sommario ditoriale di bruno ragni - asl novara · t r i m e s t r a l e d e l l a comunita’ p s i...

12
TRIMESTRALE DELLA COMUNITA’ PSICHIATRICA “ELIO ZINO” E GRUPPI APPARTAMENTO DI OLEGGIO Editoriale di Bruno Ragni a “Breve storia del concetto di Comunità Terapeutica” Parlando di comunità terapeutiche non si può non partire dal tentativo di darne una defini- zione. La pluralità delle definizioni rintracciabili nella letteratura segnalano un primo argo- mento a favore dell’idea che la “comunità terapeutica”non possa essere trattata come un og- getto dato, dal significato unico, statico, nel tempo e nello spazio, trasversale ai paradigmi disciplinari e teorici. Negli anni sessanta Rapaport studiando l’Henderson Hospital diretto da Maxwell Jones die- de una definizione del duplice aspetto: se da un cer- to punto di vista la comunità è legata ad un’indicazione territoriale e geografica (comunità come luogo) da un altro la comunità fa riferimento ad un sentire comune (comunità come etica di con- vivenza). Etimologicamente, infatti, il termine comunità deri- va da cum moe- nia (muri comuni) e cum munia (doveri comuni). “ Un luogo organizzato come una comunità nella quale ci si aspetta che tutti contribuiscano al raggiungimento di un unico obiettivo condiviso: la creazione di un’organizzazione sociale con curative” Rapaport, 1960 Una definizione più recente del concetto di comunità terapeutiche è quella proposta da Aldo Lombardo: “La comunità terapeutica è un assetto terapeutico complesso, concepito come sistema aper- to fondato sul gruppo, che è il suo strumento operativo principale. Il sistema comunità tera- peutica è provvisto di funzioni, in egual mi- sura terapeutiche ed educative, un modello di concezione della malattia diverso da quello medico, una cultura distinta, detta cultura di indagine , e principi specifici (democrazia,”comunalismo”, permissivismo e confronto con la realtà). Sommario Editoriale pag. 1/2 Caravaggeschi pag. 3 Un’idea per il la- boratorio creativo pag. 4 Un ricordo di Mantova pag. 4 Tanti auguri… pag. 4 A contatto con la natura: i Lagoni di Mercurago pag. 5 … alla tecnologia dei cieli: Malpensa pag. 5 Esplorando il terri- torio: il Mulino vecchio di Bellin- zago pag. 6 Esplorando il terri- torio: la Rocca di Arona pag. 7 Mare, mare, ma- re… ma che voglia di arrivare pag. 8/9 Abbiamo provato: tutti in piscina! pag. 10 Abbiamo provato: una cena a base di Kebab pag. 10 Giovanni De Bei: cronista sportivo pag. 11 Oggi cucino io… le ricette di Rosa- ria: spaghetti al raggio di sole pag. 11 I Bindun…i giro- vaghi della solida- rietà pag. 12

Upload: voanh

Post on 09-Feb-2019

215 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

1

T R I M E S T R A L E D E L L A C O M U N I T A ’ P S I C H I A T R I C A “ E L I O Z I N O ”

E G R U P P I A P P A R T A M E N T O D I O L E G G I O

Editoriale di Bruno Ragni a

“Breve storia del concetto di Comunità Terapeutica”

Parlando di comunità terapeutiche non si può non partire dal tentativo di darne una defini-

zione. La pluralità delle definizioni rintracciabili nella letteratura segnalano un primo argo-

mento a favore dell’idea che la “comunità terapeutica”non possa essere trattata come un og-

getto dato, dal significato unico, statico, nel tempo e nello spazio, trasversale ai paradigmi

disciplinari e teorici.

Negli anni sessanta Rapaport studiando l’Henderson Hospital diretto da Maxwell Jones die-

de una definizione del duplice aspetto: se da un cer-

to punto di vista la comunità è legata ad

un’indicazione territoriale e geografica (comunità

come luogo) da un altro la comunità fa riferimento

ad un sentire comune (comunità come etica di con-

vivenza).

Etimologicamente, infatti, il termine comunità deri-

va da cum moe-

nia (muri comuni) e cum munia (doveri comuni).

“ Un luogo organizzato come una comunità nella quale

ci si aspetta che tutti contribuiscano al raggiungimento

di un unico obiettivo condiviso: la creazione di

un’organizzazione sociale con curative” Rapaport, 1960

Una definizione più recente del concetto di comunità

terapeutiche è quella proposta da Aldo Lombardo:

“La comunità terapeutica è un assetto terapeutico complesso, concepito come sistema aper-

to fondato sul gruppo, che è il suo strumento

operativo principale. Il sistema comunità tera-

peutica è provvisto di funzioni, in egual mi-

sura terapeutiche ed educative, un modello di

concezione della malattia diverso da quello

medico, una cultura distinta, detta cultura di

i nd ag i ne , e pr i nc i p i s pec i f i c i

(democrazia,”comunalismo”, permissivismo e

confronto con la realtà).

Sommario

Editoriale pag. 1/2

Caravaggeschi pag. 3

Un’idea per il la-

boratorio creativo pag. 4

Un ricordo di

Mantova pag. 4

Tanti auguri… pag. 4

A contatto con la

natura: i Lagoni di

Mercurago

pag. 5

… alla tecnologia

dei cieli: Malpensa pag. 5

Esplorando il terri-

torio: il Mulino

vecchio di Bellin-

zago

pag. 6

Esplorando il terri-

torio: la Rocca di

Arona

pag. 7

Mare, mare, ma-

re… ma che voglia

di arrivare

pag. 8/9

Abbiamo provato:

tutti in piscina! pag. 10

Abbiamo provato:

una cena a base di

Kebab

pag. 10

Giovanni De Bei:

cronista sportivo pag. 11

Oggi cucino io…

le ricette di Rosa-

ria: spaghetti al

raggio di sole

pag. 11

I Bindun…i giro-

vaghi della solida-

rietà

pag. 12

2

Comitato di Redazione:

Gabriella Belfiore

Laura Cutrona

Laura Di Chio

Nina Dutkevjch

Patrizia Mancini

Silvana Passarella

Debora Stramba

Elisa Zaino

Hanno collaborato a questo numero:

Gisella Aiello

Antonella Bertoni

Giancarlo Cerutti

Periodico di informazione della Comu-

nità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e

Gruppi Appartamento di Oleggio

Direttore Editoriale:

Daniela Forti—AiutaPsiche onlus

Responsabile Editoriale:

Bruno Ragni

Direttore Responsabile:

Elena Vallana

Giovanni De Bei

Giuseppe Cirillo

Alessio Griselli

Salvatore Iurillo

Damiano Mascia

Rosaria Prandi

Manuel Russo

Matteo Santoro

Domenico Talarico

Stefano Ventura

La comunità terapeutica si avvale inoltre, di una tecnica

basata sulle nozioni di “empowerment” e “living lear-

ning”, punti fermi peculiari dell’autogestione, e funziona

come apparato con caratteristiche operative particolari

come ad esempio le periodiche riunioni del gruppo comu-

nitario (operatori e ospiti) e i frequenti incontri con lo

staff, sia nei termini di gruppi di supervisione, sia nei ter-

mini di riunioni cliniche su singole problematiche indivi-

duali o di gruppo....

Questa complessa definizione sarebbe incompleta senza

citare la finalità principale di una comunità terapeutica:

la maturazione personale” (Lombardo,2004:49)

La definizione è suggestiva per noi in particolare per alcuni principi metodologici in essa enunciati (l’accento

posto sullo strumento gruppo, sulla cultura dell’indagine, più che della spiegazione, ecc…)

Un primo nodo problematico è quello che concerne “la maturità personale” come finalità della comunità.

La “maturazione personale” è intesa come arricchimento di nuovi stati mentali e cambiamento dei tratti di

personalità derivati dall’uso inappropriato di meccanismi immaturi della mente (meccanismi che, usati fuori

tempo e fuori luogo, causano sofferenza a se stessi e agli altri).

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

3

A cura di Manuel Russo, Damiano Mascia e Giuseppe Cirillo

Una mattina di luglio siamo andati a Novara in treno per vedere la mostra intito-

lata i “Caravaggeschi.”

Una volta arrivati a Novara abbiamo chiesto indicazione ad un vigile che ci ha

accompagnato molto gentilmente proprio nel luogo della mostra: “Il Broletto”.

L’edificio antico ci ha colpito per la sua bellezza, era molto caratteristico e piut-

tosto grande.

Un’aula del Broletto era dedicata alla mostra.

Una volta arrivati ci aspettava una guida molto preparata sull’argomento e che ci

diceva la provenienza dei quadri, il soggetto o tema o avvenimento rappresentato.

Ci ha anche spiegato il motivo dell’evento che è quello di diffondere e valorizza-

re la produzione artistica locale del primo seicento in-

fluenzata dai legami con Roma e Caravaggio.

Allo scopo sono convogliate nella mostra opere di pit-

tori attivi in zona, ma anche in tutto il Piemonte e la Liguria.

L’esposizione era composta da 20 quadri rappresentanti quasi tutti temi sacri.

La mostra è stata dedicata ad un celebre collezionista e storico dell’arte inglese e

conoscitore dell’arte italiana.

La mostra era divi-

sa in sezioni: il

territorio, il collezionismo privato e gli emi-

granti.

I quadri,considerando l’epoca di provenien-

za, erano ben conservati.

All’interno dell’esposizione non si potevano

fare foto con i flash per non danneggiare le

opere.

Ci è piaciuta la mostra ma più ancora fare

una passeggiata in città che abbiamo trovato

molto animata: ragazzi giovani, negozi aper-

ti, luoghi di ritrovo gremiti di gente.

Tutto ha messo molta allegria.

Caravaggeschi

Pagina 3 N . 1 / 2 0 1 4

4

Fuori in cortile ci sono delle canne di bambù.

Si potrebbero tagliare a livello delle congiunture per ricavarci dei manici di borse

che potremmo realizzare noi con del cuoio o con la stoffa.

Per esempio per un borsone da viaggio pren-

dere due pezzi di “vacchetta” che è un tipo di

pellame, con la fustellatrice fare i buchi nella

pelle ai lati della borsa e con un laccio di cuo-

io unire le due parti passandolo dentro ai bu-

chi realizzati, fissare i manici di bambù con

ganci di ferro.

Gli impieghi delle canne di bambù sono molti

anche maglioni...

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Un’idea per il laboratorio creativo A cura di Antonella Bertoni

Mi ricordo che quando avevo 11 anni sono andata a Mantova

in gita….è un’emozione che porto ancora nel mio cuore.

Quando siamo partiti la mattina presto da Cerano e siamo

arrivati a Siena dove abbiamo visitato la città …. mi è tornata

alla mente la gita fatta da ragazzina...

A Siena mi ha colpito una bancarella piena zeppa di bracciali

e bigiotteria e collane di caramelle ….

Io ho comprato un braccialetto e una collana di caramelle che

ho mangiato insieme alla mia compagna Silvana.

Successivamente siamo partiti per Mantova dove abbiamo

visitato un teatro adibito a cinema e dove abbiamo visto una

proiezione.

Un ricordo di Mantova A cura di Filomena Brunicci

Buon compleanno a

Damiano Mascia 18 luglio

Manuel Russo 5 agosto

Alessio Griselli 5 agosto

Gisella Aiello 6 agosto

5

N . 1 / 2 0 1 4

A contatto con la natura: i Lagoni di Mercurago A cura di Mascia Damiano

Il nostro territorio offre tante possibilità di passeggiata; in qualsiasi

stagione ha il suo fascino.

La primavera è la stagione perfetta per le gite all’aperto, così con il

nostro furgoncino siamo andati in quel di Mercurago dove abbiamo

visitato il parco naturale dei lagoni.

La giornata era propizia e dopo aver parlato con le guardie ecologi-

che, nonchè guide, abbia-

mo cominciato la nostra

passeggiata.

Il parco è abbastanza vasto, circa 500 ht, con diversi percorsi tutti

pedonali.

Nelle zone più umide sono stati trovati reperti archeologici impor-

tanti.

Le peculiarità del parco sono: le zone archeologiche, l’allevamento

di cavalli da corsa, i laghi…da qui il nome del parco.

In un bel pomeriggio di sole siamo andati a Turbigo per fare acquisti in

un negozio sportivo.

Siamo poi andati a Malpensa a fare un giro dove abbiamo subito visto il

Mc. Donald’s e fiondati per uno spuntino.

Domenico era da 40 anni che non andava a Malpensa così ha notato

un’enorme differenza rispetto allora quando sembrava uno

“sgabuzzino”:

“…una volta sono andato in Sicilia a lavorare come impiantista, elet-

tricista. Ho preso l’aereo da Malpensa e prima di arrivare a Palermo ho fatto scalo a Roma. Un mese o due

prima della mia partenza era caduto un aereo ma ciò non mi preoccupava, per-

ché da giovani si è un po’ incoscienti…” ricorda Domenico.

Siamo stati a lungo a guardare gli aerei che partivano, dopo aver caricato i baga-

gli, immaginando le destinazioni e il viaggio dei passeggeri. Abbiamo notato

che non c’era neanche un aereo Alitalia. Gli aerei erano molto grandi, di qualcu-

no di essi siamo riusciti a vedere il decollo

pensando all’enorme bravura dei piloti.

All’aereoporto c’era molta gente, di diver-

se nazionalità…l’abbiamo potuto capire

dalle varie lingue che sentivamo parlare

nei locali dell’aereoporto.

E’ stato molto bello ed emozionante!!!

… alla tecnologia dei cieli: Malpensa A cura di Domenico Talarico e Manuel Russo

6

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Esplorando il territorio: il mulino vecchio di Bellinzago A cura di Alessio Griselli

Nell’ambito del programma organizzato dall’Ente “Parco

del Ticino” abbiamo deciso di partecipare alla gita guidata

al Mulino vecchio di Bellinzago.

Alcuni nostri compagni si erano recati a fare una passeggia-

ta lungo il percorso che va dal mulino alle sponde del fiume

e colpiti dallo stato di ottima conservazione del casone del

mulino vecchio hanno chiesto di fare una visita guidata al

suo interno.

Il mulino risale al 1718 (le date si trovano nel muro esterno

affacciato sulla roggia).

Appena trovata la guida che ci aspettava abbiamo percorso

assieme , a piedi, un tratto lungo la roggia Molinara fino

arrivare al cancello del mulino.

Entrati nel cortile la guida ci ha fatto notare le pale che al momento erano ferme, abbiamo proseguito andando

nel piano terra dove si trovano tre macine, avevano tre ingranaggi di cui uno con denti in legno per evitarne

l’usura…queste potevano essere azionate anche in modo alterno.

I prodotti che venivano lavorati erano grano, mais, frumento, orzo, avena… essi venivano inseriti dall’alto trami-

te un imbuto provvisto di “uccellino metallico” con attaccata alla coda una campanella in modo che il contadino

si svegliava quando il frumento scarseggiava per riempire prontamente la macina onde evitare che girasse a vuo-

to e quindi che le scalanature della ruota si lisciassero.

Una volta macinato il frumento diventa farina e scendeva in

recipienti chiamati “buratti”.

A fianco della macina c’era la macchina per la sbucciatura

del riso con appoggiati due setacci perché la farina che ne

scendeva poteva contenere pezzi di sassi o di polvere.

Proseguendo la nostra gita siamo passati per una porticina

che ci ha condotti su un ponticello dove c’erano tre meccani-

smi che tramite una manovella estraibile facevano alzare le

chiuse.

A questo punto abbiamo potuto osservare che sotto la spinta

dell’acqua le pale del mulino, fino ad ora ferme, potevano

girare e avviare le macine tramite un albero di trasmissione.

Tra l’imbuto e le macine il mugnaio scriveva quanti sacchi di farina aveva prodotto così da poter calcolare la

famosa “decima” parte che ascriveva a se stesso, la “decima” era quindi il salario del mugnaio.

Infine siamo andati nelle soffitte dove abbiamo trovato una sorta di museo etnografico:

le prime quattro stanze erano gli alloggi del mugnaio, nelle restanti sale erano ritirate le antiche mappe idrografi-

che con le relative spiegazioni.

Siamo andati quindi a bere il nostro consueto caffè fine gita.

Siamo rimasti molto soddisfatti della gita!

Alla prossima!!

7

Un bel pomeriggio di sole, tra i pochi che il mese di agosto ci ha

riservato, siamo partiti in direzione Rocca di Arona.

Dopo aver parcheggiato il pulmino siamo saliti a piedi lungo il sen-

tiero, dove abbiamo potuto osservare la vegetazione e conoscere i

nomi degli alberi grazie a dei cartellini piantati a terra davanti ai

vari esemplari.

C’erano anche delle anatre, delle oche e delle caprette molto belle e

simpatiche.

Oltre a noi c’era anche qualche altro turista.

La città di Arona ha organizzato anche un trenino che dal lago porta

i visitatori sulla Rocca.

Da lassù si vede bene il lago e le sue isole, anche la città di Arona con il bel campanile e l’imbarcadero.

Finito il sentiero ci si trova in un enorme giardino dove si possono osservare delle rovine tra cui un muraglione, un

ponticello e degli archi.

La Rocca Borromea di Arona era, prima del suo smantellamento,

una costruzione a scopo difensivo affacciata sul Lago Maggiore.

Assieme alla gemella Rocca Borromea di Angera era uno dei prin-

cipali punti di controllo strategico del lago Maggiore in epoca anti-

ca.

Nell’ ottocento l’esercito na-

poleonico ricevette l’ordine di

distruggere alcune fortifica-

zioni occupate dagli austriaci

tra cui la Rocca di Arona.

Da quel momento ne riman-

gono solo alcuni resti e nel 2011 il Sindaco l’ha resa sito turistico.

Vista l’ora ne abbiamo approfittato per cenare godendo del bel panorama ac-

comodandoci sotto il gazebo del bar a mangiare dei panini.

Siamo poi scesi ad

Arona e dopo una

passeggiata per il

budello ci siamo

gustati un ottimo

gelato.

Consigliamo di visitarla perché è un luogo interessante,

tranquillo e romantico.

Esplorando il territorio: la Rocca di Arona

A cura di Manuel Russo e Giuseppe Cirillo

N . 1 / 2 0 1 4

8

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Mare, mare, ….ma che voglia di arrivare…

A cura di Stefano Ventura

Nel mese di giugno sono state programmate le vacanze estive dei Gruppi Appartamento di Oleggio.

Le vacanze della Comunità Oleggio, quest’anno, si sono svolte, come al solito, a Bocca di Magra, però sono state

separate da quelle degli ospiti dei Gruppi Appartamento.

Gli anni scorsi siamo andati tutti a Bocca di Magra (SP), mentre, quest’anno, i Gruppi Appartamento sono andati al

Lido delle Nazioni (FE).

La Comunità è andata in vacanza la seconda settimana di giugno, gli altri l’ultima settimana dello stesso mese .

Prima della partenza prepariamo tutte le nostre borse con: vestiti, toilette, medicine, costumi, giornali, creme per

proteggerci dai raggi solari, ecc.

Pochi giorni prima della partenza, ci avvertono che il viaggio sarà fatto

con 1 pulmino (il Nissan della Comunità) e una automobile (una VW

POLO).

Le operatrici che ci accompagnano sono Marisa e Chiara. La prima gui-

derà il Nissan, la seconda la Polo VW. Poche volte siamo andati in va-

canza con Chiara e Marisa. Speriamo che per loro due non sia stata una

esperienza estiva di solo lavoro, ma magari anche una vacanza diverten-

te.

Il 22 giugno scorso, alla mattina, i bagagli sono stati messi nella Polo e…. ci stanno ; le altre valigie saranno mes-

se nel pulmino.

Verso le 13.00, partiamo e cominciamo il viaggio.

Adesso vi descriverò in breve il percorso del viaggio.

Ci teniamo spesso in contatto con i telefoni cellulari e gli smartphones.

Arrivati a destinazione, cerchiamo l’agenzia per farci dare le chiavi degli appartamenti.

Dopo 30 minuti circa apriamo la porta di casa.

Entrati, facciamo conoscenza con il nuovo alloggio.

Le due case sono situate a 500 m di distanza l’una dall’altra e circa 500 metri dalla spiaggia (Bagno Mexico) Sono

come piccole villette a schiera. L’appartamento non è di lusso, ma è funzionale.

Da subito abbiamo problemi con la TV. Mi ci vuole 1 giorno di tempo per capire come farla funzionare. Non c’è

nessun guasto.

Il giorno seguente all’arrivo, andiamo a piedi verso la spiaggia del Bagno MEXICO. Qui abbiamo prenotato : po-

sto, ombrelloni, sdraio, ecc.

La nostra giornata in spiaggia è fatta così: prendere sole in spiaggia, spalmarsi addosso le creme solari, fare il ba-

gno senza allontanarsi troppo da riva, leggere un libro o un giornale, consumare qualche gelato o caffè al bar,

chiacchierare tra noi . A mezzogiorno in genere torniamo in casa e prepariamo qualcosa da mangiare. Dopo pranzo,

verso le 14.30, torniamo in spiaggia.

La nostra notte in paese si svolge così: dopo cena ci vestiamo per uscire, alle 21:00 i 2 GA si radunano in uno dei 2

appartamenti, passeggiamo per le vie di LIDO delle NAZIONI, soprattutto quella che segue il litorale, nei bar con-

sumiamo delle bibite fresche o gelati, comperiamo qualche cosa alle bancarelle, se ci sono locali con musica li os-

serviamo e se si può partecipiamo, alle 24:00 prendiamo la terapia serale ed andiamo a letto

Di giorno ci cuociamo bene al sole e di notte facciamo la dolce vita (Fellini era di queste parti, romagnolo anche

lui).

9

L’acqua del mare non è un granché. Si vede che è torbida e un po’ giallastra. Però è meglio di quanto pensassi.

Ero già stato al mare nell’alto Adriatico sul Litorale Veneto e Friulano (in particolare ero stato a Caorle (VE),

Jesolo (VE), Lido di Venezia (VE), Rosolina Mare (RO), Lignano Sabbiadoro (UD), Grado (GO), ma mai sulla

riviera romagnola

Negli anni 50, mio papà andava a Rimini con suo papà (mio nonno) e mi diceva che si poteva anche pescare. Ora

non è più possibile.

La giornata in spiaggia è anche una situazione buona per chiacchierare tra di noi. Il tempo è stato soleggiato per i

primi 2 giorni (23 e 24 giugno) e nuvoloso negli ultimi 2 (25 e 26). I primi due sole a go-go, ma dopo due gior-

ni per fare riposare la pelle. Nel bar Mexico sono tutti gentili con noi. Ogni tanto consumiamo qualcosa.

Di sera, passeggiamo nel viale principale, parallelo al litorale. C’è anche la musica (suonano i Rolling Stones)

La terza sera siamo andati a sederci ai tavolini di un bar. A pochi metri dal bar, c’è un posto dove si può parteci-

pare a giochi, del genere del flipper. In un ristorante lì vicino servono cibo di pesce e contemporaneamente fanno

vedere in TV le partite del Mondiale di Calcio Brasiliano.

La quarta serata, siamo andati in pizzeria. Prenotiamo prima di andarci e la pizzeria si chiama “Barbablu”. Io

prendo posto vicino alle operatrici e davanti a Roberto Quirighetti. Dopo 15 minuti dall’ordinazione ci portano le

pizze. Queste sono buone. Una caratteristica di queste pizze è che sono piene di mozzarella ed hanno poco po-

modoro.

Ad un certo punto c’è l’animazione.

Un DJ ci fa ascoltare un po’ di musica da discoteca degli anni 70 e 80. Dopo un inizio un po’ freddo, alcuni di

noi si mettono a ballare. Ci divertiamo. Anche io sono in pista a ballare. Qualcuno fuori osserva.

Alla fine, dopo aver pagato, usciamo e passeggiamo verso casa.

L’ultimo giorno di vacanza, carichiamo i bagagli sui due mezzi di trasporto e passeggiamo per il litorale del Lido

delle Nazioni.

Per pranzo mangiamo una piadina ciascuno, in un locale non tanto distante dai due appartamenti, dove abbiamo

alloggiato e dove abbiamo lasciato i mezzi con i bagagli.

Verso le 13.00 partiamo per ritornare ad Oleggio.

Tornati in via Alzate a Oleggio sistemiamo le nostre cose, mettendo i panni sporchi in lavatrice e quelli puliti

negli armadi. La nostra vacanza è finita. .

A Bocca di Magra il mare è più pulito, bello e azzurro ; la spiaggia è migliore. Le case dove alloggiamo sono

come rustici.

Al Lido delle Nazioni c’è più vita di sera, sono molti i locali dove si può bere, ballare, mangiare un gelato. Gli

appartamenti dove alloggiamo sono come piccole villette a schie-

ra.

Non saprei dire quale tra le due località sia migliore. Hanno, tutte

e due, i loro pregi e difetti e ci divertiamo lo stesso. Forse poteva-

mo allungare la vacanza di un’altra settimana, anche se il tempo è

stato per metà soleggiato e per metà nuvoloso. In queste cittadine

marittime abbiamo fatto delle vacanze diverse, ma molto attraenti.

Ogni tanto vale anche la pena cambiare.

Tutto sommato siamo stati contenti di questa vacanza. Diverti-

mento, relax, vita da spiaggia e vita notturna.

Di ritorno eravamo tutti abbronzati.

N . 1 / 2 0 1 4

10

…stavamo per partire per andare a Novara a fare una gita, in programma c’era anche una cena da Mc’ Donald ma il

nostro pulmino non aveva intenzione di mettersi in moto, così abbiamo deciso di cambiare meta andando a mangiare

il kebab a Oleggio…eravamo solo in quattro perché l’operatrice era impegnata nell’attività di gruppo cucina e non ha

potuto accompagnare gli altri.

Siamo partiti dalla comunità intorno alle 19.20 per avviarci al kebbabbaro vicino al belvedere di Oleggio.

Io ho preso un panino kebab vegetariano farcito con le polpette felafel tagliate a metà con

due foglie di insalata…era la prima volta che lo prendevo e mi è piaciuto molto.

Gli altri hanno preso il solito menù kebab compreso di

patatine e bibita, finito di mangiare siamo passati dal bar Pio

per un caffè, ci siamo fumati una sigaretta e siamo rientrati in

struttura.

Ciao, alla prossima cena!!!!

Abbiamo provato: una cena a base di kebab

A cura di Alessio Griselli

N . 1 / 2 0 1 4

Quest’ anno per la prima volta sono andata nella piscina di

Oleggio.

Ho bagnato nella vasca piccola i piedi e le gambe, l’acqua era

fredda ma è stato un momento rilassante.

L’attività di piscina si svolge per tutto il periodo estivo, tre

volte a settimana… quest’anno purtroppo, il tempo non è stato

dei migliori quindi sono state poche le giornate che abbiamo

potuto sfruttare in piscina.

La piscina di Oleggio è molto bella e ben organizzata, quando

andiamo ci sistemiamo con gli asciugamani sull’erba, qualcuno

si sdraia a prendere il sole, altri giocano a carte, qualcuno legge

il giornale e tra un’attività e l’altra ci si rinfresca con una bella nuotata.

E’ per noi un bel momento stare assieme sotto gli ombrelloni a chiacchierare del più e del meno, di noi e dei nostri

ricordi.

A giugno la piscina era piena di bambini perché era il periodo dei centri estivi, in questi giorni è piena di gente in

vacanza.

Sperando che il tempo nei prossimi mesi sia migliore, auguriamo a tutti una buona estate

Abbiamo provato: tutti in piscina!

A cura di Gisella Aiello

11

INGREDIENTI:

350g di spaghetti n°8

2 cucchiai di latte

80g di philadelphia

4 rossi di uovo bolliti

Pepe q.b.

Sale q.b.

Olio q.b.

Formaggio grattuggiato q.b.

PROCEDIMENTO

Schiacciare con una forchetta l’uovo; sbattere il philadelphia e il

latte e farli riscaldare in padella; unire sale,pepe,olio e i rossi d’uovo

e amalgamare il tutto fino ad ottenere un composto cremoso; mette-

re a bollire l’acqua, aggiungere il sale e alla bollitura gli spaghetti.

Scolare al dente e unire in una padella il condimento.

Cospargere il tutto con formaggio grattugiato.

Giovanni De Bei… cronista sportivo

Oggi cucino io… le ricette di Rosaria: spaghetti al raggio di sole

I R A C C O N T I D E G L I “ A L T R I ”

Nello Stadio di San Paolo del Brasile, con molti tifosi dell’Uruguay, si è gio-

cata quest’estate la terza partita del girone dell’Italia.

Dopo alcune azioni dell’Uruguay , Balotelli è stato ammonito per un’entrata

su un giocatore della squadra avversaria.

La partita si è giocata soprattutto a centrocampo con due bellissime parate di

Buffon.

Nel secondo tempo l’Uruguay ha attaccato e Marchisio si è fatto espellere e

successivamente Suarez ha dato un morso alla spalla di Chiellini, tra l’altro

era recidivo per due episodi analoghi: morso su un giocatore del Liverpool e

su un giocatore dell’Ayax.

La partita si è conclusa con il goal di Godin e la nostra sconfitta.

Secondo noi l’arbitraggio di questa partita ha contribuito alla nostra definitiva espul-

sione dai Mondiali.

Noi ragazzi della cpp ci siamo rimasti particolarmente male, anche perché ci erava-

mo organizzati per assistere alla partita tutti assieme allegramente, allestendo in sala

tv un piccolo aperitivo.

12

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

“ I Bindun” sono un gruppo di amici ex sportivi, che dal 1982 si impe-

gna per regalare un sorriso a chi nella vita ha ricevuto poco o niente.

Insieme abbiamo voluto dare un senso diverso alla nostra vita, perché

non ci bastava più essere girovaghi, Bindun in milanese, ma costruire

qualcosa.” Così viene pubblicato nel loro sito attraverso la voce dello

“zio”Beppe Bergomi,Riccardo Ferri, Beppe Baresi.

L’idea originaria è di Romano Pernigoni e da allora, il gruppo ha conti-

nuato a crescere ad aiutare i più fragili.

Conosco bene Romano e Beppe Bergomi - dichiara Daniela Forti, Presidente dell’Associazione AiutaPsiche

onlus— sono persone stupende,con la cultura della solidarietà vera nel sangue, appartiene al loro dna.

Mio fratello Mauro li ha conosciuti quando era in una Comunità nella zona di Como e da allora non lo hanno

mai abbandonato. La cosa più bella per lui è l’Amicizia con la A maiuscola di Beppe.

Tutto questo per dirvi - prosegue— che quest’estate Beppe è venuto a trovare Mauro, come fa spesso e gli ho

accennato che la nostra Associazione aveva bisogno di un autoveicolo per i “ragazzi”dei due Gruppi Apparta-

mento di Oleggio per accompagnarli sui luoghi di lavoro, per portarli a gite , a fare visite e altri spostamenti

tanto che spesso vengono impiegate le auto degli operatori.

Beh il pulmino è arrivato!!!

Grazie! Grazie! Grazie!

Il messaggio di accompagnamento alla donazione è significativo:

Aiutare chi ha bisogno, non farlo sentire solo e permettergli una vita

dignitosa,

nel pieno rispetto della sua persona e del suo problema

e vorrei concludere invitando chiunque che volesse offrirci il proprio

sostegno che ogni donazione piccola o grande che sia, è fondamentale

per continuare a lavorare per il bene di chi soffre e per superare il

pregiudizio nei confronti della malattia mentale.

I Bindun… i girovaghi della solidarietà

Chi volesse effettuare una donazione a favore dell’Associazione “AiutaPsiche” può fare un versamento intestato a AIUTA PSICHE ONLUS ARONA- IBAN IT 22 E033 5901 6001 0000 0102 199—BANCA PROSSIMA—Fil. Milano, indicando sempre il nome del donatore (per poter ricevere la lettera di ringraziamento) e la causale “DONAZIONE PRO AIUTA PSICHE”