sociologia dei processi culturali

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Slide corso – 5 Ideologia. Senso comune Sociologia dei processi culturali Sapienza Università di Roma Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Corso di laurea in Comunicazione pubblica e d’impresa Prof. Marco Bruno - Prof. Fiorenzo Parziale Anno accademico 2017-2018 1 Corso di NOTA BENE Questo materiale è solo un supporto alle lezioni tenute in aula e non è MAI sostitutivo dei testi d'esame . L’uso scientifico e divulgativo di questi materiali è libero, a condizione che se ne citi l’autore e la provenienza. (M. Bruno, F. Parziale, 2018, Materiali del corso di Sociologia dei processi culturali, Sapienza Università di Roma, Dip. di Comunicazione e Ricerca sociale) Per informazioni: [email protected], [email protected]

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Page 1: Sociologia dei processi culturali

Slidecorso–5Ideologia.Sensocomune

Sociologia dei processi culturali Sapienza Università di Roma Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Corso di laurea in Comunicazione pubblica e d’impresa

Prof. Marco Bruno - Prof. Fiorenzo Parziale Anno accademico 2017-2018

1

Corso di

NOTABENEQuestomaterialeèsolounsupportoallelezionitenuteinaulaenonèMAIsostitutivodeitestid'esame.L’usoscientificoedivulgativodiquestimaterialièlibero,acondizionechesenecitil’autoreelaprovenienza.(M.Bruno,F.Parziale,2018,MaterialidelcorsodiSociologiadeiprocessiculturali,SapienzaUniversitàdiRoma,Dip.diComunicazioneeRicercasociale)Perinformazioni:[email protected],[email protected]

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1.1. ORIGINI STORICHE E TRATTI DISTINTIVI DELL’IDEOLOGIA

•  Antoine Destrutt De Tracy (1754-1836), filosofo francese, ha coniato il termine ideologia, intesa come scienza della produzione delle idee

•  Arnold Joseph Toynbee (1889-1975), storico inglese, ha definito nazionalismo, liberalismo, comunismo ideologie post-cristiane

•  Una prima definizione sociologica può essere questa: 1. sistema, con un buon grado di coerenza interna, formato da idee e valori secolari vs tradizionalismo religioso. Tale sistema è prodotto da gruppi intellettuali, ma è diffuso a più ampi strati della popolazione. Visione del mondo legittimante una data organizzazione sociale: ideologia connessa al potere = ideologia serve a legittimare il potere. La legittimazione si fonda sull’autorità scientifica.

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Secolarizzazione e ideologia

•  Ideologia come religione politica, religione secolarizzata: assolutizzazione della politica vs principio di trascendenza ultraterrena: es. comunismo del blocco sovietico

•  Nazismo come ideologia fondata su simboli, riti, visione coerente (prestigio dell’origine ed escatologia del Reich del millennio)

•  Il liberalismo giustificato come il più attinente alla natura umana (v. La favola delle api di de Mandeville, 1714)

•  L’illuminismo e la fede nella ragione umana •  Razionalità, capacità di astrazione e visione coerente del

mondo di intellettuali e gruppi più istruiti (Converse, 1964)

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Perché si tratta di un concetto così bistrattato?

•  È ideologico sempre il nostro avversario: accezione negativa derivante da molteplicità delle definizioni

•  Rispetto al punto precedente, una riflessione: negare l’ideologia non potrebbe essere ideologico? Pensiamo a chi ponendosi di volta in volta come nuovo attore (individuale o collettivo, poco importa) professa l’inesistenza delle categorie politiche (destra, sinistra, centro) sostenendo una posizione pragmatica che sia giusta, vera e obiettiva per tutti..in che termini ciò è possibile? A cosa ci si riferisce? (posizioni eclettiche, posizione pura e oggettiva? Cosa?)

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1.2. IDEOLOGIA, UN CONCETTO AMBIGUO CONNESSO A MOLTEPLICI QUESTIONI

•  Ideologia può rischiare di essere confusa con Cultura, e in questo modo diviene un concetto inutile: per molti oggi è obsoleto

•  La fine delle ideologie della tarda modernità è, però, oggi a sua volta messa in discussione dalla crisi economica, politica, culturale (peraltro si parlava già di crisi delle ideologie a fine anni Sessanta, proprio quando stava per manifestarsi una piena effervescenza di movimenti politici ideologicamente orientati)

•  Possiamo individuare cinque diverse definizioni de la ideologia, ma ciò dipende anche dalla complessità sociale alla quale questo concetto si riferisce

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L’ideologia come difetto della ragione

•  Ne il Novum Organum (1620) Bacone parla di idola ossia di prenozioni che vanno eliminati per giungere alla conoscenza scientifica della realà. Si tratta di quelli che gli illuministi successivamente chiameranno i pregiudizi: critica illuminista della manipolazione consapevole dei ceti subordinati da parte del clero che alimenta la superstizione per mantenere posizione sociale di privilegio

•  Idea di fondo: con la ragione è possibile smascherare l’inganno perpetrato intenzionalmente da singoli e gruppi dominanti

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•  Oggi visione tecnocratica: gli esperti come risolutori pragmatici dei problemi concreti vs intellettuali e ideologie considerate come inganno = ma anche questa è una visione del mondo (es. scientismo: scienza come bene assoluto, risolutore di ogni controversia)

•  Ragione come prodotto storico-sociale: il pensiero è socialmente condizionato (sociologia della conoscenza: v. Izzo, 1966), i pre-giudizi sono il punto di partenza del nostro pensiero perché siamo inseriti in un orizzonte storico-linguistico (Gadamer, 1960)

•  La critica della ragione può spingere al nichilismo, alla negazione di ogni verità (critica al post-modernismo degli ultimi decenni)

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La duplice concezione marxiana

Ne l’ideologia tedesca (1845-1846, ed. postuma 1932): Marx ed Engels parlano di ideologia come: 1.  pensiero metafisico degli idealisti che

erroneamente concepiscono le idee come indipendenti dagli uomini, mentre queste sono per i due autori diretta emanazione del comportamento materiale

2. Ideologia come camera oscura che capovolge la realtà, facendo apparire ai singoli che le idee governano la vita materiale, nascondendo il fatto che è quest’ultima a produrre le prime. Il capovolgimento è dovuto alla divisione del lavoro in manuale e intellettuale

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“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio” (Marx, Engels, 1845)

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Ne Il Capitale (primo libro, 1867) Marx parla di ideologia come produttrice di reificazione e feticismo delle merci. I concreti rapporti tra gli uomini sono storico-sociali, però vengono però rappresentati come rapporti naturali tra cose: de-storicizzazione

Lukács e altri autori neomarxiani dopo di lui hanno ripreso questa idea: gli interessi particolari della classe dominante vengono veicolati come l’interesse generale dell’umanità

L’ideologia opera per universalizzazione ed ogni classe sociale è costretta a questo tipo di rappresentazione del particolare in universale

Ideologia come inganno, falsa coscienza dovuta alla natura dei rapporti socio-economici, e non inganno consapevole del singolo (v. prima accezione illuminista)

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Ideologia come razionalizzazione

•  Vilfredo Pareto e il Trattato di sociologia generale (1916): l’uomo animale ideologico che agisce sulla base di emozioni, istinti, impulsi. Questi sono residui da cui derivano idee e valori.

•  Idee e valori sono dunque derivazioni attraverso le quali noi tutti proviamo a darci una ragione, razionalizziamo a posteriori i motivi delle nostre azioni

•  Ideologia come pseudo ragionamento dovuto alla nostra psiche

•  L’ideologia può essere esaminata considerando 3 aspetti tra loro indipendenti: il rapporto oggettivo che essa instaura tra i dati; i motivi soggettivi di adesione a una ideologia; l’utilità sociale che essa ha, sebbene essa possa non corrispondere al vero

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La visione totale di ideologia

•  Tanto la tradizione illuminista, compresa quella marxiana da essa influenzata, quanto quella paretiana hanno prodotto una visione negativa e parziale dell’ideologia

•  Karl Mannheim, partendo da posizioni marxiane, imposta in maniera differente il problema: esistono idee individuali legate a manipolazioni consapevoli, inganni, errori, ma l’ideologia è per lo più un prodotto collettivo inconscio connesso alla posizione sociale

•  In Ideologia e Utopia (1929) Mannheim evidenzia come il punto di vista sul mondo sia sempre storicamente e socialmente radicato: differenti gruppi e classi sociali hanno differenti concezioni della realtà. L’Ideologia non è una distorsione legata a forme particolari di interesse, ma rappresenta la concezione del mondo complessiva (Weltanschauung) di un dato gruppo o classe sociale

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L’analisi dell’ideologia in Mannheim

•  De l’ideologia va compreso: il significato obiettivo, che riguarda l’identificazione di un’azione; il significato espressivo ossia l’intenzione soggettiva; il significato documentario che connette i differenti significati al fine di ricostruire la visione del mondo soggiacente;

•  Per Mannheim l’intellettuale non deve smascherare l’inganno, bensì comprendere le differenti ideologie, i differenti punti di vista, per poi giungere – grazie alla sua peculiare condizione sociale (distacco dalle attività concrete, posizione per certi versi marginali e non collegata a una specifica classe, razionalità, etc.) – a una visione sintetica

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Osservazioni

•  Critica alla prospettiva mannheimiana: l’elevata fiducia riservata nelle capacità analitiche degli intellettuali è poco convincente, e comunque sembra contrastare con l’approccio di fondo che è prospettico e “relazionista”

•  La visione di insieme è frutto di un’interpretazione che è sempre socialmente e storicamente condizionata: questione del potere e ruolo della tradizione nell’influenzare le categorie interpretative

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Ideologia e Utopia con e oltre Mannheim

•  Funzione conservatrice dell’ideologia che è promossa dalle classi dominanti: L’ideologia è il paradigma del pensiero così legato al potere costituito da non riuscire a scorgere alternative alla situazione del momento (Mannheim, 1929)

•  Mannheim riconosce la dimensione simbolico-culturale dell’utopia che apre nuovi orizzonti. Dopo di lui altri autori evidenziano questo ruolo

•  Utopia, messa in discussione che guarda al “non ancora” (Bloch, 1957). Ricoeur (1994): l’utopia può essere evasione e fuga dalla realtà, ma anche punto di inizio di una nuova visione della realtà che scopre il plusvalore politico tra la pretesa di legittimazione dei dominanti e la credenza concessa dai dominati

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•  Ideologia-Utopia come circolo dal quale non si esce mai (Ricoeur, 1994).

•  L’ideologia è una metafora che mobilita attori collettivi (Geertz, 1973).

•  Approccio simbolico-testualista di Geertz ripreso e rielaborato anche da studiosi neomarxiani che si richiamano a Gramsci 

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Ideologia ed egemonia in Gramsci (1891-1937)

•  Ideologia come concezione organica del mondo espressa dalla classe dominante

•  Per essere classe dominante un gruppo non deve solo dominare, eventualmente anche con la forza, ma deve saper dirigere

•  Egemonia come processo attraverso il quale la classe dominante trasforma la sua ideologia in comune sentire, ossia in senso comune

•  L’egemonia porta alla formazione di un blocco storico: insieme di forze sociali e loro forme, ossia ideologie/visioni del mondo = capitalisti che hanno trovato il consenso tra le diverse frazioni della borghesia, ma anche tra le classi medie

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•  Esistono diversi tipi di intellettuali (a differenza di quanto pensa Mannheim): intellettuali organici e intellettuali tradizionali. L’ideologia parte da loro e si diffonde nella società

•  Gli individui nella loro vita ordinaria sono legati a folklore, tradizioni, visioni religiose, e ideologia dominante: diversi strati di significato che sedimentatesi nel tempo impediscono ai gruppi dominati di prendere coscienza della loro condizione di subalternità

•  Assunto di fondo: l’essere umano è a un tempo homo faber ed homo sapiens, la divisione capitalistica del lavoro svilisce questa natura e al tempo stesso il linguaggio che noi tutti usiamo comprende al suo interno già categorie cognitive attraverso le quali vediamo il mondo in un certo modo M. . Soc. dei processi culturali Pagina 18

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•  La classe operaia, se vuole uscire dalla sua condizione sociale di subalternità, deve dar vita a un processo egemonico, e dunque a un blocco storico nuovo (contadini e operai e ideologia comunista) attraverso l’intellettuale organico che è il partito

•  La filosofia della prassi analizza le condizioni sociali di formazione dell’egemonia e del dominio, identifica gli strumenti di cui questi si servono e si orienta alla trasformazione dell’esistente

•  Una classe prende il potere, quando già sa dirigere la società (centralità delle istituzioni culturali)

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1.3. IDEOLOGIA, una definizione più ampia e integrata: giustificazione-inganno-integrazione

Visione del mondo che giustifica il sistema di potere, così facendo da un lato inganna perché produce violenza simbolica (Bourdieu, 1998) = i dominati, acquisiscono i criteri di classificazione e giustificazione della realtà dei dominanti, dei gruppi o classi dominanti, accettando in questo modo la loro condizione di subalternità Ma ideologia produce anche identità collettive, integra la società, dà a questa una memoria collettiva, fornisce dei principi di giustificazione che in linea di principio, e paradossalmente, rendono possibile la loro messa in discussione e la nascita di contro-ideologie: l’utopia

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2. IL SENSO COMUNE

•  Conoscenza ordinaria e condivisa intersoggettivamente: quello che tutti sanno

•  Aspetti della vita dati per scontati •  Quadri di pensiero, schemi percettivi, rappresentazioni

assunti implicitamente •  Sapere pratico •  Sfondo di conoscenza comune che consente la comunicazione

(altrimenti staremmo a chiedere chiarimenti su ogni parola proferita dal nostro interlocutore: v. esperimenti etnometodologici)

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Esempi di senso comune

Es 1. a lezione il docente solitamente non espone una lezione ricorrendo al registro del canto (perché non cantare una lezione?) Es. 2. al cameriere non chiediamo cosa intenda per “ordine”, con lui condividiamo il concetto di ordine, non confondendolo con quello di ordine militare Possiamo ricorrere ad alcuni degli esperimenti proposti da Harold Garfinkel (Studies in Ethnomethodology, 1967) ai suoi studenti per prendere coscienza di come noi agiamo sulla base di una serie di presupposti che sono dati per scontati, nonostante essi non siano affatto oggettivi e dettati dalla natura. Etnometodologia: studio dei metodi (delle pratiche) attraverso le quali i membri (etno) di una società costruiscono il senso comune che permette l’esistenza della società stessa

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Esempio tratto da Garfinkel, 1967

"Venerdi� sera mio marito e io stavamo guardando la televisione. Mio marito disse di essere stanco. Io risposi: - Stanco come? Fisicamente, mentalmente o soltanto annoiato? - Non so, piu� che altro fisicamente, credo. - Vuoi dire che ti fanno male i muscoli o le ossa? - Non lo so. Non essere così tecnica. (Qualche minuto dopo). - In tutti questi vecchi film i letti hanno lo stesso tipo di testate in ferro battuto, disse mio marito. - Cosa vuoi dire, in tutti i vecchi film, solo in alcuni di essi o solo in quelli che hai visto? - Ma che ti succede? Sai benissimo quello che voglio dire. - No, vorrei che tu fossi piu� specifico. - Piantala! Sai benissimo quello che voglio dire!” (trad. di Garfinkel, 1967, p. 43)

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Gli stereotipi

•  Sono categorie frutto di classificazioni che servono a descrivere e al contempo a giudicare: l’esempio classico è rispetto a quelli che sono altro da noi, come gli stranieri per gli autoctoni, quelli di classe alta per quelli di classe bassa o viceversa, etc.

•  “Zingaro”, “Zecca”, “Fascio”, “Musi gialli”, “I marocchini”, “i vu’ cumprà”, “i milanesi”, “i napoletani”, “i figli di papà”, “gli scunnizzi”: tutte queste sono espressioni che producono stigma e al tempo stesso celano motivazioni autoprotettive di chi compie questa violenza verbale = v. tema dell’identità

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Ricapitolando

•  Sapere ordinario basato su dato per scontato •  Sapere esplicito legato all’implicito •  Significati mescolati alle percezioni (si pensi al

rapporto tra dolore e piacere, cambia l’interpretazione in parte a seconda delle situazioni “previste” dalla nostra cultura)

•  Percezione, Espressione Simbolica e Conoscenza = schemi cognitivi ed espressivi

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2.1. IL SENSO COMUNE PER LA TRADIZIONE STRUTTURALISTA

•  In particolare ci riferiamo ancora una volta agli studi di Durkheim e i suoi allievi, come ad es. Mauss e Hubert: le rappresentazioni collettive sono categorie della mente, forme di classificazione della realtà (es. Durkheim, 1912, Le forme elementari della vita religiosa)

•  Queste forme di classificazione riflettono l’organizzazione sociale, o meglio emergono da questa per COMBINAZIONE

•  La conoscenza ha un’origine sociale vs empirismo (percezione naturale e identica nei singoli individui) e kantismo (ragione pura, categorie a priori) = la società esiste sulla base non solo di un conformismo morale (condivisione di norme e valori), ma anche se esiste un minimo di conformismo logico (stesse cognizioni/credenze)

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..Conoscenza e società •  Noi pensiamo all’interno di un campo socialmente costruito: la mente

è socialmente costruita. Ad esempio, giudichiamo ignoranti gli indiani quando facevano la danza della pioggia perché ragioniamo secondo la modalità “causa-effetto”: la danza produce forse la pioggia? No, allora non ha senso per noi

•  L’idea che la razionalità poggi sull’analisi di cause ed effetto rappresenta un prodotto storico-sociale, sviluppatosi con Bacone nel Seicento

•  Nelle società totemiche le relazioni logiche sono concepite come relazioni di parentela

•  Quale è l’origine delle diverse forme sociali di pensiero? L’esperienza secondo gli studiosi legati all’impostazione durkheimiana = l’organizzazione in fratrie suddivise in clan ha prodotto il principio di opposizione (fratrie) e di affinità (clan)

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La memoria collettiva

•  Maurice Halbwachs (I quadri sociali della memoria, 1925; La memoria collettiva, 1950): i ricordi, anche quelli più personali, sono fissati sulla base delle rappresentazioni collettive

•  La memoria non è un magazzino, ma seleziona i ricordi in funzione del presente (Montesperelli, 1995): l’attività di selezione è sociale nel senso che la memoria di ognuno è il punto di intersezione di più flussi collettivi di memoria

•  Memoria collettiva attraverso riti ha la funzione di rinnovare la partecipazione e rinforzare i legami sociali (es. 25 Aprile in Italia, 4 luglio negli USA, 14 Luglio in Francia)

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Tempo, Spazio, Persona

•  Anche quelle che sembrano categorie universali cambiano di contenuto a seconda delle società: il modo in cui noi pensiamo la nostra identità di persona, l’organizzazione dello spazio e del tempo sono prodotti sociali = es. persona per gli antichi Greci (v. Iliade, Odissea) è diversa da quella degli antichi Romani, ed è cambiato con l’avvento del cristianesimo, mutando ancora con la modernità

•  Tempo sociale e tempo vissuto sono due cose diverse (Durkheim, 1912), eppure si influenzano a vicenda (Elias, Saggio sul tempo, 1984)

•  Pensiero più astratto degli Europei vs Pensiero più concreto dei Cinesi (Granet, 1934)

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•  Nel campo della linguistica studiosi come Sapir (1921)e il suo allievo Whorf (1956) ritengono che il rapporto tra realtà, linguaggio e pensiero sia stretto: linguaggio influisce su categorie concettuali ed è a sua volta influenzato dall’esperienza sociale; es. gli eschimesi distinguono tra molteplici tipi di neve, la popolazione hopi non concepirebbe le distinzione temporale tra passato-presente e futuro

•  Studi successivi hanno smussato, se non contraddetto, la teoria di Sapir-Whorf, così come più in generale l’approccio strutturalista nel campo sociologico è stato criticato, evidenziando la non unidirezionalità del rapporto tra società e pensiero

•  Per quanto concerne il rapporto tra società e cultura, vi sono altre posizioni: es. pensiero è influenzato anche da cultura (approcci culturalisti in sociologia) o, ancora, pensiero non è riducibile completamente né a società né a cultura (es. studi biologici e psicologici, o su versanti opposti filosofie idealiste): maggiore peso dato ad universali attribuiti alla natura umana in sè

•  Sull’universalità del pensiero umano troviamo d’accordo anche un antropologo strutturalista come Levi-Strauss = approccio antistoricista

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2.2. IL SENSO COMUNE PER LA TRADIZIONE PRAGMATISTA E INTERAZIONISTA, E QUELLA FENOMENOLOGICA

•  Pragmatismo filosofico (Peirce, Dewey) e interazionismo simbolico in psicologia sociale (Mead, Cooley, etc.): il sapere ordinario emerge dalle pratiche e interazioni quotidiane che portano ognuno di noi a ripetere certe operazioni per risolvere problemi comuni

•  Opposizione a idea che individui siano atomi che agiscano in maniera semplicemente strumentale sulla base di una razionalità calcolante

•  Fenomenologia condivide l’approccio pragmatista e interazionista, ponendo al centro il vissuto e la costruzione sociale della realtà, soprattutto nella traduzione sociologica di questo filone di pensiero filosofico

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Fenomenologia sociale: il senso comune al centro della costruzione sociale della realtà

Alfred Schütz (1899-1959) sviluppa in senso sociologico la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) che proponeva di tornare alle ”cose stesse”, ossia così come appaiono a noi: centralità del soggetto vs positivismo Schütz: realtà fuori di noi viene da noi interpretata in maniera condivisa (per associazione), dunque attraverso un processo di costruzione sociale in cui centrale è l’azione dotata di senso (v. Weber)

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Mondo della vita quotidiana •  La realtà è stratificata in province di significato (vita quotidiana,

scienze, arte, religione, sogno, etc.), ma il mondo della vita quotidiana è quello più direttamente connesso al nostro vissuto perché è da noi manipolabile

•  Intenzionalità dell’attore come apertura verso il mondo esterno (l’oggetto), significato come attribuzione a posteriori di una data azione

•  Mondo della vita quotidiana fondato su routine (la abitualizzazione di Husserl) che permettono di risparmiare energia, altrimenti dovremmo riflettere su ogni aspetto della vita, divenendo incapaci di agire. Di conseguenza dobbiamo dare una serie di cose per scontate: il senso comune nasce innanzitutto da questa routine

•  Ma ancora più centrale è il processo di tipizzazione: noi selezioniamo certi aspetti della realtà e riconduciamo il particolare al generale attraverso l’astrazione (quel tizio che ci porta la posta è “il postino”, a prescindere dai suoi aspetti strettamente individuali)

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Le tipizzazioni e il fondo di senso comune

•  Sono schemi di classificazione che non sorgono dalla teoria, ma dalla pratica concreta, della vita ordinaria, fatta di interazioni e problemi da risolvere

•  Tali schemi producono una struttura di aspettative (quando quell’uomo che identifico come postino bussa alla porta, già so come comportarmi: ad esempio, non gli chiederò un tramezzino)

•  Le relazioni sociali sono dunque tipizzate e questo processo si fonda sulla condivisione = fondo di conoscenza comune

•  Questa conoscenza non è omogenea ma è socialmente distribuita

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Senso soggettivo e oggettività •  Schütz riprende Weber ma cerca di andare oltre, perché a suo avviso il

sociologo tedesco non distingue tra agire come processo e azione compiuta, fra il senso del produrre e il senso del prodotto, fra il senso dell’azione propria e quello dell’azione altrui, fra autocomprensione ed etero-comprensione

•  Oggettività: percepiamo il mondo esterno come ordinato, nel senso che è stato oggettivato (costruito e classificato) da altri prima di noi: ad es. il linguaggio influisce sul nostro vocabolario, sul nostro modo di esprimerci, segnala la nostra appartenenza sociale (a un club, gruppo, classe sociale, etc.)

•  L’intersoggettività è alla base dello scambio di significati, ma a sua volta si basa sull’assunto, o meglio sull’idealizzazione, della interscambiabilità dei punti di vista, della congruenza dei sistemi di attribuzione dei significati; in estrema sintesi, ognuno di noi assume che ci sia una corrispondenza tra i nostri significati e quelli dei nostri interlocutori, e che se ci mettessimo nelle loro posizioni guarderemmo il mondo proprio come lo guardano loro

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Naturalezza ed Epochè •  Il senso comune ci porta ad accettare il mondo per quello che è, senza essere

troppo riflessivi: ad esempio, diamo per scontato che vi sia la famiglia, che gli uomini indossino i pantaloni, che quel mostro che abbiamo sognato non corrisponda alla realtà, che l’Italia sia l’Italia

•  Il senso comune ci fa sospendere il dubbio •  Ma cosa succede se “sospendiamo la sospensione del dubbio”? Mettiamo da

parte i giudizi (epochè:  dal greco "ἐποχή”, appunto sospensione, messa tra parentesi del mondo, concetto ripreso da Husserl e tradotto sociologicamente da Schütz) e scopriamo che la società e le sue istituzioni sono frutto di quel lavoro sociale di costruzione della realtà basato su routine, tipizzazioni, sedimentazione di senso comune

•  L’insorgere di un nuovo problema porta all’usura di una data tipizzazione e spinge alla formazione di nuove. Più in generale – se seguiamo questo ragionamento – possiamo dire che le scienze sociali sono sorte in seguito a grandi sconvolgimenti (rivoluzione scientifica, rivoluzione industriale, rivoluzione francese) che hanno fatto incrementare la nostra riflessività al punto da divenire consapevoli della costruzione sociale della realtà

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