speciale san geminiano gazzetta di modena

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Modena in festa: è il giorno di San Geminiano L e bancarelle e la gen- te che, come un fiume sempre in piena, popo- la festosamente il cen- tro storico; la processione delle autorità cittadine dietro la banda che attraversa via Emilia per rendere omaggio al santo Patrono; ‘il giro del santo’, ovvero la folla che ac- cede alla cripta del Duomo La Fiera, le bancarelle, il Duomo gremito, la Corrida: lo stupore per una giornata che continua a rimanere nella tradizione dei modenesi. Un appuntamento che si rinnova tra folklore e aspetti religiosi MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’ San Geminiano è un santo venerato in diverse realtà, so- prattutto in Emilia e in Toscana (nei territori del Ducato di Modena), ma anche a Venezia. Senza entrare nel dettaglio, ne parliamo in altra pagina, vale la pena sottolineare come il santo dei modenesi sia ricordato in luoghi significativi che ‘cingono’ idealmente la provincia. Presso Frassinoro, nell’e- stremo sud in pieno Appennino, ci sono infatti i ‘Prati di San Geminiano’, mentre il santo Patrono è venerato anche a Magrignana (presso Montecreto), a Verica, presso Pavullo, e a Guiglia, oltre che a Savoniero nei dintorni di Palaga- no. Ma Geminiano è ricordato anche nella Bassa, ovvero a Massa Finalese che è l’estrema propaggine a nord della provincia e della diocesi di Modena. Come a segnare un confine dei luoghi dove il santo fa sentire la sua protezione. UNA DEVOZIONE CHE CIRCONDA LA PROVINCIA San Geminiano Era il dubbio di molti, fino a poche settimane dal 31 genna- io, un dubbio che è stato sciolto per la gioia di tanti: oggi è giorno festivo non solo per gli studenti delle scuole mode- nesi, ma per tutti i lavoratori che sono impiegati sul territorio del Comune. Il decreto del Governo Berlusconi che doveva togliere il Patrono tra i giorni di festa, infatti, non è stato convertito in legge e il Governo Monti non è intervenuto sul- la materia. Quindi, dopo gli appelli tra gli altri del sindaco di Modena, Giorgio Pighi e del vescovo di Modena, mons. Antonio Lanfranchi, il 31 gennaio è rimasto festivo per tutti i modenesi che possono così, senza problemi, festeggiare con tutti gli onori il loro santo. E ALLA FINE È UN GIORNO DAVVERO FESTIVO per un saluto alla tomba di San Geminiano e per fermar- si qualche istante davanti alle ossa di Geminiano rivestite dell’abito da episcopale; la Corrida che vede per le stra- de cittadine e fino a Cognen- to (il luogo in cui Geminiano nacque e in cui è particolar- mente venerato) migliaia di persone che corrono in bra- ghette e maglietta, sfidando il clima rigido di fine gennaio e non di rado pioggia o neve, per rincorrere semplicemente la soddisfazione di poter dire agli amici ‘ho fatto la Corrida’. Modena è la città di Geminia- no o, se volete, Geminiano è il santo di Modena. E questa simbiosi (non a caso i mode- nesi sono ancora conosciuti con l’appellativo di ‘geminia- ni’, appunto) è davvero par- ticolare ed emerge come un fiume carsico, o meglio come una cometa che ogni 365 giorni si ripresenta, proprio nel giorno del 31 gennaio. Il clima di festa e di allegria che si respira a Modena colpisce sempre chi modenese non è, ma si presenta in città in occasione della festa: non si tratta di una ‘semplice’ fe- sta religiosa, né di rimanere a casa da lavorare per un giorno, ma di un momento in cui i modenesi riscopro- no le loro radici comuni e le trasmettono anche ai nuovi cittadini. La tradizione è anti- ca, tanto che un tempo tutti i capi famiglia del ducato, dal- la Bassa fino alla Garfagna- na, erano tenuti a ritrovarsi a Modena nel giorno di San Geminiano per festeggiare col mercato, un mercato che durava una settimana intera. Oggi la fiera è l’occasione per un acquisto ‘pazzo’, per il regalo degli uomini alle loro donne (mentre per Sant’An- tonio, sempre giorno di fiera, è previsto il contrario), per gli scherzi dei ragazzi che anni fa erano abituati a ‘schiuma- re’ i passanti e che oggi, un po’ demoralizzati dai control- li, si limitano a qualche botto rimasto dall’ultimo dell’anno. Ma il dato è sempre quello: i modenesi e chi viene da fuori per un giorno di relax, in fiera ci vanno eccome: mi- gliaia e migliaia di persone affollano il centro cittadino, i venditori di piadine e di pani- ni vengono presi d’assalto a ora di pranzo (e ognuno ha il suo preferito, da cui puntual- mente torna a distanza di un anno dall’ultima piadina con la salsiccia o la porchetta) e le bancarelle con più curiosi sono quelle degli ‘imbonito- ri’ che fanno roteare pentole o padelle, scope multiuso o magici prodotti per la pulizia di tutto quello che è possibile immaginare (dalle piastrelle del bagno ai bicchieri da vino rosso). Si tratta, in fondo, dei cantastorie di oggi, che han- no la capacità di ipnotizzare i passanti e di far mettere mano ai portafogli, spesso e volentieri per prodotti di dubbia utilità ma di sicuro successo quando vengono mostrati ad amici e parenti in visita (“ma dove l’hai trovato? Ah, in fiera, peccato io non l’ho visto...”). Infine ci sono le ‘occasioni’: borse, giac- che, calzature... vendute a prezzi di saldo con banchi letteralmente presi d’assalto da casalinghe speranzose, e con a tre passi di distanza gli uomini rassegnati ad aspet- tare ancora qualche minuto per poter azzannare l’ago- gnata piadina. Anche questo è il fascino, senza tempo, di San Geminiano.

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Speciale San Geminiano Gazzetta di Modena 31 gennaio 2012

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Page 1: Speciale San Geminiano Gazzetta di Modena

Modena in festa: è il giorno di San Geminiano

Le bancarelle e la gen-te che, come un fiume sempre in piena, popo-la festosamente il cen-

tro storico; la processione delle autorità cittadine dietro la banda che attraversa via Emilia per rendere omaggio al santo Patrono; ‘il giro del santo’, ovvero la folla che ac-cede alla cripta del Duomo

La Fiera, le bancarelle, il Duomo gremito, la Corrida: lo stupore per una giornata che continua a rimanere nella tradizione dei modenesi. Un appuntamento che si rinnova tra folklore e aspetti religiosi

MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

San Geminiano è un santo venerato in diverse realtà, so-prattutto in Emilia e in Toscana (nei territori del Ducato di Modena), ma anche a Venezia. Senza entrare nel dettaglio, ne parliamo in altra pagina, vale la pena sottolineare come il santo dei modenesi sia ricordato in luoghi significativi che ‘cingono’ idealmente la provincia. Presso Frassinoro, nell’e-stremo sud in pieno Appennino, ci sono infatti i ‘Prati di San Geminiano’, mentre il santo Patrono è venerato anche a Magrignana (presso Montecreto), a Verica, presso Pavullo, e a Guiglia, oltre che a Savoniero nei dintorni di Palaga-no. Ma Geminiano è ricordato anche nella Bassa, ovvero a Massa Finalese che è l’estrema propaggine a nord della provincia e della diocesi di Modena. Come a segnare un confine dei luoghi dove il santo fa sentire la sua protezione.

UNA DEVOZIONE CHE CIRCONDA LA PROVINCIA

San Geminiano

Era il dubbio di molti, fino a poche settimane dal 31 genna-io, un dubbio che è stato sciolto per la gioia di tanti: oggi è giorno festivo non solo per gli studenti delle scuole mode-nesi, ma per tutti i lavoratori che sono impiegati sul territorio del Comune. Il decreto del Governo Berlusconi che doveva togliere il Patrono tra i giorni di festa, infatti, non è stato convertito in legge e il Governo Monti non è intervenuto sul-la materia. Quindi, dopo gli appelli tra gli altri del sindaco di Modena, Giorgio Pighi e del vescovo di Modena, mons. Antonio Lanfranchi, il 31 gennaio è rimasto festivo per tutti i modenesi che possono così, senza problemi, festeggiare con tutti gli onori il loro santo.

E ALLA FINE È UN GIORNO DAVVERO FESTIVO

per un saluto alla tomba di San Geminiano e per fermar-si qualche istante davanti alle ossa di Geminiano rivestite dell’abito da episcopale; la Corrida che vede per le stra-de cittadine e fino a Cognen-to (il luogo in cui Geminiano nacque e in cui è particolar-mente venerato) migliaia di persone che corrono in bra-

ghette e maglietta, sfidando il clima rigido di fine gennaio e non di rado pioggia o neve, per rincorrere semplicemente la soddisfazione di poter dire agli amici ‘ho fatto la Corrida’. Modena è la città di Geminia-no o, se volete, Geminiano è il santo di Modena. E questa simbiosi (non a caso i mode-nesi sono ancora conosciuti con l’appellativo di ‘geminia-ni’, appunto) è davvero par-ticolare ed emerge come un fiume carsico, o meglio come una cometa che ogni 365 giorni si ripresenta, proprio nel giorno del 31 gennaio. Il clima di festa e di allegria che si respira a Modena colpisce sempre chi modenese non è, ma si presenta in città in occasione della festa: non si tratta di una ‘semplice’ fe-sta religiosa, né di rimanere a casa da lavorare per un giorno, ma di un momento in cui i modenesi riscopro-no le loro radici comuni e le trasmettono anche ai nuovi cittadini. La tradizione è anti-ca, tanto che un tempo tutti i capi famiglia del ducato, dal-la Bassa fino alla Garfagna-

na, erano tenuti a ritrovarsi a Modena nel giorno di San Geminiano per festeggiare col mercato, un mercato che durava una settimana intera. Oggi la fiera è l’occasione per un acquisto ‘pazzo’, per il regalo degli uomini alle loro donne (mentre per Sant’An-tonio, sempre giorno di fiera, è previsto il contrario), per gli scherzi dei ragazzi che anni fa erano abituati a ‘schiuma-re’ i passanti e che oggi, un po’ demoralizzati dai control-li, si limitano a qualche botto rimasto dall’ultimo dell’anno. Ma il dato è sempre quello: i modenesi e chi viene da fuori per un giorno di relax, in fiera ci vanno eccome: mi-gliaia e migliaia di persone affollano il centro cittadino, i venditori di piadine e di pani-ni vengono presi d’assalto a ora di pranzo (e ognuno ha il suo preferito, da cui puntual-mente torna a distanza di un anno dall’ultima piadina con la salsiccia o la porchetta) e le bancarelle con più curiosi sono quelle degli ‘imbonito-ri’ che fanno roteare pentole o padelle, scope multiuso o

magici prodotti per la pulizia di tutto quello che è possibile immaginare (dalle piastrelle del bagno ai bicchieri da vino rosso). Si tratta, in fondo, dei cantastorie di oggi, che han-no la capacità di ipnotizzare i passanti e di far mettere mano ai portafogli, spesso e volentieri per prodotti di dubbia utilità ma di sicuro successo quando vengono mostrati ad amici e parenti in visita (“ma dove l’hai trovato?

Ah, in fiera, peccato io non l’ho visto...”). Infine ci sono le ‘occasioni’: borse, giac-che, calzature... vendute a prezzi di saldo con banchi letteralmente presi d’assalto da casalinghe speranzose, e con a tre passi di distanza gli uomini rassegnati ad aspet-tare ancora qualche minuto per poter azzannare l’ago-gnata piadina. Anche questo è il fascino, senza tempo, di San Geminiano.

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San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

San Geminiano, l’uomo oltre il santoLa fede, i timori, il potere sui demoni: tutto ciò che c’è da sapere sull’uomo che ha condotto Modena al culto

Nato nel territorio mo-denese da famiglia romana intorno al 310, San Geminiano

fu vescovo dagli anni tra il 342 e il 344 fino al 396, data della sua morte. Diacono del vescovo Antonio e poi suo successore secondo la tra-dizione, Geminiano fu desi-gnato all’unanimità dai suoi concittadini, ma ritenendo il compito troppo gravoso fuggi da Modena, per poi piegarsi al volere divino una volta raggiunto.Tanti ed importanti risultati sono stati raggiunti durante il suo episcopato, in primo luogo la conversione totale della città al Cristianesimo e la consacrazione dei templi pagani al nuovo culto. Ne-gli stessi anni il Cristianesi-mo divenne preminente sul Paganesimo, e l’imperatore romano Teodosio I proclamò la religione cristiana come culto ufficiale dell’impero e bandì quello pagano.Geminiano, uomo di pre-ghiera e pietà, viene anche ricordato per il suo potere sui demoni, ed è per que-sto che venne chiamato alla corte di Costantinopoli, dove si recò per ridonare la salu-te alla figlia dell’imperatore Gioviano, come racconta la leggenda.È storicamente accertata invece la presenza del ve-scovo Geminiano nel 390 al concilio dei vescovi dell’Italia settentrionale, presieduto

da sant’Ambrogio, per con-dannare l’eretico Gioviniano (presenza certificata dalle sottoscrizioni della lettera si-nodale di sant’Ambrogio a papa Siricio). La Relatio translationis S. Giminiani, manoscritto del secolo XII conservato nell’ar-chivio capitolare, descrive la traslazione e la ricognizione del corpo di san Geminiano avvenute rispettivamente il 30 aprile ed il 7 ottobre 1106, alla presenza di papa Pasquale II, Matilde di Canossa e di tutta la cittadinanza modenese. Dopo la ricognizione del 1106 ne seguirà un’altra per opera di Lucio III, il 12 luglio 1184, quando, mentre era in viag-gio in direzione Verona, si fer-mò a Modena per consacrare il duomo. Dopo il 1184 nessun’altra ri-

cognizione fu compiuta fino al 1955 e ciò si deduce, oltre che dal silenzio delle cro-nache sull’argomento, dagli oggetti ritrovati nel sarcofago: due piccole croci d’argen-to, un anello e circa settanta monete d’argento dell’epoca comunale di data anteriore al 1184, con l’esclusione di qualsiasi moneta modenese in circolazione solo dopo il 1200.L’intera storia modenese è permeata del ricordo del suo santo patrono.I più antichi documenti dell’archivio capitolare fanno continua menzione della Ec-clesia s. Geminiani, il duomo di Modena nel rifacimento iniziato nel 1099 è la Domus clari Geminiani, il sigillo anti-co della comunità modene-se e dell’Università portano

I devoti a San Geminiano non sono solo modenesi. Il culto si è infatti diffuso in Toscana, a San Gimignano, che dal patrono prende addirittura il nome, a Potremoli in Lunigiana e a Venezia, dove sorgeva in fondo a piazza San Marco una chiesa rifatta da Sansovino intitolata a San Geminiano ed in seguito abbattuta. Si hanno notizie di antichissima origine del primo nucleo di questa chiesa veneziana, voluta da Narsete nel VI secolo, ma demolita nel XIII. L’altare maggiore della chiesa di San Geminiano è stato conservato e fa oggi da altare alla chiesa di San Giovanni di Malta.Alcune parti superstiti di questa chiesa state inoltre uti-lizzate per l’edificazione della Chiesa del Nome di Gesù, di pochi anni successiva all’abbattimento dell’opera del Sansovino.

UN SANTO MODENESE (E NON SOLO)

la sua immagine e così pure nelle monete modenesi co-stantemente viene effigiato il santo patrono. Due sono i giorni che ricordano San Geminiano: il 31 gennaio, giorno dell’anniversario del-la deposizione, e il 30 aprile, anniversario della traslazione del corpo. Nel 1955 la rico-

gnizione delle sue reliquie ha permesso di constatare che il sarcofago, che tutt’oggi le contiene, è certamente quello in cui è stato deposto il corpo del santo dopo la sua morte, dal momento che rispecchia tutte le condizioni di deca-denza della fine del IV secolo a cui fa cenno sant’Ambrogio

in una lettera nella quale de-scrive lo stato di abbando-no in cui si trovano le città dell’Emilia da lui visitate, tra cui Mutina.Questa desolazione fa da sfondo alla grandezza di Geminiano ed è il principale motivo di culto verso di lui, difensore contro le avversità.

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San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

Oltre 500 ambulanti lungo le vie del centro storicoFino alle 20 si potrà passeggiare tra bancarelle di artigianato, gastronomia, abbigliamento e molto altro

Sono oltre 500, per la precisione 520, gli ambulanti che nel-la giornata di oggi

animano le vie del centro storico: dalle 8.30 alle 20 le bancarelle saranno disposte in piazzale Sant’Agostino, piazzale degli Erri, piazza Grande, via Emilia Centro, piazza Muratori, piazza Mat-

teotti, piazza Mazzini, corso Canalchiaro, corso Duomo, corso Canalgrande, via Uni-versità, via Castellaro, via Scudari, via Canalino, piaz-zale San Francesco e calle di Luca. Come ogni anno i numero-sissimi visitatori, modenesi e non, hanno la possibilità di passeggiare in un inedito

Questa mattina, alle 10.30 il sindaco Pighi e le autorità co-munali, accompagnati dal gonfalone della città, partecipa-no come ogni anno, in forma ufficiale, alla celebrazione del-la festa di San Geminiano. Nel rispetto di un’antichissima tradizione, alle 10.30 dallo scalone del Palazzo comunale si muove un corteo con i valletti comunali in livrea giallo blu che porta in offerta al Santo i ceri e l’olio per la lampada che arde perennemente nella cripta del Duomo davanti al sepolcro del patrono. Alla Messa pontificale sono presenti, come ormai tradizione, anche delegazioni con gonfalone delle città di Pontremoli e San Giminiano, anch’esse affi-date alla protezione di San Geminiano. Alle 17 una delega-zione modenese, guidata dal sindaco Giorgio Pighi, parte-ciperà alle cerimonie dedicate al santo in programma nella città di San Giminiano, mentre una delegazione composta da Francesca Maletti, assessore ai Servizi sociali, e dalla consigliera comunale Elisa Sala si recherà a Pontremoli.

OLIO E CERI IN DONO AL PATRONOe vivacissimo centro storico e acquistare prodotti di ogni tipo: dalla gastronomia, con specialità non solo locali ma provenienti da ogni angolo dello stivale, all’artigianato artistico, dall’abbigliamen-to ai casalinghi. Numerosi sono i posti macchina a di-sposizione di chi si reca alla fiera: piazzale Tien An Men;

parcheggio ex Amcm in via Sigonio; parcheggio del par-co Ferrari in Via Emilia Ovest; parcheggio antistante l’area dell’ex mercato bestiame di via Canaletto (bus per il cen-tro linee 7 e 11); parcheggio Fiat in via Pico della Miran-dola; parcheggio Palapanini in via Divisione Acqui (da cui è possibile raggiungere le zone più vicine alla fiera con gli autobus del trasporto ur-bano della linea 8, che parte ogni 10 minuti all’altezza del centro commerciale I Portali). Disponibili anche il parcheg-gio del centro commerciale La Rotonda (collegato alla linea 5 che arriva in autosta-zione e alla linea 3 con arrivo in largo Garibaldi o alla sta-zione centrale delle Ferrovie dello Stato) e il parcheggio di via Gottardi, zona uni-versitaria (linee del bus 2,7 e 9). Il parco Novi Sad non potrà essere utilizzato come parcheggio perché luogo d’arrivo della Corrida. Nella giornata di oggi il personale della Polizia municipale sarà in servizio su più turni, coa-diuvato dai volontari civici e della sicurezza. Come sem-pre, particolare attenzione sarà riservata al contrasto dei borseggiatori, dei vendi-tori abusivi e degli imbonitori attraverso l’impiego di pattu-glie in divisa e in borghese. Rimane il divieto di vendere e detenere bombolette spray di schiuma da barba e man-ganelli.

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San Geminiano San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

Oltre 500 ambulanti lungo le vie del centro storicoFino alle 20 si potrà passeggiare tra bancarelle di artigianato, gastronomia, abbigliamento e molto altro

Dopo la terza rassegna corale di san Geminiano, tenutasi sabato scorso in Duomo con le musiche tra gli altri di Pero-si, Bach, Liszt, Haydn, Rossini, Schubert e Mozart, alla qua-le hanno partecipato il coro di Redù, la cappella musicale dell’abbazia di Nonantola, il coro Annoni Campori di Spez-zano, il coro Beata Vergine Assunta di Casinalbo, la corale Madonna delle Grazie di Soliera, la corale spilambertese e la corale polifonica Agape di San Felice, la musica sarà protagonista anche nel giorno del santo patrono. La Cappella musicale del Duomo di Modena, storica isti-tuzione nata nel 1453 e anch’essa presente sabato scorso alla rassegna corale, presterà servizio liturgico in cattedrale con le sue diverse Scholae. Alle ore 11 la messa pontificale sarà preceduta da diversi brani musicali eseguiti dal quin-tetto di ottoni del duomo e a seguire la celebrazione sarà accompagnata da tutte le Scholae della Cappella musica-le con l’esecuzione della Missa brevis di Andrea Gabrieli. Nel pomeriggio, alle 17 i secondi vespri capitolari vedranno protagoniste le sezioni femminili della Schola polifonica, come la messa vespertina delle 18.

LA MUSICA DEL DUOMO

Duomo, il programma delle celebrazioni eucaristicheLa messa pontificale sarà alle ore 11, presieduta da monsignor Lanfranchi, la vespertina alle ore 18

Ricco il programma delle celebrazioni eucaristiche nella giornata del santo

patrono. Oggi le messe in cattedrale saranno officiate alle ore 7, alle ore 8, alle ore 9, alle ore 11 e alle ore 18. Alle ore 8 mons. Giacomo Morandi, vicario episcopale, celebrerà la santa messa episcopale, a seguire sarà mons. Lino Pizzi, pastore della diocesi di Forlì-Berti-noro, a presiedere la santa messa episcopale delle ore 9. Alle ore 11 il duomo ospiterà la solenne messa pontificale presieduta da mons. Anto-nio Lanfranchi. Il cerimoniale prevede che alle 10.40 i ca-nonici del capitolo della cat-tedrale si rechino a ricevere gli arcivescovi e i vescovi nella residenza arcivescovile e che alle 11 si dia inizio alla celebrazione eucaristica, preceduta dalla tradiziona-le benedizione alla città ed all’arcidiocesi con la reliquia del braccio di san Geminia-no. La messa, presieduta da mons. Lanfranchi, sarà con-celebrata da altri arcivescovi e vescovi, i vicari episcopali, i canonici di Modena, il prio-re del capitolo abbaziale don Paolo Notari, l’arciprete del-la collegiata di Finale Emilia mons. Ettore Rovatti, i vicari foranei, i sacerdoti del semi-nario e il segretario dei reli-giosi. Il servizio liturgico sarà

affidato ai seminaristi e quello di accoglienza e d’ordine al personale dell’Unitalsi. Sacer-doti, diaconi e incaricati del servizio liturgico si dovranno trovare in sagrestia alle 10.30 con i loro abito liturgico.Sempre oggi, martedì 31 gen-naio, sarà possibile venerare la tomba del santo patrono e la reliquia del braccio di san Geminiano dalle ore 14 alle 17. I secondi vespri pontifica-li sono in programma per le ore 17.15, infine alle 18 mes-sa vespertina, celebrata da mons. Giuseppe Verucchi, ar-civescovo di Ravenna-Cervia.

San Geminiano è anche l’occasione per i credenti di ottenere l’indulgenza plena-ria. Come fare? Visitando la cattedrale in devoto pellegri-naggio, come durante l’Anno Santo, dal pomeriggio di ieri fino all’intera giornata di oggi e compiendo le opere pre-scritte (confessione e comu-nione, anche in un giorno vici-no, professione di fede Padre Nostro, preghiera mariana e preghiera per il Santo Padre) sarà possibile ottenere l’in-dulgenza plenaria, ovvero la liberazione totale delle pene dovute ai peccati.

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“Comportatevi da saggi, perché i tempi sono cattivi”

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San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

“Comportatevi da saggi, perché i tempi sono cattivi”Nel messaggio di mons. Antonio Lanfranchi alla città l’appello a vedere nella crisi l’opportunità per una vita buona

La strada che vorrei tracciare brevemen-te è ancora una volta quella della speranza

e più precisamente quella di porsi di fronte alla crisi lasciandosi provocare po-sitivamente, in altre parole cogliendola come un’op-portunità per un cambia-mento che conduca ad una condizione di vita forse ine-luttabilmente più povera ma più umana”. Con queste pa-role inizia la lettera alla città di mons. Antonio Lanfran-chi, tradizionale messaggio inviato dall’arcivescovo di Modena-Nonantola in occa-sione della solennità di san Geminiano. La crisi e le opportunità che offre. È questo il chiaro ed efficace significato del mes-

“ saggio rivolto a tutti i cittadini da mons. Lanfranchi, il qua-le non nega la situazione di crisi che coinvolge non solo Modena, ma l’intero Paese, e va alla ricerca degli ele-menti positivi che emergono in questo contesto compli-cato per molti. La crisi non è solo economica, ma di si-stema, e parte dal profondo. Per uscirne occorre un mu-tamento nello stile di vita: in questo senso la crisi diven-ta l’opportunità per una vita buona.“Siamo immersi nella crisi. – scrive mons. Lanfranchi – I suoi effetti sono drammatici anche nel nostro territorio. Modena raggiungeva fino a pochi anni fa la piena occu-pazione e poteva permetter-si l’accoglienza di imponenti

flussi immigratori. Leggendo oggi i dati sull’occupazione non possiamo non compren-derne la ricaduta non solo in termini economici, ma di crollo di aspettative e di spe-ranze per tante famiglie che avevano compiuti grandi sa-crifici per inserirsi nel nostro territorio”. Parla della crisi e dei suoi effetti a Modena il pastore della Chiesa ge-miniana: la precarietà, l’as-senza del lavoro, le difficoltà nell’accesso al credito, i tagli al sistema di welfare che po-tranno essere attuati. Il primo invito di mons. Lanfranchi è quello di fare buon uso del tempo: visto che i tempi sono cattivi, ovvero lontani dalla vita bella e buona a cui aspiriamo, occorre recupe-rare la saggezza, per lasciar-

si guidare dalla sapienza di Dio. Anche se, da sempre, il mondo ha sperimentato “tempi cattivi”, non ha perso la sua caratteristica di cosa buona, creata da Dio.Da qui l’invito a considerare la realtà come positiva: essa non si rivela così automatica-mente, ma solo a chi acco-glie la sfida, prende sul serio le domande che pone e non retrocede davanti alle urgen-ze del vivere. Serve quindi far emergere gli aspetti positivi di questa realtà: quali sono i percorsi per un cambiamen-to positivo? Occorre segui-re percorsi di vita virtuosa, cambiando in direzione di

una maggiore solidarietà, purificando in primo luogo il nostro cuore. La condivisio-ne deve diventare uno stile di vita quotidiano.Fondiamo la ricerca dei segni positivi anche nella consapevolezza di essere popolo, con la volontà di dare ciascuno il proprio con-tributo. Viene poi la ricerca di nuove forme di impegno: il coraggio di intraprendere nuove strade, anche per dar-si nuove regole che assicuri-no a tutti una vita dignitosa e lo sviluppo delle proprie ca-pacità a beneficio dell’intera comunità.In conclusione l’arcivescovo

dedica un tributo al simbolo di Modena, la Ghirlandina, che “dopo un paziente e la-borioso lavoro di restauro è stata restituita ai modenesi in tutta la sua imponenza e bellezza. La torre è nel cuo-re della nostra città e inevi-tabilmente ne subisce tutti i condizionamenti nel bene e nel male… La nostra torre, – scrive in chiusura mons. Lanfranchi – con il suo pe-culiare intreccio di funzioni religiose e civili, invita tutti a guardare in alto perché in una comunione e fraternità ritrovate e vissute si costru-isca insieme la civiltà della verità e dell’amore”.

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San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

Tutti gli illustri vincitori della CorridaDa Bordin a Baldini non mancano atleti che hanno vinto anche la maratona olimpica

Una storia modene-se, italiana e inter-nazionale. L’albo d’oro della Corrida

di San Geminiano raccon-ta una tradizione lunga 38 anni che ormai è entrata nel cuore della città, di chi cor-re per professione e di chi invece lo fa per passione. Ma la storia di questa gara internazionale, organizzata ogni anno da La Fratellanza, trae il suo fascino anche dai nomi dei suoi vincitori: i più grandi campioni del fondo e del mezzofondo italiano e, in anni recenti, il dominio incontrastato della scuola keniota.E illustre è il nome del primo vincitore: Giuseppe Cindo-lo, considerato tra i pionie-ri della grande tradizione italiana di fondo e mezzo-fondo. Insieme a lui, negli anni a venire, i migliori atleti italiani si misurarono con la Corrida: tutti nomi scolpiti nell’elenco dei vincitori, tutti atleti che nelle loro carriere hanno saputo conquistare allori su allori, anche oltre i confini nazionali.Come Venanzio Ortis, vin-citore della medaglia d’oro nei 5000 e di quella d’argen-to nei 10000 agli Europei del 1978 o Franco Fava, due ori alle Universiadi di Roma del 1975 e tanti altri titoli nazio-nali. O come Mariano Scar-tezzini, tra i migliori specia-

listi al mondo nei primi anni ’80 nei 3000 siepi, Franco Arese, che, prima di diven-tare presidente della federa-zione italiana di atletica, ave-va conquistato un oro agli europei sui 1500 e Stefano Mei, vincitore alla Corrida nel 1989 e plurimedagliato agli Europei e alle Universiadi.

Giusto per restare in Italia, l’elenco dei grandi vincitori della gara dedicata al pa-trono modenese si comple-ta con Stefano Baldini, che, qualche anno prima di lau-rearsi campione olimpico, tagliò per primo il traguardo su un percorso molto fami-liare per lui, che a Modena è

cresciuto sportivamente sot-to la guida attenta di Luciano Gigliotti. Nel 1994 la Corrida incoronò un altro grande, Salvatore Antibo e, pochi anni prima, Gelindo Bordin. Il maratoneta veneto vinse la corsa modenese nel 1986 e nel 1987: l’anno successivo, a Seul, sarebbe diventato

il primo italiano a vincere la maratona olimpica, imitato ad Atene proprio da Stefano Baldini.E nel 1988, nell’anno in cui Bordin entrava nei libri di sto-ria dell’atletica leggera, alla Corrida si registra la prima vittoria di un atleta keniota, Joseph Kipsang.

Un evento a suo modo stori-co, perché scorrendo l’albo d’oro degli anni a venire, gli atleti kenioti hanno sa-puto costruire un dominio pressoché incontrastato alla Corrida: nelle ultime 10 edizioni, ben 8 vincitori sono nati e cresciuti tra Nairobi e il Kilimangiaro.

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San Geminiano San GeminianoMARTEDÌ 31 GENNAIO 2012 a cura di A. MANZONI & C. PUBBLICITA’

Tutti gli illustri vincitori della CorridaDa Bordin a Baldini non mancano atleti che hanno vinto anche la maratona olimpica

Con la 38esima Corrida di San Geminiano, la viabilità su-birà alcune modifiche. Al parco Novi Sad – dove sono fis-sati partenza ed arrivo della corsa - e in piazzale Molza la circolazione stradale sarà sospesa, con divieto di sosta e rimozione dei veicoli in sosta abusiva, dalla mezzanotte del 30 gennaio. Oggi, martedì 31 gennaio, la circolazione sarà sospesa dalle 6 alle 22 in via Emilia centro, corso Canal-grande e Canalchiaro e si potranno verificare disagi in tutta la zona del centro storico. Il divieto scatta dalle 6 del 31 anche in via Berengario e via Bono da Nonantola. Comple-ta sospensione della circolazione stradale, esclusi i veicoli dell’ organizzazione e di servizio, dalle 14.30 e per tutta la durata della Corrida nelle vie della manifestazione: Bono da Nonantola, Berengario, Emilia centro, corso Duomo, Canal-chiaro, piazzale San Francesco, piazzale Risorgimento, Vit-torio Veneto, Riccoboni, Luosi, Marconi, Corassori, da Vin-ci, D’Avia sud, Cavalcavia tangenziale, Campagna, strada di Cognento, da Porto, Contorno di Cognento, Formigina, Cascariolo, sottopasso tangenziale Neruda, Scaglia, For-migina, Corassori, Marconio, Luosi, Barozzi, Storchi, Bac-chini e parco Novi Sad.

CORRIDA, COME CAMBIA LA VIABILITÀ

Scatta la Corrida numero trentottoPreviste anche la Corrisangeminiano e la Minicorrida per soddisfare tutte le esigenze

E’ l’evento clou per tut-ti i podisti modenesi, un classico che an-che quest’anno – per

l’edizione numero 38 - met-terà in pantaloncini e scarpe da ginnastica migliaia di at-leti accanto a tantissimi ap-passionati - che celebrano il lato sportivo della festa del patrono modenese. Per la Corrida di San Ge-miniano e le manifestazioni collaterali – Corrisangemi-niano e Minicorrida - gli or-ganizzatori della Fratellanza si aspettano un migliaio di iscritti, ma saranno molti di più i dilettanti e gli appas-sionati che parteciperanno alla corsa non competitiva: in totale, Modena sarà at-traversata da almeno 5-6 mila corridori. E questo no-nostante sulla festa del Pa-trono aleggi il rischio neve: i fiocchi potrebbero scende-re proprio durante la gara, regalando così una cornice ancora più suggestiva alla corsa e alle celebrazioni di San Geminiano. Della manifestazione ha parlato con orgoglio, nella conferenza stampa di pre-sentazione ufficiale, il pre-sidente de La Fratellanza Ansaloni: “Per la 38a volta ci ritroviamo al via della Corrida, gara che con pas-sione la Fratellanza 1874 organizza in collaborazione con l’Amministrazione. Una

cosa è sempre stata certa: con festa del patrono o sen-za, la Corrida era da fare il 31 Gennaio. Questo è stato il messaggio forte e chiaro che il Comune ci ha sempre mandato, prima che fosse ripristinata la festa del pa-trono: e la ricetta di questa manifestazione è ormai con-solidata e vincente” ““La Corrida non è solo un evento agonistico- ha chio-sato l’assessore allo sport Antonino Marino - ma so-prattutto un momento in cui la città si ferma e festeggia il suo patrono.C’è chi lo festeggia in fiera ma molti lo celebrano pren-dendo parte a questa corsa che è entrata nel Dna dei modenesi”Il percorso è quello noto: 13,350 km che da via Be-rengario riportano al parco Novi Sad, passando per Cognento, terra natale del santo modenese. Dal punto di vista agonistico, l’attesa è per i tanti atleti in-ternazionali che si sfideran-no sulle strade cittadine: nel-le ultime edizioni, la Corrida è stata dominata dai kenioti e anche quest’anno il primo posto sembra destinato ad una contesa tutta africana. Due le novità per il 2012.La prima riguarda l’orario della partenza della cor-sa, che ritorna alle 14.30, dopo che l’anno scorso era

stato posticipato alle 15. Quest’anno, poi, l’attesa tra l’arrivo dei top runner e le premiazioni sarà accompa-gnata dalla Red House Blues Band, la band composta dai dipendenti della Ferrari,

che suonerà per solidarietà: dopo la felice esperienza del 2011, continua infatti la partnership tra la Corrida e Telethon che quest’anno ha deciso di essere accanto alla corsa dei modenesi.

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Esorcista e protettore, i miracoli del santoSan Geminiano è stato un vero baluardo per Modena, tanto che numerosi miracoli attribuitigli sono a protezione della città

San Geminiano e i suoi miracoli. Non pochi e nemmeno banali. Da quelli in vita, come

l’esorcismo con cui liberò la figlia dell’imperatore Gioviano dal maligno, a quelli dopo la morte, come il celebre ‘con-tra Gallos’, ovvero contro il tentativo di conquista della città nel ‘500 da parte di Carlo d’Amboise, miracolo ripetuto pochi anni dopo contro un altro tentativo di conquista sempre transalpino. Andiamo con ordine. Il miracolo in vita più noto e documentato è, senza alcun dubbio, la gua-rigione dal demonio della fi-glia dell’imperatore Gioviano. Geminiano fu chiamato a Co-stantinopoli e, nonostante le resistenze dei modenesi (che non volevano lasciar partire il loro vescovo) raggiunse via nave la corte di Gioviano e, semplicemente con il segno della croce, guarì la giova-ne. La leggenda narra che il demonio avesse tentato in precedenza il vescovo mode-nese e, da lui allontanato, si fosse accanito proprio contro la figlia di Gioviano. Fatto sta che la fama di esorcista di Geminiano si diffuse e fino ad anni molto posteriori alla morte Modena fu tappa di pellegrinaggio verso Roma, proprio per chiedere al santo protettore la guarigione dal demonio e da malattie psico-logiche e mentali. Dopo la morte, invece, Ge-

Il rapporto tra il culto di San Geminiano e gli Estensi, signori di Modena a più riprese, è stato particolarmente tribolato. Basti pensare che il celebre miracolo di San Geminiano che protegge la città di Modena dagli Unni, in realtà è stato ‘in-ventato’ per rispetto proprio agli Estensi. Infatti i modenesi attribuirono all’inizio all’intercessione del Patrono la cac-ciata di Azzo VIII d’Este (detto Azzone) un sovrano affatto amato.Modena divenne comune per una trentina d’anni, fino al ri-torno degli Estensi nel 1336. In quell’occasione i ‘miracolo’ di San Geminiano contro un Este fu tramutato in miracolo contro Attila, re degli Unni. Ma una sorta di ‘tiepidezza’ ri-mase per centinaia di anni, tanto che i modenesi non ‘invi-tavano’ i duchi Estensi alle celebrazioni per San Geminia-no il 31 gennaio e nemmeno per la settimana di festa e di mercato che seguivano. Gli Estensi festeggiarono quindi il Patrono solo il 7 febbraio, nell’ottava della festa.

IL RAPPORTO TRIBOLATO CON GLI ESTENSI

miniano fu autore di prodigi di protezione della città. Di quello contro Attila e gli unni parliamo nel box a fianco, ma Geminia-no secondo la tradizione pro-tesse Modena dagli Ungari e, successivamente, dai francesi per due volte. Sia Carlo d’Am-boise nel 1511 che, dieci anni più tardi, un altro cavaliere di ventura francese: San Ge-miniano sarebbe apparso ai due alle porte di Modena, in-timando di non entrare in città. A distanza di pochi giorni en-trambi i militari sarebbero poi morti. Ma non solo di miracoli di difesa si parla: molto noti sono anche i salvataggi (due, anche se uno solo è realmen-te famoso) di bambini lette-

ralmente ‘presi per i capelli’ da San Geminiano e salvati da cadute dalla Ghirlandina o dal tetto del Duomo. Con ogni probabilità si tratta di due cadute dal Duomo di ra-gazzi che poi si sono salvati. In occasione della festa del santo, infatti, i giovani mode-nesi erano soliti gettare dalla sommità di Duomo e Ghirlan-dina farina e gesso quando non era nevicato nell’occa-sione della giornata festiva. In una circostanza, nel ‘600, si rovinò la statua del santo che dà ancora oggi su piazza Grande e che è posta proprio a lato del Duomo, la statua fu poi rapidamente restaurata dai modenesi stessi.

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La leggenda del ‘santo cittadino’I modenesi sono da sempre chiamati ‘geminiani’: il legame tra la nostra città e il suo Patrono è sempre stato strettissimo, al di là della visione semplicemente religiosa e devozionale

San Geminiano a cavallo, con una grande bardatura gialloblù e la croce,

simbolo di Modena. Un tipo di iconografia tutto somma-to strana per un santo ve-scovo, e che invece è tra le immagini classiche del Pa-trono di Modena. L’imme-desimazione tra il santo e la città è, da sempre, una ca-ratteristica peculiare di Mo-dena, tanto è vero che tutto-ra la festa di San Geminiano nella nostra città rappre-

senta una sorta di ‘unicum’ pensando ad altre realtà ita-liane. Il primo Statuto di Mo-dena che ci è giunto, datato 1327, è corredato proprio da questa immagine ed è soltanto una delle numerose prove del rapporto del tutto particolare che i modenesi hanno sempre avuto con il ‘loro’ santo. Geminiano è raccontato come vescovo e al tempo stesso come go-vernante della città, una città che era caduta in profonda depressione dopo anni fio-

Cavalli berberi che corrono per le vie del centro storico di Modena, in premio un palio di 25 metri e un quadro di San Geminiano oltre ad altri doni per il vincitore. Modena come Siena?Un tempo era effettivamente così. Il 30 aprile, in occasione dell’anniversario della traslazione del corpo di San Gemi-niano in Duomo e approfittando della clemenza del tempo, e fino agli inizi del 1800, Modena e le sue strade erano at-traversate da cavalli rigorosamente berberi lanciati a tutta velocità. Il Palio di Modena, surrogato ora dalla Corrida, era un appuntamento irrinunciabile e aveva premi molto ambiti, forse fin troppo.Uno dei principali motivi della scomparsa di questa tradizio-ne era dovuto ai costi ingenti, da una parte per la prepara-zione delle strade e delle piazze dove si correva e dall’altra per il costo dei premi.Il Palio fu dapprima sospeso per alcune edizioni, proprio a causa della crisi economica (un raffronto coi nostri tempi?) e poi definitivamente accantonato.

IL PALIO DI MODENA

renti. Proprio a partire dagli anni di Geminiano la Mutina romana ritrova gradualmen-te spazio e brillantezza e i modenesi restano così le-gatissimi al loro Patrono. La sua intercessione è sempre stata invocata in periodi di difficoltà (malattie, inonda-zioni, guerre) e non a caso a Modena la ‘casa di Geminia-no o casa clari Geminianae’ ovvero il Duomo e la casa

dei cittadini, ovvero il palaz-zo comunale, si affaccino sulla stessa piazza. All’inter-no dello stesso palazzo del Comune c’era una cappella dedicata proprio al santo e lo stesso Geminiano è raf-figurato quasi sempre con la città in mano, città che abitualmente porta in dono simbolico alla Madonna (e proprio a Maria è dedicato il Duomo modenese).

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La leggenda del ‘santo cittadino’I modenesi sono da sempre chiamati ‘geminiani’: il legame tra la nostra città e il suo Patrono è sempre stato strettissimo, al di là della visione semplicemente religiosa e devozionale

I confratelli laici di San GeminianoLa Confraternita del santo ha festeggiato, nel 2011, i 500 anni dal miracolo contro i Galli di Carlo d’Amboise

Intorno alla figura del Santo è nata la Confraternita di San Geminiano, che è una fra le più antiche e cono-

sciute Confraternite dell’Italia settentrionale, di origine quasi millenaria. Si tratta di un’asso-ciazione di fedeli laici che an-ticamente presentavano ogni anno in Duomo i ceri e l’olio per la lampada votiva (devo-zione poi trasferita nel sec. XVI dagli Este alla Comunità con apposito Decreto). Nel 1348, quando la Peste dilagò in tutta Europa, i Confratelli aprirono in Modena un ospe-dale per il ricovero e la cura dei poveri malati. Nel 1492 il vescovo di Modena approvò i primi statuti della Confrater-nita, ancora ben conservati in un prezioso incunabolo. I Confratelli - che oggi sono una settantina - promuovono soprattutto iniziative culturali e religiose legate alla devo-zione nei confronti del santo e alla conservazione e al deco-ro della chiesa delle Grazie, ricevuta in uso perpetuo nel 1877 dal marchese monsi-gnor Giulio Campori.Tra le iniziative la Confraterni-ta anima la festa del miracolo cosiddetto ‘contra Gallos’: nella “Historia dell’antichissi-ma Città di Modena”, si rac-conta infatti come durante le guerre d’Italia tra Francia e Spagna, il Vicerè di Fran-cia Charles d’Amboise, al comando delle sue truppe, assediava Modena. La not-

te tra il 17 e 18 febbraio 1511 proprio quando la città stava per essere saccheggiata, San Geminiano gli apparve “in sembianza di vecchio” per-suadendo il francese a ritirarsi, e anche in questo caso Mode-na fu salvata.Tra le iniziative della Confra-ternita del 2011, 500esimo anniversario del miracolo, ce ne è stata una molto partico-lare: Antonio “Rigo” Righetti”, musicista modenese, ha infatti scritto una canzone dedicata proprio al santo. Il musicista, cantante e bassista già al fian-co di Ligabue per diversi anni,

ha presentato il cd “San Gemi-niano 2011”, da lui composto, il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza.

«Scrivere quel brano è stata una sfida. Emilio Bertoni delle Con-fraternita mi aveva chiesto di scrivere un brano sul patrono. Ho iniziato a documentarmi e ho trovato una preghiera dell’800 che è diventata la prima strofa. Non canto mai in italiano. A suo modo, quel brano è un miracolo». Così ha commentato la canzone su San Geminiano Antonio ‘Rigo’ Righetti, storico bassista di Luciano Ligabue e modenese doc. Una canzone che nasce proprio dal lato ‘geminiano’ di Righetti e che è di-ventato un cd che compie un anno proprio in occasione di questa edizione di San Geminiano. Un altro pezzo di modene-sità che si rinnova, a partire dalla creatività di un artista di casa nostra. Antonio “Rigo” Righetti: bassista e cantante, inizia la sua carriera nel 1986 all’interno del gruppo dei ‘Rocking Chai-rs’, con i quali incide 4 album. Nel 1994 comincia la collabo-razione con Luciano Ligabue, che gli affida la formazione del suo nuovo gruppo. Rigo coinvolge Robby Pellati e Mel Previte dei ‘Rocking Chairs’ e altri membri che lavoreranno con Lucia-no Ligabue, sia in studio che nei live, fino al 2007. Negli ultimi anni inizia a produrre da solista, con due album all’attivo.

RIGHETTI E LA SUA CANZONE

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“Tra maccheroni e zampetti con i fagioloni”Il popolare ristoratore modenese Ermes racconta com’era il suo San Geminiano

Per chi ci entra la prima volta, è un’esperienza indimenticabile. Per gli affezionati, inve-

ce, ogni volta è un ritorno a casa. Per qualcuno il segre-to del successo di Ermes, l’ultimo oste di Modena (nel 2013 compirà il mezzo se-colo di attività, un traguardo che in pochi possono van-tare), è nel clima familiare, divertente e assolutamen-te informale che si respi-

ra nel piccolo locale di via Ganaceto, a un passo dalla Pomposa. Ma per Ermes in persona (e, probabilmente, per la maggior parte dei suoi clienti) il segreto è uno solo: “La cucina di mia moglie, la Bruna: la gente torna da noi solo per quello”.Siamo andati ad incontrare Ermes a pochi giorni da San Geminiano: è meta mattina, l’impareggiabile Bruna è già al lavoro e la cucina sprigio-

na un odore che promette meraviglie. Ad Ermes, ico-na di modenesità, abbiamo chiesto di raccontarci come vive e come ha vissuto quello che per tanti modenesi è un appuntamento irrinunciabile, una festa, religiosa e laica allo stesso tempo, che uni-sce ogni anno tutta la città. Ermes, come sono i tuoi ricordi di San Geminiano? “Io ho aperto 49 anni fa e già allora, per la Fiera, c’e-ra tantissima gente che ve-niva, non solo da Modena. C’erano sicuramente meno banchi e i venditori in preva-lenza proponevano prodotti alimentari: più frutta e meno abbigliamento, ma la sostan-za non è cambiata. Quella Fiera lì assomigliava molto a quella di oggi”.E tu proponevi un menù particolare per l’occasio-ne?“Tenete conto che questa era un’osteria, che è una cosa diversa da una trattoria o da un ristorante: quindi anche a San Geminiano si mangia-va un piatto di maccheroni e un secondo, magari degli zampetti con i fagioli, senza neanche il purè. Tutto molto semplice ma secondo me molto buono”.E chi veniva da te?“Tutti, sia i visitatori della Fie-ra che gli ambulanti, avevo l’osteria piena! I venditori arrivavano da tutta Italia, co-minciavano a montare i ban-chi alle 3 di mattina. Prende-

vano un sacco di freddo e così mi chiedevano un piatto di minestra in brodo (all’epo-ca però non facevo ancora i tortellini!) e un bicchiere di vino per scaldarsi un po’”. Come mai la festa del pa-trono, secondo te, ha anco-ra questo successo?“Perché i modenesi vogliono bene al loro santo, che come sai è esposto solo in quel giorno. E per tutti, soprattutto per chi viene da fuori, dai pa-

esi intorno e non solo, è l’oc-casione per scoprire il nostro Duomo, l’Accademia e il Pa-lazzo dei Musei, che sono le mete preferite dei turisti. Ed è giusto così: non si può veni-re a Modena solo per fare un giro in fiera, bisogna anche visitarla un po’!”.E ora non apri più per San Geminiano?“Per la Fiera c’è tantissima gente e non riuscirei ad ac-contentare tutti, e sapete

quanto mi dispiace non dare da mangiare a chi vie-ne da me. Sarebbe bello anche fare un banco con il gnocco fritto, insieme agli Amici di Ermes (l’assoca-zione che ha creato e che si occupa di diversi progetti di solidarietà, ndr) ma come si fa? Troppa gente!Così, ormai da 10-15 anni, festeggiamo San Geminia-no tenendo chiuso, così an-che la Bruna riposa un po’!”

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La cultura al centro della giornata del santo PatronoOggi è possibile visitare gratuitamente i Musei comunali,da quello della figurina alla Galleria civica

San Geminiano è an-che cultura: per tutta la giornata dedicata al santo patrono è infatti

possibile visitare, a ingresso gratuito, i Musei comunali, il Museo della figurina, la Galle-ria civica e le sale storiche del Municipio in piazza Grande. Alla Palazzina dei Giardini e a Palazzo Santa Margherita (corso Canalgrande) è allesti-ta la mostra dedicata a Josef Albers, prorogata al 12 feb-braio. La retrospettiva, a cura di Marco Pierini, presenta 175 opere che ricostruiscono, a 35 anni dalla morte, la vicen-da di Albers dagli anni del Bauhaus di Weimar a quelli del Black Mountain College e della Yale University, fino a quelli in cui, lasciato l’inse-gnamento, l’artista si dedicò esclusivamente alla pittura. Oggi la mostra è aperta dalle 10.30 alle 19. Il Museo civico d’arte, in largo Porta Sant’A-gostino 337, ospita la mostra “Eroiche visioni: storie di du-chi e di patrioti”, allestita in una nuova sala ricavata negli spazi dell’ex ospedale Esten-se. L’esposizione, curata dal Museo con il contributo della Camera di commercio, con-clude e rilancia le celebrazioni legate al 150esimo dell’Unità italiana e rimane aperta fino al 3 giugno. La ricostruzione d’ambiente ricrea il clima alla corte dei duchi austro-estensi Francesco IV e Francesco V. Il museo è aperto dalle 10 alle

13 e dalle 15 alle 18. Si muo-ve sul filo interculturale, che collega la proprietà collettiva dei pascoli nelle culture tradi-zionali al modello della Parte-cipanza agraria di Nonantola, la mostra “This land is your land”, aperta anch’essa dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Allestita al Museo civico ar-cheologico etnologico di Mo-dena, in largo Porta Sant’A-gostino 337, nasce da un progetto che ha coinvolto 11

comunità straniere e celebra la terra in tutte le sue forme. Al Lapidario Romano, al piano terra del Palazzo dei Musei, si può inoltre visitare la mostra “Novi Sad: Archeologia di uno spazio urbano”, dedicata agli scavi archeologici che hanno portato in luce la grande stra-da romana che conduceva a Mantova. Sarà possibile visita-re anche, dalle 10.30 alle 18, il Museo della Figurina: la mo-stra “Sfere invisibili: all’interno

Oggi sarà possibile anche visitare un altro luogo di interes-se della nostra città: l’Acetaia comunale, che si trova nel sottotetto del Palazzo Comunale. Dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30 è infatti possibile partecipare a visi-te guidate gratuite dalla durata di mezz’ora, con ritrovo nel loggiato al primo piano del Palazzo Comunale. L’Acetaia, creata nel 2003 a cura della Consorteria dell’Aceto balsa-mico tradizionale di Modena, ospita tre batterie: due più piccole, da sei botticelle ciascuna, che hanno preso i nomi dai fiumi Secchia e Panaro e una da dieci botticelle intitolata alla Torre Ghirlandina. Le tre batterie di botti cominceranno a produrre l’aceto cosiddetto “affinato” nel 2015, mentre per un aceto che possa fregiarsi dell’aggettivo “stravecchio” si dovrà aspettare almeno il 2028. L’Acetaia ospita anche tre grandi botti barrique, le botti madre da 100 e 200 litri che servono ad alimentare le batterie e che hanno preso il nome di Rezdore, e diversi oggetti legati alla cultura dell’aceto, tra cui quattro tragni, i tradizionali vasi in terracotta smaltata per conservare l’aceto. Il progetto di sviluppo dell’Aceta-ia, messo a punto dal Comune di Modena per celebrare la cultura dell’Aceto balsamico tradizionale, prevede anche l’acquisizione di una batteria di botticelle più antica e già avviata e la ristrutturazione di due sale del sottotetto del-la Residenza municipale, dove troveranno spazio pannelli espositivi e percorsi didattici.

APERTA ANCHE L’ACETAIA COMUNALEdegli habitat animali” propo-ne una riflessione tra biologia e filosofia attraverso oltre 200 figurine d’epoca, nidi, insetti e animali imbalsamati prove-nienti dal Museo di zoologia e anatomia comparata di Modena e una serie di video-documentari realizzati dalla Bbc. L’esposizione, realizzata grazie al sostegno della Fon-dazione cassa di risparmio di Modena, rimane aperta dalle 10.30 alle 18. Saranno infine aperte al pub-blico dalle 11 alle 19 le sale storiche del Palazzo: nel Ca-merino dei confirmati, saletta decorata nel 1770 da Antonio Carbonari e Girolamo Van-nulli, è conservata la Secchia rapita, sottratta, secondo la tradizione, dai modenesi ai bolognesi nel 1325 e ispira-trice del poema eroicomico di Alessandro Tassoni. Dal Ca-merino si accede alla Sala del Fuoco, adornata dagli affre-schi di Nicolò dell’Abate (re-alizzati nel 1546) che raffigu-rano la guerra di Modena del 43 a.C. La seicentesca Sala del Vecchio Consiglio ospita gli stalli dei Conservatori e il gonfalone dipinto da Ludovi-co Lana nel 1633. I dipinti del soffitto narrano episodi della vita di san Geminiano. Dalla Sala del Vecchio Consiglio si raggiunge la Sala degli Araz-zi con le sue settecentesche tele che raffigurano la prepa-razione e la firma del Trattato di pace di Costanza.

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L’altro patrono: Sant’Omobono, che sconfisse la pesteLa storia del santo cremonese che è venerato nella nostra città a partire dal miracolo del 1630

Salvò Modena dall’ epidemia di peste e i modenesi, per rin-graziarlo, lo “affian-

carono” nella devozione al più noto San Geminiano.Forse non tutti sanno che, insieme al patrono celebra-to ogni anno il 31 gennaio, Modena vanta anche un compatrono, Sant’Omobo-no, che si festeggia il 13 no-vembre.Chi era Omobono e perché si guadagnò l’eterna gratitu-dine dei modenesi?Omobono Tucenghi nacque e visse a Cremona nel XII secolo. Sposato ma senza figli, si dedicò con partico-

lare con successo al com-mercio della lana, una delle attività economiche princi-pali della città lombarda nel Medioevo. Già in vita la sua generosità era proverbiale: le sue ricchezze finivano in gran parte per opere di carità destinate ai meno abbienti e la sua bontà gli conferiva una grande autorevolezza presso i concittadini. Era, insomma, un punto di riferimento per la comunità, nonostante non avesse cari-che pubbliche vere e proprie da vantare. La sua morte, avvenuta il 13 novembre del 1197, suscitò grande com-mozione e subito si diffusero le voci sui miracoli realizzati da Omobono, la cui cano-nizzazione avvenne meno di due anni più tardi, nel 1199: fu il primo santo laico della storia e, naturalmente, alcuni secoli più tardi venne pro-clamato patrono della città lombarda e protettore dei mercanti e dei sarti.Il legame con Modena è da collocare al 1630, diverse centinaia di anni dopo la sua morte. La nostra città in quell’anno è attraversato da una tremenda epidemia di peste. Processioni solenni e funzioni religiose non sem-brano placare il morbo che dall’estate colpisce la città. Il primo novembre di quell’an-no i membri del Consiglio dei Conservatori, gli ammi-nistratori del tempo, fecero

Un autentico gioiellino medievale, meta ogni anno di migliaia e migliaia di turisti: San Gimignano, in provincia di Siena, deve il suo nome proprio al vescovo di Modena, un nome soltanto leggermente modificato da Geminiano a Gemignano, appun-to. La cittadina domina la Val d’Elsa ed era, fino al X secolo, sem-plicemente un villaggio di origine etrusche. Proprio a cavallo dell’anno mille la città prende il nome di San Gimignano, a causa del salvataggio dalle orde barbariche, attribuito proprio al santo modenese. San Gimignano, detta anche la città delle torri, ebbe grande sviluppo in epoca medievale grazie alla via Francigena che attraversa la cittadina. E’ tra i paesi dove è ve-nerato il Patrono di Modena, che in Toscana è anche venerato in Garfagnana, terra del Ducato di Modena e luogo dove si narrano altri miracoli e segni prodigiosi compiuti da Geminia-no.

UNA CITTA’ COL NOME DEL SANTO

voto, su suggerimento dello stesso Duca, di costruire una chiesa in onore della Beatis-sima Vergine se la peste fos-se sparita da Modena. Poco dopo il voto solenne espres-so, il 13 novembre del 1630, nel giorno di Sant’Omobono, per la prima volta dopo mol-ti mesi non si registrarono morti. Da allora, il 13 novembre di ogni anno, i Conservatori si recarono in rappresentanza di tutta la comunità mode-nese a rendere grazie per la protezione ottenuta alla Beata Vergine e a Sant’O-mobono, all’altare dedicato alla Vergine nella chiesa di S. Pietro, poi, dal 1636, nel-la nuova Chiesa del Voto,

una chiesa molto amata dai modenesi proprio a causa dell’importanza della sconfitta della peste che, in quegli anni, rappresentava la piaga per eccellenza. La chiesa fu eretta proprio vici-no al Duomo, in via Emilia, e tuttora è meta di turisti e di pellegriniPiù di mezzo secolo dopo, nel 1698, Sant’Omobono venne proclamato compa-trono di Modena, su pro-posta dell’Arte dei Sarti, che già avevano nel santo cremonese il loro protettore. Da allora sono rimaste vive, ogni anno il 13 novembre, le celebrazioni per ringrazia-re il santo che sconfisse la peste.

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Al tempo di Modena “cadavere di città”La situazione della Mutina romana tra il 200 e il 300 dopo Cristo, dalla decadenza alla rinascita

Intorno al 200 a.C. Mode-na era già un’importan-te colonia romana cinta da mura, con il nome di

Un nome, quello della nostra città, che porta dentro di sé secoli e secoli di storia. Nell’età del Bronzo fiorisce in territo-rio modenese la ‘civiltà delle terramare’: il primo nome della città ovvero Mutna, era di origine etrusca e allude forse a un antico insediamento terramaricolo (da Mut = “luogo rial-zato”). Altri studiosi fanno invece risalire l’origine del nome della città al termine celtico Mouden, dal significato molto simile a quello etrusco, che pure fa riferimento alla posizio-ne della città ai piedi delle colline. Gli Etruschi colonizza-rono la Pianura Padana nel VI secolo a.C., per cederla tre secoli più tardi alla pressione dei Galli Boi. La dominazione dei Galli (che ha lasciato un’impronta notevole nel dialetto modenese) termina nel 183 a.C., quando la regione cade sotto il dominio romano, con il nome di Mutina.

MUTNA, MOUDEN, MUTINA

Mutina, nella quale le legio-ni romane trovarono rifugio durante un’insurrezione dei Galli. Ma la sua importanza è destinata a crescere con la costruzione della Via Emi-lia, su iniziativa del console Emilio Lepido: la strada ro-mana unisce Modena agli altri grandi centri della regio-ne, favorendo le operazioni militari, ma anche il traffico delle merci. La fortuna della città è indissolubilmente le-gata a questa strada, che dà il nome alla regione e che è ancora oggi uno degli assi principali del traffico in Ita-lia. Nel 78 a.C. la città vide la sconfitta dei rivoltosi anti-sillani guidati da Marco Emi-lio Lepido ad opera di Quinto Lutazio Catulo, poi, nel 43

a.C. quella di Marco Antonio per opera di Ottaviano Augu-sto. Nelle Filippiche Cicerone la elogia come Firmissimam et splendidissimam populi Romani coloniam: “fedelis-sima e floridissima colonia romana”. All’indomani della morte di Gaio Giulio Cesare, lungo la via Emilia si consu-ma un episodio destinato a cambiare le sorti di Roma: lo scontro tra Marco Anto-nio, luogotenente di Cesare, e i consoli della Repubbli-ca. Ma il vero vincitore della contesa è il giovane Ottavia-no, nipote di Cesare, futuro primo Imperatore col nome di Augusto. Nel periodo di maggiore floridezza, Mutina aveva un’estensione di circa 700.000 m2 ed una popola-

zione stimabile fra i 15.000 e 20.000 abitanti.Modena trascorre placida-mente i primi secoli dell’Im-pero, ma non è indenne dalle guerre che a partire dal III secolo sconvolgono l’Occi-dente. Nel 387, durante una guerra civile, Sant’Ambrogio, attraversando la via Emilia, parla di Modena, Bologna e Reggio come di “cadaveri di città semidistrutte”. Eppure proprio in quegli anni è attivo in città il personaggio desti-nato a incarnare, nei secoli a venire, la speranza dei mo-denesi: il vescovo Geminia-no, acclamato Santo e pa-trono della città sin dalla sua morte (nel 397). In un’epoca di frequenti devastazioni, do-vute a calamità naturali e alle incursioni barbariche, più volte i modenesi dimostre-ranno di confidare nell’aiuto del Santo: il caso più celebre è quello dell’invasione degli Unni. In realtà non risulta che le orde di Attila transitassero nella zona – il che non im-pedisce di immaginare un fondo di verità dietro la leg-genda: la nebbia autunnale intorno a Modena è davvero impenetrabile, e può aver ri-sparmiato alla città qualche scorreria, se non degli Unni, dei Goti, degli Eruli, dei Lon-gobardi o degli Ungari: tante furono le popolazioni bar-bariche che per due secoli e più percorsero la penisola saccheggiandola.

L’Ara di Vetilia Egloge – Fine del I secolo d.C. – ritrovata a Modena lungo la via Emilia Est nel 2007 nella necro-poli orientale

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Quando le cattedrali erano bianche: il DuomoCostruito nel 1099 per custodire la tomba di san Geminiano, dal 1997 è patrimonio dell’umanità

Una storia lunga oltre 9 secoli, quella del Duomo di Modena. Fu nel lontano 1099

che il popolo modenese pre-se la decisione di ricostruire il tempio per custodire la tom-ba di san Geminiano, suo patrono. È per questo che il Duomo è chiamato “casa di san Geminiano” ed è subito entrato nel cuore dei cittadini modenesi, diventando capo-saldo della cultura italiana ed europea. Nel 1997 il Duomo, tassello fondamentale per la storia delle fede cristiana nelle terre emiliane e della cultura romanica in Europa, è stato dichiarato patrimo-nio dell’umanità dall’Unesco, l’Organizzazione delle nazio-ni unite per l’educazione, la scienza e la cultura. La prima tappa della storia del Duomo è proprio la mor-te di Geminiano, il principale

Il museo del Duomo, allestito in occasione del grande Giu-bileo del 2000, raccoglie un ricco patrimonio di opere d’ar-te, parati e suppellettili liturgiche, che testimoniano la vitalità della Chiesa modenese lungo i secoli. Ben più antica invece è la storia del museo del Lapidario, sorto tra la fine dell’Ot-tocento e l’inizio del Novecento per ospitare rilievi e sculture recuperati durante la campagna di restauri che in quegli anni interessò la cattedrale.Il Lapidario si è poi arricchito di materiali scoperti casualmen-te e di opere che rischiavano di andare perdute se avessero continuato a rimanere all’aperto.Il museo del Duomo e il museo del Lapidario, realizzati grazie al contributo dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, del capi-tolo metropolitano del Duomo, del Comune e della Provincia di Modena, della Regione Emilia Romagna e della Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Modena, si trovano in via Lanfranco 6 e rispettano i seguenti orari di apertura: da martedì a do-menica dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, con chiusura tutti i lunedì e la domenica di Pasqua. Il costo del biglietto d’ingresso è di 3 euro per gli adulti e di due euro per i bambini. All’interno dei musei è possibile fare visite guidate, contattando ModenaTur allo 059/220022, oppure l’associa-zione Arianna al numero 329/6198421.

GLI ORARI DEI MUSEI DEL DUOMO

evangelizzatore delle terre modenesi, datata 397. Nel 570 l’epigrafe di Gundeberga dà testimonianza di una prima basilica, mentre è datata 883 la testimonianza di una secon-da basilica dedicata al culto del santo e patrono Geminia-no. È del 1099 la fondazione della cattedrale, che ha visto la proficua collaborazione di due giganti dell’arte medieva-le come l’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo. Pochi anni dopo, nel 1106, alla traslazione delle spoglie del santo nella nuova cripta erano presenti anche papa Pasquale II e la granduchessa Matilde di Canossa. Nel 1184 la cattedrale fu consacrata alla presenza di papa Lucio III. È invece dei secoli XII e XIII la costruzione della Ghirlandina, la torre campanaria, recente-mente restaurata e riconse-gnata agli occhi dei cittadini,

diventata con il passare degli anni autentico simbolo della città. Nel 1319 la torre venne completata con la costruzione della guglia. Nel 1529 un’altra visita eccellente per la catte-drale modenese è quella di Carlo V, un anno prima dell’in-coronazione a Bologna come imperatore del Sacro Roma-

no Impero.Compiendo un ampio salto nel tempo si passa al 1897, anno in cui sono cominciati i lavori di restauro del Duomo promossi da Tommaso San-donnini e durati fino al 1925. Nel 1956 fu restaurata anche la cripta e venne aperto il museo del Lapidario, mentre

negli anni tra il 1975 a il 1990 venne portata avanti la cam-pagna completa dei restauri esterni. È del 1988 l’ultima visita di un pontefice in terra emiliana. Fu Giovanni Paolo II, il papa polacco proclamato beato lo scorso anno, a visitare la diocesi di Modena. Nel 1997 il Duomo, insieme alla piazza Grande, è stato inserito dall’U-nesco nella lista dei capolavori patrimonio mondiale dell’u-

manità. Le ultime tappe della lunga storia del Duomo portano al 2000, anno del grande Giubi-leo, nel quale venne aperto il museo del Duomo e riaperto il museo del Lapidario, infine nel 2006 sono iniziati i nuovi lavori di restauro degli esterni, in particolare della facciata e delle coperture, fino al com-pletamento del restauro del-la Ghirlandina alla fine dello scorso anno.

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Quando le cattedrali erano bianche: il DuomoCostruito nel 1099 per custodire la tomba di san Geminiano, dal 1997 è patrimonio dell’umanità

Ghirlandina, simbolo della Modena di ieri e di oggiDal novembre 2011 la torre civica, dopo quattro anni di restauri, è tornata a risplendere. Proprio come 700 anni fa

È stato uno dei più bei regali del 2011 per tutti i modenesi. Dopo quasi 4 anni al

buio, la torre civica di Mode-na, meglio nota col nome di Ghirlandina, è tornata a ri-splendere al centro di piaz-za Grande, ripulita e tirata a lucido al termine di una laboriosa opera di restauro. Da sempre uno dei simboli che caratterizzano la città di Modena, dal 1997 la Ghir-landina è stata dichiarata dall’Unesco, insieme a Duo-mo e piazza Grande, patri-monio artistico dell’umanità, un riconoscimento che ha inorgoglito e riempito di gio-ia l’intera cittadinanza mo-denese.Costruita in due momen-ti successivi, la torre è alta oltre 86 metri. Una prima fase costruttiva è comincia-ta nel XII secolo ed è attri-buita a Lanfranco e Wiligel-mo, l’architetto e lo scultore che avevano già lavorato a Modena alla costruzione del Duomo. A questa fase corrispondono i sei ordini inferiori, i quali per austerità e vigore ricordano lo stile delle torri romane.Una seconda fase costrutti-va ha riguardato il tamburo ottagonale e la cuspide, che furono realizzati tra il 1261 e il 1319 secondo il disegno dell’architetto e scultore Ar-rigo da Campione, uno dei maestri campionesi che

aggiornarono lo stile della cattedrale al nuovo gusto gotico. Infatti nel 1319 la torre venne completata con la costruzione della guglia, elemento decorativo tipico dell’architettura gotica. Par-ticolare la genesi del suo nome così particolare. L’ap-pellativo “Ghirlandina” venne dato alla torre campanaria per il doppio ordine di rin-ghiere metalliche, come due “ghirlande”, che le fanno da corona. La Ghirlandina fu innalzata insieme alla cattedrale, strut-tura alla quale fu collegata da due archi. È accertato che, fin dai primi tempi, essa ha svolto funzioni di torre di vedetta in virtù della sua al-tezza: dalla sua sommità ve-nivano segnalate l’apertura delle porte di Modena e le eventuali situazioni di perico-lo per i cittadini; inoltre, dalla torre si sorvegliavano i forzie-ri comunali che contenevano gli atti dell’Amministrazione. Recentemente la Ghirlan-dina è stata protagonista di una importante opera di restauro, iniziato nell’anno 2008 e promosso dal Co-mune di Modena che ha te-nuto nascosta la torre fino a pochi mesi fa. I lavori di re-stauro, che hanno coinvolto anche il Duomo, si sono resi necessari per alcune lesio-ni presenti in diverse parti della torre. Il velo dell’artista campano Mimmo Paladino,

che con le sue forme geo-metriche ha coperto la torre durante tutto il periodo dei restauri, è stato tolto nel set-

Ghirlandina accessibile a tutti con orario continuato per san Geminiano. È questa la principale novità tra le proposte cultu-rali promosse dal Comune di Modena in occasione della festa del patrono. Oggi si potrà salire sulla Torre civica dalle 9.30 alle 19, senza soste, ad ingresso gratuito. Opportunità speciale e assolutamente da cogliere per grandi e piccoli per visitare una prima volta il simbolo per eccellenza della città di Modena, o per accedervi nuovamente. Ricco il panorama di proposte ai cittadini all’insegna della cultura. Oltre a quella relativa all’aper-tura della Ghirlandina, dal 1997 dichiarato patrimonio artistico dell’umanità ed entrato nella lista dei beni protetti dall’Unesco, sono tante le iniziative culturali promosse dall’Amministrazione comunale per questo 31 gennaio, tra cui l’apertura dei Musei comunali, del Museo della Figurina, della Galleria civica e delle sale storiche del Municipio in piazza Grande.

GHIRLANDINA GRATIS E AD ORARIO CONTINUATO

Un vera e propria ‘angelo della Ghirlandina’, la curatrice del restauro della torre dei modenesi è Rossella Cadignani. Ar-chitetto e dirigente del settore edilizia storica del Comune di Modena, la Cadignani è stata portata agli onori della cronaca e alla conoscenza di tanti modenesi proprio per questo re-stauro che, tanto atteso, ha riportato la Ghirlandina all’antico splendore, coi suoi marmi policromi e con la sua capacità di tenere insieme il ruolo religioso di campanile a quello laico di torre civica. L’architetto spiega così l’intervento: «I lavori effettivi sono durati oltre due anni e mezzo su 3mila metri quadri cui si è aggiunta una parte interna della scala elicoida-le del ‘600. Durante i lavori abbiamo consolidato la struttura, pulito le pietre con vapore e impacchi chimici limitati. Siamo intervenuti con il laser pulendo un millimetro alla volta e le stuccature che abbiamo realizzato sono milioni».

LA SALVATRICE DELLA TORRE

tembre dello scorso anno e l’11 novembre 2011 la Ghir-landina è stata finalmente restituita ai modenesi.

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La tradizione di San Geminiano a PontremoliLa località della Lunigiana e la sua suggestiva ‘Disfida dei falò’: un intero paese si infiamma per celebrare il suo patrono

San Geminano non è festa solamente per i modenesi. Tra le tante località italiane

che condividono con noi la venerazione per il santo tau-maturgo un posto speciale occupa Pontremoli, comune fiore all’occhiello della Luni-giana. E’ ormai consolidato e divenuto ‘tradizione’, infat-ti, lo ‘scambio’ di rappresen-tanze tra il comune di Mode-na e quello di Pontremoli nel corso della giornata di oggi. Stamattina alla Santa Messa pontificale in Duomo sono presenti infatti con gonfalo-ne il vescovo della diocesi di Massa-Carrara monsi-gnor Santucci e il sindaco di Pontremoli Lucia Baracchi-ni. Anche una delegazione modenese, composta da Francesca Maletti, assesso-re ai Servizi sociali, e dalla consigliera comunale Elisa Sala si recherà a Pontremo-li sarà presente alla santa messa che si tiene oggi alle 18 nel Duomo di Pontremo-li, presieduta da monsignor Santucci. Fiore all’occhiel-lo delle celebrazioni per la festa di San Geminiano di Pontremoli è sicuramente la famosissima ‘Disfida dei falò’ che prende il via alle 19, al termine della santa mes-sa: l’eterna sfida che vede contrapposte le parrocchie pontremolesi di San Nicolò e San Geminiano. “Lingue di fuoco che s’innal-zano e guizzano verso il cie-

lo dalle acque cristalline dei fiumi a riscaldare e ad illumi-nare le gelide notti invernali: questa è l’immagine cara che infiamma ogni gennaio il cuo-re e gli occhi di Pontremoli da centinaia di anni – scrive Paolo Lapi, studioso e colla-boratore della Biblioteca Co-munale di Pontremoli -. Sono i falò che vengono accesi per le feste di S. Antonio Abate (17 gennaio), titolare dell’o-spedale, e di S. Geminiano (31 gennaio), patrono della città, rispettivamente nei greti del fiume Magra e del torren-te Verde. In realtà sono le due parrocchie, “eterne rivali”, di S. Nicolò e di S. Geminiano,

distese ai piedi del Piagnaro e costituenti l’antico sommo-borgo, che si scontrano in una vera e propria disfida in cui alcuni vedono la reliquia di antiche rivalità tra guelfi e ghibellini, ma che sono sicu-ramente il segno di quelle fa-zioni caratteristiche dell’oppi-dum pontremolese nel corso dei secoli. Giovani e vecchi si ritrovano insieme fin dai mesi estivi per perpetuare una suggestiva sfida: la raccolta dei “bochi”, l’apprensione per la tenuta del tempo, la preparazione della pira attor-no al palo, la “guardia” per evitare le intrusioni notturne degli avversari finalizzate ad

accendere le preziose fasci-ne in anticipo, le mangiate di salcicce e di carne alla bra-ce riscaldate dal vino novel-lo fonte di allegria. Alla sera, dopo le funzioni vespertine – per S. Geminiano al termine del solenne pontificale a cui partecipano anche i cari ami-ci modenesi con cui condivi-diamo il Patrono –, i ponti si riempiono di gente che si fa stretta stretta per conquistare una piccola visuale mentre si alternano le grida dei tipi-ci sfottò tra i “rivali”: “lò, lò, lò, evviva S. Nicolò, evviva il Vaticano, abbasso S. Gemi-niano”, “lò, lò, lò, abbasso S. Nicolò, abbasso il Vaticano,

evviva S. Geminiano”. Poi ecco il grande momento atteso da tutti: i fuochisti, con in mano una torcia ciascuno, si avvicinano e accerchiano la pira dandole, all’unisono, fuoco: lo spettacolo inizia. Il falò brucia crepitando e le fiamme, più o meno veloci, più o meno dritte, sono og-getto di analisi da parte di tutti: è allora che presagi e auspici si mescolano alle gri-da sciogliendo tensioni, pau-re, speranze e sospiri. “Brucia bene”, “era meglio quello dello scorso anno”, “è tutto fumo”, “guarda come sale dritto”, “non ci siamo”: frasi che si dissolvono nello

sguardo silenzioso, attonito ed estasiato dei bambini. Sì il silenzio è il vero giudi-ce della vittoria: il silenzio soddisfatto dei fuochisti, il silenzio gioioso delle grida di incitamento e il silenzio amareggiato degli sfottò dei rivali. Comunque, alla fine, mentre le fiamme lentamen-te si smorzano, tutti sono appagati in cuor loro che la magia della tradizione si è ancora una volta ripetuta in quella fiamma omogenea dissolventesi in un vortice di faville che si confondono con le stelle. Per vivere il falò bisogna vederlo, per vederlo bisogna venire a Pontremoli.

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