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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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SINTESI NON TECNICA
INDICE
1.0 PREMESSA ................................................................................................................. - 3 -
2.0 REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ............................................. - 3 -
3.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ........................................................... - 7 -
3.1 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ..................................................... - 9 -
3.2 LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE ................................................. - 9 -
3.3 RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC ............................................................. - 9 -
3.4 IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS ........................................................................... - 10 -
3.5 ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP) ....................................................... - 10 -
3.6 EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ................................................ - 11 -
3.7 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO .............................. - 12 -
3.8 VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923 .............................. - 12 -
3.9 PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ............................................................... - 12 -
3.10 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO ..................................... - 13 -
3.11 POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA ........................ - 13 -
4.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE .............................................................. - 14 -
4.1 LE OPERE DI PRESA ............................................................................................. - 15 -
4.2 LA CONDOTTA FORZATA ....................................................................................... - 16 -
4.3 EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO ...................................... - 17 -
4.4 IL MACCHINARIO IDRAULICO: TURBINE ............................................................... - 18 -
5.0 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ................................................................. - 19 -
5.1 IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE ...................................................................... - 19 -
5.2 IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO ............................................................................ - 22 -
6 - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA ............................................................... - 25 -
6.1 – NORMATIVA DI RIFERIMENTO ................................................................................ - 25 -
6.2 - LOCALIZZAZIONE ..................................................................................................... - 25 -
6.3 - SITO NATURA 2000 ................................................................................................. - 25 -
6.4 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO ...................................................................... - 26 -
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6.5 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM ......................................................... - 36 -
6.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE ............................................................ - 36 -
6.7 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO........................................................... - 36 -
6.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM ......................................................... - 37 -
6.9 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE............................................................ - 38 -
6.10 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE ................................................... - 39 -
6.11 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO ........................................................ - 40 -
6.12 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO ................................................. - 41 -
7.0 MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO ..................................................................... - 42 -
8.0 OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE .......................................... - 43 -
9.0 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO .................................................................................. - 43 -
10.0 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI .......................................................................... - 44 -
10.1 CONCLUSIONI ......................................................................................................... - 44 -
10.2 CONSIDERAZIONI .................................................................................................... - 45 -
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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1.0 PREMESSA
L’opera in progetto si colloca nel quadro delle iniziative previste dalla pianificazione energetica
nazionale e regionale, di cui sfrutta i meccanismi economici incentivanti (certificati verdi); tale
pianificazione mira a ridurre la dipendenza energetica del Paese ricorrendo a fonti di energia
rinnovabili ed a basso impatto ambientale, fra le quali è inserita l’energia idroelettrica. Il progetto
prevede la realizzazione di un piccolo impianto idroelettrico con le seguenti finalità:
Produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile a basso impatto ambientale con
conseguente contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali fissati dal Protocollo di
Kyoto;
La valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili con la possibilità di realizzare visite
guidate con finalità educative ed informative.
I maggiori effetti conseguenti alla realizzazione di tale opera, nel medio periodo, si riconducono
alla riduzione della capacità di trasporto solido del corso d’acqua - nel tratto interessato dal
prelievo - ed alla stabilizzazione della dinamica invasiva nell’area interessata alla centrale di
produzione. In riferimento alle caratteristiche locali del territorio, l’opera si motiva per la
presenza di un salto geodetico significativo e per un bacino captato sufficientemente ampio (con
modeste alterazioni al reticolo idrografico) che per i minimi impatti ambientali ed i costi attesi di
realizzazione dell’opera.
2.0 REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Lo Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) é articolato secondo lo schema indicato dalla normativa
vigente, ovvero suddivisa in:
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ove sono riportate le principali leggi
relative alla normativa di impatto ambientale e alla realizzazione di impianti per la
produzione di energia idroelettrica, a livello comunitario, nazionale e regionale. Si è
valutata, infine, la coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti;
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ove sono stati descritti l’impianto, le opere
accessorie, gli aspetti tecnico/progettuali e le azioni di progetto;
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ove é stato definito lo stato dell’ambiente
attraverso le analisi delle diverse componenti, e sono stati individuati i possibili impatti
che la realizzazione dell’impianto idroelettrico di cui trattasi potrebbe avere su ciascuna
componente ambientale, nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di
dismissione.
In riferimento all’allegato “C” della L.R. 47/98 e s.m.i., il presente Studio di Impatto Ambientale
ha sviluppato i seguenti temi:
Per il quadro di riferimento programmatico:
- Descrizione delle relazioni tra l’opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti con particolare riferimento ai rapporti di coerenza e allo stato di
attuazione di tali strumenti;
- Descrizione dei vincoli di varia natura esistenti nell’area prescelta e nell’intera zona di studio.
Per il quadro di riferimento progettuale:
- Descrizione delle caratteristiche del progetto e delle esigenze inerenti l'utilizzazione del suolo
durante le fasi di costruzione e di funzionamento;
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione della natura
e delle quantità dei materiali impiegati;
- Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non
eccessivi e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre
l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche
disponibili;
- Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni risultanti (quali inquinamento
dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, etc.) risultanti dalla
realizzazione e dall’attività del progetto proposto;
- Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l’alternativa zero, con
indicazione dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente.
Per il quadro di riferimento ambientale:
- Analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente
soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla
popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici,
ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio,
all’interazione tra questi fattori;
- Descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull’ambiente
dovuti:
• all’esistenza del progetto;
• all’utilizzazione delle risorse naturali;
• all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive allo smaltimento dei
rifiuti.
- Indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull’ambiente;
- La descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti
negativi del progetto sull’ambiente.
A corredo del presente documento, nel rispetto dell'art. 5 della L.R. n. 47/98, sono stati redatti i
documenti di seguito elencati:
Elaborati di progetto con livello di approfondimento tecnico sufficiente ad individuare
compiutamente i lavori da realizzare e con tutti gli elementi necessari per il rilascio delle
prescritte autorizzazioni ed approvazioni;
Sintesi non tecnica destinata a fornire un quadro riepilogativo dello studio di impatto
ambientale. (Tale elaborato contiene la cartografia con ubicazione dell’opera ed é stata
redatta con modalità tali da consentire un’agevole comprensione da parte del pubblico ed
una facile riproduzione);
Sintesi non tecnica e coordinate in formato U.T.M. espresse con intervalli non superiori a
200 metri su apposito supporto magnetico (CD);
Dichiarazione giurata dai redattori dello studio di impatto ambientale attestante l’esattezza
degli allegati.
E’ stata inoltre redatta la Valutazione di Incidenza, ai sensi del D.P.R. 8 settembre 1997 n.357,
riportata nello stesso fascicolo (elaborato) della S.I.A. come naturale estensione e approfondimento
in merito alle tematiche richieste dall’appartenenza, di parte delle opere, alla ZPS IT9210275
MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI.
Di seguito si riporta l’elenco completo degli elaborati di progetto che sono parte integrante del
presente Studio di Impatto Ambientale.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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N. Elab.
ELENCO ELABORATI
Scala
100
RELAZIONE TECNICA GENERALE
- ALLEGATO A - ANALISI DELLA PRODUTTIVITA' E PIANO ECONOMICO E FINANZIARIO
ALLEGATO B - CALCOLI IDRAULICI
ALLEGATO C - DISPOSITIVI DI MISURAZIONE
105 RELAZIONE PAESAGGISTICA -
110 RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA -
115 RELAZIONE TECNICA SULLE MACCHINE E SUGLI IMPIANTI -
117 S.I.A. - STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE DI INCIDENZA -
118 S.I.A. - SINTESI NON TECNICA -
120 RELAZIONE GEOLOGICA -
121 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO -
122 CARTA GEOLOGICA E SEZIONI GEOLOGICHE 1:2.000
123 CARTA GEOMORFOLOGICA 1:2.000
124 CARTA GEOMORFOLOGICA CON SOVRAPP. P.A.I. E UBICAZIONE INDAGINI 1:2.000
125 UBICAZIONE INTERVENTI DI PRESIDIO E CONSOLIDAMENTO E STRUMENTI DI MONIT. 1:2.000
126 PLANIMETRIA INTERVENTI DI PRESIDIO E SEZ. RELATIVE ALLE VERIFICHE DI STABILITA' Varie
127A VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE -
127B VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE -
200 COROGRAFIA 1:25.000
210 BACINO IMBRIFERO SOTTESO 1:50.000
220 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO 1:2.000
221 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO 1:2.000
230 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA 1:5.000
231 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA 1:5.000
240 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU BASE CATASTALE 1:5.000
300 PIANO STRALCIO DELLE AREE DI VERSANTE - P.A.I. BASILICATA 1:10.000
310 PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI - P.A.I. BASILICATA 1:5.000
320 PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA P.T.C. 1:2.000
330 PERIMETRAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO 1:10.000
340 STRALCIO P.R.G. DEL COMUNE DI EPISCOPIA 1:10.000
350 FASCE FLUVIALI: DETERMINAZIONE AREE DI PERTINENZA DI PROGETTO 1:2.000
351 PLANIMETRIA GENERALE CON INDICAZIONE DELLE SEZIONI DI VERIFICA IDRAULICA 1:2.000
352 FASCE FLUVIALI: SEZIONI TRASVERSALI PER LA VERIFICA IDRAULICA 1:1.000
354 FASCE FLUVIALI: AREE DI PERTINENZA P.A.I. E QUELLE DI PROGETTO 1:5.000
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N. Elab.
ELENCO ELABORATI
Scala
450 OPERE DI PRESA: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZIONI SUL TERRENO, CANALE DI SCARICO Varie
460 OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI Varie
461 OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI Varie
470 CONDOTTA ADDUTTRICE: PROFILO LONGITUDINALE, SEZ TRASVERSALI E SEZIONI TIPO Varie
480 VASCA DI CARICO: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZ SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie
490 VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI Varie
491 VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI Varie
500 CONDOTTA FORZATA: PROFILO LONGITUDINALE 1:1.000
510 CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TRASVERSALI 1:500
520 CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TIPO 1:200
600 EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie
601 EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO Varie
610 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE 1:100
611 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE 1:100
612 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI 1:100
613 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI 1:100
614 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI 1:100
615 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI 1:100
618 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI CONTESTUALIZZATI 1:100
620 EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI SUL TERRENO 1:200
700 INDICAZIONE DEI PERCORSI CARRABILI UTILIZZATI IN FASE DI ESECUZIONE DEI LAVORI 1:5.000
730 DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA -
731 DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA -
750 STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - RELAZIONE TECNICA -
760 STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - ELABORATI GRAFICI Varie
780 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO -
784 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DI DISTRIBUZIONE DEI SITI SU CARTOGR. IGM 1:25.000
786 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL RISCHIO SU CARTA CATASTALE 1:5.000
788 INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA VISIBILITÀ ARCHEOLOGICA SU CARTA CATASTALE 1:5.000
Elenco degli elaborati di progetto allegati allo studio di impatto ambientale
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3.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
Il presente documento descrive, in estrema sintesi, il progetto riguardante la realizzazione di un
impianto idroelettrico sul “Fiume Sinni”, nel territorio del Comune di EPISCOPIA in Provincia di
Potenza. Il progetto in esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di
Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n. 2260
del 29.12.2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del 31.12.2010) si
configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una potenza di concessione
inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un impianto di grande derivazione. Il
sito prescelto presenta condizioni particolarmente favorevoli per lo sfruttamento dell’energia
rinnovabile idroelettrica, data la presenza di un salto idraulico naturale. La realizzazione
dell’opera permetterà di generare elettrica rinnovabile con un basso impatto ambientale e con un
risparmio notevole di emissioni di gas serra. L’energia elettrica annua prodotta verrà immessa
nella rete elettrica nazionale a M.T. gestita da Enel Distribuzione e contribuirà alla copertura del
fabbisogno energetico.
Lo Studio di Impatto Ambientale, redatto ai sensi delle vigenti norme, intende affrontare le
finalità, le caratteristiche, gli impatti ambientali ed i benefici economici del progetto.
Dal punto di vista normativo si ha che:
Il progetto in esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di
Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n.
2260 del 29.12.2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del
31.12.2010) si configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una
potenza di concessione inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un
impianto di grande derivazione;
L’impianto idroelettrico di progetto risulta soggetto alla procedura di valutazione di impatto
ambientale ai sensi della disposizione di cui alla lettera b), comma 6, Art.6, del D. Lgs.
n.152/2006 e s.m.i. poiché:
- Ricompreso tra le opere di cui all’All. IV - 7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d)
“derivazione di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni
superiori a 200 litri al secondo …..”;
- Ricadente parzialmente all’interno di area naturale protetta (Parco Nazionale del
Pollino) come definita dalla L. 06.12.1991 n. 394.
Per il disposto di cui al comma 8, art.6, del n.152/2006 e s.m.i. le soglie dimensionali
previste per i progetti ricadenti all’interno di aree naturali protette, come definite dalla
Legge 06.12.1991 n. 394, sono ridotte del 50%;
Il progetto, inoltre, risulta di esclusiva competenza Regionale poiché:
- Le opere da eseguirsi sono comprese tra quelle di cui al D. Lgs. n. 4/2008, All. IV -
7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d) “derivazione di acque superficiali ed opere
connesse che prevedono derivazioni superiori a 200 litri al secondo …..”;
- Rientrano tra le opere di competenza statale le centrali idroelettriche con potenza di
concessione superiore a 30MW, per quanto disposto nell’’All. II – Progetti di
Competenza Statale - 2.0 Progetti di Infrastrutture - punto 2).
Il rilascio dell'autorizzazione unica, ai sensi del D.Lgs 387/03, costituisce titolo a costruire ed
esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere, in ogni caso, l'obbligo alla
messa in ripristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della
dismissione dell'impianto.
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NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTO AMBIENTALE
NORMATIVA COMUNITARIA
Direttiva n.85/337/CEE “Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell’impatto
ambientale di determinati progetti pubblici e privati";
Direttiva 96/61/CE;
Direttiva n.97/11/CE;
Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003.
NORMATIVA NAZIONALE
R.D. 11 Dicembre 1933 n°1775- Approvazione del Testo Unico delle disposizioni di legge
sulle acque e sugli impianti elettrici;
Legge n. 439/1986;
D.P.C.M. 1988;
Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (L. 11/02/94, n. 109 e s.m.i.);
D.P.R. del 12aprile 1996;
L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione O. Lgs n. 190/2002;
CIPE n.57/2002;
D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale);
D. Lgs n. 4/2008.
NORMATIVA REGIONALE
L.R. 47/94, 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto
ambientale;
PIEAR - Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata (L.R. n.1 del 19.01.2010).
NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTI DA ENERGIA RINNOVABILE
NORMATIVA COMUNITARIA
Direttiva 96/92/CE;
Direttiva europea 2001/77/CE;
Direttiva 2001/77/CE;
Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003.
NORMATIVA NAZIONALE
Legge n. 10/1991;
D. Lgs. 79/99 - Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato
interno dell’energia elettrica (decreto Bersani);
Decreto Ministeriale 79/99 - Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia
elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1. 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n.
79, del 16 marzo 1999;
Delibera CIPE 126/99;
Protocollo di Torino;
D.L. n. 387/2003.
NORMATIVA REGIONALE
L.R. 47/94, L.R. 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto
ambientale;
PIEAR - Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata (L.R. n.1 del 19.01.2010).
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3.1 STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
I vincoli di varia natura esaminati per l’area prescelta e nell’intera zona di studio, comprendono:
La convenzione “Ramsar” sulle zone umide;
Rete Natura 2000 - Direttiva “Uccelli” (Aree ZPS) e Direttiva “Habitat” (Siti SIC);
Aree importanti per l'avifauna (IBA - important birds areas);
Elenco ufficiale aree protette: EUAP;
Il Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.);
Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. n.3267/1923;
Piano Assetto Idrogeologico (PAI):
- Il piano stralcio delle aree di versante;
- Il piano stralcio delle fasce fluviali;
Litologie potenzialmente contenenti amianto;
Potenziale Archeologico del territorio di Episcopia;
3.2 LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE
La Convenzione sulle zone umide, di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli
uccelli acquatici, é stata firmata a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971. Ad oggi in Italia sono sati
riconosciuti e inseriti n. 50 siti nell’elenco d’importanza internazionale ai sensi della Convenzione
di Ramsar e due ricadono nel territorio regionale lucano, la “Riserva regionale San Giuliano” (n.
47) e la “Riserva regionale Lago Pantano di Pignola” (n. 48). Entrambi i siti sono ben distanti dal luogo interessato dall’intervento in oggetto con
esclusione di possibili interferenze dirette o indirette.
3.3 RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC
Natura 2000 é il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un
sistema coordinato e coerente (rete) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica
presente nel territorio dell’Unione stessa e, in particolare, alla tutela di una serie di habitat e
specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (recepita
dal DPR 357/1997 e successive modifiche nel DPR 120/2003) e delle specie di uccelli indicati
nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” (recepita dalla Legge 157/1992). Rete Natura
2000, ai sensi della Direttiva “Habitat” (art.3), é attualmente composta da due tipi di aree:
- Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla “Direttiva Uccelli”,
- Siti di Importanza Comunitaria, i quali possono essere proposti (pSlC) o definitivi (SIC).
Aree ZPS
Le ZPS sono previste e regolamentate dalla direttiva comunitaria 79/409 “Uccelli”, recepita
dall’Italia dalla legge sulla caccia n. 157/92. L’obiettivo delle ZPS é la “conservazione di tutte le
specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico”, che viene raggiunta non soltanto
attraverso la tutela delle popolazioni ma anche proteggendo i loro habitat naturali.
Siti SIC
I SIC nascono con la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, recepita dal DPR 357/1997 come modificato
dal DPR 120/2003, finalizzata alla conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e
vegetali di interesse comunitario e sono designati per tutelare la biodiversità attraverso specifici
piani di gestione. Le misure adottate a norma della presente direttiva sono intese ad assicurare il
mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e
delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario.
L’intervento di progetto non ricade in alcuna area SIC e ricade parzialmente entro il
perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Localizzazione e tracciato delle opere di progetto (in alto) e perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI. La sez. Z-Z indicata nella figura in alto, suddivide l’impianto di progetto esterno al perimetro (a sx) da quello interno (a dx).
3.4 IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS
Le “Important Bird Areas” o IBA, sono aree che rivestono un ruolo chiave per la salvaguardia degli
uccelli e della biodiversità, la cui identificazione è parte di un progetto a carattere mondiale,
curato da BirdLife International. Il progetto IBA nasce dalla necessità di individuare dei criteri
omogenei e standardizzati per la designazione delle ZPS. Il perimetro “IBA 1998-2000: Pollino
143” corrisponde con quello del Parco Nazionale del Pollino e della ZPS che comprende tutte le
zone più importanti per le specie per le quali è stata individuata l’IBA stessa.
3.5 ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP)
L’elenco Ufficiale Aree Naturali Protette (EUAP) è istituito in base alla legge 394/91 “Legge quadro
sulle aree protette” e l’elenco ufficiale attualmente in vigore è quello relativo al 6° Aggiornamento
approvato con D.M. 27/04/2010 e pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 115 alla Gazzetta
Ufficiale n. 125 del 31/05/2010. In base alla legge 394/91, le aree protette sono distinte in Parchi
Nazionali (PNZ), Aree Naturali Marine Protette (MAR), Parchi Naturali Statali marini (PNZ_m),
Riserve Naturali Statali (RNS), Parchi e Riserve Naturali Regionali (PNR - RNR), Parchi Naturali
sommersi (GAPN), Altre Aree Naturali Protette (AAPN). L'Elenco è stilato, e periodicamente
aggiornato, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione
Protezione della Natura.
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SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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3.6 EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
L’opera di progetto ricade, parzialmente, all’interno del perimetro del PARCO NAZIONALE DEL
POLLINO, area naturale protetta come definita dalla Legge 06.12.1991 n. 394.
Stralcio della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino.
Le parti d’opera previste nel progetto, ricadono nelle seguenti zone del Parco Nazionale del Pollino:
Opere di Presa Fuori dal Parco
Condotta Adduttrice Fuori dal Parco
Dissabbiatore - Vasca di Carico Fuori dal Parco
Condotta Forzata
Da vertice Al vertice Lungh. Tratto
V1 V8 455,56 Fuori dal Parco
V8 Centrale 1.169,20 Zona 2 del Parco
Edificio “Centrale di Produzione” Zona 2 del Parco
Strada di accesso Zona 2 del Parco
Le opere da realizzare, come già detto, ricadono parzialmente all’interno del perimetro del Parco
Nazionale del Pollino e sono soggette alle misura di salvaguardia (Allegato A) del D.P.R.
15.11.1993 che ridefinisce, inoltre, la perimetrazione provvisoria di cui al Decreto del Ministero
dell’Ambiente del 31.12.1990. L’area del Parco Nazionale del Pollino, ai sensi delle citate misure di
salvaguardia, è suddivisa in due zone:
Zona 1: Di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente
grado di antropizzazione;
Zona 2: Di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione.Le
parti d’opera previste nel progetto che sono comprese all’interno dell’area Parco Nazionale del
Pollino ricadono in Zona 2.
L’intervento è compatibile con le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino e
risultante dalle previsioni di fattibilità (previa autorizzazione dell’Ente Parco Nazionale del
Pollino) dall’art. 7, lettera g) dell’allegato A del D.P.R. 15.11.1993.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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3.7 IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO
L’opera ricade nel Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.) approvato con Legge
Regionale n°24 del 05.07.2002 (variante al piano già esistente) relativo al versante lucano, che ha
anche veste di Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta. Le parti d’opera previste nel progetto
ricadono nelle seguenti aree del P.T.C. del Pollino:
PARTI D’OPERA Zona del P.T.C.
Opere di Presa Zona C3 (PI)
Condotta Adduttrice
Da picchetto A picchetto Lungh. Tratto
[n] [n] [m]
1 19 494,48 Zona C3 (PI)
19 24 151,75 Zona B – Boschi di Casa (BC)
24 27 29,00 Zona C3 (PI)
Vasca di Carico Zona C3 (PI)
Condotta Forzata
Da vertice Al vertice Lungh. Tratto
[n] [n] [m]
V1 V94 1.624,76 Zona C3 (PI)
Vasca di carico Centrale
Edificio “Centrale di Produzione” Zona C3 (PI)
Strada di accesso Zona C3 (PI)
L’intervento è compatibile in quanto rientra tra le opere previste all’Art. 17 delle Norme
Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.)
approvato con Legge Regionale n°24 del 05.07.2002.
3.8 VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923
Il territorio del Comune di Episcopia è soggetto a vincolo per scopi idrogeologici, ai sensi del R.D.
n. 3267/1923. Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e
destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione possono subire denudazioni, perdere la
stabilità o turbare il regime delle acque. Le opere di progetto ricadono nel perimetro dell’area
sottoposta a vincolo per scopi idrogeologici e soggette, pertanto, ad apposito parere dell’Ufficio
Foreste e Tutela del Territorio della Regione Basilicata.
3.9 PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)
Il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, denominato Piano Stralcio o PAI (Piano
Assetto Idrogeologico), redatto ai sensi dell’art.65 del D.Lgs 152/2006, ha valore di Piano
Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il
quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio
idraulico e idrogeologico del territorio compreso nell’Autorità di Bacino della Basilicata. Il Piano
Stralcio ha la funzione di eliminare, mitigare o prevenire i maggiori rischi derivanti da fenomeni
calamitosi di natura geomorfologica (dissesti gravitativi dei versanti) o di natura idraulica
(esondazioni dei corsi d’acqua) e costituisce uno stralcio tematico e funzionale del Piano di Bacino
ai sensi dell’art.65, c.8 del D.Lgs 152/2006. Nello specifico individua e perimetra le aree a rischio
idraulico (Piano Stralcio delle Fasce Fluviali) e idrogeologico (Piano Stralcio delle Aree di
Versante). La pianificazione stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico definisce, nelle sue
linee generali, l’assetto idraulico e idrogeologico del territorio appartenente all’AdB della
Basilicata.
Si specifica che l’Autorità di Bacino della Basilicata, con Determina N. 80E/2013/D.89 del
17.05.2013, in merito all’istanza ai sensi dell’art.30 delle Norme di Attuazione del P.A.I. ha
espresso Parere Definitivo Favorevole in merito alla realizzazione delle opere relative in
oggetto da realizzarsi nel Comune di Episcopia (PZ).
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3.10 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha per oggetto l’approvazione dei “Criteri per
l’autorizzazione di attività interferenti con suolo e sottosuolo nelle aree con presenza di rocce
potenzialmente contenenti amianto e per l’utilizzo e la gestione delle terre e rocce da scavo
provenienti dalle suddette aree e dagli inerti estratti dagli alvei fluviali”.
Nel caso in esame è possibile affermare che le litologie di interesse, nonché i prodotti della
normale evoluzione dei versanti (ossia detriti di falda e/o materiale comunque rimaneggiato) sono
tali da contenere, potenzialmente, minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
La mappatura della Regione Basilicata sulle specifiche aree di affioramento delle formazioni
contenenti amianto, esclude la presenza dello stesso elemento lungo le direttrici dell'intervento
proposto sia sul percorso attraversato dalla condotta forzata sia in corrispondenza dell'ubicazione
delle opere previste in progetto (opera di presa; sistema dissabbiatore-vasca di carico, centrale di
produzione). L'unico tratto in cui avviene una interazione tra tracciato della condotta forzata e
aree mappate è quello in cui la stessa condotta forzata corre in galleria (microtunnel).
3.11 POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA
E’ stato condotto un opportuno studio sul potenziale archeologico del territorio di Episcopia da
parte della Dott.ssa Serena Cosentino e dal Dott. Gianfranco Mieli, gli elaborati di progetto
corrispondenti: El. n.780, El. n.784, El. n.786, El. n.788.
Territorio di Episcopia: Carta di distribuzione dei siti.
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4.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
L’espressione “centrale idroelettrica” individua una serie di opere di ingegneria idraulica,
posizionate in una certa successione, accoppiate ad una serie di macchinari idonei allo scopo di
ottenere la produzione di energia elettrica da masse di acqua in movimento.
L’espressione “centrale idroelettrica ad acqua fluente” identifica un impianto che prelevi acqua da
un corso idrico per convogliarla in una condotta forzata fino ad una o più turbine per produrre
energia elettrica. Le opere idrauliche principali che costituiscono l’impianto idroelettrico ad acqua
fluente di progetto, sono:
Le opere di presa:
Canale di presa munita di apposito grigliato;
Canale derivatore munito di apposito scarico;
Piccolo locale comandi;
Canale adduttore, costituito da una condotta non in pressione;
Sistema dissabbiatore - vasca di carico, sormontato da un locale comandi;
Scarico del sistema dissabbiatore - vasca di carico.
La condotta forzata;
L’edificio centrale di produzione ove alloggia il macchinario elettro-meccanico;
La restituzione in alveo delle acque turbinate nella stessa asta idraulica.
Le opere di derivazione sono posizionate in destra idraulica alla quota di 462,20 m s.l.m. con
restituzione, nello stesso alveo ed in destra idraulica, ad una quota di circa 412,00 m s.l.m.
La derivazione avviene mediante un’opera di presa del tipo a trappola, ossia, le acque, intercettate
da apposite griglie fissate sul canale di presa, sono convogliate, tramite canale derivatore prima e
canale adduttore poi, nel sistema dissabbiatore – vasca di carico. Dalla vasca di carico e
attraverso la condotta forzata, sono alimentate le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale
di produzione posizionato a valle. La restituzione delle acque avviene a mezzo di un canale di
scarico che restituisce le acque turbinate nell’alveo della stessa asta idraulica.
Corografia: Ubicazione delle opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.
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Foto aerea: Ubicazione delle opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.
4.1 LE OPERE DI PRESA
IL CANALE DI PRESA
Il canale di presa, posizionato a monte di una briglia esistente, è realizzato in calcestruzzo
cementizio armato con estensione che si sviluppa dalla sinistra verso la destra idraulica.
L’architettura è quella tipica delle prese mediante traversa con feritoia sub orizzontale e
comunemente definite a trappola. Il canale di presa, al fine di captare la portata di
dimensionamento pari a Qdim=4,60 mc/s, ha una lunghezza netta complessiva di 36,10 m, una
larghezza netta interna di 2,00 m ed altezza utile minima di 1,45 m, Il canale di presa a trappola è
sormontato da un grigliato che ha il fine di captare l’acqua.
IL RILASCIO DEL DMV
Il rilascio in alveo del DMV, quantificato in 0,394 mc/s, avviene tramite una soglia a stramazzo di
dimensioni geometriche tali da garantire il transito dell’effettivo passaggio della portata prevista.
Le dimensioni definitive dello stramazzo sono le seguenti: bDMV =4,00 m; hDMV =0,15m.
IL CANALE DERIVATORE
Il canale derivatore costituisce il raccordo tra il canale di presa ed il canale adduttore; le
dimensioni utili previste, nette interne, sono le stesse del canale di presa. Esso, pertanto, avrà
base pari a quella del canale di presa e altezza pari a quella della spalletta superiore di
quest’ultimo. Esecutivamente, come dai grafici relativi alle opere di presa, la sezione del canale
derivatore avrà le seguenti dimensioni geometriche nette interne: Base=2,00 m; Altezza=1,80 m.
LO SCARICO DEL CANALE DERIVATORE
Lo scarico del canale derivatore, protetto da paratoia, consente la reimmissione in alveo dell’intera
portata in arrivo. Il canale di scarico, realizzato a sezione trapezoidale con materassi tipo “Reno”,
ha una lunghezza complessiva pari a circa 28 m con pendenza dello 0,35% e dimensionato per
smaltire una portata pari a quella massima derivabile, ossia di 4,60 mc/s. La sezione di progetto è
tale da reimmettere la portata massima derivabile, nell’alveo del Fiume Sinni, in condizioni di
estrema sicurezza e con una velocità pari a 1,20 m/s.
IL CANALE ADDUTTORE
Dal canale derivatore e attraverso il pozzetto-sghiaiatore, la portata, è convogliata al canale
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adduttore a pelo libero per poi giungere all’interno del complesso dissabbiatore - vasca di carico. Il
canale adduttore si compone di due tratti:
- Il primo tratto ha una lunghezza di 196,23 m, un dislivello di 0,59 m per una pendenza
dello 0,301%;
- Il secondo tratto ha una lunghezza di 469,96 m, un dislivello di 1,40 m per una pendenza
dello 0,298%.
Complessivamente il canale adduttore ha uno sviluppo pari a 666,19 m e sarà realizzato mediante
tubazione in PRFV - o gettata in opera - di diametro interno pari a 2,00 m.
IL SISTEMA DISSABBIATORE – VASCA DI CARICO
Dissabbiatore
Il canale adduttore immette la portata derivata nel dissabbiatore. Il dimensionamento del
dissabbiatore, funzione anche del tipo di turbina idraulica da adottare, è stato definito applicando
sia gli studi sperimentali di Eghiaziaroff. I risultati dell’elaborazione conducono alla
determinazione di una lunghezza L pari a circa 13,63 m.
Le dimensioni geometriche definitive della zona di ingresso, di quella destinata alla
sedimentazione ed di quella di uscita sono le seguenti:
Zona Ingresso Iz = 1,50 [m]
Zona Sedimentazione L = 10,18 [m]
Zona Uscita Oz = 3,50 [m]
LTOT = 15,18 [m]
Stramazzo
Il flusso dal dissabbiatore passa alla vasca di carico mediante uno stramazzo concepito in
maniera tale da determinare, per la portata di progetto, un profilo della corrente con quota di pelo
libero costante.
Vasca di carico
Il volume della vasca di carico è funzionale al tempo di permanenza t dell’acqua all’interno della
stessa vasca. Nota la portata di dimensionamento in arrivo, Qdim=4,60 mc/s, e imposto un tempo
di permanenza, si ricava il volume V della vasca di carico. La vasca di carico, nel caso in oggetto,
ha dimensioni di base pari a 25,20 m di lunghezza, 9,00 m di larghezza e un’altezza di carico di
3,75 m; l’altezza di carico di 3,75 m corrisponde alla quota degli sfioratori di superficie, previsti in
numero di tre, il cui scopo è quello di smaltire le portate in esubero. L’altezza effettiva interna
della vasca di carico è pari a 5,00 m, ottenuta sommando a 3,75 m l’altezza degli sfioratori pari a
0,80 m oltre a un franco di sicurezza pari a circa 0,45 m. Lo spessore degli elementi strutturali
emergenti è pari a 0,50 m. Le operazioni di manutenzione possono essere effettuate da botole di
servizio e lo svuotamento della vasca avviene a mezzo di scarichi di fondo che, opportunamente
dimensionati e protetti da paratoia, sono posti alla base della vasca stessa. Le portate degli
scarichi di fondo e degli sfioratori sono convogliate dal canale di sfioro, posto lateralmente alla
vasca, nel canale di scarico per la reimmissione nell’alveo del Fiume Sinni. La quota del livello
d’acqua nella vasca di carico è di 457,66 m s.l.m.
4.2 LA CONDOTTA FORZATA
La condotta forzata collega la vasca di carico con le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale
di produzione. Il pelo libero alla vasca di carico è posto a quota 457,66 m s.l.m. ed il pelo libero
allo scarico della centrale di produzione è posto a quota 418,66 m s.l.m.. Le quote, sia del pelo
libero alla vasca di carico sia quella allo scarico in centrale, sono state determinate utilizzando
come valore di portata quello relativo alla Qd media270 = 2,25 mc/s, ossia il valore medio delle
portate derivabili nei giorni utili di derivazione. La condotta forzata si estende, complessivamente,
per 1.623,86 m. Il salto geometrico utile risultante è pari a: H=457,66 m–418,66 m=39,00 m.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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La condotta forzata è realizzata mediante tubazioni in Poliestere Rinforzato con Fibre di Vetro
(P.R.F.V.). Le caratteristiche generali della condotta, sono riassunte nella tabella seguente.
Quota del pelo libero alla vasca di carico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) h sup = 457,66 m slm
Quota del pelo libero allo scarico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) h inf = 418,66 m slm
Salto Geometrico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s) H = 39,00 m
Diametro della condotta = 1.800 mm
Area della Sezione Ω = 2,545 mq
Lunghezza complessiva della condotta L = 1.623,86 m
Perdite di carico distribuite Y = 1,54 m
Perdite di carico concentrate hf 0,14 m
Cadente hc = 0,0009484 m/m
Velocità del fluido in condotta U = 1,8077 m/s
Materiale della condotta forzata P.R.F.V.
Caratteristiche generali della condotta forzata.
Il percorso della tubazione è, nella sua totalità, interrato. La trincea è tale da consentire una
corretta costipazione del materiale utilizzato per il rinfianco della tubazione e il riempimento di
tutti gli spazi al disotto della tubazione. Nessun tratto della condotta si svilupperà fuori terra.
Un tratto della condotta forzata sarà realizzato in microtunnelling. Il tratto interessato della
condotta forzata va dal picchetto 59 al picchetto 76 per complessivi 177,89 m. La tecnologia
adottata è una soluzione molto vantaggiosa e precisa per la posa di tubazioni a spinta attraverso
un pozzo delle dimensioni minime di 200 x 300 cm, senza scavare trincee. Il suo impiego è rivolto
soprattutto verso impianti che richiedono un elevato grado di precisione.
4.3 EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO
In un impianto idroelettrico, la centrale, ha il compito di proteggere l’equipaggiamento idraulico ed
elettrico che converte l’energia potenziale dell’acqua in energia elettrica. Il numero, il tipo e la
potenza delle turbine, la loro disposizione rispetto al canale di scarico, l’altezza del salto e la
geomorfologia del luogo condizionano la tipologia dell’edificio. Il corpo dell’edificio, realizzato in
calcestruzzo cementizio armato ed ubicato in destra idraulica del Fiume Sinni, è articolato
spazialmente su tre livelli funzionali. I primi due al disotto del piano campagna, il terzo fuori terra.
Il primo, a quota più bassa, ospita lo scarico delle turbomacchine e la partenza del canale di
scarico; il secondo a quota intermedia contiene sia le macchine idrauliche che le macchine
elettriche; il terzo, integralmente fuori terra, ospita i quadri elettrici, le celle di connessione ed i
locali di consegna G.R.T.N. la sala trasformatori, gli uffici e i servizi annessi nonché il carroponte
di servizio per espletare le operazioni di montaggio, di manutenzione e gestione dell’impianto. In
pianta, il fabbricato, ha forma rettangolare con uno sviluppo di 26,20 m x 17,50 m ed un’altezza
massima fuori terra, da piano campagna a livello di gronda, pari a circa 7,50 m. La sezione
riportata nella figura seguente, evidenzia i diversi livelli di cui si compone la struttura in esame. Il
piano seminterrato della centrale di produzione, può svilupparsi tanto parzialmente al di sotto del
piano terra o anche occupare tutta la dimensione longitudinale dell’edificio. L’effettiva estensione,
dettata da motivazioni tecnico-esecutive, è riportata nell’apposito elaborato grafico riferito alla
centrale di produzione. La figura seguente riporta la sezione trasversale dell’edificio centrale di
produzione. Il livello a quota inferiore ospita il canale di raccolta delle acque provenienti dallo
scarico delle turbine. Le acque, raccolte, vengono convogliate attraverso il canale di scarico
nell’alveo del Fiume Sinni, a valle dell’edificio centrale di produzione.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Sezione trasversale dell’edificio centrale di produzione.
Il piano terra ospita i quadri elettrici, le celle di connessione ed i locali di consegna G.R.T.N. la
sala trasformatori, gli uffici e i servizi annessi nonché il carroponte di servizio per espletare le
operazioni sia di montaggio sia di manutenzione e gestione dell’impianto. L’edificio centrale di
produzione è interrato per la parte relativa al locale macchine e canale di scarico, mentre emerge
dal piano campagna per la parte destinata al locale ufficio, bagno, locale trasformatori, locale
misure ENEL. I caratteri architettonici dell’edificio si legano alle tipologie prevalenti degli edifici
rurali circostanti con la finalità di mimetizzarne la destinazione d’uso e avvicinarlo il più possibile
ai caratteri costruttivi delle abitazioni rurali tipiche. La copertura del fabbricato è prevista in
tegole tipo portoghesi, la tinteggiatura esterna in colori tenui, gronde e discendenti in rame e per
gli infissi e le porte è prevista la posa della soglia in pietra. E’ previsto il ripristino dello stato dei
luoghi circostanti che, a seguito degli scavi necessari per la realizzazione dell’opera, risulteranno
temporaneamente alterati. L’opera prevede la realizzazione di un piazzale al servizio dell’edificio e
necessario per la sosta dei veicoli di servizio. Le caratteristiche qualitative del paesaggio,
complessivamente, non vengono meno se non temporaneamente durante la fase di costruzione.
Il canale di scarico è posto alla base dell’edificio che ospita tutto il macchinario elettroidraulico ed
ha lo scopo di restituire l’acqua turbinata nell’alveo del Fiume Sinni.
4.4 IL MACCHINARIO IDRAULICO: TURBINE
Le turbine idrauliche hanno lo scopo di trasformare l’energia potenziale e cinetica dell’acqua in
energia meccanica di rotazione. In funzione del salto motore e delle portate disponibili alla sezione
di chiusura considerata, dai diagrammi di impiego delle varie macchine idrauliche si trova che le
turbomacchine ottimali allo scopo sono quelle tipo Francis. La turbina prescelta è di tipo Francis
ad asse orizzontale con pale in acciaio INOX e, per il soddisfacimento delle esigenze dell’impianto
proposto, sono necessarie tre turbine Francis di identica potenza e concezione tecnica; pertanto, a
seguire, è descritta la singola turbina e ciascun equipaggiamento si intende esteso alle altre
turbine gemelle.
DATI TECNICI TURBINA
Tipo: Francis
Asse della girante: Orizzontale
Portata massima singola turbina: 1,53 mc/s
Velocità di rotazione: 1000 rpm
Potenza: 600 kW
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5.0 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
E’ stata eseguita un’analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti
potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare
riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora, al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori
climatici, ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico ed al paesaggio.
Le componenti considerate sono le seguenti:
5.1 IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE
IMPATTO ESTETICO
L’impatto è limitato temporalmente, per la fase di cantiere, agli scavi a vista e al deposito di
materiale occorrente.
IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI CANTIERE
Le attività di scavo e movimentazione dei materiali legate alla fase di realizzazione delle opere
comportano un impatto sulla componente rumore. Le sorgenti di rumore maggiormente
significative legate alle attività di cantiere sono rappresentate dai mezzi meccanici (escavatori e
martello pneumatico montato sull’escavatore) durante le operazioni di scavo delle trincee per la
posa delle tubazioni.
IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI CANTIERE
Le attività previste in fase di cantiere non genereranno impatto riguardo sia le radiazioni.
IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI CANTIERE
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata dispone che in mancanza della
prescritta caratterizzazione dei terreni interessati si assume accertata la presenza di materiali
contenenti amianto. Le lavorazioni da effettuare per la realizzazione del tratto di microtunnel che
attraversa il fronte di circa 80 m, contenente potenzialmente Metabasiti e Metadoleriti. In fase di
cantiere saranno eseguite analisi per accertare la natura dei materiali interessati e, comunque, si
adotteranno le misure previste per la sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante.
IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE - FASE DI CANTIERE
L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo
e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO - FASE DI CANTIERE
Impatto assolutamente nullo in fase di cantiere.
IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE - FASE DI CANTIERE
Durante la fase di cantiere l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dai mezzi occorrenti per l’esecuzione dei lavori. Tale impatto sarà pertanto
assolutamente esiguo considerato lo svolgimento dei lavori in un ambito (cantiere) ben definito.
IMPATTO SULLE ACQUE SUPERFICIALI - FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:
al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
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esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
Per quanto attiene al deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi
naturali.
IMPATTO SULLE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI CANTIERE
In fase di cantiere non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato delle acque
sotterranee.
IMPATTO SULL’ARIA (ATMOSFERA) – FASE DI CANTIERE
Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né
attività comportanti variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano
modificare in tutto o in parte il microclima locale. Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali
impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.
Gli impatti attesi, in fase di cantiere, sono dovuti essenzialmente:
ad emissione, in atmosfera, di polveri;
ad emissione, in atmosfera, di inquinanti dovuti a traffico veicolare.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alle seguenti attività:
- movimentazione dalle macchine operatrici e dai mezzi di cantiere;
- scavi per la posa in opera delle condotte e per la realizzazione delle strutture previste.
La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione. Le polveri emesse, che
costituiscono un danno temporaneo e quindi reversibile derivante esclusivamente dalla
movimentazione di materiali, non saranno arrecare modificazioni alla qualità dell’aria.
Impatti dovuti al traffico veicolare
I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono determinati dalla emissione di sostanze
nocive, quali NOX, PM10, CO, S02 ma saranno in quantità tali da non compromettere la qualità
dell’aria.
MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
Le misure di mitigazione da adottare sono le seguenti:
Per il massimo contenimento o, eventualmente abbattimento delle polveri dovute alle fasi
di scavo e al passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno:
periodiche bagnature delle piste di cantiere e dei cumuli di materiali in
deposito durante le fasi di lavorazione dei cantieri fissi, al fine di limitare il
sollevamento delle polveri e la conseguente diffusione in atmosfera;
coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in
carico che a vuoto mediante teloni;
nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei
mezzi in uscita dall’area di cantiere;
costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e
dei primi tratti di viabilità pubblica in uscita da dette aree;
costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla
regolazione della combustione dei motori per minimizzare le emissioni di
inquinanti allo scarico (controllo periodico gas di scarico a norma di legge).
Per la riduzione delle emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere:
si utilizzeranno mezzi rientranti nella normativa sugli scarichi prevista
dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV).
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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IMPATTO SU SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI CANTIERE
La componente ambientale più sollecitata, se pur temporalmente e limitatamente alla fase di
cantiere, è quella relativa all’uso del suolo in occasione degli scavi per la realizzazione delle opere
di progetto, quali:
Dissabbiatore - vasca di carico interrati;
Condotta forzata interrata;
Manufatto centrale di produzione seminterrato;
Opere di presidio previste.
Le risorse naturali utilizzate durante la fase di cantiere si riferiscono:
All’occupazione temporanea di suolo e alla movimentazione di terreno.
Le misure di mitigazione generali previste sono di seguito elencate:
- Limitazione degli scavi alla sola porzione di terreno destinato all’opera in questione,
adottando opportune misure volte alla razionalizzazione ed al contenimento della superficie
dei cantieri con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei materiali;
- Riutilizzo dei materiali provenienti dagli scavi riducendo le quantità di materiali da
conferire a discarica;
IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI CANTIERE
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra le lavorazioni da eseguire per le opere
di progetto e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI CANTIERE
I dati raccolti nel corso della realizzazione del presente lavoro non hanno evidenziato l’esistenza di
presenze archeologiche visibili o note attraverso la letteratura specialistica o dati d’archivio
ricadenti in modo puntuale nei terreni attraversati dall’impianto idraulico da progetto. Nel corso
dei lavori, comunque, saranno eseguiti saggi preventivi nelle aree indicate nella Carta del Rischio
da affiancare all’assistenza archeologica.
IMPATTO SULLA COMPONENTE FLORA E SULLA FAUNA – FASE DI CANTIERE
Nella fase di cantiere, alla componente flora e fauna, possono verificarsi i seguenti disturbi più
significativi:
disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;
sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;
rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;
disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale;
Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a
traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti
risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti
accorgimenti:
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree
marginali;
favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
IMPATTO SULL’ITTIOFAUNA – FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:
al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
L’area oggetto di intervento non appare habitat potenzialmente idoneo a soddisfare le esigenze
ecologiche delle specie previste; ovviamente l’utilizzo delle singole tipologie di habitat da parte
delle specie è da intendere come potenziale in quanto, sul reale utilizzo, incidono una serie di
variabili difficilmente prevedibili nella loro complessità. Per tali motivazioni non si può comunque
escludere una frequentazione, seppur occasionale e sporadica, degli habitat presenti nell’area di
pertinenza. Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito ed in
particolare con la funzionalità ecologica, svolta all’interno dalla fascia fluviale, che potrà essere
limitata durante la fase di cantiere poiché vi è un disturbo limitato nel tempo e, ad ogni buon
conto, saranno attuate le misure necessarie a garantire un limitato disturbo alla fauna acquatica.
5.2 IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
IMPATTO ESTETICO
La visibilità delle opere è limitata alla presenza di due piccoli locali comandi ubicati,
rispettivamente, in corrispondenza del canale derivatore e in adiacenza alla vasca di carico, oltre
alla centrale di produzione.
IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio dell’impianto, le opere di presa e la condotta forzata non daranno luogo a
fenomeni di impatto sonoro, trattandosi di opere interrate che non rilasciano, nell’ambiente,
rumori. Per quanto esposto l’impatto acustico della sorgente presente all’interno del progetto in
esame risulterà decisamente limitato, sia dalla capacità di fono-assorbimento delle pareti in
cemento armato, sia del terreno di copertura. L’effetto di assorbimento dovuto alla collocazione
della sorgente di emissione sonora è quantificabile in almeno 50 dB. I livelli equivalenti in dB(A)
ottenuti [18,55 dB(A) diurno e 14,55 dB(A) notturno], simulati per la sorgente emissiva in
esercizio, rispettano i limiti di emissione previsti dal D.P.C.M. 14/11/97 per “Classe I – Aree
particolarmente protette, 50 dB(A) per funzionamento diurno 40 dB(A) per funzionamento notturno”.
A distanza di 10 20 m dall’edificio i livelli equivalenti di immissione in dB(A) simulati per lo
scenario globale della fase di esercizio evidenziano valori trascurabili e considerando le ipotesi,
decisamente conservative per condurre le valutazioni, si può concludere che il contributo
dell’impianto risulta inavvertibile già a pochi metri dalla centrale di produzione e pertanto
l’impatto acustico dell’opera è da considerare pienamente accettabile.
IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI ESERCIZIO
L’impianto di progetto é ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di
popolazione superiore alle quattro ore giornaliere o non considerati come zone sensibili ai sensi
dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso situato a distanza tale dagli
eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici in
relazione a tessuti urbani esistenti. Date le ridotte potenze elettriche in questione, i potenziali
campi elettromagnetici generati raggiungono livelli del tutto trascurabili.
IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio non si avrà alcuna interazione tra impianto e aree di affioramento delle
formazioni contenenti amianto. La mappatura della Regione Basilicata esclude la presenza dello
stesso elemento in corrispondenza dell'ubicazione delle opera di presa, del sistema dissabbiatore-
vasca di carico e del sito di collocazione della centrale di produzione.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE) – FASE DI ESERCIZIO
L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo
e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO – FASE DI ESERCIZIO
Nel caso del progetto in esame, gli impatti, potrebbero essere determinati da un numero esiguo di
corpi illuminanti da posizionare all’ingresso del manufatto centrale di produzione.
Tale impatto sarà pertanto assolutamente nullo.
IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE – FASE DI ESERCIZIO
Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dal controllo non quotidiano del corretto funzionamento dell’impianto verificabile
soprattutto in modalità remota mediante la rete internet e dalla movimentazione dei mezzi per la
manutenzione annuale. Tale impatto sarà pertanto assolutamente trascurabile.
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione idroelettrica comporta la sottrazione di portate nel tratto interessato e ciò
contribuisce a determinare una situazione di maggiore calma della corrente, ossia una minore
capacità di trasporto solido e quindi una maggiore stabilità delle aree a rischio presenti lungo il
tratto interessato. Tale aspetto può, quindi, essere valutato come un beneficio derivante dalla
derivazione idroelettrica in termini di riduzione della capacità di trasporto solido. È chiaro che
l’azione della derivazione in tal senso si esplica sulle portate ordinarie e non sulle piene
eccezionali, che costituiscono eventi di forte trasporto solido; tuttavia, il beneficio atteso appare di
un certo interesse. In fase di esercizio non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato
delle acque superficiali.
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione, come già illustrato, non produce variazioni significative nel regime complessivo dei
deflussi a monte e a valle del tratto interessato. In ogni caso la tipologia di terreno caratterizzante
l’alveo del fiume preclude fenomeni di filtrazione: la variazione di portata non ha nessun effetto
sulla dinamica di eventuali falde presenti. Le opere non hanno effetti significativi in relazione alle
acque sotterranee, per cui gli impatti sono da ritenersi irrilevanti
COMPONENTE ARIA – FASE DI ESERCIZIO
Emissioni in atmosfera: L’opera determinerà un impatto positivo sulla componente ambientale
aria e clima, in quanto la produzione elettrica avverrà senza alcuna emissione in atmosfera,
diversamente da altre fonti tradizionali (petrolio, gas, carbone) e rinnovabili (biomasse, biogas).
Durante la fase di esercizio della centrale idroelettrica non sono prevedibili impatti negativi sulla
componente atmosfera, in quanto le emissioni di macro e microinquinanti sono pari a zero. La
realizzazione ed entrata in esercizio della centrale idroelettrica di progetto comporta la produzione
annua di energia rinnovabile.
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI ESERCIZIO
Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree
circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto utilizzata per alimentare la
turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa, sarà
integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Nella lavorazione dell’impianto
idroelettrico, l’acqua, non subisce alcuna alterazione fisica e chimica poiché il processo di
produzione dell’energia elettrica “Verde, non prevede alcuna emissione di sostanze inquinanti di
cui alla Tabella 3 ed alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della parte terza del D. Lgs. 152/06. Lo
studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e
controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate dalla condotta.
In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:
- Inclinometri;
- Piezometri.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI ESERCIZIO
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra dell’impianto idroelettrico in fase di
esercizio e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI ESERCIZIO
Le possibili interazioni sussistono solo in fase di cantiere; in fase di esercizio dell’impianto
idroelettrico non sono fondati i presupposti per possibili interazioni con il patrimonio
archeologico.
COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio è limitata alla seguente condizione significativa:
disturbo per eventuali attività di manutenzione ordinaria e/o straordinaria.
Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito.
COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, è rappresentata dalla
riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di scarico a valle
della centrale idroelettrica. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea
da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia
delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e
morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di
autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la
sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di
Bacino ha fornito delle indicazioni sulle portate da rilasciare come deflusso minimo vitale che si
attesta intorno ai 0.394 mc/s. Le indicazioni sul quantitativo di rilascio in alveo sono state
recepite e considerate nel progetto in esame.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6 - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA
6.1 – NORMATIVA DI RIFERIMENTO
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Direttiva Europea 79/409/CEE del 02-04-1979 - Relativa alla conservazione degli uccelli
Selvatici.
Direttiva Europea 92/43/CEE del 21-05-1992 - Relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
D.P.R. n. 357 del 08-09-1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche
D.P.R. n. 120 del 12-03-2003 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 8-Settembre 1997, n. 357, concernente l’attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e
della fauna selvatiche.
D.G.R. n. 2454 del 22 Dicembre 2003 - d.p.r. 8 Settembre 1997, n. 357 – Regolamento recante
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. (Indirizzi applicativi in materia di
Valutazione d’Incidenza).
D.G.R. n. 590 del 14 Marzo 2005 - Individuazione e richiesta di individuazione di nuove
zone a
protezione speciale ZPS ai sensi ed in applicazione della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e
della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE quali: IT9210275 - MASSICCIO DEL MONTE POLLINO
E DEL MONTE ALPI corrispondente all’IBA coerentemente con le richieste manifestate dalla
commissione Europea nel parere motivato ed allegati IV.
6.2 - LOCALIZZAZIONE
L’area interessata dalle opere di progetto ricade all’interno dell’area naturale protetta EUAP 0008 -
PARCO NAZIONALE DEL POLLINO - Zona 2 - (D.P.R. 15 nov. 1993) ed è classificata, ai sensi
del P.T.C. L.R. n.24 del 05.07.2002, come zona C3 (PI) e Zona B (BC) (Paesaggi di Rilevante
Interesse - Zona Boschi di Casa) nella tavola del P.T.C. del Pollino (L.R. n. 3/90).
AREA ZPS Codice sito IT9210275, Tipo: F, nome del sito: MASSICCIO DEL MONTE
POLLINO E MONTE ALPI - Long. 16 11’ 40’’- Lat. 40 03’ 46’’.
6.3 - SITO NATURA 2000
Area ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI.
Caratteristiche generali del sito:
Territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da emergenze naturalistiche peculiari
dell’appennino meridionale sia geomorologicamente (glacialismo, carsismo, fenomeni
tettonici) sia nel popolamento floro - faunistico (specie endemiche, cenosi relittuali).
L’habitat 6210 è prioritario.
Qualità e Importanza: Territorio generalmente con elevato stato di conservazione, molto
importante per la notevole diversità ambientale e le numerose specie animali e vegetali
endemiche.
Vulnerabilità:
Attività antropiche ad elevato impatto ambientale (infrastrutture, urbanizzazione di
aree montane, centrali per la produzione di energia elettrica);
Scarso controllo e regolamentazione delle attività turistiche;
Abbandono delle pratiche agricole e selvicolturali tradizionali;
Perdita di valore paesaggistico per la possibile costruzione di elettrodotti e parchi eolici.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6.4 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO
Si riportano i tipi di habitat riportati del formulario standard Natura 2000.
Codice
Habitat Nome Habitat
Superficie
%
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 2
5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. 5
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
2
6310 Dehesas con Quercus spp sempreverde 2
8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili 2
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 10
91AA Boschi orientali di quercia bianca -
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron 2
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 20
9220 Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis 10
9380 Foreste di Ilex Aquifolium 2
9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi 10
A seguire, i vari tipi di habitat con le caratteristiche principali e le combinazioni fisionomiche di
riferimento.
5130: FORMAZIONI A JUNIPERUS COMMUNIS SU LANDE O PRATI CALCICOLI
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Arbusteti più o meno radi dominati da Juniperus communis. Sono generalmente cenosi arbustive
aperte, che includono sia gli ambiti di prateria in cui il ginepro comune forma piccoli nuclei che gli
ambiti in cui il ginepro, spesso accompagnato da altre specie arbustive (fra cui Rosa sp. pl.,
Crataegus monogyna, Prunus spinosa), forma nuclei più ampi. Si tratta di cenosi secondarie che
colonizzano praterie pascolate e prato-pascoli ora in abbandono.
Sono diffusi nella fascia collinare e montana, prevalentemente su substrati carbonatici, ma anche
di natura diversa, in condizioni da xerofile a mesoxerofile. L’habitat è presente in tutta l’Italia
settentrionale e centrale; nella regione alpina è poco comune mentre è frequente nell’area
appenninica.
Sottotipi e varianti
Sono distinguibili due sottotipi:
31.881. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano su substrati calcarei in praterie
xerofile o mesofile essenzialmente riconducibili alla Festuco-Brometea Br.-Bl. et Tx. ex Br.-Bl.
1949.
31.882. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano in ambiti di brughiera riferibili alle
classi Calluno-Ulicetea Br.-Bl. & Tx. ex Klika & Hadac 1944 o Nardo-Callunetea Oberdorfer 1979
Combinazione fisionomica di riferimento
Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,
ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.
Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista
germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.
Combinazione fisionomica di riferimento
Juniperus communis, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Berberis vulgaris e diverse specie
del genere Rosa (fra cui Rosa pouzinii, Rosa corymbifera,Rosa spinosissima, Rosa canina s.s.,
Rosa squarrosa) e del genere Rubus.
Inoltre, per la Sardegna sono da aggiungere Cornus sanguinea, Pyracantha coccinea, Borago
morisiana, Thymelaea tartonraira.
Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,
ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,
Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.
Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista
germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.
Fra le specie di interesse conservazionistico rilevabili in questo habitat sono da segnalare le
numerose specie di Orchidaceae, soprattutto legate ai lembi di prateria. Per la Toscana e le
Marche è di particolare rilevanza la presenza nell’habitat di Arceuthobium oxycedri.
5210: MATORRAL ARBORESCENTI DI JUNIPERUS SPP.
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee e submediterranee organizzate attorno a ginepri
arborescenti. Sono costituite da specie arbustive che danno luogo a formazioni per lo più
impenetrabili.
Tali formazioni possono essere interpretate sia come stadi dinamici delle formazioni forestali
(matorral secondario), sia come tappe mature in equilibrio con le condizioni edafiche
particolarmente limitanti che non consentono l’evoluzione verso le formazioni forestali (matorral
primario). L’habitat è tipico dei substrati calcarei e si ritrova prevalentemente in aree ripide e
rocciose del piano termomediterraneo.
Sottotipi e varianti
32.131 a Juniperus oxycedrus s.l., scarsamente diffuso in quanto, come specifica il nome
dell’habitat, J. oxycedrus deve assumere portamento arboreo.
32.132 a J. phoenicea s.l. Di questa specie sono note due sottospecie: J. phoenicea ssp.
phoenicea, dei settori occidentali dell’areale della specie, generalmente situata sulle parti più
elevate delle montagne mediterranee e maccaronesiche, e J. phoenicea ssp. turbinata delle aree
costiere del Mediterraneo occidentale e centrale. La diversa distribuzione ecologica e corologica dei
due ginepri, determina differenze sostanziali nella composizione floristica delle comunità a cui
partecipano, nonostante corrispondano entrambe allo stesso sottotipo di habitat.
Combinazione fisionomica di riferimento
Juniperus oxycedrus, J. phoenicea, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia,
Myrtus communis, Lonicera implexa, Prasium majus, Smilax aspera, Rubia peregrina, Olea
europaea var. sylvestris, Clematis flammula, C. cirrhosa, Euphorbia dendroides, Daphne gnidium,
Chamaerops humilis, Helichrysum stoechas, Arisarum vulgare, Vincetoxicum hirundinaria,
Brachypodium ramosum.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6210: FORMAZIONI ERBOSE SECCHE SEMINATURALI E FACIES COPERTE DA CESPUGLI
SU SUBSTRATO CALCAREO (FESTUCO-BROMETALIA)
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente
secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico ma presenti
anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-Temperato, riferibili
alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae
ed in tal caso considerate prioritarie (*). Per quanto riguarda l’Italia appenninica, si tratta di
comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una
possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura.
Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:
(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;
(b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto
comune a livello nazionale;
(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a
livello nazionale.
Combinazione fisionomica di riferimento
La specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso da altre
entità come Brachypodium rupestre. Tra le specie frequenti, già citate nel Manuale EUR/27,
possono essere ricordate per l’Italia: Anthyllis vulneraria, Arabis hirsuta, Campanula
glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Centaurea scabiosa, Dianthus
carthusianorum, Eryngium campestre, Koeleria pyramidata, Leontodon hispidus,
Medicago sativa subsp. falcata, Polygala comosa, Primula veris, Sanguisorba minor,
Scabiosa columbaria, Veronica prostrata, V. teucrium, Fumana procumbens, Globularia
elongata, Hippocrepis comosa. Tra le orchidee, le più frequenti sono Anacamptis pyramidalis,
Dactylorhiza sambucina, #Himantoglossum adriaticum, Ophrys apifera , O. bertolonii, O. fuciflora,
O. fusca, O. insectifera, O. sphegodes, Orchis mascula, O. militaris, O. morio, O. pauciflora, O.
provincialis, O. purpurea, O. simia, O. tridentata, O. ustulata.
6310: DEHESAS CON QUERCUS SPP SEMPREVERDE
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi (Quercus suber, Q.ilex, Q.coccifera),
indifferenti al substrato, da termomediterraneo inferiore secco inferiore a supramediterraneo
inferiore umido superiore. Sono presenti maggiormente nella subregione biogeografica
Mediterranea occidentale, quindi in Italia maggiormente, ma non esclusivamente, nel versante
tirrenico, isole incluse. Si tratta comunque di un habitat seminaturale, mantenuto dalle attività
agro-zootecniche, in particolare l’allevamento brado ovi-caprino, bovino e suino.
Combinazione fisionomica di riferimento
Quercus suber, Q. ilex ssp. ilex, Q. coccifera e specie della classe Poetea bulbosae: Trifolium
subterraneum, T. nigrescens, T, micranthum, T. tormentosum, T. bocconei, Ranunculus paludosus,
R. bullatum, Parentucellia latifolia , Ornithopus compressus, Moenchia erecta, Morisia monanthos
(endemica sarda), Poa bulbosa.
8130: GHIAIONI DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE E TERMOFILI
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Ghiaioni, pietraie e suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi e degli Appennini con vegetazione
termofila degli ordini Androsacetalia alpinae p., Thlaspietalia rotundifolii p., Stipetalia
calamagrostis e Polystichetalia lonchitis p.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Sottotipi e varianti
61.31. Ghiaioni termofili perialpini. Stipion calamagrostidis, Leontodontion hyoseroidis.
Ghiaioni calcarei e dei calcescisti soleggiati, instabili e abbastanza grossolani, montano-subalpini
delle Alpi.
Ghiaioni dell'Italia peninsulare e delle grandi isole mediterranee.
61.3B. Ghiaioni del Mediterraneo centrale.
Combinazione fisionomica di riferimento
61.31 (perialpini). Achnatherum calamagrostis, Galeopsis angustifolia, Gymnocarpium
robertianum, Leontodon hyoseroides, Linaria supina, Globularia cordifolia, Athamanta
vestina, Teucrium montanum, Scrophularia juratensis, Calamintha nepeta, Epilobium dodonaei,
Asplenium fissum, Festuca spectabilis, Aethionema saxatile.
61.3B: Achnatherum calamagrostis, Scrophularia canina, S. juratensis, Laserpitium gallicum,
Epilobium dodonaei, Linaria supina, Ononis rotundifolia, Rumex scutatus, Teucrium montanum,
Alyssum bertolonii, Minuartia laricifolia ssp. ophiolitica, Centranthus angustifolius, Ptychotis
saxifraga, Galeopsis reuteri, Teucrium lucidum, Linaria purpurea, Ptilostemon niveum, Arenaria
grandiflora, Senecio candidus, Scutellaria rubicunda, Scrophularia bicolor, Lactuca viminea, Senecio
siculus, Arrhenatherum nebrodense, Melica cupani, Brassica montana, Campanula cochleariifolia,
Woodsia alpina, Campanula sabatia*, Rumex scutatus subsp. glaucescens, Anchusa formosa,
Anchusa capellii, Dryopteris pallida, Calamintha sandaliotica, Helichrysum saxatile subsp.
morisianum, Delphinium pictum.
8210: PARETI ROCCIOSE CALCAREE CON VEGETAZIONE CASMOFITICA
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a
quello cacuminale nell’arco alpino.
Sottotipi e varianti
EUR27 individua i seguenti sottotipi:
62.13. Comunità rupicole liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae)
62.14. Comunità dell'Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
62.15 e 62.1B. Comunità eurosibiriche e supra- ed oro-mediterranee (Potentilletalia caulescentis).
In tale ambito si riconoscono le seguenti varianti: - comunità sciafile; -comunità xerofile; -
comunità microterme della fascia alpina; -comunità dell'Italia centrale e meridionale (Saxifragion
australis).
Va incluso qui anche:
62.1114. Comunità rupicole delle coste orientali dell'Adriatico settentrionale (Golfo di Trieste)
talvolta esposte anche a moderato aerosol alino (Centaureo-Campanulion)
Combinazione fisionomica di riferimento
- 62.11 comunità ovest-mediterranee (Asplenion petrarchae) (= Asplenion glandulosi): Asplenium
petrarchae, Asplenium trichomanes ssp. pachyrachis, Cheilanthes acrostica, Melica
minuta;
- 62.13 comunità liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae Rioux & Quézel 1949): Saxifraga
lingulata ssp. lingulata, Moehringia sedifolia, Asperula hexaphylla, Micromeria marginata,
Campanula macrorrhiza, Primula marginata, P. allionii, Phyteuma cordatum, Ballota
frutescens, Potentilla saxifraga, Silene campanula, Phyteuma charmelii, Globularia
incanescens, Leontodon anomalus, Silene saxifraga;
- 62.14 comunità dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae): Dianthus rupicola, Antirrhinum
siculum, Cymbalaria pubescens, Scabiosa limonifolia, Micromeria fruticosa, Inula verbascifolia
ssp. verbascifolia, Centaurea subtilis, Phagnalon rupestre ssp. illyricum, Phagnalon saxatile,
Phagnalon rupestre s.l., Athamanta sicula, Pimpinella tragium, Aurinia sinuata, Sesleria juncifolia
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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ssp. juncifolia, Euphorbia spinosa ssp. spinosa, Teucrium flavum ssp. flavum, Rhamnus saxatilis
ssp. infectoria, Rhamnus saxatilis s.l.; Asperulion garganicae: Campanula garganica subsp.
garganica, Lomelosia crenata ssp. dallaportae, Aubretia columnae ssp. italica, Asperula
garganica, Leontodon apulus, Dianthus garganicus; Campanulion versicoloris-Dianthion
japigici/Campanulion versicoloris: Dianthus japigicus, Scrophularia lucida, Aurinia
leucadea, Centaurea japygica, C. leucadea, C. tenacissima, C. nobilis, C. brulla; Caro
multiflori-Aurinion megalocarpae: Campanula versicolor, Melica transsilvanica ssp.
transsilvanica, Aurunia saxatilis ssp. megaslocarpa, Carum multifolrum ssp. multiflorum,
Scrophularia lucida, Silene fruticosa, Athamanta sicula, Brassica sp. pl., Dianthus arrostii, Iberis
semperflorens, Convolvolus cneorum, Helichysum pendiulum, Centaurea sp. pl., Galium aetnicum,
Hypochoeris laevigata, Anthemis cupaniana, Anthyllis vulneraria ssp. busambarensis, Scabiosa
cretica, Campanula fragilis, Brassica incana, Brassica rupestris, Lithodora rosmarinifolia, Iberis
semperflorens;
- 62.15 e 62.1B. Limitatamente all’Italia centro meridionale e Sicilia (Saxifragion australis):
Achillea mucronulata, Campanula tanfanii, Edraianthus siculus, Potentilla caulescens,
Potentilla caulescens ssp. nebrodensis, Saxifraga australis (= Saxifraga callosa ssp. callosa),
Trisetum bertoloni (= Trisetaria villosa);
Da 62.16 a 62.1A (comunità illirico-greco-balcaniche). In Italia sono presenti: 62.1114 (Triestin
karst cliffs) Centaureo-Campanulion: Centaurea kartschiana, Campanula pyramidalis, Asplenium
lepidum, Euphorbia fragifera, Micromeria thymifolia (=Satureja thymifolia), Moehringia tommasinii,
Teucrium flavum, Euphorbia wulfenii, Sesleria juncifolia;
62.15 e 62.1B: Potentilla caulescens, Arabis bellidifolia ssp. stellulata, Bupleurum petraeum,
Campanula carnica, Carex mucronata, Globularia repens, Paederota bonarota, Primula marginata,
Rhamnus pumilus, Saxifraga crustata, Silene saxifraga, Helianthemum lunulatum, Saxifraga
cochlearis, Moehringia lebrunii, M. sedoides, Androsace pubescens, Saxifraga valdensis#,
Cystopteris fragilis, Cystopteris alpina, Asplenium viride, A. trichomanes, Silene pusilla, Carex
brachystachys, Dryopteris villarii, Alyssum argenteum, Cheilanthes marantae, Alyssoides
utriculata, Campanula bertolae;
Altre specie: Asplenium viride, Carex brachystachys, Cystopteris fragilis, Minuartia rupestris,
Potentilla caulescens, Potentilla nitida, Valeriana elongata, Androsace hausmannii, Androsace
helvetica, Asplenium seelosii, Campanula carnica, Campanula morettiana, Campanula petraea,
Campanula raineri, Campanula elatinoides, Cystopteris alpina, Daphne petraea, Daphne
reichsteinii, Draba tomentosa, Gypsophila papillosa, Hieracium humile, Jovibarba arenaria,
Minuartia cherlerioides, Moehringia bavarica, Moehringia glaucovirens, Paederota bonarota,
Paederota lutea, Physoplexis comosa, Primula recubariensis, Primula spectabilis, Primula tyrolensis,
Saxifraga arachnoidea, Saxifraga burseriana, Saxifraga facchinii, Saxifraga petraea, Saxifraga
presolanensis, Saxifraga squarrosa, Saxifraga tombeanensis, Silene veselskyi, Woodsia pulchella,
Aquilegia thalictrifolia, Arabis bellidifolia, Artemisia nitida, Asplenium ceterach, Asplenium ruta-
muraria, Asplenium trichomanes, Bupleurum petraeum, Carex mucronata, Cystopteris montana,
Erinus alpinus, Festuca alpina, Festuca stenantha, Hieracium amplexicaule, Hypericum coris,
Kernera saxatilis, Phyteuma sieberi, Primula auricula, Primula glaucescens, Rhamnus pumilus,
Rhodothamnus chamaecistus, Saxifraga caesia, Saxifraga crustata, Saxifraga hostii ssp. rhaetica,
Saxifraga paniculata, Sedum dasyphyllum, Sedum hispanicum, Silene elisabethae, Silene
saxifraga, Telekia speciosissima, Thalictrum foetidum, Valeriana saliunca, Valeriana saxatilis,
Hypericum coris, Alyssum ligusticum, Saxifraga diapensioides, Daphne alpina ssp. alpina,
Paronychia kapela ssp. serpyillifolia, Silene calabra, Centaurea pentadactyli, Allium pentadactyli,
Crepis aspromontana, Erucastrum virgatum, Dianthus vulturius ssp. aspromontanus, Dianthus
vulturius ssp. vulturius, Dianthus brutius ssp. pentadactyli, Jasione sphaerocephala,
Portenschlagiella ramosissima, Ptilostemon gnaphaloides, Primula palinuri, Seseli polyphyllus,
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Senecio gibbosus, Senecio cineraria, Dianthus longicaulis, Dianthus longicaulis, Athamanta sicula,
Centaurea aspromontana, Centaurea scillae, Centaurea ionicae.
91AA: BOSCHI ORIENTALI DI QUERCIA BIANCA
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del
Teucrio siculi-Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e
Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della
penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree
costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.
L’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali (41.731) a quelle
meridionali, compresa la Sicilia dove si arricchisce di specie a distribuzione meridionale quali
Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. leptobalana, Q. amplifolia ecc. (41.732) e alla Sardegna (41.72)
con Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. ichnusae.
Combinazione fisionomica di riferimento
Quercus pubescens, Q. dalechampii, Q. ichnusae, Q. virgiliana, Fraxinus ornus, Carpinus
orientalis, C. betulus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus, Anthericum ramosum, Asparagus
acutifolius, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Dictamnus albus, Geranium sanguineum,
Epipactis helleborinae, Hedera helix, Ligustrum vulgare, Rosa sempervirens, Rubia peregrina,
Smilax aspera, Viola alba subsp. dehnhardtii.
9180: FORESTE DI VERSANTI, GHIAIONI E VALLONI DEL TILIO-ACERON
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Boschi misti di caducifoglie mesofile che si sviluppano lungo gli impluvi e nelle forre umide con
abbondante rocciosità superficiale e talvolta con abbondanti muschi, nel piano bioclimatico
supratemperato e penetrazioni in quello mesotemperato. Frequenti lungo i versanti alpini,
specialmente esterni e prealpini, si rinvengono sporadicamente anche in Appennino con aspetti
floristicamente impoveriti. Si distinguono tre prevalenti tipologie boschive diverse per
caratteristiche ecologiche e biogeografiche:
1) aceri frassineti mesofili degli ambienti più freschi, corrispondenti ai codici corine biotopes
41.41 (per gli Appennini e per le Alpi) e 41.43 (per le Alpi) riferibili alle suballeanze Lunario-
Acerenion, Lamio orvalae-Acerenion e Ostryo-Tilienion;
2) aceri-tiglieti più termofili dei precedenti, situati nei versanti protetti e quindi più caldi,
corrispondenti al codice corine biotope 41.45 e alla suballeanza Tilio-Acerenion (Tilienion
platyphylli).
3) boschi meso-igrofili di forra endemici dell’Italia meridionale caratterizzati dalla presenza di
specie ad areale mediterraneo (Ostrya carpinifolia, Festuca exaltata, Cyclamen hederifolium,
Asplenium onopteris) e a specie endemiche dell’Italia meridionale (Acer obtusatum ssp.
neapolitanum) riferibili alle alleanze: Lauro nobilis-Tilion platyphylli (Italia meridionale, rinvenuta
per ora in Puglia al Gargano) e Tilio-Ostryon (Calabria e Sicilia).
Combinazione fisionomica di riferimento
Acer pseudoplatanus, A. campestre, A. lobelii, A. obtusatum, A. obtusatum ssp. neapolitanum, A.
opulifolium, A. platanoides, Fraxinus excelsior, Tilia cordata, T. platyphyllos, Actaea
spicata, Alnus glutinosa, Aruncus dioicus, Carpinus betulus, Corylus avellana, Euonymus
latifolius, Festuca exaltata, Fraxinus ornus, Lunaria rediviva, Ostrya carpinifolia, Phyllitis
scolopendrium, Polystichum aculeatum, P. braunii, P. setiferum, Helleborus viridis, Prunus avium,
Populus tremula, Quercus robur, Sesleria varia, Staphylea pinnata, Taxus baccata, Ulmus
glabra, Anthriscus nitida, Philadelphus coronarius, Dentaria pentaphyllos, Galanthus reginae-olgae
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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ssp. reginae-olgae, Asperula taurina, Campanula latifolia, Cardamine pentaphyllos, Galeopsis
speciosa
9210: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON TAXUS E ILEX
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Faggete termofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano
bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei
sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime
riferite alle alleanze Geranio nodosi-Fagion (=Aremonio-Fagion suball. Cardamino kitaibelii-
Fagenion) e Geranio striati-Fagion. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione
di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente
elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striati-
Fagion).
Combinazione fisionomica di riferimento
Fagus sylvatica, Ilex aquifolium, Taxus baccata, Abies alba, Acer platanoides, A.
pseudoplatanus Actaea spicata, Anemone apennina, A. nemorosa, A. ranunculoides, Aremonia
agrimonioides, Cardamine bulbifera, C. trifolia, C. kitaibelii, C. chelidonia, Cephalanthera
damasonium, Corydalis cava, C. solida, C. pumila, Daphne mezereum, Doronicum columnae, D.
orientale, Euphorbia amygdaloides, Galanthus nivalis, Galium odoratum, Lathyrus venetus, L.
vernus, Melica uniflora, Mycelis muralis, Polystichum aculeatum, Potentilla micrantha, Ranunculus
lanuginosus, Rubus hirtus, Sanicula europaea, Scilla bifolia, Viola reichembachiana, V. riviniana, V.
odorata, Athyrium filix-femina, Dryopteris filix-mas, Convallaria majalis, Gagea lutea, Oxalis
acetosella, Paris quadrifolia, Rumex arifolius, Polygonatum multiflorum;
Specie di pregio: Polygonatum odoratum, Ruscus hypoglossum, Thelypteris limbosperma, Aruncus
dioicus, Epipactis helleborine, E. microphylla, E. meridionalis, E. muelleri, Neottia nidus-avis,
Cephalanthera longifolia, C. rubra, Paeonia mascula, Aquilegia vulgaris, Symphytum gussonei.
9220: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON ALBIES ALBA E FAGGETE CON ABIES
NEBRODENSIS
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
I boschi misti di faggio e abete bianco hanno una distribuzione piuttosto frammentata lungo la
catena appenninica accantonandosi sui principali rilievi montuosi dall’Appennino tosco-emiliano
all’Aspromonte, in aree a macrobioclima temperato con termotipo supratemperato, più raramente
mesotemperato. Essi ospitano alcune specie vascolari endemiche, lo stesso abete bianco è
rappresentato dalla particolare sottospecie endemica Abies alba subsp. apennina, per lo meno
nell'Appennino meridionale. In questi boschi è inoltre ricco il contingente di specie orofile, da
considerarsi come relitti di una flora orofila terziaria che dopo le glaciazioni non è stato in grado di
espandersi verso nord e che è rimasto accantonato su queste montagne. Studi palinologici svolti
sui sedimenti di aree lacustri e torbiere dell’Appennino hanno evidenziato che in passato l’abete
bianco aveva una maggiore diffusione. La recente contrazione dell’areale è da imputare
probabilmente anche all’impatto delle attività antropiche sulla vegetazione forestale.
Le formazione relittuale di abete dei Nebrodi, presenti sui monti delle Madonie in Sicilia,
presentano invece caratteristiche completam,ente diverse, pur essendo state inserite nello stesso
habitat. La popolazione attuale di Abies nebrodensis è costituita da 30 individui adulti, di cui 24
sessualmente maturi, e da 80 giovani piantine che ne rappresentanono la rinnovazione naturale,
distribuiti discontinuamente in una piccola area delle Madonie tra 1360 e 1690 m. La popolazione
si localizza in un'area a bioclima da supra ad oro mediterraneo su suoli poco evoluti originati da
Quarzareniti in un area interessata da ricorrenti fenomeni di nebbie.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Combinazione fisionomica di riferimento
9220* I
Fagus sylvatica, Abies alba, Abies alba subsp. apennina, Acer platanides, A. pseudoplatanus, A.
lobelii, Allium pendulinum, Anemone apennina, Aremonia agrimonioides, Cardamine chelidonia,
Cardamine battagliae, Epipactis meridionalis, Geranium versicolor, Ilex aquifolium, Ranunculus
brutius, Ranunculus lanuginosus var. umbrosus, Sorbus aucuparia subsp. praemorsa, Asyneuma
trichocalycinum (=Campanula trichocalycina), Calamintha grandiflora, Luzula sicula, Moehringia
trinervia, Neottia nidus-avis, Epipogium aphyllum, Epipactis microphylla, Pulmonaria apennina.
9220* II
Abies nebrodensis*, Genista cupani, Juniperus hemisphaerica, Rosa heckeliana, Rosa sicula,
Sorbus graeca, Silene sicula.
9380: FORESTE DI ILEX AQUIFOLIUM
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Comunità alto-arbustive o arborescenti a dominanza di agrifoglio (Ilex aquifolium). Si tratta di
formazioni relittuali, talora associate al tasso (Taxus baccata) che si localizzano nel piano
supramediteraneo su vari tipi di substrati prediligendo quelli silicicoli, in condizioni bioclimatiche
di tipo supramediterraneo o supratemperato caratterizzate da una notevole oceanicità. Queste
comunità si possono originare da vari tipi di foreste caratterizzate dalla presenza dell’agrifoglio nel
sottobosco dove lo strato arboreo è stato distrutto. L’ habitat può inoltre rappresentare una fase di
senescenza di queste formazioni forestali con agrifoglio in seguito a declino dello strato arboreo
dominante.
Sottotipi e varianti
In relazione alla cenosi forestali in cui si localizza l’agrifoglio questo habitat mostra una certa
variabilità ed è possibile distinguere alcune varianti:
I - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus ilex
II - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus pubescens s.l.
III - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus cerris
IV - Boschi di Ilex aquifolium e Fagus sylvatica
Combinazione fisionomica di riferimento
Ilex aquifolium, Taxus baccata, Melittis albida, Silene sicula, Thalictrum calabricum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Doronicum orientale, Symphytum gussonei, Geranium versicolor,
Paeonia corsica, Hieracium oliastrae, Aquilegia nugorensis, Polystichum setiferum, Helleborus
lividus ssp. corsicus, Teucrium scorodonia, Sanicula europaea, Ornithogalum pyrenaicum, Digitalis
purpurea var. gyspergerae, Quercus ichnusae, Epipactis helleborine, Ostrya carpinifolia, Cyclamen
repandum.
9540: PINETE MEDITERRANEE DI PINI MESOGENI ENDEMISI Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Pinete mediterranee e termo-atlantiche a pini termofili mediterranei: Pinus pinaster, P. pinea, P.
halepensis, Pinus brutia, localizzate in territori a macrobioclima mediterraneo limitatamente ai
termotipi termo e mesomediterraneo. Presentano in genere una struttura aperta che consente la
rinnovazione delle specie di pino e la presenza di un denso strato arbustivo costituito da specie
sclerofille sempreverdi. Talora costituiscono delle formazioni di sostituzione dei boschi dei
Quercetalia ilicis o delle macchie mediterranee dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni. Rientrano in
questo habitat gli impianti artificiali realizzati da molto tempo che si sono stabilizzati e inseriti in
un contesto di vegetazione naturale.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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Sottotipi e varianti
In relazione alla specie di pino che caratterizza la fitocenosi e alla distribuzione sono distinti vari
sottotipi, quelli presenti in Italia sono i seguenti:
42.823 – Pinete di Pinus pinaster dell’Italia nord-occidentale e della Francia Meridionale: (Cod.
Eunis: G3.723 - Franco-Italian mesogean pine forests) Si insediano su suoli silicei nella fascia
mesomediterranea della Provenza, su marne e calcari della fascia mesomediterrana delle Alpi
liguri e delle Alpi marittime e su suoli argillosi o silicei delle colline della Liguria e della Toscana.
42.825 – Pinete di Pinus pinaster della Sardegna: Cod. Eunis: G3.725 - Sardinian mesogean pine
forests. Si insediamo su substrati granitici della Sardegna settentrionale.
42.826 - Pinete di Pinus pinaster di Pantelleria: Cod. Eunis: G3.726 - Pantellerian mesogean pine
forests. Sono diffuse sui substrati vulcanici dell’Isola e sono caratterizzati dalla presenza da Pinus
pinaster subsp. hamiltonii.
42.835 - Pinete di Pinus pinea della Sardegna: Cod. Eunis: G3.735: Sardinian stone pine forests
42.836 - Pinete di Pinus pinea della Sicilia: Cod. Eunis: - G3.736 : Sicilian stone pine forests. Si
rinvengono su substrati di natura silicea limitatamente ad alcuni sistemi montuosi della parte
nord-orientale dell’isola (M. Peloritani, M. Erei e Madonie).
42.837 - Pinete di Pinus pinea della Penisola Italiana: Si tratta di vecchi impianti naturalizzati,
realizzati nella fascia costiera tirrenica (Liguria, Toscana, Lazio) e adriatica (Emilia Romagna e
Friuli)
42.843 – Pinete a Pinus halepensis della Liguria e della Provenza: Cod. Eunis: G3.743 - Provenço-
Ligurian [Pinus halepensis] forests.
42.845 – Pinete a Pinus halepensis della Sardegna: Cod. Eunis: G3.745 - Sardinian [Pinus
halepensis] woods.
42.846 - Pinete a Pinus halepensis della Sicilia: Cod. Eunis: G3.746 : Sicilian [Pinus halepensis]
woods.
42.847 - Pinete a Pinus halepensis della Penisola Italiana: Cod. Eunis: G3.747 : Italic [Pinus
halepensis] forests. Sono presenti in Puglia (Gargano, Taranto, Isole Tremiti), Basilicata
(Metaponto), Umbria, Campania e Calabria settentrionale.
Combinazione fisionomica di riferimento
Pinus pinaster, Pinus pinea, Pinus halepensis, Genista aspataloides, Euphorbia ligustica,
Cistus crispus, Cistus creticus, Pinus pinaster subsp. hamiltoni, Juniperus oxycedrus, Plantago
albicans.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento
all’interno del sito
A073 Milvus migrans Nibbio bruno Nidificante
A074 Milvus milvus Nibbio reale Nidificante, Svernante
A080 Circaetus gallicus Biancone Migratore regolare
A103 Falco peregrinus Falco pellegrino Migratore regolare
A077 Neophron percnopterus Capovaccio Migratore regolare
A091 Aquila chrysaetos Aquila reale Migratore regolare
A027 Egretta alba Airone bianco Migratore regolare, Svernante
A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca Migratore regolare, Nidificante
A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo Migratore regolare
A101 Falco biarmicus Lanario Migratore regolare
A127 Grus grus Gru cenerina Migratore regolare, Nidificante
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento
all’interno del sito
A226 Apus apus Rondone Nidificante
A212 Cuculus canorus Cuculo Nidificante
A337 Oriolus oriolus Rigolo Nidificante
A214 Otus scops Assiolo Nidificante
A155 Scolapax rusticola Beccaccia Nidificante, Svernante
A287 Tordus viscivorus Tordela Nidificante, Svernante
A256 Anthus trivialis Prispolone Nidificante, Svernante
A259 Anthus spinoletta Spioncello Nidificante
A232 Upupa epops Upupa Nidificante
A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio Nidificante
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune Stato del popolamento
all’interno del sito
1352 Canis Lupus Lupo Comune
1355 Lutra lutra Lontra Raro
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6.5 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM
CODICE
HABITAT NOME HABITAT
SUPERFICIE
%
5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 0
5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. 0
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
0
6310 Dehesas con Quercus spp sempreverde 0
8130 Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili 0
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 0
91AA Boschi orientali di quercia bianca 0
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron 0
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 0
9220 Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis 0
9380 Foreste di Ilex Aquifolium 0
9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi 0
N.B. Nella colonna “Superficie” è riportata la % di habitat sotteso all’area oggetto di intervento.
6.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE
L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario
standard Natura 2000.
6.7 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO
L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario
standard Natura 2000.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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6.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO
A073 Milvus migrans Nibbio bruno SI
A074 Milvus milvus Nibbio reale SI
A080 Circaetus gallicus Biancone SI
A103 Falco peregrinus Falco pellegrino SI
A077 Neophron percnopterus Capovaccio SI
A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO
A027 Egretta alba Airone bianco SI
A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI
A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo SI
A101 Falco biarmicus Lanario SI
A127 Grus grus Gru cenerina SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO
A226 Apus apus Rondone SI
A212 Cuculus canorus Cuculo SI
A337 Oriolus oriolus Rigogolo SI
A214 Otus scops Assiolo SI
A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI
A287 Tordus viscivorus Tordela SI
A256 Anthus trivialis Prispolone SI
A259 Anthus spinoletta Spioncello NO
A232 Upupa epops Upupa SI
A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio SI
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune AVVISTAMENTO
1352 Canis Lupus Lupo SI
1355 Lutra lutra Lontra SI
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
________________________________________________________________________________________________
- 38 -
6.9 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
A073 Milvus migrans Nibbio bruno SI
A074 Milvus milvus Nibbio reale SI
A080 Circaetus gallicus Biancone SI
A103 Falco peregrinus Falco pellegrino NO
A077 Neophron percnopterus Capovaccio NO
A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO
A027 Egretta alba Airone bianco SI
A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI
A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo SI
A101 Falco biarmicus Lanario NO
A127 Grus grus Gru cenerina SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
A226 Apus apus Rondone NO
A212 Cuculus canorus Cuculo SI
A337 Oriolus oriolus Rigolo SI
A214 Otus scops Assiolo SI
A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI
A287 Tordus viscivorus Tordela SI
A256 Anthus trivialis Prispolone SI
A259 Anthus spinoletta Spioncello NO
A232 Upupa epops Upupa SI
A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio SI
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
1352 Canis Lupus Lupo NO
1355 Lutra lutra Lontra SI
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- 39 -
Nella fase di cantiere possono verificarsi i seguenti disturbi più significativi:
disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;
rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;
sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;
disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale.
Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo
pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi) si potrebbe optare, per:
sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di
riproduzione. Sebbene opportuno, ma non è possibile adottarla, una analoga sospensione
nel primo periodo estivo, poiché talune lavorazioni andranno eseguite nei periodi di magra;
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi.
Per i mammiferi (lupo) i siti riproduttivi sono ragionevolmente lontani dall’area di intervento e
l’esiguità dell’area di intervento rispetto all’areale di un branco di lupi sicuramente non ne
pregiudica le presenza, anche in considerazione dell’antropizzazione dell’area di intervento.
Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e
aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di cantiere, il flusso all’interno dell’alveo non
subirà sottrazioni di portata e la maggiore alterazione sarà causata dalla fase di realizzazione della
traversa di presa, i cui lavori genereranno una maggiore torbidità della acque. La fase operativa
per la realizzazione di tali lavori, però, sarà molto limitata nel tempo e non produrrà effetti
duraturi e irreversibili.
Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a
traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti
risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti
accorgimenti
6.10 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree
marginali;
favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere;
sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di
riproduzione;
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
evitare di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere e
si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di
polveri e rumore;
utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli habitat
locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;
esecuzione nella fase di cantiere, ogni quattro mesi, del monitoraggio delle acque,
attraverso un punto di misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra
l’opera di presa e quella di restituzione;
osservare le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinché non vengano
danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e seminaturali
dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi previsti nel
progetto.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- 40 -
6.11 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
A073 Milvus migrans Nibbio bruno NO
A074 Milvus milvus Nibbio reale NO
A080 Circaetus gallicus Biancone NO
A103 Falco peregrinus Falco pellegrino NO
A077 Neophron percnopterus Capovaccio NO
A091 Aquila chrysaetos Aquila reale NO
A027 Egretta alba Airone bianco SI
A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca SI
A072 Pernis apivorum Falco pecchiaiolo NO
A101 Falco biarmicus Lanario NO
A127 Grus grus Gru cenerina SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
A226 Apus apus Rondone NO
A212 Cuculus canorus Cuculo NO
A337 Oriolus oriolus Rigogolo NO
A214 Otus scops Assiolo NO
A155 Scolapax rusticola Beccaccia SI
A287 Tordus viscivorus Tordela NO
A256 Anthus trivialis Prispolone NO
A259 Anthus spinoletta Spioncello NO
A232 Upupa epops Upupa NO
A285 Turdus philomelos Tordo bottaccio NO
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice Specie
Nome scientifico Nome comune INCIDENZA
1352 Canis Lupus Lupo NO
1355 Lutra lutra Lontra SI
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- 41 -
Nella fase di esercizio si verifica il seguente disturbo più significativo:
riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di
scarico a valle della centrale idroelettrica.
Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo
pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi):
nessun disturbo.
Per i mammiferi (lupo):
nessun disturbo.
Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e
aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di esercizio, il flusso all’interno dell’alveo subirà
sottrazioni di portata. La scelta di un DMV conservativo garantisce adeguate condizioni di
sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore del deflusso minimo
vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione, incubazione, crescita e
transito (eventuale) dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea
da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia
delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e
morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di
autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la
sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di
Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394 mc/s.
6.12 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO
rilascio in alveo del DMV quantificato;
provvedere alla quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;
verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere alle
operazioni di manutenzione;
esecuzione, con cadenza annuale, del monitoraggio delle acque, attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di
restituzione;
verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
________________________________________________________________________________________________
- 42 -
7.0 MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO
MONITORAGGIO ACUSTICO (RUMORE)
Nella fase di esercizio dell’impianto saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza
annuale, atte a verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”,
ove sono alloggiate le turbine idrauliche. Lo scopo delle misurazioni sarà teso a determinare il
“livello sonoro di fondo” all’atto dell’avviamento dell’impianto e, tramite le successive misurazioni,
le eventuali variazioni del livello sonoro che dovessero prodursi nel tempo.
MONITORAGGIO SULLE RADIAZIONI (NIR)
Il monitoraggio, nella fase di esercizio dell’impianto, sarà eseguito attraverso misurazioni, a
cadenza annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la
linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo ed a
metà tracciato. Il “valore di fondo” si assumerà pari a quello rilevato all’atto dell’avviamento
dell’impianto.
MONITORAGGIO SULLE ACQUE SUPERFICIALI
Il monitoraggio sulle acque superficiali avverrà attraverso un giudizio di qualità che terrà conto
della complessità dell’ecosistema acquatico attraverso lo stato chimico-fisico e quello ecologico. Si
prevede di monitorare lo stato ecologico dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice
Biotico Esteso (IBE). Tale indicatore è espressione della qualità degli ecosistemi acquatici. Il
monitoraggio, previsto ogni anno, interesserà un punto di misurazione compreso tra la sezione di
presa e quella di restituzione.
MONITORAGGIO SUL SUOLO E SUL SOTTOSUOLO
Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree
circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto temporaneamente utilizzata per
alimentare la turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa,
sarà integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Lo studio geologico in
relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un
continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle
aree a rischio attraversate dalla condotta.
In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:
- Inclinometri;
- Piezometri.
MONITORAGGIO SULLA FLORA E SULLA FAUNA E SULL’ITTIOFAUNA
La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, è rappresentata dalla
riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di scarico a valle
della centrale idroelettrica. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea
da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia
delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e
morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di
autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. In fase di
esercizio occorrerà provvedere alla quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV.
Il monitoraggio interesserà:
la verifica del quantitativo di rilascio in alveo corrispondente al DMV quantificato;
la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;
la verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie vegetali presenti ante operam, dotati di rapida crescita, ossia
vegetazione ripariale del tipo: salici, ontani, e pioppi.
la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere
alle operazioni di manutenzione;
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
________________________________________________________________________________________________
- 43 -
l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di misurazione,
dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di restituzione;
verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto.
8.0 OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE
Dopo il rinterro della condotta e a completamento dei lavori di costruzione, saranno eseguiti gli
interventi di ripristino ambientale allo scopo di ristabilire nell’area gli equilibri naturali
preesistenti, permettendo la ripresa della normale attività di utilizzo del territorio. Le tipologie di
ripristino adottate prevedono l’esclusivo utilizzo di materiali naturali e consistono, principalmente,
in quelle di seguito descritte.
Sistemazioni generali di linea
Consistono nella riprofilatura dell’area interessata dai lavori, ricostituendo la morfologia originaria
del terreno. Nella fase di rinterro della condotta è utilizzato dapprima il terreno con elevata
percentuale di scheletro e successivamente il suolo agrario accantonato, ricco di humus.
Opere di difesa idraulica
Hanno la funzione di regimare il corso d’acqua al fine di evitare fenomeni di erosione spondale e di
fondo. Esse, in generale, possono suddividersi in opere longitudinali ed opere trasversali. Le opere
longitudinali che hanno andamento parallelo alle sponde dei corsi d’acqua sono realizzate per il
contenimento dei terreni e per la difesa spondale.
Nel caso in esame si prevede la realizzazione di opere longitudinali, caratterizzate da:
- Sistemazione con materassi tipo “Reno” in corrispondenza del canale di scarico del canale
derivatore, del canale di scarico delle opere di presa e del canale di scarico della centrale di
produzione.
9.0 DISMISSIONE DELL’IMPIANTO
La dismissione dell’impianto avverrà tramite necessaria rimozione di tutti gli elementi costitutivi
l’impianto stesso, la separazione per tipologia di rifiuto e il corretto recupero e smaltimento
tramite apposite ditte specializzate. La società che assumerà la gestione dell’impianto si impegna
sia a separare i materiali riciclabili da quelli non riciclabili sia a garantire il successivo
smaltimento.
Le operazioni programmate di dismissione consistono essenzialmente in:
Rimozione dei manufatti metallici presenti nelle opere di presa e nell’edificio Centrale di
Produzione (Griglie, paratoie, infissi);
Demolizione e smaltimento a discarica di quelle parti dei manufatti edilizi delle opere di
presa emergenti dal suolo;
Rimozione con recupero del materiale impiantistico presente nella centrale di produzione
(Turbina, generatore, trasformatori e quadri elettrici);
Demolizione e smaltimento a discarica del manufatto edilizio adibito a centrale di
produzione relativamente alle parti emergenti dal suolo;
Stesa e modellazione di idoneo spessore di terreno di coltivo sulle aree utilizzate per le fasi
di produzione ed oggetto di demolizione;
Formazione del tappeto erboso negli spazi ricoperti da terreno vegetale.
Ripristino della continuità fluviale tramite posa in opera di materassi metallici tipo “Reno”,
nell’alveo, limitatamente alle aree oggetto di lavorazione del demolizione o rimozione di
opere esistenti.
A seguito degli interventi previsti nessuna opera o volume fuori terra impatterà con l'ambiente
naturale circostante, saranno annullati i disturbi visivi o di altro genere al sistema naturale ed
agli equilibri avi-faunistici dei luoghi.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
________________________________________________________________________________________________
- 44 -
10.0 CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI
10.1 CONCLUSIONI
Sulla scorta dei risultati ottenuti dall’analisi ambientale e dei temi sviluppati nel presente
documento, si può concludere, a verifica della validità delle scelte progettuali proposte e aventi per
oggetto la realizzazione di un impianto idroelettrico, che non vi sono impatti rilevanti da associare
alla realizzazione delle opere. L’opera in progetto incide sul sistema ambientale in misura non
considerevole e tale da non promuovere alcuna rilevante alterazione delle preesistenti componenti
ambientali e delle condizioni anche in ordine all’inserimento paesaggistico dell’area considerata. A
fronte degli inevitabili effetti generati soprattutto nella fase di cantiere, l’impianto idroelettrico
produce benefici ambientali e socio economici di tutto rilievo. Si evidenzia che la produzione di 1
TJ (pari a circa 277.780 kWh) di elettricità da impianti a combustibile fossile, comporta una
produzione di circa 100.000 kg di CO2, di 2 kg di SOX, di 2 kg di NOX, di 1 kg di composti organici.
Le tabelle seguenti evidenziano in risparmio di combustibile e quello in emissioni in atmosfera,
ottenuto attraverso la realizzazione delle opere di progetto.
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE IN “TEP”
Fattori di conversione utilizzati:
TEP = Tonnellate Equivalenti di Petrolio
1 TEP = 11.630,00 kWh
TEC = Tonnellate Equivalenti di Carbone
1 TEC = 8.138,00 kWh
J = Joule - Unità di misura dell'energia nel S.I.
1 kWh = 3,60E+06 Joule
MBTU = British Thermal Unit
1 MWh = 3,41214 MBTU
Fattori di conversione
Risparmio di combustibile
In 1 anno
In anni Totale
Produzione Annua 5,00 GWh
pari a 429,92 TEP 20 8.598,45 TEP
614,40 TEC 20 12.288,03 TEC
1,80E+13 J 20 3,60E+14 J
1,71E+04 MBTU 20 3,41E+05 MBTU
Risparmio di combustibile ottenuto dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Riduzioni di emissioni atmosferiche
1 TJ di elettricità da combustibile fossile, producono:
In 1 anno In 20 anni
100.000,00 kg di CO2 1,8x106 kg di CO2 3,6x107 kg di CO2
2,00 kg di SOX 36,00 kg di SOX 720,00 kg di SOX
2,00 kg di NOX 36,00 kg di NOX 720,00 kg di NOX
1,00 kg di composti organici 18,00 kg di composti org. 360,00 kg di composti org.
Riduzione delle emissione atmosferiche ottenute dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Nella sola fase realizzativa, come detto, si generano inevitabi interferenze dovute all’utilizzo di
mezzi meccanici e agli scavi prodotti per la realizzazione delle opere. Al fine di attenuare e rendere
del tutto ammissibili le interferenze citate, si adotterà uno specifico protocollo ambientale decritto
nelle precedenti sezioni del documento. È opportuno evidenziare come l’intervento proposto si
inserisca coerentemente nella programmazione energetica ambientale comunitaria, nazionale e
regionale, integrandosi pienamente nella strategia generale dello sviluppo sostenibile, presupposto
imprescindibile per un collettivo miglioramento della qualità della vita.
In relazione al quadro di riferimento programmatico, è stato possibile verificare che l’opera non
presenta conflittualità con gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti risultando
compatibile e coerente con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- 45 -
In relazione al quadro di riferimento progettuale, è stata riportata una sintesi delle opere da
realizzare, rimandando per approfondimenti agli specifici elaborati progettuali.
In relazione al quadro di riferimento ambientale, sono state analizzate le componenti che possono
essere significativamente influenzate dalla realizzazione delle opere in progetto. A seguito
dell’interazione tra lo stato attuale delle componenti e la realizzazione delle opere in progetto, sono
stati individuati gli impatti potenziali e le misure di mitigazione e/o compensazione come descritte
nei paragrafi precedenti.
10.2 CONSIDERAZIONI
In conclusione, è possibile fare le seguenti considerazioni.
1. IN RELAZIONE AL PROGETTO
- L’intervento riguarda la realizzazione di un impianto idroelettrico costituito da un’opera di
derivazione dotata di griglia di derivazione per il prelievo delle portate, da una condotta di
adduzione non in pressione, di un dissabbiatore e di una vasca di carico, da una condotta
in pressione e da un edificio “Centrale di Produzione”;
- L’impianto prevede la derivazione di una portata massima pari a 4,60 mc/s, desunta dalla
curva di durata e già ridotta dell’aliquota rilasciata per il DMV pari a 0,394 mc/s;
- L’opera di derivazione è collocata sul Fiume Sinni a quota di 462,41 m s.l.m. a tergo di una
briglia esistente, il volume idrico prelevato sarà convogliato in una condotta in pressione di
diametro 1,8 m di lunghezza complessiva pari a 1.623,83 m di cui 1.169,20 m ricadenti
all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino;
- La vasca di carico è dotata di sfioratori laterali e scarichi sul fondo, mentre la centrale sarà
dotata di gruppi di generazione sincroni con allaccio alla rete MT 20kV dell’ENEL nell’area
circostante;
- Il canale di scarico (o di restituzione) raccoglierà le acque turbinate e le restituirà nell’alveo
del Fiume Sinni;
- L’ingresso all’edificio “Centrale di Produzione” avverrà da accesso esistente sulla S.S. 653
“Sinnica”.
- L’allaccio alla rete ENEL esistente avverrà tramite apposito collegamento aereo;
- Il progetto prevede una serie di sistemi di monitoraggi ambientali e di misurazione delle
portate prelevate.
2. IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI (RIF. AL D.LGS 152/2006)
- Il D.Lgs 152/2006, all’art. 96 recita che le domande “relative sia alle grandi ia alle piccole
derivazioni sono altresì trasmesse alle Autorità di Bacino territorialmente competenti che,
entro il termine perentorio di quaranta giorni dalla data di ricezione, ove si tratti di domande
relative a piccole derivazioni, comunicano il proprio parere vincolante al competente Ufficio
Istruttore in ordine alla compatibilità della utilizzazione con le previsioni del Piano di Tutela,
ai fini del controllo sull’equilibrio del bilancio idrico o idrologico, anche in attesa di
approvazione del Piano anzidetto”;
- L’articolo 12-bis del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775, è sostituito dal seguente:
“1. Il provvedimento di concessione è rilasciato se:
- Non pregiudica il mentenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti
per il corso d’acqua interessato;
- È garantito il minimo deflusso vitale e l’equilibrio del bilancio idrico”;
“2. I volumi di acqua concessi sono altresì commisurati alle possibilità di risparmio, riutilizzo
o riciclo delle risorse. Il disciplinare di concessione deve fissare, ove tecnicamente
possibile,la quantità e le caratteristiche qualitative dell’acqua restituita. Analogamente, nei
casi di prelievo da falda deve essere garantito l’equilibrio tra il prelievo e la capacità di
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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- 46 -
ricarica dell’acquifero, anche al fine di evitare pericoli di intrusione di acque salate o
inquinate, e quant’altro sia utile in funzione del controllo del miglior regime delle acque”;
Il minimo deflusso vitale previsto dalla norma (D.M.V.) è un parametro finalizzato a
garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisico delle
acque, nonché il mantenimento delle biocenesi tipiche delle condizioni naturali locali;
Nel caso del progetto in esame:
- Per la sezione oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi
anni, l’Autorità di Bacino della Basilicata ha fornito delle indicazioni sulle portate
da rilasciare come deflusso minimo vitale, che si attesta intorno ai 0,394 mc/s; tali
indicazioni sono contenute nella relazione del piano di bacino - stralcio del bilancio
idrico e del deflusso minimo vitale;
- Per la sezione oggetto di derivazione non sono state adottate le portate medie
deducibili dall’intero bacino del Sinni, ma si è considerato solo l’interbacino
compreso tra l’invaso di Cogliandrino e la sezione di chiusura alla derivazione ad
Episcopia e ciò comporta una stima del deflusso in alveo fortemente ridotta (a
estremo vantaggio di sicurezza) rispetto ai valori di deflusso registrati a Sinni a
Pizzutello di circa il 58%.
- Per la sezione oggetto di derivazione è stato previsto apposito canale, dimensionato
opportunamente, per il rilascio del DMV previsto e quantificato in 0,394 mc/s. Il
canale ha una lunghezza pari a 4,00 m a fronte della lunghezza totale (grigliato +
canale DMV) pari a 40,00 m. Ossia il canale per il DMV ha una lunghezza pari a
1/10 dell’estensione complessiva di grigliato + canale DMV. Il criterio è ispirato a
quello originariamente adottato in Valtellina con la Legge n. 102/90 e dall’Autorità
di Bacino del Fiume Po, integrato con le esperienze derivanti dall’applicazione dello
stesso in oltre 15 anni;
- Per la sezione oggetto di derivazione non è prevista alcuna strumentazione
elettronica di misura del DMV, trattandosi di rilascio “a vista” e facilmente
controllabile. In ordine alla strumentazione di misura del DMV, occorre precisare
che le opere di presa (grigliato e canale di presa), di derivazione (canale derivatore),
di adduzione (canale adduttore), di carico (dissabbiatore e vasca di carico) sono
opere idraulicamente dimensionate per portata massima di 4,60 mc/s e che
eventuali portate derivate in eccesso, considerato il moto a “pelo libero” (ossia non
in pressione), sono:
Non accumulabili nel canale di presa;
Smaltite dal pozzetto-dissabbiatore posto tra il canale derivatore e la
condotta adduttrice a mezzo di apposito sfioratore e restituite in alveo
tramite apposito canale di scarico;
Smaltite dagli sfioratori presenti nel dissabbiatore e nella vasca di carico e
restituite dall’apposito canale di scarico.
3. IN RELAZIONE AI SITI NATURA 2000 INTERESSATI
Il sito valutato è il “Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi” IT9210275;
L’intervento proposto non è direttamente connesso e necessario al mantenimento in uno
stato di conservazione soddisfacente dei siti Natura 2000 potenzialmente interessati;
Relativamente alla perdita di aree di habitat, alla frammentazione provocata, a potenziali
interferenze, si ritiene che non ci saranno cause di modifica nelle attuali dimensioni e
conformazioni del sistema della ZPS esistente;
Relativamente a potenziali modifiche rispetto alle precipitazioni, ventosità, temperature,
modifica del sistema idrologico, si rileva che l’equilibrio del regime idrologico è garantito
dall’utilizzo del valore del DMV così come contenuto nelle indicazioni fornite nella relazione
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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del piano di bacino - stralcio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale a cura
dell’ADB di Basilicata. Il rilascio del DMV eseguito è effettuato tramite canale a vista
opportunamente dimensionato;
I consumi di risorse energetiche sono da ritenersi compatibili con una gestione sostenibile
dell’area;
Il suolo della zona interessata subirà l’alterazione relativa alla fase di cantiere e sono
previsti interventi di ripristino e la mesa in sicurezza dei tratti attraversati dalla condotta
con tecniche di ingegneria naturalistica;
Ridotti sono i potenziali fattori di inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque,
relativamente all’attività di cantiere con un aumento della torbidità delle acque;
La durata dei lavori è stata stimata in 24 mesi, avvero 730 giorni naturali consecutivi a
partire dal rilascio di tutte le autorizzazioni sul progetto;
Rispetto alle condizioni acustiche della zona, per la fase di realizzazione delle opere,
saranno prevedibili degli innalzamenti di rumorosità del tutto compatibili con l’area
oggetto di cantiere ricadente in ambito antropizzato;
Rispetto alla destinazione d’uso degli immobili si fa presente come la realizzazione di
attività di servizio al comparto produzione di energia da fonti rinnovabili, come nel caso in
argomento, propone un modello compatibile di uso del territorio;
Rispetto alle caratteristiche percettive della zona, l’intervento non modifica la visione
complessiva dell’insieme rurale e montano del sistema paesaggistico considerato;
Rispetto alla componente atmosferica, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio,
l’attività in oggetto non produce emissione di sostanze o di fumi.
4. CONDIZIONI DA OSSERVARE IN FASE DI CANTIERE
Si opererà con una minimizzazione degli ingombri di cantiere;
Si movimenterà ill materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree marginali;
Si favorirà la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza
delle macchine e delle attività di cantiere;
verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
- Si osserveranno tutte le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinchè non
vengano danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e
seminaturali dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto;
- Si eviterà di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere
e si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di
polveri e rumore;
- Si eseguiranno i lavori relativi al progetto mediante l’uso di mezzi meccanici idonei ad
evitare danni e disturbi alle aree non antropizzate ed alla fauna;
- Si utilizzeranno tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli
habitat locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;
- Sarà eseguito, ove prescritto, il rivestimento delle opere in c.a. o in conglomerato
cementizio con pietra locale posta in opera ad “opera incerta”;
- Sarà eseguito, ogni quattro mesi, il monitoraggio delle acque, attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di
restituzione;
- Sarà trasmessa relazione e adeguata documentazione fotografica di dettaglio che attestino
la conclusione dell’intervento conformemente a quanto autorizzato.
SINTESI NON TECNICA Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni 2013
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5. MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio sono previsti i seguenti monitoraggi:
RUMORE. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza annuale, atte a
verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”, ove sono
alloggiate le turbine idrauliche;
RADIAZIONI NON IONIZZANTI. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza
annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la
linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo
ed a metà tracciato;
ACQUE SUPERFICIALI. È previsto, a cadenza annuale, il monitoraggio dello stato ecologico
dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice Biotico Esteso (IBE) e interesserà
un punto di misurazione compreso tra la sezione di presa e quella di restituzione.
SUOLO E SOTTOSUOLO. Sono previsti interventi manutentivi delle aree circoscritte alle
opere da realizzare. Lo studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è
attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di
apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate
dalla condotta.
In particolare è stata prevista l’installazione fissa dei seguenti strumenti di controllo:
Inclinometri;
Piezometri.
FLORA, FAUNA E ITTIOFAUNA. Il monitoraggio interesserà:
la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;
verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione
della ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita,
ossia specie di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e
provvedere alle operazioni di manutenzione;
l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e
quella di restituzione;
verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli
interventi previsti nel progetto.
6. MISURAZIONI IN FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio è prevista l’installazione delle seguenti apparecchiature di misurazione e/o
controllo:
misuratori elettromagnetici di portata da posizionare sulla condotta forzata;
misura dei volumi d’acqua restituiti con sensore di velocità posto sul fondo e un
trasduttore ad ultrasuoni per la misurazione dei livelli. Da posizionare sul canale di
scarico (o di restituzione) dell’edificio “Centrale di Produzione”;
trasmettitori di livello ad ultrasuoni o a sonda immersa da posizionare nella vasca di
carico;
misuratori di livello differenziale da posizionare tra canale e vasca (eventuale);
sistema di supervisione per la gestione del sistema.
misurazione della temperatura delle acque di re-immissione in alveo (se richiesta), con
strumentazione fissa, da posizionare nel canale di scarico (o di restituzione) dell’edificio
“Centrale di Produzione” in una sezione prossima alla stessa re-immissione.