shunbun

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Shun identifica la primavera mentre Bun "divide", separa dall'inverno, e giorno e notte durano lo stasso tempo. Siamo di fronte al rinnovamento: la natura ciclicamente si rinnova e così anche "Noi della Bonsai Creativo".

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BONSAI

CULT

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Ideato da:Sandro Segneri

Direttore / Responsabile:Sandro Segneri

Comitato di redazione:Roberto RaspantiFrancesco SantiniFrancesco SantiniFederico SpringoloMarco Tarozzo

Collaboratori:Daniele AbbattistaAntonio AcamporaMassimo BanderaMatteo CaldieroMatteo CaldieroMarco GianniniMarcelo MichelottiAlessandra PozziSonia Stella

Traduzione ediz. FranceseMarc Sanchez

Grafica e impaginazione:Grafica e impaginazione:Sandro Segneri

Web:Pierpaolo Rubiu

RevisoreStefano De Robertis

Copertina:Foto Sandro SegneriFoto Sandro SegneriEmail: [email protected]

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Marco Tarozzo e Federico Springolo

Sandro Segneri

Marco Tarozzo

Marco Giannini

Sandro Segneri

Francesco Santini

Sonia Stella

Massimo Bandera

Bonsai Creativo School

Bonsai Creativo School

Bonsai Creativo School

Daniele Abbattista

Bollettino trimestrale della Bonsai Creativo School Academy

Fabio CannetaLe ventiquattro stagioni del bonsaiShunbun pubblicazione del 21 Marzo

Bonsai bulletin

CULT

Anno II - n. 3 Marzo 2013

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A,b,c - Il bonsai é facile - Capitolo IIIUn pò di Giappone in bianco e neroUn pò di Giappone in bianco e nero12

151920263133

Occidente e Oriente, un pò d’arte italiana15 Fondamenti di estetica giapponese Capitolo III

Il trascorrere del tempo espresso nella forma - Capitolo IIIGallery School Story

Working project Analisi del bonsai Capitolo III

1519 Occidente e Oriente, un pò d’arte italiana

20 Il trascorrere del tempo espresso nella forma - Capitolo III26

31Gallery School Story

31 Working project Analisi del bonsai Capitolo III33

Opera memoria dignae

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Sumie

35 Opera memoria dignae35

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Editoriale

Un click per la natura

3741 Seguici...

Kokoro-no Bonsai Ten

45Progetto Easy4547 Punto di vista

2Sommario

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SHUN-BUN

Shun identifica la primavera mentre Bun “divide”, separa dall’inverno, e giorno e notte durano lo stesso tempo.

Siamo di fronte al rinnovamento: la natura ciclicamente si rinnova e così anche “Noi della Bonsai Creativo”.

NuoveNuove idee, progetti, iniziative eseguiti con semplicità per pro-muovere l’arte del bonsai, la sua cultura e coloro che pren-dono parte a questo movimento; siamo persone che si impe-gnano con serenità e spensieratezza proponendo il proprio modo di sviluppare arte e cultura bonsai.

In questo numero, il terzo, vi proponiamo una lettura scor-revole, semplice e fruibile di nozioni e attività di nuovi progetti della scuola: non ultimo, il “Progetto Easy Bonsay”, è un’idea che nasce per promuovere il bonsai con un ottica didattica im-mediata e facilmente praticabile, un progetto che si rivolge a tutti: ai singoli, alle associazioni amatoriali e a coloro che in-tendono praticare un percorso di formazione. La costanza della divulgazione di questo bollettino online vuole essere un’ ulteriore dimostrazione dell’impegno profuso verso chi ci segue da casa.

Grazie a tutti i collaboratori per il loro prezioso contributo e a voi lettori se ci vorrete leggere.

Buon bonsai!

Sandro Segneri

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Editorialedi Sandro Segneri

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On fuu-en: Giardino del suono e del vento

Foto - Sandro Segneri

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di Fabio Canneta

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Ac... Il bonsai é Facile

Shodo - Daniela Di Perna

Attrezzi per la formazione del bonsai e loro utilizzo

Nelle applicazioni delle tecniche del bonsai i giapponesi hanno progettato e realizzato attrezzi per ogni tipo di lavorazione. Per praticità elencheremo quelli di uso più comune: . Scopini di cocco per la pulizia; . Spatola per svasare; . Rastrello per districare le radici; Bacchette di legno per facilitare la distribuzione del terriccio nel rinvaso;. Setacci per il vaglio dei terricci;. Forbici a impugnatura larga e lama corta, per la potatura di rami consistenti e radici; . Forbici a impugnatura larga e lama corta, per la potatura di rami consistenti e radici; . Forbici a manici corti e gambi di diversa lunghezza , per la potatura della chioma; . Tronchesi a taglio obliquo, per tagliare rasente al tronco; . Tronchesi a taglio piatto, per tagliare le radici grosse; . Tronchesi a taglio sferico (detti tronchesi da nodi) per il taglio concavo; . Fessuratori per jin e shari; . Pinza da filo per tiranti e leve nell’applicazione;. Pinza da jin per tirare fibre legnose;. Pinza da jin per tirare fibre legnose;. Tronchese da filo, per tagliare e rimuovere il filo grosso e medio; . Forbici piccole da filo, per tagliare il filo sottile, da tenere in mano mentre si lavora;. Pinzette per defogliazione; . Pinzette per la rimozione di foglie e aghi secchi;, . Sgorbie, coltelli e scalpelli di tutte le forme, per la lavorazione del legno; . Spazzole metalliche per jin e shari; . Spazzole di nylon per pulizia di superfici delicate e asportazione di patine indesiderate;. Spazzole di nylon per pulizia di superfici delicate e asportazione di patine indesiderate;. Filo metallico di rame e alluminio.

Capitolo IIIA cura di Marco Tarozzo e Federico Springolo

La base , poi adattata e rivisitata nelle immagini e testo, della dispensa che poco alla volta andrà a completarsi con le uscite del Bulletin è il frutto del lavoro di L. Toso e M. Bramati.

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b

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Un lavoro fatto con l'attrezzo più adatto risulta più agevole e di migliore qualità: per un principiante possono essere suffi-cienti una buona forbice, una buona tronchese a taglio obli-quo, una tronchese per il filo e una pinza..Via via che affron-tiamo la lavorazione di materiali bonsai più complessi, com-misurati al miglioramento delle nostre abilità manuali, ci ren-deremo conto di quali attrezzi sono da aggiungere per migliorare in efficacia e precisione.

Il materiale adatto:tipologia e spece

Che pianta occorre per iniziare l'educazione di un bonsai? Semplice: una pianta viva, in buona salute e di una varietà adatta (vedremo nel paragrafo seguente quali sono le essenze da preferire); non ha quasi nessuna importanza il “come" ab-biamo ottenuto questa pianta. Generalmente si comincia da una pianta che sia ben affrancata e vigorosa che abbia le seguenti origini: • Semenzali, talee radicate o materiali margottati. • Pre-bonsai, materiali appositamente coltivati, di diverse essenze e a diversi livelli di avanzamento; • Piante raccolte in natura; AvremoAvremo modo, più avanti, di approfondire caratteristiche e pe-culiarità di questi tre tipi di materiale. Al principiante si consi-glia di acquistare piante preparate, di facile reperibilità nei vivai specializzati, che garantiscono un apparato radicale, un tronco, una ramificazione e vegetazione finalizzata allo scopo. Altro vantaggio di questi materiali é che, a seguito della pota-tura di formazione, si potrà ottenere una quantità enorme di ”rami di scarto” adatti ad ulteriori riproduzioni: avendo voglia e spazio si possono utilizzare per ottenere nuovo materiale da lavorare negli anni successivi approfondendo, nel contempo, la pratica di migliorare le tecniche di riproduzione (talee leg-nose, talee apicali, margotte, propaggini, innesti).

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CAPITOLO IIIEssenze adatte al bonsai

Latifoglie da fiore e da frutto

• Azalea, varietà a fiore e foglia piccoli • Melograno, tutte le varietà • Melo, varietà a frutto piccolo• Pero• Prunus, tutte le varietà •• Piracanta, tutte le varietà • Biancospino • Cotogno, tutte le varietà • Corniolo • Caki • Ribes • Uva spina •• Fico • Gelso • Cotoneaster, tutte le varietà • Corbezzolo • Eleagnus • Lagerstroemia • Glicine •• Bouganvillea • Gardenia • Camelia • Enkiantus • Evonimus • Forsizia • Gelsomino •• Magnolia, varietà a fiore piccolo• Potentilla• Spirea

Latifoglie a foglia caduca: • Acero, tutte le varietà escluse quelle a foglia larga

• Olmo, tutte le varietà • Bagolaro• Betulla• Carpinus Betulus (Carpino Bianco) • Ostrya CarpinifoIia (Carpino Nero)• Quercia, varietà a foglia piccola •• Faggio, tutte le varietà • Frassino, tutte le varietà • Gingko biloba• Ontano • Zelkova • Salix caprea (Salicone) • Pioppo bianco •• Liquidambar • Tiglio

Latifoglie a foglia persistente • Olivo • Fillirea • Bosso • Ligustro •• Leccio • Sughera • Mirto • Edera • Ilex, tutte le varietà • Timo • Rosmarino •• Lavanda• Berberis

Conifere

• Ginepro, tutte le varietà • Pino, varietà ad ago piccolo • Abete, tutte le varietà • Picea • Criptomeria japonica •• Criptomeria elegans • Cipresso • Cedro, tutte le varietà • Camaeciparis • Larice • Taxodium • Tasso

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Quasi tutte le piante possono essere coltivate in vaso. Nella coltivazione del Bonsai, però, bisogna sempre ricercare l'armonia dell'insieme. InIn un albero in miniatura foglie lunghe 5 cm possono essere decisamente sproporzionate come possono esserlo fiori e frutti di diametro superiore a 2 o 3 cm. D'altro canto possiamo stabilire la dimensione del nostro bonsai anche proporzionalmente alla grandezza delle foglie, dei fiori e dei frutti. In linea di massima, quindi, sono da preferire varietà a foglie o aghi piccoli, sebbene le tecniche di .potatura e altri accorgimenti permet-tano una loro ulteriore miniaturizzazione. Per ciò che riguarda invece le piante da frutto, non esistono tecniche per il rimpicciolimento di fiori e frutti; occorrerà perciò una cura maggiore nella scelta delle varietà, preferendo varietà selvatiche o a frutto piccolo. Elenchiamo di seguito alcune essenze di facile reperibi1ità che si adat-tano ad un facile approccio al Bonsai per rusticità, generosità e caratter-istiche.

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Un pò di Giappone di Sandro Segneri Bianconero

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Foto Sandro Segneri - Nikko

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Foto album: Sandro Segneri

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Foto - Sandro Segneri

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a cura di Marco Tarozzo

Fondamentidell’esteticagiapponese

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La bellezza del vuoto derivata dal percorso.

Quest’articolo è tratto da una corrispondenza che ho avuto con il mio Sensei Massimo Ban-dera; riguarda l’analisi estetica di alcuni materiali estrema-mente importanti che mi sono stati sottoposti per l’esercizio di commento estetico.

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Ottobre 2010

Yohaku: “qualità che connota ogni forma di riduzione all’essenziale”.

L’attivitàL’attività artistica e le esperienze estetiche hanno sempre avuto a che fare con la forma; le forme, tut-tavia, sono virtualmente infinite ed ogni civiltà ha prodotto specifiche qualità di forme. Le tradizioni orientali si sono distinte per la capacità di produrre forme del tutto particolari, ad alta condensazione di significato, rese, tuttavia, con il minimo dei segni. Questa ‘riduzione’ che nelle forme di ogni tipo riesce a mostrare semplicità e profondità può essere indicata con il termine Yohaku. La sua presenza è riscontrabile in maniera preponderante sul palcoscenico del teatro NO, dove i gesti e i movimenti deglidegli attori sono ridotti all’essenziale, anche nei movimenti del Maestro di Chanoyu, come nelle stovi-glie di legno usate per la cerimonia, esso è presente poiché tutto è ridotto all’essenziale.Lo yohaku è inoltre la qualità che contraddistingue i karesansui, i giardini aridi, ed è presente negli haiku, le poesie di tre versi prive di ogni riferimento al soggetto umano......se pensiamo all’analisi estetica non possiamo dimenticarci di tre caratteristiche fondamentali che un’opera (Bonsai) deve assolutamente aver presenti: Wabi; Sabi e ShibuiLa loro definizione, molto schematica e riduttiva, può essere così espressa:

* Sabi: semplicità, spontaneità, senso di vissuto * Wabi: silenzioso, solitario. * Shibui: sobrio ma elegante, (impropriamente) rustico.

PerPer i giapponesi tutte le opere che possono fregiarsi delle tre qualità WABI, SABI e SHIBUI sono opere che raggiungono l’eccellenza estetica. Questa contemplazione delle opere mediante la pratica dell’applicazione del gusto nipponico ci porta a un esercizio anche spirituale che, al di là di quello che può sembrare in maniera occidentale un raffinato gioco di parole o una coraggiosa esplicazione di sen-timenti, è mirato ad incorporare le qualità di ciò che si sta “godendo”. Tale esercizio è di fondamento per arrivare a gustare, oltre che in quella tecnica, anche maniera emozionale le opere che si pongono davanti e la maggior implicazione che ha con il nostro stato d’animo è quella dovuta alla Via che ci porta all’esaltazione del vuoto. Che cos’è quindi il vuoto nella cultura giapponese?Per rendere l’idea mi servo di un passo dello Zhuang-zi: ”benché”benché i piedi dell’uomo non occupino che un piccolo spazio sulla terra, è grazie a tutto lo spazio che non occupano che l’uomo può camminare sulla terra”. Il vuoto qui raccontato è un vuoto tecnico, uno spazio lasciato libero dall’occupazione umana che diviene fondamentale perché l’uomo possa spostarsi e occuparlo; in realtà il vuoto che è citato nella cultura estetica giapponese non ha nulla di tecnico ma è solamente e radicalmente spirituale.Ancora dallo Zhuang-zi: “L’artigiano“L’artigiano Shui torniva oggetti così belli che sembravano disegnati con il compasso e la squadra; il suo dito seguiva la forma delle cose senza che la sua coscienza intervenisse. Giungeva a simile abilità perché la sua anima, concentrata, era libera da ogni ostacolo”.dn questo passo è esposta l’intera teoria del vuoto (per i Taoisti): - la perfezione può essere ottenuta anche senza l’impiego di mezzi sofisticati; - è importante seguire la forma delle cose, ossia il rapporto che in esse esiste tra pieni e vuoti, - fare il vuoto dentro di se per far si che la forma si riveli, -- la coscienza vuota non vuol dire coscienza annullata, infatti essa deve essere concentrata a cogliere il vuoto delle cose e a fare il vuoto dentro di se.Cogliere il vuoto e fare il vuoto dentro di se, sono quindi il risultato di un esercizio che coinvolge corpo e mente, figlio di una disciplina che trasforma i sensi e l’intelligenza.Il risultato di quest’esercizio stravolge i modi di vivere quanto quelli di pensare.L’osservazioneL’osservazione delle opere, secondo l’analisi estetica giapponese, porta l’osservatore a “godere” del continuo divenire di spazi e pieni, a gioire della totale assenza di manualità nella forma che gli alberi assumono e a immaginare la Via che gli autori hanno percorso per arrivare a produrre opere di rara bellezza.

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Luglio 2005

Il bello del bonsai é che non sai mai dove ti porterà!AA me ha dato la grande opportunità di trovarmi in Giappone, nel giardino Shunka-en del Maestro Ko-bayashi Kunio. Lì, ebbi modo di restare incantato da-vanti ad un ginepro itoigawa che più tardi seppi essere di proprietà del Sig. Ozaki “Jambo” celebre golfista giapponese. Tanto mi rapì che, in una fresca e umida mattina, di buon’ora, ero a disegnarlo immaginando come avrei voluto fosse. Il Maestro, passando, mi vide e, più tardi, mi accompagnò da Mr. Jumbo per mostrargli cosa avevo realizzato. Lo incontrai e gli regalai il disegno. Oggi non so se lo stesso ginepro é di sua proprietà, di fatto navigando su internet, di re-cente ho rivisto quell’opera...ne sono rimasto sor-preso e mi ha riempito di gioia,

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Il trascorrere del tempo espresso nella forma“Fare Bonsai tra Regole e Ispirazione”

A cura di Marco Giannini

foto: Sandro Segneri

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Foto 1,2,3:Bonsai di pino da seme ad 1 anno, dopo 10-15 anni, dopo 40-60 anni

CAPITOLO III

Regole o Ispirazione? Una domanda che tutti, all̓atto di modellare un albero, si possono ( e devono ?) porre. Mera tecnica o sentimento? Si dovrebbe cercare equilibrio in tale binomio o un aspetto deve prevalere sull̓altro? Nel precedente articolo mi sono soffermato sul sentimento che dovremmo imprimere sui nostri alberi al fine di renderli più evocativi.InIn questa trattazione, vorrei riflettere un attimo sul sottile binomio Regole-Ispirazione, Regole-Tec-nica: il fare Bonsai in pratica.

InIn generale il bonsai, una delle arti fini giapponesi, è per definizione ricerca di bellezza; il movimen-to del tronco è armonioso e i rami sono uniformemente distribuiti intorno ad esso, in altre parole si potrebbe parlare di forma ideale espressa attraverso gli Stili Bonsai. Sicuramente su questo argo-mento, esiste una vasta documentazione a cui attingere ma, come ben sappiamo, molti esemplari raccolti con la tecnica yamadori e ammirati come capolavori, non rispettano alla lettera tali regole,; non hanno una forma ideale, perfetta, ma presentano dei “difetti” ovvero si discostano da quei canoni di bellezza dettati dal rigore. Ma allora per seguire quelle regole dovremmo coltivare gli alberialberi da seme, in modo da plasmarli da subito verso la forma ideale! A mio giudizio è una soluzione, povera di sentimento e creatività ma molto valida. Molti sono i capolavori cosi ottenuti in Giappone, a volte plasmati cosi bene da poterli scambiare per alberi raccolti in montagna; molti meno nella nostra realtà per ovvie ragioni di tempistica storica delllo sviluppo di tale arte nel nostro paese: so-prattutto questa è una delle cause per cui non si hanno materiali maturi ed evoluti, se non quelli importati. La tecnica “da Seme” prevede tempi di realizzazione molto lunghi per risultati di un certo livello: a noi mancano solo quelle “4 o 5 generazioni” di bonsaisti e coltivatori da cui ereditare il ma-teriale !

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Foto 5: Pinus silvestrys dopo 5 - 7 anni dalla rac-colta.

Foto 4: Un araki di Pinus silvestrys in natura-

A tal proposito, vorrei soffermarmi di più su un'altra tecnica che ha preso piede nel nostro paese : Yamadori. Tale procedimento prevede la raccolta di “araki” direttamente in natura: il risultato della lavorazione genera, ,spesso, alberi “difettosi” se valutati nell̓ottica severa degli stili; a volte si avvici-nano al risultato desiderato ma presentano sempre mancanze o eccessi. Questa tecnica, a prima vista, può apparire come un modo più semplice di ottenere un bonsai di pregio ma è realmente cosi? E̓ un aspetto su cui riflettere ogni volta che si entra a contatto diretto con la “Natura Selvag-gia”gia” che schiaccia l̓uomo ad essere inferiore di fronte al suo manifestarsi...La sfida del bonsaista, dunque, non si esaurisce nell̓atto della prima impostazione del materiale ma parte dalla scelta dell̓araki da raccogliere tra i tanti che si incontrano sul percorso di una passeggiata nei boschi. In questo contesto entrano in gioco molti aspetti e conoscenze che esulano dal normale “vedere”,in special modo il bagaglio di esperienza bonsaistica necessario per trattare il materiale raccolto. Si va al di là degli stili, si è costretti a sviluppare una sensibilità superiore verso la natura che, se si sà os-servare con occhio attento, diviene, in un certo senso , amica e complice. Siamo costretti a lavorare molto con la fantasia per trovare il bonsai nascosto nell̓albero alla stregua di Pinocchio e il tronco di legno, l̓atto creativo per eccellenza: siamo di fronte alla trasformazione per eccellenza della ma-teria in cui si genera qualcosa di vivo ed emozionante. L̓analisi dell̓albero viene fatta alla luce delle regole di base, ma subito si entra nel merito del processo che ha generato la forma; le parti viste in-izialmente come difetti sono l̓oggetto su cui lavorare; nel tempo, con le adeguate cure di coltivazione, acquisiranno una propria maturità. L̓approccio creativo e artistico consiste, in questo caso, nel dar loro quella maturazione che trasforma il carattere peculiare dell̓esemplare e gli fa, acquisire un fascino unico.

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Foto 6: Natura fonte d̓ispirazione

La modellatura, gesto tecnico-artistico per arrivare al bonsai, non dovrebbe essere una scelta arbitraria compiuta dall̓autore ma un modo per aiutare l̓albero ad esprimere compiutamente la propria maturità, i segni del tempo già stratificati sulla sua forma naturale. Il lavoro e lo scopo ultimo del bonsaista nell̓atto creativo è quindi quello di aiutare l̓albero ad esprimere la sua storia, attraverso la sua forma.

PerPer quanto appena detto è utile ritornare con la mente su quei luoghi che hanno plasmato il materiale di partenza, pensare ai pro-cessi di logoramento subiti, la natura diviene complice del pro-cesso.

La formazione si sviluppa costante in anni di lavoro, il processo di educazione continua verso l̓albero che diviene il protagonista as-soluto. Avviene, poi , il distacco, un allontanamento graduale, tra autore e soggetto: il primo si annienta di fronte alla maturità as-sunta nel tempo dal bonsai. Siamo di fronte all̓universalità dell̓albero che riflette un̓immagine di se ormai propria e compiuta. Siamo di fronte ad un̓opera d̓arte “Il BONSAI”

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Bonsai

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Buxus Bonsai design: Roberto Raspanti

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Taxus baccata - Kabuto Bonsai design: Sandro Segneri

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Foto 2009

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Quercus robur Bonsai design: Sandro Segneri

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Foto 2001

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Cupressus sempervirens Collezione: Francesco Santini

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a- si disegna una linea immaginaria: è la linea che rappresenta l’altezza e il movimento del tronco.

b- si disegna un’altra linea creando conicità e di mensione del tronco.

c- Si segnano i punti dove crescono i rami utili

d- Si tracciano i rami. È importante determinarne fin d’ora la lunghezza fin d’ora la lunghezza

e- Si cominciano a definire le zone vive e altri detta- gli come jin e shari.

f- I rami primari si suddividono in rami via via più corti e fini.

g- Si definiscono i dettagli del tronco. Se non si ha dimestichezza con le ombreggiature sarà suffi- ciente colorare il legno vivo e legno secco con ciente colorare il legno vivo e legno secco con colori diversi.

h- Si tracciano delle linee orizzontali in prossimità dei punti in cui vogliamo i palchi.

i- Sopra ogni linea orizzontale si realizza il palco. Li possiamo disegnare triangolari o a semicer chio.

l- l- infine si aggiunge il vaso.

Working project - Parte III

Analisi del bonsaiA cura di Francesco Santini

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Spesso si prova a giustificare il mancato uso di questo strumento dicendo di non saper diseg-nare: per la progettazione di un bonsai , tuttavia, non sono necessarie doti artistiche particolari. Quello che ci interessa è, infatti, dare un’idea di massima di quello che sarà il nostro bonsai.Spesso mi sento dire “io non so disegnare!” ma penso che il problema non sia questo. Semmai è difficile “sapere cosa disegnare”. Se un bonsaista ha le idee chiare su cosa realizzare non sarà difficile riportare su carta quello che immagina. In mancanza di questa condizione è impossibile disegnare.

Detto questo seguiamo passo dopo passo la realizzazione di un disegno di una pianta completa-mente immaginaria.

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La pratica può farci realizzare un disegno più bello, ma quello che conta è l’idea. Sarebbe stato lo stesso se non avessimo disegnato i particolari, le ombreggiature o le linee del legno secc:a liv-ello didattico non ci sono differenze. La potenza della progettazione è nel rendere visibile quello che immaginiamo. In questo modo sarà possibile studiarlo, modificarlo e migliorarlo. E’ un pro-cesso di studio che ci aiuta anche in fase di realizzazione. Non è necessario che la pianta esista o no. In questo caso, ad es., il bonsai è di pura immaginazione: non c’è limite alla nostra fanta-sia e alla nostra voglia di sognare.

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Inchistri d’autoreSumie

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Sonia Stella

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[email protected] - s.ciquet.googlepages.com

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Operae memoria dignaeI bonsai più famosi: opera e insegnamento

SANDAI SHOOGUN NO MATSU

Ricordo la prima volta che vidi questo bonsai nelle immagini dei libri di John Naka negli anni ottanta, ne restai subito affascinato. L'immagine poi, con Naka accanto, nella foto del 1971, recante la dicitura :“ha avuto l'onore di visitare la collezione del Palazzo Imperiale e si è fatto fotografare col famoso bonsai” mi impressionò a tal punto che fu per me un sogno e una sfida poterlo un giorno vedere dal vero dall'Imperatore del Giappone. Vent'anni dopo realizzai il sogno e nel 1999 entrai a palazzo.palazzo. Nell'immagine il bonsai dello Shoogun è meraviglioso, come lo immaginavo.

Sendai-shoogun no matsu è un GOYOMATSU, un Pino bianco giap-ponese, Pinus parviflora var. Negishi,alto 73cm, stile Moyogi, età 500 anni documentai ( 400 di vaso), catalogato nei tesori nazionali del Giap-pone, la cui storia ha dell'incredibile, tanto da essere considerato il bonsai di più alto valore storico in Giappone.

Quattro secoli fa in Giappone, il terzo Shoogun della famiglia dei Tokugawa, Iyemitsu, era un uomo colto e raffinato, amante delle arti fini, belle donne e veramente pazzo per i suoi bonsai. Si dice che amasse particolarmente questo bonsai, e che avesse incaricato tre servitori per proteggerlo e curarlo.IlIl tronco vetusto e duro come roccia mostra evidenti i segni dell'età ed i danni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Molto im-pressionante è la contorsione del SUKUI-EDA, il primo ramo a sinistra che evoca le emozioni della forza della natura, misteriosa e contorta: questa forma gli ha permesso di vivere per lunghi secoli.

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Bibliografia ¹ http://peterteabonsai.wordpress.com/tag/bonsai-nursery/ ² http://www.artofbonsai.org/forum/viewtopic.php?f=22&t=3864 ³ Friedrich Schiller, La sposa di Messina, 1803

⁴ http://nebaribonsai.wordpress.com/category/evergreen/junipers/

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BONSAI CREATIVO: TRA SCRITTURA E BONSAI -

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KOKORO NO BONSAI TEN

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Demo, conferenze, didattica a cura di: Sandro Segneri e Francesco Santini con la collaborazione degli studenti accade-mici: Geppino Mauriello, Mario Siano, Marcelo Michelotti e la partecipazione di Valter. A Roberto Raspanti spetta il suc-cesso per i riconoscimenti ricevuti: Premio BCI e Targa UBI.

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Seguici...

Arcobonsai 5-6 Maggio 2013

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III SHOOMAN BONSAI TEN

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DEMO

SEDI SCHOOL

Maggioni Grand PrixBarate Gaggiano (MI)

Congresso SvizzeraLugano

Pau - FranciaPalma de MallorcaLyonGranadaPratoFirenzeNapoliFrosinoneBellunoBellunoPadovaGenovaGrossetoLuccaPistoiaCatanzaroVentimigliaVentimigliaCerreto Guidi

...Saremo presenti:

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Sandro, Marcelo, Mirko, Marco, Antonio, Geppy, Fede, Mario, Marco, Matteo, Rocco e Fulvio; il nuovo team accademico con i testimonial del V° Corso. Buon Bonsai e successi!

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Progetto

-facile-completo-low cost per un anno- servizi e professionalità professionalità certificata

I tuoi istruttori sono riconosciuti

Sandro SegneriFrancesco SantiniRoberto RaspantiFederico SpringoloMarco Tarozzo

Svolgerai programmi didattici che tratteranno:

TecnicaEsteticaCultura GiapponeseKeidoAgronomiaAgronomiaProgettazione del bonsaiEsperienze demo live

Ogni ciclo didattico ha la durata di un anno ed é suddiviso per livelli:

Corso baseCorso di avvicinamentoCorso di I livelloCorso di II LivelloCorso di III livelloCorso di III livello

Per ogni livello sosterrai un esame e ti diplomerai.

Adesso hai la preparazione per accedere al ciclo accademico per specializzarti.

Sarai studente di unaScuola riconosciuta

Bonsai Easy!Per te,

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per la tua associazione!

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Ogni novità, anche la felicità, spaventa³.

L’hoL’ho presa un po’ larga per arrivare ad un argomento molto d’attualità in questo momento in Italia: il miglioramento di alcune essenze autoctone (principalmente ginepri fenici e sabina) mediante l’uso esteso di innesti di varietà giap-ponesi (itoigawa). La novità si intende, è solo per noi, perché questa tecnica in campo bonsaistico, in Giappone, viene comunemente praticata da sempre e non solo per ginepri, ma anche per pini e aceri, principalmente. In agronomia la pratica dell’innesto per il miglioramento della specie è ampiamente praticata e digerita, ma per il bonsai le resisten-ze sono ancora vivaci.Giudicare una novità richiede tempo e soprattutto studio, consuetudine ed esperienza. Non tutti reagiscono allo stesso modo di fronte a qualcosa visto per la prima volta, ed i canoni ed i criteri scolpiti nella roccia della nostra espe-rienza non ci aiutano molto. Un po’ come incontrare una persona proveniente da mondi e culture diverse. I nostri valori probabilmente non coincideranno con i suoi e quello che dice risulta incomprensibile. Ma ci si sforza davvero di capire cosa dice? Non è più semplice rimanere chiusi nelle nostre abitudini senza dover ogni volta interrogarci se quello che ci dice è sensato o totalmente privo di alcuna utilità, anche solo ludica? Prima di chiuderci a guscio e diquello che ci dice è sensato o totalmente privo di alcuna utilità, anche solo ludica? Prima di chiuderci a guscio e di-fenderci da queste novità credo sia saggio studiare un po’ e giudicare solo dopo averne saputo di più.Senza entrare troppo nel tecnico, l’innesto è un sistema di propagazione agamica, cioè per dirla grossolanamente, senza fecondazione, di largo impiego, in grado di trasmettere al nesto caratteri fisiologici e fenologici specifici, che possono essere ad esempio resistenza alle malattie, dimensioni e qualità dei frutti, risanamento di specie malate e perché no, miglior o meglio, differente qualità di fogliame. E qui sorgono le prime obbiezioni. Rispetto della biodiver-sità, difesa dei modelli nazionali ed in ultima analisi diffidenza verso abitudini a noi (ancora) per lo più estranee, sono lele argomentazioni più frequenti. Ma ci sono molte altre ragioni valide per innestare un bonsai. Per esempio è un buon metodo per propagare alberi con caratteristiche di pregio ma un apparato fogliare o radicale debole. Far crescere rami dove non ce ne sono e così via. Per i suoi molteplici usi vi rimando ad una qualunque risorsa in rete. Ma allora se si accetta di innestare un vitigno autoctono, produrre kaki di buon sapore e dimensioni maggiori, sempre e co-munque nel rispetto delle biodiversità, perché contestare questa operazione su di un bonsai? Una cosa è certa, pa-droneggiare lo strumento dell’innesto, in mani esperte, consente di migliorare molte caratteristiche di un albero e prima di rifiutarlo a priori bisognerebbe studiare e pensare e studiare ancora. Non cercherò di dare in materia un gi-udizio, anche perché persino un grande tra i grandi maestri giapponesi si rifiuta di innestare, senza alcuna argomen-tazione a parte il fatto che il suo maestro non lo faceva. Perché non passi il messaggio che innestare tutto e co-munque è sempre la migliore opzione, lascio a voi le conclusioni, contando sulla sensibilità individuale e suggerendovi di non contestare né chi lo fa, né chi si rifiuta, ma avendo ben chiaro che l’innesto è una di quelle tecniche che un bonsaista completo deve avere tra i suoi atout. Buon bonsai e viva la libertà di scelta, sì, ma consapevole.

Fujin un famoso ginepro di Kaw-abe-san, ora a Shoujyu-en, total-mente innestato con Itoigawa. ¹

Itoigawa, Kishu, Shimpaku.

Bibliografia ¹ http://peterteabonsai.wordpress.com/tag/bonsai-nursery/ ² http://www.artofbonsai.org/forum/viewtopic.php?f=22&t=3864 ³ Friedrich Schiller, La sposa di Messina, 1803

⁴ http://nebaribonsai.wordpress.com/category/evergreen/junipers/