistra: soffitto piattodi Bruttadonna alla congiunzione congli Sciacalli. (Foto A. Pastor)A destra: meandro a -60 agli Sciacalli.(Foto A. Bado)

Sezione schematica NNE-SSW,del Complesso di Piaggiabella

(Disegno G.Calandri,C.Grippa,R.Pastor)

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zialmente decifrata, di diversi ele-menti tettonici. La storia geologicadelle Alpi Liguri calcaree, natedalla sedimentazione carbonaticamesozoica, ha il suo momento fon-damentale nel sovrascorrimento,all’inizio dell’Era Terziaria, di un’e-norme massa di sedimenti flyscioidi(i Flysch ad Elmintoidi, potenticirca 2000 metri, che oggi copronogran parte del territorio dellaProvincia di Imperia).Carico e dinamicità hanno prodot-to poi una serie di strutture plicati-ve chilometriche che (pur condeformazioni duttili successive)hanno determinato l’assetto dellacatena carbonatica, poi comparti-mentata nei diversi sistemi idrocar-sici dal poderoso sollevamentoplio-pleistocenico (con riattivazio-ne di grandi linee di faglia).La Chiusetta è un vero “nodo” geo-logico delle Liguri calcaree. Pocooltre il margine meridionale si svi-luppa (W-E) la Linea dellaChiusetta, faglia con compartimen-to sud (sotto cui si sviluppa il col-lettore di Labassa verso l’Arma delLupo e la risorgenza della Fus) rial-zato di alcune centinaia di metri(Elemento Upega-Nava).L’ingresso di Labassa è nei calcaridell’Anisico, poco sopra il basa-mento impermeabile.Ad Ovest (circa 300 metri all’oppo-sto degli Sciacalli) la piana dellaChiusetta è sbarrata da un dossomontonato di calcari giurassici incui si apre l’Ombelico del Margua(2° ingresso di Labassa), separatodalla conca erbosa da una superfi-

cie di faglia, con compartimentooccidentale rialzato, stile tipicodella tettonica fragile delle Liguricalcaree, che da Cima Galina e Bricdi Mezzavia (Marguareis sud) scen-de ad esaurirsi, poco oltre

l’Ombelico, contro la Linea dellaChiusetta (la faglia costituisce ilmargine orientale dell’Unità tetto-nica del Marguareis). Questa zona,almeno sino al Colle dei Signori -dove si aprono gli Abissi F3, F5,

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Schema strutturale della piana della Chiusetta La legenda geologica è “sensu Vanossi 1972” modif.UM = Unità del Marguareis.EUN: Elemento Upega- Nava (Unità di Ormea).CP: Settore tra Chiusetta-Cima Palù e Cima Galina (UM?).LC: Linea della Chiusetta. LP: Linea del Pas.FB: Faglia della Chiusetta lungo le pareti orientali del Bric di Mezzavia e CimaGalina.l: ingresso di Labassa.o: Ombelico del Margua (2° ingresso di Labassa).t: sifone terminale “a monte” di Labassa.s: Buco degli Sciacalli (14° ingresso del Complesso di Piaggiabella).b: settore terminale delle gallerie di Bruttadonna (Complesso di Piaggiabella).g: Gola della Chiusetta.Le frecce indicano il percorso sotterraneo del collettore idrico ipogeo tra laparte terminale di Piaggiabella ed i settori “a monte” di Labassa.(Dis. G. Calandri, C. Grippa, R. Pastor)

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■ Sciacalli

ecc. che drenano le acque versoLabassa, Regione dei Grandi Laghi- ha un andamento grossomodomonoclinale, per immergersi quindicon pieghe “a cascata” ben evidentinei litotipi giurassici (in cui si èprincipalmente sviluppata la carsi-ficazione) all’Ombelico (vedi lasezione geologica) ed agli abissi delColle dei Signori.Quasi al centro della piana dellaChiusetta, grossomodo in corri-

spondenza del Salone Riviera-Bruxelles (terminale “a monte” diLabassa), la grande faglia del Pas(direzione circa N-S; con comparti-mento occidentale rialzato diparecchie centinaia di metri soprala Carsena di Piaggiabella) va adesaurirsi contro la Linea dellaChiusetta (secondo Lecanu e Villeytutta la struttura è sovrascorsa con-tro l’accidente in cui si apreLabassa) con nette superfici duttili

e profondi contatti stratigrafici (cfrsezione geologica).I valloni che scendono dalMarguareis da cima Palù a laGalina, tra le due linee tettonichegià citate, sono caratterizzati da unacomplessa struttura plicativa conpieghe coricate ed una serie di pic-cole faglie (es. quella del PozzoPutiferia). In profondità sotto laparete ovest della Chiusetta cisono, tra l’altro, i grandi saloni dicrollo del Cocomero e del Regnodel Minotauro (Labassa).Nell’evoluzione del SistemaPiaggiabella-Labassa (oltre alle fasiplicative cenozoiche di 2° e 3° gene-razione, con superfici di taglio, scol-lamento e scorrimento favoritidalla diversa competenza e rigiditàdei litotipi, es. Peliti di CaseValmarenca e Dolomie di S.Pietrodei Monti), particolare importanzaspeleogenetica ha avuto il podero-so sollevamento plio-pleistocenico(probabilmente oltre 1000 metri),asimmetrico, basculante e a pulsio-ni. Infine le fasi di decompressionepostwürmiana sembrano tuttora inatto, con evidenze di neotettonicaolocenica, sia all’esterno (es. riatti-vazione di piccole faglie anche suldosso degli Sciacalli), sia in profon-dità (superficie di taglio in nettaevoluzione all’S2, con addiritturagrossi ciottoli morenici tagliati dalrigetto delle labbra della frattura).

Sulla congiunzione Piaggiabella-LabassaIl settore terminale delle galleriesemifossili di Piaggiabella (CheSchifo) dista, in linea d’aria, 80-90metri dall’estremo “ a monte” diLabassa, cioè il lato occidentale delSalone Riviera-Bruxelles (sotto ilprato della Chiusetta).Sembrerebbe una congiunzionesegnata, ormai a portata di mano.La realtà è un po’ diversa.In primis la situazione geologicasotto la Chiusetta, estremamentecomplessa per la convergenza divarie linee di faglia, a diversa evo-luzione, con attiva neotettonica econtatti stratigrafici (con differenticarsificazioni). I settori terminali diPiaggiabella (sifoni Bruttadonna,Che Schifo, Re Mida, ecc.) sono

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Labassa Pianta del settore oltre il sifone “a monte”

(rilievo S. Delaby CSARI, modif. R. Pastor)

fc: linea tettonica dellaChiusetta.

tm: serie calcareo - dolomiticadelle Dolomie di S. Pietro deiMonti (An: calcari dolomiticidell’Anisico)

Ld: dolomie del Ladinico

G: calcari del Giurassico medio - sup.

C: serie a prevalenza calcareo-argillitica (Scisti d’Upega) delCretaceo sup. – Eocene

(Disegno G. Calandri, C. Grippa,R. Pastor).

Sezione geologica schematica Nord- Sud nel marginemeridionale della piana della Chiusetta

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nella serie calcareo-dolomiticadell’Anisico-Ladinico del Triasmedio (in alcune zone a contattocon il basamento impermeabilescollato) spiegando così le modestedimensioni delle condotte più omeno fossili (ed i processi di riem-pimento).La situazione tettonica descrittanella parte geologica è responsabi-le degli enormi processi clasticidelle parti terminali di Labassa,come Cocomero e Minotauro congrandi gallerie, condotte a varilivelli “fracassate” dalle azioni glip-toclastiche e graviclastiche, conimpressionanti processi di crolloproprio lungo le superfici di faglia;situazione simile al Salone Riviera-Bruxelles. Ovvi i problemi di unacongiunzione con P.B.La via dell’acqua sembra ancorapiù difficile: il complesso diPiaggiabella (Elemento Mongioie-Saline) e l’Unità del Marguareissono ribassati rispetto al collettoredi Labassa (Elemento Upega-Nava) per questo le acque di P.B. (aparte possibili perdite lungo frattu-re, orientate circa N-S, presentianche nel basamento impermeabi-le) hanno dovuto contornare quasia 360° il bordo settentrionale dellaChiusetta, per confluire (GrandiLaghi) con le acque ipogee delColle dei Signori sino alla “Saladelle acque che cantano” diLabassa.Per l’asimmetria delle Unità tetto-niche, non solo a Piaggiabella, isifoni terminali sembrano parec-

chio profondi (esplorati sino a 40 mdi dislivello), mentre dalla parte diLabassa l’acqua filtra tra i massi diuna grande frana, ma tutto il setto-re sotto la Chiusetta è in condizionidi falda freatica carsica, sia pureframmentata, su vari livelli. Nonsolo tra P.B.-Labassa, ma più a vallenella Regione dei Grandi Laghi,dove i tentativi speleosubacquei amonte (verso i drenaggi del

Marguareis e del Colle dei Signori)per il momento hanno dato pochirisultati (le condizioni strutturalisuggeriscono una falda estesa e didifficile progressione, leggi, adesempio, dislivelli ridotti con F5 eA10).Comunque la congiunzione P.B.-Labassa si può fare: basta volerla.In questo senso gli Sciacalli potreb-bero davvero rappresentare l’ulti-mo ingresso di Piaggiabella.

Si ringraziano vivamente gli amiciRenzo Pastor (disegni e scanneriz-zazione), Danilo Barbarino (edizio-ne testi) e Carlo Grippa (disegni).Un particolare ringraziamento ainumerosi speleologi, oltre che delG.S.I. del G.S. Alassino, del G.S.Bolzaneto e di altri gruppi chehanno “lavorato” agli Sciacalli.

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Un ambiente concrezionato nellegallerie di Labassa: un’ipoteticagiunzione fra questa grotta e ilcomplesso di Piaggiabella darebbe unsistema sotterraneo di 60 km disviluppo per una profondità di oltre1200 metri. (Foto M. Sivelli)

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Antonio Larocca Gruppo Speleologico Sparviere,Alessandria del Carretto

Nella fossadel lupo

■ Bifurto

Nessuno aveva mai riunito i dati topografici dei rami dell’Abisso di Bifurto. Il rilievo aggiornato e la storia della sua esplorazione vengono qui presentati un’occasione per tornare a rivedere la famosa grotta calabra.

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I l Bifurto è conosciuto da tempiimmemorabili col nome di Avize

i Bifùrte (Abisso di Bifurto) oanche Fossa del Lupo. Con uningresso a pozzo che si apre propriolungo importanti e antiche vie dicomunicazione, non poteva noncolpire l’immaginazione dellegenti. Ad esso sono legate storie dibriganti e dei loro tesori custoditi lìdentro, di lupi e loro tane, di mona-chìelli e marranghìcchi, i follettilocali che hanno scelto l’abissocome dimora per attrarre e illudereingenui cacciatori sullo splendidotesoro che il folletto potrebbe elar-gire se venisse catturato!Tutto ciò è crollato nel momento incui i primi speleologi “profanaro-no” l’abisso. I locali che assistetteroalla discesa e soprattutto all’uscitadegli speleologi, con i loro numero-si e voluminosi tubolari, furonomolto delusi e pensarono che queiforestieri si erano impossessati del-l’enorme tesoro custodito dentrol’abisso! Ma i briganti, i lupi e i fol-letti non hanno fatto altro che spo-starsi ancora più in profondità, adattrarre e attendere altri speleologi.

Le prime esplorazioniNel 1959 nasce a Villapiana (Cs)l’associazione “Ritorno a Sibari”che fra i suoi programmi prevede lavalorizzazione delle grotte dellaSibaritide. Per questo motivo lostesso anno i membri dell’associa-zione invitano a Cerchiara diCalabria il prof. Franco Anelli, allo-

ra direttore delle grotte turistichedi Castellana e dell’Istituto Italianodi Speleologia. Fatto un sopralluo-go all’imbocco della cavità, l’insi-gne ricercatore capisce immediata-mente l’importanza di quellaprofonda “fossa” e la fa quindiincludere negli obiettivi della ricer-ca speleologica italiana.Nell’agosto del 1961 il GruppoSpeleologico Piemontese CAI-UGET di Torino, il GruppoSpeleologico Alpi Marittime diCuneo e il Gruppo Grotte del CAIdi Milano organizzano una campa-gna esplorativa nel meridioned’Italia che sviluppa le ricercheanche nella zona di Cerchiara diCalabria. Il 14 agosto, su segnala-zione del sindaco del paese, unasquadra si porta all’ingresso della

cavità e nello stesso giorno duecomponenti della spedizione, cala-tisi nel primo pozzo, constatano laprosecuzione dell’abisso. In capo auna settimana la grotta viene esplo-rata fino a 440 metri di profondità.Giusto un anno dopo gli stessi

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L’Abisso di Bifurto, situato ai piedi del Massiccio del Pollino nel comune diCerchiara di Calabria (Cs), è uno dei più importanti abissi del nostro Paese.Si tratta di una cavità di rilevanza storica: infatti, fino alla metà degli anni ‘60,era una delle più profonde grotte al mondo e meta di numerosissimespedizioni. Ciononostante, fino a pochi mesi fa non esisteva un rilievotopografico allineato con le più recenti esplorazioni, ma era disponibile soloquello eseguito nel 1962 dai primi esploratori.In questo articolo viene presentata la topografia inedita, aggiornata all’agosto2005, redatta dal Gruppo SpeleologicoSparviere di Alessandria del Carretto (CS) edeseguita in collaborazione con altreassociazioni speleologiche nazionali. Con i nuovidati topografici da un lato si conferma l’ottimolavoro fatto dai primi esploratori e dall’altro siintuisce che l’abisso riserva ancora oggiinteressanti prospettive esplorative.

Bifurto

CALABRIA

Il Santuario di S. Maria delle Armi,situato ai piedi delle balze rocciose delMonte Sellaro, dista poche centinaia dimetri dall’abisso di Bifurto. L’edificiodella “Madonna delle Armi” vennecostruito verso la metà del XV secolo,attorno a un nucleo di grotte rupestrifrequentate da monaci anacoreti diorigine greca fin dal X secolo.(Foto M. Sivelli)

Pagina a fianco: i primi metri del 3°pozzo della Via Classica che sfiora i 100metri di profondità. (Foto F. Larocca)

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■ Bifurto

Gruppi - a cui si affiancherannocomponenti della CommissioneGrotte “E. Boegan” e del GruppoSpeleologico Bolognese - organiz-zano una nuova campagna esplora-tiva.Alle 6 del 13 agosto 1962, dopovarie punte, viene raggiunto ilfondo, misurato in quella occasionea 683 m di profondità.

Le esplorazioni successiveDopo un periodo di circa dieci anni,con l’avvento delle tecniche di pro-

gressione su sola corda, si riprendo-no le esplorazioni al Bifurto.E’ così che la cavità viene assalita dauna miriade di squadre provenientida ogni parte d’Italia e d’Europa.Fra le spedizioni più significative diquel periodo vanno ricordate:Estate 1975: il Gruppo Speleologi-co Catanese, in collaborazione conalcuni inglesi, è probabilmente ilprimo che ripete il fondo dell’abissodai tempi della prima esplorazione.1-7 agosto 1977: vari gruppi d’Italiaorganizzano un campo esplorativo

durante il quale viene nuovamenteraggiunto il fondo ed esploratenuove diramazioni. Gli speleologidel G.S. Dauno di Foggia inizianol’esplorazione del ramo che diven-terà poi la Via degli Anconitani.4-14 settembre 1978: il GruppoSpeleologico Marchigiano CAI diAncona riprende le esplorazioniinterrotte l’anno precedente daifoggiani e, riuscendo a forzare laStrettoia del Paranco, raggiunge i–180 m di profondità.12-15 aprile 1979: il GruppoSpeleologico Sparviere diAlessandria del Carretto organizzanel territorio di Cerchiara diCalabria l’incontro “Calabria ‘79”,una manifestazione speleologica acui partecipano molti Gruppi che siimpegnano anche nell’esplorazionedell’Abisso di Bifurto. In quell’oc-casione componenti dell’USB-GSBdi Bologna, del GruppoSpeleologico CAI Verona e delleEsplorazioni Speleologiche Napoliriprendono le esplorazioni alla Viadegli Anconitani fermandosi sul P.42 della Via Classica a - 230; la giun-zione fra i due rami verrà poi effet-tivamente realizzata dai marchigia-ni nello stesso anno.Estate 1982: alcuni componenti delGruppo Speleologico Martinese diMartina Franca individuano nellaparte alta dell’ex P. 76 della ViaClassica una finestra che, dopoalcune centinaia di metri, riconducenuovamente nella via principale echiamano questa nuova via Jeludd.23 Ottobre 1989: il G. S. Sparvierecollega a tutti gli effetti Jeludd (oVia del 76) alla Via Classica edesplora altre prosecuzioni.Maggio 2000, alcuni componentidel Gruppo Puglia Grotte diCastellana Grotte, trovano edesplorano lo stretto e profondo“Ramo del Diciannovesimo”.

Cronologia dei rilieviLa storia della topografia delBifurto è quantomeno singolare.Gli speleologi della prima impresadel ‘62 effettuarono un rilievo preci-so (a fianco) che, per motivi cheignoro, rimase inedito fino ad oggi,mentre venne pubblicata sul n. 19 diGrotte solo una versione con mino-

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ri dettagli grafici. Più di recente, nel-l’ambiente speleologico girò ancheuna sorta di rilievo speditivo, conuna sequenza di pozzi peraltro erra-ta, cosa che provocò a più speleolo-gi, compreso il sottoscritto, variinconvenienti fra i quali la rinunciaall’ultimo momento di raggiungereil fondo della cavità.Se escludiamo i rilievi parziali ese-guiti dai marchigiani e dai pugliesifra la fine degli anni ‘70 e fine ‘80(zone da – 50 e – 250 m:Anconitani,Via Jeludd e Meandrino del by-pass) nessuno aveva mai pensato diunificare tutti i dati parziali e redi-gere un nuovo rilievo della cavità.Così il G. S. Sparviere, in collabora-zione con numerose altre associa-zioni speleologiche italiane, a parti-re dal 1995, ha ripreso le operazionidi rilievo di tutti i rami dell’abisso,operazioni che si sono concluse nel2005. Oggi i nuovi dati dimostranoche la profondità reale dell’abisso èdi 671 m.

Descrizione della cavitàL’Abisso di Bifurto è un classicoinghiottitoio periodico, a quota dica. 920 metri, che drena le acque diuna piccola valle chiusa, dettaappunto Valico del Bifurto.L’ingresso si trova al contatto con iterreni “fliscioidi” delle ultime pro-paggini del M. Sparviere, mentre la

cavità si sviluppa interamente nelleformazioni calcaree, intercalate dasottili strati di marna. Dall’ingressofino ad una profondità di circa 250metri, la grotta è ramificata in piùpunti. Dai –250 m e fino ai –671 delfondo, l’abisso ha un andamentosemplice ed omogeneo, impostatosu un’unica frattura lungo la qualesono allineate tutte le maggiori ver-ticali.La parte più prossima alla superfi-cie, per ovvie ragioni, è stata esplo-rata più accuratamente, mentre dai–250 metri fino al fondo le esplora-zioni e le ripetizioni sono state raris-sime e quindi tutti i camini, le fine-stre e le altre possibilità di prosecu-zione non sono state adeguatamenteprese in considerazione.

Le vie principaliLa Via Classica, quella storica, con-duce direttamente al fondo;la Via degli Anconitani parte dallabase del pozzo iniziale (a –37 m) esi collega alla Via Classica a -230metri;la Via del 76 (o Jeludd) parte dai–128 m della Via Classica e sbucanello stesso punto d’arrivo dellaVia degli Anconitani.Tutte le diramazioni si sviluppanoin rocce compatte e ben levigate,che formano un abisso estetica-mente molto bello; per contro èquasi totalmente assente il concre-zionamento. Il fango è presente sol-tanto in pochissime zone.La Via ClassicaConduce direttamente al fondodella cavità. Si tratta di una sequen-za di 27 pozzi - di cui il maggioremisura 99 metri – in alcuni casiseparati solo da stretti meandri, ilpiù lungo di circa 50 metri.Ridottissimo lo sviluppo: i 671 m didislivello sono proiettati su appena900 metri circa di lunghezza plani-metrica.Come accennato, la via Classica hatre by-pass, il più importante deiquali è una vera e propria via alter-nativa: la Via Jeludd (o Via del 76)descritta più avanti. Fra i pozzi dasegnalare per la loro importanza va

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La punta del Monte Sellaro a destra edelle balze rocciose di PietraSant’Angelo, a sinistra. L’Abisso diBifurto si apre in corrispondenza dellaselletta situata fra le due aree rocciose.(Foto B. Romanelli)

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■ Bifurto

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Abisso di Bifurto - Cb 79Cerchiara di Calabria (Cs)

SEZIONE

Rilievi 1995-2005Gruppo Speleologico “Sparviere” Alessandria del Carretto

Gruppo Speleologico “Cudinipuli” MendicinoGruppo Speleologico Faentino

Associazione Speleologica Genovese San GiorgioGruppo Speleologico Ruvese

Centro Altamurano Ricerche Speleologiche – CARSSpeleo Club Ibleo – Ragusa

Gruppo Speleologico BelpassoCentro Speleologico Etneo

Gruppo Speleologico e Trek Esplorambiente, SicilìGruppo Puglia Grotte

Catasto Grotte della Calabria

Elaborazione dati e disegnoAntonio Larocca (GSS)

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ricordato il 4° (75 m) detto delTrivio, dove si collegano la Via del76 e quella degli Anconitani.Questo pozzo può definirsi il verocuore della grotta, punto d’incontrodi tutte le vie fin ora note.Merita ricordare anche l’8° e 9°pozzo: il primo è un enorme pozzoa campana di 60 m, il più bello dellaVia Classica, alla cui base una gros-sa pozza d’acqua pone qualche dif-ficoltà se la si vuole evitare. L’altroè un enorme baratro di 88 m in cuila discesa, disturbata da un abbon-dante stillicidio, si effettua lungouna parete levigatissima. Alla basesi è giunti, dopo il tratto più impe-gnativo, a circa –430 metri dall’in-gresso.Altra particolare zona di questa viaè la cosìddetta Serpentina che ini-zia dalla base del P. 88. Qui, percirca 80 metri di dislivello, sette pic-coli pozzi intervallati da meandri sisovrappongono uno sull’altro fino afar cambiare asse direzionale allagrotta. Qui gli ambienti sonoasciutti, soprattutto rispetto a quel-li posti a monte e a valle. Non acaso si è scelto la base del primosalto per posizionare il campo: le

acque, infatti, sono drenate da unafessura al fondo del P. 88 e fuorie-scono alla fine della Serpentina.L’unico luogo dell’abisso in cui èpresente il concrezionamento è lazona fra la base del 23° e il 25°pozzo della Via Classica, dove siinnalzano possenti colate calcitichemolto belle.Nel meandro finale vi è un minu-scolo pseudo-sifone in cui le acqueformano una piccola pozza che, aseconda delle stagioni, può occupa-re quasi tutto il meandro. Finisconoqui le conoscenze più profondedell’Abisso di Bifurto.La Via degli AnconitaniA differenza della Via Classicaquesta diramazione è decisamentestretta, in alcuni punti addiritturaminuscola, ma presenta alcunipozzi notevoli che comunque nonsuperano i 40 metri. Il dislivellocomplessivo del ramo è di 185 m,con uno sviluppo planimetrico dicirca 210 metri.La Via degli Anconitani inizia dalfondo del pozzo d’ingresso lungouna stretta frattura. Dopo pochimetri si raggiunge il primo pozzo e,poco oltre la base, la via percorribi-

le si riduce a dimensioni impegnati-ve. Si è di fronte ad una strettissimabuca da lettere, detta la Strettoiadel Paranco, uno storico e selettivopassaggio il cui nome dà l’idea dicome superarlo. E’ infatti oltrepas-sabile soltanto dai più magri esenza attrezzatura. Superatolo, lecaratteristiche non cambianomolto: prima un micro-pozzo di 3metri e poi l’imbocco strettissimodel successivo dove si è costrettiquasi a spogliarsi per scendere il

Partenza del 2° pozzo da 32 m della ViaClassica. (Foto F. Larocca)

Sviluppo spaziale: 1665 metriDislivello negativo: - 671 metriRilievo 1962: G. Checchele (GS Piemontese CAI

UGET), G. Follis (GS Alpi Marittime, Cuneo)

Rilievi 1995/2005:A. Larocca, L. Zaccaro,G. Elia,A.Tedesco,A. Marino, L.Vita (GS Sparviere)

PIANTA

Abisso di Bifurto (o Fossa del Lupo) (N. cat.: Cb 79)

Cerchiara di Calabria (Cs)

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■ Bifurto

primo metro. Da qui parte il mean-dro detto del Sirbis, che serpeggiaper vari metri angusti.Dal camino del grande pozzo di 29m una finestra conduce al Ramodel Diciannovesimo, piccola vialaterale, stretta e verticale.Nella parte finale della Via degliAnconitani un breve meandro con-duce ai due ultimi e contigui pozziche collegano al 4° pozzo della ViaClassica e l’ultimo di Jeludd.La Via del 76 (o Jeludd)Questo ramo non è altro che ungrande by-pass della Via Classica,sviluppatosi in corrispondenza deltratto cosiddetto Ex P. 76 e Pozzodel Trivio, con un dislivello di 103 m(da –120 a –223).Dopo un pozzo iniziale di 19 m euna serie di passaggi, si ricongiungealla via principale con un grossopozzo di 75 m.La via però non si sviluppa in modosemplice: sono presenti varie dira-mazioni con andamento in salita,parte delle quali ancora non deltutto esplorate.

In generale la via è complessa,intercetta pozzi, meandri, camini,strettoie e in più c’è anche moltofango!

Il futuroLe cose da fare nell’Abisso diBifurto e nell’area circostante sonoancora numerose. Una priorità èsenz’altro il completamento dellostudio geologico e idrogeologico

(ora in fase preliminare). Altrapriorità, come si è potuto verificaredurante le fasi del rilevamentotopografico, è la revisione inprofondita di tutto l’abisso. Diversipunti offrono interessantissime viedi prosecuzione. Tutti i camini sonoinesplorati e tantissime sono le vieche potrebbero diramarsi dallepareti dei pozzi. Il GruppoSpeleologico Sparviere, in collabo-razione con altre associazioni, stalavorando in varie zone. Fra le piùpromettenti individuate lungo laVia Classica durante le operazionidi rilevamento si segnalano:“Brancaleone”, finestra nel 3°pozzo di 99 m; la “Frattura dell’88”lungo il 9° pozzo; “Aphrodite” fine-strone posto quasi alla base del pre-cedente pozzo; le “Finestre del 44”che si aprono appunto sul P. 44 eche potrebbero “bypassare” l’attua-le fondo a circa 248 metri slm. E’interessantissima inoltre tutta l’a-rea del Jeludd e la Via degliAnconitani, con qualche nuovafinestra. Spero che questo articolocontribuisca a risvegliare l’interes-se, la curiosità e il desiderio diconoscere questo splendido abissoe poi... i monti del Pollino sonomeno cari e più accoglienti di tantialtri posti esotici!

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Wood C. (1977): “Limited prospects for Mount Pollino, Calabria”. BCRABullettin, n° 15, 1977, pp. 30/34.

Panoramica della Valle del Raganellovista dai pressi dell’Abisso di Bifurto.Sullo sfondo a sinistra le cime più altedel massiccio del Pollino, la SerraDolcedorme (2267 m slm) e il MontePollino (2248 m slm). In primo piano iversanti orientali delle Timpe di Cassanoe San Lorenzo separate dalla Gola diBarile. (Foto F. Larocca)

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Dentro ilSoccorsoIntervista a Piergiorgio Baldracco e Corrado Camerini

■ Soccorso

Tutti noi che andiamo in grotta sappiamo che esisteuna struttura, preparata e organizzata, che nella

malaugurata ipotesi di un incidente è pronta ad interveni-re per tirarci fuori dai guai. E’ il Soccorso Speleologico,composto da ben 732 volontari e presente in tutte leregioni italiane. Ogni anno i volontari del Soccorso svolgo-no decine di esercitazioni, migliaia di ore di lavoro dedica-te al perfezionamento delle manovre, allo sviluppo di tec-niche sempre più affidabili e veloci, alla prevenzione degliincidenti stessi. Ma come funziona realmente questa “mac-china”, come si è evoluta dal quel lontano 1966, anno dellasua fondazione, e quali sono oggi i suoi compiti e le suespecificità? Lo abbiamo chiesto ai principali rappresentantidel CNSAS Piergiorgio Baldracco e Corrado Camerini,rispettivamente Presidente del Corpo Nazionale delSoccorso Alpino e Speleologico e Responsabile Nazionaledel settore Speleologico. L’occasione per una lunga e pia-cevole chiacchierata è nata dalla presenza, all’interno delprogramma di Casola Valsenio, del Convegno del SoccorsoSpeleologico, che a Riolo Terme commemorava i suoi 40anni di attività. Non potevamo farci sfuggire l’opportunitàdi un’intervista congiunta, per rivolgere alcune domandeche magari molti si fanno quando sentono parlare diSoccorso e che raramente hanno occasione di fare. Molti

sono gli argomenti che meriterebbero una trattazioneancora più ampia di quella che ci apprestiamo a fare, ma cisembrava importante dare a tutti i lettori di Speleologiaun quadro generale, una cornice dentro la quale poterinserire e valutare l’importanza del lavoro che il CNSASsvolge per tutto il movimento speleologico italiano.

Tavolo del Convegno sul 40° del Soccorso Speleologico del CNSASa Riolo Terme. (Foto GL. Zacchiroli)

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Quando si pensa al Soccorso ilpensiero corre subito agli incidentiin grotta. Dalle statistiche di que-sti quarant’anni risulta che glianni ‘80 sono stati anni tragici perla speleologia italiana. Ben 111incidenti e purtroppo 29 morti. Perfortuna in questo nuovo millennioi numeri sono molto più ridotti.Casualità o altro fattore?

Baldracco: Non è una casualità, mai fattori che hanno fatto diminuiregli incidenti sono più di uno. Primofra tutti il miglioramento tecnicoindividuale degli speleologi, e suquesto il CNSAS ha giocato unruolo molto importante. Comesapete il Soccorso è un’entità cheopera al di fuori dei Gruppi speleo-

logici – non sopra, ma al di fuori - enello stesso tempo i volontari sonospeleologi che svolgono la loro atti-vità all’interno dei vari Gruppi. Ciòha portato da un lato ad una speci-fica preparazione dei volontari,uniformando tecniche e competen-ze, e dall’altro si è avuta una positi-va ricaduta anche all’interno deiGruppi, facendo crescere l’atten-zione alla prevenzione e alla sicu-rezza nel modo di andare in grotta,che è il fattore principale per ridur-re gli incidenti. Analogamenteanche in alpinismo c’è stata unadiminuzione degli incidenti, e men-tre alcuni ritengono che sia dovutoal fatto che ci sono meno personeche arrampicano in ambiente mon-tano, altri pensano invece che sia

merito dei materiali più performan-ti e delle tecniche più avanzaterispetto a prima; le due cose vannoovviamente assieme.

Camerini: Gli anni ’80 hanno paga-to il prezzo del perfezionamentodelle tecniche di progressione ingrotta (il passaggio dalle scalettealle sole corde), tecniche che oggiinvece sono standardizzate.In generale comunque sono cre-sciute tutte le strutture didattichedella speleologia e nessuno oggi èpiù un autodidatta, come primaspesso capitava. I gruppi speleolo-gici, che siano CAI o SSI fanno pre-venzione molto più di prima, maancora non basta. Occorre che gliistruttori di tecnica insistano di piùsu tutti gli aspetti gestionali dell’u-scita e non solo al momento dell’in-contro pratico in grotta. Proprio inquesti giorni abbiamo incontrato iquadri delle Scuole di speleologiaCAI ed SSI e ci siamo lasciati conun reciproco impegno: quello ditrovare momenti di formazionecomune sulle problematiche delsoccorso e dell’autosoccorso. Nonche non ce ne siano stati in questianni, ma è arrivato il momento diapprofondirli. Il passo successivopotrebbe essere quello di avere unaspecifica formazione per gli stessiistruttori di speleologia.

Baldracco: La stessa problematicaviene posta in campo alpino, e intutte le scuole c’è la voglia e l’in-tenzione di migliorare ulteriormen-te questo tipo di formazione.

Quale è l’impegno che mediamen-te viene chiesto ad un volontariodel Soccorso Speleologico, al di làdegli interventi per incidente, nonquantificabili, e come si diventavolontari del CNSAS?

Camerini: Le esigenze sono le stes-se di prima ovviamente. In generevengono scelti gli attrezzisti bravi eattivi in grotta presenti nei Gruppi,ma non solo, perchè le competenzepresenti nel soccorso sono tante emolto diverse fra loro. Ma mentrevent’anni fa c’era una sorta di“ronda” che girava per i gruppi spe-leo a “importunare”, a convincere

coloro che erano ritenuti idonei adentrare nella struttura del soccorso,oggi per divenire tecnici effettivi cisono procedure ben codificate chepassano attraverso griglie di valuta-zione di tipo tecnico, con due stepdi verifica nell’arco di un paio d’an-ni. Se un volontario non arriva adun livello tecnico ritenuto idoneonon può più rimanere nell’organi-co, anche se a dir la verità sonopochi quelli che escono.Oggi inoltre i tecnici hanno unalongevità maggiore di un tempo,quando ci si “parcheggiava” alcunianni nel Soccorso e poi si usciva discena.Per contro le vocazioni all’impegnosono più basse di prima. E’ cambia-ta la mentalità di andare in grotta,ci sono meno regole nei gruppi, siva in grotta in modo più estempo-raneo senza che nessuno impongaritmi e impegni particolari. Quindientrare in una struttura come ilSoccorso che prevede obblighi,tempi e disponibilità è un fattomediamente contrario alla menta-lità più diffusa oggi. C’è da direperò che il livello tecnico mediodegli speleologi che si avvicinano alSoccorso è generalmente migliorerispetto a prima.

Baldracco: Partecipare al Soccorsoè un impegno serio, bisogna aver lavoglia e la coscienza di assumerlo edi portarlo avanti, anche perché ilcosto della preparazione di unbuon tecnico di Soccorso alpino e

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Sopra: Corrado Camerini, a fiancoPiergiorgio Baldracco. (Foto M. Sivelli)

Pagina a fianco in alto: trasporto di

operazioni di soccorso. (Foto M. Sivelli)

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Volontari del CNSAS durante

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in particolare di un tecnico speleo-logico è molto alto, e quindi deve“rendere” nel tempo.

Si sente parlare spesso di conflittidi competenza tra il CNSAS e glialtri corpi dello Stato, in partico-lare con i Vigili del Fuoco, con iquali non sempre vi è una proficuacollaborazione. Dove comincia edove finisce la competenza delSoccorso in caso di incidente? Si èmodificata negli anni? Cosa diceoggi chiaramente la legge?

Baldracco: La competenza delSoccorso inizia molto prima diquando avviene l’incidente e restafino a quando, ovviamente, l’inci-dentato è posto in salvo. Comeabbiamo detto prima, però, uno deicompiti del Soccorso è quello dellaprevenzione e della formazione,

cioè insegnare agli speleologi a nonaver bisogno del Soccorso. Poi gliincidenti avvengono comunque,anche ai più esperti ed attenti, male conoscenze apprese aiutano anon peggiorare la situazione, per-ché si sa come allertare il Soccorso,come comportarsi in grotta con ilferito, se è meglio risalire da soli oin due, e così via.Non dimentichiamoci che piccoliincidenti a volte si sono trasformatiin grandi incidenti proprio a causadi una mancata o non correttainformazione.Dal punto di vista legislativo, lanormativa vigente dice che ilCNSAS è demandato a intervenirein ambiente alpino, sottoterra e inambienti ostili.E anche in caso di incidenti com-plessi (e quelli in grotta lo sonosempre), nei quali partecipano

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Fino alla metà degli anni ‘60 non ci si era mai posti il pro-blema di avere un organismo di soccorso speleologico.Normalmente ogni Gruppo risolveva da solo gli incidentiche però, va detto, fino ad allora erano stati rari e non par-ticolarmente difficili da risolvere. La costituzione di unastruttura appositamente dedicata al soccorso era stata ipo-tizzata da qualche Gruppo nei congressi nazionali di spe-leologia, tuttavia senza esito pratico.Le cose cambiarono nel 1965 all’indomani di due incidentimortali, uno avvenuto alla Grotta Guglielmo vicino a Comoe l’altro alla Voragine di Ispinigoli in Sardegna. Fu così che,dopo quei due tragici eventi, i maggiori Gruppi grotte ita-liani furono costretti ad affrontare seriamente il problema.L’iniziativa venne lanciata al VI convegno speleologicodell’Emilia - Romagna nel settembre del ’65 dal GruppoSpeleologico Piemontese che presentò una memoria sullaopportunità di creare un corpo nazionale di soccorso spe-leologico. Dopo alcuni incontri più o meno informali,l’Assemblea costituente di Torino del 5-6 marzo 1966 diedevita al “Corpo Nazionale di Soccorso Speleologico EraldoSaracco”, un organismo strutturato su cinque Gruppi com-prendenti quasi tutto il territorio nazionale, forte di un cen-tinaio di volontari.Nell’aprile del 1966 il Soccorso Speleologico dovetteaffrontare subito un duro collaudo: nel Buco del Castello(Roncobello BG) una piena aveva bloccato quattro speleo-logi bolognesi alla base di un pozzo di 82 metri. Due deiprimi soccorritori intervenuti, Luigi Donini e Carlo Pelagallidi Bologna, precipitarono trascinati dalla violenza dell’ac-qua, morendo nel generoso tentativo di raggiungere i com-pagni. Furono necessari sei giorni di lavori per trarre in

salvo i quattro bloccati e recuperare le salme dei due sfor-tunati speleologi.Dopo questo incidente, grazie all’impegno ed alla collabo-razione di Bruno Toniolo, allora Direttore del CorpoSoccorso Alpino del CAI, nel 1966 il Soccorso Speleologicoentra a far parte del CNSA.Da allora il Soccorso Speleologico ha organizzato 4 conve-gni nazionali (Trieste 1969, Trento 1971, Cuneo 1973 eTrieste 1984) nei quali si è discusso di problemi tecnici,medici e speleosubacquei. Dal 1977 il SoccorsoSpeleologico è presente a tutti i Congressi Internazionali diSoccorso, portando novità e dinamismo. Va ricordato inparticolare il 7° incontro di Trieste e Cividale del 1987 doveparteciparono oltre 200 Volontari provenienti da ventiPaesi. L’aspetto tecnico ha rappresentato sempre l’obietti-vo principale del Soccorso Speleologico, perché necessarioa standardizzare tecniche e materiali, a creare un reale affia-tamento fra i Volontari impegnati nelle grandi operazioni eciò al fine di ridurre al massimo i tempi di intervento.La parte informativa e culturale è curata dal 1972 attraver-so un Bollettino informativo, cui è seguito il periodicoSpeleosoccorso e poi Notizie del CNSAS.Dalla sua fondazione ad oggi il Soccorso ha subìto, ade-guandosi ai tempi, modifiche strutturali e tecniche, si èaggiornato sui materiali e sulle metodiche di logistica, si èdotato di una cospicua manualistica, ha creato Scuole spe-cializzate ed è riuscito a far approvare leggi nazionali eregionali che ne riconoscono competenze, capacità e valo-re. Si è lavorato sodo a tutti i livelli e la crescita delSoccorso Speleologico è merito di tutti, delle varie perso-ne che si sono avvicendate alla sua guida, dai Delegati, ai

Lelo Pavanello e Pino Guidi ci raccontano la nascita e lo sviluppo del Soccorso speleologico

Come eravamo... Carsene ‘78. Primetecniche di recupero in contrappeso.(Foto M. Sivelli)

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anche altre strutture, il coordina-mento è delegato al CNSAS. Fino aqui le leggi. Purtroppo però in Italiaspesso le leggi vengono interpreta-te in modo a dir poco “fantasioso”.Quindi capita spesso che i rapporticon i Vigili del Fuoco siano tesi,anche perché al momento attuale iVVFF si rifiutano di firmare unaccordo che prevede che il CNSAScoordini gli interventi complessi.Coordinare non significa comanda-re ma sedersi attorno ad un tavoloe definire assieme come attuareprocedure di intervento e strategieoperative.

E’ difficile però pensare che unCorpo dello Stato come i VVFFpossa accettare di essere coordina-to da una struttura che, per quantocompetente, è comunque formatada volontari

Baldracco: E’ solo in Italia e inpochi altri paesi che viene conside-rato il rapporto di lavoro dipenden-te come l’unico che giustifichi lacapacità e il “saper fare”.In altri paesi, come gli USA, laGuardia Nazionale è una strutturache interviene quando avvengonoproblemi di ordine pubblico legatialla sicurezza nazionale per cala-mità o atti delittuosi, e quando pervari motivi le strutture federali nonsono più in grado di farvi fronte.Eppure è composta da volontari, eil suo ruolo non è messo in dubbio,anzi è riconosciuto e rispettato.In Europa noi italiani siamo un po’anomali: pur essendo tecnici volon-tari la nostra mission e il nostropercorso formativo sono specifica-tamente stabiliti e riconosciuti dauna legge che ci dice esattamentecosa dobbiamo fare per ottenere

tutte le specialità di cui il Soccorsosi compone. Noi sappiamo quantafatica e quanto lavoro impieghiamoper creare un nostro tecnico, quan-ti anni di preparazione occorronoper raggiungere e mantenere undeterminato livello di capacità.Mi sia consentito avere un dubbio:dentro il CNSAS esistono tredistinte qualifiche, tecnico di soc-corso alpino, tecnico di soccorso ingrotta e tecnico di soccorso in forra,senza dimenticare le tante altrespecialità come i subacquei o lafigura del tecnico di elisoccorso,etc...; in altre istituzioni abbiamodegli “specialisti” che, forse permotivi di carriera o altro che non ciè dato sapere, sono contempora-neamente speleo-alpini-fluviali,una super qualifica raggiunta fral’altro in modo molto rapido.E noi sulla preparazione di queste

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Suddivisione territoriale del CNSAS

1° ZONA Piemonte,Valle d’ Aosta44 Volontari suddivisi in 6 Stazioni

2° ZONA Friuli Venezia Giulia65 Volontari suddivisi in 4 Stazioni

3° ZONA Toscana44 Volontari componenti 1 Stazione

4° ZONA Umbria57 Volontari suddivisi in 4 Stazioni

5° ZONA Lazio32 Volontari componenti 1 Stazione

6° ZONA Veneto,Trentino Alto Adige93 Volontari suddivisi in 5 Stazioni

7° ZONA Puglia, Basilicata38 Volontari suddivisi in 3 Stazioni

8° ZONA Sardegna69 Volontari suddivisi in 4 Stazioni

9° ZONA Lombardia60 Volontari suddivisi in 7 Stazioni

10° ZONA Sicilia66 Volontari suddivisi in 2 Stazioni

11° ZONA Marche27 Volontari componenti 1 Stazione

12° ZONA Emilia Romagna35 Volontari componenti 1 Stazione

13° ZONA Liguria39 Volontari componenti 1 Stazione

14° ZONA Campania, Molise33 Volontari componenti 1 Stazione

15° ZONA Abruzzo29 Volontari suddivisi in 3 Stazioni

16° ZONA Calabria10 Volontari componenti 1 Stazione

Capistazione, ai Volontari.Tutti hanno contribuito al suo svi-luppo, sempre con l’intento di essere utili a chiunque sitrovi in difficoltà in grotta o negli ambienti in cui è richiestala nostra specializzazione.Attualmente il Soccorso può contare su 732 Volontari rag-gruppati in 45 Stazioni ed è suddiviso in 16 zone che copro-no tutto il territorio nazionale.

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■ Soccorso

figure non dovremmo avere nessu-na possibilità di sindacare? E soprattutto dovremmo esserecoordinati da strutture allestite inquesta maniera? Ciò non ci pare assolutamente giu-sto.E d’altra parte la legge dice chespetta a noi coordinare questo tipodi interventi, con l’appoggio e lecapacità dei mezzi e delle strutturedi tutti gli altri Corpi, ma ognunoall’interno delle proprie specificità.

Camerini: La capacità di muoversie l’abitudine all’ambiente grottasono la nostra risorsa; purtropposembra impossibile che un Corpodello Stato possa essere subordina-to ad una struttura di volontari cheper definizione è formata da dilet-tanti. In realtà, nel nostro caso, èproprio l’opposto, e la nostra pro-fessionalità non è messa in dubbio,anzi.Negli aspetti operativi delle varierealtà locali ci sono anche ottimi

rapporti, ma è a livello di verticeche ci si scontra con queste “lotte”,fatte soprattutto per dimostrareuna supremazia di parte.

Per la prima volta il Presidentenazionale del CNSAS è uno spe-leologo, altri speleologi sono alvertice di strutture territoriali delSoccorso. Come si può leggere que-sta maggior presenza di speleologinei ruoli organizzativi del CAI?C’è un’attenzione diversa almondo delle grotte?

Baldracco: Innanzitutto c’è daricordare una cosa – e non ci stan-cheremo mai di dirla - che non esi-ste un Soccorso Alpino e unoSpeleologico, ma è un entità unicache soccorre persone incidentate inambienti ostili.Questa dicotomia tra alpini e spe-leologi è ancora solo in parte per-cepita, ma sta rapidamente esau-rendosi; probabilmente potrebbeessere più funzionale un’altra edunica denominazione per ilSoccorso ma i tempi forse non sonoancora maturi. In ogni caso non c’èpiù differenza tra “fuori” e “den-

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LEGGE 21 marzo 2001, n.74 - Disposizioni per favo-rire l’attivita’ svolta dal Corpo nazionale soccorsoalpino e speleologico.

Art. 1. Finalita’ ed oggetto1. La Repubblica riconosce il valore di solidarieta’ sociale ela funzione di servizio di pubblica utilita’ del Corpo nazio-nale soccorso alpino e speleologico (CNSAS) del Club alpi-no italiano (CAI).2. Il CNSAS provvede in particolare, nell’ambito delle com-petenze attribuite al CAI dalla legge 26 gennaio 1963, n. 91,e successive modificazioni, al soccorso degli infortunati, deipericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano,nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorionazionale. Restano ferme le competenze e le attività svolteda altre amministrazioni o organizzazioni operanti allo stes-so fine; nel caso di intervento di squadre appartenenti adiverse organizzazioni, la funzione di coordinamento èassunta dal responsabile del CNSAS.3. Il CNSAS contribuisce, altresì, alla prevenzione ed allavigilanza degli infortuni nell’esercizio delle attività alpinisti-che, sci-alpinistiche, escursionistiche e degli sport di monta-gna, delle attività speleologiche e di ogni altra attività con-nessa alla frequentazione a scopo turistico, sportivo, ricrea-tivo e culturale in ambiente montano ed ipogeo.4. Il CNSAS, quale struttura nazionale operativa del Servizio

nazionale della protezione civile di cui alla legge 24 febbraio1992, n. 225, e successive modificazioni, concorre al soccor-so in caso di eventi calamitosi in cooperazione con le strut-ture di protezione civile nell’ambito delle proprie compe-tenze tecniche ed istituzionali.

Art. 2. Rapporti con il Servizio sanitario nazionale1. Per lo svolgimento delle attività previste dall’articolo 1,comma 2, il CNSAS opera in stretto coordinamento con ilServizio sanitario nazionale.2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,in attuazione dei principi stabiliti dall’atto di indirizzo ecoordinamento approvato con decreto del Presidente dellaRepubblica 27 marzo 1992, pubblicato nella GazzettaUfficiale n. 76 del 31 marzo 1992, e dalla presente legge,individuano nelle strutture operative regionali e provincialidel CNSAS i soggetti di riferimento esclusivo per l’attua-zione del soccorso sanitario nel territorio montano ed inambiente ipogeo.3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,nell’ambito dell’organizzazione dei servizi di urgenza edemergenza sanitaria, stipulano apposite convenzioni con lestrutture operative regionali e provinciali del CNSAS.

Art. 3.Attivita’ del CNSAS1. Ai fini della presente legge, l’attività dei membri del

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tro” poiché ormai sono quotidiani imomenti di attività comuni.

Camerini: E’ vero, noi speleologiveniamo chiamati molto spesso adeffettuare interventi “fuori dallagrotta”. Il soccorso in forra è l’e-sempio più evidente della necessitàdi integrazione fra le varie “specia-lità” ed è già successo che gli spe-leosub siano stati coinvolti in inter-vento in un laghetto alpino, oppureche i disostruttori speleo vadano aliberare un alpinista incastrato inparete o come di recente che gliesperti in forre vadano a fare unaricerca di un disperso in un canne-to, dove la difficoltà di muoversicon le barche viene superata dallacapacità di operare con le muteaddosso.

Baldracco: C’è sicuramente unmaggior riconoscimento delle capa-cità dello speleologo nell’ambitodel Soccorso per la sua abitudine agestire interventi complessi dall’Aalla Z. Le operazioni per risolvereun incidente in grotta sono sempremolto complicate, si protraggono

nel tempo, spesso per più giorni, edi conseguenza si è costretti adavere una visione complessiva dellecose che favorisce lo svilupparsi diquella forma mentale necessariaper affrontare la complessità delsoccorso.Nel settore alpino nella maggioran-za dei casi l’intervento si risolve inpochissimo tempo, anzi la rapiditàdi risposta è l’elemento di forzadell’intervento in montagna, anchese vi sono casi in cui l’intervento inambiente esterno è estremamentepiù complesso che in grotta, soprat-tutto quando si tratta di ricerche didispersi, che non si sa dove cercarli,non si sa in che condizione sono enon si può comunicare con loro.Comunque oramai è abbastanzanormale che i tecnici del settorespeleologico vengano sempre di piùcoinvolti nelle ricerche di superfi-cie, e questo devo dire che è unagrande soddisfazione perchè, riba-disco, per me esiste un soloSoccorso.

Come è organizzato il SoccorsoSpeleologico all’estero? E che rap-

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CNSAS si considera prestata in modo volontario e senzafine di lucro.

Art. 4.Attivita’ specialistiche1. La formazione, la certificazione e la verifica periodica del-l’operatività dei tecnici e delle unità cinofile del CNSAS sonodisciplinate dalle scuole nazionali di cui all’articolo 5.2. L’attività formativa, le certificazioni, gli aggiornamenti e leverifiche periodiche di cui al comma 1 sono attestati suapposito libretto personale.3. Le convenzioni previste dall’articolo 2, comma 3, discipli-nano la formazione, l’aggiornamento e la verifica del perso-nale del Servizio sanitario nazionale per quanto concerne lespecifiche competenze del CNSAS.4. Le organizzazioni operanti nel settore del soccorso alpinoe speleologico possono, tramite apposite convenzioni, affida-re al CNSAS la formazione tecnica specifica del proprio per-sonale.5. Il CNSAS propone all’Ente nazionale per l’aviazione civile(ENAC) la predisposizione delle certificazioni per appositefigure professionali necessarie per l’elisoccorso in montagna.

Art. 5. Scuole nazionali1. Nell’ambito del CNSAS sono individuate e riconosciutele seguenti scuole nazionali:a) scuola nazionale tecnici di soccorso alpino;

b) scuola nazionale tecnici di soccorso speleologico;c) scuola nazionale medici per emergenza ad alto rischio nelterritorio montano;d) scuola nazionale medici per emergenza ad alto rischionell’ambiente ipogeo;e) scuola nazionale unità cinofile da valanga;f) scuola nazionale unità cinofile da ricerca in superficie;g) scuola nazionale tecnici di soccorso in forra;h) scuola nazionale direttori delle operazioni di soccorso.2. Le attività delle scuole nazionali sono regolate da specifi-ci regolamenti operativi.

Art. 6. Figure professionali specialistiche1. Sono individuate e riconosciute le seguenti figure profes-sionali specialistiche le cui qualifiche sono rilasciate dallescuole nazionali di cui all’articolo 5:a) tecnico di soccorso alpino;b) tecnico di elisoccorso;c) unità cinofila da valanga;d) unità cinofila da ricerca in superficie;e) medico per emergenza ad alto rischio nel territoriomontano;f) medico per emergenza ad alto rischio nell’ambiente ipogeo;g) tecnico di soccorso speleologico;h) tecnico di soccorso in forra;i) direttore delle operazioni di soccorso.

Sopra: esercitazione alla Buca dei Tunnel(Alpi Apuane). (Foto G. Dellavalle)

Pagina a fianco: esercitazione in forra.(Archivio XI Delegazione)

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porti ci sono fra la nostra struttu-ra nazionale e quelle degli altripaesi?

Camerini: La situazione all’estero èmolto variegata. Ci sono paesi incui il Soccorso funziona moltobene, e altri dove le strutture sonomolto meno organizzate, altri anco-ra dove non esiste una legislazioneche preveda la presenza di unCorpo come il nostro.Sicuramente l’Italia da questopunto di vista è all’avanguardia,data la copertura effettivamentenazionale del servizio di soccorso.Di solito le spedizioni italiane sehanno bisogno di un intervento sirivolgono a noi, come è accadutorecentemente in Svizzera oppurecome avvenne qualche anno faquando mandammo un mediconelle Filippine, ma bisogna tenerconto che i problemi che nasconoda un intervento all’estero non pos-

sono essere codificati, vanno valu-tati caso per caso. A volte possiamointervenire, altre volte no.

Baldracco: Vi sono paesi come laFrancia, la Svizzera, l’Austria o laSlovenia, per citare i paesi con noiconfinanti, nei quali non c’è alcunproblema per effettuare interventidi soccorso. Diverso è invece ildiscorso per paesi lontani, dovenon è possibile fare interventi,occorrono degli accordi a livello direlazioni internazionali, per per-mettere al nostro soccorso di inter-venire direttamente.Paradossalmente c’è la stessa situa-zione anche in paesi vicini, come laSpagna, dove il soccorso è fram-mentato in dipartimenti e laGuardia Civil tiene pesantementesotto controllo tutti gli interventi,impedendo l’arrivo di struttureorganizzate estere, per cui lì diven-ta veramente difficile intervenire

per soccorrere speleologi italianiche avessero seri problemi. Pensoche ci sia ancora molto da fare, apartire dal livello legislativo.In Canin invece, c’è una situazionecompletamente opposta: è ilCNSAS che interviene andando asoccorrere speleologi stranieri chespesso vengono in periodo inverna-le e purtroppo rimangono vittimedi piene o valanghe.Pur comprendendo la voglia e lenecessità dell’attività esplorativa, aquesta situazione occorre porreuna fine. Bisogna che si sviluppi unmaggior contatto con queste spedi-zioni sensibilizzandole sul fatto chebisogna saper rinunciare ad unaspedizione quando le condizionemeteo non lo consentono, anche sela si è programmata e preparata perun anno intero.Non è più tollerabile che il CNSASdebba affrontare e risolvere questesituazioni.

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Rapporto fra interventi e numero di persone coinvolte

Suddivisione conseguenze incidenti

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Ci sembra di capire che all’esteronon c’è la stessa sensibilità al pro-blema soccorso che c’è da noi?

Baldracco: La CISA - IKAR(Corpo Internazionale di SoccorsoAlpino) purtroppo continua a nonvolersi occupare di soccorso spe-leologico. Anni fa, negli anni ’80facemmo l’esperimento di quelleche con un nome improprio venne-ro chiamate “teste di cuoio” cheavrebbero dovuto risolvere gliinterventi là dove le strutture localinon erano in grado di farlo. Allora,ritengo, era necessario perché lasituazione lo richiedeva; oggi que-ste azioni non avrebbero più senso,e la scelta corretta è stata quella diaver creato una mentalità diffusa diprevenzione e una struttura divolontari presente sul territorionazionale. Per questo dico cheanche in Europa bisogna comincia-re a lavorare in questo senso, ovve-ro muoversi verso la costituzione diun soccorso europeo. E’ opportuno,anzi necessario, farlo velocementeperché alpinisti e speleologi si muo-vono in tutta Europa e gli incidenti

non rispettano certo i confini nazio-nali. Non bastano i convegni e icongressi ma occorrono incontriben più operativi, invitando perso-ne dall’estero per costruire o pro-seguire nello scambio di informa-zioni e tecniche finalizzato a questoscopo.

Camerini: Ormai sono decine igruppi italiani che fanno spedizioniall’estero e questo può crearci deiproblemi, in caso di intervento.Siamo noi in Italia in questo preci-so momento a sentire maggiormen-te la necessità di confronto e colla-borazione con i colleghi europei.Parzialmente ciò succede già, manon basta. Ad esempio laProtezione Civile italiana è datempo impegnata all’estero, ed unapiù stretta collaborazione con que-sta struttura ci permetterebbe diattivare, a livello istituzionale, icanali giusti per poterci muovere inEuropa più facilmente e più veloce-mente. E’ solo un’ipotesi, ma chestiamo iniziando a percorrere, par-tendo dal renderci disponibili a for-nire le nostre competenze.

In alto: esercitazione alla Buca deiTunnel (Alpi Apuane). (Foto G. Dellavalle)

Sotto: esercitazione a Su Gologone.(Foto G. Spaziani)

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■ Trincee ipogee

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L’estremo Nord Est italiano,visto da molti come culla della

speleologia e dell’approcciomoderno al carsismo, viene legatoanche agli eventi storici della

Grande Guerra, che ha lasciato sulterritorio segni così estesi comenessun altro conflitto. Migliaia lecavità militari scavate per offesa edifesa lungo un fronte di qualche

decina di chilometri che,specie negli ultimi anni, vengonoesplorate, catalogate e studiate.Il fronte dell’Isonzo coinvolgevaun’area attualmente compresa fra ilFriuli Venezia Giulia e la Slovenia:questo teatro operativo fu subitocaratterizzato dai possenti sforzioffensivi dell’esercito italiano perricongiungere alla madrepatria lecittà della Venezia Giulia che i trat-tati di pace del 1866 avevano man-tenuto annesse all’Impero asburgi-co.Il percorso per raggiungereGorizia, Trieste ed il loro retroterrafu più lungo e tragico del previsto:ben undici le offensive, sanguinosee violente, dai risultati territoriali

Continua sul fronte isontino il viaggio nelle fortificazionisotterranee della Grande Guerra iniziato sul n.50 della rivista

Marco Meneghini C.R.C.“C. Seppenhofer” Gorizia

Postazioni cannoniere nelle gallerie diguerra del Monte Calvario, Gorizia nel1917. (Conc. Centro RicercheArcheologiche e Storiche del Goriziano)

Trincee ipogeeTrincee ipogee

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53Speleologia55

Un ambiente delle gallerie cannonieredel Monte Calvario, Gorizia.(Archivio CRC “C. Seppenhofer”)

Pagina a fianco sopra: panoramica dellavalle dell’Isonzo dalla cima del monteSabotino. (Foto D. Rozic)

Carta austriaca delle linee difensive delSabotino-Oslavia.

limitati, azzerati comunque dallaritirata di Caporetto. I cambiamen-ti strategici più significativi chedeterminarono spostamenti delfronte tali da giustificare la realiz-zazione o la radicale modifica diopere fortificate ipogee e di super-ficie sono collegati solo ad alcunedelle note “Dodici Battagliedell’Isonzo”: l’avanzata iniziale delmaggio del 1915, con l’arresto sulM. Sabotino e sul M. Calvario; lasesta battaglia del 9 agosto 1916con la presa di Gorizia e delle altu-re circostanti; l’XI battaglia dellaBainsizza, con la conquista diimportanti posizioni sulla sinistradell’Isonzo e con un durissimocolpo all’esercito austriaco chedopo pochi mesi ribaltò la situazio-ne con l’offensiva di Caporetto.Un settore di grande interesse è ilmedio fronte dell’Isonzo: nomi dicampi di battaglia come M.Calvario, M. Sabotino, M. Santofanno parte di quest’area che vadalle colline attorno a Gorizia finoalle Prealpi Giulie.Le ricerche speleologiche condottein quest’area hanno permesso diacquisire dati interessanti su cavitàlegate ad eventi storici spesso tra-scurati e affrontare nuovi approccisu tipologie costruttive, scelte tatti-che e strategiche degli eserciti com-battenti, significativi per delineareun quadro più articolato e comples-so della speleologia in cavità artifi-ciali.

Gorizia: le fortificazioninella difesa e nella cadutadella cittàLo slancio iniziale delle truppe ita-liane si infranse ben presto alleporte di uno degli obiettivi princi-pali dell’intera campagna: Gorizia,dove l’esercito avversario avevapredisposto la prima linea di resi-stenza sfruttando la vantaggiosaconformazione del terreno. IlMinistero della Guerra italiano ladescrive così nella RelazioneUfficiale redatta alla fine del con-flitto: la città è una “fortezza natu-rale”, difesa dal “fossato”dell’Isonzo e dai “bastioni” dellealture circostanti: il M. Santo, ilSabotino, il Collio presso Oslavia, il

M. Calvario; e, a sud, il Carso con ilM. San Michele, luoghi che ben pre-sto divennero terribili campi di bat-taglia. Gli Italiani però riuscirono,sin dai primi giorni del conflitto, adassicurarsi una posizione strategica:il M. Fortin presso Villanova diFarra, otto chilometri ad ovest diGorizia, sopraelevato sulla campa-gna circostante e con la visualelibera sia sulla città che sul suo for-midabile sistema difensivo, Carsocompreso. Da qui le artiglierie ita-liane avrebbero potuto colpire ifianchi dei capisaldi del SanMichele (ad un paio di chilometri,appena oltre l’Isonzo) e delCalvario, colle dall’antica vocazio-ne strategica tanto che fin dall’anti-chità furono costruite sulla suacima, torri di vedetta, castelli e for-tilizi.Qui, dall’estate del 1915, iniziaronoi lavori di scavo di uno dei piùimportanti ed estesi complessi sot-terranei del fronte isontino: unforte per l’artiglieria lungo quattro-cento metri capace di ospitare novebocche da fuoco da 149 millimetri.

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La natura del terreno, una friabileroccia marnoso – arenacea e lagrande disponibilità di manodope-ra permisero di concludere i lavoriin tempi limitati; infatti allo scoppiodella quinta battaglia dell’Isonzo,nel marzo del 1916, il complessoipogeo era già ultimato nonostanteM. Fortin, in posizione molto avan-zata rispetto alle linee nemiche,fosse continuo bersaglio delle arti-glierie.La necessità di lavorare al copertoper realizzare un’opera di grandidimensioni in quelle condizionidiede all’intera struttura caratteri-stiche innovative rispetto ai prece-denti forti per l’artiglieria: per laprima volta alle postazioni per can-noni con cupole di acciaio girevoli

si preferì una struttura totalmenteincavernata le cui postazioni siaprono nel fianco della montagna,con grandi portali in cementoarmato. La conservazione delle

Gallerie Cannoniere del Fortin èeccellente: le strutture di rinforzoin calcestruzzo armato hanno resi-stito egregiamente per quasinovant’anni. La loro vita operativa,

anche se intensa, fu però moltobreve: lo sfondamento su Gorizia esul Carso mutò la situazione strate-gica rendendole inutili dopo il 9agosto del 1916. Le artiglierie furo-no spostate nei nuovi forti delCarso (San Michele, Brestovi, SanMartino, analoghi per struttura etipologia costruttiva) e probabil-mente la loro unica utilità, fino al1917, fu quella di ricoverare uominie materiali dell’enorme centro logi-stico che era stato creato sul rove-scio della collina.

Il Monte CalvarioLa solida difesa del lato occidenta-le della piazzaforte goriziana eraaffidata ai rilievi di Oslavia e del M.Calvario, ma nonostante ciò non sirilevano significative cavità militariper vari motivi: il terreno, friabiliarenarie e argille che non ha benconservato gli ipogei; gli eventi bel-lici e la situazione sul campo. Infattigli Austroungarici, diversamente daaltri fronti, non avevano realizzatoopere fortificate stabili prima dellaguerra: caverne e trincee furonoscavate nel corso dei combattimen-ti in piena prima linea, con le imma-ginabili difficoltà del caso.I continui avanzamenti ed arretra-menti delle linee, spesso limitatissi-mi, e lo sconvolgimento del terrenoda parte delle artiglierie, fecero ilresto. Ma qualcosa, dimenticato fra

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Gallerie cannoniere del Monte San Michele.(Foto D. Rozic)

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la vegetazione o rimosso dallamemoria, è comunque rimasto. Unricovero austroungarico dall’in-gresso precario e semi ostruito,lungo un’ottantina di metri, ingrado di dare rifugio a centinaia diuomini a pochi metri dalle trinceeavversarie, sul Calvario; due portaliin cemento di gallerie italiane, benevidenti sui lati di una strada comu-nale ed ornati da pregevoli targhe,

mentre delle cavità non vi è piùtraccia: una è crollata completa-mente, l’altra, con l’ingresso mura-to, si sviluppa sotto il terrapienodella ferrovia nei pressi della fra-zione goriziana di Piedimonte delCalvario (Podgora) dove si trovaanche un lungo cunicolo di scoloche, come dimostrato da un basso-rilievo con il fregio dell’Arma delGenio al suo ingresso, era utilizzatodalle truppe italiane.Ma l’ipogeo artificiale più impor-tante del M. Calvario vide la suaorigine dopo le battaglie per

Gorizia; l’importanza strategicadella collina non si esaurì infatticon la conquista della città poichéda lì era possibile colpire le nuovelinee austriache sulle alture delCarso alla sinistra del fiumeVipacco, come il Dosso Faiti ed ilVeliki Hrib, dove si erano spostatele operazioni militari.L’esercito italiano scelse di realiz-zare un forte sotterraneo su unaprominenza montuosa che dominail paese di Lucinico (Quota 188).I lavori di scavo delle GallerieCannoniere del M. Calvario comin-ciarono con ogni probabilità all’ini-zio del 1917, anche se le azioni diinterdizione degli austriaci impedi-

rono un regolare svolgimento deilavori; nell’ottobre del 1917, con larotta di Caporetto, la struttura nonera ancora stata completata e quin-

di non fu mai operativa.Un’interessante documentazionefotografica dell’inverno del 1917 –1918 ritrae le cannoniere in costru-zione: impalcature, baracche metal-liche, binari che entrano nellacavità. Questo interessante com-plesso, pressochè sconosciuto, eradotato di due distinti ingressi, oggifranati, che conducevano alle quat-tro postazioni in caverna per can-noni: il suo sviluppo totale tocca icentocinquanta metri.

Il Monte Sabotino: daeremo a campo di batta-glia, da cortina di ferro aparadiso naturalisticoIl M. Sabotino sovrasta Gorizia dal-l’alto dei suoi 609 m: dalla vetta losguardo spazia su un panorama stu-pendo tra l’Adriatico, che pare aportata di mano, e le Alpi Giulie asettentrione. Un luogo ideale perisolarsi dalla pianura frenetica edoperosa: già nel medioevo sorsesulla sua sommità l’Eremo del San

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Valentino, meta di assidui pellegri-naggi fino a quando, con l’avventodell’Illuminismo, l’ImperatoreGiuseppe II ne decretò la soppres-sione e conseguentemente il totaleabbandono.Ma è il capitolo della GrandeGuerra, purtroppo, a dare maggio-re notorietà al Sabotino: controllar-lo significava controllare ancheGorizia e il pas-saggio della valledell’Isonzo e lealture del retro-terra. Il Montepassò dagliaustriaci agli ita-liani nell’agostodel 1916, dopo seisanguinose batta-glie, ma non finì lì: con lo sposta-mento del fronte sulla sponda sini-stra dell’Isonzo, il Sabotino divenneun’unica possente fortezza per leartiglierie impegnate nella conqui-sta del M. Santo e della Bainsizza.

La tipologia, la dislocazione e losviluppo delle caverne del Sabotinosono strettamente connessi a duefasi del conflitto ben distinte, divisedallo “spartiacque” della VI batta-glia dell’Isonzo, con la conquistadel Monte da parte italiana. Tra ilgiugno del 1915 e l’agosto del 1916la contrapposizione fisica dei con-tendenti sul campo comportò la

fortificazione delterritorio pergarantire agliaustriaci una soli-da difesa e alletruppe italiane lamassima protezio-ne possibile.Gli assalti italiani,sferrati da N–W,

determinarono la disposizionedelle linee in direzione perpendico-lare alla cresta e l’utilizzo da partedegli austriaci del versante delMonte sulla valle dell’Isonzo perfar affluire uomini e rifornimenti

sul campo di battaglia. L’opera for-tificatoria dell’esercito austrounga-rico fu poderosa: vennero realizza-te sotto la vetta lunghe e tortuosegallerie disposte su più ordini, ful-cro del sistema difensivo. Oltre agarantire un sicuro collegamentofra la prima linea e le retrovie ser-vivano da ricovero e magazzino percentinaia di uomini, ingenti quan-tità di materiale, postazioni di sparoper pezzi di artiglieria e, soprattut-to, ogni tipo di servizio logistico. Ilrifornimento idrico avveniva por-tando l’acqua dell’Isonzo, 500 metripiù in basso, con una pompa inca-vernata che riempiva una cisternaipogea, oggi perfettamente conser-vata. Venne sistemata in sotterra-neo anche la stazione di monte diuna teleferica. Il tutto era comple-

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Teatro della guerra italiana (iniziata nel maggio 1915) furo-no principalmente tre fronti: il saliente trentino, il Cadore ela Carnia, la valle dell’Isonzo.Nelle regioni del Cadore e della Carnia il fronte era carat-terizzato da elementi naturali e umani: correva lungo crina-li montuosi ben fortificati dagli austriaci. Il piano di guerraconcentrò il grosso delle truppe sull’Isonzo, allo scopo dipenetrare nel cuore dell’Impero austroungarico attraversola pianura ungherese.Ma se nei primi giorni di guerra l’avanzata in Trentino fuabbastanza agevole, sull’Isonzo l’impreparazione dell’eserci-to italiano non permise di raggiungere importanti posizioniprima che si mobilitasse l’esercito austriaco, che si sistemòsu un fronte ideale per la difesa – da Tolmino al mare appog-giandosi ai rilievi del corso dell’Isonzo, alla testa di ponte diGorizia e al terreno sopraelevato del Carso – così com-pensando l’inferiorità numerica.Gli italiani riuscirono a ottenere avanzamenti solo nellazona di Caporetto e di Plava, oltre al Monte Nero, conqui-stato con una scalata notturna. In quei primi giorni di guer-ra arrivò a Lubiana anche Boroeviã, capo di stato maggioreaustriaco, poi chiamato “Il leone dell’Isonzo”. Fu qui cheavvennero le battaglie più dure e sanguinose, che logoraro-no il morale delle truppe, sottoposte ad una disciplina mili-tare durissima, e provocarono perdite gravissime controinsignificanti avanzamenti.I maggiori progressi vennero realizzati invece dove nonerano previsti, sul fronte trentino, mentre sulla linea deglialtipiani, dove si era attestato l’esercito austriaco ai ripari

delle fortificazioni, non ci furono progressi significativi. Inquesta situazione, dal 15 maggio all’11 giugno 1916, scattòla «Strafexpedition», che intendeva penetrare nella pianuraveneta in direzione di Bassano. La difesa italiana, attestatasiper gli errori del generale Brusati, sostituito da Cadornaalla vigilia dell’intervento, venne sfondata e l’esercitoaustriaco occupò Asiago, Arsiero e parte dell’Altipiano deiSette Comuni. Qui l’attacco venne respinto e gli austriaci sifermarono anche per il contemporaneo attacco russo sulfronte orientale. L’impatto della «Strafexpedition» fu enor-me, tanto da provocare anche la caduta del governo italia-no.Sul fronte dell’Isonzo Cadorna stava progettando la presadi Gorizia quando l’effetto della Strafexpedition bloccò l’of-fensiva. Cadorna decise di rilanciarla appena possibile, sor-prendendo in questo modo gli austriaci che non si aspetta-vano una ripresa delle ostilità in tempi così brevi. I movi-menti delle truppe italiane vennero tenuti celati e i 300.000soldati furono fatti marciare di notte, spruzzando il terrenodi acqua per nascondere il polverone sollevato dalle innu-merevoli autocolonne. L’attacco iniziò il 6 agosto del 1916,a sorpresa partendo dal Sabotino, ritenuto inattaccabile, edal San Michele. L’8 agosto Boroeviã, dopo una strenua resi-stenza, fu costretto a contravvenire ai suoi divieti di ritiroda ogni battaglia ordinando lo sgombro della testa di ponte,spostando la resistenza sulla riva sinistra dell’Isonzo efacendo saltare i ponti. Dei 18.000 soldati tedeschi non nerimanevano che 5000. Gli italiani dilagarono nella città diGorizia che il 10 agosto del ’16, dopo 14 mesi di combatti-

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tato da baraccamenti ed opere ipo-gee minori. Un simile apparatodoveva apparire inespugnabile,tanto più se gli era contrapposto unsistema difensivo improvvisato eprivo di organiche opere sotterra-nee. Era questa la situazione delRegio Esercito Italiano sulSabotino fino al febbraio del 1916,quando entrò in azione un repartoparticolare: il “Gruppo LavoratoriGavotti”. Composto da elementidel Genio (310° compagnia) e darichiamati della Milizia Territoriale,il gruppo veniva identificato con ilsuo comandante, il marcheseNicolò Gavotti, principale arteficedelle fortificazioni italiane delMonte Sabotino. Il poderoso lavorosvolto da questi soldati permisefinalmente un’adeguata coperturadelle truppe nelle viscere dellaterra, fattore determinante per lasuccessiva conquista del monte,avvenuta il 6 agosto 1916. Unavolta raggiunte le nuove posizioni

gli italiani non persero tempo a for-tificarle, sfruttando quanto già pre-disposto dal nemico e mettendoimmediatamente in atto il secondointervento che avrebbe interessatol’importante caposaldo. Le opereeseguite fra l’agosto del 1916 e l’ot-tobre del 1917 avevano due scopi:dislocare il maggior numero possi-bile di artiglierie per piegare ledifese sui rilievi della destra Isonzo(M. Santo, M. Vodice, Altopiano

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menti, era italiana. Le terribili battaglie dell’Isonzo avevanocomunque logorato l’esercito austroungarico, inferiorenumericamente rispetto a quello italiano e con riserveridotte, fino a comprometterne la capacità combattiva. Cosìl’alto comando austriaco chiese l’aiuto tedesco per costrin-gere gli italiani ad arretrare e la disfatta di Caporetto ne fuil diretto risultato: la Germania concesse sette divisioni,oltre all’artiglieria e ai mezzi necessari per un’azione cheprevedeva un attacco in forze a partire dal Tolmino e unattacco minore dalla conca di Plezzo. In un mese fu dato ilvia a un grandioso movimento logistico: 2.500 treni si mos-sero da ogni parte dell’Europa verso l’Isonzo riempiendolodi uomini, cannoni e munizioni. Nonostante la segretezza,l’enorme dispiego di mezzi non poteva essere ignorato daicomandi italiani che però non riuscirono a coglierne la por-tata.A Caporetto saltò l’intero sistema di comando dell’e-

sercito di fronte all’offensiva tedesca basata su rapidità, sor-presa e particolare cura nella preparazione che permise diinterrompere tutti i collegamenti telefonici con i comandi,lasciando le riserve senza ordini.Il fronte dell’Isonzo era sì in mano italiana da Plezzo fino almare, ad esclusione di Tolmino, ma dietro queste linee nonc’erano posizioni fortificate e fu quindi facile, per gliaustroungarici, una volta superate queste posizioni, prose-guire praticamente indisturbati. L’esercito austro-tedescoattaccò all’alba del 24 ottobre del 1917 accerchiando letruppe italiane tra la conca di Plezzo - seppellendola col gas- e il Tolmino, mentre i cannoni comandati da Badoglio nonspararono a causa di ordini contraddittori. Nella mattinatadel 24 austriaci e tedeschi si ricongiunsero a Caporetto. Il27 ottobre Cadorna ordinò il ripiegamento prima sulTagliamento e poi sulla linea del Piave, una mossa decisivache permise all’esercito italiano di liberarsi dalla morsanemica, ma il comandante, lo stesso giorno, si trasferì aTreviso abbandonando Udine senza lasciare sul posto uncomando provvisorio in grado di organizzare la ritirata.Nella rotta gli italiani persero 40.000 tra morti e feriti, oltreal 75% dei cannoni e tutti i vettovagliamenti, 280.000 furo-no i prigionieri e 350.000 i militari sbandati.Le ripercussioni si fecero sentire anche sul Governo italia-no, nuovo Presidente del Consiglio venne eletto VittorioEmanuele Orlando...e tutto continuò più a ovest.

Arianna Tamburini e Marco IschiaGruppo Speleologico SAT Arco

Sopra: il fiume Isonzo visto da unacannoniera del Sabotino. (Foto D. Rozic)

Le immagini delle citazioni lungol’articolo sono state realizzate sulsentiero commemorativo del Kolovrat,Drenchia (UD) da Luca Carissimi.

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della Bainsizza) dove gli austriaci sierano arroccati ritirandosi daGorizia e creare una seconda lineadifensiva lungo tutto il fronte perarginare un eventuale contrattacco.Le fortificazioni del Sabotino sidimostrarono particolarmente effi-cienti ed il loro apporto fu fonda-mentale nelle offensive successive,in particolare nella X ed XI batta-glia, quando gli Italiani conquista-rono le alture oggetto della conte-sa, mettendo in seria crisi l’esercitoaustroungarico. Gli ipogei, per laloro complessità, numero e svilup-po, sono i più interessanti dell’inte-ro fronte del medio – alto Isonzo,tanto da meritarsi, prima volta percavità completamente artificiali,una citazione di Italo Gariboldi nelvolume “2000 Grotte”.Il punto di partenza preferenzialeper un’escursione sul Sabotino è ilrifugio sloveno sulla cresta delMonte, raggiungibile dalla valledell’Isonzo. Da qui si possono visi-tare una serie di possenti gallerieper l’artiglieria italiana che si susse-guono a breve distanza lungo lalinea di cresta, fra cui la cosiddetta

Galleria delle Otto Cannonierescavata secondo uno schema chericalca quello dei forti sotterraneidi Farra, del Calvario e del Carso.Gli ipogei che colpiscono di più

sono ovviamente quelli con la pla-nimetria più sviluppata e complessa(se ne incontrano cinque principaliattorno alla cima), caratterizzatidalle ampie dimensioni dei vaniinterni.Molto interessante è la “GalleriaItaliana 1°”, la più lunga sinora rile-vata in territorio italiano (anche seper gli scherzi del confine molte sisviluppano a metà fra Italia eSlovenia), con una settantina dimetri di sviluppo: si distingue per laparticolare cura nelle rifinitureinterne e nel portale di ingresso in

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Fra i soldati tedeschi inviati sull’Isonzo per la battaglia diCaporetto c’è un giovane tenente svevo che, facendo pro-pria la tattica di infiltrazione e di movimento utilizzata inmodo particolare per quell’offensiva, inizia a cogliere i primisuccessi di una lunga carriera militare che lo porterà ai piùalti livelli gerarchici del suo esercito, in uno dei momentidecisivi della storia moderna.Quell’ufficiale è Erwin Rommel: sul fronte italiano, al coman-do di un battaglione delle truppe alpine del Württenberg, dàprova del suo genio strategico fatto di mobilità, specialmen-te nella guerra in montagna, di prontezza nel valutare lasituazione, di audacia e di attacchi a sorpresa che, nel corsodella seconda guerra mondiale, specialmente nella campagnad’Africa, lo faranno diventare uno dei più grandi strateghi ditutti i tempi. Nel corso dell’offensiva di Caporetto il reggi-mento di Rommel, una volta valicato l’Isonzo ed intrapresala risalita della dorsale del Kolovrat, si vede bloccato dallaprima linea difensiva italiana, definita da lui stesso “formida-bile”. Uno dei capisaldi più importanti è proprio quello delMonte Na Gradu o Quota 1114: un vero fortino inespugna-bile. Il tenente Rommel ha però un’idea.Ottenuto dal suo comandante di reggimento un consisten-te numero di soldati, si sposta a mezza costa verso ovest,riuscendo così a raggiungere la linea italiana in un punto nonancora interessato dai combattimenti e, piombando sugli

avversari impreparati, a fare un gran numero di prigionierinei loro ricoveri sotterranei. Quota 1114, munitissima ditrincee e di caverne, ancora oggi visibili, venne presa di fian-co e neutralizzata dalle Guardie bavaresi e dai restantireparti del Württembergische Gebirg Battaillon.La corsa degli “alpini” del Württemberg non si ferma qui:seguendo la cresta delle montagne che dominano la valledell’Isonzo, Rommel riesce a conquistare il Monte Matajur,guadagnandosi la medaglia Pour le Mèrite, la maggiore ono-reficienza dell’esercito tedesco nonché la più alta decora-zione della sua carriera militare.Successivamente, nel corso della campagna africana che lorese celebre (1941–1943), Rommel sarà formalmente sot-toposto al comandante supremo italiano per le operazioniin nordafrica, il generale Italo Gariboldi. Di fatto però fuRommel ad assumere la guida delle operazioni, fino alla bat-taglia di El Alamein ed il ritiro degli italo - tedeschi in Tunisia(1943), lasciando all’ufficiale italiano solo un ruolo di faccia-ta. Durante la guerra nel deserto Rommel ebbe sempre unabassa opinione dei comandanti italiani contrapposta ad ungrande rispetto e considerazione per le truppe.

Marco Meneghini

ROMMEL E., 1937. Infanterie greift an. Potsdam. trad. it. 1972. Fanterie all’at-

tacco. Milano.

Rommel, eroe sull’Isonzo

Galleria delle 8 cannoniere sul MonteSabotino. (Foto M. Susmel)

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calcestruzzo un tempo chiuso da unpesante portone.Se ne deduce che la cavità era sededel comando di settore da cui veni-vano diretti i tiri delle artiglierie edosservati gli spostamenti delle trup-pe; una scritta nel pavimento, tutto-ra in fase di studio, riporta la dicitu-ra “8° Divisione”.Un forte sotterraneo per l’artiglie-ria, sempre italiano, si apre invecepiù in basso, a breve distanza dallastrada militare che sale verso l’excaserma sulla cima del monte: è unagalleria in salita con postazioni perpezzi di artiglieria da 105 mm, rivol-ti ad Est verso le posizioni austria-che del M. San Marco.L’accesso a questa lunga galleria -un portone di pietra asportato dauna casa - è uno degli esempi piùraffinati di iscrizioni eseguite nellaGrande Guerra, con l’indicazionecompleta del reparto alloggiato al

suo interno (18° Batteria da 105mm del 2° Reggimento pesantecampale), l’aquila sabauda e lafirma dell’autore: soldato GiuseppeBoccara, classe 1885.

Finita la guerra, il desiderio di com-memorare i caduti su un campo dibattaglia fra i più nominati sui bol-lettini militari, portò alla realizza-zione di una Zona Sacra, un percor-so museale all’aperto che fra glianni ‘20 e ‘30 attirò numerosissimivisitatori.Ma le vicende che avrebberosegnato il destino di questo Montee dell’intera città non si erano con-cluse: al termine del secondo con-

flitto mondiale, il nuovo confine fraItalia e Jugoslavia venne fatto pas-sare esattamente sulla linea di cre-sta. Il sito venne dichiarato zonamilitare e presidiato dalle rispettiveforze armate: così sul versante ita-liano vennero installati potentiriflettori che di notte formavano labandiera tricolore, mentre gliJugoslavi tracciarono con le pietreun’enorme scritta inneggiante aTito.Nel 1991, un’altra svolta: l’indipen-denza della Slovenia decretò lasmobilitazione dal Sabotino checominciò ad essere sempre più fre-quentato dagli escursionisti, com-

plici le importanti tracce storiche(l’eremo è stato recentementerestaurato) e l’ambiente naturale diuna bellezza mozzafiato che, grazieai quasi cinquant’anni di isolamen-to, si è preservato pressoché intatto.

Gli ipogei militari delleValli del Natisone, sullosfondo della battaglia di CaporettoQuando si parla di campi di batta-glia della Grande Guerra, l’areadelle Valli del Natisone, nellePrealpi Giulie (UD) viene spessolasciata immeritatamente a margi-ne. Sui selvaggi rilievi del cividale-se, a ridosso del confine con laSlovenia, occhieggiano, pratica-mente dimenticate, decine di cavitàartificiali che, per la maggior partedella guerra, si trovarono in unaposizione di retrovia relativamentetranquilla, fino ai tragici giornidella disfatta di Caporetto.In questo settore del fronte il siste-ma difensivo italiano era costituitoda tre ordini di difesa paralleli, chesi sviluppavano da SW a NE, perpoi piegare verso occidente.La linea fortificata più orientale eraquella di combattimento, sul fondodella valle dell’Isonzo; poi, a W diquesta, si trovava la prima lineadifensiva, arroccata sui crinali deimonti che dividono le vallidell’Isonzo e dello Judrio e della

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catena del Kolovrat. Infine, sullacresta dei rilievi a destra del fiumeJudrio, la seconda linea difensivache è l’unica, oggi, a trovarsi intera-mente in territorio italiano.L’impostazione strategica preva-lentemente offensiva che venneadottata dal Comando SupremoItaliano sul fronte isontinoinfluenzò profondamente la realiz-zazione di tutte le opere difensive.La priorità venne data al consolida-

mento delle posizioni di primalinea a scapito di quelle più arretra-te tanto che, come si desume dadocumenti ufficiali, nella primaveradel 1916 la prima linea difensivaera ancora da ultimare, mentre laseconda era stata appena abbozza-ta. Tutto ciò risulta alquanto stranose si pensa che alle spalle di questedifese non vi erano significativiapprestamenti fortificati e che unsistema difensivo adeguato potevaessere sviluppato ben prima delloscoppio della guerra.Più a S, sul Carso, la difesa era orga-nizzata su un numero di ordini

paralleli ben maggiore: la confor-mazione geografica del medio fron-te dell’Isonzo, fatto di ripide mon-tagne separate da fiumi e torrenti,dava evidentemente una certa sicu-rezza ai comandi italiani, facendoritenere sufficienti le opere previ-ste. Un gruppo di cavità particolar-mente interessanti si trova nellazona circostante il suggestivoSantuario di Castelmonte, a pochichilometri da Cividale: si tratta diipogei con funzioni polivalenti diricovero truppe, camminamenti e altempo stesso postazioni per ognitipo di arma e punti di vedetta.Inserite nella linea si trovano anchealcune grotte naturali adattate afini bellici con opere di scavo chene hanno profondamente modifica-to la morfologia originaria.A qualche chilometro, PassoSolarie (Drenchia - UD) è situatosul vertice della seconda lineadifensiva italiana, a sovrastare lavalle dell’Isonzo all’altezza degliabitati di Tolmino e Caporetto.Verso W le alture del Kolovrat sialzano una dopo l’altra verso il piùlontano M. Matajur.Anche qui gallerie e caverne, deltutto simili per morfologia e dimen-sioni a quelle del resto della linea, sisusseguono regolarmente.Fra queste, l’osservatorio divisiona-le di Clabuzzaro e le Gallerie I e II

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Nel novembre 2005, all’età di 104 anni, se ne è andata aTrieste Lina Della Pietra, l’ultima delle portatrici carnichedella prima guerra mondiale. Forse un caso unico nella sto-ria dei conflitti armati, furono varie centinaia le donne, dietà compresa tra i 14 e i 60 anni, che tra il 1916 ed il 1917avevano l’incarico di portare il necessario per sopravviverealle truppe italiane in quota.Era un vero e proprio corpo di ausiliarie, costituito dalleautorità militari già dalla metà del 1916, della forza pari aquella di un battaglione di circa 1000 soldati. La zona diazione era strategicamente importante poiché rappresen-tava l’anello di congiunzione tra le armate del Cadore equelle schierate nelle Prealpi Giulie e nel Carso. La linea dicombattimento rifornita dalle portatrici di Paluzza (leprime ad aderire all’invito dei Comandi Militari) e degli altricomuni dell’Alto But, Sutrio e Cercivento, era di circa 16chilometri, estendendosi dal Monte Coglians al MonteQuestalta e comprendeva anche le posizioni più arretratedi Monte Terzo e Lavareit. Il collegamento tra la linea del

fronte ed i depositi militari a fondo valle, non esistendostrade, poteva essere garantito solo con rifornimenti por-tati a spalla. Le portatrici partivano in gruppi di 10-15,accompagnate da un soldato, sulle spalle l’inseparabile gerlacon un carico di 30-40 chili tra vettovaglie, munizioni, abiti,generi di conforto.E via, su per i sentieri fin dall’alba oppure la notte, con qual-siasi tempo, superando dislivelli dai 600 ai 1200 metri; sca-ricavano il materiale, portavano qualche notizia, una sosta dipochi minuti per poi tornare a valle alle case, alla fienagio-ne, ad accudire i bambini e i vecchi, gli unici rimasti assiemea loro. A volte, per il ritorno, veniva chiesto di portare avalle in barella i soldati feriti o quelli morti in combatti-mento. Di loro, tre furono ferite ed una, Maria PloznerMentil, colpita a morte e ricordata - assieme alle altredonne e ragazze della Carnia - da un monumento inaugu-rato nel 1992 a Timau, paese dell’Alto But, ultimo prima delconfine austriaco. La Redazione

Tratto da: www.donneincarnia.it di Annamaria Bianchi Brollo

Le portatrici della Carnia, una pagina di storia tutta al femminile

Un ambiente delle gallerie cannonieredel Monte Calvario, Gorizia. (ArchivioCRC “C. Seppenhofer”)

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sotto il Monte Na Gradu (1114 mslm): due ipogei polifunzionali che,in un tratto all’interno, sono sepa-rati solo da un diaframma di rocciadi pochi metri di spessore, a signifi-care che i lavori previsti per realiz-zare un unico complesso non furo-no portati a termine.In questa zona il sistema difensivoitaliano risultava più solido e benorganizzato che non nel tratto piùmeridionale appartenendo, come siè già detto, alla prima linea di dife-sa che ebbe la priorità nella realiz-zazione, ma non fu sufficiente a fer-mare le truppe austriache e tede-sche che attaccarono proprio inquesto settore del fronte isontino,dando inizio alla cosiddetta“Battaglia di Caporetto” (dodicesi-ma battaglia dell’Isonzo), le cui

conseguenze rischiarono di capo-volgere le sorti del conflitto.La tattica adottata truppe degliImperi centrali fu la carta vincenteper lo schiacciante successo.Dopo un violentissimo fuoco diartiglieria, utilizzando ancheproiettili caricati a gas, gli austro –germanici non assaltarono frontal-mente le linee avversarie, ma infil-trarono in profondità reparti relati-vamente poco numerosi che fecerocadere le posizioni italiane unadopo l’altra, prese di fianco o allespalle.Un modo di combattere inconsue-to, che produsse un risultato ecla-tante: negli scontri, i solidi ipogeiche costituivano la punta di dia-mante della guerra di posizione, sitrasformarono in trappole micidialiper i loro occupanti, sopraffatti conuna facilità disarmante da repartiavversari spesso molto inferiori dinumero. Il fronte stava ormaicedendo, nonostante la strenuaquanto inutile resistenza di moltireparti italiani: con un arretramen-to che fino a poche settimane prima

il Comando Supremo Italiano nonriusciva nemmeno a concepire, sivide di colpo annullata l’utilità diun enorme numero di poderoseopere difensive sotterranee, costateil duro lavoro di migliaia di uominie l’utilizzo di ingenti risorse. E tuttoricominciò più ad Ovest. Oggi, inattesa di un incisivo progetto direcupero, le cavità di guerra delleValli del Natisone, a causa dellaroccia franosa in cui sono state sca-vate e di un abbandono generaliz-

zato di cui soffre l’intera area, sistanno purtroppo rapidamentedeteriorando.

Un ringraziamento particolare a:Centro per le Ricerche Archeologichee Storiche nel Goriziano e a PaoloGuglia (Catasto CA SSI Friuli VeneziaGiulia).

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Il versante Sud del Monte Nero(Slovenia) visto dal Kolovrat.(Foto L. Carissimi)

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(Foto M. Meneghini)

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Rilevare nelle straordinarie grotte della miniera di Naica poneseri problemi,per il corpo e per la mente anche di esperti speleologi

Il rilievo infernalenel paradiso di cristalloGiovanni BadinoAssociazione La Venta

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N aica è un piccolo paese mine-rario sulle pendici di un

modesto rilievo nel nord delMessico, nello stato di Chihuahua,130 km a sud est della capitaleomonima.Secondo la tradizione locale, Naicasignifica “luogo senza acqua” ma,molto più probabilmente, il termineè di origine Tarahumara.L’etimologia sarebbe Rarámuri e leradici “Nai” (luogo) e “ka”(ombra) porterebbero ad attribuir-ne il significato di “luogo ombreg-giato”, legato all’ombra proiettatadalla sierra isolata nel deserto cir-costante.La storia di Naica - a parte la pre-senza degli indios Apaches tra ilXVI e XIX secolo che si dedicava-no ad assaltare le diligenze sull’an-tico cammino reale a Chihuahua - èsostanzialmente legata all’evolu-zione dell’attività mineraria, oggifamosa nel mondo e praticata consuccesso dal Gruppo Peñoles.La presenza di minerali a Naicavenne scoperta nel 1794, quando furegistrata “una mina ubicada entierra virgen con el nombre de SanJosé del Sacramento, en la Cañadadel Aguaje de la sierra de Naica”.Lo sfruttamento del giacimento apolisolfuri (argento, zinco e piom-bo) cominciò però solo nel 1900 econtinua tuttora ad opera dellacompagnia mineraria Peñoles inquella che è una delle più produtti-ve miniere del Messico.

Inquadramento geologicoLa miniera di Naica si apre sul fian-co nord occidentale di una struttu-ra a forma di duomo, lunga 12 elarga 7 km, orientata in direzione

NO-SE e interessata da piegamentisecondari, faglie ed erosione, che sieleva improvvisa dalle pianuredesertiche circostanti.Questa struttura, nota come Sierradi Naica, ha un’altitudine media di1700 metri slm ed è costituita nellasua quasi totalità da rocce calcareedell’Albiano (o Comanceano-Cretaceo inferiore), ad eccezione didue piccole fasce marnose cheaffiorano nella parte occidentale eche marcano la sua struttura domi-ca.La Sierra di Naica è interessata daun sistema di faglie e fratture, ante-riori alla mineralizzazione, paralle-le all’asse maggiore del duomo,orientate in direzione NO-SE eimmergenti verso SO fino a rag-giungere la verticalità. Lungo que-sto sistema di fratture sono localiz-zati i principali corpi minerari a sol-furi e le quattro grotte sinora note(denominate Espadas, Ojo de laReina, Velas e Cristales), prive diun ingresso naturale ed equivalentia profondi geodi.La quota della piana circostante laSierra di Naica è circa 1250 metris.l.m., mentre l’ingresso dellaminiera (Rampa San Francisco) è aquota 1385 m. Al suo interno siincontrava l’acquifero a –120 m,che corrisponde quindi circa allaquota della piana. Il pompaggioeffettuato per permettere l’attivitàestrattiva negli scorsi decenni hadepresso la sua quota sino all’attua-le –850 m, svuotando, fra l’altro, la

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Tono De Vivo nella zona centro-norddella sala della Cueva de los Cristales.Sono essenziali contenitori stagni moltoaffidabili per poter condizionare lestrumentazioni senza bagnarle.(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

La miniera di Naica si apre nei pressidel paese omonimo, a ridosso di unazona collinare del deserto di Chihuahua.(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

MESSICO

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Cueva de los Cristales che è stima-ta essere rimasta immersa in acquatermale sino ad una quindicina dianni fa.Attualmente viene pompato pocomeno di un metro cubo d’acqua alsecondo che, nelle zone più profon-de, ha una temperatura di 54° C.

La scoperta dei macro-geodi di NaicaNella miniera di Naica, alla profon-dità di 120 metri, già nel 1910, fuindividuata una grotta della lun-ghezza di circa 80 metri, le cui pare-ti erano interamente coperte da cri-stalli di selenite lunghi fino a 2

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Foto in alto: Tullio Bernabei vieneaiutato ad indossare il sistema Tolomea.La speciale tuta ha permesso di portareil tempo di sopravvivenza da meno di10 minuti a oltre un’ora e trenta,aprendo di fatto la possibilità dicondurre ricerche e rilievi.(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

Foto a fianco: la Rampa San Francisco èuno degli accessi alle miniere di Naica.La Cueva de los Cristales si apre apoche decine di metri da questoingresso.(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

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metri, simili a lame, per cui la cavitàvenne denominata “Cueva de lasEspadas” (Grotta delle Spade).La bellezza di questa grotta emo-zionò gli stessi cavatori che la chiu-sero e la preservarono dalla deva-stazione, attrezzandola con scale dilegno per le visite.Nell’aprile 2000, i fratelli Eloy eFrancisco Javier Delgado stavanoscavando un cunicolo esplorativoalla profondità di 300 metri, quan-do intersecarono un minuscolovarco nella roccia. Francisco vi siintrodusse con difficoltà e sbucò inuna caverna del diametro di circa 8metri, simile ad un geode, piena dicristalli di selenite simili a quellidella Cueva de las Espadas mamolto più grandi e spettacolari; lacavità venne denominata “Ojo dela Reina” (Occhio della Regina). Ifratelli, affascinati dalla scoperta,sospesero lo scavo e avvisarono ildirettore della miniera, l’ingegnereRoberto González Rodríguez, cheordinò che i lavori del tunnel pro-seguissero in altra direzione, pernon danneggiare i cristalli ritrovati.Alcuni giorni dopo fu scoperto unnuovo ambiente, del diametro dicirca 30 metri, con altri mega-cri-stalli di selenite lunghi sino a oltredieci metri e dello spessore di oltreun metro. I minatori, però, dovette-ro sospendere l’esplorazione dellacavità per le condizioni ambientaliestreme: la temperatura sfiorava i50° C con umidità relativa vicina al100%, situazione che diventa mor-tale in pochi minuti.

Anche in questo caso fu cambiatala direzione di scavo del tunnel e lacavità venne chiusa con una portadi acciaio per isolarla ed evitarne ilsaccheggiamento.La grotta venne chiamata “Cuevade los Cristales” e l’eccezionalitàdella scoperta fu ben presto notaagli specialisti di tutto il mondo.Nel gennaio 2001 venne visitata perla prima volta da Carlos Lazcano,veterano della speleologia messica-na e socio de La Venta, e da ClaudeChabert, speleologo francese difama mondiale, accompagnati daEnrique Alejandri Escoto, capodella sicurezza della miniera, edalla giovane guida Carlos VallesCarrillo. I pochi minuti di perma-nenza consentiti dall’ostilità del-l’ambiente furono sufficienti perfar comprendere l’eccezionalità delfenomeno naturale e per raccoglie-re le prime immagini di quei favo-losi mega-cristalli, che suscitaronoestremo interesse e curiosità tra gliesperti di tutto il mondo.Le difficoltà ambientali e il deside-rio da parte della compagnia mine-raria di preservare quel tesorohanno sinora impedito ricerchesistematiche e addirittura il rilievoe l’esplorazione completa.

L’associazione La Ventain CristalesLa prima ricognizione dell’associa-zione La Venta a Naica è stataeffettuata nel maggio 2002 (T.Bernabei, A. De Vivo e I. Giulivo),su invito dello speleologo messica-no Carlos Lazcano.Sono state visitate la Cueva de LasEspadas e la Cueva de los Cristales,per rendersi conto della straordina-rietà del fenomeno e per raccoglie-re una prima rapida documentazio-ne fotografica e filmata, nonostantei notevoli problemi di condensazio-ne sugli obiettivi delle macchineutilizzate.In ottobre è seguita una secondaricognizione (G. Badino, P. Forti, C.Lazcano e P. Petrignani). Meglioattrezzati per resistere più a lungoin quelle condizioni ambientaliestreme, hanno effettuato alcunemisurazioni con termometri di pre-cisione. 47,1° C la temperatura rile-

vata al suolo, 47,4° C a 2 metri dialtezza; l’umidità prossima a satu-razione. Il risultato più significativodi questi primi sopralluoghi è statoquello di capire come affrontare ilcontesto operativo, perché ogniricerca in quella situazione è prati-camente impossibile senza specificiaccorgimenti tecnici e attrezzatureparticolari. L’esperienza fatta hadato indicazioni preziose su qualiaccorgimenti adottare e qualiattrezzature utilizzare, un’operazio-ne che è stata possibile grazie allacollaborazione fra il Dipartimentodi Fisica Generale dell’Universitàdi Torino e la ditta Ferrino.Nel gennaio 2006 una nuova rico-gnizione ha consentito di sperimen-tare con successo la nuova tuta con-dizionata, denominata “Tolomea”,che ha permesso permanenze pro-lungate nella grotta e così la realiz-zazione di un primo rilievo di mas-

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Alicia Davila e Beppe Giovine sistemanouno dei punti di misura termometrica.Il sistema installato in Cueva de losCristales ha una precisione di 4millesimi di grado ed è quasisicuramente il più preciso mai entratoin funzione in una grotta. Foto indirezione N, dieci metri a norddell’ingresso. (Foto G. Badino-ArchivioSR&F/La Venta)

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sima. Nella stessa occasione l’asso-ciazione La Venta ha firmato con lacompagnia Peñoles, titolare dellaconcessione mineraria, un accordoin esclusiva per la realizzazione distudi scientifici e la documentazio-ne fotografica di tutte le grotteincontrate dalla miniera.Durante la ricognizione dell’aprile2006 è stato possibile stendere unrilievo accurato. La temperatura,questa volta, è risultata di 45,5° Ccon umidità al 91-92%. Ci sono evi-denze che la grotta si stia raffred-dando al ritmo di circa 0,5° C/a.Le ricerche proseguiranno per iprossimi tre anni nel progettodenominato Naica-Peñoles, checoinvolge l’associazione La Venta ele società messicane Speleo-Research&Film e C/Produciones.

Il rilievoIl rilievo qui presentato è statoottenuto con le classiche tecnichedel rilievo di grotta, percorrendol’intero perimetro della grotta anord dell’entrata (72 m di sviluppo)e completandolo poi con la topo-grafia della più piccola parte sud.Lo sviluppo totale delle poligonalisul perimetro è di circa 85 metri.Il dislivello delle poligonali rispettoal punto zero (centro dell’entrata,sul pavimento) è +4,4 m e –2,7 m.Al primo dato vanno aggiunti circa5 metri per ottenere l’altezza delpunto più alto raggiungibile. Il disli-vello della grotta è dunque circa 12metri. Nell’ultima discesa, alla finedel giugno 2006, è stata fatta unaricognizione leggera nella zona diNE (G. Badino, T. Bernabei). Dopouna serie di passaggi stretti e tor-tuosi, inesplorati, fra pareti di cri-stalli, per uno sviluppo di circa 15metri, i due sono entrati in unambiente ampio, ma erano ormai allimite di autonomia delle Tolomeee sono quindi rientrati. -A stento-.La grotta quindi continua.

Rilevare CristalesLa Cueva de los Cristales è statascoperta nel 2000 e da allora l’han-no percorsa molte persone, alcunedelle quali di grandissima staturaspeleologica. Mi aveva però colpito

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il fatto che non ne esisteva alcunrilievo e neppure uno schemaapprossimativo. Perché mai?Adesso lo so, e so anche le rispostea diverse altre domande che, intanti decenni di rilievi, non mi sonoproprio venute in mente. Vogliospiegare la serie di motivi che ren-dono il rilevare la Cueva de losCristales un’impresa molto com-plessa ed estremamente pericolosa,e che comunque porta a un risulta-to sempre inadeguato.Normalmente gli speleologi rileva-no le grotte disegnando una poligo-nale, cioè una linea virtuale costi-tuita da tanti segmenti (puntate otratte) che uniscono i vari, progres-sivi punti di svolta (capisaldi). Ognisegmento viene misurato e orienta-to sul nord e sulla verticale. Perogni puntata/tratta, accanto a que-sti tre dati, sono annotati disegnipiù o meno accurati di una vistadall’alto (pianta), da lato (sezione)e di traverso (sezione trasversale).Il risultato è un taccuino pieno diinformazioni che permetteranno undisegno abbastanza accurato dellagrotta che, se ha certe caratteristi-che standardizzate, è assunto come“il rilievo della grotta”.Ma all’interno della Cueva de losCristales questa impostazione nonva bene, vediamo perché.La madre di tutte le difficoltà è,naturalmente, l’ambiente operativo.Il clima interno sta lì a darci unamano. Stiamo dentro una tutaingombrante, impacciati, col tempolimitatissimo, sentiamo bruciare lezone di pelle esposta, per parlare(“cinque virgola sei metri, abneymeno quaranta, bussola trecento-venti”) dobbiamo staccarci lamaschera e sentire il vapore bollen-te che cerca di entrarci nei polmoni,il disagio va crescendo in fretta. Glispostamenti, difficoltosi, produco-no calore ed affanno, l’autonomia ètroncata, l’uscita diventa un mirag-gio. Quindi ci si deve preparare concura prima di entrare, ragionaremolto su cosa e come fare, per poimetterlo in esecuzione in quellecondizioni e in un tempo breve. Lafase che precede la vestizione, inanticamera, è quindi complessa etesa, e poi “la discesa” è davverodifficile, intensa e rischiosa anche

se, onestamente, non so augurarmiqualcosa di meglio.Quindi si tende a operare con unpo’ di ansia, in fretta, impacciati, iltempo corre, bisogna essere veloci,finire... e questo è esattamentequello che, lì dentro, non si devefare. I movimenti devono inveceessere lenti, quieti, sennò si va inaffanno, in ipertermia e in confusio-ne mentale, si rischia seriamente lapelle.Da questo deriva, naturalmente,che si tende a perdere precisioneoperativa e quindi a dimenticare diprendere dati essenziali per la ste-sura del rilievo; basta dimenticaredi annotare un solo numero e lepoligonali non possono chiudersialle precisioni desiderate, come siscoprirà troppo tardi... E quindi irilievi nascono intrinsecamenteimprecisi, figli dello stato fisiologi-co del rilevatore.Poi ci sono le difficoltà annidate neidettagli, il primo dei quali è l’accu-ratezza che vogliamo ottenere. Lagrotta è abbastanza piccola (il per-

corso più ampio possibile sul suoperimetro è di circa 85 metri) e incondizioni normali, se cioè fossedisadorna, fredda (una sala qualsia-si dentro una grande grotta), sareb-be attraversata da esperti rilevatoricon un paio di battute e con qual-che annotazione in più di commen-to. Ovviamente in Cristales non hasenso agire in questo modo, e quin-di gli errori che in grotte normalisarebbero accettabili, lì non lo sonoaffatto: occorre cambiare il livellodella “riproduzione”, il normalerilievo non va affatto bene. Già, manoi siamo capaci a fare quei rilievi edisegni lì, non altri...Abbiamo risolto, in questo caso,puntando su una discreta accura-tezza nelle misure e sull’uso dicurve di livello interne, in modo che

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Tullio Bernabei nella diramazioneinesplorata, lato NE della grotta, foto indirezione N fuori rilievo. La corda servesoprattutto a non danneggiare i cristallie ad evitare tagli alle mani.(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

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la pianta riporti molte informazio-ni, anche se il risultato è ancora lon-tano da una qualità soddisfacente.Poi c’è un altro guaio, che cosa sideve rilevare? Mai come in questaoccasione mi sono reso conto che ilrilievo di grotte è figlio di un certocontesto culturale, noi vediamo e

annotiamo ciò che riteniamoimportante, che è una serie di coseche variano profondamente neltempo. Per capirlo possiamo con-frontare i rilievi di grotta nell’arcodel ‘900: scopriremo differenze sba-lorditive. Già, il guaio è che inCristales non sappiamo che cosa sia

importante. Essa è un unicum, unafinestra dimenticata socchiusa suun altro mondo, una grotta intrinse-camente fuori della nostra culturaspeleologica che è stata forgiata dagrotte che fanno parte dell’atmo-sfera, non delle profondità dellaTerra. Quindi ecco che a te, rileva-

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All’inizio del 2006 nessuna delle quattro grotte attualmen-te conosciute all’interno della Miniera di Naica era ancorastata rilevata. E’ ovvio che le difficoltà di cui parla Giovanninell’articolo hanno giocato un ruolo non indifferente: infat-ti il clima di queste grotte, pur non raggiungendo le carat-teristiche limite presenti in Cristales, è tale da scoraggiarefortemente l’attività topografica. La mancanza di un rilievoera quindi senza dubbio più che comprensibile per la Cuevade las Velas e per l’Ojo de la Reina, cavità “gemelle” dellaCueva de los Cristales, per di più scoperte solo da unamanciata di mesi. Discorso differente, invece, è quello rela-tivo alla Cueva de las Espadas, grotta conosciuta da quasi unsecolo, molto meno calda delle altre, e praticamente “turi-stica” da oltre 80 anni. Eppure nessuno aveva mai pensatodi cartografarla…Il motivo, a mio avviso, è proprio dato dalla presenza degliincredibili cristalli di gesso che non solo catturano l’atten-zione dei visitatori, ma la monopolizzano completamente,impedendo così a chiunque di interessarsi di altro.Queste grotte infatti, sino ad ora, non sono esistite cometali: sono state considerate esclusivamente come “conteni-

tori” dei cristalli di gesso, così impedendo, per esempio, dicercare di capirne la genesi e l’evoluzione nonché il lororapporto con il giacimento minerario. E’ ovvio che la situa-zione dovesse cambiare non appena è iniziato il progetto diricerca multidisciplinare: infatti, qualunque sia lo studio daeffettuare, non può assolutamente prescindere dalla cono-scenza spaziale delle cavità (in una parola dal loro rilievotopografico).Ecco quindi che La Venta, all’inizio del 2006, come primaattività sul terreno ha provveduto a rilevare tutte le grottedi Naica, pur con i limiti ben descritti da Badino.Certo i rilievi che qui vengono riportati non si possonoancora considerare definitivi, ma sono la base di partenza enelle prossime spedizioni si provvederà ad arricchirli connuovi dati e ad aggiungere particolari che li rendano meglioe maggiormente fruibili da tutti coloro che attualmentelavorano nei diversi campi di ricerca scientifica previsti dalprogetto.

Paolo FortiBibliografia: Degoutin N., 1912 Les grottes a cristaux de gypse de Naica.

Soc. Cient.Antonio Alzate Rev., v.32, p. 35-38

Le altre grotte di Naica

Una delicata “vela” costituita da filamenti di gesso sviluppatasi per risalita capillare.(Foto T. Bernabei-Archivio SR&F/La Venta)

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tore, anche se non ti tremassero lemani per altri motivi, ti tremereb-bero comunque per l’incertezza.Hai pochi costosissimi minuti ope-rativi a disposizione, cosa devifare?.. Sai che devi prendere moltepiù informazioni del solito, senzaperò essere ben sicuro di saperleselezionare e di essere capace diprenderle. Roba da rabbrividire.Un’altra difficoltà è quella di deci-dere che cosa disegnare.Per capire questa strana difficoltà,proviamo a rispondere alla doman-da più semplice: i cristalli sono unaroba che ha riempito la grotta, o “lagrotta” è quella in cui si passa, valea dire la parte esterna ai cristalli?Cioè, ad esempio, un muro traspa-rente di cristalli per centinaia dimetri quadrati, è la parete dellagrotta o è invece un riempimentoda disegnare dentro la grotta? E icristalloni, poi, vanno disegnati unoa uno o, come si fa in genere con leconcrezioni, liquidati con annota-zioni di zona concrezionata (cristal-lata...)? A seconda di cosa si decida,il disegno della grotta è totalmentediverso. In questo caso, in attesa delcatasto dei cristalloni, abbiamo

optato per disegnare le zone cristal-lose, e deciso che se una zona hacosì tanti cristalloni da essere impe-netrabile, allora essa è la paretedella grotta. Va bene?Naturalmente no, è evidentementeinadeguato. Ma è quanto di piùragionevole ci è venuto in testa difare.Poi c’è il problema del tempo ope-rativo per fare il rilievo, che è limi-tatissimo. Non avevo mai notatoquanto un rilievo sia un’operazioneche non si deve interrompere, vainiziato e finito in una botta sola,soprattutto se si punta ad un lavoroaccurato.Ma fare così in quel forno acceso,diciamocelo, non è per nulla facile.Credo che questo sia il motivo percui, sinora, non era mai stata rileva-ta; è impossibile topografare laCristales in decine di entrate di treustionanti minuti ciascuna.Qui abbiamo risolto con le tute euna permanenza di 50 minuti, incapo ai quali eravamo totalmentefiniti: le fotografie delle nostrefacce all’uscita chiariranno quantodico. Poi c’è il problema del dise-gnare. Per qualche accidente di

motivo che non conosco, le manihanno grosse difficoltà a fare movi-menti precisi, tremano troppo, equindi fare disegni è un incubo. Sirisolve il problema usando taccuinigrandi su tavoletta rigida, ma que-sto non aiuta a ridurre l’impacciogenerale. Avevamo notato questoproblema quasi subito e ne aveva-mo trovato la soluzione: fotografa-re ogni puntata e poi fare il disegno“off line”, a casa.Con un po’ di raffinatezze da tene-re a mente (cosa non facile standoin un forno acceso) la tecnica vamolto bene, ma la macchina foto-grafica -con cavalletto, perché conle mani tremanti le foto verrebberomosse- non collabora per nulla aridurre l’impaccio generale.Come c’era da aspettarsi, anche glistrumenti non funzionano gran chebene. Intanto devono essere scalda-ti prima di entrare (anche il qua-derno) sennò la condensa impediràqualunque misura o annotazione.Va da sé che il distanziometro lasernon funziona sui cristalli e quindi,dopo averlo fatto bollire, bisognapuntarlo su un compagno o su unodi quei rari tratti di roccia che

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L’Autore rientra dalla diramazioneinesplorata, con le mani tagliatissime. Inquesta grotta il sangue che fuoriescedalle ferite viene cotto all’istante. ZonaNE, fuori rilievo, foto in direzione SO.(Foto T. Bernabei-Archivio SR&F/La Venta)

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emerge dal mare di cristallo. Si sba-glia mira spesso, questo è ovvio, e sitenta, e ritenta (“255 metri” dice lostrumento che vi brucia, letteral-mente, in mano...), mentre l’orolo-gio va avanti e il disagio va trasfor-mandosi in sofferenza e vienevoglia di resistere per finire il lavo-ro. Resistere?.. Questa è un’altracosa che non si deve proprio fare:quando si decide che è ora di uscireperché la situazione è ormai diven-tata intollerabile, si scopre che l’oradi uscire è passata da un po’ e lacrisi è ormai scoppiata.Con l’esperienza e tanti errorisiamo riusciti ad identificare questiproblemi e a trovare soluzioni omodi per aggirarli. Abbiamo realiz-zato il rilievo in due fasi, con duediverse tecniche operative, espe-rienze e obiettivi, che hanno ovvia-mente generato due rilievi ragione-voli, ma sensibilmente differenti.La prima volta (G. Todini e chi scri-ve) abbiamo impiegato la tecnicaad irraggiamento da un punto cen-trale su cui si è posizionato uno dinoi con distanziometro laser men-tre l’altro gli ha fatto un ampio girointorno per fare da bersaglio. Perottenere la seconda (I. Giulivo e chiscrive) ci siamo arrischiati, più bal-danzosamente, a tracciare una clas-

sica poligonale speleologica lungoil perimetro, ottenendo il rilievoche qui presentiamo. Ne siamo per-sino usciti vivi. Insomma, rilevareCristales è davvero difficile, crede-temi, davvero difficile. Ma vale lapena. Ogni metro di rilievo, ognidato che esce da là sotto, è una con-quista magnifica e aiuta a trasfor-mare quel luogo incredibile, quellapietrificazione di un sogno folle, inun luogo fisico; ci aiuta a trasfor-marlo pian piano in una parte dinoi.Affrontare la misurazione dellaCueva de los Cristales come luogogeografico ci ha insegnato chequanto presentiamo qui non è ilrilievo di quella grotta, quanto piut-tosto uno dei suoi possibili rilievi;quella piccola grotta è da interpre-tare in molti modi, perché è infini-tamente più complessa di quanto ciaspettassimo. Ma quanta strada c’èancora da fare per assorbire la suaforma e portarla fra noi!Negli anni prossimi desideriamorealizzare grandi progetti, là sotto,con le più innovative tecnologie, equindi spero che fra qualchetempo, poco, questo rilievo ci appa-rirà goffo e misero. Ma so cheanche fra decenni saremo tremen-damente fieri di essere stati capacidi farlo, quella prima volta.

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Vagando frai giganti di Naica. Questagrotta “è un unicum, una finestradimenticata socchiusa su un altromondo, una grotta intrinsecamentefuori dalla nostra cultura speleologica”(Foto G. Badino-Archivio SR&F/La Venta)

Attraverso i camminamenti di minierache conducono alla Cueva de losCristales. (Foto G. Badino-ArchivioSR&F/La Venta)

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■ Notizie italiane

■ Notizie estere

■ Spulciando in biblioteca

■ Recensioni

■ Vi sia lieve la terra

Verso il fondo

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LOMBARDIAGrigna (LC)Campo estivo e dintorniNel mese di giugno 2006 sono stateeffettuate alcune arrampicatenell’Abisso Enea, aggiungendo altrimetri allo sviluppo della cavità (926m), mentre il dislivello rimane inva-riato a 171 m. Nello stesso periodosono continuate le esplorazioni nellaGrotta Transpatrizia (757 m di svilup-po) raggiungendo due fondi (–85 me –120 m). Le successive puntehanno permesso di percorrere circa200 metri di piccole condotte e diarrivare ad un altro fondo a –96 m;la notizia più interessante è peròche la grotta comunica attraversoun cunicolo con Il Mostro e, attraver-so un pozzo di 37 m, con I Ching. IlComplesso W Le Donne – I Ching –Antica – Il Mostro - Transpatrizia hacosì raggiunto il dislivello di 1190m.Prima del campo estivo sono statefatte alcune uscite in altre piccolegrotte, la più importante delle qualiè Dodiciquaranta (-37 m per 99 disviluppo).Durante il campo di agosto, pur-troppo funestato da freddo e piog-gia, sono stati scoperti 300 metri dinuovi ambienti al ramo Cutter in“Topino e le Giostre” (sviluppo attuale1207 m e –278 m); il superamentodi una strettoia in Haspirobox hapermesso di portare lo sviluppodella grotta a 430 m e la sua profon-dità a –135m. E’ stata completatal’esplorazione di una via in AnticaErboristeria che purtroppo terminain una sala, alla profondità di 432 m;sono state inoltre esplorate unadecina di grotte in Val Lori (massimaprofondità 30 m) e altre inMoncodeno (massima profondità alPozzo dei Mughi –58 m per 110 mdi sviluppo).Dopo il campo estivo è stata sco-perto sul Sasso dei Carbonaril’Abisso Nino d’Angelo (142 m di svi-luppo e –54 m di profondità). Inzona rimane ancora da scendere ungrosso pozzo (>50m) posto nellaparte finale della celebre via d’ar-rampicata Carugati.Sono state fatte poi cinque usciteall’Abisso Kinder Brioschi: è stato

sceso un pozzo di 56 m alla profon-dità di 400m fermandosi su un ulte-riore salto di circa 20 metri.Alfondo di Kinder una risalita di unaventina di metri ha permesso di rag-giungere una via particolarmenteattiva in cui confluiscono due grossitorrenti (nel corso dell’ultima puntaabbiamo stimato una portata di 20l/s); dopo aver sceso 6 piccoli pozzicon armi particolarmente complessi(massimo 16 m) sono state raggiun-te le gallerie freatiche dopo ilcampo base di W Le Donne ad unaprofondità di circa 900 metri dall’in-gresso di entrambe le grotte: questaè probabilmente la congiunzione piùin profondità che sia mai stata fattain Italia.Attualmente il ComplessoW Le Donne – I Ching – Antica – IlMostro - Transpatrizia - Kinder - Pinguè stato topografato per 9961m, (sti-mati circa 12 chilometri), mentre ildislivello resta invariato (-1190m).Ad ottobre, in zona Valle del Nevaio,sono state esplorate alcune nuovegrotte e riviste altre già note: la più

profonda è la Lo 1824 (Ice Star),circa -40 metri.

Andrea Maconi

In Grigna 2006!: Associazione SpeleologicaComasca, Gruppo Grotte Busto Arsizio,Gruppo Grotte Milano, Gruppo Grotte

Saronno, Speleo Club Erba, Speleo ClubRomano L., Spelunka

Fa7, un nuovo abisso inValseriana (BG)La zona dei Foppazzi si trova nellamedia Valseriana in provincia diBergamo dove sono presenti vistosifenomeni carsici con numerosecavità verticali.Venne esplorata neglianni ’60 dal Gruppo GrotteS.Pellegrino che scese i pozzi piùevidenti non riuscendo a superaregli 80 metri di profondità.Nel 1979 il G.S.Valseriana Talpeorganizzò un piccolo ma faticosocampo per rivedere tutte questeverticali, però non trovò niente dinuovo.L’apertura di due strade percorribilicon fuoristrada, una sul versante

Notizie italiane

ERRATA CORRIGESull’ultimo numero della rivista ”Speleologia 55” a pag. 32, è stata pub-blicata per errore la sezione geologica - con relativa didascalia - incom-pleta dell’Abisso Gofredo. Ce ne scusiamo con gli autori e con i lettoririproponendo qui la versio-ne corretta.

Sezione geologica schematicadella Buca Gofredo.

Legenda: 1) traccia dellesuperfici assiali di sinclinali, 2)traccia delle superfici assiali dianticlinali, 3) condotti diorigine vadosa, 4) condottiinattivi di origine freatica, 5)condotti di origine epifreaticaattualmente soggetti asommersione.

Sigle delle formazioni: gr)Grezzoni; md) MarmiDolomitici; m) Marmi; cs)Calcari Selciferi; d) Diaspri;csE) Calcari Selciferi aEntrochi; ss) Scisti Sericitici eCipollini; pmg) Pseudomacigno.

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NW e l’altra a S, ha dato nuovoslancio per la rivisitazione sistemati-ca della zona.Dal 2003 infatti il G.S.ValserianaTalpe opera nei Foppazzi, trovandodiverse cavità, e soprattutto indivi-dua un settore con grotte percorseda corrente d’aria, fino a quelmomento cosa sempre solo sogna-ta. Siamo di poco sopra i 2000 metridi quota.A valle, 1500 metri più in basso, lasorgente Nossana, con una portatadi 900 - 1500 l/s, è una delle princi-pali fonti di approvvigionamentoidrico della città di Bergamo.Uno scavo ha permesso di entrarein una di queste grotte, di grandeinteresse per la presenza di relitti dipiccole condotte freatiche e mean-dri concrezionati.L’esplorazione è rimasta ferma alungo a -40 nel tentativo di superareuna frana. Solo quest’anno si è capi-to che si doveva cercare altrove ecosì la grotta, dopo un cunicolostretto e faticoso, si è aperta con unampio P 60 per poi continuare conuna serie di brevi verticali sempre inambienti di grandi dimensioni fino alP 70 che porta a –275m.Qui le cose si complicano: un bellis-simo pozzo di 30 m termina nelnulla e un altro pozzetto, tra paretee frana terminale del pozzo, deveancora essere disostruito. Siamopoco oltre i 300 metri di profondità.Lungo la discesa sono state capar-biamente ignorate due altre vieveramente invitanti intorno ai–130m che saranno oggetto diattenzione non appena conclusi ilavori nel ramo attualmente inesplorazione.

Stefano MasseriniG.S.Valseriana Talpe

FRIULI VENEZIA GIULIAAbisso Col della Rizza - Boscodel Cansiglio (PN)Proseguono senza interruzione leesplorazioni all’Abisso Col dellaRizza (FR 410), grotta che si apreall’interno del Bosco del Cansiglionel comune di Caneva (PN). Leesplorazioni, da un anno a questaparte, sono state condotte con l’aiu-

to di una compagine umbro/marchi-giana (Gruppo SpeleologicoUrbinate e Sezione CAI SSI di Cittàdi Castello).La strettoia su cui ci si era fermati(vedi Speleologia” n°52), è stata for-zata permettendo di scendere allaprofondità di circa -650 metri(fondo attuale ancora in esplorazio-ne).Alcuni stretti passaggi (nonimpossibili, ma alla lunga stancanti) ela presenza costante di acqua ren-dono difficoltosa la progressioneverso tale fondo. Nel meandro“Ljon” si superano diversi pozzettidi piccola entità, a parte un P55(“Profondo Sud”), cui segue unabella sala (“Sala Vesuvio”), intervallatida altro meandro (“TerroniaExpress”). Nella sala è tuttora pre-sente un campo base dotato di tuttii “comfort” (utilizzato per il campointerno dell’estate 2006). Dopo ilcampo base si percorrono pochedecine di metri di meandro per poisbucare sull’”Habemus Largo!”, unP65 che segna il termine del mean-dro. Il successivo P170 (“PozzoValeriana”), è contraddistinto da unarrivo d’acqua che ne rende la cala-ta/risalita inevitabilmente bagnata.Alcane speleo più conosciuto d’Italia,Bobo (scomparso in agosto), è statadedicata la parte più asciutta delpozzo (“Canino Buono”), mentre laparte più bagnata è stata denomina-ta “Canino Cattivo”.Al termine delP.Valeriana si intersecano galleriefossili che si affacciano su altri pozzi.Nelle gallerie fossili, che si trovano

450 metri circa sopra il livello dellapossibile sorgente (“Gorgazzo”),sono stati trovati depositi argillosi,segno di una probabile zona epifrea-tica. Le esplorazioni proseguonoancora in discesa. Dal livello dellegallerie ci si è approfonditi di altri50 metri arrestandosi sopra l’enne-simo pozzo. Oltre al fondo, sono inesplorazione numerose vie, per lamaggior parte in risalita.Attualmente sono stati rilevati circa3 chilometri.

Stefano *Lancillotto* Rossetti (Gruppo Speleologico Ferrarese)

Filippo *Felpe* Felici (Gruppo Speleologico Urbinate)

SARDEGNAColorazione del Flumineddusotterraneo (NU)Una lunga stasi di sette anni ma,dopo una serie di rinvii, finalmentesi è concretizzata la programmatacolorazione volta ad individuare ladirezione di deflusso delle acque deltorrente che scorre nella grotta diMandara ‘e S’Uru Manna (2489SA/NU). Con duemila metri di vuotinel territorio di Urzulei, questacavità fu scoperta dal GruppoArcheo Speleo Ambientale Urzulei edal Gruppo Speleo AmbientaleSassari lungo l’alveo del RioFlumineddu nel 1998, ma presto si èeclissata all’ombra delle clamoroseesplorazioni che hanno riempito lecronache speleologiche locali con irisultati di altri speleologi sardi,impegnati anch’essi nelle viscere delSupramonte alla ricerca del fanto-matico Collettore, a cui questa sco-perta diede, a suo tempo, nuoviimpulsi.Approfittando della fase dimagra del sistema carsico e fidandonelle condizioni tropicali della tardaestate isolana, all’inizio di settembre,nell’ambito di uno dei tanti progettipromossi dall’AssociazioneSpeleologica Progetto Supramonte,si è proceduto alla diluizione di 1 kgdi fluoresceina sodica nel corsod’acqua di Mandara ‘e S’Uru Manna,in corrispondenza del laminatoioche precede l’impraticabile sifone sucui si sono arrestate le esplorazioni.Contemporaneamente sono state

Ramo Principale dell'Abisso Col dellaRizza (Foto C. Cavallari- GSFe)

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monitorate le grotte con scorrimen-to idrico ipoteticamente in grado diintercettare il tracciante, tra cuiS’Eni ‘e Istettai, punto nevralgico delfiume ipogeo S’Edera-Su Gologoneche, lo ricordo, percorre vie sotter-ranee in buona parte sconosciute,per oltre 21 km in linea d’aria, rap-presentando quindi uno dei maggiorisistemi carsici italiani.Nei giorni successivi all’immissione,la zona è stata interessata da abbon-danti precipitazioni che rischiavanodi compromettere il recupero deifluocaptori. Fortunatamente gliacquazzoni di fine estate sono staticlementi e così, trascorse due setti-mane, il fiume a valle del sifone diS’Eni ‘e Istettai è risultato positivo.La grotta di Mandara ‘e S’Uru Mannarappresenta dunque un segmentodel grande reticolo di drenaggiodelle acque che alimentano la sor-gente di Su Gologone e il suo tor-rente, compiendo un tragitto ignotodi circa 2 km per un dislivello di 400m, costituisce quindi un affluente delCollettore. Ora si può incastrareun’altra tessera nel mosaico dell’ar-ticolata geometria del sistema che facapo all’inghiottitoio di Sa Rutta ‘eS’Edera: questo complesso carsico siconfigura sempre più vasto, intricatoed affascinante e, inutile ribadirlo, leprospettive esplorative si fanno smi-surate!Un caloroso ringraziamento va atutti gli speleologi, aderenti a varigruppi, che hanno collaborato a que-sta ricerca e in particolare a MauroMucedda per l’analisi dei fluocaptori.

Laura Sanna per l’Associazione Speleologica Progetto

Supramonte (A.S.Pro.S.)

Flumineddu sotterraneo:Istettai (NU)Che la Sardegna avesse anche Leicavità profonde e di una certa diffi-coltà tecnica è ormai cosa ben nota.Le esplorazioni degli ultimi anni nelFlumineddu (cfr. Speleologia 48)hanno svelato abissi che fannodimenticare le belle, calde e concre-zionate grotte sarde. E sono statisuperati anche i vecchi record diprofondità. La prima voragine sco-

perta fu S’Orale ‘e su Mudrecu (2777SA/NU, -340 m) nel maggio 2002;poi, nel aprile del 2003, ebbe iniziol’epopea di S’Eni ‘e Istettai (2778SA/NU), nella quale (come dimostra-to in seguito da colorazioni effettua-te nel 2004), si intercetta il Collettore,quel misterioso corso d’acqua checollega, su una distanza di 21 km inlinea d’aria, la Grotta dell’Edera (588SA/NU) alla sorgente di SuGologone (99 SA/NU).Nell’estate 2003 Istettai supererà i1600 m di sviluppo, ma le difficoltà diprogressione (si deve oltrepassare unpiccolo sifone di 4 metri in apnea a -370 m), le violente piene delFlumineddu non ci lasciano tregua e irilievi sono rimandati più volte.Finalmente, durante alcuni campiorganizzati dall’AssociazioneSpeleologica Progetto Supramonte,(che raggruppa speleologi impegnatida tempo nello studio delSupramonte sotterraneo), tra la finedi giugno e quella di luglio 2006 siriescono a topografare tutti i ramiattualmente esplorati di S’Eni ‘eIstettai che così raggiunge unaprofondità di 447 metri e uno svilup-po di 4180 m.Di questi, quasi 1850 sono da attri-buire al collettore principale, (un seg-mento quindi del grande fiume chescorre dall’Edera a Gologone), conspettacolari cascate, laghi e tratti infrana. Un dettagliato resoconto,

almeno si spera, verrà fornito nelprossimo numero di questa rivista.

Jo De Waele per l’Associazione SpeleologicaProgetto Supramonte (A.S.Pro.S.)

Monte Tasua (Carbonia - CI)Il rilievo del Monte Tasua, al limiteamministrativo settentrionale tra ilComune di Carbonia e quello diIglesias, è oggetto di attenzioni deglispeleo del Gruppo RicercheSpeleologiche “E.A. Martel” diCarbonia. Interamente costituito dametacalcari e metadolomie delCambriano medio, pur con la relati-vamente modesta altitudine, rappre-senta innanzitutto un’area ecologi-co-ambientale di enorme interesseper la presenza di numerose specievegetali tra cui spicca, tra le associa-zioni tipiche di macchia mediterra-nea e gariga, il Buxus balearica(Bosso delle Baleari) endemismonoto in tutta Italia, solo in piccolissi-mi areali posti nell’immediato set-tentrione di Carbonia; sia per lafauna, con frequenti osservazioni ingrotta e in ambiente interstiziale diSpeleomantes genei (Geotritone).Le prospezioni propriamente spe-leologiche hanno portato sinora allascoperta ed esplorazione di 19cavità naturali, che seppur di limitatosviluppo si sono spesso rivelateinteressanti anche per la presenza dimanufatti preistorici testimoniantifrequentazioni almeno a partire dalNeolitico recente sino al tardoNuragico.Alcune cavità sono delleCrovasse (grotte di miniera) inter-cettate da coltivazioni di barite,dismesse da oltre una ventina d’an-ni; ed è proprio all’interno di questecoltivazioni che è in corso d’esplo-razione una promettente cavità ver-ticale discesa per una settantina dimetri.

Giampaolo Merella, Mauro Villani,Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel”

Carbonia - SSI

SICILIAEtna (CT)La Fornace di ElviraE’ stata finalmente esplorata, dalCentro Speleologico Etneo, la

Notizie italiane

Speleologia55

Il Collettore in Istettai. (Foto V. Crobu)

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“Fornace di Elvira”, cavità di scorri-mento lavico formatasi sul versanteEst dell’Etna durante l’eruzione del2004-2005, in Valle del Bove, a quota2100 slm.Ad un anno esatto (era il30 Luglio 2005) dal ritrovamentodella sua finestra di ingresso, deltutto simile ad una bocca di forno, latemperatura, finalmente “umana” haconsentito l’accesso ai primi esplo-ratori. Era stata monitorata per unintero anno (con termometro adinfrarossi) e inizialmente si registra-vano circa 260°C, poi la temperatu-ra è scesa a 240°C nei mesi autun-nali, a circa 110°C durante l’invernoe intorno a 80°C in aprile. Le fre-quenti visite alla finestra di ingresso- peraltro difficoltose, con diverseore di avvicinamento lungo la sciaralavica infida e taglientissima - aveva-

no uno scopo preciso: è infatti rite-nuto probabile che durante il raf-freddamento di un nuovo tunnellavico si creino le condizioni per ilcosiddetto “concrezionamento effi-mero”.A determinate condizioni diumidità e temperatura (30°-50°C) egrazie al percolamento delle acquemeteoriche che solubilizzano i mine-rali della nuova colata, all’internodella cavità ‘fioriscono’ bianchissimee strabilianti mineralizzazioni di sol-fato di sodio (Thenardite): stalattitieccentriche, stalagmiti, croste, fioc-chi a struttura fibrosa, arborescenzeesili e filiformi. Effimere perché, acausa delle variate condizioni (altrepiogge e ulteriore diminuzione dellatemperatura) nel corso di pochesettimane scompaiono del tutto, conla stessa rapidità con cui sono cre-sciute.E non avevamo torto a controllarecosì spesso! La grotta, cui si accede da una fine-stra posta a circa 4 metri dal pavi-mento (da attrezzare con scaletta),e che si sviluppa per circa 250 m, ciha infatti regalato uno spettacolofantastico, presentando un riccoconcrezionamento in più tratti, eripagandoci appieno degli sforzi percosì dire ‘inutili’ dei precedentisopralluoghi.Presto, dopo aver eseguito foto,riprese video, topografia ed analisidei vari minerali, forniremo ulteriorie più dettagliate informazioni.

Fiorenzo FiorenzaCentro Speleologico Etneo - Catania

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Discesa nella finestra di ingresso dellaFornace di Elvira. (Foto F. Fiorenza)

Concrezionamento effimero aarborescenza nella Fornace di Elvira.(Foto F. Fiorenza)

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BOSNIA ERZEGOVINA La grotta Vjetrenica La Bosnia, sulla sponda opposta delmare Adriatico, pur geograficamentevicina all’Italia, è sempre rimastasconosciuta o quasi alla comunitàspeleologica italiana.

Molte notizie su grotte, attività ointere aree carsiche, anche interes-santi, stentano ad uscire dai suoiconfini. Negli ultimi anni si è peròandata consolidando la collaborazio-ne tra alcuni gruppi bosniaci ed ita-liani (principalmente il GS Carnico eil GG Novara, ma non solo). In talecontesto è nata la possibilità, duran-te la Giornata del Pianeta Terra svol-tasi nell’aprile del 2006, di una brevevisita alla grotta Vjetrenica (PopovoPolje vicino a Dubrovnik inCroazia).Allo stato attuale la grotta è la piùlunga della Bosnia Erzegovina (circa6500 m di sviluppo su tre livelli deiquali, quello inferiore, attivo). Comedi recente documentato in diversiscritti, contiene la più alta biodiver-sità ipogea al mondo: finora sonostate registrate quasi 90 specie ditroglobi (su un totale di 180 specieindividuate).Almeno 33 sono statesegnalate per la prima volta in talegrotta e 12 sono, per adesso, daconsiderare endemiche di questosistema.Vjetrenica risulta interessante anchedal punto di vista paleontologicoper il ritrovamento di uno scheletrointero di leopardo (Panthera par-dus).All’ingresso della grotta sono visibilialcuni bassorilievi che rappresentanoesempi dell’arte funeraria medievalebosniaca ed anche i resti di alcunemura.La forte corrente d’aria al suo

ingresso è un feno-meno notevole cheha attratto l’atten-zione fin da tempiantichi.Alcune fontiriportano che l’in-gresso sia statoadibito in passato aresidenza estiva diun Duca che pote-va in quel luogotrarre refrigerio,sfruttando il flusso d’aria fredda chefuoriesce dalla montagna. Se corri-spondesse al vero ciò potrebbe rap-presentare, a detta di alcuni storicilocali, uno dei primi esempi di abita-zione con sistema di condiziona-mento naturale.Ma la storia delle esplorazioni inquesta grotta potrebbe avere originiben più antiche, visto che molti stu-diosi concordano nel sostenere chela grotta caratterizzata da un fortevento citata da Plinio il Vecchio in“Historia naturalis” (77 a.C.) siaproprio Vjetrenica. La paternità dellericerche biospeleologiche in questagrotta è ascrivibile ad un periodomolto più vicino: Giuseppe Müller(1880-1964) viene infatti considera-to il padre di queste indagini specifi-che.Al giorno d’oggi le ricerche speleo-logiche e biospeleologiche continua-no e ogni anno viene organizzato uncampo (in agosto) nel quale sonoovviamente benvenuti anche speleo-logi italiani.Vjetrenica è attualmente sulla listadei siti candidati a divenire patrimo-nio dell’UNESCO. Per saperne dipiù: www.vjetrenica.com

Ivo Lučić (Speleoloska udruga “Vjetrenica -Popovo polje”); Simone Milanolo (Gruppo

Grotte Novara)

GRECIA Pindos 2006Anche quest’anno si è ripetuta l’e-sperienza del campo speleologicosull’altopiano di Stouros, catena delPindos settentrionale. La fruttuosacollaborazione tra Hellenic AthleticSpeleological Club (SELAS) di Atene,Gruppo Speleologico San Giusto(GSSG), Centro Ricerche

Speleologiche Altamura (CARS) eSpeleo Club Roma (SCR) ha per-messo di proseguire l’esplorazionedella grotta ST9 fino alla profonditàdi 130 metri. La cavità, scavata neicalcari a liste di selce, scende verti-calmente in ambienti franosi chehanno reso difficoltoso e complessol’attrezzamento dei pozzi.L’esplorazione si è interrotta all’ini-zio di un meandro anch’esso inte-ressato da importanti fenomeni dicrollo; oltre la frana la grotta prose-gue sicuramente, considerata lanotevole quantità d’aria presente.

Sempre a Stouros è stato ridiscesol’ST6, un pozzo di 60 metri dove èstata individuata una possibile prose-cuzione. Il campo è inoltre prosegui-to con battute esterne, svolte anchesull’altopiano di Avgherinos, sopra ipaesi di Radheto e Tsapelovo, dovesono stati posizionati vari pozziancora da scendere. Parallelamenteall’attività sul campo continua la dif-ficile raccolta di dati e informazionisulle precedenti esplorazioni, soprat-tutto italiane, inglesi e francesi, chesi sono avvicendate sugli altopianilimitrofi negli anni ‘80. L’obiettivo diquesta ricerca è anche quello diconcorrere alla ricostruzione di undatabase con rilievi e descrizionidelle cavità finora esplorate.

Clarissa Brun (Gruppo Speleologico SanGiusto, Hellenic Athletic Speleological Club)

CROAZIA Nuove esplorazioni speleosubacqueeL’estate 2006 ha regalato nuoveesplorazioni nel mondo della spe-

Notizie estere

Speleologia55

Il grande lago nella Grotta Vjetrenica.(Foto I. Lučić)

Altopiani carsici nella zona di Stouros,Grecia. (Foto C. Brun)

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este

releosubacquea; Luigi Casati, accompa-gnato dall’inseparabile amico e mae-stro Jean Jacques Bolanz e supporta-to dai membri del suo team, ha rag-giunto 155 metri di profondità all’in-terno della sorgente di Sinjac, situa-ta in Croazia tra i laghi di Plitvice edil confine bosniaco, portando lo svi-luppo totale della grotta a 320 metri(Sinjac è la sorgente più profondadel Paese).L’ingresso della grotta si trova inuno dei quattro laghetti formatidalla sorgente; il primo tratto, consviluppo quasi verticale, conduce aduna galleria inclinata (di circa 45°)dove l’immersione si è spinta benoltre le esplorazioni precedenti.E’ stata nuovamente esplorata anchela sorgente di Kusa, nel sud delparco naturale del Velebit. Dopoaver passato un primo sifone lungocirca 200 metri e profondo 50,seguito da una progressione aereada superare con il materiale in spal-la, Casati si è immerso in un secon-do sifone, aggiungendo alla sua ulti-ma esplorazione 150 metri di nuovegallerie e nuove zone aeree daesplorare, per un totale di 710 metridi gallerie allagate e circa 200 metridi percorso aereo tra un sifone el’altro. L’esplorazione si è svolta inpiù giornate, necessarie per il tra-sporto dell’attrezzatura, la verificadelle condizioni del secondo sifoneed infine per la punta esplorativa.Il felice risultato è stato possibilegrazie al supporto e alla collabora-zione di Tihi e Alan Kovacevic chehanno ospitato il team all’internodella spedizione “Zrmanja ‘06”, met-

tendo a disposizione le propriestrutture durante il soggiorno inCroazia. L’attrezzatura utilizzata ora-mai da qualche anno da Casati eBolanz è costituita dai RebreathersVoyager, macchine a circuito chiusoper il riciclo dell’aria. In particolareCasati adotta, per le sue lungheimmersioni, un circuito chiuso late-rale e un circuito chiuso doppio.Questi due apparecchi hanno fun-zione diversa: il laterale permette lamassima mobilità in ambienti stretti,viene trasportato come una bombo-la relè e la respirazione è più omeno confortevole a seconda delsuo posizionamento. Il circuito chiu-so doppio è più difficile da gestire

per il volume sulla parte frontale delcorpo, ma permette una respirazio-ne decisamente più confortevolerispetto al laterale. Il suo ingombrone limita l’utilizzo alle grosse sor-genti nelle quali non sono presentizone aeree.La spedizione sarebbe dovuta conti-nuare nei giorni successivi in Albaniadove, per le cattive condizioni dellesorgenti in piena, non è stato possi-bile immergersi in totale sicurezza.Partecipanti:Alberto Marconi,AlanKovacevic,Alen Milosevic, DavideCorengia, Jean Jacques Bolanz,Lorenzo Del Veneziano, Luigi Casati,Tihi Kovacevic,Valeria Nava.

Valeria Nava

Sosta di decompressione alla sorgentedi Sinjac. (Foto V. Nava)

Speleologia e grotte della BulgariaRiceviamo e volentieri pubblichiamo da parte degli amicidella Federazione Speleologica Bulgara alcune informazioniriguardanti l’attività speleologica del loro paese. La primasocietà speleologica bulgara venne fondata nel 1929 anchese vari studi sulle grotte erano praticati fin dagli ultimi annidel 19° secolo, soprattutto in ambito archeologico e paleon-tologico.L’attività speleologica vera e propria è comunque da farrisalire al 1958; prima di quell’anno solo 200 cavità eranonote nel paese, oggi invece uno dei maggiori risultati dellaspeleologia bulgara è la realizzazione del catasto speleologi-ca nazionale che conta 5100 cavità naturali alcune dellequali studiate e documentate in modo molto accurato. 700 sono le cavitànelle quali sono stati svolti studi di carattere biospeleologico e registratafauna troglobia.Attualmente la classifica “speleometrica” elenca 62 cavitàche superano i 1000 metri di sviluppo e 52 abissi di oltre 100 metri diprofondità.Da un punto di vista organizzativo la speleologia in Bulgaria è praticata neiclub che sommano oltre 800 speleologi. In quarant’anni di attività gli spe-leologi bulgari hanno organizzato spedizioni in 45 paesi come ad esempioAustria, Spagna, Grecia, Cuba, Cina,Vietnam, Indonesia.Alcuni di lorohanno partecipato a spedizioni di altre organizzazioni estere, come allaBritish Speleological Expedition in Papua New Guinea del 1975. LaFederazione Speleologica Bulgara è membro fondatore dell’UnioneSpeleologica dei Balcani.Alla luce di tutti questi risultati la Federazione Speleologica Bulgara haritenuto opportuno realizzare un’opera in lingua inglese dal titolo “Karstand Caves in Bulgaria“ curata da P. Beroun,T. Daalev e A. Jalov. Il librocomprende la descrizione di oltre 260 fra le più spettacolari e interessantigrotte bulgare, oltre alla presentazione di vari altri studi legati alle grottequali biologia, paleontologia, archeologia, mineralogia, geomorfologia eidrogeologia del carso, speleosubacquea e soccorso. Il volume, oltre adessere riccamente illustrato, passa in rassegna anche le principali ricerchecondotte nel mondo da speleologi bulgari e la biografia dei più noti spe-leologi e ricercatori. Per maggiori informazioni sul libro: [email protected],www.pensoft.net.

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Spulciando in biblioteca

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Questo fine 2006 vede unanotevole impennata di uscite frai vari bollettini di Gruppo, com-plice probabilmente la possibilitàdi poterli distribuire “a gratis”durante la manifestazione diCasola “Scarburo”.Viste le tarif-fe postali, ormai inavvicinabiliper la maggior parte dei Gruppi,la consegna brevi manu sembraormai divenuta l’unica soluzio-ne… alla faccia del sostegno allacultura e al no profit! Hannocollaborato a questo numero:Carlo Balbiano (CB), MilaBottegal (MB), Mauro Kraus(MK), Michele Sivelli (MS) e iredattori di “Grotte eDintorni”.

GROTTE E DINTORNI

semestrale del Museo SpeleologicoFranco Anelli e delle Grotte diCastellanaN. 11 - 2006D. Lovece, P. Pace: “Il cinema alleGrotte di Castellana”

Attraverso unaccurato eappassionan-te lavoro diricerca nellapubblicisticadell’epoca enegli archivicinematogra-fici si stila unprimo reper-

torio dei lungometraggi per il cinema ela televisione girati in toto o in partealle Grotte di Castellana a Castellana-Grotte, Bari, Puglia. Sono stati giratiall’interno delle Grotte di Castellana,ben otto lungometraggi: L’età dell’a-more del 1953, Ercole al Centro dellaTerra del 1961, Maciste all’Inferno del1962, Casanova 70 del 1965, Il Re deiCriminali del 1968, Scontri stellarioltre la terza dimensione/Starcrash del1978, Alien 2 Sulla Terra del 1980, IlViaggio della Sposa del 1997, oltre auna puntata di una serie TV:Professione Vacanze del 1986. Nonmancano calorose testimonianze loca-li e curiosità insospettate.

A. Pagliara, V. Bene: “Osservazionimorfologiche e rilievo topograficopreliminare del sistema carsicoGrotta Poesia Grande - PoesiaPiccola (Lecce, Puglia)”

Nell’area archeologica di RocaVecchia nel Comune di Melendugno(Le) sono state condotte delle osser-vazioni sulle morfologie carsiche ipo-gee ed epigee delle Grotte PoesiaGrande e Poesia Piccola. Il risultatofinale dello studio sarà l’elaborazionedi un rilievo topografico completodell’intero sistema carsico in cuicompariranno tutti i dati morfologicie strutturali utili per una successivaricostruzione speleogenetica, per laquale sembra aver avuto un ruoloimportante la variazione del livellodel mare. Le esplorazioni delle cavitàhanno portato alla scoperta di duenuovi corridoi subacquei non pre-senti nei rilievi degli studi precedenti.

V. Manghisi: “Note di protostoria estoria della speleologia delGargano (Puglia)”

Il lavoro ripercorre la storia delleprime esplorazioni nelle cavità carsi-che del Gargano, partendo dalleprime citazioni degli storici e deigeografi del Settecento e dell’Otto-cento, autori di importanti e podero-se monografie su questo territorio.Particolare attenzione è posta allafigura di padre MichelangeloManicone, uno straordinario perso-naggio operante sul Gargano tra lafine del Settecento e gli inizidell’Ottocento.Egli può essere considerato un pre-cursore della moderna ecologia ed èstato, probabilmente, uno dei primiesploratori della Grotta di Monte-nero nel territorio di San Marco inLamis (Fg).

C. Bencini, F. Dell’Aquila: Abitazionirupestri a Nalut (Libia)”

Si tratta di una nota preliminare sullericerche riguardanti il Gebel Nefusasvolte durante la prima missione delGruppo di Studio MultidisciplinareCiviltà ed Architettura VernacolareBerbera, svoltasi nel mese di gennaio2006 con base operativa in Nalut,ospiti del Governo della ShabiyatNalut, (Libia)[email protected]

PROGRESSIONE

Attività e riflessioni dellaCommissione Grotte “E. Boegan”N. 51 – Dicembre 2004

In questo numero spicca per conte-nuto e spazio un articolo di PéterBörcsök sulle esplorazioni degli spe-leologi ungheresi nel complesso delCol delle Erbe, sul Monte Canin (AlpiGiulie, Udine). Risale infatti al 1993l’incontro di questi esploratori conl’abisso Michele Gortani, la cavità piùfamosa del Col delle Erbe. Grazie allaloro attività, spesso condotta d’inver-no in condizioni meteorologicheestreme, questa grotta è passata da13 chilometri di sviluppo planimetri-

co agli attuali37 chilome-tri. Partendoda una risali-ta a 720metri diprofondità, gliu n g h e r e s isono entratiin un com-plesso siste-ma di galle-

rie, condotte, pozzi e camini; ambien-ti rilevati tutti con precisione e cer-tosina pazienza.Ad aiutare gli speleo-logi dell’Est in questa massacranteesperienza è stata poi la scoperta didue nuovi ingressi al sistema chehanno permesso di ridurre le ore diavvicinamento alle zone esplorative ela quantità di materiali necessari.Altro punto centrale della pubblica-zione è l’articolo sulla GrottaImpossibile di Cattinara, messa allaluce dai lavori di scavo delle gallerieintrapresi per il completamento delraccordo autostradale che dovrà col-legare Trieste al Carso. Il lavoro, diLouis Torelli, ripercorre le prime fasiesplorative di quella che si sta avvian-do a diventare una tra le maggioricavità del Carso triestino, l’articolo ècorredato da alcune foto che bentestimoniano la grandiosità e la bel-lezza della grotta. Numerosissimisono poi, come di consueto, gli arti-coli minori e i trafiletti che parlanoun po’ di tutto, secondo una scalettaben definita. Dalle esplorazioni dicavità minori sul Carso triestino, rese

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possibili dalle consuete opere discavo, a quelle condotte negli abissid’alta montagna del Friuli, dalla spe-leologia urbana all’attività all’estero,dalle ricerche di biospeleologia alleproposte di tutela per fenomeni car-sici quali le vaschette di dissoluzione.Altre pagine della rivista sono infinededicate a convegni e altri incontri,ovvero alle manifestazioni “di contor-no” all’attività classica, mentre unospazio ben maggiore è riservato allaGrotta Gigante, e alle altre manife-stazioni di carattere scientifico esportivo che in essa vengono svolte.L’ultima parte è invece occupata dallarubrica sulle recensioni di ciò che èstato pubblicato nel Friuli VeneziaGiulia. (MK)

GROTTE

Bollettino del Gruppo SpeleologicoPiemontese CAI-UGETDal n. 142B. Vigna e N. Milanese: “Il pozzodelle vipere”

Sappiamo che il GSP si occupa prin-cipalmente di grotte di montagna, maquando, d’inverno, la montagna èpoco accessibile, qualche esploratorenon disdegna di fare ricerche a quoteinferiori a 1000 metri. La meticolo-sità è sovente premiata e così gliautori ci raccontano come hannoscoperto, scavando, il 2° piccolissimoingresso della tana delle Turbiglie,facente parte del sistema carsicoOrso – Galliani, di quasi 5 chilometridi sviluppo. Grotta stretta, tutta dascavare, e che viene anche utilizzatacome tana da parte delle vipere.

A. Eusebio et al.: “Crna Gora (cioèMontenegro) 2005”

E’ il resoconto di una spedizione spe-leo-subacquea svolta da esploratoriitaliani (CN, PD, TO, VR), sloveni emontenegrini, effettuata nel periodoaprile-maggio 2005.Il Montenegro presenta una grandeestensione di affioramenti calcareicon fenomeni carsici grandiosi, chespaziano da grotte con risorgenzesottomarine fino a cime che supera-no i 2000 metri. Il territorio è pocoesplorato per cui una squadra di spe-leologi esperti e con valide attrezza-

ture ottiene grandi risultati sia perqualità che per quantità. L’articoloinizia con un inquadramento genera-le sulla geologia e sul carsismo delMontenegro; un lavoro scientificomolto interessante che andrebberipreso e pubblicato su una rivistascientifica.Segue l’elenco delle grotte più lunghee profonde del paese e quindi ladescrizione delle grotte esplorate: sitratta di 4 risorgenze (la spedizioneinfatti puntava soprattutto all’esplo-razione subacquea) di cui viene datauna descrizione e un rilievo topogra-fico; rilievi chiari e precisi, nonostan-te le difficoltà dell’ambiente.Infine si accenna a scoperte di inte-resse storico e biologico che purenon rientravano fra i programmi.

N. Milanese e I. Cicconetti:“Progetto Marguareis, posiziona-menti”

Gli autori fanno il punto della situa-zione relativa alla posizione di tuttele grotte della zona sud delMarguareis: 22 Kmq con circa 700grotte note. Pur tenendo conto deimolti dati disponibili in letteratura, inpratica si è dovuto ricominciare dacapo, perché solo da pochi anni esi-stono il GPS e carte affidabili. Il pro-getto è cominciato nel 2000 ed ètutt’altro che concluso. Gli autoridescrivono le regole e il metodo dilavoro. Un articolo da considerareattentamente da parte di chi operaanalogamente in vaste aree carsiche.

G. Badino: “Che tempo fa in grot-ta?”

Tutti ricordano che recentementeBadino ci ha offerto un trattato di cli-matologia ipogea completo e detta-gliato. L’A. continua a occuparsi delproblema e a svilupparlo; qui fa nota-re come l’uso di strumenti di misurapoco sensibili può portare a dedu-zioni errate mentre gli strumentimolto sensibili ci consentono unamigliore conoscenza dell’ambienteipogeo e ci forniscono anche valideindicazioni per l’esplorazione. (CB)

Dal n. 144

Questo numero è dedicato in granparte al resoconto del campo estivo

2005 che ha avuto luogo nella Concadelle Carsene. Gli sforzi si sono con-centrati soprattutto nell’abissoParsifal (sistema idrico del Pesio, sco-perto nel 1995) dove sono stateesplorate gallerie e pozzi per oltre

un chilome-tro. Moltepagine sonodedicate aldiario delcampo e alladescrizionedi piacevoliserate, manon manca ilr e s o c o n t o

esplorativo e altri articoli interessan-ti ad opera di svariati autori.Nello stesso numero un interessantearticolo sulle grotte dell’Etna, scrittoa più mani, frutto di una spedizionemista fra membri del G.S.P. e delCentro Speleologico Etneo diCatania.Di altri articoli si fa un cenno qui diseguito.G. Calandri,A. Pastor:“Sciacalli, l’ulti-mo ingresso di Piaggia Bella”Gli autori, soci del GS Imperia,descrivono la congiunzione fraPiaggia Bella e il buco degli Sciacalliche diventa così il 14° ingresso delgrande sistema. La speranza è che sipossa collegare questa grotta con laLabassa.

R. Dondana: “De Mastrelle”

Esplorazione di rami nuovi nella grot-ta delle Mastrelle, e quindi nei ramipiù bassi di Piaggia Bella, alla ricerca,per il momento vana, del collegamen-to fra Piaggia Bella e Labassa.

G. Badino: “Emergere al di là”

Considerazioni filosofico-poetico-speleologiche da parte di uno spe-leologo che, fin da quando ha comin-ciato a interessarsi di grotte, si èsempre dedicato in modo particolarea quelle del Marguareis e dintorni.(CB)

Bollettino del Gruppo SpeleologicoImperiese CaiN. 55 - gennaio-dicembre 2003

Questo numero contiene alcuni arti-coli di speleologia scientifica, soprat-

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tutto di idrogeologia, scritti (guardaun po’) quasi tutti dall’ultrafecondoCalandri.

G. Calandri: “Caratteri chimico-fisi-ci della sorgente Acquaviva (Finaleligure, prov. Savona)”

Il titolo è un po’ riduttivo; infatti siparla diffusamente della zona carsicadell’alta valle del rio Ponci: inquadra-mento geografico, storia dell’esplora-zione e degli studi fatti, descrizionedelle principali grotte della zona, ecc.Quindi si parla della sorgenteAcquaviva, delle sue caratteristichechimico-fisiche e si confrontano iparametri con quelli della vicina sor-gente del Martinetto; il tutto è cor-redato da grafici e belle fotografie

G. Calandri, M. Forneris: “Il traccia-mento idrogeologico. InghiottitoioTequila-Arma Taramburla (AlpiLiguri)”

L’Arma Taramburla è oggetto di tanteesplorazioni da più di mezzo secoloe, metro dopo metro, oggi è nota etopografata per 2875 m. Inveceabbiamo relativamente poche cono-scenze circa l’area di assorbimento.Qui viene dato il resoconto di un’e-sperienza di tracciamento e si descri-vono le caratteristiche del sistemacarsico confrontando le diverserisorgenze della zona.Amenità: gli speleologi hanno fattoun egregio lavoro; non così il corret-tore di bozze, visto che proprio neltitolo il nome di Taramburla vieneaccidentalmente storpiato inTaramanburla.

G. Calandri: “Il pozzo del cacciato-re Gilberto (Abisso R 5) (Crestadei Revelli, Alpi Liguri)”

Un lungo articolo di 7 pagine A4 peruna descrizione completa di quest’a-bisso, scoperto nel 1992, e i cui datimetrici oggi sono: profondità 228 m,sviluppo 477 m. Esso fa parte delsistema carsico C1-Regioso e dista2,5 chilometri, in linea d’aria, dallarisorgenza del Regioso.L’articolo riporta l’inquadramentogeografico, geologico, geomorfologi-co, la storia dell’esplorazione, ladescrizione topografica e morfologi-ca, la speleogenesi e la scheda diarmo.

G. Calandri: “Cavità nel cañon diSesriem (Namib Desert, Namibia)”

Resoconto di un viaggio in Namibia edescrizione del cañon in cui si apro-no poche modeste caverne dovutead erosione del conglomerato. (CB)

BUIO PESTO

Bollettino dell’attività del GruppoSpeleologico Geo Cai BassanoN. 12/16 – 2002/2006

Riprende dopo alcuni anni di assenzala rivista del Gruppo di Bassano delGrappa con una migliorata vestetipografica e una gradevole impagina-zione.Dopo le necessarie premesse, lenovità e gli auspici sulla vita delGruppo e sulla rivista, segue un para-grafo tratto dall’opuscolo “Grotte eSpeleologi” di G. Badino che ripropo-ne per i lettori di Buio Pesto la parteche spiega “Che cos’è la speleologia”.Rispetto all’attività esplorativa sisegnala esclusivamente una nota sullaGrotta del Cristo, un pozzo di una

trentina di metri scoperto sul MonteCampesana nel comune di Bassano.Nulla si evince invece dalla cronaca di

un campo esti-vo organizzatopresso laGiazzera diRamezza sulleVette Feltrinese non dellaprobabile pre-senza in zonadi un “-60” edi un “-270”. Sie s p o n g o n o

inoltre le relazioni sulle numeroseattività di scuola di speleologia e sulladidattica a cui il Gruppo ha parteci-pato o ne è stato organizzatore.Al numero dà corpo una cronistoriaa firma di B. Grillo di un viaggio inRomania alla volta delle cavità deiMonti Apuseni; il viaggio, funestato daun tempo decisamente inclemente,non ha fortunatamente avuto conse-guenze spiacevoli, ma foriero di posi-tive esperienze umane. (MS)

Spulciando in biblioteca

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Per mercatiniAlla fine di Agosto ero a Riccioneproprio mentre c’era un mercatinoall’aperto di cartoline e francobolli.Come sempre faccio in questi casimi sono messo a curiosare per vede-re se fosse possibile trovare qualchecosa di interesse per il Centro diDocumentazione. Dopo circa un’ora di infruttuose ricerche stavo quasiper desistere quando su un piccolo banchetto vedo un coloratissimoalbum di figurine del 1960: il titolo “Revolucion Cubana” attira la miaattenzione perché ben so che la speleologia ha svolto un ruolo primarioin quella rivoluzione (per maggiori informazioni si legga il fondamentaletrattato Geografia y Speleologia en Revolucion di Antonio Nunez Jimenez1987). Sfoglio con attenzione l’album, che è completo e contiene ben 268figurine... E finalmente ecco che la 207 rappresenta uno dei tanti episodiin cui le grotte sono state funzionali alla causa dei rivoluzionari: siamo nel

1957 e Regino Camacho, pur aven-do la figlia sequestrata dagli sbirridel dittatore Batista, non si arrendee in una grotta costruisce ben 300fucili per la rivoluzione…Ingaggio quindi una furibondadiscussione con il commercianteriuscendo infine a strappare l’albumad un prezzo che lui asserisce esse-re assolutamente onesto…

Paolo Forti

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I quarant’anni del GruppoSpeleologico PradisIn occasione del 40° anniversario dellasua fondazione, il Gruppo SpeleologicoPradis di Clauzetto (PN) ha editato unbel volumetto di 118 pagine con unagrafica molto gradevole. Il primo artico-lo di Giorgio Concina è dedicato allepubblicazioni e all’attività divulgativaoperata dal Gruppo dal momento dellasua fondazione. Segue una sezione sul-l’attività speleologica dove vengonoriportate – suddivise per aree carsiche– le cavità scoperte ed esplorate daglianni 2002 al 2005, alcune di questesono corredate dal relativo rilievo. DiPatrick Herbreteau, Federico Mirolo eLaura Scandiuzzi possiamo poi leggere “La terza lineadifensiva da Invillino a Cavazzo Carnico”, dove si descrivel’attività di speleologia urbana svolta in questa zona dellaCarnia con lo studio e il censimento delle opere del ValloLittorio. Di Erminio Piva troviamo un articolo di caratte-re biospeleologicio “Coleotterofauna ipogea del MonteCiaurlec (Prealpi Carniche)” che illustra le raccolte piùinteressanti di questo settore del pordenonese.“Osservazioni sulla fauna erpetologica di Campone(Prealpi Carniche, Friuli)” rappresenta invece un aggiorna-mento alle conoscenze di questo tipo di fauna nell’area di

Campone (PN) scritto da C. Bagnoli,O. De Pippo, F. Spallone. GiorgioConcina e Rinaldo Gerometta firmanol’articolo “Stazioni di dissoluzione car-sica di Pradis,Villanova delle Grotte, S.Giovanni d’Antro” in cui vengonoelencate le stazioni nelle quali sonoposizionati gli strumenti per la misura-zione della dissoluzione carsica, lavoroche il GSP sta portando avanti da varianni e del quale possiede ormai unabuona mole di dati; a conclusione del-l’articolo, una nota di Fabio Forti conalcune considerazioni sui risultati otte-nuti. Gli stessi autori illustrano ancorauno “Strumento di misurazione delladissoluzione carsica” costruito daglistessi soci del GSP. Di Fabio Forti, infi-

ne, è la “Nota preliminare sulle consumazioni dissolutivedovute alle precipitazioni ‘occulte’ su affioramenti di roccecarbonatiche” che traccia la storia degli studi e descrive iprimi dati rilevati. Chiude la pubblicazione un commoven-te ricordo di Daniele Bertolutti, speleologo del CircoloSpeleologico Idrologico Friulano di Udine che ci ha lascia-ti nel mese di marzo del 2006.

Mila Bottegal

1966-2006 Quarant’anni del Gruppo Speleologico Pradis.Autori Vari, 118 pp., Sequals (PN), 2006.

Recensioni

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANAwww.ssi.speleo.it

Stefano Sturloni

IPOESIE

Società Speleologica Italiana

IPOESIEStefano Sturloni“Quasi un segno sull’asfalto, una foglia intrappolata nel ghiaccio, il percolare di una goccia…Ogni riferimento al vuoto sotterraneo ed alla percorrenza dello stesso, sono altro, palesemente altrodal significato comune nel mondo speleologico. Se è vero che alla fine di ogni viaggio c’è il nostrovolto, allora possiamo capire il senso della scrittura di Stefano Sturloni. Esplorarne le pagine è inse-guire un senso.”

Dalla prefazione di Massimo Goldoni

Monica Dini

SULLE CORDE

Società Speleologica Italiana

Nuove letture di sotterranei pensieri

SULLE CORDEVenti racconti brevi di Monica Dini

“Le grotte esistono. Vivono per se stesse. Diventano parte della vita degli uomini quando vengo-no scoperte. Quando attraverso un estenuante lavoro di gruppo vengono esplorate.

Ne vengono stabiliti i sentieri - armati i pozzi - conosciuti i pericoli.- Guardami! - comandò lo specchio.

- Eccomi! - rispose Icaro. Aveva i capelli bianchi.

“una lettura del mondo sotterraneo che neanche in migliaia di anni potrei realizzare...” dalla prefazione di G. Badino

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Recensioni

Miniguida alle grotte turistiche del FriuliVenezia Giulia

In questi ultimi anni legrotte del Carso ven-gono sempre più spes-so illustrate al grandepubblico da libri che loinvitano a meglioconoscerle e a visitar-le. Nel 2004 le edizioni Italo Svevo diTrieste avevano offerto Prime Grottedi Franco Gherlizza, illustrazione didieci cavità del Carso triestino visita-bili senza grossi problemi; nel 2005 leedizioni della Laguna – in uno conl’Associazione Italia/Austria – mette-vano sul mercato Esplorando … nellegrotte turistiche del Friuli Venezia Giulia.Il volumetto, 80 pagine formato cm12 x 17, è stato presentato sabato 26maggio 2006, presso il nuovo Centrovisitatori della Grotta Gigante, dal

decano della speleolo-gia triestina FabioForti che ne hadescritto contenuti edesposto pregi e carat-teristiche.La guida è strutturatasu sei itinerari: laGrotta Gigante (pp 5-20), il Mitreo (pp 21-24), Cinque grotte diguerra del Carso gori-ziano (pp 25-35), SanGiovanni d’Antro (pp

36-51), le Grotte di Villanova (pp 52-64) ed infine Le Grotte Verdi di Pradis(pp 65-78).Ogni itinerario comprende, oltre alladescrizione delle cavità mèta dell’e-scursione sotterranea, informazioniutili (orari di visita, posti di ristoro,altre cose notevoli da vedere nellazona), notizie storiche, brani di leg-gende e cenni su altre cavità dellazona visitabili con un minimo diattrezzatura. Questa guida, che nonparla soltanto di grotte turistiche

Bibliografia Speleologica LigureLa Delegazione Speleologica Ligure ha curato l’edi-zione della prima bibliografia speleologica regiona-le. Si tratta di un volume di 224 pagine, integrato daun Cd dati contenente circa 1300 titoli che riguar-dano le cavità naturali, il carsismo e la speleologiarealizzati in Liguria a partire del 1610 fino all’agosto2006. L’opera è strutturata in cinque sezioni conindici per autori, numero di catasto, nome, localitàe argomento. Figurano inoltre quattro elenchi sup-

plementari: pubblicazioni consultate, le maggiori grotte, dati dei Gruppi dellaDelegazione e un glossario. Particolare punto di interesse è l’elenco perAutori che occupa oltre la metà del volume e che oltre a riassumere i datisalienti di ogni titolo citato ne include il riassunto. Il lavoro consente di repe-rire facilmente tutta la letteratura relativa ad una cavità ed è quindi un vali-do sistema per trovare informazioni e riferimenti nel dedalo dei nomi e delleposizioni delle grotte, siano esse catastate oppure no. Nel Cd dati sono pre-senti i database interattivi della bibliografia e del catasto ed i rilievi delle 41grotte liguri con sviluppo superiore ai 400 metri e quelle più profonde di 100metri. Questa raccolta bibliografica, che per due anni ha messo a dura provala tenacia dei curatori (C. Cavallo, R. Chiesa, R. Dall’Acqua, M. Jesu, E. Massa),è stata presentata in occasione del VI Convegno Speleologico Ligure“Mutando 2006” a Campomorone (GE). Per chi fosse interessato all’acqui-sto del volume può rivolgersi a: [email protected] DelegazioneSpeleologica Ligure, C.P. 1473 – 16120 Genova.

Roberto ChiesaBibliografia Speleologica Ligure Bibliografia analitica (1610-2006). RegioneLiguria, Delegazione Speleologica Ligure, Genova 2006. 224 pp. + cd.

La Regina del CarsoIn questa pubblicazione, il GruppoSpeleologico Talpe del Carso(Doberdò del Lago – Gorizia) haraccolto tutte le informazioni sullastoria delle scoperte e delleesplorazioni, nonché sulla geologiae sulla fauna di questo gioiello delCarso goriziano, cavità che peral-tro è vincolata da apposita leggeregionale. Il volume, di 60 pagine,raccoglie articoli descrittivi suquesta cavità che, con i suoi 320

metri di svilup-po, rappresentala più estesagrotta delCarso dellaprovincia diGorizia e nevuole celebrarel’importanzache ha addirit-tura portato ilgruppo acostruire unrifugio speleolo-

gico vicino al suo ingresso. La pub-blicazione – anche in lingua slove-na – è corredata dal rilievo dellacavità.“Storia delle esplorazioni” èl’esaustivo titolo dell’articoloscritto da Gianfranco Tomasinsulle vicende che hanno portatoalla scoperta e sulle successiveesplorazioni; di MarcoBruzzechesse è “Descrizione dellacavità”; Graziano Cancian firma“La Geologia” in cui descrive lastoria geologica della zona, la lito-logia e la tettonica;“La Fauna” èl’articolo di Fabio Stoch che intro-duce il pezzo con la spiegazionedella biospeleologia e che firmaanche “Tutela, conservazione edidattica”, articolo nel qualedescrive tutte le cause che posso-no portare al degrado di unacavità. Chiude la pubblicazione unacompleta e utile bibliografia scien-tifica.

Mila Bottegal

La Grotta Regina del Carso. Geologiafauna e spunti didattici per il gioiellodel Carso goriziano. Del GS Talpedel Carso, San Michele del Carso,2003, 60 pp. + tav. allegata.

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come recita il titolo, è dovuta allapenna di tre donne (poi dicono che ilmondo delle grotte sia un feudo deimaschi) ed è curata ed edita da un’as-sociazione che poco ha a che vederecon la speleologia; pur essendo rivol-ta ad un pubblico non specializzatopuò interessare anche lo speleologo,soprattutto se di altre regioni.Nelle sue pagine infatti si trovanomolte notizie (sul loro impiego intempo di guerra, sul folklore…) altri-menti disperse in pubblicazioni diffi-cilmente reperibili.Un corposo corredo fotografico (nonsempre molto buono) completa l’o-pera, che è messa in vendita al modi-co prezzo di 5 euro.

Pino Guidi

Esplorando… nelle grotte turistiche delFriuli Venezia Giulia. Di MarinaBressan, Donatella Cerna, GiadaMolaro. Associazione Italia Austria –Edizioni della Laguna, Mariano delFriuli (GO) 2005, 80 pp.,ISBN 88-8345-221-6

Lombardia “DENTRO”Alberto Buzio,

Massimo Pozzo & AA.VV, 2005vol.1: Como,Varese, Bergamo,

Sondrio504 pagine completamente a colori. Formato 17x21 cm

Prezzo 40 euro + 12 euro di spese di spedizione

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Un’opera “corale” degli speleologi lombardi. Da non farsi mancare per nessun motivo!

Acquisti, informazioni, scheda dell’opera e parziali PDF richiedibili scrivendo a [email protected] o

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Un color brunoIn questo libro Giovanni Badino propone unmodo diverso di parlare di grotte e di esplora-zione. Il titolo prende spunto dalla celebremetafora dantesca della fiamma che divora lacarta: il “colore bruno” è la tonalità che la cartaassume bruciando, nell’attimo prima di anneriree ridursi in cenere. Il libro parla, appunto, dell’e-sploratore, perennemente in cerca di luoghi ver-gini, e della contraddizione che vive nel momen-to in cui quei luoghi, per paradossale quanto logi-co effetto dell’esplorazione, divengono noti.

Quindi, per certi versi, anneriti. Il territorio dell’esploratore si estende inquella parte di color bruno che, in lento movimento, avanza verso il bian-co, portandovi il nero.Nelle grotte questo processo non è soltanto metafo-rico, ma reale e tangibile, al punto che l’argomento sta divenendo moltodiscusso tra gli speleologi: quanto l’esploratore contamina l’ambiente cheesplora? quanto è giusto disostruire? e quanto è legittimo che altri, estra-nei alla speleologia, facciano delle grotte usi sgraditi ai primi esploratori?Per fortuna questo libro non contiene risposte, ma intelligenti domandeche contribuiranno senz’altro a stimolare la coscienza di esploratori e geo-grafi. La narrazione procede fluida in un’alternanza tra brevi racconti eriflessioni dell’autore sui temi della ricerca del nuovo, dell’inquietudine edelle motivazioni di chi dedica la vita alla ricerca.

Natalino Russo

Un color bruno. Di Giovanni Badino, Segnavia edizioni, 2006. 128 pp. € 9,50ISBN: 978-88-88776-17-0

Sicurezza in grottaSono stati da poco distribuitigli atti di questa tavola rotondache ha visto la partecipazionedi alcuni tra i più esperti spe-leologi nel campo delsoccorso in grotta(Badino, Gherlizza,Burlini). Gli interven-ti pubblicati dannoun semplice, ma effi-cacissimo strumentodi informazione eformazione sulla pre-venzione degli inci-denti speleologici,tanto da costituire un ottimosupporto a integrazione deitesti da tempo in circolazione.Da divulgare ad ogni corso diprimo livello. (MS)

Atti della tavola rotonda“Sicurezza in grotta”,Monfalcone 18 ottobre 2003.Federazione SpeleologicaIsontina, Gorizia, [2006],42 pp., formato A4.

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Recensioni

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IpoesieFinalmente! Finalmente uno spe-leologo ha provato a demolire illuogo comune che vuole quellidella sua categoria capaci solo dimisurare pozzi e descriveremorfologie di grotta, mai le emo-zioni che in esse si provano e menche mai con quello strumento rite-nuto effeminato che è la poesia. Ineffetti, basta guardare i bollettini, leriviste, la letteratura speleologica

corrente in generale: a parte i saggi descrittivi, più o menoscientifici, gli unici resoconti narrativi sono di avventure appa-rentemente rocambolesche che poi, a scavar bene, si rivelanodovute più alla sfiga o all’imperizia che non a una vera «avven-turosità» di quel che si è fatto.Ancor più spesso lo speleologo,avvezzo ad accreditare di sé un’immagine maschia e sprezzan-te,dedita solo a imprese di fatica e ad omeriche sbornie,si ver-gogna della propria (eventuale) tensione lirica e, se scopre diaverla, la reprime.Eppure sappiamo bene quanto ci sia di immaginifico, o meglio,di evocativo, nell’insieme di sensazioni che si provano caccian-dosi sottoterra. Se è vero che il richiamo ipogeo è qualcosa dipiù e di ben diverso da una semplice pratica sportiva, se è vero

Sulle cordeTra speleologi ci siamo detti, reci-procamente, più volte, che esisteun problema di narrativa che allafine diventa problema di comunica-zione.Come appena accennato per«Ipoesie» nel variopinto mondodella letteratura speleologica lanarrativa si limita spessissimo alresoconto descrittivo e «peraddetti ai lavori». L’oggetto princi-pale della nostra attenzione quindi,

si identifica spesso con l’ambiente grotta che, come arcinoto,per quanto bellissimo, è bellissimo solo per noi, mentre pertutti gli altri inevitabilmente non esiste. Le emozioni che pro-viamo sottoterra sono forti, probabilmente uniche, ma pro-prio per questo non facilmente esprimibili fuori del nostroristretto circolo. Da quando la SSI ha inaugurato la collana«Narrativa e poesia nuovi autori» le cose sono un po’ cam-biate; perlomeno si deve registrare l’avvio di un nuovo corso,in cui si cerca di invertire questa tendenza che forse non ècosì inevitabile.Anche «Sulle corde» di Monica Dini si collocain questa scia: 20 racconti brevi dove la grotta è sfondo, cor-nice, elemento ricorrente e magari pregnante ma mai inva-dente fino al punto di diventare protagonista. L’autrice riescea destreggiarsi abilmente – ma senza artifizi – tra analisi inte-riore e citazioni di luoghi a noi cari, tra linguaggio intimista eimmagini di un ambiente in cui lo speleologo – ma, vivaddio,non solo lui – può riconoscersi. Monica Dini descrive grotte,eccome, parla di pozzi, gallerie, strettoie, rocce che si restrin-

gono e che costringono a strisciare: «di solito si striscia sullapancia… voglio cambiare, striscio sulla schiena, odoro gli spuntonidi roccia che mi sfiorano il naso, canticchio la canzone di un chimi-co morto senza nessuno da ricordare… Non serve pensare, non cisono risposte… Su una parete obliqua scivola una pisciarotta d’ac-qua. Fa i gargarismi. Con gli occhi chiusi è una canzone, come quel-la dei bambini che fanno gorgogliare l’acqua in gola…».I racconti che compongono «Sulle corde» non seguono ilclassico schema narrativo, con un inizio, un fatto e una fine,secondo una trama più o meno consolidata, ma sono piutto-sto un intrecciarsi di sensazioni, immagini, ricordi; il finale èquasi sempre sospeso. Particolarmente significativo è l’ultimoracconto, dedicato all’Antro del Corchia turisticizzato, omeglio, dove l’autrice va come turista (dopo esserci statacome speleologa: «è la grotta dove ho imparato ad usare gliattrezzi, dove rispettando la sua severità ho imparato ad esserequella che sono»), nella calca in cui gli strilli dei bambini simescolano alle voci dei ciceroni che mostrano le concrezionibizzarre. Monica Dini non si abbandona ad una prevedibilepolemica, si limita ad esprimere il suo disagio nel rivedere ilCorchia come «una cartolina imbalsamata, senza il vento, rima-sto imbrigliato nei finimenti delle porte stagne costruite all’ingresso.Senza odore, confuso con le schiume da barba e i profumi dei turi-sti». Luci da presepe, centraline che controllano la qualità del-l’aria (già: «niente del clima naturale deve modificarsi perché la bel-lezza della grotta si mantenga…»), ma sul ricordo di questoluogo, che portiamo nel cuore, «si è formata una cicatrice».

Sandro Bassi

Sulle corde. Di Monica Dini, SSI, Narrativa e Poesia – NuoviAutori, 2006. 96 pp. € 8,00 ISBN 88-89897-01-5

che non sempre esistono efficaci modi razionali per esprimer-lo, se è vero, come farfuglia Attilio Benetti ne L’Abisso che «èqualcosa che non si può descrivere, perché è qualcosa che ti sentidentro», allora meglio accantonare la cronaca e la fredda ragio-ne per rifugiarsi nella dimensione intima del sentimento.Benissimo, quindi, ha fatto Stefano Sturloni a invertire questocliché e benissimo ha fatto la SSI ad inserire queste poesie ipo-gee nella collana “letteraria” iniziata dieci anni fa con «La vettae il fondo» di R. Chignola.Se Sturloni sia davvero poeta non ci interessa appurarlo…anche questa è cosa eminentemente soggettiva. Di sicuro, aparte la già sottolineata meritorietà del suo sforzo, va apprez-zata la voglia di mettersi a nudo, la sincerità e la non artificio-sità delle immagini che ci propone. Per Sturloni «il vacuo sischiude agli occhi come uno scrigno / e nel farlo dispiega sorpren-denti architetture / invenzioni minerali centrifugate al tempo / oforse al sogno / al tutto…».Ma più che le grotte, in questo libro troverete le persone. Iricordi, certo, le figure più o meno sfocate, e poi i gesti, gliodori, i dubbi, le paure, i rimpianti, per tutto quell’universo diumanità che resta, una volta usciti di nuovo alla luce.

Sandro Bassi

Ipoesie. Poetica dell’eresia speleoantropica. Di Stefano Sturloni,SSI Narrativa e Poesia – Nuovi Autori, 2006. 96 pp. € 8,00ISBN 88-89897-02-3

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87Speleologia55

Vi sia lieve la terra

Nel Luglio del 1990, P.Antonini, B. Dell’Oro, L. Casati,U. Vacca ed io partecipammo a un campo internazio-nale di soccorso speleologico nel Jura francese.L’incontro, organizzato dalla Fédération Française deSpéléologie, era coordinato da Jean-Claude Frachon,notissimo speleologo francese scomparso prematura-mente all’età di sessant’anni.Personalmente lo conobbi solo in quella occasione,che però fu sufficiente a farmi apprezzare lo spessoreumano e le abilità, non comuni, di una persona total-mente dedita alla Speleologia.L’Ecole Française de Speleologie non l’aveva messo lìa caso, suppongo. In quell’occasione non ho coltotanto la sua esperienza o la competenza tecnica, chesenz’altro erano grandissime, quanto la sua capacità diconfronto con il gruppo e l’uso naturale di una realecomunicazione ecologica, praticata da lui come unicasoluzione possibile per fronteggiare una masnada diquaranta cavernicoli provenienti da tutta Europa. Lasera, dopo un intensa giornata di lavoro, Jean-Claude

era anche instancabile animatore di giocolerie speleo-logiche di varia natura nelle quali, grazie alla prestan-za fisica di Gigi, “noi” italiani avemmo la meglio… eh,eh!Dopo una settimana rientrammo in Italia carichi dinuove esperienze e amicizie, cresciuti ancora un po’,grazie anche a lui che questo incontro aveva voluto.Ecco, questo è il mio ricordo di Jean-Claude.

Michele Sivelli

La sera passata a ridere e scherzare nel ristorante chefrequentiamo quando andiamo alla Pollaccia; al matti-no la colazione nel rifugio del GSB-USB di Bologna,gli ultimi dettagli sull’organizzazione della giornata,poi ci separiamo: io vado a Massa Carrara mentreAlberto, Jean Jacques, Massimiliano e Roberto allasorgente.Jean Jacques si immerge per primo e Massimiliano siaccorda con lui per andare a verificare che in decom-pressione tutto proceda per il meglio.Quando più tardi s’incontrano a –6 m, Jean Jacques insosta, ha quasi finito la decompressione: si scambianoil segnale di OK, si salutano e Massimiliano prosegueper rivisitare un percorso a lui già noto: non lo rive-

dremo più. Nel momento in cui arrivo alla sorgente,tranquillo e sereno, Alberto è già partito verso casa,Jean Jacques è appena riemerso, Roberto si sta prepa-rando per l’immersione.Scendendo, Roberto si stupisce di non incrociare leluci di Massimiliano che dovrebbe essere di ritorno.Raggiunge i passaggi stretti a -40 m, entra, scorge laluce, si avvicina e lo vede come se dormisse ma l’ero-gatore è fuori dalla bocca ed il sonno è quello dell’e-ternità.Quando poco dopo Roberto riemerge e mi chiama,vedendo un’espressione strana sul suo viso, un terribi-le sospetto si fa strada. Poche parole sono sufficientiper sconvolgere ogni pace, per cancellare ogni sere-nità, per sollecitare una serie di gravi domande. Misiedo su un masso, annichilito, e la mia mente si allon-tana trasportata dai ricordi.Massimiliano frequentava dal 2000 il mondo della spe-leologia ed era attratto in particolare dalla speleologiasubacquea; non appena aveva tempo, andava adimmergersi in una sorgente o in un sifone e spessoveniva a darmi una mano, durante le esplorazioni.Massimiliano era uno tra i pochi speleosubacquei ita-liani di ultima generazione ad aver conosciuto il pia-cere di veder srotolare il filo dal proprio svolgisagolain un ambiente inesplorato.Sempre curioso, non esitava a chiedere informazioni achiunque sulle differenti tecniche d’immersione, sidocumentava su internet setacciando le relazioni inte-ressanti dal resto, valutando con attenzione e traendo

Massimiliano Valsecchi

Jean-Claude Frachon

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“I grandi amori e i grandi obiettivi comportano sem-pre grandi rischi”.Questo pensiero del Dalai Lama era una delle frasipreferite di Mauro, che l’aveva usata come motto del-l’associazione fondata due mesi fa: quasi un testamen-to spirituale, visto che proprio inseguendo un grandeobiettivo e un grande amore Mauro ha perso la vita il29 ottobre 2006 durante una difficile immersione allasorgente Bossi.Per i grandi obiettivi non gli mancavano certo né lapreparazione tecnica e fisica, né il coraggio: speleolo-go, alpinista, subacqueo di grande esperienza (istrutto-re Trimix e di immersione sportiva, trainer speleosub);tra le sue esplorazioni Resia 2002, Atahualpa 2000 e lagrotta del Serpengatto. A Mantova ha fondatoExploring Academy, con il grande successo del lavoroal Forte di Pietole, ed EXplorando, per svilupparenuovi progetti, come l’esplorazione dei mulini delGhiacciaio dei Forni e ricerche di speleologia urbana.

Di lui noi suoi amici ricordiamosoprattutto il vulcanico, strari-pante entusiasmo che metteva intutto quello che faceva, la suainesauribile voglia di conoscere,di mettersi alla prova, di speri-mentare ed esplorare, la suaincontenibile energia. Deciso,determinato, non mandava certoa dire quello che pensava: il suocarattere un po’ ruvido lo facevaa volte mal giudicare, ma cono-scendolo si scoprivano i lati piùbelli: papà dolcissimo e affettuo-so, amico generoso e sincero (avolte anche troppo!), uno diquelli su cui sai di poter contare(anche per le critiche!), ma,soprattutto, dotato di una straor-dinaria capacità di immaginare edi “contagiare” gli altri con i suoisogni e i suoi progetti.

Le parole di Pablo Neruda che aveva appese in ufficiolo descrivono esattamente com’era...

Ciao Mauro, sarai sempre con noiI tuoi amici

Lentamente muore chi evita una passione,chi preferisce il nero sul bianco e i puntinisulle “i”piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi,quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,chi non rischia la certezza per l’incertezza per seguire un sogno,chi non si permette una volta nella vita di fuggire i consigli sensati.chi passa i giorni a lamentarsi della propriasfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordandosempre che essere vivo richiede uno sforzo digran lunga maggiore del semplice fatto direspirare.

le conclusioni. Attento alle novità del settore, spessoera Massimiliano ad informarmene e con lui ne discu-tevo.Abitava a dieci minuti di distanza da casa mia, arriva-va da me in macchina o più spesso in motorino, sem-pre sorridente e disponibile.Ci vedevamo di frequente, sistemavamo insieme leattrezzature, caricavamo le bombole, mi aiutava asistemare il disordine nel magazzino.Quando, durante le nostre spedizioni, mi capitava diperdere le staffe e di riprenderlo anche in maniera

esagerata, lui sapeva che, una volta passata l’ira delmomento, tutto sarebbe tornato come prima e il sorri-so appariva velocemente sul suo volto e sul mio.In esplorazione potevo contare su di lui, sul suo entu-siasmo vivace, sulla serietà con cui svolgeva i suoicompiti nella preparazione della catena di sicurezza.La nostalgia della sua presenza sarà sempre viva den-tro di me, come in tutti quelli che lo hanno conosciutoe, davanti ad ogni sorgente, un pensiero sarà semprededicato a lui.

Luigi Casati

88 Speleologia55

Vi sia lieve la terra

Ricordo di Mauro Campini

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SPELEOLOGIASemestrale della Società Speleologica Italiana.Redazione: Centro Italiano di Documentazione Speleologica "F. Anelli"via Zamboni 67 - 40126 Bologna Tel. e fax 051250049 [email protected]

MEMORIE DELL’ISTITUTOITALIANO DI SPELEOLOGIARivista aperiodica Redazione: Paolo Forti, Università di Bologna,Dip. di Scienze Geologico-Ambientali,via Zamboni 67 - 40126 BolognaTel. 0512094547 [email protected]

BULLETIN BIBLIOGRAPHIQUE SPÉLÉOLOGIQUEUnion Internationale de Spéléologie Redazione per l’Italia: Centro Italiano di Documentazione Speleologica "F. Anelli" via Zamboni 67 - 40126 Bologna Tel. e fax 051250049 - [email protected]

OPERA IPOGEAStoria Cultura Civiltà AmbienteSemestrale della Società Speleologica ItalianaRedazione: c/o Marco Campagnolivia Vinciguerra 28 - 62019 Recanati (MC)Tel. 071 [email protected]@ssi.speleo.it

Collana narrativa e poesiaNuovo Autori1) La vetta e il fondo

2) Altre piccole profondità

3) Ipoesie

4) Sulle corde

PUBBLICAZIONI DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

INTERNATIONAL JOURNAL OF SPELEOLOGYOrgano ufficiale dell’Union Internationale deSpéléologie.Redazione: Jo De Waele Università di Bologna, Dip. di Scienze Geologico-Ambientali, via Zamboni 67 40126 Bologna - Tel. [email protected]

Quaderni Didattici S.S.I.

1) Geomorfologia e spe-leogenesi carsica

2) Tecnica speleologica

3) Il rilievo delle grotte

4) Speleologia in cavitàartificiali

5) L’impatto dell’uomo sul-l’ambiente di grotta

6) Geologia per speleologi

7) I depositi chimici dellegrotte

8) Il clima delle grotte

9) L’utilizzo del GPS inspeleologia

10) Vita nelle grotte

11) Storia della speleologia

12) Gli acquiferi carsici

13) Fotografare il buio

14) SOS in grotta

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